Oblivion

di fiammah_grace
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo.01 ***
Capitolo 2: *** capitolo.02 ***
Capitolo 3: *** capitolo.03 ***
Capitolo 4: *** capitolo.04 ***
Capitolo 5: *** capitolo.05 ***
Capitolo 6: *** capitolo.06 ***
Capitolo 7: *** capitolo.07 ***
Capitolo 8: *** capitolo.08 ***
Capitolo 9: *** capitolo.09 ***
Capitolo 10: *** capitolo.10 ***
Capitolo 11: *** capitolo.11 ***
Capitolo 12: *** capitolo.12 ***
Capitolo 13: *** capitolo.13 ***
Capitolo 14: *** capitolo.14 ***
Capitolo 15: *** capitolo.15 ***
Capitolo 16: *** capitolo.16 ***
Capitolo 17: *** capitolo.17 ***
Capitolo 18: *** capitolo.18 ***
Capitolo 19: *** capitolo.19 ***



Capitolo 1
*** capitolo.01 ***


Rufus Shinra, giovane ed arrogante ex-presidente della Shin-Ra corporation. Tifa Lockheart, dolce e tenace membro AVALANCHE. Lei odia la Shin-Ra, Mako, SOLDIER e tutto ciò ce vi riguarda. Lui è il maggior esponente di tutto questo. Eppure io trovo che siano più simili di quanto non sembri. Per entrambi la Shin-Ra ha rappresentato un importante tassello che ha segnato i loro destini, vuoi in un senso, vuoi in un altro.

Questa fanfiction vuole avvicinare questi due personaggi apparentemente così inconciliabili, addirittura inconcepibili. Eppure già il fatto che lui sia uno Shinra e lei un AVALANCHE per me apre un mondo.
Un pairing inusuale che mi ha da sempre affascinata fino a voler scrivere qualcosa che renda loro giustizia.

Spero vivamente di riuscire nell’intento che mi sono posta nel momento nel quale ho deciso di scrivere questa storia: far conoscere questo pairing e il fascino che mi trasmette.

Difatti la mia fanfiction è rivolta soprattutto a coloro che non hanno mai immaginato un accostamento del genere, oltre che ai fan, ovviamente.

Nonostante sia stato complicato, ho cercato di rendere la vicenda più verosimile possibile e i personaggi IC.
L’unico elemento “what if…?” è la presenza inspiegabile di Aerith, la quale non sono proprio riuscita a non inserirla ai fini dell’andamento della vicenda che io avevo in mente (oltre al fatto che mi prende molto il famoso triangolo TifaxCloudxAerith).

Lo spunto della storia è tratto dalla fanfic che scrissi tre anni addietro: _Ti Voglio_
Ma già dai primi righi, noterà chi l’ha letta, si evinceranno notevoli cambiamenti.

Avevo assolutamente bisogno di una scusante per avvicinare con forza due personaggi che da soli non avrebbero mai potuto notarsi. L’idea che Tifa andasse a lavorare per Rufus mi è sembrata perfetta da subito.
È questo l’unico residuo rimasto della mia scorsa fanfiction, sebbene anche il movente sia decisamente cambiato.
Mentre prima Tifa aveva bisogno di denaro (quindi un motivo strettamente personale), ora lei lavorerà per Rufus a scopo di far approvare dei progetti a favore di Edge e dei bambini.
Un qualcosa che trovo molto probabile in quanto in advent children si evince che i bambini sono un elemento fondamentale e continueranno ad esserlo nella vita di Tifa.
Per quanto riguarda Rufus…
Una persona in “debito con il pianeta” uhm… sembrerebbe possibile che lui faccia del suo lavoro contribuire nel ricostruire Edge.
In Advent Children, per di più, emerge in maniera abbastanza palese che Rufus voglia in qualche modo rialzarsi dopo il crollo della sua azienda.
Così nella mia fanfiction lui dirige un’agenzia edile di modesta importanza (ovviamente nulla a che vedere con la maestosità della Shin-Ra).

Mi sembrano presupposti più che probabili.
Spero di incuriosirvi con questo primo capitolo e che mi recensirete in tanti! Sarà molto importante per me leggere i vostri commenti con apprezzamenti e critiche!



    





OBLIVION




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CAPITOLO 1.





Oblio -Dimenticanza, abbandono da parte del pensiero ma anche da parte dei sentimenti e degli affetti. Annullare il proprio pensiero o la propria attività in qualcuno o in qualcosa. -










“Potresti poggiare questo vaso sulla mensola infondo, Tifa?”

“Certo. Da’ qui.”

Tifa, giovane donna sui vent’anni, si trovava in periferia di Edge city, la città che stava crescendo attorno a Midgar.
Lo scricchiolante legno marcio sotto i suoi piedi rendeva il luogo ancora più umido di quanto già non fosse.
Poggiò il vaso e anche se fece attenzione, era visibilmente distratta.

Le capitava spesso quando era da sola.

Un turbine di pensieri affollarono velocemente la sua mente.
Per quanto si fosse sempre data da fare, le circostanze l’avevano sempre schiacciata, decidendo al suo posto. Pensava alla cara e vecchia Nibelheim, alla quale erano legati molti dei momenti più belli della sua vita. Tuttavia vi associava anche i peggiori come la perdita di entrambi i genitori, l’inizio di disagi economici e l’avvio del suo lavoro spesso mortificante presso un bar dei bassifondi di Midgar.

Guardandosi attorno, notava che i suoi problemi, quando finivano, venivano tempestivamente sostituiti da altri: non appena trovò sostegno in Barrett e lavoro nella grande Midgar city, rincontrò Cloud che divenne il centro delle sue preoccupazioni, pensieri e…sentimenti.
La Shin-Ra, Sephiroth, i SOLDIER, il Mako, il pianeta, il lifestream, la meteora...la distruzione di Midgar, poi il geostigma…era tutto accaduto così in fretta.

Non aveva mai avuto il tempo di godere della tranquillità, ma forse ciò era dovuto anche al suo carattere. Tifa non era certo la ragazza capace di stare ferma, zitta e sdraiata su un letto per più di quindici minuti.

La bruna si rivolse alla ragazzina dai capelli castani che la stava aiutando a rassettare.

“Va bene così, puoi andare.”

La ragazzina annuì e andò via.
Si trovava in una delle zone più malfamate della città. Del resto, dove abitava Tifa non era di certo un bel quartiere per via del suo stato altamente decadente.
Quella che un tempo era una delle chiese più belle della città di Midgar, ora era un rudere dove i ragazzini orfani andavano a giocare.
Tifa, quando lo venne a sapere, non se la sentì proprio di far finta di niente e lasciarli soli tra pareti sporche e appuntite, chiodi, gente ubriaca e malviventi di ogni tipo.
Per questo, almeno tre volte a settimana veniva per accertarsi che tutto andasse bene, ma ciò era tarabile solo nei limiti del luogo che era davvero in pessime condizioni giudicando che a starci c’erano dei ragazzini di dieci, undici anni al massimo.

“Tifa, cosa fai?”

“Uhm? Nulla, nulla. Piuttosto…” poggiò le mani sulle ginocchia e guardò il bambino. “Si è fatto tardi per voi, meglio che vai. Dillo anche agli altri.”

“Sì, ma sono appena arrivati due signori strani che hanno cominciato a chiederci delle cose…”

“…signori strani?”

Con passo veloce si avvicinò all’entrata, verso dove, un tempo, dovevano esserci le panchine per ascoltare le omelie.

“Uno è completamente calvo, l’altro sembra una…”

“RENO!”

Tifa urlò subito quel nome quando vide la figura inconfondibile del giovane dai capelli rossi e dallo sguardo esuberante.
Il ragazzo si girò levando la sigaretta dalla bocca.

“Oh, ciao, Tifa.”

Tifa non l’ascoltò.

“è già la seconda volta che ti vedo aggirare da queste parti. Si può sapere che diavolo stai combinando..?”    

Reno fece un tiro e lanciò il fumo.

“Macchè! Tu sei troppo sospettosa. Ti trovo in forma.”

“Spegnila.”

“…”

Buttò via la sigaretta e la spense schiacciandola col piede.

“Comunque…siamo qui solo per dei sopraluoghi. Lavoro, insomma.”

“Anche qui venite a scocciare?”

“non usi un tono carino per delle persone che dopotutto…si stanno dando da fare.”

La ragazza si guardò attorno con fare sarcastico.

“Oh, Certo. Lo vedo! Le zone residenziali sono sempre uno splendore. Complimenti!” la ragazza ritornò seria “Piantala! Non credo che ci sia bisogno di dire che questo quartiere fa schifo ed è a dir poco inabitabile… come sempre d’altronde! Rimanete sempre gli stessi ipocriti affaristi di sempre. Vi crogiolate nelle vostre ricchezze facendo finta che tutto va bene.”

“Ehi, Tifa! stai…”

“…sì che è così. Credete che in meno di un anno abbiate fatto i miracoli? Forse nei quartieri alti sì, ma qui è come nei bassifondi! Non c’è nulla e a tutti voi conviene chiudere gli occhi e far finta di nulla. Tanto…a cosa importa ai pashà della Shin-Ra. Tsk, venite qui, i controlli…ma per piacere! ”

Il rosso rimase in silenzio un po’ risentito, ma era conscio che, nonostante i toni scortesi, Tifa aveva ragione. Il posto non era certo affabile e rassicurante.

“…Senti, l’hai detto tu stessa, no? Non facciamo mica i miracoli. Inoltre non abbiamo fondi, lo sai bene. Non è facile ristrutturare tutta la città nel giro di un anno. La gente non ha dimenticato chi eravamo. Non si fida di noi. Così è tutto più difficile.”

“…e come potrebbe?” lo sguardo di Tifa si perse nel vuoto.

Già…come si potrebbe mai dimenticare ciò che la Shinra aveva causato al pianeta. Ciò che lei stessa aveva subito. No, era imperdonabile.

“Reno, perché lo fate? Sapete benissimo che è inutile…”

“uh, uh...” Reno si distese un po’ “non è inutile se ci diamo una mano l’un l’altro”.

Rude fece segno al ragazzo che era tardi, così si avviò all’uscita. Reno rimase fermo ancora un po’.

“ehi, Tifa.” Attirò la sua attenzione. “Dici tante belle parole, però non è facile concretizzarle, vero?”

Tifa si lasciò incuriosire.

“Cosa intendi dire?”

“Vieni a lavorare da noi! Guadagnerai bene e se tutto va bene potrai stesso tu darci le dritte per sistemare Edge! Farai diventare realtà ciò che dici. Del resto ci pensavo, tu abitavi nei bassifondi…chi meglio di te può sapere quali sono i veri problemi della popolazione, no?”

La ragazza rimase incredula.

“io…alla Shin-Ra? Stai fuori!”

Reno la corresse.

“No, no, no! Non è la Shin-Ra. È  il ‘Centro di Riabilitazione di Neo Midgar’!”

La bruna si fece seria.

“sai che non lavorerei mai per la Shin-Ra.”

“Ma non è la Shin…ah, lasciamo stare..!” prese un foglio accartocciato dalla sua tasca. “Ecco. Almeno prendi questo. Può darsi che quello che sta scritto qui è più convincente delle mie parole.”

Detto questo glielo mise tra le pallide mani.

“Ho detto che non..!”

“Ciao e…pensaci! Se decidi di farci una visitina non sarebbe male! Potresti farci un’anteprima di ciò che credi sia opportuno migliorare!”

Ammiccò e andò via prima che lei potesse nuovamente rispondere.


[…]


Ore 22:35

Seventh Heaven, il bar di Tifa Lockheart.

Stupido ragazzo scimmia! Così, in nemmeno cinque minuti, mi dice: “ehi, vieni a lavorare per la Shin-Ra!”
…ma andiamo! Per chi cazzo mi ha presa? Non sono così stupida e così influenzabile.
Dio, quando è cretino…per quei bastardi poi…perché non abbassano un po’ la testa, piuttosto, e si levano dai piedi? Mah…

Mentre puliva i bicchieri fino a renderli degli specchi, Tifa si rese conto che era più di un’ora che stava pensando alla visita del ragazzo.

Certo che fare i lavori e dirigerli sarebbe bello…ma sarà possibile? Beh, se l’ha detto lui evidentemente sì…

Si diede subito uno schiaffo leggero.

Che mi salta in mente?? Per loro?? Mai! Non succederà mai!

Si asciugò la fronte e si accorse di essere accaldata, cosa strana dato che aveva una maglietta in cotone e una gonna scura davvero ridotta. Per di più il tempo era più rigido del solito e le temperature si stavano abbassando di giorno in giorno.
Posò lo straccetto e dalla tasca estrasse il foglio datole da Reno che cominciò a leggere.

È una locandina pubblicitaria? Certo che sono caduti in basso…


SBAM!!


“EHILA! Tifa!!” Tifa sbandò quando vide entrare possentemente Barrett. “Marlene, Denzel, portate i vostri sederi qui! Ho portato la cena!!”

Tifa si apprestò a nascondere il foglio sotto il bancone.

“Barrett! Quante volte ti ho detto di non entrare sbattendo la porta! Mi hai fatto paura!”

Incrociò le braccia guardandolo. Barrett scoppiò a ridere.

“Paura?? Andiamo..!! Piuttosto, metti i piatti che ho fame!”

“Sì, certo…”

Disse lei leggermente stanca.

A cena erano tutti seduti sul bancone. Tifa e Denzel dietro al bancone, Marlene e Barrett sugli sgabelli dall’altro lato.
C’era un silenzio che non dava senso di disagio, piuttosto trasmetteva calore, affetto…

Da sola sapeva cavarsela benissimo ma, ad essere sinceri, c’era una tranquillità unica quando Barrett decideva di passare un po’ di tempo in città: vicino al bar non c’era nessuno, quindi nessuno le dava fastidio e Marlene rivedeva l’amato papà.

Tuttavia, Barrett non ci impiegò molto nel notare che Tifa non aveva ancora toccato cibo quando lui aveva già fatto fuori tre porzioni.

“Tifa, guarda che pensare senza parlare fa venire le rughe!”

Tifa lo guardò.

“Veramente non mi risulta.”

“Oh, porca..!! Cosa c’è che non va?? Ti hanno fatto arrabbiare questi due monellacci?!”

Marlene e Denzel alzarono gli occhi infastiditi di essere stati messi in mezzo. Tifa tranquillizzò Barrett dicendo che loro non c’entravano.

“Non è da te stare zitta…non stai nemmeno mangiando! Non ti sarai messa a dieta??”

“no.”

“eppure è il tuo piatto preferito…”

“Ti ho detto che va tutto okay!!”

Abbassò gli occhi, poi li rialzò. Toccò i lunghi capelli in quel momento sciolti e avvertì disagio nell’aver alzato i toni.

“A me va tutto bene…i soldi non sono tanti, ma sufficienti per tirare avanti.” Con la forchetta cominciò a giocherellare col cibo. “Il problema è giù alla chiesa…”

Mentre Tifa rendeva l’aspetto del suo pasto sempre meno appetitoso, Barrett notò che la ragazza era un po’ giù di corda.

“In che senso? Lo sappiamo che questo posto è una merda, ma lo è da sempre!”

“sì, ma quei bambini…mi dispiace. Nessuno qui fa niente, ma io vorrei, però…”

Barrett la interruppe.

“Tifa, non è colpa tua se il mondo fa schifo.”

La bruna non lo ascoltò.

“A dire la verità…potrei, ma il mio orgoglio me lo impedisce.”

Aspettò la reazione di Barrett che non tardò ad arrivare. Annuì incuriosito poi strappò con i denti un grosso pezzo di pane che cominciò a masticare con violenza.
Mentre ingoiava, cominciò a tracannare il vino. Tifa lo guardò.

“…lì, sai, Reno mi ha detto che sarebbe possibile farmi fare dei lavori. A me, capisci? Però…”

“Cioè, tu intendo, nel centro della feccia?? La causa di tutto questo?? Con tutti quei signorini che credono ancora di poter ingannare e dominare la gente?!”

Barrett si vece rosso in viso solo nel ricordare la Shin-Ra. La rabbia gli uscì da tutti i pori, tuttavia riuscì a contenersi.
Tifa rimase in silenzio. La pensava esattamente come lui.
Non appena si calmò, l’uomo bevve un altro po’ di vino direttamente dalla bottiglia.

“…e ti avrebbe proposto di aggiustare i bassifondi con i loro luridi e sporchi soldi?”

“…uhm…sì, ma figurati se me ne importa.”

“certo che se finanziano loro…”

“Barrett..?”

Tifa si sorprese nel vedere Barrett livido, nervoso e anche leggermente ubriaco, ma che rifletteva sulla notizia che gli aveva appena detto. Barrett fece dei colpi di tosse.

“e-ehm!! Penso che siano dei disonesti e dei veri delinquenti quelli lì! Tuttavia hanno qualcosa che a noi manca…i Guil con la lettera maiuscola!! Soldi che potrebbero servire a rendere questa città migliore. Sporchi, ma pur sempre soldi…”

Tifa lo guardò perplessa.

“Barrett..?”

Barrett rifletté un attimo prima di parlare. Nemmeno a lui piaceva ciò che stava per dire. Gli stava persino salendo tutto il cibo dallo stomaco.

“…è allettante, però se penso che siano venuti a cercati…” rifletté. “Tu, membro avalanche, che dirigi i loro progetti e ristrutturi Edge. Non è cosa da poco…”

“…però sono sempre loro! Anche io ci ho pensato. Sarebbe bello se potessi davvero far qualcosa, con loro sarebbe possibile dato che hanno questa nuova azienda…”

Ci stava riflettendo anche Tifa quando Barrett dubbioso si alzò e fece per andare nella sua stanza.

“Per me loro saranno sempre loro. Non meritano nulla e loro non ci servono! Però devo ammettere che è stato un segnale di debolezza della Shin-Ra se hanno chiesto a te aiuto…magari potresti cambiare le cose facendo soccombere definitivamente l’orgoglio di quei ricconi della Shin-Ra.” Emise un sonoro sbadiglio. “Beh, io vado a dormire!! Non posso aiutarti Tifa. Devi decidere da sola cosa fare.”

Tifa lo guardò salire le scale finché la sua possente figura non svanì definitivamente nella penombra.

Barrett aveva ragione, avrebbe dovuto prendere una decisione…e da sola. La cosa più intelligente in quel momento le sembrò dormirci su…la notte porta consiglio, no?

La ShinRa…o come diavolo si chiamava ora!! Era forse la sua occasione per davvero?


[…]


All’innalzarsi del sole, la temperatura cominciò a farsi più arida e umida. Forse perché quel giorno era già piuttosto caotico per via di quell’immensità di gente che fin dal mattino era già in piedi e faceva per cominciare la sua giornata.
Stranamente erano proprio i “bassifondi” ad essere più animati e quel mattino, in particolare, la zona del Seventh Heaven.
Tifa era dietro un bancone un po’ arrangiato e stava organizzando le sue cose mentre i suoi amici l’aiutavano a tenere in disparte la folla ancora per qualche minuto.

“Ma sei pazza?? Scrivere tutte queste cose…a penna?!?” quasi le urlò contro Cid.

“Non potevo aspettare…e poi, non riuscendo a prendere sonno, ho pensato di darmi da fare!” rispose Tifa al pieno delle sue energie.

L’eccitazione continuava a crescere.
Spesso si trasformava in ansia, ma era convinta che così le cose sarebbero finalmente andate bene! Ciò le dava forza e buon umore. Avrebbe preparato il più materiale possibile, raccogliendo anche le firme del quartiere. Bisognava che qualcuno prendesse le briglie in mano…e quel qualcuno era proprio lei! Non poteva che esserne felice.

“Io non dicevo intendendo: ‘Ooooh, poverina! Non avrà chiuso occhio!!’ ” spiegò Cid interpretando un tono che avrebbe dovuto essere quello di una persona preoccupata.

“Ah, no?”

“Certo che NO!!”

Tifa quasi sbandò, ma sapeva che Cid era…così! Inutile prendersela per i suoi modi un po’ bruschi, lui lo faceva perché parlava proprio così.

“Oggigiorno i lavori si presentano a computer! Ma in che cazzo di mondo vivi? Eppure sei giovane!”

“Beh…io sono ancora per la cara e vecchia penna biro.”

“Siii…e tu con questi presupposti vuoi presentarti al centro di ristrutturazione?! Tutti i mestieri vogliono il computer!! Se lo dici in giro, lì ti mettono a fare le pulizie! Anzi, ti faranno sturare i cessi, che saranno tutti pieni e strapieni di ….!!”

“Oh, Basta! Che schifo! Ho capito. Rifaccio tutto a computer. Ne hai uno?”

Cid borbotto fra sé finendo di collegare i pochi fili che erano rimasti da sistemare al portatile che si era portato da casa.
Tifa alzò le sopracciglia e poi si avvicinò alla sua sedia facendo la parte della scolara.

“Da dove iniziamo?”

“ ‘da dove iniziamo?’ Qui è tutto da rifare!” accese la sua ennesima sigaretta.

“Sono solo le 8e30 del mattino e già hai quasi fatto fuori un pacchetto. Non ti farà male?”

“Se, se, se…vai dagli altri! Mi sembra ti stiano chiamando.”

Tifa lo guardò incerta, sicura lo avesse detto per fumare in pace, poi si accorse che la stavano davvero chiamando.
Si guardò intorno e tra la calca di gente che andava aumentando, distinse dei biondissimi capelli a punta.

“Cloud!”

La ragazza gli corse incontro sorpresa, ma non troppo, di vederlo lì.

Ultimamente Cloud si faceva vivo piuttosto raramente, forse perché spesso capitava che i suoi numerosi lavori lo costringevano a stare fuori città con frequenza, ma di questo Tifa non ne era mai al corrente…Cloud era sempre il solito riservato.

Quando la vide, levò via i grandi occhiali scuri e alzò il cavalletto della moto, così da poterla raggiungere.
Tifa stava per aprire bocca quando il ragazzo la interruppe.

“Cosa stai combinando? Tutta questa gente e anche l’aeronave di Cid…”

Sicuramente incuriosito dall’insolito affollamento di quel mattino, il ragazzo tuttavia mostrava quell’aria di sufficienza simile a un menefreghismo quasi totale. Come sempre d’altronde.

Al contrario, chi lo conosceva sapeva che era tutt’altro che indifferente. Tifa infatti fu contenta di quella domanda. Allargò le braccia e felice indicò verso il suo bar.

“Ho deciso di darmi da fare, no? Vorrei anche io contribuire nel migliorare Edge e…magari renderla una Midgar migliore della precedente.”

Cloud spense la moto e non proferì parola, al contrario si diresse al bar come se nulla fosse.

“Uh? Non mi chiedi neanche cosa sto facendo di preciso?”

Gli si avvicinò e gli mise tra le mani una pila di fogli.

“Uhm…sono delle firme.” Dedusse Cloud.

“Ho deciso di raccogliere delle firme per far approvare i progetti che ho preparato per la Shin-Ra!” Si avvicinò alla scrivania dove stava scrivendo Cid e prese dei progetti. “li ho fatti tutti io! Ehm, almeno in buona parte perché Cid mi sta aiutando!”

Cloud, nel sentire nominare la Shin-Ra, lesse i fogli con più attenzione.

“pensa che è solo primo mattino e già ho raccolto tantissime firme e solo di questo quartiere! Se mi aiuterai anche tu e gli altri sono sicura che…”

“…è una perdita di tempo.”

“Che?”

Tifa rimase sorpresa dalle parole di Cloud.
Non che si aspettasse un sorriso, un urlo di gioia. Le andava bene un semplice ‘OKAY’.
Rimase seria e cercò di non prendersela anche se il suo entusiasmo era stato un po’ smorzato.

“Cloud, perché dici così?”

Il ragazzo posò le carte sul tavolo e guardò in viso Tifa, cosa piuttosto rara poiché era più facile che il biondo rivolgesse i suoi occhi al vuoto, in maniera del tutto naturale.

“Facendola breve, porta pure le firme, i progetti, quello che vuoi…ma se non vanno nelle mani di Rufus o almeno di Tseng…dubito che qualsiasi tua proposta possa essere considerata valida.”

“Cioè?”

“Cioè che potrebbero leggerle quando non avranno proprio niente da fare.”

“Insomma stai cercando di dirmi che devo starmene qui con le mani in mano a fare niente..? E magari lasciare che loro continuino a fare i signori?”

Cloud incrociò le braccia quasi infastidito da Tifa che non aveva capito cosa lui intendesse dirle.  

“Non voglio crearti false illusioni. Siamo sinceri, Tifa. Tu non sei assolutamente nessuno lì e le tue carte non saranno da meno e dunque non avranno mai la priorità.”

“Lo immaginavo, però non ti sembra crudele tagliarmi le ali così?”

 “Scusa…” rifletté un attimo. “Perché così d’improvviso parli del nuovo centro di ristrutturazione di Rufus?”

“Reno me ne ha parlato e l’idea non mi è sembrata male.”

“Ora credo di capire…”

Tifa, un po’ risentita, cercò di essere più convincente e fargli comprendere che il suo non era stato un gesto impulsivo.
Cloud le faceva troppo spesso la paternale. Certe volte poteva reggerlo e pensare che fosse carino preoccuparsi da parte sua…ma alla lunga stava cominciando a seccarla.

“Barrett mi ha dato il suo appoggio e così anche gli altri. Perché sei così…” ebbe un’illuminazione “sei preoccupato perché sono un ex-membro di AVALANCHE?” lo disse con orgoglio.

“No, al contrario...”

“Eh?”

“Sono stanco…mi piacerebbe se mi lasciaste dormire.”

Tifa rimase a guardarlo per diverso tempo prima che sparisse dalla porta del bar.
Certe volte non riusciva proprio a comprenderlo o, almeno, lo capiva, ma sembrava che Cloud riflettesse troppo e parlasse poco e…perché proprio ora doveva notare quanto fosse bello??

Si riprese e tornò da Cid.


[…]


Uff..! come sono stanca…

Tifa stava asciugando i lunghi capelli scuri e guardava intensamente la sua figura riflessa nella specchiera.

Che palle…però penso ne valga la pena. Sento che finalmente sto finalizzando qualcosa…sono stufa di sentirmi inutile ed impotente. Mi piacerebbe riuscire almeno ad aiutare quei ragazzini!

“Tifa?”

Tifa sbandò quando vide riflesso nella specchiera Cloud, che stava dietro di lei.

“Ehi, Non si entra così nella camera di una donna!! Potevo non essere ancora vestita!”

Cloud la guardò con disapprovo.

“…sei qui già da venti minuti, non penso tu sia tanto lenta.”

La ragazza ridacchiò. Spense l’asciugacapelli e si alzò dalla sedia.

“volevi qualcosa?”

Cloud incrociò le braccia.

“So che dovrai fare un colloquio per entrare al Centro di Riabilitazione di Midgar” si fermò un attimo. “…se tutto va bene sappi dovrai farlo con Scarlett.”

“Scarlett…che cosa??”

Nel sentire il nome della succinta donna in rosso, Tifa rabbrividì.

“…forse Reno potrebbe fartelo fare con Tseng. Lui è decisamente più mite.”


Cosa gli prende così d’improvviso..? Credevo la ritenesse una stronzata…


Cloud, che stava già per chiudere la porta della stanza, si girò.

“Vado. Sarebbe meglio se preparassi un curriculum. Ti hanno insegnato come si fa, no?”


CLANK


Tifa stette immobile per qualche secondo prima di ragionare sulle parole dell’amico.

…e cosa dovrei scriverci io in un curriculum? Sostenere un colloquio?! Oh, accidenti…


[…]




“Cloud, ma perché vieni anche tu? Sai che so badare a me stessa!”

Disse Tifa stretta alla schiena di Cloud che la stava accompagnando con la moto.

Quella mattina era venuto di buon ora e l’aveva svegliata a suon di clacson. Tifa dovette sistemarsi in gran fretta anche se avrebbe preferito prendersi più tempo. Si trattava pur sempre di un lavoro.

“Logico. Sai che li mi conoscono. Se posso farti fare il colloquio subito è meglio. Poi ho già parlato con Rufus quindi già ti staranno attendendo. Però preferisco comunque esserci.”

Senza aver chiesto nulla, Tifa si ritrovò un Cloud intento a darle spiegazioni e chiarimenti.

“Ma davvero?” disse con sarcasmo. “…non avevi detto che eravamo meno di niente lì?”

“….”


...grazie, Cloud.





Arrivati, si presentò davanti a loro un edificio nuovo e decisamente grande, tuttavia non aveva nulla a che vedere con la vecchia Shin-Ra.

Era una struttura di circa dieci piani, contornata da un giardino non particolarmente singolare, ma moderno e ben curato. Oltre il robusto cancello si diramava sul lato destro un ampio parcheggio già quasi del tutto occupato dalle auto dei dipendenti.
Cloud prese posto proprio fra due di queste, destreggiandosi con una manovra veloce.
Tifa scese quasi immediatamente. Non le piacevano molto le moto, o più che altro, non ci era abituata.

Cloud si incamminò verso l’entrata e la ragazza dovette accelerare il passo per stargli vicino.

Ad un primo impatto, Tifa non avvertì emozioni di nessun genere. Fu quando oltrepassò la porta automatica che si rese conto di dove fosse effettivamente.

Il pavimento di linoleum era lucido e perfettamente pulito. Accanto all’ingresso era collocata una sala caffé, anch’essa curata nei minimi dettagli.
Tifa non poté osservare con più attenzione il luogo perché Cloud si era già avvicinato alla reception per chiedere del colloquio.

“Uhm…controllo subito.” La ragazza della reception digitò un numero su un apparecchio simile ad un telefono.

“Miss Scarlett? La signorina Lockheart è qui per il colloquio. Bene. La faccio salire” Chiuse l’apparecchio e fece segno di andare.

Cloud eseguì e Tifa gli fu subito accanto.

“Uhm, con Scarlett quindi?”

“Tseng era occupato. Scusa.”

“Non è colpa tua!”  guardò il suo curriculum. “Solo che comincio a preoccuparmi…”

“Andrà tutto bene. Tranquilla.”

“Sei carino a rincuorarmi” disse scherzando. “…ma figurati! Io ci provo. Poi come va, va…pazienza!”

Presero l’ascensore e si recarono al terzo piano, dove vi era l’ufficio della donna in rosso.
Mentre Tifa stava per entrare, Cloud rimase immobile.

“E’ stupido che entri anche io. Resterò qui per un po’…ma ho da fare quindi non aspettarmi nel caso dopo non mi trovassi.”

“Oh, va bene…dov’è che vai?”

“….”

“…a stasera, allora.”


Anche se gli atteggiamenti del ragazzo erano sempre gelidi e distaccati, lei aveva deciso di non smettere mai di sorridergli.
Spesso sperava che si confidasse almeno un po’, ma col tempo aveva capito che era inutile avere grosse pretese.
Si sforzò di apprezzare che l’avesse accompagnata senza che lei glie lo avesse chiesto. Sapeva che Cloud stava facendo degli sforzi per cambiare e lei voleva essergli di sostegno. Sempre.



Entrò.


L’ufficio di Scarlett sembrava più un salotto pieno di oggetti inutili ed estrosi.

L’ambiente era un po’ in disordine, soprattutto per la grande quantità di cianfrusaglie che accoglieva, forse superiore a quante ne potesse effettivamente contenere.
La sua analisi fu subito interrotta dalla voce pungente della donna.

“SIEDITI.”

Perché urla..? Che fastidiosa…

Entrambe partite col piede sbagliato, chi per un motivo chi per un altro, probabilmente nessuna delle due aveva voglia di essere lì in quel momento.

Già sembrava volessero giocare al gatto e al topo, solo che non si capiva chi fosse il gatto e chi il topo.
Scarlett fece segno a Tifa di consegnarle il curriculum che la ragazza aveva con sé. Lo sfogliò velocemente, soffermandosi solo su punti ben precisi.

“Barista dei bassifondi, licenza liceale, nessuna laurea né specializzazioni o master di qualsiasi genere…”

Tifa cominciò a risentirsi.

Logico che non ho continuato l’università. Eravamo troppo impegnati a lottare contro voi schifosi…

Non era venuta lì per farsi prendere in giro. Non che non se lo aspettasse. Tuttavia fece ancora finta di nulla.

“ehm, avrei portato dei progetti che volevo fare vedere. Riguardano la ristrutturazione di Edge e…” si rese conto di non essere per nulla ascoltata e a quel punto alzò i toni.
“Insomma! Che razza di colloquio è questo?”

“Che ti sei messa in testa?” alzò gli occhi. “Pensi che è così che si ci presenta in un’azienda? Ma guardati! Maglietta e minigonna e nessuna qualifica decente?” osservò malignamente Scarlett.
Tifa stava quasi al limite.
L’aveva già schiaffeggiata una volta, era pronta a rifarlo. Intanto Scarlett continuava a sbraitarle contro “Pensi sia un gioco?”

“Allora perché diavolo mi avete fatto entrare se non sono gradita??”

 “Se fosse dipeso da me tu non avresti neppure potuto varcare…….!!”

La voce di Scarlett , che sembrava potesse rimbombare per tutto il piano, si era brutalmente smorzata.
Tifa cercò di intendere il motivo, si girò alle sue spalle e capì.


Rufus Shinra.


Rufus…
Erano anni che non lo vedeva.

Aveva saputo da Cloud che era sopravvissuto all’attacco della Weapon e l’incidente lo aveva costretto su una sedia a rotelle. Adesso però sembrava in perfetta forma.
Doveva aver seguito una ferrea terapia o qualcosa del genere.

Lo osservò.
Era un ragazzo alto e longilineo. Molto giovane per essere ciò che rappresentava ora ad Edge. I leggeri capelli biondi erano perfettamente in ordine salvo la frangia che gli pendeva sulla fronte, facendo così del suo look una acconciatura comunque giovanile.
Gli occhi erano profondi e seducenti, così azzurri da risplendere in quel ambiente. Il suo sguardo elettrico sembrava emanare un’energia che, a dir la verità, la intimoriva un po’.
Le fu difficile distogliere lo sguardo.

Eppure c’era qualcosa di diverso nei suoi occhi…

Lui camminò con fare elegante verso Tifa e si rivolse a Scarlett.

“Ho qualche minuto libero.” La guardò con i suoi occhi glaciali. “La ragazza terrà il colloquio con me.”

Scarlett prima mostrò disapprovo, poi fece un cenno a Rufus e si congedò.
Tifa rimase immobile, non capendo cosa stesse succedendo.

Rufus la guardò. “Seguimi. Il mio ufficio è all’ultimo piano.”

Tifa si riprese e si alzò lentamente per seguirlo, restando incerta.
Osservandolo camminare silenzioso un po’ più avanti di lei, si ritrovò la mente annebbiata e anche leggermente in imbarazzo.

Perché proprio lui le avrebbe fatto il colloquio? Stava passando dalla padella alla brace?

Una volta arrivato l'ascensore le fece segno di entrare.


L’ascensore saliva lentamente facendo ammirare ai due presenti il panorama esterno. Tuttavia Tifa non riuscì a rilassarsi e continuò a stare in quello stato di allerta.
Odiò ammettere che quel silenzio la stava mettendo in un insopportabile imbarazzo.

Dleeeen…

L’ascensore finalmente si aprì. Erano arrivati.
Rufus si avviò verso il suo ufficio assicurandosi che la ragazza fosse dietro di lui. Tifa fece appena in tempo ad accorgersi di essere ai ben curati ultimi piani che già si ritrovò davanti alla porta con su scritto “Rufus Shinra”.

Il ragazzo fece entrare Tifa per prima, poi si inoltrò verso l’interno della stanza per alzare un po’ le persiane e far entrare luce.
Tifa dedusse che anche lui fosse appena arrivato.
Si sedette sulla poltrona di fronte alla scrivania principale e cominciò a guardarsi attorno.

A differenza dell’ufficio di Scarlett, quello di Rufus era moderno, pulito, ordinato e abbastanza spazioso.

Sostanzialmente l’ufficio era composto da due scrivanie in granito nero di cui la sua personale più grande. Erano entrambe dotate di computer modernissimi e vari utensili, tipici degli uffici, dall'aria costosa: tagliacarte, agende in pelle, stampanti, fax…
Vi erano anche piccoli oggetti di antiquariato per lo più in argento che impreziosivano l'ambiente.
Una sorta di biblioteca occupava una porzione della parete. Tifa intuì contenesse per lo più archivi, ma non ne era certa.
Esaminando il pavimento di linoleum nero, vide una branda rossiccia. Sembrava la postazione per un animale. Le sembrava che Rufus ne possedesse uno, ma non se lo ricordava bene. In ogni caso, sembrava che non ci fosse.
Ritornò a guardare la scrivania principale.
Alle spalle di essa vi era una grande vetrata. Unica fonte di luce del luogo.
 
Il tutto era caratterizzato da tinte prevalentemente bianche e nere. Come lo stesso Rufus, del resto.

Osservò Rufus prendere posto di fronte a lei, al di la della scrivania.
Compose, noncurante, un numero di telefono e pronunciò poche parole per poi riagganciare in pochi secondi.

Si sistemò il colletto della camicia e finalmente fu al servizio di Tifa.
Subito la bruna gli allungò il curriculum.
Non sapeva che dirgli e non si aspettava un comportamento tanto diverso da Scarlett.

“Uhm…” buttò un occhio sul curriculum, ma lo lasciò perdere. Al contrario sembrò scrutare Tifa, la quale non tardò ad accorgersene.

“Tifa Lockheart, giusto? Non ricordavo di te se non vagamente.”

“…ah, bene." disse lei con sarcasmo. "Comunque sono qui per far approvare i miei progetti. Sono stesso in quella cartellina. Me ne ha parlato Reno e ho pensato che fosse interessante dopo tutto.”

“uhm…sì.”



Tifa ancora una volta sentì di non avere le attenzioni che sperava, tuttavia continuò a parlare e ad esternare il colloquio che aveva programmato di mandare avanti.
Ad un certo punto, Rufus alzò nuovamente la cornetta del telefono al che Tifa smise di parlare.
Lui si accorse dello sguardo ormai rassegnato della ragazza e, incastrando il telefono tra la spalla ed il collo, dal cassetto estrasse dei moduli che le allungò.

“Tieni. Devi solo compilarli e firmarli. Per quanto mi riguarda, sei assunta.”

“Che cosa..?!”

“Ripresentati tra tre giorni e ti farò trovare un tuo spazio di lavoro.”

Riprese a parlare a telefono lasciando la ragazza senza parole.

Assunta…? Così? Ma le avrà almeno lette le carte o sono io che non me ne sono nemmeno accorta..??

Rimase senza parole, smarrita. Non era nemmeno certa di aver capito bene, ma lui era stato chiaro: l'aveva assunta.
Gli fece un leggerissimo cenno di saluto e andò via.

Tre giorni…chissà come sarà? E Cloud? Mi avrà aspettata?

Nonostante la perplessità, si sforzò di trarre solo l’esito della vicenda: era stata assunta e ciò significava che era solo l’inizio. Non vedeva l’ora di cominciare i lavori alla chiesa.


[…]



La notte trascorse in fretta a differenza dei precedenti due giorni che sembravano non voler passare.
Si guardò un’ultima volta nello specchietto di un’auto a caso lì parcheggiata prima di solcare le porte automatiche dell’azienda.

Inizialmente piena di sé, più avanzava lungo i corridoi sempre puliti e splendenti, più aumentava dentro di lei un senso di inadeguatezza.
Era come essere entrata in un mondo tutto nuovo che non l’apparteneva minimamente.

Il posto era già pieno di dipendenti più o meno tra i trenta e i quarant’anni, tutta gente che non sapeva di niente.
Visi inespressivi e volti rivolti volutamente al vuoto. Tifa trovò assurdo notare a quanto somigliassero a dei robot.

In quel momento, imboccando un’ala diversa, rifletté che doveva essere proprio lei una delle più giovani dipendenti presenti su quel piano.
Si voltò verso sinistra e decise di proseguire da quella parte, poi si accorse di essere già passata per quella strada.
Girò un angolo e si ritrovò dinanzi all’ennesimo corridoio.

“…e che cazzo! Dove sono? Possibile che si ci possa perdere così solo al primo piano?” Si guardò attorno. “Ma dove devo andare..? Shinra non me l’ha mica detto.”

Sentendosi stupida nel girare senza meta come una turista, cercò di girarsi intorno nel tentativo di incrociare lo sguardo di qualcuno per chiedere informazioni anche se, a dir la verità, si aspettava che avessero delegato qualcuno ad accoglierla.
Continuò a camminare sperando di indovinare la strada giusta.
Si ritrovò così a ciondolare per tutto l’edificio senza sapere cosa fare sentendosi sempre più nervosa. Non si ci comportava così!


[…]


Uff…mi da così fastidio, però non posso fare diversamente…


Bussò alla porta.


“Ehm, posso?”

Tifa entrò nell’ufficio con su scritto ‘Scarlett’ prima di ricevere il consenso. Scarlett levò via gli occhialini e guardò Tifa quasi con ribrezzo, però non disse nulla.

“Beh, benvenuta Lockheart.”

“La farò breve. Non so dove diavolo devo andare perché qui nessuno si è preso il fastidio di dirmelo! Quindi sono venuta qui perché non sapevo più che fare!”

Scarlett si alzò e si avvicinò a Tifa per aprire la porta.

“Il tuo ufficio si trova nell’altra ala del terzo piano. Quindi è qui, ma nell’esatto versante opposto.”

“Io ho controllato le targhette di tutte le porte! Come potevo capirlo…che disorganizzazione.”

“Ora lo sai! D’ora in poi ciò che fai non mi riguarda.”

Quasi cacciata via, Tifa fu subito fuori dall’ufficio di Scarlett e si sentì più furente di prima, ma trovò inutile polemizzare ulteriormente con lei dunque si  limitò ad andare nella direzione indicatole.



Bussò, con imbarazzo, a quasi tutte le porte di quell’ala e, trovando solo una stanza libera, dedusse che quello fosse il suo ufficio.



Caspita…l’aveva preso addirittura per un ripostiglio tanto che era buio e disordinato.

Aprì meglio la porta cercando di orientarsi e ciò che vide fu:
polvere, scatoloni pieni di cianfrusaglie sopra altri scatoloni con altrettante cianfrusaglie. Scartoffie infilate in quasi tutti gli angoli della scrivania.
Un nauseante odore di chiuso. Il tutto accompagnato da un buio che dava un senso di oppressione.

A differenza degli altri che aveva visto, il suo era un vero e proprio sgabuzzino improvvisato ufficio per lei.

Era sull’orlo dell’esasperazione e ciò che prima era un senso di smarrimento, ora era diventata rabbia. Che intenzioni avevano?
Si sedette sulla sedia posta dietro quella che doveva essere una scrivania ed incrociò le braccia nervosa.
Se pensavano di prenderla in giro ancora per molto, si sbagliavano di grosso. Sarebbe rimasta lì ferma finché qualcuno non le avesse dato il dovuto rispetto.


…peccato solo che nessuno fece a caso a lei né che fosse lì immobile già da tre quarti d’ora.

“Com’è che nessuno mi cerca? Qual è il mio lavoro? Nessuno mi aspettava quindi..??”

Si alzò e cominciò a camminare per i corridoi senza una meta ben precisa.
Sentiva che non era giusto e NON lo era!
Aveva ancora i progetti nella borsa e già aveva capito che li sarebbero rimasti. Cloud aveva ragione, era stata una perdita di tempo, ma non l’avrebbero passata liscia così!

Era un membro AVALANCHE, le stavano a cuore le sorti del pianeta, per questo era lì! E loro l’avevano ridicolizzata così? Prima illudendola mostrandosi interessati, poi sistemandola dentro uno sgabuzzino? Si ritrovò nelle vicinanze dell’ingresso.
Fortuna fu che a solcare le porte fosse proprio Rufus Shinra.

“Tu!”

Rufus si girò ingenuamente. Non si aspettava nemmeno che quel ‘Tu!’ fosse riferito a lui che era il presidente.

“Si può sapere cosa frulla nella testa di tutti quanti?? Vengo senza sapere dove cazzo andare, giro per più di un’ora per tutto l’edificio e nessuno sembra importarsene. Trovo l’ufficio quasi per caso che sembra più un buco abbandonato di un topo! Non solo! Ho perso tutta la mattinata e non ho fatto NULLA! Non so nemmeno che carica mi hai dato!! A CHI devo dare questi fogli! Ma perché non rispondi?!?”

Rufus rimase immobile guardandola con un’espressione indescrivibile, ma sicuramente perplessa.
A differenza del tono alto e aggressivo di Tifa, lui si rivelò calmo e pacato.

“Hai parlato solo tu. Ad ogni modo…” guardò l’orologio “…sono le undici e tre minuti, dunque non è passata tutta la mattinata. Solo due ore e ne hai davanti altre…cinque.”

Tifa si esasperò.

“Porca miseria!! Che c’entra?? Non è questo il punto!”

“…abbassa la voce. Ti aspettavi che ti avrebbero accolto con fiori e tappeti rossi? Beh, la realtà è diversa.”

“Possibile che nessuno capisca?? Non so nemmeno cosa devo fare!” parlò con un tono più contenuto. “Almeno dimmelo tu! Che devo fare?”

“Niente.”

Ci fu un attimo di silenzio dopodichè Rufus le diede le spalle e fece per raggiungere l’ascensore.

“Cosa significa…niente?”

Il biondo si girò.

“Esattamente quello che ho detto. Volevi una risposta? Eccola. Guadagna fino ad arrivare alla cifra che ti serve, intanto fa ciò che credi sia più opportuno.”

Chiuse la discussione e se ne andò via definitivamente. Tifa guardò la sua lunga giacca bianca ondeggiare ad ogni suo passo, poi recuperò la lucidità per ragionare.

“Ma cosa significa tutto questo..?”


[…]



Io sono venuta qui per tentare di fare qualcosa…sono venuta per far conoscere i reali problemi dei bassifondi…


Guardò fuori la finestra con distrazione e ciò che vedeva non erano altro che le sue incertezze.
Era pomeriggio inoltrato, ma il sole batteva ancora tenue.
Prese i fogli in mano. Oramai erano divenuti parecchi, avrebbe dovuto comprare una borsa più grande.
Si affacciò nuovamente alla finestra.


…persino Reno aveva detto che le mie erano ‘belle parole’. Difficili da realizzare, ma rappresentavano pur sempre un inizio, una sorta di speranza.
Forse, anche lui credeva in quelle parole!

“Probabilmente anche a loro sta a cuore ristrutturare Edge…”

è questo quello che pensai quel giorno e vuoi per una cosa e vuoi per un’altra… alla fine mi sono lasciata coinvolgere.
L’idea mi stava piacendo per davvero!!

Poi… il giorno del colloquio…
Uhm…capisco che Shinra mi abbia aiutato…però non mi farò mettere i piedi in testa! Nemmeno da lui!

Guadagnare…? Io non sono qui per guadagnare!!
Cosa credono?? Che sono la povera barista di periferia che ha bisogno dell’elemosina??
Già, deve essere proprio così!! È questo quello che credono! Credono di potermi fare l’elemosina!

Tanto per loro…firmare assegni è cosa da poco.

Non hanno capito che io cerco cose concrete! Loro mi servono per questo. Non ho bisogno dei loro soldi. Io ho bisogno di qualcuno che riesca a far diventare realtà un qualcosa di cui davvero la popolazione ha bisogno!

Loro hanno il potere per farlo, è questo il loro asso nella manica. Ma non indugerò.


Si alzò di colpo e cominciò a camminare avanti ed indietro.


Con il denaro sono convinti che la gente penda dalle loro labbra e che siano, dunque, solo delle prede più facili.

Rufus poi… quello non ha capito proprio niente! Non mi importa! Mi serve per raggiungere i miei scopi.
In fin dei conti farebbe comodo anche lui fare qualcosa di buono per Midgar, una buona volta.


“Buonasera, Tifa!”

Tifa non ebbe bisogno di alzare gli occhi e vedere chi fosse. Quella voce allegra, soave e femminile era distinguibile anche tra mille.

“Ciao, Aerith.”

Aerith le si avvicinò col sorriso sulle labbra e si poggiò delicatamente al bancone in ciliegio. Era sempre impeccabile e bella. Certe volte Tifa si chiedeva come facesse a sembrare sempre così fastidiosamente perfetta ogni giorno e a tutte le ore.

Gli occhi ridenti, i lunghi e lucenti capelli legati nella sua solita treccia, il leggero abito rosa…
Aerith era tutto ciò che lei non era.

Inconsciamente cominciò a confrontare le loro figure così contrastanti.
Tifa leggermente in disordine, vestiti ordinari, solitamente sul bianco e nero, massimo blu o marrone.
Capelli lisci, non acconciati salvo la frangia pettinata di lato. Il suo viso era pulito e decisamente più naturale di Aerith che invece era ben truccata, con un ombretto rosa chiaro, gli occhioni color acquamarina, il mascara che accentuava le ciglia, un lucido chiaro molto leggero ma che esaltava perfettamente la forma delle sue labbra, un tocco di fard sulle gote.
L’abito rigorosamente rosa o comunque un colore vivace. Piccoli accessori che impreziosivano l’abbigliamento, una giacca carina e…ecco Aerith pronta per uscire.

Lei non avrebbe potuto mai essere come lei.
Non avrebbe mai dedicato un’ora intera solo al trucco e per uscire solo con i suoi amici.
Non sceglieva così accuratamente i capi del suo vestiario.
Non usava colori così sgargianti che non potevano di certo farla passare inosservata.

“Ancora non hai chiuso? Pensavo che adesso avessi un altro lavoro.”

La bruna rise sarcasticamente.

“Sì, certo..! se QUELLO si può definire ‘lavoro’.”

Aerith la guardò incerta non capendo la posizione di Tifa.

“…ma cosa è successo? Perché hai quell’espressione triste?”

La ragazza uscì da dietro il bancone e prese a passare la scopa per il bar, in realtà con una totale noncuranza.

“Niente.”

“…niente?”

“Esatto. Il mio lavoro lì è non fare niente. Mi hanno dato uno sgabuzzino dove potermi rintanare, giusto per tenermi da qualche parte…come le scope, sai? Se le cerchi devi sapere dove andare.” Stava cominciando a sfregare più forte con la scopa. “…stesso il grande capo mi ha dato questo incarico. Mi ha assunta di persona, pensa un po’.” Guardò Aerith che aveva una espressione molto perplessa. Ridacchiò appena, divertita dalle sue stesse parole, ma ritornò seria. “Facendola breve mi stanno facendo l’elemosina.”

“Tifa…infondo sei entrata lì da poco.” cercò di rincuorarla, ma Tifa la fermò subito.

“Sto lì da quattro giorni e non so quanto ancora reggerò! Giuro che, se non avessi un po’ di autocontrollo, mi sarei già messa ad urlare!”

Aerith non sapeva che dire e dopo aver balbettato un po’, si rese conto che in effetti non c’era proprio niente da dire. Si sentì in imbarazzo. Alzò gli occhi color smeraldo e vide Tifa che oramai si stava lamentando da sola.
Anche Tifa, ad un certo momento, non trovò più parole e le due rimasero in silenzio per qualche istante.
Aerith, improvvisamente si illuminò.

“Allora fa del tuo meglio!”

“Che..?”

Tifa la guardò scettica.

“Fa del tuo meglio! Il tuo lavoro è una schifezza, una vera ingiustizia che quegli stronzi non si dovevano permettere di darti. È chiaro che si stiano prendendo gioco di te e invece non si rendono conto che tu potresti essere di aiuto!”

La ragazza non aveva mai visto l’amica parlare con tanta schiettezza. Aerith le si avvicinò e le afferrò le mani.

“Fa schifo e sarebbe meglio lasciarlo difendendo la propria dignità, ma questo è quello che loro si aspettano da te. Ebbene…l’unica cosa che mi sento di dirti è di fare al meglio questo lavoro da schifo. Non so…magari ti rendi utile per qualcuno, sbrighi qualche faccenda, ma non dargliela vinta! Se vali, qualcuno lo noterà.”

“Aerith…” Tifa la guardò. Sentì che era davvero convinta di quello che diceva. “Uhm…sai che ti dico? Hai ragione. Loro si aspettano che io rinunci e invece io…resterò! Per quei bambini.”

“yes! Questo è lo spirito giusto!”

Tifa sorrise e si sentì meglio. Decisamente meglio.

“…ehi, Non ti avevo mai vista parlare così! Tu non usi mai parole come ‘schifo’ o ‘stronzo’..!”

“Eh, eh..!! Volevo dare questa impressione! Davanti a te e a Cloud sembro sempre così innocente!”

“ innocente, eh?? Direi solo prima che apri bocca!”  Un altro sguardo e scoppiarono entrambe a ridere.

“Che razza di discorso è..? Mah.”

Tifa si girò sorpresa di sentire la voce di Cloud.
Stava seduto su uno dei tavoli in legno e le guardava con distrazione.

“Cloud! Da quanto sei qui?”

“Ma come, non l’hai visto? Siamo entrati insieme!” intervenne Aerith.

“Ah? N-no, non l’avevo visto…”

In verità, ci rimase un po’  male. Non c’era un motivo particolare, ma immaginare che, per essere entrati insieme, voleva dire che si erano incontrati prima, la lasciò…

Lasciamo stare! Non posso innervosirmi con i miei migliori amici per una stupidaggine simile!
Aerith è stata così carina con me…non posso mettere il broncio.

Osservò la vivace ragazza allacciarsi al braccio di Cloud.
Tifa non era persona da prendersela per un cosa del genere, ma….Cloud non dava mai segni di preferenza verso un tipo di atteggiamento.
Da un lato questo non era un bene, ma meglio che un palese disapprovo. Lei non avrebbe mai potuto accettare un rifiuto da parte di Cloud. Tuttavia le diede fastidio vedere che lui non si divincolasse in nessun modo.


Certo che…cazzo, Aerith gli si avvicina così e lui? Niente.

Io rimango qui ad osservarlo e lui…niente.

Possibile che non sia mai chiaro?
Mi avvicino io e lui sembra star bene, ma la stessa cosa accade con lei.
Cosa devo dedurre?

Ci sta provando con entrambe oppure con nessuna delle due..?

Io non riesco ad essere come Aerith, non capisci, Cloud?  Io ti sto aspettando. Non ti sto pretendendo, ma aspetto solo un tuo segno.
Non mi piace che riservi lo stesso comportamento ad entrambe.
Dopotutto, noi ci conosciamo fin da piccoli, non è giusto nei miei riguardi.

So che non è così. Me lo hai dimostrato più di una volta. Tuttavia non riesco ancora a capirti. Cosa sono io per te..? Mi desideri almeno un po’?

Si ritrovò a ragionare sul fatto che lei e Cloud non è che si conoscessero proprio dall’infanzia. Erano cresciuti nello stesso paese, questo sì, ma non era una vera e propria amicizia. Alla fine tutto era cominciato lì, sul quel pozzo. Esattamente otto anni prima.

Otto anni…già…

“Tifa?”

La ragazza, a quel richiamo, annuì e si avvicinò ai due.

Prima o poi avrebbe trovato il coraggio, ma era giusto dare tempo al tempo e a Cloud avrebbe donato volentieri tutto il suo!

Così sorrise di nuovo e riprese a pulire il locale chiacchierando con loro per tutta la serata.


[…]





PS: Perdonate l’inserimento di Scarlett in questo primo capitolo. Il motivo della sua presenza è che ci tenevo che Tifa sostenesse il colloquio con una donna particolarmente irritante e giacché avrei dovuto inventare un personaggio che le sarebbe andata a rassomigliare, ho preferito inserire un qualcuno che i fan già conoscessero e Scarlett mi sembrava perfetta.  
Il capitolo è abbastanza descrittivo poiché era importante per me dare fin dal primo capitolo un quadro della situazione più completo possibile. Tifa vuole far qualcosa per migliorare Edge e prende di buon grado la proposta di Reno. La ragazza però non si sente a proprio agio in un’azienda simile (come potrebbe?) inoltre l’accoglienza non è delle migliori dato che nessuno sembra aver capito perché è lì e non sembra abbiano voglia di saperlo. Questo non facilita la situazione già così assurda di suo. Ecco, ci tenevo a soffermarmi su questi punti e di delinearli da subito in modo da essere più immediata dopo.
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Capitolo 2
*** capitolo.02 ***


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CAPITOLO 2.





Un uomo, con passo sostenuto, si accingeva a raggiungere la sala riunioni.
L’edificio era spazioso ed elegante, sembrava essere stato progettato apposta per conferenze o ricevimenti. Il pavimento era di marmo pregiato con delle sottili rifiniture.
I soffitti erano affrescati con una composizione barocca e angelica. C’erano diversi quadri dall’apparenza importante che contornavano quella che era la sala principale.
Non erano nemmeno le sette e trenta del mattino, il sole dunque non era ancora alto, tuttavia l’arredamento stesso sembrava dare luce all’ambiente.
L’uomo entrò in una porta e l’atmosfera che gli si presentò davanti fu totalmente diversa dalla precedente.
La stanza era enorme e molto buia.
Solo le sottili persiane permettevano di far penetrare una fioca luce.
Prese posto sulla lunga scrivania posta al centro dove erano radunate già da un po’ altre persone.

“Scusate il ritardo.”

“Non importa. Siamo tutti in anticipo.”

A tagliare corto fu un giovane ragazzo alto e biondo.
Rufus davanti a tutte quelle persone sembrava un ragazzino quasi fuori luogo, ma quando parlava ognuno gli dava il dovuto rispetto.
Non a caso era lui a sedere al posto d’onore.
Alzò la mano e la posizionò sulla testa del suo grande Dark Nation.
La weapon di Rufus assomigliava ad un ibrido tra una pantera e un cane di grossa stazza. Aveva la pelle scura e lucida. Dalla testa partiva un prolungamento di pelo che terminava all’altezza della coda. Incuteva timore in quella sala, ma sembrava essere perfettamente addestrato sebbene fosse selvaggio di natura. Era seduto affianco a Rufus e se ne stava in silenzio a scrutare i presenti con gli occhi scintillanti.

L’ ex-presidente della Shin-Ra corporation fece segno all’uomo dietro di lui di venire. Era Tseng.

L’uomo dai lunghi capelli scuri gli allungò delle cartelle e Rufus cominciò a leggerle. Parlò in maniera molto tecnica e convenzionale, così preciso che nessuno lo avrebbe mai fatto poco più di un ventenne. Alzò gli occhi vitrei con fare sicuro e fece calare il silenzio.

“…domande?”

L’uomo di fronte a lui si alzò.

“Quando cominceremo?”

Rufus Shinra fece un veloce sorriso e sembrò divertito, ma non lo guardò in viso.

“è ancora presto per dirlo. Abbiamo ancora bisogno…”

“Ma il settore, lì c’è il progetto…”

“Può aspettare.”

Lo interruppe e bloccò così ogni possibilità di essere contestato. Essere diligente e impeccabile nel parlare era una sua dote. Nessuno era mai in grado di controbatterlo. Studiava i suoi piani sempre nei minimi particolari.
Ad alzarsi questa volta fu una donna di circa quarant’anni.

“Se lo scopre la WRO…non ce lo permetteranno.”

“…loro non se ne accorgeranno nemmeno. Tseng, distribuisci loro queste. Ve le illustrerò.”

Cominciò a parlare e sui loro sguardi calò il buio. Il discorso, man mano, si faceva sempre più animato, ma per una persona che non si intendesse di affari e simili, sarebbe stato davvero difficile seguirli. Forse parlavano apposta così, proprio per non far capire nulla agli incompetenti.

Ora la luce era più intensa e vi erano nell’ufficio curiosi giochi di ombre.


[…]


“Bene, mio caro signor sgabuzzino. Ieri ti ho spogliato di tutti i tuoi vecchi scatoloni. Oggi passiamo alle cartacce e…alla polvere!”

Con sarcasmo e tenacia, Tifa si rimboccò le maniche intenta a voler finire di sistemare quel postaccio una volta per tutte. Rispetto alla prima volta, ora era decisamente più pulito e ordinato, ma non ancora abbastanza da essere considerato accogliente.
Tutto questo era merito delle parole di Aerith che l’avevano spinta a non mollare!
Si arrampicò su un mobile e cominciò a smistare tutti quei fogli dall’apparenza inutile. Oramai aveva riempito già due buste e presto sarebbe dovuta andare a chiederne altre perché il lavoro sembrava ancora lungo.

Si accovacciò sotto la scrivania per sistemare anche lì sotto.

“come avranno fatto a far arrivare le carte anche qui..?”

Alzò gli occhi verso la finestra che ogni giorno spalancava per ricevere tutto il fresco ed il sole che la mattinata poteva offrire.

Guardò verso l’alto e lui era ancora lì.

Da pochi giorni si era accorta che dalla sua posizione si poteva intravedere l’ufficio di Rufus all’ultimo piano.
Rufus era quasi sempre seduto intento a scrivere a computer, qualche volta lo aveva visto alzarsi per fumare, o anche affacciarsi, comunque raramente non era occupato.
Aveva constatato che lavorava spesso fuori e tornava tardi. Sicuramente molto più tardi rispetto agli orari di rientro di lei.
Questa volta stava semplicemente in piedi intento a leggere, forse. Sempre cose di lavoro sicuramente.

Che strano…non si stanca mai?

Lo osservò a lungo senza nemmeno accorgersene. Anche se la vista non era ottimale, riusciva a intuire che fosse un po’ stanco nonostante fosse ancora mattino presto.
Era sempre vestito di bianco meno il gilet e la camicia nera.
Rufus si girò al che Tifa distolse immediatamente lo sguardo e fece per alzarsi in piedi con uno scatto veloce.

"OUCH! MA PORCA..!!"

Era sbattuta con la testa contro la scrivania provando un dolore lancinante. Si sentì così stupida che sperò che fosse stata solo una sua impressione quella che lui, per un attimo, le avesse ricambiato lo sguardo.
Massaggiò la testa e si alzò riprendendo le sue faccende cercando di sembrare disinvolta.

...che figura...

"Tifa..? Sei davvero tu?"

Tifa si girò e vide Reno affacciato alla sua porta con il suo solito completo blu da ex-Turks.

"Reno...Reno! Aspettavo proprio di incontrarti!"

Reno sembrò felice di vederla, ma qualcosa dentro di lui lo mise allerta quando lei gli si avvicinò con fermezza.

"E-ehi! Io non c'entro niente!" disse per precauzione.

"Ma cosa hai capito? Ci tenevo solo a farti notare che ho pulito lo sgabuzzino e se non vi dispiace lo vorrei usare come ufficio."

"Uhm?" Reno si guardò intorno. "...ma non è uno sgabuzzino. E' solo un vecchio ufficio."

"solo 'vecchio'..? Ah...lasciamo stare, va a finire che sembra che ce l'ho con te e mi dispiace. Vado a buttare queste scartoffie."

Reno fece per intrattenerla, ma non gli uscirono le parole giuste così lei fu lontana in poco tempo.
Rimase ad osservarla, ma poi con imbarazzo distolse lo sguardo e ritornò ai suoi passi.

[...]

"...ecco fatto. Spero che questi siano gli ultimi!"

Chiuse il cassonetto dell'immondizia e ritornò dentro l'azienda.
Si dispiacque quando ripensò a Reno. In realtà era stata contenta di averlo finalmente incontrato perchè era l'unica faccia amica a cui poteva rivolgersi e, non avendolo mai visto in giro prima di quel momento, aveva cominciato a credere che non lavorasse nel suo stesso settore.
Sperò che fosse ancora nei paraggi e si affrettò a ritornare al terzo piano, forse almeno avrebbe potuto scambiare due chiacchiere con qualcuno.
Girò l'angolo per prendere l'ascensore e...

SBAM

"Ah..!"

Guardò davanti a sé per vedere con chi si fosse scontrata e quel che vide non le piacque.

Rufus la guardò indignato. Tifa alzò lo sguardo e vide la sua candida giacca macchiata di caffé.
Difatti aveva un bicchiere di carta vuoto in mano, adesso.

"ehm..." Non seppe che dire. A Rufus non le veniva naturale chiedere scusa.

"Cosa puoi dire a tua discolpa..?" Sospirò pazientemente.

"Ehm...non potevo immaginare che girando l'angolo ci fossi tu."

"figurati. E' solo una giacca nuova di 450 guil. Che vuoi che sia." disse con sarcasmo e un po’ di amaro in bocca, ma non con cattiveria.

"Va beh, però anche tu a camminare con la tazzina in mano. Così sei un bersaglio facile!"

"Bersaglio..? Il distributore è qui dietro."

"Ah...eh, ehm-ehm io vado la, ciao."

Tifa girò i tacchi.

"perchè adesso torni indietro? L'ascensore è qui."

Lei gli si rivolse.

"preferisco le scale."

"Sei venuta verso l'ascensore solo per scontrarmi e farmi cadere il caffé addosso?"

"Va bene! Che vuoi?? E prendiamo questo ascensore!"

Velocemente premette il pulsante dell'ascensore e si sentì nervosa. In verità si era accorta di essere stata impulsiva e che Rufus in realtà aveva colto nel segno, ma lei era fatta così.
Non voleva salire con lui l’ascensore.
Le porte si aprirono e Tifa salì immediatamente senza guardarlo in viso. Rufus sembrò divertito della cosa.
Precedendola , pigiò il tasto che li avrebbe condotti al decimo piano.

"eh? Ma io devo andare al terzo piano."

"Mi hai guardato in faccia, finalmente."

Tifa si sentì nuovamente irritata e portò gli occhi verso un'altra direzione.

"..." ci fu un attimo di silenzio, poi Rufus riprese a parlare. "A dire la verità ti stavo cercando."

Si sorprese di quelle parole.

"Verrai con me nel mio ufficio, giacché devo anche cambiarmi."

Si limitò ad ascoltarlo senza proferir parola, anche se per un attimo si fece prendere dal panico. Si sentiva davvero poco rispettata, lì.

[...]

Rufus Shinra sfilò la giacca rimanendo con la camicia ed il gilet. L'ufficio era buio e Tifa lo guardò seriamente sperando di potersene andare il prima possibile.
Il ragazzo prese posto dietro la sua scrivania con fare autoritario e fece un gesto con la mano invitandola a sedersi. Lei lo ignorò e Rufus rise di nuovo.

"Qui mi credete tutti una cretina, non è vero?" disse con un tono nervoso, ma fermo.

Rufus smise, ma rimase con la sua espressione beffarda.

"Ho qui una cosa che ti piacerà." pigiò un tasto su quella specie di telefono che aveva già visto nell'ufficio di Scarlett. "...Tseng? Vieni nel mio ufficio un attimo." spense e ritornò a guardare Tifa.

Poggiò il mento sulle nocche delle dita quasi come ad aspettare la reazione della ragazza che, capendolo, distolse ancora una volta lo sguardo.

Le dava così fastidio, non riusciva nemmeno a spiegarsi perchè, ma sentiva che stava per scoppiare.
Rufus si alzò e le fu presto vicino.

"mi guardi sempre così sprezzante..." le prese il mento tra due dita e la rivolse verso il suo viso. "...eppure ti sto trattando fin troppo bene, non ti sembra?"

Sebbene il suo tono fosse basso e caldo, i suoi occhi dicevano tutt'altro e trasmettevano prepotenza e freddezza.

"Mi ha chiamato, presidente?" Tseng era appena entrato.

Rufus la lasciò facendo un gesto lento destando ancora più rabbia dentro Tifa. Quei gesti così delicati fatti da una persona che non lo era la infastidivano terribilmente.

Tseng era un uomo giovane, dall'aria molto seria e disciplinata. Molto alto. Portava ancora i suoi soliti capelli lunghi. Indossava un abito da lavoro scuro che sembrava essergli stato cucito su misura.
Rimase in silenzio aspettando che il presidente gli si rivolgesse.

"Tifa, ti presento il tuo nuovo collega di lavoro. Penso che voi due vi conosciate già." diede loro le spalle e tornò alla sua scrivania.
Nello stesso tempo, Tifa e Tseng si guardarono sconcertati e fecero per obbiettare, ma fu Tseng il primo a parlare.

"Presidente!”

“Cosa c’è? Non sono stato chiaro?”

“No, no…al contrario. Solo che…”

Rufus lo interruppe.

“Tifa Lockheart lavorerà con te.” disse quasi a voler sottolineare la chiarezza e la semplicità della frase.

“non ho nulla in contrario, ma non le sembra inappropriato?" si rivolse alla ragazza. "Non è per te." ritornò a Rufus che lo azzittì subito.

"Organizzale tu il lavoro. Sei tu il suo responsabile e devi rispondere di lei da adesso in poi. Adesso andatevene, ho da fare."

Prese una penna stilografica e cominciò a scrivere qualcosa. Tseng fece per parlare nuovamente, ma si bloccò. Si rivolse a Tifa e le fece segno di uscire.


[...]


"Ora non ne posso più! Possibile che sia sempre così?? Non da mai spiegazioni esaurienti e per di più ha quel modo di fare così..!"

Tifa stava perdendo le staffe. Sentiva che il primo ad odiare alla Shin-Ra era proprio LUI.
Tseng la raggiunse.

"Scusami. Io adesso...non saprei proprio che carica assegnarti. Ecco..."

Tifa avvertì che stava cercando solo le parole giuste per non farla mortificarla.

"Non ti preoccupare. Tanto qui tutti già si sono presi la libertà di parlarmi come vogliono. Che vuoi?" Gli parlò con schiettezza e con una punta di arroganza.

"Dammi ventiquattro ore. Modificherò la mia agenda in modo che possa organizzarmi. Sono stato preso anch'io alla sprovvista e non ho mai avuto un'assistente. Quindi...dammi solo oggi, va bene?" sembrò molto dolce.

Tifa strinse le spalle e poi se ne andò.

"Altro che scopa! Qui sono più uno straccio vecchio! Mi buttano dove capita!!"

Lasciò perdere l'ascensore ed imboccò le scale. Aveva bisogno di scaricare la tensione che aveva accumulato.
Non pensava a qualcosa in particolare, ma non riusciva a ritornare lucida e di buon umore.
Strada facendo, notò che si era già fatto pomeriggio inoltrato. Si sorprese di come passasse in fretta il tempo lì alla Shin-Ra.
In lontananza vide una stravagante capigliatura rossa.

"...ciao!" disse lei cercando di sorridere.

Reno si girò e fu felice di vederla.

"Ehi, che fai gli straordinari?"

Tifa rise leggermente stando al gioco. "...e di cosa?"

Reno salì le scale per esserle di fronte.

"Stai venendo dai piani alti. Che ci facevi lì? Ti fai conoscere in fretta."

"Dai che non è divertente. Mi ha fatto salire lo Shinra perchè gli ho buttato il caffé addosso."

"Ahia..!" disse scherzando. Tifa ammiccò, ma ad un certo punto sospirò e decise di confidarsi.

"Non so se sono io, ma non ce la faccio più. Questo lavoro mi sta solo facendo sbattere da una parte all'altra. Adesso mi hanno rifilato a Tseng come una sorta di punizione..."

Mentre Tifa si mostrava canzonatoria, Reno di colpo aveva assunto un'espressione seria.

"...Tseng? Ma dici sul serio?"

"sì. Proprio lui." disse distrattamente.

"Altro che punizione. Ti hanno fatto una GROSSA promozione! Tseng è l'assistente di Rufus. Potremmo dire senza problemi che è il vice-presidente."

Sentì di non aver capito bene, o per lo meno di aver capito, ma non aver afferrato completamente.

"Vice-presidente..?"

"Insomma, sei anche un mio superiore, adesso!" le disse quasi come si racconta una barzelletta. Tifa però non rise e rimase immobile sempre più perplessa.

"Ma lui era nervoso...e sembrava volermi solo irritare. Infatti io mi sono anche arrabbiata. Sono andata via incazzata..." pensò un attimo. "…Promozione? Quindi dovrei anche ringraziarlo..?"

"Eh, direi di sì."

Il tono di Reno era scherzoso, ma ora aveva dei toni strani, amari. Aveva ragione, lei cosa aveva fatto per guadagnarsi quella promozione? Non era nemmeno una dipendente.
Si sentì dunque in dovere di dire qualcosa per alleggerire la situazione.

"Beh...mi accompagni al terzo piano? Devo recuperare le mie cose nell'ufficio."

Reno annuì e scese le scale con lei.


[...]


Peee…pe…

“Ehi, bonaaaa…!!”

“Ma vaffanculo!”

Un clacson suonò nella già sovraffollata strada di Edge city. Era buio ed i lampioni dai toni giallastri erano l’unica fonte di luce. Molta gente si trovava in giro a quell’ora, sia ragazzini vogliosi di divertimento, che adulti, famiglie o coppiette appartate.
Tifa si trovava sul ciglio di una strada, poggiata su un muretto di cemento mentre beveva una piccola birra. Non si poteva godere una fresca serata in santa pace che subito qualche cafone le urlava dietro ‘bella’, ‘bona’, ‘vieni a farti un giretto’...
Era seccante, ma non più di tanto. Fin da ragazzina aveva frequentato ambienti poco adatti ad una giovane e di queste scenette ne aveva viste a bizzeffe. Lei stessa lavorava in un bar spesso malfrequentato. Oramai ci aveva fatto il callo.
La vera cosa che la infastidiva era l’essere giudicata solo per il suo aspetto. Ammetteva lei stessa di essere una donna dal fisico molto curvilineo e quindi desiderabile, ma lei lo aveva sempre esibito con disinvoltura. Anzi, ringraziava il cielo di avere questo carattere perché vedeva moltissime sue coetanee non mettere mai minigonne o vestiti carini per paura di quelle stesse stupide persone che poco prima l’avevano bussata.
Portò sulle labbra la bottiglia verde rimanendo sulle sue.
In realtà aveva altro per la testa…

Peeeeeeeeee……!

“Ora basta! Oggi qualcuno vuole essere pestato, eh?” Alzò gli occhi con furia e quando vide una grande moto nera e un Cloud perplesso, si bloccò. “…Cloud..?”


Perché faccio sempre le mie belle figure davanti a ‘lui’?? Logico che mi crederà sempre un maschiaccio!


“La solita cafona, eh? Io ti saluto e tu cerchi di prendermi a pugni?”


Pew…lo sapevo.


Si portò i capelli all’indietro.

“li vuoi spegnere questi fari che mi vanno dritto negli occhi?”

Cloud spense i fari della moto e la parcheggiò con non chalance sul marciapiede poi fu subito di fronte a lei.

“Da qua.” Disse.

Si prese la birra che Tifa aveva in mano e cominciò a berla. Tifa si poggiò sulle ginocchia.

“E io sono la cafona, vero? In ogni caso…cosa ci fai da queste parti? Prima ti ho chiamato, ma non hai risposto.”

“Ero fuori.”

Tifa pensò che fosse per il lavoro, ma si stufò di chiederglielo.
Si poggiarono sul muretto e rimasero in silenzio.

Una normale coppia di amici avrebbe provato imbarazzo in una situazione del genere, ma per loro non era così.
Al contrario, Cloud e Tifa passavano molte serate in silenzio e nonostante l’apparenza, lo trovavano persino piacevole. Si conoscevano da anni, non avevano nemmeno bisogno di parlare.
Tifa guardava il panorama denso di minuscoli e numerosi puntini luminosi e colorati.
Si girò verso Cloud e notò che lui stava facendo lo stesso.
Poggiò la testa sulla spalla del ragazzo chiudendo gli occhi per pochi attimi.
Si dispiacque che, come sempre, l’atteggiamento di Cloud nei suoi riguardi era sempre così…passivo. Non si lasciava mai andare.
 
Poco importava, voleva dire che si sarebbe goduta lei quel momento. Era così bello sentirsi così vicini a Cloud, avvertiva un totale senso di protezione. Avrebbe potuto addormentarsi lì, in quel momento.
Forse era anche per questo che Tifa portava abitualmente la minigonna. Le sue coetanee non avevano un Cloud protettivo come il suo.
Perché Cloud era protettivo con lei, anche se non lo ammetteva.

“Sai, alla Shin-Ra ora lavorerò per Tseng.”

“Alla Shin-Ra..?”

“Va beh, dai…il ‘centro di riabilitazione e qualcosa ’.”

Cloud rimase in silenzio.

“Dovrai svegliarti presto domani. Ti accompagno a casa.”

Tifa lo guardò quasi delusa. La cosa che le dispiacque di più fu che aveva dovuto abbandonare la sua posizione visto che lui si era alzato.
Sospirò e andò verso Cloud che intanto aveva già acceso la moto.


[…]


Non ci poteva credere, finalmente il suo primo VERO giorno di lavoro.

Erano le tre del pomeriggio e Tifa si stava preparando già da un quarto d’ora. Ci teneva a dare una buona impressione, almeno per la puntualità.

Dopo una veloce doccia fredda, apri l’armadio e guardò soddisfatta l’abito che intanto aveva comperato per l’occasione: una giacca grigia scuro, una gonna da lavoro dello stesso colore e una camicia bianca. Non era tipo da mettere abbigliamenti del genere, forse le era capitato di mettere una camicia solo una manciata di volte, non di più. Si guardò allo specchio e si sentì così diversa.


Uhm, così sono davvero poco ‘Tifa Lockheart’, però mi piace la linea che mi fa.


Si sentì soddisfatta della sua presenza. L’abito le aderiva bene addosso e le trasmetteva un che di ordinato, serio e professionale. Il suo lato più innocente la portò a pensare che in quel momento sembrava proprio una donna pronta per il lavoro.
Prese dalla scrivania una cartellina piena di fogli.

Questi li porto con me…ora ho davvero la possibilità di darli a quello lì.

Si chinò verso la specchiera per dare un ultimo ritocco al trucco. A differenza delle sue due amiche Yuffie ed Aerith, Tifa non perdeva mai molto tempo per truccarsi. Forse perché aveva già di suo delle ciglia lunghe e scurissime e delle labbra colorite, quindi quando doveva ritoccarsi si limitava solo a accentuare questi suoi punti forti.

Prese dall’armadio una borsa abbastanza capiente e se la mise a tracolla.
Infilò le scarpe col tacco e uscì per raggiungere la fermata dell’autobus.

[…]

Nel giro di una mezz’oretta fu lì, davanti all’edificio.
Prima di solcare la porta, le tornarono in mente tutte le cattiverie che aveva subito fino a quel momento e una parte di lei si chiedeva se sarebbe cambiato qualcosa visto che ora avrebbe lavorato ai piani superiori.
Decise di non pensarci.
Quel che sarà, sarà. Avrebbe lavorato sodo e avrebbe dato una Edge migliore a quei bambini.

Era dentro l’ascensore.
A causa della presenza di Rufus, non aveva mai fatto caso che l’ascensore avesse una facciata di vetro che permetteva di ammirare il panorama esterno. Era una vista niente male davvero. Dieci piani di altezza non erano pochi e si vedeva bene quasi tutto il quartiere.

Faceva impressione pensare che in passato la Shin-Ra ne avesse più di sessanta.

L’ascensore suonò, era arrivata a destinazione. Peccato.
Avanzò per il corridoio e poté ammirare con tranquillità il famoso piano dei “pezzi-grossi”.
Avevano ragione a chiamarlo così. Emanava un calore particolare. Curato nei suoi particolari e ben illuminato, Tifa non se ne intendeva, ma persino le porte avevano tutta l’aria di essere molto pregiate. Lungo il pianerottolo c’erano anche dei rigidi divanetti in pelle molto confortevoli. Sicuramente erano stati messi per le attese.

Si girò intorno per orientarsi e vide Tseng in un ufficio aperto, seduto dietro una scrivania.

Gli si avvicinò abbozzando un sorriso più di cortesia che di piacere.

“Tifa. Sei arrivata presto.” Si alzò anche lui e le si rivolse con fare accomodante. “Questo è il mio ufficio, starai qui con me. Ti stavo giusto istallando alcuni programmi sul computer per permetterti di lavorare. Prego, siediti.”

Le mostrò una scrivania posta ad L accanto alla sua. Tifa si sedette.

“Allora, ti faccio un veloce panorama. Dunque: Questo è un armadietto che ho fatto portare a posta per te. Potrai riporci tutto ciò che ritieni opportuno. È un tuo spazio personale.”

“Okay.”

“Qui invece c’è un archivio dove dovrai mettere tutti i lavori e le relazioni terminate in modo da averle sempre a portata di mano nel caso il presidente o altri ne avessero bisogno.”

Tifa poggiò il gomito sulla scrivania e fece un cenno con la testa.

“Infine, questa porta collega direttamente all’ufficio del presidente in modo da essere sempre in veloce contatto con lui.”

“Che bellezza.” Pensò ad alta voce la ragazza.

“Beh… al momento non so che aggiungere. Nel caso hai bisogno di chiarimenti io sono qui.” fece una pausa. “Ti chiedo solo di segnarmi il tuo numero di telefono. So che gestisci anche un bar. Magari puoi darmi anche quello.”

“uhm…okay.” Prese il foglietto che intanto le aveva allungato Tseng e cominciò a scrivere. Lui estrasse qualcosa dal taschino interno della giacca.

“E questo invece è il mio recapito” Tifa prese il bigliettino. Era decorato in maniera semplice, ma con stile. “dietro ho segnato anche il mio numero di casa, ma preferirei tu lo usassi solo in caso di necessità.”

Tifa lo guardò con sufficienza e sebbene si rese conto che non fosse quello l’atteggiamento giusto, non riuscì proprio a comportarsi diversamente. Era lì solo per dare fastidio perché Tseng visibilmente non aveva bisogno di un’assistente.

“…quali sono le tue competenze per quanto riguarda l’informatica?” chiese lui con discrezione.

“Mah…” ripensò a Cid e le scappò da ridere. “…a dire il vero non ce l’ho nemmeno un computer. Qualche volta vado a casa di Aerith e andiamo su msn…”

Tseng fu titubante e rifletté un attimo. Era chiaro che non si aspettava una cosa del genere, ma in questo caso Tifa non se la prese perché lei stessa ammetteva la sua incompetenza in questo settore.

“Comunque apprendo in fretta! Sono molto veloce in queste cose.” Lo disse quasi per rassicurarlo.

“Bene. Allora ti illustro velocemente i programmi che useremo più frequentemente. Per il resto…” si alzò un attimo dalla poltrona in pelle nera. “tieni questo. È un manuale sulle  funzioni di questi programmi, molto pratico e sintetico. Non ti chiedo di leggerlo tutto, ma se in questi giorni ci dai uno sguardo…”

“Ho afferrato.”

Tseng la guardò, poi si avvicinò a lei e prese a spiegare. Mentre apriva i programmi e le relative finestre, Tifa si rese conto che erano davvero sofisticati e complicati rispetto a quelli comuni, ma doveva imparare velocemente. Era quello il primo passo da fare per farsi notare e far arrivare a Rufus quelle carte.

Ecco. Parli del diavolo…

Rufus aprì la porta del loro ufficio, indossava la giacca e aveva una borsa da lavoro in mano. Doveva essere appena tornato da qualche parte.

“Buonasera, Tseng. Tra un quarto d’ora devo andare in riunione e tu puoi…uh?” il biondo si incuriosì nel vedere la figura di Tifa. “…già qui, Lockheart?”

Tifa rimase seria e strinse gli occhi quasi con sfida.

“è arrivata di buon’ora, presidente. Le stavo appunto spiegando il lavoro.”

Rufus ignorò palesemente Tseng che stava evidentemente cercando di mettere una parola buona sulla ragazza.

“Togli quella faccia. Sembri una talpa, oppure è la tua espressione naturale?” si rivolse a Tifa divertito.

“TALPA?? Tu…!”

“Ho da fare. Ci vediamo più tardi.”

Rufus salutò stando molto attento ad irritarla con la sua espressione beffarda e chiuse la porta dell’ufficio.
Tifa tremò per qualche attimo. Si sentì esplodere.

Bastardo! Se continua così io lo picchio! È entrato solo per pochi secondi ed è stato capace di farmi innervosire così..?!

Era incredula del potere che aveva su di lei quel ragazzo.

“Non te la prendere. Stava scherzando.” Tseng stava cercando, intanto, di rompere il ghiaccio. “…ad ogni modo, ti è chiaro quello che ti ho spiegato?”

Tifa cambiò espressione radicalmente e si rivolse all’uomo.

“Sì, abbastanza. Forse ci devo solo fare pratica.”

“Perfetto. Allora puoi cominciare anche adesso se te la senti.” disse con un tono dolce e tranquillo. Tifa annuì e lasciò che Tseng le spiegasse cosa doveva fare.

Rimasero un po’ di tempo a lavorare insieme quando Tseng buttò l’occhio sull’orologio.

“Tifa, mi devo allontanare per un paio d’ore. Credi di riuscire a fare da sola? Non è difficile.”

“Certo, va pure.” ecco il primo sorriso di Tifa nell’azienda. Tseng la ricambiò. Prese la giacca scura e si inoltrò fuori dall’ufficio.

La bruna si stiracchiò e guardò il desktop.

“Bene, computer della Shin-Ra. Dimostriamo a questi qui chi è Tifa Lockheart!”  Mise le mani sul computer.







Si distrasse un attimo guardando fuori dalla finestra e notò che era già passata un’ora.

Però, me la sto cavando bene!  Pensò tra sé soddisfatta.

Buttò l’occhio verso i primi piani e più precisamente dove doveva essere il suo primo ufficio/sgabuzzino. Quando era lì, riusciva a vedere l’ufficio di Rufus, quindi era curiosa di vedere se per lui fosse lo stesso.
Dalla visuale di Tseng si intravedeva appena un angolo della scrivania e dedusse quindi, essendo la vetrata di Rufus parallela alla finestra di Tseng, che dal punto di vista del ragazzo il suo ufficio si vedesse benissimo. Per un attimo si sentì imbarazzata.

Osservò la porta che comunicava direttamente con l’ufficio di Rufus.
Era chiusa. Era da tutta la mattina che non lo aveva visto uscire. Come riusciva a mantenere un ritmo simile?
Poi non solo un giorno o due…ma settimane e settimane.
Spesso pensava che forse il lavoro fosse il suo unico impiego. Altrimenti come avrebbe potuto reggere?

BIP!

Tifa guardò il computer e notò che si era appena aperta una finestra di avviso.
Lesse velocemente.

“L’applicazione…bla, bla bla…termina programma. Okay.” Lesse ancora. “chiudere? Certo!”

Chiuse il banner e ritornò al suo lavoro. Poco dopo ricomparve di nuovo.

BIP!

“Ma cosa vuole? Ho detto che puoi chiudere!”

Chiuse di nuovo la finestra che si riapriva tempestivamente. Chiuse diverse volte e assieme al precedente avviso, se ne aggiunsero altri con contenuti diversi.
L’avviso continuava ad aprirsi insistentemente così Tifa cominciò a picchiare il computer.

BIP!

“Brutto figlio di…!”

“Che stai combinando? Eppure quel pc non è nemmeno tuo.”

Rufus era entrato sorseggiando un caffé.
Tifa lo guardò distrattamente, non aveva proprio voglia di parlare con lui.

“Ops!” Rufus, avendo il caffé in mano, si ritrasse proprio per prendere in giro la ragazza alludendo palesemente all’episodio del loro precedente incontro.

“Spiritoso…” Tifa non stette al gioco.

Invia..? Errore nel sistema? Ma che vuoi, stupido PC!

“Qualche problema? Vuoi che ti insegno a muovere il muose?” rise.

“NO, grazie!” disse a denti stretti. Nervosa un po’ per la sua presenza, un po’ per il computer.

“Va bene. Vado a salvare il progetto. Ci sto lavorando da tre giorni e finalmente l’ho finito…” sospirò stanco parlando fra sé.

Appena si girò Tifa cominciò a premere i tasti un po’ a caso e si ritrovò davanti una schermata piena di codici e cartelle.
Cercò di non lasciarsi prendere dal panico e soprattutto di non combinare casini. Comparve il solito banner.
Notò a sua grande gioia che, dopo averlo chiuso ripetutamente per l’ennesima volta, era comparsa una scritta in una finestra rossa con su scritto ‘esc’.

“Si! ‘Esc’, finalmente!”



Pigiò il tasto entusiasta e…il buio totale.



Il computer si era spento e con esso tutto l’impianto elettrico di quel piano. Sperava solo quel piano.
Si guardò attorno spaesata.

“Ma che ca…?”

“Ma che diavolo hai fatto??” Rufus era rientrato nell’ufficio e guardò Tifa accigliato e incredulo, senza pensare neanche per un secondo che si fosse rivolto alla persona sbagliata. Subito la ragazza corse ai ripari.

“Io non ho fatto niente! Ha fatto tutto lui!”

Rufus alzò leggermente i toni.

“Hai fatto andare in blackout l’azienda! Come diavolo hai fatto?!” disse a metà tra l’incredulità e la rabbia.

“Ti ho detto che non lo so!!” Tifa alzò i toni ancora più forte di lui.

Il presidente cominciò a parlare fra sé sbiancando.

 “…il mio lavoro…erano tre giorni, è stato un duro lavoro ma l’avevo finalmente finito. Stavo salvando…” girò velocemente il volto verso Tifa.
“ e tu…!”

“presidente! È scattata la luce di emergenza. Il signor Baldwin è arrivato e sembra nervoso…”

“LO SO.” Disse con molta fermezza. Tifa deglutì.

“Prendi quelle carte.” Le indicò dei fogli sulla sua scrivania. Tifa annuì capendo che non era il momento di fare storie.

Intanto Rufus prese a camminare e Tifa intuì che dovesse seguirlo.
Rufus aprì una doppia porta infondo al corridoio ed entrò. Tifa stava per fare lo stesso, ma lui la bloccò.

“Che fai? Da qua.”

Tifa rimase immobile mentre lui le sfilava i fogli da mano.

 Clank…

Chiuse la porta dietro di sé.

“Ma senti questo..!”

Che devo fare…dovrò aspettarlo? E per quanto tempo??

Le luci si accesero di colpo e Tifa provò sollievo nel costatare che il problema da lei causato era stato risolto. Si poggiò sul muro e attese pazientemente.

Certo, avrò anche sbagliato, ma non è giusto che sia sempre così fastidioso con me.

Guardò l’orologio e si ritrovò a pensare che oramai Tseng sarebbe dovuto tornare a minuti visto che erano sicuramente passate più di due ore da quando era uscito.
Si stava facendo buio e l’edificio ora sembrava bianco candido per via delle numerose luci artificiali presenti nel corridoio.

Rufus uscì dalla sala e salutò alcune persone dall’aria distinta. Fu felice di vederlo dopo appena venti minuti.

Lasciò che se ne andassero via per rivolgergli la parola. Sentì il dovere di dirgli qualcosa. Infondo gli aveva creato un problema con quel computer e non aveva voglia di dargli motivo di punzecchiarla.

“Ehm…comunque vedrò di stare più attenta.” Disse.

“Lo spero perché fino ad adesso mi stai creando solo disagi.”

Tifa lo guardò nervosa. Che ci perdeva a dirle qualcosa di un po’ più incoraggiante..?
Rufus guardò l’orario e scostò la frangia dal viso.

“Si è fatta ora. Puoi andare, ormai chiudiamo.”

Mise una borsa sulla spalla e se la sistemò. Tifa fece per tornare nell’ufficio e prendere i suoi effetti e andare via. Voleva solo riposarsi e concludere il prima possibile quel stancante primo giorno di lavoro.

“Ah, a proposito…”

Tifa si girò seccata. Che altro voleva?

“guarda che la tua gonna è troppo corta e poco seria per venire qui a lavorare.” disse indicando con gli occhi la gonna scura della ragazza.

Tifa sbarrò gli occhi indignata al sorriso malizioso del ragazzo.

“ANCHE QUESTA?? MALEDUCATO CHE NON SEI ALTRO!”

Rufus non ebbe il tempo di reagire che subito Tifa gli diede un pugno centrando il viso.

“OUCH!”

Il ragazzo portò subito la mano sul naso e questa si sporcò di sangue.

“Sangue..?! Tu…MI HAI SPACCATO IL NASO!”

Tifa rimase a bocca aperta.

“Ops…”


“Che stanchezza, presidente, la cercavo…” Tseng era appena tornato. Stanco, ma soddisfatto. “ho appena terminato con successo il servizio e…presidente?”

Guardò Rufus che non faceva altro che toccarsi il naso, scioccato.

“Ah! Il naso! Mi hai spaccato il naso! Il sangue!”

“Fermo! Aspetta! Sì, alza la testa! Io vado a prendere dei fazzolettini!” disse la ragazza presa dal panico.

Tseng assisté inerme all’infelice scena.

“Maledetta, Lockheart!”

“Ti ho detto tieni alzata quella testa!!!”



[…]


Ed ecco che Tifa perde le staffe e picchia Rufus! mettendomi nei suoi panni, non deve essere per niente facile avere a che fare con un tipo come lui. La esaspererà molto!
Ma è così che mi piacciono. Dopotutto vengono da due mondi diversi. è proprio questo il bello di loro.
Quanto adoro questo pairing. Tra due personaggi come loro può accadere di tutto e di più. Cose che non sono possibili con tutti i tipi di pairing.
Ho inserito una scena anche con Cloud. Mi piace molto immaginarli in situazioni simili e ci tengo che nella mia fic emerga un po' di CloTi. E' impensabile dopotutto una Tifa non interessata a lui.

Ho pensato di accompagnare la fanfiction con delle descrizioni sui personaggi e sulle situazioni.
Comincerò appunto con la protagonista: Tifa.


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Tifa Lockheart

 

Età: 20 (in Final Fantasy VII) 22 (in Final Fantasy Advent Children)

Altezza: 1.65

Capelli: castano scuro.

Occhi: color ambra

Data di nascita: 3 Maggio

Luogo di nascita: Nibelheim

Residente a…: Midgar/Edge

Tecnica di combattimento: arti marziali

 

 

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CHI E’: Tifa ha vissuto fino all’età di quindici anni a Nibelheim. Dopo essere rimasta orfana, perdendo l’amato padre per mano di Sephiroth (la madre la perse giusto l’anno prima) e dopo aver visto il suo paese completamente devastato, si recò a Midgar dove trovò lavoro nel settore VII come barista. Il suo Bar, il Seventh Heaven, era in realtà il covo degli AVALANCHE, oppositori della Shin-Ra, un’industria multinazionale di energia alternativa che trae profitto attraverso l’impiego del MAKO che altro non è che il Lifestream. L’energia del pianeta.

Dopo quello che le era accaduto a causa della Shin-Ra, dell’energia MAKO, di Sephiroth e dei SOLDIER, Tifa non ci pensò due volte prima di entrare nella banda.

La sua vita prese una nuova svolta quando tra le ferrovie della città incontra Cloud Strife, suo vecchio amico nativo anch’egli di Nibelheim e lo convincerà ad unirsi agli AVALANCHE. Tuttavia presto si renderà conto che in Cloud qualcosa non tornava. I suoi ricordi, i suoi atteggiamenti…

Per paura, per proteggerlo, preferirà assecondarlo e non dirgli nulla, ma si pentirà di questa scelta e farà di tutto per rimediare fino ad entrare nel suo inconscio per aiutarlo a guarire.

Sarà proprio in questo periodo che il loro rapporto sfocerà in qualcosa di speciale.

 

Nel film di Advent Children vedremo che Tifa aprirà nuovamente il Seventh Heaven, ma che si occuperà anche di un’agenzia di trasporti gestita da lei e Cloud, il Delivery Strife Service. Vive prendendosi pazientemente cura di Marlene (figlia di Barrett) e di Denzel, oltre che di Cloud con il quale sta costruendo un rapporto non poco contrastato.

 

CARATTERE: Tifa è una ragazza molto ottimista e dolce. Sempre pronta e proteggere ad aiutare gli altri fino all’ultimo. Spesso si lascia andare allo sconforto, ma le basta poco per ritrovare la carica giusta.

Avendole la vita posto molteplici difficoltà, ha dovuto imparare a cavarsela da sola così la dolcezza e la cortesia che la caratterizzano spesso e volentieri danno spazio alla sua determinazione e alla sua forza. Essendo una ragazza vissuta nei bassifondi, inoltre, è dotata di una lingua molto tagliente e di una schiettezza spesso inaspettata.

 

NOTE: Tifa ha un incredibile abilità nelle arti marziali. Era una delle migliori allieve del suo maestro Zangan di Nibelheim. E’ anche un’abile pianista. Lo dimostrano gli spartiti nella sua stanza ed il pianoforte (grazie al quale possiamo persino ottenere una limit).

 

 

NELLA MIA FANFICTION: Ci tengo a precisare che per me Tifa è quella presente in Final Fantasy VII. Dunque la sua personalità è stata tratta soprattutto dal questo titolo. Nel film di Advent Children viene mostrato solo una parte del suo carattere, quello decisamente più morbido e discreto, quando lei era sì una ragazza del genere, ma era anche una ragazza tenace che non ci pensa due volte ad attaccar briga con qualcuno o ad agire d’istinto (anche perché abituata ad avere a che fare con gente di ogni tipo, viveva pur sempre nei bassifondi). Ecco io ho voluto evidenziare questo lato di Tifa troppo spesso ignorato. Per di più nella mia storia lei ha a che fare con gli ex-membri Shin-Ra, dubito che Tifa ci penserebbe più di due volte prima di sferrare un pugno a qualcuno. Con quello che ha subito per causa della loro azienda…

 

 



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Un grazie caloroso a Taiga, Shuriken e Stuck che mi hanno recensita. Ho cercato di ingrandire la scrittura come mi avete chiesto^^ ma più di così mi sa che non posso, mi spiace!
Passo alle vostre recensioni!


Shuriken:
mi fa piacere che continuerai a seguirla! Nelle fanfiction cerco sempre di pesare bene le parole che uso, impegnadomi ad esprimere la mia l'idea quanto meglio riesco. Dunque sono contenta che tu abbia valutato anche questo aspetto! Grazie! Mi fa piacere che ti piaccia il mio stile.
 Io adoro il triangolo AerithxCloudxTifa! Era una situazione che mi premeva inserire. Inoltre non essendo proprio una grande ammiratice del pairing CloTi mi fa piacere sentirmi dire da te che ho reso bene la loro complessa situazione nonostante io non mi lo condivida in pieno. Per quanto riguarda "pigiare", ho corretto. Non mi sembra sia un termine dialettale, ma onde evitare ho preso di buon grado il tuo consiglio e ho rimediato!
Per quanto riguarda Tifa...come ho scritto, lei è molto dolce ed altruista, ma rimane pur sempre una ragazza che è abituata a vedersela da sola da quando aveva 15 anni. Inoltre ha sempre vissuto nei bassifondi, un ambiente non molto rassicurante. Per di più nella mia mia fanfiction lei ha a che fare con delle persone che le hanno distrutto la vita e hanno determinato quello che lei è adesso. Immagino che questo l'accenda molto. Ovviamente, come hai detto tu, a questo si aggiunge anche l'interpretazione personale. Ad esempio io ho tenuto molto presente Tifa di Final Fantasy VII  ritenendo la Tifa di AC molto "riduttiva" nel senso che viene mostrato di lei solo un lato del suo carattere, trascurando un pò quello dinamico ed istintivo che la caratterizzava nel gioco!

Taiga Aisaka: Come avrai notato ho risolto ingrandendo il carattere della fanfiction. Spero che così sia di tuo gradimento. I punti "hot" arriveranno...tranquilla! Una pairing così come non potrebbe averne..?
I primi capitoli sono sempre difficili da delineare. In questo caso già erano accadute troppe cose: Tifa che incontra Reno, decide di lavorare e dirigere dei  lavori in favore di Edge, scopre che nessuno avrebbe approvato nulla nell'azienda e che Rufus si beffeggia solo di lei, per di più ci sono anche piccoli riferimenti alla sua situazione sentimentale...
Un bel casino, insomma!! XD Quindi  ho ritenuto opportuno usarlo in pieno questo primo capitolo per spiegare da subito che tipo di situazione si ritroverà ad avere a che fare.  
Io cerco sempre di trasmettere l'espressività che vorrei che avesse una determinata battuta o pensiero, per questo utilizzo la punteggiatura. Un qualcosa che uso senza troppe remore soprattutto per quanto riguarda i personaggi più passionali come appunto Reno o Tifa quando si innervosisce. Rufus invece è molto serio seppur stronzo, quindi con lui cerco di essere più moderata. Se metto un punto esclamativo è perchè voglio che quella battuta sia letta in un certo modo, insomma^^
Sono contenta che tu mi abbia recensita! Non esistono né fanfiction, né fan su di loro, ci tengo quindi a far conoscere e apprezzare questo paring**

Stuck93: Beh, accade il tutto in maniera molto differente a parte qualche situazione analoga. Comunque mi fa piacere tu l'abbia apprezzata. Reno è un personaggio che ci tenevo a inquadrare. Voglio fare che con Tifa ha un rapporto un pò singolare. Molto alla mano. Così l'ho sempre immaginato. Una base di stima, ma comunque un po' opposti. Mi sono fatta questa idea per via del film advent children. Continuami a seguire sarò contenta di sapere la tua opinione!

Alla prossima!!

    



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Capitolo 3
*** capitolo.03 ***






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CAPITOLO 3.




“Buongiorno.”

“Oh, Buongiorno Tifa.”

Tifa poggiò la borsa su una sedia e prese posto davanti al computer. Tseng aspettò che lei si mettesse comoda prima di avvicinarsi ed allungarle delle carte.
Subito si misero a lavoro e nonostante la lentezza, il ritmo era costante e si procedeva bene.

“Tifa, ho avuto modo di vedere i tuoi progetti per la chiesa…”

Tifa si illuminò. Con tutto quello che le stava accadendo, lei stessa aveva finito col non pensarci più. Per questo si sentì colta alla sprovvista.

“Da-davvero?” disse con l’ingenuità di una bambina. Tseng sorrise intenerito.

“Certo, li ho trovati piuttosto interessanti nonché realizzati discretamente. Ottimo lavoro, devo dirlo.”

La bruna assunse un’espressione di gioia. Pensandoci, nessuno al momento le aveva detto una cosa simile.

“Beh, grazie.” Disse con imbarazzo. “Io ho solo cercato di rendere l’idea..!”

“Posso conservarne una copia? Mi piacerebbe riguardarli con calma.”

“Sicuro! Cioè…okay!”

Tseng annuì cortesemente. Tifa si ritrovò ad osservarlo. Era un uomo davvero gentile. Era cambiato dall’ultima volta che l’aveva visto, ma in verità le era sempre sembrato un tipo di buone maniere. Forse si erano solo conosciuti nelle circostanze sbagliate.
Dal quando era stata delegata a lui, Tseng si era sempre mostrato cordiale, discreto e rassicurante. Non poté che esserne felice.

“Dunque...” lui ragionò qualche attimo prima di continuare. “secondo me ci possiamo fare qualcosa. C’è solo un problema, ovvero che abbiamo molti cantieri aperti quindi non sarebbe saggio proporli al presidente proprio in questo periodo.” La guardò. “Tifa, quanto hai intenzione di rimanere qui nell'azienda?”

“Il tempo che serve. Io sono venuta qui per questi fogli e non me ne vado senza almeno la chiesa ristrutturata.” Disse con il sorriso sulle labbra.

Tseng si sentì fiducioso.

“Bene. Allora ne parlerò con Rufus nei prossimi giorni. Se il vento gira dalla tua parte e ci comportiamo bene...” Tifa capì che alludeva alla sera precedente. Toccò i capelli abbozzando un sorriso. “…quella data potrebbe anche diventare prossima.” Ammiccò.

Tifa fu raggiante e quel gesto la riempì di gioia. La mattinata non poteva cominciare meglio.



“Tifa, potresti portarmi queste carte giù in segreteria?”

Tifa annuì e prese le carte.



Evviva! Se Tseng ha messo l’argomento vuol dire che, dopotutto, la cosa si può fare! Non vedo l’ora di parlarne con Cloud e…già, Cloud. Non lo sento da molto.
Pensavo che mi sarebbe stato più vicino visto che lavoro qui. Chissà cosa sta facendo?



Mentre scendeva le scale il suo passo man mano si fece sempre più lento. La sua mente si perse in pensieri contorti. Le accadeva spesso quando pensava a lui.

Pensare a Cloud le portava incertezza e desiderio.
Avrebbe tanto voluto anche solo vederlo, in quel momento.

“Allora vi raggiungo verso le 14:00 come stabilito.”

Tifa si girò nell’udire quella voce che stava sentendo troppo spesso.
Rufus stava salendo le scale e presto i due furono l’uno di fronte all’altra.
La ragazza si guardò attorno cercando una ‘scappatoia’ ma ormai erano già troppo vicini. Era un po’ seccata e, se pensava al pugno che gli aveva dato, aveva un motivo in più per volerlo evitare.
Le scappò un sorriso quando notò che il ragazzo aveva un cerotto sul naso.

“Cosa ti ridi, Tifa?” chiese malignamente. Averlo preso in pieno viso doveva averlo indispettito parecchio.

“Oh, nulla.” Scese le scale più velocemente.

Rufus si girò.

“Ehi! Dove stai andando?”

Tifa alzò gli occhi verso di lui.

“Un servizio a Tseng.”

“Gli avevo chieste io quelle carte che hai in mano, quindi vieni con me.” Detto questo riprese a salire le scale.

Lei lo guardò preoccupata sperando che non si volesse vendicare.

“Tieni.” Le allungò diverse cartelline mentre Tifa stava ancora salendo quei pochi gradini che li distanziavano.

“Ah?…ouch!”

Come sono pesanti!

Sistemò meglio tutte quelle cartelle tra le braccia e lo guardò sprezzante.
Il ragazzo non fece nemmeno caso a lei e aprì il suo ufficio in fretta.
Solo in quel momento Tifa notò che aveva al guinzaglio un grande animale nero.

“Siediti.”

“Non c’è bisogno.” Disse lei poggiando i moduli sulla scrivania in granito.

“Non a te. Dicevo a Darkie.” liberò il segugio che andò a sistemarsi sulla sua poltroncina.

“Ah…” Tifa si sentì presa in giro, ma non disse altro. Guardò il Dark Nation perplessa. Non che non le piacessero, ma preferiva avere una certa distanza con loro. “Darkie sarebbe…lui?”

“Sì, perché?” disse con fare ovvio e si poggiò alla scrivania.

“Niente.” Ci fu una pausa. “Immaginavo un nome più importante per l'animale dell’ex- presidente della Shin-Ra!”

Rufus la guardò chiaramente irritato. Odiava essergli ricordato della Shin-Ra inc. e ancor più quando gli davano dell’ex-presidente.

“Ero un ragazzino quando me l’hanno regalato. Che nome potevo mai dargli?”

Tifa stava per rispondergli, ma si interruppe da sola e cercò di farsi congedare facendo per andare verso la soglia della porta.

“Ad ogni modo ho un lavoretto per te.”

“Lavoro? Tu?”

“Esatto, tesoro. Devi prepararmi un modulo per il settore B-7. Poi inoltrarlo ai rappresentanti della Weisoft e riportarmi i relativi dati utilizzando il 59-6 del…”

Notò che Tifa lo guardava sempre più perplessa, al che si fermò.

“Beh? Qualche problema?”

Tifa era risentita. Era chiaro che Rufus stesse utilizzando un linguaggio più tecnico apposta per farla sembrare una scema.

“D’accordo..!” disse lui canzonatorio. “Allora mettiti su quella scrivania e riprendi gli archivi risalenti a Marzo. Poi scrivi tutto secondo il codice…”

“Smettila! Lo sai bene che non sto capendo nulla!” disse esasperata.

“Devo smetterla? Eppure avevo sentito che ti lamentavi perché non facevi niente.”

Tifa dovette azzittirsi.

“E il modulo del reparto 8 stampo 33? I dati del cantiere 6? I progetti relativi le istanze della settimana scorsa..?” Era palese che si stesse solo divertendo. Che odioso…

“Tsk, sei proprio imbarazzante.” Disse infine con disprezzo. “Farei prima a firmare un assegno e dartelo. Così almeno te ne andresti.”

“Non mi servono i soldi, lo sai bene!” cercò di rimanere calma.

Il ragazzo sospirò, poi la guardò con i suoi occhi glaciali.

“Va bene, cercherò di venirti un po’ incontro. Tseng ti avrà sicuramente dato un fascicolo in una cartellina blu con su scritto ZT-0. Portamela.”

“La cartellina blu…ah! Sì, è vero. Tseng me l’aveva data assieme ad altre cartelline...” Si avvicinò alla libreria di Rufus. “Mi ha detto di conservarle e…”

Rufus la guardò mentre lei si accingeva a ricordare.

“…e…e non ci sono! Perché non ci sono? Oh, Dio!! Dove le ho messe?? Ricordo di averle messe lì dove non lo so per evitare di perderle e di dimenticare dove le ho messe…ma DOVE?!”

Rufus sospirò profondamente poggiando la testa fra le mani.

“Qui manchiamo di memoria…e va bene…” prese qualcosa dalla scrivania e si alzò dirigendosi verso Tifa che lo guardò indecisa.

“Vediamo: ho qui una pallina rossa. Guardala bene.”

Tifa lo guardò indignata, sbarrando gli occhi incredula.

“Vuoi prendermi in giro??”

“assolutamente. È un semplice esercizio. Vedi, io la metto nel taschino della giacca, qui. Stasera, prima che torni a casa, ti chiederò dove l’ho messa, d’accordo?”

Tifa era sull’orlo dell’esasperazione.

“Tu!!!! ti diverte così tanto farmi innervosire?!”

Rufus incrociò le braccia.

“Rilassati, cara. Sei troppo tesa.”

“Non dirmi di rilassarmi!! Sei vero un bastardo!” chiuse la porta con violenza lasciandolo con la sua espressione soddisfatta.


Lo ODIO! Come può essere così spregevole..??


Non era possibile! Aveva parlato con lui per massimo un quarto d’ora ed era stato capace di rovinarle una giornata cominciata col piede giusto!
Non aveva voglia di tornare subito da Tseng e magari ritrovarsi quel biondino davanti, perciò prese a camminare per il pianerottolo.
Oramai era una storia di sempre! Lo faceva apposta!
Se prima era solo una sensazione, ora era una certezza quella che lui si comportasse così solo con lei perché aveva avuto modo di notare che la sua condotta di solito era molto seria e scrupolosa. Insomma il contrario di come si comportava con lei.


…che infantile..! Anche io ci perderei poco a farlo sentire stupido e a mortificarlo! Tanto, sotto questo punto di vista c’è da dire molto di più su di lui che su di me. Giuro che un giorno lo faccio.


Una musichetta d'improvviso la distrasse.

“Uh..?”

Tifa avevrtì la vibrazione del cellulare che era nella tasca e lo prese.

“Affacciati.”

“Eh..? Cloud?”

Subito si affacciò alla prima finestra che vide e lui era lì, seduto sulla sua bella moto nera con il cellulare in mano.
Lo guardò incredula, come se avesse avuto un miraggio.
Sorrise e modulò la sua voce assumendo un atteggiamento ironico.

“Cloud Strife! Stai usando il cellulare!”

“Ho fatto la ricarica.”

“Uhm…e cosa ci fai tu qui?”

“ scendi che non voglio sprecare la scheda.”

Lui riattaccò e la ragazza rimase con il cellulare saldato all’orecchio per una manciata di secondi in più rispetto a quando lui aveva riagganciato.
Si affrettò a raggiungere l’ascensore e andò verso il suo Cloud.


Se Rufus era capace di farla innervosire in venti secondi, in altrettanto tempo Cloud era capace di farle toccare il cielo con un dito.


“Eccoti…ma guardati, sembri una donna di lavoro.” Levò via gli occhiali con fare da divo.

Tifa gli buttò le braccia al collo e lo strinse per qualche attimo prima di rispondergli. Voleva ricaricarsi e Cloud era il suo caricabatteria.

“…forse perché lo sono?”

Appena Tifa allentò la presa, Cloud scese dalla moto e ritornò a lei.

“Sei diversa. Ti hanno già resa una di loro?”

“Ma cosa dici?”

Cloud la guardò meglio.

“Hai la gonna più lunga, che è successo?”

Lei si guardò le gambe coperte un po’ più su del ginocchio da una gonna nera.

“Ah! Quindi tutti vi eravate abituati alle mie minigonne!”

Il ragazzo dalla spike-head la guardò perplesso non capendo cosa Tifa stesse sott’intendendo.
In tutta risposta indossò di nuovo gli occhiali scuri alzando la testa.

“Ti va qualcosa da bere?”

“Ehi! Mi stai ignorando! Ho capito, andiamo..!” gli fu affianco e presero a camminare.
C’era un bel sole quel giorno, del resto erano le tre del pomeriggio, dunque faceva molto caldo a quell'ora. Le avrebbe fatto piacere potersi fare un giro, peccato che quella fosse una giornata lavorativa per lei.

Dopo qualche attimo di silenzio, Cloud le si rivolse.

“Novità?”

La ragazza rifletté un attimo.

“è ancora presto per dirlo…”

“Sai, Edge sta passando un periodo particolare, sarà per questo che le cose non filano lisce…”

Lo guardò.

“è vero." disse lei. "Molti non vogliono che gli errori commessi in passato si ripetano ancora.” Cominciò a parlare a ruota libera, Cloud rimase in silenzio ad ascoltarla. “Edge, se tutto va bene, dovrebbe divenire una sorta di Midgar, non a caso viene definita la Neo-Midgar city. Però…sarà davvero giusto trasformarla nella grande città che non dorme mai di un tempo?”

Si guardò attorno.

“Oramai sono passati più di tre anni ed Edge ha fatto grandi prigressi essendo una cittadina creata esclusivamente per i superstiti della meteora…dimenticare e andare avanti o prendere come spunto la disgrazia per rigare verso un’altra direzione?”

“In che senso?” Cloud la interruppe.

“Beh…te la spiego in breve.” Gesticolò con le mani. “Da un lato abbiamo persone come Rufus Shinra, impresari e affaristi che vogliono che Midgar ritorni allo splendore di un tempo. Difatti si parla anche di ‘recupero di Midgar’…” si fermò un attimo. “…però dall’altra parte c’è chi ha fatto caso che a riemergere da tutto questo è solo chi ha causato il problema. I vecchi padroni di Midgar stanno cercando di riaffermarsi e questo potrebbe portare altre disgrazie dovute a condotte irresponsabili. Quindi una parte della città vuole che Edge sia una città nata dalle ceneri di Midgar, ma basta…magari anche incentrata su attività più semplici. Non che diventi di nuovo quella grande potenza mondiale…”

Guardò Cloud.

“Non so…mi sono spiegata?”

“Non avevo fatto caso a tutto questo.”

Tifa ridacchiò.

“Ah, ah..! sarà perché sei sempre fuori per lavoro.” Alzò gli occhi. “No…più che altro è Barrett che mi tiene sempre aggiornata! Io credo che Midgar debba risorgere però…se questo significa ripetere tutto d'accapo…”

“Dubito che tutto torni come prima. Midgar non può risorgere in così poco tempo. È vero che questa città in poco tempo è già degna di nota, però da qui a considerarla una neo-Midgar è troppo.”

“Sì, hai ragione. Però…a me così piace!”

Per un attimo la ragazza si fece seria.

“L’unico problema è che per i motivi che ti ho detto sono nate parecchie bande che irrompono sui lavori cominciati da questa azienda…così creano solo disagi..!”

“Stai difendendo gli ex membri della Shin-Ra? Guarda che lavorano tutti qui ancora sotto i comandi di Rufus.”

La bruna si spiegò.

“No, no! Non li difendo! Solo che è stupido interrompere i lavori solo perché sono loro. Così nemmeno le cose più banali come un centro per l’infanzia o un parco…” si fermò. “Non so spiegarmi. Anche io credo che la loro sia più una presa di potere, però infondo stanno facendo cose giuste. Finché faranno solo questo perché non dare loro merito di tutto quello che abbiamo adesso intorno?”

“Forse…” Cloud non si sbilanciò anche se a Tifa avrebbe fatto piacere sapere cosa ne pensasse a riguardo.
Era stupido ma, quando parlava a Cloud di argomentazioni tanto importanti, sperava sempre che lui la pensasse come lei. Non c’era un motivo particolare, ma la cosa la faceva sentire bene dunque non conoscere la sua opinione la faceva stare in uno stato di incertezza.
Non ci pensò molto. Doveva smettere di vivere in simbiosi con lui.

“Cloud, io devo andare. Penso mi aspettino.”

Lui la guardò attraverso le lenti scure.

“Ok. Ci sentiamo.”

“Che fai ora? Esci con Aerith?” le parole le uscirono senza che neanche lo volesse.

“Non credo, ultimamente la sento poco.”

Tifa si sorprese. Non che fosse felice però preferiva pensare Cloud in compagnia di un altro che con Aerith…

“D’accordo, allora ci sentiamo.”

Entrambi si girarono e presero strade diverse.
Che strano, quando stava con lui sentiva che tutto era possibile e poi…si lasciavano così, con un ‘ciao’ stentato.
Alzò gli occhi al cielo. Non sapeva per quanto sarebbe riuscita ad aspettarlo, prima o poi avrebbe perso il controllo di sé, ne era certa.

Cloud…le piaceva davvero moltissimo.


[…]


Solcò la soglia dell’ingresso e di colpo sentì girare la testa.

“Uhm, forse è meglio che mi prenda un bel caffé…”

Si diresse verso la macchinetta più vicina e stesso lei si sorprese di quanto si fosse ambientata in quel mondo di corridoi e ascensori che fino alla settimana prima la disorientavano completamente.

Arrivata vicino al distributore, l’uomo e le due donne prima di lei la guardarono maliziosamente azzittendosi di colpo. Tifa salutò con un cenno cordiale per spezzare il ghiaccio.
Le fecero segno di passare e lei velocemente mise i guil nella fessura e pigiò i tasti per un bel caffé espresso.

“Davvero giovane la nuova assistente del presidente, vero?”

“Uhm?” Tifa si girò verso di loro.

“Lo notavo anche io. Per essere così giovane si sarà distinta per ‘competenza’ dato che il capo l’ha assunta senza sbatter ciglio..!”

Si guardarono ammiccando e ridendo fra loro. La ragazza che quasi stava per interloquire con loro, si bloccò restando incerta per via delle loro espressioni sarcastiche.

“Se fossi stata più ‘furba’ anche io, a mio tempo, avrei pensato ad un bel colloquio di ‘lavoro’!”

“…che, infatti, ha fatto come tutti i presenti! Se non dovete prendere il caffé, almeno non sostate qui a far perder tempo agli altri!”

La voce di Reno risuonò alle spalle di Tifa.
Il suo era stato un tono duro e schietto che aveva messo a tacere quei dipendenti, i quali si liquidarono velocemente.
Reno la guardò serio.

“Non devi farti trattare così. Tu sei un loro superiore.”

Tifa portò le mani sui fianchi.

“Ciao, Reno! Bella entrata in scena. Devo dirlo!”

