The Secret World.

di Lena Mason
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo - Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo - The Secret of the Students ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo - Strange Students ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto - New Beginning ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto - The Real Intentions ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto - Looking for information ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo - Irresistible Attraction ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo - The Beginning of the Changes ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nono - Hidden Secret ***
Capitolo 10: *** Capitolo Decimo - The Real Identity of the Enemy ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undicesimo - Alliance ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodicesimo - The Strength of Zephyr ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredicesimo - Stronger ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordicesimo - Abducted ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quindicesimo - Punishment ***
Capitolo 16: *** Capitolo Sedicesimo - A Little Hope ***
Capitolo 17: *** Capitolo diciassettesimo - New Arrivals ***
Capitolo 18: *** Capitolo Diciottesimo - The War Plan ***
Capitolo 19: *** Capitolo Diciannovesimo - War- Part First ***
Capitolo 20: *** Capitolo Ventesimo - War - Part Second ***
Capitolo 21: *** Capitolo Ventunesimo- Aizen on the battleground ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo - Prologo. ***


 

Capitolo Primo

 Prologo.


 

Nel mondo, come tutti sanno, esistono diversi esseri viventi: umani, piante e animali. Nessuno sa che questi esseri viventi si trovano sotto la costante minaccia di una razza a sé stante, né viva né morta: i vampiri.

La maggior parte si nasconde nelle tenebre delle notti più buie, ma alcuni, coloro che vampiri sono nati, vivono in mezzo a noi, celando la loro vera natura dietro maschere, anche di natura rispettabile: avvocati, medici, giudici e altre cariche importanti.

Forse anche qualche presidente fa parte di questa razza, ma chi può dirlo con certezza? Sono abili attori e riescono a inculcare nella mente di chi pensa di conoscerli che sono normali esseri umani.

Solo alcuni individui, nati probabilmente dall’evoluzione naturale degli esseri umani per la loro sopravvivenza, hanno la capacità di riconoscerli: sono i cacciatori di vampiri chiamati anche Shinigami, poiché sono, a tutti gli effetti, Dei della morte, dato che eliminano qualcuno che è già deceduto.

Sono un gruppo esiguo di persone,dai poteri limitati, che,purtroppo, non sono in grado di combattere ed eliminare quei vampiri Antichi che riescono a confondersi con i normali umani, ma riescono a sfoltire almeno un po’ la dilagante propagazione del vampirismo.

I vampiri di livello inferiore, infatti, si nutrono del sangue umano, attaccando chiunque abbia ancora il coraggio di girare per le strade di notte. Perché tutti sanno della loro esistenza, ma hanno troppa paura per ammetterlo ad alta voce.

 

Dopo questa breve spiegazione, vi racconterò la storia di qualcuno che ha cambiato il destino di umani  e vampiri.

 

Due ragazze di circa sedici anni camminavano tranquille verso l’edificio scolastico: nessuna delle due amava particolarmente andare a scuola, ma non potevano fare altrimenti.

Misaka Kawashima, ragazza dai capelli rossi e gli occhi di un grigio profondo e Yunalesca Harai, corvina dagli occhi rossastri, erano due studentesse svogliate e poco propense allo studio. Non  erano stupide, per niente, ma la loro totale mancanza di voglia nell’aprire i libri costava loro parecchi brutti voti.

Ciò che ripetevano a chi le spingeva ad impegnarsi era: ‘perché devo impegnarmi così tanto, quando sappiamo benissimo che chi avrà una vita migliore sono loro?’.

Il loro a cui si riferivano lo conoscevano tutti, ma nessuno lo avrebbe mai ammesso: la paura di essere sentiti era troppa, così come il timore di morire o, peggio ancora, diventare un vampiro.

 

«Neh, Saka. Oggi abbiamo storia antica. La saltiamo?» le chiese Yunalesca.

 

«Neh, nana. Se mi chiami ancora Saka, ti elimino» fu la prima risposta dell’altra, prima che aggiungesse «nah, meglio di no. L’abbiamo saltata la settimana scorsa. Domani vedremo di saltare Giapponese, d’accordo?».

 

«Ci sto. Neh, io smetto di chiamarti Saka, se tu la pianti di chiamarmi nana. Sono un metro e sessanta, in perfetta media giapponese, sei tu quella strana».

 

«La tua invidia per la mia altezza, mi rende particolarmente felice».

 

«A dir la verità mi dispiace per te, poiché sappiamo che ti piacciono quelli bassi, o sbaglio?».

 

La rossa sbuffò risentita, prima di ammettere che l’amica aveva pienamente ragione e aggiunse: «Comunque, vorrei ricordarti, che a te piacciono i giganti…».

Fu così che varcarono i cancelli, con Misaka che rideva e Yunalesca che borbottava insulti, raggiunte da coloro che chiamavano amici: Ichigo Kurosaki, la cui madre era stata eliminata da un vampiro, Rukia Kuchiki, che come vampiro aveva un fratellastro, Ishida Uryuu la cui stirpe, da secoli cacciatrice di vampiri, aveva subito un genocidio, Inoue Orihme, sola al mondo per colpa ormai sappiamo di chi e Sado Yasutora. Quest’ultimo, cosi come le due ragazze, non aveva avuto nessun attrito coi vampiri: li detestava semplicemente per la loro natura bestiale e immonda.

 

«Ohayou, minna-san» salutarono le due, ricambiate dal gruppo.

Proprio mentre la corvina stava per parlare, sentirono il suo nome gridato da una voce maschile.

Keigo Asano, seguito lentamente da un ormai rassegnato Mizuiro Kojima, si era gettato,letteralmente, contro Yunalesca, ma le sue lascive intenzioni furono bloccate,come sempre, da un doppio braccio teso di Ichigo e Misaka.

Il ragazzo si ritrovò a terra, mentre Mizuiro lo guardava, scuotendo la testa: prima o poi, uno di quei colpi lo avrebbe ammazzato, ne era certo.

Camminavano in corridoio, quando Tatsuki li raggiunse, portando il giornale.Un altro omicidio, irrisolto come al solito, era stato perpetrato in un vicolo non lontano dalla scuola: la vittima era uno loro compagna del primo anno che, come veniva detto nell’articolo, si era trattenuta a scuola fino a tarda ora e, mentre rientrava, qualcuno l’aveva aggredita.

Loro sapevano a quale razza appartenesse quel fantomatico qualcuno, così come lo sapevano le forze dell’ordine e la giornalista che si occupava del caso.

 

«Dobbiamo andare a parlare con lei» esordì Misaka, indicando il nome di chi aveva scritto l’articolo «Yoruichi Shihōin sa molto di più di quello che scrive. Questo pomeriggio andremo al giornale, se le diremo quella cosa, ci ascolterà».

Fu così che, finita la scuola, il gruppo di ragazzi delle superiori, si diresse a passo spedito verso il giornale: sapevano che i vampiri difficilmente cacciavano un gruppo così grande di persone, ma la prudenza non era mai troppa; se avessero incontrato uno di loro particolarmente affamato, la voglia di sangue lo avrebbe reso avventato e, con tutta probabilità, qualcuno di loro sarebbe stato morso.

La prima a varcare la soglia del giornale fu Misaka e si avvicinarono al banco della reception, dove una segretaria carina e sorridente, li accolse.

 

«Avremmo la necessità di parlare con Yoruichi Shihoin-sama» disse Misaka, notando immediatamente che lo sguardo della ragazza cambiò e il sorriso si spense.

 

«Siete qui per l’articolo?» chiese seria.

 

«Sì. Abbiamo la necessità di parlare di una cosa estremamente importante».

 

«Sedetevi nella sala d’aspetto, chiederò a Shiohin-sama se vuole ricevervi» disse la ragazza, con professionalità.

I ragazzi si accomodarono e videro la segretaria parlare al telefono; una volta che ebbe riagganciato, si avvicinò loro e disse:

 

«Shiohin-sama vi attende nell’ufficio sei, secondo piano» .

 

«Grazie infinite» rispose Misaka che, insieme agli altri, si diresse agli ascensori: era ora di capire cosa succedeva davvero nel mondo e se loro potevano aiutare in qualche modo.

I ragazzi una volta usciti dall’ascensore, percorsero un corridoio, dove i loro passi erano ovattati dalla moquette che ricopriva il pavimento, fino a raggiungere l’ufficio numero sei.

Misaka bussò e, dopo aver ricevuto l’invito ad entrare, aprì la porta, varcandola con gli altri.

L’ufficio di Yoruichi Shiohin era enorme: sul lato destro vi era un piccolo salotto composto da un divano a due posti e due poltrone di pelle bianca che contornavano un tavolino di vetro. Alla loro sinistra vi era la scrivania di quella che doveva essere la segretaria personale, ora assente, della donna che cercavano. Yoruichi, invece, sedeva su una poltrona dall’aria confortevole, dietro ad una scrivania di legno scuro e davanti ad una finestra dalla quale si vedeva buona parte della città;era una donna affascinante: lunghi capelli di un particolare viola attorniavano un viso dalla carnagione olivastra.

Gli occhi di un particolar colore, quasi giallo, guardavano il gruppo di studenti con curiosità.

 

«Posso sapere perché un gruppo così eterogeneo di studenti della Karakura Ichikou vuole parlarmi?».

 

I ragazzi la guardarono, poi Ichigo si rivolse a Misaka:

 

«Sei sicura che possiamo fidarci? Dopotutto potrebbe essere una loro alleata» disse, prima di dover schivare un porta penne lanciato dalla donna infuriata.

 

«Ragazzo dai capelli color carota, non osare dire che io sia alleata con loro, altrimenti ti butto di sotto, comprendi?».

Ichigo, terrorizzato dallo sguardo della donna, annuì semplicemente, mentre Misaka si avvicinava alla scrivania.

 

«Siamo qui perché sappiamo che tu sei a conoscenza di qualcosa in più, rispetto a ciò che scrivi».

 

«Davvero? E come lo sai, di grazia?» le chiese ghignando, Yoruichi.


«Chiamalo sesto senso» rispose la rossa, sorridendo, ironicamente, a sua volta.

 

«Bene! Allora parliamo di questo sesto senso, ma non qui. Anche i muri hanno orecchie in questo posto» disse la donna, alzandosi di scatto e ordinando al gruppo di seguirla.

 

 

 

 

Approdo, tanto per rompere un po' le scatole, anche in questo fandom. Spero che il prologo di questa storia non faccia poi così schifo. Il personaggio di Yunalesca appartiene a Yunalesca Valentine.

Ringrazio in anticipo, se ci sarà qualcuno, chi lascerà il suo parere e anche chi leggerà semplicemente.

Shana

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo - The Secret of the Students ***


 

 Capitolo Secondo 

The secret of the Students


La donna, seguita a ruota dai ragazzi, li portò in uno strano emporio, chiamato Urahara, in un luogo remoto della loro città; di fronte al negozio vi erano due strani ragazzini che litigavano. O meglio: il ragazzo sbraitava contro l’altra, la quale rimaneva in silenzio, con gli occhi bassi.

Yoruichi si avvicinò ai due, piantandosi di fronte al ragazzino che, alzando lo sguardo, si paralizzò: infatti la donna, anche se gli studenti ancora non lo sapevano, era famosa per il suo sguardo di ferro e anche il piccoletto esagitato ne era rimasto terrorizzato.

 

«Posso sapere» iniziò Yoruichi, con voce incrinata dalla rabbia «perché la stai trattando in questo modo, di nuovo?».

 

Il ragazzino, riprendendo il controllo, ghignò e rispose: «Non sono affari tuoi, vecchiaccia».

A quelle parole, Yoruichi scattò e afferrò il ragazzino per il collo, iniziando a sfregargli un pugno sulla testa.

 

«Jinta! Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così? Ora ti ucciderò».

 

Mentre i due si scannavano, la ragazzina trattata male, si avvicinò agli ospiti, ancora stupiti dal comportamento dei due contendenti: nessuno di loro era un esperto, ma i due ci sapevano sicuramente fare.

 

«Ohayou, minna-san» disse la ragazzina, attirando su di sé gli sguardi dei ragazzi «nell’attesa che quei due finiscano, volete accomodarvi?».

 

Si ritrovarono seduti su un tatami aspettando che Yoruichi li raggiungesse; la ragazzina, di nome Ururu Tsumugiya, era sparita per preparare un tè, quando un uomo varcò lo shoji.

I ragazzi lo guardarono, trovandolo particolarmente strano: indossava un kimono tradizionale di color verde scuro, un paio di geta e calcava in testa un cappello a strisce bianche e verdi.

Li guardò attentamente, prima di aprire un ventaglio e nascondere dietro di esso il suo ghigno di soddisfazione: questa volta Yoruichi aveva portato con sé qualcosa di molto interessante.

 

L’uomo, che si presentò come Urahara Kisuke, altri non era che il proprietario dell’emporio e amico di vecchia data di Yoruichi.

Dopo che il tè fu servito, Misaka lo guardò e disse: «Urahara-sama, sa che è maleducazione non togliersi il cappello?».

L’uomo le sorrise, assecondando la sua richiesta. Si scoprì così che l’uomo aveva occhi grigi e capelli biondi e, mentre Yoruichi entrava trasportando un Jinta svenuto, facendo baccano, nessuno sentì Misaka sussurrare a Yuna: «Sapevo che era un figo pazzesco» spingendo la corvina a sbuffare e passarsi una mano sul volto, esasperata.

 

Quando tutti, compreso un omaccione con occhiali che rispondeva al nome di Tessai Tsukabishi si furono accomodati sul tatami, Yoruichi si rivolse ai ragazzi:

 

«Bene, ora potete spiegarci come mai siete venuti a cercarmi?».

 

A prendere parola fu, questa volta, Yunalesca, che, dopo aver preso un lungo sospiro, disse: «Noi li vediamo. Riusciamo a distinguerli dai normali esseri umani. Capite cosa intendo?».

 

«Certamente, ragazzina! Anche noi riusciamo a vederli. Quando avete scoperto questa cosa?».

 

«Io l’ho sempre saputo» disse Misaka «mentre il resto di loro lo ha capito recentemente cosa fossero quelle strane auree che circondavano alcune persone; il dono lo hanno dalla nascita come me, solo che avevano bisogno di capirlo. Questo discorso non va applicato a Uryuu, dato che la sua stirpe è cacciatrice di vampiri da generazioni».

 

«Appurato che avete il dono della Vista, possiamo sapere perché siete qui?» chiese Yoruichi.

 

I ragazzi si guardarono tra loro e dopo essersi accordati solo con gli sguardi,Orihime disse:

 

«Noi vogliamo fare qualcosa. Pensiamo sia una grande colpa, nei confronti di chi viene ucciso o trasformato da quegli esseri, non fare nulla e rimanere semplicemente a guardare».

 

«E noi cosa dovremmo fare?».

 

«Avanti, Yoruichi. Ormai non ha più senso tenerli sulle spine: è ovvio che vogliano essere istruiti nella caccia al vampiro» disse Kisuke, sorridendo eccitato.

 

**

 

Una volta raggiunto un accordo con Kisuke e Yoruichi, i ragazzi si incamminarono verso casa: ovviamente nessuno veniva lasciato solo. La prima ad essere accompagnata fu Orihime che invitò tutti a salire; decisero quindi, dopo aver avvisato i genitori, di rimanere a cena, evitando in ogni modo possibile di far cucinare la padrona di casa, dato che era famosa per i suoi strambi abbinamenti culinari.

Seduti a tavola, mentre mangiavano, iniziarono a discutere su quello che era successo nel pomeriggio.

 

«Secondo voi è stata una scelta corretta? Voglio dire: saremo sempre in pericolo, ogni qual volta usciremo per cacciare i vampiri» disse Yunalesca.

 

«Non saremo più in pericolo di quanto non lo siamo già ora. Se uno di noi uscisse da solo, probabilmente l’articolo di domani di Yoruichi parlerebbe di lui, quindi non vedo dove sia la differenza» rispose Misaka, aggiungendo «anzi, se impariamo qualcosa su di loro, possiamo difenderci e, magari, sopravvivere».

 

«Concordo con Misaka» disse Uryuu.

 

«Sai che novità! Lo sanno tutti che l’assecondi solo perché ti piace!» lo prese in giro Ichigo, facendo ridere i presenti e ricevendo uno scappellotto dalla rossa alla sua destra.

 

L’unica che sembrava persa nel suo mondo era Rukia. Il resto del gruppo sapeva bene il perché: il suo fratellastro era un vampiro, lei avrebbe cacciato i suoi simili e non aveva idea di quale sarebbe stata la reazione di Byakuya.

Yunalesca le si avvicinò dicendole: «Rukia, se non te la senti, lo capiremo. Dopotutto anche se non siete legati dal sangue, rimane comunque tuo fratello maggiore».

 

«Grazie mille ragazzi, ma lo voglio fare. Non vedo più nii-san da anni ormai, quindi non penso sia particolarmente interessato né alla sottoscritta né a quello che combino» rispose la ragazza, regalando un sorriso triste.

 

Poiché Yuna e Misaka abitavano a poche abitazioni di distanza, fu facile accompagnare tutti: prima le due ragazze, seguite da Uryuu e Sado e per finire Rukia e Ichigo, poiché la ragazza abitava, da sola, nella casa a fianco a quella del ragazzo dai capelli arancioni.

 

«Rukia, ci conosciamo da anni: dimmi la verità, vuoi davvero combattere contro la razza a cui tuo fratello appartiene?».

 

«Sì, Ichigo. È giusto così! Lui è dalla parte sbagliata, capisci? Quelli della sua specie uccidono quelli come noi. So che è terribile che io pensi a questo, ma forse un giorno lui cercherà di uccidere me» rispose, in modo accorato e sincero, la ragazza spingendo Ichigo ad afferrarla ed abbracciarla.

 

«Ichigo! Lasciami! Non siamo più dei mocciosi!» gli gridò contro, anche se la sua voce, per quanto alta, era ovattata dal petto del ragazzo, nella quale il viso di Rukia era affondato.

Ichigo la lasciò andare, allontanandosi da lei quel tanto che serviva per evitare rappresaglie.

L’unica cosa che ricevette fu uno sguardo omicida e uno sbuffo, prima di vedere Rukia varcare il cancelletto di casa, aprire la porta e richiudersela con foga alle spalle.

Quello che Ichigo non vide fu Rukia che si appoggiava alla porta, scivolando verso il basso, maledicendolo per la sua cecità.

 

Purtroppo i ragazzi e i loro futuri maestri non sapevano di essere tenuti d’occhio da qualcuno che loro conoscevano e ritenevano degno di fiducia, lo stesso che aveva ordinato ad alcuni dei suoi scagnozzi di seguirli da lontano ed eliminarli qualora si fossero rivelati una minaccia.

 

La mattina successiva, lo stesso gruppo che si era riunito per la caccia ai vampiri si ritrovò per la pausa pranzo, così da discutere i piani del pomeriggio.

 

«Bene. Urahara-sama ci ha detto di trovarci al suo emporio dopo la scuola, solo che Uryuu e Orihime ci raggiungeranno una volta finite le attività extra scolastiche: mi raccomando di non venire soli, capito?» disse Misaka, ricevendo un segno di assenso dai due interpellati.

 

«Chissà cosa ci attenderà» sospirò Yunalesca, con una domanda rivolta più a se stessa che ad altri.

 

«Io credo che prima ci istruiranno sulla storia dei vampiri, sulla storia degli Shinigami ed infine ci diranno come possono morire quelle creature» rispose Ichigo, mentre beveva il succo alla fragola, per cui Misaka lo prendeva in giro in continuazione.

 

«Ehi!» una voce femminile li stava chiamando dal cortile, facendo si che tutti si voltassero in perfetta sincronia.

 

Chizuru si avvicinava a loro correndo. Si fermò di fronte al tavolo e dopo aver ripreso fiato, diede loro la notizia: tre nuovi studenti si erano trasferiti nella loro scuola e due di loro sarebbero entrati a far parte della classe di Ichigo.

 

«Meno male che non sono nella nostra: quella stronza di Storia li fa affida sempre a me per fargli fare il giro dell’istituto» disse Misaka, sorseggiando il tè, poco interessata ai nuovi arrivi: la maggior parte degli studenti che frequentavano l’istituto non erano di suo gradimento e lo stesso concetto si applicava a Yunalesca.

 

«Questa volta ti dispiacerà eccome! I due ragazzi sono davvero belli! Anche se sono un po’ strani» disse Chizuru.

 

«Strani?».

 

«Sì. Uno di loro ha gli occhi fin troppo verdi, mentre l’altro ha i capelli azzurri!».

 

«Non avevi detto che erano tre?» chiese Orihime,incuriosita.

 

«La terza è una ragazza che sarà in classe con voi, care!» rispose, indicando Yunalesca e Misaka «ed è bionda con occhi chiari: non è sicuramente giapponese, anche perché è un po’ troppo abbondante in alcuni punti, come Orihime!» concluse, cercando di afferrare la ragazza salvata da Rukia.

 

«Sono sicura che stai esagerando come il tuo solito» le disse Misaka, vedendo che la ragazza sorrideva, prima di dirle: «Guarda con i tuoi stessi occhi, allora».

 

Misaka, insieme a coloro che come lei erano di spalle al cortile, si volsero verso il punto indicato da Chizuru, vedendo un gruppetto di ragazze circondare due figure: una delle due era alta e massiccia, mentre la seconda più minuta e di altezza molto inferiore.

 

«Ehi! Dannate oche! Lasciateli stare!» a gridare era stata Tatsuki che, appena arrivò al gruppetto, fece sciamare lontane le ragazze. Al seguito della ragazza vi era la terza nuova compagna, alle cui spalle vi era un Asano letteralmente sbavante.

 

«L’idiota si è trasformato nuovamente in un San Bernardo, hai visto, Yunalesca?» disse Misaka, ridendo con l’amica.

 

Quando pronunciò il nome dell’amica, Asano, da bravo cane fedele, alzò lo sguardo e incontrando quello rubino di Yunalesca, sorrise serafico e si avvicinò di corsa.

 

«Eccolo che parte all’attacco. Ichigo! Se lo becco in faccia, sono cento punti, d’accordo?» gridò la rossa al compare, che accettò; Asano vide solamente il ghigno di Misaka, prima di ritrovarsi a terra con il naso sanguinante.

 

«Preso!» gridò Misaka, suscitando l’ilarità di tutti e attirando, suo malgrado le attenzioni dei nuovi arrivati.

 

«Chi è?» chiese con voce atona, il più basso.

 

«Quella è Misaka Kawashima. È la ragazza più strana della nostra scuola, ma è anche simpatica! La conosco poco, ma non è male! Ovviamente non chiedetelo a quello per terra: lei ed Ichigo, il ragazzo alle sue spalle con i capelli arancioni, lo stendono ogni giorno con pugni o calci, perché cerca di aggredire la piccoletta che si chiama Yunalesca Harai».

Mentre Tatsuki si allontanava dando le spalle ai due, non vide il ghigno che si dipinse sulle labbra di quello alto.

 

 

 



E via il primo capitolo: penso si capisca chi siano i tre nuovi studenti, vero? Se così non fosse verrà tutto spiegato nel prossimo capitolo! Grazie a chi legge, se volete dare il vostro parere lo leggerò volentieri!
Elena

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo - Strange Students ***


Capitolo Terzo

Strange Students

 

Dopo aver recuperato Asano, i ragazzi videro i nuovi studenti avvicinarsi: Yunalesca prese a fissarli con insistenza, ricevendo una gomitata da Misaka: il suo sguardo era troppo intenso e se avesse continuato ad usarlo, quelli sarebbero scappati.

 

«Bene! Ora che siamo tutti qui, posso passare alle presentazioni: il ragazzo dai capelli azzurri è Grimmjow Jeargerjaques, l’altro è Ulquiorra Schiffer e la ragazza si chiama Tia Harribel».

I ragazzi si presentarono tutti,stupiti dalla particolarità dei nomi, anche Yunalesca nonostante continuasse a fissarli con insistenza.

 

«Ehi! Perché continui a fissarmi?» le chiese Grimmjow.

«Mi pare ovvio, gigante: hai i capelli azzurri! E sono naturali! Cosa sei un alieno o qualcos’altro?» gli chiese avvicinandosi, senza abbassare lo sguardo di fronte ai lapislazzuli che il ragazzo aveva come occhi.


«Sono nato così. Non mi pare che i tuoi occhi rossi siano molto comuni, in Giappone o nel resto del mondo».

Yunalesca sbuffò prima di voltare le spalle ai nuovi arrivati e ritornare al tavolo, tallonata da Misaka.

 

«Cosa diavolo ti prende?» .

 

«Misaka, possibile che non ti sia accorta che sono strani? Sono umani, ma hanno qualcosa di diverso».

 

«Sì, ce ne siamo accorti tutti, ma nessuno riesce a capire cosa sia questa diversità».

 

«Chiederò a Urahara-sama se li conosce o se può darci qualche informazione per capire cosa sono quei tre».


I tre in questione, nel frattempo, si erano allontanati dal cortile, rifugiandosi nel retro dell’edificio, così da poter discutere in santa pace.

 

«La piccoletta è sicuramente una di loro. Non ho dubbi» disse Grimmjow.

 

«Non puoi essere sicuro, Grimmjow. Vuoi che sia una di loro, non è così?» lo corresse Tia, ricevendo un ghigno in risposta.

 

«Non dare problemi, Grimmjow» disse semplicemente il terzo componente del gruppo, che fino a quel momento era rimasto in silenzio.

 

«Non scassare, Ulquiorra. Nessuno ci ha vietato di divertirci un po’ con le nostre prede, no? E io conosco un solo metodo per divertirmi con lei» concluse,ghignando ancora, il ragazzo.

 

«Dobbiamo seguire principalmente i leader del gruppo. Li ho individuati in tre di loro: la rossa, la piccoletta dai capelli neri e il ragazzo dai capelli arancioni» elencò Ulquiorra «ognuno di noi controllerà i movimenti di uno di loro».

 

«Io mi prendo la piccoletta».

 

«Non avevo dubbi,Grimmjow» sospirò Tia «tu chi vuoi, Ulquiorra?».

 

«Ma che domande: lui si prende l’altra ragazza, no?Tu hai più possibilità di far cedere il pel di carota» disse Grimmjow, facendo un eloquente gesto che mimava il seno prosperoso della compagna, ricevendo uno sguardo raggelante.

 

«Non importa chi debba seguire, è tutta spazzatura, per me».

 

«Ulquiorra, so che tu hai occhi solo per il nostro grande capo, cosa molto strana dato che è uomo, ma la rossa mi sembra tutt’altro che spazzatura. Anzi non è messa per niente male» disse Grimmjow, ricevendo uno sguardo, come sempre spento, dal compare: al gigante non restò altro che sospirare ed accettare la natura, assurda a suo dire, di Ulquiorra.

 

I tre ragazzi accompagnati niente di meno che dalla rossa obbligata dalla professoressa di storia e da Uryuu, stavano facendo il giro dell’istituto: ovviamente nonostante non fossero minimamente interessati, dovevano fingersi tali, cosa che ad Ulquiorra non riusciva proprio.

Mentre Uryuu parlava, Misaka, annoiata a morte, si voltò verso il cortile, notando che al centro di esso stava una figura che la fissava: uno dei professori, Sosuke Aizen, le sorrideva mentre le faceva un cenno con la mano, in segno di saluto.

La rossa dovette ricambiare per educazione, appuntandosi mentalmente di parlare anche di lui ad Urahara-sama: quel giorno erano successe cose troppo strane.

 

Il giro dell’istituto durò fino al suono dell’ultima campanella: Misaka al primo squillo era già sfrecciata in classe, recuperato la cartella e raggiunti Yunalesca e Ichigo in cortile; Urahara li attendeva e non potevano ritardare o l’uomo, ne erano certi, li avrebbe puniti.

Il resto del gruppo li avrebbe raggiunti, come da accordi, più tardi: i tre non vedevano l’ora di chiedere informazioni a Urahara sui nuovi studenti e sul loro professore.

Nessuno si accorse di essere seguito.

 

«Quindi non sa nulla di questi tre?» chiese, per l’ennesima volta, Yunalesca.

 

«Mi dispiace, ma penso che siano normali esseri umani» le rispose Kisuke, volgendo la sua attenzione a Misaka.

 

«Per quanto riguarda Aizen: non ti preoccupare, lui è dalla nostra parte» le disse, sorridendole: solo Yuna se ne accorse, maledicendo mentalmente l’amica, ma Misaka faticava a tenere lo sguardo fisso sull’uomo dinnanzi a lei, segno che, con tutta probabilità, si era presa una sbandata.

‘Non può scegliere una persona normale e della sua età. No, lei deve sempre complicarsi la vita. Che idiota!’ pensò Yuna, irritandosi per il rossore appena accennato che le guance di Misaka assumevano ogni volta che Kisuke la guardava: sembrava una mocciosa e per Misaka questo era molto strano,poiché non lo era mai stata, nemmeno quando mocciosa doveva esserlo.

 

Mentre tornavano a casa, accompagnate da Ichigo e Kisuke stesso, Yuna continuava a lanciare occhiate all’amica, notando che lei faceva lo stesso verso l’uomo dai capelli biondi. Ormai era appurato: Misaka, anche nota come l’idiota, si era presa una cotta per il suo futuro sensei.  Yunalesca capì un’altra cosa: doveva fermarla prima che ne fosse ferita.

 

Così decise, per una volta, di accettare l’invito dell’amica a cena e, mentre la madre di Misaka preparava, loro due si rifugiarono nella camera di quest’ultima, la quale non aveva segni che ci vivesse un’adolescente: nessun poster di idol o di attori, ma solo un letto con trapunta viola, una scrivania in legno chiaro girata verso la finestra, in linea d’aria con la porta, un armadio e un’enorme libreria. Misaka amava leggere, almeno quanto Yunalesca adorava tutto ciò che fosse elettronico.

Le due si sedettero sul letto e, dopo un profondo respiro, Yunalesca disse all’amica: «So che ti sei presa una cotta per Urahara-sensei e non c’è bisogno che ti dica che sia completamente sbagliato».

 

«Lo so Yunalesca, ma lo hai visto?».

 

«Certo, è vecchio!».

 

«Idiota! Ha ventisei anni, mica cinquanta!» rispose la rossa «e in qualunque caso è figo. Questo non lo puoi negare».

 

«Vero! Anche perché se non lo fosse davvero, sembrerebbe un totale imbecille con quei vestiti» rispose la corvina, ridendo.

 

« E a chi importa dei vestiti? Tanto poi si tolgono» .

 

«Misaka! Sempre la solita maniaca! Altro che cotta:tu vuoi solo quello, vero?» le chiese, scandalizzata, Yunalesca.

 

«Oh, mi pare ovvio, Yuna! Lui è troppo grande per una storia seria, ma per una botta è perfetto».

 

«Misaka, mi viene da vomitare, giuro» le disse la piccoletta, con una faccia schifata.

 

«Solo perché, cara la mia nanetta, non hai mai provato l’ebbrezza del..».

 

La corvina si tappò le orecchie; quando Misaka entrava in modalità ‘maniaca sessuale’ a lei non rimanevano che due opzioni: o scappare a gambe levate, cosa non fattibile dato che avrebbe cenato lì, o tapparsi le orecchie proprio come stava facendo.

Si alzò dal letto, avvicinandosi alla finestra e, alzando lo sguardo, era sicura di aver visto un lampo azzurro tre le foglie degli alberi.

 

«Ehi Misaka. Chiudi la bocca un attimo» disse all’altra, che l’ascoltò, poiché aveva capito dal tono usato che qualcosa non andava. Infatti, guardandola in viso, Misaka si accorse che Yuna era preoccupata.

 

«Posso sapere perché hai interrotto i miei filmini porno con Kisuke?».

 

«Ora lo chiami per nome? Bah, lasciamo stare. Sono sicura di aver visto qualcosa di azzurro tra le foglie. Non dire che era un uccellino, perché a quest’ora, a parte qualche rapace notturno, il resto si è ritirato nei nidi».

 

«A cosa stai pensando?» chiese la rossa, alzandosi e avvicinandosi all’amica che continuava a perlustrare i dintorni con gli occhi bene aperti, in cerca di qualche altro ‘lampo’ azzurro.

 

«Non conosci nessuno che associ, automaticamente, al colore azzurro?».

 

«Oh. Capisco. Sei convinta che il figo dai capelli azzurri, data la sua natura ancora da comprendere, ci abbia seguite per qualche astruso motivo?».

 

« Sorvolando che trovi figo anche lui, sì credo sia così» confessò Yunalesca «e non dirmi che sono pazza».

 

«Non l’ho mai creduto: sai che anche io ho dei sospetti su di loro e su Aizen-sensei. Checché ne dica Kisuke, mi trasmettono una strana inquietudine».

 

Il mattino seguente, le ragazze parlarono dei loro dubbi ad Ichigo e gli altri: anche loro erano sospettasi verso i tre studenti, ma sembrava loro strano che le seguissero.

Fu Ichigo a spezzare la tensione creata dalla confessione di Yunalesca: «Non è che vuoi che quel gigante ti segua, eh Yuna-chan?».

 

«Non è che vuoi morire, eh Ichigo-kun?» rispose la corvina, agitando il piccolo e per niente minaccioso pugno davanti al viso divertito del ragazzo che, distratto dal seguire il movimento della mano, non si accorse del calcio della ragazza che cozzò direttamente con il suo stinco, causandogli un dolore allucinante, seguito dall’ilarità generale.

Ancora una volta, nessuno di loro si accorse di essere costantemente sotto controllo.

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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto - New Beginning ***


Capitolo Quarto

New Beginning

 

Il pomeriggio si ritrovarono all’emporio di Urahara e, seguendo l’uomo, si ritrovarono in un enorme e, stranamente, luminoso scantinato.

Vi erano armi di ogni foggia e misura appese alle pareti, manichini con cui allenarsi nel corpo a corpo e computer sulla scrivania in fondo alla stanza dove studiare la parte teorica.

 

«Bene, la prima cosa che faremo e capire il vostro livello di forza, capacità offensiva e di difesa» disse Urahara «Misaka-chan, vieni avanti» chiamò l’uomo, facendo sbuffare Yunalesca: la piccoletta non era stupida e sapeva che Kisuke aveva intuito dell’interesse della rossa nei suoi confronti. Peccato che non sapesse che quello in pericolo era lui, poiché sapeva meglio di chiunque altro che quando Misaka si fissava su qualcuno, non c’era modo di distogliere la sua attenzione, fino a quando non avesse ottenuto ciò che voleva. Ed era ovvio cosa volesse dall’uomo.

Urahara si pose di fronte alla rossa, superandola in altezza di quasi venti centimetri e le disse:«Cerca di colpirmi, usando tutta la tua forza».

La rossa spalancò la bocca dallo stupore, mentre i suoi compagni vociferavano alle sue spalle, ma Kisuke le prese la mano, facendola sobbalzare e aggiunse:«Provaci, tanto non riuscirai a prendermi»

Misaka lo guardò male prima di liberare la mano da quella dell’uomo e lanciarsi all’attacco: finse di colpirlo al volto con un diretto, ma appena l’uomo diede cenno di scansarsi, cercò di sorprenderlo con un sinistro all’altezza dello stomaco: peccato che Kisuke fosse molto più esperto di lei che, senza rendersi conto di come avesse fatto, si ritrovò l’uomo alle spalle, con un braccio di questi intorno alla gola e l’altro intorno alla vita e, nonostante lo stupore, Misaka riuscì a pensare a quanto calore emanasse il corpo dell’uomo alle sue spalle, facendola sentire in imbarazzo.

L’uomo, seguitando a tenere Misaka stretta, disse al resto del gruppo: «Ecco il primo errore che un umano fa quando attacca un vampiro. Mai andargli incontro in modo diretto: sono veloci e astuti, inoltre alcuni hanno anche capacità particolari, in grado di bloccarvi» l’uomo sussurrò qualcosa all’orecchio di Misaka, il cui sguardo divenne strano e la videro voltarsi verso l’uomo, abbracciandolo.

Yunalesca per poco non si strozzava con la sua stessa saliva nel vedere quella scena: d’accordo che la sua amica era sempre spregiudicata,ma quel gesto andava oltre.

 

«Misaka, cosa cavolo fai?» le urlò contro, mentre l’amica strusciava la testa rossa sul petto dell’uomo che sorrideva, fino a quando un pugno non lo colpì alla nuca, facendolo gemere e risvegliando Misaka dallo stato catatonico.

Appena si rese conto di cosa stava facendo, divenne rossa come un pomodoro e si allontanò di scatto,mentre Yoruichi sbraitava contro Kisuke.

 

«La devi smettere di usare quella cosa, idiota! Anche se sei mezzo vampiro, piantala di comportarti come uno di loro».

Anche i ragazzi sapevano della natura ambivalente di Kisuke, ma non lo temevano: il suo essere mezzo umano, gli permetteva di controllare la sete che, oltretutto, era inferiore rispetto a quella dei veri vampiri e che poteva saziare anche mangiando cibi normali.

