Prince's Memories

di Eevaa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un turbolento inizio ***
Capitolo 2: *** Il libro ***
Capitolo 3: *** Donne! ***
Capitolo 4: *** Febbre ***
Capitolo 5: *** Mi stai evitando? ***
Capitolo 6: *** Non è mai un errore ***
Capitolo 7: *** Perdono ***
Capitolo 8: *** Ricordi di un principe ***



Capitolo 1
*** Un turbolento inizio ***


Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©. 
Le immagini non mi appartengono.
Nessun copyright si intende violato.
 

Premessa: se state cercando un grande classico, questa è la storia che fa per voi.
Questa è la mia versione dei fatti su come questa intramontabile coppia abbia fatto ad avvicinarsi fino a divenire ciò che conosciamo ad oggi.
La storia è narrata a partire da tanti anni dopo i fatti e si basa sui ricordi di Vegeta. 
Le parti scritte in corsivo sono quelle "attuali"... tutto il resto fa parte, appunto, dei suoi ricordi del passato.
Buona lettura!

 

PRINCE'S MEMORIES
CAPITOLO 1 - UN TURBOLENTO INIZIO
 
 

 

I passi del principe si fecero lunghi e decisi, le suole delle sue scarpe nere da ginnastica si adattavano perfettamente al marciapiede appena ristrutturato della Città dell'Ovest.
La primavera stava oramai bussando alle porte della cittadina e le giornate, frenetiche, andavano sempre più allungandosi sotto il timido sole di aprile.
Alti grattacieli di vetro circondavano le strade percorse dal saiyan, riflettendo la luce rossa del tramonto sul suo viso scuro.
Una vetrina piena di libri attirò la sua attenzione, in particolare una raccolta di storie dalla copertina fiorata situata in bella esposizione. 
Vegeta si portò una mano tra i corti capelli a spazzola scompigliandoseli, arrestando così il suo cammino per qualche secondo.
Un ricordo percorse la mente del saiyan, trasportandolo in un secondo a tanti, tanti anni prima. 
 
•••
 
La donna dai capelli turchini si spostò una ciocca riccia dal viso con un piccolo soffio. Con la mano accarezzò delicatamente la copertina del libro che stava leggendo oramai da parecchi giorni. Si era immersa in quelle pagine come in una bolla di sapone e niente, niente avrebbe potuto distruggere la sua quiete. Niente... se non fosse stato per lui.
Alla sua destra, stravaccato mollemente sul divano, il suo fidanzato sbuffò sonoramente cambiando repentino i canali in televisione.
«Cosa ci troverai mai nella lettura, guardare la tv è molto più comodo» commentò Yamcha indicando l'apparecchio televisivo di fronte a sé mettendosi ancora più scomposto.
«Com'è possibile che tu possa essere così ignorante?!» rispose Bulma con voce acuta, attirando l'attenzione del principe dei saiyan che, pochi metri più distante, era assorto già da parecchio tempo a guardare fuori dalla finestra aspettando la cena.
«Vorrei ricordarti che se la sottoscritta passasse tutto il giorno davanti alla televisione come te, col cavolo che potresti usufruire di tutte le invenzioni tecnologiche di questa azienda!» puntualizzò poi la ragazza inviperita all'ennesimo sbuffo e scrollata di spalle del suo fidanzato.
Stavano per litigare di nuovo e Vegeta non sopportava di sentire la voce stridula della donna, la quale si ostinava a rispondere alle provocazioni dello stupido insetto terrestre che era il suo ragazzo; decise quindi di allontanarsi dal salotto per dirigersi verso la cucina, nella quale la madre della scienziata stava preparando qualcosa da mangiare. Tuttavia era ben conscio che, per discostarsi dai battibecchi dei due piccioncini, non sarebbe stato sufficiente nemmeno prendere la prima navicella per Neo Namek.
«Sbrigati, donna. Ho fame» borbottò Vegeta rivolto a Bunny la quale, con gli occhi luccicanti, iniziò a mescolare il riso più velocemente elargendo una sfilza di inutili complimenti verso il bel saiyan entrato in cucina. 
Un'altra consueta giornata stava per concludersi in casa Brief, nella quale il principe era ospite da oramai un mese. Erano trascorsi all'incirca trenta giorni dall'apparizione del ragazzo dai capelli lilla il quale aveva preannunciato l'arrivo dei malvagi androidi, e Vegeta da allora non aveva fatto altro che allenarsi nella camera gravitazionale costruita dal padre della donna dai capelli turchini. 
Proprio pochi giorni prima ci aveva quasi lasciato un'altra volta le penne per via di un'esplosione causata da lui stesso e ci sarebbero voluti almeno altri tre giorni prima che la donna riuscisse a ripararla. Era riuscito a convincerla ad aiutarlo promettendole che sarebbe stato a riposo fino a quando non avrebbe ricostruito la gravity room, ma i giorni di convalescenza si stavano facendo lunghi e snervanti, soprattutto per via dei litigi poco pacati dei due fidanzatini.
 
La notte portò consiglio al saiyan, il quale si riposò serenamente in attesa del giorno seguente. Al diavolo quella donna e le sue sciocche preoccupazioni! Avrebbe ripreso segretamente gli allenamenti da un'altra parte in attesa che essa concludesse le sue riparazioni. Una voce acuta e stridula, però, svegliò il principe un'ora prima rispetto al tempo prestabilito.
Bulma era furiosa, stanca e umiliata. Grosse lacrime sgorgavano come diamanti dai suoi occhi occhi celesti, il viso era rosso di rabbia.
«Come hai osato farlo?! Sei un povero imbecille!» urlò la donna in faccia a Yamcha tentando di spingerlo verso la porta scorrevole.
«Dai tesoro, andiamo. Non volevo farti arrabbiare. Pensavo che buttare via quel libro avrebbe potuto farti stare un po' di più con me! Ultimamente non fai altro che leggere e devo sempre starmene da solo a guardare la tv» si giustificò colui che era stato soprannominato settimane prima da Vegeta l'Inutile Invertebrato.
«Ma ti rendi conto di quanto sei infantile?» sbraitò Bulma paonazza «io non voglio più passare il mio tempo con un bambino! Io ho bisogno di qualcuno che apprezzi il mio lavoro, le mie passioni. Non ho bisogno di uno come te!»
«Ma le tue passioni non devono diventare anche le mie! Le reputo sciocche! Non puoi buttar via la nostra storia per uno stupido libro!» replicò il ragazzo con un tono decisamente più alto.
Ma per Bulma quello fu davvero troppo. Con uno scatto nervoso la donna tentò di colpire in piena faccia Yamcha con uno schiaffo, tuttavia il gesto costò caro alla donna, la quale ritirò la mano urlando di dolore: il ragazzo, solo per difendersi, aveva afferrato il polso di Bulma, provocandole accidentalmente una distorsione non dosando a dovere la sua forza che, per quanto non fosse pari a quella di un saiyan, andava ben oltre a quella di un comune terrestre.
«Sei impazzito per caso?! Vattene subito di qui! Io non ti voglio più vedere il vita mia! Io non voglio aver più a che fare con te!» berciò la donna tenendosi il polso con una mano, facendo segno al combattente di prendere immediatamente la via dell'uscita.
Proprio in quel preciso istante Vegeta scese dalle scale correndo, visibilmente inferocito dalla loro sciocca discussione mattutina.
«Si può sapere cos'è questo baccano? Io stavo tentando di dormire! Insulsi terrestri, dovrei uccidervi per-» sbraitò sua altezza ma, non appena fu abbastanza vicino da rendere la sua presenza ancor più minacciosa, lo sguardo del sayan si posò immediatamente sul polso ferito della terrestre. 
E, non riuscì nemmeno a capire il perché, il principe iniziò ad avvertire una rabbia proveniente dal profondo dello stomaco.
 «Vattene» sussurò Vegeta rivolgendosi al mollusco di fronte a se.
«Non ho fatto apposta, non volevo farle male! Lei mi ha tirato uno schiaffo ed ho cercato di fermarla, non è colpa mia se sono troppo forte!» si giustificò Yamcha indietreggiando a passi insicuri.
«Vattene via prima che ti faccia vedere io cosa vuol dire essere troppo forti» ringhiò il sayan a pochi centimetri dal viso di Yamcha il quale, pallido come un cencio, fuggì spaventato dalla porta sotto gli occhi allibiti di Bulma.
«Vegeta... ti ringrazio» bisbigliò la donna asciugandosi con una manica le lacrime dal viso. 
Senza dire una parola, rivolgendole solo un'occhiata fredda e dura, il saiyan si allontanò anch'egli dalla casa non più con il solo intento di allenarsi, ma di sfogare la propria rabbia.
Ma rabbia per cosa, poi?!


 
Continua...

