That detention.

di SkyScraperI3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One. ***
Capitolo 2: *** Chapter Two. ***
Capitolo 3: *** Chapter Three. ***
Capitolo 4: *** Chapter Four. ***
Capitolo 5: *** Chapter Five. ***
Capitolo 6: *** Chapter Six. ***
Capitolo 7: *** Chapter Seven. ***
Capitolo 8: *** Chapter Eight. ***
Capitolo 9: *** Chapter Nine. ***
Capitolo 10: *** Chapter Ten. ***
Capitolo 11: *** Chapter Eleven. ***
Capitolo 12: *** Chapter Twelve. ***
Capitolo 13: *** Chapter Thirteen. ***



Capitolo 1
*** Chapter One. ***


Per tutti il primo giorno di scuola è un trauma.
È l'inizio di nuove seccature, di compiti, interrogazioni, discussioni con i professori, sospensioni, note, amore.. l'inizio di una vita nella vita.
Quanti studenti in tutto il mondo preferirebbero che questo giorno non arrivi?
Quanti studenti in Europa preferirebbero rimanere al mare?
Quanti nel Regno Unito preferirebbero continuare lo shopping? Tutti. Tutti eccetto Janet.
Un metro e settantadue per cinquantacinque chili di intelligenza e simpatia.
L'inizio di un nuovo anno di scuola le dava sollievo, eccetto quell'anno.
Lunghi capelli neri, occhi di un marrone cioccolato, un sorriso che fa invidia al sole, Janet era la nuova attesissima desiderata ragazza al liceo di Londra. Tutti coloro che frequentavano quella scuola sapevano dell'arrivo di Janet, cugina di uno dei ragazzi più amati e stronzi del liceo.
Come lei il cugino aveva capelli scuri, pelle olivastra e occhi cioccolato, un sorriso sghembo che avrebbe fatto sciogliere i cuori e tremare le gambe alle ragazze più dure dell'universo.
Il ragazzo in questione e Janet avevano uno di quei rapporti da far invidia a due amici che si conoscono dai tempi in culla eppure si vedevano una volta all'anno, se non di meno.

Il volo diretto da Parigi atterrò in un freddo, uggioso, noioso e grigio pomeriggio di inizio Settembre.
Janet mise piede sul territorio londinese con la convinzione che nulla, nulla, le sarebbe piaciuto di quella nuova vita.
Sbuffò non appena sua madre le rivolse un sorriso enorme e alzò gli occhi al cielo quando il padre le passò un braccio attorno alle spalla stringendola contento.
-Vedrai, piccola- disse l'uomo sulla quarantina che la stringeva – ti troverai bene- l'umore di Janet non migliorò, anzi contribuì a farla sbuffare una quarta volta da quando era scesa dall'aereo.
-Non capisco perchè non sono potuta rimanere a Lione, papà- disse con voce sconsolata la mora, il padre rise e scosse la testa
-Te l'ho già detto, piccola. Non sei abbastanza grande-
-Ma lo sono abbastanza per dovermi abituare a gente, scuola, professori, materie e lingue diverse una volta ogni sei mesi, papà?!- afferrò la sua valigia e si incamminò verso la macchina.
I suoi non capivano proprio per niente quanto lasciare Lione e tutte le persone che aveva conosciuto in quei due anni le avevano fatto male.
La verità è che Janet era stanca.
Stanca di dover cambiare casa, città e scuola una volta ogni due anni.
Stanca di doversi presentare davanti a una classe intera ogni volta che suo padre cambiava città.
Stanca di dover fingere di amare il nuovo posto, non lo amava.
Londra le era sempre stata antipatica. Cielo grigio, umidità, pioggia, gente antipatica.
L'unica cosa forse un po' carina potevano essere i negozi ma nulla paragonati a quelli in cui aveva fatto shopping quando suo padre era di servizio a Milano.
Si chiuse in macchina pochi secondi prima che un violento temporale iniziasse, borbottò un “perfetto” e affondò nel sedile aspettando che i suoi partissero.
Il cellulare vibrò e lentamente e svogliatamente Janet lo estrasse dalla tasca davanti dei jeans
“Siete arrivati?” sorrise. Una cosa positiva sicuramente c'era: Zayn.
-Mamma, passiamo subito a casa degli zii?- la mamma le lanciò uno sguardo dallo specchietto retrovisore e annuì, Janet sorrise e appoggiò la testa al finestrino.

-Com'è Londra?- chiese il cugino appoggiandosi alla scrivania
-Sinceramente, Zayn?! Devo essere onesta?- fece un segno positivo con la testa e lei scosse la sua
-Non mi piace. Voglio Lione-
-La scuola ti piacerà- scosse le spalle e tornò a sedere.

Odiava Londra.


erre's space
Ciao gente.
chi mi conosce (ma chi!? HAHAHAHA) sa che scrivo, okay senno non sarei qui... uhm dunque, allora chi mi conosce sa che ho appena finito una FF di be 35 capitoli, lalala che ne ho iniziata una (Cher) ma l'ho interrotta per mancanza di ispirazione, e quella di Ronnie che ho eliminato.
Però eccomi qui, perchè non vivo senza scrivere eridfjkcxl.
Quindi vi prego, recensite.<3

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Capitolo 2
*** Chapter Two. ***


La sveglia suonò ma nulla mosse Janet a spegnerla, aprì piano l'occhio sinistro e lo richiuse subito dopo, si portò le mani al viso e si diede un buffetto per svegliarsi.
Riprovò ad aprire gli occhi e guardò l'ora: le sei e mezzo.
Con lentezza scostò le coperte e, rabbrividendo, si alzò dal letto. Aprì le tende e storse il naso.
-Stupida, grigia e noiosa Londra- spalancò la finestra per far entrare un po' d'aria e, ancora una volta, fece una smorfia di disapprovazione.
Qualcuno bussò alla porta e senza nemmeno aspettare una risposta, aprì la porta
-Buongiorno piccola- la testa brizzolata del padre fece capolino dalla porta, Janet sorrise e salutò il padre – come va? Agitata?-
-Annoiata, piuttosto- replicò chiudendo la finestra
-Da Londra?- lei annuì e si sedette sul letto con un sorriso nostalgico
-Se fossimo ancora a Lione in questo momento Cherie sarebbe sotto casa a suonare il citofono- ridacchiò e poi continuò – e tu le avresti aperto la porta e l'avresti fatta accomodare a tavolo e poi io sarei scesa dalla...-
-Amore, ormai siamo qui- la ragazza fece spallucce e si alzò
-Devo abituarmi a Londra- sentenziò come se fosse la cosa più complicata del mondo, il padre annuì e la lasciò da sola.
Il fatto è che Londra poteva anche piacerle, la città non era male ma la gente che c'era.. rabbrividì al pensiero e pensò agli amici del cugino.
Riportando alla memoria i vecchi tempi, i suoi vecchi amici, il suo vecchio ragazzo e alla nuova giornata che le si prospettava nella nuova città, si vestì e scese a fare colazione. Afferrò un toast e estrasse dalla borsa il suo telefono
“Arrivo fra due minuti” sorrise e stampò un bacio sulla guancia dei genitori, correndo verso il giardinetto.

 

-Benvenuta a scuola- ridacchiò Zayn guardando la faccia di Janet davanti al grande edificio dalle mura bianche
-Scherzi!?- lui scosse la testa e sorrise ancora una volta – è enorme! Non imparerò mai com'è fatta e dove sono le aule-
-Hai me come guida, Janet, calmati- la mora sbuffò e si aggiustò la tracolla sulla spalla destra.
Un paio di ragazzi si avvicinarono ai due, urlando e ridendo si fiondarono su Zayn mentre si davano leggeri cazzotti sulle spalle in segno di affetto
-Cazzo, ci sei mancato Malik!- rise uno dei due portandosi una mano ai capelli ribelli e riaggiustandoli, per quanto quella massa di capelli neri potesse essere aggiustata, Zayn rise e si sistemò il ciuffo di capelli neri come la pece: era un vizio!?
-Com'è andata la vacanza in Francia? E il campeggio? Minchia, sono mesi che non ci sentiamo, accendilo il telefono se ti capita- affermò un altro accanto a quello dai ricci ribelli; Janet ridacchiò e strinse fra le mani il telefono, Zayn scosse la testa e continuò a parlare – Non sono sparito. Comunque la vacanza in Francia, bene, il campeggio pure, il resto dell'estate a studiare, purtroppo- gli amici lo presero in giro per l'ultima affermazione e lui li ignorò.
Nessuno dei due amici di Zayn sembrava essersi accorto della presenza di Janet che era rimasta ad assistere alla scena timidamente, la stavano letteralmente ignorando troppo presi dal raccontare le ragazze che si erano fatti durante l'estate, o la gente che avevano conosciuto.
-Ma non doveva esserci tua cugina?- inziò il moro guardando Zayn interrogativo – ne parlano tutti e chi l'ha già adocchiata dice che sia una...- Zayn puntò un dito dietro le sue spalle, e i due amici si sporsero un po' per vederla.
Janet alzò la mano in segno di saluto e sorrise imbarazzata, il riccio si portò una mano alla fronte e la mora non riuscì a trattenere una risata. Quel ragazzo sembrava uno spavaldo, ma era più imbranato di lei.
Sorrise ancora una volta e strinse i libri, che portava in mano, al petto. L'amico del riccio si avvicinò alla ragazza e abbozzò un sorriso imbarazzato
-Ciao, tu sei..?- lei alzò un sopracciglio contrariata
-Janet, piacere-
-Piacere, Liam- le porse la mano e attese che lei l'afferrasse. Non appena lei lo fece, la strinse dolcemente fra le sue e le sorrise.
-Io sono Harry- disse quello dai capelli indomabili, le sorrise e lei ricambiò.
Le piacevano quei due, le sembravano simpatici meglio di come se li era immaginati, e poi sorridevano spesso e Janet amava le persone che le rivolgevano sorrisi.
Zayn si schiarì la voce e prese la cugina per mano
-Non fatele fare tardi il primo giorno di scuola- la trascinò via sotto gli occhi degli studenti più ritardatari e la portò in segreteria, dove una donnona dalla faccia simpatica le consegnò i suoi orari e una piantina per orientarsi meglio nella scuola.
Su di questa erano sottolineate le aule più importanti, e una colpì particolarmente l'attenzione della ragazza, era in fondo ad un corridoio dove non c'erano disegnate altre porte, e ci avevano scritto in rosso: detenzione.
Janet arricciò il naso e indicò con l'indice quel punto della cartina
-E' tanto importante qui la punizione?- Zayn rise e annuì
-Ogni giorno ci finiscono almeno sei o sette persone, il che è strano per una scuola del genere, sembriamo tutti figli di papà, precisini, perfettini e invece...-
-Siete ribelli- rise dandogli un leggero cazzotto che il ragazzo incassò perfettamente.
La accompagnò all'aula di Letteratura e si allontanò, seguito dagli sguardi di tutte le ragazzine che gli andavano dietro.
Entrò nella classe e si trovò lo sguardo del professore puntato addosso
-Lei dev'essere...-
-Janet- lo interruppe lei prima che dicesse il suo cognome, non voleva essere conosciuta come 'la cugina di Zayn Malik'. L'uomo, un quarantenne grasso dall'aria triste e sola, le indicò una sedia e si andò a sedere lì dove stabilito.
Si guardò attorno e vide un biondino seduto accanto a lei.
Nascondeva il viso fra le braccia, ma era chiaramente visibile un livido violaceo all'altezza dell'occhio. Janet aggrottò le sopracciglia e maledisse chiunque avesse procurato quel segno a quel biondino che sembrava tanto carino.
-Quindi la signorina Malik- metà classe si girò verso di lei – ci vuole dire a che punto del programma di Letteratura era arrivata a Lione?- Janet sbuffò senza farsi vedere e, al segno del professore, si alzò in piedi sotto gli occhi di tutti, ancora.
-Siamo arrivati ai sonetti di Shakespeare- rispose con aria scocciata
-E' un peso per lei rispondere alle domande che le pongo?- Janet scosse la testa
-No, non lo è- il professore sorrise e continuò, come se quel 'no' lo avesse convinto a sottoporre la ragazza ad un questionario
-E qual è il suo preferito?-
-Il diciotto- rispose lei scocciata
-E vuole ripetercelo?- quel professore era di una noia assurda, e qualcosa spinse Janet ad agire come non avrebbe mai fatto a Lione. Perchè quel trasferimento l'aveva cambiata, o meglio voleva che i suoi capissero che non sarebbe stata simpatica, dolce e carina come quando erano a Lione.
-E' un'interrogazione il primo giorno di scuola?- il professore arrossì un poco e scosse la testa, Janet sorrise strafottente e continuò, con
un tono ancora più polemico – non mi sembra carino interrogare la nuova arrivat...-
-Quindi non lo ripeterà!?- Janet rimase impassibile e non rispose alla domanda.
-Bene, sarà felice di inaugurare la nostra aula di punizioni- si risedette alzando gli occhi al cielo e incrociò le braccia al petto. - E qualcuno le farà sicuramente compagnia- continuò alzando il tono di voce di un'ottava avvicinandosi al biondino accanto a lei, sbattè un libro sul banco e quello si alzò, colto di sorpresa, balbettando questa scusa – già due persone sbattute in punizione- ritornò alla cattedra iniziando a parlare del sonetto 18 di Shakespeare, il preferito di Janet.
Poche aule più in là, una noiosa, noiosissima lezione di Francese andava avanti ormai da un quarto d'ora.
I sedici banchi che occupavano l'aula stretta erano tutti occupati, tranne uno. Il quarto della fila della finestra, di solito occupato da un ragazzo strampalato che tutti ammiravano per il suo senso dell'umorismo e la sua capacità nel recitare ma che, sotto sotto, era ad un passo dall'essere preso di mira dal gruppo dei “fighi” della scuola, come quel biondino nuovo.
Il ragazzo coi capelli castani correva nel corridoio con un'unica direzione: l'aula di francese.
Era già in ritardo e sicuramente la professoressa non avrebbe accettato un ingresso così tardi.
Spalancò la porta, con il fiato corto dovuto dalla corsa e sorrise affabile all'insegnante
-Bonjour.. je.. ehm.. mi dispiace- la professoressa gli rivolse uno sguardo che lo attraversò da parte a parte, come solo quella donna sapeva fare
-Buongiorno Tomlinson, punizione in primo giorno, veramente bravo. Tornatene pure a teatro, così non disturberai la lezione- uscì dall'aula e rimase a vagare per i corridoi, da solo.
Una punizione? Di già? Bel modo per cominciare l'anno, Louis.

