Daughter of Assassin

di madoka94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1°-Falsa vita(?) ***
Capitolo 2: *** 2-Tradimento ***
Capitolo 3: *** 3-Libertà di scegliere ***



Capitolo 1
*** 1°-Falsa vita(?) ***


Il caldo sole mattutino che riscalda la mia pelle accompagnato dal fresco vento di primavera.
Un cielo tanto azzurro quanto il mare.
Firenze è grande, ma i suoi abitanti sono formiche al suo confronto.
Un piccolo risolino si fece strada sulla mia bocca, com' era buffo il mondo e gli esseri umani.
Stavo per saltare quando...
-Rita!RITA!!!-
...quando la voce di mia madre non mi richiamò risvegliandomi dal mio sogno ad occhi aperti.
-Rita Angiolini, scendi subito giù da quell' albero!-mi ripetè sgridandomi.
-Chiedo venia, madre.-le dissi ironica scendendo ramo per ramo dall' albero del nostro giardino.
Quando le saltai davanti vidi i suoi occhi castani guardarmi storto in piena crisi di nervi.
-Quando ti deciderai a comportarti come una signorina?-
-Madre, non lo sembro già abbastanza?-
Come risposta alzò gli occhi al cielo disperata, ormai a quella povera donna ho fatto venire così tanti infarti che ne usava come scusa per le sue rughe.
Mi scompigliò i capelli sorridendomi leggermente.
-Ogni giorno assomigli sempre più a tuo padre.-
Abbassai lo sguardo con un sorriso amaro, ogni volta che lo menzionava era come se il suo umore cambiasse diventando malinconica di colpo.
Le presi la mano sorridendole.
-Allora, credo che ci sia qualcosa che mi deve dire se è venuta qui.-cercai di sviare l' argomento, non mi piaceva mai parlare di lui.
-Infatti è così.Tuo fratello Giorgio è tornato da Roma.-
I miei occhi brillarono quando sentì nominarlo e un enorme allegria si fece strada fra le mie vene, la implorai trascinandola al mio fianco di andare subito a salutarlo.
Semplicemente mi sorrise aggiustandosi una piccola ciocca nera dietro l' orecchio e mi accompagnò verso la sala di ricevimento.
Giorgio Angiolini, mio fratello, è sempre stato via di casa studiando insieme al nostro amico di famiglia che per me divenne anche nostro zio: Rodrigo Di Spada.
Un uomo molto rispettabile e amorevole che stette sempre vicino alla nostra famiglia dopo la morte di nostro padre, certo, ma anche molto misterioso.Non ci raccontava tutto dei suoi viaggi, ci diceva solo delle grandi opere che aveva visto in giro per il mondo, delle persone che aveva incontrato e conosciuto, il resto era tutto nascosto sotto ad un velo di cui non ci azzardavamo toccare.
Guardai il viso di Luisa, mia madre appunto, serenarsi pian piano.
Quando sapeva che Giorgio doveva lasciare la città le prendeva un ansia incredibile e ogni sera gli scriveva una lettera per sapere sue notizie, delle volte pensavo che esagerava e che lo trattava ancora come un lattante, eppure lei sapeva bene che quello che vedeva ora era un uomo di appena venticinque anni.Una madre resta pur sempre una madre infondo, assai ansiosa, ma sapeva gestire bene quel ruolo.
Arrivate alla sala vidi la figura girata del mio fin troppo alto fratello con il suo mantello rosso e i suoi corti capelli castani.
Non resistetti alla tentazione di corrergli contro e abbracciarlo.
-Giorgio!-lo chiamai.
-Rita, piccola peste!-mi disse lui girandosi con tono allegro abbracciandomi.
-Non sono piccola, sei tu che sei una pertica!-
-Rita, che modi sono di accogliere tuo fratello dopo un lungo viaggio.-mi rimproverò nostra madre ed io le sorrisi con aria furbetta.
Giorgio le si avvicinò abbracciandola, dal suo volto sembrava felice, qualcosa però lo tormentava, lo vedevo dai suoi occhi azzurrini abbassati.
In qualunque caso ero felice che lui fosse tornato, mi era mancato fin troppo.
-Ah, Rita, credo che ci sia qualcosa nella mia carrozza che ti potrebbe interessare.-disse lui sciogliendo l' abbraccio.
Alzai un sopracciglio incuriosita, non me lo feci dire due volte che mi fiondai verso il cancellone fuori casa raggiungendo il trabicolo.
I servi stavano ancora scaricando i bauli e nel frattempo cercavo con gli occhi qualcosa che mi potesse parere nuovo.
Uno di loro, vedendo la mia agitazione mi sorrise e mi mostrò una stoffa in pelle che copriva qualcosa.
-Padroncina, penso che questo sia per voi.-disse l' uomo con tono scherzoso.
-Ti ringrazio Francesco.Sai per caso cos' è?-gli chiesi prendendo l' oggetto misterioso.
-Penso che anche solo al tocco riuscirete a capire cosa sia.-
In effetti sentivo che era abbastanza pesante, nonostante tutto riuscivo a maneggiarlo con cura e a sollevarlo.
Scoprì la stoffa e ne ritrovai un volume in cuoio pregiato rosso mattone.
Strabuzzai gli occhi più volte interdetta.
Era spesso settanta pagine come minimo, la carta era ruvida e al solo toccarlo mi dava un leggero solletichio ai polpastrelli.
Sentì i passi di Giorgio avvicinarsi a me e  cingermi le spalle guardandomi, susseguito da nostra madre.
-Allora, ti piace?-mi chiese incuriosito.
- è bello ma a cosa mi servirebbe?- chiesi semplicemente voltandomi verso di lui.
-Puoi usarlo come ti pare e piace: come diario, quaderno per i tuoi schizzi o per segnarti le cose che non devi assolutamente dimenticarti.C' è anche una borsa per contenerlo.-mi informò dicendo le cose lettera per lettera.
Guardai prima il volumetto e poi lui alzando un sopracciglio sorridendogli sarcastica.
-Posso usarlo per entrambe le cose...sì, mi garba proprio questa idea!-ci rimurginai soddisfatta.

