Night of the Hunter

di Ami For a Dream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter I ***
Capitolo 2: *** Chapter II ***
Capitolo 3: *** Chapter III ***



Capitolo 1
*** Chapter I ***


Ciao, non sono nuova di EFP e nemmeno come autrice, però sono una neonata di questo fandom e non nego di essere un po' in ansia. È la prima volta che scrivo dei 30 Seconds to Mars e spero di non aver partorito una schifezza.
Forse ho aspettato così tanto a scrivere di loro, proprio perché sono molto importanti per me.

Ora vi lascio alla storia, solo qualche spiegazione per agevolare la lettura.

 

Sul lato destro in corsivo e tra le virgolette, inserirò frasi di canzoni dei Thirty che il personaggio ascolta, mentre al lato sinistro, sempre frasi di canzoni, ma pensate o adatte al momento.

 

Ci vediamo in fondo. <3 

 

 

Night of the Hunter

Chapter I

 

 

 

Pray to your God, open your heart
Whatever you do, don't be afraid of the dark
Cover your eyes, the devil's inside ”

 

La sua voce canta melodiosa, attraverso quelle fredde e incompetenti casse dello stereo. Niente al mondo è in grado di rendere la voce di Jared, bella come sentirla dal vivo. Una persona può immaginarla, in tutte le sue sfumature, triste, allegra, persino arrabbiata, inferocita con il mondo che ci gravita attorno. Ma nessuno, a parte chi lo conosce, può sapere com’è in realtà.

Resto ferma nel box doccia con il volto verso l’alto, il getto prepotente dell’acqua si abbatte su di esso, cerco in qualche modo di tenere lontano i pensieri che vorticano impetuosi nella testa. Non sono mai stata brava a cacciarli via, essi mi assalgono avendo sempre la meglio su di me.

 

Skinned her alive, ripped her apart
Scattered her ashes, buried her heart
Rise up above it, high up above and see “


“ Pray to your God, open your heart
Whatever you do, don't be afraid of the dark
Cover your eyes, the devil's inside “

 

Canto anche io insieme a lui, in questo modo riesco a sfogarmi, a buttare fuori tutta l’ansia e la disapprovazione che provo, per non farla crescere ancora di più. Se non fossi certa che non sia così, potrei pensare benissimo che questa canzone, Jared l’abbia scritta pensando a me. Perché è proprio così che mi sento, lacerata, strappata nell’anima e tutto da quel diavolo dagli occhi così azzurri, da far invidia al cielo.  

Alcune lacrime sgorgano dai miei occhi, anche se tento di cacciarle da dove sono venute, loro vincono sempre.

Io non ho più un Dio da pregare, tanto meno un cuore da aprire; l’ho chiuso bene con alcune centinaia di mandate, l’ho chiuso per lui, senza pretendere niente in cambio.

La porta del bagno che viene spalancata all’improvviso mi fa scattare e urlare, per un soffio non finisco a terra con una gamba rotta.

« Sono io » il volume della radio che viene abbassato e la voce di Jared che invece, sento forte e chiara.

Sospiro « Dillo che mi vuoi morta è Jared! »

« Se non tenessi lo stereo così ad alto volume, mi avresti sentito bussare » dice con tono risoluto.

Chiudo il getto dell’acqua strizzando i miei lunghi capelli corvini, forse dovrei farli biondi.

« Che c’è di così importante, da non poter aspettare nemmeno il tempo di una doccia? » chiedo.

« Niente.. » quando fa questa voce da bambino innocente, c’è da aspettarsi tutto il contrario.

« Mi passi l’asciugamano? » gli chiedo facendo uscire solo un braccio dalle ante del box doccia.

Lo sento sghignazzare, ma per fortuna l’asciugamano viene a contatto con la mia mano. Lo afferro e subito lo indosso legandolo intorno al mio corpo magro, credo di aver perso qualche chilo strada facendo.

Quando esco dalla doccia, trovo due zaffiri ad attendermi.

« Spara » lo incito.

Lui mi guarda dalla testa ai piedi per poi risalire su, lo odio davvero quando fa così.

 

Honest to God I will break your heart
Tear you to pieces and rip you apart
Honest to God I will break your heart
Tear you to pieces and rip you apart
Honest to God I will break your heart
Tear you to pieces and rip you apart
Honest to God I will break your heart
Tear you to pieces and rip you apart “

 

Vederlo lì, seduto sulla tavoletta chiusa del water, che mi guarda con quell’espressione mentre lo stereo continua a proferire queste parole, mi sta uccidendo.

Mi hai già uccisa tanto tempo fa Jared, brandelli di carne da strappare non ce ne sono più ormai; mi dispiace deluderti.

« Kate mi ascolti?! » Jared si alza e mi viene incontro, io indietreggio istintivamente sbattendo le spalle al muro.

« Aih! » dico portandomi una mano al punto leso.

« Ma sei scema? » il tono preoccupato e le sue mani che mi toccano.

« Mi hai spaventata » dico mettendo su un finto broncio da bimba.

« Sei tu che stai sempre con la testa tra le nuvole » mi sgrida bonariamente.

« Scusa, pensavo.. dicevi? »

Si scosta un pochino da me e mi guarda negli occhi « Dicevo, che non c’è nulla che non abbia già visto » quel sorriso da delinquente glielo strapperei via a morsi.

« Ma non siamo più ragazzini da molto tempo Jared » ribatto uscendo dal bagno e andando nella stanza da letto.

Sento i suoi passi venirmi dietro « e da quando in qua? » sorride.

« Guarda che sei l’unico, oltre a tuo fratello, ad avere ben quarantuno anni e il comportamento di un dodicenne » sorrido prendendolo in giro.

Apro le ante dell’armadio per scegliere cosa indossare, quando mi volto con un paio di jeans neri in mano lo trovo seduto sul letto; sembra che non voglia lasciarmi in pace oggi.

« Non hai proprio un bel niente da fare oggi? » gli chiedo sghignazzante.

« No » risponde mettendo il labbro inferiore in fuori.

« Quindi oggi tocca a me essere la tua vittima sacrificale… capito » intanto recupero da un cassetto anche una t-shirt bianca attillata e la biancheria intima.