Reno si atteggiò per un attimo, poi si chinò per prendere un caffé macchiato con un abbondante razione di zucchero.

“Che ci fai qui al primo piano? Le macchinette di sopra funzionano meglio di queste. A volte ti rilasciano anche il cioccolatino.”

“Ma smettila! Non sono mica venuta qui apposta, volevo un caffé e basta.” Buttò il bicchierino di plastica.

Tifa aveva cominciato a credere che il rosso se la fosse un po’ presa per la sua improvvisa promozione. Infatti negli ultimi giorni non l’aveva incontrato per niente. Fu felice, per questo, di vederlo e costatare che era il solito Reno vivace e sicuro di sé.

“…e la tua storica spalla Rude?” disse.

“Oh, lui. Sta scrivendo dei rapporti su dei sopralluoghi con Elena. Io me la sono filata via.” Disse distrattamente con fare ovvio.

“Se fossi loro ti odierei!” rispose Tifa scherzosamente.

“Ed infatti siamo incazzati con te!” Elena comparve dietro di loro e si rivolse a Reno mollandogli una cartella. “Almeno valla a consegnare tu! Incapace buono a nulla!” detto questo se ne andò, però nonostante le parole, non sembrava aver parlato con cattiveria.

“Ma che carina..! Mi fa sempre la paternale, eppure è anche più piccolina di me!” disse giocherellando con la bacchetta del caffé che aveva in bocca.

Tifa sorrise. Il loro era un bel terzetto.

“Io ho un po’ di tempo libero." disse Reno. "Se ti va possiamo…” le indicò con gli occhi l’uscita.

“Non so. In genere Tseng mi assegna il lavoro di giorno in giorno quindi non so se ha delle cose da farmi fare, però…ma sì! Almeno ti accompagno a portare quelle scartoffie!”

“Cosa..? Ah, queste. Me le ero già dimenticate.” Prese dalla tasca un pacchetto di sigarette e se ne infilò una in bocca.

Improvvisamente il cellulare della ragazza squillò.

“Uh? Scusami un attimo…sì?”

“Tifa! È successa una cosa qui alla chiesa! Nobou si è fatto male.”

“…cosa?? Aspetta, vengo subito!”

Appena spento il cellulare rimase un attimo immobile. Reno si chinò verso di lei incuriosito.

“è successo qualcosa?”

“Devo correre alla chiesa!!”



[…]



Tifa corse verso l’atrio, la zona nella quale in genere si appartavano i ragazzini.
Era preoccupata e sperava davvero che non fosse accaduto nulla di grave. Si pentì di non essere passata di lì in quei ultimi giorni, di solito riusciva sempre farci un salto almeno per dare un'occhiata, solo che si era così stancata e stressata che non ci aveva per niente pensato…

“Eccovi!”

“Tifa! Non c’era bisogno che venivi!” aveva risposto proprio il ragazzo che si era fatto male ed infatti era sdraiato sul pavimento.
La ragazza si chinò vicino a lui per accertarsi delle sue condizioni.

“Ha detto che gli fa un po’ male la gamba, forse se l’è rotta…” intervenne una delle bimbe.

“Spero proprio di no, comunque chiamate un’ambulanza è meglio.”

“Subito!” disse uno un po’ più grande degli altri.

Tifa si alzò e rimase esitante per un attimo. Si era resa conto che la situazione non era preoccupante, quindi si era tranquillizzata. In ogni caso li guardò con rimprovero e quando Tifa si preparava per un rimprovero si capiva.

“Cosa diavolo stavate facendo? Eppure ve l’ho detto che non dovete venire qui da soli!E se si faceva male?? Che facevamo?” portò le mani sui fianchi e attese. Non voleva essere dura, ma dovevano comprendere la gravità della situazione per il loro futuro.

I bambini rimasero zitti e cominciarono a guardarsi fra di loro.
Alla fine uno di loro ebbe l'approvo degli altri e si fece avanti.

"Volevamo provare dipingere i muri...doveva essere una sorpresa. Abbiamo visto che ci tenevi tanto a fare questo posto più bello e così ti volevamo aiutare..."

La ragazza si pietrificò.
Come aveva potuto non pensare ad un'eventualità del genere? Era logico che i bambini avrebbero avuto una reazione alla sua iniziativa di lavorare al centro di recupero di Midgar.
Si sentì di essere stata così cieca...avrebbe dovuto immaginare che si sarebbero sentiti in dovere di aiutarla e invece...aveva pensato troppo ai proggetti e alla Shin-Ra e non a coloro a cui andava a beneficio.
Logicamente per loro la chiesa era bella così com'era, non si rendevano certo conto dell'inagibilità del posto. A loro era sufficiente aver un luogo a loro completa disposizione dove poter stare insieme e giocare. Se l'avevano fatto, dunque, era unicamente per lei.
Si intenerì di colpo, ma volle rimanere seria. Quel gesto poteva trasformarsi in una terribile esperienza, cose di cui Tifa non voleva più sentir parlare.
Si chinò verso di loro.

"Io...non so che dire, era un gesto molto bello da parte vostra però così mi mettete in ansia. Vi rendete conto che poteva mettersi male? Se cadeva su qualcosa di appuntito? Non fate mai più una cosa del genere! A me basta il vostro sostegno!" Ammiccò e accarezzò dolcemente la testa di uno di loro. "...se volete farmi felice, fate sempre tutti i compiti, tornate a casa presto, mangiate e non litigate fra di voi, va bene?"

"SIII!!!" le risposero in coro con gioia. Tifa doveva essere molto amata.

Si allontanò e vide Reno in un angolo intento ad osservare la scena. Gli si avvicinò.

"Scusami. Ti ho fatto perdere tempo."

Reno levò dalla bocca l'ennesima sigaretta.

"Al contrario, ho assistito ad una scenetta davvero carina! Direi anche educativa."

Tifa abbassò gli occhi.

"Stupido! Io mi sono solo preoccupata." si sentì calda in viso.

"Guarda che è una cosa bella. Credo che tu per loro sia molto importante." Li guardò poi ritornò a Tifa. "...non ti avevo mai vista così."

"Così come?" chiese con curiosità.

"Beh, non so spiegarmi...così! Di solito sei sempre seria e dinamica." la guardò con dolcezza. Tifa non aveva mai visto Reno con un'espressione simile.

"Non so che dire...grazie? Il fatto è che ci tengo molto a loro e poi...non sono sempre la stessa, diciamo che dipende da come la gente mi prende!" disse col sorriso.

"Sì, lo so...siamo un pò tutti così, infondo." disse spegnendo la sigaretta sul muro di pietra.

I due uscirono dalla chiesa dopo che l'ambulanza se ne fu andata via e si ritrovarono a ciondolare per il quartiere.

"Sai..." Tifa cercò l'attenzione del ragazzo che non tardò a venire. "...non ti ho ancora chiesto scusa per quella volta. Sono stata aggressiva con te."

Reno ridacchiò. "Quale volta in particolare?"

"Smettila! Io sto cercando di essere seria! Ecco...mi capita spesso di essere un pò brusca però non sempre lo faccio consapevolmente. Spesso mi viene e basta. Sai...per me non è facile avere a che fare con voi..."

"Tutto okay. Poi..." rifletté un attimo, probabilmente per valutare se continuare la frase o no. "...a me piace questo tuo carattere. Io ti trovo molto vera."

Tifa si sentì un pò a disagio, ma non era una sensazione spiacevole...forse era emozione? Non era molto abituata a parlare di sé.
Stava per dirgli qualcosa quando, guardando distrattamente le mani, vide l'orologio e notò l'orario.

"Caspita! Gia le 18:30? Com'è possibile?"

"Gulp! Elena starà nera e io non ho nemmeno consegnato queste cartacce!"

I due si guardarono e cominciarono a correre nella speranza di incappare in un autobus per la strada!



[...]



Tifa sistemò le ultime carte nell'armadietto di Tseng. Lui doveva essere andato via da un bel pezzo.
Era quasi buio e gli ultimi raggi del sole si infiltravano tra le lamelle delle finestre manifestandosi come strisce luminose.
Chiuse a chiave i cassetti e tirò un sospiro.
Usci dalla stanza stando attenta a non incrociare nessuno anche se il pianerottolo era praticamente vuoto. Faceva un pò impressione tutto quel silenzio.

"Accidenti! Mi sono dimenticata di quei documenti!"

In fretta risalì i pochi gradini che aveva percorso e andò a recuperare i documenti in questione.
Si guardò intorno e aprì delicatamente la porta dell'ufficio di Rufus che a sua grande sorpresa trovò aperta.
Rufus non c'era e nella stanza regnava la solita penombra che era abituata a vedere in quella stanza. Si avvicinò agli archivi e cercò di sistemare tutto nonostante i buio.
Ad un tratto le scappò di mano una cartellina che si aprì mostrando tutto il suo contenuto.

"Pure questa..? Che palle!" si chinò per sistemare.

Sospirò pazientemente e rialzandosi notò un fascicolo sulla scrivania coperto da carte di vario genere. Istintivamente lo prese fra le mani e ci diede un'occhiata.
Un simbolo rosso aveva attirato la sua attenzione.

"Questo logo..non è quello..?" Si ghiacciò quando lesse la parola 'Shin-Ra'.

CLANK

"!" Di colpo nascose il fascicolo sotto le prime scartoffie che trovò sulla scrivania.

Alla vista di Tifa, Rufus parve esitante.

"Cosa ci fai nel mio ufficio?"

Tifa tentennò un attimo ed ebbe il terribile presentimento di non parlare con convinzione.

"Nulla! Stavo...posando delle carte per Tseng. Me ne ero dimenticata e...vado."

Sconvolta, si affrettò nell'uscire.
Rufus la guardò con freddezza e istintivamente trasformò il suo dubbio in certezza.


SBAM!!!!


"Ma cosa..?"

Rufus aveva di colpo chiuso la porta appena aperta da lei. Tifa sbandò e andò subito sulla difensiva.

"Che diavolo vuoi, Shinra? Apri la porta." rispose prontamente, quasi urlando.

L'atmosfera era inquietante, soprattutto per via del buio che ormai era padrone assoluto della stanza e non le permetteva di analizzare la situazione come avrebbe voluto.
Era certa, però, che Rufus le tenesse gli occhi addosso.

"Ripeto la domanda: cosa stavi facendo nel mio ufficio?"

Tifa rabbrividì nel sentire la sua voce così vicina a lei, non era nemmeno sicura della distanza che c'era tra i due.

"Niente, te l'ho già detto. Ora devo andare quindi apri questa cazzo di porta!"

"Cos'hai? Di colpo ti trema la voce?" disse con disprezzo sfiorandola leggermente con le dita. Tifa lo allontanò, ma non riusciva a muoversi con la disinvoltura che la caratterizzava.

"Rispondi! Io non ho fretta e posso rimanere qui quanto voglio." era la prima volta che sentiva la sua voce assumere dei toni più alti.

"Finalmente ti mostri per il violento che sei! Ora fammi uscire o mi metto a urlare!"

Rufus rise e le afferrò il mento fra le mani.

"Ah, davvero? Ti metti ad urlare? Pensi che abbia effetto su di me una cosa del genere?"

"Mi stai facendo male!" disse con rabbia.

Rufus la lasciò e Tifa tirò un sospiro, ma non poté rilassarsi perchè prontamente il ragazzo le afferrò un polso portandola con una forza inaspettata verso di sé.

"Quanto mi credi stupido? Cos'hai letto?"

"Abbastanza da farmi capire le tue sporche intenzioni!" disse in tutta risposta e fu sicura di aver fatto colpo su Rufus che infatti la guardò con odio.

"Ingenua che non sei altro...potevi venire qui, guadagnare e avere quello che ti serve senza troppi problemi e invece..." la mollò di colpo e Tifa quasi perse l'equilibrio. "Invece ti sei messa a curiosare come una stupida."

Rufus, spazientito, fece una piccola pausa per portarsi la frangia all'indietro.

"Poteva andarti tutto liscio, ora invece non posso più lasciarti andare, lo capisci, vero?" La sua voce stava riassumendo il suo solito timbro beffardo.

"Che senso ha ricostruire la Shin-Ra? Sai bene che non ne ricaveresti nessun profitto." Tifa si era ripresa e aveva ritrovato la grinta per tenergli testa.

"Sono affari che non capiresti. Siete tutti così ottusi." la guardò e cercò di spiegarsi. "Non è la Shin-Ra quella che voglio ricostruire, ma un caposaldo di cui la nostra società ha bisogno. Non vedi tutta la confusione che regna questa cittadina? E' questo il destino di Edge? Non è la Midgar che ricordo..."

Fece una pausa guardando il vuoto, poi riprese il discorso.

"Io voglio solo dare alla gente un unico centro, dove stabilirsi dal punto di vista lavorativo, destinato a diventare una grande potenza che ridarrà un nome a Edge! Io mi sto solo facendo fautore di tutto questo e se me lo chiami 'ricostruire la Shin-Ra', fa come vuoi. Questa azienda non sarà che il trampolino di lancio verso una nuova grande comunità." si fermò e guardò drittò negli occhi Tifa. "Poi ci sono quelli come te."

Tifa si sentì come se avesse ricevuto una pugnalata.

"Stupidi, pregiudiziosi....non fate altro che rallentarmi il lavoro. Logico che agisco di nascosto. Inoltre non capireste neanche se ve lo facessi spiegare da un bambino."

"Dunque stai cominciando a ragionare come tuo padre. Vuoi usare l'inganno!"

"Ah, ah! Mio padre...siamo ancora a questo." ritornò serio. "Non sono come lui, puoi starne certa! Non l'abbiamo mai pensata allo stesso modo."

"Non sembra proprio." intervenne sarcastica Tifa in tutta risposta.

Rufus le si avvicinò di colpo e Tifa indietreggiò d'istinto.

"Ad ogni modo, non mi interessa l'insignificante giudizio di una come te." Le alzò il viso con due dita rivolgendolo al suo. Tifa potè persino avvertire il suo respiro.

"...Ma tu non la passerai liscia. Stanne certa, non ti lascerò andare fuori di quì a spifferare tutto. Sono ancora abbastanza potente da potertelo assicurare."

"Ah, sì?" cercò di divincolarsi.

"So cosa fare con quelle come te. Saprò farti molto male."

"non mi spaventano queste minacce!" le stava quasi mancando il respiro per l'ansia e l'agitazione che stava provando.

"Questo lo so...infatti non è a te che farei male."

Tifa sbarrò gli occhi. Cosa stava cercando di dirle? Bastardo.

"So bene a chi vuoi bene..."

Tifa reagì e fu pronta a mettergli le mani addosso ma Rufus fu più pronto di lei e la bloccò.

"Non ti conviene!! Tsk, quanti problemi che dai. Se non fosse stato per il tuo amichetto biondino non saresti neanche quì!"

"Che... che stai dicendo??"

"Oh, non lo sai? Pensi di essere stata assunta con il tuo patetico colloquio?" guardò Tifa con una faccia da finto intenerito, cosa che irritò molto la ragazza.
"Cara, tu eri già stata assunta, e sai perchè? Perchè dovevo un favore a Cloud e lui, sapendolo, ha approfittato della cosa per far entrare quì la sua carissima Tifa."

Tifa si sentì morire. Raccomandazione? ...era lì per raccomadazione? Solo grazie a Cloud..?

Rufus la mollò finalmente e lei pose subito una lunga distanza fra i due.

"Ingenua." Prese la sua valigia e si avviò verso la porta che aprì facendo così entrare la fioca luce del corridoio esterno che abbagliò leggermente Tifa dopo tutto quel buio.
Lui la guardò e sorrise.

"Ci vediamo domani, Lockheart."




[...]












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SHIN-RA CORPORATION



Della ShinRa fanno parte (in ordine gerarchico):


President Shinra - president
Rufus Shinra - vice president



Palmer - space exploration
Heidegeer - public safety maintenance
Scarlett - weapons development
Hojo - science
Reeve – urban development


Tseng – leader of Turks
Reno, Rude, Elena: member of turks


La Shinra Company è un’industria multinazionale di energia alternativa che trae profitto attraverso l’impiego su larga scala,di un particolare tipo di energia chiamata Lifestream. Questa fonte è alla base dell’esistenza stessa della terra e regola il flusso vitale da e verso gli esseri viventi,garantendone l’equilibrio e l’armonia. La Shinra attraverso particolari dispositivi chiamati Reattori Mako,trasforma il Lifestream in energia utilizzabile distribuendola su larga scala e impiegandola in moltissimi settori, senza nessun riguardo per le conseguenze che potrebbe avere sul pianeta.
L’energia così prodotta viene utilizzata per produrre un particolare corpo militare,a protezione della compagnia, chiamato Soldier, in grado, attraverso l’esposizione giornaliera di raggi Mako, di potenziarsi e scaturire le abilità latenti. La Shinra inoltre è sulle tracce della Terra Promessa, un’oasi ricca di Mako appartenente ad un popolo estinto chiamato Cetra, che nell’antichità comunicava attraverso il Lifesteam con il Pianeta stesso. (tratto da wikipedia)
Durante la prima parte del gioco avremo a che fare con il presidente della rinomata azienda che agli occhi della popolazione è un benefattore, ma in realtà è un uomo senza scrupoli. Assisteremo alla sua morte quasi subito e il suo posto verrà preso dal giovane figlio: Rufus Shinra. Il neo presidente subito dimostra di avere un modo di pensare differente da quello del padre. Difatti lui trova molto più fruttuoso comandare con terrore che con l’inganno. Per tutta la vicenda seguirà le mosse di Cloud e company e ricercherà la fantomatica terra promessa. Tuttavia è evidente che Rufus sia molto manipolato dai membri della ShinRa più scaltri come Heidegeer e Scarlett. Durante le fasi finali del gioco Rufus aiuterà Cloud distruggendo la barriera del Cratere di Cetra rischiando la sua stessa vita. Solo nel film in computer grafica: avdent children, verremo a sapere che si è miracolosamente salvato.
NOTA: Dopo le vicende di Final Fantasy VII, la ShinRa crollerà e con essa chi la rappresentava. Tuttavia, anche se Rufus Shinra e i membri della sua azienda sono visibilmente cambiati, pare che tra i tanti piani di ristrutturazione di Midgar e della nuova Edge ci sia il piano di riedificare una nuova ShinRa.













Per Stuck: mi fa piacere che ti sia piaciuto! ehehe..!! povera la nostra Tifa (sono cattiva^^)! Sarà messa davvero a dura prova! Mi fa piacere di essere riuscita nell’IC dei personaggi! Era una cosa che mi premeva davvero molto! Alla prossima.. ^^
Per Shuriken: sono felice che la mia visione di Tifa alla lunga non stoni. È una ragazza così difficile da interpretare in una fic perché è davvero un mix di determinazione e dolcezza, quindi è facile che uno dei due aspetti prenda il sopravvento! Per questo ho cercato di addolcirla quando è con Cloud o i suoi amici. Ma quando è nell’azienda di Rufus…XD Ero sicura che la scena con Cloud ti sarebbe piaciuta. Effettivamente piace anche a me. Sono contenta che le mie descrizioni ti abbiano permesso di immaginare le scene e rubarti un sorriso^^ è molto importante! E Rufus che prende Tifa per il mento…io sbavo durante tutte le scene di questo tipo che mi trovavo ad immaginare e poi scrivere! Quanto lo amo. Fiero, arrogante e sexy. *O*

Grazie per le recensioni! XD 



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Capitolo 4
*** capitolo.04 ***





CAPITOLO 4.





suss Era mezzanotte e nonostante la giornata fosse stata molto intensa, Tifa era ancora sveglia, poggiata sulla ringhiera del lungomare.
La serata era bellissima, al contrario del suo stato d’animo, colmo di rabbia e senso di ingiustizia.

“Mi hai cercato. Ho trovato le tue chiamate sul cellulare.”

Era la voce di Cloud che risuonò nel silenzio. Solitamente ascoltare quella voce le portava conforto, ma ora non le diceva niente.
Lui le si avvicinò, non solcando quella dovuta distanza che i due erano comunque abituati a conservare.

“Sì…ti ho cercato.” Si girò lentamente verso di lui. Cloud si guardò intorno, ma non cercò spiegazioni da Tifa. Come al solito, non lo faceva mai.

“Per quanto tempo hai intenzione di recitare la parte del disinteressato, Cloud?”

Cloud strizzò le spalle.

“Cioè?”

“Cioè che mi avevi già raccomandata a Rufus prima ancora di andare a fare la domanda di assunzione.” Fece una piccola pausa. “Perché non me l’hai detto? Ci siamo visti stamattina, un paio di sere fa e il giorno del colloquio. Hai avuto più di un’occasione per dirmelo.”

Cloud rimase in silenzio, il suo volto non trasmetteva disagio o dispiacere.

”era inutile dirtelo. Ti saresti solo mortificata.”

“Perché secondo te è meglio che io l’abbia saputo così, su due piedi, senza aspettarmelo o sapere che rispondere, giusto??”

“Non farmi davvero credere che sei così sorpresa della cosa.” Disse con fare ovvio.

“No, avevo capito che avevi messo una buona parola su di me, ma da qui a essere stata assunta prima del colloquio…era questo quello che non mi aspettavo.”

Cloud la guardò seccato, come se avesse a che fare con un’ingrata.

“…ma la cosa che mi ha più ferita è che tu non me ne abbia parlato! Io dovevo saperlo a prescindere dalla mortificazione o no! Certi comportamenti non li avrei avuti e comunque…tu sei stato disonesto.” Si bloccò un attimo e i toni si fecero più profondi. “Sempre con quel tuo atteggiamento passivo. Sembrava non te ne importasse nulla, anzi, la ritenessi una stronzata.”

“Tsk…le uniche parole che dovresti rivolgermi sono ‘grazie, Cloud’. E’ vero che non te l’ho detto, ma sei ingiusta con me. Infondo è esclusivamente merito mio se sei lì e non solo: sei anche assistente di Tseng. Te la potevi anche tenere la predica e riflettere un pochino di più.”

“Possibile che non capisci? Non è che ti sono ingrata, ma tu mi hai messa in imbarazzo!! Dovevi dirmelo!!”

“Ho capito che stai incazzata quindi ciao! Me ne vado!” detto questo si rimise a cavallo della moto e partì.

“Dove vai?? Rispondi!!! Sei un CRETINO!” gli urlò contro tenendo testa agli assordanti rumori del motore della moto scura.


Non lo capiva. Certe volte non lo capiva per niente!!
Si sentì bloccata, soffocata…voleva parlarne con lui, discuterne! Quanto avrebbe voluto urlare.


[…]



Tifa aprì le persiane dell’ufficio, dopo di ché accese i computer.

“Tifa, sei già arrivata..?”

Tseng era appena entrato e vide la ragazza già dietro la scrivania a sistemare e trascrivere i documenti a computer. Le si avvicinò lentamente e poggiò la giacca blu sulla sedia.

“Vieni spesso in anticipo. Non dovresti.” Le si rivolse con dolcezza, poi cominciò a parlare. “…sai, oggi sarò impegnato e mi sa che stamattina dovrai rimanere da sola. Devo essere ad una conferenza tra meno di mezz’ora dunque...”

Tifa gli si rivolse seria interrompendolo.

“Anche tu lo sapevi?”

Il ragazzo la guardò non capendo. “Cosa intendi dire?”

“Della Shin-Ra. Rufus la vuole rialzare, tu lo sapevi, vero?”

Tseng abbassò gli occhi e si sedette accanto a lei. Aspettò prima di parlare e assunse un tono molto profondo, abbastanza tipico di lui.

“Sì, lo sapevo. Da sempre Rufus è ossessionato da questa idea e io ne sono al corrente. Tra i vari progetti che abbiamo c’è anche questo.” Girò il viso verso di lei. “Come lo sai?”

Tifa non rispose.

“Ascolta…non è esatto parlare propriamente di Shin-Ra. Ciò che vogliamo è solo costruire un’azienda più grande con maggiori possibilità sul mercato mondiale. È solo una questione di prestanza, non di dominio.”

“Lascia stare, Tseng.” Non aveva voglia di sentirlo “Hai detto che avevi una conferenza, faresti meglio ad andare.”

“…” Il moro l’osservò senza saper cosa dire, preferì lasciarla da sola e non insistere ulteriormente. Prese la giacca e la sua 24ore e uscì dall’ufficio.



Ho finito per trattare male anche lui…
Possibile che l’unica cosa che possa fare è assistere inerme alla resurrezione della Shin-Ra..?
Non posso…non posso dirlo a nessuno e non posso non agire.
Attorno a me ci sono solo muri e vicoli ciechi. Non posso davvero fare niente??


Si guardò attorno e si affacciò alla finestra.



…però ieri ci pensavo.

Dopotutto non è un male che io abbia scoperto tutto e che Rufus ne sia al corrente.

In fin dei conti…se lui ha in pugno me, in un certo senso, anche io ho in pugno lui. Se ci lavoro bene su questo giochetto, forse potrei anche trarre la cosa a mio vantaggio. Devo rifletterci bene, però…


“Uhm…”

“Tseng? Hai preparato per me l’inserto su…” Rufus notò di colpo che Tseng non c’era e si rivolse a Tifa “…e Tseng?”

“non c’è. Ha detto che aveva da fare.” Disse molto velocemente e con distacco.

“Ah, ora ricordo. La conferenza…me n’ero dimenticato.” Si appoggiò sul muro e sembrò riflettere su qualcosa.

Tifa, con la coda dell’occhio, lo guardò con odio e sperava se ne andasse il più presto possibile. Soprattutto dopo quello che era successo nel suo ufficio.

“Pazienza…forza, vieni con me.” Avvicinandosi, le diede un colpetto per farle capire di seguirlo.

“Venire?? Cosa vai dicendo?” disse in parte sorpresa, in parte perché non aveva proprio voglia di vederlo qualche secondo in più.

“Tseng non c’è e tu sei la sua assistente. Questo fa di te ‘Tseng’. Seguimi.” Prese a camminare, poi si fermò notando che Tifa non lo stava seguendo.

“Non so nemmeno dove stiamo andando e poi…cosa dovrei fare?? Sai bene che non so fare questo lavoro!”

Rufus la guardò e per la prima lo sentì darle una spiegazione.

“Non preoccuparti. Devi solo assistermi visto che devo andare ad una rassegna stampa insieme ad altri imprenditori. Nessuno ti chiederà nulla.” Fece qualche passo verso di lei e la scrutò con cura. “…uhm, okay. Sei presentabile. Ora muoviamoci.”

Tifa sentì un brivido scorrerle per tutto il corpo.

“Presentabile..? Cos’hai guardato??” aumentò il passo per stargli vicino.

“Niente..!” rispose lui ironico.

La ragazza accelerò, ma le scarpe col tacco le impedivano una camminata disinvolta.

“Sei un..!”

“Risparmia fiato e corri!”


[…]


Le strade di Edge a quell’ora erano già trafficate e piene di gente.
Tifa e Rufus camminavano a passo svelto, lei dietro di lui. Guardandolo, fu sorpresa di notare che il ragazzo fosse molto veloce e pratico con le strade della città. Lo aveva sempre fatto un tipo sedentario e non lo avrebbe mai immaginato così svelto.

“Perché stiamo andando a piedi??” disse scocciata, mentre cominciava ad avvertire la stanchezza.

“Oggi non sono venuto con l’auto. Non è lontano, ci siamo quasi.”

“Non ce la faccio più! Non si fa correre una ragazza in questo modo! Ti ci vorrei vedere io con queste stupide scarpe!!”

Rufus sospirò profondamente.

“Quante storie! Eppure sei quella che ha girato il pianeta a piedi..! Oh, l’autobus!” Fece segno al conducente dell’autobus di fermarsi.

“Oh, Dio! Che foga…” disse lei sofferente.

“Dai che non ci aspetta, Lockheart!” e salirono sul bus.

Cercarono un posto dove sedersi, ma a quell’ora era pressoché impossibile. Rufus poggiò una mano sulla ringhiera e guardò l’orologio.
Tifa osservò il ragazzo biondo stupita. Vederlo lì in mezzo a tutta quella gente ‘normale’ era…strano? Non sembrava per nulla il suo ambiente eppure Rufus ci si muoveva benissimo.
Ciò non toglieva che era strano vedere l’ex-presidente della Shin-Ra correre e salire su un autobus.

“Che c’è, Lockheart?” disse guardandola all’improvviso.

“niente.” Disse rimanendo sulle sue, Rufus finalmente si accorse del suo strano atteggiamento.

“Comunque, quando saremo arrivati, cerca di non allontanarti mai da me. Non si sa mai. Dopo che avrò finito, raggiungimi subito così andiamo via velocemente e non parlare con nessuno.”

“Sì…papà!” disse con sarcasmo.

Rufus abbozzò un sorriso, poi pigiò il campanello e di lì a poco scesero.

Era una normalissima strada, ma l’immane edificio dinanzi loro le fece comprendere che non erano in un posto qualsiasi. Bastò avanzare di pochi passi che subito la ragazza si accorse della folla accanita davanti all’ingresso.
Molti erano muniti di macchine fotografiche, telecamere e microfoni.
Rufus, prima di inoltrarsi, prese Tifa per mano e la trascinò dentro con lui.

“Eh?” disse lei non capendo.

Una volta vicini all’ingresso la calca di gente si avvicinò anche a loro e Tifa avvertì innumerevoli scatti di foto e flash al loro passaggio. Si sentì molto imbarazzata, Rufus doveva rappresentare ancora una chicca preziosa per i giornalisti e…stavano fotografando anche lei..?
Rufus si muoveva con disinvoltura e si diresse verso le porte che due agenti aprirono prontamente lasciandoli passare.
Tifa tirò un sospiro, ma si accorse che anche l’interno era colmo di gente e giornalisti.

“Sei abituato a tutto questo..?” disse sconcertata.

“Stai parlando con uno che è nato in questo mondo.” Disse ironicamente portandola ancora più all’interno.

Rufus solcò un’imponente porta in legno massiccio e si ritrovarono in una sala enorme. Sembrava un auditorum organizzato appositamente per convegni importanti. Guardò in alto e ammirò i preziosi affreschi e i particolarissimi ornamenti che impreziosivano ancor più l’ambiente.

“Tu resta qui. Io devo andare su quel palco.”

Tifa abbassò il viso e fu quando Rufus le lasciò la mano che si rese conto che anche lei l’aveva stretta fino a quel momento.

“Ci vediamo dopo.” Ammiccò e sparì tra la folla. Tifa rimase immobile a guardarlo, poi riprese lucidità.

“…e io che faccio??”

Non potendo fare altro, prese posto nella tribuna in legno scuro, dove Rufus l’aveva lasciata.
Con lei c’erano altre persone che Tifa identificò in assistenti dei vari impresari come lei, ma anche giornalisti.

Si sentì decisamente fuori luogo e si guardò intorno cercando di inquadrare Rufus.
Non tardò a distinguerlo sul palco centrale seduto insieme ad altra gente dall’apparenza importante.

La rassegna stampa era già iniziata, ma c’era ancora confusione creata soprattutto dalla grande massa di gente e dalle tv locali.

Dopo pochi minuti calò il silenzio.

La parola era stata ceduta a Rufus Shinra.
Tifa dedusse che la gente fosse molto incuriosita dalla sua figura che nel bene e nel male aveva caratterizzato così tanto Midgar, dunque ora era ansiosa di conoscere, o meglio, di sapere cosa lui avesse da dire.

Si lasciò contagiare e non negò che, dopotutto, anche lei si era spesso chiesta con che faccia tosta si sarebbe espresso al pubblico.
Ora era diverso, forse perché lei era lì per lui, o forse perché si erano parlati poco prima che lui venisse intervistato, fatto sta che rimase in silenzio ad ascoltarlo senza pregiudizio.

La sua voce era diversa dal solito. Sembrava aver messo da parte l’arroganza, ma aver conservato quel timbro fiero e sicuro.
I toni erano più bassi e se non lo avesse conosciuto avrebbe pensato che fosse nervoso.

Del resto, come dargli torto? Sapere di avere il fiato sul collo. Vedere gente che l’aveva odiato e voluto morto ed ora era pronta a trovare il pelo nell’uovo in ogni sua parola.
Certo non era un’atmosfera incoraggiante.

Eppure lui era lì, facendo la sua bella presenza e parlando in maniera disinvolta.

Poggiò la testa sulle nocche delle dita e cominciò a pensare…

Rufus non sembrava molto più grande di lei, eppure il suo linguaggio era così articolato che non sembrava addirsi ad un ragazzo. Non ci stava capendo nulla e mai come allora le sembrò così distante.
Facevano parte di due mondi completamente diversi.

Ricordò le sue parole…era davvero abituato a quello stile di vita?
Tifa penso che non sarebbe mai riuscita a sostenere una vita così.

Il suo sguardo cadde anche sulle altre persone. Rufus spiccava anche fisicamente. Alto, longilineo, bello…

Sì, ammetteva anche lei che Rufus fosse un bel ragazzo.
Tuttavia tutta quella perfezione la intimoriva un po’…possibile che fosse sempre così?

Vide i suoi occhi e per un attimo ebbe la sensazione che si incrociassero, ma non era possibile, erano troppo distanti. Fatto sta che sussultò per un istante.

Non si rese conto di quanto tempo fosse passato.

Fin quando aveva parlato lui, aveva regnato una strana atmosfera difficile da descrivere che era cessata nel momento nel quale aveva smesso di muovere le labbra e posato il microfono.

Lo vide alzarsi dalla sedia e lei fece lo stesso per raggiungerlo, intanto notò che una marea di gente si stava affollando su di lui.

“Oh, quanta gente…Permesso!!” Tifa si fece largo, ma non era per niente facile e di questo passo l’avrebbe anche perso di vista.

“Tifa!”

Quando Rufus la vide, lasciò perdere i vari giornalisti e in poco tempo le fu di fronte.

“Oh, eccoti!” disse lei stranamente contenta di vederlo.

“Vieni, ce ne andiamo in un posto più tranquillo.” Le mise una mano sulla spalla facendole strada.


[…]


“Quasi non si respirava più…non avevo mai visto così tanta gente ammassata tra loro!”

Tifa sprofondò sulla poltrona della stanza privata dove si erano appartati. Una domanda le venne spontanea.

“…che effetto ti dava vederli lì per te?”

Il ragazzo finì di bere il bicchiere d’acqua.

“Le mie intenzioni erano farmi notare da loro. Da questo punto di vista posso dirmi soddisfatto. Speriamo bene, adesso.”

Non era questo il tipo di risposta che Tifa si aspettava, ma annuì ugualmente. Rimasero in silenzio per una manciata di secondi.

“Signor Shinra?”

Rufus si girò e andò incontro alla persona che gli stava porgendo la mano. Era un uomo non molto alto e dall’aria buffa.

“Discorso eccellente, davvero. Degno di suo padre.” Disse sorridendo.

“Grazie.” Rufus abbozzò un sorriso anche se visibilmente non aveva gradito il paragone. “Viene al pranzo con noi?” aggiunse.

“No, non posso. Mi avrebbe fatto molto piacere, ma ho degli urgenti impegni che non posso assolutamente rimandare. Lei mi capisce, vero?” rispose l’uomo goffamente.

“Certo. Sarà per un’altra volta.”

“Sicuramente non mancherà occasione, presidente.” Disse. Dal suo tono, Tifa dedusse che doveva avere molto in considerazione gli Shinra.

Assieme al signore si avvicinarono altre persone che cominciarono a scambiare parole di cortesia con Rufus.
La ragazza si sentì inopportuna, ma era lì in qualità di assistente quindi si sforzò almeno di apparire una figura professionale. A chi le rivolgeva uno sguardo, si limitava a rispondere con un debole sorriso, ma nulla di sbilanciato. Voleva evitare situazioni imbarazzanti.
Tifa osservò un uomo che sembrava essere molto in confidenza con il biondo; lo vide dargli qualche pacca sulla spalla rivolgendosi in maniera affettuosa.

 “…e Tseng dove l’hai lasciato? L’hai sostituito con questa bella signorina, eh?” disse accorgendosi della presenza di Tifa.

“Ehm…non proprio.”

Tifa si sorprese nel vedere che anche a Rufus imbarazzò quella domanda. Intervenne un altro uomo che li stava ascoltando.

“è vero, è graziosa. È tua figlia?”

Sia Rufus che Tifa sbandarono.

“Figlia..?? N-no, no! È…una collega.” Rispose sconvolto. Tifa aveva gli occhi sbarrati e per un attimo non seppe se ridere o cosa.


Ma quanti anni dimostro..?!?

Pensarono entrambi.

Tifa trovò così strana quella deduzione che appariva fuori da ogni logica. Si convinse che quell’uomo avesse azzardato un’ipotesi del genere perché troppo spesso Rufus non dimostrava di avere ventitre, ventiquattro anni. Non per l’aspetto, ma per come parlava e come si mostrava. Anche se lì per lì ci rise su, lo trovò molto triste.


“Allora…ci vediamo verso le 14:30, arrivederci.”

“Arrivederci, presidente.”

Si dileguarono e i due ragazzi si trovarono nuovamente da soli.

“…Che devi fare alle due?” gli chiese. Non sapeva cosa Rufus avesse in serbo per lei, dunque voleva sapere.

“Un pranzo di affari.” Si interruppe. “se vuoi puoi venire.”

“No, mi sembra inopportuno! Meglio che vada.”

“Vorresti già liberarti? Non pensarci proprio. Già svolgi una carica che non ti appartiene e fin troppo agevole, puoi vuoi anche queste attenzioni…”

Tifa rimase turbata e lo guardò infastidita, e pensare che era si era ammansita per quello che era successo la sera prima…
Tutto d’una volta riprese a vedere Rufus per quello che era.
Lui sapeva bene che non era questo quello lei che intendeva. Il suo era solo il gusto di irritarla.



[…]



C’era un strana, ma rilassante quiete.

Tifa era poggiata sul parapetto dell’enorme terrazzo in marmo bianco. La vista era spettacolare e di notte doveva essere ancora più bella.

Rufus aveva appena finito di parlare con il titolare del ristorante. Avrebbero pranzato all’aperto.
Non c’era ancora nessuno degli invitati, questo perché erano arrivati in largo anticipo.
Osservò la ragazza da uno dei tavoli su cui aveva preso posto. Era distante e sembrava assorta nei suoi pensieri. I suoi lunghi capelli neri ondeggiavano delicatamente lungo il suo corpo.
Si alzò e andò verso di lei.
Era sicuro che lei non si fosse accorta della sua vicinanza, la cosa lo divertì.
Poggiò la mano vicino al muro abbandonandosi verso Tifa, che ora era praticamente di fronte a lui.
Lei si girò avvertendo la sua presenza ed infatti se lo ritrovò d’avanti. Lui la guardava beffardo, come sempre.
Gli girò la faccia.

“Ah, Tifa.” sospirò. “Per quanto tempo hai intenzione di tenermi quel broncio? Eppure…per te non sarebbe difficile tenermi buono… per quanto mi riguarda hai molte carte in regola, sotto questo punto di vista.” La guardò maliziosamente aspettando chiaramente la sua reazione. Era fin troppo evidente che a Rufus stuzzicassero molto le loro conversazioni.

Tifa sorrise tra sé capendo le sue intenzioni.

“ma che bravo. Così pensi che io sia così facile?” lo rispose con la stessa arroganza di lui, che la guardò incuriosito.

“Dico solo che non è terribile come pensi.” I suoi occhi sembravano volerle trafiggere l’anima.

“Oh, davvero. Te la dico io una cosa. I tuoi giochetti non mi toccano ed io non ho dimenticato ciò che è successo.”

Rufus cambiò la sua espressione e si fece più serio.

“Che ragazzina. Pensi di poter giocare con me? Non hai capito niente. Sei una sciocca a sfidarmi. Non conviene a nessuno farmi arrabbiare, so essere crudele…e questo credo tu lo sappia.”

“Pensi? Credi di poter fare il tiranno con me? Credi davvero di potermi fare paura? Ah! Non sono scappata di fronte Sephiroth, chi vuoi che sia tu? Poi… cos’altro puoi togliermi?” fece una pausa e lo guardò con disprezzo. “Sei tu che non hai capito niente!” si allontanò.

Rufus non aveva compreso a fondo le sue parole, ma la guardò ferito e irritato. Non aveva mai incontrato una ragazza come lei e se da un lato la cosa era intrigante, dall’altra stava cominciando a detestarla.
Intanto erano arrivati gli ospiti, i quali aspettavano il giovane presidente per potersi accomodare.
Rufus, vedendo Tifa allontanarsi, le andò dietro per portarla con sé ai tavoli prima di andare da loro.

“Andiamo!” la afferrò con fermezza per un braccio girandola con tutto il corpo. “Ci stanno aspettando. Non farmi fare brutta figura!” le sussurrò a denti stretti quasi con rabbia. Tifa lo guardò con odio e a quel contatto alzò il braccio e gli tirò uno schiaffo. Rufus sbarrò gli occhi.

“Non hai capito niente di chi hai davanti!!” detto questo, con uno strappo si liberò dalla sua presa e se ne andò.

Rufus rimase immobile a guardarla allontanarsi sentendo ribollire in lui una pressione indescrivibile.


[…]


Tifa cominciò a rallentare il passo.
Aveva camminato con un’andatura veloce e non si era resa conto di essere lontana dal locale già da diversi metri.

Guardò la mano destra che ancora le pulsava.

Devo averglielo dato proprio forte…

Scosse la testa. Se lo meritava, era stata fin troppo accondiscende con lui. Sentì un vuoto nello stomaco. Sapeva bene che con quel gesto si era giocata Rufus definitivamente. Poteva anche dire addio ai suoi progetti e al centro di recupero di Edge, ora.

Cosa devo fare, adesso? Certo me la farà pagare, ma...dopotutto penso che lui non possa licenziarmi. Un po’ per Cloud e un po’ perché io so dei suoi piani…anche se vorrei farla finita. Questo lavoro è un vero inferno. Non ne posso più!

“…Signorina Lockheart?”

Sentì una voce alle sue spalle e si girò. Vide un uomo robusto sulla cinquantina.

“è lei la signorina Tifa Lockheart? L’assistente che stamattina stava con il signor Shinra?”

A quelle parole Tifa lo riconobbe. Era uno di quegli uomini con cui Rufus aveva conversato durante la conferenza. Lei annuì e si mostrò disponibile.

“Sì, sono io.”

“Oh, meno male! Pensavo di aver fatto brutta figura! È già finito il pranzo?”

“Ehm…non saprei, non ne ho fatto parte.” Disse improvvisando.

L’uomo annuì debolmente, poi ebbe un improvviso sussulto e le porse la mano.

“Ma che maleducato! Io sono Carran Drummond, il presidente della Edge Company.”

Non aveva mai sentito parlare di quella compagnia, negli ultimi anni ne erano nate così tante che non poteva tenerle a mente tutte. Solo Barrett ci sarebbe riuscito!

“Forse ha sentito parlare poco di noi. Siamo un’agenzia nascente e abbiamo fatto pochi lavori di restauro per il momento.” La guardò. “Ecco, ho avuto modo di discutere con il signor Tseng e sono venuto a conoscenza del suo progetto riguardante alcune zone della periferia della città. Sono molto interessato e, se lei lo vuole ovviamente, mi piacerebbe parlarne con lei in altra sede.”

Tifa lo guardò stupita. Non si aspettava una cosa del genere.

“Davvero? Come le è parso il mio progetto?” Qualcuno aveva finalmente letto i suoi progetti! Non ci poteva credere.

“Dico che li ho trovati molto convincenti. Le andrebbe di parlarne meglio nella mia azienda? Magari…tra un paio di giorni? Che ne pensa?” Intanto le allungò un bigliettino da visita.

“C-certo! Mi…piacerebbe molto.” Disse emozionata.

L’uomo le sorrise.

“Ottimo. Allora ci vediamo nel mio ufficio mercoledì alle 16:00”

La salutò ed andò via prendendo una strada diversa. Tifa rimase immobile prima di abbozzare un sorriso sgargiante.
Guardò il bigliettino datole dall’uomo.
Senza volerlo, aveva fatto due piccioni con una fava.

Avrebbe fatto così approvare e partire i suoi progetti, aiutare i bambini e togliersi per sempre Rufus dai piedi.

Si girò e prese a camminare per la sua strada cominciando a fantasticare in preda all’entusiasmo.
Il vento stava finalmente soffiando dalla sua parte..?

Guardò dinanzi a sé per imboccare la strada verso casa e…incrociò lo sguardo di Cloud che era a pochi metri di distanza da lei.
Lui era poggiato sulla sua solita grande moto. Indossava gli occhiali scuri e l’abbigliamento nero. Le luci del tramonto gli davano un bellissimo effetto e, mentre stava per sorridergli, si ricordò che l’ultima volta che si erano visti l’aveva mandato a fanculo.
Si bloccò e a sua grande sorpresa fu Cloud a venirle incontro.

“fa freddo. Vieni.” Disse muovendo la testa in direzione della Fenrir.

Tifa gli corse all’incontro mettendosi sotto braccio. Cloud non ce l’aveva con lei e lei lo aveva perdonato. Quella serata non poteva concludersi in maniera migliore.

[…]

Accidenti! Ho fatto tardi!!

I passi di Tifa risuonarono rumorosamente lungo i corridoi del centro di restauro di Edge.

Si affacciò nel suo ufficio: Tseng non c’era.
Poco male, nessuno avrebbe saputo la sua imprecisione. Si buttò sulla sua poltrona in pelle scura e tirò un sospiro.
Aveva bisogno di riprendersi per qualche attimo dopo quella estenuante corsa.
Guardò distrattamente la scrivania e vide una fumante tazza di cappuccino con a fianco un cornetto dall’aspetto delizioso. Avvicinò il viso.

“Tifa, buongiorno.”

La ragazza si girò a quella calda voce. Tseng era appena entrato. Era molto serio e sospirò prima di parlare.

“Sono rammaricato per quanto è successo l’ultima vota.”

Lei gli sorrise imbarazzata ed incerta. Le stava chiedendo scusa?
Si era comportata in maniera violenta, disprezzando il fatto che lui appoggiasse Rufus. Però Tseng non era una persona negativa, tutt’altro. Sentiva di stimarlo.

Di uomini come lui ce ne erano pochi al mondo. Sensibili, seri, risoluti, maturi… era esemplare.
Si sentì improvvisamente invadere dalla felicità.

“Tutto okay. Davvero.” Disse lei con quanta più sincerità possibile.

“Mi fa piacere che tu stia bene. Purtroppo non ci siamo visti in questi ultimi quattro giorni e non sapevo come comportarmi.”

“Oh, Non preoccuparti.” Disse lei ingerendo un pezzo di cornetto. “Sono stata benone, soprattutto perché quello là non c’era.”

“Quello là? Intendi il presidente?”

“sì, sì…lui.”

“Eh, eh. Non dovresti esprimerti così.”

Tifa sorrise con orgoglio. Adorava Tseng, non perché le piacesse, assolutamente. Lo ammirava profondamente!

“Cosa? Qui ai primi piani vi beccate il cornetto ed a noi giù rifilate insulse brioches?!”

Si girarono. A parlare con la sua solita allegria era stata una testa fulva ormai familiare.

“A-ah!! Sei geloso!” Lo additò ironica Tifa.

“Tu oggi stai una pasqua, eh?” rispose Reno stando al gioco.

“Si vede? Tu, invece, non mi sembri in gran forma. Tieni due occhiaie…” disse lei poggiando il mento sulle nocche.

“Uhm…sì. Sono stanco perché ieri abbiamo fatto tardi. Un piccolo party tra TURKS.”

“E non mi avete invitato?” fece l’offesa.

“Era un party tra Turks, cioè ex-turks…ehm, dovevo?” la guardò titubante. “…non ti ho proprio pensata, sinceramente. Sai com’è, sei qui da poco e…”

“Balle!!” gli girò la faccia.

“Noooo! Ti prego, non fare così!! Daiiii…”

Tifa, vedendo Reno invocare ripetutamente il suo perdono, abbozzò un sorriso maligno degno di Rufus.

“Okay. Ti perdono, ma…al prossimo party mi devi invitare!!”

“Ma certo! Sarai l'ospite d'onore. Sentirai parlare di un party presto! Puoi starne certa, Lockheart!” detto questo sparì.

La ragazza rise. Reno era sempre così pieno di vita. Il suo sguardo ricadde su Tseng che più che divertito, sembrava confuso, ma cambiò subito espressione e alzò le spalle.

“Forza, rimettiamoci al lavoro. Oggi potrai uscire prima. Abbiamo anticipato molto lavoro e ho calcolato che dovremmo riuscire a liberarci entrambi presto.”


[…]


Fatte le due del pomeriggio, Tifa corse verso l’uscita.
Aveva finito davvero presto e voleva approfittarne per raggiungere l’ufficio del signor Drummond in anticipo.

Dopo il loro primo incontro, avvenuto circa cinque giorni prima, avevano rinnovato i loro incontri da due a quattro giorni la settimana.

Infatti lui si era subito mostrato molto interessato ai suoi lavori e aveva dichiarato di volerne discutere seriamente.
Tifa ormai aveva deciso di giocarsi il tutto per tutto. Non si sarebbe fatta scappare un’occasione simile.
In genere era solita partire in difensiva durante i primi approcci con una qualsiasi persona nuova. Lui invece le aveva subito dato fiducia e di questo lei se ne era accorta. Ciò non poté che far accrescere la sua stima nei suoi riguardi.
Era stato molto cortese e disponibile con lei. Non se lo aspettava. Grazie a lui si sentì nuovamente motivata e piena di energie, pronta a lavorare al meglio! Infatti in quei ultimi giorni si era impegnata nel migliorare e creare nuovi propositi.
Affrettò il passo e oltrepassò finalmente la soglia del cancello per proseguire dove doveva.

Tseng la vide attraverso la finestra mentre si allontanava dall’edificio. Ritornò al suo posto per dare un ultimo ritocco al suo lavoro dopodichè entrò nell’ufficio di Rufus per congedarsi e tornare a casa.

“Presidente..?”

Entrò nonostante non avesse ricevuto alcuna risposta. Rufus stava bevendo un caffé nella sua solita penombra e guardava al di fuori della finestra. Tseng richiamò la sua attenzione con qualche colpo di tosse.

“Volevo informarla che ho terminato. Ora con il suo permesso vorrei andare.”

Rufus annuì rimanendo a fissare il vuoto.

“Tseng.”

Tseng si girò. “Ditemi.”

“sono giorni che la vedo troppo in giro e poco a lavoro. Che succede?” disse con un tono distaccato.

“ so che ha avuto una proposta di lavoro che sembra interessarle molto.” Spiegò.

“…capisco.” Il biondo si fece pensieroso e i suoi occhi si persero nuovamente nel vuoto.


[…]


Pochi isolati ed eccola lì a solcare la porta della nuova azienda.
Era un palazzo di circa cinque piani arredato per lo più con elementi in legno e mattone.

Era molto in contrasto con l’azienda di Rufus che era decisamente più moderna e sicuramente più curata nell’estetica non solo all’interno, ma anche all’esterno.
Non stette però a fare altri paragoni perché era improponibile rappresentando i soggetti in questione.


-A. Carran Drummond-


Tifa lesse la solita targhetta posta sulla porta scorrevole dell’ufficio del signor Drummond prima di bussare ed entrare.

“Salve.”

“Buongiorno, buongiorno, Tifa. Sei venuta prestissimo. Complimenti!” Le si avvicinò entusiasta con fare molto amichevole per stringerle calorosamente la mano.

La ragazza a dir la verità si sentì un po’ in difficoltà di fronte quell’atteggiamento decisamente troppo esuberante.
L’uomo l’invitò a sedersi e prese posto anch’egli. Tifa estrasse dalla borsa dei fascicoli.

“Ho delineato meglio i progetti scorsi e ho cercato di semplificarli e renderli chiari quanto più possibile, non so…”

L’uomo neanche li prese tra le mani che subito cominciò ad acclamarli.

“bene, bene! Oh! Mi piacciono! Ottimo!”

“la prego, sia sincero.” Gli disse Tifa cercando di usare un tono cordiale e onesto.

“Sono trasparente, Tifa. Davvero! Sono molto preso dal tuo lavoro…uhm…” fece una pausa al che Tifa capì che c’era qualcosa che non andava. “posso osare una domanda?”

“sì, certo.” disse lei incerta.

“Ehm, mi chiedevo come mai un così grande imprenditore come il signor Shinra non abbia valutato le tue idee, che io reputo molto buone. Sono quelle cose che piacciono alla gente e, si sa, lui dovrebbe ricercare un po’ della loro benevolenza, no?” disse non sapendo se parlare troppo.

“una bella domanda…” disse lei quasi fra sé. Già…ma sapeva bene perché. Perché era stata LEI ad averglieli proposti.

“sono stato indiscreto?” intervenne l’uomo preoccupato.

“Oh, no. Affatto. Il presidente ha molto da fare, si occupa di molti lavori ed è sempre impegnato.” Le venne di rispondere in quel modo. Non voleva dare troppe spiegazioni. Non per la privacy di Rufus, semplicemente non ne vedeva il bisogno.

“sì? Di cosa si sta occupando esattamente? È da un po’ che non odo sue notizie in questo settore.”

“Uh…io non…sono lavori di cui io non sono a conoscenza.”

“oh, non preoccuparti. Non devi sentirti obbligata. So che il ragazzo ci tiene ai suoi segreti e sotto questo punto di vista dovrò confermargli che ha un’ottima partner.” Ammiccò accomodandosi meglio sulla sua poltrona.

Tifa rabbrividì a quelle parole. Partner? Ma che idea si era fatto?

Tuttavia fu felice che Drummond non avesse voluto approfondire oltre. Da un lato l’idea di stroncare la carriera di Rufus raccontando i suoi perversi piani non era male, ma preferì evitare.

“eh, eh…sei in gamba! Inoltre mi stai molto simpatica. Quasi, quasi mi piacerebbe chiederti di lavorare per noi..!”

L’uomo pronunciò questa frase dal nulla e lei non capì al volo come reagire.

“Guarda che non sto scherzando. Ecco, dato che il signor Shinra non è interessato, io vorrei occuparmi dei tuoi lavori con te. Ci tieni a realizzarli, quindi non è giusto che lo faccia io da solo comprandomi i tuoi progetti, no?”

Tifa si sorprese e lo ascoltò con attenzione.

“Pensaci.” Le disse chiudendo l’argomento.

Continuarono a parlare di Edge per tutto il resto delle due ore che erano soliti rimanere assieme.
Intanto la ragazza stava seriamente valutando la proposta inaspettata.


[…]


Che monotonia…uffa…


Era mattino presto, non potevano essere più delle otto.
Poggiò la borsa su una sedia e si apprestò ad alzare le persiane dell’ufficio di Tseng e Rufus. Come di suo solito.

Aveva dormito bene quella notte e questo era un male perché poi non riusciva ad alzarsi per non spezzare il benessere di quel momento. Aveva infatti ancora gli occhi chiusi, non riusciva ad aprirli.

Stranamente più la giornata era umida e grigia e più la luce sembrava abbagliante. Era curioso. La convinceva poco la teoria che le nuvole riflettessero i raggi solari. Per lei quello che abbagliava era il sole, non le nuvole.
 
Si scostò i capelli dal collo e li raccolse in un pugno cercando un elastico per legarli, ma, non trovando niente di simile, li rilasciò ondeggiare lungo la schiena.

Entrò nell’ufficio di Rufus. Alzò il viso per guardare davanti a sé e…

“!!!”

Tifa sbandò alla vista di Rufus, poggiato vicino la finestra che ancora non era stata aperta.

“Che…che ci facevi lì?”

“Ti aspettavo a dir la verità.” Disse lui col suo solito tono calmo, sfilando verso di lei senza staccarle gli occhi da dosso.

“Sono solo le otto, sei qui davvero solo per questo?” rispose infastidita dalla sua presenza.

“Ti secca , forse?” parlò con fare penetrante. “oppure...” disse per attirare la sua attenzione“…ti imbarazza?”

“Cosa?? Ma va al diavolo! Che cazzo vuoi? Rompere al primo mattino?”

Rufus rimase in silenzio. La reazione di Tifa non era stata di suo gradimento, ma stranamente non obbiettò e restò serio prendendo a camminare per la stanza.

“ho saputo che stai lavorando con Arnold Carran Drummond. È vero?”

Tifa si illuminò capendo.

“oooh, il presidente ha fatto i suoi compiti.” Lo guardò dall’alto verso il basso. “Ebbene?”

“Dunque e così.” Ondeggiò le dita lungo la scrivania nera. La ragazza lo guardò seria.
Sapeva dove voleva arrivare, era pronta.

“Cosa hai intenzione di fare, quindi? Lui non è né più, né meno, che un imprenditore. Stai solo facendo il suo gioco, lo sai?” si voltò verso di lei.

“Allora non è tanto diverso da te, però almeno lui ha dato rispetto al mio lavoro.”

Rufus sorrise fra sé.

“Eppure ti avevo avvisata che non ti avrei lasciata andare facilmente, no?”  Il suo tono diventò improvvisamente cupo e aggressivo.
Le si avvicinò quasi volendole fare timore, ma Tifa non indugiò e rimase a testa alta.

“Ah, sì? Provaci!” lo guardò con odio parlando a denti stretti.

Lui fu evidentemente irritato dal tono indisponente di lei e la mise contro il muro.

“Non parlarmi così.”

“Stronzo! Non mi fai paura! Va’ a fare il delinquente con qualcun altro, con me non attacca!”

“Ho detto smettila.”

“Smettila?! Cosa credi, ah? Chi cazzo ti credi di essere! Tu non mi metti le mani addosso! Perché fai schifo! Tu e tutto quello che rappresenti!! Dovete sparire e togliervi dalle palle! Io una persona che mi ascolta, Cristo, l’ho trovata! E ha guardato quelle cazzo di carte che tu non hai nemmeno sfiorato!”

Gli diede un spintone di rabbia che mosse leggermente Rufus che continuava a fissarla con i suoi occhi freddi.

“Stronzi tutti! Cosa pensi?? Che puoi fare di me ciò che vuoi? Ah, no…tu non hai capito! Io non farò i tuoi comodi! Io faccio le cose a modo mio, ti farò finir…”

Tifa si immobilizzò con gli occhi ancora colmi di rabbia e le parole strozzate in gola.
Sentì il suo respiro fermarsi e il suo cuore battere così forte da non riuscire più a percepirlo.




Per un attimo non riuscì a capire cosa stesse accadendo.




Sentì il respiro regolare e leggero di Rufus molto vicino e le sue mani afferrarle la testa con fermezza.

Le sue labbra erano vincolate alle sue. Non sentì altro.


Avvertì una forza così grande che non poté opporsi in alcun modo. Era come se le avesse immobilizzato tutto il corpo.
Sentì le sue mani farsi fredde. I suoi occhi erano spalancati, immobili.

Contrariamente, lui emanava calore, una calore gradevole a dire la verità.

Lui non andò a fondo e con fare naturale fece scivolare le dita lungo il suo viso fino a lasciarla libera da quel vincolo. Poi si separò lentamente da lei rimanendo ad osservarla nella penombra che stava per sparire.

Si sentirono appena i rumori provenienti dall’esterno, probabilmente dei dipendenti arrivati da poco che prendevano posto nei loro uffici.
Le ci volle qualche secondo prima di tornare cosciente e riassumere la sua posizione naturale.

Tifa si guardò attorno fuggente come presa da uno shock. Prese la sua borsa e sbatté violentemente la porta dietro di sé non battendo ciglio né proferendo alcuna parola.
Rufus rimase indifferente a guardare, portando una mano dietro la nuca non curante.

Tifa era troppo ingenua per capire e stava ritornando da quel uomo. Lo sapeva.


Stupida…





“Tifa..?”

Tifa incrociò Tseng lungo il corridoio. Lui si fermò per salutarla, ma la ragazza rigò dritto senza trattenersi, proseguendo con passo veloce.
La guardò perplesso e, visto che era uscita dall’ufficio di Rufus, poteva significare solo una cosa.

“…ancora?”


[…]


21:00


Persino il signor Drummond si è accorto che oggi avevo la testa altrove…non ho combinato niente! Non ce la faccio più, basta!


Mentre pensava infilava violentemente le chiavi dentro la fessura della porta.

“…e diamine! Non ti ci mettere anche tu! Gira cazzo di chiave..!”

CLANK…

Aprì la porta ancora in preda alla rabbia e buttò la giacca sul mobiletto posto all’ingresso.

“Sorpresa!!”

“Cosa..?”

Tifa guardò dinanzi a sé. Marlene era già lì ad abbracciarla e Denzel e Barrett seduti in cucina.
Guardò la piccola bambina dai capelli castani.

“Marlene! Denzel! ” alzò poi gli occhi. “Barrett! Cosa ci fate qui..??” subito si avvicinò anche al ragazzino per dargli un piccolo abbraccio.

“Eccola qua la nostra piccola impiegata della Shin-Ra! Quasi non ti riconoscevo!” disse Barrett ironizzando sul suo abbigliamento formale.

“Abbiamo appena finito di sistemare la casa e ti siamo venuti a trovare.” Spiegò Denzel mentre sorseggiava un succo di frutta.

“Ma...! Io, io non me l’aspettavo! Non potevate telefonare? Mi sarei data una sistemata! Avrei cercato di tornare prima..!”

Barrett rise, poi si alzò per cercare qualcosa in frigo.

“…e che sorpresa era sennò, eh?”

Tifa sorrise. Quelli erano quei gesti che sapevano scioglierla.
Si sedette con loro e cominciarono a parlare delle ultime novità.

“Raccontatemi, su! Com’è la nuova casa?” disse.

“Né grande…né piccola…però è carina! Abbiamo un balcone in camera io e Denzel!” disse Marlene pensandoci su.

“Bene! Tu che dici, Barrett? Com’è la vita senza di me?” gli si rivolse ironicamente.

Barrett, che stava cucinando qualcosa in padella, rispose.

“Oh! Una favola! Quel ragazzo dalla testa chiodata si sta prendendo cura di te, vero??”

“Ehm…diciamo di sì. Lui è sempre il solito.” Si fermò. “…poi sto lavorando molte ore e sto poco a casa.”

“Spero non troppo o ti spaccherai la schiena!”

“Non faccio il muratore, Barrett!”

Continuarono con conversazioni molto leggere. Aveva di nuovo la sua famiglia. Peccato che Cloud mancasse, come sempre…



“…e i lavori? Pensi che riuscirai a combinarci qualcosa?” chiese Barrett lavando gli ultimi piatti. Tifa ne prese uno e l’asciugò sistemandolo tra gli altri.

“Ora sì. Ho avuto dei problemi all’inizio, ma penso di aver trovato una persona sinceramente interessata.”

“Oh, che bella notizia! Sapevo che te la saresti cavata, Tifa!” le sorrise soddisfatto.

La bruna capì che la stava incoraggiando. “Grazie.”

Si fecero le 23:00 in un attimo.
Barrett e Tifa fecero andare a letto i due ragazzini che intanto avevano giocato con la playstation di Cloud lasciata al Seventh Heaven qualche tempo prima.

Mentre pettinava i lunghi capelli neri, sentì dopo tanto tempo calore.
Quel calore che le davano solo gli affetti.
Sapere che quella notte non era da sola le dava un senso di benessere.

Spesso ritrovarsi in una casa buia e vuota era molto triste, nonostante ci fosse abituata. Quindi era grande la sua gioia quando poteva augurare la buonanotte prima di addormentarsi.
Posò la spazzola e si coricò chiudendo gli occhi ormai stanchi.


Che atmosfera rilassante…perché la mia vita non mi permette mai momenti come questo..?


Subito pensò a Cloud. Quanto avrebbe voluto che quello non fosse il suo cuscino ma il ragazzo biondo…
Se lo figurò accano a lei, che la bloccava vicino ad un muro e la baciava, la baciava e…


Spalancò gli occhi e per un attimo rabbrividì.



Il viso di Cloud fu sostituito immediatamente dalla figura beffarda di Rufus che sorrideva malignamente nella penombra del suo ufficio.


Quello non era un sogno!


“Quel bastardo…mi ha baciata…!!” tremò con le mani e poi sentì la rabbia invaderle tutto il corpo.

Sfiorò le labbra con la punta delle dita.

Rabbrividì di nuovo quando pensò a Cloud….



 NOOO! Non doveva essere lui a baciarmi! Doveva farlo Cloud!!

E invece..! Lo ha fatto lu..i…e io non ho fatto niente...per impedirglielo…!



“AAAAAAaaaHHHH….!!!” Urlò in preda dallo shock.


“Mio Dio, Tifa!! COSA SUCCEDE?!” si udì l’eco di Barrett rimbombare per il bar.



[…]



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Che capitolo lungo! Spero abbiate la pazienza di leggerlo con calma, perchè tutto d'un fiato mi rendo conto che è un po' pesante^^ E' solo che ho così tante idee per la testa per questa fanfic che voglio subito arrivare più avanti! Questa Rufeart (RufusxTifa, ho pensato di chiamarla così) deve venire fuori!
Spero questo capitolo vi sia piaciuto. Tra Rufus e Tifa ci sono ancora scintille, però presto le cose cambieranno, statene certi ;)
Alla prossima e recensitemi. Ci tengo a sapere se la storia vi sta piacendo.
Come scheda, ecco finalmente il turno di Rufus *ç*
Penso sia giusto a questo punto fare una piccola paroramica su di lui, dopo passo ai commenti^^







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___________RUFUS SHINRA_______________




Lavoro: vice-presidente, presidente della Shin-Ra
Età: 21 in Final Fantasy VII
Arma: Pistola
Altezza: 180 cm circa
Data di nascita: sconosciuto
Luogo di nascita: Migdar



IN FINAL FANTASY VII Rufus è un giovane ragazzo dallo sguardo elettrico, arrogante e fiero di se che alla morte prematura del padre eredita la mondiale e potente compagnia elettrica della Shin-Ra diventandone il presidente.
Affascinante e bastardo sono i termini che meglio lo inquadrano.
Non tarderà a rivelare i suoi scopi: governare con il terrore, inutile cercare compromessi. La gente lo avrebbe obbedito perchè intimorita.
Sembra avere subito le idee chiare sul da farsi questo scaltro biondino dall'abbigliamento rigorosamente black&white, tuttavia i suoi sottoposti sapranno manovrarlo fino a condurlo alla rovina...
Nonostante questo, Rufus avrà una ripresa inaspettata in quanto sarà in grado di capire la cosa giusta da fare, anche se troppo tardi.
Si crederà morto in seguito all’attacco di Omega Weapon.



IN FINAL FANTASY VII ADVENT CHILDREN abbiamo un Rufus molto cambiato: più maturo, più serio, che sa di avere delle terribili responsabilità sulle sue spalle, per questo disposto a redimersi e a fare qualcosa per Edge pur ardendo ancora dentro di lui il forte desiderio di ricostruire la Shin-Ra.
Apparirà costretto su una sedia a rotelle in compagnia di Reno e Rude, nascosto per più della metà del film sotto un mantello bianco, per via degli effetti del Geostigma, che ha colto inevitabilmente anche lui.
Rivelerà poi di essere in perfetta forma e che quel mascheramento non era che finalizzato per nascondere "qualcosa" a Kadaj e co.



Un’adolescenza difficile: Attraverso le notizie apprese su di lui, sappiamo con certezza che il giovane Rufus non ha mai avuto la vita tipica di un adolescente.
Già dall’età di 15 anni infatti era vice-presidente nell’azienda di famiglia.
Per ricoprire un ruolo simile già a quell’età, è logico immaginare che abbia ricevuto un’educazione molto ferrea ed abbia affrontato degli studi molto più tecnici e complicati rispetto i suoi coetanei.
Questo proprio per essere in grado di amministrare il patrimonio, rinunciando così all’adolescenza.



La famiglia di Rufus: Non sappiamo molto a riguardo.
L’unico parente presentato nel gioco è il padre, il Signor Shinra, che morendo nelle prime fasi del gioco lascia il suo posto nell’azienda al giovanissimo figlio Rufus, già ricoprente il ruolo di vice-presidente.
Notiamo già dalle prime battute di Rufus la freddezza che ha nei confronti del padre.
Infatti con noncuranza apprende la sua morte e non sembrerà per niente dispiaciuto. Anzi, si darà subito da fare per distruggere il suo operato e far cominciare così una nuova era con il suo governo.
Quando può, inoltre, Rufus specifica di ritenersi molto diverso dal padre, assumendo anche dei toni dispregiatori e di rabbia.
Da tutto questo si evince il pessimi rapporti che doveva avere con quest ultimo.
Intuirne i motivi è relativamente semplice.
Un padre che lavora in un’azienda come la Shin-Ra, caratterialmente menefreghista e scaltro, che pensa solo al potere, ad arricchirsi…probabilmente vedeva nel giovane figlio solo un erede da rendere spiccicato a lui, senza occuparsi minimamente dei reali doveri di un padre.
Non sarà stato sicuramente un uomo presente in famiglia (questo per gli ovvi impegni di lavoro), forse era persino violento.
Quindi così si può motivare l’odio che il ragazzo ha maturato verso di lui. Un odio che lo ha spinto a studiare per rendersi migliore di lui e spodestarlo.
Infatti quando in Final Fantasy 7 arriva alla Promise Land, il ragazzo afferma soddisfatto: “C’è lo fatta io, padre.” Questo denota ancora di più i sentimenti del ragazzo, premuti a dimostrare la sua superiorità rispetto il padre.
Della madre invece non sappiamo nulla. Deduco che sia morta prematuramente, forse quando Rufus era solo un bambino.


Nella fanfiction: Nella mia fanfiction ho cercato di conservare questi aspetti e di farli emergere pian piano nel corso della storia.
Dopo il crollo della Shin-Ra, Rufus si è nascosto al pubblico per riprendersi dalle lesioni subite che lo hanno costretto per molto tempo sulla sedia a rotelle.
Una volta ripreso, ricerca un suo posto nella società. Per questo fonda un’azienda propria che mira alla ricostruzione di Midgar e all’amministrazione di Egde, la città nata attorno a Midgar.
Questo anche per pagare una parte del suo grande debito col pianeta.
Lavorerà sodo per riavere un nome e dimostrare che sia cambiato, nonostante architetta già i suoi piani per risalire alla gloria di un tempo.
Nel suo intimo, infatti, Rufus non sopporta che sia stato lui a far crollare l’azienda di famiglia. Un’azienda che rappresentava tutto per lui.
Dopo che Cloud farà assumere la sua amica Tifa all’interno dell’azienda, Rufus sfrutterà la cosa per acquisire un po’ di notorietà. Al tempo stesso però sarà affascinato dalla caparbietà di questa giovane ragazza...
 

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TITOLI IN CUI APPARE:

-Final Fantasy: Before Crisis
-Final Fantasy VII
-Final Fantasy Advent Children
-Final Fantasy Advent Children Complete



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I vostri commenti, l'energia di cui si nutre chi scrive le fanfic XD

Per Stuck: non ho ben capito quest’ultimo tuo commento. Cioè non ho capito se ti sia piaciuto o meno XD Personalmente non reputo il “troppo zucchero che fa cariare i denti” come un complimento (anzi…), quindi cercherò di rendere almeno Reno un po' più scaltro. Io avevo solo cercato di renderlo amichevole e vivace proprio perchè Rufus è più che sufficiente per tormentare la povera Tifa^^ Inoltre Reno lo immagino affascinato dalla ragazza. 
Tseng invece lo vedo proprio così: molto mite, garbato ed educato. Tifa necessita di un sostegno da parte di almeno una persona che sia in stretto contatto con Rufus e lui mi è sembrato il personaggio perfetto per questo ruolo proprio per la sua natura abbastanza mite.
Sono felice che ciononostante la storia ti stia coinvolgendo. Baci^^



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Capitolo 5
*** capitolo.05 ***






CAPITOLO 5.






Tifa si chinò verso la grande specchiera ed avvicinò il viso.
Aveva delle terribili occhiaie quel mattino. Prese il correttore per coprire tale imperfezione, ma non ottenne risultati eccellenti, cosicché passò ai capelli: il suo punto forte.
Guardando meglio la sua figura riflessa, costatò che la camicia le andava più larga. Solitamente le stringeva non solo sul petto, ma anche sulla pancia. Invece ora le dava una linea meno costretta. Forse era dimagrita? Certo…tra stress e tutti quei via-vai…

Marlene era poggiata sul suo letto e la guardava come di solito fanno le sorelline piccole curiose degli atteggiamenti della sorella più grande.

“Perché ti stai già preparando?”

“Perché devo andare a lavorare, tesoro.” Disse contornandosi gli occhi con la matita.

“Ma non avevi detto che non ci andavi più alla Shin-Ra?” Marlene cominciò a dondolarsi sul letto.

“Non è la Shin-Ra, Marlie! È  il ‘Centro di Riabilitazione di Neo Midgar’.”

La ragazzina la guardò con disapprovo.

“Va bene…ti accompagna Cloud? Mi piacerebbe vederlo…”

Tifa posò i suoi effetti e prese la borsa.

“E’ da un po’ che non lo vedo. Andrò da sola per oggi. Non preoccuparti, sono sicura che si farà sentire.” disse cercando di rincuorarla, ma era ben consapevole che Cloud, più che cercare, era un tipo da ‘essere cercato’.

“Vi continuate a voler bene, vero?” Chiese Marlene con ingenuità.

“Ma certo. Perché non dovremmo? E’ solo un periodo in cui siamo entrambi impegnati.” Ammiccò nascondendo i suoi reali sentimenti.


Cloud, possibile che davvero sei capace di sparire così? Sono già due giorni che provo invano a chiamarti.


Salutò la piccola e uscì per raggiungere il posto di lavoro.

Era chiaro che non si stava dirigendo all’azienda di Rufus.
Oramai non ci andava da due giorni. Rufus aveva sicuramente recepito il messaggio e lei così si era, praticamente, licenziata.
Non le importava più di tanto, aveva fatto la cosa giusta. La sola cosa che contava erano i lavori che stavano finalmente partendo grazie al signor Drummond.


[…]


“ …posso?” chiese mentre apriva la porta del presidente.

Il signor Drummond si girò.

“Puntualissima come sempre!” disse raggiante. Tifa trovava assurdo quanto potesse essere sempre così di buon umore.

“Non so se le può far piacere, ma…io ho riflettuto in questi giorni e credo di trovare molto interessante la sua proposta. Ho deciso di accettare.” Disse la ragazza con fermezza.

L’uomo parve sorprendentemente turbato. Ma come..? Non era stato stesso lui a proporglielo?
Tifa si insospettì e decise di approfondire.

“C’è qualcosa che non va?”

L’uomo esitò un attimo per poi indossare di nuovo la sua maschera.

“No, no! Al contrario. Sono molto sorpreso e basta.” la guardò pensando a qualcosa. “Hai già preparato il curriculum e i vari moduli?”

Tifa annuì e lui parve aver sentito ciò che voleva sentire ed infatti si mostrò soddisfatto.

“Bene, allora non ti dispiacerà se ti chiedo di compilare anche questo? È solo una formalità.”

La giovane prese le carte e costatò che richiedeva solo pochi dati personali: Nome, cognome, data di nascita, domicilio….
Compilò il tutto seduta stante e glie lo consegnò.

“Fatto.”

Il signor Drummond lo prese e lo lesse soddisfatto.

“Ottimo, Tifa. Allora domani portami tutte le carte così attiviamo le procedure burocratiche per cominciare i lavori!”

“Certo.” Tifa fu felice che volesse fare partire immediatamente tutto, compresa la sua assunzione.

“…e il signor Shinra? Lui cosa dice di tutto questo? Mi risulta che, in quanto segretaria di Tseng, eri spesso in stretto contatto con lui.”

“A contatto con Rufus..? A dire la verità non molto…”

“Non si direbbe visto che, a quanto sento, vi date del ‘tu’.”

Tifa sbandò a quella deduzione…cosa intendeva? Era così importante? Sinceramente non seppe come reagire quindi si limitò ad alzare le spalle.

“Bene, ora se vuoi, puoi anche andare. È inutile che perdi una mattinata intera quando da domani sarai già una mia lavoratrice!” si alzò per aprirle cortesemente la porta.

La ragazza lo guardò esitante, sembrava strano…
Lo salutò ugualmente con la solita gentilezza ed andò via.


Che strano…non è la prima volta che sottolinea questa presunta confidenza tra me e Rufus, cosa si sarà messo in testa?
Forse è solo un po’ pettegolo…anche se oggi è stato particolarmente strano, quasi non sembrava lui.
Inoltre sono più che sicura che mi abbia liquidata apposta. Certo, avrà anche da fare, però solitamente si intrattiene con piacere a parlare con me di Edge…


[…]


Rufus si avvicinò alle persiane e le socchiuse in modo da far entrare nella stanza solo piccoli fasci di luce.
La mattina non sopportava la luce.
Si svegliava sempre molto presto e non aveva mai il tempo di abituarsi all’atmosfera luminosa del mattino, dunque, finché poteva, cercava di godere della penombra.

Barcollò leggermente, si poggiò dunque sulla sua poltrona di pelle posando una mano sulla fronte. Alzò la testa accomodandosi e rimase con gli occhi chiusi per più di qualche secondo.

Il mal di testa era incessante.

Sentiva stanchezza e oppressione. Gli occhi erano pesanti e bruciavano invocando riposo. Si aggiunse una fastidiosa sensazione alla gola.
Si mosse leggermente e riaprì gli occhi.

Osservò la stanza e il suo sguardo cadde su un’altra serie di persiane, spalancate, che si trovavano in una zona più in fondo dell’ufficio. Si avvicinò come se si stesse dirigendo verso qualcuno per rimproverarlo per essere stato disturbato.
Chiuse direttamente le imposte creando un buio quasi totale.

Sapeva chi aveva l’abitudine di aprirgli ogni giorno tutte le finestre e si chiedeva spesso chi glielo avesse mai chiesto!
Quella ragazza prendeva delle iniziative fuori da ogni logica. Il minimo che doveva fare non era certo quello…
Non era difficile immaginare che la ragazza in questione era Tifa Lockheart.

Uno squillo irruppe la quiete. Aspettò qualche momento, forse una parte di lui sperava che Tseng rispondesse al suo posto.
Sospirò e non curante afferrò la cornetta.

“Pronto?”

“Presidente, i suoi calcoli erano esatti. Siamo nella zona, aspettiamo un suo segnale prima di intervenire.”

“Uhm…chi se lo sarebbe aspettato” sorrise divertito.
Rufus si era risvegliato e, a quella notizia evidentemente positiva, riacquistò subito il suo modo di fare sicuro. “…è più stupido di quel che pensavo…” Pensò ad alta voce, sembrò essere molto soddisfatto. “Eccellente, avvisatemi appena viene.”

Riattaccò senza batter ciglio. I suoi occhi azzurri risplendevano nel buio.

Improvvisamente, mentre era assorto nei suoi pensieri compiaciuti, fu preso da un improvviso attacco di tosse che divenne sempre più violento e lo portò a poggiarsi nuovamente sulla poltrona.

Aprì un cassetto della sua scrivania e prese una scatolina di cartone, un farmaco.
Estrasse da essa una capsula e la ingoiò. Scosse un po’ la testa e si sedette dietro la scrivania pronto a cominciare la giornata.


[…]


“Sono tornata!”

Erano appena le tre del pomeriggio.
Tifa era di nuovo al Seventh Heaven e, non sentendo alcuna risposta, dedusse che Barrett e i due bambini se ne fossero già andati. Le dispiacque un po’. Prese il cellulare.

Nessuna chiamata ricevuta.


Che mi aspettavo..?


Sospirò e si avvicinò al bancone del suo caro bar e l’osservò.

“Oggi potrei anche riaprire…infondo, non ho nulla da fare.”

Salì le scale per andare a cambiarsi.
Prese dal cassettone la sua maglietta bianca e la gonna nera. Mentre l’indossava si sentì per un attimo a disagio.


Forse, su questo, quello lì aveva ragione. La mia gonna era un po’ corta…


Si sorprese di pensare che le gonne che indossava adesso arrivavano a metà coscia, mentre quelle che indossava giusto il mese prima, anche meno, erano la perfetta metà. Provò imbarazzo, chissà se sarebbe riuscita ad indossarle di nuovo..?
Ritornò giù ed osservò che era giusto dare una sistemata al locale prima di aprirlo al pubblico. Per quanto riguardava il Seventh Heaven, ci teneva ad una pulizia e ad un ordine maniacale!
Prese uno straccio e lo bagnò con acqua e detersivo. Lo strizzò leggermente e cominciò a passarlo sul bancone per poi spostarsi sugli elettrodomestici ed infine sui tavoli.
Era un’atmosfera molto tranquilla, immersa in un silenzio quasi tombale, così assoluto che stava cominciando quasi a preoccuparsi.
Per farsi compagnia accese a volume basso la radio. A quell’ora non trasmettevano canzoni o notizie interessanti, comunque la lasciò accesa.

Tonc…

Sentì un rumore provenire dall’esterno. Aveva avuto anche la sensazione di vedere qualcuno fuori dal locale, ma non essendone certa riprese le sue faccende come se nulla fosse, rimanedo in guardia.

Tonc…

“Di nuovo..?!” si avvicinò alla finestra per controllare e stranamente era tutto tranquillo. “Eppure sono sicura di non essermi sbagliata…” non si era ancora accorta che dietro di lei un uomo in divisa era già pronto per colpirla.


SBAM!!

“Ouch..!!” Tifa traballò finendo in ginocchio, avvertendo un terribile dolore dietro la nuca. Si girò velocemente non badando al dolore, per vedere chi fosse il suo aggressore, ma fu subito bloccata e si ritrovò di fronte una schiera di cinque soldati.

“Ma cosa..?”

“Signorina Tifa Lockheart.”

Tifa riconobbe quella voce: il presidente Drummond, il quale le fu di fronte in poco tempo.

“Perché quì con un biglietto da visita del genere?”

Lui abbozzò un sorriso intenerito.

“Smettiamola con questa farsa. Comportiamoci adesso da persone serie.”

“….e cioè? Entrando in casa altrui così??” non era una ragazza molto paziente perciò voleva andare dritto al sodo senza troppi convenevoli.

“Oh, schietta al lavoro, schietta nella vita. Si vede che sei poco più di una ragazzina! D’accordo, voglio sapere cosa state tramando.”

Tifa si sentì confusa.

“…tramando?”

“Non mi credere stupido. L’ho capito che ti ha mandata il presidente Shinra. Io speravo di farti vuotare il sacco.” La guardò. “…avevi l’aria di una ragazza giovane ed inesperta. Che voleva solo fare la buon samaritana con i suoi amici.” Fece una pausa. “Invece…il ragazzo ti aveva già addestrato bene.”

“Si può sapere di cosa diavolo stai parlando..?!” si spazientì.

“…della Shin-Ra, stupida!” le si avvicinò di colpo. “Cosa sta tramando quel ragazzino che non ha capito il suo posto?!”

Di colpo tutto le fu chiaro.

“Lei fa SCHIFO! Mi ha usata solo per ottenere un’informazione del genere!! Lei…è un verme! Come ha potuto..?!” si sentì sprofondare. Era stata presa in giro  ancora una volta, perché?
“…e comunque hai perso il tuo tempo. Io non so niente di tutto questo. Sono un ex-membro AVALANCHE. Figuriamoci se mi raccontava cose simili.”

L’uomo le mollò uno schiaffo violento. Tifa si ritrovò il viso girato e la guancia pulsare di dolore.

“Non fare la furba!”

“IO NON SO NIENTE! Cazzo!” Si sentì crollare il mondo addosso.

Come era potuto accadere..?
Perché, nonostante tutto, finiva per essere tradita dalla sua ingenuità..? Perchè?!
Quell’uomo non se n’era importato niente delle sue parole, dalla sua sensibilità, della salvaguardia degli orfani…non se n’era importato niente, NIENTE!

Si ritrovò scagliata contro di lui a picchiarlo. Aveva molta rabbia in corpo e fu delusa di vederlo lì steso a terra dopo solo il primo colpo. La ragazza fu prontamente bloccata dai soldati quando il signor Drummond si rialzò in preda dallo shock. Portò un fazzoletto alla bocca insanguinata e puntò un dito contro di lei.

“Brutta stronza!! Sei inutile e per di più mi hai aggredito! Te ne pentirai! Ti rovinerò! Ti farò finire in mezzo ad una strada! Altro che bambini! Ringrazierai quando qualche figlio di puttana di darà qualche soldo per sfamarti!” si rivolse poi ai soldati che gli annuirono recependo l’ordine.

Tifa si protesse il viso con tutta la forza che aveva contro i colpi di quei cinque soldati. Purtroppo da sola non era nella possibilità di attaccare. Non credeva che avrebbe resistito per molto.
Ad un certo punto si fermarono. Era piena di lividi e graffi, inginocchiata a terra e non sapeva con quale forza riusciva ancora a tenersi col busto eretto.

“Bastardi! Picchiate così una persona da sola..? Siete solo dei luridi vigliacchi! E tu sei il primo che finirà in mezzo ad una strada assieme a quelli della tua razza!” gli urlò contro allo stremo delle sue forze.

L’uomo le rivolse uno sguardo sprezzante.

“Questi ultimi giorni sono stati davvero una seccatura. Tu e le tue idee sdolcinate. Le ho dovute ascoltare tutte sperando che tra quelle idiozie spuntasse qualcosa di interessante…ed invece ho solo perso tempo.” Di colpo sorrise. Un sorriso che non le piacque affatto. “…almeno adesso penso di potermi meritare un sincero divertimento!”

Annuì in direzione dei soldati che sorrisero maliziosamente assieme a lui.
La ragazza non ebbe tempo di capire che subito la sdraiarono a terra, bloccata con violenza.
Vide avvicinarsi a lei un paio di soldati e proprio mentre uno stava per estrarre qualcosa e portarsi sopra di lei….


Uno sparo.


Il soldato si accasciò di colpo a terra lamentando dolore. In poco tempo il Seventh Heaven si riempì di altri soldati armati di fucili all’avanguardia. Bloccarono in poco tempo e con facilità gli uomini del signor Drummond.
Quest ultimo fece per svignarsela, ma per lui era in serbo qualcos’altro. Un uomo alto e longilineo, vestito di bianco gli fu di fronte.

“Carissimo Arnold. È un piacere vederti, spero che sia altrettanto anche per te.” Rufus sorrise soddisfatto.

L’uomo sbiancò digrignando i denti. Era finita.


[…]


Le auto della polizia si allontanarono portando via con sé presidente e collaboratori.
Tifa era seduta sui gradini esterni del bar mentre un’infermiera le disinfettava le ferite subite.
Appena finito si allontanò e Tifa rimase da sola assorta nei suoi pensieri.

Non si era ancora capacitata di cosa le fosse accaduto. Era disgustata, mortificata, si sentiva stupida.
In parte era schifata per ciò che era successo, in parte per esserci cascata in pieno…poi ancora di vedere Rufus lì a guardarla soddisfatto.
Lui, dopo aver finito di parlare con degli agenti, le si avvicinò.

“Era da un po’ che sospettavo di quell’uomo. Era troppo gentile. Nessuno si comporta così per niente. Inoltre, il fatto che ti avesse avvicinata ha confermato i miei sospetti, così ti ho fatta seguire in questi giorni…” la guardò. “…a quanto pare ho fatto bene.”

Tifa calò gli occhi.

“Hai visto che avevo ragione io..?” disse con ironia piegandosi verso di lei.

“Ti odio.”

“Lo so, tesoro.”

Rufus sorrise e le appoggiò la sua lunga giacca bianca sulle spalle. Tifa se la strinse accorgendosi di aver avuto freddo fino a quel momento. Solo quando il ragazzo si allontanò lei riprese ad osservarlo.

Rufus aveva mosso degli agenti per lei per una settimana intera, forse anche di più, e non si era accorta di niente. Doveva essere ancora potente, nonostante tutto.
Troppo spesso dimenticava ciò che Rufus era stato in passato. Probabilmente godeva ancora dei suoi privilegi e delle sue conoscenze di un tempo.

“Tieni.”

Alzò il viso di colpo ed il biondo era di nuovo lì, che le allungava una tazza calda.

“…grazie.” Disse con un filo di voce.

“Di cosa in particolare, Lockheart? Della giacca, della tazza? Dell’assunzione nella mia azienda? Del salvataggio, Del..?”

“Ho capito! Grazie! Va bene così..?” disse esasperata.

Rufus rise, questa volta più di cuore, dopodichè si sedette accanto a lei.

“Ah..! Quanti pensieri che mi stai dando in meno di un mese, cara Tifa..!”

Tifa lo guardò storta, ma non obbiettò. Dopotutto era vero. Non seppe come reagire, ma lo sguardo molto dolce di Rufus le fece capire che non era arrabbiato con lei.
Già, perché Rufus, sotto il suo sguardo beffardo, aveva un che di dolce in quel momento.

“Uhm…non so che dire. Cosa devo fare adesso?” disse onestamente.

Rufus sembrò rifletterci su e la cosa la preoccupò.

“Bella domanda, mia cara. Vediamo…per prima cosa, sicuramente farai degli straordinari per le tue mancate giornate di lavoro.” La guardò. “…dovrai venire a lavare il mio Darkie e per tutta la tua breve permanenza nella mia azienda dovrai portarmi caffé tenendoti, comunque, a debita distanza dalle mie giacche bianche.”

Tifa sbarrò gli occhi.

“Cretino! E io che facevo sul serio..!”

Rufus sorrise di nuovo e la prese per le spalle invitandola ad alzarsi.

“Non mi licenzi, dunque?” chiese un po’ per provocazione.

“Hai ragione, dovrei.”

Il bel presidente tornò serio non appena ai due si avvicinò un corpulento agente della polizia di Edge.

“…il signor Shinra?”

Il biondo annuì.

“Abbiamo già sistemato tutto. I miei uomini erano all’altezza della situazione.” Disse soddisfatto.

“Ho notato…” lo sguardo del poliziotto andò ai delinquenti che erano stati ‘sistemati’ a dovere dalle guardie di Rufus. “Ho solo bisogno di stendere un rapporto ed avrei bisogno di una certa Tifa Lockheart. Lei ha fornito all’azienda dei dati personali e dobbiamo sistemare un po’ le cose.”

Tifa reagì sentendosi nominare.

“Sono io Tifa.”

“Ah, bene. Allora non è che potreste seguirmi alla stazione centrale? Ho bisogno solo di farle un paio di domande e qualche firma.”  

Detto questo lasciò i due da soli.

“Allora io vado.” disse sospirando.

“Ti accompagno io in questura.”

Tifa si sorprese di quell’affermazione.

Perché di colpo tante attenzioni?
Qualcosa dentro di lei la portò a pensare che si fosse preoccupato, ma lo escluse a priori perché lo trovava inverosimile.
Forse era la cosa più probabile dato che l’aveva fatta seguire per così tanto tempo, ma era più propensa nel pensare che lo facesse per un suo ‘tornaconto’. Era più alla…Rufus, credeva.

Comunque sia lasciò che lui l’accompagnasse si diressero verso l’auto del ragazzo.



In macchina rimasero in silenzio per diverso tempo. Guardando fuori dal finestrino notò che il cielo minacciava pioggia, tuttavia il tempo era ancora instabile.
Guardò Rufus furtivamente. Lui stava guidando e sembrava pensieroso.

“Potevi prenderla come scusa per licenziarmi.”

“Come dici?”

“Oggi. Per quanto ti riguarda hai rischiato di mandare all’aria tutti i tuoi bei progetti sulla Shin-Ra per causa mia.” Tifa lo guardò seria, poi riportò il suo sguardo verso il finestrino.

Rufus non rispose. A creare ancora più tensione fu il semaforo che di colpo si fece rosso allungando così la permanenza dei due in macchina.

“Ancora con questa storia? Ah, Tifa… intendi che avrei fatto meglio nel lasciarti violentare da quei soldati?” disse accendendo una sigaretta. “Dici che così avresti imparato la lezione? Forse hai ragione.” il suo tono era molto calmo, ma ugualmente fastidioso e arrogante.

“Non ho detto che ti sono ingrata!” gli si rivolse con sgarbo.

“Ah, ah! Rilassati, tesoro. Ti fai troppi problemi. Perché non fai come tutte le persone normali e mi ringrazi chiudendo la storia?” la guardò penetrante.

Tifa, al contrario, era molo risentita.

“Il favore a Cloud l’hai fatto. Non capisco perché continui a tenermi qui. Basta. Non ci credo che è solo perchè ho letto quelle carte.”

Guardò il semaforo che era ancora rosso.

Perché non si fa verde? Non lo sopporto…

Il silenzio di Rufus fu la conferma per la ragazza che nemmeno lui sapeva bene perché non l’avesse ancora licenziata.
Tifa si ritrovò a pensare al suo lavoro. In effetti non era utile e Tseng non aveva di certo bisogno di lei. La ragazza era quasi del tutto convinta che Rufus aveva cominciato con lei una ‘prova di resistenza’ , nella quale lei non aveva assolutamente intenzione di perdere. Se da un lato avrebbe voluto ringraziarlo…dall’altro non ci riusciva.
Per ogni valido motivo per essergli riconoscente, ne corrispondevano altrettanti validi per prenderlo a calci.

Si ritrovò a guardarlo. Guidava in maniera molto disinvolta e sembrava molto tranquillo.

Lui buttò la sigaretta dal finestrino e rimise entrambe le mani sul volante.
Procedevano con molta lentezza per via del traffico. A quell’ora era davvero difficile muoversi ad Edge.

Non mi sopporti vero, Rufus? Vorresti trovare il modo per sottomettermi. Vorresti di me il tuo cagnolino grato, ma io non sono così. Tu rappresenti tutto quello per cui io ho combattuto, tu…

Per un attimo non le vennero le parole esatte.

…Tu non potresti mai essere per me una persona qualsiasi. Qualunque cosa noi siamo, non potremo mai avere un rapporto normale. Forse è per questo che mi tratti così.

Parte di lei le piaceva credere che il biondo presidente avesse capito che non poteva dominarla, in compenso cercava di essere arrogante ed inavvicinabile quanto più possibile.


“Oggi c’è molto movimento in città…”

“Perché mi hai baciata quella sera?”


Rufus fu interrotto di colpo da una domanda piuttosto inaspettata. La guardò perplesso e Tifa rigirò lo sguardo infastidita.

“Quella sera, insomma. Perché mai hai fatto una cosa del genere?” cercò di assumere un tono distaccato, ma non era nello stile di Tifa. Argomenti del genere le portavano imbarazzo perché non ci era per niente abituata.
Rufus, in tutta risposta sorrise aspramente.

“A-ah..!”

“Che c’è..?!” disse e cominciò a sentirsi terribilmente calda.

Rufus scosse la testa e cambiò marcia della macchina.

“Non mi dire…tu stavi ancora pensando a quel bacio?”

Lei subito si allarmò.

“No! Era solo una domanda!”

Lui fermò la macchina di colpo e la ragazza sbandò.

“Perché non cammini??”

“C’è traffico, non lo vedi? Poi perché ti agiti così? Mi sembra che la mia compagnia non sia poi tanto spiacevole…” le puntò gli occhi addosso. “…o mi sbaglio, cara?”

Si allontanò dal ragazzo che di colpo le si era avvicinato troppo per i suoi gusti.

“Ti sbagli anche di grosso, CARO!” disse nervosa, ma con un fare più sarcastico.

Rufus, al contrario di quello che voleva lei, sembrò ancora più eccitato di prima.

“Io non ne sarei tanto sicuro.” L’avvicinò a sé portando le dita sul viso della ragazza. “Se vuoi, potrei anche concederti un bis. Adesso siamo soli, non potrebbe interromperci nessuno.”

“Sì, Rufus. Tu provaci e io ti strappo la lingua a morsi!” disse inarcando le sopracciglia e sorridendo malignamente.

Il biondo sgranò gli occhi e si allontanò. In parte divertito dalla battuta, in parte molto perplesso dalla risposta ricevuta.

“Però, che tipo..!” fu l’unica cosa che disse prima di rimettere le mani sul volante.

Tifa si compiacque. Era riuscita ad azzittire Rufus con le sue stesse carte: le parole.
Era convinta che il ragazzo non l’avesse baciata di proposito quel giorno in ufficio, né l’avrebbe rifatto perché quello era stato solo un dispetto.
Tuttavia era chiaro che lui stesse lentamente oltrepassando un limite naturale che vi era tra loro e li voleva lontani. Il problema è che si muoveva così abilmente che lei fino a quel momento, non se n’era nemmeno resa conto.


[…]


“Segreteria telefonica…il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungib…”

Tifa chiuse il telefono ancora una volta.

Si poggiò allo schienale della vasca e dolcemente si lasciò scivolare nell’acqua tiepida saponata. Quel calore le dava la sensazione di una carezza… una carezza che le mancava e che aveva sempre più bisogno di ricevere.


Diamine…ma cosa fa tutto il giorno? Possibile che se ne avessi avuto bisogno non avrei avuto la tua spalla su cui piangere..?


Per lei era impossibile non pensare a lui.
L’atmosfera era dolce, ma le portava pesantezza.
Chissà perché osservare l’acqua la portava a pensare al tempo…al suo scorrere ineluttabile…
Il tempo. La vita passata assieme. Cloud. Le sue paure. Le sue angosce. Il suo passato.
Lei sapeva tutto di questo…eppure aspettava ancora che fosse Cloud, un giorno, a venire a confessargliele.

Conoscere Cloud nell’inconscio da un lato le aveva fatto comprendere tante cose, dall’altro la turbava ogni giorno di più. Perché da allora non sapeva più come comportarsi con lui.
La risposta che aveva sempre dato a sé stessa era di attendere.


Eppure lo sai che tu…noi…

Lo so che mi ami…è per questo che non riesco ad odiarti. Io ti aspetterò. Non m’importa del tempo.


Nonostante questa consapevolezza, il suo viso divenne buio.
Forse avrebbe preferito non sapere nulla di quella mente così complicata, di cui lei era stata il tassello fondamentale per il suo crollo.
Lei era la causa di tutto. Per lei Cloud era divenuto Soldier. Se Cloud non fosse divenuto Soldier per lei…

“…Cloud…mi odi?”

Tifa era troppo sporca per farsi avanti. Per questo doveva essere Cloud a decidere cosa farne di lei.


[…]



“Tifa!” Reno raggiunse la ragazza correndo.

“Ciao.” Tifa prese il suo caffé appena pronto. “…vuoi qualcosa da bere?”

Reno la scrutò in maniera per niente discreta. “non sei ferita, almeno mi sembra..! Meno male.”

“C-che ti prende? Perché dovrei essere ferita?”

“Ma come! Drummond, no? So che quel vigliacco ti aveva teso una trappola! Qui non si parla d’altro da qualche giorno..!”

“Davvero? Le notizie su di me girano in fretta.” Disse con poca convinzione.

Come consigliatole dal presidente, aveva preso qualche giorno di pausa prima di ripresentarsi al lavoro.

“Beh, sai com’è. È stata una situazione delicata. C’entravano gli interessi di tutti e poi…” tentennò prima di continuare. “…è intervenuto Rufus in persona.”

Tifa subito scattò.

“Che c’entra Rufus?”

“Uh…come dire? Rufus suscita molto la curiosità di tutti. In questo caso ha persino mosso le sue guardie personali per te alimentando le notizie già gonfiate sul vostro conto!”

“Le che cosa..? Cosa dicono in giro..?”

So che ha fatto questo per me, però…

Reno quasi si pentì di aver parlato.

“Non ne sai nulla? Siete l’argomento di discussione preferito da quando tu sei venuta a lavorare qui.” distolse per un attimo lo sguardo. “Ma fai come se non ti avessi detto nulla, eh! Alla fine sono solo pettegolezzi.”

Tifa non seppe se era meglio prima inorridire o approfondire.

Come? Pettegolezzi su lei e Rufus? LEI E RUFUS??
Proprio loro che non facevano altro che litigare e rinfacciarsi ancora il passato e ciò che erano stati? Lui che era il maggior esponente della Shinra? Lei che solo di recente stava facendo per capacitarsi di doverlo vedere più di qualche ora al giorno?


“Lo notavo anche io. Per essere così giovane si sarà distinta per ‘competenza’ dato che il capo l’ha assunta senza sbatter ciglio..!”
“Se fossi stata più ‘furba’ anche io, a mio tempo, avrei pensato ad un bel colloquio di ‘lavoro’!”


“Oddio…allora quella volta davanti ai distributori al primo piano..!!?”


“Andiamo.”

Tifa, ancora sotto shock, sentì qualcuno poggiarle una giacca sulle spalle. Sì girò e vide Rufus.

“Uh?”

“Ma tu guarda. Io sono il presidente e devo portare a te borsa e cappotto? Forza, muoviti.”

Rufus le allungò la borsa e si avviò verso l’uscita.

“A-aspetta! Dov’è che andiamo?”

Rufus non l’ascoltò e continuò ad avanzare. Subito comparve anche Tseng che fece spallucce sperando di rincuorare Tifa.

“Sempre il solito…!! Non lo sopporto!” disse con rabbia.

“Va beh, ci si vede!” Reno la salutò e si separarono.
Le dispiaceva che si salutassero sempre in questo modo. Fino ad adesso non erano ancora riusciti a conversare senza essere interrotti da chicchessia. In tutta onesta non è che ci tenesse, ma aveva in considerazione Reno. Quindi la cosa le dispiaceva un po’.


[…]


“Rufus Shinra, fermati un attimo. Diamine!” Tifa lo raggiunse di corsa seguita da Tseng.

Il biondo si bloccò di colpo e lei quasi gli finì addosso.

“Stiamo andando a Midgar. C’è un reattore che dobbiamo far brillare.”

“…brillare?”

“scoppiare, Tifa.”

“So che significa!”

“Bene. Allora procediamo.”

Camminavano a passo deciso. Rufus d’avanti, Tseng e Tifa dietro.
La strada che li separava da Midgar non era lunga per cui sarebbero arrivati in poco tempo. Tseng, come di suo solito, cominciò ad illustrare la situazione alla ragazza.

“Pian piano stiamo distruggendo i reattori ancora rimasti. Non sono attivi, ovvio. Tuttavia potrebbero ancora arrecare danni all’atmosfera. È stata una situazione difficile dato che riporta alla mente la vecchia Shin-Ra inc. però era assolutamente necessario.” Tseng si fermò un attimo.
“…forse anche per far comprendere alla gente che anche noi vogliamo voltare pagina.”

“Si, si. Questo è quello che VOI volete far credere.”

“Dai, non essere maligna.” Tseng sorrise. “Comunque cerca di capire Rufus. Sono sempre momenti particolari questi. La gente punta facilmente il dito contro di lui e attendono costantemente uno sbaglio da parte sua. Per questo è teso.”

“E’ teso, pooooverino!” Sospirò. “Okay, gliela do per buona dato che almeno si è degnato di dirmi dove stavamo andando! È già un passo in avanti…credo. Forse la sua considerazione per me è aumentata.” disse fingendo un ottimismo che non aveva.

“Cosa? Io penso che tu gli sia simpatica.”

La ragazza si voltò di colpo.

“SIMPATICA? Se questo è il suo modo di trattare le persone che gli stanno simpatiche, è messo proprio bene!” questo la divertì e divertì anche Tseng.


[…]


Si sorprese di vedere tanta gente. Erano accorsi per i motivi detti da Tseng? Per controllare Rufus?
Il giovane ex-presidente della Shin-Ra si allontanò per parlare al capocantiere, al che la ragazza si ritrovò sola con Tseng.
In poco tempo la gente cominciò ad accorgersi dell’arrivo di Rufus e questo le portò una sensazione decisamente strana.

“Odio ammetterlo, però così è ingiusto…”

“Come dici, Tifa?”

“Nulla.” si bloccò. “Piuttosto. Perché Rufus ha tutti quei documenti in mano?” chiese.

Il moro osservò il ragazzo, poi si rivolse a Tifa.

“E’ perché si è occupato stesso lui di questi lavori. Inoltre penso che dovrà tenere una breve intervista.”

Rufus doveva fare un discorso di fronte tutta quella gente? Era il caso lasciarlo parlare con ancora in giro così tanti gruppi anti-ShinRa?
Molta gente lo stava osservando e contemplando assieme a lei. Tuttavia lei quel giorno era lì da “assistente”, non da “spettatrice” di Rufus.
In un certo senso era come se fosse dalla parte del partito sbagliato.
Rufus levò via la giacca bianca e si avvicinò ai due.

“Tseng. Devi tenermi queste.” Gli allungò dei fascicoli. “Tifa starà a fianco a te.”

Il volto di Rufus si fece soddisfatto quando vide l’arrivo dei cameraman.

“Bene, sono già arrivati. Allora venite con me.”

Tifa si ritrasse.

“Ma io non voglio essere ripresa con te!”

Il ragazzo la guardò fulminante.

“Tu sei un ex-AVALANCHE. Perché sei qui secondo te? Per la gente vedermi con te significherà qualcosa.”

Rimase perplessa a quelle parole, ma forse se le aspettava.

Rufus le diede le spalle e prese a camminare allontanandosi sempre di più dalla sua portata.
Nonostante le scarpe alte, Tifa gli corse dietro raggiungendolo in poco.

“Insomma. Rufus!” lo richiamò ma, non appena vide il ragazzo solcare i limiti di sicurezza stanziati in prossimità del reattore, si bloccò.
Erano in una zona vietata dove non c’era nessuno. Tifa si sentì a disagio.

“…che combini? Qui è pericoloso! Si possono avvicinare solo gli artificieri!” gli urlò.

Vide lui non curante avvicinarsi al reattore, al che anche lei solcò quella soglia.

“Si può sapere che…” camminò verso di lui.

Il ragazzo era piegato sulle ginocchia e farfugliava qualcosa. A sua grande sorpresa notò che aveva assunto un’espressione innocentemente infantile.

“Non ti preoccupare, reattore numero VIII…sarà una cosa veloce, me l’hanno garantito gli artificieri…!”

“Ehm…tutto okay?” disse un po’ sconcertata.

“Queste cose tu non le puoi capire!”

Non afferrò se Rufus stesse scherzando o facesse sul serio. Però vederlo li a piagnucolare per quel rottame le sembrò buffo e tenero allo stesso tempo.

“Ma ti sembra il momento di frignare? Tra poco ti verranno ad intervistare.” disse divertita cercando di smuoverlo.

“Chi frigna!?” Rufus stette per un attimo al gioco. “Sono solo stanco e quindi i miei occhi sembrano affossati.” La guardò e pigiò le dita sull’imboccatura degli occhi. “Dormo poco ultimamente…”

Gli occhi limpidi della ragazza si fecero pensierosi. Improvvisamente lo prese per la mano.

“Vieni con me, su!”

“Eh? Ti sembra il momento? Hai notato tu stessa che tra poco verranno ad intervistarmi.”

Tifa lo trascinò in una zona più isolata dove nessuno potesse vederli. Dalla borsa estrasse un tubetto di crema.

“E’ una cosa veloce. Con me funziona in pochissimi minuti.” Schiacciò il tubetto e prese una punta della pomata che spalmò tra le dita. “Abbassati un po’.”

I ragazzo aveva un’aria parecchio perplessa, ma decise di accontentare Tifa.
Le sottili e curate dita della ragazza massaggiarono attorno gli occhi di Rufus con movimenti lenti e circolari. Nonostante lei non se ne fosse accorta, i loro visi erano così vicini che persino uno come Rufus ci fece caso.
Quel leggero toccò gli portò un sollievo così piacevole che gli venne naturale chiudere gli occhi per qualche attimo.

“Vedi un po’.” Tifa si staccò da lui e gli mostro uno specchietto da borsa.

“Uh?” Rufus, stonato perché abbandonato ancora a quella specie di carezza, si avvicinò allo specchietto non capendo. “Ho qualcosa di diverso…”

“Serve per le occhiaie. Almeno così non ti prendono per una sorta di zombie.” Ammiccò e lo precedette verso l’uscita di quelle zona.

Rufus rimase incantato ad osservarla andare via, ma si riprese in fretta tornando ai suoi doveri.
Non appena raggiunsero Tseng, questi informò Rufus che gli artificieri erano appena arrivati e che i giornalisti erano pronti per le riprese.
Rufus annuì e si avvicinò a Tifa che intanto si era messa in disparte.

“Che fai? Ti metti in disparte?”

“Sono sempre quella inutile, no? Cambia il contesto, ma il mio ruolo da ‘straccio vecchio’ no.”

Rufus rise.

“Oggi mi servi.”

Detto questo le si mise sotto braccio e la portò con sé.
La bruna avvertì un tonfo al cuore.

“Ma che fai? Così sembriamo in confidenza! Quelli ci riprendono!” Cercò di divincolarsi, ma la presa di Rufus, pur non essendo violenta, era molto ferma.

“Lo scopo è quello, tesoro.”

“Cuciti la lingua! Tu sei un idiota!”

“Ma che carina…escono sempre fiori dalle tue labbra.” In tutta risposta l’avvicinò a sé, ma qualcosa lo distrasse per cui la lasciò per andare via da solo.

Tifa rimase un po’ perplessa. Andava via così..?

Che mi prende..? Meglio!

Lo guardò da lontano mentre cominciava l’intervista.

Si alzò un po’ di vento. Tifa notò che il tempo si stava lentamente oscurando.
Ritornò a Rufus che sfoggiava l’atteggiamento che già gli aveva visto in quel grande auditorum. Serio e sicuro di sé. Il volto di un presidente competente e fiero.

Doveva ammettere che questo lato di Rufus l’affascinava non poco. Non se ne vergognava a pensarlo.
Trovava davvero che, per quanto riguardava il lavoro, non si potesse dire niente su di lui se non sui contenuti di ciò che facesse. Perché se Rufus non fosse stato uno Shinra sarebbe stato una persona davvero affascinante e degna di stima.

Tifa vide la gente allerta. Probabilmente stavano per far brillare il reattore. Infatti di lì a poco si sentì un boato.
Istintivamente cercò di cogliere in Rufus una nota di amarezza, cosa che stranamente non riuscì a notare. Era convinta che quella fosse anche una ferita più che personale.

Una ferita nell’orgoglio dell’ultimo Shinra rimasto.
Eppure lui era lì, calmo. Con aria distinta e tranquilla…oppure era davvero bravo a mascherare i suoi sentimenti?

Fatto stava che stesso la ragazza provò una strana emozione nel vedere crollare quel reattore. Infondo faceva parte del suo passato, la Shin-Ra. Anche se in maniera completamente diversa da Rufus.

Si voltò ed ebbe la sensazione che lui la guardasse. Chissà, forse stavano pensando alla stessa cosa?


[…]


“Sta cominciando a minacciare pioggia.” Tseng alzo gli occhi al cielo per poi ritornare alla sua giovane collega. “Allora: ci vediamo alle 17:00 in ufficio, d’accordo? Quindi hai più di un paio d’ore libere.”

“Sì, certo. A dopo!” si salutarono e Tifa immediatamente osservò l’orologio.


A quest’ora forse riesco a prendere il pullman.


Corse velocemente verso la fermata.
Tornare un po’ a casa era il massimo in quel momento. Si sentiva davvero stanca.
Avvertì qualche schizzo di pioggia e si ritenne fortunata di essere appena giunta alla postazione degli autobus così avrebbe potuto ripararsi. Si poggiò ed aspettò.

Peee…!

Un veloce colpo di clacson la fece scattare.

“Ma insomma! Possibile che non si possa nemmeno…!”

Il finestrino dell’elegante macchina nera da cui era partito il colpo di clacson si abbassò mostrando il conducente.

“…di nuovo tu?” Disse lei incredula di ritrovarselo sempre d’avanti.

“Non hai esitato nemmeno un attimo a girarti. Ci sei abituata, eh?” disse Rufus sarcasticamente.

“…spiritoso!”

“Sta piovendo, vuoi un passaggio?”

“No, grazie. Aspetto l’autobus.” Sorrise aspramente.

“Come vuoi. Io cercavo solo di essere gentile.” la rispose a tono, ma non insistette oltre.

“Presidente, ora ti conviene andare. Sei in doppia fila..!”

“Stai cercando di liquidarmi?” rispose divertito. “Va bene..! Allora a più tardi, Lockheart.”

Ammiccò e andò via.

Che tipo...
Ancora non riesco a comprendere i suoi sentimenti nei miei riguardi.
Cioè, lui mi odia. Eppure talvolta ho quasi la sensazione di piacergli.

No…
Vuole soltanto sperimentare fino a che punto arrivo.

Tifa si ritrovò a pensare a Rufus.
Nonostante i loro evidenti disaccordi, la ragazza dovette ammettere che, dopotutto, anche lei stava cominciando ad essere curiosa di conoscere chi fosse davvero questo Rufus Shinra.
Un semplice giovane con le manie di potere? Un esaltato per via del padre che si era ritrovato? Oppure…era morto quel Rufus che ricordava?

Era curiosa di conoscere quella risposta. Ma al momento le era impossibile giudicare.

Rufus era affascinante, molto. Per questo era facile essere ingannati da lui.
Tifa aveva ancora indelebile il ricordo del Rufus tiranno di tre anni prima. Per questo non riusciva a valutarlo obbiettivamente.

“CAZZO, NO!”

Assorta in quei pensieri, la ragazza non aveva fatto caso che l’autobus era partito lasciandola a piedi.

“ASPETTI!!” corse in direzione del bus sperando di farsi notare, ma fu inutile.

Maledetto Shinra! In un modo o nell’altro sei sempre la causa dei miei problemi!

Alzò gli occhi al cielo, notando che la pioggia stava velocemente aumentando.

“Ti pareva…” disse rassegnata.

Camminò dinanzi a sé senza una meta ben precisa. La cosa migliore era rinchiudersi da qualche parte in attesa che il cielo si rasserenasse.

“Tifa.”

La bruna si girò e improvvisamente sembrò risvegliarsi.

Era lui, non aveva sbagliato a sentire…era Cloud.

Si trova a cavallo della sua moto, come sempre.
I capelli sembravano più scuri perché bagnati dalla pioggia. Così come i vestiti, che erano più aderenti e facevano intravedere i muscoli del suo corpo.
Istintivamente Tifa guardò sé stessa e provò imbarazzo nel notare che anche lei era tutta bagnata e la camicia bianca cominciava a farsi trasparente. Incrociò le braccia per coprirsi, ma con la coda dell’occhio cercò di capire se il biondo ci avesse fatto caso. Forse una parte di lei lo voleva.

“Forza, sali.” Le disse distogliendo lo sguardo.

Sorrise sapendo benissimo perché Cloud le avesse offerto quel passaggio.


[…]


Sei così bello.
Non posso neanche lamentarmi chiedendomi: ‘perché non mi noti?’.
Perché tu mi noti. Tu mi guardi. Tu mi vuoi. E allora perché devo fare sempre io il primo passo?
Un primo passo, del resto, che è e rimane sempre vano.

Salgo sulla tua moto beffeggiandoti, perché lo so che hai paura che qualcuno si avvicini a me. Vuoi per loschi scopi o vuoi perché un giorno incontrerò qualcuno che mi porterà lontano da te.
Come sempre mi stringo lungo la tua schiena. So che ti accende, ti fa sentire forte ed incerto allo stesso tempo.

Mi chiedo se tu mi faccia salire sulla tua moto solo per sentirti così.

Ma non mi importa.
Ora sei mio.
Quando sto dietro di te sulla moto, posso fare quello che voglio.
Quando c’è Aerith non posso avvicinarmi troppo, ma ora sì.
Mi stringo di più, tu sussulti. Non me lo hai mai detto, ma ti imbarazzi sempre quando, in qualche modo, entri in contatto con me.
Forse, se da un lato mi da fastidio, dall’altro mi piace, sento come di averti in pugno.
Sei rigido, non mi parli, ma lo so che sei agitato.
Poggio la testa sulla tua spalla.

“Scusami se mi stringo, ma ho un po’ paura.”

Lui fa finta di nulla, tanto lo so che mi dice: ‘non mi dai fastidio’.

“Tutto okay.”

Ecco, vedi? Oramai ti conosco benissimo.

Lo odio quando fa così!
Smettila di guardarmi soltanto!

Smettila!

Vorrei strillarglielo, vorrei dirgli di dirmi qualcosa.

Ecco, ora secondo me, dovresti approfittarne.
Sono anni che mi guardi, possibile che non ti sia mai venuto in mente di fare un passo avanti?
Guardami! Ti sono vicina. Stringimi, ora puoi farlo! Io non te lo impedirei mai. Io voglio essere tua.
Lo voglio, lo voglio da anni.
Vorrei che al posto dei tuoi occhi, ci fosse la tua mano a scorrere lungo il mio corpo.
Ma non lo farai, vero?
Se solo per sbaglio mi sfiori ti allontani…possibile che tu riesca solo a guardarmi?

La moto improvvisamente si arrestò.

“Uh?” Cloud si preoccupò dello stato della Fenrir.

“Ehm…che succede?” Disse la bruna imbarazzata. I suoi pensieri erano stati bruscamente interrotti.

Il ragazzo scese dalla moto cercando di capire cosa fosse successo. Tifa lo seguì.

“…è andata?”

“Non dirlo nemmeno per scherzo.”

Si piegò e cominciò a scrutare dei punti ben precisi.

“Non smette di piovere, Cloud!”  lo guardò. “Troviamo un riparo!”

Il ragazzo la ignorò deliberatamente. Tifa lo guardò stupita.
Cominciò a tuonare e il cielo si ingrigì ulteriormente, al che la ragazza lo prese per un braccio e lo tirò decisa.

“Forza! Finiremo per prenderci un malanno!” lo trascinò con sé, cercando di fretta un riparo.

Intravide uno stretto vicolo un po’ trascurato. Per ora non potevano chiedere di meglio, la pioggia era troppo incessante.
C’erano dei balconi, per cui sarebbero stati sufficientemente riparati.

Appena inoltrati dentro, si fermarono. Avevano entrambi un leggero affanno.
La ragazza sospirò.

“Beh, sempre meglio di niente.”

Cercò lo sguardo di Cloud per rivolgergli un sorriso rincuorante, quando si accorse che i loro corpi erano più vicini di quanto pensasse. Quasi attaccati l’un l’altro.
Il respiro di colpo si fece più intenso e per qualche motivo non riuscì proprio a distaccare gli occhi dai suoi.
Non le era mai capitato.
Di solito riusciva ad avere una padronanza perfetta delle sue emozioni.

Che stava succedendo?

Era perché anche gli occhi azzurri di Cloud la stavano finalmente guardando?

Tifa poteva avvertire il respirò di Cloud. Si sentì in un terribile stato d’ansia e la cosa peggiore è che non riusciva a mascherarsi in nessun modo.
Cloud la stava guardando e sapeva come lei si sentiva.
Perché la stava guardando? Se lei riusciva ad avere padronanza di sé era anche perché lui era sempre stato freddo e distaccato.

Il panico le stava offuscando la mente mentre il corpo non rispondeva più ai suoi comandi.

