Un brivido percorse interamente il corpo della ragazza che
lasciò cadere a terra tutti i libri che doveva consegnare alla sua padrona. Il
conte entrò nella stalla strisciando rumorosamente i suoi grandi stivali e
sorrise a Filippo che fece un inchino di riverenza. Perla rimase immobile. Il
conte dopo aver fatto intendere a Filippo con un gesto di ritornare composto si
avvicinò a lei e raccolse i libri. Filippo, rimasto a pochi passi dietro Perla
la incitava ad inchinarsi ed aiutare il conte, ma era tutto inutile. Sicuramente il caro Filippo avrebbe ottenuto
risultati migliori parlando con la statua del giardino.
<< Questi devono essere vostri. >> disse il
conte porgendo i libri alla dama con i capelli color rame.
Perla protese le mani per prendere i libri, sfiorando la
mano del conte e per un attimo la felicità che aveva colmato il suo cuore pochi
minuti prima si trasformò in rabbia. Allora con un gesto veloce e violento
strappò quelle pagine piene di emozioni dalle mani del conte. Lui la guardò con
aria contrita.
<< Grazie mille, ma non sono miei. Sono della vostra
carissima madre e mi accingevo proprioad andarle a farle visita. >>
<< Quindi siete voi Perla? La tanto amata Perla della
mia adorata madre? Credevo che avesse scelto una ragazza più posata e educata
come sua dama di compagnia. >>
<< E io credevo che il suo amato figlio fosse meno
impertinente. >>
Detto questo Perla si avviò a testa bassa verso lì uscita,
ma Filippo la prese per un braccio e Perla fu costretta a fermarsi.
<< Filippo, lascia che vada a compiere le mie
mansioni. >>
<< Quello che cercavo di dirti prima…>> balbettò
il giovane.
Il conte infastidito dall’ atteggiamento di Perla esclamò:
<< Filippo non ho tutto il giorno da perdere in cose inutili. Parliamo
quindi delle lezioni di scherma perché ho i miei impegni che mi aspettano. Chi
è il tuo amico che parteciperà con te alla mie lezioni? >>
Perla sgranò gli occhi e guardò amaramente la persona che
continuava a stringerle il braccio.
<< Ecco vede signor conte, non le ho detto nulla prima
perché era in dolce compagnia e non volevo rubarle del tempo prezioso. Si sa
che quando si è innamorati non c’ è nulla di più bello che i minuti passati
vicino alla donna amata. >>
Un sorriso si dipinse sulle labbra del conte. <<
Continua pure. >> esclamò il conte divertito.
<< Vede in realtà il compagno che assisterà alle
lezioni di scherma da lei caritatevolmente concesse è una donna. E’ Perla.
>>
Il conte, già da prima divertito,scoppiò in una rumorosa
risata.
<< Caro Filippo mi deludi. Dovresti saperlo che le
donne non sanno maneggiare alcun arma. Loro sono state create per fare altro.
Accontentano gli uomini, ma non divertendoli con duelli. >>
Perla non potè più sopportare l’ arroganza del conte ed
urlò: << Certo, le donne non sono fatte per questo, nemmeno per quello,
sono solo poveri esseri destinati a subire i sopprusi degli uomini. Si sbaglia
caro conte, non siamo tutte come le bamboline di porcellana che si porta a
spasso ogni giorno in giardino. >>
<< Io vado Filippo, ci vediamo dopo. Riferisci all’
arrogante signor conte che non ho nessuna intenzione di prendere lezioni da
scherma da un uomo come lui. >>
Il conte guardava la scena divertito. << Chissà cosa
penserebbe mia madre riguardo alla minuziosa descrizione di suo figlio da te
gentilmente fornitaci. >>
Perla ormai quasi vicino alla porta, si girò di scatto e
disse: << Chissà cosa penserebbe vostra madre delle vostra concezione
delle donne. >>
E così dicendo Perla uscì dalla stalla. Non poteva prendere
lezioni di scherma da un nobile. Non poteva di certo imparare quell’ arte così
nobile dall’ uomo che aveva sempre amato nel profondo del suo cuore, ma verso
il quale provava un tetro rancore.