« Mi piace quel completo »

Mi chiedo perché ancora oggi, dopo vent’anni di amicizia, mi meraviglio che lui vada per cavoli propri, uscendosene con queste cose.

« Grazie » dico inchinandomi come una dama.

Poi mi volto per indossare l’intimo, lasciando che il telo copra il mio corpo mentre lo faccio.

« Perché non ti volti e mi lasci vedere mentre lo indossi.. »

Il mio dito medio sfoggia verso di lui « ‘Fanculo Jared »

« Cattiva! » sghignazza divertito.

Quando ho allacciato, con estrema difficoltà anche il reggiseno, mi volto verso di lui lasciando che l’asciugamano cada a terra.

Di nuovo i suoi occhi si posano fissi sulla mia figura, vorrei sparire.

« Sei dimagrita »

« Dici? » mento, facendo finta di non averci già fatto caso da me.

« Sì, se continui così sparirai.. » è serio, qui si mette male.

« Sarà questo caldo che mi fa mancare l’appetito » sorrido per sviare il terzo grado.

Faccio per andare in bagno per pettinarmi i capelli, ma la sua voce mi paralizza all’istante.

« Da quando hai smesso di chiamarmi Jay »

Resto voltata, non ho nemmeno il coraggio di guardalo negli occhi. Ha ragione, sono cambiata nei suoi confronti ma senza farlo di proposito, vorrei tornare come prima ma non so nemmeno se ne sia davvero in grado.

Mi costringo a girarmi verso di lui, ad alzare lo sguardo in quegli occhi dove annego ogni santo giorno e a riuscire a dire qualcosa.

« Scusami.. non ci ho fatto caso, davvero.. » spero di essere stata sufficientemente convincente.

“ It’s a beautiful lie
It’s the perfect denial
Such a beautiful lie to believe in
So beautiful, beautiful it makes me “

Penso, a come ci starebbe bene questo verso in questo preciso istante.

Una bella bugia in cui credere, proprio così. Solo che io non ci credo più, ho smesso di mentire a me stessa quel lontano giorno e da allora, non vivo più.

Si alza e mi raggiunge, non è stupido e questo lo sanno anche i sassi.

« Sei sicura? » mi chiede prendendomi entrambe le mani nelle sue.

Io le fisso, sono così belle unite che mi viene da piangere; mi odio per aver permesso al mio stupido cuore di innamorarsi di lui, rovinando così il bellissimo rapporto di amicizia che ci legava.

« Sì Jay, sono sicura » sorrido « Mi dispiace se ti ho fatto preoccupare.. sarà l’età » scherzo, cercando di mascherare il dolore che provo.

Sono molteplici le cose che mi fanno male ora: l’amore non corrisposto che provo per lui, il sentimento di amicizia puro e la complicità che avevamo, ma che adesso è solo un lontano ricordo, le chiacchierate che duravano fino alle quattro del mattino, l’alba che ci trovava abbracciati sul divano con la tv ancora accesa.

« Lo sai che ti voglio bene? »

Dio Jared, non infierire in questo modo.

« Sì e te ne voglio anche io » forse qualcosa di più.

« e che puoi parlare di tutto con me? » come immaginavo non l’ho ingannato.

« Sì, lo so.. »

« ECCOVI QUI! » la prorompenza di Shannon ci trova ancora con le mani unite ed io in mutandine e reggiseno.

Subito i suoi occhi divengono furbi e maliziosi.

« Scusate, vi ho interrotti per caso? » sghignazza divertito.

Grazie Shan, ti amo!

« Scemo! » scoppio a ridere e colgo l‘occasione per defilarmi in bagno.

Afferro il phon e lo accendo, il chiasso dell’elettrodomestico mi impedisce di udire le loro voci che provengono dall’altra stanza.

Quando finalmente i capelli sono asciutti torno nella mia stanza da letto, la quale la trovo desolatamente vuota. Indosso i vestiti che avevo abbandonato sul letto e mi fisso allo specchio prima di scendere al piano di sotto, sono cambiata e non poter più tornare indietro per rimediare ai miei sbagli fa male.

Mi trovo come incastrata in una vita che non mi appartiene, a trentasei anni suonati, innamorata di un uomo che è troppo per me e senza sapere come riuscire ad allontanarmi da lui, perché il solo pensiero di farlo mi fa sprofondare nella malinconia più cupa.

Avevo quindici anni quando conobbi Jared e Shannon, siamo cresciuti insieme, gli voglio bene come se fossero miei fratelli e semplicemente non posso separarmi da loro.

Passo il fondotinta sulla mia pelle, subito dopo tocca a un pochino di fard, la matita nera intorno agli occhi e il mascara ad allungare ancora di più le mie ciglia. È strano come il trucco riesca a farmi sentire più forte, quasi un’altra persona.

Spruzzo un po’ di profumo sul collo, l’Hipnotic Poison di Dior che mi ha regalato Jared per il compleanno, da quando ho sentito questa essenza meravigliosa, non riesco ad indossare nessun altro profumo.

Lentamente scendo le scale che portano al piano di sotto, casa mia non è grandissima come quella di Shannon e Jared, non potrei mai permettermela con uno stipendio da cameriera; però non mi lamento. È vicina la mare, praticamente a due passi da me ed è grande quanto basta per viverci da sola.

Le risate e le voci dei miei amici mi raggiungono, una volta arrivata in salone dalla vetrata riesco a vederli fuori in giardino mentre si occupano della tavola e del barbecue; Jared come al solito non si avvicina minimamente ad esso. Il suo essere vegetariano convinto glielo impedisce, quindi tocca a Shan cuocere la carne.

« Hei »

Presa com’ero ad osservarli, non mi sono accorta che qualcuno era arrivato alle mie spalle; sobbalzo spaventata.

« Hei » dico sorridente, anche se in realtà vorrei strangolarla con le mie stesse mani.

« Non vieni fuori con noi? » mi chiede con quel sorriso falso sulle labbra, non mi sopporta come io non sopporto lei e l’unico motivo per il quale cerchiamo di collaborare, è Jared.

« Certo » lascio che mi preceda e resto ferma a guardarla, mentre la sua figura perfetta raggiunge gli altri in giardino.