 

-Signora preside, capisca che io, Harry e Liam non abbiamo colpe in ciò che è successo-
Zayn aveva quel tipo di sorriso adattabile ad ogni situazione: felice, provocante, malizioso, sconsolato, tenero e, come in quel momento, innocente.
-Malik è la seconda volta che chiudiamo un occhio su questi episodi, è chiaro che dopo un'altra segnalazione l'accaduto non può essere assolutamente ignorato- disse la donna, sul punto di cedere agli occhi di Zayn, lui si sedette di fronte a lei e sospirò, visibilmente commosso
-Veramente, noi non abbiamo fatto nulla-
-Sembra sincero, Malik.. Per oggi vi prendete soltanto una punizione, poi vedremo come agire- il ragazzo si alzò soddisfatto e uscì dall'ufficio della preside sorridente.
-Sono un genio, ditelo- gli amici lo guardarono interrogativi, sperando in una buona notizia – una punizione solo per oggi- sorrisero, poi urlando e ridendo si allontanarono verso il cortile.



erre's space
ecco qui il secondo capitolo (giura D:)
BUONE VACANZEEEEE yeeee.
Okay, allora 11 recensioni #lemmedieplease vi amo.. sìsì
Allora questo è il secondo capitolo che è un poco inutile, però è bello perchè è il primo giorno di scuola quindi appaiono altri personaggi oltre a Zayn e Janet *veramente Frà, sei perspicace stasera D:*
recensite, daaai.<3

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Capitolo 3
*** Chapter Three. ***


Il caldo, l'odore di chiuso e la puzza di vecchio investirono in pieno Janet non appena aprì la porta dell'aula punizioni.
Il piccolo spazio era occupato da una decina di banchi rotti e malandati e lo stesso numero di sedie.
Le serrande erano alzate a metà quindi la luce filtrava poco nella stanza, e la poca che c'era era data da una lampada al neon che pendeva dal soffitto, mezza rotta anche quella.
Janet entrò nell'aula e storse il naso, sbatté la porta e guardò il professore che era seduto alla cattedra – rotta anche quella.
-Poggi il telefono qui e si vada a sedere da qualche parte, dove vuole, non mi importa- esordì l'uomo con voce annoiata.
Janet fece un passo avanti e poggiò il telefono sulla cattedra, si voltò e guardò chi c'era seduto ai banchi.
Ai primi tre banchi erano seduti Zayn, Liam ed Harry. All'ultimo banco era seduto il biondino che aveva visto nell'aula di Letteratura e poi ad un quarto banco era seduto un altro ragazzo dai capelli castani.
Per quanto fosse nuova a scuola, Janet conosceva le dinamiche di tutti i licei del mondo – e lei ne aveva girati un bel po'- e sapeva che quei cinque non condividevano nulla se non l'ossigeno della classe.
Zayn alzò gli occhi sulla cugina e rimase stupito a vederla lì, lei alzò le spalle e si andò a sedere lontana da tutti.
Erano passati pochi minuti in silenzio quando un cigolio risvegliò i ragazzi dal tepore in cui erano caduti.
Il professore aveva scansato la sedia e con difficoltà provava a mettersi in piedi, Janet sorrise vedendo quella scena e si scambiò uno sguardo di intesa con Zayn.
-Vado a mangiare, non penso di tornare prima della fine della vostra punizione, ragazzi- detto ciò, allontanò ancora la sedia e lasciò la stanza che cadde in un silenzio profondo e imbarazzante.
La ragazza fu la prima a ridere portandosi dietro gli altri cinque che si lasciarono andare in una risata liberatoria
-Ma qui è sempre così?- chiese Janet guardando Zayn negli occhi, lui annuì e si lasciò sfuggire un'altra risatina – è comico- spostò poi lo sguardo sui due che non avevano spiccicato parola e si alzò, dirigendosi verso di loro
-Cugina di Zayn- la richiamò il riccio, lei lo guardò male – non parlare con loro.- Janet strinse gli occhi a due fessure e lo guardò interrogativa chiedendogli il perchè
-Noi non parliamo con loro- si giustificò Zayn portando le braccia dietro la testa e appoggiando i piedi sul banco. Janet ignorò il consiglio di Harry e si avvicinò al biondo, prese la sedia che si trovava nel banco di fronte al suo e si sedette davanti al ragazzo, quello la guardò e riabbassò lo sguardo non appena incrociò quello della ragazza
-Ciao- esordì Janet sorridendo -io sono Janet e tu sei un ragazzo maleducato che non saluta- il biondo si lasciò andare ad una risata cristallina e poi le porse la mano, sorridendo, ancora una volta.
-Ciao Janet, io sono...-
-Horan, non flirtare con mia cugina- la ragazza si voltò e lo guardò male, poi rivolse la sua attenzione ancora una volta sul ragazzo
-Horan dev'essere il tuo cognome, di nome come fai?- quello sorrise e le porse la mano una seconda volta
-Niall, sono Niall- Janet strinse la mano di Niall e sorrise ancora una volta.
Amava quella scuola solo per tutti i sorrisi che i ragazzi riuscivano a strapparle, ma solo per quello.
-Che hai fatto all'occhio, biondo?- lui scrollò le spalle e, come un riflesso spontaneo, si portò l'indice al livido che aveva sul viso, fece una smorfia toccandolo e poi rispose divagando – ti hanno picchiato?- lui evitò lo sguardo di Janet e scosse la testa, improvvisamente la ragazza si fece seria
-Se è così devi parlarne con qualcuno- disse riducendo la voce quasi ad un sussurro, lui si allungò sul banco e la guardò negli occhi
-No, non importa, davvero- non appena notò che Liam lo stava guardando ritorno a sedersi appoggiando la schiena alla sedia, e poi distolse lo sguardo da quello del ragazzo. Janet voltò leggermente la testa e cambiò discorso
-Non sei di Londra, hai un accento diverso-
-E tu vieni dalla Francia- lei alzò un sopracciglio divertita e annuì
-Sì, Lione, ma sono nata in Inghilterra- lui la guardò soddisfatto e poi tornò a guardare fuori dalla finestra. Non parlò più per i due minuti seguenti e questo fece sentire Janet una grande, grandissima idiota.
Si alzò e si diresse verso quell'altro che aveva assistito alla scena sorridendo.
-Vuoi conoscere anche me?-
-Ne sembri scocciato- ribadì Janet piccata, lui scosse la testa e le avvicinò una sedia su cui lei si sedette prontamente
-Louis- le tese la mano e Janet la afferrò, compiaciuta della semplicità con cui avevano iniziato a parlare.
-So già che ti chiami Janet, che vieni da Lione ma sei nata in Inghilterra e.. cosa più importante sei cugina di Malik, che altro mi è necessario sapere?- sorrise. Aveva uno di quei sorrisi che ti sanno di.. attore. Una voce cristallina che ti fa tremare soltanto parlando e che ti fa pensare che forse, cantando, riuscirebbe a far aprire i cuori dei più duri. Occhi azzurri ghiaccio e lineamenti marcati.
Con un veloce movimento della testa, sistemò il ciuffo di capelli castani non troppo lungo, evidentemente li aveva tagliati da poco e non era abituato, Janet sorrise e alzò le spalle
-Odio essere definita come la cugina di Malik e odio Londra- si passò la lingua sul labbro inferiore e si alzò, ritornando al suo posto.
Dopo poco le si avvicinò Zayn con uno sguardo duro
-Che c'è?- si sedette accanto a lei e prima di iniziare a parlare fece una pausa – sì, Zayn, meno scene e parla- lui sorrise e la guardò negli occhi
-Non stringere amicizia con quei due- si puntò un dito dietro alle spalle
-Perchè?-
-Non sono nel nostro gruppo- Janet alzò le sopracciglia e lo fulminò con lo sguardo, trapassandolo da parte a parte
-Ma ce la fai? Sono ragazzi e se mi va di conoscerli li conoscerò- il cugino scosse la testa e la guardò negli occhi, dello stesso colore dei suoi
-Non conosci le dinamiche di questa scuola- dicendolo si scrocchiò le dita delle mani e Janet arricciò il naso.
Poi lo guardò, intravide sul suo volto un sorrisetto sghembo e poi guardò Niall e il suo occhio nero, e lo sguardo di rispetto che aveva Louis nei confronti dei tre seduti davanti a lui, riposò gli occhi sul cugino
-Dimmi che non sei stato tu- Zayn abbozzò una risata
-Ti pare?- Janet si alzò in piedi e andò a pararsi di fronte a Harry e Liam
-Perchè Niall ha un occhio nero?- ringhiò fra i denti, Harry si alzò e la guardò negli occhi
-Stanne fuori, tu non capisci-
-Ho girato più scuole di quanto tu potrai mai fare nella tua vita e conosco le dinamiche del liceo, ma vi dico che se solo lo avete toccato..-
-Cosa? Lo difenderai? Non siamo stati noi- intervenne Liam, lei guardò Niall che annuì, sincero.
-Sei sicuro?-
-Questo- disse indicandosi l'occhio – non l'hanno fatto loro-
-Ne hanno fatti altri?- scosse la testa – Niall, dai-
-Senti, Janet basta- Zayn l'afferrò per un braccio e lei lo scrollò via
-Oddio ma ce la fate? Siete i bulletti della scuola? Vi sentite tanto superiori?- Liam le afferrò le mani e la fece sedere, ma lei non voleva ascoltarlo.
-Ascolta, no, noi non picchiamo la gente- abbozzò una risata e le sorrise – veramente, forse sì, ci atteggiamo a tali ma non siamo stati noi e noi non.. picchiamo le persone- si sentì di credergli.
Conosceva il cugino e sapeva che non era quel tipo di persona. Non picchiava i nuovi arrivati a scuola.
Poteva prenderti in giro, poteva sfotterti e umiliarti ma le mani non le alzava mai. Si diresse verso di lui che la abbracciò
-No, Zayn, siete comunque dei bulletti del cazzo-
-Basta, Janet, davvero- proferì Louis dal fondo dell'aula -non ci puoi parlare con loro, sono sciocchi- Zayn spostò lentamente lo sguardo sul
ragazzo e fece un passo avanti verso il suo banco, Louis si alzò e gli andò incontro -che vuoi?-
-Smettila, pagliaccio-
-Solo perchè recito non significa che sono un pagliaccio- Zayn lo spintonò via e quello rispose
-Okay basta- Janet afferrò un braccio al cugino e lo tirò via, Liam si avvicinò e Harry andò sotto a Louis, in quel momento rientrò il professore.
-Ma non ci sapete proprio stare lontani dalle punizioni voi? Domani pulirete il giardino, rendetevi utili-




erre's space
BUON NATAAAAAAAAAAAAAAAALE! no aspetta.. periodo dell'anno sbagliato e.e BUONA PASQUAAAA *conga* bel regalo, eh e.e
PRIMA di qualsiasi fraintendimento (?) vi dico che no, non è il gruppo di Zayn a bulleggiare Niall e Louis e.e Zayn, Harry e Liam sono solo dei coglioncelli che fanno i fighi (come se non se lo potessero permettere *coffcoff*
Janet è troppo figa, oh. e.e
Okay sto capitolo fa cagare, ma okay. LALALALA
Grazie per le recensioni e le views e i commenti vi amo, ciao.

 

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Capitolo 4
*** Chapter Four. ***


Le giornate in una città come Londra iniziano sempre uguali: il sole che si nasconde dietro le nuvole, l'aria opprimente e la brezza leggera che scompiglia i capelli quel tanto necessario per rovinare il lavoro di interi minuti davanti allo specchio.
Esattamente come la mattina prima Janet si alzò con un'espressione scocciata sul viso, su questo apparve una smorfia non appena vide il cielo grigiastro dalla finestra.
Si chiese se tutte le mattine sarebbero state così o se qualcosa avrebbe cambiato il suo punto di vista per quella città. Non pensava che avrebbe mai potuto pensarlo ma non vedeva l'ora che suo padre ricevesse un altro incarico in un'altra città.
Sperava solo che non l'avrebbero mai chiamato in missione, sarebbe stato un trauma.
Scendendo le scale si ricordò che quel pomeriggio doveva rimanere a scuola per pulire il giardino, sbuffò e salutò velocemente i suoi.


«Buongiorno, straniera!» il riccio la salutò girandole intorno allegro. Sembrava quasi un cane che vede la sua padrona dopo settimane. Janet alzò il mento in segno di saluto e non smise di fissare il display del suo blackberry. Messaggiava con la sua migliore amica, a Lione, e non riusciva a smettere di chiederle novità sulla scuola, sul ragazzo che era stato con lei fino a pochi mesi prima, dei professori, del
primo giorno di scuola.
«Hey, Lione, ci sei?» la ragazza alzò gli occhi al cielo guardandolo male
«Com'è che mi hai chiamato?» lui sorrise e lo ripeté, convinto che fosse un soprannome geniale e simpatico «non farlo mai più» commentò lei piccata.
Il sorriso di Harry si spense, lasciando sparire le due fossette che si erano appena andate a formare e mise il broncio.
Poco dopo i due furono raggiunti da Zayn
«Janet, sei bella ma vestiti quando devi venire a scuola»
«Sì, buongiorno Zayn, è un piacere vederti» rispose lei sarcastica. Il cugino le diede un buffetto sulla guancia e l'abbracciò.
«Malik, Styles, in classe ora!» sbuffando si diressero tutti e tre dentro al grande edificio.
Era il secondo giorno di scuola, ma la gente sembrava ancora tanto, troppo, attratta da Janet.
Cosa ci fosse di tanto speciale era un mistero sia per lei che per il cugino. Solo perchè erano imparentati? O perchè lei era bellissima? Sembrava non avessero mai visto una bella ragazza.

Le lezioni iniziarono e la mattina procedette lenta fino all'ora di pranzo. Durante quelle quattro ore Janet aveva seguito attentamente tutte le spiegazioni. Per quanto si vedesse costretta a nasconderlo, lo studio le piaceva. Trovava in esso una certa consolazione, una certezza; spesso veniva considerata una “secchiona” solo perchè amava studiare, ma in fondo non si smette mai di studiare nella vita, c'è chi inizia prima e chi inizia dopo. Lei aveva iniziato prima degli altri e si sarebbe trovata soltanto più avvantaggiata. E poi diciamocelo, Janet non aveva intenzione di perdere l'anno e non era mai successo, nonostante cambiasse scuola talmente tante volte che i metodi a cui abituarsi erano tanti e le persone da conoscere altrettante, e gli equilibri a cui adattarsi altri ancora.
La campanella suonò pochi minuti prima di mezzogiorno, e un'orda di ragazzi si precipitò in giardino e a prendere del cibo.
Janet uscì lentamente dalla classe di chimica, aggiustandosi la tracolla sulle spalle e praticamente ancora in corridoio si accese una sigaretta, avviandosi in giardino.
Una volta lì, buttò la borsa all'angolo del giardino, espirò un po' di fumo che le entrò negli occhi, annebbiandole la vista.
«Ti fa male fumare, Jan» inclinò leggermente la testa a sinistra e inspirò un altro po' di fumo
«Non fumi, Niall?»Il biondo scosse la testa e abbozzò un sorriso.
Le guance arrossate rivelarono un leggero imbarazzo; non era uno di quei ragazzi che arrossivano facilmente, ma Janet era diversa diversa da tutte quelle che si trovavano a scuola e lo metteva decisamente in soggezione.
Aveva quella puzza sotto al naso che non era troppo fastidiosa. Era maledettamente impertinente e indiscreta, ma non era fastidiosa. Quelle di lì credevano seriamente di essere dee scese in terra, peccavano di superbia solo per la loro bellezza che quattro volte su cinque non era nemmeno tanto speciale.
E poi c'era Emily che era quella quinta che invece di bellezza ne aveva e anche da vendere.
Dire che quella ragazza era bella era un eufemismo.
Fisico da far invidia ad una modella di Hollister, caschetto di capelli neri corvino e occhi verdi come due smeraldi. Tutti, almeno una volta, si erano innamorati di lei; pochi erano caduti nel suo letto.
«Niall, chi è la più figa della scuola qui?» esordì Janet dopo qualche minuto di silenzio
«Emily Morgan, ovvio» la ragazza alzò un sopracciglio chiedendo spiegazioni
Quel nome che per chi era a scuola da un po' era leggenda, per Janet non era che un ammasso di lettere senza volto
«Emily Morgan.. Come posso descrivere Emily?» Fece una pausa pensieroso e si passo una mano fra i capelli biondastri «Emily è una delle ragazze più belle che questo liceo abbia mai visto» Janet fece cadere la sigaretta per terra e la schiacciò con gli stivaletti neri stringati, esortandolo ad andare avanti «è bella fidati e non so che altro poter dire su di lei. Dovresti vederla, davvero» la mora alzò le spalle indifferente e assolutamente non soddisfatta della descrizione fornitagli da Horan.
«Si parla del diavolo..» Janet seguì lo sguardo di Niall, coprendosi il volto con una mano per difendersi dai raggi del sole e i suoi occhi incontrarono una figura slanciata e atletica. Era veramente bella.
Camminava come se la scuola fosse sua, e anche i ragazzi di lì la pensavano cosi, decisamente. Gli occhi di mille persone, più o meno, erano posati su di lei che camminava facendo ondeggiare fianchi e capelli: un caschetto nero corvino che le incorniciava il viso, la cui pelle era leggermente olivastra, gli occhi verdi come due smeraldi brillavano come diamanti al sole.
Regalava sorrisi a tutti coloro che si trovava accanto e sembrava cordiale.
Le ragazze del primo provavano ad emularla e ottenevano da lei soltanto sguardi di compassione e divertimento: nessuno poteva, riusciva o doveva imitare Emily Morgan. Ogni singolo individuo in quel cortile pendeva dalle labbra di Morgan, tutti eccetto Janet.
Si voltò a guardare Niall e lo sorprese con un sorriso inebetito stampato sul volto.
«Niall?! Niall!» lui scosse la testa e continuò a guardare nella direzione di Emily. Circondata da un gruppetto di amiche, la ragazza stava ridendo, scuotendo i capelli, sistemandosi il trucco e parlando tutto contemporaneamente.
Era palese che quella ragazza si sentiva una regina, così sicura di se e convinta di avere il mondo ai suoi piedi. Se Janet nella sua scuola a Lione era considerata una di quelle che se la tirano, i suoi compagni francesi non avevano sicuramente conosciuto qualcuno come Emily Morgan.
La mora decise di fare la grazia alla nuova arrivata e di andare a salutarla.
«Ciao, tu sei.. ehm.. Janet?» la ragazza alzò gli occhi dalla borsa nella quale stava cercando il pacchetto di malboro rosse, ne estrasse una dalla scatolina di cartone e la accese
«In persona» rispose espirando un po' di fumo, Emily abbozzò una tosse infastidita – falsa come le sue ciglia - e le sorrise porgendole la mano
«E tu sei?» domandò Janet, godendo dell'espressione stupita di Emily. Era così egocentrica che pensava tutti la conoscessero.
«Emily, Emily Morgan» la nuova arrivata le rivolse un sorriso fasullo e la squadrò.
«Bene, Emily, a presto ho un giardino da pulire» si voltò verso Niall e gli fece un segno della mano
«Zayn, Louis, Liam e Harry ci aspettano all'altra entrata, dobbiamo muoverci o penseranno che siamo morti» Janet voltò le spalle senza nemmeno aspettare una risposta e si incamminò dai ragazzi sotto gli occhi sconvolti di un quarto delle persone in giardino.
Era la prima ragazza che non si sentiva esteticamente e caratterialmente inferiore e a Emily e la prima che non era stata messa in difficoltà dal suo tono superiore e dai suoi modi antipatici.
D'altra parte Emily si sentiva particolarmente offesa e sfidata dal comportamento della nuova. Capiva che tutti erano ai suoi piedi perchè nuova arrivata e ragazza discretamente carina, anche se meno di lei, ma non capiva come non potesse essersi sentita intimidita. Per di più era a stretto contatto con i ragazzi del suo gruppo, con cui era legata da anni di amicizia, non da un giorno e mezzo.

