Le orfane dei numeri primi

di Katara Hira
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La quinta ragazza ***
Capitolo 2: *** Chiamatemi Lud! ***
Capitolo 3: *** Un'insolita cliente ***
Capitolo 4: *** Qual è la mia pietra? ***
Capitolo 5: *** Come d'incanto ***
Capitolo 6: *** Non te lo voglio dire ***
Capitolo 7: *** TUTTE PER UNA…UNA PER TUTTE ***
Capitolo 8: *** Scusa? ***
Capitolo 9: *** τιμή και δόξα του πολεμιστή! (onore e gloria al guerriero) ***
Capitolo 10: *** L’ametista ***
Capitolo 11: *** VOGLIO SAPERE I POTERI! ***
Capitolo 12: *** Combattuta tra la curiosità e la saggezza ***
Capitolo 13: *** Sei nel regno degli inferi ***



Capitolo 1
*** La quinta ragazza ***


La quinta ragazza


-Entrate!- una voce cupa spezzò il silenzio di quella stanza. La porta si aprì e le quattro ragazze si avvicinarono al grande trono inginocchiandosi e tenendo la testa bassa.
-Ci avete chiamato, signore?- domandò una di loro.
-Voi che dite? Comunque…vi ho chiamato per darvi una notizia che vi farà di sicuro piacere.
-Volete dire che…-
-Si, sono riuscito a rintracciare l’ultima il suo nome è Ludimilla, è nata nel…
Una delle ragazze, quella dai capelli azzurri, interruppe la descrizione –Qual’è la sua discendenza?- si rese conto solo dopo del grande errore che aveva commesso.
Gli occhi di colui che era seduto al trono si infuocarono –tu….come osi interrompermi? Chi sei?
La ragazza abbassò nuovamente la testa e non rispose tremando impaurita.
-Ti ho fatto una domanda che aspetti a rispondermi?!?-
Le prime lacrime iniziarono a scendere dal volto della ragazza, non poteva accadere proprio a lei, la nipote di Poseidone…essere derisa davanti a tutti in quel modo. E poi piangeva. Perché piangeva… non c’era niente da piangere. Lei aveva solo fatto una domanda. Era più che lecito! Insomma erano più di due secoli che aspettavano quel momento. Era solo impaziente di sapere chi sarebbe stato il loro capo d’ora in poi. La pazienza…di pazienza ne aveva avuta sin troppa. E qual’era il risultato? Ora stava li, in ginocchio con la testa china e con le sue lacrime che inondavano il pavimento e Lui non smetteva di guardarla con lo sguardo pieno di astio. A quel punto una ragazza di nome Nymphodora, che riusciva a captare tutto quello che stava provando la sua amica disse- Signore…-
Questo girò lentamente la testa verso di lei aspettando che continuasse.
-la perdoni signore, non era sua intenzione arrecarle torto. È solo che siamo tutte impazienti perché….perché…
A quel punto l’uomo incalzò dicendo- Perché…?-
-perché vogliamo raggiungere tutti il nostro scopo e…distruggere Ares, signore.
Il capo sembrò rilassarsi e si accomodò meglio sullo schienale del trono- Hai perfettamente ragione cara…- disse aspettando che le rammentasse il suo nome.
-Nymphodora-
…Nymphodora, d’altronde morte non mi servite a niente…- si concesse qualche secondo di riflessione e poi aggiunse- Bene ora potete ritornare nei vostri alloggi li troverete un bigliettino con scritte le informazioni per raggiungere la nipote di…-
Tutte alzarono la testa con gli occhi illuminati. Chi poteva essere il loro valoroso capo che le avrebbe portate alla vittoria. Magari era la nipote di Ade, forte e crudele…o la nipote di apollo, coraggiosa e valorosa; o… o magri era una loro parente, magari avevano lo stesso nonno…
-Afrodite!-
I volti illuminati si spensero. Afrodite? Il loro capo era il discendente della misera dea della bellezza? Avevano aspettato così a lungo per ricevere questa delusione?
-beh? Che aspettate non dite niente?- chiese l’uomo interrompendo i loro pensieri.
A quel punto la prima ragazza che aveva parlato disse- Quindi Afrodite…
-Beh si sarà lei il vostro capo problemi? No…non provate neanche a lamentarvi… le Graie hanno detto così e così sarà. Quindi sparite e mettetevi subito alla ricerca di questa ragazza. Una nuova era deve sorgere e l’abbiamo già aspettata abbastanza.-
Le ragazze si alzarono, fecero un piccolo inchino e si diressero verso la porta chiudendosela alle spalle. Erano tutte deluse ma i piani dovevano andare avanti e le tre vecchie sorelle Graie non avevano mai sbagliato fino ad allora. Nymphodora si avvicinò alla ragazza che prima stava piangendo e le disse- Su Delphina non ci pensare troppo lo sai che essere spregevole è Sibilo!- ma visto che lei non rispondeva e continuava ad essere demoralizzata continuò- è un montato solo perché suo nonno era Zeus e per questo è molto potente e ha il diritto di governare. Ma come ha detto anche lui sta per nascere una nuova era, un’era dove la nipote della dea della bellezza è capace di sconfiggere Ares. E chi ti dice che in un’era strana come questa non si possa anche spodestare quello sbruffone.-
Il morale di tutte sembrava ad un tratto risollevato. D’altronde Nymphodora sapeva sempre come fare a fare star meglio le persone...


Arrivate alla loro camera lessero i bigliettini e si prepararono a partire per la loro missione. Si misero i cappotti e -PUF- si smaterializzarono.

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Capitolo 2
*** Chiamatemi Lud! ***


Chiamatemi Lud!

 
Ora di ginnastica…Pioggia…schivata a destra, pugno a sinistra… lampo… pugno in pancia… avversario ko…
Un applauso si levò dagli spettatori. Ludmilla Anderson aveva vinto nuovamente il torneo di combattimento scolastico. Fin da piccola era stata ottima a combattere con qualsiasi mezzo: pugni, spade, pugnali, frecce…. Sembrava una vera guerriera sempre pronta a tutto…
Il direttore della sua scuola le si avvicinò- salve Ludmilla- un lampo di rabbia balenò nel petto della ragazza. Il direttore l’aveva chiamata con il suo vero nome…Lei odiava il nome Ludmilla tant’è che ormai tutti quelli che la conoscevano la chiamavano Lud ed era conveniente anche per quelli che non la conoscevano sapere questa informazione. È vero il direttore era venuto per congratularsi ma ora lei voleva mettere al tappeto anche lui…
-Buongiorno Professore…- rispose lei a denti stretti
-Da come sta diluviando fuori a me non sembra un buon giorno, e nemmeno per lei sembra proprio un buongiorno…- a quel punto Lud si domandò cosa intendesse il direttore che a quanto pare si accorse della sua aria interrogativa e continuò- Beh signorina Ludmilla- ecco l’aveva fatto di nuovo! Ancora un’altra volta e l’avrebbe strozzato- oggi lei mi è sembrata un po’ scossa. Ci ha messo molto più di quello che le consentono le sue abilità per sconfiggere quell’avversario-
Era vero quella mattina era avvenuti parecchi avvenimenti strani che l’avevano lasciata davvero scossa. Tanto per iniziare quando era suonata la sveglia al suo cellulare invece di comparire il solito messaggio con su scritto alzati, era comparso uno strano messaggio scritto in greco antico. Poi uscita di casa in una pozzanghera le era sembrato di vedere scritto- Afrodite- ma un secondo dopo era già sparito. Ed infine, c’era un ombra che la seguiva che sembrava quella di quattro ragazze, ma se si girava non vedeva nessuno.
-Beh Ludmilla la lascio ai suoi amici che di sicuro avranno da fare dei commenti positivi su questa gara- era tanto presa dai suoi pensieri che nemmeno si accorse che il direttore l’aveva chiamata ancora per nome, e questo per lui fu un bene. Arrivarono tante altre persone a congratularsi amici, insegnanti, gente che non conosceva e gente che non voleva conoscere, ma non vedeva chi le interessava davvero cioè i suoi due amici Marizza e Duncan. –Lud!- due voci, una maschile e una femminile la chiamarono. Si girò contenta credendo che fossero loro ma il suo sorriso si spense subito quando constatò che a chiamarla erano stati i suoi genitori adottivi… già proprio le persone che odiava di più, e non solo perché le avevano dato quel nome insulso, e nemmeno perché il loro carattere non concordava minimamente con il suo. Più che altro perché erano genitori falsi e non solo nel senso che non erano consanguinei ma perché sentiva di non appartenere alla loro specie…come se lei fosse un alieno.
-Ludmilla cara- disse sua mamma- sei stata bravissima come al tuo solito e…-
-Lud! Chiamatemi Lud!-
-Certo… certo siamo molto orgogliosi di come hai preso a schiaffi quel bamboccione, anche se lo sai che non approviamo il tuo sport-
A schiaffi? Preso a schiaffi? A quel poveretto gli aveva quasi sfondato la pancia con un pugno… ma d’altronde cosa si poteva aspettare da due imbecilli hippy come loro… senza offesa per gli hippy. Ma nelle sue vene scorreva sangue guerriero e senza i suoi combattimenti si sarebbe sentita persa.
-perché siete venuti?- domandò con tono freddo
-Avevamo un po’ di tempo libero e non c’è modo migliore di spenderlo che con nostra figlia Lud-
- IO NON SONO VOSTRA FIGLIA- tutti nella palestra tacquero e si girarono verso di lei
-no dire così a tua madre o…-
-LEI NON E’ MIA MADRE COME TU NON SEI MIO PADRE! CHI VI HA DATO IL PERMESSO DI VENIRE?!? IO NON VI SOPPORTO E MI AVETE ROVINATO IL TRIONFO!- ormai Lud era scoppiata, non sopportava quando i sui genitori le attribuivano l’appellativo di figlia.
-SIGNORINA! Sei in punizione!- disse il padre in un misero tentativo di farsi valere
-ah si… e che cosa farai? Mi toglierai il computer? Non c’è l’ho! Mi toglierai il cellulare? Lo uso solo come sveglia! Mi toglierai la tv? Tanto guardo solo i vostri programmi altamente educativi! Ma andate a mangiare i vostri involtini di foglie di eucalipto!-
Detto ciò corse via dalla palestra per andare a cercare i suoi amici lasciando tutti a bocca aperta e i suoi genitori sconcertati.
Dopo un lungo vagare per i corridoi e le scale finalmente trovò i suoi amici nell’aula di biologia.
-Oh… ecco che arriva Lud! Sempre stupenda anche se con la faccia super incavolata! Che cosa è successo?-
Lei non considerò proprio ne il complimento ne la domanda, il complimento perché ormai era abituata (dovunque andasse era sempre la più bella) e la domanda perché lei ne aveva una migliore da porre- ma dove cavolo eravate voi due? Sapete io ho gareggiato oggi…-
Fu Marizza a parlare quella volta- Uff! non ti arrabbiare ti siamo venuti a vedere, è solo che quando abbiamo visto i tuoi genitori abbiamo ritenuto più opportuno andarcene. Ma fammi indovinare è proprio a causa loro che ora sei arrabbiata nera.
-Bingo!- disse lasciandosi cadere sulla sedia con aria demoralizzata –non li voglio vedere mai più!-
-Ma che te ne frega di loro… tu sei intelligente, brava a combattere e sei bella come la dea Afrodite. E poi hai me- disse ammiccando Duncan
-Oh.. ma per favore- rispose Marizza, dando un pugno sulla spalla a Duncan, per cui aveva sempre avuto un debole. Ma Lud non prestò per niente attenzione alla scenetta comica… le parole dette da Duncan la stavano facendo pensare –Afrodite hai detto?-
- si Afrodite! La dea della bellezza. Ci assomigli molto sai… solo che Afrodite non prendeva a pugni chiunque non le andasse a genio, più che altro muoveva la sua lunga chioma dorata e faceva cadere tutti ai suoi piedi- disse Duncan facendo ridere tutti. Ma Marizza ritornò subito seria -e adesso cosa farai con i tuoi genitori?-
-non lo so per adesso vado al bar a lavorare e poi si vedrà. Anzi fammi andare che se no faccio tardi-
Dopo averli salutati uscì di scuola e si diresse verso il Bar Ratava Gnaa e durante il tragitto le sembrò che una folata di vento le sussurrasse:- Bentrovata nipote ti Afrodite- Ma pensò che si era solo fatta condizionare e continuò a camminare

 

spero vi piaccia questo capitolo
P.S. per il nome del bar ho deciso di scrivere al contrario -avatar aang- perchè sono molto appassionata della sua serie televisiva

c'è anche un gruppo su facebook che ha lo stesso nome del libro. se vi piace la storia vi prego mettete mi piace li.
 

