Il lato azzurro della vita di Una Certa Ragazza (/viewuser.php?uid=134555)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La campanella ***
Capitolo 2: *** Poesia ***
Capitolo 3: *** Storia di una sera alla fine della notte ***
Capitolo 4: *** Periodo ipotetico ***
Capitolo 5: *** Le Ore ***
Capitolo 6: *** Mattina ***
Capitolo 7: *** 8 Marzo ***
Capitolo 8: *** La nube ***
Capitolo 9: *** Il tuo segreto ***
Capitolo 10: *** La festa ***
Capitolo 11: *** Note ***
Capitolo 12: *** Edimburgo ***
Capitolo 13: *** In morte della signora R. ***
Capitolo 14: *** In limine ***
Capitolo 15: *** Liù ***
Capitolo 16: *** Simbolismo ***
Capitolo 17: *** Teatro ***
Capitolo 18: *** Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie... ***
Capitolo 19: *** L'ombra alle spalle ***
Capitolo 20: *** Blues Notturno ***
Capitolo 21: *** Ricordo d'infanzia ***
Capitolo 22: *** Tu chiamale, se vuoi, impressioni ***
Capitolo 23: *** Stardust ***
Capitolo 24: *** Riflesso ***
Capitolo 25: *** La dedica ***
Capitolo 26: *** Una vita di mattine ***
Capitolo 27: *** Epifania ***
Capitolo 28: *** Poesia molto semi e poco seria ***
Capitolo 29: *** E il tempo diventava ieri... ***
Capitolo 30: *** Finisca pure un giorno tutto quanto ***
Capitolo 31: *** Answers ***
Capitolo 32: *** Un pomeriggio dopo la piazza ***
Capitolo 33: *** 25 aprile ***
Capitolo 34: *** Apologia dell'errore ***
Capitolo 35: *** La vita, deformazione professionale ***
Capitolo 36: *** Il ritorno di Rossana ***
Capitolo 37: *** La farfalla e la tartaruga ***
Capitolo 38: *** Rapsodia in agosto ***
Capitolo 1 *** La campanella ***
La Campanella
Suonano, rimbombano
I corridoi vuoti
Gli angoli bianchi
Delle assolate aule sole.
Ascolta questo suono
Questo allegro malinconico
Inno di felicità!
Questo acuto che si leva
Sul cortile desolato,
Sui piccioni parcheggiati
Lungo i fili del telefono
E sopra l’aria ferma!
Ma più di tutto ascolta,
Ama fuggi temi il momento
In cui quel suono tende
Verso l’impossibile
Insondabile passato:
Non lo vedrai mai più.
Il sole inombra
Rischiara l’animo
La scuola chiude
Aprono i cancelli
Volano estivi i cappelli
Delle cartelle in festa
Riecheggiano le scale
Di suoni e di colori.
La campanella cessa di suonare
Ascolta il suo silenzio
L'ultima attesa libera.
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Capitolo 2 *** Poesia ***
Poesia
Il movimento di uno spicchio d'animo
Lungo
Le volute del pensiero
Vedere il sole,
Per un attimo,
Arrancando nel suo struggente splendore
E senza aver trovato le parole
Ricadere giù
Tra frasi strette
A gridare
A contare l'alfabeto delle stelle.
E' l'inesprimible
A far di ogni mia ora
La sofferenza di un secolo. |
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Capitolo 3 *** Storia di una sera alla fine della notte ***
Ciao a tutti! Ho gia inserito due poesie e ancora non mi sono presentata... beh, non presenterò me stessa, in effetti. Volevo dire solo due parole su questa raccolta.
Questa è stata la mia prima raccolta di poesie, e l'ho scritta soprattutto tra le medie e i primi anni di liceo, anche le la aggiorno ancora adesso, se penso che una poesia che ho scritto rientri più nei concetti espressi qui che in altri raggruppamenti. Le poesie non sono in ordine cronologico, per cui ne troverete alcune più mature in mezzo ad altre più infantili.
L'idea di fondo di questa raccolta è raccontare soprattutto i sentimenti agrodolci. Avete presente quando guardate un film o leggete un libro e pensate che sia talmente bello che vi viene da piangere? Ecco, ci sono molti sentimenti del genere, e tutti riconducono a qualcosa che si potrebbe definire "senso del sublime". Sono sentimenti che sono sparsi qua e là anche nel quotidiano, e una delle cose che mi piacerebbe fare sarebbe descrivere il sublime di questo quotidiano.
Spero di riuscire, attraverso i vostri commenti, a definire meglio la mia idea di poetica e di andare sempre più verso quello che voglio esprimere. Voglio centrare sempre più il punto, insomma.
Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno recensito. Grazie!^^
Storia di una sera alla fine della notte
Lui, nato e cresciuto in un mondo di morte
Ogni respiro pagato in contanti
Diciott’anni passati a sfidare la sorte
Vissuti in un giro privo di sconti.
Lei, vita trascorsa nell’incomprensione
In una realtà che non sa pensare
Breve è la strada per la depressione
Se hai pochi momenti per sognare.
Più facile sembra lasciarsi cadere
Che continuare in questa maniera
Così nella sera di tutte le sere
Si scontrano in cima a una scogliera.
«Non ti avevo vista, come mai qui?»
«A tirare avanti non ci riesco più...
E tu? Non sei Francesco della 5°B?»
«Che coincidenza trovarti quassù
Tu sei Marianna della scuola mia!»
«Pure tu a dire al mondo addio?»
Sotto c’è il mare scuro, un salto e via.
«Paura?» «Sì.» «La mano te la tengo io.»
«Finirla così, però, che peccato...»
«Pensiamoci meglio domani mattina.»
»Al molo c’è un buon ristorante, ho sentito...
Non te l’ho mai detto, sei molto carina.»
Scendono tenendosi stretti per mano
Volano su strade di cupo cemento
Ma con la mente sono lontano
Il cuore sorride, nel buio e nel vento.
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Capitolo 4 *** Periodo ipotetico ***
Periodo ipotetico
E se tanto tempo fa
Avessi scelto un’altra strada
E se avessi saputo
Il nodo esatto degli errori
Lo scioglimento della trama
Migliore, conveniente
E se avessi conosciuto
Tutti i sentieri possibili
E casi e coincidenze
Con le loro conseguenze
E se avessi saputo
Come arrivare
Saltando un viaggio lungo
E se per essere più lieta
Mi fossi adeguata
E avessi accettato
Il minor male
E se l’avessi fatto
Se avessi negato parte
Dei miei pensieri sregolati
Per essere annuita
Approvata dagli altri
Allora forse avrei vissuto
Senza conoscere mai
La mia libertà oscillante
Tra il giusto, il pensiero
E lo sbaglio.
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Capitolo 5 *** Le Ore ***
Questa poesia è dedicata alla mia migliore amica, Jessy, che l'ha scritta con me. Mi sento in vena di essere abbastanza banale da dirle: "sei la migliore amica del mondo" o "la migliore amica che potessi mai desiderare", ma non credo che avrebbe molto senso, nè che renda l'idea. Chiunque potrebbe ribattere che non posso davvero sapere se è la migliore o no.
Quello che importa è che io non ne vorrei nessun'altra.
Questa poesia è anche per tutti gli amici delle medie. Qualche anno fa, scrivendo queste poesie, dicevo: "un giorno le dedicherò ai miei amici". Beh, la dedica eccola qui. I loro nomi non c'è bisogno di scriverli, perchè loro sanno chi sono.
Grazie.
Le Ore
Sedute sul tetto grigio
Davanti alla vecchia scuola
Mentre le ore passano
Sul tramonto dorato
Accarezzate dal vento
E dai ricordi
Di vecchie estati e vecchi amici.
Mentre il vento spazza via
Il passato con un soffio
Dando un ultimo addio
A tutto ciò che è stato
È un intervallo calmo
sotto il cielo azzurro.
Mentre le ore passano
Sognando nuove idee
Tempi ancor più belli
Parlar di tutto e niente
Mentre dietro alle finestre
Giocan silenziosi
Fantasmi di ricordi
Bambini vecchi e nuovi
Mentre le ore già passate
Si infrangono sugli occhi
E dentro alla memoria
Di chi le sa ascoltare.
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Capitolo 6 *** Mattina ***
Eccomi di nuovo!
Innanzitutto ci tengo a ringraziare tutte le persone che mi hanno recensito fin qui. Vediamo un po', cerchiamo un ringraziamento originale... d'accordo, lo ammetto, non me ne vengono in mente altri: grazie!
Passando alla poesia, questa è stata una delle prime che ho scritto. Non è un granchè, però la mattina è un momento della giornata che mi piace, anche quando ho sonno, e rendermi conto che non ho cambiato opinione nel corso degli anni mi ha fatto piacere e mi ha fatto ricordare tutte le vecchie mattine nel corso della mia vita (*voce-nella-testa: "hai solo diciannove anni, non fare la donna vissuta!"*), per cui la metto qui.
