cinque anni dopo di lipstick2 (/viewuser.php?uid=17166)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 1 *** 1 ***
cinque anni dopo
1
Sono passati cinque anni
da quando il signore oscuro, colui che non poteva essere nominato,
Voldemort, è stato sconfitto ed ucciso e molte cose sono
successe.
La battaglia finale aveva
lasciato molte ferite che non sarebbe stato facile sanare e che i
giovani guerrieri che l'avevano combattuta ancora si portavano
dietro. Nascoste nelle loro memorie, affossate nell'oblio ma sempre
pronte a tornare in superfice e a tormentarli.
Ron Weasley ha continuato
la sua carriera nel quidditch diventando prima il giocatore di punta
di una squadra semisconosciuta e poi il capitano della nazionale
inglese. Non si è mai sposato ma i giornali scandalistici del
mondo magico gli attribuiscono svariate relazioni con streghe e
babbane.
Hermione Granger ha
sposato Viktor Krum ed è diventata medimago. La sua speranza
più grande, come disse una volta durante una conferenza, era
di trovare una cura per la licantropia.
Ginny Weasley è
ancora ricoverata al San Mungo dopo che alla fine della guerra contro
Voldemort fu trovata priva di conoscenza. I medimaghi non sanno cosa
possa avere causato questo stato di coma ma non disperano di poterla
risvegliare un giorno. Una figura insolita si trova spesso al suo
capezzale. Draco Malfoy.
Harry Potter. Lo potremmo
definire scomparso.
Dopo l'ultima battaglia
ha salutato tutti ed è partito portando con se solo la sua
scopa e la bacchetta.
Nessuno lo ha più
visto, almeno fino ad oggi.
- Signor Malfoy – venne
chiamato da una voce – mi scusi, ma dovrebbe uscire, il medimago
deve visitare la paziente -
- Esco subito - sorrise
voltandosi verso la donna, poi si chinò a porre un leggero
bacio sulle labbra di Ginny - ci vediamo domani mia cara -
Uscì poi dalla
stanza finendo di indossare il soprabito che un elfo domestico gli
aveva porto. Un ghigno gli deformò per un breve istante il
volto altrimenti rilassato e dolce.
- Potter, dove sei
finito? - sussurrò incamminandosi verso l'uscita mentre l'elfo
domestico lo seguiva servilmente. Nonostante i tentativi di Hermione
che aveva portato molti maghi a pensarla come lei sugli elfi
domestici, non era stato fatto ancora nulla per eliminare quella
specie di schiavitù.
- Signore, dove vuole
andare? - venne accolto all'uscita del San Mungo da un autista in
livrea verdastra che con un'inchino esageratamente reverente gli aprì
la portiera dell'auto.
- A casa Goyle, portami a
casa - mormorò poi entrando nell'auto mentre l'elfo domestico
si smaterializzava. Draco non gli avrebbe mai permesso di viaggiare
in auto insieme a lui.
Sebbene continuasse a
ritenere i babbani degli esseri indegni di essere considerati aveva
scoperto che usando saggiamente il suo potere e l'oro che suo padre
gli aveva lasciato poteva ottenere molto da quel mondo e si era
trasferito a vivere in una lussuosa villa appena fuori da Londra
iniziando a vivere una vita quasi babbana.
Aveva fatto investimenti
in molte attività e, usando la magia aveva fatto in modo poi
che diventassero incredibilmente redditizi arrivando ad essere, in
pochi anni, uno degli uomini più ricchi di tutta
l'Inghilterra.
Aveva assunto personale
babbano come maggiordomi e cameriere, ma per la sua sicurezza
personale aveva preferito affidarsi a guardie del corpo del mondo
magico, e per questo Goyle, uno dei suoi amici dei tempi della
scuola, lavorava per lui come autista personale sebbene non fosse
molto pratico di come si guidasse un'auto babbana.
Fortunatamente c'era la
magia a sopperire a questa carenza e a Goyle bastava solo dire
all'auto dove doveva andare e questa avrebbe fatto tutto da sola.
Ma a questa carenza,
Goyle, ne aggiungeva un'altra che aveva dato non pochi grattacapi a
Draco.
Era eccessivamente
violento e più di una volta il giovane Malfoy era stato
costretto ad allentare i cordoni della borsa per rifondere qualcuno
che era stato malmenato dal suo autista, se non ad usare incantesimi
di azzeramento della memoria per nascondere fatti ancora più
gravi.
- Hai fatto il bravo
mentre aspettavi? - gli domandò aprendo una bottiglia di acqua
minerale presa dal piccolo frigo bar nascosto tra gli inserti in
pelle e legno pregiato dell'auto - C'è niente di cui mi devo
occupare? -
- Ho fatto il bravo -
rispose voltandosi verso il suo padrone con un sorriso a tutti denti.
Era come un cucciolone che quando veniva sgridato dal padrone si
accucciava per ricevere la punizione e, quando invece faceva qualcosa
che faceva felice il suo padrone, scodinzolava tutto felice in attesa
del premio.
- Bene - lo gratificò
quasi di sfuggita mentre era impegnato a leggere le ultime notizie su
di un giornale economico. Le immagini ferme lo disgustavano ma nel
mondo magico non c'erano giornali di economia babbana e quindi era
costretto a leggere quegli insulsi giornali babbani. Un articolo su
di un giovane avvocato che stava portando avanti una causa contro di
lui lo irritò.
Era stato accusato di
aver fatto fallire un società per poi comprarla ad un prezzo
stracciato. Nessuno aveva ancora scoperto come aveva fatto a
provocare quel fallimento, ma quel dannato giovane avvocato non ne
voleva sapere di mollare l'osso.
Era convinto che ci fosse
lo zampino di Malfoy dietro agli ammanchi di cassa e, anche in
quell'articolo, continuava a dire che prima o poi avrebbe scoperto
come aveva fatto.
- Goyle, penso di avere
un bel regalo per te - ghignò mostrando la foto sul giornale
che ritraeva il giovane avvocato insieme alla sua giovane e bella
moglie.
- Weasley, andiamo a bere
qualcosa dopo? - venne invitato da uno dei suoi compagni di squadra
mentre stava finendo di farsi la doccia. La continua attività
fisica aveva scolpito e modellato il suo corpo e Ron ne andava
particolarmente fiero. Aveva da poco chiuso un'altra storia e ne
stava per aprire un'altra con una nota modella babbana tanto per fare
la felicità dei cronisti del mondo magico oltreche, di quelli
del mondo babbano che si chiedevano chi era quel giovane uomo che
veniva visto spesso in compagnia di belle e celebrate donne.
Non era ricco, tanto per
cominciare. Almeno nel mondo normale. In quello magico Ronald Weasley
poteva essere considerato abbastanza facoltoso. Non si sapeva che
lavoro facesse. Ogni volta che a qualcuna delle donne che aveva avuto
si chiedeva qualcosa su di lui, immancabilmente non ricordavano quasi
nulla se non che erano state eccezionalmente bene a letto con lui.
- Ho un'impegno - rispose
chiudendo l'acqua e rimanendo fermo ad osservare gli ultimi rivoli
che scorrevano sulla sua pelle eburnea tirata dai muscoli. A
differenza dei suoi compagni di squadra che conservavano gelosamente
le cicatrici causate dalle ferite che riportavano durante le partite
più dure, Ron non permetteva neanche alla più piccola
imperfezione di fare sfoggio di se sul suo corpo e al termine di ogni
allenamento e di ogni partita trascorreva alcuni minuti a guardarsi
per verificare che tutto fosse in ordine.
Secondo alcuni quella sua
mania era una vera e propria patologia maniacale e più di una
volta gli aveva suggerito di andare da qualche bravo medimago esperto
in psichiatria, ma per la maggior parte delle persone che lo
conoscevano, fin quando continuava a giocare e a far vincere la sua
squadra e la nazionale, qualunque cosa andava bene.
- Mi devi spiegare come
fai a far cadere ai tuoi piedi tutte quelle ragazze babbane - gli
domandò un'altro compagno di squadra soffermandosi a guardarlo
- sei un bell'uomo, su questo non ci sono dubbi, ma nel mondo babbano
non sei nessuno -
- Non penserai che riveli
i miei segreti proprio a te - sorrise avvolgendosi un asciugamano
intorno alla vita - potresti usarli per avere il mio culo -
- Touche! - ghignò
spogliandosi ed entrando a sua volta nella doccia. Non era certo un
mistero che fosse omosessuale ed innamorato di Ron ed ormai aveva
fatto il callo a simili battute, tuttavia, quelle parole dette
proprio dall'oggetto del suo desiderio gli avevano fatto male,
soprattutto se ripensava ai primi giorni del giovane Weasley con la
maglia di quella squadra, quando, novellino appena assunto e senza
grosse speranze di entrare in prima squadra, si era appoggiato a lui,
campione, e lo aveva usato per poter giocare barattando il suo corpo
con un aiuto.