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Capitolo 3
*** Un'insolita cliente ***


Un’insolita cliente

 
Quando Ludmilla varcò la porta del Ratava Gnaa, ormai aveva finito di piovere e fuori era comparso uno splendido arcobaleno. Quel locale a Lud era sempre piaciuto, quando andava li si sentiva sempre libera di essere se stessa senza i suoi odiosi genitori tra i piedi, quel posto, per lei, era diventato una specie di rifugio.
Appeso il giubbotto all’appendino, si guardò intorno per cercare il suo capo, ma non lo trovò da nessuna parte. Allora entrò nel ripostiglio e si mise l’uniforme molto bizzarra di quel bar. Era tutta grigia e nera e le calze erano tagliate a metà nella parte in cui si infilava la gamba sinistra lasciando scoperta una parte di gamba. Indossava un vestito molto rigido che terminava con una gonna stile scozzese e c’era un fiocco bianco che separava questa parte da quella superiore. I guanti in tessuto grigio e le scarpe nere, dello stesso colore della tiara che aveva in testa. Ma d’altronde a lei quei colori piacevano e quel completo non era niente in confronto a quello che le volevano fare indossare i suoi “genitori”.
Una volta pronta, uscì dallo sgabuzzino e appena trovò Margaret , la capo-cameriera, le chiese che fine avesse fatto il loro direttore.
-Oh, sta aiutando una ragazza cieca che è arrivata qui già da mezz’ora che…stava cercando te- disse Margaret.
-Me?- perché una cieca avrebbe dovuto cercare lei… e non le sembrava nemmeno di aver mai conosciuto qualcuno che soffrisse di problemi alla vista.
-Si te! Ma che, non ci senti? Comunque dovresti vedere come è vestita… ha un abito lungo stile 700. Si…è davvero un’insolita cliente!
Ludmilla le avrebbe voluto chiedere ancora qualcosa ma una voce alle sue spalle non glielo permise. –Ah, finalmente signorina Anderson è in ritardo sa? E poi c’è una cliente che la cerca- Lud voleva scusarsi per la sua mancanza ma una voce femminile la chiamò dalla stanza accanto- Ludmilla Anderson…ti prego raggiungimi.-
-È lei?- domandò Lud al proprietario del bar. Lui annuì. –e come diavolo fa a sapere che sono qui?-
-ho letto che i ciechi hanno sensi molto sviluppati… Ma questo che c'entra ora vai-
Mille domande popolavano le popolavano la testa, ma uno strano sesto senso le diceva che quella ragazza le avrebbe dato tutte le risposte che cercava. Arrivata difronte alla sua cliente fu percorsa da uno strano senso allo stomaco. Non era agitazione, non era ribrezzo…nemmeno lei sapeva dire cos’era, ma per la prima volta, difronte a questa ragazza, si sentì a casa, anche se quest’ultima era vestita in quella maniera balorda. Un corpetto attillato e una lunga gonna piena di pieghe e sbuffi; ma la cosa che la colpì di più fu il suo orologio fatto da uno strano minarle che dava sul blu, orologio molto affascinante e che incuteva uno starno senso di rispetto.
 -Come posso aiutarl…-
-mi presento- disse la ragazza guardandola negli occhi come se sapesse esattamente dove questi si trovassero- il mio nome è Xeni!-
Ludmilla strabuzzò gli occhi… che razza di nome è Xeni? Ma la ragazza continuò- non ti preoccupare per avermi fatto attendere così a lungo. Ero perfettamente consapevole del tuo ritardo… Ma volevo venire un po’ prima per apprendere meglio i nuovi modi di esprimersi, i nuovi costumi e le nuove usanze, sai a me piace molto la conoscenza…- disse quest’ultima frase come se volesse trasmettere qualcosa a Lud, che però sembrò non capire, e allora Xeni continuò – finalmente ti abbiamo trovata è da stamattina che io e le mie amiche ti stiamo tenendo d’occhio.
I tasselli nella testa di Ludmilla cominciavano a mettersi apposto- vuoi dire che…-
-si eravamo noi quell’ombra che ti seguiva-
-be’ è perché mi seguivate? Perché mi cercate da stamattina?- Lud lanciò un’occhiataccia a Xeni per farla spaventare, ma poi si sentì una stupida, infondo era cieca.
-quanti perché… anche a te piace conoscere le cose come me allora?- usò di nuovo quel tono strano ma Lud non capì ancora- e comunque ti stiamo cercando da molto più tempo di questa mattina, direi quasi due secoli-
-due che?!?! Senti, tu stai più fuori dei miei genitori hippy, quindi se non ti spiace…- Lud stava per girare i tacchi e per andarsene, quando sentì una pressione sul suo braccio. La ragazza l’aveva afferrato e le stava facendo anche male.
-no, tu non puoi…tu sei cieca- ora Ludmilla era spaventata, spaventata per la prima volta nella sua vita.
-su vieni con me-
-il mio capo non mi farà di sicuro uscire…soprattutto ora che sono arrivata in ritardo- disse Ludmilla in un disperato tentativo di levarsela davanti.
- a lui ci penserò io e non comportarti come quella codarda di tua nonna-
Sua nonna? Era la prima volta che Ludmilla sentiva parlare della sua vera famiglia. Allora smise di porre resistenza e la seguì verso l’uscita senza ulteriori indugi.
Quando passarono davanti al direttore del bar questo fece per fermarle ma Xeni mosse la mano e disse- tu vuoi farla uscire!- e così lui ripeté –Io voglio farla uscire-. Margaret rimase sbigottita dalla scena e Ludmilla diede l’ultimo saluto a quel posto come se già sapesse che non lo avrebbe mai più rivisto…
Xeni stava ancora stringendo il braccio di Ludmilla ma quest’ultima era troppo spaventata e scossa per reagire. Troppi fatti strani in un solo giorno, e perché sentiva che in qualche modo quella ragazza che tanto le stava accanto le sembrava così uguale a lei… Anche se era spaventata, nemmeno con Marizza e con Duncan era mai stata così bene. E poi lei sapeva qualcosa sulla sua famiglia e su di lei che lei non avrebbe mai nemmeno sognato di poter conoscere, ma d’altronde tutti sapevano più cose di lei sulla sua vita e sul suo passato…
 Afrodite… le tornò in mente quel nome, sentiva che aveva qualcosa a che fare con lei…ma cosa…
-eccoci qui- disse Xeni riscuotendola dai suoi pensieri. Davanti a lei c’erano tre ragazze tutte vestite in maniera strana e ognuna di loro aveva… Ei! Aspettate un momento… come aveva fatto una cieca a guidarla per le strade tenendola anche per braccio?

 
  
Spero vi piaccia da qui in poi inizierà la vera storia. vi prego mettete una recensione anche se negativa(dove mi consigliate cosa cambiare)

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Capitolo 4
*** Qual è la mia pietra? ***


Qual è la mia pietra?

 
Ludmilla continuò a guardarle per lungo tempo, e loro guardavano lei. La fissavano tutte in maniera ostile, tranne una ragazza dai capelli rossi raccolti in due codini molto buffi che le stava sorridendo per incoraggiarla. Aveva un vestito lungo sino ai piedi che andava dalle tonalità più chiare del rosa al bianco.
Quella che sembrava avercela più con lei aveva i capelli celesti lunghi fino alle spalle, due occhi azzurri molto penetranti e aveva un vestito bianco panna con sfumature di azzurro.
Fu la prima ad interrompere quel momento di contemplazione- ci dobbiamo fissare ancora a lungo o possiamo andare avanti?- e le lanciò un’altra occhiata ancora più malvagia delle precedenti. A Ludmilla stava già antipatica quella ragazza… mentre quella che le continuava a sorridere, aveva un che di rassicurante, soprattutto quando rispose alla domanda dell’altra dicendo- su Delphina, si gentile… non vedi come è impaurita?
-impaurita lei? Dovremmo essere impaurite noi di lei da come è conciata… già il nome fa schifo…Ludmilla. E i suoi vestiti? Li hai visti?- be’ è vero indossava ancora la starna uniforme del suo bar, ma non era il caso di offendere, soprattutto vedendo come erano conciate invece loro. Ma Delphina continuava ad insultarla senza notare che Ludmilla stava diventando sempre più rossa in faccia e che se avesse continuato le avrebbe assestato un bel pugno per farle imparare la lezione.
- Poi guarda i capelli, sono corti e arancioni. Si è dipinta i capelli di arancione!!! Sua nonna sarebbe molto delusa di lei…-
Adesso aveva esagerato… non sapeva nemmeno chi forse sua nonna ma nessuno doveva permettersi di dire che un membro della sua vera famiglia sarebbe stato deluso dal suo comportamento. Non ci pensò due volte, si liberò dalla presa di Xeni, che ormai non la stringeva più tanto forte, e si precipitò a tirare il pugno più forte della sua vita e…bloccato… Per la prima volta qualcuno le aveva bloccato un colpo!
Delphina, che le stava già stringendo il pugno con la sola mano, le afferrò il braccio e lo portò dietro alla schiena in una posizione molto dolorosa che le fece scappare un – Ahia!- il suo primo grido di dolore…
Ok, era ufficiale odiava quella ragazza con tutto il suo cuore…bloccandole il colpo aveva ferito il suo orgoglio e l’aveva messa in ridicolo davanti a tutti. Si guardò intorno, ma nessuno rise, nessuno la sbeffeggiò, anzi guardarono tutti male  Delphina rimproverandola per il suo comportamento.
La ragazza simpatica le si avvicinò e le fece un altro dei suoi sorrisi dicendole che il dolore se ne sarebbe andato presto- su non ti preoccupare nessuno ti prenderà in giro per questo, è normale non sei ancora pronta per…-
Ma Ludmilla la interruppe- Allora, vi siete divertite abbastanza con i vostri giochetti? Ora voglio delle risposte! Tu..- disse rivolgendosi alla ragazza dei sorrisi- come facevi a sapere che ero preoccupata per il fatto che mi avreste deriso? E tu Xeni come fai a vedere così tanto bene se sei ceca? E perché mi facevi quegli strani discorsi sulla conoscenza? E perché… -continuò alzando la voce- CONOSCETE TUTTE MIA NONNA?-
-oltre a non saper combattere sei anche presuntuosa- disse Delphina con un risolino malvagio stampato sulla faccia. A Ludmilla salì l’amaro in bocca anche se le altre fulminarono nuovamente quella ragazza con lo sguardo.
-allora, se non vi spiace le spiego tutto io, credo di essere la migliore con queste cose… il mio nome è Nymphodora. Si lo so per te è un nome strano ma è un nome greco e quindi…- disse la ragazza sorridente. Ludmilla pensò che il suo nome non era tanto meglio infondo.- in realtà abbiamo tutti nomi greci, Xeni e Delphina le hai già conosciute mentre lei è Electre- indicò una ragazza dai capelli castani che fino a quel momento era sempre stata zitta. Lei invece aveva un bellissimo abito gialle era il migliore tra quelli. Sembrava fatto di fili d’oro intrecciati e i suoi disegni invece erano d’argento
-Allora- ricapitolo Ludmilla per avere la conferma di averli imparati tutti  i nomi- tu sei Nymphodora, lei è Xeni, lei Electre… e lei Delphina- disse quest’ultimo nome con una nota di sdegno ma la diretta interessata non sembrò curarsene.
- esatto, e se ti dicessi che siamo tutte quante le nuove divinità dell’antica Grecia?-
-Direi che avete bisogno di un medico bravo- rispose Lud con sarcasmo
- be’ stai tranquilla ,non abbiamo bisogno di nessun medico, ma ciò che ti ho detto è reale. Noi siamo figlie di due semidei e questo fa di noi una divinità completa- detto da qualsiasi altra persona avrebbe pensato ad uno scherzo, ma detto da lei era diverso. Sapeva che non stava mentendo e sapeva di potersi fidare – fin qui ci sei no? Quindi se i nostri genitori sono semidei, uno dei nostri nonni è un Dio completo-
- Afrodite… mia nonna è Afrodite? Quei messaggi di stamattina, il vento…eravate voi?-
-Si tua nonna è afrodite e queste cose accadono quando ci siamo noi nei paraggi o altre divinità-
-ok, vai avanti-
-Ma i nostri genitori e i nostri nonni sono stati pietrificati da Ares secoli e secoli fa. Li ha pietrificati perché sono immortali e una persona immortale non la si può uccidere, solo intrappolare. Ares voleva l’Olimpo tutto per lui e ha stretto un alleanza con Crono e con gli altri titani per riuscire ad arrivare al suo obbiettivo…loro hanno accettato perché volevano solo vedere Zeus sconfitto.-
- si ma se questo è avvenuto così tanto tempo fa… di sicuro le nostre date di nascita non si ritrovano.
- questo perché i nostri genitori, cioè quelli che sono riusciti a scappare dal primo attacco di Ares ci hanno fatto bere una pozione che ci avrebbe fatto rinascere molti secoli dopo, quando la situazione sarebbe stata finalmente calma.-
A quel punto intervenne Xeni- Ares aveva sempre avuto un debole per tua nonna ed è per questo che le permise di vivere più a lungo… ma un giorno la ritrovarono pietrificata insieme a tua madre, ma tu non c’eri perché avevi già bevuto la pozione pronta per unirti al nostro gruppo. Nessuno sa cosa successe…-
Lud non ci voleva credere, non ci poteva credere…-Wow! Mai pensato di scrivere un libro?-
-non scherzare, lo sai anche tu che è vero. Le cose coincidono- questa era una voce nuova, che non aveva mai sentito.
 Si girò e vide che era stata Electre. Aveva una voce così buona e limpida che sembrava che non potesse mai dire le bugie. Fu proprio questo a convincere Ludmilla che rispose – si lo so.-
Aveva avuto tutte le risposte che cercava ma ora non era più sicura di volerle. Lei era una divinità che doveva combattere contro Ares…
-non solo contro Ares, contro tutti i titani e altri mostri vari che compongono il suo esercito- specificò Nymphodora.
-ok ora smettila di leggere ciò che penso, è inquietante! Adesso mi dite che poteri avete?
- Electre è un genio con la tecnologia, sa costruire qualsiasi arma e armatura. È la nipote di Efesto; Delphina è la nipote di Poseidone e per questo controlla l’acqua e sa utilizzare qualsiasi imbarcazione; Nymphodora è la nipote di Dioniso, riesce a leggere emozioni sensazioni e pensieri e sa comandare la natura e io…-
- tu sei la nipote di Atena, dea della conoscenza. E sai far fare alle persone quello che vuoi-
-si hai indovinato, ma quella si chiama compulsione e la sanno usare tutti gli dei. Io sono una veggente posso guardare il passato il presente e il futuro delle persone. È proprio guardando il presente che riesco a “vedere” come dici tu, e riesco a vedere anche meglio di tutti-
- ok avete tutti più o meno qualcosa dei poteri dei vostri nonni e io che so fare?-
Le ragazze si guardarono- non lo sappiamo-
-ah..- disse delusa- e mia nonna che sapeva fare?-
Questa volta abbassarono la testa tutte tranne Delphina che disse- niente, era solo la dea della bellezza-
-capisco…ma almeno posso imparare a combattere e ad usare la compulsione?-
Delphina rispose- si certo che puoi, ma visto come hai lottato oggi non hai molte speranze-
Ludmilla la guardò male, ma poi si disse che infondo aveva ragione… sua nonna non le aveva lasciato nessun potere in eredità e quel giorno aveva fatto proprio schifo..
A quel punto Nymphodora se la prese con Delphina- ma perché le dici fesserie solo per farla star male, lo sai che ti supererà, la profezia dice…-
-SILENZIO- era stata Xeni ad ammonirla- glielo dirà Sibilo.
Lud aggrotto la fronte. Di che profezia stavano parlando e perché avrebbe dovuto superare Delphona? E chi era questo Sibilo?
-Almeno le posso dare la bella notizia che il suo vero nome non è Ludmilla ma Daphne-
Gli occhi di Ludmilla si illuminarono…finalmente un nome decente anzi non decente, era bellissimo. D’ora in poi si sarebbe sempre fatta chiamare così. Ma poi guardò le ragazze. Era vero avevano tutte nomi greci ma con quei loro vestiti non sembravano adatte al combattimento..
Allora chiese- il nome è bellissimo, ma voi in battaglia andate vestite così?-
-Certo che no!- e si guardarono con un sorrisetto- ci trasformiamo!- mossero contemporaneamente il braccio con la mano a pugno disegnando un otto e gridarono- TRASFORMAZIONE!-
Un lampo di luce abbagliante costrinse Daphne a chiudere gli occhi e quando li riaprì vide davanti a se quattro ragazze vestite con un armatura e con una spada che aveva la lama di colori che variavano per ogni guerriera. Poi mossero nuovamente il braccio e tornarono normali.
-ti è piaciuto?- domandò Nymphodora e Daphne annuì con la bocca aperta- ci trasformiamo grazie ad una pietra preziosa che abbiamo in questi braccialetti. Vedi?-e le mostrò quello che aveva lei al braccio. Era un bracciale d’oro come l’armatura, con incastonato il rubino più bello e più prezioso che avesse mai visto- il mio è il rubino rosso come il vino, per mio padre, e la mia lama è dello stesso colore e della stessa consistenza, così è più resistente delle armi normali.
Xeni le mostrò a sua volta, il suo bracciale con il lapislazzuli; Delphina aveva lo zaffiro blu come il mare; Electre il topazio giallo.
-Qual è la mia pietra?- chiese entusiasta
Le porsero un braccialetto uguale al loro ma in questo c’era incastonato uno smeraldo.  Una volta messo al braccio, non resistette e compì i loro stesi gesti e si trasformò. Non si accorse nemmeno che le altre quattro la stavano guardano con la bocca aperta. Era troppo presa ad osservare la sua armatura e la sua bellissima spada verde… le era sempre piaciuto il verde.
Delphina chiese con un fil di voce- si può sapere come hai fatto?- Ludmilla la guardò senza capire- come hai fatto a trasformarti in così poco tempo? È molto difficile sai? Noi ci abbiamo messo anni e anni-
Daphne sorrise, questo significava che era più forte di Delphina e presto l’avrebbe anche battuta- il braciale mi fa diventare parte del vostro gruppo?-
-Esatto!- disse Nymphodora in tono solenne- ora fai parte delle ODNP.
-ODNP?-
-si, le orfane dei numeri primi! Noi siamo orfane, perché siamo cresciute senza genitori, e nelle nostre date ci sono in numeri primi-
Era vero, ma non ci aveva mai fatto caso prima. Nella sua data di nascita c’erano i numeri primi: 13 luglio del 1997= 13-7-19-97.
Ormai ne era certa, era una dea. Si sentiva pronta a combattere contro Ares e a riconquistare l’onore per sua madre, suo padre e… sua nonna. Sarebbe stata dura ma avrebbe trionfato, profezia o non profezia, poteri o non poteri. Lei era Daphne, la nipote di Afrodite…ed era sestinata a qualcosa d'importante.
-seguici ora- disse Xeni ancora impressionata dalla trasformazione di Daphne- ti portiamo da Sibilo.



