Fratellanza

di ChiaraLuna21
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Un giorno come tanti ***
Capitolo 3: *** Contatti ***
Capitolo 4: *** Guai ***
Capitolo 5: *** Tentativi di salvataggio ***
Capitolo 6: *** Organizzazione ***
Capitolo 7: *** Irruzione ***
Capitolo 8: *** Sangue ***
Capitolo 9: *** Risveglio ***
Capitolo 10: *** Tremende scoperte ***
Capitolo 11: *** Fuga ***
Capitolo 12: *** Beccati! ***
Capitolo 13: *** Alcool ***
Capitolo 14: *** Fumo e Fiamme ***
Capitolo 15: *** Fuori ***
Capitolo 16: *** In macchina ***
Capitolo 17: *** Punto e accapo ***
Capitolo 18: *** Un piano ***
Capitolo 19: *** Proiettili e manette ***
Capitolo 20: *** Un po' casa... ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 
«Abbassa quella stramaledettissima pistola!!» urlò Ben a Semir puntandogli l’arma contro.
A neanche cinque metri da lui, un uomo si faceva scudo di Tom, mirandogli il revolver alla gola.
Semir era confuso, e continuava a spostare la Walter P88 da Ben all’altro uomo.
«Semir, abbassa la pistola…» mormorò Tom a mezza voce.
«Sì! Dai retta al tuo amico! Abbassa l’arma! Tanto non puoi farci niente… sei solo!» disse l’uomo con una punta di sarcasmo nella voce, premendo la sua rivoltella contro la gola di Tom.
«Abbassa la pistola!!» urlò ancora Ben.
«Chi vi dice che sono solo? Credete davvero che sia uno stupido?!»
«No! Crediamo solo che se ci fosse stato qualcun’altro con te non saresti entrato con solo quell’arma!» gli rispose l’individuo.
Aveva ragione! Aveva perfettamente ragione! Non c’era nessuno oltre lui… nessuno a coprirgli le spalle… nessuno che lo avrebbe potuto salvare…
Ben stava per compiere l’atto peggiore che avrebbe mai compiuto! Stava davvero per farlo!
La mano gli tremava… il cuore batteva all’impazzata…
Non poteva farlo per davvero… non a lui! Non a Semir!
Continuava a fissargli il petto, pregando che per una volta quel testardo avesse dato retta al capo!
Respirava forte. Doveva solo piegare quel dito per farlo… per ucciderlo!
Strinse i denti, cerando di rigettare le lacrime indietro.
Scusa, Semir! Scusami, ti prego! Scusa… continuava a pensare.
Fece pressione sul grilletto…
Sentiva il cuore portare il tempo…
Poi, quel suono rimbombò per tutto il magazzino…
Bang!

 
 
Eccomi di nuovo qui!!
Okay… so che come iniziò è un po’ sconvolgente, e che crea un po’ di confusione, ma prometto  di spiegare tutto!!
Grazie a tutti quelli che leggeranno e che recensiranno, e mi scuso per la lunghezza del capitolo! Gli altri dovrebbero essere un po’ più normali…
Potrei impiegare un po’ di tempo ad aggiornare, perché forse inizierò una storia in contemporanea, ma non su Cobra. Non ne sono sicura, e farò di tutto per evitare momenti morti! xD
Ciao!
Chiara ^-^ 

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Capitolo 2
*** Un giorno come tanti ***


Un giorno come tanti 

… qualche mese prima…


Quella sembrava una giornata come tante al comando.
Il trio di ispettori aveva da poco iniziato a collaborare, e nell’ufficio era stata messa la terza scrivania di fronte alla finestra, con il lato lungo poggiato ai corti delle altre due.
Tom entrò tutto affannato.
Ben e Semir lanciarono un’occhiata all’orologio.
«Sì, lo so! È tardi!!» disse con il fiatone.
«Ehi, Ben! Hai appena trovato una persona più ritardataria di te! Da oggi non sarai mai più l‘ultimo!!»
«E vai!!!» disse l’altro alzando le mani verso l’alto e spingendosi indietro con la sedia, fino quasi a cadere.
I tre scoppiarono a ridere.
 In quel momento entrò Susanne. «Ragazzi, la Engelhardt vi vuole immediatamente nel suo ufficio!»
 
«Ispettori, ho un importante caso da affidarvi! Richiederà tutto il vostro impegno…»
«Di che si tratta, capo?» chiese Tom, poggiato con la schiena allo stipite della porta.
«Vi ricordate di Ingo Schulze?»
«Il trafficante di droga appena trentenne che non riusciamo mai a prendere con le mai nel sacco? E come potremmo dimenticarcene!?» rispose Semir, che era praticamente seduto sul davanzale della finestra, con le braccia incrociate al petto.
«Due settimane fa eravamo quasi arrivati a incastrarlo… ma quel genio del suo avvocato ha meritato fin troppo la sua esosa parcella!» aggiunse Ben, spaparanzato sulla sedia davanti alla scrivania.
In effetti Ingo Schulze era il più grande spacciatore di Colonia e dintorni. Commerciava di tutto, dagli stupefacenti più comuni a quelli più costosi e raffinati. Era lui l’imperatore indiscusso della droga!
Ma non era solo uno spacciatore… era anche un assassino! Più di una volta non si era fatto troppi problemi a dover eliminare i suoi complici per proteggersi, o anche solo per qualche inutile errore.
«Già! Ma forse questa volta abbiamo trovato il modo per arrestarlo!»
«La ascoltiamo!» disse Tom, particolarmente interessato.
«Abbiamo scoperto che Schulze sta cercando nuovi elementi per lo spaccio su larga scala! Gli serve qualcuno carismatico, con una certa fama nel settore…»
«Indovino: volete mandarci sotto copertura, vero?» disse Semir.
«Voi sareste perfetti: due infiltrati ed un contatto! So che è pericoloso, e potete anche rifiutarvi. Io vi soster…»
«Accettiamo!» dissero in contemporanea i tre.
La Engelhardt sospirò. «Vi prego di pensare bene alla cosa! Non è una missione come tante! Non potrete fidarvi di nessuno: Schulze non ha scrupoli…»
«Capo, ci conosce: pericolo è il nostro secondo nome!» disse Ben.
«Di tutti e tre?!»
Quelli si guardarono. «Beh… magari è il secondo nome della squadra…» propose Tom.
Gli altri due fecero qualche cenno e verso di approvazione, per poi prestare nuovamente attenzione al capo.
Sospirò. «Bene! In tal caso, parlerò con Hartmut, così che possa organizzare i documenti e le referenze per Tom e Ben.»
«Tom e Ben?! Capo, vuole lasciarmi in panchina??» chiese Semir.
«No, Gerkhan! Ma lei ha famiglia! Già altre volte l’intervento dei suoi parenti ha messo in pericolo non solo la missione, ma anche la vita della suoi familiari e la sua! Non è in panchina, ma solo in un punto più protetto del campo!»
«Cioè la panchina!»
Ben e Tom iniziarono a sghignazzare. «Va bene… me ne dovrò fare una ragione!»
«Bene, potete andare! Inizierete domani! Per ogni organizzazione interna al caso, vi lascio carta bianca! Ma non voglio che nessuno al di fuori di noi venga a sapere qualcosa! Anzi, io stessa fingerò di non saperne niente, chiaro?»
«Limpido!» risposero in coro.
 
Semir stava accompagnando Tom a casa, dopo che la macchina di quest’ultimo era andata distrutta quel pomeriggio.
«Ma, insomma! Quell’idiota doveva per forza distruggermi la macchina? Non poteva fermarsi e basta?»
«Se si fermassero e basta, noi resteremmo senza lavoro…» fece notare Semir, restando impassibile.
Tom lo guardò. «Mi spieghi cos’hai oggi? Da dopo l’incontro con il capo sei rimasto distaccato! Se è perché manda me e Ben, stai tranquillo: avrei altre occasioni per farti uccidere da uno spacciatore mezzo pazzo!» disse, cercando di sdrammatizzare.
Ma il tentativo non sembrò avere buoni risultati. «Non dirlo nemmeno per scherzo, Tom! Questo caso finirà bene, chiaro?»
L’altro iniziò a fissarlo.
Semir sospirò. «Questo è il primo caso che faccio con Ben, in cui uno di noi deve infiltrarsi! So che non potrò coprirgli le spalle… e mi sento impotente!»
«Semir, il ragazzo sa badare a se stesso! E poi ci sarò io a proteggerlo!»
«Sì, lo so! Ma non ha esperienza, e quello di Schulze è un caso molto delicato…»
«Cosa proponi?»
Sospirò. «Di… di restare in contatto solo con te! So che tu correresti un pericolo maggiore, ma, Tom, capiscimi! Io…»
«Ci sto!»
«Cosa?!»
«È inutile rischiare che ci prendano entrambi! Ti comunicherò io tutte le informazioni, anche quelle che ricaverà lui!»
«Davvero?!» chiese Semir, fermando la macchina davanti a casa dell’amico. «Grazie, Tom! Io non so davvero come ringraziarti!»
L’altro scese dalla vettura. «Che ne dici di venirmi a prendere domani?»
I due risero.
«Notte, Tom!»
«Notte, Semir!»
Poi l’auto ripartì e Tom entrò in casa.

 

Ciaoooo!!!
Ecco a voi… il secondo capitolo!
Sto cerando di portarmi un po’ in avanti con i capitoli, perciò dovrei riuscire ad aggiornare abbastanza rapidamente!
Grazie mille a chi mi sta seguendo, in particolare a laurakovac, sophie97, 1rebeccam, Spencer Tita e De33y per le loro recensioni!!
Ciao!

Chiara ^-^ 

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Capitolo 3
*** Contatti ***


Contatti

 
Tom si sedette sulla panchina, proprio affianco a Semir, che stava fingendo di leggere il giornale.
Il primo si guardo un po’ intorno, con fare circospetto.
«Come va?» chiese Semir girando pagina, senza guardarlo.
«È dura…» disse l’altro, continuando ad esaminare i passanti.
«Ma questo lo sapevamo! Hanno sospetti?»
«Non su Ben! Lui è apposto…»
A queste parola a Semir venne quasi un infarto.
Abbassò il giornale e lo guardò negli occhi. «Cosa vuoi dire? Che hanno qualche dubbio su di te?»
«No… cioè, non credo!»
Non era vero! L’operazione era iniziata da qualche mese, e Tom già temeva che la sua copertura fosse saltata.
Si erano infiltrati come due spacciatori ricercati, che avevano bisogno di qualche soldo e di protezione.
Tom aveva preso il nome di Oliver Meier, e Ben di Noah Graf. Si erano presentati come vecchi soci d’affari, così che dovessero prenderli per forza entrambi.
All’inizio era andato tutto bene, ma negli ultimi giorni il primo si sentiva osservato… ed era irrequieto per questo.
«Tom, se quelli sospettano qualcosa, sei in grave pericolo! Sai come reagisce Schulze, quando viene preso in giro…»
«Semir, devi stare calmo! E non mi devi chiamare per nome! Sai che potrebbero essere qui…»
Aveva ragione. L’uomo chiuse il giornale e iniziò a incamminarsi, seguito dall’altro.
«Hai scoperto qualcosa?» chiese, continuando a evitare il suo sguardo e cercando di dare poco nell’occhio.
«Sì, ma qui c‘è troppa gente. Cerchiamo un posto più isolato…»
Uscirono dal parco e si avviarono lungo una strada poco trafficata.
Tom continuava a sentirsi osservato, ma la notizia che doveva dare a Semir era troppo importante e urgente per aspettare.
«Deve fare una grande consegna da qui a poco! Una consegna che non possiamo farci sfuggire…»
«Con chi?»
«Imprenditori russi! Sarà tra due giorni, sotto il ponte di Humbert Straße.»
«Quanto?»
«Abbastanza roba da farci star bene tutta la popolazione di Colonia per i prossimi due anni!»
Semir annuì. «Bene! A che ora?»
«La mattina, ma non so altro!»
«Questo è più che sufficiente! Ora ci occupiamo di quel bastardo che ti sta pedinando?»
Semir non era un idiota, e aveva notato che c’era qualcuno che li teneva d’occhio, e anche che Tom lo intuiva.
«Non sono sicurissimo ci stia pedinando…»
«Ti! E, comunque, vuoi controllare?»
«Sì, perché no!»
Semir si allontanò un po’, fingendo di guardare una vetrina, e l’altro si fermò per chiedere indicazioni a un passante.
«Scusi, mi sa indicare un tabacchino qui vicino?»
Tom sapeva che l’unico tabacchino nelle vicinanze era alle sue spalle, ma aveva bisogno di una scusa per voltarsi senza destare sospetti.
«Certo! Se percorre la strada da cui sta venendo lo troverà sulla destra!» e così dicendo, gli indicò la via alle sue spalle.
Tom seguì con lo sguardo il dito dell’uomo fingendo di concentrarsi, mentre in realtà fissava l’unica persona alle sue spalle, che si coprì il volto alzando il colletto della giacca con uno scatto deciso.
«Grazie mille, arrivederci!» Disse Tom all’uomo, facendogli un  cenno e raggiungendo Semir.
«Quanto siamo nei casini?» gli chiese quello, avviandosi affianco a lui a passo svelto.
«A quanto pare, molto! Ci segue, e sono sicuro al 90% che sia uno scagnozzo di Schulze!»
«Positiva come cosa! Quale parte di “Non farti beccare!” non ti è chiara?»
«Credo il verbo!» rispose ironico, voltando di botto l’angolo con l’amico.
Il pedinatore svoltò l’angolo subito dopo di loro, ma prima che potesse rendersi conto di quello che stava succedendo, si ritrovò a terra, con il naso sanguinante e il segno di due pugni sul muso.
Semir lo afferrò con forza e lo spinse contro il muro. «E tu chi saresti? Uno degli scagnozzi rompiscatole che ci affibbia ogni tanto qualcuno?! Dai, parla! Chi ti manda? Schulze?»
L’altro sembrava abbastanza spaventato, ma evidentemente non abbastanza.
«Io non parlo! Non stavo facendo niente di male! È un reato passeggiare?»
«No! Passeggiare, no! Ma, Semir, lo hai visto anche tu darmi un pugno, vero?» disse Tom voltandosi verso l’amico.
«Oh, sì! E quel coltello che ha tirato fuori? Quello con cui ha provato ad uccidermi?»
«Giusto, quello!! L’ho fermato giusto in tempo!»
Semir scosse la testa, trattenendo a stento le risate, ma mantenendo un’aria seria. «Eh, amico mio, per te si mette male! Sai cosa fanno a quelli che cercano di uccidere un poliziotto? Probabilmente preferiresti non scoprirlo…»
Il ragazzo tremava quasi. «D-d’accordo! M-mi ma-manda Schulze! Sa-sapeva che… che tu lo stavi tradendo! Vo-voleva esserne sicuro…»
Tom si morse un labbro: era fregato!
«Portalo al comando e trattienilo con una scusa qualsiasi!»
«E tu che vorresti fare? Tornare lì per farti ammazzare?» gli rispose Semir, ammanettando il ragazzo.
«Non ha le prove che lo sto tradendo! Ci servono solo un paio di giorni di tempo, dopo di che, questa storia sarà finita!»
«Già… stai attento! E non sentiamoci: è più sicuro…»
Tom gli fece un cenno con la testa, e Semir si avviò. Dopo appena due minuti, anche l’altro abbandonò il viottolo, andando dalla parte opposta all’amico.
Un uomo in una macchina scattò un’ennesima foto, poi prese il cellulare e lo poggiò all’orecchio, continuando a seguire Tom con lo sguardo.
«Ehi, capo!» disse alla cornetta. «Avevi ragione: è uno sbirro…»
 