 

«Posso sapere cosa mi ha fatto?» chiese Misaka, ancora in imbarazzo.

 

«Il bastardo ha usato il suo potere di vampiro per convincerti a concederti a lui. In tutti i sensi» disse Yoruichi, facendo infuriare Misaka, la quale si gettò contro Kisuke con l’intento di colpirlo: nessuno sentì il borbottio di Yunalesca che somigliava molto ad un ‘ come se ci fosse bisogno di soggiogarla ’.

La rossa, dopo essersi sfogata, riuscendo, con l’aiuto di Yoruichi che lo teneva fermo, a prendere Kisuke in faccia, si sedette insieme agli altri, prendendo ad ascoltare ciò che la donna raccontava loro sulla storia dei vampiri.

Spiegò che, come sapevano, esistevano vampiri troppo potenti da essere sconfitti, come ad esempi lo stesso fratellastro di Rukia, mentre altri, quelli di livello più basso, che avevano difficilmente accesso alle ‘scorte alimentari’ di quelli classificati come Antichi, erano, per lo più, facilmente eliminabili se si manteneva la giusta concentrazione.

Vi era poi un ramo della specie vampiresca ancora sconosciuto, noto ai più come una leggenda: erano quelli in grado di celare la loro natura immonda, così da essere difficilmente scovabili. Questo tipo di creature erano temuta anche dagli Antichi, poiché non facevano distinzioni: si nutrivano sia di umani che di vampiri.


«E se quei tre facessero parte di questa categoria?» suppose Misaka, attirando su di sé le attenzioni dei presenti «beh, si spiegherebbe la sensazione di stranezza che avvertiamo quando sono nei paraggi e anche il perché ci seguono, sempre se lo fanno».

 

«Non hai tutti i torti, Misaka-chan» asserì Kisuke, d’accordo con la rossa.

 

«Nessuno ha chiesto il tuo parere, idiota col cappello» rispose la ragazza, mentre Yuna tratteneva le risate, raggelando l’uomo con uno sguardo e facendolo nascondere dietro l’odioso ventaglio, così da celare a tutti il suo ghigno di compiacimento.

 

«Basta voi due» li richiamò Yoruichi « comunque, dato che avete questi sospetti, verrò io stessa a controllare, con la scusa di un servizio sulla scuola» concluse Yoruichi, ricevendo assensi da tutti.

 

Fu così che la mattina successiva, una Yoruichi seguita da Kisuke, vestito normale, cosa che causò un semi infarto alla maggior parte della popolazione femminile presente, Misaka compresa, si presentò a scuola, con consenso da parte del preside, fingendo di intervistare gli alunni per un fantomatico articolo sulla scuola.

Appena vide Misaka da lontano, Kisuke ghignò apertamente, ricevendo uno sguardo duro e vedendo che la rossa si voltava di scatto, dandogli le spalle.

 

«Oh guarda! Una che si incazza invece che caderti ai piedi, che novità. Neh,Kisuke?» lo prese in giro Yoruichi, notando che lo sguardo dell’uomo era concentrato su qualcos’altro; o meglio qualcun altro.

Infatti osservava attentamente un ragazzo pallido, dall’aria triste, con magnifici, anche se lievemente inquietanti, occhi verdi che fissava a sua volta Misaka salire gli scalini che portavano all’ingresso vero e proprio della scuola.

 

«Penso che uno dei tre sospettati sia quello, tu che ne dici?» chiese Kisuke alla sua compare.

 

«Credo tu abbia ragione, anche se penso che tu l’abbia visto solo perché sembrava fissare il culo di Misaka» rispose Yoruichi, notando che l’uomo fischiettava, facendo lo gnorri.

 

Intervistarono qualche studente, ma la loro attenzione era tutta per i tre ragazzi indicati da Misaka e gli altri: avevano notato che appena avevano l’occasione,si avvicinavano al gruppo senza però prendere mai parte alle loro discussioni, né ridere delle battute.

 

«Credo che ognuno di loro controlli qualcuno in particolare e sono certo che il piccoletto controlli Misaka, il gigante Yunalesca, mentre la ragazza con tutto quel benessere davanti, sia il segugio di Ichigo, cosa che gli invidio molto» le sue supposizioni, per quanto brillanti gli costarono uno scappellotto dalla donna insieme a lui che, comunque, non poté che professarsi d’accordo.

 

Il pomeriggio stesso, i due investigatori informarono i ragazzi di quanto avevano intuito, lasciandoli a bocca aperta, soprattutto i diretti interessati.

Yunalesca decise di intervenire, esprimendo ad alta voce ciò che anche gli altri pensavano: «Io non ho intenzione di lasciare che quell’idiota con i capelli assurdi continui a spiarmi, quindi Urahara-sensei, aiutami a capire come stanarlo»

 

«Io non lo farei fossi in te: sappiamo molto poco di loro e non credo che scoprire le loro abilità in un combattimento sia la via migliore. Se fossero davvero potenti, non potreste fare nulla, nemmeno noi due» concluse l’uomo, indicando se stesso e Yoruichi che annuiva con vigore alle parole dell’uomo, che proseguì nel suo discorso «non so cosa siano quei tre, ma state attenti: la mia parte di vampiro è in allarme, come se capisse quale sia il pericolo, ma non riuscisse ad esprimerlo alla mia parte umana, capite? Quindi lasciateli perdere per un po’, facendo attenzione a non destare sospetti e aspettate che si sappia qualcosa in più su di loro».

Poiché il discorso di Kisuke non faceva una piega, i ragazzi non poterono che accettare i consigli dell’uomo, dirigendosi alle rispettive case, con la strana inquietudine di essere costantemente seguiti.

 

«Neh, Misaka. Non ti da fastidio sapere che quei due ci seguono?».

 

«Certo! Mi piacerebbe stanarli e spaccargli il bel faccino che si ritrovano. Dannati stalker».

Ovviamente le loro parole erano sussurrate, ma erano certe che se davvero quei due fossero dei vampiri, le avrebbero sentite.

 

«Neh Yuna, ma se non fossero vampiri, ma della stessa specie di Kisuke? ».

 

«Bah, forse Grimmjow, ma Ulquiorra no! Dai è un cadavere che cammina! È bianco come la neve!» esclamò Yuna, facendo scoppiare a ridere la rossa, la cui risata si spanse nell’aria, arrivando alle orecchie di chi le seguiva.

 

Fu dal giorno seguente che il gruppo di ragazzi venne sottoposto ad allenamenti quasi massacranti ed a studi approfonditi sulla storia dei vampiri e sul modo in cui eliminarli: la letteratura in alcuni casi ci aveva visto giusto, come il classico paletto nel cuore o il taglio della testa, ma in altri, come l’acqua santa e le croci,erano tutte fesserie.I vampiri potevano entrare in chiesa, così da mantenere la loro facciata di persone normali e, anche se gli causava un piccolo fastidio, indossare un crocifisso;di solito veniva indossato da coloro che si erano pentiti dei loro omicidi passati e volevano fare ammenda.

Gli allenamenti erano così intensi che Orihime faticava a stare al passo, spingendo Urahara a diminuire il carico su di lei:dopotutto era quella con lo spirito meno ‘guerrafondaio’ nel gruppo e questo era un grosso limite nella caccia al vampiro, dove uccidevi o venivi eliminato.

Una sera Urahara trattenne Misaka più del dovuto, per parlare di una questione importante: l’uomo decise di esprimere alla rossa le sue preoccupazioni  e dubbi su Orihime.

 

«Credo seriamente che non sia portata per la caccia al vampiro, però so che potrebbe tornare utile in un altro modo, ma, anche in quel caso, deve avere abbastanza forza da seguire gli allenamenti».

 

«Di cosa si tratta?» gli chiese la rossa, incuriosita.

 

«Devi sapere che la parte vampiresca del mio essere l’ho ereditata da mia madre, dalla quale ho avuto anche queste» l’uomo le mostrò due mollette azzurre che terminavano con un fiore.

 

«Strana eredità per un uomo» ammise Misaka, vedendo che l’uomo sorrideva.

 

«Io non potrei mai usarle, perché sono impuro: né umano né vampiro. Sono destinate ad una ragazza, umana o vampira, e sono sicuro che Orihime potrebbe farcela».

 

«Anche per me. Domani proponiglielo, usando tatto, mi raccomando. È una ragazza sensibile» gli disse Misaka alzandosi e dirigendosi all’uscita.

 

«Aspetta che ti accompagno» disse l’uomo, ma un segno di diniego da parte della rossa, lo fece bloccare sulla soglia.

 

«Credo di essere in grado di cavarmela se un vampiro di basso livello mi attacca; se così non fosse allora non ero adatta a cacciarli, mentre se mi attaccasse un nobile, non avrei scampo nemmeno con anni di allenamenti, quindi vado da sola, va bene Kisuke-san?» chiese all’uomo che la fece sorridere,poiché  al sentire il suo nome pronunciato da Misaka aveva sentito un brivido lungo la schiena, sufficientemente intenso da farlo tremare leggermente.

Misaka si incamminò da sola per le strade buie di Karakura, senza sapere che di lì a poco avrebbe incontrato qualcuno di molto speciale.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo Quinto - The Real Intentions ***


Capitolo Sesto

The Real Intentions

 

Misaka camminava tranquilla per le vie della città ormai avvolta dal buio della notte: anche se sembrava distratta, sapeva benissimo di non essere sola. E non si riferiva al suo, ormai abituale, pedinatore personale, ma ad una presenza diversa, che, quasi certamente, l’avrebbe attaccata.

E così fu, in effetti: la rossa si voltò di scatto, sentendo che l’essere era alle sue spalle. Il cuore batteva all’impazzata per la paura; Misaka sapeva di potercela fare contro un vampiro di bassa lega, ma contro tre di loro, particolarmente affamati, non aveva scampo.

Fece così l’unica cosa possibile, anche se stupida,poiché l’avrebbero comunque raggiunta: scappare.


‘ Dannato il mio orgoglio: perché non ho accettato che Kisuke mi accompagnasse?’

Era nel panico più totale, perché sentiva che le creature erano pochi passi dietro di lei e, a breve avrebbero attaccato, uccidendola.


«Che cazzo! Non poteva essere uno solo?» esclamò la rossa, prima di rendersi conto di aver, stupidamente, imboccato un vicolo cieco: ora era fottuta, letteralmente.

 

«Senti che buon odorino di paura e di sangue» disse uno dei tre, l’unico che aveva ancora la forza di parlare nonostante la sete, mentre gli altri di limitavano a sghignazzare, eccitati dall’aver intrappolato la preda: perché Misaka sapeva di essere come un agnello sacrificale, ma non aveva intenzione di rimanere ferma a farsi ammazzare senza combattere.

 

Così, nonostante la paura, nonostante sapesse di non avere scampo, Misaka impugnò la katana datale da Kisuke, usata fino ad allora per gli allenamenti, e la tese verso i nemici.

 

«Non pensate, sempre se siete ancora in grado si farlo, che mi lascerò dissanguare senza battermi»

 

Misaka li vide ghignare nell’oscurità e poi partire all’attacco: iniziò così un combattimento all’ultimo sangue, dove ogni colpo parato dalla rossa, equivaleva ad uno andato a segno dei mostri,riempiendo così la povera ragazza di ferite ovunque. Non erano ferite profonde, dato che i vampiri non volevano sprecare il prezioso nettare noto come sangue, ma servivano ad iniettare nel corpo della ragazza le tossine che l’avrebbero resa inoffensiva in poco tempo: infatti i vampiri, come una sorta di gigantesca zanzara, avevano la peculiarità di immobilizzare la vittima prima di morderla, così da evitare che urlasse,scappasse o cercasse di difendersi.

 

«Dannati bastardi» disse Misaka, prima di far cadere la spada: ormai il braccio destro, come il sinistro e buona parte del suo corpo erano paralizzati. Sapeva di essere spacciata, ma, proprio mentre uno dei vampiri si chinava con l’intento di nutrirsi di lei, la ragazza vide la lama di una katana trafiggerlo al petto, infilzandolo direttamente nel cuore e facendolo dissolvere nell’aria.

La ragazza cercava di non perdere conoscenza e fu così che sentì, prima di cadere nell’oblio, uno dei due dire: «Un vampiro nobile».

 

Ciò che Misaka sentì dopo quella frase erano dei sussurri incomprensibili: qualcuno che gridava il suo nome e qualcun altro che ordinava di portare l’antidoto. Tutta la confusione sparì quando sentì qualcosa pungerle il braccio sinistro, perché sprofondò nell’oblio.

 

«Starà bene?» chiese Kisuke al ragazzo di fronte a sé.

 

«Sì, ci metterà qualche giorno, ma ce la farà.L’hai addestrata bene, è coraggiosa per essere una semplice umana».

 

«Posso sapere perché un vampiro nobile è intervenuto in suo soccorso?».

 

«Quando la ragazza si sveglierà, tornerò e convocheremo anche gli altri che hai addestrato: dobbiamo parlare di cose importanti, ma mi secca ripetere le cose due volte» rispose il vampiro, prima di salutare l’uomo «ora vado, ricordati di non parlare di me a nessuno, fino al mio ritorno».

Kisuke annuì prima di alzarsi, salutare il vampiro e dirigersi verso la camera dove Misaka riposava: la ragazza era tremendamente pallida e lottava contro il siero iniettatole dai vampiri, sudando e gemendo di dolore in continuazione.

Kisuke prese allora la pezza sulla fronte di Misaka e la bagnò con acqua fresca, cercando di portarle un minimo di sollievo: si sentiva in colpa per averla lasciata andare da sola, perché ormai si era legato a lei, così come si era affezionato agli altri ragazzi del gruppo.

L’uomo decise di dormire lì,così da essere pronto ad intervenire in caso di necessità, rifiutando l’offerta di Tessai di sostituirlo per la notte.

 

Misaka rimase in stato di incoscienza per due giorni: i genitori, ovviamente, erano stati informati dell’accaduto e, dopo aver visto che la figlia migliorava, avevano assennatamente deciso di lasciarla alle cure di Urahara, il quale era di certo più indicato di altri medici.

La madre di Misaka, Kyoko, aveva chiesto all’uomo se fosse proprio necessario che la sua bambina combattesse.

 

«Kawashima-sama, non sono io ad obbligare Misaka a combattere: è lei che lo ha scelto. Ha scelto di non stare ferma a guardare quegli esseri prendere il controllo del mondo».

La signora si sentì rincuorata da quelle parole, orgogliosa, così come il padre, di avere una figlia così coraggiosa e anche perché sapeva che, volenti o nolenti, tutti rischiavano comunque la vita ogni volta che uscivano di casa: forse, un giorno, sua figlia avrebbe salvato la vita a qualcuno.

 

Al terzo giorno, Misaka iniziò ad avere nuovamente coscienza di sé: sentiva il dolore delle ferite ancora non rimarginate lasciate dai vampiri, la testa pesante e l’intontimento dovuto, con tutta probabilità, all’antidoto contro il siero dei vampiri di cui le aveva parlato Kisuke.

Cercò, lentamente e con grande sforzo, di alzarsi e mettersi a sedere e sentì che una mano sulla schiena l’aiutava nel compiere quel gesto: aprendo finalmente gli occhi, incontrò quelli di Kisuke in persona, ad una distanza talmente ravvicinata che, se fosse stata lucida, l’avrebbe stesa di nuovo.

 

«Ben tornata tra noi, Misaka-chan».

 

La rossa, parzialmente ristabilita, nonostante un abbraccio stritolatore di Orihime, e il resto del gruppo, si riunirono nella sala principale della casa di Kisuke.

 

«Dovete sapere che colui che ha salvato Misaka, come lei stessa può confermare da ciò che ha sentito dire dai suoi aggressori, non era un umano, ma un vampiro. E non un vampiro qualunque» disse Kisuke, prima che tutti sentissero l’opprimente presenza di un gruppo di vampiri molto potenti. Il fusuma fu spalancato e sulla soglia apparvero quattro figure, tre maschili e due femminili.

I ragazzi li guardarono con timore e circospezione: volevano sapere cosa ci facevano cinque vampiri di quel calibro all’emporio Urahara e perché avessero salvato la loro amica.

 

Nessuno di loro si accorse dell’espressione sbalordita di Rukia, fino a quando non sussurrò:

 

«Byakuya nii-sama» causando uno stupore generale che, ovviamente, non vi era da parte di Kisuke.

Infatti la notte dell’aggressione a Misaka, il salvatore non era altri che Byakuya stesso, nonostante ancora non capisse la motivazione di tal gesto.

Il vampiro nobile entrò nella sala, seguito dagli altri e prese parola, anche se sembrava gli costasse un enorme sforzo:« Io sono Kuchiki Byakuya, fratellastro di Rukia e vampiro nobile da sei generazioni. Loro sono Hitsugaya Toshiro, vampiro nobile da quattro generazioni, Matsumoto Rangiku, Hinamori Momo e Abari Renji, vampiri di livello inferiore».

I ragazzi li osservavano con tanto d’occhi, stupiti dal trovarsi davanti vampiri di quel rango, mentre le creature immortali li guardavano, incapaci di capire il perché quei ragazzi, giovani e senza nessun potere, volessero combattere quelli della loro specie.

 

«Ehm» prese parola Misaka, attirando su di sé gli sguardi di tutti «Kuchiki-sama, la ringrazio per avermi salvata, anche se non aveva motivo per farlo».

Il vampiro non rispose, si limitò semplicemente a fissarla, trovando divertente il fatto che la ragazza non abbassasse gli occhi.

 

«Neh Taicho, ora che la vedo capisco perché l’hai salvata! Sarebbe stato uno spreco vederla morta!» disse il ragazzo, che rispondeva al nome di Renji, ridendo poi della sua stessa battuta, agitando la coda rosso fuoco.

Il più piccolo del gruppo, sbuffò spazientito, causando un breve litigio con Renji, il quale non prese bene la sua intromissione.

 

«Cosa sbuffi, nanerottolo?».

 

«Sbuffo perché riesci sempre a renderti ridicolo».

I ragazzi, dal canto loro, non potevano che seguire lo scambio di battute, fino a quando Ichigo,seguito anche dagli altri, non si mise a ridere all’uscita di Hitsugaya che definiva Renji un idiota dai capelli tinti.

 

 

Una volta ristabilito l’ordine, i vampiri presero posto e Byakuya iniziò a spiegare cosa volesse da loro.

Il vampiro nobile disse che un umano, ancora ignoto, con particolari poteri, aveva preso il controllo di un gruppo di vampiri in grado di celare la loro natura con l’intento di conquistare il mondo.

 

«Purtroppo nemmeno noi vampiri siamo in grado di riconoscere i nostri nemici, perché sono in grado di riprodurre perfettamente la natura umana, compresi odori ed emozioni».

 

«Allora, Ulquiorra è da escludere: non può essere uno di loro perché non esprime assolutamente nulla. Forse Grimmjow potrebbe esserlo, dato che sembra davvero un essere umano, ma mi trasmette una sensazione strana, di allerta continua» intervenne Misaka, vedendo che Byakuya annuiva.

 

«È proprio per questi poteri che vi abbiamo cercato: solo umani particolarmente sensibili come voi riescono a percepire in parte la loro natura, ma quasi nessuno vuole avere a che fare con quelle creature».

 

«Quindi il motivo per cui siete qui e perché volete usare il nostro potere per stanarli?» chiese Ichigo, ricevendo una risposta affermativa da Byakuya.

Le uniche rimaste in totale silenzio erano Rukia, ancora sconvolta per l’apparizione del suo nii-san e Yunalesca: Misaka notava gli sguardi che lanciava al vampiro nobile ed era sicura che la nana fosse rimasta affascinata dal ‘ragazzo’; non poteva darle di certo torto dato che era davvero bello, così come lo erano, anche se in modo diverso, gli altri del gruppo.

 

«Per quanto riguarda i nomi che avete detto prima: non preoccupatevi di loro».

Misaka fece per intervenire, ma un’occhiata di Byakuya la chetò in un attimo: aveva compreso che non poteva né chiedere né opporsi al volere del vampiro.

 

I ragazzi, in gruppo e tallonati dai vampiri di livello inferiore che li seguivano su ordine di Byakuya, tornarono alle loro case:Misaka una volta indossato il pigiama e infilatasi sotto le coperte iniziò ad architettare un piano per evadere dagli ordini di Byakuya; non aveva intenzione di sottostare al volere di quello spocchioso vampiro, nonostante gli fosse grata per avergli salvato la pelle.

Avrebbe scoperto la natura di quei tre e anche da che parte stavano:doveva solo trovare qualcuno del gruppo dalla sua parte che potesse aiutarla nel suo scopo

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Capitolo 6
*** Capitolo Sesto - Looking for information ***


 

Sono tornata! *non le risponde nessuno perchè si sono dimenticati di lei*. Ho risolto i problemi con chi dovevo, ma lasciamo perdere... Vi ricordo che Yunalesca è di proprietà di Yunalesca Valentine (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=72037 Non mi inseriva il link in altro modo -_-).

Ok in questo capitolo la fangirl che c'è in me è esplosa... Volevo toglierlo all'inizio, ma poi avrei dovuto modificare una marea di scene all'interno della storia, già completa e parecchio lunga. So, non linciatemi o quant'altro, per cortesia. Quando ho scritto tale capitolo avevo una forte forma di fangirlismo acuto. Spero che per il resto vada tutto bene e se c'è qualche errore non esitate a segnalarlo! Vi lascio al capitolo!
Lena. 

 

 

 

 

Capitolo Sesto

Looking For Informations.

 

Misaka, la mattina successiva, nonostante sapesse che era molto rischioso aveva esposto il suo piano a Yunalesca e Ichigo: i due erano d’accordo con lei, poiché stufi di sentire sempre qualcuno alle spalle.

 

Dovevano trovare il modo di attirare i vampiri, o supposti tali, in un posto in cui non potevano far altro che palesare la loro natura e iniziarono così piani di ogni genere.

 

Il primo fallì miseramente: Misaka si ferì apposta ad una mano con un taglierino durante l’ora di fai da te, ma i tre la guardarono semplicemente impassibili fino a quando, addirittura, Ulquiorra non le porse un fazzoletto con il quale tamponare la ferita.

 

Il secondo fu invece un piano di Ichigo, il quale decise di invitare Tia ad uscire con lui dove poi avrebbe cercato un modo per stanarla, ricevendo un due di picche.

L’unica che ebbe successo fu la piccoletta malefica del gruppo: infatti usando i suoi famigerati, quanto falsi, occhi da cucciolo chiese a Grimmjow che, nonostante fosse un idiota era anche molto bravo in matematica, di darle ripetizioni, poiché era davvero scarsa in quella materia.

 

«Non puoi chiederlo alla tua amica troppo cresciuta? Se la cava in matematica» gli chiese, riferendosi a Misaka.

 

«Lei non può! Ha già molto da fare» disse la corvina, aggiungendo mentalmente ‘ come cercare di farsi Kisuke’.

Misaka dopo il primo fallimento, aveva tentato altre volte di cogliere in fallo Ulquiorra, ma il triste ragazzo era stato inamovibile, fino quando non notò che riservava qualche sguardo in più ad Orihime: così, con l’aiuto dell’amica, lo aveva obbligato ad unirsi al gruppo di ripetizioni. Infatti, mentre Grimmjow era un asso in matematica, nessuno batteva il piccoletto bianco, come lo chiamava Misaka, in Giapponese e Storia, materie nelle quali la rossa non eccelleva.

Orihime, d’altro canto, non aveva bisogno di nessuna ripetizione, essendo una delle migliori studentesse della scuola: il suo ruolo era quello di attirare il ragazzo e poi con una scusa dare forfait, lasciando nelle mani di Misaka che già si vedeva trasformata da preda a cacciatrice.

Così quello stesso pomeriggio i quattro, Misaka, Yunalesca e i due presunti vampiri, si ritrovarono a casa della rossa, libera durante il giorno, per ‘studiare’: mentre Grimmjow spiegava a Yunalesca i logaritmi, Misaka e Ulquiorra facevano i compiti di giapponese, fino a quando la rossa non sbuffò, segno che si era già stufata.

 

«Neh Ulquiorra-kun, fammi copiare» disse al ragazzo cercando di prendergli il quaderno, il quale sparì dal tavolo in un lampo: infatti Ulquiorra lo aveva allontanato dalla presa della rossa, facendola irritare.

 

«Oh, avanti cosa ti costa!».

 

«Non irritarmi, donna» gli rispose lui che, prima di ritrovarsi a terra dopo uno scappellotto di Misaka.


 «Chiamami ancora donna e ti giuro che ti eviro, idiota! Ho un nome e vedi di usarlo!» lo minacciò, sapendo che se si fosse rivelato un vampiro, l’avrebbe pagata cara, ma non poteva di certo farsi mancare di rispetto in quel modo!

 

Il vampiro la osservava, mentre cercava di rialzarsi, riprendendo il suo totale controllo che, doveva ammetterlo, era sparito nel momento in cui era stato colpito: avrebbe voluto scattare e fargliela pagare a quella ragazzina, ma gli ordini erano altri.

 

«Non dirmi che sei arrabbiato perché Orihime non è venuta, neh Ulquiorra-kun?» gli chiese la rossa, avvicinandosi a lui, fino a trovarsi a un palmo dal viso diafano, nonché schifosamente perfetto, del ragazzo: fu in quel momento, quando Ulquiorra volse il suo sguardo verso Misaka che quest’ultima vide quanto verdi fossero i suoi occhi, rimanendone incantata.

 

«Non dire assurdità e finisci i compiti, donna» le rispose, schivando questa volta il colpo della rossa e afferrandole il polso.

 

«Ottimi riflessi. Sembrano quasi sovrannaturali» disse la rossa, ghignando.

Verso le cinque del pomeriggio, con una scusa, Misaka uscì di casa da sola; si diresse a passo spedito al kombini in fondo al quartiere: doveva trovare il modo di esporre Ulquiorra completamente, ora che era irritato dai suoi comportamenti. Così, sapendo bene che, in un modo o nell’altro, lui la teneva sott’occhio entrò nel kombini acquistando qualche dolciume e snack.

E non sbagliava: infatti Ulquiorra, ligio al dovere e agli ordini dati dal capo, l’aveva seguita, usando come scusa i pericoli delle strade. Yunalesca non se l’era bevuta, ovviamente, ma gli aveva sorriso falsa, ringraziandolo per la premura nei confronti della sua amica.

E se in quel momento erano ringraziamenti falsi, non lo sarebbero stati mai più dopo quella notte.

 

Misaka si ritrovò in un vicolo buio, o meglio, ci si infilò volutamente, venendo circondata immediatamente da un gruppo di ragazzi umani: peccato che le loro intenzioni non erano meno bestiali rispetto a quelle di un vampiro.

La rossa si rese conto di aver stupidamente lasciato a casa qualsiasi arma possedesse: il panico invase la sua mente e fu così che si ritrovò, senza rendersene conto, sbattuta contro il muro di fronte a sé da uno dei ragazzi le cui intenzioni lascive erano palesi; mentre cercava di baciarla con la forza, tenendole le mani strette in una morsa d’acciaio sopra la testa, Misaka lo colpì con il classico calcio ai gioielli di famiglia, causando le ire del resto del gruppo.

 

«Capo, stai bene?» chiedeva uno degli aggressori all’uomo colpito, ricevendo, seppur con fatica, l’ordine di farla pagare alla rossa, la quale venne afferrata per i capelli mentre cercava di scappare e immobilizzata da due dei tre aggressori rimasti: il panico ormai era totale e la rossa si ritrovò a pregare mentalmente che qualcuno passasse di lì. Non ricordava che qualcuno la seguiva. Non ricordava che, quasi certamente, Ulquiorra era a pochi passi da lei, fino a quando non vide qualcosa colpire il primo dei tre uomini, il quale non fece in tempo nemmeno a gridare.

Fu il secondo a urlare: «Un mostro!» prima di ritrovarsi a terra con il naso sanguinante, mentre il terzo se la diede a gambe, gridando come una femminuccia.

Alzando lo sguardo grigio e pieno di panico, Misaka vide che di fronte a lei c’era Ulquiorra che, finalmente, aveva palesato la sua natura: gli occhi avevano mantenuto il loro colore verde, anche se ora brillavano nella notte come quelli di un gatto, mentre la sclera di solito bianca, si era tinta di nero e i canini spuntavano dal labbro superiore, scintillando come lame nella notte.

La ragazza trattenne il fiato per un attimo, prima di fare una cosa stupida: si alzò di scatto, vedendo che il vampiro tendeva i muscoli pronto a difendersi e si gettò addosso al ragazzo, senza l’intento di ferirlo, ma di abbracciarlo. Gli occhi, che per la prima volta esprimevano stupore, tornarono normali così come i denti e Ulquiorra, il quale sentiva per la prima volta il calore di un essere umano che non fosse una sua vittima, rimase spiazzato.

 

«Mi hai salvata. Grazie Ulquiorra-kun» prima di svenirgli addosso.

 

La afferrò al volo, prima che cadesse in terra e si voltò per portarla a casa, ma una figura bloccava l’uscita del vicolo: il capo era lì.

 

**

 

Misaka si risvegliò solamente la mattina successiva, nel suo letto: ricordava tutto quello che era successo la sera precedente per cui non si stupì di vedere che Ulquiorra, Yunalesca e Grimmjow erano rimasti e dormivano in sacchi a pelo sul pavimento. O meglio, Ulquiorra era sveglio e la fissava con i suoi occhi smeraldo.

La ragazza, ricordandosi tutto ciò che aveva combinato la sera prima, divenne rossa in viso, cosa che Ulquiorra non riuscì a comprendere.

 

«Hai la febbre?» le chiese, dato che l’unico motivo di cui era a conoscenza per il rossore di un essere umano era la temperatura elevata del corpo.

 

«No, lascia perdere» disse la rossa, incredula di fronte all’ingenuità del ragazzo «tu sei un vampiro,vero? E anche Grimmjow e Tia lo sono».

 

Ulquiorra la fissò e rispose: «Vi spiegheremo a tempo debito» prima di alzarsi, ripiegare il sacco a pelo e svegliare in malo modo, cioè con un calcio, Grimmjow, il quale gemette dal dolore prima di alzarsi e rendersi conto che Misaka e, grazie al suo baccano, anche Yunalesca erano sveglie.

 

«Sappiate che non la passerete liscia per quello che avete fatto: oggi pomeriggio all’emporio Urahara dopo scuola. Non mancate o vi verrò a cercare personalmente» disse il gigante, riservando loro uno sguardo duro e uscendo, seguendo Ulquiorra.

 

Le due ragazze si guardarono: Misaka non sapeva cosa fosse successo dopo il suo svenimento, così Yunalesca le spiegò che Ulquiorra si era presentato a casa con lei, svenuta, in braccio, facendola spaventare, ma dopo che le aveva spiegato, in modo molto sintetico, cosa fosse successo  lo aveva ringraziato.

 

«Non guardarmi così, Misaka. Nonostante la sua natura ti ha salvato da quelli che, anche se erano umani, avevano cattive intenzioni».

 

«Lo so, ma mi ha fatto una strana impressione, Yuna. Dovevi vedere i suoi occhi e i suoi denti. Non avevo paura: ne ero affascinata. Trasformato in vampiro, Ulquiorra diventa, in un modo assurdo e terrificante, terribilmente interessante» confessò la rossa «ed è di questo che ho veramente paura».

Nel pomeriggio, dopo aver spiegato tutto ai loro compari, si ritrovarono all’emporio: entrando sentirono le presenze ormai note dei vampiri che avevano chiesto il loro aiuto nella lotta alla nuova specie, sommate a quelle di tre individui; una di quelle presenze era di sicuro Ulquiorra.

Quando aprirono il fusuma, si ritrovarono gli sguardi di tutti puntati addosso e Misaka si ritrovò sbattuta contro la parete da Rangiku, la quale l’aveva afferrata alla gola mozzandole il respiro.

 

«Dannata umana impicciona! Potevi farci scoprire con i tuoi stupidi piani per capire la loro natura» le disse, indicando i tre compagni di scuola.

 

Misaka non aveva intenzione di subire, così colpì la ragazza con una testata, facendola indietreggiare: Rangiku lasciò la presa, nello stupore generale e guardò la rossa che tossiva per riprendere fiato.

L'umana alzò lo sguardo grigio sulla sua avversaria e le disse: «Non ho la capacità né le forza di battere qualcuno a livello di Byakuya-sama o Hitsugaya-sama,ma fidati che per una come te basto».

 

Il silenzio cadde nella sala, fino a quando Kisuke non prese la parola: «Misaka, siediti. Senza obbiettare».

La rossa, sbuffando prese posto vicino a Ichigo, il quale la fissava con tanto d’occhi: sapeva che Misaka era una scavezzacollo, ma ora capiva quanto fosse coraggiosa.

Orihime guardava i due con sguardo preoccupato: sapeva che Misaka aveva attirato su di sé l'attenzione di Kurosaki e questo la preoccupava, dato che era cotta del ragazzo da anni ormai.

«Siamo qui perché Misaka e, in parte anche Yunalesca e Ichigo, disubbidendo ai miei ordini hanno spinto Ulquiorra a mostrare la sua vera

natura. Vi starete chiedendo come mai conosco questi tre vampiri, ma la spiegazione è ovvia: sono dalla nostra parte, ma fungono da spie. Ricevono ordini dal vice dell’umano che vuole questo mondo e vi seguono su sua richiesta: devono capire se siete una minaccia ed eliminarvi se lo foste».

 

«Allora posso sapere, Byakuya-sama, perché non lo avete detto subito?» chiese Yunalesca.

 

«Perché il nemico li osserva e non doveva sospettare di nulla. Se voi foste stati a conoscenza di tutto dall’inizio, la vostra tranquillità avrebbe destato dei sospetti: nessuno rimane calmo se è seguito da uno sconosciuto, capite?».

 

«Ovvio. Avete nascosto la loro missione, per far credere al nemico che gli fossero fedeli e per farlo vi serviva che anche noi fossimo certi di questo» disse Misaka, guardando di sfuggita Ulquiorra che, invece, guardava Inuoe, la quale aveva lo sguardo basso. Misaka non comprendeva il perché fino a quando non vide che la mano di Ichigo era vicina alla sua, troppo.

Così allontanò la mano dal ragazzo vedendo che Orihime apprezzava il gesto e, quando guardò nuovamente Ulquiorra, ne incontrò gli occhi verdi, indagatori e incuriositi per la prima volta dacché lo conosceva.

Quando la situazione fu chiarita, con la promessa da parte di tutti di mantenere il segreto assoluto sulla natura dei tre infiltrati e fingendo di non sapere nulla di loro, i ragazzi si congedarono, fino a quando Kisuke, rimasto silenzioso quasi tutta la sera, non fermò Misaka sulla soglia: congedò anche Ulquiorra, dicendo che avrebbe accompagnato la ragazza a casa lui stesso e rimasti soli si mise di fronte a Misaka che lo fissava guardinga.

 

«Cosa vuoi?» gli chiese la rossa, quando capì che l’uomo non avrebbe parlato: l’unica risposta che ricevette fu uno sguardo raggelante prima di ritrovarsi,senza nemmeno rendersene conto, tra le braccia dell’uomo.

Misaka cercò di liberarsi, sentendosi in profondo imbarazzo perché, lo sentiva, Ulquiorra li guardava, ma Kisuke continuava a stringerla sempre più forte.

 

«Se fai ancora un gesto così avventato, mi premurerò di punirti, Misaka».

 

«Posso sapere come mai tutta questa preoccupazione per me, Kisuke-san?».

L’uomo si discostò quel tanto che bastava per guardarla in faccia, prima di ghignare e dirle:

 

«Pensavo fossi una ragazza sveglia, Misa-chan, ma a quanto pare devo darti una spinta» disse, prima di afferrare il viso,pieno di stupore, della ragazza e baciarla.

  

Il cervello di Misaka andò in tilt: sentiva solo un fischio alle orecchie e le labbra di Kisuke sulle sue. Riprendendo in parte da quello stato catatonico, ricambiò il gesto dell’uomo che, ne era sicura, aveva sorriso sentendola rispondere. Fu in quel lasso di tempo di presa di coscienza, prima del nuovo oblio dato dalla profondità dal bacio, che si ricordò che Ulquiorra li guardava e, questo pensiero, la turbò.

 

 

 

Nda: Ed eccomi di nuovo. So che qualcuno avrà sicuramente storto il naso di fronte a questo e probabilmente lo farà anche nel prossimo capitolo, ma come vi ho detto li ho lasciati semplicemente perchè parlavo di certi fatti qui accaduti anche più avanti nella fic e andare a ripescarli, senza nemmeno avere un'idea con che cosa sostituirli, era un po' difficile, dato che la storia è bella che finita da un pezzo.

