Sette anni dopo.

di _Milla3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno a Fairy Oak. ***
Capitolo 2: *** Due piccole pesti. ***
Capitolo 3: *** Flashback. ***
Capitolo 4: *** Primo giorno di scuola. ***
Capitolo 5: *** Litigi, appuntamenti e mareggiate. ***
Capitolo 6: *** Il segreto di Camelia. ***
Capitolo 7: *** Aria di novità. ***
Capitolo 8: *** 'Devi aiutarmi'. ***
Capitolo 9: *** Pulcini innamorati. ***
Capitolo 10: *** Malinconia. ***
Capitolo 11: *** Il rapimento. ***
Capitolo 12: *** Il suo sorriso. ***
Capitolo 13: *** Come è finita (Iniziata). ***



Capitolo 1
*** Ritorno a Fairy Oak. ***


Felì
 

Non avrei mai pensato che, dopo sette anni, avrei percorso questa stessa strada, sarei tornata in questo stesso villaggio. Mentre volavo, in quella mattina di maggio, le mie ali fremevano dall'entusiasmo, e anche dalla paura. La lettera era arrivata da Pervinca Burdock, un mese prima. E diceva così.

'Gentile fatina dal nome imprununciabile, che però io conosco molto bene, ho saputo che il suo servizio sta per terminare, e avendo aspettato tanto, pur di avere lei e solo lei come fata-tata, le richiedo servizio a Fairy Oak, presso i miei nipotini. Sono due bambini, un maschietto di un anno e un altro che è ancora nella pancia della mamma, e non sappiamo cosa sia. Se lei vorrà presentarsi il compenso sarà lo stesso che riceveva quando faceva la fata-tata in casa Periwinkle. Distinti saluti. Sperando che lei accetti la mia richiesta, un forte abbraccio. Vì.'

Una lettera scritta in modo formale, così formale che non mi sembrava che a scriverla fosse stata la mia Pervinca. Ma quel 'Vì' alla fine mi fece pensare che fosse stato il suo modo di scherzare. Dio, quanto mi mancava Fairy Oak! Dopo essermene andata, avevo preso servizio presso una famiglia la cui fata era morta da poco. Sarei dovuta restare solo per sette anni, infatti la bambina a cui dovevo badare ne aveva otto. Mi commuoveva pensare che le gemelle avessero aspettato tanto - addirittura un anno, dopo la nascita del bambino di Vaniglia - pur di avere me come fata-tata. Era tutto così meraviglioso. Sorpassai la casa che per tanto tempo era stata la mia dimora, quando ero ancora al mio primo incarico, e arrivai all'indirizzo che mi era stato dato. Una casa accogliente anche da fuori, piena di rose, di viole, fresie, e ovviamente pervinche e vaniglie, i fiori preferiti di Babù. Si sarebbe visto da lontano che lì c'era lo zampino di una strega della luce, e per me, che conoscevo Vaniglia tanto bene, era ovvio fosse lei. Bussai il campanello con non poca fatica, e mi venne ad aprire un uomo, che io non conoscevo poi tanto bene, ma che riconobbi al primo sguardo. 
«Ci si rivede, Jim Burium» Lui sorrise. Aveva in braccio un bambino, di un anno circa. «Già, Felì, sembra sia destino. Beh, lui è Leòn. Ha aspettato tanto per conoscerti.» Leòn, mi spiegò poi Jim mentre parlavamo, stava per 'Dente di Leone'. Mi disse anche che Vaniglia stava riposando insieme a Camelia, la bambina che era nata giusto due giorni prima. Mi maledissi mentalmente per essere arrivata così in ritardo. Mentre io e Jim chiacchieravamo, qualcuno bussò alla porta. Lui andò ad aprire, lasciandomi a socializzare con il piccolo Leòn, che mi guardava con i suoi grandi occhi verdi dalla culla. Jim tornò dopo nemmeno due minuti, con qualcosa che mi fece dimenticare per un momento il bambino. Pervinca, la mia Vì. Più bella e più grande di quando l'avevo lasciata, con la pancia leggermente arrotondata, sicuramente da una gravidanza, al fianco di un Grisam più bello e più grande. 'La mia famiglia' pensai 'Sono tornata a casa'. Baci abbracci, qualche lacrima, in realtà. Era strano rivedermeli lì, tutti di sette anni più grandi, e sapere che sarei stata con loro per quindici - e forse più - lunghi anni. Nel mentre si svegliò Vaniglia. La vedemmo scendere le scale, con Camelia in braccio e un sorriso a trentadue denti. Riusciva a camminare a malapena, ma appena mi vide accellerò il passo, e mi sembrò non fosse mai cresciuta. «Felì, Felì!» Arrivò vicino a me veloce quanto le permettevano le sue gambe, ancora stremate dal parto recente, chiedendo a tutti perché non l'avessero svegliata. «Volevamo lasciarti dormire, amore. Sei così stanca..» Jim si avvicinò a lei con fare protettivo, tenendola per un fianco ed aiutandola a camminare. Le facilitai le cose svolazzando accanto a lei.
«Ciao Babù..» sussurrai. Tutto mi sembrava così irreale. Ancora adesso non riesco a descrivere quella scena. Ormai si era fatto tardi. «Le vedrai domani alla mamma, papà, zia Tomelilla. C'è tempo, Felì, starai con noi tanto tempo.» Mi disse Pervinca, vista la mia impazienza a voler andare a trovare la famiglia che mi aveva accolto tanti anni prima. Sembravano invertiti, i ruoli. Per una volta era lei che cercava di calmare i miei bollori. Oh, trovai Pervinca così cambiata, così come un po' tutti. Andai a dormire, nel mio barattolo - Le gemelle l'avevano conservato -, pensando a tutto quello che avrei fatto negli anni a venire.
 

Dal diario di Vaniglia

 

Caro Diario. 
Non ci crederai mai, ma Felì è arrivata. Mi è mancata così tanto! Pervinca me lo aveva sconsigliato, ma quando ho saputo che avrei dovuto aspettare solo un anno per avere lei, non ho voluto sentire ragioni. Certo, a quel punto anche lei si era convinta. Ed è stata dolcissima a non richiederla per suo figlio - o figlia, chissà. Voglio che Leòn e Camelia abbiano come fata-tata la migliore, voglio che crescano come siamo cresciute io e Pervinca, voglio che siano felici. E Felì è la cosa migliore che sarebbe potuta capitare ai miei bambini. Oggi, quando mi sono svegliata dal riposino pomeridiano che Jim mi costringe a fare tutti i giorni - beh, in effetti non mi dispiace, ma oggi c'era Felì, avrebbe anche potuto svegliarmi! - l'ho trovata che chiacchierava con Pervinca, Grisam e Jim. Nel frattempo guadava Leòn con una tale tenerezza, che anche un bambino avrebbe capito che lei era la scelta giusta, che lo era sempre stata. Anche quando sono uscita dalla camera, mi si è avvicinata, e mi ha salutata con 'Ciao, Babù'. E' tanto tempo, ormai, che nessuno mi chiama più così. E con Felì io torno un po' bambina. Beh, ora ti lascio, credo che Camelia si sia svegliata, ed anche se ora c'è Felì con lei sono sempre in apprensione, in fondo mi conosci, sai come sono fatta. A domani, Diario. Vaniglia.


Spazio dell'autrice:

Come vedete, ho cercato di rimanere il più possibile nello spirito della storia. Insomma, non ho sconvolto la trama, o almeno ci ho provato. Ho voluto aggiungere, a differenza del libro, che è narrato solo da Felì, la sezione 'Dal diario di Vaniglia', così per avere due punti di vista. I nomi per i bambini sono stati forse la parte più difficile. Per Camelia ho cercato di non cadere nel banale, con nomi tipo 'Rose', 'Margherita', 'Viola', e così via. Mi ha anche aiutato il fatto che io mi chiamo Camilla, e ho quindi optato per un nome simile al mio, che amo. Per lui invece è stato complicato, perchè un maschio con un nome di fiore non mi piace. Ho cercato 'Dente di Leone' in inglese. Dandelion. Ma mi sembrava troppo 'Impegnativo' per un bambino, quindi ho ripiegato su Leòn. Beh, che dire? Spero vi piaccia quello che ho scritto. Attendo i vostri commenti con ansia. Grazie per aver letto fin qui. Un bacio<3

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Capitolo 2
*** Due piccole pesti. ***


Felì
 

Ormai ero in quella casa da ben cinque anni. I bambini erano cresciuti. Leòn aveva sei anni e mezzo. Come la mamma amava scrivere, ed aveva i suoi occhi verdi. Era tranquillo. Troppo tranquillo, per essere un mago del buio, gli ripeteva sempre Pervinca. A volte dimenticavo che i figli di Vaniglia, come la zia, erano destinati ad essere un mago e una strega del buio. E che quel mostriciattolo scatenato di Stella, la figlia di Pervinca, fosse una piccola streghetta della luce. Camelia si faceva ogni giorno più bella. Lei e Stella avevano solo sei mesi di differenza, e facevano tutto insieme, erano identiche in tutto e per tutto, erano due pazze scatenate che facevano impazzire me e Vaniglia, e facevano divertire come una matta Vì, che ovviamente era felicissima per il carattere di sua figlia, così simile al suo da bambina. Camelia era come il padre, una viaggiatrice nata, curiosa e attenta ai dettagli. Aveva i capelli dello stesso colore di Vaniglia, e gli occhi neri di Jim. Mi sentivo tanto fortunata, ad essere tornata a Fairy Oak, e ad aver trovato delle persone tanto speciali. Ogni tanto, quando portavo i bambini dalla nonna, mi fermavo a conversare con Lalla Tomelilla, e il tempo sembrava non essere passato mai. 
Quegli anni furono tanto perfetti, turbati solo da una cosa. Una cosa che portò un profondo dolore in tutti i cuori del villaggio. Pochi giorni dopo il quinto compleanno di Camelia, si diffuse una voce, nel villaggio. Una sparizione. La sparizione di Shirley Poppy. Tutti noi sapevamo cosa volesse dire. Shirley era morta, dando alla luce Cassia. Un altro infinito potere, che come nasceva spegneva quello precedente. Tutti cercammo di stare vicini a Tommy, inconsolabile per la morte di Shirley. Ma lo sapeva. Sapeva a cosa andava incontro, quando l'aveva sposata, sapeva che l'avrebbe persa, un giorno. Cassia gli faceva compagnia, e il suo umore migliorava di giorno in giorno. Piano piano la vita nel villaggio riprese. Ma nessuno avrebbe mai dimenticato Shirley.
Le mie giornate andavano avanti tranquille, per quanto potessero esserlo con Stella e Camelia accanto. Ma ero felice. Felice come non ero ormai da tanti anni.

 

Pervinca
 

Certo, ero cambiata, era ovvio. Felì mi aveva lasciata ben tredici anni fa, e si meravigliava del mio cambiamento? Adesso ero una donna, ero una donna felice, appagata dalla sua vita. Avevo abbandonato quell'aria da bambina, ed ero diventata una persona migliore. Il merito? Di Grisam, naturalmente. Anche se era stato principalmente l'arrivo di Stella, a cambiarmi. Quel giorno ero seduta nel giardino di Vaniglia. Io e lei conversavamo, mentre i nostri bambini giocavano allegramente, sorvegliati da Felì. Stella si faceva ogni giorno più bella. Visto che, comunque, era quasi sempre insieme a Leòn e Camelia, e quindi sotto il controllo di Felì, mi ero lasciata convincere da Grisam a non prendere una fata-tata. Mancavano pochi giorni al suo quinto compleanno, ed aveva appena perso il suo primo dente da latte. L'inizio di tutto, insomma. Mi sembrava strano pensare che mia figlia, specie con il carattere che si ritrovava, sarebbe stata una strega della  luce. In più era nata da un mago e una strega del buio. Era la cosa più assurda mai sentita. La osservavo. Aveva i capelli biondi e gli occhi verdi, un sorriso che avrebbe fatto invidia al sole. E al posto degli occhi aveva due stelle. Era stato questo a spingermi a darle quel nome, che di fiore aveva ben poco. «Potrebbe ricollegarsi alla stella alpina» aveva azzardato Vaniglia, nel momento in cui tutti - e con tutti intendo mia zia Tomelilla - si erano lamentati. E così Stella aveva potuto avere il suo nome. Mai nome fu più adatto ad una bambina. Non lo credevo solo io. Lei era davvero una luce. Mia figlia era la cosa più bella che mi fosse mai successa, senz'ombra di dubbio.
 

Felì
 

Insomma, andava tutto bene. Fu un periodo in cui, però, avevo a malapena il tempo di pensare. Dovevo stare dietro a tre bambini - Perché ero io che badavo a Stella, visto che non aveva una fata-tata - e dovevo assicurarmi che non combinassero guai. Con Leòn era facile. Gli mettevo un libro in mano e lo pregavo di stare buono. Lui mi obbediva. Invece le due cugine erano insopportabili. Mi facevano tanti di quegli scherzi, e spesso mi facevano spaventare. Quanto mi mancavano Pervinca e Vaniglia da bambine! Almeno era solo una che mi rompeva le scatole. Ora invece quelle due mi stavano rendendo la vita impossibile. Oh, cerco, le amavo. Le amavo con tutta me stessa, ed avrei fatto qualsiasi cosa per loro. Ma le avrei preferite più tranquille.
Un giorno, mentre giocavano ad arrampicarsi sugli alberi, Camelia cadde. Spaventata, volai subito da lei, ma ero solo una fatina, non potevo fare nulla. Fortunatamente non aveva perso i sensi. Piangeva e strillava, e mi si stringeva il cuore
Quel giorno Stella mi dimostrò di non aver preso solo il brutto carattere della madre. Corse verso la pasticceria che ormai era di suo padre - era il posto più vicino - e fece accorrere Duff Burdock. Lui tranquillizzò Camelia con un dolcetto, e poi la portò dal dottor Chestnut, che dopo tanti anni era ancora in perfetta forma. L'esito dell'esame - io e Stella aspettammo fuori con ansia - fu deprimente. Gamba rotta. Da quel giorno le bambine divennero più attente, capirono che non potevano fare di tutto, e che nella vita ci sono delle conseguenze per le nostre azioni. Ero ogni giorno più fiera di loro.
 

