Soul Eater: the Sunrise of Madness di MadLucy (/viewuser.php?uid=134704)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Un nuovo inizio. Mio padre ha paura del microonde e il mio migliore amico non ha studiato? ***
Capitolo 3: *** Il tanto temuto test. Dove Stein Junior lancia i bisturi e un gatto fugge dall'aula? ***
Capitolo 4: *** I ritardatari del Lunedì mattina. I gemelli poco simmetrici e la ragazza più Big della scuola? ***
Capitolo 5: *** Una serata da dimenticare. Oddio,sento le voci nel sonno e mia madre esce di soppiatto di notte? ***
Capitolo 6: *** Guai incombenti su Death City. Theodore perde il controllo,è il presunto ritorno della follia? ***
Capitolo 7: *** Dubbi e misteri si infittiscono. Crisi generate da bottoni colpevoli d'asimmetria e la voce melodiosa della grande dea? ***
Capitolo 8: *** Un incontro davvero inatteso. Fughe clandestine al McDonald's e braccialetti perduti? ***
Capitolo 9: *** La sconosciuta dagli occhi cremisi. Destinazione Shibusen,ma qui c'è qualcosa che non torna? ***
Capitolo 10: *** Udienza presso il Sommo Kid. Shi le sente,racconto la mia storia solo se mi garantisci che ci crederai? ***
Capitolo 11: *** Ran,la figlia del Kishin. Un cugino assetato di vendetta e una follia che minaccia di divampare? ***
Capitolo 12: *** Una tempesta in Transilvania. Vino costoso e cameriere ossequiose ed estroverse? ***
Capitolo 13: *** Le rovine della scuola. Corse sfiancanti per i corridoi, noi siamo la follia? ***
Capitolo 14: *** Tutti insieme al parco! Ace fa lo sbruffone come al solito e la Giraffa Assassina colpisce ancora? ***
Capitolo 15: *** L'ennesimo attacco. Tensioni al parco ed attimi di panico per i nostri eroi? ***
Capitolo 16: *** Allenamenti instancabili e nascondigli segreti. Shi vuole raggiungere la perfezione e Ran popola i pensieri di qualcuno? ***
Capitolo 17: *** Uno strano dialogo. Le vertigini della follia, io e te siamo uguali? ***
Capitolo 18: *** Incontri e scontri fra cugini. Cassian è adorabile e la fantastica Ran non cambia mai? ***
Capitolo 19: *** La leggenda dei pugnali magici! Studio in biblioteca e un viaggio alla ricerca della gloria eterna? ***
Capitolo 20: *** La leggenda dei pugnali magici 2! Sarò la rovina di Death City, il sangue urla chiedendo vendetta? ***
Capitolo 21: *** Chi sei veramente, Ran? Lettere divorate dal fuoco e spaventosi occhi d'ambra. ***
Capitolo 22: *** Poteri inaspettati e camicette lilla. Non reprimere la tua vera natura, un killer con i capelli rosa si aggira per la mia camera? ***
Capitolo 23: *** Festa a casa Shinigami. Soprabiti, bottigliette di succo, tovaglioli con le giraffe, Rayban e gonne troppo lunghe? ***
Capitolo 24: *** Ma che bello andare al lago. Quella-tipa-con-la-treccia-strana mi tiene sveglia la notte, qui ci vuole proprio la Giraffa Ruspa? ***
Capitolo 25: *** Cassian vs Shibusen. Lucette di Natale, incontri ravvicinati con il terreno e una bambolina in scooter? ***
Capitolo 26: *** Cassian vs Shibusen 2! Fra battute pungenti, veleno di ragno e sangue miracoloso sto perdendo la pazienza?! ***
Capitolo 27: *** Cassian vs Shibusen, ultima parte! Dove faccio esplodere un Big Bang e Cassian fa fallire un piano infallibile? ***
Capitolo 28: *** Un noioso, deludente rientro a casa. Dove intraprendo l'avventurosa ricerca del disinfettante, gli sguardi possono uccidere specialmente se non ci sono? ***
Capitolo 29: *** La scomparsa di Ran. Dove partecipo ad un'irritante riunione di famiglia e l'erba si sporca di sangue? ***
Capitolo 30: *** Una decisione avventata. Facciamo i bagagli, come procurare un ictus al proprio padre in...una mossa? ***
Capitolo 31: *** Una notte inquieta. Incubi e sensi di colpa mi tormentano, ho solo bisogno di sentire che andrà tutto bene? ***
Capitolo 32: *** Notizie dall'America. Dove Jackson sconvolge Theodore e Grace mette in imbarazzo il più gelido dei ragni? ***
Capitolo 33: *** Il viaggio continua. La ladra di brioches rimarrà nella storia, presso il castello di Medusa dilaga la paura? ***
Capitolo 34: *** Il castello di Medusa! Dove veniamo brutalmente scaricati e Theodore incontra chi voleva incontrare? ***
Capitolo 35: *** Di occhi insostenibili e ottime intuizioni. Dove Silver fa di testa sua ed il cuore vince la ragione? ***
Capitolo 36: *** L'assalto di Mickey! Sacrilegi verso la Giraffa Assassina e letali colpi di torcia sul naso? ***
Capitolo 37: *** La Stanza degli Specchi. Il liquido nero sgorga sul pavimento e le pantegane non sono la nostra priorità? ***
Capitolo 38: *** L'ingenuità di Silver e la fragilità di Ran. Minacce di morte da parte di Natasha, vuoi uccidere la tua ultima possibilità? ***
Capitolo 39: *** Un addio o un arrivederci. Lacrime stupide, burrocacao rosa e i nasi sanno respirare da soli? ***
Capitolo 40: *** Non si scherza con il fuoco. Milze sanguinanti, una proposta che non si può accettare? ***
Capitolo 41: *** Ran e Cassian regolano i conti. Adelle Gorgon non è chi dovrebbe essere, amore calcolato e pianto nel sangue? ***
Capitolo 42: *** Il silenzio uccide. Natasha ha le labbra cucite e Ran cerca una scagnozza? ***
Capitolo 43: *** Un momento indiscutibilmente perfetto. Il passato è passato e il quattrocchi sapientone non assiste e riverisce la grande Silver? ***
Capitolo 44: *** Epilogo. ***
Capitolo 1 *** Prologo. ***
prologo 2
Prologo
-Corri,Adelle! Corri!-
Ed io corro. Corro come mai in vita mia.