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Capitolo 7
*** Capitolo Settimo - Irresistible Attraction ***


Capitolo Settimo

Irresistible Attraction.

 

Yunalesca camminava verso casa, scortata da quelli che per lei non erano solo vampiri, ma anche giganti: infatti, sia Grimmjow che Byakuya avevano un’altezza fuori dal comune che, trovandosi in mezzo a loro, la faceva sentire piccola e insignificante.

Il vampiro nobile ogni tanto lanciava occhiate alla corvina, cercando di capire come potesse uno scricciolo così, sperare di atterrare, o almeno ferire, un vampiro; fu Grimmjow stesso a dargli l’occasione di capire come, poiché, ad un’uscita sarcastica del gigante, la reiatsu, cioè la forza che permetteva a Yunalesca e gli altri di avere la Vista, si alterò e la piccoletta colpì con tutta la forza il piede del gigante, facendolo gemere: era un vampiro, ma anche loro non erano immuni al dolore, dopotutto.

 

Arrivati a casa della ragazza, aspettarono di vederla entrare, poi Byakuya si volse verso il suo sottoposto e disse: «Questa notte la terrò d’occhio io. Tu torna dal vice e fargli rapporto: di che a controllarle è rimasto Ulquiorra, poiché si trovano nella stessa abitazione e hai approfittato per riferirgli la situazione, d’accordo?».

«Ricevuto, Kuchiki Taichō» rispose il gigante dai capelli azzurri, prima di sparire nella notte, mentre Byakuya si appostava di fronte alla camera della corvina, così da tenerla d’occhio.

*

Ulquiorra nel frattempo, disubbidendo alla richiesta di Urahara, era rimasto ed aveva assistito a tutta la scena, sentendo anche ciò che si dicevano, senza comprenderne il significato: avrebbe chiesto spiegazione alla rossa la mattina successiva.

 

All’interno dell’emporio, intanto, Kisuke, riprendendo il controllo della situazione, aveva spinto Misaka fino alla sua camera e, dopo aver chiuso il fusuma alle sue spalle, si voltò di nuovo verso la rossa che lo osservava, sorridendo.

«Neh Misaka, non guardarmi in quel modo…» le disse in un sussurro prima di impossessarsi di nuovo delle labbra della rossa, la quale lo accolse con bramosia, lasciandosi stendere sul futon.

Quella fu una notte di gemiti e sospiri, che arrivarono forti e chiari alle orecchie sensibili di Ulquiorra.

 

La mattina successiva Misaka, indossando la parte superiore del kimono di Kisuke, si trovava in cucina, intenta a sorseggiare una tazza di tè, quando, alzando lo sguardo, vide Ulquiorra in cortile, dritto in piedi che stava aspettando, probabilmente, che uscisse.

Così Misaka, dall’alto della sua grande intelligenza, uscì mezza nuda e si piantò davanti al vampiro, con sguardo furente:

«Posso sapere cosa ci fai qui?».

«Non me ne sono mai andato. Cos’è successo tra te e Urahara-sama?».

Misaka divenne paonazza, non solo perché si ricordo tutto ciò che era accaduto nei minimi dettagli, ma anche perché si rese conto che Ulquiorra li aveva visti. Anzi: li aveva spiati.

«Ieri sera Kisuke ti aveva detto di andartene, posso sapere perché sei rimasto?».

«Non sono affari tuoi, donna» le rispose, fissandola.

«Oh certo che lo sono! Ci hai spiato, dannato maniaco».

«Non era nulla di che. Ho visto di meglio» rispose, facendola infuriare.

«Di certo non eri tu il protagonista maschile! Uno come te è meno vivo e passionale di una statua!».

«Spazzatura».

«Cosa è spazzatura? Sentiamo».

«Qualsiasi sentimento, paura o altre forme di debolezza che avete voi umani, io le chiamo spazzatura. Se il nemico venisse a sapere che tu e Kisuke siete stati insieme, potrebbe usarti contro di lui come esca».

«Ulquiorra» lo chiamò la ragazza, prima di avvicinarsi e tirargli un forte schiaffo, che stupì il ragazzo « Sparisci. Non sai nulla sui sentimenti umani e non hai il diritto di criticarli. Vattene» volse le spalle al vampiro che rimase bloccato dallo stupore del gesto, indolore, di Misaka, la quale gli aveva riservato uno sguardo pieno di pena, oltre che rabbia.

 

Durante la mattinata scolastica, Ichigo si rese conto che era successo qualcosa. Infatti vedeva Ulquiorra lanciare sguardi in continuazione alla rossa Misaka, mentre questa lo ignorava bellamente.

«Neh Yuna-chan, secondo te quei due cosa hanno combinato?» chiese il ragazzo alla corvina, che camminava vicino a lui.

«Non ne ho idea. Questa mattina Misaka non era a casa sua: per fortuna che i suoi genitori non se ne sono accorti, poiché rientrano oggi da un viaggio di lavoro, ma credo che Ulquiorra c’entri qualcosa».

Yunalesca si avvicinò alla sua amica e, afferrandola per un braccio, la trascinò lontana da orecchie indiscrete: fu nel cortile posteriore che iniziò l’interrogatorio della piccoletta.

«Posso sapere dove sei stata stanotte?».

«Da Kisuke, mammina» le rispose, sarcastica, l’altra «Sei sicura di voler sapere tutto nei minimi particolari?» chiese la rossa, guardando l’amica in modo sornione, così da farle capire cosa fosse davvero successo.

«Non ci credo!» urlò, sentendo immediatamente la mano di Misaka che le tappava la bocca.

«Non urlare idiota! Siete già in due a saperlo ed è meglio che nessun’altro lo venga a sapere».

«In due?».

«Sì, quel cretino maniaco di Ulquiorra è rimasto appostato fuori dall’emporio tutta la notte! Ci ha spiati e criticati, quello stupido» rispose con rabbia la rossa.

«E perché lo avrebbe fatto?».

«Perché lui non disubbidisce agli ordini: è stato Kisuke a dirgli di andarsene e non Byakuya-sama» rispose la rossa, vedendo che Yunalesca si imbarazzava al sentire il nome del vampiro.

«Neh, nana» la chiamò Misaka che sapeva che la corvina era sempre pallida, aveva notato il lieve rossore «Non è che Byakuya-sama ti piace?».

«Non dire cavolate Misaka! Ieri notte è rimasto lui a controllarmi e non Grimmjow. Quando i miei sono andati a dormire ha preteso di entrare in casa, o meglio nella mia camera, ed è rimasto tutta notte seduto davanti alla finestra. Non sai che fatica ho fatto ad addormentarmi! E sono certa che durante il sonno, mi fissava».

«Sai comincio a credere che i vampiri siano dei maniaci sessuali, oltre che assetati di sangue?».

«Quindi tu e il bastardo col cappello avete concluso?» cambiò discorso l’altra.

«E questo soprannome?» chiese la rossa, bloccando, però, la risposta dell’amica «No, non voglio sapere da dove spunta. Comunque sì ed è stato, come dire, cosmico» rispose Misaka che venne colpita da una gomitata mentre era persa nei ricordi a luci rosse di quella notte.

 

Ovviamente Ulquiorra, data la sua natura servile, riferì tutto ciò che era successo quella notte a Byakuya, il quale rimase spiazzato: non avrebbe mai pensato che un uomo come Kisuke potesse fare un gesto del genere, sapendo che la missione di una vita sarebbe stata a rischio.

Inoltre non capiva cosa ci trovasse nella rossa: era carina, ma nulla a che vedere con le femmine della loro razza, come Rangiku ad esempio. Doveva parlare con l’uomo per porre fine al problema, in fretta.

Così quel pomeriggio, seguito da Ulquiorra e gli altri due, apparve all’emporio Urahara dove i due ragazzini lo accolsero e lo fecero accomodare.

Quando Kisuke varcò il fusuma, vide che la sua reiatsu era calma e tranquilla, come il mare in una giornata senza vento: probabilmente lo sfogare i suoi istinti umani lo aveva aiutato a rilassarsi, cosa che negli ultimi tempi non riusciva a nessuno.

Byakuya aveva notato che la reiatsu di Kisuke si agitava facilmente quando in un problema o discorso, in un modo o nell’altro, c’entrava la ragazzina dai capelli di fuoco: doveva farlo ragionare o la loro missione sarebbe fallita.

«Sai perché siamo qui?» chiese Byakuya, ricevendo un cenno d’assenso.

«Certo, perché qualcuno mi ha spiato per tutta la notte: spero che abbia almeno imparato qualcosa di utile» disse Kisuke, rivolgendosi a Ulquiorra che, come sempre, rimase impassibile.

In realtà il vampiro stava studiando i comportamenti dell’uomo, trovandoli strani, così come la pace che circondava la sua reiatsu: possibile che soddisfare un desiderio così umano, portasse a tanta tranquillità?

Fu in quel momento che Ulquiorra iniziò a provare curiosità per gli esseri umani.

 

«Quello che hai fatto è sbagliato» gli disse, perentorio, Byakuya.

«Lo so» rispose Kisuke, spiazzandolo «ma non potevo fare altrimenti: la mia parte umana desiderava possedere il corpo di Misaka, mentre il vampiro voleva il suo sangue: dovevo soddisfare una delle due e, dato che non volevo farle del male, mi è sembrata l’unica soluzione».

«Quindi mi stai dicendo che ...» iniziò Byakuya

«Che l’ho fatta mia per ritrovare la pace necessaria alla missione» disse Kisuke, spiazzando tutti i presenti, i quali, dopo aver discusso di altre cose inerenti alla missione e con la promessa di Kisuke di non toccare mai più Misaka, se ne andarono lasciando l’uomo da solo.

Kisuke, quando fu sicuro di essere solo, ammise a se stesso di essere un gran bugiardo se nemmeno vampiri del calibro di Byakuya lo avevano scoperto.

Ora doveva affrontare Misaka.

 

 

 

Nda: Mi scuso per il ritardo, ovviamente se a qualcuno interessa ancora questa storia. In queste note volevo fare una piccola pubblicità ad un fandom non molto frequentato: quello di Hakuoki. Se non avete mai visto l'anime ve lo consiglio perchè è davvero toccante. E poi passate a visitare il fandom, ci sono storie che meritano davvero e ce n'è anche una mia! XD

Alla prossima, 

Lena

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Capitolo 8
*** Capitolo Ottavo - The Beginning of the Changes ***


Capitolo Ottavo

The Beginning of the changes

 

Pochi minuti dopo la dipartita del gruppo di vampiri, i ragazzi giunsero all’emporio per gli allenamenti, ma quel giorno furono rispediti a casa da Kisuke: l’uomo era strano, anche Yoruichi se n’era accorta.

Misaka rimase all’emporio con una scusa, cioè quella di affilare la katana, e si avvicinò a Kisuke.

«Posso sapere cosa è successo?» gli chiese, ricevendo uno sguardo strano in risposta, seguito da parole dure e dolorose.

«Succede che ieri è stato un grosso sbaglio e me ne sono pentito amaramente» le disse lapidario, facendola sussultare.

Misaka era spiazzata da quelle parole che cozzavano con i comportamenti dell’uomo sia della sera precedente sia di quella mattina stessa: infatti dopo essersi uniti l’aveva stretta a sé , così come era successo la mattina.

Kisuke la fissava aspettando la sua reazione, ma la vide semplicemente alzarsi, sussurrare un ‘capisco’ e andarsene. Dopo aver sentito il fusuma richiudersi alle spalle di Misaka, si alzò e guardando fuori la vide correre lontana dall’emporio: era riuscito ad allontanarla da sé e, nonostante sentisse un peso opprimente al petto, sapeva che era la cosa giusta da fare, soprattutto per Misaka.

 

La rossa correva per le strade della città senza rendersi conto di dove andasse, fino a quando una mano nella folla non ne fermò la fuga.

Voltandosi si ritrovò di fronte Grimmjow, il quale rimase spiazzato dal vederla in lacrime.

«Non guardarmi con quella faccia. Noi umani siamo deboli e stupidi, ormai dovresti saperlo» gli disse, asciugandosi le lacrime.

« Vero, ormai vi conosco da secoli, ma riuscite sempre a stupirmi. Davvero pensavi che Urahara-san ti avesse portata a letto per altri motivi a parte il desiderio?».

La ragazza scosse la testa in segno di diniego: «Sapevo che lo faceva per quello, perché è lo stesso motivo per cui l’ho lasciato fare, ma sentirmi dire che se n’è pentito è un altro discorso. Io non cercavo altro da lui, ma ha ben pensato di distruggere la poca autostima che mi sono ricostruita faticosamente».

«Ricostruita?».

«Grimmjow, voi pensate di conoscerci, credete che siamo semplici contenitori di un potere che vi possa tornare utile, ma noi umani siamo ben altro. Abbiamo un passato che ci condiziona e cambia. Abbiamo vissuto esperienze che per voi sono inutili, perché già viste tante volte, ma che per noi sono nuove. Voi non capite gli umani per un motivo semplice: non li ascoltate mai» disse la rossa, lasciando Grimmjow immobile tra la folla.

Il gigante dai capelli azzurri fu raggiunto, qualche minuto dopo da Ulquiorra,che da bravo segugio aveva seguito Misaka, sentendo le sue parole.

«Strana donna».

«Non è strana. Siamo noi che non siamo in grado di capirla, a differenza di Urahara-san».

«Cosa intendi?».

«Ulquiorra, non fare il finto tonto. Sappiamo tutti, Byakuya compreso, che il lasciar perdere quella ragazza è stata una scelta dolorosa per Urahara-san. Tu sei quello più attento ai cambiamenti di reiatsu e avrai visto come si è incupita quella dell’uomo al dover accettare gli ordini di Byakuya».

Ulquiorra non rispose, si limitò a camminare verso la direzione in cui Misaka era scomparsa, dicendo:

«Strana donna» provocando uno sbuffo da parte del compagno, il quale, dopo aver sondato l’area circostante, ritrovò la piccoletta dai capelli neri, in un negozio di videogiochi rendendosi conto che con lei c’era Byakuya.

 

Li raggiunse in pochi secondi, vedendo che la corvina cerava di spiegare al vampiro quanto fosse bello Final Fantasy, ricevendo solo sguardi vacui.

Grimmjow aprì la porta del negozio, facendoli voltare verso di lui: fu subito avvicinato dalla piccoletta che prese a spiegare anche a lui la bellezza del videogioco che teneva in mano.

«Neh Yuna. Sta’ un po’ zitta e ascolta. Misaka ha bisogno di supporto morale, quindi va da lei. Questo lo prendo io» le disse, afferrando il videogioco.

«C’entra Kisuke, vero?».

Grimmjow annuì semplicemente e dopo aver imprecato, la corvina fece per uscire, prima di chiedere da che parte fosse andata l’amica.

«Verso il parco, Ulquiorra la sta seguendo e, fidati, non è la persona più adatta a consolare qualcuno» le rispose Grimmjow, vedendola scattare verso la direzione indicata.

«Sento che sei alterato, Grimmjow» gli disse Byakuya alle sue spalle.

«Esatto. Comincio ad avere dei dubbi sulla nostra intromissione tra qui due. Dopotutto cosa facevano di male?»chiese al capo.

«Grimmjow, Misaka è una ragazza umana di sedici anni, mentre Kisuke è un mezzo vampiro di almeno duecento. Come possono essere destinati a stare insieme?».

« Forse hai ragione, ma chi sei tu per giudicare se sono adatti o no a stare insieme?» rispose Grimmjow: era uno dei pochi che potesse parlare da pari a Byakuya, poiché appartenevano entrambi alla nobiltà ed erano di pari grado.

Il vampiro dai capelli neri rimase in silenzio, cosa che spinse Grimmjow a dire:

«La missione, nel bene o nel male,finirà prima o poi. E l’unica cosa che avrai ottenuto ad allontanarli sarà il rimpianto da parte di Urahara-san di non averci almeno provato» disse il vampiro che, nonostante le apparenze, non era così stupido.

 

La rossa si ritrovò nel parco dove lei e Yunalesca giocavano da piccole e si sedette su una delle altalene.

Sapeva che Ulquiorra l’aveva seguita così, dopo aver sospirato lo chiamò, vedendolo spuntare da sopra un albero.

Il vampiro scese con grazia dall’arbusto e si mise di fronte a lei, registrando che aveva gli occhi rossi, anche se non capiva il perché.

Misaka lo guardò, capendo che qualcosa sfuggiva alla comprensione del vampiro e chiedendogli cosa fosse.

«Perché i tuoi occhi sono rossi?».

«Perché ho pianto per ciò che Kisuke mi ha detto. Riesci a capirlo?».

«Non del tutto» rispose il vampiro che aveva ben compreso come mai gli occhi fossero rossi, ma non capiva il perché delle sue lacrime.

«Ulquiorra, non sono la persona più adatta a spiegarti le emozioni umane, perché nemmeno io le ho provate tutte. Per esempio non ho idea di cosa voglia dire innamorarsi ed essere ricambiata» rispose sincera Misaka.

«Credi ci sia qualcuno che possa farlo?».

«Perché vuoi imparare le emozioni umane? Ce ne sono alcune dolorose,sai?».

«Il tuo discorso a Grimmjow. Era corretto» le rispose sintetico, facendola sorridere.

«Dovresti smettere di origliare, sai?» .

«È un ordine di Byakuya-sama. Non devo perderti di vista».

La rossa sospirò e poi disse: «Le emozioni non possono essere spiegate o insegnate, Ulquiorra. Devi impararle da solo, vivendole. Per esempio, riesci a capire perché il tuo sguardo e interesse si posano sempre su Orihime?» gli chiese, vedendo che il vampiro si sforzava di trovare una risposta «Perché la trovi diversa dalle altre, perché ti piace».

Lo sguardo vacuo che le riservò il vampiro, la fece sbuffare, alzare, afferrare le mani bianche del ragazzo e dirgli:

«Se fosse stata Orihime a compiere questo gesto, come avresti reagito?» gli chiese, vedendo che un lampo di comprensione attraversava gli occhi verdi di Ulquiorra, il quale strinse le mani della rossa.

«Vedo che a livello inconscio sai la risposta, ma ancora non capisci il perché» gli disse Misaka, allontanandosi dal vampiro «Prima o poi lo capirai. Potresti iniziare ad avvicinarti ad Orihime, magari ti aiuterà a capire» gli disse, sorridendo.

«Ora perché sorridi?».

«Perché sono felice di capire che vuoi diventare un po’ più umano» gli rispose, prima che Yunalesca spuntasse dall’entrata del parco, correndo incontro all’amica. Ulquiorra salutò le due con un lieve inchino e si dileguò: non conosceva le emozioni umane, ma alla vista della corvina, la reiatsu di Misaka aveva reagito divenendo cupa, segno che avrebbe pianto ancora, probabilmente.

E Ulquiorra, senza sapere bene perché, non voleva vedere una ragazza piangere.

 

**

L’umore di Misaka rimase tetro per i giorni a seguire: i ragazzi del gruppo avevano intuito che c’entrasse Kisuke, poiché la rossa, quando si recavano all’emporio, evitava accuratamente sia di avvicinarsi, sia di parlare che di allenarsi con l’uomo, il quale, dal canto suo, le lanciava sguardi intellegibili.

I tre falsi nemici vampiri si erano uniti a loro quel giorno e Kisuke, sapendo dell’abilità di Ulquiorra di controllare e capire la natura di una reiatsu, lo mise ad allenare Orihime, la quale si stava sforzando di imparare l’uso delle ‘mollette’ affidatele dal mezzo vampiro.

Grimmjow invece si era offerto di allenare la rossa, mentre a Tia era toccato Ichigo, fatto che aveva causato, come Yunalesca si era accorta, un incupimento della reiatsu di Orihime: la piccoletta informò Misaka del cambiamento, la quale era sì preoccupata per l’amica, ma lo era molto di più per il vampiro dagli occhi smeraldo che da Orihime voleva imparare i sentimenti umani. Probabilmente il primo che avrebbe imparato sarebbe stato il dolore di un rifiuto.

Mentre si allenavano, Misaka sentiva su di sé lo sguardo fisso di Kisuke, ma non si girò nemmeno una volta: non gli avrebbe dato la soddisfazione di vedere quanto ci fosse rimasta male per le sue parole.

Il gruppo al completo, alla fine degli allenamenti, decise di andare a mangiare insieme e recarsi ad un karaoke, poiché era sabato e il giorno dopo non avevano lezioni.

I tre vampiri li seguirono più che altro per controllarli e proteggerli nel caso di attacco.

Dopo una cena a base di ramen e sushi, la prima a salire sul palco fu Tatsuki, che li aveva raggiunti su invito di Orihime: la ragazza era intonata e si era cimentata in una canzone che faceva da sigla al suo anime preferito.

Yunalesca, nonostante fosse davvero brava nel canto, si rifiutò categoricamente di salire sul palco, fino a quando una spazientita Misaka non ce la trascinò, dividendo con lei una canzone che mai come allora esprimeva il rammarico della rossa.

Il resto della serata passò tranquillo e in alcuni casi anche i vampiri si erano lasciati andare a una risata, Ulquiorra escluso, come quando Misaka cercava di ballare con Grimmjow, il quale non faceva altro che pestarle i piedi.

Fu proprio il vampiro dalla candida pelle ad accompagnare a casa Misaka, la quale lanciava occhiate indagatrici al ragazzo, il quale, spazientito, le chiese cosa avesse da guardare.

«Mi sembri, come dire, alterato. So che è strano associare qualsiasi sentimento che non sia l’apatia a te, ma la tua reiatsu parla chiaro: qualcuno ti ha fatto arrabbiare».

«Hai ragione, donna».

«E piantala di chiamarmi così! Ho un nome, avanti usalo! Ora!».

Il vampiro sospirò e poi disse, con grande sforzo:«Hai ragione, Misaka-san».

«Leva quel san, idiota. Ormai ci conosciamo» gli rispose la rossa, sorridendo. Infatti sentire il suo nome pronunciato dalla voce profonda di Ulquiorra l’aveva resa felice, perché significava che almeno un po’ il vampiro si stava aprendo con lei.

«Chi è quello o quella che ti ha fatto alterare?».

«Kurosaki» rispose secco il vampiro, vedendo che un lampo di comprensione aleggiò sul viso della rossa, la quale si agitò.

«Oh! Capisco! Sei geloso perché hai capito che la piccola Orihime ha un interesse per Carota-man!» gli disse, prima di appoggiare le mani sulle spalle del vampiro che registrò mentalmente il calore che queste trasmettevano, prima si fissare la ragazza di fronte a sé negli occhi, trovandoli sorridenti.

«Hai provato una delle tante emozioni umane, Ulquiorra! La gelosia» gli disse.

«Non capisco» rispose il vampiro, facendo sospirare Misaka, la quale lo trascinò in casa, dove i suoi genitori dormivano della grossa e, una volta giunti nella camera della rossa, iniziò la spiegazione del sentimento chiamato gelosia che si prese tutta la notte.

 

 

 

Nda: Nuovo capitolo dove Ulquiorra, detto anche Mozzarella, inizia a provare interesse per le emozioni umane! Vedremo come andrà a finire. Ricordo che il personaggio di Yunalesca appartiene a Yunalesca Valentine

Alla prossima.

Lena

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Capitolo 9
*** Capitolo Nono - Hidden Secret ***


Capitolo Nono

Hidden Secret

 

La mattina successiva una poco sveglia Misaka e un riposato Ulquiorra, il quale non aveva la reale necessità di dormire, varcarono insieme il cancello della scuola: Yunalesca quella mattina sarebbe entrata dopo.

Appena la popolazione femminile, nella quale un gruppo aveva creato il fan club di Ulquiorra, vide Misaka in compagnia del vampiro, iniziò a berciare, ricevendo uno sguardo vacuo dalla rossa, troppo addormentata per arrabbiarsi: fu Ulquiorra a chetare gli animi delle sue fans, termine che aveva sentito da Yunalesca, ma di cui non conosceva il significato in quel frangente, con uno sguardo.

Le ragazze lo guardarono allontanarsi e dividersi dalla rossa per raggiungere un’altra ragazza, Tia Harribel che lo fissava interrogativa.

«Ulquiorra, cosa credi di fare arrivando a scuola con quella si presume sia la tua preda?».

«Mh» fu l’unica risposta del vampiro che, per sua fortuna, fu salvato dall’arrivo di Grimmjow: se c’era una cosa che Tia non sopportava era essere ignorata.

Il vampiro dai capelli neri, mentre gli altri due discutevano della missione, guardava verso il gruppo dei ragazzi con la Vista, soffermandosi su Orihime: quella donna lo aveva attirato come una calamita dal primo momento, ma quando Misaka entrò nel suo campo visivo si rese conto che anche la rossa lo incuriosiva.

«Neh, Ulquiorra, se fissi quelle due in quel modo, le scioglierai». La voce di Grimmjow gli fece discostare lo sguardo, senza rendersi conto che, ora, erano Misaka e Orihime a guardare lui.

 

«Neh, Orihime. Sai che il piccoletto bianco ha un interesse per te?».

«Piccoletto Bianco?» chiese la ragazza, non capendo a chi la rossa si riferisse.

«Ehm… Ulquiorra, per intenderci» le disse Misaka, spostando il suo sguardo verso il trio e puntandolo sulla schiena di Ulquiorra.

«Ma Misaka! Non è possibile! E poi io..».

«Sì, Orihime, so che ti piace Fragolino, ma potresti anche parlarci con Ulquiorra. È intelligente e poi ha bisogno di qualcuno come te per imparare un po’ di umanità. E io non sono la persona più adatta: potrei insegnargli come complicarsi la vita e nient’altro».

«Misa-chan, mi dispiace per quello che ti è successo con Urahara-sama. Non meritavi di essere trattata così» le disse con empatia la ragazza.

«Grazie, Orihime» le rispose prima di abbracciare stretta la ragazza che lanciò un gridolino, attirando su di sé le attenzioni di tutti.

 

Misaka quel pomeriggio non si presentò agli allenamenti, ma si rinchiuse nell’aula di musica iniziando a suonare il piano: quando era piccola suo padre l’aveva costretta a prendere lezioni, nonostante non ne avesse il talento. Si limitava a seguire le note, senza metterci sentimento ed era un grosso limite per un musicista. Anche in quel momento, nonostante le note fossero le stesse della canzone che il sabato prima aveva cantato con Yunalesca, si capiva che era solo un esecuzione, tecnicamente buona e gradevole all’udito, ma senza empatia.

Ulquiorra, che da ordini doveva seguirla ovunque, si fermò fuori dall’aula di musica, fino a quando la ragazza non lo invitò ad entrare.

Il vampiro si fermò sulla porta dicendole: «La tua tecnica è buona, ma a differenza di altri umani, ti manca qualcosa».

«Sì, hai ragione. Suonare il piano era un desiderio di mio padre, non mio e questi sono i pessimi risultati. Tu lo sai suonare?».

«Sì, ma non bene come Byakuya-sama. Lui conosce i sentimenti umani, io no».

La rossa lo guardò con tanto d’occhi e disse, sorridendo: «Sai, guardandolo non si direbbe…».

«Come voi umani anche noi vampiri abbiamo un passato che influisce sul nostro presente e futuro».

«Allora vuoi raccontarmi cosa nel tuo passato ti ha fatto diventare così apatico, Ulquiorra?».

«Nulla. Non c’è stato niente che mi abbia fatto diventare quello che sono, perché così ci sono nato. Niente e nessuno mi ha mai incuriosito o fatto provare qualcosa di diverso dalla mera apatia» le rispose il ragazzo, fissandola negli occhi grigi.

«Beh, ora qualcuno che ti interessa lo hai trovato, no? Magari Orihime potrà cambiare il presente e rendere migliore il tuo futuro» gli disse, chiudendo lo sportello del piano che nascondeva i tasti e alzandosi, sorridendo comprensiva al vampiro.

Misaka ancora non si rendeva conto che era ella stessa a portare cambiamenti in Ulquiorra.

 

Il vampiro dagli occhi verdi si trovava a rapporto dal suo falso vice capo, il quale ghignava nell’oscurità: nessuno lo aveva mai visto in faccia.

«Ulquiorra, ho notato che tu ed alcuni di quel gruppo avete stretto amicizia» gli disse l’uomo, riferendosi in modo nemmeno troppo sibillino agli esseri umani con poteri particolari.

«Ho seguito gli ordini» rispose il vampiro, venendo raggiunto dal vice: aveva una velocità incredibile, tanto che nemmeno Ulquiorra era riuscito a schivare la lama che ora era puntata al suo petto.

«Non prendermi in giro, vampiro. So che hai un interesse particolare per una delle ragazze del gruppo. Poiché hai mentito così spudoratamente, credo che una punizione sia d’obbligo».

Ulquiorra fu fustigato con una arma adatta a ferire il suo corpo marmoreo, ma non gemette nemmeno per il dolore, si rivestì appena la punizione fu finita e uscì dalla sala, tornando in strada.

Camminava lentamente, poiché anche se non lo esprimeva, il dolore c’era, pulsante. Fu così che lo trovò Misaka: appoggiato ad un muro, più pallido del solito.

La rossa mise il braccio sinistro del vampiro intorno alle sue spalle e, sostenendolo dalla vita, lo portò a casa sua che, come al solito, era vuota: i suoi genitori si dimenticavano spesso di avere una figlia, troppo presi dal lavoro.

Portò il vampiro in camera sua e lo fece sedere sul letto, obbligandolo, nonostante le proteste di Ulquiorra, a togliersi la parte superiore della divisa, mostrando le ferite sulla schiena: il vampiro sentì Misaka trattenere il respiro alla vista del sangue che colava ancora dalle ferite.

«Chi ti ha fatto questo?» gli chiese, con una nota di preoccupazione nella voce.

«Il vice. Ho disubbidito agli ordini» le rispose, vedendo che la ragazza sospirava, prima di sparire al di là dalla porta e tornare con un contenitore e delle bende.

«Non preoccuparti per me. Le ferite si rimargineranno da sole» le disse, ma la ragazza gli ordinò di sdraiarsi prono sul letto, obbligandolo ad ubbidire, e prese a medicargli i graffi.

Il vampiro, nonostante sentisse meno il dolore degli umani, avvertiva che il disinfettante bruciava, ma il tocco della ragazza era delicato e rilassante, nonostante tutto. Infatti Ulquiorra chiuse gli occhi smeraldo e si addormentò, facendo sorridere la rossa, la quale nascose le ferite con una garza sterile tenuta ferma dallo scotch medico, lo coprì e, dopo avergli accarezzato la testa corvina, uscì dalla camera: doveva chiamare Kisuke.

 

 L’uomo dai capelli biondi, nonostante l’irritazione di vedere un ragazzo nel letto di Misaka, le chiese cosa fosse successo e dopo il racconto della ragazza, contattò Byakuya, il quale giunse in pochi secondi, constando che il vampiro stava sufficientemente bene, anche se la verga usata per ferirlo era stata costruita per fare il più male possibile a un vampiro.

«Deve nutrirsi per richiudere le ferite immediatamente» disse il vampiro nobile, scostando la manica del suo abito, pronto a offrire il sangue ad Ulquiorra dopo averlo destato: peccato che il vampiro rifiutò il sangue del suo capo, dicendo di non esserne all’altezza.

Fu allora che Misaka, sbuffando, si avvicinò ad Ulquiorra porgendogli il suo di polso: i presenti la guardarono con tanto d’occhi, fino a quando Kisuke non espresse il suo disappunto.

«Misaka! Allontanati da lui! Non lascerò che ti morda!».

«Di cosa ti preoccupi, Kisuke? Non mi trasformerò! Perché succeda, deve mordermi al collo iniettando il suo veleno direttamente nella giugulare! E non mi farò mordere: lo farò uscire e lui dovrà solo berlo» rispose la rossa, cercando il taglierino che usava nelle lezioni di fai da te e tagliandosi la pelle tesa del palmo della mano: non poteva rischiare di recidere una vena del polso.

Il vampiro dagli occhi verdi le fissò per qualche secondo, prima di afferrare la mano pallida della ragazza e leccare il fluido rosso dal suo palmo: Misaka arrossì furiosamente nel sentire la lingua di Ulquiorra sfiorarle il taglio  e anche per lo sguardo intenso che il vampiro le regalava, mentre beveva il suo sangue.

Pochi minuti dopo, appena il sangue di Misaka prese a scorrere nelle aride vene di Ulquiorra, il vampiro si alzò e togliendosi le bende, rivelò di essere guarito.

«Ascolta, Ulquiorra. Devi fingere per qualche tempo di essere ancora ferito o chi ti controlla capirà che è successo qualcosa di strano» ordinò Byakuya al vampiro, il quale acconsentì, inchinandosi.

Ulquiorra si voltò poi verso Misaka avvicinandosi: la rossa distolse lo sguardo da quello smeraldo del ragazzo, il quale la costrinse a guardarlo.

Sentire la mano, meno fredda del solito, di Ulquiorra sul mento fece sussultare Misaka, la quale si perse nel guardare gli occhi del vampiro, che la ringraziava in modo muto, fino a quando uno sbuffo risentito non li fece allontanare: Kisuke li guardava con le braccia conserte, riservando occhiate di puro astio al vampiro dai capelli corvini, il quale si allontanò dalla ragazza, seguendo Byakuya fuori dalla porta, lasciando i due da soli.

La ragazza si avvicinò all’uomo chiedendo spiegazione per il suo comportamento.

Kisuke le sorrise mesto e le chiese: «Ti stai innamorando di lui?».

«Non dire assurdità Kisuke. Lui è un vampiro».

«Anche io lo sono per metà, eppure ti sei concessa a me».

La ragazza lo guardò male e rispose:«Sono venuta con te perché c’era un forte interesse che tu hai ben pensato di spazzare via, pentendoti amaramente di essere stato con me e dandomi, indirettamente, della facile. Va’ via, Kisuke. Sei stato tu ad allontanarmi ed ora non hai nessun diritto di criticarmi. Vattene».

L’uomo abbassò il capello e se ne andò, lasciandola sola a piangere.

 

Le settimane passarono e gli allenamenti continuavano, fino a quando Yoruichi e Kisuke affidarono una missione ai ragazzi: vi era un vampiro particolarmente famelico che doveva essere eliminato. Così i ragazzi armati e spaventati come non mai, si ritrovarono nel luogo dove l’essere viveva.

Sapevano, grazie agli insegnamenti di Kisuke, che se un vampiro si nutriva in modo costante, diveniva particolarmente forte e recuperava le capacità cognitive e di pensiero che perdeva quando la sete diveniva troppa: in poche parole avrebbero combattuto con un vampiro in grado di pensare, proprio come quelli nobili.

Arrivati al quartiere, si divisero in gruppi: Misaka, Ichigo, Rukia e Yunalesca da una parte, Uryuu, Sado e Orihime dall’altra.

Il vampiro fu, purtroppo, stanato da questi ultimi che si ritrovarono in difficoltà: la piccola Orihime fu scagliata lontana da un colpo del vampiro che distrusse lo scudo che era in grado di creare grazie alle mollette datele da Urahara, mentre Sado e Uryuu combattevano.

Gli altri quattro sentendo le grida della piccola Orihime corsero verso il luogo dell’attacco: trovarono Sado a terra con una ferita alla testa e Uryuu allo stremo delle forze.

Misaka corse in avanti ma qualcosa la fermò: davanti a lei si stagliava Grimmjow che la bloccava con la mano.

«Sta ferma lì, rossa. Urahara-san e Yoruichi-san hanno avuto informazioni sbagliate: questo vampiro non è normale» le disse tendendo i muscoli. Il resto del gruppo era stato fermato da Ulquiorra, mentre alle spalle del nemico vi era Tia Harribel, la quale iniziò uno scontro con il mostro.

Ulquiorra nel frattempo di avvicinò a Orihime dandole una mano a rialzarsi, mentre Grimmjow aiutò Sado, il quale fu avvicinato da Misaka che togliendosi un fazzoletto dalla tasca pulì il sangue che colava dalla ferita del gigante mulatto: il taglio non era profondo, ma c’era comunque il pericolo di infezione.

La rossa lo guardò e gli disse: «Sei stato coraggioso, Sado-kun» prima di allontanarsi e constatare le condizione di Uryuu che, vedendo la rossa avvicinarsi, divenne paonazzo in volto, soprattutto quando gli scostò la manica della maglia per vedere la ferita inferta dal vampiro.

«Ha usato gli artigli, quindi fino a quando non berrai l’antidoto di Kisuke, il braccio rimarrà paralizzato» gli disse, prima di sentire una presenza alle sue spalle e la voce di Ichigo che gridava il suo nome.

Poi fu un dolore incredibile ad assalirla: il vampiro sfuggendo alla presa di Tia, l’aveva vista scoperta e attaccata. La rossa fu colpita forte al fianco destro e scagliata lontano.

Se qualcosa non avesse bloccato il suo volo avrebbe cozzato contro il muro, ma qualcuno la salvò.