questo capitolo non è proprio scritto alla perfezione ma cercherò di apportarci modifiche con il passare del tempo. intanto Buona Epifania a tutti

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Capitolo 5
*** Come d'incanto ***


Come d’incanto

 
Quando Daphne entrò nel palazzo vide solo un gran buio. I candelabri facevano una luce fioca ed era molto difficile non perdersi in quei cunicoli. Daphne osservò meglio il bracciale di Xeni che faceva strada e notò che solo sul suo c’erano le lancette dell’orologio e le domandò il perché
-io ho le lancette perché sono il capo di questo gruppo e per questo sulla mia pietra devo avere un simbolo che rappresenti il mio potere.  Io sono una veggente e ho il tempo come simbolo. Anche Sibilo è un capo…più precisamente è il nostro superiore. Lui è il nipote di Zeus e sulla sua pietra ha un fulmine.
-wow-
Era davvero una storia affascinante quella dell’Olimpo e lei ci si era trovata in mezzo da un momento all’altro.
Scesero all’ultimo piano e si ritrovarono davanti un grande portone viola. Xeni bussò timorosa.
-Avanti!- una voce rispose dall’interno della stanza.
Daphne entrò, credeva di trovare un po’ di luce in più almeno li, ma niente. Questo Sibilo dai suoi comportamenti sembrava proprio un vampiro. C’era così tanta oscurità che quando Daphne alzò la testa per guardare chi era seduto al trono non riuscì a scorgere niente.
Si inginocchiarono tutte e lo fece anche Daphne, ma la voce subito la fermò- no, Daphne! Non ce n’è bisogno…tu sei mia ospite.-
 Delphina la guardò di nuovo male ma questa volta non per rabbia ma per gelosia… a nessuno Sibilo aveva mai permesso di restare in piedi al suo cospetto. Per la prima volta si rese conto della bellezza di Daphne e si sentì persa. Tutti quegli anni in cui aveva cercato di dare il meglio negli allenamenti per farsi notare dal suo signore erano svaniti nello stesso istante in cui la nipote di Afrodite aveva messo piede in quella stanza. E ora Sibilo come d’incanto aveva incominciato a fare gli onori di casa. Chiamò i suoi assistenti centauri perché portassero da bere a tutte e aprissero le finestre in quella stanza che per così tanto tempo erano state chiuse.
Una volta aperte finalmente Daphne riuscì a guardare in faccia Sibilo che quel giorno si era messo il vestito più bello che avesse proprio per fare colpo. Ma lei non notò ne quello ne il suo aspetto fisico. Si era bello con quei capelli biondi che terminavano con un ciuffo, con quegli occhi azzurri così tanto simili a suo nonno, con quel suo fisico da atleta, ma lei si limitò a fisarlo in maniera distaccata aspettando che parlasse. Sibilo per questo ci rimase molto male, si aspettava come minimo un espressione facciale di approvazione, ma poi si rassicurò perché sapeva che Afrodite aveva sempre avuto gusti difficili e che a quanto pare sua nipote non era da meno e che avrebbe dovuto lottare per conquistarla.
-Allora- disse Sibilo- che piacere averti trovata nipote di Afrodite-
-il piacere è mio- disse Daphne mentendo, ma questo Delphina non sembrò notarlo e escogitò almeno cinquanta modi per uccidere la sua rivale.
-bene adesso vorrei discutere con te dei dettagli tecnici, come quello della profezia- e poi rivolgendosi alle altre quattro- vi prego lasciateci soli-
Delphina si alzò controvoglia e si diresse verso la porta insieme alle altre.
Quando furono abbastanza lontane da quella sala Delphina chiese a Nymphodora-  a lui piace, vero?-
Nymphodora annuì ma appena vide la faccia demoralizzata di Delphina si affrettò ad aggiungere- ma lei non prova niente nei suoi confronti, non sembra notare neanche la sua bellezza-
-e una stupida proprio come mi aspettavo. Ce l’ha su un piatto d’argento e non lo nota nemmeno. Quanto vorrei fare cambio di posto. Accetterei perfino di essere la nipote di Afrodite pur di essere notata da lui-
E così si riunirono tutte nella stanza di Electre aspettando che Daphne le raggiungesse.



Questo è solo un piccolo capitolo dove si iniziano a conosere meglio i sentimenti dei personaggi. volevo scrivere di più ma ora devo uscire. forse contnuo domani.

per piacere mi mandate delle recensioni dove mi dite che età avete per vedere a che pubblico interessa questo libro.

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Capitolo 6
*** Non te lo voglio dire ***


Non te lo voglio dire

 
-bene, sei contenta di essere una dea?-
- si, credo di si…- non sapeva nemmeno lei se era felice o meno. Accettare la sua vera identità le avrebbe portato grandi responsabilità. Avrebbe dovuto combattere contro qualcuno molto più forte di lei, già contro Delphina aveva avuto una brutta sorpresa ed era certa che la potenza di quest’ultima non era nemmeno la metà di quella di Ares.- lo sarei di più se capissi quali sono i miei poteri-
Sibilo la guardò negli occhi- come avrai capito tua nonna era una delle poche dee che non avevano grandi poteri. Ma c’è una leggenda che parla di una semidea generata da Hera e un mortale. Questa fu la prima, del suo genere, a sposarsi con un altro semidio. Il loro figlio Dimitri sfidò Zeus e con la sua potenza riuscì a sconfiggerlo. Successivamente Zeus promise fortuna, ricchezza e amore a Dimitri in cambio del suo silenzio su questo avvenimento-
-E con questo cosa mi vorresti dire?-
-che si dice che il nipote di un dio senza poteri sia molto forte perché ha i suoi poteri e quelli mancati del suo nonno.-
-Quindi io avrei anche i poteri che Afrodite non ha avuto?- Sibilo annuì e Daphne continuò- e come faccio a scoprirli-
-questo sarà molto difficile, non abbiamo nemmeno una vaga idea di cosa tu possa fare. Ma è per questo che abbiamo un campo di allenamento-
Daphne ebbe l’impressione che Sibilo le stesse nascondendo qualcosa allora decise di provare ad usare la compulsione su di lui- su dimmi tutta la verità…- disse muovendo la mano come Xeni- non c’è proprio nessun modo per scoprirlo?-
Sibilo si immobilizzò per un secondo, era come se fosse diventato di pietra e Daphne credette di aver sbagliato qualcosa ma dopo qualche secondo tornò e muoversi dicendo- dirò tutta la verità. Ci sarebbe un altro modo per scoprirlo ma è troppo pericoloso. Non te lo voglio dire-
-Perché non me lo vuoi dire?
- perché metterei in pericolo la tua vita ed io non voglio che tu muoia perché mi piaci-
Daphne arrossì per quella confessione e si ricordò per la prima volta di trovarsi al cospetto del nipote del valoroso Zeus, ed era proprio a lui che aveva strappato con la forza quell’informazione. Ora si spiegava il perché di tanta gentilezza nei suoi confronti… ma ormai aveva preso la decisione di usare la compulsione e doveva andare avanti- dimmi come posso fare-
Sibilò rimase immobile nuovamente per qualche secondo e poi disse- devi andare dalle Graie. Loro sanno tutto ma non vogliono dire niente, ed è per questo che devi fare come Perseo, devi prendere il loro occhio e devi minacciarne la distruzione. Solo allora potrai rubare loro qualche informazione. Stai molto attenta però, le Graie sono le guardiane della grotta della loro sorelle Gorgoni. Medusa è già stata uccisa me ne restano altre due, devi assolutamente ritornare indietro prima che queste ti raggiungano.-
 