Hermione Granger dopo il
matrimonio era andata a vivere in una villetta nel mondo magico.
Nulla di vistoso o di sfarzoso. Due piani più un seminterrato
che divideva con Viktor, lui vi metteva le coppe e i premi che
riceveva per i suoi meriti sportivi mentre lei l'usava per gli
esperimenti che conduceva sulla terapia per la licantropia. Davvero
curioso vedere coppe e medaglie accanto a bottiglie piene di pozioni
e storte fumanti mentre, in un cantuccio, un pentolone era sempre in
ebollizione sprigionando un fumo denso e maleodorante che veniva
aspirato via da una cappa magica che buttava poi fuori un profumo
leggero e gradevole.
La loro vita ancora non
era stata allietata dalla nascita di nessun erede nonostante i
ripetuti tentativi della coppia che, spesso e volentieri, ogni volta
che potevano, si davano da fare per mettere al mondo una piccola
copia di se stessi.
Viktor dava la colpa a se
stesso dicendo che probabilmente non ci metteva impegno, quasi
credesse che per mettere incinta una donna ci si dovesse impegnare
particolarmente. Non era mai stato molto brillante, neanche da
studente, e le lacune che mostrava spesso facevano sorridere Hermione
che, più di una volta, lo aveva preso in giro proprio per la
sua ignoranza abissale su varie cose.
Si erano anche sottoposti
a delle visite per cercare di capire se ci fossero dei problemi, ma
tutti i medimaghi che avevano sentito si erano limitati solo a dire
che era tutto a posto. Gli spermatozoi di Viktor erano attivi e sani
e gli ovuli di Hermione erano normali, cosi come tutte le vie erano
aperte.
Insomma, nulla fuori
dalla norma, ma bambini neanche a parlarne.
- Dottoressa Granger,
siamo pronti per l'esperimento - la chiamò una giovane
medimago che l'assisteva nelle sue ricerche per la cura sulla
licantropia - il soggetto è già sul tavolo -
- Arrivo - mormorò
prendendo una bottiglietta con un liquido quasi incolore dentro.
Aveva trascorso tre giorni nel seminterrato per far bollire quella
pozione senza dormire per non far mai scendere la temperatura di un
solo grado per tutto il tempo e non l'avrebbe messa in mano a
nessuno.
Aveva trovato la ricetta
in un vecchio libro di magia conservato nella biblioteca di Hogwarts,
scritta in una lingua arcaica la cui traduzione l'aveva tenuta
impegnata per dei mesi, poi aveva impiegato altri due mesi per
mettere insieme gli ingredienti, ma alla fine la pozione era pronta.
Aveva anche trovato un
volontario, un giovane mago che era stato morso da un licantropo mesi
prima, che l'aveva quasi supplicata in ginocchio di provare quella
cura.
- Sono pronto - sorrise
il giovane mago stando sdraiato, completamente nudo, sul lettino
nella stanza del San Mungo dedicata a quelle ricerche. Le sbarre alle
finestre, la pesante porta in legno impregnato da decine di
incantesimi antisfondamento, quattro auror agli angoli pronti a
schiantare con le loro bacchette. La ricerca sulla cura per la
licantropia era stata costellata da insuccessi che avevano convinto
il ministero a mettere sempre degli auror di guardia. Nessuno aveva
voglia di ritrovarsi di nuovo con un mostro peloso alto cinque metri
che aveva fatto strage di medimaghi e pazienti. Quando si gioca con
pozioni sconosciute il rischio è sempre in agguato.
- Bene - annui Hermione
controllando che le cinture che tenevano legata la cavia al lettino
fossero ben allacciate e che gli incantesimi di protezione fossero
attivi, poi stappò la bottiglietta e fece bere al giovane mago
la pozione allontanandosi subito dopo ed estraendo la sua bacchetta,
rimanendo poi ferma ad osservare gli eventi.
Il giovane mago rimase
fermo per alcuni istanti, poi iniziò ad urlare e a contorcersi
mentre dalla bocca e da tutti gli altri orifizi naturali iniziava ad
uscire un fumo acre che ben presto creò una pesante cappa
nella stanza.
Gli auror si abbassarono
sulle ginocchia per non venir accecati da quella cortina tenendo
sempre sotto la mira delle bacchette il soggetto dell'esperimento
che, dopo un urlo più forte degli altri si bloccò, la
schiena arcuata e gli occhi fuori dalle orbite. Un attimo dopo un
intenso odore di feci si sparse nella stanza, la cavia si stava
scaricando.
- E' morto - affermò
la giovane assistente avvicinandosi al lettino.
- Un'altro fallimento -
sussurrò Hermione - avvertite il ministero e chiedete un'altra
cavia - poi lasciò la stanza.
Quello era il quarto
esperimento fallito da quando aveva iniziato le sue ricerche. La
prima volta il soggetto si era trasformato in un licantropo anche se
era pieno giorno e non c'era la luna piena, ed era stato schiantato
dagli auror e poi rinchiuso ad Azkaban mentre la seconda e terza
volta il soggetto si era limitato a morire.
Hermione aveva riposto
molta fiducia nell'ultima formula, ma evidentemente qualcosa non
aveva funzionato e adesso non le rimaneva da far altro che rimettersi
sui libri e cercare di capire dove era l'errore.
Ma prima doveva fare il
suo giro di visite ai giovani pazienti del reparto pediatrico del San
Mungo.
Ciao, spero vi sia piaciuto questo mio primo chap. Se è cosi che ne dite di lasciarmi una recensione?
Lipstick
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Capitolo 2 *** 2 ***
cinque anni dopo - cap 2
2
Al suo arrivo nella villa
venne subito accolto dal maggiordomo che si prese cura del suo
soprabito mentre una cameriera corse ad avvertirlo che c'era qualcuno
che lo stava aspettando.
- Chi è? - le
domandò con un cipiglio che lasciava adito a pochi dubbi.
Chiunque fosse quella persona stava per fare i conti con la rabbia
del giovane Malfoy. Non permetteva a nessuno di venirlo a disturbare
a casa sua, figuriamoci se poi ci si presentava senza appuntamento.
- Ha detto di chiamarsi
Severus Piton - gli rispose la donna - gli abbiamo detto che lei non
vuole essere disturbato a cas... -
- Va bene cosi - la zittì
con un gesto della mano, i gioielli che portava alle dita
rifletterono la luce abbagliandola per un attimo - fai portare
qualcosa da bere nello studio verde, qualcosa di molto forte, e
conduci poi Severus li -
- Cosa vorrà? - si
domandò camminando rapido verso lo studio verde, una stanza le
cui pareti, i tappeti ed i mobili sembravano essere ricoperti da
squame verdastre che baluginavano riflettendo la luce di alcuni
candelieri. Era l'unica stanza di tutta la villa dove non c'era
corrente elettrica - L'ho ricompensato a sufficienza per quello che
ha fatto, cos'altro vorrà -
- Frenzy sa cosa vuole
l'uomo dai capelli neri - interruppe improvvisamente il filo dei suoi
pensieri l'elfo domestico comparendo accanto a Draco - Frenzy ha
sentito l'uomo dai capelli neri parlare da solo mentre aspettava -
- Cosa hai detto piccolo
sgorbio? - urlò afferrandolo per il collo e sbatacchiandolo
con violenza per alcuni secondi prima di lasciarlo cadere a terra.
Non c'era nessun motivo per quell'esplosione di ira, ma Draco si era
dovuto trattenere anche troppo a lungo quel giorno e quell'elfo
domestico era l'ideale per sfogare un po' di rabbia.
- Frenzy ha sentito
l'uomo dai capelli unti che parlava di un certo Harry Potter -
tossicchiò cercando di parlare e di riprendere fiato allo
stesso tempo - e di un certo posto dove si troverebbe adesso -
- Potter! - latrò
muovendosi per afferrare di nuovo l'elfo domestico che, come sua
natura, non si ritrasse. All'ultimo momento però la mano di
Draco si fermò a mezz'aria.
- Che Piton sappia
davvero dove si trova lo sfregiato? - si domandò. Dopo la fine
della guerra contro il signore oscuro molte cose erano cambiate.
Molte persone erano morte
e alcune avevano riportato ferite difficilmente guaribili.
Harry Potter era invece
semplicemente scomparso. E cinque anni dopo nessuno sapeva che fine
aveva fatto e se era ancora vivo o se era invece morto.
