Love In Progress

di Lully Cullen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 11: *** Capitolo10. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ragazze eccomi qui con una nuova Fic.

Lo so, ormai quando leggete il mio nome sotto le storie passate avanti, ma io non ci posso fare nulla e continuerò a tormentarvi fino alla fine dei secoli ( vi piace come idea?? :D)

Beh vi lascio al prologo, le note sotto!

Buona Lettura, Lully!

 

PROLOGO.

 

Quando si è piccoli si tende a giocare con spensieratezza, si apprezzano le più piccole cose, e ci si accontenta delle cose più banali.

Io ero proprio una di quelle bambine allegre, solari e che si accontentava di stare tra le braccia della mamma o del papà. Non posso dire di aver avuto grandi amicizie da piccola, e il fatto di essere vivace non mi aveva di certo aiutata all’asilo; perché quello che frequentavo io non era un semplice asilo, ma un collegio, dove la compostezza e l’educazione erano al primo posto. Ero educata, ma appena potevo chiacchieravo liberamente con il mio compagno di banco, che preso da un moto di libertà non si faceva pregare due volte e iniziava a parlare come una macchinetta. E ad andarci di mezzo ero sempre io, Isabella Swan, la bambina più impertinente e maleducata della classe.

A otto anni ero una bambina in carne con un piccolo difetto: la “s” sibillina, appena potevano i miei compagni di classe delle elementari mi chiedevano di fare qualche scioglilingua del tipo “ sessantasei assassini andarono tutti ad Assisi e furono tutti e sessantasei assassinati “.

A undici anni credevo di aver trovato il mio migliore amico: Edward Cullen, che si era appena trasferito a Chicago da Londra, eravamo vicini di casa e giocavamo sempre insieme, fino a quando non lo sentii parlare con il suo nuovo amico James.

Stavo attraversando il giardino di casa Cullen per andare a giocare con Edward, avevo visto la sua chioma ramata dirigersi verso il parchetto nel retro. Mi faceva un enorme piacere giocare con Edward, scherzavamo e ci divertivamo, e la cosa più divertente erano le merende a casa sua, Esme era davvero una bravissima pasticcera, adoravo la sua torta al cioccolato.

Svoltai l’angolo e sentii due risate, davanti a me c’erano Edward e il suo amico James.

“ Ed, ma per caso ti stai affezionando a Moby Dick? “ mormorò il biondino ridacchiando e dando una pacca a Edward sulla spalla.

“ Ma che dici James, è lei che viene sempre a rompere le scatole, e appena parlo male di lei mamma mi mette in punizione. Mi tocca fare buon viso a cattivo gioco. “ rispose sbuffando quello che credevo fosse il mio migliore amico.

“ Brutta storia amico mio “ continuò James “ si sarà presa una cotta per te. La prossima volta potremmo usare lei come palla, tanto è tutta grassa, bleah “ disse accompagnando l’ultima parola con una smorfia di disgusto, scoppiarono a ridere e presero a giocare a palla. Io dal mio canto iniziai a frignare come una decelebrata. Contava davvero così tanto essere magra? Sì.

Ora ho diciassette anni, e a causa di questa convinzione, soffro di bulimia.

 

 

--

Eccomi qui, cosa ne dite?

E' un tema molto più serio rispetto alle mie solite fic, e dato che di solito sono molto più solare e allegra nelle altre storie, in questa ho messo da parte l'allegria per parlare di un problema che purtroppo affligge molte giovani ragazze.

Naturalmente lo svolgimento della storia non è ancora chiaro nella mia testolina, ma spero di non deludervi.

Fatemi sapere cosa ne pensate, lo apprezzerei.

Buona Pasqua in anticipo.

Lully.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


Buongiorno ragazze!

* Canticchia Paradise *

Oggi sono magnanima e ho deciso di premiare la vostra bontà con un bel capitolo ( a mio favore posso dire di averlo già scritto ieri, ora sto scrivendo il secondo ).

Prima vorrei dirvi due cose:

1- ( la più importante credo ) Non so se il rating possa cambiare da Arancione a Rosso, questo perchè la tematica è seria, e ci sono parti che nonostante io cerchi di rendere meno dure e crude, lo sono. Quindi non so se aspettare un " qualcosa " da parte dell'amministrazione o cambiare direttamente il rating ( anche se penso che aspetterò un segnale divino da parte dell'amministrazione ), nel caso in cui la storia dovesse passare al rosso, mi scuso sin da ora con chi non potrà più seguire la storia poichè minorenne.

2- Per la tematica della storia.. " Sto lavorando per voi ", nel senso che prima di scrivere una cosa, vado ad informarmi. Quindi i repentini cambiamenti di umore, il nervosismo, la spossatezza, esistono davvero nelle persone bulimiche. Naturalmente vi sono diverse forme di bulimia,  diversi atteggiamenti ecc ecc, quindi man mano che scriverò un capitolo, nelle note in basso ci sarà una parte dedicata alle spiegazioni.

 

Per ultimo ( e non meno importante) : Grazie per le correzioni, appena avrò un secondo le andrò a correggere.

Inoltre, vi ringrazio di cuore per il vostro sostegno!

Bon, vi lascio alla storia, Buona lettura!


 

 

 

Capitolo 1.

 

 


La prima volta che avevo vomitato? Sinceramente non ricordo. Forse era stato quasi un anno fa, quando vidi nella “ Birch High School “ tutte quelle ragazze taglia 40, io ero una 44 ma a quanto pare non bastò a passare inosservata in quel maledetto posto, anche perché in quella scuola c’era colui che aveva reso la mia pre-adolescenza un inferno : Edward Cullen, capitano della squadra di basket e  mio ex migliore amico ( lo era mai stato?).

Da quando avevo undici anni ero dimagrita grazie allo sviluppo, ma a lui non sembrava importare nulla, infatti appena poteva, mi rinfacciava il mio vecchio sovrappeso. All’inizio non era un problema, ero abituata alle sue stupide battute e agli scherzi stupidi che mi faceva con James, il suo migliore amico, ma a  loro ben presto si unirono i giocatori della squadra di basket, football e persino le cheerleader. I primi due anni di liceo li passai cercando di ignorare tutto e tutti, ma poi le loro parole incominciarono ad insinuarsi nella mia mente a poco a poco, fino a che non iniziai a comparare la mia figura con quella di ogni singola persona. Appena facevo un passo sentivo risolini divertiti sfondarmi i timpani e occhiatacce perforarmi la schiena. Ricordo bene la prima volta che vomitai: ebbi per tutto il giorno un senso di nausea devastante, quando finalmente nel primo pomeriggio tornai a casa, mi inginocchiai davanti al water di ceramica.La nausea non era ancora passata.

All’inizio pensai di infilarmi due dita in gola, lo facevano tutti nei film. Ma loro lo facevano per finta, io invece, avevo una tremenda paura di farlo; non lo avevo mai fatto! Chiusi gli occhi e alzandomi mi posizionai davanti allo specchio, mi guardai e  alla mia immagine riflessa nello specchio si sostituì quella di qualche anno fa, quella della ragazzina in carne presa in giro per il suo peso. Lacrime amare iniziarono a scendere dai miei occhi e chinandomi per terra tornai alla mia posizione iniziale,  chiusi a pugno le dita della mia mano lasciando eretti solo l’indice e il medio, e li feci entrare nella bocca, le unghia sfregavano contro il palato, erano troppo lunghe. Afferrai una forbice, tagliai le unghia e  bagnai le dita con dell’acqua per facilitare lo scivolamento nella cavità orale, ripetei le azioni iniziali e quando le dita toccarono l’ugola iniziai a stimolare la parte iniziale della faringe. In pochi secondi il mio corpo venne scosso da conati di vomito.

 

 

Quando il mio corpo ebbe espulso tutto, mi alzai e mi lavai le mani con il sapone al muschio bianco che io adoravo, mi lavai i denti per circa cinque minuti per eliminare quell’odore acre che violava la mia bocca  e iniziai di nuovo  a piangere.

 

Le mie giornate le passavo a ingurgitare cibo appena mi sentivo triste, nervosa o arrabbiata, e appena i sensi di colpa mi facevano visita, mi chiudevo in bagno e mi provocavo il vomito.

 

Era un circolo vizioso, più mangiavo e più vomitavo.

 

Ma io ce la potevo fare, potevo uscire da questa situazione da sola.

“ Isa insomma ti muovi? Mi fai perdere sempre tempo! Ma che stai facendo? “ infilai quella confezione di muffin al cioccolato nella borsa e guardai mia madre sorridendo. Richiusi lo zaino e afferrai il cappotto scrollando le spalle.

 

“ Niente mamma, lo sai che ad aspettare il bus mi viene fame “ le ricordai scuotendo il capo. Mia madre e mio padre non si erano mai accorti di nulla, non erano mai in casa, o se erano a casa erano troppo impegnati per accorgersi della loro figlia che vomitava l’anima nel bagno della sua stanza.

 

O forse sei troppo furba tu, mi suggerì la coscienza. Prima di chiudermi in bagno infatti, mi accertavo che i miei stessero impiegando la loro attenzione su altre cose, poi mi rinchiudevo in bagno e accendevo la musica del cellulare per coprire i miei singulti.

 

Isabella Swan, la furbizia fatta a persona.

 

Le volte in cui Renèe mi accompagnava a scuola erano rare, di solito prendevo i mezzi pubblici, e nonostante avessi la patente la macchina per me era off-limits.

 

Arrivata  a scuola salutai mia madre, mi diressi verso il cancello e mi bloccai davanti all’entrata. Isabella, preparati per un’altra giornata all’inferno. Sospirai e mi diressi abbassando lo sguardo verso l’entrata, afferrai l’ipod e alzai il volume a palla per non sentire i vari schiamazzi che ero sicura stessero occupando l’intero istituto. Quando arrivai alle scale mi sfuggì quasi un sospiro di sollievo, era davvero possibile che stamane nessuno mi stava importunando? I miei pensieri furono interrotti da qualcosa che mi colpì la testa e che mi fece cadere l’auricolare dell’orecchio sinistro.

 

“ Hey Moby Dick, mi chiedo ancora perché i tuoi non ti diano la macchina, eppure la patente la hai! “ James il braccio destro di Edward iniziò ad attaccare briga suscitando l’ilarità di quasi tutto.

 

“ Smettila di dire cazzate James “ lo riprese Edward sorridendo malvagiamente “ per lei non basterebbe un furgone blindato. Non la vedi quant’è brutta? Causerebbe un sacco di incidenti per lo spavento che farebbe prendere agli automobilisti! “ . Come ogni giorno, come ogni mattina, come ogni volta, il magone che avevo mi impediva anche di respirare. Si sarebbero mai arresi? Ed io avrei mai trovato il coraggio di ribellarmi?

 

Abbassai gli occhi e ancora, come ogni giorno, come ogni mattina, come ogni volta, mi diressi nel bagno femminile per piangere, mangiare e vomitare.

 

--

 

Vi ringrazio per aver letto fino a qui.

Allora, per iniziare, la bulimia che tratto io è quella nervosa con condotte di eliminazione: la persona che ne soffre cerca di eliminare tutto ciò che ha ingerito tramite vomito, uso di lassativi o purghe. Alla base di questa malattia vi è sempre qualche problema psicologico, nel caso di Bella questo problema è il peso; infatti tende a paragonare la sua immagine a quella delle altre ragazze e nonostante sia di corporatura standard, si vedrà sempre come la bambina in carne che veniva presa in giro all'età di undici\ dodici anni. Inoltre a peggiorare la situazone ci sono Edward  e i compagni di scuola.

Spero di essere stata chiara :D

Aspetto con ansia le vostre recensioni ( buone o brutte che siano), un bacione!

PS: sarò ripetitiva, ma buona Pasqua in anticipo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


 

 

Buon pomeriggio ragazze ( O buonasera), come state?

Lo so, sono in anticipo, ma posto prima perchè molto probabilmente sabato o domenica non potrò.

Vorrei chiarire una cosa: Edward NON è innamorato segretamente di Bella, e non cerca di nascondere i propri sentimenti attraverso l'odio; quello che Edward prova al momento per Bella è RIBREZZO.

I personaggi principali ( Edward e Bella), sono al momento immaturi, non sono in grado di affrontare i vari problemi di petto, e cercano di nascondersi da questi.

Capirete meglio in seguito.

Ringrazio come sempre tutte per il vostro affetto!!

Buona lettura, Lully.

 

Capitolo 2.

 

 

 

Mi alzai da quello stupido pavimento del bagno e mi diressi al lavabo per sciacquarmi le mani, evitai accuratamente di guardare lo specchio per non far calare ancora di più la mia sotterranea autostima. Sentivo le palpebre chiudersi dalla stanchezza, gli occhi mi bruciavano a causa della lacrime, ma non ci badai tanto, continuai a percorrere il corridoio fino a trovarmi davanti alla classe di trigonometria, entrai, salutai il professore e mi accomodai al mio banco.

 

In quasi due anni di liceo nessuno si era mai seduto vicino a me, e non me ne rammaricavo, preferivo star seduta da sola piuttosto che vicino a qualcuno che mi facesse sentire a disagio. Afferrai il libro,il quaderno e li appoggiai sul legno verde militare del banco, sospirai e abbassai lo sguardo; avevo le lacrime agli occhi, e si stava facendo sempre più prepotente in me, la voglia di urlare a prendere a pugni qualcosa… come se questo avesse potuto aiutarmi a uscire da questo incubo.

 

Banner iniziò a spiegare le formule di bisezione, io dal mio canto lo guardavo ma non riuscivo a sentire quello che diceva, era come  se in quel momento stesse parlando in aramaico.

 

“ FattyBell *, spostati! La tua mole è talmente grande che se al tuo posto ci fosse seduto un pachiderma, riuscirei a vederla la lavagna! “ mormorò con la sua voce stridula Jessica Stanley, la capo cheerleader della scuola. Finta e rifatta come uno pneumatico di una macchina, mi ero sempre domandata cosa ci fosse di vero in lei.

 

“ Probabilmente se non ti mettessi tutto quel mascara non ti si appannerebbe la vista, brutta oca “ , mormorai infervorata.  La mia rabbia era esplosa, e stavo facendo quello che non avevo mai fatto in vita mia : ribellarmi a qualcuno. Ma probabilmente il mio primo ( e molto probabilmente anche ultimo) atto eroico di ribellione, non ebbe lo scopo immaginato, infatti Banner sentì solamente la frase che pronunciai io.

 

“Swan che succede lì? “ mormorò il prof avvicinandosi.

 

“ Le avevo solo chiesto di spostarsi perché non ci vedevo prof “ rispose Jassica con aria ‘ dispiaciuta ‘.

 

“ Vada in presidenza Swan, non gradisco affatto questo comportamento nelle mie ore “ . Mi alzai, afferrai le mie cianfrusaglie e lo guardai male.

 

“ E lei si vada a fare una visita in un centro per anziani, brutto sordo “, uscii dalla classe e mi diressi in presidenza.

 

 

--

 

“ E’ la prima volta che si comporta così signorina Swan, ma non potevo di certo far finta di nulla, o la mia immagine ne avrebbe risentito . “ il preside Birch, continuava a blaterare cercando di capire il perché del mio comportamento.

 

“ Ero nervosa preside Birch, capiterà anche a lei di esplodere di tanto in tanto “ risposi alzando gli occhi al cielo. Sperai che questo lo convincesse a tacere e a mandarmi via, ma le mie speranze si infransero quando iniziò a parlare della calma interiore, di yoga e di incanalare le forze negative in attività rigeneranti. Pazzo.

 

Quando mi congedò sentii un coro angelico cantare, uscii da quella porta e sospirai, sarebbe stato meglio tornare a casa, di certo non avrei avuto il coraggio di tornare in classe  o peggio, quello di farmi vedere in giro dopo la scenata che avevo fatto. Andai dalla signora Cope in segreteria, firmai il permesso  e  uscii dall’edificio scolastico per andare alla fermata del bus, ne sarebbe passato uno tra qualche minuto. La mia attenzione fu catturata da due fidanzati che scherzavano allegramente: mi ero sempre chiesta come si ci sentisse ad essere amati, liberi, ma soprattutto belli.

 

Erano secoli che non mi sentivo così, ma d'altronde non meritavo affatto di sentirmi amata e bella, ero come una feccia, talmente schifosa e ripugnante che veniva scansata da tutti.  Salii sull’autobus e mi sedetti nel posto più vicino, non volevo di certo cercare un posto lontano, le persone mi avrebbero vista e ciò mi angosciava, avrei voluto essere invisibile, anzi, a volte avrei preferito non nascere.

 

Quando arrivai alla mia fermata scesi, ma misi un piede in fallo. Chiusi gli occhi e mi preparai all’impatto. Pensa positivo Isa, con tutto quel grasso che ti ritrovi potresti rimbalzare.

 

Mi sentii afferrare per un braccio e aprii gli occhi, scontrandomi con un paio di occhi marroni che mi fecero venire i brividi allo stomaco.

 

“ Stai bene ? “ Davanti a me c’era un ragazzo sulla ventina che mi stava sorridendo, i capelli sbarazzini erano proiettati in tutte le direzioni, e il marrone della sua giacca faceva risaltare la sua carnagione. Troppo bello per essere vero.

 

“ Io.. si grazie. E tu? Ti ho fatto male? Scusami io non volevo.. “ abbassai lo sguardo rammaricata e sentii una risata divertita.

 

“ Perché mi sarei dovuto far male? “ Si aggiustò la tracolla nera e mi sorrise.

 

“ Ti sono caduta addosso, e il mio peso non.. “

 

“ Peso? Ma se sei leggera come una piuma! “ mi interruppe avvicinandosi. Perché diceva queste assurdità? Io leggera come una piuma? Mi stava compatendo, provava pena per me. Ma io non volevo essere compatita, volevo essere ignorata, volevo che le persone mi lasciassero in pace.

 

 “ Io sono Ryan “ mi porse la mano e lo guardai shockata.

 

“ Io.. io devo andare “ gli diedi le spalle e iniziai a correre verso casa. Aprii la porta, buttai lo zaino e la giacca per le scale e mi chiusi in bagno, mi infilai due dita in gola e vomitai.

 

Come ogni volta, da prassi mi lavai le mani,mi sciacquai la bocca, mi diressi in camera e mi sdraiai sul letto,lo stomaco iniziò a bruciarmi e mi rannicchiai in posizione fetale chiudendo gli occhi. Sarebbe passato.

 

 

Prima o poi, passa tutto.

**

Ryan.

 

Eccomi qui.

LA LEZIONE CONTINUA_

Le persone bulimiche soffrono spesso di sbalzi di umore, possono passare da uno stato emotivo calmo ad uno stato emotivo alterato, inoltre con il lungo andare della malattia iniziano a verificarsi bruciori di stomaco che sono in realtà erosioni dello stomaco e dek cavo orale provocati dall'espulsione forzata del cibo. Questo porterà in seguito a vari disturbi come disidratazione e disturbi cardiaci.

E' entrato un nuovo personaggio in scena, secondo voi che ruolo avrà Ryan?

(*) non ricordo se questo nomignolo l'ho letto da qualche parte, se è così, mi scuso con l'autrice e le chiedo umilmente se posso utilizzarlo.

Attendo le vostre recensioni :)

Un bacione, alla prossima, Lully.

PS: scusate i vari errori, non ho avuto modo di rileggere!

Ps. lo so che non siete Team Edward in questo momento, ma ... la foto parla da sola.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***


Io.. ora non sarei dovuta essere qui.

Ho appena finito di scrivere il capitolo ( non lo avessi mai fatto), e Cass mi sta assillando per aggiornare e la mia pazienza ha un limite. Così la accontento e questa volta affermo che il prossimo aggiornamento sarà la prossima settimana ( scusate la cacofonia).

Come sempre ringrazio le nuove lettrici e le nuove ragazze che hanno recensito( e anche chi è stata costretta a leggere, vero Ghiaccio? XD).

Vi lascio al capitolo.

La Lumaca lenta e bavosa ( -.- cit Cassie), vi lascia al capitolo e vi augura buona lettura.


Ps: I miei aggiornamenti non hanno una data precisa, appena posso, posto.

PPS, aprite la pagina di youtube e leggete quella parte con il sottofondo se volete, da un tocco in più ( io adoro quella canzone)

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 3.



“ Isabella! Possibile che tu non riesca a combinare mai nulla di buono? Che figlia snaturata. “ sentii mia madre imprecare contro di me, sospirai, che novità. Mi voltai verso il comodino, la sveglia segnava le ventuno, sbadigliai e scesi in cucina. Le urla di mia madre mi entravano da un orecchio e mi uscivano dall’altro, almeno in apparenza, secondo lei me ne fregavo di tutti e di tutto, mi lasciavo scivolare addosso le cose che non mi piacevano e continuavo imperterrita per la mia strada. Lei non sapeva, lei non avrebbe mai capito, lei mi avrebbe disprezzato più di quanto non facesse già.

 

Mio padre invece, era sempre assente. Si alzava la mattina presto per andare a lavoro e tornava a casa tardi, e quando rincasava, era troppo stanco per parlare un po’, cenava e si andava a coricare, per riprendere le forze e prepararsi per una nuova giornata di lavoro.

 

Ecco come passavo le mie giornate. Sola.

