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di nuvoledifango
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'arrivo. ***
Capitolo 2: *** L'estraneo. ***
Capitolo 3: *** Sorprese. ***



Capitolo 1
*** L'arrivo. ***


Capelli rossi. I capelli rossi erano quella cosa che la distinguevano dalle altre ragazze. Per loro, non doveva esserci niente da provare per loro, che non fosse fame. O piacere. Ma il piacere nasceva dal nutrimento. Dal nutrimento, di loro. Ma era davvero obbligato ad ascoltare i suoi istinti? No, lui era un vampiro; e come usavano dire loro, un vampiro prende, perché può.

 
 
Sage, ultima arrivata in paese, era una ragazza di vent’anni rotti, di origine danese. La sua caratteristica dominante era la sua voglia di vivere, e di sottomettere. Nonostante tutto, era una brava ragazza. Aveva strane lotte interiori che tutti definivano postadolescenziali, ma a nessuno importava veramente. La società francese era quel tipo di gente che si faceva i fatti suoi. E forse era meglio così. 
Sage – ormai chiamata da tutti “la tipetta tutta pepe dai capelli rossi” – si era già stabilita bene tra di loro, aveva tentato di trovare un lavoro ma alle donne non era permesso.
Nessuno sapeva definire bene che tipo fosse Sage. Era un tantino misteriosa, una di quelle tante ragazze maliziose che vogliono essere al centro dell’attenzione.
Ma era amata e stimata da tutti, comunque. 

 
Finn ancora fremeva, l’uomo che aveva afferrato e portato al buio in vicolo, era sulla via di morte. Nuovo record, una morte in meno di un minuto.
Ci credeva. Gli aveva letteralmente squarciato la gola, il desiderio era troppo. Oh, Finn, cominciò una voce dentro di lui, devi imparare a controllarti. E lui sapeva che il suo subconscio aveva ragione. Era stanco di vivere nella notte, nell’oscurità, aveva voglia di vivere in mezzo agli altri, mai più da solo. E se voleva vivere in pace, non avrebbe dovuto farsi notare. Era troppo pericoloso.
Si era nutrito abbastanza quel giorno. Avrebbe potuto permettersi una serata pacifica, da trascorrere con altre persone…
Senza accorgersene, stava letteralmente smembrando quel pover’uomo. Il suo istinto crudele suggeriva di usare la sua pelle come accessorio. Il che era ironico pensarlo, perfino per un vampiro.
’Sarà meglio andare’, pensò. ‘La città mi aspetta’.


 
Un urlo nella notte aveva svegliato Sage. Il cane della città accanto cominciò ad abbaiare, spaventato.
Un secondo dopo, il vuoto.
«Dannazione, ma che sta succedendo?»
La ragazza era uscita per strada, unendosi ad un gruppo di persone che proveniva dalle case accanto. Tutto era confuso fino a che qualcuno non accese una candela. E tutto fu molto più chiaro.
A terra, accanto ad una fontana, giaceva un cadavere. Tutti si avvicinarono, incuriositi. Gente che piangeva, che si abbracciava, chi si copriva gli occhi per non guardare.
Mrs. Bradford, la proprietaria della biblioteca più grande della Francia, era morta. O meglio, era stata uccisa, era evidente. 
Accanto a lei, una pozza di sangue che sembrava non avesse fine. 
Sage osservò ogni tratto del corpo, per nulla spaventata. Era preoccupata però. Chi mai aveva potuto conciare un corpo in quel modo? La gola era come tagliata in due, il sangue ormai secco delle ferite ricopriva il petto.
Realizzò che avrebbe potuto trattarsi di un animale. Era l’unica soluzione logica che le veniva in mente. Ma qualcosa in quel viso pallido della donna assassinata, narrava molto. Non era finita qui.


