la morte dagli occhi di un cadavere

di Urheber des Bosen
(/viewuser.php?uid=176982)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E' sincero il dolore di chi piange in segreto. ***
Capitolo 2: *** la speranza vista da un cieco ***
Capitolo 3: *** il peso della verità ***
Capitolo 4: *** non ti accorgi, Diavolo, che tu sei bella come un Angelo? ***
Capitolo 5: *** In realtà non c'è nessun male che non abbia qualcosa di buono. ***
Capitolo 6: *** Il ricordo è un traditore che ferisce alle spalle. ***
Capitolo 7: *** La luce bianca, del nessuno ***
Capitolo 8: *** I fiori sono apparsi sulla terra. ***



Capitolo 1
*** E' sincero il dolore di chi piange in segreto. ***


Ormai  in questa camera bianca color del vuoto  ,non mi  restano che le mie memorie , le dedico a te mio triste lettore, potrai farne ciò che vorrai, potrai dimenticare e vivere , o potrai riservare alla mia storia un piccolo angolo nel tuo cuore.
Per ora ti prego solo di ascoltare la mia storia.
Ormai sei l'unica mia ragione di vita.
L'attimo del ricordo, è l'attimo della rinascita.
Compirò il mio piccolo miracolo, riportando alla vita il mio angelo, agli occhi degli altri.
 Poi, quando la mia voce si sarà dissolta, e il vento le avrà trafitto le mie parole, allora il mio tempo sarà davvero giunto.
Vi prego solo di non continuare, se non sarete disposti  ad ascoltarmi fino alla fine.
La mia non sarà una  bella storia, e non avrà lieto fine.
Ci saranno frasi non dette, ed il rimpianto sarà uno degli attori principali.
E adesso, che lo spettacolo abbia inizio.
Che si abbassino le luci, che si aprano le tende.
Che le mie marionette , prendano forma.
Sia messo loro un cuore, per poter dare più emozione, sia messa loro un anima , per provare dolore, siano messi loro gli occhi , per guardare meglio la morte, sia data loro una bocca, per urlare.
E sia dato a me la forza di continuare .
Che lo spettacolo di sangue cominci..
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** la speranza vista da un cieco ***


Non ero mai stato solo.
Dio  alla nascita mi aveva fatto il dono di un angelo.
Il mio angelo accompagnava la mia nascita, accompagnava la mia vita.
Era la mia luce.
Ero convinto che mi avrebbe sempre protetto, non avevo calcolato che sarei stato io a dover portare  il peso della salvezza.
Il mio angelo era rinchiuso in una gabbia bianca.
Così bianca da sembrare sporca.
La mia principessa stava per essere divorata da un drago chiamato leucemia.
I bambini non capiscono certe cose, loro giocano, il loro mondo è costellato dalla fantasia, ma la fantasia è frutto della realtà.
Il mio compito di cavaliere era di portare luce alla mia principessa.
 I suoi occhi non avevano mai veduto un tramonto, le sue orecchie mai udito un coro di risate, le sue mani mai toccato una rosa, i  suoi piedi mai sfiorato un filo d'erba.
Ella viveva intrappolata in una cupola.
Avrebbe dato dieci anni per sentire solo una carezza del vento.
Ed  io che vivevo " all'esterno" vedevo sprecare la vita, per il poco denaro, per la fine di una carriera, per un amore non corrisposto.
Loro che avevano il dono della libertà, erano accecati dall'avidità, erano solo infelici e peccatori.
Avrei donato la vita, per vedere la felicità negli occhi del mio angelo.
Ma gli anni passarono e la mia piccola diveniva sempre più debole,  ed io come portatore di speranza mi sentivo amareggiato e smarrito.
Perchè Dio aveva sporcato il mio angelo?
 Perchè lo aveva incatenato?
 