A onor del vero, questa non è stata esattamente una delle mie prime poesie. Prima ce ne sono state altre, un intero taccuino. Proprio mentre stavo per finirlo l'ho perso (perdo sempre tutto, io. O forse sono le cose che perdono me), e per un po' mi sono disperata perchè lì sopra c'era quella che sono convinta essere la più bella poesia che abbia mai scritto, di cui ricordo solo il titolo e un paio di frasi smozzicate. Alla fine mi sono rimboccata le maniche e ho ricominciato, ma il ricordo di quei versi - o meglio il sapere che ci sono stati, visto che non li so più - ogni tanto mi tormenta ancora, come quei jingle assurdi delle pubblicità che ti rimangono impressi nella mente. Quando scrivo poesie spero sempre di farne una bella come quella.
Probabilmente se rileggessi quella poesia adesso riderei di me stessa e penserei di aver scritto delle ingenuità, nel migliore dei casi, e perciò pensandoci bene forse sono stata fortunata: se non avessi perso il taccuino non avrei avuto qualcosa di perduto da raggiungere e mi sarei impegnata meno nello scrivere poesie. Forse. (*Voce: "Dice così solo perchè non vuole ammettere che non può trovare un lato buono anche nella sua disattenzione" Io: "E sta' zitta tu!"*)
Scusate lo sproloquio, ora vi lascio. Grazie ancora!
Mattina
Attendo il sole venire
Non so il color del cielo
Sugli occhi è vivo il velo
Di un sogno da smarrire.
Il tetto urbano è silenzioso
Deve iniziare il fracasso
Nessuno ha gettato il sasso
Su questo stagno ozioso.
E sono aria e sono terra
I momenti son leggeri
Pesanti tutti i miei sentieri
Prima che inizi col tempo la guerra.
I battiti del cuore sono tanti
Me c’è bisogno di rallentarli
Per vedere la vita passarli
Senza provar rimpianti.
E verrà l’urlo che mormorerà:
«Corri, corri, devi arrivare prima
Il tempo in quest’era fa rima
Soltanto con la velocità!»
Ma il tempo è solo un’invenzione
Se sul display del cellulare
L’ora muta lasciala cambiare
Spegnilo piuttosto con soddisfazione.
E la mattina è ancora mia
Il lento andante contrabbasso
Che riempie di musica il chiasso
Di questo mondo che va via.
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Capitolo 7 *** 8 Marzo ***
Questa poesia, rispetto a quelle che ho pubblicato finora, è più recente: è datata 8 marzo 2011. E' un po' cruda, c'è già stato chi l'ha trovata indelicata, tuttavia l'ho scritta in un momento ben preciso che non mi va di dimenticare: erano i giorni dello scandalo delle escort. (L'ho tirata fuori oggi proprio per questo, perchè è arrivato il tempo dei processi su questo caso).
Vedevo donne che avrebbero dovuto indignarsi affermare che le escort erano state proprio fortunate a fare soldi così facilmente, e sembravano non vederci nulla di male. A chi diceva che era un' indecenza davano del moralista, e dopo aver visto questo ho smesso di stupirmi che ci siano uomini che pensano che disporre della donna sia un loro diritto. Se noi per prime non ci rispettiamo, come possiamo pretendere che ci rispettino gli altri?
Non sono femminista. Sono perchè i sessi abbiano pari dignità, e la nostra dignità, quella che già abbiamo, è stata fatta riconoscere a fatica. Dimenticarlo in quel giorno mi è sembrato un insulto.
Credo che per acquistare dignità la prsona stessa che la desidera debba in primo luogo esserne convinta le stessa e crcare in tutti i modi di averla.
Parafrasando una frase di Malcom X (un giorno o l'altro mi arrestano): "Nessuno vi darà la libertà, se siete donne pendetevela!"
8 Marzo
Ti sento sin da qui,
Mimosa,
Gridare il tuo giallo sulle colline
Sotto il cielo grigio macilento
I trafficanti di sogni lo sanno
Non vali più nulla
Nessuno che ricordi il nesso
Come il bruco rovina
La mela dall’interno
Così t’han rosicchiato il senso
A che sono servite tante morti
Se l’Italia si bea
Del suo essere puttana?
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Capitolo 8 *** La nube ***
Ecco di nuovo una poesia che ho scritto secoli fa. Sono passati davvero tanti anni, se ci ripenso!
Sono stata molto combattuta se metterla qui o meno perchè mi rendo conto che sarebbe da riprendere in mano e limare... però, mettiamola così, non voglio uccidere il momento ^^ L'ho scritta provando un attimo di angoscia, come gli animali che diventano irrequieti quando sta per arrivare il terremoto (che paragone felice...) non è che sentivo la crisi? XD Nah, in realtà ho avuto questa sensazione molto confusamente e ho cercato di metterla giù per immagini.
L'ultima "scena", se così vogliamo chiamarla, mi è stata ispirata - lo ricordo molto bene - dal finale di "Ascolta il mio cuore", che quando ero piccola era il mio libro preferito.
La Nube
L’alba esplode sui tetti
E non è la prima
E non è l’ultima
A bombardare il cielo
La città è
Allegramente impertinente
Gli uccelli volano ancora.
Dalla finestra
Dietro al vetro
In ogni stelo d’erba
In ogni grande villa
La tranquillità è anestetica
Ma dietro di noi
Oltre, ancora oltre
la nube nera incombe
Tra i nostri ipocriti
Mattoni disperati
Ah, la sento
La sento che avanza
Guadagna centimetri
Ad ogni soffio d’aria.
Manca poco ormai
È vicina.
Ma la città continua
Chiara noiosa pacata.
Ciechi!
Nessuno sa distinguere la nube
Un cielo azzurro
È diviso a metà
Da una striscia bianca
D’aeroplano.
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Capitolo 9 *** Il tuo segreto ***
Eccomi tornata! Penso che questa poesia risalga ad un paio di anni fa, forse qualche mese di meno. E' dedicata ad una mia amica, anche se ci sarebbe tanto altro da dire di lei che queste poche cose XD (beh, del resto non vale la stessa cosa per tutti?)
Grazie per leggere e per aver lasciato recensioni! Ringrazio in particolare Jesse O. e Odioiladridinickname che commentano sempre, prestandomi il loro tempo con grande generosità su internet e non solo. :)
Il tuo segreto
Con quello sguardo duro come il vetro
Guardi gli amanti
Fissarsi negli occhi.
Butti la calce su un cuore morto
Dicono quelli che ti pensano
Amazzone per gioco.
L’orgoglio, l’orgoglio
Che malattia il tuo orgoglio!
Perdonati il dolore
Lasciati innamorare.
Non guardi un uomo in volto
Se non ci devi litigare
Non lasci andare
Le tue mani, il tuo viso, i tuoi occhi
A sognare.
Il tuo disprezzo in borsetta
Il tuo cinismo al guinzaglio
La gente ha paura
Non riesce a capire perché
Nel palmo hai l’ombra di un sorriso
Troppo amaro
Che poi magari ti porti dietro
Anche la verità
E senza più illudermi che faccio
Che faremo tutti?
Quell’amore normale
Che nascondiamo ostentatamente
Forse hai ragione tu,
Forse non è niente
Quant’è più facile pensare
Che tu non creda nell’amore
Così possiamo scrollare le spalle
E compatirti assieme.
Ma ci sono quei momenti
Quelle notti colme di pensieri vuoti
In cui non riusciamo
Ad inventarci un’emozione
Anche guardando le stelle
E allora forse capiamo tutti
Nello stesso istante
Che tu l’amore lo conosci troppo bene
Che il tuo sguardo disilluso
È il fondo di un bicchiere
Delusione
Per i nostri amori quotidiani
Troppo poco disperati
Troppo senza ali.
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Capitolo 10 *** La festa ***
Superfluo dire, una volta letta questa poesia, che non si sta parlando di una festa fisica. Il titolo sembra centrare poco ma ai collegamenti mentali non si comanda XD
La festa
Ed è una capriola della mente
Un salto all'improvviso
Nel cuore ho una voce che grida
Ma è gioia, è fantasia
E le parole che avevo
Sono rimaste lontano
Nel mondo sbiadito
Di chi non rimane
Sveglio a cercare le stelle
In mezzo al soffitto, nel buio
E senza motivo sorrido
E c'è una corda in me
Che vibra ed esulta
L'ebbrezza di essere al mondo
Senza più averne motivo.
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Capitolo 11 *** Note ***
Questa poesia l'ho messa in un romanzo, sperando che non risulti come la tipica canzoncina da romanzo fantasy (le trovo orribili). Mi ricordo quella di Bombadil ne "Il signore degli anelli", che a me non piaceva ma nel contesto poteva avere un suo senso, ma ho rimosso tutte le altre... non esiste high fantasy senza canzoncina scrausa, yeah!
