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di Fire Gloove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno sguardo color smeraldo ***
Capitolo 2: *** I soliti idioti ***
Capitolo 3: *** Friend's chat ***
Capitolo 4: *** Friend's chat 2 ***
Capitolo 5: *** Tutto per una foto ***
Capitolo 6: *** Una giornata no ***
Capitolo 7: *** Domani (J) ***
Capitolo 8: *** Risveglio ***
Capitolo 9: *** Noi cosa siamo? ***
Capitolo 10: *** WOW ***
Capitolo 11: *** Primavera novembrina ***
Capitolo 12: *** Scommessa. ***
Capitolo 13: *** Vendette e vecchiette. ***
Capitolo 14: *** Spicy Chocolate Rock ***
Capitolo 15: *** I miracoli dell'elettronica ***



Capitolo 1
*** Uno sguardo color smeraldo ***


UNO SGUARDO COLOR SMERALDO (J)

 

Sono un po’ nervoso, ma chi non lo sarebbe il primo giorno in una nuova scuola?

Mi guardo allo specchio per l’ennesima volta e socchiudo i miei, modestamente, stupendi occhi azzurri: sono a posto, allora com’è che continua a sentirmi… impreparato?

Butto uno sguardo alla sveglia sul comodino: le 7.30 . Le 7.30?!?

Mi sfugge un’imprecazione: ma perché devo essere sempre in ritardo?

Mi specchio un’ultima volta ed esco dalla stanza.

Mia madre e Karen dormono ancora, perfetto: questo mi evita una ramanzina sull’essere in ritardo il primo giorno di scuola.

Passo dalla cucina e agguanto una mela, la mangerò in pullman.

Dopodichè mi catapulto in strada e inizio a correre verso la fermata dell’autobus. Che ovviamente passa in questo momento e, sempre ovviamente, non si ferma.

Imprecando peggio di uno scaricatore di porto torno a casa e recupero la bici: se mi sbrigo potrei farcela per l’ultima campanella.

Sfreccio per le vie cittadine e finalmente arrivo davanti a scuola… perfetto, il cancello è ancora aperto!

Do una veloce scorsa all’elenco delle nuove classi: sono in prima B, ok… ma dove diavolo è la prima B?

Malgrado abbia chiesto ad una bidella sono riuscito a perdermi due volte… questa fottuta scuola è enorme!

Questa volta la fortuna decide di assistermi: la prof. non è ancora arrivata.

Entro in classe e mi infilo nell’ultimo banco libero che, non si sa bene grazie a quale strano fenomeno, non è quello appiccicato alla cattedra!

Appena in tempo: una donna ossuta, sulla cinquantina e con una faccia da strega entra in classe –Buongiorno ragazzi, sono la professoressa Tiziana Manzelli ed insegno inglese. Oggi vi presenterete e poi faremo un piccolo test perché io possa valutare il vostro livello di conoscenza della lingua-

La guardiamo sgranando gli occhi. Ma come, un test il primo giorno? Alla prima ora?

Quando il brusio si calma diamo il via alle presentazioni. Ascolto distrattamente, facendomi più attento quando parlano le ragazze. Quindi quella carina in seconda fila si chiama Silvia e quella con la faccia da topo Giulia… Interessante.

È il mio turno: mi alzo e sento lo sguardo femminile irrimediabilmente catturato dal mio fascino –Mi chiamo Jacopo Torneso, ho quindici anni e vengo dalla Mazzini-

Fatto, posso riprendere a guardarmi intorno.

Si alza il mio vicino –Mi chiamo Lucio Larchi, ho quattordici anni e provengo dalla scuola media Leopardi-

Lo osservo. È obbiettivamente un bel ragazzo: leggermente più basso di me, capelli neri, occhi verdi e un bel sorriso. Devo stare attento, questo qui potrebbe rubarmi le attenzioni delle ragazze!

Le presentazioni finiscono e la prof inizia a distribuire i fogli.

Certo però che è stronza… il test lo poteva anche fare la prossima lezione!

Do un’occhiata al foglio: almeno le domande sono abbastanza facili. (Nd Lu: so che a questo punto penserete che Jaco sia il classico tutti muscoli niente cervello, in realtà il suo bravo otto se lo porta sempre a casa. Mai di più, perché ha un’immagine da mantenere! u.u)

Completo e consegno. Vedo che anche Larchi fa lo stesso.

Gli passo un bigliettino “le domande erano facili, no? Cmq piacere di conoscerti! J

Legge e risponde “Già, facilissime! Piacere mio!”

La strega se ne va e arriva un uomo sulla trentina –Salve ragazzi, sono il professor Silveri e insegno matematica. Vedo che avete appena avuto la professoressa Manzelli. So che non dovrei dirlo ma… non preoccupatevi, non siamo tutti come lei!-

Ci tocca presentarci di nuovo, questa volta dicendo qualcosa di noi.

Quand’è il mio turno ripeto la formula collaudata alle medie –Mi chiamo Jacopo Torneso, Ho quindici anni e somiglio a Bred Pitt.- Lancio un sorriso smagliante in direzione di Silvia –Faccio basket da quando avevo dieci anni. Vivo con mia madre, mia zia e il mio pastore tedesco, che si chiama Roger-

Lucio, che all’uscita su Bred Pitt mi ha lanciato un’occhiataccia, si alza –Mi chiamo Lucio Larchi, ho quattordici anni e faccio equitazione praticamente da sempre, i miei a volte dicono che ho imparato prima a cavalcare che a camminare! Vivo con i miei genitori e la mia sorellina Anna. Ho due gatti che i chiamano Hamingway e Picasso.-

Le lezioni passano tutte così, e quando suona la campanella mi alzo e faccio per uscire. Poi mi giro e saluto il mio compagno di banco –Allora ciao, a domani-

Lui si gira e sorride –A domani-

E io mi perdo in quegli incredibili occhi color smeraldo.

Mi accordo di essermi imbambolato perché lui mi fissa perplesso, così mi riscuoto ed esco.

Lungo il tragitto verso casa continuo a pensare a quegli occhi. Non ne ho mai visti di così verdi, ed è proprio questo a rendere la bellezza di Lucio così particolare.

Un attimo… ho appena pensato che il mio compagno di banco sia bello? Non posso fare dei pensieri del genere su un ragazzo!

Non che ci sia niente di male, sia chiaro, non sono omofobo.

Eppure io sono un tombeur de femmes , non sono assolutamente gay, tutte le ragazze delle medie mi morivano dietro e ne ho baciato la maggior parte!

E ora perché ho anche le farfalle nello stomaco?

Cosa mi sta succedendo?

Ma perché a me?!?

 

 

 

 

 

 

Nota dell’autrice (?): quando ho iniziato a pubblicare ff mi ero ripromessa che non avrei mai avuto più di due long in corso contemporaneamente. Bene, questa è la quarta che inizio a pubblicare, ma ne sto scrivendo anche una quinte e domani ho una mezza idea di cominciare la sesta! Ma che ci posso fare, se non metto per iscritto le idee quando sono ispirata poi vengono maleeeeee!!!

La j tra parentesi nel titolo del capitolo significa che il pov è quello di jacopo, saranno alternati jacopo/lucio.

Spero vi piaccia!

Un bacio,

Fire

 

 

 

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Capitolo 2
*** I soliti idioti ***


I SOLITI IDIOTI (L)

 

Guardo l’orologio: le 7.35. Ed io sono già davanti al cancello. Tipico di me, decisamente da sfigato.

Guardo la facciata della scuola, la mia nuova scuola. “Liceo Scientifico Statale Galileo Galilei”, e dire che io volevo fare  il classico. Ma in tutti i classici della città si era già iscritto un qualche mio compagno delle medie e io avevo il bisogno di staccarmi da quell’ambiente, se no sarei rimasto per sempre “l’idiota che a undici anni è caduto nel cesso.

Piuttosto imbarazzanti, lo ammetto, ma cose del genere possono capitare a tutti.

La mia sfortuna era di essere stato in classe con quel cretino di mio cugino Silvio, il mio persecutore. Grazie a lui, il capobanda, io sono stato soprannominato “lo sfiga tardato” (Nd Lu: una via di mezzo tra sfigato e ritardato) per tre anni

Se fossi stato nella stessa scuola di uno qualsiasi dei miei compagni delle medie la storia si sarebbe ripetuta, perché si sa: le voci volano.

E quindi, eccomi qui.

Toh guarda, stanno arrivando ad arrivare gli altri. Le 8.00 , aprono i cancelli.

Ci smistano nelle varie classi: io sono in prima B. Mi sistemo nel banco centrale della fila centrale: ottima postazione! Non devo avere una faccia particolarmente convincente, perché nessuno mi si siede accanto. Comunque.

La campanella suona e tutti si siedono. In corridoio si sentono dei passi decisamente affrettati e un ragazzo dai capeeli rossi si fionda in classe.

In ritardo il primo giorno? Notevole

Il nuovo arrivato si sbraca nel banco accanto al mio, tra l’altro ha fatto appena in tempo: la prof sta entrando. È una tipa secca secca e tutta rugosa, sembra una strega.Si presenta ed è DAVVERO una strega.

Come si fa a mettere un test alla prima ora del primo giorno?!?

Comunque prima dobbiamo presentarci. Solo nome, cognome e scuola di provenienza: perfetto, questo preclude la possibilità di fare figuracce!

Il mio compagno di banco si alza e noto un certo interesse da parte delle ragazze –Mi chiamo Jacopo Torneso, ho quindici anni e vengo dalla Mazzini-

Ok, è il mio turno –Mi chiamo Lucio Larchi e provengo dalla scuola media Leopardi-

Nessuna figuraccia? Incredibile

Il test è facile e vedo che anche Jacopo lo finisce in fretta. Forse non è il classico bello e stupido come immaginavo io…

Mi passa un bigliettino con le solite quattro banalità, a cui io rispondo.

Finalmente suona la campanella che ci libera dalla mefitica presenza della strega. Entra un uomo sulla trentina, il prof di matematica.

Ci tocca ripresentarci, aggiungendo qualche particolare.

Mr sorriso 2012 si alza –Mi chiamo Jacopo Torneso, ho quindici anni e somiglio a Bred Pitt. Faccio basket da quando avevo dieci anni. Vivo con mia madre, mia zia e il mio pastore tedesco, che si chiama Roger.-

Certo che la modestia se la deve essere dimenticata sul comodino, ‘sta mattina!

E poi dov’è che assomiglia a Bred Pitt? Sembra molto più Orlando Bloom con i colori di Rupert Grint!

Ma che vado a pensare? Chi se ne frega di a quale attore assomiglia!

La giornata passa abbastanza in fretta. Quando l’ultima campanella suona, Jacopo si alza senza nemmeno salutarmi: ma che carino!

All’ultimo ci ripensa –Allora ciao, a domani!-

Io faccio un mezzo sorriso e borbotto A domani-

E ora che ha da fissarmi a quel modo?

Lo guardo perplesso. Lui deve accorgersene, perché distoglie gli occhi ed esce.

Io me la prendo con calma, tanto che sono l’ultimo a lasciare l’aula.

Fuori da scuola ho una visione che riesce a rovinarmi completamente la giornata.

Appoggiati ai loro orrendi e truzzissimi motorini, ci sono il mio “adorato” cugino Silvio e i suoi due migliori amici: Marco Relchi e Stefano Melluzzi.

Silvio mi vede e urla –Cugino, spicciati che ti do un passaggio in moto!-

Ci penso un attimo: a piedi ci metterò il triplo del tempo, ma non mi fido per niente della guida di mio cugino.

-No, grazie. Vado a piedi-

Se ne va un po’ troppo tranquillamente, temo che stia tramando qualcosa ai miei danni. Gaia me lo dice sempre, dovrei reagire, ma come si fa, se lui mi ricatta minacciando di rivelare a tutti il mio piccolo segreto?

Arrivo a casa e mi fiondo in camera mia.

Picasso viene a strusciarsi sulle mie gambe, segno che ha combinato qualche guaio a cui io dovrò rimediare per impedire che mia madre si arrabbi. Hamingway, come sempre, dormicchia sulla mia scrivania.

Faccio il bilancio della mia giornata: in fondo non è andata così male. Certo, come compagno di banco poteva capitarmi di meglio: Jacopo sarà pure un gran figo, ma è uno dei soliti idioti che mi hanno rovinato le medie!

 

 

 

 

 

Nota dell’autrice(?): e dopo un tempo vergognosamente lungo, ecco il secondo capitolo!!

Ho una bella notizia per voi: il terzo è già pronto, devo solo copiarlo sul pc… pubblico lunedì!!

Allora: Lucio sembra completamente diverso da Jacopo… chi dei due vi piace di più?

Fatemi sapere con taaante recensioni!

Un bacio,

Lucy

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Capitolo 3
*** Friend's chat ***


FRIEND’S CHAT (J)

 

Appena apro la porta Roger mi assale. Chi sa perché ho la vaga impressione che Karen si sia dimenticata di dargli da mangiare prima di uscire. A volte mi chiedo cos’abbia in testa quella donna. Non fraintendetemi: le voglio un bene dell’anima, per me è una seconda madre, ma a volte questo suo essere così svampita mi da sui nervi.

Do i croccantini al cane e mi chiedo che fare questo pomeriggio: compiti, fortunatamente, ancora non ce ne sono, il cielo promette pioggia, quindi uscire non mi conviene, e Roger dopo mangiato entra sempre in una specie di stato comatoso, quindi non sarà di grande compagnia. L’unica è chiamare Dario e vedere se possiamo fare qualcosa insieme.

Dario è il mio migliore amico praticamente da sempre; siamo cresciuti insieme perché le nostre madri sono migliori amiche fin dai tempi del liceo. Una volta eravamo anche vicini di casa, poi i miei hanno divorziato e io mi sono trasferito.