Quella sera, dopo la cena passata a parlare del viaggio di Giorgio, la passai in camera mia scribacchiando qua e là sulle pagine di quel volume che mi aveva regalato.
All' improvviso sentì un repentino ticchettio che proveniva dalla finestra e incuriosita andai a vedere cosa stesse succedendo.
Mi affacciai al balcone guardando sotto casa, non vidi nessuno...
-Psst!Rita!-mi bisbigliò una vocina trattenuta.
Questa volta guardai meglio e vidi un berrettino che spuntava da dietro un barilotto, lo riconobbi al volo con un ghigno sotto i baffi.
-Che fai Marco?!Cerchi di interpretare un barile?-lo presi in giro schernendolo.
-Piantala!Già tu mi devi delle spiegazioni!-
Il mio ghigno si trasformò in un sorriso un pò ebete di chi non si ricorda che cosa aveva dovuto fare quel giorno e, per l' appunto, improvvisamente mi ricordai il perchè Marco cel' avesse tanto con me: quel giorno dovevamo vederci presso Piazza della Signoria. Ero così tanto eccitata e presa dal ritorno di mio fratello che me ne ero completamente dimenticata.
-Ah!Mi ero dimenticata!Ti prego sali sul tetto, che adesso ti spiego.-gli chiesi mentre salì per prima stando attenta elle travi e alle tegole.
Mi piazzai in un punto ed aspettai.
Dopo qualche istante lo vidi un pò traballante che si teneva il braccio sinistro, notai che aveva un occhio nero e qualche livido sulla faccia.
-Che ti è successo?!-gli chiesi preoccupata.
-Tsk!Come mai così tanta premura?-chiese acido.
-E non si rispondere con un' altra domanda!-improvvisamente mi sentii come mia madre quando mi sgrida.
Lo vidi sedersi accanto a me e sbuffare di tutto punto, come se fosse stata una scocciatura affrontare quel discorso.
-Sai come siamo fatti noi maschi...amiamo le baruffe.-disse ironico sorridendo di sottecchi.
Aggrottai le soppracciglia guardandolo in malomodo.
-Idiota!-gli ringhiai dandogli un coppino alla nuca facendogli cadere il berrettino.
Si lamentò del mio schiaffo chiedendo il motivo di ciò ma non gli risposi, infatti tornai in camera mia prendendo la mia tanica d' acqua fresca e ritornai sul tetto cercando di non far cadere nemmeno  una goccia.
Lui restava lì a guardarmi coi suoi occhi dorati illuminati dai raggi lunari di quella notte, senza dire niente, quasi a studiare ogni mio movimento.
Ormai ero abituata che quel ragazzo si cacciasse sempre nei guai, d' altronde era un ladro ed era anche il mio migliore amico.
Come ha fatto una ragazza di nobile rango a frequentare un ladruncolo di strada voi vi chiedete?
La risposta è semplice: quando avevo appena undici anni giravo per le strade della città con mia madre mentre lei aveva una consegna da fare ad un artista, nel mentre che aspettavo sentì delle urla di un giovinetto, che non era altri che Marco, preso per il polso da una guardia che lo aveva beccato a rubacchiare nelle bancarelle solo per una mela.All' ora, come adesso, avevo un carattere da maschiaccio e non sopportavo che qualcuno facesse del male a degli innocenti, così, senza che nessuno mi vedesse, presi un sasso e lo tirai contro la guardia che imprecò lasciando il ragazzino e questi scappò subito.Da lì in avanti ci vedemmo più spesso, aiutandoci a vicenda vivendo le nostre avventure e diventammo amici.
Mi risveglia da quei ricordi e mettendomi accanto a quella testa quadra presi le bende per tamponare  le sue ferite.
-Non c' è nè bisogno...-cercò di dirmi ma io ero più testarda di lui.
-Con te ne dovrei fare una scorta invece, se continui così.-lo rimproverai.
Quando ebbi finito di bendarlo lo guardai con il volto corrucciato, delle volte sono apprensiva quando si tratta delle persone a cui tengo.
-E quindi?Non mi dici nulla?-
Spostò i suoi occhi verso il basso grattandosi dietro la nuca, proprio nel punto dove avevo colpito all' inizio.
-Che vuoi che ti dica...i Rossi ci hanno attaccato alle spalle mandandoci le guardie su di noi per derubare la nostra preda e noi gli abbiamo dato man forte, tutto qui.-disse alzando le spalle come se si fosse già dimenticato dell' accaduto.
Mi alzai di scatto con i pugni stretti dalla rabbia, quella banda rivale rovinava sempre i piani di Marco e io ne avevo basta!Perchè lui non reagiva?
-Dimmi, quella banda è comandata da Andrea, vero?-gli chiesi cercando di mantere calma la mia voce.
-Sì, perchè?-
-Perchè adesso gli vado a ricordare di stare al suo posto e non derubare le prede altrui.-
Stavo per scattare quando lui mi prese subito il polso, ormai aveva imparato che ho un carattere davvero suscettibile.
-Se lo fai ti caccerai in guai seri.-mi riprese serio.
-Tsk!Anche io sono fatta per le baruffe, dovresti saperlo.-
-Lo so bene ma ormai tu sei...!-si bloccò per un attimo e io lo guardai male.
Capì cosa volesse dire con quella frase: ormai io ero una donna e non una bambina!Quanto non sopportavo farmelo ricordare...
-Anche tu devi darmi delle spiegazioni, comunque.-mi schernì lasciandomi la mano ed io non potei fare altro che sbuffare.
Stavo per rispondergli quando entrambi sentimmo il rumore della porta che portava al giardino aprirsi e chiudersi e le voci di mia madre e mio fratello che discutevano su qualcosa mentre raggiungevano il terrazzo che stava proprio sotto di noi.
Ci abbassammo un poco cercando di non farci notare, intanto già mi pregustavo le scuse di Marco visto che si era appena accorto del motivo della mia assenza di questo pomeriggio.
Sentivo però che c' era qualcosa che non andava nella voce di Giorgio, aveva un non so che di preoccupato e ansioso.
-...dobbiamo preparaci Madre, potrebbe succedere da un momento all' altro.-
-Giorgio, ti sembrerà sciocco, ma non ho alcuna intenzione di lasciare la nostra casa per nulla al mondo.-
-Ragionate, ve ne prego!Altrimenti perchè tanti misteri...-
Per metà ascoltavo la conversazione e per l' altra no, cosa intendeva per "lasciare la nostra casa"?!Per quale motivo poi?
-E Rita?Non pensi a tua sorella?-gli controbbattè nostra madre.
-Certo che ci penso, ma delle volte mi chiedo se ci pensate anche voi a lei.Non le avete ancora detto la verità!-
Il mio cuore perse un battito mentre i miei occhi fissavano le ombre ovattate dalla luce della candela che teneva Luisa e la mia mente vagava in esse.
"Quale verità?"
-Non penso sia pronta...-rispose di rimando la donna.
-E quando potrà esserlo?Ormai ha vent' anni e non sa ancora che non è vostra figlia.-
Come sentì il suono secco dello schiaffo che gli aveva dato alla guancia, una parte di me si era rotta in mille pezzi e da quel momento in poi sentivo che non si sarebbe più potuto riparare.La voce e le piccole scosse che Marco mi dava per richiamarmi mi parevano come i ronzii di una mosca fastidiosa o la puntura di una zanzara.Tutto ciò che mi circondava era svanito.
Gli occhi mi pizzicavano e una lacrima prepotente che cercavo di trattenere scese rigando la mia pelle arrossata.
Con una mano mi toccai la guancia sinistra, nello stesso mondo in cui fece Giorgio.Anche io come lui avevo ricevuto uno schiaffo, ma al confronto del suo faceva ancora più male.
-Lei per me sarà sempre mia figlia.Anche se non di sangue farà sempre parte di questa famiglia...qualsiasi cosa accada.-
La voce di Luisa tremò, sospirando e singhiozzando allo stesso tempo.Un sentimento che aveva represso da molto tempo si era liberato, dopo che l' aveva tenuto in una gabbia in tutti questi anni.
"Provi rancore...Madre?"
Pensai a quella frase quasi con tono amaro e in quell' istante provai qualcosa che si avvicinava alla rabbia ed infine alla tristezza.Nello stesso modo mi asciugai le lacrime senza farmi vedere dal ladro .
Sentì la donna abbracciare il giovane uomo che cercava di consolarla, scusandola dello schiaffo perchè sapeva in fondo di aver toccato un argomento troppo dolente per lei.
Scesi dal tetto, senza salutare Marco.Andai in camera mia, chiusi le ante e mi buttai sul letto con la faccia sprofondata nel cuscino.
Sperai per tutto il tempo che appena avrei chiuso gli occhi dimenticassi quello che avevo ascoltato, ma era difficile, come potevo dimenticare quelle parole che avevano stravolto in un istante un intera esistenza?
Un esistenza fatta di illusioni e falsità.
Pensando al mio passato, a tutti quanti i miei ricordi di quando ero piccola, la mia gola si faceva sempre più pesante come un macigno e altre lacrime prepotenti solcarono i miei occhi bganndo anche la stoffa delle mie coperte che avevo tirato su cercando di coprirmi meglio.
Sì, per il momento avrei dimenticato.Il giorno seguente avrei imparato anche io a mentire con un falso sorriso disegnato sulle mie labbra.
Non avrei detto di sapere...volevo aspettare ancora un pò...
Quella sera del 29 Marzo 1498 seppi parte della verità che mi fu nascosta per anni.                                                                                             Fu un anno molto significativo.

L' anno in cui i seguaci di Savonarola assediarono Firenze, l' anno del tradimento, della fine della famiglia Angiolini...l' inizio di una nuova vita per me.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Ciao a tutti! Lo so che il primo capitolo è corto ma non sono riuscita a fare di meglio ^-^' ...spero che come primo impatto vi piaccia, in seguito poi spiegherò bene il legame tra i personaggi e il resto.

Ci si vede!

 

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Capitolo 2
*** 2-Tradimento ***


