Pleasure to meet you, but prepare to bleed.

di Lusty_Archivio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pleasure to meet you, but prepare to bleed ~ set delta. ***
Capitolo 2: *** I hate everything about you, why do I love you? ~ set beta. ***



Capitolo 1
*** Pleasure to meet you, but prepare to bleed ~ set delta. ***



Blatereggiando.

Niente di che. Avevo voglia di scrivere su questi due come al solito. Qualcosa di vario ed eventuale, ma non sapendo bene se scegliere idiozie o serietà, alla fine ho optato per un bel minestrone. Troverete frasi vagamente (VAGAMENTE) stupide, frasi vagamente (VAGAMENTE) sensate e cose vagamente (VAGAMENTE) sconce. No, l’ultimo punto intendo VAGAMENTE nel vero senso del termine, altrimenti avrei messo rating rosso, tranquilli, baldi lettori (?). Ah, ma un giorno scriverò un pOrn zozzo, lo giuro. Goku e Vegeta mi piacciono davvero tanto, li adoro~. Eee... niente, spero di aver mantenuto almeno un vago IC. È una delle cose a cui tengo maggiormente in una fanfiction, soprattutto con due elementi del genere quali sono i due saiyan. 

50 frasi GokuVege *ama*. Prompt dalla community livejournal 1frase *ama*. Titolo spudoratamente rubato da Night of the Hunter dei 3O Seconds to Mars *ama*.

Grazie a tutti coloro che lasceranno un commentino. Adieu!

 

Disclaimerchemidimenticosempre » Dragon Ball © Akira Toriyama.

 

1 – Terra.

Il colpo nemico esplose con una potenza vibrante e fragorosa contro le costole, scaraventandolo contro il dirupo alle sue spalle come una cometa incandescente; Vegeta riaprì a fatica gli occhi e si ritrovò in mezzo agli aguzzi e graffianti detriti di una parete rocciosa crollata troppo in fretta, la terra lercia, secca e grumosa ammassata in gola e un dolore lancinante che gli impedì persino di respirare – eppure non seppe dire cosa realmente fece più male in quel momento, le membra a pezzi o la figura di Kakaroth che fulminea scattò verso di lui per aiutarlo.

 

2 – Orgoglio.

Vedendo la battaglia consumarsi ferocemente davanti ai suoi occhi, Vegeta si morse il labbro con violenza, spaccandolo e sentendo il sapore del sangue riempirgli lentamente la bocca; l’impotenza e l’umiliazione divamparono fameliche nel petto, le dita formicolanti di rabbia affondarono nel terreno, imprimendo un profondo solco su di esso – “Piantala di salvarmi, bastardo”.

 

3 – Spirito.

« Hai ucciso troppa gente innocente... quando morirai, il tuo corpo scomparirà e il tuo spirito verrà portato in un mondo diverso da quello di Goku, dove verrà purificato, perdendo la memoria e rinascendo in un nuovo corpo ».

Vegeta sorrise stoicamente alle parole di Piccolo, strinse i pugni e deglutì piano – non avrebbe più combattuto con Kakaroth, non l’avrebbe mai sconfitto, non l’avrebbe più rivisto, e nonostante lo sguardo fiero ed altero dipinto in faccia, a quella consapevolezza qualcosa dentro di lui si distrusse.

 

4 – Storia.

Secondo le fiabe terrestri, tutti, prima o poi, trovano il cosiddetto “principe azzurro”: Goku aggrotta perplesso le sopracciglia e pensa che Vegeta non è affatto principesco, gentile, elegante ed affabile come dovrebbe essere e, soprattutto, non è azzurro.

 

5 – Tempo.

Goku raccoglieva l’energia per la Genkidama con le braccia volte al cielo e sentiva il peso di un’intera umanità gravargli sulle spalle, pesante come un macigno; “muoviti, muoviti, maledizione muoviti!” urlava nella sua testa, mentre le iridi antracite riflettevano spalancate il cruento scontro che si consumava loro dinanzi, nel terrore che il tempo potesse non essere abbastanza.

 

6 – Guerra.

Vegeta avrebbe definito il loro come un legame necessario e violento, nato dalle fiamme di un maniacale ed ardente desiderio di vendetta ed alimentato dal puro, semplice odio, nudo e crudo; ora però non avrebbe saputo dire che piega la loro personalissima guerra avesse preso, con quel mentecatto di Kakaroth intento a russare seraficamente sbavandogli sulla spalla.

 

7 – Tradimento.

Buffo; colui che in passato aveva considerato solo un infido traditore ora era l’unico a dargli l’assoluta certezza che non gli avrebbe mai voltato le spalle, qualsiasi cosa fosse successa.

 

8 – Sentore.

Quando si rese conto di stare fissando il didietro di quell’imbecille di Kakaroth ignorando il sedere piacevolmente tondo e sodo di sua moglie, un alquanto sgradevole presentimento s’insinuò in lui come una serpe ed un’unica parola prese a rimbalzargli martellante nel cranio, facendolo sbiancare: « Merda ».

 

9 – Giovinezza.

Vegeta scrutò torvamente il visino rotondeggiante, fanciullesco e così dannatamente familiare del mocciosetto che si ritrovò dinanzi, sentendo una profonda frustrazione contorcergli le viscere e un pesante senso di vuoto gravare insopportabilmente nel petto.

 

10 – Orme.

Improvvisamente, dopo qualche lento passo sul bagnasciuga, le sue orme s’interruppero sulla sabbia: quel cretino esecrabile di Kakaroth lo afferrò per un fianco e lo sollevò di peso, caricandoselo in spalla e sghignazzando come un idiota.