Perchè questo c'è in gioco. La mia vita.
Una delle poche cose per cui vale ancora combattere.
Corro,in questo folle labirinto senza uscita.
Buio. Buio. Buio.
Dove sono? Dove vado? Cosa cerco?
Un' uscita,la salvezza?
Inutile.
Corro,corro e non penso,corro e basta.
Ma troverò solo la morte,alla fine di questi corridoi.
Sento già la sua
presenza.
Veloce. Veloce. Più
veloce!
All'improvviso,un muro.
E' finita,Adelle.
Sento le ginocchia cedere. Sono sul pavimento.
Tremo incontrollabile. Non è possibile.
Non è servito a niente. Quel sangue d'innocenti versato,quei
sacrifici sono stati vani.
La mia morte suggellerà l'ascesa delle tenebre.
Il mondo sprofonderà nuovamente nella follia.
-Hai paura,Adelle?-
La sua
voce è poco più di un sussurro carezzevole.
-Non farlo,no,no!-
-Ma il sangue si paga con il sangue. Non te l'ha insegnato questo,la
tua mamma?-
-Non farlo,ti prego,non farlo!-
-E' tardi ormai. Troppo tardi.-
Troppo tardi,troppo
tardi,troppo tardi.
I suoi occhi
rossi lampano nelle tenebre.
-Addio,strega.-
Lo scintillìo metallico della lama. Un lampo.
E adesso muoio.
Note
dell'Autrice: Eccomi qua! Posto subito subito questo piccolo prologo,o
meglio questo epilogo. Perchè quello che sto per narrarvi
accade molto prima...
Non vi anticipo niente! Spero vi abbia incuriosito. Cercherò
di postare presto il prossimo!
Lucy
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Capitolo 2 *** Un nuovo inizio. Mio padre ha paura del microonde e il mio migliore amico non ha studiato? ***
Un nuovo inizio.
Un nuovo inizio. Mio padre ha paura del
microonde e il mio migliore amico non ha studiato?!
Didididip! Didididip!
Didididip!
Ed eccolo,il segnale che dà il via alla mia
giornata.
La sveglia strilla spietata finchè il palmo della mia mano
non la zittisce rapidamente.
Balzo giù dal letto in un lampo,con energia,scostando da un
lato
la trapunta bianca. Sono le sette e ventisette,come ogni mattina.
Non mi alzo mai alle sette e mezza. Preferisco essere in anticipo di
tre minuti rispetto al resto del mondo.
In pochi secondi ho raggiunto la sedia dove sono meticolosamente
piegati i vestiti che devo indossare,scelti la sera prima. Mi divincolo
dalla camicia da notte ed infilo un vestitino di garza verde acqua,con
un golfino dello stesso colore. La primavera è sbocciata da
poco
nei boschi innevati del Nevada,e fa ancora piuttosto freddo.
Strattono le calze finchè tutte le grinze sottili non si
disintegrano e filo in bagno.
Allo specchio non vedo niente di diverso dal solito: il mio viso dalla
pelle diafana,fresco e riposato,due grandi occhi verde intenso
e corti ciuffi di capelli rosa pallido,che trasformo
velocemente
in due treccine perfette. E' un rituale talmente familiare che ci
riuscirei ad occhi chiusi.
Sorrido piano alla me riflessa e mi affretto a scendere le scale,di
buona lena.
Ciò che mi accoglie per primo in cucina è il
fragrante
profumo di biscotti alle noci. Oh,quanto li adoro! Non sono mai stata
un'appassionata di dolci,ma questi sono speciali: nessuno è
in
grado di resistere. Sono troppo buoni.
-Buongiorno!- esclamo entrando.
-Buongiorno.- risponde mia madre,che sta appunto togliendo una teglia
dal forno,le mani infilate in due guantoni imbottiti.
E' merito suo se sono sempre così pimpante di buon mattino.
Mi
ha abituata ad andare a dormire presto ed alzarmi a quest'ora fin da
quando ero piccola,percui adesso non mi pesa per niente.
E' una donna davvero straordinaria,e non lo dico solo perchè
sono sua figlia. Insomma,avanti! Lei è Maka Albarn,colei che
distrusse il Kishin e riportò la pace!