Passò così poco tempo che non mi sembrò vero che eravamo già arrivati a Maggio.
In questo periodo Firenze era agitata, pochissime erano le persone che uscivano dalle loro dimore e molte che non lo facevano per paura o per non sentire le prediche di quel domenicano Guglielmo Savonarola.Eppure sapevo anche che erano in molti a seguirlo.
-Sembrano dei pazzi.- disse Giorgio mentre eravamo seduti a tavola a fare colazione con tono infuriato.
-Non riesco proprio a capire con quale coraggio affiderebbero le loro orecchie a uno come quello!Già è stato scomunicato, cos' altro vuole da noi Fiorentini?!-
-Sai bene come la penso su questo argomento, figlio mio, con il tempo Firenze si dimenticherà in fretta di lui e di tutto ciò che ha combinato.-disse Luisa con aria sornione mentre prendeva una mela dal cesto della frutta per poi sbucciarla nel suo piatto.
Dal canto mio non dicevo nulla e non potevo fare altro che annuire nei loro discorsi, continuavo a fare così da due mesi dopo quella notte.
Con loro parlavo poco e se mi chiedevano qualcosa sulla mia salute rispondevo con un sorriso falso cercando di ricordare anche a me stessa che erano comunque la mia famiglia, quelli che mi avevano cresciuta da quando ero in fasce e non degli estranei.
Eppure non riuscivo a capacitarmene.Volevo saperne di più ma non osavo mai nel chiederglielo.
-Tu cosa ne pensi Rita?-
Giorgio mi richiamò dai miei pensieri ed io restai immobile a guardarli mentre loro facevano lo stesso.Come era difficile sostenere i loro sguardi!
-Io...ho il brutto presentimento che non andrà a finire bene questa faccenda.Dopo il Falò delle Vanità sono molti coloro che contestano nel buio, persino tentare nella pazza idea di fare una congiura contro di lui.Penso che lo bruceranno prima o poi...-dissi sincera.
Sia Luisa che Giorgio mi fissavano interdetti dalla mia risposta fin troppo liberatoria.
-Dove hai sentito queste dicerie?-mi chiese la donna allarmata.
-Sono voci che sento quà e là.Niente di chè.-
In verità fu Marco ad aggiornarmi delle ultime nuove che succedevano in città.Ultimamente lui e i suoi compagni non derubavano nessuno e lo stesso valeva per le altre bande.Anche lui ogni tanto mi chiedeva come stavo ma con lui non riuscivo a fare lo stesso sorriso che facevo ai miei.
Tirai un lieve sospiro e mi alzai dalla tavola con aria stanca.
-Mi permettete di uscire oggi...madre?-le chiesi sforzandomi di chiamarla in quel modo.
-Va bene ma stai attenta, le strade sono diventate molto pericolose di questi tempi.-
-Sarò prudente, ve lo assicuro.Con permesso.-
Detto ciò lasciai la stanza e mi avviai alla porta facendomi porgere dal nostro servo Francesco la mia cappa col cappuccio rosso scarlatto.
Appena lo misi e celai il mio volto uscii dalla villa chiudendo leggermente la porta.
Uscire mi avrebbe fatto bene, soprattutto anche per schiarirmi un pò le idee.
Poco più avanti c' era il ladro, appoggiato al muretto di una casa, ad aspettarmi con i suoi occhi dorati che mi guardavano preoccupati e dolci allo stesso tempo.
Lo raggiunsi sorridendo a malapena.
-Marco, mi hai aspettata.-
-Come sempre.-rispose con un lieve sorriso di rimando.
Mi affiancai a lui e iniziammo a camminare verso alcune vie mezze vuote.Guardai verso i tetti e di conseguenza anche verso il cielo, il fumo aleggiava ancora in aria.
-Fanno ancora dei falò?-chiesi al ragazzo.
-In verità avrebbero smesso.Credo siano ancora i resti degli oggetti bruciati.-
-Ah...-
Come sospirai lui mi guardava di traverso, cercando di intravedere il mio volto sotto il cappuccio.
-è successo qualcosa?-
Tirai ancora un pò sù il cappuccio, era anche un periodo che non volevo farmi vedere in faccia a causa degli arrossamenti agli occhi.
-No, niente.-
-Perchè continui a non farmi vedere il tuo volto?-
Lo guardai di sottecchi facendo una piccola smorfia infastidita.
-Sei ridicolo!Lo sai bene com' è adesso Firenze...devo essere prudente.-cercai di giustificarmi ma subito dopo pensai che come scusa valeva ben poco.
-Lo so, ma non per questo copro la mia faccia.-disse con tono irritato.
Mi fermai un attimo mettendomi davanti a lui sbrigativa lasciandolo interdetto.
-Senti, perchè non andiamo al solito posto?Lì nessuna guardia ci rompe le scatole.Oggi voglio starmene tranquilla con te.-
Lo vidi spalancare un pò gli occhi dallo stupore e le guance diventare rosee di colpo.Mi chiedevo come mai l' avesse fatto.
Guardandomi negli occhi, dopo che avevo leggermente tirato giù il cappuccio, senza toglierlo del tutto, il giovane castano si rasserenò di colpò e facendo un finto sbuffo mi prese la mano sorridendo rassegnato.
Lo ringraziai mentalmente nell' aver capito come mi sentissi in quel momento.
Attraversammo diverse vie e stradicciole, fino ad arrivare ad una vecchia casa abbandonata: era la Villa Auditore della famiglia Auditore.
Marco mi raccontò che in quella casa ci viveva una carismatica e onesta famiglia di banchieri.
Ci vivevano gli sposi Madonna Maria e Messere Giovanni Auditore con i loro figli Federico, Ezio, Claudia e Petruccio.
Poi furono accusati di tradimento e vennero giustiziati il padre e due figli maschi, della madre e gli altri due figli non si sa niente.
Si dice che siano fuggiti da Firenze, che siano morti, ma c' è ancora un figlio vivo che divenne un assassino e la sua taglia circola ancora per le mura.
Lui non credeva che fossero colpevoli, anzi, pensava ancora che erano innocenti e io pensavo la stessa cosa.
Comunque in questa casa ci venivamo sin da quando eravamo piccoli, quando volevamo sfuggire alle guardie che ci inseguivano.
Era veramente un posto tranquillo, lì riuscivo a sentirmi bene, come in una seconda casa.
Ci sedemmo sulla panchina che era nel cortiletto all' entrata e come mio solito appoggiai la testa sulla spalla di Marco, come se fosse un cuscino.
Solo in quei piccoli momenti rivelavo il vero lato di me stessa.
-Anche oggi non ho chiesto niente...-cominciai a dire e il ladro mi lasciò parlare ascoltandomi parola per parola.
-...ogni volta che gli parlo non riesco a guardarli in faccia.Mi paiono sempre più degli sconosciuti.Ho paura di ciò che accadrà in futuro...se gli chiederò la verità penso che non riusciranno più a vedermi come parte della famiglia e la stessa cosa vale per me con loro.-
-Eppure hai sentito quello che ha detto Madonna Luisa quella sera.-
-Certo che l' ho sentito, ma...-
-Ascoltami e non voglio ripetertelo...-mi prese le spalle girandomi verso di lui e i nostri occhi si rispecchiarono gli uni negli altri-...tu sei Rita Angiolini, sei nata sotto questo nome e così ci resterai!Madonna Luisa e Giorgio ti vogliono bene, ti amano perchè tu sei parte di questa famiglia e non sarà solo per una stupida verità che smetteranno di farlo.Mai e poi mai!Ricordatelo!-
Il suo discorso mi aveva lasciata davvero senza parole che non sembrava più lo stesso ragazzo che conoscevo, quando mai era stato così tanto profondo?
-Marco...-
-E poi ricordati che per ogni evenienza io ci sarò sempre per te!-disse infine sorridendomi.
Nascosi il mio volto nell' incavo della sua spalla con un sorriso disegnato sulle labbra.Senza quel ragazzo non sarei niente, sarei del tutto persa.
Com' era buffo quel momento, proprio io, quella che lo tirava fuori dai guai, ora veniva consolata da lui.
Quanto ero caduta in basso?
Mi staccai da lui con un leggero scatto e mi alzai dritta e determinata con le mani ai fianchi.
-Hai proprio ragione, Marco!Io sono io e non cambierà nulla!E che ci provino, li sfiderò a pieno petto!-
-Ben detto!Questa è la Rita che conosco.-
Detto questo volle fare un attimo il galante porgendomi il braccio ed io accolsi il suo invito con un sorriso sornione.
Niente avrebbe cambiato le cose, niente e nessuno.
Il tempo trascorse lentamente, come i petali dei fiori che volavano per le strade mentre il vento li trasportava via con se.
Per una volta la città sembrava essere calma ma nessuno di noi due sapeva che era solo una nitida illusione.
Era deserta, nessun abitante camminava per strada, sentivo un non so chè di inquieto nell' aria.
Arrivammo davanti alla chiesa di Santa Trinità dove si ergeva il suo alto campanile.
Il mio sguardo si spostò in un attimo dalla bellezza del campanile ad una figura famigliare che era davanti ai portoni della struttura.
Dai vestiti vistosi ed eleganti color turchese riconobbi al volo la faccia un pò rugosa ma ancora piena di Rodrigo Di Spada.Che ci faceva lui qui?
-Rita, che ti prende?-mi chiese improvvisamente Marco notando la mia reazione sorpresa.
-Quello è Rodrigo.Sarà meglio che tu vada, nemmeno lui sa che io e te ci frequentiamo.-lo incitai lasciandogli libero il braccio.
-Ai suoi ordini mia signora.La prossima volta, però, voglio un uscita al chiaro di luna.-fece lui scherzandoci su per poi lasciarmi sola.
Mi sorprendeva come riusciva a scherzare in tempi bui come quelli.
Allungando il passo raggiunsi l' uomo che guardava con aria incantata il campanile, chissà il perchè lo faceva.
Ero abbastanza vicina e lui non aveva ancora avvertito la mia presenza.
Mi bastarono piccoli secondi e poi...
-BUH!-
-Ah!Rita!Che colpo al cuore che mi hai fatto prendere!-sussultò Rodrigo portandosi la mano al petto.
-Zio, quanto tempo!Sono passati due estati da quando facesti visita a casa nostra.-presi ad abbracciarlo felice di vederlo.
-Già..ma fatti guardare.Ogni giorno diventi sempre più bella!Hai già trovato un uomo degno di prenderti in moglie?-
-Ahimè, le vostre speranze di liberarvi di me sono ancora molto lontane.-gli dissi facendogli l' occhiolino con la mia solita faccina furba.
-Che accuse ingiuste mi affibi, ragazza.-disse ridendo con il suo vocione amabile prendendomi sotto braccio.
-Allora, quali nuove mi raccontate?-
-Non c' è tanto, solo sempre i soliti discorsi diplomatici e la solita politica.Piuttosto, volevo chiederti come stanno andando le cose qui...le voci circolano molto velocemente a Roma.-mi bisbigliò appena.
Era vero, le voci circolavano veloci persino a orecchi molto più lontani eppure anche lente.Non tutti ricevevano notizie nelle altre regioni e molti restavano nella loro ignoranza, pur avendo ancora pochi e lentissimi mezzi di comunicazioni.
-Credo voi sappiate, nobile zio, che la dedizione alla religione qui a Firenze sia calata di molto dall' avvento del Savonarola.Però ci sono molti che nascondendosi hanno sempre un barlume di speranza, i fiorentini sperano ancora in un ritorno dell' ordine e della felicità che regnava in questa città.Ed io sono con tutti loro con questa speranza.-dissi sincera con un sorriso che faceva trapelare troppo facilmente i miei sentimenti reconditi.
-Davvero ci credi?-mi chiese poco convinto.
Molto lontano da dove eravamo si sentiva un canto lieve e leggero come il vento stesso che scompigliava gentile le ciocche castane che cercavo di tenere dietro l' orecchio, proveniva dalla via che avevo percorso poco prima con Marco, la voce pura di una ragazza.