 

Ciao a tutti!!
So che vi sto facendo saltare senza sosta da un periodo ad un altro del racconto, ma questi mesi servivano alla storia, ma erano una noia mortale!! Così, ho pensato di risparmiarveli!!
Scusate, ma non potete immaginare quanto sareste felici vedendo cosa sarebbe uscito fuori!! xDxD
Grazie a tutti quelli che mi stanno seguendo!! In particolare a Spencer Tita e a sophie97 per le loro recensioni.
Cercherò di aggiornare il prima possibile!!
Ciao!
Chiara^-^ 

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Capitolo 4
*** Guai ***


Guai

 
Tom entrò nell’appartamento che aveva affittato con Ben per il caso.
Sembrava non ci fosse nessuno. Era tutto tranquillo…
Si avviò verso la cucina. Quella casa era l’unico posto che considerava davvero sicuro! Ovunque andasse, poteva esserci uno scagnozzo di Schulze ad aspettarlo… a cercare di incastrarlo… di ucciderlo!
Ma lì no! C’era una specie di incantesimo che proteggeva quella casa dalla realtà… che la faceva sembrare quasi pura… lontana dal mondo!
Entrò in cucina, ma si fermò sulla porta. Qualcosa non andava… lo sentiva!
Istintivamente portò una mano dietro la schiena, dove aveva la pistola, ma non fu abbastanza veloce!
Sentì in dolore atroce dietro la nuca e le sue gambe non trovarono più la forza di sostenerlo.
Cadde a terra. Provò a restare lucido… a non svenire. Socchiuse gli occhi, ma vedeva tutto appannato…
Sentì delle risate… poi, nero… e una convinzione, quasi infantile:…
… l’incantesimo era stato infranto…
 
Ben sentì il suo cellulare squillare. Lo estrasse dalla tasca e lesse il mittente: Schulze.
Gli lavorava affianco da mesi, ma ancora tremava ogni volta che sentiva o leggeva il suo nome.
Quell’uomo era senza scrupoli! Temeva che da un momento all’altro gli desse una pugnalata nello stomaco, solo per il gusto di farlo… solo per vederlo soffrire!
Cercò di scacciare quel pensiero dalla sua mente e aprì il messaggio.
“Vieni al magazzino: ho una sorpresa!”
Ecco! L’unica cosa che lo spaventava più che il nome di quel tipo era quando diceva frasi come ‘ho una sorpresa per te!’! Un tipo come quello non poteva che intendere qualche atrocità per ‘sorpresa’!
E come se non bastasse, quella mattina Tom non si era ancora fatto vivo! Il ragazzo stava seriamente iniziando a preoccuparsi! Provò a chiamarlo, ma il cellulare non era raggiungibile.
Preferì evitare un messaggio, li avrebbe incastrati troppo facilmente, così si avviò verso il magazzino, sperando di incontrarlo lì.
 
Tom era frastornato… la testa gli faceva un male cane.
Aprì gli occhi e alzò un po’ lo sguardo. Vedeva un mucchio di figure appannate. Lentamente, la sua vista migliorò, e iniziò a sentire qualcosa…
«Ehi, guardate! Lo sbirro si sta svegliando!» urlò uno, e tutti gli altri si girarono verso di lui.
C’erano sei, o sette persone, ovvero la comitiva di Schulze al completo. Tom era seduto su una sedia, con i polsi legati dietro, per tenerlo fermo. Erano nel magazzino che usavano spesso come laboratorio per le nuove droghe.
«Buongiorno, Oliver!» esclamò Schulze, dandogli un pugno in faccia così forte da costringerlo a girare la testa. «Anzi, no! Quasi dimenticavo…»gli afferrò i capelli e lo costrinse a guardarlo negli occhi. «Non è il tuo vero nome Oliver, giusto?» mormorò con un ghigno disegnato sul volto.
Si sentirono dei passi rimbombare nel deposito.
Tom per una frazione di secondo cercò di capire chi mancava, ma gli venne solo un nome in mente…
«Ehi! Che succede?» chiese la voce di Ben, notando che erano tutti disposti a semicerchio.
Schulze si girò verso l’entrata. «Noah! Sei arrivato giusto i tempo…» e dicendo questo mollò Tom e si diresse verso il ragazzo.
Quando fu abbastanza vicino gli sferrò un pugno dritto nello stomaco, sufficientemente forte da farlo piegare in due per il dolore.
Ben cadde in ginocchio tossendo forte, cercando di prendere più aria possibile nei polmoni.
«Siete due sbirri! Davvero credevate non l’avrei scoperto?!»
Stavano rischiando troppo… Tom non poteva permettere che uccidessero anche Ben!
«Ehi, lascialo in pace! Io sono il poliziotto, qui! Quello che stai picchiando non ne sapeva niente, ma grazie a lui ho risolto i  migliori casi della mia vita!» disse, con una punta di egocentrismo nella voce.
Schulze si girò a guardarlo.
Ben alzò leggermente gli occhi, per piantarli in quelli dell’amico. Lo stava proteggendo! Gli stava salvando la pelle, rischiando tutto per tutto…
«Ah… e tu lo staresti proteggendo perché ti i sei affezionato, vero?! Ehi, gente! Abbiamo un sentimentalone qui…» disse Schulze, scoppiando a ridere insieme a tutta la sua comitiva.
Tom lo guardò con un sorriso quasi amaro. «Andiamo… pensi davvero che in due avremmo rischiato così?! La verità è che mi hanno lasciato solo come un cane… forse speravano quasi mi beccaste! L’unica cosa di cui sono felice è di essere riuscito a fermare almeno una decina di voi… di quelli come voi!»
Lo spacciatore si fermò un attimo a guardarlo. «Sai che c’è? Ti credo!» si girò verso Ben. «Ehi, Noah, scusa! Ma io che ne sapevo che questo bastardo aveva fregato anche te?»
Ben si alzò ansimando, lo guardò dritto negli occhi e mormorò: «Mi commuove vedere la fiducia che hai in me! Ma probabilmente avrei fatto lo stesso… questa volta farò finta di niente, ma provaci ancora, e io…» si guardò leggermente intorno, osservando gli scagnozzi tutto muscoli dell’uomo. «… e io non risponderò più delle mie azioni…» concluse.
«Ehi, noi siamo soci! Dobbiamo sostenerci!» poi guardò Tom. «Possibile che non avessi capito niente?!»
Ben fece spallucce. «Si vede che deve essere in gamba…»
Schulze annuì. «Ti ha ingannato per tanto tempo, eh?! Beh, ora puoi vendicarti…» si scostò, liberando lo spazio tra lui e Tom. «Ti concedo l’onore di sferrare la prima pietra… è tutto tuo!»
Ben sentì il cuore fermarsi. Non voleva farlo! Non voleva picchiare Tom!
Dai! Tira questo pugno! Andiamo, Ben!pensava l’altro.
Parlavano con lo sguardo, ma in quel momento avrebbero voluto gridare entrambi.
Il ragazzo prese un forte respiro e trattenne il fiato. Fece una mezza risata, fingendosi divertito.
Fu allora che lo sferrò. Doveva essere un cazzotto serio… doveva darglielo per davvero! Non poteva fingere! Se ne sarebbero accorti…
Tom sentì il colpo centrargli il volto. Bravo, ragazzo! Devi tenere duro! Devi resistere! pensava. Avrebbe voluto urlarlo a Ben, ma non poteva…
Il pugno scatenò l’ilarità generale. Tutti ridevano a crepapelle, c’era anche chi applaudiva.
«Non male, Noah! Davvero non male!»
«Già, già! Ora scusatemi, ma credo di dovervi lasciare tutto il divertimento: ho un appuntamento davvero importante.» e dicendo questo, gli lanciò uno sguardo complice, come per far intendere che c’era una fortunata ad aspettarlo.
«Fai conquiste, eh!» disse Ingo.
Ben sorrise, si voltò e se ne andò.
Sentì un altro colpo, poi la voce di Schulze. «Allora? Voi dirmi il tuo vero nome? È una cosa semplice… per ora!»
Ben non aveva neanche il coraggio di voltarsi a guardare. Uscì dal magazzino e si allontanò. Svoltò l’angolo e si poggiò al muro, prendendo respiri forti.
Afferrò il cellulare e compose il numero di Semir.
Sentì il ritmico suono di attesa del telefono perforargli l’anima.
«Ben! Perché mi stai chiamando? Non hai parlato con Tom? Dobbiamo evitare i conta…»
«Semir, l’hanno preso!» mormorò, quasi singhiozzando. «L’hanno perso, e non ho potuto fare niente per salvarlo…»
 

Ciao a tutti!
Ehm… è una fic un po’ violenta… sono un po’ sadica! Che ci posso fare? xDxD
Grazie a tutti quelli che stanno seguendo, in particolare a 1rebeccam, sophie97 e Spencer Tita per le loro recensioni!
Cercherò di aggiornare il prima possibile!!
Ciao!

Chiara ^-^ 

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Capitolo 5
*** Tentativi di salvataggio ***