Neanche i suoi migliori
amici sapevano qualcosa. Li aveva fatti pedinare per mesi nella
speranza che quell'idiota di Ronald Weasley lo portasse dallo
sfregiato, oppure di scoprire che la mezzosangue di nascosto se la
faceva proprio con lui.
Ma tranne scoprire che
pel di carota Weasley se lo faceva mettere nel culo pur di non finire
la sua carriera sulla panchina di quella squadretta, non ottenne
nulla.
Sembrava davvero
scomparso nel nulla. Mai neanche una volta che fosse andato a trovare
la sua ragazza, Ginny, in coma da cinque anni al San Mungo. Lui ci
andava quasi tutti i giorni da tre anni a quella parte. Dapprima
nella speranza di incontrare lo sfregiato, poi perché era
rimasto colpito da quel viso immobile e imperturbabile scolpito nel
sonno profondo.
Secondo i medimaghi non
c'era nulla che non andava. Le ferite fisiche che aveva riportato
erano guarite tutte alla perfezione, ma non ne voleva sapere di
svegliarsi.
Povera piccolina, sola in
quel letto candido, in quella stanza spoglia, senza nessun'altro che
il suo più grande nemico a farle compagnia. Ironia, forse,
anzi, certo.
La famiglia Weasley, la
famiglia che tutti credevano unita, completamente disgregata dopo la
morte dei due genitori.
I due gemelli, troppo
impegnati con i loro negozi per andare a trovare la sorellina, Ronald
Weasley, il campionissimo, non può certo perdere tempo con
simili cose. Una visita rapida a Natale e qualche altra volta, magari
con dietro il codazzo dei fotografi della gazzetta. Il grande
campione della nazionale che si commuove accanto al letto della
sorellina in coma da cinque anni.
Alla fine, a farle
compagnia c'era rimasto solo lui.
Davvero ironico.
- Mi chiedevo quanto
tempo volessi farmi aspettare - sogghignò Piton vedendo Draco
entrare nello studio verde. Si era versato un bicchiere abbondante
del whisky incendiario portato dalla cameriera pochi minuti prima e
adesso stava accingendosi a versarsene un'altro. Non era cambiato
molto in quegli anni.
Lo stesso sguardo freddo
e viscido di un serpente, gli stessi capelli corvini ed il naso
adunco. Era più magro e sotto i vestiti babbani si poteva
intravedere un corpo martoriato e ferito.
Dopo la fine della guerra
era stato catturato dagli auror ed interrogato per molti giorni
usando sistemi non proprio dolci.
Volevano sapere dei
mangiamorte, chi erano, se Draco ne faceva parte, perché aveva
ucciso Silente, ma lui non aveva mai risposto a nessuna delle
domande, limitandosi solo a dire che Draco era stato tutto il tempo
sotto una sua imperius, e alla fine lo avevano spedito nel carcere di
Azkaban dove era rimasto fino a qualche mese prima, quando il
ministro della magia aveva deciso di graziarlo.
Motivi umanitari, aveva
scritto nel documento di liberazione, in realtà aveva ricevuto
un'ingente quantità d'oro da parte di Draco che, cosi, aveva
ricompensato Piton della fedeltà che gli aveva dimostrato e
dell'aiuto che gli aveva dato per uscire pulito da quella situazione.
- Cosa ci fai qui? -
sibilò osservandolo con attenzione e fredda malizia. Non aveva
dimenticato quando, studente di Hogwarts, aveva trascorso intere
notti a guardare il corpo nudo del suo insegnante di pozioni, a
giocare con il suo sesso. Non gli era mai piaciuto. A lui piacevano
le donne, ma se voleva avere Piton dalla sua parte doveva soddisfarlo
ed in fondo, molto in fondo, un po' piaceva anche a lui, soprattutto
quando Piton gli faceva bere qualche sua pozione.
Ce n'era soprattutto una
che eliminava tutti i freni inibitori aumentando l'eccitazione
sessuale a livelli quasi assurdi e tirando fuori tutta la perversione
che si nasconde dentro ognuno di noi. Ci aveva messo sei anni per
impossessarsene. Piton teneva la ricetta nascosta gelosamente nella
sua stanza, ma alla fine era diventata sua.
L'aveva fatta provare ad
una studentessa del quarto anno di Grifondoro e poi si era divertito
un mondo a vederla scopare con Tiger e Goyle nei sotterranei. Aveva
fatto dei giochetti che neanche lui conosceva.
Era curioso di vedere che
effetto avrebbe fatto sulla mezzosangue e su quella troietta al
naturale che sculettava dietro allo sfregiato, ma poi le cose erano
precipitate.
Ma non è che aveva
smesso di pensare agli effetti che avrebbe avuto su quelle due e
prima o poi li avrebbe verificati.
- Sono venuto a portarti
una notizia che forse ti farà piacere ricevere - gli rispose
bevendo tutto di un fiato anche il secondo bicchiere di whisky
incendiario. Dai movimenti poco coordinati Draco comprese che quello
non era il secondo bicchiere ma il quinto o anche l'ottavo, in poche
parole, Piton era sbronzo marcio ed era un miracolo se ancora si
reggeva in piedi.
- Ed in cambio di cosa me
la daresti? - domandò gettando uno sguardo alla bottiglia. Era
sicuro che fosse piena quando la cameriera l'aveva portata. I suoi
ordini erano chiari. Le rare volte che accoglieva un ospite nella
villa tutte le bottiglie dovevano essere nuove.
- Vendetta? - sogghignò
versandosi l'ennesimo bicchiere - Quella vendetta che io ormai non
posso più prendermi? -
- Tagliamo corto! - gli
girò intorno per andare a sedersi alla scrivania. La puzza
dell'alcool lo raggiunse anche se non gli si era avvicinato molto -
Si tratta dello sfregiato? Sai dov'è? -
- So molto di più
- biascicò ormai quasi ottenebrato dall'alcool - molto di più
- poi mandò giù il nuovo bicchiere lasciandosi andare
ad un sospiro di soddisfazione - so, ad esempio, che gli auror in
questo momento gli stanno dando la caccia -
- Questa non è una
cosa nuova! - mormorò Draco facendo un gesto con la mano come
a voler dire che gli stava facendo perdere tempo - E' da quando è
scomparso che lo cercano -
- Ma adesso lo cercano
per ucciderlo! - tirò fuori il suo asso uno sbronzo Piton
facendo un gesto plateale che per poco non lo fece finire a terra.
Come molti maghi, Ronald
Weasley, non aveva mai imparato molto della vita babbana, e questo
anche nonostante suo padre avesse cercato di fargli piacere alcune
delle cose più tipicamente babbane come il prendere la
metropolitana o chiamare un taxi o, ancora, pagare con quel pezzetto
di plastica che i babbani chiamano carta di credito.
Ma alla fine, anni dopo i
tentativi andati pateticamente in fumo di suo padre, Ronald aveva
imparato la lezione ed una tiepida mattina era fermo sotto un hotel
in attesa del taxi che aveva fatto chiamare dal portiere.
Aveva trascorso la notte
con la giovane modella Jenny Astonfish, astro nascente delle sfilate,
e in quel momento stava aspettando un taxi per tornare nella casa
babbana da dove, attraverso la polvere volante sarebbe poi arrivato
istantaneamente nella sua vera casa, quella nel mondo magico.
Quel giorno non aveva
allenamenti o altri appuntamenti ed avrebbe potuto dedicarsi un po' a
se stesso.
Sarebbe andato alla Tana,
la vecchia casa dei suoi genitori. Ci andava ogni volta che poteva e
si fermava a guardare la vecchia pendola di sua madre, quella con le
frecce che indicavano cosa stava accadendo ai membri della famiglia
Weasley.
Ironicamente le due
lancette dei suoi genitori si erano fermate su "in viaggio",
già, un viaggio senza fine. Erano finiti in una specie di
strappo nell'universo e probabilmente anche in quel momento stavano
vagando in una specie di limbo senza fine.
Le altre lancette invece
mancavano. Le aveva tolte lui in un'impeto d'ira che si era placato
solo poco prima di strappare le lancette dei suoi genitori.
Ma non c'era solo la Tana
da visitare.
C'era il resto della
famiglia, Bill, Charlie, i gemelli. Ognuno aveva preso delle strade
diverse.
I gemelli avevano aperto
negozi di scherzi in tutto il regno magico e quando non erano in
laboratorio a studiare nuovi scherzi erano da qualche parte in
viaggio. Bill continuava invece a lavorare alla Gringott. Tra tutti i
suoi parenti era quello che riusciva a trovare più facilmente
dato che finito il lavoro alla banca se ne tornava a casa da sua
moglie.
Charlie invece non
riusciva a trovarlo praticamente mai. Sempre in giro alla ricerca di
nuovi draghi.
