Lo stupratore della notte

di cecchino_2028
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prime tracce ***
Capitolo 2: *** Ad un passo dalla verità ***
Capitolo 3: *** Scoperte scioccanti ***
Capitolo 4: *** Cambiamenti radicali ***
Capitolo 5: *** Acciaio e marcia funebre ***
Capitolo 6: *** Ultimo atto ***



Capitolo 1
*** Prime tracce ***


Le sirene rimbombano nell’abitacolo del SUV, il rumore entra dai finestrini aperti, si amplifica nelle orecchie degli agenti, il pilota sterza e frena nella sabbia, alzando una nuvola di polvere nel bel mezzo del deserto. I due uomini scendono dal SUV con le pistole in mano, le volanti dietro di loro con i poliziotti pronti a far fuoco.
“Dov’è?” chiede Greg fermandosi dietro il finestrino aperto. L’uomo alza le mani, coperte di sangue e ride, gli occhi spalancati ed una strana, quanto terrificante, espressione sul volto, sporco di sangue, sabbia e sudore.
“Parli, non è nella posizione adatta …” dice Jim alle spalle di Greg.
“Oh, voi e le fottutissime idee, vi ricordo che il vostro amato agente è nelle mie mani, sono nella posizione adatta per tante cose …” dice l’uomo.
“Fino ad ora hai ucciso solo donne, perché hai rapito Nick?” domanda Eric dall’altro lato del SUV rispetto a Greg.
“Perché Ryan si sentiva solo, aveva bisogno di compagnia …” risponde l’uomo.
“Ry … Ry … Ryan?” domanda perplesso Eric.
“Già, cosa pensavi? Che fosse davvero a quel convegno a Montreal? Non c’è mai arrivato!” conclude l’uomo ridendo di nuovo. Lo sguardo che si scambiano Eric e Greg è di puro terrore, si voltano e fronteggiano l’uomo di fronte a loro, consapevoli che è l’unico a sapere dove sono Nick e Ryan, ma anche l’assassino di almeno sei vittime. E’ un attimo, Greg affronta l’uomo guardandolo attentamente, cercando di capire cosa si nasconde dietro al killer, che lo guarda e sorride, mostrando i denti come un felino prima di finire sulla preda, poi uno sparo e gli occhi castani di Greg si dilatano per lo stupore.
                                                                                                                                            
                                                                                                                                                            
                                                                                                                                                                                                               [Due mesi prima …]
A Miami il sole illumina la città, è ancora basso all’orizzonte, ma entra dalla finestra ed illumina la figura slanciata e nuda di Eric Delko, sdraiato nel letto, coperto da un fine lenzuolo bianco, accanto a Natalia, anche lei nuda, stesa supina nel letto. Eric sorride e si china sulla sua spalla, la bacia dolcemente, mentre la donna si sistema meglio tra le lenzuola, piegando la testa verso Eric, che scende a baciare la scapola, Natalia ride ed Eric chiude gli occhi mentre le bacia il collo.
“Ryan …” sussurra. Natalia sgrana gli occhi e guarda Eric, che si volta e si siede sul letto, da le spalle alla donna, è stupito di sé stesso, ha sbagliato, invece di chiamare dolcemente Natalia, ha chiamato Ryan, si alza e silenziosamente si chiude in bagno. Natalia si alza, si riveste e se ne va, probabilmente si avvia in laboratorio, ma a Eric non interessa, appoggia la testa alla porta bianca del bagno e lentamente scivola a terra, la testa tra le mani e le ginocchia al petto, esce da lì solo quando sente il cellulare suonare.
“Delko!” dice accettando la chiamata entrante.
“Ehi Eric, sono Ryan, abbiamo un caso, ci vediamo tra cinque minuti sotto casa tua!” conclude Ryan. Eric sorride e si veste, esce di casa e sale sul SUV dell’uomo, lo guarda, il sole illumina il suo profilo dolcemente, indossa una camicia viola ed un paio di pantaloni neri, gli occhiali da sole e il sorriso stupendo. Eric si maledice mentalmente, cosa diavolo sta pensando?
“Cos’è successo?” domanda al coroner non appena arriva sulla spiaggia.
“Questa ragazza è morta stanotte, un taglio netto, preciso, alla giugulare!” dice Tara sorridendo all’uomo. Ryan prende a scattare delle foto, Eric inizia a classificare le prove, Wolfe si allontana dalla scena e segue delle tracce di sangue, per poi fermarsi di colpo e scattare delle foto.
“Il nostro assassino ha lasciato qui i suoi vestiti!” dice Ryan attirando l’attenzione di Eric che lo raggiunge.
“Bene, magari troveremo qualcosa!” risponde guardandolo intensamente. Ryan infila la t-shirt ed i jeans in un sacchetto che mette accanto alle altre prove raccolte da Delko, Tara si alza da terra e fa caricare il cadavere da portare in obitorio.

[Qualche ora dopo in laboratorio]

Ryan sta analizzando le prove trovate sulla scena, sta fissando i jeans dell’assassino, li sta rivoltando, le tasche sono vuote e il sangue presente è solo quello della vittima, ma poi la sua attenzione si focalizza su una macchia accanto al bottone, si china e la analizza.
“La nostra vittima si chiamava Victoria Moore, nata a Miami, venticinque anni, ballerina, rientrata poco tempo fa dall’Europa …” dice Eric entrando.
“Ha fatto sesso poco prima dell’omicidio!” risponde Ryan.
“Sì, lo so, c’erano segni di violenza, ma tu come lo sai?” domanda Eric.
“Sperma!” risponde Ryan indicando i jeans.
“Ah, c’è posta per te!” dice Delko porgendo una busta a Ryan. Wolfe si toglie i guanti, afferra la busta ed estrae la lettera, inizia a leggere, poi stringe convulsamente il foglio e si volta, esce dal laboratorio e raggiunge l’ufficio di Calleigh, ma non entra la voce di Natalia lo ferma.
“Stanotte Eric è stato fantastico!” dice Boa Vista.
“E’ un buon amante, me lo ricordo!” risponde la bionda.
“Ieri sera ci siamo incontrati al bar, abbiamo chiacchierato, un paio di drink di troppo e poi siamo finiti a casa sua!” dice ridendo Natalia. Ryan stringe il pugno, di conseguenza anche la lettera si accartoccia nel suo pugno, è fottutamente geloso, ma perché poi? Eric è solo un suo collega, eppure non riesce a stare un giorno interno senza la pelle bruna dell’amico, del suo profumo, sembra una nerd d’infima categoria innamorata del quarterback.
“Stamani, quando si è svegliato però è successa una cosa che mi ha lasciata perplessa …” dice Natalia.
“Cosa?”
“Ha sussurrato dolcemente il nome Ryan …”
“Davvero?” domanda Calleigh.
“Sì …”
“Tra quei due c’è qualcosa che non mi convince! Li vedrei bene però!” conclude ridendo la bionda. Ma tutto questo Ryan non lo sa, se ne è andato troppo presto per sentire il resto della conversazione, se solo fosse rimasto avrebbe capito diverse cose.

[Il giorno dopo …]

Ryan si volta, il sole è alto nel cielo e loro sono in casa dell’assassino, deserta ovviamente, solo una donna a terra, anche lei con l’arteria carotidea recisa, i vestiti insanguinati a terra.
“Il nostro assassino usa sempre gli stessi vestiti, jeans e t-shirt bianca!” dice Eric mettendo i vestiti in una busta.
“Meticoloso, preciso, un vero e proprio serial killer!” conclude Ryan mentre Tara si china sul cadavere.

[In obitorio ...]