Tentativi di salvataggio

 
Cercava con tutte le sue forze di respirare… di far arrivare l’aria ai polmoni… di non arrendersi!
Era piegato in avanti e fissava il pavimento nel buio. L’unico motivo per il quale non era ancora disteso a terra erano quelle tremende corde che gli stavano segando i polsi e che gli bloccavano le mani dietro lo schienale della sedia in modo che non si muovesse.
Improvvisamente gli venne un contatto di vomito. Iniziò a tossire e sputò qualcosa di liquido e denso che si andò a infrangere sul pavimento.
Non aveva bisogno della luce per vedere che era rosso… per vedere che era sangue! Lo riconosceva dal sapore di ferro in bocca… dall’odore che lasciava nell’aria…
Anche se l’odore di sangue era già forte senza quella macchia per terra…
Quel pomeriggio aveva seriamente pensato di morire! Non voleva dare informazioni a quei quattro bastardi… non voleva dargliela vinta! Ma  poi si era dovuto arrendere… gli avevano estorto le notizie a forza di pugni e calci…
Sentiva ogni osso frantumato in milioni di pezzi quasi invisibili… ogni organo ridotto a un mucchio di cellule senza vita…
Improvvisamente, sentì la porta del magazzino aprirsi e dei passi avvicinarsi.
Ti prego, no! Basta, ti prego! pensò, come se stesse chiedendo a qualche dio dell’universo un briciolo di pace in quella notte.
I passi accellerarono. Tom era già pronto a incassare un’altra decina di colpi.
Poi, si fermarono di fronte a lui, e una mano gli si poggiò sulla spalla. «Ehi, Tom! Tom, sveglia! Sono Ben, Tom!» gli sussurrò il ragazzo, inginocchiandoglisi affianco.
L’uomo alzò leggermente la testa. «Be… Ben!» mormorò. «Co… cosa ci… ci fai q… qui?»
«Che domande?! Sono venuto a portarti via! Ora ce ne andiamo, okay?» poi si fermò un attimo a guardarlo. «Dio, come ti hanno conciato…» bisbigliò serio.
Era completamente sporco di sangue. Il volto,… le braccia,… ogni singola parte di corpo scoperta era  piena di ferite e tagli.
Ben per un attimo si chiese quanto sangue poteva avere un uomo nel proprio corpo, e quanto potesse essercene in quella stanza, ma cerco con tutte le forze di scacciare quel pensiero dalla sua mente, perché probabilmente ce n’era davvero troppo…
Sentì i sensi di colpa stringergli lo stomaco in una morsa quasi mortale. «Io… io… mi dispiace… mi dispiace davvero, Tom…» balbettò.
L’altro tossi ancora. «E di cosa? Non… non è colpa tua… Sono… sono stato poco prudente…»
«Non dovevo far fare il lavoro pericoloso solo a te! Non dovevo abbandonarti qui da solo! Ora ti slego…» e così dicendo, si allungò dietro la sedia, provando a sciogliere i nodi.
«Ben…! Ben, fermati…! Te… te ne devi andare…»
«Adesso ce ne andiamo tutti e due, va bene?»
«No, Ben! Te… te ne devi andare… te ne devi andare da solo!»
Il ragazzo lo guardò in faccia, sperando di scorgere un segno di ironia, ma lui era serissimo.
«Stai… stai scherzando, vero?!»
L’uomo scosse stancamente la testa. «N… no! Non sto… non sto scherzando! Correresti un… un pericolo troppo… troppo grande…»
«Io correrei un pericolo troppo grande?! Tom, se resti qui ti uccideranno, lo capisci!?»
Lui annuì, tenendo la testa basta. «Sì, ma… è l’unico modo… per prenderlo…»
«Quale modo? Quello di farti ammazzare?! E a cosa servirebbe?» gli rispose, fuori di sé.
Scosse la testa. «Ha… ha spostato l’appuntamento con… con i russi…. Sarà… sarà domani… qui…»
Ben non capiva. «E allora? Vuoi incontrare anche tu i russi?!»
«No… tu… tu e Semir dovete… dovete organizzare un’irruzione… dovete prenderlo…»
«L’irruzione l’organizzeremo, ma tu vieni con me!»
In quel momento Tom piantò i suoi occhi in quelli del ragazzo. «Se scappo, cambieranno ancora programma! Sarà… sarà stato tutto inutile, Ben! Posso… posso farcela fino… fino a domani…»
Ben tacque un attimo e per un secondo i due sprofondarono nel silenzio. «E se… se decidessero di eliminarti prima…?»
L’uomo deglutì forte, ma non esitò. «Se lo prendete, ne sarà valsa la pena…»
In quel momento si sentì il rombo di una macchina che si avvicinava, e rallentava.
«Ora… ora muoviti! Non… non devono vederti qui…»
Ben non si mosse. Non voleva andarsene ancora! Non voleva lasciarlo lì, da solo…
«Ben, vai!» sussurrò, quasi arrabbiato, sentendo lo sportello della macchina chiudersi e dei passi avvicinarsi all’entrata.
Ci fu ancora un attimo di profondo silenzio.
Il ragazzo alzò la testa e lo guardò di nuovo negli occhi. «Andrà tutto bene, Tom! Te lo prometto! Tieni duro!»
Poi si alzò, e sparì dalla porta sul retro, mentre da quella principale entrava un altro scagnozzo di Schulze per il controllo notturno.
Tom voleva andasse tutto bene, ma ormai non ci sperava più…
… ormai non sperava più in niente…
 

Ciao a tutti!
Scrivere questo capitolo è stato tremendo!! Mi dispiaceva troppo per Tom!! é.è
Vorrei davvero sapere cosa ne pensate, di questo in particolare, perché ci tenevo moltissimo!! =D
Intanto, grazie infinite a tutti quelli che stanno seguendo, e un grazie particolare a Sophie, Rebecca, Tita e De33y per le loro recensioni!
Cercherò di aggiornare il prima possibile!!
Ciao!

Chiara ^-^ 

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Capitolo 6
*** Organizzazione ***


Organizzazione

 
L’autostrada era tranquillissima. Così tranquilla che vi si poteva passeggiare senza alcun pericolo.
Erano tutti così sereni… sembrava quasi che non esistesse la parola ‘incidente’…
In quel momento le si fermarono davanti Semir, Tom e Ben in una stupenda macchina, di quelle che non dava loro più in dotazione, perché duravano troppo poco, e il prezzo era troppo elevato…
«Chi vi ha dato quella macchina?» chiese, preoccupata.
I tre risero. «Come, capo! Non si ricorda? Ce l’ha data lei! Ben due mesi fa!»
La donna sgranò gli occhi. «Du-due mesi?! E non l’avete ancora distrutta?!»
I tre scossero la testa. «No, capo! È come nuova!»
La donna si sentiva in paradiso… era come un mondo bellissimo, dove sarebbe voluta restare per il resto della sua vi…
 
Il telefono squillò, facendola sbandare e trascinandola via a forza dal suo bellissimo sogno.
Afferrò il cellulare e rispose. «Engelhardt!»
«Salve capo! Sono io, Semir! Senta, non è che potremmo organizzare un’irruzione per domani mattina? È per il caso di Schulze!»
«Se-Semir?!» disse lei, ancora assonnata. Le ci volle un attimo per riprendersi. «Ispettore - capo Semir Gerkhan, si rende conto dell’ora in cui mi sta chiamando?!» chiese irritata.
«Sì, capo! E ne sono mortificato! Ma, cerchi di capire: è davvero molto importante!» la sua voce aveva un che di preoccupato, come se avesse avuto altri grattacapi in quel momento.
La donna non sembrò però accorgersene. «Sì… sì, credo sia possibile, ma deve chiamare la SEK immediatamente!» concluse, strofinandosi gli occhi.
«Perfetto! Grazie infinite, capo! E buona notte!»
«Buona notte, Gerkhan! E state attenti!» Chiuse la conversazione.
Semir allontanò il cellulare dall’orecchio.
Ben, seduto su una sedia dell’appartamento affittato, lo fisso, aspettando notizie.
«Abbiamo carta bianca, in pratica!»
Il ragazzo annuì.
«Ascolta, domani tu andrai lì, fingendo sia per caso! Avrai un microfono e una auricolare. Resterai fino all’arrivo dei russi. Quando sarà il momento, interverrò con la SEK!» Il ragazzo aveva lo sguardo perso. «Ehi, Ben! Hai capito?»
«Eh?! Ah, sì - sì! Io vado… poi tu… e la SEK…» farfugliò con voce mogia.
Semir sospirò. «Senti, lo so che hai paura per Tom, ma devi restare lucido! Anche io ho paura, ma se ci lasciamo prendere dal panico è la fine…»
Il ragazzo scosse la testa e lo guardò negli occhi. «Semir, tu non hai visto come lo avevano conciato! Non ho paura… sono arrabbiato nero!»
«Bene, allora trasforma questa rabbia in determinazione e concentrati per prendere qual bastardo, okay?»
Il ragazzo fisso un punto ai suoi piedi. Poi, annuì. «Va bene! Va bene, ma ora chiama la SEK!»
 
Ben aveva una guida sportiva, che sembrava riuscire a mascherare il suo nervosismo.
«Ehi, Ben! Mi senti?» disse la voce di Semir dall’auricolare.
«Forte e chiaro, socio!» gli rispose dal microfono nascosto nella giacca, senza scomporsi.
Lancio uno sguardo allo specchietto retrovisore e notò la macchina del collega, poco distante dalla sua. «E ti vedo, anche! Rallenta!»
Non ebbe neanche una risposta, semplicemente la macchina sparì dalla sua visuale.
«Ben, ascoltami! La SEK non arriverà in meno di trenta minuti! Ce la farai, lì dentro, da solo, per mezz’ora?»
«Scherzi, vero? Ho resistito due mesi lì dentro! Mezz’ora sarà una passeggiata!»
L’altro stava per dirgli qualcos’altro, ma il suo cellulare iniziò a squillare.
«Semir!» rispose, mettendo il vivavoce.
«Gerkhan! Siete già in posizione?» chiese la Engelhardt dall’altra parte della cornetta.
«Capo! No, ci stiamo arrivando adesso!»
«Bene! Spero abbiate preso tutte le misure di sicurezza! Le ricordo che lei deve indossare il giubbotto antiproiettile, Gerkhan! E non credo ci sia bisogno di ricordare gli auricolari e i microfoni per gli ispettori Jeger e Kranich!»
«Che? No, no! Certo che no!» rispose, nervoso.
Ma, questa volta la Engelhardt lo noto. «Gerkhan! C’è qualcosa che non mi avete detto?»
L’uomo, sentendosi scoperto, iniziò a farfugliare. «Beh,… capo, vede… insomma, noi…»
«Gerkhan! Mi risponda senza troppi giri di parole: è successo qualcosa di cui dovrei essere informata?»
«Ehm… sì! Ieri… ecco… la copertura di Tom è… insomma… è saltata…»
«Che cosa?!?! E quando avreste voluto dirmelo?»
«Capo, ci comprenda: non volevamo farla preoccupare! E poi, lei avrebbe solo fatto sospendere il caso, e… la copertura di Ben è ancora intatta…»
«Gerkhan, voglio che Kranich perda ogni contatto con il caso! All’istante! Sono stata chiara?» ordinò, tra il preoccupato e l’arrabbiato.
«Capo, noi vorremmo davvero eseguire l’ordine, però…»
 Improvvisamente, nella macchina calò il silenzio.
«Gerkhan, mi dica che Tom è a casa propria in questo momento…» lo implorò la donna.
L’uomo sospirò. «Vorrei davvero… ma non posso!»
«Oh, santo cielo!» mormorò l’altra.
«Capo, giuro che lo riporteremo a casa!»
Lei sospirò, rendendosi evidentemente conto della quasi impossibilità della cosa.«Spero davvero che lei riesca a mantenere la sua promessa, Gerkhan! Mi raccomando: prudenza!»
«Stia tranquilla, capo! Andrà tutto bene!»
«Buona fortuna!» mormorò la donna, per poi chiudere la conversazione.
«Hai il giubbotto antiproiettile?» chiese Ben, che aveva sentito tutto.
«Non indosso! È qui sul sedile! Lo metterò quando arriveremo…»
«Semir, ricordatene! Senza sarebbe troppo pericoloso!»
«Sì, non ti preoccupare! Stai calmo, Ben! Ce la caveremo anche questa volta…»
O, almeno, lo spero…  concluse,  tra sé e sé.
 


Salve a tutti!
Nel prossimo capitolo avremo guai seri!! xDxD
Grazie a tutti quelli che stanno seguendo e in particolare a Sophie, Rebecca, Tita e De33y per le loro recensioni!! xDxD
Aggiornerò il prima possibile!!
Ciao!
Chiara ^-^ 

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Capitolo 7
*** Irruzione ***


Irruzione

 
Ben entrò nel magazzino come se niente fosse.
«Ehi! C’è nessuno qui?» disse, guardandosi intorno.
Tom alzò leggermente lo sguardo. Era nelle stesse condizioni del giorno prima, e Ben fu nuovamente invaso da quel senso di rabbia, tristezza e sensi di colpa.
«Ehi, Noah! Sei arrivato giusto in tempo!» disse Schulze, uscendo dall’ombra con una valigetta in mano. «Tra poco arriveranno degli imprenditori Russi per un affare importantissimo, e sembra che qui mi abbiano lasciato tutti solo!» si sistemò il revolver nei pantaloni e ne passò uno a Ben.
Il ragazzo rise. «Già ho una pistola! Questa a cosa dovrebbe servirmi?»
«Questa, caro mio, è la pistola introvabile! Proiettili modificati, che non permettono l’identificazione del modello, numero di serie raschiato e interno grattato, così che non lasci l’impronta dell’arma! Quei russi sono pericolosi, e potrei anche aver bisogno di… ecco… di eliminarli! Direi che non è affatto il caso di usare una pistola così riconoscibile come la tua, non credi?»
Ben ci pensò per una frazione di secondo. Non sarebbe cambiato niente! E poi, se non l’avesse accettata, si sarebbe insospettito…
Fece una mezza risata, e prese l’arma dalle mani del truffatore, passandogli la propria.
Schulze si allontanò e la poggiò su un tavolo, mentre Ben sistemava l’altro revolver nei pantaloni, dietro la schiena, in modo che non si notasse, ma che non lo lasciasse solo in un momento di bisogno.
«Allora, quanto guadagneremo con i russi? Spero un bel gruzzolo…»
«Oh, sì! Però non ti dirò quanto: potresti essere tentato dall’idea di uccidermi per tenerti tutti i soldi!»
Ben alzò lo sguardo per capire se il criminale stesse parlando per davvero; ma quando i loro sguardi si incrociarono, scoppiarono entrambi a ridere, divertiti.
O meglio, Schulze era divertito, perché Ben stava solo fingendo.
Appena lo spacciatore si voltò, lanciò uno guardata a Tom e anche i loro occhi si incontrarono, ma, al contrario, questa volta le occhiate non furono finte!
In qualche modo, Ben fece capire al collega che era tutto programmato, e che l’irruzione era pronta.
Appena Ingo si voltò i due fecero finta di niente.
Schulze si avvicinò alla sedia dove era seduto Tom e gli diede un pugno in volto.
Ben ebbe un sussulto.
Il criminale iniziò a slegare i nodi che tenevano l’ispettore fermo alla sedia, sfruttando lo stordimento dovuto al colpo.
In realtà, anche senza quel pugno, Tom non avrebbe opposto resistenza: era esausto! Non era come le altre volte che l’avevano preso… no! Questa volta era stato peggio… questa volta non ne avrebbe avuto la forza!
«Che stai facendo?»  chiese Ben, come se la risposta non fosse sottintesa.
«Non vedi? Lo slego!»
«Sì, ma… perché?!» Non poteva lasciarlo andare e basta… non era plausibile!
«Per eliminarlo, no?» disse, freddo.
«Come?! No, aspetta!». Aveva bisogno di una scusa, e alla svelta! «Può esserci ancora utile!»
«Stai scherzando, vero? È uno sbirro! Se i piedi piatti scoprono che lo teniamo noi, non ce li leveremo dalle calcagna nemmeno emigrando in Perù!»
Beh, il Perù è un bel posto… si trovò a pensare Ben.
«Sai quanto ci daranno se lo uccidi e ci beccano? Beh, mi sa che la luce del sole potremmo anche scordarcela!»
«Sai quanto mi importa di un cadavere in più sulla fedina penale! E poi, voglio dare  un messaggio chiaro e conciso ai russi: con me non si scherza! E io non scherzo!»
Afferrò Tom per un braccio e lo scaraventò in un angolo, a pochi metri da Ben. Poi gli puntò la pistola contro e iniziò ad avvicinarsi lentamente.
L’uomo, con ancora i polsi legati dietro la schiena, si mise in ginocchio e piantò i suoi occhi in quelli del criminale, respirando piano.
Non aveva paura! Ci era già passato… ci era passato un sacco di volte! Aveva già giocato quel gioco! E se quella fosse stata l’ultima volta, forse non gli sarebbe neanche dispiaciuto, anche se poi non avrebbe potuto più giocare ad altro…
 
