Le Cronache della Guerra di Mar di Kanginak (/viewuser.php?uid=161220)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pronti a Tutto ***
Capitolo 2: *** La Battaglia Ha Inizio ***
Capitolo 3: *** Nella Tempesta ***
Capitolo 4: *** Come tutto ebbe inizio ***
Capitolo 1 *** Pronti a Tutto ***
1 - Pronti a Tutto
Ed
eccoli là, le truppe erano pronte e schierate, un esercito che
contava ben più di 40.000 uomini, 40.000 soldati armati di
pesanti armi bianche pronte a fendere il vento con suoni sottili e
vibranti come le stesse lame alla continua ricerca di qualcosa con cui
incrociarsi, gli uomini erano pronti e addestrati solo per una cosa,
difendere il proprio popolo.
Spade, alabarde, lancie e archi, ogni arma era stata costruita con una
precisione maniacale e ognuno aveva inciso sulla propria, il suo stesso
nome tradotto nei dialetti più antichi con calligrafie che
neppure i più saggi comprendevano appieno.
Ogni soldato era protetto da armature color rame che risplendevano e
brillavano ardemente come Eco di Luce ogni qualvolta venivano colpite
dai raggi del sole che stava tramontando alle loro spalle, armature
resistenti come scaglie di squali Lurker e leggere come piume di
Flut-Flut, armature che ogni essere sulla terra imparò a temere
nel corso dell'ultima era.
Se i loro antenati li avessero potuti vedere ora, in tutto il loro
splendore e coraggio, combattere per la loro terra senza alcun accenno
di paura negli occhi, occhi coperti da elmi, ed elmi raffiguranti le
loro divinità, i Precursori, le creature più potenti mai
esistite, al mondo non c'era modello migliore a cui ispirarsi in quanto
a forza e intelligenza, onore e soprattutto coraggio.
Tutti portavano indosso le antiche armature Precursor, forgiate nelle
fornaci delle terre vulcaniche e modellate dal potere dei saggi
dell'Eco con tenacia e pazienza inumane, ma d'altronde, si trattava di
esseri secolari capaci di cose fuori dal comune nel nome della materia
più potente del mondo alla quale portavano tutti immenso
rispetto, l'Eco.
Nessuno sà con esattezza di cosa fosse composto l'Eco, si
conosceva il suo potere, la sua luce e colori, diversi in ogni luogo
esso si trovava e ognuno con proprietà proprie differenti e ben
distinte, in grado di trasformare il meno tenace degli uomini nel
più temerario dei guerrieri, ma anche di creare mostri da
semplici contadini e uomini d'onore o addirittura capace di farli
sparire nell'abbraccio dell'Eco Oscuro, la materia più terribile
mai conosciuta sulla Terra, materia che si impadronisce di ogni cosa
con cui entra in contatto, ogni cosa, qualunque creatura, causandone
l'immediata morte e scomparsa da questo mondo fino a 2 decadi
fà, 20 anni erano ormai passati da quando 2 ragazzi, 2
incoscienti giovani provarono il contrario.
Gli uomini, le 40.000 anime in piedi con lo sguardo fisso verso Est,
erano pronte a morire, avevano lasciato famiglie e amanti, amici, figli
e parenti, avevano lasciato la loro casa e per quanto ne sapevano, non
l'avrebbero mai più rivista, ma anche se i propri fratelli erano
lì assieme a loro decisi a difendersi fianco a fianco, non
nascondevano una nota di nostalgia che crucciava le loro menti stanche
per le fredde serate passate all'agghiaccio e le torride camminate nel
deserto.
I giorni lasciavano spazio ad altri giorni e tutto è servito
solo per giungere a questo momento, il momento più importante
della loro vita che ne avrebbe segnato la vittoria o la fine, ma in
entrambi i casi, il ricordo di quel giorno sarebbe comunque rimasto
vivo per generazioni.
Ognuno dei soldati lì presenti aveva una storia, che fosse stata
da raccontare o meno, che sia stata rispettabile o disonorevole o
iniziata nel bene o nel male, dovettero abbandonare anche quella, molti
erano soldati addestrati, altri semplici contadini, altri ancora
mercenari, ladri, assassini e bracconieri, in quel momento ogni uomo
era uguale all'altro, il fabbro a destra era fratello del pescatore a
sinistra, il quale era a sua volta padre della guardia cittadina come
del nobile o il mercante, tutti erano simili per non dire familiari,
ognuno era legato da una sola cosa, un solo ideale che lo rendeva del
tutto uguale agli altri, una speranza viva e florida, una
volontà che sarebbe vissuta in eterno, una scelta e un desiderio
ancor più vitale per loro dello stesso Eco che scorreva pulsante
nelle loro vene.
Avevano molto da perdere, ma anche molto da ottenere, tutto oppure
niente, questa era l'unica conclusione che sarebbe uscita dalla
battaglia entro la fine della giornata e il verdetto spettava solo agli
Dèi deciderlo, ma a dispetto di ogni previsione, nessuno dei
soldati sembrava temere la prematura dipartita, solo la sottomissione
del loro intero popolo li impauriva, solo la schiavitù eterna
dei loro cari nel caso la sconfitta si fosse manifestata alla fine di
quella maledetta giornata faceva provare loro un profondo dolore,
dolore da scacciare ad ogni costo per non rischiare di mutare tale
sentimento in nutrimento per l'Eco Oscuro che dorme e riposa in attesa
di svegliarsi nel cuore dell'uomo.
La paura è un virus, la malattia più contagiosa
dell'universo e provare odio per il proprio nemico non porta mai a
nulla di buono, nessuno ne è immune se esposto ad uno di questi
sentimenti, neppure un re, ma i guerrieri sconfiggevano tale angoscia
con una sola semplice azione, intonando canti nel nome del loro sovrano
creando un profondo coro di voci che si disperdeva fra i volti coperti
dell'intero esercito.
Tutti erano pronti ad attaccare e difendersi, per la maggior parte, le
schiere di soldati erano armate, ma altri, alcuni pochi soldati
maggiormente corazzati e logicamente più coraggiosi, innalzavano
fieri e fermi il simbolo della casata del loro popolo raffigurato su
alti stendardi la cui bandiera ondeggiava al ritmo del vento
proveniente da Sud, il vento della vittoria a quel tempo, il vento che
segnava l'inizio e la fine di un'era e il prologo di una battaglia che
sarebbe stata ricordata per sempre da chiunque ne avesse udito o letto
le gesta.
I nemici giungevano da Nord e per gli uomini, le tempeste degli ultimi
giorni erano un avvertimento per i nostri avversari: "Tornate a
casa..." gridava il vento "...non troverete che sconfitta e distruzione
qui!", i Precursori, come in ogni nostra altra battaglia passata,
sembrava fossero votati dalla nostra parte e combattevano per e assieme
a noi.
40.000 uomini, tutti diritti e in posizione, perfettamente fermi, la
più grande armata che si ricordi da tempi immemori se non da
sempre, ma la folta schiera di soldati, per quanto imponente, sembrava
davvero minima se rapportata all'immensità dello scenario che si
estendeva davanti i loro occhi limpidi e senza macchia racchiusi in
quegli emblematici elmi lucenti, una minuscola macchia all'interno di
un deserto, un deserto di pietra, pietra che si colorava del colore
degli Dèi quando veniva il crepuscolo, confondendo così
il nemico data la somiglianza quasi completamente impercettibile con le
armature Precursor, una macchinazione ingegnosa e originale partorita
dalla mente del nostro grande sovrano.
Il cielo d'orato sembrava più immenso di qualunque altro giorno,
quasi volesse invitare chiunque a perdersi nella sua maestosità
sgargiante e luminosa prima del lento avanzare della sera, la quale
avrebbe portato con sè l'oscurità che vietò a
molti di rivedere la luce del giorno successivo.
Da Sud si innalzavano folate si sabbia portata dalle dune del deserto
meridionale, i granelli sfregavano contro le armature provocando un
leggero stridio scivolando oltre i loro corpi, le rocce si ricoprivano
delicatamente con un leggero pulviscolo di polvere d'orata, la quale
tentava invana di plagiare quel duro e lineare scenario sul quale in
futuro sarebbe nata quella che tutti ora conoscono come Heaven City.
Heaven City, la città rifugio, la città prigione da cui
nessuno può fuggire, controllata da sadici, e manipolata da
corrotti, città dominata da un tiranno che la portò
inevitabilmente alla rovina, ma fortunatamente, questa è
un'altra storia.
Il deserto avanzava, avanzava ogni giorno senza freno e gli uomini
avevano bisogno di un territorio sul quale sentirsi al sicuro difesi da
forti mura e crescere sempre più forti e sani, una terra propria
sul quale creare un nuovo popolo, una nuova famiglia e questo era il
luogo scelto da noi, lo reclamammo, ma aimè c'erano altre
creature, bestie selvagge che se ne volevano impadronire ad ogni costo.
Anche se il suono del vento sembrava fare del deserto roccioso la sua
colonna sonora, da Est si udivano sempre più chiaramente i
tamburi Lurker, tamburi ben conosciuti per i passati attacchi ai
villaggi degli uomini, villaggi prosperi, verdi e floridi crescevano in
semplicità e pace vivendo di ciò che offriva la terra su
cui vivevano fino all'arrivo di quei suoni sordi suoni profondi come
l'oceano e temibili come le temibili e misteriose creature che lo
popolano, quei tamburi si portavano dietro una scia di distruzione e
desolazione, spazzavano via qualunque segno di coraggio e speranza,
forza e volontà e vita, ma come per un saggio e il suo scettro o
bastone o per un guerriero e la sua spada o la sua lancia o arco, i
tamburi non erano nulla senza qualcuno potesse farne uso, un portatore,
un Lurker.
I Lurker erano bestie goffe e selvagge inclini ad ogni tipo di violenza
ai soli fini di conquistare tutto ciò su cui poggiavano le loro
enormi e forti appendici pelose.
Sciocchi scimmioni ignoranti, tutto forchè mansueti: la
pelliccia violacea, prova di uno stile di vita al limite della
dignità, una vita sregolata costellata di ostilità e
soprusi oltre ogni limite, rogna e sporcizia prosperava sulla loro
pelle rugosa, gli occhi ingialliti ed impregnati di furia e furore,
occhi al cui interno si scorgeva raramente una minuscola pupilla,
l'unico punto che li differenziava da demoni oscuri, l'unico
particolare che li rendeva effettivamente esseri viventi, per quanto
ancora di vita si potesse parlare.
I resti di vecchie catene attorno al loro collo, i segni di una passata
schiavitù violenta, ma per i loro simili, un segno di cui avere
rispetto, la prova di chi ha combattuto per sopravvivere e di chi
è riuscito a scampare alla morsa degli uomini: i "Sopravvissuti"
come si definivano loro, erano gli anziani, i saggi del loro popolo, un
popolo incolto e volgare, ma rispettoso nei confronti di coloro che
vennero prima, questo non vi è scritto nei libri, nè
fù inciso su alcun tomo, molte delle voci qui citate non fanno
parte neppure delle conoscenze dei più grandi Saggi.
Gli uomini però impararono presto a ribellarsi e attaccare a
loro volta quei selvaggi mostri senza ideali, quelle bestie erano
capaci solo di distruggere e provare odio nei confronti di ogni forma
di vita capiti loro a tiro nelle cui vene non scorresse dell'Eco Oscuro.
Per decadi gli uomini provarono a spingere quei mostri lassù fra
le montagne, lontani dal nostro popolo dove entrambi potevano crescere
in pace e in serenità, ma lì i Lurker trovarono qualcosa,
qualcosa di più importante di gemme e antichi artefatti,
più importente dello stesso Eco Oscuro che lì prolifica e
scorre come acqua nei fiumi e torrenti delle foreste, qualcosa che
rimase nascosto per ere ed ere in attesa, nascosti fra le montagne, nel
luogo dove non cresce nulla i Lurker scoprirono una nuova vita,
creature che vennero prima degli uomini e dei saggi dell'Eco, mostri
che nascono e muoiono nello stesso Eco Oscuro di cui si nutrono.
I crani che luccicano nel buio e che segnano la fine del vostro viaggio
su questo mondo, l'ultimo barlume di luce che avrete occasione di
vedere, dei tintennii si avvertono sotto quella piccola massa luminosa,
suoni di unghie che graffiano e lacerano ogni tipo di terreno su cui si
poggiano, qualcosa grida nell'oscurità e non sapete che pensare,
quando arriva quel momento della vostra vita, a tutto avete occasione
di riflettere forchè al fatale momento della vostra scomparsa,
che quel suono fosse scatenato da una preda o dal predatore non ha
importanza, l'unica cosa a cui è giusto pensare in quel caso
è correre, fuggire e tentare di ritrovare una luce, se non per
salvarsi la pelle, almeno per avere la possibilità di vederla
un'ultima volta prima del balzo selvaggio e scatenato di una Testa di
Metallo, appellativo dato dalle stesse goffe creature Lurker a causa
della loro testardaggine, ma probabilmente il termine và
attribuito al loro cranio metallico resistentissimo ad ogni tipologia
di urto.
Queste Teste di Metallo sono esseri senza sentimento, non si
preoccupano neppure di provare odio o di causare distruzione, il loro
unico scopo di vita è nutrirsi di Eco Oscuro, capaci di
ottenerlo anche attraverso altre creature, privandole della vita prima
del tempo.
Ad Ovest, oltre le spalle dell'esercito, si aprivano colline e crepacci
di pietra, il terreno perfetto per attacchi dall'alto da parte di
arceri o diversivi fra le insenature dei piccoli canyon da parte di
guerrieri nascosti nell'ombra pronti anch'essi a tutto per la vittoria
nel caso la situazione cominciasse a sfigurare.
Intanto, lentamente, da dietro un'alta collina alle spalle
dell'esercito, una figura si avvicinava attraverso la schiera di arceri
inginocchiati con arco alla mano e un'intera scorta di centinaia se non
migliaia di frecce di rame dentellate e affilatissime.
Una persona, un uomo era in piedi sul ciglio di un'alta roccia e
scrutava l'immenso orizzonte che gli si apriva di fronte, non sembrava
un soldato, l'armatura che portava non lo ricopriva quasi per niente: 2
spallacci, un busto, e delle parti che ricoprivano braccia e polpacci,
non esattamente un equipaggiamento standard per un combattente, ma non
sembrava preoccuparsene troppo, sotto il busto di rame indossava solo
delle vesti una volta bluastre, ma ora tendenti solo ad uno scuro
grigio, le gambe erano trattate allo stesso modo, ai piedi portava
semplicemente degli stivali e dei guanti usurati in pelle di Jaku, la
parte inferiore del volto era coperta da un panno rosso scolorito dal
tempo passato in ricognizione fra le dune del deserto del Sud e agli
occhi portava dei visori molto ben congegnati, probabilmente un dono da
parte dei Saggi dell'Eco, questi era il nostro re, Mar, il nostro
sovrano non ha mai apprezzato seguire le normali procedure e non era
affatto conosciuto per la sua attinenza alle regole.
Il sovrano Mar, il grande conquistatore e futuro fondatore di Heaven
City vigilava costantemente sul suo esercito dall'alto di quella
collina rocciosa armato di una lancia la cui lama di rame percorreva
quasi la metà dell'asta color olivastro, dalla base fino in cima
era annodata una striscia di seta ingiallita dalla sabbia la cui
metà che non trovò spazio sulla superfice, sventolava a
tempo con il vento, sul longilineo tessuto erano incise scritte e
parole che incitavano all'usare i propri doni al meglio, che fossero
stati privilegi o difetti, poteri malvagi o oscuri, una brava persona
avrebbe comunque potuto farne un uso benevolo se dalla parte giusta.
Le scritte e il panno sulle quali correvano, erano un dono, un dono da
parte di un saggio dell'Eco, forse il più grande saggio che si
ricordi, o almeno era ciò che usava pensare il buon re, la
persona più importante per lui, ma di questo tratteremo in
futuro.
L'arma in questione era stata usata dallo stesso imperatore più
di una volta negli scontri a faccia aperta contro la feccia dei Lurker
e dei loro nuovi schiavi riscoperti fra le valli innevate del Nord.
I Lurker definiscono queste "Teste di Metallo", per quanto siano esseri
superiori, non loro pari, ma addirittura schiavi, schiavi, come se
davvero fossero in grado di dominarli, come se avessero davvero il
controllo su di loro, certo è che l'intelligenza dei Lurker non
è mai stata motivo di dibattiti, il loro intelletto non supera
quello di ogni altra creatura della loro specie, che si trattasse di un
pesce o un anfibio, il loro livello di evoluzione si era fermato
già un paio di ere addietro.