Bionda, un metro e settanta senza tacchi, magra ma con un seno e un sedere, rigorosamente naturali, da far invidia ad un chirurgo plastico, il tutto si chiude con degli occhi azzurri; la odio.

Raggiunge Jared sul dondolo e gli bacia le labbra, quella che pensavo fosse la solita sbandata da due giorni, si sta rivelando una storia vera e propria; vedere Jared frequentare la stessa donna da due mesi buoni, significa solo una cosa, gli piace veramente.

Ecco che quel morso allo stomaco torna in gran carriera, me lo chiude talmente tanto che anche uno spillo faticherebbe a scendervi attraverso.

Prendo un profondo respiro, pronta ad indossare anche oggi la maschera della buona amica, quella donna felice e sorridente che tutti conoscono.

« Eccoti finalmente! » Tomo mi saluta con un gesto della mano.

« Ciao » saluto avvicinandomi a lui e a Vicky per donargli un bacio sulla guancia; più li guardo e più li trovo stupendi insieme, sembrano nati per essere uniti.

« Credevamo che ti fossi persa.. » mi volto verso Jared facendogli la linguaccia, ma a mia sorpresa non sorride come mi aspettavo, se ne resta serio, con gli occhi di ghiaccio fermi che costringono quelli grigi che mi appartengono ad abbassarsi a terra.

Ancora oggi, riesce a farmi sentire una bambina inadeguata e in soggezione.

« Le donne ci mettono sempre un’eternità per prepararsi » scherza Shannon, tirandomi fuori da questa situazione.

Mi avvicino a lui con la scusa di aiutarlo con la carne, mi sorride tenero e mi fa l’occhiolino, l’ha fatto di proposito dunque ad intromettersi.

« Oggi ha l’umore altalenante » bisbiglia per non farsi udire all’infuori di me.

« Me ne sono accorta.. » sussurro anche io, cercando di non far tremare troppo le mie mani.

« Hai fatto qualcosa? » mi chiede mentre i suoi occhi sono fissi sulla brace.

« ….. No.. » Quanta indecisione ho inserito in questa risposta?

I suoi occhi passano dal barbecue a me, come immaginavo l’ho insospettito.

« Non mi sembri sicura di questo però.. »

Dio quanto vorrei piangere ora, lo sguardo saetta verso Jared che è seduto sul dondolo, i suoi occhi sono fissi sulle nostre figure, fuggo di nuovo da quegli occhi azzurro ghiaccio per tornare a quelli più caldi e rassicuranti di Shannon.

Storce la bocca di lato, come se stesse formulando un pensiero difficoltoso, poi si decide a parlare.

« Ho capito, non ora e non qui… ma prima o poi, verrò a reclamare delle spiegazioni.. »

Non aggiungo altro, perché nulla c’è da aggiungere, quando vorrà verrà da me e chiederà delle spiegazioni a cui non so ancora come rispondere; per il momento spero solo che questa giornata finisca presto, lasciando il passo al Lunedì e ad una nuova settimana lavorativa che mi terrà impegnata e lontana dai Leto.

 

 

 

Il primo capitolo è andato, che ne pensate? Qualche recensione, per capire se sto andando bene mi farebbe piacere ^_^
La storia è in lavorazione, con qualche capitolo già pronto ma da revisionare; spero di non farvi attendere molto per la pubblicazione degli altri capitoli, anche se ultimamente mi sembra di non riuscire a terminare nemmeno una fic -___-

 

Per questo capitolo ho usato all'inizio “Night of the Hunter” non potevo non iniziare con la canzone da cui la fic prende il titolo XD

Traduzione:

Prega il tuo dio, apri il tuo cuore
Qualunque cosa tu faccia ,non aver paura dell'oscurità
copri i tuoi occhi, il diavolo dentro

 

Scuoiata viva, lacerata
cosparse le sue ceneri, seppellito il suo cuore
Sorgo sopra, alto sopra e vedo

Prega il tuo dio, apri il tuo cuore
Qualunque cosa tu faccia, non aver paura dell'oscurità
copri i tuoi occhi, il diavolo dentro

 

Onestamente dico che spezzerò il tuo cuore
Ti farò a pezzi ti strapperò “

 

Mentre la seconda è “A Beautiful Lie “

Traduzione:

E’ una bella bugia…
E’ una perfetta negazione…
Una bugia così bella in cui credere
Così bella, così bella
Che mi realizza “ 

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Capitolo 2
*** Chapter II ***


Ho notato che l’header non si vede, grazie Strix per avermelo detto! >_<
Non so come mai ci sia quel brutto coso di TinyPic al posto del mio caro Header, per cui ho impiegato due ore per farlo. Questa volta ci riprovo e speriamo bene…

 

Buona lettura, ci vediamo in fondo.

 

Night of the Hunter

Chapter II

 

 

« Ti aspetto in sala » George mi precede, mentre finisco di sistemare i capelli in una coda.

« Ti raggiungo subito George » dico frettolosamente.

Alla fine ieri sono riuscita bene o male a passarla liscia, tra una chiacchiera e l’altra abbiamo fatto tardi così se ne sono andati tutti, senza che Jared o Shannon abbiano avuto modo di farmi il terzo grado.

In realtà non so proprio cosa aspettarmi da Jared, capirlo è un po’ difficoltoso, non si riesce mai a comprendere o intuire bene cosa gli passi per la testa.

Scuoto la testa cercando di scacciare questi pensieri, ho di fronte a me una lunga serata di lavoro e l’ultima cosa di cui ho bisogno è di pensare a lui.

Devo gettarmi nel lavoro, in questo modo le cose andranno lisce come l’olio.

Un’ultima occhiata allo specchio dello spogliatoio, per accertarmi che sia tutto in ordine e faccio il mio ingresso nella sala, la quale deve essere sistemata prima dell’apertura per la cena. Questo è un grande ristorante di lusso e molto rinomato di Los Angeles, la clientela abituale è tutta di alta classe e persone famose; insomma per dirla breve una persona come me, non si potrebbe permettere di mangiare qui.