Mentre applicava per l'ennesima volta il rossetto color pesca sulle labbra piene, si convinse del fatto che i suoi amici non l'avevano accettata perchè era particolarmente simpatica o perchè era bella, ma solo perchè era la cugina di Zayn. Solo per quello.

erre's space.
CHIEDO VENIA. Sono secoli, anni, milleni che non pubblico.... okay non esagero. HAHHAHA
No, facciamo le persone seri *hahahahhaokay* scusatemi çç
Questo capitolo è lungo tre pagine gente, ma non ha un senso ahhahah, nella mia testa avrebbe dovuto contenere molto di più ma così la storia dura più capitoli e voi siete felici........ ok no.
Ma, scherzi a parte, è abbastanza inutile come capitolo se non fosse che viene delineato meglio il carattere di Janet *cheèunabulla* e appare un nuovo personaggio, che è l'immancabile figa della scuola.
Nel prossimo capitolo accadranno delle cose che vi lasceranno stupite AHHAHAHA
Ma domanda importante: le malboro si fumano in Inghilterra? io credo di sì, quindi le ho messe.
SECONDA IMPORTANTISSIMA DOMANDA E SCRIVO GRANDE COSI IN CASO NON LEGGESTE QUESTO SPAZIO LEGGERETE: secondo voi che lavoro fa il papà di Janet? 
A chi indovina do un premio (?)

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Capitolo 5
*** Chapter Five. ***


C'era qualcosa nel modo in cui Janet si muoveva e si comportava che mandava due ragazzi dei quattro - escluso Zayn - che stavano pulendo il giardino, fuori di testa.
Anche il modo in cui raccoglieva le cartacce dal prato comune della scuola era..speciale. Come se lei lo facesse con un bravura e una grazia comune a poche.
Il modo in cui si fermava per riposarsi, con le guance arrossate dal caldo e dalla fatica, e i lunghi capelli lisci sparsi in ciocche disordinate, che poi alla fine erano comunque in ordine.
La ragazza buttó la busta della spazzatura a terra, e si concesse una pausa buttandosi a peso morto sul prato.
Zayn la imitó e si stese a guardare il cielo accanto a lei
«Ricordami perchè siamo qui» sbuffò Janet scocciata
«Uhm.. La quasi rissa in cui ci hai coinvolto» lei gli mollò una pizza sullo stomaco e rise.

Pochi metri più in là, quel tanto che bastava perché non sembrasse un maniaco, Niall la osservava con un leggero sorriso accennato.
«Hey amico, così la consumi» il biondo si lasciò andare in una risata cristallina e spintonò Louis «sono serio, eh»
«Non negare che è bella» l'altro scosse la testa
«Non lo faccio, ha ammaliato tutti, è diversa dalle tipe come Emily, da quelle che la vogliono imitare e da quelle che pur di non imitarla verrebbero a scuola sul dorso di un unicorno» il biondo annuì, completamente d'accordo con quello che il Russel Crow dei poveri diceva.
«Vabé provaci, no?!»
«Io? Scherzi? Sarebbe come dire ad un gatto randagio di provarci con una siamese di razza pura»
«Romeo ci prova con Contessa»
«E' un cartone, Louis» quello scosse le spalle e lasciò il biondo a riflettere.
Se Romeo non ci avesse provato, Contessa non sarebbe stata tanto felice.
Janet intanto continuava a parlare con Zayn
«Senti, posso domandarti una cosa?» Si sfiló il pacchetto di sigarette dai jeans stretti e ne offrì una al ragazzo «Liam, che tu sappia, è fidanzato? Non per me, eh! Per una tipa del corso di spagnolo»
«Fai spagnolo?» Chiese Zayn con un sorriso beffardo in faccia, lei annuì maledicendosi per non aver nominato un corso previsto dal suo orario
«Comunque, dì alla tua amica che sì, è fidanzato da circa tre mesi – il che è un record- con la migliore amica di Emily Morgan»

«Siete tutti un gruppo?» il cugino annuì, e aggiunse anche un«dubito che le ragazze ti faranno entrare facilmente» lei scrollò le spalle ostentando indifferenza e finì la sua sigaretta in silenzio. Non vedendo più nè Harry né Liam, Janet decise di andare a cercarli; con passo pesante e lento iniziò a camminare per il grande giardino della scuola, veramente troppo grande perchè una persona pigra come la mora potesse essere felice di girarselo per trovare due ragazzi.
I due, si erano appena presi una "meritata" pausa seduti sulla panchina appena voltato l'angolo
«Pensi che Janet potrebbe starci?»
«Se vuoi rischiare di essere castrato da Zayn potresti pure provarci» il ragazzo scoppió a ridere, passandosi una mano fra i capelli
«Potrei provarci»
«Secondo me non è un granchè» esordì l'altro scalciando via con un piede una lattina «siete tutti rimasti ammaliati da una che di carattere sembra essere abbastanza stronza, e di viso nella norma» l'amico scosse la testa, gli tirò un pugno e un «non capisci un cazzo, fattelo dire» gli scappò a fior di labbra
«Mi spiace interrompere le vostre discutibili conversazioni su quanto io possa essere o meno carina, ma la pausa è finita si torna a lavoro» e con questo lanció loro le scope che avevano abbandonato a terra.


 

Janet odiava il trillo della sveglia. Odiava qualsiasi suono acuto e fastidioso, e qualunque cosa la costringesse ad alzarsi dal letto a quell'ora.
«Hey, principessa, è ora» la svegliò la madre che come risposta ottenne un lungo e pigro borbottio.
I pensieri di Janet alle sette e quarantacinque non erano dei più intelligenti, e certamente lei non si muoveva velocissima. Con la voglia di un bambino grasso che vuole andare dal dietologo, Janet si avviò in bagno.
«Janet, muoviti, fai tardi!» nonostante la rampa di scale che le divideva la voce della mamma le giunse acuta e forte e lei rispose con un mugugno infastidito.
Perchè doveva muoversi? Andava a scuola, non al centro commerciale e per di più a Londra, particolare che la privava ancora di più della voglia di sbrigarsi.


Il risultato della sua pigrizia fu: un ritardo, una sgridata dalla madre e una lunga, lunghissima fila di ritardatari alla segreteria della scuola.
La donna che due settimane prima l'aveva accolta nel suo primo giorno di scuola, era indaffarata con altri ragazzi che trovavano nella pigrizia la loro caratteristica più spiccata.
Con uno sbuffo sonoro entrò nella stanza piccola che puzzava di chiuso e si richiuse la porta alle spalle con poca grazia
«Sei delicata come un elefante obeso» la canzonò una voce che la irritava da morire, voltò lo sguardo scocciata e si ritrovò un metro e ottanta di pura bellezza davanti agli occhi
«Liam» lo salutò fredda, e in risposta lui gli fece un cenno col capo. Avvolto nei suoi jeans chiari, coperto da una semplicissima maglietta bianca, quel ragazzo era in grado di provocare i sentimenti più contrastanti in Janet.
«Hai fatto tardi perchè sai che io sono sempre in ritardo e volevi incontrarmi o ieri notte non ti hanno fatto dormire?» la apostrofò insolente, lei abbozzò una risata divertita e scosse la testa
«Ringraziando il cielo ieri ho dormito e se avessi saputo che come benvenuto a scuola avrei visto te.. sarei arrivata all'alba»
Oserei dire che, visti dall'esterno, i due potessero sembrare o due amici storici che si prendevano in giro per passare il tempo o due ragazzi che provavano l'uno per l'altro solo odio.
Nel nostro caso, i due ragazzi tutto erano tranne che amici storici.
Due carattere diversi, due caratteri incompatibili.
Quando due caratteri sono forti, predominanti poche sono le volte in cui si incontrano, si piacciono e vanno d'accordo; la maggior parte delle volte si scontrano, combattono per il “potere” e finiscono con l'odiarsi.
Era questa la base del rancore – anche se non lo definirei proprio così – dei due ragazzi. Erano due persone che non si conoscevano ma che non trovavano compatibilità con l'altro, e quando si è testardi, orgogliosi e anche un po' acidi, non si lascia correre, ci si batte, si litiga. Ed è esattamente ciò che Janet e Liam facevano tutti i giorni, tutto il giorno.


«Tiff! Tiff! Tiff, mi ascolti!?» la petulanza di Emily Morgan quando si sentiva ignorata era fastidiosa quanto quella di un bambino che voleva una caramella che la mamma non voleva comprargli.
«Ti ascolto, Em, dimmi» squittì la bionda aggiustandosi lo stretto top blu.
Emily la guardò per qualche secondo aspettando che la sua attenzione fosse tutta concentrata sul racconto che stava per fare e poi iniziò a parlare
«Ieri parlavo con Zayn, stava per andarsene da casa mia, e gli ho chiesto lui cosa pensa di sua cugina» Tiffany la guardò con faccia da pesce lesso
«Cosa dovrebbe pensare? È la cugina, Em»
«Lo so» rispose quella alzando gli occhi al cielo «infatti poi gli ho chiesto se era favorevole entrasse nel nostro gruppo.. sai noi ci conosciamo da tempo, lei è nuova, non so se potrebbe trovarsi bene con noi» Tiffany annuì come incantata dalle parole della mora e aspettò che continuasse
«Quindi?» chiese dopo pochi secondi «quindi nulla, è favorevole, e abbiamo un nuovo membro nel gruppo» alzò gli occhi al cielo e camminò verso il suo armadietto.
Si muoveva per quei corridoi con una sicurezza che faceva quasi impressione e intimidiva anche il preside.
E Tiffany era l'unica che poteva imitarla.
Tiffany Ship era la migliore amica di Emily. Tiffany Ship era una barbie umana.
Tiffany era quel tipo di ragazza che finchè non apre la bocca sembra perfetta: occhi azzurri, capelli biondi da far vergognare una barbie, corpo perfetto, curve al posto giusto e un sorriso – frutto di milioni di sterline spese dal dentista- che illuminava i corridoi più bui. Purtroppo, non appena provava a parlare o a dire più di due frasi di seguito, la sua paradisiaca immagine si disintegrava sotto gli occhi illusi di ragazzi rimasti ammaliati dalla sua bellezza.
Solo uno riusciva a starle dietro, solo uno non si stancava della sua stupidità e del suo modo di fare così.. frivolo: Liam James Payne.
Solo lui poteva preoccuparsi che la sua ragazza avesse un tanga in tinta al reggiseno piuttosto che un cervello, ed era uno dei motivi principali per cui Janet provava nei suoi confronti quella repulsione di cui abbiamo parlato prima.
E ovviamente solamente una persona come Liam poteva permettersi di fare cose decisamente poco caste in mezzo al corridoio.
Si avvicinò a Tiffany mettendole le mani sui fianchi, lei sussultò e si lasciò andare in una risata civettuola. Si voltò e lo baciò delicatamente. Lui sorrise e, desiderandone di più, fece pressione con le labbra su quelle di lei.
La bionda si allontanò qualche centimetro dalla sua bocca, quel tanto che bastava per poter sussurrare un “attento, ci può vedere qualcuno”.
Visibilmente scocciata dalla situazione sentimentale stabile di Tiffany, Emily le strattonò un braccio
«Andiamo o hai intenzione di girare un porno in corridoio?» la ammonì severa, Tiffany lasciò un bacio leggero a Liam sulla guancia e seguì come un cagnolino Emily sotto gli occhi stupiti e divertiti di una Janet, intenta a mangiare un muffin appoggiata al suo armadietto.


Gli equilibri in una scuola sono precari, particolari ed intrecciati. E quella scuola di equilibri ne aveva tanti, pronti a crollare con un attimo.

erre's space
CHIEDO UMILMENTE PERDONO A ZEUS, ERA E A TUTTI GLI DEI DELL'OLIMPO.
Perdonatemi, ne sarete capaci? çç
Ho delle ragioni per cui è quasi un mese che non pubblico: la scuola, la stanchezza e la depressione. (?) no va bene, faccio schifo, non mi merito di stare ancora su questo sito. EFP mi ripudierà e morirò triste e sola a scrivere storie su un pezzo di carta igienica...... no freno alla fantasia, al massimo scriverò su un foglio, lol.
Fa schifo questo capitolo, però va bene.
recensite o chiudo la storia, ciau.<3

 

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Capitolo 6
*** Chapter Six. ***


Vi consiglio di non leggerlo dopo aver mangiato, perchè fa schifo, scusatemi.
 

Alla mia Dominique, che mi sostiene sempre e che è sempre qui, pronta a leggere ogni capitolo.

Si avvicinò a Janet che divorava avidamente il suo muffin appoggiata all'armadietto di ferro.
«Non hai paura di ingrassare? Sai quante calorie ci sono lì dentro?»
«Metti abbastanza a rischio la tua eterosessualità parlandomi di calorie» ghignò lei divertita, ingoiando un generoso boccone di muffin, facendo ridere il ragazzo
«Non te ne preoccupi?» Janet scosse le spalle indifferente
«Non morirò per colpa di qualche dolce, basterà correre un po' e lo smaltirò»
Liam sorrise alla ragazza, così diversa da tutte quelle che si trovavano lì. La mora ridusse gli occhi ad una fessura arricciando leggermente il naso e le labbra
«Smettila di sorridere, mi dà fastidio il modo in cui sorridi» scoppiò in una risata fragorosa
«Nessuno odia il mio sorriso, Janet» lei alzò gli occhi al cielo e sbuffò rumorosamente. Liam sorrise - ancora - e si appoggiò all'armadietto accanto a quello di Janet giocando con lo sportello lasciato semi chiuso.
La mora prese un libro al suo interno e richiuse lo sportello con poca grazia
«Io sì.»lo superò dandogli una leggera spallata e si avviò in classe.
La squadrò da lontano, facendo scorrere i suoi occhi lungo le gambe e il fondo schiena di Janet. «Liam» il ragazzo si voltò e sorrise ad uno dei suoi migliori amici «Harry!» Si scambiarono un'amichevole pacca sulle spalle e, insieme, si avviarono in classe
«Ci hai provato con Janet?»
«No..non mi sembra interessata»
«Harry, se non ci parli non lo saprai mai!» il riccio alzò le spalle indifferente, alla fine Janet lo intrigava ma non ci avrebbe speso troppo tempo, non finchè gli sarebbe stato facile conquistarla se solo avesse avuto la voglia di perdere tempo.

Scosse leggermente la testa per sistemare la massa informe di ricci che si ritrovava come capelli e fissò il suo sguardo pochi metri più lontano, su una Janet che rideva con una ragazza bassina dai capelli biondi e vispi occhi azzurri. Le due parlavano come se si fossero appena conosciute, e Harry era quasi certo che quella ragazza gli era familiare. Per quanto potesse avere un'ottima memoria per i volti dei ragazzi, quella proprio non si ricordava chi potesse essere; scrollò le spalle, distraendosi da quel pensiero e tornando a parlare con Liam del più e del meno.