Mar fissava verso l'orizzonte a Est, in attesa di vedere i primi nemici
sbucare dalle colline rocciose opposte a loro, ma ritrovando un filo di
umanità in sè, si concesse di voler ammirare con i propri
occhi il frutto delle sue fatiche e del suo rinominato potere, il suo
esercito, e lo osservò con serietà e severità
degne di un sovrano quale era, ma non poteva lasciarsi sfuggire un
chiaro cenno di ammirazione nei loro confronti.
Dal movimento continuo del panno sul suo volto, un continuo inspirare
ed espirare profondamente, si avvertiva chiaramente la tensione di re
Mar, tensione umana, la stessa che probabilmente anche l'esercito ai
suoi piedi teneva celata nel cuore, ma con la mano sinistra, d'un
tratto, forse per mancanza d'ossigeno o un eccessivo calore che
pervadeva il suo volto, si liberò del panno dal viso facendolo
scivolare sotto il mento e lasciando una parte del tessuto, alla
mercè del vento, danzante a ritmo della polvere diretta verso
Nord.
Dalla sua bocca, ora si poteva intuire in maniera più semplice
il tipo di espressione e il sentimento che provava in quel preciso
istante: sopra l'ingiallita porzione di barba posta sul mento, il
comandante abbandonò la tensione portatasi dietro fino a quel
giorno facendosi sfuggire un leggero sorriso il quale, per un momento
sembrava aver bloccato il suo respiro, costringendolo a riempire
profondamente i polmoni con il naso mentre alzava la testa e
probabilmente lo sguardo e tornava a focalizzarsi sulle colline di
fronte a lui.
Il cielo si faceva letteralmente nero oltre i canyon, un nero che
spingeva le nuvole d'orate sopra le teste dell'esercito oltre le
colline a Ovest, ma si trattava di una minuscola cupola che poteva
benissimo essere coperta da una singola unghia vista l'enorme distanza
e affinchè quell'oscurità giungesse mancavano ancora
innumerevoli ore, ore le quali sarebbero passate in fretta distraendosi
nei combattimenti.
I tamburi ormai erano chiari come i raggi del sole dietro di loro, le
loro orecchie sottili e allungate verso l'esterno rimbombavano
lievemente ad ogni movimento delle braccia dei musici Lurker,
l'esercito aveva concluso il suo canto in onore di Mar e un certo
sconcerto aveva cominciato a materializarsi nei loro cuori così
come in quello del sovrano le cui fauci, si spalancarono leggermente in
una smorfia di rabbia lasciando intravedere parte dei suoi bianchi
denti i quali contavano 2 canini leggermente più sviluppati del
normale.
Alle spalle, oltre che dell'esercito, anche del re e degli arceri
nascosti, dei piccoli e svelti passi intanto si avvicinavano sempre
più, una piccola creatura longilinea e del colore del sole che
non provocò in nessuno alcuna sorpresa, la bestiola si stava
approssimando all'imperatore correndo a 4 zampe delle quali 2 anteriori
coperte da piccoli guanti di pelle di Jaku, sfrecciava fra gli arceri
lasciando in balia del vento le sue lunghe orecchie pelose coperte
appena dalla presenza di un visore posto sulla fronte, simile a quello
di cui stava facendo uso il signore Mar.
Le piccole unghie nascoste sotto la pelliccia arancione tintinnavano
sulla superfice rocciosa durante la corsa così come la cerniera
dei suoi pantaloni usurati dal tempo, la bestiola sfrecciava fra gli
uomini del re evitando di distrarli con qualunque tipo di contatto
fisico e ad un certo punto, uscito dalla schiera ordinata di soldati,
con un balzo si proiettò sulla spalla sinistra del sovrano Mar,
il quale, senza curarsi dell'animale che aveva preso posto accovacciato
sul suo spallaccio, concentrò ulteriormente il suo sguardo verso
l'orizzonte intravedendo dopo poco tempo le prime figure oscure a non
più di 100 metri di distanza sbucare dalla cime dei piccoli
canyon.
Il re si accovacciò prendendo forza e caricò il braccio
destro in cui brandiva la lancia, il piccolo animaletto peloso intanto,
si aggrappò con più sicurezza alla spalliera
dell'impertore rischiando di scivolare e conficcando le piccole unchie
annerite sotto la parte dell'armatura ramata sul quale era seduto, Mar,
rialzandosi, portò l'arma al cielo emettendo un gridò
profondo e potente che riecheggiò per quasi più di un
chilometro disperdendosi fra rocce, colline e dune sabbiose avvertendo
il suo popolo dell'inizio imminente della battaglia più grande
che sia mai stata narrata da una Precursore.
Il popolo rispose incitando il suo sovrano con un lungo e profondo urlo
che scacciò qualsiasi forma di paura si fosse insinuata in loro
negli ultimi secondi, sembravano pronti a tutto, carichi al massimo e
l'Eco che circolava sempre più velocemente nel loro corpo
provocava in loro una potente scarica di adrenalina che non vedevano
l'ora di mettere alla prova, sembravano soddisfatti delle loro azioni,
così come Mar il quale si permise di lanciare una occhiata di
approvazione negli occhi dell'amico, Daxter si chiamava, il quale,
più di qualche volta, si rinominava spesso e volentieri con il
curioso appellativo di "Fulmine Arancione".
Daxter, il grande difensore dell'umanità, una volta questa
celestiale creatura era un ragazzino dai capelli di fuoco, petulante
per non dire inutile, fastidioso e irriverente con cui era meglio non
avere a che fare, lo stesso però non lo pensò il nostro
sovrano il quale diede molte opportunità di cambiamento
all'amico, una su tutte, fù la svolta decisiva.
Bastò un bagno in una pozza di Eco Oscuro per migliorare Daxter
in tutti i sensi, date le sembianze di un Precursore, ossia un
guardiano e difensore dell'umanità nonchè dell'intero
pianeta, la creatura Precursor decise così di avere più
rispetto e responsabilità nei confronti di persone e soprattutto
dei saggi ai quali fece perdere un sacco di anni di vita nel corso
della sua perduta gioventù umana.
I 2 amici si guardarono reciprocamente ripensando assieme alle
avventure passate che vissero anni addietro: insieme salvarono il mondo
più di una volta con l'aiuto dei loro fidati amici e compagni,
sconfiggendo creature lontane da ogni immaginazione anche se
chiaramente agevolati da armi e ordigni tecnologici e futuristici
ancora troppo sofisticati per gli uomini di questo tempo.
Entrambi si innamorarono, viaggiarono nel tempo più di una
volta, erano sopravvissuti a queste e altre avventure e non si divisero
mai, una squadra per tutta la vita, spalla a spalla contro gli
adoratori dell'Eco Oscuro e anche questa volta, avrebbero potuto
combattere insieme per questo ultimo e leggendario evento.
Una sconfitta sembrava pressochè impensabile date le loro
espressioni concitate e rispettose l'uno per l'altro, per Mar
percepibili anche con visori agli occhi, ma interrompendo qualunque
spensieratezza e certezza di vittoria, di tutta risposta alla loro
spavaldaggine, da dietro una collina a Est, si levò un grido,
tanto selvaggio da zittire ogni uomo pronto alla battaglia.
Un grido, una sola singola voce scatenata che perforò ogni anima
presente, uno stridio talmente profondo da far vibrare le armature dei
40.000 uomini le cui possibilità di vittoria si facevano sempre
meno evidenti così come il desiderio di provarci.
Mar abbassò lentamente la sua arma rilassando i muscoli per lo
stupore e lo sconcerto che provava, Daxter, la creatura sulla sua
spalla, con orecchie basse si rannicchiò lentamente dietro la
schiena del re nascondendosi dietro la sua lunga e folta coda, ma
rimanendo costantemente appeso alla sua spalla col terrore di scoprire
cosa scatenò un tale suono inumano oltre quelle colline.
Mar decise di vedere quella scena con i propri occhi increduli, a bocca
aperta alzò i suoi visori permettendo al mondo di ammirare i
profondi occhi turchesi che gli appartenevano, occhi sicuri, gli occhi
di chi ha davvero vissuto fino allo stremo, lo sguardo era fisso e
perplesso sulla linea dell'orizzonte mentre faceva scivolare quella
misteriosa e piccola attrezzatura oculare fra i biondi capelli che
crescevano floridi verso il sole.
Una figura si stava avvicinando, qualsiasi cosa fosse era lenta e le
folate di sabbia non permettevano a nessuno di dichiarare cosa
effettivamente fosse la creatura in lontananza e per non lasciare
spazio alla fantasia, ci avrebbe messo poco più di 20 minuti
giungendo sul posto, di certo si trattava di qualcosa di immenso, ma la
preoccupazione di Mar ora era rivolta verso i nemici più
ravvicinati.
Attraverso l'oscurità dei crepacci, il suo sguardo cadde e si
concentrò su una decina di Lurker corazzati che si facevano
largo fra le insenature ad Est sbucando alla distanza di un centinaio
di metri con al guinzaglio altrettante Teste di Metallo su 4 zampe, i
loro crani ingialliti e d'orati svavillavano uscendo pian piano
dall'ombra delle rocce riflettendo la luce del sole, i loro artigli si
conficcavano profondi nelle pietre del deserto e gli occhi illuminati
da una luce bianca la quale era l'unica cosa che li differenziava dalle
tenebre stesse.
Tiravano e facevano resistenza contro la forza delle possenti braccia
pelose dei Lurker mentre altri armati comparvero da sopra le colline
posizionandosi come i guerrieri alle spalle di Mar, pronti a fare fuoco
con i loro archi rimediati da tronchi e fronde e frecce con punte di
pietra che nulla potevano con la resistenza delle armature Precursor.
Sciocchi scimmioni ignoranti, quali speranze pensavano di poter avere
contro noi uomini, se solo la clemenza di Mar non fosse stata
così forte, la sua magnanimità fù accolta da quei
mostri come un segno di debolezza e a quest'ora non ci sarebbe Lurker
in vita che volesse scatenare una guerra, una guerra che chiaramente
non potevano vincere da soli.
Il re era fermo, pronto ad impartire ordini al suo immenso esercito, la
creatura sulla sua spalla sfoderò uno sguardo preoccupato che
costrinse lo stesso Precursore ad infilare le unghie di una delle sue
zampe anteriori fra i denti in segno di ansietà, ma il
condottiero Mar, al contrario, provò una sorta di
serenità nel vedere i nemici davanti il suo sguardo vigile,
erano settimane che si preparavano a questo momento e non poteva
immaginare scacchiera migliore su cui combattere se non addirittura
morire.
Daxter rimase nella stessa posizione per un minuto mentre Mar si
concesse qualche secondo per abbassare lo sguardo e chiudere gli occhi
ripensando alle ultime parole che la persona cui teneva di più
espresse nei suoi confronti prima di partire.
"Jak..." Fù l'unica parola che riuscì a ricordare sul
momento, ma sfortunatamente, le ringhia dei mostri al guinzaglio e gli
affannati sussulti dei Lurker non permisero al sovrano di rivivere
completamente gli ultimi momenti in compagnia della sua famiglia, ora
ne aveva un'altra a cui badare e doveva proteggerla se voleva rivedere
le persone a cui teneva davvero.
Spalancò gli occhi, erano pervasi da un'aura oscura, ma che
presto scomparve lasciando solo spazio ad un rigido e semplice ordine
diretto agli uomini ai suoi piedi e davanti a lui, perciò
gridò:
"Attaccate!"
Le prime file del primo battaglione cominciavano ad avanzare senza
preoccupazioni, i soldati più esposti, quelli più abili
nel combattimento, armati di alabrade e lance d'orate segnate dalle
ringhia e i ruggiti di battaglie passate, questi facevano parte del
primo battaglione, coloro che già lottarono in passato per Mar e
al suo finaco e si ritenevano più che privilegiati nell'avere la
possibilità di rivivere quei memorabili momenti, specialmente
quando spinsero una volta per tutte i Lurker sui pendii delle montagne.
In quei tempi nessuno era al sicuro, i Lurker superavano gli uomini per
numero di ben 3 volte e le fredde superfici innevate non facilitavano
certo l'operazione di intimidazione, nessuno poteva dimenticare
nè capire come gli uomini potessero scomparire così in
fretta nel silenzio più gelido delle buie notti glaciali
così come nel corso del loro lento avanzare, i Lurker si
nascondevano meschini sotto le superfici di neve più soffici e
alte, complici di quei mostri erano anche le bufere spesse come mura di
aghi e i fiumi ghiacciati, fredde e scivolose, quelle lastre di
ghiaccio erano l'ostacolo principale da superare e fù solo
grazie all'incorruttibile Eco nei cuori dei soldati e del re se quel
giorno riuscirono a scampare alla valanga, la furia bianca che
spazzò via quasi l'intera specie dei Lurker e decretò la
fine della guerra del Nord.
I soldati sopravvissuti, divennero allora il plotone principale
dell'imperatore, i "Preferiti" se così vogliamo chiamarli, ma
date le nuove circostanze, erano anche quelli con minori
probabilità di sopravvivere e forse era proprio quel pensiero,
non paura, quel pensiero di scomparire in centinaia di scintille
violacee a creare in loro un senso di rigidità e tenacia
costante, una voglia di mettersi alla prova e di combattere che
superava quella di ogni altra creatura selvaggia si stesse lanciando
all'assalto contro di loro e mentre obbedivano al volere del loro re,
non trattennero grida di coraggio e tensione che riecheggiarono fra i
canyon dell'intero paesaggio, i passi erano veloci e leggeri, svelti e
precisi, le armature sfregavano fra loro a ritmo costante, le armi
erano alte e tagliavano il vento brillando più della Stella del
Giorno a Nord, la stella che si avvicinava senza freno, la stella che
decretava la fine di tutte le ere e avrebbe segnato prima o dopo la
fine dl mondo.
Il sovrano e il suo compagno erano pronti a fare la loro parte nel
combattimento, Mar si voltò per ordinare agli arceri di
attaccare, ma prima di poter proferire parola e successivamente balzare
giù dalla collina, uno stridio distrasse ogni guerriero con arco
alla mano.
I soldati si voltarono accertandosi di cosa avesse emesso quel
raccapricciante ruggito, fissarono nella luce del sole e una creatura
nel cielo si stava avvicinando al comandante Mar, una Testa di Metallo
che volteggiava a mezz'aria e si faceva gradualmente sempre più
vicina.
Gli uomini stavano stirando le corde dei loro archi con le freccie
già in posizione pronti a colpire il prima possibile la temibile
creatura, ma Mar, confermando le sue preoccupazioni, ordinò
all'esercito di arceri di tornare al loro posto e di attaccare i nemici
a Est evitando di farsi accecare dalla luce del sole senza badare alla
presenza dello stesso sovrano nella linea di tiro.
Daxter fissava con pupilla stretta e ansiosa la creatura che avanzava
cavalcando il vento e si faceva sempre più grande, non riusciva
a distogliere lo sguardo dalla grande palla di fuoco al cui interno si
scorgeva una sagoma nera e alata che sembrava nuotare nell'aria e con
voce sottile fece:
"Jak..."
Il re si nascose nuovamente il viso con il sanguigno panno fin sopra il
naso e successivamente gli occhi con i visori posti sulla rigogliosa
chioma, teneva intanto costantemente la sua arma nella mano destra ora
in una stretta più potente che mai, il mostro, alla distanza
approssimativa di 20 metri, confermava ora la dimensione 2 volte
rispetto quella del re, il quale riprese il compagno peloso
domandandogli con un leggero sorriso sul volto coperto:
"Che ti ho detto Dex?"
E mentre il Precursore si apprestava angosciato ad indossare anch'esso i visori posti sulla sua fronte, rispose deglutendo:
"Sei Mar?"
"Esatto." Rispose il nostro signore aprendo lentamente le braccia e gridando successivamente:
"Tirate!"
Lasciandosi poi cadere all'indietro sulla schiena verso il baratro di circa 6 metri che lo divideva dal terreno di battaglia.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** La Battaglia Ha Inizio ***
2 - La Battaglia Ha Inizio
La
creatura alata aveva sfoderato i suoi grigi artigli simili al lungo
becco seghettato che portava fra gli occhi mascherati dal metallo del
suo viso ed era pronta ad afferrare Mar per farne suo personale
fantoccio, così, approfittò delle braccia distese per
afferrarlo prima che scomparisse sotto lo sguardo concentrato dei suoi
luminosissimi occhi bianchi e quelli degli arceri i quali esitarono un
po' prima di decidersi a scoccare le loro sottili e fragili armi che
però nulla avevano da invidiare a quelle più possenti
delle schiere di soldati in corsa.