 

“Eccoti, proprio te cercavo! Lo sai che ore sono, vero? Sono le nove, tra un po’ ritorna tuo padre affamato come un bisonte, e tu non hai preparato niente per cena! Come se non bastasse mi lasci le cose in giro, ma ti sei rincretinita? “ terminò la sua arringa mostrandomi lo zaino e il cappotto che avevo lasciato sulle scale il pomeriggio per andare a svolgere la mia azione di routine.

 

“ Scusa mamma, ma avevo un mal di testa assurdo “ tentai di giustificarmi spostando lo sguardo dal suo che sembrava volermi pietrificare in quel momento.

 

“ Certo, pensi solo a te stessa e ai tuoi bisogni, agli altri non ci pensi mai. Non ci pensi che io e tuo padre torniamo stanchi morti da lavoro e vorremmo un po’ di collaborazione da parte tua? “ continuò a borbottare mentre si dirigeva in cucina per preparare la cena che io, avevo dimenticato di fare. Mi accomodai sul divano di pelle lilla, accesi la tv e incominciai a fare zapping a più non posso, non c’era niente di buono, film d’amore, film d’amore e ancora film d’amore! Alzai gli occhi al cielo e andai anche io in cucina, afferrai i biscotti al cioccolato e iniziai ad ingurgitarne un bel po’, mentre mia madre mi guardava con un sopracciglio alzato.

 

“ Isabella, la smetti di mangiare biscotti? Tra un po’ si cena, e se poi lasci qualcosa mi arrabbio di brutto “ le sorrisi e alzai le spalle.

 

“ Tranquilla, mangio tutto “ le risposi tornando il cucina. In meno di dieci minuti della confezione di biscotti era rimasto solo l’involucro, lo accartocciai e lo buttai nel cestino.

 

“ Sono a casa! “ Charlie fece il suo ingresso in cucina con la sua solita aria imperturbabile, resa molto più seria e composta dai baffi neri, che curava ogni singolo giorno.

 

Io ero la copia esatta dei miei genitori, i capelli boccolosi e color mogano li avevo ereditati da mia madre, gli occhi invece erano di papà.. e beh, il carattere, meglio non scoprirlo.

 

Andammo in cucina e come sempre, mangiammo in religioso silenzio.

 

Ecco cosa mancava in quella famiglia : il dialogo. Mi sarei accontentata di sentire come trascorrevano le loro giornate, di sapere se gli ero mancata, se mi avevano pensata almeno una sola volta.. invece nulla, non avevo mai sentito fuoriuscire dalle loro labbra un ‘ Ti voglio bene ‘, mai.

 

“ Isabella, dato che non ti sei degnata di pulire pomeriggio, rassetta e lava i piatti, io vado a letto. Domani mattina voglio trovare tutto in ordine “ con mia madre si dileguò anche mio padre, e rimasta sola, accesi il mio mp3 e iniziai a mettere in ordine la cucina.

 

 http://www.youtube.com/watch?v=PhsIXb7MyxE

 

Quando finii, salii le scale per tornare  in camera e sentii mia madre borbottare con mio padre:

 

“ Non so più cosa fare con Isabella, sembra che a volte me lo faccia a posta. Come vorrei avere una figlia con un altro carattere” abbassai lo guardo e percorsi lo spazio che mancava per potermi barricare in camera, entrai,chiusi la porta a chiave e lacrime amare iniziarono a scendere dai miei occhi: possibile che non ne combinassi una giusta?

 

Andai in bagno, mi guardai allo specchio e cacciai le lacrime con le mani.

 

Poi afferrai la spazzola e mi feci una coda di cavallo; i miei capelli erano talmente lunghi che a volte erano di intralcio, misi la musica sul telefono e mi chinai sul water.


 

Sospirai e iniziai a portare il medio e l’indice, e più le dita si avvicinavano alla mia bocca, più piangevo.

 

Vomitare mi faceva stare bene. Vomitando facevo un favore a me stessa, era per il mio bene, mi serviva per non sentirmi sbagliata, perché vomitando potevo avvicinarmi all’idea di non essere tanto diversa dalle altre, di poter cambiare, di poter un giorno essere accettata dagli altri.

 

Mi alzai, mi sciacquai le mani, afferrai il cellulare e mi sedetti sul letto.

 

La mano destra mi bruciava, accesi l’abatjour sul comodino e la mia stanza celeste si illuminò; avvicinai la mano alla fonte di luce e notai che le nocche della mano erano rosse,forse a causa dello sfregamento con il palato e con i denti. Mi diressi si nuovo in bagno, presi la garza  per medicare le ferite e ci a avvolsi le nocche; il rotolo cadde a terra, e quando mi piegai una fitta allo stomaco mi fece accasciare sul parquet dal dolore. Respirai profondamente un paio di volte e il dolore sembrò passare, mi diressi sul letto, indossai la tuta e mi misi distesa supina.

 

Durante la notte  mi rigirai più volte nel letto per cercare di dormire, ma a quanto pare Morfeo non era dello stesso parere; mi alzai, indossai le pantofole e scesi in cucina a mangiare.

 

Erano le tre e trenta del mattino e i miei dormivano come ghiri. Accesi la luce e aprii la dispensa : davanti a me c’era il paradiso, mia madre aveva un debole per i dolciumi e ne comprava a quintali. Una voglia irrefrenabile di cibo si fece strada in me, presi due scatole di biscotti al cioccolato e due con le nocciole e iniziai a mangiarli frettolosamente, per paura che qualcuno potesse scendere da un momento all’altro.

Più mangiavo e più avevo voglia di mangiare.

Più avevo voglia di mangiare e più mangiavo.

 

Dopo aver finito le quattro scatole di biscotti uscii di casa per buttare le cartacce, se mia madre le avesse trovate sarebbe stata la fine, invece buttandole, avrei potuto mentire dicendo che non li aveva comprati perché l’ultima volta ero andata io a fare la spesa. Renèe era troppo sbadata per accorgersene.

Soddisfatta tornai in camera e mi sedetti sulla sedia a dondolo che mi aveva regalato nonna Marie da piccola, il mio sguardo cadde sullo specchio in camera che avevo coperto con un lenzuolo, almeno mi risparmiavo la fatica di vedermi ogni santo giorno. Mi avvicinai ad esso molto lentamente e tolsi la stoffa che lo ricopriva facendola cadere ai miei piedi. Mi misi di profilo, e osservai la mia immagine.

 

Non importa quello che sei fuori, l’importante è quello che hai dentro.

Era questo quello che mi disse mia nonna quando quel giorno, dopo che sentii Edward e James, tornai a casa piangendo.

Balle.

 

Se non sei bella, non vai da nessuna parte.

Un tempo ero sicura di me, ma poi ho capito che essere belle dentro non serve a nulla, nonna.

Mi toccai la pancia e tirai uno schiaffo su di essa.

Non avrei dovuto mangiare!

 

Tornai in bagno, vomitai, e mi accasciai al suolo chiudendo gli occhi.

 

 

Sei stato in piedi,

e adesso cadrai,

non spezzare l’incantesimo

di una vita trascorsa a provare di fare tutto bene.

 

 

 

--

 

La lezione continua:

A lungo andare la bulimia può aggravarsi e possono verificarsi episodi dove la ragazza può espellere sangue assieme all vomito.

In alcuni casi le nocche delle mani possono essere rosse a causa dello sfregamento assiduo con il palato e con i denti, inoltre possono verificarsi episodi in cui si ha perdita di conoscenza, ansia di prestazione a scuola e nella vita sociale, non si ci sente all'altezza degli altri e non si ha fiducia nelle proprie possibilità.

 

--

La storia sta prendendo una piega più seria.

Anche in famiglia Bella non si sente protetta, ha uno scontro con i genitori e questo influisce molto sulla sua psiche ormai debole. I genitori sono assenti, e non si accorgono di nulla rimproverandola per ogni singola sciocchezza.

Cosa ne pensate?

Recensite, un bacione, Lully.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***


Buon pomeriggio ragazze!

Eccomi qui, ad aggiornare prima di tornare al corso di matematica ( =.= non ne posso davvero più! )

Questo capitolo è il capitolo della svolta.

Cosa cambierà? Lo saprete solo leggendo! ( Per l'occasione ho cambiato anche la copertina ).

Ringrazio sempre tutte per il vostro affetto, e mi dispiace non rispondere immediatamente alle vostre belle parole, ma il tempo è tiranno e io devo correre.

Un bacione, Lully.

Buona lettura!

 

 

 

 

 

Capitolo 4.

 

 

 

Quella mattina mi ero svegliata carica, avevo fatto sessanta addominali e un po’ di stretching, mi lavai, indossai la mia felpa nera preferita, il pantalone della tuta grigio mattone e le mie all star nere.

 

Avevo una strana sensazione, e di solito quando avevo questo vuoto che mi attanagliava lo stomaco succedeva sempre qualcosa, qualcosa di brutto.

Salii nella Cadillac CTS di papà, scesi  e percorsi il più veloce possibile lo spazio che divideva il cancello nero in ferro battuto, dall’edificio scolastico, mi fiondai verso l’armadietto personalizzato con la scritta Fattybell, che i miei dolci e teneri compagni avevano realizzato, e afferrai il libro di letteratura inglese.

 

“ Swan, vederti è come ricevere un pugno in un occhio “ mormorò Dawson Brandon, quarterback della squadra di football. Vederlo mi inquietava, temevo che sarebbe potuto uscire da un momento all’altro da qualche buco oscuro con l’intenzione di tramortirmi; era arrogante, fastidioso e tutti gli andavano dietro, tipico.

 

Chiusi l’armadietto, e mentre mi dirigevo in classe sentii vari mormorii sull’arrivo di due nuovi studenti alla Birch High School, due nuovi studenti, due nuove pecore, due nuove palle al piede per Isabella Swan.

Mi sedetti al primo banco ( come sempre da sola ), e iniziai a leggere una pagina a caso del libro, in poco tempo la classe si riempì e il prof. Steward richiamò tutti all’ordine.

 

“ Allora ragazzi, oggi parleremo di Kipling, allora Kipling nasce in India a.. “ la sua interessante lezione fu interrotta dallo bussare alla porta e dopo cinque secondi fece capolino nella stanza la figura di un ragazzo.

 

Abbassai lo sguardo preparandomi psicologicamente a sopportare altri due fardelli nella mia vita quotidiana e iniziai a sottolineare distrattamente la vita di Kipling.

“ Salve, sono Ryan Sheeran, mi sono appena trasferito e questa è la mia lezione “ mormorò una voce che mi sembrava di aver già sentito.

 

Portai il mio sguardo per un nanosecondo sul nuovo arrivato e lo riabbassai sulle pagine di letteratura : era il tizio della caduta!

Ma potevo essere più sfigata?

 

Mi girai velocemente per fare un sopraluogo della classe e tutti i posti erano occupati, ergo, si sarebbe dovuto sedere vicino a me!

Maledizione!

 

“ Bene, si sieda vicino alla signorina Swan “ Steward si sedette nuovamente sulla sua sedia e iniziò a scrivere qualcosa sul suo registro, mentre il nuovo, si avvicinava a me sorridendo.

 

“ Ciao, io sono Ryan… ma… non ci siamo già visti ? “ mormorò squadrandomi da capo a piedi. Sentivo il suo sguardo su di me, iniziai a sentirmi a disagio, e per non restare lì impalata cominciai a sottolineare tutto con l’evidenziatore lilla. Sfigata.

 

Passò qualche secondo e il mio nuovo compagno fece schioccare la lingua, “ certo, ora mi ricordo! Sei la ragazza della fermata! Perché sei scappata via? Sembrava che avessi i creditori alle calcagna! “ continuò abbassando la voce dato che era ripresa la lezione. Io dal mio canto mi rifiutavo di rispondergli, afferrai la biro blu, il quaderno a righe e scrissi parola per parola quello che stava dicendo Steward.

 

“ Uhm… non ti sto molto simpatico, vero? “ mi sorrise e si portò una mano tra i capelli color cioccolato per togliergli da sopra gli occhi.

 

“ Vorrei solo seguire la lezione se non ti spiace “ la mia risposta lo fece sorridere ancora di più. Perché sorrideva in quel modo? Rischiava un blocco della mascella!

 

“ Va bene, ma posso seguire dal tuo libro,per favore? I miei devono ancora arrivare “ mi limitai ad annuire e stemmo in religioso silenzio per tutta l’ora, e anche se qualche volta sentivo il suo sguardo addosso, mi limitavo a fare finta di nulla,continuando a scrivere, nonostante dentro di me crescesse sempre di più la rabbia: perché mi guardava?

 

La campanella segnò la fine dell’ora. Afferrai il libro e le mie cianfrusaglie pronta per chiudermi nell’aula di musica e abbuffarmi di cioccolata, inoltre era quella più vicina al bagno delle ragazze. Attesi che il nuovo si spostasse, ma il signorino se la prendeva con comodo.

 

“ Potresti spostarti, per favore? “ lui mi sorrise e si alzò dalla sedia.

 

“ Ho finito “ prese la sua tracolla nera, ma venne bloccato da Jessica. Mi sorrise malvagia e tornò a posare il suo sguardo sul nuovo bocconcino di manzo fresco.

 

“ Ciao, io sono Jessica. “  Squittì porgendogli la sua mano. Invidia. In quel preciso momento provai tantissima invidia verso Jessica: lei era la capo cheerleader, era bella, era sicura di sé, non faceva fatica a trovarsi un ragazzo, era rispettata da tutti ( o meglio tutti la temevano per la sua cattiveria), e i genitori la portavano ogni week-end a Chicago per fare shopping.

 

“ Ti serve aiuto per trovare la prossima lezione? “ Io stanca di aspettare, mi feci largo tra i due. Volevo uscire al più presto da lì. Scansai malamente entrambi e cercai di dileguarmi.

 

“ Isabella, ti muovi come un elefante in un negozio di cristallo! Fai attenzione, la tua ciccia non fa da paraurti verso gli altri  “ sghignazzò con aria infastidita. Io feci finta di nulla e proseguii verso la mia meta, mi accertai che non ci fosse nessuno, entrai nell’aula e mi ci chiusi dentro.

 

Aprii lo zaino in fretta e furia, la voglia di mangiare e sfogarmi mi stava logorando dentro, scartaimalamente la carta e addentai la tavoletta.

Il sapore del cioccolato mi inebriò per qualche secondo, e mi diede quella sensazione di casa.

 

Ormai ogni pomeriggio, facevo rifornimento per la mattinata a scuola, cercavo di prendere le merendine e i cibi vari il meno possibile dalla dispensa, due volte al mese andavo al supermercato e facevo una spesa enorme, che veniva abilmente nascosta dentro la cabina armadio della mia stanza; tanto lì non ci entrava mai nessuno.

 

Quando finii la tavoletta aprii la confezione di patatine alla paprika e iniziai a mangiare con foga anche quelle, fino a ritrovarmi con una sola confezione di KitKat in borsa. Abbassai lo sguardo e ai miei piedi vi erano quattro sacchetti di patatine vuote e varie cartacce di cioccolata; mi portai le mani tra i capelli e poggiai la testa sulle ginocchia.

 

Facevo schifo.

 

I rimorsi del gesto appena compiuto iniziarono a lacerarmi dentro, afferrai le carte, le buttai nel cestino e cercai di arrivare il più velocemente possibile nel bagno, mi accertai che non ci fosse nessuno e vomitai tutto ciò che avevo appena mangiato. Quando finii sentii bussare alla porta che iniziò ad aprirsi. Davanti a me c’era una ragazza che non avevo mai visto qui al liceo, si abbassò e sorridendomi mi porse un fazzoletto.

 

“ Stai bene? Stavi vomitando l’anima “ afferrai il fazzoletto, e in quel momento provai repulsione verso me stessa e verso quello che avevo fatto.

 

“ Aveva ragione papà, quel virus è insopportabile. Potrebbe esserci il rischio di vomitare anche le budella “ continuò scherzando. Mi porse una mano, che afferrai titubante e mi aiutò ad alzarmi.

 

“ Accidenti, sei leggera come un ramoscello! Ah, io sono  Rosalie,mi sono appena trasferita dall’ Alaska. Tu sei? “ mi lavai le mani con il sapone economico della scuola, e afferrai le salviettine di carta.

Da quando non avevo un rapporto civile, umano con qualcuno?

Non ricordavo nemmeno io l’ultima volta che avevo parlato con qualcuno, dimenticandomi del mio peso. Tanto, troppo tempo.

 

“ Isa... Isabella “  risposi abbassando lo sguardo e arrossendo.

 

“ Mi piaci Bella, sembri l’unica normale qui dentro “ inarcai un sopracciglio e la squadrai per bene. Normale io? Ma mi aveva visto bene? Nello scalino più basso della scuola c’ero io, battevo addirittura i nerd.

 

 “ Io… devo andare. “ E feci quello che mi riusciva meglio, da dieci anni a questa parte : fuggire.

 

--

E' tornato Ryan in scena accompagnato da Rosalie, che interpreterà sua sorella.

Che ruolo avranno in tutto questo scempio?

Ringrazio come sempre tutte per il vostro affetto!

Alla prossima, Lully.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5. ***


Buona sera mie dolci donzelle.

Come state? Scusate per il ritardo, ma questa settimana è stata la più brutta di tutta la mia vita!

Allora, molte di voi mi hanno chiesto di Bella.

Cerco di Spiegarmi meglio: Bella all'inizio della scuola era un pò in carne ( se così vogliamo dire, era una taglia 44), e " Grazie " ad Edward ( che odia Bella a morte ), questo piccolo difetto fisico è diventato qualcosa su cui infierire, infatti Edward ha iniziato a ricordare Bella la sua fisionomia di quando era piccina ( era molto più in carne allora, poi lo sviluppo l'ha sfinata un pò, ma non del tutto). Sapete come si dice,no? Le persone a volta sono come un gregge di pecore, così sono stati i compagni di Bella, prima Edward, poi James che dava man forte all'amico, fino a diventare una questione di Stato.

Da questo, Bella diventa bulimica. Si sente sporca con sè stessa, si sente inferiore agli altri, crede di non valere nulla.

Con la bulimia nonostante all'inizio non ci sono grandissime variazioni a livello fisico, man mano che il tempo passa e le espulsioni di cibo tramite il vomito indotto aumentano, il soggetto tende a perdere peso.

Ora arriviamo al nocciolo della questione: Bella è bulimica. Non vede i cambiamenti del suo corpo. Rosalie li ha notati infatti dice " sei leggera come un ramoscello".

I compagni di Bella sono stupidi e infantili, perchè nonostante lei stia perdendo peso, continuano a rinfacciarle ciò che era in passato.

Non so se mi sono spiegata bene ragazze, è un procedimento complesso.

Se non mi sono spiegata bene, siete pregate di farmelo presente e tenterò di essere più chiara.

Inoltre... le recensioni sono diminuite, non vorrei che fosse a causa di questa parte confusionale. La mentalità di Bella è un pò complessa, e come soggetto bulimico non posso metterla davanti uno specchio e farle dire " Oh, ma guarda. Sono dimagrita in un baleno, da oggi non vomito più", quelli che scrivo io sono i pensieri di Bella, quindi sono tristi, non obiettivi. Lei è caduta in un circolo vizioso, vomitare la fa stare bene.

Bon, credo di aver finito.

Buona Lettura!

 

 

Capitolo 5.

 

 

 

“ Hai sentito? Sembra che il nuovo abbia inveito contro Jessica perché aveva insultato Isabella! “ aguzzai meglio le orecchie, anche dalla mia postazione nascosta riuscivo a sentire cosa dicevano gli altri, avevo un udito da pipistrello.

 

“ Perché ? Sarà gay “ continuò la rossa sgranando gli occhi e appoggiandosi all’armadietto alle sue spalle,l’amica rispose con un alzata di spalle e continuarono a camminare verso la mensa. Io dal mio canto rimasi impalata dietro la colonna del corridoio, perché quel ragazzo mi aveva difesa?

 

“ Ciao! Perché ti nascondi? “ sussultai. Ryan e Rosalie,si trovavano a una spanna da me tutti sorridenti. Nonostante fossero molto simpatici non ero mentalmente preparata ad avere degli amici, sì, perché loro si stavano comportando proprio da amici, nonostante li conoscessi da meno di cinque ore.

 

Perché? Certo se si fossero presentati in una situazione diversa, forse sarei potuta diventare loro amica, ma ora non riuscivo a fidarmi, volevo stare da sola, non volevo essere compatita.

 

“ Forza, andiamo a mensa. “ Rosalie mi prese per mano e mi trascinò verso la mensa, mentre suo fratello dietro di noi ridacchiava. Cercai più volte di farla fermare, ma non ci furono storie, però quando arrivammo davanti alla porta dell’ “inferno” mi bloccai di colpo.

 

“ Che ti succede? “ mormorò Ryan, mentre Rosalie mi guardava stranita.

 

“ Non… non voglio entrarci lì “ Rosalie si voltò prima verso la porta e poi verso di me.

 

“ Perché? “ come spiegarle che non mi sentivo a mio agio lì dentro? Che anche un mio piccolo gesto avrebbe scaturito insulti e prese in giro? Loro non potevano capire, erano belli, e sinceramente stavo ancora cercando di capire  perché stavano cercando di essere miei “amici” .

 

Forse loro due sono diversi. Mi suggerì un pensiero malsano. Impossibile, sono tutti uguali.

 

“ Non credo siano affari vostri, lasciatemi in pace “ voltai loro le spalle e iniziai a correre verso il terrazzo, restai lì per una manciata di minuti, fino a che non sentii la porta aprirsi. Ryan e Rosalie vennero verso di me, il primo con due vassoi di cibo, mentre la seconda ne aveva uno solo; si sedettero vicino a me e Ryan mi porse un vassoio.

