La logica degli astri

di _Nocturne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Salvezza ***
Capitolo 2: *** Flashback ***
Capitolo 3: *** Il percorso ***



Capitolo 1
*** Salvezza ***


Poche parole prima di lasciar spazio alla narrazione. 
Dopo aver praticamente abbandonato questo fantastico sito e le mie (molto meno fantastiche) fanfic potteriane, ho pensato bene di farmi viva e pubblicare un lavoro originale. 
Questo primo capitolo, per mio volere, rivela ben poco della storia in sé, ma credo che crei una certa suspense (a voi sta confermare o smentire questa mia opinione), quindi penso che sia una buona esercitazione di riscaldamento in vista di qualcosa di più corposo. xD
I personaggi ed i luoghi presenti sono tutti originali e di mia proprietà: plagiate anche minimamente la mia Cassandra e sguinzaglierò ogni sorta di corpo speciale pur di acchiapparvi e poter ottenere la mia terribile vendetta. *risata malefica*
Enjoy! 
 
- Nell’ aere mi movo, ed il sole investigo. 

Il piacevole profumo dei fiori di magnolia era ormai penetrato nella camera da letto, completamente immersa nell’ oscurità per proteggere dai violenti raggi del sole di agosto. Le cicale che abitavano i cespugli dinanzi alla rustica casa di campagna, creavano una rilassante melodia che aveva raggiunto anche le attente orecchie di Cassandra, facendola cadere in un sonno profondo sebbene fosse giorno inoltrato. C’ è cosa più dolce del cadere vittima di Morfeo nella più totale tranquillità, sapendo che le ore di sonno non stiano rubando tempo a faccende di massima importanza e che il nostro risveglio non sarà scosso dall’ aspro suono di un aggeggio meccanico, che poco s’ interessa del nostro riposo ma che si attiene, con rigore matematico, ai nostri rigidi orari? Il fresco cuscino e l’ aroma di lavanda intriso nelle candide lenzuola accompagnavano con dolcezza il riposo di Cassandra, che avrebbe dato qualsiasi cosa affinché quel momento così sereno e perfetto da apparire fuori dalla realtà, avesse potuto protrarsi all’ infinito. Faceva abbastanza caldo da permettere alla ragazza di dormire senza essersi prima avviluppata nelle sue lenzuola di lino, ma la penombra creatasi e il fatto che quella fosse la stanza più umida, permetteva alla sua pelle di restare asciutta e profumata; altre volte, invece, il terribile flagello del sudore la perseguitava, costringendola a sentirsi totalmente inzaccherata, quasi appiccicosa. La casa, impostata su due piani, riposava nella profonda quiete pomeridiana, ad eccezione della veranda, dove sicuramente la signora Linda si stava godendo una chiacchierata telefonica con un’ amica rimasta in città per l’ estate. Un gattino dal pelo di un brillante color inchiostro scrutò la penombra con i suoi vispi occhi verdi, dunque abbandonò la sedia in paglia su cui aveva appena finito di riposarsi egli stesso, a si lasciò alle spalle con l’ agilità tipica dei felidi la camera della sua padrona, scivolando silenziosamente fuori dalla massiccia porta socchiusa. Un lampo di luce attraversò l’ oscurità della camera: a ben vedere, esso avrebbe dovuto essere stato prodotto da un imminente tuono che, seppur nel suo stato di dormiveglia, Cassandra si aspettava di sentire da un momento all’ altro; a quel punto si sarebbe girata sull’ altro fianco, cambiando posizione, e avrebbe accettato di buon grado che un violento acquazzone di metà estate cullasse il suo riposo, come una musica molto più prorompente e sublime di quella delle cicale, affascinante nella sua complessità.