Le dita abituate a tendere le corde più resistenti dell'impero
di Mar lasciarono che l'aria diventasse il nuovo proprietario delle
loro dentate freccie le quali venivano seguite una dopo l'altra, da
altre di nuove.
La Testa di Metallo era ormai a portata degli arceri e solo la distanza
di appena 4 metri divideva l'animale dal nostro sovrano, la pelle della
bestia era resistente come ferro, ma alcune poche freccie non si
rifiutarono di penetrare quella resistente corazza bluastra, il mmostro
però non sembrava dare loro peso, il dolore non era prevenuto
nella breve vita delle Teste di Metallo, mai ne provarono e mai ne
avrebbero provato.
Gli artigli a sciabola della creatura circondarono gli avanbracci di
Mar assicurandolo in una morsa che sembrava davvero dolorosa, tanto
straziante da costingerlo a serrare entrambe le mani più che
poteva, ma mai quanto il dolore che l'avrebbe atteso nel caso fosse
rimasto fermo con la terra sotto i suoi piedi a spezzargli la schiena a
causa del peso del mostro che sarebbe atterrato con tutta sicurezza
sopra di lui.
In questo modo, il volo della Testa di Metallo continuò senza
freno dirigendosi assieme al re proprio verso l'esercito che era ormai
a distanza di secondi dal fatidico contatto con il nemico dando
così inizio alla battaglia per Heaven City.
La polvere alzata dalla corsa dell'esercito di Mar si innalzava per una
decina di metri e si disperdeva verso Nord assieme al vento del deserto
meridionale il quale portava sabbia e cose oscure ad ogni suo passaggio.
Le freccie correvano e passavano accanto a Mar e il piccolo Daxter, ma
la coda pinnata della Testa di Metallo creava una modesta barriera di
difesa contro le stesse freccie che ordinò agli arceri di
scoccare, sfrecciavano con una velocità incredibile e anche se
in volo nella stessa direzione, a fatica i 2 compagni riuscivano a
distinguerle, solo i Lurker in corsa verso Ovest avevano
l'opportunità di ammirare uno spettacolo unico e forse l'ultimo
della loro vita: una miriade di minuscoli punti luminosi nel cielo, una
pioggia di luci e scintille che stavano passando sopra le loro teste
andando ad incappare con i combattenti pelosi nascosti dietro i canyon
a Est.
La bestia continuava il suo viaggio verso oriente, Daxter era appeso
con difficoltà alla spalla di Mar che intanto fissava il terreno
sottostante a più di 10 metri d'altezza, ammirava il suo
esercito senza preoccupazioni per la sua incolumità in attesa di
avvicinarsi il più possibile tra le 2 fazioni in contrasto, non
sapeva chi l'avrebbe finita, ma senza dubbio, come nella maggior parte
dei casi, sarebbe stato lui a cominciarla.
"Dex!" Fece Mar al suo secondo, il quale comprendendo il desiderio del sovrano fece:
"Stò andando!"
Così tentò di salire in groppa alla creatura cercando di
fuorviare il mostro dalla volontà di innalzarsi ulteriormente in
volo, perciò eccolo ritrovare l'equilibrio mancato, si
aggrappò alle zampe del volatile e in una manciata di secondi si
trovava sulla sua schiena a tentare di colpire e scalciare il dorso
della Testa di Metallo con cautela e facendo attenzione a non urtare
contro la pinna dorsale sottile come una lama, provò comunque ad
istigare la belva in ogni maniera per far lei cambiare rotta.
Afferrò le metalliche corna terribilmente appuntite poste ai
lati della testa, cercò di girarla e voltarla in qualunque
direzione, lasciò perdere provando ora a saltare pestando i
piedi sulla superfice della sua pelle per poi scalciare la
resistentissima nuca la quale non fece una piega, lo stesso non si
poteva dire di Daxter che imprecò contro sè stesso e i
suoi simili a causa del dolore e tenendosi la zampa dolorante
saltellando sul posto.
"Dex! Tutto OK?" Chiese Mar dal basso sempre più straziato da quell'incredibile presa.
"Certo, tutto a posto qui, ninete che non vada!" Sbraitò il Precursore sbucando da un lato della bestia.
"Bhè, cerca di fare più in fretta!" Si espresse il re
riferendosi all'andamento della battaglia ormai alle porte, ma Daxter
replicò:
"Ci stò lavorando!"
Si diresse nuovamente verso la nuca della Testa di Metallo continuando:
"Ma sentitelo, io faccio il valoro sporco e lui si lamenta, ma tu guarda... "
E giungendo nuovamente sul posto concluse in una posa riflessiva:
"Allora..."
L'armata però sembrava sparire poco a poco, la sabbia che li
colpiva di lato si stava facendo più resistente e compatta e per
un istante il piccolo animaletto peloso, interrotto in un momento di
meditazione, perse l'equilibrio, stava per lasciare il dorso della
creatura, ma cercò di reggersi poggiando una zampa sulla
superfice posteriore dell'uovo d'oro posto sulla fronte di ogni Testa
di Metallo e che le accompagnava fin dalla nascita per l'intero corso
della loro vita, nessuno sapeva cosa effettivamente fossero quelle
lucenti sfere ingiallite, la definizione di "uovo" andava attribuita
semplicemente alla loro forma ovale, ma riguardo il loro scopo, anche i
saggi non sapevano dare una spiegazione, l'unica cosa certa era che
senza di esse, non potevano avere vita.
Al contatto con "l'uovo", la bestia emise un grido stridente fermandosi
successivamente a mezz'aria portando coda e ali davanti a sè per
spingere contro il vento proprio come se si trovasse sott'acqua,
alzò la testa portando il lungo becco che ricordava una spada
dentata verso il cielo facendo perdere nuovamente l'equilibrio a
Daxter, il quale però, in preda al panico, tentò di
aggrapparsi sulla cima dell'uovo con l'altra zampa e così
facendo, il mostro si ripiegò dalla parte opposta, ora avvolto
su sè stesso e nascondendo quasi completamente il corpo di Mar
fra i suoi arti.
Il re premeva il viso disgustato contro lo stomaco del mostro, ma riuscì comunque a lasciarsi sfuggire un:
"Dex, come stà andando amico?"
Il Precursore non diede peso alle parole del suo sovrano, il livello
della sua incredulità lo costrinse a liberare gli occhi dai
visori che portava per permettere lui di fissare le proprie zampe con
cui frenò la volante creatura metallica.
Lui e Mar, nei loro viaggi nel fututro, sconfissero molte Teste di
Metallo in passato, forse più di quante potessero sconfiggerne
gli uomini dell'esercito sotto di loro, ma mai avrebbero pensato di
poterne controllare qualcuno con la semplice pressione del loro uovo
frontale, un potere che poteva forzare i piatti della bilancia del loro
destino, un potere che avrebbe segnato profondamente la differenza tra
la vittoria e la sconfitta e ora potevano approfittare di una creatura
volante veloce, agile e soprattutto assolutamente letale.
Daxter stampò sul suo soffice muso un sorriso concitato a denti
stretti e un'espressione fissa e ferma, uno sguardo pronto e
concentrato verso l'orizzonte a oriente che poco lasciava immaginare
quali fossero le sue intenzioni per i prossimi minuti.
Il piccolo animale alzò una zampa sopra gli occhi per calzare
nuovamente i suoi visori sugli occhi, si posizionò seduto sul
collo del mostro e con la semplicità di cui solo lui era capace,
ordinò alla bestia di lanciare ad una modesta altezza Mar per
poi recuperarlo in una posizione più comoda per lui e opposta
alla precedente permettendo così al re di osservare il volo da
un'angolazione parallela a quella dell'animale, ma sfortunatamente,
nell'afferrare il comandante, oltre al panno sul suo viso che si
abbassò lasciando la parte bassa del volto esposta alla luce, la
mano in cui brandiva la sua arma, precipitò inesorabilmente.
"Dex, la lancia!" Urlò Mar, al quale Daxter rispose:
"Tranquillo amico, ci penso io!"
Mancavano ancora più di 20 metri prima di arrivare a terra, ora
il corpo del sovrano, così come il suo sguardo, era rivolto
verso Est, diretto contro il nemico.
Successivamente le zampe dell'animale arancione fecero in modo di far
scendere la Testa di Metallo in picchiata subito dopo aver compiuto un
giro sulla schiena come farebbe un falco Mùt prima di catturare
la sua preda per aquisire maggior velocità.
Ora le ali della Testa di Metallo erano poste lungo il resto del corpo,
erano lievemente richiuse e dalla distanza sembrava che 2 sottili aghi
si stessero per conficcare nel terreno proprio al confine fra i 2
popoli in conflitto.
Lo scontro era inevitabile, ormai mancava poco, le oscure anime
concitate delle Teste di Metallo limitate dalle funi che circondavano
il loro collo e in possesso dei Lurker non poterono attendere
uteriormente, la tensione era massima, d'un tratto la resistenza dei
Lurker venne a mancare e le creature metalliche si liberarono dalla
morsa dei violacei bestioni facendone inciampare uno.
Il grande volatile pilotato da Daxter stava frenando lentamente la sua
caduta libera, erano alla giusta altezza dalla lancia perduta, ora i 2
compagni viaggiavano veloci ma in una direzione leggermente più
trasfersale.
"Non fermarti" Ordinò Mar deciso a dare inizio personalmente
alla grande guerra con la sua arma a quanto pare più importante
per lui di quanto sembrasse.
Puntava a tutti i costi verso la lancia ramata che viaggiava lacerando
il vento ad una velocità sempre maggiore e diretta verso il
confine massimo che divideva il suo popolo dalle Teste di Metallo, la
tempesta nel frattempo si era fatta ancor più evidente, ormai il
raggio visivo era limitato a pochi metri, ma le speranze di Mar di
riprendersi ciò che gli apparteneva, erano costanti.
Le oscure creature portatrici di morte erano pronte a balzare frementi
sui corpi dei guerriglieri, l'arma del re si trovava a pochi metri
dalla testa dei soldati, Daxter stringeva i denti più di quanto
non avesse fatto negli ultimi anni, l'irrequietezza si faceva sempre
più evidente, anche il re non la nascondeva nella sua smorfia
concentrata anch'esso a denti stretti, i quali si spalancarono per
lasciar uscire le ultime parole prima della battaglia:
"La vedo! Lanciami Dex!"
"Non ancora!" Replicò la piccola creatura tesa come corde di
archi Precursor, probabilmente non si trovavano ancora alla giusta
distanza dall'arma.
"Daxter, ti ho detto di lanciarmi adesso!" Continuò Mar verso il
compagno, ma abbandonando il suo tono di amicizia, concluse:
"Te lo ordina il tuo re!"
Alchè, decidendosi ad obbedire, Daxter fece:
"OK!"
Mar si trovava ad appena 1 metro sopra le teste dei suoi soldati,
Daxter, con un movimento di 2 dita sulla superfice frontale della Testa
di Metallo, fece caricare il re per poi lanciarlo facendolo roteare una
volta all'indietro ad appena 2 metri d'altezza in più rispetto
la sua posizione precedente, la lama si stava per conficcare a terra
rischiando di sfaldarsi sotto i suoi occhi e attraverso i visori
ricoperti di polvere d'orata, la lancia era a portata di mano e
sfiorando l'asta, Mar riuscì a stringerla come fece
precedentemente in una stretta ferrea, ora a 2 mani.
Il condottiero stava ricadendo a terra, 4 Teste di Metallo intanto
balzarono sul sovrano tentando di colpirlo prima che poggiasse i piedi
sulla pietra, ma diretto verso quei mostri, Mar girò su
sè stesso colpendo quelle bestie prima che potessero attaccarlo,
i mostri scomparvero nel nulla in un continuo scintillare di luci
argentate e viola come il riflesso dell'Eco Oscuro al chiaro di luna.
Mar concluse il suo colpo atterrando proprio in testa al suo esercito,
il quale si fermò davanti a lui in silenzio, Daxter passò
oltre portando una leggera ombra di sollievo sopra la testa del re e
successivamente tornando su nel cielo e sparendo nella tempesta seguito
da un più mansueto ruggito della creatura volante che ora
dominava.
Il re dava le spalle agli uomini armati e aveva le gambe ripiegate per
la spossatezza dopo quella tensione, il respiro era affannoso e
profondo, la sua lancia, che procedeva fin dietro la sua schiena e ora
tenuta da una sola mano, si conficcò profonda nella roccia
aiutando così il sovrano a rialzarsi.
Passarono pochi secondi prima che ritornasse in forze e si concedesse
di guardare negli occhi i suoi uomini sbarazzandosi nuovamente dei
visori e posizionandoli sulla sua fronte, fissò attraverso gli
elmi di ogni uomo davanti a lui, tutti i 40.000 uomini erano fermi in
attesa del volere del loro sovrano, lo avrebbero seguito ciecamente
ovunque e comunque a costo della loro stessa vita, anche se forte era
la paura nei loro occhi, una paura che solo il loro re ora poteva
scacciare, i canti avevano fatto il loro compito, ora toccava allo
stesso Mar incoraggiarli.
Mar sospirò un'ultima volta profondamente prima di avvicinarsi
al suo popolo per prepararlo ulteriormente un'ultima volta alla
battaglia, lasciò la lancia conficcata nella sabbia com'era con
la sua personale pergamena che ondeggiava agitata dal vento e per
metà avvolta attorno all'asta, gli uomini erano fermi, anche se
oscillavano sforzandosi di non inciampare a causa della tempesta di
sabbia nel quale erano immersi.
"Ci siamo..." Cominciò.
"... giorni sono passati da quando vedemmo per l'ultima volta l'erba e
la terra su cui siamo cresciuti lasciando così spazio alla
desolazione del deserto, settimane da quando abbandonammo le nostre
case e le nostre famiglie."
Mise una mano sulla spalla di un soldato e guardando gli altri negli occhi non si interruppe:
"Sono passati mesi dall'ultima volta che combattemmo assieme e anni da quando le nostre vite si sono incrociate."
Procedette abbandonando la spalliera del combattente per continuare a
percorrere l'esercito di traverso fissando gli uomini uno a uno mentre
passava.
"Amici, compagni, dietro queste colline non troverete nemici da sconfiggere..."
Ora il re era fermo e fissava negli occhi nuovi uomini.
"... non troverete morte e distruzione, non ci saranno desolazione o sconfitta o vittoria ad aspettarvi, no.".
Mar si voltò dirigendosi verso la sua arma diritta in piedi e abbandonata al vento.
"Dietro queste colline non scoprirete se i Lurker hanno davvero al loro
servizio mostri e creature che esistono solo nei nostri incubi e non ci
sarà alcun buio a vietare a noi uomini di rivedere la luce del
giorno domani."
Mar estrasse la lancia, mise il suo corpo di profilo e indicando a Est
aiutato dalla lancia olivastra rivelando mentre fissava i suoi uomini
furenti gridando:
"Dietro queste colline, c'è casa vostra!"
L'esercito si lasciò andare alzando le armi e liberando un grido
penetrante ed euforico diretto al loro re, il quale concluse
definitivamente voltando il viso verso oriente e ordinando:
"Prendetevela!"
Gli uomini ora tornarono a procedere nuovamente in corsa verso Est
contro il nemico, Mar rimase in posizione in attesa che i suoi soldati
si unissero a lui, attese, attese finchè la terra non
cominciò a tremare sotto i suoi piedi, finchè non si
sarebbe perso in quel mare di lamiere arancioni, in mezzo a
quell'immensa distesa di rame lucente.
Gli uomini passarono oltre, lasciarono il re indietro nella sua
riflessione, aveva serrato per un momento i suoi occhi preparandosi
psicologicamente alla disfatta finale, c'erano possibilità di
vittoria, ma anche una minima percentuale di sconfitta non era
assolutamente da scartare.