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Capitolo 2
*** Il libro ***


 
PRINCE'S MEMORIES
CAPITOLO 2 - IL LIBRO


 
Trascorsero diversi giorni da quell'orribile momento, durante i quali Bulma impiegò il proprio tempo per riparare la camera gravitazionale a Vegeta, cercando così di distratsi dalla rottura con il fidanzato. Durante tutti quei giorni i due coinquilini non si erano mai rivolti la parola, neppure quando la donna finì di ricalibrare la stanza - che, per inciso, avrebbe riparato molto più velocemente se non fosse stata rallentata dalla quella brutta distorsione al polso.
La notte era per la scienziata il momento più duro della giornata: i pensieri invadevano la sua mente come raffiche di vento, rendendo labile la sua capacità di trattenere lacrime e singhiozzi. Le cose con Yamcha non andavano bene già da mesi, forse anni, ma mai si sarebbe immaginata che quel ragazzo potesse rivelarsi tanto immaturo. Era arrivata a convincersi che, tra alti e bassi, sarebbe potuta durare per sempre, che avrebbero messo su famiglia. Ma chi glielo faceva fare di mettere su famiglia con un uomo che non condivideva praticamente nulla delle sue passioni? Pianse tutte le sue lacrime, in quelle notti, ma fu proprio in uno di quei momenti di crisi che una figura scura e tetra varcò la soglia di camera sua senza bussare.
«Donna si può sapere cos'hai sempre da lamentarti? Se lo devi fare, almeno sii silenziosa! Mi piacerebbe dormire una notte intera senza risvegli, ogni tanto!» grugnì Vegeta aspettando che la ragazza alzasse il viso dal cucino, ma ciò che vide quando lo sguardo di ella incrociò il suo lo lasciò senza parole: i lineamenti di Bulma erano mutati in quei giorni, erano stanchi e sciupati. Calde lacrime bagnavano le guance rosee come un fiume in piena.
«Mi dispiace, Vegeta, non volevo darti fastidio. Anzi, dovrei smettere anche di dar fastidio a me stessa, ma non riesco» singhiozzò l'azzurra asciugandosi il viso con un fazzoletto, tirando su con il naso come i bambini.
Gli occhi del principe si dilatarono, un senso di sgomento ed impotenza fece da padrone nel suo corpo. Com'era possibile che vederla piangere facesse in lui questo effetto? Lo stesso tipo di effetto che gli aveva fatto nel vederla ferita.
Passarono diversi secondi prima che Vegeta riuscisse a pronunciare una frase sensata. 
«Se stai frignando per quell'insetto è tempo sprecato. Non capisco come tu possa rovinarti l'esistenza per quell'idiota! Credo che tu sia abbastanza intelligente da capire che lui non è degno nemmeno di starti intorno» commentò il principe uscendo dalla camera sbattendo la porta, pronunciando un sonoro -tsk- di disappunto.
Bulma rimase allibita dalle parole del saiyan, sia perché dopo tanto tempo si era degnato di rivolgerle la parola, sia perché aveva profondamente ragione. Lei, una ragazza carina e intelligente, non poteva sprecare la sua vita a piangere per uno sciocco insetto.
No! Bulma Brief si sarebbe data una regolata! E lo avrebbe fatto a partire da subito! 
La scienziata strinse i pugni e, strappando la sua foto con Yamcha dalla bacheca sopra il letto, la ridusse in tanti pezzi così piccoli da sembrare coriandoli.
 
 
"Quella stupida donna" pensò il saiyan piegando le braccia con fatica sotto il proprio peso corporeo elevato ad una gravità superiore a 300 "perché ho provato dispiacere vedendola piangere?" si domandò rosso di rabbia. Lui, il fiero principe dei saiyan, impietosito dalle lacrime di una comune terrestre?! Hah! Ridicolo! Durante gli attacchi per colonizzare pianeti alieni aveva potuto vedere lacrime e lacrime di disperazione, ma mai si era trovato a provare pietà per un altro essere vivente.
Mai.
Fino ad allora.
Fino a che non aveva conosciuto quella donna. Quella donna che lo aveva aiutato ad allenarsi, quella donna che lo stava ospitando nonostante fosse un assassino. 
Quella stessa donna che quando lui stesso aveva rischiato di morire gli era stata vicina, accanto al suo letto. Perché l'aveva vegliato? Perché non aveva paura di lui? 
Ma soprattutto, perché non aveva ancora posto fine alla sua misera esistenza per aver disturbato il suo regale sonno nelle notti precedenti? Forse si era davvero rammollito. Ma, siccome a quanto risultava non riusciva a porre rimedio violento a quel problema, forse avrebbe dovuto giocare d'astuzia.
 "Ci sarà pure un modo per farla smettere di frignare" concluse il sayan alzandosi con forza. 
Perché l'intento di farla smettere di piangere era solo dettato dalla sua insonnia notturna, giusto?!
 
•••
 
Un mesto fece affiorare delle piccole rughe sul viso di Vegeta, ma il principe scosse la testa violentemente per darsi un contegno. Ma che ci poteva fare se il ricordo di quei giorni era più vivo che mai, seppur a distanza di anni? 
Il sole stava quasi tramontando dietro alle colline della Città dell'Ovest rendendo ancor più scuro il viso del saiyan, il quale riprese a camminare continuando a ricordare il passato, solo però dopo aver notato che quella vetrina di libri, durante gli anni, non era cambiata affatto. 
 
•••
 
Gli occhi di Bulma si fecero stretti come due fessure, arrossendo in viso come un pomodoro maturo. Con rabbia prese in mano il cellulare, digitando i numeri con talmente tanta forza da rischiare di bucare lo schermo. Ci vollero parecchi squilli prima che l'interlocutore rispondesse.
«Pronto? Bulma? Sei proprio tu?»
«, stupido essere, sono io. Cosa pensavi, di potermi riconquistare?» sibilò la donna attraverso la cornetta. Il solo suono della voce di quel cretino le fece venire la nausea.
«Non capisco. Riconquistare?» replicò Yamcha allibito.
«Pensavi che ricomprarmi questo libro bastasse per tornare insieme? Beh, scordatelo! E' finita: FI-NI-TA. Kaputt! Adios! Au revoir!» puntualizzò la scienziata spocchiosamente agitando la raccolta di letture in aria come se fosse un fazzoletto bianco sventolato in segno d'addio.
«Ma di cosa stai parlando? Quale libro?» domandò il ragazzo dall'altra parte della linea.
Gli occhi di Bulma si spalancarono improvvisamente, lasciando l'interlocutore in attesa.
Con le mani tremanti la donna premette il tasto i chiusura, senza curarsi di salutare ulteriormente colui che era dall'altra parte. Del resto l'aveva già fatto in parecchie lingue. 
Se non era stato Yamcha a ricomprarle il libro, chi poteva essere stato?
Non poteva essere stato lui. Lui, quel borioso coinquilino con il quale stava convivendo forzatamente da mesi. Non ne sarebbe stato capace. Non avrebbe mai potuto fare un gesto così gentile!
L'azzurra si alzò velocemente dalla sedia poggiando il cellulare sulla scrivania, correndo poi verso la stanza adiacente con il libro poggiato al petto. Il respiro si fece affannoso ed incerto prima di raggiungere la porta in legno bianco che delimitava la stanza di Vegeta.
Dopo aver preso due respiri profondi la donna bussò attendendo una risposta che però non arrivò.
"Deve essere qui per forza" pensò Bulma provando nuovamente a bussare. 
«Che vuoi?» ruggì il sayan da dentro la stanza prima che la donna aprisse la porta con le mani tremanti, addentrandovisi in punta di piedi senza permesso.
«Sei stato tu?» sussurrò Bulma a con voce talmente bassa che Vegeta dovette avvicinarsi per sentire quello che stava domandando. Ed ella, incerta, le mostrò il libro con un po' di riluttanza. Sperò davvero di non aver preso un granchio, altrimenti avrebbe fatto davvero la figura della stupida.
«L'ho fatto solo perché così non mi avresti più disturbato di notte con i tuoi sciocchi piagnistei» bisbigliò il principe voltandosi verso la finestra per non mostrare il rossore sulle proprie gote.
I suoi occhi neri come la pece si chiusero sperando che la donna non dicesse altro e uscisse dalla stanza immediatamente, ma non fu così. La sentì avvicinarsi pericolosamente alle sue spalle, il suono del respiro agitato della ragazza invase le orecchie del saiyan, il quale sussultò al leggero tocco di una piccola mano sulla propria schiena.
Immediatamente si girò aprendo gli occhi, fissandola in cagnesco.
«Che fai?» domandò brusco notando però un sorriso dolce sul viso della donna. Un sorriso. Un sorriso splendente.
Imbarazzata ma allo stesso tempo felice, l'azzurra scrutò con gli occhi limpidi il viso arrossito del saiyan. Un viso dai lineamenti così duri ma allo stesso tempo così perfetti. Un viso straniero, alieno, a tratti indecifrabile ma che in quel momento lasciava trasparire un sentimento comune ai terrestri: l'imbarazzo. 
«Sei stato gentile» disse lei con premura, raddolcita da quella seppur piccola dimostrazione di umanità da parte dell'assassino che poco più di un anno prima aveva minacciato di far saltare in aria il loro bel pianeta.
«Gentile? Tsk... GENTILE!?» urlò Vegeta arrossendo ancor di più «Io sono il principe dei saiyan! Io non sono gentile! Io sono il guerriero più forte dell'universo! Potrei ucciderti in meno di due secondi! A proposito, esci da questa stanza prima che io prenda in considerazione l'idea di farlo davvero!»
Bulma continuò a sorridere guardando il principe dei saiyan incrociare le braccia, rosso in viso come una fragola. Un sorriso che lo mandò fuori dai gangheri. Possibile che non gli facesse nessuna paura? Possibile che quella dannata donna lo reputasse davvero così mite?!
Con un gesto naturale ella si girò sui tacchi e imboccò la via d'uscita, voltandosi un'ultima volta prima di chiudersi la porta alle spalle.
«Grazie ancora, principe dei saiyan...».