Semir aveva sentito ogni parola grazie al microfono di Ben.
Di colpo, non gli importava del caso, della missione o della SEK! Di colpo, non gli interessava della copertura di Ben, della propria sicurezza o di qualche stupida raccomandazione! 
Di colpo, nella sua mente ci fu una sola frase, simile ad un tormentone: non avrebbero ucciso Tom!
Non avrebbero ucciso il suo collega! Non avrebbero ucciso il suo miglior amico…
… non lo avrebbero ucciso un’altra volta
 
Ben portò lentamente la mano dietro la schiena, senza dare nell’occhio, e afferrò il calcio della sua pistola.
Improvvisamente, l’irruzione era secondaria! Improvvisamente, decise che lo avrebbero incastrato per qualcos’altro… in un’altro momento… in un’altra situazione.
Fece un respiro forte. Se non l’avesse fermato in tempo, sarebbe stato tardi!
Schulze era ormai praticamente sopra Tom, che era costretto a guardarlo dal basso verso l’alto.
Il ragazzo strinse forte l’arma e poi…
… e poi il succedersi degli avvenimenti li travolse tutti con una furia pazzesca, senza che potessero fare niente per fermarli!
Ben estrasse l’arma e la puntò davanti a sé nello stesso istante in cui Semir faceva irruzione, sfondando la porta e iniziando a urlare «Polizia! Mettete giù le armi!»
Il ragazzo non se lo aspettava, e si voltò verso il punto in cui era entrato il collega, puntando sempre la rivoltella di fronte a sé… verso il suo socio.
Anche Ingo fu preso alla sprovvista dall’irruzione e afferrò Tom, puntandogli la pistola alla gola e usandolo come scudo umano.
Erano fregati! Intrappolati, senza via di fuga!
Erano incastrati in una delle peggiori situazioni mai esistite!
I tre ispettori strinsero i denti e pensarono la stessa medesima cosa nello stesso medesimo momento:…
… Ma pooorca!...


 
 
Ed eccoci all’inizio della nostra storia!! Ve lo avevo promesso che ci saremmo arrivati! xD
Chiedo scusa per il ritardo nel’aggiornamento! Cercherò di non farlo accadere di nuovo.
Grazie a tutti quelli che stanno leggendo, in particolare a Rebecca, Sophie, Tita e De33y per le loro recensioni!
Volevo chiarire una cosa: nello scorso capitolo ho parlato della SWAT. La SWAT, come giustamente mi hanno fatto notare(grazie ancora a De33y!! =D), è americana! Con qualche ricerca sono giunta a scoprire che la sua corrispondente tedesca di chiama SEK (Spezialeinsatzkommando)! Sto dicendo questo per due motivi: prima di tutto per scusarmi dell’incongruenza, e poi perché potrei dover riutilizzare la SEK, e non vorrei creare confusione!!
Questo, anche se coincide con l’inizio della storia, non è la fine della fic! Per niente! Quindi… mi dispiace per voi!! xDxD
Scherzi a parte, cercherò di aggiornare il prima possibile!
Grazie ancora!!
Ciao!
Chiara ^-^ 

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Capitolo 8
*** Sangue ***


Sangue

 
Semir iniziò a puntare l’arma prima verso Ben, poi verso Schulze, e poi ancora verso Ben.
«Abbassa quella stramaledettissima pistola!» urlò il ragazzo, sperando gli desse retta.
Ma l’uomo non voleva ascoltarlo!
«Semir… abbassa la pistola!» gli mormorò Tom, che non vedeva niente di buono in quella situazione.
Anche Ingo disse qualcosa, ma Ben non lo ascoltò! Era troppo concentrato su quello che stava per fare… su quello che stava per essere costretto a fare!
«Abbassa la pistola!!»
Per favore, Semir!  avrebbe voluto aggiungere, però lo pensò soltanto.
Ma il socio non sembrò ascoltarlo, e continuò a cercare di distrasse Shulze.
Ben non riusciva a sentirli: il suo cuore batteva troppo forte!
Avrebbe voluto girarsi e piantare un proiettile nella testa di quel tipo, ma sapeva che al primo scatto che avesse visto, Ingo avrebbe sparato a Tom… e non poteva permettere neanche questo!
Iniziò a fare un calcolo delle probabilità di sopravvivenza: quelle di Tom erano praticamente nulle, ma se solo Semir avesse avuto il giubbotto anti-proiettile indosso, sarebbe senza dubbio salvato!
Iniziò a fissargli il petto, cercando di intravederlo, ma senza successo!
Sentì le lacrime raggiungere gli occhi e cercare di uscire, ma le costrinse a restare dentro.
Scusa, Semir! Scusami, ti prego! Scusa… pensava, sperando che quel pensiero giungesse all’amico.
Poi fece pressione sul grilletto…
Il contraccolpo gli sembrò tanto forte che per poco non fu sbattuto a terra…
E, infine, sentì quello stramaledettissimo rimbombo nell’aria.
Bang!...
 
Semir sgranò gli occhi, restando paralizzato per qualche frazione di secondo.
La pistola gli scivolò dalle mani, e lui si accasciò a terra, quasi a rallentatore.
Il suo corpo che colpiva il terreno provocò un rumore sordo e pesante.
Per un attimo, il silenzio li avvolse.
«Se… Semir! Semir!» iniziò a urlare Tom, dimenandosi per correre dall’amico.
Invece, le urla di Ben furono imprigionate nel suo petto, dove sembravano mille volte più forti e centuplicavano i sensi di colpa.
L’aveva fatto! Aveva ucciso il suo migliore amico…
… e non piangeva neanche!
Il ragazzo continuava a fissare il corpo di Semir sperando che gli desse un segno… sperando che in qualche modo gli facesse capire che quel dannato proiettile di quella dannata pistola era conficcato nel suo dannato giubbotto antiproiettile che… che, ovviamente, era nella sua dannata macchina a prendere polvere, proprio dove l’aveva lasciato! Ma chi voleva prendere in giro? Semir non si era messo quel giubbotto antiproiettile! Non aveva dato retta al capo! Non aveva considerato i pericoli che correva! E lui aveva valutato male il suo collega… il suo socio! Perché Semir era troppo testardo per ascoltarli…
Tom continuava a urlare, mentre Shulze cercava di trascinarlo via.
Ben sentiva la testa pulsargli… il cuore esplodergli… lo stomaco cedere!
Ma in quel quadro c’era qualcosa che non funzionava! Il ragazzo vi teneva gli occhi incollati, cercando di capire cosa mancasse… cosa ci sarebbe dovuto essere, e invece non c’era…
E poi, quasi per magia, lo noto! Improvvisamente capì cosa non mancava… cosa rendeva quella scena quasi impossibile: il sangue!
Non c’era sangue! Ben lo aveva colpito in pieno petto e quel liquido rosso avrebbe dovuto imbrattare tutto,!...
…e, invece, non era così!
Si sentì travolgere da un’ondata di gioia e avrebbe voluto urlare a squarcia gola.
Improvvisamente, le grida di Tom si interruppero con un colpo secco. Si voltò e vide che Ingo lo aveva colpito alla nuca con il calcio della pistola e che l’amico era svenuto.
«Sai, ho cambiato idea! Hai ragion tu: ci può essere ancora utile! Avere un ispettore-capo come ostaggio fa sempre comodo quando devi lasciare il paese, non è vero?»
«E i russi?»
«Credi davvero che quello fosse da solo? Dove va uno sbirro vanno tutti, ricorda! Presto qui ci saranno più piedi piatti che in un commissariato! Dobbiamo sloggiare! Ai russi penserà qualcun altro!» disse trascinando Tom fuori dalla porta laterale.
Ben diede un’altra occhiata al corpo dell’amico: ancora niente sangue! Era una vana speranza, ma tutto ciò a cui si sarebbe potuto aggrappare in quel momento.
Doveva crederci! Doveva credere profondamente che Semir si sarebbe rialzato e sarebbe andato al comando, facendosi in quattro per capire dove fossero e per chiudere anche quel caso senza nessun morto.
Semir, se sei ancora vivo, ti prego: trovaci! pensò. Poi si voltò e seguì Schulze.
Salì sulla macchina su cui era già stato caricato Tom, e Ingo partì a tutto gas!
 
 

Ben avrà davvero ragione? Semir sarà ancora vivo?
Queste ed altre risposte nella prossima puntata! xD
No, scherzi a parte, ora parlo di cose serie! xD
Vorrei ringraziare tutti quelli che stanno seguendo, in particolare Sophie, Rebecca, Tita e De33y per le loro recensioni!
Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto! xD Cercherò di aggiornare presto! ;)
Ciao!
Chiara ^-^ 

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Capitolo 9
*** Risveglio ***


Risveglio

 
Semir sentì l’urto del proiettile e cadde a terra, come morto.
Si udì Tom chiamare a squarcia gola il nome del collega. Un colpo sordo. Ben e Shulze parlare. Poi, dei passi lenti… poco ritmati.
Silenzio. Per un attimo ci fu solo silenzio.
Ancora passi, questa volta più veloci. Un auto partì rombando e si allontanò.
Ancora silenzio.
Nulla si mosse…
Nulla si spostò…
Tutto restò così come era dopo la sparatoria.
Il rumore dell’auto si dissolse del tutto.
Fu allora che Semir si alzò a sedere. Sbottonò la giacca e guardò il giubbotto antiproiettile blu, con un bel buco al centro del petto, proprio dove c’era il cuore.
Questa volta era andata decisamente bene. Se invece di Ben avesse sparato Schulze o lui, sicuramente ci sarebbe stato almeno un morto… e le probabilità che fosse Ingo erano davvero basse!
Si alzò in piedi e andò verso la porta sul retro. Ovviamente non c’era nessuno e niente, oltre le tracce di pneumatico nella polvere.
Prese il telefono e compose il numero della centrale.
«Distretto autostradale di Colonia. In cosa posso esserle utile?»
«Susanne, sono Semir! Ascolta, devi mandarmi immediatamente la scientifica! E soprattutto Hartmut! E, se può, fa venire anche il capo: avrò bisogno di aiuto…» disse, avviandosi verso l’entrata principale del magazzino.
«Che è successo, Semir? State tutti bene?»
«No! Cioè, non lo so! Fai in fretta: non c’è un minuto da perdere! Ciao!»
Chiuse la conversazione e aprì la porta.
Appena mise un piede fuori dall’ingresso rimase paralizzato e a bocca aperta.
Davanti a lui c’erano dieci auto della polizia, cinque furgoncini neri della SEK e almeno un centinaio di teste di cuoio armati fino ai denti. Come se non bastassero, vide almeno tre elicotteri avvicinarsi e iniziare a perlustrare il territorio dall’alto.
«Ma pooorca! Dico, non potevate arrivare cinque minuti fa, voi?!»
 