 
Intanto Delphina nella camera di Electre, stava girando in tondo pensando alle sue disgrazie. Era ormai mezz’ora che andava avanti così. L’unica soluzione per farsi notare da Sibilo che le veniva in mente, era sconfiggere Ares e riportarne indietro solo la sua testa come trionfo.
-Delphina vieni con noi ora e smettila di tormentarti per Sibilo- disse Xeni
-si ma…-
-niente ma, siamo una squadra e dobbiamo agire come tale-
Delphina si avvicinò al letto d’argento di Electre. Quella stanza era la più tecnologica, Electre aveva sempre amato le innovazioni meccaniche e tecniche e questo la faceva una degna erede di suo nonno e anche una loro degna compagna di squadra. Era solo grazie ai suoi armamenti che avevano ottenuto le loro piccole vittorie fino ad ora.
-di cosa state parlando?- domando Delphina
- di come allenare “capelli arancioni”-
-be’ se volete me ne occupo io personalmente- rispose Delphina sogghignando
-non ce ne sarà bisogno, ma grazie comunque- disse Electre
Xeni si voltò a guardarla- cosa intendi dire?-
-che ho creato una nuova stanza che riproduce scene di guerra con ologrammi ed ognuna di noi si può allenare con quella. È un nuovo metodo molto più veloce di apprendimento ed inoltre ti allena a pensare come se fossi in un combattimento reale-
-sembra perfetto!- esclamò Nymphodora
-Già…- disse delusa Delphina. Avrebbe voluto dare proprio una bella lezione a quella presuntuosa- dovremo usare anche la macchina che dona l’aspetto divino, così da farle ricrescere i capelli, farli ritornare biondi e darle vestiti greci-
-Seve anche a noi un bel restauro di vestiti. Quando siamo andate a prenderla oggi ci hanno tutti guardato come se fossimo appena uscite da un set di teatro. Sapete la moda è un po’ cambiata dal settecento- continuò Nymphodora
Electre rispose- ma che volete è da quando siamo diventate dee che non andiamo più tra la gente comune. Passiamo tutte le giornate ad allenarci perché Sibilo non ci permette di fare altro!-
-a me piace allenarmi- contrattaccò Delphina
-Errore! A te piace Sibilo…- e tutte si misero a ridere mentre Delphina divenne rossa come un peperone.
Finalmente le sue amiche erano riuscite a farla ritornare a sorridere.
Erano entrate nel gruppo più o meno tutte contemporaneamente e ora che a distanza di secoli ce n’era una nuova avrebbero fatto fatica ad adattarsi anche a lei, soprattutto Delphina. Anche se ci metteva tutta se stessa non la riusciva proprio a tollerare soprattutto ora che cercava di rubarle il fidanzato…be’ non proprio fidanzato, ma ci era vicina. Anzi no, non ci era nemmeno vicina, lui non si ricordava neanche il suo nome. Nymphodora lesse i suoi pensieri e tornò nuovamente a rassicurarla dicendole che era sicura che alla fine sarebbe riuscita nel suo intento.
 
 
Nell’altra stanza intanto…
Daphne era sicura che se lei si fosse lanciata in questa impresa tutte le ragazze sarebbero venute con lei, ma non era sicura, invece, di volerle coinvolgere.
Decise che la cosa migliore da fare era usare nuovamente la compulsione e far dimenticare a Sibilo la sua confessione e fargli credere di averle svelato spontaneamente il modo per riuscire a trovare i suoi poteri, e così fece.
Quando Sibilo si risvegliò dallo stato di trans in cui era finito ci mise un po’ per ricordarsi il punto della conversazione a cui erano arrivati e disse- stavamo dicendo?-
-le Graie e le Mormoni-
- ah si giusto, e non ti ho detto altro…- chiese grattandosi la testa
-ehm, no!- mentì Daphne arrossendo. Ma questo Sibilo, per fortuna non lo notò.
Anche se le finestre erano aperte in quella stanza c’era ancora molta oscurità e le pareti nere con i disegni argento non aiutavano di sicuro. Daphne si guardò intorno, c’erano un sacco di librerie fatte di ebano con libri scritti in lingua greca con copertine rigorosamente nere.
-vuoi sapere la profezia?- domandò Sibilo per colmare quell’attimo di silenzio.
-Certo!- esclamò Daphne con nuovo entusiasmo
-vado a prendere il foglio su cui l’ho scritta- disse Sibilo contento di averla fatta felice, e poi recitò:
 
Nascerà sulla Terra  una dea nuova
Che amore e pace sull’Olimpo porterà
Andrà nel luogo in cui Ares nuovi piani cova
Ed è li che la nuova era sorgerà
Attenzione! C’è una ma che vincola questa profezia
Solo se dal cuore si farà guidare
E non dirà a se stessa qualche bugia
Contro i titani potrà trionfare
 
Daphne rimase interdetta…cosa significava ciò?- perdoni la….-
-dammi del tu!-
-ok… perdona la mia ignoranza ma mi può…puoi spiegare il significato di questa profezia-
-oh, non è questione di ignoranza. Sono indecifrabili tutte le profezie. Purtroppo il diretto interessato le riesce a comprendere solo quando è troppo tardi o un secondo prima che si avverino. Mi dispiace-
Daphne tornò a riflettere su di essa. La prima parte le sembrava chiara, ma quella che partiva con Attenzione, non la ispirava molto. Perché avrebbe dovuto mentire a se stessa e perché si sarebbe dovuta far guidare dal cuore. Insomma era una guerra non una telenovela!!!
-grazie di tutto ma ora vorrei raggiungere le mie amiche-
Sibilo manifestò la sua scontentezza e disse- speravo potessimo parlare un po’di più-
Daphne arrossi di nuovo -sarà per la prossima volta-
E detto questo uscì dalla stanza. Chissà se intendeva questo la profezia…avrebbe dovuto ammettere che anche a lei Sibilo piaceva e poi insieme avrebbero potuto distruggere Ares e ricostruire l’Olimpo. Ma lei era sicura di non provare niente per lui…e poi perché la profezia diceva solo contro i titani e non anche contro Ares?
Raggiunta la camera di Electre, dove si erano date appuntamento, bussò e aspettò la risposta.

Oggi proverò a scrivere un altro capitolo perchè da domani rincomincià la scuola e non so se avrò tempo di continuare

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Capitolo 7
*** TUTTE PER UNA…UNA PER TUTTE ***


TUTTE PER UNA…UNA PER TUTTE

 
Electre, Delphina, Xeni e Nymphodora stavano ancora parlando, ridendo e scherzando quando qualcuno bussò alla porta ed interruppe quel quadretto di felicità.
Delphina sussurrò- sarà lei?-
-si è lei- rispose  Xeni
-Vado io ad aprirle- si offrì Nymphodora che si alzò dal letto ed andò verso la porta.
Lì fuori c’era, come annunciato da Xeni, Daphne che appena entrò si guardò attorno sorpresa. Quella stanza era immensa ed era piena di strani aggeggi. Inoltre sulla scrivania c’era il computer più grosso e più piatto che avesse mai visto e come tutte le altre cose in quella stanza era d’oro.
 -è bellissima questa stanza- esclamò Daphne-
Tutti la guardarono in maniera strana come se fosse impazzita tranne Electre che le fece un grandissimo sorriso e la ringraziò- vedete- disse quest’ultima rivolta alle sue amiche- finalmente è arrivata una che comprende la bellezza della tecnologia.-
Daphne si sentì felice, era riuscita a farsi amica il membro più silenzioso del gruppo con le altre sarebbe stato più facile, considerando che Nymphodora era già sua amica.- l’hai costruita tutta tu?-
-si certo-
-be’ sei bravissima, davvero-
Electre arrossì, non era abituata a ricevere tanti complimenti per il suo operato. Tutti, considerando che suo nonno era un abile fabbro, davano per scontato la sua bravura nel fare certe cose.
-e poi- continuò la nuova arrivata- questa stanza è gigantesca anche se dall’esterno sembra molto più piccola-
-oh, be’…anche questo è opera mia. Ho usato una mia invenzione, l’aumentatore di spazi, per ingrandire l’interno di questa camera, perché se no non ci sarebbero entrate tutte le mie invenzioni e il mio laboratorio che si trova dietro a quella porta. Se vuoi lo posso fare anche alla tua stanza-
Le altre si girarono a guardare stupefatte la loro amica, lei era sempre stata gelosa delle sue invenzioni e non aveva mai permesso a nessuna di loro di usufruirne. Invece, alla nuova arrivata, per qualche strano motivo, permetteva di utilizzare una delle invenzioni di cui andava più fiera.
Electre che si accorse degli sguardi stupiti disse in sua difesa- che volete è stata gentile-
Xeni cambiò argomento non appena Delphina stava per dire qualcosa di brutto su Daphne per rispondere a Electre- vuoi sapere qualcosa di più sulla profezia o su qualsiasi altra cosa che ti ha detto Sibilo-
-tu sai che…-
-che? Non mi dire che Sibilo ti si è dichiarato- sbraitò Delphina
Daphne la guardò spaventata. Perché le interessava così tanto? Forse Delphina provava qualcosa per Sibilo… cosa dirle per non farla stare male?- si, ma non l’ha fatto di sua spontanea volontà-
-come sarebbe a dire, non lo ha fatto di sua spontanea volontà-
-be’ ecco…ho usato la compulsione su di lui perché non mi voleva dire una cosa.
Le altre ragazze scoppiarono a ridere, era impossibile che lei potesse usare uno dei suoi poteri già il primo giorno, senza un minimo di allenamento e anche proprio contro Sibilo che nemmeno Ares era riuscito a controllare. Solo Xeni rimase seria, era come se si stesse concentrando, quando ad un certo punto sgrano gli occhi e aprì la bocca. -è vero- disse quasi sussurrando
-è vero cosa?- chiese Nymphodora ancora ridendo
-ha usato veramente la compulsione- smisero di ridere tutte e fissarono la loro compagna –l’ha usata anche più di una volta, e l’ultima volta che l’ha usata, gli ha fatto dimenticare la sua dichiarazione-
Ormai erano tutte con la bocca aperta tranne Delphina che si rifiutò di crederci- non è vero, è impossibile. Ti stai sbagliando-
-invece è la pura verità…la sua velocità di apprendimento è spaventosa e se è così anche per gli altri suoi poteri potremo dichiarare guerra ad Ares tra pochissimo tempo. Daphne, sibilo ti ha detto quali sono i tuoi poteri?-
Tutte ora si girarono a guardare Daphne aspettando che rispondesse alla domanda, immaginandosi che i suoi poteri sarebbero stati fortissimi- Sibilo non li sa. Ma ha detto che ci sono delle persone che lo possono sapere-
-chi?- domandò Electre
-le Graie- disse Nymphodora rispondendo al posto di Daphne
-dovremmo andare dalle sorelle delle Gorgoni?!?- chiese Delphina preoccupata
-NO!- esclamò Daphne- non voglio mettere in pericolo la vostra vita. Ci andrò da sola-
Delphina sorrise, e in quel momento pensò che la nuova arrivata non era poi così tanto male. Voleva affrontare un pericolo tanto grosso da sola solo per non metterle in pericolo. Nemmeno lei sarebbe stata così tanto coraggiosa- mi dispiace, ma verremo con te!-
Tutte si voltarono a guardare stupite Delphina per il fatto che voleva dare il suo appoggio alla nuova arrivata, soprattutto Daphne che non si sarebbe mai immaginata che la sua acerrima nemica volesse aiutala in questa impresa eroica.
Vedendo l’espressione contenta sul viso di Daphne si affrettò ad aggiungere- insomma, non vorrete far prendere tutta la gloria a lei.- poi si alzò e gridò-TUTTE PER UNA- e mise la mano avanti
-UNA  PER TUTTE- continuarono le altre mettendo la mano sopra alla sua.
Erno così felici che nemmeno si accorsero che qualcuno aveva aperto la porta e le stava osservando.
-quando partiamo?- chiese Daphne super eccitata per la sua prima missione
-non lo so, dovrai fare prima un po’di allenamento con la spada, con i pugnali, con le frecce e con la lotta corpo a corpo. Ma con la tua grande capacità di apprendimento non ci metteremo troppo.-
-ok…- disse Daphne scontenta per il fatto che avrebbe dovuto aspettare, fosse per lei sarebbe partita già il giorno stesso.
-piuttosto,- intervenne Delphina- hai una vaga idea di come farti dare le informazione che desideri dalle Graie?-
-Sibilo ha detto che devo rubare il loro occhio come ha fatto Perseo-
-già quello è bravo solo a dare consigli- disse Electre- mai che ci aiuti in battaglia sul serio-
-Grazie per l’appellativo di quello…- una voce alle loro spalle rispose-ma sta volta ho deciso di venire ad aiutarvi anche io. D'altronde le Gorgoni non sono semplici troll o arpie. Sono molto più pericolose e avrete bisogno del mio aiuto-
Tutte si girarono a guardare la porta colte di sorpresa.
Lì, a braccia conserte, c’era Sibilo in persona. Era la prima volta da chissà quanti anni che abbandonava l’oscurità della sua stanza per andarsene a zonzo nel palazzo, tant’è che Delphina era preoccupata che i suoi occhi potessero risentirne della luce che risplendeva sull’oro di quella stanza.
-bene avvisatemi quando avete intenzione di partire.- continuò Sibilo e poi fece per andarsene. Ma prima di uscire si rigirò chiedendo- domani fate allenamento?-
Passò un minuto e nessuno rispondeva alla domanda perché erano tutte estremamente impaurite, allora Daphne decise che avrebbe risposto lei- si-
Sibilo sorrise e Delphina si beò di quell’attimo sapendo che sarebbe ricapitato tra molto…troppo tempo- ok, allora domani aspettatemi al campo di allenamento-e detto questo se ne andò
-ce l’ha con me vero? Mi farà del male?- chiese Electre tremando
Stava per rispondere Nymphodora ma fu interrotta da Daphne- no, non ti farà niente-
-E tu come lo sai?- chiese Electre- non puoi mica leggere nel pensiero come Nympho-
-Non può, ma ha ragione- la rassicurò la rossa chiedendosi come facesse la sua amica ad essere tanto sicura delle intenzioni di Sibilo….
Si diedero appuntamento per il giorno dopo e si diressero nelle loro camere a dormire dopo quella giornata stancante.