Sentì infatti uno sbuffo di dolore quando impattarono contro il muro e alzando lo sguardo vide il viso teso di Ulquiorra Schiffer che l’aveva afferrata al volo e protetta dall’impatto

La ragazza lo guardò e disse: «Ulquiorra, stai bene?».

Il vampiro si limitò ad annuire, prima di scostare la ragazza e alzarsi. Il vampiro la guardò e le allungò la mano per aiutarla a fare altrettanto.

Una volta in piedi Misaka si rese conto che Ulquiorra non era ferito: o meglio era già guarito.

«Com’è possibile che tu stia già bene?».

«Sono un nobile e il tuo sangue viene assimilato lentamente, rendendomi più forte per tempi più lunghi» le spiegò «La prossima volta non dare le spalle al nemico, non potrò proteggerti sempre» disse prima di scagliarsi contro il vampiro nemico, tenuto a bada da Grimmjow, e sconfiggendolo insieme al gigante dai capelli azzurri.

 

Fu da quel momento che Misaka vide Ulquiorra in una luce diversa: smise di vederlo come un mostro assetato di sangue e iniziò a pensare a lui come ad un amico che le aveva salvato la vita.

Rientrarono all’emporio Urahara con Grimmjow che sosteneva Sado, Tia che trasportava Uryuu e Ulquiorra che aiutava Orihime: Misaka si era invece appoggiata all’amica Yunalesca  piuttosto spaventata da ciò che era successo.

Ulquiorra appoggiò Orihime delicatamente sul tatami della sala di ritrovo, seguito dal resto del gruppo. Kisuke si era letteralmente fiondato su Misaka, ricevendo uno sguardo di fuoco, ma afferrandola comunque nonostante le proteste.

La rossa si ritrovò così trasportata in braccio dall’uomo e adagiata accanto a Orihime: le faceva male la schiena e il fianco dove era stata colpita dal vampiro.

Ulquiorra intuendo il dolore della ragazza si avvicinò veloce e prese, senza chiedere il permesso a tastare la parte ferita, facendo alterare Misaka, soprattutto perché la mano del vampiro, partendo dal fianco, stava andando troppo in su.

La rossa bloccò la mano del ragazzo e lo guardò seria:

«Cosa diavolo stai facendo?».

«Constatavo le tue ferite, donna. Hai due false costole incrinate, dovrai stare attenta a come ti muovi, altrimenti ti ferirai gravemente» le rispose alzandosi e sedendosi a fianco dei suoi compagni, quando Grimmjow prese la parola:

«Il piccoletto ha studiato per anni medicina, per questo sa cosa fare. Anche se poteva prima chiedere se poteva toccarti, ma abbi pietà: è un idiota» disse ricevendo uno sguardo duro da Ulquiorra e facendo sorridere i presenti.

Ulquiorra fu così sfruttato per medicare anche le altre ferite, a parte quella di Uryuu che necessitava di punti e il ragazzo fu quindi portato in ospedale.

Il candido vampiro accompagnò Misaka a casa, seguendola passo a passo per evitare che si sentisse male o che venisse aggredita.

Quando arrivarono alla porta, la rossa si voltò e inchinandosi leggermente, nonostante il dolore, disse:

«Grazie per avermi salvata, Ulquiorra-kun» prima di sorridere e entrare in casa.

Il vampiro la guardò sparire oltre la porta e si appostò di nuovo nell’albero più vicino alla casa della rossa, così da controllarla.

Vide la luce della camera di Misaka accendersi e l’ombra della stessa che si spostava, prima di comprendere che la ragazza si stava cambiando: non vedeva nulla a parte l’ombra, ma distolse comunque lo sguardo.

Non era imbarazzato, non sapeva nemmeno cosa volesse dirlo esserlo, ma sapeva che se per caso Misaka lo avesse beccato a spiarla, si sarebbe infuriata, rischiando di farsi male nel tentativo di punirlo.

Il vampiro attese che la ragazza spense la luce e poi si sedette nella posizione più comoda che un albero potesse concedere.

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo Decimo - The Real Identity of the Enemy ***


Capitolo Decimo

The Real Identity of the Enemy

 

 

La mattina successiva Misaka si destò prima del suono della sveglia: era andata a letto presto, ma il dolore alle costole le aveva fatto passare la notte pressoché insonne.

Si alzò, aprì le tende e la finestra per il cambio di aria, cercando Ulquiorra con lo sguardo ancora assonnato: ovviamente non lo vide, mentre era certa che il vampiro vedesse lei perfettamente.

Infatti Ulquiorra aveva sentito immediatamente i suoni del risveglio della ragazza, puntando il suo sguardo smeraldo sulla finestra della camera che, dopo pochi minuti si era spalancata e aveva visto Misaka spuntare, ancora mezza addormentata, e cercarlo.

Dopo aver aspettato che la rossa rientrasse, il vampiro stirò i muscoli e con qualche agile balzo fu a terra: sentì l’inquietante presenza di qualcuno che conosceva, ancor prima di vederlo.

Sapeva che il misterioso vice lo osservava; doveva allontanarsi da casa Kawashima, per due motivi: primo perché se il vice avesse capito che era un traditore alleato con Byakuya, Misaka sarebbe stata al sicuro da eventuali attacchi e, invece, in caso contrario avrebbe mantenuto le apparenze di suo alleato, continuando con il lavoro di spia.

Il vampiro prese a camminare lentamente verso il luogo ove viveva con gli altri due vampiri, quando qualcuno gli toccò la spalla: voltandosi vide il ghigno sardonico di Gin Ichimaru. Era lui il famoso vice.

«Bene Ulquiorra, vedo che sei ancora fedele alla nostra causa» gli disse, mentre il vampiro continuava a stare allerta «Il mio capo ed io siamo soddisfatti di voi tre e abbiamo deciso di rivelarvi chi siamo e perché stiamo facendo tutto questo».

Il vice gli fece segno di seguirlo e lo portò a casa dove Grimmjow e Tia Harribel lo aspettavano fuori dalla porta. I due compagni di Ulquiorra erano evidentemente tesi e sospettosi, ma mantenevano il controllo: se Gin o il capo di questi, si fossero rivelati  ostili, in tre potevano almeno sperare di sfuggirgli e nascondersi da qualche parte.

I tre vampiri, accompagnati dall’uomo che manteneva il suo sorriso quasi demoniaco, si stupirono nel vedere che si stavano dirigendo a scuola, vedendo addirittura Yunalesca e Misaka che litigavano vicino al cancello: le due si bloccarono vedendo i tre accompagnati dal professore di Storia, così come fece il resto del loro gruppo e buona parte degli studenti già presenti in istituto.

I ragazzi del gruppo, capendo che era meglio fingersi poco interessati, distolsero lo sguardo prendendo a parlare normalmente, seguiti poi dal resto della scuola: l’attimo di tensione e silenzio era passato e i quattro si eclissarono all’interno dell’istituto.

Appena furono fuori visuale, Misaka e Yunalesca corsero verso Ichigo, preoccupato quanto lei.

«Cosa starà succedendo? Non è normale che quell’inquietante professore di Storia li abbia scortati qui» disse Yunalesca.

«Non ne ho idea, ma non mi piace» rispose Misaka, guardando la porta che aveva inghiottito il gruppo. La rossa non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma era terribilmente preoccupata per la sorte di quei tre. Soprattutto per un certo piccoletto dai capelli corvini.

Non videro i tre vampiri per tutta la mattina scolastica e nemmeno all’emporio nel pomeriggio: la rossa era talmente distratta che fu atterrata da Orihime, la quale si avvicinò all’amica, preoccupata.

Misaka si alzò, con fatica dato che la ferita alle costole era tutt’altro che guarita, e si complimentò con Orihime per la violenza del colpo: era migliorata molto nel giro di poco tempo.

«Neh Orihime, ottimo colpo».

«Non era nulla di che Misaka-chan. Eri solo distratta».

«Ha ragione lei. Posso sapere cosa ti preoccupa a tal punto?» le chiese Kisuke.

«Sono preoccupata per quei tre, mi pare ovvio. Ormai sono nostri alleati e ci hanno salvati l’ultima volta» rispose tranquilla la rossa, vedendo il ghigno di Kisuke.

«Sei preoccupata per tutti e tre o solo per qualcuno in particolare?» le chiese, senza aspettare la risposta che era palese dall’espressione stupita della ragazza. Inutile negarlo: la sua preoccupazione era soprattutto per il vampiro dagli occhi smeraldo, il quale, lei lo sapeva, era attratto dalla sua amica Orihime.

 

I tre vampiri non si fecero vedere per qualche giorno, facendo crescere la preoccupazione di tutti: persino Rangiku e Renji erano in tensione, mentre gli altri vampiri nobili erano più tranquilli.

Sapevano che i tre rischiavano a fare da spie e che c’era la possibilità che non tornassero.

Misaka era al limite della sopportazione: doveva sapere dove fossero i tre vampiri, o sarebbe impazzita.

Mentre tornava da scuola accompagnata da Yunalesca, vide Grimmjow appoggiato al muro vicino a casa sua e si fiondò direttamente sul vampiro.

«Stai bene?» gli chiese guardandolo da capo a piedi per capire se avesse qualche ferita.

«Sì, io sto bene. La stessa cosa non si può dire di Tia e Ulquiorra. Loro sono ancora con quei due: mi hanno lasciato andare perché dovevo parlare con Kisuke e gli altri. Andiamo, dovete sentire anche voi».

 

Intanto i due vampiri rimasti con il capo e il vice, di cui ora conoscevano l’identità e la reale natura, erano rinchiusi nello scantinato della scuola.

«Ulquiorra avresti mai pensato che fossero così potenti quei due?».

«No, per nulla. Dobbiamo riuscire a scappare».

«È impossibile, Ulquiorra. La barriera che hanno eretto è troppo forte».

«È vero ma loro non sanno che nelle mie vene scorre sangue umano».

«Non capisco».

«Misaka-chan mi ha dato il suo sangue quando il vice mi ha punito con la verga anti vampiro».

«Quella ragazza è strana. Non ci odia come gli altri umani e nemmeno il resto del suo gruppo lo fa. Non capisco come mai».

« Sono strani».

«Ulquiorra a te piace la ragazzina con le mollette vero?».

«È interessante» rispose secco il vampiro, mentre cercava una via di fuga dalla barriera.

«Io credo che Misaka lo sia molto di più. Anche per Urahara-san è così. Lo sento dalla reiatsu quando la rossa è vicina a lui. Se anche uno così la trova particolare….»

«Sta’ zitta ora. Ho trovato una falla nella barriera» la interruppe lui bruscamente.

La vampira si avvicinò al compagno e usando il loro potere, allargarono la falla fino a quando fu sufficiente per uscire: con uno scatto degno della loro razza raggiunsero il primo piano dell’edificio, capendo che era sera.

I due si allontanarono dall’edificio in fretta: erano sicuri che vice e capo sapessero che erano riusciti a scappare.

Si ritrovarono all’emporio Urahara, vedendo che erano tutti riuniti ad ascoltare la storia di Grimmjow, il quale sentì la presenza dei due e uscì, seguito dagli altri.

Misaka era alle spalle del gigante e si illuminò con un sorriso quando vide che Ulquiorra stava bene.

Il gruppo si avvicinò ai due salutandoli e accogliendoli come amici.

Ulquiorra si guardava in giro spaesato, fino a quando una piccola mano non sfiorò il suo braccio destro: Orihime gli sorrideva.

«Bentornato Ulquiorra-kun» gli disse, senza accorgersi che Misaka li osservava da lontano.

 

Yunalesca era sempre stata un’ottima osservatrice e mentre il gruppo si completava con il ritorno dei due vampiri segregati dal nemico, notò alcune cose che ad altri, probabilmente sarebbero sfuggite: vide che Orihime arrossiva quando parlava con Ulquiorra e che questi ascoltava le parole della ragazza con trasporto; si accorse che Misaka, la sua migliore amica un po’ idiota, li guardava fissa; registrò che Kisuke osservava i comportamenti della rossa in continuazione come se i suoi occhi non vedessero altro; scoprì Grimmjow che la  guardava, cosa alquanto imbarazzante, dato che lei non aveva occhi che per l’algido e composto Byakuya Kuchiki, il quale si limitava a guardare il cielo. Ed infine vide Ichigo. Il ragazzo dai capelli arancioni che studiava Rukia, la quale era diventata, almeno per lui, qualcosa di più di una normale amica di infanzia.

Kisuke interruppe i convenevoli, ordinando al gruppo di entrare all’emporio, dove, dopo aver preso posto, chiese ai due fuggitivi  come si fossero liberati.

Ulquiorra raccontò della falla nella barriera e di come il sangue umano che scorreva ancora nelle sue vene lo avesse aiutato ad allargarla in modo sufficiente per farli fuggire.

«Il nostro problema è sapere chi sono i nostri nemici oltre a Gin Ichimaru. Il qui presente Grimmjow, ogni qualvolta cerchi di dire i loro nomi viene colpito da un qualche anatema che gli causa un dolore incredibile, togliendogli l’uso della parola. Volevo vedere se anche per voi è la stessa cosa».

Ulquiorra  guardò l’uomo dai capelli biondi prima di aprire bocca, dalla quale non uscì nulla se non un verso di dolore trattenuto.

Orihime, anticipando Misaka, si avvicinò al vampiro, sostenendolo: il resto del gruppo guardò la scena e parecchie bocche erano spalancate dallo stupore del gesto della ragazza.

Il vampiro la guardò con altrettanto stupore, notando che persino la rossa era stupita.

«Vedo che l’anatema è stato applicato anche a voi. Harribel-san devo chiederti, con rammarico, di provare anche tu» disse Kisuke, vedendo che il risultato, anche con la bionda vampira, era lo stesso.

Byakuya prese quindi la parola: «Urahara-san, Hitsugaya-san ed io siamo convinti che il nemico vi abbia lasciato scappare. Ora sappiamo che conoscono la verità su di voi e che Gin Ichimaru è il vice, oltre che un traditore. La cosa importante ora è tenerli alla larga da tutti noi: se sapessero che questi ragazzi hanno una Vista così potente non si tratterebbero dall’eliminarli o dal farli prigionieri».

Il gruppo tacque davanti all’evidenza dei fatti e fu Yunalesca a prendere parola per prima, abbassando lo sguardo quando Byakuya puntò il suo su di lei:

«Byakuya-sama dobbiamo proteggere coloro che sono più indifesi: noi possiamo cavarcela, ma le persone a noi care non ne sono in grado. Io non voglio che i genitori o i fratelli di qualcuno vengano colpiti per far del male a uno di noi, capisci? Dobbiamo proteggere le nostre famiglie».

«Vero» s’intromise Misaka «I miei genitori non sono mai in casa, questo lo sapete, ma rimangono comunque importanti per me e se dovessero attaccarli mentre sono lontani non portò aiutarli».

«Non potresti in qualunque caso, Misaka» la interruppe Grimmjow «il capo dei nemici è molto potente se è riuscito ad applicare un anatema su noi tre e contro di lui non avresti scampo».

La rossa abbassò la testa e regnò il silenzio fino a quando Kisuke non prese parola: «Devo chiedervi un favore Byakuya-sama. Dovete aiutarmi a proteggere questi ragazzi e le loro famiglie».

«Capisco. Vuoi chiedermi di mettere uno dei miei a guardia di ciascuno di loro?»

«Esatto».

«E sia. Dammi il tempo di capire chi dei miei è più adatto ad ognuno di loro e poi ti darò notizie. Per questa sera è meglio se rimaniamo tutti uniti. Voi ragazzi avvisate chi dovete» disse Byakuya e, mentre tutti si alzavano per chiamare qualcuno, Misaka e Inuoe rimasero sedute.

«Non guardateci così. Noi non abbiamo nessuno da avvisare: Orihime è sola, mentre i miei sono fuori città per lavoro» disse Misaka rivolta agli sguardi indagatori dei vampiri che la circondavano.

La rossa si ritrovò a dividere la stanza con Orihime e Rangiku: la vampira dal seno sviluppato era cambiata appena si era sparsa la notizia che il famigerato vice era Gin Ichimaru.

«Sei vuoi chiedermi qualcosa fallo, Misaka» le disse la donna guardandola.

«So che qualcosa ti lega a Ichimaru-kun, ma non capisco cosa»

«Lui non è un essere umano Misaka e lo hai sempre saputo. È un vampiro di livello poco inferiore a quello di Hitsugaya Taichō. È stato lui a mutarmi» le rispose, sedendosi sul futon «lo conobbi nel lontano 1912: lui era un medico ed io una ragazza dalla salute cagionevole. Se lui non mi avesse mutata sarei morta all’età di diciannove anni. Gli sono grata per quello che ha fatto, ma combatterò contro di lui, se sarà necessario. Ora è un mio nemico».

Le altre due ragazze si limitarono ad annuire, fino a quando un ghigno non si dipinse sul volto della vampira: «Piuttosto, perché non mi spiegate come mai voi due guardate Ulquiorra con così tanta insistenza?»

Orihime divenne scarlatta in viso, mentre Misaka rispose tranquillamente, infilandosi nel futon:«Per qualche motivo a me ignoto, vuole capire ed imparare le emozioni e i sentimenti umani ed io, anche se non ne sono poi così in grado, gli sto dando una mano».

Rangiku si stupì da ciò che sentiva: conosceva Ulquiorra da molto tempo e mai nella sua centenaria vita aveva provato interesse per certe cose, ritenendole spazzatura.

Mentre pensava a questo volse il suo sguardo verso Orihime, la quale, mantenendo un colore acceso in viso, rispose:« Io lo guardo perché lo trovo carino» prima di nascondere il viso tra le mani e venire abbracciata dalla vampira che verso la ragazza sentiva una sorta di istinto materno.

«La piccola Orihime si è innamorata dell’antipatico!» disse ad alta voce, continuando a stritolarla, mentre Misaka sbuffava e fingeva di dormire: non sapeva spiegarsi il perché la confessione di Orihime l’avesse infastidita.

 

 


 

Nda: Grazie a tutti quelli che leggono e coloro che recensiscono! Alla prossima,

Lena

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Capitolo 11
*** Capitolo Undicesimo - Alliance ***


Capitolo Undicesimo

Alliance

 

La mattina successiva la prima a svegliarsi tra le umane fu Misaka: Rangiku, con tutta probabilità non aveva nemmeno dormito.

La rossa si alzò e, dopo una capatina al bagno per darsi una sistemata, andò in cucina dove trovò solamente Ulquiorra, il quale la informò che il resto di loro, a parte Grimmjow che si trovava fuori, erano andati nello scantinato per una riunione straordinaria alla quale loro, esseri umani, non erano invitati.

La ragazza, però, non aveva la minima idea di starsene buona con le mani in mano e decise come sempre di testa sua: ignorò l’ordine di Ulquiorra di stare alla larga dallo scantinato e prese tranquillamente a scendere la lunga scala, seguita dal vampiro che, stranamente, non aveva fatto cenno di volerla fermare con la violenza.

«Vedo che non usi le maniere forti: paura che il capo ti sgridi?» gli disse acida, ricevendo uno sguardo vacuo in risposta, dato che il vampiro non capiva il suo astio.

La rossa riprese a scendere, quando un trambusto sulle scale non la obbligò a fermarsi: Yunalesca con la sua proverbiale agilità era scivolata e ora li stava raggiungendo percorrendo la scala con il sedere, cosa che fece ridere di gusto l’amica.

La piccoletta di alzò massaggiandosi la parte lesa, fino a quando una voce non tuonò da dietro: Grimmjow, che con tutta probabilità era colui che doveva tenerla d’occhio, se l’era fatta scappare da sotto il naso e ora urlava insulti a tutto il mondo.

«Via scappiamo! Se mi prende sono morta!» esclamò Yunalesca, riprendendo la sua corsa a rotta di collo verso il fondo di quella dannata scala che pareva infinita.

Misaka, dopo uno sbuffo prese a seguirla, lasciando Ulquiorra da solo ad affrontare il gigante azzurro.

Le due giunsero nello scantinato ansimando dalla fatica: poiché la loro entrata non era stata poi così silenziosa, tutti i presenti le aspettavano.

Gli sguardi che la maggior parte di loro gli riservava non erano benevoli, per nulla. Anzi potevano giurare di vedere una vena pulsare pericolosamente sulla fronte di Hitsugaya Taichō.

Rangiku, la quale aveva la sera prima appianato i diverbi con Misaka, si mise invece a ridere, accompagnata da Renji e Kisuke.

Proprio il ragazzo dalla chioma quasi color magenta disse: «Nemmeno quei due riescono a tenervi buone. Bah, Byakuya-sama che ne dici? Le teniamo con noi?».

«Ehi! Non siamo dei cuccioli da compagnia eh, testa di ananas» esordì Yunalesca, mettendo il broncio «Vorrei ricordarvi che siete stati voi a cercarci per usare i nostri patetici poteri umani».

Misaka non poté che professarsi d’accordo chiedendo come mai loro e gli altri del gruppo di umani, a parte Yoruichi presente, non erano stati chiamati per quella riunione.

Byakuya le invitò a sedere, mentre anche Grimmjow ancora alterato e un solito indifferente Ulquiorra, si univano al gruppo.

«Dovete sapere che posso contare solo sui presenti e, come ben capite, non sarebbero sufficienti a controllare tutte le persone coinvolte in questa faccenda. Perciò abbiamo bisogno di chiedere un’alleanza ad un nostro vecchio nemico e se vi abbiamo tenuto fuori un motivo c’è: se non lo conoscete è meglio».

«Possiamo sapere il perché?».

«È un essere pericoloso soprattutto per le ragazze poco allenate come voi. Diciamo che suscita un forte interesse nel sesso opposto».

«Oh, beh! Basta non portare Orihime: con tutto quel benessere sarebbe un peccato farla cadere nelle grinfie di questo vampiro così affascinante. Io e la nana veniamo con voi. Fine della riunione. Non guardarmi così Byakuya-sama: sono abituata ad avere a che fare con certa gente» gli disse Misaka, prima di alzarsi e congedarsi con l’amica.

«Sei sicuro sia una buona idea portarle con noi? Non hanno l’esperienza di Yoruichi di difendersi dagli attacchi di quel tipo. Lo so perché Misaka è caduta persino nel mio che è un centinaio di volte inferiore in potenza a quello di un vampiro nobile» gli disse Kisuke.

«Ce la farà. E il perché è piuttosto semplice: è attratta da altro, così come la piccoletta» gli rispose Byakuya, misterioso come sempre.

 

Le due ragazze informarono il resto del gruppo della novità: Ichigo ovviamente protestò vivamente, poiché voleva seguirli, ma Misaka spiegò loro che la situazione era troppo complicata.

«È già tanto che abbiamo ottenuto di poterli seguire noi due. Non insistere Fragolino, oppure cambieranno idea».

«Come mi hai chiamato?».

«Con il tuo nome» gli rispose la rossa, facendogli la linguaccia, prima che l’espressione di Ichigo mutasse da finto arrabbiato a preoccupato.

«State attente e non allontanatevi dagli altri, d’accordo?» gli chiese ricevendo assensi da entrambe.

 

*

Poche ore dopo la riunione le due si ritrovarono a camminare nella periferia della città, circondate da vampiri amici e armate.

Renji le aveva informate che il vampiro, di origine europea, era molto potente e figlio di Vlad Tepes III, detto l’impalatore, chiamato più comunemente Conte Dracula.

Il nome di questo vampiro era Zephyr Thanatos.

 

Si ritrovarono di fronte a l’unico palazzo in quasi buono stato, venendo subito circondati da un gruppo di vampiri dalla reiatsu potente: Byakuya e il resto dei vampiri non si scompose minimamente, mentre Yunalesca e Misaka cominciavano a pentirsi di essersi unite al gruppo.

«Siamo qui per parlare con il vostro capo e creatore: permetteteci di passare o sapete che non avreste scampo contro di noi» disse, lapidario, il vampiro, obbligando i ‘nemici’ a lasciare libero il passaggio.

Uno di loro cercò di afferrare Yunalesca, ma una mano ne bloccò l’attacco: Grimmjow mutato in vampiro ringhiò contro l’aggressore, facendolo indietreggiare con la coda tra le gambe.

Il gruppo venne accompagnato nello scantinato del palazzo dove si trovarono davanti a una scena mai vista: un grande salone si estendeva davanti ai loro occhi, con un arredamento elegante, molto simile ai salotti francesi pre-rivoluzione.

Una quantità pressoché infinita di vampiri li fissava con malcelato astio, riservando uno sguardo da predatori alle due umane che, per istinto si avvicinarono ancora di più al gruppo, facendo ghignare Grimmjow.

«Paura ragazzine?».

«Fottiti, idiota. Qui le uniche che rischiano il dissanguamento siamo noi» gli rispose Misaka, sentendo che le sue dolci parole furono accompagnate da una risata, proveniente dal fondo della sala.

Si fermarono al centro del salone, aspettando che la figura ancora poco visibile del vampiro che aveva riso, si mostrasse: Misaka e Yunalesca rimasero senza fiato, nel vederlo.

Zephyr Thanatos aveva l’aspetto di un loro coetaneo dai capelli neri come la pece, lunghi fino a sfiorargli il collo e particolari occhi cremisi.

Era poco più basso di Ichigo ed era seriamente e senza dubbio uno degli esseri di sesso maschile più affascinante che le due avessero visto.

Misaka si accorse a mala pena dei suoi movimenti e se lo ritrovò alle spalle, con il braccio sinistro sulle proprie e il destro su quelle di Yunalesca che pareva stupita quanto lei.

Il resto del gruppo si voltò in simultanea, sguainando le katana: persino Byakuya era incredulo di fronte alla velocità del vampiro.

«Calmi, calmi. Non farò loro nulla di male, quindi, per cortesia, ritirare le armi e dite al gigante dietro di me di non provare a toccarmi» disse il vampiro, riferendosi a Grimmjow che aveva già caricato un pugno diretto alla schiena del nemico «So che siete qui per parlare, ma non dovevate portarmi due umane così carine» concluse riservando un sorriso ammaliatore alle due vittime.

Misaka sbuffò, prima di allontanare la mano, gelata, del vampiro dicendo:

«Non credere di ammaliarmi con quel sorrisetto da moccioso» parole che fecero ghignare il vampiro il quale si rivolse però all’altra ragazza.

«E tu che mi dici?».

«Dico che con quel sorrisetto, pare che ti sia passata una paralisi» fu la risposta della corvina, spingendo il vampiro ad allontanarsi da lei, con ancora il ghigno sardonico dipinto sulle labbra.

«Ma che bei soggetti resistenti mi ha portato, Byakuya» disse Zephyr, evitando di proposito ogni suffisso onorifico.

«Le ho portate perché sapevo che ti avrebbero resistito».

«Bene, convenevoli a parte, posso sapere cosa volete da me?».

La spiegazione di Byakuya fu sintetica ed esplicativa al tempo stesso: Zephyr al sentire della nuova minaccia aveva storto il naso, per poi assumere un’aria annoiata.

«Quindi riassumendo: sei qui a chiedermi di allearmi con te per sconfiggere questo insetto?» chiese il vampiro.

«Esatto».

«Mh» disse Zephyr fingendo di pensarci «Accetto ad una condizione».

«Quale sarebbe?».

«Verrò con voi in ogni missione e vorrò essere informato di ogni spostamento, per cui vi seguirò nel vostro rifugio. Ho trovato due soggetti troppo interessanti per farmeli scappare» aggiunse ghignando in direzione delle due umane, le quali gli riservarono uno sguardo pregno di odio.

«D’accordo, ma devi giurare che non le toccherai!» disse Byakuya.

«Oh, certo!» sorrise Zephyr che si riavvicinò al gruppo, si tagliò il palmo della mano seguito da Byakuya, prima di stringere il patto di sangue.

 

Da quel giorno Zephyr divenne parte integrante del gruppo prendendo dimora all’emporio Urahara, con grande disappunto di quest’ultimo: infatti non era molto d’accordo nell’avere un essere simile in giro per il negozio.

Il vampiro, infatti, appena aveva visto Yoruichi ci aveva provato spudoratamente, ricevendo un pugno in piena faccia dalla donna e un insulto nemmeno tanto sibillino di Kisuke.

Il gruppo di umani rimasero letteralmente sbalorditi nel comprendere chi fosse quello che sembrava un normale ragazzino: Ichigo aveva espresso il suo stupore schizzando ovunque il succo che stava bevendo, mentre ad Uryuu si erano addirittura appannati gli occhiali.

Orihime invece era decisamente affascinata dal vampiro, il quale non perdeva occasione né di parlarle né di lanciarle sorrisi e occhiate maliziose, causando continui sbuffi da parte di Misaka e Rangiku.

«Ehi, perché non la pianti di spandere le tue spore ammaliatrici?» gli disse Rangiku, guardandolo storto.

«Oh, ma non lo faccio di proposito. Mi viene naturale» le rispose, illuminando il viso diafano in un aperto sorriso, degno del più grande latin lover.

Misaka lo guardò per un attimo, prima di passarsi una mano sul viso esasperata e fare un cenno a Kisuke, che la seguì nella camera affianco a quella dove erano riuniti, seguita da Rangiku:

«Kisuke, credo che il vampiro abbia bisogno di qualcuno che lo tenga d’occhio. Non voglio che si infili a casa di Orihime, mentre è sola».

«Misaka ha ragione. È pericoloso con quel suo potere ammaliatore amplificato».

«Mh. Dovremo dargli una missione che lo tenga occupato tutto il giorno e ho già un’idea. Misaka tu sembri totalmente immune al suo fascino vampiresco, quindi direi che potremmo sostituire Ulquiorra con lui come tua ‘guardia del corpo’» propose Kisuke, ghignando.

«Ottima idea! Vediamo se Byakuya-sama sarà d’accordo» rispose Rangiku.

Nessuno chiese l’opinione di Misaka, che non era molto felice del cambiamento forzato.

 

*

Byakuya si dimostrò in accordo con l’idea di Kisuke e così Zephyr si ritrovò a camminare con Yunalesca, Grimmjow e Misaka sulla strada per la casa di quest’ultima: Ulquiorra, invece, era stato affidato ad altre missioni, a loro sconosciute.

La rossa, dopo aver salutato l’amica e il gigante, si ritrovò in casa con il vampiro maniaco, come lo aveva soprannominato.

«Guarda che tu non starai in casa! Ulquiorra si appostava sull’albero di fronte alla mia finestra e controllava la situazione da lì!».

«Mi dispiace, ma a me non piace passare la notte all’addiaccio. Sono abituato bene! Quindi, poiché i tuoi non ci sono, per questa sera rimarrò qui e poi vedrò che inventarmi: potrei sempre soggiogare tua madre e tuo padre per fargli credere che sono uno studente in scambio culturale».

«Non soggiogherai nessuno, idiota! Tu rimarrai fuori da domani. Fine della faccenda. Per stasera potrai stare nella camera degli ospiti, ma non farai nulla ai miei genitori, capito?» gli rispose Misaka, minacciandolo con lo sguardo.

«Mh, lo vedremo. Sono quasi felice di avere avuto la tua protezione come missione: sono curioso di capire come mai tu e la tua amica siate così immuni al mio potere ammaliatore».

«Forse perché, nonostante tu sia vecchio come Matusalemme, sembri un bambino fisicamente?» rimbeccò la rossa, ricevendo un ghigno sardonico in risposta.

«Vuoi vedere se ti sembrerò ancora un moccioso senza vestiti?»

Misaka divenne paonazza e cercò di colpire il vampiro che, dal canto suo schivò con semplicità e l’afferrò, portandosela vicina senza fatica alcuna.

Se qualcuno non avesse suonato alla porta probabilmente quel piccolo bastardo l’avrebbe baciata, ma il campanello non fu mai così ben voluto.

Infatti il vampiro la lasciò andare, assottigliando lo sguardo e borbottando un ‘cosa diavolo ci fa qui?’ prima di seguire la ragazza alla porta: Ulquiorra, in tutto il suo bianco splendore, li fissava al di là della soglia.

«Cosa ci fai qui? Byakuya-sama non ti ha detto che ora è lui a farmi da stalker?» gli chiese Misaka, indicando Zephyr.

«Mi ha informato, ma la mia nuova missione è quella di controllare che Zephyr Thanatos rispetti il patto stipulato con Kuchiki Taichō».

 

Nda: a tutti coloro che leggono, fatemi sapere cosa ne pensate! A chi scrive fa sempre piacere sapere i pareri! Ringrazio quella buona anima di Yunalesca Valentine, sia per avermi prestato Yuna e Zephyr, sia per la recensione!

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodicesimo - The Strength of Zephyr ***


Capitolo Dodicesimo

The Strength of Zephyr

 

Tutti sapevano che Misaka Kawashima era una ragazza forte, ma non abbastanza da sopportare due vampiri in casa: infatti, dopo aver davvero soggiogato i suoi genitori, Zephyr viveva in pianta stabile nella camera di suo fratello, mentre Ulquiorra si appostava sull’albero fino a quando i suoi non dormivano e poi bussava alla finestra, accampandosi nella camera della rossa. La ragazza sapeva che era lì per il suo bene: poiché durante il sonno le difese naturali che aveva contro Zephyr diminuivano drasticamente, Ulquiorra le stava il più vicino possibile per tenere il vampiro sott’occhio.

Peccato che l’avere il vampiro in camera non la aiutasse a prendere sonno: infatti si sentiva continuamente osservata e quando apriva gli occhi, in effetti, trovava Ulquiorra intento, per qualche astruso motivo, a studiarla.

Aveva anche provato a chiedere cosa avesse da guardare, ma il bianco ragazzo si era limitato ad emettere un verso di sufficienza, aggiunto ad una alzata di spalle.

«Ehi Misaka, sembri distrutta» le disse Yunalesca, notando le occhiaie.

«Sono tre fottuti giorni che quei due abitano a casa mia e Ulquiorra non fa altro che guardarmi tutta la notte. So che è lì per proteggermi, ma per tutti i kami, deve proprio fissarmi?».

«Magari ha qualche suo strano motivo per farlo. Hai provato a chiederglielo?».

«Yuna, mi prendi per idiota? Gliel’ho chiesto duemila volte e lui come risponde? Sbuffa e mi ignora. Devo capire cosa gli passa in quella testa candeggiata o lo ucciderò».

Quando Misaka alzò lo sguardo vide qualcosa di assurdo: Zephyr Thanatos in tutto il suo splendore vampiresco era nel mezzo del cortile circondato da un nugolo di ragazze, mentre i maschi della scuola lo osservavano da lontano con astio, Grimmjow compreso, dato che gli aveva rubato il primato di latin lover della scuola.

Mentre la rossa pensava seriamente di comprare un biglietto per l’Alaska, gli occhi cremisi di Zephyr si volsero verso di lei e sentì la voce del vampiro dire:

«Mi dispiace, my ladies, ma ho già qualcuno che mi interessa, vero Misa-chan?».

Tutte le ragazze si voltarono verso di lei, alcune, ne era certa, avevano anche girato il collo di trecentosessanta gradi come nell’Esorcista, e la stavano letteralmente uccidendo con lo sguardo, cosa che lei si premurava di fare nei confronti di Zephyr, il quale sorrideva serafico.

Misaka credette seriamente che, forse, l’Alaska non era poi così lontana.

In classe, dove ovviamente rincontrò in vampiro, la rossa venne aggredita dalle compagne, le quali volevano sapere come lei e Zephyr si conoscessero. Misaka raccontò allora dello scambio culturale, tesi avvalorata dal professore di Giapponese che era appena entrato.

Zephyr, sotto gli sguardi adoranti delle ragazze e quelli omicidi dei ragazzi, si presentò lanciando continue occhiate a Misaka che, senza sapere come se lo ritrovò seduto a fianco, che la fissava con il viso appoggiato alla palmo della mano destra, al posto di una frastornata Yunalesca che era finita in prima fila.

«Non guardarmi così. Ho altri poteri oltre a quelli ammaliatori, sai? Non li ho ancora usati su di te, perché voglio che tu sia consenziente».

«Per cosa dovrei esserlo, se posso saperlo?».

«Oh, ma è semplice: voglio che tu sia completamente d’accordo quando ti farò divenire la mia principessa vampira» le rispose candidamente Zephyr che non si ritrovò steso a terra solo perché erano in classe.

*

Misaka camminava a passo di marcia per i corridoi della scuola: tutti si spostavano per lasciarla passare, poiché gli occhi assottigliati e l’aura demoniaca che la circondava non presagivano nulla di buono.

Stava cercando Yunalesca, trovandola in cortile in compagnia di Grimmjow e degli altri, intenta a parlare proprio col vampiro dagli azzurri capelli: senza dire nulla, afferrò la corvina che si ritrovò, per la seconda volta in quella mattina, in un luogo diverso – il retro della scuola per inciso – senza rendersene conto.

«Quel piccolo bastardo» sibilò letale Misaka «Oggi ha detto che vuole fare di me la sua fottuta principessa vampira e che IO sarò consenziente! Trovami un cazzo di paletto che possa ucciderlo, altrimenti lo farò a mani nude, in qualche modo».