-Hai fatto i biscotti.- constato sedendomi al mio solito posto,attorno
al tavolo circolare. Mi piace molto la cucina: è
così
familiare,con i muri piastrellati di rosso e i vasetti di erbe
aromatiche disposti ordinatamente sui davanzali.
Annuisce. -Ho le prime due ore libere oggi,a scuola. Ho lezione solo
alla terza. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere.-
-Come no!- E' già apparecchiato,con una tazza di
tè e un
piattino di fette biscottate sopra la tovaglietta a quadretti. Bevo un
sorso.
Mamma insegna alla Shibusen,da quando non è più
studentessa. E' grazie a lei se io ho potuto iscrivermi,dato che
è un'accademia per armi
e maestri d'armi. E io sono una strega.
Come è potuto succedere? Beh,mia nonna era piuttosto
famosa. Si chiamava Medusa e fu lei a risvegliare il Kishin molto tempo
fa; non so molto altro,papà non ne parla volentieri. A
quanto
pare ho preso da lei,visto che naturalmente suo figlio non sarebbe
potuto nascere strega.
Mia madre insistette comunque,dicendo che dovevo imparare a combattere
e difendermi come chiunque altro,e il Sommo Shinigami (anzi,lei lo
chiama il suo amico Kid)
alla
fine cedette e mi diede il permesso di frequentare la scuola. Eccezion
fatta per alcuni allenamenti specifici seguo le lezioni come gli altri:
davvero,non sono niente di speciale. Tutto ciò che riesco a
fare
è sollevare a malapena qualche oggetto. I miei poteri
non si sono ancora rivelati definitivamente,quindi...
-Ah,sì,quasi dimenticavo. Oggi non ci sono per pranzo,sono
di
turno in mensa alla Shibusen. Cucinerà papà.-
aggiunge
mamma con indifferenza.
Sollevo lo sguardo,incredula ed inorridita. -...che?! Come puoi farmi
una cosa del genere?!- piagnucolo.
-Dài,non esagerare. Non è poi così
male.- replica lei,poco convinta.
Se c'è una cosa in cui Crona Gorgon è proprio un
disastro totale è cucinare. Anzi,mettere in tavola qualcosa di commestibile in
generale.
Scambia tranquillamente le mele con i pomodori e una volta ha cercato
di rifilarmi una pasta con l'insalata dentro. Non sto scherzando.
E poi con il cibo d'asporto la situazione è
ancora
peggiore,se possibile,tenendo conto della sua avversione per il
microonde. Dice che fa un
rumore strano quando si accende. Ma per questo dobbiamo
sempre mangiare tutto freddo.
-A proposito,dov'è?- chiedo.
-L'ha convocato Kid per una missione. Una questione di estrema
urgenza.- risponde,un pizzico di apprensione nella voce. Non
può
fare a meno di preoccuparsi sempre per lui,nonostante ora non ce ne sia
più bisogno.
Finisco la colazione,sgranocchiando l'ultima fetta biscottata. -Va
bene,io vado.-
-Tieni i biscotti. Mangiali durante l'intervallo e dividili con gli
altri,mi raccomando!- Mi tende un cartoccio.
-D'accordo,d'accordo.- Tanto è impossibile mangiare i
biscotti
alle noci senza essere assalita da una frotta di amici assatanati.
Metto lo zaino,preparato davanti alla porta,e saluto mamma. -Ciao! A
dopo!-
-Ciao!-
Esco,scendendo i gradini davanti all'ingresso. Il cielo è
coperto di nubi grigie e biancastre,l'aria satura d'umidità
promette pioggia. Una giornata come tante altre a Death City,insomma.
Ovviamente è lì ad aspettarmi,appoggiato alla
cancellata bianca che circonda casa mia.
-Ehilà.- lo saluto distrattamente.
Nemmeno stamattina i suoi capelli argentei sono in ordine,ma arruffati
come sempre; mi guarda,con quegli occhi viola che fanno impazzire
metà delle studentesse della scuola. -Tua madre ha fatto i
biscotti?!-
Ecco,lo sapevo. -Sì...ma li mangiamo solo a merenda,intesi? A merenda,ho detto!-
Sollevo il sacchetto più in alto che posso,fuori dal suo
campo d'azione,nel momento stesso in cui si allunga. Sbuffa. -Che
palle,Addy.-
-Se ti dico dopo è dopo!-
-Va beeene. Cosa mi racconti?-
Lui è Ace,il mio migliore amico da...circa tutta la vita.
Abbiamo caratteri piuttosto diversi -lui sarcastico e strafottente,io
timida e un po' impacciata- però,per qualche strano scherzo
del destino,ci adoriamo. Non riesco ad immaginare la mia vita senza di
lui. Ma non me ne sono innamorata,o robe del genere! Lo considero come
un fratello.
E questa,comunque,è la domanda che mi fa ogni mattina
venendomi a prendere per andare a scuola. Cosa mi racconti?
-A pranzo cucina papà.- mi limito
a rispondere cupa. Sgrana gli occhi.
-E' stato bello conoscerti,amica mia.-
-Ah ah.- ribatto.
-Vieni a mangiare da me,no?- propone.