Il telefono ha appena il tempo di fare uno squillo che lui ha risposto –Hey, bro, che si dice?-

-Qui tutto bene! Che si fa? Ci si vede?- chiedo.

-Ovvio, da me o da te?-

Ci penso un attimo, ma prima che io possa formulare una risposta, lui mi toglie dall’impiccio

-Facciamo da te, che da me ci sta quella piattola di mia sorella con le sue amiche.-

Sì, ecco, effettivamente avere Simona tra i piedi non è in cima alla lista dei miei passatempi preferiti. Ha solo un anno meno di noi ed è una rompiballe patentata… una così è meglio perderla che trovarla!

-Amico, tra dieci minuti sono da te!- e chiude la conversazione.

Dario, se possibile, è ancora più ritardatario di me, quindi se dice dieci minuti so che dovrò aspettarlo almeno mezz’ora.

Metto su un po’ di musica e mi rilasso, mentre le prime note di “Una tribù che balla” di Jovannotti escono dalle casse del mega impianto stereo che mio padre mi ha regalato per i miei quindici anni.

Mi chiedo quando capirà che farmi dei super regali non compensa il fatto che passi con me sì e no quattro giorni al mese.

Svariate canzoni dopo, finalmente, il campanello suona. Rotolo giù dal divano e vado ad aprire, apostrofando Dario con un –Dieci minuti, eh?!?-

Lui sorride, passandosi una mano tra i capelli castani leggermente bagnati, segno che ha cominciato a piovere, e strizzando un occhio color nocciola. Abbassa leggermente lo sguardo per potermi guardare negli occhi, è parecchi centimetri più alto di me, sul metro e ottantacinque, e si giustifica –Lo so, scusa. Ma in metro una vecchietta isterica se l’è presa con me perché ho accidentalmente pestato una zampa al suo orrendo botolo e mi ha sbraitato contro per un’eternità. Anzi, mi hanno sbraitato contro in due: lei e il cane! E comunque, senti da che pulpito!-

Rido immaginando la scena e lo faccio entrare.

-Che si fa?-

Fa un’espressione pensierosa –Direi che… no, aspetta… decidiamo dopo, prima raccontami un po’ com’è andato il primo giorno di scuola.-

Sentirmi fare questa domanda da lui è strano, fin’ora siamo sempre stati in classe insieme, ma la scelta del liceo ci ha diviso. Io ho deciso per lo scientifico perché la mia grande passione sono gli animali e all’università mi piacerebbe fare biologia, lui ha preferito il linguistico, perché ama viaggiare e quindi le lingue, per lui, sono fondamentali.

-Ma, direi al solito. Ho talmente tante facce nuove da ricordarmi che non credo riuscirò a chiamare con il nome giusto i miei compagni almeno per due settimane. Una cosa è certa: la prof di inglese è una stronza. Ci ha fatto un test il primo giorno!-

Lui sgrana gli occhi –O mio dio, mi dispiace tanto: te la dovrai tirare dietro per i prossimi cinque anni!-

Faccio una smorfia –Già, non farmici pensare!-

A quel punto fa un sorriso malizioso e chiede –E le ragazze? C’è qualcuna degna di nota?-

Ridacchio –Ma non pensi ad altro?-

Ride anche lui –Perché, tu sì?-

Sbuffo –Una carina c’è. Si chiama… Silvia, mi pare-

Mentre dico queste parole, due grandi occhi verdi mi tornano in mente, e per un attimo rimango confuso, prima di ricordare a chi appartengono e arrossire leggermente.

Io che arrossisco? Ma è una cosa da “ Ai confini della realtà”.

Deve pensarla così anche lui, perché mi guarda con aria interrogativa –Jaco, tutto a posto? Hai una faccia strana…-

Ma perché questo ragazzo deve sapermi leggere dentro così dannatamente bene?

-Tranquillo, tutto ok!-

Ha ancora una faccia perplessa, ma non insiste. Sa perfettamente che sarebbe inutile: se non voglio parlare di qualcosa, non c’è modo di farmi cambiare idea.

Riprendo la parola –E tu? Ragazze?-

Lui scuote la testa –Io niente, lo sai! Se provo anche solo a guardare un’altra, Stefy mi uccide. E siamo in classe insieme!-

Già, Stefania, la ragazza di Dario da quasi nove mesi, nonché un altro dei motivi per cui lui ha scelto il linguistico. Personalmente, non la sopporto: proprio non capisco che ci trovi in lei il mio migliore amico.

-Rio, quella è una palla al piede.. Proprio non capisco perché ci stai insieme!-

Mi guarda male, forse ho esagerato, spero non si sia offeso. Su questo argomento è parecchio suscettibile.

-Jaco, sei cinico. Io la amo, lo sai! Tu non puoi capire perché…-

-…perché non mi sono mai innamorato. Lo so, lo so! Quante volte hai ancora intenzione di ripetermelo?-

Ormai è uno dei discorsi che facciamo più spesso. Lui dice di amare Stefania, sinceramente io non sono neanche sicuro di sapere cos’è, l’amore. Certo: sono stato con parecchie ragazze e con alcune mi sono anche trovato bene… ma non era un sentimento forte e assoluto come quello che vivono i personaggi di libri e film. Queste ragazze erano ben lungi dall’essere la cosa più importante della mia vita, ecco!

Cambio discorso –Che dici, facciamo una partita alla play?-

Il pomeriggio passa in un lampo, come sempre con lui. Quando se ne va mi sento un po’ in colpa per quello che ho detto su Stefania e, soprattutto, per non avergli parlato di Lucio.

Mi riprometto di farlo presto, ma prima devo riuscire a fare un po’ d’ordine nella mia testa!

 

 

 

 

 

 

Nota dell’autrice(?): ed ecco il secondo capitolo dal pov di Jaco. Abbiamo conosciuto Dario, un personaggio parecchio importante per la storia, come lo sarà Gaia, la migliore amica di Lucio, che conosceremo nel prossimo capitolo!

La lasciate una recensione? Per favore, che vi costa? Voi perdete appena un paio di minuti ed io ho il vostro parere, che per me è la cosa più importante!

Un bacio,

Lucy

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Capitolo 4
*** Friend's chat 2 ***


FRIEND’S CHAT 2 (L)

 

Casa mia è sempre stata un posto tranquillo, anche troppo tranquillo. D’altronde la mia famiglia fa parte di quell’ambiente bigotto in cui l’apparenza è tutto. Io e mia sorella siamo stati cresciuti come due bambini modello: silenziosi, educati, bravi a scuola, eccezionali nelle attività extracurriculari, eccetera.

Mi piacerebbe poter dire di essermi opposto a questo sistema, ma non sarebbe vero. La verità è che ho quattordici anni, sono il primo della classe, cavalco meglio di quanto cammini e so suonare il pianoforte ad occhi chiusi, ma non sono mai andato in discoteca, non ho mai avuto una ragazza e non ho mai potuto sviluppare i miei veri interessi: la scrittura e la recitazione.

Bella vita, vero?

Quando sento suonare il campanello, mi riscuoto e vado ad aprire.

I miei sono al lavoro e mia sorella è ancora a scuola, quindi non può essere che Roxi, la mia migliore amica. Sono l’unico a chiamarla così: il suo nome completo è Gaia Rossella Pardoso, quindi per il resto del mondo è semplicemente Gaia.

Appena spalanco la porta lei praticamente mi assale: me la ritrovo tra le braccia e affondo il viso nei suoi riccissimi capelli biondi che profumano sempre di cocco, merito del balsamo, dice lei.

Si sgroviglia dall’abbraccio e alza lo sguardo per incrociare il mio sguardo verde con il suo, dell’azzurro più puro.

-Buongiorno, Cio, com’è andata la prima giornata di scuola?-

La sua voce è allegra e frizzante e, come sempre, mi porta una ventata di freschezza.

-Mah, direi tutto bene. Insomma, niente di particolare…- le rispondo io.

Lei fa una smorfia –Madonna mia, Cio, sciogliti un po’!! Dai, che voglio qualche dettaglio interessante! Un po’ di gossip, per intenderci!-

È il mio turno di fare smorfie –Roxi, quando fai così mi sembri una di quelle ochette delle mie ex compagne di classe!-

Sbuffa –E dai, sono solo curiosa!-

-Ok, ok! Ci sono due persone degne di nota, da quello che ho visto. Una è una ragazza. È alta, hai i capelli biondi e lisci e gli occhi marrone chiaro. Sembra molto sicura di se e, da come era vestita, sembra pure parecchio ricca!-

Roxi mi ascolta interessata. Anche lei fa parte del mio ambiente ma, a differenza mia, lotta in continuazione contro i genitori per poter fare quello che le piace. Per quanto negli anni abbiano provato ad iscriverla a corsi di danza classica, pattinaggio artistico, pallavolo e simili, quando avevamo undici anni ha scoperto l’Hip Hop, e da allora non ha mai smesso di ballare.

Quando mi parla dei suoi litigi con la madre, spesso dice ridendo che, quando le vorrà dare il colpo di grazia e farsi sbattere definitivamente fuori di casa, le confesserà la sua omosessualità.

Già, Roxi è lesbica: l’anno scorso ha avuto una bruttissima delusione d’amore, scoprendo che il suo ragazzo la tradiva, e da allora con gli uomini ha chiuso. È uscita per un po’ di tempo con una tipa un paio di anni più grande, ma ora la situazione è in stallo.

Infatti commenta –Certo, questa è proprio il mio tipo! Un giorno di questi vengo a prenderti a scuola, così la conosco!-

Rido –Sai, da come si mangiava con gli occhi Jacopo, non credo che le donne le interessino!-

Fa una faccia confusa –Jacopo? E chi sarebbe costui?-

-È il mio nuovo compagno di banco: alto, circa un metro e settantotto, magro ma ben piazzato, capelli rossi e occhi azzurri.-

Ridacchia –E ti piace!!-

Arrossisco di botto –Ma che dici?!? Se lo conosco appena! E poi è un ragazzo!-

Sbuffa –Andiamo, Cio, non raccontar balle! È ovvio che ti piaccia, quando ne parli ti si illuminano gli occhi! E poi non sarebbe mica la prima volta che ti prendi una cotta per un ragazzo, dico bene?-

Ora il rosso delle mie guance è virato ad un orribile color melanzana, me lo sento. Neanche con Roxi sono a mio agio, nel parlare di certi argomenti.

Lei è l’unica, a parte Silvio, a sapere del mio innamoramento per un ragazzo di quinta superiore, l’anno scorso.

Ovviamente non mi sono mai dichiarato, anche perché io avevo tredici anni e lui diciotto, ma avevo fatto una testa così alla mia povera migliore amica e gli avevo pure dedicato delle poesie. Ed è grazie ad una di queste che Silvio mi ha scoperto. Così ora mi ricatta, minacciando di rivelare al mondo che sono gay, o meglio “frocio”, come dice lui, se non assecondo ogni sua richiesta. Non che io voglia nascondermi per sempre: prima o poi farò outing, ma vorrei avere al fianco un ragazzo che mi sostenga e viva quest’esperienza con me, ecco tutto.

-Non lo so, Roxi. Lo conosco appena! Comunque sì: forse mi piace, contenta?!?-

Lei mi accarezza i capelli –Beh, sono curiosa di conoscerlo… Ora scappo che ho gli allenamenti: ci sentiamo sta sera. Mi raccomando: rispondi al telefono!!!!-

Quando parla degli allenamenti sprizza gioia da tutti i pori. Infatti finalmente sua madre si è arresa e le ha permesso di iscriversi ad un corso di Hip Hop. Io sono contento per lei, sarebbe stato un peccato sprecare un talento come il suo: quando balla sembra che voli!

 

 

 

 

 

Nota dell’autrice(?): Non ci credo nemmeno io ma… ho aggiornato dopo un giorno soltanto!!!

Solitamente non dedico i capitoli, ma questo è per quella disgraziata di Narvinye, che recensisce ogni capitolo di questa storia, ma lo fa ad orari talmente assurdi che devo passare tutta la mattina a scuola prima di poter finalmente mettere le mani sulle sue splendide recensioni.

Vedete di seguire il suo esempio e di recensire anche voi!!!

A proposito, passate dalla sua Temet Nosce che, se vi piace questa storia, apprezzerete sicuramente!

Un bacio,

Lucy

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Capitolo 5
*** Tutto per una foto ***


TUTTO PER UNA FOTO (J)

 

Mi sento in imbarazzo solo a pensarci, e dire che io non sono un tipo che si imbarazza facilmente. ‘Sta notte ho fatto un sogno. Be’… quel tipo di sogno. Un sogno… bagnato… per intenderci.

Cero, non che sia la prima volta! So perfettamente che alla mia età è normale.

Ma è normale anche sognare un ragazzo? Un ragazzo che conosci solo da un paio di settimane?

Immagino che, ormai, il fatto Che Lucio mi piaccia, debba darlo per accertato.

Scendo dall’autobus, che per mia fortuna ferma a due passi da scuola, e faccio gli ultimi metri di corsa, perché il cappuccio della felpa non protegge molto dalla pioggia.

Appena entro in classe, noto un capannello di ragazzi che confabulano. Mi avvicino.

-Giorno, ragazzi. Che succede?-

Pietro Tibaldi, uno dei classici stronzetti che fanno del male agli altri e godono nel farlo, mi mostra il suo cellulare.

-Appena sono arrivato a scuola, mi hanno inviato questa via Bluthoot, ma non ho la più pallida idea di chi possa essere stato…-

Mentre poso lo sguardo sull’immagine, il cuore mi balza nel petto. Sullo schermo c’è il viso di un ragazzo, coperto in buona parte da una sciarpa, ma con gli occhi bene in vista, e sotto la scritta “Sono in classe con te e… sono frocio!”