Note
Do, buco nero, basso, fondo
porta chiusa, cerchio tondo
muto canto di Tristezza
vento freddo, cupa brezza.
Re, mare azzurro, blu, turchino
strazio, lungo mio cammino
vecchio sogno, Nostalgia
cambiamento in elegia.
Mi, foglia verde, chiara, forte
viva vita, morta morte
dare forza alla Speranza
fiore, ballo senza danza.
Fa, beffa rossa, arguta, fine
riso ambiguo, finte trine
genio misto ad Allegrezza
sorriso sghembo, sfrontatezza.
Sol, luce bionda, calda, bella
chiaro stagno, audace stella
sole a picco sul Pensiero
chiave, porte del mistero.
La, scettro bianco, primo, nuovo
foglio intonso, gallina e uovo
alfa, inizio di tutti i Casi
nove muse, milioni di frasi
Si, cielo blu, pazzo, profondo
anima viva, grida del mondo
specchio distorto, Diversità
eclissi di luna, eternità.
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Capitolo 12 *** Edimburgo ***
Ho scritto questa poesia l'ultimo giorno della mia vacanza ad Edimburgo, l'estate scorsa. Ci sarebbe molto da dire su questa città, e non saprei nemmeno da che parte iniziare per raccontare... beh, tutto. E la cosa pazzesca è che apparentemente non ci sarebbe quasi nulla da raccontare, ma è questo il bello, giusto? Parte da lì, la scrittura... in generale probabilmente parte da lì l'arte.
Insomma, in due parole per raccontare Edimburgo ci vorrebbero svariate poesie. O un romanzo. *chi mi conosce si lascia sfuggire un gemito. In particolare la Bibliotecaria sfoglia febbrilmente l'agenda e cerca un modo per liberarsi di tutti i suoi impegni da qui ai prossimi sei anni*.
Nell'attesa, comunque, dedico questa poesia alle persone che hanno vissuto con me quelle due settimane.
Ringrazio i soliti che leggono, seguono e recensiscono! XD
Edimburgo
Non calpestate le margherite
Che crescono a frotte nei cimiteri
Fermati stanza, voglio guardarti
Se avessi bisogno chiudere gli occhi
E ritrovarmi nel verde dei prati
Nitido contro i tuoi muri di pietra.
Quella bacheca coi sogni di giugno
Sbocconcellati assieme alle strade
Troppe per passeggiare su tutte
poche per fare soltanto un assaggio.
Tutti i profili in un unico volto
Tutte le storie dentro ogni sguardo.
Una lacrima asciutta che senti
sul viso, il nuovo non viene due volte
Il resto è un ricordo scavato nei sassi
Segnato su un’anima in vetro.
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Capitolo 13 *** In morte della signora R. ***
Ho ragionato parecchio sull'opportunità di inserire questa poesia o meno, perchè si tratta di versi molto intimi, scritti di getto il giorno della scomparsa di una persona che ha fatto parte della mia infanzia, e mi sembrava irrispettoso pubblicarli qui, poi ho deciso che se si decide di raccontare le cose tanto vale raccontarle bene, raccontarle tutte.
Questa poesia è dedicata ai ragazzi del cortile, e naturalmente alla signora R.
In morte della signora R.
Rintocca nella testa
Quel mio ricordo fisso
Che torna quando muore
La traccia, e ciò che ho visto
Quel cortile immortale
Che è rimasto solo
nel sole, nell'infanzia.
La vita scivola nel sogno
Il segno se ne va
Ma non andrò a guardare:
Finché non guardo è viva.
Io che ricordo e sono
Sarò ricordo poi. Si muore.
Intanto però vedo
Il sole i tetti il mare
E lei anche lei è lì.
Mi basta, è bello.
E' fredda sopra il letto
E parla nel mio occhio
Sorride e annaffia fiori.
Sparpagliati, tutti quanti,
E mi ritrovo qui
E penso agli altri,
Se lo sanno, dove sono.
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Capitolo 14 *** In limine ***
Questa poesia è dedicata ai miei compagni, a "quelli della 5^A".
Grazie.
Lo so che è poco, ma mi fermo qui perchè i casi sono solo due: o io che scoppio a piangere sulla tastiera (che non è nemmeno mia) o io che inizio a scrivere fiumi di parole per cercare di avvicinarmi a quello che volevo dire e alla fine entro in modalità "scrittrice fallita". Magari faccio anche di peggio e divento sentimentalbanale.
Perciò grazie.
In limine
L'ultima volta su questa strada
con l'intenzione di andare a scuola
con quel percorso a pelle, a memoria
fatto gridando che sono in ritardo.
Fra un paio d'anni ci ritroveremo
in imbarazzo davanti alla porta
mai più una classe come una volta
ed altra gente seduta nei banchi.
Quante volte c'è un'ultima volta
senza che tu te ne accorga neppure
per questa mattina, almeno, fai lento
fai tuo ogni gesto e gusta il tuo pianto
come si gusta un buon vino, un rosato.
Il muro è bianco, han tolto l'orologio
è un bianco vuoto, un po' indifferente
ma non si poteva, non potevamo,
lasciarci le lancette e farci dire l'ora.
A quella finestra si affaccia un balcone
è lì da cent'anni e nessuno lo sa
soltanto chi ha alzato la testa dal banco
ricorda la vita che usciva da là.
E i volti, il cortile, dimentico troppo
non ho mai prestato abbastanza attenzione.
Dove avrò messo le cose da dire?
Dov'è chi è importante e volevo vedere?
La scala antincendio, le grida
che strano, pensavo... C'è il sole.
Vi guardo negli occhi di nuovo
ricordo una vecchia canzone. È finita.
Scivola il giorno tra le mie ciglia
cerchiamo una cosa qualunque da dire
per trattenerci ancora un'oretta
«Prendiamo un caffè dalla macchinetta?»
Mi hanno truccato le carte, il futuro
non vale, guardavo da un'altra parte
adesso ho capito, e so all'improvviso
che è andata, che ho perso
di nuovo da umani perdiamo.
Un vuoto di passi, un terrore di bimbo
si stiracchia nell'aria una nota
e poi sul più bello è silenzio, di botto.
Sapremo mai quanto siamo cambiati?
È pronta, adesso, si firma precisa
come un'ombra, un' eclissi prevista
la sensazione amara, bizzarra
che è l'ultima volta sulla soglia.
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Capitolo 15 *** Liù ***
Ho riflettuto parecchio sul fatto di inserire questa poesia nella raccolta o meno perchè temo che non sia fatta benissimo. Alla fine ho deciso per il sì perchè so che c'è una mia amica a cui piace molto XD Che lunga serie di eventi...
L'ho scritta tre anni fa, se non sbaglio, partendo da un'esperienza personale e collegandola con quella di un personaggio che a me piace molto: Liù di "Turandot". Non so se sappiate o meno la trama di questa opera lirica, comunque immagino che la poesia abbia senso ugualmente. Se avete bisogno di qualche delucidazione chiedete pure!
Per quelli che conoscono la storia, io ho semplicemente immaginato che Turandot si innamorasse del principe attraverso le parole di Liù, e che quindi il suo amore sia in un certo qual modo idealizzato, mentre quello di Liù è più sofferto.
Vi lascio alla poesia, e ringrazio le persone che leggono, quelle che seguono e quelle che recensiscono!
Liù
Tu sfiori la terra con i piedi,
Ignara della tua fortuna
Piangi gelida delle tue disgrazie
Ma che altro vuoi? È tuo!
Avessi i tuoi occhi, il tuo viso,
Le tue mani fossi te
Bacerei il sole tutti i giorni
Perché sarei la prima
A vivere negli occhi suoi
Ho un dolore tra il cuore e il respiro
È straordinario che tu non te ne accorga
Che io non bruci e mi riduca in cenere
Davanti a te, regina.
Ma tu continui a vivere
E ogni giorno mi pugnali.
Eppure non ti odio
Non posso detestare
La sua felicità. Io vedo il suo volto
Scolpito dalla gioia,
Sono felice anch’io
Anche se è un’opera migliore
Di quella che posso fare io.
Ma tu riusciresti ad amarlo senza odio
Se lo vedessi con un’altra donna? Io sì.
Vivi, mia assassina, non possiamo
Essere uguali: adesso sì, lo ami!
Lo vedi splendido, perfetto,
Io amo tutti i suoi difetti.
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Capitolo 16 *** Simbolismo ***
Per la serie "non si può sempre essere allegri"... Ok, questa è una poesia un po' strana, ma penso che le poesie bisognerebbe prima leggerle senza prima sapere perchè l'autore le abbia scritte, o cosa intendeva significare, per cui non la spiegherò. Ovviamente, se volete dei chiarimenti personali non esiterò a darveli! :)
Grazie a tutti!