Era forse invidioso della mia felicità ? o semplicemente rivoleva il mio angelo al suo fianco.
 Io non l'avrei mai permesso, non avrei  mai rinunciato ad una parte del mio cuore.
 Come potrebbe un cuore a metà funzionare?
E così con il tempo imparai a gestire la mia rabbia, imparai a governare la frenesia che mi divorava.
Credevo di fare un favore accontentando gli infelici, coloro che sprecavano la vita dietro a cose futili.
Loro erano infelici ai miei occhi, e non meritavano la vita.
Dovevo estrargli la "ninfa" vitale, per donarla al mio angelo.
Con il tempo, e con molta "ninfa" sarebbe guarita..ne ero convinto..
Forse adesso capisco , che anch'io ero accecato ..
Dalla speranza, che m'impediva di vedere la realtà.
Ero divenuto il mostro.
Ma i bambini si sa giocano solo..loro non capiscono.
Partendo da questo passo vi illustrerò la mia discesa all'inferno.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** il peso della verità ***


Non scrissi, o lettore innocente,
pacifico e buon cittadino,
per te questo mio saturnino
volume, carnale e dolente.

Se ancora non hai del sapiente
Don Satana appreso il latino,
non farti dal mio sibillino
delirio turbare la mente.

Leggimi e sappimi amare,
se osi nel gorgo profondo
discendere senza tremare.

O triste fratello errabondo
che cerchi il tuo cielo diletto,
compiangimi, o sii maledetto.
Ormai siamo giunti alla resa dei conti, e non posso più nascondermi dinanzi a te.
Dinanzi a colui che giudica, la verità è che la speranza era stata un ottimo pretesto per chiudere gli occhi.
Non esistevano più regole.
Ma colui che non sa dominare gli istinti non è più un uomo , ma diviene una bestia.
Era questo che ero diventato..
Eppure colorando la mia vita di sangue color cremisi, credevo di portare colore al mio angelo.
Qualsiasi cosa per farla evadere dal bianco.
Quel bianco così bianco da sembrare nero.
Forse credevo che scendendo negli abissi più profondi anche il diavolo mi avrebbe ripudiato ed io, non avrei potuto far altro che salire.
Probabilmente avrei voluto solo  sfidare Dio e la mia umanità.
Ma si sa i bambini giocano solo..
sfidano il limite giocando.
io..
Ero cresciuto giocando.
Giocando a fare il serial killer, a fare il cattivo.
Giocando a torturare coloro che per me non meritavano la vita.
Giocando a fare il medico con mia sorella, donandole il frutto del mio male.
Una cosa così  malvagia poteva solo portare bene.
Il cammino del mio gioco è lungo e perverso.
Lettore potrai  tu portare sulle spalle il peso della verità?
Della mia verità?
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** non ti accorgi, Diavolo, che tu sei bella come un Angelo? ***


O invidia, radice di mali infiniti, verme roditore di tutte le virtù.
Forse ero accecato solo da me stesso..
L'amore è un castigo: siamo puniti per non aver saputo restare soli. 
Ero invidioso della mia libertà, ero invidioso della libertà altrui.
In un modo o nell'altro mi sarei dovuto impossessare della vita altrui , per poi donarla.
Vi prego non datemi del codardo,  sono il male, ma questo peccato non mi appartiene.
Le avrei donato la mia  vita.
 Ma sapevo che non sarebbe bastata.
  Nessuno avrebbe preso il mio posto per continuare a nutrire l'angelo.
Mi piaceva torturare, in quelle ore ,io ero Dio, decidevo della sofferenza, della vita altrui.
In quelle osservavo gli occhi delle mie vittime.
Dei miei figli.
Per la prima volta nei loro occhi vuoti, vedevo il desiderio irrefrenabile di continuare a vivere.
Rievocavo in loro, il demone della disperazione.
Ma ero Dio , non avrei avuto pietà per i miei figli.
Mentre estraevo il loro cuore pulsante, mi sentivo vivo.
Avevo la vita.
 La vera vita  scorreva nelle mie mani.
Tutto nelle mani dei bambini è un gioco.
Il mio era il gioco più divertente di tutti.
 Ero Dio.
Avrei tolto la vita per darla ad un angelo.
Quelle misere creature, dovevano essermi riconoscenti, il loro cuore sarebbe servito per ridare libertà ad un essere buono e gentile.
Inutili esseri senza luce, gli avevo donato uno scopo.
Perchè continuavano a supplicarmi di lasciarli?
Continuavano a ripetermi che ero solo un bambino , è che i bambini non erano cattivi.
Io non ero cattivo, ero solo una pedina nelle mani della speranza.
E quindi sorridendo gli ripetevo che sarebbero stati grati per quello che gli avrei fatto.
Il loro cuore avrebbe continuato a battere, per un angelo, proprio  come il mio.
Ricordo il mio primo cuore, era così caldo, così rosso, così vivo.
Una cosa così bella doveva per forza appartenere al Mio angelo.
Avevo tredici anni..pioveva, ed i fulmini coloravano le lacrime del mio Dio.
Ed  allora che  lo vidi..