Dal diario di Vaniglia
 

Caro diario, 
non immagini che spavento! Oggi Felì è tornata a casa con un espressione pentita, e dietro di lei c'era Leòn. Ma non vedevo Camelia. Le ho chiesto cosa fosse successo, e mi ha risposto che Camelia era caduta - non mi ha detto da dove, ma ho il sospetto che non sia semplicemente inciampata - e che si era fratturata una gamba. La mia bambina! Se non ci fosse stato Jim a prendermi sono sicura che sarei svenuta. Le ho chiesto dove fosse, e mi ha risposto con Duff. La cosa mi ha tranquillizzata, di Duff mi potevo fidare. E' entrato circa cinque minuti dopo con la mia piccola in braccio. L'ho presa subito e l'ho riempita di baci, facendo attenzione a non farle male alla gamba. Jim e Leòn mi dicevano di calmarmi, ma sapevano che non l'avrei fatto. Quando si tratta della mia bambina impazzisco. 
Aveva gli occhi rossi, la mia Camelia, si capiva che aveva pianto. Io, che mi sono tanto impegnata per non far mai soffrire i miei bambini, in quel momento mi sono sentita una fallita. Lei non avrebbe più dovuto piangere, mai. E' una promessa, diario, cercherò di essere più attenta con lei. E' l'unico modo che ho per proteggerla. A domani. Vaniglia.

 

Spazio dell'autrice:

Ed eccomi di nuovo qui, in poco tempo. Innanzitutto grazie a Volpina Finceis per la calorosa accoglienza (Ti prometto che ci sarà molto più 'JimXVaniglia, nei prossimi capitoli), e ad Ambra Magica per i suoi complimenti.
Beh, che dire di questo capitolo? La morte di Shirley è un argomento che non avrei mai voluto toccare, ma purtroppo era una cosa ovvia. Ho anche preso in considerazione l'idea di farle adottare un bambino, ma ho pensato che poi alla sua morte nessuno avrebbe ereditato l'Infinito Potere. Stella e Camelia ... Beh, le vorrei far diventare le nuove Vaniglia e Pervinca, anche per questo ho messo, in questo capitolo, un po' in ombra Leòn. Magari gli farò avere una parte maggiore dopo. Spero che vi piaccia. Grazie a chi legge.<3

 

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Capitolo 3
*** Flashback. ***


Felì
 

Era un giorno di primavera molto caldo. I bambini erano andati a fare un escursione con Jim e Grisam, e a me era stato concesso - a dirla tutta, i due uomini mi avevano implorato di dar loro fiducia - un giorno libero. Seduta in giardino a bere limonata in compagnia delle gemelle e di Dalia, parlavamo del più e del meno. «No, così non va.» Vaniglia era nervosissima. Dopo l'incidente di Camelia, avvenuto quasi sei mesi prima, era diventata molto - troppo - protettiva. La bambina aveva perso la maggior parte delle libertà. Ma almeno quel giorno, volevo farla stare tranquilla. Quindi decisi di tenerla occupata con uno degli argomenti che la mia Babù preferiva da bambina: L'amore.
«Hei. In tutti questi anni non mi avete mai raccontato dei vostri matrimoni, voi due.» Come previsto, Vaniglia si illuminò. E mentre Pervinca faceva una smorfia di disgusto, iniziò a parlare.
 

Flashback
 

Jim e Vaniglia si erano sposati in primavera. Come aveva voluto lei, all'aperto. Lo scenario non poteva essere più perfetto. I ciliegi e i peschi in fiore erano meravigliosi, e rendevano l'atmosfera quasi sospesa. Lui, in completo nero, con quei capelli arruffati che nemmeno nel giorno più speciale del mondo avrebbe acconsentito a sistemare, era in piedi vicino al prete, e l'aspettava.
'Sono pronto? Certo che sono pronto, cosa dico? La amo, la amo come non ho mai amato nessuna, e quindi?' Sarebbe stupido chi iniziasse a pensare, dopo queste parole, che Jim avesse dei dubbi. Aveva paura. Qualcuno ha detto che ci vuole coraggio ad amare, ed ancora di più per farsi amare. In quel momento il coraggio mancava, ma si ricredette non appena lei fece la sua apparizione.
Vaniglia era bella. Lo era sempre stata. Ma quel giorno c'era qualcos'altro. Non era solo il vestito bianco, il colore della panna, del burro. Quel bianco dolce, non serio. Non erano solo i fiori che portava nei capelli, non era solo il bouquet. C'era qualcosa, nel suo sguardo, che la illuminava, ed illuminava le persone attorno a lei. Il suo sorriso era la cosa più bella che si fosse mai vista fino a quel momento in tutto il villaggio di Fairy Oak. Non sembrava nervosa, ma quando arrivò accanto a Jim lui si accorse che tremava. Le prese la mano dolcemente, guardandola negli occhi. 'Sei bellissima' avrebbe voluto dirle, ma sapeva che lei, in quel momento, aveva bisogno d'altro. 
«Ti amo.» Sussurrò semplicemente. E lei lo guardò, con uno sguardo pieno d'amore e gratitudine. Si scambiarono le parole di base, quelle che dicono tutti, ma che in fondo sono diverse per ognuno, perché ogni coppia che decide di sposarsi è differente, ognuna ha un sogno e un amore diversi.
Il matrimonio esiste dall'inizio dei tempi, è sempre lo stesso. Tuttavia è speciale per ogni singola persona. Quando le parole finirono, diventarono superflue, e il prete pronunciò la fatidica frase: 
«Vi dichiaro marito e moglie, può baciare la sposa» lei piangeva. Aveva aspettato Jim per quasi cinque anni. Da quel momento ne erano passati altri quattro. Nove anni. Nove anni che Vaniglia Periwinckle sperava di sposare Jim Burium. Nel momento in cui la baciò, tutto il mondo esplose. Finalmente era a casa.

 

Felì


Ascoltai quella storia quasi piangendo. Vaniglia era estasiata. Era incredibile - ma forse nemmeno tanto - pensare che, dopo tutti questi anni, lei fosse ancora così innamorata di Jim. Ed era meraviglioso vederla così felice. Ma ora toccava a Pervinca. «Non ho voglia di parlare del mio matrimonio. Io e Grisam ci siamo sposati. E basta.» Lo disse quasi come se non le importasse, come se quel momento per lei non fosse stato speciale. Ma lo sapevamo tutti che non era così. Quindi, anche se a malavoglia, fu costretta a parlare. Prima con un espressione annoiata, ma piano piano si lasciava rapire dal racconto. E dall'amore per Grisam.
 

Flashback
 

Il matrimonio di Grisam e Pervinca era stato semplice quanto quello di Jim e Vaniglia, anche se non nello stesso modo. Era inverno, e nevicava. Tutti morivano dal freddo, solo Pervinca sembrava perfettamente a suo agio, mentre strillava contro la sorella e Flox, che non riuscivano ad abbottonarle il vestito. Se la puntualità non era mai stata un suo pregio, di certo non ci teneva a fare tardi proprio quel giorno. Si era affidata completamente alle mani delle due, e quindi ora doveva solo rilassarsi e lasciarle fare. Si ritrovò a pensare a lei e Grisam. Un altro giorno avrebbe scacciato il pensiero, dandosi della femminuccia, ma a conti fatti, credette che almeno quel giorno poteva permettersi di essere un po' romantica.
'Pervinca, sai cosa? Se quando saremo grandi sposerai qualcun altro ti trasformerò in una poltiglia di fango e vermi' Era stato quello il modo bizzarro in cui lui le aveva proposto di sposarlo. E ancor più bizzarra la risposta di lei, che invece di sferrargli un pugno, aveva riso dicendo 'Affare fatto, Burdock, ci sposeremo.' Erano solo due bambini, due magici del buio che ancora non sapevano niente dell'amore. Adesso, a vent'anni, Pervinca si rendeva conto che lei e Grisam erano stati creati per stare insieme. Quasi in trance lasciò la casa - Lasciò sul serio, da quel momento avrebbe vissuto altrove - e si diresse verso la piazza. Lo scenario innevato era romantico quasi al pari di quello primaverile, e Pervinca sembrava la regina del ghiaccio, mentre si dirigeva, sorridente e impacciata, verso Grisam che l'aspettava all'altare. Pronunciò un '' semplice, senza emozionarsi. Quello non era niente, era solo dire a parole quello che loro due sapevano ormai da un secolo. Avrebbero passato la vita insieme, ne era certa.

 

Dal diario di Vaniglia
 

Caro diario,
Oggi Leòn e Camelia sono andati con Jim, Grisam e Stella a fare un escursione. Inizialmente non volevo, anche perché i due avevano chiesto a Felì di non accompagnarli, ma poi mi sono dovuta arrendere. E sarei stata tutto il giorno a pensare alla loro sicurezza, se non fossi stata distratta. Ti racconto per bene. Non avendo niente da fare, Pervinca e Felì mi hanno fatto compagnia, e hanno chiamato anche la mamma. Ero decisamente isterica, non facevo altro che lamentarmi per il fatto che gli sarebbe potuto succedere qualcosa di brutto. Quindi Felì, probabilmente per farmi pensare ad altro, ha chiesto a me e a Pervinca di parlare dei nostri matrimoni. E lì ho dimenticato tutto. Sarà anche passato tanto tempo - quasi dieci anni - dal mio matrimonio, ma è ancora nitido nella mia mente. Ed anche Pervinca è riuscita a parlarne con una semplicità ed una dolcezza che non credevo avesse. Insomma, sono riuscita a non pensare ai miei bambini in balìa di chissà quali pericoli, ed ho fatto anche bene. Quando sono tornati i loro sguardi erano così felici, che mi sono resa conto di aver esagerato con Camelia, proibendole di uscire per tutto questo tempo. Non succederà più. Adesso vado a preparare ai miei due angioletti una cioccolata calda, e chiedo scusa a Camelia. A domani. Vaniglia.
 

Spazio dell'autrice:


Wow. So che sei recensioni in due capitoli non sono chissà quante, ma per me sono importanti, e vi ringrazio uno per uno, per tutti i complimenti. Beh, inizio col dire che questo capitlo è dedicato a Volpina Finceis e a La_Stella_ che mi hanno chiesto qualcosa su JimXVaniglia e GrisamXPervinca. Visto che la storia è incentrata su Stella e Camelia, l'unico modo per inserire loro, almeno in grandi misure, mi è sembrato il flashback. Spero sia quello che volevate.
Parlando del capitolo ... Credo, o almeno spero, di essere riuscita a rendere bene l'idea. Di essere riuscita ad immedesimarmi sia in Vaniglia sia in Pervinca, e di essere riuscita a darvi qualche emozione. Ci vediamo nel prossimo capitolo. Un bacio forte a tutti<3

 

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Capitolo 4
*** Primo giorno di scuola. ***


Felì
 

Era uno dei primi giorni di settembre, un giorno come un altro. Se non fosse che quello era il primo giorno di scuola. Camelia e Stella sarebbero andate in prima elementare. Le due cugine erano state fortunate ad essere nate con soli sei mesi di differenza. Camelia aveva compiuto sei anni a maggio, e Stella li avrebbe fatti a novembre. 
Era già un anno che Leòn non faceva che raccontare alla sorella e alla cugina di quanto fosse 'spaventosa' la scuola elementare, di quanto le maestre fossero cattive e di come sarebbe stato brutto andarci. Dal canto mio, cercavo di tranquillizzarle: La scuola era un bel posto, ed avrebbero avuto tanti amici. Ma torniamo a noi. Quel giorno mi svegliai di buon ora. Leòn era già in piedi, e si stava preparando. Volai veloce verso il letto di Camelia, che dormiva beata. Come ogni strega del buio che si rispetti, Camelia aveva serie difficoltà a svegliarsi. Ci provai in tutti i modi, ma niente. Credevo di dover andare a chiamare Vaniglia o Jim, ma Leòn fu più veloce di me, lanciando una ciabatta in testa alla sorella, che si svegliò di botto.
Chi di voi ha mai pensato che Camelia possa in qualche modo aver preso dalla mamma, non l'ha mai vista appena sveglia. In piedi, ancora in pigiama e con gli occhi semichiusi, iniziò a buttare sul fratello tutti quello che le capitava sotto le mani. 
«Azzardati un'altra volta a svegliarmi» Strillava con quella vocetta tanto dolce e tanto stridula «E ti giuro che appena avrò i miei poteri ti trasformerò in un rospo!». Sospirai. Pervinca. Pervinca in tutto e per tutto. Il fratello, altrettanto dispettoso, ma leggermente più riflessivo, le fece notare con voce cristallina che lui avrebbe avuto i poteri prima di lei, ipoteticamente. E che, al contrario suo, sapeva già volare. Camelia si zittì di colpo. Prese i vestiti e andò in bagno con un'espressione stizzita, che fece morire me e Leòn dalle risate. Sarebbe stata una lunga giornata.
 

Stella
 

Era il mio primo giorno di scuola, ed ero emozionatissima. Anche se Leòn mi aveva spaventata tanto, Felì mi aveva detto di non dargli ascolto, quindi ero abbastanza tranquilla. Mi svegliai di buon ora, con i primi raggi del sole. Mamma e papà dormivano ancora. Quei due mi facevano ridere. Mi lavai, mi vestii ed andai a svegliarli. Per la casa camminavo a passo di danza, quello si presentava come un bel giorno. Svegliai entrambi con un bacio sulla guancia ed implorai mamma di sbrigarsi, o avrei fatto tardi per il mio primo giorno di scuola. «Mamma, ti prego.» Anche se a malavoglia, lei si alzò. Non doveva nemmeno prepararmi la colazione, avrei mangiato qualcosa alla pasticceria. Doveva solo prepararsi e accompagnarmi. Semplice, no?
Per strada incontrai zia Vaniglia e zio Jim con Leo e Mely. Diedi un bacio sulla guancia a Mely, insieme al dolce che le avevo preso alla Bottega delle Delicatezze. Camelia era la mia migliore amica, non solo mia cugina. Per me era tutto. Stavo tanto bene con lei, sempre e in qualsiasi momento. Sapevamo che saremmo andate in classe insieme, e questo ci riempiva di gioia. Camminavamo mano nella mano. Arrivate a scuola, notammo che c'erano tanti bambini. I nostri amici, però, avevano età diverse da noi, e quindi non saremmo state in classe con nessuno di loro.
Salutai con la mano Abel, il figlio di zia Flox e zio Acanti, che ormai aveva otto anni, ed era il più grande del nostro gruppo di amici. 
«Ho sentito» disse mia mamma, avvicinandosi a noi «Che sarete in classe con la figlia di Scarlett Pimpernel. Attente, mi raccomando.» Era inutile spiegare a mia mamma che Violetta Buttercup aveva un'ottima fama. Che se la mamma era magari stata un po' acida con lei e zia Vaniglia, sua figlia non aveva niente a che fare con lei. Io e Mely non eravamo amiche con Violetta, ma niente ci impediva di diventarlo. E quel giorno mi sentivo molto contenta, e in vena di fare nuove amicizie. Noi tre - me ne accorsi mentre ci chiamavano - eravamo vicine nell'appello. Burdock (Accidenti, ero la prima!), Burium, Buttercup. Prometteva bene. Sentivo che quello era l'inizio di una bella amicizia.
 