Simbolismo
Non c’è motivo per quella stretta dentro
Come se le arterie si annodassero
C’è solo una finestra immobile
Una parete slavata allo stesso modo
Di questa gioventù dorata.
Perché penare? In fondo
È un’emozione quasi inventata.
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Capitolo 17 *** Teatro ***
Ai Coribanti, vecchi e nuovi, per questi tre anni spettacolosi.
Teatro
E sentirai
riconoscerai a pelle
l'odore antico
di vecchio legno e passi
il fruscio pesante
di quella tenda rossa
la meraviglia
quando non sei più solo
e vedrai il sole
nascere da un riflettore
e la musica colare
da non si sa dove
e ascolterai la gente
trattenere il respiro
e accompagnarti i passi
come ad un bambino.
E a spettacolo finito
verranno il buio e l'ombra
e quel silenzio
da palco, da concerto
e tu, sgraziata marionetta
della creatività
guarderai in alto
alla ricerca di un filo.
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Capitolo 18 *** Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie... ***
Ciao a tutti!
Innanzitutto volevo ringraziare Jesse O, Odioiladridinickname, Flicka09 e Lady Proud per aver recensito le mie poesie, insieme a tutti quelli che hanno recensito in passato, che seguono e che leggono. Fatti questi doverosi (e periodici, visto che ogni tanto li faccio ma mai abbastanza!) ringraziamenti, vi lascio alla poesia, premettendo che questa è forse l'unica poesia in cui parlo dell'amore in maniera astratta, senza descrivere un fatto o un momento, ma semplicemente cercando di spiegare che posto occupa per me la persona che si ama. Sicuramente è l'unica poesia d'amore che ho scritto a dire veramente come la penso: non ne scrivo molte perchè non sono in grado e non centro mai il punto XD.
Scusate il disclaimer fluff, ora vi lascio davvero a leggere queste poche righe.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie...
Di te non ho che sguardi
Irreplicabile il tuo volto in me
Da sola senza te davanti.
Chiunque penso posso
Ricordare un volto un’aria
Tu sei di là dal velo.
La curva della guancia
I tuoi occhi la tua bocca
Li metto assieme. Non basta.
E ti amerò finché
Con tutto quel che vedo e so
Non riuscirò a inventarti
A immaginare te.
NOTA: Il titolo è un verso di Montale, e fa parte di una poesia che dice esattamente il contrario di quello che ho scritto io. Montale - che, beninteso, è il mio poeta preferito - sembra dire che la persona che si ama è quella che meglio si staglia nella memoria della persona, e ho voluto chiamare così questa poesia perchè, in qualche modo, è il negativo della sua. |
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Capitolo 19 *** L'ombra alle spalle ***
Visto che non c'è due senza tre, ancora una volta cito Montale. Questa volta la citazione è il primo verso della poesia, "Forse un mattino andando...", che è contemporaneamente il primo verso e il titolo della poesia del mio illustre conterraneo. Sarà l'aria della Liguria, a fare male...bene di sicuro non fa, visto che è un po' inquinata. *"Ma è inquinato il tuo cervello!" dice la voce fuori campo*.
Grazie come sempre a tutti quelli che leggono queste pagine virtuali, in particolare a _Nikita_ che ha messo questa storia tra le preferite!
L’ombra alle spalle
Forse un mattino andando
In un aria di sole
Mi chiederò se
Stavo meglio inquieta
Con i pensieri in fiamme
O accoccolata adesso
In un felice torpore.
Mi rende ansiosa la tranquillità
Come invitata per caso a una festa
In cui non conosco nessuno.
So camminare per ore
In un bagno di luce
Che non mi costringe a vedere.
Se nei miei occhi è il bagliore
So della mia ombra.
Basterà per non voltarsi?
NOTA: L'atto di voltarsi, in questa poesia, significa sprofondare nel lato più buio della vita e calarsi nella sua perdita di senso. Se nella poetica di Montale "gli uomini che non si voltano" sono gli uomini che non si rendono consapevoli delle finzioni della vita, gli uomini che si voltano sono quelli che squadrano la vita in tutta la sua pochezza metafisica (Urgh, parlo come il mio prof. di filosofia, uccidetemi!) e nella sua mancanza di significato. La tranquillità, nella mia poesia, è lo stato degli uomini che non si voltano. Ed io mi chiedo se sia possibile non voltarsi, se si è già consci della propria ombra, oppure se ad un certo punto ci si deve per forza guardare indietro e fare come Orfeo con Euridice, far sparire il senso della propria vita.
E così provo a costruire il mio modo di vivere, in bilico a metà strada tra gli uomini che si voltano e quelli che non lo fanno, conscia dello squallore che ci segue di continuo ma senza lasciare che offuschi la mia gioia di vivere. La mia ombra non mi impedirà di guardare il bagliore del sole.
Ok, questa in un certo senso è una poesia programmatica, ed è anche un gran viaggione senza particolare filo logico... scusate se vi ho annoiato, adesso passo e chiudo! |
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Capitolo 20 *** Blues Notturno ***
Questa è una poesia piuttosto vecchiotta, e per qualche strana ragione ci sono affezionata.
Alla fine c'è un chiaro riferimento al film "I guerrieri della notte", che consiglio a chi ama i film d'azione fatti con i sacri crismi.
Grazie a tutti!
Blues notturno
Le corriere fendono la notte
Con il loro carico di umanità
Con il loro popolo after-hour
Chissà stasera come finirà.
Una tribù di lupi dell’asfalto
Cammina tra portoni ansiosi
I cani sono sì addomesticati
Ma in fondo sono più pericolosi.
L’autista è un Novecento silenzioso
Guida con un lento liscio andante
Pensieri che accompagnano le stelle
Ognuno qui si sente un po’ viandante.
Stupisciti se vuoi di questo mondo
Solo dal nero però nasce il bisogno
Di un’ora piccola in cui crescere e al mattino
Credere sia stato solo un sogno.
Le corriere fendono la notte
Con il loro carico di precarietà
Perché stanotte è solo un’altra notte
E chi può dire quanto durerà.
Nel buio ritagliato da lampioni
Quale sarà, quale sarà la storia
della ragazza della statale? Pensa
A tutti i piccoli eroi senza vittoria.
La notte è uguale per tutti,
Puoi crederci o provare
Ma se torni a casa un po’diverso
Qui si cambia tutti, non ti preoccupare.
I ragazzi scrivono sui muri
Sopra cartelli rotti sconsolati
Sarà perché han paura tutti
Assieme, per dire che ci sono stati.
Giudica l’errore, credi nei tuoi santi,
credi anche al Paradiso
Ma a che serve se non porti
nel dolore, nella notte un tuo sorriso?
Qui ci sono mille vite umane
E lacrime, sconfitte, amori e lotte
Le trovi qui per una notte sola,
Solo per noi, guerrieri della notte.
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Capitolo 21 *** Ricordo d'infanzia ***
Ciao a tutti! Tra due giorni parto per Barcellona e non potrò aggiornare per un po'.
Volevo salutarvi con una poesia decente, ma tutte quelle che mancano per concludere la raccolta o sono deprimenti (in tutti i sensi) o avevo già deciso dove metterle, perciò vi beccate una poesia deprimente XD
Dunque, questa poesia - come altre che seguiranno - è malinconica, forse un po' dolente. O almeno, quando l'ho scritta volevo trasmettere e dar voce a questo, ma non è detto che ci sia riuscita.
Tuttavia voglio dire qui, in parte per non farvi eventualmente buttare giù, in parte perchè non crediate che da qui in avanti io sia diventata un'emo girl in vista del suicidio, che anche dietro alle poesie più dolceamare, o più cupe, non ha mai smesso di esserci un sentimento gioioso nei riguardi della vita.
Ok, detto questo (che sembra un po' un testamento spirituale, bella roba!) vi saluto sperando di aggiornare tra una decina di giorni al più tardi, non prima di aver ringraziato in maniera particolare Jesse O e Odioiladridinickname, che seguono sempre, Maebh, che ha recensito un numero sbalorditivo di poesie in pochissimo tempo, _Nikita_, che si è data altrettanto da fare, DreamNini, che ha messo la raccolta tra le preferite, Lady Proud, che segue e con cui faccio volentieri quattro chiacchere, e tutti quelli che hanno recensito o letto. Grazie!
Ricordo d'infanzia
Ci sono solo foto
di quando eri bambino
e quella nota, in fondo
all'anima, che trema.
Non è cambiato niente
hai solo perso per la strada
quei guizzi colti
all'angolo dell'occhio.
C'è un po' di magia in meno
nei tuoi passi,
un po' più vetro.
Un tintinnio di sogni
un vecchio gusto che si è spento.
La crudeltà dei bimbi
si stempera nel sole.
Tutti I giorni, verso sera
la memoria ha la decenza
di fingere con noi.