-Non mi fa uscire,se sa che vengo da te! Non da quel maniaco
schifoso,piccolina!- imito la sua voce in falsetto. Il
punto è che mio padre e il suo si detestano visto
che,un'ora prima del matrimonio dei miei genitori,Soul ha confessato a
mamma di essere innamorato di lei. Ecco,da allora fra loro non scorre
buon sangue. Così papà è convinto che
Ace sia una cattiva
compagnia.
-Ma lasciamo perdere.- concludo affranta. -Oggi c'è il test
di Teoria di combattimento. Hai studiato?-
-No.- replica con blanda indifferenza.
-Ace!-
-Che c'è?! Non ne avevo voglia.- borbotta.
Sorrido fra me e me. E' davvero incorreggibile. Ma è fatto
così,e non lo cambierei con nessun altro.
-Forza,sbrighiamoci.- lo esorto.
Eccoci qui,pronti per l'ennesima giornata alla Shibusen.
Note dell'Autrice: Buongiorno a tutti! Allora,scommetto che
metà di voi saranno delusi. Ma come,Maka e Soul non stanno
insieme?! La risposta è no. Non stanno
insieme. Cristo,sono nauseata da tutte queste SoMa! Un po' di
originalità,ragazzi! Ma lei e Crona non saranno l'unica
coppia bizzarra.
Tranquilli,Black*Star
sta con Tsubaki! Avete il cuore in pace,adesso? =)
So che magari i personaggi per adesso sono appena abbozzati (e ne avete
conosciuti solo due!) ma man mano che i capitoli procedono i caratteri
si definiranno sempre di più,come in ogni storia.
Magari vi starete chiedendo chi
è la madre di Ace...Eheh! Vedrete!
Spero che comunque il capitolo vi sia piaciuto!
Lucy
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Capitolo 3 *** Il tanto temuto test. Dove Stein Junior lancia i bisturi e un gatto fugge dall'aula? ***
Il tanto temuto test. Dove Stein Junior
lancia i bisturi e un gatto fugge dall'aula?
Sono già le sette e quarantacinque quando varchiamo
l'imponente cancello che divide la Shibusen,maestosa opera di perfetta
simmetria architettonica,dal resto della città.
Come ogni mattina il cortile è già brulicante di
studenti: dopotutto è l'accademia per armi e maestri d'armi
più rinomata del mondo,ci sono più di mille
studenti.
Procediamo verso la grande scalinata di marmo che conduce
all'ingresso,attraversando il vasto cortile decorato da siepi
-perfettamente simmetriche,ovvio- : io con il libro di Teoria sotto il
naso,lui con codazzo di ragazzine urlanti attorno.
Eh,sì: è sempre stato decisamente carino,e a
scuola è quello che potremmo definire un figo. Probabilmente
avere genitori come i suoi aiuta.
-Calma,calma.- placa quelle oche sornionamente. E' un po'
irritante non riuscire a parlare con il tuo migliore amico
perchè c'è una bionda che gli cinguetta moine
incomprensibili,ma diciamo che ci ho fatto l'abitudine.
Abbiamo appena varcato l'entrata dell'atrio quando un bisturi sottile
squarcia l'aria e sfiora l'orecchio di Ace,come un piccolo dardo.
Lui s'immobilizza per un istante. Poi sospira.
-'Giorno,Theo.-
-'Giorno un cazzo,sei in ritardo. Ti aspetto qui dalle sette! Possibile
che non riesci ad arrivare puntuale nemmeno una minchia di volta?!-
Questo amichevole ragazzo è Theodore,il figlio di
Stein,nonchè maestro d'armi di Ace. Da bambino era tanto
gentile,ma ovviamente l'adolescenza non ha giovato al suo carattere.
-Sette? Io avevo capito le otto.- risponde innocentemente lui.
-Alle otto abbiamo lezione,idiota che non sei altro! Ohh,lascia
perdere.-
Mi volto. Si è alzato un sacco negli ultimi tempi,raggiunge
e supera sua madre ormai. Indossa un paio di jeans e una T-shirt a
maniche corte,a dispetto del freddo. I suoi capelli castano caffelatte
sono scompigliati e gli ricadono sulle spalle; gli occhi grigio fumo
sono stretti in un'espressione infastidita dietro le lenti sottili
degli occhiali.
Cosa posso dirvi di lui? E' un genio. Studia alla Shibusen da quando
aveva cinque anni e suo padre lo faceva assistere alle lezioni. Pratica
kick boxing,judo,karate e tutte quelle diavolerie impossibili;
è ossessionato soprattutto dalla scienza,dagli esperimenti e
Dio sa cos'altro. Inizio a sospettare che non sia nemmeno umano. Ma
ovviamente è fuori di testa,quasi più di Stein
Senior. Una notte,da sonnambulo,stava per aprire in due sua madre.
Infila le mani nelle tasche. -Guarda che l'allenamento serviva a te. Io
non ne ho alcun bisogno.- Non ha tutti i torti. E' lo studente
più talentuoso della scuola,lo Shinigami ha intenzione di
dargli una cattedra appena compirà diciotto anni.
-Figurati,nemmeno io.- ribatte subito Ace,punto sul vivo. L'altro
ghigna sarcastico.
-Oh,sì invece. Perchè sei solo un moccioso. Vai a
giocare con i tuoi amichetti,che è meglio.-
-Ho due anni meno di te! Non fare l'uomo vissuto,sei ridicolo.- sbuffa
Ace.