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Capitolo 8
*** Scusa? ***


Scusa?

 
Quando Daphne aprì gli occhi osservò per la prima volta bene la sua stanza. Il giorno prima era così stanca che si era buttata nel letto con tutti i vestiti. I raggi dorati di sole filtravano da una finestra completamente in argento con delle tendine verdi. Il suo letto era di platino, aveva la coperta fatta di fili d’argento intrecciati e le lenzuola ed i cuscini erano verdi. Lunghi veli di un verde trasparente con decorazioni in argento ricoprivano le pareti, e affianco alla grande porta di ebano c’era un divano in pelle nera. Vicino, c’era un tavolino di smeraldo con su dei fogli e delle piume d’oca che dovevano essere usate per scrivere. C’erano anche due boccette d’inchiostro anche loro rigorosamente verde e argento.
Si alzò dal letto, davanti a lei c’era un enorme armadio molto antico e si diresse verso di esso per vedere se c’era qualcosa con cui cambiarsi. Lo aprì ma vide che era vuoto, c’era solo un grande specchio fatto con i bordi d’oro. Forse avrebbe dovuto portarsi i vestiti da casa e lo richiuse delusa.
Qualcuno proprio in quel momento bussò alla porta e Daphne andò ad aprire. Fuori, con un vassoio in mano ed un sorriso stampato sulla bocca, c’era Electre- Buongiorno Daphne dormito bene? Nymphodora mi ha detto che ti eri svegliata e ho pensato di portarti la colazione-
-tu mi hai portato…non dovevi!- esclamò Daphne stupefatta
-su dai non fare storie e mangia che è tutto delizioso- e posò il vassoio sul tavolino di smeraldo.
Era vero sul vassoio c’era tutto quello che si potesse desiderare: una cioccolata calda fumante, tre cornetti dall’aspetto succulento, un succo di frutta, dei biscotti e molto altro ancora, c’era addirittura un grappolo d’uva. Electre le spiegò che quello era un regalo di Nymphodora e che l’avrebbe dovuto mangiare per forza se no la sua amica ci sarebbe rimasta male visto che ci aveva messo ben dieci minuti per creare un grappolo così buono.
-ha creato un grappolo d’uva?- disse sorseggiando la cioccolata e facendo attenzione a non bruciarsi la lingua.
- si è uno dei suoi poteri…quelli che ti abbiamo detto ieri non sono tutti sono solo quelli più utili e potenti. Ma vedrai che conoscerai anche gli altri in pochissimo tempo. Ora mangia mentre io ti cerco qualcosa da metterti.-
- oh…- disse addentando il cornetto più morbido e buono di tutta la sua vita- mi dispiace ma nell’armadio non c’è niente, ho già visto io.-
Electre si voltò a guardarla con un sorrisetto- anche gli armadi sono una mia invenzione. Vieni a vedere-
Daphne si alzò dal divanetto su cui era seduta e lasciò il vassoio ancora quasi tutto pieno sul tavolino, poi si diresse verso l’armadio
-Vedi lo specchio? Mettici una mano sopra- Disse Electre.
Daphne fece come le era stato richiesto e improvvisamente lo specchio si attivò e una voce meccanica disse-DNA riconosciuto si prega di posizionarsi dritti davanti allo specchio-
Daphne Guardò sorpresa la sua amica che la incitò a seguire i comandi. Una volta posizionata una luce blu usci dallo specchio e le passò dalla testa ai piedi. –scansione nipote di Afrodite effettuata. Scegliere il tipo di look che si intende indossare.-
Lo specchio divenne come uno schermo, si illuminò e sul suo display comparve un elenco. Electre scelse per lei e cliccò su sportivo. La voce dello specchio continuò – si prega la nipote di Afrodite di posizionarsi nell’armadio e chiudere le ante.-
Daphne ci entrò un po’ timorosa e una volta chiusi gli sportelli uscì di nuovo quella luce che la scannerizzò. Rimase senza guardare per trenta secondi, poi le ante si riaprirono e solo allora si decise a rialzare le palpebre. Davanti a lei c’era Electre che le sorrideva- sei bellissima con i capelli lunghi!-
-Cosa?- disse Daphne girandosi preoccupata verso lo specchio che era ritornato normale. Davanti a lei c’era una persona completamente diversa, una persona che aveva lunghi capelli biondi raccolti in una coda molto alta, grazie ad un fermaglio degli stessi colori del suo arredamento. Aveva alle mani dei guanti di pelle verde, e poi come vestiti aveva un corpetto stretto ma comodo che consentiva i movimenti, un gonnellino e delle specie di leggings tutti e tre verdi con motivi d’argento o argento con motivi di verde. Ma i colori erano sempre quelli.
Daphne rimase a fissare la sua immagine nello specchio per moltissimo tempo. Lei aveva sempre odiato i capelli lunghi e biondi ma in quel momento sentiva che erano gli unici che le si adattavano- grazie per tutto…
-e di che?- e poi Electre la prese per mano trascinandola verso la porta- su andiamo se no facciamo tardi…- poi si fermò di colpo.
-cosa è successo?- chiese preoccupata Daphne
-non hai mangiato l’uva-
-solo questo? Pensavo di peggio-
-se non la mangi Nymphodora ti terrà il muso per mesi…-
Daphne che non era entusiasta all’idea di litigare con qualcuno già al secondo giorno prese il grappolo, ne staccò un chicco e se lo portò alla bocca. Una volta addentato si sentì come in paradiso…era l’uva con il succo più dolce che avesse mai mangiato. Continuò a mettere in bocca un chicco dopo l’altro e dopo un minuto era già finito, tant’è che Daphne fissò il vassoio delusa sperando di trovarci ancora qualcosa.
-sembra che ti sia piaciuto alla fine…- disse Electre
-stai scherzando vero? È la cosa più buona che io abbia mai mangiato…qui è tutto buonissimo- disse ripensando ai cornetti e alla cioccolata calda.
Poi uscirono dalla camera e insieme si avviarono verso il capo di allenamento.
 
Una volta arrivate trovarono le altre tre che si stavano già allenando.
Appena Nymphodora vide Daphne le si avvicinò subito- ti è piaciuto?-
Daphne subito capì a cosa si riferiva e rispose- si è stato a dir poco delizioso-
Con un sorriso di soddisfazione Nymphodora caricò il suo arco e mirò un ostacolo in movimento lontanissimo, tirò un poco la corda e lasciò la presa. La sua freccia finì dritta sul bersaglio che cadde a terra.
Daphne osservò con la faccia stupita la prodezza della sua amica che sembrava considerare ciò che aveva fatto del tutto naturale. Lei, lo sapeva, non ci sarebbe mai riuscita.
Poi l’arciera si rivolse ad Electre- abbiamo già chiamato sibilo e non tarderà a venire.-
-ok –rispose- seguimi Daphne che programmiamo la macchina per la simulazione di battaglia-
-si ma io non sono così brava. Io non riesco….-
-appunto ci alleniamo, per riuscire a fare le cose in cui non siamo brave-
- …o negate- aggiunse Delphina lanciando tre coltelli contemporaneamente verso un bersaglio e colpendo con uno la testa con l’altro la gola e con l’altro il cuore.
Daphne non provò nemmeno a ribattere, lei non sarebbe mai stata capace di fare le cose che facevano loro.
In quel momento arrivò Sibilo e Delphina si girò ad ammirarlo…immerso in quella luce sembrava ancora più splendido del solito.
-Bene incominciamo l’allenamento- esclamò
La mezz’ora successiva fu un inferno per Daphne. Riceveva un sacco di colpi di spada da tutte le parti, erano virtuali, ma non meno dolorosi. L’unico che non  sembrava interessato a colpirla era Sibilo, ma la sua mancanza veniva colmata da Delphina che le aveva tagliato la testa almeno venti volte. Per non parlare del colpo al cuore che le aveva inferto dopo che Sibilo l’aveva aiutata a rialzarsi.
Finalmente arrivò la meritata merenda. Solo lei sembrava stanca, gli altri non avevano nemmeno un capello fuori posto, loro si che erano dei veri dei. Classe, stile, bellezza…rappresentavano ognuna di queste doti, e lei? Che cosa era lei? Era solo una dea da un giorno.
Qualcuno le parlò-su non ti demoralizzare… e scusa-
Si girò a guardare. Delphina le stava chiedendo scusa? Era impossibile, ma stava accadendo sul serio
-scusa?-
-si perdonami se sono stata così antipatica ieri e oggi… mi ero ripromessa di comportarmi meglio ma…- Delphina si sedette accanto a Daphne - sono due secoli che mi piace Sibilo. Due secoli che l’ho osservato solo seduto sul trono con l’oscurità che lo avvolgeva. Due secoli che cerco in tutti i modi di avvicinarmi a lui, di farmi notare… e tu ci riesci in tre secondi. Credevo di fare colpo su di lui riuscendo a sconfiggere, oggi, la dea della profezia, ma sono solo una stupida. Prendermela con te non serve a niente quindi ti chiedo…potrai mai perdonarmi?-
-io perdonare te?- Daphne credeva di stare ancora sognando
-be’ si lo so che sarà difficile, ma potremmo sempre rincominciare da capo… sei molto brava a combattere anche se tu non ci credi. Io il secondo giorno nemmeno mi sognavo di fare le cose che sai fare tu.-
-davvero? Io… certo che ti perdono-
Gli occhi di Delphina si illuminarono- Grazie mille!- poi prese Daphne per mano- su vieni ti insegno qualche trucchetto-
E così passarono il resto della giornata ad allenarsi insieme, mentre gli altri incitavano Daphne a non arrendersi…- si –pensò- non mi arrenderò, ne oggi ne domani. Ares inizia a tremare, la nipote di Afrodite ti scoverà e ti batterà…Nonna ti vendicherò…

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Capitolo 9
*** τιμή και δόξα του πολεμιστή! (onore e gloria al guerriero) ***


τιμή και δόξα του πολεμιστή! (onore e gloria al guerriero)