“Ha stuprato anche questa donna!” dice Tara.
“Le stupra e poi le uccide!” risponde Eric.
“Lo stupratore della notte!” sussurra Ryan.
“Ehi Ryan, non mi hai detto se stavolta parti!” dice Calleigh entrando in obitorio.
“Sì, devo, parto stanotte e torno martedì!” conclude Wolfe. Calleigh annuisce ed esce dall’obitorio, seguita poco dopo da Ryan ed Eric con i vestiti della seconda vittima.
“La nostra vittima è Lia Remish!” dice  Eric.
“Fammi indovinare, 25 anni, ballerina, di Miami, rientrata da poco dall’Europa …”
“Sì ed era nella stessa compagnia di ballo della prima vittima!”
“Ragazzi, posso dirvi una cosa?” domanda Calleigh.
“Sì …” risponde Ryan.
“Circa due mesi fa, sono avvenuti gli stessi omicidi, due ragazze sui venticinque anni, bionde, ballerine, sono state uccise, erano state da poco a fare un musical nei teatri europei …”
“Dici che è sono collegati con i nostri omicidi?” domanda Eric.
“Non saprei, magari è lo stesso assassino, magari no! L’ho letto sul giornale, te lo porto domani!” conclude la bionda allontanandosi.
“Dov’è che vai stanotte?” domanda Eric.
“Parto per Montreal, convegno, ho già declinato due volte, la terza non posso rifiutare, devo andare … Anzi, mi accompagni all’aeroporto?” chiede Ryan.
“Va bene!” risponde sorridendo Eric. Il cubano sorride come uno scemo al collega, si sta innamorando di lui, in modo strano, per i piccoli gesti, a causa della loro quotidianità, Ryan fa uno strano effetto a Delko, così come Eric lo fa a Wolfe, stanno entrambi per finire in una cosa più grande di loro, ma il sorriso che si scambiano è così dolce che nessuno dei due può pensare al peggio. 


Angolo autrice: 
Sono incappata in questa storia, non so perchè, ma mi ispirava, un cross-over tra CSI:Miami e CSI:Las Vegas. Eric e Ryan sono così dolci insieme, tanto quanto Greg e Nick... Non ha una collocazione temporale precisa, però Eric e Calleigh si sono lasciati da un po', e quella con Natalia è solo una scappatella... Comunque, è la prima storia che scrivo su CSI:Miami, vorrei sapere cosa ne pensate! Grazie... (:

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Capitolo 2
*** Ad un passo dalla verità ***


L’aeroporto è gremito di gente, Ryan si fa spazio tra la folla solo grazie dell’enorme valigia nera, Eric è accanto a lui, con un sorriso da ebete stampato in faccia. D’un tratto Wolfe si blocca, si scontra con un uomo, si scusa aiutandolo a raccogliere i bagagli, l’uomo sistema meglio il cappello ed anche lui domanda scusa, poi si dilegua velocemente.
“Ryan, sbaglio o era il nostro assassino?” domanda Eric correndo dietro all’uomo. Ryan senza la sciare la valigia pesante, arranca fino ad arrivare accanto al cubano che si è fermato, con le mani sulle ginocchia, piegato in avanti.
“L’ho perso!” dice Eric stizzito voltandosi verso Ryan.
“Magari non era neanche lui …” dice Wolfe poggiando una mano sulla spalla dell’amico.
“Ne sono certo!”
“Aveva un cappello, non l’hai visto bene in volto!” replica Ryan.
“Non devi prendere un aereo?” domanda duramente Eric.
“Sì, puoi anche andare! Ciao!” risponde stizzito Wolfe voltandosi. Delko blocca il polso di Ryan, questo si volta e guarda il cubano, sorride dolcemente e gli poggia una mano sul petto, all’altezza del cuore ed arrossisce quando sente che il battito è accelerato, proprio come il suo. Si avvicina, sfila il polso dalla stretta dell’altro ed intreccia le dita con le sue, Delko deglutisce rumorosamente e stringe la mano di Wolfe, sono alla distanza di un respiro.
“Ultima chiamata per il volo diretto a Montreal!” dice una fredda voce dall’altoparlante. Ryan stacca lo sguardo dagli occhi di Eric, si volta ed entra nel gate, Eric si posiziona di fronte al vetro che da la visuale sulla pista, guarda l’aereo di Ryan staccarsi da terra, poggia una mano contro il vetro, rendendosi conto che l’uomo di cui si sta innamorando sta volando a chilometri di distanza da lui. Si volta ed esce dall’aeroporto, torna a casa, si stende sul divano, mentre un peso, come un macigno, gli si posa sul cuore.
                                                                                                                            
[Un mese dopo la partenza di Ryan …]

Greg apre la porta dell’appartamento, un buon odore gli invade le narici, si toglie la giacca di pelle e posa le chiavi sul mobile nell’ingresso, si poggia contro la colonna della cucina e sorride della scena che ha di fronte.
“Amore …” dice avvicinandosi a Nick. L’uomo sta trafficando con i fornelli, ma quando Greg gli si avvicina smette di cucinare e si volta, portando le mani sui fianchi del compagno e lasciandosi trasportare in un bacio dolce.
“Giornata dura?” domanda Nick portando i due piatti di spaghetti al tartufo in tavola.
“Già, un caso senza via d’uscita! Quello della bambina uccisa, avevamo tutto, tranne l’assassino!”
“Che avete trovato oggi?”
“Già!” dice Greg mangiando.
“Stanotte devi lavorare?”
“No, tu?”
“Ho dato la disponibilità solo se strettamente necessario!”
“Bene! Non ti facevo abile nella cucina italiana!”
“Oh, non mi facevi abile in molte cose!” risponde Nick ridendo. Finiscono di mangiare raccontandosi le rispettive giornate, poi Greg si avvicina a Nick e lo bacia, con passione, con trasporto, Nick ride trascinando il compagno in camera da letto. Un cellulare suona sul comodino, Greg blocca le mani di Nick che è corso ad afferrare il telefono, Stokes con una spinta di reni capovolge la situazione e blocca Greg sotto il suo corpo, si fa forza sulle braccia, afferra il telefono sul comodino e risponde.
“Stokes!” dice mentre Greg prende a baciargli le braccia ed a graffiargli le spalle in tensione.
“Nick, c’è un caso che richiede la vostra presenza!”dice Brass all’altro capo del telefono.
“Perché?” domanda Nick.
“Perché sono tutti impegnati in altri casi, a Las Vegas stanotte hanno deciso di fare una carneficina!”
“Ok Jim!”
“Porta anche Greg!”
“Guastafeste!” urla Sanders facendo ridere sia Jim che Nick.
“Nick, ti ho mandato un messaggio con l’indirizzo, ci vediamo lì!”
“Va bene!” conclude Nick alzandosi. Greg sbuffa e si sistema i vestiti ed i capelli, così come Nick, poi escono e raggiungono la scena del crimine, dove ci sono già le volanti della polizia e Jim che sta ascoltando il racconto di una donna.
“Ehi Nick, Greg!” dice Jim vedendoli arrivare.
“Jim!” dicono all’unisono Stokes e Sanders. Entrano nella casa, a terra un lago di sangue, si avvicinano a David che è già chino sul cadavere e lo sta analizzando, ha appena finito di misurare la temperatura del fegato.
“Ehi David!” dice Nick avvicinandosi al coroner mentre Greg si mette a scattare le foto.
“Nottata lunga, è il terzo caso che mi capita stanotte, comunque, la causa della morte è la recisione della giugulare, è morta da poco più di due ore!”
“L’assassino si è sporcato quindi!” dice Greg.
“Sì, ha reciso la vena carotidea, quindi …” risponde David.
“E questi sono i vestiti!” conclude Nick afferrando una t-shirt bianca ed un paio di jeans da un angolo ed infilandoli in una busta.