 

“ Tieni. Mangia o poi ti sentirai debole “ sgranai gli occhi.

 

“ Perché. Perché vi comportate così, accidenti! Volete aspettare prima di pugnalarmi alle spalle? Volete conoscermi meglio e poi usare le mie debolezze per prendermi in giro davanti a tutti? Non vi darò questa soddisfazione! “  Mi alzai  e iniziai a camminare avanti e indietro, e mentre i due fratelli restavano calmi alla loro postazione, io sentivo dentro di me, che il vulcano stava per esplodere.

 

“ Noi non siamo come loro,Bella. Pensi davvero che mio fratello ti avrebbe difeso prima, con quella stupida della Stanley? O pensi che io ti abbia parlato per andare a dire in giro le tue cose? Non tutto è nero Isabella, non tutti sono cattivi. Ci sono anche le persone buone. A me e a mio fratello non interessa che ruolo abbiano le persone nella società, ma cosa hanno dentro. Ti sembrerà una frase fatta, ma non è così. Noi siamo fatti in questa maniera, prendere o lasciare. E posso assicurarti che l'affetto che nutriamo per te, è sincero. Potresti considerarci come due amici con cui confidarti, e noi faremo lo stesso con te. “ Rosalie si avvicinò e mi abbracciò, mentre io sentivo che la bomba era stata innescata.

 

Mi asciugai una lacrima e mi sedetti in mezzo tra i due fratelli. Ryan mi porse nuovamente il vassoio, lo afferrai e iniziai a mangiare un trancio di pizza margherita. Nonostante tentai di darmi un contegno, finii il mio pranzo in meno di cinque minuti, mentre Rose e Ryan erano a mala pena al secondo pezzo di margherita.

 

Subito mi vergognai di me stessa. Perché non ero mai in grado di fare una cosa buona? Eppure non mi ero imposta tanto, solo di mangiare piano e finire quei due miseri tranci di pizza dopo di loro!

 

Tornai in posizione eretta e feci un sorriso che più finto non si poteva.

 

“ Vado un secondo in bagno, se la campanella suona ci vediamo in giro “ Annuirono, li salutai e scappai nel bagno dei bidelli, che non era frequentato mai da nessuno a quell’ora. Mi misi due dita in gola e mi sentii subito meglio. Mi lavai le mani e uscii di lì. La campanella suonò e sospirando mi avviai verso la lezione di storia.

 

“ Che bello, una faccia amica! “ Rose si sedette vicino a me e mi sorrise.

 

Abbassai lo sguardo e afferrai il manuale di storia, lo aprii e lasciai la pagina della rivoluzione francese aperta.

 

“ Tutto bene Bella? Vuoi qualcosa per quel virus? Ti vedo abbastanza pallida “ mormorò la mia nuova compagna di banco sorridendomi.

 

Negai con il capo e posai il mio sguardo sui suoi capelli color cioccolato boccolosi. Lei e Ryan erano due gocce d’acqua, stessi capelli, stessi occhi, stesso sorriso.

 

“ Ma guarda, Isa, dovresti dire ai nuovi arrivati che è meglio stare lontani da te, sei solo una perdente! “ La voce di Edward Cullen mi perforò i timpani, e la risata dei miei compagni di classe mi fece sentire umiliata. Non potevo avere un secondo di pace? Mi aspettai di sentire la risata di Rosalie da un momento all’altro, si alzò e si voltò verso Cullen. Ecco, anche lei mi avrebbe lasciata sola.

 

“ Sai, di solito chi dice queste cose, le dice pensando a sé stesso. Dì un po’ Pel Di Carota, la mamma non ti da abbastanza attenzioni e vuoi che te le diano i tuoi compagni di classe? O non ti senti nessuno, e cerchi di diventare popolare mettendo gli altri nella merda? Di certo la tua popolarità non è dovuta di certo alla tua mediocre bellezza o al tuo pessimo tiro da giocatore di basket “ finì Rose sedendosi nuovamente. Nella stanza era calato il silenzio, e io mi sentivo ancora di più osservata.

 

Perché non avevo il coraggio che avevano Rosalie o Ryan? Ero una codarda, una codarda e basta. Bastava che qualcuno aprisse bocca,ed io iniziavo a piangere a tutta forza.

 

Brown entrò e spezzò quel momento di tensione che si era creato, Rosalie dal suo canto mi afferrò una mano da sotto il banco, mi voltai verso di lei e mi fece un occhiolino.

 

Forse qualcosa, poteva ancora cambiare.

 

--

I soggetti bulimici non hanno una buona opinione sull'intraprendere rapporti umani con le persone, inoltre quando mangiano davanti ad altre persone si sentono sottopressione, si sentono sporche e si vergognano delle loro " abbuffate ".

 

Ragazze mercoledì parto per Berlino e starò lì fino ai primi di maggio.;)

Un bacio, alla prossima!

 

Caro lettore,

Se ti piace la storia, lascia un breve commento all'autore!

( ah ah pubblicità no profit xD)

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Capitolo 7
*** Capitolo 6. ***


Buonasera ragazze!

Scusate il ritardo ma come vi avevo già anticipato sono stata una settimana a Berlino.

Che dire... meravigliosa!

Ho speso cinquanta euro solo il primo giorno per comprare magliette a maniche corte, faceva un caldo assurdo, e io in valigia avevo solo un paio di canotte americane e il resto eran tutte felpe.

Vorrei proprio ricordare chi ha detto qualche giorno prima di partire " A Berlino fa freddo!!!"

-.-

Tornando a noi... 15 recensioni?? *_* Vi giuro, quando ho effettuato l'accesso dall'albergo per poco non mi cadevano gli occhi a terra.

GRAZIE!

Come sempre spero di dare il meglio di me al 100 % e spero di non deludervi.

Buona lettura, Lully^^


 

 

 

 

 

Capitolo 6.

 

 


 

Mi è capitato più volte di guardare al di là della finestra della mia camera, osservare tutto dall’alto lasciando liberi i miei pensieri, cullati da melodie piuttosto malinconiche. Mi ritrovavo a riflettere su come sarebbe stata la mia vita se fosse stato tutto diverso, se non avessi incontrato

Edward Cullen, se non fossi stata in carne da piccola, ma soprattutto se avessi avuto degli amici e dei genitori con cui parlare. Mi sentivo prigioniera della mia vita, non riuscivo ad evadere, non volevo evadere; quella gabbia era l’unica cosa al mondo che mi faceva sentire al sicuro, era qualcosa di soltanto mio.

 

Ogni volta lasciavo che i miei pensieri scorressero come una pellicola cinematografica in bianco e nero, e io mi ritrovavo ad assistere impotente a tutto quel susseguirsi di scene che una dopo l’altra, formavano la mia vita.

 

All’età di tredici anni ero una taglia 46, ero ghiotta di gelati e di dolciumi, passavo tutto il pomeriggio ad abbuffarmi davanti ai cartoni animati, e poi quando andavo a comprare i vestiti al centro commerciale con Renèe il mondo mi cascava addosso, vedevo le figlie delle amiche di mamma comprarsi vestitini bellissimi, mentre io dovevo accontentarmi di qualche maglioncino o di qualche vestito che non mi fasciasse le forme un po’ accentuate. A rincarare la dose da cento, arrivava mia madre che entrando nel camerino con me, mi faceva sentire una botte : quante volte ti ho detto di smetterla di mangiare tutte quelle porcherie? Guarda Jamie come sta bene con quel vestitino, tu invece devi sempre comprare vestiti che ti stanno larghi.

 

All’inizio non ci badai molto, la mia ghiottoneria aveva la meglio persino sui sensi di colpa, poi come una manna dal cielo arrivò lo sviluppo, diventai molto più alta e le mie forme si affinarono, fino a diventare una taglia 44.

 

Ero orgogliosa di me stessa, i fantasmi del passato sembravano essere scomparsi. E invece ora…

 

Distolsi lo sguardo dalla pioggia che picchiettava contro la finestra della mia camera, e lo posai sulla vaschetta di gelato da un chilogrammo appena comprato di nascosto. Ero davanti a un bivio: volevo buttare quel contenitore il più lontano possibile da me, ma nella mia gola si era creato un groppo di ingordigia troppo grande da gestire, sentivo nella mia bocca già il sapore dolciastro dell’amarena e quello amarognolo del cioccolato fondente. Sospirai e chiusi gli occhi. Di certo un cucchiaio di gelato non mi avrebbe mica fatto male, ne avrei mangiato solo uno, dopodiché per evitare spiacevoli episodi avrei lasciato che il gelato si sciogliesse sotto l’acqua calda nel lavandino del mio bagno.

 

Sì, potevo farcela.

 

Mi avvicinai verso lo sgabello dove era adagiata la vaschetta e afferrai il cucchiaino, rimediai un po’ di gelato e lo portai al naso; l’odore di amarena mi stordì per qualche secondo, aprii gli occhi e portai il gelato in bocca. Raggiunsi la pace dei sensi. Afferrai la vaschetta e iniziai a mangiare velocemente il gelato. Avevo superato la linea di non ritorno ormai, non ero come un drogato che tenta di rinunciare alle sue dosi giornaliere di eroina senza successo, ma più tentavo di darmi un contegno più la fame mi investiva come un fiume in piena.

 

Quando sentii il telefono squillare mi fermai di botto, mi pulii le labbra con la mano e afferrai il cordless vicino a me.

 

“ Pronto? “ mormorai portandomi una mano tra i capelli.

 

Lo avevo fatto, di nuovo.

 

“ Isa? Sono Rosalie, che fai? “ mi sedetti sul letto e posai lo sguardo fuori dalla finestra.

 

“ Niente Rose, tu? “

 

“ Niente. Per questo tra un’ora ti passo a prendere con Ryan e andiamo a fare shopping. “ Il panico mi assalì. Avrebbe visto il mio corpo e io mi sarei sentita a disagio guardando il suo fisico perfetto.

 

“ No Rose, non posso. Non mi sento molto bene, dovrebbe arrivarmi il ciclo e mi fa male la pancia  “ restai in attesa della sua risposta con in cuore in gola, sperando di riuscire a farla franca.

 

“ Okay “ sospirò Rose dall’altra parte del telefono “ Ci vediamo Lunedì a scuola, bacio “ riattaccai e presa da un impeto di rabbia afferrai la vaschetta del gelato e la buttai fuori dalla finestra. Corsi in bagno e mettendomi due dita in gola rigettai il gelato, il suo sapore dolciastro però questa volta non mi diede alcun senso di benessere, al contrario, mi fece sentire sporca.

 

L’ultima volta, quella lì sarebbe stata davvero l’ultima volta.

 

La mia non era una vera dipendenza, io potevo smettere quando volevo, non ero una drogata, né un’alcolista, io stavo bene.

 

Mi alzai e mi lavai i denti, poi scesi giù in cucina e iniziai a rassettare la casa, non volevo dare a mia madre l’occasione per iniziare a dire cose cattive su di me, come l’ultima volta.

 

In verità ormai non mi aspettavo nulla, alle critiche ci ero abituata, anche se facevano ancora molto male, c’era sempre qualcosa che era capace di riportarmi alla fine di quel baratro che non ero ancora riuscita a percorrere .

 

Mi sfregai la nocca della mano e notai con orrore che era piena di graffi e che alcuni di essi sanguinavano, mi tamponai le ferite con una tovaglietta della cucina e salii in bagno. L’odore rugginoso del sangue mi diede il voltastomaco , aprii l’anta dell’armadietto e tirai fuori l’acqua ossigenata, disinfettai le ferite e le coprii con una garza, scesi al piano inferiore e continuai i miei lavori domestici.

 

Verso le otto di sera sentii la porta aprirsi con un vocio concitato, mi affacciai e vidi i miei genitori con i due signori e i signori Cullen.

 

Sbiancai. Guardai dietro le loro spalle e sorrisi quando notai che non vi era più nessuno.

 

“ Isabella! Come stai tesoro? “ Esme venne ad abbracciarmi amorevolmente dandomi un bacio sulla fronte; lo stesso fece suo marito Carlisle, ancora non riuscivo a dare una spiegazione al comportamento del loro figlio, la bontà dei genitori in lui era diventata cattiveria; poi restai in attesa che i due signori si presentassero.

 

“ Ciao Isabella, io sono Mark Sheeran mentre lei è mia moglie Delilah “ si avvicinarono e mi strinsero la mano per presentarsi.

Sheeran, avevo già sentito quel nome, ma dove?

 

“ Scusate il ritardo, non trovavamo parcheggio “  Dall’entrata spuntarono Rose e Ryan che mi vennero ad abbracciare immediatamente.

 

“ Visto che bella sorpresa? Quando papà ci ha detto che dovevamo andare a cena da alcuni colleghi gli stavo per urlare contro, ma poi quando ho scoperto che Charlie Swan era tuo padre… beh, non stavo più nella pelle. “ Annuii sorridendo mentre Ryan tappò la bocca alla sorella.

 

“ La smetti di avere questa parlantina maniaco ossessiva compulsiva? “ la rimproverò sorridendo, per poi scompigliarle i capelli.

 

“ Ah… a proposito, la avverti tu o la avverto io? “ mormorò Rosalie, mentre il suo sguardo si faceva preoccupato.

 

“ Avvertila tu “ le rispose Ryan lanciando uno sguardo verso la porta d’ingresso.

 

“ Di cosa? “ Mi ero persa. Perché dovevano avvertirmi? Riguardo cosa?

 

“ Buona sera a tutti “ Sgranai gli occhi quando Edward Cullen entrò con la sua faccia da schiaffi in casa mia. Sbiancai e mi voltai verso i miei genitori che lo guardavano  sorridendo.

 

“ Riguardo la sua presenza “ mormorò Ryan.

 

Sentii la testa girarmi e le lacrime pungermi gli occhi.

 

Perché lo avevano fatto venire? Eppure qualche anno fa avevo chiesto a Charlie e Renèe di non fargli più mettere piede qui, e nonostante all’inizio fossero restii riuscii alla fine a convincerli. Ma ora, perché lo avevano fatto venire? Voleva umiliarmi anche davanti ai miei genitori? Lunedì mi avrebbe mortificata davanti tutto l’istituto?

 

Diedi le spalle a tutti e iniziai a correre verso il bagno della mia camera, chiusi la porta e vomitai tutto ciò che avevo in corpo, anche l’aria.

 

Mi lavai i denti e poi anche la faccia.

 

No, non ci sarebbe stata una via di fuga, almeno fino a che Edward Cullen e i suoi seguaci fossero esistiti.

 

 

 

 

--

Allora cosa ne dite?

A me non piace molto sinceramente :\

Fatemi sapere il vostro parere,

Alla prossima, Lully^^

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Capitolo 8
*** Capitolo 7. ***


 

Buongiorno ragazze, come state?

Come ho scritto ieri sera su facebook, aggiorno oggi in quanto mi sarà impossibile nella settimana,quindi gli aggiornamenti tornano ad essere il week-end.

Ieri ho visto Bel Amì, devo dirvi sinceramente che non mi è piaciuto molto rispetto ai film precedenti di Rob ( Little Ashes e Remember me... The Twilight Saga è sottointeso che merita molto rispetto agli altri), non so. Voi cosa ne dite?

E poi... avete visto il nuovo film di Kristen? Biancaneve e il Cacciatore, no dico, lo avete visto? E' spettacolare!

Ho creato un account facebook ( oltre alla pagina, così possiamo sentirci in tempo reale se volete e risponderò a tutte le vostre domande lì). Aggiungetemi se volete ;)

Lully Efp

Okay, ho finito di blaterare, un grazie di cuore veramente a tutte!

A rileggerci, Lully^^

Ps: scusate se non vedete la copertina, ma non me la fa inserire.

 

Capitolo 7.

 


 

 

 

Indossai la mia solita tuta larga tre taglie in più e lasciai i capelli sciolti per creare una specie di barriera in grado di potermi nascondere. Quella serata mi avrebbe decisamente fatta a pezzi, non solo avrei dovuto subire le frecciatine di Cullen e le sue occhiatacce di disprezzo, ma anche quelle ammonitrici dei miei genitori che mi obbligavano a comportarmi da figlia impeccabile.

 

Sospirai portando lo sguardo sulla foto posterizzata che occupava gran parte della parete della mia camera da letto: io e nonna Marie nella casa in campagna. Nonna Marie era l’unica in grado di capire cosa mi passasse per la testa, anche se a quel tempo avevo un rapporto un po’ più umano con i miei, soprattutto con mio padre, che a quel tempo era solito chiamarmi principessa. Non so cosa scaturì esattamente la frattura che si venne a creare tra me e i miei genitori, ma era come se fossimo diventati estranei, la nostra vita era divisa in due mondi: il mio era pieno di problemi, esattamente come il loro, solo che nella loro somiglianza erano anche molto diversi.

 

Forse troppo.

 

Avevo sempre immaginato di avere con la mamma un rapporto simile a quello che avevo con la nonna; sdraiarmi nel letto accanto a lei,  abbracciarla e rilassarmi sotto il tocco gentile che le sue carezze mi regalavano. Parlarle dei miei problemi ( a quel tempo insignificanti), piangere per ore e addormentarmi a causa di un terribile mal di testa,cullata dalle sue dolci parole.

 

La porta della mia camera si aprì e mia madre entrò furibonda.

 

“ Sei ancora così? Sei salita da più di dieci minuti, e la cena sta per arrivare. Non  azzardarti a scendere con quella tuta o giuro che mi sentiranno fino a Timbuctù! Non ti ho insegnato niente nel vestire? Dio mio Isabella, almeno abbi la decenza di non farci sfigurare! Hai visto Rosalie come si è vestita? Persino i ragazzi non si sono presentati in tuta, quindi smettila di fare l’asociale e facci fare una figura decente “ mormorò indignata uscendo dalla mia camera. Osservai il vestito nero che mi aveva lasciato sul letto, tirai un calcio alla sedia della mia scrivania e un pugno all’appendiabiti  in ciliegio vicino  a me. Dopo qualche secondo la garza che avevo alla mano si macchiò di rosso, segno che le ferite di prima si erano riaperte, me ne infischiai, aprii le ante della cabina armadio, le richiusi e misi la manica di una felpa a caso tra i miei denti, per poi urlare.

 

Uscii da quella cabina armadio cinque minuti più tardi, infilai un maglione largo nero, i leggins neri e le converse, per poi scendere le scale e arrivare in salotto.

 

“ Oh, sei arrivata finalmente! Temevo ti fossi addormentata sotto la doccia “ Renèe cercò di nascondere la sua furia dietro quella finta risata, mentre i suoi occhi mi squadravano da capo a piedi e mi mandavano saette.

 

“ Si scusa mamma, volevo stare comoda. “ risposi indicando i miei abiti.

 

“ Come ti invidio, io pensavo dovessimo andare in qualche ristorante, altrimenti mi sarei vestita come te. “ mi disse Rosalie indicando i suoi tacchi.

 

“ A Isabella piace stare comoda “ intervenne Charlie sorridendo.

 

Abbassai lo sguardo sentendomi fissata, ignorai quella sensazione e andai in cucina a preparare il necessario per  la cena.

-

 

Al tavolo ero seduta tra Rose e Ryan mentre Cullen era di fronte a me. Iniziai a giocherellare con gli spaghetti, spostandoli da un lato all’altro, lasciando che il mio sguardo vagasse non oltre il mio piatto, non volevo nemmeno avere un contatto per puro caso con quel mentecatto di Edward Cullen. Gli adulti avevano intrapreso una conversazione sulla medicina avanzata, mentre noi eravamo in silenzio: si prospettava una serata interessante.

 

“ Allora Isa, cos’hai fatto oggi? “ Ryan ruppe il silenzio con una domanda stupida, ma che mi causò disagio: perché stavamo parlando di me? Non potevamo parlare dei coccodrilli della foresta amazzonica? E poi, cosa molto più importante, nella foresta amazzonica ci sono coccodrilli?

 

“ Non ho fatto nulla di speciale Ryan, voi invece, siete andati a fare shopping? “ Rosalie mi sorrise e poi fulminò suo fratello con lo sguardo.

 

“ Qualcuno si è rifiutato di andarci perché temeva che lo trattassi come facchino, come se fosse mai accaduta una cosa del genere “ borbottò addentando una forchettata di spaghetti.

 

“ Rose, avviene sempre. Mi porti lì solo per andare in giro con le tue ingombranti buste, se poi mi voglio allontanare perché vedo qualcosa che mi piace, mi fai tornare a posto mormorando un “ ci vai dopo “. “ Rosalie sbuffò, e portò il suo sguardo sul fratello.

 

“ Okay, scusami. La prossima volta sarò la tua porta buste “ mormorò sconfitta.

 

“ Ma che quadretto simpatico “ proruppe una voce a me conosciuta quanto odiata. Abbassai lo sguardo sul mio piatto e non fiatai, troppo codarda persino per inalare aria.

 

“ Ancora gli spaghetti non ti sono andati di traverso? “ Bisbigliò Rose inacidita.

 

“ Sono duro a morire “ Sentii il suono che provocò lo spostamento  della brocca d’acqua, mi rifiutavo di alzare gli occhi su Cullen, anche se mi sarei dovuta dimostrare superiore, dopotutto eravamo a casa mia, cosa avrebbe potuto fare? Lo stomaco iniziò a bruciarmi e sentivo agli arti un formicolio fastidioso, come se mille formiche mi stessero camminando dentro la pelle. Ignorai quella sensazione e tornai a prestare la mia attenzione alla discussione.

