Ricordati di me

di Fiore del deserto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quattro anni ***
Capitolo 2: *** Ritorno nel castello di Jareth ***
Capitolo 3: *** Invito rifiutato ***
Capitolo 4: *** Un pasto decente ***
Capitolo 5: *** Chiedi e ti sarà dato ***
Capitolo 6: *** Il diario di Jareth ***
Capitolo 7: *** "Se davvero l'hai amata" ***
Capitolo 8: *** Perdonami ***
Capitolo 9: *** Il rancore di Leonard ***
Capitolo 10: *** All'ultimo sangue ***
Capitolo 11: *** La scelta giusta ***



Capitolo 1
*** Quattro anni ***


Salve a tutti quanti. Allora. Innanzitutto, voglio scusarmi se troverete errori e/o anomalie, ma non lo faccio apposta: è la prima volta che pubblico una storia. Spero che vi piaccia. Un saluto a tutti! Baci!
P.S. Le parti scritte tra virgolette e in corsivo descrivono le scene visualizzate nelle sfere di cristallo di Jareth!

 
Con occhi inespressivi, o forse distrutti da una grande sofferenza, guardava la sua preziosa Sarah nella piccola sfera di cristallo. Erano passati quattro anni da quando lei aveva superato il Labirinto, il loro ultimo incontro. E lei era cresciuta. I lineamenti di dolce bambina si erano un po’ induriti, dando spazio ad una fisionomia di giovane donna di vent’anni; si era fatta anche un po’ più alta. Ma lo sguardo dolce non era per niente cambiato. Quanto bramava il re di Goblin per poterla rivedere un’altra volta. Ma sapeva benissimo che ciò non era possibile: la sua Sarah aveva deciso da tempo che ormai per lei era giunto il momento di diventare grande e, di conseguenza, aveva dimenticato tutto sul Labirinto. Dimenticò quanto avesse faticato per salvare il suo fratellino, dimenticò i suoi cari amici Ludo, Hoggle, Sir Dydimus. Dimenticò Jareth, il re di Goblin.
Jareth non lo accettava. Per tutto quel tempo, non aveva fatto altro che struggersi dentro, addirittura stava quasi ignorando il proprio regno; non faceva altro che stare nella sala di Escher, seduto su qualche scala per osservare dai cristalli la sua Sarah. Maledizione, quanto le mancava!
Quel giorno, la scena che gli si presentava fu per lui come una pugnalata:
 
“Sarah, la sua Sarah, quella sera aveva deciso di uscire un po’ con la sua amica Pat  per recarsi in una discoteca. Indossava una maglietta verde militare molto aderente che faceva risaltare il suo seno ben prosperoso, un blue-jeans altrettanto aderente che evidenziava le sue curve sensuali, e delle scarpe nere con dei tacchi non molto alti. Era stata Pat a suggerirle di vestirsi in quel modo: pensava che per la sua migliore amica fosse arrivato il momento per rimorchiare. Infatti, il primo rimorchiatore non tardò ad arrivare. Si trattava del ragazzo più carino della città, alias Leonard. Era un po’più alto di Sarah, aveva i capelli castano chiaro, ricci, un po’ abbronzato dal fisico atletico ,dagli  occhi scuri per nulla rassicuranti. Alla vista di tale figura, non poté fare a meno di presentarsi...”
 
Jareth andò su tutte le furie! Per la prima volta, sentì dentro di sé quello strano sentimento chiamato gelosia. Avrebbe voluto tornare nell’ Aboverground per riprendere la sua Sarah e tenerla sempre con sé. Ma sapeva che non avrebbe potuto mettere piede nell’ Aboverground se non veniva evocato. La sua pazienza si perse totalmente quando vide quel brutto bavoso prendere Sarah sottobraccio e trascinarla fuori dalla discoteca; Sarah, ovviamente, cercò di liberarsi da quella stretta, ma quel ragazzo aveva la presa ben salda
- Leonard, per favore... – la voce di Sarah era quasi un urlo
- Dai, non fare la difficile! Qui non ci vede nessuno! – rispose Leonard con tono tutt’altro che piacevole
- Lasciami andare! – Sarah tentò con ogni mezzo di liberarsi, era disposta anche ad alzare le mani, infatti, come Leonard l’attirò a sé per baciarla, Sarah lo schiaffeggiò. Il ragazzo rispose al gesto, più violento di quello ricevuto, facendo cadere la povera Sarah per terra; Leonard ne approfittò per buttarsi addosso a lei. Sarah cercò di liberarsi dal peso del ragazzo che la schiacciava, impedendole ogni mossa, gridava aiuto. Le lacrime le scorrevano a fiotti.
Non appena Leonard compì queste azioni, Jareth perse completamente la ragione e, senza preoccuparsi delle conseguenze, decise di tornare nell’ Aboverground. Bastò un attimo per raggiungere la sua Sarah, la quale si presentava tra le muscolose braccia di quel ragazzo. Improvvisamente, un lampo squarciò il cielo e dei rombi ti tuono superarono gli assordanti suoni della musica del locale. I due mortali si staccarono di scatto, Sarah ne approfittò per sfuggire dalla presa del ragazzo. Un barbagianni sbucò dal nulla, volava sopra la testa di Leonard quasi volesse attaccarlo o, più semplicemente, per allontanarlo dalla sua Sarah
- Ma che diavolo...- imprecò Leonard mentre Sarah osservava impotente la scena. Non sapeva se scappare o se starsene lì. Sebbene non fosse concesso ad un abitante dell’Underground recare danni ad un mortale dell’Aboverground , il barbagianni violò leggermente la regola, limitandosi a dare diverse artigliate al braccio muscoloso di Leonard con il quale tentava di coprirsi il viso. Il ragazzo gemette per il dolore, per sua fortuna sopportabile. Ma il barbagianni avrebbe voluto fare ben altro a chi infastidisse la sua Sarah
<< Colpirò la mano che ti ha toccato, Sarah! >> pensò Jareth, e così fece: affondò i lunghi artigli nella carne della mano destra di Leonard, la mano che aveva schiaffeggiato la sua preziosa Sarah! Finalmente, la ragazza decise di scappare. Non capì esattamente cosa stesse accadendo, ma qualcosa le diceva che quel rapace fosse volato lì proprio per lei, in suo soccorso. Sarah correva a perdifiato senza meta, l’importante era stare alla larga da quel maniaco. Aveva appena deciso di tornare a casa quando il rapace notturno la raggiunse. Sarah sobbalzò, ma le parve male gridare all’animale che l’aveva salvata. In men che non si dica, il barbagianni si tramutò sotto gli occhi della fanciulla accompagnato da un’infinità di polvere di stelle. Sarah rimase allibita da quello che le si presentava
- Chi sei? – balbettava con qualche lacrima agli occhi, non si era ancora ripresa dallo shock di prima, e adesso aveva appena visto un rapace trasformarsi in un umano, o meglio, da un essere dalle sembianze umane vestito con un abito nero accompagnato da un lungo ed elegante mantello dello stesso colore, un abbigliamento del tutto inusuale nel mondo degli umani. Quella domanda fu per Jareth molto dolorosa, ma del resto, se l’aspettava. Sapeva che la sua Sarah non ricordava nulla. Si limitò a sorridere con fare beffardo
- Stai bene? – le chiese
- Credo di sì... ma cosa sta succedendo? – le emozioni erano state troppe per lei quella sera. Si accasciò a terra, distrutta. Jareth si avvicinò a lei, appoggiandosi sui talloni
- Ti ho portato un regalo, Sarah... – le sussurrò plasmando una sfera di cristallo sulla punta delle dita coperte da un guanto nero. Gli occhi di Sarah brillavano. Come faceva quello strano tizio a conoscere il suo nome? 
– Ti regalo i tuoi sogni, Sarah – continuò il fae – ma per farlo, dovrai venire con me! – il tono del re si fece più imperativo, come se non gli fosse importato cosa fosse accaduto alla giovane. Quest’ultima si rivelò più confusa che mai! Improvvisamente, la giovane si coprì il viso con ambo le mani, iniziando un lungo pianto dirotto. Era così confusa, così stanca. Jareth non sapeva come reagire davanti alle lacrime della mortale che tanto amava. Sarah non ne voleva sapere di smettere. Piangeva come se volesse versare tutte le sue lacrime. Istintivamente, Jareth la prese tra le braccia, nel tentativo di calmarla. Lei parve non accorgersi di stare abbracciando un perfetto sconosciuto, ma si lasciò cullare dal dolce battito del cuore del sidhe.

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Capitolo 2
*** Ritorno nel castello di Jareth ***


Quando Sarah aprì gli occhi, pensò di aver sognato. A svegliarla fu la luce del lampadario, troppo violenta per i suoi occhi ancora stanchi . Aveva dormito con la luce accesa? No, non poteva aver sognato. Se così fosse, significava che nessuno l’avrebbe salvata e che quel porco l’aveva...
Al solo pensiero le venne la nausea...
Aveva ancora la testa poggiata sul cuscino, non si era poi del tutto svegliata.
 - Sarah , come stai? – Sarah riaprì gli occhi, accecata dalla luce violenta. I suoi  amici Pat, Alex e Mickey la guardavano preoccupati. Sarah conviveva con i tre ragazzi da due anni in un appartamento, dividendo i soldi dell’affitto, le spese da pagare. Certo, gli mancavano tanto suo padre, suo fratello e Karen, ma stare con i suoi amici la divertiva. Era bello stare con persone della stessa età. Pat era sua amica da tre anni, si erano conosciute durante una manifestazione.
Era carina, aveva i capelli neri, lunghi fino al collo, gli occhi verdi e un fisico magro ma formoso.
Tramite Pat, Sarah ebbe modo di conoscere i suoi amici , ovvero i gemelli Alex e Mickey.
La prima era molto magra, capelli molto lunghi fino alla fine della schiena castano chiaro, tendente al biondo, occhi castani nascosti dalle lenti degli occhiali, chiara di pelle.
Mickey, al contrario, era un po’ scuro di pelle, anche lui portava gli occhiali, occhi castani e fisico in carne.
Sarah si sentiva calma, riposata; una coperta morbida, di lana colorata, l’avvolgeva tutta in un soffice tepore.
- Ho fatto uno strano sogno... - mormorò Sarah languida.
- Oh, Sarah..-  la sua amica Alex l’avvolse in un abbraccio lacrimoso - Sarah, quello schifoso... ci ha pensato mio fratello! -
Sarah si tirò a sedere di scatto.
Allora non aveva sognato!
Allora quello strano tizio, quella sorta di mago esisteva sul serio?
- Ragazzi! – Quasi gridò in preda all’emozione. Il cuore le batteva in petto all’impazzata – Un giovane uomo mi ha aiutata...-
- Veramente – intervenne Mickey -  a chiamare la polizia è stato il proprietario della discoteca...-
Mickey s’interruppe vedendola piangere come una fontana.
La sua amica era rimasta scioccata, Pat e Alex l’avvolsero in un tenero abbraccio.
- Meno male che c’era quell’uomo! – disse Pat scollandosi dall’abbraccio.
Il cuore di Sarah mancò un battito
- L’uomo vestito di nero..? Con il mantello...? – Esclamò speranzosa.
Voleva saperlo e temeva una risposta negativa
- Sì lui, - sorride Pat - ma che bel giovane, un fisico! Sai è arrivato portandoti tra le braccia tipo un film di quelli sdolcinati. Tu eri svenuta , Sarah. Vedessi come ti teneva, pareva avesse paura di farti male. E come ti guardava! Avrei voluto esserci io al tuo posto! –
- Non ti pare di esagerare? – le chiese Mickey
- Sempre il solito guastafeste, tu! – lo attaccò Pat
Sarah era piena di gioia; interruppe i suoi amici
- Sapete per caso che fine abbia fatto? –
Pat si strinse nelle spalle, ovviamente dispiaciuta
- Fossi in te lo cercherei e me lo terrei bello stretto, Sarah! Non capita tutti i giorni di incontrare tipi come lui... –
Sarah pareva non ascoltare il diluvio di chiacchiere dell’amica. Questo significava che allora quello strano tizio esisteva sul serio. Che si era davvero trasformato in un rapace? Che l’aveva salvata?
<< Certo! E come te lo spieghi che una persona che veste in abiti da teatro possa trasformarsi in un animale in un batter d’occhio avvolto in una polvere dorata come nei film? >> le domandò una voce nella testa: era la voce della ragione, quella che cercava di metterla lontana dai guai << Forse ero solo confusa! Non può essere fattene una ragione!>>
 


Jareth non faceva altro che osservare la sua Sarah dalla sfera. Era soddisfatto per essere riuscito a salvarla, ma soffriva più che mai. La voce di Sarah gli echeggiava nella mente:
“Chi sei?”
Maledetta frase! Erano proprio quelle parole che lo facevano stare così male! Anche se sapeva che la sua preziosa Sarah si era dimenticata di lui, sentirsi chiedere una cosa del genere proprio da lei gli provocava comunque delle orrende fitte al cuore.
Se in quella sfera non vi fosse stata racchiusa l’immagine della sua Sarah, Jareth non avrebbe esitato a lanciarla su un muro con quanta forza aveva in corpo pur di sfogare la propria ira. Si strinse le mani a pugno fino ad avere le nocche bianchissime. Guai a chi osava disturbarlo proprio in quel momento!
La voce di Sarah continuava a ronzargli per la testa!
Alla fine, Jareth completamente spazientito decise di andare nell’Aboverground per riprendersi la sua Sarah!
Quando prendeva una decisione, non c’era verso di fermarlo!
 Avrebbe fatto ritornare la memoria alla sua Sarah in qualunque modo, con ogni mezzo!
 