 
E così passarono due settimane di allenamenti intensissimi. Tutte le ragazze si erano impegnate a dare il proprio aiuto alla nuova arrivata insegnandole mosse, tattiche di guerra e a maneggiare tutte le armi da loro conosciute. E quello era il giorno decisivo, il giorno in cui Sibilo avrebbe constatato i progressi di Daphne e avrebbe deciso se era opportuno scendere in campo e andare dalle Graie.
Così quando quella mattina Delphina si svegliò venne percorsa da un brivido di eccitazione e pensò- la nuova ragazza è portentosa; ha fatto dei progressi incredibili in così poco tempo. In sole due settimane è arrivata al nostro livello…sono sicura che alla prova finale sarà bravissima e domani potremo già partire per la nostra missione. L’invidia nei suoi confronti purtroppo non è ancora svanita: lei è forte e ha Sibilo…ma so già che non farebbe niente di niente per farmi stare male-
Dopo questo breve momento di riflessione si alzò dal letto e si mise ad ascoltare il canto degli uccelli che proveniva dal di fuori del castello. Le era sempre piaciuto restare ad ascoltare quella quiete mattutina immersa nel blu e bronzo della sua camera. Poi si diresse verso il tavolino di zaffiro… quella pietra l’aveva sempre amata perché le ricordava tanto gli occhi di Sibilo. Premette un bottone che serviva a chiamare i centauri maggiordomi e chiese di portarle la colazione, poi in attesa di placare la sua fame si diresse verso l’armadio e poggiò la mano sullo specchio. Scelse il solito abbigliamento sportivo e ci entrò. Una volta indossata l’uniforme da combattimento si sedette comodamente sul divanetto e incominciò a sorseggiare il the caldo portato dai maggiordomi.
Nel frattempo il sonno di Electre era stato interrotto dalla visita di Nymphodora che come al solito in questo occasioni era super agitata e toccava sempre alla nipote di Efesto cercare di calmarla. -si può saper cosa è successo?- domandò Electre stropicciandosi gli occhi
-non ho dormito per tutta sta notte…Daphne deve assolutamente superare la prova. Dobbiamo partire il prima possibile! Dobbiamo scoprire i poteri di Daphne il prima possibile!-
-Nympho calmati…-
-DOBBIAMO SCONFIGGERE ARES IL PRIMA POSSIBILE E…!-
Electre afferrò la sua amica per le spalle e iniziò a scuoterla -l’unica cosa che devi fare il prima possibile è calmarti!-
Ma Nymphodora si liberò è continuò- ma come fai a non essere in ansia Elly?-
-non lo sono… forse perché io credo che possa farcela…Io credo in lei!- disse Electre credendo di averla calmata, ma quel silenzio durò solo per qualche secondo
-anch’io ci credo…oh almeno credo che ci credo. Si,si credo proprio di credere che ci creda. Tu credi che io credo di credere al fatto che io ci creda?-
Electre la fissò con aria interrogativa-ma che diav…-
-oh non so nemmeno io cosa voglio dire. Vado da Delphina a chiedere se lei crede a Daphne-
Ma Electre la bloccò subito- oh no, tu non vai proprio da nessuna parte. Le altre non hanno così tanta pazienza come me…men che meno Delphina. E quindi adesso incominci a fare gli addominali finche non ti calmi un pochettino-
Daphne si era già alzata da molto, mentre tutti dormivano ed era ancora buio era scesa per fare allenamento. Quello era il giorno della sua grande prova, tutto dipendeva da lei. Chissà cosa le avrebbe fatto fare Sibilo. Ma intanto stava ripassando tutto il programma di quelle due settimane. Era riuscita a fare cose incredibili. Riusciva a lanciare anche 10 frecce contemporaneamente a una distanza lontanissima. Sapeva come immobilizzare gli avversari con tre semplici mosse, sapeva quali erano i punti deboli in cui colpire…ma non era ancora sicura di farcela. Sollevò la testa verso l’alto. Il sole ormai era sorto e un venticello gelido fischiava tra gli alberi. Ormai era una dea…aveva un’armatura d’oro, una spada di smeraldo e i capelli lunghi. Giorni prima Xeni le aveva fatto vedere una foto di sua nonna…era uguale a lei le avevano detto. Non si sbagliavano, l’unica differenza era il carattere- hai la stessa tempra di tuo padre- le aveva raccontato Delphina- lui era forte e coraggioso e di solito faceva fare una brutta fine a chi non gli andava a genio- Erano proprio uguali e sperava che anche lei si sarebbe dimostrata forte e coraggiosa difronte al pericolo.
-non credi faccia un po’ freddo?- Xeni la stava guardando e Daphne non se n’era nemmeno accorta immersa nei suoi pensieri.
-non troppo-
-agitata?-
-non troppo-
-se la smetti di rispondermi con ‘’non troppo’’ è meglio-
-ok sono MOLTO agitata-
-andrà tutto bene non ti preoccupare- disse Xeni strizzando l’occhio
-e…e tu come fai a saperlo?-
-sono o non sono la nipote della dea della conoscenza?-
Daphne sorrise e andò ad abbracciare la sua amica.
Tutti i residenti del castello si erano accalcati intorno al campo di allenamento. Non aspettavano altro che l’esibizione. Tutt’attorno era solo un gran vociare. Le ninfee si erano radunate tutte intorno a Sibilo e Delphina non faceva altro che lanciare loro occhiatacce che però non sembravano curarsene molto. Su Delph non curartene troppo di quelle tu sei molto più bella- disse un’ansiosa Nymphodora che stava divorando il 10° barattolo di noccioline per placare la frenesia-
-grazie mille ma tu smettila di mangiare quelle cose altrimenti ingrasserai fino alla fine-
Nymphodora stava per ribattere ma ad un cenno della mano di Sibilo tutto tacque
-Genitili ospiti- proclamò dandosi delle arie e facendo alzare a tutte le dee gli occhi al cielo (o quasi tutte) –vi ringrazio per essere venuti a vedere la prova che dovrà affrontare la dea Daphne, nipote di Afrodite, per avere accesso alla sua prima missione-
Dagli spalti si levò un boato di incoraggiamento verso Daphne che fu messo a tacere con un altro gesto di Sibilo.- se riuscirà nel suo intento potrà, potremo andare dalle sorelle Graie se no dovrà continuare il suo allenamento per altri due settimane. Ma io confido nelle sue capacità…e ora fate sentire un bel grido d’incoraggiamento!- e tutti gli spettatori gridarono ‘’τιμή και δόξα του πολεμιστή!’’ e dopodiché la sfida ebbe inizio.
Come aveva previsto Xeni, andò tutto bene e alla fine della prova, che consisteva nel resistere per 5 minuti combattendo virtualmente contro un esercito senza alcun aiuto, Daphne ricevette il più grande applauso della sua vita. Ce l’aveva fatta, aveva vinto…il primo gradino era stato superato, ma c’era ancora tutta una rampa di scale da percorrere sino alla liberazione dell’Olimpo.

 

 

Recensite anche voi facendo sentire il vostro appoggio a Daphne!!! Ne ha bisogno!!!


 

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Capitolo 10
*** L’ametista ***


L’ametista

 
Folate di vento impetuose, terremoti continui ed eruzioni di vulcani tormentavano da secoli il monte Olimpo. Ares era lì, seduto sul suo trono a contemplare quanto gli stava accadendo intorno. Era ormai un sacco di tempo che occupava quel posto, il suo bramato posto di capo dell’Olimpo…ma non era come si sarebbe aspettato. Era arrivato a stringere un’alleanza con i titani per riuscire a sconfiggere Zeus; loro gli avevano donato un parte della loro energia e nella grande battaglia che segnò la fine del vecchio regime riuscì a sconfiggere tutti da solo. Lui dio della guerra si era dimostrato l’unico capace di compiere un’azione così pericolosa. Ma il suo impero non reggeva il confronto con quello di suo padre. Desolazione e morte si potevano vedere ovunque osservava, mentre, nei vecchi ricordi, l’Olimpo aveva tutto un altro splendore. Le Muse rallegravano con i loro canti le cupe giornate, si facevano ogni giorno banchetti, si danzava, si cantava…certe volte si chiedeva perché avesse voluto prendere lui il controllo. Cosa gli aveva fatto pensare che il dio della guerra potesse essere un buon governante. La solitudine lo accompagnava da secoli. Si, cerano i suoi figli Deimos e Phobos, ma non era la loro compagnia che desiderava…non la riusciva ancora a dimenticare. Afrodite…il suo amore nei suo confronti non sarebbe mai cambiato.
I rimorsi lo colpivano ad ogni suo risveglio; lì c’era la statua delle bella dea della bellezza…non aveva mai avuto il coraggio di spostarla nella stanza del palazzo in cui c’erano tutte le altre statue degli dei e dei semidei. Eppure, aveva sempre avuto una strana sensazione, come se il suo amore non fosse destinato realmente ad Afrodite ma a qualcun altro, qualcuno di molto simile ma…
-ancora con questi stupidi pensieri!- sbottò Ares- non è dignitoso per il dio della guerra, il più importante dio dell’Olimpo pensare all’amore-
-il più importante dio dell’Olimpo? Direi l’unico esclusi i tuoi figli- rispose la voce di Crono da un luogo indefinito della camera-
-taci demonio!- gli occhi di Ares erano pieni d’ira
-così mi offendi…non mi dire che mi tieni ancora il broncio per quel fatto di Afrodite- continuò la voce insistente- pietrificarla era la cosa più giusta da fare, non potevamo permettere che…-
Ares si portò le mani alle orecchie nel disperato tentativo di non ascoltare, di non rievocare quei ricordi- silenzio, silenzio, silenzio…- quella voce terrificante e provocatoria ormai era il suo peggior incubo. Era come la lama affilata di una spada che continua a lacerare una ferita per non farla rimarginare provocando ogni volta più dolore. Ma quella ferita tanto non si sarebbe rimarginata comunque, quella ferita che si era inflitto con le sue stesse mani.
-ahahahahah! Credi che zittendo me, placherai i tuoi sensi di colpa? Ma non badare a me sono solo una voce, il mio corpo è prigioniero per l’eternità a causa di tuo padre. Non badare a me, sono solo una voce che…t’inseguirà per ricordarti sempre i tuoi peccati! Ahahaha…-
E andava ogni giorno così. Ares era costretto a subire le angherie di suo nonno, ma quello era il prezzo da pagare per uno stupido regno di desolazione. E quella risata poi… lo faceva andare su tutte le furie. Voleva colpire con la sua spada la fonte da cui proveniva…ma non c’era alcun corpo con cui prendersela. E lei ritornava insistente ad ogni suo momento di debolezza per ricordagli il vile che era e quell’errore a cui non sapeva porre rimedio.
Osservò la sua pietra, l’ametista. Gli assomigliava tanto, pensava da piccolo. Ora la odiava, odiava quella pietra come odiava se stesso, odiava il suo colore come odiava l’oscurità che circondava l’Olimpo che era sulla stessa tonalità. Uscì dalla stanza arrabbiato e impotente e si diresse verso quella delle statue. Era l’unico angolo del palazzo dove la malvagità dei titani non era ancora riuscita ad entrare. Osservò la statua di Zeus- che odio, che rabbia, che invidia… Dimmi padre! Come fai ad essere sempre così orgoglioso così fiero. Come hai fatto a non piegarti difronte alle proposte di potere e gloria di Crono? Perché sul volto di tutti gli dei c’è dipinta un espressione di terrore e paura, mentre tu al momento della pietrificazione avevi solo quella tua solita aria sprezzante nei miei confronti? quell’aria che mi feriva…- poi si lasciò cadere ai piedi della statua e gli scese una lacrima- ho fatto di tutto per entrare nelle tue grazie, mi sono comportato al meglio, ho affrontato prove difficili in tuo nome…ma tu non cambiavi opinione continuavi ad odiarmi.- poi si rialzò in piedi e si asciugò gli occhi- alla fine mi sono stancato e ho fatto uscire il mio vero carattere. Ho stretto alleanze sbagliate e ho conquistato l’Olimpo. Forse se tu fossi stato un padre migliore tutto questo non sarebbe accaduto…so che puoi sentirmi e vedermi e quindi non ti sorprendere del fatto che abbia pianto. È normale sai, anche il dio della guerra ce l’ha un cuore e…-
BUM BUM BUM. Ares fu costretto a interrompere il suo discorso
-Padre- Phobos entrò inginocchiandosi al suo cospetto –purtroppo sono messaggero di cattive notizie. L’hanno trovata…-
-sono riusciti ad individuare la nipote di…la nipote di…la nipote di…- Ares non riusciva ancora a pronunciare il suo nome
- si padre- rispose Phobos guardando suo padre con preoccupazione- ma siamo riusciti a scoprire le loro prossime mosse-
-ah si, la spia all’interno del palazzo in cui risiedono questi nuovi dei…i figli dei mezzosangue… e cosa siamo riusciti a scoprire-
-le Graie, hanno intenzione di recarsi da loro per scoprire i poteri della nuova arrivata-
-ahahahahah! PAZZE! Hanno firmato la loro condanna… vogliono finire nelle mani delle Gorgoni? Ma non lascerò a loro il gusto di ucciderle, oh no. Lo farò con le mie stesse mani-
-hai intenzione di uscire dal palazzo e andare a combattere?-
-non ti preoccupare sono solo dei dilettanti . Non hanno speranza contro il dio della guerra, e poi…con loro dovrebbe andare anche la nostra piccola spia, il nostro mister S. Non credevo che avrebbe mai deciso di tradire suo nonno e unirsi a me.- la soddisfazione si poteva leggere chiaramente sul volto di Ares. Avere una spia all’interno del palazzo e soprattutto così vicina alla squadra ODNP gli era sempre piaciuto- e poi se non sbaglio dovremmo decapitare un’altra delle Gorgoni. L’effetto pietrificante della testa di Medusa è terminato e se vogliamo far fare anche a questi individui la stessa fine dei loro genitori e nonni ne dobbiamo prendere una nuova. Quando partono?-
-domani-
-bene ora vado ad allenarmi-
-vengo con voi…-
-NO. Tu domani non verrai-
-ma…-
-ne tu ne tuo fratello-
-sai padre, sarai pure il dio della guerra e il governante sull’Olimpo ma qualche volta dovresti mettere da parte l’orgoglio e imparare cos’è l’umiltà- detto questo Phobos uscì e sbattè la porta alle spalle.-
-credo proprio che tu abbia capito male figlio mio, non lo faccio per l’orgoglio ma per proteggervi. Mi siete troppo cari e non rischierei mai la vostra vita…-
Detto questo  disegnò l’otto con la mano su cui aveva la pietra e si trasformò. Poi lasciò la stanza e si diresse verso il campo di allenamento.

 

domani niente scuola!!!!! avro tutto il tempo per scrivere!

P.S. DEDICO QUESTO CAPITOLO ALLA MIA COMPAGNA DI BASKET CATERINA VISTO CHE è IL SUO PREFERITO


 

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Capitolo 11
*** VOGLIO SAPERE I POTERI! ***


VOGLIO SAPERE I POTERI!

