cinque anni dopo

di lipstick2
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


cinque anni dopo
1

Sono passati cinque anni da quando il signore oscuro, colui che non poteva essere nominato, Voldemort, è stato sconfitto ed ucciso e molte cose sono successe.
La battaglia finale aveva lasciato molte ferite che non sarebbe stato facile sanare e che i giovani guerrieri che l'avevano combattuta ancora si portavano dietro. Nascoste nelle loro memorie, affossate nell'oblio ma sempre pronte a tornare in superfice e a tormentarli.
Ron Weasley ha continuato la sua carriera nel quidditch diventando prima il giocatore di punta di una squadra semisconosciuta e poi il capitano della nazionale inglese. Non si è mai sposato ma i giornali scandalistici del mondo magico gli attribuiscono svariate relazioni con streghe e babbane.
Hermione Granger ha sposato Viktor Krum ed è diventata medimago. La sua speranza più grande, come disse una volta durante una conferenza, era di trovare una cura per la licantropia.
Ginny Weasley è ancora ricoverata al San Mungo dopo che alla fine della guerra contro Voldemort fu trovata priva di conoscenza. I medimaghi non sanno cosa possa avere causato questo stato di coma ma non disperano di poterla risvegliare un giorno. Una figura insolita si trova spesso al suo capezzale. Draco Malfoy.
Harry Potter. Lo potremmo definire scomparso.
Dopo l'ultima battaglia ha salutato tutti ed è partito portando con se solo la sua scopa e la bacchetta.
Nessuno lo ha più visto, almeno fino ad oggi.

- Signor Malfoy – venne chiamato da una voce – mi scusi, ma dovrebbe uscire, il medimago deve visitare la paziente -
- Esco subito - sorrise voltandosi verso la donna, poi si chinò a porre un leggero bacio sulle labbra di Ginny - ci vediamo domani mia cara -
Uscì poi dalla stanza finendo di indossare il soprabito che un elfo domestico gli aveva porto. Un ghigno gli deformò per un breve istante il volto altrimenti rilassato e dolce.
- Potter, dove sei finito? - sussurrò incamminandosi verso l'uscita mentre l'elfo domestico lo seguiva servilmente. Nonostante i tentativi di Hermione che aveva portato molti maghi a pensarla come lei sugli elfi domestici, non era stato fatto ancora nulla per eliminare quella specie di schiavitù.
- Signore, dove vuole andare? - venne accolto all'uscita del San Mungo da un autista in livrea verdastra che con un'inchino esageratamente reverente gli aprì la portiera dell'auto.
- A casa Goyle, portami a casa - mormorò poi entrando nell'auto mentre l'elfo domestico si smaterializzava. Draco non gli avrebbe mai permesso di viaggiare in auto insieme a lui.
Sebbene continuasse a ritenere i babbani degli esseri indegni di essere considerati aveva scoperto che usando saggiamente il suo potere e l'oro che suo padre gli aveva lasciato poteva ottenere molto da quel mondo e si era trasferito a vivere in una lussuosa villa appena fuori da Londra iniziando a vivere una vita quasi babbana.
Aveva fatto investimenti in molte attività e, usando la magia aveva fatto in modo poi che diventassero incredibilmente redditizi arrivando ad essere, in pochi anni, uno degli uomini più ricchi di tutta l'Inghilterra.
Aveva assunto personale babbano come maggiordomi e cameriere, ma per la sua sicurezza personale aveva preferito affidarsi a guardie del corpo del mondo magico, e per questo Goyle, uno dei suoi amici dei tempi della scuola, lavorava per lui come autista personale sebbene non fosse molto pratico di come si guidasse un'auto babbana.
Fortunatamente c'era la magia a sopperire a questa carenza e a Goyle bastava solo dire all'auto dove doveva andare e questa avrebbe fatto tutto da sola.
Ma a questa carenza, Goyle, ne aggiungeva un'altra che aveva dato non pochi grattacapi a Draco.
Era eccessivamente violento e più di una volta il giovane Malfoy era stato costretto ad allentare i cordoni della borsa per rifondere qualcuno che era stato malmenato dal suo autista, se non ad usare incantesimi di azzeramento della memoria per nascondere fatti ancora più gravi.
- Hai fatto il bravo mentre aspettavi? - gli domandò aprendo una bottiglia di acqua minerale presa dal piccolo frigo bar nascosto tra gli inserti in pelle e legno pregiato dell'auto - C'è niente di cui mi devo occupare? -
- Ho fatto il bravo - rispose voltandosi verso il suo padrone con un sorriso a tutti denti. Era come un cucciolone che quando veniva sgridato dal padrone si accucciava per ricevere la punizione e, quando invece faceva qualcosa che faceva felice il suo padrone, scodinzolava tutto felice in attesa del premio.
- Bene - lo gratificò quasi di sfuggita mentre era impegnato a leggere le ultime notizie su di un giornale economico. Le immagini ferme lo disgustavano ma nel mondo magico non c'erano giornali di economia babbana e quindi era costretto a leggere quegli insulsi giornali babbani. Un articolo su di un giovane avvocato che stava portando avanti una causa contro di lui lo irritò.
Era stato accusato di aver fatto fallire un società per poi comprarla ad un prezzo stracciato. Nessuno aveva ancora scoperto come aveva fatto a provocare quel fallimento, ma quel dannato giovane avvocato non ne voleva sapere di mollare l'osso.
Era convinto che ci fosse lo zampino di Malfoy dietro agli ammanchi di cassa e, anche in quell'articolo, continuava a dire che prima o poi avrebbe scoperto come aveva fatto.
- Goyle, penso di avere un bel regalo per te - ghignò mostrando la foto sul giornale che ritraeva il giovane avvocato insieme alla sua giovane e bella moglie.

- Weasley, andiamo a bere qualcosa dopo? - venne invitato da uno dei suoi compagni di squadra mentre stava finendo di farsi la doccia. La continua attività fisica aveva scolpito e modellato il suo corpo e Ron ne andava particolarmente fiero. Aveva da poco chiuso un'altra storia e ne stava per aprire un'altra con una nota modella babbana tanto per fare la felicità dei cronisti del mondo magico oltreche, di quelli del mondo babbano che si chiedevano chi era quel giovane uomo che veniva visto spesso in compagnia di belle e celebrate donne.
Non era ricco, tanto per cominciare. Almeno nel mondo normale. In quello magico Ronald Weasley poteva essere considerato abbastanza facoltoso. Non si sapeva che lavoro facesse. Ogni volta che a qualcuna delle donne che aveva avuto si chiedeva qualcosa su di lui, immancabilmente non ricordavano quasi nulla se non che erano state eccezionalmente bene a letto con lui.
- Ho un'impegno - rispose chiudendo l'acqua e rimanendo fermo ad osservare gli ultimi rivoli che scorrevano sulla sua pelle eburnea tirata dai muscoli. A differenza dei suoi compagni di squadra che conservavano gelosamente le cicatrici causate dalle ferite che riportavano durante le partite più dure, Ron non permetteva neanche alla più piccola imperfezione di fare sfoggio di se sul suo corpo e al termine di ogni allenamento e di ogni partita trascorreva alcuni minuti a guardarsi per verificare che tutto fosse in ordine.
Secondo alcuni quella sua mania era una vera e propria patologia maniacale e più di una volta gli aveva suggerito di andare da qualche bravo medimago esperto in psichiatria, ma per la maggior parte delle persone che lo conoscevano, fin quando continuava a giocare e a far vincere la sua squadra e la nazionale, qualunque cosa andava bene.
- Mi devi spiegare come fai a far cadere ai tuoi piedi tutte quelle ragazze babbane - gli domandò un'altro compagno di squadra soffermandosi a guardarlo - sei un bell'uomo, su questo non ci sono dubbi, ma nel mondo babbano non sei nessuno -
- Non penserai che riveli i miei segreti proprio a te - sorrise avvolgendosi un asciugamano intorno alla vita - potresti usarli per avere il mio culo -
- Touche! - ghignò spogliandosi ed entrando a sua volta nella doccia. Non era certo un mistero che fosse omosessuale ed innamorato di Ron ed ormai aveva fatto il callo a simili battute, tuttavia, quelle parole dette proprio dall'oggetto del suo desiderio gli avevano fatto male, soprattutto se ripensava ai primi giorni del giovane Weasley con la maglia di quella squadra, quando, novellino appena assunto e senza grosse speranze di entrare in prima squadra, si era appoggiato a lui, campione, e lo aveva usato per poter giocare barattando il suo corpo con un aiuto.