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** In realtà non c'è nessun male che non abbia qualcosa di buono. ***


Il buonsenso è un giudizio formulato senza riflettere, condiviso da una classe intera, da una nazione intera, o dall'umanità intera.
Nel momento in cui il male s'impossessa di te, nulla di ciò che è reale è più tuo.
Avevo tredici anni, quando ripudiai l'abbraccio divino, per stringermi a quello del male.
 Il mio non era un abbraccio, ma una presa, mi ero attaccato con le unghie.
 Attaccato ad una speranza morta.
Avevo tredici anni e, quando conobbi il male.
Chi è così saggio da giudicarmi?
Chi poteva salvarmi?
Forse un padre troppo pigro per dei figli malati, forse una madre troppo codarda per sopravvivere ad una figlia.
Chi si prese cura del piccolo Len?
Solo lui..solo la mia speranza, solo quella speranza generata dal male più puro.
Chiameremo il mio male, il mio amico, il mio confidente Mefisto.
Se il diavolo non esiste, ma l'ha creato l'uomo, credo che egli l'abbia creato a propria immagine e somiglianza.
Era un ombra così scura eppure ai miei occhi così chiara.
Chi sei tu, dunque per giudicare un miracolo?
Quello era il mio miracolo.
 Qualcuno , il male era venuto in mio soccorso.
Era venuto a chiudermi gli occhi, per la prima volta qualcuno mi raccontava una storia a lieto fine.
Feci la sua conoscenza in una giornata piovosa.
 Il celo stava forse piangendo per me?
semplicemente gli ero indifferente.
Ricordo l'orrore di quel giorno.
Un medico aveva avuto particolari premure per il mio angelo.
Lo odiavo.
Ma chi avrebbe salvato le anime di nessuno?
Solo i genitori salvano la vita ai propri figli.
Ma  essi erano troppo impegnati a fare gli adulti.
Quel giorno,un giorno così piovoso ,  conobbi Lucifero,colui che  m'indicò la strada.
In quella strada colpii per la prima volta un uomo a morte.
Per la prima volta mi sentii Dio.
Ma ero ancora un bambino, ed  i bambini hanno un anima.
Mi sentii il cure pesante.
Pulii tutto, e con l'aiuto di Mefisto lo seppellii.
La mia prima danza con Satana.
M'innamorai di  quella danza, continuai a ballare molte altre volte.
Ma ormai non provavo più quel senso di colpa che mi contorceva lo stomaco.
Capii il mio scopo, capii come ottimizzare il mio lavoro.
Nessuno avrebbe mai sospettato di un bambino.
Il bambino era invisibile.
 L'uomo non è né angelo né bestia, e disgrazia vuole che chi vorrebbe far l'angelo fa la bestia.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Il ricordo è un traditore che ferisce alle spalle. ***


