Il regno dei tre tesori invisibili

di lightinthedark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La scatola. ***
Capitolo 2: *** Il Guarbenino. ***
Capitolo 3: *** Il Regno dei Guarbenini. ***
Capitolo 4: *** Il villaggio e le sue origini. ***



Capitolo 1
*** La scatola. ***


Ecco che di nuovo Matthew usciva da scuola salutato dai compagni con sfilze di insulti,
ancora la pioggia che aveva visto scendere durante la lezione di arte, non cessava,
e fu costretto a ripararsi dentro una biblioteca, l'unico posto vicino che aveva visto,
e che lo aveva colpito. Entrando aveva attirato l'attenzione delle poche persone che a quell'ora 
leggeva, sbattendo il grosso portone polveroso.
Con il giubbotto fradicio e inzuppato d'acqua, indifferente dagli sguardi delle persone,
camminò per i vari corridoi girando gli occhi a trecentosessanta gradi.
In un corridoio secondario isolato vide, in alto ad uno scaffale, una scatola che all'interno luccicava.
Ipnotizzato da quella luce restò fermo lì a fissare quella scatola e a pensare come poterla prendere, essendo così in alto.
Girando per i scaffali paralleli si accorse di una scala di legno, adatto proprio per prendere i libri dagli scaffali alti.
Guardandosi attorno senza farsi vedere, prese la scala e la portò nel corridoio dove c'era questa scatola. 
Con equilibrio poco stabile riuscì a mettere la scala appoggiata al grande scaffale e salì.
Gli ultimi scaffali erano pieni di polvere, era tutto impolverato, tranne la scatola che sembrava essere nuova e messa lì da poco.
Matthew prese subito la scatola e la nascose dentro il giubbotto senza farsi notare e con sguardo indifferente uscì dalla biblioteca. 
Erano già le 3.00 del pomeriggio e sua madre sarà stata già in pensiero, ma non gli importò molto, visto che era ossessionato da quella scatola.

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Capitolo 2
*** Il Guarbenino. ***


Matthew con la scatola in mano, tentò di non bagnarla dalla pioggia che finalmente cominciava a cessare, ma il suo sforzo fu inutile.
Matthew abitava in un modesto appartamento fuori dalla cinta dei quattro canali principali,
un quartiere tranquillo e non molto movimentato la sera, come è solito nella sua città.
Vive con sua madre da quando i suoi divorziarono, mentre prima abitava in un paesino vicino Amsterdam.
Arrivato a casa, salì le scale e cercò di asciugarsi le suole delle scarpe inzuppate
d’acqua nel tappetino davanti la porta, entrò appendendo il giubotto altrettanto bagnato, e andò in cucina.
Dopo la solita conversazione che si fa solitamente a un figlio quando ritorna da scuola,
si mise a mangiare la minestra calda che fece sua madre, fuori faceva molto freddo,
come a casa grazie all’assenza dei termosifoni.
Finita la minestra corse in stanza dove posò la scatola, la prese e la mise sul letto fra le sue mani.
Gli sembrava di avere un tesoro fra le mani, questa era l’impressione di Matthew.
Chiuse la porta della sua stanza per non far vedere a sua madre questa scatola, chiuse la tenda della finestra, e si rimise nel letto.
La scatola ricoperta da un camoscio rosso scuro, aveva un piccolo catenaccio d’oro, che Matthew apri con una chiave piccola.
Finalmente dopo l’ansia che si era procurato potè vedere cosa c’èra al suo interno, perché era lì, e a che serviva.
Aprì, chiudendo gli occhi, vide una luce, poi aprì gli occhi, vuoto, nulla, la scatola non possedeva nulla.
Spaventato da quel nulla Matthew richiuse gli occhi, vide un bagliore, li riaprì di scatto e sta volta lo vide.
Cosa era? Il nome non lo sapeva, ma all’interno della scatola c’era scritto in oro Guarbenino.
Doveva essere il nome di quella creatura.
Era poco più grande del mignolo, il colore della sua pella era giallognola ricoperta da una polverina d’oro,
aveva gli occhi neri come la pece, il naso schiacciato che invadeva la sua faccia notevolmente, e portava una capellino a triangolo con due cerchi grandi.
A prima vista quel Guarbenino spaventato da quel gigante essere si rinchiuse dentro la scatola, dove Matthew non lo vide più, come se fosse sparito.
La sua piccola voce che stridulava nel nulla della stanza spaventava anche Matthew che all’esterno era calmo.
D’un tratto riapparse questo Guarbenino, accanto al lui, nel piumone del letto.
Matthew non fece uscire nessuna parola dalla sua bocca, lasciò la prima parola al Guarbenino,
che si avvicinò a lui, arrampicandosi nel suo braccio sinistro arrivando alla sua mano.
Il guarbenino meno spaventato da Matthew, guardandolo con gli occhi neri poco espressivi roppe il ghiaccio.