[Qualche ora dopo in laboratorio …]

Greg sta analizzando la t-shirt bianca sporca di sangue, Nick entra con un fascicolo in mano, si poggia con i gomiti sul ripiano di lavoro di Sanders, gli sorride e poi apre il fascicolo.
“La vittima era Elizabeth Scott, ballerina, di Las Vegas, rientrata da qualche mese dall’Europa, bionda, venticinque anni!” dice Stokes.
“Segni di stupro?” domanda Greg.
“Sì …” risponde Nick sfogliando il fascicolo.
“Nick, vieni ad interrogare la sospettata?” domanda Jim entrando nel laboratorio.
“Eccomi!” dice Nick uscendo dalla stanza. Entra nella sala interrogatori, una ragazza bionda siede dall’altro lato del tavolo e lo guarda con uno sguardo attonito, perso in chissà quali pensieri, il trucco colato sugli zigomi per via del pianto, Stokes la osserva, ha un bel fisico, afferra la sedia e si siede di fronte a lei.
“Sono Nick Stokes, mentre tu sei Mary Jane Parker, giusto?” domanda Nick.
“Sì ...” dice lei con voce tremante.
“Conoscevi bene Elizabeth?”
“Sì, eravamo nella stessa compagnia di ballo!”
“Chi c’era in questa compagnia?”
“Elizabeth, io ed altre sei ragazze …”
“Mi puoi scrivere i loro nomi qui?” chiede Stokes porgendole un foglio. Jim entra ed afferra il foglio, legge i nomi poi annuisce ed esce, lascia il pezzo di carta a Greg che si mette a cercare i nomi delle donne, guarda perplesso il monitor, poi entra nella sala interrogatori e si china accanto all’orecchio di Nick.
“Tutte le sei ragazze sono morte negli ultimi quattro mesi, esattamente come la nostra vittima, stuprate e poi uccise …”
“Lo stupratore della notte!” sussurra Nick.
“Cosa?” domanda perplesso Greg.
“Ho letto un articolo che ne parlava, gli è stato affibbiato questo nome a Miami!” risponde Nick. Greg annuisce ed esce, si ferma e si posiziona oltre il vetro che mostra la visuale della sala, osserva Nick parlare con la sospettata, poi rimane stizzito e senza fiato quando la donna gli si getta sulle braccia. Stringe la mano a pugno, perché ultimamente è diventato così dannatamente geloso di Nick? Perché non riesce a comprendere che lui lo ama davvero? Greg apre la mano, dato che le unghie si stanno dolorosamente conficcando nel palmo, si guarda le dita e una fitta gli trapassa il cuore, vuole delle certezze da Nick, vuole invecchiare insieme a lui.

[Pochi giorni dopo …]

Nick è crollato sul divano, sono giorni che brancolano nel buio per il caso dello stupratore della notte, Greg si poggia alla colonna, come qualche giorno prima ed osserva il compagno che dorme beatamente sul divano, riuscendo finalmente a trovare un po’ di riposo. Porta la tazza del caffè alle labbra, poi il suono del cellulare di Nick lo attira, si volta ed afferra il telefono in cucina, osserva il display, poi risponde.
“Sanders!” dice.
“Greg, dov’è Nick?” domanda Brass.
“Dorme!”
“E’ stato trovato un secondo cadavere, collegato al vostro omicidio!”
“Chi?”
“Mary Jane Parker!” conclude Brass.
“Grazie!” dice Greg chiudendo la chiamata. Sanders torna in soggiorno, si avvicina al divano e lascia un bacio a fior di labbra al compagno, Nick si sveglia e sorride circondando la vita di Greg con un braccio, con l’altra mano gli accarezza una guancia.
“Amore!” sussurra piano Stokes.
“Nick, Mary Jane Parker è morta!” dice Greg. Nick spalanca gli occhi, si alza di colpo e getta la testa tra le mani, Greg gli carezza la schiena, tentando di tranquillizzarlo, Nick alza lo sguardo e fissa Greg, poi si china e lo bacia, la paura si fa strada nelle anime di entrambi.


Angolo autrice:
Questo capitolo è stato un parto trigemellare, ogni volta che tentavo di scrivere qualcosa, un sacco di immagini si avvicendavano nella mia mente, impossibile metterle tutte nello stesso capitolo e la frustrazione si impossessava di me. Ma poi ne sono uscita, ho scritto tutto questo! Sì!
*Saltella felice per casa* Bene, ora però commentate la mia fatica! (: Grazie!

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Capitolo 3
*** Scoperte scioccanti ***


“Cosa diavolo ti è successo Ryan?” dice stizzito Eric avvicinandosi alla grande porta-finestra. Ha rivoltato ogni cassetto, ogni angolo, anche lo spazio tra il comodino ed il muro, di casa di Ryan, ma non ha trovato nulla che possa dirgli cosa è accaduto a Wolfe. Natalia passa accanto al letto, circonda i fianchi di Delko con le braccia e poggia la testa sulla sua schiena, Eric stringe un pugno fino a far sbiancare le nocche.
“Non so cosa dirti Eric …” sussurra Natalia.
“Non devi dire nulla, è solo colpa mia!”
“Perché?”
“Se fossi andato a prenderlo all’aeroporto ora lui sarebbe qui …”
“E come?”
“Ha preso quel taxi, dal quale non è mai sceso ..”
“Perché ti senti in colpa?”
“Non lo so, sono stato duro con lui quando è partito …” sussurra piano Eric ripensando a ciò che era avvenuto in aeroporto. O meglio, ciò che non era avvenuto, quel bacio che Eric avrebbe voluto dargli, ma che non gli ha dato, per paura, o per orgoglio. Si scioglie dall’abbraccio di Natalia e sale sul SUV, lasciando il finestrino aperto, facendosi funestare dal vento; entra in laboratorio e si siede alla scrivania di Ryan, accende il PC del collega e la foto sullo sfondo lo fa intristire ancora di più. Il laboratorio illuminato dalla luce del tramonto, Calleigh e Natalia in primo piano, Horatio intervistato da due giornalisti, e loro due seduti sulle scale, che ridono, felici del caso appena chiuso. La sua attenzione viene attirata da una finestra in basso a destra, la scritta nera Greg Sanders svetta sul fondo bianco, Eric clicca e si apre una finestra di conversazione, Delko sorride e saluta con un cenno della mano l’uomo sul display.
“Ehi Nick!” dice.
“Ciao Eric … Cercavo Wolfe!”
“E’ scomparso da circa un mese …”
“Oh …” dice Nick.
“Già … A cosa ti serviva Ryan?”
“L’assassino sul quale ha indagato un mese fa, ha ucciso anche qui …”
“Lo stupratore della notte!”
“Già … Matthew Lewis!”
“Ehi Nick …” dice la voce fuori campo di Greg.
“Greg, lui è Eric Delko, ci siamo conosciuti ad un convegno!”
“Oh, salve … Sono Greg Sanders!”
“Piacere!” dice Eric osservandolo.
“Cosa avete scoperto?” domanda Nick.
“Nulla, nessuno sapeva cosa fosse accaduto!”
“E Matthew Lewis?” domanda Greg.
“Nessuno lo conosceva nella compagnia di ballo!” conclude Eric.
“Bè, se scopriamo qualcosa ti facciamo sapere!” dice Nick.
“Va bene!” risponde Eric chiudendo la chiamata.
“Perché usi il mio computer?” chiede Greg sorridendo e sedendosi alla scrivania, accanto al computer.
“Perché ricordavo che tu conoscevi Ryan …”
“Dov’è?” domanda Greg.
“Scomparso …” risponde Nick incupendosi. Greg gli carezza il volto, Nick gli afferra la mano e la stringe, si guardano negli occhi, la paura torna a scorrere tra loro, Stokes stringe maggiormente la mano di Greg, quest’ultimo sorride, in modo forzato, poi esce dal suo ufficio, lasciando Nick solo e preoccupato.
 