-Jaco, per te chi è? Gente del genere non dovrebbe stare con le persone normali, sono contro natura! Fosse per me, li chiuderei tutti in una camera a gas!-

Rimango a bocca aperta, com’è possibile pensare una cosa del genere?!? Mi viene voglia di riempirlo di pugni, fino a quando non gli sarà più possibile alzarsi da terra, ed il lato razionale del mio cervello riesce a fermarmi per un pelo dal fare qualcosa di stupido.

Sono talmente incazzato che non riesco neanche ad elaborare una risposta decente. Ma la rabbia non è l’unico sentimento che mi riempie. Ho anche paura, ma non per me, per il ragazzo nella foto. Perché a differenza di questi cretini, io ho capito subito di chi si tratta: come potrebbe essere il contrario, quando quegli occhi verdi e leggermente a mandorla popolano i miei sogni?

Eccolo che varca la soglia, strano che arrivi solo ora, di solito è uno dei primi ad arrivare in classe, a differenza mia, che sono sempre in ritardo.

La campanella suona e vado a sedermi al mio posto, vicino a lui.

È ovvio che non sappia nulla della foto, se no non sarebbe così tranquillo –‘Giorno, Jaco!- mi saluta allegro

Bofonchio un buongiorno a mala pena udibile e lui fa una faccia perplessa –Ehi, tutto bene? Hai una faccia strana…-

Sono un po’ confuso: non so se dirgli o meno di quell’immagine Se glie lo dicessi, rischierebbe di fare qualche passo falso dettato dalla paura ma se non glie lo dicessi, rischierebbe di finire in guai ancor più grossi…

Che poi, come faccio ad essere tanto sicuro che quello che c’è scritto nella foto sia vero?

-Ehi, Lucio… ma tu sei gay?-

Arrossisco di colpo. Ditemi che non glie l’ho chiesto davvero! Ma come mi è venuto in mente di fare una domanda del genere?!?

Lui è diventato più pallido di quanto non sia di solito, e ha iniziato a balbettare –Cos… cosa? Io… perc…perché me lo chi… chiedi?-

Non so bene dove, ma riesco a trovare il fiato per rispondergli. –No, niente, scusa. Ignora la domanda…-

Dopo questo scambio di battute, non riesco più a parlargli per tutta la mattinata. Tutte le volte che lo guardo, infatti, mi tornano in mente flash del sogno di sta notte e devo distogliere lo sguardo prima che le conseguenze di questi pensieri diventino… visibili.

Devo parlare di tutto ciò con qualcuno, se no rischio di impazzire!

Oggi pomeriggio ho gli allenamenti di basket, potrei chiedere a Dario di venire a cena da me e farci una bella chiacchierata. Se lo conosco quanto credo di conoscerlo, non penso che il fatto che mi piaccia un ragazzo cambierà qualcosa nella nostra amicizia.

Oh, no! Ditemi che non è vero! Quello stronzo di Pietro sta facendo vedere a Lucio il suo cellulare, ed ha uno strano ghigno incollato in faccia. Il corridoio è deserto: ci sono solo Lucio, Pietro e le sue due “spalle” : Alessandro e Antonio.

Tibaldi prende Lucio per un polso e lo trascina verso i bagni più vicini, mentre questo su dibatte e chiede aiuto, ma io non vado da lui: ora non posso. Non da solo. Sarebbe un suicidio.

Inizio a correre per la scuola cercando Guido e Tommaso, i due ragazzi con cui ho legato di più. Sono sicuro che mi aiuteranno. Eccoli!

-Gu, Tommy, ho bisogno di una mano! Quegli stronzi di Tibaldi, Cortioli e Someca stanno pestando Larchi!-

Già al “ho bisogno di una mano” mi stavano correndo dietro. Arriviamo alle toilette e ci fiondiamo dentro. I miei amici si occupano degli scimmioni, io affronto Pietro.

Per un attimo, quando mi si erge davanti, la paura supera la rabbia, perché è molto più grosso di me. Poi vedo Lucio raggomitolato in un angolo, con uno zigomo gonfio e il naso e il labbro inferiore sanguinanti e sento una furia cieca invadermi.

Gli mollo un gancio al mento, e poi schivo un colpo. In questo momento mi accorgo di essere in vantaggio su di lui : io sono molto più veloce.

Andiamo avanti a menarci per un buon quarto d’ora, poi si sentono dei rumori e i tre cretini scappano, con i miei due aiutanti che li ricorrono.

Aiuto Lucio a rialzarsi e lo trascino fuori da scuola, sul primo pullman verso il pronto soccorso. Io non riesco quasi ad aprire un occhio e sento lo stomaco aggrovigliarsi  e dolere per la ginocchiata che quello mi ci ha tirato, ma Larchi è conciato molto peggio di e: quasi non si regge in piedi ed ha la faccia coperta i lividi.

Devo telefonare a Dario per dirgli che non ci sarò agli allenamenti e, conoscendolo, non ci andrà neanche lui, correndo in ospedale a raggiungerci. Finalmente conoscerà Lucio: non è così che volevo farli incontrare, ma i fatti mi hanno un po’ forzato la mano!

 

 

 

 

 

 

 

Nota dell’autrice: Sta sera sono do poche parole, ho sonno. Pubblico giusto perché l’ho promesso a qualcuno. Questo qualcuno sa di essere chiamato in causa….

Vi prego, non ve la prendete troppo per eventuali errori di battitura: ve l’ho detto, ho sonno!

Lasciate una recensione!!

Un bacio,

Lucy

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Capitolo 6
*** Una giornata no ***


UNA GIORNATA NO

 

Per me non è mai stato un problema alzarmi presto per andare a scuola, sono sempre stato un tipo piuttosto mattiniero. Ma se quando scendi dal letto pesti la coda al tuo gatto, che ti pianta gli artigli in un piede, la giornata non può che iniziare per il verso sbagliato!!

Esco di casa zoppicando e, per quanto detesti farlo, sono costretto a chiedere un passaggio a mio padre fino a scuola, perché andare a piedi è impensabile.

Il motivo per cui odio andare in macchina con mio padre è che lui cerca sempre di intavolare uno di quei discorsi padre-figlio del tipo: come va a scuola, come va con gli amici, se ho una ragazza e cose del genere. Cioè, discorsi del genere cerca di farli spesso, ma dalla macchina non ho alcuna possibilità di fuga!!

Come da programma, appena la macchina parte, lui comincia a parlare.

-Allora Lucio, è tanto che non ci facciamo una bella chiacchierata noi due. Dimmi, figliolo, come ti trovi nella nuova scuola?-

Sospiro, rassegnato al mio triste destino.

-Tutto bene, papà, grazie- La mia unica difesa è cercare di dirgli quello che si vuole sentir dire parlando il meno possibile.

-Davvero? Sono contento. Sai, tua madre è sempre preoccupata dal fatto che, a parte Gaia, non hai amici, perché non inviti qualcuno a casa un giorno o l’altro? La faresti felice. E con le ragazze come va? Immagino che un bel ragazzo come te sia fidanzato…-

Arrossisco violentemente e mi volto verso il finestrino per impedire che mio padre se ne accorga.

-No, papà, non ho la ragazza. In classe non ce n’è nessuna di particolarmente carina…- e poi, a me non piacciono le ragazze, aggiungo nella mia testa mentre mi viene in mente Jacopo, immagine che mi fa arrossire ancora di più.

-Oh, capisco.- e sembra persino un po’ deluso…

Finalmente arriviamo a scuola e il mio supplizio finisce. Sfreccio giù dalla macchina per evitare altre domande ed entro nell’edificio.

Mi è sembrato di vedere Silvio vicino all’ingresso, ma devo essermi sbagliato. Insomma, perché dovrebbe essere qui?

Entro in classe e la prima cosa che noto è che Jacopo sta parlando con quel cretino di Tibaldi. La cosa non mi piace, non mi piace proprio per niente. Cos’avrà mai Jaco da spartire con quello lì?

La campanella suona e lui viene a sedersi vicino a me. Lo saluto allegramente, ma lui ricambia borbottando appena. Strano…

Mi viene naturale chiedergli se va tutto bene ma credo che lui neanche mi senta, preso com’è dai suoi pensieri.

Poi d’improvviso si volta e mi fa –Ehi, Lucio… ma tu sei gay?-

Sgrano gli occhi, mentre sento il sangue defluirmi improvvisamente dalle guance. Ma che domanda è?!!? E soprattutto… adesso che gli rispondo? Se mentissi, sono quasi certo che se ne accorgerebbe, sono sempre stato un pessimo bugiardo…

Balbetto qualcosa, ma lui mi toglie dall’impiccio scusandosi e dicendomi di ignorare la domanda. Ovviamente io eseguo senza farmelo ripetere due volte.

Per tutta la mattinata Jacopo è strano: mi lancia delle occhiatine rapide e poi distoglie lo sguardo, non mi parla e se, per puro caso, i nostri sguardi si incontrano, si gira di scatto.

Quando l’ultima campanella suona, sono un po’ preoccupato… Continuo a chiedermi se possa essere stata qualche mia azione a indurlo a comportarsi così, ma proprio non mi viene in mente niente!!

Prima di andare a casa devo passare dal laboratorio di arte a prendere un disegno, così mi avvio per il corridoio deserto. Ad un certo punto sento qualcuno toccarmi la spalla e mi volto, trovandomi davanti Pietro Tibaldi e i suoi due guardiaspalle. Il cuore mi accellera e inizio a guardarmi in torno cercando una via di fuga. È possibile che i miei compagni vogliano solo scambiare due chiacchiere, ma dallo sguardo che hanno negli occhi ne dubito fortemente.

Il mio interlocutore si infila una mano in tasca, tira fuori il cellulare e smanetta un po’ con i tasti, mentre gli altri due mi tengono d’occhio, evidentemente intuendo i miei propositi di fuga.

Finalmente Tibaldi alza lo sguardo dallo schermo e mi tende il telefono dicendomi –Dimmi un po’, Larchi, non ti sembra che il ragazzo di questa foto abbia un aspetto familiare?-

Guardo l’immagine e ho un sussulto: riconosco perfettamente la foto, Roxi me l’ha scattata in gita in campeggio l’anno scorso.

Pietro sogghigna alla mia reazione –Ah, quindi avevo ragione, sei davvero tu!! Lo sai che cosa penso io degli schifosi froci come te? No? Be’, adesso lo scoprirai!-

Fa un cenno ai due scimmioni, che mi bloccano per i polsi trascinandomi verso il bagno. Una volta dentro, mentre Antonio controlla la porta, Alessandro mi tiene fermo.

Pietro ghigna di nuovo e mi colpisce con un pugno al viso, subito sopra l’occhio destro. Cerco di non mostrarmi troppo debole e reprimo un grido, mordendomi con forza il labbro inferiore.

Ho appena il tempo di riprendere fiato che un altro pugno mi centra la mascella, facendomi sanguinare il labbro. Questa volta non riesco a trattenermi e urlo, ma tanto so che non mi sentirà nessuno, dato che a quest’ora la scuola è praticamente deserta.

Vedo il sorriso cattivo del mio interlocutore allargarsi, poi mi colpisce con una raffica di pugni allo stomaco. Le gambe cedono e mi accascio contro un muro, beccandomi un calcio su un ginocchio. Vedo le stelle. Quando mi accorgo che Tibaldi ha tirato in dietro la gamba per sferrarmi un altro calcio sussurro –Jacopo- nella folle speranza che venga ad aiutarmi.

Ed, incredibilmente, arriva. La porta del gabinetto si spalanca di colpo e lui entra con due ragazzi che non riconosco. Mentre questi affrontano gli scimmioni, lui si para davanti a Pietro. A questo punto non ho il coraggio di guardare, così chiudo gli occhi e scivolo in una specie di torpore.

Non so quanto tempo sia passato quando sento una mano afferrarmi per un braccio e sollevarmi. Apro gli occhi quel tanto che mi basta per incrociare un paio di occhi azzurri… e così Jaco ce l’ha fatta a non farsi ammazzare dal bestione!

Mi rendo conto di non riuscire a reggermi in piedi e mi appoggio a lui per non cadere. Saliamo su un autobus, prevedibilmente diretto al pronto soccorso e io mi accascio su un sedile.

L’ultimo pensiero che mi passa per la teste prima di svenire è cosa mi diranno i miei vedendomi in questo stato, poi il buio.

 

 

 

 

 

Nota dell’autrice(?): sono in un ritardo spettacoloso, lo so! Ma ho scoperto che l?italia mi leva l’ispirazione, quindi ora che sono tornata in Mozambico dovrei rimettermi in pari!!

Vorrei chiedervi un favore: mi lascereste mica una recensione? Anche solo due parole per sapere che ne pensate, perché il vostro parere è importantissimo e, non ricevendolo, non riesco a capire se è perché siete pigri o perché la storia non vi piace!!

Un’ultima cosa: questo capitolo è per il compleanno di Narvinye. So che sono un po’ in ritardo… mi perdoni?

Un bacio,

Lucy

 

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Capitolo 7
*** Domani (J) ***


DOMANI (J)

 

L’infermiera è stata gentile, ci ha fatti visitare subito dal medico di pronto soccorso in servizio e poi ci ha offerto una cioccolata calda della macchinetta da bere mentre siamo nella fredda sala d’attesa ad aspettare che i nostri genitori ci vengano a prendere.