Ogni secondo che passava, senza che l’ atteso tuono si facesse sentire, i sensi della ragazza si risvegliavano sempre di più dal torpore del sonno, cominciando lentamente a mettersi in allerta per quella situazione così strana; d’ altronde era impossibile che quel celere quanto accecante lampo di luce fosse stato prodotto da un oggetto tecnologico presente nella stanza, visto che Cassandra soleva quasi totalmente isolarsi dalla modernità quando varcava le soglie della casa di campagna appartenuta ai suoi nonni. Rotolò su se stessa fino a raggiungere il lato del letto più vicino al balcone, aguzzando l’ udito alla ricerca della conferma delle sue ipotesi: di lì a poco, se non fosse stata la natura a produrre il tuono richiesto dalla mente razionale della ragazza, di sicuro la sua fantasia avrebbe sopperito alla sua mancanza, facendole sognare di ascoltare il suono atteso, complice il fatto che non si fosse ancora arresa al dover abbandonare il dolce mondo dei sogni.
Un secondo lampo, ancora più accecante, ma molto più duraturo del precedente, la riportò finalmente alla realtà: quelle luci non potevano penetrare dal balcone, che era ben chiuso per non far filtrare alcun raggio solare e mantenere l’ ambiente fresco, né tantomeno avrebbero potuto essere state prodotte da qualcosa che si trovava, sulla destra, fuori dalla porta: aveva percepito, attraverso le palpebre chiuse, quel bagliore di luce nascere e spegnersi proprio di fronte a lei, ai piedi del suo imponente letto a baldacchino.
Il suo cuore prese a battere rapidamente, gocce di sudore freddo le imperlavano la fronte,  la gola, incredibilmente secca, testimoniava la sua ansia: sentiva di non essere sola in quella stanza, e una profondo terrore cominciò ad attanagliarle il cuore, come se i mostri della sua infanzia fossero tornati in quel pomeriggio estivo a farle visita, e a farla sopraffare nuovamente dalla sua indole più incline alla superstizione e alla paura immotivata.  

« Tu che per il tuo nome splendi sugli uomini! » una voce di sovrumana potenza risuonò nell’ intera stanza, facendo traballare il letto di Cassandra e provocando l’ esplosione di alcuni antichi paralumi in cristallo. La ragazza si coprì le orecchie cercando di impedire ai suoi doloranti timpani di lacerarsi; con un’ espressione di straziante dolore dipinta in volto aprì gli occhi per qualche secondo, ma subito dovette richiuderli, visto che aveva sentito bruciarli intensamente all’ interno delle sue cavità oculari, come se ad i bulbi fossero stati sostituiti dei tizzoni ardenti.

Forse era stata un’ allucinazione, ma era quasi certa di aver scorto, nei pochi istanti in cui aveva tenuto gli occhi aperti, i lineamenti di una figura umana, duri e possenti come quelli di una statua marmorea greca. L’ aria intorno a sé pareva essere carica di una forza elettrica, e attraverso le palpebre poteva percepire altri lampi di luce diffondersi per la sua stanza, quasi a formare una corona di folgori intorno alla voce, – o alla persona? – che si stagliava dinanzi a lei, completamente immersa nello splendore. Il cuore le batteva ancora più forte, e sentiva che se non si fosse calmata subito le sarebbe esploso nella gabbia toracica, o si sarebbe spiaccicato contro lo sterno, ponendo almeno fine alla sua muta sofferenza. Muta relativamente, perché la ragazza emetteva dei flebili lamenti, dettati dalla paura che le attanagliava le membra e le impediva di reagire allo scottare di quell’ enorme fiamma che le stava bruciando la pelle e stordendo i sensi, come se stesse subendo un’ insolazione a causa di una fonte di luce cento volte più potente del Sole, e in maniera altrettante volte più celere.

« Hai osato invocare il mio aiuto? » No, non aveva mai creduto nelle divinità, che considerava fatue illusioni adatte a menti troppo ingenue e deboli per poter accettare il fatto che la vita, dopo la morte, non potesse avere una continuazione, eppure si domandò se quello dinanzi a sé non fosse un angelo sceso da chissà dove per chissà quale motivo. Portò le mani intorno alle tempie, cercando di massaggiarsi la fronte ed evitare l’ insorgere di un mal di testa che, più che dall’ atterrimento, era dettato dal fatto che il suo sangue avesse preso a circolare in maniera ossessiva in tutto il suo corpo, come se quella potente e terribile luce avesse messo in moto le sue membra, troppo deboli per sostenere un’ emozione simile. Il respiro si era fatto più affannoso, e i lamenti si erano trasformati in veri e propri latrati; la ragazza, da che si era seduta in mezzo al letto, si era nuovamente accasciata sul fianco, dimenticando quando, pochi minuti prima, aveva assunto quella stessa comoda posizione per riposarsi in una mite giornata di vacanza. Con gli occhi coperti dalle mani, attraverso le quali però filtrava comunque l’ accecante bagliore, seppur smorzato, la giovane riuscì a pronunciare dei versi che, nella sua lingua madre, l’ italiano, potevano avere un senso compiuto: « Non voglio morire ».