Però mi piace come lavoro, anche perché la paga è ottima e non posso lamentarmi. Ormai sono ben dieci anni che lavoro qui, il padrone del ristorante si può definire mio amico e nel corso del tempo mi ha dato molte responsabilità. Come quella di addestrare i nuovi arrivati per esempio, o quella di dover riprendere il personale se non si dovesse comportare adeguatamente; questo lato del mio lavoro non mi alletta moltissimo, perché sono di indole pacifica, ma aimè non posso tirarmi indietro dal farlo.

La moquette dai disegni dorati attutisce i miei passi, adoro questo rumore, come quello delle posate, dei piatti e dei bicchieri che vengono posizionati al loro posto. La grande vetrata che da su un giardino privato interno fa entrare ancora la luce del sole, quando essa sarà calata i grandi lampadari formati da piccole gocce di cristallo illumineranno questo posto.

Sistemo la tovaglia bianca in modo che non abbia la minima piega, sopra ci adagio tutto il necessario per permettere la consumazione della cena a due persone; questo tavolo è appartato, uno di quelli che la clientela prenota per avere più riservatezza. Ce ne sono molti di tavoli simili nel locale, oltre ai tavoli centrali sempre ben separati l’uni dagli altri.

« Tieni Kate » Carla mi porge un vaso di cristallo, con al suo interno posizionate delle rose rosse, così belle che ne resto incantata.

« Come mai delle rose? » chiedo, in genere non sono cose che usiamo fare.

« Richiesta specifica del cliente » mi dice sorridente « Sarà una cena speciale, forse »

« Beata lei allora! » rido mentre posiziono il vaso al centro del tavolo.

« E’ meglio che ci sbrighiamo, altrimenti questa sera va a finire che ci sgridano » con il capo indica Tomas, il padrone del locale.

Sorrido in sua direzione e come tutto era iniziato, tutto svanisce in un istante, facendo piombare di nuovo il ristorante nel più assoluto silenzio, tranne i tipici rumori che tanto amo.

 

« Kate » mi volto verso Tomas, il quale mi indica di seguirlo nello studio.

Poso i bicchieri che avevo in mano e lo raggiungo velocemente, appena entrata nella grande stanza chiudo la porta alle spalle.

« sì? » chiedo.

« Questa sera un nostro cliente importante ha richiesto di essere servito da te, mi raccomando Kate seguilo a dovere, Roger ti dirà di quale tavolo si tratta »

« Perfetto, allora vado subito da lui e mi faccio dire il numero, è tutto? »

« Sì, puoi andare grazie » mi sorride.

Gli sorrido a mia volta prima di voltarmi e raggiungere la porta, poso la mano sulla maniglia però mi blocco prima di abbassarla in modo da aprirla.

« Scusa se te lo chiedo… » mi volto verso di lui, vorrei far finta di nulla, ma proprio non riesco a farlo.

« Dimmi pure Kate »

« Tuo padre come sta? » qualche mese fa gli hanno diagnosticato il morbo di Alzheimer .

Per un secondo i suoi occhi neri si abbassano sulle carte che ha poggiate sulla scrivania, ma subito ritornano a posarsi nei miei. Non gli piace apparire debole, nemmeno di fronte a me che lo conosco da tanto tempo; mi dispiace metterlo in questa situazione, ma ci tengo veramente a sapere come stia.

Conosco anche lui bene ed è una persona estremamente gentile e delicata, anche se l’impero che ora manda avanti Tomas è tutta opera sua, è stato geniale in gioventù ed ora si vedono i risultati di un duro lavoro.

« Per il momento bene » si alza e si avvicina a me, talmente tanto che riesco a sentire l’odore del profumo che indossa.

« Capisco » qualcosa mi inebria il cervello, ma non riesco a capire bene di cosa si tratti.

« Ha iniziato la cura con le medicine, i medici dicono che la malattia è ai primi stadi, quindi ci sono speranze che possa andare bene, non guarire ma almeno mandarla alle lunghe e tenerla sotto stretto controllo.. » la sua voce è sicura, il tono lento e cadenzato, mi rilassa.

« Sono felice di questo Tomas, almeno una buona notizia in questa brutta situazione »

« Grazie,  mi ha fatto piacere che tu me l’abbia chiesto »

« Veramente avrei voluto chiedertelo già da un po’, solo che mi sembrava di essere invadente » ammetto con un po’d’imbarazzo.

« Invadente? Ma che ti dice questa testolina? Ci conosciamo da così tanto tempo, che non dovresti pensarle certe cose.. » mi abbraccia stretta ed io ricambio.

« Hai ragione, scusa » sussurro.

Qualche istante dopo lui mi lascia andare ed io mi volto verso la porta, questa volta uscendo sul serio richiudendola alle mie spalle.

Ho ancora il suo profumo addosso e spero che nessuno se ne accorga, perché potrebbero pensare male di noi due e non voglio assolutamente che accada. Siamo solamente amici, non c’è stato mai nulla di più e non sarebbe carino che qualcuno pensasse che me la intendo con il capo.

Prendo un gran respiro, scacciando l’ansia che troppo facilmente riesce a prendere le redini e a condurre i giochi in questo periodo.

In breve raggiungo il caposala, colui che accoglie gli ospiti quando arrivano e che controlla che tutto vada per il verso giusto.

« Roger perdonami » dico avvicinandomi a lui.

« Dimmi tutto Kate » resto sempre affascinata da lui, non è bello anche perché ha sessant’anni, quindi per me è eccessivamente grande, però quella sua elegante barba bianca, i capelli dello stesso colore sempre in ordine e la divisa lo fanno sembrare un uomo in carriera; mi ricorda moltissimo Sean Connery.

« Mi è stato riferito che un cliente ha chiesto di essere servito solo da me, puoi dirmi gentilmente di che tavolo si tratta? »

« ma certo subito, è quello del cinquantasei, ha richiesto delle rose rosse e te » mi sorride.

« Ah, ok..ho capito di quale tavolo si tratta, grazie »

« Di nulla Kate »

 

La serata sta procedendo a gonfie vele, c’è il pienone e ad appena le dieci di sera sono già stanca e avrò servito qualcosa come duecento pietanze. Tra l’altro devo andare in bagno, altrimenti rischio di farmi la pipì addosso.