Fortunatamente, nessuno dei due è conciato troppo male: Lucio se la caverà con qualche brutta contusione e il setto nasale rotto, anche se mentre gli raddrizzavano il naso è quasi svenuto per il dolore. Io sono conciato un po’ peggio, oltre ai lividi mi sono anche lussato una spalla, e l’operazione per rimetterla a posto è stata molto poco piacevole!!

Il mio compagno di sventure, che adesso è seduto accanto a me, si sta leggermente piangendo addosso, e il suo continuo piagnucolio sta iniziando a darmi  sui nervi, se devo essere sincero.

Continua a borbottare qualcosa sui suoi genitori e chi sa che altro… Non ha voluto chiamarli, i suoi, ha detto che prima vuole vedere come reagiranno i miei, anche se dubito che le nostre famiglie siano paragonabili.

Finalmente vedo qualcuno sbucare di corsa dal fondo de corridoio: mia madre. Solitamente sarei infastidito dai suoi slanci di affetto, ma in questo momento ne ho più bisogno che mai… Come da copione, la mamma mi abbraccia, o forse dovrei dire mi stritola, e comincia a tempestarmi di domande.

Le borbotto che le racconterò tutto mentre torniamo a casa e faccio per alzarmi, poi però mi ricordo che non posso lasciare Lucio lì da solo, così chiedo –Lu, allora che fai? Chiami i tuoi, o ti dobbiamo accompagnare a casa?-

Lui mi guarda con quei due occhioni da cucciolo indifeso che si ritrova con gli occhi sgranati e dice –Io, ecco… non credo che  miei la prenderanno troppo bene… posso venire a cena da te, così penso a che fare?-

Lucio a casa mia? Arrrrghhhh!! Ho messo a posto la camera? Non ho lasciato mutande sparse in giro, vero?  -Ma certo che puoi venire! Non è un problema, vero mamma?-

Lei annuisce distrattamente e così ci avviamo verso la nostra vecchia e scassatissima Panda blu.

Quando posso finalmente rilassarmi sul sedile, comincio a raccontare, venendo interrotto di tanto in tanto dallo splendore con gli occhi verdi da Lucio, che aggiunge qualche altro particolare. Tralasciamo entrambi il motivo del pestaggio, ma tanto so che mia madre riuscirà a farci parlare lo stesso, d’altronde è una psicologa!

Quando abbiamo finito il racconto, ormai siamo sotto casa. Lei ci guarda e sospira –Ragazzi, riposatevi un po’, vi chiamo quand’è pronta la cena-

Mentre lei mette la macchina in garage, faccio strada a Lucio in casa mia, ed è strano vederlo qui. Lui l’ho sempre associato alla scuola, averlo nel mio territorio mi fa un effetto… strano, appunto.

Lascio lo zaino in ingresso e porto il mio ospite in camera mia, nella mansarda. Sono parecchio contento di come l’ho sistemata: fino all’anno scorso era praticamente un magazzino, pieno di quelle cose di cui avremmo dovuto liberarci ma che non avevamo il coraggio di buttare. Quest’estate mi sono rimboccato le maniche e ho pulito tutto da cima a fondo, ho ridipinto le pareti e ci ho sistemato le mie cose: il risultato è un open space con il letto, un paio di librerie, un divano, un televisore e una scrivania.

Appena entrato mi butto a peso morto sul letto e sospiro pesantemente, poi alzo lo sguardo su Lucio che se ne sta impalato sulla porta, con lo zaino in spalla e lo sguardo leggermente imbarazzato.

-Che fai lì in piedi? Siediti dai!-

Lui esegue in silenzio. Va bene che è sempre stato un tipo taciturno, ma così si esagera. Deve essere ancora scioccato per l’esperienza di oggi. Non che possa dargli torto…

-Allora, che ti va di fare? Mi sa che se vogliamo guardare un film è meglio cominciare dopo cena, che tra poco è pronto… Però possiamo fare una partita alla Wii! Ti piace Mario Kart?-

Lui mi guarda un po’ spaesato prima di sussurare –Ehm, ecco, non è che io me la cavi molto con i videogiochi…-

Poi lo sguardo si posa sulla mia libreria e sembra incuriosito da qualcosa. Si alza e si avvicina agli scaffali, scorrendo i titoli.

-“Il ritratto di Dorian Gray”, “Lo strano caso del Dottor Jackill e Mr Hyde”, “Papà Goriot”… Ti piacciono i classici?-

Io abbasso lo sguardo, un po’ imbarazzato… Insomma, chi lo direbbe che sono un autentico topo di biblioteca?

-In realtà quelli sono libri che ho letto per la scuola… Io sono un appassionato di fantasy. Sai, “Il signore degli anelli”, “Harry Potter”, “The Hunger Games” e simili…Tu cosa leggi?-

-Oh, io soprattutto i classici della letteratura d’avventura… Sai, “Sandokan”, “L’isola del tesoro”, qualcosa di Wilbur Smith, cose così. Comunque Harry Potter l’ho letto anche io, ovviamente.-

Libri d’avventura?  Lui? Chi sa perché me lo immaginavo a leggere vecchi tomi Shakespiriani  e simili…

Deve notare la mia impressione sorpresa, perché mi guarda con un’espressione confusa –Be’? Che c’è?-

-No, niente. È che non pensavo fossi tipo da romanzo d’avventura, tutto qui…-

Mentre stiamo discutendo , dal piano di sotto arriva la voce di mia madre che ci chiama per la cena –Jacopo, Lucio, è pronto!!-

Scendiamo in cucina, e noto che è apparecchiato solo per tre, così chiedo –Mamma, sta sera Karen non c’è?-

-No, tesoro. È uscita a cena con la nuova classe di ballo. Sai che a inizio anno organizza sempre qualcosa.-

Lucio ci guarda un po’ confuso, poi mi fa –Jaco, Karen è la zia di cui hai parlato?-

Prima che io riesca a ribattere una qualsiasi cosa, mia madre mi precede.

-Una zia? Certo che no, Karen è la mia compagna!!-

Il nostro ospite rimane letteralmente a bocca aperta, facendo passare lo sguardo da me a mia mamma

Per riempire il silenzio che si è creato, esclamo –Allora, mangiamo?- e poi sussurro a Larchi     -Ti spiego dopo!-

Dopo cena, mamma propone a Lucio di chiamare i suoi per chiedere loro se può rimanere a dormire da me. Lui è un po’ titubante, teme che i suoi si arrabbino perché non si è fatto sentire tutto il giorno, d’altronde non si potrebbero dare loro tutti i torti, ma mia madre lo rassicura dicendo che ci avrebbe parlato lei. Prende il cellulare e digita il numero, dopodiché va a parlare nello studio.

Intanto noi mettiamo in ordine la cucina e laviamo i piatti. Quando mamma torna dice –Ho raccontato tutto a tua madre, si è un po’ spaventata, ma ha detto che ti capisce se vuoi rimanere in compagnia, e che ti verrà a prendere domani sul tardi. Dato che oggi è venerdì potete dormire fino a tardi. Che cosa mangi a colazione?-

Li lascio parlare e salgo in camera mia, chiedendomi da dove cominciare a raccontare della mia famiglia… Cioè, non è che posso dire semplicemente “sai, mia madre si è sposata, ha fatto un figlio e poi ha scoperto di essere lesbica”, no? Anche perché le cose sono un po’ più complicate di così…

Preparo il letto per Lucio, estraendo il materasso in più da sotto il mio letto, e mi cambio, infilandomi una maglia e rimanendo solo in boxer, sotto. Quando Larchi arriva e mi vede così, sembra un po’ imbarazzato, ma poi alza lo sguardo e mi sorride. –Senti, io sono un po’ stanco, vado a dormire. Ti va se domani ne… parliamo?-

Non so a cosa si riferisca. Se al pestaggio, al fatto che mia madre è lesbica, o chi sa a che altro, ma annuisco e ricambio il sorriso. –D’accordo, a domani.-

Poi spengo la luce e rimango un po’ ad ascoltare il respiro del ragazzo che dorme a meno di un metro da me. Prima di addormentarmi sorrido e sussurro –A domani-

 

 

 

 

Nota dell’autrice(?): e con un ritardo davvero spettacoloso, rieccomi!! Per farmi perdonare, il capitolo è un po’ più lunghetto del solito, contenti?

Fatemelo sapere, mi raccomando!!

Finalmente si conosce la madre di Jaco, che vi posso assicurare che è una grande donna, nella vita ne ha passate veramente tante. Presto vi farò conoscere anche Karen, l’altra mamma di Jacopo, e i signori Larchi.

Al prossimo capitolo,

un bacio,

Lucy

 

P.S. : sappiate che ho fatto richiesta per un nuovo nick name, perché Lucy Malfoy non mi convince più così tanto. Presto mi conoscerete come Fire Gloove, vi ho avvisati!!

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Risveglio ***


RISVEGLIO (L)

 

Quando apro gli occhi, ci metto un attimo a realizzare il dove mi trovi. Poi provo a girarmi e un acuto dolore a… tutto il corpo mi riporta alla mente gli eventi di ieri.

Butto un’occhiata alla sveglia che Jaco tiene sul comodino, sono appena le 7.30, ma già so che non riuscirò a riaddormentarmi, quindi scivolo fuori dalle coperte e mi guardo in giro. Il mio sguardo cade irrimediabilmente su mio amico addormentato. I capelli, illuminati da un raggio di sole che fa capolino dalle persiane, risplendono come oro rosso, e gli ricadono disordinatamente sul viso e sul collo. Quando dorme, sembra molto più giovane, quasi un bambino: i suoi lineamenti sono distesi e rilassati, e i miei occhi non possono fare a meno di seguire la linea della fronte alta, il naso dritto e poi le labbra, morbide e leggermente arrossate.

Mi passa per la mente un pensiero assolutamente folle. E se lo baciassi? Il desiderio di sapere che sapore abbiano quelle labbra è troppo forte per resistergli, e lui non saprebbe mai dell’accaduto.

Mi inginocchio sul materasso accanto a lui e mi chino lentamente in avanti, appoggiando la bocca sulla sua per un lievissimo contatto. Nei miei piani mi sarei dovuto staccare subito, ma non ci riesco. Le sue labbra hanno una consistenza troppo morbida e un sapore assolutamente paradisiaco. Ci passo sopra la lingua, lentamente, e chiudo gli occhi, godendomi il momento.

All’improvviso qualcosa mi riporta alla realtà. Una mano sulla schiena.  Apro gli occhi e incontro il suo sguardo azzurro.

… Oh cazzo!!

Mi stacco di colpo e cado per terra, ammaccandomi il fondoschiena e sentendo il dolore acuto di tutte le botte che ho preso ieri. Lui è scattato a sedere, e ora mi guarda con un’aria che è un misto tra il confuso, lo shoccato e il… felice? No, non è possibile, me lo sto immaginando!

-Mi stavi baciando!!??- è la prima cosa che gli esce dalle labbra, la voce ancora leggermente impastata dal sonno.

Io mi sento arrossire violentemente e abbasso lo sguardo, cominciando a studiare le linee del parquet.

-Io.. scusa… non… so che cosa mi sia preso… ora, me ne vado, scusami. Dammi due minuti e sono fuori di qui.-

Lui continua a fissarmi.

-Non fare l’idiota. Sono le sette del mattino, dove vuoi andare? Resta qui, non ti uccido mica!! Solo una cosa. Perché?-

Già, perché? Me lo sto chiedendo anche io. So che lui mi piace, ma non è da me fare delle azioni così avventate…

-Me… me lo sto chiedendo anche io… Ho  agito d’impulso. Dammi un po’ di tempo per pensarci. Ti darò la risposta quando ne troverò una sensata.-

Che modo stupido per prendere tempo, sono assolutamente un idiota.

Lui mi guarda, ma non dice niente. Si limita a sospirare e a scuotere la testa. Poi però mi sorride.

-Va be’, fai come ti pare… Certo che sei strano!! Comunque, direi che ormai siamo svegli. Scendiamo a fare colazione? Karen dovrebbe già essere in cucina, si sveglia sempre presto per meditare!-
Annuisco, felice per il cambio d’argomento e mi alzo, dirigendomi verso le scale. Arrivati in cucina, ci sediamo al bancone e Jaco recupera due tazze e del latte. Mi verso una generosa dose di cereali e ci affondo il cucchiaio dentro. Proprio in quel momento, entra in cucina una donna, deve essere Karen. È abbastanza alta, con caldi occhi nocciola e capelli color del miele. Ci sorride dolcemente.

-Buongiorno ragazzi, già in piedi?- Poi mi guarda –Oh, tu devi essere Lucio, l’amico di Jacopo. Piacere di conoscerti.-

Mi sorride con dolcezza e io stringo la mano che mi porge, ricambiando il sorriso.

Jacopo l’abbraccia e le schiocca un bacio sulla guancia, con dolcezza.

-Buongiorno, Karen. Dormito bene?-

-Sì, grazie piccolo. Sapete che sono le sette di sabato mattina? Che ci fate già in piedi? Filate in camera, non voglio rivedervi qui prima di due ore!-

Io mi chiedo se faccia sul serio, a quanto pare sì, perché Jaco afferra la sua tazza e mi fa cenno di seguirlo, così torniamo in camera. Appena arrivati su, lui mi sorride con dolcezza.

-Allora, che ti va di fare? Mi sembra di capire che la voglia di dormire ti sia passata!-

Io scrollo le spalle.

-Non so, fai tu, per me è uguale.-

Vedo il suo sorriso assumere una punta di malizia, mentre si china ed estrae qualcosa da sotto la rete del suo letto.

-Vieni qui, ti faccio vedere una cosa che ho trovato l’altro giorno in un cestino al parco.-

Io mi avvicino curioso, buttando un’occhiata da sopra la sua spalla. Appena realizzo cosa tiene tra le mani, arrossisco e indietreggio di colpo.