Percy invece lo aveva del
tutto rimosso mentre Ginny, beh, per quanto riguardava la sua
sorellina, gli faceva troppo male vederla in quelle condizioni e non
l'andava a trovare mai.
- Hungarian Road, grazie
- disse al tassista salendo a bordo. Una momentanea tristezza lo
colse mentre si sedeva sui comodi sedile del taxi.
Altri sedili, meno
comodi, ma sicuramente più pregni di ricordi. La vecchia
anglia di suo padre.
Sorridendo gli tornò
in mente quando l'aveva presa per andare a liberare Harry. Come si
era sentito grande quella notte.
Harry Potter. Il suo
migliore amico.
Era scomparso da cinque
anni ma per lui poteva anche essere morto e sepolto, anzi, sperava
che non fosse stato sepolto e che il suo corpo fosse marcito sotto al
sole, divorato dagli uccelli e dai vermi.
I suoi genitori erano
morti per salvarlo, sua sorella Ginny era stata catturata dai
mangiamorte e sottoposta a chissà quali torture perché
si era incaponita a volerlo seguire e lui, come unico ringraziamento
aveva salutato tutti ed era scomparso.
Oh si, certo, aveva
ucciso Voldemort prima di sparire, ma questo non riportava in vita
certo i suoi genitori, e di certo non svegliava Ginny.
Insomma, dovunque fosse
finito sperava davvero che ci rimanesse.
- Siamo arrivati signore
- lo chiamò il tassista. Si era perso nei suoi pensieri e non
si era accorto che erano arrivati a destinazione.
- Ah, grazie - bofonchiò
allungandogli alcune sterline, poi scese dal taxi e digitò
velocemente la combinazione della serratura elettronica del portone
del palazzo dove si trovava l'appartamento. Un blip lo avvertì
che la sequenza era corretta e il portone si aprì con uno
scatto ovattato.
Solo in quel momento si
avvide che dentro l'atrio del palazzo c'era un uomo dai capelli neri
in disordine, un paio di occhiali rotondi che nascondevano degli
occhi verdi e penetranti ed una cicatrice a forma di saetta sulla
fronte.
- Ciao Ron, è
passato un bel po' di tempo dall'ultima volta che ci siamo visti - lo
salutò Harry Potter.
Ciao.
Sono felice che il primo capitolo vi sia piaciuto.
Grazie a tutti quelli che hanno recensito.
Nene, non ho messo Viktor tra i personaggi perché, primo non mi
entrava e poi perché non penso di usarlo molto come personaggio,
ed anche il pariring non sarà una viktor/krum. Forse potrebbe
essere una hermione/harry/ron/draco ^__^
Darklily, io l'html l'ho usato. Io la vedo bene.
Per il comportamento di Hermione e degli altri si scoprirà in seguito.
Grazie a avenescense88, darklily, kaled, edvige86 e nene. Continuate, mi raccomando.
Lipstick
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Capitolo 3 *** 3 ***
cinque anni dopo - capitolo 3
3
- Harry! - esclamò
vedendo il vecchio amico vestito con degli abiti babbani consunti e
alquanto malmessi, gli occhiali tenuti insieme da del nastro adesivo
come quando era piccolo e ancora non aveva imparato a usare la magia
e quegli stessi capelli indomabili.
- Ciao Ron - ripeté
guardandolo - possiamo entrare in casa, qui non mi sento molto a mio
agio -
- Sei inseguito? - gli
domandò notando un piccolo lampo di ansia e paura nello
sguardo dell'amico.
Anche se la maggior parte
dei mangiamorte era stata catturata e imprigionata ad Azkaban, per
non parlare di quelli che invece erano stati uccisi senza troppi
rimpianti, ce ne poteva sempre essere qualcuno ancora libero ed Harry
era un bersaglio davvero troppo ghiotto - Mangiamorte? -
- Ti spiegherò
dopo, adesso entriamo - lo sollecitò.
- Va bene - mormorò
cercando le chiavi - dobbiamo salire fino all'attico - e dirigendosi
verso l'ascensore. Non riusciva a crederci, solo poco prima si stava
augurando che il corpo di Harry fosse seccato dal sole e divorato dai
vermi e adesso era emozionato e preoccupato, ma soprattutto era
felice di vedere che tutto sommato stava bene.
Sette anni di amicizia in
fondo non si dimenticano cosi facilmente si disse mentre schiacciava
il tasto per l'attico.
- Dove sei stato? - gli
domandò durante la salita - Eravamo tutti preoccupati per te,
sei andato via senza dire dove andavi e per quanto tempo saresti
stato via -
- Volevo stare da solo -
mormorò. Aveva perso anche peso. Ron notò che i
pantaloni che indossava erano tenuti alla vita con una cinta
malridotta e sulla quale erano stati fatti più buchi di quanti
ce ne fossero stati all'inizio mentre gli zigomi erano decisamente
più scavati di quanto lo fossero stati cinque anni prima. La
barba invece sembrava essere stata fatta da poco e anche l'odore che
emanava era in netto contrasto con il suo aspetto. Si aspettava di
sentire un certo olezzo, ed invece Harry, anche se non profumava come
uno appena uscito da un bel bagno, non emanava nessun cattivo odore.
- Hai fame? - gli chiese
poi.
- Sono due giorni che non
mangio qualcosa di decente - sorrise stancamente mostrandogli
l'incarto di una di quelle merendine da quattro soldi che si trovano
sugli scaffali dei supermercati economici.
- Qui non ho quasi nulla,
ma nella casa che ho nel mondo magico ho più roba - sorrise
sentendosi per la prima volta superiore al grande Harry Potter.
Non parlarono per tutta
l'ora seguente.
Giunti nella casa nel
mondo magico di Ron, Harry si dedicò a far sparire mezza
dispensa dell'amico e solo alla fine, di fronte ad un whisky
incendiario, si decise a rivelare cosa aveva fatto in quei cinque
anni.
- Ho cercato un sistema
per far svegliare Ginny - rivelò all'amico che rimase a bocca
aperta ad ascoltarlo - è stata torturata, ed infine le è
stato fatto un qualche incantesimo per farla cadere in stato di
incoscienza, ma alla fine sono riuscito a trovare un oggetto magico,
un artefatto in grado di svegliarla -
- Stai dicendo che, per
cinque anni sei stato via per trovare un oggetto per risvegliare
Ginny? - gli domandò confuso Ron. I medimaghi del San Mungo
avevano detto più di una volta che si trattava di una
situazione del tutto anomala. Tutto era a posto, ma era proprio lei a
non volersi svegliare per via del dolore che doveva aver provato. Un
po' come quello che era accaduto ai genitori di Neville.
Il dolore troppo intenso
aveva mandato in corto circuito i sistemi mentali e li aveva fatti
impazzire.
Per Ginny, invece,
l'esito era stato quel sonno cosi profondo.
E adesso Harry se ne
usciva dicendo che si trattava invece di un incantesimo e che lui
aveva trovato il modo di spezzarlo.
- Perché non hai
chiesto il nostro aiuto? - urlò poi sentendo la collera
montare. Cinque anni persi.
Se l'avessero cercato
tutti insieme avrebbero fatto sicuramente prima. Se avessero chiesto
anche alla McGranitt o al ministro della magia avrebbero avuto poi a
disposizione più fondi.
- Si tratta di un
artefatto proibito - gli rivelò - un oggetto messo fuori legge
da tutte le comunità magiche civili, pensi forse che il
ministero avrebbe approvato la sua ricerca? - poi si alzò ed
iniziò a camminare per la stanza descrivendo degli ampi cerchi
- E non potevo chiedere neanche il vostro aiuto, non sapevo se
esisteva davvero, ne avevo avuto sentore durante il combattimento con
Voldemort, quando per l'ultima volta sono entrato in contatto con la
sua mente ed ho visto quello che aveva fatto a Ginny, ma non potevo
avere la certezza - poi si fermò di scatto iniziando a fissare
Ron - ma adesso ce l'ho, so dove si trova, e sono venuto qui per
chiedere il tuo aiuto e quello di Hermione -
- Ma è magnifico!
- quasi esultò sentendosi tornare il ragazzo che era stato una
volta - Dove si trova? Quando partiamo? Se chiediamo l'aiuto degli
auror sono sicuro che l'avremo! In fondo ci devono molto anche loro
e... -
- Ron, sono inseguito
dagli auror - lo bloccò - se chiedessimo il loro aiuto non
cercherebbero neanche di arrestarmi, mi ucciderebbero subito -
La rivelazione che il suo
amico era braccato dagli auror gelò il sangue nelle vene a
Ron. Harry Potter, il bambino sopravvissuto, il ragazzo che aveva
ucciso definitivamente Voldemort, era inseguito dagli auror!