Pensò che la sua frase avesse indispettito l’ angelo infuocato che la sovrastava, e che di lì a poco, se precedentemente aveva avuto una possibilità di salvezza, avrebbe posto fine alla sua vita, magari venendo incenerita viva dalla potenza distruttrice di quei raggi di luce che avevano invaso la sua stanza, prima avvolta in una tenera penombra.
« Guardami » disse la voce sovrumana, della quale Cassandra non era riuscita neppure a distinguere il sesso, sempre se quell’ essere che si trovava dinanzi a lei ne fosse stato dotato. 

 
***
Primo Capitolo completo! 
Mi dispiace non aver potuto ancora caratterizzare a fondo Cassandra e rendere così la sua personalità subito comprensibile, 
ma so già che il secondo capitolo saprà sopperire alle mie attuali mancanze. 
p.s. che ne pensate del titolo della storia? >___< 
Non mi convince molto, quindi accetto consigli per poterlo cambiare! 

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Capitolo 2
*** Flashback ***


Come promesso nel precedente capitolo, qui mi sono dilungata maggiormente su Cassandra, sebbene non abbia sciorinato tutta la sua storia né abbia mostrato la sua intera personalità.
Ma è così che fanno i grandi scrittori, no? *___*
Non vi dico altro, visto che alcune delle mie lettrici più appassionate (alias: marise e Aidan) mi hanno detto che questa storia è molto avvincente, dunque perché fare spoiler qui? 
Vi lascio con la solita raccomandazione: I personaggi ed i luoghi presenti sono tutti originali e di mia proprietà: plagiate anche minimamente la mia Cassandra e sguinzaglierò ogni sorta di corpo speciale pur di acchiapparvi e poter ottenere la mia terribile vendetta. *risata malefica*
Enjoy!  

***

« Guardami » disse la voce sovrumana, della quale Cassandra non era riuscita neppure a distinguere il sesso, sempre se quell’ essere che si trovava dinanzi a lei ne fosse stato dotato. 

 


.Historia non facit saltus -

Le labbra le tremarono al pensiero di quello che sarebbe stata costretta a fare di lì a poco; sentiva dentro di sé che se avesse aperto gli occhi e li avesse puntati contro l’ angelo infuocato che si trovava dinanzi a lei i suoi occhi avrebbero ricominciato a bruciarle dolorosamente; eppure cosa avrebbe potuto fare? Il suo istinto di conservazione, che ruggiva possente dentro le sue viscere, la invitava a non indugiare inutilmente, a non fare indispettire ancora di più il suo aguzzino, e a preferire, per farla breve, la cecità alla morte. Era incredibile pensare quanto razionali potessero essere i pensieri di Cassandra proprio nel momento in cui milioni di altre persone avrebbero completamente perso la testa, facendo magari degli atti a dir poco inconsulti. No, lei sentiva dentro di sé che nulla avrebbe potuto tangere quella creatura che la sovrastava con la sua potenza, e che essa avrebbe potuto accettare dalla ragazza solo la sua arrendevolezza e la sua più totale sottomissione.

« Guardami » ripeté con la stessa lapidaria e monotona intonazione, facendo sobbalzare Cassandra, che valutò che se non avesse acconsentito immediatamente a quell’ ordine di sicuro l’ essere avrebbe perso la pazienza. Spalancò gli occhi immediatamente, ricavando da quel gesto il dolore che si aspettava di percepire; gridò con tutta la forza che aveva in corpo, venendo sfiorata solo in quel momento dall’ idea che sua madre avesse potuto sentire quell’ invocazione d’ aiuto e correre per salvare sua figlia. D’ altronde Cassandra pensò subito che anche se fosse accorsa Linda, la sua presenza sarebbe stata inutile dinanzi a quell’ essere di cui la ragazza riusciva quasi a percepire sulla sua pelle il potere, come se quest’ ultimo fosse stato qualcosa di tangibile e percepibile com i sensi, proprio come quelle onde di luce che la invadevano, rendendola totalmente cieca sebbene avesse gli occhi spalancati.