La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stato far credere al mondo che lui non esiste, e come niente... sparisce. 
Incontrai Mefisto.
E da allora quest'ombra mi fu sempre vicina.
Era il male.
Era mio amico.
Dopo il primo omicidio, la mia prima danza compii il secondo, il terzo e così via verso un innumerevole numero di sacrifici.
Alla fine Dio creò Satana , per far risplendere il bene.
Io ho dato vita al buio, per far risplendere la luce.
Stordivo le mie vittime, con vari sotterfugi, mi facevo seguire.
O letture tu non puoi capire cosa è disposta a fere la gente per giocare con il corpo di un bambino.
L'uomo ama sporcare ciò che all'apparenza è puro.
Una volta condotti davanti alla casa di nessuno, io e Mefisto stordivamo i perversi e li legavamo su un tavolo nella cantina.
Chi avrebbe mai sospettato di un bambino?
Chi si sarebbe mai accorto di lui?
Lui era invisibile.
Quando i miei figli riprendevano conoscenza, io li benedivo e dinanzi a loro gli toglievo il cuore.
Le loro urla erano così strazianti, ma al mio orecchio suonavano così melodiche.
Era la melodia che accompagnava la mia danza con Mefisto.
Adoravo danzare.
Una volta asportato il cuore, lo riponevo in un barattolo.
Il giorno seguente, spremevo tutto il sangue e lo mettevo in una bottiglia , lo mescolavo con sciroppo e zucchero.
E poi lo davo al mio angelo.
Lei non avrebbe capito , l'utilità del mio gesto, lei era troppo pura.
Ma il bene , per splendere ha bisogno del buio.
Io ero il buio, più pesto.
La luce non avrebbe varcato il mio cuore neanche una volta.
Solo il suo sguardo fiducioso , a volte mi faceva vacillare. A volte la sua voce mi regalava una speranza. Una speranza diversa.
Ma nel mio mondo non c'era posto per i sogni.
Nessuno mi avrebbe mai raccontato una storia a lieto fine.
Mefisto sapeva ciò che era meglio per il mio angelo.
Lei non si sarebbe mai sporcata di tanto male, non l'avrei mai permesso.
Lei era il mio sole, Mefisto era la mia ombra.
Il ricordo è un traditore che ferisce alle spalle.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** La luce bianca, del nessuno ***