Gli sembrava cosi
impossibile che gli chiese di ripetere quello che aveva appena detto.
- Questo artefatto è
stato bandito, te l'ho detto - gli spiegò - e quando hanno
saputo che ero tornato in Inghilterra dopo aver trovato dove si trova
si sono messi subito sulle mie tracce - poi, con un fare da
cospiratore - a dir la verità non so se vogliono che non venga
trovato o se invece il ministro lo vuole per se stesso -
- E' molto potente -
continuò parlando sempre a voce bassa - può spezzare un
incantesimo potente come quello che fa dormire Ginny cosi come può
essere usato per altri scopi, e penso tu abbia capito a cosa mi
riferisco -
- Forse - mugugnò.
In fondo non era un mistero che la comunità magica inglese era
stata minacciata non poco tempo prima da altre comunità
magiche che non vedevano di buon occhio il fatto che il ministero
della magia dettasse leggi che coinvolgevano anche le altre comunità.
- Dobbiamo essere molto
cauti - sussurrò poi avvicinando il suo volto a quello
dell'amico - devi contattare Hermione e chiederle di aiutarci -
- E se non volesse farlo?
- gli domandò. La ragazza era molto cambiata in quegli anni,
soprattutto a causa di quello che le era accaduto durante l'ultima
battaglia contro Voldemort e Ron non era sicuro che avrebbe accettato
di unirsi a quella spedizione. Anzi, non era neanche sicuro che non
li avrebbe traditi consegnando Harry agli auror.
- Colpiscila con questo -
gli rispose senza tradire la minima emozione passandogli uno spillone
dalla punta colorata di un arancione vivido. Anche Harry era
cambiato, notò. Una volta non avrebbe mai neanche pensato di
fare del male a qualche suo amico. Almeno fisicamente.
- Stai tranquillo - lo
tranquillizzò vedendolo indeciso - non c'è veleno, ma
solo una sostanza molto concentrata che le farà dimenticare le
ultime cose che ha visto e sentito, l'ho avuto da uno stregone di una
piccola comunità magica del centro Africa, basterà
anche solo che la graffi, ma per questo sarà importante che
quando le parlerai dovrete essere soli -
- Le andrò a
parlare domani - accettò infine l'incarico prendendo lo
spillone facendo molta attenzione a non pungersi - la dovrei trovare
al San Mungo e forse riuscirò a convincerla a parlare a
quattr'occhi con me, sai com'è, le cose sono parecchio
cambiate tra noi due -
- Lo so, si è
sposata con Krum mentre tu ti sei dato parecchio da fare - strizzò
un'occhio - anche se ero dall'altra parte del mondo non ho mai smesso
di cercare di sapere come se la passavano i miei migliori amici -
L'incontro con il suo
vecchio insegnante lo aveva messo di buonumore. Non che vedere quello
scarafaggio unto gli avesse fatto piacere, ma quello che gli aveva
detto invece si.
Harry Potter, lo
sfregiato, inseguito dagli auror e da un'accusa di omicidio.
A sentire Piton aveva
usato l'avada kedavra su di un vecchio mago. Dovevano essergli
saltate davvero un bel po' di rotelle, ma questo a lui non
interessava.
Pazzo o meno che fosse,
era ricercato e questo bastava a metterlo di buonumore. Che si
beccasse lui adesso un po' di quella medicina amara che si era dovuta
sorbire suo padre quando, dopo l'ultima battaglia era stato inseguito
ed infine ucciso dagli auror.
Ma Piton non gli aveva
detto solo questo. Gli aveva detto anche dove lo avrebbe potuto
trovare.
Proprio li, a Londra.
Si nascondeva a casa del
suo vecchio migliore amico.
Lui era stato privato
della possibilità di usare la magia. Gli avevano strappato via
il potere come si strappano le ali ad una mosca. Era stato doloroso e
voleva vedere Potter soffrire come aveva sofferto lui.
Questo era tutto quello
che chiedeva in cambio di quelle informazioni.
Essere presente quando
Draco lo avrebbe trovato, esseri li a godersi le cruciatus che gli
avrebbe scagliato contro. Vederlo contorcersi e supplicare.
Non voleva altro.
- Goyle! - urlò
facendo rimbombare la voce tra le mura della villa, poi si ricordò
che lo aveva spedito ad occuparsi di quell'avvocato e della sua
giovane moglie.
- Meglio cosi! -
sogghignò - Mi avrebbe tolto parte del divertimento - poi si
voltò verso Piton che, intanto aveva finito la bottiglia di
whisky incendiario e stava aggirandosi per lo studio verde alla
ricerca di qualche altra cosa da bere. Per un attimo si sentì
tentato di lanciargli una maledizione senza perdono, un'avada kedavra
e stecchirlo li, sul posto. In ricordo dei vecchi tempi.
Ma si trattenne.
Troppe persone l'avevano
visto entrare li, la cameriera, il maggiordomo e sicuramente anche
altre. E cancellare la memoria a tutti era fuori discussione.
Non poteva correre il
rischio che qualcuno al ministero si facesse qualche domanda. Anche
se ungeva parecchie ruote, comprese quelle della poltrona del
ministro, non poteva rovinare la reputazione di buon mago che era
riuscito a costruirsi tirandola su dalle ceneri della pessima
reputazione della sua famiglia.
Lo avrebbe portato con
se, ma una volta a casa di pel di carota Weasley, dopo aver fatto
fuori lui e lo sfregiato avrebbe ammazzato anche Piton. Vistisi
scoperti hanno tirato fuori le bacchette ma sono stato più
veloce, purtroppo il povero professor Piton non è riuscito a
spostarsi in tempo e Potter lo ha seccato.
Avrebbe fatto una faccia
affranta di fronte agli auror.
Il mio vecchio
professore, gli volevo cosi tanto bene.
Peccato non potergli
strappare quel pene raggrinzito che si teneva su solo a pozioni e
unguenti.
Sarebbe stato davvero
troppo difficile da giustificare.
- Tu non puoi volare con
una scopa, vero? - gli domandò.
- Certo che no, quindi
dovremo prendere l'auto! - non attese neanche che gli rispondesse.
Non gli piaceva proprio quell'idea. Prendere l'auto, un mezzo di
trasporto cosi babbano, ma se voleva arrivare in tempi decenti
l'unica era usare quel dannato aggeggio su ruote.
Certo, la magia la faceva
ancora da padrona. Poteva volare, poteva diventare invisibile, ma non
era di certo una scopa.
E senza attendere
null'altro afferrò Piton per un braccio sorprendendosi di
quanto fosse magro, gli sembrava quasi di star stringendo un osso, e
lo trascinò letteralmente per alcuni corridoi della villa fino
ad arrivare ad una porta chiusa.
Toccò la serratura
con la bacchetta e questa si aprì rivelando alcune scale che
scendevano a chiocciola.
- Cerca di non cadere -
lo strattonò poco delicatamente facendolo entrare per primo -
lumos - e, usando la bacchetta per fare luce si mise dietro di lui
spintonandolo di tanto in tanto per farlo camminare - non vorrai
perderti il divertimento -
- E farlo perdere a me -
aggiunse tra se con un ghignò.
Ciao a tutti.
Grazie, grazie, grazie, e ancora grazie.
Darklily, evanescense88, VivianaRossa, Nene e Goldfish. Vi prometto che
appena ho un po' di tempo vengo a leggere le vostre storie.
Darklily, ho aumentato un po' i caratteri, adesso dovrebbe andare meglio.
Goldfish, il pairing potrebbe essere Hermione/Harry, ma anche
Hermione/Ron o Draco o il primo che capita, questo ancora non l'ho
deciso ^__^
Ciao e grazie ancora e, se vi capita andate a leggere la mia drabblettuccia
Lipstick
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Capitolo 4 *** 4 ***
cinqua anni dopo - capitolo 4
4
Parlare con Hermione
Granger non era facile.
Dopo un'ora di attesa in
una sala d'aspetto affollata da maghi con le affezioni magiche più
disparate, a Ron venne detto di attendere ancora un po' in quanto la
dottoressa Granger, con l'enfasi sulla dottoressa, doveva prima
visitare i pazienti ricoverati, poi, forse avrete avuto tempo per
lui.
Ron non si stupì
affatto di questo trattamento.
Tanto erano stati amici
ai tempi della scuola, tanto, adesso, erano diventati più che
estranei.
Non era stato invitato al
matrimonio, e comunque lui non ci sarebbe andato di certo. Venire a
sapere che la propria migliore amica si sposa dalle pagine di un
giornale non era proprio una bella cosa.