Trascinai il Di Spada portandolo con me in quella via senza lasciargli spiegazione o rispondere alle sue chiamate.
La raggiungemmo in un istante, quella spendida voce  più soave di un canto gregoriano.
Non c' era nessuno, tranne una donna molto giovane, forse di qualche anno in più di me e un altra della stessa età le stava affianco, entrambe a piedi nudi e con gli stracci addossi di quelli che per loro dovevano essere degli abiti per coprirsi anche di notte.
Se non fosse stato per la terra che sporcava i loro corpi e quei visi tondi ma sciupati dalla fame e dalla sete, sarebbero state delle belle fanciulle.
Chiusi gli occhi in attesa di risentire quel canto.
-Come mai siamo qui a vedere queste pov...-
-Shhh!-zittii il vecchio zio e lui bofonchiando qualcosa mi accontentò.
Finalmente vidi la donna aprire bocca ed emettere il suono che aspettavo.Quel che cantava parlava di speranza, futuro
Prese di nuovo un gran respiro e ricominciò a cantare, c' era qualcosa di armonico in lei che emetteva pace con il mondo nell' aria circostante.
Una sensazione che a Firenze non si avvertiva da molto tempo.E come per magia ad un certo punto vidi le teste di alcune persone spuntare dalle vie.
Grandi, vecchi e piccini si stavano avvicinando alle due donne per ascoltarle.
Sembrava si riferisse ai cittadini che erano lì, poi susseguì subito dopo l' altra, anche lei con una voce bellissima ma un pò più adulta della precedente.
Le loro voci si unirono e non ci fu suono più dolce che avessi sentito fino a quel momento, poi si aggiunse con la meraviglia di tutti una bambina che cantò quello che assomigliava ad una preghiera e con lei altri bambini si unirono a cantare.
Poi alcuni adulti, uomini e donne che cantavano insieme e da quel sonetto che prima pareva triste si trasformò in una canzone allegra in cui tutti i presenti erano coinvolti a quella che si era trasformata una breve festa, sapendo benissimo i rischi che correvano.
Mi ricordai che ultimamente c' erano molti che non temevano più la forza e l' arroganza del monaco dalla veste nera, il suo potere era arivato al culmine e molti ora lo ignoravano.Quello che assistevo era la conferma a ciò che avevo appena pensato.
-Spero che questo ti basti come risposta, zio.-ritornai a guardare il vecchio Rodrigo con un sorriso beato.
-Potrebbe non durare o non avvenire mai.- disse lui pessimista, ma io invece non ero della stessa opinione.
-Forse.Ma se non si crede allora non potrai fare altro che affondare nella paura.-
Ero troppo sognatrice, troppo speranzosa e credulona.Voi cosa avreste fatto o pensato se aveste vissuto in quei tempi bui?
Lasciati quei cittadini tornammo sulla strada di casa, finchè Rodrigo non si fermò folgorato.
-Cosa vi prende?-
-Mi sono ricordato...di una faccenda molto importante.Devo tornare nella mia residenza all' istante.-
-Come volete.Anche se mi spiace un pò non poter sentirvi rancontare le vostre storie.- dissi dispiaciuta.
In risposta mi diede una leggera pacca sulla spalla dicendo con un sorriso appena accennato che sarebbe tornato a farci visita, dopodichè se ne andò per un altra strada.Continuai a camminare in direzione della villa della mia famiglia, la strada sembrava ancora più tranquilla di quando l' avevo percorsa un ora prima.Poi vidi una cosa che mi colpì come un filmine a ciel sereno bloccandomi all' istante.
Il portone era aperto, anzi sprangato forzamente.Avevo un brutto presentimento.
Corsi velocemente attraversando il portone, constatando che qualcuno gli aveva dato un calcio potetente per buttarla giù.
-Madre!Giorgio!Dove siete?!-gridai presa dall' ansia e dalla paura.
La casa era vuota, c' erano molti oggetti rovesciati a terra, vasi rotti, mobili fatti a pezzi, tutto a soqquadro.
Guardai il pavimento e vidi ciò che temevo di vedere: sangue.
Mi tappai la bocca cercando di reprimere un urlo e piano piano seguii quella scia che portava nel salotto.
Sbarrai gli occhi, ancora più terrorizzata nel vedere quell' orribile spettacolo, la pozza di sangue che aveva ormai imbrattato il tappeto dove sopra erano distesi i loro corpi.
La mia adorata madre...il mio adorato fratello...non potevano essere loro.Non potevano!
Le gambe tremavano, a malapena riuscivo a stare in piedi, avanzai lentamente verso i loro corpi lasciando che il mio peso cadesse sulle ginocchia al  loro fianco.
Persino le mie mani tremavano, non ero sicura di volerli girare per vedere i loro volti, speravo con tutta me stessa che fosse un sogno.Un incubo.
Sentii un rantolio provenire da lei.Era ancora viva!
-Madre!-la presi fra le mie braccia, scostandole una ciocca dal suo viso, ormai bagnato di quel fluido rosso che scorre in noi.
Il respiro era smorzato e le lacrime uscivano come un fiume in piena.Perchè ci stava accadendo tutto questo?
-Ri..ta...-biascicò Luisa a fil di voce.
-Madre sono qui!Sono qui con voi!-
-Quei barbari...hanno preso la nostra dimora...Giorgio...ha cercato di difenderci tutti...-
-Chi è stato madre?-
-Uomini vestiti di nero e rosso...portavano una croce...-la sua voce si stava assottigliando sempre più e tossì molte volte sputando altro sangue.
-Madre non mi lasciate!Vi prego!-le incitai con la voce che tremava, shoccata.
-Anf...anf...c' è..una botola e dentro ci sono dei documenti...nello studio di tuo fratello.Aprila...ci troverai anche una lettera per te.-
Tremante mi diede una chiave che teneva al collo legata in una catenina.
La presi e lei strinse forte la mia mano con sguardo triste e due piccole perle che uscivano dai suoi occhi d' ossidiana.
Mi prese una morsa al cuore al vederla in quello stato.
-Rita...tu sei la figlia che ogni madre possa desiderare...sono felice di averti vista crescere e diventare la donna che sei oggi.Io e tuo fratello siamo orgogliosi di te.Ti vorremo sempre bene.-
-Non...non dite così...andrà tutto bene.-
Le lasciai mal volentieri la mano e subito corsi verso lo studio di Giorgio cercando quella botola di cui nemmeno io ero al corrente che esistesse.
Cercai da per tutto non trovando alcun chè, finchè non sentii scricchiolare sotto ai miei piedi.
Tolsi via il tappeto scoprendo che le tegole del parquet avevano delle fessure e un buco dove infilarci la chiave.
Infilai il piccolo oggetto di metallo nell' apertura girandola con un tocco verso destra, sentendo il sordo "clack" delle molle.
L' aprii rivelando le carte messe in un ricettacolo in cuoio e una lettera giaceva su di esse.
Presi tutto ciò che c' era da prenedere, guardando per un istante la lettera.Chissà cosa c' era scritto...
Tornai in salotto e il corpo di Luisa era esattamente come quello di Giorgio.Senza vita.
-No...-era l' unica cosa che riuscii a dire.
In un attimo sentii dei passi che provenivano dal sottoscala, pesanti e accelerati.
"C' è qualcuno!"
Ero indecisa, non volevo lasciare i corpi dei miei cari senza averli almeno dato una degna sepoltura ma il dubbio che fossero ancora quelli che li avevano uccisi mi attanagliava sempre più.
Così, disprezzandomi, mi calai dalla finestra aggrappandomi a dei mattoni che sporgevano leggermente all' infuori e senza che mi facessi vedere ascoltai le voci delle persone che erano appena entrate in salotto.
-Non abbiamo trovato niente signore, la donna non ci ha detto di più.-
-Maledizione!Vi avevo detto di lasciarla in vita!-
La voce di quell' uomo era così...così simile a...
-Non avete trovato nessuno qui?Nessun altro?-
-No messer Di Spada.Nessuno.-
Non riuscivo più a muovermi, tutto il mio corpo era immobile.Come aveva potuto?Perchè lui?Perchè ci aveva fatto questo?
-Prendete i corpi e date loro fuoco.-
-Ma...signore...-
-Fate come vi ho detto!-gridò al suo sottoposto dopodichè presero i corpi.
Dopo qualche minuto sentivo che se ne stavano andando mi affrettai ad arrivare in cima al tetto e vidi dei soldati che portavano via i corpi di mia madre e mio fratello su delle barelle.Dietro di loro Rodrigo parlava con il comandante, finchè non presero due strade diverse.
Altre lacrime scesero amare sulla mia pelle, la mano chiusa a pugno quasi a sentire l' unghia penetrare nella carne bagnata dal mio stesso sangue.
Aspettai che non ci fosse alcun soldato e quando la via fu libera presi a correre per le strade in cerca dell' unica persona che ritenevo fosse la più importante in quel momento.Dovevo trovare Marco.Assolutamente!
Sapevo che era da quelle parti e l' avrei cercato per tutta Firenze.
Rallentai di botto quando all' improvviso vidi le facce di due sentinelle che facevano il giro di guardia, mi calai il cappuccio sul viso cercando di stare calma.Gli passai in mezzo senza dettare sospetti ma uno dei due mi prese di sprovvista il braccio.
-Ehi tu, fermati un secondo!-
-L- Lasciatemi!-urlai cercando di liberarmi.
-Hai un aria familiare...levati quel cappuccio!-
-N-no!-
All' improvviso l' altro compare grugnò dal dolore strofinandosi la nuca e lo stesso fece il primo.
Guardai alle loro spalle, un ragazzo col fazzoletto al collo teneva in mano un sasso.Lo riconobbi subito, era uno dei compagni di Marco.
-Bei soldatini frufrù!Bello dare scompiglio alle fanciulle, vero?-disse il moretto prendendoli per i fondelli.
-Bastardo!Prendiamolo!-
Mi lasciò il braccio e subito cercai di scappare.Sfortunatamente ero di nuovo alle calcagna dei soldati.
Cercai di correre con tutto il fiato che avevo per tutti i vicoli della città.
Poi qualcuno mi prese da dietro tappandomi la bocca e attirando il mio corpo nell' ombra di una vietta ben nascosta da occhi indiscreti.
-Sshh!Va tutto bene.-mi soffiò all' orecchio il mio aggressore che si rivelò essere la persona che stavo disperatamente cercando.
I rumori delle armature dei soldati si fecero un attimo forti fino ad affievolarsi man mano che si allontanavano.
Mi rilassai quando quel breve incubo era finito e subito mi slancia verso il petto del castano aspettando che mi accogliesse con le sue forti braccia.
-Rita, cosa succede?Perchè ti stavano inse..-
-Oh Marco!è successo...mia madre e mio fratello...-singhiozzai senza più alcun controllo con le lacrime che gli bagnavano la giubbetta marroncina.
-Aspetta, prendi un bel respiro e riordina i pensieri.Cosa è successo a madonna Luisa e a Giorgio?-
Non volevo fargli vedere il mio volto stravolto, non volevo farmi risultare così penosa ai suoi occhi.
Gli raccontai tutto ciò che avevo visto e fatto.La sua voce non uscì dalla sua bocca, ma il suo braccio diceva molte più cose di quel che potevano fare le parole ed io non potei fare altro che lasciare che mi immergessi ancora di più nel suo petto assaporando il fine odore dell' erba fresca.
Mi scostò dal suo abbraccio e prendendomi il viso guardando perfettamente i suoi occhi dorati nei miei castani scuri da sembrare neri mi parlò con voce profonda e molto decisa.
-Vieni con me, ti porto in un posto sicuro.-
-Dove?...ormai mi staranno cercando per tutta Firenze.-
-Non ti potranno cercare nel rifugio della Gilda dei Ladri.-