Hermione Granger dopo il matrimonio era andata a vivere in una villetta nel mondo magico. Nulla di vistoso o di sfarzoso. Due piani più un seminterrato che divideva con Viktor, lui vi metteva le coppe e i premi che riceveva per i suoi meriti sportivi mentre lei l'usava per gli esperimenti che conduceva sulla terapia per la licantropia. Davvero curioso vedere coppe e medaglie accanto a bottiglie piene di pozioni e storte fumanti mentre, in un cantuccio, un pentolone era sempre in ebollizione sprigionando un fumo denso e maleodorante che veniva aspirato via da una cappa magica che buttava poi fuori un profumo leggero e gradevole.
La loro vita ancora non era stata allietata dalla nascita di nessun erede nonostante i ripetuti tentativi della coppia che, spesso e volentieri, ogni volta che potevano, si davano da fare per mettere al mondo una piccola copia di se stessi.
Viktor dava la colpa a se stesso dicendo che probabilmente non ci metteva impegno, quasi credesse che per mettere incinta una donna ci si dovesse impegnare particolarmente. Non era mai stato molto brillante, neanche da studente, e le lacune che mostrava spesso facevano sorridere Hermione che, più di una volta, lo aveva preso in giro proprio per la sua ignoranza abissale su varie cose.
Si erano anche sottoposti a delle visite per cercare di capire se ci fossero dei problemi, ma tutti i medimaghi che avevano sentito si erano limitati solo a dire che era tutto a posto. Gli spermatozoi di Viktor erano attivi e sani e gli ovuli di Hermione erano normali, cosi come tutte le vie erano aperte.
Insomma, nulla fuori dalla norma, ma bambini neanche a parlarne.
- Dottoressa Granger, siamo pronti per l'esperimento - la chiamò una giovane medimago che l'assisteva nelle sue ricerche per la cura sulla licantropia - il soggetto è già sul tavolo -
- Arrivo - mormorò prendendo una bottiglietta con un liquido quasi incolore dentro. Aveva trascorso tre giorni nel seminterrato per far bollire quella pozione senza dormire per non far mai scendere la temperatura di un solo grado per tutto il tempo e non l'avrebbe messa in mano a nessuno.
Aveva trovato la ricetta in un vecchio libro di magia conservato nella biblioteca di Hogwarts, scritta in una lingua arcaica la cui traduzione l'aveva tenuta impegnata per dei mesi, poi aveva impiegato altri due mesi per mettere insieme gli ingredienti, ma alla fine la pozione era pronta.
Aveva anche trovato un volontario, un giovane mago che era stato morso da un licantropo mesi prima, che l'aveva quasi supplicata in ginocchio di provare quella cura.
- Sono pronto - sorrise il giovane mago stando sdraiato, completamente nudo, sul lettino nella stanza del San Mungo dedicata a quelle ricerche. Le sbarre alle finestre, la pesante porta in legno impregnato da decine di incantesimi antisfondamento, quattro auror agli angoli pronti a schiantare con le loro bacchette. La ricerca sulla cura per la licantropia era stata costellata da insuccessi che avevano convinto il ministero a mettere sempre degli auror di guardia. Nessuno aveva voglia di ritrovarsi di nuovo con un mostro peloso alto cinque metri che aveva fatto strage di medimaghi e pazienti. Quando si gioca con pozioni sconosciute il rischio è sempre in agguato.
- Bene - annui Hermione controllando che le cinture che tenevano legata la cavia al lettino fossero ben allacciate e che gli incantesimi di protezione fossero attivi, poi stappò la bottiglietta e fece bere al giovane mago la pozione allontanandosi subito dopo ed estraendo la sua bacchetta, rimanendo poi ferma ad osservare gli eventi.
Il giovane mago rimase fermo per alcuni istanti, poi iniziò ad urlare e a contorcersi mentre dalla bocca e da tutti gli altri orifizi naturali iniziava ad uscire un fumo acre che ben presto creò una pesante cappa nella stanza.
Gli auror si abbassarono sulle ginocchia per non venir accecati da quella cortina tenendo sempre sotto la mira delle bacchette il soggetto dell'esperimento che, dopo un urlo più forte degli altri si bloccò, la schiena arcuata e gli occhi fuori dalle orbite. Un attimo dopo un intenso odore di feci si sparse nella stanza, la cavia si stava scaricando.
- E' morto - affermò la giovane assistente avvicinandosi al lettino.
- Un'altro fallimento - sussurrò Hermione - avvertite il ministero e chiedete un'altra cavia - poi lasciò la stanza.
Quello era il quarto esperimento fallito da quando aveva iniziato le sue ricerche. La prima volta il soggetto si era trasformato in un licantropo anche se era pieno giorno e non c'era la luna piena, ed era stato schiantato dagli auror e poi rinchiuso ad Azkaban mentre la seconda e terza volta il soggetto si era limitato a morire.
Hermione aveva riposto molta fiducia nell'ultima formula, ma evidentemente qualcosa non aveva funzionato e adesso non le rimaneva da far altro che rimettersi sui libri e cercare di capire dove era l'errore.
Ma prima doveva fare il suo giro di visite ai giovani pazienti del reparto pediatrico del San Mungo.


Ciao, spero vi sia piaciuto questo mio primo chap. Se è cosi che ne dite di lasciarmi una recensione?

Lipstick

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Capitolo 2
*** 2 ***


cinque anni dopo - cap 2
2

Al suo arrivo nella villa venne subito accolto dal maggiordomo che si prese cura del suo soprabito mentre una cameriera corse ad avvertirlo che c'era qualcuno che lo stava aspettando.
- Chi è? - le domandò con un cipiglio che lasciava adito a pochi dubbi. Chiunque fosse quella persona stava per fare i conti con la rabbia del giovane Malfoy. Non permetteva a nessuno di venirlo a disturbare a casa sua, figuriamoci se poi ci si presentava senza appuntamento.
- Ha detto di chiamarsi Severus Piton - gli rispose la donna - gli abbiamo detto che lei non vuole essere disturbato a cas... -
- Va bene cosi - la zittì con un gesto della mano, i gioielli che portava alle dita rifletterono la luce abbagliandola per un attimo - fai portare qualcosa da bere nello studio verde, qualcosa di molto forte, e conduci poi Severus li -
- Cosa vorrà? - si domandò camminando rapido verso lo studio verde, una stanza le cui pareti, i tappeti ed i mobili sembravano essere ricoperti da squame verdastre che baluginavano riflettendo la luce di alcuni candelieri. Era l'unica stanza di tutta la villa dove non c'era corrente elettrica - L'ho ricompensato a sufficienza per quello che ha fatto, cos'altro vorrà -
- Frenzy sa cosa vuole l'uomo dai capelli neri - interruppe improvvisamente il filo dei suoi pensieri l'elfo domestico comparendo accanto a Draco - Frenzy ha sentito l'uomo dai capelli neri parlare da solo mentre aspettava -
- Cosa hai detto piccolo sgorbio? - urlò afferrandolo per il collo e sbatacchiandolo con violenza per alcuni secondi prima di lasciarlo cadere a terra. Non c'era nessun motivo per quell'esplosione di ira, ma Draco si era dovuto trattenere anche troppo a lungo quel giorno e quell'elfo domestico era l'ideale per sfogare un po' di rabbia.
- Frenzy ha sentito l'uomo dai capelli unti che parlava di un certo Harry Potter - tossicchiò cercando di parlare e di riprendere fiato allo stesso tempo - e di un certo posto dove si troverebbe adesso -
- Potter! - latrò muovendosi per afferrare di nuovo l'elfo domestico che, come sua natura, non si ritrasse. All'ultimo momento però la mano di Draco si fermò a mezz'aria.
- Che Piton sappia davvero dove si trova lo sfregiato? - si domandò. Dopo la fine della guerra contro il signore oscuro molte cose erano cambiate.
Molte persone erano morte e alcune avevano riportato ferite difficilmente guaribili.
Harry Potter era invece semplicemente scomparso. E cinque anni dopo nessuno sapeva che fine aveva fatto e se era ancora vivo o se era invece morto.
Neanche i suoi migliori amici sapevano qualcosa. Li aveva fatti pedinare per mesi nella speranza che quell'idiota di Ronald Weasley lo portasse dallo sfregiato, oppure di scoprire che la mezzosangue di nascosto se la faceva proprio con lui.
Ma tranne scoprire che pel di carota Weasley se lo faceva mettere nel culo pur di non finire la sua carriera sulla panchina di quella squadretta, non ottenne nulla.
Sembrava davvero scomparso nel nulla. Mai neanche una volta che fosse andato a trovare la sua ragazza, Ginny, in coma da cinque anni al San Mungo. Lui ci andava quasi tutti i giorni da tre anni a quella parte. Dapprima nella speranza di incontrare lo sfregiato, poi perché era rimasto colpito da quel viso immobile e imperturbabile scolpito nel sonno profondo.
Secondo i medimaghi non c'era nulla che non andava. Le ferite fisiche che aveva riportato erano guarite tutte alla perfezione, ma non ne voleva sapere di svegliarsi.
Povera piccolina, sola in quel letto candido, in quella stanza spoglia, senza nessun'altro che il suo più grande nemico a farle compagnia. Ironia, forse, anzi, certo.
La famiglia Weasley, la famiglia che tutti credevano unita, completamente disgregata dopo la morte dei due genitori.
I due gemelli, troppo impegnati con i loro negozi per andare a trovare la sorellina, Ronald Weasley, il campionissimo, non può certo perdere tempo con simili cose. Una visita rapida a Natale e qualche altra volta, magari con dietro il codazzo dei fotografi della gazzetta. Il grande campione della nazionale che si commuove accanto al letto della sorellina in coma da cinque anni.
Alla fine, a farle compagnia c'era rimasto solo lui.
Davvero ironico.