Janet e cibo sarebbero stata una combinazione perfetta, se il cibo della mensa fosse stato commestibile e i gusti di Janet fossero risultati meno schizzinosi, meno.. francesi.
Prese il vassoio con sopra una bottiglia d'acqua e un'insalata – o meglio un ammasso di foglie verdi da condire con dell'olio- e fece viaggiare gli occhi in giro per la mensa alla ricerca del tavolo di Zayn e del suo gruppo.
La comitiva di Zayn era formata da: Zayn stesso, Liam, Harry, Emily sono-il-capo-cheerleader-amami Morgan, Tiffany faccio-ciò-che-fa-EmilyShip e il più bravo giocatore di football a seguito dei tre citati sopra, Kevin.
La scelta di Janet però fu chiara: nonostante il posto al tavolo ci fosse, la ragazza decise di ignorare i ripetuti richiami di Zayn e di sedersi lontano da loro.
Un po' per Emily che l'avrebbe guardata male o un po' per Liam che le avrebbe fatto andare l'insalata di traverso, Janet cambiò direzione verso un tavolo occupato da tre persone, nell'angolo più remoto della mensa.
Due biondi e un ragazzo castano.
La decisione di Janet riscosse abbastanza stupore nella mensa: la cugina di Zayn Malik che si siede a “quel” tavolo. Quale tavolo?
Oserei chiamarli gli scarti della scuola, o meglio quelli che vengono ignorati dagli altri e considerati, appunto, come scarti. Sono in media gli artisti, i nuovi arrivati e quelli troppo timidi per mettersi una gonnellina e fare quattro salti al limite di un campo da football.
In quella scuola il tavolo degli “sfigati” - altro termine noto con cui vengono chiamati quei ragazzi – erano tre.
Tre ragazzi, insieme, seduti a quel tavolo che spartivano veramente poco.
Niall, arrivato da appena un anno e preso in giro per la sua provenienza Irlandese. Troppo timido per fare amicizia con la gente giusta e troppo debole per fronteggiarla.
La cugina di Niall. Per tratti simile a lui: capelli biondi -tinti per fare compagnia al cugino dopo che si era ossigenato i capelli ritenendo che lo facessero più affascinante-, quindi capelli scuri coperti da una tinta bionda e occhi chiarissimi e vispi, il suo nome era Dominique.
Dominique era un po' il factotum della scuola: presidente del consiglio studentesco, organizzatrice dei balli di fine anno, vincitrice di ogni qualsiasi premio riguardasse la letteratura e le scienze; aveva conseguito un diploma in informatica, in russo e in lingue orientali, organizzava qualsiasi attività all'interno della scuola e – anche se non ne faceva parte – organizzava le manifestazioni sportive e le esibizione delle cheerleader.
Era il punto di riferimento di quella scuola, chiunque avesse voluto fare qualcosa doveva andare da lei, e soprattutto coordinava il club di teatro, in cui recitava il suo amato Louis.
Louis Tomlinson: attore di teatro da circa due anni, innamorato della sopra citata Dominique e un disastro in francese.
«Salve amici!» esordì Janet sedendosi accanto a Demi
«Janet!» la salutarono in coro i ragazzi rivolgendole un sorriso amichevole. Janet adorava pranzare con loro ed ignorare le occhiate di Emily e Tiffany e i continui richiami del cugino.
«Com'è andata oggi?» la ragazza annuì mugugnando un “bene” e bevve un generoso sorso d'acqua dalla bottiglia da un litro che
teneva sul vassoio.
«Janet, devo chiederti una cosa» la ragazza guardò Niall interrogativa e lo esortò ad andare avanti con un gesto del capo, il biondo si grattò la testa imbarazzato e poi si sistemò la massa di capelli biondi tinti, guardando Janet e divenendo sempre più rosso in viso
«Entro domani, Horan» lo incitò la mora, Niall la guardò e sussurrò qualcosa di incomprensibile
«Non ho capito» sbuffò lei, spazientita dalla situazione, lui la guardò fisso negli occhi e poi prese un profondo respiro
«Okay, te lo chiedo» Janet alzò gli occhi al cielo e «vieni alla partita di football con me?» si strozzò con la Coca-Cola che stava bevendo e lo guardò sorridendo
«Sei serio? Alla partita? Quale partita?» chiese poi, accorgendosi di non sapere nulla sulla vita sportiva della scuola, Dominique rise e poi lasciò la parola a Louis che si sporse un po' sul tavolo, appoggiando il mento alle mani e riducendo gli occhi ad una fessura
«La prima partita di campionato, babe» Janet annuì e poi guardò Demi che le sorrise e, dopo essersi pulita educatamente la bocca con un tovagliolo, iniziò a parlare «è uno degli eventi più importanti di questa scuola, tutti, e dico tutti, sono presenti alla prima partita di campionato. E poi tu devi esserci, sei una Malik e tuo cugino è il più forte giocatore della scuola» Janet rise scrollando la testa e poi annuì, aspettando che Demi finisse «tutti ci vanno, devi venire Janet»
«Con me!» aggiunse Niall ridendo, di conseguenza Janet rise perchè era impossibile rimanere seri sentendo quel suono paradisiaco: era come vedere un panino con la nutella e trattenersi dal mangiarlo: impensabile.
«E sia, alla partita insieme!» concesse la mora con un sorriso e subito dopo un ovattato e malizioso 'ooh' si alzò dal tavolo, facendo ridere Janet, che si rendeva conto che quelli più sfigati alla fine erano i più simpatici.
 

«Con Horan? Andrai alla partita con quello?» Liam appoggiò una mano all'armadietto di Janet e lo chiuse, appoggiandocisi di conseguenza. La mora allontanò le distanze e lo guardò con un sopracciglio alzato
«Sei.. geloso?» rise sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e aggiustandosi gli occhiali da sole che aveva appoggiato sulla testa, Liam rise a sua volta dando un leggero buffetto sulla guancia a Janet
«Geloso?» scosse la testa mantenendo sul viso quell'espressione da schiaffi e quel sorriso strafottente che tanto facevano perdere le staffe a Janet «piuttosto mi preoccupo per tuo cugino, che figura gli farai fare?»
«Sopravviverà» rispose lei afferrando la sua borsa rimasta per terra «ora scusami, ma devo uscire con qualcuno di interessante
«Non pensavo uscissimo insieme!» la canzonò lui, lei scosse la testa convinta e «per carità, ho gusti troppo raffinati per uscire con te» e si congedò con un sorriso acido.


Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.


erre's space

Ciao splendori! avete visto che brava sono? Ho pubblicato presto, amatemi!
ok, basta. HAHAHHAHA
scusatemi se questo capitolo è veramente indecente ma è un capitolo un po' di transizione in cui viene presentato uno dei personaggi che adoro: Dominique.
Ho già la metà dell'altro capitolo perchè mi era presa l'ispirazione e l'ho scritto, quindi recensite così lo pubblico presto.<3

 

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Capitolo 7
*** Chapter Seven. ***


Avete mai visto un posto pieno di ragazzi che urlano e si esaltano per un gruppo di loro coetanei che inseguono una palla sferica?
No? Allora dovreste andare a una partita di inizio campionato. Se poi a giocare sono Zayn Malik, Harry Styles e Liam Payne allora statene certi: anche le ragazze urleranno e si strapperanno i capelli per lo sport.
Quando Janet e Niall arrivarono al campo da football la maggior parte degli studenti si trovava già seduta sugli spalti.
Al centro del campo, le cheerleader si stavano accordando all'ultimo minuto su come dimenarsi in campo sulle note della ultima Hit di Britney Spears, quando Niall diede una botta con il gomito a Janet che si riprese dall'attenta analisi che stava facendo per rivolgergli un sorriso leggero.

Le note della canzone immaginata da Janet partirono, dapprima lontane e poco percepibili e poi sempre più forte, finchè non inondarono l'intero campo e tutti gli spalti.
Janet sbuffò vedendo Emily e Tiffany muoversi come se tutta l'attenzione del mondo dovesse concentrarsi su di loro, e non sulla squadra.
Gli occhi di Tiffany erano fissi su Liam, nonostante dovesse essere più concentrata sulla coreografia e sui suoi piedi; Emily sorrideva prima a Zayn e guardava poi male Janet.
«Dura di più l'esibizione di.. quelle o la partita?» chiese Janet ridendo, Niall scosse la testa divertito e «fra poco finisce, tranquilla» la mora appoggiò la schiena alla panchina e accavallò le gambe attendendo – con impazienza, anche – che l'esibizione finisse. Affondò con poca delicatezza la mano nel pacco di pop corn che Niall teneva fra loro due e ne ingoiò un generoso boccone.
Quando finalmente l'esibizione era finita, di generosi bocconi Janet ne aveva ingoiati fin troppi, di sorsi abbondanti di Coca Cola ne aveva bevuti già tanti e aveva sbuffato finchè la musica non si era conclusa.
«Smetterai di sbuffare, ora?» la apostrofò Niall, lei rise e gli diede una leggera botta sulla spalla, spostandolo di qualche centimetro. Il ragazzo si passò la lingua sul labbro e tornò a fissare il campo, mentre Janet lo osservava con la coda dell'occhio. Insomma quel ragazzo era perfetto e poi era dolce oltre che bello, e queste erano due caratteristiche che non potevano non far cadere una ragazza ai suoi piedi, nemmeno se quella ragazza si fingeva una dura.
Janet tornò a guardare la partita e cercò con gli occhi il cugino. Capiva perchè tutte gli andavano dietro anche lui era perfetto e giocava a football in modo sexy. Trattenne a stento una risata e seguì i movimenti di Zayn, che era l'unico che riconosceva; dopo una serie di mosse e dopo aver corso praticamente tutto il campo, la sua squadra riuscì a segnare un punto. Zayn corse incontro a un ragazzo che si tolse il casco rivelando la chioma biondiccia di Liam.
«Ci sei?» lei annuì e scosse la testa per riprendersi «sì, sto più o meno capendo!» rispose lei sorridente; e quando lui tornò a guardare la partita, Janet fissò il suo sguardo su Liam che giocava veramente bene: almeno una cosa buona ce l'aveva quell'uomo.
A parte le spalle larghe e il resto del fisico proporzionato; i capelli all'apparenza morbidi... Janet fermò il flusso di pensieri e afferrò un altro po' di pop corn, per distrarsi dalla figura di Liam e magari non ritrovarla più quando i suoi occhi si sarebbero di nuovo posati sul campo.
Ma si sbagliava, ormai lo aveva individuato, e non ci mise molto a ritrovarla, si sedette comoda, convinta ormai di una cosa che non si poteva negare: Liam Payne era un ragazzo estremamente sexy.

 

La partita si concluse con la vincita della squadra di Malik. Le urla dei ragazzi e delle cheerleaders erano così squillanti e fastidiosi che Janet si sentì terribilmente infastidita
«Ti prego, andiamo via. Mi stanno togliendo l'udito» il biondo annuì, aprendosi in un grande sorriso e si alzò; dopo essersi lisciato le pieghe dei jeans le afferrò le mani e, sgomitando fra la folla in festa, la portò via dal campo da football.
«Grazie della serata, Niall, mi sono divertita.. a parte le urla e il caldo e il fatto che non ho capito nulla del gioco» il biondo rise e la sua risata trasportò anche Janet.
«Grazie a te, comunque» Janet sorrise sostenendo il suo sguardo. Per quanto gli occhi di Niall fossero belli e ipnotici, non riuscivano a far sentire Janet osservata in modo speciale, voleva sentirsi trapassare da parte a parte con uno sguardo, voleva guardare qualcuno negli occhi e abbassarli subito dopo, voleva guardare qualcuno negli occhi e rimanere senza fiato, sorpresa, stupita, ammaliata, e questo con Niall, purtroppo, non avveniva del tutto.
«Vado» accennò alla porta di casa e, dopo essersi sistemata una ciocca di capelli dietro l'orecchio, gli lasciò un bacio sulla guancia
«No aspetta» la interruppe Niall delicatamente «non sono uno di quei ragazzi che ci prova spudoratamente e poi al primo appuntamento prende e bacia, come se fosse nulla però..»
«Non è un appuntamento questo, Niall» ammise Janet «ah... come?»
«No, quindi se non è un appuntamento puoi mettere da parte le tue “regole”» concluse mimando le virgolette alla fine.
Passò qualche secondo prima che Niall collegasse i diversi punti e poi rilassasse le spalle, facendo comparire sul suo viso un sorriso soddisfatto, afferrò la mano a Janet e l'avvicinò a se.
Pop corn e Coca Cola, le sue labbra sapevano di Pop corn e Coca Cola, pensò Janet mentre schiudeva delicatamente le sue.
«Notte, Niall» disse poco dopo


La mattina dopo, Janet si svegliò con un motivo in più da aggiungere alla lista dei “pro vivere a Londra”, il primo.
«Janet! Janet! Ti prego aiutami» Dominique la raggiunse senza fiato, inchinandosi e poggiando le mani sulle ginocchia mentre riprendeva fiato, Janet le passò una bottiglia d'acqua e aspettò che la bionda si fosse ripresa
«Dalla prossima settimana se ne va una ragazza della squadra di cheerleader, sono disperata»
«Mi dispiace? Sono sicura che la scuola sarà migliore con una di quelle ballerine in meno» simpatizzò chiudendo con un calcio la porta del bagno e iniziando a camminare in corridoio
«Mi serve qualcuno che la sostituisca» Janet scoppiò a ridere e «non ho intenzione di fare provini con te»
«Non devi infatti» Demi introdusse il discorso a bassa voce «dovresti entrare tu nella squadra, sei l'unica ragazza con le caratteristiche fisiche giuste»
«Non ci penso nemmeno!» strillò la mora «ti prego, Jan, è importante!»
«No» Dominique sospirò abbattuta e poi guardò Janet pregandola con lo sguardo
«Ti prego, per favore Janet, sei l'unica che non ha ancora nessuna attività extra-curricolare» si morse leggermente un labbro, aspettando la risposta di Janet.
«No! Non indosserò una gonnellina e non ballerò davanti a quelli» agitò la mano in direzione del gruppo di Zayn e mise il broncio all'amica
«Ti prego, Ann» Janet la guardò male «le lettere centrali del tuo nome sono “an” quindi, Ann» spiegò di corsa prima di continuare ad implorarla fino allo sfinimento.
In risposta Janet girò i tacchi e si avviò in classe
«Dai! Per favore! Ti giuro che non ti chiederò mai più nulla in tutto l'anno, no che dico in tutto il liceo, ti prego» Janet sbuffò
«Il liceo finisce quest'anno» Demi le prese la mano e la scosse violentemente «per favore, Ann!» la mora sbuffò e «va bene, lo faccio»


erre's space
è la terza volta che rifaccio l'editor perchè....... efp si chiude. HAHHAHAHA
questo capitolo non mi piace per nulla, però forse le sostenitrici Jiall saranno un po' felici, lol.
Boh, non mi piace, scusate. çç
Fa schifo lo ammetto, però ora che Janet prova con le cheerleaders di merda magari diventa più simpi (?)
ok è tardi.
vado a mangaire il gelato perchè "senno ti meno" ha detto la mia mamma, quindi la assecondo.
a presto.
vi amo da morire.
ciau.

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Capitolo 8
*** Chapter Eight. ***




Dopo un'intera giornata passata con Niall, Janet ne era sicura: quel ragazzo era l'archetipo della perfezione, ed era sicuramente il secondo motivo – oltre a Zayn – per il quale amare Londra.

Nessuno, neanche il cugino, aveva mai visto una Janet così sognante e raggiante prima dell'uscita con Niall.
Nulla avrebbe potuto rovinare l'umore della ragazza, che girava per la scuola sorridente,
«Janet con Horan?» eccetto Liam Payne.
La ragazza si girò incontrando gli occhi profondi e color cioccolato di Liam
«Qual è il tuo problema, Liam?» lui sorrise e scosse la testa
«No, mi sei calata, tutto qui» Janet rise nervosa e chiuse l'armadietto con uno scatto secco
«Sì, Liam, con Horan. Che ha un cervello, è bello da morire e soprattutto... bacia da togliere il fiato» accentuò quest'ultima frase parlando lentamente. Il riccio sorrise e le si avvicinò, troppo pericolosamente
«Se credi che lui baci bene, non hai mai baciato me»
«Sei ovvio, Liam» alzò gli occhi al cielo ma non dimostrò di volersi allontanare dal ragazzo
«E mi dispiace per te- replicò lui avvicinandosi ancora più pericolosamente alla ragazza. Stupida Janet, scansati, ora. «Devi dire no...»
Dire di no ad un Liam Payne che prova a baciarti equivalerebbe ad avere davanti un piatto di pasta appena preparato e rifiutarlo; equivalerebbe ad essere nel deserto, senza acqua, e rifiutare la proposta di un tuffo in piscina. Era pressoché impensabile, impossibile, stupido e sciocco. E per quanto Janet odiasse Liam Payne, non si poteva dire di no ad un tuffo in piscina.
Era a questo che pensava quando le sue labbra si posarono delicatamente su quelle della ragazza.
Pensava ad una stupida piscina, prima di accorgersi che le labbra di Liam erano morbide, sapevano di cannella ed erano incredibilmente dolci.
«Credi ancora che Niall baci bene?-»si allontanò, interrompendo bruscamente lo sfarfallio nello stomaco di Janet che si limitò a scuotere le spalle «sì, bacia incredibilmente bene» sentenziò prima di girarsi, lasciandolo solo in corridoio ad osservarla andare via.