Percorremmo tutta la città per arrivare al rifugio e per farlo dovevamo passare per le fogne, ormai con Marco ero abituata ad andare dappertutto.
Arrivammo in una conduttura e lì il ladro scoprì il tombino aiutandomi a salire in superfice notando la struttura dell ' edificio che usavano la Gilda dei Ladri.
Era una palazzina tutta unita in cerchio e l' unico modo per entrarvi era o passare per i tetti o dove eravamo passati poco prima.
Vedevo alcune facce sia nuove che vecchie guardarmi straniti della mia presenza.
-Vieni, ti voglio presentare a una persona.-
Lo seguii da dietro fino ad arrivare davanti ad una porta di ottone dove il ragazzo ci bussò due volte.
Si sentì un udibile "Avanti" da dietro il legno e Marco l' aprì rivelando un uomo abbastanza alto vestito d' oro e giallo con il cappuccio a coprirgli il volto che si stava leggendo alcune carte sulla sua scrivania.
-Marco, figliolo, cosa ti porta nel mio uffi...-si bloccò un attimo dall' entusiasmo a vedermi-...e cosa vi porta voi, madonna Rita?-
-Come fate a sapere il mio nome?-chiesi accigliandomi.
-Io sono il ladro che sa tutto di tutti.-esclamò lui fiero.
-Rita, lui è Gilberto detto la Volpe.- spiegò il mio amico alla domanda.
-Quindi voi...-
-Sì, madonna, ho appena appreso adesso da alcune fonti della disgrazia che si è appena abbattuta sulla vostra famiglia.Vi faccio le mie condoglianze.-disse facendo un inchino conl capo in segno di sconforto.
Ci fu un attimo di silenzio quando decisa presi da sotto il mio mantello i documenti di mio fratello.Non sapevo se fidarmi nel volerglieli consegnare oppure no.
-Voi cosa ne sapete di Rodrigo Di Spada?-
-Oh, molte cose.Una fra tutte che lui è un Templare.-
-Un Templare?Ma non erano estinti?-
-Purtroppo togliendo delle erbacce ne ricrescono altre...vi prego, accomodatevi.Credo che dobbiate conoscere una storia che vi interesserà.-
-Mi spiace ma non posso restare ad ascoltare storie inutili.Devo trovare Rodrigo e..-
-E cosa?Ucciderlo senza sapere neppure come fare?-mi precedette lasciandomi un attimo spiazzata.
Il suo ragionamento non faceva una piega ma al solo ricordo di alcune ore prima mi faceva ancora ribollire di più il sangue.
-E voi ne conoscete i mezzi?-
-Prima ascolterete ciò che vi voglio dire?-
Purtroppo non avevo altra scelta che ascoltare ciò che aveva da raccontarmi pazientemente.
La storia di cui mi parlò sembrava inverosimile: riguardava una setta che esisteva da molti secoli, la Setta degli Assassini.Disse della guerra che da millenni avvolge sia loro che i Templari e di quante battaglie stavano avvenendo nel nostro presente.Di quanto era corrotta la Chiesa e la politica stessa accennando del nuovo papa Rodrigo Borgia eletto col nome di Alessandro VI e, ovviamente, Gran Maestro Templare.
Ormai erano pochi, sia Templari che Assassini.E cen' era uno fra quei pochi Assassini che spiccava tra gli altri il cui nome, però, non mi fu rivelato.
-Un attimo!Perchè mi state raccontando tutte queste cose?-chiesi confusa più di prima.
-Volevate sapere chi era Di Spada e io vi ho detto tutto.-
Sembrava sincero eppure nascondeva tra le sue parole un secondo fine, di questo ne ero più che certa.  
-Credo anche che quelle carte contengano parte di ciò che vi ho appena menzionato.-disse addocchiando ciò che avevo in mano curioso.
-Come fate a dirlo?-chiesi con un tono di disappunto nella voce.
-Il mio olfatto non sbaglia mai.-disse scherzosamente toccandosi il dorso del naso.-Mi permettete di dare un occhiata?-
A quella richiesta guardai Marco e nel suo sguardo mi diceva di potermi fidare di quel signore un pò matto.
Sospirai e diedi le carte a Volpe slegandole dallo spago da cui erano legate.
Prese a leggerne due fogli tormentandosi il mento concentrato.
-Proprio come temevo, vostro fratello Giorgio deve aver preso le carte di nascosto da Rodrigo a sua insaputa.-
-Di cosa parlano?-
-Relazioni, piani e una lista di nomi di quelli che ne hanno preso parte.La maggiorparte sono già stati eliminati dall' Assassino, resta solo il caro papa e il nostro Di Spada.-
-Bene, allora lo vado subito a prendere.-
Stavo per avviarmi quando Gilberto  bloccò la porta piantandoci la mano.
-So di essere invadente, madonna Rita, ma non credo che riusciate ad avvicinarvi a lui senza alcuna esperienza.-
Sbuffai impaziente, quell' uomo sapeva essere peggio di una sanguisuga.
-Cosa mi consigliate allora, messer la Volpe?-
Lui fece un piccolo sorrisino sotto al cappuccio e come comparì se ne andò in un soffio ritornando serio.
-Domani andremo alla Rosa in Fiore, lì imparerete parte del nostro mestiere.-
Il giorno seguente appresi che avrei voltato pagina cominciando una nuova vita.Sarei diventata una ladra.