 

11 – Preda.

Più che predatore, intrappolato tra le braccia di Kakaroth e la parete alle sue spalle, Vegeta si sentì, ignominiosamente, un fottuta preda – in ogni singolo,dannatissimo senso.

 

12 – Stirpe.

E così la gloriosa, fiera e feroce stirpe dei Saiyan purosangue sarebbe giunta al termine con una coppia di cretini – anzi, no, un completo cretino ed unestimabile principe alternativamente intelligente, ecco – troppo occupati a proteggere un patetico pianeta e la sua altrettanto patetica gente per dedicarsi anima e corpo al ripristino del prestigio della propria razza: a quella constatazione Vegeta ebbe come la netta sensazione che suo padre si stesse contorcendo nella tomba.

 

13 – Passi.

I suoi passi erano stati comandati sin dalla nascita dalla tirannica ambizione di un oppressore, ed a seguito dalla sua stessa, ferrea ed egoistica volontà, totalmente indipendente da ogni cosa; poi Vegeta aveva conosciuto Kakaroth, e pian piano aveva smesso di proseguire da solo.

 

14 – Rito.

Era un rito, un qualcosa ormai intrinseco nelle loro vite da cui non potevano esimersi in alcun modo: combattevano strenuamente per una misera manciata di minuti e si ritrovavano poi inevitabilmente avvinghiati l’uno all’altro, stesi in mezzo alla terra, alla polvere o contro una parete crepata, le labbra violentemente accollate tra loro e le dita intrecciate così forte da poterne sentire le ossa scricchiolare, in una presa ferrea che non accennava minimamente ad incrinarsi.

 

15 – Vittoria.

Majin-Bu era scomparso, inghiottito dall’enorme sfera di luce abbagliante, ma Vegeta non fu certo della vittoria sino a quando non la vide dipinta negli occhi di Kakaroth, stanchi ma baluginanti d’esultanza.

 

16 – Languore.

Accoccolato placidamente contro il cuscino, il principe dei Saiyan dormiva tranquillo; Goku lo fissava ad occhi sbarrati, in ossequioso e contemplante silenzio, timoroso persino di spezzare quell’attimo di paradisiaca calma solo respirando – avere la possibilità di osservare Vegeta per più di un secondo senza ricevere un Cannone Galic dritto in faccia era un’occasione più unica che rara, in effetti.

 

17 – Mortale.

La mano di quell’inetto depravato di Kakaroth gli sfiorò lenta e vaporosa la carne calda e leggermente sudata del collo, delle spalle, della schiena, fino ad arrivare a toccargli spudoratamente il sedere – firmando la propria condanna a morte, ovviamente.

 

18 – Favorito.

Da quando l’idiota era tornato dal suo oscuro allenamento in mezzo ai monti Vegeta non poteva – e non voleva – trattenere torve occhiate tracimanti d’odio e profondo desiderio omicida in direzione del moccioso di colore che aveva iniziato a stare appresso a Kakaroth come una cozza – non che comunque fosse geloso di quello scarto umano, fosse ben chiaro.

 

19 – Giardino.

« AMMAZZA QUEL SUDICIO VERME, KAKAROTH! AMMAZZALO! ».

Tra urla isteriche e panico compulsivo un’onda energetica deflagrò potente nell’aria, trasformando il florido giardino della Capsule Corporation in un informe, maciullato ammasso butterato di terra – ospitante innocente lombrico ancora vivo e vegeto, nonostante tutto.

                                                                                                                                                                                        

20 – Eros.

Inarcò eccitato la schiena cercando un contatto ancora più approfondito, umido e totalizzante, conficcando rabbiosamente le unghie nella schiena bollente di Goku e mordendosi furiosamente il labbro, percependo labili gocce di sudore scorrergli lentamente lungo il volto, la schiena, il petto, i loro stomaci; nulla fu in grado di compensare il profondo senso di vergogna di quel momento però, e Vegeta mantenne gli occhi stoicamente serrati per tutto l’amplesso.

 

21 – Canto.

Vegeta non aveva la benché minima idea del perché, dopo avergli permesso per pura pietà quella schifosissima-infida-sudicia-ripugnante-vomitevoleconcessione affettiva, il reietto di terza classe si fosse messo a canticchiare spensieratamente una stupida canzoncina tra le labbra, trotterellando in giro tutto contento come un cretino; sapeva solo che ora avrebbe voluto ammazzarlo di botte – ancora più brutalmente di quanto desiderasse fare già prima, possibilmente.

 

22 – Tocco.

Qualunque fosse stato l’infausto momento in cui gli impietosi cazzotti erano divenuti tocchi lenti, goduti e delicati sulla pelle, Vegeta lo stramaledisse con tutte le sue forze.

 

23 – Silenzi.

« Ti amo, Vegeta ».

In risposta c’è solo un imbarazzato silenzio, spezzato solo da una flebile, languida frase, mormorata nel buio ed attutita dalle lenzuola: « Sta’ zitto, cretino ».

 

24 – Movenze.

« Sappi che non farò mai più una danza imbecille e priva di senso come quella, Kakaroth! Sono il principe dei Saiyan io, non lo zimbello di Cretinolandia! ».

E puntualmente, giusto per dare conferma alle sue parole, Vegeta e Goku tornavano a destreggiarsi nelle eleganti movenze della Fusione per sconfiggere il solito nemico di turno.

 

25 – Calore.