- Mi chiedevo quanto tempo volessi farmi aspettare - sogghignò Piton vedendo Draco entrare nello studio verde. Si era versato un bicchiere abbondante del whisky incendiario portato dalla cameriera pochi minuti prima e adesso stava accingendosi a versarsene un'altro. Non era cambiato molto in quegli anni.
Lo stesso sguardo freddo e viscido di un serpente, gli stessi capelli corvini ed il naso adunco. Era più magro e sotto i vestiti babbani si poteva intravedere un corpo martoriato e ferito.
Dopo la fine della guerra era stato catturato dagli auror ed interrogato per molti giorni usando sistemi non proprio dolci.
Volevano sapere dei mangiamorte, chi erano, se Draco ne faceva parte, perché aveva ucciso Silente, ma lui non aveva mai risposto a nessuna delle domande, limitandosi solo a dire che Draco era stato tutto il tempo sotto una sua imperius, e alla fine lo avevano spedito nel carcere di Azkaban dove era rimasto fino a qualche mese prima, quando il ministro della magia aveva deciso di graziarlo.
Motivi umanitari, aveva scritto nel documento di liberazione, in realtà aveva ricevuto un'ingente quantità d'oro da parte di Draco che, cosi, aveva ricompensato Piton della fedeltà che gli aveva dimostrato e dell'aiuto che gli aveva dato per uscire pulito da quella situazione.
- Cosa ci fai qui? - sibilò osservandolo con attenzione e fredda malizia. Non aveva dimenticato quando, studente di Hogwarts, aveva trascorso intere notti a guardare il corpo nudo del suo insegnante di pozioni, a giocare con il suo sesso. Non gli era mai piaciuto. A lui piacevano le donne, ma se voleva avere Piton dalla sua parte doveva soddisfarlo ed in fondo, molto in fondo, un po' piaceva anche a lui, soprattutto quando Piton gli faceva bere qualche sua pozione.
Ce n'era soprattutto una che eliminava tutti i freni inibitori aumentando l'eccitazione sessuale a livelli quasi assurdi e tirando fuori tutta la perversione che si nasconde dentro ognuno di noi. Ci aveva messo sei anni per impossessarsene. Piton teneva la ricetta nascosta gelosamente nella sua stanza, ma alla fine era diventata sua.
L'aveva fatta provare ad una studentessa del quarto anno di Grifondoro e poi si era divertito un mondo a vederla scopare con Tiger e Goyle nei sotterranei. Aveva fatto dei giochetti che neanche lui conosceva.
Era curioso di vedere che effetto avrebbe fatto sulla mezzosangue e su quella troietta al naturale che sculettava dietro allo sfregiato, ma poi le cose erano precipitate.
Ma non è che aveva smesso di pensare agli effetti che avrebbe avuto su quelle due e prima o poi li avrebbe verificati.
- Sono venuto a portarti una notizia che forse ti farà piacere ricevere - gli rispose bevendo tutto di un fiato anche il secondo bicchiere di whisky incendiario. Dai movimenti poco coordinati Draco comprese che quello non era il secondo bicchiere ma il quinto o anche l'ottavo, in poche parole, Piton era sbronzo marcio ed era un miracolo se ancora si reggeva in piedi.
- Ed in cambio di cosa me la daresti? - domandò gettando uno sguardo alla bottiglia. Era sicuro che fosse piena quando la cameriera l'aveva portata. I suoi ordini erano chiari. Le rare volte che accoglieva un ospite nella villa tutte le bottiglie dovevano essere nuove.
- Vendetta? - sogghignò versandosi l'ennesimo bicchiere - Quella vendetta che io ormai non posso più prendermi? -
- Tagliamo corto! - gli girò intorno per andare a sedersi alla scrivania. La puzza dell'alcool lo raggiunse anche se non gli si era avvicinato molto - Si tratta dello sfregiato? Sai dov'è? -
- So molto di più - biascicò ormai quasi ottenebrato dall'alcool - molto di più - poi mandò giù il nuovo bicchiere lasciandosi andare ad un sospiro di soddisfazione - so, ad esempio, che gli auror in questo momento gli stanno dando la caccia -
- Questa non è una cosa nuova! - mormorò Draco facendo un gesto con la mano come a voler dire che gli stava facendo perdere tempo - E' da quando è scomparso che lo cercano -
- Ma adesso lo cercano per ucciderlo! - tirò fuori il suo asso uno sbronzo Piton facendo un gesto plateale che per poco non lo fece finire a terra.

Come molti maghi, Ronald Weasley, non aveva mai imparato molto della vita babbana, e questo anche nonostante suo padre avesse cercato di fargli piacere alcune delle cose più tipicamente babbane come il prendere la metropolitana o chiamare un taxi o, ancora, pagare con quel pezzetto di plastica che i babbani chiamano carta di credito.
Ma alla fine, anni dopo i tentativi andati pateticamente in fumo di suo padre, Ronald aveva imparato la lezione ed una tiepida mattina era fermo sotto un hotel in attesa del taxi che aveva fatto chiamare dal portiere.
Aveva trascorso la notte con la giovane modella Jenny Astonfish, astro nascente delle sfilate, e in quel momento stava aspettando un taxi per tornare nella casa babbana da dove, attraverso la polvere volante sarebbe poi arrivato istantaneamente nella sua vera casa, quella nel mondo magico.
Quel giorno non aveva allenamenti o altri appuntamenti ed avrebbe potuto dedicarsi un po' a se stesso.
Sarebbe andato alla Tana, la vecchia casa dei suoi genitori. Ci andava ogni volta che poteva e si fermava a guardare la vecchia pendola di sua madre, quella con le frecce che indicavano cosa stava accadendo ai membri della famiglia Weasley.
Ironicamente le due lancette dei suoi genitori si erano fermate su "in viaggio", già, un viaggio senza fine. Erano finiti in una specie di strappo nell'universo e probabilmente anche in quel momento stavano vagando in una specie di limbo senza fine.
Le altre lancette invece mancavano. Le aveva tolte lui in un'impeto d'ira che si era placato solo poco prima di strappare le lancette dei suoi genitori.
Ma non c'era solo la Tana da visitare.
C'era il resto della famiglia, Bill, Charlie, i gemelli. Ognuno aveva preso delle strade diverse.
I gemelli avevano aperto negozi di scherzi in tutto il regno magico e quando non erano in laboratorio a studiare nuovi scherzi erano da qualche parte in viaggio. Bill continuava invece a lavorare alla Gringott. Tra tutti i suoi parenti era quello che riusciva a trovare più facilmente dato che finito il lavoro alla banca se ne tornava a casa da sua moglie.
Charlie invece non riusciva a trovarlo praticamente mai. Sempre in giro alla ricerca di nuovi draghi.
Percy invece lo aveva del tutto rimosso mentre Ginny, beh, per quanto riguardava la sua sorellina, gli faceva troppo male vederla in quelle condizioni e non l'andava a trovare mai.
- Hungarian Road, grazie - disse al tassista salendo a bordo. Una momentanea tristezza lo colse mentre si sedeva sui comodi sedile del taxi.
Altri sedili, meno comodi, ma sicuramente più pregni di ricordi. La vecchia anglia di suo padre.
Sorridendo gli tornò in mente quando l'aveva presa per andare a liberare Harry. Come si era sentito grande quella notte.
Harry Potter. Il suo migliore amico.
Era scomparso da cinque anni ma per lui poteva anche essere morto e sepolto, anzi, sperava che non fosse stato sepolto e che il suo corpo fosse marcito sotto al sole, divorato dagli uccelli e dai vermi.
I suoi genitori erano morti per salvarlo, sua sorella Ginny era stata catturata dai mangiamorte e sottoposta a chissà quali torture perché si era incaponita a volerlo seguire e lui, come unico ringraziamento aveva salutato tutti ed era scomparso.
Oh si, certo, aveva ucciso Voldemort prima di sparire, ma questo non riportava in vita certo i suoi genitori, e di certo non svegliava Ginny.
Insomma, dovunque fosse finito sperava davvero che ci rimanesse.
- Siamo arrivati signore - lo chiamò il tassista. Si era perso nei suoi pensieri e non si era accorto che erano arrivati a destinazione.
- Ah, grazie - bofonchiò allungandogli alcune sterline, poi scese dal taxi e digitò velocemente la combinazione della serratura elettronica del portone del palazzo dove si trovava l'appartamento. Un blip lo avvertì che la sequenza era corretta e il portone si aprì con uno scatto ovattato.
Solo in quel momento si avvide che dentro l'atrio del palazzo c'era un uomo dai capelli neri in disordine, un paio di occhiali rotondi che nascondevano degli occhi verdi e penetranti ed una cicatrice a forma di saetta sulla fronte.
- Ciao Ron, è passato un bel po' di tempo dall'ultima volta che ci siamo visti - lo salutò Harry Potter.