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Capitolo 3
*** 3-Libertà di scegliere ***


Il sole era appena sorto e ancora non riuscivo a credere che la stanza in cui ero non era la mia camera da letto.
Di solito ero abituata che mi venisse a svegliare la serva Michela, o mio fratello, o mia madre.Quel giorno, invece, mi svegliò Marco e questo mi ricordò che non ero più nella villa Angiolini ma nel covo della Gilda dei Ladri.
Strofinai gli occhi notando che mi bruciavano appena.Quelle stupide lacrime dovevano smettere di farmi male in quel modo una volta per tutte.
-Buongiorno.-mi disse il ragazzo sorridendomi lievemente.
-Buongiorno...-risposi con la bocca ancora impastata dal sonno.
-Ti ho portato dei nuovi vestiti, la colazione la facciamo tutti insieme fuori.-
Appena lo disse uscì dalla camera e dopo che mi ripresi un attimo guardai i vestiti che mi aveva lasciato sul letto.
All' inizio non ci avevo dato molto caso ma quando li presi in mano rimasi un pò sbalordita.
C' era una giubbetta nera in cuoio, una camicia bianca, un berettino e, ciò che non mi sarei aspettata, dei calzoni da arrivarmi a metà polpaccio.
Una persona non poteva pensare che una donna di rango nobile si mettesse dei calzoni da un giorno all' altro, visto che si è abituata di più con la gonna.Ci rimurginai e pensai che se dovevo spostarmi da una parte all' altra molto velocemente dovevo rassegnarmi all' idea di provarmeli.
Dopo qualche minuto uscì dalla stanza con addosso quei vestiti e raggiunsi Marco che mi guardava sconcertato.
-Beh?Come mai quella faccia da pesce lesso?-gli chiesi assottigliando gli occhi.
-E..ecco..no è che...è la prima volta che ti vedo portare dei calzoni e sei vestita da uomo, tutto lì.-balbettava cercando di portare gli occhi su qualcos' altro che non fossero le mie gambe.
-Scommetto che è stata tutta un idea di Volpe, vero?-
-Per non farti riconoscere.-
-Lo immaginavo...-
Facemmo colazione su un tavolo molto lungo con gli altri ladri, alcuni mi guardavano storto e sentivo altri che bisbigliavano senza farsi sentire alle mie spalle.Quella situazione mi stava soffocando, così finii in fretta il cibo e mi alzai subito chiedendo al castano dove si trovasse la Volpe.
-Ci sta aspettando alla Rosa in Fiore.-
Finito anche lui di mangiare ci arrampicammo su un tetto e lì il ladro mi volle dare una lezioncina su come muoversi fra i tetti.
-Allora, ormai sai come arrampicarti.Ma sai anche come muoverti da una casa all' altra?-
Non risposi subito, anche perchè la risposta era talmente ovvia.
-Bene, suppongo che dovrò darti delle dritte.-
-è proprio necessario?-
-Se devi muoverti da un tetto all' altro per non farti beccare dalle guardie non puoi fare altrimenti.-
Sbuffai da quella leggera sfuriata che mi stava rifilando e accettai di ascoltare i suoi consigli.
-Cominciamo:regola numero uno...-come cominciava a dirmela fece uno scatto bruciante davanti ai miei occhi lasciandomi interdetta-...cerca di non farti prendere e sii veloce!-
Non persi tempo e corsi dietro di lui, cercando di aumentare la velocità al momento giusto e stando attenta ai diversi ostacoli che mi circondavano.
Uno tra questi era il bivio che c' era tra il tetto su cui ero e un altro che era davanti a me, come era riuscito Marco a saltare era un mistero.
-Regola numero due:calcola sempre le distanze in base alla lunghezza e alla velocità che devi prendere tra un tetto e l' altro.-
Feci come aveva detto calcolando alla svelta cosa avrei dovuto fare.Guardando bene la distanza era buona da riuscire a raggiungerlo, male che andava se non fossi riuscita del tutto mi sarei aggrappata alla grondaia e avrei cercato di tirarmi su.
Così presi un gran respiro e una grande dose di coraggio prendendo la rincorsa e saltai.Come avevo dedotto non ero riuscita a saltare in pieno e mi avvinghiai alla grondaia tirandomi su facendo leva alle braccia e alle gambe.Finalmente ero arrivata sull' altro tetto.
Vidi che Marco non si era nemmeno fermato un attimo.
"Diamine!"
Imprecai in silenzio e ricominciai a seguirlo ascoltando altri suoi consigli mentre scendeva dal tetto e si arrampicava sul muro per slanciarsi su una lampada ad olio che girò in un attimo, appollaiandosi infine su una trave.Ancora una volta rimasi a bocca aperta con quella prestazione che solo gli atleti del circo sapevano ben fare.
-Regola numero tre:arguzza sempre l' occhio, ogni cosa che vedi può essere un buon appiglio!-
Stando ai suoi consigli dovevo dargli ragione, ogni cosa, anche un pezzo di legno o le fessure tra i mattoni dei muri, erano dei possibili appigli.
Spostai molte volte gli occhi guardando ciò che c' era sotto.Scesi dalle tegole rosse del tetto aggrappandomi saldamente alle ante di una finestra.
Guardai alla mia destra notando che c' era un balcone con le pergole su cui ci sarei camminata comodamente, quindi feci un piccolo salto su di esso e come per istinto saltai da una trave all' altra come un gatto fino a saltare sui ciottoli della terra sottostante.
Nonostante tutto era stato entusiasmante e mi ci sarei abituata molto in fretta a quel piccolo senso di libertà.
Raggiunsi il ladro che non accennava alcuna goccia di sudore alla fronte o fatica sul volto.Al contrario di me...
-Ottimo!Ora che sai come muoverti sui tetti ti dico l' ultima regola: attenta agli arceri.C' è n' è sempre uno che osserva dall' alto e alla prima persona sospettosa che vedono scoccono una freccia all' istante.-
-Co..come ti sono sembrata?-gli chiesi cercando di riprendere fiato.
-A primo impatto sei stata in gamba.Ti allenerai con me ogni giorno, così sarai ancora più brava.-
All' improvviso ebbi un piccolo capogiro, la testa e gli occhi mi fecero un pò male e tutto l' ambiente circostante era diventato bianco e nero.Alzai la testa e guardai le persone che erano diventate tutte bianche come fantasmi.Iniziavo ad avere un pò paura.Che mi stava succedendo?
Poi dei puntini rossi si stavano avvicinando e subito dopo si schiarì tutto.Erano delle guardie.
-Rita, che hai?-
Girai la testa più volte e vidi un carretto pieno di paglia, sarebbe stato scomodo ma altrettanto ottimo come nascondiglio.
Senza dirgli niente e tappandogli la bocca ci infilammo dentro e restammo zitti finchè non se ne sarebbero andati.Passarono pochissi minuti e sembravano non finissero mai sentendo i passi di quei soldati così vicini per poi allontanarsi sempre più.
-Se ne sono andati.-tirai un piccolo sospiro distaccando la mano dalla sua bocca.
Stranamente pensai al calore delle sue labbra a contatto con la mia pelle e uno strano brivido percorse tutta la spina dorsale sentendo caldo alla faccia.
-Come facevi a sapere che stavano arrivando?-mi chiese riprendendomi all' istante.
-N...non lo so...li ho semplicemente visti.-
-Hai proprio una vista d' aquila!-si complimentò battendomi leggermente la spalla mentre uscivamo dal carretto cercando di non farci vedere.