Era notte nell’Aboverground. Pat, Mickey e Alex dormivano ognuno nelle rispettive stanze. Sarah non riusciva a prendere sonno. Continuava a pensare a quello strano mago. Camminava avanti e indietro per la sua stanza. Da nessuna parte vi erano oggetti che l’avevano accompagnata durante l’infanzia: nessun pupazzo, né balocchi, né libri e racconti di favole, né costumi da principessa. Al loro posto, c’erano solo libri di università, al muro vi erano attaccati vari poster di cantanti e attori, sui mobili erano sistemati ombretti, mascara e tutti i tipi di make-up. Improvvisamente, sentì un forte rumore proveniente dalla finestra. Si voltò di scatto.
Era un barbagianni! Svolazzava come se volesse entrare. Sarah rimase allibita. Lentamente, avvicinò la mano verso la maniglia della finestra, ma quest’ultima si aprì di scatto, troppo violentemente!
Sarah cadde a terra in preda al panico e davanti a lei rivide la stessa scena della sera precedente.
O lei era impazzita, o quel volatile si era trasformato nella stessa persona che l’aveva salvata. Il fae, stavolta vestito di bianco, come il giorno del loro ultimo incontro, la osservava con occhi glaciali. Lo sguardo rassicurante della sera prima si era indurito. Pareva un’altra persona
- Tu... – balbettò Sarah – Sei l’uomo di ieri.... –
- Vedo che quando vuoi, le cose le ricordi bene, mia cara! – rispose Jareth in tono arrogante, incrociando le braccia
- Cosa? –
- E’ proprio vero! Hai veramente dimenticato ogni cosa! – s’infuriò il re.
Sarah tremò alla vista dell’imponente figura. Ma come? La sera prima era così buono con lei, e adesso era come se avesse cambiato totalmente personalità?
- Non ti chiedo il permesso, Sarah. Il mio è un ordine: tu verrai con me! Adesso! –
- Aspetta un attimo! – finalmente, Sarah trovò la forza di rispondere – Non so chi tu sia, né tantomeno so come fai a trasformarti. Ieri mi hai salvata e te ne sono grata, ma questo non ti dà alcun diritto di entrare in casa mia e pretendere che... –
- Sarah! – il sidhe la zittì puntandole un dito contro, coperto da un guanto bianco – Non osare  contraddirmi! Nel mio regno sono il re e, te lo ripeto, io non chiedo. Io do ordini! Tu verrai con me! Che ti piaccia o no! -    
Con queste parole, Jareth si teletrasportò nell’Underground insieme a Sarah, la quale rimase più confusa quanto sconvolta.
 
 
Sarah si trovava in una torre di un castello. Era sola. Si guardò intorno, vi erano solo della paglia per terra, uno sgabello di legno ed una finestra. Sentii freddo. Sarah, dalla finestra, notava che il cielo era di un rosso innaturale. Che si trovasse davvero in un altro mondo?
Sarah crollò a terra, in mezzo alla paglia.
Non poteva fare a meno di pensare allo sguardo carico di ira della persona che l’aveva salvata, la stessa persona che lei credeva avesse un gran cuore. Pianse amaramente per la delusione. Pianse anche perché adesso si trovava in un mondo non suo. Aveva lasciato i suoi amici, la sua famiglia, senza poter almeno salutare.
 
Jareth se ne stava seduto sul suo trono, doveva riflettere.
- Sire? – uno gnomo gli tirava i pantaloni per poterlo chiamare
- Che cosa vuoi, Gomer? – chiese Jareth in tono seccato
- Mi chiamo Gorden, sire... Ehm... Pensavo... – lo gnomo balbettava al cospetto del re, temeva una reazione violenta da parte del suo sovrano
- Su parla! – ordinò Jareth
- Beh... Pensavo... Forse sarebbe giusto offrire a Lady Sarah una stanza più comoda, dato che dovrà stare con noi per un bel po’... –
Jareth afferrò lo gnomo per la gola, dopo avergli lanciato un’occhiataccia lo lanciò da qualche parte nella sala
- Scusateeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!- gridava il povero Gorden.
Odiò ammetterlo, ma Jareth pensò che effettivamente quella creatura non aveva tutti i torti.
Come gli era venuto in mente di lasciare la sua Sarah in una stanza squallida come una torre?
Jareth salì le scale che conducevano alla torre.
La scena che gli si presentò gli facevano male al cuore.
Sarah continuava a singhiozzare
- Perché? – chiedeva la fanciulla disperata – Perché mi hai fatto questo? Cosa ti ho fatto di male? –
Quella era proprio la sua Sarah?
Jareth parve non riconoscerla.
Era proprio cambiata.
La Sarah che lui conosceva era piena di carattere, più decisa, anche insolente. Adesso, davanti a lui c’era una Sarah debole, fragile e apparentemente educata. Jareth parve imbarazzato alle lacrime della sua amata. Si passò una mano tra i capelli biondi, vergognandosi di come la stava trattando
- Ti accompagno nella tua stanza... – riuscì solo a dirle, voltandosi verso la porta
- Cosa? La mia stanza? – Sarah si asciugò le lacrime
- Non penso che tu voglia stare qui dentro! Seguimi ! – le ordinò.
 
Jareth condusse Sarah nella sua stanza.  Sarah si osservò il corridoio del castello. Era così buio e freddo, proprio come nella torre, ovunque vi erano statue di creature mostruose. Un brivido le salì lungo la schiena. Camminava a passo lento, dietro il sidhe. Lui la guardava di sottecchi, notò che un’altra lacrima le scorreva lungo il viso segnato dalla sofferenza. Jareth tirò un sospiro.
Arrivarono nella stanza. Jareth le aprì la porta, invitandola ad entrare
- Se hai bisogno di aiuto, chiedi ai servi... – il suo tono pacato divenne improvvisamente più autoritario – Questa sera ceneremo insieme! E bada che il mio è un ordine! – la voce del fae echeggiò nella stanza, accompagnato dal frastuono della porta che quest’ultimo chiuse con forza, lasciando la povera Sarah sola, la quale trascinò la schiena sulla porta, navigando in un mare di lacrime.
Ma cosa gli prendeva?
Perché Jareth si comportava così?

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Capitolo 3
*** Invito rifiutato ***


ABOVERGROUND
 
- ... E poi quell’uccellaccio del malaugurio ha affondato i suoi dannatissimi artigli alla mia mano! – Leonard mostrava la fasciatura che gli partiva dall’ avambraccio fino alla mano alle ragazze che lo accerchiavano. Aveva invitato una ventina di persone nella sua lussuosa villa.
- Ce l’aveva proprio con te, eh? – lo canzonò una delle ragazze - Bene, così impari a fare del male alle ragazzine! -
Un commento di un suo amico lo indusse a voltarsi
- Vi dico che è vero! Si era trasformato! Prima era un gufo e poi si è tramutato in un umano! – diceva un giovane, chiaramente venne deriso da tutti; il ragazzo parve incurante delle risate e degli insulti – Era alto, indossava vestiti di Carnevale e aveva dei capelli biondi assurdi! Dovete credermi!–
Leonard lo prese sottobraccio, allontanandolo da tutti
-  Roy, ti dispiacerebbe ripetere cos’hai visto ieri sera? –
- Beh... – gli rispose Roy – Ieri ero uscito per andare a comprare le sigarette. Ad un certo punto, ho visto una ragazza correre...Era buio, ma credo che fosse Sarah Williams! Dopodiché vedo gufo bianco, forse un barbagianni, volare accanto a lei, per poi trasformarsi in un uomo! –
Leonard parve interessato al discorso dell’amico. Lo conosceva bene e sapeva che non era il tipo che inventava storie per intrattenimento o per il gusto di essere preso per i fondelli
- E dimmi... – chiese Leonard – Cos’altro hai visto? –
- Ricordo solo che la ragazza era svenuta e che quello strambo tipo l’aveva presa in braccio, sparendo nel buio... E’ stato agghiacciante... Era come se le ombre facessero parte di lui... Si era materializzato col buio... Io avevo paura che si trattasse di uno spirito! Ma tu non mi credi, vero?-
Leonard sorrise malignamente; poggiò una mano sulla spalla dell’amico
- Roy! Siamo amici da un sacco di tempo! Come potrei non crederti? Vieni che ti prendo una birra! Dobbiamo fare una lunga chiacchierata! -
 
UNDERGROUND
 
Sarah erra seduta sull’enorme letto a baldacchino. Aveva gli occhi arrossati. Non aveva più lacrime. Qualcuno bussò alla porta
- Chi è? – chiese a fatica la giovane
- La domestica, Milady! – rispose una voce dietro la porta. Sarah andò ad aprire. Ad entrare era una strana creatura simile ad un umana, tipo una cinquantenne, dai capelli bianchi raccolti, dalle orecchie a punta.
- Milady, scusami tanto se ti disturbo, ma sono venuta qui per prepararti per la cena di stasera con il re. – La domestica si avvicinò all’armadio e rovistò i vestiti, senza che Sarah ebbe tempo di esprimere una propria opinione – Allora, vediamo un po’! Milady dovrai essere bellissima ed io so come fare! Dana non si sbaglia mai, te l’assicuro! Ti sceglierò il vestito più bello, per non parlare delle scarpe e dell’acconciatura! Farai un figurone stasera!– Sarah trovava quella domestica come una creatura dolce e simpatica; infatti, non la smetteva di sorridere e le parve sincera. Era convinta che i domestici del castello fossero arroganti e cupi come il loro sovrano.
- Stop! Fermati! – la interruppe Sarah – Bene, ora so come ti chiami! Comunque, Dana... Sei molto gentile a preoccuparti per me, ma io stasera non ho intenzione di muovermi da qui! –
Dana sobbalzò a quella risposta. Tirò un sospiro per raccogliere le idee
- Milady, capisco il tuo stato d’animo – le disse gentilmente – so che hai passato una giornata tutt’altro che piacevole, ma devo purtroppo contraddirti. Il consiglio che ti do viene dal mio cuore: è meglio, anzi, è saggio non fare arrabbiare sua Maestà. Lo conosco da tantissimi anni, e per quanto possa essere generoso, se si arrabbia, non c’è verso di farlo calmare! –
Sarah era decisa più che mai. Non avrebbe mai accettato un invito da chi le aveva fatto del male. Invito? No, pensandoci bene, era un ordine. Jareth gliel’aveva detto
- Mi dispiace, Dana! Ma non cenerò con lui stasera. Preferirei stare a digiuno piuttosto che vederlo! –
Qualcun altro bussò alla porta. Dana si affrettò ad aprire. Ad attenderli, vi era un nano con al polso un braccialetto di plastica.
 
 
 
Jareth era seduto sul suo trono, in compagnia di due domestici, era impaziente di vedere la sua Sarah. Indossava una camicia nera che facevano risaltare il suo ciondolo, dei guanti scuri, dei pantaloni aderenti color beige e degli stivali in pelle nera.
Diventava sempre più nervoso ogni minuto che passava. In effetti, la ragazza era in ritardo di dieci minuti. La cosa non piacque molto al fae
- Si può sapere perché ci mette tanto? Le avevo ordinato di venire a cena! –
- Sire, – intervenne la domestica con tono pacato – devi pur comprenderla: la scorsa sera sei andato a salvarla e lei ti ha considerato un eroe, oggi la rapisci portandola qui con arroganza, allontanandola dal suo mondo e dai suoi cari. –
- Infatti. – disse il suo collega – Povera, Milady. La sua vita è cambiata in un solo giorno! -
Jareth prestò loro attenzione. Come Dana, Lloyd e Briana erano i domestici che lo avevano cresciuto, praticamente lo avevano allevato loro e per lui, essi raffiguravano degli zii, più che dei domestici. Il fae si mise una mano in fronte
- Non so come fare per farle ricordare di me... Le ho anche mandato quel Troglodita nella sua stanza, sperando che si ricordi almeno di lui. No, è una bugia... Ho mandato quella verruca ambulante perché cercasse di convincerla a cenare con me... Sono così disperato al punto di chiedere aiuto ad un nano! Che cosa devo fare? –
Lloyd e Briana si guardarono negli occhi
- Beh, - disse il primo – direi che come inizio hai lasciato a desiderare con la grazia e la gentilezza, Jareth. Ma non è ancora troppo tardi per conquistare Sarah. –
- Lloyd ha ragione! – intervenne Briana – Questa cena dovrà essere importante! E’ la tua occasione per conquistarla, Jareth! Mi raccomando...ehm... – non riuscì a completare la frase. Lloyd capì al volo e ci pensò lui a completarla
- Con ogni forma di rispetto, Sire... Cerca di controllare la tua rabbia! –
Il loro discorso venne interrotto quando sentirono qualcuno bussare. Jareth sorrise. Finalmente Sarah era arrivata
- Avanti! – la invitò il sidhe
Purtroppo, ad aprire la porta, non era la sua Sarah
- Ehm...salve, maestà! –
Il sorriso di Jareth gli morì sulle labbra alla vista di Hoggle. Ma cercò di rimanere calmo, come gli avevano consigliato Lloyd e Briana
- Allora, Trogolo? –
- Hoggle, Sire... oh... beh... – il povero Hoggle tremava davanti al suo sovrano – Ecco, Jareth... Purtroppo, Sarah non ha riconosciuto nemmeno me. Devo dire che è stato difficile accettarlo. Anche se ad essere sincero, neanche io l’avrei riconosciuta se non mi avessi detto che era diventata grande. – Hoggle notò che il re lo guardava come se volesse dargli fretta – In una parola, Jareth... Beh... Sarah si rifiuta di cenare con te...! –
Immaginate un vulcano spento da anni che comincia ad eruttare come per sfogarsi dopo tanto tempo. Immaginate la reazione di Jareth dopo aver ricevuto da Hoggle una risposta del genere!
- SARAH! – gridò il sidhe più nervoso che mai. Era chiaro che le raccomandazioni di reprimere la rabbia erano state del tutto vane!
Jareth corse a gran velocità verso la stanza di Sarah, seguito da Lloyd, Briana e Hoggle che lo pregavano di calmarsi. Jareth arrivò alla porta della camera, alzò la mano a gran pugno, quasi volesse buttarla giù! Grazie al cielo, i due domestici e il nano lo fermarono appena in tempo!
- Altezza! – lo pregò Briana – Ti prego! Cerca di controllarti! –
- In questo modo – disse Lloyd lasciandogli il braccio – non farai altro che farti odiare dalla Milady! –
- Per favore, Jareth! – chiede Hoggle – Sii gentile con la povera Sarah! –
Jareth sbuffò. Dopo aver raccolto tutta la pazienza di cui era dotato, con calma, bussò alla porta
- Sarah, sono io! Ti sto aspettando da dieci minuti. Perché non scendi? –
- Non voglio mangiare! Non ho fame! – rispose seccamente Sarah dall’interno della stanza
- Dai, Sarah! Non puoi restare a digiuno. Esci dalla camera e vieni a cenare con me. – chiese con meno calma il re
- Ho detto no! – disse in tono freddo Sarah. Jareth era sul punto di perdere le staffe. Hoggle puntò un’ultima carta
- Sire, cerca di stare calmo... Ehm... Dille “per favore”, forse così ti ascolterà...! –
- Cos...? Fossi matto! – quasi gridò il re, ma poi seguì il consiglio del nano e tentò un ultimo appello – Sarah, mi farebbe un enorme piacere se tu venissi a cenare con me... per favore! – ovviamente, inutile dire che il fae marcò di veleno le ultime parole.
Sarah rifiutò seccamente anche stavolta. Jareth perse totalmente le staffe, infatti le urlò
- Sarah, sono stato fin troppo generoso con te! Ora basta! Vuoi restare lì? Va bene, ogni tuo desiderio è un ordine, Milady! – poi, si rivolse ai domestici – Se non vuole uscire dalla camera, allora che ci rimanga! Voi due ne siete responsabili! – dopo aver dato l’ordine, il re dei Goblin si scomparve nel nulla.
 