Ciao.

Sono felice che il primo capitolo vi sia piaciuto.
Grazie a tutti quelli che hanno recensito.
Nene, non ho messo Viktor tra i personaggi perché, primo non mi entrava e poi perché non penso di usarlo molto come personaggio, ed anche il pariring non sarà una viktor/krum. Forse potrebbe essere una hermione/harry/ron/draco ^__^
Darklily, io l'html l'ho usato. Io la vedo bene.
Per il comportamento di Hermione e degli altri si scoprirà in seguito.
Grazie a avenescense88, darklily, kaled, edvige86 e nene. Continuate, mi raccomando.

Lipstick

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Capitolo 3
*** 3 ***


cinque anni dopo - capitolo 3
3

- Harry! - esclamò vedendo il vecchio amico vestito con degli abiti babbani consunti e alquanto malmessi, gli occhiali tenuti insieme da del nastro adesivo come quando era piccolo e ancora non aveva imparato a usare la magia e quegli stessi capelli indomabili.
- Ciao Ron - ripeté guardandolo - possiamo entrare in casa, qui non mi sento molto a mio agio -
- Sei inseguito? - gli domandò notando un piccolo lampo di ansia e paura nello sguardo dell'amico.
Anche se la maggior parte dei mangiamorte era stata catturata e imprigionata ad Azkaban, per non parlare di quelli che invece erano stati uccisi senza troppi rimpianti, ce ne poteva sempre essere qualcuno ancora libero ed Harry era un bersaglio davvero troppo ghiotto - Mangiamorte? -
- Ti spiegherò dopo, adesso entriamo - lo sollecitò.
- Va bene - mormorò cercando le chiavi - dobbiamo salire fino all'attico - e dirigendosi verso l'ascensore. Non riusciva a crederci, solo poco prima si stava augurando che il corpo di Harry fosse seccato dal sole e divorato dai vermi e adesso era emozionato e preoccupato, ma soprattutto era felice di vedere che tutto sommato stava bene.
Sette anni di amicizia in fondo non si dimenticano cosi facilmente si disse mentre schiacciava il tasto per l'attico.
- Dove sei stato? - gli domandò durante la salita - Eravamo tutti preoccupati per te, sei andato via senza dire dove andavi e per quanto tempo saresti stato via -
- Volevo stare da solo - mormorò. Aveva perso anche peso. Ron notò che i pantaloni che indossava erano tenuti alla vita con una cinta malridotta e sulla quale erano stati fatti più buchi di quanti ce ne fossero stati all'inizio mentre gli zigomi erano decisamente più scavati di quanto lo fossero stati cinque anni prima. La barba invece sembrava essere stata fatta da poco e anche l'odore che emanava era in netto contrasto con il suo aspetto. Si aspettava di sentire un certo olezzo, ed invece Harry, anche se non profumava come uno appena uscito da un bel bagno, non emanava nessun cattivo odore.
- Hai fame? - gli chiese poi.
- Sono due giorni che non mangio qualcosa di decente - sorrise stancamente mostrandogli l'incarto di una di quelle merendine da quattro soldi che si trovano sugli scaffali dei supermercati economici.
- Qui non ho quasi nulla, ma nella casa che ho nel mondo magico ho più roba - sorrise sentendosi per la prima volta superiore al grande Harry Potter.

Non parlarono per tutta l'ora seguente.
Giunti nella casa nel mondo magico di Ron, Harry si dedicò a far sparire mezza dispensa dell'amico e solo alla fine, di fronte ad un whisky incendiario, si decise a rivelare cosa aveva fatto in quei cinque anni.
- Ho cercato un sistema per far svegliare Ginny - rivelò all'amico che rimase a bocca aperta ad ascoltarlo - è stata torturata, ed infine le è stato fatto un qualche incantesimo per farla cadere in stato di incoscienza, ma alla fine sono riuscito a trovare un oggetto magico, un artefatto in grado di svegliarla -
- Stai dicendo che, per cinque anni sei stato via per trovare un oggetto per risvegliare Ginny? - gli domandò confuso Ron. I medimaghi del San Mungo avevano detto più di una volta che si trattava di una situazione del tutto anomala. Tutto era a posto, ma era proprio lei a non volersi svegliare per via del dolore che doveva aver provato. Un po' come quello che era accaduto ai genitori di Neville.
Il dolore troppo intenso aveva mandato in corto circuito i sistemi mentali e li aveva fatti impazzire.
Per Ginny, invece, l'esito era stato quel sonno cosi profondo.
E adesso Harry se ne usciva dicendo che si trattava invece di un incantesimo e che lui aveva trovato il modo di spezzarlo.
- Perché non hai chiesto il nostro aiuto? - urlò poi sentendo la collera montare. Cinque anni persi.
Se l'avessero cercato tutti insieme avrebbero fatto sicuramente prima. Se avessero chiesto anche alla McGranitt o al ministro della magia avrebbero avuto poi a disposizione più fondi.
- Si tratta di un artefatto proibito - gli rivelò - un oggetto messo fuori legge da tutte le comunità magiche civili, pensi forse che il ministero avrebbe approvato la sua ricerca? - poi si alzò ed iniziò a camminare per la stanza descrivendo degli ampi cerchi - E non potevo chiedere neanche il vostro aiuto, non sapevo se esisteva davvero, ne avevo avuto sentore durante il combattimento con Voldemort, quando per l'ultima volta sono entrato in contatto con la sua mente ed ho visto quello che aveva fatto a Ginny, ma non potevo avere la certezza - poi si fermò di scatto iniziando a fissare Ron - ma adesso ce l'ho, so dove si trova, e sono venuto qui per chiedere il tuo aiuto e quello di Hermione -
- Ma è magnifico! - quasi esultò sentendosi tornare il ragazzo che era stato una volta - Dove si trova? Quando partiamo? Se chiediamo l'aiuto degli auror sono sicuro che l'avremo! In fondo ci devono molto anche loro e... -
- Ron, sono inseguito dagli auror - lo bloccò - se chiedessimo il loro aiuto non cercherebbero neanche di arrestarmi, mi ucciderebbero subito -
La rivelazione che il suo amico era braccato dagli auror gelò il sangue nelle vene a Ron. Harry Potter, il bambino sopravvissuto, il ragazzo che aveva ucciso definitivamente Voldemort, era inseguito dagli auror!
Gli sembrava cosi impossibile che gli chiese di ripetere quello che aveva appena detto.
- Questo artefatto è stato bandito, te l'ho detto - gli spiegò - e quando hanno saputo che ero tornato in Inghilterra dopo aver trovato dove si trova si sono messi subito sulle mie tracce - poi, con un fare da cospiratore - a dir la verità non so se vogliono che non venga trovato o se invece il ministro lo vuole per se stesso -
- E' molto potente - continuò parlando sempre a voce bassa - può spezzare un incantesimo potente come quello che fa dormire Ginny cosi come può essere usato per altri scopi, e penso tu abbia capito a cosa mi riferisco -
- Forse - mugugnò. In fondo non era un mistero che la comunità magica inglese era stata minacciata non poco tempo prima da altre comunità magiche che non vedevano di buon occhio il fatto che il ministero della magia dettasse leggi che coinvolgevano anche le altre comunità.
- Dobbiamo essere molto cauti - sussurrò poi avvicinando il suo volto a quello dell'amico - devi contattare Hermione e chiederle di aiutarci -
- E se non volesse farlo? - gli domandò. La ragazza era molto cambiata in quegli anni, soprattutto a causa di quello che le era accaduto durante l'ultima battaglia contro Voldemort e Ron non era sicuro che avrebbe accettato di unirsi a quella spedizione. Anzi, non era neanche sicuro che non li avrebbe traditi consegnando Harry agli auror.
- Colpiscila con questo - gli rispose senza tradire la minima emozione passandogli uno spillone dalla punta colorata di un arancione vivido. Anche Harry era cambiato, notò. Una volta non avrebbe mai neanche pensato di fare del male a qualche suo amico. Almeno fisicamente.
- Stai tranquillo - lo tranquillizzò vedendolo indeciso - non c'è veleno, ma solo una sostanza molto concentrata che le farà dimenticare le ultime cose che ha visto e sentito, l'ho avuto da uno stregone di una piccola comunità magica del centro Africa, basterà anche solo che la graffi, ma per questo sarà importante che quando le parlerai dovrete essere soli -
- Le andrò a parlare domani - accettò infine l'incarico prendendo lo spillone facendo molta attenzione a non pungersi - la dovrei trovare al San Mungo e forse riuscirò a convincerla a parlare a quattr'occhi con me, sai com'è, le cose sono parecchio cambiate tra noi due -
- Lo so, si è sposata con Krum mentre tu ti sei dato parecchio da fare - strizzò un'occhio - anche se ero dall'altra parte del mondo non ho mai smesso di cercare di sapere come se la passavano i miei migliori amici -