Quasi come se avesse letto i pensieri della sua vittima, l’ angelo infuocato stese un braccio verso la porta della semplice camera, facendola chiudere con un sonoro colpo che fece sobbalzare Cassandra, ignara di ciò che l’ essere aveva appena compiuto. Dopo quel violento colpo la luce cominciò ad abbassarsi intorno a lei, e i bulbi oculari facevano sempre meno male, mentre in contemporanea la sua vista ritornava, permettendo di distinguere intorno a sé tutti gli elementi della mobilia che venivano meno inondati dalla luce. Smise di urlare, e dopo qualche secondo si rese conto di poter finalmente vedere la figura dinanzi a sé.  

Lunghe onde corvine con dei riflessi fra il blu e il violetto ricadevano dolcemente lungo le spalle possenti dell’ uomo che si stagliava ad un metro di distanza dai piedi del letto di Cassandra, senza che avesse appoggiato i piedi in terra. La chioma, per quel che poteva vedere la ragazza, avrebbe dovuto raggiungere più o meno metà schiena, ma ciò che maggiormente la catturò furono i lineamenti dell’ essere: essi erano ben definiti, quasi come se fossero stati scolpiti all’ interno di un blocco di marmo; la forma del viso ovale, gli zigomi alti e le guance piene. La pelle era diafana ed irradiava quella stessa luce, in maniera molto più flebile, che aveva percepito precedentemente e che le aveva indotto una momentanea cecità. Lo sguardo, fisso su di lei, era di pietra, raggelante; le iridi di un celeste innaturale, come se fossero state fatte di cristallo; gli occhi avevano una luce sublime, eterea, e fissarli a lungo la fece sentire debole, senza alcuna forza nelle braccia sulle quali stava facendo pressione per mantenere una posizione sollevata dal materasso. Le labbra erano serrate, e insieme al naso parevano appartenere ad una statua greca, tanto che erano precise nelle loro morbide linee e quasi del tutto esangui. L’ idea che dinanzi a sé potesse esserci un vampiro sfiorò per un secondo la mente della ragazza, ma subito la abbandonò, visto che sapeva come, almeno a quanto riportavano le fonti letterarie, i vampiri non fossero dediti all’ emanare luce stile lampada al neon nelle camere da letto delle loro vittime, ma preferissero piuttosto giungere al sodo e nutrirsi del sangue della malcapitata di turno.

Nello scrutare quella figura che, mantenendo la stessa rigida postura, si imponeva come un colosso nella stanza da letto di Cassandra, pensò che forse quell’ essere potesse essere il semplice frutto della sua fervida immaginazione, che aveva cominciato ad andare a briglie sciolte nel momento in cui aveva chiuso gli occhi. D’ altronde lei stessa sapeva quanto profondo potesse essere il suo sonno in quei pomeriggi estivi, e quindi perché non dubitare di quell’ angelo infuocato? Era una donna ormai, e avrebbe dovuto mettere la razionalità dinanzi a tutto il resto.

« Cosa sei? » disse, cercando di ostentare una certa sicurezza che venne immediatamente infangata dal tono tremante e spaurito con cui aveva emesso, in un flebile sussurro, quelle due semplici parole. L’ essere non rispose, ma una contrazione improvvisa scosse la parte inferiore del suo bel viso, mettendo in moto quei muscoli che, se Cassandra non li avesse visti all’ opera, avrebbe sicuramente pensato che fossero rigidi come la pietra. Un sorriso.