Dal diario di Vaniglia
 

Caro diario. oggi è stato il primo giorno di scuola, per i bambini. Beh, in realtà solo per Camelia, per Leòn non era certo una novità. C'è stato qualche strillo, stamattina. Due magici del buio che convivono sono tremendi, peggio di com'eravamo io e Pervinca da bambine.Nella nostra famiglia c'è .. Diciamo un po' di tutto. Io sono una strega della luce, i due mostriciattoli eriditeranno il potere del buio dalla zia, e Jim è un NonMagico. Insomma, siamo parecchio strani. A pochi giorni dal ritorno da Aberdurville, dove - come ben sai - abbiamo passato le vacanze, i bambini ancora non si erano ripresi dalla novità di essere andati così lontani da casa. Ed ora riecco qualcos'altro di nuovo. La scuola. Camelia all'inizio non ci voleva andare. La mia bambina è bizzarra. Ha tanta voglia di crescere, ma quando poi si tratta di farlo, si tira indietro. Però il fatto di essere in classe con Stella ha aiutato parecchio. Le due si sono fatte forza a vicenda, e Camelia è tornata a casa contentissima. 
Mi ha raccontato di aver fatto amicizia con Violetta Buttercup, la figlia di Scarlett e Celastro. Beh, io poco mi fido, poi si vedrà. Adesso ti lascio, Jim mi porta fuori, e dobbiamo ancora portare i bambini da Pervinca. E' tanto che non usciamo un po' io e lui, ti farò sapere come è andata. A domani. Vaniglia.

 

Spazio dell'autrice:

Hmm... Mi sa che questo capitolo è un po' più corto degli altri, vero? Io mentre scrivo non me ne rendo conto. Cooomunque. La storia riprende, dopo il breve Flashback sui matrimoni di Jim e Vaniglia e Grisam e Pervinca - a proposito, felice che vi siano piaciuti. Uhm, l'idea di far diventare Camelia e Stella amiche con Violetta - Alla fine Scarlett si è sposata con Celastro *^* - mi piaceva. Sennò poi la cosa diventava troppo ripetitiva, no? La guerra delle madri non è giusto la continuino le figlie.
Come avete visto, anche se Felì la descrive come una piccola peste, Stella è molto dolce e tranquilla, decisamente più di Camelia. Beh, nella mia testa non c'è una trama precisa. Quindi se avete dei suggerimenti o delle richieste su dei contesti in cui volete vedere le nostre due pesti, sono aperta a qualsiasi idea. Grazie a chi legge, un bacio.<3

 

 

 

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Capitolo 5
*** Litigi, appuntamenti e mareggiate. ***


Felì
 

Non credevo fosse possibile, non credevo sarebbe mai successo. Sembra impossibile, ma Camelia e Stella sono sempre - Sempre, sempre - appiccicate a Violetta Buttercup. Ormai quelle tre sono inseparabili e - Non l'avrei mai detto - Violetta è una bambina dolcissima, tutto il contrario della mamma da piccola, insomma. «A renderla dolce» Dice Pervinca con malignità «Sono stati i dolci che Celastro le fa mangiare tutti i giorni.». Nessuno avrebbe mai creduto che Scarlett, tanto schizzinosa e altezzosa, avrebbe sposato Celastro. Io stessa, quando sono tornata a Fairy Oak, ho faticato a crederci. Ma era andata così, ed eravamo tutti contenti per loro. 
Un giorno d'autunno, poco tempo dopo l'inizio della scuola, venne a trovarci Tommy. A volte mi faceva pena. Lui, che nella vita si era innamorato solo due volte, era stato sempre preso in giro dall'amore. Prima con Vaniglia, troppo occupata a perdersi negli occhi di Jim per dare retta a Thomas, e poi con Shirley, che l'aveva lasciato solo così presto. Qualche tempo prima mi ero fatta coraggio e glielo avevo detto, di quanto mi dispiaceva che la vita fosse stata tanto ingiusta con lui. 
«Ma non lo è stata.» Mi aveva risposto Tommy con un sorriso quasi beato. «Io ho Cassia. E lei mi da la forza di andare avanti in ogni momento, anche quando le cose vanno male, mia figlia mi aiuta a superare tutti i problemi con la sua sola presenza.» Quella bambina, anche se non aveva nemmeno un anno e mezzo, in effetti era un sole. Quando sorrideva tutti quanti ci sentivamo in pace, e contenti. Che triste pensiero attraversava, però, le nostre menti! Così come Aberdeen, così come Shirley, anche Cassia era costretta a non veder crescere sua figlia, a non vivere la vita a pieno. Anche lei era costretta a morire giovane.Questo però a Tommy non lo dissi. Se avesse perso anche Cassia, per lui sarebbe stata la fine.
La nostra casa era una sottospecie di ritrovo. Quel giorno, ad esempio, gli adulti, io e Anel (Nuvolasofficechesoffianelvento, la fata dei Bugle) eravamo presi nelle nostre chiacchiere su quanto si fosse fatta bella Cassia. Camelia, Violetta e Stella giocavano in giardino. Abel e Leòn erano presissimi dal loro cartellone, e il piccolo Pino, di soli tre anni, piangeva in braccio a mamma Flox. Insomma, la casa di Vaniglia era un caos. Un caos che lei si sforzava di tenere sempre ordinato, riuscendoci il più delle volte. Si affaccendava, si affaticava, ci teneva che tutti stessero bene. E non si tranquillizzava finché Jim non la prendeva per i fianchi, le accarezzava una guancia e, dandole un lieve bacio sulla fronte, le diceva di stare tranquilla. Ricordo con nostalgia quei giorni felici, così come ricordo ogni singolo giorno passato a Fairy Oak. Sono passati più di vent'anni, da quando l'ho lasciato definitivamente. Ma il villaggio della quercia fatata sarà per sempre casa mia.

 

Camelia
 

No, perché ... Giuro che appena prendo Leòn lo spiaccico contro il muro e non lo faccio più nemmeno respirare! Già avrebbe dovuto prenderle per la paura che mi ha messo addosso, prima che io andassi a scuola, che - a proposito - è FAN-TA-STI-CA. Ma ho deciso di perdonarlo, perché mamma dice sempre che perdonare è la cosa migliore, e io la ascolto a mamma, tranne quando è troppo noiosa. Però questa non gliela faccio passare! Io, Iole e Stè abbiamo creato un club, una specie di gruppo. Abbiamo preparato delle 'divise', e un quaderno dove scriviamo tutti i nostri segreti. E Leòn l'ha preso! Non è giusto. Stella e Violetta sono figlie uniche, perché io devo avere un fratello? E poi nemmeno un fratello normale, ma un mostro come lui! Voglio che sparisca. Ora.
Mamma mi ha detto - Oh, un altro dei suoi discorsi noiosi - che anche lei, quando era piccola, litigava spesso con zia Pervinca, ma che poi facevano sempre pace, perché il legame tra fratelli è la cosa più bella che esiste. Beh, non mi importa. Io Leòn non lo voglio vedere più. In questa casa l'unico che mi capisce è papà, che l'ha sgridato e mi ha comprato un quaderno nuovo. Ma intanto ora lui sa tutti i segreti miei, di Violetta e Stella. Tanto, appena ho i miei poteri io lo trasformo in qualcosa di schifoso. Sì, lo so già. E appena imparerò a volare - che rabbia, lui sa già farlo! - volerò più in alto di lui e gli lancerò in testa tante cose. Sìsì, farò così. Dovrà pagarmela per come si è comportato. 

 

Dal diario di Vaniglia
 

Caro diario. Sempre io, Vaniglia. E chi, sennò? E' un bel po' che non scrivo, e ti volevo raccontare dell'uscita con Jim. Beh, innanzitutto, come ti ho detto, abbiamo portato Leòn e Camelia da Pervinca e Grisam. Poi gli ho chiesto dove andassimo, e lui mi ha risposto 'Al ristorante', ma poi mi ha bendato gli occhi. Infatti non mi ha portata al ristorante, ma sulla spiaggia. Ma aspetta, eh. Prima della spiaggia - mi chiedevo perché stesse facendo un giro così lungo - mi ha portata al museo del Capitan Talbooth, il posto dove ci siamo visti quando è tornato qui a Fairy Oak. Dall'emozione non riuscivo a parlare, ma non ce n'è stato bisogno, perché mi ha subito baciata. Poi mi ha richiuso gli occhi e siamo andati sulla spiaggia, a guardare la mareggiata. Lui sa che amo vederle. Siamo rimasti lì un bel po', a guardare il mare, in silenzio. Lui steso sulla sabbia ed io appoggiata a lui. Con Jim non ci sono mai volute tante parole. Mi sono innamorata a prima vista dei suoi occhi, del suo modo di fare, stessa cosa lui con me. Sapevo che era quello giusto quasi prima ancora di conoscerlo. E sapevo anche che saremmo finiti così. Dopo tanti anni, tanto cambiati, ma sempre gli stessi. 
Beh, per il resto nessuna novità. Camelia è diventata inseparabile con Violetta. Sembra anche che le due, insieme a Stella, abbiano formato un club. E la cosa ha creato non pochi problemi tra i miei due bambini, che non hanno fatto altro che litigare. Le dinamiche le ho un po' perse, ma sembra che lui abbia letto dei segreti delle tre amichette da non so dove. Insomma, un disastro. Adesso ti saluto, spero di riuscire a scrivere prima possibile. Con amore, Vaniglia.

 

 

 Spazio dell'autrice:
 

Hei hei hei, rieccomi. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Il punto di vista di Camelia ci mancava, vero? Ed eccolo qui. Ah, mi sento in dovere di avvertirvi su una cosa: Tomelilla non è l'unica che conosce l'arte di 'Potare i nomi', come dice Felì. Infatti, come avete visto, Violetta è diventata 'Iole', Stella 'Stè', e Camelia 'Mely'. Ho voluto mettere in luce, in questo capitolo, il carattere irritabile di Camelia. Proprio una strega del buio, senza ombra di dubbio.
Poooi. Voi ce la vedete Vaniglia che dimentica di aggiornare il diario? Beh, io no. Ma mi è stato chiesto di descrivere il suo appuntamento con Jim, ed ho dovuto per forza. Spero vi sia piaciuto il capitolo, e grazie a voi tesori che avete letto fin qui, e che ci siete sempre. Alla prossima<3

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Il segreto di Camelia. ***


Voce esterna
 

Prima o poi tutti crescono. Di certo Felì non si sarebbe mai immaginata di veder crescere così velocemente anche Leòn, Stella e Camelia. Ormai le due 'bambine' avevano quasi dieci anni, e Leòn undici. 
«Buongiorno zia!» una ragazzina dai capelli color oro che le arrivavano ai fianchi e degli occhi che parevano due smeraldi fece il suo ingresso in casa Burium, salutando Vaniglia con un cenno della mano e poggiando sul tavolo della cucina un vaso con dei fiori. «Questi sono i primi della stagione, li ho coltivati io stessa.» asserì orgogliosa Stella, guardandosi intorno. «Dove sono Mely e Leo, zia?» chiese poi, non vedendoli in cucina, dove di solito a quell'ora i due facevano merenda.
Vaniglia la guardò, ed indicò con un dito il soffitto: 
«Leòn è su in camera, ma Camelia è uscita. Non so nemmeno io dov'è andata, sembrava avesse fretta. Felì l'ha seguita.» Strano, molto strano, riflettè Stella. Camelia non andava mai da nessuna parte senza avvertirla. Uscì salutando la zia, dopo aver preso con lei accordi per la lezione di volo di quella sera, e si diresse verso la piazza della Quercia, seguita da Leòn, che nel frattempo era sceso al piano inferiore.
In quegli anni erano cambiate molte cose nel villaggio. Il sindaco Pimpernel, ormai vecchio, aveva abbandonato la carica. E, come tutti si aspettavano, Grisam era diventato il nuovo sindaco. Tommy e Cassia, la quale nel frattempo aveva quasi sei anni, si erano trasferiti nel villaggio, ed ora vivevano a contatto con tutti. 

«Quercia...» sussurrò Stella avvicinandosi al grande albero «Hai visto Camelia, per caso?» Con la sua solita lentezza, Quercia rispose che non l'aveva vista. «E Violetta?»
Al contrario di quanto si può pensare, non era stata la ragazzina a porre la domanda. Dietro di lei Leòn attendeva una risposta. Perché, se c'era una cosa che a Fairy Oak non cambiava mai, era che in ogni gruppo di ragazzi, in ogni nuova 'Banda del Capitano', si creavano sempre nuovi amori.

 

Felì
 

Camelia mi passò avanti correndo. Era più carina del solito. In quegli anni era cambiata parecchio, restando in realtà sempre uguale. Quel giorno i suoi capelli biondo pane erano raccolti in una treccia, riempita da piccole margherite. Aveva un abitino bianco, dello stesso colore delle ballerine, e delle calze leggere gialle. Leggere davvero. Insomma, era pur sempre primavera! «Ora non posso spiegarti, Felì!» mi gridò, imboccando la porta. Io .. Ovviamente, la seguii. In fondo Leòn era al sicuro nella sua camera. Il mio compito era proteggerli, e in quel momento era più importante Camelia.
Correva veloce. Ci volle tutta la potenza delle mie ali da fatina per riuscire a starle dietro. Credo che lei non se ne accorse. Corse per parecchio, ed io volavo dietro di lei, finché non prese un viale interno che non avevo notato. Bastò un attimo di smarrimento per perdere la bambina di vista. Quando svoltai Mely non c'era. E adesso che avrei fatto?