[Qualche giorno dopo …]
 
Il sole sta tramontando su Las Vegas quando Eric entra in aeroporto, è partito frettolosamente, non appena ha scoperto che Matthew Lewis aveva comprato due biglietti per Las Vegas, un unico pensiero gli era passato in mente, una nuova vittima. Delko stringe maggiormente la presa sulla valigia, ferma un taxi e si fa portare al laboratorio di CSI di Las Vegas. Non appena vi si ferma di fronte e scende, osserva la costruzione, rendendosi conto che non ha nulla a che fare con quella di Miami dove è solito lavorare. Entra e si avvicina alla donna dietro il banco, questa sorride cordiale, Delko non ricambia il sorriso, ma posa la valigia e si guarda attorno.
“Cerco Nick Stokes!” dice.
“Un attimo …” risponde la donna spingendo dei tasti e parlando al telefono.
“Eric?” domanda la voce di Nick alle sue spalle.
“Nick …” risponde Delko voltandosi e stringendo la mano a Stokes.
“Cosa ci fai qui?”
“Seguo una pista …”
“Ryan?”
“No … Matthew Lewis!” dice seguendo Nick nella stanza del caffè.
“Cosa hai scoperto?”
“E’ venuto a Las Vegas con qualcuno …”
“Un complice?”
“O una vittima …” risponde Eric lapidario.
“Dove alloggi?” domanda Nick per rompere il silenzio creatosi.
“Non lo so, ma non mi interessa!”
“Vieni da noi …”
“Noi?” domanda perplesso Eric.
“Sì, Greg ed io! Dovrai dormire sul divano però …”
“Tu e Greg convivete?” chiede Eric.
“Già …” risponde Nick sorridendo.
 
[La mattina successiva …]
 
Greg esce dalla doccia solo con un asciugamano legato attorno alla vita, le goccioline gli cadono sulla schiena, Nick si volta e sorride mentre si toglie le scarpe.
“Come sta Eric?” chiede Greg.
“E’ disperato!”
“Lo comprendo …”
“Ma lui non è innamorato di Ryan!” sussurra Nick avvicinandosi alle spalle di Greg.
“Ne sei certo?” domanda Sanders poggiandosi sul possente petto di Nick.
“No …” risponde Nick stringendo la vita del compagno.
“Ti amo!” sussurra Greg sulle labbra di Nick.
“Anche io!” risponde Nick baciandolo.
 
Eric spalanca gli occhi, continua a vedere Ryan impaurito, stizzito si porta una mano sul volto, nonostante il divano sia comodo, lui ha dormito male, avrà sicuramente urlato, si scuserà con Greg e Nick più tardi. Delko si alza, non appena le piante dei suoi piedi nudi toccano il pavimento freddo il suo corpo viene attraversato da un brivido, sbuffando entra in cucina, si prepara il caffè e lo versa in un’anonima tazza bianca, poi si siede al tavolo.
“Come stai?” domanda Greg versandosi del caffè in una tazza gialla.
“Ho dormito poco e male …”
“L’abbiamo sentito!”
“Scusate …”
“Non preoccuparti, ti comprendiamo …”
“Grazie …” risponde Delko. “Greg … Posso farti una domanda?”
“Certo! Dimmi!”
“Quando hai capito di amare Nick?” domanda Eric abbassando la testa e prendendo a torturarsi le mani, Greg sorride e beve un sorso di caffè.
“Ogni volta che mi guardava sentivo un brivido correre lungo la schiena, credevo fosse riverenza, lui era quello che lavorava sul campo, io stavo in laboratorio, lui era il grande Nick Stokes, con un sacco di casi risolti sulle spalle. Poi ho iniziato a lavorare sul campo anche io, ma il brivido è rimasto, una sera eravamo in un pub a bere la solita birra di fine caso, Nick, Warrick ed io. D’un tratto Warrick ha poggiato una mano sulla coscia di Nick ed io o pensato solo a come poter torturare Brown, a come allontanare la sua mano da Nick, ero geloso! Poi mi hanno spiegato che era per via di una donna che era entrata nel pub, una vecchia fiamma di Warrick alla quale aveva detto di aver una relazione con Nick, risi e fu in quel momento che capii la realtà, lo amavo!” dice Greg sorridendo.
“E glielo hai detto subito?” domanda Eric.
“Oh no … C’è voluto Jason Mccann che tentava di farmi saltare in aria per farglielo ammettere!” risponde Nick entrando in cucina.
“Non è che tu hai mai detto nulla, ho capito che avrei potuto perderti …” conclude Greg arrossendo. Il telefono di Nick vibra sul ripiano della cucina, Greg allunga una mano e risponde alla chiamata, ascolta Jim dall’altro capo del telefono, poi sgrana gli occhi e fissa Nick.
“Chi era Greg?” domanda Stokes.
“Brass, hanno trovato un cadavere, il CODIS ha trovato un riscontro!”
“E …?” chiede Eric.
“Corrispondono a quelle di Ryan Wolfe!” conclude Greg, lasciando Eric e Nick a bocca aperta.


Angolo autrice:
In questo capitolo non ci sono grandi avvenimenti! Cioè a parte Eric a Las Vegas e Ryan scomparso e morto! Ma comunque non temete, sapete dalla specie di prologo nel primo capitolo che quando Nick viene rapito Ryan è ancora vivo! Questo è più o meno la metà della storia! Spero sia di vostro gradimento! Grazie mille! Un commento? (:

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Capitolo 4
*** Cambiamenti radicali ***


"Agente Delko, siamo spiacenti, ma ..." dice Sarah guardando il cubano di fronte a sè. 
"Ma cosa?" chiede l'uomo perplesso. 
"E' rimasto solo un dito, non c'è altro modo di identificare il suo collega, se non tramite il CODIS, è delle scientifica anche lei, sa che difficilmente le impronte digitali mentano!" replica Sarah. 
"Cioè? Non capisco, solo un dito?" 
"Sì, mi segua ..." dice Sarah aprendo la porta dell'obitorio. Eric stringe il pugno, il suo cuore ed il suo cervello stanno scoppiando, cosa significa solo un dito? Il coroner è chino su un tavolo ed osserva un mucchietto di cenere, poste accanto ad un dito lungo ed affusolato, Eric deglutisce, trattenendo un imprecazione. 
"Oh, salve, sono il dottor Robbins, lei è?" domanda il coroner. 
"Eric Delko, polizia scientifica di Miami ..." 
"Era questo che intendevo!" dice Sarah indicando la cenere. "E' tutto ciò che è rimasto di Ryan Wolfe ..." 
"C'è un errore!" conclude Eric scuotendo la testa. 
"Nessun errore ..." replice il coroner indicando il display del computer accanto a sè. Eric fissa il volto dell'amico troneggiare accanto alla sua scheda personale, serra i denti e trattiene le lacrime, poi come una furia esce dall'obitorio. 

"Dai Ryan rispondi ..." sussurra camminando per la stanza del laboratorio con il cellulare in mano. 
"Wolfe!" dice la voce dell'uomo dall'altro capo del telefono. 
"Dove diavolo sei?" domanda urlando Eric. 
"A Montreal ..." replica con voce tremante Ryan. 
"Cosa ci fai a Montreal?" 
"E' successo un casino al convegno, sono uno dei sospettati per un omicidio!" 
"Cosa?" 
"Sì, senti Eric devo andare, ci sentiamo!" conclude Ryan chiudendo la chiamata. Eric tira un sospiro di sollievo infilando il telefono nei jeans, poi si volta ed osserva Greg che batte freneticamente dei tasti sulla tastiera, infine annuisce. 
"La cella trovata si trova a Montreal, nei pressi di una stazione di polizia!" dice Greg fissando Eric. 
"Bene ..." risponde Delko sollevato. 
"Quindi di chi era il dito?" domanda perplesso Greg. 
"A questo posso in parte rispondere io ..." dice Sarah entrando nella stanza. "Qualche mese fa il sito di cui si serve il CODIS per classificare le impronte è stato fatto saltare, per ben tre ore nessuno è riuscito ad accedervi, nè per immettere, nè per cercare impronte!" 
"Quindi qualcuno ha fatto in modo che il sito si bloccasse per cambiare le impronte?" domanda Greg. 
"Sì, non è capitato solo con quelle di Wolfe, è già il secondo caso in cui accade ..." risponde Sarah. 
"E l'altro caso qual era?" chiede Eric. 
"Omicidio ..." 
"E di chi sono state scambiate le impronte?" dice Greg spostando lo sguardo tra Eric e Sarah. 
"Matthew Lewis!" 
"Ma noi siamo entrati in casa sua a Miami, era il domicilio dello stupratore, abbiamo trovato lì una delle vittime!" replica Delko. 
"Sì, ma Matthew Lewis è morto da quasi dieci anni!" conclude Sarah porgendo la copia del certificato di morte ad Eric. 