Era esagerato sentirsi così dopo anni di attesa? Forse sì.

I loro visi erano bagnati… e molto vicini… sempre più vicini…





“scusa.”



Tifa s’irrigidì di colpo. La magia era stata spezzata.

“Scusa. Non posso.”


[…]








Eh, eh, eh... vi lascio sulle spine! XD
Mi ha divertita molto scrivere questo capitolo, sopratutto perchè c'è molto il mio caro Rufus Shinra*ç* Adoro interpretarlo e caratterizzarlo. E' un personaggio estremamente affascinante. In tutto. Caratterialmente, fisicamente...va, beh. Basta così!^^
Questa ultima scena decisamente CloTi è stata un po' una sfida.
Per me non è facile parlare di loro perchè...ecco, trovo il CloTi piuttosto deprimente, date sopratutto le svolte del film di Advent Children. Prima non era male, ed in qualche modo li vedevo bene, ma io sono per il Clerith.
Il CloTi è affascinante, certo.
I dolci pensieri di Tifa nella vasca da bagno riflettono un po' la mia concezione amara e poetica di questo pairing.
Era necessario chiarire questo punto nella mia fanfic. Non è facile organizzare una RufusxTifa e allo stesso tempo sistemare il personaggio di Cloud. Vi giuro che ce la sto mettendo tutta per rendere la vicenda il più verosimile possibile.
A proposito di questo, ho scelto come scheda di questo capitolo, proprio quella sul triangolo Tifa-Cloud-Aerith.
Non leggete se non volete spoiler su FF7 visto che, parlando di Tifa, dovevo per forza raccontare gli eventi di Niebelheim. Almeno una parte.
E adesso andiamo tutti insieme a pestare Drummond perchè ha osato quelle oscenità su Tifa e osanniamo Rufus! w lo Shinra!! XD

Volevo ringraziare coloro che mi hanno già messa tra i preferiti, Erewen e Stuck, e Aerithuccia che mi segue! GRAZIE!! Un bacione!

Mi incoraggia sapere che questa storia stia interessando almeno a qualcuno^^ Rappresentando il pairing insolito, sono contenta!

Dopo la scheda, passo alle recensioni!! Grazie e continuate a recensire!



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ATTENZIONE! SPOILER SULLA STORIA DI FINAL FANTASY VII




IL TRIANGOLO AMOROSO AERITH-CLOUD-TIFA





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Sicuramente il triangolo amoroso più contorto di tutta la saga di Final Fantasy fino ad ora.
In realtà, con la morte di Aerith, sembrerebbe facile supporre che alla fine sarà Tifa ad essere la compagna del protagonista di Final Fantasy VII, eppure vi sono degli ostacoli che impediscono alla coppia di concretizzarsi, ma andiamo con ordine.

Cloud e Tifa si conoscono dall’infanzia, in quanto sono cresciuti nello stesso paese, Nibelheim. Ma il loro vero rapporto nasce all’età di quattordici anni, quando si faranno la romantica promessa sul pozzo.
Cloud, timido ragazzino, perseguiva un sogno. Quello di diventare un SOLDIER, proprio come il rinomato Sephiroth.
Questo al fine di diventare forte e coraggioso, ma soprattutto di fare breccia nel cuore delle persone che lo ignorano per la sua debolezza, in particolare quello di Tifa.
Essendo un ragazzino di poche parole, il giovanissimo Cloud non ha mai avuto modo di farsi conoscere ed è sempre rimasto sullo sfondo mentre tutti gli altri bambini del paese crescevano giocando assieme.
Una ragazzina di questi, Tifa, lo colpiva in particolar modo per la sua tenacia e determinazione.
Quando morì la madre di Tifa, la giovane si decise a scalare il pericolosissimo monte Niebelheim. Concluse però la sua impresa in tragedia cadendo da un dirupo.
Stette in coma per qualche settimana. Cloud non si perdonò mai il fatto di non essere stato abbastanza forte per proteggerla, dunque il suo sogno di diventare forte divenne sempre più grande.
Il suo unico mezzo per conseguire questo sogno era diventare SOLDIER.
Così…avrebbe protetto le persone a lui care e Tifa.
Qualche giorno prima di partire, raccoglie il suo coraggio ed invita Tifa sul pozzo e le comunica la sua decisione di partire per Midgar.
La ragazza, al momento del tutto ignara dei sentimenti del ragazzo, rimane affascinata e si fa promettere che se lei fosse stata in pericolo, lui sarebbe venuta a salvarla.

Da qui passano anni e Tifa non ha più notizie di Cloud.
In realtà i due hanno avuto modo di rincontrarsi appena due anni dopo, quando Cloud compì 16 anni, poiché il ragazzo era stato inserito in una spedizione proprio a Niebelheim.
Però la vergogna di non essere divenuto SOLDIER di prima classe, lo spinse a nascondersi sotto il casco tipico dei SOLDIER in modo da non farsi riconoscere.
In seguito agli eventi di questo periodo, ampiamente narrati nel gioco, dove Sephiroth impazzisce, Zack e Cloud vengono quasi uccisi, Niebelheim viene distrutta…Cloud riesce a sconfiggere Sephiroth nel reattore Mako, ma perde i sensi.
Hojo, ricercatore scientifico della Shin-Ra, rimane affascinato da questo giovanissimo biondino che è riuscito a sconfiggere Sephiroth, per cui condurrà degli esperimenti su di lui.
Zack, una volta ripresosi, fuggirà con Cloud ma verrà ucciso.
Cloud, per lo shock, dimentica una porzione del suo passato e confonderà alcuni dei suoi ricordi con quelli di Zack, decidendo di vivere anche per lui in questo modo. Il tutto in maniera del tutto inconscia.
Riuscirà, allo stremo delle forze, a raggiungere Midgar, dove incontrerà Tifa, intanto trasferitasi anch’ella lì, che si prenderà cura di lui vedendolo in quello stato.
Qui parte la storia di Cloud e Tifa in ff7, che degenererà con gli eventi della storia che li allontaneranno sempre di più, per poi riavvicinarli nuovamente.
Infatti Cloud ora ha 21 anni e sembrerebbe aver ormai assopito i sentimenti che aveva per la bruna, mentre Tifa è sempre più attratta da lui.
I due avranno una rinascita quando Cloud sarà vittima di un ulteriore shock che gli riporterà alla mente la verità sul suo passato e sarà Tifa che lo aiuterà a recuperare la memoria perduta e a riemergere da questo stato.

Al tempo stesso subentra Aerith.
Aerith conosce Cloud nella chiesa del settore 5, dove coltiva fiori. I Turks, corpo speciale della Shin.Ra, cercheranno di portarla con loro alla Shin-Ra poiché ella è una Cetra. Aerith chiederà al biondo protagonista di aiutarla a fuggire ed arrivare salva fino a casa.
Da qui avremo modo di notare la profonda affinità fra i due e la grande curiosità che ha la giovane Ancient verso Cloud. Dopo essere stata rapita e trasportata all’azienda per proteggere Marlene, subito Cloud, Barrett e Tifa correranno a salvarla dopodichè diventerà membro ufficiale del party.

Aerith è attratta dal biondo, ma sicuramente molto incuriosita dal fatto che Cloud rassomigli fastidiosamente a Zack Fair, sua ex-fiamma.
Non solo entrambi soldier, entrambi appartenenti alla prima classe, ma anche lo stesso modo di comportasi, muoversi…
Questo porta a pensare che la fioraia voglia far luce su questa somiglianza inspiegabile.
Da parte di Cloud sembra che lui sia stato sinceramente attratto da lei, tuttavia l’ha conosciuta per così poco tempo che non ha avuto modo di capire se ciò che provava per lei era amore oppure no.
Aerith morirà poco dopo per mano di Sephiroth. Il suo sacrificio, inizialmente incompreso, era finalizzato a invocare il mistico potere di Holy, che poteva avvenire solo se si moriva per essa. Sarà dunque grazie ad Aerith se Sephiroth sarà sconfitto ancora uno volta e se il pianeta sarà salvo.
Intanto la memoria di Aerith sarà sempre presente nei ricordi di Cloud, di questa speciale ragazza che in poco tempo ha saputo stravolgerlo e toccare il suo cuore.
Quindi…come vedere questi due pairing?
Secondo i sostenitori della CloudxTifa, Aerith è solo un terzo incomodo tra i due amici d’infanzia, oppure il “mezzo” con il quale i due si riescono ad avvicinare.
Al contrario, per i fan della CloudxAerith, tra loro vi sarebbe vero amore, un amore non consumato che finisce in tragedia. Tra Cloud e Tifa in questo caso è visto un rapporto a metà, fra amore e amicizia.

Nel film in computer grafica Final fantasy VII: advent children, il rapporto tra la bruna Tifa e il protagonista sembra addirittura vacillare, o progredire, a seconda della personale interpretazione dei fan.

Con Tifa abitano Marlene, Denzel e in un certo senso anche Cloud.
Loro sono divenuti una “famiglia” e questo in qualche modo avvicina i due sebbene il ragazzo sia sempre lontano da tutto e da tutti, preferendo circondarsi della solitudine.
Al contrario, secondo un’altra visione che condivido, si evince una lontananza irreale tra i due protagonisti che, dopo otto anni, sembra strano che non solo non abbiano fatto un passo in avanti, ma sembra addirittura abbiano fatto “marcia indietro”.
In final fantasy VII in qualche modo erano riusciti a superare i problemi e a guardare il futuro assieme.
In advent children sono lontani, distanti. Il loro unico nesso sembrano essere i due bambini.
Questo porta a pensare che ci sia qualcosa che li spinge a non avvicinarsi, a non solcare quella linea che li ha sempre distanziati.
I motivi? Il senso di colpa, la paura, l’incertezza…
I motivi sono tanti e questo porta alla terribile conseguenza che Tifa dovrà attendere Cloud finché non sarà pronto a girare pagina e a guardare verso il futuro.
Da un lato è un qualcosa di così romantico, dall’altro è addirittura deprimente poiché Cloud sembra ancora molto lontano dal raggiungimento della pace verso sé stesso. Se non ci riuscirà, non potrà mai essere sicuro di prendersi cura di Tifa.
Per quanto riguarda Aerith, lei continua a vivere nella mente del protagonista che non riesce proprio a darsi pace per non averla salvata creandosi sensi di colpa immotivati.






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Stuck93: Oh, Stuck. No!! *la ferma* Spero di non averti turbata ><' Io parlavo sinceramente. Visto che ero rimasta un attimino perplessa, volevo capire meglio. Non voglio che non ti dilunghi perchè hai paura di essere farintesa. Mi ci fai rimanere male ç_ç
Comunque ti ringrazio molto che stai continuando a seguirla e che ti piaccia il mio stile di scrittura! Ne sono davvero felice! Io sono di questo parere: una pairing può anche non interessare, ma se la storia è scritta bene non c'è niente da dire! Attraverso lo stile dell'autore può arrivare anche a coinvolgere!^^ Quindi sono contenta che la stile ti piaccia! Per me è un buon punto! Un bacio! fammi sapere su questo quinto capitolo ^o^


Erewet: Ti ringrazio vivamente :D
Permettimi di abbracciarti, sorella amante della Rufeart ** ( siamo in pochi ma ripopoleremo il mondo..! XD)
Mi fa piacere che ti piaccia la parola Rufeart (Rufus+Lockheart, il cognome di Tifa). Inizialmente la chiamavo Rufa (come si usava nel forum che frequento), però ho voluto cercare un nome più convincente e musicale, appunto^^, per una coppia così accattivante come la loro!
Prima di tutto, grazie per la lunghissima recensione, che mi ha riempito il cuore di gioia perchè...perchè hai notato un particolare nel quale mi sono applicata molto. ** E cioè l'immediatezza. Devi sapere che io sono un'allunga brodi vivente. Mi esce in maniera naturale, ma alla lunga sono attratta dalle cose più..essenziali. Quindi, mentre scrivevo questa fanfic, mi riproponevo sempre di descrivere, sì, ma cercare più di far inquadrare bene la scena senza perdermi in particolari inutili. Una struttura che fosse sintetica e corposa allo stesso tempo. Inoltre volevo creare capitoli dove "succedesse di tutto". L'avevo immaginata così la storia XD Quindi il fatto che tu mi abbia scritto -Dunque, lo stile è scorrevole, facile da seguire. Chiaro, ecco. Mi piace perché arriva subito al punto. Le descrizioni sono essenziali, ma catapultano nella scena. Davvero molto buono. E' un piacere leggere capitoli così corposi e ricchi di avvenimenti - mi ha resa infinitamente felice.
Ho notato le maiuscole nei dialoghi e prometto che provvederò a correggere. Intanto ho fatto la revisione per questo capitolo. Spero vada bene^^ Il fatto dei punti esclamativi/interrogativi, mi era già stato detto e chiedo scusa^^ è un mio vizio quello di adoperarne senza scrupoli. Mi piace dare enfasi, ma già sto cercando di limitarmi. Devo contenermi.
Sono lieta che tu abbia apprezzato la caratterizzazione dei personaggi, e sopratutto la mia Tifa. Una delle cose che non sopporto è il fatto che ultimamente si stia dimenticando la tenacia e la determinazione che ha sempre caratterizzato la ragazza. Senza dimenticare la sua dolcezza e sensibilità, ma Tifa non è solo questo. Quindi sono contenta che tu l'abbia trovata IC e...hai colto nel segno^^
Tifa è paziente e pacata con i suoi cari, naturalmente. Ma con Rufus, che rappresenta un mondo che lei detesta con tutta se stessa, si mostra più scontrosa. XD
Per questo ho deciso di riservare la dolcezza di Tifa solo per alcune persone. E' realistico.
Sono contenta che si noti.
Per il rapporto di Cloud, Tifa e Rufus, ci ho lavorato molto. Non ti nascondo che è stato difficile, ma alla fine sono arrivata a delle conclusioni ed ho elaborato la cosa. Ho un po' in mente come continuare, perchè mi spiacerebbe mettere improvvisamente da parte Cloud. Ma di questo se ne parlerà più avanti (un bel po' più avanti. Voglio prima andare un po' avanti con Rufus e Tifa.).
Hai notato la strana figura di Drummond...che si sta portando via Tifa^^ Spero che la svolta ti sia piaciuta.
Di sorprese ce ne saranno, spero saranno tutte di gradimento dei lettori!! XDDD
Per quanto riguarda la lunga recensione...mi sa che dovrò ricambiare il tuo commento: Scusa per la lunga risposta XD
Per me la lungheza non significa nulla. Ho letto dal primo all'ultimo rigo con estremo interesse e curiosità!!
Ah! Mi fa piacere che tu legga anche le schede a fine capitolo XD Sono felice che siano interessanti. Di questa in particolare credo meriti un occhio di riguardo l'immagine...io morivo e pensavo: 'è perfetta!!' XDDDD
Grazie! Un bacio.


Valy_chan: Grazie per aver letto la nostra fic^^ Davvero. Diciamo che, come ti ho già detto, prima della tua fic, ho sempre avuto un'altra idea di Tseng ignorando le particolarità che invece tu hai giustamente preso in considerazione nella tua storia. Io l'ho sempre visto calmo e pacato, e quindi è il personaggio che ho scelto per ravvivare un po' Tifa in questo contesto così Shinroso. E a proposito...povera Tifa, lavorare per quelli contro cui ha sempre lottato... aveva bisogno di un forte pretesto per riuscirci ed ho pensato che i bambini tanto rinomati in Advent Children le avrebbero dato la spinta giusta per tentare, almeno. Il documento che trova Tifa nell'ufficio di Rufus vuole essere strano, e sono contenta che ti abbia trasmesso un che di...curioso. Rufus amava troppo la Shin-Ra per mettersi da parte così facilmente, e sopratutto non volevo fare di lui un improvviso santarellino che si vuole solo redimere. Redimere è il suo scopo essenziale, si capisce da AC. Ma non solo questo...lo si capisce anche da Reno quando ingenuamente (XD) dice a Cloud "Forza Cloud. Insieme possiamo ricostruire la ShinRa". XD Da quì ho elaborato...^^
Siamo felici che Rufus ti stia piacendo e che siamo riuscite a fare una buona paroramica su di lui, che riprenda si quella del gioco, ma che approfondisce quei "nodi", quei piccoli tasselli che poi solo un fan sa cogliere ed approfondire^^ Di questo, so che ne capisci molto, da fan dei Crack pairing. Sono questi dettagli di cui ci nutriamo per creare i nostri presupposti XD
E la stronzaggine di Rufus poi...anche io parteggio per Tifa, ma lui lo adoro e lo immagino così. Le battute di Rufus le curo tantissimo perchè deve dare una certa impressione. E per il momento, dalle recensioni ricevute fin'ora, posso dire di aver raggiunto lo scopo.^^
Con Rufus e Tifa i tempi non possono assolutamente essere accellerati, o immediati. Il bacio ci voleva perchè Rufus lo immagino "veloce" dal punto di vista fisico. Non si fa troppo problemi, a differenza della ragazza che invece è stata capace di aspettare otto anni prima di avere un bacio da Cloud. E ancora il suo desiderio non è stato appagato.
Rufus non si fa di questi problemi. Segue i suoi istinti senza troppe remore, magari dopo si chiede i sentimenti. Ma la storia deve ancora evolvere.
Che onore, ti abbiamo fatto piacere il nostro Cloud. Non posso che sentirmi soddisfatta! Come ho sempre detto, il Cloud che amo è quello di ff7. Gli altri sono troppo... -__-
Però dovevo per forza ispirarmi anche a quello di AC, per cui ho preso un po' da tutte le sue versioni per caratterizzarlo.
Il risvolto ReTi è assolutamente voluto XD Ci saranno scene interessanti, più avanti^^ Ma non dico nulla.
ahahaha! descrivere Barrett e Cid per me è stato troppo divertente! XD Ci tenevo a trasmettere la personalità burbera e paterna che li caratterizza, ma sopratutto la quotidianeità di cui hai parlato^^ Quindi ne sono molto contenta! Per Tifa la famiglia, la quotidianeità...è un qualcosa di importante che ama proprio perchè le è mancata nella vita e le è stata strappata via violentemente sempre da eventi tragici.
Grazie per la recensione! E aggiorna presto anche tu!! XD Sono curiosa per i tuoi Aerith e Tseng. Un bacio!!










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Capitolo 6
*** capitolo.06 ***



CAPITOLO 6.






[…]



Era esagerato sentirsi così dopo anni di attesa? Forse sì.
I loro visi erano bagnati… e molto vicini… sempre più vicini… 


“Scusa.”


Tifa s’irrigidì di colpo. La magia era stata spezzata.

“Scusa. Non Posso.”

Le gocce d’acqua cadevano ancora dalle piante e dai balconi dei palazzi circostanti. L’incessante rumore della pioggia stava lentamente diminuendo.
Aveva smesso di piovere.
Tifa e Cloud erano bagnati l’uno di fronte all’altra. Mai come allora si stava creando un abisso tra di loro.
La mente di Tifa lentamente cominciò a connettere e a recuperare la lucidità.
Doveva parlare. Dire qualcosa. Ma nessuna frase avrebbe mai potuto essere quella giusta.
Le sue labbra si schiusero. La sua voce tremava.

“Cosa…? Fi-figurati! Anzi…” abbozzò un sorriso, imbarazzata. “Ehm, io…” cercò di dire una qualsiasi cosa. Stava morendo.

Cloud abbassò lo sguardo. 
Tifa si sentì sprofondare e i suoi occhi invadersi di lacrime.
Aveva paura…
Non doveva andare così…
Pregò che Cloud non aprisse bocca…non voleva sapere cosa aveva da dirgli.
Tifa chiuse gli occhi. Li strinse più che poteva. Non voleva piangere. Non voleva neanche sapere il perché di quella decisione, eppure le parole le uscirono da sole.

“Perché…?”

“Aerith e io….”

Tifa sbarrò gli occhi.
Aerith…? Che diamine stava succedendo?

“…Cloud?” 

“Avevo promesso che non ti avrei più mentita. Mi spiace.”

“Perché ti dispiace?”

Cloud abbassò gli occhi ancora una volta. E quella fu una risposta peggiore di qualsiasi altra. Lui ed Aerith cosa?

Tifa fece qualche passo indietro. Tremava…come mai aveva tremato in vita sua.
Le sue gambe si fecero pesanti , e senza che lo volesse, cominciò ad indietreggiare. Ad ogni passo vedeva Cloud sempre più lontano. La sua vista prese a sfocarsi, e avverti le lacrime scorrerle sul collo. Forse invece era pioggia…?
Peccato che avesse smesso, in quel momento.

Si girò e corse via definitivamente.
Non si trattenne più.

Qualcuno mi svegli! Vi prego!


[…]


Le pratiche erano pronte. Restava solo stamparle.
Riguardò i fascicoli un’ultima volta prima di chiuderli nell’archivio.
Avevano finito per quel giorno. Poteva finalmente rincasare anche lui.
Erano intorno le 20:00 ed il cielo era già molto scuro. Rufus fu sorpreso nel notare che l’ultima volta che aveva distaccato gli occhi dal computer era giorno.
Scese le scale lentamente. Era molto stanco. Ormai lo era da giorni. 
Si avvicinò al distributore automatico per prendere un bicchiere d’acqua. Il tempo di ingoiare una pillola e si accorse che non era solo.
Scrutò i divani posti all’ingresso dell’azienda, già consapevole in realtà di chi si trattasse.

“Tifa Lockheart.” Guardò scherzosamente l’orologio mentre si avvicinava a lei. “Apprezzo che tu sia venuta nonostante le tue quattro ore di ritardo, ma, come puoi ben notare, siamo in chiusura.” disse ironico.

La ragazza si girò spaesata. Non si aspettava che lui fosse ancora lì. Nonostante la seccatura, ritornò sulle sue ignorandolo palesemente. Rufus si avvicinò curioso di quel silenzio, ma la sua espressione cambiò radicalmente quando la vide in viso.
Tifa se ne accorse e di colpo si alzò.

“Ero venuta qui e…non so perché sono venuta qui. Forse per giustificarmi.”  Disse con una velocità che non le si addiceva. 
In realtà era venuta li, probabilmente, perché cercava un posto dove nessuno l’avrebbe mai trovata.
Era già propensa per dirigersi verso l’uscita quando lui l’afferrò prontamente per un polso. Lei scattò.

“MA CHE CAZZO VUOI?!” lo guardò furente. Fu in quel momento che Rufus notò che Tifa aveva pianto, anche molto e probabilmente lo aveva fatto fino a pochi minuti prima. Lo dimostravano il trucco sfatto e gli occhi gonfi ed arrossati. 

“Cos’è..? Vuoi ridicolizzarmi ancora, eh..?!” urlò in una maniera decisamente sproporzionata alla situazione. La sua voce rimbombò per l’edificio ora vuoto.

Rufus rimase in silenzio. Si era reso perfettamente conto che Tifa non era lucida in quel momento. 
La fece risedere con forza, dopodichè si posizionò di fianco a lei. La teneva ancora ferma per il polso.

“Sei bagnata. Non avrai preso quel acquazzone in pieno?” disse cercando il suo sguardo.

“Lasciami andare. Non ho proprio voglia di ritrovarmi la tua faccia d’avanti, ora!” fece per muoversi, ma vide Rufus incessante nel mollare la presa. 
Subito Tifa cercò di moderarsi.

“Ti prego. Non è il momento, davvero…” si fermò di colpo poiché sentì le parole strozzarsi in gola. 

Si trattenne, ma ottenne solo l’effetto contrario. 
Poco bastò che emise un sonoro singhiozzo e riprese a piangere.
Cercò di asciugarsi in tutti i modi e fece nuovamente per alzarsi, ma Rufus la trattenne nuovamente costringendola a rimanere seduta. 

“Lasciami stare! Possibile che non capisci che voglio stare da sola..?” 

La frangia cresciuta le copriva buona parte del viso. Anche il resto dei capelli erano decisamente scomposti. 

“Sei inopportuno! Non ho voglia di vedere nessuno. Tanto meno te! Quindi pensa ai fatti tuoi e lasciami...” si fermò. 

Non riusciva a continuare. Sentiva la sua voce pressoché ridicola poiché modulata dal pianto. Le girava la testa.

“Non mi va che tu stia qui. Non mi sei mai andato a genio. Nemmeno ora che ti ho conosciuto.” 
Portò i capelli all’indietro, ma ricaddero immediatamente avanti. 
“E’ colpa tua! Se non fossi mai esistito forse nella mia vita ci sarebbe stato qualcosa di buono. Ho sempre dovuto combattere per sopravvivere perché la tua stupida famiglia mi ha portato via tutto! Io vi ODIO! Vi odio da sempre!” Lo guardò e fu la prima volta che ricercò il suo sguardo. “…e devo anche subire la mortificazione di lavorare in questo squallido posto alla tua mercè..?! Possibile che io non possa stare in pace?” 

Aveva di nuovo alzato i toni. Mentre parlava, sentiva il suo stesso eco. Ma ciò che non sopportava davvero era il silenzio di Rufus.

“TI ODIO! Vattene via!” cercò di allontanarlo spingendolo. 

Rufus la bloccò prontamente e la spinse contro di sé poggiandole la testa sul suo petto. 

Tifa s’irrigidì, ma allo stesso tempo avvertì una strana e piacevole morsa al cuore.

“Vattene! Vattene… vattene…”

Le lacrime rigavano sempre di più il suo viso e definitivamente si abbandonò al pianto.

Erano li, seduti su quel divano in pelle, in silenzio. Un silenzio interrotto soltanto dai singhiozzi di Tifa. 
Lei lo strinse. Stava male. Non ne poteva più! 
Aveva bisogno di chiunque, di una qualsiasi persona! Dimenticò persino che quel ‘qualunque’ in quel momento fosse Rufus Shinra.  

“Va tutto male…! Perché mi ha trattata così!?” lo strinse più forte.

Aerith lei…possibile? E quando? Mentre lei era al lavoro..?? Il suo sgobbare era stata per loro la scusa per avvicinarsi?! Come avevano potuto approfittarsene..?! Era stata lei..? Era stato lui…?! PERCHE’ lei? Perché, cazzo…!

“…come hanno potuto trattarmi così..?” il suo tono si abbassò di colpo.

Solo quando lei si rilassò, il presidente l’allontanò delicatamente.

“Ti accompagno a casa.” Così ruppe il suo silenzio.

Tifa lo guardò alzarsi e prese la mano che lui le aveva gentilmente posto. 
Si avviarono verso l’auto. Erano in un silenzio decisamente imbarazzante. Tuttavia non lo avrebbe spezzato per alcun motivo.


***


Rufus mise in moto l’auto.

“Dove abiti?”

“Dopo la piazza principale, devi girare. Dove stanno le macerie della chiesa.” Rispose distrattamente guardando il finestrino.

Notò che Rufus era rimasto ancora una volta in silenzio. Non aveva nulla da dire oppure stava cercando di essere discreto..? 
Non volle rispondersi; improvvisamente provò dispiacere per le parole che gli aveva urlato contro, prima.

“…scusa.”

Lui la guardò e abbozzò un velocissimo sorriso. 

“Penso quello che ho detto, però…” 

Si interruppe da sola rendendosi conto di essersi approcciata male al discorso. 

“Scusa. Non ne combino una buona, oggi. Solo che…quando accade così…” abbassò lo sguardo. “…ti viene buttata in faccia la realtà, in questo modo.”

“Non mi devi spiegazioni.” Disse non scostando gli occhi dalla strada.

“Tra me e Cloud c’è sempre stato…qualcosa. Ma lui alla fine…” lo guardò dallo specchietto. Lui la ricambiò. “…ha scelto Aerith.” 

Il silenzio piombò nuovamente mentre Tifa riprese a parlare facendo i conti con la realtà dei fatti.

“Sapevo che poteva accadere. Eppure…non so cosa dire. Ancora una volta ha saputo sorprendermi. Ancora non riesco a credere che sia vero. Non so nemmeno cosa dovrò fare ora…” 

Alzò gli occhi. 

“Cioè, è finita? L’ho amato così tanto ed è…finita così? Niente, stop…” fece una paura per tirare un sospiro. “Ho un grande senso di vuoto, adesso.”

“Passerà. È normale sentirsi così.”

“Non puoi capire. Io Cloud lo amo da davvero tanti anni…”


[…]


I fari facevano luce sulla strada scarsamente illuminata di quella zona di Edge.
Rufus osservò a suo malgrado la gente che impegnava i marciapiedi: 
Molti ubriachi e gente di ogni tipo dall’aspetto decisamente trascurato e poco raccomandabile occupavano quelle vie.

La guardò. 
Tifa era una ragazza dall’apparenza così fragile, viveva davvero in un quartiere del genere?
Si senti inquieto.

Ritornò ad osservarla. Lei era in silenzio, abbandonata al sedile della sua auto con gli occhi socchiusi.
In qualche modo era riuscito a tranquillizzarla, credeva. 
Non gli era ben chiaro cosa le fosse accaduto concretamente, ma almeno non era ferita a livello fisico. Forse lo era in altri sensi. 

“Qui.”

Tifa aveva parlato. 
Rufus cercò un posto dove fermarsi ed intravide, nella fioca luce di un lampione mal funzionante, la figura di un bar.

“Non ti spaventa abitare in un posto simile?” 

“Questo soltanto questo. Non posso lamentarmi.” rispose mogia. 

Detto questo, slacciò la cintura ed aprì lo sportello per scendere dall’auto.
Lui la seguì e si poggiò coi gomiti al tetto della vettura, fermo ad osservarla.

La ragazza, un po’ incerta, si girò verso di lui.
I suoi occhi grandi e ancora umidi trasmettevano una dolcezza alla quale Rufus non poté fare a meno di sorridere.

“Guarda che è un caso che tu oggi mi abbia vista così.” 

“Peccato.” Disse col sorriso sulle labbra.

Tifa lo guardò strano. Perché aveva risposto così? Alzò le spalle e si stiracchio leggermente.

“Beh, grazie. Sei stato…oddio…” si interruppe. Non riusciva a dirlo.

Rufus rise.

“ ‘Gentile’…?” le disse provocatorio.

Tifa cercò di trattenersi, le venne solo di alzare gli occhi al cielo in modo scherzoso. “Okay…sei stato carino!”

“Solo carino…?”

“Carino va bene!” 

Che stai facendo, Tifa? Gli stai sorridendo?

“Tu guarda…” le si rivolse canzonatorio.  “Va bene! Cerca di darti una rinfrescata quando entri.”

“Cosa?”

“Sei un disastro, mia cara.” Le ammiccò.

“Un disastro?!” rifletté un attimo. “Oh, no! È vero…! Ero truccata…”

“…e anche pesantemente visto come hai ridotto la mia camicia!” Disse lui osservandosi.

“Eh?” solo allora fece caso alla camicia macchiata del ragazzo.

“Ah, scusa..! Senti, se vuoi..!”

“Basta con questi ‘scusa’, o mi farai montare la testa.” Si riposizionò in macchina. “Promettimi solo che ti fai una bella dormita.”

Tifa lo guardò, non sapendo bene come comportarsi.

“Ci proverò…” cercò di sorridere.

“E’ già una cosa…” Rispose lui quasi tra sé. “Vai dentro. Parto quando chiudi la porta.”

“Non sono una bambina.” La ragazza si risentì, ma capì perché lui lo faceva.

Rufus in tutta risposta chiuse il finestrino automatico. 
Lei lo guardò scettica, ma allo stesso tempo provò dolcezza.

Annuì e in fretta attraversò la strada e girò la chiave nel portone. 
Si voltò verso di lui e gli fece un cenno con la mano. 
Lui mise in moto l’auto e fece per partire. A quel punto lei entrò.

Tonc

Non poteva dire di aver trovato il buon umore, ma stranamente pensare al Rufus di pochi attimi prima le portò un po’ di benessere.
Poggiò le spalle sulla porta per poi scivolare lentamente sul pavimento.


Sigh…


Sigh, sigh…



Questa volta il pianto fu cupo e silenzioso.


[…]


Le prime luci del mattino risplendevano nell’ufficio al decimo piano. Le scrivanie erano insolitamente ordinate, con poche pile di fascicoli posizionate sugli estremi. 
Tseng arrivò nell’ufficio di buon ora e non si sorprese di trovarci già Tifa intenta a lavorare al computer.
Si sorprese di notare che, dopotutto, si fosse abituato alla presenza della giovane ex-nemica.
Le si avvicinò e le sorrise garbatamente. 

Tifa ricambiò accorgendosi di lui. Nonostante quell’espressione serena, Tseng vide in lei una nota di malinconia. Quasi fosse assente, in realtà.

“Buongiorno, Tifa. Tutto a posto?”

Lei non rispose subito. Sembrava incerta se dire la verità oppure no.

“…sì, certo.” Lo guardò. “Tutto okay.”

Il moro si posizionò dietro la scrivania e cominciò a smistare dei documenti.

Non lo sapeva, ma Tifa quella mattina era arrivata davvero molto presto. Non aveva chiuso occhio e appena si era fatto un orario adeguato, era corsa alla fermata del bus per venire a lavoro.
C’era una strana atmosfera. Non si poteva definire inquietante, ma un qualcosa sicuramente di alienante. 

“ ’Giorno!”

Rufus era appena arrivato. A differenza dei due, sembrava di ottimo umore.
Prese una sedia e immediatamente si posizionò di fronte a Tifa.

“Ciao.” le si rivolte malizioso poggiando il gomito sulla scrivania con fare accattivante.

Tifa alzò gli occhi lentamente. Molto perplessa.

“…ciao.” Disse incerta.

“Ebbene, cara? Com’è andata la tua prima notte da single?” 

Tifa sbandò a quella frase detta con una simile superficialità.
Anche Tseng si voltò. 

“Che t’importa? Avevamo detto di cancellare il capitolo.”

“Non l’abbiamo detto.” Disse non cambiano tono. 

Subito poggiò sulla scrivania una grande busta bianca contenente una camicia. 

“Il tuo ‘capitolo chiuso’ ha lasciato il segno.” Le mollò lo scontrino della lavanderia.

Tifa sgranò gli occhi sperando che stesse scherzando.

“Consolarti ha il suo costo. Il bello è che non ti fai pagare neanche poco…”

“Ma che stai dicendo..?! Sembra che parli di una squillo!”  la sua espressione si fece imbarazzata.

“Scherzavo. Volevo solo vedere se stavi meglio.” 

La ragazza non avrebbe mai pensato che Rufus l’avrebbe detto. Stava ammettendo che si era preoccupato per lei.
Ritornò alla domanda.

“Non saprei…mi sento così vuota. Come se mi fossi svegliata dopo un lunghissimo sonno. Non so spiegarlo.” Disse con gli occhi persi nel vuoto.

“Direi che ti sei spiegata più che bene.” 

“Per me è impossibile sintetizzare otto anni passati assieme. Perdere Cloud è stato come dover cancellare una fetta della mia vita. Una fetta importante.”

Sebbene non lo diede a vedere, Rufus fu sorpreso che Tifa gli stesse dando corda.

“Cioè, ne abbiamo passate tante assieme e se da un lato ponderavo un’eventualità del genere, dall’altro…” s’interruppe. “…no, non è vero. Non l’avevo mai immaginata un’eventualità del genere.”

“Ci credo. Hai detto che vi tenevate da otto anni.”

Lei scosse la testa.

“Macchè. io e Cloud non stavamo assieme. Né abbiamo mai…” 

“…Né avete?” disse interessato.

“Beh…insomma. Non siamo mai stati assieme, ecco.” Disse ricercando una scioltezza che non aveva. Rufus la guardò incerto.

“Non ci credo. Possibile che in tutto questo tempo non..?”

“Uhm…cioè qualcosa è accaduto, però nulla di quello che si può immaginare!” disse arrossendo.

“Sentiamo.” Il presidente accavallò le gambe.

La ragazza sospirò revocando alla mente ciò che di lì a poco avrebbe detto. 

“Una volta, tre anni fa, eravamo da soli sull’ Highwing…” fece una pausa e abbozzò un sorriso che cercò di contenere.
“…ci siamo allontanati su un colle…” dall’espressione, Rufus poté intuire che si trattava di un ricordo ancora molto nitido e piacevole. 
“…e siamo stati assieme tutta la notte! Io poggiata sulla sua spalla. È stato così bello!” portò una mano sul viso lasciandosi cullare da quel ricordo. 

Rivolse gli occhi a Rufus che, al contrario di lei, aveva un’espressione indescrivibile. Parecchio perplessa.

L’osservò cercando di capire cosa avesse.
Lui dapprima sgranò gli occhi, poi cominciò a ridere di gusto.

“Cioè: voi due, in otto anni, avete solo…questo è stato il vostro massimo?!” prese a ridere. “Ah! Ah! Ah! …scusa!” continuò la sua risata fastidiosamente sincera.

La ragazza inorridì.

“Tu! Stai distruggendo il mio momento speciale con Cloud..?!” ricercò lo sguardo di Tseng e si accorse che anche lui stava trattenendo un sorriso. 
“No! Anche tu..!” 

Rimase smarrita per qualche attimo. Ritornò a Rufus.

“Smettila, cretino! Tu queste cose non le capisci!” 

“Ah ah ah! Questo è vero!” si calmò ed assunse un’espressione più seria sebbene canzonatoria. “Non potrò mai capire uno come Cloud.”

Tifa lo guardò curiosa.

“Non potrò mai capirlo perché io quando desidero qualcosa faccio di tutto per ottenerla. Sarei capace di sacrificare tutto quello che ho.” 

La bruna si lasciò per un attimo rapire dallo sguardo penetrante che aveva assunto lui nel pronunciare quelle parole. Le si scolpì in mente quella sensazione di possessione assoluta che Rufus trasmetteva con quelle parole.
Deglutì nell’avvertire quell’ardore.
Il ragazzo si alzò.

“Vieni con me.” 

Tifa sbandò.

“C-cosa..?” 

“Vieni e basta. Ti voglio portare da una parte.” Si rivolse poi a Tseng. “Non ti dispiace se la porto via un attimo?” 

Tseng non rispose. 
Tifa alzò gli occhi verso l’alta figura del biondo e capì che doveva seguirlo.


[…]


Tentennò più volte prima di decidersi a chiedergli spiegazioni.

“Rufus, fai sempre così?” 

Lui, noncurante, annuì.

“…ti decidi a dirmi cosa ti frulla nella testa? Certe volte fai tanto il gradasso, poi improvvisamente diventi serio e fai il misterioso. Non ti capisco proprio.” Guardò fuori dal finestrino cercando di riconoscere la zona dove lui la stesse portando.

“Non ci siamo mai capiti noi due. Comunque pazienta ancora qualche minuto, siamo quasi arrivati.” 

Infatti ecco che svoltò in una traversa e parcheggiò l’auto in un luogo che Tifa conosceva bene.

“La chiesa..?” Lo guardò sbigottita. “…perché mi hai portata qui?”

“Già ti sei dimenticata perché sei venuta a lavorare per me..?” uscì dall’auto portando con la mano destra il suo Dark Nation.

Quella risposta la sorprese non poco, tant’ è che tentennò prima di raggiungerlo.

“Aspetta!” 

Entrò nella chiesa appena poco dopo Rufus. Lui si sedette su una delle poche panchine in buono stato. Le diede una stranissima impressione vedere Rufus lì dentro. 

Gli si avvicinò e lo guardò dall’alto.

“Da ragazzino venivo spesso qui con mia madre…” disse con nostalgia mentre guardava attorno a sé. 

“Sì..?” non seppe dire altro.

“Ma è stato molto tempo fa. Non ricordo quasi nulla.” La guardò. Rufus indicò verso una parete, al che Tifa notò che vi era affisso un cartello di ‘lavori in corso’. 

“Non mi sono dimenticato dei tuoi progetti.” Sorrise. “…e per la cronaca, le tue carte le ho lette, per quanto fossero scritte male.”

Era rimasta letteralmente senza parole. Non le era mai capitato di provare qualcosa di simile e mai avrebbe pensato di provarlo proprio per lui.

Il suo viso si abbandonò ad uno spontaneo e ampio sorriso. Gli occhi color ambra cominciarono a brillare di gioia.

“Grazie.” Disse di vero cuore.

“E’ questa l’espressione di cui voglio sorprendermi.” Le rivolse i suoi bellissimi occhi azzurri. “La Tifa di ieri sera spero di non rivederla più.” 

Rimasero a guardarsi in silenzio per qualche attimo. Non aveva la lucidità di capire se stava cominciando a vedere il ragazzo con occhi diversi oppure si trattasse solo di un momento.
Tifa si rese conto di non conoscere per niente Rufus. Né cosa effettivamente pensasse di lui.

“Promettimelo.”

“Cosa..?”

“Che non piangerai più in quel modo. Questo è solo un piccolo regalo per farti sorridere. In realtà, come ti ho già detto, mi prendi nella maniera sbagliata, Tifa.” la guardò penetrante. “Mi hai giudicato troppo in fretta. Io sono stato anche quel Rufus che ricordi, ma non ti sembra superficiale limitarmi solo a quello?” le disse onestamente con un tono pacato. “…eppure ti basterebbe davvero poco per tenermi buono.”

Tifa non capì se fosse il caso di dirgli qualcosa. Si sentì solo un po’ scossa.
Inoltre ancora non capiva cosa effettivamente intendesse quando le diceva che le sarebbe bastato poco per tenerlo buono.

In ogni caso, aveva ragione, pensò in quel momento. Nonostante tutto, era stata troppo ostile con Rufus fin dall’inizio.
Si sedette accanto a lui e sospirò.

“Questa chiesa è tutto quello che ho, ora. Tengo molto ai bambini che vengono qui e che accudisco come meglio riesco.” fece una pausa. “E’ un peccato che tu non abbia voglia di cambiare vita. Potresti persino far ricredere qualcuno sul tuo conto.” 

“Qualcuno…come te?” disse scherzosamente.

“Sii serio!”

“Ma io lo sono, cara.” Rivolse il suo sguardo al vuoto. “Mi spiace che tu non mi abbia capito. Io non voglio ricostruire la Shin-Ra. Sarebbe solo un’illusione sperare di riuscirci, però…anche per me è tutto quello che ho.”
Le si rivolse e Tifa avvertì un sussulto, quasi come se lui avesse voluto provocarle di proposito quell’emozione.
Come faceva? Come faceva ad ottenere questo con solo uno sguardo fugace?

“Fin da bambino sono vissuto con in testa l’idea della Shin-Ra. Non avevo nemmeno quindici anni quando ho cominciato a lavorare con mio padre. Come vedi, anch’io ho perso tutto e sto cercando la mia strada.” Si fermò. “…ma non posso prescindere da quello che sono stato. Mi è stato insegnato a fare solo questo.”

Tifa lo ascoltava con un insolito interesse.
Aveva sempre sentito la campana di Barrett e in quel momento stava riscoprendo per la prima volta il ‘rovescio della medaglia’.

“Voglio ricostruire una nuova Shin-Ra, è vero. Ma non lo faccio solo per le mie ambizioni. Voglio soprattutto ricostruirmi un nome.” Si spiegò meglio. “Sono stato quella persona, ma la gente dovrà poter dire che sono stato anche qualcos’altro.”

Stava rapendo Tifa con il suo discorso quando i suoi toni si fecero drasticamente cupi.

“Sono sopravissuto. Ma per la gente io sono morto quel giorno. Sono un morto vivente.” Alzò gli occhi. “Peccato solo che io sia vivo.”


Quelle parole le trafissero l’anima. Sapeva bene perché si sentiva così. 
Quando seppe che Rufus Shinra era sopravvissuto all’attacco della Weapon quasi non se ne curò. Per lei era comunque morto. Si pentiva di aver pensato quelle parole?
Abbassò il capo chiudendosi in silenzio assieme al giovane ex-presidente della Shin-Ra.


Improvvisamente sentì un mormorio.
Rufus richiamò l’attenzione di Tifa che sobbalzò.

“Guarda che sono venuti i tuoi cari bambini.” Si girò all’indietro indicandoli con gli occhi.

Tifa si voltò incredula e si alzò di scatto per andare verso di loro. Ricercò lo sguardo di Rufus che le fece capire di preferire di rimanere in disparte. 
Mentre si avvicinava sentiva i ragazzini bisbigliare tra di loro.

“Ma quello è Cloud..?”

“Macchè Cloud, scemo!” rispose una bambina bionda. “Lo so io chi è. L’ho visto in televisione.”

“…è Rufus Shinra, no?”

“Ma non era ciccione?”

“Quello non era Rufus!”

Tifa si sbigottì nel sentire discorsi del tipo. Notò che anche Rufus li ascoltava da lontano divertito.

“Ragazzi, che cosa fate qui? Non vi avevo già detto che da soli non dovete passare da queste parti? E’ pericoloso!”

“Sì, ma abbiamo visto una macchina qui fuori e ci siamo insospettiti.”

Tifa sorrise. Erano capaci di metterla davvero di buon umore con la loro innocenza.
Si chinò verso di loro.

“Vedete quel signore? E’ il mio capo e se facciamo i bravi entro poco ristrutturerà la chiesa.”

Mentre parlava vide Rufus avviarsi verso l’uscita della chiesa. Scattò in piedi. Rufus la fermò facendole un cenno.

“Resta qui. Credo sia più importante, ora.” E si avviò.

“Ma..!” Non fece in tempo a fermarlo che già era lontano.

Inutile. Non conosceva per niente Rufus. Né ancora era in grado di valutarlo con lucidità.


[…]


La stanza di Tifa era vuota e la luce notturna si stava lentamente inoltrando. La bruna si trovava da un po’ su uno dei letti dei bambini a fissare il muro con affissi dei disegni.
La maggior parte raffigurano lei, Cloud, Marlene e Denzel quasi come una vera famiglia. Una formata da due bambini, una madre e un padre. 
Non era mai stato così, eppure lei ci aveva sempre sperato. Aveva sempre sperato di diventare la famiglia di Cloud.
Sospirò e socchiuse gli occhi, forse finalmente stanca di pensare ancora a quelle false speranze.

Drii Driii….

Quando notò che lo squillo era incessante si decise a rispondere.

“Sì..?”

“Tifa, sono Tseng. Scusami se ti disturbo, ma devi venire in ospedale subito!”

“Eh?! In ospedale? Perché..?”



[…]







ATTENZIONE: IL [04/10/2012 E' STATA MODIFICATA LA FANFICTION RIGUARDO LA RELAZIONE TRA AERITH E CLOUD. In origine, i due sembrava aspettassero un bambino, cosa che ho deciso di eliminare. Le modifiche sono relative da questo capitolo in poi e solo a riguardo di questo aspetto del sotto pairing.]
Scusate l'attesa per questo sesto capitolo. Da adesso, i capitoli che seguiranno, saranno molto più incentrati su Rufus e Tifa e su come pian piano evolverà il loro rapporto. Già da adesso c'è profumo di cambiamenti. Spero le svolte vi piacciano e che Rufus sappia conquistarvi tutti!

Tifa ha già molti fan, ma Rufus è ancora così poco "conosciuto" nel fandom di FF e io ci tengo davvero molto a colmare questo vuoto e presentarlo tramite questa fic. 
Personalmente sono molto soddisfatta di questo capitolo poichè è la prima volta che emerge in Rufus il suo lato introspettivo. Un lato che solo i  suoi fan hanno avuto modo di cogliere. Spero che dalle battute e dal suo modo di fare emerga questo, anche se verrà tutto ripreso continuamente nel corso della fanfiction. Voglio che i personaggi siano chiari, ma che facciano anche fantasticare.
Questa volta non inserirò alcuna scheda su Final Fantasy 7 perchè mi sono fatta dei conti e questa fanfic arriverà intorno  ai venti capitoli, quindi voglio prendermela con più comodo e magari fare le schede ogni due o tre capitoli, poi vedo^^ Va a finire che senno rimango a corto di idee.
Bene, mi sembra di aver detto tutto. Allora passo subito alle recensioni! Grazie a tutti per il vostro sostegno!

Ringrazio White Shadow per avermi messa tra i seguiti! Grazie!!





Risposta per Stuck: 
Sono contenta che ti sia piaciuto questo capitolo! Ci siamo applicate molto per far uscire fuori qualcosa di originale e dal tuo commento vedo che ci siamo riuscite^^
Eh, sì! Tifa è sfortunata parecchio, ma si sa…amiamo le cose complicate XD
Il primo bacio tra Rufus e Tifa doveva essere un po’…strano, dunque sarebbe questa la loro prima situazione più “dolce”, quella vicino al reattore, ma quei due non avranno tregua ve l’assicuro XD E’ che immagino questo pairing proprio così <3 
Reno è un PG sul quale ci vorrei lavorare molto…dunque il tuo parere sulla caratterizzazione che gli daremo sarà importante! Poi a quanto vedo molti di voi già hanno cominciato ad intravedere qualcosa su lui e Tifa e a dire la verità un po’ ci avevamo pensato anche noi…ma non dico altro… XD No, macchè problemi! Abbiamo risolto tutto sul forum quindi non mi dilungo troppo. Dico solo che io apprezzo molto i tuoi commenti ed è proprio per questo che ti chiedo spiegazioni, per migliorare la qualità della fic! Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento! Un bacio!

Risposta per White Shadow:
Innanzi tutto grazie per aver messo la mia fanfiction tra i seguiti. Sono davvero lieta che ti piaccia e che hai deciso di seguirla. Anche per me è un piacere conoscerti!
O__O l’hai letta in solo due giorni? Complimenti! Io non ci riuscirei mai (e io sono l’autrice XDDD). Sarà perché io leggo molto lentamente, non so <3
Sono contenta che apprezzi il modo in cui sto trattando il pairing** Sai, essendo crack, non è proprio semplicissimo da organizzare e io ce la sto mettendo tutta per renderlo quanto più realistico possibile! Per seguire la mia fanfic non è necessario essere dei grandi professori di FFVII, quindi tranquilla! Davvero ti sono stati utili i miei approfondimenti? *__* mi fa molto piacere! Ne metterò altri! Comunque per qualsiasi cosa, puoi anche chiedere. Io amo FFVII e posso dire che lo conosco quasi a memoria (oddio, che fanatismo XD).
Rufus e Tifa è un pairing inusuale ma a me piace moltissimo! Ci leggo un mondo dentro** Anche io non apprezzo molto il CloTi (CloudxTifa) però ho cercato ugualmente di renderlo come meglio potevo basandomi anche sui tanti pareri che ho conosciuto frequentando i forum! (comprendo perfettamente, anche per me non sono accostabili!). Poi, amando proprio altro tipo di pairing, non mi trasmettono la passionalità che cerco e in questo il pairing scelto da me è l’esatto opposto <3
Sono contenta che la mia fanfic la trovi molto cinematografica** Lo trovo un gran complimento e…hai trovato errori? Oddio, me ne vergogno terribilmente >___< Ti giuro che ho letto ogni singolo capitolo almeno sei, sette volte (andando per difetto) proprio per evitare errori imbarazzanti. Non so se a breve, ma prometto che darò un’ulteriore rilettura alla fanfiction in modo da ricercare tutto ciò che mi hai detto e correggere! 
Per quanto riguarda gli occhi di Tifa la cosa è emblematica. In FFVII li ha sia rossi che gialli (nei filmati rossi/castani e quando la usi nel gameplay, gialli), poi in final fantasy VII: advent children, advent children complete, crisis core, last order, before crisis e dirge of cerberus sono nocciola/gialli/verdi. Io glieli ho descritti color ambra proprio perché è un colore dalle molteplici sfumature. L’ambra può essere a tratti gialla, a tratti castano, rossa, arancio…quindi ho pensato che per Tifa era perfetto! In modo da mettere tutti d’accordo^^
Ti stanno antipatiche Aerith e Yuffie? Nuu dai XD Sono due Pg molto interessanti e anche se anche io preferisco Tifa, apprezzo molto anche loro due!
L’hai notato anche tu qualcosa tra Reno e Tifa?** Wow, allora mi sa che ho creato un sotto-pairing involontariamente (o no?) <3 
Risvolti piccanti…eh, eh! Con uno come Rufus come non potrebbero esserci? Ancora un pochino e ci arriveremo *____* A kiss from Fiammahgrace

Risposta per Erenwen:
 Dici? Speriamo davvero XD Sarebbe bello riuscire ad avvicinare nuovi fan a questo pairing <3  Non è facile da organizzare, eh, si** Ma sentirsi dire che la cosa sta uscendo bene, mi fa credere che ne vale assolutamente la pena! Penso che in futuro scriverò altre cose su di loro <3 Io amo i pairing crack, no-canon…quelli inusuali, insomma** Quelli che all’inizio ti lasciano perplesso e poi ti rapiscono!
Sì^^ Sono una che va a ruota libera su tutto, dunque sto cercando di “limitarmi” con gli allunga-brodi per questa fanfic che la volevo sì dettagliata, ma anche immediata^^
Ho valutato attentamente il fatto dei punti interrogativi e, anche se a me piace metterli, ho deciso di seguire il tuo consiglio! Scorre meglio? Allora devo ringraziare proprio te e le altre persone che mi hanno fatto notare questo “errore”.
Provvederò a correggere “infondo” grazie per avermelo segnalato.
Molti mi hanno detto che la mia Tifa è un po’ troppo dinamica, ma sono contenta che tu, invece l’apprezzi. Io sinceramente la vedo così, anzi, trovo più ooc una Tifa timida e dolce (secondo me non le si addice una caratterizzazione del genere ò_ò). Sì, lei cambierà ma sarà una cosa lieve che spero riuscirò ad organizzare bene^^
Non immaginavi una svolta del genere? Wow, sono contenta** Esistono persone così e quando ho inventato questo episodio ce l’ho messa tutta per renderlo un PG ambiguo. Più che epica, l’entrata in scena di Rufus si vede che è stata studiata stesso da lui. Insomma, me lo immagino un po’ a studiare ogni suo singolo comportamento. Sono contenta che l’hai trovato anche molto IC *W*
La scena in macchina mi ha divertito un sacco immaginarla e scriverla, ancora oggi penso che mi sia uscita discretamente XD Sono contenta che sia piaciuta anche a te! Sono i commenti delle  recensitrici come te a farmi riempire il cuore di gioia perché ho raggiunto esattamente il mio scopo! Cioè…tu ti sei soffermata proprio sui punti che mi premevano di più e ne sono stra-felice! 
Per quanto riguarda Rufus…io non cercherò di spiegare come sia sopravvissuto…è al di la della fantascienza, ma meglio così XD E’ vivo, evviva XDDD
Rufus è un tipo che è sempre così attivo, ma lo immagino a trascurasi. Sarà un qualcosa che ritornerà più avanti^^ Ancora una volta, sono contenta che tu abbia fatto caso anche a questo**
L’immagine per la scheda dedicata al triangolo AeCloTi è stata un’illuminazione** Quando l’ho trovata ho detto: “è questa” X°°°D è di un’ironia unica! Sono felice di sapere che le mie descrizioni siano fluide °O° nelle schede dei PG è importante essere sia imparziali che precisi. Ad esempio io sono più per il Clerith, ma ho dato comunque molto spazio anche al CloTi sperando di essere riuscita a valorizzare entrambi i pairing^^
Grazie ancora per il tuo commento! Aspetto di sentire la tua anche per questo cap^^ Un abbraccio ad una fan RuFa come me XD


Grazie mille per i commenti, ragazze! Sono commossa çOç Ci sentiamo al prossimo aggiornamento che, spero, sarà a breve!

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Capitolo 7
*** capitolo.07 ***



CAPITOLO 7.









Rufus aprì lo sportello della sua auto nero-lucida.
Si sistemò dentro.
Non era particolarmente tardi, dovevano essere appena le 21:00, ma l’aver lavorato sodo fino a quell’ora inesorabilmente gli portava stanchezza. 
Una stanchezza che non sapeva fino a quanto avrebbe potuto sopportare.
Lo sapeva: si affaticava molto. Troppo. 

Ma voleva ottenere il massimo da sé stesso. Era l’unica cosa che poteva fare.
L’unica per poter davvero tornare ad essere sé stesso.

Scosse la testa cercando di riprendersi.
Non era il momento per lasciarsi andare. In realtà, non lo era mai.

Le strade erano vuote. 

Era abituato a quella solitudine eppure qualche volta gli portava angoscia. Però dopotutto preferiva che fosse così…
Incontrare gente per strada non era mai rincuorante. 
Sapeva bene di non passare inosservato, vuoi per il suo aspetto, vuoi per ciò che era.
Ma lui era fiero di essere uno Shinra. Non avrebbe mai imboccato strade alternative per non incrociare lo sguardo della gente.

Nessuno lo conosceva veramente, per questo nessuno lo avrebbe mai giudicato per quello era davvero ora. In quel momento. Negli ultimi due anni.

Per questo non gli importava.

Fissò la strada attraverso il parabrezza. 
Lentamente i suoi pensieri si fissarono sull’immagine di una ragazza dai lunghi capelli neri.

No. Non pensava a Tifa perchè era bella. Non pensava a lei perché l’aveva vista piangere. Non pensava a lei perché era una donna.

Pensava a lei per ciò che rappresentava.

Una ragazza sicuramente forte ed indipendente, eppure molto fragile. 
Non poteva dire di averla inquadrata come persona, ma in un certo senso pensava di aver intuito più di qualcosa su di lei.

Inoltre…lei era la prima persona con la quale aveva potuto mettersi in gioco davvero. 
Mettersi in gioco per quanto riguardava la Shin-Ra. 

Forse era per questo che la voleva vicino a sé.
Lei poteva rappresentare una preziosa testimonianza di ciò che lui era diventato.
Lei poteva vedere cosa lui stava facendo concretamente per Edge. 
Poteva vedere che Rufus non era morto nel suo ruolo di tiranno che governava col terrore, ma stava provando a rinascere. 
Lei era preziosa per questo.
Lei faceva parte di quel popolino che non faceva che giudicarlo. Giudicarlo solo per quello che era stato. 
Che non si aspettava nulla di buono da uno come lui.
Per questo era importante che lei sapesse e non sapesse. In modo che gli avrebbero riconosciuto i suoi sforzi, le sue speranze…
Da lei tutto questo poteva partire.

Eppure la mente del ragazzo non si perse davvero in quei pensieri.
No.
Gli fu nitido nei suoi occhi il suo viso, sicuro e dolce.
I suoi bei capelli scuri. I suoi occhi ambrati. La sua tenacia. La sua perseveranza. La sua caparbietà.

Perché mai…? Perché pensava a lei? Non la pensava come una ragazza qualsiasi ma…
Era come…

GNEEEEEEEE……SBAM!

Rufus scattò. 
Un’auto lo aveva urtato violentemente facendolo slittare bruscamente. 
Cercò di prendere il controllo della situazione. 
Afferrò più saldamente il volante e fece per riposizionasi sulla strada in maniera corretta.


SBAM!


Era certo. Qualcuno stava cercando di tamponarlo volutamente. 
Si girò per riconoscere chi fosse alla guida dell’altra vettura, ma ricevette un’ulteriore spinta che lo fece andare fuori dalla carreggiata.

L’auto incrociò un paio di alberi ed andò a sbattere fra essi. 

L’urto fu violento.
Rufus slacciò la cintura ed aprì lo sportello dell’auto per prendere aria. 

La testa gli doleva da morire. Avvertì dei forti capogiri.

Cercò il cellulare nella tasca interna della candida giacca. 
Toccò qualcosa di umido. Era ferito. 

Guardò il suo sangue sporcare lentamente le sue mani e i vestiti.

Si poggiò all’indietro, la testa gli martellava sempre più forte.

Avvicinò a sé il cellulare. 

Cercò un numero….
Le vertigini cominciarono a disorientarlo e pian piano perse coscienza.









“Rufus, dimmi. Rufus? Pronto? Pronto..?”










[…]



Ora cosa farò?
Cosa mi rimane? La chiesa? Il lavoro di Rufus..? Prima o poi spariranno dalla mia vita e mi ritroverò da sola tra queste mura silenziose.
E quando verrà quel momento come sarà la mia vita..?


Era già da qualche minuto che Tifa si era abbandonata sul morbido letto di uno dei bambini. Gli occhi erano persi e la sua mente cercava un nuovo perché alla sua esistenza.
Si osservò distrattamente e per un attimo sentì di avere un corpo che non le apparteneva. La maglia stretta e bianca che lasciava intravedere il fisico avvenente e la corta gonna di pelle. Questa era la vecchia Tifa. Quella che tutti conoscevano.
Ma ora lei era cambiata.
La bella barista dei bassifondi non faceva più la barista. Ora lavorava in un’azienda rinomata e autorevole.
La bella ragazza di Cloud non era più tale né, forse, lo era mai stata.
La bella ex-membro AVALANCHE lavorava per Rufus Shinra.

Cosa rimaneva dunque di quella vecchia Tifa Lockheart?
Per questo si sentiva un’estranea, adesso. 

“Hai rovinato tutto. Avrebbe potuto funzionare, sai?”

Disse mentre osservava i disegni di Marlene appesi sulla parete. Molti raffiguravano lei e Cloud come fossero una vera famiglia. Già considerava la piccola figlia di Barrett come una figlia, ma con Cloud la cosa si era rafforzata maggiormente. Avevano vissuto assieme per due anni e l’idea che potessero divenire una famiglia era sempre stata la sua speranza.
Quando entrò nella loro vita anche Denzel, Tifa pensò che quel momento non era lontano. Quel bambino, forse, avrebbe cambiato Cloud.
Così però non era stato.
Cloud era divenuto sempre più distante e raramente si faceva sentire. Si era sforzata così tanto di capirlo, comprenderlo, pazientare…ma non era valso a nulla.

Forse avrei dovuto implorarti di essere mio. Abbiamo avuto tante occasioni, infondo.
   
No. Lei non avrebbe mai potuto.

Aerith…tu ed Aerith avete avuto un rapporto così intimo che io...

Chiuse gli occhi e sospirò.

Hai detto che ti dispiaceva per me. Non te la sentivi di lasciarla sola…non volevi mentirmi.

“…e invece avresti dovuto, caro mio.” Disse fra sé e sé.

Se tu mi avessi detto: “scusami, ma io mi sono accorto di amare Aerith. Non sapevo come dirtelo…”

Io ti avrei odiato con tutta me stessa.
Però…cazzo, non dirmelo quasi fossi stato messo alle strette!
Sarebbe stato molto meglio per me sapere che mi avessi lasciata perchè avevi scelto lei e basta.


Ma tu non sei mai stato bravo con le parole, eh?

Chissà se la ami, se non la ami. Se pensavi a me quando l’hai stretta a te e l’hai fatta tua.

Chissà se poi era stato solo un momento di passione, oppure la loro storia esisteva già da un po’.



Scosse la testa. Non voleva pensarci.
Era stanca di pensarci ancora.


Voleva dimenticare e sperava che il suo cervello si sarebbe presto dimenticato di Cloud. Ciò era impossibile. Tutto le ricordava lui, ma non ce la faceva più.
Scattò dal letto e cercò sulla scrivania i lavori che aveva preparato. 

Il lavoro in quel momento era la sua unica arma per difendersi da Cloud.

Si poggiò nuovamente sul letto e lesse quegli scritti, ma a distrarla furono, ancora una volta, i disegni di Marlene. 
Quei disegni che rappresentavano lei, Cloud, Marlene e Denzel come una vera famiglia. Una famiglia composta da due bambini, una madre ed un padre.


Driii….driii….


Quando vide gli squilli farsi incessanti, si decise a rispondere.

“Sì..?”

“Tifa, sono Tseng. Scusami se ti disturbo, ma devi venire in ospedale subito!”

“Eh?! In ospedale? Perché..?”


[…]


Aveva indossato la prima cosa che le era capitata a tiro ed era corsa verso l’ospedale. 
Alle 21:00 di sera non c’erano molte persone in giro, per cui non fu difficile per Tifa notare la distinta figura dell’ex-Turk Tseng nella sala d’aspetto.
Si avvicinò a lui immediatamente.

“Ah…! Perdona il ritardo. L’ospedale è più grande di come immaginassi e mi ero persa!” disse.

Tseng si girò e si alzò per andarle incontro. Era ancora in tenuta da lavoro. Aveva persino la valigetta con sé. Sebbene fosse molto composto, aveva un’aria stanca, davvero stanca.

“Ti eri persa..?” guardò l’orologio. “Eppure sei arrivata prima di quanto immaginassi.”

Lui l’osservò e probabilmente notò di aver preso Tifa alla sprovvista. “Mi spiace per averti fatto preoccupare.” Disse infine.

Lei scosse la testa.

“Non dartene pensiero. Piuttosto.” Osservò attorno a sé, ma quel che vide furono solo i candidi e vuoti corridoi. “…Dov’è? A telefono sei stato così vago.”

Non voleva darlo a vedere, ma quando Tseng l’aveva chiamata e le aveva detto con aria assai preoccupata “Guarda che Rufus ha avuto un incidente stradale. Ora si trova all’ospedale…” ,  la sua mente si era annebbiata e il corpo aveva cominciato a tremare di colpo.

”Non lo so. Nemmeno io l’ho visto.” Tseng sospirò. Forse avrebbe preferito rincuorare la ragazza.

Tifa prese posto su una sedia ed incrociò le dita fra loro.

“Allora è grave..?”

“Non credo. Però è ancora in prognosi riservata.” Si sedette accanto a lei.

“Allora è vero che ancora molti lo vogliono morto…” abbassò gli occhi. “Mi sento un po’ in colpa.” Cominciò ad incrociare le caviglie tra loro.

“Beh, so che anche tu e i tuoi compagni non ci avete mai visto di buon occhio, ma perché sentirsi in colpa? Tu non c’entri.” Intanto sfilò via la giacca blu scuro.

Tifa scosse la testa.

“Qui la cosa è leggermente personale. Io odio da sempre la Shin-Ra, i SOLDIER, il mako….tutto quello che riguarda il suo nome, però…” si bloccò di colpo.

“…è normale che ti dispiaccia.” Le sorrise.

“Sì, lo so che dopotutto è normale preoccuparsi. Però io…!”

“Tifa, non devi darmi spiegazioni. Non serve per forza una spiegazione per tutto.”

La bruna osservò Tseng con gli occhi colmi di rabbia, incertezza e paura.
Odiava Rufus, sapeva che meritava solo la morte.
Sapeva che aveva sempre sperato che facesse una brutta fine. Ricordava ciò che aveva pensato quando aveva saputo che era ancora vivo. 
Eppure ora era preoccupata.
In quel momento riusciva a rievocare solo il suo sguardo triste mentre erano in chiesa. 
Non avevano mai avuto un momento di relax, i due. Sempre a rinfacciarsi tutto e a punzecchiarsi…eppure ora le veniva in mente solo quell’episodio. 
L’unico nel quale Tifa aveva guardato Rufus con occhi diversi.
Ancora ricordava in maniera nitida le emozioni che aveva provato e che l’avevano fatta sorridere.

Di colpo avvertì il respiro farsi pesante e gli occhi inumidirsi.

Lo odio. Io lo odio e non lo sopporto. Possibile che io debba essere sempre così ingenua?



“E’ questa l’espressione di cui voglio sorprendermi. La Tifa di ieri sera spero di non rivederla più.” 




Ricordava perfettamente i bellissimi occhi di quel colore azzurro spettrale. In quel momento non erano irritanti e aggressivi, ma molto penetranti e sinceri.
Quel giorno i suoi occhi erano stati bellissimi. Tant’è che le avevano fatto dimenticare che lei odiava tutto ciò che Rufus rappresentava.

“Tutto okay?” le chiese Tseng.

“Io vado a cercare un dottore.”

Tifa si alzò di colpo lasciando il moro di stucco.
Imboccò uno dei tanti corridoi che partivano dalla sala d’aspetto e fermò un’infermiera.

“Vorrei sapere come sta un paziente.”

“Certo. Mi dica il nome” 

“Ehm…dovrebbe essere qui il signor Shinra.” Disse leggendo negli occhi dell’infermiera uno stupore che, dopotutto, non la sorprese.

“Controllo nel computer…” alzò lo sguardo mentre si avvicinava ad un pc. “…è una parente?”

“No, io…”

“Rufus non ha parenti stretti. Sono un suo stretto collaboratore.”

Tseng si intromise.

“Mi spiace, ma non possiamo rilasciare informazioni.” Disse imbarazzata.

“Sono Tseng. Lui avrà sicuramente fatto il mio nome.”

La donna sembrò rifletterci un attimo.

“Sì. Effettivamente ha fatto il suo nome. È stato cosciente fino a  prima dell’operazione e ha anche effettuato una telefonata se non sbaglio…vado a chiedere al dottore. Attendete.” E andò via.

Tifa sospirò.

“E’ da lui pensare al lavoro anche prima di essere operato d’urgenza..!” abbozzò un sorriso.

Tseng la invitò a sedersi e Tifa lo seguì senza troppi problemi.



Passò un buon quarto d’ora da quando l’infermiera aveva detto loro che avrebbe chiamato il medico.
Tifa si stiracchiò, poi poggiò le braccia sulle ginocchia.

“Conosci da molto Rufus, vero?”

“Perché mi fai questa domanda?”

“Non so, ma sembri molto…affezionato a lui.” 

Tseng sembrò pensarci su, poi sorrise.

“Sono più di dieci anni che lavoro per la sua famiglia.” Si fermò. “Avevo 17 anni quando cominciai e all’epoca ero al servizio del padre.” Sorrise trasportato dai ricordi. “…Rufus aveva dieci anni, forse anche di meno. Me l’affidavano sempre. Almeno prima di divenire Turk.”

Tifa l’osservò intenerita.

“Allora per te deve essere come un figlio.”

“Come?” si sorprese di quelle parole.

“Ma sì.” Tifa prese a dondolare i piedi. “Hai detto che lui non ha parenti stretti quindi sei la sua famiglia ora. Anche per me è così.”

Tseng rimase in silenzio ad ascoltarla.

“…io non ho i genitori e la mia famiglia ora sono Barrett, Marlene, Denzel e…sì, anche Cloud. Non sono miei parenti, ma è come se lo fossero.” Lo guardò cercando conferma nei suoi occhi. “Per voi due dev’essere un po’ lo stesso, no?”

Il moro rimase perplesso e guardò Tifa per qualche attimo. Poi di colpo rise lasciandola a bocca aperta.

“Tseng!” 

“Ah, ah, ah…! Scusami, Tifa!” le sorrise con una dolcezza irresistibile. “Comunque preferirei di no…un figlio come Rufus sarebbe troppo.”

Anche Tifa abbozzò un sorriso.

“In effetti..! Era un bambino vivace?”

“Non solo. Era anche viziato ed arrogante. Però, devo dire la verità, lo compativo molto.”

“Lo compativi?”

“La famiglia nella quale viveva, non è difficile da immaginare, Tifa. E già allora…” si bloccò. Capitò a proposito l’infermiera seguita dal dottore.


La famiglia di Rufus…


“Il signor Tseng, giusto?” disse il medico mentre aggiustava gli occhiali sul naso. Tseng annuì.

“Il signor Shinra ha ricevuto parecchie lesioni.” Sfogliò la cartella clinica. “…ma nulla di grave. Se riposerà e non si sottoporrà a sforzi, guarirà velocemente.”

Tseng si sollevò, poi si rivolse al dottore.

“Rufus era guarito da poco da delle fratture alle gambe. Aveva delle protesi in alcuni punti.”

“Sta bene. Non dovrà sforzarsi, però. Aspettate solo che si riprenda dall’anestesia.”

“…avete operato fino ad adesso?” chiese Tifa sorpresa.

“Non aveva nulla di grave, signorina, però l’incidente è stato brutto.”

Tseng le si rivolse.

“Dovresti vedere com’è stata ridotta la sua macchina.”

Tifa lo guardò e le venne un tonfo al cuore.

“Ma quella macchina era così bella..!” poi rise. “…quando lo verrà a sapere…”

Pensare a Rufus e alla faccia che avrebbe fatto la fece sorridere. 


Era felice che stesse bene, che non era morto.
Sapeva che non sarebbe morto, ma ne aveva avuto paura.
Aveva visto troppa gente morire per non pensare subito al peggio.


Si imbarazzò solo quando vide Tseng accorgersi del suo sorriso. Cercò immediatamente di camuffarsi.

“Non ero preoccupata!” arrossì.


[…]


“Presidente.” 

Quando entrarono Rufus si era da poco svegliato. Non appena aveva saputo che Tseng era lì l’aveva voluto dentro.

Rufus si alzò leggermente e, nonostante il dolore che provava per la ferita appena marginata, assunse la sua solita espressione sfrontata.

“Allora, Tseng… mi devi fare un favore. Nella tasca della mia giacca dovrebbe esserci ancora il cellulare. Ebbene, chiama…”

“Presidente. Il cellulare è caduto a terra e si è rotto…” disse prontamente.

“Il mio cellulare…” disse a malincuore.

“…questo è il minimo che ti è capitato oggi!” irruppe Tifa che cercò di minimizzare l’avvenimento sebbene lei stessa si rifiutò di immaginare quanto potesse costare il cellulare di Rufus Shinra.

“E tu che ci fai qui..?” Rufus guardò Tseng seccato.

“Tseng non c’entra, caro!” e portò le mani sulla vita facendogli visibilmente il verso.

Rufus sospirò e si abbandonò sul cuscino. Tifa sorrise nel vederlo in quello stato.
I capelli erano scompigliati ed il viso stanco. Inoltre era in tenuta da paziente, con un camice azzurro. 

Se lo conosco almeno un po’ , sicuramente sta pensando al suo aspetto.

“Che ti ridi..?” disse irritato.

“Nulla.” Rispose lei abbozzando un sorriso beffardo, ma non cattivo. 

Osservò il suo corpo. Era di nuovo pieno di bende. Alcune erano già macchiate di sangue. Un sangue abbastanza scuro.
Parte della fronte era coperta da sottili garze, anche il braccio e parte del petto.
Doveva aver avuto proprio un brutto incidente.
Constatò che aveva qualche graffio sul viso, ma nulla di evidente.

Di colpo Rufus sbottò.

“Un attimo! In macchina avevo la mia valigia! Ho perso un mese di lavoro se è andata perduta!”

“Recuperata.” disse Tseng.

“…e…e aspetta. Avevo anche dei documenti e Darkie…” spalancò gli occhi. “Darkie..!” si guardò attorno.

I suoi occhi cercarono conferma da Tseng, che invece rimase esitante.

“Non l’ho visto. Mi spiace..!”

“…dov’è Darkie?” il suo tono si fece tremante e irresistibilmente infantile.

Il dottore di colpo s’intromise.

“Darkie… intendete un Dark Nation? L’abbiamo trovato vicino alla macchina. Al momento è in un canile non lontano da qui. Non sapevamo proprio dove portarlo.” lo guardò. “Non potevamo tenerlo qui.”

“Io voglio Darkie..!”  disse piagnucolando.

“Non possiamo farlo entrare qui!” ribatté il dottore.

“Rufus, vado a prenderlo io. Intanto che ti rimetti, me lo tengo a casa.” Intervenne Tseng che cercò di rassicurarlo.

Rufus annuì convinto ed abbandonò di nuovo la testa sul cuscino.

Tifa provò dolcezza e vergogna allo stesso tempo.
Vedere Rufus con quegli occhi da bambino le avevano fatto così tenerezza. Pensò che quello sarebbe stato sicuramente uno dei rari Rufus che le avrebbe fatto provare un sentimento simile. 
Doveva essergli molto affezionato, a quell’animale. In effetti lo portava quasi sempre con sé. Anche a lavoro.

“Visto che Darkie sta bene?” disse rompendo il ghiaccio.

“Bah, il mio Dark Nation in un canile…” 

Rufus era indignato. Portò una mano sul viso e scostò la frangia che in quel momento era ben visibile sulla fronte. Tifa pensò che era strano vedere Rufus così. 
Quando Tseng si allontanò, Tifa si sedette accanto a lui. Parte di lei sperava di rimanere un attimo sola con Rufus.

“Ti fa male da qualche parte?” 

 “Che razza di domanda è..? È  ovvio.” Disse pungente. La ragazza si risentì per l’inspiegabile scortesia del giovane.

“Scusa…”

Rufus la ignorò. 

Era sicura fosse infastidito della sua presenza lì. 

Lo guardò con disapprovo sperando di provocargli una reazione, ma ottenne solo altra indifferenza.

“Mi fa piacere constatare che almeno la lingua è tagliente come sempre.” si alzò per andare via. Ci era rimasta visibilmente male, ma capiì che non era il caso restare ed era meglio lasciarlo riposare.

Rufus la guardò prima sorpreso, poi girò lo sguardo noncurante.


[…]


Erano passati già due giorni da quando il giovane presidente Rufus Shinra era in ospedale. Era strano stare a lavoro senza di lui. 
In un modo o nell’altro la sua presenza si faceva sempre sentire, quindi la sua assenza creava una strana atmosfera…quasi come se non si lavorasse li, alla Shin-Ra.
Sì, non era la Shin-Ra. 
Questo ormai Tifa lo aveva immagazzinato bene.
Ma la presenza stessa di quel ragazzo dai capelli biondo-ramato fra quelle mura faceva sì che quella fosse la Shin-Ra.
Sembrava essere in un qualsiasi altro posto, senza di lui.

Forse era sbagliato fare di lui il simbolo di tutto questo?

Tifa si guardò attorno. Era tornata in ospedale. 
Aveva saputo che avrebbero dimesso Rufus di li a poco, quindi aveva pensato di andare a fargli una visita.

Si era un po’ sentita in colpa per aver fatto la permalosa il giorno dell’incidente, quindi venne ben disposta pronta a dargli un qualche sostegno, se ne aveva bisogno.
L’immagine di Rufus coperto di bende, dolorante su un lettino d’ospedale, le era rimasta impressa per tutti quei giorni.
Lui che era così fiero, così indipendente, così…bello?
Era un contrasto che le faceva impressione e che le portò improvvisamente molta tristezza.

Cominciò a figurarselo come doveva essere appena l’anno prima, sulla sedia a rotelle…

Appena l’anno prima…




“Permesso…” 


Tifa aprì leggermente la porta della stanza di Rufus e si ritrovò d’avanti una scena abbastanza sexy.

Il ragazzo era seduto sul letto, con qualche benda sciolta, e il camice scomposto che gli lasciava il petto scoperto.
I capelli erano sempre lisci, ma arruffati, piuttosto in disordine. Su di lui però quell’aria scomposta stava incredibilmente bene e…cavolo! Lo stava guardando davvero con gli occhi spalancati?

“Oh, Tifa! capiti proprio a proposito”. Disse posizionandosi in maniera più composta.

Tifa rimase immobile per qualche altro secondo, ma si riprese.

“Che stai facendo?”

“Mi hanno dato il permesso di andarmene ed io non voglio rimanere un minuto di più.” Spiegò lui brevemente mentre cercava di sciogliersi il nodo dietro il camice. Aveva un braccio fasciato al collo, quindi quei movimenti gli erano difficili.

Tifa si avvicinò e si mise alle sue spalle.

“Fa fare a me…possibile che non c’era nessuno ad aiutarti?”

“Con i pantaloni ci sono riuscito. Per tua sfortuna.” 

Tifa lo sdegnò con fare ironico. Tirò il laccio con un gesto veloce. “Ecco fatto.” 

Rufus si lasciò aiutare a sfilare definitivamente il camice.

Lo vide solo di spalle, ma vedere Rufus col petto nudo era qualcosa che mai avrebbe immaginato di vedere in vita sua. 
Soprattutto di non poter far a meno di notare le spalle larghe, la bella pelle uniforme, i muscoli, la forma armonica del suo corpo… 
Aveva sempre pensato che fosse un tipo sedentario, invece…

…Che stava facendo?  Stava costatando che Rufus aveva un bel corpo? 
Ora? Proprio vicino a lui?

Si sentì imbarazzata e si distaccò da lui immediatamente. 
Rufus la guardò allontanarsi e le si rivolse.

“Mi passeresti la camicia? Si trova là, sulla sedia. Spero non sia troppo sgualcita.” Si passò una mano fra i capelli riordinandoli un po’.

Tifa si avvicinò alla sedia e, cercando di esibire una disinvoltura che non aveva, raccolse la camicia e gliela porse. 
Rufus allungò un braccio nella sua direzione.

Lei non capì.
Lo guardò perciò in viso per interpretare il suo gesto. 

Incrociando i suoi occhi con quelli di Rufus, lui assunse un’espressione da prendere a schiaffi sul serio. 
Le mostrò un’espressione beffarda ed il suo bel sorriso malizioso che non gli vedeva da tempo. 

Era chiaro: Si era accorto del suo imbarazzo.

“La camicia, Tifa. Non riesco ad infilarmela da solo.”

Tifa deglutì. 
Ricercò la sua solita serietà e con determinazione lo aiutò a vestirsi.

Fu abbastanza semplice. Lui sapeva come posizionarsi per renderle il lavoro più pratico. Era delicato e sensuale vedere pian piano il suo corpo coperto da quel leggero e candido tessuto.


Il suo sguardo però cadde su una zona della pelle un po’ raggrinzita, vicino la scapola che si allungava per buona parte della schiena e si prolungava anche in avanti.

Ustioni…

Provò tristezza per quel corpo così bello che era stato in parte deturpato da quei inconfondibili segni.
Il segno lasciatogli da Omega Weapon.


Sistemata la camicia sulle spalle, lui tirò un braccio all’indietro,raddrizzandosi.
Tifa lo guardò, ma prima che potesse incrociare nuovamente i suoi occhi, capì che Rufus voleva che lei gliela abbottonasse anche.

Si avvicinò all’estremità inferiore della camicia e cominciò a far combaciare i fori con i bottoni. Si sentiva morire. Voleva nasconderlo, ma sapeva che il ragazzo la stava osservando, ben consapevole di essere desiderabile fisicamente. Più pensava a questo, più sentiva le sue mani tremare.
Era sicura: stava facendo la figura della sciocca.

Arrivò più in alto e si fermò un secondo. Stava cominciando ad essere scoordinata. Il ragazzo sorrise vedendola così. 
Riprese subito. In quel momento Rufus si chinò leggermente verso di lei, avvicinando le labbra al suo orecchio con un movimento molto lento che la fece trasalire. 
Sentì il suo fiato sussurrarle delle parole.

“Sai…sono più abituato ad essere svestito.”

Tifa si agitò. Che diavolo voleva? Figuriamoci se lei si faceva abbindolare così?

Lui, soddisfatto, si allontanò e le si rivolse più seriamente.

“Va bene così, grazie.” Le disse con un tono caldo. 

Lei, senza batter ciglio, si rialzò e si ricompose. Cercò di non incrociare il suo sguardo. Aveva bisogno di riprendersi.

Anche lui si mise eretto. Prese la sua giacca bianca e la diede a Tifa per farsela poggiare sulle spalle.

Notare l’altezza di Rufus, circa un metro e ottanta, in quel contesto, non fu rincuorante per Tifa che non riusciva in nessun modo ad essere disinvolta.

“Possiamo andare.” Rufus posizionò il braccio sano sotto quello della ragazza per sostenersi, e uscirono.


[…]


Le strade erano già trafficate. Le figure dei due ragazzi si confusero tra la folla.
Tifa osservò il biondo prima di parlare.

“Abiti lontano da qui?”

“…voglio passare un attimo in ufficio.”

“Che cosa..? Ma sei matto! Tu ora devi pensare solo a ri-po-sar-ti!” scandì le parole con fermezza. Rufus girò lo sguardo noncurante, come faceva quando voleva chiudere palesemente un discorso.

“…preoccupata?” le disse malizioso cambiando radicalmente espressione e stringendosi più vicino a lei.

Tifa sussultò e lo guardò con disapprovo.

“Cosa vai dicendo? Evito solo che tu cada, per questo ti tengo per il braccio.”

“Non mi riferivo a questo…” 

Fu Tifa questa volta ad ignorarlo, ma Rufus sembrava non avere intenzione di accontentarla. 

“Vai subito sulla difensiva quando parli con me, eppure io credo di piacerti.”

Ancora una volta la schiettezza di Rufus era riuscita a sorprenderla. Dire una cosa del genere…così apertamente? Su loro due..?

“Caro Rufus. Tu forse dimentichi chi siamo.” 

“Chi siamo, dici? Sentiamo un po’.” Le disse canzonatorio. Tifa capì che la stava solo beffeggiando, ma stette al gioco ugualmente.

“Dunque, da cosa comincio? Comincio col dire che sei stato il presidente della Shin-Ra e io un membro AVALANCHE?”

“Shin-Ra ed AVALANCHE. Mi ero quasi dimenticato del tuo gruppo.”

“…e questo non ti basta?” disse lei con fare ovvio. 

Rufus doveva sapere benissimo cosa ci fosse dietro quelle due semplici parole: AVALANCHE e Shin-Ra.

“No, a dire la verità. Non m’interessa molto.” La guardò penetrante. Tifa lo ricambiò interessata. “Qualunque cosa tu sia stata, adesso sei solo una ragazza rompipalle che però mi sta davvero incuriosendo.”

Lei sbarrò gli occhi.

“…‘Incuriosendo’ ? Che stai cercando di dirmi?”

“Proprio per quello che siamo. Tu non hai curiosità di conoscermi?” si fermò un attimo. “Per quel che mi riguarda è un’esperienza che non voglio assolutamente perdermi.”

Tifa non capì se prenderlo sul serio o meno. Si limitò a scuotere il capo e a dargli un leggero colpo dietro la nuca.

“Tu sei pazzo, caro signor SHINRA!”

“Ahi! Sono infermo. Non hai proprio pietà per me!”

“Mai avuta.” 

Si guardarono consapevoli di starsi canzonando a vicenda.


***


Arrivarono all’azienda.
Attraversarono il pianerottolo del primo piano e Tifa non si sorprese affatto di notare gli sguardi indiscreti dei dipendenti. 
Già la vista del giovane presidente a quell’ora tarda della mattina destava curiosità, per di più ora aveva anche la consapevolezza dei pettegolezzi in giro su di loro. 
Non fu, però, una situazione imbarazzante. Vedere Rufus disinvolto e noncurante le trasmise sicurezza.

“Fermo qui. Vado a prenderti io quello che ti serve in ufficio.” Disse lei cominciando a salire le scale. Pensava fosse meglio evitargli inutili sforzi.

“Guarda che ce le ho, le gambe.” 

“Dimmi che devo prendere e basta.” Gli disse con tono fermo.

“Okay.” Si toccò la nuca per far mente locale. “Tseng lo sa. Digli che è il lavoro che avevamo cominciato martedì.”

Tifa annuì e proseguì sulla lunga scalinata. Da lontano sentì farfugliare Rufus.

“…Adesso capisco perché tutti ultimamente preferiscono le scale all’ascensore.”

La ragazza si girò. Lui afferrò la perplessità di lei.

“…da qui ti si vede tutto, cara.” 

Tifa inorridì nel notare gli occhi indiscreti del ragazzo rivolgersi verso il suo sedere.
Si guardò e si ricordò di portare una corta gonna.

“MALEDETTO MANIACO!”

Rufus scansò la scarpa che gli era arrivata tempestivamente.

“Reazione:10, Mira:0!”

“Sei un…eh? Ah…ah!” cercando di stare su un solo piede, con la scarpa da sette centimetri, perse l’equilibrio. Il ragazzo l’afferrò per tempo.

“Oplà. Visto che cavaliere? E tu che hai cercato di colpirmi con la scarpa. Una Cenerentola un po’ insolita.” Disse dandole un leggero colpo con la sua stessa scarpetta.

“Te l’ho già detto che non ti sopporto..? E adesso devo aggiungere alla lista che mi guardi sotto la gonna..?”

“Dovevo stare zitto e guardare?” l’aiutò a rialzarsi.

“No.”

“Allora ringraziarmi.” Disse con fare ovvio.

“Ma sei scemo? Magari devo anche dirle: ha gradito lo spettacolo, signore?”

“Almeno.” Sorrise fra sé e…

…e partì un sonoro ceffone.

Tifa, incazzata, imboccò le scale. Di colpo, riflettendo, tornò indietro.

“Prendo l’ascensore!”

Rufus rise, massaggiandosi la guancia.


[…]




Si riprende dalla descrizione di Rufus seminudo e spettinato...**
Ecco il settimo capitolo!
E' stato un periodo di "contest" questo, ma adesso credo riuscirò ad aggiornare con più frequenza. Dunque, in questo capitolo vengono presentate due situazioni:
La prima è quella di Tifa. Questa parte introspettiva è dedicata al CloTi. Per Tifa non sarà facile riprendersi, è stato un duro colpo quello infertole da Cloud. In qualche modo Rufus è stato capace di distrarla, ma naturalmente non si può buttare così al vento tutto il tempo che lei ha passato con lui. Quindi era d'obbligo mostrare ancora qualche riflessione su quanto era successo. Ho preso dunque l'occasione per parlare di lei, Cloud, le sue aspettative, le sue delusioni...e il fatto che sta cambiando.
La seconda situazione è chiaramente l'incidente di Rufus. La gente odia la ShinRa e questa questione sarà spesso ripresa nel corso della storia. Questo episodio vuole far capire che dopo gli Avalanche sono nati altri gruppi che continuano la lotta contro di loro, nonostante le cose siano cambiate. Oppure no? Ma questo a suo tempo.
Avevo già detto che i capitoli a seguire sarebbero stati molto concetrati su Rufus e Tifa, spero che le svolte su di loro vi piacciano sempre. Leggendo i vostri commenti, vedo che oltre al pairing principale, molti fantasticano su Reno e Tseng. Ammetto che la cosa è voluta. A dire la verità più da parte di Reno che di Tseng. Non ho mai immaginato Tseng innamorato di Tifa, ma solo attratto in qualche modo. Forse intenerito visto che lei non fa che sbattere da una parte all'altra. Diciamo che ha deciso di stare un po' dalla sua, ma non immagino del romanticismo a questo. Poi si vede. Reno, invece, stesso in ff7 ammette di trovare Tifa la più carina del party. Quindi mi è venuto naturale introdurre qualcosa su di loro che non lascerò in sospeso. Avrà anche questo le sue svolte. Non ai livelli di Cloud e Rufus, ma ci sarà ancora qualcosa da dire. Cloud ora come ora sarà messo un po' da parte, ma ho già nitida nella mia mente la scena del suo ritorno XD. La storia è già perfettamente scritta nella mia mente! Se potessi connettere il cervello con il pc!!
Mi sto dilungando...passo ai vostri commenti!


Per Stuck93: Ora sai chi c'è finito all'ospedale XD Questo episodio serviva per far capire quanta gente "vuole bene" a Rufus. Immagino che lui viva una situazione simile, ed è anche plausibile. La ShinRa ha fatto soffrire tante persone. 
Questo era già stato anticipato in qualche modo dallo scorso capitolo.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Mi rendi il cuore pieno di gioia! Tra Rufus e Tifa la situazione si spianerà in questi capitoli, ma non ci sperate troppo^^! Ci sarà sempre attrito perchè appartengono a due mondi completamente diversi, ma...questo è il bello! Alla prossima! Un Bacione! ^o^

Per Shuriken: Tutto d'un fiato sei capitoli! Wow! ^^Ti ringrazio molto. Sono felice che la storia ti stia coinvolgendo e che trovi sia ben organizzata. Mi cimento sempre nella composizione del "puzzle" quando scrivo fanfic, quindi il tuo commento mi rende molto felice!
Per quanto riguarda il rapporto di Rufus e Tifa, non posso che sentirmi soddisfatta su ciò che hai detto. Il bello di questo pairing è che sa trasmettere odio e amore allo stesso tempo, ma sopratutto passione e sensualità. Tu, ritrovandoci queste caratteristiche, mi hai fatto capire che sto costruendo la loro storia come volevo! 
Aspettavo di sentire la tua sul Cloti, essendone tu una grande fan. Sono felice che ti piaccia. La storia finirà indubbiamente male, però la parte di Cloud non è finita ;) Verrà fuori un po' più avanti. A proposito di questo, già te lo dico: Cloud ama Tifa. Ma ama anche Aerith. Sono due amori forti, simili e diversissimi allo stesso tempo. Ma quì mi fermo perchè saranno punti che vorrò riprendere stesso con la fic più avanti. 
Penso sia improponibile presentare una Tifa non innamorata seriamente di lui, e, pur facendomi scervellare il doppio con la narrazione, anche il contrario! Ovvero Cloud innamorato di Tifa. Voglio cimentarmi in questa cosa e ti do ragione sul fatto che gestire un crack pairing come RufusxTifa e allo stesso tempo un Cloti, è difficoltoso. Ma io volevo fare una storia verosimile, ed è pure un po' una sfida personale. Voglio che dopo la lettura uno possa pensare: le cose sarebbero potute andare così.
Noterai che ho corretto l'errore che mi hai segnalato.
Fammi sapere per quest'altro capitolo^^ Un bacio!!

Per White Shadow: Non preoccuparti!^^ Come vedi, anche noi parliamo sempre al singolare onde evitare casini! Il nick è in comune così come la fanfic che è scritta assieme. Dunque virtualmente "fiammagrace" è una e rappresenta entrambe. 
Ho aggiornato con un pò di ritardo il capitolo precedente, sorry! In generale, cercherò di aggiornare una volta alla settimana, massimo due. Eh, sì mi fa piacere che questo colpo di scena abbia avuto l'effetto sperato. Doveva trasmettere rabbia per la freddezza di come tutto veniva buttato in faccia a Tifa. Sarà un argomento ancora ripreso più avanti e ovviamente sconvolgerà Tifa nei capitoli a venire, ma anche la stessa Aerith, che a breve avrà modo di confrontarsi con Tifa, e nel corso della fanfic ritornerà come PG. Ma prima ci tocca (ma che peccato XD) approfondire un pò Rufus e Tifa dato che, dopo che se ne son dette di tutti i colori, cominciano a fare qualche passo in avanti. Ma non aspettatevi di vederli carini e coccolosi XD La scena in cui lui la trova a piangere doveva essere un pò angosciante e mi fa piacere vedere che l'hai apprezzata e ti abbia fatto sentire così partecipe. Lei aveva bisogno di sfogarsi e in quel momento si è aggrappata all'unica persona che gli era vicina in quel momento, questo ha aiutato Rufus ad esprimersi meglio con lei, soprattutto nella scena ambientata nella chiesa. 
*W* Tutti lovviamo il presidente della Shin-Ra!! Mi fa piacere che ti arrapa il nostro Rufus e devo dire che spesso mi devo contenere nelle descrizioni delle scene dedicate a lui o di aggiungere emoticon del tipo: *ç* 
Ma il suo lato stronzo è il pezzo forte, sono d'accordo! Non la perderà, tranquilli XD 
Eh, consolarla...XD più che altro la farà esasperare, ma se per "consolare" intendi...<3 Don't worry, è l'effetto che fa a tutte quella testolina arancione (okay è biondo, ma io continuo ad adorare quel color mandarino che aveva in ff7 XD) 
Aggiungo solo che presto faranno un altro bel "passetto" avanti (piccolo spoiler ^W^). E così, come molti avevano pensato, era Rufus ad essere finito all'ospedale. Immagino che molta gente ce l'abbia con la Shin-Ra e rivedere Rufus a piede libero non dev'essere bello per chi ha visto morire i propri cari a causa sua. D'altro canto Rufus non può certo chiudersi in casa, come ha già detto a Tifa. Comunque anche questo sarà un argomento che verrà ripreso. Grazie per i complimenti sei troppo buona! Spero ti piaccia anche questo capitolo, ci sentiamo al prossimo aggiornamento! A kiss

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Capitolo 8
*** capitolo.08 ***



Capitolo 8.







“Che cosa ci fa lui qui..!?”


Tifa indicò in direzione di Rufus, il quale stava attivamente svolgendo le sue commissioni, passando da una scrivania all'altra. 
Tseng guardò prima il ragazzo, poi tornò alla sua collega.

“Sta lavorando.” Disse con fare ovvio. Tifa sbatté pesantemente le mani sulla scrivania.

“Lo vedo bene che lavora, cazzo! Ma lui ventiquattro ore fa era ancora in ospedale!”

Il moro parve non capire la perplessità della ragazza al che Tifa cercò di spiegarsi meglio.

“Come può essersi ripreso così in fretta?! Doveva riposarsi!” detto questo si diresse verso l’ufficio del presidente.

Si avvicinò a lui mostrando chiaramente la sua intenzione di rimproverarlo. Lo chiamò a gran voce, ma lui, in tutta risposta, continuò a parlare al telefono portando una mano sull’orecchio libero in modo da non essere infastidito dalle urla di Tifa. 
Lei furente staccò la linea del telefono.
Rufus guardò prima il filo staccato e poi si rese conto che dall’altra parte del telefono non poteva esserci più nessuno. Guardò Tifa fulminante.

“Riattaccala subito. Stavo parlando di lavoro.”

“Non me ne fotte un cazzo!” si poggiò sulla scrivania di lui guardandolo dritto negli occhi. “Tu ora ti chiami un taxi e te ne torni a casa!”

La guardò con disprezzo. “Te l’ho già detto più di una volta: abbassa i toni quando sei qui e poi…non ci penso proprio! Questi sono fatti miei!”

Tifa modulò la voce rendendola bassa e provocatoria.

“Bene, presidente. Vada a casa..! Ieri era in uno stato pietoso e il medico aveva consigliato riposo.” 

“Grazie per il consiglio, ora puoi andare.” Si riaccomodò sulla poltrona e prese a scrivere.

“Non è possibile che ti comporti così!”

Rufus si alzò di colpo, portando con sé una valigetta.

“Dici a Tseng che voglio trovare tutto pronto al mio ritorno.” E si avviò all’uscita.
Lei lo guardò sbigottita.

“…e ora dove vai?” lo seguì.

“Una riunione.”

“Vengo con te!”

“Stai buona tu. Ci vediamo stasera. Rufie pensa di tornare in tempo per salutarti..!” le sorrise aspramente stringendole la guancia con due dita.

Rimase immobile, scioccata.

“ ‘Rufie’..? Ma come ti permetti a  trattarmi come una bambina..!?”
    
Rufus le fece l’occhiolino mentre le porte dell’ascensore si chiudevano.

“Stronzo!”

Si girò per tornare nel suo ufficio ed incrociò lo sguardo di alcuni dipendenti che avevano sicuramente assistito alla scena.

“Fatevi i fatti vostri!” con passo pesante tornò da Tseng.

Si buttò sulla sedia e adagiò il busto.

“Tu non gli dici niente?”

Tseng fece spallucce. “Se se la sente di lavorare noi non abbiamo nulla in contrario. Non può essere altro che proficuo per la nostra azienda.”

“Possibile che pensi davvero questo..? A te darebbe ascolto!”

“Ancora questa storia?” la guardò contrariato. “…poi lui è fatto così. Dovresti averlo capito.”

Si sorprese di vedere Tseng così tranquillo. Non sapeva se si fosse fatta un’idea sbagliata, ma era sicura che Tseng non poteva non importarsi di Rufus. Cercò di  esprimersi nuovamente, ma si fermò da sola e sbuffando tornò alla sua postazione.

Ancora non ho capito come ragionate in questo dannato posto! Lavoro, lavoro, lavoro…solo lavoro?!








….Stupido, stupido Rufus Shinra!






Erano circa le 17:00 quando Tifa, oramai stanca, vide Rufus tornare.
Lui le passò di fronte non guardando in faccia nessuno. 
Era visibilmente stanco e gli occhi avevano perso la solita vivacità. Persino la pettinatura non era più perfetta. 

Ma guardati, cretino, idiota, bastardo, menefreghista del cazzo.

Rufus si chiuse nel suo ufficio. 
Tifa sapeva bene che nessuno l’avrebbe capita, ma era più forte di lei. 

Si alzò e lo seguì. 
L’ufficio era in penombra, con la maggior parte delle vetrate chiuse, il che creava una strana atmosfera.
Rufus era vicino alla scrivania intento a riordinare le sue carte. Si girò sentendo la porta aprirsi. Guardò distratto la ragazza che era appena entrata, quasi come non l’avesse messa a fuoco subito.
Lei chiuse bruscamente la porta dietro di sé e girò la chiave.
Lui la guardò esitante. 

“Capisco che tu non possa resistere tutto questo tempo senza di me, tesoro. Ma non mi sembra il momento.” Prese una bottiglietta d’acqua da un cassetto. Si sentiva accaldato e gli girava leggermente la testa.

“Se proprio non ne vuoi sapere di tornare a casa allora riposati qui!” e gli si avvicinò. “…ti ho chiuso la porta così potrò dire che sei occupato!” Disse lei cercando di venirgli incontro.

Rufus fece un sorriso seguito poi da un leggero colpo di tosse improvviso.

“Sei carina, sai? Ma evitati questi 'mammismi' con me.” Lui represse il suo reale stato di salute col suo solito modo di fare provocatorio.

“Se per te preoccuparsi vuol dire comportansi da mammina, sono problemi tuoi.”

“Abbassa la voce, mi scoppia la testa.” Disse pigiando le dita sugli occhi. Aveva un brutto pallore.

Tifa si avvilì vedendo il ragazzo in quello stato. 

“Vedi che a stento ti reggi in piedi? Sei uno sconsiderato!”

Intanto Rufus si poggiò con una mano sulla scrivania. Cercava di non darlo a vedere, ma avvertiva un forte senso di vertigini. Sempre più nauseante.
Pian piano sentì il respiro farsi pesante e il sudore freddo.
Aveva bisogno di poggiare la testa da qualche parte. Stava scoppiando.

“Continuare così non ti riporterà più in fretta alla vetta. Se muori te la sogni la Shin-Ra!” disse Tifa cercando di smuoverlo. Non si era ancora resa conto dello stato di Rufus.

Lui non l’ascoltava. Leggermente tremolante, cercò di recuperare un farmaco dalla giacca, ma gli cadde di mano assieme alla bottiglietta. 
Tifa si agitò.
Fece per avvicinarsi quando vide il ragazzo in preda ad una forte tosse. Si immobilizzò.
Rufus cercò di reprimere i colpi, ma quello sforzo gli provocò un mancamento che lo costrinse in ginocchio.
La bruna si allarmò e subito gli fu affianco.

“Che succede? Che hai..?” disse con voce tremante.

Rufus le fece cenno di aspettare cercando di farle capire che aveva il controllo della situazione.

“Non è…niente. Passami…dentro la giacca.” Disse con enorme sforzo mentre la tosse lo stava sfinendo.

Lei si affrettò a frugare nella tasca della giacca di Rufus e vi trovò un paio di farmaci. 

“Che diavolo sono?”

“Scioglili in un po’ d’acqua.” Disse poggiandosi alla gamba della scrivania.

Lei velocemente preparò il medicinale e glielo diede. 
A Rufus intanto si stava placando l’attacco di tosse, ma era rimasto stordito. Stava male ed era davvero pallido, con gli occhi lucidi e molto rossi.

“Brutto idiota! Si può sapere che hai..?”

“Prendi la mia agenda…è marrone scuro. Dovrebbe essere…nel primo cassetto a destra….” Disse lui stordito. Sembrava sull’orlo di perdere i sensi.

“Ti sembra il momento?”

“E’ per il mio medico di famiglia…chiamalo. Digli di venire.”

Capì anche lei che era assolutamente il caso di chiamare un medico, per cui accolse la richiesta di Rufus.
In verità si preoccupò del fatto che fosse stato Rufus stesso ad ammettere di aver bisogno di aiuto. Da come si comportava sembrava uno che lottava fino allo sfinimento quindi…Ciò voleva forse dire che era grave?

Pigiò i numeri sulla tastiera del telefono. Pochi attimi e la voce di un anziano uomo fu al servizio della ragazza.

“Buonasera, chiamo per Rufus Shinra. E’ piuttosto urgente. Ecco…ha avuto un mancamento. Sta poco bene, e…”

“Ho capito! Si faccia trovare a casa tra un quarto d’ora.”

Tifa si sorprese di quella prontezza. 
Prese un paio di accordi e riattaccò.

“Ti porto a casa! Ce la fai ad alzarti?” disse portandosi il braccio del ragazzo attorno al collo. Lui non oppose resistenza e si lasciò portare da Tifa fino ai parcheggi dell’azienda.


[…]


Lo adagiò in auto, un modello bianco, diverso da quello solito. 
Lei prese posizione sul posto di guida.

“Ma ce l’hai la patente…?” Disse lui con un filo di voce.

“Che domande.” 

Vide Rufus guardarla con la coda dell’occhio, preoccupato. 

“…dove abiti?”

Lui chiuse gli occhi, adagiandosi comodo sul sedile.

“…il quartiere di Healin…”

Tifa fece mente locale, poi partì. 
La sua guida non era stabile e fluida come quella di Rufus, ma era in grado di portarlo in fin lì.
Intanto il ragazzo, nonostante la stanchezza, le indicava le strade dove svoltare.

“Mi succede…è perché prendo dei farmaci…che…”

“Mi spieghi dopo! Non riesci neanche a parlare.”

Rufus obbedì e si abbandonò nuovamente sullo schienale.

Lo guardò con amarezza. 
Era stato in ospedale, diamine! Possibile che nessuno lo avesse rispedito a casa imponendogli di riposare? Possibile che lo dovesse fare lei? Doveva farlo un ex-membro Avalanche? Era pressappoco ridicolo!
…E se non ci fosse stata in quel momento? Avrebbe perso i sensi in ufficio? 
Non c’era nessuno oltre lei in quel posto? Nessuno che si preoccupasse almeno un po’ per lui?

Provò una profonda pena, ma allo stesso tempo si sentì a disagio. Si sentiva a disagio perché stava cominciando a comprendere che probabilmente lei era l’unica persona che lo stava cominciando a vedere come un essere umano.
Per gli altri lui non era altro che un libretto di assegni o un modo per fruttare soldi.

Per lei invece…lui…

Lui era una persona! Una persona che aveva sbagliato. Che odiava.
Eppure si stava dando da fare…e questo lei non poteva ignorarlo. 


[…]


“Abiti qui?” gli chiese mentre girava per delle villette poste nella zona di Healin.

“Lì, vicino quella scalinata.” 

Tifa guardò nella direzione indicatole da Rufus e scorse una villa semplice ma ben curata. Aveva già sentito parlare del quartiere di Healin e l’avrebbe visitato con piacere, ma quello non era assolutamente il momento per lasciarsi incuriosire dall’ambiente. Entrò nella villa e parcheggiò la macchina nel giardino. 

Lo aiutò ad alzarsi, anche se lui cercava di fare da solo.

“Dammi le chiavi.” Gli disse con dolcezza. 

“Tasca…”  batté sulla tasca posteriore dei pantaloni. Tifa la prese e la girò dentro la fessura della porta d’ingresso.

Il corridoio era buio. Si inoltrò e vide un paio di divani in pelle posti ad elle. Era un soggiorno. 
Lo fece sdraiare lì, mettendolo comodo.
Lo guardò cercando di vedere se avesse qualcosa che gli stringeva addosso. Sapeva che in questi casi era bene slacciare le cose strette. 
Si chinò verso di lui, gli slacciò la cinta e il gilet nero. 
Le camicie già le portava in modo allentato.

“Ormai dovrebbe venire a momenti…” disse sedendosi vicino a lui.

Rufus aprì gli occhi e si guardò intorno. Sembrava un po’ assente. 

Le fece un po’ impressione. Era così cadaverico.

“Permesso.” 

Tifa riconobbe la voce con cui aveva parlato a telefono.

“Certo, siamo qui. Venga.” Si alzò per andare incontro al dottore.

La ragazza notò che l’anziano medico si destreggiava bene per la casa. Evidentemente non era la prima volta che veniva, logicamente.

Infatti lui si addentrò in cucina e prese a far scorrere l’acqua. Bagnò un fazzoletto e si avvicinò al ragazzo. Sapeva già bene come comportarsi, anche senza averlo prima visitato.

Tifa ebbe un piccolo tonfo al cuore quando lo vide slacciare definitivamente i pantaloni e i bottoni delle due camicie, una bianca e una nera, di Rufus.

Non ci era abituata, semplice.

“Ancora con quel farmaco. Eh, Rufus?”

“L’avevo preso solo oggi…” rispose il biondo presidente alla voce ben familiare del dottore.

“Vallo a dire a qualcun altro. Sai bene che a me non puoi ingannare. Tu minimo lo stai prendendo da un mesetto.” Disse mentre controllava il battito del polso.

Rufus distolse lo sguardo massaggiandosi le tempia.

“Di che farmaco stai parlando?” Tifa s’intromise senza volerlo. Spinta dalla sua confusione.

Intervenne il medico che parlò, contrariamente al volere di Rufus.

“Il signorino qui presente assume spesso degli stimolanti che lo aiutano a mantenere concentrazione sul lavoro.”

La ragazza si pietrificò.

“Questi farmaci alleviano le sensazioni di stanchezza, sonnolenza, fame, assopimento, stress…l’effetto è lo stesso degli eccitanti. Tuttavia vanno presi con cautela, in quanto un’eccessiva dose prolungata nel tempo può provocare un’intossicazione, ma anche dipendenza. Senza, l’organismo si sente di crollare ed ecco episodi di questo genere.” Il suo sguardo si spostò su Rufus. “Già…! Stress, stanchezza, fame, tutto! Ecco che in un solo colpo piombano e ti sfiniscono, ho ragione?” disse rimproverandolo, ma con fare affettuoso.

Tifa rimase senza parole. Non che non si aspettasse una cosa del genere da Rufus, ma…

“Allora…” il medico si rivolse alla giovane ragazza dai capelli lunghi. “Gli ho somministrato un calmante per farlo riposare. Non dovrebbe avere problemi a dormire, ma mi raccomando.” puntò l’indice. “Deve starsene buono a casa. Legatelo, dategli una botta in testa, ma deve stare qui.”

Tifa sorrise. Era un tipo davvero divertente. 
Si vedeva che conosceva bene Rufus e la sua abitudine di trascurasi per il lavoro.

Sbuffò in modo buffo. “Lo conosco da quando era alto così, questo ragazzINO.”

La ragazza si intenerì a quelle parole. Rufus ragazzino… chissà come doveva essere.

“Bene, io vado. Lo lascio nelle sue mani, bella signorina.” 

Tifa lo accompagnò alla porta e lo salutò cortesemente.

Clank

Si era tranquillizzata. Rufus ora stava bene e questo era l’importante.
Ebbe allora il tempo e la curiosità di guardarsi attorno.

La casa di Rufus Shinra.

Non era la reggia che aveva sempre immaginato, ma era ampia e spaziosa. Molto ordinata e moderna. 
Le pareti erano tinteggiate di un bel bianco e il pavimento era di marmo, bianco e nero. 
Era strano trovarsi lì. Più notava i dettagli, come i bei mobili in legno, i tavoli ultramoderni, piccoli gingilli d’epoca, quadri, tende finemente decorate… e più si rendeva conto di quanto fosse preziosa quella casa.

Ritornò a Rufus che sembrava stesse dormendo. Si inginocchiò vicino a lui e sospirò.

Osservò le bende che aveva ancora sul petto. 

L’incidente, l’ospedale e ora l’intossicazione per un farmaco…mi hai fatto davvero preoccupare negli ultimi quattro giorni. Cosa vuoi ottenere? Così alla lunga mi potrei affezionare a te.

Pensava mentre distrattamente prese ad accarezzargli i capelli. Rese quel gesto molto leggero, perché non voleva disturbarlo.

Il suo viso era finalmente rilassato, sembrava star bene. In casa sua, sul suo divano… quel confort che solo la casa può offrirti.
La bruna si incantò a guardarlo e pur rendendosene conto, non riusciva a distaccare lo sguardo da lui.

Sapeva che Rufus era un bel ragazzo, ma non lo aveva mai valutato davvero. Ora, che era così vicina a lui, senza quei suoi occhi scheggianti e il suo modo di fare arrogante, poté osservarlo innocentemente e perdersi nei bei lineamenti del suo viso.
Gli occhi, la bocca, il naso, i capelli…
Era davvero bello. Sarebbe riuscita a guardarlo nuovamente negli occhi con questa più forte consapevolezza?
Li per li però non volle pensarci. Stava bene e continuò ad accarezzarlo dolcemente. 


Diridì-diridì


Tifa balzò a quell’improvviso rumore. Riconobbe la suoneria del suo cellulare. Lo cercò in tasca e fece per spegnerlo.

Stava premendo il tasto giusto per l’operazione quando, osservando lo schermo, ebbe una fitta al cuore.

‘Chiamata: Cloud’

Il tempo sembrò fermarsi. Cloud la stava cercando… Voleva parlare con lei… 

Si sentì invadere dal piacere e dalla rabbia. 

Strinse gli occhi e spense il cellulare.

Non era il momento. Non lo era per niente.

Non se ne fece una colpa, anche se avvertiva un po’ di malincuore. Lei lo aveva aspettato per otto anni. Adesso poteva farlo anche lui.

Si ritrovò un attimo nell’incertezza. Cloud era capace di turbarla ancora molto.
Pochi secondi, però, che ritornò a Rufus che per fortuna non si era svegliato.
Lo aveva visto muoversi per l’improvviso rumore, ma evidentemente il sonno doveva essere abbastanza profondo e quindi non l’aveva disturbato.

La ragazza si risedette vicino a lui. 
Si sdraiò e chiuse gli occhi cercando di cacciar via quel turbamento.


[…]


“Mi sono addormentata….ma che ore sono?” 

Si girò spaesata e, ritrovandosi di fronte il viso di Rufus, ricordò di essere stata lei a sdraiarsi accanto a lui.
Con imbarazzo costatò che erano molto vicini. Una vicinanza piuttosto intima per come Tifa concepiva queste cose.
Poteva sentire benissimo il suo caldo respiro, ma a differenza della situazione equivocabile, non avvertì disagio, anzi. Lui dormiva ancora beatamente con un braccio posizionato sull’addome della ragazza. 

Stette lì a guardarlo dopodichè si alzò lentamente.

Esaminò l’orologio.

“Caspita…sono le 19:00. Sono passate due ore.” 

Si stiracchio, poi si avvicinò ad un telefono posto lì vicino. Compose un numero.

“Tseng? Sono Tifa. Senti, guarda che Rufus ha avuto un malore. Ora sta bene. Sta dormendo. Però credo sai il caso che rimanga qui per qualche giorno.”

“Non è stato bene? Quando? Grazie a cielo eri con lui…” Tseng era sinceramente preoccupato.

“Tranquillo. Sta bene adesso.” Riconfermò.

“Grazie per avermi avvisato.” Sospirò. Non poteva vederlo, ma si immaginò perfettamente il bel modo di ammiccare di Tseng.

“Okay. Allora ci vediamo a lavoro.” Sorrise e riattaccò.

Il silenzio adesso era di nuovo padrone di quel confortevole ambiente.
La ragazza si voltò un’ultima volta verso Rufus. 


Lo guardò con dolcezza, poi si girò e chiuse la porta dietro di sé.




[…]





Sta accadendo tutto ciò che non avrei mai immaginato nella mia vita, ma questo le batte tutte…


Questo si ritrovò a pensare quasi ridendo. L’ironia della sorte. 



Aerith era lì, sul ciglio della porta del bar/casa di Tifa Lockheart. 

Erano ormai quasi le otto di sera. Non era mai stata ad Healin e tornare a casa a piedi non era stato proprio semplicissimo. 

Era un quartiere lontano dal centro. Riflettendo sullo status di Rufus, egli era ancora un personaggio piuttosto popolare, ovvio dunque che preferisse abitare in un posto tranquillo dove vivere in pace. 

Quella sera, ma anche i giorni precedenti, non aveva fatto altro che pensare a lui. 
Lei stessa si era sorpresa in quanto poco tempo fosse entrato nei suoi pensieri. La sua mente si confondeva quando c’era lui. 
Provava odio e risentimento, ma anche dolcezza e voglia di capirlo. 

Sì, ora come ora, aveva deciso di attendere prima di tirare le somme su di lui. In quel momento la cosa che più la incuriosiva era sapere chi era al di la di quell’ ex-presidente.

Stava pensando ancora a lui quando riconobbe l’inconfondibile immagine della fioraia.

Provò un tonfo al cuore e parte di lei pensò di girare i tacchi ed andare via, ma così avrebbe solo rimandato l’inevitabile. 
Non poteva scappare. Non avrebbe potuto farlo per sempre, e comunque non era nel suo stile un atteggiamento simile.

Al contrario della forza d’animo che stava evocando per fronteggiare la situazione, non riuscì a rivolgerle la parola. 
Non riuscì nemmeno a salutarla, al che fu Aerith ad alzare il viso verso di lei. 

“Ciao, Tifa.” disse con una serietà piuttosto irritante in quel momento. 
A sua grande sorpresa notò che il timbro della voce della ragazza era meno sicuro del solito.

Le sembrò così strano non provare alcun sentimento. Si sentiva solo incredibilmente leggera. Tuttavia non riuscì nemmeno in quel momento a proferire parola.

“Io…io ti devo parlare. È da tanto che volevo farlo e…”

“Ti sembra il momento? Immagino si capisca che sto tornado dal lavoro e sono stanca.” Il tono le uscì più duro e nervoso di quanto volesse. In ogni caso non se ne preoccupò e proseguì verso la porta di casa.

Aerith la prese per mano.

“Lo so che sei stanca. Lo so che stai lavorando. Ma non è mai il momento adatto! Purtroppo l’ho capito solo troppo tardi…” chinò il capo e le si strozzarono le parole in gola.

Tifa di colpo rise, facendo sbalordire Aerith.

“Piangi anche..?” la derise apertamente. “Cosa dovresti dirmi, poi?” la guardò penetrante. 
Tifa notò negli occhi di Aerith lo smarrimento provocatole dalla sua reazione. Che sensazione straordinaria. La ragazza si compiacque. 
Forse di questo era debitrice a Rufus. 
Le aveva insegnato a controllare i suoi sentimenti.

Subito Aerith passo le dita sugli occhi, probabilmente aveva provato imbarazzo per i suoi occhi inumiditi.

“Tifa.” la sua voce si fece più controllata anche se rimaneva tremolante. “Tu sei stata davvero distante in questi giorni, non solo. E’ da molto che non ti fai viva e io ora non so da dove cominciare…”

Tifa alzò gli occhi al cielo ed aprì la porta.

“Se non lo sai tu…” fece per entrare quando l’amica la bloccò nuovamente.

“Aspetta! Io non sono qui per chiederti scusa!” abbassò gli occhi, ma alzò la voce. “Io non mi pento!”

“Ottimo. Beh…io non ho niente da dirti.” Disse leggermente stanca e si riavvicinò alla porta. 

Con una forza inaspettata, Aerith la girò verso di sé costringendola a guardarla negli occhi. In quei bellissimi occhi. Fastidiosissimi bei occhi verde smeraldo. 

“AERITH CHE CAZZO VUOI?! Non vi ho detto niente, non ho fatto niente e VUOI CHE TI FACCIA ANCHE GLI AUGURI..?!” le urlò esasperata.