 

Camelia
 

Accidenti! Felì mi stava seguendo. Non che avessi qualcosa da nascondere, ma quello che stavo per fare dovevo farlo da sola. Se avesse raccontato tutto a mamma e zia Pervinca .. Beh, sarei stata fritta! L'unica soluzione era girare lì. Se non ricordavo male, quel viale aveva otto sbocchi diversi. E io non ricordavo MAI male. Lì dentro di solito era buio, ma pazienza. Ero brava ad orientarmi. Oh, perché non avevo ancora iniziato le lezioni di magia? Perché rimandavo sempre? Almeno avrei potuto trasformarmi in un insetto, o qualcosa del genere, e sfuggire a Felì.
Mentre continuavo a correre - Non ti fermare, Camelia, ce la puoi fare - mi ripromisi che, appena possibile, avrei pregato zia Vì di insegnarmi qualcosa di magia. Poco prima di arrivare nel punto deciso per l'incontro, rallentai il passo per prendere fiato.

«Finalmente sei arrivata.» Un ragazzo dai capelli neri e gli occhi color nocciola, poco più chiari dei miei, mi si avvicinò, sovrastandomi di venti centimetri circa. Avrà avuto circa tredici o quattordici anni. Wow. Era davvero bello. Rimasi spiazzata per un secondo, ad osservarlo, poi ripresi la mia naturale intraprendenza. «E tu chi sei?» Gli chiesi, cercando di mantenere un tono di voce seccato 
«Io dovevo incontrarmi con...» Il ragazzo mi portò un dito vicino alla bocca, come per zittirmi. Quel contatto mi diede i brividi. «Lo so con chi dovevi incontrarti. Ma questa persona, come vedi, non è potuta venire. Quindi ci sono io. E' un problema, ragazzina?». Io scossi la testa. Quello che dovevo fare era una cosa seria, la persona importava poco. Avevo solo dieci anni, nemmeno - mancava poco più di un mese -, ma dovevo dimostrarmi sicura, o il mio piano sarebbe andato a monte. Il tizio - Non sapevo chi fosse, ma di certo non era del villaggio - mi guardò. 
I suoi occhi mi davano un certo fastidio, mi facevano sentire troppo allo scoperto, come se a lui non potessi nascondere nulla. E questo mi irritava. Chi era quel tizio per farmi sentire così? Con una mano allontanai la sua, che dalla mia bocca si era spostata sulla spalla.

«D'accordo.» Gli dissi «Ma niente contatti. Facciamo quello che dobbiamo fare, poi ognuno per la sua strada.» Lui annuì, serrando le mani in tasca. Aveva ricevuto il messaggio, non mi avrebbe più toccata. Iniziò a camminare ed io dietro, sperando che la mia fosse stata la scelta giusta.
 

Leòn
 

Non capivo perché a mia cugina desse fastidio. In fondo - era vero - Violetta era la migliore amica sua e di Camelia, ma il fatto che anche io passassi tempo con lei non mi sembrava un problema. E poi anche Stella poteva stare con noi. Infatti decidemmo di andare a giocare a casa mia. 
Quando entrai mamma stava strillando. Al solito. Un'altra delle sue crisi isteriche, sicuramente Camelia le aveva disobbedito in qualche modo. 
«Che vuol dire 'L'ho persa', Felì?» sentii dalla cucina. Possibile che mia sorella fosse scappata? Stella e Violetta, preoccupate, si staccarono da me e corsero vicino a mia madre. 
«Usa il tuo potere, Iole.» disse mia cugina. Infatti Violetta, al contrario della madre - aveva ereditato il potere dalle zie Cecilia e Melissa -, era una strega della luce, con un potere molto particolare, tutto suo. Riusciva infatti - Ah, che ragazzina meravigliosa! - a calmare chiunque fosse, per qualche motivo, arrabbiato, nervoso o agitato. L'effetto fu immediato. Mamma si tranquillizzò, e Felì ci spiegò brevemente che Camelia era andata chissà dove. «Accidenti, è proprio impossibile!» Piagnucolò Stella. Sapevo che amava mia sorella, ma aveva ragione, negli ultimi tempi stava esagerando. «Magari» azzardai, tentando di sdrammatizzare «Ha deciso di andarsene, e non la vedremo più. Magari è davvero scappata per sempre.» Bastò quello a far venire un altro attacco isterico a mia madre, di cui in realtà non me ne sarebbe importato molto, se questo non mi avesse fatto rivolgere un'occhiata di biasimo da Violetta. Pessimo errore.
«Ehmm...» Cercai di rimediare «Scherzavo...Volevo dire...Tranquilla, mamma. Torna presto, sai com'è Mely.» Non avevo nemmeno finito di parlare, che Camelia fece il suo ingresso nella stanza. «Lo so» Sibilò, anticipando quello che nostra madre stava per dirle «Sono in punizione.»
 

Dal diario di Vaniglia
 

Caro diario, che spavento! Sì, lo so, io mi agito sempre senza motivo, ma stavolta il motivo c'era eccome. E se Camelia prova a farmi prendere ancora uno spavento del genere, giuro che la uccido! Insomma, una cosa è che esca senza avvertire. D'accordo, posso anche capirlo, è una strega del buio, e lo faceva anche Pervinca alla sua età. Ma che non solo esca senza Felì, ma addirittura di metta a correre seminandola - Perché, al contrario di quello che dice Felì per proteggerla, io SO che Camelia l'aveva vista -, questo non lo accetto!
Per fortuna - non credevo l'avrei mai detto - che c'è Violetta! Quella bambina, decisamente, non ha preso affatto dalla mamma. E se è per questo nemmeno dal padre. E' speciale, Violetta. E credo stia nascendo qualcosa tra lei e Leòn. Spero di non sbagliarmi, sono veramente una bella coppia.
Oggi Stella mi ha chiesto di darle lezioni di volo, perché ancora non è capace di gestirlo bene. Che bella cosa, mi fa sentire importante. La lezione è stata divertente, e mia nipote è adorabile. Adesso vado a parlare con Jim a proposito di quello che è successo oggi con Camelia. A domani.


 

Spazio dell'autrice:

Devo dire che questo capitolo mi è piaciuto particolarmente (Oh, il font fa i capricci, mi tocca scrivere tutto in grigio -.-). In realtà è tutto incentrato su Camelia, è vero, anche se ho voluto inserire un po' di Leòn. Non è dolce con Violetta? Ah, perché se non vi piace ditemelo che li faccio lasciare u.u. Il segreto di Camelia, beh ..  Lo scoprirete. Per ora .. Che si stia innamorando? Di uno straniero, come la madre?
Non mi piacciono i corsi e ricorsi, quindi probabilmente non si ripeterà la stessa storia che c'è stata tra Vaniglia e Jim. Beh, direi nient'altro da dire. Solo un commento sul segreto di Camelia: Non tutto è quello che sembra. Attenti a voi u.u. Alla prossima.

 

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Capitolo 7
*** Aria di novità. ***


Violetta
 

In quei giorni Mely era più strana del solito. Sarà stato che lei è una strega del buio, ed io e Stella della luce, ma non riuscivamo proprio a capirla. Spariva per lunghi periodi - delle ore -, nonostante fosse in punizione e con il divieto di uscire. Leòn trova divertente metterla nei guai, ma lo pregai di coprirla, e a me Leo dà sempre ascolto. Quindi io, lui e Stè cercavamo di non far accorgere Vaniglia del fatto che Camelia non era in casa. Anche se le sue sparizioni erano davvero bizzarre. 
Credo che durarono circa tre mesi, durante i quali tornava a casa tutta rossa. Prese a vestirsi meglio. «Che abbia un ragazzo?» chiesi un giorno a Stella. Lei sembrò sconvolta. E aveva ragione. Se Camelia si era fidanzata senza dirglielo, allora sì che c'era da preoccuparsi. Stella e Camelia erano - e sono - qualcosa di speciale. Io stessa, a volte, ne ero gelosa. Sapevo che non mi avrebbero mai voluto bene quanto se ne volevano tra di loro, che sarebbero sempre state una parte dell'altra. 

«Come è andata oggi, Violetta?» mi chiese mia mamma quel giorno, quando tornai a casa. Sbuffai. «Bene, mamma...» Lei sorrise «Spero tu non abbia passato il tuo tempo con i figli delle Periwinkle» E adesso che le avrei detto? Mamma sapeva benissimo che passavo le mie giornate con Leo, Stè e Mely, ma ancora non se ne faceva una ragione. «Sì, mamma, ero con Leòn e Stella.» Le dissi, senza nessuna paura. Ormai non mi importava più di quello che pensava. Lei fece una smorfia. Ma di certo non poteva impedirmi di uscire di casa per quello, tanto più che Stella era la figlia del nuovo sindaco, e mamma a queste cose ci teneva.
Mi guardò con degli occhi carichi di disprezzo. 
«A lavarti le mani, Violetta, tra un po' la cena è pronta.» Sospirai ed andai al piano di sopra. C'era qualcosa sulla scrivania.
 

Leòn
 

Ci avevo messo tanto, ma alla fine lo avevo trovato: Il regalo perfetto per Iole. Volevo che non fosse una cosa banale, ma nemmeno troppo poco romantica. Chiesi aiuto a zio Grisam, con papà non mi ci trovavo a parlare di queste cose. Invece di darmi un suggerimento, lo zio mi parlò del primo regalo che aveva fatto a zia Pervinca. Non che non mi interessasse, ma zia Vì era una strega del buio, e per di più dal carattere molto difficile. Invece Violetta era una strega della luce in tutto e per tutto, e di certo non si sarebbe lasciata conquistare dalle stesse cose.
«Leòn» mi disse zio Gri guardandomi negli occhi 
«Ti svelerò il più grande segreto che un uomo deve conoscere. Che siano streghe della luce, del buio o nonmagiche, le donne sono tutte uguali.» Insomma, alla fine mi lasciai convincere, ma decisi comunque di non essere troppo simile a zio Grisam. Insomma, zia Vì poteva aver raccontato la storia dell'anello a Stella, quella pettegola di mia cugina poteva averlo detto a Iole, che magari si sarebbe offesa vedendosi arrivare lo stesso regalo che aveva ricevuto zia Pervinca. Fatto sta che le comprai - Il mio salvadanaio ne risentì molto, tutto per amore di Violetta Buttercup! - una collanina con un fiore - Una violetta selvatica, appunto. Era ormai sera, e potevo volare. Il mio coprifuoco stava per scattare. Beh, Camelia non era mai a casa e nessuno se ne accorgeva, di certo non sarei stato sgridato per un piccolo ritardo.
Entrai nella finestra della camera di Iole - per fortuna era aperta - e misi la scatoletta con la collana sulla scrivania. Eravamo stati insieme fino a quel momento (La collana l'avevo presa il giorno prima), quindi lei sarebbe dovuta arrivare a momenti. Infatti eccola, sentii i suoi passi. Uscii dalla finestra e rimasi a guardarla mentre apriva il regalo con un espressione di stupore. Non c'era biglietto, me ne resi conto in quel momento. Ma vidi il suo sorriso accendersi, e la sentii sussurrare sottovoce 
«Leo..» Aveva capito. Mi sentivo al settimo cielo. Non sapevo se uscire allo scoperto o no, non volevo fare la figura del matto che la spiava, quindi volai via. Mi sentivo felice.
 

Felì
 

Eh no, signorina. Stavolta non mi scappi. Non riuscivo ancora a capacitarmi di come non mi accorgessi di nulla. Camelia all'improvviso si ritrovava fuori casa. Approfittava di un mio momento di distrazione, solo un secondo, e scappava. Ma stavolta non gliel'avrei data vinta. Avrei scoperto dove andava. La seguii in silenzio, sperando che non si accorgesse di me. Dovevo scoprire dove andava la mia bambina ogni giorno. Ammetto che in quel periodo stavo trascurando Leòn, eppure anche lui aveva tanto bisogno di me! Alle prime prese con l'amore, non sapeva cosa fare, tanto che si era ridotto a chiedere consiglio a Grisam. Oh, povero bambino. Però almeno aveva comprato a Violetta un bel regalo. E adesso glielo stava portando. Ovviamente non potevo seguirlo. Mi sentii un po' meno in colpa per il tempo che dedicavo a Camelia. Ad un certo punto vidi la mia bambina rallentare il passo, ed avvicinarsi ad un giovane vestito di nero.
«Hei George!» Lo salutò allegramente Camelia, come se fosse il suo migliore amico. Lui si chinò a darle un bacio sulla fronte 
«Ciao Mel..» Restai più nascosta possibile. Una relazione? Era per questo che la mia Mely era così strana, in quei giorni? Beh, perché non dirlo? Vero, era piccola. E lui certamente non era di Fairy Oak, si vedeva. Ma conoscendo la storia dei genitori, non capivo proprio perché aveva pensato che non avrebbero capito. Le parole che sentii dopo mi lasciarono spiazzata, però.
«Allora..» Chiese la bambina abbassando la voce «Novità dai piani alti?» Vidi i capelli neri del ragazzo muoversi, mentre scuoteva la testa, in un cenno negativo. «Accidenti!» Camelia pestò i piedi a terra, in un gesto di stizza. «Calmati, ragazzina. Ci vuole tempo per queste cose, e quello che chiedi è molto serio, non è un giochetto da niente.»
«Lo so, lo so...» Disse una vocina spezzata dal pianto, che non avrei mai creduto potesse appartenere a quella ragazza tanto sicura che era Camelia «Ma...Capiscimi. Gliel'ho promesso. E farò di tutto per aiutarla.» Il ragazzo l'abbracciò in silenzio, mentre io mi chiedevo quale fosse il segreto di Camelia. A chi aveva promesso cosa? Cos'erano i piani alti? Chi doveva aiutare? Ci capivo sempre di meno ogni secondo che passava.
 

Pervinca
 

Non ci potevo credere. Beh, era una bella notizia. Mi chiedevo come l'avrebbero presa Grisam e Stella, ma nel complesso credevo bene. Di certo era una cosa inaspettata, ormai avevo superato i trent'anni, e un altro bambino non era esattamente nei piani della famiglia. «Mamma! Sono a casa.» Cinguettò una vocetta, quella di Stella. «Ciao tesoro.» Cercai di mantenere la calma. Tranquilla, Vì, non stai annunciando di aver distrutto l'intera Fairy Oak, sei solo incinta. 
«Papà?» Mi chiese la mia bambina guardandomi con sguardo interrogativo. Ecco, bella domanda, avrei voluto saperlo anche io. Doveva essere lì ormai da un bel po'. Come chiamato dai miei pensieri, Grisam varcò la soglia di casa. Era bello come il sole, e mi sorpresi di come, dopo tutti questi anni, la sua presenza riuscisse ancora ad accendere in me sensazioni tanto strane. Istintivamente mi portai una mano alla pancia, mentre Stella correva ad abbracciare il papà. Beh, stava arrivando un altra strega - o un altro mago - della luce. Bene. Presi coraggio. Andiamo, Pervinca, non ti sei mai fatta questi problemi! Dillo e basta, saranno felici.
«Devo dirvi una cosa» Sorrisi, mentre i due si giravano a guardarmi «Presto saremo in quattro.» Le loro facce stupite furono l'ultima cosa che registrai, prima di venire sommersa da due abbracci fortissimi.