Insomma,vederli litigare non è una novità.
Praticamente fanno così ogni mattina. Non riesco proprio a
capire come fanno ad essere in sintonia le loro anime.
-Ehm,sbrighiamoci. Abbiamo il test,ricordi?- Lo afferro per la manica.
-Io e te finiamo il discorso dopo!- urla Theodore alle nostre spalle.
-Sì,Theo!-
-E non chiamarmi Theo!-
-D'accordo,Theo.-
-Aarghh!!!-
Entro in classe,strattonando Ace. Finalmente la folla di ammiratrici si
è dispersa in giro per le classi.
-Buongiorno!- esclama la professoressa Marie,sollevando la
testa dal registro in cui sta scribacchiando qualcosa. Mi sorride.
-Eccoti qui,Adelle. Vedo che Ace è rimasto a casa.
Uhm,tipico. Invece ci avrei scommesso,che saresti venuta! Tu sei
brava,sìsì. Come tua madre.- Inizia a
canticchiare fra sè.
-A casa? Ma se Ace...- Mi volto,stupefatta.
Non posso crederci! Si
è trasformato! Di
nuovo!-
-...Ace!- sibilo
irritata. Sotto al tavolo di fronte a me c'è un minuscolo
micino dalla pelliccia candida,che si lecca indifferente una zampina.
-Cosa combini?!-
-Miao miao.- ribatte,con un luccichìo di scherno negli occhi
-Cretino.- borbotto,mentre lui attraversa l'aula passando sotto i
banchi,senza essere visto,fino a balzare agilmente sul davanzale
dell'ampia finestra ad arco.
Poi esce,e probabilmente seguirà il cornicione sulla
facciata della scuola.
Sfrutta spesso e volentieri i suoi poteri da gatto,anche se teoricamente non
potrebbe. Teoricamente.
Ma in fondo sua madre è Blair,no?
Vabbè,io devo restare qui a fare il compito. Non
è giusto però.
-Bene,ragazzi. Potete prendere posto. Fra cinque minuti cominciamo.-
annuncia Marie allegra.
Mi siedo al mio solito posto. Frugo nello zaino e prendo l'astuccio e
alcuni fogli,un po' scocciata.
Lancio un'occhiata circolare all'aula. Mancano i gemelli
Shinigami,prima di tutto. Poi non vedo Cole. E neanche Jackson. Poi...lei. La sua
è decisamente l'assenza più lampante.
-Ehi ehi
ehi,gente! Alzatevi ed inchinatevi tutti al cospetto della grandiosa
Me! Signore e signori,è arrivata Silver*Star! Ora
può iniziare il mio show!-
Ah,ecco. Adesso non manca più.
Note dell'Autrice: Ciao a tutti! Oggi posto un po' in ritardo =) Non
avevo idee per l'inizio!
Scusate,questo capitolo è un po' brutto =( Spero
lo abbiate comunque trovato accettabile.
Che ne dite?
Lucy
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Capitolo 4 *** I ritardatari del Lunedì mattina. I gemelli poco simmetrici e la ragazza più Big della scuola? ***
I ritardatari del Lunedì
mattina. I gemelli poco simmetrici e la ragazza più Big
della scuola?
-No,Silver*Star,niente show. C'è il compito in classe oggi.-
sospira la professoressa Marie,esasperata.
-Compito?! Sono troppo
intelligente per fare il vostro stupido compito,potrei essere
tranquillamente promossa adesso!-
Ci risiamo. Ecco,lei
è...sì,insomma,l'avrete
capito chi è. L'unica,adorata figlia di Black*Star,il famoso
Maestro d'Armi che sconfisse il potente Mifune.
E' balzata su un banco in prima fila,le mani sui fianchi e un sorriso
smagliante. I capelli celesti le sfiorano le ginocchia -per quanto ne
so non li ha mai tagliati- in una cascata azzurro vivo,due grandi occhi
blu cobalto scintillano in netto contrasto con la pelle bianca. Indossa
una canottiera nera,su cui vi è una spilla d'argento a forma
di
stella,e una minigonna di jeans con un paio di pantacollant a strisce
scure e turchesi.
La sua voce è...più o meno quella di una persona
normale con un megafono.
-Non metto in dubbio che tu eccella nella pratica. Peccato
però
che io abbia bisogno anche di una valutazione scritta.- ribatte Marie.
Silver*Star è la migliore della classe,devo
ammetterlo. Ma è talmente piena di sè che la
sopportano
in pochi. Cioè,pretende che baciamo la terra dove cammina.
-La grande Me eccelle in
tutto!
Su,avanti,dammi questo test che te lo faccio vedere io,di cosa
è capace la meravigliosa Silver*Star!-
Non ha mai dato del lei nemmeno al Sommo
Shinigami,figuriamoci ad un'insegnante.
Marie china la testa sulla cattedra. -Iniziamo l'appello,su. Altrimenti
divento pazza.- La porta si spalanca.
-Aspetti! Aspetti!- Un ragazzino entra,con il fiatone. Ha la carnagione
scura,metà viso avvolto con bende bianche e corti riccioli
castano intenso trattenuti da una fascia. Gli occhi,spalancati e
ansiosi,sono verde muschio.
-Scusi il ritardo,prof. Papà mi ha trattenuto a pulire le
scale
del secondo piano stamattina.- bisciaca,correndo al suo posto.