A dirla tutta, Ron, ormai
sapeva di cosa faceva Hermione solo dai giornali. Il suo lavoro come
medimago, le sue ricerche nel campo della licantropia, qualche
pettegolezzo su scappatelle più o meno vere. In fondo un po'
tutti loro erano delle celebrità.
Gli amici di Harry
Potter, il giovane mago che aveva sconfitto lord Voldemort, non era
di certo raro che il loro nome comparisse su quello o su questo
giornale, senza contare che, nei rispettivi campi si erano fatti
anche un certo nome.
Alla fine, comunque, dopo
altre due ore di attesa, una giovane strega lo condusse nello studio
di Hermione.
- Non ho molto tempo –
lo accolse freddamente – e se sei qui per farmi perdere tempo puoi
anche andartene subito, non faccio favore in ricordo dei vecchi tempi
-
- Mi ha chiesto di venire
un nostro vecchio amico comune – le disse sforzandosi di rimanere
calmo.
- Non siamo amici - gli
ricordò prendendo a scartabellare in un mucchio di pergamene.
- Hermione, ho visto
Harry, e gli serve il nostro aiuto - buttò tutto fuori - in
questi cinque anni è stato in giro per il mondo alla ricerca
di un'artefatto per... -
- Per fare cosa? - sbottò
lei lasciando perdere le pergamene e rivoltandoglisi contro - Per
trovare qualcosa che lo possa far tornare sulla bocca di tutti? Un
nuovo nemico da combattere? No grazie, ho già dato e mi è
bastato! -
- Sa dove si trova un
artefatto magico per far svegliare Ginny - le disse infine - In
questi cinque anni è andato alla ricerca di questo oggetto e
adesso, sa dove si trova, ma non può andare a prenderlo da
solo -
- Cazzate! - urlò.
Ron rimase quasi di stucco. Hermione che parlava in quel modo! Era
davvero cambiata molto, forse troppo. E forse andare li alla ricerca
del suo aiuto era davvero inutile.
- Tua sorella ha il
cervello bruciato, lo vuoi capire! - continuò cercando di far
più male possibile al mago - Cotto, rosolato a puntino! Potrà
anche non avere danni fisici ma dentro, la sua psiche è
andata, completamente! - poi, quasi con un malcelato godimento -
Stiamo parlando di un vegetale che si limita solo a farsela addosso!
E non c'è nulla, nel mondo magico o nel mondo babbano che
possa farla tornare indietro! -
Un calcio nello stomaco
non avrebbe avuto effetto peggiore su Ron. Quasi si accartocciò
su se stesso sentendo quelle parole.
Ed Hermione parve
accorgersene.
Abbassando la testa
mormorò qualcosa che poteva sembrare una scusa poi, tornando
altera come prima lo invitò ad andarsene. Non aveva tempo da
perdere con le favole per bambini e anche lui era ora che crescesse e
smettesse di credere al grande Harry Potter.
- Io voglio provare! -
sussurrò riprendendosi lentamente - E' mia sorella, e mi fa
troppo male vederla in quel letto, pensare a lei e, con te, o senza
di te io andrò a cercare questo oggetto! - poi, raccogliendo
le ultime forze - Siamo diventati tutti dei bastardi, ma a quanto
pare, almeno io, un po' di cuore l'ho conservato mentre tu devi
averlo buttato nel cesso! -
- Cuore? - esplose
improvvisamente la furia della donna - Mi parli tu di cuore? Io ti
amavo, e tu non pensavi a me neanche per sbaglio, vi ho seguiti
perché avevo paura che ti cacciassi in qualche guaio più
grande di te, perché mi preoccupavo per te stupido idiota, ti
ho seguito anche quel maledetto giorno e quando ho avuto bisogno del
tuo aiuto tu sei rimasto fermo come un sacco di zucche! Il cuore che
dici che non ho l'ho lasciato sul pavimento di quella stanza, mentre
tu eri troppo spaventato anche solo per cercare di fare qualcosa! -
- E adesso vattene, per
favore - concluse tornando a guardare nel mucchio delle pergamene e
impedendo a Ron qualsiasi replica.
Cinque anni prima.
La guerra contro il
signore oscuro era giunta ormai al suo apice. I mangiamorte avevano
sferrato i loro attacchi più micidiali al cuore del mondo
magico. Il ministero era stato devastato e decine di maghi avevano
perso la vita. Fu li che Tonks e Lupin morirono insieme, dilaniati
dall'esplosione di un'arma babbana che il padre di Ron aveva
suggerito di usare contro i mangiamorte e che il ministro aveva
accettato di provare. La maggior parte degli auror era impegnata in
decine di scaramucce e non rimanevano molti maghi in grado di tenere
testa a Voldemort e ai suoi mangiamorte e quell'idea, per quanto
balzana, era piaciuta.
In fondo, un mago è
pur sempre un uomo e qualche chilo di quella roba molliccia che i
babbani usavano per far saltare la roccia nelle miniere qualcosa
avrebbe pur fatto.
Ma si sa, i maghi non
sono molto ferrati con le cose babbane e l'unico risultato era stato
che l'esplosione aveva aperto un bel buco dentro il ministero ed
aveva sparpagliato i pezzi dei due maghi per svariate centinaia di
metri.
Solo Hogwarts resisteva
tenacemente con i suoi studenti impegnati in quella che sarebbe stata
la battaglia più epica dopo l'invasione dei troll norvegesi
del milleduecentododici, quando un manipolo di studenti protesse le
mura della scuola per dieci giorni.
Ma alla fine, anche le
difese della scuola caddero e Voldemort ed i suoi vi sciamarono
dentro uccidendo tutti quelli che non riuscirono a scappare usando le
passaporte di emergenza che la McGranitt aveva predisposto.
Alla fine solo pochi
professori e qualche studente rimasero a tenere testa ai maghi
oscuri, ed ovviamente Harry, Ron, Ginny ed Hermione furono tra
questi.
- Ma quando torna
quell'idiota! - bofonchiò Draco rimanendo nascosto nell'ombra
vicino alla casa di Ron insieme a Piton.
Erano appena arrivati
quando videro il rosso andare via.
Aveva pregustato l'idea
di ammazzarli tutti e due insieme e il vederlo andar via lo aveva
messo di cattivo umore, ma poi, si era detto, sarebbe solo bastato
aspettarne il ritorno ed allora avrebbe potuto fare ciò che
aveva programmato.
Tuttavia stava iniziando
a perdere la pazienza.
Erano passate alcune ore
da quando se ne era andato e ancora non era tornato, e Piton stava
iniziando a ritrovare la sua lucidità.
Senza poteri non è
che sarebbe stato un avversario troppo difficile, ma non voleva
correre più rischi di quanti ne erano necessari, senza contare
che, comunque, anche senza poteri Piton non era un soggetto da
sottovalutare. Per anni aveva insegnato pozioni e non credeva che
sotto quei vestiti non nascondesse qualche trucchetto in grado di
impensierirlo.
C'erano pozioni delle
quali bastava anche solo una goccia per farti sciogliere un braccio
come cera.
Le aveva usate per
torturare qualche suo nemico prima di ucciderlo con una maledizione
senza perdono e gliele aveva insegnate proprio lui e, per prepararle
non serviva di certo avere dei poteri magici.
Anche un babbano, con la
giusta ricetta e gli ingredienti poteva prepararle.
No, non poteva correre
rischi. Avrebbe aspettato ancora un po' e poi sarebbe entrato,
avrebbe ucciso Potter e poi Piton e, per quanto riguardava Ron, beh,
ci avrebbe pensato un'altra volta.
Un colpo di gomito ad un
fianco lo fece voltare di scatto, giusto in tempo per vedere il rosso
entrare guardingo nel portone di casa.
Il momento era giunto.
Con un cenno di intesa
diede il via a Piton che, rapidamente attraversò la stretta
stradina seguito a ruota da lui, la mano già sotto il mantello
con le dita che sfioravano la bacchetta.
- Cosa ti ha detto? -
domandò ansiosamente Harry vedendo l'amico rientrare a casa.
- E' stata molto contenta
di vedermi - ironizzò gettandosi a sedere su di una poltrona -
pensa che voleva invitarmi a cena -
- Verrà? - gli
chiese poi.
- Certo che no!
Maledizione Harry! - latrò - Le cose sono cambiate, non siamo
più quelli di una volta che, bastava dire andiamo, e si
partiva senza pensare a quello che sarebbe potuto accadere -
- Devi convincerla! -
mormorò - ci serve! -
- E allora vai tu a
parlarle! - urlò - E dopo che ti avrà ridotto a
brandelli ed avrà sputato su quello che rimane di te torna
pure qui a dirmi come ti senti! -
- L'hai punta? - gli
domandò poi.