 

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Capitolo 3
*** Donne! ***



PRINCE'S MEMORIES
CAPITOLO 3 - DONNE!


 



Le pagine del libro scorrevano veloci tra le dita affusolate di Bulma ed ella, dopo chissà quanto tempo, si sentì finalmente serena, felice e soprattutto rilassata per non sentire più lo snervante suono della televisione ogni volta che prendeva la raccolta di storie tra le mani. Il silenzio regnava sovrano in casa Brief, disturbato solo dal dolce suono della pioggia primaverile che batteva sul vetro.  

 
Gli allenamenti di Vegeta procedevano in modo regolare, se non fosse per un pensiero fisso nella mente del sayan. Tsk- pronunciò sonoramente tirando un pugno in aria. 
«Gentile? Gentile io?! Quella donna non si rende conto» borbottò Vegeta continuando colpire nemici invisibili di fronte a lui. Avrebbe potuto uccidere quella ragazza con un semplice sbuffo, avrebbe potuto farla sparire dal mondo in due secondi.
Ma non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo. Non sarebbe mai riuscito a farle del male, era questa la verità. Perché se avesse voluto ucciderla avrebbe già avuto molti altri buoni motivi per farlo - quell'indegna maglia rosa, ad esempio - ma non ci aveva mai nemmeno provato. Eppure in passato aveva ammazzato per molto meno.
«No! Sto diventando un rammollito come Kaarot! NON E' GIUSTO!» urlò il principe scagliando dalla mano una grande sfera di energia, continuando a gridare come un forsennato. 
 
 
Una volta terminati gli allenamenti, Vegeta si diresse affamato verso la cucina passando per il grande cortile della casa rotonda. Una voce acuta però fece frenare la camminata del principe.
«Dai, micio! Vieni qui! Ci stiamo inzuppando entrambi! Esci dal cespuglio!»
Vegeta camminò cambiando direzione, raggiungendo il retro della casa. La donna dai capelli turchini era chinata vicino al cespuglio sovrastato da un piccolo salice piangente non ancora in grado di fornire riparo. Era fradicia, e quel giorno faceva anche fin troppo freddo. Lentamente il principe si avvicinò a lei senza farsi sentire.
«Uffa! Fai come vuoi, maledetto testone di un gatto!» concluse Bulma alzandosi in piedi girandosi per tornare in casa, sbattendo però violentemente contro la figura immobile del principe appena dietro di lei. Strillò per mezzo secondo - quanto bastò per far scappare il gatto dal proprio riparo - poi si ricompose.
«Ma che sei matto? Vegeta! Mi hai spaventata, non ti ho sentito arrivare» dichiarò portandosi una mano al petto tentando di moderare il proprio respiro. I capelli ricci della donna erano completamente inzuppati d'acqua, le ricadevano sulla fronte rendendole quasi impacciata la visuale, ma non poté proprio fare a meno di notare che anche il principe si fosse completamente infradiciato. E, proprio per questo, non riuscì a trattenere un sorrisetto divertito.
«Si può sapere cosa c'è da ridere tanto? Tsk... possibile che tu non abbia davvero paura di me?»
«Perchè dovrei averne?» domandò la donna inarcando un sopracciglio.
«Pronto?! Non so se l'hai notato, ma ti ricordo che Io sono quello che ha tentato di ammazzarvi tutti non molto tempo fa. E potrei ucciderti anche ora, se lo volessi!» puntualizzò Vegeta equilibrando perfettamente sarcasmo e furia. Sebbene la furia si stesse facendo ben più preponderante con il passare dei secondi.
«Sì, potresti. Ma non lo farai» esordì Bulma con tono sicuro, posandosi le mani sui fianchi.
Gli occhi di Vegeta si spalancarono nello stesso momento in cui la donna continuò a parlare.
«Se avessi voluto uccidermi l'avresti già fatto. Ma io so che in realtà non sei cattivo come vuoi far sembrare. E sopratutto non mi faresti del male!»
«Io sono cattivo! Io sono spietato!» tremò Vegeta paonazzo, soffiando con le narici dimostrandosi visibilmente irritato. 
«Allora uccidimi se ne hai il coraggio» sussurrò la donna avvicinando il viso a quello dell'uomo e, con tono udibilmente provocatorio, sibilò ciò che mai avrebbe dovuto sibilare «saiyan!»
L'ultima parola fece rabbrividire il principe, il quale si immobilizzò davanti allo sguardo spocchioso della donna a pochi centimetri da lui. La pioggia bagnava il viso di entrambi, costretti a socchiudere gli occhi per non farvici entrare l'acqua. 
Com'era possibile che quella donna potesse tenere testa al principe dei saiyan? Con uno scatto felino Vegeta afferrò i polsi della ragazza ringhiandole contro tutto il suo sprezzo. Una piccola smorfia di dolore si fece viva sul viso dell'azzurra, seguita da un lamento. Gli occhi scuri di sua maestà si posarono su uno dei due polsi della terrestre: era ancora fasciato. Immediatamente il principe allentò la presa guardandola spaventato.
«N-non volevo» ciò che uscì dalla propria bocca lo fece rimanere di pietra, osservando poi l'espressione vittoriosa di Bulma.
Senza dire una parola - ma con l'istinto di mordersi e mangiarsi la propria lingua - Vegeta si librò in volo velocemente creando una striscia argentea dal punto in cui era partito, sparendo poi in mezzo alla pioggia.
Maledizione! Si era tradito proprio di fronte a quella dannatissima donna!
 
 
Passarono diverse ore prima che il saiyan decidesse di rincasare - giusto il tempo di sbollire e maledirsi a sufficienza -, il cielo si era fatto scuro e tetro, illuminato solo da intermittenti lampi di luce: un forte temporale regnava sovrano nel cielo.
Erano circa le due del mattino quando Vegeta varcò la soglia della finestra del soggiorno, bagnando completamente il pavimento sotto di lui. Con espressione di sorpresa notò che Bulma, in una posizione alquanto rilassata, stava dormendo profondamente sul bianco divano.
Gli occhi del principe si posarono sull'esile corpo della terrestre, scrutandolo da capo a piedi nella sua bellezza. Silenzioso come un gatto si avvicinò al divano, continuando a squadrarla dall'alto in basso fin quando un violento tuono non la fece destare. E fece sussultare lui.
«Vegeta...» sussurrò lei mettendosi a sedere sul divano. Gli occhi scuri e cupi del saiyan la stavano scrutando fino in fondo all'anima. Quegli occhi maledettamente profondi. Quegli occhi così belli, così scuri e penetranti. Con un leggero movimento della testa Bulma si ricompose.
«Dove sei stato?»
«La cosa non ti riguarda» bisbigliò Vegeta osservando il libro appoggiato sul tavolino. Possibile che l'avesse già finito?
«Cafone» commentò la donna stiracchiandosi per alzarsi in piedi «non vedi che stai bagnando tutto il pavimento? Poi sono io che devo pulire!»
«Seh! Proprio tu! Avete quattro colf! E comunque se tu non mi avessi fatto arrabbiare sarei rientrato ore fa!» rispose il principe storcendo il naso.
«Se tu non ti arrabbiassi per così poco!» gli fece il verso Bulma alzando gli occhi al cielo.
«Tsk... donne» rispose sprezzante il principe incrociando le braccia «anche su Vegeta Sei avevamo lo stesso problema con le saiyan femmine. Tutte uguali, in tutto il mondo e paese! Anzi, in tutto l'universo! Volete sempre avere ragione!»
«E tu sei troppo irritabile. E per giunta maleducato e sessista!» replicò stizzita Bulma portandosi le mani sui fianchi.
«Bisbetica!»
«Primitivo!»
«Oca!»
«Scimmione!»
Gli occhi celesti di Bulma diventarono due fessure. Continuò per parecchi secondi a guardare con aria di sfida il saiyan il quale, stanco e inzuppato, decise di concluderla esattamente lì e decise di dirigersi verso la camera da letto sussurrando una serie di maledizioni nella sua lingua d'origine, dandola così vinta per l'ennesima volta all'affascinante azzurra.
 
Continua...
 

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Capitolo 4
*** Febbre ***


 
 

PRINCE'S MEMORIES
CAPITOLO 4 - FEBBRE




Il principe camminava veloce e prepotente nel corridoio della Capsule Corporation, giungendo nel salotto aprendo la porta con un calcio.
«Donna!? I comandi della mia gravity room danno problemi» urlò Vegeta rabbioso buttandosi l'asciugamano sulle spalle sudate.
Nessuna risposta.
Con fare minaccioso si avvicinò alla cucina varcandone la soglia ancor più adirato, spaventando la povera Bunny intenta a mettere del ghiaccio in una borsa termica.
«Dov'è l'altra donna?» domandò freddo.
«Intendi Bulma, caro? E' di sopra in camera sua. Il dottore la sta visitando» rispose la signora con fare preoccupato, portandosi poi una mano sulla bocca. Vegeta inarcò un sopracciglio perplesso.
«Il dottore?»
«Non è stata bene, povera cara. Penso che abbia preso freddo...»
Senza dare il tempo alla donna di aggiungere altro Vegeta si diresse volando verso il piano superiore, varcando la camera allestita ad infermeria nella quale poco più di una settimana prima era stato curato, affiancandosi al padre della ragazza seduto su una poltroncina in attesa del responso del medico. 
Bulma era distesa sul lettino intenta a farsi visitare, aveva l'aria stanca e spossata. Ci vollero parecchi minuti prima che il dottore diede la pessima notizia che la ragazza aveva preso la broncopolmonite e che se la febbre non si fosse abbassata entro due giorni con gli antibiotici avrebbero dovuto ricoverarla in ospedale. 
 