                                                                           ***

« Vieni a farmi compagnia » disse, gli occhi ambrati la scrutavano nel profondo, come se fossero stati alla ricerca di qualcosa di inesprimibile, di un desiderio atavico che solo le iridi color dell’ ebano che stava scrutando avrebbero potuto rivelarle; al contrario della lingua, eloquente e mentitrice.
« Intendi … ora? O … quando? » era strano che Rosalind le avesse fatto una simile proposta.
« Stasera, dormi a casa. » 
« D’ accordo. » 
Rosalind Knight era quanto di più strano potesse esistere al mondo. Ed il fatto che una tale definizione fosse stata proferita da Cassandra avvalorava ancora di più la tesi. Prima di tutto il suo nome, ma soprattutto il suo cognome, erano testimoni di quanto poco lei potesse sentirsi italiana: suo padre, un generale americano o qualcosa del genere – Cassandra non aveva mai chiesto delucidazioni in merito al mestiere del signor Knight, le bastava sapere che spesso facesse su e giù per l’ Italia visitando questa o quella base NATO –, aveva sposato una giornalista italiana fissata con le opere di Shakespeare, che aveva dato alla luce, in una giornata dicembrina degli anni ’90, una bella bambina che ebbe l’ idea di chiamare come una delle eroine più conosciute della letteratura riguardante il suo amato poeta inglese. I due genitori, Rosalind e sua sorella minore Charlie – quest’ ultima incredibilmente differente, sia per carattere che per aspetto fisico dalla maggiore –, avevano abbandonato da circa cinque anni gli Stati Uniti, e sebbene Rosalind fosse da sempre stata educata a parlare italiano e a pensare come una qualsiasi italiana, aveva sempre avuto una certa difficoltà ad ambientarsi nel contesto che la ospitava. L’ unica persona che inguaribilmente le aveva donato tutta la sua amicizia e devozione era stata Cassandra, con la quale si era stabilito uno do ut des secondo cui l’ una aveva diritto a fare quante domande volesse sulla terra natale della seconda, soddisfacendo la propria indomita curiosità e, al contempo, facendo crogiolare l’ altra nei suoi malinconici ricordi. Ogni tanto Rosalind amava uscirsene con strane frasi o proposte che poco collimavano col carattere che possedeva, o comunque, con l’ idea del carattere della sua amica che Cassandra si era dipinta in mente dopo tanti anni in cui l’ aveva osservata senza capire un’ acca della sua personalità, ma sopportandola e sostenendola in una muta affezione. Quella proposta di dormire insieme, ad esempio, non corrispondeva all’ ideale di passatempo che le due aveva condiviso per tutti i cinque anni di liceo, visto che piuttosto decidevano di dibattere sui rispettivi hobby, finendo per lanciarsi a vicenda imprecazioni ognuna nella propria lingua madre – era così che Cassandra aveva imparato tutti quei vergognosi improperi in inglese –.    

« Ho portato la vodka! » 
« Tu cosa? » 
« Rilassati, stavo solo scherzando »
 disse con un sorriso sornione stampato in volto Cassandra, portandosi nell’ ampio ingresso di casa Knight senza che la sua amica le avesse minimamente accennato di accomodarsi. Non c’ erano quelle smancerie tra amiche di vecchia data, a maggior ragione se si trattava di Ros e Cass, e tanto meglio così. Ancora una volta senza ricevere invito, attraversò il labirintico intreccio di corridoi della villa, e si introdusse furtivamente nella camera della sua amica, gettandosi comodamente sul letto: poche volte era stata sua ospite, ma aveva imparato a fare come se stesse a casa sua. Se la psicologa del liceo l’ avesse avuta sottomano in quel momento le avrebbe detto di essere così sicura di sé da muoversi con agevolezza e consapevolezza di sé negli ambientei a lei conosciuti; lei, invece, molto più pragmaticamente, preferiva chiudere la questione ammettendo di essere una gran maleducata.

« Stanotte preferisci dormire o fare altro? » senza neanche rendersi conto della sua bellezza, alla quale mai aveva dato il minimo interesse, Rosalind pronunciò quella frase stancamente, quasi con un dolce e flebile sospiro. I capelli le ricadevano dolcemente raggiungendo il fondoschiena, creando morbidi riflessi di un biondo luminoso; Cassandra, quasi ipnotizzata dalla loro bellezza, li contemplò con trasporto, tornando alla realtà solo dopo una manciata di minuti.