Non è tanto l’atmosfera così schifosamente sdolcinata ad accaldargli il volto, quanto piuttosto l’arrosto che quel mentecatto di terza classe ha furbescamente lasciato nel forno e che ha iniziato a spargere calore e puzza di bruciato per tutta la casa, suo malgrado.

 

26 – Apparizione.

Vegeta apparve dal nulla, parandoglisi davanti e deviando il colpo nemico con un poderoso movimento del braccio, ribaltando le sorti di uno scontro che oramai sembrava segnato: « Bada bene, Kakaroth, non l’ho fatto per salvarti. Avevo solo voglia di menare mani, tutto qui! » – e Goku, le ossa a pezzi e un pigro rivolo di sangue lungo il mento, non poté fare a meno di sorridere.

 

27 – Inebriare.

Il loro odore era quello ferroso del sangue e dell’acre sudore, della terra, della fatica; nulla di associabile a qualcosa di piacevole a livello olfattivo, probabilmente, ma per entrambi ugualmente inebriante.

 

28 – Dita.

Goku non poté fare a meno di domandarsi, in uno sprazzo di assennato pensiero razionale, come quella dita, quelle mani piacevolmente calde che ora gli sfioravano titubanti il bassoventre, avessero in passato potuto stroncare la vita di così tanti innocenti.

 

29 – Nostalgia.

Dopo sette anni, per Goku è cosa assolutamente normale balzare come un gatto addosso a Vegeta, stritolandolo entusiasticamente ed ignorando senza troppi problemi gli impietosi pugni che istantaneamente si abbattono sulla sua testa; al contrario, Vegeta, oltre che per menar mani non muove un muscolo – se non per contrarre la mascella e digrignare i denti –, abbassando lo sguardo ed irrigidendosi come una statua: rifiuta di credere che, sino a quel momento, ciò che ha provato guardando ogni dannata sera il cielo è stata stupidissima, riprovevole nostalgia.

 

30 – Legame.

Il loro legame era un connubio indefinibile di elementi contrastanti e distorti, privi di ragionevolezza e senso logico, qualcosa basato su un dualismo totalmente impenetrabile ed oscuro – in poche parole, un casino.

 

31 – Erba.

Goku non avrebbe mai potuto auspicare una felicità migliore di quella: le voci briose dei loro amici vibranti nell’aria, il cielo terso e ceruleo sopra le teste, l’erba fresca e verdeggiante tutt’attorno, gli insulti irripetibili di Vegeta ringhiati sulle labbra.

 

32 – Sembianze.

« Urca, Vegeta! Mi sono appena reso conto che Gogeta e Vegeth potrebbero essere i nostri figli da grandi! »

Il principe sbatté lentamente le palpebre e fissò Goku con un’impassibilità disarmante, domandandosi perché diavolo stesse ancora permettendo a quell’imbecille patentato di violentare le sue orecchie in quella maniera indegna.

 

33 – Nettare.

Il sangue nemico che gli zampillava addosso non era un tempo che un’inebriante ninfa vitale, un dolce nettare caldo e traviante che sortiva in lui i medesimi affetti assuefacenti di una droga; ora Vegeta fissava immobile il sangue di Goku bagnargli le mani e colare a terra, e tutto ciò che voleva fare era urlare.

 

34 – Rossore.

Goku avvolse le braccia attorno alla sua vita e iniziò a strusciarsi spudoratamente contro la marcata linea della mandibola, ridacchiando come un bambino e solleticandogli il collo col proprio respiro caldo; Vegeta immediatamente gli assestò un pugno dritto in faccia e lo spintonò via rabbioso, voltandogli poi le spalle e ordinando mentalmente all’acceso colorito estremamente disdicevole sulle guance di andarsene all'istante dalla sua faccia.

                                                                                                                                                                    

35 – Possesso.

Vegeta non era per nulla interessato a ciò che l’idiota facesse con quella pazza isterica di sua moglie, assolutamente, né lo irritava minimamente il fatto che quell’insulsa coppietta potesse abbandonarsi ad attività altamente esecrabili ed aberranti una volta lasciata sola tra le mura di casa propria; se ci pensava sentiva solo un’alquanto fastidiosa sensazione alla bocca dello stomaco – e la cosa era incredibilmente buffa, perché Goku provava la stessa spiacevole percezione quando lui stava con Bulma.

 

36 – Crepuscolo.

Su quel pianeta dove non tramontava mai il sole Goku diede un ultimo, lento sguardo all’arido cumulo di terra ai suoi piedi, stringendo i pugni e sentendo calare sugli occhi le ombre di un crepuscolo che in realtà non c'era.

 

37 – Fautore.

Uno dei primi fautori del loro fervido rapporto era stato, sin dal principio, un impellente desiderio di vicendevole scazzottamento.

 

38 – Sfrontatezza.

« Vegeta, posso baciarti? ».

« NO ».

Goku scrollò le spalle e lo baciò lo stesso.

 

39 – Fato.

I loro occhi s’incrociarono per la prima volta in quel deserto desolato, occhi da bestia colmi di spregio ed occhi fanciulleschi ricchi di determinazione, entrambi ancora inconsapevoli di ciò che il fato avesse in riserbo per loro.

 

40 – Labbra.

Le parole di Vegeta erano così terribilmente gelide e taglienti che sarebbe stato naturale aspettarsi altrettanto dalle sue labbra, sottili come coltelli; Goku effettivamente ci aveva creduto, ci aveva creduto davvero fossero state loro a ferirlo nel momento in cui aveva sentito il sapore ferruginoso del sangue invadergli improvvisamente la bocca, ma poi si era accorto che Vegeta gli aveva semplicemente morso la lingua.