A volte l'uomo inciampa nella verità, ma nella maggior parte dei casi, si rialza e continua per la sua strada.
L'ostacolo da superare diviene sempre più basso, per l'uomo che ha imparato a vagare nel buio.
Ormai la verità non era la soluzione, ma una coincidenza.
A chi importava della verità?
In questa camera color bianco morte.
Capisco che la mia era una delle tante verità che non verranno mai ascoltate.
Le mie parole, verranno dimenticate nel grande oceano dei ricordi ripudiati dall'umanità.
 Ripudiati da Dio.
Per l'umanità io non sarò mai esistito, o meglio sarò solo un errore.
Ormai credo che  Desiderare l'immortalità è desiderare la perpetuazione in eterno di un grande errore. 
Perdonami angelo, solo adesso ho capito che il più grande torto che potessi farti era trattenerti.
Trattenerti in un mondo sporco, ingiusto.
Dio aveva commesso un errore a donarti a me.
Ma io sono solo un uomo, mi hai accecato.
Perdonami.
Ricordo il giorno stesso in cui sentii che era davvero arrivata la fine.
A quel tempo ero nella mia camera ,  un cielo troppo azzurro, per essere bello splendeva nella casa di nessuno.
E allora capii.
Non meritavo tanto, io ero solo un lurido peccatore.
Volevo solo dirti addio, forse avresti anche potuto salvarmi.
Ma sentii che la polizia era vicino, così per farmi portare accanto a te per l'ultima volta, pregai Mefisto di picchiarmi quasi a morte, lui acconsentì , e dopo mezzora per la prima volta , dopo anni riuscii a sognare.
Con te , mio dolce angelo non avrei mai danzato sulle note del dolore, ma su quelle della felicità.
I passi sarebbero stati lenti e dolci.
Proprio come la madre , che non avevamo mai avuto.
In questa stanza ora capisco.
Eravamo destinati a vivere insieme.
Un cure sano ed un corpo sano.
Eravamo solo un piano divino.
Ho fallito, la speranza mi ha ingannato.
Ormai il sogno era svanito, e la luce della verità era stata sostituita dalle luci della polizia.
Mi svegliai in ospedale.
C'era un poliziotto accanto a me.
Nei suoi occhi , vidi orrore, ma anche pena.
Nessuno poteva provare pena per me.
E allora perchè solo in quel momento mi sentii  bambino.
Lo supplicai di andare per l'ultima volta da mia sorella.
E lui con sguardo solenne, pieno di carità acconsentii.
Era forse quello Dio?
Era forse quello il Dio che non avevo mai avuto?
Arrancai fino alla camera di Rin.
Ormai il suo sguardo si stava spegnendo.
Le dissi che era libera.
Ormai poteva andare, le dissi che mi dispiaceva, che sarei sopravvissuto.
Prendendomi la mano, lei mi disse che non se ne sarebbe mai andata senza di me , avrebbe preferito bruciare nelle fiamme dell'inferno con me piuttosto che nel paradiso da sola.
Portò le mie labbra fino alla sua bocca, e mi sussurrò che anche lei era stata accecata dalla speranza.
Da una speranza così sbagliata da sembrare vera.
Perdonare è liberare un prigioniero e scoprire che quel prigioniero eri tu. 
Quando mi disse addio era una giornata così calda, così splendente, da non sembrare mia.
Forse anch'io meritavo la luce dopo tutto.
Forse anch'io volevo un po' di misericordia.
Forse ero solo un debole.
L'ultima volta che vidi la luce fu al funerale del mio angelo.
Per la prima volta sorrisi al sole.
Per la prima volta sorrisi a Dio.
Andrò all'inferno , ma almeno lì farà caldo, e forse Dio mi concederà un po' della sua luce.
Ormai in questa stanza bianca nulla ha più senso.
 Solo la consapevolezza della mia storia, mi ridà vita.
Perdonami Rin, perdonami Dio, perdonatemi figli.
Nessuno ha il diritto di comportarsi da Dio.
Un diavolo che piange, non è più un diavolo.
Un angelo che dimentica il pianto, diviene il peggiore dei diavoli.
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** I fiori sono apparsi sulla terra. ***


L’inverno è ormai passato,
l’epoca delle piogge se n’è andata.
I fiori sono apparsi sulla terra
Ed in questo momento è primavera.
E’ tempo di cantare.
La voce della tortora è nell’aria,
e il fico ha messo i primaticci teneri:
le viti in fiore mandano profumi.
Non finirà mai il mio inverno.
Ho lasciato libero il mio angelo.
Mi fa male il cuore.
Perchè ciò che è giusto fa sempre così male?
Il mio amore per lei non era sufficiente?
L'avrei amata per sempre incondizionatamente.
E allora perchè?
Non vi annoierò ancora con il mio stupido parlare al vento.
Ormai è finito.
Sono un debole , ho cercato di riportare in vita Rin con questi miei morti ricordi.
O lettore , spero ci sia posto nel tuo cuore per la mia storia , per la nostra storia.
Per la storia di tutti quelli che almeno una volta sono stati accecati dalla speranza.
In questo manicomio nient'altro che bianco.
Spero che la primavera arrivi anche per me.
Dopo tutto i bambini giocano.
E dietro il gioco si nascondono.
Sono solo un giocatore.
Ho giocato una sfida con il bene e la giustizia.
Il diavolo  era il mazziere.
 In questo luogo altri Dei, altri uomini che si credono alla pari di Dio, dicono che Mefisto era il mio alterego,  che non era reale.
 Io so che c'era.
Non vedere il male è come negare il bene.
Lui era il mio unico amico.
La speranza, anche se lercia è sempre luce.
Un cuore a metà può funzionare?

 
nell'ombra della morte, dirigi i miei passi sulla via della pace.
Ti prego.
Nel buio voglio esser visto.
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1011501