L'incontro con il suo vecchio insegnante lo aveva messo di buonumore. Non che vedere quello scarafaggio unto gli avesse fatto piacere, ma quello che gli aveva detto invece si.
Harry Potter, lo sfregiato, inseguito dagli auror e da un'accusa di omicidio.
A sentire Piton aveva usato l'avada kedavra su di un vecchio mago. Dovevano essergli saltate davvero un bel po' di rotelle, ma questo a lui non interessava.
Pazzo o meno che fosse, era ricercato e questo bastava a metterlo di buonumore. Che si beccasse lui adesso un po' di quella medicina amara che si era dovuta sorbire suo padre quando, dopo l'ultima battaglia era stato inseguito ed infine ucciso dagli auror.
Ma Piton non gli aveva detto solo questo. Gli aveva detto anche dove lo avrebbe potuto trovare.
Proprio li, a Londra.
Si nascondeva a casa del suo vecchio migliore amico.
Lui era stato privato della possibilità di usare la magia. Gli avevano strappato via il potere come si strappano le ali ad una mosca. Era stato doloroso e voleva vedere Potter soffrire come aveva sofferto lui.
Questo era tutto quello che chiedeva in cambio di quelle informazioni.
Essere presente quando Draco lo avrebbe trovato, esseri li a godersi le cruciatus che gli avrebbe scagliato contro. Vederlo contorcersi e supplicare.
Non voleva altro.
- Goyle! - urlò facendo rimbombare la voce tra le mura della villa, poi si ricordò che lo aveva spedito ad occuparsi di quell'avvocato e della sua giovane moglie.
- Meglio cosi! - sogghignò - Mi avrebbe tolto parte del divertimento - poi si voltò verso Piton che, intanto aveva finito la bottiglia di whisky incendiario e stava aggirandosi per lo studio verde alla ricerca di qualche altra cosa da bere. Per un attimo si sentì tentato di lanciargli una maledizione senza perdono, un'avada kedavra e stecchirlo li, sul posto. In ricordo dei vecchi tempi.
Ma si trattenne.
Troppe persone l'avevano visto entrare li, la cameriera, il maggiordomo e sicuramente anche altre. E cancellare la memoria a tutti era fuori discussione.
Non poteva correre il rischio che qualcuno al ministero si facesse qualche domanda. Anche se ungeva parecchie ruote, comprese quelle della poltrona del ministro, non poteva rovinare la reputazione di buon mago che era riuscito a costruirsi tirandola su dalle ceneri della pessima reputazione della sua famiglia.
Lo avrebbe portato con se, ma una volta a casa di pel di carota Weasley, dopo aver fatto fuori lui e lo sfregiato avrebbe ammazzato anche Piton. Vistisi scoperti hanno tirato fuori le bacchette ma sono stato più veloce, purtroppo il povero professor Piton non è riuscito a spostarsi in tempo e Potter lo ha seccato.
Avrebbe fatto una faccia affranta di fronte agli auror.
Il mio vecchio professore, gli volevo cosi tanto bene.
Peccato non potergli strappare quel pene raggrinzito che si teneva su solo a pozioni e unguenti.
Sarebbe stato davvero troppo difficile da giustificare.
- Tu non puoi volare con una scopa, vero? - gli domandò.
- Certo che no, quindi dovremo prendere l'auto! - non attese neanche che gli rispondesse. Non gli piaceva proprio quell'idea. Prendere l'auto, un mezzo di trasporto cosi babbano, ma se voleva arrivare in tempi decenti l'unica era usare quel dannato aggeggio su ruote.
Certo, la magia la faceva ancora da padrona. Poteva volare, poteva diventare invisibile, ma non era di certo una scopa.
E senza attendere null'altro afferrò Piton per un braccio sorprendendosi di quanto fosse magro, gli sembrava quasi di star stringendo un osso, e lo trascinò letteralmente per alcuni corridoi della villa fino ad arrivare ad una porta chiusa.
Toccò la serratura con la bacchetta e questa si aprì rivelando alcune scale che scendevano a chiocciola.
- Cerca di non cadere - lo strattonò poco delicatamente facendolo entrare per primo - lumos - e, usando la bacchetta per fare luce si mise dietro di lui spintonandolo di tanto in tanto per farlo camminare - non vorrai perderti il divertimento -
- E farlo perdere a me - aggiunse tra se con un ghignò.

Ciao a tutti.
Grazie, grazie, grazie, e ancora grazie.
Darklily, evanescense88, VivianaRossa, Nene e Goldfish. Vi prometto che appena ho un po' di tempo vengo a leggere le vostre storie.
Darklily, ho aumentato un po' i caratteri, adesso dovrebbe andare meglio.
Goldfish, il pairing potrebbe essere Hermione/Harry, ma anche Hermione/Ron o Draco o il primo che capita, questo ancora non l'ho deciso ^__^