Nick canticchia sottovoce entrando nella tavola calda, si ferma al bancone ed ordina un caffè, non ha fatto colazione per portare Eric in centrale, e senza il suo solito caffè non riesce ad andare avanti per tutta la giornata. Una ragazza mora, con dei penetranti occhi azzurri gli porge il caffè, Nick sorride e le porge dei soldi, lei mormora un flebile ringraziamento e sorride timidamente all'agente, poi si allontana per servire altri clienti. La porta del locale si apre, facendo tintinnare i campanelli che sono appesi sopra l'uscio, Nick sorseggia il suo caffè mentre l'uomo si siede accanto a lui. La ragazza che ha servito Nick si avvicina all'uomo, questo sorride e lei sgrana gli occhi, serrando i denti e le labbra. 
"Ehi dolcezza, mi porti un caffè nero?" domanda l'uomo. Lei annuisce e si volta, trasportando il caffè dalla caraffa ad una tazza verde, poi la porge all'uomo che le fa l'occhiolino e le elargisce una somma di denaro molto consistente. La ragazza infila i soldi nel grembiule, poi sorride, ringrazia l'uomo e si allontana. 
"Bambola, se ti ho dato tutti quei soldi un motivo c'è!" urla l'uomo. 
"Cioè?" domanda la ragazza con voce tremante. 
"Che fai stasera?" 
"Lavoro ..." replica la cameriera. 
"Dai esci con me, cosa ti interessa di questa bettola!" 
"Devo lavorare!" 
"Ti porto in un posto migliore di questo!" 
"Ho bisogno di stare qui ..." 
"Ti pagherò il doppio senza che farai nulla!" 
"Non posso, devo lavorare!" risponde la ragazza iniziando a tremare come una foglia. 
"E dai ..." 
"Ha detto che non può, sei sordo o cosa?" domanda Nick voltandosi verso l'uomo. 
"Tu cosa vuoi?" domanda l'uomo guardandolo duramente. 
"Smettila di importunare questa donna ..." 
"O cosa?" 
"Ti arresto!" conclude Nick. 
"Ma se non sei neanche uno sbirro ..." 
"Ma ne conosco uno che pagherebbe oro per mandare in galera i figli di puttana come te!" replica Nick con lo sguardo di fuoco. 
"Va bene, ho capito, tolgo il disturbo!" conclude l'uomo uscendo dal locale. 
"Grazie ..." dice la ragazza. 
"Di nulla!" risponde Stokes. 
"Stasera se vuoi stacco alle dieci, magari potremmo farci una birra!" dice lei arrossendo. Nick ride, l'immagine della donna gli riporta alla mente una proposta fatta da Greg anni luce prima, scuote la testa e pensa a tutte le donne che gli hanno proposto di uscire negli ultimi tempi, ma lui non ha occhi se non per Sanders, chissà perchè non se ne accorge nessuno. 
"Mi piacerebbe, ma sono già impegnato!" risponde Nick. 
"Magari un' altra volta?" domanda speranzosa la ragazza. 
"Non credo che mi lascerà andare facilmente!" conclude Stokes ridendo. Poi si alza ed esce, sale sul SUV e si dirige in centro, mentre un'idea si fa largo nella sua mente, una promessa vera, un futuro da condividere a pieno con Greg. Frena di fronte ad una gioielleria, entra e si avvicina al banco, l'uomo lo osserva attentamente, Nick gli indica un paio di anelli completamente in  argento, il gioielliere afferra le due fedi e Stokes le paga, poi esce e si avvia verso il laboratorio. 

Il cellulare di Greg vibra incessantemente sul tavolo di vetro, Sanders lo afferra poco prima che smetta di emettere l'ultimo squillo. 
"Sanders!" dice rispondendo. 
"Greg ..." risponde una voce flebile e roca. 
"Cos'hai?" domanda perplesso. 
"Non so dove sono ... Mi hanno stordito ... Mi uccideranno ..." 
"Calmati, dove sei ora?" 
"Non lo so, dentro un camion, probabilmente ..." 
"C'è qualcuno con te?" 
"No ... Qualcuno sta per aprire ..." 
"Ti avevo detto di non fare cazzate!" urla la voce di un uomo dall'altro capo del telefono, una voce che Greg non riconosce, ma conosce fin troppo bene la gola che emette l'urlo che segue. 
"Ti amo ..." conclude la voce flebile. 
"Anch'io e ti troverò, fosse l'ultima cosa che faccio!" conclude Sanders stringendo in mano il cellulare. 

L'uomo della tavola calda afferra un martello e rompe il telefono di Nick, Stokes deglutisce rumorosamente, ha le mani legate dietro la schiena, un dolore lancinante al fianco dove il calcio dell'uomo si è abbattuto. 
"Chi sei?" urla Nick. 
"Lo stupratore della notte, è così che mi chiamate no?" 
"Matthew Lewis?" 
"L'ho ucciso un sacco di tempo fa!" 
"Quindi chi sei?" 
"Quello che ucciderà te e quello che hai chiamato, e lo farò molto lentamente!" conclude ridendo come un pazzo. Afferra Nick per il colletto della t-shirt, la pistola gliel'ha già tolta dopo averlo stordito, lo spinge nel bel mezzo del deserto, poi si blocca, si china ed apre una botola, lasciando che il sole illumini una ripida scala. Accende la torcia e si trascina Nick di sotto, apre una porta di acciaio massiccio e ci spinge dentro l'agente, poi ridendo esce. 
"Chi sei?" domanda una flebile voce in un angolo. 
"Nick Stokes e tu?" 
"Ryan Wolfe ..." 
"Ma allora non sei morto!" 
"No ..." 
"Oh Eric si sta disperando!" dice Nick portandosi le mani al volto. 
"Eric? Delko?" domanda la voce animandosi un poco. 
"Sì ... E' a Las Vegas, ed è convinto che tu sia morto!" 
"No, l'ho dovuto chiamare e mentirgli ..." 
"Perchè?" 
"Quell'uomo mi ha costretto, sono quasi due mesi che mi tortura, ha giurato di uccidere me ed Eric!" 
"Lo sta facendo ..." conclude Nick. L'immagine di Greg gli arriva alla mente, artigliandogli il cuore, lui potrà sopportare tutte le sevizie che l'uomo gli impartirà, ma Sanders morirà lentamente. Stokes serra i denti, imprecando, deve trovare il modo per uscire, non può permettere alla sua ragione di vita di morire a causa sua.