Il primo battaglione che procedette incurante dei pensieri del sovrano
si avvicinava ai resti indifesi dei Lurker disarmati, i 4 scimmioni non
ebbero altra scelta che ritirarsi, fuggirono scivolando sulla sabbia,
un'allegra e stimolante scena per l'esercito che avanzava inperterrito
sulle dune che ormai si erano formate nella tempesta, la battaglia
sembrava volgere per il meglio ancor prima di iniziare, anche se la
polvere riuscì a fare del quartetto di Lurker un nascondiglio
lievemente modesto, ora gli uomini correvano, ma brancolavano nel
vuoto, si lanciavano all'assalto, ma nessuno sembrava intento ad
attaccarli, o almeno era ciò che sembrava, gli ordini del re
erano legge, perciò la massa continuò ad avanzare in
corsa senza sapere a cosa effettivamente andavano in contro.
Mar rimaneva lì immobile con la lancia e il suo braccio
all'altezza della spalla, il suo sguardo sembrava sognante, come se
vivesse un incubo, il suo sguardo, anche se a palpebre serrate,
sembrava concentrato, pensieroso, come se riflettesse a quali sarebbero
state le prossime mosse dei Lurker o delle Teste di Metallo.
Dalla coltre di sabbia, dei suoni, dei piccoli ma profondi ruggiti si
udirono in lontananza e delle fievili luci si avvertirono nel banco di
sabbia, luci viola, le luci della morte e le scintille del trapasso, il
trapasso dei Lurker, gli stessi mostri cui si stavano lanciando contro
per attaccare, ma qualcosa sembrava averli raggiunti prima degli uomini
di Mar.
I guerrieri non si fermarono, stavano giungendo sul luogo di quella
misteriosa scena, non c'erano impronte, il vento era tanto forte da
cancellare ogni tipo di traccia all'istante e le poche luci violacee
rimaste scomparvero nel cielo coperto dalla sabbia.
Mar sembrava sempre più assorto nei suoi pensieri, ma anche
sembre più angosciato, la sabbia si insinuava nei suoi stivali e
lo colpiva su un lato del viso incastrandosi fra la peluria dei suoi
capelli e della sua modesta barba, alcuni pochi uomini urtavano
leggermente contro di lui senza però distrarlo.
Davanti gli occhi delle prime file, delle sottili dune sembravano
crearsi e fuggire dall'esercito, 2 piccole protuberanze che si
allungavano verso Est scomparendo in poco tempo, ma dando solo il tempo
a Mar di spalancare gli occhi scioccati che sembravano aver scoperto e
compreso la prossima mossa nemica, una sorta di viaggio nel tempo
mentale, un trucco che sviluppò con i suoi misteriosi poteri
invidiati da tutto il suo popolo compresi saggi e passati re, purtroppo
però, non sempre era lui a controllare tale facoltà.
Le 2 piccole dune scomparvero quasi 10 secondi prima, ma in questo
piccolo lasso di tempo, altre 6 si materializzarono ed erano dirette
verso l'esercito a gran velocità, Mar tentò di
raggiungere le prime file con un'aria sconcertata sul viso, spingeva e
sbaritava ordini correndo più veloce di quanto potessero fare i
soldati anche se le loro armature erano più che agevoli, teneva
la lancia alta liberando urla su urla, ma era ancora distante
dall'inevitabile scontro ormai pronto.
Ad appena 3 metri dai guerrieri, dai sottili rilievi di sabbia
sbucarono delle piccole creature grandi quanto una testa, 6 minuscoli
occhi luminosi, 6 appuntatissime zampe e una sola grande coda svelta e
ricoperta di punte velenose pronte ad ignettare Eco Oscuro in chiunque
ne entri in contatto, esseri piccoli ma agili, fragili e altrettanto
mortalmente pericolosi.
Gli Scoripioni di Metallo, essi erano la specie più comune di
quei mostri orribili, prolificavano a decine e da decine nascevano ogni
settimana nuove decine, capaci di vivere giorni se non addirittura
settimane senza l'ausilio di un bagno di Eco Oscuro, se non portavano
morte, portavano di certo un grande dolore e un'immensa ed immediata
sofferenza, ferite lancinanti le quali ci avrebbero messo intere
giornate prima di appropriarsi della vita del povero sventurato
incappato nella loro mira.
Saltarono fuori dalla sabbia senza pensarci neppure una volta come
probabilmente fecero poco prima con i corpi ormai scomparsi dei 4
Lurker cui davano la caccia, erano decisi a colpire al volto chiunque
gli si pareva di fronte, i soldati tentarono di fendere quelle creature
con le loro rinomate armi Precursor, ma quando Mar avvertì i
sibilii che ancora oggi facevano ricordare lui i combattimenti a fianco
delle Guardie Kremizi per difendere la sua città, Heaven City,
perciò il re dovette accettare il pensiero che già molti
uomini avrebbero perso la propria vita solo nei prossimi minuti, ancor
prima di incrociare l'intero esercito Lurker.
Anche se la tempesta non permettava di vigilare al meglio sul proprio
esercito, Mar riuscì a scorgere le appuntite code degli
Scorpioni di Metallo all'attacco e purtroppo anche gli scintilli dei
corpi sconfitti del suo esercito, ma allo stesso modo, molti uomini
riuscivano a colpire dalla distanza quei mostri con le loro lance, non
preoccupava minimamente loro il pensiero che creature oscure avrebbero
potuto strapparli alla vita in qualunque momento, lo stesso contava per
il sovrano, il quale raggiunse il margine dell'esercito intento a
difendersi dai colpi mortali di quelle scattanti code, una in
particolare, era diretta verso un soldato indaffarato ad infilzare uno
scorpione distraendosi però così dalla possibilità
di essere in pericolo, il re intervenne appena in tempo sciabolando
dall'alto verso il basso quella creatura mentre essa era a mezz'aria,
il soldato se ne accorse immediatamente, ma Mar non aveva il tempo di
accettare ringraziamenti o perdoni, così proseguì senza
fermarsi.
Indifeso ma motivato continuò ad attaccare a attaccare facendo
roteare la sua arma in cielo e attorno la sua vita affondandola appena
avvertiva il minimo accenno di attacchi contro di lui, quelle creature,
da appena una decina, divennero dozzine su dozzine, i combattenti al
suo fianco vennero incitati dalla foga del loro comandante, così
procedettero senza paura.
Attaccavano e avanzavano, la difesa non sembrava far parte del loro
addestramento, la tempesta si faceva più leggera, ma anche
più compatta, il vento calava, ma la sabbia si alzava pesante a
ricopriva il terreno sempre più evidentemente, le dune avevano
cominciato a formarsi tutte intorno e i passi si facevano continuamente
più difficoltosi nell'avanzare affondando profondi nella sabbia.
Adesso il cielo ricominciò a farsi vedere, il sole contiunava a
tramontare alle loro spalle e il buio a Est avanzava costantemente
così come altre Teste di Metallo: Giaguari, Scorpioni e altre
creature dal cranio luminoso stavano in testa, i Lurker rimanevano
indietro in attesa di colpire al minimo cenno di debolezza.
Mar faceva danzare la sua arma come si muove una Batteria Precursor a
piena energia, le Teste di Metallo avevano il vizio di balzare sulla
preda sempre e comunque abbassando le loro difese e dando così
la possibilità di attaccare con un solo, preciso e calcolato
colpo al ventre.
I nemici si facevano sempre più numerosi sbucando da dietro le
alte dune nate nel giro di pochi minuti, una sola arma non bastava
più per tutto l'esercito, erano ormai più di 2 migliaia i
caduti che si facevano, come i mostri, sempre più evidenti,
perciò Mar adottò tecniche che non usava più da
diverso tempo, quando la sua sola lancia non bastava, erano piedi e
mani ad aiutarlo e con l'aiuto della resistente asta che teneva in
mano, i calci rivolti verso l'alto erano molto più semplici e
potenti.
Sembrava posseduto dall'idea di vincere ad ogni costo o di essere
ricordato da onore e gloria, ma in realtà, la sua mente vagava
nei ricordi e nelle riflessioni passate, non si concesse di ricordare
vecchie battaglie e combattimenti, di quelle ne aveva vissute fin
troppe, non pensò neppure ai lunghi viaggi che lo vedevano
protagonista da giovane, no, la sua mente era rivolta specialmente ad
una persona, un Saggio, la figura che più di ogni altra fece in
modo che lui fosse lì a combattere quel giorno, la figura senza
la quale non avrebbe mai affrontato nessuna avventura, senza la quale
mai avrebbe scoperto chi è, chi era e chi sarebbe stato e per
concludere, il Saggio più avvenente che sia mai esistito, Keira
Hagai.
Sposa di Mar e futura Regina di Heaven City, Keira si è
dimostrata più che all'altezza delle aspettative del padre
Samos, il Saggio dell'Eco Verde, Samos è stato una maestro
importante per Mar e soprattutto per Daxter fù una guida, un
padre.
Keira si è dimostrata subito molto dotata in fatto di Eco e
artefatti Precursor e con l'aiuto di Mar, divenne la più grande
inventrice e scenziata del mondo, assieme a Mar riuscì a
costruire molte attrezzature e oggetti utili i quali in futuro
avrebbero certamente favorito una vita più agiata per il loro
popolo.
Mar ripensava a lei in ogni suo particolare: i corti capelli bluastri
come le più estreme profondità del mare, i grandi occhi
verdi sempre evidenziati da una scintilla di passione e spensieratezza,
il suo piccolo sorriso innocente, la sua corporatura snella e atletica
e la sua aria sempre così sicura, ripensò ai momenti che
passarono assieme, le folli corse per la città su mezzi volanti,
i pericoli che affrontarono intenti a far diventare la ragazza che era,
il Saggio più grande del mondo, ripensò a quando si
persero per svariati giorni o mesi ogni volta che viaggiarono nel
tempo, ma alla fine, il loro legame era tanto forte da farli
reincontrare in un modo o nell'altro.
Ripensava in particolare al giorno in cui lasciò la sua amata
prima di partire settimane addietro, quella sera passò in
fretta, Keira indossava una veste tutt'altro che signorile, come il
sovrano Mar, anche lei era sempre stata uno spirito libero, portava una
ridottissima veste color acqua marina che copriva appena il suo torace
e la quale si concludeva appena sopra l'ombelico e le spalle coperte da
piccoli spallacci rotondi e argentati di cui uno era posto su di un
piccolo e corto velo roseo che le copriva delicatamente l'avanbraccio
destro, calzava dei pantaloni maschili viola da un lato e violetto
dall'altro simili a quelli che usava indossare fin da piccola, sorretti
da una cintura di cuoio e che finivano col nascondere le sue esili
caviglie e i suoi sandali, l'unico indumento effettivamente femminile
che indossava, dei fragili sandali d'orati decorati da piccole perle
bianche e rosa, al fianco destro portava una sorta di portafortuna, 2
penne bluastre e dalle venature gialle dorate, un ricordo del suo fido
compagno di viaggi, un magnifico esemplare di Flut-Flut che
l'accompagno in molti viaggi nella radura delle foreste a Est di
Sandover o sulle immense e sconfinate spiagge a Ovest.
Keira diede in dono a Mar la pergamena la quale annodò attorno
l'arma del suo amato ripetendo a voce bassa e affranta l'intera
iscrizione nella lingua Precursor:
"Non abbandonare mai questo pensiero, tu sei luce, tu sei ombra, senza
l'una, l'altra non esiste, che tu abbia portato morte o dato la vita,
il passato è un ricordo, un sogno, un incubo, non ha più
importanza ora, decidi chi sei, adesso."
Il suo viso, mentre pronunciava queste parole, era basso, quasi volesse
che quell'iscrizione fosse sbagliata, errata, erano soli nella stanza,
la stanza più alta della torre della città di Sandover,
il villaggio dove sono cresciuti, ora irriconoscibile, popolato da
migliaia e migliaia di persone e cresiuto prospero in libertà.
La stanza non aveva mura, solo colonne per sorreggere il tetto sotto il
quale si poteva ammirare un panorama da togliere il fiato, il mare si
apriva senza confini a Sud mentre a Nord si ammirava il profilo delle
montagne in lontananza e le foreste ai loro piedi, il luogo era ben
illuminato da decine di torce tutte attorno, il pavimento in mattoni
era coperto da 5 immensi tappeti differenti per colori e dimensioni,
sembrava un luogo di raduno per il popolo, cuscini e calici d'acqua
erano posti ovunque a terra e il trono di Mar si levava alto e
imponente su 3 gradini di pietra di fronte al quale si ergeva un grande
ascensore di legno e corde appese per favorirne il movimento verticale
attraverso i vari macchinari composti da ingranaggi appesi al soffitto.
Mar teneva con una mano la lancia, mentre con l'altra sollevò
delicatamente il viso della sua sposa triste, una lacrima scendeva
sulla sua guancia fino ad entrare in contatto con il pollice del re il
quale sfrego sulla pelle per asciugarla.
"Jak..." Fece Keira desiderosa di rivedere negli occhi il ragazzo di
cui si era innamorata, ma la severità che ne uscì,
provocò in lei un profondo senso di nostalgia.
Mar sospirò distogliendo lo sguardo da quello della donna forse
per vergogna per ciò che era diventato, ma anche quello che era
destinato ad essere, il sovrano di Heaven City.
"Ti ho detto di non chiamarmi così." Disse offeso il re che si
voltò diretto sul suo trono, Keira tornò a fissare il
pavimento con una tristezza che la pervadeva in tutto il suo Eco, poi
ella chiese:
"Quindi hai deciso chi sei?"
Mar salì i 3 gradini di pietra e poggiò l'arma al fianco
del trono in legno d'orato che stava al bordo della stanza,
fissò la pergamena con occhio fermò e riflessuoso, poi
rispose:
"Non l'ho deciso io."
Keira a questo punto decise di alzare il suo sguardo per domandare alzando il tono della sua voce:
"Chi allora? I Precursori? Il destino?" Continuò avanzando sul
primo gradino oscillando a destra e sinistra indicando nel vuoto a
braccia aperte.
La Regina tentò di incorciare il suo sguardo con quello del Re,
ma non ricevendo alcuna risposta concluse con voce tremolante:
"Il destino ci mette solo davanti a delle scelte Jak, ma siamo noi a dover decidere."
Il Re non volle dar alcun cenno di collaborazione, Keira
continuò a dar lui nuove occasioni di dialogo, ma comprendendo
che non ce ne sarebbero state in quel momento, sospirò, poi
pensierosa fece:
"Che ti è successo? Mio padre ha dato la vita per te, ogni
goccia del suo Eco, ogni suo insegnamento tu l'hai gettato via come se
davvero non ne avessi bisogno!"
"Questo non è vero!" Affermò il sovrano senza dare cenno di alzare lo sguardo.
"Ah, no? No?! Guardati "MAR", ossessionato dalla conquista, ossessionato dal potere!"
"Io lo faccio per il mio popolo!" Si giustificò Mar ad alta voce voltandosi verso la sua Regina, la quale replicò:
"Il NOSTRO popolo è contento così, non ha bisogno di piangere la perdità di altri uomini!"
"Ne perderemo ancora se non facciamo nulla!" Spiegò il Re, ma
Keira non voleva sentire ragioni, diede le spalle al suo sovrano e si
diresse verso il montacarichi in legno al centro del salone sperando:
"Spero solo tu comprenda il senso di quella pergamena quando sarai lì fuori."
Mar tentò di raggiungerla e continuò:
"Che cosa dovrei fare?! Restarmene qui senza far niente?! Mentre quei
mostri crescono sempre più forti e numerosi? Ricordi il male di
cui sono capaci!"
Allora Keira, raggiunta dal Re, si voltò bruscamente gridando a pieni polmoni:
"Io non posso perderti di nuovo!"
I 2 si zittirono, entrambi si guardavano negli occhi, Mar vide in
quelli della sua amata, seguito da una forte rabbia, un immenso dolore
il quale aprì un cratere nel suo stomaco e nel suo cuore
difficili da colmare in quel momento.
"Non posso, non voglio... vederti partire ancora." Concluse la Regina
abbassando la testa per nascondere gli occhi lucidi pronti a scoppiare
in lacrime.
Mar allora, afferrando dolcemente le spalle di Keira, decise di dare ragione alla sua musa e compagna di letto affermando:
"Questa è una mia scelta Keira, lo faccio per il nostro popolo, per la nostra terra..."
Con la mano sotto il mento di lei, ora Mar alzava nuovamente l'indifeso viso della sua sposa concludendo poi:
"Lo faccio per noi."
Abbassando in fine il braccio per accarezzarle il ventre.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Nella Tempesta ***
IV - Come tutto ebbe inizio
Quel ricordo si fermò in quell'istante, non
vi dev'essere spazio per certi sentimentalismi in una battaglia,
soprattutto per un comandande e capitano quale era Mar.