 

“ Così disse il topo prima di essere catturato dal gatto “ Non avevo mai assistito ad uno scontro aperto tra i fratelli Sheeran contro Cullen, e ne avrei fatto volentieri a meno, ma da quando la fortuna è dalla mia parte?

 

“ Sapete, non ho nulla contro di voi. Se non avreste instaurato rapporti con la marmaglia della scuola, sarei stato ben accetto a farvi rientrare nella mia cerchia di amici, insomma, tu Rosalie sei una bella ragazza, saresti diventata una cheerleader senza problemi, mentre tu Ryan sei un ragazzo sveglio. Beh, ma non posso farci nulla “ Alzai per una frazione di secondo lo sguardo su quel lurido verme, giusto il tempo per vederlo fare un occhiolino a Rose, e lo riabbassai subito.

 

“ Sai che ambizione quella di lanciare pon-pon e riafferrarli “ sbottò Rose annoiata.

 

“ E’ forse un ambizione dare la mano alle persone insignificanti? “ riprese Cullen. Era chiaro che in ogni sua allusione si riferiva a me, non ci voleva di certo un genio per capirlo.

“ Sai, quello che facciamo noi non è dare la mano a persone insignificanti, insomma Cullen, guardati intorno, ora ti senti il ragazzo popolare, ma tra qualche anno quanto le persone ti sfrutteranno solo per il denaro e ti lasceranno solo come un cane, nessuno allora sarà disposto a darti una mano “  Alle parole di Ryan, Cullen iniziò a ridere sguaiatamente. Io ancora non avevo pronunciato parola, tutto ciò che avrei detto, lo avrebbe usato poi per rendermi la vita impossibile.

 

“ Sai qual è la differenza tra me e te,Ryan? Io un giorno sarò qualcuno, voi invece non sarete altro che marionette nelle mie mani. Guarda quella che ti sta a fianco, non è nessuno. E’ insignificante come un moscerino, e sai che fine fanno i moscerini? Vengono uccisi con un semplice battito di mani “ Le sue parole mi bloccarono il respiro, avrei davvero fatto quella fine? Mi sarei ridotta allo stremo delle mie forze, mi sarei rifiutata di vivere? Qualcosa in me scattò.

 

“ Sai che ti dico Edward Cullen? Sei solo uno stronzo che si diverte a fare del male agli altri, ma cosa ci guadagni,la popolarità? Non ti rendi conto di tutte le sofferenze che procuri agli altri con il tuo comportamento? Non ti rendi conto che molte persone ti odiano? Come pensi di andare avanti? Come ? “ Sentivo il sangue ribollirmi nelle vene. Può un comune essere umano sentirsi come un Dio sceso sulla terra? Evidentemente sì, perché Cullen si sentiva onnipotente.

 

Mi alzai di scatto e iniziai a salire le scale per andare in camera, durante il tragitto però presi una storta, caddi, ma la cosa più strana è che non sentivo alcun dolore alla caviglia,e poi accadde: il buio mi intrappolò.

 


 

 La lezione continua__

le complicanze mediche dei disturbi del comportamento alimentare si estendono a diversi organi e apparati, con gravità variabili a seconda dello stato di malattia, della durata dei sintomi o della loro gravità, e non sempre sono reversibili attraverso la riabilitazione nutrizionale. 

Alcuni apparati ed organi infatti in molti soggetti restano compromessi dalla denutrizione o dalle pratiche compensatorie utilizzate per perdere peso, tra questi l'osso, lo smalto dei denti, il fegato ed il rene.


Gli apparati che possono essere interessati dalle complicanze sono soprattutto:


Apparato cardiocircolatorio (danni al muscolo cardiaco, molto gravi e con esiti anche mortali) 

Apparato gastrointestinale (lesioni ulcerative a esofago e stomaco, rottura di stomaco, riduzione della motilità intestinale, difficoltà digestive, statosi epatica, epatite acuta, pancreatite) 
Apparato muscoloscheletrico (riduzione della massa muscolare e ossea, con osteoporosi da moderata a grave) 
Apparato genito-urinario (amenorrea, sterilità, insufficienza renale acuta o cronica) 
Sistema Nervoso Centrale (riduzione della performance cognitiva, perdita di memoria e concentrazione) 
Sistema Nervoso Periferico (parestesie, cioè formicolii e perdita della sensibilità agli arti)

 --

Bella inizia ad accusare altri sintomi oltre agli sbalzi d'umore, alla perdita di concentrazione, ai crampi allo stomaco etc..

La situazione si sta via via complicando.

Non vi anticipo più nulla.

Ci leggiamo Sabato ( o Domenica).

Un bacione,Lully^^


 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8. ***


Buon Sabato pomeriggio ragazze!

Come state?

...

Ringrazio come sempre tutte,e mi scuso se non posso rispondere alle vostre recensioni subito, cercherò di rimediare rispondendovi con il telefonino ( tecnologia avanzata muhahaha ).

Sinceramente non ho nulla in mente da scrivere per fare l'introduzione nel capitolo,e non voglio nemmeno dilungarmi, vi lascio al capitolo.

Come sempre, buona lettura,

Lully^^

 

 

 


 

Capitolo 8.

 

 

Avete mai avuto la sensazione di essere intrappolate da qualche parte? Di solito la voglia di evadere è quella che domina l’istinto umano, ma al contrario, io in quella sorta di gabbia oscura, mi trovavo perfettamente a mio agio. Niente avrebbe potuto nuocermi lì, ero protetta. Non sarebbero esistiti mai più sensi di inferiorità, di inadeguatezza, il ricordo di Edward Cullen sarebbe bruciato tra le lente fiamme del mio odio, si sarebbe dissolto poco a poco.

 

Non so quanto tempo passai nell’oblio da sola, dopo poco però, mi sentii come risucchiata da qualcosa e aprii gli occhi. Un bip bip fastidioso era l’unico rumore che si sentiva in quella stanza bianca ( e io odio il bianco). Il mio sguardo vagò all’interno della camera, sedie bianche, tavolo bianco, pareti bianche, tende bianche e letto bianco. Ho già detto che odio il bianco?

 

Voltai il capo verso la finestra e notai che la luce del giorno era limpida, feci forza sulle miebraccia per poggiare la schiena al cuscino e mi accorsi di piccoli tubicini trasparenti che andavano proprio a finire nel mio avambraccio: chiusi gli occhi e inghiottii con fatica un fiotto di saliva, ci mancava solo la flebo.

 

La cosa che mi preoccupava non era la flebo il sé e per sé, ma il fatto che mi trovassi in ospedale; cosa ci facevo lì? Ero a casa fino a qualche istante prima! La mia attenzione fu catturata dall’entrata di un dottore nella camera, li analizzai per bene e aggrottai le sopracciglia, per poi emettere un suono di disgusto: ciabatte bianche, divisa bianca , camice bianco… avevano persino i capelli bianchi!

 

Reclinai la testa fino a farla combaciare con la parete: ero morta ed ero in paradiso? C’era troppo bianco per i miei gusti.

 

“ Ciao Isabella, ti sei svegliata “ abbassai lo sguardo e giocherellai con le mie mani.

 

“ Io sono il  Dott. Corwell e sono uno psicologo… sai perché ti trovi qui? “ Per la prima volta da quando era entrato puntai il mio sguardo nel suo.

Negai con il capo e rimasi in attesa di risposte.

 

“ Sei svenuta e hai battuto il capo. Ti hanno portato qui per vedere se ci fosse stato qualche trauma cranico, ma le analisi che abbiamo fatto ci hanno portato alla luce altre cose. “ Alle sue parole il mio cuore iniziò a battere velocemente, e sentii il calore propagarsi per tutto il corpo.

 

“ Da quanto tempo sei bulimica, Isabella? “ Una sola domanda e la vergogna si impossessò di me. Non doveva finire così.

 

“ Bulimica? Si sta sbagliando dottore, io… “ Corwell prese la sedia bianca  e la avvicinò al mio letto, si sedette e mi porse la cartellina medica.

 

“ I sintomi ci sono tutti: smalto dei denti corroso, nocche delle mani piene di graffi, occhi rossi, viso un po’ più gonfio rispetto alla norma… Isabella, siamo ancora in tempo ad intervenire. La situazione è critica, ma questo è stato un segno del destino. Un altro paio di giorni e si sarebbe verificata una lesione ulcerativa a esofago e stomaco, quelle zone sono irrimediabilmente infiammate, un altro po’ di tira e molla e sarebbe arrivata qui in barella per un’emorragia interna. Ho ritenuto che fosse più giusto parlare un po’, prima che i miei colleghi vengano a strapazzarla per eventuali analisi…Ora mi dica, da quanto tempo soffre di bulimia?” Cosa avrebbero detto i miei genitori? Mi avrebbero ripudiato a vita, e se prima almeno mi rivolgevano la parola per riprendermi, ora che avrebbero scoperto la mia malattia mi avrebbero disconosciuta da figlia. E Cullen? Avrebbe appeso i volantini in tutto l’istituto!

 

“ Io non sono bulimica, glielo ripeto! E ora se non le dispiace, vorrei andare via “

 

“ Signorina Swan, capisco che la situazione la mette a disagio, ma dobbiamo aiutarla in tempo. “ continuò mettendosi comodo e sorridendomi gentile “ Sa, avere a che fare con persone bulimiche è un po'come cercare di acchiappare una palla lasciata scivolare lungo una discesa. Puoi riuscire a prendere la palla solo quando, sbattendo contro un muro, ritorna indietro. Lo stesso vale per i disturbi alimentari: talvolta, devi aspettare che arrivino al limite.* E mi creda signorina Swan, lei era a pochi passi da questo limite. Non si vergogni di quello che ha fatto; quante persone sbagliano? Ma la cosa più importante dopo aver sbagliato, è tornare sui propri passi. Ci rifletta un po’ su, io ritorno da lei più tardi. “

 

Mi sorrise di nuovo,afferrò la cartella clinica e mi lasciò da sola, nella stanza bianca con i miei pensieri. Volevo davvero uscire da quel tunnel? Abbandonare il senso di disgusto che provavo ogni volta nel vedermi riflessa da qualche parte?

 

http://www.youtube.com/watch?v=Vtp-p7qFI2I

 

Dopo qualche istante la porta si aprì a velocità disumana, ed entrarono nella camera Renèe e Charlie come due furie.

 

“ Isa, come stai? Oh Dio, ho passato la notte più brutta della mia vita! “ mormorò Renèe mentre si sedeva vicino a me.

Li fissai e poi mi voltai verso la finestra. Non so quanto tempo passammo così senza fiatare, ma Renèe decise di mettere fine a quel silenzio tombale. Pronunciò il mio nome con un bisbiglio flebile, tanto che faticai ad udirlo. Mi afferrò la mano e la strinse tra le sue, iniziando a guardarmi come se dovesse piangere da un momento all’altro.

 

“ Sai vero, che per qualsiasi cosa noi ci siamo? “ bisbigliò accarezzandomi una guancia, distolsi il mio sguardo dal suo e cercai con tutte le mie forze di non urlargli contro. Pretendevano di riprendere in mano le redini della situazione dopo che queste si erano inesorabilmente lacerate?

 

“ La versione di genitori, dopo sei anni, non vi si addice proprio “  mormorai a denti stretti mentre una lacrima sfuggì al mio controllo. Che senso aveva quello che stava dicendo? Avevano davvero il coraggio di venire, come se nulla fosse e dirmi “ noi ci siamo “ ?

 

“ Bella, il fatto che ultimamente non parliamo, non vuol dire che noi ti abbiamo eliminato dalla nostra vita. Sei pur sempre nostra figlia, e se hai qualche problema e vuoi sfogarti noi ci siamo, ci saremo sempre per te. “

 

Charlie fece il giro del letto e mi accarezzò i capelli, guardandomi con dolcezza. Da quanto tempo non compiva quel gesto? Tanto, troppo.

 

Sentii la rabbia esplodermi dentro come se fosse stato appena innescato il timer di una bomba a orologeria.

 

“ Solo tre domande: cosa intendi tu per ultimamente? Ti rendi conto che è come se fossi in casa di due estranei, e non dei miei genitori? Non sai nulla di me, né cosa faccio quando voi non ci siete, né cosa vivo al di fuori di queste quattro mura, e tu vorresti riprendere i rapporti? Ormai è tardi, quindi continuate a fare quello che avete sempre fatto: ignoratemi “ Mi girai in modo da dargli le spalle, mi veniva difficile, dopo tanto tempo, vederli come genitori modello.

 

“ Bella, ci dispiace tanto. Noi non pensavamo di.. “

 

“ Non continuare Renèe, se ci tieni alla mia salute mentale, non dire che vi dispiace. Sai come mi sentivo ogni volta che tu mi urlavi contro? Sai come mi sentivo ogni volta che Charlie mi chiamava, solo per chiedermi qualcosa che gli interessasse? Sai come mi sentivo ogni volta che tu mi dicevi che dovevo prendere esempio dalle figlie delle tue amiche, e diventare come loro? No, cosa puoi saperne tu. Guardi solo gli altri, non pensi mai a me in quanto figlia, ma solo come oggetto da presentare ai tuoi fottutissimi colleghi di lavoro! Quindi, risparmiati le scuse .“

 

“ Dacci almeno la possibilità di rimediare “ continuò imperterrita.

 

“ Forse qualche tempo fa, avrei accettato le vostre scuse su due piedi, non avrei esitato, mi sarei buttata tra le vostre braccia piangendo, e raccontandovi tutto. Ma ora… non voglio “ E con queste parole, decisi che avrei chiuso le porte del mio cuore. Perché non volevo essere più la ragazza bulimica presa in giro da tutti, non volevo essere la ragazza bulimica ignorata dai genitori. Volevo cambiare…

 

--

 

*Allora, per questa frase ringrazio tantissimo Cicina. L'ha scritta in una recensione, le ho chiesto il permesso di potermene appropriare e lei me lo ha concesso. All'inizio pensavo di modificarla un pò, ma poi mi sono resa conto che era perfetta così, e che rendeva egregiamente l'idea di quello che voleva dire il dottore a Bella. Grazie ancora Cicina :D

Tornando a noi, si sono scoperti gli altarini.

I medici hanno scoperto che Bella è bulimica ( magari per alcune di voi è troppo presto, ma la situazione di Bella era alquanto critica, e come ha detto il Dott. Corwell, si è scoperto in tempo. Tenete conto che la protagonista praticava questo suo sfogo da quasi un anno), e i genitori corrosi dai sensi di colpa, cercano di fare ammenda. Bella  rifiuta di perdonarli. Scelta giusta o sbagliata?

A Sabato prossimo, Lully.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9. ***


Buon pomeriggio ragazze, come state?

Eccomi qui ad aggiornare ( per vostra sfortuna). In questa settimana mi sta rodendo il fegato per due motivi:

- Kristen a Berlino

- I Coldplay in concerto il 24 Maggio a Torino.

Per quanto riguarda i Coldplay posso dire a mia discolpa che il giorno stesso che hanno aperto la vendita dei biglietti ( era mezzanotte), la mattina alle otto erano già finiti.T_T

Come se non bastasse stamattina ho sentito una della mia scuola dire:

" Non vedo l'ora di andare a Torino a vedere i Coldplay ". Fuck. Sono stata due ore in depressione totale.

Per quanto riguarda Kristen, lasciamo perdere. Quella è pura sfiga. E io sono tornata il 2 Maggio da Berlino, non ci potevo andare più tardi?

Bah.

Ringrazio le cinque persone che hanno recensito, facendo alle altre che non hanno recensito una domanda: non vi è piaciuto il capitolo? ( sono ansiosa xD).

Vi lascio al capitolo, buona lettura!


 

 

Capitolo 9.

 

 

 

 

 

Caro diario,

non so cosa mi spinge a scrivere quei pochi pensieri coerenti, su queste ruvide pagine bianche. Sarà che la casa di cura in cui mi hanno rinchiusa è tutta bianca, sembra di essere in uno di quei sogni dal quale ti riesce difficile svegliarti. Per arrivare qui a Seattle, dove c’è la struttura National Eating Disorders Association (NEDA), ho dovuto percorrere 4'595 chilometri, chilometri in cui non ho fatto altro che sentirmi in colpa per quello che stavo facendo.Sono arrivata stamattina, accompagnata da Corwell. Quando mi si è presentata davanti la villetta volevo scappare, e ammetto che lo avrei fatto se Corwell non fosse stato con me. Ho rifiutato di essere accompagnata da Charlie e Renèe, ho rifiutato di vedere, prima della partenza, le due persone che in pochi giorni mi sono state vicine: Rose e Ryan. Non avevo il coraggio di vederli, non dopo che avevano scoperto quello che ero. Loro però non si erano arresi.

Speriamo di rivederti presto, nel frattempo, ti lasciamo qualcosa su cui scrivere tutti i tuoi pensieri.

Con affetto,

                   Rose e Ryan “

Il senso di inadeguatezza e di vergogna crebbero, ma il dottor Corwell mi aveva detto che era normale, che sarei cambiata con il tempo. Mi aveva paragonata ad un bruco, diceva che ci voleva del tempo prima che il bruco si trasformasse in una leggiadra e splendida farfalla.

“ Non temere Isabella, i bruchi che ci mettono di più a strasformarsi, lo fanno perché si stanno preparando a diventare delle farfalle meravigliose”

E io, piccolo e peloso bruco, attendo che il tempo, mi faccia diventare una piccola farfalla.

 

 

 

Chiusi il diario e lo poggiai sul comodino. L’aria fresca del boschetto che si stagliava dietro le mura dell’edificio mi solleticò il naso, facendomi percepire l’aria della vicina primavera. Feci vagare il mio sguardo sulla distesa di verde che riuscivo a vedere fuori dalla finestra e poi mi concentrai sulla mia stanza. Le pareti erano di un celestino chiaro, e la stanza era ravvivata da piccoli fiorellini di campo.

 

“ Isabella, ciao. Io sono Marianne. “ si avvicinò e mi abbracciò “ Sono un’infermiera, adesso andiamo a pranzare, poi ti farò vedere la struttura,vieni con me “ mi strinsi nelle mie spalle e coprendomi il volto con i miei capelli, mi apprestai a seguirla.

 

I corridoi erano illuminati dalla luce del sole che filtrava attraverso le finestre, e i rami degli alberi che si opponevano ai raggi solari, creavano sulle pareti un armonioso gioco di luci e ombre. Se non sapessi che l’intero edificio è recintato dai cancelli, e che sono in una casa di cura, la scambierei per una villetta perfetta.

 

“  Allora, qui c’è la mensa, ci incontriamo tutti alle sette e trenta del mattino per la colazione, alle tredici c’è il pranzo, e alle venti la cena. Bisogna essere puntuali. “ La stanza che mi stava mostrando era piena di ragazze e come arredamento vi erano tavoli bianchi e sedie rosse, che riprendevano i colori delle pareti.

 

Marianne afferrò un vassoio e ci mise dentro un po’ di pasta al sugo, e un po’ di insalata, afferrò due mele rosse dal cestino e le posò sul vassoio, facendo lo stesso con una bottiglietta d’acqua. Mi fece segno di seguirla e lo feci, abbassando lo sguardo e lanciandole qualche occhiata di tanto in tanto, per vedere dove stava andando. Si fermò ad un tavolo enorme vicino al balcone, dal quale si poteva vedere il giardinetto curato e pieno di fiori.

 

“ Ragazze “ alzò la voce per farsi sentire, e ottenne l’attenzione di quasi tutte. “ Lei è Isabella, una vostra nuova compagna. Fatela sentire a suo agio, mi raccomando. “ Appoggiò il vassoio sul tavolo e mi sedetti, sempre a occhi bassi.

 

“ E così tu sei la nuova pecorella nera che è stata accolta nell’ovile. Io sono Nicole. Non Nikki, non Nici. Nicole. “ mormorò seriamente mentre sul suo viso si dipingeva una smorfia di disgusto nel pronunciare quei nomignoli.

 

“ Allora, per cosa ti hanno rinchiusa qui? Hai ucciso qualcuno ? “ Corrugai le sopracciglia e la guardai. Non era forse un centro per i disordini alimentari?

 

“ Lo so “ continuò “ so perché sei qui , ma ogni tanto spero che da quella porta possa uscire qualcuno che faccia fuori tutti quanti. Odio questo posto “  per la prima volta la guardai negli occhi, erano così azzurri che potevano essere scambiati tranquillamente come due pezzi di cielo rubati, e incastonati nei suoi occhi.

 

“ Come mai..non ti trovi bene “ mormorai grattandomi la gola. Non riuscivo ancora a spiaccicare una parola.

 

“ Sei sempre controllata. Ovunque. I corridoi sono pieni di telecamere, i giardini anche. Se pensi che un posto sia privo di telecamere, ti sbagli. Lo fanno per vedere se ci sono persone che imbrogliano: se tipo nascondono il cibo, o se qualcuno porta via qualcosa dalla mensa. “

 

“ Anche il bagno ? “ Un senso d’ansia mi prese alla sprovvista e mi fece contorcere lo stomaco.

 

“ Non esistono bagni. O almeno, quelli che ci sono, sono chiusi a chiave. Se vuoi andare a pisciare devi chiedere all’infermiera di accompagnarti. Sarai scortata da loro fino al cesso, e quando avrai finito di fare ogni tuo bisogno, dovrai uscire senza scaricare, perché devono controllare se ci hai buttato qualcosa dentro o cose così, e poi puoi tornare in camera. Bello, vero? “ terminò con aria ironica. Un groppo in gola mi impedì per qualche secondo di respirare. Dove diavolo ero finita?