-U… una rivista po…porno gay?-

Chiedo, annaspando nell’imbarazzo più totale. Lui ridacchia.

-Sì, tranquillo, mica ti morde! Lo ammetto,non ho ancora avuto il coraggio di aprirla… diamo un’occhiata insieme? Tanto non mi sembra che il genere ti dispiaccia!-

La sua ultima affermazione mi fa arrossire ancora di più, ma mi avvicino e mi stendo titubante sul letto accanto a lui. Appoggia il giornale sul cuscino ed inizia a sfogliarlo. Ogni volta che volta pagina, mi sembra di diventare un po’ più rosso. E poi, non so se per le immagini decisamente poco caste che mi stanno scorrendo sotto gli occhi o per la vicinanza di Jaco, sento anche qualcosa smuoversi dalle parti del basso ventre.

Senza volerlo, butto un’occhiata la suo inguine, per capire se sono il solo a provare certe sensazioni. Lui indossa solamente un paio di boxer neri e… be’, direi che è più o meno nelle mie stesse condizioni!

Quando si accorge del mio sguardo, sorride malizioso, appoggiandosi una mano lì sotto. Io distolgo immediatamente lo sguardo, cercando di fuggire, ma lui mi blocca con un braccio.

-Allora, Lu, c’è qualcosa che ti è rimasto voglia di assaggiare, dopo quel bacio?-

Io rabbrividisco, mentre vedo il suo volto avvicinarsi sempre di più al mio. Chiudo gli occhi, aspettando un contatto che… non c’è. Quando rialzo le palpebre, mi trovo il suo viso a pochi centimetri di distanza dal mio. Evidentemente sta aspettando che sia io a prendere l’iniziativa…

Proprio quando sto per decidermi, il suo cellulare squilla, facendoci sussultare tutti e due. Lui sbuffa seccato, ma si alza e va a rispondere.

Io scollego la mente, guardando il soffitto.

Perché mi sta facendo questo? Io gli piaccio davvero o sta solo giocando un po’ con me?

Queste domande, al momento, non possono trovare risposta.

Diciamo che ho avuto un risveglio alquanto travagliato!

 

 

 

 

 

Nota dell’autrice (?): Sono già passate due settimane? Certo che il tempo vola!!

Allora, che ne dite di questo capitolo? È abbastanza esplosivo, mi pare!

Temo che la storia della famiglia di Jaco dovrà attendere un altro po’, ma non preoccupatevi, prima o poi vi racconterò!!

Lasciate una recensione, che per me è importante?

Un bacio,

Fire (mi fa ancora strano firmarmi così)

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Noi cosa siamo? ***


NOI COSA SIAMO? (J)

 

E no, eh! Il cellulare che suona no!! Chi diavolo è che chiama alle otto di sabato mattina?!?!?

Scendo dal letto sbuffando e rispondo, pronto a mandare a quel paese chiunque abbia osato disturbarmi.

-Pronto, chiunque tu sia, richiama ad un’ora dec…-

Vengo interrotto dalla voce al’altro capo del filo.

-Jaco, sono nei guai-

Perfetto, e ora come diamine faccio ad attaccargli il telefono in faccia?

-Rio, dove sei?-

-Sotto casa tua, posso salire?-

-Sì, ma entra dalla finestra, l’interrogatorio di mamma me lo eviterei, a quest’ora…-

-Ok, arrivo.-

Quasi tutti possono pensare che sia impossibile entrare dalla finestra di una camera che sta al quinto piano senza spezzarsi l’osso del collo, ma io e Dario abbiamo studiato un metodo pressochè infallibile che utilizziamo da anni, ormai.

Mi affaccio e lo vedo arrampicarsi sul vecchio ippocastano che si trova proprio sotto la mia stanza. Arrivato all’altezza del secondo piano salta sul cornicione, che fortunatamente è abbastanza largo. A quel punto io gli butto giù una vecchia scaletta di corda, su cui lui si arrampica facilmente e, dopo qualche sbuffo, eccolo scavalcare il davanzale.

-Un giorno o l’altro mi ucciderò, sai?- mi dice ansimante.

Io lo guardo male e borbotto –Si può sapere che è successo? Sei arrivato in un momento alquanto… delicato.-

Lui mi guarda interrogativo, poi alza lo sguardo e vede Lucio. Inizialmente ha un’impressione confusa, lo sguardo che passa lentamente da me, ancora in boxer, a lui, sdraiato sul letto e con la faccia di un acceso color peperone. Poi sembra comprendere e sgrana gli occhi, boccheggiando. Quando riesce a riprendere l’uso della parola, mi fissa e fa –Non è che c’è qualcosa che devi dirmi…?-

-Sì, dopo possiamo parlarne, ma prima posso sapere perché sei piombato a casa mia alle otto del mattino?!?!?-

-Ah, ecco, sì… Hai presente quei cretini della sqadra di basket del “Copernico”?-

-Quelli con cui, dopo l’ultima partita, abbiamo quasi fatto a pugni?-

-Loro- conferma lui. –Ecco… sta mattina me ne sono ritrovati tre sotto casa, ero ppena uscito per portare fuori Aria. Hanno iniziato a spintonarmi, e so che avevano tutte le intenzioni di menarmi a sangue, ma Aria ne ha morso uno. Gli altri si sono spaventati e alla fine hanno battuto in ritirata. Ma Aria è scappata, e ora non la trovo da nessuna parte…-

Rimango un attimo in silenzio. Posso capire che si senta malissimo. Non so cosa farei se perdessi Roger…

-Dacci venti minuti, ci vestiamo e ti aiutiamo a cercarla. O almeno, io ti aiuto, tu che fai?- dico, voltandomi verso Lucio, ancora seduto sul mio letto.

-Vengo anche io, ovviamente!-

Tempo mezz’ora e siamo fuori di casa. Prendiamo la metro e arriviamo dalle parti di casa di Dario, da dove cominciamo le ricerche. Sappiamo che, visto che ormai sono passate un paio d’ore, Aria non sarà più nelle vicinanze, ma un punto da dove cominciare ci serviva.

Dopo una mezzora passata a cercare, decido di prendere in mano la situazione.

-Senti, Rio, così non combineremo mai niente. Facciamo così: tu vai a vedere se l’hanno portata al canile, io e Lucio la cerchiamo nel parco qui dietro, ok?-

Lui, sempre più avvilito, annuisce, così ci separiamo.

Camminiamo da dieci minuti e Lu non ha ancora detto mezza parola, sto cominciando a pentirmi di essermi separato da Dario. Cerco di cominciare una conversazione ma, incredibilmente, lui finalmente apre bocca, precedendomi.

-Tu e Dario vi conoscete da molto?-

Io sorrido –Praticamente dalla nascita: le nostra madri sono amiche da sempre! Una volta vivevamo anche nello stesso palazzo, ma poi i miei hanno divorziato e, sai, quell’appartamento era intestato a papà, così io e la mamma ci siamo trasferiti dove viviamo ora.-

-Capito. Sembra un ragazzo davvero simpatico, e un buon amico, anche. La mia migliore amica si chiama Ro… cioè, Gaia. Vive nella mia stessa trada, anche noi ci conosciamo da quando eravamo piccolissimi. Un giorno te la faccio conoscere… anche se non so se potreste andare d’accordo… probabilmente vi picchiereste a sangue…-

-Ah bene, allora non sono sicuro di volerla conoscere…- dico, scoppiando a ridere.

Dopodichè cala il silenzio.

Comincio a chiedermi se devo parlare di quello che è successo sta mattina, magari dovrei aspettare che sia lui a farlo..

Oh, al diavolo, che sono tutte ‘ste seghe mentali, non è da me farmi dei problemi simili.

Quindi, prendo fiato e comincio.

-Senti, Lu… per quello che è successo, o che comunque stava per succedere, prima… non so, sono un po’ confuso. Fino a tre mesi fa ero convinto di essere perfettamente etero, poi sei arrivato tu e hai scombinato tutto…-

Mi volto verso di lui, che mi guarda con gli occhioni verdi spalancati e poi balbetta

-Quindi pe… per te non sono solo un… gio… giocattolo?-

Io sgrano gli occhi, ma come diamine fa a pensare una cosa del genere?!?

-Certo che no!!-

-Quindi adesso cosa siamo? Amici, fid… fidanzati?- dice, incespicando sull’ultima parola.

Io mi sento arrossire e replico

-Be’… fidanzati mi sembra un po’ definitiva come parola ma… d’altronde due semplici amici non farebbero di certo quello che stavamo per fare noi… qualsiasi cosa stessimo per fare… Quindi… dico che potremmo provarci…-

-E se qualcuno ci chiede se stiamo insieme che gli devo rispondere?-

-Digli che la situazione è complicata e poi svicola su un latro argomento- gli dico.

Segue un breve silenzio, in cui ricominciamo a cercare il cane, poi mi fa, arrossendo in maniera improponibile

-Non è che potrei avere un… un altro bac… bacio?-

Io sorrido e mi chino su di lui, dolcemente. Poggio le labbra sulle sue e penso che questo è il nostro primo vero bacio, visto che quando ha preso l’iniziativa sta mattina io stavo ancora dormendo.

Mi rendo conto che forse è il bacio più bello della mia vita. Sicuramente mi trasmette sensazioni dieci, ma che dico, cento volte migliori a quelle che mi trasmettevano le ragazze che ho baciato.

Quando ci stacchiamo gli sorrido dolcemente, ed in quel momento il cellulare mi vibra di nuovo.

Lo prendo e leggo un messaggio di Dario.

“Ho ritrovato Aria, era la canile. Venite a casa mia?”

Perfetto, tutto si è risolto per il meglio. Sorrido e mi avvio verso casa del mio migliore amico, con Lucio che mi cammina accanto.

 

 

L’angolo dell’autrice (?): Macciao a tutti, scusate il ritardo!!

Come va? Questo capitolo mi piace parecchio, anche se non come il precedente, voi che ne dite? Fatemi sapere!!

Alla prossima,

un bacione,

Fire

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Capitolo 10
*** WOW ***


WOW (L)

 

Sono rimasto a casa di Dario fino a dopo pranzo. Jaco avrebbe voluto che rimanessi di più, ma avevo perfettamente capito che il suo migliore amico stava morendo dalla voglia di fargli delle domande sulla nostra “storia” ma non osava per via della mia presenza, quindi ho tolto il disturbo.

Apro la porta di casa e entro, sperando ardentemente di non trovare nessuno, non sono proprio in vena di una chiacchierata con i miei, vorrei solo potermi buttare sul letto e ripensare ancora e ancora agli avvenimenti di questa mattina, eventualmente chiamare Roxi per raccontarle tutto.

Ovviamente, con la fortuna che mi ritrovo, mia madre mi si para davanti con uno sguardo che non promette nulla di buono. Sforzandomi di non sbuffare la saluto con la speranza che mi lasci andare velocemente.

-Ciao, mamma-

Evidentemente però resterò fuori da camera mia ancora per un po’.

- Lucio Larchi, ti sembra questa l’ora di rientrare a casa?-

-Ma mamma, sono solo le tre, e comunque lo sapevi che sarei stato fuori…- cerco di essere il più gentile possibile per evitare di aumentare la sua irritazione.

-Non mi rispondere con quel tono, signorino! Si può sapere da chi sei stato a dormire? Chi sarebbe questo Jacopo? E poi, non potevi avvisarmi prima? Ora dovrò sdebitarmi, e lo sai quanto io odi avere gente per casa!

Già tuo padre con quelle continue cene di lavoro mi invade continuamente la casa, non provare a mettertici anche tu! E sei in punizione per una settimana per non avermi detto prima che non ci saresti stato, sono pur sempre tua madre!-

Sento la rabbia ribollirmi nelle vene e, per la prima volta faccio quello che non avevo mai avuto il coraggio di fare: reagisco rispondendole in malo modo.

-Adesso, basta, mamma! Ho quattordici anni, ho il diritto di stare fuori con i miei amici. Non puoi sempre tenermi chiuso in casa solo perché sono il tuo bambino adorato e via dicendo, e non puoi neanche fare continuamente leva sul mio senso di colpa dicendo che ti preoccupi per me! A scuola ho la media del nove, sono il primo del corso di equitazione e suono il piano ad occhi chiusi, si può sapere cosa diavolo vuoi di più da me?!? Non ce la faccio più! NON CE LA FACCIO Più, CAZZO!-

Dopodichè la aggiro e mi chiudo in camera mia, sbattendo la porta.  Non può continuare a trattarmi così, non sono più il bambino educato e giudizioso che diceva sempre “sì mamma”.

Afferro il cordless e faccio rapidamente il numero di Roxi, mentre sento le lacrime premere per uscire.

-Pronto?- la voce dall’altra parte del filo è quella della madre della mia migliore amica.

-Salve signora Pardoso, sono Lucio, posso parlare con Gaia?-

-Ma certo caro, te la passo subito.-

Dopo pochi secondi la voce di Roxi mi arriva forte e chiara all’orecchio.

-Ma buonaseeeera, come va?-

-Insomma- rispondo.

-Come insomma? Lulu, che è successo, devo venire lì?-

-Prima cosa: ti prego non chiamarmi Lulu. Secondo, resta a casa tua, è altamente probabile che mia madre sia fuori da tutte le grazie di Dio.-

-Perché dovrebbe essere fuori da tutte le grazie di Dio, che le hai fatto?-

-Diciamo che… ho scatenato l’adolescente ribelle che è in me, per una volta.-

-Wowowow, finalmente il piccolo Lucio si è deciso ad alzare la testa! Com’è che ti è venuta sta cosa?-

-Promettimi che se te lo dico non ti metti a sbraitare, ci tengo al mio udito io!-

-Ok, ok promesso, limiterò le mie corde vocali. Allora, di che si tratta? Non mi tenere sulle spine, dai!-

-Beh, sta notte mi sono fermato a dormire da Jacopo…- e già qui la sento che sfrigola dalla voglia di dirmi qualcosa –perché ieri pomeriggio a scuola mi hanno pestato. Qualcuno eve aver scoperto che sono gay… Non mi interrompere! Comunque, siamo andati da lui, abbiamo chiacchierato u po’, abbiamo cenato e poi siamo andati a dormire.