La palestra. La musica. Le cheerleader. Le gonne corte. I pon pon. Perchè Janet non poteva essere una semplice adolescente che andava pazza per quelle cose? Cosa l'aveva spinta a nascere sbagliata e diversa dalle ragazze della sua scuola, del mondo?
Ma in realtà non era così, perchè Janet amava il cheerleading, solo non lì, non a Londra, non con loro. «Andiamo, Ann, ti divertirai» la incitò Dominique entrando in palestra, trascinandosi dietro una Janet seccata.
«Cosa può divertirmi di venti ragazze che saltano in preda all'eccitazione in gonna agitando pon pon? Credi davvero che questa situazione possa piacermi?»
«Ci saranno i ragazzi della squadra di football a guardarvi» oh, tanto meglio. Janet sbuffò e si legò i capelli in una coda di cavallo
«Ricordami perchè lo faccio»
«Per me»
«Demi, rischio di perdere un polmone! Di morire di infarto! Io fumo, e saltare in palestra non è lo sport preferito dei fumatori, sai» replicò sarcastica provocando la risata della bionda.
La spinse in palestra e poi si rivolse sorridente alla squadre di cheerleaders.
«Siamo tutti estremamente dispiaciuti del fatto che Clare ci lasci» guardò la ragazza sorridente – ma per fortuna abbiamo già trovato una valida sostituta, che non vedeva l'ora di entrare in squadra. Ha già fatto parte di un'attività del genere, ma è nuova qui a scuola e..»
«Dominique, dacci un taglio!» intimò Zayn dagli spalti, lei gli rivolse un'occhiata infuocata e chiamò con un cenno della mano Janet che tentava di nascondersi dagli occhi di... tutti.
«Avanti, vieni!» un coro di risate si sollevò quando Janet fece il suo ingresso in palestra e si può facilmente intuire da chi era partito: Liam, Harry, Zayn.
«Lei!?» urlò Emily, rendendo la sua voce estremamente acuta
«Lei?» ripeté Liam tenendosi lo stomaco con la pancia, piegato in due dalle risate
«Io! Sì, io!» urlò Janet esasperata portandosi una mano al viso.
«Se è così allora...»
«Andrai bene Janet!» urlò qualcuno dagli spalti. La mora si girò e notò una testa bionda che la guardava sorridendo, ricambiò il sorriso e si voltò a guardare le ragazze
«Sentite, questa storia non piace né a voi né a me, quindi facciamola finire in fretta» concesse portandosi al centro della palestra e prendendo un profondo respiro prima che la musica partisse.


 

«Sei stata brava, Janet!» cinguettò Tiffany avvicinandosi alla mora, che la guardò scocciata prima di rinfilarsi la maglietta al posto della canottiera che aveva utilizzato per l'allenamento.
«Puoi fare di meglio, Malik»l'apostrofò Emily guardandola afferrare la borsa.
«Non chiamarmi per cognome» ringhiò la mora fronteggiando l'altra. Emily rise nervosamente e alzò gli occhi al cielo
«Come vuoi»
«Esatto» replicò uscendo dallo spogliatoio scocciata. Afferrò il pacchetto di sigarette dalla borsa e ne accese una.
Quello era stato l'allenamento migliore che aveva fatto nella sua vita. A Lione era la migliore cheerleader della scuola, la più determinata e convinta nel fare il tifo.
Tutti adoravano la squadra di cheerleading di Janet, e lei per prima amava quello sport che non riusciva mai ad affaticarla. Dava l'anima in quell'attività, sempre, e neanche le sigarette riuscivano a fermarla.
Però quello era a Lione, quello era in Francia, con Cherie accanto a lei ad incitarla, con Lucas a giocare e a guardarla dal bordo campo.
Lei era felice a Lione, non a Londra.
«Dimmi che non lascerai la squadra» una battuta sarcastica fermò i ricordi e lasciò spazio ad una serie di imprecazioni che si guardò bene dal ripetere a voce alta – sono serio. Te, più una gonna, più tanta musica provocante... la mia morte»
«Oddio, Liam, ritirati»
«Acida»
«Stronzo»
«Frigida» spalancò leggermente la bocca e il ragazzo scoppiò a ridere.
«Come osi..?»
«Dimostramelo»
«Preferirei andare a letto con un cammello» scosse la testa scocciata e spense la sigaretta, pestandola con le converse nere.
«Me lo dimostrerai»sorrise sornione lui
«Oh ma che vuoi?» ringhiò Janet portandosi le mani nei capelli, lui rise e si appoggiò al muro. Janet non riuscì ad evitare di osservarlo bene.
Jeans chiari, una maglietta bianca con scollo a V leggermente aderente, scarpe nere, capelli scompigliati. Quel ragazzo era maledettamente bello, Madre Natura aveva fatto un buon lavoro con lui, ma non si era sprecata troppo nel carattere.
«Te, letto, sesso» rispose sorridendo
«Pensavo io non fossi abbastanza carina» lo scimmiottò ricordando il tono che aveva usato durante la conversazione con Harry
«Ho avuto modo di.. come dire, guardarti meglio» rise lui facendo scorrere gli occhi sul corpo della mora
«Vaffanculo, Liam»
«Torni da Horan?» Janet annuì

«Non sai con quanto piacere» 

erre's space
Salve gente che mi sta per uccidere perchè questo capitolo è il vomito. Non mi piace per nulla, ma ho bisogno di andare avanti per arrivare nel vivo della storia (?)
Vi piacciono questi due momenti Jiam? a me sì tanto erfsidckj anche se so che siete molto Jiall, ma ne scorrerà di acqua sotto ai ponti e.e
Ringrazio Dominique  (l'alter ego reale di.. Dominique nella storia HAHHAHA) alias Phlox qui su efp alias @x_mylibertywalk su twitter, per il banner.<3
E quindi fatemi sapere e scusate se vi ho incredibilmente deluse. 

 

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Capitolo 9
*** Chapter Nine. ***


L'odore del caffè le entrò nel naso non appena scese l'ultimo gradino e divenne più intenso quando entrò in cucina. Il padre le sorrise e lasciò che si sedesse sullo sgabello prima di versarle una tazza abbondante di caffè caldo. Janet sorrise, assaporando una generosa quantità di bevanda scura e poi socchiuse gli occhi, lasciando che il gusto amaro le insaporisse la bocca e che la caffeina entrasse in circolo. Dopo pochi istanti afferrò una brioche, sotto lo sguardo divertito del padre, e si degnò di guardarlo
«Buongiorno, piccola»
«Ciao papà» sorrise lei «come mai a casa?» chiese, continuando a spezzettare la brioche e a ingoiarne piccoli pezzi
«Una settimana di congedo» rispose sorridente. La ragazza spalancò gli occhi e si lasciò andare ad un'esclamazione di gioia
«Stai scherzando?» la voce le uscì stridula dall'emozione, era cosi felice e incredula, non capitava da tempo che il padre avesse la settimana di congedo. Saltò giù dallo sgabello e corse incontro al padre, abbracciandolo «un'intera settimana? Sei serio?» E nel dirlo appoggiò la testa sulla spalla dell'uomo; questo la strinse a se e la cullò qualche minuto, godendosi quel momento che non si gustava da qualche mese.
Troppe volte il padre di Janet era partito per lavoro, in missione, in addestramento, in corso d'aggiornamento, e lei era talmente abituata ad averlo lontano da se che quasi non ci faceva più caso. Il peggio arrivava quando il padre si trovava nella sua stessa città ma troppo impegnato in caserma per passare del tempo con la figlia, tanto che le settimane di congedo erano i momenti più belli dell'anno, seppure rari.
Talvolta il padre li prendeva per dare alla famiglia una brutta notizia, anche se a sole tre settimane dal trasferimento la possibilità di un nuovo spostamento erano rare, non impossibili, ma rare.

«Dobbiamo fare tante cose papà, insieme! Possiamo andare a fare un giro ad Hyde Park, posso portarti a vedere la scuola oppure posso..» lo squillo acuto di un cellulare troncò a metà la frase di Janet, lasciando che si disperdesse nell'aria. Il padre si voltò, afferrò il cellulare e rispose.
Parlava così a bassa voce che Janet si chiese se quell'apparecchio fosse uno speciale telefono inventato dalla base militare per non far sentire le conversazioni. A malapena si riuscivano a distinguere le parole, era distinguibile soltanto il movimento veloce delle labbra, il respiro quando il padre ascoltava anziché parlare; si poteva avvertire soltanto lo sguardo preoccupato, affranto, quasi deluso. La mano che scorreva fra i capelli rasati. La lingua che, velocemente, inumidiva le labbra rese secche dall'attesa, dal parlare.
Janet si sedette sullo sgabello, riafferrò la brioche e cominciò a spezzettarla, senza mangiarla. Sapeva quello che stava accadendo e la cosa non le piaceva per niente. Era sempre la stessa storia alla fine, sempre quella.
Quando il padre si decise a riporre il telefono nella tasca posteriore dei jeans erano passati cinque minuti, tre tazze di caffè e due brioche un po' sbriciolate un po' mangiate. Glielo lesse negli occhi, prima che lui potesse cercare nella sua testa le parole adatte, prima che queste trovassero la via per la bocca, la via per l'uscita, lei lo capì. Era sembrato tutto così bello, per una volta che poteva averlo per un'intera settimana con sé.
Una settimana, cosa mai potrà sembrare agli occhi di chi ha suo padre tutte le sere a cena, tutte le mattine a colazione, tutte le domeniche mentre beve il tè? Ma per una Janet abituata a scambiarsi al massimo un saluto frettoloso alla mattina, mentre lei usciva dal bagno e lui ne entrava, quella settimana sarebbe significata tutto e le sarebbe dovuta bastare fino al seguente viaggio in aereo.
«Piccola, mi dispiace..» la ragazza si limitò a scuotere la testa. Non era colpa sua.
Avrebbe potuto scegliere un altro lavoro ma non era colpa dell'uomo. Lui lavorava solo per loro, o almeno così credeva Janet.
«Papà, veramente non fa nulla. Ci sarà un'altra settimana di congedo, no?» lui annuì dispiaciuto, visibilmente dispiaciuto, e la ragazza si limitò a scrollare la spalle. Il fatto che il padre le sfuggisse dalle mani da diciassette anni ormai era un'abitudine, quindi si limitava a fare quello: scrollare le spalle.
«Possiamo cenare insieme domani – fece una pausa di qualche secondo – no domani no, fra qualche giorno o stasera, sì stasera sembra perfetto!» provò a rimediare prendendo l'agenda.
Janet scese dallo sgabello e buttò le stoviglie nel lavandino con un gesto secco
«Non importa, devo uscire con Niall stasera» lasciò la cucina sentendo il sapore amaro della delusione in bocca e le lacrime pungere, insistenti, per uscire.


Saranno stati i raggi del sole al tramonto che entravano sbiechi dalle fessure lasciate aperte della persiana, la musica bassa, le coperte morbide e buttate a fine letto, i sussurri o semplicemente loro due ma per la prima volta, era qualcosa di sincero e voluto.
La prima volta da quando il Mercoledì pomeriggio Emily Morgan dava appuntamento a Zayn Malik a casa sua, che entrambi sentivano quel piacere che parte proprio dal petto, leggermente più a sinistra del centro, dove comunemente è situato il cuore.
Quella sensazione che da lì partiva e si espandeva per tutto il corpo, fasciando lo stomaco dei due in una morsa calorosa e permettendo alle farfalle di svolazzare in pace per la prima volta.
«Sai, Em» iniziò dopo essersi concesso qualche minuto per lasciare che il battito del cuore ritornasse regolare «mi è sembrato strano, stavolta» Emily rise. Rise fredda, cinica, menefreghista.
Emily Morgan non è proprio il prototipo di ragazza che vede l'amore come la benedizione dell'anima; non è quel tipo di ragazza che aspetta con impazienza una chiamata, un sorriso o un pacco di cioccolatini anche perchè Emily Morgan non mangia
cioccolatini.

«Cosa intendi per “diverso”?» chiese scorbutica, improvvisamente interessata alle pieghe che il copriletto aveva assunto
«Non so Ems, ma è stato diverso» replicò veloce Zayn, rinfilandosi i pantaloni
«Ricordi il patto Malik? Noi non stiamo insieme, noi non siamo nulla»
«Scopamici» la corresse lui sostituendo l'espressione stanca con un sorriso malizioso che lei ricambiò. Sfoggiò proprio il suo sorriso migliore, lasciando che sciogliesse il cuore di Zayn, facendo vacillare anche le ultime convinzioni che il ragazzo si era costruito.
Era questo che faceva Emily Morgan: faceva innamorare le persone, con neanche troppa cattiveria in fondo. Lei era fatta così. Amava che gli altri l'amassero.
«D'accordo, ma non ci vanno di mezzo i sentimenti, Zayn, l'hai stabilito tu» lui si fece ricadere sul letto, allungandosi per stamparle un bacio
«Va bene» rispose il mora voltandogli le spalle.
Dopo pochi minuti, Zayn era già per strada, una Malboro fra le labbra e il cellulare in mano, come se nulla quel pomeriggio fosse successo.
Ma qualcosa era accaduto, sia per lui sia per lei. Qualcosa di grande, forse troppo grande e incontrollabile.
Quella sensazione che – di nuovo – faceva capolino nello stomaco di entrambi. Quelle immagini che si fissavano un po' troppo spesso nella mente del ragazzo e della mora, immagini di una Emily che sorride divertita, di uno Zayn che si sistema con fin troppa cura la cresta già perfetta di suo.
Immagini di loro due, che fanno capolino in momenti poco opportuni nella testa della mora, ricordi che si insinuano in quella di Zayn quando sono solo lui, Harry e Liam a bere una birra al pub.
E se due persone così contrarie all'amore o a queste sensazioni iniziano a provarle, possiamo trovare solo confusione a troneggiare quei pensieri troppo frequenti, ma così belli che è quasi difficile staccarcisi.

«Tiff, ho bisogno di uscire» la biondina non fece in tempo a rispondere alla telefonata che l'amica già le aveva detto ciò che voleva. Come sempre.
Emily parlava, Tiffany eseguiva.
«Non posso, Em» fece una pausa sorridendo al ragazzo accanto a lei «sono con Liam» sentì la ragazza sbuffare dall'altra parte della cornetta e soffocò una risata quando Liam le spinse davanti alla bocca una fragola affogata nella panna.
«Sei una palla al piede, Tiff» concluse la mora, attaccandole in faccia. La bionda posò il telefono sul tavolo e si protese per mordere la fragola che Liam le stava offrendo da qualche minuto.
«Farò un'eccezione» dichiarò sconfitta, prendendo altra panna.
Cosa spingesse quei due a stare insieme era ignoto al mondo intero.
A detta dei veterani della scuola e dei più pettegoli, stavano insieme perchè era sempre così: il migliore amico e la migliore amica dei due ragazzi più gettonati della scuola stanno insieme.
Stavano insieme perchè facevano parte dello stesso superficiale mondo e quindi potevano capirsi soltanto fra di loro.
Ma, quanto è noto che il cielo è azzurro e che il prato è verde, i due non si amavano, al contrario di quanto adoravano dichiarare a scuola.
Lei provava interesse per il suo fisico e di Liam conosceva al massimo il cognome. Lui stava insieme a lei soltanto per la sua conosciutissima bravura a letto
«Tiff, perdonami devo andare» disse Liam alzandosi dopo un'intera vaschetta di fragole e di panna
«Uffa, Liam, non stiamo insieme da un sacco di tempo» mise il muso lei, lui sorrise e le accarezzò piano i capelli
«Ci vediamo domani» le stampò un bacio veloce sulle labbra e poi scappò da Zayn e Harry.
Completamente saturo delle stronzate che sparava quella bionda, tinta.