 
Jareth si era materializzato nei sotterranei. Era furioso. Aprì la porta che conduceva ad una stanza dove nessuno poteva accedergli, ad eccezione di lui, e una volta entrato si chiuse la porta dietro le spalle, anzi, più che chiuderla, la sbatté violentemente. La stanza era illuminata da varie torce e ovunque c’erano cianfrusaglie, tavoli rotti e quadri sciupati. Che strano posto per un re. A dirla tutta, era la sua stanza preferita da quando era piccino : lì poteva fare qualunque cosa, lontano da tutto e tutti, dimenticandosi addirittura di essere un re. Non si era mai preoccupato di tenere la stanza pulita. Infatti, vi erano ovunque ragnatele molto fitte e la polvere era molto forte nell’aria. Ma Jareth non pareva schizzinoso di fonte a tale posto, tutt’altro, lo tranquillizzava. Forse, lo apprezzava perché in quella stanza poteva distruggere ogni cosa, per sfogare la propria ira. Sì, era proprio per questo che quella stanza sotterranea era la sua stanza preferita. Jareth, prendeva a calci ogni cosa, imprecava
- Ma tu guarda! Ho fatto di tutto per lei! Mi sono preoccupato affinché ricordasse ogni cosa, l’ho salvata da quel pallone gonfiato, l’ho portata qui, le offro la stanza più bella, le porto addirittura il suo amico Gregolo o come diavolo si chiama, le chiedo addirittura “per favore”! Ma cosa diavolo pretende? – poi, con più serenità, plasmò una sfera di cristallo per poter vedere cosa stesse combinando Sarah:
 
“Sarah era seduta sulla toeletta , Dana le spazzolava i capelli. Stavano discutendo su quanto era accaduto
- Mia cara, - disse sorridendo Dana –capisco che ti è difficile accettare quanto ti è successo oggi; ma il re non è cattivo, in fondo si è preoccupato per te, non dimenticare che ti ha salvato, ti ha offerto una bellissima stanza. Ha un carattere un po’ irascibile, ma in fondo ha un gran cuore. Dagli una possibilità, mia cara! –
Sarah abbassò lo sguardo
- Mi dispiace, Dana! Ma non ho nemmeno voglia di guardarlo in faccia, quello psicopatico!- ”
 
Jareth si rattristì nell’udire certe parole. Ma come darle torto? Jareth si rese conto di essere stato duro con lei. Si sedette per terra, distrutto. Aveva sbagliato sin dall’inizio.

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Capitolo 4
*** Un pasto decente ***


Ed eccoci qua! Come avrete notato, nel capitolo precedente la parte del rifiuto di Sarah mi sono liberamente ispirata alla fiaba de "La Bella e La Bestia", spero che a nessuno abbia dato fastidio. Cosa s'inventerà Jareth adesso? Cambierà atteggiamento o resterà irascibile come al solito? Ringrazio Piso93 per i suoi commenti che mi danno la spinta necessaria per continuare e Jessica80 sia per lo stesso motivo che per un aiutino che mi diede qualche giorno fa riguardo le creature mitologiche. Buona lettura e Baci a tutti!
 
“Sarah camminava avanti e indietro per la stanza. In effetti, la fame cominciava a farsi sentire... Poggiò una mano sul pancino che le brontolava...Era sola nella stanza. Dana era pur sempre una domestica, e come tale aveva altri lavori da sbrigare. Sarah avrebbe voluto scendere per mangiare qualcosa, ma non voleva darla vinta a quel matto di un re! “
 
Jareth era seduto sul suo trono mentre osservava la sua Sarah...
- Hoggle! – chiamò a gran voce; Hoggle corse a perdifiato
- Eccomi! Mi hai chiamato, sire? -  
- Grogolo... – il re si alzò dal suo trono
- Hoggle... – lo interruppe il povero nano, sperando che prima o poi il suo re ricordasse il suo nome una volta per tutte
- Sì, Hoggle...- si corresse il sidhe – Ho un compito da darti! Voglio che ti rechi nelle cucine e che procuri per Sarah qualcosa da mettere sotto i denti! E voglio che tu le dica che l’idea di tutto sia stata tua: se venisse a sapere che ho chiesto io che lei mangi qualcosa, non toccherebbe cibo per principio! –
- D’accordo, Maestà! – disse Hoggle – Mi recherò in cucina e  le porterò un tozzo di pane e un bicchier d’acqua, dopodichè...-
- Ma sei impazzito? – lo interruppe Jareth afferrandolo per il bavero – Sarah non è una prigioniera, Egloglo! Sarah vive in questo castello, e vi farà parte per sempre! Vai in cucina e di’ ai cuochi di preparare qualcosa di decente per ordine mio! Sono stato chiaro, Fragolo? – Jareth lasciò la presa
- Hoggle, sire... D’accordo! Non ti deluderò! – detto questo, Hoggle si recò nella cucina come gli era stato ordinato.
Jareth sorrise. Gli sarebbe bastato vedere anche un solo sorriso della sua Sarah.
 
“Sarah sentì qualcuno bussare
- Dana? Sei tu? –
- No, Sarah. Sono Hoggle! Posso entrare? – chiese gentilmente il nano.
Sarah pensò a quanto era stato gentile quando era entrato nella sua stanza, di quanta pazienza fosse dotato per convincerla, anche se invano, a cenare con il re dei Goblin. Gli aprì la porta regalandogli un sorriso.
Sarah notò che Hoggle aveva tra le mani un piccolo vassoio d’argento
- Come stai, Sarah! - chiese il nano – Hai forse fame? –
- Beh... in effetti... avrei un po’ di fame... Ecco, sì, insomma... –
Hoggle poggiò il vassoio sulla toeletta, ovvio che per la sua altezza quello era l’unico punto più raggiungibile
- Beh, Sarah... Veramente, non dovrei essere qui. Il re ha ordinato che tu non debba uscire. Ma non ho alcuna voglia di farti morire di fame. Ho pensato di portarti qualcosa da mangiare. – mentre diceva questo, tolse il coperchio dal vassoio, mostrando una ciotola colma di zuppa delicata e vellutata preparata con polpa di zucca gialla, alla quale vi erano aggiuntecipolle, patate, aglio, pepe, erbe aromatiche, cannella e olio di oliva. Sarah ne sentiva il profumo di ogni singolo ingrediente...!”
 
- Ma sono matti? – borbottò Jareth – Come gli è venuto in mente a quel nano di farle preparare un piatto da miseria? Crede davvero di poter saziare la fame di Sarah con della crema di zucca? Se lo prendo, giuro che... – si interruppe non appena vide che Sarah si rivelò soddisfatta del pasto. Sorrise nel vedere la sua Sarah sorridere e ringraziare il nano; rimase meno contento quando la vide posare un bacio sulla guancia di Hoggle:

“ – Ma dico, sei impazzita? – la respinse Hoggle – Cosa ti passa per la testa? – Sarah continuava a sorridergli
- Sei stato così dolce con me, Hoggle! Ti meriti di gran lunga un bacio! – disse poggiando una mano sulla guancia del nano. Il povero Hoggle saggiamente immaginava di essere osservato dal suo re. Poveretto, si immaginava ciondolare a testa in giù nella Gora dell’Eterno Fetore! Pregava che Jareth si sarebbe mostrato magnanimo! “
 
E così fece. Per Jareth, l’importante era vedere la sua Sarah un  felice... Aveva baciato anche stavolta il nano che lui, ma pazienza! Si ripromise che avrebbe fatto molto di più per renderla davvero felice...!
 
 
 
 
ABOVERGROUND
 
- Ecco qua! Credo di aver trovato qualcosa... – Roy poggiò un enorme libro sull’enorme tavolo
- Speriamo! – sbuffò Leonard – Sono due ore che siamo qui dentro! Comincio veramente ad essere stanco! –
Leonard era convinto sulla veridicità dell’amico e voleva scoprire chi o cosa fosse quel tipo. Erano rimasti nella biblioteca cercando senza sosta tutto ciò che riguardasse l’occulto, come spiriti e demoni, ma senza successo. Roy sfogliò il libro insieme a Leonard
- Guarda un po’... “Goblin!”- Roy cominciò a leggere
Leonard ascoltò l’amico
- “Creature leggendarie appartenenti al mondo fatato, caratterizzati da una bassa statura, da sempre accusati di rapire donne e bambini per portarli nel loro mondo. Sono in grado di trasformarsi in animali, il che rispecchia la loro natura bestiale. I Goblin sono tentatori e si divertono a tormentare le loro vittime. Vivono nelle grotte sotterranee capeggiati da uno o due sovrani ( re e regina ). Oltre alla capacità di trasformarsi in una bestia, il re è l’unico essere fatato che è in possesso di molti poteri magici”... –
Gli occhi di Leonard brillarono di gioia
- E’ proprio quello che stiamo cercando! –
- Aspetta... – lo interruppe Roy – ...c’è dell’altro: “... questa creatura mitologica prende il nome di fae, il quale comprende goblin e gnomi; in genere, il fae è rappresentato come una figura dalle sembianze più umanoidi dai poteri magici , dall’aspetto giovane e celestiale, preferibilmente biondo e di pelle chiara. Il sovrano di Goblin ha il privilegio di potersi teletrasportare nel Aboverground, ovvero, il mondo degli umani, ma solo se evocato per un valido motivo”... Leonard, è proprio lui! La descrizione coincide alla perfezione! -  
Leonard si massaggiò la mano bendata, soddisfatto di aver trovato ciò che cercava e felice di sapere che il suo aggressore non era un comune animale e che in qualche modo avrebbe ottenuto una vendetta. Doveva solo decidere come e quando...!

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Capitolo 5
*** Chiedi e ti sarà dato ***


Eccomi qua! Come sempre, ringrazio piso93 e jessica80 che non fanno altro che sopportare le mie pazze idee inserite in questa storia :) Spero che sia di vostro gradimento. Baci a tutti!


Sarah aveva passato la notte abbracciando il cuscino; faceva sempre così quando si sentiva sola e aveva bisogno di protezione, lo faceva per evitare di piangere. Quella notte era rimasta da sola, nessuno, nemmeno Hoggle le tenne compagnia. Aprì gli occhi lentamente, nell’aria avvertì un dolce profumo. Si alzò piano a sedere, indossava una lunga veste bianca. Si guardò intorno e vide che la sua stanza era illuminata, chissà come aveva fatto a dormire; ciò che l’attirò fu un vaso di rose bianchissime adagiato sul settimanile in noce di fronte all’enorme letto.
<< Che strano, >> pensò la giovane << ieri quel vaso non c’era...! >>Sarah si alzò dal letto e si avvicinò ai meravigliosi fiori per sentirne meglio il profumo. Erano così strani. Sarah notò una sottile polvere argentata fluttuare tra i petali delle rose. Sorrise. Sembravano fatate. Ne accarezzò una sentendone la delicatezza fra le dita. Sotto il vaso c’era un biglietto. Era bianco e in caratteri dorati vi era scritto “Chiedi e ti sarà dato!”. La giornata iniziava stranamente...
 