Vegeta, ricordandosi di come ella lo aveva accudito durante la convalescenza, decise di restare nell'infermeria a riposarsi e tentare di meditare accanto alla donna fino al suo risveglio.
«Vegeta?! Coff-coff... che ci fai qui? Coff-coff» tossì lei portandosi una mano davanti alla bocca. Dannazione, odiava farsi vedere in quello stato pietoso! Chissà come era conciata! Probabilmente aveva delle occhiaie da far paura. E i capelli! Argh! Che smacco.
«Oh, era uno dei rari momenti in cui stavi zitta, non potevo perdermelo» rispose acidamente il sayan rivolgendole uno sguardo severo.
«Ha-ha, sempre gentile vedo» lo schernì lei alzando gli occhi al cielo, non avendo però le forze di rispondere altro. La gola le bruciava da morire e si sentiva come se una mietitrebbiatrice le stesse passando sul lobo frontale.
«Tsk! Come sei fragile, donna terrestre. E' bastato un semplice temporale per ridurti in questo stato pietoso» constatò il principe facendo schioccare la lingua con sprezzo. Gli era capitato poche volte di avere la febbre, e di certo non era stato per un po' di freddo! Per le infezioni, sì, o qualche cibo non esattamente commestibile racimolato su pianeti dalle scarse risorse. 
«Mi spiace, non sono -coff- una scimmiona come te, le mie difese immunitarie sono molto più deboli delle tue!» bisbigliò la donna visibilmente provata dalla febbre alta, togliendosi la borsa del ghiaccio dalla fronte infreddolita.
«Non sprecare energie per blaterare - come tuo solito - e riprenditi, piuttosto. Ah, e quando sei zitta sei molto simpatica!» commentò Vegeta, rivolgendole poi un mezzo sorriso.
Un sorriso.
Il suo viso non assumeva quasi mai quella posa, forse ridicola, forse gentile. Gentile, proprio come quella donna l'aveva definito.
Bulma ridacchiò alla battuta del principe, sperando che fosse realmente solo uno scherzo. Con un leggero colpo di tosse si tirò le coperte fino al mento chiudendo gli occhi nel tentativo di riposare. 
 
•••
 
Un brivido di freddo colse di sorpresa il saiyan, intento a correre nervosamente per le strade del centro; i negozi avrebbero chiuso in pochi minuti. Avrebbe dovuto sbrigarsi, altrimenti non avrebbe fatto in tempo a comprare ciò che gli serviva.
Ma quel piccolo brivido salito lungo la schiena gli ricordò ciò che accadde dopo...
 
•••
 
Vegeta le rivolse uno sguardo, iniziando poi a squadrarla come due sere prima. Era splendida quando dormiva, sembrava quasi un angelo. Gli doleva ammetterlo a se stesso, ma non aveva visto nulla del genere in tutte le galassie da lui esplorate. Persino le donne saiyan non erano all'altezza dei suoi particolari. Quel colore di capelli bizzarro, ad esempio, o quel suo modo ostinato di parlare e confrontarsi nonostante non possedesse alcuna forza fisica. 
A discapito della calma apparente con la quale stava riposando, il principe si accorse che piccoli brividi stavano facendo tremare l'azzurra, probabilmente dovuti alla febbre. Senza pensarci due volte il saiyan si avvicinò al lettino, senza fare rumore. La vicinanza con la ragazza creava in lui un forte senso di agitazione, cosa gli stava succedendo?!
Perché voleva fare del bene ad un'altra persona? L'ultima volta che aveva fatto qualcosa di realmente buono... beh, non se lo ricordava bene. Era molto piccolo, e c'entrava qualcosa sua madre. Ma non volle ricordare, non in quel momento.
Si concentrò meglio sui brividi ed il sudore freddo sulla fronte della donna.
"Assurdo" pensò Vegeta portandosi una mano in fronte, combattuto sul da farsi. Si guardò intorno accertandosi che nessuno lo stesse spiando, maledicendosi però nella propria lingua natia. Suo padre il Re dei saiyan, probabilmente, si stava rivoltando nella tomba che non aveva.
"Ma sì, tanto non ho niente da perderci"
Con un leggero tremore, il principe aprì le mani vicino al corpo della ragazza, emanando da esse due piccole e luminose sfere di energia per riscaldare il corpo infreddolito dell'azzurra, la quale smise subito di tremare. Un piccolo sorriso increspò le labbra di Bulma rendendola ancora più bella. 
«Lo faccio solo perché mi servi, devi ripararmi la gravity room!» sussurrò impercettibilmente Vegeta sperando che la donna non aprisse gli occhi. Se l'avesse fatto, infatti, lo sguardo del sayan avrebbe tradito l'affermazione appena pronunciata.
Uno sguardo diverso dal solito, meno corrucciato. Uno sguardo gentile. Uno sguardo affettuoso, uno di quegli sguardi che il principe non aveva mai assunto in vita sua.
M Bulma non stava dormendo. Non stava sognando, o almeno così sperava. Vegeta era lì, al suo fianco.
La stava riscaldando, ma di certo il bel principe non poteva immaginare di quanto le stesse riscaldando il cuore.
 

 
La febbre di Bulma si abbassò leggermente il giorno successivo, facendo sperare in un netto miglioramento. Il sayan passava la giornata ad allenarsi nella palestra della grande casa, fermandosi ogni tanto per controllare la situazione dell'azzurra. Quando quest'ultima dormiva, infatti, Vegeta si recava di nascosto nella stanza dell'infermeria, osservandola sognare. 
Quel pomeriggio il suo sguardo si posò rapido sul libro con la copertina fiorata, domandandosi cosa contenesse di tanto interessante. Senza farsi vedere lo prese tra le mani, tastandone prima la copertina e poi aprendolo sulla pagina del segnalibro. Non era facile per lui, leggere quei caratteri. Aveva imparato la lingua comune di quella galassia durante i suoi spostamenti - era simile a tante altre -, ma non aveva mai avuto grandi occasioni per apprenderla in forma scritta. 
Una frase sottolineata con un tratto di matita catturò l'attenzione del saiyan, il quale iniziò a studiarne le sillabe lentamente. Si impegnò profondamente per riuscire a leggere e, tra vari tentativi ed errori, riuscì a comprenderne del tutto il significato.
 
"Ciò che distingue il debole dal forte non è la durezza d'animo, ma la capacità mostrare i sentimenti senza vergognarsene"
 
Con le mani tremanti e gli occhi socchiusi il principe chiuse il libro appoggiandolo nuovamente al comodino, avvicinandosi alla donna dai capelli turchini di soppiatto. Dormiva, era assopita e tranquilla.
Stupenda, leggera, dolce. Le sue labbra dello stesso colore delle fragole sembravano morbide ed invitanti. 
Perché provava quell'attrazione? Perché quella nuova sensazione? 
La gravità attorno a lui sembrava essersi dissolta, tutto il mondo circostante era sparito. Il principe avvicinò il viso a quello della donna fino a che solo pochi millimetri separarono le loro labbra. 
Era vicino, troppo vicino. Ancora pochi secondi e tutto sarebbe cambiato, tutto. E no, non avrebbe potuto permetterselo. 
"Non essere sciocco" pensò Vegeta sollevandosi immediatamente arrossendo in viso "questa cosa non dovrà mai accadere, mai".

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Capitolo 5
*** Mi stai evitando? ***



PRINCE'S MEMORIES
CAPITOLO 5 - MI STAI EVITANDO?
 


Bulma si riprese completamente nel giro di pochi giorni grazie agli antibiotici e, per la gioia di tutti i familiari, era ritornata in forma più che mai alle sue abitudini.
Aveva persino riparato la gravity room di Vegeta il quale, però, stava facendo tutto il possibile per non incrociare il suo sguardo nei corridoi.
L'estate si stava avvicinando prepotentemente alla Città dell'Ovest, un improvviso caldo torrido ed afoso rese ancor più stancanti gli allenamenti di Vegeta, costretto a fare una lunga pausa all'ora di pranzo e nelle ore più calde. 
Ultimamente si era abituato a mangiare in compagnia dei terrestri in terrazza, rimanendo però comunque zitto e sulle sue.
«Vegeta, ti va un po' di yakisoba? E' quasi pronto» domandò Bunny ridendo giulivamente. Il saiyan fece segno di sì con la testa, rimanendo però con gli occhi fissi sul piatto vuoto di fronte a lui. 
Una folata di piacevole vento scompigliò i capelli neri del sayan, il quale per un secondo alzò gli occhi per controllare che il tovagliolo non stesse volando via dalla tavola. Nello stesso istante, però, non resistette dal guardare la donna seduta di fronte a lui. 
Bellissima ed illuminata dalla luce dorata di fine maggio lo fissava affascinata con le gote leggermente rosse.
"Che ha da fissarmi?" si chiese Vegeta, ricambiando lo sguardo diventando anch'egli rosso in viso.
"Mi sta guardando! Finalmente! Sapevo che ci sarei riuscita, d'altronde... una ragazza carina come me!" pensò eccitata Bulma sorridendo nervosamente. Il principe ricambiò il sorriso più pacatamente possibile, alzando solo un angolo della bocca.
"Ma che sto facendo?! Sorrido come un idiota! E' inaudito!" pensò Vegeta alzandosi di scatto sbattendo le mani sul tavolo, provocando un forte spavento al padre di Bulma e alla donna, i quali lo guardarono allibiti.
«C'è qualcosa che non va, ragazzo?» domandò il vecchio terrestre pulendosi i baffi con un tovagliolo, guardando poi il saiyan sparire nel cielo azzurro come gli occhi di Bulma.
«Vegetaaa! Aspettaaaa! E lo yakisoba?!» gridò Bunny con in mano il vassoio da portata «Bulma, tesoro, perché se ne è andato?»
«Non ne ho proprio idea...» rispose l'azzurra indispettita ed insospettita dalla reazione del saiyan. Non che fosse un tipo conviviale, ma quel cambio repentino d'umore era troppo persino per uno come lui.
"Perché fa così?" si domandò Bulma passandosi una mano tra i capelli turchini, guardando poi la scia argentea lasciata dal principe nel cielo. 
 