« Credimi, leggi troppi hentai. » Una cuscinata lanciata in volto con perfetta mira scompigliò la sua folta criniera di capelli castano scuro, tanto differenti da quelli della sua amica nella loro consistenza spessa, ruvida e particolarmente elastica; nella loro incapacità di stare dritti come quelli di Rosalind, nel loro essere divisi in ricci, onde, boccoli e strani grovigli impossibili da districare. Fra le due, la più maliziosa era lei, senza dubbio, ma se non si fosse concessa quelle battutine pungenti, di tanto in tanto, sentiva che la Knight non si sarebbe mai resa conto di quanto, col suo fisico asciutto e i bei capelli, potesse attrarre a sé molti rappresentati dell’ altro sesso, senza magari che lei se ne rendesse conto, poco incline ad assecondare le cose terrene da sembrare un angelo totalmente asessuato. In realtà Cassandra sapeva benissimo a cosa si riferisse la sua amica, dunque, rassegnandosi senza opporre alcuna resistenza all’ ineluttabile susseguirsi degli avvenimenti che avrebbero caratterizzato lo scorrere del tempo di quella serata, si gettò sul letto che le era stato assegnato dalla sua amica, invitandola con muta accondiscendenza a dedicarsi ai suoi tanto amati videogiochi, mentre lei, complice il fatto che in cinque anni di amicizia la bionda si fosse rassegnata ad azzerare il fastidiosissimo suono dei videogiochi che altrimenti si sarebbe propagato per l’ intera casa assordando Cassandra, si sarebbe riposata mentalmente, rinchiudendosi in un buio che, durante la sua infanzia, avrebbe certamente dedicato alla sua Fantasia, lasciandola libera di nuotare in oceani di pensieri che neppure la ragazza pensava di poter elaborare. Era ormai finito quel tempo in cui il suo cuore batteva forte al pensiero di una nuova avventura fra i giardini di un mondo fatato; la realtà, ormai, l’ aveva catturata nelle sue spire, e sentiva di aver lasciato dietro di sé una piccola parte della sua anima, come se un trauma o una brutta esperienza l’ avesse fatta disfare e perdere qualche parte. Istintivamente si portò una mano al cuore, come se ascoltando e percependo i suoi battiti avesse potuto leggere all’ interno di esso, e scrutare quali mutamenti l’ avessero scosso tanto da cambiare la sua personalità. A dirla tutta la ragazza non sapeva neppure quale delle due fosse la sua vera indole: chi poteva dirle con certezza che la vera Cassandra non fosse la ragazza pragmatica e razionale che se ne stava stesa su uno dei letti di casa Knight e che la bambina che vagabondava per i campi della casa dei suoi nonni fosse, invece, una versione farlocca della sua vera essenza, corrotta dall’ ingenuità tipicamente infantile?

Si girò sul fianco destro, abbandonando la sua rigida posizione, dunque lanciò uno sguardo alla sua amica, che era … addormentata. Cassandra strabuzzò gli occhi nel constatare come Rosalind si fosse beatamente accoccolata dinanzi all’ infernale macchinario che usava per trascorrer tempo con quegli stupidi videogames, senza avere neppure il buon gusto di spegnere il tutto o almeno gettarsi nel suo letto, distante pochi passi dalla sua postazione. Borbottando sommessamente improperi in inglese, con la speranza che la sua amica li recepisse meglio di quelli in italiano e li immagazzinasse alla perfezione, abbandonò il comodo letto e si trascinò verso l’ esile corpo accasciato in terra, maledicendosi per non aver mai frequentato mezza seduta nella palestra in cui i suoi genitori l’ avevano più e più volte invitata ad iscriversi.