La Engelhardt scese dalla macchina e si avvicinò a Semir.
«Capo! È riuscita a venire!»
«Certo, Gerkhan! Come va?»
«Eh, potrebbe andare meglio! La scientifica sta analizzando ogni angolo di questo magazzino, ma dubito che Schulze abbia lasciato tracce! In compenso, abbiamo già arrestato i russi, che si sono fatti vivi dopo poco, e alcuni complici di Schulze, che dovevano incontrarlo.»
La donna annuì. «E Ben e Tom?»
«Ancora niente! Ben aveva una ricetrasmittente ed un microfono, ma abbiamo perso i contatti, anche se non sappiamo il perché! Aveva anche un localizzatore! Hartmut lo sta rintracciando, ma sembra più difficile del previsto…»
Un ragazzo si avvicinò loro. «Ispettore, abbiamo trovato questa.» disse, passando a Semir una rivoltella.
«È la pistola di Ben!» esclamò la Engelhardt, preoccupata.
«Sì! Schulze gliene aveva data un’altra… a proposito! Vediamo se è così irrintracciabile come dice… Ehi, Hartmut!»
Il ragazzo, seduto ad un computer a poca distanza, si voltò a guardarlo. «Sì?»
Semir gli passò il suo giubbotto anti-proiettile. «Qui dovrebbe esserci un pallottola. Dimmi cosa ne ricavi! Qualsiasi cosa!»
Il ragazzo lo prese e lo osservò un attimo. «Una pallottola?! Sei certo, Semir? Qui non c’è niente!»
«Che cosa?! No, guarda meglio! Ci deve essere per forza…» gli rispose l’ispettore, allarmato.
«Beh, invece no! C’è un’ammaccatura, ma mi sembra decisamente poco profonda per un colpo di proiettile! E poi, è vuota!»
Semir guardò i suoi vestiti cercando il buco che doveva aver lasciato quel proiettile, ma non trovò niente.
«No… non è possibile! Deve esserci! Deve esserci per forza! Ben mi ha sparato, maledizione! E mi ha colpito proprio qui, accidenti!»
Iniziò a guardarsi attorno, come se cercasse il proiettile mancante.
Cominciava seriamente a preoccuparsi: non se lo era sognato! Assolutamente no! Ma, allora, dove era la pallottola?
Poi, una terribile idea gli attanagliò la mente…
Un brivido gli attraversò la schiena. Fece un respiro profondo e formulò la domanda che tanto temeva e di cui già intuiva la risposta. «Hartmut, cosa… cosa avrebbe potuto lasciare quel… quel segno nel… nel giubbotto?»
 
 
 

Eh, già! Cosa potrebbe aver lasciato quel segno nel giubbotto? Mah, chi lo sa! xD
Grazie a tutti quelli che mi stanno seguendo e un grazie particolare a Sophie, Tita e Rebecca per le loro recensioni!! Grazie infinite!! ^^
Ora, vi starete chiedendo perché non li lascio un po’ in pace a questi tre poveri ispettori capo! Beh… la verità è che non lo so neanche io!! xDxD
Cercherò di aggiornare presto!!
Ciao!
Chiara ^-^ 

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Capitolo 10
*** Tremende scoperte ***


Tremende scoperte
 

Ben sentì il suo auricolare gracchiare e fece una smorfia.
«Che succede?» gli chiese Schulze, guardandolo con la coda dell’occhio.
«Niente, solo un po’ di mal di testa!» rispose, fingendo di massaggiarsi la tempia.
Lanciò un’occhiata a Tom, ancora stordito, disteso sul sedile posteriore.
Era passata quasi di mezz’ora da quando avevano lasciato il magazzino e il collega non aveva dato ancora segno di volersi risvegliare.
«Credi sia ancora vivo?» chiese, fingendo noncuranza.
«Spero di sì! Un poliziotto vivo sul sedile posteriore ci farebbe decisamente comodo, adesso!»
Ben spostò il suo sguardo sul criminale. «Come mai hai cambiato idea? Insomma… trenta minuti fa eri pronto ad ammazzarlo!»
Lui fece spallucce. «Trenta minuti fa tu non avevi ucciso un poliziotto! Trenta minuti fa dovevamo incontrarci con i russi, non lasciare il paese! Trenta minuti fa non…»
«Sì, hai reso l’idea!» disse con un cenno ad una risata, che fu ricambiata.
Aveva una voglia matta di spaccare la faccia di quel tipo! Non ce la faceva più ad ascoltarlo… a dover essere suo complice!
Da quando era entrato in macchina aveva perso ogni contatto con Semir: l’auricolare era andato e il microfono aveva fatto la stessa fine, molto probabilmente. L’unica speranza era nel localizzatore... forse!
Però era strano: tutto sembrava funzionare bene nel magazzino! Cosa poteva essere cambiato?
L’istinto di poliziotto di Ben gli disse che qualcosa non andava, ma non aveva tempo di ascoltare le congetture del suo sesto senso! Doveva portare Tom fuori da quella situazione a qualsiasi costo! E alla svelta!
Lanciò ancora uno sguardo al collega attraverso lo specchietto retrovisore.
Dai, Tom! Svegliati! Ti tirerò fuori di qui, ma svegliati!Pensò infine.
 
«Hartmut, cosa… cosa avrebbe potuto lasciare quel… quel segno nel… nel giubbotto?» chiese Semir, temendo quasi la risposta.
«Beh, tante cose! Un’asta spinta con grande forze, una pallina o un oggetto sparato ad alta velocità, un proiettile di gomma,…»
Semir trattenne il fiato. «Un proiettile di gomma, hai detto?»
Il cuore gli si fermò un attimo. L’aria iniziò a mancargli. Era proprio quello che temeva: un proiettile di gomma! Uno di quei proiettili che magari facevano un male cane o rompevano un osso, ma che non servivano a niente se volevi uccidere qualcuno…
«Ma… non ha senso! Perché dargli una pistola con dei proiettili di gomma se voleva tutelarsi dai russi?» aggiunse la Engelhardt.
Semir sospirò. «Per renderlo innocuo! L’ha scoperto! Hartmut, cerca di rintracciare il localizzare! Non mi importa come, ma rintraccialo! E prova a trovare un collegamento audio con Ben: dobbiamo assolutamente avvertirlo!» si voltò verso gli altri tecnici. «Ascoltate, cerchiamo un proiettile di gomma! Dovrebbe essere da qualche parte in questa stanza! O, magari, potrebbe essere stato calciato fuori! Chiunque lo trovi, lo consegni ad Hartmut!» poi si rivolse al capo. «Potrebbe esserci qualcosa di interessante…»
Cercava di restare concentrato… di non lasciare che la paura prendesse il sopravvento! Ma gli sembrava impossibile rimare lucido: la coperture di Ben era saltata e ora sia lui che Tom erano con Schulze, che senz’altro li avrebbe uccisi alla prima occasione e non avevano nemmeno un’arma per difendersi!
Si sentiva in colpa! Non doveva chiedere a Tom di fare anche il lavoro di Ben! Non doveva chiedergli di esporsi tanto! Se non fosse stato per quella stupidissima conversazione di quella notte pochi mesi prima, probabilmente in quel momento sarebbero stati tutti a casa propria. O, magari, insieme, a festeggiare la riuscita della missione e l’arresto di Schulze!
E invece no! Invece in quel momento erano tutti tremendamente in pericolo, e lui non poteva fare niente per salvarli…
niente!...
 
 

Ta-Dan! Colpo di scena!! xD
Non vi aspettavate una cosa così, vero?! xD
Okay, credo proprio di aver utilizzato tutti i cliché possibili ed inimmaginabili! xD
Vbb’, Grazie a tutti quelli che, nonostante tutti i cliché, continuano a seguirmi, ed un grazie particolare a Sophie, Rebecca, Tita e De33y per le loro recensioni! ^^
Aggiornerò presto!
Ciao!
Chiara ^-^ 

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Capitolo 11
*** Fuga ***


Fuga

 
Schulze si fermò in un enorme piazzale non asfaltato davanti ad una villa abbandonata.
«Cos’è questa?» chiese Ben, osservando l’enorme struttura.
«Una specie di eredità di famiglia!» rispose tirando il freno a mano e aprendo lo sportello. «Porta  fuori lo sbirro! Io apro l’ingresso principale.» e così dicendo si avviò verso la casa.
Ben lo fissò mentre se ne andava, aprendo lo sportello della macchina per uscirne.
Lanciò un’occhiata al quadrante della macchina: ovviamente Ingo aveva preso le chiavi!
Provare a far partire il veicolo facendo fare contatto ai fili era troppo difficile e ci sarebbe voluto troppo tempo. Scappare a piedi era assurdo, soprattutto con Tom in quelle condizioni.
Decise che era meglio stare al gioco ancora per un po’…
Aprì lo sportello posteriore e trascinò il collega fuori di peso, verso la porta che Schulze aveva aperto.
Dire che la villa era in cattive condizioni era un eufemismo! Le finestre erano praticamente tutte distrutte, e molte avevano delle assi di legno fissate davanti,  forse per fermare gli spifferi di vento o per non far vedere all’interno. Comunque, quelle assi rendevano tutto più oscuro e tetro di quanto già non fosse. I mobili cadevano a pezzi. Le poltrone erano solo ammassi di molle arrugginite coperte in pochi punti da quella che un tempo sarebbe dovuta essere una bellissima fodera magenta. I tappeti pezzi di stoffa mezzi mangiati dai tarli e coperti di polvere.
Ingo aprì la porta di una stanza e aiutò Ben a portarci Tom.
Quella camera era particolarmente buia, visto che l’unica finestra era completamente coperta dalle tavole.
«Qui non dovrebbe darci fastidio!» disse, slegando i polsi del poliziotto per ammanettarlo ad un vecchio termosifone non più in uso.
«E quelle da dove escono?» chiese Ben, fingendosi divertito.
«Ognuno ha i suoi segreti, caro Noah! Questo è uno di quelli!» e dicendo questo scoppiò a ridere. «Scherzo! Erano in macchina!»
Schulze si alzò e uscì dalla stanza.
Ben fissò ancora un attimo Tom, che non si era ancora risvegliato. Poi fece un respiro profondo e seguì il criminale.
 
Semir fece l’ennesimo giro intorno al niente, cercando per la milionesima volta di sopprimere l’ansia che gli opprimeva il petto.
Erano passate due ore da quando avevano intensificato le ricerche, e nessuno aveva ancora fatto progressi.
«Andiamo, Hartmut! Non hai trovato ancora niente?» chiese fermandosi di botto e afferrando la sedia del tecnico con tanta forza da riuscire quasi per spaccarla a mani nude.
Il ragazzo scosse la testa. «Macché! Abbiamo completamente perso il contatto audio!»
«Ma bene! Qualche altra buona notizia?» chiese, ironico.
«Beh, una buona notizia vera ce l’ho! Sono molto vicino al localizzare Ben!»
Il capo e Semir si scambiarono un’occhiata. «Cosa?! E ce lo dici così? È una notizia fantastica! Quanto ti manca?»
«Beh, almeno mezz’ora…»
«Mezz’ora?! Non puoi fare niente in meno tempo?»
Scosse la testa. «Ce la metterò tutta, ma lo credo abbastanza difficile…»
 
Ben era spaparanzato su una poltrona dell’ingresso, mentre una molla, posizionata dietro la sua schiena, gli perforava il dorso.
Davanti a lui, Schulze dormiva beatamente su un altro scanno.
Erano passati dieci minuti da dopo che il criminale aveva iniziato a russare e adesso era certo stesse dormendo per davvero.
Iniziò a guardarsi intorno cercando le chiavi della macchina, per poi trovarle sul tavolo vicino Ingo, proprio affianco alle chiavi delle manette.
Si alzò lentamente e si avvicinò, afferrandole il più silenziosamente possibile.
Schulze sembrava immerso nel più profondo dei sonni e niente sembrava poterlo svegliare.
Ben andò nella stanza dove Ingo aveva legato Tom e aprì la porta cercando di fare meno rumore possibile.
L’ispettore aveva la testa poggiata al muro, e ancora non aveva recuperato i sensi.
Erano passate ore! Perché non si era ancora svegliato? Perché continuava a sembrare morto?
Una terribile paura attanagliò lo stomaco di Ben.
Corse verso l’amico e iniziò a schiaffeggiargli leggermente il volto. «Ehi, Tom! Sveglia, socio! Ce ne dobbiamo andare! Dai!» sussurrò.
L’uomo sembrò non reagire.
Ben sentì il cuore accelerare i battiti. Gli sarebbe bastato poggiare due dita sul collo e togliersi ogni dubbio, ma aveva paura che quelle incertezze diventassero realtà.
Poi, finalmente, Tom aprì gli occhi.
Ben fece un profondo sospiro e gli sorrise. «Grazie al cielo! Come ti senti?»
L’uomo sbatte le palpebre un paio di volte prima di riuscire a vedere l’amico nitidamente.
Per un secondo non si ricordò niente, poi ogni istante riaffiorò alla mente.
«Se… Semir! Semir è… è…» non riusciva a pronunciare quella parola! Non poteva!
«È vivo!» disse Ben, auto-convincendosene del tutto in quello stesso istante.
«Co… come?»
«Sì, credo sia ancora vivo! Quando… quando me ne sono andato, non c’era sangue da nessuna parte, quindi…» sospirò forte, rendendosi conto di quando potesse essere scarsa quella speranza. «Tom, io… io non volevo ucciderlo!»
L’uomo annuì. «Lo so!»
«Che cosa?! E come lo sai?»
Accennò ad un sorriso. «Perché neanche io avrei voluto ucciderlo nella tua situazione! Scommetto che doveva indossare il giubbotto antiproiettile, vero?»
Ben annuì. «Secondo te ce l’aveva?»
Sospirò. «Il Semir che conobbi tanti anni fa non l’avrebbe indossato neanche morto! Giuro! Ma ora è sposato! Ha una famiglia! Una figlia! Non credo avrebbe corso un pericolo simile!»
Ben annuì. Poi fece una faccia strana. «Noi non stavamo scappando?»
«E vuoi saperlo da me? Sei tu quello con le chiavi!»
I due accennarono ad una risata silenziosa mentre Ben apriva le manette di Tom.
«Ce la fai a camminare?»
Scosse la testa. «Non riesco nemmeno ad alzarmi…»
Ben si mise il braccio destro dell’amico intorno al proprio collo e gli strinse  la schiena con il braccio sinistro, aiutandolo a sollevarsi.
«C’è una macchina qui fuori! Se ci arriviamo ce ne andiamo alla velocità della luce e…»
Ma la frase gli morì sulle labbra quando alzò la testa e si trovò Schulze di fronte che gli puntava una pistola contro.
«Ciao, Noah! Stavi andando da qualche parte?…»
 
 

Ecco qui!!! C.V.D. (Come volevasi dimostrare!)!! Schulze non è un’idiota, perciò…
E ora? Sono cavoli amari, ora! xD
Vorrei ringraziare tutti quelli che stanno seguendo e mandare un grazie particolare a Sophie, Rebecca, Tita e De33y per le loro recensioni! ;)
Cercherò di aggiornare il prima possibile! =D
Ciao!
Chiara ^-^
 

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Capitolo 12
*** Beccati! ***


Beccati!