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Capitolo 22 *** Tu chiamale, se vuoi, impressioni ***
Sono tornata!
Cioè, in realtà è già da un po' che sono tornata da Barcellona, ma disgraziatamente la mia chiavetta internet non funziona (diciamo piuttosto che, come statistica, sarebbe più strano se funzionasse) e così mi ritrovo a gelare sui gradini della chiesa di Limone Piemonte. Nessuna conversione improvvisa e nessuna decisione di fuggire e darmi all'accattonaggio, semplicemente è l'unico posto dove prende il wi-fi del comune.
Come capirete, è una postazione piuttosto scomoda, per cui ricomincerò le mie abituali attività sul sito (come recensire e rispondere ai commenti) non appena avrò risolto questo problema.
Nel frattempo pubblico questa poesia che, per il fatto di essere già scritta, non mi dà particolari problemi.
Dunque, la poesia. Al posto di quela che metterò ce ne doveva essere un'altra, che poi ho desistito dal mettere. Volevo motivare questa scelta, ma veniva fuori una gran menata, e allora ho lasciato perdere XD Sappiate solo che non vi siete persi niente.
La poesia con cui l'ho sostituita parla di una normalissima giornata d'estate in cui sembrava esserci ben poco di sensato. Se dovessi immaginare di raccontare una giornata simile, mi rendo conto che la sensazione che produrrei sarebbe un'apatia piuttosto pigra. Invece quello che provavo io in quella giornata di canicola in cui il caldo mi impediva di concentrarmi su qualsiasi cosa era una sorta di disturbante, indefinita ansia. Ho cercato di parlarne, e non mi è riuscito molto bene, ma forse sommando poesia e introduzione qualcosa si capisce, non dispero! XD
Tu chiamale, se vuoi, impressioni
Polvere sui colli, controsole
il caldo è la cancrena della vita
ed io sto come tanti ad ammazzare
il tempo con un'ascia in mezzo al cuore
in una paralitica illusione
che serva a darci un poco di vantaggio
per scappare in un fare fasullo.
Dove sono I tuoi sogni,
o almeno la tua voglia?
Il cielo il mare sono azzurri e immobili
come brutte notizie rimaste
all'altro capo di un filo.
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Capitolo 23 *** Stardust ***
Signore e signori, internet funziona, e a pieno regime! Ebbene sì, ma non diciamolo troppo forte U.U
Dunque, questa poesia era sotto contest per cui finora non ho potuto pubblicarla. Non ho vinto niente, ma è stato divertente e ci riproverò (*voce fuori campo: "ma tu non ti arrendi mai all'evidenza, eh?"*).
Innanzitutto ringrazio Gracee per la bella idea del concorso, senza il quale non sarei stata spronata a scrivere questa poesia.
Come sempre grazie a DreamNini, Odioiladridinickname e Jesse O, per l'ammirevole costanza con cui seguono.
E ora, vi lascio alla poesia. Mentre finora mi sono limitata, quando l'ho fatto, a parlare dell'amore in astratto, qui mi sto riferendo ad una storia molto specifica, che è stata la mia. Si può dire che ho cercato di tratteggiare lo stato d'animo, esasperato ma a modo suo entusiasta, in cui mi trovavo quando il mio sentimento non corrisposto è arrivato ai tre anni di vita.
Vorrei che la prendeste per quella che è, cioè una poesiola un po' malinconica, ma prima di tutto allegra e scanzonata!
Uh, già, prima che mi dimentichi il titolo (e il tema) del concorso era "Una poesia per la buona notte".
Stardust
La mia polvere di stelle
Ti è finita sul cappello
E mi guardi col sorriso
Dentro agli occhi, con affetto
Il ricordo l'ho lasciato
Chiuso ad aspettare fuori
Ma ti amo anche stasera,
Non so dire come mai.
Questa notte un po'distratta
Si è ferita con un ago
Vedi? Sanguina di stelle
Proprio come piace a noi.
Vorrei darti questo cielo
Chiuso dentro al mio orologio
Ma lo spazio è già finito,
Forse non è mai bastato.
Mille e cento buonanotte
Anche oggi sono troppe
Troppe per poterti amare
Senza ridere di me.
Rido eppure non mi passa,
E mi parlo un po' di te.
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Capitolo 24 *** Riflesso ***
Salve a tutti!
Sono tornata con una poesia un po' vecchiotta, che ho scritto anni fa quando ero in un periodo leggermente più emo-vittimista-troppo se mi vuoi bene piangi per essere corrisposta (un biscotto a chi coglie la citazione) di adesso. Anche se non direi di essere mai stata emo.
Premetto comunque che questa poesia non mi appartiene molto, in effetti: avete presente le frasi che dite in giro quando siete arrabbiati col mondo? Ecco, quelle. Il fatto che le abbiate dette non significa che facciano davvero parte di quello che siete o che ci crediate, ma intanto le avete pensate.
Per questo, dopo averci pensato su, ho pensato di pubblicare ugualmente questa poesia, perchè se questi continui cambiamenti, ripensamenti e smentite fanno parte della natura umana, allora tanto vale parlarne.
Riflesso
Ho voluto giocare con il mio riflesso
Negli occhi degli altri
Ma quel riflesso ha scavato un solco
Dentro di me, e adesso sono stanca,
Stanca di riconoscermi nell’immagine
Che volevo avere di me
È troppo difficile assomigliare
Alla felicità
E per qualche ragione
Non essere felice affatto.
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Capitolo 25 *** La dedica ***
Ciao a tutti! E' un po' che non pubblico, ma con l'agitazione per il test d'ammissione a medicina non sono riuscita a farlo. Ma per fortuna... passata. :) Sono davvero felice!
Dunque, andando alla poesia per evitare di dire banalità di cui potrei pentirmi, questi versi li ho scritti l'ultimo giorno di quinta liceo. Sì, lo so, con tutte le poesie che ho scritto sulla fine della scuola potrei praticamente farci una raccolta a parte, il che fa di me un'inguaribile nostalgica scassafuturo.
Oh, beh, pazienza.
Questa poesia, sarà paradossale, l'ho scritta perchè non sapevo cosa scrivere come dedica ai miei amici. Sì, lo so, non ha molto senso. Comunque, provate ad immaginare di dover scrivere tutto quello che una persona ha significato per voi in poche righe: non è così facile, e con questa poesia ho cercato soprattutto di parlare di questo.
Grazie per essere qui!^^
La dedica
E la mia voce
che tenta di spiegare
parla a sè stessa
in una stanza chiusa
dove c'è un'aria
immobile, banale
che viene voglia
di rompere uno specchio
oltre la porta
però c'è troppa vita
e vento.
Chiudo negli occhi
tutte le mie parole
ne cerco una
che possa raccontare
la fine e la speranza
il fremito, l'ansia
e metterci il cielo
e questo raggio di sole.
Scrivo e mi viene
solo una stella storta,
di cartone.
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Capitolo 26 *** Una vita di mattine ***
Ciao a tutti! Ho finalmente iniziato l'università e mi sono trasferita nella Grande Città. Uao.
Comunque per ora ho la sensazione di aver scelto la strada che fa per me, speriamo bene! Ho dei progetti così chiari in testa che sarà un vero piacere confrontarli con la vita reale e scoprire che c'è da rimboccarsi le maniche...
Venendo rapidamente al resto (perchè devo fare un test di Fisica Biomedica e devo studiare T.T) ecco qui la poesia, l'esistenza della quale era piuttosto intuibile dal momento che ho creato questo capitolo. XD
Non è molto brillante, ammettiamolo. In compenso - se di compenso si può parlare - non credo che sia molto criptica.
Comunque posso quasi promettere che le prossime saranno meglio, non è facile valutare quello che si scrive ma un confronto si può sperare di farlo :)
Una vita di mattine
Vivessi solo la mattina
dubbi non ne avrei mai
dolori angosce e pianti
abbandonati nella notte
lontani, accartocciati
come idee bizzarre e sciocche.
Vivessi alla mattina avrei
un ritmo lento dentro al cuore
e solo sogni tra le ciglia.
Non ci sarebbe l'urlo
né la malinconia
veleggerei intontita nella stanza.
Le idee che brillerebbero,
verrebbero da sè,
senza necessità di un senso.
Ma senza l'ora dopo la mattina
sarebbe solo sonno solitario
un lungo sogno.
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Capitolo 27 *** Epifania ***
Signore e signori, è con immenso piacere che mi faccio rivedere. Soprattutto perchè ho sostituito la mia chiavetta internet con una che per il momento sembra molto meno problematica della precedente.
Dunque, per esorcizzare la paura del maledetto compito di fisica medica, io aggiorno. Eh, che volete, non sarà un granchè, ma ognuno ha i suoi metodi!