Marie sorride intenerita. -Non c'è problema,Cole. So che a
Sid piace affidarti compiti che spetterebbero
a lui.- conclude alzando gli occhi al cielo.
Cole si stringe nelle spalle. -Pazienza.-
E' un ragazzo carinissimo. Ha un ottimo carattere,contando che sua
madre è una mummia e suo padre uno zombie. E
lui...è uno
strano incrocio. Ma come ho già detto,è a posto.
Marie rivolge lo sguardo al registro. -Bene. Direi che potremmo...-
Qualcuno ha appena bussato. Guardo l'orologio che porto al polso: le
otto in punto. Credo di sapere chi è. O meglio,chi sono.
-Avanti.-
La porta dell'aula si apre nuovamente. Sulla soglia ci sono esattamente
quelli che sospettavo.
-Buongiorno,professoressa Marie.- saluta una ragazzina minuta,con voce
incredibilmente calma. -Ormai dovrebbe sapere che il nostro
Rispettabile Padre ci permette di entrare solo a quest'ora.-
-Oh,certo,giusto. Men'ero proprio scordata!- Marie si colpisce la
fronte con la mano. -Che stupida! Potete andare a sedervi.-
I figli dello Shinigami sono fratelli gemelli ma,come ha potuto
purtroppo constatare,non potrebbero essere più diversi.
La ragazza si chiama Shi ed è una piccola Kid in miniatura.
Adora suo padre in tutto e per tutto,perciò veste come lui
vuole
che si vesta,fa quello che lui vuole che faccia eccetera eccetera. Per
questo i suoi capelli corvini sono perfettamente
lisci -anche lei ha le linee di Sanzu,ma per la gioia del
papà le circondano l'intero capo-,i pizzi immacolati del suo
abito di seta perfettamente
ricamati,i fiocchetti delle sue ballerine smaltate perfettamente
sistemati. Ha un paio di orecchini nuovi,due minuscoli teschi che
richiamano la maschera del Sommo Shinigami. Dalla madre ha preso solo
gli splendidi occhi acquamarina,sempre seri e ridotti a due fessure.
Mickey è esattamente il contrario: somiglia a Patty almeno
quanto Shi somiglia a Kid. Prima di tutto...non ha esattamente un nome
temibile. Insomma,Mickey.
Ha una zazzera di capelli d'oro perennemente in disordine,un fisico
mingherlino e agile e una risata squillante che sfoggia nelle
situazioni più improbabili. La simmetria non potrebbe
interessargli di meno,preferisce disegnare. E non va mai in giro senza
una giraffa: di peluche,di
ceramica,tascabile,ciclopica,realistica,assurda. Di qualsiasi
tipo,insomma. Oggi,per esempio,ne ha una di plastica appesa alla
cintura,come un portachiavi.
E' il maestro d'armi della sorella; in battaglia,diversamente dalla
vita di tutti i giorni,sembrano una cosa sola.
-Eheheh,papi è un po' stupido,vero Shi?- ridacchia
Mickey,trotterellandole al fianco. Gli arriva uno scappellotto.
-Non dire più un'ingiuria del genere sul nostro Onnipotente
Padre,hai capito?!- sibila lei,inferocita. In risposta l'altro
sghignazza ancora di più.
Cosa vi avevo detto,io?! Scenette simili si ripetono ogni giorno.
La professoressa attende che i due prendano posto,poi azzarda un:
-Adesso possiamo provare a fare l'ap...-
-Nooo!!! Si fermi!- Jackson si catapulta in classe,lo zaino gettato
malamente su una spalla. Alcune ciocche dei suoi capelli bruni sono
incollate alle tempie. Si piega in due,stremato. -Ec..comi...la
sveglia...non ha...suonato...-riesce a bofonchiare fra un ansimo e
l'altro.
E' un ritardatario cronico,ormai,è irrecuperabile. Ha preso
da Eruka,sua madre,tutta la sbadataggine. Percui gli capita di perdere
l'autobus,perdersi in generale,passare davanti alla scuola ma
dimenticarsi di entrare,oppure di non accendere appunto la sveglia.
-Ahh! Quando potrò mai darvi questo maledetto compito?!- si
lascia sfuggire Marie allucinata. Spaventato,Jackson si siede subito.
Qualche secondo di silenzio. -Nessun altro ritardo?! Davvero?! Nessuno
nessuno?!- Ancora silenzio.
-Fantastico. Sono lieta di annunciarvi che iniziamo l'appello,ragazzi.-
sbotta la professoressa. -Anizu Natasha.-
-Non c'è,non
aveva studiato quindi non è venuta! Ma non preoccuparti,sono
talmente Big che posso fare anche la sua verifica!- strilla
Silver*Star.
Natasha,la figlia di Liz e Giriko,è la sua maestra d'armi.
Ovvero è talmente indifferente nei confronti del mondo che
la circonda che riesce persino a sopportarla. E' la persona
più imperturbabile che io abbia mai conosciuto. Niente
riesce a sconvolgerla,ma neanche a toccarla minimamente. Mi mette un
po' inquietudine.
-Evans Ace...no,non c'è. Ford Cam Bridge.- Un ragazzino
ossuto,con capelli piuttosto radi e bizzarri occhialetti di metallo
dalle lenti a spirale alza la mano. -Presente.-
-Gorgon Adelle...- In quel momento la porta si spalanca per...ho perso
il conto delle volte.