•••
 
Il cielo della Città dell'Ovest si era nel frattempo illuminato delle prime stelle, le quali resero ancor più magiche le vie della città. Il principe, di fronte ad una bancarella colorata, si era fermato con il viso verso l'alto ad osservare il firmamento.
«Questo cielo non è cambiato» sussurrò tra sé e sé Vegeta, ripensando alla notte che seguì quella calda giornata di maggio. 
 
•••
 
Erano le tre di notte, ma Bulma non aveva ancora smesso di rigirarsi nel letto agitata: non riusciva a dormire. Mille pensieri vagavano nella sua testa, il primo tra tutti era proprio quel principe che ospitava in casa da mesi. Presa dall'agitazione si alzò dal suo giaciglio intenta a raggiungere il balcone per prendere una boccata d'aria. I suoi piedi scalzi si mossero veloci verso la porta finestra della camera. 
L'aria notturna era tiepida, il cielo costellato da tanti puntini luminosi che si rifletterono negli occhi dell'azzurra. Con le mani si appoggiò alla ringhiera, ma una figura alla sua destra attirò la sua attenzione.
Vegeta, appoggiato anch'egli alla balautra del balcone adiacente al suo, la stava osservando incuriosito dalla sua presenza.
«Non dormi?» domandò l'azzurra sentendo il cuore accelerare nel petto.
«Non riesco» si limitò a rispondere Vegeta, tornando con il naso all'insù per osservare il cielo. Ogni tanto si perdeva in esso, sognando i giorni trascorsi al di là del firmamento. Giorni duri, ma forgianti. 
Un leggero soffio di vento scostò i capelli dell'azzurra, creandole un piccolo brivido lungo la schiena. Si voltò anch'ella ad osservare l'universo, domandandosi quanto quel saiyan lo conoscesse. Lei ne aveva visto solo una piccola parte, ma ne era rimasta affascinata. Chissà quante storie avrebbe avuto da raccontargli, Vegeta. Chissà quante cose aveva visto, chissà quante stelle aveva osservato dalla finestra della sua dimora, sul pianeta Vegeta. Chissà se le ricordava, o se ne aveva rimosso l'esistenza.
«Tu non dormi?» domandò con grande sforzo il principe, senza però girare lo sguardo.
«Non riesco» incalzò Bulma sistemandosi la lunga maglia usata come camicia da notte. Le lunghe gambe nude attirarono l'attenzione di Vegeta, il quale notò con la coda dell'occhio che erano totalmente scoperte «posso farti una domanda, Vegeta?» 
«Hah! Tanto me la farai comunque...» borbottò sua maestà senza però dirle di no.
«Mi stai evitando?» 
Dalla bocca di Vegeta non uscì nessuna risposta. Nemmeno una sillaba.
Le mani del principe tremarono impercettibilmente, se pur appoggiate alla ringhiera. 
Quella donna aveva colto nel segno, come sempre del resto. Era una scienziata e quindi fin troppo abituata ad osservare con minuzia tutto ciò che le accadeva intorno.
Bulma rimase delusa dalla scarsa considerazione del saiyan il quale, immobile come una statua di sale, non rispose alla sua domanda. Ma che ci provava a fare? Esausta girò su se stessa per tornare in camera da letto, ma uno spostamento d'aria la fece rabbrividire: non vi voleva una laurea per capire che non si trattava di vento. 
Vegeta, con un balzo leggero, atterrò sul balcone della donna esattamente dietro di lei. Ella si girò lentamente, fissandolo poi con occhi strabiliati. Oramai non ci avrebbe più sperato che quel testone decidesse di accettare il confronto.
«Sì, ti sto evitando» ammise il sayan con voce rauca sostenendo lo sguardo con impertinenza fino a quando ella, con occhi raddolciti, si mise a fissarlo fin troppo insistentemente.
«E perché?» incalzò la scienziata incuriosita.
«Perché, dannazione, ho paura di perdere il controllo. E io lo detesto! Non riesco ad essere me stesso quando mi vortichi intorno come un maledetto satellite!» ringhiò Vegeta evitando accuratamente di non guardarla più negli occhi. Ma, ben presto, una piccola ed esile mano sollevò il mento del saiyan, costringendolo quindi ad incrociare di lo sguardo dell'azzurra. La mente gli suggerì di prenderle le dita e staccarle una ad una dalle nocche, ma una forza interiore glielo impedì.
«E se, invece, è proprio di ciò che sei veramente che hai paura?» controbatté Bulma cercando in tutti i modi di trovare le parole giuste per non offenderlo. Sapeva quanto quel testone di un principe fosse orgoglioso. 
«Cosa intendi dire, donna?» chiese allibito Vegeta.
«Pensi e ti riferisci a te stesso come un essere spietato, un assassino. E se invece tu in realtà fossi qualcos'altro?»
Gli occhi del sayan si aprirono ancor di più luccicando al bagliore della luna, riflettendosi perfettamente in quelli celesti di Bulma.
Non aveva mai pensato a se stesso come nient'altro se non un sicario, un conquistatore, un principe senza oramai più regno né sudditi in cerca disperata di nuove terre da colonizzare. E invece quella stramaledetta donna si era appellata a lui come un essere gentile, come colui che non era così cattivo come millantava di essere. 
La gente era abituata a tremare trovandoselo di fronte, ad implorare pietà. Lei invece lo guardava con occhi diversi, non lo guardava come un assassino, ma come una persona... normale. E se anche solo un essere umano in tutto l'universo riusciva a vedere del buono in lui, allora forse voleva dire che qualcosa c'era veramente. Oppure lei era semplicemente una pazza scriteriata? 
"Chi sono in realtà?" si domandò il principe facendo un grosso respiro. Il profumo dolce della donna di fronte a lui inebriò i suoi sensi, causandogli un leggero capogiro. Quelle invitanti labbra carnose si erano fatte ancora una volta troppo vicine. 
«Non sai quello che dici... non sai a che pericolo stai andando incontro...»
«Non mi fai paura» sussurrò dolcemente Bulma mettendo entrambe le mani sui nudi pettorali del saiyan, il quale rimase pietrificato dal gesto della donna. 
 
«Tu invece mi fai molta paura» rispose Vegeta muovendo lentamente le mani insicure verso il viso della ragazza. Ammetterlo era stato come conficcarsi un pugnale dritto dritto nell'orgoglio, ma era la nuda verità. Quella maledetta donna gli faceva paura, perché gli stava mostrando una parte di lui che non era mai stato pronto a vedere, e forse non era nemmeno pronto ad accettare.
«Non devi averne, non ti farei mai del male...» sussurrò lei. 
"Oh, sì invece, mi stai facendo davvero molto male. Sei forse il nemico più temibile contro il quale io abbia mai combattuto" si ritrovò a pensare il principe "e lo sai perché, donna terrestre di nome Bulma Brief? Perché non sto riuscendo a resisterti. Mi stai indebolendo, mi stai facendo un incantesimo e non lo sopporto. Non ti sopporto. Sei solo una perfida strega dai capelli dello stesso colore del mare di questo insulso, debole e meraviglioso pianeta"
Ma non le disse nulla di tutto ciò, non ne ebbe il tempo, non ne ebbe il coraggio perché l
e morbide guance di Bulma scaldarono immediatamente le sue mani e, avvicinando lentamente il proprio viso a quello dell'azzurra, rimase folgorato ancora una volta da quegli occhi. Strega o no, incantesimo o no, oramai era troppo tardi per resistervi.
Tutti i dubbi e le incertezze si cancellarono per un attimo dalla mente del saiyan, proprio nell'istante in cui le sue labbra incerte si posarono delicatamente su quelle tanto desiderate. 