Spazio dell'autrice:

Rieccomi! Allora. Premetto che il motivo di molte delle cose che succedono siete voi. Diciamo che ho La_Stella_ che mi ha detto che le dispiaceva che Stella fosse figlia unica. Beh, ho rimediato. Sempre lei è il motivo per cui ho dedicato la metà di questo capitolo a Leòn. Se vi piacciono i dialoghi ringraziate Ambra Magica che mi ha suggerito di inserirli. Insomma, mi do da fare per accontentarvi un po' tutti, e spero di riuscirci.
Ripeto quello che ho detto nel capitolo precedente: 'No todo es lo que parece', non tutto è quello che sembra. Non saltate a conclusioni aspettate e ... Beh, per sapere, continuate a leggere! Ah, non ho scritto il diario di Vaniglia. Sinceramente mi stavo un po' stufando. Se lo rivolete fatemi sapere. Un bacio<3

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Capitolo 8
*** 'Devi aiutarmi'. ***


Flashback - tre mesi prima.

 

«Beh, Mely, io ora devo andare. Ci vediamo domani. Ciao Iole...» Così dicendo Stella si alzò, e si diresse verso la porta. Restarono sedute al tavolo solo Camelia e Violetta. Gli occhi azzurri dell'amica si puntarono sulla giovane Burium «Ehmm..Camelia, credo di dover andare via anche io...Sai, tuo fratello mi ha chiesto aiuto per una cosa e...» Camelia sorrise: «Tranquilla Iole, và pure. E attenta con mio fratello, eh ..» Violetta uscì saltellando tutta contenta, e Camelia restò sola. Decise di preparare qualche crepe e leggere un bel libro. Ma proprio in quel momento qualcuno suonò alla porta. La ragazzina andò ad aprire. Si trovò avanti ad una cascata di capelli rossi, e due occhi neri che lei conosceva molto bene.
«Cassia...» Sussurrò «Che ci fai tu qui?» La bambina entrò decisa dentro casa. Prese per mano Camelia facendola sedere e, sollevandosi sulle punte per essere alla sua altezza, la guardò negli occhi. Bisogna dire, a questo punto, che tra le due si era sviluppato un legame speciale. Che, anche se nessun pericolo gravava sulla valle, l'Antica Alleanza era ancora presente, stavolta in Camelia e Stella. E se Shirley era stata più amica di Vaniglia - la luce -, sua figlia era istintivamente attratta da Camelia - il buio. 
«Ho bisogno di te...» disse sottovoce la bambina «Tu devi aiutarmi, Camelia.»
 

Camelia
 

'Tranquilla. Procedi calma. Lo fai per Cassia, ricordi?' Questo era quello che mi ripetevo, mentre camminavo verso l'ennesimo appuntamento con George. D'accordo, lo ammetto, aveva smesso di farmi paura come all'inizio, anzi eravamo diventati quasi amici. Ma mi dava una sensazione strana. Vicino a lui non ero più padrona di me, e questo non mi piaceva. Quando lo vidi, quel giorno, invece di rallentare il passo gli corsi incontro. Ero curiosa di sapere se ci fossero novità. «Hei Mel.» Mi salutava sempre in questo modo. Per lui non ero mai Mely o Camelia. Sempre Mel. O ragazzina, quando voleva fare il suoperiore. Gli feci un cenno di saluto con la mano e mi ci avvicinai.
«Prima che tu me lo chieda» Fece lui «Non c'è nessuna novità. Ma posso chiederti una cosa? Perché fai tutto questo?» Sospirai. Mi fidavo di George? No, ancora no. Non potevo dirglielo. Non potevo dirgli che una bambina dagli occhi come due liquirizie, tre mesi prima, era venuta da me, dicendomi che la vita era ingiusta, dicendomi che sua madre, per un atto d'amore, aveva dovuto rinunciare a stare con lei. Non potevo dirgli che, se era vero che Shirley non era morta, ma era solo un albero a Bosco Che Canta, allora Cassia voleva farla tornare umana. Non potevo dirgli che far abolire la legge sull'Infinito Potere per me era importante, perché avrei aiutato una bambina fin troppo speciale.
George continuava a fissarmi con sguardo interrogativo. Voleva sapere. 
«Non puoi chiedermelo, d'accordo? Pensa solo a fare la richiesta per abolire la legge. Dobbiamo tartassarli. Prima o poi cederanno...» Mi girai e feci per andarmene, ma lui mi prese per una mano e mi fece rivoltare verso di lui. «D'accordo ragazzina. Ma almeno non andartene senza salutarmi.» Il suo viso si avvicinò al mio. Iniziai a tremare. «Ciao George.» Balbettai, prima di riuscire a liberare la mano e correre via.
 

Stella
 

Io sono una strega della luce, è vero. Ma sono stata cresciuta da due magici del buio. Quindi nel momento in cui Violetta, tutta contenta, venne a casa mia per dirmi quanto fosse felice, per un regalo che - ipoteticamente, non ne era nemmeno sicura - le aveva fatto Leòn, mi trovai un po' in difficoltà.
«Innanzitutto, Iole,» tentai di frenarle l'entusiasmo «Non puoi essere sicura che sia stato Leòn.» Se in quel momento Camelia fosse stata lì, avrebbe detto una delle sue solite prese in giro 'E chi altro, oltre mio fratello, può essere tanto matto da fare il filo a Violetta Buttercup?'. Ma per fortuna Mely non c'era. L'ultima cosa che Iole aveva bisogno di sentire era una presa in giro.
«Io so che è stato lui, Stè.» Asserì convinta la mia amica. «Eh già, hai ragione, è stato lui.» Una voce alle mie spalle mi fece girare. Papà. Accidenti, aveva sentito tutto! Ma che ne sapeva lui che era stato Leo a fare il regalo a Iole? Poi capii. «L'hai aiutato te, vero pà?» Lui annuì, aggiungendo però che aveva solo dato un consiglio a Leòn, ma che l'idea era stata sua, così come anche il regalo. Tentativo patetico di salvare la faccia a mio cugino, ma vabbè. Violetta era al settimo cielo. Guardava quella collanina come se fosse il suo tesoro più prezioso. La guardai scuotendo la testa, poi sentii la porta che suonava ed andai ad aprire. Mi trovai avanti Thomas Corbirock, con Cassia per mano. La salutai con la mano, e poi guardai lui. «Ti serve qualcosa, Tommy?» Lui guardò Cassia severamente, come per farla parlare. Lei abbassò la testa e, guardandosi la punta delle scarpe, disse tutto d'un fiato «Cerchiamo Camelia. Ho paura che si sia messa nei guai per colpa mia.» notai che dietro di loro c'erano Leo, zia Vaniglia e zio Jim preoccupatissimi. «Cosa hai combinato, Cassia?». Lei restò muta e continuò a fissarsi le scarpe.

 

Felì
 

Ora capisco cosa aveva Camelia! Ed io che avevo pensato ad una relazione con qualcuno, no no. Ma procediamo con calma. Il giorno dopo alla mia scoperta - Che poi di scoperta aveva ben poco -, Camelia era sparita ancora. Io sapevo che era con quel ragazzo, e non me la sentivo di disturbarla, o di rivelare agli altri dove fosse. La casa era in agitazione, come al solito. Vaniglia minacciava svenimenti, Jim urlava che quella bambina era da mettere in galera, e Leòn sghignazzava osservandoli entrambi. Facemmo il giro di tutte le case del villaggio, per controllare se fosse da qualche parte, e tutti scuotevano la testa. Ma, arrivati a casa Corbirock, nonostante anche Tommy avesse detto di non averla vista, vedemmo la piccola Cassia che correva verso di noi. Logico. Lei era legatissima a Camelia. Ma no, non era per quello.
«Cosa? Mely è sparita?» La casa di Tommy era l'ultima del villaggio. Ormai non c'erano speranze che fosse da qualcuno, tranne forse da Stella, ma la cosa era  improbabile, dato che avrebbe avvertito. Quindi decisi di vuotare il sacco. «Io...Ieri l'ho vista con un ragazzo.» Dalla faccia di Jim capii che se gli avessi detto che l'avevo vista spacciare droga per il villaggio sarebbe stata una notizia migliore. Babù s'illuminò, ma solo per un momento. Solo fnché non sentimmo la voce di Cassia:
«Oddio! E' colpa mia, lo so...» In breve la bambina, in preda all'agitazione, ci raccontò di come avesse chiesto aiuto a Camelia per far tornare la madre. E aveva paura che l'amica si fosse messa nei guai, cercando di accontentarla. Non sapevamo cosa dire. Avevamo le lacrime agli occhi. Di certo non potevamo sgridare Cassia per quello che aveva fatto. Io ero l'unica tranquilla. «Perdonatemi.» Dissi «Ma Camelia si vede con lui quasi tutti i giorni, da tre mesi. Non penso che oggi succederà qualcosa.» Tutti sembrarono calmarsi - Tranne Jim, ancora sotto shock per la parola 'ragazzo' -, ma decidemmo comunque di andare a cercarla. Andammo in casa Burdock, convinti che comunque lì non l'avremmo trovata, e infatti fu così. Trovammo invece Stella e Violetta, quest'ultima imbarazzatissima non appena vide Leòn. Stringeva in mano una catenina. Sorrisi orgogliosa del mio ometto che aveva trovato il coraggio di dargliela.
Ma adesso dovevamo trovare Camelia. Prima di iniziare a cercarla allo sbaraglio ci sedemmo a parlare per trovare una soluzione.

 

Camelia
 

Tornai a casa, sfinita dalla corsa. Era quasi ora di pranzo, mi avrebbero uccisa. Stranamente, però, in casa non c'era nessuno. Andai a controllare in giardino. Niente. 'Tu sei distratta, Mely...' mi dissi 'Magari oggi dovevamo mangiare dai nonni. O da zia Vì. D'accordo, vado da zia Vì.' Allora andai verso casa sua. Entrai sorridente - la porta era aperta - e vidi gli sguardi di tutti puntarsi su di me. Mamma, papà, Leòn, Felì, zia Vì, zio Grisam, Stella, Tommy, Cassia. Quanta gente. Perché mi fissavano? Non era così tardi. La prima a parlare fu Cassia:
«Mely!» Strillò, scendendo da braccio al padre e correndo verso di me «Per fortuna stai bene! Scusa.» Allora capii che Cass aveva detto tutto. E capii anche di essere leggermente nei guai.


Spazio dell'autrice:

Tadaaan. Ecco un nuovo capitolo, ed ecco svelato il segreto di Camelia. In realtà l'idea mi è venuta quando Kathy Mallory si è 'Arrabbiata' per la morte di Shirley. E ho pensato: 'Non è una cosa bella la morte di Shirley, in effetti, anche se è necessaria. Ma Cassia come l'ha presa?' E da qui l'idea. So che voi come segreto vi aspettavate qualcosa di più romantico. Ma non si può mai sapere 'Aspetta e spera', Camelia ha solo dieci anni, c'è tempo, su..Spero vi sia piaciuto il capitolo. Un forte abbraccio<3

 

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Capitolo 9
*** Pulcini innamorati. ***


Dal diario di Vaniglia
 

Certo, avrei potuto punirla, ma con che coraggio? Mi ha fatto prendere un bello spavento, è vero, ma in fondo a fin di bene. Si è messa nei guai, esatto. Ma nel momento in cui ho guardato Camelia negli occhi, ho visto qualcosa. Ho visto il legame che ha con Cassia, e ho rivisto me da bambina con Shirley. Avrei fatto qualsiasi cosa per la mia amica, e capisco come lei si sia messa in gioco fino a questo punto per Cassia. Come se noi non ci avessimo provato! Che legge stupida, quella sull'Infinito Potere ... Ma tanto, quella è la legge e quella rimarrà. L'abbiamo spiegato a Cassia, con le lacrime agli occhi. Probabilmente la bambina era l'unica che non piangeva, in quel momento. Tommy stava male, si vedeva.
Cassia, invece, ci ha guardati con i suoi occhi neri, che mi ricordano tanto quelli di Shirley, e ha parlato. Ha detto che lei non si sarebbe mai arresa, che voleva abbracciare la mamma, voleva farle capire quanto fosse forte l'amore per lei. Voleva vedere suo padre felice. Stella e Violetta singhiozzavano, ma Camelia era pietrificata. Ha abbracciato forte Cassia, dicendole che avrebbe fatto di tutto. In quel momento, anche se sapevo che era impossibile, le ho creduto anche io. Vorrei tanto che si potesse davvero fare qualcosa. A domani diario. Vaniglia.