Sta mattina mi sono svegliato presto e, a vederlo così bello e addormentato ho preso coraggio e l’ho baciato. Lui si è svegliato e beh… diciamo che ora stiamo insieme!.

Tengo per me i particolari, anche se so che prima o poi me li estorcerà e aspetto la sua reazione.

-OH MIO DIO!!!!!!- Mi sbraita direttamente in un orecchio e poi inizia a tartassarmi di domande a cui, mio malgrado, mi trovo a rispondere. Dopo un’ora buona l’interrogatorio finisce e le prometto che ci vedremo domani.

Decido di studiare un po’, tanto per impiegare il tempo prima di cena e così apro il libro di francese e mi metto a ripetere i verbi irregolari.

Quando mia madre mi chiama per la cena temo che mi dovrò sorbire una ramanzina da mio padre per come mi sono comportato prima, ma fortunatamente è fuori per lavoro. Mamma è silenziosa per tutta la sera e, senza neppure mia sorella Anna che chiacchiera a sala da pranzo è incredibilmente silenziosa. Quando finisco di mangiare sparecchio e me ne torno in camera, senza che mia madre mi abbia rivolto una sola parola Eppure nei suoi occhi la vedevo, eccome se la vedevo. C’era rabbia, certo, e tristezza anche. Forse rassegnazione. Ma pù di tutto era presente la delusione. Per forse la prima volta in vita mia ho deluso mia madre, ma non è che me ne importi molto perché, mi ricordo con un sorriso, ho un ragazzo adesso. Un ragazzo bello, dolce, simpatico e intelligente e non mi importa se per la nostra storia dovrò dare qualche delusione a mia madre. Be’, che altro dire, wow!

 

 

 

 

 

Nota dell’autrice(?): Vi prego, non tiratemi i pomodori. Lo so, me lo meriterei: insomma, non pubblico da più di un mese e poi arrivo con questo capitoletto piccino picciò, non va bene, ne sono perfettamente consapevole. Ma vi prometto che con il prossimo capitolo mi farò perdonare!!

Comunque, nel caso vogliate umiliarmi pubblicamente potete sempre lasciare una recensione! (poi, se invece volete farmi i complimenti non mi lamento xD )

Un baciozzo pienissimo di affetto per i miei lettori che, nonostante tutto, spero mi seguano ancora,

Fire

 

 

 

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Capitolo 11
*** Primavera novembrina ***


PRIMAVERA NOVEMBRINA (J)

 

Saluto Lucio con un bacio a fior di labbra e chiudo la porta, dopodiché deglutisco rumorosamente. Qualcosa mi dice che il prossimo quarto d’ora sarà decisamente imbarazzante.

Mi volto e mi ritrovo Dario a meno di dieci centimetri di distanza; non dice niente, semplicemente mi guarda e alza un sopracciglio. Faccio l’indifferente, pregando che non abbia abbastanza coraggio per cominciare lui la conversazione, ma non ci spero troppo: ho l’impressione che non si farà nessunissimo problema. E infatti…

-Allora?-

-Allora che?- continuo a mantenere la mia migliore faccia indifferente.

-Allora che? Hai il coraggio di chiedere allora che?!? Ti ho trovato mezzo nudo a letto con un ragazzo anch’egli in mutande, con una rivista porno in mano e un’erezione piuttosto evidente nei boxer, e già qui direi che avrei tutto il diritto di farmi due domande. A questo dovrei aggiungere che eravate entrambi coperti di lividi… le opzioni non sono molte: o vi siete pestati e poi siete finiti a letto insieme, che fa molto film, oppure vi hanno pestati e siete finiti a letto insieme, che fa ancora più film, o siete finiti a letto insieme e avete sperimentato qualche strana pratica sadomaso, ma sinceramente non voglio immaginarmi la scena. E tu hai la faccia tosta di venirmi a chiedere allora che?!?!-

Bum, colpito e affondato. Credo di avere le guance così incandescenti da poterci friggere sopra un uovo.

-La seconda che hai detto- bofonchio.

-Come, scusa?-

-Ci hanno pestati e siamo finiti a letto insieme!-

Cerco di tirar fuori la parte smargiassa di me e lo fisso con aria di sfida, cercando di metterlo abbastanza a disagio da farlo desistere. Pff, sono un illuso, Dario è riuscito a farsi un intero discorso sui sex toys con mia madre, e sottolineo MIA MADRE, è praticamente impossibile metterlo in imbarazzo.

-Uhm, quindi voi avete…-

-No, non abbiamo fatto nulla! Anche se effettivamente non ho idea di dove saremmo arrivati se qualcuno non ci avesse interrotto…- metto una goccia di risentimento nel mio tono di voce, magari riesco a farlo sentire un po’ in colpa.

-Oh, scusa tanto!- seh, farlo sentire in colpa, come no…

-E comunque, non pensavo che il mio migliore amico si intrattenesse con un ragazzo, sai com’è! Non che la cosa sia un problema, solo che non me lo aspettavo. Diciamo che non siete stati gli unici a sentirvi in imbarazzo…-

-Eh direi che è il minimo! Hai fatto irruzione!-

-Non ho fatto irruzione, ti devo ricordare che sei stato tu a dirmi che potevo salire?!? Non è colpa mia se al momento il sangue non era al cervello e ragionavi a velocità lumaca!-

Lo fisso per qualche secondo e poi cedo, scoppiando a ridere.

-Va bene, va bene, è colpa mia. Ora possiamo cambiare argomento?-

Lui sbuffa divertito, ma alla fine acconsente.

-Umph, ok. Partita alla play?-

Acconsento e ci mettiamo a giocare. Beh, alla fine è andata meglio di quanto mi aspettassi.

***

Domenica è passata in fretta, ho passato buona parte del pomeriggio a cercare di farmi entrare in testa quegli stupidi verbi irregolari francesi, e così siamo già a lunedì mattina.

Arrivo a scuola parecchio affannato, e infreddolito aggiungerei. Dovrei smetterla di perdere l’autobus, inizia a fare decisamente freddo per andare in giro in bici.

Il piazzale della scuola è stranamente silenzioso, ma dove diavolo si sono cacciati tutti? Poi d’improvviso ricordo: l’assemblea dei prof, oggi si entrava con un’ora di ritardo. Eh no, cazzo, come ho fatto a dimenticarmene?!?

Stramaledicendo la mia distrazione, decido di cominciare ad andare in classe, almeno lì starò un po’ più al caldo. Faccio silenziosamente i tre piani di scale, riflettendo su quello che è successo sabato. Ieri non ho sentito Lucio, spero stia bene… Ma che vado a pensare? Ovvio che sta bene, non è che perché non lo sento per un giorno deve essere morto! Sono patetico.

Entro in classe ancora sovrappensiero e così sobbalzo quando una allegro “buongiorno” mi riporta su pianeta terra.

Parli del diavolo e spuntano le corna… eccolo qui, in tutto il suo splendore. Gli rivoglo il mio miglior sorriso ammaliatore e mi siedo al suo fianco.

-Buongiorno anche a te! Come hai passato la domenica?-

-Sono stato un po’ con la mia migliore amica e per il resto ho studiato francese, tu?-

-Uhmm, vediamo, ho studiato francese, ho studiato francese e… ho studiato francese. Stupida lingua!-

Lui ride e allunga la mano, intrecciando le nostre dita e lasciandomi un po’ sorpreso.

-Uhm, beh, dopo tutto questo studio spero che tu sia preparato per il test… che fai oggi pomeriggio?-

La prima risposta che mi passa per la mente è nulla. Poi però decido d fare un po’ il romantico, perché mi è sembrato di capire che Lu apprezzi queste cose.

-Mah, non saprei… ti andrebbe di venire con me in collina? Conosco un locale carinissimo. Ci prendiamo una cioccolata calda e stiamo un po’ insieme.-

Lui sembra sorpreso dalla risposta ed arrossisce, ma i suoi occhi brillano di felicità.

-D’accordo. Tanto mia madre è fuori fino a tardi con mia sorella e mio padre sarà a lavoro.-

-Perfetto!-

Faccio per chinarmi per baciarlo ma il rumore della porta che si apre mi fa scattare all’indietro. Lucio ritrae di scatto la mano e fa finta di essere molto impegnato a leggere i fogli sul suo banco.

-Ma guarda un po’ i nostri due frocetti che si fanno compagnia!-

Ecco, appunto, Tibaldi. Quel ragazzo deve avere un talento per rovinare momenti altrimenti perfetti.

-Sta zitto stronzo! Che c’è, le botte che hai preso venerdì non ti sono bastate?-

-Ma senti chi parla, checca! Non mi sembra di essere io quello che non si reggeva sulle gambe!-

Scatto in piedi.

-Ne vuoi ancora?! NO, perché basta chiedere.-

Lucio mi strattona per un braccio.

-Lascia perdere, Jaco, non ne vale la pena.-

Tibaldi fa un ghignetto.

-Ecco, bravo, fai come ti dice quell’altro frocio che se no finisci male!-

Sto per ribattere, ma la porta si apre di nuovo e i nostri compagni cominciano ad entrare, così sono costretto ad inghiottire la risposta acida.

Quel ragazzo è un cretino completo e la cosa mi infastidisce non poco, ma poi la mano di Lucio di stringe alla mia sotto al banco e io me ne dimentico. Mi volto a guardare il profilo di quello che ormai, almeno nella mia testa, definisco il mio ragazzo e un sorrisetto mi spunta sulle labbra.

Fuori potrà pure far freddo, ma nel mio cuore sembra primavera.

 

 

 

 

Nota dell’autrice(?): Lo so, lo so, sono DI NUOVO in un ritardo imperdonabile… ma almeno il capitolo è un po’ più lungo del solito!

Il problema è che ultimamente l’ispirazione scarseggia… Beh, spero di non metterci così tanto per il prossimo capitolo!

Un baciozzo pienissimo di affetto per voi che, malgrado tutto, mi seguite ancora,

Fire

 

p.s. Jacopo mi sta odiando perché dice che lo sto facendo sembrare un rammollito romantico, ma secondo me è adorabile.

 

 

 

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Capitolo 12
*** Scommessa. ***


SCOMMESSA (L)

 

Le mani di Jaco sono un po’ callose, ma a me piacciono un sacco. Il modo che ha di muoverle ispira… virilità, come quasi tutto in lui.

Poso lo sguardo sulle nostre dita intrecciate e noto che, al confronto, le mia mano è incredibilmente piccola e sottile, sembra quella di una ragazza.

Faccio scivolare con dolcezza il pollice sul suo palmo: lui si sistema meglio sulla sedia, facendo in modo che le nostre gambe si tocchino e mi sorride velocemente, tornando poi a concentrarsi sulla lezione. Che, effettivamente, è quello che dovrei fare anche io, ma la fisica proprio non riesco a farmela piacere… l’ho detto che avrei voluto fare il classico, no?

Faccio uno sforzo di volontà e alzo lo sguardo sulla lavagna ricoperta di formule astruse, cercando di concentrarmi sulle parole del professore ma, dopo pochi minuti, sono di nuovo irrimediabilmente distratto dal ben più interessante spettacolo alla mia destra.

I capelli rossi brillano, colpiti dalla luce che entra dalle finestre, e Jacopo si passa lentamente la matita sulle labbra cosa che, ho notato, fa sempre quando è molto concentrato. Rimango ipnotizzato da quel lento movimento, immaginando le mie dita al posto di quell’inutile pezzettino di legno e grafite.

Mentre mi immagino la scena, un brivido mi corre lungo la schiena.

La fisica proprio non riesce ad attirare la mia attenzione, e così lascio la mente libera di vagare.

Sogno di accarezzargli piano le labbra con le dita, poi di baciarlo con dolcezza, di intrecciare la mia lingua alla sua mentre le sue mani mi accarezzano la schiena, per poi infilarsi sotto l’orlo del pullover e sfiorare la mia pelle bollente, mentre io boccheggio, ancora sulle sue labbra.

Immagino di…

-Larchi! Le dispiacerebbe tornare sulla terra?-

La voce del professore mi fa sobbalzare, strappandomi bruscamente alle mie non propriamente caste fantasie.

-Io, ehm… scusi, mi sono distratto.-

Abbasso gli occhi con aria colpevole: proprio non è da me non prestare attenzione alle lezioni.

-Lo vedo che ti sei distratto, Larchi, lo vedo! Va beh, considerando che di solito il tuo comportamento è impeccabile chiuderò un occhio!-

Mentre il prof. cerca di riprendere il filo del discorso, Jaco mi passa un bigliettino.

“Tutto bene?”

Ragiono sul cosa rifondergli. Una parte di me, quella che mantiene solitamente il controllo, vorrebbe rispondergli che sì, certo, va tutto a meraviglia, sono solo stanco, eppure l’altra parte del mio essere, quella più carica di ribellione, malizia e giusto un pizzico di follia prende il sopravvento, quindi rispondo:

“Fin troppo… ti stavo pensando…”

Lo vedo interessato. Molto interessato, mentre scribaccia rapido la risposta.

“Ah, sì? E cos’è che facevo?”

Deglutisco a vuoto, chiedendomi dove andrà a finire questa cosa, eppure fisica è davvero troppo noiosa per sprecare un diversivo che mi si offre su un piatto d’argento.