 
Come immaginava, quella sera non era riuscito a controllarsi. Si era rifugiato in una vecchia casa, dopo aver ucciso la proprietaria della biblioteca, quella donna dagli occhi quasi a mandorla e i capelli bianchi, sempre tirati sulla nuca.
Era stato uno stupido. Aveva dovuto immaginarlo. Adesso, aveva seminato terrore in città, si era accorto della fila di persone che erano intorno al corpo della sua vittima. 
Avrebbe dovuto almeno preoccuparsi di nascondere il cadavere. Ma era stato troppo stupido, non aveva neanche avuto tempo.
Ma quello che lo ossessionava adesso, era la sua smania di andare alla ricerca di gente nuova. Gente che ti sappia amare. Amici.
Da quando lui e suoi fratelli si erano detti addio, non era più lo stesso. Non era il solito Finn, calmo e tranquillo.
Era sempre ossessionato dal sangue, uccideva e poi se ne pentiva, rinchiudendosi in se stesso.
Sapeva che questo non gli avrebbe giovato. Avrebbe dovuto trovarsi uno psicologo. 


 
Sage tornò in casa alle cinque del mattino. Era rimasta fuori con gli altri, attorno al corpo della donna.
Era esausta. Ma nonostante la stanchezza, si ostinava a voler rimanere sveglia. Forse per riflettere, forse per paura di avere incubi orribili.
Alle sette del mattino, quando il sole primaverile aveva già iniziato a splendere, era uscita. Voleva degli indizi.
Il suo istinto di sopravvivenza le urlava di rinunciare, di dimenticare, di farsene una ragione. Si sarebbe occupato di tutto la giustizia, lei era solo una giovane ragazza che non sapeva stare tranquilla.
Ma era ostinata. Ormai nulla poteva più dissuaderla.
Dopo due ore di girovagare senza una meta precisa, si sedette su una panchina, per riposare.
Ma lentamente, cominciava a rilassarsi, finché non riuscì a sentire gli arti e…


 
Finn camminava per le strade di città, sfoggiando un sorriso brillante. Era davvero egoista a volte, pensò. Ma poi si rese conto che effettivamente, non gli importava nulla di quello che la gente avrebbe potuto pensare di lui. In tutta la città, era l’unico che sorrideva quel giorno.
Non era male come inizio. Gli era sempre piaciuto distinguersi dal branco. Continuò a farsi paranoie mentali, finché qualcosa non catturò la sua attenzione. Una chioma rosso fuoco, abbinata ad un corpo snello e flessuoso. 
Una ragazza stava dormendo su una panchina, lì vicino.
Sorrise divertito. Aveva sempre pensato che gli umani fossero strani. Le si avvicinò, finché non si sedette anche lui.
Con una mano la scosse leggermente, per svegliarla.
«Sembri una ragazza che non vuole mai l’aiuto degli altri. Ma a volte, è necessario, sai.»



FINE CAPITOLO 1.
 

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Capitolo 2
*** L'estraneo. ***


Sage si svegliò di soprassalto. Qualcuno la chiamava.
Fino a pochi istanti prima, era convinta di essere nella sua vecchia casa in Virginia, a giocare con il suo fratellino Mark.
Non poteva credere di essersi addormentata, era una cosa così…patetica. Ma la cosa peggiore era, chi l’aveva svegliata.
Il suo disturbatore era un uomo, ancora giovane ma un uomo, dai capelli scuri, ricci, difficili da domare.
La cosa che colpiva di più di quel volto erano le numerose cicatrici.Quella che si notava di più era una grossa cicatrice che sembrava squarciasse l’occhio sinistro. È stato molto doloroso, dedusse Sage.
Anche se non era un buon segno, la ragazza non ci trovò nulla di male. Quell’uomo le stava già simpatico, nonostante l’aspetto terrificante.
Mentre lei continuava ad esaminare il suo volto, lui scoppiò a ridere.
«Sono brutte, lo so. Non posso farci nulla…ormai.»Sage arrossì. Non aveva pensato che lui si potesse accorgere del suo sguardo indagatore. Non sapendo cosa dire, scosse la testa. Infondo non le trovava così terribili.
Quell’uomo aveva qualcosa di misterioso. Era sempre stata una ragazza intelligente e dalla luce che aveva nei suoi occhi neri, non la convinceva. Le stava nascondendo a qualcosa.