«Mantieni la calma, Misaka. Noi abbiamo la protezione di Byakuya-sama e degli altri. Ulquiorra vive con te proprio per tenerlo d’occhio».

«Yuna, ho la strana sensazione che se il bastardo cominciasse a fare sul serio con i suoi maledetti poteri, non ci sarà nessuno in grado di fermarlo, né Byakuya-sama né Ulquiorra» rispose Misaka, mordendosi il labbro inferiore, dato che aveva sentito la presenza del sopracitato vampiro dagli occhi smeraldi molto vicina: aveva con tutta probabilità sentito ogni cosa.

Infatti il vampiro spuntò dall’angolo del palazzo scolastico fissando le due:

«Non sopravvalutare Zephyr Thanatos. Byakuya-sama sarebbe in grado di fermarlo».

«Non credo. Quel vampiro nasconde qualcosa, ne sono certa. E ricordati che è Antico, molto più di Byakuya-sama» rispose Yunalesca, ricevendo uno sguardo indurito.

«Non sottovalutare il capitano, ragazzina. Voi piccole umane non sapete cosa sa fare in realtà».

«Così come tu non sai di cosa sia capace Zephyr, vero Ulquiorra? Piantala di credere che Byakuya Taichō sia imbattibile» intervenne Misaka e mentre Ulquiorra si preparava a risponderle, il soggetto dei loro discorsi, cioè Zephyr fece capolino da dietro lo stesso angolo dal quale era spuntato Ulquiorra, con un gran sorriso.

«La mia piccola rossa capisce molte cose, Ulquiorra-kun. Dovresti ascoltarla, sai?».

«Come mi hai chiamato, idiota?» sbottò Misaka, avvicinandosi al vampiro che, approfittando della situazione, la afferrò per un braccio facendosela finire addosso.

«Oh, ma mi pare ovvio che ti chiami così, no? Te l’ho già detto: diventerai mia e sarai anche consenziente» le rispose, sfiorandole la fronte con le labbra gelide e allontanandosi di scatto per evitare il pugno diretto al suo viso.

Ulquiorra seguì tutta la scenetta, iniziando a credere che, forse, Misaka non era nel torto.

*

Quel pomeriggio Yunalesca, a causa di alcuni brutti voti, era stata trattenuta per delle lezioni supplementari: ovviamente sapeva che qualcuno dei suoi alleati la teneva sott’occhio, ma mai si sarebbe immaginata di trovare Byakuya in persona ad attenderla al cancello, causando non pochi gridolini da parte delle sue oche compagne di classe.

Dopotutto uno così non lo si vedeva tutti i giorni.

«Posso sapere come mai ho l’onore di essere scortata da Byakuya-sama in persona?»

«Semplice. Tu e la tua amica esagitata dai capelli rossi vi cacciate troppo facilmente in casini che, se non vengono evitati, sono di difficile soluzione».

«In pratica sei qui perché Misaka ed io siamo senza speranza?».

«Esattamente» rispose il vampiro molto affascinante, ma con un carattere assurdo, prima di incamminarsi verso casa Harai.

«Posso sapere chi ha accompagnato Misaka?».

«Ulquiorra e Zephyr, ovviamente. Dopotutto non posso lasciarla sola con il nostro nuovo alleato: è molto più pericoloso di quello che sembra. Almeno la presenza di Ulquiorra rende le difese mentali di Misaka più forti».

«Cosa intendi dire?» chiese curiosa Yunalesca, cascando dalle nuvole.

«Possibile che non te ne sia accorta nemmeno tu? Sono l’unico in grado di sondare così profondamente una reiatsu?».

«Eh?» esordì, poco intelligentemente Yunalesca che, persa a fissare gli occhi del vampiro non aveva seguito il suo discorso su reiatsu e altre cose del genere.

«Forse non se n’è resa conto nemmeno lei, ma sono quasi certo che il motivo per cui Zephyr non può sfondare la mente di Misaka assoggettandola al suo volere, è l’interesse che la tua amica prova per Ulquiorra Schiffer» sentenziò il capitano, prima di sentire una risata alla sua destra e vedere Yunalesca piegata in due dal ridere.

«No, sul serio» riuscì a dire, asciugandosi gli occhi da dove erano spuntate delle lacrime «Posso sapere cosa ti sei fumato Byakuya Taichō?».

Il vampiro non rispose, limitandosi a voltarle le spalle. Yunalesca si affrettò a seguirlo e, proprio mentre cercava di parlargli e rivolgergli delle scuse, il ragazzo si voltò di scatto e le disse:

«Non pensare di essere immune al mio potere, Yunalesca Harai. So cosa si nasconde nel profondo della tua anima. La tua reiatsu non mente. Attenta che sono pur sempre un vampiro e potrei approfittarmene ».

Una volta entrata in casa, dopo aver passato il resto del tragitto nel totale silenzio, Yunalesca si buttò sul letto.

«Ma che cazzo. Proprio a me doveva piacere il vampiro investigatore? Manco una cotta segreta posso avere. Che figura di merda, lo sa dall’inizio» disse a se stessa la corvina, prima di soffocare un grido di frustrazione nel cuscino, senza sapere che, dopo moltissimi anni, un sorrisetto era spuntato sulle labbra di Kuchiki Byakuya.

Misaka, nel frattempo, stava seriamente pensando a un perenne trasferimento nell’Antartide: i suoi cari genitori sarebbero partiti la mattina successiva per un viaggio di lavoro in Europa, lasciandola sola con i due idioti per dieci giorni.

Zephyr, ovviamente, era al settimo cielo dalla felicità, fino a quando non capì che, una volta partiti i due adulti, Ulquiorra avrebbe vissuto in pianta stabile in casa, bloccando qualsivoglia piano di conquista avesse inventato per sottomettere Misaka.

Mentre questa si infilava a letto, sentì il consueto bussare alla finestra: ormai ogni sera Ulquiorra entrò in camera.

Peccato che la costante presenza del vampiro causasse insonnia alla povera ragazza che faceva una fatica enorme a prendere sonno, sentendo su di sé lo sguardo smeraldo del vampiro.

«Dormi» le disse la calda voce di Ulquiorra.

«Mph. Come se mi fosse possibile con te lì immobile, sveglio e che mi fissi».

«Non ti fisso. Non ho nessun motivo per farlo».

Misaka borbottò qualcosa che al vampiro suonò molto come un ‘Ovvio non sono Orihime’, prima di vedere la rossa voltargli le spalle di scatto.

Ulquiorra non era bravo nel comprendere i sentimenti umani e quella ragazza, soprattutto negli ultimi periodi, lo stava confondendo ancora di più: quando si erano parlati al parco era stata gentile e disponibile verso di lui, mentre dopo il salvataggio dal vampiro che l’aveva attaccata quando era in missione con il gruppo, il suo comportamento era cambiato.

Sembrava perennemente in collera con lui che, ovviamente, non capiva la motivazione.

«Puoi spiegarmi perché provi così tanto astio nei miei confronti? Hai paura di me?».

«Bah. Non dire assurdità. Paura di te? Se dicessi all’idiota che dorme nella stanza accanto» disse Misaka, sentendo un ‘ehi!’ dall’altra parte del muro, segno che Zephyr l’aveva sentita «Che voglio stare con lui, ma che deve eliminarti, secondo te quanto ci metterebbe a batterti?».

«Molto poco!» gridò di nuovo la voce di Zephyr.

«Tu tappati le orecchie è un discorso privato!» disse Misaka in tono normale, sapendo che il vampiro l’avrebbe sentita.

«Non hai paura. Allora cos’hai contro di me?».

«Mi da fastidio che tu non veda cose molto semplici da capire» rispose sibillina la rossa, prima di girarsi di nuovo e dare le spalle al vampiro.

«Non c’è nulla che i miei occhi non possano vedere. Se non lo vedo allora non esiste».

«Seh. Come no. Sei un caso perso. Buonanotte, Ulquiorra» fu l’ultima risposta di Misaka, prima di scivolare in un sonno agitato.

Zephyr, una volta capito che la rossa dormiva profondamente, si intrufolò nella camera, sorridendo sornione a Ulquiorra, il quale continuava a cercare il senso logico del discorso di Misaka.

«È inutile che cerchi la logica: è un’adolescente umana. Non sono mai logiche. Possibile che tu non abbia davvero capito cosa volesse dire?».

Ulquiorra si limitò a fissarlo, facendolo ridere:«Oddio, è così semplice. Non guardarmi così, non sarò io a dirti cosa voleva farti capire. Andrebbe contro i miei piani. Cerca di capirlo da solo, Ulquiorra-kun» disse Zephyr prima di tornare nella sua stanza.

Ulquiorra si alzò dalla sedia e si avvicinò a Misaka: dormiva con la bocca lievemente aperta e parlottava nel sonno.

«Ulquiorra, baka» sussurrò piano, causando altra confusione nella testa troppo logica del vampiro dagli occhi smeraldo.

 

 La mattina successiva, Misaka si svegliò, per l’ennesima volta, senza genitori in casa: l’unico saluto era scritto da sua madre su uno dei post-it rosa giganti che tanto urtavano la ragazza.

Sta attenta piccola mia. Restare sola con un ragazzo è pericoloso alla tua età, quindi  ti esorto ad invitare Yunalesca e anche Ichigo, se lo ritieni necessario, per tenerti compagnia. Zephyr sembra un bravo ragazzo, ma purtroppo rimane un adolescente e tu sei una ragazza carina: il resto lo comprendi da sola.

Ti salutiamo.

Un bacio Mamma e Papà.

 

«Se la piantaste di lasciarmi da sola, non correrei rischi del genere. Che genitori» Misaka sbuffò, prima di sentire una bassa risata alle sue spalle: Zephyr, con ancora il pigiama – se così si potevano definire i boxer e la maglietta intima – e leggermente spettinato, la fissava.

«Non è un bene parlare da sola. Comincio a preoccuparmi per te, Misa-chan».

«Guarda che uno dei miei problemi sei tu sai? Quindi non fare l’innocentino».

Zephyr alzò le spalle prima di sedersi direttamente di fronte a Misaka, continuando a sorridere.

«Piantala di fissarmi con quel sorriso, sembri un idiota».

«Oh, ma in quanto a idioti nessuno batte Ulquiorra, vero? Ieri è stato l’unico che non ha capito cosa volessi dire. Sai ora che ho capito cosa ti rende quasi immune ai miei poteri: è la tua quasi cotta per il vampiro apatico. Certo che hai dei gusti orridi, eh» le rispose, sorseggiando il caffè che, in assenza di sangue, riusciva con la caffeina a lenire, anche se molto poco, la sete.

«Mph. E per chi dovrei avere la cotta?» gli chiese Misaka, sapendo già la risposta del vampiro, il quale, infatti, ghignò, in modo molto sexy e provocatorio, e rispose: «Ma di me, ovviamente».

«Seh. Sogna Zephyr» rispose la rossa, prima di uscire dalla cucina e andare a prepararsi per la scuola.

 

La mattinata scolastica non ebbe eventi degni di nota, fino alla pausa pranzo quando Zephyr ebbe la bella idea di trascinare lontano da tutti Misaka, la quale, attirata, suo malgrado, dall’innegabile fascino del ragazzo, lo seguì docilmente, sotto gli sguardi attoniti di tutti, specialmente quello di Yunalesca che, dopo il discorso con Byakuya aveva notato che la sua amica, idiota ovviamente, guardava spesso il vampiro pallido. Non riusciva a spiegarsi il perché di quell’atteggiamento remissivo nei confronti del vampiro dagli occhi rossi.

«Vedi Misaka» stava dicendo Zephyr alla ragazza che si guardava intorno stranita «Se volessi prenderti con la forza, non farei il benché minimo sforzo. Sono molto potente e la tua cotta per quell’idiota di Ulquiorra non basta a chiudere del tutto la tua mente: solo se ti ricambiasse e ti innamorassi veramente di lui non potrei fare nulla. Per mia fortuna così non è, quindi che ne dici di darmi un bacio?» le chiese, illuminando gli occhi di un rosso accesso.

Misaka sentiva la testa pesante ogni qualvolta che il vampiro la guardava così e poi si ritrovava a fare, come il seguirlo senza obbiettare, cose che non voleva: infatti se Yunalesca non li avesse seguiti, probabilmente lo avrebbe baciato.

Per fortuna la corvina aveva capito che qualcosa non andava e, tallonata da Grimmjow, aveva seguito i due sentendo il discorso chiarificatore di Zephyr. Aveva così capito che Misaka, Orihime e lei stessa dovevano diventare più forti per contrastare il vampiro antico, il quale aveva appena ricevuto un potente schiaffo dalla rossa, che imbestialita, si era allontanata da sola.

 

Fu al limite posteriore del cortile scolastico che Ulquiorra, spedito alla sua ricerca da Byakuya, la trovò, insieme a numerosi steli di erba estirpati dalla rabbia. Misaka gli stava riservando uno sguardo tutt’altro che amichevole e così, dopo un sospiro il vampiro disse:

«Vuoi diventare mentalmente più forte? Ti allenerò io».

 

 

 

Nda: Buon anno a tutti! Grazie a chi leggerà! Aspetto commenti! Vi ricordo che non mangio, a meno che voi non siate cioccolatini XD


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Capitolo 13
*** Capitolo Tredicesimo - Stronger ***


Capitolo Tredicesimo

Stronger.

 

Misaka, dato che aveva compreso quanto fosse davvero pericoloso Zephyr, aveva seguito il consiglio di sua madre ed ora si ritrovava Yunalesca per casa: peccato che non fosse sola, poiché Grimmjow l’aveva tallonata e con lui anche Byakuya, lì per qualche motivo che, parole sue, non era costretto a spiegare a degli umani come loro.

La piccoletta aveva spiegato all’amica che da quando Zephyr era comparso, con tutto il suo fascino e potere, anche lei doveva affrontare la convivenza con due vampiri, solo che era ancora più complicato perché i suoi genitori uscivano poco spesso e quindi doveva prestare attenzione a tutto.

Ulquiorra e Misaka, prima di cena, erano spariti, riuscendo a nascondere la loro reiatsu anche a Zephyr, che sbuffava infastidito ogni due secondi.

«Ehi Thanatos, falla finita! Sembri un ventilatore» lo riprese Grimmjow, ormai esasperato.

«Sta’ zitto, idiota. Non vedo perché debbano nascondere la loro reiatsu: sono vostro alleato e dovrei sapere tutto di voi».

«Mi dispiace, ma oggi hai chiaramente violato il patto usando il tuo potere reale su Misaka. La stavi costringendo a baciarti» intervenne Byakuya.

«Mpf» fu l’unica risposta di Zephyr che riprese, ostinato, a cercare la reiatsu dei due.

Misaka era stata trasportata da Ulquiorra in periferia, in un palazzo abbandonato.

«Ho annullato le nostre reiatsu. Così Thanatos Zephyr non potrà trovarci».

La rossa non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura, ma il trovarsi da sola con Ulquiorra la rendeva nervosa, sapendo anche che il vampiro avrebbe sondato la sua mente da lì a poco.

Infatti il vampiro dagli occhi smeraldo la fissava intensamente e le stava allungando la mano che Misaka strinse: era tornata fredda, perdendo il tepore che il sangue della rossa gli aveva donato in passato.

«Ora sta ferma e respira profondamente, devo connettermi con la tua mente. Non sono bravo come Thanatos a farlo quindi mi ci vorrà un po’. Puoi facilitarmi il compito se pensi a qualcosa che ti interessa».

La rossa annuì prendendo, come naturale, a pensare proprio a lui: tanto se fosse arrivato in profondità nella sua mente, cosa che sapeva sarebbe successa, avrebbe scoperto l’interesse che aveva per lui.

Il vampiro si concentrò fissandola negli occhi e facendole saltare alcuni battiti: la rossa faceva fatica a mantenere il contatto visivo, ma doveva resistere; non poteva permettere a Zephyr di farle quello che voleva.

«Ora testerò la tua resistenza» le disse Ulquiorra, direttamente nella testa.

Per Misaka ci furono alcuni secondi di blackout e, senza sapere come, si ritrovò addosso ad Ulquiorra pronta ad obbedire agli ordini del vampiro.

«Le tue difese fanno acqua da tutte le parti. Persino io potrei approfittare di te» le disse, mentre la ragazza si alzava di scatto, in imbarazzo totale.

«Devi schermare la mente, pensando a qualcosa di importante» le disse.

Misaka si concentrò su i suoi amici e aspettò che Ulquiorra la attaccasse.

Riuscì a resistere qualche secondo in più, ma poi il vampiro vinse: Ulquiorra la guardava incuriosito e decise di provare qualcosa che gli umani facevano spesso.

«Avvicinati e baciami, Misaka».

*

Yunalesca, stufa dei battibecchi tra Grimmjow e Zephyr, si era rinchiusa in camera dell’amica, pregando che questa tornasse in fretta: aveva una strana sensazione che, come volevasi dimostrare, fu confermata dal riapparire delle reiatsu dei due.

Doveva essere successo qualcosa, perché quella di Misaka era strana.

 

La ragazza, assoggettata al volere del vampiro, si era avvicinata in fretta, appoggiando le mani al petto del ragazzo e poggiando le labbra sulle sue. Ulquiorra sentendo il calore della bocca e del corpo di Misaka perse la concentrazione e così anche il controllo sulla ragazza, la quale si risvegliò guardandolo con gli occhi sbarrati.

Si era ritrovata di nuovo nella medesima situazione, il blackout e poi la vicinanza con Ulquiorra: solo che questa volta era davvero troppo vicina. Lo stava baciando: era solo uno a stampo, ma rimaneva comunque un contatto intimo.

«Cosa..?» disse Misaka prima di capire che il vampiro, per qualche astruso motivo, l’aveva obbligata a baciarlo.

«Posso sapere perché lo hai fatto?» gli chiese, trattenendo la voglia di urlargli contro.

«Ero incuriosito dal vostro modo di scambiarvi affetto: per noi vampiri è diverso» le disse, candido e logico.

Peccato che di logica in Misaka ce ne fosse poca, infatti guardò male il vampiro prima di tiragli il secondo ceffone dacché lo conosceva.

«Tu sei uguale a Zephyr. Anzi forse addirittura peggio, perché non sai nemmeno quanto un gesto del genere possa essere importante per un essere umano. Voi vampiri vi scambiate il sangue in segno di affetto, noi umani lo facciamo in quel modo!».

«Volevo semplicemente provare» .

«Allora avresti dovuto farlo con Orihime, dato che, se non ricordo male, è lei quella che suscita il tuo interesse» fu l’ultima risposta di Misaka, la quale non parlò più con Ulquiorra per tutto il viaggio di ritorno. Trovarono Zephyr fuori dalla porta e non aveva un bello sguardo: fissava Ulquiorra con astio e si sentiva un basso ringhio provenire dal vampiro.

Infatti appena Ulquiorra si allontanò da Misaka quel tanto che bastava per non metterla in pericolo, Zephyr partì all’attacco, dando sfoggio delle sue grandi abilità combattive. Ulquiorra non se la cavava per niente male, ma Zephyr aveva dalla sua l’esperienza: fu solo Misaka che lo fermò mettendosi in mezzo e bloccando l’ennesimo attacco di Zephyr.

«Levati, Misaka».

«Lascialo stare, per favore. Non voglio che tu l’uccida» rispose la rossa, guardandolo supplicante: detestava profondamente Ulquiorra per il gesto compiuto nei suoi confronti, ma il solo pensiero che morisse la distruggeva.

Zephyr parve capire i sentimenti della ragazza perché si bloccò e con un gesto di stizza si mise di fronte a Misaka:

«Lo lascerò stare solo se ora ti alzerai da terra e mi bacerai come hai fatto con lui. Anzi, direi che preferisco un bacio vero».

Misaka lo guardò male, poi voltandosi verso Ulquiorra lo vide in pessime condizioni e si alzò di scatto: non vide la mano pallida del vampiro ferito cercare di fermarla mentre afferrava Zephyr per la maglia e lo baciava seriamente.

Zephyr dal canto suo fissava con soddisfazione Ulquiorra, il quale guardava la scena impotente e incapace di capire come mai tutto quello gli desse così tanto fastidio.

*

Misaka dopo il bacio con Zephyr si era rinchiusa in camera sua con l’appoggio dell’amica Yunalesca, mentre Byakuya strigliava Zephyr, il quale si difese dalle accuse di aver violato il patto: Misaka lo aveva baciato sotto un ricatto e non con l’influsso del suo potere.

«Non importa! L’hai obbligata facendo scegliere di sottomettersi al tuo volere per salvare un compagno».

«Non lo ha fatto per salvare un compagno, ma per salvare un imbecille che non capisce nulla. L’ha ferita più lui di me, dovresti punirlo al mio posto. A differenza sua io so qual è il valore di un bacio per un essere un umano e, difatti, ho chiesto quello come pegno per la salvezza di Ulquiorra».

«Ancora non comprendo» disse quest’ultimo che, a differenza dei  suoi compagni, aveva una rigenerazione molto più veloce.

«Vedi che è un imbecille?» rincarò Zephyr zittito da un’occhiataccia di Grimmjow, il quale, stranamente, si mise a spiegare.

«Il bacio per gli esseri umani è come il morso reciproco tra noi vampiri. In pratica loro si baciano solo se sono interessati l’uno all’altra, ergo tu avresti dovuto soddisfare la tua curiosità sul bacio con Orihime, come ti ha detto Misaka, dato che è lei a suscitare il tuo interesse. A meno che tu non nasconda qualcosa, Ulquiorra».

«Quindi, seguendo la logica del tuo discorso, se io avessi anche il minimo interesse per Misaka, potrei baciarla?».

«Se lei è d’accordo e se tu sei davvero interessato a lei, sì potresti» rispose Grimmjow, fissando il suo compare intensamente. Sapeva che qualcosa lo turbava e doveva scoprire cosa fosse analizzando la sua reiatsu.

Così lanciò uno sguardo di intesa a Byakuya, il quale prese a parlare della prossima missione per distrarre il vampiro diafano: se si accorgeva dell’analisi avrebbe chiuso la mente e oscurato la sua reiatsu.

Grimmjow trovò nella reiatsu di Ulquiorra molta confusione, mai stata presente nel vampiro in centinaia di anni che lo conosceva. Confusione e una sorta di agitazione che aumentò quando Misaka, accompagnata da Yunalesca, apparve in sala, richiamate da Byakuya.

Ulquiorra doveva iniziare a capire i sentimenti umani se voleva dipanare la confusione che lo circondava e, per istruirlo in fretta, Grimmjow conosceva solo un modo.

 

 

*

Grimmjow Jeagerjaques era un essere strano. Misaka e Yunalesca  lo conoscevano da poco e quindi era ovvio che alcuni suoi comportamenti risultassero particolari, ma anche Tia Harribel e i suoi compagni di una vita non capivano cosa passasse per la testa azzurra del ragazzo quando aveva invitato Misaka ad uscire con lui.

La rossa lo aveva guardato strana prima di accettare: dopotutto non aveva impegni con nessuno e Yunalesca doveva rimanere a scuola per le lezioni di recupero.

I due si incontrarono all’uscita di scuola, lasciando il resto del gruppo indietro e stupito dal comportamento di entrambi.

Grimmjow la portò in una sala giochi dove, dimostrando molta abilità, le regalò un orsacchiotto vinto alla macchinetta.

«Sai perché ti ho invitata ad uscire?».

«Perché sei completamente pazzo di me?».

«Sii seria, Misaka. L’ho fatto per dare una svegliata ad Ulquiorra: spero che funzioni perché l’unico che ha istinti omicidi verso di me, per ora, è solo Zephyr Thanatos».

«Non c’è bisogno di svegliarlo: non è interessato a me, semplice. Con Orihime è molto più attivo e partecipe. L’ha anche invitata a mangiare con lui da solo in cortile».

«Nah, io credo che sia interessato a te: semplicemente deve ancora capirlo».

«Uno come Ulquiorra non si interessa ad una come me. Lui preferisce le ragazze posate come Orihime. Quindi stai solo sprecando il tuo tempo, Grimmjow».

«Lo vedremo, Misaka. Lo vedremo».

 

 

Nda: Grazie a chi recensisce, ma anche a quelli che leggono solamente! Alla prossima,

Lena

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Capitolo 14
*** Capitolo Quattordicesimo - Abducted ***


Capitolo Quattordicesimo 

Abducted

 


Grimmjow non era solo un potente vampiro, ma anche uno dei più testardi: pur di vedere una qualsiasi reazione dal suo centenario compare Ulquiorra, aveva invitato Misaka talmente tante volte che ormai aveva perso il conto, con il solo risultato di essere il primo sulla lista dei prossimi morti di Zephyr Thanatos.

Perché, se Ulquiorra non capiva cosa provocava la sua confusione, Zephyr sapeva di volere Misaka e Grimmjow si era messo in mezzo: il vampiro Antico era a conoscenza del fatto che il gigante dai capelli azzurri, in realtà, aveva altri interessi, ma il fatto che volesse a tutti i costi avvicinare Ulquiorra e Misaka, rendendo quest’ultima sempre più immune al suo fascino, lo faceva impazzire e desiderare Grimmjow morto, nel modo più doloroso e lento possibile.

«Grimmjow è ora di finirla. Te l’ho detto dal primo appuntamento: Ulquiorra non ha interesse verso di me! Ti stai solo inimicando Zephyr e sai che non è una buona cosa. Tu vuoi smuovere Ulquiorra e lui sta cambiando. Lentamente è vero, ma lo sta facendo e non sono io quella che lo sta aiutando. Accettalo così come ho fatto io».

«Se smetterai di combattere e di cercare un punto di incontro con Ulquiorra, Zephyr avrà campo libero lo sai, vero? Le tue difese crolleranno come un castello di carte al vento».

«Non ti preoccupare per me. Me la caverò da sola, come ho sempre fatto. Piuttosto stai attento: qualcuno se ne sta approfittando della tua momentanea assenza» gli disse Misaka, indicando, con un cenno del capo, una Yunalesca impegnata a parlare con Byakuya, ricevendo un sonoro sbuffo come risposta da parte di Grimmjow.

«Forse anche io dovrei fare come te e andare avanti. È palese che alla piccoletta piaccia Kuchiki Taichō e, anche se strano a dirsi per uno così, anche lui sembra non disprezzare la sua compagnia».

«Oh, quando non parla a raffica di videogiochi ignoti, Yuna è una ragazza intelligente e divertente sai?» .

«Lo so» fu l’ultima risposta di Grimmjow prima di lasciarla sola. Misaka si accorse che mentre Orihime parlava con Chizuru di qualcosa, Ulquiorra la guardava: così alzò la mano e lo salutò sorridendo quando il ragazzo ricambiò il gesto.

Misaka tornò, stranamente, a casa da sola quel giorno, fermandosi al kombini più vicino a casa per prendere qualcosa da mangiare: per i due vampiri avrebbe preso delle bistecche che erano le uniche a tenerli calmi quando la sete diveniva troppa, prima dell’arrivo di Byakuya con le scorte di sangue umano. Non ci teneva né a diventare la loro cena né la principessa vampira di Zephyr, quindi comprava la carne spesso, anche se il prezzo non era poi così conveniente.

Rientrò a casa, trovando proprio Zephyr fuori ad aspettarla: non aveva uno sguardo rassicurante.

«Posso sapere perché non hai aspettato me o quell’altro per rientrare? Sai che sei sotto tiro del nemico, vero?».

«Sì, lo so. Scusa, ma volevo rimanere da sola».

«Mph, solo per deprimerti riguardo all’idiota vero? Non capisci, Misaka?» le disse avvicinandosi e sfiorandole la guancia con le dita fredde «Lui non saprà mai amare quanto me. Non capisce i sentimenti umani, mentre io li conosco da millenni. Lascialo perdere e diventa mia».

Misaka scostò la mano di Zephyr e disse, prima di rientrare: «Se conosci così bene i sentimenti umani, sai che non è facile lasciarsi alle spalle qualcuno che ci interessa, anche se questo non ricambia. Quindi sei tu quello che dovrebbe rinunciare. La situazione non cambierà, Zephyr».

Il vampiro rimase fuori da solo per qualche minuto, prima di sentire l’odore del cibo che lo costrinse ad entrare sedendosi a tavola con Misaka, silenziosa e a testa bassa, e Ulquiorra, stranito dai comportamenti dei suoi commensali.

Dopotutto lui non capiva cosa succedeva, intuiva che qualcosa non andasse, solo perché la reiatsu di Misaka, di solito azzurra, era di un cupo colore blu, indice di quella che gli umani chiamavano tristezza.

*

La mattina seguente con grande stizza da parte di Zephyr, Misaka era andata a scuola accompagnata da Yunalesca e Grimmjow: aveva piantato lui e Ulquiorra in mezzo al cortile, correndo verso gli altri due.

Ora si ritrovava a camminare con il suo peggior nemico per le strade della città in direzione della scuola, sbuffando infastidito non solo dalla compagnia, ma anche dagli sguardi che le ragazze, affascinate soprattutto perché erano vampiri, gli riservavano: curiosità, desiderio e apprezzamento.

«Diamoci una mossa, sono stufo di sentirmi preda. Sono un cacciatore, dannazione».

Ulquiorra non rispose comprendendo, per la prima volta, che era meglio lasciarlo parlare: sapeva quanto Zephyr fosse pericoloso quando si arrabbiava, lo aveva sperimentato quella volta che lo aveva combattuto per Misaka.

«C’è una cosa che voglio chiederti, Zephyr-san. Perché hai reagito così male per quell’episodio di Misaka?».

«Ma sei completamente idiota allora! Ho reagito così perché hai osato toccare qualcosa che non ti appartiene! ».

«Non appartiene nemmeno a te, mi pare» rispose semplicemente Ulquiorra, causando un moto di rabbia da parte di Zephyr, il quale lo guardò, con occhi fiammeggianti e disse:

«Per ora no, ragazzino. Ma vedrai che cederà prima o poi. E sarà anche grazie alla tua cecità».

Trovarono il soggetto del loro discutere nel cortile scolastico impegnata a prendere, come sempre, in giro Yunalesca. La rossa riservò loro un unico sguardo, prima di rivolgere le sue attenzioni a Grimmjow.

Zephyr sbuffò per l’atteggiamento di Misaka, mentre Ulquiorra rimase fermo in mezzo al cortile, cercando di comprendere cosa fosse quella strana sensazione che sentiva da quando Misaka aveva smesso di parlargli.

 

*

Mentre il gruppo di ragazzi allenati da Urahara trascorreva le giornate tra studi scolastici e non, i nemici, che dopo il rapimento di Tia e Ulquiorra non si erano fatti più avanti, attendevano nell’ombra, spiando i comportamenti di tutti per trovare il loro punto debole.

«Gin» chiamò una voce bassa.

«Sì, Taichō» rispose pronto l’ex professore vampiro.

«Dobbiamo scuotere un po’ quei vampiri: sono troppo rilassati e ci stanno sottovalutando. Non mi piace che lo facciano. Quindi divertiamoci un po’, tanto sappiamo come fare, non è vero?»

«Sì, Taichō» fu la risposta di congedo del vice, prima di sparire nel nulla, pronto ad eseguire gli ordini.

 

Misaka camminava tranquilla in compagnia di Yunalesca e Ichigo verso il bar vicino alla scuola: lì avrebbero incontrato gli altri, così da bere qualcosa insieme prima di rintanarsi in casa e studiare.

La rossa però vide qualcosa di strano in un vicolo e, senza avvisare i due amici, si fermò inoltrandosi nella strettoia e avvicinandosi alla fonte del rumore che lì l’aveva attirata.

Si avvicinò quel tanto per vedere che era semplicemente un gatto che rovistava nella spazzatura: si voltò quindi per tornare dagli amici, ma qualcuno le bloccò la strada, premendole la mano sulla bocca per non farla gridare e addormentandola con un colpo alla nuca. Se si fosse agitata e con lei la sua reiatsu, allora gli altri sarebbero accorsi.

 

Yunalesca e Ichigo si accorsero dell’assenza della rossa solo quando Grimmjow gli chiese dove fosse finita: la corvina iniziò a correre a ritroso per la strada appena percorsa gridando il nome dell’amica, prima di tirare fuori il cellulare e provare a chiamarla.

Il telefono squillava, ma nessuno rispondeva: fu avvicinandosi ad un vicolo che sentì la suoneria della sua amica echeggiare. Si avvicinò piano, aspettando che Ichigo e Grimmjow arrivassero alle sue spalle e, in mezzo alla schifezza, trovò il costoso telefono dell’amica: di Misaka nemmeno l’ombra.

*

Una volta appurato che Misaka era seriamente scomparsa, si ritrovarono tutti da Urahara, compresi i vampiri nobili non presenti al momento di quello che, a tutti gli effetti ormai, era un rapimento.

«C’è sicuramente lo zampino del nemico» esordì Renji, beccandosi un verso di sufficienza da Tōshirō.

«Ovviamente è così» disse questo «Mi chiedo come abbia fatto a calmare la reiatsu della ragazza così che nessuno di voi sentisse che era in pericolo».

«L’avrà addormentata» disse Ulquiorra, ricevendo segni di assenso.

«Possibile che non si sia ribellata?» chiese Yunalesca «Non è da lei».

«Probabilmente non ne ha avuto il tempo» disse Zephyr, rimasto in silenzio fino ad allora. Tutti si accorsero che il vampiro Antico aveva qualcosa di diverso: sembrava più feroce e freddo.

«Ora che hanno osato toccare qualcosa di mio, la questione diventa personale. Li staneremo come topi e li massacrerò con le mie stesse mani» disse il vampiro, come se stesse ringhiando e illuminando gli occhi cremisi.

 

 Il gruppo si divise in modo equo così da non lasciare nessun umano sguarnito di protezione. Peccato che le loro ricerche di una notte non portarono a nulla di buono; Misaka si era dissolta nel nulla e con lei la sua reiatsu: ora bisognava dirlo ai suoi.

Quando Yunalesca spiegò la situazione ai signori Kawashima che conosceva da una vita, la madre di Misaka per poco non perse i sensi, prima di scoppiare a piangere.

«La mia piccola Misaka. Dove l’hanno portata? Devo chiamare la polizia» disse, alzandosi di scatto, ma trovando resistenza da parte del marito.

«Lascia perdere Kyoko, non può essere trovata da esseri umani, vero Yunalesca?»

«Esatto, Kawashima-san. L’hanno presa loro» rispose la corvina, prima di abbassare lo sguardo «La troveremo».

«Dov’è Zephyr-kun?» chiese la madre di Misaka, preoccupata per quello che riteneva un normale ragazzo.

«Signora, non si preoccupi per lui. Se la sa cavare da solo e ci aiuterà molto con le ricerche di Misaka» rispose Ichigo, prima di uscire di casa, dopo che un lampo di comprensione aveva attraversato le iridi della signora Kawashima, identiche a quelle della figlia.

 

 

Zephyr correva al massimo della sua velocità per le strade di Karakura, sondando tutto ciò che lo circondava, per trovare un minimo indizio da parte di Misaka, ma il nemico era stato accorto: non riusciva a trovare nulla.

Anche il resto del gruppo non fu più fortunato, lasciando tutti con l’amaro in bocca: dato che l’ora era ormai tarda, tornarono a casa, così da riposare per riprendere le ricerche il giorno seguente.

Intanto Misaka si era svegliata in un luogo buio e umido: probabilmente era in una cantina, visto l’odore di muffa che aleggiava intorno a lei. Non vedeva nulla perché era bendata oltre che legata e imbavagliata.

Proprio mentre iniziava ad agitarsi per liberarsi, una mano gelida le tolse la benda e il bavaglio: Gin Ichimaru, con il suo inquietante sorriso da faina la guardava dall’alto.

«Non agitarti Misaka-chan. Anche se emani tutta quella reiatsu non ti sentirà nessuno. Questa stanza, così come tutto il resto del luogo dove ci troviamo è costruito in modo che nessuno può percepire la presenza di chi sta all’interno» le spiegò, continuando a sorridere come se tutto ciò fosse divertente.

«Tu lo sai che rapendomi avrai fatto incazzare qualcuno,vero?»

«Ti riferisci al Thanatos con il quale avete stretto un patto? Non me ne preoccupo. Il mio Taichō riuscirà a sconfiggere anche lui, vedrai. E poi chissà se ti troveranno mai. Ora scusami, ma devo andare. Ho un’altra missione da compiere: sarebbe così crudele lasciarti sola…» le disse, prima di uscire, lasciando Misaka senza parole per la consapevolezza che il vice avrebbe preso qualcun altro del gruppo.

 

*

Gin Ichimaru sapeva che dopo il primo rapimento la sorveglianza sugli umani con la Vista si sarebbe intensificata, ma questo non faceva altro che eccitarlo maggiormente: più il compito era difficile, più ne era felice.