“NO! Non voglio questo!” le urlo anche Aerith. “Ma non posso credere che tu sia capace di questo!”

Tifa spalancò gli occhi furenti. Aerith fece scendere una lacrima e la cosa la irritò terribilmente.

“Io non posso credere che tu distrugga per questo la nostra amicizia.” le lacrime si fecero copiose, ma cercò di calmarsi immediatamente.

A Tifa cominciò a girare la testa. 
Lei…quella donna dinanzi a sé era entrata nella sua vita e le aveva portato via la cosa che le era più cara. 
Lei, che era stata capace di trafiggerla nell’anima ferendola profondamente, ora piangeva disperata facendo apparire Tifa come una strega malvagia. 

No, non riuscì a piangere. Non riuscì a fare nemmeno quello.

Girò lo sguardo. Non ce la faceva a guardarla.
Che senso aveva prendersela? Quella ragazza ora stava con Cloud Strife. Non c’era altro da dire. Non c’era altro da fare. 
Qualunque altra cosa, in quel momento, era inutile.

Aerith emise un singhiozzo, ma quando vide Tifa immersa in quel silenzio perse le staffe e la spinse contro il muro tenendola per i polsi.

“Dimmi qualcosa!” le urlò contro. “Urla! Dimmi che mi odi! Ma smettila con questa indifferenza!” 

“Io non ho nulla da dire. Cosa ti dovrei dire?” 

“Tu avresti fatto lo stesso, non negarlo!” 

Quelle parole le si fissarono nella mente, creando una voragine che non vi era mai stata tra le due. Piombò un silenzio disperato.

“Tifa non negarlo!” Aerith spezzò quel silenzio. “Tu amavi Cloud! Se ti si fosse mostrata l’occasione, saresti stata tu al mio posto! Non negarlo. Se fosse accaduto a te, te ne saresti forse importata di me in quel momento?!” la guardò negli occhi di colpo. 
“Li per li io non ti ho pensata nemmeno un secondo. So bene che tu avresti fatto lo stesso! E come mi avresti affrontata dopo..?!” si bloccò di colpo con uno sguardo terribilmente addolorato. 

Guardò Tifa speranzosa mentre le lacrime solcavano il viso.

Tifa abbassò lo sguardo.



Cloud…


Cloud…



Cloud…



…non aveva più il coraggio di ricordare il suo viso. Non riusciva nemmeno a pensarlo.

Lui era sparito e aveva portato con sé una parte della sua anima, riducendola come un involucro che ora non aveva più identità.


“Va via…” disse con un filo di voce.

Aerith non credde alle sue orecchie.

“…Tifa..?” 

“Va VIA!” fece mollare la presa ad Aerith con un colpo veloce. “Io non ho nulla da dirti!”

La ragazza dal delicato vestito chiaro si pietrificò.
Cominciò a tremare. 
Tifa entrò velocemente in casa chiudendo poi la porta con violenza. 

Si sentiva come in un incubo. Non riusciva a vivere e ragionare con la giusta sanità mentale. Non riusciva a capire cosa doveva fare.

“Tifa…”

Si sbalordì di sentire ancora la voce di Aerith fuori dalla porta.

“Non ho intenzione di insistere. Non tornerò più, però…ti prego, fatti sentire.” 



Sentì i singhiozzi della ragazza per diversi secondi poi…il silenzio più tetro.



Alzò gli occhi al soffitto.

Era confusa, stordita e spaventata.


Avrebbe voluto fare la tosta, farle vedere che non aveva pensato minimamente a Cloud in quel lasso di tempo. 
Al contrario, aveva persino intensificato il suo lavoro e gli aveva chiuso il telefono in faccia poche ore prima. 
Prima di incontrarla sul ciglio della porta stava persino pensando ad un altro uomo, uno che con Cloud non aveva niente a che vedere.

Non ci aveva proprio pensato a Cloud! Rufus era riuscito a farglielo dimenticare, a distrarla e a farla pensare ad altri problemi.

Eppure tutto era crollato in quel momento.

“Sono così fragile..?” le scappò una lacrima che asciugò immediatamente.

Cosa sto facendo? Sto reagendo? Sto scappando..?

Non sapeva più che fare e di colpo si lasciò scivolare a terra.
La rabbia di colpo invase il suo cuore. La rabbia verso sé stessa. Verso la sua debolezza. 
Sapeva benissimo che poteva vivere senza Cloud. 
Vivere senza Cloud era possibile. 
Cloud non era il senso della sua esistenza. 
Cloud ora era lontano. 
Cloud non sarebbe tornato da lei. 






Cloud, quella sera, avrebbe consolato Aerith tra le sue braccia.
Non lei.






[…]









E' stato difficile scrivere questo capitolo. Non era facile descrivere l'incontro tra Aerith e Tifa. In realtà pensavo di metterlo più avanti, ma non voglio creare tempi morti nella fic. Ci tengo sia dinamica e continua.
Per quanto riguarda Rufus, come avrete capito, lui non è malato. Non ha alcuna misteriosa malattia se non...il fatto che pretende troppo da sé stesso.
Lo trovo piuttosto credibile dato che a soli ventitre anni ha tutte queste ambizioni e sopratutto perchè ora come ora il lavoro è tutto per lui.
Tende a sovravalutare la sua resistenza, senza pensare che certe cose vanno assunte con cautela. Oppure che ormai, dopo l'attacco di Omega Weapon, il Geostigma, l'incidente stradale, il suo fisico non poteva reggere ancora.
L'incidente e il suo malore avuto in questo capitolo sono stati messi vicino appositamente per confondere Tifa e farle credere inizialmente che stesse male per le ferite. Ma anche perchè messa più avanti avrebbe allungato i tempi e alcune scene avrebbero potuto rievocare troppo gli eventi del capitolo scorso.
Insomma, sono scelte meditate^^ Anche se non tutto sarà perfetto (anche se sto dando il massimo) spero apprezzerete il mio lavoro e l'impegno che sto avendo con questa fan fic.
Tornando ad Aerith, credo capirete che non potevo assolutamente far fare pace tra le due in quattro e quattrotto. 
Spero solo non odierete Aerith, perchè alla fine non è che ha tutti i torti. La sua unica colpa è di aver aspettato tanto prima di parlarle, ma dopotutto è comprensibile. 

Anticipo che le due avranno ancora modo di parlare (e anche Cloud, ma il suo rientro in scena me lo riservo in un punto che è già stampato nella mia mente XD) e non preoccupatevi! Si chiariranno e le cose pian piano cominceranno e prendere la piega giusta.
Ma diamo tempo al tempo, perchè Rufus e Tifa devono ancora fare un bel passetto in avanti...eheh..! Prevedo qualcosa di interessante per il capitolo 9! Ma non anticipo nulla (ci vorrebbe un guru)! Sono cattiva.

Ringrazio Yukino_lang08 e Isarith per avermi aggiunta tra i preferiti. Un bacione a tutti e due! 

Nonchè dei commenti dei "fedelissimi" che continuano a recensire i miei capitoli invogliandomi a continuare la fanfic. Continuate, mi fa sempre un immenso piacere leggere le recensioni^^ Mi da una carica molto positiva.

Ora passiamo alle recensioni!
A presto!!

FiammahGrace



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Per White Shadow: 
Bounjour a te! Sono felicissima che il capitolo ti abbia divertito! Il rapporto di Rufus è Tifa non lo immagino solo come un contrasto, ma anche un po' a "bisticci" e scene stuzzicanti. Proprio dato il carattere di Rufus, che è sveglio e schietto. Ciò può generare gag che non sono possibili in tutte le coppie. Rufus e Tifa li amo anche per questo. Perchè sono un pairing col quale può succedere di tutto XD 
La scena delle scale ce l'avevo in mente da un po' ^^ In realtà dovevo metterla quando Tifa gli diede il primo pugno, non so se ricordi...dove faceva quel rimprovero/apprezamento sulla sua gonna che era "troppo corta". In realtà pensavo di metterla già lì, però metterla così presto avrebbe fatto apparire Rufus un pervertito. Così lasciai perdere, ma volevo ugualmente inserirla come scena e quale momento migliore se non per chiudere in risate un capitolo? XD Si è messa l'occasione  mentre scrivevo e l'ho messa XD Sono contenta di aver fatto bene.  
Ci tengo che la fic trasmetta un po' tutto: romanticismo, sensualità, momenti di riflessione, anche tristi e più adulti, ma anche comicità^^
Ma quanto è bello il nostro Ruffino? Eh, già...NON ME LO DIRE XDDDDDDDDDD
Io di mio stravedo per lui*.* dire che è il più sexy, il più bono, il migliore, il più arrapante..il..il....è poco! *ç* 
Penso sia una cosa positiva scrivere qualcosa sui personaggi che già di suo ci piacciono (io amo sia Rufus che Tifa, ma anche Reno, Aerith, Cloud...). Questo aiuta molto nella narrazione.
La scena della camicia voleva essere sexy e far palpitare i nostri cuoricini, quindi posso dimi soddisfatta. Non ti racconto mentre la scrivevo! L'ho riletta e riletta più volte pensando: è abbastanza sexy? XD Ma come poteva non esserlo! Se si parla di Rufus, lui è sexy a prescindere **
Penso che ce ne saranno molte di scene così. Dopotutto si capisce che a Rufus, Tifa già piace XD 
La storia però ti avverto prenderà una piega più seria, ma le gag tra i due continueranno ad esserci, tranquilla!
La storia con Reno anche sarà ripresa. Reno è un personaggio che mi piace molto e qualcosa con Tifa ci sarà. Non fatevi troppe idee, perchè la storia sarà comunque concentrata su Tifa, Rufus e Cloud. 
E Tseng poi... io adoro quell'uomo^^ 
Guarda che io ho l'account su Deviantart e qualche disegno e qualche scena a fumetto sulla fanfic lo farò sicuramente. Te lo dico quando pubblico qualcosa, okay? Per ora ci sono una manciata di disegni dedicato a Rufus e Tifa, ma non legati alla fanfiction.
Ti ringrazio tantissimo per i complimenti che mi fai ogni volta. Mi danno una carica che non immagini! Davvero grazie! XD Alla prossima^^


Per Isarith: 
Aerith! Devi scusarmi, ma oramai sono abituata a rivolgermi a te con questo pseudonimo^^  Dopo averne parlato così tanto, aspettavo con ansia un tuo commento e devo dire che con questo recuperi tutti i capitoli in cui non l'hai fatto XD Complimenti! Che pazienza! Anche io ho l'abitudine di lasciare commenti lunghetti, ma il tuo è eccezionale *__* Ma per me è stata un'assoluta goduria leggerlo! Ricordo quando ne parlavamo assieme di questa fic e mi fa davvero piacere che tu sia riuscita ad apprezzare "certi PG" grazie alla mia storia. Mi lusinga <3
Mi fa assolutamente piacere che trovi che i personaggi della storia siano IC. Come stesso tu hai detto, la passione per un determinato pairing, personaggio...può portare di immedesimarsi troppo e finire con l'ooc, cosa che ho voluto assolutamente evitare! Ovvio che vi sia la mia  personale interpretazione dei PG, soprattutto in Tifa Lockheart, perchè è impossibile prescinderci, anche nell'IC più estremo. Grazie al film advent children si è creata una visione di Tifa troppo passiva che sinceramente io non le ci vedo. Come già scrissi nel "dati del personaggio" dedicato a lei. Tifa rimane comunque una ragazza dei bassifondi e che ha imparato a badare a sé stessa all'età di quindici anni. Ovvio che debba essere una ragazza senza peli sulla lingua e con un bel caratterino. Sarebbe rimasta schiacciata altrimenti. Per cui lei è parecchio irascibile per poi ammorbidirsi con le persone a lei care. Ma quando si parla di Rufus e della Shin-Ra caccia il suo lato più tosto e dinamico...beh, a me piace questo aspetto di lei, ma penso che una come Tifa non potrebbe mai essere dolce con i suoi ex-nemici, quelli che hanno sconvolto la sua intera esistenza e quella delle persone a lei care.
Sono contenta che condividi ed apprezzi la mia visione di lei tant'é che te l'ho fatta rivalutare X3
Ecco quello che aspettavo: il tuo giudizio su Rufus Shinra *O*
Fare Rufus è terribilmente complicato, molto più di Tifa e devo dire che sono felicissima di sapere che lo trovi combaciante con quello originale! Grazie mille! E' bello sentirselo dire ^///^
Si, però alla fine si addolcirà e diventerà dolce e premuruoso...macché XD Abbiamo in serbo ancora il meglio! Rufus si innamorerà di Tifa (è una RufusxTifa quindi era ovvio) ma questo non significa che l'amore gli trasformerà  il cervello in zucchero XD Anzi, per dirla tutta, Rufus non è abituato a farsi amare e più che altro pretenderà l'amore di Tifa che dal canto suo, ha già vita e sentimenti incasinati @_@ (povera ragazza, se mi metto nei suoi panni!)
*___*
Sono contenta che trovi che anche l'estetica della fic sia bella e piacevole. Ci sono fanfiction molto belle, ma senza nemmeno uno spazio e fanno venire un mal di testa! Io invece conto molto questo fattore, io sono la prima che devo leggere e devo trovare la fanfic rilassante al di la se il contenuto piace o meno. Gli spazi allegeriscono lo scritto e fanno si che il lettore riesca a focalizzare nei punti dove lo scrittore vuole che si soffermi. Almeno lo spero^^
Sono contenta che il linguaggio ti piaccia ^__^ Oddio sono emozionatissima, mi ha fatto davvero un commento che mi fa saltellare per tutto EFP!
Passiamo alle domande che mi hai fatto!
Namber uàn: Per quanto riguarda gli attacchi speciali di FF come le magie, in questa mia fanfic in particolare non ce ne sono bisogno perchè non vi è quel tipo di azione, ma in generale perchè non metterle? Già nella mia fanfic ZackxTifa il ragazzo adopera le materia con normalità. Non penso sia una cosa che possa far storcere il naso, anzi. A dire la verità non so perchè le escludono. A noi sembrano anormali, ma nel mondo di final fantasy sono cose che potenzialmente usano tutti e a maggior ragione persone con Cloud e compagni. Spero che intendessi questo con la tua domanda ^^'
Namber ciù: Allura, io ho già affrontato il complicato rapporto di Cloud e Tifa, ma più avanti verrà ritrattato in maniera ancora più decisiva. Per come la vedo io Cloud, paradossalmente, ama entrambe. In modo diverso, ma le ama entrambe. Sono state le vicende poi ad allontanarlo da Tifa poiché è entrata in scena la gravidanza di Aerith (e anche quì ci sarà qualche novità ...XD). Tifa si è creata molte illusioni, convinta che Cloud prima o poi l'avrebbe ricambiata ed invece alla fine è tutto crollato e si è sentita abbandonata. Cloud rappresentava un grande pezzo della sua vita e all'improvviso l'ha visto andar via. Alla fine è un rapporto molto contorto perchè tutti e tre sono incatenati in questo amore folle e contrastato^^
Tifa è convinta che Cloud l'abbia lasciata perdere perchè costretto dalla condizione di Aerith. Difatti lei avrebbe preferito sentirsi dire da lui: "mi sono accorto di amare Aerith" ed invece così non è stato. Anzi, lui si era scusato addirittura. Questo le mette molta incertezza. Non sa se Cloud l'ha mai amata o magari la ama ed appunto l'ha dovuta lasciare per Aerith. Comunque tutto sarà ripreso più avanti^^ Spero ti piacerà come si risolveranno le cose anche se premetto che anche io sono grande fan del Clerith dunque non permetterei mai che la nostra ancient facesse la figura della stronza e Cloud del cretino U.U
Ovviamente Cloud è un tipo distante ed Aerith come hai visto in questo capitolo non riesce ad approcciarsi a Tifa che invece non riesce né ad accettare che Aerith sta con Cloud e né che amassa così tanto Cloud da volerlo suo ad ogni costo. Quindi questo è un periodo di incomprensione totale^^

Per quanto riguarda il consiglio che ci hai dato, in verità ci devono ancora essere alcune rivelazioni e mi fa piacere sentirti dire che ci sono già stati grandi colpi di scena, ma abbiamo organizzato questa storia per un anno intero (dovresti vedere solo la cronologia quanto è lunga *___*) ed abbiamo tutta la situazione sotto controllo e perfettamente chiara in mente. Comunque terremo presente il tuo consiglio che condivido in grandi linee. La fanfic rimarrà semplice, tuttavia avvengono quelle cose che sono d'obbligo in una storia che si propone di essere realistica quanto più possibile. Prendo ad esempio l'incidente stradale di Rufus. Alla fine Rufus non è una persona amata e ha causato tante sofferenze, penso che uno come lui normalmente debba nascondersi da occhi indiscreti ed invece pensa addirittura a risalire in alto. Per chi ha odiato la Shin-Ra e ha vissuto tanta sofferenza per causa sua, ovvio che provi rabbia di vedere l'ex-presidente ancora a piede libero e così ecco l'idea di fazioni anti-ShinRa in giro per Edge. Ecco, sono queste le cose che abbiamo aggiunto, cose piuttosto ovvie a mio modo di vedere^^

PS: Tseng padre di Rufus? Non sarà mica nata questa idea dalla constatazione fatta da Tifa in ospedale? XD Ci saranno colpi di scena, ma queste cose proprio no, don't worry! Il nostro unico what if è la presenza di Aerith e questa piccola azienda di Rufus (cosa che comunque trovo plausibile).
Ancora grazie della tua splendida recensione. Son recensioni così che fanno venir voglia di scrivere U_U Bisogna motivare chi scrive perchè non è giusto non dare soddisfazione! Lo dico per me, ma anche per tutti gli scrittori decenti di EFP! Non commentate solo le bimbominkiate e le fanfic maliziose U_U

Per Stuck93: 
E beh! Rufus rimane pur sempre un figlio unico di una ricca famiglia !! eh, eh! Se non è viziato lui... XD
Era proprio questa la mia intenzione. Mostrare il suo lato per certi versi "infantile". Lo fa anche nel capitolo dove sta la scena del reattore mako, ricordi? Che piagnucola vicino esso! XD Rufus lo immagino anche così. E farà di peggio. XD
Rufus lo amiamo sempre! Sì!
Il caro presidente lo immagino molto affezionato a Darkie. Nel mio immaginario, ce l'ha da quando è piccolo (lo dice quando Tifa lo prende in giro perchè trova che sia un nome un po' "ridicolo" per il "cane" del presidente, nei primi capitoli). Io stessa, avendo un cane, so bene come si ci sentirebbe nel sentire una cosa del genere! XD Sarei peggio! XDD 
Grazie Stuck per le tue recensioni che non mancano mai in nessun capitolo! Puntuali sempre! Ti ringrazio davvero molto. Un bacione!

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Capitolo 9
*** capitolo.09 ***





CAPITOLO 9.





Uno, due, tre, quattro…



Erano già un paio d’ore che Tifa si trovava lì, nella chiesa.
Non credeva che quella notte avrebbe riposato così bene. Persino più del solito. Era normale? Non se lo seppe spiegare.
Era convinta che non avrebbe chiuso occhio per giorni, invece…
Ripensava ancora a ciò che era accaduto la sera precedente e provava ancora rabbia per come si era comportata.
In ogni caso lasciò scivolare via quel ricordo velocemente. In fondo apparteneva già al passato.


Cinque, sei, sette, otto…


“…nove….e…DIECI!! AH, sono esausta!” disse e si lasciò scivolare a terra sfinita. Aveva cominciato un duro allenamento.
Era da tanto che non si sgranchiva e ne aveva sentito il bisogno.

Maestro Zangan…mi sono proprio rammollita, cosa pensereste?

Sorrise dopodichè si rialzò in fretta.
L’ultima volta in cui si era data da fare nella lotta era stato un anno fa e già da allora era decisamente arrugginita.

Si stiracchiò e passò una mano sulla fronte ormai bagnata.
Levò via la corta giacca in pelle e serrò i pugni.

Uno, due, tre…ora!

Una serie di calci e pugni e Tifa prese una veloce rincorsa. Saltò e tentò di eseguire un Meteor Strike. Purtroppo non vi mise abbastanza potenza al che cadde a terra dopo pochi secondi.

“Ah!!” toccò il ginocchio dolorante. “Anf…Che palle! Eppure contro, anf, Loz mi uscì al primo colpo…” poggiò la testa sulle ginocchia. “Non c’è niente da fare! Con le materia era tutto più facile.”


Dubito che io sia capace di eseguire mosse più complicate…accidenti! Prima riuscivo a raggiungere persino il quarto livello…


Si riscaldò per qualche minuto, poi tentò la mossa altre volte fallendo miseramente.
Il suo livello era probabilmente sceso quindi pensò bene di allenarsi solo nell’utilizzo delle limit break più elementari.


“Ehi, meni ancora di santa ragione!”


“Oh?” Tifa si girò di colpo. Era appena entrato Barrett Wallace. Le lanciò un asciugamano che la giovane afferrò tempestivamente.

“Anf, anf…Barrett? Cosa ci fai qui?” chiese sorpresa e prese da bere.

Barrett sorrise con il suo solito volto fiero.

“Cosa pensi? Che mi sia dimenticato della mia bambina? Ah! Non ho una faccia da culo simile!” e si mise a ridere. Si sedette su uno dei muretti. “Continua, dai.”

“Okay…” prima lo guardò perplessa, poi riprese l’allenamento.

“Ho visto che hanno messo un cartello…però ce ne stanno mettendo di tempo quei contapalle!”

“Non è facile cominciare i lavori...” disse distratta non si accorgendosi del disagio di Barrett. Lui comunque cercò di camuffarlo.

“Sono sicuro che stai facendo vedere loro chi comanda, eh? Che soddisfazione! Un membro AVALANCHE che comanda a bacchetta quegli insulsi membri della Shin-Ra corporation!” disse soddisfatto.

“Già, già. Li tratto come vecchie scope…” disse senza troppa convinzione.

A dire la verità non se la sentiva proprio di raccontargli tutto ciò che le stava capitando nell’ultimo periodo.
Se solo avesse saputo che appena la sera prima aveva soccorso Rufus Shinra…

“Ehm…so che ti stai dando molto da fare. Che ti fanno sgobbare quasi tutto il giorno…” esitò “…Sicura che sia tutto a posto? Sai bene che riempio loro il culo di piombo se ti trattano da cane!” alzò il braccio meccanico. Tifa sorrise.

“So che ci sei. Me la so cavare, però. Lo sai.”

“Sì, lo so, lo so. Tu sapevi cavartela a quindici anni, figurati ora.” La guardò. “…Te lo dico proprio perché voglio che tu sappia che io ti sto vicino. Non fregartene della vita che a volte ti butta a faccia a terra. Tu sei forte, non lasciare che ti accada questo.”

Quelle parole la turbarono. Ebbe uno strano presentimento.

“Barrett, cosa stai cercando di dirmi?”

Barrett di colpo si azzittì, poi cominciò a farneticare.

“Nulla! Ti ho detto solo che so che tu sei forte e…NON DELUDERMI! AH, AH, AH!”

Rise, ma la ragazza rimase molto perplessa.

“Non sei venuto qui per caso, sbaglio forse?” chiese oramai con più di un dubbio in mente.

Barrett sospirò e decise di parlare. Dall’espressione che fece, Tifa capì che avrebbe preferito evitare di essere diretto.

“Merda, Tifa. Io l’ho sempre detto che quello lì era un coglione dalla testa chiodata. Sai che mi hanno sempre dato i nervi i suoi modi di fare, però voglio provare a dire una parola buona e…merda, come lo dico? Ecco, fottitene!”

La ragazza rimase sbalordita di quelle parole. Abbassò il capo e riprese a sferrare pugni all’aria.

“Hai saputo della gravidanza di Aerith, eh?” disse con aria distratta.

“Merda, Tifa! Io quando l’ho saputo a momenti gli stavo staccando la testa dal collo! Quello lì è una vera e propria testa di cazzo, ma a te piaceva e io infondo…”

Non sapeva come terminare la frase.
Aveva sempre odiato Cloud e non aveva mai capito cosa Tifa potesse trovarci in un uomo del genere. Tuttavia aveva subito pensato alla giovane dai capelli d’ebano quando aveva saputo dell’ “incidente”.

“Don’t worry. Sto bene. Ho solo bisogno di un po’ di tempo.”

“Mi hanno detto che sono mesi che non ti fai viva e che pensi solo a lavorare da quei leccapiedi. Tifa, io non voglio che tu reagisca in maniera avventata.”

“Ma che vi siete messi in testa tutti? Avete paura che mi ammazzo per Cloud..!!?” urlò di colpo azzittendo Barrett che fu colto alla sprovvista.

Tifa sospirò.

“…Va bene. Ovvio che non abbia fatto i salti di gioia, ma ora basta! Sembro così depressa!?” riprese a sferrare pugni, ma subito si rese conto di non avere più la concentrazione adeguata, al che si avviò verso l’uscita.

“Tifa! Ma dove vai..?” disse Barrett sentendosi terribilmente in imbarazzo. Non aveva mai visto Tifa reagire così bruscamente.

“Io sto benissimo! Non morirò senza Cloud se è QUESTO quello che volevi sapere!” e uscì violentemente.



[…]



Le auto passavano velocemente per le strade ormai buie di Edge.
Era una serata abbastanza movimentata.
Ragazzi in comitiva che cazzeggiavano, famigliole in zone più appartate, locali aperti by-night.
L’atmosfera tipica dei giorni festivi, nel pieno della movida.

Tifa bevve un ultimo sorso di birra, poi guardò apaticamente lo scenario che le si presentava davanti.
Era interessante forse ciò che accadeva intorno a lei, a quelle persone completamente estranee alla sua vita? Certo che no.
Non lo trovava neanche divertente.
In quel momento c’erano solo lei e la sua birra. Non se ne importava dei ragazzini che le si avvicinavano o che la fischiavano.

Volevano guardarla? Conquistarla?

Poteva solo compatire la loro pateticità, ma non aveva per niente intenzione di reagire. Per ottenere che cosa? Solo il loro gioco, nient’altro.

Alzò il gomito, la bottiglia era finita.

Erano diversi minuti che si ritrovava lì immersa in quei vaghi pensieri. Sentì il bisogno di camminare un po’.
Cominciò a ciondolare senza meta, non preoccupandosi di chi o cosa avesse davanti. Si sentiva come dentro una bolla d’aria, in un mondo parallelo dove nessuno la poteva vedere. Sapeva che quella sensazione era stupida, ma davvero sentiva di essere completamente sola. Lei e i suoi pensieri che comunque la stavano già abbandonando anch’essi.

“Ehi, guarda dove cammini.”

Le si rivolse una voce familiare. Se non l’avesse riconosciuta non si sarebbe nemmeno girata.

“Sei peggio di una zecca!”

Cambiò di colpo atteggiamento vedendo un ragazzo biondo di sua conoscenza.

“Rufus. Che ci fai in giro a quest’ora? Sbaglio o ieri hai avuto un collasso?”

“Mi sono ripreso da cose peggiori, cara.” Disse lui con il suo solito modo di fare.

Era strano incontrare Rufus che camminava per le strade come un comune mortale.
Riflettendoci, non lo aveva mai visto in ambiente non lavorativo, in ‘borghese’.

Si mostrava sempre il solito perfettino, con i capelli ben pettinati, gli abiti firmati e in quel contesto, nonostante la marea di gente, continuava a spiccare.

Sarebbe stato facile poter affermare che era un normalissimo ragazzo dal bell’aspetto, ma era una presa in giro perché lui era riconoscibile in qualunque ambiente come Rufus Shinra.
Tifa strinse le spalle.

“Che posso dire? Io più che portarti a casa e chiamare un dottore non potevo, quindi fatti tuoi.”

Lui sorrise della finta noncuranza di Tifa.

“Già…mi chiami idiota, imbecille e Shinra eppure sei la prima a preoccuparti per me.” disse sorridendo. Lei inarcò le sopracciglia.

“Io? Preoccupata per...te?” rise. “Mi piace il tuo ottimismo.”

Il biondo sembrò stranamente offeso. Portò una mano sui capelli scostandoli dal viso.

“Ridi pure. Intanto io ricordo bene il tuo viso preoccupato, quando hai visto che stavo male.” Disse lui sarcastico, ma serio.

“Non ci fantasticare troppo. L’avrebbe fatto chiunque.” Disse con fare ovvio.

“Sarà…intanto l’hai fatto tu.” la guardò penetrante. “…a me questo basta.”

“Basta per cosa? Oddio…era meglio se facevo finta di non averti visto…”

“Tu infatti non mi avevi visto. Ero io che ti seguivo già da un po’.” Si accese una sigaretta.

Tifa sorrise e si voltò per tornare sui suoi passi. Vedendola andar via, Rufus la fermò.

“Te ne vai senza permettermi di ricambiare la tua gentilezza di questi ultimi giorni?”

La bruna si fermò e lo guardò negli occhi.

“…Stai cercando di rimorchiarmi?”

“Cosa devo sentirmi dire…” disse sospirando. “Allora? Che hai deciso?” ammiccò.

“Okay.”

“Okay che?” disse lui molto sorpreso. Non pensava che Tifa avrebbe accolto così facilmente la sua proposta.

“Se proprio ci tieni, offrimi una birra.”

Rufus fu esitante.

“…Birra?” la guardò.

“Che avevi capito..?” la ragazza cambiò tono, infatti fu pungente.

“Nulla, nulla. Andiamo.” Rise “…Ti fai ripagare con poco.” constatò. Lei strinse le spalle.

“Allora vorrà dire che prenderò la bottiglia grande.”

“E’ poco lo stesso, cara.”

Si fermarono al primo bar che videro sulla strada.
Era un locale piccolo, di quelli molto alla mano.

“Buonasera.” disse avvicinandosi al bancone del locale.

“Oh? Rufus!” gli si attaccò la cameriera spingendosi dal bancone in maniera equivocabile, mostrando senza remore la provocante scollatura.
“In cosa posso esserti utile?” disse ridacchiando.

Tifa rimase inorridita.

“Due birre, Giselle.” Rispose lui stando al gioco. La ragazza andò via con il sorrisetto malizioso.

Rufus raggiunse Tifa che intanto aveva preso posto su uno dei tavoli. Aspettò che il ragazzo le si posizionasse di fronte.

“ …‘Giselle’ ? Ma chi frequenti, PRESIDENTE..?” disse accentuando le parole ‘Giselle’ e ‘presidente’. Lui fece finta di non capire.

“E’ una ragazza molto gentile.” Disse parlando in maniera ambigua in modo da infastidire Tifa.

“Certo. Oserei aggiungere mooolto gentile.” lanciò un’occhiataccia all’abbigliamento ultra ridotto della ragazza in questione.

“Non sarai gelosa..?”

“No, ma tu sei un cascamorto della miseria.” E incrociò le braccia. Lui rise.

“Ma dai, tesoro. Lo sai che la mia preferita sei tu.” le disse strofinando un piede sulla caviglia di lei. Tifa rispose con un energico calcio negli stinchi.

“OUCH!” Rufus si piegò dolorante. “Sei proprio una stronza!”

“Allora siamo in due, vedo.” Disse guardandolo accattivante.

“…a me piace quando cacci le unghie.”

“Ma è fantastico! Allora te ne do un altro subito?”

“No, no! Va bene così!” disse non mettendo in dubbio che Tifa fingesse. Bevve un sorso e ritornò a lei. “Allora…?”

“ ‘Allora’ cosa?” disse incuriosita.

Lui poggiò il mento sul dorso della mano.

“Perché eri così giù, prima?”

Tifa rifletté un attimo. Non si aspettava quella domanda.

“…Te n’eri accorto?”

“U-uh.” Annuì lui.

La ragazza guardò la vetrata affianco a loro. Cercò di non darlo a vedere, ma il sol pensiero la fece rabbuiare di nuovo.

“Speravo di distrarmi, ma non sono così brava a farmi scivolare le cose addosso.” Cominciò a passare il dito sull’orlo della bottiglia.

“Riguarda Strife, vero?” disse sicuro. Lei alzò gli occhi di colpo.

“Perché sei così sicuro che si tratti di lui..?”

“Quando una donna si sente così è sempre per un uomo.” Disse con ironia e sicurezza.

Tifa annuì e ritornò alla domanda di Rufus.

“Sì, centra Cloud. Cioè, riguarda il fatto dell’altra volta però…questa volta è un po’ diverso.”

Rufus rimase in silenzio permettendole di esprimersi con calma.

“Oggi è venuto a trovarmi Barrett…” bevve un sorso di birra. “E’ stato gentile con me. Troppo. Questo mi ha infastidita.” Si spiegò meglio.
“Cioè è stato carino…ma non voglio essere trattata come un cane bastonato!” ripensandoci le venne rabbia.
“E’ vero. Cloud era importante per me, ma ci manca solo che mi fanno le condoglianze e il quadretto funebre è completo!” disse stufa.

“Beh, eri molto provata. Questo lo devi ammettere.”

“Ma tu mi hai vista quando l’avevo appena saputo! E’ logico che fossi sconvolta!” si alzò di colpo e uscì dal locale.

Lui rimase smarrito per un attimo. Si affretto a pagare per poi seguirla velocemente.

“Tifa! Ti sembra il modo di comportarsi..?” le disse raggiungendola a passo svelto.

Tifa era ferma vicino un palo della luce.

“Lo so che sono patetica.” disse stanca.
“Non sono ancora sicura di quello che provo. Il fatto è che…Uff!!”
Turbata, prese a camminare.

“Ferma.” Il biondo l’afferrò per un braccio. “Se parlare per te significa che ti devo rincorrere…allora arrivederci.”

Tifa lo guardò prima con disapprovo, poi comprese il suo punto di vista. Stesso lei trovò insopportabile il suo comportamento.

“Scusa…”

Rufus le mise un braccio attorno alle spalle e presero a camminare per la strada che lentamente si stava svuotando.



[…]




HEAVEN’S NIGHT*




Tifa lesse la fluorescente insegna del locale notturno dove stavano per entrare.

“Heaven’s Night? Ma dove mi stai portando?” disse incerta.

“E’ solo un pub, tranquilla.” Le rispose lui, inoltrandosi dentro.

Entrati, subito si sentirono le assordanti musiche da discoteca tipiche di questo genere di locali. Era buio, le poche luci provenivano solo dalla zona bar e dalla pista da ballo. Si sedettero sugli sgabelli vicino al bancone.

“Perché mi hai portata qui ?” disse scandendo bene le parole per via della musica altisonante.

“Così. Ho pensato di farti divertire un po’.” ordinò dei drink.

“Non mi diverto con queste cose squallide.”

“Dillo dopo aver provato.”  Disse allungandole il bicchiere. Tifa bevve in un sol sorso.

“Non era forte. Io li faccio meglio.” Constatò maligna.

“Non è mia intenzione farti sballare con un alcolico.” Detto questo scese dalla sedia e le afferrò la mano trascinandola in pista.

La ragazza non riuscì in nessun modo ad opporsi.
Non appena furono al centro della zona riservata ai balli, lui si bloccò e portò una braccio attorno alla vita di lei.

“Ma che fai..?? Io non voglio ballare!” disse con un po’ di imbarazzo.

“Perché, no? Lasciami provare.” Le sorrise beffardo mentre prendeva un braccio della ragazza e se lo portava attorno al collo.

“Provare che..?”

“…A farti dimenticare dei tuoi problemi per una notte.” Disse ammiccando.
Tifa rimase incredula.
Di colpo si mise a ridere e si lasciò trascinare da Rufus.



[…]



“Ora spiegami come diavolo fai!” disse Tifa sedendosi bruscamente sul ciglio della strada.

Erano usciti da poco dal locale, ancora storditi dall’alcool e da quel caotico ambiente. Le strade erano buie e completamente deserte. Il ragazzo si sedette accanto a lei.

“Benvenuta nel mio mondo!”

“Non scherzare!” Disse cercando di recuperare un po’ di serietà. “…Tra meno di sei ore tu devi essere al lavoro e noi che facciamo?” bevve un altro sorso di birra. “Ci sbronziamo tutta la notte sul ciglio di una lurida strada..?”

“Tu ti stai sbronzando. Direi che per stasera può bastare.” Disse levandole la bottiglia di mano.

“Che stai dicendo? Una birra non è così pesante!” disse riprendendosi la bottiglia.

“Una birra no.” precisò. “…Ma più di sei, sì!”

Con forza glie la sottrasse nuovamente di mano.

Tifa abbassò il capo e rise.

“Sarò pure ubriaca, ma sono ancora perfettamente cosciente!” lo guardò. “Sul serio. Come fai?” lo guardò con occhi limpidi.

Lui la ricambiò. Tifa riprese a parlare.

“Tra incidenti, lavoro, tu e tutto quello che rappresenti…come fai a non desiderare solo un po’ di riposo?” fu molto onesta.

“Facile.” Disse con fare ovvio, quasi come fosse abituato a rispondere a domande del genere.

“Dopo che sopravvivi ad eventi del genere ogni cosa diventa superflua e diventi consapevole di quanto la vita sia fragile.”

Fece una pausa.

“Omega Weapon. Subire un attacco così diretto ti fa riflettere su molte cose.”

Bevve un sorso dalla medesima birra.

“…Sarei dovuto morire, ma non è successo. Come vivo? Con questa consapevolezza! Che tutto può svanire in un attimo. Così.”

Guardò Tifa.

“…per questo faccio tutto quello che mi va di fare e non opprimo i miei desideri. C’è gente che mi vuole ancora morto. Un esempio è il mio recente incidente.” Rise.

“So bene quanta gente esulterebbe se io crepassi, ma io vivrò a modo mio e quando sarà…sarà.”

Tifa lo guardò sbigottita, poi rifletté intensamente sulle sue parole.

“Sai… hai ragione…” il tono era molto profondo. “Si vive una volta sola, questo lo dimentichiamo troppo spesso. Per quanto io non ti condivida…ammiro il tuo modo di fare.”

“E’ l’alcool a farti parlare così?” disse sarcastico.

“Stupido! Dico sul serio…! Fino ad adesso io non ho fatto ad altro che pensare agli altri. Ho sempre dato così poco spazio a me stessa, alla mia felicità. E adesso?” Si guardò intorno. “Adesso che mi rimane?”

Si avvolse nel silenzio per qualche attimo.

“Sai…Aerith è venuta a trovarmi.”

Rufus ascoltò incuriosito.

“Te la puoi immaginare. Tutta carina, col bel vestito rosa e i lacrimoni agli occhi! L’avrei presa a schiaffi solo per come si è presentata!” disse sinceramente
“…e io a fare la figura della strega cattiva senza cuore, ormai troppo sconvolta per ragionare.” Fece una pausa.

“E’ per questo che me la sono presa con Barrett oggi. Perché…sono sicura che hanno parlato di me. Lui, Aerith e…anche Cloud. Si sono fatti un’idea di me che…non voglio neanche immaginarla!”

Poggiò violentemente la testa sulle ginocchia.

“L’ho cacciata via quando avrei potuto risolvere la questione una volta per tutte. Ho sbagliato?”

“Secondo me no.”

Tifa si sorprese di quella risposta. Lui la guardò dritto negli occhi.

“Questa storia dovrai essere tu a superala col tempo, non possono pensare di starti vicino dopo averti fatto un colpo basso simile. Non loro almeno. Non sono nella posizione di poterti consolare. Hanno deciso di fare i ragazzini? Se ne prendano le responsabilità in maniera matura.”

“Davvero lo pensi..?”

“Sì. Io penso che è davvero da idioti pensare di ammansirti così. Saresti stata falsa se avessi accolto Aerith. È giusto che provino anche loro un po’ di amarezza.”

Tifa lo guardò grata di quelle parole e sentiva di potergli credere. Rufus era sempre stato sincero. Anche da nemici.
Si poggiò sulla sua spalla.

“Grazie…”

Il biondo per un attimo sussultò.

“Tu dici ‘grazie’ a me..? A cosa devo tanto?” sorrise.

Lei sospirò.

“E’ anche grazie a te se ho reagito così bene a questa vicenda.” Chiuse gli occhi. “Mi hai dato così tanti pensieri che non ho avuto nemmeno il tempo di abbandonarmi allo sconforto.”

Lui annuì fingendosi noncurante. Tifa sorrise vedendolo così dopodichè riprese la sua bottiglia dalla mano di Rufus.

“Questo volevo dire a Barrett! Io a Cloud non l’ho proprio cagato! Perché non ho fatto altro che pensare a te! Ma mi ucciderebbe se sapesse una cosa del genere.”

Rufus rise mentre Tifa fece per bere un sorso di birra, ma rimase a bocca asciutta.

“…Ma è finita..?” disse lei a malincuore, piagnucolando.

“Buona tu.” le buttò la bottiglia a terra.

“Peccato.”

Si allontanò dalla sua spalla.
Lo guardò e stranamente incrociare i suoi occhi le portò imbarazzo.

“Mi sento scema. Devo averti dato un’impressione terribile. Io non sono sempre così, è che..!”



Le labbra di Rufus le bloccarono il respiro con un bacio così inaspettato che non poté evitarlo in nessun modo.




Rimase incredula per pochi istanti.



Sapeva che lo avrebbe dovuto allontanare.
Questo era il volere di Tifa.
Questa era la cosa giusta da fare, per due persone come loro. Rufus Shinra e Tifa Lockheart.
Sapeva che doveva farlo.

Eppure, la sua mente non volle sentire la ragione che la richiamava a gran voce.

Era un completo abbandono del suo corpo, dei suoi pensieri…. a quel gesto, a quell’uomo, a quell’attimo… a quella bocca, che la stava devastando.

Velocemente si fece sopraffare e non sentì più nulla.
Sentiva solo una scarica invaderla per tutto il corpo, che la voleva lì, abbandonata tra le sue labbra.

Sentì la sua bocca schiudersi e lasciarsi andare a quel gesto.



Chiuse gli occhi.







Forse era l’alcool, la sensualità di Rufus, l’atmosfera, oppure chissà quale illogico fattore. Fatto sta che fu in balia di quel piacere che la stava divorando e la stava facendo cadere in un oblio piacevole ed insensato.




Non fu un bacio prepotente e provocatorio come la prima volta, del quale ricordava ancora perfettamente la rabbia e la mortificazione di quell’istante.



Questa volta era bello, piacevole, sincero.




Lo voleva.




Forse se ne sarebbe pentita. Ma ora non le importava.


Rufus si allontanò.


Tifa rimase con gli occhi socchiusi, ancora inebriata per quelle emozioni. Lui le toccò il mento con le dita.
Lei gli si avvicinò.

“Ancora un po’…”

Rufus sorrise a quelle parole e si riavvicinò a lei. Le prese il viso tra le mani e riprese a baciarla. Questa volta con più passionalità.




[…]



Se le circostanze fossero state diverse, sarei qui?

…se Aerith non fosse venuta da me al bar, se Barrett in chiesa non mi avesse innervosita con il suo tentativo di consolarmi, se non mi fossi fermata a riflettere prima di comprare una birra  questa sera … mi troverei comunque qui?

Che discorso banale, eppure si ci pensa talvolta.

Se le cose vanno in un certo modo è caso..?

oppure è destino…?

Nel caso fosse destino…allora era mio destino essere fra le braccia di Rufus quella sera?

La mia testa scoppia, non riesce a riflettere.
Trovo solo che ciò che sto vivendo è impossibile, paradossale, confuso… mi sento avvolta da una nebbia che disorienta i miei sensi…

Quando c’è lui il tempo si ferma.
È come essere in una dimensione parallela. Una dimensione dove io e lui siamo semplicemente noi. Dove nessuno può giudicarci.
Dove nessuno può dire che lei è Tifa Lockheart e lui Rufus Shinra.

Non lo so… non riesco a ragionare. Riesco solo a sentire i miei impulsi che mi dicono: lo voglio.


Tifa aveva ancora le labbra vincolate a quelle di Rufus.
Quel bacio dato con frivolezza, per il semplice e solo desiderio di farlo… si era trasformato in una sfuriata di sentimenti contrastanti e sfuggenti.

Lui, poggiato con le spalle sulla porta di casa, incastrò la chiave nella fessura di essa non allontanando mai Tifa da sé. Non si erano distaccati neanche una volta, totalmente immersi in quella passione.

Entrarono e salirono le scale.

La mente di Tifa era divisa tra il piacere e l’incertezza di ciò che stava accadendo.

Fare l’amore con Rufus Shinra era qualcosa che non poteva esprimersi a parole. Questo per Tifa Lockheart.
Sentiva il suo cuore battere forte e desiderare fortemente qualcosa.

Quel desiderio indescrivibile si appagava ogni qual volta Rufus la comprimeva sul suo corpo e la baciava con ardore, inebriandola con il suo calore eccitante ed intenso.

Con un gesto veloce, Rufus levò via la sua lunga giacca bianca e adagiò la ragazza sul letto.

Si allungò sopra di lei ed avvicinò nuovamente le sue labbra alle sue.

La sua forza era tale che sembrava come se volesse entrare dentro di lei.

Si sollevò leggermente per disfarsi del solito gilet nero e di una delle camicie, poi si riabbandonò su di lei.
Fu un momento lungo, passionale.
Prese a baciarla fortemente, accarezzandola, abbracciandola, scomponendole i capelli e i vestiti che ormai non erano più al loro posto.

Il buio della stanza aiutò Tifa a sentirsi più sicura, meno dubbiosa.

Lasciò che il ragazzo la sfiorasse lungo tutto il corpo, che le si avvicinasse e facesse per sentirla sua.

Lui le sfilò la giacca e dopo, con lentezza, le alzò la maglia fino a portarla via completamente.
Tifa allungò le mani su di lui e prese il colletto della sua camicia.
Con delicatezza gliela scese fino alle spalle.

Ad un tratto si fermò, esitante.
Fu lui ad incoraggiarla a continuare riportandole le braccia sul suo petto.
La ragazza così si unì a lui e uno dopo l’altro, quei bottoni lasciavano fuoriuscire il corpo di Rufus.

Un corpo eccitante, formato, muscoloso, che trasmetteva però la devastazione di ciò che aveva subito.

Questo dalle ustioni ancora rosse che aveva sul torace.

Gli occhi di Tifa si fecero tristi, come quella volta in ospedale quando aveva visto per la prima volta le sue condizioni.

Ebbe paura se accarezzandolo gli avrebbe fatto del male.

Portò delicatamente una mano su quelle ferite, sfiorandolo, come se avesse voluto farle guarire o almeno fargli provare sollievo.

Ancora una volta il ragazzo si accorse del momento di esitazione della ragazza. Si guardò il petto, poi le sorrise capendo.

“E’ cosa passata. Non fa più male.”

A quelle parole si riabbandonò su di lei, tranquillizzandola. Così la bruna riprese a scoprire quel corpo che fino a qualche giorno prima aveva invece aiutato a coprire.

I respiri si fecero intensi.

La bruna sussultò più volte quando Rufus l’avvicinò a sé con un più forte desiderio di possederla.
Non aveva mai provato delle emozioni così forti e inebrianti, non sapeva cosa fare, dire… oppure se dovesse scappare…

Era il suo corpo a comandare tutto.

Lo voleva, lo desiderava. Lui la baciava, si spogliava, la toccava… un sentimento così intenso che non poteva essere spiegato. Non avrebbe mai potuto farlo.

Il tocco di quella pelle ormai nuda che si comprimeva contro la sua era qualcosa di nuovo per lei.
Un tipo di emozione che aveva immaginato nella sua vita, ma avvertirla su di sé era tutt’altro.

Era come sentirsi esplodere dentro tanta l’eccitazione, e l’unico modo per non soccombere era quello strofinarsi di quei corpi, della loro bocca.
In quel momento era la sua ancora, il suo respiro.

Qualche volta Rufus le parlava, ma lei non era assolutamente in grado di risponderlo. Forse per la paura di spezzare tutto.

La sua mente, i suoi pensieri, le avevano dato tregua e volevano che lei, pur sbagliando oppure no, vivesse quell’esperienza e quelle emozioni.

Così anche lei si avvicinava a lui, comprimendosi su di lui, baciandolo, facendosi toccare, accarezzandogli i capelli con forza, i quali si scomponevano rendendolo ancora più bello.

Il suo bel presidente adesso era spoglio di tutto.
Naturale, con i suoi bei capelli lisci biondo ramati senza gel, senza quei vestiti formali, senza quello sguardo da superiore. Quello era il vero Rufus.


L’ardore del ragazzo le fece pensare una cosa: da quanto la desiderava?


Lo sfogo di un momento era davvero capace di generare tutto questo?

E lei..?
Lo desiderava così perché era lui a volerlo, oppure dopotutto...?

La risposta ora come ora non le interessava.
Era inebriante sentire tutta la passionalità che Rufus aveva sempre trasmesso e che ora si sfogava completamente facendola sentire finalmente desiderata.



[…]






*Heaven's night: piccolo tributo a chi conosce il bellissimo videogame Silent Hill 2.








 

E qui davvero mi volevo. Siate clementi, non ho mai descritto scene di sesso e questa è la mia prima in assoluto (alza bandierine). Creare tutta l’atmosfera nel complesso è stato interessante (*ç*) spero l’abbiate gradito! Anche perché l’humor e l’immancabile sarcasmo dei due protagonisti si bilancia bene con le scene più serie dedicate alle riflessioni e alla loro introspezione. O almeno credo…

Mi premeva molto realizzare il tratto iniziale. Tifa che cerca di distrarsi allenandosi (mi piace immaginare una Tifa che ogni tanto continua a sferrare pugni^^) e Barrett che per consolarla finisce per ferirla ulteriormente.

Poi vi è la descrizione della città dive Tifa beve apaticamente una birra (la prima di una lunga serieXD) mentre osserva le persone ed avverte ancora il peso della grande svolta della sua vita. Ecco, l’inizio devo dire che mi premeva molto farlo per bene!

Poi beh, c’è Rufus che come sempre è un’impresa troppo eccitante caratterizzarlo! Adoro rendere al meglio la sua personalità e spero che non vi deluda nemmeno questa volta. Ho voluto mostrare ancora una volta che lui è un tipo alla mano, che non partecipa solo a riunioni o fa il bastardo, ma è anche il tipo che porta una ragazza in birreria, la trascina in discoteca (a proposito, l’heavent’s night è un tributo a sh2 XD) e si siede sul ciglio di una strada senza problemi (vestito di bianco, precisiamolo ò_ò).

 Ecco, in questo io sono come Tifa. Non riesco a vederlo in quei gesti abitudinari che non sono tipiche di un “presidente”. Lo dice anche lei quando lo incontra per le strade e io condivido in pieno^^

Ora torniamo al loro ehm…momento XD! Mi premeva molto di più esprimere le loro emozioni. Odio le “lezioncine anatomiche”. :P

Ah, una piccola comunicazione: siccome l’ultimo capitolo ha avuto molte meno letture rispetto ai capitoli precedenti, ho deciso di rallentare un po’ la pubblicazione, così da dare tempo anche a chi va a scuola, all’università, a lavoro o ha impegni di vario di leggere. Così che magari lasci anche un commentino^^

 Grazie a tutti ci vediamo al capitolo 10. Vi avviso che l’inizio è già uno dei miei punti preferiti XD

 Ringrazio Yukino_lango8 e Chiyochan8 che mi hanno aggiunto nei preferiti/seguiti!

Ora passo alle vostre recensioni *__*

 

 

 

Risposta per White Shadow: Macchè, le tue recensioni sono sempre un piacere! Lunghe, corte…poi la lunghezza non fa il commento, ma il contenuto che ha e nel tuo caso mi lasci sempre soddisfatta.
No, Rufus non ha malattie strane (avevi pensato questo? XD) ma è un uomo che tende a trascurarsi e a volere troppo da sé. Questo perché è molto altezzoso ed arrogante.
Mi fa piacere che ti sia piaciuta la lite tra Aerith e Tifa. In realtà mi avevano detto che era stata troppo “animata” quindi io ho preferito non esagerare^^
In realtà è anche perché io non mi sento di andare troppo addosso ad Aerith perché un lato di me le da ragione o_o
Ah, sta piacendo il mio Reno? Ne sono davvero lieta! Anche perché dopo Rufus e Tifa è lui il più presente. Tornerà presto non ti preoccupare anzi, durante la storia, avrà anche un ruolo sempre più decisivo anche perchè…beh si capisce, penso, che nella mia fanfic sia decisamente attratto da Tifa^^
Il mio nome su DeviantArt e FiammahGrace e questo è il link alla mia gallery così se ti va ci dai uno sguardo (in ogni caso, stava anche nel mio profilo^^) http://fiammahgrace.deviantart.com/gallery/
Grazie mille pere i complimenti, continua a seguirmi e a darmi consigli^^ Saranno utili per far crescere sana e forte questa fic +_+

 Risposta per Stuck93: La nostra fedelissima recensitrice <3
Vedere che tu apprezzi queste piccole cose da me aggiunte mi riempie di gioia come Rufus nel suo “vero ambiente”.
Rufus poi è un ragazzo che non si nasconde dietro un dito nonostante quello che faccia e sotto questo punto di vista è luce e ombra allo stesso tempo.
Mi fa piacere che ti abbia colpito Rufus malato. Cioè, a me dispiace vederlo in quello stato, ma per me era doveroso fare un tributo alla sua salute. Inoltre Tifa di base è una ragazza dolce, alla fine si scioglie anche lei con il bel presidente *W* Mi fa piacere che tu abbia apprezzato questo modo di fare di Tifa che nonostante l’odio prova molta tristezza nel vedere Rufus non trattato da “essere umano”. Sono contenta nel sentirtelo dire, davvero ç_ç
E’ bello quando un lettore sottolinea quegli aspetti che stesso allo scrittore premevano trattare <3 Eh, Rufus è pur sempre un ragazzo di 23 anni, usa in maniera smoderata dei farmaci con cui dovrebbe stare attento ò_ò cretino!
Si, la casa non è per niente cambiata, anche perché la casa di Rufus non so voi, ma io la immagino proprio “da manuale”. Ah, quanto la vorrei anche io, una casa così. Povero Rufus che dormiva, però! Sarebbe stato felice di sapere che, dopotutto, Tifa non è solo capace di strillargli dietro (anche se io credo che a lui piace proprio perché non è un’oca che gli sbava dietro o_o). Sì, Cloud che chiamava era d’obbligo! Anche perché è sempre Tifa a chiamare Cloud e una volta tanto che lui telefona lei, Tifa gli invia il segnale di occupato! Ah, ben gli sta +_+ (il lati anti-cloti è emerso XD).
Per quanto riguarda Aerith è stato molto difficile trattare questa scena anche perché io, se devo essere sincera, non mi sento di addossarle tutta la colpa. Tifa è accecata dalla rabbia verso di lei, verso di Cloud e ha addosso tutto lo stress accumulato nei mesi di lavoro nell’azienda di Rufus. Per non parlare di questo famoso triangolo amoroso che dopo tre anni ha trovato “epilogo”. Praticamente ogni cosa che Aerith avrebbe potuto dire Tifa avrebbe reagito male. Da un lato ci credo, ma dall’altro penso io che il loro triangolo amoroso non poteva che concludersi così. Una delle due che di botto avrebbe fatto la prima mossa. Cloud non avrebbe mai scelto e quindi è spettato ad Aerith che, secondo la mia concezione del personaggio, non è capace di aspettare Cloud per tutta la vita come invece fa la nostra protagonista. Inoltre ciò che dice è crudo, ma infondo che poteva fare? Dire: “ mi spiace di averti ferita e aver fatto le avanche a Cloud?” questo avrebbe potuto turbare ancora di più Tifa. Inoltre alla nostra bruna irrita parecchio anche l’atteggiamento di Cloud che non le dice chiaramente i suoi sentimenti al che lei ipotizza addirittura che si sia messo con Aerith solo perché con le spalle al muro (cosa molto squallida). Tutto questo per dire che io condivido il tuo parere ma non mi sento di dare addosso ad Aerith al 100%
Per il tempo verbale, andrò a rivedere, promesso!
Eh, eh…mi fa piacere che ti è rimasta parecchio impressa la gag con Reno che beve solo caffé macchiato! In realtà è tratta dal primo film di tomb raider dove uno dei protagonisti prendeva un caffè che non era un caffé: “caffé decaffeinato con latte scremato” XD
E ora fa parte delle cose d’obbligo come il the pompadour *W* Grazie ancora del commento, sono felicissima di trovare sempre i tuoi commenti e risponderli quasi fosse un appuntamento fisso! Un bacio, spero ti piaccia anche questo nono capitolo ^///^

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Capitolo 10
*** capitolo.10 ***





CAPITOLO 10.




Odi et amo. Quare id faciam, fortasse, requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia.
Non lo so, ma sento che ciò accade, e mi tortura.

______Catullo______



[…]



La luce penetrò violentemente nella stanza.
Leggermente fastidiosa, ma così dolce.
Tifa aprì debolmente gli occhi, ma li richiuse dopo pochi attimi. Non voleva che quel raggio disturbasse il suo sonno, ma oramai era sveglia e perfettamente riposata, a suo grande rammarico.
Sospirò rassegnata. La sua testa era così leggera come non lo era da tanti anni.
Affondò il capo sul morbido cuscino e cercò di riaddormentarsi, ma non ci riuscì.
Il suo corpo non ne voleva sapere di tornare a dormire. Pazienza.

Un debole sorriso si disegnò sul volto. Avvertì un insolito ed immotivato senso di piacere. Poteva avvertirlo su ogni parte del suo corpo.

Questo stato di quiescenza assoluta tuttavia le mise, allo stesso tempo, disagio. Non ci era abituata?
Ovvio che non ci fosse abituata.

Lentamente cominciò a guardare l’ambiente circostante.

Sebbene avesse quasi tutto il viso sprofondato sul cuscino, coperto dai lunghi capelli, constatò che la stanza di Rufus era esattamente come se l’era immaginata. Molto spaziosa, illuminata e bianca.

Avvertì un leggero brivido lungo il corpo, al che si coprì velocemente con il leggero lenzuolo.

Nel farlo sfiorò il braccio di Rufus che ancora era stretto alla sua vita. Si bloccò confusa.

Il tocco di quella mano calda e forte di colpo le fece venire un forte senso di vertigini.

Che mal di testa..!

Si guardò attorno.

Uhm? Ma che casino…

Sulle sedie, per terra e lungo il letto vi erano gli abiti della notte prima. Tutti scomposti e sgualciti.
Tifa deglutì spalancando gli occhi incredula. Il viso le si fece così caldo da darle l’impressione che si sciogliesse.
Ritornò a perlustrare la stanza sempre più paonazza, mentre cominciava a prendere consapevolezza di ciò che era successo.

…Rufus??

La stanza di Rufus??

Tifa sbarrò gli occhi.

Cosa…oddio! Che diavolo ho fatto!!

Cominciò a farsi assalire dal panico.
Lei, Tifa Lockheart, la ragazza più seria e discreta di questo mondo, che aveva amato fino all’età di ventidue anni lo stesso uomo e lo aveva pazientato per più di otto anni…che stava facendo adesso?
In così poco tempo aveva sconvolto i suoi principi ed era finita...a letto con…lui?!

Rimase immobile per qualche istante, poi afferrò il cuscino facendo sbattere la testa di Rufus sul materasso, il quale si svegliò stordito.

“Tu sei solo un brutto incubo! Svegliati, scema! Svegliatiiiiiii…!” Disse disperata picchiando il ragazzo col suo stesso guanciale.

“Oh, diamine! Che...che ti prende!?” rispose lui sinceramente frastornato.

Tifa si fermò rimanendo con un’espressione sconsolata.
Rufus si ricompose e si adagiò su un braccio. Guardò la ragazza in modo penetrante e le mostrò un sorriso a tratti beffardo e dolce.

“Buongiorno, Tifa.”

Tifa sgranò gli occhi.

“Buongiorno? Che vai dicendo?!” gli buttò definitivamente addosso il cuscino.

“Ouch!”

“Che diavolo è successo!?”

“Come ‘che è successo?’…?” disse lui ironico.

Tifa si alzò portando con sé tutto il copriletto per coprirsi, raccogliendo la sua roba sparsa per la stanza.
Rufus si sporse verso di lei.

“Ehi, che fai?”

“Che ore sono?”

“Uh… è un po’ tardi. Sono le undici meno cinque.” Disse lui guardando l’orologio che aveva ancora sul polso.

Tifa era ancora in preda all’agitazione. Velocemente cominciò a vestirsi.

“Guarda che il capo sono io, per il lavoro ti giustifico. So bene perché hai fatto tardi…” Disse alzando le sopracciglia.

La bruna sospirò pazientemente, poi si voltò bruscamente verso di lui puntandogli un dito contro.

“Bada bene, caro mio Shinra. Quel che è successo ieri è successo e basta! Chiaro? Quindi evita di mettermi in imbarazzo o fare allusioni a questo episodio! Io sono una persona seria, non le faccio queste cose con così tanta leggerezza! Io…”

In tutta risposta Rufus le scoccò un veloce bacio sulle labbra, poi le rivolse i suoi vispi occhi azzurri.

“Non ti agitare tanto. A me sei piaciuta.”

Tifa inorridì.

“Che c’entra!? Io ti sto dicendo un’altra cosa!!”

“Ed io..?”

“Eh..?”

“Ti sono piaciuto?”

La ragazza rimase incredula.

“Ma vaffanculo! Non mi ascolti per niente.”

Detto questo si alzò e andò via dalla stanza.

Rufus si buttò all’indietro ridendo.

“A quanto pare sì.”

Si alzò anche lui e si coprì con una vestaglia posta nelle vicinanze.

Si poggiò al parapetto delle scale che affacciavano sui piani inferiori della casa. Vide Tifa camminare di qua e di là.

“Se cerchi il bagno, è da quella parte.” Le disse indicando verso destra.

Tifa lo guardò sprezzante e si diresse in quella direzione.

Lui rimase ad osservarla per un po’. Era molto intenerito da lei, dal suo modo di fare così naturale, un po’ inceppato…non riuscì a trattenere il sorriso.

Si girò e fece anche lui per prepararsi.


[…]


Erano in auto, entrambi in silenzio.
In realtà avevano chiaramente molto da dirsi, ma Rufus volle rispettare il volere di Tifa nel rimanere in silenzio e non parlarne. Tuttavia fu più forte di lui.

“Andiamo, Tifa. Non puoi tenermi il broncio.” La guardò cercando una reazione che lei non ebbe. “In fin dei conti mi rimproveri di una cosa che hai voluto anche tu. Quindi non capisco il tuo rammarico.”

“E’ questo il punto!”

“…oh!” disse lui scherzoso.

Tifa si morse la lingua pentendosi di quella puntualizzazione.

“Quindi…il problema è che anche tu lo hai voluto? Eh, eh, eh…” sogghigno aspramente, poi le si rivolse più seriamente.

“Guarda che se vuoi chiudere la questione, a me sta bene. Abbiamo fatto sesso, e allora? Ormai è successo, non puoi tornare indietro. Tanto vale che ne conservi il bel ricordo.”

Fece un’espressione sognatrice che mandò Tifa su di giri, ma qualcosa dentro di lei riuscì a trattenerla nel menargli qualcosa in testa.

“Però se tu continui a comportarti così…” proseguì lui. “…mi fai capire che la cosa non è davvero chiusa.” La guardò.

“E’ chiusa.” Gli rispose decisa.

“Se lo dici tu… però adesso togli quel broncio. Se è chiusa, è chiusa.”

Facile parlare per lui. Rufus, per quanto potesse immaginarlo, non avrebbe mai potuto comprendere il suo stato d’animo.
È vero, lo aveva voluto! Li per li aveva fatto l’amore con lui consapevole di ciò che stesse accadendo!
Era solo che…stava accadendo tutto così d’improvviso…
Okay l’atmosfera, ma si stavano spingendo un po’ troppo oltre. Aveva paura che Rufus la inebriasse troppo. Lui era capace di farle dimenticare tutto e farle perdere il completo controllo di sé che la caratterizzava. Questo la spaventava…la spaventava davvero.

Arrivarono all’azienda.
Rufus parcheggiò l’auto ed entrarono dentro.

“Oddio…ma perché ci guardano tutti ?” bisbigliò Tifa infastidita.

“Cara, è normale” le disse lui tranquillo. “Siamo sotto mezzogiorno, un bel po’ fuori orario. Poi stiamo arrivando assieme.” Girò lo sguardo verso di lei. “ E’ palese che siamo stati assieme.”

Sorrise.

Tifa ancora una volta dovette trattenersi. Lo odiava profondamente quando faceva così.

Pigiò con forza i tasti dell’ascensore, voleva andare in ufficio il più presto possibile!

Le porte si aprirono ed entrarono.

“Mi cominci ad offendere, sai?” le disse lui.

Tifa sapeva che era ora di finirla, ma non ci riusciva.
Si sforzò di guardarlo in viso per fargli capire che non ce l’aveva con lui, ma con sé stessa e la sua ingenuità. Tuttavia, prima che potesse rivolgergli una parola più cordiale, Rufus le si buttò addosso e allungò una mano sulla sua gamba sinistra e cominciò a farla salire lentamente.

“Ho detto che chiudiamo il capitolo, ma non ti prometto che non lo rifaccia.”

Tifa cercò di vincolarsi da lui mentre il toccò della sua mano gli provocava sia fastidio che piacere.

“Allontanati immediatamente! Uno perché siamo a lavoro! E due perché…” si interruppe.

Improvvisamente si fece buio e l’ascensore si fermò.

“Che succede…?” disse lei confusa.

Si accese la rossa luce di emergenza.

Rufus si guardò intorno.

“Un blackout, credo.” Costatò.

“Accidenti! Per quanto tempo rimarremo qui dentro?”

Incrociò lo sguardo di Rufus che invece la ricambiò malizioso.

“Io direi abbastanza per un paio di volte.”

“Un paio di volte che!?” disse impostandosi sulla difensiva.

“Dai Tifa! Io, te e la luce di emergenza. Vogliono che lo facciamo!” le si avvicinò di nuovo, portando le sue labbra vicine al suo collo. La avvolse con le sue braccia e la sollevò leggermente da terra incastrandola fra le sue gambe e la parete dell’ascensore.

“Allontanati! Ti ho già detto di no!! Per favore. Non voglio!” urlò lei isterica.

“Tanto lo so che ti piaccio!”

“Che vai dicendo!? Va via immediatamente!” gli buttò una mano in piena faccia spingendolo lontano.

“E poi non è nemmeno igienico! Che schifo! In un ascensore!!”

“Mi soffochi! E poi…” le fece mollare la presa. “…è sexy farlo in ascensore!”

“Ma va al diavolo!”

Rufus era molto divertito dalle reazioni della ragazza, e più lei si agitava, più insisteva a spingersi verso di lei.


Dleeen…



La porta si spalancò.



“Presidente! È tutto…”

Rufus e Tifa caddero sbattendo a terra.
Incautamente si erano poggiati proprio sulla parete occupata dall’apertura dell’ascensore.

“…a posto…?” continuò sconcertato il povero Tseng.

Fu Rufus il primo a parlare e alzò una mano unendo l’indice e il pollice.

“Tutto okay!” disse divertito.

Tifa si fece molto rossa in viso. Voleva sprofondare in un abisso e non riemergere più!
Improvvisamente notò che, essendo Rufus caduto sopra di lei, era sprofondato proprio sul suo abbondante seno.

Solo allora comprese quell’ “Tutto okay!”…

Gli mollò uno schiaffo che lo fece immediatamente cadere da sopra di lei.

“AHI!”

“Porco!” girò i tacchi e andò in ufficio.

Rufus si massaggiò la guancia. Ormai quanti schiaffi aveva preso da lei?

Rimase ad osservarla con dolcezza mentre si inoltrava per il corridoio. I suoi occhi si fecero intensi e sentiva che qualcosa stava profondamente cambiando tra di loro.

Improvvisamente si accorse di Tseng che lo fissava da un po’, in verità.

“Che stavate facendo?” disse lui con un’espressione indagatrice.
Rufus lo guardò esitante.

“Nulla.” Ammiccò e si diresse in ufficio.

Tseng lo osservò perplesso, poi sospirò pazientemente.

“…Tu guarda…la vedo male.”


[…]


SBAM


La bruna spalancò la porta del bagno e vi si chiuse immediatamente dentro.

Calmati un po’, cretina che non sei altro!
Oh, porca... ma che mi succede?

Scappò..? Da lui? Come una povera sprovveduta..?!

Mise una mano sul petto, ancora palpitante.

Un’emerita imbecille. Ecco cosa sono. Una cretina!

Arrossì di colpo quando le si ripresentò davanti agli occhi la loro notte di passione. Provò in maniera nitida quell’emozione inebriante e soffocante che le aveva dato quel corpo. Come se stesse accadendo in quel momento.
Una forte scossa l’attraversò.

Okay. Siamo ancora molto provate, eh?

Cercò di sdrammatizzare, ma così non fece altro che sollecitare la mente a ragionare. Era stato un momento, forse più di uno, ma diamine…perché farsene un problema?

I suoi occhi si fecero umidi.

Sono così debole, cazzo..?!
Davvero Cloud era l’unica cosa che mi spingeva a vivere con serietà e a curarmi di me stessa..?!
Io non sono depressa per lui e Aerith… non lo sono!

Cloud non c’era e lei non aveva più bisogno di farsi vedere seria e perfetta… stava ragionando così? Stava spalancando le finestre dopo averle tenute chiuse così a lungo..?
Non tenne in considerazione nemmeno una volta che avesse amato Rufus quella notte.
Perché ciò che era successo, era successo per errore. Un errore del suo cuore.

“…”

Si diede un sonoro schiaffo.

“Ahi…”

Me lo merito, dopotutto.

Pensò, ridendo.






Usci dal bagno, si guardò attorno proseguendo non appena fu certa che non ci fosse nessuno nei paraggi.
Si avvicinò a Tseng, che era in ufficio, e si sedette di fronte.
Sorprendentemente riuscì a essere disinvolta con lui. Questo le diede molta sicurezza.
Non era mai stata una ragazza imbranata e veder ricrescere in pochi attimi la sicurezza che la caratterizzava le diede una nuova carica.
Era convinta, però, che fosse anche merito di Tseng.
Un uomo così discreto e garbato non poteva in nessun modo farla sentire in soggezione.

La porta dell’ufficio di Rufus si spalancò.

“Tseng, ecco l’autorizzazione. Ci devi solo mettere il timbro.” Allungò velocemente una carta al moro.

Tifa lo guardò furtiva. Osservò esitante quelle labbra seducenti.
Di colpo però abbassò il capo e si concentrò sulle prime carte che trovò davanti a sé. Sentì il viso infuocarsi.

Cazzo! Non riesco nemmeno a guardarlo in faccia!

Di nuovo, nella sua mente, un veloce flash del loro bacio passionale. Dato sul ciglio della strada e prolungato per tutto il tragitto fatto fino alla stanza di Rufus. Deglutì.

Stupido cervello! Ti ci metti anche tu..?!

Si alzò di colpo.

“Tseng. Vado a farti il servizio che mi hai chiesto!” disse e mancò poco che il suo improvviso allontanamento sembrasse una fuga.

Tseng la guardò perplesso

“….Servizio?…Ah!”

Vedendo Rufus capì.

“Ehm, perfetto Tifa. Gentilissima.” sospirò nuovamente.    

Rufus, pensieroso, la guardò uscire.  


[…]


Ciò che prima erano coincidenze inattendibili, divennero una certezza.
Il biondo presidente osservò Tifa durante tutta la giornata lavorativa.


Era vicino all’ascensore e di colpo lei prendeva le scale se lo vedeva.

E se invece imboccava le scale, lei usava l’ascensore.

Si avvicinava per assegnarle piccole commissioni e lei si liquidava per motivi insensati o per commissioni che nessuno le aveva assegnato.

I suoi occhi erano furenti e colmi di sdegno e non erano riusciti a scambiarsi neanche due parole. Neanche i loro soliti battibecchi.


Era chiaro…
Tifa stava palesemente evitando di avere a che fare con lui.

Nonostante il suo turbamento, agli occhi di tutti Rufus cercava di apparire sempre lo stesso, e ci riusciva bene.
Un uomo freddo, serio e noncurante. Il giovane e tipico presidente indaffarato.
Non voleva lasciar trasparire il suo dissenso per quanto riguardava il comportamento della giovane.

Aveva continuato a svolgere le sue attività normalmente, come se nulla fosse.





Quando si fece sera vide la bruna prepararsi ed andare via.
Il tempo di aspettare che lei si allontanasse abbastanza da non poterlo vedere, ed uscì dal suo ufficio con la giacca sotto il braccio.

“Rufus? Vai già via?”

Anche Tseng era pronto per rincasare, ma Rufus di solito andava via molto dopo di lui. Per questo vederlo intento ad andarsene lo sorprese.

“Il mio medico ha detto che non mi devo affaticare.” Disse distrattamente e per tagliare corto. “Domani ho una riunione molto presto. Dovrai venire qui entro le sette e trenta.”

Tseng annuì.

“Una riunione così presto..?” l’uomo dai lunghi capelli neri osò esporre la sua perplessità.

“...Problemi?” Rufus fu molto gelido.

Tseng annuì consenziente.

“Affatto. Farò in modo che tu trova tutto a posto.”

Con passo veloce Rufus si dileguò per dirigersi verso la sua auto. Era una delle poche rimaste nel parcheggio.
Fece accomodare Darkie, il suo Dark Nation addomesticato, sui sedili posteriori della vettura e partì.
Aprì il finestrino e accese una sigaretta.

Aspirò con intensità.
In poco tempo la consumò e ne riaccese un’altra.
Per la verità, ne accese diverse.

Il lavoro stava diventando straziante, ogni suo passo falso faceva crollare mesi e mesi di lavoro come un fragile castello di carte. Di recente aveva, ancora una volta, perso una cospicua quantità di guil.


E come se non bastasse nella sua vita si era aggiunta anche lei.
Quell’insopportabile ragazza che non solo gli stava facendo perdere la testa, ma soprattutto lo stava facendo distrarre in maniera evidente.

Convinta dei suoi ideali, vigorosa, sveglia e determinata. Eppure delicata.


Poi Tifa… era anche assurdamente bella.


E non era bella solo per il fisico formoso e l’abbigliamento audace.
Quell’insieme di dolcezza e forza.
Tifa era entrambe le cose.
Una donna insopportabilmente orgogliosa e una dolce ragazza fragile.


Portò sulle labbra l’ennesima sigaretta e svoltò non appena lesse su un’insegna: Seventh Heaven.

Si sorprese di vedere lì dentro le luci accese. Da quel che aveva capito, Tifa non lavorava più al bar da un po’.
Se non errava, aveva anche cambiato il nome in Delivery Strife Service e si occupava di spedizioni.
Però non se ne curò troppo. In fin dei conti non gli interessava granché.

Liberò il longilineo animale e si addentrò nel locale.

Rufus era una figura decisamente fuor di luogo in un bar di periferia come quello.

Ciò che si presentò davanti ai suoi occhi fu uno spettacolo decisamente sgradevole. Più di quanto immaginasse.

Essendo competente in ingegneria ed architettura, oltre che in economia, Rufus trovò lo stato del locale altamente decadente e mal realizzato.
Esteticamente però era ampio e ben arredato. Molto accogliente.

A stonare erano quegli uomini sui trenta e più, che già alle nove di sera erano bevuti come delle sporche e zuppe spugne.

Cercò furtivamente Tifa, disgustato di immaginarla in un contesto simile.
Riconoscerla Non gli fu affatto difficile. Era infondo al locale e stava prendendo delle ordinazioni. Le sue mani erano davvero sottili e trasmettevano delicatezza mentre prendeva nota.
Indossava una leggera maglietta bianca abbinata ad una attillata gonna in pelle nera.
Un viso così dolce, dai lineamenti così femminili e delicati, contornato dai lunghi capelli d’ebano… che si presentava con quell’abbigliamento così disdicevole era davvero brutto a vedersi.

La vide rivolgersi ai clienti con toni gentili.

“Cosa posso portarvi?”

“Puoi cominciare con una birra per ciascuno, poi gradirei il tuo bel sedere sulle mie gambe!” disse un uomo ridendo come un matto.

La bruna fece per andare via, ma inavvertitamente le cascò la penna da mano così cadde a terra.
Si piegò a terra in maniera molto leggiadra. Tifa era quel tocco di armonia e grazia che mancava decisamente in quell’ambiente.
Eppure questo non fermò uno stupido ubriacone nel piegarsi per lanciare un’occhiata indiscreta alla giovane, sperando di intravedere qualcosa.

Maliziosamente, uno di loro aprì il portafoglio.

“Ho 100 guil, secondo voi quella si fa pagare di più?”

“Mah, sembra una che la da subito! Io direi non più di 30. Tanto è una morta di fame, figurati se dice di no!”

Nell’udire quelle squallide parole, Rufus assestò un calcio alla sedia dove era poggiato uno di quegli uomini, il quale, perdendo l’equilibrio, cadde e si ritrovò stesso a terra.
Non appena notò che a farlo cadere in maniera tanto ridicola era stato solo un ragazzino ben vestito e in apparenza debole, gli si aizzò contro.

“Brutto bastardo!! Ti insegno io a rompere il cazzo!”

Fu solo grazie a coloro che erano seduti accanto a lui che desisté nell’affrontare Rufus.

“Sei un coglione! Non vedi che questo damerino è armato..!?”

Con gli occhi indicò la fondina situata sotto la giacca del biondo.
Di solito Rufus la teneva sempre ben coperta dal giaccone bianco, ma non si era mai fatto troppi problemi nell’usarla.
Si risistemò e si avvicinò a Tifa che intanto si era inevitabilmente accorta della sua presenza.

Il giovane presidente poté avvertire l’imbarazzo sul volto della ragazza. L’imbarazzo di essere vista lì, nel suo vero mondo.
Lei abbassò velocemente la gonna, ma perfino Rufus rise aspramente. Quella gonna non era stata fatta per coprire più del sedere.
Tifa esitò un secondo.

“Tu… qui?” chiese confusa ed infastidita. “Perché sei qui? Questi, se li fai incazzare, ti staccano la testa dal collo!”

Rufus, in tutta risposta, rise.

“Ah, sì? Immagino allora che la fortuna giri dalla mia parte dato che qui nessuno si è ancora accorto che sono Rufus Shinra!”

Tifa sobbalzò.

“Urli così una cosa del genere..!?” guardò attorno a sé. Si rese conto che non era il caso parlare lì. “Vieni, su.”

E lo trascinò fuori.


[…]


Era buio.
Fuori dal locale non vi era un’illuminazione adeguata, salvo quella emessa dall’insegna del bar.
Tifa buttò un occhio all’interno del locale per controllare i clienti prima di chiudere dietro di sé la porta, poi si rivolse al biondo presidente.

“Ebbene? Io ho da fare dentro! Spero che tu non sia venuto solo per crearmi casini!”

Rufus non la curò.
Al contrario, la guardò con i suoi occhi penetranti, come se volesse trafiggerle l’anima. Come succedeva quando discuteva.
Per questo, riconoscendo quello sguardo, Tifa si impostò e rimase tutta d’un pezzo, pronta ad affrontarlo ancora una volta.
Tuttavia la reazione di Rufus fu imprevedibile e venne d’improvviso.

Infatti le si avvicinò di colpo e le afferrò violentemente il mento mettendola con le spalle al muro.

“Ti fa stare bene farti guardare da quattro ubriaconi di mezza età?”  parlò a denti stretti. “Sei davvero patetica.”

Si allontanò quasi subito, ma Tifa rimase ugualmente schiacciata tra lui e il muro.
Lo guardò negli occhi con incertezza. Avrebbe potuto urlare, prenderlo a schiaffi, allontanarlo, ma non lo fece. Preferì rispondere.

“Io ho bisogno di lavorare, che ti piaccia o no.” parlò con calma, ma non era da Tifa non lasciarsi prendere dalle emozioni.

In tutta risposta Rufus rise lasciandola perplessa. Avvicinò lentamente il suo viso al suo.
Avevano a stento due dita di distanza.

“Cara, stesso domani ti potrei far chiudere questo locale. Posso farlo.” Le accarezzo il viso. “Come sai bene, ho ancora abbastanza potere per farlo. Anzi, viste le condizioni del tuo locale, la cosa sarebbe ancora più facile. ”

“Lasciami stare…” scostò quella mano così fastidiosa. Girò il viso lontano da lui, ma prontamente il biondo glie lo rivoltò di verso di sé.

“Ma guardati. I tuoi occhi sono furenti. Riesci a guardarmi solo quando ti senti così?”  le sorrise malignamente. Il respiro di Tifa si bloccò.

“…Sei venuto per dirmi questo?” tagliò corto lei.

Il ragazzo le si avvicinò ancora di più, arrivando quasi a sfiorarle le labbra. Non smise di guardarla nemmeno per un secondo.

“No, Tifa. Non sono venuto qui per questo.”

Rufus fece un sospiro intenso e si allontanò da lei.

La bruna finalmente riprese a respirare. Continuava però ad avere un forte batticuore.

“Ero venuto qui per farti notare che stai scherzando troppo con me.”

Si fermò un istante per mostrarle il suo sguardo glaciale.

“ E sto cominciando ad innervosirmi.”

“Oh, ora capisco. Non ti sta bene che io non ti sia ancora caduta ai piedi. Sbaglio forse?” Tifa fece un sorriso arrogante, ma fu subito bloccata da Rufus che le si riavvicinò prontamente serrando le mani sui suoi polsi.

“Precisamente, cara!” Abbassò i toni. “Tifa, tu sei mia.”


Tu sei mia..?

Cosa dice? E’ impazzito?



“C-che vai dicendo..?” disse la ragazza che proprio non riuscì a svincolarsi da quella presa.
Si divincolò più volte, ma non vece altro che farlo ridere di gusto.

“Cazzo! Lasciami in pace! Chi diavolo sei per trattarmi così..?!” urlò disperata. “Non mi fai paura! Lo vedi? Non me ne farai mai!”

Il viso le si fece caldo. Non voleva urlare, ma non riusciva a reggere lo sguardo di Rufus e quello era l’unico modo di reagire che le veniva.

“Tu sei mia.” Strinse i pugni. “Lo sei dal giorno in cui hai ficcato il naso nel mio ufficio. Credi che me ne dimentichi? Puoi scappare quanto vuoi, ma finirai sempre per tornare da me.”  Di colpo la lasciò facendola sussultare. “Quindi non mi va che tu stia qui a comportarti come una puttana.”

“Puttana?! Come ti permetti!”

“Già! E poi ti lamenti se magari io ti do qualche attenzione!”

“Rufus, sta’ zitto!”

“Sono i soldi quelli che vuoi? Guarda…” cacciò dalla sua tasca un consistente portafogli dal quale fece intravedere una mazzetta di banconote.

“Smettila! Stronzo che non sei altro!” Tifa sbatté i piedi atterra e si avvicinò a lui pronta a schiaffeggiarlo ancora una volta. Non poteva comportarsi così. Non poteva farle una scenata del genere e chiamarla come voleva. Non ne aveva il diritto. Nessuno aveva il diritto di giudicarla. Tanto meno lui!

“Io non lo farei.” le disse provocatorio fermandole la mano già in alto.

“Sei solo uno schifoso!”

“E tu sei solo una barista di quattro soldi.”

“Vaffanculo!”

“Dopo di te, cara!”

“Tu e le tue scenate di gelosia del cazzo! Chi ti credi di essere! Solo perchè sei stato a letto con me, eh?”

Rufus assunse un’espressione sconcertata e si sentì molto irritato per quelle parole.
Non che Tifa avesse tutti i torti.

Era venuto, così su due piedi, al suo bar…e stavano litigando…ancora una volta.
Lui non era venuto per questo.
Stavano girando attorno al problema provocandosi a vicenda, come al solito, senza riuscire ad arrivare al vero punto della questione.

Intanto si era distaccato da lei e aveva preso dalla tasca un pacchetto di sigarette.
Ne estrasse una e la mise in bocca. La bruna prontamente gliela gettò via prima che riuscisse ad accenderla.

“Tu stai già messo male con la salute. Ti metti anche a fumare..?”

Lui fece un debole sorriso e, in tutta risposta, ne accese un’altra.

“Non è la prima, né l’ultima che fumerò.” Aspirò, poi scostò la sigaretta dalla bocca. “I tuoi occhi urlano che mi odi, ma non è così.” Si fermò un attimo. “Tu odi il tuo amico, Strife.”

Tifa si pietrificò nel sentire quel nome.

“Cosa c’entra Cloud?”

In quel momento, Tifa davvero non riuscì a comprendere le parole di Rufus. Stava cercando di provocarla? Certo…
Lei lo aveva azzittito e ora lui passava al contrattacco. Perché sapeva.
Sapeva che Cloud era una ferita che faceva ancora molto male. Poteva continuare a girare quel coltello, sempre più a fondo, oppure anche solo punzecchiandola leggermente. Lei non avrebbe potuto controllarsi, non ancora.

“Non fare l’ingenua. Non sopporti l’idea che lui sia sgattaiolato così lasciandoti come un cane randagio.”

“SMETTILA! COSA DIAVOLO C’ENTRA CLOUD?!”

Tifa urlò senza che lei lo volesse. Rufus sorrise soddisfatto di aver colto nel segno.

“Non è stato lui. Dico bene? Non è stato mai lui quello che ti ha riservato delle attenzioni, o quello che ti ha mai sfiorata, facendoti rabbrividire la pelle. Come solo uno come lui avrebbe potuto fare. Questo ti fa stare male.” Proseguì provocatorio, cominciando a girare attorno a lei, costringendola a seguirlo con lo sguardo.

Lei abbassò lo sguardo tremante.

“Tu… tu sei un vero stronzo…”

Gli si rivolse con rabbia e frustrazione. “Ti piace così tanto scavare nella carne?!”

Sentiva gli occhi bruciare sempre di più. Stava male, si sentiva di scoppiare.

“Ti ho osservata per tutta la giornata e allora ho capito tu chi sei davvero.”

Tifa lo guardò intensamente, voleva capire fino a dove voleva arrivare..

“…reagisci come una forsennata, tieni la testa alta, mi sfidi…e poi? Scappi.” Disse con fare ovvio facendo una lieve smorfia.

Si fissarono negli occhi per diverso tempo.
Tifa fu esitante ma sentì un ribollio crescere sempre di più dentro di sé.

“Shinra…” disse a denti stretti.

“Cosa dici..?” Rufus la guardo attonito, non aspettandosi ormai alcuna reazione da lei.

“Shinra! Sei solo uno sporco Shinra…” serrò i pugni così forte da sentire dolore, un dolore che in quel momento le dava forza.

“I tuoi occhi. Pensavo tu fossi cambiato ed invece in te rivedo lo stesso uomo di tre anni fa…” la voce le si strozzò in gola, tuttavia i toni si facevano sempre più alti e disperati. “Ecco perché mi faccio schifo!! Perché nonostante tutto io mi sono lasciata abbindolare da te!!” tremò e cominciò ad urlare.
“…a questo punto meglio pensare davvero che tu sia morto! Almeno in quel momento sembravi con un briciolo di dignità!”




Silenzio.


Quelle parole trafissero profondamente il giovane ex-presidente. Tifa lo avvertì in maniera inconfutabile.





Tifa si sentì amareggiata, terribilmente.
Avrebbe voluto tanto tornare indietro e prendersi a schiaffi per ciò che aveva appena detto, ma ciò non era possibile.
Lo sapeva bene.

Si portò una mano sulla fronte cercando di riprendersi, ma era ormai bloccata.

Lui rimase immobile, con lo sguardo perso nel vuoto. Poi si girò e andò via senza aggiungere parola.

“No… aspetta…” disse Tifa con un filo di voce. Le gambe si fecero leggere.


Non penso che tu saresti dovuto morire. Non mi fai schifo.
Non penso a te come uno che doveva essere morto.

Io so che la Shin-Ra appartiene al passato.

Io…


Io…





Io ricordo ancora le parole che mi hai detto in chiesa. Quando hai cercato di farmi forza, quando ti sei confidato con me.


Diamine, Tifa, parla! Di qualcosa!!



“Rufus!” disse trattenendo le lacrime che ormai erano sul punto di uscire da un momento all’altro.

Fece per seguirlo. Lui si fermò un istante facendola bloccare.


Uno sguardo….


Freddo e distaccato.


I suoi occhi celesti e penetranti, a tratti malinconici. Ma soprattutto magnetici e sensuali.

Ora… erano furenti.

Il suo sguardo bastò a farle capire…. a capire quanto fosse stata sciocca, impulsiva… ancora una volta.



Lui con un fischio richiamò Darkie e in poco tempo gli fu affianco. Ritornò poi sui suoi passi.




Era sempre più lontano, sempre più distante. Ad ogni passo…ogni….passo….





Tifa guardò il vuoto spaventata.


“…non… andare..!”



Sto sbagliando tutto!



[…]





Lo so, sembrava che avessero indirizzato il loro rapporto verso il senso giusto, finalmente. Il fatto è che Rufus e Tifa non sono due personaggi così semplici. Se ci aggiungiamo anche il loro modo di fare, di pensare e il carattere….
Indubbiamente si stanno innamorando, ma continuano ad essere su due poli opposti. Infondo è per questo che mi piace la Rufus e Tifa. XD
La tensione che si è creata tra i due continuerà anche nel prossimo capitolo, ma si riavvicineranno subito dopo. E dopo…tornerà anche Cloud!
Ho qualche idea in mente che complicherà ancora di più la loro storia. Io amo le cose complicate!!

Chiedo scusa per il fatto che non ho aggiornato per così tanto tempo. Sarò sincera: un po’ mi è mancata la voglia di scrivere, un po’ ero insoddisfatta…
Fatto sta che leggere ben 6 commenti nuovi mi ha dato forza e voglio continuarla per voi!! Quindi, per favore, seguitemi^^ Fatemi sentire che sto scrivendo questa storia non solo per me stessa.

Grazie a tutti quelli che mi seguono e mi recensiscono! Grazie davvero!

Passo alle recensioni, un bacione a tutti!


Stuck93:
Ti ringrazio davvero! Sei sempre puntuale e mi fa piacere continui a seguire la mia storia! Per te, cercherò di inserire un po’ di più Reno nel prossimo capitolo, vediamo che mi esce XD
Tranquilla, Tifa non lo fa per ripicca. A lei Rufus sta cominciando a piacere, solo che è confusa e non è pronta ad ammetterlo. Già questo capitolo forse ti farà rendere conto che sta cominciando a tenerci. Sì, anche se litigano. XD

Tifa_heart:
Mi fa piacere che la mia storia ti sia piaciuta e abbia stuzzicato la tua immaginazione.^^ Però fa’ attenzione quando scrivi commenti del genere. Rischi di essere fraintesa. Non mi farebbe affatto piacere trovare in giro fanfic palesemente ispirate alla mia. Io lavoro molto sui presupposti di un pairing e sulla trama in generale, quindi ti invito ad avere rispetto del mio lavoro quando deciderai di scrivere la tua RufusxTifa. Ad ogni modo, la leggerò non appena la vedrò in giro^^
Mi farà piacere se continuerai a seguirmi ed a recensirmi. Ciao!!

Tifa_Lockheart:
Ora quel link l’ho levato, caspita! Allora mi conviene rimetterlo!! XD Sono così contenta che la mia fanafic ti abbia attirata e ti abbia invogliata a leggerla tutta!! Mi impegno molto nella stesura di ogni capitolo, dunque è una grande gioia per me avere nuovi lettori che apprezzano il mio lavoro! Grazie davvero per i complimenti!! Continua a seguirmi! Cercherò di aggiornare più spesso! Promesso^^ Per quanto riguarda Aerith…eh, sì! A me piace! E vorrò farla ritornare come personaggio per caratterizzarla in maniera più positiva. Solo che in un contesto del genere… si è comunque messa con Cloud. Normale che Tifa ora come ora non voglia rivederla. Ma voglio rimettere le cose a posto. Un bacione, ciao!!

Yurinoa:
Brava ragazza! W i crack pairing!!
Ci sono molti pairing canon che mi piacciono, ma i pairing insoliti sono il massimo per me!
E Rufus e Tifa poi…li amo da sempre! Sono contenta ti siano piaciuti! Anche perchè effettivamente su questo sito mancano fanfic di questo genere. I fan CloudxTifa scrivono di più, evidentemente, dato le numerose fanfic qui presenti.
Io non riesco a farmeli piacere >.<
Di per se non sono male, mi piace il loro rapporto a metà tra amore ed amicizia…ma è proprio il concetto che lei è innamorata di lui e lo attende per otto anni e poi…puff! Improvvisamente lui si accorge di lei che mi fa venire i brividi!! O_o
Rufus è prepotente, deciso, passionale…e poi è uno Shinra! XD Per me sono fatti per stare assieme lui e Tifa!
Peccato che come dici tu, i fan di questo genere di coppie scarseggino…e ti ringrazio! Continuerò questa fanfic per voi che mi seguite^^ Ammetto che mi ero demoralizzata, ma continuerò! Grazie!

Shining Leviathan:
Eccola! Mi fa davvero piacere quando i miei lettori escono allo scoperto! Mi fa capire che la state seguendo e ciò mi invoglia a continuare XD
Ehehehe…non dirlo a me. Quanto amo Rufus Shinra *.* Per me è un personaggio splendido e uno dei migliori della Square (va solo inquadrato visto che è un personaggio secondario). Vorrei il remake di ff7 anche solo per poterlo vedere! XD  
Ed è perfetto per Tifa. Cloud è troppo moscio e poco passionale U_U Un uomo non deve essere così! Almeno non per una come Tifa. Continuerò ad aggiornare, e tu continua a seguirmi!! XD Un kiss!

Piichan:
Mi dispiace aver aggiornato con così tanto ritardo. Ti ringrazio per i complimenti e sono contenta che la storia ti stia piacendo!
Ci tengo che Rufus abbia sì un caratteraccio spesso odioso, ma sia sincero. Lui non si nasconde mai dietro un dito e si mostra per quel che è. Quando lo descrivo faccio sempre molta attenzione. Mi preme molto realizzarlo bene!
Il dottore mi è venuto così^^, un anziano signore molto spontaneo e affettuoso! Mi è piaciuta come idea e sono contenta sia piaciuto anche a te!! Grazie!

Marie16:
Oddio…ma che ci fai in piedi alla 5 del mattino? (sono dormigliona io^^) XD A leggere la mia fanfic poi! Mi sento davvero lusingata!^////^  Grazie!! E sono contenta che la storia ti piaccia!!
E’ la più grande soddisfazione per me quella di avvicinare fan a questa coppia! Non è molto conosciuta ed è piuttosto insolita… eppure io la trovo una storia piuttosto probabile con i presupposti giusti! Sono davvero contenta che sia stata io a fartela scoprire e che ti stia coinvolgendo!
Grazie per la recensione! Un bacio!


Ci vediamo presto! Un bacio a tutti!

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Capitolo 11
*** capitolo.11 ***



CAPITOLO 11.


Tifa si poggiò sulla fredda vetrata.

Guardò per qualche attimo nel vuoto, poi sospirò.
I lunghi capelli caddero delicatamente davanti al viso. Non vi fece troppo caso.

Il suo sguardo si rivolse ad un ragazzo biondo in lontananza che era appena sceso dalla macchina.

Tra non molto sarebbe dovuta andare sul suo posto di lavoro. Se dunque l’avesse vista lì, l’avrebbe certamente rimproverata dicendole qualcosa col suo solito atteggiamento sprezzante.
Ma lei non si mosse. Ora come ora si sentiva protetta in quel corridoio vuoto.

Lui, come sempre, era impegnato.

Parlava già a telefono e sembrava assorto in chissà quali pensieri.


Non avrà avuto nemmeno il tempo di pensarmi, figuriamoci…


Si scostò leggermente dalla finestra, non distogliendo gli occhi da lui.

In fondo… cos’era accaduto di male? Aveva detto ciò che pensava, ciò che ribadiva tutti i giorni con Barrett.


Saresti dovuto morire…


Socchiuse gli occhi.


“Dopo che sopravvivi ad eventi del genere ogni cosa diventa superflua e diventi consapevole di quanto la vita sia fragile.”

 
“Omega Weapon. Subire un attacco così diretto ti fa riflettere su molte cose.”


“… sarei dovuto morire, ma non è successo. Come vivo? Con questa consapevolezza! Che tutto può svanire in un attimo.”


“… per questo faccio tutto quello che mi va di fare e non opprimo i miei desideri. C’è gente che mi vuole ancora morto.”


“So bene quanti esulterebbero se io crepassi, ma io vivrò a modo mio e quando sarà...”



… Saresti dovuto morire, quante volte l’hai pensato, Rufus?
Quante volte invece l’ho pensato io?


A dire la verità nemmeno una volta.

E allora perché l’ho detto?

Per paura? O per…?.


Quando riaprì gli occhi Rufus era ancora lì, poggiato sulla sua bell’auto, che in quel momento gli fungeva da scrivania, per appuntare velocemente qualcosa su un documento.


…Scusa. Scusa se sono così fragile. Non sono come sembro.

Sono stupidamente ingenua. Stupidamente fragile.

No… solo orgogliosa. Ecco cos’è.


Ti odio. Ti odio terribilmente, ma una parte di me sente che qualcosa sta cambiando. Hai spazzato in un momento tutti i miei attimi belli e brutti e ora mi trovo completamente smarrita. Sto esagerando oppure è davvero così?

Perché non riesco a pensare ad altro..?

Vedere Rufus così indaffarato le portò i nervi.

Perchè non sale? E io che credevo che non vedeva l’ora di salire in ufficio per convocarmi, così da riprendere a provocarmi!

Niente. Lui era ancora lì.
Aveva da fare anche nelle prime ore del mattino.

… e sbrigati, idiota!!

Voleva parlargli, dirgli qualcosa, anche se questo avesse significato dargli un ennesimo pugno in faccia.
Non ce la faceva a stare in quello stato di incertezza.

SBAM!

“Ouch!!” Tifa si massaggiò la testa dolorante. “… R-Reno?”

Reno le era di fronte, col suo solito atteggiamento brioso e pieno di sé. Non si era per niente accorta del suo arrivo.
Aveva in mano il giornale con cui l’aveva appena colpita.

“Oh! Ti ricordi ancora il mio nome, presidentessa?” le disse scherzoso.

“Ma cosa dici, Reno?” gli diede una piccola spinta. “…e poi perché ‘presidentessa’?”

“Bah, sarà perché questa è la fama che hai!”

“… smettila. Non è divertente.”

“Oi, tieni!” le lanciò la rivista. Tifa l’aprì dove le indicò Reno.

“… è l’articolo sul reattore MAKO che è stato fatto brillare.”

La ragazza ricordò di colpo quel giorno. Le era sembrato che fosse passato molto tempo da allora, invece non era così.
Guardò il lungo articolo cercando di coglierne al volo il senso.
Come avevano parlato di Rufus? Bene, male… oppure non avevano detto niente?

“Ah, ci stai anche tu!” le disse indicandole una delle tante foto.

Tifa sbandò incredula.

“Che cosa?” osservò più attentamente le immagini e distinse la sua figura tra i presenti del luogo. Si senti imbarazzata. “Oddio! Che vergogna!”

“Ma dai, sei uscita anche piuttosto bene!” la tranquillizzò.

Lei scosse la testa.

“No, non è per questo…” s’interruppe non essendo sicura di voler continuare la frase. Guardando sé stessa in quelle foto, il suo sguardo andò a cadere anche sulle altre.

La maggior parte raffiguravano lui, Rufus.

Già dal vivo il bel presidente era in grado di farsi notare in maniera impressionante.
In foto la cosa era ancora più evidente. Aveva una presenza molto seria ed autorevole.

Si fermò ad osservare un primo piano del suo viso. Fu attratta dai suoi occhi di quell’azzurro così intenso e magnetico.
Il suo sguardo era capace di rapirla anche attraverso solo un’immagine.
Trovò strano ritrovarsi quel viso a un palmo dal naso, anche se cartaceo.

Reno l’osservò e si sentì inquieto di vedere Tifa così incantata su quelle pagine.

“E-ehm” scandì la voce riprendendosi di colpo il giornale. La bruna ritornò al presente.

“Beh, per fortuna non hanno scritto niente di terribile su di noi. Il bel faccino di Rufus ci ha salvati, per ora.” Disse pungente.

“Ah, beh… forse.” disse lei recependo il messaggio e provando una terribile vergogna. “Uh, piuttosto, come vanno le cose, Reno?”

Il rosso si fece pensieroso, poi ritornò a lei.

“Io? E come vuoi che vada? Si lavora e si tira avanti così!” disse con un meraviglioso sarcasmo. Lei rise. “Te, piuttosto. I lavori? Tutto okay?”

“Sì. Rufus li ha fatti cominciare. Ma ci vorrà del tempo.”

“Uaa…! Allora vuol dire che tra non molto ci abbandoni! Io mi ero già affezionato.” Piagnucolò.

“Smettila di fare così! So che sai essere più serio di quanto dimostri!”

“Che vorresti dire..? Che sembro scemo?!” La risposta di Reno fece scoppiare dalle risate Tifa.

Reno fece un po’ il sostenuto, ma non resistette e si lasciò andare con lei.

“Ah, a proposito. Guarda che alla fine la festa si fa!”

“Ah, sì?” si fermò. “Aspetta. Festa? Che festa?”

“Come? Non ricordi?! La festa alla quale la scorsa volta non venisti! L’ho riorganizzata come promesso!”

Tifa non capì, poi ad un tratto ricordò quando più di qualche settimana prima l’aveva preso in giro fingendosi offesa per non essere stata invitata.
Non poteva crederci! Reno se ne ricordava ancora? Eppure gli aveva ripetuto più volte che lo stafa prendendo in giro.

“Oddio, Reno! Ma non dovevi!”

“Ehehe…allora, ti passo a prendere io domani?” la guardò accattivante. "Andiamo ad un locale di Junon molto carino."

“Domani...?”

“Perfetto! Non è lontano come sembra. Vengo da te verso le otto e….”

Ad un tratto vide il volto di Tifa trasformarsi e farsi incredibilmente serio e smarrito.

Lei lo afferrò per la giacca e lo trascinò con una forza inaspettata dinanzi a sé. Reno fu colto alla sprovvista e con imbarazzo cercò di capire la situazione.

“E-ehi! Che ti prende?” disse avvertendo sempre di più il disagio di avere Tifa così vicina.

Poteva sentire il dolce profumo dei suoi capelli d’ebano.
Più volte ebbe la tentazione di poggiarle una mano sulla schiena e ricambiare, ma prima che potesse far tramutare i suoi pensieri in fatti, la ragazza gli si rivolse con un filo di voce.

“Se n’è andato..?”

“C-cosa..?” disse disorientato.

“Lui!” esclamò lei sbirciando oltre la figura di Reno.

Reno rimase prima esterrefatto, poi sospirò pazientemente avendo compreso di aver preso un abbaglio.

Si girò e vide Rufus Shinra ormai lontano dalla loro traiettoria. Si scostò da Tifa infastidito.

“E’ andato, è andato..!”

“Uff..! meno male!”

Lui la guardò contrariato e curioso.

“…e perché mai ti nascondi dal presidente?”

Tifa lo guardò negli occhi, incerta.
Portò una mano sui suoi lunghi capelli e prese ad accarezzarli.

“Abbiamo avuto una discussione di recente.” Abbassò lo sguardo. “Non so bene come devo comportarmi, adesso.”

Reno annuì. Tifa non fece caso alla sua espressione decisamente sospettosa.
Il rosso si toccò il naso e sospirò.

“…e allora? Un litigio può sempre capitare, specie per te che non sei una di noi. Insomma, già è tanto se ti limiti solo a ‘litigare’ con lui, no?” il tono si fece indiscreto. “…poi tu non l’hai mai sopportato, che ti frega?”

“Sì, ma le cose sono cambiate, in un certo senso, e…” si sentì agitata.

Ci fu un breve silenzio da parte di Tifa. Reno non poteva di certo sapere cosa era accaduto tra loro e non aveva la minima intenzione di dirglielo.
Era sicura che Reno, o chiunque altro a cui avrebbe potuto confidarsi, l’avrebbe fraintesa. Per questo subito cercò di tagliare corto.

“…ma alla fine il vero problema non è lui!” gesticolò con le mani. “Uh, credo che sia in torto io. Questa volta.”

“Cos’è che gli avresti fatto? Per quanto ne so io non è un tipo permaloso.”

Tifa tentennò. Si sentiva a disagio.
Reno la guardò, poi di colpo sgranò gli occhi e sbottò.

“…Non mi dire che ti piace Rufus!?”

La bruna s’immobilizzò a quelle parole.

Rufus…? A me? Io e lui?
‘Piacere’ ??

Quasi non riusciva ad associare quelle parole a Rufus. Cioè, era semplicemente assurdo.
È vero che si erano conosciuti meglio, fino ad arrivare a parlare dei loro problemi. Si erano baciati, avevano anche…

“CHE CAZZO TI SALTA IN MENTE…?!?” urlò arrossendo di colpo.

“Che ti urli..?!” Reno si ritrasse spaventato.

Si sentì ancora più imbarazzata di prima.
Non solo pensare a Rufus le portava agitazione, se si aggiungevano constatazioni di quel genere, il suo stato d’animo ne risentiva profondamente, rendendo palese quello che in realtà lei stava nascondendo.

“Niente! Ma non dire più una cosa del genere!” detto questo girò i tacchi e si dileguò per il corridoio.


Si sentiva di impazzire.

Da un lato era palesemente attratta da Rufus. Ma di che natura erano questi sentimenti? Era confusa? Oppure solo sconvolta..?

Non riusciva a porsi le domande giuste, per questo non poteva elaborare delle risposte.

Il vero problema era che Reno aveva messo il dito nella piaga, e lei lo sapeva.
Si fermò.

Che diamine stava combinando..?

Passo una mano fra i capelli.
Erano più di cinque giorni che non faceva che pensare a lui. Più di cinque notti che ormai non dormiva.
Per uno come lui? Che rappresentava tutto quello per cui aveva lottato?
Uno come lui che… non era altro che il classico bel figlioccio di buona famiglia viziato ed arrogante. Possibile che non facesse che pensare ad una persona del genere?

Provò una profonda vergogna per sé stessa.
Una vergogna che non era dovuta ai suoi reali sentimenti, ma più dal suo senso di giustizia. Perché a prescindere riteneva che ciò che stava accadendo non andava bene.

Scosse la testa per allontanare da sé quei pensieri.
Doveva farsene una ragione e alla svelta. Prima di impazzire e commettere qualche altra stupidaggine.

Andò dunque in ufficio e si sedette bruscamente.
Solo allora si accorse che in ufficio c’erano Tseng e Rufus che stavano parlavano animatamente. Si interruppero quando videro Tifa.

“Presidente, allora per…”

“Sì, vai tu.” disse Rufus tagliando corto. Rimase fermo per qualche secondo, a guardare Tifa che invece cercava di essere sulle sue.

Tseng ricevette il messaggio. Conosceva bene il ragazzo e ormai lo capiva con uno sguardo. Mentre abbandonava la sua postazione, non fece altro che guardare da Rufus a Tifa e viceversa.

Non che ci volesse molto a capire che Rufus volesse rimanere solo con lei. Non per chissà quale motivo.
Voleva semplicemente essere lasciato in pace quando aveva da regolare i conti con qualcuno. Anche se con una ragazza come lei.

La guardò cercando la reazione della bruna, che non tardò a mancare.

Dal suo canto, Tifa si sentì in soggezione. Sapeva dove Rufus voleva andare a parare. Sapeva che avrebbe fatto qualcosa per mortificarla o beffeggiarla.

Prese ad arrotolare nervosamente un foglio.

Rufus osservò le sue mani. Capì che era nervosa. Sorrise aspramente.
Non aveva la minima intenzione di curarsi dei sentimenti che la ragazza manifestava.

Perché avrebbe dovuto? Dopotutto aveva già ottenuto ciò che voleva. Aveva fatto sesso con lei. Le aveva dimostrato che neppure una come lei aveva potuto resistergli. Tutti quei discorsi su chi erano, su cosa avessero fatto in passato… tutte baggianate che l’avevano comunque portata a farsi scopare da lui.

Eppure c’era qualcos’altro…
La guardò con i suoi occhi profondi.

No, lei era una delle tante. Non aveva nulla di speciale se non una fottutissima testardaggine.

Lui viveva di impulsi, di razionalità.
Tutto ciò che aveva, che vedeva o che desiderava erano il concreto. Il resto solo pura fantasia. Non si era mai sforzato per vedere oltre.

Le si avvicinò e le alzò violentemente il mento.

Tifa avverti una fitta sul collo e si ritrovò costretta a guardarlo.

Ecco, ciò che voleva.
I suoi occhi. La fierezza e la bellezza di quella donna indomabile. Poteva sentire la sua la sua paura, la sua insicurezza, il suo odio… eppure era ferma a guardarlo impotente e sconcertata. Lui aveva il potere di possederla.

Dal momento nel quale era entrata nella sua azienda, Tifa era sua.

Questo lo avrebbe capito anche lei, se no ci avrebbe pensato lui a farglielo comprendere.
La ragazza cominciò a guardarsi attorno non capendo perché lui l’avesse immobilizzata così.

Scosse la testa per farsi lasciare da quella presa e Rufus prontamente la strinse più forte, come in una morsa, e la voltò nuovamente verso di lui facendole male.
La ragazza infatti assunse un’espressione di dolore e gli afferrò il polso.

“Che stai facendo?”

Vide il volto di Rufus trasformarsi.
Aveva un’espressione inquietante, che non riusciva ad interpretare. In quel momento le faceva paura. Una paura che stranamente non riuscì a controllare.
Voleva divincolarsi. Un’altra parte di lei invece voleva andare fino in fondo pur di vederlo ancora.

Lui si avvicinò a lei e quasi ad un centimetro dalle sue labbra le sussurrò delle parole.

“Da quanto tempo, cara…”

Il suo respiro, le sue labbra, il calore che trasmettevano… Tifa sentì il suo cuore battere forte, quasi a star male.
Non riusciva a reagire, non ci riusciva! Si sentiva bloccata, era nel panico…

Oppure, una parte di lei…

Rufus si allontanò e prese a guardarla fastidiosamente dall’alto verso il basso.

Tifa se ne accorse, ciò nonostante non riuscì proprio ad impostarsi con più sicurezza. Si ritrovò solo ad abbassare sempre di più il viso. Sentiva gli occhi bruciare.
Non piangeva per lui! Assolutamente!
Era la tensione che stava accumulando in tutti questi giorni. Sempre più insopportabile, sempre più incontenibile.
Sentiva di scoppiare da un momento all’altro. Ancor più perché lui era lì, a guardarla dall’alto verso il basso.

Rufus, che ancora le teneva le mani sul mento, sentì qualcosa di umido sulle dita. Lasciò  la presa e scrutò il liquido che le aveva bagnate.

“Lacrime…”

Deformò le labbra in un’espressione di disgusto.

Tifa non ci capiva più niente! Perché stava piangendo? Perché non riusciva a reagire..? Cazzo!!

“Sei qui per lavorare, non per frignare.” Le disse molto sgarbatamente con quei toni bassi e provocatori che solo lui sapeva fare. “Adesso tu prendi la tua roba e te ne vai a lavorare in qualche ufficio libero… chiaro?”

Tifa non capì.

“Mi stai mandando via?”

“Vai!” le disse imperativo lanciandole la sua borsa.

Le diede le spalle e si inoltrò per il corridoio.

Tifa si sentiva ancora palpitante.
Era una stupida! Si era fatta trattare così… e non era stata capace di dire nulla! Che cretina! Che stupida!

Abbracciò la borsa e si asciugò violentemente le lacrime.

Si alzò di scatto facendo apposta rumore con la sedia, proprio per farsi sentire.

Corse per il corridoi per cercarlo.
Non poteva trattarla così. Se pensava che poteva fare di lei ciò che voleva si sbagliava. Dentro sentiva di aver sbagliato e una parte di lei era anche pronta a chiedergli scusa per le parole che gli aveva detto quella sera. Ma non a quelle condizioni.

Improvvisamente si fermò.
Rufus era stavo intrattenuto da un volto a lei familiare. Scrutò e riconobbe Reeve.

“Io ti ho avvertito, Rufus. Sai bene a cosa andresti incontro. È già tanto che puoi lavorare qui liberamente.”

“Lo so, diavolo!” era visibilmente nervoso. Accese una sigaretta.

“Bene, allora spero non ti dispiaccia se facciamo dei controlli.”

Rufus non lo curò nemmeno. Alzò le spalle e si diresse nuovamente nel suo ufficio lasciando il giovane dipendente della WRO.
Urtò inavvertitamente Tifa che non si era spostata dalla sua traiettoria.

“Per cos’è che ti controllano?” la bruna riuscì a parlargli.

Nel sentire finalmente la sua voce, Rufus si fermò, ma riprese subito a camminare.

Tifa non demorse e lo seguì fin dentro l’ufficio.

“Per cos’è che ti controllano, ho detto!” gli disse afferrandolo per la giacca.

Lui si girò e la guardò fulminante afferrandole un polso.

“Che te ne frega! Non mi sembra ti importi qualcosa di quel che combino io. Sei solo una misera dipendente a cui non devo far altro che sganciare qualche soldo per darle quelle due stronzate che vuole! Che vuoi saperne!”

Tifa si pietrificò. Non aveva ancora mai visto Rufus così arrabbiato, addirittura che non riusciva a contenere i suoi modi.
Perché il biondo, anche nervoso, era sempre capace di mantenere un buon controllo di sé. Sopratutto nei toni.

Lui la lasciò e andò verso la sua scrivania.
Emise qualche colpo di tosse facendo ricordare a Tifa che il suo stato di salute non era ottimale. Lo vide prendere un bicchiere dal cassetto e mettere qualcosa in bocca prima di bere, per questo lei glielo buttò per l’aria con un gesto veloce.

Rufus guardò il liquido espandersi per terra.

“Era solo acqua! Che diavolo fai!?”

“Tu ti droghi!”

“Non è droga. Sono medicinali.”

“Non voglio che li prendi!”

“Oh, non vuoi che li prendo. Ma che carina…” cominciò a girarle intorno. “Bene, visto che noto che non hai un accidenti da fare, che ne dici di sgobbare un po’, ah?!”

Sollevò un mucchio considerevole di fascicoli posti su una mensola e li poggiò energicamente sulla scrivania.

“Queste carte vanno archiviate. Come puoi vedere c’è sempre da fare.” Le si rivolge pungente.

La ragazza osservò quel mucchio di carte e fascicoli titubante. Sembravano molto vecchi. Erano persino impolverati.
Ritornò a Rufus. Non capiva dove volesse andare a parare.

“Riordinare, trascrivere, catalogare… quelle cose facili, ma lunghe e noiose. Basta che ti levi dalle palle! ”

“Se devo levarmi dalle palle, me ne vado!”

Subito girò i tacchi, ma prima che riuscisse ad abbandonare l’ufficio, lui la bloccò prontamente.

“Tu non te ne vai da nessuna parte! Lavori qui. Lavori per me. Fai quello che ti dico io!”

“Vaffanculo Rufus! Non mi trattare così! Piantala!”

Lui le mollò uno schiaffo.

“Sei tu che non devi trattarmi così.”

Detto questo si dileguò, lasciando nuovamente l’ufficio.






Tifa sentì la rabbia crescere.




Non doveva andare così…





La guancia le pulsava.
Un dolore non particolarmente forte che le faceva terribilmente male dentro.
La sua mente era completamente annebbiata.

Aprì i fascicoli e cominciò a smistare le carte con violenza. Alcune caddero a terra.

“Vaffanculo!” urlò piegandosi a raccoglierle.

Nella mente aveva stampato il viso arrogante di Rufus. Provò una rabbia ancora più forte.

Quanto l’avrebbe rivisto, gliel’avrebbe fatta pagare! Bastardo che non era altro! Bastardo!!

Tirò un sospiro intenso e chiuse gli occhi. Li sentì nuovamente umidi.

Ignorò la cosa e buttò la sua giacca sulla sedia.

Spostò da una parte all’altra i vari fascicoli, cercando di ordinarli per tipo. Si accorse poi che anche dentro i fogli erano mischiati, dunque con pazienza ricominciò daccapo.

Cominciò a lavorare sentendosi sempre più vuota.

Era tutto storto… tutto sbagliato…

Ogni cosa che diceva.

Ogni cosa che faceva.


[…]


“Cartellina rossa, i modelli 02… blu, modelli 04…”

Aveva alla fine suddiviso tutto in tante piccole cartelle in modo da evitare di combinare casini con quelle cartacce. Era stato un lavoraccio, ma mancava solo di sistemarle sulle mensole che aveva sgomberato precedentemente.

Si sentiva stanca… fiacca…
Gli occhi erano pesanti e reclamavano riposo.
Non per l’orario, ma perché aveva davvero lavorato molto. Sbadigliò più volte.

Erano le 20:00 passate.
Rufus imboccò il corridoio. Era tornato in azienda per chiudere il suo ufficio.

Aveva partecipato a più di un paio di riunioni ed era veramente esausto. Il lavoro ultimamente lo sfiniva terribilmente.
Si affacciò nella stanza e alla vista di Tifa si trattenne.

Non aveva dimenticato della punizione che le aveva assegnato, quindi si aspettava di trovarla ancora lì.
Tuttavia non riuscì ad avvicinarsi di più.

Ormai era buio. La luce, proveniente solo dalla lampada posta sulla scrivania, illuminava solo una porzione della stanza.
La guardò.
I capelli scuri della ragazza ondeggiavano mentre si abbassava e si alzava per disporre i fascicoli al loro posto. Sembrava stanca, molto.

Si sentì a disagio nel vederla così, ma non intervenne per darle un cambio.
Voleva rimanere fermo sulla sua posizione da presidente. Non poteva lasciarsi andare ai sentimenti.
Non negava che le avesse assegnato quei compiti per rabbia, ben consapevole che l’avrebbero impegnata per tutta la giornata.
Purtroppo non sopportava l’atteggiamento di Tifa. Soprattutto a lavoro.

Tuttavia qualcosa di tutto quello che disprezzava di lei, in realtà, lo aveva colpito profondamente… ma non era ancora pronto ad ammetterlo.

Guardarla senza essere visto…
Vedere Tifa al naturale, che lavorava sicura di essere sola, con lo sguardo perso nelle sue faccende, serio, ma disteso… lo stava stregando, facendolo rimanere lì, fermo ad osservala per diverso tempo.

Era bella… e molto forte.

Ancora più del suo corpo, era attratto dalla sua mente. Semplice, dolce, altruista… eppure determinata e testarda.

Certe volte la odiava, perchè la vedeva così chiusa, così ostinata…

E poi si perdeva in quei suoi stessi difetti, che alla lunga divenivano ai suoi occhi delle note che destavano fascino.
Come si poteva ferire una persona simile? Una persona che come lui aveva visto di tutto…

Abbassò lo sguardo.
Pur sentendo un richiamo di coscienza, si girò ed andò via.