“Vediamo… prima mi baciavi, piano e a lungo… poi iniziavi a spogliarmi, mi facevi scorrere le dita lungo la schiena… e poi il prof. mi ha interrotto!”

Lui legge e sgrana gli occhi, passandosi la lingua su quelle labbra da infarto per inumidirle. Si volta di scatto verso di me e fa per dirmi qualcosa, ma poi lancia un’occhiata al professore e decide, più prudentemente, di continuare a scrivere.

“Ah sì? Ed ero bravo? Eh, Lucio? Ho fatto smuovere qualcosa, lì sotto?”

Arrossisco, ed ho come il presentimento che mi sia cacciato in una situazione che sta sfuggendo al mio controllo.

Mi lancia uno sguardo malizioso e scrive ancora qualcosa.

“Vogliamo vedere se sono bravo anche nella realtà? Scommetto che riesco a fartelo venire duro prima che suoni la campanella!”

Ho giusto il tempo di deglutire in preda al panico, dandomi del cretino e pensando terrorizzato che tendo a essere piuttosto… vocale anche per sollecitazioni minime che sento la sua mano sul ginocchio.

Inizia a spostarla lentamente, un millimetro alla volta, spingendola verso il mio interno coscia.
Istintivamente faccio scattare la mano per bloccarlo, ma il mio orgoglio me lo impedisce. So che è stupido, ma odio perdere le scommesse, quindi mi impegnerò per vincere anche questa!

Tanto, in fondo, che può fare? Non mi può mica masturbare in classe!

Appoggio entrambe le braccia sul banco e prendo a giochicchiare con una penna, cercando di non prestare attenzione alla pressione sulla mia coscia.

Per qualche minuto va tutto bene, poi però Jaco comincia a passare due dita sul mio inguine e io mi irrigidisco. I movimenti sono rotatori e la pressione è assolutamente perfetta. Mi mordo un labbro e continuo a cercare di sembrare indifferente, ma so che lui si è accorto che le sue attenzioni stanno avendo l’effetto desiderato.

Quando penso che peggio di così non potrebbe andare sento le sue dita sulla zip dei jeans e sgrano gli occhi.

Non… non può davvero voler… voler… ma poi mi accorgo che la sua mano è perfettamente nascosta alla vista di tutti e che quindi, se io riesco a stare zitto, non corre rischio di essere scoperto.

Quando sento le sue dita che sfiorano la stoffa dei boxer sbianco, e il professore se ne accorge.

-Larchi, stai bene?-

Nella sua domanda vedo un barlume di salvezza. Al diavolo l’orgoglio, lascerò a Jaco la soddisfazione di aver vinto questa scommessa.

-Effettivamente no, prof. Posso uscire un attimo?-

-Certo, Larchi, vai. Non hai una bella cera.-

Scatto in piedi e mi dirigo verso la porta cercando di mantenere un’espressione neutra, anche se alle mie spalle sento un rosso di mia conoscenza ridacchiare.

Una volta fuori indugio un’ attimo. Ora che faccio? Potrei andare alle macchinette, prendere qualcosa di ghiacciato da bere e sperare che mi calmi i bollenti spiriti. Oppure potrei andare i bagno e masturbarmi come se non ci fosse un domani.

Per quanto la paura di essere scoperto sia fortissima, la voglia mi scorre nelle vene, e così decido di rischiare: in fondo, durante le lezioni in bagno non dovrebbe esserci molta gente, no?

Mi chiudo in un cubicolo e abbasso i pantaloni fino alle ginocchia, iniziando a muovere lentamente la mano.

Mi chiedo cosa direbbe chiunque mi conosca se potesse vedermi. Direi che è lampante che la compagni di Jaco mi sta facendo male, ma in realtà io ne sono contento!

 

 

 

 

Nota dell’autrice(?): salve gente! Capitolino stuzzicante, eh? Io lo adoro (e la modestia sta mattina me la sono dimenticata sul comodino).

Avrete notato il cambiamento di raiting da giallo ad arancione? Nel caso non l’abbiate fatto, beh, il raiting è cambiato da giallo ad arancione!

Alla prossima,

Fire.

P.S.: se questa volta una certa persona non ci mettesse un mese a recensire le sarei dannatamente grata. Ti voglio bene, strega xD

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Vendette e vecchiette. ***


 
 
 
 
 VENDETTE E VECCHIETTE (J)

 

Mi rilasso sulla sedia, riprendo la matita e riinizio a prendere appunti, un ghignetto ancora sulla faccia. Certo, concentrarmi sulla lezione non è esattamente la cosa più facile del mondo, visto che le espressioni di Lucio hanno avuto un discreto impatto sul mio amichetto giù ai piani bassi.

Fortunatamente, la campanella suona dopo pochi minuti, e io mi dirigo alla ricerca del mio adorabile ragazzo.

Fermi tutti. Cosa ho appena pensato?!? Argh.

Incrocio Lucio sulla porta del bagno.

Ha il viso rosso, il respiro leggermente ansante e ho come l’impressione che faccia fatica a guardarmi in faccia. Sembra quasi si vergogni di qualcosa…

Fermi tutti… non può aver passato gli ultimi minuti a… a… in bagno a… Oh  Dei, questo piccoletto è un pervertito.

Finalmente mi guarda in faccia, con un sorriso inconsapevolmente carico di malizia sulle labbra sottili.

-Jaco, sai, la tua condotta non è stata delle più esemplari…-

-Uh, dici? Sono stato un bambino cattivo? Hai intenzione di punirmi?- rispondo ghignando.

Lui avvampa, eppure non abbassa lo sguardo.

-Forse te lo meriteresti, sai?- si passa la lingua sulle labbra, lentamente, e mi appoggia una mano sul petto. Siamo relativamente nascosti alla vista di chiunque, quindi quando mi spinge contro un muro non mi preoccupo troppo.

Anche se… da quand’è che è diventato così intraprendente? A quanto pare avere gli ormoni in subbuglio gli fa bene.

Mi si struscia contro, alza il viso per schioccarmi un bacetto sulle labbra e si allontana, riportando la situazione a una pseudo normalità.

-Allora, oggi pomeriggio dove mi porti?-

-Vedrai. Ma credo che il posto ti piacerà parecchio.-

Detto questo, veniamo letteralmente rintronati dalla campanella. Ma come, l’intervallo è già finito?

Il resto della giornata scorre in modo fastidiosamente noioso, ma alla fine l’ultima ora termina e siamo liberi di andarcene.

Io e Lucio ci dirigiamo verso la pensilina dell’autobus.

La giornata è fredda, d’altronde ormai siamo alla fine di novembre, ma c’è un bel sole, quindi non mi lamento.

Mentre aspettiamo, guardo Lucio.

E’ incredibile la quantità di cose porno che mi vengono in mente quando lo guardo, davvero.

Se venisse fuori che ha doti telepatiche sarei letteralmente fottuto.

La fastidiosa musichetta della suoneria del mio un cellulare distoglie la mia attenzione da lui.

-Pronto?-

-Jaco!-

-Scusa ma… non ho capito chi parla…-

-Due parole: aprile, Firenze.-

-Oddio, Micheal?-

-Proprio io!-

-Oh, ehi! Come mai mi chiami?-

-Mia madre doveva venire su a Torino per lavoro, e visto che scuola è chiusa per dei problemi alla caldaia sono venuto su con lei.-

-Dai, non ci credo! Senti, in che albergo stai?-

-Boh.. mi sembra si chiami Hotel Savoia… è in centro, comunque.-

-Uh, sì, lo conosco! Senti, oggi sono impegnato, ma domani pomeriggio ci vediamo per fare due tiri a canestro con Dario?-

-Sì, dai, con piacere!-

-Allora ti mando un messaggio domani!-

-A domani, ciao!-

-Ciao!-

Lucio mi guarda interrogativo, io gli sorrido.

-Era un ragazzo che ho conosciuto la scorsa primavera ad aprile ad una partita di basket. Si chiama Micheal, è molto simpatico… anche se, è un po’ omofobo…-

Lucio fa una smorfia.

-Eddai, tanto mica te lo devo presentare, no?-

-Uhmm, no, hai ragione. Ma gli omofobi mi urtano.-

-Anche a me, ma temo che ci tocchi sopportarli.-

Lui scuote le spalle sconsolato, mentre l’autobus finalmente arriva.

Saliamo e ci piazziamo su un sedile libero, gli zaini ai nostri piedi e Lucio seduto sulle mie ginocchia, la schiena che aderisce al mio petto.

Un paio di vecchiette ci guardano malissimo, e io decido che se proprio devono guardarci male, allora tanto vale dar loro un motivo.

Faccio scivolare la mano sul cavallo dei pantaloni di Lu e sfrego piano.

Lui si irrigidisce e mi da una gomitata nelle costole, ma io non desisto, prendendo a mordicchiargli il collo, che è perfettamente alla mia portata.

-Jaco, che cazzo fai?!?-

-Do qualcosa da guardare a quelle arcigne vecchiette laggiù, no?-

-Piantala, dai, o qui si rischia una gigantesca figura di merda!-

-Ih, che palle…. Ok, ok, la smetto. Però solo se mi dai un bacio!-

Lui arrossise un po’, ma si gira verso di me e appoggia le labbra sulle mie. Io gli spingo la lingua in bocca, e lo sento stringere forte la mia maglietta.

E… no, dai… non è possibile, la seconda erezione indesiderata da gestire in meno di sei ore!

Respiro a fondo, staccandomi Lucio di dosso.

-Che hai?-

Sulla faccia ha un’espressione confusa.

-Nulla… solo… un problemino ai piani bassi.-

Ghigna.

-Mi sembra la giusta vendetta per sta mattina!-

Poi mi si siede a cavalcioni sulle gambe e si china in avanti, per sussurrarmi all’orecchio.

-Chiudi gli occhi, Jaco. Immagina di essere in camera tua.

Siamo seduti sulla poltrona nell’angolo, io sono in boxer, tu a torso nudo. Ti passo piano le mani sulla schiena. Sono un po’ fredde, e tu rabbrividisci appena.  Scendo dalle tue gambe e mi inginocchio ai tuoi piedi, ti abbasso piano la zip dei jeans. Tu hai il cazzo durissimo, d’altronde ormai è un po’ che vado avanti a stuzzicarti, e non vedi l’ora che io concluda. Appoggio le labbra sulla stoffa dei tuoi boxer neri e lecco, con la lingua piatta. Tu gemi, e mi affondi le mani tra i capelli…-

Io sono sconvolto. Dove diamine è finito il timido e casto piccolo Lucio?

La sua voce leggermente roca, unita alle vibrazioni dell’autobus, mi sta facendo perdere la testa.

-Lu, ti prego, ba… basta. Se continui così mi vengo nei pantaloni.-

Gli dico con voce spezzata.

Lui sorride, staccandosi da me.

-Ok, ma ora con l’amichetto dei piani bassi te la vedi da solo.-

Mi si struscia contro un’ultima volta e poi mi scende dalle ginocchia.

Io reprimo un gemito di frustrazione all’idea di non poterlo scopare selvaggiamente qui e ora, poi un sorrisetto mi spunta sulle labbra. Mi giro, ma le vecchiette non ci sono più. Probabilmente il nostro spettacolino le ha fatte sentire male, penso con un ghigno.

 

 

 

 

Note dell’autrice (?): lo so, LO SO, il ritardo è imperdonabile. Però il capitolo non è male, no?

Narvinye, amica mia, sei ancora viva?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

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Capitolo 14
*** Spicy Chocolate Rock ***


SPICY CHOCOLATE ROCK  (L)