 

41 – Pensiero.

Kakaroth, allenarsi, Kakaroth, mangiare, Kakaroth, dormire, Kakaroth.

 

42 – Ritorno.

Tra le polveri della battaglia ormai conclusa la mocciosa guardò i vestiti di suo nonno abbandonati a terra con occhi liquidi, sfiorandone le fibre secche e stinte con la punta delle dita; Vegeta abbassò lo sguardo, imperandole di trattare quei resti con molta cura: Kakaroth, lo sapeva, non sarebbe più tornato.

 

43 – Ferita.

Sopravvivendo a morte certa moltiplicavano esponenzialmente la loro già innata forza fisica, s’irrobustivano e si fortificavano; di fronte a ferite invisibili che non sanguinavano, tuttavia, i Saiyan non erano che alla stregua di squallidi, deboli esseri umani – e questo Vegeta, fissando il bastardo sorridere a quella stupida di sua moglie, non poteva accettarlo.

 

44 – Confine.

Qualsiasi barriera che poteva contrapporsi tra loro era già stata bellamente mandata in frantumi – erano Saiyan in fondo, la predisposizione alla violenza era una cosa insita in loro nel profondo; nonostante ciò, Vegeta non poté comunque fare a meno di constatare con certo malsano piacere che non era necessario nemmeno il minimo dispendio di energie per oltrepassare il confine del materasso e buttare Kakaroth giù dal letto.

 

45 – Furore.

Secondo una sciocca storiella umana da quattro soldi, un virtuoso guerriero di nome Orlando aveva perso la ragione a seguito del furore scaturito dall’amore; Vegeta storse il naso e gettò schifato il libro alle sue spalle – figurarsi se avrebbe permesso al suo senno di andare a farsi fottere per un deprecabile idiota senza cervello!

 

46 – Volto.

Quando Goku lo afferrava a tradimento per un braccio e se lo trascinava addosso per abbracciarlo – così, senza un motivo particolare, affrontando valorosamente quella che sicuramente era morte certa –, il volto di Vegeta affondava nella stoffa arancione all’altezza del petto e provocava un soffice rumore.

 

47 – Candore.

Era candido come la neve, quello sciocco di Kakaroth: desideroso di lottare per gli altri prima che per se stesso, combattente per proteggere e non per vincere, felice di amare e di essere amato; lui no, non voleva riconoscersi in niente di tutto quello.

                                                                                                                                                                                          

48 – Vino.

Ai festeggiamenti per l’ennesima, sventata minaccia aliena fu Goku a pagare a proprie spese la totale incapacità del prode, mirabile, ineguagliabile, potentissimo, scontroso e blabla principe dei saiyan a reggere l’alcool – anche se “pagare” non sarebbe stato il termine più opportuno, comunque.

 

49 – Incisione.

Un giorno ti sconfiggerò, Kakaroth!

Goku sentiva quelle parole ormai marchiate a fuoco sulla pelle, assieme alla burbera voce del loro proprietario che non si decideva ad uscire dalla sua testa.

 

50 – Lanterna.

Del loro primo bacio Goku in verità non ricordava molto – solo respiri spezzati sulla pelle, labbra gonfie e bagnate mordicchiate tra i denti, ringhi e sospiri trattenuti nella gola, la luce fioca di una lanterna a colmare lo spazio buio tra loro; poi oblio, perché quella stessa lanterna Vegeta gliel’aveva spaccata in testa giusto un paio di secondi dopo, solo per impedirgli di sbalordirsi di fronte alle sue guance divenute d’improvviso mostruosamente rosse.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** I hate everything about you, why do I love you? ~ set beta. ***


Blatereggiando.

Comunque amo quest’icon qui a fianco. Non è bellissima? Cioè, NON È BELLISSIMAH? ... comunque. Sì, beh, effettivamente presumo vi starete chiedendo qualcosa del tipo “e questa che ci fa qui con questa roba? Non l’aveva conclusa con un unico capitolo? Ma perché non va a farsi una vita sociale visto che è sabato pomeriggio?”. Ebbene qui piove quindi non posso uscire la challenge 1frase mi è piaciuta talmente tanto che ho voluto fare pure un secondo round. E non nego che potrei fare pure un terzo, e un quarto, deh. Dipende tutto dal seguito che ‘sta roba avrà – perché anche se non sembra scrivere queste cinquanta frasi è UN PARTO. Intanto la metto completa, poi boh. Però per la Goku/Vegeta toh, sono belli pure in accostamento cromatico! faccio questo ed altro~ HIHIHIHIHIHIHIHIHI *risata da cavallo alquanto irritante*. Beh, boh, niente, tanto la solfa è sempre quella e poi devo studiare fisica. Ah, no una cosa. Mi sono accorta adesso che ho omesso una "a" nel "Pleasure" dell'immagine. Beh, SCIALLA. Ci sono Gokuzzo e Vecchan che amoreggiano, ED E' QUESTO QUELLO CHE CONTA. Credo. Approfitto di questo piccolo spazio autore per ringraziare tutte le persone che hanno commentato lo scorso capitolo e hanno inserito la storia tra i preferiti/seguiti/ricordati. Ammetto che se non avessi visto i dati nella gestione storie non mi sarebbe mai venuto in mente di fare pure un secondo capitolo, LOL. Alla prossima!(quando mai sarà).

 

Disclaimerchemidimenticosempre » Dragon Ball © Akira Toriyama.