Le lanciò un ultimo sguardo per poi riprendere l’ascensore e lasciare l’azienda.

Intanto Tifa scese dalla sedia e, dopo essersi sgranchita, passò alla scrivania del suo presidente.

C’era ancora lavoro da sbrigare.


[…]


Erano le nove di sera. Tifa si guardò attorno.

Gli archivi erano stati catalogati. I documenti messi nei cassetti. I fascicoli in ordine.



Pare non ci sia più nulla da fare, qui.



Diede uno sguardo veloce anche all’ufficio di lei e Tseng. Anche quello era ordinato come mai lo era stato fino a quel momento. Rise di colpo.

Si avvicinò alla scrivania di Rufus e si abbandonò sfinita sulla poltrona in pelle nera del presidente. Sospirò.

Odiava fare lavori di quel tipo e se da un lato era soddisfatta del risultato ottenuto, dall’altra si sentiva ancora così delusa da Rufus.

Accarezzò uno dei braccioli della poltrona.
Lì seduto, il presidente passava gran parte della sua giornata. A lavorare, concludere affari e quant’altro. Quell’ufficio era il suo mondo, o una parte di esso.

Chiuse gli occhi.  


Era così tranquillo ora, quel posto.


Probabilmente era la sola rimasta in quel piano.


Il suo sguardo si spostò sulla grande vetrata posta alle sue spalle.


Alla fine ci sei riuscito, brutto stronzo. Mi hai fatto stancare e fare del lavoro extra fino a tardi.

Sorrise sentendosi sciocca.


Emise un sonoro sbadiglio.
Era stanca, molto.


[...]




Fine capitolo 11!

Quanto vorrei anche io avere un giornale con la foto di Rufus *çççç*

Arriviamo subito ai vostri bellissimi commenti! C’ho impiegato forse un’ora per risponderli tutti! GRAZIEEEEEE! Mi rendono tanto felice!!*.*





Marie16: XD Dopotutto è un bene essere mattinieri! XD Io ci rimasi per quel 5:00 del mattino perché non mi sono mai svegliata a quell’ora se non in rarissime circostanze!XD Grazie mille per il fatto che continui a seguire la mia fic. Io ti dirò, amo Rufus più nei suoi momenti da “bastardo” che quando è più dolce. Adoro questo bastandone…** Si risolveranno comunque i loro diverbi, sisi^^ Al prossimo cominciano a riavvicinarsi. C’erano dubbi? XD Ehm…dati i loro caratteri forse si XD Per ora, però… perché bisticceranno sempre in un modo o nell’altro. Un bacione e alla prossima!

Angeal: Il rapporto di Rufus è Tifa sarà sempre fatto di alti e bassi. Quando troveranno il loro equilibrio la storia finirà, no? XD Tifa è chiaramente sconvolta. Noi lo amiamo, ma lei Rufus lo odia XD
Rufus si sente molto ferito, anche perché non si è mai confrontato con una come Tifa, che sa risponderlo a tono! La scena dell’ascensore mi faceva morire mentre la descrivevo! Nella versione di brutta l’avevo riempita di faccine buffe XD
Mi fa piacere che ti piace come sto caratterizzando i personaggi, è molto importante per me!
A me Cloud piace molto come pg. Forse in questa fic non darà il suo meglio perché comunque voglio focalizzare sui protagonisti della storia, però mi piace! E con Aerith per me si completa perfettamente. Ma la questione CloTi Clerith è storica! Forse è anche stupido parlarne^^ Comunque non credo Aerith riveda in lui Zack.  La loro somiglianza l’ha incuriosita, certo. Ma i loro sentimenti sono di tutt’altra natura per come al vedo io. Va beh, basta così!! XD Poi trasformiamo la risposta in un topic di discussione e non è il caso! ^^ Continua a seguirmi e grazie!!

Tifa_heart: Mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto. E’ una parte della storia un po’ triste, mi rendo conto. Spero ti piaccia ugualmente!
Ho già avuto modo di dire che Cloud non è stato accantonato e tornerà presto^^ Spero gradirai la sua ri-entrata in scena! Scusa ma non sto molto su internet in questo periodo quindi ancora non ho avuto modo di vedere la tua fic (ma lo farò prima o poi^^) e mi rassicura sapere che siano diverse^^ Ciaooo!

Yurinoa: Almeno 20 capitoli alla volta?? XD Vuoi uccidermi?? XD Scherzo scherzo!! Ne sono felicissima perché questo mi fa capire che la mia fic ti sta piacendo molto!!!! Ne sono lusingata! Grazie!
Questo mi incoraggia tantissimo a continuare! Continuerò a farti sognare con la mia fic! Promise! (mi sento in imbarazzo XD)
Sei gentilissima a farmi pubblicità, davvero!! Sempre se non ti è di disturbo. Io la pubblico nei forum e i siti che frequento ma è su internet in generale che sto poco…
Interpretato in un certo modo, il Cloti anche io lo trovo un po’ squallido.  Lei che lo aspetta e PRIMA O POI “forse” lui si accorgerà di lei…O.o
Meglio sorvolare! Diciamo che il bello della rufeart è che sono impensabili, sì, ma una volta pensati la storia è più che logica! Hanno molti punti in comune per essere un crack pairing! Almeno io li vedo così^^ Grazie per la recensione, un bacione anche a te!

Shining Leviathan: E chi non l’avrebbe fatto?? X333333
Povero Tseng, pensando la storia dal suo punto di vista, deve essere parecchio sconcertato XD
Sono felice che tu sia soddisfatta e lo sono tantissimo anche io! Grazie!!

Black_Thunder: Piacere, Black^^ Non sai quanto mi rendi felice! Il mio intento era proprio provocare la reazione che hai avuto tu! Ovvero “RufusxTifa cosa?” e poi far vedere che invece è una storia più che possibile XD
Mi fa piacere che trovi la storia fluida e non forzata. Anche io sono del parere che una storia del genere debba progredire lentamente, se no diventa inverosimile. Cioè, far avvicinare Rufus e Tifa, insomma! Sono due personaggi complessi! O si fa bene o esce una fic insignificante. Per questo sono contenta che la storia ti stia piacendo! Ci sto mettendo tanto impegno e passione ed è bello vederle ripagate!!^^ Tranquillo, puoi rivolgerti al singolare visto che abbiamo l’account in comune e questa non è una roundrobin. Grazie ancora!

Valy1090: Il primo capitolo è sempre il più difficile, almeno per me. Deve introdurre la storia e spesso è il più pesante per questo. Ancora adesso credo sia stato il più difficile da scrivere. Quindi mi fa piacere ti sia piaciuto! Sarò felice se continuerai a leggere la storia! Ciaoo!

Animalcrossing94: Grazie mille!! Sei gentile!^^

White Shadow: Non sono molto allenata con le scene erotiche, quindi sentire che mi escono bene è ottimo XD
Non ti preoccupare se non riesci a recensirmi sempre anche se mi fa sempre piacere leggere i tuoi commenti X3!!!
Reno ha un ruolo un po’ di “supporto” per Tifa (visto che è un po’ l’unico a starle vicino) e ci sarà abbastanza durante la storia, anche se ancora non so bene come fare evolvere il suo rapporto con Tifa. Anche io lo adoro! E’ troppo simpatico e ha un carattere che spesso non ci si aspetta! Quando scrivo qualcosa su ff7 lo voglio sempre inserire perché è un pg del quale non riesco a fare a meno!
Grazie** continuerò a scrivere!! Vado!!! Ciao^^ Un kiss.

Thembra: “credo che questa sia la storia che ogni amante di FF7 abbia sempre voluto leggere!!!”
Oddio…mi lusinghi troppo!! ^////^ Per quanto mi riguarda, io amo Rufus e Tifa quindi per me è fantastico scrivere ( o leggere) su di loro. Leggere poi che anche per te è una bella storia…mi emoziona molto! Grazie!!
 Una fan Cloti? Io sono felice, perché quando scrivevo alcuni dei vecchi capitoli cercavo di renderli un po’ CloTi, anche per sperimentare questo pairing^^ E poi perché Tifa è indubbiamente innamorata di lui. E sentire un tuo parere quindi è importante!
Cloud nella mia storia più che pentirsi, diciamo che rosicherà…eheheheheheehh!!! Peggio per te per non esserti mai dato una mossa U.U
Non avevi mai letto una storia così bella Cloti o Rufeart? XD In entrambi i casi grazie mille davvero! Ne sono davvero contenta! ^w^


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Grazie a tutti e... al prossimo aggiornamento!
Dal prossimo capitolo, che sto già scrivendo, si comincerà ad avviare un’altra svolta nel già complicato rapporto di Rufus e Tifa!
Li avvicinerà o li allontanerà ulteriormente? Lo lascio scoprire a voi! Ciaoo!


























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Capitolo 12
*** capitolo.12 ***





CAPITOLO. 12




Tifa era molto agitata e non faceva che andare avanti ed indietro per la cucina.
Quella sera sarebbero venuti a trovarla Barrett, con Marlene e Denzel, per questo voleva cucinare qualcosa per loro.
Non che non se la cavasse ai fornelli, anzi, ma non si applicava da un bel po’ di tempo.
Di colpo le cadde un piatto di mano che andò a frantumarsi.

“Accidenti..!”

Era tesa.
L’ultima volta che aveva visto Barrett si era creata una situazione particolarmente angustiante. Erano accadute molte cose e aveva finito per agire d’impulso. Cosa che non sopportava. Soprattutto nei confronti di una persona a lei tanto cara.

Raccolse i cocci frettolosamente e solo dopo essersi tagliata pensò che era stata davvero stupita a prenderli con le mani.

Sentì improvvisamente bussare alla porta.

Un tonfo al cuore le bloccò il respiro.

Avevano sempre vissuto con lei. La conoscevano. Era come una famiglia. Perché dunque sentirsi così?

Forse perché era la prima volta che avrebbero visto la nuova Tifa Lockheart.
Quella che non era più la ragazza di Cloud, che non era più un AVALANCHE, che ora aveva a che fare con gli ex-membri Shin-Ra.
Tifa, ora come ora, si sentiva profondamente diversa e non sapeva quanto questo avrebbe influito sulla sua vita.

“Siete già qui..?”

Non fece nemmeno in tempo a parlare che subito Marlene le fu addosso.

“Ouch! Piano, Marlene!”

“Mi sei mancata tanto!” disse quasi in lacrime. Tifa sorrise dolcemente accarezzandole i capelli.

Alzò gli occhi e vide Barrett con due grossi fiaschi di vino.

“Spero tu abbia voglia di alzare il gomito, stasera!” rise compiacendosi delle bottiglie che aveva in mano.

Vederlo prendere posto e vagare per la casa come era solito fare, le fece capire che lui aveva dimenticato tutto.
Non se l’era presa per il suo comportamento irragionevole.

Eppure sembrava più discreto del solito, quasi come se avesse paura di essere sincero.

Tifa pensò che fosse dovuto al fatto che, l’ultima volta, si era probabilmente pentito di aver cercato di parlarle.
Tentò dunque di essere più spontanea e si avvicinò ai due ragazzi.

“Beh, come vi trovate ad abitare assieme come due fratellini?”

“Marlene è solo un po’ rumorosa. Per il resto okay.” Disse Denzel.

“Che cosa..? Ma che maleducato che sei!” Marlene gli picchiò la testa. Tifa sorrise rivedendo in lei i suoi atteggiamenti.

“Su. Ho preparato qualcosa di buono da mangiare assieme!”

Consumarono il pasto velocemente.

Tifa aveva impiegato più di un’ora a preparare delle omlette ed erano finite in meno di dieci minuti.
Dopo aver finito, la ragazza prese al volo la prima occasione per parlare con Barrett.
Non sapeva bene cosa dire, ma lui era un pilastro importante nella sua vita e non voleva che si spezzasse.
Perciò quando lo vide ancora seduto a tavola e gli si avvicinò.

“Oggi era tutto meno carbonizzato. Stai migliorando.” Le lui disse con fare rincuorante.

“…Scusa.”

“Oh, merda, Tifa! Smettila di sparare cazzate del genere! Non ha niente di cui scusarti!”

“Sì invece. Io…stanno accadendo tante cose. Sto sbagliando ogni giorno…Cloud…” gli occhi le si inumidirono. “Tutto sta accadendo troppo velocemente. Non sono ancora sicura dei miei sentimenti.”

Era vero.
Cloud da quel giorno l’aveva abbandonata a sé stessa. Non una telefonata. Nulla.

Ma a chi voglio prendere in giro?
Lui ha cercato di chiamarmi. Anche Aerith mi ha cercata…
Sono io che ho tagliato i ponti col resto del mondo.
Non so cosa penso. O cosa dovrei fare…

“Barrett…scusami.”

Barrett la guardò incerto.
Lesse nei suoi occhi un’insolita nota di insicurezza. Odiava vedere Tifa in quello stato.
Per un uomo come Cloud per di più.
Forse avrebbe voluto urlarle di fregarsene, che meritava molto meglio, ma preferì tacere.

“Se vuoi puoi dirmi quello che vuoi. L’altra sera io…” la bruna provò a smuoverlo.

Si sentiva a disagio. Non le piaceva sentirsi così e far sentire inadeguato Barrett, lui che non lo era affatto.

“Sono stato io un coglione a non capire di essere di troppo.” Cominciò a dimenarsi. “Piuttosto tu! Anziché commiserarti come una povera fallita, reagisci! Così mi tocchi i nervi!”

“Grazie…” il suo viso calò nel buio.

“C’è qualcosa che non mi hai detto..? Qualcosa di cui ti va di parlarmi?” azzardo di colpo l’uomo.

Qualcosa dentro di lui credette che Cloud non era l’unico problema, in quel momento.

Tifa fu incerta.

Barrett non poteva certo sapere che in quelle stesse quattro mura, appena pochi giorni prima, c’era stato Rufus.
Quella era stata l’ultima volta in cui avevano parlato. Da allora non faceva che un errore dietro l’altro.

Sospirò.
Rufus era stato capace di annebbiare la sua mente.

Non era riuscita a pensare molto a Cloud, a ragionare lucidamente su ciò che fosse accaduto. Almeno non come avrebbe voluto.

Perché lui, Rufus, nello stesso periodo in cui Cloud le aveva spezzato il cuore, non l’aveva lasciata tranquilla un solo istante.
Gli era grata sotto questo punto di vista.
Chissà che fine avrebbe fatto da sola.

“Tutto okay?” le chiede l’uomo dal braccio meccanico, preoccupato dal suo silenzio.


…e Barrett? Se sapesse di Rufus cosa direbbe?


Lo guardò esitante.


Nessuno sapeva cosa stava accadendo tra lei ed il presidente. Nessuno, a parte quei stupidi pettegolezzi in azienda, sapeva che in un modo o nell’altro si stessero frequentando.
Nessuno sapeva di quel sentimento che pian piano stava nascendo fra di loro e che pur nelle loro divergente, li aveva avvicinati quanto nessuno avrebbe mai potuto immaginare.

Quel silenzio stava cominciando a lacerarla. Quel silenzio su quella parte della sua vita che di recente la stava sconvolgendo.

Aveva assolutamente bisogno di qualcuno.

Di un qualcuno che le potesse dire qualcosa. Non ce la faceva più a tenersi tutto dentro.

Ma a chi avrebbe potuto parlarne. Chi avrebbe capito veramente?

Senza che lo volesse, le parole uscirono da sole.


“…Tu che ne penseresti se io…”

Un tonfo al cuore la fece bloccare. “No. Non ne saresti fiero..!” si interruppe sorridendo fra sé.

“Fiero?” chiese Barrett perplesso. “Perché mai non dovrei essere fiero di te, Tifa!” La guardo. “Cazzo! Così mi deludi! Io penso che tu sia una delle poche persone sulla faccia della terra con la testa sul collo! ” Fece una piccola pausa.

“Poi sei cresciuta sotto la mia tutela! Buon sangue AVALANCHE!” disse con orgoglio.

“Barrett…” Quelle parole la fecero sciogliere. Quanto ne aveva bisogno. “…Davvero lo pensi?”

Lui si colpì il petto con un pugno.

“Ma scherzi..?! E poi sei solo una ragazza…anche se facessi delle impulsività è normale. Ti disprezzerei? Non pensarlo nemmeno!” scoppiò a ridere.

“AH AH AH! DOPO LA SHIN-RA NON C’E’ NULLA CHE POSSA DISPREZZARE DI PIU’, QUINDI FIGURATI!!”

Anche Tifa scoppiò a ridere.

Barrett prima ne fu felice, ma poi la cosa lo inquietò. Quella risata sembra un po’ amara.

“Ah, ah, ah…! E infatti..! La Shin-Ra…! Cosa c’è di peggio?” si girò verso le scale diventando improvvisamente seria. “…Scusami. Me ne vado a letto…”

“EH? M-ma che ti prende..?!”


Okay. Se lo sa mi ammazza..!

No. Prima ammazza a lui, poi chiude a me in casa e non mi fa più uscire.


***


Tifa stava pettinando i lunghi capelli davanti alla specchiera. Marlene l’osservava.

“Hai qualcosa di diverso…” constatò.

“Come dici..?”

Prese posto sul letto, vicino la bambina. Le fece cenno di farsi vicina e prese a spazzolarle i capelli.

“Sono cambiata?”

“Senza Cloud è tutto diverso…” disse triste. “Io lo voglio vedere. Volevo stesse con noi.”

Tifa rimase in silenzio.

“Cloud deve stare con noi. Se glielo dici tu, lui torna!” piagnucolò la ragazzina.

“Marlene, mi devi ascoltare.” Poggiò le mani sulle spalle della bambina. “La vita è così. Non tutto dura per sempre. Le cose cambiano...ora per Cloud qualcosa è cambiato e noi dobbiamo rispettarlo.” La strinse verso di sé. “…e poi ci siamo noi due, no?”

“…ma a te manca.”

Tifa annuì.

“Sì che mi manca. Ma vedrai che sarà lui a tornare. Poi deve stare vicino ad Aerith, ora. Lo sai.” Quelle parole le diedero una strana sensazione.

“No. Non capisco! Stavamo così bene tutti noi assieme!”

“Oh, Marlene! Forza, a dormire!” si coricò e fece spazio anche alla bambina. “Poi io e Cloud rimaniamo buoni amici.”

Marlene chiuse gli occhi stanca.

“Io volevo che vi sposaste.”

Le venne un tonfo al cuore.

“Sposare..? Dai, forse è stato meglio così! Quando ci si mette assieme si litiga, si discute, volano gli schiaffi e i pugni…ora abbiamo la possibilità di essere amici per sempre. Forse è meglio.”

“Pugni?”

“Ah, no! Era per dire.” Tifa si imbarazzò e fece la mossa di chi vuole dormire.


Ripensare così d’improvviso alle dispute tra lei e Rufus le portarono un insolito buon umore che non voleva lasciar trasparire.
Tuttavia Marlene si accorse di qualcosa.


“Ma stai pensando a qualcuno?”

“C-che cosa?”

“Chi? Perché sei tutta rossa?”

“Ma che dici? Dormi, Marlie. Io domani mi devo alzare presto!”

La bambina la scrutò insospettita, ma si mise a letto non indagando di più.


[…]


Ore 9:00. Centro di ristrutturazione di Edge.

Tifa osservò Tseng. Era insolitamente distratto.
Aveva in mano dei fascicoli e non faceva che passare da un computer all’altro.
Era anche piuttosto scomposto, rappresentando come era solito presentarsi. Infatti non portava la giacca e la cravatta era molto allentata.
Il moro si accorse della perplessità della ragazza e le rivolse un sorriso un po’ forzato.

“E’ da un’ora che sto riguardando questi documenti.” Sospirò. “Questo è un periodo un po’ morto per l’azienda, stiamo cercando di fare qualche svolta.”

Tifa rifletté qualche attimo.

“Posso esserti utile?”

“No, davvero. Non ti devi preoccupare.” La rincuorò mentre disfaceva la cravatta definitivamente.

La bruna prese i fogli e li scrutò. Si trattava solo di correggerli. Un qualcosa che poteva fare anche lei.

“Vai ad aiutare Rufus. Ci penso io a questi moduli.”

Tseng la guardò, colto alla sprovvista.

“Il tuo lavoro non consiste in questo. Tu…”

“Sì, lo so. Il mio lavoro è non fare nulla, ma oramai sto qui da molto. Lasciami fare! Sicuramente sarai più utile lì dentro.” Ed indicò l’ufficio di Rufus.

Sapeva bene che il presidente non si faceva problemi nel lavorare freneticamente per più di sei ore consecutive. Tuttavia ora non aveva il sostegno dei farmaci e non voleva che ricominciasse ad adoperarne.

“Tifa…”

“Andiamo! Ne sono in grado.” lo rincuorò. Tseng annuì e le sorrise.

“Cercherò di dire una parola buona per te. Non so cosa abbiate combinato voi due, ma te lo meriti. Lavori senza che nessuno te lo chieda, sei sempre disponibile e rispetti tutti gli orari.” Ammiccò. “Sarai anche raccomandata, ma come assistente sei valida.”

Si congedò regalandole un meraviglioso sorriso.
Prese i moduli e cominciò a riordinarli. Doveva leggere attentamente il contenuto prima di trascriverli. Era un lavoro relativamente facile, quindi non avrebbe tollerato alcun errore. Anche per soddisfacimento personale.







Cerca di non stancarti troppo, Rufus…







***


“Uhm…” Tifa rilesse più e più volte i documenti.
Non era in grado di scrivere in maniera convenzionale come Tseng. Questo forse era normale, pensò.
Lui lavorava da sempre in questo ambito simile e quindi gli era naturale avere un modo di scrivere complesso ed articolato.

Di colpo vide una mano sfilarle i documenti di mano. Si girò e vide Rufus.

Il respiro divenne di colpo intenso tant’è che dovette trattenerlo.

“Vediamo…”

Con aria di sufficienza cominciò a leggerli, senza guardare Tifa in viso. La bruna si sorprese di ritrovarselo davanti così. Voleva beffeggiarla? Cosa voleva?
Provò un senso di vuoto. Riusciva solo a guardarlo. Non seppe fare altro.

Non aveva dimenticato il comportamento ostile che aveva avuto il giorno prima. Il fatto che le avesse assegnato una serie di lavori che l’avevano intrattenuta fino a tardi, che le avesse mollato una schiaffo.
Però…
Le erano assurdamente mancati quei occhi inquisitori e seducenti. Quanto desiderava che quel astio, quello stesso che era degenerato quella sera al bar, li abbandonasse e tornassero ad essere come prima. Quando litigavano, sì. Ma c’era dell’altro oltre all’odio…

L’osservò per diverso tempo e ancora una volta non sapeva come comportarsi.
Voleva provare a parlargli, ma rimase immobile.
Quando chiudeva gli occhi le capitava ancora così spesso di ripensare a loro due. Quasi ogni sera, prima di addormentarsi, rivedeva il loro bacio, il suo corpo…e avvertiva un senso di vertigini assurdamente irresistibile.

Da un lato era ancora infastidita di quanto fosse accaduto tra loro in così poco tempo. Dall’altro ricordava che aveva voluto con tutta sé stessa quella notte.
Ancora si chiedeva perché mai lo avesse fatto.
Poi a quei pensieri si sostituivano le forti emozioni che aveva provato.

Alla fine era scappata, ma ora aveva assolutamente bisogno di parlargli….e di riparare in qualche modo.

Improvvisamente lui abbassò i fogli e la guardò negli occhi.


“Va bene. E’ un buon lavoro.” E le allungò le carte.


Tifa sgranò gli occhi.


Cosa gli è preso?  Pensò mentre si allontanava.

Niente di niente?
Niente insulti? Niente toni scortesi?


Oddio, ma che dico? Meglio, no?


Si sentì mancare.
Possibile che, dopotutto, anche lui stesse cercando una scusa per…avvicinarsi?
Si sentì stupida ed arrogante nel pensare una cosa del genere.
Era un ragazzo affascinante, poteva avere qualsiasi donna ai suoi piedi…perché mai dunque avrebbe dovuto intestardirsi con lei?


Sorrise della sua stessa ingenuità.


Non era riuscita a farsi amare da Cloud, perché mai qualcuno avrebbe dovuto amarla? Che motivo poteva spingere qualcuno a desiderarla lei che non era riuscita a conquistare neanche la persona più importante della sua vita?


Dal canto suo, Rufus lesse dell’amarezza in quel sorriso che dal suo punto di vista era stato dato per cortesia.

Non aveva intenzione di scusarsi.
Però provava fastidio per quell’atmosfera così pesante…addirittura insostenibile.

Ripensò alla sera prima, quando le aveva fatto fare tardi perché lui doveva punirla.
Si sentiva ancora un po’ in colpa.
L’aveva osservata intensamente, ma non gli era venuto di dir nulla se non quello squallido ‘è un buon lavoro’.


Si girò e fece per uscire dall’ufficio.


Tifa lo guardò, come sperando che non se ne andasse.
Tuttavia anche se fosse rimasto…cosa avrebbero concluso? La situazione era quella che era.

Si alzò.
Aveva bisogno di bere qualcosa.

Si avvio verso i distributori e, mentre camminava, sentì le gambe molle…poi sempre più pesanti…

Socchiuse gli occhi e perse l’equilibrio cadendo violentemente a terra sotto gli occhi degli altri dipendenti che attraversavano il corridoio.

“Ehi, signorina! Sta bene?”

“Cazzo! Ma è svenuta! Chiamate qualcuno. Presto!”

“Che succede…?” irruppe Rufus distrattamente.

Stava per prendere l’ascensore, ma quel un po’ di subbuglio aveva subito attirato la sua attenzione.
Davvero non ci voleva nulla per far scatenare un putiferio, la dentro. Quindi, quando era nei paraggi, interveniva di persona.

Ebbe un colpo quando vide Tifa stesa atterra, con a fianco un paio di dipendenti che la sorreggevano. Intanto altri si erano fermati a contemplare la scena.
Il giovane, quasi come infastidito, buttò all’aria quegli impiccioni e si avvicinò alla ragazza.

“Andatevene. Qui ci penso io.”

Detto questo mise Tifa fra le sue braccia e la sollevò davanti alle facce attonite dei lavoratori.
Presto questi si dileguarono sotto le occhiate sfreccianti del presidente. Seppur così giovane, incuteva molta paura su di loro.

La portò nel suo ufficio, adagiandola su una poltroncina in pelle in un angolo.
Prese una bottiglietta d’acqua che era posta sulla scrivania e le bagnò il viso.
La ragazza di mosse leggermente, aprendo gli occhi intontita. Subito però si riabbandonò addormentata.

Rufus tirò su un respiro di sollievo.

Era stato solo un piccolo mancamento, per stanchezza forse.
Non volle indagare di più. Anche perché, se lo avesse fatto, avrebbe riconosciuto sé stesso come il responsabile.

Cercò di farla bere, almeno per idratarla un po’. Era molto pallida.

Pian piano riprese colorito.

Rufus le scostò la frangia che aveva bagnato quando le aveva inumidito la fronte.

Non pensava a qualcosa in particolare, ma era felice che lei fosse lì, in quel momento.
Che fosse con lui, nel suo ufficio…sua, dopo tanto tempo!

Voleva che si svegliasse, però d’improvviso trovò stupendo poterla guardare da una distanza così intima. Una distanza che non poteva essere solitamente solcata.
Eppure era già successo molte volte.

“…e così tutto questo solo perché io sarei uno ex-Shin-Ra e tu un ex-membro Avalanche, eh?” disse ricordando le parole della ragazza.

Si avvicinò sempre più verso di lei. Voleva sentire il suo respiro, il suo calore, la sua pelle…

“Presidente! La stanno aspettando da mezz’ora. Cosa è successo…?!”

Tseng era irrotto nella stanza senza bussare poiché preoccupato per i delicati affari di Rufus, ma si interruppe vedendolo inginocchiato e molto vicino a…Tifa?

Lo guardò sconcertato cercando di capire.

Il biondo si alzò, assumendo il suo solito sguardo sprezzante.

Il moro lo guardò seriamente preoccupato, mentre un’idea si formulava nella sua mente, spiazzandolo.

“Rufus…non..?” indicò Tifa mentre il ragazzo appannava le finestre per fare riposare la bella ‘nemica’.

“Anche se fosse?” Rispose schietto.

Tseng rimase azzittito senza sapere come dibatterlo. A Rufus…interessava Tifa?

Era come disgustato.
Non perché non potessero fare una bella coppia, oppure perché magari piaceva a lui. Questo assolutamente no.
Solo che Tifa era una ragazza così dolce, semplice…

Invece Rufus era un ragazzo di mondo che lavorava dalla mattina alla sera e gestiva un’attività che non gli concedeva molte distrazioni.
Per di più era arrogante e superbo e le ragazze per lui erano solo uno ‘svago’.
Non voleva che illudesse Tifa, una ragazza che ricercava sinceramente l’amore. Una ragazza che chiaramente aveva subito una grossa delusione ed aveva bisogno di affetti sinceri e duraturi.

Come poteva Rufus fare una cosa del genere ben consapevole che tra loro non avrebbe mai potuto funzionare?

Il bel presidente era conscio su come la pensasse Tseng, infatti non gli ci volle molto a capire cosa gli passasse per la testa. Ma non gliene importò.
Imperterrita, si voltò di nuovo verso Tifa, incantato.



“Andiamo.”  Uscì.


Tseng non poté far altro che seguirlo.


[…]


Mi sono addormentata..? Quando?

Tifa si risvegliò, ritrovandosi, a sua grande sorpresa, nell’ufficio di Rufus. Si sollevò e le cadde un biglietto sulle gambe.


CI VEDIAMO STASERA, CARA.


Solo Rufus la chiamava così.
Era stato lui a portarla lì? D’improvvisò ricordò di aver avuto delle forti vertigini e…era svenuta.

“Stasera…”

Cercò di fare mente locale per capire cosa intendesse Rufus. Poi ebbe un’illuminazione e si portò le mani sulla bocca.

La festa organizzata da Reno, certo! Me ne ha parlato proprio ieri! Che stupida! Quasi me ne dimenticavo!!

Si buttò all’indietro sul divano non trattenendo un ampio sorriso.


Sarebbe venuto anche lui?


Si sentì improvvisamente felice ed emozionata.
La sua mente non riuscì che a pensare a quelle parole.

CI VEDIAMO STASERA, CARA.


“…”

Ma che mi passa per la testa!?

Rise e si affrettò ad uscire per tornare a casa.



[…]



“Eccoti!”

Quando Reno arrivò, Tifa era già sul ciglio delle scale del bar.
Il rosso la guardò stupito.

“Sei la prima femmina che conosco che non mi fa aspettare almeno venti minuti!”

“Femmina..? Ma come ti esprimi?” disse scherzosa montando sul motorino.

Reno alzò le spalle e le allungò casco.

“…e questo coso dovrebbe portarci fino a Junon?” disse lei osservando l’instabilità del mezzo.

“Eh, sfida i secoli questo gingillo!”

“Fantastico! Non sarebbe ora di donarlo ad un museo?”

Reno rise di gusto.

“Ti faccio vedere io come schizza!” pieno di sé, accese il motore. Dopo un sonoro fischio il veicolo sobbalzò spegnendosi.

“Uhm, Tifa? Puoi per caso metterti a saltellare? In genere così parte.”

“Che cosa..!?” disse non credendo alle sue parole.

“Lo faccio io, va bene!” cominciò a saltellare sul sedile facendo piegare in due Tifa dalle risate e per l’imbarazzo.

La moto si accese facendo fuoriuscire una vampata di fumo. “Sì…! E’ andata!” urlò lui soddisfatto. Lei gli diede una sberla dietro la nuca. “AHO!”

“…e smettila di parlare a doppio senso!”

“Quale doppio senso?” si girò attorno a sé non capendo.

Tifa si allacciò alla sua vita ridendo come non rideva da tempo.

***

Il tragitto fu lungo, ma con una compagnia come Reno il tempo passava a suon di risate e battute d’ogni genere.
La bruna si poggiò alla sua schiena cullata dal vento.

L’ultima volta che era stata in una posizione simile era stato con Cloud…ed era stato forse l’ultimo ricordo con lui. Il ricordo che l’avrebbe accompagnata per sempre, quello in cui tutto era ancora possibile.
Si lasciò abbandonare alla nostalgia, questa volta con il sorriso sulle labbra.

Non si rese conto di emozionare Reno con quell’improvviso contatto. Infatti lui sussultò più volte.

Non potendola guardare in viso, il rosso si fermò più volte a guardare le sue mani adagiate sul suo addome.
Avvertì eccitazione e disagio, ancor più perché aveva capito che Tifa non se n’era accorta.

Era sempre così.
Tifa era seducente, ma non lo sapeva. Questo la rendeva ancora più desiderabile.

Si ritrovò però costretto a disturbala, sfortunatamente.

“Ehi, siamo arrivati!”

“Uh? Di già?” Tifa si girò intorno, accorgendosi solo allora di essere stata fin troppo attaccata alla schiena di Reno. Ma lui si mostrò disinvolto, non facendola sentire in nessun modo imbarazzata.

Parcheggiò.

“Bene, dopo di lei, My Lady.” Disse porgendole il braccio.

“Oh, ma che cavaliere.” Rispose inoltrandosi con lui nel locale.

L’arredamento e il design del posto erano davvero originali.
Pavimento e mura erano decorati con lisce mattonelle in ceramica. Vi erano dei lunghi divani colorati.
Il tutto caratterizzato da tinte chiare e sgargianti, scelte apposta per illuminare l’ambiente. Presero posto su degli sgabelli posti al di la del bancone della zona bar.

“E’ davvero bello…!”

Tifa osservò anche i piccoli particolari come le tende, le lampade dall’aspetto davvero originale…e anche delle candele profumate un po’ dappertutto, anche sul bancone.
Si avvicinò ad una di esse per sentirne il profumo.

“Contento che ti piaccia.”

“Non sono mai stata in un locale così.”

Si ritrovò a pensare…se quella era solo la sala d’aspetto, chissà come doveva essere il salone principale.

“Questo è il mio preferito. Ha anche un bel terrazzo. Dopo te lo faccio vedere.”

Bevve in un sorso un drink che era poggiato lì, sul bancone.
Fu sorpreso di vedere la faccia sconvolta di Tifa che lo fissava incredula.

“Che ti prende?” chiese.

“Reno ma che hai fatto..?” indicò con gli occhi il lungo bicchiere.

“Eh, non lo so! Ho bevuto. Certo che ha un sapore stranissimo! E scotta pure!”

“E certo! Ti sei bevuto la candela!!”

“CHE?? Puah!! Oddio..! Bleah!”

Tifa rise di colpo. Reno la guardò contrariato mentre allontanava il fazzoletto dalla bocca.

“Me lo potevi dire prima!!”

“Non pensavo l’avresti fatto davvero!”

“…Reno!”

Tifa e Reno si voltarono verso la voce femminile che li aveva chiamati. Elena era appena arrivata.
Tifa constatò che era davvero molto graziosa. Non l’aveva mai vista truccata e con la gonna. Il giovane scese dallo sgabello e le si avvicinò.

“Sei venuta, wow!”

Subito Elena si impostò.

“A differenza di te, io tengo presente che, svolgendo un lavoro serio, ci dobbiamo alzare la mattina presto! Per questo non vengo alle feste quando so che si farà tardi!”

In tutta risposta lui le diede due colpetti sul capo.

“Sta crescendo la mia bambina! Prima di conoscermi alle dieci di sera già eri a letto a dormire..!Ora invece viene alle feste organizzate da me!”

“N-non è vero!”

Reno era davvero dolce quando parlava con Elena. Tifa lo osservò col sorriso sulle labbra. Tra i due irruppe anche Rude.

“Pelatino mio! Eccoti finalmente!!”

Reno fece cenno a Tifa di alzarsi.

“Tra poco saremo tutti! Cominciamo ad entrare!” disse spalancando una doppia porta abbastanza grande.

Eccoli dentro la sala principale.

Era grandissima, tinteggiata per lo più di bianco.
Anche qui vi erano dei divani.
Il suo sguardo cadde prima di tutto sulla pista da ballo, decisamente spaziosa. Faceva venire davvero voglia di ballare.
Su una lato poi era allestito un ricco e delizioso buffer curato non solo nella scelta dei pasti, ma anche nella disposizione. Avevano un aspetto così bello che pensò sarebbe stato un peccato mangiarli.
Dalla quantità dei tavoli, dedusse che avrebbe partecipato molta gente a questo party. Essi erano rivestiti con delle raffinate tovaglie blu scuro, con dei centrotavola floreali molto graziosi.
Infine notò delle lunghe vetrate che contornavano tutta la porzione di una parere lasciando ammirare il bellissimo cielo notturno riflesso nel paesaggio marittimo di Junon.

Velocemente la sala si andò a riempire di gente che Tifa non aveva mai visto ed entro un’ora ormai era quasi completamente.
Tutte quelle persone erano lavoratori dell’azienda di Rufus?
Ripensandoci, il centro aveva ben dieci piani, probabile che ora, vedendo tutti quei dipendenti assieme in un’unica sala, dessero un effetto totalmente diverso.
Cercò di muoversi in maniera disinvolta, non voleva dare nell’occhio, anche perchè ancora una volta si sentiva così estranea.
Loro facevano parte di un modo a lei estraneo, per questo si sentiva sempre gli occhi addosso.
In fine si ritrovò rintanata vicino al buffet.
Mentre beveva un cocktail, riprese a guardarsi attorno. C’era molta gente di mezza età, ma altrettanti giovani. Alcuni anche carini. Tra quelli, però, Rufus non c’era.

“Tifa!” Reno le si avvicinò correndo. “Già metti alla prova il tuo fegato?” disse indicando l’alcolico.

Tifa strinse le spalle e bevve il cocktail tutto d’un sorso.

“…e allora?”

Il rosso rise, poi l’afferrò per un braccio.

“Come on. Vieni ad aiutare me e Rude a movimentare questo mortorio!” non finì di parlare, che subito la trascinò con sé.

“Ma che fai? Non ho voglia di mettermi al centro dell’attenzione!”

Provò un enorme imbarazzo e più volte cercò di vincolarsi da quella presa, ma Reno era forte, molto più di quanto sembrasse.
Si avvicinò alla postazione del DJ e si fece dare un microfono.

“Rude!” urlò facendo rimbombare la voce per tutta la sala. “Vieni! E’ ora!”

Tifa rimase senza parole.

Reno era stato il miglior turk della Shin-Ra dopo Tseng e nonostante questo viveva bene e senza rimpianti, almeno in apparenza.
Era persino capace di scherzare e divertirsi. Questo la fece sorridere e le fece credere che, dopotutto, non fosse totalmente estranea a quel mondo.

Anche lei aveva dovuto cambiare radicalmente vita.
Fino a pochi anni prima combatteva e viaggiava, cercando di assistere Cloud come meglio poteva. Adattarsi alla vita di tutti giorni era stata dura. Più difficile di affrontare un qualsiasi mostro.

Reno sembrava disinvolto, possibile però che non lo fosse davvero.
Infondo anche lui e gli altri membri della multinazionale avevano costruito il loro mondo attorno alla Shinra. Ora era crollata e la vita non li aveva aspettati, dunque loro avevano dovuto reagire di conseguenza.

…E invece Tifa Lockheart?

Lei era rimasta così aggrappata a quei ricordi da arrivare a rinnegare la sé stessa odierna, così diversa dalla Tifa di qualche mese prima per abitudini, carattere…
Si sentiva come in un corpo estraneo, ma questo era assurdo.
Cambiata o no, era sempre Tifa.
Quel che ricordava lei era il passato. Il passato non ritorna. Doveva farsene una ragione. Anche Cloud ora faceva parte del suo passato.
Una bellissima fetta della sua vita che avrebbe sempre ricordato con gioia.
Non si pentiva di nessuno degli anni che aveva dato per lui. Gli aveva voluto bene e l’aveva fatto con amore.

Lei non doveva sentirsi, per questo, vuota.
Aveva tutto il tempo per riaprire un nuovo, grande, capitolo nella sua vita.

Infondo, bastava pensare a Rufus.
Chi se lo sarebbe mai aspettato che avrebbe avuto a che fare con lui e, dopo averci discusso e alzato le mani, avrebbe persino pensato che non era poi tanto male? Proprio lei che era cresciuta con il leader degli AVALANCHE, aveva rivalutato Rufus.

Già questo le faceva comprendere che la sua vita le avrebbe continuato a riservare sorprese.
Quella stessa serata avrebbe cambiato qualcosa.
Il cuore le batteva forte e in parte si sentiva stupida di provare tanta titubanza ed emozione per una persona che sfuggiva completamente alla sua parte razionale.
In parte lo odiata, lo trovava persino ripugnante, ma possibile che non vedeva l’ora di rivedere il viso di quella persona?

Guardò distrattamente dinanzi a sé e vide la possente figura dell’ex-turk Rude. Sbandò nel ritrovarselo vicino così di colpo e Reno ne rimase perplesso.

“Cosa c’è? Non sei d’accordo?”

“No. Sono d’accordissimo! Ma…per cosa?” disse lei imbarazzata.

Reno rise malizioso e questo la preoccupò non poco. Dalla tasca estrasse un CD con la sua faccia e quella di Rude stampata sopra.

“Abbiamo deciso di cominciare con il pezzo forte!” le avvicinò il CD quasi a metterglielo in faccia. “La R² compilation: ‘Big Red&Moon-SunGlasses’!”

Tifa inarcò le sopracciglia e cercò di trattenere le risate. Strinse le braccia sul petto e li osservò.

“Sarebbe il nome della vostra band..?” disse con fare sarcastico.

“Non l’ho scelto io Moon-SunGlasses” aggiunse Rude.

“Ma ti sta d’incanto! Andiamo, BigMoon!” e gli diede il CD.

Rude lo prese e lo consegnò al DJ che lo guardò parecchio perplesso.
Tifa ebbe la stessa impressione, chiedendosi come dovesse mai essere una compilation fatta dai due ex-turk.

Non appena la musica partì Reno la trascinò sulla postazione dei DJ che si trovavano in una parte del pavimento rialzata.
Rude andò alla ricerca di Elena e disse che, se si fosse imbattuto in Tseng, avrebbe trascinato anche lui.
Tifa rise di colpo nell’immaginare Tseng ballare in quella specie di palco. Si sarebbe sicuramente rifiutato! Inoltre aveva avuto sempre un comportamento autorevole nei riguardi dei suoi colleghi.

Nonostante Tifa non fosse per niente abituata a ballare così al centro dell’attenzione, dovette ammettere che Reno aveva una personalità davvero travolgente.
Malgrado fosse un ragazzo alquanto arrogante e provocatorio, con lei era sempre stato gentile e rassicurante.
Ne era felice ed in poco si ritrovò a sorridergli e a scherzare con lui.

Cominciò, involontariamente, a fare un paragone tra lui e Cloud.
Entrambi dal fisico magro, ma ben allenato, dai capelli a punta e dagli occhi chiari. Non erano molto diversi esteticamente. Certo, Reno era decisamente più stravagante.
I grandi occhiali da sole sul capo, i capelli raccolti in un codino, abbigliamento stile turk, ma più casual.
Ripensandoci, era sicuramente il suo tipo, rispetto a Cloud.
Allegro, vivace, arrogante, schietto…tutte caratteristiche che non appartenevano a Tifa, ma di cui aveva bisogno. Reno sicuramente l’avrebbe stravolta.
Le bastava vederlo ballare con lei quelle musiche a tratti ridicole a tratti coinvolgenti per rendersene conto.
Lei aveva bisogno di ridere e di lasciarsi trascinare, come faceva Reno.
Era grazie a lui se qualcosa era cambiato nella sua vita. Era passato per settimane e settimane vicino la chiesa e alla fine le aveva proposto quel lavoro.

Ora la sua vita era cambiata e se era merito di qualcuno, era proprio del rosso.

Rise ancora una volta nel vederlo scatenarsi e improvvisare passi che lei non avrebbe mai saputo imitare.

Cloud non le avrebbe mai potuto offrire una serata simile.
Sarebbe rimasto in un angolo a bere e mangiare.
Non l’avrebbe mai trascinata in pista. Non avrebbe mai chiamato il suo CD personale ‘Spike-Head in the sky’ con tanto di foto da gran figo accanto.

Forse era quella sua voglia incredibile di dimenticare che la portava a credere che, forse, Cloud non fosse mai stato l’uomo adatto a lei.

Tifa non era determinata e tosta come lasciava tutti credere.
Era per lo più riflessiva, dolce e, sebbene non lo desse a vedere, anche piuttosto introversa.
Il biondo era rude, chiuso in sé stesso e problematico.
Lo amava e lo trovava terribilmente attraente anche per il suo carattere impossibile, ma aveva davvero bisogno di un uomo da ‘accudire’ , lei che aveva già di suo sofferto così tanto?
Non era forse meglio un uomo che le facesse dimenticare tutto e che la stravolgesse?

Decise di non pensarci.
Se Reno fosse il suo ragazzo ideale oppure Cloud, era sicura che ciò di cui aveva bisogno in quel momento era essere in compagnia della personalità elettrizzante di Reno.

Rimasero a ballare per molto tempo, non si accorse nemmeno di quanto ne fosse passato effettivamente. Sentì solo un caldo terribile che la costrinse a fermarsi.

“Tutto okay?” le chiese il rosso.

“Esco solo un po’ fuori al balcone per prendere aria.”

“T’aspetto, eh!” le disse lui. Tifa annuì e si avvicinò alla grande balconata.

Non appena uscì una lieve brezza le accarezzò il viso facendole provare un brivido che le portò piacere.
Scostò i capelli dal viso e si sentì già meno accaldata.

Si poggiò sulla ringhiera e guardò il cielo distrattamente. Era una serata davvero bella. Quasi magica.
Sospirò e rimase chiusa in un silenzio così piacevole dopo tutto quel tempo in pista.

“Così Reno è riuscito a coinvolgere anche te?”

Una voce virile l’attrasse immediatamente e girandosi appena vide che affianco a lei c’era proprio Tseng.
Rimase con gli occhi spalancati per una manciata di secondi, poi riuscì a proferire parola.

“Tseng!”

Lui le sorrise e lanciò via la sigaretta che stava fumando.

“Ti sorprendi che sia qui?” le chiese.

“No, cioè…sì! Sono sorpresa. Non sembri tipo da feste in discoteca.” Disse lei onestamente.

Tseng rise leggermente e la guardò con i suoi bellissimi occhi neri.

“Me lo dicono in molti.”

Si sentì felice di trovarsi affianco Tseng. Lui era sempre così impeccabile, tranquillo e rigoroso.
Era una figura davvero rassicurante.
Stava appena cominciato ad aprir bocca per parlargli, quando vide alla sfuggita una ragazzo biondo vestito con qualcosa di bianco.
Sbandò nel vederlo e le mani si ghiacciarono di colpo.

“Stai bene? Hai uno strano pallore…”

“Io? No, no! Ho una carnagione cadaverica di mio.” disse colta alla sprovvista mentre perdeva di vista il ragazzo.

Non c’era nulla da fare, stava attendendo Rufus dal primo istante in cui era entrata in quell’edificio.

Dovevano parlarsi, dirsi qualcosa. Eppure lui non c’era e la festa era iniziata da un pezzo.

Si sentì sconfortata.
Sapeva che si sarebbe sicuramente adirata se solo lui avesse preso a beffeggiarsi di lei come suo solito, eppure era ancora più terribile pensare che lui non sarebbe proprio venuto.

Tseng si accorse dello stato d’animo di Tifa e cominciò a guardarsi intorno sperando di cogliere il motivo di quell’improvviso malumore, anche se, dopo la conversazione avuta nell’ufficio con Rufus, immaginava di cosa si trattasse. Avrebbe voluto parlare, effettivamente. Però non voleva turbarla dicendogli la sua su come vedeva la loro nascente relazione ormai palese ai suoi occhi. Inoltre non erano affari suoi e nessuno gli aveva chiesto alcun consiglio. Per questo rimase in silenzio aspettando che fosse Tifa a riprendersi da sola.

“Ehm, io vado. Penso che Reno stia in pista ad aspettarmi.”

Tseng annuì e la osservo mentre si allontanava inoltrandosi dentro il locale. Sapeva bene che non stava tornando da Reno. Sperava di incontrare lui…




…Era lui? Oppure no?
Accidenti! C’è troppo casino…


“Ehi.”

“Uh?”

Si girò e vide un giovane sui trent’anni avvicinarsi.

“Sei la tipa di cui si parla, la segretaria di Rufus Shinra, vero?” il suo tono era piuttosto irritante.

Tifa preferì rigare dritto e non dargli proprio corda, ma questi insistette ulteriormente.

“Dai, non fare la difficile. Tanto sappiamo che ‘tipa’ sei.”

“Che ‘tipa’ sono cosa?” si fermò buttando i piedi a terra e lo guardò dritto negli occhi, fulminandolo con lo sguardo. L’uomo sbandò.

“Che succede qui?”

Reno era sopraggiunto.

“N-niente.” Lo sconosciuto si allontanò, turbato e rendendosi conto che non era il caso fare storie davanti Reno.

Tifa si rasserenò, e prese ad accarezzarsi i capelli.

“Qualsiasi cosa ti abbia fatto, si vede che è un idiota. Vieni?” le porse gentilmente una mano.

Tifa l’afferrò, grata che quella sera fosse davvero un perfetto cavaliere.

“…e ora si balla sui tavoli!”

“Sui…cosa?”

La tirò su e si ritrovarono in piedi su uno dei tavolini bassi presenti vicino la pista.

“Il proprietario non si arrabbierà?” disse confusa mentre Reno si dimenava.

“Basta che non scassiamo niente e vedrai che non lo saprà neanche.”

“ Reno…” gli sorrise.





“Sì, d’accordo.”





In tutto quel caos, Tifa riuscì a distinguere una voce.
Quella voce profonda, suadente, arrogante…
La voce di chi l’aveva ammaliata ed aveva cambiato il suo mondo.





Si girò e lui era lì.




Rufus Shinra era in fondo alla sala, con le braccia incrociate, che guardava verso di lei con il suo sorriso beffardo di sempre e quegli occhi penetranti e magnetici.




Fu un attimo, un secondo, che sembrò durare un’eternità.

La stava guardando.


Lui rimase in quella posizione un po’, poi prese a camminare distogliendo lo sguardo ed inoltrandosi nella folla assieme ad altri. Mentre scompariva, ebbe la sensazione che si voltasse verso di lei un’ultima volta ammiccando.

La bruna rimase incantata, fissa a guardare nella direzione in cui l’aveva visto sparire.


Era venuto.
Era venuto ed aveva fatto in modo che lei se ne accorgesse.


Anche lui…voleva rivederla?


Ripensò al biglietto che le aveva lasciato mentre dormiva nel suo ufficio.


CI VEDIAMO STASERA, CARA.



Istintivamente scese dal tavolino e fece per buttarsi tra la folla e seguirlo, ma Reno la bloccò prontamente.

“Dove stai andando?”

“Lasciami. Torno subito.”

Il rosso la lasciò, sentendo uno strano amaro in bocca.


***


Non mi dire che l’ho perso. Deve essere qui, lui…

Si guardò attorno, ma la confusione era tanta.
Pensò dove avrebbe potuto cercare uno come Rufus. Le venne in mente la balconata dove era stata poco prima con Tseng.

Chissà perché, pensava che anche Rufus sarebbe stato attratto come lei da quell’ampio terrazzo.

Non sbagliò, perché lui era lì per davvero, che conversava con dei dipendenti.

Lo vide sbirciare dentro il locale con la coda dell’occhio e fu allora che anche lui la vide.

Ebbe quindi la certezza che anche lui volesse incontrarla.

Rufus congedò velocemente le persone che aveva attorno a se e i suoi seducenti occhi azzurri furono tutti per lei.


[…]





Chiedo venia!! Questa volta non sono riuscita a rispondere ai vostri commenti! (altrimenti avrei dovuto ritardare ancora la pubblicazione e chissà quando avrei trovato il tempo T.T)
E' già un miracolo che sia riuscita ad aggiornare.

Sono così indaffarata...ma li ho letti tutti e...grazie!! Grazie per il sostegno! Davvero! Siete voi che mi incoraggiate a continuare!
Al prossimo aggiornamento non mancherò di rispondervi! Promesso!

Mi sono data da fare con questo capitolo che infatti è uscito un bel po' lungo. Spero vi piaccia!
Già non vedo l'ora di mettermi al lavoro per descrivere la seconda parte della serata con il caro Rufus XDDD
Un bacione!

FiammahGrace















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Capitolo 13
*** capitolo.13 ***





CAPITOLO 13.



Rufus congedò i dipendenti coi quali stata conversando e si rivolse a Tifa con quell’espressione beffarda di sempre.
Era vestito, come al solito, di bianco e di nero. La giacca da lavoro bianca, lunga fino ai fianchi, i pantaloni neri e una camicia coordinata, molto avvitata, con la cravatta dello stesso colore.
Inutile dirlo, Rufus aveva buon gusto e sapeva sempre come presentarsi.
Guardò Tifa penetrante, quasi come se aspettasse prima la sua mossa.
La ragazza sentì come se il respiro le mancasse.
Più lo guardava, più si perdeva nei suoi occhi e sentiva di sprofondare.
Rufus era capace di attirare a sé tutte le attenzioni di chi aveva di fronte. Sembrava come se non si potesse scappare da lui perché poteva controllarti ed intrappolarti così, con solo uno sguardo.
Questa sensazione la impauriva. Non era abituata a perdere il controllo di sé.
Preferiva sempre avere il controllo della situazione, della sua mente, dei suoi sentimenti…perchè la faceva sentire più forte.
Con lui il suo castello crollava, come se fosse stato fatto di cartapesta.

Rufus poggiò su un tavolino lì vicino il bicchiere che aveva in mano e leggiadro ritornò a Tifa, guardandola in qualche modo intenerito.

“Ciao.”

“Ciao.” La ragazza fu solo capace di ricambiarlo pateticamente.

Rufus capì che il primo passo spettava a lui.
Non gli era facile questa volta, non dopo quello che era successo.
Da un alto si sentiva ancora in colpa per averla aggredita a quel modo, e non solo. Anche di averle messo le mani addosso.
Dall’altro, la odiava.
La odiava perché quando finalmente avevano fatto un passo in avanti, lei era scappata rifiutandolo.
Ebbene, Rufus odiava essere rifiutato.
Detestava molte cose, ma questa era una di quelle che più lo turbava. Essergli detto no a prescindere.
Lei non era la sola ad aver sofferto, no.
Se aveva reagito a quel modo era perché anche lui era sotto pressione.

Perché sapeva che Tifa aveva pensato solo a se stessa e non aveva mai neanche sospettato che anche lui avesse voluto quel momento.

Quella sera quando finalmente aveva potuto toccare le sue labbra senza prenderla di sorpresa, sentire il suo corpo muoversi sul suo… e lei lo aveva voluto, finalmente.

La amava?

Rufus non si chiedeva mai questo genere di cose.
Se lo desiderava, andava bene. Non si era mai interrogato più profondamente. Non era nel suo carattere. Pianificare, prevedere le mosse del suo avversario e combatterlo…così era Rufus. Il perché non era importante.
La stessa cosa era con Tifa. La sua “nemica”.

“Ti va?”

Tifa alzò lo sguardo.

“ ‘Ti va?’ che cosa?”

“Ti va di ballare con me?” disse suadente come solo lui sapeva essere.

Tifa sgranò gli occhi e le sue labbra si contorsero in un sorriso sconvolto, ma molto spontaneo.
Mise le mani sui fianchi e dondolò con la testa.

“Ti sembra il momento?”

“Siamo ad una festa. Cosa altro dovremmo fare?”

“Per te è tutto così facile?” disse sinceramente, con dolcezza però.

“Se lo vogliamo, tesoro.”

Detto questo le si avvicinò e prese la mano che lei aveva in vita. Fece per portarla con sé dentro e stranamente lei non oppose resistenza e lo seguì.
Senza darlo a vedere, era rimasto sorpreso. Non pensava che Tifa si fosse ammansita così visti gli ultimi giorni di fuoco che c’erano stati tra i due.
La musica della pista attirò la sua attenzione. Era molto dolce e armoniosa, in perfetto contrasto con i sentimenti che turbavano Rufus e Tifa già da un po’.

“Un ballo lento…va bene lo stesso?” le disse posizionandosi di fronte a lei, senza lasciarla.

“Non mi importa particolarmente.”

“Guarda che non l’ho premeditato.” Sorrise cercando di strappargliene uno anche a lei.

Suo malgrado, Tifa cercò di ricambiarlo, ma non le veniva. Non sapeva mascherare i suoi sentimenti,  se aveva un rospo in gola doveva sputarlo. Se no l’angoscia era capace di turbarla per giorni, finché non veniva poi fuori da sola, il più delle volte nei momenti sbagliati.

“Senti, io credo dovremmo parlare.”

“Ah, sì? E di cosa?” rispose lui mentre faceva per impostare i passi del ballo.

“Uffà! Sai benissimo cosa.” Disse lei fingendosi spazientita.

“E’ meglio allora che non ti dica a cosa sto pensando.” Sogghignò.

“Perché?” chiese ingenuamente lei, poi improvvisamente focalizzò che aveva Rufus di fronte e non le fu difficile capire che stava beffando. “Ma va al diavolo! Non si può parlare seriamente con te!”

Si girò e fece per andare via, ma già sapeva che Rufus l’avrebbe fermata per cui, non appena lui la voltò verso di sé, lei era già ritornata di fronte a lui.

“Ma perché dobbiamo fare sempre così?” disse Rufus.

“Sei un diavolo!”

“Non è così male ballare col diavolo allora. Dico bene?”

“Smettita. Non è così semplice.”

“Sì che lo è. Basta mettere le mani sulla vita e lasciarsi andare…”

Tifa lo guardò penetrante.

“Sei proprio un diavolo.”

Rufus rise e per qualche secondo rimase in silenzio.

Quando erano soli, senza nessuno, c’era un’energia che li univa e li faceva sentire vivi finalmente. Vivi come non mai, come se nella vita non avessero aspettato che questo.
Allora perché chi erano era così importante?
Perché ciò che rappresentavano rendeva le cose così difficili?
Se fossero stati semplicemente Rufus e Tifa le cose sarebbero cambiate? Oppure questa era una condanna che li avrebbe perseguitati per sempre?
Ma era davvero così importante, dopotutto?

“Perché?” chiese con tono caldo.

“Perché cosa?”

“Le cose sono più semplici di quanto credi, cara. Tu mi vuoi, non è vero?” le sfiorò il mento con le dita.

“C-Cosa?” sbandò imbarazzata cercando di contenersi. Ormai era risaputo che Rufus era capace di mandarla completamente in escandescenza, per questo subito cercò di porsi al riparo. “Abbiamo già chiarito questo punto.”

Malgrado i suoi sforzi, la bruna arrossì di colpo.

“A-ah!”

“Che c’è?”

Rufus la guardò furtivo alzando le sopracciglia.

“Ti odio!”

“Vorrei non smettessi mai di ripetermelo.” Disse sarcastico.

“Ne ho per quante ne vuoi: ti odio. Ti odio. Ti odio. Ti O-D-I-O.” disse non trattenendo facilmente le risate.

Rufus la guardò penetrante e fece scorrere la mano che aveva sui fianchi della ragazza fin sopra le spalle di lei e prese ad accarezzarle il collo.
Premette  leggermente fino a costringerla a poggiarsi sul suo petto, poi l’abbracciò e continuò a dondolarla seguendo il ritmò della musica di sfondo.
Tifa si sentì inquieta, ma la vicinanza del suo bel presidente in qualche modo sembrò calmare finalmente tutta quella burrasca che albergava nel suo cuore, e si sentì rasserenarsi finalmente. Come se fosse pervasa da un calore benefico.
Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare da lui, non curante di essere giudicata, non curante di nulla.

Improvvisamente la musica finì, ma i due erano ancora lì. Fu stranamente Rufus a fermarsi e a sussurrarle all’orecchio che era meglio andare.
Il suo respiro sulla sua pelle…era una sensazione che le era mancata così tanto.

Lui la prese per mano ed andarono ad appartarsi su uno dei divani posti infondo alla sala.

“Ti va qualcosa?”

“No…sto a posto.”

“Ah, sì? Io invece sto morendo di fame. Non ho toccato cibo oggi.” Disse onestamente Rufus.

“Che bella notizia…” lo riproverò lei non capendo perché Rufus si trascurasse tanto.

“Dai, evitami le prediche. Porto qualcosa anche per te.”

Tifa lo guardò mentre si allontanava per avvicinarsi al buffer.

Era leggiadro e molto elegante. Rufus sembrava davvero un principe.
Peccato che fosse un gran bastardo.
Eppure, non lo avrebbe voluto diverso.

Più passava il tempo e più cominciava a pensare che era proprio di una persona così diversa da lei di cui aveva bisogno. Ne aveva bisogno per cambiare vita, per guardare altrove finalmente.
Certo, con Rufus il passo sarebbe stato decisamente grande!
Però quell’atmosfera, il suo caldo abbraccio…in quel momento l’aveva resa “buona” e li per li pensò che Rufus non era male e non voleva mandare tutto all’aria con lui.

“Ecco qua.” Rufus si sedette e poggiò sulle gambe un sostanzioso piatto di fritture e schifezze di vario genere.

“Tutta questa roba?!” Tifa guardò sbigottita quel piatto.

“Sei tu che ti ostini a pensarlo, ma guarda che io mangio.” Rispose lui fiero.

“Sì, ma questa robaccia! Così non solo non stai bene, ti viene anche il colesterolo!”

“Tifa…la vita è breve.” Disse con tono molto ironico. “Ricordi il mio discorsetto quella sera in cui noi…”

“Piantala! E comunque…quel discorso coprirebbe anche abbuffate di questo tipo!?”

“Uhm…” rilfettè il biondo mentre metteva in bocca un arancino. “…Sì, direi di sì.”

La bruna si rassegnò e scosse la testa cercando di farsene una ragione. Poi allungò una mano sul piatto, al che Rufus glielo allontanò.

“Cosa stai facendo?”

“Adesso li vuoi, eh?”

Tifa lo guardò con odio, poi prese a dimenarsi come una ragazzina che pretendeva il suo giocattolo.

“Sei antipatico, Rufus! Dammelo! Voglio una patatina!!”

Rufus non faceva che far passare il piatto da una mano all’altra proprio per impedirle di avvicinarsi. Questo non fece altro che far scaldare Tifa che a un certo punto allungò le gambe e si mise a cavalluccio sopra di lui bloccandogli entrambe le braccia come insegnatole dal maestro Zangan.

“Ahi! Così non vale.” Disse Rufus divertito.

“Evvai!” Tifa prese il piatto e soddisfatta cominciò a mangiare uno dopo l’altro un po’ tutti i tipi di frittura.

“Però non ti sembra eccessivo stare seduta sopra di me in questo modo proprio davanti a tutti i miei dipendenti?”

“Eh?”

Tifa si guardò e subito fece per scostarsi da sopra di lui,  imbarazzatissima di essersi posizionata in maniera così ambigua. Al contrario, Rufus la trattenne per i fianchi e la avvicinò a sé ancora di più facendola fare di tutti i colori.

“S-smettiva! Mi stai facendo vergognare!”

Tanto si dimenò che alla fine il ragazzo fu costretto a lasciarla andare. Tifa si ricompose, aggiustandosi la gonna che se n’era decisamente salita.

“Ehi, non ti sei mica offesa?” subito intervenne Rufus che ormai conosceva la suscettibilità della ragazza.

“Rufus, io…”

“Non dire ‘io’ , ti prego.” Il biondo poggiò una mano sulla fronte buttandosi all’indietro e fingendosi disperato. “Finiamo sempre per fare discussione.”

“Rufus, ma io devo saperlo. Noi, non…non possiamo continuare così. Possibile che non lo capisci?”

Rufus sbirciò tra le dita che aveva sul viso e la sua espressione si fece quasi scocciata.

“E’ così importante per te?”

“Certo che lo è! Non facciamo altro che litigare, poi ci avviciniamo, siamo poi anche stati…stati…”

“…assieme?”

“Sì.”

Ci fu silenzio e per qualche secondo nessuno dei due seppe cosa dire.

“Vuoi sapere se ti amo?”

Tifa si pietrificò.
Lo guardò intensamente non riuscendo a formulare alcun pensiero di senso compiuto.
Non si aspettava che  Rufus avrebbe mai detto una cosa del genere. Continuò ad osservarlo e il suo cuore cominciò a palpitare forte, non sapendo se voler conoscere davvero quella risposta.

Dal canto suo, Rufus cominciò a ridere.

“Che faccia che hai fatto, dovresti vederti.”

“C-che faccia..?” Cercò di impostarsi diversamente, ma era davvero sconvolta perché…perché Rufus aveva decisamente fatto centro.

Lui non girava mai attorno ad un argomento.
Andava dritto al sodo.
Per questo sapeva sempre spiazzare il suo avversario e prenderlo alla sprovvista.

Però non capiva.
Perché aveva detto una cosa del genere senza poi neanche risponderla?

Non che volesse che le dicesse di amarla, però neanche esporsi così per poi lasciare tutto al dubbio.

Lo esaminò e cominciò a pensare se Rufus fosse davvero in grado di amare una persona.
Ripensava a Tseng e a tutte le volte che le aveva detto che Rufus ormai viveva per il suo lavoro, e che non aveva certo avuto una famiglia esemplare.
Si domandò se nonostante questo, lui…

“Vuoi vedere come faccio il riccone e mi accendo la sigaretta con una banconota da dieci guil?”

“Cosa?” Tifa rimase scettica per i suoi pensieri interrotti bruscamente da una affermazione tanto idiota.

“Rufus, non fare lo stupido!”

Lo vide sorridere aspramente e estrarre il portafoglio dalla tasca posteriore dei pantaloni, al che Tifa gli fermò il braccio.

“Uffà! Sei proprio noiosa!” il ragazzo la guardò imbronciato, quasi come quei bambini a cui è stata rifiutata una esibizione della quale vanno fieri.
Poi improvvisamente sorrise e diede un paio di botte sulla testa di Tifa che lo guardò sconcertata.

“No, non ti posso tenere il broncio. Anche se la sigaretta ha un altro sapore con i soldi.”

Tifa sbuffò rassegnata. “Guarda che non farai colpo comportandoti così.”

“Peccato.” Disse ironico e la guardò con i suoi occhi profondi. “Però ti piaccio ugualmente, vero?”

Tifa sorrise e scostò una ciocca di capelli dal viso. “Chissà…!”

“Come chissà?!” il presidente fece il finto offeso ed incrociò le braccia.

Osservandolo, Tifa notò l’ora sull’orologio sul polso di Rufus e scattò in piedi.

“Cazzo, mezzanotte!”

“Che c’è, perdi la carrozza?” le si rivolse sarcastico.

“Non fare il cretino. E’ solo che è tardi. Ho da fare domani e devo anche andare a lavoro.”

“Dai, Tifa. Non vorrai farmi credere che vai già a letto a quest’ora?”

“Beh, che tu ci creda o meno, io vado.”

Detto questo, si avviò fuori dalla sala lasciando Rufus di stucco, che per niente si aspettava di vedere Tifa andare via così. Per questo si alzò di scatto e le corse dietro.

“Dove vai?”

“Sto cercando Reno. Mi da lui il passaggio.”

“Beh, che problema c’è? Te lo do io uno strappo ad Edge. Sto con la macchina.”

Tifa tentennò e portò una mano sotto il mento. “Ma tu vuoi restare ancora quì, no?”

“Tifa, per favore! Perché credi che mi interessasse venire stasera?”

Le ammiccò e Tifa ebbe un tonfo al cuore.

Rufus le avvolse un braccio sulle spalle e prese a giocherellare con le chiavi della macchina facendole roteare sull’indice.

Percorsero il locale e in poco tempo furono già fuori.
Il giardino fuori era immenso ed infondo a Tifa dispiacque di doversene andare così. Magari ci sarebbe tornata un giorno, per visitare il posto come si doveva.

“E’ tutto apposto?”

“Uh? No, scusa. Mi ero fermata a guardare il giardino, tutto qua. Non avevo notato fosse così grande.”

Rufus la guardò intensamente e sembrò pensare qualcosa.
Infatti la ragazza lo vide tentennare e poi prenderla per mano e portarla in direzione del giardino.
La bruna li per li avrebbe voluto fermarlo, dicendogli che non era importante, ma vedere quel posto la incantò davvero e ben presto la fretta che aveva prima scomparve completamente.
Il prato era umido e ben tagliato, con tantissime aiuole floreali. Vi erano anche diverse fontane, tutte molto grandi e dal design davvero particolare.
Tifa si sedette sul marmo di una di queste e si lasciò trasportare dal romanticismo di quel posto. Rufus l’assecondo e si postò vicino a lei, rimanendo però in piedi.

“Grazie.”

“Aspetta a ringraziarmi.”

Appena detta questa frase, si sentì un boato.

Si girò e vide alle sue spalle dei bellissimi fuochi pirotecnici.
Era davvero bellissimi. Molto colorati e luminosissimi.

Tifa portò le mani alla bocca e si rivolse a Rufus.

“Ti prego, dimmi che non li hai fatti fare tu apposta.”

“Eh, eh, eh. Mi spiace.” Il ragazzo ammise. “Però sapevo che li avrebbero fatti intorno alla mezzanotte e devo dire che anche io li vengo sempre a guardare da qui.”

Le luci dei fuochi illuminavano le figure di Rufus e Tifa che si facevano di tutti i colori.
Prima giallo, poi rosso, poi viola…era un’atmosfera da favola, e loro non facevano che guardare assieme nella stessa direzione.
Ad un tratto Rufus girò lo sguardo, e sentendolo, Tifa fece lo stesso.
In quel momento, specchiarsi nei suo occhi, era la cosa più bella che potesse immaginare.

“ATTENZIONE! Questo è Grande!!”

La voce esuberante di Reno si poteva sentire anche da lì.

“Reno? E’ lui che fa i fuochi?”

“No, però spesso porta quei bei esplosivi che…ti consiglio di tapparti le orecchie.” Infatti il ragazzo poggio le mani sulle orecchie e Tifa lo imitò, non capendo e…un boato simile all’esplosione di una dinamite rimbombò per tutto il quartiere, facendola balzare in piedi per lo spavento.

“Oddio mio!! Ma è pazzo?!” disse scherzosamente, ma non troppo.

Però tanto la botta era stata grande quanto era la spettacolarità dei fuochi che aveva generato.
Rimase incantata a guardarli, senza stancarsi di tenere la testa alzata già da qualche minuto.

“Tifa, vogliamo andare?”

“Sì…” disse mentre i fuochi finivano.

Rufus aprì la macchina e si mise al posto di guida. La bruna si sedette accanto a lui e mise la cintura.

“Dove ti porto, tesoro?”

“Solito posto.”

“Casa mia?” le disse scherzoso guardandola dallo specchietto.

“Ah. Ah.” Disse asciutta. “Casa MIA.”

“Okay. Casa MIA.”

“No! Intendevo ‘mia’…uffà! Ma tu prendi sempre per culo!” sbuffò facendogli una boccaccia.

Rufus rise e mise la marcia per partire.


[…]


Più volte aveva costatato che Rufus aveva una splendida guida.
Calma, silenziosa…avrebbe potuto addormentarsi lì.

Sbirciò verso di lui.
Era davvero bello quando guidava.

Aveva il viso serio e rilassato. Le illuminazioni della città che scorrevano sulla sua figura creavano su di lui un gioco di luci splendido.
Non si rese neanche conto per quanto tempo, effettivamente, rimase a guardarlo.
Di lì a poco, però, arrivarono nel quartiere dove abitava Tifa.

“Lasciami qua, va bene. Così ti eviti di fare tutto il giro.”

“Non ti preoccupare.”

Tifa non insistette. Dopotutto, anche a lei faceva piacere restare con lui ancora per un po’. Aveva la testa completamente vuota e finalmente, dopo settimane di agonia, si sentiva completamente rilassata.
Per di più, aveva fatto pace con Rufus, e ne era felice.

“Sei sveglia?”

“Sì che sono sveglia.” Gli sorrise costatando che erano arrivati e lui aveva già fermato la vettura.

“Grazie.”

“E’ il minimo.”

Rufus scese velocemente e con tempismo aprì lo sportello della ragazza porgendole la mano.

“Uhm…sei un po’ troppo gentile oggi.” Lo punzecchiò lei.

“Beh, devo farmi perdonare.”

Tifa lo guardò cercando di capire.

“Scusa.” le disse dolcemente mentre l’aiutava ad alzarsi.

Tifa rimase sorpresa, più che da quelle parole, dalla voce di Rufus, che era infinitamente dolce.

Il ragazzo portò una mano verso il viso della ragazza e col dorso le accarezzò una guancia, facendo poi scivolare le dita sul mento.
La guancia che le aveva colpito, che era così soffice…e bella.

La bruna istintivamente schiuse le labbra alzando il viso verso di lui.

Il respiro di Rufus, i suoi occhi, il suo corpo…

Lo desiderava. Lo voleva.

Il bel presidente la guardò non riuscendo ad ignorare quelle irresistibile labbra che ai suoi occhi lo invitavano ad avvicinarsi.

Sbirciò un attimo alle spalle di lei, sorrise, e poi dolcemente si avvicinò premendo le labbra sulle sue.

Le massaggiò con movimenti lenti e sinuosi, aprendole pian piano la bocca fino a rendere sempre più passionale quel bacio.

Tifa non trattenne più le emozioni e si aggrappò alla sua giacca stringendola sempre più forte.

Le sensazioni che provava quando lo aveva con sé erano sempre così forti da farle dimenticare tutto.

Sapevano prenderla, conquistarla, devastarla… fino a non volere più altro.
Rufus era il suo dolce oblio, nel quale lei si abbandonava e del quale ne aveva sempre più bisogno, sempre di più…

Improvvisamente ebbe il bisogno di fermarsi. Le mancava il respiro.

Rufus la assecondò e lentamente si scostò da lei.
Qualcosa però turbò la ragazza.

Gli occhi di Rufus…
Avevano uno strano scintillio negli occhi. Vide dipinto sul suo volto quell’espressione beffarda inconfondibile e lo vide lanciare uno sguardo alle spalle di lei.

Istintivamente la ragazza si girò. Sgranò gli occhi non potendo credere a ciò che vide.




Cloud Strife.




Tifa rimase incredula, pietrificata, con lo sguardo perso verso di lui e la mente completamente annebbiata.

Cosa…cosa diavolo ci faceva lì?

E…Rufus?

Guardò il biondo presidente che sembrava sul punto di ridere di brutto.
Lo guardò con odio, un odio così profondo che lo avrebbe fulminato se avesse potuto.

Inaspettatamente, però, fu proprio Cloud il primo a prendere parola e a scagliarsi verso di loro.

“Tifa, cosa cazzo significa?”

Rufus intervenne parandosi davanti a lei. Mise le mani in tasca e prese a guardarlo dall’alto verso il basso con fare sprezzante.

“Che vuoi, Strife?”

“Non metterti in mezzo Shinra!” gli urlò contro Cloud.

“Perché ti innervosisci?”

“Rufus, non…” cercò di intervenire Tifa, ma Cloud già era pronto a rispondere.

“Che diavolo vuoi da lei?”

“E tu che diritto hai di intervenire in affari che ormai non ti riguardano?”

Senza che il biondo presidente potesse proteggersi in nessun modo, Cloud gli scagliò contro un pugno in pieno viso che lo fece barcollare per qualche attimo. Rufus vi portò una mano sopra e questa velocemente si intinse di rosso.

“Rufus!” Tifa si piegò verso di lui, ma Rufus l’allontanò e, incurante del sangue che gli scorreva dal labbro e dal naso, cominciò a ridere di cuore.

“Sei patetico, Strife! Hai scelto la tua donna, e adesso vuoi lo stesso stare con tutte e due?”

“Ne vuoi un altro?” ringhiò il ragazzo dai capelli a punta ormai completamente fuori controllo.

“Adesso basta!” Tifa si diresse verso Cloud e lo prese per un braccio strattonandolo via, mentre Rufus continuava a provocarlo.

“Ma sì, forza! Avanti. Vuoi fare il grande uomo? Ma guardati. Non sai nemmeno essere coerente con le scelte che hai fatto! Tifa non è intoccabile, mio caro.”

“Rufus smettila!!” Gli urlò contro la ragazza, mentre ormai erano già fuori dalla sua portata.


Lo portò in una traversa e sbatté Cloud contro il muro.


“Si più sapere che ti è venuto?!”

“Tu che cazzo stavi facendo?!”

“Io…” Tifa per un attimo si sentì a disagio.

Stava baciando Rufus…lo aveva fatto e Cloud era proprio lì, e li aveva visti.

Provò una morsa al cuore e si sentì profondamente male. Poi improvvisamente le si parò nella mente l’immagine di Aerith e tutta l’angoscia di rivedere Cloud proprio in una circostanza simile svanì, facendola andare su tutte le furie.

“Io…non ho niente di cui giustificarmi!!”

“Capisco che sei sconvolta. Ma cazzo! Con LUI?!”

“Sconvolta? Cosa credi? Di essere solo tu al centro della mia vita?!”

“Mi fai schifo, Tifa. Ti sei lasciata abbindolare da uno come Rufus Shinra!”

“Come puoi giudicarmi così? Tu non sai niente!”

“Ho visto abbastanza e ti stai vendendo come una puttana.”

“Che cosa?!”

“Sai bene chi sia quella persona, e lasci che ti usi in questo modo?! Mi deludi proprio!”

Tifa sentì ribollire il sangue nelle vene.

“Sta zitto!!”

Lo guardò gelida, fulminandolo con lo sguardo.

Gli occhi di Tifa pietrificarono Cloud, che per un momento si azzittì senza sapere che dire, provando un insolito turbamento. Forte ed insopportabile perché a farlo era stata lei, la donna che aveva amato…e che non perché aveva scelto Aerith non amava più.

Quello sguardo insostenibile però lo fecero alterare. Perché era lo stesso di quel bastardo.

“Ma guardati, ti ha anche addestrato bene. Brava. Impara anche ad atteggiarti come lui.”

“Cloud, adesso basta! Sparisci!”

“Toglitelo dalla testa. Giuro che lo ammazzo se lo vedo ancora con te!”

“Vattene!” gli urlò ormai fuori controllò.

Cloud diede un fortissimo calciò ad un bidone che si rovesciò a terra. Tifa nascose il viso far le mani mentre Cloud correva via, indignato.


Sigh…

Sigh….


Lui non sa niente! Non è giusto! Non è giusto!!


Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontarlo ma non pensava sarebbe stato così. E adesso? Cosa doveva fare?

Si lasciò prendere dallo sconforto, ma non voleva più piangere per lui. Dove farsi forza e guardare in faccia la realtà.

Girò i tacchi e ripercorse la strada fino a tornare verso l’automobile di Rufus.

Il presidente stava poggiato sul cruscotto della vettura, con un fazzoletto alla bocca per tamponarsi il sangue.
Quando vide Tifa venire con passò svelto verso di lui, allargò le labbra in una sorta di sorriso, ma la sua espressione cambiò radicalmente quando la mano della ragazza lo colpì.

“Perché mi hai…”

“Brutto schifoso che non sei altro! Come hai potuto?! Come hai potuto, bastardo!?!”

Cominciò a picchialo dandogli delle botte sul petto che però non gli procurarono dolore.
Infatti la afferrò facilmente per i polsi e la guardò dritto negli occhi.

“Okay, ho fatto un colpo basso. Ma il bacio era sincero.”

In tutta risposta Tifa gli calpestò un piede, e Rufus, per il dolore, fu costretto a lasciare la presa.

“Tu se non vieni sotto casa mia a supplicarmi di perdonarti io non tornerò mai più da te!”

“Supplicarti?!”

“Esatto, caro mio! Stavolta l’hai fatta grossa!”

“Aspetta un attimo.” La fermò mentre lei stava facendo per andarsene. “Hai già dimenticato cosa ti ha fatto? E cosa credeva? Che tu fossi intoccabile? Che nessun altro uomo avrebbe potuto avvicinarsi a te se non lui? Da questo punto di vista dovresti ringraziarmi. Forse adesso sa cosa ha perso, ed un po’ di amaro in bocca lo ha finalmente provato anche lui vedendoti con me, non credi? E’ stata solo una piccola ripicca.”

Tifa ci pensò su ma era troppo in collera per valutare obbiettivamente le parole di Rufus, per questo lo guardò sprezzante e scandì bene le parole.

“Supplicare! Addio.”

Rufus rimase fermo a guardarla mentre lei si allontanava sempre si più.

“Domani tanto tornerai.” Le urlò dietro provocatorio.

“Speraci!”

“Tsk, Figurati! Supplicare? Io? A te? Stiamo scherzando?!”

Sconvolto come non lo era da molto, si rimise in macchina e partì, sperando di tornare presto a casa per dormire finalmente.


[…]





Ringrazio tutti per i sempre calorosissimi commenti!
Mi dispiace che ultimamente sto aggiornando con tanta lentezza, il fatto è che trovo poco tempo per scrivere.
Questa fanfic almeno, alla quale tengo molto.

Questa è una storia che non voglio buttare giù così, per questo ci tengo a scrivere quando ho le idee ben chiare in testa.
E questo è un periodo un po’ no, diciamo.

Quindi mi sto prendendo più tempo per ragionare e rendere sempre accattivante questa storia che mi sta dando molte soddisfazioni.
Soprattutto grazie a voi che mi sostenete!
Sicuramente con l’estate sarò più costante, lo prometto! Con le giornate più lunge e il tempo libero, sono sicura riuscirò anche a completarla!

Giusto per dire due parole in merito alla fic, vi dico che è stata superata un’altra fase. Quella di Cloud.
Il caro biondino non digerirà per niente bene questa relazione (quanto sognavo di arrivare a questo punto xD).
Avevo inizialmente deciso di non puntare troppo su Cloud dato che Tifa è comunque sempre innamorata di lui, e temevo di poter avere troppe difficoltà. Però voglio farlo!
Mettiamo un po’ di triangolo xD


Ora passo ai vostri commenti!


Shining leviathan: accontentata con il capitolo 12! Rufus e Tifa si sono riavvicinati, ma visto che sono cattiva li faccio allontanare di nuovo xD
Ma non preoccuparti, ormai sono presi l’uno dall’altro. Bisticciano e tornano assieme, non riesco ad immaginarli diversamente xD
Una rivista su Rufus….è il mio sogno *_* Vorrei il remake di ff7 solo per poterlo guardare in tutte le sue angolature, e non solo quel primo piano di Advent Children!!! Bellissimo…ma solo quello e giusto qualche altro screen ç___ç
Non è giusto!
Rufy che fa lo spogliarello *sbav*
Okokokokok…torniamo seri XD (si fa per dire)
Per il triangolo…mi hai preceduta!! Ebbene sì! Come avrai letto col nuovo capitolo, è rientrato in scena Cloud!! xD
E la situazione si complica ancora di più! Spero di organizzare bene la cosa…^^
E già immagino il punto in cui lo saprà Barret…perché lo saprà xDDD Un bacio, alla prossima!

Marie16: anche a me, da fan, la parte in cui lui si ferma a guardarla mi fa sognare** E mi fa piacere sia piaciuta anche a te!
Perché va anche in contrasto col loro rapporto burrascoso, e se non fosse così…è vero! Non sarebbero loro!
Mi fa piacere che sia riuscita a rendere molto scenografico il dodicesimo capitolo!! Era importante che le scene si potessero immaginare…XD Per quanto riguarda Tseng, lui non credo si metterà in mezzo, devo ancora decidere. Due paroline le dirà, poi non so se approfondire di più. Vedrò cosa mi esce^^
Più contrasti ci sono e a me più piace!
Ciaoo e grazie^^

Thembra: Cloud rosicheràààààààààààà! Ehehheheeh! A me piace incasinare le cose xD Si capisce ormai. Rufus diciamo che ha un lato dolce, ma Tifa lo provoca troppo e lui finisce per essere più rude con lei. Anche in questo capitolo. Parte che è quasi “adorabile” rappresentando com’è di solito. E poi ecco che fa la bastardata! Però ha fatto bene per me! xD Detto fra noi, io sono dalla sua parte!! xD Spero che questo cap ti piaccia, alla prossima!! xD

Black_Thunder: Beh, non è che la tratta come schiava, vuole solo umiliarla un po’ perché lui si sente molto ferito. Il caro Shinra non è abituato ad essere rifiutato. Ho fatto qualche accenno a proposito in questo cap. Però è vero, non ci riesce. Eeeh…anche lui si sta innamorando xD
Sull’entrata in scena di Rufus ci ho lavorato un bel po’. Volevo una cosa classica ma che facesse il suo effetto e sono contenta di esserci riuscita!^^ Il fatto della candela di Reno mi è successo veramente xD Solo che io non l’ho bevuta! xD Ero ad un locale, e c’era un bicchierino graziosissimo!! L’ho pure alzato per annusarlo pronta a chiedere cosa fosse e mi fermarono dicendomi che era una di quelle candele liquide, non so se le hai mai viste! Che figura di..!! lasciamo perdere xD
Ho voluto inserire quel paragone tra Cloud e Reno perché effettivamente anche io, pur non supportando la RenoxTifa, penso che Reno sarebbe il suo uomo ideale. Per la sua spensieratezza, allegria…
Ed è per questo che poi io Tifa la metto con Rufus…xD perché non è per niente il suo uomo ideale!! xDDD E a me piace! Spero il cap ti sia piaciuto! Alla proxima! W moonsunglasses!

Angeal: Sì, sono d’accordo. E’ una questione troppo lunga e i pareri sono molto discordanti^^ Meglio tralasciare^^ Comunque mi fa piacere ti piaccia la mia Tifa combattiva! Tifa deve sapersi imporre con Rufus, non mi piacciono le ebete che pendono dalle labbra dei loro innamorati anche se questi sbagliano ò__ò
Mi fa piacere che la parte dello svenimento sia piaciuta anche a te *_* Ne sono felicissima! Spero che hai gradito anche il continuo!! Un bacione!!

Yurinoa: xDDD Sì, comunque penso ci arriverò abbondantemente a 20 capitoli. E di questo passo anche di più. Devo farmi due conti sui punti che voglio trattare. Io ho sempre pensato che comunque sarebbero stati una ventina in tot, sì.
Mi fa piacere che ti stia piacendo la narrazione della storia. Anche io ho sempre pensato che periodi bui, e incomprensioni siano d’obbligo in una storia del genere. E sono contenta che nonostante il fatto intristiscano un po’, comunque la lettura sia piacevole. Il difficile in una long fic è sempre questo, quello di essere costanti. E non cadersene. Ed io sto facendo il possibile^^
Sono contenta che anche Reno ti sia piaciuto. Mi piace inserirlo di tanto in tanto proprio per quel che hai detto: da un tocco di ilarità! E ci voleva dopo il periodo buio di Ruf e Tifa. Ciaoo un kiss!

OrihimeInoue: Grazie Hime xDD Sai bene quanto tenga a questa storia e quindi quanto mi faccia piacere sentire che la caratterizzazione dei pg sia buona!!^^ Cloud è un po’ insopportabile perché chiaramente è visto dagli occhi di Tifa, che nella mia fic, ora come ora, non vuole rivederlo! E come darle torto. Però pian paino li riavvicino. Anche se da questo capitolo non sembra xD
Devo poi ammettere una cosa: non sai quanto tempo sono stata indecisa se tagliare o no la scena dello schiaffo.
Anche io non è che Rufus ce lo vedo ad alzare le mani, però li per li l’ho trovato così nervoso mentre lo descrivevo che mi è venuto naturale. Più che farla mandare a quel paese, o qualche offesa più pesante, ho trovato più probabile che scoppiasse. Ma lui stesso se ne è pentito perché non fa mai cose di questo genere.
Spero che il continuo ti stia piacendo! Un kiss!!

Tifa_heart: No xD Già ti anticipo che a Tifa non piace Reno. Forse il contrario xD Quando ho descritto quella parte pensavo a qualcosa di genuino, dove uno riflette su una persona che stima e che ammira per il suo modo di fare. Ma niente di più. Invece per quanto riguarda Tseng ci hai preso. Questo è un punto che tratterò.
Mi fa piacere ti sia piaciuta la scena nell’ufficio di Rufus xD E’ una scena che, da fan della coppia qual sono, piace anche a me** Quindi sono contenta che abbia trasmesso la mia passione anche a voi! Grazie!

Tifa_Lockheart: eheheh…peccato che io voglia farli bisticciare di nuovo xDD Però per poco questa volta! xD Si chiariranno subito! xD
Comunque mi fa piacere che questi ultimi due capitoli ti siano piaciuti! E anche io adoro le scene con le feste quindi ci tenevo ad inserirne almeno una!! L’avevo in mente da non so quanto ed aspettavo solo il momento giusto per inserirla. Spero ti sia piaciuta nonostante il finale. Ciao e alla prossima!!

The one winged angel: Mi fa sempre piacere quando i miei lettori mi recensiscono! E’ una prova più concreta del fatto che stiate seguendo la mia fic e mi invoglia tantissimo a continuare e a darmi da fare! Quindi grazie per aver deciso di recensirmi e per avermi seguita. Mi lusinga sapere che questa sia una delle migliori Fanfic RufusxTifa che tu abbia letto! La cosa mi riempie il cuore di gioia perché ci sto lavorando molto su questa storia e ragiono sempre tantissimo su ogni capitolo che scrivo! Sentire questo mi rende quindi molto felice. Grazie! E se ti piacciono le cose complicate, siamo a cavallo perché farò il possibile per rendere questa storia sempre più complicata! Grazie per la rec, alla prossima!

White Shadow: Non preoccuparti! Non manchi mai di recensirmi quindi sono già contenta di questo, e che la mia fic ti stia piacendo! Grazie!
Spero che anche questo seguito ti sia piaciuto! Un bacione!!



Non so a quando il prossimo aggiornamento, ma continuate a seguirmi! Anche se con lentezza, la finirò questa fanfic! Questo è sicuro!

Un bacione a tutti! Vi auguro una buona Pasqua!

Fiammah_Grace


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Capitolo 14
*** capitolo.14 ***


CAPITOLO 14.




L’ufficio era ancora buio.

Rufus Shinra alzò appena lo sguardo oltre i fogli che stava meticolosamente leggendo perché la sua vista cominciò a venir meno. 

Chiuse gli occhi per qualche secondo, massaggiandosi sull’imboccatura del naso, dopodichè decise di alzarsi. 

Era ora di fare un po’ di luce in quella stanza.

Così si posizionò davanti alla vetrata alle sue spalle e tirò la persiana, che in men che non si dica illuminò completamente l’ufficio fino ad accecarlo, essendo stato al buio così tanto tempo.

Sbirciò oltre il vetro scrutando la strada e i palazzi di fronte. Tutto era regolare, come al solito.

Erano appena le nove del mattino, e lui era in ufficio già dalle sette e mezza. 
Se voleva curarsi dei suoi affari e dei suoi progetti, doveva sbrigarsi e darsi da fare. Ancora e ancora.
Non era un gioco, le cose davvero dipendevano dalle sue scelte adesso che non era manipolato più da nessuno. 

Gliel’avrebbe mostrato a tutti di cosa era capace quel Rufus Shinra, che tre anni prima era stato preso in giro così. Soggiogato dai suoi stessi sottoposti solo per la sua giovane età. 

Lavorava con suo padre da quando era solo un ragazzino. Fin da bambino il signor Shinra lo aveva sempre portato con se, ed il piccolo Rufus era praticamente cresciuto in quella fortezza impenetrabile e potente che era la Shinra inc.
A soli quindici anni era diventato già vice-presidente e poteva vantare un carattere e un modo di fare degno di un affermato politico. 

Tuttavia tutto questo potere ad un’età così giovane gli era costato un prezzo davvero alto, perché l’aveva portato a perdere il controllo di una situazione che in realtà stava degenerando sotto i suoi occhi.

Ma lui era così fiero, così determinato a sovrastare suo padre che non se ne era mai accorto.

Non si era mai accorto che tanto era riuscito ad andare avanti dopo la morte di suo padre perché Heidegger, Scarlett, e tutti gli altri, glielo avevano permesso per i loro scopi.

Questo perché era giovane.
Questo perchè era stato fin troppo fiducioso.

Ma non sarebbe mai più capitato. 
Non ora che tutto era completamente nelle sue mani. Non ora che aveva deciso di non fidarsi di nessuno. Perché così nessuno lo avrebbe mai più tradito.

Le cose sarebbero andate bene, ne era certo. Era solo una questione di tempo. Doveva solo aspettare la sua occasione per riemergere e tornare ad essere qualcuno a Edge. 


Però, dopotutto, tutto questo a cosa sarebbe valso? Anche se ce l’avesse fatta, un giorno, cosa sarebbe cambiato?


Si riabbandonò sulla sua poltrona in pelle posta dietro la scrivania.

Quando i suoi piani avrebbero cominciato a prendere forma, quando in qualche modo sarebbe risalito nella società, quando il vento avrebbe cominciato a soffiare dalla sua parte…lei…lei cosa avrebbe fatto?



Mi odierai?



Rise.



Odiare…
Tu mi odi già, mia piccola Tifa Lockheart.




“Rufus…?”

Rufus alzò gli occhi sentendo la voce di Tseng richiamarlo. Era affacciato sulla porta e sembrava guardarlo con preoccupazione.

“Dimmi, Tseng.” Pronunciò laconico, incrociando le dita, premendo fra loro i polpastrelli dei pollici.

“Sono le nove e non ho ancora visto miss Lockheart. Mi chiedevo se tu sapessi perché non ancora arrivata. Generalmente è così puntuale.” 

Il biondo ragazzo tirò un sospiro. Poggiò le mani sui braccioli della poltrona, dopodichè si alzò e prese a camminare lentamente per la stanza.
Sembrò perdersi nel vuoto, mentre rifletteva prima di dare a Tseng la sua risposta.

E così Tifa non si era ancora presentata a lavoro? 

Certo che lo sapeva. 

Lo aveva capito già dal momento che aveva trovato buio il suo ufficio. 
La ragazza aveva quella fastidiosissima abitudine di aprirgli tutte le finestre dell’ufficio quando veniva. 
Eppure ci si era abituato.

“Non è venuta, Tseng.”

“Non è da lei.” Intervenne il moro più allarmato del solito.

“Rilassati, è tutto a posto.” Lo riprese Rufus in tutta risposta, assumendo un tono fin troppo placido che irritò non poco il suo sottoposto.

Rufus era solo un ragazzo, ma possedeva già le qualità di un uomo adulto. 
A soli ventitre anni sapeva mettere in soggezione chiunque, ed il suo sembrava un dono innato, che gli apparteneva fin da quando aveva cominciato a lavorare con suo padre.
Spesso si chiedeva in quanto odio fosse cresciuto per essere sempre così irritante e sgradevole con il prossimo. 
Non che lui fosse tanto diverso, in verità, tuttavia date le circostanze non era il caso da parte sua comportarsi arrogantemente. 
Per di più poteva dimostrare almeno un minimo di interesse per Tifa, dato che ormai era sotto gli occhi di tutti la loro relazione.
Improvvisamente gli si parò davanti la scena di quando lo aveva visto piegato verso di lei, in quello stesso ufficio dove era ora.

Rufus…cosa aveva in mente per lei?
Voleva davvero illuderla in quel modo? Lui non le avrebbe mai donato il suo cuore, che era marcito assieme alle macerie della Shinra inc.


Se volesse solo adularla, o portarsela a letto o magari la amasse persino. 
Questo non gli riguardava.


Ma quella ragazza in qualche modo lo aveva colpito e non voleva che la facesse soffrire. 

Tifa era una ragazza forte, ma non era difficile vedere l’angoscia e la tristezza che in più di un’occasione erano trapelate dai suoi occhi.

Tseng non provava alcun tenero sentimento per lei, però una parte di lui provava disgusto per Rufus che sembrava non importarsi che quella ragazza fosse una persona.

Lui l’avrebbe ferita, era inevitabile.
Perché ciò che Rufus faceva, Tifa non l’avrebbe mai capito. E viceversa.

Non capiva perché non la lasciasse in pace e smettesse di pensare solo a se stesso. 

Poteva appagare tutti i suoi desideri, possibile che non potesse sacrificarne neanche uno? 
Gli era così impossibile dimenticarsi di lei, per il suo bene?

Si morse le labbra e represse più volte l’istinto di parlargli schiettamente.

“Tseng, ti vedo ancora nervoso.” 

Rufus interruppe i suoi pensieri, continuando a fissarlo tramite il riflesso del vetro.

“Tifa è una mia sottoposta, voglio assicurarmi dei motivi per cui non ha avvertito della sua assenza.”

“Non ce n’è bisogno...” Il biondo presidente lo interruppe, voltandosi tutto d’un tratto verso di lui, trafiggendolo con i suoi occhi glaciali. “…Tornerà.”


[…]


“Maledizione, è ancora qui?”

Tifa chiuse velocemente la finestra. 

Erano ormai due giorni che era a casa e per la prima volta in vita sua fuggiva da Cloud Strife.

E’ vero che adesso le cose erano considerevolmente cambiate, ma a quanto aveva ricordo, sfruttava ogni istante del tempo che Cloud passava in casa per stare assieme. 
Erano sentimenti ancora vivi e nonostante la grande delusione che le aveva inferto, non negava il piacere di vederlo fra quelle mura. 
Adesso però era diverso. 

Sapeva perché il biondo era lì. 

Sapeva perché non faceva che aggirarsi da quelle parti parcheggiando di continuo la sua bella moto scura sotto casa sua.

La stava controllando. 

Voleva accertarsi di dove andasse, con chi stesse e soprattutto…Rufus.

Povero Strife! 
Non sapeva che lei aveva già elaborato tutto ed aveva anche provveduto a punire Rufus per averla baciata così davanti ai suoi occhi. 
Aveva deciso infatti che non si sarebbe più ripresentata a lavoro. Mai più se Rufus non le avesse fatto apertamente le sue scuse. 

E sapeva che non lo avrebbe mai fatto, quindi il suo caro Cloud poteva restare sotto casa sua quanto tempo voleva. Non avrebbe ottenuto niente. 
Non avrebbe avuto modo di rimproverarla perché andava da lui.

Così finì di piegare il bucato, adagiando le lenzuola nei mobili, ed infilò una giacca di jeans per poi uscire.
Controllò che in casa fosse tutto a posto prima di chiudere definitivamente la porta dietro di se. 

Non sapeva se Cloud fosse ancora in giro e non aveva alcuna voglia di parlargli. 
Così usò la porta del retro del bar, al piano di sotto della sua abitazione, e sgattaiolò fuori, sbirciando di tanto in tanto sperando di scorgerlo in modo da poterlo evitare. 
Cloud era un ragazzo abitudinario, per questo quando non lo vide nei paraggi fu sicura che non sarebbe venuto a cercarla in quel vicolo.
Per precauzione però, camminò sotto il muro abbassandosi vicino le automobili parcheggiate, usandole come copertura.
Quando si fu allontanata abbastanza, tirò un sospiro di sollievo. Si mise dritta e prese a camminare dinanzi a se, diretta al mercato per fare un po’ di spesa.

Certo che era proprio sfortunata con gli uomini.

In un modo o nell’altro, le davano sempre preoccupazioni. 
Invidiava quelle persone che testimoniavano di amare l’amore. 
Perché per lei, invece, non era mai stato facile vivere questo grande sentimento. Perché che ogni volta che aveva provato giusto qualcosa per qualcuno, aveva finito per maledire la loro presenza nella sua vita, che bastava per sconvolgerla totalmente.

Così era stato per Cloud, e così stava già accadendo con…Rufus.

Si fermò.
Improvvisamente una strana morsa al cuore cominciò a turbarla profondamente facendole sentire un’infinita malinconia che la costrinse a corrugare la faccia ed aggrottare le sopraciglia.

Rufus apparteneva ad un mondo assolutamente inconciliabile con il suo. 

Sapeva fin dall’inizio lui chi era, che tipo di persona era, e che lo odiava…lo odiava con tutto il suo cuore.

Allora perché era accaduto tutto questo? Come era potuto succedere che in così poco tempo lei si fosse fatta abbindolare da lui?
Che poi, lei, una qualsiasi ragazza dei vecchi bassifondi di Midgar, che pressione avrebbe mai avuto su uno come lui che probabilmente poteva avere tutte le donne che voleva?

Perché Rufus non era solo incredibilmente intelligente e ricco…era anche assolutamente bello.

Già…probabilmente l’avrebbe rimpiazzata con qualcun’altra nel giro di poco.
E anche se le cose fosse andate bene fra di loro, non potevano funzionare. Non finché lui avrebbe conservato quel caratteraccio e i suoi “piani di conquistatore del mondo”. 

Rise pensando a quanto fosse arrogante e cocciuto quel presidente che in verità le aveva già rubato il cuore. 
Ma non era ancora pronta ad ammetterlo concretamente.

“Ebbene?”

“Uh?”

La ragazza sbandò a quella voce e, alzando gli occhi, vide dinanzi a se la figura di Cloud con le braccia serrate sul petto che la guardava dall’alto stringendo gli occhi.
Tentennò un attimo e si chiese come avesse fatto a non vederlo, maledicendo la sua incommensurabile sfortuna, dopodichè si sforzò nel dire qualsiasi cosa per poi rigare dritto.

“Buongiorno Cloud.” Disse incerta, buttando fuori le prime parole di senso compiuto che le vennero in mente.

Il biondo fece una smorfia sollevando il labbro superiore, sbuffando leggermente nel sentirsi dire una cosa del genere.

“Buongiorno un corno. Ti ho vista mentre ti nascondevi dietro le automobili. Si può sapere che ti prende?”

Tifa alzò le ciglia dinanzi tanta schiettezza. E dire che pensava che Cloud fosse molto riservato. 

“Oh, e io non ti ho mai visto così loquace. Che hai tu, invece?” 

“Lo sai benissimo.” Disse Cloud quasi fra se, con quella sua voce fredda e distaccata di sempre.

“Bene, Cloud. Io non ho niente da discutere con te.”

La bruna non lo curò per niente, trovando così irritante che non la lasciasse in pace dopo quello che era successo. 
Così lo superò e fece per proseguire sulla sua strada. 
Non aveva niente da dirgli, niente di cui giustificarsi, niente di niente.

“Aspetta.” 

Impulsivamente il ragazzo l’afferrò per il braccio e la fermò giusto in tempo per impedirle di allontanarsi dal suo raggio di azione. 
Tifa si voltò completamente verso di lui, impreparata di fronte tanta insistenza. Ma prima che potesse riprenderlo e levare via la mano, lui modificò i suoi modi e la guardò con più dolcezza. 
Uno sguardo che fatto da Cloud sapeva scioglierla e impedirle qualsiasi movimento.

“Aspetta un attimo.” riprese a parlare dopo essersi assicurato di avere le sue attenzioni. “Sono stato brusco e di questo mi dispiace, ma vorrei parlarti un attimo seriamente. Perché non vuoi?” 

Disse ciò con un tono basso e smorzato. 

Che volesse sinceramente chiarire con lei? 

Improvvisamente Tifa sentì i suoi occhi inumidirsi. 


Perché doveva farle male così? 


Perché quel viso, quello sguardo, quella voce, erano ancora capaci di farle battere il cuore così? 

Cloud…se solo lui avesse usato le parole giuste, lei sarebbe ancora corsa fra le sue braccia infischiandosene di tutto.
Se solo si fosse accorto di amare lei…per lui avrebbe dimenticato tutto.

Chiuse gli occhi facendo un profondo respiro. 
Non voleva piangere di nuovo davanti a lui. 

Pian piano ritornò padrona di se e lo guardò riflettendosi in quei occhi malinconici come i suoi.




Aveva rovinato tutto ormai…
Non sarebbero mai più tornati come prima. Entrambi ne erano consapevoli oramai.




“Perché mai dovremmo parlare, Cloud?” gli rispose parlando a stento.

Cloud piegò la testa e l’unica cosa che riuscì a dire fu un lieve sibilo nel quale lei riconobbe il suo nome.

“Tifa…”

Rimasero così, l’uno di fronte all’altro, con lui che le stringeva il polso, per diversi secondi.
Fu un’atmosfera strana, che nonostante le portasse alla mente ricordi ormai malinconici, in qualche modo poteva dire di sentirsi bene. 
Perché, che lo volesse o no, lei stava bene in compagnia di Cloud. 

Così, tutto d’un tratto, non si sentì più in collera con lui. Dopotutto aveva bisogno di vederlo. 

Un delicato sorriso si disegno spontaneamente sul suo volto rendendo il suoi tratti ancora più belli di come già non fossero.
Il viso sereno di Tifa era sempre stata la forza di Cloud, e quando lui si accorse che la sua espressione si era rasserenata, non potette in nessun modo non assecondarla.

“Tifa…”

“Cloud, non devi preoccuparti per me.”

Il biondo scosse la testa. 

“Non voglio che lavori più per lui.”

In quel momento Tifa sbarrò gli occhi. 
Le parole che dopo pronunciò Cloud le trafissero il cuore come potenti ed affilatissime lame, lacerandola.

“Rufus ti coinvolgerà prima o poi, e prima che questo accada, allontanati da lui. Non devi fidarti di Rufus. Avrà anche cambiato stile di vita, però lui è…malvagio.” Concluse cercando probabilmente la parola più adatta per descriverlo.

Tifa abbassò lo sguardo.


Lo sapeva, certo che lo sapeva.


Lei e Rufus erano troppo diversi, troppo distanti.


Però…


Però…


“Me la vedo io, Cloud.”

“Tifa!”

“Accidenti, lo so! Mi credi forse stupida?! So benissimo chi sia Rufus Shinra. E’ uno Shinra, per colpa del suo egoismo stava distruggendo il pianeta! Lo so!” 

Cloud rimase immobile nel vedere Tifa parlare così. 

“So benissimo chi sia…”




So benissimo di chi mi sto innamorando…



Sono una stupida…



Una povera stupida…




Sospirò di nuovo, questa volta insicura di riuscire a reprimere i suoi sentimenti che sembravano voler scoppiare e metterla in ginocchio da un momento all’altro. Così mosse leggermente il braccio e Cloud lasciò la presa, dopodichè quasi scappò via.



Lo so.

Lo so che tutto questo è sbagliato. 

Lo so chi sono gli Shinra e cosa hanno fatto a me, alla mia famiglia, a tutto ciò in cui credevo! 

Lo so!!



Lo so…




Lo…



…so…!




[…]




Sotto quel sole cocente camminare ad un passo così deciso era un qualcosa di stancante anche per lei, Tifa Lockheart. 
Ma proprio non riusciva a fare a meno di correre. 
Forse avrebbe preferito di gran lunga che, a scappare via, fosse la sua mente, il suo cuore… invece che le sue gambe.
Però queste erano l’unico mezzo che aveva per correre via, in qualche modo.

Era abituata ai “ma” della vita.
Quei “ma” che l’avevano allontanata da qualunque cosa si fosse mai legata.
E ancora una volta, il destino non era stato poi tanto diverso.


Cloud l’aveva amata, ma lei era troppo piccola e distratta per accorgersene. 

Lei si era accorta poi dopo di ricambiarlo, ma dopo averlo finalmente rincontrato dopo cinque anni, lo stato confusionale in cui lo aveva trovato le fece credere che era meglio attendere e, per il momento, era opportuno più stargli vicino come amica. 

Dopo, quando entrambi erano finalmente pronti, venne Aerith Gainsborough. 

Quando entrambe le ragazze si resero conto di provare forti sentimenti nei confronti del biondo, Tifa l’accettò, ma in nome dell’amicizia che la legava sia ad Aerith che a Cloud convinse loro e se stessa che nutriva semplicemente affetto per quanto lo riguardava. 

Amava sua madre, ma il fato gliel’aveva portata via in un tragico incidente. 

Stimava la Shinra inc. , ma loro tradirono lei, la sua famiglia e il suo paese. 

Sebbene fosse piccola e sperduta, amava Nibelheim, ma le fiamme l’avevano distrutta. 

Con suo padre, l’unico parente rimastole, aveva spesso un rapporto conflittuale, però gli voleva bene, ma Sephiroth glie lo aveva portato via.

Ora si era accorta di Rufus, ma lui era uno Shinra, l’ex- presidente della multinazionale, la cui famiglia le aveva distrutto la vita. Era un suo ex-nemico, un uomo abile nel manipolare le menti e altamente ambizioso. 


Lei lo odiava, ma lo aveva baciato. 


Lei odiava terribilmente quando le prendeva sul mento con movimenti tanto delicati quanto fastidiosi. 
Lo rinnegava, ma provava piacere nel ricordare la notte in cui aveva fatto l’amore con lui. 

In lui, in Rufus, tutto era sbagliato, eppure desiderava così tanto la sua vicinanza. 

Desiderava sapere cosa stesse facendo, se fosse arrabbiato, se anche lui volesse rivederla. 

Erano sentimenti che prima non aveva mai provato e che ora la tormentavano perpetui. 
Eppure lei non riusciva proprio a perdonarlo.
Non riusciva a perdonargli del fatto che la stesse solo raggirando per metterla dalla sua parte. 

E nonostante questo, lei desiderava tanto rivederlo.

Cosa poteva fare, quindi? 
Solo l’unica cosa che il suo cuore non era in grado di fare, ma le sue gambe si. 
Scappare lontano.

Solo il tempo avrebbe saputo aiutarla e presto tutto si sarebbe sistemato, supponeva. 
Infondo, il tempo fugge. 
Che ci sia gioia o dolore, noia o frenesia, il tempo è sempre destinato a passare.

I lavori per la chiesa dell’ex- settore cinque di Midgar erano oramai partiti e quasi tutta la gente del quartiere vi aveva fatto caso. 
Rufus ora non poteva più tirarsi indietro. 
Era riuscita nel suo intento. Era riuscita a non farsi tagliare le ali. 

Alzando lo sguardo al cielo si chiedeva se per davvero pensare una cosa simile l’avrebbe aiutata a stare meglio e ad allontanare i tanti pensieri che rivolgeva verso quell’uomo dall’elegante abito bianco.

Il cuore cominciò improvvisamente a palpitare più forte ma, nonostante tutto, le venne quasi di sorridere. 

Gli aveva detto che avrebbe dovuto supplicarla per rivederla. 

Gli occhi del giovane presidente, quella notte, si erano mostrati nel loro splendore. Fieri e soddisfatti nell’aver dimostrato con un bacio che Tifa gli apparteneva.
Erano poi divenuti perplessi e confusi dopo la reazione della ragazza. 

Sembrava proprio che chiedessero se lei stesse facendo sul serio oppure no. 

Parte di lui, forse, era persino convinto di aver reso felice Tifa con quel gesto fatto proprio davanti a Cloud. 
E avrebbe probabilmente persino voluto riprendere quel bacio interrotto da troppo tempo.

E invece aveva separato ancora una volta le loro vite, per il momento incrociate solo per un errore.

Tifa sentì ancora una volta il turbamento, in contrapposizione a quel sorriso che proprio non voleva andar via. 

Quel bacio lungo, caldo, sensuale…persino lei credeva che quello sarebbe stato solo l’inizio di quella notte, dove baciare le labbra del bel presidente sarebbe stata solo la scusa per avvicinarlo sempre di più a sé. 

Fino all’attimo prima aveva evitato in ogni modo quella vicinanza, trovando qualsiasi contatto con il corpo di Rufus persino fastidioso.
Eppure, quando le loro labbra di erano unite e la sua bocca aveva cominciato ad esplorare nella sua con leggeri e inebrianti tocchi, di colpo quella vicinanza non era più divenuta un fastidio ma un bisogno di cui non riusciva a fare a meno. 

Voleva sentire il suo corpo, la sua pelle, il suo calore. E allo stesso tempo desiderava che anche lui la toccasse, la stringesse, sentisse il suo di corpo.

Quei pensieri la portarono ad accelerare sempre di più il passo. L’agitazione spesso la portava a camminare frettolosamente.
Di colpo però sentì di non averne più così tanto bisogno. 
Lentamente sentì la calma rilassarle i nervi, e anche il respiro finalmente si fece regolare, così come i battiti del suo cuore. 

Improvvisamente sentì di non avere più alcun bisogno di chiedersi niente. 
Non aveva più bisogno di chiedersi se si stesse chiudendo l’ennesimo capitolo o se ne stesse appena aprendo uno nuovo. 

Stese le braccia energicamente e solo allora si sorprese di notare quanto si fosse allontanata dal Seventh Heaven. 

Guardò dinanzi a sé il quartiere e capì di essere arrivata alla vecchia Midgar. 

Camminò tra quelle macerie per un po’ guardando quel paesaggio a metà così melanconico, a metà così dolce e nostalgico. 
In verità non riusciva a percepire quale delle due emozioni prevalesse di più in lei. 

Nel guardarle, sapeva che solo una cosa era davvero certa: quelle macerie rappresentavano fisicamente il cambiamento che c’era stato in tutti, lei compresa. 

Una parte di lei pensò che, di tutto questo, facesse parte anche Rufus. 
Paradossalmente, quelle macerie lo riguardavano più di chiunque altro sebbene, probabilmente, non aveva mai percorso i bassifondi di Midgar, e quelle vie, ora solo ruderi abbandonati. 

Quando riconobbe i cantieri con il simbolo del nuovo logo dell’azienda di Rufus, si rese conto di non essere lontana dalla chiesa. 
Istintivamente, sentì che aveva bisogno della pace e della tranquillità di quel luogo.

Ci era sempre andata per cercare Cloud, per aiutare i bambini, per dimostrare quanto quella chiesa fosse inagibile, ma non ci era mai entrata per se stessa, per riposare, per svuotare la mente e trovare la tranquillità.

Cominciò ad accelerare il passo vogliosa di trovare un luogo, che forse, le avrebbe fatto bene; in quel momento dove davvero non sapeva cosa fare o la sua vita che svolta avrebbe avuto.

Le ci volle meno tempo di quanto pensasse per raggiungere la chiesa e, fortunatamente, non era l’orario in cui venivano gli operai. 
Entrò e il calore del sole che batteva sulle strade di colpo si trasformò in gelo data la struttura della chiesa che manteneva il luogo fresco e impediva la luce di entrarvi in maniera violenta. 

Camminò lentamente sentendo i suoi passi rimbombare nel silenzio. 

Rivolse il suo sguardo verso le panchine e ne scelse una per prendervi posto. 
Chiuse gli occhi e sospirò intensamente più volte. Solo dopo molto tempo li riaprì. 
Nello scrutare l’ambiente notò di non essere sola. 

A sua grande sorpresa, non si era accorta che davanti a lei vi era seduta un’esile figura dall’aria fragile.

Si sentì agitata ed inquieta. 
Non se l’aspettava, pensava di essere completamente da sola. 
Si alzò lentamente avvicinandosi a quella figura che sembrava essere assorta nei suoi pensieri. 

Deglutì quando riconobbe in quella figura la sua amica Aerith.

Se ne stava tranquilla, seduta, con le mani strette all’altezza petto e gli occhi chiusi. 
Tifa sentì il fiato mancarle, eppure non le venne in mente nemmeno per un secondo l’idea di allontanarsi e far finta di non averla vista. 
Al contrario. 
Lentamente prese ad avvicinarsi a lei e solo dopo lenti passi, quando le fu finalmente di fronte, Aerith alzò lo sguardo. 
Alla vista di Tifa Lockheart, la fioraia spalancò gli occhi senza saper cosa dire, impreparata quanto e più della bruna.

I loro occhi si fissarono immobili ed incerti. 
Tifa chinò il viso verso di lei. 
Aerith invece aveva il collo teso, alzato, rivolto verso gli occhi ambrati della ragazza dai capelli neri.

Il silenzio sembrava dar l’impressione che fosse una presenza quasi fisica per via del suo peso così opprimente. 

Aerith delicatamente si alzò e guardò Tifa a lungo, respirando intensamente. Improvvisamente alzò la mano e la rivolse verso l’alto.

“Oh, Tifa. Ciao!” disse la fioraia con un sorriso ed un entusiasmo decisamente inaspettato.

“Yo, Aerith!” rispose immediatamente Tifa imitando Aerith e alzando anche lei la mano. 

L’ultima volta che si erano guardate in faccia era stato per Cloud Strife e da allora era stato impossibile per entrambe cercarsi e parlare. 

Eppure, in quel momento, era bastato guardarsi e salutarsi per sperare di sentire che tutto fosse passato.

Aerith sorrise divertita e con una leggera piroetta rivolse gli occhi verso l’altare della chiesa.

“Avevo voglia di venire qui. Questo posto è così piacevole per me…” guardò Tifa con la coda dell’occhio stringendo le mani dietro la schiena. “Grazie per quello che stai facendo. Tutto ciò che aveva questo luogo erano i fiori e ora finalmente potrà offrire molto di più, per tanti.”

A quelle parole, Tifa osservò con più attenzione la chiesa. 

Era sempre stato l’unico luogo dove crescevano fiori, a Midgar. 

Un posto a tratti persino sacro perché pieno di una dolce magia che ne faceva un luogo lontano dal resto del mondo, che intanto correva veloce verso il caos del progresso. 

Anche quella chiesa mutava. Con il tempo invecchiava e diventava poco più di un rudere.
Ma quella magia persisteva e i fiori avevano sempre continuato a fiorire. 
Ancora  adesso Tifa poteva vedere i piccoli boccioli dai delicati colori.

Quel posto era davvero magico.

Anche lei stessa aveva potuto constatarlo di persona, anche di recente. 

Era proprio in quel luogo dove aveva compreso per la prima volta, in qualche modo, l’anima di Rufus. 

Era stato proprio li dove era entrata in contatto con lui la prima volta in maniera del tutto inedita. 

A quel tempo era nel centro di ristrutturazione da davvero poco, quindi, leggere qualcosa nel cuore di quel uomo così arrogante e scaltro, le era sembrato così assurdo.

In verità, anche adesso le sembrava così difficile comprenderlo, ma sentiva che c’era molto altro dietro tutto quell’alone in cui Rufus andava a nascondersi, rendendo così difficile per gli altri scoprire qualcosa di più su di lui come uomo, non come presidente.

Aerith vide la giovane dai capelli scuri assorta nei suoi pensieri e preferì osservarla in silenzio. 
Si avvicinò alle impalcature presenti all’interno della chiesa e le guardò distrattamente. 
Solo allora Tifa tornò in se e con una determinazione inaspettata decise di parlarle.

“Aerith, piuttosto, tutto bene?”

“Uh?” rispose la fioraia incuriosita. “Certo che sto bene, perché me lo chiedi?”

Tifa sorrise imbarazzata e portò una mano dietro la nuca scompigliando distrattamente i capelli. 
Nell’avvertire tanto disagio da parte sua, Aerith le si avvicinò.
Dal canto suo, Tifa quasi si pentì di aver parlato, ma era un nodo in gola che doveva essere sciolto. 