- Non mi ha fatto quasi
neanche avvicinare - rispose ricordandosi solo in quel momento dello
spillone e di quello che gli aveva chiesto l'amico.
- Non le avrai detto dove
sono, spero - disse poi guardandolo esasperato. Si stava pentendo di
aver provato a chiedere aiuto a lui. Idiota era e idiota era rimasto,
accidenti a lui.
- Non mi ha quasi dato
modo di parlare - sibilò esausto - figuriamoci se sono
riuscito a dirle che ti trovi a casa mia -
Non è che si
ricordasse di preciso proprio tutto quello che le aveva detto, ma non
pensava comunque di aver detto qualcosa su dove aveva incontrato
Harry e comunque ormai non aveva nessuna importanza se glielo aveva
detto o meno.
Harry doveva andarsene da
li.
Amico o non amico la sua
presenza lo stava infastidendo.
- Senti Harry - provò
a dirgli.
- Ma guarda chi abbiamo
qui - lo interruppe l'esplosione della porta che venne scaraventata
contro un muro, poi la figura di Draco Malfoy fece il suo ingresso
trionfale accompagnata da quella meno trionfale di Piton - lo
sfregiato e il suo amichetto del cuore, ma che quadretto romantico! -
- Fermi con le bacchette!
- gridò poi Draco tirando fuori la sua e puntandola contro
Harry che, intanto, aveva già messo mano alla sua - Lasciatele
cadere a terra e state fermi, e nessuno si farà male -
- Draco Malfoy! - esclamò
Ron vedendolo. Erano anni che non lo vedeva di persona ma la sua
faccia lo aveva perseguitato dai giornali e l'idea che tutti i giorni
andasse a trovare la sua sorellina lo faceva star male.
- Stai fermo dove sei -
lo ammonì di nuovo - non vorrei dover dire alla tua sorellina
che suo fratello è finito ammazzato insieme ad un criminale
ricercato per omicidio - poi, dopo aver chiamato a se le bacchette
dei due maghi con un incantesimo - ed il bello sai quale sarebbe? Che
nessuno penserebbe che ho goduto nell'ammazzarti, ed io reciterei la
parte dell'afflitto che ha dovuto uccidere il fratello della donna
che amo per difendersi -
- Non osare parlare di
Ginny! - sbraitò Harry - Se sta cosi è per colpa di tuo
padre e dei suoi degni scagnozzi! O ti sei dimenticato che io ero li?
-
- Ma mio padre era quello
che era - sorrise - ed io invece sono un mago rispettato da tutti,
con un triste passato ed un amore infelice per una ragazza
addormentata alla quale però sono tanto fedele, avrete letto
gli articoli della Skeeter spero - poi, con un ghigno - anzi, vi do
anche una notizia in anteprima, tra qualche giorno uscirà un
articolo in cui dico che voglio sposarla e portarla nella mia villa
dove sarà accudita amorevolmente -
- Tu non farai nulla di
tutto questo! - gridò Ron avventandoglisi contro ma finendo
respinto da una maledizione cruciatus che lo fece finire a terra tra
atroci dolori.
- Proprio come mi
aspettavo - rise lanciandogli contro un'altra cruciatus.
- Espelliarmus -
Un raggio luminoso colpì
la sua bacchetta facendogliela volare via mentre una figura dai
capelli lunghi e ricci faceva il suo ingresso attraverso l'uscio
sventrato.
- Hermione! - gridò
sorpreso Harry vedendo la donna entrare e mettersi tra Draco e Ron.
- Non sono qui per te o
per questo idiota! - urlò tenendo sotto la minaccia della
bacchetta Draco - Ma per sapere se davvero hai la possibilità
di risvegliare Ginny! -
- Ce l'ho! - si limitò
a risponderle.
- Bene, allora riprendi
la bacchetta e questo sacco di zucche e muoviamoci - ordinò
repentinamente scagliando, poi, una petrificus contro Draco e Piton.
- Dannata puttana
mezzosangue! - urlò Draco non appena in grado di muoversi - Se
pensano di scappare hanno commesso davvero un grosso errore - poi si
chinò a raccogliere ciò che rimaneva della sua
bacchetta, prima di andar via Hermione l'aveva spezzata in due - li
troverò e, prima di ammazzarli gli mostrerò qualche
giochetto davvero molto interessante -
Ciao.
Grazie darklily e evanescense, so che posso contare sempre su di voi.
Lipstick
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Capitolo 5 *** 5 ***
5.
- Non ne posso più!
- urlò Ron gettando via il piatto con la cena. Del pesce
secco
e del pane mezzo andato a male - Sono giorni che siamo chiusi dentro
questa stiva puzzolente in compagnia di topi e scarafaggi - poi
tirò
fuori la bacchetta ed iniziò a rotearla per qualche
incantesimo.
- Fermati! - lo bloccò
Harry afferrandogli il polso e torcendoglielo per fargli lasciare la
bacchetta che, con un tonfo leggero cadde a terra - nessuno sa che
siamo maghi qui a bordo e, anche se siamo abbastanza lontani
dall'Inghilterra è meglio non mettersi a fare magie che
potrebbero richiamare l'attenzione degli auror -
- Dannazione - sbuffò
districandosi dalla presa dell'amico e massaggiandosi poi il polso -
Harry, da quando ci siamo rivisti non stai combinando altro che guai
a me e ad Hermione! -
- Come ai vecchi tempi -
accennò un sorriso subito ricacciato indietro dallo sguardo
freddo di Ron.
La sua non era stata una
battuta, ma una semplice constatazione.
Gli aveva voluto dire,
senza troppi giri di parole, che sarebbe stato molto meglio se non si
fossero rivisti mai più.
- Piuttosto, per quale
motivo hai mandato Hermione a chiedere al capitano di questa
bagnarola quando arriveremo a destinazione? - gli domandò -
Non potevi andarci tu, o io? -
- Se Hermione saprà
giocare bene le sue carte, quando sarà il momento di
scendere
da questa barca il prezzo che dovremo pagare sarà
più
basso di quanto stabilito - gli rispose semplicemente sottintendendo
svariate cose che Ron afferrò al volo diventando dapprima
rosso poi nero di rabbia.
Nonostante tutto quello
che era accaduto in quei cinque anni non era ancora riuscito a
togliersela dalla mente.
- Brutto figlio di
puttana! - sbraitò saltando in piedi ed allungando le mani
per
afferrarlo al collo venendo però fermato dalla voce della
ragazza che irruppe all'improvviso nella stiva.
- Allora? - le domandò
Harry.
- Tra un paio di giorni
saremo al porto - gli rispose sedendosi su di uno sgabello - per il
resto niente da fare, credo che preferirebbe di più il culo
di
uno di voi due al mio -
- Hermione? - la guardo
inebetito Ron.
- Cosa c'è? - gli
si rivoltò contro con una faccia che non lasciava molto
adito
a dubbi. Non voleva essere ripresa da lui - Siamo fuggiaschi, te ne
sei dimenticato? E nessuno di noi può accedere al proprio
conto alla Gringott senza venire arrestati, se è possibile
risparmiare dell'oro bisogna cogliere la palla al balzo! -
- Già - abbassò
lo sguardo - ma chi può essere stato a... -
- Indovina - lo
interruppe Harry - chi altro c'era in quella casa oltre a noi tre e
all'ormai defunto Severus Piton? -
- Draco Malfoy! - esclamò
quasi avesse fatto una scoperta sensazionale. Hermione si
limitò
solo ad alzare un sopracciglio guardandolo di sfuggita. Come aveva
fatto una volta ad essere innamorato di quell'idiota dai capelli
rossi e dal cervello di uno schiopodo ritardato non lo sapeva neanche
lei, ma per fortuna adesso le cose erano diverse.
Forse.
- Dove diavolo sono
finiti! - urlò Draco camminando ansiosamente nel suo studio
nella sua villa babbana. Da quando aveva fatto irruzione nella casa
di Weasley solo per vederseli sfuggire a causa di quella puttana
della Granger erano trascorsi parecchi giorni e dalle sue fonti al
ministero non era ancora giunto nulla.
Per la rabbia di
esserseli fatti sfuggire aveva ucciso a sangue freddo l'ormai inutile
Piton con una maledizione senza perdono. Per fortuna era abituato a
portarsi dietro sempre una bacchetta di riserva. Quando poi erano
giunti gli auror aveva detto loro che era stato Ronald Weasley ad
uccidere il suo vecchio insegnante dei tempi di Hogwarts
scatenandogli cosi contro una caccia all'uomo di come non si vedeva
dai tempi di Sirius Black.
Purtroppo però
tutte le ricerche avevano dato fino a quel momento esito negativo.