Angolo autrice:
Da come nella mia mente vedo susseguirsi le cose, questo dovrebbe essere l'ultimo capitolo, ma mai fidarsi del mio cervello, quindi potrei estrapolare dalla mia giovane mente altri 2000 capitoli. Non temete, non accadrà mai. Nick è stato rapito e sì, nel prossimo capitolo verrà torturato (sono estremamente sadica!), così come Ryan (ancora più sadica, muahahahahah). Vorrei sapere cosa ne pensate di questa follia scaturita dalla mia mente mentre ero seduta in riva al lago ed attendevo di pranzare. (: 

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Capitolo 5
*** Acciaio e marcia funebre ***


La porta di acciaio si spalanca, la luce della torcia illumina Nick e Ryan, o quel che ne rimane. Sono rimasti quattro giorni senza mangiare e bevendo poco, senza luce e con poca aria ancora respirabile. Ryan alza lentamente la testa, osserva l’uomo poi torna ad adagiare il capo tra le ginocchia, Nick invece si alza e colpisce con un pugno l’uomo, ma è debole ed il killer lo getta a terra, facendogli sbattere la nuca sul pavimento di acciaio.
“Cosa volevi fare?” domanda sarcastico l’uomo. Nick volta il capo e lo affronta con lo sguardo, non riuscendo a trovare la voce per parlare.
“Che c’è non rispondi?” continua l’uomo ridendo di cuore. Il killer si china ed afferra Nick per la t-shirt, lo volta e con due fascette di plastica dura gli blocca i polsi. Nick stringe i pugni, serra i denti ed affronta l’uomo di fronte a sé che continua a ridere, questi lo afferra per le braccia e lo trascina fino ad un’altra stanza, poco più grande della cella, con un’unica sedia d’acciaio al centro. Fa sollevare Stokes e lo fa sedere sulla sedia, legandogli con della corda le caviglie alle gambe della sedia, gli si para davanti in tutta la sua altezza, gli da un pugno sul volto, in modo da far voltare Nick, che quasi si spezza il collo.
“Questo è per quello che mi hai dato prima!” dice l’uomo a denti stretti. Gli affonda un pugno nello stomaco, lo guarda e sorride, attende che Nick riprenda fiato, poi gli preme la mano sul petto, spingendo lo sterno, Stokes lo osserva, quando d’un tratto il palmo della mano viene sostituito dalle nocche e il respiro dell’agente si fa di nuovo corto. Il pugno si abbatte di nuovo, stavolta sul naso prima, e sullo zigomo dopo, Nick inizia a sanguinare. Il killer prende a girare attorno a Nick, osservandolo, attendendo da lui una mossa, una parola, ma che non arriva, così decide di stuzzicarlo.
“Sai ho parlato con Greg due giorni fa …” dice l’uomo.
“Cosa?” domanda Nick con voce bassa e roca che gli fa dolere la gola.
“Non ti sento!”
“Co … Cosa?” ripete Nick senza riuscire ad alzare la voce.
“Continuo a non sentirti! Cos’è non ti interessa di Greg?” chiede il killer ponendosi di fronte a Stokes.
“Che cosa gli hai detto?” domanda Nick alzando di poco la voce.
“Oh che stai bene …”
“Davvero?”
“No …” risponde l’uomo ridendo.
“Tu sei pazzo!” conclude Nick.
“Lo so!” dice il killer dando un calcio nello stomaco a Nick, facendo capovolgere la sedia e cadere Stokes a terra.
 
[Qualche giorno prima …]
 
Greg è nel laboratorio, sul tavolo i fascicoli dei casi ancora aperti, si volta e getta a terra i fogli, è arrabbiato, triste e stizzito.
“Hai trovato qualcosa?” domanda Jim entrando.
“No …” dice Greg portando le mani al volto, sono 24 ore che Nick è scomparso e lui non ha ancora trovato nulla.
“Ho qualcosa …” dice Archie entrando e porgendo delle foto a Greg.
“E’ andato in questa tavola calda …” sussurra Greg fissando le foto della telecamera che ritraggono Nick ed la sua auto.
“Perché?” domanda Jim.
“Ieri mattina abbiamo accompagnato Eric qui, lui non aveva ancora fatto colazione, e senza il suo caffè nero bollente non riesce a lavorare …”mormora Greg come se fosse una cosa ovvia.
“Vado a chiedere lì!” dice Jim.
“Vengo anch’io!” conclude Greg seguendo Brass. Il SUV della polizia corre sulla strada, mangia l’asfalto, Jim ha attivato le sirene e le altre macchine si scostano per lasciarli passare. Brass frena solo di fronte alla tavola calda, Greg scende ed entra nel locale, il sonaglio tintinna, Sanders si avvicina alla ragazza al bancone.
“Ehi, scusa, hai lavorato qui ieri mattina?” domanda Greg.
“Sì …” risponde la ragazza perplessa.
“Greg Sanders, polizia scientifica di Las Vegas!”
“Oh …” risponde la ragazza mentre Greg estrae il suo i-phone.
“Riconosce quest’uomo?” domanda Greg mostrando la foto che ritrae lui e Nick in spiaggia quell’estate.
“Sì … Mi ha difesa con un uomo che non smetteva di importunarmi …”
“Tipico di Nick …” sussurra Greg fissando la foto.
“Saprebbe riconoscere l’uomo che la importunava?” domanda Jim.
“Sì …” dice la ragazza.
“Ci segua in centrale …” conclude Brass. Il telefono di Greg vibra sulla sua mano, osserva il display e legge il numero sconosciuto, poi risponde.
“Sanders!” dice.
“Ehi Greggo, è così che ti chiama Nick no?” domanda la voce dall’altro capo del telefono.
“Chi sei?” risponde Greg stringendo i denti.
“Non sei preoccupato per Stokes?”
“Cosa gli hai fatto?”
“Per ora nulla, preferisco torturare te, se smetti di farti aiutare dalla polizia, ti ci porto io, altrimenti …”
“Ti troverò prima o poi, stanne certo!”
“Magari ti troverò prima io … Ricorda che io so dov’è Nick, mentre tu no …” conclude l’uomo chiudendo la chiamata.
“Greg, chi era?” domanda Jim.
“L’uomo che ha rapito Nick!”
“Cosa ti ha detto?”
“Che lo ucciderà …” conclude Greg uscendo dal locale. Jim sale sul SUV con la ragazza, ma Greg ferma un taxi e lo conduce nel centro della città, solitamente Nick quando va a fare colazione in quel locale passa a far visita a suo padre. Greg si volta e nota l’auto di Stokes, ferma il taxi e paga, poi si precipita verso il SUV. Infilando i guanti si guarda attorno, ci sono un grattacielo di vetro, un hotel, un centro commerciale in costruzione, una biblioteca ed una gioielleria. Guarda all’interno della macchina e nota le chiavi nel quadro, apre la portiera ed osserva una busta blu sul sedile, si volta e guarda l’insegna della gioielleria, avvicina la busta, la apre e nota una scatola nera ed un biglietto, afferra il secondo e fissa la scrittura di Nick leggendo ciò che ha scritto, sorride ed infila il biglietto nei jeans scuri.
 
Il killer afferra Nick e lo fa tornare con i piedi a terra, poi esce e torna con un’altra sedia di acciaio e Ryan tirato per i capelli, lo issa sulla sedia e ve lo lega. Ryan osserva Nick, ha il volto sporco di polvere e sangue, ha i denti serrati e lo sguardo infuocato, Wolfe lo comprende, è ormai più di un mese che subisce le sevizie di quell’uomo. Il killer si avvicina con un coltello, la lama brilla alla luce al neon che illumina la stanza, sorride tetro fissando Ryan, si avvicina all’agente e gli fa un lungo taglio sulla guancia, dall’occhio sinistro al labbro superiore, dalla ferita inizia a sgorgare sangue e Nick rantola. L’uomo sta per riprendere a tagliuzzare Ryan, quando il suo telefono prende a suonare la marcia funebre di Chopin, che fa bloccare i tre presenti nella stanza, Ryan e Nick osservano il loro torturatore perplessi, mentre il proprietario del cellulare lo estrae dalla tasca ed osserva il numero sul display.
“Greg, mio caro, attendevo una tua telefonata!” dice l’uomo voltandosi e piantando lo sguardo su Nick. Stokes deglutisce dolorosamente, il nome di Sanders è stata una stilettata al cuore, fissa il suo aguzzino ascoltare Greg.
“Nick? E’ proprio qui di fronte a me, peccato che quello col coltello in mano sia io …” dice l’uomo.
“Va bene, tra dieci minuti, sulla strada principale prima del deserto, non fare cazzate!” conclude il killer. L’uomo chiude la chiamata ed infila il telefono in tasca, getta a terra il coltello, si avvicina a Nick e gli sorride, gli poggia le mani sulle cosce, si china fino ad arrivare alla sua stessa altezza.
“Cosa ti ha detto Greg?” domanda Nick piano, in un soffio.
“Lo scoprirai tra poco, ho intenzione di portarlo qui …” risponde l’uomo ridendo ed uscendo. Ryan fissa Nick, quest’ultimo ha gli occhi ridotti ad una fessura, i denti stretti ed osserva la porta rimasta socchiusa.
“Mi spiace!” rantola a bassa voce Ryan.
“Dobbiamo uscire di qui …” conclude Nick osservando il collega di Miami.