Doveva riuscirci per se stessa. Doveva far comprendere a sé stessa che dovevano tirare avanti. Aerith sembrò quasi comprendere. Difatti sorprese ancora una volta la bruna precedendola e parlandole spezzando ulteriormente il ghiaccio.

 

“Il centro dell’ex-presidente, dunque, alla fine ha ascoltato i veri bisogni della gente. Ne sono felicissima. Sapevo che non erano persone malvagie. Non credi anche tu, Tifa?”

La bruna sentì caldo sul viso e un disagio inimmaginabile, ma quel disagio doveva essere superato. 
Non poteva farci nulla oramai. 
Era successo. La situazione attuale era esattamente quella: Aerith era la ragazza di Cloud. 
Loro avevano litigato per questo, lei si era allontanata da loro per quel motivo. 
Ma Aerith era sua amica, lei doveva starle vicino. 

Che piacevole svolta aveva preso improvvisamente la sua giornata. Non ci aveva riflettuto presa dalla collera e dalla frustrazione, eppure, adesso era come se non avesse aspettato altro.
Era felice che si fossero rincontrate.
Perché le voleva bene. E anche Aerith gliene voleva.

Dopo aver accettato questo nella sua mente, aveva cominciato a non provare più rabbia verso quel che era successo.
Perché lei voleva stare con Aerith.

Voleva, non doveva.

“Certo…” disse Tifa con un debole sorriso. Un sorriso debole eppure mai come allora sentiva di essere stata per davvero sincera per quanto riguardava quell’argomento.

Aerith si girò e prese a camminare per il luogo lasciando scorrere la mano sui tubi in metallo e i vari cartelli lasciati dall’azienda di Rufus. 
Aveva compreso i sentimenti di Tifa e, al contrario di lei, non aveva serbato mai alcun rancore verso di lei.
Il cuore di entrambe era ancora molto turbato, eppure questo non sarebbe stato sufficiente nell’allontanarle.

Nel vedere il viso allegro di Aerith avvertì proprio questo. 
La felicità e l’ottimismo che tutto potesse, un giorno, tornare come prima.

Aerith sembrò illuminarsi e si rivolse a Tifa cambiando totalmente atteggiamento, tornando così a essere giovale e vivace come sempre. Proprio come Tifa la ricordava.

“Oh! Non ti ho ancora chiesto perchè sei qui!”

“Io? Beh…non avevo nulla da fare e così sono venuta..e…” disse tentennante. Non voleva dirle che era li per fuggire da Cloud.

“Oggi non lavori?” chiese curiosa.

Tifa cercò di essere disinvolta, ma il suo viso la tradì e così fu costretta a raccontarle la verità, anche se in grandi linee.

“Io, da qualche giorno oramai, non lavoro più per Ru…Shinra. Infondo, ho ottenuto quello che volevo, no?”

La fioraia sembrò rifletterci su e alla fine si ritrovò a pensare a voce alta.

“Rufus viene spesso da questa parti, per questo pensavo che ti avesse mandata lui a controllare che tutto andasse bene.”

Nell’udire quelle parole, gli occhi di Tifa si sgranarono, increduli di ciò che aveva appena udito.

“Lui viene qui spesso? Non…non ne sapevo nulla!” 

Si avvicinò ad Aerith sperando di avere qualche altra informazione. 


Rufus…lui…


Non si vedevano da giorni e, nonostante tutto, continuava a controllare i suoi lavori? 

Stava galoppando con la fantasia oppure aveva capito bene? Cioè che, dopotutto, anche al biondo presidente interessava Edge?

Aerith intanto prese a parlare a ruota libera, non potendo immaginare invece tutto quello che c’era nel cuore di Tifa.

“Rufus è cambiato tanto. Si sta dando molto da fare. È per questo che a volte Cloud non lo capisco proprio…” disse la fioraia chinando il capo e toccandosi il braccio con una mano. Il suo sguardo era molto pensieroso.

Tifa l’osservò attentamente completamente presa da quel discorso, ma face di tutto per evitare che l’amica se ne accorgesse.

“Lui non è più lo stesso Shinra di un tempo. Nonostante tutto quel che gli sta accadendo, sta stringendo i denti e tirando avanti…” tentennò prima di continuare la frase. “…anche se spesso si sentono molte cose strane su di lui.”

A quelle parole la bruna si sentì davvero confusa. 
Cosa voleva sott’intendere Aerith? 
Rufus era diventata una persona migliore o era ancora quello di un tempo? 
La testa le si offuscò e non riuscì a concentrarsi su null’altro se non sulla sua ultima frase: ‘si sentono molte cose strane su di lui’:

“Cosa intendi?” Riuscì a dire solo questo dopo un lungo silenzio.

Aerith scosse la testa.

“Io penso esattamente ciò che ho detto, però…stesso io l’ho sentito parlare con molta gente mentre passavo qui di tanto in tanto. Spesso si incontra in questo luogo per degli accordi con gente che personalmente non conosco e…io spero di sbagliarmi, ma penso che lui stia cercando di stabilire dei rapporti con industriali e politici di altri paesi.”

“Rufus…” sospirò Tifa frastornata.

Sapeva bene che lui stesse cercando di scalare la vetta.
Sapeva benissimo che nessuno ad Edge era ormai più disposto ad aiutarlo.
Sapeva che Rufus avrebbe cercato accordi con chiunque per ricominciare.
E…sapeva benissimo che esistesse, nella sua mente, anche un piano che comprendesse la ricostruzione della Shinra inc.

Avrebbe voluto saperne di più, in modo da portelo aiutare. Avrebbe voluto parlargli, per fargli cambiare idea. 
Ma non era sicura di avere il potere per riuscirci. 
Non sapeva fino a che punto avrebbe potuto sperare di avere influenza su di lui. 

Ma, per Tifa, Rufus era diventato un chiodo fisso. A volte era persino fastidioso, eppure così necessario da impedirle spesso di concentrarsi su altro. 

Questo, talvolta, la portava a credere che per lui fosse lo stesso. Che lei potesse avere la stessa influenza su di lui.

Non poteva agire con lui in maniera diretta, ma lentamente avrebbe potuto scoprire di più su quei piani che lui teneva tanto all’oscuro. 
Così, forse, sarebbe riuscita ad evitare che commettesse qualche follia. E magari così sarebbe divenuto un semplice uomo. 

Forse per lui una prospettiva simile sarebbe stata addirittura quasi una condanna. 
Ma d’altro canto, nelle sue condizioni, divenire un uomo come tutti era un qualcosa che, alla lunga, l’avrebbe allontanato dalla sua immagine di temibile “presidente della Shinra” .

Se solo lui non fosse così arrogante avrebbe potuto parlargli ed invece nulla! 
Avrebbe dovuto per forza agire di soppiatto.

Anche se, dopo ciò che era accaduto, le sembrava davvero difficile immaginare come e quando avrebbe potuto avere di nuovo a che fare con lui.


[…]


Il Seventh Heaven era chiuso. 

Nonostante Tifa avesse smesso di lavorare per Rufus già da cinque giorni, non aveva cominciato a svolgere le sue normali attività. 

Tanto meno aveva riaperto il bar.

Aveva passato tutto il pomeriggio a pulire il locale e nonostante questo, era ancora in un terribile stato di caos.

Tutta colpa della sua testa che era, come sempre, altrove.

Alzò appena gli occhi, ora stanchi e scavati, verso le lancette dell’orologio, le quali emettevano un ticchettio davvero irritante. 

Tifa non aveva mai fatto caso a tutto il rumore che erano capaci di emettere, quelle lancette.

Solitamente il tempo passava e lei nemmeno se ne accorgeva. Ora invece era lento e…terribilmente rumoroso.

Strofinò un’ultima volta lo straccio sul bancone dopodichè lo gettò via infastidita e si diresse veloce verso le scale che portavano alle camere da letto. 
Camminò a testa bassa e non si accorse per niente che, parallelamente, un uomo dai capelli biondi sbirciava dall’esterno la sua figura che appariva di tanto in tanto nel vetro.

Nel buio della sera oramai inoltrata, il volto di Rufus fu illuminato dalle lievi scintille dell’accendino.
Soffiò il fumo e riposizionò la sigaretta in bocca per aspirarla ancora una volta.

I suoi occhi vitrei era rivolti a quell’edificio dove era nascosta la sua preziosa principessa, che aveva deciso di allontanarsi da lui segregandosi nella sua piccola fortezza.

Il biondo aveva appena abbandonato il suo ufficio e per tutto il tempo, tra impegni, riunioni e carte da mettere a posto, non aveva fatto che chiedersi lei dove fosse.

Da diversi giorni si era ripromesso di andare lì, al suo bar, a casa sua, nel caso lei non fosse tornata a lavoro per davvero, e adesso era venuto finalmente. 
Per sapere cosa avesse intenzione di fare la sua bella Tifa.

Non si aspettava che lei lo avesse fatto per davvero. 
Non credeva che Tifa per davvero avesse deciso di tagliare i ponti così. 
E in vero, lo credeva ancora.

Tifa era una ragazza testarda e sapeva che lo stava solo mettendo alla prova. 
Voleva che lui venisse a cercarla.
Voleva costatare se lui lo avesse fatto. 

In questo poteva anche esserci riuscita, ma lui non si sarebbe piegato oltre. 
La sua curiosità lo aveva portato a dirigersi sotto casa sua pur di accertarsi dove fosse, e alla fine era venuto lì per davvero. 

Ma non aveva intenzione di dargliela vinta. Non questa volta.
Era più che convinto di aver agito nel giusto, e più che sicuro che lei lo sapesse e che fosse sempre più attratta da lui. 
Lo leggeva nel suo sguardo, che fuggiva eppure lo voleva, lo desiderava ardentemente.
Cloud Strife in realtà non c’entrava un bel niente in quel che era successo, perchè tra loro era sempre stato così. 
Una interminabile e suadente gara di resistenza.

Sarebbe stata lei a tornare da lui. Ne era certo.

Così, leggiadramente, sfilò verso la sua automobile, aprì lentamente lo sportello e si accomodò dentro.
Mentre mise in moto la vettura, lanciò un ultimo sguardo verso quell’unica stanza dalla luce accesa attraverso la quale si distingueva appena la figura della ragazza, indaffarata in qualcosa.
Rimase a guardarla a lungo, poi, come se avesse ripreso conoscenza improvvisamente, girò lo sguardo e fece inversione per andare via.


[…]





Si…sono ancora qui °A° Non sono sparita xD

Chiedo a tutti umilmente perdono per questo ritardo madornale. Tra esami universitari e impegni personali, gestirmi il tempo per scrivere è stato difficoltoso…

Inoltre è da un po’ che, pur rimanendo ancora fedele fan alla saga di final fantasy, mi sono allontanata un po’ prediligendo altri fandom.

Dunque ho aspettato con pazienza di rimettermi a tavolino e non scrivere la prima cosa che mi venisse in mente, ma che ci ragionassi per bene seguendo il filo della mia RufHeart. 
Non voglio assolutamente trascurare questa storia a cui sto veramente dando il massimo perché adoro infinitamente questo capitolo della saga e soprattutto i suoi personaggi!

Questo per rassicurare tutti voi che mi recensite! Io non ho assolutamente intenzione di abbandonare questa fanfiction. Potrò procedere lentamente, spesso potrei non farmi sentire per un po’…ma assolutamente completerò questa storia! Specie dopo essere arrivata a questo punto oramai centrale nella mia cronologia personale xD

Parlando di questo nuovo capitolo, Cloud oramai aveva preso la sua decisone,  aveva scelto Aerith eppure non può fare a meno di preoccuparsi della sua amica d’infanzia Tifa. 

Lei è la ragazza che più gli sta a cuore. Per lui è tutto. E’ la sua famiglia. Per di più i sentimenti per lei sono ancora così confusi. 
Vedere Rufus Shinra avvicinarsi a lei lo ha fatto uscire dai gangheri. Tifa sa bene che nessuno potrebbe mai capire cosa ci sia dietro il loro rapporto ancora adesso così complicato, dunque tenta solo di calmare le acque. 
Ma da un lato si ritrova ancora una volta a disprezzare/amare Rufus e dall’altra ha un amico che aveva amato, che l’aveva lasciata sempre sola e poi l’aveva improvvisamente spiazzata con il fidanzamento con Aerith e che ora in tutta risposta voleva intromettersi tra lei e Rufus. 
Per Tifa ora è davvero dura resistere e in questo capitolo si delineerà presumibilmente questo! Ma forse non tutto va poi così male perché Aerith e Tifa finalmente si rincontreranno e Rufus sembra che dopotutto non voglia sfruttare Tifa e che questa sia solo la copertura dei suoi reali sentimenti…(ma ne passerà di tempo prima che lo ammetta xD)
Aspetto di sapere la vostra su questo nuovo capitolo e vi prego di non fraintendere Cloud e di provare a mettervi dal suo punto di vista così come ho provato a fare io. In una situazione del genere è difficile rimanere calmi, specie se, come in un caso simile, la persona in questione è così cara e fragile (io fragile?! ò_ò Nd Tifa)
Ora passiamo ai vostri commenti!! Ancora grazie a tutti che seguite “Oblivion” ^_^





Risposta per shining leviathan: Grazie mille per i complimenti e grazie per la recensione! Eh, si! Cloud ora si che complicherà le cose. Lui, che ami Tifa o no, è inevitabilmente legato a lei e ai suoi occhi Rufus la sta manipolando come un burattino di legno. Ma sarà una situazione sicuramente difficile da chiudere brevemente quindi fammi sapere cosa ne pensi xD
Ps: Cloud geloso è adorabile si..!! Io personalmente Cloud lo adoro come personaggio *W*

Risposta per shinigami noir: Anche se con un terribile ritardo, grazie per gli auguri pasquali x°°D Quanto tempo è passato dall’ultimo aggiornamento °///°
Rufus è un tipo egocentrico ed orgoglioso, non si inginocchierebbe e supplicherebbe mai Tifa! Ma Tifa è peggio xD Chissà che non debba fare un eccezione per lei xD *ma come mi piace fare la misteriosa, eh? xD*
Grazie per questo commento! Baci!

Risposta per ladysnape: Vero! Chiedo ancora venia >.< spero che questo capitolo ti piaccia fammi sapere che ne pensi! Grazie per la recensione e per la pazienza!!

Risposta per marie16: Grazie mille per i complimenti! Sono contenta di sapere che ti piaccia la mia RufusxTifa! Per me è importante conoscere i miei sostenitori! Senza persone come te forse non avrei nemmeno scritto questa fanfiction^^ Beh, dal punto di vista di Rufus, lui ha quasi fatto un piacere a Tifa mostrando al suo amico Cloud che lei non è ”intoccabile”. Rufus la farà sua e non vuole che la cosa si faccia di soppiatto. Cloud dai…non essere così fiscale^^ Lui esagera sempre (si…non ha vie di mezzo quel biondino xD) ma penso siano ovvi i motivi che lo spingono ad agire così. E’ perché le vuole bene e vuole proteggerla. E ovviamente non sa nemmeno cosa è accaduto a Tifa negli ultimi mesi (per noi negli ultimi 13 capitoli xD). Grazie per questa recensione! Non vedo l’ora di leggere il tuo commento per questo nuovo capitolo!! E non ti preoccupare. Rufus e Tifa sono entrambi due gran teste calde, ma si dovranno riavvicinare, nolenti o volenti (perché lo decido io xD). Ciao!

Risposta per tifa_heart: Era una parte che mi premeva molto fare! Far rientrare in scena il signor Strife. D’ora in poi Coud sarà molto più presente e, in un certo senso, si arriverà a creare una sorta di “relazione a triangolo” dove Tifa non saprà più dove sbattere la testa tra Cloud e Rufus. Sono contenta di sapere che anche tu aspettavi di trovare una situazione simile** Questo mi rende felice perché sento che tu abbia compreso la mia fanfiction che vuole essere una RufusxTifa si, ma completa. Senza levar di mezzo personaggi come Cloud che caratterizzano molto la vita di Tifa (senza Cloud sarebbe una RufusxTifa quasi ooc secondo me o_o). Eh, si xD Cloud agisce così bruscamente proprio perché non sa cosa c’è dietro la loro relazione xD A momenti non lo ammettono nemmeno quei due, figuriamoci Cloud che è così iper-protettivo con Tifa! Reno e Tifa non mi dispiacciono come pairing quindi qualche “punzecchiatura” ci sarà…ma non di più^^ Sono contenta di sapere che non ci rimarrai male per questo^^ Forza Rufus…ora aspettiamo la tua reazione!! xD tanto Tifa non molla e lui lo sa! Grazie per il commento! Sei gentilissima!

Risposta per yurinoa: Mah…non saprei…Cloud in FFVII dimostra di essere molto protettivo con Tifa. E se non reagisce con lei che è tra le persone più care al mondo che ha…con chi dovrebbe? xD 
Non penso però che mostrerebbe indifferenza, questo no. Io penso che agirebbe come l’ho fatto reagire io data la situazione per lui così improvvisa, dato che riguarda il loro vecchio nemico Rufus e ci sia in mezzo la sua cara amica Tifa. Spero che questo nuovo capitolo ti piaccia! Aspetto di sapere cosa ne pensi! Ciao!

Risposta per the one winged angel: Mi fa un pò impressione di leggere questo perchè quando cominciai ero praticamente l’unica a scrivere su di loro! Sono contenta di sapere che come pairing si stia facendo conoscere di più! Alla fine sono la prima che almeno su efp scrive su di loro quindi tutti questi complimenti mi onorano *_*
Io amo questo pairing e spero si noti tra le righe della mia fanfiction! Non solo il pairing, ma tutto il contesto che genera nella storia. 
Sono contentissima dell’analisi che hai dato sulla mia storia e sono felice che tu apprezzi il mio modo di trattare le situazioni! E…non sei sadica xD O almeno io lo sono quanto te! Amo le storie complicate e una RufusxTifa è proprio così! Che RufusxTifa sarebbe senza mettere in mezzo la shinra, i precedenti, Cloud e tutto il contesto di ffvii? Ecco…per me ogni pairing va trattato senza fretta. Ovvio che tutti amano arrivare alle “scene clou” ma spesso sono così insipide a anonime se buttate frettolosamente senza una trama che ce le fa desiderare^^ O almeno io la penso così. 
Grazie per questo tuo commento e continua a farmi sapere cosa ne pensi! E’ molto importante per me! Un bacione, a presto (si spera xD)

Risposta per black_thunder: Sono felice che ti sia piaciuto il 13° capitolo! Soprattutto perché non è stato proprio semplicissimo organizzarlo! Grazie mille** sono felice di vedere come hai interpretato il Cloud della mia fanfiction! Mi fa davvero piacere perché è proprio così: finalmente getta la maschera e sfoga i suoi sentimenti. Spero ti piaccia anche questo nuovo capitolo, in ogni caso fammi sapere! Anche i consigli sono ben accetti!
Ps: Reno è un grande xD e lui usa tutto! Dai razzi, ai fuochi artificiali, agli scintillini che alle “cose luminose” che tanto gli piacciono meglio conosciute come bombe xD
Ciao!

Risposta per thembra: Hai ragione! Rufus non è bastardo, ma bbastardo xD (wa, mi piace xDDD) eppure, paradossalmente è lui che spesso fa il primo passo. Nonostante si riveli spesso così misterioso, egocentrico, altezzoso e antipatico, lui dimostra di non essere solo questo. Ed è un aspetto che mi fa piacere che tu abbia notato! Forse è anche un po’ per una mentalità mia…ma Tifa ha bisogno di più tempo e ritengo che spesso debba essere più l’uomo a dare certezze che la donna u_u specie se si tratta di un ragazzo come Rufus con i precedenti che ha. Fare una Tifa che si fida subito di lui suona un po’ strano, quindi…
Grazie per il tuo commento! Sono contenta ti sia piaciuto il capitolo e sono felice che tu abbia interpretato così la scena! (Rufus l’avrebbe baciata in ogni caso o magari lo avrebbe fatto lei xD)
Per quanto riguarda quella battuta si in effetti è forte, diciamo che era mossa da sentimenti di rabbia per questo ho pensato di metterla.
Ciao e grazie mille per il commenti! Ci sentiamo per questo capitolo 14!

Risposta per white shadow: Reno lo prenderò presto in mano nuovamente perché ovvio che ci sia rimasto davvero per il comportamento di Tifa anche per lui privo di logica. Presto approfondirò anche questo aspetto ma voglio trattare le cose con calma per dare un buon tributo ad ogni personaggio di questa storia! Come ho già risposto alle altre, io non trovo il comportamento di Cloud così assurdo. Lui non ha trattato l’amica nel migliore dei modi. Dall’indifferenza, al dirle così all’improvviso del suo fidanzamento... 
Ma da amico (e mezzo-innamorato) è preoccupato per lei. Lui ovviamente non sa cosa è accaduto negli ultimi tempi ed averla vista con Rufus, che è il loro ex-nemico, lo ha fatto sbottare! Dal suo punto di vista sta sfruttando la bontà di Tifa e Cloud dunque, anche se con maniere dure, vuole aiutarla ad uscire dalle sue “grinfie”. Non sapendo ovviamente che la storia di Rufus e Tifa è molto più complicata.
Grazie mille per i complimenti, sei gentilissima! Spero di sapere la tua anche su questo nuovo capitolo! Ancora grazie e…un bacione! 

Ciao a tutti e grazie mille per queste splendide recensioni! Ci vediamo al prossimo aggiornamento che spero di fare a breve!


Fiammah_Grace

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Capitolo 15
*** capitolo.15 ***


CAPITOLO 15.



Tifa abitava da sola. Da ben sette anni da quando era a Midgar, era sempre stata l’unica a gestire e popolare quella casa che a stento si reggeva in piedi, ma a cui lei aveva dato l’anima. 
Molte volte a rendere vivo il seventh heaven erano Marlene e Denzel. Spesso anche Cloud, nonostante i suoi silenzi. Ma, presumibilmente, quella era una casa vissuta da una sola ragazza.
Quel primo mattino nella hall filtrava dalle tende solo un debole raggio di sole che illuminava con luce opaca gli sgabelli e il bancone del locale, creando un’atmosfera di assoluto silenzio e quiete. 
Tifa aveva l’abitudine di lasciare arieggiare la casa il primo mattino, sicché il vento era l’unica effettiva presenza in quel momento. 
Quella debole aria mattutina lasciava ondeggiare lievemente le tende, e muoveva i ninnoli appesi vicino alle porte appositamente da Tifa. 
Per il resto, il completo vuoto e silenzio.
A spezzare quella quiete fu soltanto il ritorno della ragazza al locale. 
Tifa aprì la porta e per un attimo chiuse gli occhi, godendo di quel silenzio che in verità alla lunga era inquietante, ma appena percepito la faceva sentire bene. Quasi bene.
Il suo respiro era affannato, e il viso sudato. La maglietta era completamente bagnata così come il resto. Strinse le spalle avvertendo un brivido, dopodichè alzò i lunghi capelli scuri dal collo per raccoglierli in una sottile coda di cavallo.
Subito dopo aprì gli occhi e fece caso a quel silenzio che stava durando fin troppo.
Era scesa di casa presto proprio per nascondersi da questo e trovare un po’ di serenità. 
Perché al contrario, il silenzio del seventh heaven di primo mattino era angosciante. 

Lavorava fino a tarda serata. 
Spesse volte alle quattro del mattino aveva invocato riposo. Eppure, nonostante questo, la quiete la sfiniva di più dello sfrenante lavoro al bar, ed alle sei del mattino già era pronta per uscire e cominciare la giornata per questo.
Quella mattina non era stata tanto diversa. 
Di buon ora infatti era uscita ed era andata al parco a correre per mantenersi in allenamento, e anche per far scivolare di dosso i tutti quei suoi pensieri e preoccupazioni che oramai non le lasciavano un attimo di tranquillità, ed adesso era appena tornata, sudata ed accaldata.

Guardò dritto dinanzi a sé percorrendo con lo sguardo tutto il locale vuoto, che le fece avvertire una certa nostalgia. Come se quella melanconia dalla quale era fuggita fosse rimasta lì ad aspettarla, manifestandosi tramite il vuoto e l’oscurità. 
Scosse però la testa tornando padrona di sé, imboccò dunque le scale per raggiungere il bagno e darsi una veloce rinfrescata. 
Portò letteralmente la testa sotto la fontana ed aprì l’acqua gelata bagnando completamente i capelli.
Essendo in casa completamente da sola rimase più tempo in quella posizione decisamente scomoda, gocciolando per tutto il bagno. 
Alzò poi gli occhi verso la specchiera e si osservò, i capelli inondavano il suo viso, bagnandole anche le spalle. 
A quel punto sfilò velocemente la canotta bianca ormai quasi completamente zuppa, e andò nella sua stanza tamponando la testa con un asciugamano. 
Cercò di stare attenta alla piega dei suoi capelli che, essendo sottilissimi, già cominciavano ad asciugarsi, eppure la sua mentre era altrove, assorta nei suoi pensieri, dove i capelli non avevano affatto importanza. 

Sospirò intensamente ripensando a quel che le era accaduto il giorno prima. 

Aveva rincontrato Aerith e le aveva parlato. Anche con fare molto naturale, in verità. 
Non si sarebbe mai aspettata che le cose sarebbero andate in quel modo. 
Non si erano parlate per davvero molto tempo eppure quel “ciao” dato con tanta semplicità aveva cancellato il momento in cui si erano lasciate per non sentirsi più.

Tifa avvertì una forte morsa al cuore nel ricordare quella notte di ormai molto tempo fa. 

Aerith l’aveva attesa davanti al suo bar per parlarle. 
Tifa alla fine era scoppiata e, come raramente accadeva, le aveva rinfacciato tutto per poi scappare dentro casa. 
Aerith invece era rimasta a lungo dietro la porta d’ingresso a battere, sperando di essere aperta. Ma lei, nonostante la forte tentazione, proprio non ci era riuscita. 
Il dolore per ciò che era accaduto e la vergogna per non essere riuscita a controllarsi era stato troppo forte. 

E così era andata avanti finché non si erano incontrate in chiesa dove non c’era una porta a separarle questa volta. 

Vi era solo la luce e la sacralità di quel ambiente che le avevano fatto capire che era il momento di alzare gli occhi e guardare in faccia la realtà:
La sua vita e quella di chi le era intorno stava cambiando e doveva vederla in faccia con i suoi stessi occhi. 

L’imbarazzo di quel “ciao” ,quasi urlato contro l’amica, la fece sentire meglio. E l’essere stata ricambiata con la stessa energia ed entusiasmo le avevano fatto capire la magia della loro strana amicizia. 

Aerith e Tifa non avevano nulla in comune. Anzi, si poteva benissimo dire che erano su due apici completamente opposti fra loro. Eppure era proprio su questo che la loro amicizia si era sempre retta. 

Nonostante non avessero mai avuto nulla in comune, entrambe avevano sempre avuto l’una il bisogno dell’altra, e spesso ad averne di più il bisogno, era proprio Tifa. 

Forse perché lei, a differenza della fioraia, era sempre stata meno disposta ad ammettere le sue paure e debolezze, non riuscendo così a ricavare forza da esse, come invece faceva Aerith.

Inutile. Nonostante tutto, nonostante il dolore che le aveva arrecato, Tifa voleva molto bene ad Aerith e forse era consapevole fin dall’inizio che non avrebbe mai potuto reggere l’idea di abbandonarla così.
E la stessa cosa era per Aerith.

Dunque, come per magia, tutto era tornato alla normalità. 

Aerith e Tifa erano tornate amiche, le riaveva il suo bar…

E non lavorava più alla Shin-RA.

Cloud ce l’aveva a morte con lei.

Rufus era uscito dalla sua vita.

“…”

Tifa tentennò portando via l’asciugamano dai capelli, oramai completamente scombinati. 

“Rufus…”

Le parole le uscirono di bocca spontanee, in un sussurro irrefrenabile. 

Solo sussurrare il suo nome le faceva avvertire l’assenza di quel uomo insopportabilmente fastidioso. Ma che con la stessa insopportabilità le mancava. 

Le mancava dopotutto l’ambiente della Shin-Ra che, in un modo o nell’altro, aveva da sempre caratterizzato la sua vita, e negli ultimi mesi ancora di più. 
Lavorare nell’azienda nascente di Edge aveva rianimato quelle emozioni cui aveva detto addio con serenità il giorno dell’impatto con meteor. 

Paradossalmente, quello stesso dolore misto alla rabbia avevano dato una forte scossa alla sua vita.
Le avevano dato una carica che aveva sentito svanire e che in quel momento sentì il bisogno di rifare sua. Forse era anche per questo che aveva deciso di accettare il foglio illustrativo di Reno, quel giorno.
Perché, dopotutto, la Shin-Ra era parte di sé. 
Anche se in modo completamente diverso da Rufus.

Nonostante tutto, era ancora convinta che lei avrebbe potuto fare qualcosa per Rufus. 
Credeva fortemente che tra loro non ci fosse stata solo un’incredibile attrazione dovuta alle loro diversità e continui scontri. 
Sentiva che avrebbe potuto cambiare qualcosa nella sua vita, e qualcosa dentro di lei le faceva credere di essere tra le poche in grado di farlo. 

Alzò gli occhi verso il piccolo calendario posto sul comodino e lo strinse tra le mani strappando i mesi già passati. 

“Alla fine il tempo sta passando e tu non sei venuto…” disse.

Rimase diverso tempo in silenzio a fissare i giorni segnati su quel calendario, che rappresentavano tangibilmente il tempo che era passato da quel giorno in cui gli aveva intimato di sparire dalla sua vita. 

Strinse gli occhi e sul suo volto si disegnò una nota di malinconia, ma subito qualcosa dentro di sé la fece sbottare e di colpo arrossì. 
Scattò in piedi e tirò su un intenso respiro, cacciando fuori l’aria dura e tosta cui teneva sempre di portare in alto.

“Ah, ah! Ma che diavolo sto dicendo?! Ho vinto! Ho battuto la Shin-Ra! Alla facciaccia tua, presidente!” disse con forte determinazione, portando le braccia sui fianchi e alzando la voce repentinamente. 

Tifa continuò a ridere con inquietante rumorosità finché un botto proveniente da fuori la fece letteralmente balzare, azzittendola di colpo.

“MERDA ma sei proprio un deficiente tu, eh?! E durante tutto il viaggio ti avevo anche ripetuto che stavamo viaggiando con solo tre ruote!”

“Non è colpa mia che sei così coglione da mettere in repentaglio la vita di tutti perché non ti fermi da un meccanico…”

“Non rompere il cazzo! Coglione me lo tengo solo perché soltanto un deficiente lascerebbe guidare un moccioso dalla testa chiodata che si crede un pilota solo perché passa metà delle sue giornate a smontare la sua moto!”

“Per tua informazione, Fenrir viene smontata per essere potenziata e perché ha bisogno di una grandissima manutenzione.”

“Ma se l’ultima volta ha perso il manubrio mentre giravi una curva?!”

“Quelli sono solo ‘effetti collaterali’.”

A quelle voci Tifa infilò velocemente la canotta ancora bagnata e una giacca di tuta, per poi correre velocemente lungo le scale fino a spalancare la porta d’ingresso. 

Li la quiete terminò del tutto, quando davanti ai suoi occhi c’era Cloud Strife che sistemava un cric sotto la ruota e Barrett che aiutava i bambini a scendere dal furgoncino sporco di terra e sabbia. 
Tifa rimase giusto una manciata di secondi sul ciglio della porta, dopodichè corse verso di loro del tutto attonita. 

“Tifa..!!” le urlò Marlene che le fu immediatamente vicino. “Eh, eh..! Scusa se siamo venuti così presto! Ti abbiamo svegliato?”

“Cosa? Oh, certo che no, Marlene!” in un primo momento Tifa si sentì sempre più smarrita e incapace di concretizzare che davvero fossero tutti li davanti ai suoi occhi, ma subito sorrise alla dolce voce di Marlene e la strinse a sé. “Avete fatto buon viaggio, piuttosto?”

Quella domanda sembrò capitare di proposito perché subito uno scoppiò di motore fece sobbalzate tutti quanti, e riempire Cloud completamente di fuliggine. 

“Ma porca..! Barrett, questo motore vuoi che diventi un reperto archeologico?” disse sgranando i suoi pallidi occhi celesti, ora così evidenti in contrasto con quel viso scuro di sporcizia.

“Ah, stupido! Con un motore del genere non dovresti avvicinarti così! Vieni qui…”

Intervenne Tifa e portò sul viso del biondo un fazzoletto che prese a tamponare appena sulla sua pelle, eliminando così il grosso del nero. 
Solo dopo fece caso al viso perplesso di Cloud che la guardava, così, con il viso paonazzo, si allontanò fulmineamente.

Avevano avuto una forte discussione e non si parlavano da giorni. 
Per di più lo aveva evitato clamorosamente negli ultimi tempi. 

Cosa le era saltato in mente di fare? 

Eppure, quel gesto le era venuto così spontaneo che non ci aveva pensato un attimo prima di prendere il suo viso tra le mani e curarsi così, ancora una volta, lui. 
Abbassò immediatamente lo sguardo e cercò di concentrarsi su una qualsiasi altra cosa, ma era evidente già a tutti lo stato di attrito che vi era tra lei e Cloud. Per cui tutti compresero il loro imbarazzo di essere stati così vicini dopo tanto tempo.
Tifa avvertì sulla sua pelle quell’incredibile disagio e si lasciò istintivamente andare ad una risata improbabile che fece sobbalzare un po’ tutti i presenti. 
La ragazza continuò a fare come se nulla fosse, fingendosi assolutamente disinvolta e padrona di sé. Così si avvicinò al furgoncino oramai andato, e prese le valigie dai sedili posteriori.

“Eh, eh.., bene! Allora vi aiuto io a sistemare i bagagli e tutto! Forza, forza…sarete stanchissimi, no?” 

Tirò fuori i bagagli decisamente troppo enormi ed ingombranti per una ragazza esile come lei. Eppure era decisamente inquietante come Tifa li portasse tutti con disinvoltura.

“Tifa, sicuro che sia tutto a posto..?” chiese Barrett perplesso. “Meglio che tu mi dia uno di quei baga…”

“Ma no..! piuttosto andate a sistemarvi dentro. Ci penso io a tutto, ci penso…” 

A quel punto le scivolò di mano una valigia che andò a colpirla proprio sul piede. 

“Ahi..!! Oh mio Dio…che male…” 

Si girò con le lacrime agli occhi verso i suoi amici e un tremendo mix del silenzio che li circondava e dei loro sguardi persi e confusi nei suoi riguardi, la fecero rimettere in piedi. 
Così alzò con una forza inaspettata le valigie e le rimontò sulle spalle, mostrando loro un sorriso per niente rassicurante.

“Ah, ah, ah! Non è niente! E’ tutto a posto! Tranquilli, dico davvero! Forza, non state lì impalati a guardare, entrate pure..!” 

Detto questo sparì dietro la porta d’ingresso e nonostante i parecchi rumori di cadute, nessuno ebbe il coraggio di muoversi o dire una sola parola.

Tifa sistemò i bagagli nelle stanze dopodichè scese giù nella hall dove infatti la stavano aspettando tutti.
I suoi occhi andarono istintivamente verso Cloud che, suo malgrado, la stava già ricambiando.
Subito divincolò lo sguardo, sentendosi terribilmente stupida. 
Il cuore le batteva a mille e avrebbe tanto voluto evitare quella situazione. 
Ma ora vi erano anche Barrett Marlene e Denzel, non era per niente il momento per discutere o affrontare qualsiasi argomento. 

Niente sulla ShinRa, sul suo lavoro, sulla chiesa…niente su Rufus. 

Si avvicinò verso il bancone e preparò velocemente dei caffé. 
Portò con cura il vassoio e quando vide che regnava un silenzio un po’ imbarazzante si sentì in dovere di dir qualcosa.

“Ah…ehm, scusatemi per prima. Sono solo stata presa alla sprovvista. Non mi aspettavo una vostra visita e, ecco…che sorpresa!”

Barrett fu il primo a prender parola non appena ingurgitò in un sol sorso il caffé caldo preparato dalla ragazza. 

“E’ stata una cosa improvvisa anche per noi! Ma, cazzo, non vedevo la mia Tifa da un pezzo! Così ho deciso di far muovere il culo a tutti, e venirti a fare visita!”

Tifa strinse gli occhi.

“E’ stata un ottima idea! Sono così contenta di rivedervi!” disse congiungendo tra loro le mani. 

Appena riaprì gli occhi ritrovò di fronte a sé il viso serioso ed indagatore di Cloud che la fissava immobile.
Tifa deglutì a quella vista e preferì far finta di non averci fatto caso, deviando palesemente lo sguardo. 

“Allora…cosa mi raccontate di bello?” disse con voce celestiale.

“Denzel è stato bocciato!” urlò Marlene.

“Cosa..? Denzel!” disse Tifa completamente presa alla sprovvista.

“Uff, non è vero. Devo solo fare un piccolo recupero a settembre…” precisò scocciato il ragazzino dai capelli castani.

Tifa ridacchiò trovando davvero tenera una simile situazione.

“Oh, non ti preoccupare. Avrai modo di recuperare!” disse confortandolo, ma Denzel era già abbastanza consapevole delle sue capacità da aver già completamente ignorato le parole della sua “sorellastra”.

Barrett li interruppe all’improvviso con la sua rude voce altisonante.

“Basta con queste stronzate!”

“Ma la scuola è importante.” Interruppe Tifa con disapprovo.

“Ovvio, mi spacco le ossa per far studiare questi due! Ma ora mi sembra che la priorità ce l’abbia più tu, Tifa!” le urlò contro facendola quasi sbandare.

Tifa si ritrasse appena, sentendosi leggermente a disagio. Il cuore le prese a palpitare di colpo e le mani le si gelarono completamente.

“Io? Perché mai..? Non…non capisco…” balbettò.

Cercò di far mente locale dentro di sé. Barrett non poteva assolutamente sapere nulla di lei e Rufus. 
Barrett non c’era stato per tutto quel tempo e non aveva mai avuto modo di vedere che tipo di relazione fosse nata fra i due. 
Gli occhi della ragazza poi si spostarono su Cloud e subito la sua mente si annebbiò. 

-Cloud! Che lui gli abbia detto di quella sera…?!-

Incominciò ad andare nel pallone. 
Non si sentiva ancora pronta per raccontare loro tutto. Inoltre…da dove avrebbe mai potuto cominciare? Come poteva parlare loro di uno Shinra, per di più di un arrogante aristocratico come Rufus? 
Barrett non avrebbe mai capito, e sicuramente Cloud aveva avuto già modo di dare la sua versione dei fatti raccontando di quella notte dove li aveva colti in flagrante, proprio mentre lei si era abbandonata al presidente contraccambiando quel bacio.

“Immaginavo avresti voluto farmi una sorpresa. Tu sei fatta così! Cazzo, Tifa, siamo già andati alla chiesa e ho visto che i lavori di restauro sono ad un ottimo punto!” le urlò con grande entusiasmo facendola sobbalzare ancora una volta.

“EH?!” rispose completamente scettica. La sua mente decisamente prese a non ragionare più, lo avvertiva lei stessa.

“Perdonami, ah, ah! Ma non sono riuscito a trattenermi! Dovevo per forza dirtelo! Onestamente non mi aspettavo che ce l’avresti fatta e invece in tempi davvero brevi sono partiti dei lavori che rappresentano la speranza per molti ragazzini del quartiere!” 

Continuò Barrett con entusiasmo pungolando Tifa. 

“Credevo in te ciecamente, ma mi hai veramente sorpresa! La mia Tifa è una degna AVALANCHE!! Ah, ah! Direi che hai avuto molta influenza su quei disgraziati della Shin-Ra! Complimenti! Qualsiasi cosa tu abbia fatto, sei stata molto persuasiva!” dopodichè scoppiò a ridere sempre più entusiasta.

Tifa sentì il dovere di assecondarlo e anche lei si lasciò andare ad una sonora risata spalleggiando così l’entusiasmo dell’ex-leader AVALANCHE. 

Tra quelle risate che alla lunga contagiarono anche Marlene e Denzel, solo un volto appariva immobile ed in scalfibile. 

Quello di Cloud, che fissava ancora Tifa non scostandole gli occhi di dosso. 

Con un paio di colpi di tosse attirò l’attenzione, poi lentamente adagiò il mento sul dorso della mano. 
Mostrò loro un debolissimo sorriso malizioso. 
Tifa incrociò nuovamente i suoi occhi e il suo sorriso lentamente cominciò a sparire.

“Tifa è stata davvero in gamba, non c’è che dire. Ma sai, Barrett, le donne hanno l’inspiegabile potere di ammansire anche i più indomabili degli animi.” 

Quelle parole turbarono i presenti e Tifa rimase immobile, completamente pietrificata.

“Ovvio che ci voglia polso e determinazione su quella gente. La mia persuasione si è basata su calci e minacce. Ora seguimi un secondo.” disse lei così velocemente da rendere tangibile per Barrett solo il fatto che Tifa avesse letteralmente strattonato Cloud verso le scale che portavano ai piani superiori.

Quando fu certa di essere lontana dalla traiettoria di Barrett, strinse il colletto della maglietta scura del biondo e con tutta la forza che aveva in corpo lo spinse contro il muro, immobilizzandolo e guardandolo fisso in quei occhi che, al contrario di lei, erano pienamente soddisfatti della reazione che era riuscito ad ottenere dall’amica.
Cloud vide le labbra della ragazza schiudersi per poi serrarsi nuovamente. Era visibilmente presa dalla collera e dall’agitazione. Lei serrò i pugni ancora più saldamente sul colletto della maglia che prese a stringere sempre più forte.

“Basta…!” sussurrò cercando di calmare la sua voce quanto più possibile. “Ne abbiamo già parlato. Quel che è successo è stato un errore. Smettila di farmelo pesare!”

Cloud sbuffò aspramente.
Il viso di Tifa coperto dai lunghi fili di frangia e lo sguardo che fuggiva ai suoi occhi era un qualcosa terribile da vedere, eppure proprio non riusciva a cercare di essere più rassicurante per lei. 
Lentamente alzò il braccio per raggiungere il capo della ragazza, ma si ritrasse immediatamente, era ancora incapace di poterle stare accanto.

La verità? 
Nel suo intimo, si sentiva in colpa. 
Era Cloud quello che aveva sempre dimostrato grande interesse per i bambini rimasti orfani dopo il disastro di Midgar. 
Era Cloud che si era sempre chiuso in sé stesso. E Tifa aveva sempre cercato di spronarlo e stargli vicino.

Cloud, a modo suo, l’aveva sempre ricambiata standole lontano, per proteggerla. 
Voleva proteggerla dal mondo che si stava generando dalle cenere di Midgar. 
Un mondo più pulito e formato da valori migliori, certo, ma anche pieno di marcio. Ancora pieno di gente come gli Shinra. 
Spesso aveva anche accettato commissioni da parte loro intuendo a modo suo che si celasse ben altro oltre alle loro intenzioni caritatevoli nei confronti del pianeta, oramai irreparabilmente danneggiato dall’energia MAKO. 
In tutto questo anche Tifa ci aveva sofferto e Cloud la voleva lontana da quel tipo di dolore. 
Invece Tifa, ancora una volta, aveva cercato di essergli vicino, assistendo i ragazzini cui lui aveva preso a cuore. 
Difatti senza pensarci due volte, aveva accolto Denzel in casa e aveva fatto di lui un membro della famiglia in appena due anni. 
Aveva anche cominciato a venire alla chiesa sconsacrata e a prendere sempre più a cuore la situazione della periferia, decidendo alla fine di muoversi attivamente per Edge.

Per Cloud, Tifa era scesa a patti con gli ex-membri Shin-Ra. 

E tutto questo, alla radice, era stato per colpa di Cloud. Aveva cercato in tutti i modi di farla desistere. 
Le aveva letteralmente tagliato le ali il giorno in cui Tifa aveva raccolto le firme e talvolta presa anche in giro quando la vedeva vestita con camicia e gonna al ginocchio. 
I suoi disegni e proggetti sui cantieri erano visibilmente non realizzati da un professionista e lui non aveva mai fatto cerimonie nel farglielo notare.
Sperava così di riportarla sana e salva al bar, ma aveva decisamente sbagliato i conti, perché lei, al contrario, aveva deciso di impegnarsi il doppio. Cadendo così nella trappola degli ex-leader dell’azienda multinazionale.

Cloud sentiva una grande morsa al cuore dovuta alla rabbia se solo immaginava cosa avesse indotto Rufus nel promuovere quel cantiere. 
Cosa aveva dovuto fare lei, per convincere uno Shinra? 

Strinse i pugni e serrò gli occhi, incapace di perdonare quella gente che ancora una volta stava portando disordine nella sua vita e di chi gli era accanto.

Tifa, inoltre, era la persona speciale cui non avrebbe mai potuto fare a meno. La allontanava dalla sua vita, non la rendeva partecipe di nulla…ma in tutto questo c’era la voglia di vederla felice.

“Tifa…” tentennò e sentì le spalle di Tifa stringersi sempre di più verso di lui. 

“Cosa devo fare per convincerti..?” disse lei all’improvviso spezzando quel silenzio.

“Convincermi..?” chiese lui disorientato.

Tifa alzò gli occhi verso di lui e, nonostante i suoi sforzi, proprio non riuscì a controllare la sua voce che lentamente si faceva sempre più tremante.

“Sei un vero stronzo e certe volte vorrei che tu sparissi!” disse poggiando la testa sul petto di Cloud. 

“Però…” tentennò prima di proseguire. 

Cloud era immobile con lo sguardo fisso verso di lei. 

“…però non voglio perderti. Non ora, non in questa circostanza. Dunque lo chiedo a te. Cosa devo fare per convincerti che hai frainteso tutto completamente..?” 

La ragazza sospirò profondamente. Aprì di nuovo la bocca e questa volta i suoi toni furono più profondi e meno tremolanti. 

“Voglio stare con te, con Aerith. voglio gestire il mio bar. Voglio assistere per quel che posso i bambini nella chiesa e rendere quel posto più bello. Cose normali, e non voglio che in questo c’entri…”

Tifa s’interruppe ansimando all’improvviso. 

Quelle parole le erano uscite così di getto da averle completamente tolto il respiro. 
Cloud, dal suo canto, era pietrificato davanti alla reazione della ragazza. 
Tifa stava soffrendo e lui lo avvertiva sulla sua pelle. 
Avvertiva la sua voce quasi come un lamento di dolore che invocava solo un po’ di riposo. 
Con gli occhi ancora persi nel vuoto accarezzò appena le lisce e pallide spalle della bruna.

“Lascia.” Disse con voce bassa.

Tifa sgranò gli occhi e si divincolò dal suo petto.

“Cloud?”

“Lascia definitivamente la Shin-Ra. Vattene via per sempre da loro.” A quel punto i loro occhi per la prima volta riuscirono ad incrociarsi e rimanere immobili, fissi l’uno nello sguardo dell’altro. “Ora puoi farlo. Solo così tutto finirà presto.”

Tifa sgranò sempre più gli occhi finché la sua mente non si annebbiò del tutto, incapace di ragionare razionalmente.

Il centro di riabilitazione della nuova Midgar city…

Tseng, Reno…

I lavori di ristrutturazione…

I file trovati nell’ufficio del presidente con il logo Shin-Ra…

Rufus…

Tutto questo doveva cessare così come era cominciato?


[…]


“Se lascio la Shin-Ra tutto ciò che vi è collegato cesserà di esistere…”

Era l’ennesima volta che Tifa ripeteva a sé stessa quelle parole. Erano le otto del mattino e lei era già quasi pronta per uscire. 

“Rufus…cosa dirà? Mi lascerà davvero andare via così?”

Alla fine il suo giovane presidente non era venuto per davvero. 
Dentro di sé Tifa pensò che, dopotutto, era normale che le cose fossero andate in quel modo. 
Probabilmente Rufus era stato così impegnato che non aveva avuto nemmeno il tempo di pensare a lei. Forse le sue condizioni di salute erano persino peggiorate. 
Oppure…infondo, lui da Tifa aveva già ottenuto quello che voleva. Probabile che ora lei non fosse più oggetto di suo interesse.

Scosse la testa e cercò di pensarla sotto un altro punto di vista. 

La chiesa era quasi pronta, ce l’aveva fatta. 
Rufus in ogni caso aveva realizzato il suo desiderio. Dunque ora era venuto il momento di chiudere il sipario e uscire di scena, per tornare alla vita di tutti i giorni. 

Annodò un maglione sulle spalle e uscì di casa.
Parte di sé aveva sperato che quel giorno ci sarebbe stato un diluvio, traffico, sciopero…qualsiasi imprevisto e inconveniente. 
Un qualcosa assimilabile al “destino” , che le impedisse con ogni mezzo di raggiungere l’azienda. 
Invece così non era stato. 

La giornata era piacevole e fresca. Non c’era traffico e, anzi, l’autobus passò quasi immediatamente. 
Non appena fu arrivata di fronte alla meta, tirò su un respiro intenso. Era davvero molto che non rimetteva piede la dentro. 
In quell’azienda che in così poco tempo era divenuta parte di sé e teatro di molte situazioni che avevano segnato la sua permanenza lì. 

Non appena fu dentro estrasse i moduli per le dimissioni e li mostrò alla reception.

“Dove devo andare per questi?” chiese. 

La donna la scrutò e Tifa ebbe quasi la sensazione che l’avesse riconosciuta. 
Poco si curò, tuttavia, dello sguardo della segretaria, perché infondo sapeva benissimo oramai come era stata etichettata in quel posto.

“Ufficio 44. Nella seconda ala del terzo piano.”

“Grazie.” Disse e in fretta si diresse verso l’ascensore in vetro pigiando velocemente i tasti.

Forse avrebbe potuto consegnare quei moduli ed andare via. Forse non avrebbe dovuto nemmeno incontrare Rufus. 
Parte di sé sperò intensamente di non incontrarlo. 

Non appena l’ascensore arrivò vi si infilò dentro con violenza, andando però così a sbattere contro l’uomo che già era lì.

“Ouch!!” Disse frastornata. “Scusa! Andavo di fretta e…” le parole le si bloccarono in gola quando si ritrovò praticamente fra le braccia di una alto ragazzo dalla divisa scura e i lunghi capelli rossi.

Entrambi sgranarono gli occhi sorpresi e Tifa immediatamente si staccò da lui.

“Reno..!”

Reno sembrava sorpreso di rivederla ancora più di lei. Chinò il capo verso di lei e cominciò a strattonarla portando una mano sulla sua testa, scompigliandole così quasi completamente l’acconciatura.

“Miss Lockheart! L’avevamo data per dispersa! Abbiamo mandato navi ed elicotteri a cercarla invano!” le disse con fare canzonatorio.

Tifa si ritrasse da quella presa e sistemò appena i capelli con le dita. Guardò incredula Reno che intanto la stava invitando ad entrare nell’ascensore. 

“Io…beh, ecco…Non so che dire.” Disse lei onestamente. A quel punto lui la guardò con fare scherzoso, eppure Tifa leggeva della sincerità nei suoi occhi.

“Lo so io perchè! Sei stata davvero disonesta! Personalmente sono offeso!”

“Cosa..?” chiese lei veramente disorientata.

Reno la guardò con disapprovo.

“Che cosa un cazzo! Alla festa! Non ti vedo da allora!”

Solo allora Tifa sgranò gli occhi, comprendendo finalmente la reazione di Reno.

“Ah! Ma è vero! Perdonami! Ho avuto così tanti grattacapi che non ho avuto il tempo di farmi sentire da nessuno!”

A quel punto Reno sbuffò portando una sigaretta spenta sulla bocca e poggiandosi su una delle pareti dell’ascensore.

“Già, ho visto che avevi molti problemi nel muoverti con l’odiatissimo rampollo di famiglia.” 

I suoi occhi erano così intensi che Tifa non riuscì proprio a non prenderlo sul serio. 

Tifa era andata con Reno alla festa e invece quando aveva visto Rufus era scappata da lui per poi non farsi sentire più. 
Come lo poteva aver vissuto uno come Reno? 
Lei non ci aveva per niente pensato data la auspicata serata con il presidente e in seguito l’inaspettata entrata in scena di Cloud, che aveva completamente coinvolto tutti i suoi pensieri. Per di più aveva sempre ritenuto uno come Reno una persona più leggera e superficiale, ma in verità rifletté proprio in quel momento che anche l’ex-turks sapeva essere molto gelido e penetrante quando voleva.

Tifa chinò il capo non sapendo proprio come giustificarsi.
Quella serata era stata tutto uno sbaglio in generale, e aveva irreparabilmente generato quello che poi era, in quel momento, il suo angustiante presente.

“Io…non so che dire.” Disse con un filo di voce.

“Oh, andiamo, sei a corto di risposte oggi?” le rispose di getto terribilmente irritato per aver ricevuto per la seconda volta la stessa risposta. Poi tornò più serio e guardò Tifa che aveva per davvero un viso cupo e serioso. 

“Scusami, davvero.”

Reno alzò le ciglia e adagiò il peso su una gamba portando le mani in tasca, dopodichè sorrise.

“Se proprio ci tieni ad essere perdonata potresti uscire di nuovo con me una di queste sere. Ma da soli, s’intende…!” la guardò di nuovo sperando in una sua reazione che però non venne. “Tifa, ma che c’hai?”

Immediatamente lei gli porse i fascicoli che aveva ancora in mano.

“Ecco. Per questi.” disse laconica.

Reno li lesse velocemente dopodichè le si rivolse con stupore.

“Ma questi sono…”

“Si.” Confermò Tifa. “Infondo, è tutto a posto adesso, no?”

Reno sembrò pensarci su, poi rese i fogli a Tifa guardandola perplesso. La ragazza fece caso al suo sguardo e cercò di tranquillizzarlo con un debole sorriso.

“Oh, andiamo!” disse lei infine dandogli dei colpi sulla spalla. “Non ti sarai affezionato a me? E poi siamo nemici, no?”

Il turks li per li sembrò riderci su.

“Certo! Solo che pensavo che anche a te, dopotutto, piacesse lavorare qui. Eh, eh..!”

“Reno…”

“E’ che ti ho sempre vista con il presidente. Sempre nervosa e piena di cose da fare. Ma vedevo così tanto entusiasmo che mi ero quasi illuso che saresti restata a bordo! Infondo questa è una piccola azienda innocua e per noi avrebbe significato molto avere te come membro!” nel vedere lo sguardo smarrito di Tifa, cominciò a dimenarsi gesticolando. “Ah, ma non farci caso! Io penso questo, ma…tutto okay?”

“Si, certo. E’ tutto a posto.”

Quel lavoro le piaceva? 
Nonostante la collera e le esperienze negative, le era piaciuto? 
Lavorare con Reno, Rude, Tseng e Rufus era stata un’esperienza che, dopotutto, l’aveva riaccesa? 

Non ci aveva mai pensato. 
Però era vero, infondo. 

Non aveva ancora pensato cosa avesse significato per lei l’azienda di ristrutturazione di Midgar.
L’aveva sempre vista come il mezzo per raggiungere il suo scopo. La chiesa.
Invece forse era ben altro. Era un lavoro che aveva riempito i suoi giorni negli ultimi mesi. E non solo, anche la sua vita, riservandole delle svolte del tutto inaspettate. E non tutte queste erano negative, anzi.

Le si strinse il cuore.
Non doveva pensarci troppo proprio in quel momento. 
Non ora che se ne stava andando per non tornarci più.

“Ah, a proposito Tifa. Saliamo ai piani superiori. Per questi fascicoli di licenziamento ti fanno perdere solo tempo al terzo piano. Meglio che vai sopra direttamente da Tseng, così fai prima!” detto questo pigiò i tasti dell’ascensore così velocemente che Tifa non ebbe proprio il tempo di concretizzare.

“Cosa..? Tseng?”

“Certo! Così li da direttamente al presidente, no?” le spiegò tranquillo.

“No! No! Che vai dicendo!? Io non volevo salire ai piani superiori, non ora non…!”

Non fece in tempo a terminare la frase che l’ascensore era già giunto a destinazione. Reno sgattaiolò via salutandola con il suo immancabile sorriso.

“Allora il nostro appuntamento è solo rinviato! Ciao Lockheart!”

Tifa rimase sbigottita e senti le gambe tremare. 
Era ai piani superiori, era sotto shock e ancora non riusciva a concretizzare razionalmente tutto quello che le stava accadendo. 
Reno era stato gentile, ma la sua intenzione era di evitare ancora una volta il presidente e ogni possibile contatto con lui. 
Rivederlo sarebbe stato troppo…o, in ogni caso, non era pronta ad incontrarlo. 
La ragazza stava ancora osservando Reno che man mano spariva dalla sua vista quando questi si girò verso di lei urlando.

“Ah, Tifa! Ecco li Tseng! TSEEEEEENG! C’è Tifa, avrebbe bisogno di un piacere da te! Giusto una firmetta, dai..!”

“Reno! Lo deve sapere tutto il piano?!” urlò lei in tutta risposta, più disorientata di prima.

“Eh,eh…ciao, ciao! Ci si sente!” detto questo, il turk dai capelli rossi sparì lasciando Tifa immobile, ancora una volta, mentre un uomo dai capelli scuri di sua conoscenza la guardava da lontano, anch’egli parecchio perplesso.

Tseng, con la camicia bianca e la cravatte messa più lenta del solito le si avvicinò lentamente, quasi per accertarsi che avesse di fronte a sé per davvero Tifa. 
Al contrario, la ragazza abbozzo un sorriso a dir poco demenziale senza saper assolutamente cosa o come comportarsi.

“…Tifa.” disse lui.

Rimasero per qualche secondo in silenzio. Erano quasi due settimane che non si faceva viva e senza informare nessuno. 
Quel breve tempo era bastato per farla sentire di nuovo un pesce fuor d’acqua nell’azienda. 
Per di più Tseng doveva sicuramente sapere di lei e Rufus. 
O almeno, di sicuro Tseng aveva già chiesto al presidente del perché della sua inspiegabile ed improvvisa assenza. Questo non l’aiutò affatto a sentirsi meglio.
La ragazza strinse le spalle e congiunse le dita delle mani fra loro.

“Ciao! Quanto tempo eh…ehm. Non volevo salire fin qui per disturbarti, ma poi Reno ha fatto tutto lui e così…!” 

Tentennò, poi il silenzio di Tseng la mise in soggezione così continuò a parlare. 

“Infondo potevo benissimo aspettare, non c’è nessunissimo problema. Dico davvero! Anzi, magari potrei andare a farmi mettere la firma da quella befana di Scarlett! Infondo, me la volevo riprendere una rivincita e…come te la passi?”

Tifa si interruppe di colpo quando vide disegnarsi sul volto serio e rigoroso di Tseng un sorriso che poi si trasformo in una piccola risata.
Il ragazzo si calmò subito, sicché tornò immediatamente a Tifa.

“Però, devo dire che erano mancati questi tuoi monologhi senza senso.”

La bruna sgranò gli occhi completamente attonita. Tseng l’aveva lasciata davvero senza parole.

“D-davvero?”

“Un po’. Il tempo di abituarsi di nuovo ad un clima prettamente maschile.” 

Annuì, e le si avvicinò sfilandole i moduli di mano e cominciò a sfogliarli. “Cosa posso fare per te?”

“Tseng…io…” Tifa tentennò e il suo sguardo si fece più profondo, subito però scosse la testa e cercò di controllarsi. “Mi fa piacere che qui va tutto bene! Avevo paura che qui ci fosse il finimondo! Ma visto che ci sei solo tu, adesso, mi sento molto più sollevata! Eh, eh…”

“Ehm, a dire la verità…” 

La voce di Tseng venne interrotta di colpo dal rumore della porta dell’ufficio del presidente che si apriva lentamente. 
Tifa si girò di scattò e vide uscire da li due uomini dall’aria parecchio distinta, fermarsi sul ciglio della porta, mentre discutevano fra loro.

“Dunque posticiperemo di un’altra settimana. Ma non le verrà concesso oltre, signor Shinra.” Pronunciò uno dei due uomini.


“Non chiedo di meglio, vogliate portare i miei ringraziamenti più sentiti al signor Mikage.”


E a quel punto Tifa letteralmente sbiancò nell’udire quella voce. 

Prepotente e arrogante, eppure controllata e soave. 
Dei brividi cominciarono a percorrerla lungo tutto il corpo e si pietrificò definitivamente quando Rufus Shinra uscì dalla porta del suo ufficio per accompagnare i due uomini d’affari che l’accompagnavano.

La ragazza ebbe un fortissimo tonfo al cuore. 
Le gambe le si erano completamente bloccate, e non riuscì proprio a tornare lucida e padrona di se per sgattaiolare via dalla sua vista.

Lui era lì, a qualche passo da lei. 
I suoi occhi chiari, lo sguardo fiero, i suoi capelli biondi. 
Strinse gli occhi quasi come per trattenere qualcosa dentro di sé. Un’emozione che oramai non negava più, ma che frenava con tutta se stessa. Perché era questa la cosa giusta da fare.

La prima cosa che sperò dentro di sé fu che non l’avesse vista.

Rufus, dal suo canto, sembrava per davvero non aver fatto caso che la sua miss Lockheart fosse a pochi metri di distanza da lui, proprio mentre stava per concludere un affare. 
Inarcò le sopracciglia e guardò con fare molto sicuro i due uomini che, paradossalmente, sembravano quasi in soggezione nei confronti di un ragazzo di appena ventitre, ventiquattro anni.

“Dunque le faremo visita giovedì prossimo, signor Shinra. Non ci deluda.”

“Assolutamente. Concludere il nostro accordo sarà la mia priorità.” Concluse laconico.

Mentre prendevano gli ultimi accordi, Tseng richiamò l’attenzione di Tifa, sicché lei tornò a ragionare con più lucidità. 

“Tifa. Se vuoi ho già finito con questi moduli. Portali giù al primo piano e li chiuderanno il contratto e tutto. Per il resto me la vedo io.” Le disse sbrigativo, senza chiederle nulla.

Tifa prese i moduli e rimase a guardarlo sorpresa di questo. 
Non si era nemmeno accorta quando lui si fosse allontanato e quando avesse preparato tutti i fascicoli per lei. 
Tuttavia non aveva ancora recuperato la sua completa razionalità, così non riuscì proprio a comportarsi come avrebbe voluto. 

Rufus era li, sempre più vicino a lei.
Non sapeva cosa dire o fare. Non era il posto giusto dove incontrarsi. L’unica cosa sulla quale riuscì a ragionare fu solo sul fatto che dovesse andarsene quanto prima possibile.
Prima che lui liquidasse i due uomini d’affari.

“Tseng, io…vorrei poterti dimostrare la mia gratitudine.”

“Vorrà dire che mi offrirai un caffé al tuo bar.” Le disse senza batter ciglio, cercando di assumere un’espressione rassicurante a dispetto del suo volto che di natura era sempre molto serio.

Tifa gli sorrise e lanciò immediatamente uno sguardo verso Rufus che, a suo gioia, aveva preso a parlare di affari e di politica.

-Bene! lo terranno impegnato per un po’…-

Camminò a passo svelto verso l’ascensore e premette velocemente i pulsanti. 
A suo grande rammarico però, vide Rufus muoversi anch’egli , e l’ascensore impiegarci molto più del previsto a salire.

“No! Sta ancora al primo piano?!” disse fra sé e sé. Lei aveva bisogno di andarsene, sparire, in quel momento.

Intanto il biondo presidente stringeva le mani e porgeva i saluti ai due uomini. 

Proprio in quel momento, mentre accompagnava quei uomini verso l’ascensore, si ritrovò ad incrociare lo sguardo di occhi familiari. 
Rufus stava ancora parlando così animatamente che le parole gli si strozzarono letteralmente in gola e di colpo piombò nel silenzio, rimanendo con gli occhi persi a metà tra lo stupore e l’incertezza di aver visto bene oppure no.

Fu un attimo, un istante, che sembrò durare un’eternità.
Tifa si ritrovò a fissare Rufus, perso anche lui nei suoi occhi a sua volta.

Immediatamente poi la ragazza girò i tacchi ed imboccò le scale, percorrendole ad una velocità assurda.

“…presidente, tutto bene?” chiese l’uomo.

Rufus continuava a guardare verso le scale, dove la ragazza era scappata via.

“Oh, certo, va tutto…perdonatemi un attimo!” e con passo svelto si diresse nella stessa direzione.

“Ma signor Shinra..! Non abbiamo ancora pattuito…”

“Ci pensa tutto Tseng!” urlò da lontano mentre imboccava le scale spedito.

I due uomini rimasero in silenzio, senza parole, mentre vedevano il giovane presidente correre per le scale e sparire dalla loro visuale.

“E-ehm, il presidente ha molte priorità ultimamente. Vogliate dunque seguirmi e concludere questo affare alla svelta, signori…?! Il presidente ci sarà per la riunione prevista proprio questa mattina. È solo questione di dieci minuti.” 

Disse Tseng con voce molto idilliaca, ma con un retrogusto davvero minaccioso. 

I due uomini non osarono controbatterlo. 


[…]



Ne era certo, quella ragazza dai lunghi capelli scuri non poteva non essere lei. 
Quell’insopportabile ragazzina che giocava a fare la salvatrice dell’umanità e che pretendeva di mettere in ginocchio uno come Rufus Shinra. 
Era colei che era scesa a patti con lui e non si era fatta viva per giorni a causa di motivi a lui ancora terribilmente incomprensibili. 
Rufus scendeva velocemente le scale, sotto gli occhi sbigottiti dei dipendenti che non avevano mai visto il presidente correre in quel modo.

“Tifa..!” le urlò contro non appena la vide di sfuggita.

Tifa si girò appena e sbandò alla vista del ragazzo che in pochissimo tempo l’aveva quasi raggiunta.

“Co-cosa?! Ma come diavolo ha..?” disse sbigottita di vederlo già alle sue calcagna. Poi riprese a correre accelerando ulteriormente il passo.

Rufus a sua grande sorpresa era molto più veloce di lei, e infatti in poco tempo cominciò a sentire i suoi passi sempre più pesanti e vicini.

“Fermati, dannazione! Perché corri in questo modo?!” le urlò lui.

“Ero qui solo per una stupida firma! Fa come se non mi avessi visto!” gli rispose imperterrita lasciando il ragazzo senza parole.

“Eh?!” Rufus rimase sbigottito. Lentamente si accigliò nell’aver ricevuto una simile risposta e con un ultimo sforzo la raggiunse quasi superandola. Le bloccò un braccio facendola sobbalzare.

“Ahi! Che fai cretino!” esclamò la ragazza, dovendo mettere la parola fine alla sua corsa.

Però l’improvvisa frenata la fece sbandare così fortemente che prima ancora di pronunciare la fine della frase perse l’equilibrio scivolando dallo scalino. 

“Eh…ah…AaaH..!!” urlò presa alla sprovvista. 

Rufus che la teneva già ferma per il braccio, prontamente la tirò a sé evitando così che cadesse giù per le scale. 
Tifa si strinse a lui, con gli occhi spalancati e il viso atterrito. 
Rufus sembrava avere la stessa espressione sconcertata. Tra i due regnò il silenzio per più di qualche secondo.
Di colpo si guardarono l’un l’altro. 
I loro occhi rimasero fissi nell’osservarsi e le loro labbra si schiusero quasi nello stesso momento come se non sapessero chi dei due dovesse cominciare.
Lo sguardo di Tifa di colpo cambiò e gli mostro due occhi furenti.

“Ma sei idiota?! Ci è mancato così poco prima che mi scapezzassi per colpa tua!!”

“ ‘Idiota’?! Semmai dovrebbe essere il contrario, dato che ti sei messa a correre in quel modo!”

Rimasero ancora a guardarsi con occhi accigliati e pieni di sfida, poi Tifa si divincolò dalla sua presa e riprese le dovute distanze, scendendo fino al pianerottolo.

“Dove te ne vai?” le disse con sfida Rufus raggiungendola tempestivamente.

Sfilò con quell’eleganza che solo lui riusciva ad assumere, quella nobiltà mista all’arroganza che lo rendeva una figura celestiale eppure detestabile.
Un’immagine che odiava ed amava con tutta se stessa. Tifa abbassò lo sguardo non potendo reggere il suo sguardo che inevitabilmente la scrutava da testa a piedi.
Lo sguardo di Rufus scorreva sul suo corpo facendola sentire impotente di fronte quegli occhi di ghiaccio che reclamavano una resa dei conti.
Perché Rufus era fiero si sé e non aveva accettato il punto di vista di Tifa quando l’ultima sera che si erano visti lei aveva esclamato di non volerlo rivedere mai più. Era sicura che per lui le sue affermazioni non avevano avuto alcun senso, ed era convinta che lui pensasse che lei tenesse il piede in due staffe.
Per questo aspettava ancora delle risposte da lei.
I loro punti di vista erano così inconciliabili che persino le loro rispettive motivazioni erano incomprensibili per l’uno e per l’altro.
Che significato poteva avere dunque parlarne? Era meglio se tutto fosse finito lì, e subito.
Gli rivolse debolmente uno sguardo, e fu allora che notò disegnarsi sul viso del biondo un sorriso che cambiò drasticamente la sua espressione in una molto più beffarda e maligna. 

“Lasciami indovinare…”  

A quel punto si avvicinò all’orecchio della ragazza con fare decisamente superbo. 

“Dovevo lasciarti in pace e non rivederti più per il resto dei miei giorni. Invece sei tu quella che non ha resistito e sei corsa a chiedermi perdono…” 

Sorrise aspramente.
Tifa avvertì le vene sulla fronte pulsare molto più del normale. 

“…dico bene?” le sussurrò infine prima di allontanarsi dal suo orecchio.

Tifa sgranò gli occhi incredula delle parole che aveva appena udito.

“Io…chiedere perdono a…te?!” ripeté a denti stretti, inarcando le sopracciglia.

Il biondo presidente strinse le spalle e come un lupo affamato cominciò a camminarle intorno non smettendo mai di guardarla. Sorridendo alle sue continue risposte.

“Ma, dopotutto, come biasimarti, tesoro? Del resto è normale…che io ti manchi, no?” 

Detto questo chinò appena il capo verso di lei sfiorandole il mento con due dita. 

“Immagino come avrai passato questi giorni così infiniti fissando le lancette dell’orologio che man mano segnavano il tempo che ti stava separando da me! Tuttavia sei stata decisamente indisponente ultimamente, dunque avrai bisogno di una tassa extra per tornare come prima.” 

Continuava a prendersi gioco di lei, imperterrita, come se amasse lacerare, devastare i sentimenti altrui.
 Tifa dovette solo stringere i denti per non sbottare in alcuna reazione che inevitabilmente avrebbe avuto il solo effetto di fare il suo gioco.
Dal canto di Rufus, il silenzio prolungato della sua Tifa cominciò preoccuparlo, così smise di girarle intorno e si piazzò semplicemente di fronte a lei. 

“Okay…” continuò  stringendo le spalle e alzando appena le braccia. “Forse hai ragione. Infondo non sarebbe giusto metterti alla stregua degli altri. Visto che ti sono mancato così tanto e sei scappata da me spinta dalla timidezza, mi hai dimostrato il tuo grande amore e devozione per la Shin-Ra. Potrei dunque chiederti di offrirmi solo un piccolo pegno. Una cosa da niente, infondo, visto che io e te…” 

Le si avvicinò nuovamente alludendo palesemente alle tante cose successe fra loro, e fu a quel punto che Tifa gli portò letteralmente ad un palmo di naso i documenti consegnatole da Tseng.

“Questi! Sono qui per questi!” gli urlò contro spazientita, oramai rossissima in viso. “Anzi, visto che sei il leader qui, li consegno a te. Ciao, Rufus, caro!” gli disse improvvisando uno sguardo maligno degno dello stesso Rufus Shinra.

“Queste carte…” rifletté lui tra sé perplesso. “Licenziata?! Tu che cosa..?!” 

Il ragazzo alzò disorientato gli occhi dai moduli, e notò che Tifa si era già lontana. 

“Ehi, Tifa! Dannazione..!” sbuffò sfinito mentre la vedeva ormai lontana.

Il suo sguardo si fece accigliato, furibondo. 
Così subito percorse l’ultima rampa di scale per darsi nuovamente all’inseguimento di Tifa.

Tifa Lockheart con passi veloci, intanto, aveva già solcato le porte dell’azienda e aveva imboccato appena il viale che l’avrebbe portata verso il Seventh Heaven. 
Non riuscì proprio a calmarsi. 
Era turbata, nervosa, ancora presa da fortissime emozioni. L’aver rivisto Rufus Shinra era stato a dir poco traumatico per lei. Rivedere quel ragazzo dall’aspetto tutto precisino, quella voce arrogante, quegli occhi beffardi…



Lo…aveva rivisto per davvero…


Era proprio Rufus.




Subito scosse la testa e rimproverò sé stessa.

“Che sto dicendo?! Via! Tutto deve sparire via dalla mia vita! Solo così torneranno le cose come prima e io potrò essere finalmente serena e spensierata!” 

Camminò più velocemente, serrando i pugni e guardando con determinazione la strada dinanzi a sé. 

“Devo…devo andare avanti adesso! Ce l’ho fatta! E nessuno potrà farmi tornare indietro!”

Di colpo sentì un suono di clacson bussare non molto distante da lei. Ma non vi fece troppo caso.

“Finito, è tutto finito…”

“Tifa!”

“Non ho più niente a cui spartire con la Shin-Ra…” disse ignorando la voce che la richiamava.

“Ehi, ma che fai? Girati!”

“Disgraziato…MA SEI PROPRIO UN DEMONIO! CHE FAI MI PERSEGUITI?!” urlò di scatto. Ma a sua grande sorpresa, dietro di lei non c’era assolutamente nessuno. Solo una mamma con il suo bambino che, d’altro canto, fece anche mettere a piangere.

Tifa sgranò gli occhi incredula.

“Scu-scusi. Ma…io non capisco. Qualcuno ha chiamato il mio nome. Possibile che me lo sia immaginato?” 

Chiese a se stessa perplessa, ma i fatti parlavano chiaro. Non c’era nessuno dietro di lei, tanto meno il presidente Rufus.

Diede un ultimo sguardo dietro di sé poi continuò a proseguire.

“Ma che strano…eppure avrei giurato che…”

“Da questa parte Lockheart!”

Tifa si bloccò.

“Me lo sono immaginato. Me lo sono immaginato..! Cavolo!” urlò portando una mano in testa, decisamente confusa.

A quel punto una macchina accelerò di corsa fino a raggiungerla e ad essere affianco al marciapiede dove stava camminando la ragazza .

“Certo che sai essere davvero stupida quando vuoi. Ma dove guardi?” le parlò con voce seccata il conducente, un ragazzo vestito di bianco e con i capelli biondi.

“Rufus!” esclamò Tifa, poi continuò a camminare a passo svelto ignorandolo del tutto. “Stai perdendo il tuo tempo.”

Rufus si riportò a fianco a lei con l’auto, andando ad una velocità assurdamente bassa, fino a guidare ad una velocità pari a quella di lei.

“Cosa sarebbe questa storia? Ti vuoi licenziare? Sei forse impazzita?”

“Non ti sento. Ho di meglio da fare al bar…” rispose lei canzonatoria.

“Non puoi andartene così! C’è una procedura, e dovrai per giunta finire anche di pagarmi i danni morali e fisici ricevuti! Sai quanto costa rompere il naso ad un ex-presidente?!” 

“Che vai blaterando? Oramai non abbiamo più niente a che vedere l’un l’altro. Quindi ti invito a gestire meglio il tuo tempo, presidente!”

“Non capisco il tuo comportamento, Lockheart! Prima scappi, poi sembri quasi felice di rivedermi e poi scappi di nuovo…” parlò di nuovo lui affacciandosi dal finestrino.

“Ma quando esattamente ti sono sembrata felice di rivederti..?” controbatté la ragazza mentre cercava disperatamente un qualsiasi svincolo che la potesse allontanare da lui.

“Poi sei a conoscenza dei miei piani super segreti! Di cose che non posso lasciare nelle mani di una barista! AVALACHE per di più! Ti dovrò far rapire, sai?” la intimò scherzosamente, eppure Tifa lo guardò perplessa perché aveva colto della sincerità in quella parole.

Lo osservò per un po’ con lo sguardo sbigottito prima di proferir parola.

Il loro discorso fu interrotto da una serie di clacson che tuonavano in loro direzione. Rufus stava generando un traffico terribile e persino lui non riuscì più ad ignorare le imprecazioni degli altri automobilisti. 

“Andiamo, sali un attimo in macchina e discutiamo, Lockheart.”

“Deficiente, vai avanti!!” gli urlò il camion dietro di lui.

“Fanculo!” rispose di getto. “Andiamo! Se continuo ad andare a dieci chilometro orari, mi tamponano la macchina!” disse quasi piagnucolando in direzione di Tifa.

“Spiacente, ma della tua preziosa macchina di lusso non me ne frega un cazzo!” detto questo corse di colpo via dal marciapiede attraversando proprio di fronte a lui.

“Ma…ma dove vai?” disse Rufus guardandola sbigottito mentre lei si dirigeva dall’altro lato della strada.

“Bye Bye, presidente…! A meno che tu non voglia pagare una bella multa pur di seguirmi!” disse sparendo dalla sua vista con un sorriso sulle labbra decisamente provocante.

“Tifa, sei una stronza! Questo è un senso unico! Torna qui! Tifa!” le urlò contro, ma Tifa era oramai lontana.

“CAZZO TI VUOI DARE UNA MOSSA O NO?!” un altro grido giunse alle sue orecchie, sicché Rufus scalò di marcia e prosegui per la strada.

“Maledetta…” bisbigliò a denti stretti mentre imboccava la strada per raggiungere il Seventh Heaven. 

In quell’orario così trafficato di gente rimase fermo in più ingorghi. 
Dalla tasca tirò fuori il pacchetto di sigarette dal quale velocemente ne estrasse una cominciandola a fumare, annebbiando in poco tempo tutto l’abitacolo.

[…]

Tifa, arrivata al Seventh heaven, chiuse velocemente la porta dietro di sé, con il cuore che ancora le palpitava nel petto, costringendola ad emettere dei profondi respiri per cacciare via il forte turbamento che le stava lentamente arrugginendo i suoi movimenti. Ancora le sembrava così inverosimile che fosse accaduto veramente. 
Erano passati giorni, eppure non era cambiato nulla. Credeva di aver lavorato sulla sua mente ed essersi preparata a questo addio.
Eppure a nulla era valso tutto questo.
Era bastata quella manciata di minuti per riaccendere in lei quei sentimenti che aveva cercato in tutti i modi di gettare nell’oblio. 
Perché tutto questo? Cosa doveva fare di più per riavere la sua vita indietro?
Lei…lei amava Rufus.
Ne era consapevole, ne era maledettamente consapevole. Il suo respiro, i suoi occhi, la sua pelle, il suo calore…le mancavano terribilmente. Finché fosse sparito dalla sua vita avrebbe potuto tirare avanti, fare come se nulla fosse. Per lo meno illudersi di riuscirci.
Tuttavia bastava un suo sguardo che tutto ricominciasse. Era come se non potesse sfuggire da quella realtà, che oramai aveva cambiato per sempre la sua vita. In verità non era certa che tutto questo la disturbasse. Fino a qualche mese prima era stata finalmente felice che la sua vita avesse preso una svolta. Che le sue certezze fossero cambiate, che non fosse più quel terzo incomodo che spesso si sentiva di essere nella sua relazione con Cloud. 
Con Rufus tutto questo era cambiato.
Grazie a lui, alla sua irriverenza, il suo modo di fare arrogante e sprezzante, al suo mondo, anche lei stessa era cambiata.
Tutto aveva cominciato a prendere una svolta, e per una volta nella sua vita c’era stato qualcuno accanto a lei, e solo a lei. Seppur nelle loro modalità decisamente fuori dal comune, Rufus e Tifa avevano fatto evolvere il loro rapporto. Nessun altro lo avrebbe compreso.
Era una consapevolezza esclusivamente loro quella di quanto l’uno avesse avuto influenza sull’altro.
Tutto questo però stava finendo. O meglio, doveva finire.
Voleva il suo amore, voleva che lui la volesse, era stata felice quando lui l’aveva rincorsa, nonostante tutto, quella stessa mattina.
Sorrise rievocando la circostanza.
Rufus era un ragazzo sorprendente, decisamente fuori dagli schemi. Esattamente come lei del resto.
Si inginocchio per terra ed abbraccio le gambe stringendole al petto.

Cos’era giusto?
Cos’era sbagliato?

Qualunque fosse stata la sua scelta, non vedeva che ostacoli.
Se avesse scelto Cloud, sarebbe ritornata alla vita di sempre. Una vita che conosceva, nella quale sapeva muoversi…ma le piaceva veramente?
Se invece avesse scelto Rufus che futuro le avrebbe mai aspettato? Cosa sarebbe successo? Avrebbe cambiato per sempre la sua vita per inseguire colui che voleva far risorgere la Shin-ra dalle macerie di Edge?

Le sembrava tutto così buio, se solo il fato avesse potuto scegliere per lei…

Si alzò lentamente. Si accorse in quel momento di essere completamente sudata. Si tocco la fronte e lasciò scivolare la mano indietro, portando i capelli con sé. Sospirò.
La sola cosa da fare in quel momento era far scivolare via tutti quei pensieri aiutandosi con una tiepida doccia. Entrò nel bagno, fece scivolare i vestiti di dosso che lasciò sul pavimento pulito, dopodiché si infilò dentro la doccia e fece subito scorrere l’acqua sulla testa. Tenne il capo alzato, così che essa scorresse ripetutamente sul viso, come una pioggia calda. Le gocce scorrevano poi sul suo corpo, solleticandole la schiena. Schiuse le labbra. Rimase sotto il picchiettare dell’acqua che fuoriusciva dalla doccia per molto tempo. Non seppe neanche quanto.
Non poteva dire di essersi ripresa, ma adesso si sentiva più calma. 
Tra poco sarebbe arrivato Barrett, gli aveva promesso di andare ad un ristorante per pranzare assieme ‘come si deve’, aveva detto.
Sorrise.     
Come sapeva già del resto, solo allontanarsi da Rufus le consentiva di dimenticare momentaneamente che quella non era la vita che voleva.
Solo allontanarsi dal suo desiderio poteva aiutarla a dimenticare quanto invece ne avesse bisogno.

E se fossero invece i desideri a correre da noi?

Driiiii-Driiiii------

Il campanello della porta suonò ripetutamente. Tifa dovette chiudere la doccia per sentirlo nitidamente e rendersi conto di essersi completamente estraniata dalla realtà. 
Dall’insistenza del suono, intuì che la persona dall’altra parte dovesse stare aspettando da un bel po’. Dal modo rude di bussare intuì che dovesse essere proprio Barrett. Possibile che si fosse fatto già così tardi? Alzò gli occhi verso un orologio appeso al muro. Era quasi l’una!
Portò un asciugamano attorno a sé e a piedi nudi corse verso la porta.

“Un momento, un momento! Scusami, ero sotto la doccia!” 

Afferrò la maniglia della porta e mentre la tirò giù facendo intravedere la figura dall’altra parte che la aspettava, Tifa capì subito che non fosse chi aveva immaginato.

“Tu?”

“Buonasera, principessa.”

Disse saccente una voce al lei fin troppo familiare. Rufus Shinra era nuovamente di fronte a lei, con il suo bel sorriso da carogna, e quell’aria da angelo demoniaco.

“Mi fai entrare? Non vuoi sapere cosa ho dovuto fare per arrivare fin qui.”

Tifa rimase con gli occhi fissi a guardare nella sua direzione. La sua mente per qualche istante non fu capace di connettere, l’unica reazione che le venne fu quella di guardare nuovamente l’orologio.

“E’ l’una, Rufus, che ci fai qui? Non dovresti stare a lavorare?”

“Ma che bella domanda, Tifa.” Parlò sembrando trattenersi dall’uscire fuori dai gangheri. “Ebbene, tesoro mio, il caro presidente qui presente ha perso un’intera mattinata di lavoro in mezzo al traffico, per raggiungere il suo castello.”

“Sei stato più di due ore nel traffico?”

Insistette lei non credendo alle sue orecchie, non rendendosi conto di quanto Rufus fosse ben più irritato di lei del fatto che avesse rinunciato a più di una riunione pur di correre dietro quella ragazzina. Ma non si pentiva di nulla. Le parole della ragazza lo avevano turbato più profondamente di quanto riuscisse a farlo qualsiasi altra cosa. Ed ora che l’aveva di nuovo di fronte a sé, Tifa doveva tornare ad essere sua.
Si avvicinò leggiadramente a lei e le sussurrò all’orecchio.

“Allora…mi fai entrare?”

Tifa sbandò, essendo passato quel po’ di tempo sufficiente a farla disabituare al modo di fare di Rufus. Cercò tuttavia di non darlo a vedere, perfettamente consapevole di quanto il ragazzo godesse nel provocare le persone.
Aprì la porta e fu in quel momento che il biondo presidente notò che ella aveva solo un asciugamano gocciolante addosso.
La guardò per un attimo con gli occhi da fuori, cosa inconsueta per uno come lui che generalmente non si emozionava alla vista di una donna semi nuda. Semmai faceva la mossa per provocare la persona dall’altra parte, ma quasi mai il sentimento era reale. 
Vedere però la ragazza dai capelli neri, con quel viso sperduto, la pelle bagnata e quel delicato asciugamano addosso gli fece rimescolare lo stomaco e non seppe come riuscì a trattenersi nel non avere alcun tipo di reazione fisica.
Anche se deglutì visibilmente, ma Tifa in quel momento era fin troppo sconvolta per accorgersene. 
Non fece che girarsi a destra e a sinistra, preoccupata, come se fosse nel panico più totale. 
Vedendola così, Rufus le mise istintivamente una mano sulla spalla, stringendola appena e sentendo quasi incredibile di poterla toccare, finalmente.
Quella spalla nuda gli riportò alla mente la loro unica notte di passione, quando entrambi avevano messo da parte tutto, mettendo per una volta in primo piano i loro sentimenti, dimenticando i loro principi, su chi fossero, o cosa dovevano essere.
Avrebbe potuto fare l’amore con lei in quel momento, tuttavia le circostanze glielo impedivano, e adesso non era più come allora. Non poteva buttarsi così, anche se era consapevole che sarebbe bastato un suo solo cenno di consenso e non c’avrebbe pensato due volte prima di abbandonare e serrare le sue labbra sulle sue, e ricominciare tutto, come se nulla fosse.
Strinse la bocca, reprimendo i suoi reali sentimenti, che in quel momento poteva manifestare solo stringendo quella umida e pallida spalla.

“Rufus, io…”

Fu la foce sottile e tremolante voce di Tifa a rompere quel silenzio che stava durando già da un po’. La ragazza mosse appena le labbra per continuare il loro discorso, eppure era visibile che non avesse che dire. 
Per il biondo presidente fu semplice accorgersene, per cui, alla sua prima pausa per riprendere fiato, la interruppe, poiché non erano necessarie quelle futili parole di cortesia. 

“Perché?” disse tutto di getto, dando appena il tempo a Tifa di comprendere. 

La ragazzo alzò il viso verso i suoi bellissimi e penetranti occhi azzurri. Li guardò intensamente, quasi come se annegasse in quel mare immenso, poi riabbassò lo sguardo e sorrise appena.

“Già…perché…” 

Rufus le accarezzo il viso con la mano libera, facendola scorrere sulla sua guancia, per poi fermarsi tra la bocca e il mento.
Lentamente Tifa notò che la distanza tra loro stava diminuendo, ma non indugiò. Il suo cuore smise di batterle forte e si lasciò cullare da quei dolci sentimenti che la laceravano, la distruggevano, eppure amava sentirsi in balia di loro. 
I loro respiri presero a confondersi, senti il fiato soffiare delicato sulle sue labbra, che aprì ancora prima che quelle di Rufus giungessero sulle sue. Il loro movimento fu dolce e così lento che per una volta sarebbe stata Tifa a vincolare ferocemente la sua bocca sulla sua, afferrandolo per la testa e massaggiando i suoi capelli. Ma i suoi pensieri non ebbero il tempo di materializzarsi che una voce tuonò dietro la porta oramai chiusa.

“Tifaaaa!!”

La ragazza sbandò e con lei anche Rufus, che era oramai a pochissimi centimentri da lei e sembrò piuttosto confuso quando dovette allontanarsi di colpo da lei.

“Tifaaa?!”

“Merda, è Barrett!” disse a denti stretti la ragazza, tenendo Rufus per le braccia. Il ragazzo continuò ad avere per una manciata di secondi gli occhi persi nel vuoto, poi però tornò subito alla realtà.

“Barrett?”

“Quello ti ammazza se ti vede qui! Oddio!” si guardò in torno. “Qui Rufus, entra qui. E per l’amore del cielo, stai fermo e zitto!”

Disse lei con una velocità impressionante, con un tono quanto basso quanto allarmato abbastanza per entrambi. Buttò praticamente il ragazzo dentro uno strettissimo armadietto per le scope posto proprio a fianco la porta d’ingresso. Chiuse lo sportello così violentemente che Rufus rischiò di vedere rotto il suo naso di nuovo.
Incastrato com’era li dentro, gli fu difficile cercare di non far rumore, dato che la sua improvvisa entrata aveva sconvolto l’ordine delle scope che cominciarono a cadergli addosso col rischio che lo sportello si aprisse proprio sotto gli occhi di Barrett. Non seppe come riuscì a prenderle tutte al volo ed evitare la ‘tragedia’.

“Oh, eccoti finalmente! Tifa, ma sei completamente zuppa! Asciugati o prenderai un accidenti!!” disse l’uomo guardandola con fare paterno.

“Scusa, mi sono distratta e…mi preparo e vengo! Datemi cinque minuti.” Improvvisò lei immaginandosi già da dove avrebbe dovuto far uscire Rufus, sperando che nessuno lo vedesse. Fortuna fu che Barrett la interrompesse con una buona notizia. Buona in quel momento.

“No, no. Prenditi il tempo che ti serve. Volevo dirti che avevo dimenticato che Marlene e Denzel rimanessero tutto il giorno a scuola, così volevo dirti che rinviamo il pranzo per oggi.”

“Oh!” esclamò infinitamente sorpresa da come, per una volta, il destino giocasse in suo favore. Poi si rese conto di dover continuare in qualche modo la frase per non dare sospetti.

 “Ma…ma certo! Non ti fare assolutamente alcun problema! Davvero! Io…io…ci vediamo presto! Vado ad asciugarmi!!” 

Barrett in verità sembrò inquietato dallo strano modo di fare di Tifa, assolutamente poco naturale e disinvolto.

“E’ tutto a posto, Tifa?” disse, infatti.

“Certo che è tutto a posto! Di che ti preoccupi?” disse buttando un occhio verso l’armadietto dove era rinchiuso Rufus.

“So che oggi sei andata da quelli la e….gli hai dato la tua strigliata, no?! Degna figlioccia mia!” disse cominciando a ridere con fare energico, come sempre.

“Ma certo! Eh, eh!! Siamo noi che comandiamo! Ah, ah, ah…!” lo assecondò, ma la sua risata divenne sempre più amara mentre pensava allo spettatore presente in quella stanza.

“Okay, allora ci sentiamo in serata. Costringerò a venire anche quella dannata testa chiodata. Ciao!” tagliò corto Barrett felice di vedere serena la sua piccola Tifa, così le diede le spalle ed andò via.

“Ciao, ciao!”

Tifa salutò affettuosamente sorridendo visibilmente in maniera esagerata, ma appena chiusa la porta la sua espressione fu sostituita dallo sgomento più totale.
Un cigolio attirò la sua attenzione e vide infatti Rufus uscire dal suo ‘nascondiglio’.

“Wow! Chi l’avrebbe mai detto che avrei finito con l’essere l’amante segreto di Tifa Lockheart!” disse entusiasta di quell’inaspettato risvolto.

“Che accidenti vai farneticando?”

“Dico sul serio, era indeciso se spogliarmi o meno.”

“Spogliarti?” chiese incredula.

“Per far scena, cara. Tanto la realtà sarebbe stata più assurda, no? Tanto valeva entrare nella parte.” 

Disse continuando a fantasticare su quella scena degna di una sitcom americana. 
Dal canto suo, Tifa non credette alle sue orecchie. Come riusciva Rufus a scherzare così?! 
Ora ci deridevano su, ma se per davvero Barrett avesse saputo della loro relazione, lui…lei…
Deglutì, decidendo di non pensarci affatto.

“Che poi che sarebbe questa storia che “comandi tu” e ci fai le “strigliate” ?” disse improvvisamente il ragazzo cambiando tono e guardandola con fare sospetto, riducendo gli occhi a fessura.

“Ah! Uhm….diciamo che sono un po’ l’eroina del momento, diciamo…” farfugliò, però per fortuna Rufus l’aveva presa a scherzo per cui non tornò sull’argomento.

“A parte tutto, cosa vogliamo fare?” disse assumendo un tono serio.

Tifa allontanò il suo sguardo da lui e portò i capelli quasi asciutti all’indietro.

“Ho promesso a Cloud che mi sarei licenziata. Questa sarebbe stata la prova che era tutto finito tra me e la Shin-Ra.”

“Sì?” annuì appena il presidente mentre allungava distrattamente una sigaretta sulla bocca. La accese e prese ad aspirarla.

Cominciò a guardarla con fare di sfida, perdendosi lentamente nei suoi occhi, mentre il fumo usciva dalla sua bocca e dal suo naso in modo sinuoso ed elegante.

“Allora vieni via con me.” disse improvvisamente.

Ci fu il silenzio più totale.
Per più di un istante Tifa non capì assolutamente il significato di quelle parole.

“Vieni va con me. Non ci vogliono? Benissimo. Staremo da soli, io e te, per un po’. E sarai tu a decidere cosa fare dopo. Che ne dici?” ribadì il biondo.

Tifa lo guardò intensamente. 
Cosa stava accadendo? Un bivio importante si era parato nella sua mente, e non pensò neanche per un istante che Rufus si stesse beffeggiando di lei.

Cosa era giusto?
Cosa invece fosse sbagliato?

Non lo sapeva…e con tutte lo probabilità non voleva neanche saperlo!


[…]


“Cloud, svegliati!! Svegliati!!”

L’ex-soldier aprì svogliatamente gli occhi. Si era appisolato davanti alla televisione a casa di Barrett. Gli ci volle qualche secondo prima che gli passasse il sonno e potesse dedicare le sue attenzioni alla piccola Marlene che lo strattonava per il braccio.

“Cloud! Tifa non si trova! Sono le diedi di sera e Tifa non si trova da nessuna parte!” disse disperata e a quel nome subito Cloud scattò dalla sedia.

“Che cosa?!”


Altrove un treno annunciò la sua partenza nel buio della notte.

 Il rumore assordante rimbombò tra quei binari ancora così affollati a quell’ora della notte. 

Una calca incredibile di gente scendeva e saliva dalle porte  che si schiudevano. 
Affari, lavoro, famiglia…molta gente veniva ad Edge o andava via da questa per motivi simili. 

Minuti di caos totale e poi di nuovo quel rumore assordante che annunciò la ripartenza del treno, cosa che costrinse tutti i passeggeri a muoversi con maggiore fretta. 

Tra questi vi figuravano un alto ragazzo dall’aria distinta seguito da una giovane dai lunghi capelli scuri, i quali velocemente sparirono tra la folla solcando quelle porte.


[…]





Eccomi quì, col prosieguo della storia d'amore tra Rufus e Tifa che si complica sempre di più. 
Ho tutte le idee chiare in mente e mi sto avviando pian piano alla conclusione. Ma ci vogliono ancora un po' di capitoli, comunque! Dipende da quanto li farò corposi.
Già non vedo l'ora di mettermi al lavoro per il prossimo, nel quale spiegherò meglio il risvolto finale di questo.
Oh, volevo inoltre dirvi che risponderò alle vostre recensioni con l'apposito nuovo sistema di efp, abbiate pazienza!^^ 
Il tempo ce mi ci metta, ma lo farò nel giro della settimana sicuramente.
Grazie di anticipo per il vostro immancabile sostegno che è la forza maggiore che mi invoglia a scrivere!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Un bacione a tutti, vi auguro un felice Natale!

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Capitolo 16
*** capitolo.16 ***


  
Salve a tutti. Se ve lo stesse chiedendo, ebbene sì, sono ancora qui!! 
  
I prossimi capitoli sono già pronti, e concluderanno questa storia dedicata alla coppia RufusxTifa. 
  
Vi ringrazio per la pazienza avuta, soprattutto considerando i miei poco costanti aggiornamenti. 
  
Nel giro di questa settimana posterò tutti gli ultimi capitoli. 
Spero li seguirete sicché io possa concludere questo percorso con voi che mi avete tanto incoraggiata e sostenuta a intraprendere. 
  
Ammetto infatti che se in questi ultimi giorni ho deciso di mettermi a tavolino e completare l’opera è stato per tutti voi che mi seguite con tanto affetto! 
Per voi era giusto non lasciare incompleta questa fanfiction, alla quale anche io sono affezionatissima. 
  
Come ribadisco spesso,Rufus e Tifa sono una coppia che mi ha sempre fatto fantasticare. 
Adoro entrambi i personaggi, e nonostante il tempo, continuano sempre ad emozionarmi. 
  
Cosa aggiungere? Ringrazio tutti tantissimo! Godetevi il primo degli ultimi quattro capitoli di “Oblivion”. 
  
Un bacio sincero a tutti voi!! 
  
fiammah_grace 
  
  
  
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CAPITOLO 16 
  
  
  
  
“Tu hai fatto di tutto perché il mio tempo impazzisse ma, per la mia ragion d’essere perduta, non potevo che incolpare me stessa.” 
  
  
  
  
Era passato diverso tempo da quando Tifa aveva smesso di contare i minuti. Da quando si era addormentata, il tempo le era sfuggito completamente di mano. 
Era quasi del tutto sdraiata sulla poltroncina della carrozza, col capo chinato sul bracciolo. La posizione non era per nulla comoda, ma non aveva pensato minimamente né di lamentarsene né di cambiare posizione. 
Alzò gli occhi per sbirciare dalla finestra il paesaggio e non le fu difficile intuire che, dalla vegetazione fitta e il grande lago oramai lontano, il treno fosse nella regione di Junon. 
  
Sospirò appena e socchiuse gli occhi per ricercare quella quiete che aveva quasi raggiunto mentre dormiva. Tifa, ventitré anni quasi, stava fuggendo con … Rufus Shinra? 
Non una fuga qualsiasi. Una fuga del tutto infantile, volta a risolvere un bel niente, se non per dare un attimo di tregua ai due, fuori dai loro contesti e vite. 
  
Il biondo Rufus Shinra era seduto di fronte a lei e aveva un volto molto pensieroso. Tifa poteva sostenere fosse persino preoccupato. Qualcosa lo turbava, ma lei non sapeva cosa. Certamente non era per gli stessi motivi che non facevano dormire lei. 
Aveva lo sguardo fisso sul computer che era poggiato sulle sue gambe e di tanto in tanto premeva la tastiera assumendo un’espressione sempre più lontana dalla realtà. 
  
Di tanto in tanto lanciava un fugace sguardo verso Tifa, che fu abile nel fargli credere che stesse dormendo ancora. 
  
All’improvviso il telefono del ragazzo squillò e Tifa sbarrò gli occhi che andarono a incrociarsi istantaneamente con quelli azzurri di lui. 
  
“Chi è?” chiese. 
  
Rufus, che sembrò un attimo pensarci su, riattaccò la chiamata. 
  
“…  Tseng. Scusa un attimo, vado a fumare.” Disse alzandosi e uscendo dalla carrozza. 
  
A quella reazione, che le sapeva tanto di -se te lo dico, poi ti dovrei un mucchio di spiegazioni-, Tifa si alzò e si affacciò appena dalla carrozza. 
Rufus era sparito dalla sua visuale. Era sgattaiolato in chissà quale angolo del treno per evitare che lei s’impicciasse in qualche modo. 
Si gettò all’indietro cadendo sul sedile con forza. Sbuffò più volte, terribilmente infastidita da atteggiamenti di quel tipo. 
Come se Rufus di per sé non sembrasse un raggiratore e un bugiardo, in più i suoi atteggiamenti ambigui lo rendevano persino peggio. 
E dire che sapeva benissimo lei chi fosse. 
  
Il fatto che un ex-AVALANCHE avesse deciso di dargli fiducia, di fuggire con lui … 
Non era saggio, poi, giocarsi tutto facendo il bel misterioso, specie nella sua posizione da ex- presidente dell’azienda Shin-Ra. 
Incrociò le braccia sul petto e, di tanto in tanto, faceva per sporgersi sperando di intravederlo fuori, nel corridoio. 
I suoi occhi, poi, andarono di colpo sul computer portatile poggiato proprio sul sedile di fronte a lei. Lo guardò incerta, elaborando sempre di più che in quel computer, probabilmente, vi erano le risposte a tutte le sue domante legate a Rufus. 
Archivi, piante, piani legati a tutto quel che faceva parte del suo lavoro. 
Senza volerlo, le balenò immediatamente in testa quel logo che intravide quel giorno in quella lunga pila di fogli poggiati sulla scrivania di Rufus. 
Il cuore cominciò a batterle e Tifa aveva solo due domande da porsi: farlo o non farlo? 
Sbirciare avrebbe significato che non aveva ancora raggiunto un livello sufficiente di fiducia nei riguardi del ragazzo. 
Tuttavia era un’occasione poco ripetibile. Non dare nemmeno un’occhiata, le avrebbe fatto scappare sicuramente delle informazioni cui non era detto che Rufus l’avrebbe mai fatta partecipe. 
Guardò un’ultima volta verso il corridoio, Rufus non sembrava nelle vicinanze. 
Con il cuore in gola, si sporse appena verso il computer e, con occhi fugaci, sbirciò il documento che lui stava controllando fino a qualche momento prima. 
Cercò di scorrere le pagine, ma non riuscì a capire di cosa trattassero esattamente. Le prime pagine erano decisamente tutte dedicate all’aspetto burocratico dell’azienda edile, le sembrava. 
  
“Cosa stai facendo?” 
  
La voce leggermente accigliata di Rufus all’improvviso piombò nello scompartimento e Tifa, sobbalzando, si rimise velocemente al suo posto, sedendosi con un lancio sul sedile. 
  
“… niente.” Disse guardandolo serafica. 
  
“… ‘niente’?” le fece eco lui, per niente convinto. “Se dovessi giudicare dall’evidenza, direi che controllavi se mi comportassi da bravo ragazzo.” 
  
Tifa tese le spalle e fece finta di non capire. 
  
“Mi era caduto un orecchino. Tutto qui. Devo, forse, darti conto di una cosa simile?” 
  
“Anche se sono entrambi al loro posto, giusto?” disse secco. Indicando verso i lobi delle sue orecchie. 
  
“Oh! Beh … è un bene che non abbia perso uno dei pochi cimeli della mia famiglia.”  Vaneggiò Tifa, con voce frettolosa. 
  
Rufus prese posto accanto a lei e Tifa, in quel momento, sentì il cuore tremare. Era indubbiamente turbata per tutte quelle emozioni positive e negative che quel ragazzo suscitava in lei. 
Non si fidava, fondamentalmente. 
Quando invece se lo ritrovava di fronte, sentiva che non aveva più nessun motivo per dubitare del ‘nuovo Rufus’, ben lontano dalla figura del presidente della Shin-Ra, oramai. 
Eppure, queste due emozioni spesso si fondevano e si scambiavano in continuazione, creando in lei dei turbini che andavano a scontrarsi una continuazione. 
  
Rufus, dal suo canto, rimase ad osservare il viso corrucciato di Tifa per un po’, poi le sfiorò la mano con fare elegante fino ad avvicinarla alle sue labbra. 
Tifa si voltò verso il finestrino, incerta. 
  
“C-che hai?” chiese. 
  
Rufus rise appena inarcando le sopracciglia. 
  
“Tesoro, ti sei appena svegliata e già cominciamo a discutere. Credi riusciremo, per il resto del viaggio che ci rimane, a trovare un sano equilibrio?” 
  
Tifa sgranò gli occhi e lì per lì non seppe bene come mostrarsi. 
  
“Non so … direi che dipende da te.” 
  
“Da me? Io direi che tutto dipende dalla tua testa.” Controbatté leggermente ironico, accarezzandole appena i capelli che scivolavano sulle guance. “Mi sembra che da parte mia, sia più che chiaro.” 
  
Tifa non era abituata a lasciarsi andare. Non era abituata a simili gesti. Non era abituata a fidarsi delle persone, dopo la fatica che aveva fatto per sopravvivere da quando aveva quindici anni. 
Rufus invece era disinvolto, così tanto, che il tocco delle sue mani su di lei fu così efficace da annebbiare tutti quei pensieri che già cominciavano a galleggiare nella sua mente. 
Non riusciva, all’improvviso, a capire più se la stesse ingannando, amando o se invece fosse proprio lei quella che non riusciva a dare un nome a quel che provava. 
Lui l’accarezzò e la baciò appena sulle labbra creando un momento di calore e contatto a cui Tifa non era abituata per nulla. 
A dispetto di come si mostrava, non aveva mai avuto un ragazzo vero e proprio. 
Poggiò le mani sulle braccia di lui e lo allontanò, non in maniera brusca, ma ferma. 
  
“Noi non stiamo assieme, ricordalo.” Disse non appena i loro occhi si incrociarono, separati da quel contatto. 
  
“Oh, ma certo …” rispose lui, ironico.  
  
Il biondo presidente quasi sembrava beffeggiarsi di lei. Tifa strinse le mani sul collo della camicia mentre lui si chinava di fronte a lei continuando a scrutarla divertito e curioso. 
  
Per lei, che era così difficile esprimere chiaramente i suoi sentimenti, avere la mente offuscata solo nell’incrociare i suoi occhi, era un qualcosa di così strano e bello allo stesso tempo. 
  
A lei la vita aveva negato tutto. Dalla felicità familiare che le spettava di diritto, ai piccoli scherzi del destino che l’avevano sempre portata lontano da chi, invece, si era sempre figurata vicino. 
  
E in tutto questo, era apparso lui. 
  
Un uomo che non avrebbe mai e poi mai immaginato così simile a lei. Un uomo segnato dal fato e da circostanze cui era impossibile sottrarsi. Qualcuno che nella sua vita, in maniera indiretta, c’era sempre stato. 
  
Eppure, ora la Shin-Ra sembrava così lontana da ‘Rufus’. 
  
Si strinse a lui abbandonandosi, lentamente, sulle sue spalle. 
In verità, Rufus rimase sorpreso dalla dolcezza che trasmetteva Tifa in quel momento. 
  
“Ehi, vorresti dire che ci stai ripensando?” disse, cingendole la schiena. 
  
“Vaffanculo.” rispose lei con voce ovattata, avendo la testa completamente sprofondata sulla spalla di Rufus. 
  
“Lo prendo come un sì.” Disse ridendo fra i denti. 
  
In quel momento, venne annunciato l’arrivo alla stazione di Junon. 
Questo significava che la loro fuga era giunta al capolinea. Tifa alzò lo sguardo verso l’alto ascoltando apatica, mentre Rufus faceva per alzarsi. 
  
A differenza di lei, Rufus fu molto veloce nel mettere sotto braccio giacca e computer e sollevare la propria valigia. 
Tifa seguì il ragazzo che intanto non faceva altro che telefonare. Appena ne ebbe l’occasione, si strinse al suo braccio in silenzio, vogliosa di non importarsi di nulla e di dipendere, almeno quella volta, completamente da qualcuno. 
  
  
[…] 
  
  
Il sole era già alto e filtrava con la sua luce eterea le antiche vetrate della chiesa del settore cinque della ex-Midgar City. 
  
La chiesa era stata completamente rimessa a nuovo. Nel progetto, era stata prevista persino una porzione di giardino proprio davanti a quello che un tempo era l’altare della chiesa sconsacrata. 
  
Aerith era poggiata proprio lì, ad osservare in silenzio il posto, e a sua volta a sentire quello stesso silenzio che tanto la faceva sentire a casa. 
Aerith non sapeva cosa fosse il silenzio, continuando ad udire le voci del lifestream echeggiare in ogni istante della sua vita. Ma in quel piccolo mondo di pace le sembrava quasi che, assieme al suo animo, le voci lenissero anch’elle il loro dolore. 
  
Portò le mani dietro la schiena e cominciò a camminare in lungo, pensierosa, finché dei passi non si fusero ai suoi, al che si fermò. 
  
Davanti a sé vide quell’uomo alto, con i lunghi capelli neri, in un distinto abito scuro: Tseng. 
  
“Perché sei sola in un posto simile?” le chiese lui con fare distaccato, ma con la confidenza di un uomo che la conosceva da quando era bambina. 
  
“Stona tanto vedermi qui?” disse ironizzando su quella chiesa che tanto aveva significato anche per lei. 
  
“Assolutamente. La mia era una domanda a senso unico.” Le rispose tranquillo, mentre osservava i cartelli che ancora segnavano i lavori in corso. Come previsto dal suo copione personale, poi, le si rivolse nuovamente. “Immagino semplicemente che tu non sia qui per un malaugurato caso.” 
  
Aerith si allontanò dall’altare per dirigersi verso Tseng. Si poggiò appena ad una colonna situata proprio vicina a lui e cominciò a giocare con lo sguardo, divertita da quell’atteggiamento così formale e costruito di Tseng. 
  
“Io pensavo che lo trovassi più ‘fortuito’, Tsengi.” Gli ammiccò, perfettamente consapevole che avrebbe ottenuto da lui uno sguardo accigliato che non tardò a venire. “Sapevo che venendo qui avrei trovato uno di voi.” 
  
“Prego?” chiese, non comprendendo perché attendesse lui o qualcun altro dei vecchi membri turks ai quali probabilmente si riferiva. 
  
“Anche tu sei qui per Tifa, no?” disse scuotendo il capo, lasciando ondeggiare i lunghi capelli castani. “Tsengi, speravo tu sapessi qualcosa in più di me.” 
  
Tseng, dal suo canto, stava per pregare Aerith di non usare quel fastidioso diminutivo per rivolgersi a lui, ma preferì sorvolarci e si limitò a sospirare pazientemente. 
Lui non sapeva fino a che punto Tifa ed Aerith fossero in confidenza, ma preferì evitare di metterla al corrente sulla situazione di Rufus Shinra, visto che anche di lui si erano perse le tracce dalla sera prima. 
  
Se la ragazza in rosa non bleffava, voleva dire che era proprio come lui aveva supposto. Rufus, ovunque fosse, aveva portato Tifa con sé. 
  
In verità era seriamente perplesso e preoccupato della situazione che si stava creando e di come Tifa, alla fine, fosse stata coinvolta in un progetto che, invece, doveva semplicemente mettere l’azienda sotto una luce migliore grazie alla sua presenza in quando AVALANCHE. 
Arrivò alla conclusione che non era il caso lasciar trapelare qualcosa e che qualsiasi informazione inopportuna, avrebbe potuto nuocere la situazione già delicata dietro tutti i progetti legati al presidente. E quindi a lui stesso. 
  
“Cos’è quell’espressione,Tsengi? Non ti sarai preso una cotta per lei? O no?” osò lei all’improvviso, dondolandosi appena. 
  
Tseng alzò lo sguardo in sua direzione e abbozzò un sorriso divertito. 
  
“Miss Aerith, piuttosto sono io che mi domando da che pulpito venga questa domanda, tipica di una ragazza gelosa. L’ultima volta è stato molto tempo fa.” 
  
Aerith sgranò gli occhi sorpresa di vedere Tseng divertito e persino un po’ nostalgico. Rise e prese ad accarezzare i suoi lunghi capelli. 
  
“Oh, forse. Infondo ti ho sempre considerato il mio primo ragazzo.” Gli rispose scherzosamente. 
  
“Mi chiedo cosa direbbe ‘quello’, nell’udire simili parole…” 
  
Tseng sembrò stare persino al gioco. In quel momento si accorse che, forse, gli mancava persino un po’. 
  
Lei, l’atmosfera di quei tempi… 
  
La ragazza al contrario sembrò cancellare dal volto quel sorriso, avendo afferrato perfettamente la battuta di Tseng riguardo Cloud. 
  
“Cloud? Dici che glie ne importerebbe?” gli chiese curiosa. 
  
“Non dovrebbe? Sei la sua attuale fidanzata se non erro.” Tentennò, poi continuò a parlare.
  
Il viso di Tseng si fece perplesso. Una parte di lui si smosse nel pensare che Aerith avesse un ragazzo. Forse si poteva per davvero parlare di gelosia o qualcosa del genere. Di fatto, però, dopo aver pronunciato quelle parole, gli sembrò persino difficile rivolgere nuovamente lo sguardo su di lei. 
  
“...non lo so bene cosa io significhi per Cloud…dopo quello che è successo.” Disse lei cupa e a quel punto, Tseng si lasciò incuriosire. 
  
La guardò pazientemente, aspettando che lei prendesse un po’ di respiro e si aprisse a lui. Aerith, dal suo canto, non aspettava nient’altro che quel momento. Il momento in cui potesse per davvero aprirsi e sfogarsi con qualcuno su quello che le stava accadendo. 
Si girò e diede e Tseng le spalle. 
  
“E’ da un po’ che ci siamo presi una pausa, per così dire…” disse, poi cercò di controllare il tono della voce con un bel respiro. “In realtà ora le cose sono leggermente migliorate, ma onestamente non so come andremo a finire.” 
  
Tseng era un uomo perspicace, non gli ci volle molto nel capire che tipo di situazione stesse vivendo Aerith. 
  
 “Ha qualcosa a che vedere con Tifa Lockheart?” Detto questo le si avvicinò. “Gli parlerò io stesso. Da uomo a uomo certe cose si posso dire in maniera più…convincente.” 
  
Aerith chinò il capo, assumendo un’espressione infastidita che fece sentire Tseng leggermente a disagio. 
  
“Niente minacce…ma è come hai capito tu.” Disse con sforzo. 
  
“E dunque?” 
  
“Intendo che al momento…passa.” 
  
Tseng quasi si paralizzò nell’udire quelle parole. 
Il silenzio regnò fra i due in quell’atmosfera che sembrava quasi creare appositamente il contesto giusto per un momento così delicato. 
Fu ovvio capire, a quel punto, che Aerith non stesse esattamente con Cloud Strife. O almeno che, dal suo canto, la storia stava prendendo una piega che non era stata rivelata a nessuno per via di Tifa. 
  
“E questa situazione rimane così per Tifa?” le chiese con un tono che aveva un che di rimprovero.
  
“Non ho mentito. Solo che come posso mettere in mezzo anche i miei problemi con Cloud dopo quello che state passando tutti? E comunque è una cosa di Cloud e mia che dura da un pò…” 
  
“E’ comunque assurdo anche far credere a tutti che voi siate una coppia felice.” La interruppe lui, accigliato e agitato quasi più di lei. 
  
“…si è tutto complicato per via di Tifa e così mi sono ritrovata a parlargliene seriamente solo qualche settimana fa. Volevo solo capire, trovare le parole giuste per non perdere nessuno.” 
  
Ripiombò nuovamente il silenzio fra i due e Tseng si rese conto solamente in quel momento di aver agito troppo d’impulso. 
Mosse le labbra cercando di dire qualcosa, ma si bloccò nell’istante in cui provò a pronunciare il nome della ragazza. 
Aerith fece per uscire, completamente scossa da quella situazione. Quando si avvicinò al portone e fece per spingerlo, però, una mano veloce l’assisté. 
Aerith si girò e vide Tseng al suo fianco. Sobbalzò un attimo, visto che non si era per nulla resa conto che lui le si fosse avvicinato. 
  
“Tsengi!” disse. Poi cambiò tono e cercò di essere più scherzosa, come le piaceva farsi vedere da lui. “Ora di tutte queste attenzioni la bugiarda non ne ha bisogno, no?” 
  
Aerith abbozzò un sorriso e Tseng si ritrovò a guardarla dritto negli occhi,serio. Subito si lasciò andare ed emise un sonoro sospiro mentre apriva il portone facendola passare a mo di galantuomo. 
  
“Più che ‘bugiarda’ direi, che ogni volta che conosci un uomo vuol dire è un presagio di ‘guai in vista’.” 
  
“Ma sei impossibile!” disse lei, leggermente in imbarazzo. “Non ti ci vedo a dire queste cose.” 
  
“Non mi ci vedi a fare o dire un sacco di cose, miss Aerith.” le rispose con disapprovo, sapendo di dare un’impressione surreale di sé a gran parte delle persone. Si affiancò a lei e insieme si addentrarono verso le strade di Edge. 
  
“Vedrai che ‘quello’ non è affatto in collera con te. Ha solo bisogno di ricordarsi del tuo sorriso.” 
  
Aerith sorrise e poggiò delicatamente le mani sul braccio di Tseng. Lui si mostrò noncurante mentre cominciarono a battibeccare su Cloud, lei e il loro rapporto il generale. Specie alla luce del fatto che Tseng fosse sempre stato contrariato riguardo ogni uomo che avesse avvicinato a sé. 
  
  
[…] 
  
  
“Cloud è mezzogiorno. Ho fame.” Urlò Marlene, che era già a tavola da un bel po’. 
  
“Un po’ di pazienza…” disse lui dalla cucina, distratto. “Come diavolo si aprono queste?” disse fra sé irritato osservando un uovo. 
  
“Sicuro che non vuoi una mano? Tra poco abbiamo il bus.” Chiese Denzel, ma l’occhiataccia di Cloud lo fece azzittire di colpo. 
  
Il biondo Strife finalmente arrivò e servì ai due ragazzini una sostanziosa e disgustosa colazione. 
  
“Uhg! Il mio uovo è bruciato sotto e crudo sopra!” disse Marlene. 
  
“Io invece per poco non mi affogavo con le schegge.” Continuò Denzel, nell’udire che anche Marlene era decisamente nauseata da quel vedere. 
  
Effettivamente dire che Cloud Strife cucinasse da schifo era dire poco. 
  
Le uova erano crude, bruciate e piene di schegge di guscio. Non essendoci latte, quel giorno, Cloud aveva riempito loro due bei bicchieri di chinotto e per fare un po’ di caffè non era stato capace di far funzionare nemmeno una delle macchine del Seventh Heaven. 
Come paradosso, aveva dovuto ordinarlo da un altro bar lì vicino. 
  
“Ehi, mocciosi! Ancora qui?! I grandi devono parlare! Forza, a scuola!” 
  
La voce di Barrett irruppe nel locale mentre con un passo pesante si avvicinava al bancone sotto gli occhi infastiditi di Cloud e quelli felici dei ragazzi. 
  
Barrett scrutò perplesso Cloud per poi cominciare a ridere. 
  