E' Theodore. Tiene per la collottola un gattino bianco,che si divincola
soffiando irritato. Il ragazzo sorride,e le lenti degli occhiali
riflettono malignamente un lampo di luce. -Buongiorno,professoressa. Ho
trovato questo studente che bighellonava nei corridoi,e ho pensato di
riportarlo in classe.-
-Ciao,Theo! Sì,hai fatto benissimo,tesoro della mamma!-
esclama Marie,entusiasta. -Puoi pure lasciarlo andare,adesso.-
Theodore,imbarazzato,molla Ace. -Quante volte ti ho detto di trattarmi come uno studente
qualunque?!-
-Okay,scusa,scusa.-
Ace si ritrasforma in un baleno. -Non è
giusto,però! Miao!- borbotta,andandosi a sedere.
Theodore esce,trionfante. -La
vendetta è un piatto che va servito freddo.-
Note dell'Autrice: Ciao! Ecco,questo capitolo è
più lungo. Vi piace? =)
E qua veniamo a conoscenza di molti personaggi. Ci sono i figli di
Kid...sapete che Shi significa morte
in giapponese? Mi sembrava appropriato come nome. E Mickey è
un nome adorabile,dài! Mi piacciono molto Kid e Patty
insieme,molto più esilaranti e carini di Kid e Liz,a mio
parere. Lei l'ho voluta mettere con Giriko °.°
Perchè metti che si sono conosciuti dopo che lui
è scappato! Non so,mi suonano come coppia. O forse sono solo
suonata io.
E poi c'è Cole,di Sid e Nygus,Jackson,di Eruka e Free,e la
grande Silver*Star,ovviamente *.*
Bene,spero che il capitolo vi sia piaciuto! Recensite!
Ps: c'è un certo sarcasmo,nel nome Cam Bridge figlio di Ox Ford...-.-
|
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Capitolo 5 *** Una serata da dimenticare. Oddio,sento le voci nel sonno e mia madre esce di soppiatto di notte? ***
Una serata da dimenticare. Oddio,sento
voci nel sonno e mia madre esce di soppiatto di notte?
-...è
pericolosa,non lo capisci?! Pericolosa...Devi
segregarla...Segregarla...-
-...imprevedibile,non la conosci,non sai nemmeno cos'è...-
-...non doveva nemmeno nascere,non doveva nemmeno
esistere...è qualcosa di troppo sbagliato...-
-...credi forse che sopravviverà,illusa?
No,morirà,morirà,come ogni creatura
indegna,morirà...-
-...tutto ciò che tocca distrugge...-
-...morte...-
-...deve morire...-
-...la follia...-
-...come suo padre...-
Spalanco gli occhi.
Il pacifìco,quieto buio della notte mi avvolge. Sono in
camera,rannicchiata sotto il piumino del letto,la testa sprofondata nel
cuscino.
Ascolto. Solo il silenzio del paese addormentato rieccheggia in strada.
Quel brusìo fastidioso,orribile è cessato,nelle
mie orecchie risuona un vuoto inquietante. Tutto tace.
Mi
faccio piccola piccola nella coperta.
Cos'era questo,un sogno?! Sembra ovvio. Eppure...non uno normale,come
gli altri. Non mi è mai capitata una cosa del genere.
Non vi era nessuna immagine,nessuno scenario. Non succedeva
niente,galleggiavo in una sorta di oblio senza forma nè
consistenza.
Solo...quei sussurri. Trasudavano odio,disgusto; ogni sillaba era
impregnata di qualcosa di tanto terribile da non avere nome.
Di chi stavano parlando?! E cosa può aver fatto per
suscitare tanto astio?!?
Non sai nemmeno
cos'è. A chi erano rivolte,queste parole? Che
senso hanno?
Scossa e piena di dubbi,decido di provare a riprendere sonno. Dopotutto
ora è finito. Devo solo smettere di pensarci. A
questo...sogno.
Ma appena le palpebre si abbassano faticosamente suoi miei
occhi
sbarrati quelle voci spaventose ricominciano a tormentarmi,a
disperdersi nella mia mente in sibili oscuri come la pece.
Su,non fare la fifona,mi
rimprovero. Ti sarai
immaginata tutto. Non ostinarti a trovare un senso a qualcosa che
neanche cel'ha.
Immaginata tutto?! Impossibile. Come farei ad immaginarmi cose
così orribili?! Fino ad ora,non avevo idea che una voce
potesse
essere...pura cattiveria.
Okay,mi tremano le gambe. Ehi,non sono mai stata molto coraggiosa! E
poi,insomma,è notte. Di notte fa tutto più paura.
Il silenzio da pacato e tranquillo diventa,con lo scorrere dei
minuti,sempre più agghiacciante.
Sono ancora lì,pietrificata,quando all'improvviso un suono
acuto
squarcia quell'innaturale calma. Il mio cuore fa un balzo
dalla paura.
Il telefono di casa,in corridoio. Sbuffo silenziosamente. Visto? Sono
paranoica.
Dopo qualche istante,un rumore di trapunte scostate e passi affrettati
contro il pavimento di legno.