 
Daphne stava correndo per i corridoi di quel palazzo che ancora non conosceva nel disperato tentativo dei trovare il punto di raccolta dell’esercito
-solo questo ci mancava- pensò- fare ritardo alla prima missione dopo che ci si è impegnati tanto per arrivarci-
Ogni tanto chiedeva a qualche satiro un’informazione sulla strada ma proseguiva correttamente per un po’ e poi si perdeva nuovamente. Dopo altri cinque minuti finalmente incrociò il suo migliore amico maschio che aveva incontrato  in quel breve periodo di permanenza.
-ehi Daph, non trovi la strada?-
-si, me la puoi indicare tu?-
-oh, certo. Ti accompagno, anch’io faccio parte dell’esercito lo sai?-
-no, non ne ero al corrente-
-si sono un semidio e in questa missione i semidei possono essere necessari, d’altronde la decapitazione di Medusa avvenne per mano di Perseo, figlio di Zeus come me.-
-tu sei il figlio di Zeus, wow!- poi Daphne rifletté su quest’ultima informazione- quindi sei una specie di zio di Sibilo-
-si una specie, ma ti consiglierei di non fidarti troppo di lui. In questi ultimi tempi ha un’aria sospetta…-
Daphne guardò il suo amico con aria perplessa. Perché avrebbe dovuto avere dei sospetti su Sibilo? L’unica cosa che voleva era sconfiggere Ares e liberare suo nonno. O forse era solo una messa in scena per mascherare le sue vere intenzioni.
-ecco siamo arrivati-
Finalmente si poteva rivedere la luce. Quelle gallerie buie erano un tormento. Nel punto di raccolta ormai tutto l’esercito era posizionato e al loro arrivo li fissarono con sguardi di rimprovero.
-Daphne, Solimo… finalmente siete arrivati, vi eravate persi per caso?- domandò Sibilo con un tono canzonatorio rivolto a suo zio.
Daphne, che non voleva far prendere la colpa a Solimo che l’aveva solo aiutata a ritrovare l’uscita, disse- è tutta colpa mia, non mi riesco ancora ad orientare e…-
-Se non sbaglio anche lui era in ritardo, in caso contrario il vostro incontro non sarebbe mai avvenuto- questo Daphne non l’aveva considerato.- e se non sbaglio- continuò Sibilo- lui il castello lo conosce bene-
Solimo che non sapeva cosa rispondere abbassò la testa. Perché Sibilo si comportava sempre in quel modo, perché provava gusto nel far star male le persone? Si comportava come se…come se fosse lui il cattivo. Daphne spalancò gli occhi. Forse Solimo aveva ragione, forse il nipote di Zeus in realtà era alleato con Ares e li stava conducendo tutti quanti in una trappola. Ma come dirlo alle sue amiche. Come dirlo a Delphina soprattutto. –non lo dirò- decise- la soluzione più saggia è aspettare. Forse i miei sospetti sono infondati, ma intanto è meglio tenere sott’occhio il nostro capo.
-benissimo!- continuò poi Sibilo- visto che non abbiamo tempo da perdere proporrei di teletrasportarci li in fretta. Xeni puoi procedere-
Xeni annuì con la testa e poi Daphne iniziò a vedere tutte le immagini deformate fino a che tutti i colori si mischiarono fino a ricomporsi in una nuova immagine. Davanti a lei ora si estendeva una collina con infondo una grotta. Tutti gli alberi erano morti e gli unici animali che abitavano quel posto desolato erano i corvi. Tutto il resto carcasse e ancora carcasse.
L’esercito si avvicinò alla grotta e più procedevano più si faceva forte il suono di un telaio all’opera che veniva intervallato da uno ZAC deciso. Il cuore di Daphne batteva a mille. Tutti gli altri si guardavano intorno spaventati. Xeni le si avvicinò- tieniti pronta- disse stringendo forte la sua spada di lapislazzuli- le Gorgoni potrebbero uscire da un momento all’altro-
Daphne annuì e strinse a sua volta, forte, la spada. Stavano per entrare, ancora un altro passo e….
-carne fresca Enio- disse una voce di vecchietta all’interno della caverna
L’esercito si immobilizzò. -Hai ragione- rispose un’altra voce simile alla precedente – su Deino, vai ad aprire-
Dei passi si mossero nella loro direzione e ad un certo punto la vecchia più brutta che Daphne avesse mai visto le si parò davanti. Non aveva nessun dente in bocca e i suoi bulbi oculari erano vuoti.- entrate, entrate vi stavamo aspettando- alitò la vecchietta, che si doveva chiamare Deino, in faccia a Electre. Quella poveretta, per poco non vomitò; da quella bocca uscì un odore nauseante che sembrava provenire da una fogna. Era un misto di sudiciume e carne in decomposizione.
L’esercito avanzò all’interno della grotta.- salve a tutti- li salutò la vecchietta che aveva parlato per prima- io sono Penfredo, lei è mia sorella Enio- disse indicando la seconda- e lei è Deino. Noi siamo le Graie!-
Sibilo si schiarì la voce- noi siamo venuti per…-
-lo conosciamo il motivo della vostra visita!- rispose aspramente Enio –volete sapere i poteri della nipote di Afrodite, beh…siete degli illusi non vi diremo proprio un bel niente- e fece una linguaccia facendo intravedere la sua arcata dentaria composta da un unico dente.
Delphina prese coraggio- vi prego dobbiamo conoscere i poteri…-
-NO- risposero in coro le tre sorelle
-e invece SI!- continuò Sibilo afferrando per la tunica sudicia Penfredo, l’unica con un occhio
-le nostre bocche saranno cucite…-
-Tanto meglio- borbottò Electre ripensando all’alitata in faccia che aveva ricevuto
Xeni e Nymphodora senza farsi notare si avvicinarono a Daphne. Nymphodora mise una mano sulla spalla di quest’ultima e delle parole cominciarono a rimbombare nella testa di Daphne, mentre Delphina e Sibilo stavano ancore litigando con le Graie- Xeni ha visto nel futuro- Nymphodora le stava parlando con la mente- ha visto che Penfredo tra un po’ si libererà dalla stretta di Sibilo e ci darà le spalle per qualche secondo. Tu dovrai essere veloce e colpire la testa di Penfredo con uno schiaffo così da farle schizzare fuori l’occhio. Xeni sarà posizionata nella parte verso cui l’occhio volerà e lo afferrerà al volo, solo allora le potremo minacciare e farci dire i tuoi poteri. D’accordo?- Daphne annuì e iniziò a prendere posizione aspettando il segno di Xeni che intanto si era posizionata dalla parte opposta.
-VOGLIO SAPERE I POTERI!- sbraitò Sibilo minacciando Penfredo con la spada di Diamante.
Questa in risposta gli alitò in faccia e il nipote di Zeus fu costretto a portarsi le mani al naso e lasciare la presa sulla vecchia. Stava per arrivare il segnale e Daphne si guardò in torno per cercare Solimo e avere un po’ d’incoraggiamento, ma in mezzo a tutta quella folla non riuscì ad individuarlo. Xeni fece il segnale e Daphne scattò in avanti e colpì la testa di Penfredo. L’occhio schizzò e Xeni lo prese al volo come se stessero giocando a baseball.
Penfredo e le altre due gridarono- AHHHHHHHHH! MALEDETTI. RIDATECI IL NOSTRO OCCHIO, VOGLIAMO IL NOSTRO AMATO OCCHIO. SIAMO CIECHEEEEEE!-
-fate silenzio!-ordinò Sibilo- diteci i poteri e vi ridaremo l’occhio-
-NO- risposero nuovamente in coro le Graie
-Ah, fate le testarde, beh il vostro occhio farà un brutta fine-
-non ci spaventate! Non proferiremo parola-
-Forse dovremmo chiederglielo con le buone?- disse Daphne rivolta a Sibilo- per piacere ho bisogno di scoprire i miei poteri per poter sconfiggere Ares e ricostruire l’Olimpo-
-Sconfiggere Ares ha detto. Ahahahahahah.- la sbeffeggiarono quelle
-lo so che sarà difficile ma…-
-noi non ci riferivamo alla difficoltà dell’impresa!-
-ok… ma ho bisogno di quei poteri. Anche per far ritornare la luce su questa collina…-
-ahahahahah niente luce grazie. Questa collina è sempre stata così!-
-ma gli alberi, gli animali?- domando Nymphodora
- la loro morte è opera nostra. Siamo noi che decidiamo quanto lunga deve essere la vita di ogni persona, animale o pianta e per esercitarci usiamo le forme di vita presenti su questa collina-
-ma è terribile!-continuò Nymphodora
-basta con le chiacchiere! Diteci quei poteri o lancio questo dannato occhio- Xeni fece per lanciarlo ma le Graie la fermarono
-ok ve lo diremo ma poi ridateci il nostro occhio- Xeni acconsentì.
Enio cominciò a recitare- nella nipote di Afrodite, gli dei tutti i loro poteri hanno conferito.-
-o quasi tutti gli dei a dir la verità- continuò Deino
-se li userà con saggezza il successo è garantito- enunciò Penfredo
-E potrà trionfare la bontà!- conclusero tutte insieme
Tutti i poteri degli dei o quasi tutti? Che significava? Poteva fare le stesse cose delle sue amiche o…
-prendi brutta strega!- e Xeni lanciò l’occhio a Enio che lo prese al volo.
Una volta rimesso al suo posto guardò l’esercito minacciosa e ad un certo punto iniziarono a gridare in coro- Stenio! Euriale! Correte! Degli intrusi ci stanno minacciando! Venite a salvarci!-
Solimo che era ricomparso al fianco di Daphne la prese per un braccio e gridò all’esercito- RITIRATAAAAAAA! STANNO CHIAMANDO LE GORGONI!-
Tutti in preda al panico si affrettarono ad uscire dalla grotta ma ad un certo punto un urlo di terrore si levò alto. Tutti si volsero a guardare…i tre centauri dell’ultima fila erano rimasti pietrificati. La speranza li aveva abbandonati, erano in trappola.

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Capitolo 12
*** Combattuta tra la curiosità e la saggezza ***