« Merda … » disse con un unico sospiro mentre afferrava con le mani i polsi della sua amica e si accingeva a trascinarla sul freddo pavimento di marmo fino al suo lettino.
« Ma che fai? Lasciala lì! » Cassandra sussultò sonoramente, si toccò con la mano destra il cuore, che aveva perso qualche battito, e maledisse di essersi così concentrata nel trasportare Rosalind da essersi totalmente estraniata dalla realtà, tanto di non aver visto quella fonte di guai sgusciare nella camera.
« Si dà il caso che tua sorella si sia addormentata, e che io la stia trascinando verso il suo letto » disse con fare risoluto ma al contempo con un tono di voce bassissimo, tanto da sembrare decisamente comica visto che, solitamente, le persone solevano alzare la voce per dare maggior tono al loro stato emotivo turbato. Per Cassandra non fu così visto che di certo non desiderava che la sua amica si svegliasse di soprassalto dal suo sonno profondo.
« Prima perde le notti davanti al computer e poi crolla in coma durante un pigiama party. Tipico. »
Cassandra alzò un sopracciglio con fare scettico, come a voler dimostrare che, sicuramente, in quella situazione, ricevere un giudizio con tono di biasimo da un folletto dai capelli rossi e gli atteggiamenti fin troppo mascolini non fosse il massimo della coerenza. Rassegnandosi dinanzi a tanta idiozia e domandandosi se la signora Liliana non se la fosse spassata con altri uomini oltre al signor Knight, l’ italiana contemplò i corti e scompigliati capelli rosso fuoco della sua interlocutrice, dritti come quelli di sua sorella, gli occhi di un intenso color castagna, viranti quasi nel rossiccio, tipico segno dell’ albinismo latente presente nei geni familiari ed espressosi appieno anche nella colorazione dei capelli della figlia maggiore della coppia italoamericana. Le iridi erano allegre e piene di vita, anche se era sera inoltrata; i canini più affilati di tante altre persone normali, facevano sembrare Charlie Knight uno scherzo della natura, un ridicolo ibrido fra un vampiro fin troppo gioioso e un folletto dispettoso ed irriverente. Il viso rotondo ed il nasino alla francese donavano un minimo di femminilità a quel corpo ancora immaturo per i suoi quattordici anni di vita, e fin troppo muscoloso affinché si addicesse alla sorellina di Rosalind Knight che, a rigor di logica, avrebbe dovuto essere una bambolina ancor più graziosa della Bella Addormentata che, in quel momento, troneggiava ai piedi della sua amica.

« Sai adesso che facciamo? »
« No. Anzi … sì! Facciamo che smammi e mi fai dormire tranquilla? »
rispose Cassandra con lo stesso entusiasmo, ma ben più affettato e meno autentico, con cui le era stata posta quella domanda retorica da Charlie.
« Errato! » Si aggiustò i ridicoli occhiali da aviatore che le cingevano il capo e passò una mano su una piega che si era formata sui suoi bermuda verde oliva, dunque alzò nuovamente il capo verso Cassandra e col suo sorriso candido, fin troppo affilato per poter trasmettere una sensazione rassicurante, concluse perentoriamente: « Facciamo che tu adesso vieni con me. » 
 

***
 

Secondo Capitolo completato!
Well, che ne pensate di Rosalind e Charlie? E di questo fantomatico "angelo infuocato"? Fatemelo sapere!
Volevo aggiungere giusto due cosine: la prima, che il Capitolo è stato diviso in due ... quindi questo flashback terminerà (forse) col Capitolo Terzo.
La seconda, molto importante: Aidan mi ha aiutata tanto con questa storia, e sono certa che continuerà a farlo. Charlie è un omaggio a lei ed alla sua Reisuke, dal più profondo del cuore. 
La terza - ma non avevi detto che erano due?? -  Sere, Rosalind è il buono che c' è dentro tutte le mie amiche, e quindi anche in te.  **
Grazie di cuore a tutti quelli che hanno recensito e recensiranno, un bacio forte a GiuggiuM!

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Capitolo 3
*** Il percorso ***


Giurin giurello, sta arrivando una formattazione comune per tutti e tre i capitoli, devo solo pensarla. Mi scuso per l' enorme ritardo con chiunque mi seguisse, ma è stato mio obiettivo andarci piano con questa storia, e questo capitolo/non capitolo ne è la prova, visto che consiste nell' semplice preludio di qualcosa che ... leggerete prossimamente. Enojy! 
 
***
 
"Ad ogni passo che muoviamo al chiarore della notte, lasciamo impronte dei nostri sogni."


 

Camminare fra gli alberi le aveva sempre fatto bene. 

Districarsi fra le radici, che brulicavano folte nella terra tenera e piacevolmente umida, sapeva tranquillizzarla, farla sentire in pace con il mondo, e quindi, con se stessa.