Era vestito completamente di nero. Se ne stava seduto su uno sgabello, mentre con le dita carezzava i tasti di un pianoforte. La melodia era a dir poco toccante, avrebbe colpito l’anima di chiunque. Chi l’avrebbe mai detto che il re di Goblin fosse tanto bravo a suonare. Guardava nel vuoto, o forse stava aspettando qualcosa, o qualcuno. Le dita scivolavano con grazia ed eleganza di tasto in tasto. Le note resero giustizia ai suoi movimenti.  Fermò dolcemente la sua melodia
- Ben svegliata, mia preziosa... – disse Jareth senza voltarsi
- Buongiorno, Jareth... – rispose Sarah – Suoni divinamente...! – Sarah aveva sentito il suono del pianoforte dalla sua stanza
- Spero che tu abbia gradito il mio dono... – Jareth continuava a stare nella sua posizione
-  Dunque sei stato tu... Beh... Sono qui proprio per questo... Cosa intendevi per “Chiedi e ti sarà dato”? – chiese Sarah.
Jareth si voltò lentamente
- Quello che ho scritto, mia dolce Sarah : chiedi e ti sarà dato. Qui tu sei la regina, e come tale puoi chiedere tutto quello che vuoi! – sorridente, ma in tono serio, Jareth si alzò dallo sgabello e si avvicinò alla ragazza – Siamo partiti col piede sbagliato, mia preziosa; ho intenzione di mettere apposto le cose. – il sidhe poggiò una mano sulla spalla di Sarah – Ti ho portato un regalo.-
- Un regalo? – chiese incredula Sarah, il tono di Jareth adesso non la spaventava, c’era qualcosa di diverso in quello psicopatico da strapazzo, ma Sarah volle dargli una possibilità. Lo ringraziò. Il sidhe prese sotto la sua giacca un piccolo libro rosso, porgendolo alla sua Sarah. Lei lo prese e lesse il titolo in caratteri dorati: “Labyrinth”. Nello sguardo di Sarah c’era qualcosa di strano, il re lo notò. Che Sarah stesse cominciando a ricordare? Lei prese a sfogliare qualche pagina, ma il re la fermò
- Voglio che tu lo legga con calma, quando hai del tempo libero. –
Lei annuì.
- C’è qualcosa - le disse il fae indicandole una sedia – che vorresti in particolare, mia preziosa? –
Sarah sgranò gli occhi nell’udire certe parole. O lei stava sognando, o il re di Goblin era veramente cambiato... Ebbene sì, il re pareva essere gentile con la giovane Sarah
- Beh... – disse lei – Io non posso decidere. Sei tu il re... –
- No, Sarah, te l’ho detto: qui tu sei la regina! Chiedi e ti sarà dato! –
Sarah ci pensò su. Cosa avrebbe potuto chiedere? Alla fine decise
- Ecco, sire, se non ti dispiace vorrei poter uscire un po’ dalle mura del castello, magari in compagnia di qualcuno, se per te va bene. – Sarah guardava in basso, timidamente. Il fae si aspettava una risposta del genere, le sorrise
- Bene. Vado a chiamare Hoggle. – così dicendo, Jareth lasciò sola la ragazza per andare dal nano per dargli l’ordine di uscire con Sarah. Lei era sempre più sorpresa! Quanto sorrise nell’udire quel nome!
 
- Ascoltami bene, Mongolo – Jareth era inginocchiato davanti ad un terrorizzato Hoggle per poter parlare al suo livello – Sarah ha chiesto di poter uscire dal castello per un po’, le ho promesso che avrei fatto tutto ciò che mi avrebbe chiesto, e così sarà! Qui lei è la regina! Ti ordino di radunare il tuo amico gigante peloso e quella specie di volpe spelacchiata dalla troppa parlantina che sta in groppa al suo cane! –
- Ah, - rispose tremando il povero Hoggle – Ludo e Sir Didymus... D’accordo, sire! Farò come mi hai chiesto! –
- Bada, Gorgoglio! Se non farete felice Sarah, ti spedirò dritto nella Gora dell’Eterno Fetore per il resto dei tuoi giorni! – disse Jareth afferrandolo per un orecchio
- No, ti prego, maestà! Abbi fede! Faremo di tutto per renderla felice! – tremava il povero Hoggle. Ma perché non poteva essere gentile anche con lui? Il povero Hoggle si diresse verso il giardino, dove l’attendeva la dolce Sarah. Indossava una maglietta bianca a sangallo, dei pantaloni neri cavallereschi e degli stivali corti marrone scuro
- Sarah... – la chiamò Hoggle. Lei si voltò mostrando un dolce sorriso nell’udire quella voce
- Hoggle! Che bello rivederti! – Sarah abbracciò affettuosamente il nano, il quale si scansava. E faceva bene: Jareth era affacciato al balcone, osservando la sua Sarah e il nano! Li avrebbe controllati per assicurarsi che la sua Sarah fosse stata felice. Fortunatamente, Jareth non si innervosì.
- Allora, andiamo? – chiese Hoggle. I due uscirono dal castello per dirigersi nella città di Goblin. Jareth non faceva altro che seguirli di nascosto.
- Questa, mia cara ragazza, è la città di Goblin! – le spiegò Hoggle
- Dunque è questo il regno di Jareth... – disse Sarah
- No, Sarah – disse Hoggle – il regno di Jareth è molto più grande! Ti ha mai parlato del labirinto? –
Labirinto. Quella parola per Sarah aveva qualcosa di familiare, ma non sapeva esattamente cosa
- Labirinto...? No, Hoggle... Non me ne ha mai parlato... Eppure... –
- Eppure? – cercò di aiutarla il nano
- Beh, è strano. E’ come se sapessi che cosa sia questo Labirinto, ma forse mi sto sbagliando. –
prima che Sarah potesse parlare, lei udì una voce familiare, molto familiare
- Shara!!! – quella voce bassa ma dolce, per Sarah fu un’illuminazione! Si voltò
- Ludo? –
- Shara! Amica! – sorrise il bestione alla vista della sua cara amica. Mancava ben poco perché Sarah piangesse dalla gioia. Corse dal suo gigantesco amico, abbracciandolo
- Ludo! Ludo! Sei proprio tu? – incredibile! Sarah con solo udire la voce di Ludo, si era ricordata di lui
- Invero, Milady- Sarah udì un’altra voce altrettanto conosciuta - niuno potrà abbracciarvi senza la mia permissione! – sir Didymus era nascosto dietro le massicce gambe di Ludo. Sarà si precipitò verso la bestiola per donarle un abbraccio
- Beh, - disse Hoggle mentre giocherellava con il suo braccialetto di plastica con fare un po’ nervoso – vedo che hai cominciato a ricordare qualcos...-  si interruppe non appena il braccialetto gli cadde per terra - Oh, no! – Sarah si abbassò per raccoglierlo. Ma prima di porgerlo all’amico, Sarah osservò attentamente il bracciale. Qualcosa in lei scattò
- E questo? Credevo di averlo perso... – si rivolse al nano – Hoggle... Il Labirinto! Ora comincio a ricordare: te l’avevo regalato per condurmi al centro del labirinto! Oh, sì! Ora ricordo! –
Dal tetto di una casa, Jareth osservava la scena. Era contento nel vedere che la sua Sarah si era ricordata dei suoi amici, del Labirinto. Aspettava con ansia che si ricordasse anche di lui.
Difatti, Hoggle le chiese
- Sarah, allora ricordi anche di Jareth? –
lei ci pensò su
- Beh, no... Ad essere sincera, non c’è niente che mi faccia ricordare Jareth...! –
Hoggle si mise una mano in fronte, sapeva che Jareth era nei dintorni. Temeva una brutta reazione del fae!
Come ci si aspettava, per Jareth quella frase fu più tagliente di una lama! Preso dalla collera si materializzò per tornare nel suo castello!

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Capitolo 6
*** Il diario di Jareth ***


Ciao a tutti quanti...! Spero tanto che anche questo capitolo sia di vostro gradimento. Ovviamente, ringrazio sempre piso93 e jessica80 per l'incoraggiamento e per la pazienza che hanno per commentare questa storia colma di idee pazzesche! Buona lettura a tutti! Baci!  


- Maledizione! – gridò Jareth prendendo a calci una sedia rotta
- Maledizione! – urlò Jareth sbattendo un pugno nella parete
- Maledizione! – ululò Jareth mettendosi le mani ai capelli, esasperato, evitando di strapparseli!
- Si è ricordata di quel bestione peloso, di quella ridicola volpe spelacchiata e di quell’ammasso di verruche ascoltando le loro voci e guardando uno stupido bracciale di plastica! MALEDIZIONE! – imprecava il povero Jareth – Che altro posso fare? Che altro posso fare affinché lei si possa ricordare di me? – la stanza sotterranea, mai stata una bellezza, questa volta per Jareth apparve come più brutta del solito: per la prima volta, si sentiva soffocare chiuso in quelle quattro logore mura. Ma dove poteva andare per placare la sua collera in modo da non fare del male a nessuno?
 
Sarah rientrò nel castello e si avviò verso la sua stanza. Era davvero felice di aver ritrovato i suoi amici dopo tanto tempo. Come aveva potuto dimenticarli? Eppure facevano parte della sua vita. Pensò di dover andare da Jareth.
Pensava che fosse nella sala del suo trono, ma non lo trovò. C’era solo un gran numero di gnomi, ma di Jareth nessuna traccia. Non appena la videro, gli gnomi la salutarono col loro solito fare
- Oh, guardate! – si avvicinò uno di loro – Il nostro re ci ha portato qualcuno con cui giocare! – qualche altro  gnomo le si aggrappò alla caviglia, dando alla ragazza un notevole fastidio. Le creature non facevano altro che ridere a crepapelle, qualcuno sputò palline di carte tra i capelli della giovane
- Smettetela! – si irritò Sarah . Ovviamente fu tutto inutile. Un altro gnomi le salì sulla testa, giocherellando con i suoi capelli. Sarah lo prese saldamente e lo gettò via bruscamente
- Basta! – urlò – Sto cercando Jareth! Il vostro re! Io sono Sarah! – all’udire quel nome, le creature si fermarono. Silenzio tombale. Uno di loro le si avvicinò
- Milady, chiediamo scusa! Non sapevamo chi fossi! Spero che tu possa essere comprensiva... –
- Voglio solo sapere – disse Sarah – dove si trova il vostro re! Per il resto, ve la farò passare liscia! –
- Grazie, Lady Sarah! Purtroppo, non sappiamo proprio dove si trovi adesso! –
- Già! – intervenne un altro gnomo – Non lo abbiamo visto per tutto il giorno! –
- Va bene, - Sarah si strinse nelle spalle – chiederò ai domestici! Grazie lo stesso! – così dicendo, uscì dalla sala continuando la ricerca.
 
- Dana... – chiamò Sarah nel vedere la domestica sistemarle la stanza – Il re ha spesso l’abitudine di sparire? – L’aveva cercato per tutto il giorno, in tutto il castello, eppure pareva essersi volatilizzato. Dana poggiò l’indice alle labbra
- Oh, beh... “Sparire” è una parola grossa, cara. Diciamo che a volte il re sente il bisogno di stare da solo. Ha sempre fatto così da quando era piccino. –
- Capisco. – sospirò Sarah
- Se ne stava sempre solo quando era triste o arrabbiato, sempre a chiudersi nei sotterranei...- la domestica si interruppe all’istante. Sarah se ne accorse. Perché mai avrebbe dovuto interrompersi? Le era scappato, pensava saggiamente Sarah. In effetti, non sapeva che in quel castello ci fosse un sotterraneo
<< Che stupida! >> pensava << Ma è ovvio che ci sia un sotterraneo! Tutti i castelli ne hanno uno! Come ho fatto a non pensarci? Dunque, potrebbe essere lì...>>
La giovane si diresse verso la porta. La domestica intuì le sue intenzioni
- Mia cara, so perfettamente che vuoi andare nei sotterranei. Ma te lo sconsiglio vivamente! –
- E perché mai? – chiese educatamente la giovane
- Ecco... – Dana raccolse le idee – Il re non ha mai fatto entrare nessuno lì dentro; nonostante l’affetto che gli abbiamo donato,  nemmeno a me, né ai domestici Lloyd e Briana è stato concesso entrare nella stanza dei sotterranei. –
- Perché? – chiese incuriosita Sarah   
- Non l’abbiamo mai saputo, mia cara... Pare che voglia nascondere qualcosa, ma non sappiamo cosa... – Dana sospirò – Per evitare guai, ti consiglio di non andare lì...-
Sarah avrebbe voluto dare retta alla dolce cameriera, ma la sua volontà era troppo forte per impedirle di andare a parlare con Jareth. Doveva vederlo
- Mi spiace, Dana! Ma devo assolutamente andare da Jareth! Voglio ringraziarlo per avermi portata qui: se non fosse stato per lui, io non avrei mai potuto ritrovare i miei cari amici di un tempo...! –
Sarah notò una vena di preoccupazione in Dana. Le si avvicinò e le prese le mani
- E’ troppo importante per me... Cerca di capire... –
- Capisco... – si arrese Dana – Ma non vorrei che il re si adirasse, e ... –
- Stai tranquilla... – la interruppe Sarah – Non ti coinvolgerò! Se si arrabbierà, gli dirò che ho scoperto da sola la stanza dei sotterranei! –
Come è stato detto prima, la volontà di Sarah era troppo forte per impedirle di vedere il re di Goblin. Dana accettò.
 