 

“ Io ero anoressica. Non sai che trauma i primi periodi. Non ti facevano alzare dalla sedia fino a che non avevi mangiato tutto. All’inizio pensavo di riuscire a farcela, di riuscire a nascondere il cibo da qualche parte. “

 

“ E ce l’hai fatta ? “ le domandai curiosa.

 

“ Macchè. Hanno un fiuto incredibile, peggio dei cani addestrati. Alla fine mi sono arresa, e ho capito che forse era meglio così “ afferrò una forchetta e iniziò a mangiare la sua pasta.

 

“ Come sei diventata… “ iniziai, ma non sapevo come concludere. E se si fosse offesa? Se io fossi stata chiamata bulimica mi sarei offesa.

 

“ Anoressica? “ mi limitai ad annuire. Abbassai lo sguardo sul piatto e inghiottii un fiotto di saliva.

Avevo paura di mangiare. Avevo paura di non riuscire a controllarmi.

 

“ Non so dirti esattamente cosa abbia fatto scattare in me, quella maledetta scintilla. Ma posso assicurarti che il tradimento del mio ragazzo è il settanta per cento della causa. L’ho trovato mentre si rotolava nelle lenzuola con la mia migliore amica, e credimi non stavano di certo tastando le molle del materasso. “ continuò infervorata. “ John aveva sempre fatto alcuni paragoni con Hannah, a livello fisico intendo. Ma non ci avevo fatto molto caso:  erano tre anni che stavamo insieme, e io mi fidavo ciecamente di lui. Non lo avessi mai fatto, la sera del mio compleanno disse che doveva andare dal padre che si era sentito male, così decisi di fargli una sorpresa, andai a casa sua e… fu lui a fare la sorpresa a me. Nudo con Hannah sopra. Che schifo “ terminò la storia disgustata e infilzò una penna al sugo come se fosse il suo ex.

 

“ Tu invece, come mai sei qui ? “ Nicole portò la sua attenzione su di me, mentre io la portai sul mio piatto.

 

“ Io beh… “ mi sentii improvvisamente a disagio, cosa dovevo dirle? Non ero in grado di aprirmi come lei aveva fatto con me.

 

“ Non ne vuoi parlare. Ti capisco, all’inizio nemmeno io lo facevo quando mi chiedevano perché mi avevano  portata qui “ mi sorrise e allontanò il suo piatto di pasta, ormai vuoto.

 

“ Ti conviene mangiare, altrimenti Marianne ti legherà alla sedia e non ti farà uscire da qui, fino a quando non avrai finito di mangiare. “

 

“ Io… non so come fare “ Nicole scoppiò a ridere, guardandomi sorpresa.

 

“ Hai dimenticato come si mangia? “ domandò sorridendo divertita.

 

“ No, è che… ho paura di abbuffarmi come al solito e …” non riuscii a terminare la frase, misi le mani tra i miei capelli e li tirai indietro sbuffando.

 

“ Sei bulimica “ affermò.

 

“ Non sono bulimica. Vomitare qualche volta dopo aver mangiato, non significa essere bulimica. “ ribattei con sicurezza. Scosse il capo e sorrise.

 

“ Mi ricordi tanto me, due mesi fa “ mormorò  sorridendo.

 

“ Facciamo così, tu mangia. Se vedo lo stai facendo con voracità, ti fermo, okay? “ annuii e afferrai la forchetta alla penna al sugo. Le mie mani tremavano, come se il mio intero corpo fosse scosso da un terremoto, infilzai due penne e le portai alla bocca con lentezza.

 

Sentii la bocca dello stomaco allargarsi, e qualcosa si risvegliò in me. Iniziai a mangiare più velocemente e sentii la mano di Nicole posarsi sulla mia gamba.

 

“ Isabella, piano. Prova a gustartela quella pasta. Pensa che ne hai poca a disposizione, e devi prolungare il momento. “

 

“ Non ci riesco, è più forte di me “ continuai demoralizzata.

 

“ Ce la puoi fare, devi solo trovare la forza di volontà “ e mi resi conto che era davvero la forza di volontà a mancarmi, mi ero sempre comportata come una bottiglia di vetro che si trovava nel mare, mi ero lasciata trasportare dalle onde, non avevo mai deciso dove andare.

 

“ Ce la posso fare “ una nota di determinazione, caratterizzò la mia voce. Annuii a me stessa, e iniziai a mangiare di nuovo. Potevo farcela.

 

Finii dieci minuti dopo, grazie a Nicole che mi aveva ripreso qualche volta, chiesi a Marianne di accompagnarmi al bagno e lo fece.

 

“ Nicole, che ne dici di occuparti tu di Isabella, fino a che non si adatta? “ Nicole annuì e ci salutò, affermando di andarsi a cambiare per equitazione.

Io seguii Marianne silenziosamente verso il bagno.

 

“ Sono contenta che tu e Nicole abbiate fatto amicizia, ha davvero un gran cuore “ annuii alle parole di Marianne, che intanto aveva sfilato le chiavi del bagno dal suo camice.

 

“ Sai già le regole? “ Annuii di nuovo ed entrai in bagno. Restai qualche secondo in piedi, e poi mi piegai sulle ginocchia. Automatico. Quello che stavo facendo, era completamente automatico.

Come se il mio corpo ormai, sapesse che il bagno, serviva per vomitare. Sospirai e mi sedetti a terra.

 

“ Isabella? “ Marianne mi chiamò con voce dolce.

 

“ Uhm, sì? “

 

“ Ricordati che tu sei più forte “

 

--

Nicole:

 

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Capitolo 11
*** Capitolo10. ***


Sì, sono appena tornata da Cannes, giusto il tempo di postare il capitolo e poi il mio jet privato mi porterà di nuovo al festival *_* ...

Okay, la smetto di dire balle.

Anche io sono una delle povere anime in pena che vorrebbe essere lì, ma è costretta a stare qui. Mondo infame.

Ma avete visto che dolcioni Berto e Kris? * sospiro *

Basta, la smetto.

Chi è stata ieri sera al concerto dei Coldplay???? IO!!! Sempre con il famoso jet privato.

... No, vi sbagliate. Non ero io nel letto che ascoltavo il concerto su RTL 102.5 ... no.

Bon, dopo aver smentito questa carognata che si diceva sul mio conto  passiamo al resto.

Quanto mi adorate?? Ma quanto?? Eccomi qui a postare per voi!!

T_T per scrivere il capitolo non ho nemmeno pranzato, il mio stomaco brontola di brutto.

Vi lascio al capitolo.

Buona lettura!!

 

Ps: la canzone è adatta alle parole che Nicole dice a Bella.

 


Capitolo10.

 

 

 


Conosco la sensazione 

di trovarsi bloccato là fuori sul davanzale

e non c'è una guarigione quando ti tagli con delle lame affilate.

Ti sto dicendo che non è mai così terribile

fattelo dire da qualcuno che è stato dove sei tu

che se n'è stato  disteso sul pavimento a lungo

E tu non sei sicura

di poterlo più sopportare.

( Nickelback - Lullaby )



 

  

 

 


 

Caro diario,

E’ ormai un mese che sono nella clinica, mi sembra tutto così surreale: equitazione, musica… e le terapie di gruppo. Ogni giorno c’è qualcuno che racconta la sua storia, parla di quegli sviluppi, seppur piccoli, che compie giorno dopo giorno. Le difficoltà che prova nel non fare ciò a cui si era abituati, e la gioia nel constatare di essere diverse da prima. Forse aveva ragione Corwell, quando diceva che man mano che si abbattono le mura di quella torre, si diventa più consapevoli che noi non siamo sbagliate.

No, nessuno nasce sbagliato.

Nicole mi sta vicina ogni giorno, parliamo, scherziamo e ci raccontiamo un po’ di noi giorno per giorno. Sto imparando ad aprirmi come non facevo da tempo. Dio… da quanto tempo non sorridevo?

 

“ Bella! “ Nicole entrò come un tornado nella mia camera, i suoi capelli erano legati in una coda laterale, indossava una maglietta rossa con le converse dello stesso colore e un paio di jeans. Mi chiedevo ancora come avesse fatto il ragazzo a lasciarla, era oggettivamente bella, ed era dolce.

 

“ Come mai questa effervescenza? “ La presi in giro chiudendo il diario con il lucchetto e posandolo sul comodino in legno di fianco al letto.

 

“ Non sei agitata? “ Lei si sedette vicino a me e si portò dietro l’orecchio una ciocca di capelli biondi che le era sfuggita dalla coda, e mi fissò. Inarcai un sopracciglio e la guardai di rimando.

 

 “ Dovrei? “

 

“ Uh,andiamo Bella! Oggi ci sono le visite “ si alzò dal letto e ridacchiai quando pronunciò per la seconda volta il nomignolo che mi aveva dato. Lei odiava avere nomignoli, eppure era la prima a darne agli altri.

 

“ Sì, e io non riceverò nessuna visita poiché ho espressamente chiesto di non voler ricevere i miei genitori “ mormorai spostando il mio sguardo sul diario abbandonato sul mobiletto.

 

“ Sei cocciuta però! Senti…” tornò indietro e si sedette di nuovo vicino a me, mettendosi comoda questa volta. “ Ho capito che i tuoi ti hanno trattata malissimo in questo periodo ma… “ la bloccai e mi alzai dal letto infervorata, iniziando ad andare avanti e indietro per sbollire la rabbia.

 

“ Ma niente, Nicole. Di quale ultimo periodo stai parlando? Di quello che va dagli ultimi anni in poi?  Di quello in cui mi hanno sempre trattata come una merda? Beh, quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. “ 

 

“ Tutti hanno bisogno di una seconda possibilità, Bella. Tu te la stai dando! Non hai forse trattato te stessa come una merda? Eppure eccoti qui, ti stai dando una seconda opportunità! Tutti ne hanno bisogno “ mi rispose alzando il suo tono di voce.

 

“ E tu una possibilità al tuo ex e alla tua ex migliore amica la daresti? “ sapevo che era un colpo basso, ma volevo farle capire cosa intendevo dire io. Quando la corda viene tirata troppo, rischia di spezzarsi. E la fune che i miei avevano tra le mani, l’hanno spezzata da un sacco di tempo.

 

“ Se potessi,sì. In tutti questi mesi non ho fatto un cazzo Bella, ma ho riflettuto, e forse le cose dovevano andare così. Li ho odiati e guarda dove sono andata a finire, stavo per morire a causa dell’anoressia! Pensavo che tutto il mio male fosse causa loro, ma nel frattempo ero io quella che si stava andando a cercare la morte da sola. Li odiavo e nello stesso tempo odiavo me. L’odio alimenta odio Isabella, ricordalo. “ Mi accarezzò una spalla e uscì fuori dalla stanza silenziosamente. Mi risedetti sul letto e mi presi i capelli tra le mani, mentre lacrime copiose iniziarono a coprire il mio viso.

 

Loro mi avevano ignorata, mi avevano umiliata, mi avevano fatta stare male tanto quanto i miei compagni di scuola, anzi, forse loro mi avevano fatto più male, non si erano mai comportati come genitori con me.

 

L’unico punto di riferimento che avevo avuto era nonna Marie, che si prendeva sempre cura di me. Quando tornavo da scuola mi faceva studiare con lei, e poi andavamo in cucina a preparare quella soffice torta di mele che finivamo la sera stessa. Con Renèe e Charlie dividevo solo lo stesso tetto… fino a quando nonna Marie scomparse. L’unico a starmi vicino fu Charlie, mi portava in giro, andavamo soprattutto al Bow Bridge, dove mi incantavo a fissare per ore le barche fino a quando non mi ritrovavo tutto il gelato sciolto sulle mani.

 

Poi non so cosa successe, Charlie divenne un tutt’uno con il lavoro, e addio passeggiate.

 

Ero cresciuta come una debole fiamma di una candela, bastava un soffio di vento per spegnermi, e purtroppo mi   ero spenta talmente tante volte che lo stelo della candela faticava a riaccendersi. Questa era l’ultima volta che avrei riacceso la fiamma; nessuno l’avrebbe spenta di nuovo.

 

“ Bella, cosa ci fai ancora qui “ Meredith l’infermiera, entrò nella mia stanza e mi vide con gli occhi arrossati. Quello stupido soprannome si era diffuso in un batter d’occhio. Si avvicinò e mi scompigliò i capelli.

 

“ Nulla, stavo scrivendo “ risposi mostrandole il diario. Lei scosse il capo e mi sorrise. I suoi capelli bianchi erano disparati in tutte le direzioni, il suo volto segnato dal tempo sprizzava energia da tutti i pori, mentre i suoi occhi azzurri erano capaci di scrutarti dentro.

 

“ Non vai di lì? C’è qualcuno che ti aspetta “ disse sorridendo. Scossi il capo e mi sistemai meglio per scrivere. Lei però mi afferrò il braccio e mi costrinse a seguirla.

 

“ Non voglio vedere Charlie e Renèe “ mormorai a denti stretti mentre cercavo di farla fermare.

 

“ Oh, ma non sono Charlie e Renèe, quindi smettila di fare i capricci e vai. “ Il suo sorriso materno mi fece vacillare per qualche secondo. Che significava? Mi strinsi nella giacca della tuta e mi voltai nella sala degli incontri, la curiosità mi stava lacerando dentro, e la paura anche.

 

Che dovevo fare?

 

Basta Bella, non fare la vigliacca.

 

Raccolsi la mia determinazione ed entrai lì dentro.

 

“ Isabella! “ Un tornado dai capelli castani mi corse incontro, e sentii due braccia stringermi forte.

Mi allontanai un po’ per vedere chi fosse la persona che mi stesse abbracciando e rimasi di stucco.

 

“ Rose? “ mormorai incredula.

 

“ Sorpresa! “ Spostai il mio sguardo sul tavolo al quale era seduta e vidi Ryan scuotere la testa. Si avvicinò e mi sorrise.

 

“ Io le avevo detto di non farsi riconoscere “  dopo qualche secondo sentii anche le sue braccia stringermi in un abbraccio.

 

“ Che ci fate voi qui? “

 

“ Siamo venuti a trovarti, che domande. Non vuoi la nostra compagnia? Se vuoi… “ bloccai le paure di Rose sul nascere, con un sorriso.

 

“ Mi fa piacere che siate venuti “ loro mi sorrisero di nuovo e  mi chiesero come stessero andando le cose. Parlammo per un po’ fino a che Ryan non se ne uscì con una frase assurda.

 

“ Charlie e Renèe  vorrebbero venirti a trovare “.

Ma cos’era, il Renèe&Charlie Day e nessuno me lo aveva detto?

 

“ Non voglio vederli Ryan, smettetela tutti quanti. Quando mi sentirò pronta e quando li avrò perdonati li chiamerò. “ risposi a denti stretti.

 

“ Promesso? “ tentennai per un po’ e li fissai negli occhi.

 

“ Promesso “  sospirai e mi stropicciai gli occhi.

 

“ Non ti ho detto la novità! “ Esclamò Rosalie entusiasta.

 

“ Ovvero? “

 

“ I genitori di Edward gli hanno tolto tutto: la macchina, il telefonino ultimo modello e tutto ciò che lo rendeva figo. Esme e Carlisle si sentono in colpa per quello che il figlio ti ha fatto passare, quindi lo hanno fatto diventare un emarginato sociale. Ora il pomeriggio deve lavorare in un centro riabilitativo. Spero che passi le pene dell’inferno. “ mi passai le mani tra i capelli e sbuffai.

 

“  Cazzo. “ soffocai l’imprecazione poggiando la testa sulle mani e chiudendo gli occhi.

 

“ Non sei felice? “ Ryan, povero ed ingenuo Ryan.

 

“ Voi non capite: se prima Cullen mi odiava, ora mi odierà a morte!“

 

Questo incubo non finirà mai, e anche se riuscirò a liberarmi della malattia, non riuscirò mai a liberarmi dalle grinfie dell’odio di Edward Cullen.

 

--

 

 

Ryan e Rose sono andati a trovare Bella che non ne vuole sapere di vedere i suoi genitori; Inoltre abbiamo visto cosa sta facendo Edward nel frattempo. Come avrà preso la decisione dei suoi genitori?

Lo scopriremo nel prossimo capitolo, a Sabato prossimo!!

 

 


Nicole


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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Non riesco a stare lontana da word, e tanto meno da Efp, quindi, che le regole vadano a farsi benedire.

Al momento sono al quanto imbarazzante, sembro appena uscita da un film di pirati. Sì, per scrivere ho dovuto rimettere una di quelle bende che ti danno la morte, sono irritanti e con il caldo senti tutta la colla ( o quello che è) spostarsi come un battello in mare.

Ma non mi importa, tra cinque minuti ( appena mi staccherò dal pc), la toglierò.

Ringrazio davvero tutte, mi avete fatto commuovere con le vostre recensioni e con le vostre parole, e per questo mi sono impegnata, sperando di non deludervi.

Ci sarà un salto temporale, spero che non vi dispiaccia.

Un bacione, Lully.

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 11.

 

 

7 anni dopo.

 

“ Isabella, aspetta! “ Avevo appena varcato la soglia dell’aula di psicologia, quando la voce di Tia, una mia compagna di corso, mi fece bloccare. Mi voltai sorridendo e aspettai che mi raggiungesse.

 

“ Titì, dimmi “ Tia Sarafyan era una delle poche ragazze con cui avevo stretto amicizia al corso di psicologia della salute, era discreta e solare. Proprio quello che mi serviva per sedare i miei nervi ormai destabilizzati anche a causa del lavoro part-time che avevo deciso di fare,per pagarmi le bollette e l’affitto.

 

Avevo scelto la facoltà di psicologia per un motivo ben preciso, aiutare le ragazze che erano in difficoltà, proprio come lo ero stata io una volta. Solo con il tempo avevo capito che avere vicino qualcuno con cui sfogarsi, era un buon modo per iniziare a riemergere da quel pozzo oscuro in cui ero caduta. Certo, avevano contribuito le sedute di gruppo, le lacrime nel cuore della notte abbracciata a Nicole, e gli incontri con Ryan e Rose, ma per fortuna ne ero uscita. Avevo avuto i miei alti e bassi, ma con me c'era sempre qualcuno. E io volevo essere un punto di appiglio, per quelle ragazze, che proprio come me, avevano problemi.

 

In questi sette anni erano cambiate molte cose. Prima di tutto, non ero la vecchia e ingenua Isabella Swan. Anzi, potevo dire che la clinica mi era stata di grande aiuto, non solo la clinica, ma anche l’amicizia di Nicole, Ryan e Rose, che mi erano stati vicini nel tortuoso percorso.

 

Era stata una vera e propria scalata, una scalata verso una vetta altissima, con una strada ripida e dissestata; ma posso affermare che in cima alla vetta, il panorama sottostante era davvero bellissimo.

 

Non c’erano più paure, non c’era più odio.

 

C’ero solo io.

 

I rapporti con Charlie e Renèe non si erano risanati del tutto, nonostante le varie terapie, quella era una cosa che non si poteva risolvere in dieci minuti. Il problema vero e proprio, era che loro avevano iniziato ad ignorarmi da prima che iniziassi a diventare bulimica, la mia malattia aveva solo concentrato tutti i problemi in un’unica “soluzione”.

 

E nonostante cercassero di rimediare in tutti i modi, la strada era ancora lunga.

 

Si stavano impegnando, sì. Ma far cicatrizzare tutte le ferite contemporaneamente è un po’ difficile.

 

Charlie aveva deciso di aprirmi un bel conto in banca, per facilitarmi la vita nel New Hampshire, ovvero a Darmouth, il college dei miei sogni.

 

Posso affermare fieramente di non aver mai toccato un solo centesimo dal conto, anzi, solo due volte, evoluti in beneficienza alla mia vecchia clinica. Sì, dopotutto, quella struttura che all’inizio tanto odiavo, mi era rimasta nel cuore.

 

“ Mi chiedevo se volessi venire con me pomeriggio a comprare qualcosa per la festa di Brian “ Le sue labbra si distesero in un gran sorriso, che fece brillare ancora di più i suoi occhi azzurri. Tia era una bellezza decisamente particolare, non era di origine americane, ma bensì egiziane, e questo la rendeva ancora più affascinante.

 

“ Mi dispiace Ti, ma devo andare a lavorare pomeriggio “ mi portai una ciocca di capelli dietro le orecchie e le sorrisi.

 

“ Non puoi andarci con Benjamin? “ Benjamin Malek, era il suo fidanzato di sempre, anch’esso di origine egiziane.

 

“ Abbiamo litigato, e non vorrei proprio rivedere la sua stupida faccia “ sbottò in collera mentre stringeva le nocche delle mani fino a farle diventare bianche.

 

“ Direi che quella stupida faccia è proprio qui dietro di te “ mormorai facendole l’occhiolino. Nel momento esatto in cui Tia si voltò, Benjamin le porse un mazzo di rose rosse.

 

“ Sono stato uno stupido “ Sentendomi di troppo li salutai e velocemente mi dileguai, dirigendomi nel mio appartamento. Il mio alloggio non era molto distante dal campus, per raggiungerlo infatti, impiegavo poco più di dieci minuti a piedi, quindi evitavo di ricorrere a mezzi pubblici o all’auto.