Tra una cosa e l' altra arrivammo davanti alla Rosa in Fiore, un edificio che appariva una fortezza se non fosse stato che appena entrammo, oltre a sentire un leggero odore di incenso, vidi delle donne che sventolavano davanti al viso un ventaglio con le gambe e il seno fuori a veder il meglio della merce.Non ci voleva tanto per capire che erano prostitute e che quel posto era...
-Per imparare il vostro mestiere mi avete portata in un bordello?!Che significa?-ero fuori di me e guardavo con ira il ragazzo.
-Non è come pensi Rita, lo giuro..-balbettò intimorito dalla mia reazione.
-E cosa dovrei pensare?-
-è così che abbiamo imparato tutti noi.Abbiamo tutti imparato da Paola.-
 Ci accolse subito nel salone la Volpe che ci stava aspettando con le braccia conserte e uno sguardo spazientito.
-Dove vi eravate cacciate voi due?-
Il suo sguardo era così tanto severo che quasi metteva i brividi solo a guardarlo.
-Scusaci Volpe, abbiamo avuto un contrattempo per strada.-ci giustificò il castano.
-Mi perdoni ma...-intervenni ma fui bloccata subito portando la mano davanti a me.
-Diamoci del tu per favore.-
-D' accordo, d' accordo.Cosa dovrei imparare io qui?-
-A mischiarvi fra la gente e cercare di soppravvivere sulla strada.-
Si unì al circolo una donna ben vestita e anche molto bella coi capelli corvini e gli occhi scurissi, più della notte.Doveva avere più di quarant' anni eppure risultava averne molto di meno.Sembrava che nel suo sguardo avesse un velo di tristezza, forse era così che riusciva ad avere i clienti migliori ma questo pensiero lo misi un attimo da parte cercando di non risultare maleducata o sgradevole.
-Io sono Paola, la proprietaria.è un piacere conoscervi madamigella Rita.Gilberto mi ha appena raccontato ciò che vi è accaduto...-mi porse la mano piena di anelli ed io la strinsi quasi incantata.
Le parole non sapevano uscire dalla bocca, tanto era l' imbarazzo nell'avere una persona come lei davanti.
-Il piacere è mio...vi ringrazio per la vostra ospitalità.-
-Non ringraziatemi.Accolgo sempre le persone che hanno bisogno di aiuto.Sapete, mi ricordate un ragazzo che vidi anni fa...aveva esattamente la vostra stessa aria disorientata e imbarazzata.-
Le guance divennero del tutto rosse come i pomodori maturi e in quel preciso istante vidi la donna e la Volpe scambiarsi uno sguardo di intesa e un leggero sorriso addolcito.Quella situazione era davvero insostenibile.
-Tornando alle cose serie-proseguì Paola-io vi consiglierei di andare via da Firenze.Dopo ciò che è successo le guardie vi cercheranno, viva o morta.Ma se Volpe vi ha condotto qui per diventare ladra allora non posso che insegnarvi parte di quello che lui stesso vi impartirà.-
Guardai l' uomo incappucciato sorridermi furbo, proprio come l' animale da cui aveva preso il nome.Quel vecchio ladro non si smentiva mai.
-In verità, madonna Paola, non ho intanzione di diventare una ladra.Voglio uccidere Rodrigo Di Spada.-dissi risoluta mantenendo la calma e decisa della mia scelta.Quell' uomo doveva pagare e io gli avrei fatto passare le pene dell' inferno pur di prenderlo e assassinarlo.
Però quella parola, "assassinare", non ne ero proprio capace.E se sarebbe arrivata l' ora ci sarei davvero riuscita?
Ritornai a guardarla, da come mi fissava non aveva accennato a cambiare espressione, sembrava che avesse già sentito una sentenza come quella.
-Vendetta quindi?Buffo...-sbuffò portando la mano alla bocca cercando di nascondere un sorriso amaro.
-Cosa?-
-Niente di particolare...stavo per dimenticarmi di dirvi che imparando a rubare e nascondersi fra la folla fa parte del lavoro di un assassino.-
Sospirai, ancora una volta, rassegnata dal fatto che dovevo sostenere ai loro consigli.
-Quindi non avrei altra scelta.-
-Non c' è mai una scelta.Venite.-
Paola ci guidò verso un giardino cintato da alte mura dietro la casa, chiedendo a venti delle sue ragazze di dividersi in cinque gruppi di quattro facendole girare per il giardino, incrociandosi, chiacchierando e ridendo.La donna mi spiegò cosa consisteva l' esercizio di quel giorno: dovevo imparare a essere discreta e per farlo dovevo infilarmi in uno di quei gruppi e cercare di non farmi vedere.
Pensavo di riuscirci subito, essendo il mio corpo minuto. Macchè! Sembrava quasi impossibile!Ogni volta calpestavo un piede, davo una gomitata ad una delle ragazze o spintonavo.E Paola era anche molto severa, ogni errore che facevo mi rimbeccava e delle volte avevo pensato quasi di impazzire.
Passarono alcuni giorni fino a quando riuscii a nascondermi fra la gente molto bene, persino Gilberto non mi vedeva.
Sbucai fuori dal gruppo delle ragazze e con un sorriso soddisfatto andai dietro di lui e a Marco battendogli leggermente la spalla.
-Ottimo lavoro ragazza!Adesso sei come un' ombra.-rispose fiera la donna avvicinandosi a me.
-Vi ringrazio ancora.Siete stata molto paziente e gentile con me.-
-Dovere.-
-Ora che hai imparato come muoverti per le strade ti rimane solo un altra cosa da insegnarti...-
Quel giorno era arrivato.Ora avrei veramente imparato a essere una ladra.
                                                                                            :-----------------:
-Volpe, vorrei parlarti un momento se non ti dispiace.-lo prese un attimo da parte Paola, prima che se ne andasse con i due ragazzi fuori dal locale.
-Va bene.-rispose accennando ai due di proseguire verso l' uscita.
La donna e il ladro si sedettero su una panca in  marmo, dal punto di vista di lui la proprietaria sembrava essere molto seria.
-Spiegami, che intenzioni hai con la ragazza?-
-Insegnarle ciò che so, come ho fatto con gli altri miei ragazzi.-
-E dopo?-
Ci fu un attimo di suspance quando il vecchio ladro fece un leggero sbuffo.Paola sembrava determinata e questo gli creava molto fastidio.Se avesse svelato tutte le sue carte non sarebbe stato divertente, perchè aveva fatto una scommessa a se stesso e se l' avesse rivelata sarebbe stato tutto tempo sprecato.
L' unica scelta che aveva era di fare il prezioso finchè lei non si fosse arresa, un' altra delle sue strane abitudini che lo divertiva fare spesso.
-E chi lo sa...-
Paola lo guardò con sguardo severo e guardingo, cercando di intuire le vere intenzioni dell' uomo.Ormai lo conosceva fin troppo bene quel furbastro.
-Tu  sai chi è. Non credere che sia tanto ingenua da non averlo capito!L' ho notato dal primo sguardo a chi assomiglia.Ciò che mi chiedo è se...anche lui lo sa.-
Gilberto si alzò dandole le spalle e incrociando le mani dietro la schiena.Gli era sempre piaciuto fare il misterioso e non avrebbe mai perso quel vecchio vizio neanche in momenti seri come quelli.
-In questo momento so che è impegnato con la sua missione.Dirglielo ora lo metterebbe solo in agitazione.E poi...-fece una pausa lasciando un pò confusa la donna.
-Che cosa?-
-...non sarò certo io a dirglielo.-disse sorridendo per poi uscire dal giardino ed andarsene dal bordello.
-"Lui e la sua teatralità non li capirò mai!"-pensò in definitiva Paola mentre si aggiustava irritata un ciuffo ribelle.
La Volpe aveva di nuovo avuto la meglio e quella vittoria lo fece sorridere ancora di più
.