Angolo autrice:
Ok, pensavo di chiudere con questo capitolo, eppure mi è piaciuto torturare Nick, Ryan non l'ho fatto soffrire più di tanto per la mia salute mentale. Prevedo un lieto fine, ma ovviamente chi vivrà vedrà. Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, sono ben accette le critiche! (:

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Capitolo 6
*** Ultimo atto ***


“Dove diavolo vai?” domanda Eric voltandosi di scatto.
“A riprendermi Nick!” risponde Greg uscendo dal laboratorio.
“Vengo con te, non se ne parla che tu affronti quell’uomo da solo Greg!” dice Delko salendo sul SUV con Greg. Sanders parte sfrecciando, si dirige verso il deserto, la radio gracchia e poi la voce profonda di Jim Brass attira entrambi.
“Sanders, fermati ora!” dice Brass.
“Jim, devo farlo!” risponde Greg.
“Aspetta almeno che arrivi coi rinforzi!”
“Lo ucciderà!”
“Se ci vedrà e tornerà da Nick, lo vedremo dileguarsi e potremmo seguirlo!”
“Ha ragione Greg, aspettiamoli!” conclude Eric fissando Sanders. Greg annuisce, inchioda nel bel mezzo della strada, facendo sbraitare l’uomo nella macchina dietro la loro, che li schiva per un pelo.
 
Nick inizia a dondolare la sedia a destra ed a sinistra sotto lo sguardo perplesso di Ryan, d’un tratto cade sul fianco destro, trattiene a stento un imprecazione, dato che era lo stesso fianco su cui era stato colpito dal killer. Ryan apre la bocca, tenta di parlare, ma la sua gola è asciutta, riesce ad emettere solo un flebile suono, simile ad un rantolo, poi scuote il capo e torna a fissare Nick.
“Mi stavi per chiedere cosa sta facendo?” domanda Nick con voce bassa e roca trascinandosi sul pavimento d’acciaio. Ryan lo osserva perplesso, poi annuisce seguendo i movimenti dell’uomo, Nick però non gli spiega il perché delle sue azioni, continua a trascinarsi sul pavimento, fino a fermarsi tutto d’un tratto al centro esatto della stanza. Stokes osserva Ryan, ha mani e piedi legati esattamente come lui, così si volta dando le spalle a Wolfe, allunga una mano ed afferra il coltello lasciato cadere poco prima dal killer. Un lampo di comprensione passa negli occhi di Ryan, che scuote il capo, Nick inizia a tagliare le fascette che ha legate ad i polsi. Queste si staccano e Nick si ferisce, tagliandosi il palmo per la troppa forza usata nel recidere la plastica, un sospiro esce dalle sue labbra quando prende a muovere le mani. Prende a tagliare anche le corde che gli tengono legate le caviglie, fino a liberarsi del tutto, col volto e la mano sanguinanti si avvicina a Ryan e libera anche lui.
 
Jim, seguito da almeno cinque volanti, passa accanto al SUV fermo di Greg, questi parte a tutta velocità, con le sirene accese e supera Brass, Delko maledice mentalmente Sanders. Il deserto arriva fin troppo presto di fronte ai loro occhi, Greg impreca ad alta voce, lasciando stizzito Delko che lo fissa perplesso, poi segue il suo sguardo e nota le nuvole nere che si stanno addensando all’orizzonte.
“C’è qualcuno laggiù!” dice Eric.
 Le sirene rimbombano nell’abitacolo del SUV, il rumore entra dai finestrini aperti, si amplifica nelle orecchie degli agenti, il pilota sterza e frena nella sabbia, alzando una nuvola di polvere nel bel mezzo del deserto. I due uomini scendono dal SUV con le pistole in mano, le volanti dietro di loro con i poliziotti pronti a far fuoco.
“Dov’è?” chiede Greg fermandosi dietro il finestrino aperto. L’uomo alza le mani, coperte di sangue e ride, gli occhi spalancati ed una strana, quanto terrificante, espressione sul volto, sporco di sangue, sabbia e sudore.
“Parli, non è nella posizione adatta …” dice Jim alle spalle di Greg.
“Oh, voi e le fottutissime idee, vi ricordo che il vostro amato agente è nelle mie mani, sono nella posizione adatta per tante cose …” dice l’uomo.
“Fino ad ora hai ucciso solo donne, perché hai rapito Nick?” domanda Eric dall’altro lato del SUV rispetto a Greg.
“Perché Ryan si sentiva solo, aveva bisogno di compagnia …” risponde l’uomo.
“Ry … Ry … Ryan?” domanda perplesso Eric.
“Già, cosa pensavi? Che fosse davvero a quel convegno a Montreal? Non c’è mai arrivato!” conclude l’uomo ridendo di nuovo. Lo sguardo che si scambiano Eric e Greg è di puro terrore, si voltano e fronteggiano l’uomo di fronte a loro, consapevoli che è l’unico a sapere dove sono Nick e Ryan, ma anche l’assassino di almeno sei vittime. E’ un attimo, Greg affronta l’uomo guardandolo attentamente, cercando di capire cosa si nasconde dietro al killer, che lo guarda e sorride, mostrando i denti come un felino prima di finire sulla preda, poi uno sparo e gli occhi castani di Greg si dilatano per lo stupore.
 
“Grazie!” rantola Ryan sottovoce all’orecchio di Nick. Wolfe si alza e barcollando raggiunge la grande porta d’acciaio rimasta socchiusa dopo la fuga dello stupratore della notte, Nick la spalanca si fermano nello stretto corridoio.
“Dovrà avere una torcia da qualche parte …”
“E’ là, assieme alla mia pistola!” dice Ryan con voce roca indicando la parete in fondo al corridoio. Nick corre zoppicando verso la parete, afferra la torcia e la accende, poi infila la pistola nei jeans, dato che la sua è scomparsa durante il rapimento insieme alla fondina. Nick sale la ripida scala, con un pugno sfonda la botola, Ryan lo raggiunge affaticato, escono ed il deserto è l’unica cosa attorno a loro.
“Dove diavolo siamo?” domanda Nick.
“Sta per piovere!” risponde Ryan indicando il cielo. Nick si annota mentalmente di ringraziare Greg, qualche giorno prima del rapimento aveva lasciato la tv accesa e si era addormentato sul divano, Stokes rientrando aveva sorriso e ascoltato ciò che diceva la televisione, per poi spegnerla e trasportare un Greg inerme fino al letto.
“Ad un chilometro da qui c’è la strada più trafficata del deserto!”
“Come fai ad esserne sicuro?” domanda Ryan.
“Ho visto le previsioni qualche giorno fa, solo in questa parte del deserto sarebbe piovuto!” risponde Nick sorridendo ed avviandosi verso est.
 