 

Affrettai il passo, conscia di essere in ritardo, e quando arrivai davanti all’ascensore proseguii diritto, prendendo le scale; avrei fatto sicuramente prima dato che quel vecchio catorcio ci metteva un buon quarto d’ora ad arrivare.

 

Infilai la chiave nella toppa e mollai la borsa all’ingresso, puntando verso la cucina.

 

“ Bentornata “ Ryan stava tranquillamente apparecchiando la tavola, mentre Rose stava girando il sugo.  Sì, vivevo con Rosalie e Ryan, che con il tempo erano diventati i miei migliori amici, quasi come fratelli. Quando scoprii di essere stata ammessa alla Darmouth mi feci ben cinque chilometri a piedi per raggiungerli a casa e dargli la bella notizia, mi venne ad aprire Delilah, e a quel punto sentii le urla di due scalmanati. Appena mi dissero di essere stati presi alla Darmouth iniziai a ridere, facendogli vedere la mia lettera di ammissione. Rosalie si precipitò al computer iniziando a scegliere la casa in cui saremmo stati tutti e tre, e da allora non ci siamo più separati.

 

“ Scusate il ritardo, mi sono messa a parlare con una compagna di corso “. Diedi ad ambedue un bacio sulla guancia e mi sedetti a tavola.

 

“ Tranquilla Bells “ Ryan mi fece un occhiolino e si sedette vicino a me. Rose si voltò e inarcò le sue perfette sopracciglia castane.

 

“ Sei stanco ? “ domandò al fratello con voce innocente.

 

“ No, dovrei? “ rispose lui con aria di chi non aveva capito di cosa si stesse parlando.

 

“ E allora perché ti sei seduto? Manca la coca-cola a tavola, mancano le forchette e… “ Ry si alzò immediatamente e portò le mani davanti a sé come a difendersi.

 

“ Scusa, mi ero un attimo distratto “

 

“ Te la do io la distrazione “ Soffocai una risata al loro battibecco e scossi il capo. Per fortuna certe cose non sarebbero mai cambiate.

 

--

 

“ Swan, al tavolo sei “  Ancora, dopo quattro anni, mi chiedevo chi avesse inventato le uniformi. Non semplici uniformi con una camicia e la gonna a vita alta, per carità, nel ventunesimo secolo l’uomo si era evoluto, perché la donna non avrebbe dovuto? E cosa ha fatto la donna durante l’evoluzione? Ha inventato i tacchi! Una trappola mortale.

 

Ora, prendete me ( goffa come sempre), mettetemi in mano quattro portate ( da portare sane e salve al tavolo), e aggiungeteci un paio di tacchi alti,molto alti, e per niente comodi. Come mi vedete? Ve lo dico io: a terra.

 

Per fortuna ero solo caduta due volte con quei tacchi, all’inizio della mia carriera da cameriera, quando non avevo capito il trucco per arrivare sana e salva a destinazione.

 

“ Subito “ mi diressi in cucina a prendere le portate e sospirai. Il venerdì sera era sempre il giorno più critico durante tutta la settimana al Twilight, uno dei ristoranti più buoni ed economici del New Hampshire, era diventato famoso proprio per la sua convenienza economica e per la sua rinomatezza nella bontà dei pasti. La paga inoltre non era per niente male, tutt’altro, era davvero buona, e se le mance erano abbondanti, a fine mese potevo permettermi un po’ di shopping.

 

Mi feci aria con le mani e mi aggiustai la gonna a tubo nera. Afferrai le portate e mi diressi verso il tavolo sei.

 

Arrivai a destinazione sana e salva, e sul mio volto si dipinse un sorriso vittorioso, alzai il volto per salutare i clienti e mi bloccai sul posto.

 

Una folta chioma rossiccia che aveva popolato i miei incubi per oltre un anno catturò la mia attenzione, e lo vidi: Edward.

 

Abbassai lo sguardo cercando di far finta di non averlo riconosciuto, ma era al quanto impossibile cercare di celare il mio nervosismo, ad ogni battito accelerato del mio cuore corrispondeva una domanda: Cosa ci faceva lui qui? Chi erano quella bambina dai capelli castani e gli occhi color cioccolato, e la signora dalla pelle olivastra e capelli biondi che erano con lui? Mi avrebbe deriso davanti a tutti come faceva da ragazzino?

 

“ Grazie “ il ringraziamento della bambina mi fece alzare il volto, e sul mio viso nacque un sorriso sincero. Non feci in tempo a voltarmi, non feci in tempo a riabbassare il capo che due occhi color di giada si scontrarono con i miei.

 

“ Isabella” Il mio cuore perse qualche battito. Non riconoscevo il suo timbro di voce, era più mascolino, più dolce, senza increspature. Era totalmente diversa da quella di sette anni fa, nella quale si poteva scorgere disprezzo e aria di superiorità.

 

Ingoiai un fiotto di saliva e sorrisi educatamente.

 

" Signor Cullen " feci un cenno con il capo e mi dileguai, proprio come ero arrivata. Affrettai il passo, e dicendo al signor Mattews che mi servivano dieci minuti per riprendermi ( la scusa ufficiale era che un tremendo capogiro mi stava dando la morte), mi chiusi negli spogliatoi.

 

Appoggiai la schiena contro il legno della porta e scivolai in basso, iniziando a fare dei respiri profondi.

 

Non era andata tanto male, anzi, era andata piuttosto bene, prima o poi avrei dovuto incontrarlo. Anzi, ero piuttosto stupita da come il destino non mi avesse fatto qualche tiro mancino, all'inizio, appena uscita dalla clinica, ero solita guardarmi con circospezione ovunque, temendo che potessi trovarmelo davanti da un momento all'altro. E invece erano passati sette anni.

 

Sorrisi e mi aggiustai la coda di cavallo.

 

Avevo superato la grande prova, ero fiera di me.

 

Girai il pomello della porta ed uscii fuori, mossi i primi passi verso la sala ristorante ma una stretta mi fece fermare. Mi voltai e per la seconda volta in poco tempo mi scontrai con un paio di occhi di giada.

 

" Possiamo parlare, per favore? "

No, forse la grande prova era adesso.

 

 

--

Per Bella è arrivata la prova del nove,cosa succederà?

Chi saranno la bimba e la donna?

 

Alla prossima, con affetto,

Lully

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Tadaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaan.

Sorpresa!

Sì, avevo detto che avrei aggiornato " A Twist in my story", ma dato che in molte mi avete chiesto di "LIP", ho preferito aggiornare questa.

"ATIMS" sarà aggiornata tra qualche giorno.

Ieri sono andata dall'oculista, e ha detto che sono quasi guarita, quindi *-*

Tra l'altro durante la visita mi ha messa davanti una macchinetta che misura la pressione dell'occhio, e io nella mia ignoranza gli ho fatto:

" Ma questa a che serve? "

" A farti diventare bella"

" Ma io sono già bella " Fuck Yeah. Lux si è messo a ridere per cinque minuti buoni, ripetendo che sono simpatica.. no, non mi stava prendendo in giro u.u

Beh, vi lascio alla storia!

Buona lettura!

Ps: nuovi eventi, nuova copertina. E' la terza in questa storia xD

 

 

Capitolo 12

 

Uno si fece avanti deciso, le diede la mano

e disse: "allora ero solo un bambino,"

"adesso sono solamente un uomo."

 

Ti ricordi di me? Di come eravamo?

( Pink Floyd – Your Possible Past)

 

 

 

 

Il tempo passava per tutti, i segni dell’età si facevano sentire prima o poi. Basti pensare agli anziani, alle loro rughe, ai loro capelli color argento.

 

In questi sette anni anche io avevo subito cambiamenti dovuti al trascorrere del tempo: i miei lineamenti si erano induriti, non erano più quelli di una diciassettenne, ma erano quelli di una donna adulta. Ero diventata più alta, e i miei occhi erano diventati più espressivi.

Edward Cullen invece, era lo stesso di sette anni fa. Stessa mascella squadrata, stessi occhi verdi, stesso naso all’insù. Sembrava l’unico a non aver subito il passare degli anni.

 

Mi schiarii la voce e lo guardai negli occhi, per la prima volta in vita mia, non avevo il terrore di Edward Cullen; guardarlo negli occhi non mi faceva più nessun effetto: non mi sentivo né una disadattata, né una nullità. Mi sentivo me stessa, Isabella Swan, che rimonta a cavallo dopo una brutta caduta.

Tutti i migliori tornavano sulla pista dopo un brutto incidente dando il meglio di sé, e io non ero di certo da meno. Mi sentivo energica, forte, felice.

 

“ Scusa Cullen, ma come vedi sto lavorando, non ho tempo adesso. “ Chiamarlo signor Cullen gli dava importanza, e io non volevo che si sentisse importante.

 

“ E’ importante “ rispose lui iniziando a grattarsi la nuca. Sospirai e guardai alle sue spalle la sala gremita di clienti.

 

“ Adesso non posso, davvero. Se vuoi parlarmi, facciamo a fine turno, okay? “ lui sorrise e annuì, mormorando un flebile “ a dopo “. Io dal mio canto, tornai a lavorare, facendo avanti e indietro dalla cucina alla sala, mentre i miei piedi, come ogni sera, imploravano pietà.

 

Nonostante cercassi di concentrarmi sul lavoro, la mia testa volava sempre dalla stessa parte: cosa voleva Edward Cullen a distanza di sette anni?

Non mi restava che scoprirlo.

 

--

Finii il mio turno a mezzanotte e mezza, entrai nel camerino e mi tolsi la divisa, indossando un jeans, una canotta nera e un golfino. L’aria di inizio novembre era fastidiosa, si iniziava a far sentire il freddo, ma a volte si poteva sentire ancora il torpore del caldo, in quelle giornate dove il sole ti intiepidisce con i suoi deboli raggi. Uscii dal locale salutando tutti e quando varcai l’uscita mi guardai intorno per scorgere la figura di Edward.

Sempre se è rimasto.

Ad un tratto sentii una presenza alle mie spalle, mi voltai e mi scontrai con due distese d’erba primaverile.

 

“ Ciao “ mormorò Edward imbarazzato. Annuii al suo saluto e strinsi forte la mia borsa.

 

“ Che ne dici se discutiamo davanti a una tazza di cioccolata calda? “ propose indicando la cioccolateria a qualche passo da noi. Annuii nuovamente e ci dirigemmo al “  C&M “, entrammo, e prendemmo un tavolino con vista sulla strada, mi tolsi il golfino e afferrai la carta con l’elenco delle cioccolate.

 

“ Ecco, so che probabilmente dopo tutto quello che ti ho fatto, il tuo unico desiderio è quello di scuoiarmi vivo e buttarmi sotto un camion in corsa, e so anche che quello che sto per dirti è banale, ma mi dispiace. Davvero Isabella, sono stato una carogna con te, non ti ho dato un secondo di tregua, e più ci stavi male, più io ero felice. Sono stato subdolo, malvagio…non chiedo il tuo perdono, probabilmente se io fossi al tuo posto mi prenderei a calci, sinceramente non so nemmeno come tu ancora non mi abbia picchiato, ma per quello che può servire… mi dispiace “ lo guardai, rigirando tra le mani la carta ruvida del menu e sorrisi, un sorriso triste, amaro.

 

“ Già, è banale. Io…non me ne faccio niente delle tue scuse Edward. Sono andata avanti, e tu hai occupato nella mia vita, solo una moltitudine di capitoli orribili. Ma, apprezzo lo sforzo “ mormorai a denti stretti, mentre la cameriera si avvicinava per ordinare. Io presi una cioccolata al latte con panna, smarties e nutella. Edward si limitò ad una cioccolata fondente con panna.

 

“ Lo so, ma… sono cambiato. Dopo che tu sei andata in quella clinica, Esme e Carlisle mi hanno spedito a fare volontariato e lì, ho visto, ho capito…quel luogo era pieno di persone che soffrivano, e anche se all’inizio me ne sbattevo di tutto e di tutti, poi è scattato qualcosa. “ Durante tutto il suo discorso mantenne gli occhi fissi nei miei, e nella sua voce traspariva una nota di rimprovero verso se stesso.

 

“ Non puoi minimamente paragonare quello che ho passato io, con quello che  hai passato tu, non c’è confronto “

 

“ Infatti non sto facendo alcun paragone, ma… se potessi tornare indietro, non rifarei quello che ho fatto. “ La cameriera servì le nostre cioccolate e si congedò per la seconda volta in poco tempo.

 

“ Ne sei sicuro? Io sono sicura che non cambierebbe nulla. Allora eri lo stupido ragazzino che si faceva guidare dalla popolarità, non sarebbe cambiato nulla Edward. “ Immersi il mio cucchiaino nella panna e lo portai alla bocca.

 

“ Sì, probabilmente hai ragione. Dopotutto quest’esperienza ci ha aiutati a crescere “ Un sorriso amaro si dipinse sulle sue labbra, eco del mio.

 

“ Già, ma a che prezzo.. “ continuammo a mangiare la cioccolata, fino a che non mi sorse una domanda spontanea.

 

“ Non dovresti tornare a casa? Tua moglie e tua figlia ti staranno aspettando “ lui alzò lo sguardo su di me e inarcò un sopracciglio.

 

“ Moglie e figlia? … Ehm, non erano mia moglie e mia figlia. La ragazza si chiama Dianne, l’ho conosciuta al centro, sette anni fa. E’ stata vittima di abusi dal patrigno per oltre un anno, e poi beh, puoi vedere tu stessa com’è finita. Ora è come una sorella per me “ abbassai lo sguardo e poi lo portai sulla strada notturna del New Hampshire.

 

“ Mi dispiace “ bisbigliai, pensando che forse, anzi sicuramente, molte persone avevano sofferto più di me.

 

“ Anche a  me, per tutto “.

 

“ Scusa, ora devo andare. “ Afferrai le banconote per la cioccolata e le posai sul tavolo, indossai il giacchetto e lui fece lo stesso. Uscimmo e mi diressi verso la macchina, a qualche passo da me.

 

“ Beh, ciao Edward “

 

“ Ciao Isabella, spero di rincontrarti un giorno “ alzò la mano come saluto e iniziò a camminare sotto le fioche luci dei lampioni.

 

Adesso restava da capire solo una cosa: Edward Cullen adesso era un bene o un male?

 

 

Salii sulla mia mini e misi a moto, nemmeno dopo due secondi, un temporale si abbattè sulla cittadina, sospirai ringraziando la mia buona stella e mettendo la prima mi avviai verso casa.

 

Nemmeno dopo qualche metro la figura di Edward che camminava sotto l’acquazzone di materializzò davanti ai miei occhi, alzai gli occhi al cielo, maledicendo quella stella che prima avevo ringraziato, ed accostai abbassando il finestrino.

 

“ Sali prima che ti prenda un malanno! “ urlai per farmi sentire. Edward si voltò stupito verso di me.

 

“ Sono quasi arrivato “ scossi il capo e lo guardai, era bagnato fradicio.

 

“ Beh, vuol dire che con la macchina arriverai prima. Avanti, Sali! “ lui corse verso l’auto ed entrò nell’abitacolo.

 

“ Grazie “ Sorrisi.

 

“ Ho sempre sognato fare l’eroina e salvare qualcuno in difficoltà “ ripartii di nuovo e rallentai. “ Devi dirmi dove andare se non vuoi che ci perdiamo “ . Mi diede le indicazioni e lo guardai male.

 

“ Quasi arrivato avevi detto? Ci vogliono almeno dieci minuti! “

 

“ Hei, io ho il passo svelto “ accesi i riscaldamenti, giusto per non farlo ibernare e inserii la quarta.

 

“ Come mai niente macchina? “ domandai, giusto per fare un po’ di conversazione  e non stare in un silenzio imbarazzante.

 

“ Volevo fare due passi . Uhm.. cosa studi? “ lo guardai di sfuggita e sorrisi.

 

“ Psicologia, tu? “

 

“ Medicina. Ora gira a destra, al primo palazzo fermati “ Feci come mi aveva detto ed accostai. Lui scese e si abbassò alla mia altezza.

 

“ Grazie mille, ti devo un favore “ Scrollai le spalle, lo salutai e mi diressi verso casa.

 

Sì, l’interrogativo si faceva sempre più grande.

 

--

Cosa succederà?

Io lo sho *-*

Scusate se il capitolo è " corto " ma tra lo studio per i test, e le altre cose, posso stare poco al pc.

Alla prossima!

Recenstite, Lully.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Sono pessima.

E' da circa tre mesi che non aggiorno, e non ho scusanti, a parte che ho poco tempo.

Tra il trasloco, l'ambientarsi e chi più ne ha, più ne metta.

Comunque, ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia.

Buona lettura!

 

Capitolo 14.


Il tempo fugge,

e le foglie che erano verdi divengono marroni,

e appassiscono nel vento,

e si frantumano in mano.

( Leaves that are green - Simon and Garfunkel )


 

" Sono così contento di vederti Isabella " abbassai lo sguardo imbarazzata e mi guardai le mani. Il suo dito mi alzò il mento per potermi guardare negli occhi, e diventai ancora più rossa dalla vergogna, i suoi occhi azzurri erano così magnetici, sembrava che le sue iridi contenessero l'oceano Pacifico. " Sei ancora più bella quando arrossisci " ,sospirò avvicinandosi alle mie labbra. Il paesaggio al chiaro di luna di Central Park era una bazzecola in confronto al panorama che avevo davanti: camicia bianca, jeans strappati a regola d'arte, e sneakers. Le sue dita si mossero delicate sulla mia schiena, avevo la pelle d'oca: le mie gambe sembravano esser fatte di gelatina, avevo il respiro affannoso ed ero rossa come un peperone, insomma, non ero in una delle condizioni migliori. Inoltre non sapevo nemmeno come ci ero finita in una situazione come quella: io e lui, assurdo.

" I-io " cercai di articolare qualche parola, ma il mio cervello si rifiutava di collaborare. La mia razionalità aveva fatto le valige e aveva raggiunto in corsa la sua compagna lucidità per una vacanza con i fiocchi ai Caraibi.

" Bella.." le sue labbra si facevano sempre più vicine, riuscivo a sentire il suo respiro su di me; era una sensazione meravigliosa. " Bella ", il mio nome pronunciato dalle sue labbra era bellissimo, era come se Chris Martin stesse cantanto The Scientist, emozionante al massimo. Le nostre bocche erano a qualche centimetro di distanza, il mio sogno si stava coronando.

" Bella! " Scattai in piedi e mi guardai intorno: non c'era Central Park illuminato dai raggi lunari e soprattutto non c'era lui, Ian Somerhalder. " Che succede Bells? " Rose mi guardava stranita.

Sospirai e mi ributtai a letto, mi sarei riaddormentata e avrei concluso il mio bacio.

" Posso parlarti? " mi domandò sdraiandosi vicino a me.

" No, devo dormire Rose " Il bacio, il bacio!

" Ma se sono le otto " continuò lei cercando di togliermi il cuscino che mi ero messa in testa.

" Devo baciarmi con Ian " spiegai lagnandomi come una bambina di dieci anni. 

Rosalie scoppiò a ridere e io le diedi le spalle offesa. Non era una cosa su cui ridere, Ian era uno dei miei attori preferiti, stravedevo per lui, era un bel ragazzo. Se un giorno avessi incontrato la madre, le avrei stretto la mano e le avrei detto: complimenti signora, bel lavoro!

" Devo dirti una cosa importante " mi disse asciugandosi gli occhi.

" Spero per te che sia morto qualcuno " borbottai poggiando la schiena alla testiera del letto.

" Mi sono fidanzata con Emmett McCarty " l'aria mi andò di traverso, e iniziai a tossire. Emmett McCarty studiava giurisprudenza, era un armadio di quattro ante per quattro. " E mi servirebbe un favore ". Iniziai a scuotere il capo energicamente, immaginavo cosa volesse chiedermi.

" Non lo dirò io a Ryan " Ry, era piuttosto geloso di me e Rosalie. Quando uscivamo a volte ci prendeva entrambe a braccetto e iniziava a fulminare tutti i ragazzi. Rose sospirò e annuì.

" Lo so, glielo dirò domani. Il fatto è che stasera dovrei uscire con Emm, e Ryan è sospettoso. Così mi chiedevo se potessi coprirmi. " Tanto avrei dovuto studiare in biblioteca, annuii e  mi preparai al peggio.

--

" Mi raccomando, se ti chiama Ryan, o se chiama me, dobbiamo metterci subito in conversazione. Per qualsiasi cosa, casa di Emmett è vicino all'irish pub, sulla seconda strada. " 

" Rose, ho capito. Pensa a divertirti ". Chiusi la chiamata e mi buttai a capofitto nello studio. Erano quasi le dieci, chiusi i libri e mi guardai intorno, non c'era rimasto nessuno. Infilai tutto in borsa decisa a farmi una passeggiata, tanto la macchina l'aveva Rose, quindi volente o nolente, avrei dovuto camminare. Spensi la lucetta e salutai la signora Fell, che si era appisolata sulla sedia in attesa dell'orario di chiusura.

La luce dei lampioni in N. Main Street erano piuttosto fioche, colpa degli studenti che ubriachi, si divertivano a prenderli a calci, la casa di Emmett McCarty era a qualche isolato da dove mi trovavo io, mi misi e di buona lena iniziai a camminare. Sarei dovuta arrivare a Cemetery ln, quindi sarei dovuta passare dal Green College; non so ma passare da lì, soprattutto nel periodo autunnale, mi metteva tristezza. Le foglie arancioni a terra mi riempivano di malinconia, nel periodo di malattia adoravo guardare le foglie a terra, erano una specie di conforto, erano come me, morte.