“Ah ah ah! Che immagine pietosa, testa chiodata! Mi sembri una brava donna di casa che si è preparata troppo in fretta col make up! Ah ah! Non è che quel grembiule è troppo piccolo per te, ‘cara’?” 
  
Gli rise letteralmente in faccia. Cloud fu tentato di usare impropriamente lo sbattiuova come arma. Effettivamente il grembiule di Tifa e la farina sul viso non erano il look più appropriato per quel giovane che invece passava la maggior parte del suo tempo sulla moto. 
  
“Ah…ah…divertente, Barrett.” Disse a denti stretti. 
  
Marlene e Denzel intanto approfittarono della situazione per sgattaiolare via verso scuola. Lontani dai due uomini e soprattutto lontani dal quel ‘cibo’. 
Cloud sfilò il grembiule e pulì il viso con un vecchio straccio. 
  
“Senza Tifa, è tutt’altro che facile sistemare quei due. A proposito, notizie?” 
  
Barrett scosse la testa. 
  
“Affatto. Ma ho fatto una mappatura della zona! Così TU che la conosci e TU che sei PROBABILMENTE il responsabile di questa sua fuga, saprai SICURAMENTE dove cominciare a cercare.” Disse sottolineando così forte , il‘TU’, il ‘PROBABILMENTE’ e il ‘SICURAMENTE’, che Cloud fu costretto ad allontanarsi per non stonarsi. 
  
Prese i fogli di Barrett e li osservò. 
  
“Se è dipeso da me, è altamente probabile che si farà viva telefonando Aerith. E io sono pronto ad intercettare la telefonata.” Si fermò, poi riprese a parlare. “Ma se, come invece suppongo io, è con Rufus…li la cosa cambia…” 
  
“Che cazzo c’entra quello della Shin-Ra?!” urlò Barrett sgomentato. 
  
“Oh, nulla, nulla. Comincia a fare una capatina nella zona ovest e dopo telefona Ae’. Io vado a Edge e chiedo un po’ in giro nell’azienda.” 
  
Cloud fece per andare mentre Barrett inveiva contro di lui. 
  
“MA PORC…! DEMENTE che non sei altro! COSA dici?  La mia povera Tifuccia…quel…quel…QUELL’IDIOTA CHE LE PUO’ AVER FATTO?! Andiamo, Chiodo! Tifa non si lascerebbe mai rapire o battere da un verme come quello, no? Eh, Cloud, vero? Che può c’entrare la Shin-Ra, no? Cloud? CLOUD! Cloooouuuud…!!!” 
  
Cloud chiuse la porta, sentendo ancora l’eco di Barrett disperato. 
  
“…” tentennò. “Povero Barrett.” Disse infine fra sé. 
  
Montò sulla fenrir e con forte velocità si diresse verso l’azienda edile di Rufus Shinra. 
  
  
[…] 
  
  
L’ambiente che le si mostrò davanti agli occhi era completamente nuovo e sapeva dell’inverosimile. Specie rappresentando che Junon fosse una cittadina, tutto sommato, sobria e legata ancora alle piccole tradizioni. 
  
Tifa non avrebbe mai potuto credere che li, invece, esistessero alberghi con suite simili. 
  
Vi era un grande salone dai toni caldi, e un paio di divani in velluto affiancati da mobili moderni in noce. Tifa si avvicinò immediatamente alla grande balconata che affacciava proprio sul mare. Da lontano si poteva persino intravedere la famosa costa del Sol. 
  
Con ancora le valige in mano e il cappotto sulle spalle, spalancò tutte le porte ed esplorò gli interni. Arrivata alla camera da letto, inciampò sul tappeto e finì per sprofondare completamente sul morbido materasso. 
  
“Wow…” disse, con voce soffocata. 
  
“Cos’è, Tifa? Sei stanca?” 
  
Tifa alzò il viso scompigliando tutti i capelli e con un balzo si rimise composta sul letto. Cominciò a dondolare i piedi come una ragazzina, emozionata, ma anche leggermente spaventata. 
  
“E’ tutto così moderno e spazioso…non so se mi ci abituerò.” 
  
Rufus rise appena e prese posto accanto a lei. 
  
“Mia cara, non è poi così difficile. Pensala come una casa normale ma in scala più grande.” 
  
“La fai facile tu! Hai visto il buco dove abito.” Disse lei sarcastica. 
  
“A me piace. Trovo che casa tua sia…stuzzicante.” Le disse con fare accattivante. 
  
“Che vorresti dire?” gli chiese perplessa, ma in qualche modo divertita. 
  
“Dico che fare l’amante nascosto nell’armadio delle scope di un bar non è la stessa cosa di un amante nell’armadio di una suite.” 
  
Mentre parlava, prendeva ad avvicinarsi sempre di più a lei, portandosi avanti fino a scavalcarla del tutto. Tifa si sentì leggermente a disagio. Aveva ancora un mucchio di pensieri per la testa e avvertire la vicinanza di Rufus in quel momento la portò in uno stato d’incertezza. 
  
“Sai una cosa?” disse lui all’improvviso, mentre faceva per sdraiarla e portarsi sopra di lei. “Una parte di me sa che è assurdo, ma vedere come siamo qui, lontani da Edge, mi fa credere che abbandonare ogni cosa a volte potrebbe essere la scelta migliore.” 
  
“Possibile che tu sia un po’ meno presidente qui, non credi?” gli rispose lei accarezzandogli il viso. “Forse quella figura che dai di te sta cominciando ad andarti un po’ stretta.” 
  
“Forse.” Le rispose distratto, cominciando a baciarla sul collo. 
  
Tifa avvicinò il viso di Rufus a sé e lo baciò sulle labbra con un gesto così disinvolto che sorprese persino sé stessa. 
Lui l’assecondò stringendola, accarezzandole i lunghi capelli corvini. 
  
Guidata in quel momento unicamente dai suoi sentimenti, si ritrovò a pensare che forse Rufus aveva ragione. 
  
I loro unici problemi erano legati ad Egde. 
  
A ciò che era stato distrutto e costruito lì. 
  
Delle trappole pirandelliane, in quei luoghi, rendevano loro difficile vivere sotto le vesti di Rufus Shinra e Tifa Lockheart. 
  
Levati quei contesti sembrava, invece, tutto più semplice. 
  
Desiderarlo non era più un qualcosa di sbagliato. 
Sentiva che era giusto che desiderasse la sua vicinanza e che nessuno aveva il diritto di giudicarla nelle sue azioni e nei suoi pensieri. 
  
Strinse forte a sé Rufus e prese a ricambiare quei baci con un’intensità maggiore, sentendo i loro respiri confondersi, i loro abiti diventare lentamente sempre più disordinati. 
Scivolò adagio dalle sue braccia e si portò sopra di lui scavalcando le sue gambe senza mai cercare di spezzare quel contatto. 
Rufus prese ad accarezzare la sua schiena portando, con le dita, la sua maglia sempre più in alto. 
  
All’improvviso il telefono di Rufus prese a squillare. 
  
Preso dalla sua ragazza, li per li non ci diede troppo peso, ma gli bastarono pochi attimi per staccarsi da lei e avvicinarsi alla sua giacca. 
  
“Scusami un attimo. Suppongo sia una cosa da niente.” Le disse distratto mentre frugava cercando il telefono. 
  
“Co-cosa?” rispose lei disorientata. 
  
Si alzò appena dal letto e, sistemando i capelli, che in quel momento erano completamente scompigliati, vide Rufus sgattaiolare via e chiudere la porta della camera da letto dietro di sé. 
  
*** 
  
La sera Rufus portò Tifa in giro per Junon. Era necessario snellire un po’ quel clima che li faceva sentire un po’ dei fuggitivi, dunque Rufus pensò di distendere i nervi per un po’ e di godersi la permanenza di quel posto con lei. In piena tranquillità. 
Guardava Tifa mentre mangiava a stento la sua cena, persa più che altro sul bel paesaggio notturno che aveva davanti agli occhi. 
Rufus e Tifa stavano cenando su una monorotaia che offriva ai turisti un delizioso giro panoramico sulle coste della città, attraversando i paesaggi più pittoreschi e d’atmosfera che la città di Junon poteva offrire. 
  
“Non ero mai stata in un posto così.” Disse lei distratta. 
  
Rufus bevve un sorso di vino e incrociò le dita fra loro guardando il viso assorto di lei. 
  
“Junon, nonostante tutto, rimane una delle mete turistiche più ambite nel mondo.” Guardò anch’egli quell’atmosfera così d’impatto e, perdendosi in quelle acque cristalline, si lasciò sfuggire una piccola considerazione personale. “In questo devo dire che mio padre fu lungimirante. Riuscì a capire subito il potenziale di Junon…” 
  
“Non credo si riferisse ai paesaggi, o no?” rispose lei, ricordando perfettamente quanto la Shin-Ra, guidata dal padre di Rufus, avesse poco a cuore le sorti del pianeta. 
  
Rufus vaneggiò e annuì alle parole di Tifa. Tuttavia sembrava per davvero riflettere su quell’epoca. 
  
“Vero. Eppure ancora oggi avrei il potere per rendere questa città il secondo centro del mondo. C’è così tanto quì che è un vero peccato limitare Junon ad una mera località marittima e basta.” 
  
Tifa si sorprese di quelle parole pronunciate così, a bruciapelo. 
  
Era stata la Shin-Ra a distruggere il pianeta, ad inquinare le acque e distruggere tutto con il suo monopolio assoluto dell’energia mako. 
Rufus sembrava vivere questa sua condizione, quella di essere l’ultimo erede Shinra, con forte razionalità. Aveva il potere e l’esperienza per fare tutto ciò che diceva, tuttavia era anche divenuto il simbolo di quelle stesse disgrazie che lui desiderava, in qualche modo, recuperare. 
Era fin troppo evidente ciò che aveva fatto per Edge, ciò nonostante, quanto doveva spingersi uno come lui? 
  
Una parte di Tifa, proprio in quel momento, sentì tanta malinconia nel pensare al suo status. 
Rufus, per quanto si sforzasse, non sarebbe mai stato estraneo a tutto quello che li circondava in quel momento. 
Se Midgar era caduta, se Junon era caduta, il simbolo che rappresentava ciò, era ancora lui. 
  
“Saresti in grado, certo…ma non credi di pretendere un po’ troppo?” disse lei all’improvviso. 
  
Rufus poggiò il mento su dorso della mano. 
  
“Tu credi che io pretenda troppo?” le chiese sott’intendendo di spiegarsi meglio. 
  
“Quel che stai facendo è…insomma…” cercò di trovare nella sua mente le parole più adatte. “Nessuno potrà evitare di avere della riconoscenza, ma nemmeno può dimenticare…io, non sono brava a spiegare, ma…” 
  
“Capisco quello che intendi. Ma ti sembra davvero così strano che io continui ad essere un imprenditore?” 
  
“Rufus, guardati in giro! Tutto questo è accaduto per causa della vecchia Shin-Ra corporation. Nonostante gli assegni, i lavori…io, beh, quel che sto cercando di dirti è…che non è colpa tua.” 
  
Rufus rimase sorpreso di quelle parole. 
  
“Posso cambiare le sorti di questo pianeta di nuovo, ma non voglio farlo solo firmando assegni. Il mio nome non può essere cancellato così. Qualcosa devo pur fare, per risollevare il nome Shinra e l’opinione pubblica che si addensa su di me.” 
  
“Rufus…” Tifa cercò di dire qualcosa, ma il biondo la interruppe. 
  
“La Shin-Ra rimane l’unica cosa che ho. Ovvio che non posso cancellare le sue ombre. Ma nessuno può chiedermi di affossarla con le mie stesse mani.” Terminò finendo definitivamente il vino che aveva versato nel bicchiere. 
  
“Non è facile far capire le tue intenzioni. Diavolo Rufus, lo sai! Chi, dimmi. CHI ti crederebbe? Persino io ho avuto bisogno di tempo e…” si bloccò un attimo. Sapeva nel suo cuore, di provare anche in quel momento difficoltà nell’affiancarlo. “…e anche la Shin-Ra. Come puoi credere di essere in una posizione tale da permetterti una simile ambizione?” 
  
Le parole di Tifa turbarono molto l’ex- presidente, che non riuscì più a godersi quella serata con la serenità con la quale era cominciata. 
  
“Anche ora tu non dici nulla. Non cerchi di allontanare da te quest’aura che quasi sembra nasconderti…e allontanarti. Io non ti riesco a capire.” Il tono di Tifa era profondo e molto provato. Sperava per davvero che Rufus si confidasse di più con lei. 
  
“Cosa dovrei dirti? Che sono cambiato? Pentito? Certo che c’è questo. Ma dopo tre anni non ne posso più di una vita unicamente dedicata alla redenzione.” Le rispose con un tono basso e controllato, tuttavia irritato. 
  
“Dici che provi qualcosa nei miei confronti. Mi hai portata qui con te, eppure in tutto questo non hai mai previsto di rivelarmi quell’aspetto di te che tieni ben celato al resto del mondo…” 
  
Rufus a quel punto non rispose, guardò apaticamente il panorama in silenzio. Quel che diceva Tifa, non era completamente sbagliato. 
Il girò turistico terminò di li a poco, sicché i due si ritrovarono sulla via del ritorno percorrendo le strade contornate di luci suggestive e romantiche. 
Un vero peccato che, anche in un luogo simile, Rufus e Tifa non riuscissero ad allontanare da loro le evidenti problematiche che li separavano una continuazione. 
  
E al fulcro di tutto c’era solo una cosa, e Tifa lo sapeva bene. 
  
Una volta dentro la suite, Rufus si sistemò a letto silenzioso. Tifa dubitava profondamente che dormisse, tuttavia preferì lasciarlo solo. In quel momento, le sembrava la cosa migliore. 
  
Si affacciò al balcone e, nel vedere le acque del mare, qualcosa si andò a rasserenare dentro di lei. 
Rufus l’aveva portata in quel luogo così bello. 
Si ritrovò a pensare all’improvviso che anche lui aveva avuto bisogno di essere lì, in quel momento. Con lei. 
  
Erano profondamente diversi, con vite così diverse. 
Eppure sia in Rufus che in lei c’era più di qualche analogia. Persino uno come lui desiderava di fuggire, di avere una vita diversa, di volerla, in qualche modo, ricostruire. 
  
Rufus, esattamente come lei, desiderava un mondo che attualmente non esisteva ancora, ma che desiderava far diventare presente. 
  
Aveva anche la determinazione e la forza di farcela. 
Solo allora comprese a fondo le sue parole. 
  
Rufus voleva sì ricostruire Edge  e ciò che la Shin-Ra aveva distrutto, ma lo voleva fare con il suo nome e la sua dignità di persona. 
  
Sentì un groppo in gola e non riuscì più a starsene con le mani in mano, al che chiuse il balcone e si diresse in camera da letto. 
Montò sul letto e avanzò verso di lui, controllando se stesse dormendo. 
  
“Che vuoi?” disse lui vedendola china verso di lui. Il suo tono era rauco e abbastanza distaccato. Le ci volle poco per capire che non avesse ancora digerito la precedente discussione. 
  
“Mi chiedevo se tu eri sicuro di questa fuga.” Disse lei cercando di essere ricambiata dal suo sguardo. Non era abitudine di Rufus quella di parlare con qualcuno distogliendo lo sguardo, dunque le ci volle poco per attirare la sua attenzione. 
  
Rufus sembrò pensarci su mentre lei prendeva posto sgattaiolando vicino a lui. 
  
“Junon è l’ideale per me. Il luogo dove ricomincerei da zero. Ma sembra che non esista un posto dove io non sia uno Shinra ai tuoi occhi, vero tesoro?” le disse, girando il capo verso di lei. 
  
“Già...” Gli rispose, stringendosi lungo la sua schiena. 
  
Il calore del corpo di Rufus era un qualcosa di cui non riusciva a stancarsi. Nonostante le mille perplessità, quel momento significava troppo per lei per preoccuparsi del resto. 
Sapeva benissimo cosa le sarebbe accaduto quando sarebbe tornata, quando Cloud avrebbe scoperto che non si era licenziata, ma che invece era scappata proprio con il suo bel presidente. 
  
Tuttavia di questo, al momento, non se ne voleva preoccupare. Per una volta, voleva provare a pensare che Rufus l’avrebbe potuta nascondere dal resto del mondo. 
Si sentiva come una principessa innamorata una volta tanto dall’antagonista di turno. Un amore contrastato, eppure passionale come lo aveva sempre desiderato. 
  
Strinse Rufus più forte a sé, poggiando la testa sui capelli biondi di lui. 
  
“Che c’è? Sei tentata di concedermi una seconda chance, AVALANCHE?” le chiese beffardo. 
  
“Forse potrei anche concedertelo, ma solo se levi quel tono da diavolo.” 
  
Tifa portò le braccia attorno al suo collo mentre lui faceva per allungarsi verso di lei. 
Rufus poggiò le labbra sulle sue generando appena il calore scaturito da quel contatto. Si staccò da lei quasi subito per poi riprenderla a baciare con maggiore intensità. 
Lei schiuse le labbra e si lasciò andare a quel momento, prendendoci sempre più gusto nell’assaporare quel suo presidente che non sapeva ancora giudicare. 
  
Sapeva però di desiderarlo fortemente. 
  
Sentiva le sue labbra pulsare e cercare quel contatto di cui aveva bisogno, mentre portava a se quel corpo di cui lentamente cominciava ad intravedere le cicatrici. 
  
Si lasciò cingere dalle sue braccia mentre i pensieri che albergavano nella sua mente, man mano, andavano dissipandosi. 
  
*** 
  
La luce accecante del mattino seguente svegliò Tifa. Sentiva la testa così pesante e non aveva affatto voglia di aprire gli occhi. 
  
“Rufus…che ore sono?” chiese. 
  
Non sentendo alcuna risposta, portò le coperte fin sopra il capo, infastidita ancora da quella luce. Alla fine, stanca, decise di allungarsi fino al tavolino basso situato vicino al letto. Da sotto le coperte, fece uscire fuori il braccio, prendendo così la sveglia e trascinandola vicino a sé. 
Nel leggere che non era affatto primo mattino, sbandò. 
  
“M-ma perché non mi sveglio mai?!” disse alzandosi di colpo, lanciando all’aria lenzuola e cuscino. “Eh?” si guardò attorno perplessa. “Ma Rufus dov’è?” 
  
Indossò velocemente una vestaglia e uscì dalla camera, ma ben presto si rese conto che Rufus doveva essere uscito. 
Sbuffò seccata di quella situazione. Eppure sperava che dopo la discussione di prima avesse deciso di rifarsi, in qualche modo, e invece come al solito, non c’era mai. 
Si affacciò appena dalla porta della suite, sperando di vederlo nei paraggi. Chissà, una parte di lei si illudeva di vederlo magari con un bel caffé… 
  
Stava per chiudere la porta seccata, quando, all’improvviso, udì quella voce. Quella voce arrogante a lei tanto familiare. 
  
Si lasciò incuriosire e si inoltrò cautamente lungo il corridoio di moquette. Prima di girare l’angolo si affacciò e, sbirciando, vide proprio lui, Rufus Shinra. 
Il cuore le sembrò quasi fermarsi non riuscendo a credere a ciò che stava vedendo. 
  
Rufus stava parlando con dei distinti uomini e stava discutendo di…Edge? 
Cercò di concentrarsi meglio ma non riuscì proprio a capire di cosa stessero parlando nello specifico. 
  
“E i gas? Non siamo ancora certi della loro composizione, mister Shinra.” 
  
“Oh, non sono particolarmente nocivi. Vedrete che se rispetterete i tempi, presto tutti si dimenticheranno di questa storia.” 
  
“Abbiamo bisogno di ulteriori dettagli. Le chiediamo, nel caso, di provvedere al prolungamento della vostra ’vacanza’ a Junon, presidente.” 
  
“Nessun problema. Diciamo che ho un ottimo alibi che non desterà alcun sospetto.” 
  
“Ha detto ‘alibi’?” disse Tifa fra sé e sé, e sentì lentamente qualcosa esplodere dentro di lei. 
  
Stava parlando di lei? Della loro ‘fuga’? Era quello l’alibi? 
Non riusciva proprio a credere che l’avesse portata lì con l’inganno eppure era questo ciò che rimbombava nella sua mente. 
Rufus aveva usato una scusa per trascinarla li? Aveva sfruttato i suoi sentimenti, già di loro così complicati, per costruirsi un alibi che lo portasse lontano dall’azienda di Edge? 
  
Un vortice di pensieri cominciò ad echeggiare così forte che fu costretta a portarsi le mani sul capo. 
La sera precedente aveva deciso di dargli una chance. Si era sentita in colpa di quel che gli aveva detto. Lui le aveva detto delle cose. 
Era stata…una messa in scena? 
  
Alzò gli occhi disorientata e solo allora si accorse che Rufus aveva appena congedato gli uomini e si stava dirigendo verso di lei. 
Tifa si sentì smarrita e il suo corpo si fece così rigido che capì che il quel momento aveva assolutamente bisogno di parlargli. 
  
Rufus girò l’angolo e, dal suo canto, se la trovò davanti di colpo. 
  
“Oh!” disse sorpreso. “Buongiorno, tesoro.” 
  
“Buongiorno…” rispose lei perplessa, poi scosse la testa. “Buongiorno?! Buongiorno un corno!” urlò. 
  
Rufus rimase indignato a quella reazione. 
  
“Ma non ti svegli mai di buon umore tu?” le rispose stringendo gli occhi. Poi sorrise beffardo. “A-ah! Ho capito. Hai un altro dei tuoi sensi di colpa. Ma non c’è bisogno di reagire così, cara. Anzi, dopo che…” 
  
Tifa lo interruppe, facendogli capire solo allora che lei faceva sul serio. 
  
“Non parlare a vanvera! Per una volta, nella tua vita, dai la priorità a qualcosa di diverso! La tua amata azienda va bene! Ma almeno non mettermi in mezzo nei tuoi piani!” gli urlò contro. 
  
“Di cosa stai parlando?” le chiese cercando di mantenere la calma. 
  
“Oh, non hai ancora capito? Io credo invece che hai capito fin troppo bene! Nel caso tu faccia sul serio, comunque eccoti accontentato. Io non ho problemi di dirti in faccia quel che penso! Io non ho intenzione di essere solo un alibi per le tue sporche manie di grandezza!” 
  
Tifa sentì il suo respiro farsi sempre più affannato. Tremava, tremava eccome. Tremava di rabbia, di cosa Rufus potesse dirle. Di cosa lei stessa potesse dire. 
  
Il volto di Rufus si fece serio nel vedere gli occhi di lei così languidi e disorientati. Sospirò profondamente e cercò di temporeggiare. 
  
“Tifa, ho lavorato tanti anni a Junon e molti dei miei finanziatori hanno sede proprio qui. Questo non ha nulla a che vedere con te.” 
  
“Per chi mi hai preso? Non sono un’idiota! Tu sei qui prima per loro e poi per me! Non sei capace nemmeno di conservare la faccia. Ma come cazzo fai ad essere così ipocrita?” 
  
Rufus a quel punto si innervosì e, afferrandola per le spalle, la sbatté sul muro così inaspettatamente che lei non fu capace di opporsi in nessun modo. 
  
“Okay, Tifa. Hai colto nel segno.” La guardò fissa negli occhi con il suo sguardo gelido. Avvicinò il viso verso quello di lei che, intanto, era paralizzata e lo guardava con sgomento. “Non sono qui solo per te. Ma questo non significa che tu venga prima o dopo il mio lavoro o le mie ambizioni. Ho colto l’occasione per anticipare un importante incontro con dei rappresentanti che potrebbero tornarmi utili.” 
  
Si allontanò da lei e allentò la presa. Tifa rimase contro il muro ad osservarlo. Vedere Rufus di colpo reagire così l’aveva lasciata senza parole. 
Rufus le diede le spalle e girò leggermente il capo verso di lei. 
  
“Tifa, tu dimentichi che io ho perso ogni cosa. Il mio nome un tempo era simbolo di rispetto. Ora invece sembra quasi che debba nascondere al mondo intero io chi sia!” disse con una punta di rabbia. “Forse ne ho in parte approfittato, ma solo in parte. Questo perché tu sei il motivo principale della mia presenza qui. Ma io devo anche far qualcosa per non crollare.” A quel punto si girò completamente verso di lei. “Capisci ciò che voglio dire? Manca poco è crollerò del tutto. Sai bene come la mia azienda vada più a rotoli di quanto sembri. Hai lavorato per me. Sai che il tempo per me stringe. Sai che non posso permettermi di crollare perché nessuno mi sorreggerà, quel giorno.” 
  
Rufus aveva gli occhi sgranati, sorpreso lui stesso di cosa fosse stato capace di dirle. Se Tifa non lo conoscesse, avrebbe giurato che era sul punto di tremare. Tremare per aver rivelato un qualcosa per ora restato sempre celato nel suo cuore. Sembrava urlarle contro di stargli vicino. Di non abbandonarlo in quel momento così duro che durava da così troppo tempo. 
Lui che un tempo faceva parte di quelli che contavano. 
  
Tifa chinò il capo e socchiuse gli occhi. 
  
“Io ho bisogno di tempo, Rufus. Il tuo mondo è completamente diverso dal mio, così come la nostra visione delle cose.” 
  
Detto questo fece per andarsene, ma Rufus la bloccò prendendola per il braccio. 
  
“Scapperai di nuovo?” le chiese con tono basso. 
  
“Ho solo bisogno di una boccata d’aria. Tutto qui.” 
  
Aveva voglia di scappare. Di fare le valige e tornare ad Edge facendo finta che tutto quello che le stava accadendo fosse solo una fantasia. 
Il problema era che non riusciva a scappare. Continuava, nonostante tutto, a non comprendere, ma a desiderare fortemente di essere vicina a quel ragazzo, il cui mondo gli stava crollando addosso. 
  
Rufus le si era aperto. 
Ogni giorno le sembrava di fare un passo indietro, ma anche un passo avanti. 
Li per li non seppe opporsi, non seppe scappare da quel suo sguardo che nella vita aveva odiato e amato con la stessa intensità. 
  
Rufus, nel vederla sparire, rimase circondato da un tetro silenzio. 
  
Durante la giornata, Tifa continuò a pensare all’accaduto, ma fece del suo meglio per non chiedersi troppo di ciò che aveva visto. 
Se amava per davvero Rufus, doveva accettare anche l’ambizione che lo caratterizzava. Sperare che sarebbe cambiato per lei sarebbe stato ingenuo. 
  
Passarono dei piacevoli momenti che andarono ad alleggerire l’inizio di quella mattinata. 
  
Qualcosa dentro di Tifa, però, continuava a ripeterle che Rufus continuava a non essere del tutto sincero con lei. A non renderla partecipe di gran parte della sua vita. 
Dunque si domandava: a cosa valevano quelle attenzioni? A cosa valevano quelle lusinghe che annebbiavano la sua mente e al tempo stesso la viziavano? 
Il disagio di tutto questo generava in lei forti sentimenti contrastanti. 
  
Lui non era sincero, certo, ma l’oblio continuava ad accecarla e quell’uomo, nonostante tutto, era diventato il centro dei suoi pensieri. 
  
Mentre Rufus e Tifa facevano per ritirarsi nella propria suite, Rufus si fermò a parlare con qualcuno di qualcosa di incomprensibile per Tifa riguardo l’ingegneria. 
Vedendo che la discussione sarebbe tirata per le lunghe, Tifa ne approfittò per fare un qualcosa che si riproponeva da tempo oramai. 
  
Doveva assolutamente riaprire i contatti con il mondo esterno. 
  
Sospirò agitata e dopo due giorni interi accese il suo cellulare. 
  
“Bene…al momento nulla di insolito..:” 
  
BIP!! 
  
“AH!” 
  
BIP 

BIP
 

BIP

BIP BIP BIP!!! 
  
Tifa aprì velocemente tutta la messaggeria che le era arrivata. 
  
“Ma quanti avvisi di chiamata sono?!” disse, poi altri ‘bip’ sopraggiunsero. “Ancora?! Caspita…” 
  
A quel punto aprì velocemente la rubrica e cercò un numero di telefono. Selezionò il numero di Aerith, essendo lei la persona che riteneva più sensato contattare. 
Prima che il telefono cominciasse a squillare, però, riattaccò la chiamata. 
  
“Che cazzo faccio?!” rimproverò a sé stessa. “Non posso chiamare così, su due piedi! Se è in compagnia di Cloud, cosa altamente probabile, lui la sentirà di sicuro! Cretina!” si picchiò con un pugno il capo. 
  
Così preferì utilizzare il buon vecchio SMS: 
  
“Chiamami a questo numero solo se sei da sola.” 
  
Di li a un quarto d’ora ecco che il telefono di Tifa squillò. 
Tifa intanto andò a sistemarsi fuori la hall dell’albergo, dove era allestita una deliziosa zona bar con panchine e tavolini in pietra. 
  
“A-Aerith?” disse a voce bassa. 
  
“Tifa!” rispose una voce squillante e femminile. 
  
Tifa sobbalzò nell’udire una voce tanto pimpante e li per li rimase senza parole. Subito dopo, però, il timbro di voce di Aerith cambiò e si mostrò più severo, anche se comunque giocoso. 
  
“Oh, ma che modi che hai! Ma lo sai che qui sono tutti preoccupati per te? Dove sei? Possibile che debba comportarti così? Insomma…non è da te non consultarti almeno con la tua migliore amica!” 
  
“Mi dispiace…Aerith.” disse con il sorriso sulle labbra. Solo nel parlarle si rese conto quanto tutti le mancassero, in verità. 
  
“E comunque hai fatto benissimo a mandarmi un messaggio. Qui si sono tutti parcheggiati a casa mia. Beh…c’è un aspetto positivo in tutto questo visto che mia madre è entusiasta di vedere la casa così piena di persone. Poi adora Denzel e Marlene.” Si fermò di colpo, non sentendo Tifa dall’altro lato. “Ehi! Che fai, mi dai corda? Dimmi dove sei? Cos’è successo?” 
  
Tifa cominciò a parlare con voce bassa e insicura. Aerith aveva visto davvero poche volte Tifa parlare così. 
  
“Non so da dove cominciare io…io…è complicato.” 
  
“Sei con Rufus Shinra, vero?” le chiese la fioraia, all’improvviso. 
  
Tifa rimase senza parole. 
  
“Te l’ha detto Cloud?” chiese e a quel punto sentì ridere Aerith dall’altro lato. Tifa si sentì perplessa. “Cosa c’è da sogghignare tanto?” 
  
“Ah ah ah! Perdonami! No, comunque, non me l’ha detto Cloud, ma da come sta inveendo in malo modo contro di lui assieme a Barrett l’ho dovuto per forza dedurre!” 
  
“Non ho mai sentito Cloud inveire…” disse lei perplessa. 
  
“Questa è una fortuna, fidati!” le rispose trattenendo ancora le risate. 
  
Cloud era polemico, serioso, pessimista, ma non lo aveva mai sentito parlare con volgarità o, appunto inveire. Tifa, comunque, preferì non indagare oltre sul suo amico d’infanzia. 
  
Tirò su un sospiro prima di parlare. 
  
“Io sono con Rufus, è vero. Non so bene da dove cominciare. Io e lui…da quando lavoro nella sua azienda…” 
  
Senza rendersene nemmeno conto, Tifa cominciò a parlare ad Aerith di lui, di come lo aveva conosciuto, di quando l’aveva fatta lavorare per Tseng, di quando gli aveva sferrato un pugno, del loro primo bacio. 
Così cominciò a parlare a raffica di un qualcosa che era sempre stato celato nel suo cuore. Dei suoi sentimenti che erano lentamente mutati. 
Di quanto si sentisse presa da lui e da quei sentimenti. Ma anche di quanto si sentisse usata da quel ragazzo. 
Lei era un AVALANCHE e si era innamorata dell’ex-presidente Rufus Shinra. Lo amava terribilmente e talvolta lo odiava. Un odio che, comunque, accendeva la sua passione per quell’uomo che tanto l’aveva sconvolta. 
Non seppe nemmeno chiedersi quanto avesse parlato esattamente o su cosa si fosse soffermata o quanti minuti fosse durata quella chiamata. 
A un certo punto smise di parlare e regnò per un attimo il silenzio. 
  
“Io…ecco…” 
  
“Tifa, non sapevo nulla di tutto quel che ti stava accadendo. Certo che ti sei cacciata in una situazione fuori del comune…” le rispose Aerith non sapendo bene che dirle. 
Non aveva mai avuto modo di sapere tutte queste cose. 
All’improvviso, però, il timbro della sua voce cambiò e si mostro meno perplesso e più rassicurante. “Ma devo dire che avete una storia così avvincente! Che dire? Sono di base una romantica! Sai? Forse restare soli a volte fa bene. E tu Tifa…non ti preoccupare. Vedrai che un giorno ricorderai questi momenti con il sorriso. Avere a che fare con un uomo appartenente alla Shin-Ra è complicato, lo so bene. Mezze parole, sorrisi spesso non sinceri, quell’aria misteriosa che li accompagna una continuazione…vedrai che tutto passerà, anche per me è stato così.” 
  
Tifa si alzò dalla panchina e prese a camminare in lungo e in largo. 
  
“Perché sei stata con un soldier? Anche loro sono così?” chiese curiosa. 
  
“Oh, non solo! Dimentichi che, essendo un Cetra, ho praticamente vissuto l’infanzia con i membri Shin-Ra! Ti assicuro che sono così! Odiosi e affascinanti. Senza contare che uno in particolare, particolarmente vicino a Rufus, mi è stato particolarmente alle calcagna, dunque, si!” rise fra sé calcando la parola ‘particolarmente’. “Eh, eh…credo proprio di poterti capire.” 
  
“Ah, si?” le rispose Tifa poco convinta e davvero sorpresa della sua amica. Aerith, in qualche modo, era stata capace di alleggerire quella situazione tanto opprimente con parole così semplici. Le fu grata davvero e fu felice di aver fatto quella telefonata. 
  
Cominciarono a parlare del più e del meno. Degli uomini, di quanto fossero idioti. Paragonarono persino Cloud e Rufus che, con loro grande sorpresa, furono molto facili da rapportare. 
  
Aerith fu capace di ironizzare persino sulla grande ambizione di Rufus perché almeno lui si alienava dal mondo per il suo lavoro, mentre Cloud aveva la medesima reazione solo e soltanto per la sua adorata moto che Aerith più e più volte aveva avuto la tentazione di fracassargli. 
  
Il tempo passò piacevolmente. 
  
“Tifa, ora però cerca con calma di rasserenarti,eh! Torna a casa, che qui nessuno ti mangerà, lo sai. Ci manchi.” 
  
Tifa annuì, poi la sua voce si abbassò nuovamente. 
  
“Sai Aerith. Una parte di me sente che non riesce a sopportare questa situazione. Sente che è impossibile…” 
  
“Tifa…” Aerith sentì una morsa al cuore nel sentire Tifa mentre le parole le si strozzavano in gola. Tifa cercò di controllarsi. 
  
“Ora che sono fuori da ogni contesto però…ora che sono lontana da tutto…compresa me stessa. Si, compresa quella me che non potrebbe mai stare con Rufus. Una parte di me vorrebbe cancellare tutto e sparire per davvero. Sparire e ricominciare.” 
  
Tifa cominciò a singhiozzare e Aerith a quel punto si fece seria. 
  
“Tifa, lo sai bene che fuggire non serve a nulla. Questa frase non è solo una convenzione. È la verità. Dovrai prima o poi affrontare i fatti. Così, sennò, continuerai a complicare la situazione rischiando di incastrarti in una condizione creata da te stessa.” Sospirò, poi aggiunse. “La Tifa-AVALANCHE, la Tifa di sempre che deve tornare da noi e la Tifa che ama Rufus…non sono persone diverse, lo sai? Tu sei sempre la stessa. Le persone non si scindono, si trasformano col tempo. Questo spero ti aiuti a scegliere la cosa giusta da fare.” 
  
“Aerith…” 
  
Le sue parole le entrarono nel profondo. 
Era cambiata…ma era pur sempre Tifa Lockheart. 
  
La stessa Tifa che aveva abbandonato le spoglie di ragazza innocente ed era diventata una determinata barista di Midgar. 
La stessa barista che poi era divenuta una ribelle AVALANCHE. 
La stessa AVALANCHE che aveva deposto le armi e si era presa cura di Denzel, Marlene e Cloud. 
La stessa che aveva contribuito a salvaguardare Edge e poi aveva perdonato un vecchio nemico per poi innamorarsene. 
  
Tifa era cambiata in continuazione. 
Era semplicemente cominciato un nuovo capitolo. Uno di quelli difficili, ma che aveva intenzione di portare fino in fondo. 
  
Una volta salutate e chiuso il telefono, ritornò dentro l’albergo. Non vedendo più Rufus nella hall, risalì in camera, dove trovò il ragazzo affacciato al balcone. Gli andò vicino e gli strappò dalla bocca la sigaretta buttando il mozzicone giù. 
  
“Non devi fumare.” 
  
Rufus la guardò perplesso. Poi le sorrise. 
  
Portò le sue braccia attorno alla vita della ragazza e la tirò verso di se, avvicinando il viso al suo. 
  
“Con chi parlavi al telefono?” disse dolce chiudendo gli occhi e abbandonandosi sulla sua testa. 
  
Tifa lo imitò e gli accarezzo il viso. 
  
“Con un’amica…” 
  
“Torneremo presto ad Edge, non ho intenzione di sequestrarti, tranquilla.” 
  
“Peccato.” Rispose lei scherzosa, dopodiché si allungò verso di lui baciandolo sulle labbra. 
  
Rufus la strinse più forte, assaporando con maggiore intensità un contatto stabilito da lui. 
Preso dai sentimenti, la portò lentamente verso il letto. 
La lieve brezza serale accarezzava i due che leggiadri si lasciarono andare sul materasso morbido, accompagnati dalla magia di quel posto. 
  
  
[…] 
  

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Capitolo 17
*** capitolo.17 ***


CAPITOLO 17. 
  
  
  
  
  
  
  
La notte trasportò via con se ogni ansia. 
La paura e i dubbi erano tanti, tuttavia. 
  
  
  
Questo teneva una parte del cervello di Tifa ancora sveglio che, seppur dormiente e cullata ancora dalla inebriante e piacevole sensazione di Rufus sulla sua pelle, non riusciva in nessun modo ad abbandonarsi completamente. 
  
  
  
  
Così, seppur controvoglia, aprì gli occhi. 
  
Si accorse in quel momento che Rufus non era a letto. 
  
  
  
Si sollevò col busto e prese a scrutare la stanza. Era buio. Non doveva aver dormito per niente, dunque. 
Sentì un brusio. 
C’era qualcuno che stava parlando, seppur sottovoce. 
  
Sbirciò oltre il balcone lasciato aperto, coperto dallo svolazzare della candida tenda, e vide Rufus di spalle poggiato alla ringhiera. 
  
Stava parlando a telefono…? 
  
Tuttavia era buio. Che ore potevano mai essere? 
  
Guardò il cellulare che aveva dimenticato acceso e lesse che erano le due di notte. 
  
Sbarrò gli occhi, incredula, dopodichè scese dal letto e si avvicinò a lui. 
Fu però costretta ad interrompersi quando prese coscienza dell’evidente fatto che Rufus stesse parlando consapevole che lei stesse dormendo. 
Tifa sentì il suo corpo cristallizzarsi nell’udire, o ameno nel comprendere al volo il senso di quella discussione. 
  
Rufus, rilassato sulla balconata con il cellulare premuto dolcemente sul lobo dell’orecchio, accarezzato dalla brezza, era sicuro si sé e nei suoi occhi brillava quella scintilla tipica di lui : quella di un uomo scaltro che puntava sempre ad un obbiettivo. 
La luna faceva contrasto con un ragazzo come lui. 
Lo illuminava rendendolo soave e  candido, seppur in lui non ci fosse nulla di candido. 
  
Rufus era furbo e privo di scrupoli. Sapeva custodire senza alcun senso di colpa le sue congetture anche con l’inganno. 
Ciò lo rendeva difficile da comprendere, e anche se non sempre questa sua segretezza implicava risvolti negativi, comportava una certa complessità nell’avere un rapporto sincero con lui. 
Era per questo che facilmente le sue parole erano fraintese. 
  
Tuttavia Tifa poteva davvero fraintendere parole così precise come quelle? 
  
Rufus…di cosa stava parlano? Perché..? 
  
Il cuore le saliva in gola e sentiva il suo animo struggersi. 
Perché, nonostante tutto, doveva sempre riaprire gli occhi e comprendere che quello che amava era solo una sfaccettatura di Rufus. 
Lui rimaneva sempre nell’ombra, pronto a tornare ad essere lo Shinra che aveva sempre detestato. 
  
  
  
“Dopotutto il rischio è prima di tutto mio. Sono ben consapevole che quel gruppo attaccherà. Inaugurerò l’edificio questo lunedì, la notizia è in circolazione da giorni.” 
  
Rufus, rilassato, fece una piccola pausa per ascoltare il suo interlocutore, poi abbozzò un sorriso. 
  
“Verranno…e quando tenteranno di abbattere la struttura, sicuri di essere acclamati come degli eroi anti-shinra, farò in modo che appaiano invece per dei terroristi. No…non sarà difficile. Vedrà…ci sarà da sbellicarsi quando si accorgeranno che era stato premeditato tutto. Si ritroveranno ad essere al centro di un piano più grande. Appariranno come degli estremisti che noi prontamente faremo arrestare. La gente sarà colpita da questo…. Oh, certo. Lavoreremo in pace sui nostri piani di ricostruzione. Otterrò il consenso della popolazione. E non solo di Edge, ma anche di buona parte del continente. La gente vuole un leader, un capro espiatorio che li guidi e che sia condannato nei momenti di crisi. Quando vedranno con i loro occhi che sono dalla loro parte, eheh…ebbene, potrò mettere in atto tutto. Ci siamo oramai.” 
  
Rufus si voltò con tutto il corpo per poggiare la schiena al parapetto. 
Mise una sigaretta in bocca e con una mano prese a cercare  l’accendino nella tasca. 
Mentre alzò il viso per accendere la sigaretta, i suoi occhi puntarono di fronte a sé, e fu allora che si accorse finalmente di Tifa che lo stava fissando. 
  
  
I due rimasero impietriti l’uno di fronte all’altro, quasi a chiedersi perché fossero li un quel momento. 
  
Entrambi avrebbero preferito sparire. 
Entrambi avrebbero continuato almeno per qualche altra ora quella farsa, perché in fondo…loro due erano felici assieme. 
  
  
Nessuno dei due azzardò la prima mossa. 
  
  
Tifa non sapeva cosa dirgli, Rufus era stato colto alla sprovvista. 
  
Il biondo presidente prese a riflettere fra sé. 
Poteva lei aver capito qualcosa solo da poche battute scambiate al telefono? 
  
Non reputò fosse saggio rovinare tutto partendo con inutili spiegazioni, ma non ebbe il tempo per ragionarci di più che Tifa scappò, facendo ondeggiare i suoi capelli neri e sparendo velocemente dalla sua vista. 
  
Intanto l’interlocutore di Rufus stava parlando ancora al telefono. Rufus riattaccò la chiamata e si lanciò all’inseguimento di Tifa. 
  
  
Nessun pensiero, nessuna preparazione psicologica rispetto cosa avrebbe dovuto fare o dirle. 
  
Allora perché la rincorreva? 
Avrebbero soltanto litigato, era ovvio… 
  
Tifa era l’unica persona che lo rendeva impreparato. 
  
Rufus era un uomo calcolatore, un pianificatore. 
Ogni suo passo era frutto di una tattica, perché era stato cresciuto e abituato così, da sempre. 
  
La sua vita era stata costruita, come voleva sua padre, affinché lui divenisse un imprenditore e un degno successore della Shin-Ra inc. 
  
Questo lo aveva trasformato in un comandante modello, che non dava mai per scontato nulla. 
  
Avere un piano per ogni possibile situazione potesse anche solo vagamente presentarsi davanti a lui non era più solo una regola, ma uno stile di vita. 
  
In tutto questo però inspiegabilmente Tifa non era compresa. 
Tifa era l’unica che sfuggiva a questo suo modo di vivere. 
  
Era l’unica donna con la quale non premeditava quando era con lei, a differenza di come faceva con le altre persone. 
Lei era l’unica che non facesse parte di qualche piano, e di conseguenza che non manipolasse. 
La voleva sì tenere lontana da quella parte di lui, ma non l’aveva mai usata. 
  
La amava, e sapeva che lei odiava e non avrebbe mai compreso quella parte di lui. 
  
Sarebbe stato un buon proposito dunque quello di pianificare come recitare con lei, ma stranamente ciò non gli veniva spontaneo. 
  
Nonostante fosse abituato a contenere i suoi sentimenti, con Tifa la sua fortezza crollava e subentrava un altro Rufus. 
  
Un Rufus che voleva soltanto lei. 
Un Rufus che la rincorreva e la inseguiva non solo fisicamente, ma con tutto il suo cuore e la sua mente, senza porsi alcuna questione. 
Un Rufus che voleva solo raggiungerla. 
  
  
“Tifa!” 
  
  
Rufus urlò il suo nome non riuscendo a correre veloce come lei. 
Un po’ perché fuori allenamento, un po’ per l’incapacità fisica dovuta al suo incidente di due anni prima, che lo aveva costretto per un lungo periodo sulla sedia a rotelle. 
Tuttavia non rinunciò, e riprese a correre. 
  
Tifa dal canto suo voleva fuggire, andare via, sparire. Non voleva saperne più niente. 
Era afflitta. Rufus continuava ad ingannarla, a ritenerla una stupida, forse buona solo perché donna. 
  
Corse finché potette, poi si poggiò a un palo della luce per riprendere fiato. Una lacrima scese dal suo viso, tuttavia non pianse. 
  
Alle sue spalle non si accorse che degli uomini dall’aria rude le si stavano avvicinando. 
Quando questi furono più vicini, Tifa si voltò. 
Notò di essersi fermata nei pressi di un cantiere, e solo in quel momento ricordò che erano le due di notte e lei era scappata dall’albergo in pantofole, con addosso una camicia di Rufus e una vestaglia appena legata in vita. Non avendo i suoi tirapugni, sperò che non dovesse arrivare ad attaccarli. 
  
“Oh, oh…che ci fa una piccola gattina sola e smarrita? Sei fuggita di casa, bambina?” 
  
Presero a ridacchiare fra di loro scrutandola da testa a piedi. 
  
Lei si scostò dal palo e li guardò con la fierezza negli occhi. 
  
“Sparite!” disse fulminandoli con lo sguardo. 
  
“Avete sentito? Ahahah! Ha fatto anche lo sguardo ‘brutto’, che paura!” 
  
Tifa in quel tangente si rese conto che erano troppi, decise così di sfruttare la sua velocità per poter sperare di seminarli. Così di colpo prese a correre e si rintanò nel cantiere li vicino. Scavalcò la grata di sicurezza e si inoltrò dentro la struttura. 
  
“E-ehi! Sta scappando!” 
  
Gli uomini presero a rincorrerla, seguendola nella struttura. 
Tifa ebbe l’amara sorpresa di scoprire che, all’interno, l’edificio in costruzione era vuoto, così si ritrovò in un vicolo cielo, senza neanche la possibilità di nascondersi. 
  
Una volta raggiunta, gli uomini cominciarono a deriderla. 
  
Tifa dovette trattenersi nel non essere la prima ad attaccar briga poiché non era nelle condizioni di fronteggiarli. 
  
Quando però cominciarono ad essere sempre più vicini, si mise in guardia. 
  
Divertiti da quell’atteggiamento, i ragazzoni si atteggiarono a fare i duri, e mentre erano sul punto di darle una ‘lezione’, una rumore attirò la loro attenzione. 
  
Tifa si voltò di getto. 
  
  
Rufus. 
  
  
La bruna sbarrò gli occhi. 
  
Rufus non disse niente, si limitò ad estrarre la sua pistola e puntarla contro di loro. 
  
“E tu chi sei, il paladino della giustizia?” disse sarcastico uno. 
  
Ma fu il secondo che prese parola a scegliere clamorosamente male le parole da pronunciare davanti uno come Rufus Shinra. Infatti disse: 
  
“Uh,uh,uh. Secondo me invece è il fidanzatino. Che ne dite di insegnargli come si può trasformare la propria donna in una put..AH!!” 
  
A quella spudorata provocazione, gli occhi glaciali di Rufus si allargarono e senza esitazione lo sparò sfiorandolo di striscio con un proiettile. 
  
“Cazzo!! Ha sparato!” 
  
Se la diedero subito a gambe, mostrandosi finalmente per i bulli stupidi e codardi quali erano. 
  
Rufus depose l’arma nella custodia ascellare nascosta sotto la giacca, dopodichè si avvicinò a Tifa. 
  
Tifa fece per allontanarsi, ma si fermò alle parole del biondo 
  
“Tifa, fermati. Io…” disse con un tono di voce tentennante, in realtà poco tipico di lui. 
  
Tifa lo stette a sentire e decise di fare il suo gioco. Puntò i piedi a terra, continuando a dargli le spalle, poi gli si rivolse con un tono basso, ma deciso. 
  
“Spiegami.” 
  
Rufus la guardò cercando di comprendere. 
  
“Spiegare…” bisbigliò appena. 
  
“Se ti sei dato tanto da fare per inseguirmi, allora parla. Ora, avanti. Spiegami.” ribadì alzando la voce. 
  
Rufus, come mai era successo, abbassò lo sguardo. 
  
Solo in quel momento si accorse di non aver pensato minimamente a cosa dirle una volta raggiunta. 
  
Avrebbe solo voluto tirarla al suo petto per riportarla fra le sue braccia. 
Per rassicurarla? Per scusarsi? Per sentire il suo calore? 
Non lo sapeva… 
  
La voleva soltanto. 
  
Tifa, rassegnata dall’evidenza, interpretò il silenzio del ragazzo come quello di chi non aveva niente da aggiungere. Così strinse gli occhi e serrò i pugni, poi guardò verso l’alto. 
  
“Tanto lo sapevo.” Disse. “A te sta bene quando siamo assieme, quando io mi faccio i fatti miei e tu puoi badare ai fatti tuoi. Ma…” la sua voce si fece più tremante. “ …ma tu…pur di essere lasciato in pace quando parli degli affari tuoi… tu parli di nascosto! Pur sapendo che sono cose che riguardano anche me! E poi…Tu vuoi ingannare delle persone che hanno sofferto PER COLPA TUA!!” disse proprio per evidenziare il fatto che aveva capito bene di cosa stesse parlando al telefono e che non fosse una stupida. 
  
Contrariamente a quelle parole di odio, dette da quella parte di Tifa che si sentiva vicina a chi aveva perso tutto per colpa della Shinra, Rufus la cinse stretta con le sue braccia, tenendo premuto il busto contro la sua schiena e la testa sui suoi capelli, sfiorandole appena il lato sinistro del suo viso. 
  
Tifa sgranò gli occhi presa alla sprovvista. Il cuore prese a batterle forte. 
  
“Come puoi essere così…spietato…” disse in un sussurrò, alludendo a se stessa. 
  
Rufus socchiuse gli occhi e la strinse ancora più forte, mentre entrambi si abbandonarono a terra in ginocchio, rimanendo stretti. 
  
“Mi colpiranno…sempre, qualunque cosa io faccia.” Disse lui, aprendo finalmente bocca. 
  
“E tu per questo vuoi far apparire quelle persone come dei terroristi? Come facesti..con noi Avalanche?!” 
  
Tifa alludeva a quando la Shin-Ra fece crollare il settore 6 di Midgar addossando tutta la colpa sugli Avalanche per far mettere loro in bella vista e far apparire Barrett e co. come dei terroristi. 
  
“No…è diverso.” Rispose invece lui. “Quello fu un colpo basso da parte di mio padre. Quelli che io voglio far condannare sono dei rivoltosi esaltatati che enfatizzano tutti quei gruppi anti-shinra che non mi permettono di lavorare.” 
  
Disse serio e con una amarezza sincera. Strinse la ragazza più forte. 
  
“Io sono cambiato, Tifa. Tu lo sai. Ma se non sono messo nelle condizioni di dimostrare da che parte sto, come potrò mai redimermi? Sono in debito con il pianeta, con tutti. Ma oramai sono stato etichettato come l’ultimo caposaldo della Shinra inc., per cui mi contrasteranno sempre, qualunque cosa io faccia.” 
  
“Non hai provato a parlare loro?” 
  
“Tsk..” abbozzo un sorriso. “Già solo per il fatto che mi chiamo Rufus Shinra non ci sarà mai alcun dialogo…lo sai anche tu, no? Anche tu la pensi come loro.” 
  
A Tifa le si strinse il cuore a quelle parole. 
  
Perché erano vere. 
  
Già per il fatto che lui fosse Rufus Shinra, simboleggiava tutto il male compiuto dalla sua azienda. 
  
Non riuscì in nessun modo a voltarsi e dirgli che aveva torto. 
Nel dirgli che ‘la pensava un tempo’ come loro. 
Strinse gli occhi addolorata per questo. Per non avere la forza per dirgli quelle parole. 
  
Rufus sorrise percependo le emozioni della ragazza, e non la biasimava. 
Oramai poteva dire di conoscerla, senza troppa arroganza. Le strinse di nuovo le spalle e si abbandonò su di lei con la testa. 
  
“So che sbaglierò, ma sbagliano anche loro. Non credo che siamo tanto diversi. Solo che stavolta io li farò smascherare, per far capire alla gente che il male non ha come nome solo la ‘Shin-Ra’. Può sembrare un colpo basso, ma non lo è. E’ solo per mostrare alla gente di Edge l’altra faccia della medaglia. Se dopo questo continueranno ad odiarmi, io certo non imporrò col terrore di approvare la mia attività.” 
  
Tifa capì profondamente le parole di Rufus. Colse la sua mortificazione nel dire una cosa simile. 
  
Dominare ‘col terrore’… 
Era questa la politica di Rufus, un tempo. 
  
Da questo punto di vista era vero. Almeno lui in questo era cambiato. 
  
Anche lei non aveva mai approvato quei gruppi estremisti anti-shinra che continuavano a non apprezzare i lavori che l’azienda di Rufus stava facendo per ricostruire la città. 
Rufus aveva certo i suoi tornaconti, ma quel che comunque faceva era vantaggioso non solo per lui, ma per tutti. 
  
Perché aiutando Edge e ricostruendo Midgar, avrebbe fatto del bene alla popolazione, e lui avrebbe avuto la notorietà tanto ambita, soppiantando almeno in parte la devastazione che aveva creato. 
  
Non era giusto che fosse contrastato quando il fine ultimo era buono, dopotutto. 
  
Tuttavia…elaborare simili congetture…era un qualcosa che a lei non apparteneva. 
Non approvava che Rufus approfittasse dell’inaugurazione di una struttura per farla appositamente sequestrare da dei rivoltosi e farli apparire per dei criminali per ottenere il consenso della gente.
  
Era questo ciò che Tifa non approvava: questa sua mentalità volta a costruire pezzo per pezzo il suo puzzle per perseguire i suoi fini pilotando le azioni degli altri. 
  
Nonostante anche quel gruppo anti-shinra sbagliasse. 
Nonostante fossero anche loro causa di disturbo ad Edge, pur auto-proclamandosi degli eroi. 
Era tutto sbagliato…tutto. 
  
Possibile che nessuno riuscisse a chiarirsi con il dialogo, ma che, sia da una parte che dall’altra, dovesse vigere la regola dell’inganno reciproco? 
  
Tifa era sempre più confusa. 
  
Strinse improvvisamente la mano di Rufus, poi finalmente si voltò verso di lui, rivolgendogli i suoi meravigliosi occhi languidi. 
Rufus ricambiò il suo sguardo, consapevole di non essere il ragazzo ideale che lei avrebbe mai immaginato al suo fianco. 
Avvicinò il viso lentamente, fino a premersi sul suo naso, per poi arrivare alla sua morbida bocca. 
  
La baciò intensamente, scompigliandole i capelli, tenendo salda la presa sul suo capo. 
Tifa si lasciò andare e lo ricambiò con tutta se stessa. 
Lanciò le braccia attorno al suo collo tirandolo a se. 
  
Cominciò a piovere. 
  
I due si sdraiarono a terra, noncuranti della pioggia. Ogni altra emozione andò via, lasciando spazio solo ai loro sentimenti reciproci. 
  
L’acqua si infiltrò velocemente fra le impalcature del cantiere vuoto e nel giro di pochi istanti si fece sempre più copiosa fino a bagnare i due giovani. 
  
Il viso di Rufus era stupendo bagnato dalla pioggia. 
I suoi capelli sottili apparivano più scuri e disordinati poiché fradici, e la camicia bianca bagnata lasciava intravedere appena la sua carnagione. 
  
Tifa era leggiadra e poetica con le gocce d’acqua che scorrevano sulla sua pelle e i lunghi capelli scuri appesantiti dall’acqua si muovevano armoniosi al tocco di Rufus. 
  
Rimasero presi l’uno dall’altra, non curanti di tutto. 
  
  
  
  
La mente di Tifa, il suo cuore, la sua ragione, non le davano delle risposte.  
Ogni volta che loro due si avvicinavano, c’era sempre un pretesto per allontanarsi. 
  
  
  
  
Era questo l’amore? 
  
  
  
  
Era quell’incoscienza nel non riuscire a capire una persona poiché accecati dalla passione? 
Cos’era che stava davvero provando? 
  
  
  
Rufus…solo un nome…solo una persona…ma che era il simbolo del mondo che la stava coinvolgendo e devastando. 
  
  
Tuttavia…non sembravano essere nati per stare assieme. 
  
La razionalità di Tifa le diceva questo. 
  
Ma si sa…cuore e ragione…non sono mai andati d’accordo. 
  
  
[…] 
  
  
Rufus e Tifa erano finalmente tornati in albergo, completamente zuppi. 
Si erano buttati sul divano e si erano addormentati l’uno fra le braccia dell’altro, assieme. 
  
Lui era sdraiato sulla schiena e la cingeva con un braccio sul fianco. Lei era su di lui, incastrata con la testa tra la sua spalla e il suo collo, con una mano abbandonata sul suo petto. 
  
Verso le cinque del mattino fu Tifa la prima a svegliarsi. 
Aprì gli occhi. Alzò il viso e osservò il volto di Rufus. 
  
Aveva gli occhi chiusi e un’espressione rilassata. 
I suoi capelli e la sua pelle erano ancora umidi per via della pioggia. 
  
Tifa gli scostò la frangia dal viso, che in quel momento ricopriva, folta, una buona porzione della fronte. Vederlo così per lei era sempre strano. 
Rufus scomposto dava l’idea di un ragazzo come gli altri, ed era…bello. Magari fosse sempre così per davvero. 
Era bello quando poteva constatare che non era solo quell’imprenditore scaltro e pieno di se, ma dietro quel suo modo di porsi, Rufus era un ragazzo come tanti. 
  
Tifa sorrise. 
  
Un sorriso sincero, affettuoso, verso quell’uomo che era una continua scoperta per lei. Verso quell’uomo che l’aveva incantata e l’aveva coinvolta in tutto e per tutto. 
  
Lo accarezzò di nuovo e appoggiò le labbra sulla sua fronte, baciandolo delicatamente, facendole poi scivolare sulla sua bocca. 
Lui non si mosse, ma in quel momento trovò piacevole baciarlo senza essere ricambiata. 
Baciare nel sonno la persona amata era un calore che le trasmetteva un’emozione straordinaria e soddisfacente. 
  
Lo guardò con tenerezza. 
  
Sfilò dal suo collo una catenina sottile con un piccolo pendente, che mise a Rufus. 
Non era un granché come oggetto, ma per qualche motivo c’era affezionata, e in quel momento voleva che lo tenesse lui. 
  
Poi si alzò lentamente, scostandosi da lui, attenta a non farlo svegliare. 
  
“E’ stato piacevole, Rufus…questa piccola fuga romantica è stata divertente. Ma devo tornare dai miei cari. Aerith ha ragione. La Tifa che ti ama, la Tifa che ama loro, e che odia la Shinracoesistono. Non posso fuggirvi. Spero che tu questo lo capisca.” 
  
Tifa prese così a preparare i suoi bagagli, dopodiché uscì dalla stanza, lanciando un’ultima occhiata verso di lui. 
Gli sorrise un’ultima volta, poi accostò la porta. Il bagliore della luce che filtrava oltre la porta scomparve, e la stanza tornò nel buio. 
  
  
[…] 
  
  
Tifa non aveva abbandonato Rufus. 
Solo che aveva bisogno di loro…dei suoi amici. 
  
Non ce la faceva più a rimanere sola. 
Non ne poteva più di considerare la Tifa che era rimasta coinvolta nel mondo di Rufus separata da quella che era amica di Cloud, di Barret, di Aerith….e di tutti coloro con i quali aveva fatto una battaglia proprio contro di lui. 
Le cose erano cambiate, e il solo modo per far coesistere tante situazioni, probabilmente assurde e inconcepibili se rifletteva che i protagonisti erano lei e Rufus, era riprendere la sua vita in mano. 
  
Fuggire non era più una risposta. 
  
  
Era fuggita da Rufus più di una volta pur di non ammettere i suoi sentimenti. 
  
Era fuggita da Cloud quando era tornata con Rufus. 
  
Poi era fuggita da tutti perché non ne aveva più potuto di mentire agli altri e a se stessa. 
  
  
Rufus non era certo una persona per bene e non condivideva gran parte delle cose che faceva. Per questo avrebbe fatto lei qualcosa per loro due. 
  
Il piano era questo. Ristabilire un clima con i suoi amici e ammettere una volta per tutte i suoi sentimenti. Questo per tornare in pace con se stessa. 
  
E poi… voleva deviare i piani di quei rivoltosi che volevano demolire Rufus. 
  
Avrebbe fatto in modo da non mettere il biondo presidente nelle condizioni di attuare qualsiasi piano avesse in mente, per non mettere in cattiva luce lui o loro. 
  
Sapeva dove cercare, o almeno a chi chiedere. Barrett. 
  
  
[…] 
  
  
Settore 5, casa di Aerith. 
  
La giovane dai lunghi capelli castani sfilò il grembiule dopo aver accuratamente pulito la cucina. 
  
Sospirò e seppur indolenzita, il suo viso non lasciava mai trasparire qualsiasi forma di stanchezza. 
Limpida e celestiale, Aerith aveva sempre il sorriso disegnato sul volto e i suoi occhi vitrei erano come due pietre preziose che le davano un’aria magica, ultraterrena. 
  
La forza di Aerith era proprio in questo. 
Nel suo essere unica e speciale, al di la se la si apprezzasse o meno. 
  
Guardò fuori la finestra e corrucciò la faccia come quella di una bambina nel vedere che fuori piovesse. 
  
Nel vetro grondante di goccioline d’acqua si specchiò il suo grazioso viso che contrastava con le nuvole grigie, anch’essere riflesse nel vetro. 
  
Sembrava una macchia di colore in un dipinto scuro. 
  
Tuttavia lei sorrise lo stesso. 
Poggiò la testa contro il vetro e si perse nel guardare il suo grande giardino in fiore. 
  
Aerith adorava le piante, e non solo perché faceva di mestiere la fioraia, ma perché amava la vita che c’era anche nelle più piccole cose e che esplodeva nei fiori, con le loro forme e colori magnifici e unici. 
  
Inoltre…almeno per loro la pioggia non era negativa, avrebbero ‘mangiato’ a sazietà quella mattina. 
Sorrise all’idea, poi però la sua attenzione fu attirata da una figura di sua conoscenza seduta sul recinto che cingeva il giardino. 
  
Quella capigliatura bionda, l’abito scuro a giro maniche e quell’atteggiamento da duro…poco le ci volle a riconoscere Cloud Strife. 
Così prese un ombrello ed uscì. 
  
Cloud, bagnato dalla testa ai piedi, se ne stava non curante seduto sopra il recinto, con le gambe contro la staccionata e i gomiti poggiati su di esse. 
Guardava verso il basso vedendo le gocce d’acqua scendere a una a una dal suo viso fin sul terreno. Sembrava pensieroso, ma chi lo conosceva sapeva che fosse li semplicemente a non far nulla… stava solo fra se e se. 
  
Cloud era fatto così, non era una persona che pensava. 
Era il suo corpo ad agire da se e talvolta si chiudeva in quel modo, senza fare qualcosa di ben preciso. 
  
Vide improvvisamente un’ombra tonda proiettarsi ai suoi piedi e fu in quel momento che si accorse di Aerith, che lo stava coprendo con l’ombrello. 
  
I due rimasero a guardarsi per qualche istante prima di rivolgersi la parola. 
  
“Dilly dally, shilly shally. Cloud, hai finito?” disse lei cantilenando. 
  
“Finito cosa?” 
  
“Il tuo momento di profonda e sentita meditazione.” 
  
“Cosa?!” ribadì inquieto. 
  
“Eheheh…! Dovevi essere molto assorto, guarda come sei zuppo.” Disse lei ridente. 
  
Cloud le ricambiò invece uno sguardo perplesso. Non comprendeva facilmente il suo modo di fare. Chiunque al suo posto lo avrebbe picchiato e rimproverato di aver preso tanta acqua. 
Lei invece gli aveva sorriso e si era limitata ad offrirgli un riparo…oppure lo aveva appena deriso? 
In verità non lo comprendeva bene neanche lui, per questo si limitò a mostrarle un’espressione incerta. 
  
Così Cloud scese dalla piccola staccionata e osservò il delizioso ombrellino rosa confetto di Aerith. 
Gli venne quasi da ridere immaginando se stesso li sotto visto da un occhio esterno. 
Si rivolse ad Aerith quasi a volerglielo far notare, tuttavia si fermò poiché intravide nello sguardo della ragazza un non so che di…triste. 
La scrutò cercando di capire, ma Aerith discorse gli occhi. 
  
“Cloud…a te…sta bene così?” 
  
Il ragazzo li per li non comprese. Vide soltanto la figura solare della giovane fioraia spegnersi per abbuiarsi come generalmente non succedeva mai. 
  
Era insolito un atteggiamento simile da parte sua, eppure ultimamente questo accadeva spesso. 
Fu in quel momento che, osservando meglio Aerith, intuì. 
    
Aerith aveva paura che Cloud l’avesse scelta e ora per quel che stava passando Tifa, più problemi vari fra loro…era terrorizzata all’idea che egli ci ripensasse alla loro relazione una volta per tutte.
  
Cloud arricciò la bocca sentendosi turbato da un pensiero simile. 
  
Aerith alzò il viso verso il suo e si sforzò di sorridergli di nuovo quasi come se, leggendogli nel pensiero, sentisse di averlo messo in una situazione complessa. 
  
Tuttavia non era per quello che Cloud era inquieto. 
Infatti le cose stavano molto diversamente. 
   
Perché… non era vero. 
    
Non erano fondate simili paure di Aerith. 
  
 Questo perché lui amava Aerith, da sempre. Per il futuro chissà? Ma non aveva senso avere paura del futuro se quei suoi sentimenti erano comunque veri.
  
  Cloud sfilò l’ombrello rosa dalla mano della fioraia, dopodichè la prese per mano tirandola a se. 
Aerith lo osservò non capendo. 
  
“Stupida, ti voglio bene.” disse con un filo di voce lui, quasi come se avesse parlato e non parlato. 
  
Cloud infatti non era tipo da dire cose del genere. 
  
“Eh?” 
  
Aerith non seppe rispondere in altro modo. Vedendo poi Cloud arrossire si mise a ridere. 
Il ragazzo si fece ancora più paonazzo. 
  
“Guarda che sto parlando seriamente! Non ho mai dovuto scegliere.” Ribadì lui scostando lo sguardo. 
  
La ragazza dalla lunga treccia fu commossa da quelle parole. 
  
Cloud non aveva scelto Aerith per via del bambino. 
  
Le voleva bene. 
  
Le voleva bene per ciò che c’era tra loro, per l’incredibile storia che li aveva coinvolti, e per i loro sentimenti che palpitavano forti l’uno verso l’altro. 
    
Cloud amava anche Tifa, ma in un modo diverso. Come una sorella, come una persona a lui preziosa ed indispensabile. 
E questo non disturbava per nulla Aerith, la quale teneva lei stessa a Tifa nello stesso modo. 
  
Aerith si strinse al braccio di Cloud. 
  
“Cloud...grazie.” 
  
“Uh?” 
  
“Me lo dai un bacio?” disse dolce. 
  
“Che?!” sbandò lui. 
  
“Eheheh..!” ridacchiò lei sicura che le avrebbe risposto così. 
  
“Ma smettila. Tu scherzi troppo.” 
  
In tutta risposta, Cloud la baciò. Fu la prima volta che riuscì a prenderla di sprovvista. 
  
Aerith era sempre giocosa e solitamente era lei a mettere in difficoltà lui con il suo modo di fare imprevedibile. 
  
Per questo Cloud fu molto entusiasta di essere riuscito a sorprenderla. 
Vide infatti il viso di Aerith infuocarsi. 
  
Fu dunque lui questa volta a sorriderle. 
  
I sorrisi di Cloud era accennati, ma così penetranti da poter contagiare chiunque gli fosse di fronte, forse proprio perchè così rari da vedere. 
  
Infatti Aerith, prima ancora su di giri per quella manifestazione d’affetto, subito si ricompose e gli sorrise a sua volta, questa volta senza dubbi. 
  
  
  
Non ne avrebbe avuti più. 
  
  
  
“Ehi!!! Piccioncini!” 
  
Cloud e Aerith si voltarono udendo il vocione di Barrett. 
  
“Che guastafeste.” Disse Cloud fra se, ma in modo da farsi sentire. 
  
“Guastafeste a chi?! Guarda che c’è Tifa!!” 
  
“Tifa?!” esclamarono sia Aerith che Cloud, poi si guardarono e corsero verso Barrett. 
  
  
[…] 
  
  
Barrett, di getto, aveva detto loro che Tifa era lì. Sia Aerith che Cloud rimasero senza parole nell’udire una simile notizia, del tutto inaspettata. 
L’uomo corse davanti ai due per un po’ fino a raggiungere il Seventh Night. 
Videro Tifa uscire da li, probabilmente perché li aveva sentiti. 
  
“Tifa!” le urlò Aerith mentre si portava vicina a lei. Fece per aprir bocca quando Cloud si mise davanti a lei e trascinò Tifa per un braccio. 
  
Tifa si ritrovò letteralmente strattonata dal ragazzo e non seppe che dire o fare. 
  
“C-Cloud..! Cosa..?” cercò di dirgli qualcosa, ma Cloud non l’ascoltò per nulla. La fece sedere con violenza sulla sua lucente moto e poi vi montò anch’egli. 
  
“Ehiii! Cosa diavolo ti frulla in quella dannata testa?!” gli urlò contro Barrett. 
  
“Io e la mia amica d’infanzia abbiamo da parlare.” Rispose secco, portando i grandi occhiali scuri sugli occhi. 
  
“Cloud…” sussurrò appena Aerith mentre lo vedeva andare via. 
  
Annuì e rivolse lo sguardo nella direzione in cui lo aveva visto sparire con Tifa. 
Sapeva che era la cosa migliore da fare. La cosa migliore sia per Cloud che per lei. 
  
Barrett fece per prendere il suo telefono, ma la giovane lo bloccò, al che l’uomo fu costretto a fidarsi di quell’insopportabile testa a punta. 
  
Da un’altra parte, invece, Tifa era sulla moto con Cloud Strife. 
Cercò in tutti i modi di avere la sua attenzione mentre avanzavano ad una velocità superiore a quella che Tifa era abituata a sopportare. Prese a picchiarlo sulla schiena, infastidita di quell’atteggiamento. 
  
“Cloud! Smettila! Cosa stai facendo? Non è normale sequestrare così una persona..!” 
  
“Non è normale nemmeno sparire così di colpo come fai tu, se per questo.” ribatté lui fulmineo ottenendo il silenzio di Tifa, che sapeva molto bene di trovarsi nel torto, sotto quel punto di vista. 
  
Dopo una manciata di minuti, ecco che la fenrir diminuì di velocità e Cloud vi scese. Fece per aiutare Tifa, ma lei declinò immediatamente quell’accortezza. 
  
Infatti lo guardò accigliata, mentre scendeva dalla moto con un salto. “Cosa ti viene in mente di fare?” 
  
“Dovrei essere io a chiederlo a te.” Disse, e le si avvicinò. “Ti ho portata qui, lontana da tutti, perché tu potessi dirmi tutto.” 
  
Tifa abbassò lo sguardo. 
  
“Cosa vuoi sapere?” 
  
“Sei scappata per me?” 
  
Lei si girò sorpresa e incredula di quelle parole. Cloud sembrava, a modo suo, persino agitato. 
  
“Cosa stai…” 
  
“Quello che voglio sapere…” le rispose, con un tono evidentemente irrequieto e a disagio. “…è se è per colpa mia che sei fuggita.” 
  
A quel punto, Cloud deviò lo sguardo. 
  
Quella domanda era la più importante che aveva bisogno di porle. 
Qualsiasi risposta gli avrebbe dato. 
  
Aveva già avuto modo di dirle ciò che pensava. 
Le aveva già rinfacciato la sua stupidità nel credere ad un ragazzo come Rufus Shinra. Ma ora aveva bisogno di sentire un’altra verità. Quella di lei, alla luce di tutto. 
  
“Una parte di me non lo può negare. È vero. Sono fuggita anche per questo clima insostenibile.” Di colpo alzò il tono. “ Caspita, Cloud! Guardami almeno adesso in faccia! Se mi hai portata qui è perché lo sai, no? Lo sai che se tante cose sono accadute è perché tu non ti sei mai sforzato di parlarmi! Di spiegarmi perché fosse così inutile quello che stavo facendo. Dandomi solo della stupida e dell’illusa…” 
  
“Ma è perché volevo evitare che ti accadesse qualcosa!” le urlò contro spazientito. Tifa avvertì che si era pentito di averle urlato contro. 
  
Cloud…era sempre stato preoccupato per lei? 
  
Era un qualcosa che la sorprendeva? No, ovvio che non era una novità per lei. 
Sapeva quanto anche lui le volesse bene. 
  
Quel che le fece sgranare gli occhi, in quel momento, era che il biondo aveva avuto il coraggio di dirglielo. 
  
“Tu…hai paura che io mi leghi alla Shin-Ra?” 
  
“No, non è solo questo. Io..:” 
  
“Tranquillo. Ho intenzione di dare le mie dimissioni. Anzi…le avrei già date.” Disse incrociando le dita delle mani dietro la schiena, chinando il capo. “Ho solo posticipato la data. Questo perchè…” alzò gli occhi e sorrise appena. “Ho preso a cuore il mio lavoro, e ho da fare qualcosa prima di lasciare Rufus da solo.” 
  
“Tifa…”  Cloud la guardò con un volto rattristato. 
  
 Tifa aveva lavorato diversi mesi lì. 
 In tutti quei mesi aveva avuto così poco tempo per parlarle. 
  
No… 
  
Cloud si ritrovò a costatare che era lui che non era mai stato in grado di trovare il tempo per parlarle. 
  
A furia di aspettare il momento giusto. 
A furia di aspettare che il  tempo girasse finalmente in suo favore, l’aveva lasciata sola. 
  
Dopo di ché l’aveva giudicata e abbandonata. 
  
Cloud non si sentiva un suo amico. 
Questo perché non si era mai comportato da tale. 
  
Come una persecuzione, non era mai stato in grado di tenere stretto a sé le cose che amava. 
Questo riguardava anche lei. 
  
L’avvicinò all’improvviso a sé, poggiando appena il capo di lei sul suo petto. 
  
“…scusa.” 
  
Tifa socchiuse gli occhi, trovando in quel gesto un’energia unica ed indispensabile per farla tornare a splendere. 
  
“Ce ne vuole per cacciare da te un briciolo di cuore, eh?” gli disse, scherzosa. 
  
Lui la strinse provando, almeno per quella volta, ad approfittare di quella solitudine che li circondava. 
Tifa lo ricambiò cingendogli il collo, felice di quel Cloud che aveva finalmente abbassato la guardia. 
Cloud le accarezzò appena i capelli prima di allontanarsi da lei e riprendere le distanze. 
  
“Lo hai baciato?” chiese. 
  
“Chi?” Tifa si fece perplessa, poi sbandò. “...E-ehi, Cloud! Cosa ti salta in mente di..!” gli rispose agitata, poi di colpo si bloccò. 
  
“Che ti prende?” le chiese perplesso. 
  
“Cloud! Ho bisogno di parlare con Barrett , e subito!” Gli disse seriamente allarmata. 
  
“Datti una calmata. Si può sapere quanto ti si è fuso il cervello in questi ultimi giorni?” 
  
“Non è il momento di scherzare! Presto ci sarà un attacco da parte dei gruppi anti-shinra! Devo sapere da Barrett più informazioni o potrebbe succedere qualcosa di grave!” 
  
Cloud sgranò gli occhi per quell’improvvisa informazione, ma in quel momento aveva poco tempo per pensarci. Tifa era agitata e sapeva soltanto che aveva bisogno di Barrett in una situazione simile, e Cloud non poté che costatare che avesse perfettamente ragione. 
  
  
[…] 
  
  
Intanto un treno in lontananza proseguiva veloce tra le montagne e presto sarebbe giunto nelle vicinanze del lago, non lontano dalla città di Kalm. 
Rufus aprì la valigetta e lesse i moduli all’interlocutore con cui stava parlando al telefono. 
  
“Ottimo, dunque non abbiamo più nessun problema. A domani, presidente.” Disse una voce, riattaccando. 
  
Tutto stava procedendo secondo i piani. 
Nulla poteva andare storto. 
I suoi fidati turks, che ancora considerava tali, avevano già esaminato la situazione. 
  
Certo, non sarebbe tutto cambiato di punto in bianco. 
Ottenere il rispetto e la fiducia della gente di Edge era un qualcosa che doveva ottenere facendo un piccolo passo alla volta. 
Tuttavia bisognava scuotere la situazione, per cominciare a vedere qualcosa di più tangibile, e Rufus era disposto a correre quel rischio, mettendosi in gioco di persona. 
  
Guardò l’orologio e costatò soddisfatto che sarebbe stato in grado di raggiungere il suo ufficio per le quattro del pomeriggio, in perfetto orario per l’ultima riunione che gli era necessaria prima dell’inaugurazione della nuova filiale della sua azienda. 
Sorrise soddisfatto e guardò il paesaggio attraverso il vetro della finestra. 
  
“Mia cara Tifa. È un vero peccato che continui a non fidarti di me…” 
  
Il suo sguardo andò a posarsi sulla catenina che aveva al collo. La portò sulle labbra e la baciò. 
  
Tifa…. 
  
Era partito per far ritorno ad Edge senza di lei. 
Quel giorno, appena svegliatosi, non l’aveva trovata. Ne lei, ne le sue cose, se non quel piccolo oggetto che si era ritrovato appeso al collo. 
  
Tifa era una donna spesso incomprensibile per lui. Sfuggente, determinata, persino arrogante. 
Adorava quella donna, seppure era ancora troppo difficile per lui capire come sarebbero andati a finire. 
  
Aveva bisogno di parlarle ancora. 
Di dirle tante cose. 
Cose che probabilmente non avrebbe mai avuto il coraggio di dirle, ma il solo fatto di vederla di fronte a sé, nervosa o no che fosse, felice di rivederlo o meno, era la cosa che sperava davvero. 
  
Da dopo l’inaugurazione avrebbe rimesso a posto la sua vita, sperante di poter finalmente giocare con delle carte migliori. 
  
Tifa era prevista in tutto questo, nonostante la confusione che regnasse tra loro. 
  
Sapeva che lei non avrebbe mai approvato e che si sarebbe opposta con tutte le sue forze, qual’ora fosse stata in grado di farlo, ma Rufus non aveva più molto tempo. Doveva decidere cosa fare. Doveva decidere in fretta come agire. 
  
Perché per lui ogni momento che passava era un momento in cui si allontanava sempre di più da se stesso e si avvicinava ad un abisso dal quale non sapeva come avrebbe mai potuto riemergere. 
  
Sudò appena. Sapeva a cosa stava andando incontro, ma era un imprenditore. Per di più era uno Shin-Ra. La sua intera vita non gli aveva mai fatto fare altro che correre dei rischi. 
  
Fin dai quindici anni era abituato a prendere in mano situazioni delicate e ad assumersi forti responsabilità. Aveva assaporato il successo e la delusione della perdita. 
  
Tutto questo senza mai aspettarsi nulla dalle persone, sempre pronte a giudicarlo sull’ombra del padre. 
Eppure anche lui, ora, il caro vecchio presidente Shinra, avrebbe potuto finalmente ricredersi sul suo conto. 
  
“Padre. Sotto questo punto di vista è un vero peccato che tu sia morto.” disse chinando il capo sulle dita. “Sarebbe stato bello vederti abbassare la testa davanti ai successi che sto ottenendo nonostante i disastri che ti hanno visto crollare assieme alla tua adorata Shin-Ra.” 
  
Era convinto che ce l’avrebbe fatta. 
Era l’unica cosa che poteva fare. 
  
Sapeva che anche Tifa, dopotutto, facesse finalmente il tifo per lui. Era abbastanza arrogante e sicuro di sé da credere una cosa simile. 
Credere che lei fosse più vicina di quanto pensasse. 
  
  
[…] 
  
  
L’edificio che trovò Tifa davanti a sé era davvero grande. 
Era ricoperto di vetrate, come un grattacielo dal design moderno. La sua magnificenza ricordava, seppur molto vagamente, la vecchia Shin-Ra corporation. 
  
Tifa per certi versi non si sorprese che il target che i ribelli avevano preso di mira fosse proprio quel luogo. 
Ricordò la sera prima, quando Cloud l’aveva riportata al Seventh Heaven. 
  
*** 
  
  
La sera prima… 
  
  
  
“Tifa! Ma tu cosa…” 
  
“Barrett, non è importante come lo sappia. So che qualcosa potrebbe accadere e…” Tifa si morse le labbra. 
  
  
  
…e Rufus, lui… 
  
  
  
No, non poteva parlare a favore di Rufus proprio li, davanti a Barrett, l’uomo col quale aveva condiviso così tanti ideali. 
  
Barrett la osservò non capendo. 
Avrebbe voluto parlare con lei di altro. 
Diavolo! Era stata via, senza preavviso, tutti quei giorni! 
E per di più…lui oramai sapeva che in qualche modo c’entrasse quello schifosissimo Shinra dalla puzza sotto il naso. 
Una parte di lui aveva inteso delle cose dalle poche e pungenti parole di Cloud che lo avevano alterato non poco in quei pochi giorni in cui Tifa era scappata. 
  
Però…Tifa era anche la “sua bambina”, dopotutto. 
Era un po’ troppo cresciuta, ma era così che la vedeva. 
  
Quindi, per quanto avesse voluto costringerla a parlare, non poteva fare altro che fidarsi di lei. 
L’avrebbe protetta da tutto e da tutti…specialmente da “quelli la” ! 
  
Ma era di Tifa che stava parlando. 
  
Era sicuro che lei stessa, quando sarebbe stata pronta, gliene avrebbe parlato. 
  
Quindi si sforzò di buttare all’aria la sua curiosità di “padre” di sapere dove fosse stata (e con chi), per cercare di riportare le sue attenzioni su ciò che gli aveva chiesto Tifa. 
Deglutì e si schiarì la voce. 
  
Dopotutto… semmai avesse voluto sapere realmente cosa stava combinando quel bastardo Shinra, avrebbe sempre potuto picchiarlo di persona! 
  
*** 
  
Così Tifa, stesso l’indomani, si era alzata presto ed era andata a dare un’occhiata alla struttura che presto sarebbe stata inaugurata. 
  
Ripensò alle parole di Barrett in merito a quella delicata questione. 
Era stato chiaro. 
Non si trattava di un gruppo di professionisti, tuttavia gli ideali erano forti e doveva evitare qualsiasi complicazione e agire il prima possibile. 
  
Da quel che aveva capito, Rufus avrebbe inaugurato quella struttura e avrebbe approfittato dell’attacco offensivo per riscattare il suo nome e quello della vecchia Shin-Ra. 
  
Quell’inaugurazione non era dunque che uno specchio per le allodole. 
  
Rufus avrebbe fatto passare quei ribelli per un gruppo terrorista. Li avrebbe fatti tempestivamente arrestare per farsi vedere dalla parte della popolazione. 
  
Ma se qualcosa fosse andato storto? Cosa sarebbe accaduto a Rufus? 
  
La percentuale di rischio era troppo alta, ed era per questo che Tifa era li. 
Era li per parlare da “ribelle anti-shinra” a “ribelle anti-shinra”. 
Masticavano la stessa lingua, era perciò sicura di essere l’unica in grado di poter evitare qualcosa che avrebbe potuto rovinare per sempre Rufus e la sua vita. 
  
Così si addentrò, sperano di reperire informazioni utili.  
  
A quell’ora del mattino non c’era anima viva in giro. Non erano più delle quattro del mattino. Tifa sapeva bene che se c’era almeno una minima possibilità di incontrare i presunti ‘ribelli’, era solo in quelle ore in cui era improbabile trovare gente. 
  
Usò un passepartout che si era procurata grazie all’azienda dove lavorava, ed entrò. 
  
Era un edificio pulito, lucido, e molto spazioso. 
Si immaginò come dovesse essere aperto al pubblico, con il sole che illuminava l’ambiente e l’arredo. Tuttavia non potette stare a pensarci troppo, doveva agire. 
Accese una torcia elettrica e prese a cercare in lungo e in largo. Sfortunatamente gran parte delle porte erano chiuse. 
  
Possibile che non ci fosse alcuna speranza di trovare qualcuno li dentro? 
  
Proseguì lungo un corridoio, ma niente. 
  
All’improvviso si accorse di un rumore. 
Puntò così la torcia in varie direzioni cercando di capire da dove provenisse. 
Quando il ticchettio si fece più vicino, si bloccò. Doveva essere da quelle parti. Tuttavia, non c’era assolutamente niente lì. 
Ne porte, ne rientranze, ne apparecchiature. Era solo il culmine di un lungo corridoio, e che in quella porzione era assolutamente vuoto. Ma il rumore era molto forte. 
  
La sua fonte doveva essere nascosta, allora. 
  
Puntò la torcia in alto e poi in basso e fu in quel momento che si accorse che una mattonella del pavimento sembrava essere stata manomessa di recente. 
Lo capì dalla polvere, che rendeva il pavimento appena scivoloso. Era strano, dato che l’inaugurazione sarebbe venuta quella mattina e tutto l’edificio era assolutamente pulito. 
Si piegò dunque e, grattando con le unghie in quella porzione, effettivamente c’era dell’attrito. 
Posò a terra lo zaino che aveva sulle spalle. Si era preparata ad un’eventualità simile, così si era portata dietro il necessario per qualunque evenienza. 
Prese un cacciavite molto sottile e lo incastrò nella fessura tra una mattonella e l’altra. Forzandolo a dovere, la mattonella si sollevò, come previsto. 
Tifa si compiacque di non aver perso colpi, dopotutto. Riprese la torcia in mano ed esaminò il suo interno. 
  
Intravide appena un curioso ordigno, ma non fece in tempo ad investigare di più che fu presa alle spalle da qualcuno. 
  
  
Non si accorse di nulla, se non che qualcuno l’aveva afferrata da dietro serrandole la bocca con le mani. 
Ma non si lasciò spaventare. 
  
  
Infatti ebbe la lucidità di dare una gomitata al suo aggressore e sferrargli in potente calcio sugli stinchi. 
Si liberò così dalla presa. 
Si mise in posizione d’attacco, pronta a stendere chiunque avesse di fronte. Battere quel ‘novellino’ non le fu difficile, lei che aveva tanta esperienza nelle arti marziali. 
  
“Sei tu che hai messo questo ordigno li sotto?” 
  
“Ti interessa?” 
  
“Lo sai che così non ti comporti tanto diversamente da loro?” 
  
“Può darsi. Ma non credo che la cosa ti debba interessare, sai, carina?” 
  
“Oh? Davvero? Bene… allora vediamo cosa sai fare!” detto questo, Tifa si scagliò contro di lui, buttandolo a terra dopo una veloce raffica di pugni ben assestati. 
  
Il ragazzo cadde e prese a guardarla con odio. 
In qualche modo Tifa comprendeva l’ardore nei suoi occhi. Comprendeva il suo odio. 
Ora che lo aveva indebolito, avrebbe provato a parlargli con democrazia. 
Si piegò verso di lui e gli tese una mano. Il ragazzo non comprese, ma prima che i due potessero instaurare qualsiasi conversazione, furono interrotti dall’arrivo di un altro componente del gruppo di ribelli che, con un manganello, colpì Tifa alla testa. 
  
La ragazza si accasciò a terra. Aprì debolmente gli occhi, ma il colpo bene assestato le fece perdere subito i sensi. 
L’uomo si avvicinò per scrutarla. 
  
“Chi è?” 
  
“N-non lo so! So solo che l’ho vista dalle nostre telecamere e che è incredibilmente forte!” disse il ragazzo ancora a terra. 
  
“Uhm…” si avvicinò un terzo componente. “Come faceva a sapere della bomba?” 
  
“Un agente speciale?” 
  
“No. So chi è questa donna.” L’uomo che l’aveva colpita disse. “E’ la donna di Rufus Shinra.” 
  
  
[…] 
  
  
“Dannazione!!” disse Cloud tra sé, visibilmente turbato. 
  
“Cloud, per favore, calmati! Tifa è una ragazza adulta, sa quel che fa.” Intervenne Aerith sperando di calmarlo, nonché per difendere l’amica, visibilmente troppo seguita da quel ragazzo. 
  
“Odio ammetterlo, ma questa volta Chiodo ha ragione! Cazzo!!” 
  
“Barrett? Anche tu?” lo rimproverò la bruna mettendo le mani sui fianchi. 
  
Imperterrita i due non cambiarono atteggiamento e ripresero a parlare in modo animato come se lei non avesse detto niente. Fu a quel punto che anche lei cambiò atteggiamento. 
  
“Aspettate…c’è qualcosa che non so?” 
  
Cloud e Barrett si girarono all’unisono, ma nessuno dei due ritenne opportune dirle nulla. In fin dei conti, non era detto che Tifa fosse in pericolo. 
  
Infatti i due si erano accordati già con Tifa per cercare questi rivoltosi, ma non avrebbero mai pensato che la ragazza avesse potuto andare da sola. 
Si rimproverarono di essere stati talmente stupidi da non capire che Tifa fosse così presa da Rufus da lanciarsi in una missione simile senza consultarli. 
  
Aerith, dal canto suo, cominciò seriamente a preoccuparsi e si mise fra loro. 
  
“Insomma! Sorvolate per favore sul fatto che ho un fiocco rosa in testa, diamine! Avanti! Parlate!!” si impose seria non volendo essere esclusa dal discorso perché ‘donna’. 
  
“Tifa…” bisbigliò Cloud. 
  
“Sì…” lo incoraggiò lei. 
  
“…è” poi si interruppe e assunse un’espressione arrabbiata. “E’ una stupida e potrebbe aver fatto una grande stronzata.” 
  
“Cloud!!” Aerith perse le staffe di nuovo. Incrociò le braccia infastidita di fronte quell’atteggiamento chiuso nei suoi riguardi. 
  
“Ieri mi ha chiesto delle informazioni riguardo un gruppo anti-shinra. Gliene ho parlato, così, senza riflettere. Mai a pensare che lei…” intervenne Barrett, pur contrariato. 
  
Aerith portò una mano al petto, preoccupata. 
  
“Vuoi dire che è andata a cercarli da sola?!” 
  
Non poteva crederci. 
Tifa…cosa le era preso? 
  
No…a pensarci bene anche lei avrebbe agito così in un momento come quello. Ricordò del giorno prima, quando erano rimaste in camera per dormire. 
  
*** 
  
La sera prima… 
  
Tifa si buttò sul letto, completamente sfinita dall’abbondante cena ordinata al ristorante cinese da Barrett. Quell’uomo era un pozzo senza fondo, e anche Cloud, a pensarci bene, non era stato da meno. Tutto quieto e silenzioso, ma aveva divorato più della metà del cibo presente sulla tavola! 
  
Sorrise, felice di quella piacevolissima serata in compagnia delle persone che amava. 
  
‘Che amava’, eccetto una. 

La ragazza dai lunghi capelli neri si abbuiò improvvisamente. 
  
Rufus…erano già passate le prime dodici ore da quando era andata via da Junon…chissà come l’aveva presa. 
  
Aerith le si avvicinò, sedendosi sul letto e sdraiandosi accanto a lei. 
  
“Tifa…è tutto a posto?” 
  
Aerith aveva la rara capacità di leggere l’animo delle persone. Se qualcuno aveva qualche pensiero per la testa, ansie o preoccupazioni di qualsiasi genere, lei era in grado di comprenderlo tramite uno sguardo. Tifa si voltò verso di lei. 
  
“Mi sento in colpa.” Le disse appena. 
  
“Per Rufus?” chiese dolce. 
  
Tifa annuì con la testa ma non ce la fece proprio a parlare. Al telefono era stato facile, ma per qualche motivo parlare di lei e del biondo presidente specchiandosi negli occhi dell’interlocutore la metteva in difficoltà. 
Aerith se ne accorse e infatti le prese le mani e la guardo con i suoi occhi di smeraldo con un’espressione pronta a trasmettere tutto il coraggio di cui avrebbe avuto bisogno Tifa per sfogarsi. 
  
“Tu lo ami, non è così?” 
  
“Cosa?” la bruna sbandò. 
  
Non erano da lei frasi di questo genere. 
E poi…non aveva mai pensato a Rufus in quei termini. Non apertamente almeno. 
Che gli volesse bene, che gli piacesse, che fosse interessante, che per qualche motivo fosse sempre nei suoi pensieri, che non riuscisse mai a separarsi definitivamente da lui, che aveva bisogno di vederlo… erano tutte cose che ammetteva. 
  
Però…amarlo…caspita!! 
  
  
Cominciò a farsi rossa. 
  
  
No,no,no,no!! Non va bene! Che reazione è questa?! 
  
  
Di fronte quella reazione, Aerith scoppiò a ridere. Tifa sbarrò gli occhi. 
  
“A-Aerith!!!” la rimproverò, sentendosi infuocata dall’imbarazzo. 
  
“Ahahah! Scusami, scusami!” gesticolò la fioraia con le mani. “E’ solo che…sei così dolce!” sorrise. 
  
“…d-dolce?” chiese Tifa oramai spaesata. 
  
“Sì. Non so dirti bene perché, ma trovo così romantica la vostra storia. Tu e Rufus…sembra un gioco del destino. Insomma, tu AVALANCHE, lui della Shin-Ra. Potrebbe essere un racconto!” 
  
Tifa girò gli occhi, a disagio, ma si intenerì nel sentire Aerith parlare così. 
In effetti…nessuno aveva mai visto la sua storia con Rufus come una storia romantica. 
  
Tutti ne avevano evidenziato sempre solo i problemi, le ovvie differenze caratteriali e difficoltà … 
  
Lei era la prima che li stava vedendo come una coppia. 
Una coppia bizzarra e fuori dal comune certo. Ma non li aveva criticati e anzi, sembrava anche vederli bene assieme. 
L’idea la emozionò un tantino. 
  
Lei e Rufus come una bella coppia…forse neanche lei ci aveva mai pensato molto. 
  
Sempre pronta ad essere il suo giudice più severo, Tifa stessa non si era mai data tregua per quanto li riguardava se non occasionalmente. 
  
Aerith invece subito aveva pensato alla loro felicità, al loro essersi trovati vicino, a prescindere di tutto. 
La cosa la fece sentire strana…però felice. 
  
Fortemente a disagio poiché essere la compagna di Rufus Shinra non era certo una cosa qualsiasi, ma li per li, parlare con Aerith di loro dal punto di vista romantico, le fece bene. 
Fece bene soprattutto a quella parte di lei iper-critica che non faceva che porsi problemi. 
  
“Aerith…grazie.” Le disse infine. 
  
“E di cosa, scusa?” 
  
“Beh…sai, è la prima volta che parlo di Rufus…a qualcuno…” 
  
“Qualcuno?” 
  
“Sì.” Annuì. “E…non è facile. Da sola mi sono fatta venire mille sensi di colpa, ma tu…cavolo, non so come fai!” le sorrise. 
  
Al che Aerith le stritolò la testa con le braccia, bloccandola con fare giocoso. 
  
“Oh, questo perché io non sono ‘qualcuno’!!” disse scherzando. 
  
“A-ahi!! No, basta!! Ti prego! Mi sono espressa male!!” disse Tifa cercando di divincolarsi dalla presa. 
  
“Ehehe! Ci vorrà ben altro!!” 
  
**** 
  
Aerith rievocò la loro conversazione della sera prima. 
  
Tifa era così rilassata e si erano divertite tanto assieme. 
E invece…lei aveva già progettato di andare da sola a cercare quelle persone, in quel momento? 
Portò una mano sotto il mento, pensierosa. 
  
“Uhm…accendiamo la televisione. Avrebbero dovuto fare l’inaugurazione oggi, no? Vediamo se dicono qualcosa.” 
  
Cloud, a quell’ovvia deduzione, prese il telecomando ed accese la televisione. 
Il canale locale di Edge trasmetteva in diretta l’inaugurazione della nuova sede dell’azienda di Rufus e al momento l’unica notizia annunciata era il ritardo del presidente. 
  
“Shinra…se sento ancora una volta il nome di quel bastardo Rufus Shinra, giuro che lo ammazzo con le mie mani!!” ringhiò Barrett comprensibilmente irritato. 
  
Quasi come uno scherzo del destino, in quel momento qualcuno bussò alla porta. 
Aerith fu la prima ad avviarsi ad aprire, mentre Barrett e Cloud erano ancora presi dai notiziari. 
Fu quando lei aprì la bocca che anche i due si precipitarono alla porta con lei. 
  
“Tifa è qui?” 
  
Oltre la porta, si presentò un elegante Rufus Shinra, con i capelli ingellati, meno che il ciuffo di frangia che gli pendeva di lato, e il suo candido abito da lavoro bianco, con gilet nero. 
Alle sue spalle, la sua importante automobile. 
  
Aveva deviato strada per andare a vedere se Tifa Lockheart fosse lì, infischiandosene dell’inaugurazione. 
Consapevole che avrebbe potuto mandare a rotoli tutto, il solo sospetto che Tifa avesse potuto agire in qualche modo sconsiderato lo aveva portato in allarme. 
Questo poiché quella mattina era arrivato in ufficio, sicuro di contattarla facilmente, invece il suo telefono era staccato e al bar non gli aveva risposto nessuno. 
Dapprima era stato sicuro che lo aveva solo preceduto ad Edge per i suoi tipici ‘sensi di colpa’. 
Invece, non trovandola, era scattato un campanello d’allarme, e se conosceva almeno un po’ la donna che lo aveva stregato, poteva giurare che stava tramando qualcosa dopo aver saputo del possibile ‘attentato’ alla sua nuova azienda. 
  
Lui le aveva raccontato solo una parte del piano. Il superfluo, ciò che era giusto che lei sapesse. Non l’aveva fatta partecipe di fatti ben più importanti. 
  
  
  
Ovvero dell’intera pianificazione dietro tutto. 
  
  
  
Rufus, oramai da mesi era in contatto con potenti imprenditori disposti ad aiutarlo in cambio di denaro. 
Con loro aveva elaborato questo piano, che avrebbe portato il giovanissimo presidente a riscattarsi. 
  
Per questo aveva messo appositamente in giro la notizia del suo piano di ricostruire la Shin-Ra. 
  
Per questo non aveva tenuto più di tanto segreti i suoi documenti, ai quali la stessa Tifa era acceduta. 
  
Questo per indurre i ribelli a pensare proprio ciò che lui voleva: 
che l’azienda che avrebbe inaugurato e i tanti lavori svolti per il bene di Edge erano volti a far risorgere la sua impresa e renderlo quello che lui era un tempo. 
  
Con il potere dei soldi, il consenso popolare e l’aiuto di altri imprenditori, Rufus sarebbe stato inarrestabile e avrebbe fatto rinascere la Shin-Ra inc. 
  
  
Chiunque lo avrebbe pensato. 
  
  
Così era sicuro che, con un simile allarme, i rivoltosi anti-shinra avrebbero preso di mira l’azienda, temendo per il peggio. 
  
  
Non era importante che fossero terroristi, o una semplice band ribelle… perché non sapevano dell’imboscata che Rufus aveva tenuto loro per trasformarli in criminali. 
  
Rufus, assieme alle normali tubature presenti in ogni tipo di locale, aveva aggiunto una “sorpresa”. 
  
Del gas. Del gas molto velenoso vendutogli in nero. 
  
Procurarselo in gran segreto era stato arduo. Alla fine ce l’aveva fatta grazie alle sue formidabili capacità manipolative, e così, mentre le normali imprese edili costruivano il fabbricato, parallelamente lui aveva fatto aggiungere delle tubature dall’apparenza normale, ma in realtà piene di gas nocivo. 
  
Lui avrebbe fatto ricadere la colpa sui ribelli, facendo apparire il tutto come un attentato all’intera Edge. 
  
Arrestandoli e scampando a un disastro simile, lui avrebbe salvato Edge. 
  
La gente avrebbe continuato ad odiarlo, questo era certo. Ma almeno avrebbero potuto dire di lui che aveva cercato di redimersi e alla fine la sua potenza aveva sì distrutto Midgar, ma aveva salvato Edge. 
  
Con un intervento tempestivo delle sue truppe militari, prevedeva un margine di rischio talmente esiguo da sentirsi pienamente sicuro di sé. 
  
Questo fino a quella mattina. 
  
  
  
Tifa Lockheart…avrebbe distrutto i suoi piani? 
  
  
  
Sperò con tutto se stesso di vederla lì, nel suo bar, assieme ai suoi amici. 
Così ripeté serio alla giovane vestita di rosa. 
  
“Tifa è qui?” 
  
“Oh, Rufus!” 
  
“TU!!” Barrett si scagliò contro di lui. 
  
Rufus rimase esterrefatto. 
  
Lasciò cadere a terra la sua ventiquattrore e rimase impassibile a guardarlo con i suoi occhi glaciali, mentre lui lo strattonava per il collo della camicia. “Farabutto!! Dov’è?! Dimmi che diavolo hai raccontato a Tifa! Dove l’hai mandata!!” 
  
“Dalle sue parole, desumo amaramente che Tifa non è con voi, dunque.” Disse appositamente formale, insieme all’amarezza di costatare che lei non fosse lì per davvero. Strinse gli occhi cercando di meditare sul da farsi. 
  
“Ehi! Cosa sei venuto a fare?” intervenne Cloud schivo. 
  
Rufus sorrise beffardo. 
  
Barrett lo lasciò andare, dovendosi trattenere nel non mollargli un pugno sul quel suo ‘bel visetto’. 
  
“Strife…non si ci vede da un po’. Quand’è stata l’ultima volta?” chiese provocatorio, sapendo perfettamente a quando risalivano tali circostanze. 
  
Cloud digrignò i denti ricordando nitidamente quel suo viso saccente avvicinarsi a quello di Tifa, baciandola proprio davanti i suoi occhi. 
  
Odiava profondamente quell’uomo che prima era un nemico, e che adesso l’aveva ferito nell’orgoglio facendo ben più che ‘sfiorare’ la sua preziosa amica. 
  
Il biondo tuttavia decise di tacere al momento. C’era Barrett lì con loro e almeno finché fosse stato possibile, voleva evitargli certi dettagli. 
  
“Taci! Piuttosto diccelo tu dov’è Tifa.” 
  
Rufus fece qualche passo verso di lui, con il viso canzonatorio e irritante. 
  
“Ditemi dove l’avete vista l’ultima volta.” Chiese asciutto, aggiustandosi la camicia. 
  
“TSK! Pensi forse che te lo direi?!” parlò disgustato l’uomo dal braccio di cannone, ma tu smentito da Aerith, che rispose al suo posto. 
  
“Tifa era qui fino a ieri sera. Sono sicura perché abbiamo dormito assieme. Rufus, ti prego, sai dove può essere?” 
  
Rufus quasi si sorprese di quel tono dolce e confidenziale della ragazza vestita di rosa. 
E pensare che anche loro erano nemici, un tempo. 
Tuttavia non stette a pensarci troppo. La questione era molto più delicata di quanto loro pensassero e dovevano muoversi in fretta. 
  
“Ho dei sospetti, ma ho bisogno della vostra collaborazione.” 
  
“Scordatelo!” disse Barrett. 
  
“Va bene.” intervenne nuovamente Aerith. 
  
A questo punto fu lampante che l’interlocutrice che avrebbe fatto da tramite con i suoi ‘ex-nemici’ era la ragazza con la treccia. 
  
Rufus si inoltrò nel locale, leggiadro, facendo ondeggiare il lungo soprabito. 
  
Barrett lo guardò con repulsione, trovando insopportabile quel suo modo di fare regale. 
Il biondo presidente si sedette elegante su una sedia e accavallò le gambe. 
  
Aerith lo imitò, poggiando le braccia sul tavolo. 
  
Cloud e Barrett si sedettero in malo modo su un tavolo di fianco a loro, fulminandolo con lo sguardo, ma il ragazzo non li curò per niente. 
  
Fu Aerith a prendere per prima in mano la discussione. 
  
“Tifa ha chiesto a Barrett e a Cloud qualcosa su dei ribelli che odiano la Shin-Ra. Tu le avevi detto che avrebbero attaccato la tua azienda, quindi desumiamo che lei abbia architettato qualcosa.”
  
“Povera la mai Tifa! Se penso che il BASTARDO che le ha detto una cosa simile sei TU!!” digrignò i denti Barrett in prenda alla collera ancora. 
  
“Non vi ha detto nulla?” chiese noncurante il presidente, cercando di capire qualcosa in più. Aerith scosse la testa. 
  
“Mi dispiace.” 
  
“Capisco…” disse Rufus rassegnato. 
  
Non sapevano davvero nulla di più, non ci voleva. Allora Tifa doveva per forza essere andata lì lei stessa. Oramai ne era certo. Forse però non tutto era ancora perduto. 
  
“Rispondi, cazzo!!” Barrett tuonò buttando all’aria la sedia sulla quale era seduto. “Che lei hai detto, maledetto Shinra!!” 
  
Rufus rimase calmo e lo guardò serio, impassibile. 
  
 “…e tu? Come mai non hai fatto nulla per evitare che lei si comportasse in un modo così sconclusionato?” disse pacato, ma crudo. 
  
Infatti Barrett si bloccò e non seppe che rispondere. 
Sentì solo il sangue ribollire nelle vene di fronte la crudeltà di quel ragazzo. La crudeltà nell’attribuirgli la responsabilità delle sue azioni. 
  
“La signorina Aerith mi sembra abbia appena affermato che sei stato tu a darle le informazioni che cercava.” Continuò imperterrita Rufus. Fece poi una pausa, e poggiò il mento sulle nocche delle dita. “Non ti sei insospettito?” 
  
“Grrrr…” 
  
“Non hai pensato che lei avesse qualche piano in mente? Che ingenui che siete…qui c’è sempre stata la differenza fra dei semplici ribelli e degli imprenditori.” 
  
“Tu…” Barrett unì i pugni. “TU NON OSARE!” 

“Barrett!” questa volta fu Cloud ad intervenire. “Per quanto lo disprezzi, Rufus ha ragione.” Abbassò gli occhi. “Avremmo dovuto pensare che Tifa non ci avrebbe coinvolti. Avremmo dovuto pensarci due volte prima di darle quelle informazioni.”
 
  
Rufus si rilassò sulla sedia, soddisfatto. Prese intanto una sigaretta dalla tasca e cominciò ad aspirarla, cercando intanto di fare mente locale e decidere sul da farsi. Tifa... cosa stava facendo? 
  
“Però…se non fosse stato per lui…” bisbigliò intanto Barrett fra se, addolorato e arrabbiato con quello che avrebbe considerato il responsabile per qualsiasi cosa sarebbe accaduto a Tifa. 
  
Cloud comprendeva bene i suoi sentimenti. “Barrett…” disse, ma non trovò le parole giuste per dire qualsiasi cosa. 
  
“Perché Tifa dovrebbe mai fare una cosa simile…per salvaguardare poi chi?! QUELLO LA?!” ripeté Barrett ‘a bassa voce’. 
  
Rufus, che era assorto nei suoi pensieri, sentendosi chiamare in causa si voltò verso di lui. 
  
Piombò il silenzio. 
  
Un silenzio che durò diversi istanti. 
Nessuno sapeva cosa dire, nessuno aveva il coraggio di parlare. 
  
Cloud e Aerith sapevano di Tifa e Rufus. 
Rufus aveva i suoi piani da tenere per se. 
Barrett non riusciva più a capirci nulla. 
  
Era un’atmosfera davvero pesante. 
  
Aerith, seppur riconosceva che quella posizione non le spettasse, decise che mettere le carte in tavola era forse la cosa migliore in quel momento. Barrett non sapeva dei sentimenti che potevano muovere la ragazza a comportarsi così e a rischiare a tal punto. 
Era giusto che comprendesse la reale gravità della situazione. 
  
“Tifa…lo sta facendo per lui.” Disse infine con un tono basso. 
  
Barrett strinse gli occhi non capendo. 
  
“Per lui, CHI?!” 
  
Aerith fece un sospirò, poi parlò con fermezza. Sia Rufus che Cloud rimasero zitti e immobili a osservare la scena. 
  
“Rufus e Tifa, loro…” 
  
Appena tre parole. 
Tre parole che non avevano detto niente. 
  
Eppure, se il silenzio che si era generato precedentemente era stato a dir poco insopportabile, il gelo di questo ulteriore momento di silenzio generò un’atmosfera ancora più di astio e inquietudine. 
  
Pochi istanti che sembrarono durare un’eternità. 
Lo stesso Rufus dovette ammettere di sentirsi un po’ a disagio, come se si fosse reso conto solo in quel momento di essere nella tana dell’orso. 
  
Cloud si alzò per dirigersi in cucina. 
Aerith lo guardò storto per fermarlo, ma lui scosse la testa e se ne andò. 
  
Fu allora che Barrett, dal suo stato catatonico, tornò lucido e sferrò un pugno in direzione di Rufus Shinra, che deviò il colpo per miracolo, buttandosi all’indietro sulla sedia e cadendo a terra. 
  
“S…sei pazzo..!!” disse indignato, ma comprese ben presto che quello era il momento di tacere. 
  
“TU!! DISGRAZIATO!! MALEDETTO! FARABUTTO! MAIALE!!!” disse oramai fuori controllo. “Che cosa hai fatto..?!!! Cosa hai fatto a Tifa?!” 
  
Rufus indietreggiò comprendendo il pericolo. 
  
“N-Non vedo perché una donna di vent’anni dovrebbe chiedere il permesso al paparino.” Disse con fierezza, ma non riuscendo a nascondere del tutto lo sgomento di avere di fronte a se un Barrett furioso. 
“..che poi non sei neanche il paparino, mi risulta.” Aggiunse, non accorgendosi che, in una situazione simile, la cosa migliore da fare sarebbe stata rimanere in silenzio, rappresentando i ‘precedenti’ dei due. 
Ma Rufus non era tipo da abbassare la testa, neanche di fronte l’evidenza. 
  
“Non ti risulta…? NON TI RISULTA?! ORA TI FACCIO VEDERE IO COSA TI RISULTERA’ PER SEMPRE!!” 
  
“Barrett!!” si lanciò verso di lui Aerith sperando di fermarlo, mentre ‘coraggiosamente’ Rufus si andò a riparare dietro il bancone del bar. 
  
“Tanto la tua opinione non conta.” Disse ancora il biondo presidente in tutta risposta. 
  
“AH, Sì?!” rispose Barrett cercando di acchiapparlo e stritolarlo con le sue mani. 
  
“Rufus! Ti prego, non provocarlo! Caspiterina!” lamentò Aerith disperata. 
  
“Tuttavia è la verità, e comunque ci sono cose più serie di cui dobbiamo discutere.” ripeté Rufus cercando di puntare le attenzioni di tutti a fatti più concreti. 
  
“Ma io lo ammazzo! Io DEVO ammazzarlo!! Quel…quel VERME…ha messo le mani addosso a Tifa!! Sporco, brutto, piccolo bastardo!!” 
  
“Modera i termini!” Rufus si risentì, non accettando quell’atteggiamento. Cercò comunque di mantenere con Barrett una distanza di sicurezza. 
  
“Oh, insomma, basta!! Smettetela!” intervenne di nuovo Aerith, ovviamente non calcolata da nessuno dei due, che continuavano a provocarsi a vicenda. 
In modo diverso, ma erano entrambi più sbruffoni e attacca briga di quel che sembravano. 
  
SBANG 
  
“Eh?” Barrett cadde a terra, spaesato, dopo il vistoso colpo ricevuto sulla testa. 
  
Si rivelò esserci Cloud alle sue spalle. 
Rufus e Aerith lo guardarono. Prima lui, poi l’asse di legno che aveva in mano. 
  
“Che credevate? Era da settimane che l’avevo nascosta in cucina. Sapevo che semmai fosse accaduto, avrei dovuto usarla.” Disse il biondo non curante, andando a prendere un fiasco di vino, sotto gli occhi attoniti di Rufus e Aerith. 
  
“E’…svenuto?” chiese Rufus uscendo dal bancone. 
  
“Lui? No, assolutamente. Si riprenderà subito. Aiutatemi a farlo ubriacare di brutto.” 
  
“Chi l’avrebbe detto che mi avresti protetto, Strife. Cos’è? Ti sei abituato all’idea?” rise il presidente avvicinandosi al biondo dai capelli a punta, che in tutta risposta gli puntò contro la spada. 
  
“Affatto! Io e te parleremo, dopo.” disse, freddo e glaciale quanto e più di Rufus. 
  
Rufus tuttavia non s’impressionò, anzi. 
Accennò un sorriso che lasciò intendere il suo non vedere l’ora che ciò accadesse. 
  
  
Pochi minuti dopo, Barrett riprese conoscenza come previsto. Si sentì insolitamente rilassato. 
  
  
“Hic! Oh, testa chiodata…non ci crederai, ma ho fatto il peggior brutto sogno della mia vita. Ho sognato di ‘imparentarmi’ con uno Shinra…” 
  
Aerith e Cloud deglutirono. Tuttavia volevano approfittare del momento di smarrimento di Barrett per riprendere in mano la conversazione. 
Furono interrotti da Rufus che a quanto pareva aveva deciso di lasciarli proprio in quel momento. Infatti oramai l’inaugurazione era fra poco, non era più il caso attendere oltre. Così si avvicinò ai tre. 
  
“Ne riparleremo dopo, papà. Ma ora devo andare. Tifa potrebbe finire in grossi guai se non entro nella mia azienda. Arrivederci.” 
  
Disse sistemando il cappotto sulle spalle. Nonostante l’azzuffata precedente, si era rivolto provocatorio a Barrett chiamandolo appositamente ‘papà’, come si fa con i suoceri. Dopodichè salutò e andò via, senza curarli. Aveva per davvero i minuti contati. 
Salì in macchina, mise in moto e si inoltrò per strada. 
  
Cloud, Aerith e Barrett rimasero a guardare nella sua direzione, chiedendosi cosa stesse succedendo. 
Solo Barrett assunse d’improvviso un’espressione più truce e disperata. 
  
“ ‘Papà’ ? Lo Shinra si è bevuto il cervello!” poi si interruppe, capendo solo in quel momento la battuta. 
  
Cominciò a scuotere la testa sperando di sbagliarsi. 
  
 “No…No…non mi dite che non era un incubo….nooo….” disse mugugnando, portando una mano sulla fronte. 
  
Cloud e Aerith si guardarono preoccupati. 
  
  
[…] 
  
  
  
  
…..ed ecco il secondo dei quattro capitoli finali. 
Fiuuu…mammamia! XD Un po’ lunghetto, mi sa. 
Finalmente il tanto attesissimo Barrett che sa di Rufus e Tifa. Spero la scena sia divertente almeno la metà di come l’ho immaginata io XD 
Almeno io morivo nel descriverla! Cioè…ma ve li immaginate?!! Rufus inseguito da quell’energumento di Barrett? 
  
Emozionante è anche Rufus sotto la poggia, quanto è sexy… 
  
Ebbene sì, mi soffermo su parti FONDAMENTALI della mia fic, eh? U.u 
XD 
  
Comunque…. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. 
Mi premeva molto anche la scena con Cloud e Aerith. 
Era importante per me trasmettere che Cloud amasse Aerith, come già dissi. 
Per quel che riguarda i risvolti della storia, ovviamente saranno il filone principale anche del prossimo capitolo che proietterà la storia al suo epilogo. 
  
Che emozione! Davvero, sono emozionatissima! 
  
Inoltre sono commossa dal fatto che abbia potuto sentire voi, Marie16 e shining_leviathan! Grazie! 
Grazie davvero!! 
Come vi ho già detto, ho sempre considerato i vostri commenti, assieme anche a quelli degli altri che spero di risentire, un grande sostegno. E vedere che abbiate continuato a seguirmi nonostante la mia lunga assenza è una gioia che…davvero, grazie! Non ho parole. 
Un bacione!! 
Nel giro della prossima settimana pubblicherò anche il prossimo.^^ 
  
fiammah_grace 

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Capitolo 18
*** capitolo.18 ***


 
 
 
 
CAPITOLO 18.
 
 
 
 
 
 
 
 
Ore 9:50 del mattino.
 
L’inaugurazione della nuova struttura, futura sede dell’azienda di Rufus Shinra, era prevista per le 10:00
 
Tuttavia l’intera progettazione di quel giorno altro non era che un espediente volto a perseguire scopi più ambiti.
Questo evento era infatti nato da mesi, sotto la guida di Rufus e dei suoi collaboratori, per riportarlo finalmente alla ribalta.
 
Il presidente Rufus Shinra, aveva fatto spargere appositamente la voce in giro riguardo “la ricostruzione della Shin-Ra corporation”. Questo per attirare a se le ire dei gruppi anti-Shinra che più volte avevano ostacolato il suo lavoro.
 
Come previsto, i ribelli si erano fatti avanti e avevano programmato di agire inconsapevoli di star facendo esattamente il gioco del biondo dagli occhi di ghiaccio.
Avevano, infatti, nascosto delle bombe all’interno della struttura, senza sapere però che nelle tubature il presidente aveva ordinato di far mettere in grande segreto del gas velenoso che, se fosse esploso con le bombe, avrebbe cosparso l’intera Edge con conseguenze disastrose e inevitabili.
 
Questo avrebbe trasformato i “ribelli” in veri e proprio terroristi.
 
Con un attacco dalla portata simile, sventato dal tempestivo intervento delle truppe di Rufus, egli sperava di riacquistare un po’ del consenso della popolazione in modo da gestire meglio i suoi affari e riacquistare la gloria di un tempo.
 