Le scale le sembravano non finire mai. Non le era stato troppo difficile trovare i sotterranei. Un sorriso le illuminò il volto all’idea di poter vedere Jareth per ringraziarlo. Finalmente, le scale terminarono e davanti a lei si presentò una porta. Sembrava una porta come tutte le altre. Era così emozionata che non le venne nemmeno di bussare. Entrò. Il suo sorriso svanì nel vedere ciò che le si presentava: nell’aria c’era un cattivo odore di chiuso, gli angoli delle pareti, i mobili, erano ornati di fittissime ragnatele, il logoro pavimento era imperlato di vetri rotti. Le poche fiaccole illuminavano a malapena la stanza oscura. Quale strana camera per un re. Perché mai era vietato a chiunque accedervi? Perché era sporca e polverosa, pensava ironicamente la giovane. Calpestò un pezzo di vetro e vi ritrasse il piede. Proprio in quel punto, c’era un piccolo mobile con un cassetto semiaperto. La sua attenzione cadde su ciò che vi conteneva: un libro! Sarah lo prese tra le mani e vi lesse il titolo “Diario di Jareth”. Pensava che non era giusto leggere un diario segreto di qualcun altro, ma la curiosità era molto forte per poter resistere. Si mise sotto una fiaccola per poter leggere meglio e appoggiatasi ad una parete, iniziò a leggere:

<< ...Mi ha evocato a gran voce ed io son subito corso nel suo mondo.
Mi ha chiesto di portar via il suo frignante fratellino, ed io l’ho fatto;
 tremava davanti a me, ed io mi facevo più terrificante;
per lei ho sovvertito l’ordine del tempo e ho messo sottosopra il mondo intero;
e tutto ciò io l’ho fatto per lei!
Sebbene sia stremato dal vivere in funzione da quello che si aspetta da me, io ho continuato a fare ciò che mi ha chiesto e non ho mai smesso di amarla...
Anche se mi aveva detto quelle orrende parole “Tu non hai alcun potere su di me”,
anche se si è scordata completamente di me,
io ho sempre continuato ad amarla.
Era in pericolo, l’altro giorno:
un maledetto mortale le aveva messo le mani addosso,
ed anche se non mi aveva evocato, io sono scattato da lei, per salvarla.
L’ho portata qui da me...
E’ frustrante dover vivere con lei, senza che la mia Sarah si ricorda di me...
Non so più che devo fare...!
L’amo molto, ma non so che fare per far sì che lei si ricordi di me...!>>

Dunque era per questo che Jareth non faceva entrare nessuno.
Era proprio quel diario, il suo segreto!
Sarah rimase sconvolta da ciò che aveva appena letto! I ricordi le ritornarono come flashback improvvisi! Ora ricordava proprio tutto! Per questo aveva superato con rischi indicibili e traversie innumerevoli il Labirinto! Per salvare il suo fratellino Toby! E da chi? Proprio da Jareth! Lo stesso Jareth che l’aveva salvata! I suoi occhi si inumidirono! Si spalancarono quando vide chi le si presentava davanti! JARETH!
Lui rimase pietrificato quando la vide lì! Quando vide che Sarah aveva tra le mani il suo diario, Jareth, come un fulmine, si avvicinò a lei, afferrandola per le braccia. Il diario scivolò dalle mani della ragazza, la quale rimase impaurita dalla presa del fae che le faceva male. Non le veniva da parlare. Gli occhi di Jareth, colmi di rabbia, incontrarono quelli impauriti di Sarah. Lei sentiva il suo affannoso respiro. Il sidhe era sull’orlo di esplodere, accecato dall’ira. La sua presa si faceva sempre più forte, Sarah emise un lamento di dolore
- Che cosa hai letto? – chiese Jareth cercando di tenere il tono basso, evitando di urlare istericamente
- Mi... Mi fai male! – riuscì a pronunciare la povera Sarah, in preda al dolore e  alla paura
 - Rispondimi...! – ordinò a denti stretti Jareth
- Ti prego... Siamo ancora in tempo per il dialogo, Jareth! Non fare... – tentò un ultimo appello la giovane. Jareth era su tutte le furie. Senza pensarci, la sbatté contro il muro, procurando a Sarah un forte dolore alle spalle. Quasi urlò la giovane. Quegli occhi etero cromatici, quegli stessi occhi che Sarah giudicava rassicuranti e pieni di tenerezza, si trasformarono per lei in un incubo. Una lacrima le solcò il viso. Chiuse gli occhi. Credeva che se non avesse visto nulla, quell’incubo sarebbe terminato all’istante, o almeno, così credeva
- E’ solo un sogno... – sussurrava la giovane. Jareth lo sentì appena. La percosse di nuovo
- SARAH! COS’HAI LETTO? DIMMELO! – le urlo Jareth, ormai l’ira l’aveva dominato. Si pentì subito di quell’azione. Lasciò le spalle della tremante Sarah. Si maledisse per aver quello che le fatto. Si maledisse ancora quando la vide accasciata a terra, in una valle di lacrime. Ora ad aver paura, era anche Jareth. Si abbassò, poggiandosi sui talloni, era davanti a lei per abbracciarla, ma lei lo scansò bruscamente - Lasciami!!!! Ti odio, Jareth! TI ODIO!!! Sin dal nostro primo incontro mi hai fatto solo del male! Avevo scordato tutto, e avevo fatto più che bene! E voglio dimenticare di nuovo! – Jareth tentò di zittirla, ma da quelle labbra uscì una frase che per Jareth era maledettamente familiare – TU NON HAI ALCUN POTERE SU DI ME!!!!! –
Jareth cadde in ginocchio...!
 No... Non di nuovo, pensava il fae...
Era tutta colpa sua, anche stavolta...!
Sarah chiuse gli occhi un’altra volta...!
Piangeva...!
E’ solo un sogno, ripeteva tra sé...!
Quando riaprì i lacrimosi occhi chiari, si ritrovò sdraiata sul divano, nel salotto della sua casa...!

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Capitolo 7
*** "Se davvero l'hai amata" ***


Ciao a tutti! Probabilmente, anzi, sicuramente, questo capitolo sarà alquanto penoso...
Spero che abbiate la pazienza di leggerlo e spero di non avervi annoiato troppo...!
Buona lettura!
P.S. Non uccidetemi!

ABOVERGROUND
 
Si era chiusa nel bagno. Per tutto il giorno non aveva fatto altro che piangere. Aveva il viso sciupato per le troppe lacrime. Non ne voleva proprio sapere di smettere. Perché non aveva dimenticato? Eppure le parole che aveva pronunciato erano chiare: “Tu non hai alcun potere su di me”. La prima volta che lo fece, aveva scordato ogni cosa. Ma ora perché non aveva funzionato? Cos’era che le impediva di dimenticare? Sarah era accucciata in un angolo del bagno. Il viso arrossato per il troppo piangere. La sua amica Alex bussò alla porta
- Sarah, per favore, esci da lì! E’ tutto il giorno che stai chiusa in bagno! –
Sarah pareva non sentire niente. Continuava a piangere, rimanendo accucciata come un animaletto indifeso. I suoi amici erano preoccupati per lei. Persino Mickey si precipitò a bussare
- Sarah, non hai nemmeno toccato cibo! Non fare così! Dicci cosa ti è successo! Siamo amici, possiamo aiutarti...! – Tutto inutile! Sarah non ascoltava nessuno. Pareva decisa a piangere per tutta la giornata, se non addirittura per tutta la vita. Furono le parole di Pat, venuta anche lei a bussare, a scuoterla
- Sarah, tesoro, ascolta... Non hai fatto altro che stare lì in bagno a piangere per tutto il pomeriggio. Hai pure saltato i pasti. – si rivolse ai gemelli – Grazie al cielo, la casa dispone di due bagni! Comunque... – riprese a parlare con Sarah – Piccola, siamo tuoi amici e vogliamo aiutarti! Tu c’eri sempre quando avevamo bisogno di te. Ora tocca a noi aiutarti! Vogliamo esserci, anche solo per asciugarti una lacrima! Coraggio, piccina. Apri la porta e parliamone! –
Sarah si alzò da terra. Le parole di Pat la convinsero ad uscire dal bagno e di farsi aiutare. Ma cosa avrebbe potuto dire ai suoi amici? Di certo, non avrebbero mai potuto credere ad una storia assurda come quella della città di Goblin e del sovrano psicopatico. Al pensiero di Jareth le venne di nuovo da piangere, ma riuscì a trattenersi. Prese un bel respiro e lentamente aprì la porta...! Doveva solo pensare una storia decente da inventare...!
I tre ragazzi erano sconvolti nel vedere il suo viso segnato dalla sofferenza, ma sorridevano cercando di rassicurarla. Dovevano farle capire che di loro poteva fidarsi...!
 
 
UNDERGROUND
 
- Maestà... – Lloyd era arrivato nella sala del trono del fae, il quale se ne stava fermo davanti alla finestra, fissando nel vuoto. Il fae non si voltava, ma in tono segnato da una profonda tristezza, rispose
- Entra...! –
Tutti nel castello sapevano cosa fosse successe, ed anche nella città di Goblin si era venuto a sapere dell’addio di Sarah
- Perché sei qui? – chiese rauco Jareth
- Maestà... – disse Lloyd – Prima di tutto, chiedo scusa se ti disturbo... ecco... Sappiamo tutti cos’è successo fra te e Sarah... – il domestico tremava, temeva di non usare le parole giuste - Io e gli altri, specialmente il nano, il gigante e la piccola volpe, ci chiedevamo perché non ci è stato concesso poterla almeno salutare... –
Jareth abbassò lo sguardo verso il pavimento
- Ho rovinato tutto e tutti...– disse Jareth con tono appena percettibile – Se se n’è andata, la colpa è solo mia...! E adesso, ho coinvolto tutti.! –
Lloyd rimase in silenzio, imbarazzato per il modo di fare insolito del re
- Ho cercato di fare la cosa giusta, ma ho sbagliato tutto sin dall’inizio. – continuava Jareth - Credevo che se le avessi fatto ritornare la memoria, tutto sarebbe andato alla perfezione. Ma i miei modi di fare irascibili mi hanno solo portato alla rovina... Ora, Sarah mi odia più di prima... I suoi amici sono rimasti un’altra volta soli... Ed io... – prese un bel respiro – Era meglio se continuavo a vivere osservandola nelle sfere di cristallo... Non avrei fatto soffrire nessuno...! -
Lloyd si avvicinò al sidhe. Lo aveva visto crescere, e in fondo lo vedeva come un nipote; poggiò una mano sulla spalla di Jareth
- Jareth, è un passo avanti che tu abbia ammesso di avere dei modi irascibili; altrettanto un gran passo è che tu ti sia accorto che tutto è dovuto per mano tua. – fece una pausa per cercare le parole giuste da dire per non fare alterare il fae – Ma non è mai troppo tardi quando c’è di mezzo un forte sentimento che nell’Aboverground chiamano “amore”...! –
Gli occhi di Jareth si illuminarono. Ascoltava con attenzione le parole del suo domestico. Alzando di poco il mento, gli fece intendere di continuare
- Tu la ami? –
Quelle parole furono per Jareth come una scossa elettrica. Non ebbe il coraggio di rispondere. Se davvero l’amava, si diceva, perché l’aveva trattata così male? Se davvero l’amava, perché l’aveva sempre fatta soffrire?
- Sono indegno...! – Jareth si morse il labbro inferiore a sangue – Non merito nemmeno di pensare a lei...! – qualcosa di caldo rigò il viso del fae. Era una lacrima! Lloyd raccolse tutta la sua fermezza, e afferrate le spalle di Jareth per confortarlo, gli disse
- Se veramente l’hai amata, se veramente la ami... Devi dimenticarla...! –
Jareth rimase sconvolto da tali parole
- Cosa? –
- Dammi retta, Jareth. Sai meglio di me che non si può andare avanti così! Ti stai distruggendo! Sia tu che Sarah non avete fatto altro che soffrire... Mi dispiace, Jareth...! Ma non c’è altra soluzione...! Se davvero la ami, devi dimenticarla...! –
Jareth non ebbe la forza di rispondere. Lloyd era di qualche centimetro più basso di Jareth. Vedendolo così pallido, col sangue che gli colava dalle labbra per il mordersi che faceva contrasto al suo pallore, Lloyd lo abbracciò, sperando di dargli il giusto conforto...! 

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Capitolo 8
*** Perdonami ***



ABOVERGROUND
 
Resasi conto che probabilmente Jareth aveva sovvertito anche stavolta l’ordine del tempo, Sarah ebbe modo di raccontare ai suoi amici una bugia, ma solo a metà
- Allora...- Pat la osservò con aria conciliante – Dicci cos’è successo, piccina...! –
Erano seduti fuori in giardino. Alex aveva preparato del tè, l’ideale per far calmare la povera Sarah. Quest’ultima arrossì, cercando di raccogliere le idee
- E’ forse successo qualcosa – chiede Alex - che non vuoi dire di fronte a Mickey? -
Sarah arrossì ancora di più.
Si coprì il viso con le mani.
- Basta con tutte queste lacrime! – esclamò Pat - Se hai dei problemi devi raccontarli, in modo che possiamo risolverli insieme. – Pat  le si sedette accanto , togliendole le mani dal viso. – Capisco che hai i tuoi segreti e certe cose ti imbarazzano... - le mani di Sarah tremarono impercettibilmente – ma non vogliamo vederti così disperata, possiamo provare a rimediare a tutto! -
Sarah sfilò le mani da quelle di Pat e se le strinse in grembo.
- Ecco, io... - doveva cercare di dire la verità, magari non proprio tutta, perché i suoi amici la conoscevano bene e sapevano scoprire le sue bugie.
A volte pensava che stesse convivendo con dei detective!
- Io... sono andata dal ragazzo, quello che mi ha salvata!- esclamò Sarah tutto d’un fiato.
I suoi amici tacquero; la guardavano come se volessero scrutarle l’anima
- ...e allora...?- cercò di aiutarla Mickey
-Lui – continuò Sarah cercando di sembrare più sincera possibile - è stato contento di vedermi. Mi ha offerto il tè e ci siamo messi a parlare... - Sarah si dimenava come se dovesse correre al bagno.
- Eh…?- Il viso di Alex era una maschera.
- Non so perché, ma ad un certo punto si è arrabbiato... Mi aveva presa per le spalle... Mi aveva fatto male...!- Ricominciò a piangere, più che altro per distrarre i suoi amici. Non sapevano che pesci pigliare nel vederla così. Solo Pat prese l’iniziativa
- Ora stammi a sentire – Pat poggiò la mano su quella di Sarah – al mondo vi sono due tipi di amori : quello che ti rende felice e quello che ti porta alla sofferenza. Te lo dico per esperienza, piccina- si voltò verso Mickey con aria complice – Parlando in generale, i maschi sono tutti dei bastardi, all’infuori di te, Mickey. – si rivolse di nuovo a Sarah – Capisco che adesso stai passando un momento tutt’altro che piacevole, ma devi reagire! Non vogliamo vederti così!-
- Coraggio, Sarah! – Alex le carezzò una guancia – Ci siamo noi! Lo sai che puoi sempre contare su di noi! –
- Adesso vai a sciacquarti la faccia – intervenne Mickey - e mettiti un po’ di trucco: ti portiamo a fare un giro, d’accordo? –
Sarah non poté fare a meno di sorridere. Grazie al cielo, c’erano cascati. Si sentii in colpa per averli ingannati, anche se per poco, ma non aveva la forza di dir loro una cosa così intima... O forse, temeva di essere presa per folle? Effettivamente, quale persona adulta sana di mente nell’Aboverground crederebbe nell’esistenza di un mondo fatato come l’Underground? Forse, Sarah aveva fatto la cosa giusta...!
 