Anche io ero priva di vita, mi lasciavo trascinare dalle chiacchiere degli altri, mentre le foglie si facevano cullare dal vento per poi finire a terra, ed essere pestate.

Scossi la testa e continuai a inoltrarmi nella penombra.

" Hei bellezza! " dall'altro lato della strada due ragazzi ubriachi cercavano di attirare la mia attenzione. Superai l'incrocio e iniziai ad accelerare il passo. Mi maledissi per essere uscita da sola in un luogo così poco frequentato e cercai di non dare a vedere il mio nervosismo. Altri due isolati e sarei arrivata a casa di Emmett.

" Attraversa, ci divertiamo un pò! " le loro parole erano intervallate da schiamazzi e urletti. Infilai una mano in borsa  per cercare lo spray al peperoncino che mi aveva dato Ryan, iniziai a cercarlo ma probabilmente lo avevo dimenticato nella borsa beige.

" Non essere timida! " mi morsi la lingua per non rispondere e guardai l'insegna stradale, un solo isolato ed ero arrivata. Lanciai uno sguardo dall'altra parte della strada e sospirai sollevata vedendo che non c'era più nessuno. Mi accorsi di aver fatto male i miei calcoli quando il mio polso venne stretto da una mano molto più grossa della mia, il respiro mi si mozzò in gola e il mio cuore iniziò a battere all'impazzata.

" Mi piacciono le ragazze che si fanno desiderare " l'odore di alcool mi arrivava alle narici anche se ero girata di spalle. L'altro ragazzo mi si parò davanti, maledizione ero in trappola. Cercai di regolarizzare il respiro e mi guardai intorno, non avevo via di fuga.

" Ora ci divertiremo un pò " disse il bruno davanti a me.

" Fottiti bastardo " sputai mentre la paura mi divorava.  Il ragazzo dietro di me mi tappò la bocca e iniziò a trascinarmi verso una casa in costruzione a qualche metro da noi. 
Iniziai a dimenarmi, ma la loro presa era d'acciaio.

" Stai ferma puttana " il mio gomito si andò a schiantare contro il suo stomaco. L'altro era distratto dall'accendersi una sigaretta, così iniziai a correre il più veloce possibile. Svoltai l'angolo e andai a sbattere contro qualcuno, e un urlo uscì dalla mia bocca.

" Bella, mio Dio. Che ti succede? " Alzai lo sguardo e vidi Edward. " Perchè piangi? ".

Non riuscivo a parlare tanto era l'affanno e la paura, mi voltai verso la casa e lui vide i due tizi uscire, mi afferrò la mano e iniziò a camminare velocemente.

" Sbrighiamoci, ti porto a casa mia. Sarai al sicuro. " Iniziammo quasi a correre, mentre io mi voltavo ogni cinque minuti a vedere se qualcuno ci seguiva . Arrivammo davanti un palazzo e Edward tirò fuori le chiavi, aprì il portone e mi fece entrare, intanto che lui si guardava intorno. Mi fece entrare nell'ascensore e arrivati all'ultimo piano mi fece entrare in casa sua, mi sedetti sul divano, mente lui prendeva una coperta per riscaldarmi; me la poggiò addosso e si sedette vicino a me.

" Bella, ti hanno fatto qualcosa? " la sua voce si mozzò verso la fine. Io mi strinsi la coperta addosso e scossi il capo. " sei sicura? " annuii e lo guardai.

" Grazie " mormorai mentre il mio corpo veniva scosso dai singhiozzi, lui mi abbracciò e iniziò ad accarezzarmi la schiena, le mie lacrime bagnarono tutta la sua camicia.

Era una situazione quasi paradossale: Edward, che qualche anno prima era stato la fonte delle mie lacrime, adesso mi consolava.

" E di cosa " mi strinse più a sè e mi tenne così, fino a quando i miei singhiozzi non si placarono del tutto.

" Va meglio? " feci un sorriso tirato ed annuii. " vuoi un pò d'acqua?" annuii di nuovo  e lui con un ultima carezza sparì in cucina. Tornò con una bottiglia d'acqua e un bicchiere azzurro. " Bella, li hai visti in faccia? " mi chiese mentre mi porgeva il bicchiere.

Scossi il capo " era buio " spiegai, bevendo un sorso.

" Dobbiamo denunciarli. Faremo la denuncia contro ignoti. " affermò. Sgranai gli occhi e posai il bicchiere sul tavolo con un gesto secco.

" No! " la paura si impossessò di me,di nuovo. Se li avessi denunciati tutti avrebbero saputo quello che era successo, e io non volevo.

" Ma non possono rimanere impuniti! " replicò mettendosi le mani tra i capelli " ti stavano per stuprare! "

" Ma non è successo, sono fuggita in tempo! " mi alzai e iniziai a camminare intorno al tavolo.

" E se non fossi riuscita a fuggire? E se domani verrà stuprata qualche altra ragazza? Ci hai pensato? " la sua voce si alzò di qualche ottava. " Guarda Dianne, veniva stuprata dal padrigno, si vergognava di denunciarlo. E hai visto com'è finita? Ora è madre. " scossi il capo tappandomi le orecchie.

" Lasciami in pace! " urlai " Vieni a farmi la morale, ma ti sei visto? Sei stato tu il primo ad uccidermi! Lo hai fatto ogni singolo giorno, per oltre due anni! Tu ti sei punito,eh? Ti sei sbattuto dentro una cella? " ansimai in preda alla collera. Lui rimase in silenzio sgranando gli occhi. " Ne ho abbastanza, non ce la faccio più " continuai prendendomi la testa tra le mani, " non voglio essere di nuovo al centro dell'attenzione per quanto riguarda le cose brutte, ti prego Edward. Non ce la farò questa volta a rialzarmi. " bisbigliai. Lui si sedette visino a me e mi abbracciò.

" Non voglio più essere il tuo carnefice, Bella. Permettimi di starti vicino " annuii e lo abbracciai. " Ti riporto a casa, dai. " Afferrò le chiavi dell'auto e scendemmo in garage. Davanti casa c'era la mia macchina, Rose era già rientrata quindi.  Edward si fermò davanti il vialetto e spense l'auto.

" Domani mattina ti verrò a prendere, e poi finite le lezioni ti riporterò a casa ".

" Ma.. "

" Nessun ma, ho deciso così. Non vuoi dire a nessuno quello che è successo, va bene. Ma almeno permettimi di stare tranquillo. E' un compromesso. " Scossi il capo pronta a replicare.

" Ti prego, ricordati che non sono più il tuo carnefice " mi pregò abbassando lo sguardo.

" Va bene. " aprii lo sportello e mi voltai verso di lui " mi dispiace per quello che ho detto prima, ero arrabbiata "

" Non c'è bisogno di scusarti, era la verità " sorrise tristemente. " voglio solo dimostrarti che sono cambiato " continuò.

" Beh, da domani avrai più di una occasione per farlo " gli feci l'occhiolino e sentii la sua risata nell'abitacolo mentre chiudevo.

Sì, forse non ero una foglia del tutto morta.

                         Non so cosa ho detto,

                         Ma non intendevo ferirti.

                         Ho sentito le parole venire fuori,

                         mi sono sentita come se stessi morendo,

                         è così doloroso averti ferito.

                         Allora mi guardi, non stai più urlando,

                          sei silenziosamente andata a pezzi.

             Darei qualsiasi cosa adesso, per uccidere quelle parole per te.

 

 

---

 

beh, siamo arrivate alla fine di questo capitolo.

Cosa ne pensate?

Vi rallegrerò dicendovi che ho una connessione internet stabile adesso ( per quanto si possa definire stabile una pennetta), quindi aggiornerò spesso.

alla prossima, un bacione, Lully.


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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Eccomi!Come state?

Sono stata " veloce " questa volta, anche grazie a Cass e Memè, che non facevano altro ripetermi di aggiornare. Così, ho aperto word, mi sono rimboccata le maniche e mi sono messa a scrivere.

Le recensioni sono un pò calate, ma non posso darvi torto, dopotutto aggiornavo una volta ogni morte di Papa ( come si dice da me).

Vi lascio al capitolo, buona lettura!

 

Capitolo 14.

E poi ho guardato in alto verso il sole e sono riuscito a vedere,

Oh, il modo in cui la gravità funziona per me e per te,

E poi ho guardato in alto verso il sole e ho visto il cielo,

e ho visto il modo in cui la gravità spinge su noi, su noi due.

Piccola, ho aspettato parecchio tempo,

così tanto, tanto tempo,

e non riesco a smettere di sorridere,

no, non posso fermarmi adesso.

E senti il mio cuore che batte?

Riesci a sentirne il suono?

Perchè non posso fare a meno di piangere, e non guarderò in basso.

( Coldplay- gravity ).

 



 

" Guardalo quanto è tenero! Non è tenero? " Mi voltai verso Edward che aveva una faccia alquanto abbattuta. Come aveva promesso, si era presentato davanti casa per accompagnarmi alle lezioni, e poi mi era venuto a prendere. Erano quasi passati due mesi da allora, ed eravamo diventati grandi amici, anche se Rosalie e Ryan non avevano fatto i salti di gioia quando avevano saputo chi era il mio nuovo amico, e se Rose si era arresa,dicendomi che ero abbastanza grande e matura da sapere quello che facevo, Ryan non era dello stesso parere. Anche oggi Edward era venuto a prendermi e gli avevo chiesto dopo le lezioni, di lasciarmi in centro, poichè dovevo fare delle commissioni, ma lui si era rifiutato categoricamente di lasciarmi da sola, e sotto le mie proteste, aveva scrollato le spalle e mi aveva seguita.

" Non è tenero. E' un gatto, e i gatti sono stronzi; vengono da te o per mangiare o per farsi coccolare, poi quando hanno finito se ne vanno come sono venuti " spiegò guardando male quel gatto arancione.

" Anche io la penso così, se dovessi scegliere tra un cane e un gatto, sceglierei un cane, un labrador possibilmente, ma questo non vuol dire che i gatti non siano belli " ribattei abbassandomi all'altezza del gatto in un negozio di animali.

" Ancora non ho capito perchè siamo qui " borbottò grattandosi i capelli.

" Dovevo fare shopping " mi alzai e mi guardai intorno nel grande corridoio.

" Vuoi prendere un animale? " domandò accigliato seguendomi,mentre io mi dirigevo verso i pappagalli.

" No, ma eravamo di passaggio e volevo dare un'occhiata " mi fermai davanti a un pappagallo grigio, il cenerino e ghignai. " Edward è stupido " mormorai vicino al pappagallo.

" Edward è stupido " ripetè il pappagallo. Il diretto interessato incenerì il pennuto con lo sguardo mentre io ridacchiavo.

" Si, ridi tu. " Si avvicinò anche lui al pappagallo e lo fissò intensamente. " Bella è stronza " disse a rallentatore per far capire meglio la frase al pappagallo. Gli tirai un pugno al braccio e scossi il capo.

" Bella. Bella. Bella. " scoppiai a ridere e mi voltai verso Edward. 

" Vedi? Dice che sono bella " 

" Edward è stupido " continuò il pappagallo.

" Io sono bella, tu sei stupido " gli dissi mentre lui borbottava a bassa voce imprecazioni contro il cenerino.

" No, secondo me stava dicendo solo il tuo nome " scossi le spalle, e uscimmo dal negozio di animali, mentre sentivo uscire dalle sue labbra un ' stupido di un pappagallo '.

Due ore dopo eravamo in macchina diretti verso il Mc, e mentre Edward guidava la macchina, io gli ero di spalle imbronciata.

" Oh, andiamo Bella.. Il Mc è fantastico! "

" Io voglio andare da Burger King " brontolai.

" No, Mc. "

" Ma il Burger King è più buono, ha roba fresca e... "

" Smettila di arrampicarti sugli specchi: mia macchina, mia meta. "

" Stronzo " 

" Si, anche io ti voglio bene " Non so se lo vide, ma sulle mie labbra nacque un sorriso, anche se continuavo a fare l'offesa.

" Allora, prendiamo due menu.. cosa vuoi? L'Happy Meal? " La mia mano si diresse verso la sua nuca come se fosse stata dotata di vita propria e gli tirai uno scappellotto.

" No, voglio un Mc Chiken, le patatine e la cocacola. "

" Va bene, vai a prendere posto intanto " Annuii e mi incamminai nella saletta per trovare un tavolino libero. Mi guardai intorno, quando un ragazzo mi fece l'occhiolino e arrossii. Feci come se niente fosse e occupai un tavolino vicino la grande vetrata.

" Brava scimmietta " Edward posò i due vassoi sul tavolo e iniziammo a mangiare, finii il mio panino, anche se era meglio quello del Burger King e passai alle patatine.

" Scusami, torno subito " Edward si allontanò e io presi una patatina dalle sue, mangiandola.

" Ciao, io sono Alec " il posto davanti a me venne occupato da un ragazzo che mi fissava sorridendo, era lo stesso ragazzo che prima mi aveva fatto l'occhiolino. Finii di masticare e risposi con un ciao.

" Ti ho vista prima, e devo dire che sei molto bella. E poi, non sono molte le studentesse che qui mangiano al Mc...sai com'è, la linea. " Abbassai lo sguardo sul mio piatto di patatine e mi irrigidii, non so perchè ma improvvisamente mi sentivo a disagio. " Come ti chiami? " Non ebbi il tempo di rispondere che lo fece un'altra voce.

" Mi chiamo Edward, e quello è il mio posto "  Alec si voltò verso la persona che aveva parlato e mormorò uno " scusa " biascicato. Ed si sedette, e mi sorrise.

" Tutto bene scimmietta? " sorrisi all'appellativo che mi aveva dato e annuii.


  Mezz'ora eravamo in macchina diretti verso casa, erano le nove e un quarto di sera.

" Posso almeno accendere la radio? " borbottai mettendo i piedi sul sedile, circondando le ginocchia con le braccia.

" Si cert.. Hei, togli quei piedi sporchi dal mio sedile di pelle purissima e nuovissima! " Inarcai un sopracciglio.

" Tu sui miei piedi ci puoi mangiare! " accesi la radio e iniziai a cambiare stazione per trovare qualche canzone di garbo.

" Sì, l'ultima cena " scossi il capo sorridendo,e trovai una delle mie canzoni preferite : She will be loved. Iniziai a canticchiare seguendo la voce di Adam, guardando le gocce di pioggia che si abbattevano sull'asfalto e sui vetri dei finestrini.

" I don't mind spending everyday, out on corner in the pouring rain, look for the girl with the broken smile, ask her if she want stay awhile...And she will be loved..and she will be loved "

" Mi dispiace " la voce di Edward spezzò in qualche modo quel rumoroso silenzio, sgranai gli occhi e sorrisi, non capendo.

" Lo sapevo che ti saresti pentito di aver mangiato al Mc. Io te lo avevo detto che era meglio il Burger King, ma tu non hai voluto sentire ragioni, per fortuna sei rinsavito. Sarà per la prossima volta " risposi velocemente. Un sorriso triste si dipinse sulle sue labbra e scosse il capo.

" Non parlavo di quello Isabella " Okay, adesso non capivo davvero.

" Mi dispiace di aver reso la tua vita un inferno. Di non aver mai visto quanto fossi bella e speciale dentro, di essere stato accecato per tutto quel tempo dalla popolarità." Accostò la macchina in uno spiazzo e si prese la testa tra le mani, mentre i targicristalli spazzavano via la pioggia dai vetri, come avevano fatto le mie mani con le mie lacrime, tanto tempo fa. Mi sentii immediatamente in soggezione, non so il perchè. Ma ricordare quel periodo della mia vita non era piacevole, tendevo a non ricordarlo, a eclissarlo. Avevo perdonato Edward, e non capivo perchè si stesse scusando ancora, per l'ennesima volta.

" Edward, non fa ni... "

" Se ci tieni alla mia salute psicofisica non dire che non fa niente. Guarda, ti ho reso la vita impossibile, sono stato il tuo aguzzino per oltre dieci anni, se vogliamo contare gli scherzi stupido che ti facevo da piccolo. E ti odiavo, perchè Esme quando eravamo piccini mi diceva di prendere esempio da te, quando ne combinavo una delle mie, ti odiavo, perchè Carlisle ti faceva regali bellissimi, ti odiavo perchè eri migliore di me, in tutti i sensi. " 

Mi strinsi di più le ginocchia e chiusi gli occhi. " Edward non voglio sentire più nulla, ti prego".

" E poi è arrivato James, ho trovato in lui un alleato perfetto. Anche lui ti odiava, così sei diventata la nostra valvola di sfogo; tu piangevi, noi ridevamo. Tu diventavi un'emarginata sociale, e noi i più popolari. Dio, quanto sono stato stupido. " mormorò squotendo il capo " Avevi scatenato la belva che era in me, Isabella. Non sai quante volte abbia desiderato cancellarti, ma poi mi sono detto ' è lì per te, falla soffrire'... " Inghiottii un fiotto di saliva mentre i miei occhi diventavano umidi.

" Edward, basta ti prego. Ti prego, smettila " bisbigliai.

" Io ti ho annientata, Isabella. Potevi avere tutto, e invece non hai nulla. "  Mi slacciai la cintura e uscii dall'auto, sotto la pioggia che scendeva furiosa. Edward mi seguì, mentre io cercavo di confondere le mie lacrime con la pioggia.

" Potevi avere un ragazzo che ti avrebbe amata, che a S. Valentino ti avrebbe regalato delle rose rosse e una confezione di cioccolatini...e la vostra relazione sarebbe durata, e anche se aveste scelto College diversi, lui sarebbe venuto a trovarti, incurante della pioggia, o della neve, o del caldo soffocante. E saresti stata amata... E invece tu hai paura Bella. Hai paura dei ragazzi, perchè pensi che possano essere come il vecchio Edward. Credi che non ti abbia vista stasera al Mc? Quando quel ragazzo ci ha provato, e tu ti sei irrigidita, guardando la tua confezione di patatine fritte..forse ti sei sentita a disagio..Cazzo Bella. Non vedi che è tutta colpa mia? Se io non ti avessi dato fastidio, tu non saresti caduta in malattia, e a quest'ora saresti felice! " Urlò dando un calcio alla gomma anteriore dell'auto.

" Io sono felice! " Dissi di rimando. " E' vero, a volte non sono propriamente a mio agio, ma è una mia caratteristica Edward. Sì, sei stato un grandissimo pezzo di merda con me, hai ragione, ma forse senza di te non avrei conosciuto quelli che ora sono i miei migliori amici, o non avrei conosciuto Nicole, che mi ha aiutata a superare le mie paure, e non avrei conosciuto tante persone meravigliose! E non avrei conosciuto il nuovo te Edward. Quel ragazzo dai capelli rossicci rompiscatole, simpatico,  e protettivo, che si sente in colpa, che si mette in gioco, che si fa in quattro. " mi avvicinai a lui e gli posai le mie minuscole mani sulle sue braccia " e che piange scusandosi soprattutto, ma faremo finta che sia colpa della pioggia " scherzai ridacchiando. " E' vero, non ho avuto una vita propriamente felice, e dei genitori presenti...ma credo che se potessi scegliere tra una vita felice senza di voi, e la vita che ho adesso..sceglierei senza dubbio la seconda " finii.

" Sei diventata una donna, piccola Swan " mormorò abbracciandomi.

" Sì, la pioggia ha questi effetti collaterali, mi fa diventare seria e intelligente " lo strinsi e sorrisi.

" Allora possiamo dire che sei anche intelligente! "

" Lo stupido qui sei tu, non ricordi cosa ha detto il pappagallo? "

" Stupido di un pappagallo. "  Mi baciò i capelli e io sorrisi.

" Ti voglio bene scimmietta.."

" Anche io ti voglio bene, carotina "

Edward era diventato per me un porto sicuro, era un amico speciale. Sì, ero piacevolmente sorpresa dal nuovo Pel di Carota, leale, simpatico...e che sapeva parlarti con il cuore in mano.

" Posso fare una cosa? " domandò sorridendo.

" Vuoi uccidermi? " arretrai, fintamente terrorizzata.

" Ti ricordi cosa mi hai detto due sere fa, mentre vedevamo quel film? " continuò avanzando verso di me.

" Che Matt Boomer era un figo della Madonna? "

" No, a proposito dei baci sotto la pioggia "  Non ebbi il tempo di riflettere che le sue labbra furono sulle mie e le sue braccia circondarono il mio busto. Ormai eravamo bagnati fino al midollo,quindi eravamo incuranti della pioggia, non riuscivo a pensare ad altro che alle labbra di Edward,quel ragazzo enigmatico che prima mi aveva lanciata in un precipizio senza fondo e poi mi aveva dato la mano.

All'inizio era solo uno sfioramento di labbra, ma poi il bacio si intensificò, come la sua presa su di me, portai le mie mani tra i suoi capelli, mentre la sua lingua si inoltrava nella mia bocca per rendere il bacio più profondo.

Ci staccammo dopo quelli che a me sembrarono decenni, io avevo il fiato corto come se avessi scalato l'Himalaya, e anche lui non era da meno.

" Scusa, forse non avrei dovuto farlo " disse ansante.

" Non ti scusare, è stato bellissimo. " ammisi sorridendo, mentre e lui nasceva un sorriso che andava dall'orecchio destro a quello sinistro.

" Potremmo rifarlo " propose.

" Non ti allargare".