 
Per una frazione di secondo rimasero entrambi paralizzati, poi Ben, d’istinto, entrasse la pistola e la puntò verso Schulze.
L’uomo iniziò a ridere a crepapelle, continuando a tenerli sottotiro.
I due ispettori si lanciarono uno sguardo confuso, senza capire bene cosa stesse succedendo.
«Sapevo che eri un lurido sbirro anche tu! Non ho mai creduto ad una sola parola del tuo amico! Pensi davvero che ti avrei dato una pistola vera? Di quelle cariche con cui si spara per uccidere?» iniziò di nuovo a ridere.
Ben ebbe un attimo di smarrimento. Cosa aveva quella pistola che non andava? Insomma… era una pistola! A meno che…
«Mai sentito parlare di proiettili di gomma? Sai, io li adoro…»
 
«Semir! Ce l’ho!» L’urlo di Hartmut rimbombò per tutto il magazzino.
«Che cosa? Dici davvero?!»
«Mi hai preso per una barzelletta?! Certo che dico davvero! È a mezz’ora da qui, in una specie di villa abbandonata di proprietà di Schulze.»
«Perfetto! Mi ci precipito! Capo, pensi lei alle analisi!» disse, dirigendosi verso la macchina.
Aveva già infilato una gamba dentro quando gli giunse la voce della Engelhardt. «Gerkhan, mi affido a lei!»
«Tranquilla, capo: è in buone mani!»
Poi, partì a tutta velocità  verso il punto indicato dallo scienziato.
 
Come aveva fatto a non pensarci? Schulze non era un idiota! Era ovvio che aveva capito qualcosa.
«Ora, fammi il favore, sbirro, posa quel giocattolo a terra! Sai… non mi va proprio di ammazzarti! Soprattutto, non per quella cosa…» disse con tono ironico.
Ben sospirò e si piegò per poggiare l’arma a terra, continuando a sorreggere Tom.
Schulze estrasse un rotolo di nastro isolante dalla tasca e glielo lanciò. Il ragazzo lo prese al volo e si mise a fissare il criminale.
«Avanti, che aspetti? Legalo, no?» continuò, come se fosse la cosa più normale e ovvio dalle terra.
Ben lanciò uno sguardo a Tom, che gli rispose con una specie di cenno d’assenso, mentre si ri-accasciava a terra.
Il ragazzo iniziò a legargli i polsi davanti al petto, sperando che, in qualche modo, riuscisse a liberarsi.
«Eh, no! Mi hai preso per uno scemo?! Legaglieli dietro la schiena! E anche forte! Altrimenti gli ficco un proiettile nel cranio!» minaccio Shulze.
Il ragazzo, capendo che ogni furbizia era inutile con quel tipo, decise eseguire i suoi ordini alla lettera.
 
Semir correva come un pazzo su quell’autostrada.
Non poteva permettere succedesse qualcosa a uno dei due! In quel momento erano entrambi in pericolo mortale!
… e lui era la loro unica speranza!
 
«Sai, è stato uno spasso vederti sparare al tuo collega! Peccato che il proiettile fosse finto! Peccato davvero! Beh, almeno non ci darà problemi!» e così dicendo estrasse una specie di piccolo telecomando dalla tasca. «Questo oggettino ha deviato ogni segnale, che fosse di un collegamento radio, di un’auricolare o di un localizzatore!» Scoppiò di nuovo a ridere.
Ben staccò il pezzo di nastro isolante che legava le caviglie di Tom dal resto del rotolo con nervosismo. Odiava quella risata! Odiava il fatto che quel tipo si fosse preso gioco di loro! Odiava l’idea di non essersene accorto!...
… Odiava il solo pensiero che, per questo, Tom sarebbe morto!
Si sollevò lentamente, tenendo le mani bene in vista. «E ora? Cosa vuoi fare? Ucciderci?»
L’uomo scosse la testa. «No! Cioè… non entrambi! Devo ancora lasciare il paese, ti ricordo! Un ostaggio fa sempre comodo, in questi casi…»
Ben ebbe un sussulto. Non se ne sarebbe andato di nuovo, lasciando Tom nei guai! Non lo avrebbe abbandonato di nuovo! Non l’avrebbe lasciato morire!
Ingo gli indicò un armadietto sul lato opposto della stanza.
Ben vi si avvicinò lentamente e lo aprì.
Restò paralizzato, temendo quello che il criminale avesse in mente.
«Allora? Che aspetti? Prendilo!»
 
 

Cosa ci sarà mai nell’armadietto? Lo scoprirete solo nel prossimo capitolo!! xDxD
Okay, scherzi a parte, questo è un capitolo di passaggio! (infatti non succede quasi niente! xD) Probabilmente anche il prossimo lo sarà! Mi dispiace!
Grazie a tutti quelli che mi stanno seguendo e un grazie particolare a Sophie, Tita e Rebecca per le loro recensioni!
Aggiornerò il prima possibile! ^^
Ciao!
Chiara ^-^

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Capitolo 13
*** Alcool ***


Alcool

 
Semir continuava a spostare lo sguardo dalla strada all’orologio, per poi tornare nuovamente sulla strada e ricominciare.
Quanto era mezz’ora in macchina? Non si era mai accorto della sua durata…
Quanto era passato fino a quel momento? Cinque minuti? Dieci? Già,… probabilmente era proprio quello il tempo! E in quei dieci minuti centinaia di pensieri avevano attraversato la sua mente, rimbalzando su ogni parte del suo cervello.
E se non avesse fatto in tempo? E se quella fosse stata una pista sbagliata? E se…
Basta! Doveva smettere di pensare! Non era pensando al peggio che li avrebbe salvati, ma premendo sull’acceleratore!
Fece pressione sul pedale fino quasi a sfondarlo. Non aveva tempo per i codici della strada… a quelli avrebbe pensato un altro giorno!
 
Ben deglutì, immaginando cosa avesse intenzione di fare con quella roba.
«Dai, sbirro! Muoviti, non ho tutto il giorno!» urlò Shulze.
Il ragazzo infilò la mano dell’armadietto e ne tirò fuori una bottiglia di alcol.
Schulze si mise a ridere. «Beh, deduco dalla tua faccia che tu abbia già capito cosa devi fare, no?!»
Ben scosse la testa. «Scordatelo! Piuttosto, ammazza me, qui, in questo momento,… perché non lo farò!» disse, convinto.
L’uomo fece spallucce. «Oh, beh! Per me un morto vale l’altro!» poi puntò la pistola dritta al petto del ragazzo.
L’ispettore allargò le braccia, pronto a incassare il colpo.
Ma Tom non ce la fece a restare zitto in quel momento. «Ben, non fare l’idiota! Svuota quella bottiglia e facciamola finita!» gli urlò.
L’altro era stupito. «Ma… Tom…»
«Niente “ma”! Fai in fretta e vattene! Andrà tutto bene!»
Era sicuro… deciso! Ce l’avrebbero fatta ancora una volta! In qualche modo ce l’avrebbero fatta!
Ben prese un profondo respiro.
«Oh, ma come siete carini: fate gli eroi!» intervenne Shulze con tono ironico. «Allora, uno di voi due si decide a dirmi chi devo ammazzare?»
I due ispettori si guardarono dritti negli occhi e dallo sguardo del collega, Ben capì che aveva un piano.
Si voltò, fingendo non curanza e iniziò a versare il contenuto della bottiglia.
Quando tutto il liquido fu sulle pareti e sul pavimento della stanza, il ragazzo la buttò a terra e si voltò verso il criminale, continuando a tenere le mani bene in vista.
Ingo si sposò, in modo da lasciare la porta libera. «Fuori! E non ti muovere: ti tengo d’occhio!»
Ben obbedì in silenzio, spostandosi appena fuori all’uscita.
Schulze prese il rotolo di scotch e ne stacco un pezzo, che poggiò sulla bocca di Tom.
«Ecco! Così non dovrai provare a sgolarti!» disse ridendo. Poi si sollevò ed estrasse un accendino dalla tasca.
Provò ad accenderlo, ma tutto quello che ottenne fu una scintilla.
Ritentò, ma il risultato fu lo stesso.
Fece una faccia storta: evidentemente non era previsto che l’accendigas si inceppasse.
Mentre il criminale era concentrato sull’oggetto, Ben iniziò a pensare a qualche soluzione per rimediare a quel pasticcio.
Un’idea gli illuminò la mente. Portò lentamente la mano nella tasca e ne estrasse il localizzatore.
Schulze era troppo impegnato per accorgersene, ma Tom lo notò.
L’uomo gli fece cenno di no con la testa, provando a dissuaderlo dal liberarsene, ma il ragazzo si rendeva conto che a lui non sarebbero servito: finché il criminale avesse avuto quella specie di telecomando in tasca, quel localizzatore non avrebbe funzionato, perciò, tanto valeva lasciarlo lì, in modo da dare almeno a Tom. Così, lo lanciò a terra, vicino al battiscopa, in un punto dove non si sarebbe notato.
In quel momento Schulze riuscì a mettere in funzione l’accendino. Guardò per un attimo la fiammella, soddisfatto, per poi gettare l’oggetto in un angolo, dove subito si creò un’alta fiamma.
«Beh, addio sbirro! Ci si vede all’inferno!»
Poi spinse Ben verso la porta d’ingresso, da cui uscirono.
 



E, finalmente, eccomi di nuovo qui con il nuovo capitolo! Vi sono mancata, dite la verità!! xDxD (tutti i lettori urlano in coro “MA ANCHE NOOO!”, ma l’autrice non ci fa caso! xD)
Scusate l’attesa, ma purtroppo il computer dove avevo tutti i file è stato invaso da un virus e, visto che io(da bravo genio quale sono! -.-“) non faccio mai copie in Backup (da oggi lo farò sempre, promesso!), ho addirittura temuto di perdere tutti i dati! Fortunatamente sono riuscita a liberarmene, ed eccomi con il tredicesimo capitolo!
Vbb’, visto che non capisco perché voi, poveri lettori, dobbiate sorbirvi non solo le mie storie, ma anche le mie note dell’autore, ora starò zitta! xD
Grazie a tutti quelli che stanno seguendo, in particolare a De33y, Sophie, Tita e Rebecca per le loro recensioni! ^^
Cercherò, come al solito, di aggiornare il prima possibile!
Ciao!
Chiara ^-^
 

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Capitolo 14
*** Fumo e Fiamme ***


Fumo e Fiamme

 
«Sali in macchina!» disse al ragazzo, continuando a minacciarlo con l’arma.
Ben mise un piede nel veicolo, ma rimase a fissare la struttura in fiamme.
Quale poteva essere il piano di Tom? Doveva muoversi ad attuarlo, perché il fuoco si stava alzando molto rapidamente.
Schulze gli afferrò il polso destro con forza e glielo ammanettò all’appiglio sopra lo sportello.
Ben si risvegliò dai suoi pensieri e si fissò il polso.
Probabilmente Schulze stava per fare un’altra delle sue “spassosissime” battute, quando si sentì una macchina avvicinarsi.
Sia Ben che Ingo si voltarono verso la strada e intravidero una BMW serie 3 metallizzata avvicinarsi.
Il ragazzo non potette trattenere un mezzo sorriso: era l’auto di Semir!
Schulze fu preso da un attacco di panico. Spinse con forza il ragazzo nella macchina chiudendo lo sportello e si precipitò al lato del guidatore.
Partì a tutto gas mentre Semir si fermava e usciva dal proprio veicolo con la pistola puntata davanti a sé.
L’ispettore sparò un paio di colpi alla macchina, sperando si fermasse, ma senza risultato.
«Ma pooorca!» esclamò, seccato, riavviandosi verso lo sportello della propria vettura.
Stava quasi per risalirvici e partire all’inseguimento, quando nella sua testa passò quel pensiero…
 
Tom sentì qualcosa di molto simile a degli spari, ma non ci fece caso, continuando a dimenarsi, provando a liberare i polsi, ma senza grande successo.
A Ben aveva fatto lo sguardo “dammi corda, che qui ci penso io!”, ma la verità era che lui non aveva nessun piano! Solo, sperava nella divina provvidenza…
Quella casa aveva preso fuoco immediatamente ed ora si ritrovava circondato dalle fiamme e dal fumo.
 
Perché dare fuoco alla casa? Avrebbe avuto senso solo se ci fosse stato qualcuno dentro! E visto che Schulze aveva preso sicuramente Ben…
«Maledizione, Tom!» urlò, precipitandosi verso la porta d’ingresso.
 
Sentiva il fumo avvolgerlo. Avrebbe voluto tossire… urlare, ma il bavaglio glielo impediva.
 
Afferrò la maniglia, cercando di aprire la porta, ma il ferro si era riscaldato e fu costretto a ritirare la mano a sé.
 