Mi avvicino a una mia collega e subito lei mi guarda « Vado al bagno » l’avverto.

« Ok, tranquilla, dopo ci vado io » ride, oggi è una di quelle serate che è difficile anche fare una cosa semplice come questa.

« Va bene » rido di rimando.

Finalmente riesco a raggiungere l’agoniato bagno, ma appena mi alzo la gonna e scendo le calze, qualcuno mi chiama a gran voce.

« Kate! È arrivato il tuo tavolo! »

Impreco silenziosamente alzando gli occhi al cielo, non c’è tregua oggi.

« Arrivo subito! » in un batter d’occhio faccio ciò che devo e mi ricompongo, mi lavo le mani prima di tornare in sala.

Passo vicino a Roger, il quale mi dona un’occhiata di traverso, ti prego non ti ci mettere anche tu.

A passo svelto raggiungo il tavolo del cliente e appena riesco a scorgere di chi si tratta, mi arresto all’istante.

Jared.

E non è da solo, ma è con Carol; che serata di merda.

Tiro gli angoli della giacca nera, in modo da stenderne il tessuto così come con il colletto bianco della camicia e mi dirigo verso di loro.

« Buonasera » dico attirando la loro attenzione, tropo presi l’uno dall’altra per accorgersi di me, classico direi.

« Ciao » il sorriso di Jared.

« Ciao » la smorfia di Carol.

Odio trovarmi in queste situazioni, dove il lavoro e la mia posizione mi costringono a dovermi comportare servizievolmente con tutti.

Porgo loro i menu che prontamente afferrano ed aprono davanti ai loro occhi, mentre Carol è persa tra le righe con le possibili pietanze da ordinare, Jared mi guarda di nuovo.

« Come va? » mi chiede con tono basso.

Sorrido « Bene, un po’ stanca per il pienone ma non mi lamento »

Sorride a sua volta, prima di guardare di nuovo il menù.

« Vi occorre altro tempo, o siete pronti per ordinare? » chiedo.

« Puoi lasciarci soli per un po’? così decidiamo » ecco che vorrei prendere quel collo da gallina secca e stringerlo fino a soffocarla.

« Certo » dico, voltando loro le spalle e allontanandomi in tutta fretta.

La odio, più di qualsiasi cosa o persona esistente al mondo e odio Jared, perché si è innamorato di lei. Mi chiedo se lo faccia di proposito, o se davvero lui non ha capito nulla sul mio cambiamento nei suoi confronti, vorrei non dovermi più avvicinare a quel tavolo, ma invece dovrò servirli in modo attento e curato per tutta la durata del loro pasto; almeno che non voglia perdere il mio prezioso lavoro.

Aspetto almeno una decina di minuti, intenta e indaffarata a servire gli altri clienti, prima di avvicinarmi di nuovo al tavolo maledetto.

« I Signori sono pronti? » chiedo cordiale, cercando di ignorare Carol.

« C’è proprio bisogno? » sussurra Jared sorridendo.

« Sì » la mia risposta secca, devo comportarmi come se di fronte a me ci fosse un qualsiasi cliente e non, un mio amico di vecchia data.

« Ok, allora siamo pronti per ordinare » dice senza smettere di sorridere.

Afferro il taccuino e la penna, poggiando la punta di essa sul primo foglio libero.

« Posso consigliare il piatto del giorno? » chiedo.

« Certo »

« Filetto d’anatra con scaglie di tartufo e scorza d’arancia » sorrido mentre consiglio, un piatto che so Jay non ordinerebbe mai.  

« Per questa volta passo » ghigna lui.

« Insalatina di campo? » ribatto prontamente.

Il suo sguardo si affila, mentre gli occhi di Carol saettano da me a lui, senza capire cosa stia succedendo.

« Credo che sceglierò tra la vasta scelta di piatti vegani, grazie » risponde infine.

« Prego, dite pure » torno professionale, pronta a segnare tutto ciò che mi verrà chiesto.

 

Sbuffo chiudendo l’anta dell’armadietto, sono esausta per la mole di lavoro e l’ora tarda non aiuta.

« Stanca Kate? » Tomas mi sorprende alle spalle spaventandomi.

Faccio un balzo, portandomi una mano al petto.

« Scusa » sorride.

« Non fa nulla, ero soprapensiero » spiego « Un po’, oggi era davvero pieno il locale »

« Ho notato.. » fa due passi in mia direzione e mi ritrovo ad indietreggiare come una scema.

« Come mai Jared Leto, dovrebbe chiedere esplicitamente di te? » mi chiede, inclinando la testa leggermente verso destra e sorridendo, ma senza distogliere i suoi occhi dai miei.

« Non lo so.. » mento abbassando gli occhi a terra, non so nemmeno perché stia mentendo adesso.

« sai è una cosa strana..almeno che non vi conosciate.. » adesso è talmente vicino che sento il suo profumo invadermi le narici, proprio come nel suo ufficio.

Con un dito preme sul mio mento, facendomi alzare il volto verso il suo.

« Hai dei bellissimi occhi Kate » sussurra.

« Grazie » rispondo usando il suo stesso tono.

Cerco di indietreggiare ancora un po’, per sfuggire al suo sguardo magnetico che mi sta incatenando a lui; ma il mio piede viene a contatto con l’armadietto, impedendo la mia fuga.

« A dire il vero..sei bellissima tu, non solo i  tuoi occhi.. »

Le sue labbra si fanno sempre più vicine alle mie, vorrei scappare, dire qualcosa per fermarlo, schiaffeggiarlo anche; invece me ne resto ferma, aspettando questo bacio senza significato da parte mia.

Il contatto non viene a mancare, subito le sue braccia, appena intuisce che non ho intenzione d ribellarmi, mi cingono la vita, attirando il mio corpo al suo; siamo così stretti che mi sembra di entrargli dentro.

Continuo a baciarlo, facendo in modo che le nostre lingue s’incontrino, le mie mani strette sulle sue spalle lo incoraggiano a darmi di più. Stringo gli occhi, quando scende a baciare il mio collo tralasciando le labbra, non è lui che voglio.

Le sue mani mi alzano la maglia attillata, arrivando a palparmi i seni attraverso il reggiseno, mentre la sua bocca lascia scie di saliva tra il mio collo e le labbra, non è lui che amo.