E forse non gli servivano capelli biondi tinti, un corpo perfetto e una voce stridula. Forse non gli serviva una ragazza brava soltanto a letto. Forse gli serviva qualcuno di più profondo.


erre's space.
OMMIODDIO CIAO! volevo aprire il tutto con un saluto più divertente. (?)
come vi butta, sorelle? a me bene, yoh. fa un caldo che si muore però va bene HAHAHHA
allora posso essere sincera? sono abbastanza soddisfatta di questo capitolo ci ho messo i secoli a scriverlo ma l'ho scritto. e.e
ho parte del prossimo mezza pronta, quindi okay spero di pubblicare presto.
Adoro la parte Zemily, erdfjkcx.
Okay, gongolo di meno e pubblico di più.
Fatemi sapere cosa ne pensate, tanto amore,
erre.

p.s potete passare a leggere la OS di questa mi amica? è spettacolare  
http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1129732

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Capitolo 10
*** Chapter Ten. ***


«Ho iniziato a uscire con gli amici di mio cugino, sai?» esordì dopo qualche minuto di silenzio Niall, stringendo fra le braccia una Janet che si beava delle attenzioni del biondo.
«Ah sì? Sono simpatici?» lui rise e annuì debolmente «diversi da me, più simili a tuo cugino e ai suoi amici» Janet alzò gli occhi al cielo
«E perchè esci con quella gente se quelli di scuola ti stanno antipatici?» alzò lo sguardo verso il ragazzo che le sorrise e poi scosse le spalle
«Non so. Però sono simpatici, a parte quando fanno stupide scommesse» buttò lì senza fare troppo caso a quello che stava dicendo
«Scommesse?» lui annuì «Sì. Per esempio, Micheal, è fidanzato con una tipa ma non ci è mai andato a letto allora gli hanno fatto fare una stupida scommessa e gli hanno dato una data di scadenza per portar..»
Janet sciolse l'abbraccio e lo guardò accigliata «scherzi? È orrendo»
«E' divertente» lei alzò le sopracciglia e lo osservò incredula «Per voi, e non per quella ragazza»
«Non mi sembra orrendo, dai» continuò pacato il ragazzo, Janet si limitò ad alzare un sopracciglio «e poi io non sono come loro, lo sai» sorrise teneramente aspettando che la mora si ributtasse fra le sue braccia, ma lei scrollò le spalle «il fatto che tu lo veda divertente è preoccupante, Horan» lui si lasciò andare ad una risata controllata e poi le strinse nuovamente i fianchi con le braccia
«Come spettatore, per il resto lo trovo spregevole» lei alzò un sopracciglio «ripugnante? Cattivo? Meschino!» rise quando la ragazza si lasciò andare ad una smorfia contrariata, poi le baciò la guancia
«Va bene» concesse Janet, stringendosi di più nel suo abbraccio «basta che tu non faccia mai una cosa del genere con me» lui annuì e le lasciò un bacio leggero sulle labbra piene.
«Prometto!» esclamò prima di alzarsi per andare al bar a prendere da mangiare, lasciando lì Janet che si sentì improvvisamente vuota per l'assenza del ragazzo, nonostante in pochi minuti sarebbe stato di ritorno.
Scosse la testa dandosi della sciocca e si guardò intorno. I raggi del sole illuminavano timidi il parco, una leggera brezza scompigliava delicata i rami degli alberi. Un gruppo di ragazzi si era riunito qualche minuto prima per giocare a calcio e in quel momento stava organizzando una partita a calcetto, lo sguardo di Janet si soffermò su uno di quei ragazzi che sembrava il più eccitato per la partita. Era di spalle, perciò erano distinguibili solo la postura, il fisico, i capelli e i vestiti e la mora riconobbe in lui qualcosa di Liam e per qualche momento fu tentata di andare a vedere se non fosse lui, lì a un parco a giocare a calcio.
Non sapeva se i capelli leggermente mossi, per le spalle larghe o il fisico scolpito, ma qualcosa in quel ragazzo, dal volto e dal nome sconosciuto, gli ricordavano il ragazzo che tanto odiava. E si sorprese a pensare che voleva che fosse lui, per salutarlo, stuzzicarlo un po' o trattarlo male.
Quando Niall fece ritorno dal bar, Janet si era già convinta di stare esagerando, e di non dover pensare quelle cose di Liam che in fondo era soltanto un ragazzino montato e viziato.
«Tutto okay, piccola?» la mora sussultò e guardò negli occhi Niall, annuì e poi si appoggiò alla sua spalla. E Janet si sentiva stupida, stupida come quando sei piccola e vorresti far conoscenza con una bambina ma non ne hai il coraggio; stupida come quando sai che devi fare una cosa ma non la fai, come quando fai una battuta scadente e ti aspetti che tutti ridano ma alla fine nessuno lo fa.
Si sentiva una sciocca a pensare a Liam, a desiderare che lui fosse lì. Quando Niall la baciò, sentì che quella sensazione stava leggermente scemando, ma era ancora presente. Bruciava anche un po', era come una scintilla e si sa, alle scintille basta un soffio di vento per diventare fuoco. Ma come spesso faceva, si limitò a scuotere leggermente la testa come se quel movimento potesse buttare fuori da questa il pensiero, e lasciò che altri pensieri – più o meno gravi – le popolassero la mente.


«Verrai alla festa, piccola?» Dominique alzò gli occhi dal libro di lingue antiche che stava studiando e fissò gli occhi azzurri di Louis. E solo Dio sa quanto Dominique amasse gli occhi azzurri del ragazzo di teatro, e solo Dominique sa quanto avrebbe voluto dirglielo ma non ne trovava il coraggio.
Dominique sapeva tante cose: sulla vita, sulla scienza, sulle lingue e sui paesi ma una cosa, forse quella che le si poteva rivelare più importante, la ignorava: Louis William Tomlinson era completamente, incondizionatamente e pazzamente cotto di lei.
«Quale festa, Lou?» domandò dopo qualche secondo in cui aveva imposto al cuore di smettere di battere tanto velocemente
«La festa a casa di Styles, è la festa dell'anno, mi stupisco tu non ne sappia nulla» lei ridacchiò e poi iniziò a riflettere, scavando nei meandri della sua memoria in mezzo a tutte le informazioni che il suo cervello poteva contenere. Dopo qualche attimo di riflessione i suoi occhi si illuminarono e lei annuì «ho capito, ma non sono invitata»
«Tutti sono invitati» replicò il ragazzo sbattendo sul tavolo una bustina rettangolare e bianca con su scritto il nome “Dominique Horan” in una calligrafia decisamente troppo elegante e raffinata per essere quella di Harry.
La bionda aprì la busta e strabuzzò leggermente gli occhi quando vide l'invito per una delle feste più esclusive dell'anno.
Harry Edward Styles era solito organizzare circa trenta feste nel giro dell'anno scolastico, ma solo una era degna di nota.
Poteva essere chiamata festa di inizio anno, anche se cadeva di solito un mese dopo l'inizio della scuola; poteva essere chiamata in tutti i modi che le menti bacate dei ragazzi che frequentavano quella scuola (e quelle di metà Londra), certo è che gli aggettivi che venivano attribuiti a quella festa erano sempre positivi.
Di solito la festa di Styles era a numero chiuso, due grandi e grossi bodyguards sostavano davanti al cancello della villa di Harry per evitare a gente poco desiderata di entrare e fare casino- più di quanto già non se ne facesse, si intende- si entrava sotto inviti e generalmente questi venivano dati soltanto all'elitè della scuola, quindi si parla di un ristretto numero di persone.
Quell'anno Harry aveva cambiato le carte in tavola: gli inviti erano stati estesi a quasi tutti gli studenti della scuola.
«Non sarà mica uno scherzo?» domandò Demi titubante prima di riporre, con estrema cura, l'invito nella borsa. Louis scoppiò a ridere, cosa che mandò la ragazza in iperventilazione, e poi scosse la testa «non penso proprio.»
Lo stupore negli occhi di Dominique sarebbe stato chiaro a tutti; poco dopo questo venne sostituito da un velo di eccitazione e lei si limitò ad annuire con fare energico
«Contaci, Tomlinson, io sarò a quella festa» detto questo, chiuse il libro che stava leggendo prima che il ragazzo la interrompesse, e «Demi» lei si girò verso Louis e gli rivolse un sorriso cordiale «ti andrebbe di venire alla festa con me?».
Più traumatizzata che contenta, Dominique sorrise e sussurrò un leggero “certo che mi va, Louis” dopo che lui le ebbe scoccato un sorriso che sapeva di felicità e soddisfazione, la bionda si avviò in classe.
Solo Dominique Horan poteva essere felice di Lunedì, alle nove del mattino, perché stava per andare al corso di lingue antiche.
Demi adorava far parte di quel corso che la maggior parte degli studenti evitava, meglio conosciuto come il corso di “lingue antiche” altre sì dette “Greco e Latino”. Aveva sempre avuto un debole per le lingue lontane, sia nello spazio che nel tempo, e incredibilmente difficili. Basti notare la sua passione, appunto, per la lingua degli antichi Romani e per quella dei lontani Russi.
Entrò in classe con un sorriso che avrebbe illuminato la città nel bel mezzo di un blackout e nonostante la testa facesse progetti sulla festa di Styles, riuscì a tenersi ben concentrata sulla lezione, perchè se c'era una cosa che Dominique odiava era non avere la media più alta della classe in Latino.

Era appena iniziata la pausa pranzo quando Janet sentì parlare Emily di una festa incredibile organizzata da Harry a cui avrebbe partecipato tutta la scuola e si stava leggermente adirando con Styles, quando i tre moschettieri – anche conosciuti come Liam, Zayn e Harry- le si pararono davanti e senza troppi complimenti, si sedettero al suo tavolo.
«Tieni» esordì Harry porgendole una bustina bianca che Janet guardò di traverso
«Se sono informazioni per acquistare droga tenetevele per voi» tentò di ironizzare ma nella sua voce era chiaramente presente un pizzico di sollievo ed eccitazione.
I caratteri argentei con cui l'invito era stato scritto risaltarono subito agli occhi di Janet che lesse velocemente permettendo al suo cervello di captare le informazioni più importanti, quali: “festa” “villa” “Sabato” “9.30 pm”. Alzò gli occhi, ostentando curiosità e ci pensò Zayn a rispondere alle sue domande mute
«Harry organizza una festa del genere praticamente tutti gli anni. Devi venire, Janet, tutti vengono a questa festa ed è seriamente la migliore a cui tu potrai mai partecipare» la cugina storse il naso e poi rivolse l'attenzione ad Harry, che aveva rubato la parola al moro
«In effetti ha ragione, modestia a parte. E poi tutti si divertono alle mie feste, non è così?» un coro affermativo partì dal loro tavolo e da metà mensa e, quando finalmente si fu placato, fu Liam a parlare
«Inoltre, non vedo l'ora di vederti lì vestita di tutto punto» Harry rise, Zayn lo guardò torvo e Janet gli lanciò un calcio da sotto il tavolo
«Smettila. Piuttosto, Niall è invitato?» Harry annuì e le sventolò di fronte al naso la busta con il nome di Niall inciso sopra, con una scrittura accurata ed elegante.
Janet sorrise e «va bene, verrò.» Il cugino sorrise, le diede un bacio sulla guancia e la lasciò al tavolo, ad aspettare il biondino per il pranzo.
La ragazza non fece a meno di pensare a quanto quella maglietta nera potesse donare al fisico scolpito di Liam, ma si diede una botta in fronte al solo pensiero che stava di nuovo fantasticando sul fisico di una persona che odiava, detestava e le ispirava soltanto nausea e repulsione.

erre's space.
SSSALVE. per quanto io cerchi di dare un aspetto positivo e casto ai miei personaggi, le feste devasto le amo e sono sempre presenti, già.
per questo non so se nel prossimo o in quello dopo ancora ci sarà tuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuutta la festa di Styles che non credo andrò a dividere in più di un capitolo se non voglio rischiare che qualcuna di voi mi fucili. ;)
perciò fatemi sapere (?)
e ciau.

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Capitolo 11
*** Chapter Eleven. ***


Nelle ultime due settimane soltanto di un argomento si parlava per i corridoi del Roundview College.
Fra letture veloci per ripassare la lezione, bigliettini che venivano passati di mano in mano durante un compito in classe; tra il fruscio delle pagine dei quaderni, il ticchettio delle penne sui banchi, un solo argomento occupava a pieno le menti dei ragazzi: la festa di Harry.
Harry Styles era, come già anticipato, noto per le feste che organizzava. e nel farlo non smetteva di ripetere agli amici le sue regole. Quattro semplicissime regole che erano alla base dell'organizzazione di una festa come la presenza di alcol, di un DJ decente e il largo preavviso che veniva dato agli invitati per evitare che questi accettassero altri impegni, ma che nelle mani di Harry Styles creavano l'evento più esclusivo per i ragazzi di età compresa fra i sedici e i venti anni di metà città.
È chiaro che le settimane che precedevano la festa presentavano ad Harry la possibilità di farsi conoscere più di quanto in realtà già fosse. Perchè ogni persona andava da lui a chiedere informazioni, ogni ragazza si avvicinava con sguardo malizioso richiedendo quale potesse essere l'abbigliamento adatto, ogni ragazzo chiedeva se fosse possibile portare qualche invitato in più.
E se non erano domande quelle che gli venivano rivolte, erano complimenti. Complimenti in cui il ragazzo sguazzava, nuotava. Complimenti che alimentavano la grandezza del suo ego, complimenti che Harry assaporava come se fossero gli ultimi.
Perchè se sei bellissimo, alto e il tuo sorriso fa cedere i cuori di ogni ragazza nella stanza, i complimenti sono il tuo pane quotidiano, sono la tua energia, sono un po' come la carica alle batterie scariche.
«Quanta gente ha confermato?» Zayn prese posto vicino al riccio qualche minuto dopo che la campanella, che segnava l'inizio della pausa, fosse suonata
«Tanta, Zayn, e non so se entreremo tutti 'sta volta» il moro si lasciò andare in una risata cristallina e poi scosse la testa «Smettila, Harry, metà della gente sarà al piano di sopra, l'altra metà in piscina e i rimanenti.. beh loro in sala, quindi non farti problemi» Harry annuì poco convinto, prima di iniziare a sgranocchiare il suo pranzo, o meglio quello che assomigliava a un topo morto ma che doveva essere il suo pranzo «sei un mago nelle feste, Styles, quindi stai tranquillo» continuò Zayn pacato, prima di bere un lungo sorso d'acqua.
Il fatto che fosse sempre tranquillo, che amasse il silenzio e che parlasse solo quando ce n'era veramente bisogno, la sua spavalderia e il modo in cui lo tranquillizzava rendeva Zayn il migliore amico di Harry, che in quel momento era seriamente nel panico per la festa.
Perchè mille persone casa sua l'aveva già ospitate, ma duemila o più? A malapena sarebbero entrati, questo Harry lo sapeva di certo, ma tutti sapevano che le parole di Zayn poi si rivelavano sempre vere, quindi si lasciò cadere più tranquillo sulla sedia e iniziò a sgranocchiare un pezzo di pane, che poi pane non sembrava.
«'Giorno» Janet lasciò cadere la borsa su una sedia accanto a loro con una delicatezza degna di una balena, rubò la sedia sulla quale erano poggiati i piedi del cugino e ci si accomodò, senza troppi complimenti.
Zayn le si avvicinò e le stampò un bacio sulla guancia, per poi tornare ad occupare la sedia con fare rilassato; lei continuò a mangiucchiare la sua insalata
«Questa cosa è vomitevole» disse dopo qualche momento di silenzio «dovrebbero fare tipo un controllo della sanità in cucina, ci troverebbero le rane morte» continuò dopo aver allontanato il piatto da sé con un gesto secco, poi si rivolse a Zayn «Mamma chiede se stasera ceni da noi» lui annuì distratto e poi rivolse un sorriso alla cugina, che si limitò a fare un cenno affermativo con il capo.
Il rapporto fra Zayn e Janet era splendido. Si vedeva lontano un miglio che lui sarebbe saltato nel fuoco per lei e lei avrebbe fatto lo stesso, senza pensarci due volte. E poi i ragazzi avevano visto Zayn rivolgere certi sorrisi a poche persone, e Janet era una di quelle. Più che cugini quei due sembravano fratelli anche dal punto di vista estetico.
Stessi capelli scuri e tenuti sempre in ordine, stessi occhi color cioccolato, stesse labbra e stessi modi di fare, visti da fuori potevano sembrare gemelli.
E Harry invidiava quel rapporto perchè lui non riusciva ad averne uno simile con nessuna ragazza in quella scuola. Invidiava da morire anche Louis, perchè si vedeva che Janet si fidava del ragazzo e che Dominique gli era amica nonostante ne fosse innamorata. Mentre da Harry le ragazze volevano solo una cosa e di certo non chiacchiere e film fra amici.

