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di Wep
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due passati diversi che si incontrano. ***
Capitolo 2: *** Voglio tentare di stare con te. ***



Capitolo 1
*** Due passati diversi che si incontrano. ***


Sembrava una sera come le altre, solito locale, soliti amici.
Sam: Prova a farti sentire.
Simona: No, il mio numero ce l'ha e sa dove trovarmi.
Sam: Certo che hai la testa dura.
Simona: Si è già dimenticato di me non vedo perché devo essere io a cercarlo.
Sam: E chi te lo dice che ti ha dimenticato?
Simona: Io.
Sam: See e cosa ne vuoi sapere tu. Fai quello che ti dico!
Simona: Ma non ci penso proprio. E' ora che lo dimentichi pure io, infondo se lui ci ha messo così poco potrò farcela anche io..
 
Riccardo: Dai amore, provaci.
Sofia: Ho paura..
Riccardo: Shh.
Iniziò a baciarla sempre con più passione. Caddero a terra dal letto, iniziò a spogliarla. Lo stesso fece lei tremante, era la sua prima volta e la paura non mancava.
Le sue mani scivolarono lungo la sua maglia, gliela tolse lentamente. Fece lo stesso con la sua, poi mille brividi caldi le percorsero la sua schiena non appena le sue dita iniziarono ad accarezzare timidamente i suoi addominali. Gli tolse i pantaloni e gli sfilò anche i boxer, con gentilezza.
Riccardo per non farla sentire troppo in imbarazzo iniziò con le coccole, lei si decise ed aprì le gambe. Lui iniziò a penetrare lentamente in lei ed ecco la prima spinta, lasciò andare dei gemiti di dolore. Poi le spinte si fecero sempre più violente, la ragazza non sentiva più tanto dolore. Ormai era fatta, Sofia aveva perso la sua verginità.

 
Un anno dopo

Stavo correndo, senza una meta o senza un obiettivo. Correvo per sfogarmi perché non c’era nient’altro di meglio da fare. Un anno di noi ed è già tutto finito. E’ passato tutto così velocemente. Correvo sempre più veloce.
Non potevo sfogarmi con nessun’amico perché non ne avevo, lui era stato troppo possessivo nei miei confronti e mi aveva vietato qualunque relazione. Non avrei dovevo permetterglielo, dovevo lasciarlo prima che mi facesse le corna con quella troia.
Decisi di tornare a casa perché domani avrei cominciato una nuova vita. Domani comincerò il liceo classico e ciò vuol dire che mi farò degli amici e affronterò la mia timidezza e mi dimenticherò di lui. Scoppiai in lacrime e giurai a me stessa che quelle sarebbero state le ultime lacrime che avrebbero ricevuto le mie gote.

 
E’ passato più di un anno da quando Danilo mi ha lasciata e non m’importa più niente di lui ma non ho ancora provato l’emozione di innamorarmi di un’altra persona. Adesso c’è altro a cui pensare: da domani non mi ritroverò mai più Sam come compagna di banco, lei ha scelto matematica e io italiano. Lei scientifico e io classico.
D’altronde è così che deve andare perché si arriva ad un certo periodo della propria vita in cui si deve premere il tasto “reset” e si ricomincia tutto e io, stranamente, ho voglia di premere quel tasto e ricominciare tutto da capo, conoscere nuove vite e passare del tempo con loro, cosa c’è di meglio?!
 
« Svegliati tesoro, oggi è il tuo primo giorno di scuola! » mi svegliò mia madre in un sussurro e aprì il balcone, era una bella giornata del 15 Settembre. Lei andò a preparare la colazione e io mi alzai, ammirai il panorama che mi offriva ogni mattino il mio balcone, mi vestii in fretta indossando la mia maglietta preferita che mi aveva portato il mio fratellone dalla Germania, quella dell’hard rock cafè, un paio di jeans e le vans nere e azzurre. Ero una ragazza molto semplice io. Scesi giù e feci colazione in fretta per paura di fare tardi per il mio primo giorno di scuola da liceale. Salutai mamma con un bacio sulla guancia e andai a scuola col motorino.
 
Eccomi arrivata al primo giorno di scuola dopo le vacanze estive, il primo giorno in quello sconosciuto istituto dove avrei dovuto frequentare cinque anni di liceo. Grande, spazioso, pieno di ragazzi e ragazze ma soprattutto ragazze che schiamazzavano come delle ochette.
Finalmente ho trovato la mia classe: I A. Sono già le 8.10 ed è molto tardi perché la campanella dell’inizio delle lezioni è già suonata da dieci minuti. Bussai alla porta ed entrai con molta timidezza, la professoressa che era seduta dietro la cattedra mi salutò e mi invitò a sedermi nell’unico posto libero. Accanto a me c’era una ragazza: capelli castano chiaro, occhi azzurri come il cielo o il mare, un po’ esile e molto semplice ma bella. Mi colpì la sua bellezza che mi faceva sentire impotente dinanzi a lei.
Decisi di presentarmi dato che tutti parlavano tra di loro.
« Piacere Simona » le sorrisi.
« Sofia » rispose lei facendomi un sorriso dolce. Mi fissava, odio le persone che mi fissano perché mi fanno sentire in imbarazzo però lei mi fissava con tenerezza per cui non mi dava affatto fastidio. Decisi di farmi coraggio e farle una proposta.
« Senti Sofia … Visto che dobbiamo passare cinque anni insieme, se tutto va bene, ti va di conoscerci meglio? Se vuoi dopo la scuola potresti venire a pranzare da me e poi usciamo insieme o rimaniamo a casa. Ti v-va? » Le chiesi tutto questo molto imbarazzata.
« Certo Simona, mi farebbe molto piacere » Ammiravo la sua sicurezza quando parlava, lei cominciava a piacermi.