Apre con qualche difficoltà il bottone dei jeans, ma velocemente fa scendere la piccola zip, in modo da poter lavorare meglio; sento un suo dito alzarmi l’elastico delle mutandine, non sono i suoi occhi che mi fanno impazzire.

« No..basta.. » dico, spingendolo con le mani, ma lui non ne vuole sapere.

« Tranquilla Kate.. » nella sua voce, vi leggo tutta l’eccitazione che prova.

« Ti prego Tomas..no » provo di nuovo.

Ma la sua mano, incurante delle mie richieste si insinua tra i jeans e le mutandine, palpandomi il sedere; gli sento stringere la presa e delle lacrime solcano i miei occhi, in che pasticcio mi sono andata a cacciare?

Raccolgo tutte le forze che ho e lo spingo lontano dal mio corpo, questa volta scostandolo quanto basta per avere vi libera e fuggire via lontano, non mi volto nemmeno quando sento la sua voce gridare il mio nome. Ho paura, anzi sono terrorizzata, da lui, da me, dal mondo intero.

Continuo a correre, mentre i miei occhi piangono, il mio cuore sanguina, il mio stomaco si ribella e i polmoni, gridano di fermarmi. Ma non posso, voglio raggiungere casa e non sentire più niente e nessuno.

Finalmente riesco a raggiungere casa, apro di corsa la porta e la chiudo di nuovo, dando due mandate con la chiave e mettendo il chiavistello, come se qualcuno potesse tentare  di entrare qui. Il cuore mi batte all’impazzata e i polmoni bruciano per la corsa, mi lascio scivolare a terra fino a sedermi sul freddo pavimento, sento le ginocchia talmente deboli che non credo possano reggermi in piedi. Mi afferro il volto tra le mani, lanciandomi in un pianto dirotto; questa è stata la più brutta esperienza della mia vita.

 

 

 

 

Le vicende di Kate vanno avanti, ora ci si mette anche Tomas a complicargli le cose e Carol non la sopporto XD

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e che non sia troppo noioso >_<

Al prossimo,

Grazie a tutte! <3


P.S. L'header si vede ora? é_è

 

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Capitolo 3
*** Chapter III ***


 

Night of the Hunter

Chapter III

 

 

Sento un suono confuso, cercare di farmi uscire dal sonno in cui sono caduta.

“ No warning sign
  No Alibi
  We faded faster than the speed of light
  Took our chance
  Crashed and burned
  No we'll never ever learn “

Allungo la mano verso il comodino e afferro il cellulare, subito rispondo alla chiamata.

« Pronto » biascico passandomi una mano sul volto.

« Dove sei? »

Jared? Guardo l’orario sul display del telefono, le nove del mattino, sospiro.

« A letto.. » rispondo mettendomi a sedere, mentre con la mano libera, sistemo un poco i lunghi capelli portandoli indietro.

« mh.. di quale casa? »

Ora mi sta scocciando, sa che ieri ho lavorato, che ho fatto tardi e mi viene a svegliare a quest’ora del mattino, facendo anche lo spiritoso.

« Jay, mi dici che vuoi a quest’ora? sono a casa a letto, ieri ho lavorato se non ricordi.. »

Lo sento soffiare una risata nella cornetta e il mio cuore si ferma.

« Sono fuori casa tua, mi apri o devo andare via? »

Mi alzo dal letto, gettando il lenzuolo a terra per precipitarmi alla finestra; da qui riesco a vedere la sua figura di fronte al cancello che si volta verso di me, alza la mano che tiene un sacchettino di carta bianco per salutarmi.

Istantaneo un sorriso si impossessa delle mie labbra, lo saluto a mia volta senza proferire parola.

« Scendo » dico poi.

« Ok » risponde, prima di terminare la chiamata.

In tutta fretta scendo le scale ed apro il cancello premendo il pulsante di apertura, così raggiungo la porta ed apro anche questa.

« Buongiorno » mi dice entrando in casa.

« Buongiorno » rispondo sorridente.

« Siamo sempre suscettibili la mattina è? » la risata che esplode, cura le mie ferite.

« Ero nel bel mezzo di un sogno » gli faccio presente, rubandogli la busta di carta dalle mani.

I suoi occhi si sbarrano scherzosamente « Golosona » mi ammonisce.

Do un’alzata di spalle, raggiungendo la cucina e versandomi un bicchiere di latte fresco.

« Almeno era bello? » mi chiede raggiungendomi in cucina.

« mh » cerco di parlare con la bocca piena.

Lui sorride di nuovo « Ingoia prima, altrimenti soffocherai »

Faccio come dice e quando ho la bocca libera continuo « Bellissimo, c’era un uomo meravigliosamente bello » non è assolutamente vero, ho dormito male per tutte le cinque ore che ho passato a letto.

« Quindi ero io » fa lui con aria risoluta.

« No » gli faccio la linguaccia.

« Cattiva » ride.

In tutta risposta, continuo a mangiare la ciambella che ha comprato appositamente per me.

« Dai che ci fai qui Jay? »

« Visita di cortesia.. »

« Alle nove di mattina »

« Sì, perché no? »

« Vallo a raccontare a qualcun altro che non ti conosce » mi impossesso della sedia di fronte la sua.

Poggio i gomiti sul tavolino e adagio il mento sulle mani, i miei occhi non schiodano dai suoi; anche se è difficile reggere il confronto con quei lucenti zaffiri.

« Dov’è la tua macchina? » mi chiede all’improvviso.

Resto un secondo interdetta dalla sua domanda, poi ricordo che ieri sono corsa via a piedi, dimenticandomi totalmente dell’auto.

Abbasso gli occhi al tavolino, poi li rialzo nei suoi; spero che questa incertezza non mi costi cara.

« Fuori il ristorante » dico sicura, fin qui è facile.

Aggrotta le sopracciglia « Come mai? »

« Ieri notte non voleva saperne di partire, quindi l’ho lasciata lì.. oggi vedrò di andarla a prendere con mia sorella »

« Ti ci porto io, senza che chiami tua sorella »

Perché deve sempre offrirsi volontario?