Combattuta tra la curiosità e la saggezza

 
Stavano per morire Daphne ne era certa. Non poteva fare a meno di aprire gli occhi in continuazione anche se Delphina le aveva categoricamente vietato di guardare. Era troppo pericoloso, ma allo stesso tempo troppo curioso. Le loro temibili avversarie erano due donne dall’aspetto terrificante che pietrificavano le persone guardandole negli occhi. Avevano al posto dei capelli una chioma di serpenti ed erano velocissime.
-Chiudi quei maledetti occhi- le intimò Xeni. Daphne obbedì ancora per qualche minuto, che invidia… la sua amica era cieca e poteva vedere quello che accadeva con i suoi poteri. E poi quella attesa era snervante. Da dieci minuti non c’era più alcun attacco. Le Gorgoni si erano limitate a pietrificare solo tre centauri? No...non era possibile. E allora che aspettavano? Perché non si facevano avanti?
Daphne era impaziente di entrare in azione, era la sua prima missione e voleva a tutti i costi avere un ruolo decisivo-Tutti i potei degli dei o quasi tutti…- sussurrò
Solimo che le stava accanto le disse- si è una cosa fantastica, ma…Hai notato che Sibilo non era per niente sorpreso della rivelazione delle Graie?-
Ecco, altri sospetti invadevano la nipote di Afrodite. Infatti Sibilo, nella grotta si era comportato come se già conoscesse la profezia. Ma se già la conosceva perché le aveva spinte tutte in questa battaglia? E se…e se fosse stata una trappola? Si, era di sicuro un piano per ucciderle. Magari aveva detto ad Ares il luogo preciso in cui l’esercito si sarebbe riunito e questo stava per raggiungerli. Oppure le aveva portate dalle Graie per poi farle uccidere dalle Gorgoni. Ormai ne era sicura, Sibilo era un impostore. L’avrebbe detto all’esercito
-Devo fare una annuncio impor…- ma fu interrotta da un altro grido. Tutti aprirono gli occhi per guardare la situazione. Solimo era sparito. Le Gorgoni lo avevano preso, ma dove era la sua statua? Daphne adesso era ancora più preoccupata, e se l’avessero torturato?
Un rumore di pietra che andava in frantumi li colse di sorpresa, si girarono e videro quello che restava di un povero satiro pietrificato. Alle loro spalle un altro urlo e un altro colpo deciso alla pietra, e così via. Stavano decimando l’esercito…
A parlare fu Xeni-Chiudete tutti subito gli occhi e non li riaprite per nessuna ragione al mondo, c’è solo una Gorgone per ora. DELPHINA ATTENTA!-
Euriale aveva assalito la nipote di Poseidone che però non aveva alcuna intenzione di aprire gli occhi. La Gorgone rise, ma non era una sola voce era una specie di coro. Come se tutti i serpenti che le coronavano la testa parlassero contemporaneamente-apri gli occhi, non mi vuoi guardare?- disse con tono mellifluo Euriale. Daphne non resistette perché voleva sapere come avrebbe reagito Delphina e aprì gli occhi. Per fortuna la gorgone le dava le spalle e poteva vedere le palpebre della sua amica.
-ho detto apri gli occhi…-
-no, non voglio vattene via, lasciami stare!-
-Sei cocciuta- continuò afferrandola per i capelli-non vuoi nemmeno dare una sbirciatina, sarebbe un grande onore sai?-
La curiosità stava vincendo Delphina e Daphne se ne accorse. Cosa poteva fare? Come poteva aiutare la sua amica?
-dicono che chi guarda gli occhi di una gorgone possa vedere riflessi quelli dei suoi cari defunti. Tu potresti vedere quelli di tuo padre…tua madre…o tuo nonno-
Delphina era stata convinta, stava per aprire gli occhi. La nipote di Afrodite si guardò intorno per cercare aiuto. Ma nessuno oltre a lei stava guardando. Il destino della sua amica era nelle sue mani. A quel punto si ricordò la profezia -nella nipote di Afrodite, gli dei tutti i loro poteri hanno conferito- la determinazione le si dipinse sul volto. Iniziò a muovere le mani come aveva visto fare a Delphina in un allenamento. Niente…non successe niente. Euriale era ancora intenta nel convincere Delphina ad aprire gli occhi. Le palpebre di quest’ultima ormai tremavano, combattuta tra la curiosità e la saggezza. Ci provò nuovamente ma il risultato non cambiò. Ormai la nipote di Poseidone stava cedendo…-No!- esclamò Daphne. La Gorgone si girò a guardarla ma lei aveva già chiuso gli occhi. Euriale lasciò Delphina, molto più interessata dalla coraggiosa ragazza che aveva osato interromperla e le si avvicinò. -vuoi essere tu la prima? Va bene ti accontenterò subito…-
Daphne impugnò la spada e la mosse in tutte le direzioni nel disperato tentativo di colpirla, ma con gli occhi chiusi non la riusciva ad individuare. Euriale rise e l’eroina ne approfittò per colpirla seguendo il suono della voce. La gorgone tacque toccandosi lo squarcio che la spada di smeraldo le aveva provocato sulla guancia. In preda alla collera colpì la nipote di Afrodite e la scaraventò a terra vicino ad un fiumiciattolo.
Euriale, poi, le arrivò alle spalle -Stupida dea avventata. La tua sciocchezza è sconcertante. Come ti sei permessa di colpire una Gorgone. Adesso la pagherai, morirai tra atroci sofferenze.-
Daphne, ancora a terra aprì gli occhi ed individuò il fiume. Quello era il momento buono. Si accertò di avere ancora la spada in mano. Si concentrò sull’acqua e ripeté nuovamente gli stessi gesti. Questa volta l’acqua si alzò e poi si congelò.
Euriale rimase sorpresa e Daphne ne approfittò per alzarsi e guardare l’immagine della sua nemica riflessa nel ghiaccio. Fece roteare la spada e l’affondò con tutte le sue forze nel cuore della sua rivale. La Gorgone si accasciò a terra ansimante. Poi sollevò la sua testa, diede un ultimo sguardo alla propria immagine riflessa nello specchio d’acqua e chiuse gli occhi per sempre.
Daphne non credeva ancora a quello che aveva fatto. Si guardò le mani e poi guardò l’esercito ancora inconsapevole della sua prodezza. Solo Xeni che aveva assistito a tutto le si avvicinò e si complimentò con lei. Poi Rivolta agli altri- Aprite gli occhi! Il pericolo è scampato. La nipote di Afrodite ha ucciso la Gorgone-
Tutti fecero come aveva suggerito Xeni e rimasero stupefatti nel vedere Euriale accasciata a terra con un buco nel cuore, davanti ad una blocco di ghiaccio. Delphina corse ad abbracciare Daphne- grazie, grazie di tutto. Ancora un altro secondo e avrei aperto gli occhi, ma come diavolo hai fatto?-
La nipote di Afrodite era ancora troppo scossa per rispondere a quella domanda e quindi lo fece Xeni per lei- ha usato i poteri di Poseidone per creare il ghiaccio e poi colpire Euriale guardando la sua immagine riflessa su di esso.-
-i poteri di mio nonno?-
Ma non ci fu tempo per rispondere. Un urlo di dolore li raggiunse. Proveniva dall’interno della grotta. Steno forse si era accorta della morte della sua amata sorella e presto sarebbe intervenuta nella battaglia anche lei.
-ANDIAMO TUTTI VERSO IL BOSCO SVELTI!- questo era un ordine di Sibilo.
L’esercito lo stava eseguendo quando Daphne esclamò- NO! Non muovetevi!-
-su vieni- disse Sibilo prendendola per un braccio
Lei si ribellò e gli tirò un pugno nella pancia che lo fece piegare in due dal dolore-non ci porterai tutti nella tua trappola, impostore!-
-ma che diav…- cercò di ribattere Sibilo ancora sofferente
-l’ho capito da tanto che sei una spia di Ares- ormai aveva catturato l’attenzione di tutti e continuò- spiegami come mai non eri sorpreso di sentire quali erano i miei poteri. Spiegami perché di solito fai viaggi che possono durare anche più giorni. Dove vai? Dal tuo padrone forse? Ecco perché sei sempre così cattivo. Hai preso tutto da Ares ma questa farsa non durerà ancora a lungo-la nipote di Afrodite stava per infliggere il colpo finale a Sibilo quando qualcuno applaudì alle sue spalle. Lì c’era Solimo con un sorrisetto stampato sulla faccia e un sacco sulle spalle. Daphne lo guardò stupita. Credeva che fosse morto- belle considerazioni amica mia. Sei davvero una brava investigatrice…peccato che tu abbia sbagliato tutto!- lasciò cadere il sacco a terra. Da lì rotolò fuori la testa di Steno con gli occhi chiusi e Solimo disse invocando il suo capo–per Ares…- aveva compiuto un sacrificio per il dio della guerra per segnalargli la loro posizione. Da un momento all’altro questo li avrebbe raggiunti .-ebbene si…sono io la spia! Oh, non fare quella faccia stupita, depistarti e farti incolpare Sibilo è stato sin troppo facile. Sapete che farà Ares con questa testa? Lo stesso che ha fatto ai vostri nonni e genitori.-
Il terreno cominciò a tremare. Ares si stava avvicinando. Il cielo fu invaso da lampi e tuoni; un fulmine cadde dal cielo e in quel punto un ragazzo con un armatura d’oro e una spada di ametista comparve.
-allora questo è Ares…- pensò Daphne. Poi lo guardò meglio in faccia.
Ares sollevò la testa con un sorrisetto malefico che si dissolse appena i suoi occhi si incrociarono con quelli di Daphne. Quei capelli, quelle labbra…no, non era possibile. –A…Afrodite?- balbetto con un sospiro.
-Afrodite?- pensò Daphne- ma certo! Sono uguale a mia nonna- poi continuò a fissare quei magnetici occhi d’oro. Lui si che era bello! Sibilo non era niente in confronto ad Ares…
Un altro lampo illuminò il cielo e si rifletté sui capelli scuri come la notte di Ares.
-Sembra un diciasettenne- pensò Daphne
-sembra sua nonna- pensò Ares
-Colpiscila!- la voce imperiosa di Crono rimbombò nella testa di Ares, ma lui era ancora troppo scosso per rispondere.
-che stai aspettando?!?-continuò il titano
-no…Afrodite…lei-
-colpiscila e si risolveranno tutti i tuoi problemi. Se non lo fai il bene trionferà! Vuoi che tuo padre salga al potere nuovamente?-
Al sentir nominare suo padre Ares si risvegliò dallo stato di trance in cui era caduto impugnò la spada e si portò all’assalto. Per l’esercito non c’erano più speranze. Ecco stava per colpire Daphne. Lei chiuse gli occhi pronta alla sua fine e… spariti…Tutto l’esercito era sparito.
Il ruggito di Crono si udì in tutta la Terra e Ares si lasciò cadere. Odiava quella ragazza. L’avrebbe fatta fuori, nessuno doveva osare ricordargli il capitolo chiuso di Afrodite!

 

DEDICO QUESTO CAPITOLO A GIULIA, GIUSEPPE E ALLA MIA MIGLIORE AMICA ARIANNA CHE SI STANNO IMPEGNAANDO A LEGGERE IL MIO LIBRO.

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Capitolo 13
*** Sei nel regno degli inferi ***


Sei nel regno degli inferi
 

Daphne correva su un prato fiorito. Intorno a lei c’erano un sacco di farfalle, gli uccellini cantava dolci melodie e il vento tiepido le solleticava la faccia. Ad un certo punto uno scossone spaccò la terra, Daphne si mise a correre spaventata, ma ovunque lei andasse il  terremoto era pronto a distruggere il terreno. Quando ormai non c’era più un centimetro integro, si arrese e rimase immobile ad aspettare che il vuoto le si aprisse sotto i piedi. E così, incominciò una rovinosa caduta che durò per qualche minuto, ora forse….in quel buio il tempo sembrava perdere tutto il suo valore.
Finalmente Daphne toccò terra senza farsi alcun graffio e, atterrando addirittura in piedi. Si guardava intorno e non vedeva niente, cominciò a camminare senza meta fino a giungere vicino ad una specie di fontana verde fosforescente nella quale c’era un bicchiere con su la scritta: vietato bere. Le venne improvvisamente sete e guardò la scritta sempre più assetata. Perché piazzare una fontana con un bicchiere in quella stanza buia senza poter poi bere? Daphne decise di continuare a girovagare nell’oscurità, ma qualunque strada scegliesse la fontana era sempre li, pronta a ricordarle la sete. Avvicinò la mano al bicchiere…avrebbe bevuto, aveva troppa sete… ma quando lo toccò, la fontana scomparve e al suo posto spuntò una mano scheletrica. L’aria venne invasa da una puzza di cadavere orrenda e migliaia di zombie le si avvicinarono. Cercò di trasformarsi ma nessuna armatura o spada comparve. Era sola contro una marea di morti viventi che le si avvicinavano minacciosi. –andate via!- cercò di urlare ma dalla sua bocca non uscì alcun suono e gli zombie continuarono ad avanzare. Incominciarono ad afferrarla da tutte le parti ed ogni suo sforzo per dileguarsi fu vano. Gli zombie le saltarono addosso e l’unica cosa che riuscì a sentire fu quell’odore nauseante.
Si svegliò…la puzza continuava a persistere ma l’oscurità con tutti i suoi mostri era scomparsa. Al suo posto c’erano due grandi occhi color nocciola che la scrutavano curiosi.
-Chi sei- domandò con un filo di voce
La ragazza girò la testa da un lato- mi presento, il mio nome è Julia-
-Julia? Dove mi trovo?-
-sei nel regno degli inferi. Ma non ti preoccupare non sei morta sei solo un’ospite. È da un sacco che non abbiamo un’ospite. Mio padre non è un tipo molto socievole…in realtà non è nemmeno mio padre. Comunque sta sempre a borbottare. Zeus è più fortunato di qua, Zeus è più fortunato di la…non si accontentano mai questi uomini. E pensare che lui è uno dei pochi dei rimasti in vita. Ah…mio padre è Ade se non te l’ho ancora detto. Ma in realtà io sono la sua figlia adottiva. Ho 3000 anni ma rimango sempre una dodicenne…-
Quella ragazzina sembrava una radiolina. Non la smetteva più di parlare, era come se fosse rimasta muta per un’eternità e ora, aveva solo qualche istante per dire tutto ciò che pensava. Daphne era ancora mezza stordita e le uniche parole che era riuscita a cogliere erano: Ade…Zeus…uno dei pochi dei rimasti in vita…
-…Persefone invece si che è brava. Lei è sempre così paziente e sopporta tutte le…- continuò a raccontare Julia prima di venire interrotta da una domanda di Daphne.
-puoi ripetere chi sei per piacere?-
Julia sorrise e le rispiegò tutto da capo facendole finalmente comprendere dove si trovava e chi l’aveva salvata- vieni- disse- andiamo da papà…-
Ormai era un’ora che Sibilo faceva avanti e indietro per il corridoio mentre il generale centauro faceva la conta dei sopravvissuti… tutto quello che ricordava era un lampo, Ares che arrivava e che subito dopo si lanciava all’assalto di Daphne…e poi? Poi apriva gli occhi riposato e si ritrovava nella sua stanza. All’inizio aveva pensato ad un sogno, ma poi, uscito dalla camera si era accorto che anche tutti gli altri si trovavano nella sua stessa situazione.
Il capo centauro entrò e Sibilo si affrettò a chiedergli chi mancava. La risposta del centauro fu la peggiore che si potesse ricevere. C’erano tutti i sopravvissuti alle Gorgoni, mancava solo lei. Proprio lei. L’oscurità invase il cuore del nipote di Zeus, era colpa sua? Doveva stare più attento? Si! Era lui il colpevole, era lui che doveva prestare attenzione, era lui il capo, era lui il responsabile della vita di Daphne. La sua amata era morta e con lei anche le speranze di salvare l’Olimpo
-Xeni…-disse con un filo di voce- chiamatemi Xeni-
Il suo ordine fu rispettato e ben presto tutte le ragazze raggiunsero Sibilo. Sul suo volto era dipinta un’espressione terribile che nessuno si sarebbe mai aspettato da lui.
-non ti dannare, Signore- sbottò Xeni- Daphne si trova negli inferi sotto la protezione di Ade…è salva-
Sibilo non seppe se sentirsi sollevato o ancora più depresso…si sa cosa si dice di Ade: è crudele, cattivo e arrogante. si sa cosa si dice degli inferi: e facile entrarci ma difficile, se non impossibile, uscirci. Tutte le ragazze abbandonarono la stanza e lasciarono Sibilo ai suoi pensieri, tutte eccetto Delphina che gli si avvicinò timorosa e gli poggiò delicatamente una mano sulla spalla.  Al contatto con quella mano leggera Sibilo sussultò e la guardò dritta negli occhi. Per la prima volta la guardava davvero. Le guance della dea si tinsero di un leggero rosso e domandò incerta:- Ha bisogno…di qualcosa?-
-si di un abbraccio…- dove era finito il dio duro e distaccato? Il suo cuore era diventato tenero? Delphina si sentì avvampare e divenne completamente rossa, ma sotto lo sguardo supplicante non poté resistere e gli si avvicinò non molto convinta. Sibilo la prese e la strinse a se, tutte le preoccupazioni abbandonarono la dea e lo strinse anche lei….
Si stavano abbracciando.

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