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Capitolo 6
*** Non è mai un errore ***


 

PRINCE'S MEMORIES
CAPITOLO 6 - NON È MAI UN ERRORE





Un bacio caldo, armonioso, desiderato.
Un bacio nato da sentimenti repressi da troppo tempo, un bacio limpido e sincero.
Le mani di Bulma si incrociarono delicatamente dietro la schiena del sayan, il quale si avvicinò ancor di più al corpo della donna. 
Passarono diversi minuti prima che i due separassero le loro labbra umide. Bulma guardò intensamente negli occhi Vegeta, il quale distolse lo sguardo continuando però a cingerla in vita.
Le gote rosse e bollenti del principe resero il suo viso ancor più perfetto e meno duro e triste del solito. L'imbarazzo di quel momento si sciolse nel momento in cui Bulma, accarezzando la schiena del sayan, lo fece rabbrividire provocandogli un ghigno sghembo ma dolce. 
«Sei così diverso quando sorridi...» sussurrò l'azzurra sorridendo a sua volta, guardando poi il principe arrossire nuovamente.
Stava sorridendo davvero? Cielo, quanto poteva essersi rincitrullito. Probabilmente non lo aveva mai fatto in vita sua, e fu quasi curioso di guardarsi allo specchio per vedere quanto potesse avere la faccia da deficiente. E quindi rompere lo specchio.
«N-non mi riesce spesso» ammise Vegeta rivolgendo uno sguardo imbarazzato alla ragazza, diventando poi più cupo «te l'ho detto che mi sento diverso. E' colpa tua, donna!»
«Devo farmi perdonare?» gli bisbigliò nell'orecchio Bulma con tono ammiccante, facendo rabbrividire nuovamente il sayan, il quale portò il proprio viso nuovamente vicino a quello della donna. Non fu difficile cogliere dove la scienziata stesse per andare a parare, e di questo il principe ne fu letteralmente estasiato. Talmente estasiato da rivolgerle forse il primo vero complimento da quando si erano conosciuti.
«Mmmh, in quanto ad idee geniale, sei decisamente imbattibile» mormorò Vegeta sicuro della propria affermazione. Sarà che era sempre stato circondato da imbecilli di prima categorie, ma quella ragazza era senza dubbio una delle menti più brillanti dell'intero cosmo.
Detto ciò, il saiyan prese in braccio l'azzurra portandola nella grande camera da letto illuminata solo da un raggio di luna.
 
•••
 
«Signore? Signore!?»
«Uhm? Ah. D-dica!» farneticò Vegeta scuotendo la testa per tornare alla realtà.
Un uomo anziano con dei lunghi baffi grigi rivolse uno sguardo indagatorio verso il principe, il quale alzò un sopracciglio.
«Il negozio sta per chiudere, ha bisogno di una mano?» domandò gentilmente l'ometto indicandosi l'orologio al polso.
«Oh... si. Vorrei dei fiori» balbettò sua altezza in seria difficoltà. Non aveva mai imparato ad interagire in modo normale con gli sconosciuti di quel pianeta, nemmeno dopo tutti quegli anni.
Il negoziante sorrise alla richiesta dell'uomo, allargando le braccia come per mostrare lui il luogo che li circondava «guarda caso lei si trova in un vivaio... sia più specifico, così posso capire come aiutarla»
Vegeta arrossì leggermente sulle gote, rendendosi conto della risposta bizzarra data al commerciante. Beh, se non altro aveva imparato a chiedere le cose con una discreta gentilezza. E magari non fare esplodere tutto il negozio.
«Quelli andranno bene» disse il saiyan indicando un bellissmo buquet di girasoli, viole e spighe. 
«Ottima scelta, signore. Andiamo verso l'estate!»
Il colore allegro ed il profumo inteso dei fiori inebriò i sensi del saiyan, costringendolo a perdersi nuovamente nei ricordi. 
 
•••
 
Un raggio di sole illuminò la grande stanza, catturando l'attenzione del principe.
Era sveglio già da parecchio tempo, immerso in pensieri e riflessioni. La donna appoggiata sul suo torace si mosse lievemente, accarezzando il petto nudo del saiyan. Ed egli non poté fare a meno di ripensare alla notte appena trascorsa con lei, beandosi di ogni sensazione provata.
"Sono un rammollito" pensò Vegeta corrugando la fronte: non era mai capitato che rimanesse a dormire con una donna. Nello spazio, dopo aver soddisfatto i propri bisogni carnali, era solito sparire nel buio della notte senza troppi complimenti. Addirittura, a volte, era stato costretto ad uccidere le proprie concubine per eliminare le proprie tracce. Ma quella volta era diverso, si era addormentato. Si era rilassato cingendo tra le braccia quella donna che aveva completamente stravolto la sua esistenza e quasi - quasi - si ritrovò a penare che tutto ciò che aveva combinato in passato fossero solo dei grandi errori. E orrori.
«Sei sveglio?» sbiascicò Bulma destandosi pian piano, distraendolo dai propri pensieri.
«Sì, oramai da un po'. Vado ad allenarmi, adesso» sussurrò Vegeta alzandosi rapidamente dal letto, sotto gli occhi esterrefatti della donna. Il suo istinto di prendere e scappare - al posto di star lì ad affrontare quelle inutili chiacchiere - era forte, forse più forte di lui. 
«Di già?» domandò la donna visibilmente delusa.
E, per la prima volta, il principe si ritrovò costretto a voltarsi indietro. E, sempre per la prima volta, provò anche l'innato istinto di voler tornare da lei. E sì, quella volta sarebbe tornato per davvero.
«Sì, ma... ma ci vediamo stasera» concluse il principe, strappando un leggero sorriso alla ragazza. Avrebbe voluto che lui rimanesse lì ancora per un po', ma aveva la certezza che sarebbe tornato. E ciò che bastava per essere felice.

 
 
Un anno. Passò più di un anno quella splendida notte e tutto sembrava procedere per il meglio.
Il principe si allenava tutti i giorni, ma tutte le notti tornava dalla donna dai capelli turchini, l'unica alla quale era permesso conoscere la vera identità dell'apparente mostro. 
L'unica alla quale Vegeta si era concesso, l'unica che sapeva strappare al principe uno di quei sorrisi tanto rari. Certo, non era sempre tutto rosa e fiori con quel testone del principe, ma Bulma aveva imparato ad apprezzarlo in ogni sua sfaccettatura e soprattutto ad essere paziente. 
Sapeva di essere una privilegiata, e questo la rendeva non poco orgogliosa. 
Purtroppo però, mancava davvero poco all'arrivo dei cyborg, troppo poco. Ed il principe, frustrato ogni giorno di più, non era ancora riuscito a trasformarsi nel super sayan che tanto desiderava essere. 
Avrebbe dovuto pagare cara la sua ambizione poiché, nella mente del saiyan, frullava spesso la cupa idea di doversene andare. 


 
Quella sera Vegeta tornò tardi dall'allenamento giornalier. L'azzurra lo aspettò comodamente seduta sotto le coperte, impaziente di veder tornare il proprio principe come tutte le sere. Più che impaziente.
«Vegeta! Dove sei stato?» domandò Bulma sorridendo nervosamente al saiyan non appena lo vide rientrare dalla finestra. Ma, al contrario delle ultime sere, egli non si fiondò immediatamente tra le sue labbra, ma si sedette al bordo del letto con le mani incrociate. Non era raro per lui essere accigliato, ma quella notte la donna se ne preoccupò più del solito.
«Mi allenavo...» borbottò lui massacrandosi le mani. Non avrebbe mai pensato di potersi trovare così in difficoltà a fare qualcosa che, in passato, era solo contento di fare.
«Beh, finalmente sei arrivato» sorrise nervosamente la donna portandosi più vicina al saiyan con fare malizioso. Ma quella volta sua altezza non l'assecondò e, anzi, la interruppe con tono glaciale.
«Devo dirti una cosa» confessò Vegeta trovando finalmente il coraggio.
L'azzurra trasse immediatamente indietro le mani dalla schiena del sayan, con gli occhi ancor più preoccupati. Mai, mai in più di un anno e mezzo le aveva chiesto di parlare. Senza che lei ebbe il tempo di rispondere, il principe continuò senza rivolgerle lo sguardo.
«Non riesco a diventare un super saiyan e temo proprio che la causa siano tutte queste distrazioni che ho qui sulla Terra. Non posso rimanere qui. Mi sto distraendo, mi sto rammollendo. Di questo passo non raggiungerò mai il mio obiettivo. Io devo andarmene da qui, almeno fin quando non riuscirò a raggiungere il livello di Kaar- -B-Bulma?» si interruppe Vegeta nel vedere la donna alzarsi di scatto con le lacrime agli occhi. 
«Quindi te ne vai!? Te ne vai sul serio!?» berciò lei digrignando i denti.
«Sì, me ne vado. Ho deciso» confermò sua maestà incrociando le braccia al petto, leggermente irritato dalla reazione fin troppo esplosiva della donna.
«Bene! Fantastico... perfetto!» soffiò sarcastica la donna tirando un pugno al comodino, avvicinandosi poi al viso del saiyan con aria minacciosa.
«Ho detto che me ne vado. Non ho detto per sempre!» si giustificò Vegeta storcendo il naso.
«Se quegli androidi ti faranno fuori io non ti rivedrò più! Te ne andrai! E ora lo stai facendo prima del tempo!» sibilò Bulma puntandogli un dito contro.
«E' proprio perché non voglio che mi facciano fuori che mi alleno, dannazione!» gridò lui in tutta risposta alzandosi di scatto, avvicinandosi alla donna ringhiandole contro.
«No! Tu potresti allenarti anche qui! Il tuo obbiettivo non è allenarti per non farti uccidere! Tu vuoi solo superare Goku! Pensi solo a questo!» lo accusò la scienziata esasperata. 
Vegeta distolse velocemente lo sguardo dagli occhi celesti della donna, da quegli occhi troppo sinceri. Da quegli occhi che riuscivano a capirlo perfettamente.
Perché sì, lei aveva capito tutto. 
Tutto quanto. Ma non lo avrebbe mai ammesso, non le avrebbe dato la soddisfazione di pugnalarlo ancora nell'orgoglio.
«Mi dispiace, non cambierò idea. Partirò domani mattina all'alba» borbottò con noncuranza il principe dandole le spalle, avvertendo poi le sue braccia cingergli la vita da dietro. Egli si immobilizzò. Forse poteva sopportare di vederla arrabbiata, poteva sopportare gli insulti e la furia. Ma vederla piangere... beh, gli faceva sempre un effetto strano. Un effetto che in quel momento non voleva sopportare.
«Vegeta... non lasciarmi...» singhiozzò la donna. ll principe non rispose. Quella volta non si voltò indietro. Nemmeno quando, udendo le sue parole, sentì il proprio cuore sfracellarsi al suolo.
«Aspetto un bambino»