Ciao e grazie ancora e, se vi capita andate a leggere la mia drabblettuccia

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Capitolo 4
*** 4 ***


cinqua anni dopo - capitolo 4
4

Parlare con Hermione Granger non era facile.
Dopo un'ora di attesa in una sala d'aspetto affollata da maghi con le affezioni magiche più disparate, a Ron venne detto di attendere ancora un po' in quanto la dottoressa Granger, con l'enfasi sulla dottoressa, doveva prima visitare i pazienti ricoverati, poi, forse avrete avuto tempo per lui.
Ron non si stupì affatto di questo trattamento.
Tanto erano stati amici ai tempi della scuola, tanto, adesso, erano diventati più che estranei.
Non era stato invitato al matrimonio, e comunque lui non ci sarebbe andato di certo. Venire a sapere che la propria migliore amica si sposa dalle pagine di un giornale non era proprio una bella cosa.
A dirla tutta, Ron, ormai sapeva di cosa faceva Hermione solo dai giornali. Il suo lavoro come medimago, le sue ricerche nel campo della licantropia, qualche pettegolezzo su scappatelle più o meno vere. In fondo un po' tutti loro erano delle celebrità.
Gli amici di Harry Potter, il giovane mago che aveva sconfitto lord Voldemort, non era di certo raro che il loro nome comparisse su quello o su questo giornale, senza contare che, nei rispettivi campi si erano fatti anche un certo nome.
Alla fine, comunque, dopo altre due ore di attesa, una giovane strega lo condusse nello studio di Hermione.
- Non ho molto tempo – lo accolse freddamente – e se sei qui per farmi perdere tempo puoi anche andartene subito, non faccio favore in ricordo dei vecchi tempi -
- Mi ha chiesto di venire un nostro vecchio amico comune – le disse sforzandosi di rimanere calmo.
- Non siamo amici - gli ricordò prendendo a scartabellare in un mucchio di pergamene.
- Hermione, ho visto Harry, e gli serve il nostro aiuto - buttò tutto fuori - in questi cinque anni è stato in giro per il mondo alla ricerca di un'artefatto per... -
- Per fare cosa? - sbottò lei lasciando perdere le pergamene e rivoltandoglisi contro - Per trovare qualcosa che lo possa far tornare sulla bocca di tutti? Un nuovo nemico da combattere? No grazie, ho già dato e mi è bastato! -
- Sa dove si trova un artefatto magico per far svegliare Ginny - le disse infine - In questi cinque anni è andato alla ricerca di questo oggetto e adesso, sa dove si trova, ma non può andare a prenderlo da solo -
- Cazzate! - urlò. Ron rimase quasi di stucco. Hermione che parlava in quel modo! Era davvero cambiata molto, forse troppo. E forse andare li alla ricerca del suo aiuto era davvero inutile.
- Tua sorella ha il cervello bruciato, lo vuoi capire! - continuò cercando di far più male possibile al mago - Cotto, rosolato a puntino! Potrà anche non avere danni fisici ma dentro, la sua psiche è andata, completamente! - poi, quasi con un malcelato godimento - Stiamo parlando di un vegetale che si limita solo a farsela addosso! E non c'è nulla, nel mondo magico o nel mondo babbano che possa farla tornare indietro! -
Un calcio nello stomaco non avrebbe avuto effetto peggiore su Ron. Quasi si accartocciò su se stesso sentendo quelle parole.
Ed Hermione parve accorgersene.
Abbassando la testa mormorò qualcosa che poteva sembrare una scusa poi, tornando altera come prima lo invitò ad andarsene. Non aveva tempo da perdere con le favole per bambini e anche lui era ora che crescesse e smettesse di credere al grande Harry Potter.
- Io voglio provare! - sussurrò riprendendosi lentamente - E' mia sorella, e mi fa troppo male vederla in quel letto, pensare a lei e, con te, o senza di te io andrò a cercare questo oggetto! - poi, raccogliendo le ultime forze - Siamo diventati tutti dei bastardi, ma a quanto pare, almeno io, un po' di cuore l'ho conservato mentre tu devi averlo buttato nel cesso! -
- Cuore? - esplose improvvisamente la furia della donna - Mi parli tu di cuore? Io ti amavo, e tu non pensavi a me neanche per sbaglio, vi ho seguiti perché avevo paura che ti cacciassi in qualche guaio più grande di te, perché mi preoccupavo per te stupido idiota, ti ho seguito anche quel maledetto giorno e quando ho avuto bisogno del tuo aiuto tu sei rimasto fermo come un sacco di zucche! Il cuore che dici che non ho l'ho lasciato sul pavimento di quella stanza, mentre tu eri troppo spaventato anche solo per cercare di fare qualcosa! -
- E adesso vattene, per favore - concluse tornando a guardare nel mucchio delle pergamene e impedendo a Ron qualsiasi replica.

Cinque anni prima.
La guerra contro il signore oscuro era giunta ormai al suo apice. I mangiamorte avevano sferrato i loro attacchi più micidiali al cuore del mondo magico. Il ministero era stato devastato e decine di maghi avevano perso la vita. Fu li che Tonks e Lupin morirono insieme, dilaniati dall'esplosione di un'arma babbana che il padre di Ron aveva suggerito di usare contro i mangiamorte e che il ministro aveva accettato di provare. La maggior parte degli auror era impegnata in decine di scaramucce e non rimanevano molti maghi in grado di tenere testa a Voldemort e ai suoi mangiamorte e quell'idea, per quanto balzana, era piaciuta.
In fondo, un mago è pur sempre un uomo e qualche chilo di quella roba molliccia che i babbani usavano per far saltare la roccia nelle miniere qualcosa avrebbe pur fatto.
Ma si sa, i maghi non sono molto ferrati con le cose babbane e l'unico risultato era stato che l'esplosione aveva aperto un bel buco dentro il ministero ed aveva sparpagliato i pezzi dei due maghi per svariate centinaia di metri.
Solo Hogwarts resisteva tenacemente con i suoi studenti impegnati in quella che sarebbe stata la battaglia più epica dopo l'invasione dei troll norvegesi del milleduecentododici, quando un manipolo di studenti protesse le mura della scuola per dieci giorni.
Ma alla fine, anche le difese della scuola caddero e Voldemort ed i suoi vi sciamarono dentro uccidendo tutti quelli che non riuscirono a scappare usando le passaporte di emergenza che la McGranitt aveva predisposto.
Alla fine solo pochi professori e qualche studente rimasero a tenere testa ai maghi oscuri, ed ovviamente Harry, Ron, Ginny ed Hermione furono tra questi.

- Ma quando torna quell'idiota! - bofonchiò Draco rimanendo nascosto nell'ombra vicino alla casa di Ron insieme a Piton.
Erano appena arrivati quando videro il rosso andare via.
Aveva pregustato l'idea di ammazzarli tutti e due insieme e il vederlo andar via lo aveva messo di cattivo umore, ma poi, si era detto, sarebbe solo bastato aspettarne il ritorno ed allora avrebbe potuto fare ciò che aveva programmato.
Tuttavia stava iniziando a perdere la pazienza.
Erano passate alcune ore da quando se ne era andato e ancora non era tornato, e Piton stava iniziando a ritrovare la sua lucidità.
Senza poteri non è che sarebbe stato un avversario troppo difficile, ma non voleva correre più rischi di quanti ne erano necessari, senza contare che, comunque, anche senza poteri Piton non era un soggetto da sottovalutare. Per anni aveva insegnato pozioni e non credeva che sotto quei vestiti non nascondesse qualche trucchetto in grado di impensierirlo.
C'erano pozioni delle quali bastava anche solo una goccia per farti sciogliere un braccio come cera.
Le aveva usate per torturare qualche suo nemico prima di ucciderlo con una maledizione senza perdono e gliele aveva insegnate proprio lui e, per prepararle non serviva di certo avere dei poteri magici.
Anche un babbano, con la giusta ricetta e gli ingredienti poteva prepararle.
No, non poteva correre rischi. Avrebbe aspettato ancora un po' e poi sarebbe entrato, avrebbe ucciso Potter e poi Piton e, per quanto riguardava Ron, beh, ci avrebbe pensato un'altra volta.
Un colpo di gomito ad un fianco lo fece voltare di scatto, giusto in tempo per vedere il rosso entrare guardingo nel portone di casa.
Il momento era giunto.
Con un cenno di intesa diede il via a Piton che, rapidamente attraversò la stretta stradina seguito a ruota da lui, la mano già sotto il mantello con le dita che sfioravano la bacchetta.