La distrazione aveva preso il sopravvento e la zampa di una delle Teste
di Metallo urtò lo spallaccio di Mar voltandolo e facendolo
brancolare per un istante, per poco tempo perse l'equilibrio
smarrendosi nei continui attacchi delle 2 fazioni avverse, una nuova
bestia a 4 zampe balzò sul Re il quale tentò di
difendersi con l'asta della sua lancia.
Mar cadde a terra con il prorompente peso della bestia che ora stava
sopra di lui la quale cercava in continuazione di addentarlo al collo
con le sue metalliche zanne nascoste nella bocca e sotto il loro
argentato cranio lucente, gli uomini erano troppo occupati nel
salvaguardare la propria salute per poter preoccuparsi del loro
comandante in difficoltà.
Il Re faceva resistenza, il mostro spingeva con le zampe posteriori nel
tentativo di raggiungere la gola di Mar, ma l'urlo del Re era tanto
potente, tanto selvaggio e liberatorio da far intravedere nei suoi
occhi un'aura oscura, ritrovò la sua forza e spinse da un lato
la bestia che lo attaccò facendola rimbalzare a terra, le Teste
di Metallo però non amavano ritirarsi, nè riposare o dare
alcun cenno di stanchezza, così, Mar non ebbe il tempo di
riprendersi che la creatura si rialzò veloce correndo nuovamente
all'attacco.
Il sovrano sospirò ripiegandosi leggermente all'indietro sulla
schiena e alzando la testa al cielo in cenno di stanchezza e noia
tornando poi in posizione come una molla, ma anch'esso, rispondendo
alla sfida, decise di caricare la bestia con lancia alla mano e
saltando entrambi l'uno contro l'altro, Mar conficcò la lama nel
torace della bestia, la tirò a sè e voltandosi se ne
liberò fendendo nell'aria e lanciando la Testa di Metallo nella
direzione in cui era diretta da dove era venuto il re, il mostro,
toccando terra, esplose nel consueto barlume di luci viola che
segnavano la fine del suo viaggio su questo mondo.
Re Mar atterrò rotolando sulla sabbia e riprendendosi in fretta
ritornò al combattimento, era abile con la spada e forse anche
più abile con le mani nel combattimento corpo a corpo, ma il Re
era conosciuto per altre doti, presto il nostro Signore si sarebbe
mostrato per quello che è realmente, il suo passato da cavia per
creare il soldato perfetto aveva dato i suoi frutti, l'Eco Oscuro
sembrava essere l'unica sostanza di cui viveva, ma nel suo animo si
nascondeva un potere di uguale forza, di eguale valore, forse anche
maggiore.
Con l'aiuto dei Precursori, dentro di lui viveva florido e forte
dell'Eco di Luce, l'Eco più raro e potente del mondo e ogni sua
qualità e debolezza lo rendeva il prescelto che era destinato ad
essere, un angelo di morte, una piaga che si sarebbe manifestata
proprio sotti gli occhi impotenti dei Lurker, occhi desiderosi di
ritornare ad ogni costo nei loro villaggi fra le montagne o
nell'oscurità delle caverne dove nascevano, a lottare per
cibarsi di insetti, a crescere nel fango e nella vergogna, ma furono
loro a non accettare quella pietà mostratagli così
cordialmente dal sovrano dei 2 mondi, il Re dei Re e ora ne avrebbero
pagato le amare conseguenze, da parte degli uomini o dalle stesse Teste
di Metallo che scatenarono.
Ogni creatura che Mar sconfiggeva faceva accrescere in lui una forza e
una consapevolezza che in parte lo preoccupava, ma sapeva anche che
senza il potere che si stava lentamente immagazzinando in lui, la
battaglia avrebbe preso una diversa e svantaggiosa piega, più di
quei mostri attaccava e più la sua coscenza ne risentiva, a
tratti sembrava spaesato, sconcertato, come stesse abbandonando il suo
corpo per lasciare spazio a qualcos'altro, qualcosa di terribile ed
epocale.
Nel frattempo, Daxter aveva preso dimestichezza con il suo nuovo
cucciolo, si dirigeva in ogni direzione a cavallo di quella creatura
volante attaccando con sciabolate e artigliate delle zampe e del becco
ogni Testa di Metallo gli capitasse a tiro, ma i suoi occhi coperti dai
visori erano alla costante ricerca del nemico principale, i Lurker, gli
inutili bestioni sembravano scomparsi, anzi, per quanto ne sapevano,
gli unici avvistamenti di quegli energumeni senza cervello furono le 4
sentinelle sconfitte dalle mortali punture degli Scorpioni di Metallo.
I tamburi, senza neppure accorgersene, si erano zittiti, silenziosi, e
non si avvertiva vibrazione se non quella dei pesanti passi della
colossale creatura nascosta dall'ombra della sabbia che si stava
avvicinando lenta verso l'esercito di Mar, esercito che sembrava aver
trovato un po' d'orgoglio nel combattimento, il Re perse quasi un
quarto dei suoi uomini, molte centinaia, migliaia, quasi più di
10.000 suoi adepti caduti nelle ultime 2 ore e ora erano tutti diretti
verso una lunga e altissima duna dalla quale provenivano innumerevoli
suoni di passi e ruggiti, sottili, lenti, veloci o potenti, quei suoni
avrebbero convinto chiunque nel rinunciare alla propria missione
qualunque essa fosse, ma i soldati di Mar erano stati cresciuti apposta
per non provare timore, non grazie ad allenamenti, non a causa di
costanti esercizi e prove, il loro coraggio nasceva dalle non positive
esperienze passate, quando i loro villaggi venivano depredati
innumerevoli volte, più di 5 volte ogni anno era la media degli
attacchi dei Lurker, non usavano però ferire spesso contadini e
artigiani per il semplice fatto che anche quei mostri ne avrebbero
avuto bisogno in futuro.
I soldati tra i quali si nascondeva anche Mar stavano raggiungendo la
cima dell'alta duna con passi pesanti che affondavano nella sabbia,
più salivano in cima e più la consapevolezza di essere
via via più stremati si faceva chiara, purtroppo sembrava il
nemico avvertisse questa stanchezza e ne approfittò alla prima
occasione si sarebbe presentata.
Giunti sulla cima dell'ammasso di polvere, gli uomini del re stavano
per passare dall'altra parte quando un'enorme sciame di scorpioni
spuntarono all'improvviso trapassando la duna da parte a parte e
attaccando a piena velocità i guerrieri di Mar facendoli
precipitare giù a terra rotolando e venendo nel frattempo
attaccati più volte da quelle creature annodate attorno a loro
come parassiti.
Mar fissava quella scena impotente, alzò lo sguardo e non
potè far altro che osservare i suoi soldati rotolare
vertiginosamente e sbattere gli uni contro gli altri, per sicurezza ora
si aiutava a salire con l'ausillio della sua lancia, ma avvertendo il
sibilo delgli scorpioni, Mar fù colto dallo sconcerto quando
vide uno dei suoi uomini rotolargli in contro attaccato da una Testa di
Metallo la quale, a meno di 2 metri di distanza si gettò contro
il re per attaccarlo abbandonando la sua ultima vittima, Mar
caricò un salto per evitare il corpo del soldato che scomparve
subito dopo in un tripudio di luci argentate e affondando la lama nella
schiena dello scorpione, atterrò conficcandola nella sabbia
ritornando a risalire la collina sabbiosa.
Il sovrano però venne distratto dalle urla provenienti da Est,
dall'alto della duna si potevano scorgere le luci delle freccie
lanciate dall'esercito di arceri misteriosamente chissà verso
cosa, quale ipotetica orda li stava aspettando oltre una o due, forse
tre colline oppure, la misteriosa sagoma avvistata poco prima della
battaglia si ergeva già lì troppo vicina per essere
fermata in tempo.
Ogni domanda venisse partorita dalla mente del nostro sovrano,
aumentava il suo sconcerto e in un qualche modo, le sue aspettative
verso la battaglia in atto, aspettative che sembravano andare scemando
in alcuni rari momenti, questi pensieri non dovrebbero palesarsi in un
condottiero, specialmente un uomo come Mar, non ne fanno parte e non lo
descrivono, eppure erano lì, pressanti ed evidenti, i segni
dell'incertezza si facevano chiaramente vedere sul suo viso, viso che
fortunatamente per lui era nascosto quasi completamente.
Gli uomini arrancavano, ma erano abbastanza veloci quasi da superare
Mar in alcuni frangenti, intanto la tempesta si era momentaneamente
appesantita, a fatica si scorgeva la cima della collina e mentre
risaliva passo dopo passo,
cresceva in lui la consapevolezza che la vera battaglia non era ancora neppure cominciata.
Daxter volteggiava a poche decine di metri dal suo vecchio compagno
d'avventure; alla sinistra di Mar, sulla cima della prorompente duna,
la piccola donnola arancione faceva strage di nemici, non fosse stato
per il fatto che ogni essere vivente scompariva per sempre con la
propria anima alla morte, le cataste di cadaveri sarebbero state
innumerevoli, come innumerevoli erano i colpi che scagliava verso terra
e verso il cielo contro altre creature volanti simili a quella che
aveva domato e che ora controllava con egregia maestria.
"Prendi questo, e poi questo!" Faceva Daxter con tono eccitato e pieno
di sè, gli anni passati sulla spalla del giovane re non lo
avevano scalfito per niente nel suo animo rampante, sembrava quasi non
fosse mai cresciuto dai tempi delle avventure nella futura Heaven City,
di fatti non si conosce molto sulla stima vitale di un Precursor,
nessuno ne ha mai visti nascere, nessuno ne ha mai visti morire.
Danzava contro il vento, la tempesta non comportava per lui un gran
problema, volteggiava con la sua bestiola fra gli sbuffi di sabbia a
tutta velocità ridacchiando per le sue vittorie fino a quando i
nemici attorno a lui iniziarono ad allontanarsi, Daxter cercava un
nuovo bersaglio, in fondo verso Nord, stava scappando una Testa di
Metallo a quattro zampe, non ci pensò due volte a gettarsi su di
essa con tutta la sua foga gridando:
"Sei mia, bestiaccia!"
Quando ad un tratto, senza alcun preavviso, sotto le zampe della Testa
di Metallo che fuggiva via a tutta velocità, si formò
un'increspatura, una spece di dosso largo più di 10 metri, la
creatura l'attraversò e proprio alle sue spalle, dalla sabbia
increspata, un'enorme creatura oscura e vermiforme sbucò
terrificante proprio di fronte a Daxter lucento e ruggendo con tutta la
sua foga producendo una forte folata calda che quasi fece perdere il
controllo alla coraggiosa donnola arancione.
Un'enorme bocca rotonda, profonda decine di metri e tempestata di denti
e zanne ingiallite e scintillanti pronte a circondare in un attimo il
piccolo animaletto e la Testa di Metallo volante che cavalcava si stava
protendendo verso di loro in un sol balzo senza fine.
Daxter non potè neppure guardarla negli occhi, erano minuscoli,
scintillanti più delle sue fauci esterne e circondavano da un
capo all'altro la bocca di questa terrificante creatura bluastra e
rivestita di roccia e metallo che uscendo dalla sabbia produceva un
ripetuto rombo basso e continuo, sembrava che quella creatura non
avesse una conclusione, quasi facesse parte della stessa terra in cui
viveva.
Daxter perse ben presto la capacità di decisione e fù
colto alla srpovvista per non dire dallo sconcerto, le sue braccia
crollarono, la bocca si spalancò e gli occhi tentavano di
osservare quella gigantesca figura impossibile da contenere in un solo
sguardo, la sua zampa non teneva più il brillante uovo craniale
della creatura, non potè proprio reagire, perciò la Testa
di Metallo alata tornò a riprendere il controllo di sè,
dei sei arti e della sua volontà, tanto da voltarsi un un batter
d'occhio per fuggire alla morsa dell'enorma mostro che si trovava a
pochissimi metri da loro.
Le fauci si facevano più vicine, il fetore del suo caldissimo
fiato puzzolente si percepiva fin troppo bene e Daxter, nel brusco
movimento di curvatura dell'animale, perse l'equilibrio,
scivolò, tentò invano di aggrapparsi all'ala uralndo e
gridando aiuto, girò la testa e vide le tenebre all'interno
dalla gola di quel mostro orribile farsi avanti, la sua espressione era
preoccupata, terrorizzata e in un breve lasso di tempo sembrava stesse
accettando l'idea di arrendersi a quello che pensava essere il suo
destino.
Mar intando si era fermato e fissava il lato della collina che stava
scalando per tentare di appurare cosa fosse stato a produrre quel forte
rombo sibilante a causa della sabbia alzata, attraverso gli occhiali
protettivi riusciva a scorgere l'enorme sagoma che si avvicinava, ma
ancora non conosceva l'entità della misteriosa cosa.
Daxter, stremato ed appeso all'ala stava sprofondando velocemente nella
sconfitta, si sentiva affranto mentre scorgeva le linee del suo
compagno sotto di lui mentre attorno stavano calando le tenebre, le
fauci del mostro ormai lo circondavano quasi del tutto, il cuore
batteva all'impazzata e il respiro era sempre più veloce e
affannoso, la paura lo stava conquistando completamente.
Strinse gli occhi arrendendosi, tentò di pensare a tutt'altro
oltre la morte che stava sopraggiungendo su di lui, pensava alle sue
scorribande, alle battutacce dirette a brutti ceffi, ai combattimenti
adrenalinici che visse e ai pericoli scampati grazie al suo vecchio
amico Jak.
Il piccoletto peloso avrebbe dato qualcunque cosa, qualsiasi per
tornare a quei tempi, i tempi della spensieratezza, della forza e del
coraggio, delle anime fiere, i tempi delle vittorie sul male, i tempi
dell'amore e dei lieti fine, tempi ormai lontani e ora finiti.
Ma ogni suo pensiero, tutto ciò che ora gli importava e l'unica
cosa che voleva con tutto sè stesso, era rivedere per l'ultima
volta Tess.
Non molti ricorderanno la sua storia, tutti i suoi pensieri andavano a
lei, l'esplosiva ragazza che fece perdere il cuore proprio a Daxter,
simpatica e bellissima, era tutto ciò che voleva da una ragazza
come lei, che fosse una grande patita di armi da fuoco o che avrebbe
lottato come una folle per ciò che voleva, era una minima parte
di ciò che elettrizzava l'animo dell'animaletto quando si
perdeva nei suoi grandi occhi marini.
Avrebbe dato volentieri la vita per lei e l'avrebbe data volentieri in
questo preciso momento per riaverla fra le sue braccia, soprattutto da
quando si sacrificò per Dax mutando grazie al potere dei
Precursor in una di loro davanti agli occhi di tutti i suoi compagni
d'avventure e agli occhi di Daxter, occhi attoniti e persi nella
sorpresa quando gli apparve davanti come nuova guardiana del mondo,
come una Precursor in tutto e per tutto.
Visse al suo fianco per un anno al castello di Spargus City, fedele e
felice come non lo fù mai stato, il tempo passava in fretta e
sembrava che nulla potesse interferire in quel frangente di vita, fino
a quando non fù chiamato a scrivere la storia assieme al suo
compagno, entrambi furono richiamati indietro nel tempo per risollevare
il loro popolo e portarlo alla vittoria contro i loro attanagliatori e
nemici.
Nessuno sà perchè ricordò proprio di quella sera,
Dax pensava che quelli fossero gli ultimi attimi che avrebbe passato
assieme alla sua compagna, fievoli e veloci attimi che quasi non
ricordava, vagamente riusciva a ricordare le sue parole, tutto
fù tanto fuggente, talmente brusco e alla fin fine inutile, da
averlo segnato negativamente, rimuovendo quel ricordo, un ricordo che
forse non VOLEVA ricordare.
Tutto ciò che sentiva nella sua testa era:
"Sono fiera di te." Diceva una voce seduta su uno scalino di un'enorme
salone illuminato appena da poche torcie sotto cui giacevano delle oasi
composte da roccie levigate e acqua piovana che scendeva dolcemente
dalle pareti e dal soffitto, quasi silenziosamente, tutto era adornato
da alcune piante tropicali in vasi di terracotta con decorazioni
ramate, un solo lato della sala dava la possibilità di vedere
all'esterno, su quel lato de salone si trovava un trono, un trono
metallico, duro e per niente regale, un trono per chi poteva veramente
esserne degno, esso si trovava sulla cima di una grande scalinata al
centro di 2 immense colonne con delle decorazioni di rame simili ai
vasi e alle decorazioni sulle pareti, l'intera vetrata mostrava un
cielo blu notturno con pochissime stelle, più in basso l'oceano
rifletteva le loro luci e più in basso ancora, Spargus City, la
città dei dimenticati e degli esiliati di Heaven City.