Il suo prossimo obbiettivo era il più semplice dei due: Orihime Inoue era sorvegliata da Ulquiorra, libero dall’impegno di tenere d’occhio Zephyr, ma sapeva che un minimo accenno di reiatsu da parte di Misaka l’avrebbe distratto a sufficienza per lasciare campo libero al nemico.

Così Gin, grazie ad una delle sue abilità nate con lui, emanò una reiatsu quasi identica a quella di Misaka poco distante da casa di Orihime e vide immediatamente il vampiro dagli occhi verdi scattare, lasciando la sua protetta da sola: ora Gin aveva campo libero.

 

La dolce Orihime si stava preparando per andare a dormire: Ulquiorra aveva sentito la reiatsu di Misaka poco distante e, anche se non era convinto, lei lo aveva spinto ad andare a controllare.

Orihime si accorse troppo tardi della presenza maligna nella sua casa. Se ne accorse quando vide il baluginio del sorriso di Gin Ichimaru, prima di essere addormentata.

 

 

 

 

 

Nda: Un po' in ritardo con l'aggiornamento, ma ce l'ho fatta! Grazie a chi segue, legge e recensisce!

Alla prossima 

Lena


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Capitolo 15
*** Capitolo Quindicesimo - Punishment ***


Capitolo Quindicesimo

Punishment

 

Il rapimento di Orihime era costato un pugno ad Ulquiorra da parte di Ichigo, che bruciava meno del senso di colpa: aveva lasciato sola la ragazza, cadendo come un principiante nella trappola del nemico.

«Le hanno rapite per punirci» esordì Byakuya, lasciando tutti sorpresi «Li stavamo sottovalutando e le hanno prese per farci capire quanto siamo deboli».

«Non siamo deboli, siamo stati stupidi» rispose Zephyr «Volevano colpirci in modo subdolo e lo hanno fatto. Sanno che alcuni di noi si sono affezionati agli umani e li hanno presi per indebolirci».

«Cosa dobbiamo fare?» chiese Rukia.

«Rimanere uniti. Staremo qui all’emporio Urahara. Avvisate chi di dovere» esordì, lapidario, Byakuya.

 

 

Misaka sentì la chiave girare nella toppa prima di vedere Gin Ichimaru che trasportava sulle spalle una svenuta Orihime.

«Bastardo, cosa le hai fatto?» chiese la rossa, avvicinandosi all’amica.

«Nulla. Sta’ calma, si riprenderà a breve. Vi lascio sole» le disse, sorridendo come sempre.

Misaka si sedette al fianco di Orihime, fino a quando questa non iniziò a destarsi.

«Orihime stai bene?» le chiese, preoccupata.

«Misaka! Sì, sto bene! E tu?»

«Incazzata, ma illesa. Ha preso anche te. Chi ti sorvegliava?» chiese la rossa.

«Ehm, Ulquiorra-kun. Si è allontanato perché ha sentito la tua reiatsu. Non fare quella faccia Misaka! Gliel’ho detto io di andare! Era preoccupato!».

«Quell’idiota! Doveva rimanere con te e chiamare qualcuno!».

«Era preoccupato per te, Misaka. Non si capiva dall’esterno, ma la sua reiatsu era agitata come non l’avevo mai vista».

«Tch. Ora che hanno preso anche te, sarà distrutto allora. Dobbiamo trovare un modo di far capire agli altri che siamo qui. Il problema è che questo edificio è studiato per nascondere le reiatsu».

«Come possiamo fare?».

«Non ne ho idea».

 

Le due ragazze iniziarono a pensare a come uscire, mentre i loro compagni le cercavano ovunque, impegnando anche Tatsuki e Chizuru.

Zephyr era l’unico che cercava da solo la ragazza: era teso e arrabbiato con se stesso per averla lasciata sola quel maledetto pomeriggio.

Aveva capito che anche Ulquiorra era preoccupato, ma non capiva per chi lo fosse maggiormente: dopo il rapimento di Orihime era aumentato il senso di colpa per averla lasciata sola, ma la preoccupazione era la stessa di prima.

Forse quell’idiota stava comprendendo ciò che lo legava a Misaka e anche questo era colpa del nemico.

«Tch. Dannati. La pagherete».

 

Misaka e Orihime furono prelevate dalla cella e portate al piano superiore da Gin e un altro vampiro dagli strani capelli rosa che le guardava famelico.

«Aporro, stai calmo. Non è roba tua» lo riprese più volte il vice.

Il vampiro sbuffò e riprese a fissarle, in particolar modo Orihime.

«Così è questa la ragazzina che ha smosso quel pezzo di ghiaccio di Ulquiorra?» chiese, facendole sobbalzare al sentire il nome del compagno.

«Chi lo sa? Non abbiamo capito chi delle due attiri l’attenzione di Ulquiorra» rispose Gin, sorridendo.

Si mise a studiare Misaka e le disse: «Non cercare vie di uscita, Misaka. Non ne troverai. Ora capisco perché Zephyr Thanatos ha una fissa per te».

«In che senso?».

«Non ti fai prendere dal panico, sei calma e pensi alle possibili vie di fuga o almeno il modo di far capire ai tuoi compagni dove siete. Peccato che non ti servirà a nulla il tuo sangue freddo» le rispose, ricevendo uno sguardo di ghiaccio.

Misaka e Orihime si ritrovarono in una sala con un lungo tavolo dove vi erano sedute otto figure: sette erano sicuramente vampiri, mentre l’ottava era ambigua. Né Misaka né Orihime riuscirono a capire di che natura fosse quell’uomo, ma sapevano chi fosse.

 

 

Il resto degli astanti erano sicuramente vampiri: alcuni avevano aspetti strani, come Aporro, che aveva i capelli rosa, o come un altro che sembrava una mantide religiosa. Alcuni avevano aspetti normali, come quello vicino al capo che aveva le sembianze di un uomo di circa trent’anni, con i capelli castani e una leggera barba.

Sorrise alle due ragazze, prima di chiudere gli occhi e stravaccarsi sulla sedia.

«Sedetevi, ragazze» disse loro il capo, facendolo accomodare in due sedie vuote.

«Le sedie che avete occupato appartengono ai vostri amici Ulquiorra e Grimmjow. Ah, che tristezza. Erano ottimi elementi come Tia. È un vero peccato che moriranno» disse il capo.

Misaka si alzò di scatto sbattendo le mani sul tavolo e facendo ghignare Aporro, il quale sapeva meglio di chiunque altro quale fosse, in realtà, la ragazza che aveva scosso Ulquiorra.

«Non dire cazzate. Loro non moriranno, sarai tu a perdere».

Il gruppo di vampiri scoppiò a ridere, facendo infuriare ancora di più Misaka: l’unico che non rideva era il capo, soddisfatto dalle sue scelte.

 

Le due furono portate in un’altra stanza dove venne loro servito del cibo, non sapevano se pranzo o cena dato che non si vedeva fuori, e vennero raggiunte da due vampire donne che le obbligarono a lavarsi e cambiarsi, indossando degli abiti in stile gotico che fecero venire il vomito a Misaka.

Orihime ne indossava uno bianco candido, mentre a lei era toccato il nero.

«Che stronzo» esordì Misaka.

«Perché?» le chiese Orihime, stupida dall’uscita dell’amica.

«Perché sa tutto di noi. Mi ha dato il vestito nero perché a differenza tua non sono più vergine».

Vide Orihime diventare completamente rossa e iniziare a balbettare frasi sconnesse.

«Vuoi dirmi che non lo sei nemmeno tu?» chiese Misaka, sentendo il cuore accelerare i battiti.

«No, ma il nemico non può saperlo, perché nessuno ne è a conoscenza»

«Posso sapere con chi, se non ti da fastidio?» le chiese, ingoiando a vuoto.

«Ulquiorra» rispose con un filo di voce Orihime, senza accorgersi che lo sguardo di Misaka si era svuotato.

 

*

Misaka camminava alle spalle di Gin senza emettere un suono: il vice si era accorto che la ragazza aveva cambiato atteggiamento, ma lo attribuiva alla situazione in cui si trovava. Dopotutto era una ragazza forte, ma pur sempre una semplice umana rapita da esseri sovrannaturali.

Si ritrovarono in una sala diversa, dove vi era una tavola imbandita e tutti vampiri visti precedentemente già a tavola.

Alcuni, come Aporro e Nnoitra, le fissavano famelici provocando un moto di disgusto in Misaka talmente forte che ebbe la capacità di risvegliarla dopo la confessione di Orihime: non era il momento di deprimersi, doveva agire in fretta per dare ai suoi compagni un segnale della loro presenza o sarebbero morte lì.

Si sedette, su ordine del vice, alla destra del capo, mentre Orihime fu fatta accomodare direttamente di fronte a lei: il capo sorrise loro, prima di battere le mani e far entrare i servitori, alcuni dei quali erano umani.

Le ragazze erano totalmente prive di appetito, ma se non avessero mangiato le forze sarebbero venute meno nel momento meno opportuno, quindi si sforzarono di ingurgitare più cibo possibile, anche se la vista dei calici dei loro commensali ripieni di sangue, con tutta probabilità umano, non dava di certo una mano.

«Ora che siamo meno affamati di prima, care le mie ospiti, credo sia doverosa una spiegazione: vi abbiamo portate qui perché volevamo colpire e scuotere quei cari vampiri che hanno la presunzione di proteggervi. Voi due ragazze siete in qualche modo importanti per alcuni di loro, oltre che per gli umani vostri amici e tenervi qui li farà distrarre a tal punto che si dimenticheranno di salvaguardare le vite del resto del mondo. Sapete, noi vampiri ci riteniamo superiori agli umani perché siamo in grado di nascondere le emozioni e di non farci sopraffare da esse, ma guardate i vostri compagni: anche un vampiro Antico come Thanatos ha perso il controllo. Com’è patetico».

Misaka si alzò di scatto, sbattendo le mani sul tavolo e interrompendo il monologo del capo:

«Io vedo solo un essere patetico qui e quello sei tu, Aizen Sosuke» gli disse Misaka, sentendo i ringhi di disapprovazione da parte dei vampiri presenti verso chi aveva osato criticare il loro leader «Sei patetico perché non sei né umano né vampiro. Non si riesce a capire cosa sei. Non hai sentimenti umani, ma non hai nemmeno le caratteristiche di un vampiro completo. Non sei un mezzo vampiro come Kisuke. Cosa diavolo sei?»

«Io sono una nuova specie, nata dal morso di un vampiro verso un’umana incinta e prossima al parto. Mia madre, poche ore prima di darmi alla luce e morire, fu morsa da un vampiro nobile»

«Come nel film Blade?» chiese timida Orihime.

«Esatto, solo che mia madre, a differenza della sua è morta sul serio. Sono una nuova specie, superiore sia agli umani sia ai vampiri: ho la forza di quest’ultimi, ma non la loro sete. Mi soddisfo del semplice cibo umano, anche se a volte non disprezzo di un bel calice di sangue, magari di una vergine come la dolce Orihime» le disse sorridendo e voltandosi verso Misaka «Sento i tuoi pensieri, Misaka. Non credere a quello che la gelosia ha fatto dire alla tua amica. Lei è pura, noi lo sentiamo dal sangue».

La rossa di rivolse a Orihime, arrabbiata:«Perché diavolo mi hai mentito?».

«Perché sapevo che dicendoti certe cose, avresti lasciato perdere Ulquiorra-kun. Scusami Misaka, non so cosa mi sia preso».

«Ma non è colpa tua, dolce Orihime» si intromise Aporro «L’acqua che avete bevuto conteneva una pozione di mia invenzione in grado di controllare i pensieri e le parole degli esseri umani».

Misaka fece per avvicinarsi al vampiro dai capelli rosa, minacciandolo con un coltello, ma il vice fu svelto e ne bloccò ogni intento facendola svenire.

«Misaka!» chiamò Orihime a gran voce, seguendo Gin nella loro stanza.

 

Misaka si risvegliò qualche ora dopo, accorgendosi che Orihime dormiva accanto a lei: probabilmente era notte e sentiva un silenzio irreale nel palazzo dove erano prigioniere. Aveva compreso dai discorsi di Aizen che loro erano state prese prima di tutto per distrarre i loro compagni dal reale intento del semi vampiro e in secondo luogo come punizione per la loro arroganza: avevano osato pensare di essere anche solo minimamente in grado di sconfiggerlo e questo non poteva essere accettato da un bastardo narcisista come Aizen.

La rossa di alzò a fatica, trascinandosi verso il bagno. I postumi dello svenimento di un vampiro erano deleteri sulla mente umana e lei ne aveva già subito il trattamento troppe volte in poco tempo.

«Se continuano così, finiranno per rendermi stupida come Ichigo» si disse guardandosi allo specchio, dove trovò dei profondi segni neri intorno agli occhi.

Nel silenzio surreale della camera sentì distintamente la porta aprirsi e, senza indugi, uscì dal bagno, vedendo una bambina che la osservava dalla porta. Una bambina vampiro.

 

 

 

 

Nda: scusate il ritardo, ma avevo problemi con il pc! Spero che il capitolo vada bene. Nel prossimo arriverà un personaggio che personalmente adoro! 

Alla prossima

Lena

 

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Capitolo 16
*** Capitolo Sedicesimo - A Little Hope ***


Capitolo Sedicesimo

A little hope

 

Misaka fissò la bambina per qualche minuto a bocca aperta: la mocciosa non emetteva il minimo suono, nemmeno quello del respiro, data la sua natura.

«Non dirmi che il bastardo narcisista vuole farci fuori nel sonno per mano di una mocciosa? Che morte da sfigate» disse la rossa, sedendosi sul letto, consapevole che la reiatsu di quella bambina fosse qualcosa di sconvolgente.

«Io non ucciderò le sue amiche. Lui è gentile. Non mi tratta come un fastidio» rispose la bambina, apparendo in un lampo di fronte a Misaka, che sobbalzò.

«So come farvi scappare, ma dovete sbrigarvi. Capiranno in fretta che sono da voi e sapranno cosa voglio fare» disse, afferrando la mano di Misaka, la quale, fregandosene altamente delle conseguenze, svegliò Orihime: se fossero morte per mano della bambina o perché scappavano non aveva importanza. Almeno ci avevano provato.

Iniziarono, nel modo più silenzioso possibile a salire gradini su gradini, fino a quando Orihime non si appoggiò sfinita all’ennesimo corrimano che indicava l’inizio di un’altra scalinata.

«Ma per scappare non dovremmo scendere verso il piano terra?» chiese Misaka alla bambina.

«Siamo vampiri. Sopportiamo la luce del sole, ma se non c’è stiamo meglio. Questo palazzo è costruito metri sotto terra» spiegò l’unica speranza rimasta loro, che aveva quella notte varcato la soglia della loro camera.

«Come ti chiami?» chiese Orihime, rialzatasi nel frattempo.

«Io sono Neliel Tu Oderschvank. Chiamatemi Nel» disse loro, esibendo un sorriso dai canini appuntiti.

Mentre salivano l’ennesima scala, la piccoletta si bloccò, voltandosi verso di loro, allarmata.

«Hanno scoperto la vostra fuga. Dovete proseguire da sole. Continuate per altre sei scale, la prima porta alla vostra destra è l’uscita. Appena fuori emanate quanta più reiatsu potete: vi troveranno. Io li terrò occupati con qualche falsa pista. Correte».

«Perché ci hai aiutate?»

«Perché siete importanti per Ulquiorra-senpai» disse loro, sparendo alla velocità della luce.

Le due prigioniere ripresero a correre, senza scarpe, salendo i gradini più velocemente possibile: erano fortunate perché gli allenamenti di Kisuke avevano aumentato la loro velocità e resistenza.

Sentivano delle voci alle loro spalle e poi un grido di bambina.

Si bloccarono entrambe. Misaka guardò Orihime sotto di lei e senza esitare disse:

«Dobbiamo tornare indietro!» esclamò Misaka, la quale fu certa di sentire la voce di Nel nella testa che le diceva di proseguire: lei stava bene.

«L’hai sentita anche tu la voce?» le chiese Orihime, ricevendo un lieve cenno d’assenso dalla rossa che, a malincuore, riprese la sua corsa forsennata verso la libertà.

 

La piccola Nel, intanto, era stata acciuffata da Nnoitra, il quale la teneva sollevata dal suolo, sordo alle sue richieste di liberarla: intorno a loro il resto dei vampiri, servi di Aizen.

«Dove sono le due umane, mocciosa? So che c’entri qualcosa con la loro fuga! Tu e la tua amicizia con quello schifoso traditore di Ulquiorra» le chiese con rabbia.

«Io non c’entro nulla con la loro fuga. Quando sono andata a controllare se dormivano, ho trovato la stanza vuota! Probabilmente qualcuno di voi si è lasciato scappare dove fosse l’uscita e in un momento di calma se ne sono andate»*.

«Quelle due stronze! Hanno nascosto la loro reiatsu completamente, come gli avrà insegnato quella merda di Grimmjow! Dobbiamo trovarle o Aizen ci ucciderà tutti» disse Nnoitra rivolgendosi a tutti i presenti, i quali si divisero e iniziarono le ricerche.

Su per le scale prese a salire proprio Nnoitra: avendo una grande velocità, raggiunse la cima proprio mentre le due prigioniere spalancavano la porta di uscita e, con un grido di rabbia da parte del vampiro, facevano esplodere le loro reiatsu.

*

Zephyr era ancora alla ricerca di Misaka, quando sentì due reiatsu note esplodere a est dal luogo dove si trovava: forse era una trappola, ma doveva controllare per esserne comunque certo. Deviò quindi la traiettoria della sua folle corsa, venendo raggiunto in breve da Ulquiorra e Grimmjow.

«Sono riuscite a scappare» disse, con ovvietà, Ulquiorra, bloccandosi subito dopo «Dobbiamo muoverci, non sono sole e colui che le ha trovate è il peggiore».

Zephyr e Grimmjow si guardarono in modo strano: per la prima volta la voce di Ulquiorra tradì una certa ansia, anche se per chi non era dato sapere.

 

Correvano come forsennati verso il luogo dove le due reiatsu erano apparse in tutta la loro forza, accorgendosi che una delle due diventava sempre più debole. Arrivati sul luogo, trovarono Nnoitra che troneggiava su una terrorizzata Orihime, mentre di Misaka non c’era traccia. Si guardarono intorno cercandola ovunque, fino a quando le loro sensibili narici non furono investiste dall’odore del sangue. Ulquiorra sussurrò qualcosa a bassa voce, prima di fiondarsi verso la fonte dell’odore e trovare Misaka priva di sensi, con una brutta ferita alla testa e altre sparse in tutto il corpo.

Quando Zephyr capì che il sangue apparteneva a Misaka s’infuriò, mostrando a tutti quale fosse la sua reale forma e potenza.

Come tutti i vampiri Antichi, Zephyr possedeva, quando si trasformava, grandi ali nere che gli permettevano di volare, occhi rossi come il sangue e lunghe zanne. Era decisamente terrificante: Nnoitra non ne aveva timore, anzi si era messo a ridere, ma solo perché era completamente pazzo.

«Ulquiorra, prendi Misaka e portala all’ospedale. Grimmjow, prendi Orihime e seguilo. A lui ci penso io» ordinò, ricevendo semplici cenni di assenso dai due, i quali ubbidirono.

Ulquiorra sollevò lentamente Misaka, attento a non farle del male e con uno scatto si diresse verso l’ospedale più vicino.

La ragazza gemeva per il dolore delle ferite e per il siero che Nnoitra era in grado di iniettare nel sangue delle vittime: infatti il vampiro produceva una tossina che provocava dolori in tutto il corpo della vittima, paralizzandola e rendendola innocua.

Mentre i due vampiri di rango inferiore correvano verso il luogo ordinato da Zephyr, quest’ultimo si volse verso il nemico:

«Hai fatto un grosso errore a farle male. Lei è importante. Ora pagherai con la tua infima vita» gli disse prima si scagliarsi all’attacco, veloce come il fulmine.

Nnoitra non era al suo livello, questo era appurato, ma era comunque un avversario da non sottovalutare, soprattutto per via del suo siero.

Zephyr lo colpì numerose volte con gli artigli e le zanne, ferendolo soprattutto al volto e alle braccia, poiché usava queste per difendersi. Era una furia senza controllo, spinto al combattimento dall’immagine di Misaka ricoperta del suo stesso sangue tra le braccia di Ulquiorra.

Nnoitra cercò invano di difendersi da un colpo diretto al petto, ma ciò che sentì fu un dolore lancinante, dovuto al braccio di Zephyr che gli attraversava il corpo, direttamente attraverso il cuore che venne strappato via, ancora pulsante.

Il vampiro nemico crollò a terra, ma prima di ridursi in polvere, insieme al suo stesso cuore, disse: «Non riuscirete a sconfiggere Aizen. Lui è al di sopra di tutto».

Appena Nnoitra scomparve nel vento, Zephyr tornò del suo consueto aspetto, ma sentì un’altra presenza alle sue spalle: voltandosi si ritrovò davanti una mocciosa di circa sei anni, con i capelli di uno strano verde e gli occhi nocciola.

«Cosa cerchi qui, ragazzina?» le chiese Zephyr.

«Cerco Misaka-chan e Orihime-chan».

«Le devi riportare dal tuo padrone?»

La mocciosa si limitò a scuotere il capo e aggiungere, torcendosi le mani per la paura: quel vampiro era spaventoso.

«Io le ho aiutate a scappare. Nnoitra le ha raggiunte e attaccate. Io non potevo fare nulla o avrebbe ucciso anche me. Devo aiutarle, capisci?».

«E come vorresti farlo?».

«Donando loro il mio sangue».

 

*

Misaka si sentiva come sospesa in un limbo dove le giungevano le voci dei suoi amici, ma non riusciva a raggiungerle. Sentiva la presenza tutti, eccetto quella di Zephyr attorno a sé, ma non riusciva a svegliarsi del tutto.

Il dolore si era attenuato, grazie agli antidolorifici probabilmente, rendendo tutto più sopportabile. Sapeva di non essere più sul campo di battaglia e sentiva la reiatsu di Orihime, debole.

Aveva avvertito la presenza di Ulquiorra, il freddo e la rigida compostezza del suo corpo eterno quando l’aveva sollevata dal terreno, la sua reiatsu cupa, ma mai come quella di Zephyr. In quel momento, nonostante il dolore, era contenta di non essere Nnoitra. Sapeva che il vampiro antico era potente, ma non a quei livelli.

Mentre cercava di risalire dal limbo della semi coscienza, sentì un pizzicorino al braccio e poi il nulla.

«Ora dormirà per qualche ora, grazie al sedativo. Non posso negare che le sue condizioni non siano delle migliori, ragazzi. Il bastardo che le ha fatto questo ci è andato pesante con lei» disse loro il medico, vecchio amico di Kisuke «Non posso darvi la totale certezza che ritorni indietro, né se sarà la stessa di sempre. Le tossine non hanno ancora raggiunto il cervello e spero di averle bloccate tutte in tempo. Ora non ci resta che aspettare».

Il resto del gruppo aveva raggiunto Ulquiorra all’ospedale: Yunalesca alla vista di Misaka coperta di sangue era crollata a terra, afferrata al volo da Byakuya e portata in una camera dove si era ripresa dopo le dovute spiegazioni del medico.

Il vampiro nobile le aveva spiegato la situazione e la piccola Yunalesca era scoppiata a piangere, rischiando di nuovo di svenire quando sentì il corpo di Byakuya chiudersi intorno al suo, in un abbraccio consolatore.

Non sentiva il battito del cuore del vampiro, fermo da sempre, ma sentiva il calore della sua reiatsu, diversa dal solito: c’era preoccupazione, ma anche tanta serenità e lei non riusciva a credere di esserne la causa.

Byakuya si scostò dalla ragazzina, guardandola dritto negli occhi:

«Misaka ce la farà. Lo sai meglio di me che deve far svegliare la parte umana di Ulquiorra. Tornerà presto e con lei le sue prese in giro» le disse, accarezzandole lentamente una guancia e stampandole un bacio sulla fronte, prima di uscire e lasciarla sola con il suo dolore e la sua confusione.

 

*


Quando Zephyr varcò la soglia dell’ospedale, i pazienti presenti si irrigidirono: sentivano che da quel giovane e affascinante ragazzo proveniva un’aura strana e minacciosa. Il vampiro si avvicinò al bancone della reception e chiese di Misaka Kawashima: l’infermiera a metà tra lo spaventato e l’affascinato, con una piccola spinta di potere, gli disse quale fosse la camera, informazione di solito riservata ai parenti.

Il vampiro, tallonato da Nel, raggiunse la camera 585 in un lampo, trovando tutti i suoi compagni fuori, eccetto Ulquiorra.

Misaka divideva la camera con Orihime, la quale a differenza della rossa, era cosciente. Quando Ulquiorra vide Nel, scattò in piedi avvicinandosi alla bambina:

«Cosa ci fai qui? Se Aizen lo scopre, ti ucciderà».

«Aizen lo sa già che sono uscita, Ulquiorra-senpai. Sono qui perché devo salvare loro» gli rispose, indicando Orihime e Misaka «Lo sai meglio di me quanto il siero di Nnoitra sia devastante e sei consapevole che se non vengono curate con il sangue di una Guaritrice, non ce la faranno».

«Nel» la chiamò Zephyr «Tu sei una delle leggendarie guaritrici?».

«Certo. Chiamate il medico che conoscete, dobbiamo fare una trasfusione».

Il resto del gruppo, a seguito della spiegazione di Zephyr e Nel, ripresero vita e speranza: il medico iniziò immediatamente la procedura di trasfusione, sperando insieme agli altri che le due ragazze ce la facessero.

Le ore dopo la trasfusione passavano lente e inesorabili: Orihime, quella meno colpita dal siero, aveva già recuperato colorito e forze a sufficienza per destarsi completamente e mangiare qualcosa. Misaka, invece, aveva smesso di gemere per il dolore, ma continuava a dormire, anche se in modo più sereno.

«Non possiamo darle altro sangue?» chiese Ichigo, dando voce al pensiero di tutti.

«No» rispose secca la piccola Nel «Le ho dato il quantitativo massimo. Se dovessi aggiungerne una sola goccia in più, morirebbe e diventerebbe una di noi» disse.

«Preferirei fosse una vampira che una morta» disse Yunalesca.

«Non sarebbe più la stessa Misaka. Per i primi tempi diventerebbe una bestia senza controllo e, una volta riacquistato, il cambiamento sarebbe evidente: più fredda e meno umana» le disse Nel «La trasformazione in vampiro con la trasfusione di sangue non viene mai fatta per questi motivi. Rende il nuovo vampiro schiavo del suo creatore e simile ad esso. È diversa dalla trasformazione con il morso».

«Ha ragione: se vieni morsa, ciò che il vampiro ti inietta nel sangue è il siero che permette la trasformazione in vampiro, perciò la tua personalità, anche se cambia leggermente, rimane la stessa. Mentre con la trasformazione attraverso il sangue, il cervello viene intaccato e il nuovo vampiro diventa schiavo e copia del suo padrone, capisci?» le chiese Byakuya, ricevendo un cenno d’assenso da parte di Yunalesca, la quale riabbassò la testa, chiudendosi nel suo mutismo.

 

Misaka non riprese conoscenza né quel giorno né i due successivi: qualcuno rimaneva sempre con lei e la sera del terzo giorno dall’attacco, al suo capezzale c’era Ulquiorra.

Orihime era stata dimessa il giorno prima avendo ripreso le forze e con il sangue libero da ogni tossina nociva.

A tenere compagnia al vampiro dagli occhi verdi c’era la piccola Nel: entrambi erano affamati, ma nessuno dei due si sarebbe mosso da lì prima del risveglio di Misaka.

La ragazza dai capelli rossi aveva dato segni di miglioramento e si agitava nel sonno più del solito e, infatti, videro le palpebre tremolare e aprirsi lentamente rivelando gli occhi grigi e appannati: si era svegliata.

 

 

 

 


* Nel in questa fic è una mocciosa, ma a differenza che nell’anime è, come dire, normale. Riesce a mettere insieme una frase di senso compiuto, insomma.

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Capitolo 17
*** Capitolo diciassettesimo - New Arrivals ***


Capitolo Diciassettesimo

New Arrivals.

 

Misaka si risvegliò lentamente accorgendosi della presenza dei due vampiri e cercando di alzarsi, ma la mano di Ulquiorra la bloccò: la ragazza guardò verso il vampiro, notando che, stranamente, sembrava stanco.

«Come ho fatto a riprendermi?» fu la prima domanda che uscì con voce roca e impastata.

Nel si alzò dalla sedia e si avvicinò a Misaka, porgendole un bicchiere d’acqua, che la rossa accettò volentieri.

«Sono stata io a curare sia te che Orihime-chan. Vi hanno trasfuso il mio sangue che è in grado di combattere qualsiasi tossina».

«Grazie Nel. Ci hai salvate per ben due volte» rispose Misaka, voltandosi verso Ulquiorra «E grazie anche a te per avermi portata qui».

Ulquiorra si limitò a un cenno del capo, prima di alzarsi e avvisarle che avrebbe chiamato gli altri.

Misaka ne seguì i movimenti rigidi e gli disse:«Prima andate a nutrirvi, lo vedo che siete sfiancati dalla sete».

Nel le sorrise e seguì Ulquiorra fuori, mentre Misaka si stese nuovamente, riprendendo a dormire.

 

La rossa fu svegliata dall’arrivo del resto del gruppo che le si gettò addosso, abbracciandola. Yunalesca la guardò storta prima di borbottare un ‘bentornata’, mentre Grimmjow le diede uno scappellotto per la poco prudenza dimostrata.

Kisuke la salutò e subito dopo le disse che sapevano la vera identità del famigerato Capo, grazie alle informazioni passate da Orihime, la quale rimaneva discosta, lanciando qualche occhiata a Misaka.

La degente chiese a tutti di uscire, lasciandole sole: Orihime le si avvicinò e senza preavviso, scoppiò a piangere.

«Mi dispiace, Misaka! Sono stata completamente inutile contro Nnoitra! Potevi morire a causa della mia incapacità».

«Orihime, non dire assurdità! Non avevamo scampo! Ho solo fatto di tutto per distrarlo fino all’arrivo dei rinforzi! Hai fatto del tuo meglio, non devi preoccupartene! Spiegami cosa è successo quando sono arrivati Ulquiorra e gli altri».

Orihime le spiegò tutto fino a quando Grimmjow non l’aveva allontanata dal campo di battaglia, dicendole che Zephyr aveva palesato la sua vera forza e il suo aspetto da vampiro, divenendo terribile.

«Ne ho avuto paura, sai?».

«Meglio. Se lo temi, difficilmente riuscirà a soggiogarti» le rispose la rossa, ricevendo un sorriso dall’amica.

«Non credo abbia interesse a farlo, comunque. Lui vuole te, Misaka. E non è il solo» concluse Orihime, prima di uscire e lasciare spazio proprio a Zephyr, il quale entrò lentamente, chiudendosi la porta alle spalle.

«Hai fatto una cosa stupida» fu ciò che le disse, prima di avvicinarsi e stringerla, tanto forte da mozzarle il fiato «Ma sono contento che tu stia bene e perciò non ti punirò».

Misaka lo allontanò, guardandolo storto: «Come se potessi farlo, idiota!».

Il probabile litigio tra i due fu interrotto dall’ingresso del medico che doveva controllare le condizione della paziente, la quale, molto infantilmente, fece una linguaccia a Zephyr, il quale uscì scuotendo il capo, rassegnato.

 

*

Misaka venne dimessa quindici giorni dopo la fuga dalla sede del nemico, quasi del tutto ristabilita e contenta di respirare aria che non sapesse di disinfettante. All’uscita dell’ospedale trovò, oltre ai suoi genitori, riusciti solo in quel momento a tornare da un viaggio in Russia, anche Yunalesca e Byakuya: quei due passavano molto tempo insieme e Misaka si appuntò mentalmente di fare un bel terzo grado alla sua amica.

La rossa salì in macchina con i suoi genitori e l’amica dai capelli neri, pronta a ricevere il terzo grado che, infatti, non tardò ad arrivare.

Prima le chiesero come stava e poi partirono in quarta con qualsiasi tipo di domanda esistesse: perché, quando, dove, a causa di chi e tutte le altre.

Alla fine si prese anche una bella paternale e raggiunse casa in condizioni peggiori di quando era entrata in ospedale: sfiancata e debilitata.

Yunalesca decise di salire con lei per chiederle per bene cosa fosse successo nel covo del nemico.

«Ci hanno trattato bene, tutto sommato. Ci davano cibo e acqua e a parte qualche svenimento comandato, non ci hanno recato alcun danno. È stato lo scontro con Nnoitra a ridurre Orihime e la sottoscritta in quello stato. Se Zephyr e gli altri non fossero intervenuti, non penso che ora sarei qui a raccontare».

«Ma cosa c’entra la mocciosa in tutto questo?».

«Ti riferisci a Nel? Oh, lei sarà una mocciosa, ma essendo amica di Ulquiorra, ci ha fatte fuggire rischiando la pelle: come avrai capito non è molto potente a livello di attacco, poiché è una Guaritrice».

«Sì, questo lo avevo capito. Mi mancava il perché vi avesse aiutate. Ora è chiaro. Beh, qualcosa di buono il vampiro candeggiato ha fatto, no?».

Misaka si limitò a ridere di gusto, fino a quando il dolore ad una delle costole danneggiate da Nnoitra non fu insopportabile e la obbligò a smettere.

«Ti ha massacrata eh?»

«Puoi dirlo forte. Se quei maledetti vampiri al servizio di Aizen sono anche forti solo la metà di Nnoitra, siamo fottuti. O almeno noi umani. Zephyr e compagnia, potrebbero anche sopravvivere. Forse combattere non è una scelta saggi,  sai? Ma ormai ci siamo, non possiamo fare dietrofront. Non lo senti anche tu? Quanto è pesante l’aria? Come se stesse arrivando una tempesta?».

«Sì. Peccato che non sarà una tempesta, ma una guerra. Zephyr e Byakuya hanno deciso di richiamare quanti più vampiri conoscono. Speriamo accettino in tanti, così avremo almeno una speranza di salvarci tutti».

«Lo spero anche io. Come spero che scoprano il modo per far fuori Aizen: la sua natura è unica. Questo è ciò che mi preoccupa maggiormente».

Le due ragazze rimasero in silenzio per un attimo, riflettendo sull’imminente battaglia per la sopravvivenza, fino a quando Misaka, sorridendo sorniona, non aggiunse:

«A dir la verità, ho un’altra cosa che mi preme sapere».

Yunalesca alzò lo sguardo, rimanendo bloccata e iniziando a sudare freddo: quando aveva quello sguardo, la sua amica non aveva in mente nulla buono, o almeno non per lei.

«Cosa?» chiese la piccoletta, balbettando.

«Com’è che tu e Byakuya il vampiro algido siete sempre insieme?».

La corvina divenne completamente paonazza in viso, iniziando a balbettare frasi sconnesse, facendo così ridere l’amica.

«Oh, avanti! Lo sanno tutti, pure lui, che ti piace. Ma narrami: lui ricambia?».

«Finiscila idiota e impicciona! Non gliel’ho mica chiesto! Non sono masochista».

«Solo il fatto che ti piaccia Byakuya denota un alto tasso di masochismo, cara. Quindi non hai ancora chiesto nulla? Sai che abbiamo un tempo limitato, vero?».

«Non venire a fare la predica a me! Anche tu non hai ancora chiarito con Ulquiorra!».

Il viso di Misaka si rabbuiò al sentire il nome del vampiro e disse:

«Non vedo cosa ci sia da chiarire. Mi pare evidente che il suo interesse sia volto ad Orihime e che mi ha salvata solo su ordine di Zephyr».

Yunalesca sbuffò pesantemente,si alzò e disse seria: «Continua a raccontarti bugie, arriverà il giorno in cui ti pentirai della tua immobilità».

Misaka rimase da sola con i suoi pensieri, nella camera silenziosa.

 

*

Misaka tornò a scuola cinque giorni dopo l’essere stata dimessa dall’ospedale, venendo accolta da grida di gioia da parte dei suoi amici, a cui si erano aggiunti anche Tatsuki e gli altri. Zephyr, dal giorno del salvataggio della rossa, invece, si era chiuso in se stesso, snobbando persino le schiere di fan adoranti, quando, solitamente, adorava mettersi in mostra.

Misaka capì che qualcosa nel vampiro Antico non andava e così si avvicinò per chiedergli cosa succedeva.

«Mi pare ovvio: voi umani non potete combattere contro qui mostri. Nnoitra non era un problema, ma se c’è qualcuno di più forte di lui, anche io mi troverei in difficoltà».

«Zephyr, questo mondo è il nostro. Non possiamo rimanere fermi a guardare un essere dalla dubbia natura che lo conquista e distrugge senza fare nulla. Non puoi chiederci di rimanere in disparte mentre tutti voi rischiate la vita».