Il killer si accascia a terra, con una spalla sanguinante, ed urla come una bestia ferita, Greg si volta ed osserva Eric che è a denti stretti.
“Cosa diavolo ti è venuto in mente?” urla Jim dietro di loro. Ma né Eric, che ha sparato, né Greg, che lo sta ringraziando mentalmente, rispondono. Entrambi, però, si avvicinano all’uomo a terra, Sanders gli poggia una scarpa sulla spalla e spinge per fermare l’emorragia, Delko invece si inginocchia accanto all’uomo e lo fissa.
“Dove sono?” domanda Eric.
“A morire dissanguati nel bel mezzo del deserto!” risponde l’uomo.
“Ti ho chiesto dove li hai portati!” replica Delko, mentre Greg spinge ancora di più sulla ferita facendo boccheggiare l’uomo.
“No sbirro, non ti dirò dove li ho lasciati, li devi trovare morti!”
“Ti infilo una pallottola in fronte!” dice Eric afferrandolo per il mento e costringendolo a guardarlo negli occhi.
“E poi come lo trovi Ryan? Perché è lui che vuoi no? Di Nick non è che proprio ti interessi!” risponde l’uomo fissando prima Eric poi Greg con gli occhi spalancati e la bocca stirata in un ghigno malefico.
“Non mi incanti coi tuoi giochetti, non perdere tempo e dimmi dove sono!”
“E se fosse morto? Come faresti a dirgli che lo ami?”
“Cosa … Cosa stai dicendo?” domanda Eric fissandolo perplesso.
“Eric, lascia perdere, dobbiamo portarlo in ospedale!” risponde Greg afferrando il telefono, mentre la pioggia inizia lentamente a cadere.
 
La pioggia cade su di loro e rallenta i loro passi già claudicanti, Ryan fissa l’orizzonte ed inizia a distinguere delle macchie scure, si rallegra della poca frescura che gli da l’acqua anche se è la causa della lontananza dalla meta.
“Ryan, ci siamo quasi!” dice Nick vedendo i lampeggianti rossi e blu avvicinarsi.
“Posso farti una domanda?” chiede Ryan ritrovando un po’ di voce.
“Sì …”
“Come hai fatto a trovare la forza per ribellarti?”
“Greg …” sussurra semplicemente Nick. Per Ryan è una risposta accettabile, ma non è solo una risposta, Nick inizia a correre e Wolfe lo fissa perplesso, poi distingue le figure a qualche metro da loro.
 
Greg si volta e vede Nick correre verso di lui, sorride, lasciando che i paramedici portino via la barella su cui hanno caricato l’assassino. Sanders colma la poca distanza che li separa e si getta tra le sue braccia, poi gli prende il volto tra le mani e lo fissa, ha sangue ovunque, passa un dito sulla ferita sul labbro inferiore. Ryan cammina lentamente, Eric si avvicina e lo fa appoggiare sulla sua spalla, poi gli circonda la vita con un braccio e lo aiuta a raggiungere le volanti. Jim chiama due ambulanze notando le condizioni in cui sono ridotti Nick e Ryan, Wolfe si volta ed osserva il volto contratto di Delko, gli passa un dito sullo zigomo.
“Mi sei mancato!” sussurra e poi perde i sensi. Eric lo afferra con entrambe le braccia, lo carica sul SUV di Greg e poi mette in moto, iniziando una corsa contro il tempo verso l’ospedale.

[Qualche ora dopo …]

Ryan è steso nel suo letto in terapia intensiva, Eric è accanto a lui, ha subito un delicato intervento per via di una commozione cerebrale, Delko non dovrebbe essere lì, ma ovviamente ha fatto in modo che l’infermiera glielo permettesse. Sorride, pensando che col suo fascino conquista tutte le donne sulla faccia della terra, eppure si è innamorato dell’uomo più problematico al mondo. Finalmente riesce ad ammetterlo a sé stesso, si è innamorato di Ryan e le sue parole prima di svenire non lo aiutano; quel mi sei mancato appena sussurrato, è stata la fonte di un sacco di domande da parte della mente di Delko per l’intera ora che Ryan ha passato in sala operatoria. Gli stringe la mano, intrecciando le loro dita, poi d’un tratto sente una lieve pressione sulle sue dita e sobbalza, si volta di scatto ritirando la mano e nota che Ryan sta aprendo a fatica gli occhi.
“Eric …” sussurra flebilmente.
“Sono qui Ryan!” risponde Delko.
“Cos’è successo?” domanda.
“E’ tutto finito ora, non ti preoccupare …”
“Non mi lasciare Eric, rimani con me, per favore!”
“Rimango qui con te!” dice Eric. Ryan allunga lentamente una mano ed afferra quella del cubano, la stringe, apre la bocca, ma non riesce ad emettere alcun suono, così lascia la mano di Eric, gli afferra la t-shirt e lo attira verso di sé.
“Promettimi che rimarrai con me, per sempre!”
“Sei sotto l’effetto di farmaci, non sai cosa stai dicendo …” replica sconsolato Delko, più a sé stesso che a l’altro.
“So quello che sto dicendo, forse è l’effetto di tutte queste droghe che ha deciso di sciogliermi la lingua, ma so cosa voglio!” dice sicuro di sé Ryan.
“E cosa vuoi?” chiede Eric deglutendo. Ryan non risponde, ma attira Eric ancora più vicino a sé, fino a sfiorargli leggermente le labbra, saggiando la reazione del cubano, che per un attimo rimane spiazzato, ma poi afferra il volto di Ryan con entrambe le mani e lo bacia dolcemente.
“Voglio questo, sempre!” risponde Wolfe sciogliendosi dall’abbraccio di Eric in cerca d’aria.
“Riposati ora …” conclude sorridendo Eric.
 
Nick è stato medicato, ma non è voluto andare in ospedale, non che Jim e Greg non abbiano cercato di convincerlo, ma come al solito, l’uomo, testardo come un mulo, ha fatto di testa sua. Le ferite non erano gravi, né profonde, non c’era nessun danno, quindi aveva deciso di attendere che la pioggia cessasse di scendere prima di andare in ospedale. Ora è seduto sul bordo dell’ambulanza, sta giocherellando con la fasciatura che ha sulla mano, Greg ripone il telefono nella tasca e si avvicina a Nick.
“Ryan si è svegliato, sta bene …” dice ponendosi di fronte al compagno.
“Meno male!” risponde Nick.
“Tu come stai?”
“Bene!”
“Smettila di fingere con me!”
“Non sto fingendo!” replica Nick abbassando lo sguardo.
“Guardami e ripetilo!” dice Greg incrociando le braccia al petto. Nick alza il volto e sorride, poi afferra Greg per il braccio e lo attira a sé, Sanders poggia una mano sul petto di Nick e l’altra sulla coscia.
“Ok, lo ammetto, non è stato facile, ma ora è tutto finito, no?”
“Mi hai fatto venire un colpo!”
“Scusa se ho subito sevizie per quattro giorni senza dire nulla!” risponde Nick.
“Lascia perdere, ho trovato questo nella tua auto!” dice Greg sventolando il biglietto di fronte al naso di Nick.
“Già … Quindi?” domanda Stokes.
“Ovvio che voglio passare il resto della mia vita con te Nick!” risponde Greg ridendo. Nick sorride circondandogli la vita con le braccia, Greg gli stringe le braccia dietro il collo, Sanders appoggia la fronte contro quella del compagno e sorride.
“Ti amo!” conclude Nick baciandolo.
 
La pioggia ha smesso di funestare la città, Nick e Greg si sono addormentati sul divano abbracciati, con le fedi argento alle dita di entrambi che vengono illuminate dall’ultimo sole. Eric ha intrecciato le sue dita con quelle di Ryan, Wolfe dorme ancora, spossato e stanco, mentre Delko gli accarezza dolcemente il volto. Lo stupratore della notte è in prigione, chiuso dietro alle sbarre non può più nuocere a nessuno. Per una notte il mondo è un posto migliore.


Angolo autrice:
L'ultimo atto sul serio, sono arrivata alla fine, ce l'ho fatta! Yeah! Perdonatemi per la lunghezza disarmante di questo capitolo, la mia mente non ha fatto altro che partorire immagini, non mi andava di dividerlo a metà, in quanto concepito come un blocco unico! Un grazie di cuore va a Jessica Fletcher, che ha avuto il coraggio di commentare ogni singola follia scritta in questi capitoli! Grazie tesoro, hai fegato! Siamo arrivati alla fine di questa storia che per me è stata come un parto, però vedere mio figlio crescere è stato bello! Scleri a parte! Grazie a tutti! Un enorme bacio! (:

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