A Spargus non si conosceva pietà, nè paura o dolore, se
qualcuno non era abbastanza forte da poter sopravvivere o per lo meno
da servire a qualcosa, veniva abbandonato nel deserto alla mercè
di Teste di Metallo, banditi e delle terribili tempeste di sabbia che
lì imperversavano in continuazione.
Le mura della città erano alte e sicure e il mare che si trovava
a Nord, fungeva da perfetta difesa per i cittadini, non che avessero
bisogno di essere difesi; ogni abitante di Spargus conosceva il
pericolo e sapeva bene come difendersi, dal più possente degli
uomini alla sarta fino agli anziani mercanti di spezie e cibo.
Quella notte però aveva un qualcosa di magico, almeno per
l'irriverente Daxter che vigilava dall'alto della stanza del trono di
Mar, prima di allora, non si sarebbe mai avvicinato ad una vetrata
simile, era un tipo semplice e non gradiva provare quel piccolo brivido
di pericolo e controllo che poteva dare l'osservare fuori dalla
finestra di un grandioso palazzo reale, ma non quella notte, quel
giorno Daxter era silenzioso e quieto, come se nulla potesse
effettivamente accadere, tanto meno qualcosa di brutto o preoccupante,
eppure il suo silenzio celava qualcosa, forse un presentimento, era
pensieroso e non lo era allo stesso tempo, tanto confuso e rilassato da
non aver sentito la sua consorte Tess parlargli un minuto prima.
"Eh? Hai detto qualcosa?" Chiese Daxter alla piccola Precursor senza distogliere lo sguardo dall'esterno.
Tess era seduta con i piedi nell'acqua, l'immensa chioma bionda sciolta
e la sinuosa coda color rame le giungeva al fianco, ella sospirò
e alzandosi in piedi si diresse verso il suo compagno accarezzandogli
il pelo arancione finendo col poggiarsi sulla sua spalla inclinando la
testa per capire cosa stesse fissando Daxter, lo guardò e
comprendendo che la sua espressione era persa nel nulla commentò
semplicemente:
"è una serata stupenda non è vero?"
L'espressione di Daxter non mutò, ma in compenso il suo animo
sembrava leggermente più presente dei suoi occhi, così
tentò di rispondere:
"Già, stupenda."
Lo sguardo di Tess allora cadde, precipitò lentamente in una fioca tristezza mentre sospirava nuovamente.
"Dax, piccolo, so quello che pensi e a me non importa, tu sei sempre
stato il mio eroe." Disse la femminile donnola squotendo le spalle di
Daxter e tentando di entrare nel suo campo visivo, ma nulla sembrava
poterlo risollevare, anzi, ora l'equilibrio tra irrequietezza e
tranquillità che lo reggeva fino ad ora, pendeva verso il lato
più negativo, le sue vecchie paure ritronarono dopo un sacco di
tempo da quando le seppellì giunto alla fine delle sue
pericolose avventure, le sue vecchie insicurezze tornarono a
tormentarlo e ad aggirarsi nella sua testa e avvelenare la sua mente.
Lo sguardo di Daxter si chiuse e il suo viso cercò di
nascondersi agli occhi della compagnia di vita, ma Tess allora
tentò nuovamente di adularlo come aveva sempre fatto facendo con
decisione:
"Nessuno avrebbe mai fatto ciò che hai fatto tu."
L'espressione di Tess era decisa, ma la docile Precursor non ricevette
ancora nessuna risposta, perciò allungo una zampa sotto il mento
del compagno con la stessa decisione di farsi sentire e direzionando il
suo sguardo verso di lei, si espresse ancora:
"Sei il ragazzo più fantastico del mondo Daxter, e ti amo per quello che sei."
I loro sguardi ora si magnetizzarono, entrambi sorrisero, poggiarono le
loro fronti l'una contro l'altra e serrando dolcemente gli occhi si
abbracciarono.
"Grazie Tess, sei la migliore." Rispose aprendosi Daxter, l'abbraccio
allora si fece più stretto così come le palpebre chiuse,
i respiri erano trattenuti e rilasciandosi tornarono a guardarsi per
pochi secondi prima che Tess alzasse le zampe per giocare con le guance
di Daxter commentando a denti stretti:
"Il mio morbido pupazzo arancione!"
Lei sorrise alle buffe facce che prendevano forma su di lui,
alchè lo guardò dritto negli occhi scorgendo in essi una
scintilla che non vedeva più da tempo, il sorriso su di lei si
spense piano e dolcemente come una fiaccola, si avvicinò al suo
orecchio e sussurrò magicamente:
"Voliamo insieme."
Con un flash Daxter tornò in sè nella battaglia
spaventandosi all'improvviso a causa del volatile metallico che
bruscamente sbattè le ali facendogli perdere la presa e
facendolo così balzare giù verso il vuoto che si
estendeva per molti metri più in basso.
Sfuggì così alla morsa della bestia mostruosa alle sue
spalle la quale con un nuovo rombo e con goffaggine, cadde
conficcandosi nuovamente nella sabbia scomparendo e portando con
sè il mezzo che Daxter cavalcò per tutta l'ultima ora, la
Testa di Metallo alata scomparve nelle fauci del mostro.
La belva sparì e la cresta di sabbia che produsse sopra di
sè si allontò verso Est portando con sè
quell'orribile mostro vermiforme e il suono delle sue gigantesche e
spessissime scaglie metalliche.
Precipitava vertiginosamente Daxter, la piccola donnola cadeva e cadeva
inesorabilmente verso la morte certa finchè un nuovo mostro
alato di cui il cielo si stava pian piano riempiendo, lo attaccò
recuperandolo prima che finisse a terra, d'un tratto Daxter stava di
nuovo volando, ma ora fermo nella morsa degli artigli di un'altra testa
di metallo volante.
"Aiuto!" Gridava il Precursor.
"Fatemi scendere!"
Mar nel frattempo aveva assistito alla scena e continuando a scalare la
collina sabbiosa, non perse tempo e incominciò a correre
più veloce, scansava i soldati, li spingeva con forza e
brutalità, sprecava le energie più di quanto non avesse
fatto fin'ora in combattimento, gli scorpioni erano tornati a fare
nuove vittime e il comandante si stava dirigendo verso la creatura che
portava con sè il suo compagno.
I colpi che vibrava la sua lancia erano veloci e letali, non dava alcun
cenno di voler rallentare, la sua lama pendeva prima a destra, poi a
sinistra come se stesse continuando a sferrare potenti ganci con la
stessa mano in cui impugnava la sua arma.
Con un solo colpo riusciva a fendere uno, a volte 2 scorpioni fino a
colpire un paio di alate creature che si fiondarono su di lui veloci,
ma indifese.
Anche la Testa di Metallo che imprigionava Daxter era diretta verso Mar
e quando i nemici cessarono di farsi avanti, la velocità dei 2
aumentò sempre più, la distanza si accorciava sempre
più in fretta fino a quando entrambi non poterono vedersi
chiaramente, allora Mar saltò e con un colpo netto lacerò
il mostro liberando il suo amico.
La creatura esplose così in una scia di fiamme e scintille,
Daxter cadde sulla cima della duna e Mar al suo fianco atterrò
con una capriola restando così in ginocchio alle spalle
dell'amico che pian piano si stava riprendendo dal trauma appena subito.
Respiravano entrambi affannosamente, Dax si concesse di liberarsi dei
visori per riprendere a vedere bene o per lo meno meglio e così
fece Mar rendendo così più semplice la ricerca dei propri
sguardi che si incrociarono soddisfatti e ripagati in minima parte.
Daxter era scampato alla morte e ancora una volta grazie al suo fidato e vecchio compagno.
"G-grazie Ja... Mar." Si corresse Daxter ancora senza fiato, sospirando
in fretta e furia e con le pupille strette dirette nel vuoto, il re si
stava ancora riprendendo mentre si alzava in piedi e rispondeva:
"Niente che non faresti anche tu."
I suoi occhi erano diretti verso l'alto mentre formulava questa frase,
alzò un bracciò e armeggiò per un attimo con la
sua arma, Dax allora abbassò la testa ridacchiando affannato e
replicò:
"Hehe certo, se avessi un'arma."
Passò un dito della zampa sotto il naso per liberarlo mentre Mar
allungava una mano per aiutare il piccolo amico a rialzarsi e gli porse
subito dopo una piccola estremità della sua lancia estratta
meccanicamente, un piccolo dono da parte di Keira nel caso Mar non
avesse più avuto bisogno direttamente della presenza di Daxter.
Si trattava di una vera e propria arma, una lama di circa 50 centimetri
interamente ricoperta di oro e rame, sulla parte interna dell'arma,
impossibile da vedere quando collegata al resto della lancia del re, vi
era il nome di Daxter scolpito con precisione con caratteri Precursor
unici e irripetibili per ogni nome.
I tempi dell'aiutante e della spalla per fortuna erano finiti, l'unico
cambiamento che si poteva definire positivo sembrava essere questo per
la piccola donnola arancione, niente più ruoli di seconda
categoria, ora si trovava in prima fila con quello che si poteva
definire suo fratello e ora avrebbero combattuto assieme, fianco a
fianco per la prima e forse ultima volta.
Si erano ripresi dall'ultimo attacco, si trovavano entrambi in piedi,
l'uno di fronte all'altro e con lo sguardo diritto fra loro, un piccolo
e impercettibile sorriso d'intesa, un piccolo cenno di ripetto da parte
di entrambi abbassando la testa ed erano pronti per tornare alla loro
missione.
Nel frattempo gli uomini stavano giungendo anch'essi in cima la grande
duna, si fermarono in molti proprio dietro il loro sovrano, pian piano,
in poco tempo i soldati si allargarono formando una fila che
attraversava da una parte all'altra tutta la longilinea duna di sabbia.
Erano l'uno al fianco dell'altro, gli uomini seppure stanchi non erano
affatto abbattuti, sapevano e sentivano che la vera battaglia doveva
ancora iniziare ed era più che imminente.
L'ostacolo era passato, l'esercito ora aveva la via libera, gli uomini
avrebbero tutti potuto riscendere molto più in fretta adesso che
avevano la possibilità di attaccare e colpire chiunque o
qualunque cosa li avrebbe aspettati lì dall'altra parte, ma
tutti aspettavano un segnale da parte del loro re.
Erano rimasti all'incirca 10.000 uomini, 10.000 anime fiere e
desiderose di mettersi alla prova qualunque cosa li avrebbe aspettati,
qualsiasi prezzo non era troppo alto per loro, la furia e l'adrenalina
della battaglia li aveva avvolti completamente, non sembrava affatto si
preoccupassero di perdere la vita o comunque di fallire in qualche
modo, per loro sembrava esistesse solo e soltanto la vittoria, vittoria
nelle sue forme più gloriose e mitiche, il premio più
grande e la ricompensa adeguata per il loro lungo patimento.
In molti però sono caduti, caduti in modo ingiusto e meschino,
in modi immeritevoli e più in generale, non sarebbero dovuti
morire affatto e anche se in moltissimi verranno ricordati, molti altri
verranno presto dimenticati come la polvere che divennero alla loro
morte. Nessuno avrebbe potuto mai far nulla per i caduti ora se non
commemorare il loro sacrificio in modi che ora non sembrava interessar
loro più del desiderio di vendetta che stava pian piano nascendo
nei loro cuori e seppur trattandosi di un sentimento oscuro e tenebroso
per non dir sbagliato, il morale era comunque ancora molto alto, non
c'era alcun bisogno per Mar di incitare quel che restava del suo
esercito.
"Non è andata male fin'ora, che altro potrebbe succedere di
peggio?" Disse sfacciato e sicuro di sè Daxter rivolgendosi
all'amico e sovrano.
Intanto, su nel cielo si ricominciavano a scorgere le infinite frecce
scagliate chissà dove sopra di loro, era una preoccupante
distrazione, Daxter e il re stavano ora osservando i loro compagni
d'armi con fierezza e spensieratezza, il piccoletto arancione quasi
sorrideva per la sicurezza, entrambi allora si voltarono verso Est
proprio quando il sole tornò a splendere radioso alle loro
spalle e uno scintillio davanti a loro li accecò leggermente
facendogli alzare una mano per proteggersi dalla luce.
Era finalmente il momento della verità, era giunto il momento di
scoprire perchè la battaglia era rallentata così
bruscamente interrompendo prima l'attacco Lurker e ora l'attacco delle
Teste di Metallo, era finalmente giunta l'ora di sapere contro chi
DAVVERO stessero combattendo, contro quale nemico erano opposti.
La coltre di fumo si placò, la sabbia scivolò sempre
più in basso fino a posarsi quasi tutta, per un attimo ci
fù silenzio, un silenzio di tomba, solo il vento faceva ancora
rumore, ma anche lui si zittì presto e mettendo bene a fuoco, i
loro occhi li videro.
Lì, ai piedi della duna ecco che si ergeva una radura di scure
sagome in movimento, ci volle un po' di tempo per accertarsene ed in
seguito convincersene, ma dovettero farlo, erano loro ed erano in
migliaia, migliaia e migliaia a terra, decine e centinaia su nel cielo,
ovunque si stendeva una gigantesca orda di Teste di Metallo, un'enorme
chiazza scura tempestata di minuscole stelle li circondava.
Grugnivano e ruggivano le creature là in mezzo, agguzzando la
vista, Mar potè vedere chiaramente che i mostri stavano facendo
scempio delle armate Lurker, i pochi rimasti tentavano di scalare
l'alta duna, ma senza successo, quando le bestia a quattro zampe
fallivano, ci pensavano gli scorpioni e se uno tentava di sfuggire dal
fianco, delle ali piombavano su di loro portandoli in alto su nel cielo
facendo sparire in fretta i bestioni o lasciandoli precipitare in mezzo
l'orda affamata di Eco.
Come avevano fatto a moltiplicarsi così in fretta non è
dato saperlo, ma alle spalle della gigantesca orda ecco che si ergeva
un'ombra, alta un centinaio di metri, si avvertiva la terra tremare e
la sabbia sfaldarsi ad ogni suo passo, sembrava le creature venissero
da laggiù, perciò l'unica cosa da fare, la sola
possibilità che avevano era decidersi e dirigersi dritti di
fronte a loro.
Daxter non sembrava più tanto sicuro di ciò che voleva
fare, una semplice donnola armata di coltello non avrebbe mai potuto
nulla contro un'orda di creature assetate di Eco e pronte a balzare in
ogni direzione da un momento all'altro con velocità e ferocia
immani.
"Sei pronto Dax?" Fece Mar seriamente fissando dritto negli occhi il compagno.
"Ehm..." Rispose indeciso e sconcertato Daxter.
"Che c'è? Ci vuoi già ripensare?" Canzonò il comandante con tono sarcastico e scuotendo le spalle concluse:
"La mia spalla è sempre qui se vuoi."
Daxter si infastidì e in preda ad un'improvvisa rabbia e ferocia ribattè:
"Neanche per sogno! Ho bisogno di sgranchirmi le gambe finalmente."
Intanto dall'esercito, un paio di soldati, senza permesso uscirono
dalla prima riga, si fecero avanti, misero un ginocchio a terra,
conficcarono la loro lancia nella sabbia e portando un pugno al petto
dissero con rispetto euforico nascosto da un tono militare:
"Miei signori, chiediamo rispettosamente di poter seguire e servire Daxter il Guardiano Precursor in battaglia."
"Quali sono i vostri nomi?" Fece Mar.
"Il mio nome è Brant mio signore." Rispose quello di destra abbassando la testa.
"E il mio Vinter." Continuò quello di sinistra imitando il primo soldato.
Daxter rimase ad osservarli e con tono di disprezzo ordinò soltanto:
"Mh, d'accordo, ma voi sapete come dovete chiamarmi, non è vero?"
"Si Fulmine Arancione!"
Mar ridacchio sotto il panno rossastro che gli copriva il volto, si voltò e acconsentendo ordinò al suo esercito:
"Attaccate!"