 

 

01 – Anima

Non importa quanti colpi riescano a penetrare nella loro corazza fatta di carne, muscoli e ossa, lacerando la pelle sporca e dissanguandola pian piano: fino a quando la loro anima continuerà a baluginare di determinazione, di volontà e di fiducia, allora entrambi potranno continuare a combattere per quello che oramai è divenuto il loro pianeta, spalla contro spalla.

           

02 – Seconda volta

« Non accadrà una seconda volta », sibila con ostentato disgusto, rivestendosi, mentre un pesante senso d’imbarazzo e frustrazione gli si amalgama in gola in una grumosa matassa compatta; Goku si limita ad annuire in silenzio, lasciando che la voce di Vegeta parli per entrambi oscillando come un palazzo in procinto di crollare da un momento all’altro, rivelando miriadi di cose non dette.

 

03 – Uomo

« Dannazione Kakaroth! », bercia Vegeta, fremendo dalla testa ai piedi e ribollendo pericolosamente come una pentola a pressione, « Una volta tanto, nella tua inutile, molesta e ripugnante esistenza, SII UOMO! ».

Goku in tutta risposta si acquatta maggiormente sotto al letto abbandonandosi ad un piagnisteo isterico, confermando che NO, non ha alcuna intenzione di farsi quella spaventosa, abnorme puntura e che ancora NO, al momento essere uomo non rientra tra le sue priorità.

 

04 – Denaro

Che il denaro facesse la felicità era una della cose più stupide che avesse mai sentito in tutta la sua vita: gli bastava dare a Kakaroth un cazzotto dritto sul naso, o un calcio ben piazzato nel didietro, o anche solo frantumargli un paio di costole, e lui era contento.

           

05 – Preghiera

Vegeta l’aveva pregato di vendicare la sua razza brancolando nel dolore, l’umiliazione e la rabbia, il sangue zampillante dall’orrendo squarcio sul petto e le lacrime incontrollate lungo le guance, spegnendosi poi con un ultimo singhiozzo ed artigliando disperatamente la terra sotto le dita; Goku aveva preso tra le braccia il suo corpo martoriato, giacente tra la polvere e il sangue come un grottesco pupazzo, stringendolo a sé come se fosse la cosa più preziosa al mondo: Freezer l’avrebbe pagata cara, per ogni cosa.

 

06 – Padrone

Era l’invincibile principe di tutti i saiyan, padrone e sovrano indiscusso di una razza che, seppur estinta, continuava a far echeggiare le proprie gesta e la propria potenza in ogni angolo dell’universo; in quel momento però, mentre l’idiota osava premere le labbra sulle sue schiacciandolo contro il muro – e anziché disintegrarlo lui lo tratteneva per la maglia e se lo premeva ancora di più addosso, palesando un’urgenza che non s’era nemmeno mai reso conto di possedere – Vegeta non si sentiva padrone neanche di se stesso.

 

07 – Attesa

Dalla sua bocca sgorgano insulti su insulti come un fiume in piena, insulti ricolmi di rabbia, e delusione, e risentimento – perché il bastardo ha osato piantarlo in asso così, come se nulla fosse, come se quello contro cui avrebbe dovuto combattere non fosse stato il grandioso principe dei saiyan, il suo principe, il suo rivale, e solo per andare ad allenarsi con un dannato bamboccio nel bel mezzo del nulla –, e pugni furiosi s’infrangono contro il possente petto che gli si staglia dinanzi, carichi solo di tutta l’immensa frustrazione che in quell’interminabile periodo di tempo gli si è accalcata addosso: Vegeta colpisce Kakaroth ancora e ancora, lo colpisce perché al momento non sa fare nient’altro, e non gl’importa davvero un accidente di quella dannata bocca che, premuta soffice contro la sua fronte, continua a ripetergli sommessamente “anche tu mi sei mancato, Vegeta”, piegandosi irritantemente verso l’alto.

           

08 – Miglior amico

Ciò che li legava altro non era che un capillare filo conduttore, una sottile, resistente linea d’acciaio che era riuscita a valicare le soglie della pura ed acre avversione con una naturalezza disarmante; si trattava di una catena impalpabile che aveva continuato a dispiegarsi fino ai confini della più profonda, incrollabile amicizia, arrivando poi inevitabilmente ad oltrepassare anche quelli.

 

09 – Notte

La notte era una fida fautrice: le dense trame d’ombra che l’accompagnavano ingolbavano a sé ogni cosa e nascondevano tutto, anche gli occhi liquidi, le gote spruzzante di rosso, le labbra lucide e schiuse che un poco tremavano, il sudore sul corpo e la voluttà sul volto – tutto ciò a cui l’orgoglioso principe dei saiyan, trattenuto stretto per i fianchi da quel dannato idiota di terza classe, non poteva certo permettersi di concedersi.

           

10 – Pazzia

Lo vede piegare le labbra in un sorriso malsano ed inclinare di poco il capo verso destra, gli spalancati occhi cerulei stravolti dalla rabbia e dallo squilibrio e una grossa “M” che spicca sulla fronte butterata di grottesche vene pulsanti, all’interno delle quali scorre un sangue improvvisamente pregno d’un oscurità latente: Goku percepisce l’odio e la follia gravare nell’aria come una nebbia tossica, sente una fitta lancinante al cuore e stringe i pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi, tentando disperatamente di trovare un senso alla dolorosa realtà cui si trova dinanzi – “Perché tanto rancore, Vegeta?”.