Si può dire che questa poesia (che si chiama Epifania non per un qualche mio particolare attaccamento a questa festa, ma perchè l'epifania è anche il momento in cui "si ha una rivelazione su qualcosa che prima non si era notato") sia nata dallo spiazzamento, perchè mi sono ritrovata a vivere in un'altra città senza aver davvero realizzato la cosa. Non è stata un'esperienza traumatica, ma forse è stato proprio per questo che quando mi sono resa conto di cos'era successo mi sono sentita mancare la terra da sotto i piedi, perchè non c'è stata nessuna avvisaglia, né prima né, se vogliamo, dopo, del fatto che stava succedendo qualcosa di così epocale.
E' un concetto che non riesco a esprimere molto bene, e questo si vede anche nella poesia, ma al di là del fatto che non sono del tutto riuscita a centrare il punto, mi sembra di aver raccontato quali fossero almeno le mie impressioni al momento.
Dedico questa poesia ai miei coinquilini e amici, Alberto, Andrea ed Emiliano, e naturalmente alla mia migliore amica, Jesse O., che legge, commenta e condivide l'università, l'appartamento, la stanza e questa vita un po' folle. Come tutte le vite, del resto.
Epifania
Ho chiuso la porta
senza capire
che andavo.
Mi sono trovata
di colpo sull'auto
e, ancora, ero sonno
ero ancora soltanto futuro.
Le cose di ieri
lasciate
con la noncuranza di un bimbo
ritornano tutte
sul far della sera
facendomi un vecchio dispetto.
Adesso sto qui
seduta su sedia straniera
a guardare in silenzio
una tenda
che non è la mia.
In tutta incoscienza
mi chiedo se adesso
piangerò
o mi metterò a ridere.
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Capitolo 28 *** Poesia molto semi e poco seria ***
Ciao a tutti! E' un sacco che non aggiorno, ma tant'è.... nelle vacanze ero in montagna e tanto per cambiare internet non prendeva (dov'è la novità?), e questa è stata una settimana di esami, per fortuna prima dell'esame di Cellula avrò quattordici giorni di riposo! In realtà, al di là di tutte le mie scuse, sono semplicemente stata troppo pigra per prendere in mano il pc e postare gli aggiornamenti, complice il fatto che il mio computer fa i capricci e mi sta davvero facendo arrabbiare.
Avevo deciso di terminare questa raccolta da qui a poco per iniziare a postare quella su cui sto lavorando al momento, ma poi ho deciso altrimenti: anche questa raccolta continua ad andare avanti, continuo a scrivere poesie che non potrebbero stare in altro posto che qui. Ho deciso ugualmente che nel prossimo futuro inizierò ad inserire la mia nuova raccolta. Per quanto riguarda altri progetti letterari che ho in mente al momento, aggiornerò le mie raccolte di Drabble e farò una cosa che non ho mai fatto: scriverò un romanzo appositamente per pubblicarlo su EFP. Vedremo cosa verrà fuori, perchè sono partita da premesse completamente diverse rispetto agli altri "libri" che ho scritto.
In ogni caso, sono tornata con una poesia che, nonostante abbia un contenuto apparentemente un po'amaro, ho scritto soprattutto per ridere. Se fossi nata nella grecia antica, probabilmente sarebbe stato un versetto polemico in giambi XD
Quindi, diciamo che nonostante parli di una cosa che un po'mi disturba (specialmente di domenica, perchè la domenica al di là della telefonata mattutina con la Anto è sempre un po' così, disturbante in senso buono e in senso cattivo), è stata fatta con tanta, tanta ironia e con un sorriso.
E quindi, dal momento che è una poesia scanzonata ma in cui allo stesso tempo ho messo alcuni dei miei pensieri e delle mie paure, la dedico proprio ad Anto, perchè è una delle amiche più importanti che ho, perchè se non avessimo una promozione sul telefono fisso avremmo fatto la fortuna delle compagnie telefoniche, e perchè anche lei la pensa come me: l'ironia non è superficialità, anzi è uno degli strumenti più importanti (e divertenti) che abbiamo. Solo perchè i nostri pensieri non sono sempre positivi, non significa che possiamo solo ignorarli o annegarci dentro. Ci si può ache riflettere su con attenzione... e poi riderci sopra.
Dunque... ad Anto!
Poesia molto semi e poco seria
Non sono di sicuro una di quelle
che gli uomini si voltano a guardare
ma per rispetto verso chi sta peggio
direi che non son neanche da buttare.
Così mi chiedo un po’ scherzosamente
col riso di chi gioca con l’amaro
che ho fatto in una vita precedente
per aver da un po’suonato i diciott’anni
senza neppure un bacio sulle labbra,
con sempre meno assi nel cassetto.
Il mio catastrofismo a buon mercato
è il mio timore di restare sola
nel nome di un ricordo esagerato;
ma sono una romantica cretina
come un Cirano sempre più testardo
nell’inseguire un suo presunto sogno.
E chiamo a testimone un ideale
perché così mi è comodo fuggire
dal mio disagio e dal mio sprofondare
dicendomi: “Non bacio se non amo”.
Ed ecco qui. Con Cirano ovviamente intendo Cirano di Bergerac, il protagonista del capolavoro di Rostrand. Diciamo che sono una sua fangherl sfegatata XD
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Capitolo 29 *** E il tempo diventava ieri... ***
Ciao!
Bene, prima di andare a Genova per qualche giorno aggiorno, così mi assicuro di aver fatto almeno questo!
Sono giorni piuttosto frenetici, questi, ahimè... Del resto, preferisco avere tante cose da fare, è l'unico modo per garantire a me stessa di combinare davvero qualcosa: sorprendentemente, meno cose mi prefiggo di fare, meno riesco a finirne.
On a side note, come direbbe un inglese, devo ringraziare Alessandro per avermi sistemato il computer in maniera così meravigliosa. Grazie!
Questa poesia è dedicata a mia sorella Elena, più piccola di me ma non la più piccola :)
Pur avendo avuto all'epoca solo quattordici anni, l'anno scorso ha deciso di andare a vivere a Torino per coltivare la sua passione, la danza.
Rispetto molto la sua decisione, inutile dire però che mi manca terribilmente. Ecco, la poesia nasce da lì.
Quindi, per fortuna, non parla della morte di una persona (mi sono state chieste delucidazioni in merito più di una volta, e in effetti riconosco che il testo è ambiguo), solo di un'assenza. Che poi dura solo cinque giorni alla settimana, in ogni caso. Ogni tanto spunta ugualmente la nostalgia, ma è ineluttabile, e sono felice per lei.
Il titolo è l'inizio di una canzone di Vecchioni, "Per un vecchio bambino", che io ho sempre associato alla partenza di mia sorella.
E il tempo diventava ieri
A volte apro la porta
E credo di vederti
Ancora nella stanza.
Ti sento a tratti ridere
Di qualche mia sciocchezza
Tu che mi dici sempre
Che forse sono pazza.
Da stolta e visionaria
Ricordo appena che
Il tuo spettacolo va avanti
E non prevede me
E prima che io entri
O dica una parola
Sono di nuovo sola.
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Capitolo 30 *** Finisca pure un giorno tutto quanto ***
Ciao! E' un po' che non aggiorno, perchè prima di farlo avevo deciso di iniziare a pubblicare una nuova raccolta di poesie. Se avete piacere di andarci a dare un'occhiata, si chiama "Sì, voglio fare la scrittrice", e il link è questo: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1585482
Insieme a questa raccolta fa parte di una serie, "I souvenir del viaggio".
Ma ora basta con gli spam e la pubblicità più o meno occulta, passiamo a la poesia... ecco, dopo un sacco di poesie in cui non dico che l'angoscia abbia dominato, ma nelle quali emerge spesso una sorta di amarezza, ne voglio postare una che guarda alla vita con un sorriso, con entusiasmo: al di là di tutto, è questo "Il mio Centro", come direbbe il Babbo Natale de Le Cinque Leggende (<3). Insomma, quello che segue è una sorta di manifesto, una filosofia di fondo che mi porto dietro per il semplice fatto che io sono io, oltre che la mia personale risposta ad un certo nichilismo estremo e sottointeso che a volte mi sembra di scorgere mentre serpeggia tra la gente.
Finisca pure un giorno tutto quanto
Quando tutto questo finirà
A cosa serviranno i logaritmi?
A cosa i giorni in bici, il cielo
Il mare, a cosa le serate estive?
Ti importerà del greco, della filosofia
Del pane alla mattina, degli amici
Dell'infinito, del mondo, della nostalgia?
Degli uomini in carriera
Dei divi, della gente che vedi
Parlare sbadigliare sulla corriera?
Avrà significato la politica,
L'ideologia, la fisica quantistica,
La rabbia, le carezze, i sogni?
A che sarà servito il tuo sorriso?
Non so, però non riesco a non guardarlo.
È un premio grande essere felici
Non perché chissà in che cosa credo.