 

Camelia
 

Non ci potevo credere. Non mi avevano punita. Mamma mi aveva abbracciata, e papà aveva mormorato, quasi commosso, qualcosa che somigliava ad un 'La mia bambina...' Insomma. Mi hanno perdonata. Però so che il perdono implica che io non faccia più nulla. E invece no. Vedrò George domani, e gli dirò che dovremmo trovare un altro modo di vederci. Ma io voglio continuare. Una promessa è una promessa, e dopo il discorso di Cassia è ancora più importante per me mantenerla.
Il giorno dopo mi svegliai di buon ora. Niente cose di nascosto, Mely, mi ripetevo. Feci colazione e mi vestii. 
«Buongiorno, Camelia...» mi salutò papà, seduto sulla poltrona in soggiorno. Sembrava di buon umore, e colsi l'occasione. «Buongiorno papà. Senti, io esco...Torno per pranzo.» Sorrisi, cercando di sembrare più naturale possibile. Lui era tranquillo, non pensava sarei andata di nuovo da George: «D'accordo, stai attenta.» Ce l'avevo fatta, nessuno poteva dirmi nulla, ero libera di fare quello che volevo. Uscii sorridendo e raggiunsi il luogo d'incontro, quasi nervosa. L'idea che avrei visto George meno del solito mi sconvolgeva, più di quanto avrebbe dovuto. Ma lui non c'era. Strano, di solito era sempre quello che mi veniva incontro, ed io la ritardataria. Dopo cinque minuti di attesa, vidi un uomo sulla cinquantina che si avvicinava. Ero spaventata, ma restai dov'ero. Lui venne accanto a me. «Camelia Burium?» mi domandò. Io annuii, e l'uomo mi strinse la mano: «Mi chiamo Howe Milton, e sono a capo dell'assemblea dei saggi. Mi spiace di non essere venuto prima, spero che George non le abbia dato fastidio in questi mesi. Comunque mi sono liberato, ora, mi presenti la sua richiesta.»
Oh. Lui era l'uomo con cui dovevo vedermi all'inizio. Abituata com'ero a George, mi ero anche dimenticata di lui. Qualcosa nel mio stomaco si mosse, ero delusa. Avrei voluto vederlo almeno un'ultima volta. 
«Beh..» Iniziai, balbettando. Con gli estranei non ero spigliata come mio solito «Io...Ho fatto richiesta per abolire la legge sull'Infinito Potere.». L'uomo mi guardò. «E come mai?» «E' una legge stupida!» Risposi, con tono ovvio, quasi senza pensarci. Nel momento in cui mi resi conto di quello che avevo detto cercai di correggermi, ma il signor Milton rideva. Arrossii violentemente, portandomi una mano alla bocca, ma lui continuò: «Bene, piccola, potrei sapere per quale motivo proprio tu sei interessata a far abolire questa legge? Cosa ti spinge a farlo?» Senza nemmeno rifletterci, la risposta mi apparve nella testa. Cosa mi spingeva a farlo? «Gli occhi di Cassia...» Sussurrai «Se, almeno una volta, lei avesse visto Cassia Corbirock negli occhi, capirebbe cosa mi spinge a fare questo.» L'uomo sembrò colpito. Rimase in silenzio.
 

Violetta
 

Se non ne fossi già stata sicura, quando guardai negli occhi Leòn ne ebbi la conferma. Sapevo che era stato lui a farmi quel regalo, sapevo di piacergli. La mattina dopo mi diressi verso casa Burium senza indugi. Per fortuna era estate, eravamo molto più liberi. Bussai e mi venne ad aprire la signora Vaniglia. Mi piaceva quella donna, profumava sempre di buono, ed aveva un sorriso che illuminava. Si diceva, per la città, che fosse stata parte dell'Antica Alleanza, ma a quell'età ero troppo piccola per sapere cosa volesse dire. Mi rendevo conto, però, che lei e sua sorella erano qualcosa di speciale.
«Ciao Vaniglia!» Mi aveva detto lei di chiamarla così. «Ciao Violetta.» Sorrise «Cerchi Camelia?». Mi feci rossa dalla punta dei piedi fino a quella delle orecchie. «Ehmm, ecco, io...» Balbettai, senza riuscire ad arrivare al punto. «Capisco.» Mi disse lei, per poi urlare «Leòn, scendi! Ci sono visite per te.» Arrossii ancora di più, quando Leo scese, Vaniglia lasciò la stanza. Non sapevo cosa dire, quindi semplicemente, istintivamente, lo abbracciai. «Grazie del regalo...» Sentii le sue braccia che mi circondavano, e sorrisi inconsciamente. Avrei voluto che quel momento non finisse mai, ma lui si staccò, guardandomi nell'incavo del collo, per poi sorridere. Gli occhi gli brillavano. «L'hai messa...».
Avrei voluto dirgli tante cose. Che l'avrei messa anche fosse stato uno pneumatico da appendere al collo, anche se fossero state due incudini con il gancetto per gli orecchini, che l'avrei messa anche se fosse stata la cosa più brutta del mondo, perché era stato lui a regalarmela. Invece sorrisi, e annuii. 
«Bene.» Disse lui, deciso, anche se sembrava non sapesse che fare «Adesso siamo fidanzati.» Forse un'altra si sarebbe arrabbiata per quel modo di fare sbrigativo. Io mi sentivo solo tanto felice.
 

Stella
 

Ero passata per casa di Mely e Leo, ma avevo trovato solo lui e Iole, che se non si stavano sbaciucchiando poco ci mancava, quindi avevo tolto il disturbo. Avrei tanto voluto sapere dov'era andata Camelia, senza mia cugina mi sentivo persa. Camminavo, e riflettevo su quello che mi aveva detto la mamma qualche giorno prima. Un fratellino o una sorellina. Che bella notizia. Risi piano, pensando a tutte le volte che Camelia aveva maledetto suo fratello, mentre io avrei volentieri fatto a cambio, per avere qualcuno con cui dormire la notte, o giocare quando tutti gli amici stanno studiando.
Iniziai già a pensare ad i nomi, sapendo che, tanto, alla fine non avrei scelto io. Se fosse stato maschio mi sarebbe piaciuto Ash. E se fosse stata femmina...Hm, qui era difficile, nella mia mente si facevano strada tanti di quei nomi! Rose, Daisy, Heater. Mentre pensavo caddi addosso a qualcuno o qualcosa. Abbassai lo sguardo. Ero finita sopra a Willow Green! Scusandomi mi alzai, e vidi che lui non sembrava arrabbiato. 
«Ciao Stella.» Sorrise. Ero sorpresa. Lui aveva dodici anni, era un 'ragazzo grande', e mai avrei pensato che potesse conoscere il mio nome. «Hei Willow. Scusa ancora..» Mi grattai la testa, imbarazzata. «Chiamami Will. E figurati, sono cose che succedono.» Ero colpita, non aveva la fama del ragazzo gentile, di solito chi gli dava fastidio veniva trattato malissimo. Vidi la mia amica Olive venirmi incontro, e lo salutai con un cenno della mano. Iniziai a parlare con Oli, e mi dimenticai di lui. Me ne ricordai solo quando, venti minuti dopo la mia amica mi disse: «Stè..Spiegami perché Willow Green ti sta fissando da mezz'ora circa.».


Spazio dell'autrice:

Hei! Perdonatemi, ieri non ho aggiornato. Qualcuno ha sentito la mia mancanza? Nessuno? Vabbè fa niente. Parliamo del capitolo. Sentite io ci ho provato. Ho  provato a immaginare che George fosse in realtà cattivo, ho provato a pensare che lui tradisse la fiducia di Camelia, che succedesse qualcosa. Ho fatto di tutto per non farla innamorare di lui. Ma i miei personaggi decidono da soli cosa fare, e non scherzo. Sono una romantica, non è colpa mia! E da brava romantica ho fatto incontrare anche Stella con qualcuno, vi piace la cosa?
Beh, come avrete notato - o no D: - manca il punto di vista di Felì. Oggi non mi andava di farlo, in compenso vi ho dato quello di Vaniglia. Ditemi quali sono i vostri preferiti, così li faccio di più. Un bacio, e alla prossima <3

 

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Capitolo 10
*** Malinconia. ***


Felì

In casa si respirava un'aria strana. Era ormai luglio, e questo luglio profumava d'amore, di tenerezza ed un po' anche di malinconia. Violetta passava sempre più tempo a casa nostra, stranamente quando Camelia non c'era. Lei e Leo erano dolcissimi. Stella volteggiava per la casa, con sguardo dolce e un po' confuso. E Mely sembrava tanto triste, come lo si può essere solo per amore. Ormai Leòn era a posto, non aveva bisogno dei miei consigli. Quindi pensai alle bambine, e se è vero che si inizia dalle cose difficili, io non ho mai seguito questo modo di fare. Quindi alla prima occasione fermai Stella.
«Stellina..» Sorrisi buttandole, per scherzare, un po' di polvere fatata sul naso. Lei rise piano. «Ciao Felì!». Iniziammo a chiacchierare, le chiesi come andasse la scuola, gli amici ... Qualche amico speciale. Lei scosse la testa, non c'era nessuno. Come tutte le streghe della luce, Stella aveva grandi difficoltà a mentire, quindi mi resi conto che diceva la verità. Anche se sapevo mi nascondeva qualcosa.
«Sicura che non ci sia proprio nessuno?» Lei si guardò le punte delle scarpe. «Beh...» Sussurrò «Olive dice che è convinta che io piaccia a Willow Green. Ma io non credo, sai?». Oh, la mia bambina piaceva a qualcuno! Era ovvio che a questo Willow (Lo conoscevo, il ragazzino, era veramente bello.) piacesse Stella, era così adorabile, così bella e così dolce! Forse lei non se ne rendeva conto, ma era davvero perfetta, sia d'aspetto che di carattere. La classica bambolina, che sicuramente nell'adolescenza si sarebbe trasformata in una ragazza meravigliosa. Ma gli occhi verdi di stella, erano belli perché erano i suoi. I suoi lunghi capelli erano belli perché le appartenevano. I suoi   lineamenti, i suoi modi, non sarebbero stati bene a nessun altro. Perché Stella era speciale. Le suggerii di tenersi lontana da Willow, se lui non le piaceva. Ma se credeva di provare qualcosa di più di una semplice amicizia per l'amichetto, era meglio stargli vicino.
Poi mi preparai a superare lo scoglio più grande. Camelia era seduta in giardino, a fissare il cielo con malinconia. Mi ci avvicinai: 
«Hei Mely...» Lei si girò con uno sguardo smarrito che non le avevo mai visto prima, ma che conoscevo bene. Era identico allo sguardo da cerbiatto che ci rivolse Jim quando lo conoscemmo, lo stesso sguardo che aveva fatto innamorare a prima vista Vaniglia di lui, lo stesso sguardo che ci aveva convinti immediatamente della sua innocenza.
«Felì...» Disse lei, come se volesse continuare, come se volesse farmi una domanda. La guardai interrogativa. «Come fai quando non vuoi una cosa, e poi quando non ce l'hai più ti manca?» Mi chiese infine. Ecco, bella domanda, Camelia. La guardai, e capii che voleva una risposta seria. Dovetti pensarci qualche minuto, durante il quale calò il silenzio. Poi trovai la risposta adatta, la più semplice. «Te la vai a riprendere.» Non sembrò soddisfatta. «E se non sai dov'è?» «La cerchi.» Camelia sorrise raggiante. «Qualcosa del tipo 'Non rinunciare mai ai tuoi sogni', Felì?» Annuii, mentre lei si alzava e si avviava fuori. La chiamai piano. Si girò.
«Camelia...C'entra il ragazzo con cui ti vedevi per la faccenda di Cassia?» Non credevo l'avrebbe ammesso, ma invece la vidi muovere su e giù la testa, sorridendo.
E' difficile innamorarsi a dieci anni, ma a Fairy Oak tutto può succedere, specie se si aveva un cuore grande come quello di Camelia Burium.

 

Leòn
 

Mia sorella è strana, in questi giorni. Di certo in un'altra situazione, in un altro momento, non avrebbe fatto altro che prendere in giro me e Violetta, che passavamo sempre più tempo insieme. Già me la immaginavo a cantilenare 'Iole e Leo, cuore a cuore, si scambiano baci a tutte le ore!' Invece niente. Ci ero rimasto quasi male. Ovviamente era meraviglioso poter passare così tanto tempo con la mia ragazza - Che bello poter dire 'La mia ragazza' -  senza una sorellina piccola in mezzo ai piedi. Però, comunque, Mely mi preoccupava.
Sussultava ogni volta che qualcuno la chiamava 'Mel', per poi strillare di smetterla di chiamarla così. Era sempre triste o arrabbiata, sempre giù di corda. 
Un giorno lasciai il mio accappatoio sul suo letto, cosa per cui mi avrebbe mozzato entrambe le mani, entrambi i piedi e poi mi avrebbe fatto soffocare costringendomi ad ingoiare l'accappatoio, invece si buttò sul letto senza nemmeno vederlo, per poi sussurrare, dopo circa mezz'ora, qualcosa che somigliava ad un flebile: 
«Leo, sposta questo coso, per favore.» Restai pietrificato. Non era da Camelia chiedere 'Per favore', specie poi se la colpa di qualcosa era mia. Insomma, la cosa mi scosse parecchio. Ero più che convinto che mia sorella avesse una malattia grave, che stesse per morire. Ne parlai a Violetta, che mi rise in faccia.
«Andiamo, Leo! Davvero non ti rendi conto che Mely è innamorata?» Innamorata? La mia sorellina? «E di chi?». Iole mi guardò con un'espressione concentrata, come se stesse pensando. «Questo non lo so...» Rispose, dopo qualche secondo «Ma si vede quando una ragazza è innamorata, te lo assicuro.» La guardai, e cercai di cambiare discorso. «Ti va un gelato?» Lei sorrise, e mi fece segno di sì con la testa. Ma io non smettevo di pensare a Camelia.



Camelia
 

Correvo. Anche oggi avevo un appuntamento con il signor Milton, ma avevo  intenzione di chiedergli qualcosa di diverso dal solito, qualcosa che avevo bisogno di sapere. Senza la timidezza e il timore che quell'uomo mi incuteva, nonostante fosse già un mese che lo conoscevo, mi diressi verso di lui.
«Howe!» Mi aveva chiesto lui di chiamarlo così «Ho bisogno di una cosa». Lui aveva riso amabilmente: «Un'altra, signorina Burium?» Per niente imbarazzata, gli risposi. «Sì, Howe, però stavolta tu non devi fare niente. Solo..Volevo..Ehmmm..Salutare George, il tuo assistente. Mi è dispiaciuto non poterlo vedere più, senza nessun preavviso.». Lui sembrò riflettere. Sperai me lo facesse vedere, sperai di poter parlare con lui, di chiedergli di tenerci in contatto.
«Certo Camelia, nessun problema.» Disse l'uomo, guardandomi «Solo che George ha avuto un piccolo incidente, e non si può muovere dal letto. Magari potrei portarti da lui.» Ancora una volta sentii quella fastidiosa sensazione nello stomaco, ma stavolta era diversa. Stavolta era qualcosa di simile all'angoscia, al panico. 'PERICOLO' sembrava urlarmi ogni singolo albero, filo d'erba, ogni singola nube nel cielo. Ma la voglia di vedere George era più forte, quindi ignorai la sensazione. Ad un patto, però, Camelia, mi dissi. Se fossi dovuta uscire dal villaggio, non sarei andata.
«E' giusto a due passi da Fairy Oak, andiamo?» Volevo vederlo, volevo vederlo. Scossi la testa. «Non posso uscire dal villaggio, i miei dicono che è pericoloso.» Lui annuì, sembrò capire. «Bene, allora lo vedrai quando si rimette. Una quindicina di giorni, circa. Spero non ti dispiaccia aspettare.» Mi dispiaceva, sì. Ma almeno tutto intorno aveva smesso di urlare.