 

11 – Fidanzamento

« Prima Chichi, adesso Vegeta. Vegeta! ». Crilin sospira e scocca alla moglie uno sguardo sconsolato, massaggiandosi una tempia: « Credo che Goku soffra di qualche forma di masochismo insanabile ».

 

12 - Vita

Il suo passato era talmente sordido di sangue, sofferenza e dolore da egli stesso causati che Vegeta non poté fare a meno di chiedersi, ora lì sulla Terra, se la propria bocca avesse davvero il diritto di masticare con tanta facilità il termine “vita”, se mai lui avesse realmente compreso il recondito significato di tale parola: gettò una fugace occhiata di fianco a sé e, dinanzi al brutto muso sorridente che gli comparve ad un palmo di naso, si ritrovò sorprendentemente a rispondere di sì.

 

13 – Noia

Gli piace tantissimo guardare il suo principe – osservarlo mentre si allena, mentre mangia sporcandosi la bocca di sugo, mentre sonnecchia a braccia conserte poggiato contro lo schienale del divano, persino mentre gli ringhia addosso chissà quale simpatico insulto o cerca di frantumargli il setto nasale con un cazzotto: l’intramontabile espressione ostile e perennemente infastidita di Vegeta susciterebbe probabilmente la noia di chiunque a lungo andare, eppure ciò che scaturisce in Goku è solo un caldo languore alla bocca dello stomaco ed un sorriso dato dalla piacevole consapevolezza che, al di sotto quella fronte rigidamente aggrottata, di quella smorfia indispettita e di quella baluginante luce orgogliosa negli occhi scuri, vi è sempre un’emozione diversa.

 

14 – Indifferenza

Non aveva altro interesse all’infuori dell’ammazzarlo; non gl’importava nulla di Kakaroth, dei suoi sorrisi, della sua stima, della sua considerazione, della sua insoluta, dissennata fiducia: ostentato odio ed artificiosa freddezza, Vegeta non aveva ulteriori armi per contrastarlo.

 

15 – Letto

Alla loro prima volta il letto si era spezzato in due come un cracker, la seconda la stanza era saltata brutalmente in aria per via del quantitativo abnorme di energia sprigionata: avevano entrambi qualche piccolo problema di limitazione, loro malgrado.

 

16 – Stelle

Non fa in tempo a separarsi dalle labbra di Vegeta che il cazzotto arriva violento ed inesorabile, impiantandosi con una perfezione oltremodo sconvolgente tra il naso e lo zigomo e storcendogli il capo di almeno centonovantaquattro gradi a sinistra, e Goku non può fare a meno di chiedersi come mai delle stelle – due, tre, quattro, forse pure dieci e, oh!, ci sono anche un paio di prosciutti volanti ed una coscia di pollo! – abbiano iniziato all’improvviso a volteggiargli allegramente attorno alla testa.

 

17 – Minuto

Ogni minuto poteva essere l’ultimo sul campo di battaglia, ogni mossa poteva risultare quella determinante – la loro vita vacillava costantemente sull’orlo di un baratro oscuro e profondo, il pericolo crepitava perenne nell’aria con l’intensità di una scarica elettrica, e l’animo inquieto di Vegeta non aveva mai saputo placarsi nei fugaci periodi di pace, preziosi quanto una gemma rara.

 

18 – Limite

Se gli avessero detto di descrivere il proprio rivale, Vegeta avrebbe risposto con un lapidario “tardo limitato”; poi avrebbe aggiunto “cretino”, “ebete”, “citrullo”, “minorato mentale” e per ultimo, ma non per importanza, “pervertito”.

 

19 – Cuore

I saiyan erano creature alle quali la pietà, i sentimenti, l’innocenza e l’amore erano qualcosa di precluso, esulato dalla loro vita sin dalla nascita; Vegeta non sapeva dire per quale oscuro motivo lo stupido organo piazzato nel suo petto continuasse a sfidare in quella maniera assillante le consuetudini della sua razza, sconquassando, tremando e palpitando freneticamente come una creatura a sé stante nel momento in cui il cretino di terza classe gli si parava davanti con il consueto sorriso altamente irritante stampato sul muso.

 

20 – Fede

Aveva sempre creduto in se stesso solo per un malsano, innato orgoglio; quando aveva scorto la vera fiducia dentro di sé, l’aveva inconsciamente e semplicemente riposta in Kakaroth.

 

21 – Estate

Se Vegeta è l’inverno, gelido ed impenetrabile come il ghiaccio, allora Goku non può che essere l’estate, caldo ed abbacinante come un raggio di sole – ed il ghiaccio, si sa, col calore si scioglie.

 

22 – Pioggia

La pioggia precipitava scrosciante dal cielo, inzuppando e picchiettando a terra; Goku indugiò qualche secondo di troppo sulla figura Vegeta – la divisa umida e stretta tanto da lasciar intravedere il profilo nudo e morbido del corpo, la pelle lucida d’acqua, le gocce che scivolavano sulle clavicole, serpeggiando al di sotto della stoffa della canotta, gli zampilli di pioggia che rimbalzavano tra i capelli, le guance spruzzate di rosso per lo sforzo –, ritardò clamorosamente la propria azione difensiva e rimase immobile come un ebete, beccandosi un poderoso cazzotto dritto sul naso.

 

23 – Cielo

Vegeta era in grado di toccare il cielo solo spiccando il volo, oltrepassando le nubi corpose ed immergendosi nel colore ceruleo che lo sovrastava in sì e no qualche secondo, eppure non con altrettanta facilità era in grado di giungere alla reale consapevolezza e all’accettazione dei propri sentimenti, nonostante tutto fosse lì, semplicemente insito in se stesso, nel tortuoso ed invalicabile groviglio di spine che avviluppava la sua anima.