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Capitolo 2
*** Voglio tentare di stare con te. ***


Caro lettore, prima di leggere il secondo capitolo devo dirti che come hai notato nel primo capitolo ho scritto sotto due punti di vista (Simona e Sofia) e li ho distinti attraverso due colori. Dal secondo capitolo in poi ho deciso che, per fare meno confusione, un capitolo sarà dedicato solo al punto di vista di Simona o Sofia oppure metà capitolo ciascuno.
Ti auguro una buona lettura!
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POV Sofia
Quando finalmente finirono le lezioni andai a casa di Simona, ero molto felice perché mi ero fatta una nuova amica e volevo “rinascere” dopo ciò che mi era successo.
La sua casa era molto grande e accogliente, Simona mi disse che i suoi genitori non c’erano per motivi di lavoro e quindi dovevamo cucinare noi il pranzo.
« Io non so cucinare molto bene quindi potremmo arrangiarci con dei panini » mi disse un po’ imbarazzata.
« Stai tranquilla simo, io me la cavo in cucina » così presi tutto ciò di cui avevo bisogno e con mani esperte cominciai a cucinare la pasta alla carbonara e un’insalata.
Durante il pranzo abbiamo parlato di tutto e di più, lei mi ha raccontato la sua infanzia e il fatto che si sente un po’ sola dato che i suoi genitori non ci sono quasi mai in casa. Io ho preferito non raccontarle tutta la mia vita, le dissi solo di Riccardo perché pensavo ancora a lui e volevo parlarne con qualcuno, cosa che non avevo mai provato.
« I ragazzi sono tutti uguali: stupidi, non c’è niente da fare. Ho avuto un’esperienza molto simile alla tua e anche se ho ancora 14 anni penso che non voglio più avere a che fare con loro. »
Queste parole mi colpirono molto. Per la prima volta pensai a come sarebbe amare una ragazza, baciarla, fare l’amore. La mia mente era un caos, ci furono un susseguirsi di immagini di me e Simona, me e Riccardo, me e Simona.
No Sofia non puoi amare una ragazza, i tuoi genitori ti hanno insegnato che il matrimonio è fatto per un uomo e una donna. Amare una ragazza è fuor di luogo.
Ero totalmente confusa. Quelle parole non le avrebbe dette chiunque, cominciai ad avere dei sospetti sull’orientamento sessuale di Simona. Lei potrebbe essere lesbica o bisessuale ma non glielo voglio chiedere, mi sentirei troppo in imbarazzo.
Arrivata la sera lasciai casa di Simona e mi incamminai verso la mia pensando ancora alla conversazione che avevamo avuto durante il pranzo e al momento in cui, il pomeriggio, aveva suonato il pianoforte per me. Ero restata immobile a fissare le sue lunghe e belle dita che scivolavano sui tasti e che producevano una melodia piacevole e indescrivibile. Mi era piaciuta molto questa giornata e non vedevo l’ora di svegliarmi domani mattina per passare cinque ore accanto a lei; così, arrivata a casa, mi misi subito accucciata sotto le coperte pensando ancora a Simona. Per la prima volta pensai e attenzionai la sua bellezza, il suo fisico perfetto, le sue forme, i suoi capelli castani, quasi rossi e i suoi occhi grigi, quasi azzurri.
 
POV Simona
Dal giorno in cui avevo cominciato a parlare con Sofia mi sentivo meglio, lei mi faceva sentire bene.
Erano già passati due mesi dall’inizio della scuola, Ottobre aveva ceduto il posto a Novembre e l’inverno stava per cominciare. Non amo tanto questa stagione, mi fa sentire triste e vuota.
Mi trovavo di fronte al cancello della scuola e vedo arrivare Sofia, lei è la mia primavera personale, lei riesce a tirarmi su di morale attraverso la sua presenza.
« Ciao bella » la salutai con un bacio sulla guancia.
« Ciao splendore! » mi sorrise dolcemente.
Io so benissimo cos’è un sorriso: quando qualcuno si diverte per una battuta o per una persona simpatica sorride. Ma non avevo mai pensato che un sorriso potesse procurarmi un formicolio ai piedi che si espande in tutto il corpo fino a far pulsare forte il cuore. Il suo sorriso riusciva a procurarmi tutto ciò, era una sensazione fantastica.
Sono stracotta di lei. Non m’interessa se è una ragazza, io sono innamorata della mia compagna di banco e non ho paura di pensarlo ma di dirglielo si. Se lei mi rifiuta non mi sorriderà mai più.
Mentre facevo queste riflessioni lei mi scrutava: come se mi stesse studiando.
« Dai Simo andiamo in classe che è suonata » mi ricordò all’improvviso rompendo tutti i miei pensieri.
In classe non avevo voglia di ascoltare la lezione, a differenza di Sofia che cercava di stare attenta così misi la testa sul banco, chiusi gli occhi e cominciai a pensare, riflettere su ciò che dovevo fare con Sofia.
Devo dirglielo o no? Io non voglio rovinare il nostro rapporto d’amicizia che si è formato in due mesi ma voglio provare. Devo buttarmi e basta, non voglio passare il resto della mia adolescenza con questo rimpianto.

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