La vista gli si stava appannando. Gli occhi gli bruciavano tanto da non riuscire a tenerli aperti.
 
«Tom!» urlò Semir, sperando in una risposta.
 
Sbatté le palpebre, cercando di tenerle aperte, senza grande successo.
Gli sembrò di sentire la voce di Semir, poco distante.
Mugugnò, ma quel verso non poteva raggiungere nessuno.
 
Semir inspirò profondamente, prese la rincorsa e diede un colpo secco con la spalla contro la porta, che crollo, trascinandolo in un oceano di fumo e fiamme.
 
Provò ancora a liberarsi… a resistere! Ma non ce la faceva più…
Chiuse gli occhi e si poggiò al muro.
Sentì un colpo secco, come di qualcosa che sbatte, ma non ci fece caso.
Respirò a fondo e, semplicemente, lasciò che il fumo invadesse i propri polmoni…
 

 

Ed eccomi al mio centesimo tentativo di ammazzare Tom! Ci sarò finalmente riuscita? Speriamo di no…
Ma che ci posso fare? xDxD Più li amo, più li voglio morti! xD (purtroppo per Tom, io lo amo troppo! xDxD)
So di aver aggiornato un po’ più in fretta del solito, ma non sapendo le mie disponibilità per nei prossimi giorni, ho preferito non aspettare!
Purtroppo i capitoli sono uno più corto dell’altro, e sono davvero mortificata per questo! Spero che non vi crei troppo disagio!
Passiamo ai ringraziamenti! Grazie a tutti voi, cari lettori, che continuate a seguirmi, ed un grazie particolare a Sophie, De33y, Rebecca e Tita per le loro recensioni! ^^
Aggiornerò il prima possibile!
Ciao!
Chiara ^-^

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Capitolo 15
*** Fuori ***


Fuori

 
«Tom!» urlò ancora Semir, tirandosi il collo della maglia sopra la bocca per non respirare il fumo.
Nessuno gli rispose.
Diede una rapida occhiata al salotto in fiamme in cui si trovava: lì non c’era!
Avanzò lungo il corridoio, guardandosi intorno.
Pregò che fosse vicino, perché non c’era tempo: presto sarebbe esploso tutto!
Si affacciò ad una porta sul lato sinistro e lo intravide.
Tom era lì, gli occhi chiusi e la testa poggiata al muro.
«Tom!» grido ancora Semir, precipitandosi dall’amico.
L’uomo restò con gli occhi chiusi, immobile.
Semir afferrò il pezzo di nastro adesivo che fungeva da bavaglio e lo strappo con forza.
«Tom! Tom, svegliati, maledizione!» borbottava mentre tagliava lo scotch, che gli bloccava polsi e caviglie, con il coltellino che aveva sempre in tasca.
Iniziò a schiaffeggiarlo, continuando a chiamarlo.
L’ispettore non sapeva che fare! Continuava a urlare il suo nome, mentre le  lacrime gli invadevano gli occhi.
Non poteva essere morto… non anche questa volta!
Improvvisamente una trave infuocata cadde a pochi centimetri da loro, facendolo sbandare. Si era quasi dimenticato di essere in una casa in fiamme.
«Tom, maledizione! Svegliati!» gridò dandogli uno schiaffo tanto forte da far ruotare la testa dell’amico di novanta gradi.
E, in quel momento, l’uomo aprì gli occhi.
Iniziò a tossire forte, cercando di prendere aria, che però non c’era. «Se-Semir! Semir!»
«Sono qui, Tom! Grazie al cielo! Dobbiamo andarcene! Ora!» disse in fretta aiutandolo ad alzarsi e trascinandolo lungo il corridoio quasi di peso.
L’uomo continuava a tossire. Non riusciva nemmeno a reggersi in piedi.
In qualche modo Semir lo portò fuori da quell’inferno.
Si erano appena allontanati quando la struttura esplose.
Lo spostamento d’aria li fece cadere a terra.
I due si portarono le mani alla testa, per proteggerla.
Improvvisamente anche fuori ci fu solo fumo e polvere.
I due rimasero per qualche istante fermi, a terra, aspettando che il vapore si dissolvesse un po’.
Dopo pochi secondi si ritrovarono a guardarsi negli occhi, ansimando.
Erano uno più sbalordito dell’altro: c’erano riusciti! Semir era riuscito ad arrivare in tempo e a tirarlo fuori da lì! Erano vivi!
Senza neanche rendersene conto scoppiarono a ridere e si abbracciarono forte.
Fu solo un istante, perché poi entrambi tornarono alla realtà.
«Ha preso Ben! Dobbiamo trovarlo: chiamo Hartmut e faccio rilevare nuovamente la posizione del localizzatore!» disse Semir, prendendo il cellulare.
«È inutile: Ben l’ha buttato qui, sperando mi trovassi!» rispose Tom, iniziando a ragionare su un nuovo piano. «Hai visto da che parte sono andati?»
«Sì, verso est! Perché?»
«Schulze ha detto di voler scappare, quindi penso volesse dirigersi verso un aeroporto…»
«Beh, ma non ci sono aeroporti in quella direzione!»
Tom iniziò a fissare il vuoto, pensando. «Un aeroporto, no… ma un capo-volo, sì! Dovrebbe essercene uno a pochi chilometri da qui! Muoviamoci!» e così dicendo si catapultò in macchina.
«Tom, aspetta! Non credi sia meglio farti visitare da un medico?» disse Semir, preoccupato.
«Incontrerò i medici dopo aver staccato la testa di Schulze e aver tirato Ben fuori dalle sue grinfie. Ed ora muoviti, salta dentro: gli abbiamo dato fin troppo vantaggio…»
 

   

Allora? Un po’ meglio? xD
Spero di sì…
Il capitolo è ancora corto, ma con il prossimo dovremmo davvero tornare alla normalità.
Grazie mille a tutti voi che state seguendo la storia, ed un grazie particolare a Rebecca, Tita, Sophie e De33y per le loro recensioni! ^^
Cercherò di aggiornare il prima possibile!
Ciao!
Chiara ^-^
  

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Capitolo 16
*** In macchina ***


In macchina

 
Ben diede uno strattone alle manette, riuscendo solo a procurarsi l’ennesima abrasione al polso.
«Non la passerai liscia, Schulze! Non riuscirai a lasciare il paese!»
L’uomo rise, continuando a controllare tutti gli specchietti retrovisori per essere sicuro che nessuno lo seguisse. «Davvero?! Davvero credi che non ci riuscirò?! Beh, allora guardami!» rise ancora.
Ben osservò quello che lo circondava: doveva trovare un modo per fermare quella macchina!
Non aveva una pistola per sparare alle ruote o al motore o per minacciare il criminale, quindi decise di provare con qualcosa di più normale.
Schulze sembrava completamente concentrato sulla strada. Prese un respiro profondo e allungò rapidamente il palmo verso il freno a mano.
Lo afferrò e premette il tasto, pronto a tirarlo, ma qualcosa so freddo e circolare si poggiò sulla sua tempia.
«Se tiri quel freno non avrai nemmeno il tempo di chiedere perdono a Dio dei tuoi peccati.»  sibilò Schulze, impassibile, senza degnarlo neanche di uno sguardo.
Ben sentì il cuore accelerare i battiti. Ma come aveva fatto? Non poteva aver avuto il tempo di capire cosa stava succedendo…
Il ragazzo aprì il pugno e spostò lentamente l’arto. «Va bene… va bene, l’ho lasciato! Stiamo calmi…»
«Calmi, eh?! Ascoltami bene, Noah o come accidenti ti chiami! La pazienza non è assolutamente il mio forte, perciò te lo dirò una volta sola: se provi di nuovo a farmi uno scherzetto del genere, porrò fine alla tua vita in meno di un secondo! Sono stato sufficientemente chiaro?»
La sua voce era così fredda e distaccata che Ben per un attimo fu davvero sul punto di farsela nei pantaloni.
Cercò di fingersi il più naturale possibile, accennando ad una risata. «Quindi mi uccideresti?! Oh, andiamo, non dire idiozie! Sappiamo entrambi che ti servo vivo! Da morto non ti occorrerei a niente!»
Ingo continuava a tenere lo sguardo fisso sulla strada. «Sai una cosa?! Hai ragione: morto non mi serviresti!» le sue labbra si piegarono in un sorriso malizioso. «Ma questo non vuol dire che non ti ucciderei…»
 
«Credi abbiano molto vantaggio?» chiese Semir, che non conosceva bene quella strada.
 L’uomo fece una smorfia. «No, cinque minuti al massimo! Ma non me ne preoccuperei troppo: Ben potrebbe anche farglieli perdere, in qualche modo…»
 
Ben fissò il criminale da capo a piedi. Non poteva fare assolutamente niente!
«A cosa pensi?» chiese Schulze, che si era un po’ tranquillizzato e sembrava quasi sorridere.
«A quanto sarà bello vedere il tuo sangue per terra quando mi sarò liberato di questi affari!» rispose, facendo cenno alle manette, mettendosi quasi paura delle sue stesse parole.
L’altro scosse la testa. «Ancora convinto di battermi, eh?! Certo che non ti dai mai per vinto…»
 
«Aspetta un attimo…» mormorò.
«Semir, ti prego, dimmi che non hai un’altra idea! Guarda cosa ha combinato l’ultima!»
L’uomo lo ignorò, lasciandosi trascinare dai suoi pensieri. «Schulze non sa pilotare un aereo, giusto?»
Tom rimase perplesso. «Beh, nel suo fascicolo mi pare di non aver trovato niente, ma questo cosa…» L’uomo sgranò gli occhi, rendendosi improvvisamente conto della preoccupazione dell’amico. «Oh, misericordia! Se si mette a guidare un aereo non riuscirà a controllarlo!»
Semir annuì. «E quante probabilità credi ci siano che decida di lasciare Ben a terra?...»
 
«Senti, tanto per curiosità, che ne diresti di spiegarmi il tuo piano?» disse Ben, rompendo il silenzio.
«Il piano? Oh, quello è semplice: prendiamo un aereo e voliamo da qualche parte del mondo lontana da qui!»
Ben rise. «Che schifo di piano! E scommetto che io sono stato gentilmente invitato, giusto?!» scherzò.
«Ma bravo! Come hai fatto ad indovinarlo?! Comunque tu parteciperai solo alla prima parte del programma, perché ho pensato di offrirti un bellissimo bagno nel mare! Anzi… nel oceano!» questa volta fu Schulze a ridere.
«Oh, che bel pensiero…» ironizzò Ben voltando la testa verso lo specchietto del lato del passeggero, sperando di intravedere la macchina di Semir che li inseguiva a tutta velocità.
Andiamo, ragazzi! Pensò. Andiamo, dove vi siete cacciati?!
 

 

Salve a tutti! =D
E questo era il Re dei capitoli si passaggio! xD Non accade assolutamente niente! xD
Ma, che volete farci? A volte capita! xD
Grazie a tutti quelli che stanno leggendo, ed un grazie particolare a Sophie, Rebecca, De33y e Tita Per le loro recensioni! ^^
Cercherò di aggiornare il prima possibile! xD
Ciao!
Chiara ^-^

 
 

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Capitolo 17
*** Punto e accapo ***


Punto e accapo

 
 «Susanne, devi inviarci rinforzi al campo-volo di Colonia! Subito!» urlò Tom alla radio.
«Tom! Che piacere sentirti di nuovo! Ve li faccio avere subito!» rispose la donna.
«E manda anche un’ambulanza, Susanne!» aggiunse Semir.
 
Schulze si fermò e spense il motore.
«Bene, eccoci qui! Io ora vado a cercare un bel mezzo di locomozione! Tu resta, qui, mi raccomando!» disse, ironico, prendendo le chiavi scendendo dalla macchina.
«… E dove vuoi che vada?…» mormorò il ragazzo tra sé e sé mentre guardava il criminale allontanarsi.
Appena Shulze fu abbastanza lontano, Ben si mise a osservare quello che lo circondava, cercando qualcosa che lo aiutasse a scappare.
Si allungò verso il posto del guidatore, cercando di giungere ai fili per mettere in moto il mezzo, ma senza molto successo.
Diede l’ennesimo strattone alle manette: finché non se ne fosse liberato, non avrebbe potuto fare quasi niente!
Aprì il cruscotto e iniziò a frugare al suo interno con la mano libera.
Lanciò uno sguardo alla strada: Shulze non stava ancora tornando.
Cominciò a buttare tutto a terra, ma il criminale sembrava aver pensato davvero ad ogni cosa: in quel cruscotto non c’era niente. Né  una pistola, né un coltello e neanche un qualsiasi altro oggetto per rompere o aprire le manette.
Chiuse il cruscotto con uno scatto e sospirò: non aveva molte probabilità di farcela.
Guardò nello specchietto retrovisore: Tom e Semir non c’erano ancora…
 
«Dobbiamo muoverci, Semir!» urlò Tom reggendosi alla ben meglio alla macchina.
«Ed io che sto facendo?! Sono già a tavoletta, Tom!»
 