La consapevolezza che stava compiendo quell’ attività nel cuore della notte, con la sola Luna ad illuminare il suo percorso, in un altro tempo o in un’ altro luogo le avrebbe fatto paura, forse, ma i timori di una diciottenne non sono mai aderenti a quelli che si hanno in più tenera età, e crescendo Cassandra si era resa conto di aver lentamente mutato il suo approccio nei confronti del buio: nell’ idea di esso, e nel compiere attività immersa in esso, finalmente si trovava a suo agio.

La notte, ormai, era divenuta un affascinante spettacolo, da fruire al meglio fuori casa, sul tetto di un palazzo fatiscente ormai abbandonato – e quindi aperto a visite notturne di estranei – o lontano da qualsiasi edificio, per immergersi al meglio nel cielo oscuro, come se arrampicarsi su un ramo basso ma molto resistente le permettesse di tuffarsi da un naturale trampolino, nell’ oceano che era sopra di lei, e di cui la costa era l’ orizzonte della campagna che spesso visitava.

Come quella sera, ad esempio, in cui, però, non era da sola. Camminare con Rosalind aveva qualcosa di terapeutico, come se i movimenti delle gambe della ragazza fossero stati capaci di ipnotizzare Cassandra, abituata a camminare sempre dietro di lei in modo che la bionda potesse farle strada. I suoi passi sicuri, ma altrettanto delicati, lenti e pacati, come se la ragazza non avesse avuto alcuna ragione di proseguire rapidamente fra un albero e un altro, in quell’ ideale sentiero che le avrebbe condotte alla radura sede delle loro osservazioni celesti, la confortavano, permettendole, per pochi minuti, di spegnere la sua mente, ed affidarsi completamente ai sensi di Rosalind, capace di orientarsi in quel piccolo bosco come se quello fosse stato la sua casa, e lei fosse, in realtà, un leggiadro elfo. Camminare con sua sorella Charlie, invece, si stava trasformando in un’ esperienza a dir poco traumatica: la piccoletta, che pareva più essere uno strano folletto, che la degna sorella di Rosalind, si muoveva a scatti, rapidamente, saltando da una grossa radice ad un’ altra per gioco e, di tanto in tanto, calciando via qualche pietra che avrebbe potuto far incespicare la sua compagna; per fino a vederle passeggiare si poteva comprendere quanto quelle due formassero una coppia a dir poco eterogenea.

« Siamo quasi arrivate. » trillò con fin troppo gusto Charlie, voltandosi leggermente indietro.

« Lo so . » sbottò perplessa Cassandra, non avendo capito perché la Fanti fosse così dedita alla tautologia, a maggior ragione che era consapevole di quanto lei e sua sorella amassero vagabondare per il boschetto poco distante dalla loro casa.

« Non credo tu lo sappia davvero. » rispose con un tono divertito ed al contempo impaziente, come se non avesse visto l’ ora di raggiungere la radura che ogni volta raggiungeva con Rosalind.

Cassandra, che avrebbe potuto cominciare una feroce discussione su quanto le parole di Charlie le fossero oscure e su come, dunque, la ragazzina non sapesse eloquentemente articolare un pensiero di senso compiuto al contrario di lei, decise piuttosto di tacere, in virtù del fatto che per il liceo si vociferava di come la più piccola delle sorelle Fanti fosse terribilmente manesca, nonché un pizzico vendicativa.
 

All’ improvviso, alla luce che veniva emessa dalla Luna piena sopra le loro teste, se ne aggiunse un’ altra, umana, calda e gialla, che era poco distante da loro, e facilmente raggiungibile percorrendo qualche altra decina di metri.

« E questa? » chiese perplessa Cassandra, avendo a priori scartato l’ ipotesi di un incendio nel bosco, visto che non aveva né sentito né visto fumo, o qualsiasi altro elemento che avesse potuto mettere i suoi sensi in allerta.

« Vedrai! » rispose il folletto con un ghigno divertito, facendo assomigliare il suo volto, illuminato dalla luce aranciata, ancora più simile a quello di un membro del Piccolo Popolo, piuttosto che adeguato ad un membro della famiglia Fanti. 

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