«Misaka, noi non siamo vivi. Abbiamo vissuto talmente tanto tempo che non sarebbe ingiusto morire. Mentre voi umani siete ancora giovani e avete una vita davanti. Capisci cosa intendo?».

«Certo, ma mi dispiace: io, e gli altri credo la pensino come me, non rimarremo nascosti a guardarvi morire. E con questo il discorso è chiuso. Combatteremo, accettalo».

Senza aggiungere altro, la ragazza si voltò dirigendosi dagli altri, dove i vampiri avevano, come ovvio, sentito tutto l’alterco tra i due.

 Le lezioni quel giorno volarono in fretta, lasciando spazio alle attività extrascolastiche e poi all’incontro nell’Emporio Urahara.

Il gruppo riunito prese a discutere sull’imminente battaglia, ascoltando le descrizioni di Orihime, Nel e Misaka, sul nemico: dalla gerarchia ai presunti poteri.

«Sappiamo che Aizen è il capo, seguito da Gin e poi? Il resto dei vampiri com’è suddiviso?» chiese Ichigo.

«Posso spiegarvelo io» intervenne Nel «Aizen ha dato un numero a ciascuno dei suoi sottoposti, partendo dallo zero per indicare il più forte. Io non avevo numero, essendo una Guaritrice, ma loro tre sì» disse indicando i tre ex galoppini di Aizen.

«Io ero il numero Sei» disse Grimmjow, mentre Yunalesca sussurrava un ‘che schiappa’ fin troppo udibile, che le costò un’occhiataccia.

«Io ero la numero tre, mentre Ulquiorra il quattro».

«Il numero uno è Coyote Strak, mentre il due è il vecchio Baraggan. Hanno poteri eccezionali che a stento conosco» disse Nel «So solo che quando il vecchio lo usa, non c’è più nulla da guarire, non so se mi spiego».

«Perfettamente, Nel» rispose Misaka.

Mentre tutti rimanevano in silenzio, Zephyr, zitto fino a quel momento disse: «Questo è un altro motivo per il quale ritengo inopportuno far prendere parte alla guerra dei ragazzi umani».

Una vena di rabbia iniziò a pulsare sulla fronte di Misaka la quale rivolse uno sguardo di fuoco al vampiro, il quale, dal canto suo, le sorrise sornione e disse:

«Non pensare di avere qualche possibilità di sfuggire al mio volere, ragazzina. Se voglio impedirti di combattere, userò qualsiasi potere in mio possesso per farlo».

«Piccolo bas..» le proteste di Misaka furono fermate da una mano di Byakuya.

«Zephyr non ha tutti i torti, Misaka. E lo sai anche tu. Ma noi non possiamo decidere delle vostre vite, quindi sta a voi: combatterete o no? La scelta è vostra, ma vi chiedo di pensarci. Di valutare i pro e i contro. Ora andate a casa» concluse il vampiro e mentre gli altri scemavano, si avvicinò a Zephyr e disse:

«Sono d’accordo con te, non dovrebbero combattere. E troveremo il modo di tenerli lontani dalla battaglia principale. Dobbiamo richiamare quanti più alleati possibili».

«Io contatterò i miei parenti in occidente. Tu pensa alla tua cerchia di combattenti. Avremo bisogno di aiuto, molto» concluse Zephyr, prima di sparire.

 

Zephyr e Byakuya non si fecero vedere per alcuni giorni, così come Yourichi e Kisuke, troppo presi dal creare e disfare strategie di attacco e difesa.

I due passavano molto tempo insieme e anche Misaka, seppur con qualche remora, aveva accettato il loro rapporto che, come era visibile a tutti, andava oltre la semplice amicizia: la donna passava molto tempo con l’idiota col cappello e all’uomo non pareva dare fastidio.

«Neh, amica idiota, ti va bene tutto questo?» le chiese Yunalesca, gentile come sempre.

«Sì, nana del cavolo. È giusto così, alla fine. Detesto ammetterlo, ma avevano ragione: la differenza di età tra me e lui è troppa; anche Yourichi è molto più giovane di lui, ma rimane comunque una donna adulta. Io sono solo una ragazza».

«Come sei diventata saggia! Allora la smetterai di avere quello sguardo incazzato col mondo?».

«Il mio sguardo poco c’entra con la situazione tra quei due. È dovuto al comportamento di Zephyr: quel piccolo bastardo non me la racconta giusta. So che lui e il tuo tesoruccio Byakuya, faranno di tutto per impedirci di combattere».

«No, scusa. Come hai chiamato Byakuya?» le chiese Yunalesca, con la voce incrinata dalla rabbia.

«Oh, ma siete così carini. Lui che finge di nulla, ma appena Grimmy si avvicina lo fulmina. Ah, la gelosia!» disse la rossa, assumendo una posa plastica classica di tanti Shojo Manga, che fece infuriare ancora di più Yunalesca, la quale prese a rincorrere l’amica.

Zephyr e Byakuya tornarono una decina di giorni dopo la loro partenza, portando con loro alcuni esponenti della razza vampiresca. Non era molti, ma i due spiegarono al resto del gruppo che altri si sarebbero uniti loro a breve.

Alcuni dei vampiri presenti erano molto antichi, anche se non a livello di Zephyr, mentre altri erano chiaramente dei neofiti della razza.

Misaka e gli altri umani sentivano la loro flebile stabilità: la loro voglia di sangue umano era trattenuta dai poteri degli antichi presenti, nonché loro creatori.

«Quindi ci avete chiamati per una guerra? Siete seri riguardo a quell’abominio? Vuole davvero conquistare il mondo?».

«Sì, Aetherios. Aizen vuole il mondo e abbiamo bisogno del vostro aiuto per eliminarlo» intervenne Zephyr, chiamando il vampiro con un nome greco.

«Dov’è tuo padre?» gli chiese un altro dei vampiri antichi.

«Si trova ancora in Romania. Doveva chiudere degli affari e poi ci raggiungerà, Faolan. Sono felice che anche l’Irlanda partecipi in questa guerra: siete combattenti abili e resistenti».

I vampiri antichi si limitarono ad annuire, volgendo la loro attenzione agli esseri umani e ibridi presenti: riservarono qualche occhiata superficiale a tutti prima di voltarsi e sparire da dove erano venuti.

«Oh! Questi sì che erano inquietanti!» esclamò Ichigo, appena fu certo che si fossero allontanati.

«Sì, lo erano, ma non bastano. Io l’ho sentito il potere sopito di Aizen e vi assicuro che è spaventoso» disse, sconfortata, Misaka.

 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo Diciottesimo - The War Plan ***


Capitolo Diciottesimo

The War Plan.


Nei giorni  a seguire il gruppo di umani e quello dei vampiri, allargato dai nuovi arrivati, si riunivano ogni pomeriggio nello scantinato di Kisuke, per discutere sui piani di guerra.

Zephyr era ancora dell’idea di lasciare fuori gli umani, alla quale si opponeva Misaka, che iniziava a non sopportare più il vampiro.

Grimmjow e Ulquiorra, invece, erano gli ‘addetti’ alle ronde: ogni sera giravano per i quartieri della città in cerca di segnali di attacco da parte del nemico, ma fino ad allora non era successo nulla di concreto, tanto che il gruppo iniziava ad innervosirsi.

Misaka, accompagnata da Yunalesca e Byakuya, stava rientrando a casa, quando furono raggiunti da Grimmjow che riferiva di un attacco ai danni di Ulquiorra.

I quattro tornarono spediti all’emporio Urahara, dove constatarono che il vampiro dagli occhi smeraldo aveva subito ferite multiple e tra queste vi era l’amputazione di una mano.

Misaka e Yunalesca guardarono la scena sconvolte, consapevoli che il vampiro stesse soffrendo in maniera indicibile: fu la rossa ad avvicinarsi per prima mettendosi vicina a Ulquiorra, in ginocchio.

«Cosa dobbiamo fare?» chiese sicura a Byakuya il quale, dopo un sospiro, le rispose grave:

«Ulquiorra è abile nella rigenerazione, ma il poco nutrirsi di questi giorni lo ha reso debole: dobbiamo dargli del sangue, ma non basterà il mio. Ha bisogno di sangue umano».

Il vampiro non fece in tempo a finire la frase che Misaka aveva, da incosciente, allungato un polso verso la bocca di Ulquiorra che, accecato dal dolore e dalla sete, lo afferrò, leccò la pelle bianca della ragazza con bramosia e affondò i canini.

Misaka sobbalzò per il contatto della lingua di Ulquiorra con il suo polso e per il dolore quando lui affondò i canini, ma durò poco: il vampiro succhiava il sangue con evidente goduria, chiudendo gli occhi e assaporandolo fino all’ultima goccia concessagli.

Byakuya, quando fu certo che il sangue umano fosse sufficiente, allontanò Misaka da Ulquiorra, il quale ringhiò di disapprovazione, prima di accorgersi che davanti a lui c’era il suo capitano. Il vampiro nobile porse il proprio polso al vampiro, il quale si scusò flebilmente per la mancanza di rispetto e morse.

 

*

Il vampiro dagli occhi smeraldo fu portato a casa di Misaka, vuota come sempre, e messo a riposare nel letto della ragazza: Zephyr non vedeva di buon occhio il fatto che la rossa avesse offerto senza remore il sangue al suo rivale, ma Ulquiorra era un alleato utile per potenza e informazioni sul nemico.

Ulquiorra aveva chiesto di essere lasciato solo con Misaka: doveva capire cosa passasse per la testa della ragazza, troppo complicata per un essere così ignorante nella conoscenza dei sentimenti umani.

Vedeva quanto il suo nutrirsi di lei l’avesse debilitata: dopotutto era ancora convalescente.

Quei pensieri riportarono alla mente lo stato in cui l’aveva trovata; per la prima volta era rimasto scioccato e, forse, spaventato per le condizioni in cui versava, ma ovviamente si era tenuto tutto dentro, non sapendo come esprimere la preoccupazione, perché era di quella che si trattava, per una semplice umana.

«Ulquiorra-kun, cosa volevi da me?» gli chiese sedendosi sul tappeto vicino al letto: era così stanca che voleva solo dormire.

«Voglio capire perché».

«Perché cosa?» chiese di nuovo Misaka, trattenendo uno sbadiglio.

«Perché mi ha dato il tuo sangue due volte: non eri obbligata a farlo».

La rossa appoggiò la testa sul letto guardando con occhi appannati il vampiro e disse, ormai quasi assopita:« Perché sei importante».

«Per la battaglia?».

«No, baka. Per me» gli sussurrò la rossa, sorridendo e addormentandosi.

Fu nello stesso momento che Ulquiorra si sentì vivo per la prima volta.

 

*

La mattina successiva Misaka si risvegliò a causa di un fastidioso raggio di sole, trovandosi nel suo letto. Si alzò di scatto guardandosi intorno e capì che Ulquiorra se n’era andato. La preoccupazione che fosse stata la sua dichiarazione ad allontanarlo, fece ricadere Misaka sul cuscino dove, disperata, si coprì gli occhi con il braccio per impedire alle lacrime di scendere.

Sapeva che Ulquiorra non era interessato a lei, ma doveva esprimere i suoi sentimenti ad alta voce: le loro vite, soprattutto quelle degli umani, erano appese ad un filo sottile e non poteva andarsene senza aver confessato quello che sentiva, anche se non essere ricambiata faceva un male del diavolo. Molto più di qualsiasi ferita corporea. Era un dolore che si irradiava dal petto, dove il cuore pulsava dolorosamente, lasciandola senza fiato.

La trovò così Yunalesca, sbuffando e sedendosi vicino al letto della rossa, la quale la spiò da dietro il braccio.

«Ieri ho sentito» disse semplicemente la corvina, sbuffando nuovamente «Davvero credi che lui abbia compreso fino in fondo cosa intendevi? Ulquiorra, lo sai bene, è totalmente estraneo a qualsiasi sentimento umano, non penso abbia capito, sai? E lo so perché ha chiesto spiegazioni a Grimmjow stamattina che se non l’ha ucciso subito, poco c’è mancato».

La rossa si mise seduta, guardò la sua amica e disse: «Lo so che Ulquiorra non capisce certe cose, ma l’importante è che io l’abbia detto ad alta voce. Sto soffrendo come un cane perché non ricambia, non lo nego, ma dovevo ammetterlo soprattutto a me stessa: Ulquiorra ha tra le sue mani la mia anima, il mio cuore e tutto il resto che mi identifica come Misaka. Quando capirà cosa vuole, io sarò qui».

Nessuna delle due si accorse della presenza di Zephyr fuori dalla porta, il quale sbuffò, rattristato, per quanto un vampiro Antico potesse esserlo, dalla notizia, ma deciso a sistemare la questione: doveva trovare quell’idiota sbiancato e fargli capire un paio di cose, prima che la guerra rendesse tutto impossibile.

 


*


Nessuno vide Zephyr né Ulquiorra quel pomeriggio, durante la riunione per decidere i ruoli di tutti. All’appello mancava anche la piccola Hinamori, sparita chissà dove. Hitsugaya ipotizzava fosse alla ricerca di qualche parente per infoltire le loro fila, ma non ne era del tutto certo.

Purtroppo non aveva il tempo né le risorse per mettersi alla sua ricerca e quindi basarono il loro piano senza contarla.

Rangiku, Hitsugaya, Renji, Grimmjow, Ulquiorra e Tia erano stati eletti a capo sezioni: ognuno avrebbe capeggiato un gruppo misto di umani e vampiri di livello inferiore con cui affrontare il nemico.

Byakuya, Zephyr, i due vampiri stranieri e il padre di Zephyr non ancora giunto, sarebbero stati invece coloro che avrebbero fronteggiato Aizen e i vampiri più potenti.

Gli umani e Nel, invece, avevano il compito, i primi di capire la potenza degli avversari, mentre Nel di guarire gli alleati feriti in malo modo.

Gli umani si erano anche proposti come “cibo” nel caso in cui Nel fosse troppo stremata per guarire qualcuno. La proposta fu accettata, sebbene Byakuya avesse qualche remora.

Kisuke e Yourichi, accompagnati dagli altri dell’emporio, avrebbero coperto le spalle del gruppo allontanando i vampiri di infimo livello che sarebbero giunti sul luogo della battaglia solo per cibarsi.

Byakuya, grazie alle sue conoscenze, aveva richiamato a sé altri vampiri del suo livello: Shunsui Kyoraku e Ukitake Jushiro.

Erano vampiri molto potenti, lo si percepiva dalla loro reiatsu, anche se uno di loro, quello dai capelli bianchi, era debilitato da una qualche malattia.

 

Misaka, tornando a casa scortata da Grimmjow, iniziava a preoccuparsi per la prolungata assenza di Ulquiorra e Zephyr: aveva paura che il vampiro Antico ce l’avesse con l’altro per aver bevuto il suo sangue e avesse intenzione di punirlo.

Grimmjow la guardò, sorridendo a trentadue denti come sempre, e le disse: «Non crucciarti per quei due: uno è un idiota, l’altro un maniaco sessuale. Se si facessero fuori a vicenda, sarebbe un miracolo!».

La battuta gli costò una non dolorosa gomitata da Misaka che, nonostante tutto, aveva sorriso.

«Spero non si facciano troppo male. La guerra con quell’invasato non è lontana e loro sono essenziali!».

«Zephyr ci andrà piano: è quello più incazzato di tutti. Dopotutto Aizen ha osato rapirti».

«Tu credi davvero che il sentimento di Zephyr per me sia così forte?».

«Ne sono certo Misaka. Come so che tu provi la stessa cosa per Ulquiorra. Quindi non pensare nemmeno di obbligare te stessa a farti piacere Zephyr: non ci riuscirai e ne soffrireste entrambi».

La rossa sorrise al vampiro e, in un attimo di coraggio, si lanciò ad abbracciarlo, lasciandolo sbigottito davanti al cancelletto di ingresso di casa.

 

Poco distante da loro, un’altra strana coppia stava tornando a casa. Yunalesca camminava silenziosa e pensierosa a fianco di Byakuya, il quale, dal canto suo, la fissava con insistenza, distogliendo lo sguardo qualora avvertisse che la ragazza si stava voltando.

«Yunalesca» la chiamò con voce bassa, provocando un brivido di lieve paura alla ragazza «Sai che la battaglia sarà dura, vero? E che né tu né gli altri siete obbligati a prendervi parte?».

«Ne sono a conoscenza, ma è nostro dovere combattere. Abbiamo un dono, anche se non così utile, e dobbiamo usarlo per salvare chi ci è caro, o almeno aiutarlo».

«Chi ti è così caro in questa battaglia, da rischiare la vita?».

«Pensavo che tu sapessi leggere la reiatsu».

«Lo so fare e so anche la tua risposta, ma sentirselo dire è tutt’altra cosa».

«Oh, ci sono tante persone che voglio aiutare o salvare: le mie amiche, Ichigo, Grimmjow…» la corvina stava facendo un elenco infinito,senza accorgersi che il vampiro le si era avvicinato, spingendola sempre di più verso il muro, dove cozzò giunta al nome di Kisuke.

«Yunalesca, taglia corto. La mia pazienza è molto poca».

«Oh. D’accordo. Ci sei anche tu, ovviamente» gli disse, a bassa voce.

«Non ci siamo. Devi dire il mio nome».

«Byakuya» soffiò fuori Yunalesca, prima che il vampiro le sollevasse il viso per baciarla con passione, facendola quasi svenire.

 

Nonostante Grimmjow avesse cercato di convincerla a lasciar perdere quei due, Misaka non riusciva a trovare pace: si era infilata a letto, stanca, ma il sonno non arriva. Si alzò di scatto e si rivestì: afferrate le armi, uscì di corsa da casa e si concentrò per percepire le reiatsu dei due, trovandole non molto lontane da casa.

Si diresse, quindi, verso il parco dove trovò i due vampiri che, come due comuni umani adolescenti, se le davano di santa ragione, con cazzotti, calci e tutto il resto.

Misaka si avvicinò loro, con la bocca spalancata dalla stupore, fino a quando non si fermarono percependo la sua presenza: avevano entrambi gli occhi pesti.

Ulquiorra aveva anche il labbro spaccato, mentre Zephyr il sopracciglio destro: erano conciati male, ma erano stati abbastanza furbi da non ferirsi seriamente almeno per un vampiro.

«Siete idioti o cosa?» fu ciò che chiese loro Misaka, avvicinandosi a passo marziale «Vi siete pestati come due adolescenti in preda agli ormoni per cosa?».

«Mph» rispose Zephyr «Per far capire ad un imbecille cosa sono i sentimenti. Ovviamente non ha capito nulla e l’ho colpito per primo. Poi sai, tra uomini. Un pugno tira l’altro e ci siamo ritrovati a darcele» disse, sorridendo serafico.

«Ripeto: siete idioti? Abbiamo una guerra alle porte e pensate a queste cose?».

«Non sottovalutarle, Misaka. Non sai se ci sarà un futuro in cui potremo esprimere ciò che sentiamo» la rimproverò Zephyr che prese un bel respiro e aggiunse «Sono contento tu sia qui, perché almeno posso dirti una cosa importante. Sono millenni che aspetto di avere qualcuno tanto importante da proteggere e ora ti ho trovata. Non scherzavo quando ti dicevo che volevo averti al mio fianco per l’eternità. Può un vampiro amare, secondo te, Misaka? Io credo di sì. E io amo te. Con tutto il mio essere».

La confessione di Zephyr lasciò gli altri interlocutori senza parole: Misaka boccheggiava senza trovare una risposta, mentre Ulquiorra doveva affrontare il tumulto che gli si era scatenato dentro. Non capiva molto di ciò che succedeva, ma sapeva una cosa, per certo: voleva che Misaka rifiutasse Zephyr.

La rossa nel frattempo si era avvicinata all’Antico che la guardava, sorridendo rassegnato.

«Non crucciarti, Misaka. Sapevo già dall’inizio, da quando ti ho vista, che non avresti ricambiato i miei sentimenti, ma accettali per quello che sono. So che il tuo cuore umano appartiene a qualcun altro e spero, per te, che questo qualcuno lo tratti a dovere» le disse, afferrandola e stringendola a sé, aspirandone il profumo.

Zephyr la lasciò andare e si allontanò, lasciandoli soli. Calò un silenzio innaturale tra i due, interrotto da un sospiro di Misaka che si voltò verso Ulquiorra, il quale la fissava.

«Non so da dove cominciare per dirti ciò che devi sapere, quindi partiamo dal principio. Ieri ti ho detto che sei importante per me: capisci in quale senso l’ho detto?» chiese Misaka al vampiro.

«Forse» rispose semplicemente Ulquiorra, sentendo che la rossa tirava un sospiro di sollievo.

«Meglio di niente. Il motivo, per noi umani è semplice: una persona diventa importante quando ci regala sensazioni potenti e scatena in noi sentimenti. Tu scateni in me un sentimento molto importante, Ulquiorra. Un sentimento che, se continuerà a crescere, potrebbe trasformarsi in amore. Quello vero. Capisci?».

«Sì, ma non il perché» le rispose avvicinandosi «Siamo diversi. Tu sei viva, io no. Tu sei piena di sentimenti, mentre io non conosco i più semplici. Perché io?».

«Perché so che dentro di te hai una quantità incredibile di sentimenti che non riesci ad esprimere. Vorrei tanto aiutarti a tirarli fuori, Ulquiorra, se me lo permetterai» gli disse, allungando una mano e afferrando quella tiepida del vampiro.

Si guardarono negli occhi e il vampiro rispose: «Insegnami ad essere un umano, Misaka. Insegnami ad amare».

 

La rossa sorrise e continuando a  tenerlo per mano, si incamminarono verso casa.

Al loro rientro, trovarono Zephyr sul tetto in contemplazione del vuoto, cosa che spinse Misaka a lasciare Ulquiorra, chiedendogli di rientrare e, con non poca fatica, raggiungere il vampiro Antico sul tetto.

Quando la vide Zephyr iniziò per primo a parlare: «Sai, è la seconda volta che mi capita di provare un sentimento così devastante. La prima volta ero ricambiato, per fortuna, ma lei, una vampira Antica come me, venne uccisa».

«Mi dispiace, Zephyr».

«Anche a me, per te! Dai, come puoi rifiutare uno come me, per Ulquiorra?» le disse, sorridendo.

«Smettila di fingere che vada tutto bene. So che mi odi» gli disse Misaka, abbassando lo sguardo.

«Quello non accadrà mai, Misaka. Non posso odiarti. Però non posso nemmeno fingere che la tua scelta mi faccia sentire bene» le disse il vampiro, allungando una mano fredda e sfiorandole una guancia.

«Non ti chiederò mai di essere felice per noi, Zephyr. Ti chiedo solo di dimenticarmi».

«Ci proverò, Misa-chan» fu l’ultima risposta del vampiro.

 

 

Mi scuso per l'enorme ritardo!

Lena.

 

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Capitolo 19
*** Capitolo Diciannovesimo - War- Part First ***


 

Capitolo Diciannovesimo

 

War – Part First.

 

Era una pigra alba di una domenica di Maggio quando il gruppo di alleati iniziò a marciare verso il nascondiglio del nemico, reso noto dopo il rapimento di Orihime e Misaka, che sembrava avvenuto un secolo prima.

In testa vi erano i vampiri stranieri, poi Zephyr e Byakuya, seguiti dai capitani delle divisioni ed infine dagli umani e dai vampiri di basso livello, resi stabili dal controllo mentale costante.

Misaka si guardava in giro, tesa e preoccupata per tutti i suoi amici: volse il suo sguardo grigio verso Ulquiorra, il quale, probabilmente sentendosi osservato, la fissò di rimando.

Rimasero a fissarsi per qualche minuto, fino a quando non sentirono il rumore di una porta che girava sui cardini e apparve Gin Ichimaru, con il consueto sorriso da faina e una lunga spada tra le mani.

«Vedo che siete venuti numerosi. Anche se non vedo il grande Vlad: non ha accettato la vostra richiesta?» chiese Gin, ridendo e, non aspettando nemmeno la risposta, continuò «Aizen-sama non vuole ferire, o eliminare, dei preziosi vampiri antichi e nobili, così come non vuole sprecare succulente vittime umane, quindi vi chiede di lasciar perdere questa inutile guerra: sarà un imperatore magnanimo e ci sarà di che vivere per tutti».

«Quando hai finito di sparare cazzate, potremo iniziare, Gin» intervenne Rangiku, spostando su di sé l’attenzione dell’albino vice, il quale, anche se cercava di nasconderlo, era rimasto scosso dal vedere una sua creatura nelle fila nemiche.

«Perché hai scelto loro, Rangiku? Sono il tuo creatore, dovresti rimanere con me».

«No, almeno finché non capirai quanto sbagliato è ciò che Aizen vuole fare. Vuole schiavizzare il mondo, te ne sei reso conto?» gli chiese, senza ricevere alcuna risposta: il vice era ritornato all’interno del palazzo sotterraneo, probabilmente per avvisare Aizen della loro scelta e preparare l’attacco iniziale.

Ulquiorra si allontanò dalla seconda fila, avvicinandosi a Misaka. La rossa, come ogni volta che il vampiro le era vicino, sentì il suo vivo cuore umano mancare qualche battito, prima di accelerare, tanto forte da scoppiare. Sapeva che Ulquiorra, e anche gli altri vampiri a giudicare dai sorrisetti divertiti, sentivano il battito cardiaco, ma non le importava: aveva confessato tutto al vampiro e lui le aveva chiesto di insegnargli l’umanità.

«Misaka» la chiamò, mettendosi di fronte a lei «Stai attenta. Devi sopravvivere ad ogni costo».

«Ci proverò, Ulquiorra» gli rispose, sentendo poi la mano fredda del vampiro toccarle la guancia, che si tinse di un bel rosso. Ulquiorra indugiò sulla pelle accaldata di Misaka qualche secondo, prima di darle le spalle: l’angoscia e la preoccupazione di non rivederlo mai più erano molto grandi per Misaka e sentiva che anche la sua amica piccoletta aveva gli stessi sentimenti per Byakuya, il quale si limitò a voltarsi e fissarla, tanto intensamente che, Misaka ne era certa, la piccola Yunalesca avrebbe preso fuoco da lì a poco.

«Neh, nana. So che c’è qualcosa che non mi hai raccontato e, se sopravviviamo, primo la pagherai cara e secondo ti farò sputare tutto nei minimi dettagli» le disse l’amica dai rossi capelli, scossi dall’innaturale vento di quella mattina in cui nessuno si era ancora destato.

Kisuke, con l’aiuto degli altri nobili richiamati da Byakuya, aveva, infatti, fatto precipitare la popolazione di Karakura in pesante sonno, evitando così inutili perdite di vite umane.

 

 

Il primo ad apparire fu un uomo anziano, dai baffi e capelli bianchi e l’occhio sinistro assente, coperto da una cicatrice.

«Quello è Baraggan! Dovete stare attenti. Ha un potere enorme, in grado di liquefare, letteralmente, i suoi avversari» gridò la piccola Nel alle truppe, mentre Baraggan ghignava.

«Piccola traditrice, è inutile avvisarli. Una volta che avrò espanso il mio miasma, di loro non rimarrà nulla!» disse il vecchio, con voce bassa e roca, prima di concentrarsi e assumere il suo aspetto da vampiro.

Le truppe videro Zephyr fiondarsi sull’anziano vampiro, stupendo tutti per la sua velocità:

«Sai chi sono, vecchio?» gli chiese una volta che fu di fronte.

«Sei il figlio del bastardo che mi ha fatto questo!» gridò, iracondo, il canuto vampiro, indicandosi la cicatrice sull’occhio destro.

«Hai osato uccidere mia madre e la mia futura sposa. Hai scatenato l’ira del conte Dracula. Non rammaricarti di un tuo errore» rispose Zephyr, prima di scagliarsi alla massima velocità contro il nemico.

Il primo colpo del vampiro antico andò a vuoto: infatti il destro diretto al volto di Baraggan venne prontamente schivato da quest’ultimo, il quale cercò di allontanarsi da Zephyr per attaccare le truppe sottostanti; peccato che il vampiro ‘buono’ era molto più antico e sapeva, ormai, la maggior parte delle mosse di attacco e difesa, sia di vampiri che di umani.

Così bloccò Baraggan, con un poderoso calcio all’addome che lo spedì a terra, a parecchi chilometri di distanza.

«A lui ci penso io. Voi restate fermi e occupatevi degli altri: stanno arrivando!» gridò Zephyr ai suoi alleati, scattando poi verso il luogo dove il vecchio si era schiantato.

Una volta arrivato, vide che si stava sistemando un braccio rotto a causa dell’impatto e aveva del sangue che colava dalla testa. Zephyr ghignò soddisfatto: sapeva di poterlo battere, ma era a conoscenza del fatto che rimaneva un avversario di un certo valore. Suo padre, quando si erano scontrati, non l’aveva ucciso semplicemente perché il vecchio era fuggito di fronte all’ira di Dracula che, in questo tempo, si faceva chiamare Vincent Thanatos.

«Tu sei un mostro che ha ucciso due vampire solo per il gusto di farlo e ora, una volta per tutte, pagherai!» gridò il vampiro adolescente, prima di assumere la sua vera forma, sprigionando tutto il potere che possedeva.

Lo sentirono anche i suoi compagni, stupendosi della grandiosità di un vampiro come lui: anche Misaka dovette riprendersi dallo shock di un tale potere.

«È incredibile» disse Yunalesca al suo fianco all’amica, deglutendo a vuoto «Per fortuna ha accettato il tuo rifiuto, Misaka, altrimenti a quest’ora saresti da raccogliere col cucchiaino». Misaka si limitò ad annuire, prima di voltarsi di scatto verso la porta da dove i nemici uscivano.

C’era un altro vampiro, questa volta con l’aspetto di un umano intorno ai trent’anni, che aspettava di essere fronteggiato.

«Sono Coyote Stark e, anche se non ne ho la minima voglia, devo combattervi. Lilinette, avvicinati» disse l’uomo a una figura che spuntò dal nulla, alle sue spalle. Una ragazzina esile dai capelli biondi e gli occhi di un rosa acceso si avvicinò all’uomo, dandogli un violento scappellotto:

«Piantala di lamentarti sempre, dannato scansafatiche! Gli ordini di Aizen sono chiari: dobbiamo farne fuori il maggior numero possibile, quindi preparati allo scontro e piantala di fare l’idiota!».

«Lilinette…»rispose l’uomo con un tono lamentoso, ma la ragazzina non lo lasciò finire, dandogli un calcio.

I nemici li fissavano con tanto d’occhi, stupiti dal comportamento dei due e dall’età di Lilinette: non dimostrava più di dodici anni, ma la sua reiatsu era davvero forte, nonostante fosse trattenuta.

I due si voltarono verso il gruppo e dissero: «Affronteremo chiunque di voi abbia il coraggio di farsi avanti».

Byakuya si fece avanti, venendo però bloccato da una mano: Grimmjow gli si parò davanti.

«Lascialo a me. Ho un conto in sospeso con lui» disse il vampiro dai capelli azzurri prima di dirigersi verso colui che sarebbe stato il suo primo avversario.

I tre decisero di allontanarsi dal campo principale, non per evitare una strage, ma per avere tutto lo spazio necessario a combattere liberamente.

Il gruppo di umani, nel frattempo, venne circondato da vampiri di livello inferiore e raggiunti anche da Yourichi e Kisuke.

Tutti presero posizione, pronti all’attacco con le armi sguainate: Misaka sentiva il cuore accelerare e la reiatsu di tutti agitata, soprattutto quella di Orihime.

Vide che Ulquiorra voleva avvicinarsi, ma doveva impedirlo:

«Rimanete in posizione! Qui ce ne occuperemo noi! Voi pensate a quelli che sono troppo al là delle nostre capacità» gridò la rossa, vedendo che Tia fermava Ulquiorra che, una volta sicuro della posizione di Misaka, si voltò verso la porta che si aprì per la terza volta.

 

*

Fu nel momento in cui il primo dei vampiri di livello inferiore attaccò, che iniziò la vera battaglia: gli umani si battevano al di là delle loro possibilità, tranciando e riducendo in cenere qualsiasi vampiro capitasse loro a tiro.

I vampiri, dal canto loro, cercavano di colpirli per paralizzarli, ma le protezioni su braccia e gambe che indossavano e che aveva inventato Kisuke, li proteggevano dal veleno, che altrimenti li avrebbe uccisi.

Misaka aveva appena tranciato la testa di uno dei vampiri quando, girando su se stessa, vide Orihime in difficoltà: si stava proteggendo con il suo scudo da tre vampiri nemici, ma stava cedendo sotto i colpi incessanti.

La rossa si scagliò allora contro di loro eliminandone solo uno, il più lento: gli altri scattarono e le sfuggirono, nascondendosi nelle ombre dei vicoli che circondavano il luogo di battaglia.

La rossa rimase in attesa, pronta all’attacco, e disse ad Orihime:

«Va da Nel e fatti aiutare. Qui ci penso io». Ansimava Misaka, stanca come mai era stata: aveva combattuto per quelle che sembravano ore e sapeva che tutto quello che stava vivendo l’avrebbe segnata. Erano morti dei vampiri, ma sentiva comunque la sua katana affondare nella carne, prima che questa divenisse cenere e vedeva che, nonostante la loro natura sovrannaturale, sentivano il dolore e capivano che la morte, quella reale e senza scampo, era vicina.

Si era stupita quando uno di loro, anzi una perché era donna, l’aveva ringraziata per averla eliminata.

Dall’altra parte del campo di battaglia, Yunalesca, schiena a schiena con Rukia, combatteva come una furia, eliminando quanti più nemici potesse: anche la sorella di Byakuya ci dava dentro, così come il resto del gruppo, ma i nemici sembravano non finire.

Sado era stato ferito al collo e ciò gli aveva causato la paralisi ed era stato costretto a ritirarsi per bere l’antidoto e aspettare che facesse effetto.

Uryuu invece si dava da fare uccidendo con le sue frecce intrise di reiatsu un numero impressionante di vampiri: era chiaro che la sua esperienza nella caccia alle creature della notte fosse superiore a quella degli altri; dopotutto poteva vantare una discendenza di cacciatori professionisti.

Kisuke e Yourichi combattevano in coppia ed erano inarrestabili: la donna li bloccava, mentre il mezzo vampiro li eliminava. Era magnifica la loro sincronia, nata da una profonda conoscenza l’uno dell’altra.

Misaka invece si ritrovava da sola, circondata da una decina di vampiri: Yunalesca gridava dall’altra parte del campo. Urlava a qualcuno di aiutare la sua amica, ma nessuno riusciva a liberarsi, tanto che ormai Misaka era certa di rimetterci le penne.

La rossa mulinò di nuovo la katana, tranciando un’altra testa che si ridusse nella solita cenere, ma un nemico ucciso significava l’avvento di un altro: ormai era talmente stanca che si muoveva per forza di inerzia e istinto di sopravvivenza.

Mentre la katana cadeva a terra, troppo pesante per le sue stanche braccia, vide uno dei nemici scagliarsi su di lei, con gli artigli e le zanne sfoderate: il vampiro non arrivò mai a destinazione.

Una folata di potente reiatsu colpì i presenti e i vampiri nemici cominciarono a gridare di dolore: gli umani non capivano cosa stava succedendo, fino a quando non videro la stremata Misaka, trasportata come un sacco di patate da un vampiro sconosciuto e spaventoso.

«Era ora che arrivassi» disse Kisuke, ghignando soddisfatto.

«Kisuke la tua maleducazione è rimasta invariata».

«Così come il tuo essere altezzoso, Vincent Thanatos» rispose il mezzo vampiro, così da far comprendere a tutto chi fosse l’essere dalla reiatsu quasi insopportabile di fronte e loro.

Anche se, una volta che rese visibile il suo viso, gli umani avrebbero capito da soli chi fosse: fisicamente non era altro che la versione adulta di Zephyr con gli stessi occhi cremisi e i capelli corvini lunghi oltre le spalle. Era uno dei vampiri più affascinanti e potenti su cui occhi umani avessero posato lo sguardo.

Misaka, ancora in spalla al vampiro, gemette e si destò, rendendosi conto di essere, primo capovolta e secondo che i suoi piedi non toccavano terra.

La rossa prese ad agitarsi e così Vincent la lasciò cadere malamente a terra, facendole picchiare il sedere:

«Ehi!» gridò la rossa, alzando lo sguardo e rimanendo paralizzata «Oh, santi kami, sei il padre di Zephyr, vero?»

«Ottima intuizione, umana» rispose lui, in tono piatto e monotono.

«Non che ci volesse tanto a capirlo, eh» rispose la rossa, alzandosi a fatica e pulendosi il viso sporco e dirigendosi a prendere la katana «Quei maledetti non finiscono mai. Non abbiamo tempo per convenevoli o riposarci. Sado, ti sei ripreso dal veleno?» chiese all’amico il quale annuì, sciogliendo i muscoli e preparandosi a un nuovo scontro.