« Ma no Jay non ti preoccupare » tento.

« Scusa Kate, io sono già qui, tua sorella la devi chiamare e deve venire fin qui per poi portarti al ristorante… » innegabilmente ha ragione.

« Va bene » mi arrendo « Mi preparo allora »

« Non ho fretta » mi avverte, mentre mi segue al secondo piano.

Entro in camera da letto ed ignorando sia Jared che i vestiti che indossavo ieri sera, entro nel bagno per la doccia mattiniera.

Dopo una decina di minuti esco dalla doccia, tanto i capelli sono puliti e non necessitano di essere lavati.

Appena esco dal bagno vedo Jared seduto sul mio letto ed in mano tiene la mia maglia, quella che avevo ieri sera.

« Ora mi raccogli i vestiti da terra? » gli chiedo ridendo.

Lui resta serio, come se stesse pensando a qualcosa di molto importante.

« Forse non sono affari miei… » inizia ed io già mi sento in soggezione, che avrà in mente questa volta?

Resto immobile, aspettando che continui.

« Con chi sei stata questa notte…? »

I miei occhi scendono alla maglia che tiene stretta in mano, per poi risalire ai suoi occhi. Il battito cardiaco accelerato, posso sentire anche le prime gocce di sudore cercare di affiorare; così come i ricordi di ciò che è accaduto ieri sera.

« Sa di uomo.. » continua.

« Immagino.. Tomas mi ha abbracciata ieri sera, gli ho chiesto come sta il padre.. »

« Ah.. come sta? » cambia discorso, credo di essere stata brava.

« come uno che ha il morbo di Alzheimer » mi avvicino all’armadio per scegliere cosa indossare.

Sento il suo profumo inondarmi i sensi e subito dopo il suo corpo, venire a contatto con la mia schiena.

Avvicina il volto al mio orecchio prima di parlare, solleticandomi con il respiro.

« Dovresti fare sesso più spesso, mi stai diventando una zitella acida.. »

Chiudo gli occhi, cercando di calmare sia il mio cuore che il respiro; sta diventando sempre più difficile controllare le emozioni che provo per lui. Questa nostra profonda amicizia non mi è d'aiuto, anche se volessi non potrei mai allontanarmi molto da lui e da Shannon, però stare a stretto contatto con lui, è egualmente difficile. Lentamente mi sto dividendo in due, la parte di me che lo vuole alla follia e l'altra, più razionale, che vorrebbe avere un po' di pace lontano da lui.

« Spiritoso! » cerco di scherzare anche io.

« Non sto affatto scherzando.. da quand'è che non hai un uomo? » ridacchia senza spostarsi di un solo millimetro, a questo punto vorrei gridargli che ultimamente non riesco a stare con nessuno proprio per colpa sua, ma taccio.

« E Mike? »

« Era almeno sei o sette mesi fa! » ribatte pronto.

« Guarda Mr. Leto, che non sono tutti affamati di sesso come te » faccio finta di scegliere i vestiti, ma il mio cervello è da tutt'altra parte.

Mi giro verso di lui sicura di avere la vittoria in mano, ma ciò che vedo mi fa intendere tutto il contrario. I suoi occhi cristallini che mi fissano, con quell'espressione che so usa per rimorchiare, come se ti guardasse in fondo l'anima e ti mangiasse viva.

Non schioda nemmeno quando tento di spostarlo, non è difficile per lui contrastarmi.

« Guarda che con me non attacca » so che sta solamente giocando, ormai sono abituata a queste cose. Solo che sono cambiata io nei suoi confronti, ma lui non può saperlo.

« Ah no? » a che livello di sensualità può arrivare la sua voce? Sicuramente, troppa.

« No.. » non c'è più certezza nel mio tono.

« Stai cedendo e non ti ho nemmeno toccata Katy » sorride sghembo.

« Non chiamarmi Katy e non fare il gradasso Leto » di nuovo tento di scherzare, ma una strana e fastidiosa sensazione si annoda nel mio stomaco.

Sento che mi sta mancando l'aria, ho bisogno di respirare.

« Che hai? » la sua voce allarmata.

« Niente.. »

« Ti senti poco bene? Sei tutta bianca... »

Mi prende per le spalle e mi aiuta a raggiungere il letto, dove mi siedo; la testa mi gira velocemente e la nausea non tarda ad arrivare.

« Vuoi un bicchiere d'acqua? » Jared è inginocchiato di fronte a me.

« No.. ora passa, è un giramento di testa »

« Meglio che bevi » fa per alzarsi ma la mia mano è più veloce, afferro il suo polso stringendolo forte.

« Resta qui.. » lo imploro.

« Ok tesoro, sono qui... »

Attendiamo alcuni minuti in silenzio, fino a che la testa non smette di girare e il respiro non torna normale.

Apro gli occhi e ad attendermi trovo il volto preoccupato di Jared, mi dispiace sempre vederlo così.

« Scusa.. » sussurro.

« Scema.. se non cominci a mangiare come si deve e a riposarti, ti prendo a calci.. » mi sgrida bonariamente.

« Ho appena ingurgitato una ciambella enorme, non mi sembra che sto morendo di fame.. è questo caldo infernale che mi uccide... » non è vero, sono i ricordi di ieri sera, il terrore che ho provato e che mi ha assalita all'improvviso; questo è stato a farmi stare male, ma non voglio che lui lo sappia.

« Bene, ora mi vesto e andiamo a prendere questa benedetta macchina » sorrido alzandomi.

« Fai piano »

« Ok.. »

 

 

« Ti giuro che ieri non voleva accendersi » ribadisco il concetto per l'ennesima volta.

« Ma se è partita subito! » continua per la sua strada Jared.

« Forse era l'umidità » tento.

La sua occhiata è tutto un programma.

« Sei tu che sei imbranata » mi prende in giro.

Scoppio a ridere « Ok, hai vinto. Ora torniamo a casa? » ho paura di incontrare Tomas, anche se questa sera lo dovrò comunque vedere a lavoro.

« Perché tutta questa fretta? » mi chiede guardandosi intorno.

« Perché qui ci passo già fin troppo tempo.. » gli faccio notare.