 
UNDERGROUND
 
- Non posso... – riuscì a pronunciare Jareth – Non posso dimenticarla...! –
- Jareth, - esclamò Lloyd – finirai solo col soffrire sempre di più, portandoti alla distruzione dell’animo! –
- Sto già soffrendo, Lloyd! – disse a denti stretti il fae facendo rabbrividire il domestico.  Ci pensò Briana a calmarlo
- Sire, mi spiace ammetterlo, ma Lloyd ha ragione: non puoi continuare così... –
Jareth si alzò di scatto dalla sedia, evitando di farla cadere
- Basta così! – ordinò Jareth – Lasciatemi solo! –
Nessuno osò obiettare. I domestici fecero un leggero inchino e lasciarono la sala. Jareth salì sul davanzale della finestra, si sedette. No, di dimenticare la sua Sarah non se ne parlava per nessuna ragione! Con la punta delle dita coperte da un guanto nero, plasmò una sfera di cristallo.
Riecco la sua Sarah. Bella e dallo sguardo ancora segnato dalla tristezza, in compagnia dei suoi amici. Sorrideva, ma Jareth sapeva che i suoi erano sorrisi falsi
Quanto dolore per non averla ancora vicino a lui
- Sarah... – sussurrava trattenendo le lacrime – Solo tu puoi completarmi...! –
Si maledisse per non averglielo mai detto! Si odiò per averla trattata come un oggetto di sfogo! Pensava quanto dolore le avesse procurato! Ed era tutta colpa sua! Certo, Sarah aveva sbagliato a leggere il diario altrui, ma ciò non gli dava alcun diritto di trattarla così male! Ora immaginava la su Sarah che lo avrebbe dimenticato di nuovo, magari tra le braccia di un altro
- No! – quasi urlò il sidhe in preda all’angoscia – Non posso dimenticarti! – si alzò di scatto, gli occhi ardevano di vitalità – Io ti amo, Sarah! Niente e nessuno potrà dividerti da me! – e detto ciò si lanciò dalla finestra e, tramutandosi in barbagianni, volò verso l’Aboverground!
 
ABOVERGROUND
Non era ancora riuscita a dimenticarlo!
Aveva finito da poco di cenare e si era recata in bagno. Si guardò allo specchio e si rese conto di essersi abbruttita: aveva gli occhi gonfi dal troppo piangere, il viso stanco, pallido. Cos’era che l’aveva indotta ad avere i crampi allo stomaco, toglierle il sonno e la voglia di esistere?
<< Lo ami? >> si disse. Si appoggiò al lavandino, continuando a singhiozzare. Era questo il motivo per il quale non riusciva a dimenticarlo, allora...! Ma era questo l’amore? Era questo ciò che le portava? Ad una lenta e struggente agonia? Si sciacquò rapidamente il viso. Uscì dal bagno e, dopo aver salutato i suoi amici, si diresse nella sua camera. Doveva riposare.
 
Dannazione, se era bella!
Il barbagianni, appollaiato fuori dalla sua finestra, osservava la ragazza che dormiva beata tra le candide lenzuola. La tentazione di rapirla di nuovo era troppo forte. Avrebbe fatto la cosa giusta?
Si materializzò nella stanza della giovane, era vestito completamente di bianco. Se Sarah si fosse svegliata, se lo avesse visto per la prima volta in quel modo, l’avrebbe probabilmente scambiato per un angelo. Il fae temeva di svegliarla. Si sedette sul letto, accanto alla sua amata. Avrebbe voluto carezzarle la setosa guancia, i fluenti capelli scuri che coprivano il cuscino
- Perdonami... – le sussurrò, il tono misto tra un comando e una supplica – Perdonami, mia preziosa...!- 
Sarah aprì gli occhi. Sentì un peso alla sua destra. Si voltò. Non appena vide Jareth spalancò gli occhi, aprì bocca per protestare, ma il fae vi mise davanti una mano coperta da un guanto bianco con un gesto rapido e delicato
- Shhh... – le sussurrò – Non ti farò del male, mia preziosa...! Non più...! – la sua presa si faceva più lenta – Se tolgo la mano, prometti di non urlare? – le chiese gentilmente. Sarah annuì. Mantenne la promessa
- Perché sei qui? – chiese seccamente Sarah, non voleva più farsi vedere spaventata
- Sono qui per te, Sarah... – rispose Jareth – Mi dispiace! Mi dispiace davvero! – Jareth aveva lo sguardo basso. Sarah non sapeva se fidarsi dell’essere che le aveva stretto le spalle con quelle manacce, che le aveva urlato con quanto fiato avesse in gola. Il tono di Sarah si fece più duro
- Che cosa vuoi da me? Non mi hai fatto già distrutto abbastanza, o non sei ancora soddisfatto, maestà? –
- Basta, Sarah! – Jareth la interruppe mettendole una mano davanti – Non sto giocando! Sono un re, ma sono qui per chiederti perdono. E ti dirò di più: un abitante dell’Underground non può spostarsi nell’Aboverground se non è stato evocato, e tu lo sai bene. Ma l’ho fatto per te, Sarah! Ancora una volta, sto rischiando per te! – Jareth sospirò – Non ti basta sapere che sto rischiando tutto? Non ti basta vedermi qui ad implorare come uno schiavo che tenta di sfuggire da una punizione dal proprio padrone? –
I sentimenti di Sarah erano ambivalenti: provava un forte odio verso quel pazzo di un re di Goblin che l’aveva trattata come uno straccio; ma allo stesso tempo ne era innamorata... Cosa doveva fare? Si mise le mani alla fronte. Era disperata. Jareth le prese il viso tra le mani
- Guardami, Sarah! Lo sai che non ti farei mai del male! Tu lo sai, Sarah...! So che lo sai! –
I loro sguardi s’incrociarono. Il cuore di Sarah mancò un battito! Cos’era quella strana sensazione? Era l’odio che provava per aver vicino dopo tutta la sofferenza che le aveva procurato?
No...
Era l’amore che le faceva sussultare il cuore...! Ora, ne era sicura...! Jareth si perse in quei meravigliosi occhi... Così belli, dove dentro non c’era vendetta, né ira, ma solo la ricerca di protezione... Era una dolce e tenera anima che cercava protezione...!
- Io ti amo, Sarah... – le sussurrò – Lascia che io ti ami, mia preziosa! Amami, Sarah! Amami ed io sarò il tuo schiavo! –
Sarah si liberò dalla presa di Jareth, gli si buttò al collo e, senza che il fae lo avesse preventivato, Sarah gli rubò un intenso bacio...!
 

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Capitolo 9
*** Il rancore di Leonard ***


Ciao a tutti... Probabilmente, questo capitolo sarà noioso ( ovviamente spero di sbagliarmi ), ergo vi chiedo scusa in anticipo! Un saluto a tutti e un ringraziamento a piso93! Baci e Buona lettura!


ABOVERGROUND
 
-Ma allora... – Sarah aveva gli occhi lucidi – era per questo che ogni volta che ti vedevo, sentivo il mio cuore  sussultare; ed io lo avevo preso per paura e odio. E quando rividi la città di Goblin... Per quattro anni la sognavo spesso. Dunque, non era solo un sogno, era un ricordo! –
Jareth interruppe il diluvio di parole di Sarah posandole dolcemente una mano alle labbra 
- Vieni via con me, mia preziosa... Vieni nel mio mondo! Sarai la regina di Goblin, anzi, sarai la mia regina! Non avrai che da chiedere, ed io, come ho sempre fatto, farò tutto ciò che vuoi! – le sussurrò Jareth
- Jareth... Io vorrei... Ma non posso...! – sospirò Sarah – Ci sono un sacco di cose a cui debbo badare... -
- I tuoi amici? La tua famiglia? – chiese Jareth; dal suo tono, Sarah intuì che il re si aspettava una risposta del genere. Lei annuì.
- Capisco. – rispose Jareth. Dalle sue dita si formò un cristallo – Tieni, Sarah...! –
- Cos’è? –
- Quando ti sentirai sola, mia preziosa, guarda dentro questo cristallo...! Vedrai i tuoi sogni...! – porse il cristallo alla sua Sarah - Ogni volta che desidererai vedermi, ti basterà solo invocare i miei gnomi e loro ti porteranno ad Underground...! –
- Che cosa dovrò dire esattamente, Jareth? – chiese Sarah con un filo di voce
- Sai bene cosa dovrai dire; di’ le parole magiche e ti ritroverai nel mio mondo, amore mio! – le mise una mano sotto il mento e l’attirò a sé per un bacio.
Jareth si avvicinò alla finestra, pronto a trasformarsi in barbagianni e tornare nel suo mondo. La aprì lentamente. Poi, si girò per guardare un’ultima volta la sua amata di persona
- E’ un tale peccato...! – sorrise beffardamente
- Sempre al solito, Jareth! - disse in tono seccato Sarah – Sai bene che non dipende da me, ma vuoi farmi pesare la cosa! Non è giusto!!! –
- Ricordati di me, Sarah...Ricordati di me...!-  Si voltò verso la finestra e, aperte le braccia, si trasformò in un batter d’occhio in rapace. Sarah lo vide fluttuare con grande grazia ed eleganza, cullato dal vento...! La voce di Jareth, le ultime parole da lui pronunciate, echeggiarono nella mente di Sarah, facendo nascere nel suo dolce viso un luminoso sorriso, accompagnato da una lacrima.
 
 
 
 
 