- Cosa ti ha detto? - domandò ansiosamente Harry vedendo l'amico rientrare a casa.
- E' stata molto contenta di vedermi - ironizzò gettandosi a sedere su di una poltrona - pensa che voleva invitarmi a cena -
- Verrà? - gli chiese poi.
- Certo che no! Maledizione Harry! - latrò - Le cose sono cambiate, non siamo più quelli di una volta che, bastava dire andiamo, e si partiva senza pensare a quello che sarebbe potuto accadere -
- Devi convincerla! - mormorò - ci serve! -
- E allora vai tu a parlarle! - urlò - E dopo che ti avrà ridotto a brandelli ed avrà sputato su quello che rimane di te torna pure qui a dirmi come ti senti! -
- L'hai punta? - gli domandò poi.
- Non mi ha fatto quasi neanche avvicinare - rispose ricordandosi solo in quel momento dello spillone e di quello che gli aveva chiesto l'amico.
- Non le avrai detto dove sono, spero - disse poi guardandolo esasperato. Si stava pentendo di aver provato a chiedere aiuto a lui. Idiota era e idiota era rimasto, accidenti a lui.
- Non mi ha quasi dato modo di parlare - sibilò esausto - figuriamoci se sono riuscito a dirle che ti trovi a casa mia -
Non è che si ricordasse di preciso proprio tutto quello che le aveva detto, ma non pensava comunque di aver detto qualcosa su dove aveva incontrato Harry e comunque ormai non aveva nessuna importanza se glielo aveva detto o meno.
Harry doveva andarsene da li.
Amico o non amico la sua presenza lo stava infastidendo.
- Senti Harry - provò a dirgli.
- Ma guarda chi abbiamo qui - lo interruppe l'esplosione della porta che venne scaraventata contro un muro, poi la figura di Draco Malfoy fece il suo ingresso trionfale accompagnata da quella meno trionfale di Piton - lo sfregiato e il suo amichetto del cuore, ma che quadretto romantico! -
- Fermi con le bacchette! - gridò poi Draco tirando fuori la sua e puntandola contro Harry che, intanto, aveva già messo mano alla sua - Lasciatele cadere a terra e state fermi, e nessuno si farà male -
- Draco Malfoy! - esclamò Ron vedendolo. Erano anni che non lo vedeva di persona ma la sua faccia lo aveva perseguitato dai giornali e l'idea che tutti i giorni andasse a trovare la sua sorellina lo faceva star male.
- Stai fermo dove sei - lo ammonì di nuovo - non vorrei dover dire alla tua sorellina che suo fratello è finito ammazzato insieme ad un criminale ricercato per omicidio - poi, dopo aver chiamato a se le bacchette dei due maghi con un incantesimo - ed il bello sai quale sarebbe? Che nessuno penserebbe che ho goduto nell'ammazzarti, ed io reciterei la parte dell'afflitto che ha dovuto uccidere il fratello della donna che amo per difendersi -
- Non osare parlare di Ginny! - sbraitò Harry - Se sta cosi è per colpa di tuo padre e dei suoi degni scagnozzi! O ti sei dimenticato che io ero li? -
- Ma mio padre era quello che era - sorrise - ed io invece sono un mago rispettato da tutti, con un triste passato ed un amore infelice per una ragazza addormentata alla quale però sono tanto fedele, avrete letto gli articoli della Skeeter spero - poi, con un ghigno - anzi, vi do anche una notizia in anteprima, tra qualche giorno uscirà un articolo in cui dico che voglio sposarla e portarla nella mia villa dove sarà accudita amorevolmente -
- Tu non farai nulla di tutto questo! - gridò Ron avventandoglisi contro ma finendo respinto da una maledizione cruciatus che lo fece finire a terra tra atroci dolori.
- Proprio come mi aspettavo - rise lanciandogli contro un'altra cruciatus.
- Espelliarmus -
Un raggio luminoso colpì la sua bacchetta facendogliela volare via mentre una figura dai capelli lunghi e ricci faceva il suo ingresso attraverso l'uscio sventrato.
- Hermione! - gridò sorpreso Harry vedendo la donna entrare e mettersi tra Draco e Ron.
- Non sono qui per te o per questo idiota! - urlò tenendo sotto la minaccia della bacchetta Draco - Ma per sapere se davvero hai la possibilità di risvegliare Ginny! -
- Ce l'ho! - si limitò a risponderle.
- Bene, allora riprendi la bacchetta e questo sacco di zucche e muoviamoci - ordinò repentinamente scagliando, poi, una petrificus contro Draco e Piton.

- Dannata puttana mezzosangue! - urlò Draco non appena in grado di muoversi - Se pensano di scappare hanno commesso davvero un grosso errore - poi si chinò a raccogliere ciò che rimaneva della sua bacchetta, prima di andar via Hermione l'aveva spezzata in due - li troverò e, prima di ammazzarli gli mostrerò qualche giochetto davvero molto interessante -

Ciao.
Grazie darklily e evanescense, so che posso contare sempre su di voi.

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Capitolo 5
*** 5 ***


5.

- Non ne posso più! - urlò Ron gettando via il piatto con la cena. Del pesce secco e del pane mezzo andato a male - Sono giorni che siamo chiusi dentro questa stiva puzzolente in compagnia di topi e scarafaggi - poi tirò fuori la bacchetta ed iniziò a rotearla per qualche incantesimo.
- Fermati! - lo bloccò Harry afferrandogli il polso e torcendoglielo per fargli lasciare la bacchetta che, con un tonfo leggero cadde a terra - nessuno sa che siamo maghi qui a bordo e, anche se siamo abbastanza lontani dall'Inghilterra è meglio non mettersi a fare magie che potrebbero richiamare l'attenzione degli auror -
- Dannazione - sbuffò districandosi dalla presa dell'amico e massaggiandosi poi il polso - Harry, da quando ci siamo rivisti non stai combinando altro che guai a me e ad Hermione! -
- Come ai vecchi tempi - accennò un sorriso subito ricacciato indietro dallo sguardo freddo di Ron.
La sua non era stata una battuta, ma una semplice constatazione.
Gli aveva voluto dire, senza troppi giri di parole, che sarebbe stato molto meglio se non si fossero rivisti mai più.
- Piuttosto, per quale motivo hai mandato Hermione a chiedere al capitano di questa bagnarola quando arriveremo a destinazione? - gli domandò - Non potevi andarci tu, o io? -
- Se Hermione saprà giocare bene le sue carte, quando sarà il momento di scendere da questa barca il prezzo che dovremo pagare sarà più basso di quanto stabilito - gli rispose semplicemente sottintendendo svariate cose che Ron afferrò al volo diventando dapprima rosso poi nero di rabbia.
Nonostante tutto quello che era accaduto in quei cinque anni non era ancora riuscito a togliersela dalla mente.
- Brutto figlio di puttana! - sbraitò saltando in piedi ed allungando le mani per afferrarlo al collo venendo però fermato dalla voce della ragazza che irruppe all'improvviso nella stiva.
- Allora? - le domandò Harry.
- Tra un paio di giorni saremo al porto - gli rispose sedendosi su di uno sgabello - per il resto niente da fare, credo che preferirebbe di più il culo di uno di voi due al mio -
- Hermione? - la guardo inebetito Ron.
- Cosa c'è? - gli si rivoltò contro con una faccia che non lasciava molto adito a dubbi. Non voleva essere ripresa da lui - Siamo fuggiaschi, te ne sei dimenticato? E nessuno di noi può accedere al proprio conto alla Gringott senza venire arrestati, se è possibile risparmiare dell'oro bisogna cogliere la palla al balzo! -
- Già - abbassò lo sguardo - ma chi può essere stato a... -
- Indovina - lo interruppe Harry - chi altro c'era in quella casa oltre a noi tre e all'ormai defunto Severus Piton? -
- Draco Malfoy! - esclamò quasi avesse fatto una scoperta sensazionale. Hermione si limitò solo ad alzare un sopracciglio guardandolo di sfuggita. Come aveva fatto una volta ad essere innamorato di quell'idiota dai capelli rossi e dal cervello di uno schiopodo ritardato non lo sapeva neanche lei, ma per fortuna adesso le cose erano diverse.
Forse.