Allora gli uomini attaccarono a crorrere giù dalla collina come
se pensassero di essere invulnerabili in preda all'euforia e le urla
tutte attorno, i 2 soldati ingaggiati per proteggere Daxter intanto
rimanevano fedeli e fermi assieme a lui, il quale disse con tono deciso:
"Forza, andiamo!"
"Ti copriremo le spalle mio signore!" Disse Brant che dal tono sembrava il più anziano.
"Va bene, ma non calpestatemi la coda." Commentò stizzito il
Precursor che, un attimo prima di partire alla carica, con l'arma alla
mano sussurrò tra sè e sè:
"E ora lasciateli a me."
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Come tutto ebbe inizio ***
IV - Come tutto ebbe inizio
L'ardore della piccola donnola fù in poco
tempo smorzato benchè fosse ben armato e con il cuore
traboccante di coraggio e determinazione, inciampò nella discesa
della duna dopo un paio di passi ruzzolando giù inseguito dalle
due guardie a cui era diretto un rumoroso e sottile:
"AIUTOOO!!!"
Brant e Vinter cercarono di seguirlo senza perderlo d'occhio, ma
così non fù quando raggiunse rotolando la coda
dell'esercito disperdendocisi, i due mi fermarono e si fissarono l'un
l'altro e con un lungo sospiro da parte del più anziano Brant si
avventurarono nel mare di armature e corazze per ritrovare il perduto
Daxter.
Nel frattempo Mar, il quale era attorniato da decine dei suoi decisi
più che mai a proteggerlo da quelle creature infide si
lanciavano all'assalto fendendo la sabbia con colpi ben piazzati e
sinuosi come il battito d'ali di un lucertolone alato a caccia di
canguratti in mezzo alla tormenta.
Mar li osservava compiaciuto come un padre e ringhiando come non faceva
da tempi di scontri lontani balzò in tempo di fronte a lui prima
che un suo uomo venisse colpito da un giaguaro di metallo il quale
scomparve sotto il pesante colpo della lancia del re con un orrido
suono.
Mar rimase fermo per un attimo respirando profondamente e ripensando a quei mostri, a ciò che stavano combattendo.
"Un Grugnito." Commentò l'uomo appena salvato, era per metà shockato, e rimase col suo sovrano per un momento.
"Come dici?" Chiese incuriosito Mar voltandosi e il soldato rispose
deglutendo senza fiato e indicando la macchia nella sappia sotto la
lama del re:
"è ciò che penso che sia, è il centesimo che odo
morire oggi, e tutti sono scomparsi con un grugnito, li chiamo
così."
E tornando entrambi ad osservare il suolo, Mar si ricordò della
sua prima caccia ai Grugniti assieme a Sig, quell'omone privo di
cervello era uno dei compagni più fidati dei due re, ancora
prima lo diventassero, fù tra le prime persone che li aiutarono
ad integrarsi nel nuovo mondo.
Purtroppo nessuno ebbe il tempo di rimembrare momenti felici della
propria vita, l'esercito si era ormai scontrato con le prime schiere di
teste di metallo e una miriade di luci e scie si distinguevano in
lontananza, i suoi uomini stavano cadendo uno dopo l'altro, zampilli di
luce e di tenebra vibravano alti nel cielo fino a scomparire nel nulla,
ma nessuno sembrava voler indietreggiare, ormai era il momento di
conoscere la verità, alla fine di quella battaglia ci sarebbero
stati solo loro, o quei meschini mostri.
Mar riprese a correre urlando a gran voce e con la rabbia che oscurava
i suoi occhi, saltava da un punto all'altro danzando nel vento
trasporato dalla sabbia, alcuni soldati erano incantati da quelle
fluide movenze, la sua lama scintillava sotto il sole del tramonto e
nè Grugniti, nè scorpioni potevano nulla contro quella
foga e vitalità.
L'asta roteava, roteava nel palmo della sua mano fin dietro la schiena,
lacerava quei corpi e quel metallo come le talpe fulmine lo fanno con
la terra, saettava da un punto all'altro arrivando a vincere anche
qualche nuova creatura volante, danzanti mante veleggiavano nell'aria
fionandosi sopra l'esercito ramato del re.
Vinter intanto, alla continua ricerca del loro secondo sovrano, scorse
la coda di Daxter tra i piedi di un soldato nelle vicinanze e
scostandolo violentemente riuscì a salvarlo, esso si trovava con
la testa incastrata sotto la sabbia, ma per lo meno, non avevo ancora
perduto la sua arma che teneva ben stretta in una zampa nel disperato
tentativo di spingersi fuori.
Vinter allora chiamò a gran voce:
"Comandante Brant!"
E lasciando la sua arma a terra cercò di tirare con entrambe la
possenti mani fasciate l'esile corpicino arancione di Daxter che con un
POP schizzò fuori e volò in dietro colpendo il petto
rinforzato di Brant il quale era giunto svelto in risposta alla
chiamata, dopodichè il piccoletto cadde a terra privo di sensi.
Vinter vi si avvicinò colto dal panico chiedendo spaventato:
"Sire" Sire! State bene?!"
Nessuna risposta.
"Fulmine Arancione!"
Daxter allora alzò lentamente la pesante testa rintornita e ordinò mangiandosi le parole:
"Che non pensiate di dirlo ad anima viva, chiaro?"
"Sissignore." Rispose subito Vinter, Daxter alzò la testa in attesa della seconda risposta e Brant:
"Sissignore."
Il giovane porse una mano alla donnola, ma si rifiutò, si
rialzò da solo ripulendosi dalla sabbia e raccogliendo da terra
la sua arma fece:
"Bene. Andiamo ragazzi, questa battaglia non si combatte da sola."
Entrambi si gettarono un'occhiata di esasperazione e lo seguirono nella
mischia, prima che venisse rapito da un gruppo di mante volanti e
portato in alto.
"AIUTOOO!!!" Gridò di nuovo mentre Brant e Vinter lo fissavano
ancora più esasperati salire in alto in preda a quelle grida
imbarazzanti.
Mar continuava a combattere senza ritegno, la forza in lui aumentava
sempre più anzichè sparire, e invece di accusare una
qualche stanchezza appariva agli occhi di tutti come un Dio sempre
più potente e invulnerabile, ogni creatura gli si parava
davanti, lui la colpiva e colpiva finchè non fosse giunto il
momento di fiondarsi su quella successiva.
Stupide bestie, false copie degli animali che popolavano il loro mondo,
ma che si erano votate all'Eco Oscuro e ora sarebbero perite nella loro
stessa materia avrebbero conosciuto gli effetti di ciò che
avevano scatenato uscendo dal loro tenebroso antro dimenticato dai
Precursor.
Ad ogni colpo, e ad ogni sua vittima, Mar avvertiva un cupo potere
accrescere in lui e vaghi ricordi tantavano di impadronirsi della sua
mente accecando momentaneamente i suoi giudizi, ma non voleva
accettare quelle verità, non ancora, non voleva fermarsi adesso,
non voleva consumarsi nell'odio e nella rabbia.
Con un salto ruppe le schiere nemiche e prima di realizzare che si
trovava solo accerchiato dai luminosi crani delle teste di metallo
atterrò su di loro con ferocia inaudita roteando la lancia e
roteando su sè stesso spazzandone via a decine e così
spazzò via le decine successive che ebberò l'audacia di
avvicinarsi.
Un'enorme chiazza chiara si era formata in mezzo all'orda oscura e solo
quando i suoi uomoni si avvicinarono Mar si placò silenzioso
lasciandoli avanzare.
Gli sembrava di aver già vissuto quel momento, moltissimo tempo
fà, prima di diventare Mar, quando era ancora il re di Spargus,
quel preciso momento in cui tutta quella gente correva, ma non per
combattere, nè tantomeno così coraggiosa, ricordava
invece la disperazione, una miriade di persone che fuggivano, correvano
in preda al panico per le strade di Spargus, chi con in braccio
bambini, altri con averi personali e con i loro mezzi, chi al galoppo
di Lucertoloni, chi a bordo delle loro auto del deserto, altri erano
riusciti a trovare la salvezza salendo a bordo su scialuppe volanti
dirette a Heaven City.
Mar, allora Jak, era fermo come ora e fissava qualcosa, qualcuno, i
grandi ed immensi occhi di Keira si trovavano lì davanti a lui,
entrambi si guardavano e si perdevano negli occhi lucenti dell'altro
come se non dovessero rivedersi mai più.
"Jak, ti prego." Fece smorzata dal dolore la giovane ragazza e ancora più affrando rispose Jak:
"Mettiti in salvo Keira, c'è una scialuppa che aspetta solo te alla spiaggia."
"Non puoi costringermi, io vengo con te!" Ribattè lei.
"Io sono il tuo re!" Strillò lui spaventandola leggermente
più di ciò che stava accadendo e dopo un attimo
continuò:
"E questo è un'ordine Keira, vai."
Rimasero nuovamente in silenzio, alle spalle della giovane vi era il
loro consigliere Peker, il pappagallo parlante al quale spettava il
compito di portare la regina in salvo e nello sforzo di evitare il
continuo sfrecciare a casaccio dei passanti spaventati,
consigliò sbattendo freneticamente le sue ali blu-giallastre:
"Mia regina, è ora di andare."
Mentre lei finì con l'abbassare lo sguardo, alle spalle di Jak
arrivò zampettando anche Daxter seguito dalla piccola Tess il
quale intimò al compagno:
"Hey amico, dobbiamo andarcene da qui."
E dopo il rombo di un esplosione nelle vicinanze specificò terrorizzato:
"ADESSO!"
Jak non sapeva che dire, tutto stava accadendo così in fretta.
"Io..."
Ma prima ancora che potesse finire di rispondere, alle sue spalle udì anche le parole di Samos più indietro:
"Ragazzo, non abbiamo più molto tempo, vieni!"
I due si lanciarono un'ultima occhiata e lui:
"Devo andare."
Lei non si mosse, guardò con un misto di rabbia e diniego Jak
che le voltava le spalle e successivamente suo padre, il quale
però, con un sorriso ben nascosto le fece cenno di seguirli.
Allora sulle labbra della ragazza si materealizzò un sorriso
lucente che pensava non sarebbe mai più comparso e
accennò un "SI" trepitante e riconoscente.
Ella indietreggiò.
"Mi dispiace mia signora, ma vedrà che..."
E interrompendo le parole del volatile, essa ordinò puntandogli un dito contro:
"Peker, porta quante persone puoi in salvo sulla scialuppa reale."
"Co-come dite?!" Starnazzò il pennnuto mentre lei si allontanava.
"E voi che farete?!" Continuò nel tentativo di inseguirla sbattendo goffamente le sue ali colorate.
"Faccio quello che so fare meglio." Concluse lei allontanandosi e
lasciando il povero Peker alla mercè dell'intera città
impazzita.
La regina diede gli ultimi ordini di evaquazione, corse varcando le
porte del suo castello, ordinò alle ultime guardie di aiutare i
civili in difficoltà e una volta rimasta sola, attivò un
ascensore che la portò verso il basso nel profondo del
sottosuolo della sua immensa casa.
Jak nello stesso momento spintonava gli ultimi abitanti nel tentativo
di farsi strada verso le porte della città, mentre Daxter e Tess
sfrecciavano tra piedi, gambe e rocce superando il vecchio Samos ormai
stanco.
"Sono troppo vecchio per queste cose." Commentò tra sè e
sè il saggio che venne colto da Jak e tenuto in braccio fino
all'arrivo.
Le porte erano spalancate, nessuno fù tanto stupido da perder
tempo in una situazone di pericolo per barricare una città ormai
destinata a cadere, stava accadendo qualcosa oltre le montagne e sotto
il deserto, fari e luci immense si sprigionavano oltre le alture come
un'immensa aurora celestiale.
Jak rimase incantato ad ammirare quello spettacolo tanto incredibile
quando pericoloso, le varie lanterne e barlumi lucenti varcavano i
cieli atterrando orribilmente vicino la città esplodendo in un
tripudio di Eco di Luce ed Eco Oscuro.
"Ehm Jak..." Disse Daxter vagamente preoccupato indicando i parcheggi
della città dove si trovavano, il re si voltò e
ciò che vide fù il nulla.
Niente, nè una mezzo, nè una creatura alata da cavalcare,
non avevano alcun modo per completare la loro missione, il popolo era
disperato a tal punto da fuggire a bordo dei mezzi reali.
"Dovevo aspettarmelo, stupido." Si rimproverò Jak.
"E adesso che facciamo?" Chiese Tess a chiunque avesse il buon cuore di rispondere e così fece Samos dalla spalla di Jak.
"Tranquilli, ci ho già pensato io."
"E come? Ci vuoi trasformare tutti in Flut-Flut per caso?!" Si pavoneggiò Daxter e il saggio rispose a tono:
"Con te potrei anche farci un pensierino, ma no! Ecco il nostro mezzo."
E Hellcat proveniente direttamente da Heaven City si avvicinò a
loro dall'alto e atterrò con eleganza unici degni del migliore
agente Kremizi del regno.
"Ashelin!" Fecero sorpresi Jak e le piccole donnole.
La sinuosa e prosperosa figlia del defunto barone Praxis fù
invitata da Samos per aiutarli nella loro ultima impresa insieme,
un'impresa perciolosa e senza certezze proprio come quelle in cui si
trovarono pressochè sempre, le imprese che l'agente Kremizi
preferiva in assoluto, sempre dedita agli scontri e mai tirata indietro.
Ashelin impersonava lo spirito di ciò in cui credeva la veste
Kremizi, non la corazza rinforzata, le armi laser, al plasma o a Eco di
cui erano dotati, i Kremizi vestivano il loro corpo con scritture e
antichi codici Precursor su tutto il loro corpo, ben scolpiti nel loro
animo e sotto la loro pelle.
"Forza, salite a bordo. Ho visto quell'affare dall'alto e non promette
niente di buono."Disse con calma e inibita facendo tuttavia loro una
consapevole fretta.
Tutti si appropinquarono al mezzo in velocità nel tentativo di
salire nella traiettoria di un'abbagliante luce che si ingicantiva col
passare di pochi secondi, una luce scintillante di bianco e nero e
viola incendiata di Eco ed era diretta proprio verso di le loro teste.
"Forza, forza forza!" Intimava Ashelin, Jak fece sedere Samos sul
sedile di fianco alla ragazza, Jak si sistemò aggrappato sul
retro dell'Hellcat e ancor prima che Daxter fosse salito completamente,
la nave si innalzò lasciando penzolare nel vuoto le zampe
posteriori del piccoletto il quale si lasciò scappare un
terrorizzato:
"WOOOA!!!"
Tess allora allungò una zampa per tirarlo su e grazie ad un
colpo di turbolenza, Daxter fù sbalzato a bordo finendo proprio
sopra Tess e lui riconoscente fece:
"Grazie dolcezza."
Si tirarono su e alzando lo sguardo, all'unisono entrambi lanciarono un nuovo:
"WOOOA!!!"
"Ashelin, forse è meglio se ci allontaniamo da qui." Consigliò Jak con sguardo preoccupato.
La sfera radiosa era sempre più vicina e altre più
lontane si susseguirono in direzioni diverse, ma non notando un grande
aumento di velocità, Jak continuò:
"Ashelin..."
"Ci stò provando!"
E usando un sistema di alimentazione a luce di Eco premendo qui e
là qualche pulsante, l'Hellcat partì in un attimo ad una
velocità incredibile, tanto da far perdere l'equilibrio a
Daxter, il quale con l'impatto della fiammeggiante sfera, fù
sbalzato fuori dal mezzo in un urlo di terrore.
"Daxter!" Gridarono Jak e Tess fissando il vuoto sotto di loro mentre le costruzioni di Spargus venivano rase al suolo.
"Torniamo indietro!" Ordinò Jak, ma Samos voltandosi a guardare
indietro fù di un altro parere e senza troppe preoccupazioni
ribattè:
"No! Ashelin, continua."
"Che cosa?!" Fece esterrefatto Jak.
"è un mio amico!"
"Palla di pelo..." Aggiunse Tess con gli occhi pieni di tristezza, ma
Jak non volle sentire ragioni e non capiva come Samos, quello che
poteva definirsi come loro padre poteva non provare alcun chè di
compassione per il piccolo Daxter, così, con rabbia e
determinazione degni di un sovrano tentò di ordinare:
"Ashelin, io sono il re! E ti ordino di..."
"Non c'è di chè preoccuparsi ragazzo, è destino che questo viaggio lo facciate insieme."
"Che cosa vuoi dire?" Chiese Jak.