Si inventino anche i sensi e le Rivelazioni
La culla dell'immoto, dell'immortalità.
Guardando il mondo e gli altri e te
Con la Domanda stretta al petto
Mi basta solamente che a “Perché?”
Possa rispondere sempre “Perché no?”
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Capitolo 31 *** Answers ***
Ciao a tutti! Sì, sono di nuovo qui. Dopo un periodo di assenza dovuto agli esami (che non sono ancora finiti, ma diciamo che il carico si è un po' alleggerito) sono tornata a postare. Ok, non ci vuole molto a copia-incollare una poesia, ma il vero ostacolo sono le note, visto che malauguratamente ho sempre qualcosa da dire...
By the way, ho la sensazione di essermi persa una poesia. Ovvero, non so bene come sia successo, ma ero certa di aver pianificato che tra la scorsa poesia e quella che posterò la prossima volta ce ne dovesse essere un'altra. Non sono riuscita a capire quale fosse, così l'ho scambiata con questa.
Venendo ad "Answer", credo che questa poesia sia semi-incomprensibile, ma per darmi arie da psico-filo-dottorona dirò invece che è "criptica" (leggasi, è scritta talmente random che il lettore non ci capirà una cippa). Insomma, richiederà spiegazioni piuttosto lunghe, ma che darò alla fine per permettere al lettore di ricavarne le sensazioni e le opinioni che più gli aggradano.
Nel frattempo, dedico questa poesia a Margot, forse l'unica che coglierà il riferimento allo Specchio Oscuro.
Dunque a Margot, e al nostro circolo letterario da paninoteca!
Grazie come sempre a tutti per essere qui :)
Answers
Banali i vostri pensieri
le vostre domande sono banali
voi siete banali
siete banali
voi.
Cosa vi ha fatto diventare sottili
fin quasi a scomparire
e con voi me
che vi rispondo?
E tutti vogliono
il successo i soldi l'amore
ma sempre vogliono
percossi ma mai fino ad annientarsi
da sogni ritagliati
da cieli meschini
e un po' consunti.
Inghiottono i pixel
le vostre vocali
tutte.
Ma come vivere, noi,
senza il colore di una frase...
Di dieci che vi leggo
poveri, sciocchi indiani
uno implora
consigli che possa ignorare,
due chiedono la grazia
di un'idea
a immagine
e somiglianza d'altri.
Cinque – almeno –
non sanno fare i compiti.
Il nono...
lui si salva, a volte,
e chiede libri.
Il decimo – variabile
attesa e ripromessa! –
delude a volte,
ed altre inventa.
E che vi dico io?
Sono lo Specchio Oscuro
la voce senza carne
l'altra metà
il guru.
Io sono la risposta
il Super-io
l'incosciente inconscio collettivo
l'onesto impostore
la Trinità
dei poveri di spirito
critica scusa e offesa
la stupida sorpresa, e poi...
Io sono voi.
NOTE (che siete più che liberi di non leggere, perchè sono piuttosto lunghe): Ora che avete finito la lettura, forse ad alcuni di voi potrebbe - dico, potrebbe, se siete tra i disgraziati che sono riusciti a rispondere "Monopoli" al giochino di Jesse O. - essere passato per la mente a cosa questa poesia si riferisca. La risposta è "Yahoo Answers" *la linciano*.
Insomma, mi spiego meglio. Quello che ho scritto è nato da una riflessione riguardo a questo meraviglioso mondo in cui sono entrata da non molto. Sono stata strabiliata dalla pochezza di alcune domande (e di alcune risposte), al punto da non riuscire neppure a pensar male, nemmeno un pochino, di chi le aveva fatte: innanzitutto perchè in quelle parole vi ho visto, appunto, la mia stessa banalità (faccio anch'io parte di quel "voi" all'inizio), e poi perchè domande del genere erano tali, e così tante, da essere colpa di tutti e di nessuno. La personalità, le aspettative e il nocciolo stesso di un uomo si formano per via di altri uomini: la vita è un continuo rimando, una tela fatta di fili che partono e arrivano da ogni essere umano e lo collegano ad altre persone, a idee di altre persone, a cose fatte da altre persone.
Quindi, se una ragazzina chiede come fare a diventare famosa senza saperlo nemmeno scrivere, io non posso non sentirmi in colpa. Ma non posso nemmeno guardare alla sua domanda con indulgenza e buonismo e fingere che vada tutto bene, o che sia tutto questione di opinione e tutto sommato sia un falso problema. Non voglio pensare che tutto sia relativo.
Non penso neppure che gli uomini siano fatti per essere scialbi, anzi, è proprio questo che mi turba e che mi costa e che mi fa male: cosa ci ha fatto scegliere di esserlo?
Insomma, con questa poesia ho voluto esprimere queste mie sensazioni di frustrazione, di esasperazione, forse anche un po'di alienazione, e visto che obiettivamente non sono riuscita a spiegarle nè con i versi, nè con queste note, mi rimetto al vostro giudizio sull'argomento, nella speranza di aver almeno indicato in che direzione stavano andando i miei pensieri quando ho scritto questa poesia.
Non voglio insegnare niente a nessuno, nè puntare il dito, nè lamentarmi dei bei tempi andati, nè credermi migliore attraverso questo mio scrivere o attraverso questo mio leggere, e non voglio neppure risolvermi al cinismo e allo sprezzo (sembra che questa poesia, più che essere, non sia).
Potrei dire che, più di tutto, questa poesia è una constatazione.
Andando alla "superentità" di cui parla la seconda parte della poesia, essa è la Risposta, o meglio "Quelli che rispondono", mentre la prima parte è la domanda, ovvero "Quelli che domandano". Tirando le somme, le superentità sono due, una il rovescio dell'altra, ma entrambe la stessa moneta di ferro (il rimando dell'intera poesia è, infatti, la poesia "La moneta di ferro" di Borges, che - se volete - sarò lieta di citare nel prossimo capitolo. Non in questo, perchè al momento non ce l'ho sottomano e perchè ho già sproloquiato abbastanza, raggiungendo lunghezze inusitate.).
Insomma, detta in due parole, su answers c'è gente che domanda e gente che risponde: chi domanda spesso fa sentire un po' sconfitto e un po' disilluso chi risponde, il quale, per sua definizione, altrettanto spesso tende a sentirsi superiore a chi domanda. Ma chi domanda e chi risponde sono, in fondo, le stesse persone: quello che risponde una volta o l'altra domanderà a sua volta, e anche nel caso in cui mai domandasse qualcosa, avrà almeno una volta nella vita pensato come quelli che domandano.
Lo Specchio Oscuro è un riferimento ai romanzi di Jaqueline Carey, ed è l'opposto - evidentemente - dello specchio luminoso. Ognuno ha entrambi dentro di sé, e ci sarebbe molto da dire al riguardo, ma ho già sforato da un pezzo, e comunque meriterebbe un discorso a parte. E' molto più facile che intuiate piuttosto che io vi spieghi come si deve, perciò, avendo più fiducia in voi che nelle mie parole, vi lascio a voi stessi.
Un ulteriore riferimento probabilmente è alla Verità di Fullmetal Alchemist, in una versione più pallida e squallida. Tutto questo è piuttosto ironico.
E ora, dopo avervi rotto le scatole per un numero criminale di righe, e rinnovandovi il permesso di portarmi al manicomio, vi lascio. Non vorrei che mi scuocesse la pasta.
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Capitolo 32 *** Un pomeriggio dopo la piazza ***
Ciao a tutti! Finalmente aggiorno, e posso comunicarvi con viva e vibrante soddisfazione che ho ritrovato la poesia che avevo perso nel capitolo scorso. Semplicemente l'avevo messa su una copia del file della raccolta.
Bene, per stavolta non ho granché da dire, a parte che finalmente ho iniziato a pubblicare un romanzo su questi lidi! Se vi garba leggerlo è sulla mia pagina personale, come ho già detto in altra sede. Grazie come sempre per essere qui, grazie di cuore a tutti!
Un pomeriggio, dopo la piazza
A volte esco
senza portarmi un taccuino
come a dire: “No,
per stavolta non scrivo.”
Ed alla nostalgia della tua assenza
si aggiunge il male
di non potermela chiarire
di non poterle dare un senso
perchè mi sono lasciata
ad affrontare l'angoscia in silenzio
senza la pagina a farmi da specchio.
A chi confessare adesso la speranza
che il tuo sorriso varchi quella porta?
Alla barista?
Al cappuccino?
Alla coppia che ride sul fondo?
Non ha importanza.
Anche stavolta ritorno da sola.
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Capitolo 33 *** 25 aprile ***
Ci ho messo un po', ma sono tornata! Ho sovvertito completamente l'ordine che avevo in programma per i prossimi aggiornamenti, ma d'altronde lo faccio sempre. Innanzitutto l'ho fatto perché la poesia che volevo pubblicare in questo momento della mia vista è fuori contesto, poi perché l'atmosfera del 25 mi ha costretto a scrivere questa poesia (che, ovviamente, andava postata adesso) e, in terzo luogo, perché mi è pigliata così XD.