Spazio dell'autrice:

Ciao ciao ciao! Allora. La sensazione di Camelia. Secondo voi Howe è pericoloso? Io non riesco a decidermi, sono così confusa! Per il resto niente da dire, sul capitolo. Ancora grazie a chi mi segue. Spero che vi piaccia quello che scrivo, un bacio <3

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Capitolo 11
*** Il rapimento. ***


Voce esterna
 

Un mese, un mese e mezzo, le scuole ricominciavano, e gli occhi di Camelia Burium si facevano ogni giorno più tristi. «E' più grave di quanto pensassi, la situazione.» Le diceva Howe Milton ogni volta che lei chiedeva di George «Sei sempre sicura che non vuoi venire a trovarlo? Sarebbe questione di poco.» Glielo avevano ripetuto mille volte, i suoi genitori. «Dopo la guerra contro il Terribile Ventuno, nel villaggio abbiamo attuato un metodo difensivo particolare. Insomma, Mely, è difficile da spiegare. Ma sappi che finché sei nel villaggio nulla di male ti può succedere. E se all'interno ti succedesse qualcosa di male o zio Duff o zia Tomelilla lo saprebbero subito. Capito?» E quindi Camelia scuoteva la testa, e diceva di no. Non poteva rischiare di trovarsi in pericolo, di deludere i suoi genitori, la sua famiglia.
«Jim...» Disse Vaniglia una mattina, sedendosi con faccia seria di fronte a suo marito «Hai visto Camelia? E' strana...». L'aveva detto fin dal primo giorno, Jim Burium, che lui con i fatti delle streghe, che non sapeva come gestire, non avrebbe mai voluto avere niente a che fare. Eppure Vaniglia sembrava seria, quindi si lasciò convincere ad ascoltare. Secondo la donna, il problema era un ragazzo. Lei la conosceva, quell'espressione. «Sai..» Sussurrò Vaniglia, abbassando lo sguardo «Mi dice Pervinca che è la stessa che avevo io, quando tu sei andato via.». 'Bene, adesso siamo nei guai', pensò Jim. Non sapeva assolutamente che fare.
 

Camelia
 

Adesso che era iniziata la scuola avevo molto meno tempo per vedere Howe. I nostri appuntamenti dovevano esserci in orario non scolastico, quando avevo già finito i compiti - perché prima non mi lasciavano uscire - e quando Iole e Stè non si lamentavano perché non stavo mai con loro. In realtà l'ultima condizione si verificava raramente. Violetta, anche quando era a casa mia, ed io dovevo uscire di corsa, era contenta perché stava con Leo. Stella, invece, aveva stretto amicizia con Willow Green, antipatico con tutti tranne che con lei, e con degli occhi dolci che solo mia cugina sapeva fare, era riuscita a farlo ammettere nella nostra 'Banda Del Capitano'. Eravamo fieri di seguire la tradizione dei nostri genitori, di onorare la memoria del Capitan Talbooth, dopo che avevamo sentito la sua storia.
Il capo della banda, posto che era toccato in passato allo zio Grisam, era Abel, che era stato il più grande. Questo prima che arrivasse Willow, al quale però non aveva comunque voluto lasciare il posto. E poi c'eravamo noi. I figli di tutti i membri della prima Banda. Ovviamente Stella, in quanto figlia del primo Capitano, e quindi prima in linea di successione, aveva voluto un posto d'onore. Se non avesse fatto richiesta lei ad Abel, Willow non sarebbe mai riuscito ad entrare nella Banda. 

Devo ammettere, però, che negli ultimi tempi la stavo un po' trascurando. Anche quel giorno vidi Howe al solito posto. Un posto che spaventava - a mio parere senza motivo - Violetta e Stella. Io e Cassia lo amavamo. A Bosco che Canta c'era sua madre, lo sapevamo, e sarebbe stato meraviglioso sapere quale di quegli alberi lei fosse. «Qui si trovano tutte le persone che hanno infranto la legge per amore.». Mi aveva detto così, mia mamma. Lo trovavo così ingiusto. Chiunque fosse disposto a fare qualcosa contro la legge, per amore di qualcun altro, meritava di essere premiato, non punito. E Cassia era fierissima di sua madre. La sua esistenza in quel bosco dimostrava quanto l'avesse amata.
Di solito gli alberi intorno mi dicevano che c'era pericolo solo quando lui mi chiedeva di uscire dal villaggio. Quel giorno, dal momento in cui lo vidi, sentii gli alberi che urlavano. Ero tentata dal fare marcia indietro, ma proseguii. «Ciao Howe.. George come sta?» «Come al solito...» Stranamente non mi chiese di uscire dal villaggio. Iniziammo a camminare e a parlare. Presa com'ero da tutti i modi possibili in cui lui stava cercando di salvare Shirley, non mi accorsi di dove stavamo andando. Questo finchè non mi sentii afferrare per le spalle. E poi, il buio.



Voce esterna
 

Oh, se ci fosse stato qualcuno! Se Camelia avesse imparato ad ascoltare gli alberi! Tutto si sarebbe potuto evitare. Se solo fosse stata più attenta a dove andavano, si sarebbe accorta che Howe la stava portando fuori dal villaggio, si sarebbe accorta di essere in pericolo. Appena furono fuori, e quindi senza protezione, Howe le piombò alla spalle, e con un incantesimo la fece svenire. Era un mago del buio molto potente, eppure per i suoi scopi aveva bisogno di una bambina. Buio e Luce, l'antica alleanza. Aveva saputo che si era ricreata. Com'era possibile? L'Antica Alleanza precedente era ancora in vita, era ridicolo! Ma adesso erano Stella Burdock e Camelia Burium, due cugine, luce e buio, di nuovo. E lui? E lui aveva un compito, seguire le orme del suo maestro. 
'Terribile Ventuno' Così lo chiamavano gli abitanti di Fairy Oak. Lui aveva sempre detto semplicemente 'Signore' o 'Maestro'. Nessuno sapeva il suo vero nome. Ma sapeva che aveva una missione, distruggere l'Antica Alleanza. E poteva farlo solo facendo passare Camelia dalla sua parte. O uccidendola. Era stato fin troppo semplice intercettare il segretario dell'Assemblea degli Anziani, George, e rapirlo. Era stato fin troppo semplice riuscire a convincere la bambina che lui era il capo. 'Che ce l'hanno a fare, poi, una fata-tata, queste giovani streghe?' si chiedeva. Portò la giovane Burium nella sua casa. A pochi chilometri dal villaggio, ma era protetta da un incantesimo potentissimo, non l'avrebbero mai trovata. 
Lì dentro, legato per le mani ad un mobile, c'era un ragazzo dai capelli neri, che dormiva. Legò la bambina ad un altro mobile, ed aspettò che uno dei due si svegliasse.



Camelia
 

Lentamente aprii gli occhi. Tutto intorno a me era sfocato, appannato. Non riuscivo a distinguere la sagoma che avevo avanti, e non riuscivo a muovere le mani. Stupida Camelia. Adesso è finita, lo sai? Adesso non c'è più nulla da fare. Richiusi gli occhi. Meglio lasciarmi morire. E così li avrei lasciati, se non avessi sentito una voce strozzata che parlava: «Mel...» Quella voce. Quel nome. Avrebbe saputo dire chi fosse anche se mille persone avessero parlato tutte insieme. «George!» Esclamai aprendo gli occhi, e vedendo che anche lui era legato. Una stretta al cuore. In quei momenti avevo avuto paura che non l'avrei più rivisto. «Ci si rivede, ragazzina. Avrei preferito in un'altra circostanza, ma vabbè..Lui...E' uscito. Senti, queste corde sono magiche. Ma io so che tu puoi spezzarle. Sei più forte di quello che credi, Mel.» Accidenti. Ero solo una bambina. E lui, a quanto avevo capito, era un mago potentissimo. Non ci sarei mai riuscita. Le lacrime mi scivolarono sulle guance, prepotenti. «Io..Non posso..» Balbettai, guardando a terra. «Mel..» La sua voce mi dava coraggio «Io SO che puoi farcela. Lo sentivo, mentre parlava con dei suoi amici. Tu sei MOLTO più potente di lui. Solo che ancora non lo sai. Ti prego Camelia. Sei la nostra unica speranza.» Come avrei voluto che fosse vero. Io potente? Ma se zia Vì si lamentava sempre che le magie mi riuscivano male! Ma stavolta era diverso. Era questione di vita o di morte.
Recitai sottovoce l'incantesimo per spezzare le corde. Niente. O almeno credevo. Dopo circa cinque secondi, la fune che mi legava le mani iniziò a sbriciolarsi. Guardai George che, con le mani libere, mi sorrideva raggiante, come mai mi aveva sorriso prima. E poi dei passi. Senza nemmeno pensarci, lo presi per mano e mio fiondai giù dalla finestra, proprio nel momento in cui Howe entrava. All'inizio lo sentii ridere: 
«Ah, pensa forse che un banale incantesimo dell'invisibilità possa imbrogliarmi?». Ma poi smise di ridere. Aveva visto le corde a terra, ne ero sicura. Lanciò un grido di rabbia, e si precipitò fuori. Non sapevo se ridere o piangere, mentre George mi guardava. Sembrava su di giri.
«Che c'è Mel? Ce l'hai fatta!» Ce l'avevo fatta, certo. «Io non so come tornare a casa, George.» sussurrai. Lui sorrise. «A questo ci penso io, ragazzina.»



Felì
 

C'era nervosismo. Camelia non era nel villaggio, ormai ne eravamo certi. E quindi era senza protezione. Stupida che non sei altro, Felì! Come hai potuto lasciarla sola DI NUOVO? Eravamo allarmati come non mai, Vaniglia piangeva, Leo fissava il vuoto. Tutti i maghi e le streghe del buio perlustravano il villaggio dall'alto. In una casa non poteva essere, erano tutti fuori. Volavo, quando ad un certo punto vidi due sagome che entravano nel villaggio. Ero accanto a Duff, e gli feci segno. «Chi va là?» Urlò lui, e senza risposta si precipitò giù, ed io dietro lui. Che gioia nel vederla! «Camelia!» e mi buttai addosso alla mia bambina. Era accanto al giovane con cui l'avevo vista, ma dalla sua faccia, dalla terra sui suoi vestiti e dalle lacrime che aveva agli occhi, capivo benissimo che la sua non era stata una 'fuga d'amore'. «Cosa è successo?» sussurrai. Lei si strinse forte a Duff, abbracciandolo. E poi mi rispose. «Scusa Felì, sono stata una stupida. Menomale che c'era George.» Né io né Duff sapevamo cosa fosse successo, ma entrambi ci avvicinammo al ragazzo. «Grazie George.» Gli dissi. Il ragazzo sorrise. Aveva proprio un bel sorriso, niente da dire. Ispirava fiducia.

Spazio dell'autrice:

Oddio Santo perdonatemi. Mi sono lasciata trascinare, e tutto è venuto da sé. Volevo lasciarli più tempo lì dentro, ma non ci sarei riuscita. Non sono dolcissimi George e Camelia? Beh, è vero, lei è una strega del buio, ma è pur sempre figlia di Vaniglia, dovrà pur contare qualcosa! La storia è vista in realtà solo dal punto di vista di Camelia, e dalla voce esterna che era necessaria per spiegare i piani di Howe.
Lo preferivate buono? Un nuovo cattivo ci voleva, sennò era tutto troppo monotono u.u. L'ultimo pezzo visto dal punto di vista di Felì era necessario per spiegare la situazione al villaggio, ma come avete visto è molto breve. Questo capitolo mi piace molto, spero piacerà anche a voi! Fatemi sapere, un bacio ! <3

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Capitolo 12
*** Il suo sorriso. ***


Stella
 

E' stato orribile. Credevo davvero che avrei perso Camelia per sempre, ed io senza mia cugina non sopravvivo. Per fortuna l'abbiamo trovata. Mamma mi aveva costretta a rimanere a casa di zia Vaniglia, con Leòn e Violetta, anche se io avrei voluto aiutare nelle ricerche. Dopo tre ore circa di ansia totale, è arrivata. Aveva una coperta addosso, sembrava infreddolita, ma intera. Le saltai subito al collo e la riempii di baci. «Mely!». Presa dall'euforia, non mi accorsi che accanto a lei c'era un ragazzo. Bello. Bello come non ne avevo mai visti, con dei capelli lisci e neri, gli ricadevano sul viso, e degli occhi color ambra, poco più chiari di quelli di Mely.Quando mi staccai da mia cugina, lei si girò a guardarlo con uno sguardo, ma uno sguardo, che fui convinta che i due fossero scappati insieme.
«Allora, Camelia, dicci cosa è successo.» Disse mia mamma, guardando prima Mely e poi zia Tomelilla. «Io..» Mia cugina abbassò lo sguardo, sembrava volesse confessare qualcosa di brutto. «Ho..Ho continuato a cercare di aiutare Cassia..» Tutto qui? La vedevamo, con George - seppi dopo che il ragazzo si chiamava così -,era ovvio avesse continuato! Ma doveva ancora finire. 
«Solo che ad un certo punto, George non è più venuto. Lui mi aveva detto di essere il segretario del capo dell'Assemblea, quindi quando è venuto un uomo, Howe Milton - ma ormai non so nemmeno se si chiami davvero così..Lui..Mi ha detto che George aveva avuto un incidente, e visto che io volevo vederlo» Qui mia cugina arrossì «Mi ha chiesto di uscire dal villaggio, per andare da lui.» Non potevamo crederci. Camelia era dispettosa, agitata, ma non incosciente. Davvero teneva tanto a quel ragazzo da uscire dal villaggio? Ma lei non aveva finito. Mentre tutti la guardavo a bocca aperta, Mely continuò: «Però io gli dicevo sempre no. E' continuato per un mese e mezzo, circa..Stamattina, camminavamo, e non mi sono accorta che mi portava fuori dal villaggio. Poi mi ha colpito alle spalle,credo, e sono svenuta. Quando mi sono svegliata ero legata, e di fronte a me c'era George, legato anche lui. Allora siamo fuggiti.» Sembrava una storia d'avventura. Ero emozionata e spaventata.