Tuttavia Tifa Lockheart, non cosciente del reale piano di Rufus, si recò nell’azienda la notte prima per indurre i ribelli a non attaccare Rufus. Questo per salvaguardarlo, senza sapere che invece il loro attacco era proprio ciò che lui voleva.
 
La ragazza venne per questo catturata.
 
Ora Rufus, a conoscenza del reale pericolo di quell’attentato, deve decidere in fretta come agire per salvare Tifa. Ma anche la sua reputazione.
 
L’inaugurazione era cominciata…
 
***
 
Tifa aprì gli occhi.
 
La testa le doleva maledettamente.
 
Digrignò i denti e cercò di sollevarsi.
Solo in quel momento si accorse di avere le braccia e i piedi legati.
 
Si guardò intorno. Era ancora nell’azienda?
Si sorprese nel vedere che era giorno. Per quanto tempo aveva dormito?
Sperò che non fosse tardi oramai.
Si sollevò col busto e riuscì a mettersi seduta. Cercò qualsiasi zona ruvida o con qualche aculeo per grattare la corda e romperla, ma non sembrava esserci nulla di utile in quella stanza.
Cominciò così a giocare con la corda per allentarla, tuttavia dovette interrompersi poiché i rivoltosi rientrarono nella stanza.
Erano dei ragazzi abbastanza giovani. Tifa quasi provò pietà per loro.
 
“Dunque, cos’è quella faccia?” disse uno di loro.
 
“Mi fate pena. Facendo esplodere questo edificio fate del male ad Edge quanto loro.”
 
Le arrivò uno schiaffo in pieno viso per la sua arroganza. Tifa sputò il sangue a terra e li guardò dritti negli occhi, senza paura.
 
“Tu non sei Tifa Lockheart? Quella che un tempo seguiva gli AVALANCHE? Perché stai con Rufus?”
 
“Tsk! Sto solo dalla parte di un’azienda che sta cercando di aiutare questa città ad evolversi. Ma se voi non permettete loro di lavorare, Edge rimarrà sempre questo covo di macerie attorno una Midgar distrutta!”
 
“Ma sentila…parli come loro! Allora sei una traditrice!”
 
“Ripeto: no. Ma riconosco quando siamo noi anti-Shin-Ra a sbagliare. E in questo caso, state sbagliando! Rufus non vuole dominare questa città!”
 
“Ah sì? E questi..? Come li spieghi QUESTI?!” disse sbattendole in faccia dei documenti.
 
Il logo della Shin-Ra…quei documenti…
 
Erano gli stessi che quel giorno…aveva visto anche lei?
 
Sbarrò gli occhi incredula.
 
Erano finalmente davanti a lei, dopo tutto quel tempo, dopo le tante occasioni dove aveva cercato di venirne in possesso. Il cuore le salì in gola e smise di respirare per qualche istante. In quel momento vennero ad raccogliersi in lei tutti quei momenti che considerava superati oramai, ma che in verità non le avevano mai permesso di fidarsi di Rufus pienamente, creando una barriera insormontabile. Soprattutto per lei.
Era lì racchiuso tutto?
Era in quei fogli che avrebbe compreso chi era lui veramente?
Tutto il flusso dei suoi pensieri, paure, angosce, confluirono nei suoi occhi rossi attraverso un’espressione truce.
Perché infondo al cuore non voleva giudicare Rufus. Non voleva condannarlo. Non voleva comprendere in quel modo le cose.
Sperava ancora che lui potesse spiegarle tutto, e ingannarla…ingannarla ancora, con le sue parole, i suoi gesti, i suoi occhi, per farle credere di aver frainteso.
 
“Ad ogni modo, avere la ragazza di Rufus Shinra qui è stata più una fortuna che una sventura. Almeno sappiamo che sgancerebbe un sacco di soldi per riaverla sana e salva…”
 
Tifa sbandò.
 
Rufus…!
 
“Voi…” digrignò i denti.
 
Tifa vide completamente stravolti i suoi pensieri tutto d’un botto. Improvvisamente si rese conto della sua posizione. Si accorse di aver generato una circostanza assai complessa divenendo un ostaggio.
Sperò di riuscire a cavarsela da sola, tuttavia stava cominciando a farsi prendere dal panico.
 
Rufus…lo stava mettendo in pericolo!
 
E lei che voleva solo aiutarlo…che ingenua!
Sperava davvero di poter dialogare con dei ribelli che tutto sommato la pensavano come lei.
Era così difficile credere che uno come Rufus volesse solo riavere indietro un po’ del suo onore?
 
In effetti però…anche lei ce ne aveva messo di tempo prima di comprenderlo.
 
Solo dopo i tanti giorni vissuti assieme aveva compreso ciò che Rufus aveva perso, ciò che mai più avrebbe riottenuto, del peso che si portasse addosso, dell’onore di famiglia oramai perduto e disonorato …
 
Anche la prospettiva di Rufus era complessa e dolorosa, ed era resa ancora più insostenibile se si aggiungeva il fatto che nessuno lo voleva più tra i piedi.
Anche se era sopravvissuto a Omega, era come se fosse morto ugualmente.
Nessuno voleva dargli una seconda possibilità. Neanche lei fino a pochi mesi prima. Per questo comprendeva, seppur non condividendo, il suo gesto estremo di attirare dei ribelli.
Rufus…era esasperato. Aveva compreso che cercava solo un po’ di fiducia, ed era per questo che quella notte si era spinta fino in azienda.
Per scongiurare quell’attacco prima che lui fosse messo nelle condizioni di agire e magari peggiorare la sua situazione. Invece aveva fallito.
Abbassò lo sguardo, affranta, poi pensò di nuovo a quei documenti.
 
Rufus…cosa sai tramando realmente…?
 
Si chiese fra se e se, consapevole che Rufus avesse ancora tanti segreti per lei. Tuttavia lo amava, e non voleva che le cose finissero male per lui.
Come sempre, il suo cuore era inesorabilmente diviso in due perfette metà.
 
“Cosa volete fare dunque?” chiese infine.
 
“Prima di far esplodere questo posto, chiameremo il presidente. Vediamo come reagisce…” prese la cornetta del telefono e compose un numero. “Eheheh..sono certo che sarà piuttosto sorpreso di saperti qui, Lockheart.”
 
 
[…]
 
 
Rufus, scortato dalle sue guardie del corpo, si diresse presso la struttura che doveva essere inaugurata.
I giornalisti gli si avvicinarono ponendogli mille domande, ma lui li ignorò, mostrando un viso serio e imperscrutabile. Tseng gli venne incontro.
 
“Presidente, Tifa…”
 
“Probabilmente è la dentro.”
 
“Cosa?” chiese un insolito Tseng scettico.
 
Rufus non lo curò. Doveva mantenere lui primo fra tutti il sangue freddo, anche se si trattava della ragazza che amava. Entrò dentro un furgone, ove vi erano i militari che monitoravano la zona.
 
“Vi hanno contattati?” chiese facendosi posto vicino la postazione principale.
 
“Al momento no, ma hanno occupato l’edificio.”
 
“Nessuna esplosione al momento, giusto?”
 
“Affermativo signore.”
 
Rufus sospirò.
Era pur sempre la prima buona notizia della giornata. Allentò la cravatta, il cui nodo in quel momento era davvero opprimente come un cappio la collo.
 
“Presidente!” intervenne un soldato.
 
“Sì?” rispose distrattamente sfilando la giacca per mettersi più comodo.
 
“I rivoltosi. Sono in linea.”
 
“Passatemeli.” Disse e montò subito un auricolare sull’orecchio. “Sono in ascolto, parla il presidente Rufus Shinra.”
 
Dall’altra parte, Tifa rabbrividì sentendo la sua voce.
 
“R-Rufus…” disse appena, poi i rivoltosi le allontanarono la cornetta e presero a parlare al suo posto.
 
“Tifa? Tifa sei lì!?” la chiamò intanto Rufus, udendo la sua voce.
 
Sperò con tutto se stesso di sbagliarsi, tuttavia c’era davvero ben poco da comprendere.
Solo sperava, nella parte più profonda del suo cuore, di sbagliarsi almeno una volta.
Di non sentire una risposta affermativa.
Di non dover sentire sulla sua pelle il peso di sapere una persona amata, forse l’unica che era mai riuscito ad amare, rapita per causa sua.
Nonostante pregò in cuor suo che così non fosse, la risposta venne ugualmente, e pochi istanti dopo le sue paure furono solennemente concretizzate da parole fredde, pronunciate senza alcuna esitazione.
 
“Esatto, signor presidente. La ragazza è un nostro ostaggio.”
 
“Tsk!” ringhiò appena Rufus, stringendo gli occhi.
 
Fece una pausa per ritrovare la sua ratio e non farsi accecare dalla rabbia. In verità non gli fu facile psicologicamente parlando, nonostante ad occhio esterno egli sarebbe apparso perfettamente lucido.
Così, laconico, volle andare subito al dunque.
 
“Cosa volete?”
 
“A suo tempo, a suo tempo. Prima di tutto faremo saltare l’edificio.”
 
 “Lasciate perdere. Ho le mie truppe, vi fermeranno.”
 
Il ragazzo intervenne prontamente, sperando di deviare il loro attacco con la fermezza, informandoli della presenza delle sue truppe lì..
Tuttavia i rivoltosi non si lasciarono intimidire. Avevano infatti con loro un asso nella manica assolutamente non trascurabile.
 
“Non ci conterei. Perché se lei muove solo un dito contro di noi…beh…” disse l’uomo dall’altra parte del telefono, crudelmente.
 
Rufus strinse gli occhi nuovamente comprendendo perfettamente che alludevano a Tifa.
 
“Lasciate la ragazza libera. Non è neanche più una mia dipendente, non vi interessa.” Disse più per disperazione, che per la speranza che lo stessero a sentire. Il cuore prese a battergli forte. Così forte che ebbe la sensazione di star mal. Non si era mai sentito coinvolto così, sentimentalmente parlando. La cosa gli rese difficile gestire quella situazione. I suoi sentimenti lo stavano lacerando. Cosa stava accadendo? Cosa doveva fare?
Doveva lasciare tutto? Doveva immediatamente far irrompere i soldati?
Rufus Shinra per la prima volta nella sua vita era distrutto psicologicamente. Portò una mano fra i capelli, buttandoli all’indietro, e persino i suoi collaboratori cominciarono a sentire la tensione del loro presidente, il quale era visibilmente turbato ora.
 
La voce al telefono riprese a parlare.
 
“Ma non è per questo che la teniamo in ostaggio. Noi sappiamo che è la vostra donna. Dunque, lei stia buono a guardare, quel che ancora rimane del suo impero, crollare. Le ricordo che se qualcosa andrà storto, faremo esplodere la ragazza con tutto il palazzo. Addio!”
 
CRASH!!
 
Si sentì un rumore dall’altar parte del telefono. Avevano rotto l’apparecchiatura?
 
“Maledizione!!” disse Rufus sfilando con forza l’auricolare. Facendo esplodere la sua rabbia.
 
I colleghi lo guardarono impietriti. Vedere Rufus perdere le staffe era inconsueto per tutti.
 
Dal canto suo, Rufus si chiuse in se stesso, sperando di ritrovare la sua lucidità ed elaborare velocemente un nuovo piano.
 
Diavolo! Non sapeva cosa fare.
Nelle tubature c’era del gas velenoso e i rivoltosi non lo sapevano.
Se avesse lasciato esplodere il palazzo come gli avevano detto, Edge sarebbe divenuta invivibile e per coloro che avrebbero inalato la sostanza nociva le conseguenze sarebbero state altamente dannose.
Doveva dunque dir loro del gas, e farli desistere nel fare esplodere tutto.
Ma se lo avesse fatto…ovviamente chiunque si sarebbe chiesto che ci facesse del gas lì.
Dire che ce l’avevano messo i terroristi non sarebbe più stato plausibile, poiché comunque quella mattina Rufus aveva programmato un’inaugurazione. E a quel punto sarebbe stato lampante per chiunque che ce l’aveva messo lui.
Elaborò le varie possibilità a disposizione. Non che ce ne fossero molte, e neanche il tempo era sufficiente. Comunque in tutti i casi sarebbe uscito fuori che lui sapeva del gas nocivo.
Strinse l’attaccatura del naso fra le dita. Il sudore cominciò a inumidire la sua fronte. La situazione era delicata.
Tifa…
 
L’aveva fatto di proposito?
L’aveva tradito e sapendo che non l’avrebbe mai lasciata morire, ne avrebbe mai avvelenato Edge, si era recata lì per farsi catturare?
 
Scosse la testa.
 
No, non era così. Era impossibile che le cose stessero così. Non era nello stile di quella ragazza.
Lei…era intervenuta per cercare di deviare l’attacco, ne era certo.
 
Quella ragazza agiva sempre d’impulso! Perché…Perché non gliene aveva parlato?!
 
Diede così un pugno sul muro.
 
“Presidente..” gli si avvicinò Tseng. “Credo che lei non abbia molta scelta. Al di la di Tifa Lockheart, è un rischio troppo grande per la città.”
 
“Già…” sussurrò Rufus. Poggiò i gomiti sulle gambe e abbandonò la testa.
 
Rimase in silenzio, assorto, per qualche attimo, poi sorrise.
Un sorriso amaro, doloroso, perché stava ammettendo a se stesso che quello era uno scacco matto.
 
“Abbiamo perso, Tseng. E’ finita. Questa volta davvero.”
 
Detto questo, riprese la sua giacca, la mise sulle spalle, ed uscì dal furgone, pronto a salire sul suo patibolo ed essere il protagonista della sua disfatta.
I giornalisti, con le loro telecamere, gli si avvicinarono nuovamente. C‘era tantissima gente intorno.
Rufus sentì ancora di più dunque l’amarezza. Strinse le labbra, non riuscendo a nascondere un accenno di tristezza nei suoi occhi.
 
“Buongiorno, presidente. Cosa sta accadendo?” disse una reporter seguita dalla sua troupe.
 
“Signor presidente!”
 
“Solo due parole, presidente!”
 
Rufus, accerchiato da una folla incontrollabile, disse asciutto senza dar loro troppa corda che il palazzo era stato requisito da dei banditi, e che dunque l’inaugurazione era annullata.
Poi, ignorando tranquillamente le loro incessanti domande, si avvicinò ai suoi militari per farsi dare un megafono.
 
Altrove, al Seventh Heaven, anche Cloud, Barrett e Aerith stavano seguendo alla televisione ciò che stava accadendo.
 
Rufus portò alla bocca il megafono e si rivolse a ribelli.
 
“Sono il presidente Rufus Shinra. Non fate saltare l’edificio. Ripeto, non fatelo saltare!”
 
“Cosa?! Ma è matto questo?” disse uno dei banditi, esterrefatto dell’azione del presidente. Erano stati ben chiari! Non una mossa falsa o la sua donna sarebbe esplosa con l’intero edificio. Non teneva forse a lei?!
Si guardarono smarriti, non comprendendo.
 
Il ragazzo intanto riprese a parlare.
 
“C’è…” Rufus chiuse gli occhi e fece un bel respiro.
 
La frase che avrebbe pronunciato sarebbe stata la frase della sua disfatta.
Era come se si stesse pugnalando al cuore, lacerandolo e uccidendosi così con le sue stesse mani. Facendo crollare i suoi ideali, il suo tanto lavoro…e poi il suo futuro…per sempre.
Tutto sarebbe finito lì.
 
Dopo, tutto sarebbe finito, per davvero.
 
Mostrò così il suo volto fiero, pronto ad affrontare il suo destino.
Qualunque cosa fosse accaduta, lui non ne sarebbe mai uscito a testa bassa.
 
Mai, in nessun caso.
 
Lui era Rufus Sinra, e nonostante la consapevolezza delle sue colpe, lui era fiero di ciò che era. Di ciò che scorreva nelle sue vene.
Anche nella sconfitta.
 
Così riaprì la bocca.
 
“C’è del gas nelle tubature. E’ altamente velenoso. Se faceste esplodere la struttura, i danni causati sarebbero irrimediabili per Edge. Quindi ripeto: non fate esplodere il palazzo.”
 
Disse scandendo bene le parole, allontanando infine il megafono e chiudendolo.
 
Piegò la testa di lato, come se improvvisamente tutta l’adrenalina accumulata si fosse spenta. Si sentì infatti improvvisamente debole, fiacco.
 
Sorrise amaramente, quasi a farsi coraggio.
 
 
 
 
 
Era fatta. 
 
 
 
***
 
Intanto i banditi, ancora all’interno della struttura, impallidirono.
 
Era vero?!
C’era davvero del gas nelle tubature?
Oppure quel bastardo stava bleffando?
 
Non sapevano che fare. Erano nel panico più completo.
 
Si resero conto di essere stati ingannati. Non ci volle molto per loro nel comprendere il vero piano del presidente Shinra.
Si era preso gioco di loro!
Li voleva far condannare per un crimine ben più grave di quello che stavano per commettere.
Si sentirono fuori di se per la rabbia e l’umiliazione.
Anche Tifa, in un angolo, aveva lo sguardo perso nel vuoto.
 
“Rufus…cosa hai fatto?” disse assorta.
 
 
Cosa aveva fatto…?
Perché aveva corso un rischio simile solo per ritornare il ricco imprenditore di un tempo…?
Del gas velenoso nelle tubature per farli apparire come dei terroristi…e credeva davvero che avrebbe funzionato?
 
Ed adesso che era uscito allo scoperto, cosa ne sarebbe stato di lui?
 
E lei…?
 
Era lei la causa della definitiva disfatta di Rufus?
 
“Bastardo!!!” urlò uno dei ribelli.
 
“Che facciamo?”
 
“Che possiamo fare! Non possiamo distruggere Edge, non voglio diventare un criminale! Fuggiamo via da qui, e portiamoci dietro la ragazza! Almeno gliela faremo pagare!”
 
Detto questo, strattonarono Tifa con loro, e presero a correre.
 
La loro fuga fu tuttavia stroncata sul nascere, perché le truppe militari di Rufus buttarono a terra le porte e le finestre, lanciando anche dei fumogeni. Si trovarono completamente circondati. Ogni tentativo di contrattacco fu inutile, erano in troppi. Così li catturarono e portarono via tutti, compresa Tifa.
Strattonata e attonita, fra loro cercò con lo sguardo il biondo presidente, ma la confusione era troppa. Quanta gente c’era? Era un caos totale. Si sentì solo trasportata dai soldati, incapace di fare altro, completamente spaesata.
Appena fuori dall’edificio, prima che le porte dell’auto della polizia si chiudessero per trasportarli nel distretto, lo vide. Vide l’uomo dai capelli biondi, vestito di bianco. Vide Rufus. Ma era già tardi.
L’auto partì, comprendo ogni cosa con il suono della sirena, e Rufus scomparve dalla sua vista.
 
 
[…]
 
 
“Può andare, ma si tenga a disposizione.”
 
Tifa uscì dalla sala disposta per gli interrogatori.
Barcollò leggermente e si sedette su una sedia posta lì vicino. Nascose il viso fra le mani, tremante.
 
Era ancora abbastanza nervosa per ciò che era successo.
 
Non sapeva cosa sarebbe successo ora, ma soprattutto voleva vedere Rufus.
 
La sua ragione lo rimproverava per quel terribile agguato che aveva fatto a quei ragazzi che, pur nel torto, non era giusto avesse cercato di trasformare in criminali.
E poi… c’era ancora la questione sulla Shin-Ra.
Quei documenti che i rivoltosi le avevano mostrato… cos’erano?
 
Alzò lo sguardo perso nel vuoto, con mille domande per la testa che cominciarono a vagare a ruota libera. Poi, quasi come fosse un miraggio, distinse la figura di Tseng infondo al corridoio.
 
“Tseng?” disse.
 
“Uh, Tifa?” le si avvicinò velocemente. “Stai bene, spero.”
 
“Sì, sto bene.”
 
Fece una pausa.
Non riuscì a trattenersi.
Nonostante le circostanze, doveva saperlo, una volta per tutte. Questa volta senza esitazione. Nessuna.
 
“Tseng, cosa erano quei documenti? Cosa stava tramando Rufus?” Disse stringendo un lembo della sua scura giacca sperando in una risposta chiara, finalmente. Poi abbassò il viso, affranta. “Ti prego…” sussurrò.
 
Tseng la guardò impietrito. Vide nitidamente che non era più una questione personale per la ragazza. Adesso c’era dell’altro che spingeva Tifa a cercare delle risposte da lui. Perché lei, chiedendo dei documenti, altro non voleva sapere che di lui, Rufus…
 
Strinse gli occhi, poi aprì bocca, lasciando Tifa senza parole.
Non si aspettava avrebbe risposto.
 
“… erano una trappola anche quelli.”
 
“Cosa?!” Dopo un attimo di esitazione la ragazza dai lunghi capelli neri alzò il viso.
 
Tseng continuò la frase.
 
“Rufus non voleva ricostruire la Shin-Ra corporation. Quei documenti erano stati preparati appositamente per indurre quei rivoltosi a pensarlo, così ci avrebbero attaccati. Il resto credo tu lo sappia oramai.” Disse sincero, consapevole del giudizio di Tifa una volta parlato.
Una reazione che non tardò a venire, ma fu più lacerante di quanto pensasse perché ella rimase immobile, mentre il suo cuore si stava spezzando.
 
“…con il gas velenoso li avreste trasformati in criminali veri e propri…e voi…” rifletté lei ad alta voce, con lo sguardo fisso nel vuoto, incapace di crederci davvero.
 
“Sì.” Annuì lui.
 
“Che schifo…” disse fra se, e il suo viso si abbuiò. “E così Rufus ha ingannato anche me, quando trovai quei documenti, quel giorno. In parte ho contribuito al vostro piano.” L’amarezza pervase tutto il suo corpo. Persino la sua bocca, nel pronunciare quelle parole, le sembrò amara.
 
“Non è così.”
 
Tseng intervenne inaspettatamente. La guardò serio e riprese a parlare con fermezza. “Tifa, credimi, Rufus ha rinunciato a tutto e adesso è lui nella posizione più sfavorevole. Se non saprà giustificarsi, finirà in galera, lo sai?”
 
“Vorresti dire che la colpa è mia?” chiese lei alterandosi leggermente, ma troppo abbattuta per reagire.
 
“No, ma non dovevi addentrarti li da sola.” Rispose lui sinceramente, condividendo il punto di vista del suo presidente. “E’ vero, il nostro è stato un piano losco. Ma pensa al rovescio della medaglia. Questo è stato un atto di disperazione da parte di un uomo sfinito, che non ne poteva più di essere ancora maltrattato. Non dopo tutto quello che ha fatto e sta ancora facendo per Edge. Rufus è odiato da tutti, ma in questa città finanzia ogni cosa. Questo le persone non lo pensano, e lo attaccano. E non solo lui…anche noi, che un tempo abbiamo lavorato per lui.” Disse tutto d’un fiato, parlando con fermezza. La ragazza fu rapita dalle sue parole e le si mostrò davanti agli occhi una parentesi che ben conosceva, ma che messa da quel punto di vista la sconvolse completamente. Rimase a guardarlo con gli occhi sbarrati, che lentamente si riempirono di lacrime. Poi crollò.
 
“Tseng…” riuscì a dire a stento. “Scusa!”
 
Scoppiò a piangere.
 
Tseng sapeva che quelle scuse erano rivolte non tanto a lui, ma a quel presidente che aveva coinvolto davvero quella ragazza.
Comprese la sua difficile e dolorosa posizione e provò pietà ed empatia per lei. Mosse appena le dita, incapace di consolare una persona, ma sentì che forse avrebbe dovuto almeno poggiarle una mano sulla spalla. Tuttavia furono interrotti da una voce che gridò il nome della barista.
 
“Tifa!!”
 
Comparve Aerith dietro di loro.
 
La ragazza si gettò al collo dell’amica, abbracciandola  “Tsengi, l’hai fatta piangere!!”
 
“Non è così…signorina Aerith.” Disse infastidito.
 
“Stai bene?” le chiese Cloud, sopraggiunto lì assieme ad Aerith, seguito da Barrett.
 
Tifa non rispose.
Era felice di rivederli, ma c’era altro che in quel momento invadeva la sua mente.
 
Era confusa, triste, amareggiata, ma più di ogni altra cosa, sapeva che la causa della rovina di Rufus era lei. Aveva sì sbagliato, ma chi aveva mandato a monte i suoi piani…era stata lei. E anche Rufus lo sapeva.
Il suo cuore era distrutto, cosa mai avrebbe potuto fare, adesso?
 
Proprio in quel momento la porta di un ufficio si aprì, e a solcarla era Rufus Shinra assieme ai poliziotti e ai suoi avvocati.
 
Al suo passaggio tutti si girarono verso di lui.
Cloud dovette trattenersi nel non scagliarglisi addosso, per vedere una volta per tutte a terra quell’uomo che aveva fin troppo urtato la sua pazienza. Digrignò i denti e fece appena un passo verso di lui, ma Aerith lo sfiorò sul braccio con le sue dita, e lo bloccò con il suo delicato tocco.
Per Tifa invece il tempo sembrò come fermarsi.
 
Andò a crearsi fra i due un universo parallelo, nel quale tutto esisteva in modo diverso. In cui non c’era nessuno, se non loro.
 
Fu un momento fugace, ma nel quale i loro occhi, anche se nel concreto si incrociarono per pochissimi istanti, trasmisero l’uno nell’altro i loro rispettivi sentimenti.
 
Rufus la guardò appena, mostrandole i suoi fieri occhi azzurri, che nascondevano il suo animo distrutto e tradito.
 
Egli rigò dritto dinanzi a se, ignorandola completamente, avanzando assieme agli altri uomini.
Tifa strinse i denti, i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime.
 
Era finita.
 
 
[…]
 
 
 
 
Questo capitolo prevedeva una parte più lunga al suo seguito, tuttavia sull’ultimo ho deciso di separarla per dare una conclusione alla scena lasciata in sospeso lo scorso capitolo e non generare confusione con la parte che avrebbe seguito.
Certo, questo “taglio” ha reso il capitolo un po’ più breve, ma secondo me è abbastanza denso e va letto consapevoli dell’epilogo che adesso seguirà.
Infatti, proprio per non far perdere la continuità, posterò a breve il prossimo capitolo…e…e…ultimo.
 
Cavolo, l’ho scritto!
 
Eh, sì, è davvero finita.
 
Il prossimo capitolo concluderà la storia.
Caspita…
Da una parte non sto più nella pelle *_*
Ma dall’altra…che strana sensazione.
 
Ci sono arrivata, alla fine.
 
Spero il capitolo vi sia piaciuto, a presto!
E grazie sempre per le vostre splendide recensioni!!!! Un bacio.
 
Fiammah_Grace
 
 

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Capitolo 19
*** capitolo.19 ***


 
 
  
CAPITOLO.19
 
 
 
 
Dopo più di un anno, il centro di ristrutturazione di Edge e recupero di Midgar, chiuse i battenti per tempo indeterminato.
 
Era questo ciò che era stato detto ai lavoratori e alla gente. Ma era fin troppo ovvio che, dopo quanto accaduto, sarebbe stato difficile vederlo riaprire
 
Per diverse settimane la situazione fu nel caos più completo. Rufus Shinra era stato ben abile nel celare la situazione e davvero in pochi erano a conoscenza dei ‘fatti’ reali.
Tuttavia, nonostante la sua abilità nel gestire la situazione, e i suoi validissimi collaboratori e avvocati, su di lui era stata nuovamente stampata l’immagine del Rufus Shinra come quel potente proprietario della multinazionale.
 
La situazione agli occhi della gente era esattamente questa: Il signor Shinra aveva sventato sì l’attacco dei ribelli, evitando così di inquinare ed avvelenare Edge.
Tuttavia quel giorno doveva essere inaugurata la nuova filiale, dunque perché far correre un rischio simile alla città se era ben a conoscenza dell’attentato e della presenza del gas nocivo nelle tubature?
 
Era evidente che qualcosa non quadrava e per Rufus ci volle davvero poco per vedersi piombare di nuovo addosso gli stessi occhi indagatori e diffidenti che, al contrario, sperava finalmente veder sparire.
 
Nell’ultimo piano dell’azienda, Rude ed Elena esaminavano la situazione. Rude piegò appena le veneziane della finestra per intravedere la gente pronta a puntare, ancora una volta, il dito contro di loro.
La bionda ex membro turk, invece, era seduta di fronte una scrivania e rifiutava categoricamente quel che stava succedendo.
 
Si guardò attorno nostalgica e in nessun modo riuscì a celare i suoi sentimenti.
 
“C’è così tanto silenzio…” disse a malapena incrociando le braccia e allontanando lo sguardo da Rude.
 
Rude la guardò. Probabilmente condivideva i suoi sentimenti. Si ritrovò così ad annuire per poi riprendere a fissare al di la della finestra.
Elena intanto riprese a parlare.
 
“Fino a ieri era tutto regolare e adesso? Siamo di nuovo noi. Da soli. Di nuovo punto e accapo…”
 
“La storia della nostra vita, insomma.” Irruppe la voce sarcastica di Reno. Elena sobbalzò nel vederlo entrare così di soppiatto.
 
“Reno!” disse sorpresa poi, vedendo Tseng apparire oltre la porta subito dopo di lui, arrossì e abbassò immediatamente la voce. “Signor T-Tseng..!”
 
Reno andò a prendere una sedia che portò accanto a Rude, poi poggiò violentemente i piedi sulla scrivania in cristallo.
 
“Dunque è vero che chiuderemo i battenti?” chiese Rude con fare distratto.
 
“U-uh.” Annuì Reno accendendo una sigaretta e riempiendo velocemente di fumo l’intero ufficio.
 
A quel punto, Tseng poggiò una ventiquattrore sulla scrivania e, prima di aprirla, con un gesto veloce scaraventò via i piedi di Reno, che per poco non cadde perdendo l’equilibrio.
 
“Probabilmente, sono riuscito a ottenere un passaggio di proprietà. Dunque non sarà necessario chiudere. Ma ovvio che per il presidente non ci sia più molto da fare qui.”
 
“Vuoi dire che molla?” disse Reno, gettando una soffiata di fumo dalla bocca.
 
“Partirò con lui stesso domani. La nostra destinazione è Junon.” Gli rispose Tseng apatico. Aprì la valigetta ed estrasse dei documenti che cominciò a sistemare. “Ho dato le mie dimissioni. Ho solo bisogno di portare a termine le documentazioni lasciate in sospeso.”
 
Era fin troppo chiaro che Tseng sarebbe andato con Rufus. Da quando Rufus si era ripreso dall’attacco di Omega Weapon, gli era sempre rimasto accanto e così avrebbe continuato a fare. Del resto, anche a lui non rimaneva più molto, da quando non esisteva più la Shin-Ra corporation. L’intera esistenza di chi aveva lavorato lì era legata completamente a quel mondo. Senza, non avevano più un luogo, dove andare.
 
“Oh, cazzo. Ti sembra il modo di avvisare? E noi quando diavolo facciamo le valigie per Junon, non ci avevi pensato?” disse Reno scherzoso. Tseng lo guardò perplesso, alzando il sopracciglio.
 
“Non siete automaticamente inclusi in questo discorso.”
 
“Beh, hai pensato male, se contavi di liquidarci a qualcun altro così. Staremo uniti come buoni amichetti fino alla fine, mi spiace.” Gli rispose con fare ovvio.
 
Tseng annuì appena. Seppure i modi di Reno lo seccassero, ne apprezzò le parole. Del resto, quei quattro erano una vecchia squadra da sempre.
 
“Mio malgrado non posso impedirtelo. Voi concordate, suppongo.” Disse rivolgendosi anche agli altri due ex-turk.
 
Regnò per qualche istante il silenzio, poi Rude si rivolse a Tseng.
 
“Certo che però…non stava andando poi così male. Valeva la pena giocarsi questa carta ancora per un po’.”
 
“Giusto!” intervenne Elena. “Perché non abbiamo lasciato che inalassero quel gas? Vittime del loro stesso attacco! Il presidente non avrebbe rischiato nulla se rimaneva saldo sulla sua posizione!” irruppe Elena. “Perché ha parlato?”
 
Elena guardò Tseng non comprendendo affatto quel che era accaduto realmente e perché.
L’azienda aveva ancora tutte le carte in regola per reggere il gioco ancora. Invece Rufus aveva praticamente confessato platealmente, affondando la nuova azienda con le sue stesse mani.
 
Tseng distolse lo sguardo e si avvicinò anch’egli alla finestra. Loro non sapevano nulla di quel che era accaduto nel profondo. Nel profondo dell’animo di quel ragazzo.
Era accaduto un qualcosa che era andato oltre il successo, l’ambizione, i piani legati all’azienda.
 
“Lui ha voluto semplicemente evitare che Tifa Lockheart corresse dei rischi.”
 
Perché Rufus si era innamorato di quell’AVALANCHE.
 
Gli altri lo guardarono perplessi, meno che Reno, che già aveva avuto modo di capire che qualcosa stesse bollendo in pentola.
 
“Eh, già. La Lockheart era lì. Un vero peccato…” disse giocherellando apaticamente con la sigaretta.
 
 
[…]
 
 
Forse avrebbe dovuto supporlo fin da subito.
Non ce l’avrebbe mai fatta. Aveva perso tempo inutilmente.
Sperava che provarci fosse almeno una possibilità, e forse una parte di lui ci aveva creduto veramente. Tuttavia le cose erano andate così.
 
L’uomo dai capelli biondi stava sbrigativamente sistemando i suoi effetti personali in valigia.
 
Mentre finiva di controllare gli armadi, guardò fuori dalla sua finestra. Raramente gli capitava di trovare il tempo per riflettere, per questo gli sembrò strano sentirsi nostalgico proprio in quel momento. Si rese conto quanto gli sarebbe mancato quel luogo.
Una volta distrutta la sua famiglia, Rufus non aveva più avuto un posto dove andare. O almeno un posto che potesse essere il suo rifugio, la sua casa…
La Shin-Ra era stata tutto, a quel tempo.
Ricordava di essere spaesato, e abbattuto a quei tempi. Poi Tseng gli aveva trovato quel luogo: Healin Lodge. Un quartiere abbastanza lontano dalla città di Edge, era stato il posto ideale per lui.
Sia per indagare sulle cause delle problematiche di Edge (tra cui il geostigma), che per evitare a chiunque di creare altro scompiglio per causa sua.
 
Era un vero peccato abbandonare quella casa, pensava. Dopotutto, vi abitava da malapena un anno, e con quelle mura aveva condiviso forse i momenti più sofferti e sentimentali della sua vita.
 
Una parte di sé era piena di rabbia e di timore verso il futuro. Esattamente come ‘allora’, quando non sapeva bene cosa fare.
Aveva perso tutto, eppure alla fine era uscito allo scoperto e aveva fondato la sua nuova azienda.
Così aveva continuato a ricostruire Edge in maniera ancora più partecipe.
Non solo, si era ripromesso di sistemare la periferia e di recuperare quanto più fosse possibile della vecchia Midgar city.
 
E adesso…tutto si era ripetuto. Era di nuovo in quella straziante posizione iniziale.
Forse il suo traguardo era ancora lontano e si scorgeva a malapena, ma, ad ogni modo, ora non aveva più tanta importanza pensarci su.
 
Con l’aiuto di Tseng e collaboratori vari, era riuscito a non chiudere tutti i contratti con le altre aziende, sicché era riuscito a cederla a patto che fosse lui stesso a dimettersi.
 
Sorrise, non sapendo se tutto quello che stava accadendo fosse frutto dell’ironia o della sua arroganza.
 
Guardò i biglietti del treno.
Era diretto a Junon e ci sarebbe andato la mattina del giorno seguente.
 
Rufus aveva sempre vissuto a Midgar, tuttavia affiancava il padre come vice-presidente già dall’età di quindici anni, dunque viaggiare o cambiare dimora rimanendo più volte lontano da casa, gli aveva reso difficile aggrapparsi alle proprie radici.
Non che in realtà l’avesse mai avuta, una casa…
 
Infondo, era consapevole da tempo che oramai ad Edge non c’era più bisogno di lui.
Forse solo dei suoi soldi. Era tutto quel che aveva sempre potuto fare, nel suo status.
 
Non si sarebbe tirato indietro nel lenire il dolore arrecato, il fatto era che lui voleva contribuire in maniera ancora più concreta.
Ma a quanto pareva, aveva preteso troppo.
 
Si rassegnò quasi all’idea che, se per davvero voleva essere un sostegno pratico per Edge, doveva prima di tutto sparire.
 
Junon sarebbe stata l’ideale per lui. Li avrebbe potuto per davvero ricominciare da zero.
Lì le tensioni con la Shin-ra erano meno tese.
 
Posò i biglietti dentro la giacca e si diresse nelle vicinanze dell’ingresso.
Osservò divertito il suo vecchio dark nation annusare le valige e guardarlo con occhi diffidenti, ma curiosi. Del resto, aveva sempre trovato quella bestiola parecchio intelligente.
Sembrava quasi costatare che ci fosse qualcosa che non andasse in giro, come a dirgli ‘si parte di nuovo?’.
Lo accarezzò appena, portando la sua testa vicino le ginocchia.
 
“Ah…Darkie. Anche tu oramai ci hai fatto il callo, eh?” parlò ironico.
 
Dalla tasca estrasse un accendino e portò una sigaretta alla bocca.
Si allontanò da Darkie e prese a fumare quella sigaretta così intensamente che dovette accenderne un’altra di lì a pochi minuti.
Guardò, nel frattempo, l’orologio che aveva sul polso e notò che Tseng era in ritardo. Lo attendeva già da un quarto d’ora in verità, così si affrettò a chiamarlo.
 
Nonostante la nostalgia, nonostante l’amarezza, anche lui, arrivato a quel punto, voleva sparire il più presto possibile.
Non ne poteva più.
 
La porta, proprio in quel momento, bussò e Rufus posò la cornetta sospirando.
 
“E’ aperto. Tseng. Sai dove tengo i libretti. Provvedi da solo, vengo subito.” Disse mentre aveva la sigaretta bloccata fra le labbra.
 
“Veramente…io non sono Tseng.” Disse una voce femminile al che Rufus si girò aggrottando le sopracciglia.
 
Si girò e vide Tifa alle sue spalle, sul ciglio della porta.
Rimase a fissarla qualche attimo senza dir una parola. I loro occhi si andarono ad incrociare e la donna non fece nulla per deviare quel contatto.
 
 
[…]
 
 
 
 
La notte prima.
 
 
 
Tifa si era alzata più volte durante la notte, non riuscendo a prendere sonno.
La mattina si sentì così spossata che le fu difficile mostrarsi diversamente davanti ai clienti del Seventh Heaven o ai suoi amici.
Non che si aspettasse di un’improvvisa parola che le illuminasse la giornata.
Sapeva invece che qualsiasi parola in merito a ciò che le era capitato sarebbe stata una miccia pronta a farla esplodere.
 
Strofinò i bicchieri così forte che si ritrovò a buttarne un paio. Poco le importò, comunque. Aveva tutt’altri pensieri per la testa.
Da una parte sentiva come se tutto quello che l’aveva circondata negli ultimi mesi non fosse mai accaduto. Questo perché quella mattina stessa lei si era alzata ed era lì, al Seventh Heaven, a servire drink, nella sua solita routine quotidiana.
 
O almeno, quella di un tempo.
 
Gettò l’ultimo bicchiere che le si era spaccato in mano, e si allontanò dai banconi per prendere posto sul divano.
 
La coltre di nebbia che la devastava da quando aveva cominciato a lavorare per Rufus si stava dissipando o era divenuta più fitta di prima, ora che tutto era finito?
Era questo ciò a cui non sapeva dare una risposta.
 
Rufus era stato per lei un oblio profondo che l’aveva completamente alienata da qualsiasi cosa. Ora che invece sarebbe sparito dalla sua vita, le sembrava come se non fosse mai esistito.
 
Non riusciva a capacitarsi di avere una sensazione simile addosso.
Prese una birra e bevve un sorso. La testa di colpo prese a girare. Guardò il cielo ed effettivamente di mattina era davvero da k.o. bere una birra. Prese un altro sorso e sospirò intensamente.
 
Rufus...
Quel nome l’aveva sentito così tante volte che le sembrava così difficile, ora, da cacciare dalla mente.
 
Si era scontrata così tante volte con lui che alla fine qualcosa si era finito per smuovere. Era questo ciò che l’aveva poi fatta crollare?
Forse, anche in una situazione non analoga a quella, le cose sarebbero andate comunque così?
 
Continuava a ripetersi che le cose dovevano andare così. Perché le loro differenze, alla fine, avrebbero comunque preso il sopravvento.
 
“E finita…uno prima o poi si sveglia, no?” bevve. “Di che mi sorprendo?”
 
Socchiuse gli occhi e guardò dinanzi a sé con uno sguardo apatico e distratto.
Era colpa sua?
In parte sapeva che le cose non stavano così.
Sentiva che non aveva fatto nulla di male, eppure questo non leniva il suo senso d’inquietudine.
 
“Cazzo! Io volevo fargli smettere di agire così! Di dimostrargli che ci sono altre vie! Ma non…” abbassò la voce di colpo. “Ma non volevo che…finisse così.”
 
Chiuse gli occhi e avvicinò alle labbra la lattina, ma l’allontanò da sé subito.
 
Di certo bere non l’avrebbe aiutata a stare meglio.
 
Si alzò e si affacciò fuori dalla finestra.
 
Con un gesto fulmineo, scattò e si diresse verso l’uscita.
Aveva…aveva bisogno di capire.
 
 
 
La chiesa del settore cinque.
 
 
 
Tifa arrivò lì quasi di corsa.
 Aveva il fiatone e aspettò qualche attimo prima di entrare nella chiesa.
Lì dove tutto era cominciato.
 
Fece per poggiare la pallida mano sull’antico portone in legno, ma non ebbe il coraggio di inoltrarsi.
 
Associava a quel luogo il mondo che l’aveva così tanto cambiata.
 
Vedere la chiesa, ora a posto, le sembrava così strano.
Lo scopo di tutto quel tempo passato in azienda era proprio quello che adesso aveva davanti agli occhi. Eppure sentiva che non avrebbe mai voluto che quel tempo finisse.
 
Voleva che quella coltre di nebbia che l’aveva completamente alienata da tutto, continuasse ad accompagnarla. Così da trovare, forse, il coraggio per ammettere a sé stessa ciò che Tifa Lockheart non avrebbe mai potuto fare.
 
“Sono stata così cieca?” disse a sé stessa.
 
Un rumore di passi di colpo attirò poi la sua attenzione. Si girò, non appena si rese conto che quei passi si erano attenuati proprio nelle sue vicinanze.
 
Quasi come un curioso gioco del destino, vide dietro di sé l’ex-turk Reno.
 
Una scena che le sembrò un Deja Vu.
 
Il respiro, per un attimo, le si fermò in gola.
 
Reno strizzò le spalle e portò le mani in tasca.
 
“Non volevo interromperti, Tifa.” Disse lui scherzoso, poi si portò affianco a lei. “Avevi avuto già modo di vederla finita?” parlò, indicando con gli occhi la chiesa sconsacrata ora messa a nuovo.
 
“Più o meno…” rispose lei con un filo di voce.
 
Reno e Tifa rimasero in silenzio, l’uno accanto all’altra.
La ragazza guardò il rosso e si sorprese di vederlo così assorto, lì con lei, fra i suoi pensieri.
 
Accorgendosene, Reno sorrise.
 
“Infondo è probabile che proviamo la stessa cosa, no?” le disse all’improvviso, col volto allegro, ma ancora assorto.
 
“Cosa intendi..?” gli chiese lei insicura, distogliendo gli occhi d’impulso.
 
Reno rise appena, poi levò una mano dalla tasca per portarla dietro la nuca.
 
“Ah, beh. Quando diventi uno di noi, anche se per poco, assorbi tutta l’energia che c’è dietro. Dietro noi della ‘Shin-Ra intendo, se vogliamo ancora darci questo appellativo.” La guardò. “Sei stata nella nostra azienda, ora sai cosa significa questo.”
 
Solo allora Tifa comprese.
 
I turk, il presidente…
 
Davano l’ anima per il loro lavoro.
Questo perché, una volta, lo facevano per la vecchia multinazionale.
 
Rufus non aveva altro adesso, oltre il lavoro.
Per questo vi dava tutto se stesso, nonostante ci rimettesse persino la sua salute, che era persino cagionevole per via dei forti stress.
 
Forse per Reno e gli altri il discorso era analogo.
 
Persino Tifa, che aveva lavorato lì per così poco, si sentiva quasi strana nell’essere ora la normale barista di sempre.
 
Reno riprese a parlare.
 
“Però…alla fine è soddisfacente. È venuta bene, non trovi?”
 
“Sì. È vero.” Disse lei e le si stampò sul viso un leggero sorriso.
 
Debole, ma sincero.
 
Di colpo tirò un sospiro e si rivolse a Reno seria. “Chiuderete, quindi?”
 
“U-uh.” annuì lui.
 
“E…Rufus?” azzardò con un filo di voce. “Non sto seguendo molto il caso in televisione. Ma so che non verrà processato.”
 
“Cosa vuoi sapere?” le chiese.
 
“Cosa…farà, credo.” Gli rispose.
 
Reno si sgranchì un po’ e prese a camminare appena per il vialetto circostante. Tifa lo seguì con lo sguardo, col cuore che le prese a palpitare sempre più velocemente.
 
“Quello è un figlio di puttana, se la sa cavare.” La guardò beffardo il rosso. “Poi siamo da sempre una equipe eccellente, noi, che ti credi? Ricordati che il nostro lavoro di turk era molto più duro! Nascondere due cosette è più che semplice, rispetto a bei vecchi affari sporchi della Shin-Ra.”
 
Tifa si sentì infastidita dal quel discorso, ma non poté dargli torto, dopotutto. Reno era sempre abbastanza sfacciato. Infondo apprezzava che non avesse peli sulla lingua, anche nel ricordare la vecchia Shin-Ra. Sarebbe stato un segno di ipocrisia non ammettere certe cose.
 
“Mi fa piacere…” Disse lei infine, tagliando corto. “Sotto questo punto di vista allora posso dire che è in ottime mani.”
 
Reno a quel punto la guardò.
 
“Perché, ti ‘farebbe piacere’? Non era proprio ‘cacciare il gatto fuori dal sacco’ il tuo scopo?” le rispose lui schietto, sapendo dei sospetti che Tifa aveva nutrito verso di loro fin dall’inizio.
 
Lei distolse lo sguardo e non seppe cosa rispondergli.
Non aveva tutti i torti.
Augurarsi il meglio per Rufus, essere in pensiero per lui, in quel momento stonava abbastanza.
 
In parte era vero. In parte era tutta una bugia.
Non sapeva cosa, fra la verità e la menzogna, la stesse spingendo in quell’oblio insopportabile.
 
Le sue labbra presero a muoversi quasi da sole.
 
“A me…piaceva quell’uomo che mi ha aiutata a ristrutturare la chiesa. Perché, dopotutto, non aveva intenzioni così diverse dalle mie. Ma quello stesso uomo aveva il nome di Rufus Shinra. Così stanno le cose.”
 
Gli rispose così, di getto.
 
Strinse le spalle con le mani, avvertendo un forte gelo addosso.
 
 
 
 
Amava un uomo incarnato in due completi estranei. Uno che amava e uno che odiava.
 
Quale dei due era vero?
Quale dei due l’aveva soggiogata?
 
 
 
 
Reno, dal suo canto, si ritrovò ad osservarla. In parte la comprendeva, in parte per nulla. Tifa era una donna che gli era sempre piaciuta.
Non solo per le sue belle curve, come scherzava con Rude. Tifa era tosta, determinata. Sebbene con atteggiamenti non sempre cortesi, aveva sempre dimostrato di dare il cuore per tutto ciò che aveva di più caro.
 
“Reno…dopotutto ti devo ringraziare, mi sa.” Disse all’improvviso Tifa, sorridendo, leggermente malinconica. “Non so se sia stata un’esperienza più piacevole che altro, però…so che un po’ mi mancherà.”
 
“Bah! Certo che sei strana..!” le disse lui sentendosi leggermente in imbarazzo.“Ti conviene allora spendere due parole anche al boss o potrei sentirmi troppo coinvolto!”
 
“Cosa dovrei mai dirgli?” gli rispose irritata. Supponeva che Reno sapesse perfettamente che non potesse più avvicinarsi a lui.
 
Giusto o no che fosse, gli aveva voltato le spalle.
 
Lei non avrebbe mai potuto fidarsi di lui. Lui non avrebbe mai potuto fidarsi di lei.
Non erano fatti per stare assieme.
 
“Che ne so. Voi femmine siete brave con le parole. Siccome andrà via presto, pensavo avessi qualcosa da dire.”
 
A quelle parole, Tifa sgranò gli occhi.
 
“Rufus partirà?”
 
Reno annuì.
 
“Ovvio. Oramai ha gettato le carte in tavola e ha perso. Un buon giocatore sa quando è ora di pagare il conto e andare via.”
 
Ma Tifa non riuscì più a prestare la dovuta attenzione a Reno.
 
 
Rufus stava andando via. Questo significava che non lo avrebbe più rivisto. Questo significava che la coltre di nebbia sarebbe andata via con lui.

Rufus…sarebbe sparito? E con lui, anche ogni momento passato assieme? Ogni timore, ogni certezza?

 
Lo sapeva. Lo sapeva fin dall’inizio, dopotutto, che sarebbe andata a finire così.
Nel nulla più assoluto della sua mente, si era aggrappata ad un filo che non l’avrebbe mai potuta sorreggere.
Aveva costruito delle forti basi nella sabbia e tutto era inevitabilmente crollato.
 
Perché loro non avrebbero mai potuto stare assieme.
 
“Quindi…parte.” Ripeté con voce bassa.
 
“Sì.” Annuì di nuovo, distrattamente.
 
“Avrei la possibilità di incontrarlo lì, in azienda?” chiese.
 
Doveva dirgli qualcosa, che non avrebbe mai potuto funzionare.
Dirgli che probabilmente quello non era amore, e che era meglio per tutti quella situazione.
 
Anche se erano una bugia…
Sporche e comode bugie…
 
Anche solo per poter litigare con lui, un’ultima volta…
Anche solo per potersi riflettere nei sui delicati eppure pungenti occhi blu, ancora un’ultima volta.
 
“Prova, non si sa mai. Però è un po’ imprevedibile, lo sai com’è.”
 
Tifa annuì appena per poi chinare lo sguardo.
Forse era giusto che finisse tutto lì, nell’agenzia dove lo aveva imparato a conoscere.
 
***
 
Quella stessa mattina non era solo Tifa ad essere irrequieta.
Un biondo ragazzo dai capelli a punta leggeva il giornale frettolosamente, sfogliando le pagine fino a strapparle quasi.
 
“Se ti ci metti anche tu, sarai più d’intralcio che di aiuto, lo sai?” disse Aerith poggiando un vaso pieno di fiori sul tavolo.
 
Erano entrambi da soli a casa della ragazza. La bella fioraia cercò di far calmare il biondo, ma non ci fu verso. Già era complicato avere a che fare con Cloud. Se in mezzo c’era anche Tifa, la situazione diveniva addirittura insostenibile.
 
Cloud Strife, al contrario di Tifa, aveva seguito accuratamente il susseguirsi delle vicende che erano ruotate attorno al caso dell’ex- presidente Shinra.
Era adirato perché non poteva sopportare che quell’uomo arrogante e meschino avesse messo le mani addosso a Tifa.
Sebbene si fosse più volte scontrato con lui, non aveva ancora avuto modo per farsi sentire in modo soddisfacente.

 
Per di più ora stava per andare via e sparire per sempre.
Voleva che si levasse di torno, certo, ma non in quelle circostanze.
 
Non poteva andarsene così dopo quel che gli aveva fatto passare, sopratutto con Tifa.
Guardò Aerith che sembrò felice di essere finalmente ricambiata.
 
“Che ore sono?” le chiese.
 
“Sono le 7:00. Sei venuto parecchio presto, stamattina. Infatti, io…”
 
Cloud la costrinse ad interrompersi perché si alzò di scatto dalla sedia e, infilando un giubbotto in pelle, uscì senza dire una parola.
 
Aerith lo guardò a bocca aperta.
Quel ragazzo era davvero così problematico.
Si affacciò appena fuori dalla porta mentre lo vedeva andare via.
Una volta sparito del tutto, prese posto sulla sedia dove era seduto il biondo fino al minuto prima e prese a sfogliare il giornale.
 
Sospirò. Sebbene la critica ci fosse andata decisamente pesante, con le parole d’accusa nei suoi confronti, non era ben capace di giudicare. In quel momento l’unica cosa che la preoccupava erano i sentimenti di Tifa.
 
Aveva corso un grande pericolo nell’inoltrarsi in quell’ambiente da sola e vedere Rufus inginocchiarsi per il suo bene era stato un qualcosa che non si sarebbe mai aspettata di vedere da parte dell’ ex-presidente della Shin-Ra.
 
Tuttavia quel che era accaduto…quel gas nelle condutture…
Avevano comunque dimostrato la sua grande scaltrezza.
 
Aerith prese in mano il cellulare e guardò fisso lo schermo.
 
Cosa mai avrebbe potuto dire a Tifa?
Se l’amica le avesse chiesto un consiglio, cosa le avrebbe dovuto dire?
 
Seguire il cuore in certi momenti della vita era complicato. Ma Tifa amava Rufus. Quell’uomo, dopotutto, si era guadagnato il suo rispetto.
 
In quel momento si decise finalmente a premere i pulsanti del suo telefono e chiamò al Seventh Heaven, ma non ottenne risposta.
 
“Tifa…” disse fra sé.
 
 
***
 
 
Quella mattina, Rufus era venuto in azienda fin dalle primissime ore del giorno.
 
Guardò il suo ufficio.
Era ben illuminato, come pronto a far partire l’azienda, come ogni giorno.
Ma quel giorno Rufus non avrebbe aperto.
 
L’azienda era al momento chiusa e sarebbe tornata in moto solo quando lui se ne sarebbe andato via.
 
Per certi versi si ritenne persino fortunato.
Aveva delle persone in gamba attorno a sé e i suoi avvocati, profumatamente pagati, erano stati abili nel divincolarlo da quella situazione così sfavorevole.
 
“Mi chiedo se sono ancora qualcosa all’infuori di questi…” Disse guardando i suoi libretti di assegni.
 
Stava facendo così tanto per Edge che spesso chiedeva a sé stesso come facesse a far tornare i conti.
Fiumi di soldi sparivano come un niente, e nonostante questo, si ritrovava sempre punto e accapo.
 
Nessuno gli aveva mai riconosciuto nulla.
 
Si poggiò appena sulla scrivania ed incrociò le braccia.
 
Sapeva che gli sarebbe mancato tutto quello.
 
Dalla penombra fuori l’ufficio poi, intravide la porta aprirsi. Con un gesto lento, ma deciso.
Il dark nation si mise subito in difesa, cominciando a digrignare i denti minaccioso.
 
“Allontana da me quel mostro o non avrò scrupoli nel colpirlo.” Disse secco il giovane uomo che si presentò di fronte a lui.
 
Rufus accarezzò appena il capo del dark nation e questi subito si sistemò alle spalle di Rufus, continuando comunque a ringhiare.
 
“Strife. Non saprei dire se questa sia una visita piacevole o meno, vista la mia attuale situazione.” Disse sarcastico.
 
“Mi sembra tu abbia poco da ridere, visti i pessimi rapporti che hai con la maggior parte delle persone.” Rispose lui freddo.
 
In tutta risposta, Rufus rise appena, trovando irritanti quelle parole. Purtroppo, però, erano vere.
 
“Cos’è che vuoi?” gli chiese, preferendo tagliare corto. “Le tue visite non sono mai di piacere. Nel caso…accomodati.”
 
Indicò con gli occhi la sedia in pelle, ma Cloud non gli diede affatto corda.
Gli si avvicinò e fulmineo lo afferrò per il colletto della camicia.
Rufus rimase a guardarlo, in silenzio, con fare indifferente.
 
“Tu sei proprio una merda.” Disse Cloud, vedendolo così disinteressato. “Dietro tutto questo ci sono stato io! Quel qualcuno che ha voluto regalare alla sua amica il giocattolo che tanto desiderava sono stato io. Ma quel ‘giocattolo’ era la speranza di rendere felici delle persone e tu, maschino quale sei, ne hai approfittato.” Avvicinò Rufus a sé. “Questo non te lo perdonerò mai.”
 
Rufus, dal suo canto, non disse una parola.
 
Non ritenne opportuno spendere del tempo a spiegare a Cloud mesi di lavoro dove, anche con la sua preziosa Tifa Lockheart, era successo di tutto.
 
Cosa mai avrebbe potuto capire solo da poche parole?
 
No…
Ne Cloud, ne nessun altro avrebbe mai potuto comprendere ciò che c’era stato fra loro.
 
L’alchimia che si era generata dopo tanti contrasti e disaccordi.
 
Sarebbe stato inconcepibile per chiunque. Per chiunque tranne che per loro che avevano vissuto sulla loro pelle tutto quello, passando entrambi per quello stato di inquietudine, di incertezza, di odio…fino a capovolgere totalmente quegli stessi sentimenti, che inspiegabilmente però continuavano a legarli.
 
Sì, perché l’avversione e le loro diversità erano quegli stessi elementi che invece li avevano portati a legarsi.
 
Solo lui e Tifa avrebbero potuto ricordare quei mesi, consapevoli di ciò che lentamente era cambiato fra loro. In verità con una spontaneità illogica, questo sì.
Ma il tutto in modalità così naturali che persino loro non se ne accorsero subito.
 
 
Rufus…si era innamorato di Tifa. Realmente.
 
 
Lui che non aveva amato nemmeno i suoi genitori, aveva amato lei. La sua “ex-nemica”.
 
La ragazza del suo nemico.
 
Il membro AVALANCHE che aveva cercato di uccidere in una camera a gas come capro espiatorio.
 
La ragazza che lo aveva sempre guardato con odio.
La ragazza che non faceva che rinfacciargli i mali della Shin-Ra.
La ragazza che aveva dato un senso alla sua voglia di ‘rinascere’ e di essere un nuovo Rufus Shinra.
La ragazza, il cui bacio, il cui sguardo, il cui corpo, la cui mente, lo avevano ammaliato, più di quanto lui stesso non fosse capace di fare con gli altri.
 
Tifa lockheart…un solo nome. Una donna come tante.
E che invece aveva fatto tutto questo.
 
Si ritrovò così a sorridere.
 
Intanto Cloud sbottò.
 
“Cazzo, dì qualcosa!” disse spazientito, scaraventandolo via.
 
Rufus emise diversi colpi di tosse.
Non aveva preso i suoi medicinali, quella mattina, e il colpo di Cloud, sebbene non particolarmente violento, era stato sufficiente per smuovere la sua salute cagionevole.
 
“Cos’è che vuoi sapere, Strife? Se mi sono divertito con la tua amichetta? O magari… vuoi sentirmi dire che la amo?” gli disse beffardo, ma Cloud non stette fermo nel vederlo sogghignare e gli sferrò un colpo immediatamente.
 
Rufus barcollò.
Tuttavia non reagì, si limitò ad osservarlo con i suoi gelidi occhi azzurri.
Cloud era furente di rabbia nei confronti di quell’uomo, si chiedeva cosa lo trattenesse nel colpirlo ancora e distruggere ciò che aveva creato in quell’azienda.
Ma ancora di più, ciò che lo mandava in escandescenza, era che si trattava di Tifa.
Era di lei che stavano parlando e mai avrebbe dovuto permettere che uno come lui le si avvicinasse.
 
“’È di Tifa che stai parlando! Non dimenticartene mai! Quella stessa che ora ti ha gettato nella polvere! Non mi risulta che uno che vuole giocare si lasci far cadere da un pupazzo!” gli urlò con gli occhi pieni di rabbia.
 
Rufus era un vero diavolo. Un uomo senza scrupoli. Un uomo che stentava a credere che potesse riuscire ad ingannare persino una donna come la sua amica d’infanzia.
 
Tuttavia era ben conscio di ciò che lui provava per lei.
Perché Cloud si era perfettamente reso conto dei sentimenti che Rufus nutriva nei riguardi di lei, Tifa.
 
Rufus infatti non aveva esitato, nemmeno un istante.
Non aveva giocato la sua carta vincente, il suo asso nella manica.
 
Aveva invece gettato le carte in tavola ammettendo la sconfitta.
Ammettendo di preferire l’incolumità di lei alla sua rovina.
 
Gli sferrò un pugno che Rufus riuscì a deviare, questa volta.
Fece frettolosamente un veloce cenno al suo Darkie perché non attaccasse il biondo.
Al suo posto, fu lui stesso a girarsi di scatto e a colpire in pieno viso Cloud il quale si ritrovò quasi a terra.
Solo allora Rufus gli mostrò le nocche delle dita, facendogli vedere il tirapugni di ferro che aveva con se.
Cloud si pulì la bocca guardandolo con disprezzo, ma in qualche modo felice di potergliele suonare ‘alla pari’.
Rufus mantenne un atteggiamento freddo.
Questa volta non si lasciò andare al suo solito modo di fare beffardo. Fu pronto a ricevere il contrattacco di Cloud, che fermò prontamente, nonostante non fosse abile nel combattimento come lui.
 
I due continuarono a farsi guerra, attraverso pugni e giochi di sguardi minacciosi.
 
Alla fine, sfiniti, ed entrambi col sangue alla bocca, si guardarono in cagnesco.
 
Rufus poggiato contro il muro, piegato quasi a metà, ansimante.  
I suoi capelli solitamente perfetti, ora ricoprivano buona parte del viso.
Cloud invece era premuto contro la scrivania, contornato da tutte le carte di lavoro del biondo presidente, oramai inesorabilmente in disordine.
 
Dopo il lungo momento in cui stettero a guardarsi, senza dire una nulla, fu il ragazzo dai capelli a punta a prendere parola.
 
“Ti disprezzo…”
 
“Lo so, Strife.” Rise Rufus, ancora affannato.
 
I due non spezzarono quel contatto visivo per nessun motivo.
 
D’improvviso Rufus vide Cloud chinare il viso e fare per rimettersi in piedi. Il presidente sentì di poter abbassare la guardia anch’egli, così lo imitò e si sollevò anche lui.
Il ragazzo dai capelli a punta gli diede le spalle e stette in silenzio per qualche attimo, poi girò il viso e lo guardò in cagnesco.
 
“Falla soffrire ancora… e sappi che sarò la tua persecuzione una vita intera.” Gli intimò. Rufus sapeva che non scherzava affatto.
 
Dapprima sorpreso per quelle parole, il presidente quasi subito ne afferrò il loro senso.
Chiuse gli occhi e chinò il capo. Poi rise leggermente. Per qualche motivo, quelle parole gli avevano fatto piacere, in un certo senso.
Tuttavia…oramai era troppo tardi.
 
I suoi occhi tornarono a incrociarsi con quelli del biondo.
 
“Suppongo questo sia il momento degli addii.” Gli rispose, poi lo guardò. “Non avremo il tempo di perseguitarci a vicenda, Strife.”
 
A quel punto si inoltrò nell’ombra, al di la della scrivania, e vi prese posto. Poggiò i gomiti sui braccioli e girò la sedia per rivolgerla verso la grande vetrata che affacciava su tutta Edge. Sebbene le veneziane abbassate, riusciva ad intravederla abbastanza bene.
 
“Domani partirò. Tifa non lo sa. Non lo sa quasi nessuno. Così chiuderò questo lungo capitolo.” concluse.
 
“Così fuggi con la coda fra le gambe, Shinra?” Lo provocò Cloud.
 
“Forse…” ammise Rufus, non mancando questa volta del suo innato sarcasmo.
 
 
 
Tifa avrebbe sofferto?
Forse sì.
 
Ma il dolore sarebbe stato lenito, prima o poi.
 
Rufus, rimanendole accanto, non avrebbe fatto altro che rendere la voragine nel suo cuore sempre più profonda fino a separarli in maniera irrimediabile.
 
Non avrebbe mai preteso che lei lo seguisse.
E questo al di la di come erano andate a finire le cose.
 
 
 
 
 
Tifa…
Sembra imbarazzante pensare certe cose, ma il mio cuore si è inaspettatamente aperto a te.
 
Non avrei mai potuto credere che potesse succedere anche ad un uomo come me.
Un uomo che non ha mai dato grossa importanza a certe cose.
A certe cose…come l’amore.
 
 
 
Nonostante le nostre rispettive divergenze, il mio lato sentimentale, che credevo oramai morto, ha creduto potesse funzionare.
Il mio orgoglio mi ha spesso portato a dire che stavo solo ‘giocando con te’.
Che ci siamo ‘divertiti’, che è stato un ‘momento’.
 
Tuttavia, posso prendere in giro persino me stesso fino a questo punto?
 
 
 
Ti amo.
 
 
 
Sì…
Perché nonostante tutto…io continuo a desiderarti incessantemente.
 
 
 
Entrambi abbiamo amato condannare le nostre vite a vicenda.
Entrambi inspiegabilmente non siamo riusciti a capire cosa stesse succedendo, eppure è successo.
 
Ed è per questo…che me vado.
…Ti amo a tal punto da preferire lasciarti andare.
 
 
 
Dio, non avrei mai creduto di poterlo fare.
Io che ho sempre lottato per avere a tutti i costi ciò che desideravo. Qualunque cosa essa fosse.
 
Invece, ecco che me ne vado e ti lascerò per sempre.
Perché riconosco che saresti più felice senza di me.
 
 
Il mio cuore è a pezzi.
Sento come se avessi perso una parte di me.Una parte che credevo perduta, oppure che non fosse addirittura mai esistita.
E quella parte l’avevi composta tu.
L’avevi composta in un uomo che ha costruito la sua intera esistenza lontana dai sentimenti e non conosceva niente di tutto questo.
 
 
Per questo…preferisco lasciarti.
 
Niente addii, niente parole…
Voglio conservare per sempre il tuo ricordo, e spero che anche tu possa conservare il mio.
Almeno quel poco di buono che riuscirai a ricordare, eh, eh…
 
 
 
Sembra che io non sia destinato ad avere qualcuno accanto…
 
 
 
Addio.
 
 
 
 
***
 
Cloud si inoltrò fuori l’azienda, e si ritrovò presto a ciondolare per il viale di ghiaia che la contornava.
Aveva ancora la mente assorta nei suoi pensieri quando in lontananza, nei pressi del cancello, vide Tifa.
 
Tifa era ferma e sembrava averlo già notato da un po’.
Si avvicinò alla lucente moto nera dell’amico e attese che Cloud la raggiungesse.
 
“Tifa.”
 
“Ciao, Cloud.” Si fermò. “Ehi…ma che ti è successo?” disse vedendogli la faccia segnata dai lividi.
 
“Niente. Lascia stare” tagliò corto lui, ovviamente
 
Tifa portò con le dita una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Cloud era sempre così, inutile insistere.
Poi gli si rivolse con fare leggermente esitante.
 
“Rufus è qui, vero?” chiese. “Ho parlato con Reno, mi ha detto che forse sarebbe venuto.”
 
Cloud sembrò tentennare, poi sospirò appena e, montando sulla moto le rispose.
 
“Non c’è. Suppongo abbia il suo bel da fare. Avrai sentito in che casino si è cacciato.”
 
Cloud preferì mentire.
 
Sapeva benissimo che Rufus era nel suo ufficio, ma non era sicuro che incontrarlo sarebbe stata la cosa migliore per Tifa.
Tifa sembrò quasi capire che Cloud gli stesse nascondendo qualcosa, ma Tifa non aveva visibilmente voglia di indagare oltre.
 
“In verità no..” disse lei. “Non ho avuto il…cioè, non ho trovato il tempo per informarmi molto.” Poi aggiunse. “Immaginavo non fosse qui, non avrebbe nemmeno tanto senso.”
 
Cloud annuì appena.
 
“Vuoi un passaggio?”
 
La ragazza scosse la testa, sorridendogli. Lasciò dunque il ragazzo per la sua strada.
 
Nel cuore, avvertiva ancora una forte pesantezza.
Tifa aveva lasciato andare Cloud senza indagare troppo perché era fin troppo evidente il perché fosse giunto in azienda a quell’ora e proprio quel giorno.
Le sue azioni avevano spiegato più delle parole.
Che Rufus fosse davvero lì o meno, non lo sapeva. Poteva immaginare, però, cosa avesse spinto Cloud a mentirle, nel caso.
Non trovò il coraggio di entrare.
 
Ritornò così al Seventh Heaven, scossa e all’improvviso uno strano tremolio la pervase.
 
“Stu…stupida! Che mi prende?” disse a sé stessa, portando una mano sulla fronte, e in quel momento si rese conto di non essere sola in casa.
 
Marlene era seduta su uno dei divani del bar. Tifa la guardò con gli occhi sgranati mentre lei faceva per chiudere un libro per bambini e dirigersi verso di lei.
Tifa rimase immobile, poi all’improvviso si smosse e si rivolse alla ragazzina.
 
“Marlene..! Non sapevo fossi in casa.” disse, attonita.
 
La piccola la guardò quasi infastidita.
 
“Io leverei quella faccia fossi in te.” Le disse.
 
“Quale faccia?” chiese negando l’evidenza.
 
Tifa si sforzò di sorridere e fece per dirigersi ai piani superiori, dove era la sua camera da letto. La voce di Marlene la bloccò.
 
“Papà non mi ha voluto dire niente, ma la Tifa che conosco io è la persona che ha sempre saputo dirmi cosa fare quando avevo paura di sbagliare.” Alzò gli occhi e Tifa la ricambiò girandosi verso di lei. “Quindi sappi che io penso che tu sia capace di fronteggiare qualsiasi cosa! Non so che cosa succede a voi grandi, ma so chi sei! Quindi non essere così triste.”
 
Gli occhi di Marlene di colpo si fecero umidi. Era fin troppo ovvio che la bambina, vivendo con Tifa da quando non aveva nemmeno quattro anni, avesse imparato a conoscerla. Negli ultimi mesi era stata così distante. Il lavoro l’aveva sommersa e Rufus…
Non aveva avuto il tempo di pensare a quelle persone così care come, appunto, la dolce figlia di Barrett.
 
Tifa si inginocchiò di fronte a Marlene e l’abbracciò con un gesto così saldo che la piccola se ne sorprese.
 
“Marlene...” sussurrò. “Non sono la persona forte che credi. Ci sono cose…difficili. Ci sono cose difficili da fare.”
 
Marlene ricambiò il suo abbraccio.
 
“Ma tu fai tante cose difficili…” le rispose.
 
“Pensi che potrei riuscire sempre?” le chiese quasi ingenuamente. Era come se una parte di lei volesse le parole innocenti di un bambino. Aveva il forte bisogno di qualcuno che le dicesse che avrebbe trovato la forza per affrontare qualsiasi situazione.
 
“Certo!”
 
Marlene le sorrise e allora anche Tifa la ricambiò. La giovane si sorprese di vedere quella che considerava quasi una super eroina, scoppiare a piangere.
 
Era solo un inganno della sua mente che Rufus fosse sparito dalla sua vita.
 
Sebbene le cose non fossero andate verso un lieto fine, avrebbe voluto trovare tanto la forza di parlare, di trovare quelle parole giuste che al momento le sfuggivano completamente.
 
Quella bambina, però, la fece quasi sentire più forte. Sentì che forse valeva la pena per davvero sentirsi potenti e sicuri per non crollare.
 
Non esisteva un modo giusto per dire addio a Rufus, o per guardarlo negli occhi senza paura.
 
Tifa si riabbandonò in quel dolce abbraccio, sperando per davvero che quelle lacrime facessero sparire il lato insicuro di sé per far spazio ad una Tifa ‘rinata’.
Sperava che potesse per davvero essere la donna che vedeva Marlene e che fosse solo lei a non rendersi conto di quanto fosse forte in verità.
 
Dall’angolo delle scale, intanto, Barrett stava guardando la scena.
Era irritato, eppure inquieto e triste nel vedere Tifa in quello stato.
Vedendola con Marlene, aveva preferito non intervenire. Del resto, Marlene, la sua bambina, forse aveva trovato persino delle parole migliori delle sue.
 
Osservò Tifa, quella ‘bambina’ che vedeva quasi come una figlia, e gli sembrò strano quanto soffrisse per quell’uomo, Rufus.
Nei giorni che erano passati dall’attacco all’azienda, l’aveva vista apatica e disinteressata, sebbene si fosse sforzata molto per nascondere il suo forte disagio.
 
A Tifa…piaceva per davvero ‘quello’?
Non poteva accettarlo, assolutamente!
 
Avrebbe tanto voluto ritrovarselo davanti per fare di lui una poltrona da mettere in salotto come trofeo.
 
Ma Tifa gli voleva bene. Lei voleva parlargli.
Probabilmente, sapeva anche del suo fallimento.
Sebbene non avesse seguito i notiziari con loro, probabilmente aveva già intuito che per lui la situazione non era affatto facile.
 
Barrett abbassò lo sguardo e si rese conto che avrebbe dovuto fare un passo indietro.
Non era quello, purtroppo, il momento in cui chiedere spiegazioni. Non era quello il momento per sapere cosa era accaduto e cosa provasse Tifa.
 
***
 
Era stato così che, quello stesso pomeriggio, Tifa aveva deciso che sarebbe andata da lui. A casa sua, ad Healin. In azienda non ci era riuscita e alla fine era andata via non trovando il coraggio di affrontarlo.
 
Tuttavia aveva bisogno di guardarlo in faccia per l’ultima volta, o di tentarci almeno.
 
Incoraggiata da Marlene, aveva ritrovato la forza per rialzarsi e comprendere che Rufus non poteva sparire così dalla sua vita.
 
 
[…]
 
 
….e Rufus era effettivamente lì.
 
Tifa era entrata e, trovando la porta aperta, se lo era trovato dinanzi, intento a sistemare casa.
 
Guardandosi attorno, notò i tanti pacchi posti all’ingresso.
Rispetto l’ultima volta che aveva visto casa di Rufus, ora dava un’impressione completamente diversa.
 
Era vuota, senza quel tocco che la rendeva una casa moderna e perfetta per uno come lui.
Non c’era più nulla, gli scaffali erano vuoti, e vi erano tanti scatoloni d’imballaggio.
Sul suo volto si disegnò una nota di malinconia e capì che quel che stava vedendo rispecchiava la realtà dei fatti: Rufus stava per davvero lasciando Edge.
 
Vedere tutto questo con i suoi occhi le fece affrontare la realtà in maniera così tangibile, che Tifa si sentì quasi presa alla sprovvista.
 
Rufus intanto era lì, a fissarla, in parte sorpreso, in parte curioso.
Non si fece molte remore nel rivolgersi a lei.
 
“Tifa. La tua visita mi lascia senza parole. In tutti i sensi.” Poggiò una mano sul comodino che aveva affianco a sé. “Sul serio. Mi chiedo il perché di questa tua visita.”
 
Rufus non si avvicinò, come era abituata a vederlo fare, né le sorrise o prese a beffeggiarsi di lei.
Il tono della sua voce era ironico, ma assolutamente serio e senza alcuna voglia di fare inutili giri di parole.
Tifa posò nuovamente lo sguardo sugli scatoloni, poi, gli si rivolse.
 
“Ho saputo che vai via.” Tentennò un attimo. “Per questo sono qui.”
 
I suoi occhi si andarono a incrociare con quelli del ragazzo, che sembrava per davvero non comprenderla.
Accattivante, lui prese a camminare verso di lei, con quel suo atteggiamento irritante e irresistibile.
 
“Sii sincera, tesoro. Cos’è che ti aspettavi, venendo qui? Pensavi avessi voglia di parlarti? O che…avessi qualcosa da dirti?” sorrise appena. “Gli addii di circostanza mi sembrano inutili, se non irritanti, Tifa.”
 
“Addii di circostanza? Che vai dicendo!? Ovvio che sarei venuta, non ti sembra?” gli rispose con toni alti, risentita da quell’atteggiamento e da quelle parole.
 
“Perché dovrei aspettarmi i tuoi saluti? Tu che non mi hai lasciato nessuna scelta, d’avanti alla tua folle azione!”
 
Rufus sembrò rispondere assolutamente irritato, come raramente lo aveva visto fare. Non aveva un volto costruito, ma era sincero. Era sinceramente arrabbiato.
 
“Ti avrei messo io con le spalle al muro, adesso?” gli urlò lei di getto. “Sarò stata anche impulsiva, ma non è colpa mia! Tu avevi una scelta! Per la tua cara Shin-Ra, potevi benissimo lasciar…”
 
“Non c’era una scelta.” La interruppe lui fermo, guardandola dritto negli occhi.
 
Il suo sguardo era glaciale e distante come non mai.
A Tifa sembrò quasi come trovarsi davanti ad uno sconosciuto.
 
Anzi no.
 
Conosceva quel tipo di sguardo, da parte sua.
Era lo sguardo che aveva sempre visto dietro il suo volto beffardo e arrogante. Lo sguardo di un uomo che si era sempre rifiutato di sbattere la testa a terra.
 
Rufus adesso era crollato, ma non era ancora capace di chinare il capo. Non era capace di mostrare a Tifa l’orgoglio della sua famiglia vacillare.
 
Il biondo fece per prendere una valigia posta vicina a lui, ma un improvviso capogiro lo fece un po’ traballare. Lei lo affiancò immediatamente.
 
Notando lo sguardo di Rufus perplesso, che la guardava sistemandosi dopo quel piccolo malore, Tifa si rese conto di quel che aveva fatto e si sentì a disagio.
 
Lei si preoccupava ancora molto per lui.
 
Chiuse la bocca stringendola quasi come una morsa.
Avrebbe voluto dirgli di prendersi più cura di sé. Voleva dirgli di consultare un dottore che non gli desse medicinali così potenti…o forse, desiderava solo dargli le sue solite ‘strigliate’.
Perché avrebbe tanto voluto che sapesse quanto pensasse ancora a lui.
 
Rimasero di fronte l’uno all’altra per un po’, distogliendosi a vicenda lo sguardo.
 
“Lo sai, no? Lo sai che non abbiamo più granché da dirci.” Le disse, con voce rauca, lui.
 
Tifa annuì, continuando a tenere il capo chino.
 
“Io…ho saputo che eri qui, in attesa di sistemare le cose in azienda.” Disse, poi.
 
Rufus annuì e abbozzò sulle labbra un aspro sorriso.
 
“Sistemare le mie cose, ah? Cosa dovrei sistemare più in azienda?”
 
Tifa lo guardò perplessa. Rufus strinse le spalle trovando Tifa persino divertente.
Lei si accorse di questo suo atteggiamento e se ne risentì.
 
“Qui è tutto pronto, oramai. Anzi, levarmi di torno è stato semplicissimo.” Riprese a parlare il biondo. Guardò Tifa e quasi la costrinse a ricambiarlo. “Da come sono andate veloci le cose, suppongo che la mia assenza giovi a molte persone. Ah, ah!” disse, non trattenendo, alla fine, una risata maligna. Una risata che racchiudeva tutta l’amarezza della frase da lui stesso pronunciata.
 
“Smettila! Come puoi parlare così! Con tanta gente che ha creduto nei progetti fatti!” gli urlò lei, stanca di quelle parole.
 
“Come te..?” gli rispose lui fulmineo.
 
Lo sguardo di Rufus era sempre può sinistro e il suo sorriso era irritante e pungente.
Tifa sentì molte sensazioni invaderla, in quel momento. Prese a tremare.
 
“Sei....” disse con tono basso. Poi urlò. “ Sei stato solo vittima di te stesso! Ora non puoi prendertela se qualcuno ti biasima!”
 
Il presidente la guardò con sprezzo. Si chiedeva come Tifa potesse dirgli quelle parole. Lei che sapeva i dietro le quinte più di chiunque altro.
Non stette a rifletterci troppo, comunque.
 
Si avvicinò all’imboccatura delle scale, allontanandosi da lei.
 
“Inutile parlare, allora. Piuttosto rasserenati, domani non sarò più un tuo problema.” Disse secco avviandosi all’ingresso.
 
Tifa si girò di scatto.
 
“Perché domani?” gli chiese, leggermente sulla difensiva.
 
Rufus rise di nuovo.
 
“Non te l’hanno detto? Domani vado via da qui.”
 
A Tifa le si gelò il sangue.
Tutta la cattiveria che li per li aveva nutrito per Rufus all’improvviso sparì.
 
 
Rufus partiva così presto?
Non l’avrebbe più rivisto..?
Era il loro ‘addio’ , quello?
 
La sua vita… sarebbe tornata definitivamente quella di sempre…
 
Tutto sembrò sparire.
 
Sia Rufus che Tifa si abbuiarono. I loro occhi si spensero e, con essi, anche ogni loro emozione, sebbene i loro rispettivi cuori battevano più forte che mai, consapevoli che quello non fosse l’epilogo giusto della loro storia.
 
“Allora… per davvero non abbiamo più molto altro da dirci.” Gli disse lei, infine.
 
“Eh, già...” le rispose lui, e sospirò.
 
 
[…]
 
 
Ecco che la vita prendeva ancora una volta una piega diversa.
 
Rufus, un uomo di grande ambizione, per l’azienda e per se stesso, pur di non preferirsi morto si era rialzato e si era fatto avanti. Era stato pronto a redimersi e ricominciare in qualche modo. Eppure niente gli aveva negato quel terribile destino a cui sarebbe inesorabilmente andato incontro.
 
Tifa aveva cambiato, in qualche modo, le cose.
Si erano scontrati e lui aveva fatto di tutto per demolirla. Ma, forse, a furia di colpirla, qualcosa invece si era scalfito. Forse persino più in lui che in lei.
 
L’amore e l’odio.
Erano stati entrambi i fattori.
 
Era stata un’inesorabile conseguenza?
O faceva parte anche quello del gioco?
 
Loro erano solo un ex-presidente e una ribelle avalanche. Cosa c’era da illudersi?
 
No…
Non si possono cambiare le regole di gioco.
Una partita può essere migliore di un’altra. Ma le regole rimangono sempre le stesse.
 
Invece, ironia della sorte, quello stesso inganno avrebbe portato nuova sofferenza e devastazione.
Avrebbe portato altra solitudine per quello stesso gioco che avevano accettato di fare pur sapendo del pentimento in agguato.
 
 
“Rufus…provi la stessa cosa?”
 
 
Altrove, Rufus era nel buio della sua casa proprio come Tifa. A riflettere. Forse…aveva persino paura.
 
Paura verso il futuro. Avvertì di nuovo quell’inquietante sensazione che lo faceva sentire in colpa di essere ancora vivo.
Portò le mani sul capo, rannicchiato in quell’angolo di casa.
In realtà, c’erano tante cose che balenavano nella sua mente, in quel momento.
Forse per via della sua giovane età, o della sua testa piena di idee spesso assurde. Ma aveva la sensazione in corpo che, invece, non era così che dovevano andare le cose.
Una parte di sé si convinceva sempre di più che era un illuso a credere che quella situazione era più grande di lui e che sarebbe stato molto meglio non dirsi nulla più.
Rufus volle credere a questo.
Tuttavia riconosceva che in quel momento egli stava ingannando persino se stesso.
 
Nello stesso tempo, Tifa alzò gli occhi al cielo, nel buio della sua stanza.
 
 
“Io…cosa provo, invece?”
 
 
Tifa scosse la testa, cercando di prendere sonno. Ma era anche quella una copertura. Era ancora vestita, con canotta bianca e gonna corta nera. Non c’era da prendere in giro nessuno. Non aveva bisogno di dormire.
Così come non aveva bisogno di tutto quell’odio.
 
Quell’odio…
Quello che provava per Rufus….
 
Era solo una convenzione.
 
Lo odiava perché era convenzione che fosse così. Perché le saliva il cuore in gola se diceva il contrario.
Ma, del resto, quando mai le cose giuste erano state anche le più facili da accettare?
 
Alzò lo sguardo verso l’orologio e lesse che erano già le cinque di mattina.
Eppure era ancora buio.
 
Si alzò e si diresse fuori.
 
Mentre guardava le strade deserte e sentiva sulla pelle l’aria di primo mattino, si sentì quasi stupida di trovarsi lì. In quel momento.
 
“Rufus…chissà se sei già andato via..” si chiese, con voce bassa.
 
Sorrise, sentendo quasi che, una parte di sé, fosse pronta a correre a casa sua, alla stazione, stesso a Junon…pur di dirgli quello che davvero voleva dirgli.
 
Tentennò un attimo e avanzò di qualche passo, ma il suo super-io era così potente che la fece bloccare.
 
Lentamente, si diresse di nuovo al Seventh Heaven.
Mentre faceva per chiudere la porta, un malessere interiore la pervase nuovamente. Tuttavia sigillò nuovamente i suoi sentimenti nel suo cuore e rientrò.
 
 
[…]
 
 
“Tifa! Svegliati!”
 
“Eh? Co…sa?”
 
Tifa aprì gli occhi. Si era addormentata sul divano e affianco a lei c’era Aerith. Sembrava preoccupata. Difatti l’aveva svegliata piuttosto bruscamente.
 
“Guarda che Rufus sta andando via! L’hanno detto prima in televisione!” le urlò.
 
Tifa aveva ancora la vista annebbiata ma, a quelle parole, subito si smosse una reazione.
Guardò l’amica con gli occhi sbarrati e l’espressione tipica di chi non crede alle proprie orecchie.
Di colpo però ritornò mogia e poggiò nuovamente la testa sul bracciolo del divano.
 
“Cosa dovrei fare?” disse con tono spento.
 
“Non credo a quello che sto sentendo!” disse Aerith, disapprovandola enormemente. “Io non sono allenata come te e rischierei un collasso, ma se fossi in te sarei corsa a dirgli qualcosa!”
 
Tifa la guardò a malapena. Sentiva una forte apatia in corpo.
 
“Per dirgli cosa, scusa? Mi odia…e io odio lui.”
 
La ragazza in rosa si alzò.
 
“Non ci credo!”
 
“Cosa non credi?”
 
Aerith portò le braccia sul petto e le incrociò.
 
“Se lo pensassi davvero, saresti già corsa a dirglielo!”
 
“Perché mi dici questo?” il cuore le prese a battere forte. Poi di colpo, sbottò. “Credi forse che sia impazzita? Ovvio che vorrei urlargli contro ancora parecchie cose! A quello Shinra bastardo! Ovvio che non pensavo sarebbe partito così! Ma cosa posso fare, ora?!”
 
Alla bruna vennero quasi le lacrime agli occhi.
Era finita.
 
Nonostante tutto, loro erano già giunti al capolinea. Perché avevano cominciato a camminare senza rendersi conto di essere praticamente alla fine.
 
Entrò Cloud nel bar.
 
Tifa lo guardò smarrita.
 
Lui non la degnò di uno sguardo e, noncurante, prese gli occhiali da sole dalla tasca e li indossò.
 
“Su muoviti.” Disse.
 
Tifa lo guardò perplessa.
 
“Guarda che sto parlando a te.” ripeté, con un volto parecchio scocciato.
 
“E perché?” disse lei in tutta risposta, completamente smarrita.
 
A Cloud sembrò persino ridicolo che fosse lui, in quel momento, a dare spiegazioni. Lui che non era affatto pratico di sentimentalismi .
 
“Ho una consegna da fare vicino la stazione e mi accompagni.”
 
Tifa lo guardò contrariata mentre faceva per alzarsi.
 
“Io non ti accompagno da nessuna parte! Non sono nemmeno pronta! Non indosso nemmeno le scarpe!”
 
Il biondo, in tutta risposta, fece per uscire. Poi, non vedendo ancora Tifa affianco a sé, si girò di scatto.
 
“Come sarebbe a dire non sei pronta?” di colpo alzò la voce. “Non c’è bisogno di essere pronti. Scattare! Al mio tre voglio vederti lavorare con quelle gambe e muoverti qua!”
 
“C-che atteggiamento alla Wallace è?!” gli urlò, portatosi di fronte a lui prima che Cloud cominciasse per davvero a contare. “Tu non urli mai! Perché ora lo fai?”
 
“Perché vedo che ha funzionato.” Disse soddisfatto.
 
Tifa sgranò gli occhi.
 
Cosa doveva fare a questo punto?
 
Vide intanto Cloud prendere posto sulla moto e attenderla impazientemente.
Quando l’amico prese di nuovo a parlare a mo’ di generale dell’esercito, Tifa scattò e si andò a sistemare dietro di lui.
 
“Che poi tu eri un soldier! Non un comandante!” gli urlò, mentre Cloud metteva in moto e faceva per dirigersi a destinazione.
 
“Lo so, ma avevo la stoffa.” Disse.
 
Tifa si sentì quasi presa in giro, ma il lungo silenzio che le serbò Cloud da quel momento in poi, fu l’ottima scusa per riflettere. Al che di colpo si illuminò.

Di colpo, capì il perché della presenza di Cloud in quel momento.

 
“Cloud! Tu non vorrai..?” disse sorpresa.
 
“Io non voglio proprio niente.” Le rispose visibilmente seccato. Forse neanche lui credeva a cosa stesse facendo…
 
“Cloud…” disse, senza parole.
 
Con una moto come quella di Cloud le ci sarebbero voluti pochi minuti per arrivare alla stazione. Una volta arrivata lì…
 
Sarebbe corsa, forse sarebbe arrivata in tempo, ma poi?
Cosa poteva mai dire a Rufus?
Non aveva molto tempo per pensarci e forse aveva persino paura.
Avrebbe preferito rintanarsi a casa sua. Evitare di affrontare quella situazione.
 
“Te ne pentiresti, fidati.” Le disse improvvisamente il biondo, infine.
 
“Pentire?” gli chiese.
 
“Siamo arrivati.”
 
La moto si fermò di colpo.
Tifa era con Cloud di fronte la stazione di Edge.
 
A Tifa sembrò strano pensare che proprio qualche giorno prima aveva solcato quella stessa stazione con Rufus.
 
All’improvviso, un avviso rimbombò nella stazione.
 
Era l’avviso della partenza del treno diretto a Junon.
 
Tifa rimase immobile, impietrita. Guardò le sue pantofole e toccò appena i capelli, che non aveva nemmeno pettinato.
 
“Cloud io non..!”
 
Cloud riaccese le moto.
 
“Io vado. Decidi tu che vuoi fare e pensa dopo ad affliggerti.”  Le disse il biondo dai capelli a punta.
 
Pur contrariato, ciò che Cloud aveva voluto dare a Tifa era una ‘carta’. Una ‘mossa’ che avrebbe potuto almeno lenire in parte il dolore e l’angoscia che l’avrebbe afflitta.
Poi avrebbe deciso lei cosa fare, ma almeno doveva tenere quella carta in mano, e decidere se giocarla o meno.
La sua carta, quella che lui le aveva dato, era quella di essere lì. Ed avere la possibilità di incontrarlo, almeno. Rufus Shinra…
Così Cloud rimise in moto la fenrir e si allontanò. Da quel momento in poi, la partita era di Tifa.
 
Lei lo guardò andare via e allora cominciò a guardarsi attorno. Si sentiva smarrita.
Cosa doveva fare? Dove doveva andare?
E se non avesse fatto in tempo?
Con tutta quella confusione sarebbe stata capace di trovare Rufus? E parlargli? E cosa diavolo gli doveva dire?
 
“Il treno diretto a Junon è in partenza con ritardo di tre quarti d’ora. Ci scusiamo con i passeggeri per il ritardo. Il treno diretto a Junon è in partenza con ritardo di tre quarti d’ora. Ci scusiamo con i passeggeri per il ritardo…”
 
“Cazzo!” urlò Tifa e, presa dalla fretta, si accorse che per davvero non aveva nemmeno un secondo da perdere.
 
Si ritrovò così a correre per la stazione, senza curare la gente che la guardava perplessa mentre avanzava. Non sapeva se era il momento o no di chiedersi tante cose e, in verità, la testa le si annebbiò a tal punto che non ci fece più troppo caso.
Sapeva solo che doveva correre e raggiungerlo.
 
All’improvviso sorrise.
 
“Certo che…facciamo sempre tutto di corsa, eh?”
 
Cominciò a sentire il fiatone soffocarla sempre di più, ma non accennò minimamente a rallentare la corsa.
 
Rufus…doveva vederlo.
Un’ultima volta. Ci doveva riuscire.
 
Non riusciva effettivamente a rendersi conto come Cloud avesse preso una decisione simile. Perché l’avesse portata lì.
Aveva visto qualcosa che lei non vedeva?
In verità credeva che a tutti, maggior ragione per lui, facesse piacere quell’epilogo in cui avevano deciso di lasciarsi.
 
Invece ora era lì.
 
Rifletté a quanto fosse buffo il fatto che aveva avuto lo stesso pensiero alle cinque di mattina. Lì certo avrebbe avuto tutto il tempo necessario. Si, anche per prepararsi.
 
Rise fra sé pensando che, vedendo Tifa in quello stato, Rufus avrebbe potuto perfino spaventarsi.
 
Lo aveva negato fino all’ultimo. Aveva negato da sempre la loro esistenza. L’esistenza dei suoi stessi sentimenti.
Aveva detto a se stessa e a tutti che era meglio così. Che le cose non potevano che andare in un’unica direzione.
 
 
Era una bugia.
 
Erano tutte una squallida bugia.
 
 
Non era vero che Rufus l’aveva accecata, raggirata.
Tifa sapeva fin dall’inizio lui chi era. Sapeva fin dall’inizio dei suoi piani e della sua ambizione.
 
Si era solo nascosta dietro quella facciata, affinché le fosse stato più facile, un giorno, allontanarsi da lui.
 
 
Scese le scale e arrivò nei pressi di un binario, che trovò vuoto.
Si bloccò di colpo e le si gelò il sangue.
 
“Anf…anf…è già…andato?” disse, scioccata.
 
Aveva ancora il fiatone, che le rendeva quasi impossibile parlare, tuttavia cercò comunque di guardarsi attorno, senza perdere la calma.
 
“Da quanto tempo è partito il treno per Junon?” chiese ad una persona a caso.
 
L’uomo la guardò perplesso.
 
“Non è ancora partito. Parte nel binario qui dietro, a momenti.”
 
“Non è ancora partito? Davvero?” disse illuminandosi all’improvviso. Corse di colpo via, ringraziando l’uomo che la ricambiò perplesso.
 
Non era ancora partito! Il treno era ancora li. Aveva solo sbagliato binario.
Si sentì rasserenata, ma non era ancora detto tutto. Doveva ancora raggiungere il treno prima che tutti i suoi sforzi fossero stati vani.
Era stanca, tantissimo. Correre a perdifiato in quella circostanza, con il cuore a mille e senza un benché minimo preavviso, era  insostenibile. Ma Tifa dovette ammettere che Cloud aveva avuto ragione.
Era un qualcosa che doveva fare o se ne sarebbe pentita per sempre.
 
***
 
Rufus intanto aveva parlato già più volte con il capotreno, stanco e irritato di quel terribile ritardo.
 
Gli avevano detto che era una questione di pochi minuti, ma Rufus era troppo altolocato per sopportare un trattamento simile.
Si mise sulla poltroncina e guardò l’orologio nervoso.
Era da tre quarti d’ora che gli dicevano che il treno sarebbe partito a minuti.
E poi era lui che apparteneva ad una famiglia di imbroglioni.
Rimase diversi minuti fermo, senza pensare. Del resto, aveva pensato fin troppo, in quegli ultimi giorni.
 
All’improvviso quella catenina dorata attirò la sua attenzione.
La catenina era appesa al suo collo e solo allora si ricordò che, da quel giorno, non l’aveva più tolta.
 
La prese fra le mani delicatamente e la guardò.
Qualcosa si smosse dentro di lui e non provò affatto rabbia. Più…rammarico.
 
Sorrise pensando che era davvero un peccato non averci provato ancora un po’.
Socchiuse gli occhi sapendo che sarebbe stata dura, adesso.
Era stata dura sapere che l’unica persona che a cui si fosse mai affezionato, di lì a poco sarebbe sparita.
 
Aveva solo quella catenina, alla quale assegnava più significati.
 
Un ricordo, un simbolo del loro amore, un simbolo d’addio…
 
Quale vincesse sull’altro non ne aveva idea.
Del resto…quella era la sua Tifa.
 
Si affacciò distrattamente dalla finestra e guardò la gente.
Sentiva un’insolita calma, come se per qualche attimo, in quel momento, si ritrovasse in uno spazio bianco. Di lui adesso non esisteva nulla.
 
Non provava nulla, e per certi versi, si sentì persino rasserenato della cosa.
 
La gente attorno correva, aveva fretta…
Lui invece, per una volta, sentì la calma albergare dentro.
Non essendoci abituato, si sentì strano. Ma si lasciò cullare da quella sensazione, specie sapendo che presto sarebbe finita.
 
E proprio mentre guardava ancora tutte quelle persone che ne vide una particolarmente irrequieta. Guardava ovunque, correva e poi si avvicinò al treno spaventata.
 
“Certo, non mi aspettavo che questa ‘quiete’ sarebbe finita così presto.” Disse mentre sul suo volto si disegnava un sorriso saccente.
 
Guardò Tifa rivolgere domande alle persone e correre perdendo persino di tanto in tanto le pantofole.
Rufus, quando la vide vicina al treno, mentre era intenta a spiare i passeggeri, si affacciò aprendo il finestrone.
 
 
 
 
 
“Miss Lockheart! Hai completamente sbagliato direzione.” Le disse divertito.
 
 
 
 
 
Tifa sobbalzò e lo vide lì, con il suo solito viso beffardo e lo sguardo altezzoso.
 
Rufus…
 
Rimase paralizzata, incredula di averlo trovato.
Era lì, ed aveva il volto che ricordava. Finalmente tornato con quello sguardo saccente e da cretino che aveva visto spento l’ultima volta.
 
“Rufus!”
 
All’improvviso sbottò la ragazza.
Si fermò, avendo ancora il fiatone. Aveva difficoltà a parlare, poi aggiunse.
 
“E perché esci fuori solo ora?!”
 
Rufus portò le braccia sul finestrone e le incrociò fra loro.
 
“E io che quando sono venuto mi aspettavo di trovarti qui pronta a darmi un bacio d’addio. E invece sono proprio l’ultimo dei tuoi pensieri.” Le disse con un finto rammarico, generando l’ira di Tifa che invece aveva i capelli arruffati, gli occhi gonfi, le gambe stanche e il fiatone ancora terribilmente insopportabile.
 
“Vaffanculo!” gli urlò.
 
Rufus rise e trovò inspiegabilmente bello vederla lì, in quel momento.
 
Tifa…la sua odiosissima e amabilissima Tifa Lockeheart.
 
I suoi occhi tornarono luminosi, azzurri, come quelli di sempre. Avevano riacquistato improvvisamente la loro luce.
 
“Sei venuta per dirmi questo?” le disse, deridendola come solo lui sapeva fare.
 
Tifa strinse i pugni per farsi coraggio.
 
“Ovvio che no! Scendi un secondo, ti devo dire una cosa!”
 
Rufus rise di nuovo.
 
“Ma il treno sta per partire. E se lo perdo?” disse scherzoso.
 
“No che non lo perdi! Scendi un attimo.” Gli ripeté stanca.
 
I loro occhi si incrociarono per qualche istante e in loro albergò la stessa sensazione.
Quella di essere felici di ritrovarsi di nuovo l’uno di fronte l’altra.
 
Era come se di fronte a quella situazione, tutti i problemi fossero spariti. Come se non ci fosse più nulla da temere.
Come se di fronte ad un addio tutto sparisse e subentrasse di nuovo quell’emozione. Quella stessa dove Rufus non era più lo Shin-Ra e Tifa non era più una ribelle che non poteva credere in lui.
 
All’improvviso, però, il treno si mise in moto e l’annunciò della partenza rimbombò fra i binari.
Questa volta non era più un ritardo.
 
Il treno stava partendo per davvero.
 
“R-Rufus!” gli urlò lei non sapendo cosa fare.
 
Tifa rimase spaesata di fronte quell’improvviso movimento.
Lo guardò con gli occhi smarriti, rivolgendoli a lui.
 
Rufus, dal suo canto, ritornò serio e prese anche lui a guardarsi intorno. Si rese conto che era fatta. Il treno si stava preparando per la partenza.
 
“Dai, muoviti, Tifa!” le disse. “Anche una cosa carina, falla ora!” provò ad aggiungere, ironizzando la situazione.
 
Ma Tifa sentì il sangue gelarsi nuovamente.
Non poteva urlarli in quel modo tutto quello che voleva rinfacciargli e dichiarargli.
Non potevano parlare così.
 
Semplicemente…non aveva fatto in tempo?
 
Si sentì pervasa da una sensazione di vuoto e Rufus se ne accorse, al che si alzò.
 
“Il treno diretto a Junon è in partenza. Ci scusiamo con i passeggeri per il ritardo. Il treno diretto a Junon è in partenza. Ci scusiamo con i passeggeri per il ritardo.”
 
“Cosa…cosa devo fare?” disse Tifa a sé stessa.
 
Non poteva fare granché.
Aveva fatto in tempo a vederlo, ma non a parlargli.
 
Indietreggiò appena, mentre vedeva il treno mettersi in moto. Aveva l’ansia addosso, sentiva che non era così che dovevano andare le cose.
 
Provò tanta rabbia nei suoi confronti, perché era stata una stupida.
Una stupida piena d’orgoglio.
 
Se non fosse stata così orgogliosa, non sarebbe andata a casa di Rufus per dire quelle bugie.
 
Non avrebbe perso tempo. Un tempo che non sarebbe ritornato.
 
“Ehi Tifa!”
 
Sentì all’improvviso una voce urlare. Sbandò nell’udirla e, girandosi attorno, vide Rufus sul portellone del treno.
Subito corse in sua direzione e lo guardò sbigottita.
 
“Cosa…cosa ti salta in mente di fare? Il treno sta per partire!” gli disse.
 
“Meglio vederci così, che io affacciato dalla mia postazione, no?” le sorrise.
 
Tifa si rese conto che Rufus era di fronte a lei.
Li, proprio come sperava di vederlo.
 
Si sentì così felice che di colpo fu costretta a girare lo sguardo lontano dal suo per non lasciarsi tradire dalle emozioni.
 
“Certo che tu…ne fai di cose strane!” gli disse leggermente tremolante.
 
“Senti chi parla. Poi mi dovrai spiegare quale buon senso, che dici di aveva più spiccato di me, ti ha spinta a venire così conciata in una stazione.” Rise per spezzare il ghiaccio.
 
Tifa strinse le spalle e arrossì appena.
 
“Avevo fretta.”
 
Ai due si avvicinò il capotreno.
 
“Il treno deve partire, chiuda la porta.” Disse.
 
Rufus tentennò, poi guardò Tifa.
 
“Ho bisogno di parlare con questa donna un attimo.” Disse.
 
Tifa rimase a guardarlo.
 
“Devo chiudere, mi spiace. Scelga se rimanere o uscire.” Detto questo, si allontanò per controllare anche gli altri portelloni.
 
 
 
A quel punto Rufus, con disinvoltura, scese dal treno.
 
 
 
“R-Rufus!” gli disse sgomentata Tifa.
 
Rufus la guardò serio, come se trovasse assurdo quello sguardo.
 
Il biondo scosse appena la testa e attirò l’attenzione della ragazza sui suoi occhi.
Perché avevano ora e in quel momento bisogno di parlare.
 
“Tu hai sempre avuto bisogno delle mie dimostrazioni per sapere quanto io ci tenga a te. È per questo…”
 
Si bloccò nel parlare. Il treno chiuse tutte le porte e un assordante fischio avvisò la sua partenza. Quella definitiva.
Il treno cominciò lentamente a muoversi e prese ad allontanarsi dai due.
Solo quando i rumori meccanici terminarono, che Rufus continuò la frase.
 
“…che sono qui, adesso.”
 
Tifa sgranò gli occhi e rimase a guardarlo come sotto shock.
 
“Il treno! Rufus! Avvisali! Guarda che lo stai perdendo!No…lo hai perso!!”
 
Urlò lei all’improvviso.
 
Il treno prese velocità e in pochi attimi fu fuori dalla loro portata.
 
Tifa gli si rivolse di nuovo, non capendo.
Non comprendeva nemmeno perché Rufus fosse così serio, per nulla esterrefatto.
Rimasero poi di fronte. A guardarsi.
 
Rufus…
 Gli era bastato vederla per cambiare completamente i suoi piani?
Lei che non lo meritava affatto?
 
Sentì una morsa al cuore che le strozzò le parole in bocca.
Il suo volto si fece turbato e non poté fare a meno di guardarlo senza riuscire in alcun modo a distogliere lo sguardo da lui.
 
“Tu…” disse con voce velata, ma Rufus la interruppe.
 
Si portò vicino a lei sempre di più.
 
“Cosa dovevi dirmi?” le chiese con una soavità che Tifa non sapeva potesse appartenergli.
 
 
Rufus aveva lasciato il treno per Junon a causa sua e non sapeva nemmeno cosa dirgli.
Non trovava la forza per ragionare e non trovava il coraggio per agire.
 
Lui era lì, a guardarla, e rimase in silenzio in attesa di una risposta che in realtà non aveva bisogno di parole.
Tifa sentì il cuore battere e per quanto si sforzasse non riuscì a fare altro che balbettare.
 
“Io…ehm…” disse specchiandosi nei suoi occhi, incapace di fare altro.
 
Rufus a quel punto addolcì lo sguardo, che divenne più penetrante. Portò una mano sul viso di lei e la sfiorò appena.
L’avvicinò al suo viso e continuò a guardarla. Era quello il momento in cui aveva bisogno di sentirla. Di sentire la sua Tifa più vicina che mai.
 
“Tu pensi che io abbia sbagliato a scendere?” le chiese. “Io non me lo chiedo affatto. Perché so che non lo è.”
 
Tifa socchiuse gli occhi e si sentì completamente scossa da quelle emozioni che riusciva a stento a contenere. Rufus le si avvicinò sempre di più.
 
“Perché lo sai anche tu, vero? Che mi vuoi. Che se ti bacio ora, non te ne pentirai.”
 
Tifa annuì appena, schiudendo le labbra e assecondando il suo bel presidente, che premette la bocca contro la sua.
 
Solo allora Tifa si lasciò completamente alle spalle ogni incertezza per abbandonarsi a quella dolce sensazione.
 
 
 
 
Trovo ironico pensare che, forse, non aveva mai avuto bisogno di altro.
 
 
 
 
Non credeva lo avrebbe baciato di nuovo, non credeva che avrebbero di nuovo raggiunto quell’intesa.
 
Gli portò le mani sulle spalle e lo assecondò ancora, presa da quel momento e sentendosi sempre più alienata da ogni cosa che li circondasse.
 
Rufus, a quel tocco, strinse entrambe le braccia su di lei.
La tenne così stretta che Tifa poté sentire nitidamente la sua passione.
L’ardore che in quel momento pervadeva anche lui.
 
La paura di aver rischiato di perderla per sempre.
 
Tifa sentì di poter entrare nella sua mente e sentire attraverso quel bacio, che da delicato, si fece sempre più intenso e passionale, quanto anche lui avesse sperato di trovarsi di nuovo lì, con lei.
 
Riuscì a percepire la sua anima infelice e spezzata, ora ricomposta grazie a lei.
 
Anche lui…non aveva che desiderato altro.
La sua ambizione più grande era stata lei.
 
 
La felicità tanto ambita, altro non era che il desiderio di essere amato. E questo era successo grazie a lei…Tifa.
 
 
Essere di nuovo un tutt’uno con lei…
Solo allora si rese conto della sciocchezza che avrebbe fatto ad andare via. Al disastro al quale sarebbe andato incontro lasciandola, rovinando la sua vita per sempre, senza di lei.
 
Perché senza di lei nulla avrebbe avuto più lo stesso senso.
Lui stesso, non sarebbe più stato nessuno, e sarebbe rimasto accecato solo da falsi ideali… quando l’unica cosa che desiderava era solo questa.
 
Tifa lo strinse forte, condividendo quei suoi sentimenti.
 
Era stata accecata da lui, ma era anche stata quella stessa cecità a farle, invece, vedere cose che non aveva mai visto.
 
Aveva visto delle cose che in Rufus non avrebbe mai creduto di poter vedere.
Cose che l’oblio che contrassegnava il loro rapporto l’aveva sempre fatta scappare.
 
E alla fine, aveva avuto un’esperienza indimenticabile.
 
Era riuscita ad aiutare quei bambini.
Aveva almeno dato loro un posto dove stare.
Aveva lavorato con i suoi ex-nemici, ricredendosi persino su di loro.
Si era divertita molto a scontrarsi con Rufus e alla fine, quasi come un curioso scherzo del destino, si era persino innamorata.
In quel tempo stesso anche molte cose della sua vita erano cambiate.
Nonostante molti pilastri fossero crollati, Tifa era stata completamente coinvolta nella vita del ragazzo.
E nonostante i mille sensi di colpa, questi andavano a svanire quando erano loro due, assieme.
 
…E anche se quei sensi di colpa fossero tornati… oramai aveva compreso che ne aveva bisogno più di qualunque altra cosa.
Perché erano così, Rufus e Tifa.
 
Tifa si allontanò e lo guardò, sentendo i suoi occhi brillare, finalmente.
 
“Ma ora come farai con i tuoi affari a Junon?” gli chiese.
 
Rufus, per la prima volta, le rivolse un sorriso. Un sorriso diverso. Per nulla saccente, per nulla irritante.
Era il vero sorriso di Rufus.
Ed era stupendo.
 
“Oh, non lo so. Penso che Tseng mi riporterà i bagagli e Darkie.” Rise appena. “Sarà entusiasta.”
 
Tifa gli sorrise, e Rufus la ricambiò, rivolgendole la faccia saccente di sempre.
 
“Come pensi che andrà a finire?”
 
“Dipende da come la prende il tuo papà, e anche quell’altro tuo papà. Adesso che mi credevano fuori gioco.” Rispose scherzosamente, ma nemmeno troppo.
 
Tifa rise, non capendo molto bene, ma non riuscì a trattenere quella sensazione che non sperava più di poter provare.
Rufus all’improvviso sfilò la giacca bianca e la mise sulle spalle di lei.
 
“Prenderai freddo. Andiamo su.” Le disse.
 
Tifa strinse la giacca attorno a se e si affiancò a lui.
Lo prese per mano e lo guardò felice.
Rufus la ricambiò, rimanendo sorpreso di quel gesto.
 
“Che hai così all’improvviso?” le chiese. Non era abituato a vedere nei suoi occhi quella felicità.
 
Tifa gli sorrise ancora.
 
Rufus…era qui per lei.
Anche se in quel momento aveva perso tutto. Anche se una parte di lui, forse, non l’avrebbe mai perdonata.
Rufus…
 
Rufus aveva in tutto questo fatto una scelta davanti ai suoi occhi, e questo le sarebbe bastato tutta la vita.
 
“Ti volevo dire che…ti amo.” Disse esitante, ma poi sentì il coraggio giusto.
 
 
 
Lo amava.
 
 
 
Doveva dirglielo.
Almeno una volta.
E ora era finalmente pronta ad ammetterlo.
 
 
 
Rufus rimase senza parole a guardarla, poi corrucciò il viso e distolse lo sguardo come non aveva mai fatto.
 
Tifa si sorprese che…sì.
Rufus stava proprio arrossendo.
 
“Ti sei fatto rosso!” gli disse indicando il suo viso, scioccata. “Si, si! Sei rosso! Chi l’avrebbe detto che proprio tu, che fai tanto il saccente, invece ora sei in imbarazzo! Non l’avrei mai creduto! E se me lo avessero rac..AHIA!!” si interruppe dopo che Rufus le tirò appena un capello per dispetto.
 
“Togli quella faccia, Lockheart. Guarda che riprenderemo a discutere molto presto e a lasciarci una continuazione. Siamo pur sempre un avalanche e uno Shinra, no?”
 
Rufus dapprima la guardò facendo l’offeso, poi le sorrise e velocemente serrò di nuovo le labbra sulle sue.
Tifa sbarrò gli occhi per quell’improvviso gesto, poi comprese.
Comprese che quella era la sua risposta.
 
La loro storia non sarebbe stata facile.
 
Non era stata facile prima ancora di cominciare, figuriamoci cosa sarebbe accaduto ora che erano di nuovo, finalmente, assieme.
 
Tuttavia in quel momento erano immersi nella folla della stazione, e le loro figure andarono lentamente a confondersi con quelle degli altri.
Non erano soltanto un ex-membro AVALANCHE e un ex-presidente della Shinra inc.
In quel momento la loro stessa immagine, di amanti che si baciavano nella folla, faceva comprendere al mondo quanto loro non fossero delle icone opposte e inconciliabili.
Inconciliabili per convenzioni e pregiudizi.
Erano lì, e l’essere immersi in quella parte di mondo, mentre tutto scorreva, faceva comprendere quanto nessuno fosse poi tanto diverso, quando era l’amore a unirli.
 
Perché si deve ascoltare il proprio cuore, quando esso ti chiama.
Perché si deve ascoltare il proprio cuore, quando non si sa cosa fare.
 
Perché non si deve mai dire addio, senza prima ascoltare il proprio cuore.
 
 
 
 
Oblio -Dimenticanza, abbandono da parte del pensiero ma anche da parte dei sentimenti e degli affetti. Annullare il proprio pensiero o la propria attività in qualcuno o in qualcosa. –
 
Annullare ogni arroganza, pregiudizio, contesto…
 
E credere che almeno in quell’istante…
 
 
 

…. sia possibile.

 
 
 
 
….Sia possibile amare, comprendersi, sperare, sognare…
Dimenticarsi di tutto e di tutti in un mondo pieno di convenzioni e trappole pronte a scattare a qualsiasi errore. Pronte a farci crede che esistano cose giuste e sbagliate. Pronte a farci credere che esiste chi perde e chi vince.
 
Abbandonarsi e credere che ci sia qualcosa di meno grande di quel che sembra…
Che ci sia un posto dove semplicemente sia possibile…
 
 
 
 
E alla fine ritrovarsi a pensare che quella sia stata davvero la scelta giusta.
 
 
 
 
 
-FINE-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Signori e Signore…
 
Alla fine, dopo tre anni dalla pubblicazione del primo capitolo di “Oblivion”, siamo finalmente giunti alla fine.
Un finale atteso prima di tutto da me stessa, poiché questa è stata la coppia che per più tempo mi ha fatto fantasticare nella mia vita ‘virtuale’, diciamo.
Sembrerà strano a dirsi (ma anche no), ma il mio amore per Rufus e Tifa è rimasto vivo per anni, e ha fatto  nascere in me il desiderio di far conoscere ad altri utenti quanto una coppia del genere potesse comunicare. Oggi  posso dire con soddisfazione di essere riuscita nel mio intento, e al di la di tutto, sono orgogliosa di poter dire che al mondo, in Italia, esiste una fanfic su di loro scritta da me.^^
Una fanfic nella quale ho messo amore, ma anche tanta razionalità. Perché volevo rappresentare loro, e non solo la mia passione di vederli assieme.
Il mio intento era entrare nelle menti dei due protagonisti e mostrare come potesse muoversi una storia su di loro, costruendo dei presupposti ed elaborando sempre con coerenza e meditazione le loro rispettive azioni.
Perché la storia uscisse quanto più possibile verosimile. Perché ripeto…volevo rappresentare Rufus e Tifa. La loro storia.
O almeno la possibile storia che si potrebbe verificare seguendo gli eventi di Final Fanatsy VII Advent Children, un periodo che fornisce degli interessanti spunti per elaborare il futuro dei nostri protagonisti.
E adesso che ho finito…quanti ricordi…e quante persone nella mia mente che mi hanno accompagnata.
Mi sento commossa davvero.
Essendo una fanfic su un crack pairing, ovvero una coppia inusuale che non ha grossi presupposti nell’opera originale, non mi aspettavo tutto questo,  quando cominciai a scrivere.
E’ doveroso per me, arrivata a questo punto,  fare un tributo a tutti voi che mi avete seguita e sostenuta.
 
Uno special thanks…
 
A coloro che hanno aggiunto questa storia fra le loro preferite:
 Aranel Yukino
 
ChiyoChan8
 
Kasdeya
 
Krisma
 
Lady_Moony
 
Malbethy
 
Marie16
 
Morpheus
nightfox
OrihimeInoue
SheryPon
shining leviathan
Soundofsilence
stuck93
the one winged angel
Tifa_heart
Tifa_Lockheart
Valy1090
yukino_lang08
 
___Chocolate
 
A chi l’ha aggiunta fra le seguite:
Aerithuccia
animalcrossing94
Black_Thunder
ChiyoChan8
La Lady
Natsuko91
RoyalCanadianB
shining leviathan
Soundofsilence
Valy1090
 
A Chihiro che l’ha messa nelle ricordate.
 
 
 
E infine… un GRAZIE VERAMENTE SPECIALE, e a cui devo tutto, è a chi calorosamente mi ha recensita.
 
 
Ricordate…se ho deciso di portare a termine la storia…è stato PER VOI.
Per voi specialmente.
Perché dopo tante opinioni scambiate, tante affettuose parole, e anche critiche, non sono riuscita ad essere indifferente.
Mi avete colpita nel profondo con il vostro affetto e la vostra presenza.
La maggior parte di voi non è mai venuta a mancare, anche dopo i miei scarsi aggiornamenti, e ho potuto sentire dalle vostre parole quanto avete amato questa storia e questa coppia, come me.
 
La cosa mi ha trasmesso una gioia e un entusiasmo che non dimenticherò mai.
 
E’ a voi che dedico questo finale.
 
  
 the one winged angel
 Marie16
shining leviathan
 
Un posticino a parte per loro, che mi hanno seguita fino alla pubblicazione dell’ultimo capitolo, quando oramai non mi aspettavo che dopo un anno qualcuno mi seguisse ancora realmente^^
GRAZIE DI VERO CUORE!!!! Vi Adoro!
 
 Tifa_heart
 yurinoa
Morpheus
Natsuko91
Black_Thunder
thembra 
 
 
Coloro le cui recensioni sono state fra le più costanti! Grazie davvero! Spero che avrete modo di leggere il continuo della storia e sapere che siete stati fondamentali per l’ultimazione della fanfic! Un bacione anche a voi!
 
Tifa_Lockheart
RoyalCanadianB
Aranel Yukino
OrihimeInoue 
 La Lady
animalcrossing94
Valy1090
 piichan
 stuck93
 Isarith
 Shuriken
 Erenwen
 V a l y
 
Grazie anche a voi, che mi avete accompagnata in questa “avventura”!! Grazie mille per il vostro caloroso sostegno!
 
 
 
 
 Con questo…il sipario si chiude.
Grazie per questa bellissima esperienza.
 
Un Kiss
 
Fiammah_Grace
 
 

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