I vampiri di livello inferiore erano tornati: Vincent fece per eliminarli, ma Misaka gli si piantò davanti, dicendogli:

«Non sprechi per questi esseri il suo potere, Vincent-dono. Raggiunga Byakuya-sama e gli altri al fronte, per cortesia. Lì ci saranno avversari più potenti» disse tenendo il capo abbassato: con Zephyr si permetteva di rispondere male e comportarsi come qualunque altro dei suoi amici, perché sapeva che il vampiro non l’avrebbe ferita o uccisa. Dopotutto, lo aveva confessato, il vampiro era innamorato di lei.

«Sai, ragazzina dai capelli rossi, mi ricordi una persona che ho conosciuto molto tempo fa» le disse Vincent, prima di sparire.

Gli umani ripresero così a combattere, Misaka compresa che, dopo le cure di Nel, si era ripresa quel tanto che le permetteva di reggere la katana: sapeva che prima o poi il suo corpo avrebbe ceduto, come quello di tutti gli altri suoi compagni, ma fino ad allora avrebbe combattuto, spegnendo la sua umanità. Non poteva fare altro se voleva che il mondo fosse  ancora libero alla prossima alba.

*

Dopo la comparsa di Coyote Stark e compagna, altri nemici erano apparsi, anche se la maggior parte non impensieriva i vampiri alleati: erano più potenti di quelli che avevano attaccato gli umani, ma non ancora a livello tale da dare problemi a vampiri come Byakuya.

Il vampiro Nobile, dopo l’ultima decapitazione, vide che anche i nemici si erano bloccati: la sentiva quanto e più di lui quell’aura potente, minacciosa, soffocante e annichilente che si avvicinava a una velocità impressionate, rivelando così il nuovo giunto.

Vincent Thanatos si erse in tutto il suo splendore e in tutta la sua potenza, spaventando a morte i nemici che, nonostante ci avessero provato, divennero cenere prima di scappare.

«Cosa mi sono perso? E, più importante, dov’è mio figlio?» chiese Vincent, guardandosi in giro, senza scorgere il figlio, ma sentendone la reiatsu. Gli alleati videro che ghignava, mostrando le zanne bianche candide «Sento che sta affrontando una feccia che a me era sfuggita. Bene. Non avrà scampo. Ora ditemi, dov’è il nemico che tanto spaventa?».

«Non ha ancora mostrato la sua brutta faccia, Vincent-dono» rispose Tia, inchinandosi di fronte al vampiro, il quale sorrise.

«Oh, bene. Pensavo di essermelo perso. Ora, se qui non avete bisogno di me, andrò a vedere come se la cava mio figlio» disse prima di sparire e riapparire qualche chilometro più in là, dove la sua presenza bloccò lo scontro dei due vampiri.

Zephyr sorrise al padre, mentre il vecchio Baraggan sapeva che la sua fine era prossima: il piccolo Thanatos era un avversario ostico, ma il padre di questi era impossibile da battere.

«Finalmente ci rivediamo, codardo» disse Vincent, ringhiando verso il vecchio «Devi ancora pagare per quello che hai fatto e oggi non mi sfuggirai».

Il vampiro si scagliò verso il vecchio Baraggan iniziando a colpirlo da più parti, mostrando una velocità incredibile anche per dei vampiri e riducendo il nemico in brandelli. Baraggan cercò di difendersi con il suo potere di liquefare l’avversario, ma Vincent era troppo antico e troppo esperto per lasciarsi fregare e così, con un violento colpo al petto, strappò il cuore privo di sentimenti del vecchio e lo ridusse in polvere, vendicando così la sua splendida moglie Aurora e la fidanzata del figlio.

Zephyr attese che il padre ritornasse calmo e si avvicinò: sapeva che era stato vicino agli umani e doveva chiedergli come stavano.

«Padre, posso chiedervi una cosa?» disse Zephyr.

«Dimmi, figlio».

«Sei stato sul campo di battaglia degli umani, vero? Stanno bene?»

«Sì, se la cavano.»

«Ci sono morti o feriti?» .

«Zephyr, non girarci intorno. Di chi t’interessa la sorte?» gli chiese Vincent, la cui poca pazienza era nota.

«Il suo nome è Misaka ed ha i capelli del fuoco» disse il vampiro adolescente.

«Capisco» rispose semplicemente il padre, ghignando in modo ferino «Quindi è quell’umana ad averti condotto su questo campo di battaglia? A combattere una guerra che non c’entra con la nostra famiglia?».

«Sì, padre, è lei la causa di tutto. O meglio, sono i miei sentimenti verso di lei a portarmi qui. Devo difenderla e deve vivere».

«Sta bene, tranquillo. È forte e fiera, come lo era tua madre» gli rispose Vincent «Peccato che non ti ricambi vero?».

«No, purtroppo qualcun altro ha il suo cuore» rispose, rassegnato, Zephyr, prima di seguire il padre, di ritorno sul campo di battaglia principale.


Sono tornata...

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Capitolo 20
*** Capitolo Ventesimo - War - Part Second ***


bleach

Capitolo Ventesimo

War – Part Second.

 

I due vampiri Antichi tornarono sul campo di battaglia, trovando tutti impegnati in uno scontro: Grimmjow faticava parecchio contro Coyote Stark e Lilinette, mentre niente sembrava turbare il freddo Byakuya che mieteva vittime a una velocità incredibile, fino a quando non si trovò davanti uno strano personaggio dai capelli rosa e gli occhi ambrati che sorrideva sornione.

«Byakuya-sama, sarò io il vostro avversario. Preparatevi, non sono un rammollito come gli altri. Il mio nome e Szayel Aporro Grantz».

«Come se mi interessasse il tuo nome» fu la secca risposta del vampiro che partì all’attacco dando vita ad un altro scontro tra titani.

Ulquiorra invece si stava battendo con un ragazzo dalla dubbia sessualità che rispondeva al nome di Luppi: nonostante l’apparenza era un ottimo combattente, ma il vampiro dagli occhi smeraldo lo era in misura maggiore.

Infatti sconfisse anche questo avversario, riducendolo in polvere e trovandosene davanti un altro che, a giudicare dalla Reiatsu, era di tutt’altra natura: molto più potente e pericoloso.

Yammy Llargo era un vampiro massiccio e potente fisicamente, mentre a livello mentale era considerato alla stregua di un idiota.

Ulquiorra lo conosceva bene, poiché aveva lavorato con lui su ordine di Aizen e sapeva che era truculento e amava la violenza.

«Aizen-sama mi ha informato che hai un certo interesse per una delle umane: sappi che quando avrò finito con te, la prenderò e le farò passare le pene dell’inferno. Sai a cosa mi riferisco vero, Ulquiorra?» disse con la voce greve che lo contraddistingueva.

«Non te lo permetterò» disse solamente l’altro, scagliandosi all’attacco, ma venendo fermato da una ventata di reiatsu proveniente dal nemico, che lo scagliò contro un muro.

Era sicuro che lo scontro si sarebbe proteso per molto tempo ed era a conoscenza che Yammy lo avrebbe ferito gravemente, ma era sicuro anche di farcela: non poteva permettergli di toccare Misaka.

Intanto la rossa e il gruppo di umani si era rifugiato all’interno della barriera creata con fatica da una sfiancata Nel che li proteggeva dalla vista e dagli attacchi nemici.

Erano tutti sfiancati e feriti: Ichigo aveva un squarcio sul braccio e sul petto, tamponati entrambi da Rukia, la quale aveva numerose ferite su tutto il corpo e il respiro affannoso; Orihime era a terra ansimante e sanguinava dalla testa,dove un vampiro l’aveva colpita con una pietra, Sado era appoggiato al muro con gli occhi chiusi un braccio forse rotto, e i vestiti ricoperti del suo stesso sangue. Uryuu aveva esaurito tutta la reiatsu e come gli altri rimaneva in silenzio, cercando di riprendere fiato.

Yunalesca e Misaka erano piene di tagli che bruciavano e continuavano a sanguinare: Kisuke li tamponava come meglio poteva, ma il veleno dei vampiri, nonostante venisse eliminato dall’antidoto, rallentava la chiusura delle ferite causando alla vittima una gran perdita di sangue.

Anche il mezzo vampiro e la sua compagna di lotte erano ridotti male: Yourichi aveva due dita rotte della mano destra, una caviglia slogata e ferite ovunque.

«Siamo ridotti di merda, ragazzi»esordì Misaka, ansimando per la fatica «Siamo circondati e l’unica cosa che possiamo fare e aspettare che Nel perda le ultime forze e crolli la barriera che ci protegge. Ora capisco perché Zephyr non voleva che combattessimo: sapeva che eravamo inutili».

«Non lo ha fatto per quello, Misaka, e lo sai meglio di me» intervenne Yunalesca, irritata dal comportamento dell’amica, forse a causa della stanchezza.

«Lo so, scusatemi. Sono solo distrutta» sussurrò la rossa, prima di spalancare gli occhi, terrorizzata, e alzarsi di scatto.

«Cosa…» fece per dire Yunalesca, quando il fatto che aveva spaventato l’amica, non venne percepito anche dai suoi sensi e da tutto il gruppo.

 

Sentiva solo la paura e i suoi passi echeggiare sul suolo. Correva, Misaka, alla ricerca di ciò che mancava: la reiatsu di Ulquiorra era sparita, per non fare più ritorno, mentre quella di Aizen era sempre più vicina, tanto da rendere ancora più pensante il suo respiro e quello dei suoi compagni.

La katana che teneva in mano sembrava muoversi da sola, tranciando nemici che le si paravano davanti e sparivano nel nulla: non aveva tempo da perdere con loro, doveva sapere cosa fosse successo ad Ulquiorra, anche se la prospettiva di non trovarlo più la annichiliva.

Si fermarono quel tanto che bastava per riprendere fiato e non stramazzare al suolo e poi ripresero la corsa.

Misaka aveva in mente solo il nome di Ulquiorra che il suo cervello masochista, le riproponeva in continuazione, associato a immagini del vampiro.

Le sentiva scorrere le lacrime, Misaka, ma non sapeva quando di preciso avesse iniziato a piangere: se quando aveva visto Tia a terra, stesa da uno dei nemici, un vampiro di colore il cui nome era Kaname Tosen, braccio sinistro di Aizen o Byakuya ferito che combatteva contro il tizio dai capelli rosa, completamente pazzo.

O forse, quando vide Ulquiorra a terra, con gli occhi chiusi e senza una goccia di reiatsu: era svenuto, ma vivo. Le lacrime le offuscavano la vista, ma il saperlo vivo, la spinse a riprendere la corsa verso il corpo del vampiro e, una volta giunta, ad inginocchiarsi al suo fianco, sollevandogli delicatamente la testa.

«Svegliati, baka. Non puoi sparire così, Ulquiorra. Non prima che io ti abbia insegnato l’umanità» gli sussurrò, stringendoselo addosso.

«Misaka, non dovresti starmi così vicina. Non mentre verso in certe condizioni» le disse, allontanandola da sé e palesandole la sua sete di sangue. Gli occhi erano luminosi e con la sclera nera, mentre i canini era lunghi e appuntiti come non mai.

«Vedo che sei ancora vivo» disse una voce divertita alle loro spalle «E noto che l’umana che ti ha rammollito è qui con noi» aggiunse prima di cercare di colpirli entrambi: Ulquiorra fu lesto però e sollevò Misaka, tenendola vicina a sé.

Quando ritoccarono suolo, il vampiro volse il suo sguardo smeraldo alla ragazza, notando che lei lo ricambiava e capì: Misaka lo avrebbe rimesso in sesto.

Infatti la rossa avvicinò alla bocca famelica del vampiro il polso e Ulquiorra, allo stremo delle forze, affondò i canini, succhiando il sangue della ragazza che, nonostante il dolore trovava quel gesto intimo ed eccitante.

Il vampiro succhiava il suo nettare continuando a fissarla, fino a quando le poche forze di Misaka non la abbandonarono, facendola svenire: il vampiro, ripresosi, la afferrò al volo, prendendola in braccio e affidandola a Ichigo. Le accarezzò il viso pallido e tirato e disse:

 «La affido a voi. Portatela al sicuro e restateci anche voi. Non c’è altro che possiate fare».

Peccato che Yunalesca non fosse dello stesso avviso.

I ragazzi si accorsero della mancanza della piccoletta una volta giunti nel nascondiglio protetto per loro da Nel che, nel frattempo, si era nutrita: era entrata di soppiatto in una casa, bevendo il sangue dei residenti addormentati.

Non era stata una cosa giusta, ma nemmeno la situazione in cui tutti loro si trovavano lo era. La vittima sarebbe comunque sopravvissuta, senza diventare vampiro e aveva dato qualche chance in più a tutti di sopravvivere.

«Dove diavolo è Yuna?» aveva esclamato Ichigo.

«Non ne ho idea! Era dietro di me quando Misaka è crollata» rispose Uryuu.

«È andata da lui» rispose una voce bassa, appartenente a Misaka «È andata a vedere Byakuya, quella cretina».

Fu così che Ichigo e Uryuu, accompagnati da Kisuke, si lanciarono verso lo scontro tra il vampiro nobile e lo psicopatico dai capelli rosa.

 

*

Szayel Aporro Grantz era un vampiro strano: l’intelligenza fuori dalla norma lo rendeva pressoché unico della sua specie, condannandolo a un’eternità di solitudine che, ovviamente, lo aveva portato alla pazzia. Dopotutto si dice che il genio e la pazzia vadano di pari passo.

Byakuya lo aveva ferito in più punti, riuscendo anche a mutilarlo, e da allora combatteva con un solo braccio: se qui dannati nemici non avessero addormentato gli esseri umani si sarebbe nutrito, recuperando l’arto e le forze. Peccato che avendo rinchiuso gli umani in un sonno senza sogni dava poche possibilità a tutti di nutrirsi: il nemico non avrebbe dato il tempo necessario ad invadere una delle case che circondavano il campo di battaglia.

D’altro canto, anche Byakuya era stanco: si era allenato molto per quella guerra, aumentando la sua già alta resistenza fisica, ma il suo nemico era furbo, astuto e ostico da uccidere.

Sentiva anche la reiatsu di Grimmjow in continua diminuzione, segno che Coyote Stark e la sua compagna stavano avendo la meglio, mentre quella di Ulquiorra risplendeva nella sua mente, piena di forza: Misaka invece era completamente prosciugata, rendono ovvio persino a chi non l’avesse visto, cosa fosse successo.

Fu solo quando si permise di controllare un’altra reiatsu che si accorse di trovarla alle sue spalle: voltandosi vide un’affannata, scarmigliata e ferita Yunalesca che lo fissava spaventata.

«Cosa ci fa qui un così appetitoso bocconcino?» chiese Aporro, leccandosi le labbra e facendo scintillare gli occhi e le zanne che si erano automaticamente allungante al sentire odore di umano.

«Yunalesca, va’ via di qui! Ora!» le gridò Byakuya, ma fu troppo tardi.

Con uno scatto fulmineo il vampiro nemico fu alle spalle della ragazza, che sentì il braccio del vampiro circondarle il collo e stringere.

L’aria iniziò subito a mancare, facendola sbiancare.

«Se non vuoi che le spezzi il collo immediatamente, sta’ buono lì e guarda cosa faccio alla tua preziosa e stupida umana» sentenziò il vampiro dai rosa capelli, prima di inclinare con cattiveria la testa di una Yunalesca priva di sensi e affondare le zanne nel collo diafano.

 

In quel momento il futuro di Yunalesca fu segnato.

 

Grimmjow che riprendeva fiato tra un attacco nemico e l’altro sentì la reiatsu di Byakuya esplodere.C’era solo un motivo plausibile che poteva spingere il vampiro, di solito calmo e indifferente a reagire così: qualcosa era successo a Yunalesca.

Non era morta perché, seppur debole, riusciva a percepire la reiatsu della piccoletta, ma sentiva che qualcosa stava cambiando intorno e dentro di lei. Sentiva qualcosa di diverso e percepiva una nuova personalità.

«Quel deficiente di Aporro non ha seguito gli ordini» esclamò iraconda la piccola Lilinette.

«Quali ordini?» chiese il vampiro dai capelli azzurri.

«Aizen-sama è stato chiaro: nessun umano nemico deve essere trasformato, ma a quanto pare il deficiente non ha saputo trattenersi» spiegò la biondina, rendendo noto a Grimmjow cosa avesse fatto esplodere Byakuya: Yunalesca era stata trasformata in vampiro.

*

Ichigo e gli altri giunsero sul luogo del misfatto quando oramai era troppo tardi: trovarono Yunalesca a terra, priva di sensi e con due grossi fori all’altezza della giugulare da cui usciva ancora sangue.

Kisuke le si avvicinò lesto, sapendo che ormai il danno era fatto: se un vampiro mordeva un umano direttamente nella giugulare, ne iniettava direttamente il veleno che arrivava al cuore e al cervello troppo in fretta per  essere sconfitto dall’antidoto.

Sollevò la ragazza piano, dopo averle pulito le ferite e lanciò uno sguardo a Byakuya, il quale aveva assunto la sua forma vampiresca: gli occhi erano d’argento e grandi ali nere si aprivano sulle sue spalle.

«Portatela al sicuro e aiutatela come potete nella trasformazione. Forse Nel potrà lenire la sua sofferenza» disse il vampiro che, veloce come la luce, si era avvicinato a Kisuke per accarezzare la testa di Yunalesca, la quale iniziava a borbottare frasi sconnesse nel sonno.

 

Misaka rimase paralizzata quando comprese cosa fosse successo alla sua amica e, con le lacrime agli occhi, coprì la piccoletta con una vecchia coperta trovata da Nel, mettendosi poi al fianco di Yunalesca, stringendole la mano, ormai fredda.

«Non so cosa succederà a Yunalesca durante la trasformazione, perché vampiro ci sono nato, ma so che è dolorosa. Nel-chan, puoi fare niente per lei?» chiese Kisuke, sinceramente preoccupato per la corvina.

«No, mi dispiace. La fase in cui Yunalesca si trova è molto delicata: se dovessi darle il mio sangue ci potrebbero essere due conseguenze, entrambe non auspicabili. La prima è che venga avvelenata dal mio sangue e muoia, la seconda è che diventi mia schiava per l’eternità. Non avrebbe più personalità e vivrebbe solo per servirmi» spiegò la piccoletta, abbassando lo sguardo e aspettando con gli altri la trasformazione di Yunalesca.

Ichigo e Uryuu erano invece ormai lontani dal campo di battaglia: Kisuke aveva affidato loro il compito di dirigersi all’ospedale più vicino e rubare qualche sacca di sangue. Quando Yunalesca avrebbe ripreso i sensi, la sete sarebbe stata incommensurabile e, per evitare che attaccasse qualcuno dei suoi amici, era necessario darle un’alternativa.

«Stiamo per rubare in un ospedale» disse Uryuu «Ma non mi sento per niente in colpa».

«Ovvio, baka. Lo stiamo facendo per Yunalesca. Avanti andiamo» rispose Ichigo, varcando le soglie dell’ospedale e dirigendosi, grazie all’indicazioni chiare dei cartelli, verso il laboratorio dove le sacche erano conservate: nei corridoi, nelle stanze dei pazienti e in quelle dei medici, tutti dormivano; Kisuke aveva anche addormentato tutti prima che iniziassero qualsiasi operazione.

Raggiunsero il laboratorio in fretta, ma le porte erano protette e servivano i tesserini per entrare: tornarono sui loro passi, cercando tra i medici addormentati qualcuno che lavorasse nel laboratorio, trovandone due. Presero i loro tesserini e li passarono sullo scanner magnetico riuscendo ad entrare.

Aprirono gli enormi frigoriferi in acciaio, arraffando quante più sacche potevano: avrebbero dato del nutrimenti anche ai loro alleati, perché sentivano le loro reiatsu sempre più deboli.

Nel frattempo Hitsugaya, che affrontava un manipolo di nemici, si era trovato davanti a una situazione che lo stava distruggendo: la sua compagna Hinamori era di fronte a lui, dalla parte del nemico.

Le aveva urlato contro, chiedendole perché si fosse schierata con Aizen e ricevendo l’unica risposta che non voleva sentire: lei se n’era innamorata e avrebbe combattuto per lui fino alla morte.

Hitsugaya sentì il suo cuore lacerarsi, ma la missione non permetteva sentimentalismi: spense le sue emozioni e si lanciò contro la sua ex amica.

 

Grimmjow, d’altro canto, era in guai seri: i suoi nemici erano forti sia da soli che in coppia e non riusciva ad avere la meglio. Anzi le sue forze stavano scemando ed era anche preoccupato per la storte di Yunalesca. Mentre cercava, per l’ennesima volta, di rialzarsi vide che tra lui e il nemico era apparso un altro contendente: Shunsui Kyoraku era arrivato per dare una mano, dopo aver steso Kaname Tosen e portato Tia dagli umani.

«Rimani a terra, ragazzo. Hai fatto fin troppo contro questi due» disse a Grimmjow, ricevendo un ringhio di rabbia «Ci rincontriamo, Stark» aggiunse rivolgendosi al nemico.

«Non essere così formale, cugino. Sei venuto per combattermi?»

«Sì e sarà lo scontro finale».

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Capitolo 21
*** Capitolo Ventunesimo- Aizen on the battleground ***


ventunesimo

Capitolo Ventunesimo

Aizen on the battleground.



Aizen era un essere unico nel suo genere. Lo sapeva e ne era orgoglioso. Sapeva anche che nessuno dei nemici che combattevano sopra la sua testa era in grado di fermarlo: forse di tenergli testa, ma la sua ascesa al potere sarebbe stata inarrestabile.

La sua natura particolare e sconosciuta lo aveva reso un emarginato in entrambi i mondi, umano e dei vampiri. Non ne era rammaricato, ma non poteva permettere a nessuno a lui inferiore di giudicarlo e denigrarlo. Così aveva raccolto altri vampiri isolati per la loro forza, intelligenza o crudeltà, facendoli diventare suo fedeli e seguaci.

Aveva portato dalla sua parte anche la piccola Hinamori, utile fonte di informazioni sui nemici: infatti era stato lui, in segreto, ad ordinare ad Aporro di trasformare la prediletta di Byakuya, credendo che un’altra ragazza trasformata a causa sua lo avrebbe abbattuto, rendendolo inutile nella battaglia.

Peccato che il vampiro si era comportato in maniera diversa e, mentre saliva le scale verso l’esterno, accompagnato da Gin, sentiva la reiatsu di Aporro sparire, seguita da quella di Lilinette e Stark.

I suoi seguaci erano rimasti in pochi: solo Yammy, Gin e Hinamori. Non era importante per Aizen avere alleati ancora in vita: il suo intento era quello di sfiancare i nemici per averli di fronte deboli.

Peccato che a complicare la situazione fosse giunto quel maledetto Vincent Thanatos con la sua potenza di Antico. Aizen era a conoscenza che il potere degli antichi non poteva essere risvegliato con leggerezza, perché talmente grande da causare squilibri al mondo, ma sapeva che se era per salvare suo figlio e i suoi simili, nulla avrebbe fermato Vincent dall’usarlo.

Il resto dei nemici non lo preoccupava, nemmeno i topolini nascosti: li avrebbe presi in seguito nutrendosi di loro, soprattutto delle due che erano fuggite.

Orhime, quando sentì la reiatsu di Aizen uscire alla luce del sole di mezzogiorno, trattenne il fiato mentre le lacrime scendevano dai suoi occhi grigi.

Misaka era sbiancata senza accorgersi che Ichigo e Uryuu, sconvolti, era rientrati e Yunalesca si era destata.

«Che mal di testa. E che sete» disse la piccoletta, attirando su di sé le attenzioni di tutti che videro i suoi occhi luminosi come brace, la sclera nera e i canini appuntiti.

Misaka le si chinò davanti, vedendo che l’amica annusava l’aria sorridendo soddisfatta.

«Sai cosa ti è successo, vero?»

«Sì. Il vampiro con i capelli rosa mi ha trasformata. Ho sete, Misaka» disse, guardando l’amica implorante.

La rossa allora si alzò e afferrando una sacca di sangue dalle mani di un bloccato Ichigo la porse all’amica, la quale sospiro rassegnata e dopo aver rotto il sigillo dove solitamente di infilava la cannula per le trasfusioni, prese a bere con avidità, mentre Misaka tratteneva un conato di vomito al forte odore di sangue che usciva dalla sacca.

Nel invece si leccava i baffi, così come una stremata Tia: Uryuu si avvicinò porgendo una sacca a testa alle due vampire e una a Kisuke che sorrise grato. Era un mezzo vampiro, ma anche a lui era toccata la sete.

Una volta finite le sacche, Yunalesca chiese la situazione agli altri, sentendo che la reiatsu di Aizen si era palesata in tutta la sua potenza e accorgendosi che i primi due avvicinatesi al vampiro erano i due stranieri Faolan e Aetherios.

«Quel bastardo fa venire i brividi» esclamò la piccoletta.

Il resto del gruppo la vide alzarsi e stiracchiarsi: capivano che non era la stesa Yunalesca di prima, ma non erano intimoriti. Ora avevano un asso nella manica in più.

Uscirono allo scoperto gli umani e i loro alleati vampiri, camminando fieri verso il nemico, il quale era circondato dai suoi adepti, gli unici sopravvissuti che avevano interrotto i loro combattimenti.

Byakuya, tornato normale si avvicinò a Yunalesca, ma questa lo guardò storta, impedendogli di avvicinarsi. Uryuu, invece, si premurò di dare una sacca ai vampiri alleati per rimetterli in forze: avevano trovato un piccolo frigo nel laboratorio e lo avevano riempito di ghiaccio e sangue.

«Ah ma questo è scorretto!» disse Aizen adocchiando le sacche «Così riprenderete le forze, mentre i miei alleati sono stremati».

«Non è un problema nostro» rispose Vincent che si mostrò a tutti con Zephyr al fianco che, lanciò un’occhiata a Misaka, impegnata a constatare le condizioni di Ulquiorra: la ragazza sentì la sua presenza e sorrise al vampiro, che non poté fare a meno di ricambiare, notando che Ulquiorra, quando Misaka non lo guardava la passava al setaccio, in cerca di ferite più o meno gravi.

Sapeva che prima o poi anche quell’idiota si sarebbe svegliato. L’attenzione di Zephyr fu poi attratta dalla piccoletta, amica di Misaka: spalancò gli occhi quando si accorse che era un vampiro.

«Hanno fatto un bel danno quei bastardi» sentì dire a Ichigo alle sue spalle «Il vampiro che si chiamava Aporro qualcosa, l’ha trasformata e Byakuya è esploso uccidendo in poco tempo».

«Sapevo avrebbe vinto: suo padre era un Antico come me, non poteva essere altrimenti» disse Vincent, lanciando qualche occhiata ai nemici che se ne stavano tranquilli e immobili.

«La loro tranquillità mi turba» disse per lui Zephyr «Hanno subito le perdite più gravi, ma sono sereni. Forse la forza di Aizen è talmente grande che non hanno paura di noi?»

«No, sono semplicemente convinti che non useremo la nostra reale potenza, perché troppo pericolosa e sono certi che gli altri non hanno poteri a sufficienza per intralciarli».

Mentre le due fazioni rimanevano ferme a fissarsi, alle loro spalle giunsero anche i compagni di Kisuke e insieme a loro era apparso un gigante, con strani capelli e numerose cicatrici.

«Visto Ken-chan! Ti ho portato al posto giusto!» disse la voce di una ragazzina dai capelli rosa, abbarbicata sulle spalle massicce dell’altro.

«Ci abbiamo messo tutta la mattina» fa la risposta di colui che la piccoletta chiamava Ken-chan.

Byakuya sorrise soddisfatto e disse: «Benvenuti Kenpachi Zarachi-san e Yachiru Kusajishi-chan. È un piacere avervi come alleati».

«Byakuya, smettila di parlare a vanvera e dammi un avversario. Non ho tempo da perdere» rispose il gigante, lanciando occhiate a tutti e ghignando in direzione di Ulquiorra.

«Ma guarda, il frigido s’è trovato una che lo sopporta» disse divertito, facendo sbuffare Ulquiorra e arrossire Misaka.

«Ken-chan se non ricordo male una del nostro gruppo ha detto che è tutt’altro che frigido» esclamò la piccoletta che, scesa dalle spalle dell’uomo, si era avvicina a Nel che, a quanto pare conosceva.

Il loro siparietto fu interrotto dalla risata di Gin che guardava divertito Kenpachi: l’uomo sorrise, in modo crudele, di rimando e disse:

«Bene. Ho trovato il mio avversario» prima si sparire alla vista di tutti, seguito da Gin.

 Ora che Gin e Kenpachi si erano allontanati il resto del gruppo senti la tensione aumentare dal lato nemico e videro Aizen mutare forma: i capelli si allungarono fino a toccare il retro delle ginocchia, le zanne spuntarono dal labbro superiore e gli occhi divennero completamente blu scuro, rendendo sclera, iride e pupilla indistinguibili.

«Bene. Ora che ho assunto la mia forma di combattimento, chi sarà il primo coraggioso che mi affronterà?» disse con voce stentorea e diversa dalla precedente.

Gli umani erano, inutile dirlo, paralizzati dalla sola reiatsu di Aizen, tanto forte che Misaka e Orihime, le più sensibili ai cambiamenti di potere, si erano ritrovate in ginocchio.

Ulquiorra di avvicinò alla ragazza dai capelli rossi e lei disse:

«Non affrontarlo Ulquiorra, te ne prego» aveva le lacrime agli occhi mentre lo guardava supplicante.

«Non posso lasciar perdere, Misaka» rispose il vampiro, accarezzandole i capelli del fuoco, prima di vederla svenire, seguita da Orihime e Rukia.

Le uniche femmine ancora in piedi erano Yunalesca, più resistente data la sua nuova natura, Yourichi e la ragazzina dell’emporio.

Peccato che Kisuke si avvicinò di soppiatto alla bambina e la stese con un colpo alla nuca, seguito da uno al ragazzino, troppo intento a guardare il nemico per accorgersene.

«Portiamoli via di qui» disse l’uomo caricandosi i due marmocchi, mentre Ulquiorra prendeva Misaka e Orihime. Rukia fu sollevata da Ichigo e tutti furono nascosti e protetti da Nel, la cui forza offensiva era troppo esimia per un tale combattimento.

Quando tornarono sul campo di battaglia, videro Yammy che tentava di tenere lontani i due Thanatos dal suo padrone, mentre non c’era traccia dei vampiri stranieri: lo sguardo che lanciò loro Byakuya fu sufficientemente esplicativo.

Erano stati eliminati facilmente dal nemico.

Hinamori invece era stata raggiunta da Rangiku, la quale, mentre combattevano, le gridava insulti di ogni genere, senza però ottenere nulla: l’amore rendeva la ragazzina, giovane anche per un vampiro, cieca.

Le due ragazze si combattevano al massimo delle loro capacità, mentre Yammy faticava a tenere a bada entrambi i Thanatos.

Entrambe i vampiri erano mutati, anche se non nella loro ultima forma ed avevano una reiatsu impressionante, che aveva stupito persino l’imperturbabile Aizen che osservava i due combattere con il suo sottoposto che, lo sapeva bene, era spacciato.

Mentre assisteva allo scontro, Byakuya, Tia, Ulquiorra e Grimmjow lo attaccarono, ma non riuscirono nemmeno a sfiorarlo venendo scagliati lontani dalla reiatsu del nemico.

Ulquiorra atterrò poco lontano dal luogo in cui Misaka si era destata: lui non la vedeva al di là della barriera, ma la ragazza aveva visto il colpo ricevuto e anche le ferite subite dal vampiro.

Lo guardava fissa, vedendolo mutare nella sua forma vampiresca che aveva in aggiunta alla solita, due ali nere.

«Oh, vedo che il tuo sangue ha risvegliato poteri particolari in Ulquiorra-kun» disse Nel alle sue spalle.

«Cosa intendi?».

«I vampiri come Ulquiorra e gli altri hanno riserve di sangue umano per nutrirsi, ma berlo direttamente alla fonte è molto meglio. Il sangue è fresco e risveglia in loro altri poteri».

«Speriamo servano a qualcosa. Posso sapere perché Yunalesca non è con noi?».

«Ha rifiutato di venire quando Byakuya gliel’ha ordinato. La sua nuova natura la rende più potente, resistente e ama molto di più battersi ora che è vampiro».

«Insomma è ancora più idiota di prima» esclamò Misaka, sorridendo nonostante tutto.


*

«Ti ho detto di andartene, testarda» urlò Byakuya.

«Ti ho detto di chiudere la bocca, scassa palle» rispose la ragazza a cui il monito era diretto.

Yunalesca sentiva di avere una marcia in più ora che era vampira: sentiva meno il rimorso delle sue uccisioni, perché la sua umanità era diminuita, ma sapeva anche quanto sollievo provassero i vampiri uccisi.

Correva al fianco di Byakuya, sapendo che il vampiro non era al massimo della sua velocità, tranciando e uccidendo tutti i vampiri minori che le si paravano davanti.

Il vampiro nobile al suo fianco la guardava, lievemente orgoglioso di averla scelta e sentendo una voglia che in una battaglia del genere era decisamente fuori luogo.

Sentì alla sua destra il ritorno di Ulquiorra, più forte, di Tia e di Grimmjow, mentre alle sue spalle sentiva le reiatsu degli umani che li coprivano.

Raggiunsero Aizen in poco tempo vedendo che era impegnato in uno scontro con Zephyr: il vampiro Antico era in difficoltà contro il mostro, era palese.

Era riuscito a colpirlo, ma ogni suo colpo andato a segno, significava tre ferite di rimando.

Erano pochi minuti che combatteva contro Aizen ed era già sfiancato.

«Se il piccolo bastardo maniaco è ridotto così dopo poco, siamo fottuti, ragazzi» disse Yunalesca.

«La piccoletta non ha tutti i torni, Byakuya» rispose Grimmjow.

«Abbiamo una sola possibilità: dobbiamo liberare Vincent-dono da Yammy» disse Ulquiorra «I due Antichi devono usare quella potenza, Byakuya. O perderemo».

«Hai ragione» rispose il vampiro, rivolgendosi poi a Yunalesca «Devi tornare dagli altri e portare con te gli umani che ci seguono. Non protestare Yunalesca» disse il vampiro, avvicinandosi alla piccoletta, già in procinto di ribellarsi «Quando quei due sprigioneranno la loro forza non dovrete essere nei paraggi e devi aiutare a proteggere gli umani. La loro vera forza è immensa e solo vampiri di un certo livello e di una certa età possono sopportarla».

La ragazza abbassò lo sguardo e sorpassò il vampiro, rassegnata ad eseguire gli ordini.

Prima di andarsene si avvicinò a Byakuya e, prendendolo per il collo della maglia che indossava, lo abbassò al suo livello, appoggiando le labbra su quelle del vampiro e dicendo, prima di scattare:

«Se muori, ti raggiungerò all’inferno e ti torturerò fino a quando chiederai pietà».

Yunalesca percorse a ritroso la strada che la conduceva al nascondiglio degli umani, seguita dai ragazzi dell’emporio, da Kisuke, Ichigo, Uryuu e Yourichi.

Li trovarono protetti da una barriera in uno dei vicoli meno distrutti della zona. Yunalesca sorrise nel vedere che stavano bene e si avvicinò entrando nella barriera.

«Vedo che sei tornata, idiota vampira» le disse Misaka abbracciandola, venendo però allontanata.

«Ehi, Misaka. Sai che ora capisco perché vogliono tutti te? Hai un odore appetitoso» le disse la piccoletta.

«Sarai mica diventata una vampira lesbica, eh Yunalesca?».

«Direi di no, dopo il bacio che ha strappato a Byakuya» intervenne Yourichi, ricevendo uno sguardo di fuoco dalla vampira «Ottima scelta, ragazzina: è un figo cosmico» aggiunse la donna, facendo ridere i presenti e ricevendo uno scappellotto da Kisuke.

«Ulquiorra è ancora là?» chiese Misaka, tornata seria.

«Sì, ma non ti preoccupare per lui. So che vuole sopravvivere alla guerra. Lo sento dalla sua reiatsu. Siamo qui perché vogliono usare il reale potere dei due Antichi e hanno detto che sono pochi i vampiri in grado di resistere alla loro reiatsu, mentre gli umani vengono spazzati via immediatamente».

«Riusciranno a sconfiggere quel mostro?» chiese Orihime, stanca e provata.

«Lo spero, Orihime. Lo spero» rispose Yunalesca, volgendo l’attenzione verso il campo di battaglia.



Non so nemmeno quanto tempo è passato da quanto ho aggiornato e me ne scuso, ma sono successe tante cose... Spero di essere più costante, ma non alzate troppo le aspettative.

Alla prossima

Elena


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