«Sono un Guarbenino, vengo da un altro regno, ma la nostra specie serve il regno degli umani. »
A Matthew sembrava di sognare alle parole del Guarbenino.
Balbettando, non trovando parole Matthew gli chiese «Tu? Cosa? »
Il Guarbernino entrò nella scatola che si chiuse appena toccò piede lì dentro.
Da una piccola apertura usciva un’enorme luce, che dopo qualche istante si spense.
Subito dopo, Mattew aprì la scatola. Di nuovo vuota.
Il guarbenino era scomparso, magari sarà andato nel suo regno.
Lo stesso pomeriggio Matthew andò in biblioteca per documentarsi sui Guarbenini,
per sapere cosa sono, e perché quel Guarbenino aveva detto servo il regno degli umani.

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Capitolo 3
*** Il Regno dei Guarbenini. ***


scusate la lunga assenza,  il prossimo capitolo lo scriverò entro questa settimana.
-

Il pomeriggio lo passò in biblioteca.
Appena entrato si diresse nel corridoio di “Leggende antiche” pensò sia stato il corridoio più appropriato ai Guarbenini.
Controllando i libri e girando per i vari corridoi, arrivò nello stesso corridoio dove aveva trovato quella scatola.
Questa volta vide un grosso libro dello stesso colore della scatola, rosso scuro, sotto lo scaffale più basso.
Lo uscì da lì sotto, lo prese e lo alzò con forza, dato il suo peso dovuto alle sue infinite pagine.
Dopo aver letto svariate pagine di quel libro, lo mise in un posto dove lo avrebbe ritrovato subito.
Uscito dalla biblioteca sapeva già qualche informazione in più su quei Guarbenini, quelle creature erano del regno delle Lune,
creature notturne, che non possono restare a lungo nel regno degli umani quando c’è giorno, e quindi vanno sempre nel loro regno che c’è quasi sempre notte.
Quest’ultimo dipendeva tutta da un’enorme fiore, violaceo, posto in cima ad una grande torre.
Si tratta di un fiore vivente, che non è una creatura del regno delle lune, ma un tempo era proprio una luna messaggera.
Ancora però Matthew non sapeva qual’era lo scopo dei Guarbenini, e perché si chiamavano così.
Arrivato a casa pochi attimi prima di cominciare a piovere si chiuse in stanza, aprì finalmente lo zaino e vide i compiti,
gli venne una fitta allo stomaco appena lesse “latino”, era una delle poche materie in cui andava male, o quella dove meno si applicava.
Aprì il grande libro di latino e iniziò a studiare.
Le ore, i minuti ed i secondi sembravano rallentare, la stanza era avvolta da un silenzio tombale infranto dai rumori delle lancette “tic tac, tic tac” che non finivano mai,
e che facevano salire l’ansia e la monotonia.
Dopo aver finito il latino si distese nel letto e prese il libro che in quei giorni stava leggendo.
Accese il piccolo lumetto del comodino accanto al letto e inziò a leggere.
Dopo svariate pagine vedeva gli occhi che si perdevano fra le righe e notava che gli girava la testa,
decise di posare il libro nel comodino, ma non volle infilarsi sotto le coperte e dormire, rimase con quella piccola luce del lumetto a fissare il tetto.
Gli occhi stanchi, pian pian si chiusero e Matthew rimase fuori dalle coperte,
le ore passarono e stanco lui si addormentò velocemente.
Durante la notte, quando il freddo della città, entrava nella stanza, Matthew aprì gli occhi, alzò la testa, il cielo era più scuro,
con poche stelle, più vicine a lui, girò la testa versò una strana luce bianca, e vide tre lune grandi, si guardò attorno,
il terreno era con un erba molto piccola e spruzzata qua e là , era un terreno deserto oltre a qualche erbetta, strizzò gli occhi e si mise ad esplorare,
-un sogno- si diceva Matt in testa, non sapendo che si trovava nel Regno delle Lune, il Regno dei Tre tesori invisibili.
Camminando e girandosi attorno, cadde in una stradina, e sbattè la testa, sprofondando in un sonno totale.
Dopo le smisurate ore di sonno, aprì gli occhi e vide una lucciola che gli girava attorno.
-Ciao, Benvenuto nel nostro Regno- disse il Guarbenino a Matthew.
-Non sei una lucciola? Sei un Guarbenino? Scusa, ti avevo confuso grazie a quella polverina d’oro che c’hai addosso.
-niente, seguimi!-
Matthew, non rispose, ma annuì e lo seguì.
Questa stradina era discesa, e portava ferso un paesino nascosto da una fitta foresta di alberi,
scendendo la stradina si vide una casetta col tetto spiovente molto piccola fatta di mattoni marroni scuro,
il Guarbenino arrivato davanti la casetta e disse a Matt –entra-
Entrando c’era un piccolo salottino con tavolo di legno, sedie di legno, tutto di legno. Il Guarbenino lo fece accomodare e gli chiese
–Vuoi una tazzolina di thè?- Matthew rimase in silenzio imbarazzato e balbettando rispose –Si, si.. grazie.-
Si sedettero a tavola, Matt non sapeva come prendere la tazzolina minuscola, talmente piccola che era metà del suo mignolo.
Mentre il Guarbenino sorseggiava il thè, per lui assai, date le sue dimensioni, incominciò a parlare del Regno dei Tre Tesori Invisibili.
Gli occhi di Matthew erano fissi al Guarbenino che guardava il cielo scuro fuori da una piccola finestra del salottino.
-Bè, tutto iniziò…- la bocca del Guarbenino si richiuse, buttò uno sguardo al thè per vedere se c’era ancora, lo sorseggiò ancora e ricontinuò a parlare.