" Secondo me, uno dei baci più romantici è quello sotto la pioggia. Non so, ma l'ho sempre visto come qualcosa di.. non so spiegarti, è qualcosa di visivamente stupendo. Poi se fatto con la persona giusta è strepitoso..penso.Anzi no, ne sono sicura. "


--

Non dico niente se non..Recensite!

Alla prossima, Lully :P

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Eccomi :D

Buona domenica. Allora, siete andate a vedere il film al cinema? Io no, devo andarci Martedì purtroppo. Ancora due giorni, devo resistere! Anche se hanno spoilerato in tutti i modi possibili e immaginabili, le still, le clip dei film...Su facebook inoltre seguo Ashley Greene, praticamente ha quasi postato tutti i fotogrammi del film. Nonostante il mio amore nei suoi confronti, in quel momento l'ho odiata.

So già che dovrò portare i Kleenex da 150, per fortuna ho già fatto la scorta, ho anche comprato il valium, da prendere prima di entrare in sala. 2 giorni... Maledetti sconti universitari e maledette sorelle che ti vogliono accompagnare ma vogliono risparmiare. A QUEL PAESE IL RISPARMIO, IO VOGLIO VEDERE QUEL CAVOLO DI FILM.

Okay, ho finito di spoloquiare... ghghqghpqgwniwgwp

Passando al capitolo, è corto lo so.. ma se affretto le cose, come si dice da me " paria brutto ",ovvero non mi sembra il caso, ma c'è ancora la gatta da pelare più difficile ... non so parlare oggi, scusate. Vivo una mattinata di balbuzia acuta.

Beh, vi lascio al capitoletto. Un bacione.

PS: IL MIO ACCOUNT TWITTER ( NUOVO DI ZECCA ) : https://twitter.com/SwiftieLu

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AGGIUNGETEMI :D


 

Capitolo 1.

" Fr-freddo " mormorai stringendomi nella felpa e coprendomi meglio con il plaid.

" Andiamo scimmietta,non esagerare. Io sono a maniche corte " la voce di Edward dall'altra parte del cellulare era talmente limpida che sembrava essere di fianco a me sul divano.

" Sei un pazzo. Ci saranno minimo sei gradi " continuai toccandomi il naso che era totalmente ghiacciato; sembrava essere diventato la punta di un iceberg.

" Bella, siamo a Dicembre. Cosa ti aspettavi, sole e fiori che sbocciano? " Mi sfregai le mani e senza troppi problemi mi andai a catapultare sotto le coperte del letto, mentre per inerzia iniziavo a battere i denti.

" C-credo che a Gennaio mi troverete ibernata in qualche stradina o addirittura a casa " sentii una risatina strozzata e lo pagai mentalmente a fanculo, faceva troppo freddo per mandarcelo a voce.

" Piuttosto, che stai facendo? " continuò lui facendo finta di niente.

" Mi sono rifugiata sotto le coperte " era un buon metodo per riscaldarsi velocemente,soprattutto quando il freddo ti entrava nelle ossa.

" Verresti gentilmente ad aprirmi? Sono sotto casa " disse come se non fosse niente di che, e a confermare le sue parole fu il suono del campanello.

" Sei pazzo, mi sto iniziando a riscaldare adesso! "

" Dai Bella, non farti pregare! " sbuffai e andai velocemente verso la porta.

" Sappi che sei un grandissimo " aprii la porta e chiusi la chiamata " ...stronzo " finii guardandolo in faccia.

" Tratti così un buon samaritano che viene a tenerti compagnia? " nemmeno replicai che mi andai a buttare sotto le coperte, di nuovo. " Bells, hai davvero tutto questo freddo? " la parte destra del mio materasso si abbassò e sentii due braccia stringermi.

" No Ed, sto giocando a nascondino " dissi sempre da sotto le coperte. Mi scoprì giusto un pò e mi lasciò un leggero bacio sul capo, si alzò e si tolse le scarpe, per poi entrare sotto le coperte con me. Si avvicinò e mi strinse a sè. Edward a differenza mia, era caldissimo,sembrava essere appena uscito da una stanza con il riscaldamento al massimo, bruciava quasi. " Sei congelata piccola " le sue mani corsero sulla mia schiena, iniziando a sfregarla per riscarlarmi, mentre le mie gambe si intrecciavano alle sue.

" Ti voglio bene Ed, grazie " ammisi, sentendo un pò di calore invadere il mio corpo.

" Figurati scimmietta. Ma i riscaldamenti che fine hanno fatto? Perchè non li avete accesi? " domandò continuando a riscaldarmi.

" Sono rotti, domani dovrebbe venire qualcuno ad aggiustarli " risposi per poi ridacchiare.

" Perchè ridi? "

" Stavo pensando che se entrasse Ryan gli prenderebbe un colpo trovandoci attorcigliati in questo modo " confessai.

" Beh, meglio in questo modo che in un altro " sghignazzò lui in risposta.

" Idiota. Forse troverebbe te morto in un angolino, e me con le mani sporche di sangue nel bagno mentre mi do una ripulita. "

" Non lo faresti mai, mi adori troppo "

" Dopo questa, posso anche dormire " mormorai chiudendo gli occhi e facendo finta di russare.

" Vorresti dire che non adori i miei occhi? " domandò mettendosi a cavalcioni su di me. Scossi il capo, negando,ma soprattutto mentendo. Adoravo i suoi occhi verdi.

" E vorresti dire che non adori i miei capelli. Che accarezzi appena ne hai l'occasione? " Mentii di nuovo, e scossi il capo. I suoi capelli? Probabilmente erano al secondo posto, ex equo con gli occhi.

" E che non adori la mia voce? " soffiò nel mio orecchio a voce bassa. Quasi non ansimai, vedendo l'effetto che mi stava provocando. " e che non ami le mie labbra? " continuò iniziando a baciarmi il collo. Le sue parole e i suoi gesti ebbero un effetto quasi immediato sul mio basso ventre, che sembrava stesse andando a fuoco.

" Edward.. " la mia voce era roca, faticavo quasi a non gemere a causa di tutte quelle forti sensazioni che mi stava regalando; forti, ma soprattutto nuove.

Afferrai il colletto della sua maglia e portai le mie labbra sulle sue, le mie mani andarono subito a finire tra i suoi capelli e iniziai a giocarci. Le sue mani andarono a finire sotto la maglietta, e la mia pelle si ricoprì di brividi.

“ Bella, ho buone notizie! “ Ryan spalancò la porta e per poco la sua mascella non si schiantò a terra.

“ Ry “ Cercai di levarmi Edward di dosso e di regolarizzare il respiro.

“ Brutto bastardo, cosa le stavi facendo? “ Ryan si precipitò come una furia verso di Edward e gli tirò un pugno in faccia.

“ Oddio, Ryan smettila! “ cercai di mettermi in mezzo ai due,intanto Edward si era rialzato e cercava di scansarmi per poter menare Ryan.

“ Smettetela entrambi! Non potete picchiarvi senza coinvolgere anche me! “ dissi voltando il capo in entrambe le direzioni per guardarli. “ Si può sapere che ti prende? Perché lo hai aggredito? “ domandai a quello che ormai consideravo un fratello.

“ E me lo chiedi anche? Si merita anche di peggio questo bastardo “ borbottò fulminando Edward con lo sguardo, mentre questo stringeva i pugni e la mascella. “ Stavi per fare sesso con lui! “ Esclamò infine ancora più incazzato.

“ Non sono affari tuoi di quello che fa Bella! “si intromise Edward alzando la voce.

“ Si che sono affari miei, io la proteggo dagli stronzi come te! “ guardai Ryan e sgranai gli occhi.

“ Ry..non “

“ Cosa Bella? Io a differenza tua non lo riesco a perdonare, dopo tutto quello che ti ha fatto, ogni volta che lo vedo, ogni volta che pronunci il suo nome mi verrebbe la voglia di rompergli la faccia e mandarlo in terapia intensiva? Beh, scusami se a differenza tua io non riesco a perdonarlo per il male che ti ha fatto “ i suoi occhi erano piedi di odio, il suo corpo tremava dalla rabbia, e io non riuscivo a spiaccicare parola. Era più che giustificato il suo odio, dopotutto era lui quello che asciugava le mie lacrime quando crollavo,dopo che Edward mi trattava come una feccia, era lui che mi veniva a fare visita con Rosalie quando ero in terapia.

“ Senti, hai ragione Ryan, eri tu quello che la confortava, che l’ha aiutata… ma sono davvero cambiato, e vorrei che lo capissi, che mi accettassi. I pugni che mi vorresti dare, me li merito tutti… la rabbia che hai è più che giusta. Ma non sono più quell’Edward, credimi “ mormorò Edward guardandolo negli occhi “ io tengo davvero a Isabella.”

“ Sai Edward, mia madre mi ha sempre detto che chi nasce tondo non muore quadrato, e io la penso allo stesso modo “ rispose Ryan prima di andarsene. Sospirai e mi voltai verso Edward e lo abbracciai.

“ Porto sfortuna “ dissi cercando di stemperare la tensione.

“ Già, porti davvero tanta sfortuna. “ Ricambiò il mio abbraccio e mi diede un bacio sulla fronte. “ ma sarà meglio che io vada, non vorrei tirare troppo la corda “ sorrise e afferrò il suo telefono da sopra il comodino. Annuii e lo accompagnai alla porta, mi diede un piccolo bacio sulle labbra e sorrisi.

“ Anche io ci tengo a te Edward..non sparirai, vero? “ Domandai in preda al panico. Conoscendolo ora sarebbe tornato a casa con i sensi di colpa, e non nego che forse, tanto tempo fa, mi avrebbe anche fatto piacere vedere Edward Cullen divorato dal rimorso e dai sensi di colpa. Probabilmente avrei anche fatto in modo di accentuare la sua sofferenza, ma adesso che sapevo che era cambiato, le cose erano un pò diverse.

Abbassò lo sguardo e scosse il capo " Non potrei neanche volendo, come ti ho detto Bella, sono troppo egoista "

" Allora siamo in due, anche io sono molto egoista..perchè volerti sempre al mio fianco è egoismo, vero? "

" Non sempre Isabella, non sempre " disse prima di andarsene, e lasciarmi lì con tanti interrogativi in testa. 

Adesso bisognava parlare con Ryan.

 

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Quale personaggio vi è piaciuto di più nel film? Perchè?

Potete scriverlo, leggerò le recensioni mercoledì ;)

 Alla prossima!


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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Eccomi :)

Sto aggiornando direttamente da Francoforte, ho due plaid addosso e mi sono svegliata un quarto d'ora fa...Qui fa un freddo polare, e non lo dico tanto per dire, quando cammino sento le dita dei piedi atrofizzarsi, non riuscirei a vivere in questi posti così freddi!

Domenica per fortuna ritorno a casa :3 così aggiornerò Magnolia.

Trovare una connessione wifi aperta qui è davvero un'impresa titanica! O per meglio dire, una l'avevo trovata, ma mio zio ha detto che non la dovevo usare, che non si poteva.. ora non so se qui in Germania è proibito, o è lui troppo corretto dal punto di vista etico, boh.

Senza contare che voleva portarmi con zia da uno dei parrucchieri più bravi di Francoforte...Seh, col cavolo che ci vado. Già non so il tedesco, e quindi non saprei come dirgli cosa vorrei come taglio, poi ancora peggio se mio zio dovesse tradurre per me..quando ero piccola appena scendeva da noi, mi portava dal parrucchiere a fare il caschetto. fino ai dieci anni ero una bambina con un casco di banane in testa. Per quanto gli voglia bene, la ferita è ancora fresca, non vorrei che invece di dire " Vuole la tinta rossa " gli dica " Taglia, il caschetto o rapata".

Bon.. ora sono in ufficio da zio, quindi non mi dilungo.

Ps: per evitare ingrippi, l'aggiornamento sarà MENSILE.

 

Capitolo 16.

 

 

“ Anche io ci tengo a te Edward..non sparirai, vero? “ Domandai in preda al panico. Conoscendolo ora sarebbe tornato a casa con i sensi di colpa, e non nego che forse, tanto tempo fa, mi avrebbe anche fatto piacere vedere Edward Cullen divorato dal rimorso e dai sensi di colpa. Probabilmente avrei anche fatto in modo di accentuare la sua sofferenza, ma adesso che sapevo che era cambiato, le cose erano un pò diverse.
Abbassò lo sguardo e scosse il capo " Non potrei neanche volendo, come ti ho detto Bella, sono troppo egoista "
" Allora siamo in due, anche io sono molto egoista..perchè volerti sempre al mio fianco è egoismo, vero? "
" Non sempre Isabella, non sempre " disse prima di andarsene, e lasciarmi lì con tanti interrogativi in testa. 
Adesso bisognava parlare con Ryan.

“ Anche io ci tengo a te Edward..non sparirai, vero? “ Domandai in preda al panico. Conoscendolo ora sarebbe tornato a casa con i sensi di colpa, e non nego che forse, tanto tempo fa, mi avrebbe anche fatto piacere vedere Edward Cullen divorato dal rimorso e dai sensi di colpa. Probabilmente avrei anche fatto in modo di accentuare la sua sofferenza, ma adesso che sapevo che era cambiato, le cose erano un pò diverse.
Abbassò lo sguardo e scosse il capo " Non potrei neanche volendo, come ti ho detto Bella, sono troppo egoista "
" Allora siamo in due, anche io sono molto egoista..perchè volerti sempre al mio fianco è egoismo, vero? "
" Non sempre Isabella, non sempre " disse prima di andarsene, e lasciarmi lì con tanti interrogativi in testa. 
Adesso bisognava parlare con Ryan.

 

 

 

" Ryan.." bussai alla sua porta con il cuore in gola. Avevo sempre saputo che prima o poi sarebbe successo, sapevo che Ryan ci teneva a me, sapevo che prima o poi avrei dovuto parlarci, seriamente. " Per favore, apri. "

Abbassai la maniglia della porta ed entrai, incurante del fatto che non mi aveva risposto, incurante del fatto che sentivo le gambe molli, sembravano fatte di gelatina. Trovai Ryan in piedi di fronte all'enorme vetrata della sua camera, sospirai e mi avvicinai a lui, lasciandogli una carezza sulla schiena.

" Ry.. " 

" Non...non parlarmi Isabella, non farlo. In questo momento non saprei controllare le parole che minacciano di uscire dalle mie labbra " mormorò, stringendo le nocche in un pugno, fino a farle sbiancare.

" Non mi interessa ciò che potrebbe uscire dalle tue labbra Pooh, è ora di parlare, seriamente, senza giri di parole, senza nasconderci... " dissi appoggiandomi alla vetrata, in modo di guardarlo direttamente negli occhi.

" Parlare di cosa esattamente? Di come quello stronzo ti abbia raggirata, facendoti credere di essere cambiato? Bene, parliamone, ma penso che sia inutile dato che ormai pendi dalle sue labbra " iniziò ad andare avanti e indietro nella camera, puntando poche volte il suo sguardo nel mio, e quelle rare volte in cui lo faceva, sentivo i brividi scuotermi il corpo; erano occhi freddi, colmi di delusione.

" E' cambiato, Edward è cambiato, perchè non lo capisci? " 

" Le persone non cambiano Bella, persone così non possono cambiare! " Tuonò, tirando un pugno al muro. Mi appiattii contro la vetrata e spalancai la bocca.

" Adesso calmati, mi stai facendo paura " mormorai spaventata.

" Ti sto facendo paura? Hai paura dell'unica persona che ti è stata vicina in tutto questo tempo? Tsè, non ci credo " un sorriso amaro si dipinse sulle sue labbra, mi staccai dalla vetrata e mi avvicinai a lui, sfiorandogli la mano.

" Scusa...è che non ti ho mai visto così... "

" Invece Edward non avrebbe perso il controllo in questo modo...giusto, lui non fa il lavoro sporco. Lui colpisce le sue prede e loro poi si ficcano due dita in gola. Ho ragione Isabella? "

Crack.

Sentii una crepa formarsi sul mio cuore. Non avrei mai pensato che Ryan potesse rinfacciarmi quelle cose.

" Smettila Ryan. " 

" Eppure non capisco. Se Edward è cambiato, e credi nei cambiamenti positivi, perchè non perdoni anche i tuoi genitori? Anche loro sono cambiati da allora da quel che dicono. "

" E' diverso ... Ryan, lo sai. Loro.. "

" Loro non erano presenti, non ti hanno mai capita... bla bla bla " mi afferrò per le spalle e puntò il suo sguardo nel mio. Ghiaccio. " Scuse, tutte scuse. Tu non vuoi dar loro una possibilità! A Edward si, ai tuoi genitori no. Eppure mi sembra che navigassero sulla stessa lunghezza d'onda a quel tempo, anzi, il tuo aguzzino era su una lunghezza d'onda più grande, eppure non mi sembra che questo ti abbia bloccata dal redimerlo. Sbaglio? "

" Basta " tuonai, mentre i miei occhi diventavano lucidi.

Ghiaccio contro fuoco.

" No. Hai detto che dovevamo parlare, e stiamo parlando. Cosa stavo dicendo? Ah, dicevo.. che tu predichi bene mia cara bene, ma ruzzoli male, non mi sembra che i tuoi genitori abbiano fatto qualcosa di male. Dimmi, oltre a ignorare una adolescente incompresa...non mi sembra che ti facessero ficcare due dita in gola a forza di umiliazioni. "

Crack.

Ennesima crepa.

" Sono cambiati? Dove vedi questo cambiamento? Dal fatto che sganciano un assegno mensile con tre zeri? Vogliono solo pulirsi la coscienza! "

" Quindi loro mandano soldi e vogliono pulirsi la coscienza. E il tuo Edward cosa farà per farti dimenticare le pene che ti ha fatto passare? Ti porterà a letto? "

Non feci nemmeno in tempo a registrare il movimento, che la mia mano si andò a schiantare contro la guancia di Ryan. 

" Vaffanculo " chiusi gli occhi e corsi fuori da quella camera, afferrai il cappotto all'entrata e corsi fuori.

Ti porterà a letto?

 

Ti porterà a letto?

 

Non potevo crederci, Ryan mi aveva rinfacciato tutto, dal primo all'ultimo istante in cui lo avevo conosciuto. 

 

Non mi sembra ti facessero ficcare due dita in gola a forza di umiliazioni.

 

Perchè i tuoi genitori no?

 

Davvero non capiva?

Esistevano genitori che si sarebbero fatti in quattro per i figli, i miei genitori invece mi ignoravano, mi mandavano a scuola con la febbre, mi avevano persino mandata a scuola con un principio di appendicite, non credevano mai a quello che gli dicevo, per loro ero solo un trofeo da esibire davanti ad amici e colleghi.

" La nostra Isabella.. "

" Nostra figlia Isabella.. "

Era più difficile perdonare qualcuno che avrebbe dovuto proteggerti a costo della sua stessa vita, e che invece ti dava qualche centimetro in più di corda per impiccarti.

Mi asciugai le lacrime ed entrai nel ristorante, salutai Jeff, il capo cameriere e andai nello spogliatoio a cambiarmi.

" Bella, sei in anticipo oggi " mi salutò Charlize, la madre del proprietario del ristorante, le sorrisi e afferrai il block notes per prendere gli ordini. " Lo so Charlz, ma a casa non avevo nulla da fare, e i riscaldamenti erano rotti, così.. "

" Così sei venuta a godere del nostro riscaldamento " mi apostrofò. " Fai con comodo cara " Charlize sparì in cucina, e io iniziai  a lavorare, con la testa tra le nuvole.

Pensavo continuamente a ciò che mi aveva detto Ryan, e per colpa di quei flash continuavo a sbagliare ordinazioni, senza contare che avevo già rotto due piatti.

" Signorina ma cosa fa? " mormorò la donna su cui avevo versato per sbaglio il vino addosso. Per sbaglio...il vino era strabordato dal bicchiere per colpa mia che continuavo a riempirlo senza rendermi conto che era ormai colmo.

Charlize sbucò alle mie spalle e si scusò con la signora, mi prese per mano e mi accompagnò nello spogliatoio.

" Che hai Bella? Non hai mai lavorato così male in questi anni " mi disse sedendosi accanto a me. Sospirai e scossi il capo. " Va bene, ma vai a casa e riposati tesoro, domani prenditelo libero, e poi voglio che torni ad essere la solita Bella, precisa e sorridente " annuii e le sorrisi, ringraziandola.

Afferrai il telefono dalla tasca e vidi che c'erano 15 chiamate perse, 10 di Ryan e 5 di Edward. Mi cambiai e misi il telefono in tasca, mi recai in bagno per lavare le mani, e il mio sguardo cadde sul water. Mi inginocchiai, e mi presi la testa tra le mani.

Non potevo farlo, non potevo.

Io ero forte.

Non potevo mandare a puttane anni di terapia, non potevo.. ma ero così stanca, così stanca di tutto.

 

Ti porterà a letto?

 

Una stupida, ecco cos'ero.

Afferrai il telefono e avviai la chiamata, sospirai e sperai che rispondesse velocemente.

" Pronto? "

" Ti prego, vieni al locale,nello spogliatoio, sto per fare una cazzata ".

 

 

 

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Eccomi. 

Beh, è un pò cortino, ma ho dovuto bloccarlo qui, o poi ci sarebbero stati troppi fatti in un solo capitolo.

Ci vediamo tra un mese, io vado a giocare con i pinguini!

Hallo! ( L'unica cosa che so di tedesco)

Lully.


 

 

 

 

 

 

 

 


 

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