Soppesa la mia risposta e alla fine cede ad una risata « Hai ragione, andiamo! » dice donandomi una pacca sulla spalla.

« aia! » mi lamento.

« Come sei delicata » sorride ancora lui, quel sorriso che lo fa sembrare un bambino e per l'ennesima volta mi sciolgo, cedendo al lato dolce che lo contraddistingue.

Salgo in macchina, tentando per quanto mi è possibile, di non pensare a Jared, la prima cosa che faccio è accendere lo stereo, una cosa automatica ormai.

  Your defenses were on high
   Your walls built deep inside
   Yeah I'm a selfish bastard
   But at least I'm not alone “

Anche attraverso la musica riesce a leggermi dentro, anche se sono pienamente cosciente che non pensava a me quando ha scritto questa canzone; che probabilmente l'ultimo suo pensiero ero in quel preciso istante. Ma ogni testo, ogni nota, ogni parola è come se l'avesse scritta guardandomi dentro l'anima. Questo è il potere di Jared, riuscire grazie alla musica, a farti capire di non essere sola, di essere capita.

Quelle mura sono cadute da tempo ormai, quando ho permesso alle sue mani di arrivare al mio cuore. Io, quella ragazza che non capiva perché tutte le ragazze che conoscevo volessero uscire con lui, anche sapendo benissimo che sarebbe stato solo per il tempo di un eiaculazione. Per poi diventare la ragazza che capiva che a quella bellezza, era difficile opporsi, resistere. Infine la donna che sono ora, innamorata persa del Jared che pochi conoscono, ma che vorrei tutti potessero vedere. Non voglio essere la protagonista di una squallida notte, piuttosto preferisco vivere il resto dei miei giorni nell'ombra; a leccare le ferite auto inflitte.

“ Is this the only evidence that proves it
  A photograph of you and I
  Was it a dream?
  Was it a dream?
  Is this the only evidence that proves it
  A photograph of you and I
  A photograph of you and I
  A photograph of you and I “

Osservo la città in movimento e assolata che mi circonda, davanti a me l'auto di Jared percorre tranquilla e sicura la strada che ci separa da casa. Questa è una delle eccezioni che Jared fa, in genere non ama uscire in macchina, la bicicletta è il suo mezzo di trasporto ideale; per non inquinare troppo.

Mi chiedo quanto io sia stata cieca in tutti questi anni, se davvero non lo amavo o, se continuavo a fare finta di nulla, nascondendo la testa sotto la sabbia, certa che lui non mi avrebbe mai vista diversamente dall'amica di una vita.

Perché se vivere così fa male, un suo rifiuto sarebbe mille volte peggio; come potrei restargli a fianco dopo una cosa simile?

Finalmente raggiungiamo casa, ma mentre io parcheggio vedo Jared restare in macchina con il motore acceso. Una volta che ho parcheggiato bene mi avvicino e lo vedo al telefono, è così assorto che non si accorge di me.

« Ok tesoro, arrivo tra poco dammi dieci minuti » la sua voce è così dolce, un tono che non ho mai sentito indirizzato a me.

« Anche io ti amo... a dopo.. »

Una coltellata in pieno petto mi avrebbe fatto meno male, immagino anche che starei meglio persino tra le fiamme dell'inferno che in questo momento di fronte  a lui, che si volta verso di me con un sorriso dolce stampato in volto.

È innamorato. Ora lo so. Ora ne sono certa. E fa male. Dannatamente male.

« Mi perdoni se scappo? » mi chiede.

« Certo, tranquillo vai.. » sorrido, falsa come non sono mai stata in vita mia; come lui non avrebbe mai voluto che fossi nei suoi riguardi.

Resto ferma sul ciglio della strada, mentre lo vedo allontanarsi con la sua auto. Ma questa volta non è come tutte le altre, non sta andando via per poi tornare da me; questa volta andrà via per sempre lontano dal mio cuore.

Sapevo che sarebbe arrivato questo giorno, che prima o poi si sarebbe innamorato di qualche ragazza; ma pensavo che quel giorno sarei stata felice per lui. Mentre ora mi ritrovo a piangere, alla luce del giorno accecante, senza nemmeno un paio di occhiali da sole a coprire le lacrime.

Rientrando a casa spengo il cellulare, non voglio sentire niente e nessuno; solo di una cosa necessita il mio animo. Mi avvicino allo stereo, unica fonte di felicità apparente. Premo play e la casa viene inondata dalla sua voce, unita alla chitarra di Tomo e la batteria di Shan. Li amo, con tutta me stessa, anche prima di amare Jared e sicuramente, per il resto dei miei giorni.

Alzo ancora di più il volume, fino a che non sento vibrare i timpani, fino a che nella mia cassa toracica non sento le vibrazioni provocate da loro. Ora mi sento meglio, come nuova, risanata dall'interno, come se niente e nessuno potresse farmi del male.

“ Try and stop me
Try and save me
I want to fall...
Try and cross me
Take me, tease me
I want to fall
I want to fall
I want to fall...
I want to fall
I want to fall
I want to fall... “

 

 

 

Note:

La suoneria del cellulare di Kate è ovviamente “ Alibi ”

“  Nessun segnale d’avvertimento, nessun alibi
Stiamo svanendo più veloci della velocità della luce
Abbiamo colto le nostre occasioni
Siamo caduti e ci siamo schiantati
No, non impareremo mai “

 

 

Mentre la canzone che ascolta è “ Was It A Dream? “

 

“Le tue difese erano alte
Le tue mura costruite in profondità
Sì sono un egoista bastardo
Ma almeno non sono solo “

 

“ E’ questa l’unica prova che lo dimostra
Una fotografia di me e di te
Era un sogno?
Era un sogno?
E’ questa l’unica prova che lo dimostra
Una fotografia di me e di te
Una fotografia di me e di te
Una fotografia di me e di te “

 

Ed in fine l’ultima “ Buttel of one “

 

“ Cerca di fermarmi
Cerca di salvarmi

Voglio cadere…

Cerca di attraversarmi
Prendimi, tormentami

Voglio cadere…

Voglio cadere…

Voglio cadere…

Voglio cadere…

Voglio cadere…

Voglio cadere… “

 

 

 

 

 

 

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