Erano seduti in una panchina un po’ nascosta del parco
- Dobbiamo solo invocarlo, è semplice! – propose infine Roy dopo una lunghissima discussione intervallata dalle imprecazioni di Leonard dovute ai dolori che gli provocavano le ferite. Avevano passato i giorni ad aggiornarsi su tutto ciò che riguardasse il mondo fatato ed ora erano pronti ad affrontarlo
- No, - intervenne Leonard – invocare proprio il re di Goblin sarebbe una follia: dobbiamo conoscere il nostro nemico e per farlo, dobbiamo prima studiarlo! –
- E come? – Roy aspirò il fumo della sua sigaretta – Hai qualche idea? –
 - Non lo so! – Leonard si alzò furioso – Dannazione! Ci mancavano solo le tue domande stupide! Dammi una mano, piuttosto... – si interruppe quando a pochi metri da loro si presentò una figura alquanto familiare
- Leonard! – esclamò Roy – E’ lei! E’ Sarah Williams! –
Leonard sorrise malignamente
- Bene! Questo rende tutto più facile! –
Erano all’incirca le sei del pomeriggio. Il sole non era ancora tramontato. Sarah, ignara di tutto, era sola in una cartolibreria; aveva deciso di comprare un blocco da disegno. Un’idea buona per poter allenare la sua fantasia. Una volta comprato il materiale, uscì dal piccolo negozio. Sobbalzò quando si sentì afferrare per un braccio
- Salve! – Leonard le lanciò un’occhiata tutt’altro che rassicurante – Ti ricordi di me? –
Sarah non ci pensò due volte a dargli uno schiaffo per potersi liberare, ma Roy le bloccò la mano
- Siamo manesche, eh? – Roy guardò Leonard con aria complice – Mi chiedo che fine abbiano fatto le ragazze con un briciolo di femminilità! –
- State lontani da me! – gridava Sarah
- Dai, Sarah! – insistette Roy togliendole dalle mani il blocco da disegno buttandolo via da qualche parte – Vogliamo solo invitarti a farti una scolata con noi! Non c’è bisogno di fare così!–
- Lasciatemi! – Sarah cercò di divincolarsi, ma la paura la paralizzava – Jareth... – riuscì a sussurrare
- Jareth? – chiese Leonard con aria divertita – E chi sarebbe questo Jareth? Il tuo fidanzatino? –
- O forse – continuò Roy – è quel tipo dai capelli assurdi che si trasforma in barbagianni! Dunque, Leonard, è questo il nome del re di Goblin! –
I due ragazzi si guardavano divertiti. Sarah impallidì! Com’era possibile che quei due sapessero di Jareth! Maledizione, pensava, questo non ci voleva! E adesso? Cosa avrebbe potuto fare?
- Come fate a sapere queste cose? – balbettò Sarah
- Non sono un sempliciotto, Sarah – rise Leonard – Se qualcuno mi fa un torto, non può passarla liscia, umano o fae non fa differenza! Tu ci condurrai dal tu amichetto e sappiamo che non farai storie! –
Sarah trovò il coraggio di rispondere a tono
- Che cosa vi fa pensare che vi aiuterò! Se pensate di conquistare la città di Goblin, siete fuori strada, e... –
I ragazzi scoppiarono in una fragorosa risata
- Credi davvero che a Leonard interessi questo? – esclamò Roy tra una risata e l’altra
- Non mi interessano queste cose! La mia intenzione è quella di vendicarmi personalmente di quel fattucchiere! – il tono di Leonard si fece più serio - Tu ci condurrai da lui! – tirò fuori un coltellino e lo puntò alla gola di Sarah – Fai la brava bambina, Sarah! – Sarah divenne più pallida della luna
Roy rimase colpito dalla veemenza dell’amico
- Aspetta, Leonard! – intervenne Roy – Non c’è bisogno di arrivare a tanto! –
- Cosa ti aspettavi, Roy? – Leonard si rivolse a Roy
- Quando mi dicesti di volerti vendicare, non pensavo intendessi spargimenti di sangue. Non è necessario... –
 - Sei un idiota! – Leonard gli lanciò un’occhiataccia - Se hai così paura, non sei obbligato a venire con noi! –
Roy rimase senza parole. Non poteva credere che Leonard sarebbe stato capace di arrivare fino a questo punto. Credeva che volesse vendicarsi del re di Goblin solo umiliandolo. Odiava vedere un uomo grande e grosso come lui attaccare una ragazza, minacciandola addirittura con un coltello di dieci centimetri. Senza pensarci, Roy, con tutto il suo coraggio si buttò addosso a Leonard
- Lasciala andare, Leonard! – gridava Roy, facendo in modo che Leonard lasciasse andare la povera Sarah
- Tu sei un pazzo! – gridò Leonard tirandogli una gomitata violenta allo stomaco. Roy si accasciò a terra per il dolore, vomitava sangue. Osservò Sarah
- Scappa! – balbettò continuando a sputare sangue, formando per terra una pozza color rosso scuro. Sarah osservava la scena atterrita. Ma prima che potesse scappare, Leonard le afferrò un braccio
- No, tesorino! Allora non ci siamo capiti! Tu mi condurrai alla città di Goblin! Io e Jareth, o come diavolo si chiama, dobbiamo fare un bel discorsetto! – indicò Roy – Come vedi, non mi faccio scrupoli... – venne interrotto da un forte schiaffo lanciatogli da Sarah. Leonard, perse le staffe e, colpendola al viso con un pugno, la buttò a terra e le si mise sopra; le puntò il coltello al viso
- Sono stanco di giocare, Sarah! Di’ le parole magiche! – insistette Leonard spingendo il coltello sul collo di Sarah così forte che una goccia di sangue ne bagnò la punta. Alla fine Sarah si convinse. Non sapeva come, ma,  forse, nell’Underground avrebbe trovato una soluzione. O almeno, così si aspettava
<< Perdonami, Jareth...! >> pensava la giovane
- Desidero... – disse mentre Leonard le spingeva sempre di più il coltello
- Sì, brava...! – la minacciava Leonard
- Desidero che gli gnomi ci portino via... all’istante! –
E così dicendo, i due si trovarono in un battibaleno nel Labirinto della città di Goblin!
 
UNDERGROUND
 
- Brava bambina! – disse Leonard con aria soddisfatta, mentre con la mano destra reggeva l’arma da taglio e con la sinistra teneva ben stretto l’avambraccio di Sarah – Che strano luogo! Dimmi un po’, dove si trova il tuo amico? –
Sarah indicò il castello di Jareth, sospirò
- Quello è il castello del re di Goblin. Dobbiamo superare il Labirinto se vogliamo raggiungerlo...-
- Come sarebbe? – la strattonò Leonard facendole male – Dovremmo fare tutta quella strada? –
Grazie al cielo, Leonard non conosceva né il Labirinto, né gli immensi poteri di Jareth. Decise di approfittarne
- E’ l’unico modo! O il Labirinto o niente! – disse Sarah in tono deciso. Leonard sbuffò
 - E va bene! Indicami la strada e andremo molto d’accordo! –
 
 
- Maestà! Maestà! – gridò Lloyd entrando nella sala del trono di Jareth – Maestà! E’ un’emergenza! –
Il fae si voltò verso i nuovi arrivati
- Che c’è? – chiese in tono pacato
- Sire! Lady Sarah! -  tentava di dire il domestico
- Cosa? – il sidhe rimaneva calmo e composto
- Jareth! Lady Sarah è qui! Nel Labirinto! –
- E allora? Manda degli gnomi a prenderla per portarla qui, e... –
- No! No! Maestà! –
Jareth cambiò espressione non appena si rese conto che Lloyd era visibilmente preoccupato
- Maestà! Lady Sarah non è sola! E’ in compagnia di un umano! Non so chi sia, ma la tiene stretta a sé... ed è armato! –
Bastarono le parole “umano”, “stretta a sé” per far scattare Jareth
- Quell’umano è forse ferito al braccio? – chiese Jareth
- Sì, Jareth! Ha una fasciatura che gli parte dall’avambraccio fino alla mano destra, e Sarah lo sta conducendo qui! AL CASTELLO! –
Jareth andò su tutte le furie
- Quel maledetto! Non gli è bastata la lezione dell’ultima volta? – e adesso cosa avrebbe potuto fare? Doveva salvare la sua Sarah, questo era certo. Ma in che modo?
 
 
- Non mi prendere in giro! – Leonard colpì con uno schiaffo la guancia di Sarah – Sarà più o meno mezz’ora che continuiamo ad andare avanti dritto in questo Labirinto, se così si può chiamare dato che non ci sono né svincoli, né aperture! Comincio ad averne abbastanza!-
Sarah si massaggiò la guancia colpita e, guardando negli occhi Leonard, gli disse
- Il Labirinto è pieno di insidie, pericoli, complicazioni, puzzle e test! Se ti arrendi così facilmente davanti ad una piccolezza come questa, mi domando cosa farai di fronte al grande re di Goblin! – il coraggio di Sarah, purtroppo, le costò molto caro: Leonard, furioso, l’afferrò per la gola e la spinse contro un muro. Minacciandola col solito coltello e stringendole più forte la gola, Leonard le urlò
- Il tuo prestigiatore può baciarmi le scarpe! Se è davvero così potente come dici tu, perché non viene qui e ti salva? Ha forse paura di me? –
- Lui... – tentò di dire Sarah – Il re dei Goblin... non ha paura... di nessuno...! – la ragazza sentì una grande voglia d’aria. Era sul punto di svenire, chiuse gli occhi. Qualcosa le carezzo il viso, e non era una carezza piacevole. Sentì la lama del coltello poggiarsi alla sua guancia
- E questo – esclamò Leonard – che diavolo è? Da dov’è sbucata fuori questa sfera?–
Leonard vide una sfera di cristallo poggiata al suo piede.
 Improvvisamente, un forte vento si abbatté su di loro. Leonard liberò Sarah dalla stretta, facendola cadere a terra. Granelli di polvere filtrarono nei loro occhi, narici. Sarah tossì. Ambedue si ripararono il viso per proteggersi dal vento e dalla polvere. La giovane capì cosa stava accadendo. E infatti, aveva capito bene!
Quando aprirono gli occhi i due ragazzi si trovarono in una sala che Sarah riconobbe all’istante: la sala di Escher! Sarah alzò gli occhi verso una scala rovesciata, sorrise non appena lo vide
- Jareth! – chiamava a gran voce. Leonard si guardò intorno, spaesato. Nell’udire quel nome, il ragazzo si voltò
- Ma bene! – disse Leonard  - Eccoti qua! –
Indossava un mantello nero, la camicia setosa nera gli lasciava quasi scoperto il petto, facendo intravedere il ciondolo appeso al collo, dei pantaloni verde oliva e degli stivali neri lunghi fin sotto al ginocchio.
Jareth con un movimento leggiadro e graziato, scese dalla scala per poter avvicinarsi ai due. La sua espressione era minacciosa e terrificante. Si oscurava sempre di più nel vedere il collo e la guancia di Sarah segnati dalle mani di Leonard. Ma cercò di controllarsi. In una situazione del genere, doveva tenere i nervi saldi
- Bravo! – disse Leonard – Sei bravo con le magie, oh re di Goblin. Anche se l’abbigliamento si addice ad un pagliaccio! –
- Che cosa vuoi? – chiese Jareth meticolosamente – La tua ferita non è del tutto guarita, potresti farti molto male, ragazzo! –
Leonard rise
- Non c’è bisogno che tu ti preoccupi per me! So cavarmela benissimo anche con la mano sinistra! Te lo confido: sono mancino! –
- Capisco! – disse Jareth squadrandolo – Perché sei qui? –
A quella domanda, Leonard sghignazzò
- So tutto di te! So chi sei, cosa rappresenti e cosa sei in grado di fare! Ma non m’importa! Voglio vendicarmi! –
- Tu non puoi nulla contro di me! Sei un povero sciocco che prova rancore! Te lo dico con le buone: vattene ed io farò finta che non sia accaduto nulla! – Jareth iniziò a parlare a denti stretti – E’ già molto se non ti sto uccidendo per aver toccato Sarah un’altra volta! Segui il mio consiglio e nessuno si farà male! –
Sarah era sorpresa nel vedere Jareth comportarsi in questo modo. Si aspettava di vederlo più furioso che mai, invece si presentava calmo e paziente. Che avesse un piano?
Leonard scoppiò in una fragorosa risata
- E’ un tuo modo educato per dirmi che hai paura? – poi, preso di nervi, afferrò Sarah e la tenne a mo’ di ostaggio, puntandole il coltello al collo. Jareth era pronto a ricorrere alla magia, ma Leonard lo fermò
- No, no, Jareth! Il nostro dovrà essere un combattimento ad armi pari. Voglio proprio vedere se sei in grado di difenderti senza la tua magia! – lo provocò Leonard. Jareth aveva i pugni stretti.
- Tu vuoi bene a questa ragazzina, vero? – lo sfidò Leonard – Perché non le dimostri di essere in grado di proteggerla senza la tua stregoneria? –
Detestò farlo, ma Jareth ammise che quel Leonard aveva ragione. Sarebbe stato in grado di difendere la sua Sarah senza ricorrere ai suoi poteri?
- D’accordo! – accettò Jareth – Decidi tu come e dove compiere quest’assurdità! –
- Sei molto saggio! – rise Leonard – L’arma sarà la spada e il luogo deve essere un posto dove tutti potranno vederci! –
- Va bene! – disse fermamente Jareth – Come vuoi! –
E in un batter d’occhio, i tre si trovarono nella sala del trono di Jareth.
Il fae  e Leonard erano al centro e intorno a loro c’erano gli gnomi seduti sei gradini.
C’erano proprio tutti i sudditi! Ludo, Hoggle e Sir Didymus compresi.
Sarah era con loro
- Milady! – esclamò Sir Didymus – Di grazia, potrei sapere cosa sta accadendo? –
La giovane spiegò loro ogni cosa. Dopo aver terminato, si mise a singhiozzare
- E tutto questo... è solo per colpa mia...! –
- Non dirlo nemmeno! – la consolò Hoggle – Tu non c’entri niente! La colpa è solo di quel pazzo! Ma adesso asciugati le lacrime! Jareth ha bisogno del tuo sostegno! –
Sarah annuì. Si asciugò le lacrime col dorso della mano e guardò Jareth che squadrava Leonard. Si augurava che tutto potesse andare per il meglio!

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Capitolo 10
*** All'ultimo sangue ***


Ed eccoci qua! Qui accade un gran colpo di scena! Spero di avervi sorpreso a dovere! Dedico questo capitolo a piso93 che tanto mi sostiene e tanto mi sopporta, e a voi che avete continuato a leggere :) Ciao a tutti!