 

24 – Nero

La vista trema e s’appanna, i muscoli bruciano e si contorcono, la testa gira, le gambe cedono: Goku vorrebbe rimanere cosciente un altro po’ – perché, insomma, è una bella battaglia, si sta divertendo, non vorrebbe far preoccupare tutti inutilmente e poi, ehi!, avversari così forti non capitano mica tutti i giorni! –, ma le forze sgusciano via e tutto ciò che può fare è lasciarsi cadere a terra, la voce di Vegeta che urla il suo nome ed il buio che ingolba tutto in un istante.

 

25 – Medico

Fortunatamente esistevano i senzu: se al termine di ogni sacrosanto allenamento fossero finiti all’ospedale – e di solito era Goku quello con un paio di costole spezzate, o la mascella rotta, o il setto nasale deviato, o le ossa frantumate, perché al contrario suo Vegeta non si limitava a prodigare qualche affettuoso pugnetto nello stomaco, bensì preferiva caldamente un più tradizionalistico picchiare a sangue –, probabilmente ai medici dell’intero nosocomio sarebbe venuta l’ulcera.

 

26 – Parole

Vegeta era un tipo di poche parole, incredibilmente chiuso in se stesso e decisamente poco propenso ad esternare i propri pensieri e le proprie emozioni in un modo che differisse dall’affibbiare calci e pugni a destra e manca o dallo sputare fuori qualche manciata d’insulti al malcapitato di turno: era nei piccoli, rari quanti intensi momenti in cui si lasciava toccare, o abbracciare, o semplicemente bofonchiava un “nh” imbronciato accoccolandoglisi contro nel sonno che Goku si rendeva conto che le parole non erano poi così importanti, tra loro.

 

27 – Uccidere

« Solo io posso ammazzare Kakaroth, nessun’altro! ».

È un ringhio furioso ed animalesco quello che svicola fuori dalle labbra strette e secche, mentre con lo sguardo Vegeta lancia stilettate d’odio verso il nemico ed una voce rabbiosa nella sua testa continua ad urlare una cosa soltanto: “Kakaroth è mio, mio, mio, mio”.

 

28 – Posto

Kakaroth non faceva che ripeterglielo a mo’ di mantra con una frequenza che rasentava il detestabile, sorridendo dolcemente contro la pelle nuda della sua spalla e stringendolo forte ogniqualvolta lui si ritrovasse a rivangare laconicamente la sanguinosa vita passata, quella che, forse, avrebbe dovuto essere l’unica per un saiyan: « È questo il tuo posto, Vegeta ».

 

29 – Credere

Se qualcuno in passato gli avesse detto che un giorno si sarebbe ritrovato avvoltolato tra delle lenzuola e sommerso da un quantitativo abnorme di cuscini, disperatamente intento a rivendicare la propria virilità e a preservare il proprio deretano dagli inconsulti attacchi perversi di un decerebrato maniaco di terza classe, Vegeta si sarebbe limitato ad aprire un palmo e a scagliare allo sfacciato, spudorato veggente un Galic Cannon dritto in faccia, non credendo ad una sola, singola parola per nemmeno un istante; fu piuttosto traumatico rendersi conto che qualche anno più tardi, nonostante le assurde premesse, il suddetto sfacciato, spudorato veggente avrebbe azzeccato in pieno ogni cosa.

 

30 – Lontano

Erano gli ultimi superstiti di una razza sterminata da un feroce tiranno, lontani anni luce dal loro pianeta d’origine, dalla loro patria, dalla gente della quale non rimaneva altro che polvere, ma non si erano mai sentiti veramente soli.

 

31 – Barca

Erano entrambi nella stessa barca in fondo, due creature nate per distruggere tramutatesi in unica salvezza per l’universo intero, eppure Vegeta pareva si divertisse un mondo a remare sempre in direzione opposta a quella di Goku.

 

32 – Ricordi

Se Kakaroth non avesse sbattuto la testa da piccolo, perdendo la memoria, oltre a non subire un trauma cranico che gli aveva palesemente atrofizzato ogni attività cerebrale probabilmente non sarebbe nemmeno divenuto l’idiotico samaritano che è ora, crescendo invece come un saiyan degno di tale nome, una creatura attratta perversamente dalla violenza, dal desiderio di fare del male, priva di qualsivoglia sentimento in corpo: immaginare un Kakaroth con tali caratteristiche, sorprendentemente, provocò in Vegeta un moto d’insoluto fastidio.

 

33 – Morte

Una volta raccolte tutte le sfere del drago Vegeta l’avrebbe fatto resuscitare solo per massacrarlo di botte, prenderlo a craniate, afferrarlo per gli attributi e scaraventarlo qualche chilometro più lontano facendolo sfracellare brutalmente contro la prima roccia che gli capitava a tiro – così imparava a crepare senza il suo permesso, quell’idiota!

 

34 – Peggio

Essere sconfitti in battaglia da un idiota di terza classe, finire per una serie di tragicomiche conseguenze a respirare la sua stessa aria, combattere con lui, fianco a fianco, fino a fondere indissolubilmente il proprio corpo col suo per dare vita ad un’unica ed ineguagliabile entità che potesse salvare le sorti dell’universo intero: Vegeta credeva che non potesse andargli peggio, perlomeno fino a quando Goku non gli aveva schioccato un allegro bacetto sulla punta del naso.