- Dove diavolo sono finiti! - urlò Draco camminando ansiosamente nel suo studio nella sua villa babbana. Da quando aveva fatto irruzione nella casa di Weasley solo per vederseli sfuggire a causa di quella puttana della Granger erano trascorsi parecchi giorni e dalle sue fonti al ministero non era ancora giunto nulla.
Per la rabbia di esserseli fatti sfuggire aveva ucciso a sangue freddo l'ormai inutile Piton con una maledizione senza perdono. Per fortuna era abituato a portarsi dietro sempre una bacchetta di riserva. Quando poi erano giunti gli auror aveva detto loro che era stato Ronald Weasley ad uccidere il suo vecchio insegnante dei tempi di Hogwarts scatenandogli cosi contro una caccia all'uomo di come non si vedeva dai tempi di Sirius Black.
Purtroppo però tutte le ricerche avevano dato fino a quel momento esito negativo.
Nessuno li aveva visti e gli auror specializzati nel seguire le tracce magiche non avevano rilevato nessun uso di magia da parte di bacchette non registrate, e tantomeno da parte delle bacchette dei tre fuggiaschi.
Se erano andati via dall'Inghilterra dovevano averlo fatto come dei babbani e questo metteva Draco ancor più di cattivo umore.
Non aveva nessun'indizio di dove si stavano dirigendo e, se non avessero usato la magia rintracciarli sarebbe stato alquanto difficile senza un colpo di fortuna.
- Signor Malfoy! - esclamò all'improvviso Tiger precipitandosi dentro lo studio. Per farlo senza farsi annunciare o bussare doveva trattarsi davvero di una cosa importante.
- Cosa diavolo c'è? - sbraitò afferrando la bacchetta e preparandosi a lanciare una cruciatus. I suoi ordini erano chiari. Nessuno doveva entrare dentro quello studio se non veniva invitato da lui in persona a farlo.
- Sappiamo dove sono Potter ed i suoi amici! - alzò le mani preparandosi per ricevere la maledizione.
- Cosa stai dicendo testa di zucca? Sai dove si trovano quei tre figli di puttana? - abbassò di colpo la bacchetta.
- Li hanno visti al porto di Trujillo, in Honduras, mentre scendevano da una nave porta container babbana - gli rispose rilassandosi.
- Honduras? - mormorò voltandosi verso un mappamondo che troneggiava sulla scrivania - Mostra!- gridò poi puntandogli la bacchetta contro.
Immediatamente il mappamondo iniziò a vorticare fermandosi poi di scatto mentre un punto su di lui iniziava a brillare.
- Cosa cazzo sono andati a fare in quel buco di posto! - sbraitò infine voltandosi di nuovo verso Tiger che, intanto, convinto di averla scampata si era rilassato e si stava sedendo su di una sedia per riprendere fiato - Cruciatus! - un lampo di luce scaturì dalla bacchetta colpendo lo scagnozzo che inarcò la schiena cacciando un urlo animalesco mentre un'odore pestilenziale iniziava a diffondersi nello studio. A causa del dolore aveva perso il controllo degli sfinteri e si era defecato addosso.
- Nessuno deve entrare qui dentro senza il mio permesso! - ghignò poi facendo cenno al suo uomo di andarsene - E questo sempre! -

- E adesso? - domandò il rosso guardando Harry mentre si facevano strada a fatica tra la gente che affollava il porto di quella cittadina onduregna. Il tanfo di sudore, di pesce e di motori surriscaldati permeava l'aria rendendola quasi irrespirabile.
- Adesso dobbiamo trovare un mezzo di trasporto per l'entroterra - gli rispose Harry senza badare alla gente che spintonava - dobbiamo raggiungere un posto, una comunità magica di queste terre, sono loro che custodiscono l'artefatto che stiamo cercando -
- Sai già dove procuratelo? - gli domandò poi Hermione dando una gomitata nell'addome prominente di un pescatore che aveva approfittato della calca per darle una palpata.
- Quando sono stato qui la prima volta ero in contatto con un trafficante locale di manufatti magici - le rispose riuscendo ad uscire finalmente dalla folla, a gesti indicò ai suoi due compagni un locale piuttosto scalcinato dall'altra parte della strada - Juan Pedro, mi deve qualche favore e potrà procurarci sia un mezzo di trasporto che delle bacchette magiche -
- Cos'hanno le nostre che non vanno? - gli chiese Ron beccandosi un'occhiataccia da parte di Hermione che poi alzò lo sguardo al cielo.
- Secondo te per quale motivo abbiamo viaggiato stipati come bestiame dentro quella nave babbana rischiando di prenderci chissà quali malattie, oppure per quale motivo per potermi fare una doccia sono stata costretta a dare spettacolo a sei marinai? - lo affrontò poi la ragazza - Non possiamo usare le nostre bacchette senza farci scoprire dagli auror! -
- E cos'hanno queste bacchette di questo Juan Pedro di diverso dalle nostre? - domandò poi il rosso voltandosi verso Harry.
- Semplicemente non sono nostre! - gli rispose entrando nel locale - E quindi nessuno potrà collegare le magie di quelle bacchette a noi! - poi facendogli un cenno piuttosto eloquente con la mano lo esortò a stare zitto - Una sola parola sbagliata e ci ritroviamo fatti a pezzi -

Sia Ron che Hermione avevano avuto qualche contatto con i babbani. La ragazza era figlia di babbani e per una parte della sua vita aveva vissuto proprio come loro, mentre Ron era solito frequentare i locali e le discoteche più di moda nel mondo babbano per rimorchiare, ma queste loro esperienze non li avevano assolutati preparati a quel locale.
Da dietro un bancone lurido un gigantesco negro calvo riempiva bicchieri o distribuiva bottiglie agli avventori fermandosi di tanto in tanto a scambiare qualche parola con qualcuno di loro, mentre ai tavoli era seduta la più eterogenea genia che si potesse incontrare.
Uomini di tutte le razze, dai bianchi ai neri, ai gialli, chi ben vestito, chi con indosso solo qualche straccio, quasi tutti comunque dall'aspetto poco raccomandabile.
All'ingresso dei tre quasi tutti si voltarono a guardarli per qualche secondo, poi erano tornati alle loro occupazioni senza più degnarli di uno sguardo ad eccezione di un'uomo che si alzò dal suo posto e si incamminò barcollando verso di loro mettendo in mostra un sorrise sdentato.
- Potter! - biascicò - Sei tornato finalmente! - poi lo abbracciò amichevolmente - Hai qualcosa per il tuo vecchio amico Juan Pedro? -
- Questa volta no - sorrise cercando di non mostrarsi troppo schifato dall'alito mefitico dell'uomo e dalla puzza che usciva dai vestiti - ma sono pronto per quello che tu sai, ho portato degli amici che mi aiuteranno - poi gli indicò Ron ed Hermione che, messo da parte l'astio che avevano l'uno nei confronti dell'altro, si erano stretti tra di loro.
- Vuoi fare il colpo grosso allora! - rise sguaiatamente dandogli una violenta pacca sulla spalla - E cosa ne viene al vecchio Juan Pedro se aiuta il suo vecchio amico Potter a fare questo colpo grosso?-
- A me interessa solo un manufatto, il resto lo puoi tenere tu - gli rispose - in cambio di un mezzo di trasporto e di tre bacchette -
- Mi sembra un'offerta anche troppo generosa - mormorò fattosi improvvisamente più guardingo e sospettoso. Harry si pentì di quella sua proposta. In quel mondo se eri troppo generoso era o perché eri un pazzo o perché avevi intenzione di fregare qualcuno.
- Ma al vecchio Juan Pedro va bene anche cosi! - sorrise poi di nuovo tornando allegro - E ci mette anche un'aggiunta - e facendo un cenno ad un'altra persona la invitò ad unirsi al gruppo - mio nipote Drigo, verrà con voi per aiutarvi! -
Altro che aiuto, mormorò tra se Harry vedendo l'onduregno alto e massiccio che lo guardava dall'alto verso il basso con uno sguardo poco amichevole. Quella era l'assicurazione che la parte che spettava a Juan Pedro non prendesse altre strade ed era pronto a scommettere che le bacchette avrebbero avuto un qualche incanto che avrebbe impedito loro di funzionare contro quel bestione.
- Non vi preoccupate, Drigo sa che siete maghi - continuò poi Juan Pedro - e conosce le strade che dovrete percorrere, sarà davvero un valido aiuto -
- Non lo dubito - si costrinse a sorridere Harry mentre Drigo si voltava e se ne tornava a bere seduto ad uno sgabello vicino al bancone.
- Ma venite adesso - continuò a mettere i mostra i pochi denti marci che gli erano rimasti in bocca, in quella parodia di sorriso - vi offro da bere, non sarà il whisky incendiario che bevete voi in Inghilterra, ma vi assicuro che il nostro stracciabudella non è da meno -

Ci ho messo un po' più di tempo questa volta, ma spero che il capitolo vi piaccia.
Grazie, grazie, grazie ancora per i commenti.
VivianaRossa, era Piton che non aveva più i poteri perché glieli hanno tolti come punizione.

Grazie ancora a tutti per le recensioni e continuate...

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