                                                                                              :---------------:


Nei giorni seguenti Firenze riebbe la serenità di un tempo, i bordelli furono tutti riaperti, la gente poteva riprendere a ciò che era abituata a fare e indossare, o avere, tutto ciò che il Savonarola sostenesse fosse tentatore o peccaminoso.Quante baggianate aveva detto pur di mettere tutti in soggestione.
Quest' ultimo poi fece la fine che io stessa avevo predetto involontariamente il giorno prima della morte di mia madre e mio fratello: gli abitanti lo mandarono al rogo in Piazza della Signoria, senza alcun ritegno ne rimpianto nell' averlo fatto.Finalmente avevano avuto il pudore e il coraggio di tale azione.
Io stessa avevo assistito a quella scena su di un tetto, era un giorno nuvoloso e forse prometteva pioggia.Non c' era alcuna guardia o arcere. Nessuno.
Solo il popolo che insorgeva dopo tanto tempo di oppressione, tirannia e paura.Quel monaco domenicano aveva avuto ciò che si meritava e questo mi sollevò abbastanza.Se Giorgio fosse stato lì a vedere anche lui ne sarebbe stato felice, pensai in quell' istante.
Poi vidi un uomo col cappuccio e le vesti nere saltare in un lampo sul palco dove era stato allestito il falò e, seppure ero lontana qualche metro da quel punto, lo vidi tagliare con un solo gesto fulmineo della mano la gola di Guglielmo che in un attimo fece cadere la testa di lato, accoccolato tra le braccia della morte.In quel momento mi chiesi il perchè della sua azione. Stava già bruciando vivo, perchè tagliargli di punto in bianco la trachea?
Che volesse essere misericordioso nonostante ciò?
Tutti i cittadini, me compresa, rimasero scioccati e allibiti non capendo cosa avesse voluto dimostrare quello sconosciuto che in un attimo prese in mano la situazione riportando l' ordine necessario per fermare il brusio che si era creato lì intorno.
-Fiorentini!Prestatemi orecchio!-cominciò alzando le mani al cielo e traendo la loro attenzione, tutti tacquero e ascoltarono quel che aveva da dire quasi come ipnotizzati.
-Ventidue anni fa mi trovavo dove sono ora, a veder morire le persone che amavo, traditi da coloro che chiamavamo amici...-
"Quello che sta raccontando rispecchia esattamente ciò che ho passato io...quale strana coincidenza..."  
-...La sete di vendetta mi offuscò la mente e mi avrebbe consumato, se non fosse stato per la saggezza di alcuni sconosciuti che mi insegnarono a controllare i miei istinti. Non mi diedero risposte ma mi guidarono a trovarle dentro me ...-
Come ebbe detto quella frase guardò da una parte, lungo una via, delle persone che lo guardavano con fierezza a loro volta, lontani dalla folla.
Tra loro riconobbi Paola e Gilberto, ma l' uomo più giovane e quello più vecchio che era segnato da una cicatrice sull' occhio non li avevo mai visti prima di quel giorno.Perchè anche loro erano in piazza?Lo conoscevano?Da come si guardavano sembrava fosse così.
L' uomo continuò a parlare fissando negli occhi i cittadini, mentre loro lo guardavano come se fosse stato uno politico, anzi, di più, un secondo Messia.
-...Non vi serve nessuno che vi dica cosa fare, ne Savonarola, ne i Medici.Siamo liberi di seguire la nostra strada.Alcuni vorranno rubarvi questa libertà e molti di voi ci rinuncerebbero volentieri, ma è la facoltà di scegliere ciò che riteniamo giusto a renderci uomini.Non esistono libri, ne maestri che possono darvi risposte o mostrarvi la strada.Sceglietela voi.Non seguite me, ne nessun altro.-
Quando finì il discorso balzò giù dal palco e la gente, che lo guardava ancora frastornata, lo lasciò passare creandogli lo spazio necessario come un piccolo corridoio.Dal canto mio invece ero rimasta folgorata da tali parole.
-"La libertà di scegliere..."- pensai costantemente mentre lo vedevo raggiungere il quartetto e sparire nel vicolo.
Non sapevo come, ma avevo l' impressione che quella persona era riuscita a illuminarmi.Ricordai gli insegnamenti di Paola e quelli di la Volpe che cercava ancora di mettermi in testa.Forse anche lui aveva avuto loro come maestri.Ma chi era in realtà?
-Sbalorditivo, vero?-
La voce di Marco mi fece voltare all' istante, ormai cominciavo ad abituarmi alle sue comparse improvvise e a percepire presenze che a malapena si percepiscono.
-Sai chi è?-
-Tu chi pensi che sia?-mi rispose con un altra domanda facendolo apposta.
-Illuminami.-
-Andiamo, te ne avevo parlato molte volte alla villa.-
Mi concentrai un attimo finchè una strana scarica si fece sentire da sotto la mia pelle.Non riuscivo a crederci!
-L' Assassino?!-chiesi incredula e il moro mi sorrise compiaciuto.
-Già!Proprio lui!Anche io ero rimasto senza parole quando la Volpe ci aveva raccontato che era qui in città a far tacere quel folle.-
-Si conoscono?-
A questa domanda restò serio e muto, poi si accovacciò accanto a me guardando ancora verso il rogo con il corpo del monaco che bruciava tra le fiamme.Nell' aria si sentiva già l' odore insopportabile della carne bruciata.
-Da molto tempo.Avevo sentito che prima di ritonare in città era a Forlì e ancor prima a Venezia.-
-Ha fatto molti viaggi...-dissi pensosa.
-Anche noi ne faremo tanti, per migliorare le nostre abilità e arrivare a livelli più alti.Uno di questi sarà tra due settimane.-
All' inizio non ne avevo dato tanto conto, quando ritornai alla relatà ero rimasta quasi a bocca aperta.Come tra due settimane?E dove?
-Non tel' avevo ancora detto?Si parte per la Serenissima.-
Mi si ribollì il sangue da come con tanta naturalezza avesse espresso quelle parole, tant' è che lo volevo strozzare e infatti lo bloccai da dietro con le braccia soffocandolo appena, ma non tanto da ucciderlo davvero.
-E quando ti decidevi a dirmelo, maledetta carognetta da quattro soldi?!-
-Te l' avrei detto a tempo debito!-si giustificò con voce morzata.
-Sìiii...ceeerto...il giorno in cui partivamo!-
Poi un idea mi balzò in testa: avevo saputo che Rodrigo era partito il giorno della morte dei miei famigliari, ma la destinazione non mi fu chiara.Una delle città che preferiva di più visitare era proprio Venezia, quindi perchè non rischiare?Non avevo proprio nulla da perdere.
Lasciai il ragazzo e subito scattai per arrampicarmi giù dalla casa.
-Ehi!Dove vai così di corsa?-mi chiese il ladro massaggiandosi il collo.
-A fare i bagagli.-
-Ma abbiamo tutto il tempo per farlo..-
-Ti sbagli.-mi voltai dandogli di spalle posizionandomi sulla punta del tetto-Di tempo ne abbiamo ben poco.-
Detto ciò saltai giù, sentendo l' aria che premeva contro la pancia e le orecchie fischiare a lungo, finchè non atterrai su un cumolo di paglia lasciata nella strada.Il grido di un aquila mi accompagnò per tutto il tragitto.Qualcuno lassù avrebbe fatto caccia grossa.

Passarono esattamente due settimane e il giorno della partenza era arrivato.Non stavo più nella pelle, l' emozione era così grande che a malapena riuscivo a trattenerla.
Eravamo in dieci a partire oltre me e Marco, tutti quanti eccitati con la sacca alle spalle.Ad aspettare che la piccola imbarcazione su cui ci saremmo imbarcati fosse pronta.
Mi ero messa la roba necessaria per il viaggio: qualche abito che bastava per il tempo necessario in cui saremmo rimasti lì e la lettera.
La stessa che avevo trovato in casa quel giorno.Non l' avevo ancora aperta d' allora.
Quando sentimmo la campanella e il capitano che urlava she saremmo salpati salimmo di fretta sulla nave.
Spostai gli occhi un ultima volta verso la città, in parte mi sarebbe mancata ma dall' altra sapevo che quel luogo e i Fiorentini, quel mondo che ero abituata a vivere ogni giorno, non mi appartenevano più.
-Arrivederci Firenze.E se non è un arrivederci, allora addio.-mormorai a testa bassa scendendo poi verso la cabina dei passeggeri.
Ci eravamo sistemati un pò a terra e un pò sulle amache per chi voleva dormire ancora.
Io mi sistemai sotto una lanterna ad olio, ad osservare quella maledetta lettera dove era scritto il mio nome, chiusa con il sigillo della mia famiglia.
-Non l' hai ancora aperta?- domandò il mio migliore amico sistemandosi vicino a me guardando quel pezzo di carta curioso.
-No.Me la porto sempre appresso, ma non ho ancora avuto il tempo di farlo.-dissi tristemente.
-E cosa aspetti?-
-Non lo so...forse il momento adatto.-
-Ma non eri tu stessa ad aver detto che non c' era più tempo di aspettare?-
Sbuffai sorridendogli in modo acido.
-La devi smettere di contraddirmi!-
-Lo so ma mi diverto troppo.-
Indispettita gli tirai un pugno sul braccio ridendo e scherzando tra noi.Da molto non ci comportavamo più in quel modo.Mi era mancato.
-Restando seri, penso che tua madre e tuo fratello avrebbero voluto che lo facessi.-
Mi irrigidì d' un tratto curvando le spalle e guardando a terra.
In fondo aveva ragione, l' avrei dovuto fare prima o poi.Mi promisi che uno di quei giorni avrei preso le mie responsabilità e l ' avrei letta.
Per il momento mi sarei goduta il viaggio in mare, addormentata sulle ginocchia del mio compagno di avventure.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti!Siamo già al terzo capitolo vedo, sinceramente non ci credo! XD sono contenta che sono già arrivata fin qui!

Come vi è sembrato il capitolo? Penso che abbia sbagliato qualcosina sul tempo e alcuni riferimenti alla città, ma spetta a voi a giudicare.Spero di non avervi fatto annoiare e che continuate a seguire questa storia. ^-^

Con questo vi lascio, arrivederci e al prossimo cap!

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