Bene, senza ulteriori indugi tolgo baracca e burattini, lasciandovi solo la poesia e - spero - qualche istante di semplice, quasi gioiosa riflessione.
25 aprile
Mi hanno lasciato il glicine
in eredità
e il cielo
e il profumo dei fiori.
Mi hanno lasciato i ciottoli
e la stretta salita segreta
da Liguria. Da mare.
Ricordo
qualche bambola di pezza
qualche bomba
che non ho visto mai
qualche falò
dentro a qualche luna
di settant'anni fa.
A noi, che preme?
Non vidi mai nessuno
battersi per la libertà.
Ma non importa:
basta saper difendere il glicine
se servirà.
P.S: 100 recensioni! Lo so che è fuori luogo di fronte all'argomento di cui tratta la poesia, ma ci tenevo a ringraziarvi tutti, di cuore. Grazie! |
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Capitolo 34 *** Apologia dell'errore ***
Quant'è che non aggiorno? Sono proprio senza vergogna, ma finalmente oggi mi sono decisa... Per fortuna il primo esame è andato bene, adesso mi attende Anatomia a fine luglio e se devo essere sincera è l'esame che mi spaventa di più, ma beh, sapete come si dice: "Hai voluto la bicicletta? Pedala!"
In questo periodo sono sotto l'influsso di una verve creativa che mi toglie il sonno (e anche un po' l'appetito, per i miei standard sto mangiando come un uccellino), ma nonostante questo sto scrivendo straordinariamente poco, perché non ho tempo e perché mi è arduo riordinare i pensieri e sento che le mie parole sono immerse in una retorica disprezzabile... Vi lascio immediatamente alla poesia, anche perché inizio a sragionare.
Apologia dell'errore
Come spiegarti
che vivere non è un bilancio
che i meno e i più
non si lasciano quadrare
che bisogna perdere
per poter ritrovare?
E sarà – ti dico –
anche banale,
ma prova a non dormire
a non tornare.
Prova, ogni tanto,
anche a sbagliare
a rigar storto
a uscir di casa combinato male
a prender dritto per rovescio
a contentarti di sentire
senza sapere: capirai meglio.
Prova a cadere.
Impara tutto ma sii pronto,
ricorda di dimenticare.
Ok, siamo ben lontani dal capolavoro. Comunque ci tenevo a scriverla, questa poesia. Non fraintendetemi: io faccio troppi errori, è che senza non saprei di che respirare o di che creare, tutto qui. Adesso siamo ormai sul borderline del banale, quindi chiudo qui promettendovi che la prossima poesia sarà più significativa. Grazie a tutti!
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Capitolo 35 *** La vita, deformazione professionale ***
Vi lascio questa poesia come conforto per la mia insopportabile futura assenza (ehm...) perché per qualche tempo non ci sarò: il 22 di luglio dovrò affrontare l'esame di Anatomia, e quindi mi ritirerò per un po' dalle scene. Questa poesia non la commento, anche perché rischierei di addormentarmi a metà strada, ma se volete chiedermi qualcosa al riguardo potete mandarmi un MP o inserire qualche domanda in una recensione. Vi dico solo che è stata una delle poesie più difficili da sviscerare con l'inchiostro: a non scriverla provavo un malessere fisico, ma cercare di metterla giù mi è costato una giornata di irrequietezza, una continua oscillazione tra euforia e disperazione e un attacco d'asma. E dire che quel giorno avrei dovuto studiare.
La vita, deformazione professionale
Sono giorni da secolo breve
Di strati, di gusci da scavare
Sono istantanee sudamericane
Quelle che percorro a grandi passi
A volte, senza sapere dove andare
Dimentica, di certo con tempismo
Che ancora il cielo si aprirà d’azzurro.
Voglio sedermi accanto alla mia angoscia
E accoccolarmi un po’ nel mio star male
In questo capitombolo del cuore
Dove mi fermo ai piedi delle scale.
Ho perso la strada già battuta
Con cui esportavo ansia, un tempo.
Sento il rumore
Delle nostre teste di falena
Contro le lampadine
E non ho altra scelta che la penna,
È solo un altro modo per gridare.
Sono giorni d’ansia e di finestre aperte
Così tanto ho riflettuto sul respiro
Da non saper come si fa, non più.
M' han detto saggiamente
Che a vivere si impara.
Che fortuna! Son nata da imprudente.
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Capitolo 36 *** Il ritorno di Rossana ***
Per la serie "a volte ritornano": eccomi di nuovo! E' stato un periodo soffocato da mille impegni, ma adesso il ritmo sta scemando e riesco a farmi vedere di nuovo da queste parti. Vedo che l'editor dei racconti è cambiato, ma come minimo questa novità mi farà fare qualche casino...
Ad ogni modo, vi lascio senza ulteriori indugi alla poesia. Non credo sia una di quelle poesie di cui sia facile dare una spiegazione, ci proverò se me o doveste chiedere, ma prendetela come una poesia sia di sensazioni sia di situazioni: come a volte succede con una canzone, capita che senza conoscere il contesto in cui essa è stata scritta ci si debba immaginare un avvenimento per cui quella poesia potrebbe avere significato.
Vi avverto solo sul fatto che inizialmente questa era una poesia "a mio uso e consumo" e molto mia, per così dire. Mi sarei trovata in difficoltà a spiegarla. Scrivendo "L'amore ai tempi di Spotted" mi sono resa conto di quanto scivolasse bene in una particolare congiuntura della storia (avevo già messo il titolo!) e quindi è possibile che tra qualche capitolo compaia anche lì.
Grazie a tutti.
Il ritorno di Rossana
Mi vergogno quasi
di questa mia semplicità
come la pioggia
nel suo essere nuda.
Ci sarebbe bisogno di un urlo
che venga senza uccidermi,
ci sarebbe bisogno che tu
restassi e mi facessi male.
E tornerebbe allora il canto
il disperato suggello del sublime.
A quale prezzo...
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Capitolo 37 *** La farfalla e la tartaruga ***
Una piccola poesiola che però mi sta quasi simpatica XD Questa volta, al fondo, spiegherò un paio di cose...
Grazie a tutti, in particolare a Jesse O, instancabile come sempre, e a Quella_Nuvola_Lassù, che mi ha lasciato delle recensioni davvero lusinghiere.
La farfalla e la tartaruga
È la mia moira:
Un frammento dello specchio
È ciò che mi hanno raccontato
Un altro sono le mie storie
Ed uno è vita.
NOTE: "La farfalla e la tartaruga" è una leggenda che mi è stata raccontata qualche anno fa, quando sono stata una giurata del Giffoni Film Festival. Questa storiella narra che una tartaruga, di fronte ad una farfalla che si lamentava della propria breve vita, le disse che non importa quanto essa duri, a patto che si passi un terzo della propria esistenza a sentirsi raccontare storie, un terzo a viverle e l'altro terzo a raccontarle. Non so se la leggenda fosse proprio così, ma il succo è quello e mi piace molto: mi sembra che nella sua semplicità sia quasi una specie di motto, una Via o, come più esattamente direbbero i cinesi, un dao. |
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Capitolo 38 *** Rapsodia in agosto ***
Ciao a tutti! Avendo ormai pubblicato ben trentotto capitoli di questa raccolta di poesia, mi sento in dovere di ringraziarvi tutti, ancora una volta e più sentitamente che mai. Il trentotto non c'entra niente, è un numero snobbatissimo. Forse è proprio per questo che mi è venuto lo schiribizzo di ringraziarvi proprio adesso, fatto sta che ho sentito un impeto di gratitudine.
Dunque, questa poesia è una di quelle che preferisco. "Il lato azzurro della vita" è diventata una specie di pattumiera delle mie smanie poetiche, un contenitore non filtrato di tutte o quasi le poesie che ho scritto negli ultimi anni, e so che molte di queste poesie non corrispondono alla mia idea di poetica da parecchio tempo, mentre tante altre non l'hanno mai fatto. Tuttavia, questa è una delle poesie che per ora hanno resistito alla prova del tempo, una di quelle che se dovessi fare una raccolta come l'essere supremo comanda mi sentirei di inserire comunque. La sento molto mia, spero che vi piaccia.
Rapsodia in agosto
Solo il disastro, a volte
mi fa sentire viva.
Mi faccio criptica, famelica
come le estati e i mari
rompo le carte
mi gioco ai dadi i vetri
perdo il mio senso ragionato
e scrivo – poco –
da non poterne più.
Divento pallida, caotica
suono fino alla gola
con la tempesta livida di rabbia.
Smuovo le ombre,
quelle che nascondo:
escono, a volte,
le celo con la mano.
Oggi le chiamo.
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