 

35 – Braccia

Le braccia di Kakaroth si protesero verso di lui, valicando l’astio e l’oscuro passato: Vegeta fallì miseramente nel tentativo di respingerle.

 

36 – Elettricità

Vegeta serra le palpebre e con uno scatto improvviso fa cozzare le labbra contro le sue con tanta forza da far male, stringendo spasmodicamente la stoffa arancione tra le dita; Goku sgrana gli occhi e sente il suo respiro caldo e agitato rimbalzargli contro la guancia, l’esigenza sulla bocca e l’impaccio sulla lingua, le loro aure che collidono e vorticano con la stessa intensità di un tornado, l’elettricità che crepita nell’aria.

 

37 – Cellule

Mentre combattono – adrenalina che scorre come un fiume impazzito nelle vene, battiti del cuore che rimbombano nelle orecchie, respiro secco e raschiante che brucia ed arranca nella gola, Goku scaraventa Vegeta sul pavimento della Gravity Room e lo inchioda al suolo, sovrastandolo ed imprigionandolo tra le sue braccia – ogni singola cellula dell’uno vibra e freme nell’eccitazione, in attesa vorace di un contatto più intimo con quelle dell’altro.

 

38 – Promessa

Prerogativa necessaria tra suddito e sovrano, quella di eterna fedeltà.

 

39 – Speranza

Goku stringe il potara luccicante tra le dita, serra le labbra ed un brivido caldo lo pervade nel momento in cui percepisce un guizzo d’energia familiare divampare nell’aria; « Vegeta », mormora, ed un sorriso fiorisce piano sulle labbra: c’è ancora speranza.

 

40 – Buco

« Non ucciderlo », aveva esalato Goku, nonostante il colpevole di tutte le loro sofferenze fosse lì, riverso a terra privo di forze, e Crilin avesse già sollevato la spada con mani tremanti per impiantargliela nel petto.

 

41 – Rivelazione

« Cretino », sibila, mentre Goku soffia piano contro il suo collo, accarezzandogli la schiena nuda con la punta delle dita; « Non ti sopporto », inclina il capo, socchiude le labbra ed il respiro si fa sempre più pesante, scandito dai baci umidi che gli si posano sull’angolo della mandibola, il corpo caldo che scivola contro il suo, la bocca che va lentamente a posarsi dietro all’orecchio; « Ti detesto ».

 

42 – Volontà

“Ti ammazzerò, Kakaroth!”, “Pagherai caro per l’umiliazione che mi hai inflitto!”, “Ti sconfiggerò, e poi ti manderò all’altro mondo!”, eppure ogni qualvolta l’occasione di ucciderlo fosse realmente lì a portata di mano, concreta e tangibile quasi quanto il sangue che copioso sgorgava dalle loro ferite, qualcosa pareva schierarsi contro la sua volontà, e Vegeta semplicemente rimandava l’agognato momento ad un altro giorno.

 

43 – Facile

Bulma piegò le labbra in un sorrisetto sardonico, scoccando a Goku un’espressione ammiccante: « Se ti piace così tanto quel sociopatico patentato allora afferralo per le spalle, sbattilo contro un muro e bacialo a tradimento ignorando il fatto che potresti finire atomizzato nell’arco di sì e no tre secondi: niente di più facile! ».

 

44 – Terrore

Il terrore di perdere la battaglia s’era tramutato, inconsciamente, nella paura di veder morire l’unica persona al fianco della quale valeva la pena combatterla.

 

45 – Fuoco

Quando Goku si sporge verso di lui tutt’un tratto, la fronte puerilmente aggrottata, le guance gonfie come quelle di un bambino imbronciato ed una pericolosa determinazione baluginante nello sguardo, borbottando ad un palmo del suo naso un “Vegeta, mi piaci un sacco. Un sacchissimo”, gli occhi del principe si fanno grandi quanto due fanali e le guance diventano puro fuoco.

 

46 – Risposta

Ciò che consegue, poi, è solo un’alquanto scontata risposta: un « CREPA, IDIOTA! » ed un brutale, impietoso cazzotto dritto sul naso.

 

47 – Chiaro

Vegeta non aveva mai sopportato quel modo di fare schietto e spensierato, quell’inconsulto atteggiarsi a prode salvatore di un mondo che non gli apparteneva, il sorriso ilare sulle labbra e l’ottimismo decantato sul volto: non lo comprendeva, e per questo lo odiava.

 

48 – Insieme

Il peso dell’intera umanità gravava sulle sue spalle in una maniera oltremodo pressante ed insostenibile, reclamando un’energia che nemmeno lui, esponente di una delle razze più potenti dell’universo, era in grado di possedere: la consapevolezza di avere accanto qualcuno con cui spartire l’oneroso carico – un principe un po’ bisbetico, magari anche un tantino antipatico e senza il minimo senso dell’umorismo, ma, ehi,era Vegeta! – non poteva che farlo sorridere.

 

49 – Mente

Se avesse dato un tantino più retta alla sua testa e alle primitive tendenze omicide insite in ogni saiyan che si rispetti, a quest’ora il mentecatto patentato sarebbe ridotto ad un cumulo di ossa per sciacalli e lui starebbe allegramente saltellando sulla sua tomba.

 

50 - Strada

Ma così non è stato, e tutto ciò che Vegeta può fare è ringhiare rabbiosamente alla propria sconsideratezza e al suo evidentemente palese masochismo, mentre Kakaroth gli stringe saldamente la mano e lo trascina allegramente lungo quella stradina un po’ consunta e dissestata che, ironico a dirsi, pare un po’ la loro vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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