Finn si portò una mano al collo. Non sapeva che altro dire. Eppure desiderava così tanto conversare con qualcuno…era passato troppo tempo.
Non sapeva più cosa voleva dire la parola ‘amicizia’. Aveva sepolto tutto, sepolto tutto in quella massa di cadaveri delle sue vittime.
’Niklaus aveva ragione. L’ha sempre avuta’, pensò. ‘Diceva sempre che più sangue versi, più dimentichi. Ed è una cosa buona. O forse…non lo è’.
Sage si accorse del cambiamento di espressione sul viso di Finn, e ne rimase affascinata. Il modo in cui cambiava emozione, istante dopo istante, era qualcosa che non aveva mai visto prima.
Non pensava che qualcuno avrebbe potuto esserne affascinato come lo era lei in quel momento. Il volto dell’uomo era difficile da leggere. Era riuscita a scorgere la confusione, forse la rabbia, ma nient’altro.
Quell’uomo non era un libro aperto, come lo era lei. No, era qualcosa di criptico. Era come una grotta nella roccia dura, il percorso è difficile ma alla fine riesci sempre a concludere il sentiero.
Sage sorrise involontariamente. Negli ultimi tempi, aveva molte conversazioni con il suo ego, senza che se ne accorgesse.



Finn a volte pensava che avrebbe dovuto rinchiudersi in un manicomio. L’indecisione era il suo vero problema, lo era sempre stato. Un suo grande difetto poi, era il suo essere lunatico. Cambiava idea, velocemente. Non riusciva più a capire cosa fosse giusto, e cosa sbagliato.
Ma una cosa che gli piaceva di lui, era essere carismatico.
Non si lasciava influenzare facilmente dagli altri. Aveva una propria testa, e ragionava con quella, costasse quel che costasse.
Poi si ricordò della presenza della rossa. Anche lei sembrava avere la testa altrove. Finn lo trovava divertente. ‘Tra umani non si può più parlare normalmente’, pensò. ‘Qui ognuno va per la sua strada.’
«Comunque, io sono Finn Mikaelson. Piacere di fare la vostra conoscenza.»
Finn aveva seguito molti corsi di educazione nella sua vita. Com’era normale che fosse, sfiorò la mano della ragazza con le labbra, indugiando leggermente con il baciamano impacciato.
Vide la ragazza arrossire, e portarsi l’altra mano alle labbra. Era imbarazzata, era evidente.
«Ehm, piacere mio…Finn. Se posso chiamarvi così. Io sono Sage Felton.»
Finn le sorrise, piegando la testa da un lato.
«E così, Sage…cos’è che ti piace fare nel tempo libero?»



FINE CAPITOLO 2.

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Capitolo 3
*** Sorprese. ***


Quella notte, Sage tornò a casa molto tardi. Aveva passato gran parte del pomeriggio e la sera con Finn, il ragazzo conosciuto quasi per sbaglio.
Nonostante tutto, si era divertita. Finn l’aveva portata in una taverna, che odorava di alcool e brutta gente. Però non era stato poi così male, Finn era un uomo simpatico che era riuscita a farla sorridere, cosa che non faceva da giorni ormai.
Però c’era sempre quella traccia amara di dubbi in lui. Sage era combattuta; a volte non sapeva se fidarsi o meno.
Finn sembrava quella persona che, a prima vista sembra okay, ma dopo non è altro che un macigno di segreti bui. E questo l’affascinava.
Capiva da sé che non era un tipo semplice, l’aveva sempre saputo. Sin dal giorno in cui se l’era ritrovato accanto, mentre dormiva su una panchina.