Nessuno li aveva visti e
gli auror specializzati nel seguire le tracce magiche non avevano
rilevato nessun uso di magia da parte di bacchette non registrate, e
tantomeno da parte delle bacchette dei tre fuggiaschi.
Se erano andati via
dall'Inghilterra dovevano averlo fatto come dei babbani e questo
metteva Draco ancor più di cattivo umore.
Non aveva nessun'indizio
di dove si stavano dirigendo e, se non avessero usato la magia
rintracciarli sarebbe stato alquanto difficile senza un colpo di
fortuna.
- Signor Malfoy! -
esclamò all'improvviso Tiger precipitandosi dentro lo
studio.
Per farlo senza farsi annunciare o bussare doveva trattarsi davvero
di una cosa importante.
- Cosa diavolo c'è?
- sbraitò afferrando la bacchetta e preparandosi a lanciare
una cruciatus. I suoi ordini erano chiari. Nessuno doveva entrare
dentro quello studio se non veniva invitato da lui in persona a
farlo.
- Sappiamo dove sono
Potter ed i suoi amici! - alzò le mani preparandosi per
ricevere la maledizione.
- Cosa stai dicendo testa
di zucca? Sai dove si trovano quei tre figli di puttana? -
abbassò
di colpo la bacchetta.
- Li hanno visti al porto
di Trujillo, in Honduras, mentre scendevano da una nave porta
container babbana - gli rispose rilassandosi.
- Honduras? - mormorò
voltandosi verso un mappamondo che troneggiava sulla scrivania -
Mostra!- gridò poi puntandogli la bacchetta contro.
Immediatamente il
mappamondo iniziò a vorticare fermandosi poi di scatto
mentre
un punto su di lui iniziava a brillare.
- Cosa cazzo sono andati
a fare in quel buco di posto! - sbraitò infine voltandosi di
nuovo verso Tiger che, intanto, convinto di averla scampata si era
rilassato e si stava sedendo su di una sedia per riprendere fiato -
Cruciatus! - un lampo di luce scaturì dalla bacchetta
colpendo
lo scagnozzo che inarcò la schiena cacciando un urlo
animalesco mentre un'odore pestilenziale iniziava a diffondersi nello
studio. A causa del dolore aveva perso il controllo degli sfinteri e
si era defecato addosso.
- Nessuno deve entrare
qui dentro senza il mio permesso! - ghignò poi facendo cenno
al suo uomo di andarsene - E questo sempre! -
- E adesso? - domandò
il rosso guardando Harry mentre si facevano strada a fatica tra la
gente che affollava il porto di quella cittadina onduregna. Il tanfo
di sudore, di pesce e di motori surriscaldati permeava l'aria
rendendola quasi irrespirabile.
- Adesso dobbiamo trovare
un mezzo di trasporto per l'entroterra - gli rispose Harry senza
badare alla gente che spintonava - dobbiamo raggiungere un posto, una
comunità magica di queste terre, sono loro che custodiscono
l'artefatto che stiamo cercando -
- Sai già dove
procuratelo? - gli domandò poi Hermione dando una gomitata
nell'addome prominente di un pescatore che aveva approfittato della
calca per darle una palpata.
- Quando sono stato qui
la prima volta ero in contatto con un trafficante locale di manufatti
magici - le rispose riuscendo ad uscire finalmente dalla folla, a
gesti indicò ai suoi due compagni un locale piuttosto
scalcinato dall'altra parte della strada - Juan Pedro, mi deve
qualche favore e potrà procurarci sia un mezzo di trasporto
che delle bacchette magiche -
- Cos'hanno le nostre che
non vanno? - gli chiese Ron beccandosi un'occhiataccia da parte di
Hermione che poi alzò lo sguardo al cielo.
- Secondo te per quale
motivo abbiamo viaggiato stipati come bestiame dentro quella nave
babbana rischiando di prenderci chissà quali malattie,
oppure
per quale motivo per potermi fare una doccia sono stata costretta a
dare spettacolo a sei marinai? - lo affrontò poi la ragazza
-
Non possiamo usare le nostre bacchette senza farci scoprire dagli
auror! -
- E cos'hanno queste
bacchette di questo Juan Pedro di diverso dalle nostre? -
domandò
poi il rosso voltandosi verso Harry.
- Semplicemente non sono
nostre! - gli rispose entrando nel locale - E quindi nessuno
potrà
collegare le magie di quelle bacchette a noi! - poi facendogli un
cenno piuttosto eloquente con la mano lo esortò a stare
zitto
- Una sola parola sbagliata e ci ritroviamo fatti a pezzi -
Sia Ron che Hermione
avevano avuto qualche contatto con i babbani. La ragazza era figlia
di babbani e per una parte della sua vita aveva vissuto proprio come
loro, mentre Ron era solito frequentare i locali e le discoteche
più
di moda nel mondo babbano per rimorchiare, ma queste loro esperienze
non li avevano assolutati preparati a quel locale.
Da dietro un bancone
lurido un gigantesco negro calvo riempiva bicchieri o distribuiva
bottiglie agli avventori fermandosi di tanto in tanto a scambiare
qualche parola con qualcuno di loro, mentre ai tavoli era seduta la
più eterogenea genia che si potesse incontrare.
Uomini di tutte le razze,
dai bianchi ai neri, ai gialli, chi ben vestito, chi con indosso solo
qualche straccio, quasi tutti comunque dall'aspetto poco
raccomandabile.
All'ingresso dei tre
quasi tutti si voltarono a guardarli per qualche secondo, poi erano
tornati alle loro occupazioni senza più degnarli di uno
sguardo ad eccezione di un'uomo che si alzò dal suo posto e
si
incamminò barcollando verso di loro mettendo in mostra un
sorrise sdentato.
- Potter! - biascicò
- Sei tornato finalmente! - poi lo abbracciò amichevolmente
-
Hai qualcosa per il tuo vecchio amico Juan Pedro? -
- Questa volta no -
sorrise cercando di non mostrarsi troppo schifato dall'alito mefitico
dell'uomo e dalla puzza che usciva dai vestiti - ma sono pronto per
quello che tu sai, ho portato degli amici che mi aiuteranno - poi gli
indicò Ron ed Hermione che, messo da parte l'astio che
avevano
l'uno nei confronti dell'altro, si erano stretti tra di loro.
- Vuoi fare il colpo
grosso allora! - rise sguaiatamente dandogli una violenta pacca sulla
spalla - E cosa ne viene al vecchio Juan Pedro se aiuta il suo
vecchio amico Potter a fare questo colpo grosso?-
- A me interessa solo un
manufatto, il resto lo puoi tenere tu - gli rispose - in cambio di un
mezzo di trasporto e di tre bacchette -
- Mi sembra un'offerta
anche troppo generosa - mormorò fattosi improvvisamente
più
guardingo e sospettoso. Harry si pentì di quella sua
proposta.
In quel mondo se eri troppo generoso era o perché eri un
pazzo
o perché avevi intenzione di fregare qualcuno.
- Ma al vecchio Juan
Pedro va bene anche cosi! - sorrise poi di nuovo tornando allegro - E
ci mette anche un'aggiunta - e facendo un cenno ad un'altra persona
la invitò ad unirsi al gruppo - mio nipote Drigo,
verrà
con voi per aiutarvi! -
Altro che aiuto, mormorò
tra se Harry vedendo l'onduregno alto e massiccio che lo guardava
dall'alto verso il basso con uno sguardo poco amichevole. Quella era
l'assicurazione che la parte che spettava a Juan Pedro non prendesse
altre strade ed era pronto a scommettere che le bacchette avrebbero
avuto un qualche incanto che avrebbe impedito loro di funzionare
contro quel bestione.
- Non vi preoccupate,
Drigo sa che siete maghi - continuò poi Juan Pedro - e
conosce
le strade che dovrete percorrere, sarà davvero un valido
aiuto
-
- Non lo dubito - si
costrinse a sorridere Harry mentre Drigo si voltava e se ne tornava a
bere seduto ad uno sgabello vicino al bancone.
- Ma venite adesso -
continuò a mettere i mostra i pochi denti marci che gli
erano
rimasti in bocca, in quella parodia di sorriso - vi offro da bere,
non sarà il whisky incendiario che bevete voi in
Inghilterra,
ma vi assicuro che il nostro stracciabudella non è da meno -
Ci ho messo un po'
più di tempo questa volta, ma spero che il capitolo vi
piaccia.
Grazie, grazie, grazie ancora per i commenti.
VivianaRossa, era Piton che non aveva più i poteri
perché glieli hanno tolti come punizione.
Grazie ancora a tutti per le recensioni e continuate...
Lipstick
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