Ben vide Schulze comparire da dietro un capannone.
Maledizione…pensò.
Il criminale aprì lo sportello. «Bene, ora andiamo a farci un bel viaggetto, ci stai?»
«Oh, sì, mi sembra un’ottima idea! Solo, non credi sia meglio andare da solo?» aggiunse, sarcastico.
«E lasciare te qui, tutto solo a Colonia?! No, non credo proprio!» rispose a tono Shulze.
Ingo tirò fuori le chiavi delle manette dalla tasca per aprirle.
Ben sentì i battiti aumentare: se fosse salito su quell’aereo non avrebbe avuto più possibilità!
L’uomo avvicinò le chiavi alla serratura e poi…
… e poi tutto accadde in un istante!
L’auto di Semir sfrecciò all’interno del capo-volo, fece un testa-coda mentre si fermava a pochi metri dalla macchina di Shulze e ne uscirono Tom e Semir, con le pistole puntate davanti a loro.
Il criminale si sentì messo alle strette, così, prima che uno dei due ispettori potesse fare qualcosa, afferrò Ben e lo portò davanti a sé, usandolo come scudo umano e puntandogli la pistola alla testa.
Ben sentì una fitta atroce al braccio che, essendo ancor ammanettato alla macchina, era teso tanto da fargli male.
Per qualche secondo tutto restò immobile.
I quattro si guardarono: erano punto e accapo…
 
 
 

… inizio a diventare prevedibile… -.-“
Sì, so cosa state pensando! “Riusciranno mai ad uscire da questa specie di circolo vizioso?” Beh, la risposta è… non ve lo posso dire! xD
No, scherzo a parte, altri tre capitoli e, con vostra immensa gioia, finiremo la storia! xD
Grazie a tutti quelli che seguono e in particolare a Sophie, Tita, Rebecca e Debby per le loro recensioni! ^^
Aggiornerò il prima possibile, forse anche tra un paio di giorni! ^^
Ciao!
Chiara ^-^
 

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Capitolo 18
*** Un piano ***


Un piano
 

«Buttate giù le pistole, o lo ammazzo!» urlò Schulze premendo l’arma contro la tempia del ragazzo.
Tom e Semir si lanciarono uno sguardo indeciso, sperando che uno di loro sapesse cosa fare.
«Ho detto giù le pistole!» sbraitò di nuovo il criminale, iniziando a fare pressione sul grilletto.
«Okay!» gridò Semir. «Okay! Ora le buttiamo, ma restiamo calmi!» alzò il revolver tenendolo con l’indice e il pollice e lo poggiò a terra.
Schulze recuperò un po’ di calma. «Anche tu! Metti giù quell’arma!» disse a Tom.
Ma l’ispettore non aveva intenzione di lasciarlo andare.
«Prima voglio fare quattro chiacchiere!»
Il criminale accennò ad una risata. «Quattro chiacchiere?! E su cosa? Andiamo, Tom! Io e te abbiamo parlato abbondantemente, non trovi!» rispose, divertito.
L’ispettore strinse i denti, cercando di mantenere i nervi saldi. Se aveva capito una cosa di Schulze era che era sicuro di sé… Troppo sicuro di sé! E se qualcosa poteva fargli mettere un piade in fallo, quello era la sua sicurezza!
«Sapevi che eravamo colleghi, giusto? E allora perché continuare a tenerlo come tuo complice?! Insomma, ha potuto organizzare un irruzione, ti ha fatto saltare l’affare con i russi, e ora ti ha messo in questo pasticcio! Mi spieghi perché lasciargli credere di avere la copertura intatta?» chiese l’uomo.
Schulze rise. «Vuoi sapere la verità? Dei russi me ne dovevo liberare già da tempo! Iniziavano a credere di avere la situazione in pugno e erano diventati una rogna. Il vostro intervento ha evitato un inutile spargimento di sangue! E il tuo collega sarebbe comunque arrivato qui, in qualche modo!» rise.
Tom, ma che stai facendo? pensarono Semir e Ben, contemporaneamente.
Ma l’ispettore sapeva cosa stava facendo… ne era sicuro!
«Beh, ma ti ha comunque messo in pericolo! Andiamo, non dirmi che non hai temuto neanche per un secondo che potesse essere una minaccia!»
Schulze gli puntò la pistola contro. «Matti giù l’arma, sbirro!» disse, quasi divertito.
Tom fece un piccolo passo verso sinistra, allontanandosi da Semir. «Andiamo, dimmelo! Tanto, a questo punto che cambia? Hai vinto… e lo sai!»
Il criminale restò un attimo a pensarci, compiaciuto.
«Vuoi saperlo davvero? Ti sei fatto beccare come un idiota! E in teoria, tu dovevi essere quello esperto… quello bravo! Sinceramente, no: non mi preoccupava Noah… non mi preoccupavate voi! E non mi preoccupate neanche adesso!» fece un attimo di silenzio. «Ora potresti cortesemente mettere quella pistola a terra prima che decida di ficcarti un proiettile in testa?»
L’ispettore alzò una mano e mostrò la sua arma. «Okay! Ora la poso…»
Iniziò ad abbassarsi, lentamente.
Ben deglutì forte: non appena il suo collega avesse posato la rivoltella a terra, per lui non ci sarebbero state più speranze.
Tom sollevò leggermente lo sguardo, senza però fermarsi.
Schulze era convinto di aver vinto… aveva abbassato la guardia…
… era il momento!
 
 
 

Era il momento!… era il momento per cosa??
Mistero!!! xD (mi sa che sono tutta scema! -.-“)
Okay, so che Tom sembra completamente uscito di senno, ma questo mezza pazzia che ha fatto( e che è apparentemente inutile!) è parte di un piano molto più grande e… oh, insomma! Non so più che scuse trovare per quei tre! xD Ora capisco la Engelhardt! xD
Allora, so che ho aggiornato un po’ in fretta, e per questo chiedo scusa a coloro che non sono riusciti a leggere ancora l’altro capitolo(anche se non credo siano molti!), ma poiché questi giorni saranno un po’ scombinati non so quando riuscirò ad aggiornare!
Grazie a tutti coloro che mi stanno seguendo e in particolare a Rebecca, Sophie, Tita e Debby per le loro recensioni! ^^
Con un po’ di fortuna potrei aggiornare nuovamente da qui ad un paio di giorni(non prometto ancora niente! ^^)!
Ciao!
Chiara ^-^

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Capitolo 19
*** Proiettili e manette ***


Proiettili e manette

 
… era il momento!
Tutto fu veloce come il soffio del vento.
L’ispettore aveva quasi posato l’arma a terra, quando si fermò.
Prese un respiro profondo: aveva una sola possibilità…
Con uno scatto si buttò a terra e con una capriola si tolse dal traiettoria della proiettile proprio mentre Schulze premeva il grilletto. Anche Semir si buttò a terra, afferrò la pistola e fece una giravolta verso destra.
La pallottola del criminale colpì il vuoto.
Tom si fermò in ginocchio, prese la mira e sparò.
Il suono del colpo rimbombò nell’aria.
Il proiettile colpì la catena delle manette, rompendola. Ben, libero da ogni blocco, tirò una gomitata nello stomaco di Schulze, che si piegò in due per il dolore e, istintivamente, lasciò la presa.
Il ragazzo si allontanò mentre gli altri due ispettori puntavano le loro armi contro Ingo.
«Butta quella pistola, o non ci penserò due volte a sparati!» urlò Tom, fuori di sé, ansimando.
Il criminale alzò leggermente lo sguardo. Poi lasciò cadere l’arma.
Semir si voltò verso il collega. «Ben, tutto bene?»
Il ragazzo riprese un attimo fiato. «A meraviglia! Solo, la prossima volta, potreste fare un po’ prima! Sai, non mi è mai piaciuto fare tutto all’ultimo secondo! E… ah! Tom, potresti non provare a farmi venire una stimmate artificiale la prossima volta?!» scherzò, fingendosi arrabbiato, mentre mostrava la mano con ancora il braccialetto di ferro stretto al polso.
Semir accennò ad una risata e, capendo che il collega stava bene, si voltò verso l’altro socio, estrasse le manette e gliele lanciò. «A te l’onore di ammanettarlo, Tom.» disse.
«Lo farò con molto piacere!». L’ispettore posò l’arma e si avvicinò al criminale. Quando gli fu abbastanza vicino, lo spinse a terra e, tenendolo fermo con un ginocchio sulla schiena, gli tirò le braccia dietro al dorso.
Incredibilmente, Schulze rise. «Complimenti, ispettore! Mi hai preso! Adesso cosa avrai? Una promozione? Un premio come “sbirro dell’anno”? O forse mille euro?»
Tom non lo guardò neanche. Lo afferrò con forza da sotto la spalla e lo costrinse ad alzarsi. «No! Mi accontenterò di vederti marcire in cella…»
 
 
 

Eccomi qui!!
Scusate, sono stata davvero impegnatissima in questi giorni!
Questo era il penultimo capitoli! In pratica la storia è finita! xD Soddisfatti?! Spero di sì… J
Scusate per la lunghezza del capitolo, ma andava interrotto qui! xD
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto e un grazie particolare a Tita, Sophie, Rebecca e Debby per le loro recensioni! ^^
Ci sentiamo presto! ^^
Ciao!
Chiara ^-^

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Capitolo 20
*** Un po' casa... ***


Un po’ casa…

 
Tom fece l’ennesima smorfia di dolore mentre un paramedico gli fasciava una ferita al braccio.
«Ehi, Tom! Come va?» chiese Semir mentre si avvicinava con Ben all’ambulanza dove era seduto il collega.
«Più o meno… ma la prossima volta che decidiamo di fare una missione sotto copertura, ci vai tu!»
I tre si misero a ridere, mentre il paramedico li lasciava soli.
Ben prese un profondo respiro. «Ehi, Tom, io volevo… sì, ecco... io volevo ringraziarti per… sì, per questi mesi! E per prima! Insomma, mi hai salvato la pelle!»
I tre risero di nuovo. «Non dirlo nemmeno per scherzo!»
«No, invece ti devo ringraziare davvero, perché quello che hai fatto tu per me in questi mesi non lo avrebbe fatto nessun’altro poliziotto!»
«Ehi!!» intervenne Semir, punto nel profondo.
«Beh… nessun’altro oltre Semir!» scherzò.
I tre risero di nuovo. «Ben, non so dove stavi prima di arrivare qui, ma da noi si rischia tutto per tutto per un compagno! E sai perché? Perché non si tratta solo di un collega o di un amico! Qui si tratta di un fratello! E quello che io ho fatto per te, Semir lo avrebbe fatto per uno di noi due e tu lo avresti fatto per me e lui! Siamo come fratelli, Ben!» Tom piantò i suoi occhi in quelli del collega. «E per un fratello si fa questo ed altro!»
I tre sorrisero. «Beh, grazie comunque, fratello
Tom e Semir scoppiarono a ridere. «Oh, no! Ti prego, no! Non puoi farmi questo! Ti prego, non chiamarmi fratello!»
Anche Ben rise. «Ehi, tu mi hai dato l’idea! Ora ne pagherai le conseguenze!» scherzò.
Semir scosse la testa. «Allora, soci, torniamo a casa?»
«Oh, sì! Ti prego!» disse Tom, scendendo dall’ambulanza. «Non vedo l’ora di varcare la porta di casa mia!»
«Io non vedo l’ora di mettere qualcosa sotto i denti: sono ora che non mangio!»
Semir fece la faccia spaventata. «Oddio, Tom! Dobbiamo muoverci! Ben rischia di morire di fame!»
I due ispettori risero. «Ah-ah! Sì, sì! Ridete pure! Prendere in giro l’ultimo arrivato va sempre bene, no?!»
Il telefono di Semir squillo. «Pronto, Gerkhan! . . . . . . . Oh, capo! . . . . . . .  Sì, sì, non si preoccupi: stiamo tutti bene! . . . . . . .  Che cosa?! . . . . . . . . Capo, non possiamo farlo domani il rapor… No?! Ora?!» Tom e Ben sobbalzarono, si fermarono e iniziarono a gesticolare con il collega, facendogli capire che l’unica cosa che in quel momento non volevano fare era il rapporto della missione. «Capo… frrrr… c’è una int… frrrrrrrr… za! For… frrrrrrr… è megl… frrrr… sentir… frrrr… dop . . . . . . » l’uomo tacque un attimo. «Ah! Dice che non ci casca più?!» sospirò, rassegnato. «Va bene, capo: ha vinto lei! Un’ora e siamo in ufficio.»
Gli altri due ispettori fecero una faccia contrariata mentre il collega spegneva il cellulare. «Che ci potevo fare? Non ha voluto sentire ragioni!»
Ben e Tom sospirarono. «Beh, in fondo, anche l’ufficio ci è mancato, no?!» disse il primo.
Il secondo sospirò. «Sì, in fondo anche l’ufficio è un po’ casa…»
 
 
 

Ed eccoci alla tanto agognata fine! ^^
Li lascerò finalmente un po’ a godersi casa?! Vana speranza… xDxD
Beh, se state leggendo queste note, vuol dire che mi avete sopportato per ben venti capitoli, quindi ho solo una parola per voi: GRAZIE!! ^^ Sono felicissima abbiate letto la mia storia! ^^
In particolare, vorrei ringraziare coloro che hanno messo la storia tra le seguite, ovvero grazie a 1rebeccam, sophie97, De33y, Spencer Tita, bellissima90 e etty,  e vorrei mandare un grazie enorme a Sophie, Rebecca, Tita, Debby e Laurakovac per le recensioni che mi hanno lasciato! Grazie, ragazze, per il vostro sostegno, per l’incitamento e per tutti i vostri consigli! ^^
Spero davvero che vi sia piaciuto leggere la storia proprio come a me è piaciuto scriverla! ^^
Alla Prossima!! J
Baci!
Chiara ^-^

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