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Capitolo 7
*** Perdono ***


PRINCE'S MEMORIES
CAPITOLO 7 - PERDONO



 
Trunks.
Così l'aveva chiamato.
Un bellissimo bambino dagli occhioni blu ed i capelli color glicine, con lo stesso sguardo di suo padre. Suo padre, il quale non aveva nemmeno assistito alla nascita. Suo padre che quando aveva scoperto della gravidanza non aveva detto una singola parola. Se ne era andato e non si era voltato indietro. 
Bulma l'aveva guardato andare via e si era sentita morire, aveva pianto per giorni e notti ma, caparbia, aveva preso la decisione di tenere il bambino. Non era stata una gravidanza facile, sia dal punto di vista emotivo che dal punto di vista fisico. 
Portare in grembo un saiyan, a quanto pare, non era esattamente cosa da poco. Aveva più volte pensato di chiamare Chichi e chiederle dei consigli a riguardo, ma si era isolata. Aveva accuratamente evitato tutti gli inviti da parte dei suoi amici, persino Crilin ed il Genio delle Tartarughe. Se ne era stata lì, per nove mesi davanti alla finestra ad osservare il cielo pregando in un ritorno che mai era avvenuto.
Poi, quando il piccolo Trunks venne al mondo, cambiò tutto. A dispetto di ciò che avrebbe potuto immaginare, fu quasi facile, fin troppo facile amare quell'esserino tutto pepe. Era un bravo bambino e lo amava più di ogni altra cosa al mondo.
E così Bulma era rifiorita, aveva rincominciato ad uscire, camminava per le strade della città tutta fiera di quel pargoletto e se ne infischiava delle malelingue del paese - e il padre dov'é?! - e viveva la sua vita serenamente. 
Non aspettò più davanti alla finestra.

 
Vegeta, dal canto suo, aveva fatto di tutto per tenere la mente lontana dalla Terra. Ma era difficile, troppo difficile. E, sebbene si fosse ripromesso che non sarebbe caduto in tentazione, una volta l'aveva fatto. 
Solo una volta. Non aveva resistito, era tornato di nascosto sulla Terra una notte, quando Bulma dormiva e nessuno avrebbe potuto vederlo.
Solo quella notte era tornato, per pochi minuti. Era entrato dalla finestra di quella che era stata la loro camera e l'aveva visto. Si avvicinò alla culla azzurra di fianco al letto matrimoniale e lo vide. 
Era piccolo. Ed aveva dei colori decisamente particolari, a discapito del suo corredo genetico. Però c'era quacosa... qualcosa di lui.
Si sporse di più per poter leggere quelle lettere colorate incise sopra il suo giaciglio e cautamente lesse nella mente senza sforzo.
"Trunks". Che nome bizzarro. Eppure gli piaceva anche.
"Mio figlio..."
Il principe alzò lo sguardo poggiandolo poi sull'esile corpo della donna dai capelli azzurri che dormiva sul letto accanto "nostro figlio!".
La tentazione di infilarsi sotto quelle coperte fu assurdamente reale, mai aveva provato una cosa del genere. Mai si sarebbe immaginato che potesse essere tanto tentato da una cosa simile. Ma no, non poteva concederselo. Sentiva di essere vicino al suo obiettivo e sarebbe stato un attentato al proprio orgoglio cedere proprio in quel momento.
Si chinò leggermente per raggiungere il viso della donna. La guardò da vicino, molto vicino, quasi da far sfiorare i loro nasi e poi, rapido,
si dileguò dalla finestra.
«Mmm...» mugugnò l'azzurra stropicciandosi gli occhi, mettendo poi a fuoco la finestra aperta. Era certa di averla lasciata socchiusa.
«Deve essere stato solo il vento»
Vegeta, appoggiato con la schiena contro il muro fuori dal balcone, respirò profondamente. E, chissà come, si sentì un codardo a non averla affrontata. Per non essersi nemmeno degnato di salutarla. Ma non era ancora il tempo, il suo orgoglio era ancora troppo preponderante.
 
 
Poi, come preannunciato dal ragazzo del futuro, il dodici maggio arrivarono gli androidi. Erano tanti, più del previsto.
Li avevano affrontati tutti insieme, con coraggio, e Vegeta era finalmente riuscito dimostrare all'universo che ce l'aveva fatta. 
Era così fiero, così troppo impegnato a dare sfoggio di sé che non si era nemmeno premurato di salvare la sua... famiglia? Se così oramai si poteva chiamare, visto che Bulma aveva già esplicitato a tutti che non erano niente di simile. Li aveva visti crollare con l'aereo ma, tanto, sapeva che ci avrebbe pensato qualcun'altro a salvarli.
Ma poi l'aveva scoperto: quel ragazzo. Il ragazzo del futuro si chiamava Trunks. E solo allora capì tante, troppe cose, ma non fece in tempo ad interiorizzarle e reagì male, d'impulso. Non ne voleva sapere.
Poi, però, un nuovo nemico imprevisto aveva fatto capolino. 
Cell. E lui era stato così incosciente da voler dimostrare di nuovo a tutti di essere il migliore, il più forte, il più letale. Aveva lasciato che si perfezionasse, e avevano rischiato di rimetterci tutti la pelle.
Kaarot ci aveva rimesso la pelle. Si era sacrificato, seppur inutilmente, per tutti loro.
Persino Kaarot non aveva potuto far nulla contro di lui, un sacrificio inutile.
Solo allora capì quanto era stato sciocco, quanto era stato avventato. Solo quando vide Cell risorgere dal nulla e colpire il ragazzo del futuro.
Suo figlio. Quel figlio che non aveva mai visto nascere, perché troppo preso dall'orgoglio e la sete di voler arrivare a tutti i costi ai suoi obiettivi.
Capì di essere stato sciocco quando vide Trunks a terra, privo di vita, ucciso per mano di Cell.
«La pagherai per aver fatto del male a mio figlio!» gridò Vegeta scagliandosi contro il nemico con tutta la forza in corpo. Milioni di sfere di energia emanate dalle sue mani si riversarono contro l'avversario, senza però impartirgli nemmeno un graffio.
Tuttavia, al contrario a Cell bastò un solo pugno per scaraventare a terra il tanto orgoglioso principe dei saiyan.
"Trunks" pensò Vegeta tremando al terreno assaggiando con la polvere il suo stesso fallimento "non sono stato capace di vendicarti. Sono un fallito, come padre, come combattente... come persona".
 
•••
 
«Sono per sua moglie?» chiese il fiorista legando il bouquet di fiori con un nastro di raso bianco.
Vegeta scrollò ancora una volta la testa, interrompendo i pensieri e guardando con aria spaesata il venditore «come dice?»
«I fori! Sono per sua moglie? »
«Oh...» rispose il principe rendendosi conto che stava facendo la figura del distratto «ehm, si! Sono per mia moglie»
«Le piaceranno di sicuro!» commentò il fiorista consegnando il mazzo di fiori a Vegeta, il quale annuì corrugando poi la fronte «che c'è, deve farsi perdonare qualche peccatuccio?» azzardò l'uomo baffuto con tono ammiccante. 
«Ehm... circa» si limitò a rispondere il saiyan.
Perdonare. Già, sua moglie aveva saputo perdonarlo un sacco di volte. Anche quello che sembrava essere stato il suo errore più grande.
 
•••
 
"Devo rimediare. Devo mettere da parte il mio orgoglio" pensò Vegeta sovrastato dal piccolo Gohan, il quale gli aveva appena salvato la vita da una fine certa. Salvato da un moccioso! Hah! Ridicolo, lui che doveva essere il più forte dell'universo salvato da un bambinetto di dieci anni.
Un bambino che era rimasto, per la seconda volta, orfano. Ed in parte era stata colpa sua! Se solo non avesse fatto perfezionare Cell, Kaarot sarebbe ancora vivo e sarebbero riusciti a sconfiggere quel mostro insieme, molto prima. 
"Devo rimediare. Devo riparare ai miei errori. Con tutti, tutti quanti. Sono stato un codardo. Il mio orgoglio è venuto prima di ogni cosa, la mia sete di superare Kaarot mi ha completamente offuscato il cervello. Ma Bulma aveva ragione, io non sono un mostro. Io non lo sono più... e lo dimostrerò da ora!" 
«Gohan, ti chiedo perdono... abbi pietà» sussurrò Vegeta stramazzando poi a terra. 
 