 
L’atmosfera del locale è calda e rilassante. Il pavimento di parquet, i tavolini tondi di legno, un lungo bancone in pietra e legno e un’enorme vetrata che da sulla città sottostante contribuiscono a dare un senso di sicurezza e tranquillità.
Jaco si avvicina al bancone, attirando l’attenzione dell’uomo che vi sta dietro.
-Jacopo! Piccolo mascalzone è un secolo che non ti fai vivo!-
-Oh, andiamo, zio, non è vero! Sono venuto il mese scorso! Sole e Filo ci sono?-
-Oh, sì, oggi sono particolarmente insopportabili, li ho spediti in cantina a fare l’inventario, vado a chiamarteli.-
Io sono rimasto in piedi come un imbecille, ad aspettare che il mio adorabile ragazzo reinizi a considerarmi. Finalmente si gira verso di me, sorridendomi.
-Quello era mio zio Marco, il fratello di mamma.-
-Uhm, capisco. Però c’è una cosa che mi sfugge. Esattamente perché siamo qui?-
-Oh, beh, qui fanno la migliore cioccolata calda di Torino…-
Stramaledico lui, la cioccolata e lo zio. E io che speravo di poter stare un po’ di tempo da solo con lui. Il suo sguardo è abbassato sul pavimento. Che si sia reso conto dell’errore? Poi alza gli occhi e li pianta nei miei, e io non posso che sentire il sangue affluirmi alle guance, mentre il calore mi si spande per il basso ventre.
Jaco mi raggiunge con due falcate rapide e mi attira a se, premendo le sue labbra sulle mie e accarezzandole piano con la lingua. Schiudo la bocca, facendomi coinvolgere in un bacio decisamente appassionato. Le mie mani vanno ad arpionare l’orlo della sua maglietta e le sue si infilano sotto il mio golf, accarezzandomi piano i fianchi.
-Ehm ehm.-
Ci stacchiamo di scatto, volgendoci verso la fonte di quel suono. Sulla soglia che porta alla cantina ci sono una ragazza e un ragazzo che ci guardano con una faccia a metà tra lo sconvolto e il curioso.
Lei è la prima a riprendersi, e corre ad abbracciare Jacopo.
-Jaco!! E’ una vita che non ci vediamo! Come va?-
-Tutto bene, Sol, tutto bene. Tu?-
-Bene anche io, grazie! Ma… da quando questa novità?- chiede poi, guardandomi incuriosita.
-Da un paio di mesi. Ma è colpa sua, come si fa a resistere ad un musetto così adorabile?- dicendo questo mi da un pizzicotto sul fianco. Io salto.
-Ehi!-
La bionda scoppia a ridere, poi mi tende una mano.
-Piacere, sono Sole, la cugina di Jaco.-
Poi si gira verso il fratello, fulminandolo con lo sguardo.
-Hai intenzione di rimanertene lì impalato?-
-Eh? Oh, beh, no. Piacere, sono Filippo.-
-Piacere mio, sono Lucio, il… il ragazzo di Jaco.-
Detto questo, guardo fugacemente il mio “ragazzo”. Non avevamo ancora definito esattamente la nostra relazione, e ho paura d’avergli dato fastidio, ma lui si limita a strizzarmi l’occhio, sorridendo.
I fratelli iniziano a chiacchierare con Jaco ci sediamo ad un tavolo. Io li osservo. Sole ha lunghi capelli biondi, grandi occhi castani e delle belle labbra carnose… vedo una leggera somiglianza con Jaco. Indossa una maglietta nera degli Iron Maiden e un paio di jeans sfilacciati… il contrasto tra i suoi lineamenti morbidi e i vesti che indossa è piuttosto inquietante, ma ha anche un suo fascino.
Filippo le assomiglia parecchio: gli occhi della stessa forma e colore, lo stesso naso dritto e gli stessi capelli color del grano, che porta appena più corti di lei. E’ alto, longilineo… decisamente un bel ragazzo… sembra magro, ma il suo fisico è nascosto da una larga maglietta dei Green Day e un paio di jeans sformati.
Cerco di interessarmi alla conversazione, anche se sono alquanto distratto dalla tazza di cioccolata che mi è stata messa davanti agli occhi.
Stanno parlando, mi sembra, di un gruppo musicale che farà un concerto qui al locale tra un paio di settimane. Ascolto silenziosamente per un paio di minuti e realizzo che, del suddetto gruppo, fa parte anche Filippo. A quel punto mi inserisco.
-Che strumento suoni?-
-Uh? Il basso-
-Uhm uhm, capito… come vi chiamate?-
- Rock Chocolate… lo so, nome abbastanza improbabile, ma il nostro vocalist è praticamente cioccolato dipendente, e alla fine del primo concerto ha tirato fuori una barretta di cioccolato e si è messo a sgranocchiarla, così,  sul palco. Ci è sembrato un nome appropriato.-
-No, dai, è carino! Fate testi vostri o cover?-
-Cover, tendenzialmente. Sai, Red Hot Chili Peppers, Green Day, Led Zeppelin, i classici. Ogni tanto, se a mia sorella viene l’ispirazione, abbiamo anche qualche testo originale… Sai, ce li scrive lei. –
-Beh, che figata! Io suono il pianoforte, però a dire il vero ho una passione per la musica classica… -
-Classica, dici? Io non ci vado particolarmente d’accordo la trovo noiosa…-
-Questo perché non vedi tutto il lavoro che c’è dietro, idiota!- ghigna Sole, inserendosi nella conversazione e mollando un “affettuoso” scappellotto al fratello.
Passiamo un paio d’ore a chiacchierare  del  più e del meno e devo dire che alla fine ho quasi perdonato Jaco per non aver dedicato il pomeriggio solo a me.
Verso le sei purtroppo devo andarmene. Jaco mi accompagna alla fermata dell’autobus e mi saluta con un bacio, negli occhi un po’ di senso di colpa.
-Lu… senti… scusa se non abbiamo passato il pomeriggio da soli noi due, non avevo pensato che Sol e Filo potessero darti fastidio. –
-Tranquillo… alla fin sono simpatici.-
Poi tira il cellulare fuori dalla tasca e io vengo folgorato da un’idea, idea che mi fa arrossire all’istante ma che suppongo che lui apprezzerà parecchio.
-Senti… sta sera sul tari, quando vai a letto, tieni il cellulare sotto mano, ok? Potresti avere una sorpresa interessante-
Lui mi guarda interrogativo, poi vedo la comprensione farsi strada nei suoi occhi azzurri.
-Stai pensando quello ch sto pensando io?-
Io non mi degno di rispondergli, mi giro e, con un ghignetto sulle labbra, salgo sull’autobus appena arrivato, lasciandomelo alle spalle.
 
 
 
Angolo dell’autrice (?): Et voilà, im back!! Sono consapevole che questo capitolo non sia bello come lo scorso, ma pace. Comunque, se mi lasciate un commentino non è che mi offendo 
 
 
 

 

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Capitolo 15
*** I miracoli dell'elettronica ***


I MIRACOLI DELL’ELETTRONICA (J)
 
Torno a casa con il cellulare che sembra scottare in una tasca, controllandolo ogni due minuti.
La faccia di Lu quando mi ha detto di tenere sotto mano il telefono mi fa pensare che ci sarà da divertirsi. Quel ragazzo sembra tanto timido, e invece ha degli slanci interessanti.
Comunque, sarà meglio che io la smetta di saltare tutte le volte che mi arriva un messaggio, anche perché dubito che mi scriverà prima di un paio d’ore.
Raggiungo mia madre in cucina e la saluto sorridendo.
-Ciao ma.-
-Ciao cucciolo. Com’è andata a scuola?-
-Bene.-
-Bene? Sono dieci anni che ti faccio questa domanda e che mi sento rispondere sempre e solo “bene”. Essere un po’ più specifici no?-
-E perché? Siamo sempre andati tanto d’accordo così!-
Lei ride e mi abbraccia, schioccandomi un bacio sulla guancia. Odio quando è così espansiva... Poteva piacermi quando ero piccolo, ma ho quasi sedici anni, che diamine!
-Mamma! Guarda che ti denuncio!-
-E per cosa, scusa?-
-Molestie!-
-Ma piantala, scemo!-
Si allontana ridendo e mi da una pacca sul culo, io salto.
-Ma!-
-Apparecchia, va! Figlio degenere.-
Rido anche io, eseguendo l’ordine.
Dopo pochi minuti Karen arriva, saluta mia madre con un bacio e inizia a raccontarle la sua giornata: anche se sono parecchi anni che stanno insieme, si vede che sono ancora innamorate come due ragazzine.
Nell’attesa che la cena sia pronta, mi butto sul divano e accedo a face book. Vedo che Micheal è online, così gli scrivo per organizzarci per domani.
 
JACOPO TORNESO
Ehi
 
MICHEAL FALORNI
Oi, come va?
 
JACOPO TORNESO
Tutto  bene, tu?
 
MICHEAL FALORNI
Bene, bene. Senti, domani ci troviamo?
 
JACOPO TORNESO
Direi di sì… Io esco da scuola dalle 13.50, ma poi devo mangiare…. Ti passo a prendere in albergo, andiamo a mangiare un boccone e poi facciamo due tiri?
 
MICHEAL FALORNI
Ok, c’è anche Dario?
 
 
JACOPO TORNESO
Devo ancora chiedere, ma credo di sì
 
MICHEAL FALORNI
Ok, allora ci vediamo domani… ora devo andare.
 
JACOPO TORNESO
Ok, ciao!
 
Durante la cena non posso tenere il cellulare sotto mano, ma appena mando giù l’ultimo boccone scappo in camera mia con la scusa dello studio. Faccio che cambiarmi e infilarmi a letto, accendendo di nuovo il computer. Mi ricollego a Facebook e passo una mezz’oretta a guardare album di foto stupide, poi, finalmente, il telefono vibra.
LUCIO
Hey amore…
 
JACOPO
Amore? Ma come siamo sdolcinati xD
 
LUCIO
Simpatico… che fai?
 
JACOPO
Sto a letto, aspettavo un tuo messaggio…
 
LUCIO
Davvero? :P
 
JACOPO
Sì, davvero xD Mi hai fatto stare sulle spine tutta la sera per una chiacchierata?
 
LUCIO
Dritto al punto, vedo LOL
 
JACOPO
Come al solito, dolcezza.
 
LUCIO
Uhmmmm, ok
 
JACOPO
Tu che fai?
 
LUCIO
Sto a letto… e ti penso…
 
JACOPO
E che pensi?
 
 
LUCIO
Che vorrei essere lì
 
JACOPO
Romantico…. Cos’hai addoso?
 
LUCIO
Nulla? No, scherzo, maglietta e boxer. Tu?
 
JACOPO
Idem. Se tu fossi davvero qui…
 
LUCIO
Cosa?
 
JACOPO
Ti leverei la maglietta, sollevandola centimetro dopo centimetro e baciando ogni lembo di belle scoperta…
 
LUCIO
Hmmm, Dio, sarebbe una tortura…
 
JACOPO
Già, esattamente. Finirei di levarti la magia e ti bloccherei i polsi sopra la testa  con una mano, baciandoti e mordicchiandoti e scendendo sempre più giù… le spalle, le clavicole, i pettorali… finalmente arriverei ai tuoi capezzoli turgidi, e inizierei a giocarci…
 
LUCIO
Oh, sì… io gemerei, contorcendomi sotto di te, cercando di liberarmi le mani per spingere la tua testa più in basso, ma senza riuscirci. Mi inarcherei verso i tuoi tocchi, godendomi il più  possibile tutte le sensazioni.
 
JACOPO
Io tirerei fuori la lingua, facendola passare lentamente su un tuo capezzolo per poi soffiarci sopra… tu ti contorceresti per lo sbalzo di temperatura, facendomi sogghignare…
 
LUCIO
A quel punto io abbandonerei ogni ritegno e comincerei a implorarti di muoverti e di dare un po’ di sollievo alla mia povera erezione congestionata…
 
JACOPO
E cos’è che diresti, esattamente?
 
LUCIO ti ha inviato una registrazione vocale
Sgrano gli occhi… non può davvero… apro la registrazione e la voce di Lu, arrochita dall’eccitazione, mi invade le orecchie.
“Ah… Ja… Jaco… Ti.. ti prego! …Ahhh… Non ce la faccio pi… Per favore… Ah… è così bello… ahhh”
La sua voce mi manda una scarica di brividi lungo la spina dorsale che mi porta davvero al limite della sopportazione. Perdo il controllo della mia mano sinistra che si infila sotto l’elastico dei boxer, andando finalmente a dare un po’ di sollievo al mio amichetto là sotto.
 
JACOPO
Sei incredibile
 
LUCIO
Lo prendo come un complimento u.u
 
JACOPO
Che stai facendo, esattamente?
 
LUCIO
Penso a te… e mi tocco…
 
JACOPO
Ohh… e come sta, il tuo amichetto?
 
LUCIO
Moolto felice della situazione… Continui con il tuo racconto?
 
JACOPO
Certo. Mi faccio convincere dalle tue suppliche e ti abbasso i boxer, trovando davanti il tuo membro, completamente eretto. Tiro fuori la lingua e do una leccatina di prova. Tu ti tendi, cercando di nuovo di liberarti i polsi, ma io non ho intenzione di lasciartelo fare… Stringo la presa e comincio a leccare la punta, piano, calcolando ogni movimento e cercando di non distogliere lo sguardo dal tuo viso arrossato, dai tuoi occhi che brillano d’eccitazione.
 
LUCIO
Oddio, Jaco, sì!
 
JACOPO
Inizio a prenderci gusto e a leccare con maggior convinzione, e i tuoi fianchi cominciano a muoversi al ritmo della mia bocca. Dalle tue labbra escono ormai solo più gemiti che tu non sembri in grado di controllare. Quando mi accorgo che stai per venire, però, mi scosto.
 
LUCIO
Cosa? Perché ti sei fermato?!
 
JACOPO
Vedo la frustrazione nei tuoi occhi e sogghigno. Poi ricomincio a dedicarmi alla tua erezione, e questa volta ti porto oltre il limite. Gli schizzi di sperma mi bagnano le labbra e il viso, e il tuo sapore è ovunque…
 
Mentre scrivo queste parole, la mia mano aumenta di rapidità, e sento l’orgasmo avvicinarsi velocemente, così avvio una registrazione e gemo nel microfono del cellulare, mentre il mi stesso piacere mi bagna la mano e la stoffa dei boxer.
“AH… Lucio, sì, sì. mi fai impazzirete… OHHH, Sìì, AHHHHH”
La invio, e dopo pochi secondi mi arriva anche la tua.
“ODDIO, Sì, JACOOO, OMMIODDIO, AHHH, AHHHHH”
Mi prendo un apio di minuti per riprendermi dall’orgasmo e poi ti mando un altro messaggio.
 
JACOPO
Woow, è stato fantastico…
 
LUCIO
Già, davvero… Ho decisamente bisogno di una doccia
 
JACOPO
Anche io, e si è fatto tardi… Buonanotte piccolo, ci vediamo domani!
 
LUCIO
Notte amore, a domani!
 
Mi alzo dal letto per andare in bagno e rifletto che io e Lucio abbiamo praticamente fatto sesso senza nemmeno sfiorarci…
I miracoli dell’elettronica!
Il mio secondo pensiero è che se il sesso virtuale è così fantastico… chi sa come sarà quello vero!
 
 
 
 
Angolo dell’autrice: Salve gente, mi credevate morta, vero? Beh, sì, lo so, la mia assenza è durata DECISAMENTE troppo a lungo… ma spero di essermi fatta perdonare con il capitolo lunghetto e decisamente… caldo. Voi che dite?
Un baciozzo,
Fire.
 
 
 
 
 

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