Finn si accasciò per terra. Forse se avrebbe bevuto di più avrebbe potuto dimenticare, almeno un po’, la sete di sangue che lo opprimeva. Ma aveva fatto una promessa a se stesso. Non avrebbe più ucciso, non doveva attirare l’attenzione.
Eppure c’era sempre quella voce crudele che lo spingeva verso frammenti di memoria, quando aveva in mano una fanciulla dal sangue dolce, che scorreva come una cascata dal candido collo.
No. Non doveva pensarci. Scavò nella sua mente, in cerca di qualcosa per distrarsi. Gli balenò un pensiero allettante. Sarebbe potuto andare a casa di Sage. Amava la sua compagnia, era una ragazza sveglia e interessante, sempre molto meglio delle ragazzine tutte acconciate che parlano solo di loro stesse.
Con infinita delusione, si accorse che era con lei fino a un paio di ore prima. Eppure gli mancava, la sua nuova amica.
Comunque, aveva paura di stare con lei, quando era in quelle condizioni. Avrebbe potuto ucciderla da un momento all’altro. Doveva nutrirsi, subito.
Ormai troppo affamato per preoccuparsi della vita altrui, si diresse verso il centro della città, dove era sicuro che una ragazzina acconciata gli sarebbe stata utile.



Erano le due del mattino e Sage non riusciva a dormire. Aveva troppi pensieri per la testa. Tristemente, si accorse che in realtà di pensieri ne aveva soltanto uno, ed era proprio Finn. Stranamente, non riusciva a smettere di pensare a lui.
Sage la trovava una strana sensazione, che non aveva mai provato prima. Era come se il mondo tremasse quando lui la guardava, scrutandole il volto con i suoi profondi occhi neri.
Infine, decise di non preoccuparsi. Aveva un estremo bisogno di dormire. Però non ci riusciva. Conosceva Finn da poco più di un mese, e ogni giorno con lui durava secoli. Forse era per questo che adorava stare con lui. La divertiva, come nessun’altro aveva fatto.
Continuò a pensare a lui, e lentamente si addormentò, avvolta dal buio della notte estiva.


Un sole abbagliante illuminò il viso di Finn. Aprì gli occhi, lasciando cadere il corpo dell’uomo che aveva letteralmente prosciugato.
Si stava nutrendo da tutta la notte. Adesso era arrivata l’alba.
Non aveva saputo controllarsi, e adesso era più pieno che mai, stracolmo di energie e desideri.
Come prima cosa, pensò ad andare da Sage, aveva qualcosa in mente. Una gita sul lago, sarebbe stata interessante. Molto interessante.

«Non posso credere di aver accettato la tua proposta!», protestò Sage. Stavano camminando da ore nel bosco, eppure lui non sembrava stanco. Chissà per quanto ne avrebbe avuto ancora.
«Coraggio, manca poco.» la rassicurò lui.
«È la stessa cosa che hai detto due ore fa.» si lamentò lei, anche se stava ridendo. Era impossibile non ridere quando era con lui.
Finn non si voltò, ma stava sorridendo. E Sage lo sapeva.
Circa dieci minuti dopo, erano davvero arrivati a destinazione. Finn l’aveva portata in un posto che sembrava essere un grande giardino, pieno di fiori colorati e foglie di un verde acceso.
Osservando tutto con grande meraviglia, Sage si accorse di un lago a pochi metri di lontananza. Era tutto meraviglioso.
La ragazza sorrideva come una bambina incuriosita, e involontariamente strinse la mano a Finn.
Quando se ne accorse, lui era molto più vicino a lei. C’erano solo pochi centimetri a separarli.
Sage lo guardò, smettendo di sorridere. Lui aveva una luce sul viso che non gli aveva mai visto sfoggiare prima. Si stava avvicinando, ancora.
Più tardi, si rese conto delle sue intenzioni. Ma era troppo tardi per pensare a qualcosa, e lui appoggiò le proprie labbra su quelle della ragazza, senza darle nemmeno il tempo di dire qualcosa.


FINE CAPITOLO 3.

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