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Capitolo 8
*** Ricordi di un principe ***


PRINCE'S MEMORIES
CAPITOLO 8 - RICORDI DI UN PRINCIPE



 
 
Cell era stato sconfitto, era morto. Il pericolo degli androidi si era estinto, un lungo periodo di pace stava per avere inizio sulla Terra.
Vegeta giurò di non combattere mai più, sia per essere stato umiliato sia per aver commesso il grande errore di mettere la battaglia prima di tutto, perdendo così il lume della ragione. Aveva ancora molto da imparare, troppo, su come si sta al mondo.
Suo figlio, Trunks, era stato riportato in vita dalle sfere del drago, ed era poi ritornato alla Capsule Corporation a riposare prima di partire.
Vegeta, però, quella sera non ebbe ancora il coraggio di tornare a casa. Era distrutto, ferito nella dignità e confuso. Troppo confuso e immerso in pensieri che stavano oramai prendendosi gioco della sua mente. E così, quando iniziò a sentire quella voce nella propria testa, inizialmente pensò di essere impazzito.
Tuttavia, quella voce risuonò di nuovo. Più forte, più chiara.
«Vegeta! Vegeta riesci a sentirmi o sei sordo!?»
Il principe dei saiyan si alzò di scatto dall'erba secca della radura, guardandosi intorno allibito.
«Kaarot! Dove sei? Non... non eri morto?»
«Già, sono morto! Ma sto bene, tutto sommato! Cosa ci fai tutto solo?» chiese Goku allegramente in collegamento dall'aldilà tramite Re Kaioh.
«Cosa... cosa ci faccio solo!? Cosa ti salta in testa, Kaarot?!» urlò Vegeta rivolto al cielo. Che diamine di scherzo era quello?! Persino da morto quello scriteriato aveva deciso di tormentarlo?!
«Perché non torni a casa? Perché non torni da tuo figlio?»
Il principe dei saiyan divenne improvvisamente rosso di rabbia e, preso dal nervosismo, iniziò a strappare fili d'erba dal prato «la cosa non ti riguarda! Fatti gli affari tuoi!»
Ma che diavolo era? Una sorta di... voce della coscienza? Ma per l'amor del cielo!
«Sei il solito testone orgoglioso! Ma ricordati che per colpa del tuo orgoglio ti sei già perso tante cose, delle quali ti sei pentito troppo tardi. Io lo so, oramai ti conosco caro mio. E con questo chiudo. Vado a mangiare che ho una fame da lupi! Non credo ci risentiremo presto, Vegeta ma... ma dammi retta, una buona volta nella vita!»
«No, aspetta, Kaarot!» urlò troppo tardi il saiyan alzandosi nuovamente da terra, guardando verso l'alto. Nessuna risposta, solo il rumore del vento che scompigliava le spine di grano di un campo distante pochi metri.
Il principe fissò la luna, contemplandone l'indiscutibile bellezza.
Un pensiero, un riflesso spontaneo, un brivido. Una stretta al cuore. E se quel cretino avesse ragione?
"Che gli Dei mi fulminino!"
Eppure lo sapeva. Lo sentiva nel profondo del proprio cuore che, dannazione, il suo rivale non aveva affatto torto - sebbene gli facesse male alla testa solo ad ammetterlo. Così come aveva sempre avuto ragione Bulma.
 
•••
 
Il principe volò verso casa con il mazzo di fiori in mano, annusandone il fruttato profumo. 
Il vento scompigliava i capelli del saiyan, il quale volava veloce proprio come quella sera di più di trent'anni prima.
 
•••
 
La stanza era illuminata solo dalla luce del piccolo acquario sul comodino. Vegeta era in piedi di fianco alla finestra, sollevato solo pochi centimetri da terra.
I due Trunks dormivano beatamente l'uno accanto all'altro, quello grande nel letto che avrebbe usato quello piccolo quando sarebbe cresciuto; il bebé, invece, nella stessa culla azzurra nella quale Vegeta lo aveva visto la prima volta. 
Era la sua camera, una volta. La camera dove aveva dormito nei primi mesi di alloggio alla Capsule Corporation. Ed ora era diventata la stanza del bambino, piena di giocattoli, di foto, di vestitini.
Il principe restò per parecchi minuti a guardare suo figlio (o meglio, i suoi figli che poi erano la stessa persona) senza fare il benché minimo rumore, per poi uscire sul balcone. 
L'aria della notte era tiepida e piacevole, prorpio come la notte del primo bacio con la donna che dormiva dentro la stanza accanto. La porta finestra era appena socchiusa e il saiyan vi ci si addentrò, scostando delicatamente le grandi tende bianche che si muovevano lentamente, fluttuando e gonfiandosi a causa del vento.
Bulma era distesa nel letto con le braccia lungo i fianchi, scoperta per metà. I suoi setosi capelli azzurri cadevano sul cuscino come le onde sulla spiaggia, lasciando ben visibile il viso pulito.
Vegeta si avvicinò lentamente, con passo incerto, ma quel che desiderava era ben chiaro alla sua mente. L'aveva capito ed era tempo di prenderselo, mandando il proprio orgoglio ad annegarsi a mare per quella sera.
Il libro con la copertina fiorata era appoggiato sul comodino, con il segno sempre sulla stessa pagina di poco più di un anno prima.
"Ciò che distingue il debole dal forte non è la durezza d'animo, ma la capacità mostrare i sentimenti senza vergognarsene" si ripetè il saiyan avvicinandosi lentamente al viso della donna, carezzandole la guancia delicatamente. Un gesto delicato, dopo mesi e mesi trascorsi solo a compiere atti di guerra e violenza.
Gli occhi di lei si dischiusero quasi subito, spalancandosi quasi spaventati. Quei grandi occhi dello stesso colore del cielo lo fissarono allibiti, quasi arrabbiati. E come poteva dargliene torto?
«Vegeta... cosa... che ci fai qui?» sussurrò Bulma rimandendo immobile ad osservare il principe il quale, deglutendo, faticò a tirare fuori la voce e le parole giuste. Che poi, di parole giuste, forse non ce ne erano.
«Io... t-ti chiedo... ti chiedo scusa» balbettò lui giochicchiando con le proprie dita dal nervoso. 
E Bulma spalancò ancor di più di occhi, al suono di quelle parole. Mai avrebbe pensato di sentirle pronunciare da lui, da uno come lui.
Si era ripromessa di non cederci, di non caderci. Ma Trunks del futuro gli aveva già raccontato tutto di come erano andate le cose, di come suo padre fosse impazzito nel vederlo morire - così gli avevano raccontato i suoi amici - di come si fosse pentito. 
E, anche se lei aveva deciso che non l'avrebbe più aspettato, le risultò fin troppo facile cambiare idea. Non dopo quelle parole dette con tanta sincerità. Il grande ed orgoglioso principe dei saiyan si stava scusando per davvero e, probabilmente, non l'aveva mai fatto in vita sua prima d'allora.
Bulma sentì il proprio cuore battere all'impazzata e, incrociando finalmente il suo sguardo cupo, si fiondò immediatamente sulle sue labbra.
Niente oro, ne gioielli, ne regali. Ma solo una promessa coronata da un bacio, un lungo bacio seguito da mille altri accompagnarono le parole del principe saiyan, quelle parole che fecero piangere l'azzurra. Di felicità. 
«Sono tornato».
Ed era tornato per davvero. Quella volta per sempre.
 
•••
 
Vegeta appoggiò i piedi al suolo di fronte alla grande casa illuminata della Capsule Corporation. Le luci della cucina erano accese, probabilmente i suoi figli e suo nipote stavano già cenando. Con passo deciso proseguì lungo il vialetto, svoltando verso il giardino sul retro della casa dove la moglie era solita aspettarlo ogni sera. 
Il principe dei saiyan si fermò sotto il grande salice piangente inginocchiandosi a lato di una pietra di granito e, con le mani tremanti, poggiò i fiori nel vaso a lato di esso togliendo quelli vecchi. 
I grandi occhi scuri si soffermarono sulla foto incastonata nella roccia del privato memoriale, raffigurante una bellissima donna dai capelli tuchini e gli occhi dello stesso colore del cielo. 
Un sorriso si fece largo sul viso del saiyan, uno di quei sorrisi rari che pochi avevano potuto ammirare.
«Sono tornato».

 
Fine.
 

ANGOLO AUTRICE:
Eh già! E' finita anche questa storia.
Ci tengo particolarmente a ringraziare di cuore tutti voi che l'avete seguita con passione ed interesse. Grazie davvero a:
1 - 
22volteME 
2 - 
Anthussa92 
3 - 
Berri 927 
4 - 
cassandra76 
5 - 
Chiara _ 
6 - 
Clod99 
7 - 
cr7 
8 - 
Lally_97 
9 - 
MatyOtaku 
10 - 
Meggyla 
11 - 
nene_cullen 
12 - 
pearldrop 
13 - 
Pinguino01 
14 - 
Puffetta96 
15 - 
rosaa93 
16 - 
Rozzana 
17 - 
sarettapink 
18 - 
sary19
19 - Silvia_sic1995 
20 - 
smigol 
21 - 
steph2301 
22 - 
The Vampire Giulia 
23 - 
vebu 
24 - 
vegeta4e___ 
25 - 
vegetaxbulma 
26 - 
Vmortadella 
Che hanno messo la storia tra le seguite.
Grazie in particolare a:
1 - 
Alisonight 
2 - 
amy_944 
3 - 
Avril1698
4 - clicli 
5 - 
Dram66 
6 - 
Lisa95 
7 - 
Nessiecarlalp 
8 - 
OpheliaMalfoy
9 - Plazy 
10 - 
Puffetta96 
11 - 
scilla_95 
12 - 
Vmortadella
che hanno messo la mia storia tra le preferite!
Grazie infinite a Lally_97 che ha recensito sempre tutte le mie storie! 
A presto!
Eevaa

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