Felì
 

Nel momento in cui Camelia finì di raccontare la sua storia, tutti restammo zitti. Ma sentimmo una voce limpida e dolce che parlava ancora. «Hai dimenticato una cosa, Mel.» Tutti ci girammo verso George, che aveva pronunciato quelle parole. Probabilmente si vedevano i punti interrogativi disegnati sopra la nostra testa. Lui rise piano, una risata aperta, sincera. Sembrava così felice di essere con noi, in quel momento.
«Beh..» Disse lui, fissandci uno ad uno e poi puntando gli occhi su Mely «Non saremmo mai riusciti a scappare, se tu non fossi una strega tanto forte. Dove hai imparato?». Tutti noi sapevamo che Camelia non aveva imparato da nessuna parte, era innato. Lei era la custode del buio dell'Antica Alleanza, una strega potentissima già a dieci anni. Ma non sapevo se fidarmi o no di quel ragazzo. Tomelilla invece sapeva cosa fare, come sempre mi stupì.
«Camelia è la parte buia dell'Antica Alleanza. Credo tu ne abbia sentito parlare.» Lui annuì, per niente toccato da quest'informazione. Più tardi gli chiesi perché, e mi rispose dicendo 'Non sono rimasto colpito, perché sapevo già che Mel era speciale, mi sembrava una cosa ovvia che non fosse una persona ordinaria'. Credo fu in quel momento che George mi convinse, lui voleva bene davvero alla mia bambina.
La sera, mentre mettevo a letto Mely, parlai un po' con lei. 
«Te la sei vista brutta, eh?»
«Eh già..» mormorò lei stanca e assonnata «Per fortuna c'era George. Se lui non mi avesse detto che potevo farcela, saremmo rimasti lì a farci uccidere.». Rabbrividii al solo pensiero. «Per fortuna è andato tutto bene, bambina mia.» Lei annuì, guardandomi. «Felì...» Quando mi guardava mi sentivo gli occhi di Jim addosso. E quelli mi hanno sempre fatto un effetto strano, come se non potessi sottrarmi a quello sguardo. La guardai, come a chiederle cosa volesse. «Dove l'hanno messo, George?» Sorrisi, dolcemente. Com'era tenera Camelia, in quel momento. «E' da Duff, tranquilla. A domani Mely.». Mi addormentai tranquilla, ma ancora scossa dagli avvenimenti di quella giornata.



Camelia
 

La mattina dopo mi svegliai tardi. Tutto quello che era successo il giorno prima mi sembrava solo un sogno, ma stranamente avrei preferito di no. Era meno angosciante sapere che c'era qualuno che voleva uccidermi, piuttosto che svegliarmi un altro giorno senza sapere dove fosse George. Ed ancora non riuscivo a capire perché. 'Sei innamorata, Mely!' sussurrava una vocina dentro di me, una vocina che avrei voluto zittire, invece diventava ogni giorno più forte. 
Leòn e Felì non erano più in camera, dovevano essere le undici circa. Ad un certo punto sentii bussare alla porta. Assonnata, mi stiracchiai e borbottai un lievissimo 
«Avanti..». Invece di mamma, papà o Leòn, inaspettatamente, entrò George. Oddio ero imbarazzatissima. In pigiama, con i capelli scompigliati. Io che ogni volta che lo vedevo mi preparavo sempre al meglio, mi facevo vedere in quello stato! A pensarci bene nemmeno il giorno prima ero chissà quanto splendida.
«Hei ragazzina..Ce la siamo vista brutta, eh?» Mentre parlava si avvicinò e, sedendosi sul mio letto, mi accarezzò una guancia. Una parte di me, la Camelia che ero sempre stata fino a quel momento, avrebbe voluto azzannare quella mano, o almeno spostargliela, come il primo giorno in cui l'avevo incontrata. L'altra me, la Camelia della vocina, quella che credeva di essere innamorata, voleva solo che quel momento non finisse mai. 
Non sapevo a quale delle due dare ascolto, quindi restai ferma, ma rigida. 
«Eh già...». Lui si ritrasse. E credo che fu il moto di delusione che provai in quel momento, che mi convinse che la seconda Mely aveva ragione.
«Scusa, ragazzina, mi ero dimenticato che non dovevo toccarti.» Sembrava imbarazzato. Senza nemmeno accorgermene sussurrai: «No, è che..». Poi mi zittii, rendendomi conto di quello che avevo detto. Lui sorrise. Ah, quel sorriso! Non credo che lo dimenticherò mai. Mi mise una mano sulla spalla, poi l'altra. E mi abbracciò stretta stretta. «Grazie, Camelia.». Ed io..Io restai ferma ad assaporare quel momento.
Quel momento. Che finì troppo presto. Dopo un po' si staccò, parlammo del più e del meno. Mi disse che aveva chiesto il permesso al suo capo, sarebbe restato un po' a Fairy Oak.

«Così potrò passare un po' di tempo in tua compagnia senza doverci vedere di nascosto.» Disse, facendomi l'occhiolino. Risi. Io, Camelia Burium, detentrice del potere del buio, con George vedevo il mondo più luminoso.


Spazio dell'autrice:

Ieri non ho aggiornato, perdonatemi! Ma anche voi, vi state facendo sentire di meno. Proprio ora che la storia si fa interessante? Beh, spero vi sia piaciuto. A me fanno morire George e Camelia *O*. Anche se il nome di George non mi piace, nemmeno un po'. All'inizio doveva essere un personaggio cattivo, quindi gli ho dato il nome di un tizio che mi ha spezzato il cuore, e ora me lo ritrovo così, uff! 
Beh, vi saluto. Alla prossima ^----^

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Capitolo 13
*** Come è finita (Iniziata). ***


Camelia
 

«»Era passato un mese. La mia vita aveva ripreso a scorrere,niente appuntamenti clandestini. George continuava a restare a Fairy Oak. Sembrava volesse rimanerci. Non farti illusioni, Camelia, presto andrà via. Ma era impossibile non farsi illusioni quando lui, la mattina, portava i cornetti appena sfornati in casa Burium e poi mi veniva a svegliare. Io ero già sveglia da un pezzo, ma avevo fatto quello che dovevo fare senza vestirmi. Quando sentivo bussare alla porta e mamma che diceva: «Grazie, sei proprio un ragazzo gentile!», mi fiondavo di nuovo sotto le coperte, e chiudevo gli occhi.
Credo che lui sapesse che in realtà ero sveglia. Ma il suo modo di svegliarmi era tanto dolce che non potevo farne a meno. Si sedeva sul mio letto e, accarezzandomi i capelli, mi dava un bacio sulla testa. «Svegliati, ragazzina, che fai tardi a scuola.». Io sorridevo, facevo finta di stiracchiarmi e aprivo gli occhi. «Ti aspetto giù.» Mormorava lui «Così facciamo la strada insieme.».
George non andava a scuola, l'aveva già finita anticipatamente e con corsi accellerati,  però mi accompagnava lo stesso tutte le mattine. Anche perché Leòn usciva prima di me, per andare a prendere Violetta, e Stella non si faceva mai trovare in casa, visto che Willow, il suo nuovo ragazzo, l'andava a prendere tutti i giorni. Quando ero pronta - di solito in dieci minuti, visto che dovevo solo vestirmi - scendevo a fare colazione. Lui era lì, seduto, che chiacchierava amabilmente con i miei genitori, e mangiava con loro. Mi sedevo, mangiavo, e poi uscivamo insieme. 
Insisteva sempre per passare per casa di Cassia. «Beh, è la persona per cui hai lottato così tanto. E vorrei conoscerla.» Ogni mattina ci fermavamo dieci minuti lì, giocavamo con Cass e poi mi accompagnava a scuola. Era ormai un mese che andava avanti così, quando un pomeriggio, mentre facevo i compiti, fece irruzione nella mia camera.

 

Voce esterna
 

«E' arrivata, Mel, è arrivata!» Gridava George, sventolandole avanti al naso un foglio di carta. Lei non capiva. Con titubanza lo prese in mano. «Forza, aprila!» Lei l'aprì. La lettera al suo interno diceva così:

Gentile signorina Camelia Burium, lei non mi conosce. Mi presento, mi chiamo Howe Milton, e sono il Capo dell'Assemblea dei Saggi. Quello vero, mi pare necessario aggiungere. Le scrivo, innanzitutto, per ringraziarla del coraggio dimostrato, ad incontrarsi clandestinamente con degli sconosciuti, ad aver fatto più volte richiesta per l'abolizione della legge sull'Infinito Potere, e ad aver salvato il mio segretario da orrendi pericoli.
Ci tenevo ad informarla che l'uomo che vi ha sequestrati brutalmente è stato arrestato, ed ora non vi darà più problemi.
In questi giorni in cui il mio fidato segretario è stato a Fairy Oak, ha potuto interagire con Cassia Corbirock, ha potuto vedere come sia cresciuta - e ancora stia crescendo - bene, ma ha anche notato di quanto la piccola senta la mancanza della madre.
Ahimè, la legge è quella. Può esistere solo un Infinito Potere alla volta. Ma ci è venuta un'idea. Le spiegherà tutto George che, a propostio, ha espresso richiesta per restare a Fairy Oak. Arrivederci e distinti saluti. Howe Milton.

 

Camelia guardava George con occhi sgranati, dimenticandosi per un momento che lui avrebbe dovuto darle informazioni sulla legge. «Rimani a Fairy Oak?» Sussurrò, come se dirlo ad alta voce potesse cambiare qualcosa. «Eh già» disse lui «Lo considero un bel posto, avete una storia interessante, una vegetazione non irrilevante ed una grande concentrazione di magia. E...» Aggiunse, notando l'espressione delusa di Camelia «Inoltre qui abiti tu.» Lei sorrise. L'era venuto il dubbio che lui rimanesse lì solo per 'Studiare' Cassia, e non per lei.
«Ah...» Non sapeva che dire «Beh, allora dimmi, che idea è venuta al signor Milton?». Lui la guardò serio. «Beh, ha pensato. Ovviamente non può prendere tutti gli Infiniti Poteri che ci sono, e farli ritornare alla normalità, il mondo sarebbe un disastro! D'altro canto, ha ritenuto davvero molto ingiusto che Cassia non potesse conoscere sua madre, e che come lei fosse destinata a non conoscere sua figlia. Insomma. Te la faccio breve. Shirley può tornare. Senza poteri, ovviamente. E quando l'Infinito Potere sarà in attesa di un figlio, verrà portato in una struttura specializzata. Al momento del parto, le verranno tolti i poteri, in modo che, non avendoli più, non ci saranno pericoli.»
Camelia lo guardava con espressione scioccata. Poi cacciò un urlo e gli buttò le braccia al collo. 
«Dio George, è stupendo! Non vedo l'ora di dirlo a Cassia!»
Lui la strinse nelle sue braccia. Non serviva dire a Camelia che, per far passare quella legge, aveva rinunciato al suo posto di lavoro. Avevano richiesto un sacrificio. I saggi dell'Assemblea sapevano essere perfidi. Non che gli importasse, sarebbe comunque rimasto lì. Il suo posto - ora lo sapeva - era dove c'era Camelia Burium.



Felì
 

Eravamo tutti orgogliosi di Camelia. Alla fine c'era riuscita, nonostante avesse intorno milleuno persone che le ripetevano che non poteva farcela, che era impossibile. Ed invece lei, insieme a quel giovane così gentile, aveva reso felice tutto il villaggio. In particolar modo una donna che aveva provato la sensazione di essere un albero, un uomo che aveva cresciuto una bambina da solo, e che aveva perso la moglie in giovane età, ed una bambina.
Una bambina con dei capelli rossi, con gli occhi neri. Una bambina speciale. La stessa bambina che in quel momento era seduta, sulle sedie avanti al palco, in braccio a Shirley Poppy. Ci era voluto un po', era vero. Ormai era passato un anno, e Shirley era con noi da quasi due mesi. 
Vaniglia e Jim, orgogliosi, sedevano in prima fila, vicini a Leòn e Violetta. Accanto a loro, c'era Pervinca - Grisam, il sindaco, era dietro le quinte - , con una bambina in braccio. Sun, la sorellina di Stella, era nata qualche mese prima. E il nome era stato la cosa più semplice. 
«Abbiamo già la nostra stella» aveva detto semplicemente Pervinca «Quindi ora manca il sole della casa.». Tomelilla non aveva obbiettato, ed aveva iniziato, tutta contenta, a riempire la casa di girasoli. 
Accanto a loro sedevano Stella e Willow. Quel ragazzino era cambiato davvero, grazie alla nostra piccola. E adesso era simpatico a tutti. Tranne ad Abel Bugle che, si era scoperto, aveva una cotta per Stella. Ma tanto, gli sarebbe passata.
Mancavano Camelia e George, che in quel momento erano dietro le quinte. Infatti lo 'spettacolo' altro non era che una premiazione per i due, che avevano riportato Shirley fra noi. Volai da loro, ma mi fermai a distanza. Parlavano.

«Sei nervosa, Mel?» Le aveva chiesto lui. La mia bambina scosse la testa «No, no. Però tu non lasciarmi la mano, là sopra, non si sa mai.» Lui sorrise. «Non te l'avrei lasciata comunque, lo sai.» Sorrise anche lei.
Feci un rapido calcolo. Avevo quattro bambini a cui badare. Sarei rimasta lì almeno altri quindici anni, per Sun. In questi quindici anni, Leòn, Stella e Camelia avrebbero potuto avere dei figli. E avrei dovuto badare anche a loro? 'Rassegnati Felì' mi dissi, per niente triste di questa consapevolezza 'Ti toccherà restare a Fairy Oak per il resto dei tuoi giorni.'

«Salgano sul palco i nostri due nuovi eroi. Un grande applauso, per favore, a Camelia Burium e George Hamilton!» La voce di Grisam risuonò per tutta la piazza. I due, tenendosi per mano, salirono sul palco.
Non importa cosa successe. Importa solo che, in quel momento, vedendoli così, vicini e innamorati, io seppi che niente avrebbe potuto essere più perfetto.


Spazio dell'autrice:



Sto piangendo, sapete? Mi spiace dirvi che questo era l'ultimo capitolo. (Sento gente che urla 'DAVVERO? FINALMENTE!') Spero vi sia piaciuto. Ringrazio tutti quelli che hanno letto, recensito, che hanno inserito la storia nelle seguite o nelle preferite. Tutti davvero, insomma, ma in particolar modo Magical Amber, che ci è sempre stata, ed ha sempre letto tutto. 
Magari ci sarà un continuo un giorno, chissà. O anche qualcosa che si può inserire all'interno. Intanto il personaggio di Camelia mi piace parecchio, e probabilmente ci scriverò ancora su, avete solo da chiedere, d'accordo? Alla prossima, e grazie ancora a tutti. 
Much Love, Mills97 <3

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