«Ciao biondo tinto!» Niall si piegò sotto al peso di una Janet che gli si era buttata sulle spalle
«Ciao splendore» rispose girandosi per accoglierla fra le sue braccia «come stai?» Janet borbottò un “affamata” e si sedette sul prato, sotto all'albero dove era solita studiare durante le ore di buco.
Guardò Niall infilarsi gli occhiali da sole e puntare il suo sguardo lontano, mentre con una mano giocava con i capelli della ragazza e si accorse che era leggermente cambiato in quelle due settimane. Non quei cambiamenti drastici, del tipo colore di capelli – quelli sempre biondi erano – o modo di vestire, ma notava delle differenze nel modo di parlare o di camminare.
Sembrava così sicuro di sé, e di questo lei era felice. Era bello vederlo camminare senza il timore che potesse essere squadrato, e Janet lo capiva bene, ma camminava troppo sicuro.
Si atteggiava un po' come le persone che criticava tanto, sorrideva come se sapesse che il mondo poteva cadergli ai piedi e sembrava tanto Liam in certe situazioni.
I primi giorni Janet era convinta fosse soltanto la sua immaginazione, fosse soltanto il risultato della sua momentanea ossessione per Liam, ma andando avanti si era resa conto che più lui faceva così più le ragazze gli andavano dietro.
Più lui si comportava come Zayn, più le tipe del corso di spagnolo gli chiedevano aiuto. Più lui sorrideva sicuro di sé, più le ragazze si giravano a bisbigliare fra di loro su quanto Niall fosse bello.
E con quei rayban sul naso, i capelli scompigliati dal vento e la mascella leggermente contratta, si accorse che era veramente cambiato e che non era soltanto frutto della sua immaginazione.
«Come sono gli amici di tuo cugino?» si lasciò andare ad un sorriso sincero e iniziò a decantare le lodi di quei ragazzi che non gliela raccontavano per niente giusta a Janet «E la storia della scommessa?» lui rise e scosse la testa divertito
«Be', è stato molto divertente, davvero» lei alzò un sopracciglio senza farsi vedere e tornò in silenzio, a riflettere sulle parole del suo ragazzo, mentre il discorso cadeva così, senza una conclusione.
Perchè quei tipi l'avevano un po' cambiato, non era più il timido Niall che se ne stava in disparte con lei a chiacchierare e a dividersi il pranzo. Ora sembrava quasi più sbruffone e più convinto della sua bellezza di quanto lo fosse Liam, perchè solo un cieco direbbe che Niall Horan non è bellissimo.


Mancavano solo otto ore scarse e casa Styles sarebbe stata aperta per le duemila e quattrocento persone che avevano aderito all'evento.
Fu un pomeriggio frenetico quello che Janet e Dominique passarono insieme fra smalti, vestiti e creme di bellezza.
Spazzole, riviste con foto di pettinature elaborate e scarpe con almeno dieci centimetri di tacchi avevano completamente occupato il pavimento della stanza di Janet.
E fu un miracolo se alle nove e un quarto erano entrambe pronte, aspettando che le andassero a prendere.


erre's space
SO BENISSIMO CHE E' ORRENDO, SCUSATEMI.
So che vi aspettavate il capitolo della festa, lo so e chiedo scusa umilmente scusa,*si inginocchia* ma questo capitolo è importante perchè Janet si rende conto che Niall è un po' cambiata, e ne è contrariata.
In ogni caso, vi prego di recensire. Il prossimo capitolo sarà quello della festa :DD e ci sto lavorando da circa tre giorni, infatti è quasi pronto.


Vi comunico anche che sto avendo una sorta di blocco, non dello scrittore perchè la voglia di scrivere c'è (continuo a riempire pagine di word finchè non mi vengono i calli alle dita hahaha) però le recensioni stanno precipitosamente calando e la cosa mi frustra, quindi forse smetterò di scrivere, forse no, non lo so ci devo pensare.
di certo se lo faccio Dominique mi stacca il collo a morsi e così tutte le altre, quindi boh vedrò.
Un bacio.

 

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Capitolo 12
*** Chapter Twelve. ***


Vi avverto che è un capitolo molto lungo, perciò mettetvi comodi. :)

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Tutte le aspettative che Janet aveva sulla festa di quella sera furono completamente superate non appena mise piede fuori dall'auto di Louis, con cui erano andati le due coppie.
Se aveva sentito dire che la casa era grande, constatò che era enorme.
Se le avevano detto che di solito la musica era grandiosa, osservò che in effetti era la migliore che avesse mai sentito.
Se sapeva che la gente che andava lì era bellissima e i vestiti non sarebbero stati da meno, dovette confermare i suoi pensieri non appena intravide una stangona di un metro e ottanta con indosso uno dei vestiti più belli che Janet avesse mai potuto vedere.
Guardò Dominique, la cui bocca era schiusa a forma di 'o' e rise. Prese la mano di Niall e si voltò a guardarlo.
«Non lo trovi strabiliante?» sussurrò mentre consegnava l'invito di tutti e quattro ad un ragazzo alto almeno venti centimetri più di lei. Niall annuì distratto, seguendo con gli occhi una ragazza coperta da un pezzo di stoffa troppo corto «lo troverai strabiliante quando la smetterai di sbavare» continuò secca. Niall sorrise e le circondò la vita con un braccio, scoccandole un bacio sulla guancia
«Sei bellissima» disse poi avviandosi all'interno della grande villa e stringendola a sé.
Il vialetto che conduceva alla casa era ricoperto da piccole mattonelle bianche e affiancato da piccole candele per delineare il percorso da fare, attorno al vialetto vi era un prato curato con estrema attenzione.
Tre scalini in marmo portavano ad un piccolo patio, su questo tre divanetti erano stati disposti a circolo e al centro c'era un tavolino in vetro su cui già erano appoggiati dei bicchieri di qualcosa di trasparente, che Janet ipotizzò non essere acqua.
L'imponente porta in legno chiaro era spalancata e l'ingresso pullulava già di gente, nonostante la festa fosse iniziata da appena mezz'ora.
E sarebbe stato bello per i ragazzi distinguere le altre stanze, se non fosse stato che i mobili erano stati tolti tutti per far sì che la casa divenisse una sala per ballare enorme. L'unica cosa distinguibile in modo preciso era una grande scala che portava al piano di sopra, ricoperta da uno strato di moquette rosso intenso.
«Wow» fu l'unico commento che Janet riuscì a fare.
«Già vero? Non dico altro da quando sono entrato» le disse Louis entusiasta, si poteva chiaramente leggere un pizzico di eccitazione nei suoi occhi.
«Mi faccio un giro» disse Niall dopo aver lasciato con un gesto brusco il fianco di Janet, che rimase ad osservarlo allibita. A quella festa si presumeva ci fossero andati insieme, era il loro modo per passare un po' di tempo insieme dopo tanto tempo e invece lui l'aveva lasciata lì, da sola, in mezzo a gente che ballava non curandosi del fatto che le stesse pestando i piedi.
Sbuffò e spostò i lunghi capelli sulla spalla sinistra, poi prese un respiro profondo e si addentrò nella folla che si muoveva scomposta per raggiungere il tavolo del buffet.
Dopo quelli che le sembrarono attimi interminabili, Janet raggiunse il tavolo completamente occupato da bottiglie e bicchieri e prese un sorso di qualcosa che neanche lei riusciva a riconoscere.
Il sapore amaro le invase le papille gustative e ci volle un po' perchè riconoscesse il sapore della vodka liscia, strinse gli occhi e quando sentì che ormai il bruciore si era affievolito, li riaprì.
Si voltò a sinistra, incontrando gli occhi di Liam e accennò un sorriso a mo' di saluto.
Notò, forse con un pizzico di piacere, che gli occhi del ragazzo la stavano squadrando. In modo diverso dal solito, non con quella punta di perversione e malizia che tanto la infastidivano. Non la stavano sottoponendo ad un esame, piuttosto stavano cercando di cogliere ogni bellezza e particolarità del corpo, tentavano di passare su ogni centimetro di pelle scoperta, scorrevano sulle cuciture del vestito con estrema cura.
Si posarono dapprima sulle scarpe alte, che alzavano la ragazza di almeno dieci centimetri. Salivano sulle gambe lunghe e affusolate. Squadrarono poi il corpo fasciato dall'abito turchese e si posarono, infine, sugli occhi di lei, non prima essersi soffermati sul sorriso che si era aperto sul suo volto.
Si avvicinò al tavolo e la salutò con un cenno del capo che lei si ragguagliò bene dal non ricambiare.
Dopo essersi versato un bicchiere di ponche, Liam si girò verso la mora «'Sera» lei sorrise
«Payne» evitò di guardarlo negli occhi, tanto per non alimentare i pensieri sulla camicia che gli calzava alla perfezione o sui suoi occhi oppure sui capelli leggermente scompigliati. Scosse leggermente la testa, per scacciare quei pensieri perchè lei aveva Niall e ne era soddisfatta.
«Ti incazzi se ti dico che sei bella stasera?» si lasciò sfuggire un sorriso imbarazzata e poi fece segno di no
«Ti ringrazio» rispose dopo aver bevuto un po' di quel che c'era nel suo bicchiere.
«Vado a cercare Niall» continuò dopo un po' «mi starà cercando anche lui, credo» posò il bicchiere e si allontanò, sotto gli occhi di un Liam stupito.
La guardò andare via senza fare nulla per chiederle di ballare insieme. Perchè Liam Payne era il più grande bastardo, stronzo, egocentrico essere vivente sulla terra ma aveva un cuore e faticava ad ammetterlo.
La folla si era quasi moltiplicata, quando Janet intravide su un divanetto un Niall dall'aria stremata.
Gli si avvicinò lentamente e poi si sedette accanto a lui, aspettando una reazione o che le parlasse, ma Niall sembrava troppo concentrato su qualcuno che ballava nella folla.
«A questa festa dovremmo esserci venuti insieme» esordì dopo qualche minuto, Niall sorrise e annuì
«Siamo insieme» la mora sbuffò e allungò le gambe davanti a sé «stai bene, Janet?» chiese dopo qualche minuto e lei non rispose. Cercava nella sua testa un modo per capire cosa avesse, perchè la stesse evitando in quel modo «sto bene» sussurrò
poi, appoggiando il bicchiere che stava tenendo in mano per terra.

«Balliamo» si alzò e la prese per mano, conducendola al centro della pista.
Con la musica alta, la gente che si muoveva a ritmo, le risate e le mani di Niall sui propri fianchi, Janet si decise che forse i pensieri che faceva erano tutti suoi teatrini mentali. Ci mise poco a lasciarsi andare sulle note di una qualche canzone remixata goffamente e a ballare con il suo ragazzo, tenendo in mano un bicchiere di Sex On The Beach.
Allacciò le braccia attorno al collo di Niall, che le baciò lentamente il collo. Oh al diavolo i pensieri paranoici, si disse continuando a ballare e a bere.
Fu dopo circa quattro canzoni che Niall lasciò i fianchi della ragazza e si allontanò, correndo verso un gruppo di ragazzi poco distanti dalle scale. E di nuovo, per la terza volta nella serata, Janet rimase senza parole. Perchè le dava fastidio che il ragazzo la snobbasse così, che ballasse con lei solo mentre aspettava che arrivassero i suoi nuovi amici. Perchè erano due settimane che non stavano insieme, da soli, per più di cinque minuti: sempre interrotti da quel gruppo di ragazzi che sembravano averlo cambiato tanto.
Erano in sei, escluso Niall, giravano sempre in branco, si vestivano sempre uguali e indossavano sempre un cappellino che li faceva assomigliare a rapper scadenti dei bassifondi di New York. Più di una volta avevano squadrato Janet con occhi fin troppo maliziosi, più di una volta era sfuggita loro una battuta poco adatta sul suo rapporto con il biondo e una volta, ne era quasi convinta, li sentì parlare di come avevano messo le corna alla loro ragazza senza farsi beccare e a parlare era stato senza dubbio il più alto, quello con le spalle larghe e i capelli scuri; la pelle abbronzata e gli occhi ipnotici, il sorriso bianco e l'accenno di fossette ai lati della bocca che ricordavano, vagamente, quelle di Harry, erano tutte qualità alle quali non ci si poteva opporre, ma la spavalderia e l'arroganza con cui lui se ne pavoneggiava avevano sempre irritato Janet.
Sbuffò per l'ennesima volta quella sera e si costrinse ad essere simpatica e disponibile. In equilibrio sui tacchi si avvicinò a Niall e gli afferrò delicatamente la mano. Ascoltò i discorsi dei sette sulla serata, la festa, l'alcol e le ragazze; sentì commenti poco casti su ragazze che si muovevano in pista e non mancò un commento su “la ragazza di Niall”. Pochi minuti dopo Niall sciolse lentamente la presa dalla mano di Janet e, sorridendole spavaldo, le annunciò che andava a farsi un giro con i ragazzi.
E così lei rimase sola, un'altra volta. L'unica consolazione la trovò nel tavolo degli alcolici e nella musica.
Janet amava ballare, Janet ballava ogni volta come se poi sarebbe bastato un attimo a riprendersi e non un'intera mattinata
passata a letto; era capace di ballare le ore, qualsiasi tipo di musica perchè Janet e la musica, quando si trovava su quella pista, erano una cosa sola, si fondevano.
Di solito la gente non credeva che non appena poggiava piede su una qualsiasi pista dove fosse possibile ballare, Janet sentiva partire una scarica dal centro del petto e irradiarsi in tutto il corpo; generalmente non credevano che le bastava quello per dimenticarsi del mondo e dei problemi. Fu per quella sua innata passione per il ballo che per un po' di tempo si dimenticò di Niall, dei suoi amici, di cosa stesse facendo in quel momento, del cambiamento delle ultime settimane, di Liam poco prima, della scuola, di suo padre, di tutto.
Permise solamente che l'alcol entrasse in circolo quel tanto che bastava per lasciare andare via ogni tipo di inibizione e poi prese a ballare come se fosse l'unica cosa al mondo che importava.
Passò forse una mezz'ora prima che la ragazza sentisse un dolore lancinante ai piedi e decidesse di fermarsi un po' per non rischiare di andare all'ospedale con le dita rotte. Si trascinò fino ad un divanetto e ci si buttò sopra a peso morto non
guardando neanche chi ci fosse seduto.

«Stanca?» la mora sobbalzò al suono di quella voce e girò lentamente la testa verso Liam. Sembrava che quella sera si dovessero incontrare per caso, fugacemente. Annuì e si portò la testa fra le mani, accorgendosi di un forte mal di testa solo in quel momento.
«Non balli più?» scosse la testa «anche se la voglia non manca» rispose dopo qualche secondo di silenzio – si fa per dire.
Lui sorrise e si alzò, offrendole una mano che lei guardò sospettosa. Alzò gli occhi e li puntò in quelli del ragazzo che scoppiò a ridere arrogante «andiamo, Janet, non ho intenzione di stuprarti in mezzo ad una pista da ballo» continuò a guardarlo male con la tentazione di declinare l'invito. Ma quando partì una delle canzoni più ballabili che avesse mai sentito si decise che non
importava con chi ballava, l'importante era ballare.

Prese un respiro profondo per infondersi la forza di alzarsi e, ignorando la mano di Liam, si avviò in pista. Come poco prima si lasciò andare sulle note remixate di quella canzone che lei conosceva ma di cui non si ricordava il nome: sapeva che era una canzone famosa, commerciale e recente, ma Janet e la musica – quasiasi tipo di musica- erano una cosa sola, perciò ci mise poco a riconoscere “Mr Saxobeat”, sorrise ancora una volta contenta che la sua memoria non avesse fatto cilecca e poi lasciò che il pensiero abbandonasse la sua testa e permise che a troneggiare la sua mente ci fossero soltanto la pista, la musica e Liam che, decisamente troppo vicino, si muoveva quasi meglio di Janet.
Le poggiò le mani sui fianchi e lei rabbrividì, ma si convinse fosse stata solo una reazione all'alcol, agli ormoni, al freddo o a qualcos'altro che non fosse lui. Lo lasciò libero di guidarla, di poggiare le mani sui suoi fianchi ancora altre mille volte, di circondarle la vita con un solo braccio mentre l'altro le spostava una ciocca di capelli dal viso.
Permise che l'attirasse a sé e facesse aderire i loro corpi come due calamite che si attraggono troppo per riuscire a stare lontane, allacciò le sue braccia attorno al suo collo non preoccupandosi di chi li stava guardando, perchè tanto non stavano facendo nulla se non ballare e poi Niall se n'era andato.
Le ultime note della quarta canzone che stavano ballando andarono a scemare e la voce del DJ si fece chiara sopra al mormorio degli invitati
«Non sarebbe una festa degna di questo nome» iniziò mentre sotto la sua voce si andava levando una base lenta e tranquilla «se non ci fosse almeno un lento, perciò ragazzi prendete qualcuno con cui ballare; ragazze, fatevi trasportare e rallentiamo un po' il ritmo» e detto ciò partirono note lente, che quella volta Janet non conosceva davvero.
Permise che Liam rallentasse il ritmo e la cullasse dolcemente sulla pista. Evitò il più possibile il suo sguardo, ma non poté ritrarsi quando sentì il suo respiro a pochi centimetri dal viso, perciò alzò lo sguardo e si ritrovò quasi a sfiorargli il naso. Fu un attimo, ma Janet se lo aspettava e riuscì a scansarlo.
Provò a baciarla, diversamente da come aveva fatto a scuola; si vedeva che Liam voleva quel bacio, ed è chiaro che anche Janet lo volesse, ma non poteva fare questo a Niall.
Si staccò velocemente dal ragazzo e lo guardò dispiaciuta prima di sussurrare un «vado a cercare Niall» e correre via veloce, per quanto i tacchi lo permettessero.