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Capitolo 4
*** Il villaggio e le sue origini. ***


Il regno dei tre tesori invisibli esiste da quando esistono gli umani sulla terra, la nostra vita dipende da voi, dal nostro regno vi osserviamo, scaviamo dentro i vostri cuori per cercare i vostri più segreti desideri e cerchiamo di realizzarli, creiamo i vostri sogni, e soprattutto vediamo le cose che nel vostro mondo voi non vedete.
Il guarbenino finì il discorso con tono diretto e preciso.
Matt rimase con un filo di respiro dopo il discorso di quella creatura e rispose sorpreso e perplesso dalle sue parole –Cosa voi fate?-
Il guarbenino posò la tazzolina di thè sul tavolo come se non gli interessasse più e rispose –si.- 
Matt rimase senza parole e per qualche secondo scese un silenzio tombale, voleva scappare, voleva credere fosse un sogno.
Il silenzio finì quando la moglie del guarbenino, Sunbeam, raggio di sole, era il suo nome, dato che quando nacque già aveva i capelli color sole.
Entrò nella casetta con spensieratezza, che si vaporizzò quando vide Matt. Subito si mise a gridare e ci vollero minuti per farla tranquillizare da suo marito.
Dato che Sunbeam doveva cucinare, il guarbenino chiese a matt –Vieni con me, ti mostro il nostro regno, ansi il nostro villaggio, dato che nel regno ci sono vari villaggi.
Uscirono dalla casetta, il terreno era fangoso e per raggiungere il centro del villaggio dovevano attraversare ancora una collina fitta di alberi alti cento metri.
Matt era spaventato dal luogo lugubre, si sentivano i gufi che dall’alto lo fissavano come preda, e il rumore dell’erba secca pestata che gli emetteva una paura incontrollabile. 
Giunti al villaggio, concentrato tutto su una piazza che richiamava lo stile gotico, casette tutte attaccate e non molto stabili dall’apparenza, col tetto spiovente e il camino.
Poi dall’altro lato della piazza una collina, il guarbenino disse che era proibita, difatti era chiuso l’accesso da una cancellato barcollante.
In cima alla collina vi si trovava una struttura molto vecchia e lugubre avvolta da avvoltoi e gufi che vi giravano attorno.
Il guarbenino fece distrarre Matt da quella collina e pian piano si incamminarono per tornar a casa.
Durante il tragitto dal villaggio fino alla casetta del guarbenino c’era una domanda che gli tormentava la testa, una domanda forse un po’ ovvia dato che lui trovò il guarbenino in biblioteca, ma la domanda era perché il guarbenino gli consentì di venire qui, perché lui? Era speciale? 
Arrivati a casa del guarbenino Matt era più che deciso di porgli questa domanda.
Ruppe il silenzio quando si sedettero a tavola, i due guarbenini cenavano come se non mangiassero da anni, matt li interrupe e chiese al guarbenino –E’ da un po’ che ho in testa questa domanda..-
Il guabenino lo guardò un’attimo e ricominciò a mangiare, dopo un po’ gli chiese  - dimmi, matt.- 
Matthew disse – Perché mi stai mostrando il tuo regno dato che è segreto? Perché ti ho scoperto in biblioteca, è stato un caso o l’hai fatto apposta? Perché mi hai portato qui?
Il guarbenino lo fissò in silenzio, posò il cucchiaio sulla zuppa e si guardò un po’ attorno, dopo qualche attimo iniziò a dire qualche parola –Hai toccato un’argomento serio, te ne volevo parlare dopo cena, ma oramai parliamo adesso.- Si bloccò un’attimo e riprese il filo del discorso – Tu fai parte del regno dei tre tesori invisibili e anche di quello umano.
Matt lo interrupe subito con tono scontroso – Ma che stai dicendo?! Io faccio parte degli umani.-
Il guarbenino gli rispose sospirando –Eh no, una tua discendente faceva parte del regno umano ma si integrò qui, e ogni cinque generazioni uno del suo ramo fa parte di tutte e due regni, questa tua discendente ha cinquecentotrentadue anni , ed è il capo del regno e del villaggio.
E ora ti posso riprendere il discorso iniziale, tutto inziò quando la bisnonna di tua bisnonna desiderò a Natale un regno dove chi vi abitava creava i sogni agli umani, cosicchè il vostro regno sognando dava vita a noi, è un po’ complicato lo so, ma è così.
Matt rimase sbalordito dalle parole uscite dal guarbenino che caddè in un sonno profondo, dopotutto era stanco, dopo la giornata passata lì. 

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