La tensione era alle stelle.
Jareth si liberò del mantello con un movimento aggraziato.
Uno gnomo si avvicino tra i due tenendo tra le mani un cuscino con sopra due lunghe spade dai manici dorati e le lame argentate. La creatura fece cenno di prendere ognuno la rispettiva arma. Jareth notò che lo gnomo lo fissava
- Buona fortuna...! – sussurrò lo gnomo. Jareth sorrise beffardamente.
I due si misero in posizione. Jareth si stupì non appena vide che anche Leonard era nella sua stessa posta, ovvero la posta di vera corona: tronco eretto, spalle rilassate, mano destra davanti e sinistra dietro, gamba destra avanti e sinistra dietro, pesoal centro e gambe flesse peravere un buon equilibrio, gomito destro leggermenteappoggiatoal corpo per risparmiare energie, spada circa a 45° sull'orizzonte.Leonard si accorse dello stupore del fae
- Sorpreso? Non te l’aspettavi che io me ne intendessi di duello con la spada? Ti dirò: sono campione di scherma nel mio mondo! –
Ecco svelato il mistero perché Leonard avesse scelto la spada ed un luogo pubblico: voleva umiliare Jareth davanti a tutti
- Bene! – disse Jareth – Almeno sarà un combattimento leale! Ma ti consiglio di non darti arie! –
I due si guardarono incessantemente. Si studiavano. Jareth era concentrato al massimo. Leonard scagliò il primo colpo, con un mandritto tentò di colpirgli le spalle, ma Jareth riuscì a pararlo! I colpi delle spade producevano rumori assordanti, Jareth rimaneva concentrato. Gli attacchi di Leonard erano incessanti e violenti! Incredibilmente, riuscì a ferire Jareth alla spalla destra. Il fae si divincolò tra lo stupore generale
<< Maledizione! >> pensava Jareth << L’ho sottovalutato! E’ veramente in gamba! >> guardò Sarah di sottecchi << Mi dispiace, mia preziosa... Ma credo che il duello si verificherà più complicato del previsto! >> Il sidhe passò una mano coperta da un guanto sulla spalla ferita, gli bruciava! Quanto tempo era che non provava una sensazione del genere? Sinceramente, non ne sentiva la mancanza! Leonard, ebbro di soddisfazione, sferrava attacchi più forti
- Questo è per avermi artigliato alla mano! – gridava Leonard colpendolo nuovamente alle spalle
- Questo è per avermi reso debole davanti a quella ragazzina! – Leonard lo colpì alle braccia
- E questo... E’ PER TE! – lo colpì con veemenza al fianco destro. La ferita era la più profonda degli altri colpi! Jareth gemeva! I sudditi erano increduli a ciò che stavano assistendo. Il cuore di Sarah mancò un battito! Jareth si inginocchiò in preda al dolore
- Maledizione...! – balbettava a denti stretti il fae tenendosi il fianco. Leonard stava riuscendo nel suo intento: lo stava umiliando! Lo stava umiliando davanti ai suoi sudditi! Davanti alla sua Sarah! Il fae cadde a terra, lasciando sul pavimento una gran pozza di sangue.
L’umano rise malignamente e si rivolse a gran voce verso gli spettatori
- E’ dunque questo il vostro re? Certo che dovrete proprio essere disperati per farvi regnare da uno così debole! Senza i suoi poteri, non vale un soldo bucato!- Si interruppe non appena notò gli sguardi degli spettatori brillare di speranza. Si voltò e si stupì della scena: Jareth si stava alzando a fatica
- Com’è possibile? – si meravigliò Leonard – Beh, sei davvero in gamba, re! Di solito, i miei colpi mandano all’ospedale, o uccidono! –
- Ho un onore da difendere! – esclamò Jareth – Ho qualcuno da proteggere! –
Jareth alzò lo sguardo. Incontrò gli occhi di Sarah. In quegli occhi, pieni di amore e voglia di protezione, Jareth trovò la forza perduta. Avanzò di un passo, due, rivolgendosi a Leonard
- La mia volontà è forte come la tua... – Jareth colpì Leonard alla spalla destra, facendolo gemere, mentre i sudditi urlarono di gioia, sostenendolo
- ... e il mio regno altrettanto grande... – i colpi della spada del fae facevano sì che Leonard si avvicinasse ad una finestra, infatti, non appena il sidhe ferì le ginocchia di Leonard, Jareth, con scatto felino, lo colpì con una gomitata al viso, facendogli perdere l’equilibrio. Ma prima che cadesse nel vuoto, Jareth lo afferrò per il colletto e impugnata la spada con la mano destra, puntò la lama alla gola dell’avversario
- Tu non hai alcun potere su di me! – con queste parole, Jareth alzò l’arma sopra la sua testa pronto a sferrare il suo ultimo colpo alla gola di Leonard, ma qualcuno lo bloccò
- No, Jareth! Fermati! – Sarah lo teneva stretto – Jareth, non farlo! Ti prego! Anche se ha commesso degli errori, non merita di morire! –
Jareth la guardava senza capire
- Perché? – le chiese
 - Voglio impedirti di commettere il più grande errore della tua vita! – Sarah affondò il viso sul petto di Jareth
- Per favore... – si sforzò di dire Leonard – Non uccidermi... Sei veramente forte, re di Goblin... Ti prego... Dimmi tutto quello che vuoi... Obbedirò, ma ti prego, risparmiami...!
Jareth lo guardò impietosito
- Sono diventato tenero! – sbuffò Jareth posando la spada nella cintola; ormai Leonard era sconfitto, e in quelle condizioni, per lui non rappresentava più una minaccia. Il sidhe, con arroganza avvicinò il suo volto a quello dell’umano, il quale tremava davanti a quegli occhi glaciali
- Vattene, Leonard! – ordinò Jareth – E non farti mai più rivedere! – poi, si rivolse a Sarah
- Grazie, mia preziosa... –
Delle urla incomprensibili si formarono tra la folla, Jareth riuscì solo a distinguere la possente voce di Ludo
- Jareth! Alle spalle! –
Troppo tardi! Jareth ebbe un conato. Sarah rimase pietrificata. La spada di Leonard sbucava da sotto lo sterno del fae, ornata del suo rosso sangue. Il silenzio tetro, rotto dagli sghignazzi di Leonard padroneggiavano la sala
- Che stupido! – rideva Leonard – Dare le spalle al nemico! Ti è stato fatale, re!
Nel vedere il loro re sconfitto in maniera così vigliacca, gli gnomi, Hoggle, Ludo e Sir Didymus non ci videro più dalla collera. Avanzarono contro Leonard
- Che avete intenzione di fare? – Leonard si fece largo con la spada cercando di nascondere la sua paura, ma gli gnomi erano talmente accecati dall’ira da non interessarsi alla sua arma. Continuarono ad avanzare. Leonard salì sul davanzale della finestra, chiaramente impaurito, ma un movimento brusco gli fece perdere l’equilibrio, scivolando nel vuoto per poi schiantarsi al suolo...!
 Nonostante ciò, le creature, non ebbero il coraggio di esultare. Si voltarono, trovando Sarah col viso affondato sul collo di Jareth, bagnandolo di lacrime
- Avrei dovuto seguirti non appena me l’avevi chiesto – disse Sarah tra un singhiozzo e l’altro
- Se solo l’avessi fatto... Tutto questo non sarebbe successo... E’ tutta colpa mia...! –
Jareth la osservava con tenerezza mentre il sangue scorreva a fiotti
- E’ giusto che sia così, mia preziosa... Ti ho fatto soffrire... E devo pagare... Almeno, mi piangerai una volta per poi non farlo mai più...-
- Non dire questo...! – Sarah si asciugò una lacrima, doveva dare coraggio alla creatura che amava – Andrà tutto bene! La tua volontà è molto forte, Jareth! Ricorri ai tuoi poteri e salvati! So che puoi farlo! La tua volontà è forte quanto la mia! Salvati! SALVATI! -
Jareth sorrise debolmente, mentre altro sangue colava dalla sua bocca
- Sarah... Ricordati di me...! –
Gli occhi di Jareth si chiusero...
Sarah si mise una mano alla bocca per evitare di urlare, ma non riuscì a trattenere le sue emozioni.
I sudditi si strinsero l’un l’altro addolorati.
Sarah prese tra le braccia il corpo dell’amato, stringendolo a sé
- No! No! Non è giusto, Jareth! Non puoi lasciarmi! NON E’ GIUSTO! – le urla di Sarah le morirono in gola. Pianse amaramente, stringendo sempre più forte l’amato – Torna da me! Ti prego... Torna da me! Io ti amo, Jareth...! –
Una lacrima cadde sulla candida guancia del re di Goblin.

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Capitolo 11
*** La scelta giusta ***


Ed eccoci alla fine di questo capitolo. Devo dire che un po' mi dispiace aver finito, consideravo questa storia come una fantastica avventura, ma pazienza! Un ringraziemento particolare a piso93 che non ha fatto altro che leggere fino alla fine e per il suo sostegno! Baci a tutti!

 
Sarah stringeva al petto il suo amato Jareth. bagnando il viso di lui con le proprie lacrime. Gli carezzava i lunghi capelli dorati. I suoi tre amici le si avvicinarono
- Orsù, Milady – Sir Didymus le mise una zampetta al braccio – Sua Altezza Jareth non avrebbe mai voluto vedervi versare tante lacrime. –
- Shara! Triste! – si lamentò Ludo
- Sir Didymus ha ragione – la consolò Hoggle posando una mano rugosa sulla spalla dell’amica – Fatti coraggio, amica mia! Jareth non avrebbe mai voluto vederti così! Ricordati che se ha voluto duellare con quel matto senza l’uso della magia, l’ha fatto solo per te, per dimostrarti di essere bravo a proteggerti anche combattendo come un umano – Hoggle si asciugò una lacrima – Ben sapendo del rischio che stava correndo, non si è tirato mai indietro! –
-Un gesto degno d’un re! – intervenne  Sir Didymus portandosi una zampa al petto; guardò il volto di Jareth – Anche se, or che ci penso, egli era anche un po’ arrogante... –
Hoggle fece lo stesso
- Ed anche un po’ presuntuoso... –
- Ehi! – si lamentò Sarah, tenendo il viso di Jareth al proprio petto – Vi sembra questo il modo di... – venne interrotta subito da Sir Didymus
- In verità, Milady, non nutrivo alcuna simpatia per il nostro sovrano. Era troppo arcigno... –
- Ed anche rompiscatole! – intervenne solenne Hoggle
- Arrogante...? –
 Sarah udì una voce familiare. Abbassò lo sguardo e rimase stupefatta da ciò che vide
- JARETH! – gridò a gran voce
- ...Presuntuoso? – Jareth si alzò a fatica puntando i suoi occhi spaiati sulle due creature che l’avevano offeso – Arcigno? Rompiscatole? Io vi ammazzo! –
I sudditi esultarono nel vedere il loro re ancora vivo.
Hoggle e Sir Didymus iniziarono a sudare freddo
- Oh, Maestà! – si inginocchio il primo – Siete salvo! –
- Orsù, sire! Sapevamo che stavate bene, volevamo solo averne la conferma! – tremò Sir Didymus
 Jareth si alzò in piedi ferito nell’orgoglio, quasi ignorando la sua Sarah
- Io vi ammazzo! Questo è oltraggio... – venne interrotto dall’abbraccio di Sarah
- Jareth! Jareth! Jareth! – la ragazza era più felice che mai, lo stringeva con tutte le sue forze quasi a soffocarlo. Lui ricambiò il gesto affettuoso dimenticandosi delle due creature
- Sono qui, mia preziosa, sono qui...! – Jareth poggiò il viso sui capelli scuri di Sarah – Hai avuto paura? – le disse beffardamente
- Ti odio, Jareth! – lei lo colpì goffamente sulle spalle con i pugni – Mi hai fatto preoccupare! -
il fae la carezzò il viso imperlato di lacrime
- Ho fatto ciò che mi hai chiesto, mia preziosa: ho ricorso ai miei poteri per salvarmi, per poter tornare da te! – si scoprì la camicia mostrando il punto in cui Leonard l’aveva ferito mortalmente: non c’era alcuna traccia della ferita, nemmeno una cicatrice! Tutto il suo corpo era perfetto! Sarah sorrise a trentadue denti. Avrebbe voluto dirgli tante cose, ma le parole le morirono in gola per l’infinita gioia di aver ritrovato il suo Jareth. Si limitò solo a tenerlo stretto a sé.
 
 
 
 
 
Sarah era seduta sulla toeletta. Davanti a lei, c’era la sua immagine: era proprio bella!
Dana le aveva fatto un’acconciatura molto elegante, decorando i suoi capelli con diverse mollettine e punti luce
- Sarah! Sei bellissima! – Dana era più che soddisfatta del suo lavoro
- Ottimo lavoro, madama! – rispose Sir Didymus
- Sì – esclamò Briana – ma al trucco ci ho pensato io! Semplice ma meraviglioso! –
Sarah sorrideva davanti a tutti quei complimenti
- Grazie di cuore a tutti! –
- Sei proprio bella! – intervenne Hoggle
- Cosa sono tutte queste confidenze? – esclamò Sir Didymus beffardo – Ti ricordo che Lady Sarah è la futura moglie del re di Goblin, portale rispetto! –
Hoggle gli lanciò un’occhiataccia
- Su, su... – sorrise Sarah – non litigate! –
-Milady, - disse Briana – conoscendo Jareth, non appena ti vedrà, perderà i sensi per l’emozione! Sei proprio bella! –
Prima che Sarah potesse rispondere, Briana esclamò
- Ma che ci facciamo ancora qui? Su, avanti! Il re ti aspetta e non è bene farlo attendere! –
- Lo so, - disse Sarah – il re sa essere generoso, ma sa essere molto impaziente! –
Le domestiche, Hoggle e Sir Didymus l’accompagnarono nella sala da ballo dove un elegante ed impaziente Jareth attendeva. Indossava la stessa uniforme blu notte che Sarah ricordava alla perfezione. Ed anche lei aveva deciso di indossare lo stesso abito bianco con cui si era presentata per la prima volta.
Erano tutti nella sala ad accogliere la futura moglie del re.
Non appena Sarah arrivò, tutti l’accolsero calorosamente.
Sarah aveva deciso!
Era quello il suo posto!
Doveva stare con il suo Jareth!
Lui le porse la mano
- Mi concedi questo ballo, mia preziosa? –
Lei sorrise dolcemente
- A condizione che mi amerai per sempre, Maesta! –
- No, mia preziosa... Per molto di più! –
Detto questo, le posò un dolce bacio sulle labbra, senza vergogna, davanti a tutti.
Tra le note della canzone che ballarono quattro anni prima, i due amanti danzarono soavemente, senza distogliere lo sguardo dell’altro
- Saprò farti felice, mia preziosa... – sussurrò Jareth – E se così non fosse, se decidessi di ritornare all’Aboverground, ti prego... Ricordati di me, mia preziosa...! -
- Non accadrà mai...!  Non lascerò che tu sparisca di nuovo dal mio cuore, dai miei ricordi, sire! Ora è diverso: adesso ti amo davvero...! – Sarah poggiò la testa sulla spalla di Jareth mentre proseguivano la loro danza lenta e fiabesca
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