Si sentiva una stupida, una cretina e un'idiota. Liam James Payne stava per baciarla e lei si era allontanata. Si schiaffeggiò una guancia piano quando si accorse del pensiero che la sua mente bacata aveva appena formulato. Lei stava con Niall, accidenti, e doveva ricordarselo assolutamente.
Salì al piano di sopra, iniziando a sentire le tempie pulsare e la testa scoppiare. Aveva bisogno di silenzio e la sala era esclusa, la piscina era colma di gente che urlava, perciò l'unico luogo disponibile era il piano di sopra, con le camere da letto comode e silenziose. Sperava di trovarne almeno una libera per evitare di rifugiarsi nel bagno.
Aprì la prima porta alla sua sinistra che trovò sul corridoio, trovando un rosso e una mora mangiarsi la faccia a vicenda, se ne andò senza nemmeno aspettare che si accorgessero di lei. Nella stanza subito dopo trovo due ragazzi parlare e ridere semplicemente perciò si scusò e sgattaiolò via velocemente.
Arrivò ad una terza porta in legno più chiaro e a cui era attaccato un cartello con scritto “Harry”. Janet dedusse fosse la sua camera da letto e pensò che forse la camera del proprietario di casa nonché organizzatore della festa dovesse essere vuota, insomma chi è così irrispettoso da entrare e procreare lì dentro? Abbassò lentamente la maniglia e sentì che tutte le sue supposizioni erano sbagliate.
E non solo qualcuno stava facendo sesso sul letto del padrone di casa, quel qualcuno era anche una persona che lo stesso Harry odiava e che Janet iniziava ad odiare in quel momento.
Sentì tutte le settimane passate insieme pesarle sulle spalle, sentì il cuore rompersi al cospetto di una nuova delusione, sentì di essere stata tradita dal suo ragazzo un'altra volta. Sentì il peso della delusione e una strana sensazione alla bocca dello stomaco. E non aveva neanche voglia di piangere, non ci riusciva. Voleva semplicemente andarsene e chiudersi in camera a mangiare gelato.
Perchè Janet sapeva che prima o poi sarebbe successo e non si sentiva neanche troppo male. Sapeva che quell'amicizia per Niall era stata dannosa, ma ritrovarlo sotto le coperte di Harry con un'altra era una pugnalata che avrebbe fatto male a tutti.
«Janet..» scosse la testa e lasciò quella camera così velocemente che si stupì di come riuscisse a correre in quel modo.

 

erre's space
LE SOSTENITRICI DI JIALL MI UCCIDERANNO FRA 3..2..1..0! AHAHHAHAHAHAHHA
Scusate scusate scusate se questo capitolo non è all'altezza delle vostre aspettative, vorrei tanto che le superasse proprio come la festa supera quelle di Janet ma ahimè non sono l'Harry Styles dei capitoli e quindi fa un po' schifo anche a me.
Cioè lo aspettavo MOLTO più colmo di roba, ma direi che 4 pagine e due righe della quinta siano abbastanza ed è decisamente il capitolo più lungo che io abbia mai scritto, ma vi avevo promesso che avrei fatto entrare tutta la festa in un unico capitolo, quindi... ecco qua.
Vi prego, se c'è qualcosa che non vi piace o che credete sia meglio aggiustare ditemelo, perchè questo capitolo è stato un parto e quindi è possibile mi sia sfuggito qualcosa (?) l'ho scritto a pezzi quindi magari mi son distratta.
L'ho riletto ma non si sa mai ahahha.
Fatemi sapere qualcosa..

AAAAH! lo scorso capitolo siamo saliti di recensioni e edficxjk boh vi amo, continuiamo così vi prego perchè mi fate felici.
A presto,
erre.

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Capitolo 13
*** Chapter Thirteen. ***


Sarebbe molto importante che voi leggeste il mio spazio alla fine del capitolo. :)


Se le feste di Styles erano le regine di tutte le feste, Emily Morgan era la regina delle feste a casa Styles.

Fece il suo plateale ingresso con indosso un vestito – o una cintura, qualsivoglia – color corallo che dava quel perfetto stacco fra la stoffa e la sua pelle olivastra.
Aveva lasciato i capelli sciolti e portati da un lato: riuscivano a stare fissi e non si scompigliavano nemmeno se la stessa Emily avesse voluto. Inutile dire che lasciò ammaliata la maggior parte delle persone, ma questo con la Morgan accadeva sempre.
Riuscì a stupire persino Janet che era sempre stata restia nei confronti della mora, ma non si poteva negare che questa fosse bellissima e che avesse uno stile riconoscibile ovunque.
Se Emily colpì Janet, lasciandola sbalordita per qualche minuto, suo cugino riuscì a stare in silenzio per un po' più di tempo.
Zayn e le ragazze erano amici intimi un po' come Dominique e il latino o Louis e il teatro. Il ragazzo ne aveva viste di belle donne sfilargli davanti, ne aveva viste di tutti i tipi: alte, basse, more o bionde. Formose, spigolose, leggermente in carne o scheletriche. Conosceva tanti tipi di ragazze e di certo le aveva viste in tutte le salse, ma con nessuna era rimasto senza parole.
Nessuna gli aveva mai fatto quell'effetto. Non aveva mai provato quella morsa allo stomaco che ti costringe a prendere respiri profondi per evitare il soffocamento.
Mai, fino a quel momento. Le capacità di Emily erano molteplici, e per tutti il risultato era sempre lo stesso: l'innamoramento. Ma non con Zayn.
Zayn si era imposto di mantenere con lei solo un rapporto fisico, nulla che andasse oltre al loro Mercoledì pomeriggio o a una scappatella nel bagno a fine ora. Niente amore, quando si parla di Zayn Malik.
Eppure il sorriso della mora, la risata di questa e i suoi movimenti – tutti – erano in grado di scatenare un vortice tali di emozioni che il ragazzo temeva di restarci secco ogni volta che i due si ritrovavano nella stessa stanza.
Aveva speso cinque ore. Cinque lunghissime ore a prepararsi, e di solito non ce ne metteva più di due. Emily aveva messo tutto il suo impegno nella fase di preparazione per la festa, solo per lui. E un po' si odiava, perchè Emily Morgan non si era mai
ritrovata a pensare alla risata di qualcuno nel bel mezzo della lezione di geografia; perchè Emily Morgan non aveva mai pensato a Zayn
in quel modo. Forse perchè aveva un'allergia a tutto ciò che fosse affetto e relazioni amorose e perchè aveva paura di innamorarsi. Paura di provare qualcosa che andasse oltre al solo piacere fisico. Paura di legarsi emotivamente a qualcuno e trovarsi poi pronta a fare qualsiasi cosa per questo qualcuno, anche saltare nel vuoto nonostante le sue vertigini.
Emily aveva paura di quell'amore vero. Quello che ti farebbe alzare alle quattro del mattino soltanto per andare sotto casa del fortunato e gridargli ti amo. Quello che ti farebbe buttare in un mare ghiacciato, quello che ti scalda quando tutto intorno a te sembra freddo e ostile.
Ma con Zayn quello poteva accadere e il cuore di Emily c'era arrivato, mancava soltanto il cervello della ragazza.
Entrambi preferirono salutarsi e non vedersi più per tutta la sera, per un tacito accordo. Entrambi credevano che, non vedendosi, forse avrebbero smesso di pensare l'uno all'altra così intensamente.
La verità era che Emily e Zayn avevano paura, ma erano troppo dipendenti dall'altro per smettere di vedersi e di pensarsi: come quando una canzone di entra in mente e ti piace così tanto che non riesci a cantare altro.
Zayn era la canzone di Emily e Emily quella di Zayn.


Dominique amava l'amore. Ma l'amore si può amare? C'è chi crede che l'amore, in sé, non esista del tutto. C'è chi crede che l'amore sia quel sentimento forte che proviamo nei confronti di una persona, quindi l'amore per Dominique era Louis?
Dominique amava tante cose nella sua vita. Amava il latino, le lingue antiche e organizzare tutto della sua vita, però amava anche Louis e per lui avrebbe buttato via anche il suo dizionario di Latino e la sua agenda riempita di appuntamenti e impegni. L'unica sua paura era quella di non essere corrisposta, di essere considerata solo come un'amica e questo l'avrebbe ferita,
ancora una volta.

Si ricredette quando, al momento del lento, Louis cercò lei. Afferrò la sua mano, appoggiò le sue sui fianchi della bionda e la trascinò sulla pista da ballo, lasciando che la musica facesse il resto.
D'altronde, non c'è nulla di meglio che la musica. Nulla di meglio che scambiarsi un bacio sulle note di una qualche canzone romantica e strappalacrime.
Ci mise un po' a realizzare che Louis aveva davvero appoggiato le labbra sulle sue e stava cercando di farsi spazio per farle ricambiare il bacio, ma quando se ne accorse la risposta non tardò ad arrivare.
Lasciò che la sua lingua entrasse in contatto con quella del ragazzo e che si muovessero insieme, come parti di una stessa melodia. In quel momento tutto era sparito, erano solo loro e la musica di sottofondo ma forse anche quella era stata sovrastata dai battiti del cuore della bionda.
Con le mani fra i capelli di Louis, Dominique realizzò di essere finalmente felice.
Fu piacevolmente sorpresa quando lui le afferrò la mano e la trascinò all'esterno, in un posto dove parlare in pace
«Se ti dicessi che mi piaci da impazzire?» esordì poi non appena si furono seduti. Dominique lo guardò seria e poi si lasciò sfuggire un sorriso dolce
«Ti direi che non puoi preoccuparti che il sentimento non sia ricambiato.» il ragazzo ci mise un po' a capire l'esito della risposta, ma non appena gli fu chiaro si lasciò andare in uno di quei sorrisi che Dominique amava tanto. Quelli che riservava soltanto al pubblico dopo uno spettacolo andato particolarmente bene o uno di quelli che rivolgeva alle persone speciali. Ma per chi non avesse presente qual è questo sorriso, basti pensare ad un arcobaleno dopo una giornata di pioggia. Basti pensare a una cioccolata calda quando si rientra da una passeggiata in mezzo alla neve.
A un abbraccio dopo un pianto o a un bacio dopo una litigata. Il sorriso di Louis era capace di risollevare l'umore di chiunque si ritrovasse nel raggio di due chilometri.


Il loro momento romantico fu interrotto soltanto da passi veloci lungo il portico e dalle urla di un ragazzo che inseguiva una ragazza.
«Janet, aspetta!» come Niall riuscisse ad inseguire la ragazza senza vomitare le quantità di alcol che aveva ingerito, era un vero mistero.
«Ma aspetta cosa, Niall? Sparisci.» Janet non si sentiva tanto ferita perché la relazione era finita, ma più perchè il ragazzo l'aveva ingannata dopo essere cambiato e lei non l'aveva potuto impedire.
«Era una scommessa.» spiegò il ragazzo con tono calmo, nonostante di calma in quel momento ce n'era ben poca.
«Non è una giustificazione, Niall. Avevi giurato non ti saresti fatto mettere in mezzo in stupide scommesse» Janet iniziava ad urlare, ma nella sua voce non c'era una traccia di agitazione o un accenno di lacrime «avevi giurato, ma non sai mantenere le promesse.»
Il biondo abbassò lo sguardo mortificato e lasciò che il peso delle parole gravasse sulle sue spalle. Alzò gli occhi e li puntò sulla ragazza che stringeva i pugni agitata
«Inutile dire che è finita, Niall.» aspettò qualche secondo prima di voltare le spalle e avviarsi all'uscita per tornare a casa.
Non aveva tradito il suo carattere, perchè per quanto tradita si potesse sentire, Janet non piangeva mai e non avrebbe mai pianto per un ragazzo.

 

Il week-end passò veloce per i ragazzi ,che avevano tutti un pensiero in testa: una ragazza, un ragazzo, la prospettiva di un nuovo futuro, il rimpianto per aver perso tutto quello costruito durante il mese appena passato.
Janet passò il suo in casa a studiare, prendendosi una pausa soltanto per raccontare a Zayn l'accaduto e per impedirgli di andare a picchiare il biondo.
«Non importa, Zayn, alla fine credo di avere già qualcun altro per la testa.» il cugino era rimasto abbastanza sorpreso dall'affermazione, ma piacevolmente impressionato.
Ma sia per chi il week-end l'aveva passato felicemente sia per chi invece era stato meglio di quei giorni, il Lunedì mattina arriva pesante come una tonnellata per tutti.
Per i corridoi del Roundview College non si parlava di niente se non della festa. Harry aveva già pensato a smentire le varie voci che lo vedevano coinvolto in un menage a trois con Niall e Janet. Zayn aveva smentito che la cugina si fosse drogata e avesse immaginato Niall e la ragazza e Janet aveva semplicemente ignorato i diversi pettegolezzi.
«Buongiorno!» trillò felice Dominique non appena l'amica aprì l'armadietto per posare i libri. La mora si voltò e ricambiò il saluto «ho saputo di Niall, be' chi non l'ha saputo?» fece una pausa per guardare negli occhi la mora e capire se era un problema parlare del Sabato sera, ma Janet non tradì emozioni «anche se è mio cugino, io sono dalla tua.»
«Grazie, Demi. Conta molto per me» sorrise riconoscente e si lasciò abbracciare dalla bionda
«Io l'ho sempre detto che non sarebbe andata a finire bene con Horan» interruppe Liam appoggiandosi all'armadietto adiacente a quello di Janet. La ragazza alzò gli occhi al cielo prima di voltarsi verso il moro
«Riesci ad incupire il mio Lunedì mattina più di quanto non lo sia già, Liam.» rispose portandosi la tracolla sulle spalle, lui sorrise e si avvicinò
«Buongiorno, allora.» la ragazza si convinse che i brividi che le attraversarono la schiena non appena lo sguardo di Liam la inchiodarono, tanto da non riuscire a muovere un muscolo, erano dovuti alla fredda brezza mattutina di Novembre.
«Buongiorno.» sussurrò di rimando, trovandosi la bocca secca e la voce bassa
«Se hai bisogno di qualunque cosa..» iniziò il ragazzo prima di venire interrotto bruscamente
«Niente sesso per cuori infranti.» tagliò corto prima di rilassare le spalle
«Avevo in mente qualcosa più simile ad un caffè per chiacchierare.» si giustificò lui alzando le mani in segno di resa. Janet rise e si fece seria quando, per la prima volta, non colse un lampo di sfida e malizia negli occhi del ragazzo.
«A cosa devo ciò?»
«Al desiderio di una nuova amicizia» rispose marcando di più sull'ultima parola. Janet sorrise e annuì.
«Saprò da chi andare se ho voglia di un caffè, allora.» e lo congedò, dopo averlo salutato con un cenno della mano.


Equilibri precari, pronti a crollare.

erre's space.
Salve, gente! Arrivo con questo capitolo sperando che abbia più successo della mia ultima oneshot che mi farebbe piacere passaste a leggere perchè è triste, e le cose tristi sono belle. (?)
Inoltre mi farebbe tantissimo piacere se passaste dal primo capitolo di una nuova fan-fiction che sto scrivendo "This Dangerous Love" che è qualcosa di particolare per me.
Ovviamente non vi sto obbligando, se vi pare che potrebbero interessare una recensione mi riempirebbe di gioia. efdijc
Detto questo passo al punto clou dello spazio autrice che è: il volte dei personaggi. *FRA FA LA CONGA* no? okay. allora. (Basterà cliccare sul nome della ragazza)
Janet Malik. (fa strano scriverlo AHAHA) con gli occhi un po' più piccoli ahha.
Emily Morgan.
Dom
inique Horan. (mamma mia che strano ahha)
Tiffany Ship.

E boh, quindi questo è quanto e scusate l'immensa pubblicità che ho fatto prima but era very important.
Detto ciò, seguo l'esempio della mia autostima e mi butto nel Tevere dopo aver visto le foto delle quattro figone.
Ciao.
tantissimo amore.

erre.
p.s non so perchè questo spazio autrice mi è venuto tutto in corsivo, EFP mi odia. HAHAHAH
pace. xxxx (feeling like Danielle)
pp.s grazie a Dominique per i tre quarti dei personaggi, e grazie a Sara per avermi consigliato Mila come volto di Janet.
ora davvero ciao.

 

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