"Col tempo capirai." Spiegò il vecchio, il quale voltandosi ad
osservare gli occhi tristi del giovane re concluse compiaciuto:
"Non morirà."
"Come lo sai?" Domandò voltandosi verso l'anziano e Samos rispose:
"Non sei l'unico ad essere pieno di sorprese."
Allora il ragazzo si voltò nuovamente e aguzzando la vista
incrociando le sopracciglia per poter scorgere qualcosa nella lieve
tempesta di sabbia che si stava addensando, la vide e i suoi occhi si
spalancarono.
"Keira." Sussurrò incredulo.
Nei sotterranei del palazzo di Spargus, la regina trascorreva il tempo
con ciò per cui era nata, costruendo e sperimentando il potere
della tecnologia e dell'Eco e nei suoi studi, creò dalla base di
un motociclo volante comune e la tecnologia di un Hoverboard, un vero
mezzo capace di viaggiare a pelo sulla sabbia.
Essa sbucò da un uscita secondaria che collegava l'officina alle
mura esterne della città poco prima che venisse completamente
distrutta da quel raggio di luce accecante che esplose in zampilli
devastanti e tutto attorno fù consumato da fiamme chiare e scure.
Sfrecciava nel mezzo del deserto ora la bella e giovane regina di
Spargus City, un panno bluastro le circondava il volto mentre un paio
di grossi visori le coprivano gli occhi; i capelli erano protetti
anch'essi da un velo biancastro e ricamato d'oro che danzava alla sue
spalle alla mercè del vento e della sabbia che via via andava
scolorendolo a poco a poco.
Keira alzò lo sguardo seguendo l'Hellcat sul quale erano saliti
Jak e gli altri non intendeva perderli ora e di certo non intendava
perdere il suo amato re per nulla al mondo, neanche a causa di
ciò che stava accadendo nel suo mondo che per quanto ora fosse
luminoso, aveva perso un po' della sua luce.
Non pensò però ai dolori che provava ora il suo popolo,
sapeva che ciò che stavano facendo era proprio per il loro bene
e mentre rifletteva ciò, Keira intravide la piccola macchiolina
arancione precipitare giù, la ragazza accelerò nel
tentativo di raggiungerlo.
Un sacco di dune si erano formate nelle ultime ore in quella che pareva
come la fine del mondo (Anche se in realtà non lo era) alcune
più piccole, altre grandi e profonde e Keira, pur essendo
conosciuta anche come una guidatrice provetta, trovava
difficoltà nel mantenere fermo il manubrio del mezzo durante la
sua folle guida.
Iniziava lentamente ad udire le grida del piccolo Precursor fra le
folate ululanti del deserto, era pronta a saltare, ma le dune erano
ancora troppo basse, perciò mentre si dirigeva verso il punto di
non ritorno, attivò il sistema gravitazionale del motociclo e
poco prima di distaccarsi dalla cima del cumulo di sabbia, il mezzo
prese ad alzarsi di una decina di metri e Keira ebbe il tempo e lo
spazio di salvare Daxter, il quale interruppe il suo continuo strillare
senza vergogna pensando forse di essere morto.
Il motociclo prese a discendere a terra, ma non tanto vicino quanto
prima, il mezzo rimase a mezz'aria, abbastanza in alto da poter
maneggiare meglio dune e folate di vento.
"Dove sono?" Chiese ad occhi serrati Daxter.
"Sono morto? Nonnina, sei tu?"
"Tranquillo palla di pelo, sei ancora tra noi." Lo tranquillizzò la regina.
"Chi? Cosa? Keira?!" Strepitò sorpreso il piccoletto spalancando
le palpebre, ma prima che potesse chiedere qualsiasi cosa o che lei
potesse rispondere, ella disse elettrizzata:
"Reggiti forte!"
Ed entrambi si diressero con velocità smodata verso le alte
montagne del deserto, dove erano diretti Jak e gli altri e da dove
proveniva la causa di tutte quella disperazione.
Sull'Hellcat la situazione si era vagamente tranquillizzata, Tess
sapeva che il suo adorato principe arancione era sopravvissuto, Ashelin
era una tosta, per quanto fosse pensierosa non lo dava mai a vedere,
Samos sperava nell'epilogo che pensava di conoscere e di aver vissuto
più volte nella sua mente e a cui si preparava fin da quando gli
fù affidato Jak, il quale era chiaramente il più turbato.
Il re non discostava lo sguardo da Keira, l'agile regina si trovava
proprio sotto di loro e li seguiva precisa e svelta e suppur
concentrato, più in profondità Jak era terribilmente
spaventato per la vita della sua amata e in parte chiaramente per il
suo vecchio compagno.
"Ci siamo quasi." Affermò Ashelin, impostando un paio di dati
per manovrare al meglio l'Hellcat nel tentativo di superare le alte
vette appuntite che regnavano su quel mare di sabbia scura.
Si innalzarono, passarono tra due enormi spuntoni di roccia e Jak perse
così di vista la sua amata, lei scomparve dal suo sguardo, ma il
re non volle accettare che forse poteva essere l'ultima volta che
vedeva il suo più grande amore e privo di speranze riuscì
a malapena ad udire le voci dei suoi compagni di fianco a lui.
"Wooo!" Esclamò Tess mentre Ashelin commentò:
"Guardate che roba."
"è già iniziato." Spiegò il saggio il quale affermò successivamente:
"Dobbiamo fare in fretta."
Jak si voltò lentamente e una luce accecante lo colpì, ma
una volta abituato, egli lo vide, un immenso, enorme vortice di luce
girava in circolo proprio in mezzo la catena di montagne, l'unica cosa
che lo limitava erano le slanciate vette che circondavano quello
scenario incredibile.
"è bellissimo." Commentò Tess nei cui occhi sgranati si rispecchiava perfettamente quella spirale luminescente.
Aure e sfere di luce bianca vagavano in circolo all'interno di quel
mantello evanescente di luce celestiale e dal fulcro si sprigionavano
quelle che erano le sfere infuocate che stavano devastando il loro
mondo mentre tre fatue luci sbiadite di rosso, di giallo e di blu
pulsavano sulle vette a distanze diverse.
Tutto era così pericoloso e dalla possente forza distruttiva,
eppure ogni membro del gruppo era come ammaliato e vagamente
ipnotizzato da quel fantastico panorama, tutto quanto aveva una strana
aria di magico e benevolo per quanto fosse terribilmente mortale.
"Non c'è tempo per questo" Ricordò Samos.
"Ashelin, portaci giù." Disse e durante la discesa, Jak ebbe il tempo di trovare alcune risposte chiedendo al vecchio:
"Quindi è questo?"
"Già."
"E quelli sono..."
"Si."
"E abbiamo una sola possibilità?"
Ma questa volta Jak non ebbe una risposta immediata, l'Hellcat
arrivò a destinazione, atterrarono sulla cima di una vetta non
troppo alta, ma abbastanza per poter ammirare ancora quell'assurdo
panorama scintillante e scendendo a terra, Samos rispose
tranquillamente.
"Tutto è già stato scritto ragazzo mio, il passato non si può cambiare."
"Ma qui ci troviamo nel futuro, come posso sapere ciò che accadrà a loro? Al mio popolo, a Keira..."
"Keira starà bene."
"Come fai ad esserne così sicuro?"
D'un tratto dal bordo della montagna balzò con energia
incredibile il motociclo della regina, il quale, seguito da uno
stridulo strillo acuto, atterrò in mezzo al gruppo di eroi; la
polvere del terreno si levò lenta mentre più impetuosa si
muoveva quella vicina all'imponente rombo del motore termico.
"Vi siete lasciati indietro una cosa." Si vantò Keira con voce
fiera da sotto quello spesso panno ceruleo, ma prima che qualcuno
potesse affermare qualcosa, dalla parte posteriore del mezzo
balzellò fuori Daxter che beato e pacifico asserì:
"Grazie mille piccola, ma la prossima volta lascia guidare me."
Tess allora corse a stringere il piccoletto annunciando in un bare di baci:
"Oh Daxter! Mio eroe!"
"Tranquilla dolcezza, avevo la situazione sotto controllo."
Continuò sfacciatamente lui crogiolandosi in quegli infiniti
abbracci, ma Jak interruppe quello spensierato momento borbottando:
"Che cosa ci fai qui?"
Keira cercò di pararsi le spalle affermando:
"Mio padre mi ha dato il permesso di venire."
Ma il re non volle sentire ragioni e asserì:
"Avevi un ordine."
"Me ne andrò, volevo solo essere sicura che andasse tutto per il
meglio." Rispose lei liberandosi di quegli stracci impregnati di sabbia
avvicinandosi a lui ed entrambi finirono con l'abbracciarsi a lungo e
alla fine, ambedue si persero negli occhi dell'altro per qualche
secondo.
"Grazie." Si lasciò scappare Jak a assa voce, ma purtroppo
vennero interrotti da Samos, il quale illuminatosi di luce verde e
scatenando un lieve terremoto che col passare del tempo peggiorava,
disse con sforzo:
"I Saggi sono tutti in posizione! Jak, è ora!"
Il re tornò per un attimo a fissare la sua amata tenendo il suo
viso tra le mani confermando a malincuore ed entrambi con gli occhi
pieni di tristezza e paura:
"Devo andare."
Lei rimase immobile, lui si allontanò in direzione di quel lento
ed ipnotizzante vortice temporale seguito da Daxter gridando:
"Samos andiamo!"
L'anziano stava usando tutto il suo potere per poter tenere aperto il
portale nella luce di quel vortice infinito e a stento riuscì a
proclamare:
"Io... io non verrò ragazzo."
"Che cosa?!"
Ribattè Jak:
"C'è bisogno della presenza di un Saggio dell'Eco per poter passare!"
Samos guardò il gruppo di giovani eroi e osservando con orgoglio
Jak vedendone il bambino che crebbe sotto i suoi occhi e i suoi
insegnamenti, concluse:
"Jak... prenditi cura di mia figlia."
"Cosa?" Sospirò lei.
Il Saggio ritrasse un braccio per poter spingere magicamente Jak,
Daxter, Tess e Keira giù dal dirupo, ma la figlia, attaccando a
correre verso il padre per fermarlo strillò:
"No!"
Ma non appena pronunciò uno smorzato:
"Papà!"
Un'onda d'urto invisibile colpì i quattro che precipitarono
giù dalla montagna urlando impauriti e attratti dalle quattro
luci colorate che li pervasero singolarmente, vennero trasportati al
sicuro verso il centro di quelle luci, dove la forza era di puro ed
impetuoso Eco.
"Samos!" Gridò di rabbia Jak e poi seguito dalla compagna spezzata dal dolore:
"Papààà!"
La sua decisione fù presa, i Saggi potevano portare una persona
per volta e secondo i piani di Jak, il viaggio era destinato solo a
lui, Daxter e Samos, Tess e Keira non potevano sapere che avrebbero
preso il suo posto, il posto di un padre che cadde per l'amore per sua
figlia.
Mentre Ashelin si prendeva cura del corpo senza vita di Samos, ella si lasciò sfuggire:
"Buona fortuna ragazzi."
E in men che non si dica, una luce folgorante li accecò tutti,
Keira sprigionò una potente aura di Eco color marino e senza che
lei se ne accorgesse, a contatto con tutta quell'energia che girava in
circolo a gran velocità, aprì un portale, un tunnel in
cui tutti cadderò e si persero, non potevano vedere nulla e
quella fù l'ultima cosa che tutti ricordarono come il luogo dove
fissero negli ultimi anni.
Da allora tutti furono votati alla riconquista, alle guerre e alle
battaglie per il loro mondo e finalmente, per quanto ne sapeva Mar,
questa sarebbe l'ultimo scontro che lui avrebbe mai combattuto,
comunque fosse andata a finire, qualunque prezzo sarebbe stato da
pagare.
Il suo esercito correva, lo superava, lo proteggeva e combatteva unito
e potente come un deciso pugno calato direttamente dal cielo da parte
degli Dèi su quei mostri.
Erano troppo abituate a cacciare i Lurker, non erano addestrati contro
le armate di re Mar, nessuna di quelle infernali creature lo era, e
nè scorpioni, nè Grugni potevano ormai niente contro
un'esercito in continua evoluzione, che imparava in fretta dalla loro
ignoranza, ora sapevano cosa aspettarsi, o almeno era ciò che
speravano.
Più di loro ne sconfiggevano, e più ne saltavano fuori,
più forti e sempre più diversi, anche queste Teste di
Metallo si adattavano alle avversità, fù così che
cominciando ad avanzare rattristato e perso nelle memorie di quello che
considerava come suo padre, Mar fù sbalzato di lato da un
potente colpo che lo catapultò a terra qualche metro più
in là.
Cadere a terra nel bel mezzo del combattimento che imperversava ormai
da quasi un'ora non sembrava affatto un bene, il Re si guardò
attorno, aveva perso la sua lancia a terra a circa quattro metri di
distanza dalla sua mano, gli uomini cadevano più in fretta delle
Teste di Metallo di cui una in particolare era diretta verso di lui,
aveva le sembianze di un uomo, camminava su due zampe, ogni zampa
contava quattro artigli ricoperti d'argento e fra le "mani" brandiva
uno scettro grigiastro quasi argentato ricavato dalla pietra delle
montagne, la testa era piccola e protetta dal classico materiale
metallico che li distingueva, materiale che proteggeva anche la sua
schiena grazie ad enormi scaglie lucenti che continuavano fino alla
punta della sua lunga e grossa coda.
Si avvicinava a Mar come un sicario in procinto di compiere il proprio
dovere, un vero concentrato di ferocia e determinazione, la creatura si
avvicinò sempre più veloce quando vide in lontananza,
oltre la coltre di sabbia, il re che tentare di recuperare la sua arma
da terra.
Con una mano si teneva il fianco da dove proveniva il suo dolore,
mentre con l'altra si rialzò in velocità per raggiungere
una posizione sicura, la bestia attaccò a correre, Mar era ormai
ad un metro, si lanciò verso l'asta ricoperta di sabbia, il
mostro balzò caricando un colpo col suo scettro in procinto di
atterrare con un colpo pesante e preciso sul sovrano ferito.
Mar strattonò il tessuto che circondava l'asta e la
avvicinò a sè, la recuperò e stringendola
fermamente in una mano, rotolò e voltandosi colpì
pienamente la Testa di Metallo che sbalzò di lato rotolando a
terra per svanire poco dopo in scie oscure e luci che trascesero.
Il potere di quella vittoria incrementò nel re la sua
consapevolezza e il suo ardente desiderio di liberarsi dalle catene
d'umiltà che lo trattenevano, ma udendo nuovamente le
urlà del suo compagno Daxter in pericolo, si placò e
alzò lo sguardo, ma ciò che vide non era ciò che
si aspettava, quelle che udiva erano le grida di battaglia di un
soldato coraggioso nel mezzo di un vero combattimento.
Il piccolo Precursor arancione si trovava a cavallo di una manta di
metallo; con una mano comandava quell'agile creatura, mentre con
l'altra fendeva il cielo e il vento abbattendo quei mostri uno dopo
l'altro.
"YAAA!!! Avanti, fatevi sotto!" Strillava Daxter in preda ad
un'eccitazione incoerente con la sua persona, ma Mar pensò che
quell'atteggiamento gli donava notevolmente..
"Prendete questo! E questo!" Continuava fiera la donnola.
Mar allora, una volta rialzato e assicuratosi di non essere ferito seriamente tornò alla sua missione.
Era stato buttato fuori dai ranghi, pochi soldati gli passavano accanto
per poi superarlo e colpire i loro nemici e una schiera di alte e
muscolose creature azzurre e violacee gli si piantarono dinnanzi,
sembianze umanoidi, vantando armi reali a tutti gli effetti, e armati
di curiosi scudi luminosi che provenivano come energia dai loro
avampbracci.
Emettavano suoni scoppiettanti come insetti e quegli occhi luminosi lo
fissavano come se lo conoscessero, come se l'obiettivo fosse
sconfiggere proprio Mar.
Lui allora ricambiò il loro sguardo con due occhi che seguiti da
una sforfia rabbiosa, si riempirono di nera pece e vaghi fulmini rosei
e viola gli attraversavano le dita e i capelli che andavano
scolorendosi lentamente.
Ecco allora che le creature diaboliche provarono qualcosa nei loro
crani luminescenti e per la prima volta nella loro tenebrosa e
dimenticabile vita, fecero un passo in dietro.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1014827
|