-Pronto?- bofonchia una voce assonnata che riconosco come quella di
mamma. Una brave pausa. -Cosa?!-
sbotta,d'un tratto sconvolta. Segue una lunga attesa.
Trattengo il respiro,le coperte fino al naso. Cosa può
essere
successo?! -Arrivo subito.- taglia corto ad un certo punto; la sento
riagganciare.
Si allontana. Il rumore dei cardini delle ante dell'armadio. Fruscii.
Si sta vestendo.
Mi faccio coraggio e sollevo appena la testa dal cuscino. -Mamma,cosa
c'è?-
La porta di camera mia si apre. E' papà,le ciocche
di capelli rosa chiaro spettinate e un pigiama azzurro.
Sorride
piano.
-Dormi,piccolina,non preoccuparti. E' tutto a posto.-
-Dove sta andando la mamma?- ribatto aggrottando la fronte. Sgrana
appena gli occhi blu lapislazzuli.
-C'è stato solo...un piccolo imprevisto. Niente di grave. E'
tutto a posto.- ripete,come per convincersene. Sa essere molto
più fifone di me,a volte.
-Niente di grave,tipo?- chiedo ancora. Vedo mamma uscire dalla sua
stanza,con indosso una felpa e un paio di pantaloni infilati alla
bell'e meglio. Fa capolino dalla porta,con un sorriso incerto. -Torna a
dormire,Adelle.-
-Ma mi volete spiegare cos'è successo?!- esplodo,perdendo la
pazienza.
-Niente per cui tu possa fare qualcosa,al momento.- Dopo questa esauriente risposta
sparisce,inghiottita dal buio del corridoio. Papà entra in
camera e si siede sul bordo del letto.
-Oh,grazie tante. Adesso sì che ho capito tutto.- borbotto
irritata. Lui si limita a carezzarmi i capelli. -Non dire
così.
Tua madre è la persona migliore dell'universo. Se non ti
dice
niente è per non farti preoccupare.-
-Ma se non me lo dice mi preoccupo ancora di più!- protesto.
-Su,su. Fai ancora un po' di nanna,va bene? Domani devi andare a
scuola.-
Mi arrendo sospirando. -E va bene. Ma non parlarmi come se avessi
cinque anni,papà.-
Si stringe timidamente nelle spalle. -Per me resterai sempre la mia
piccolina,come quando sei nata. Eri uno scricciolo,una cosina
così...- indica con le mani una specie di gomitolo. -...e
anche
se non pesavi niente avevo tanta paura di farti cadere per
terra,sembravi talmente piccina e fragile,e non sapevo come comportarmi
con una neonata...-
-Ohh,questa storia
l'abbiamo sentita
almeno cento volte! Cambia repertorio,imbecille! Cos'è,hai
l'Alzheimer? Ti dimentichi di quello che dici?!? Beh,stai sicuramente
invecchiando!-
Questo è lo zio Ragnarok. Da bambina avevo
paura di lui:
è come un mostriciattolo nero. Ma a circa cinque anni
ho
scoperto che lo potevo vestire da bambola e fargli prendere il
tè con le Barbie,dato che non riusciva a scappare in quanto
parte di mio padre. Ah,bei tempi,quelli.
E' un po' brontolone,mangia come tutti gli abitanti di Death City messi
insieme ed è sempre maleducato con tutti,ma infondo gli
voglio
bene. E sono certa che anche lui ne vuole a noi.
Crona gli lancia un'occhiataccia. -Chiudi il becco. Adesso andiamo in
cucina ad aspettare Maka.-
-Aspettare Maka?!
Aspettare Maka?!? Chissà a che ora torna,quella! Ho sonno!
Voglio dormire!-
-Così ti lascio mangiare qualche biscotto.-
aggiunge,con un sorriso furtivo.
Ragnarok tace improvvisamente.
-Buonanotte,piccolina.- Si china e mi bacia la fronte. Le sue labbra si
soffermano qualche secondo in più sulla mia pelle calda.
-Ricordati sempre che il tuo papà ti vuole tanto bene. Sei
la cosa più importante che ho.- mormora,talmente piano che,a
qualche millimetro di distanza da lui,faccio fatica a comprendere
ciò che ha detto.
Cosa mai sarà accaduto,di così terribile?! Adesso
ho paura sul serio.
Ma papà mi sorride ancora,gli occhi luminosi
d'adorazione,quelli di chi ama qualcuno smisuratamente.
E capisco che sì. Con loro sarò sempre al sicuro.
Non permetteranno a nessuno di farmi del male.
-Buonanotte,papà.- bisbiglio con un filo di voce. Esce in
silenzio. La porta si chiude con uno schiocco.
Prendo sonno molte ore più tardi,cadendo in uno stato
d'incoscienza,troppo stremata per resistere ancora.
-Marie! Cos'è successo?!?-
-Theodore...ha avuto un altro attacco.-
Note dell'Autrice: Ciaooo!!! Eccomi -molto in ritardo- a postare.
Vorrei dedicare questo capitolo a Velma,che
ha disegnato Addy e le è venuta benissimo =)
Davvero,è molto simile ha come l'ho immaginata io!!!
Beh,non ho molto da aggiungere. Adoro Crona
papà,è troppo tenero! Dovevo dedicargli un po' di
spazio.
E Ragnarok vestito da bambola? Con l'abito rosa?! °.°
Okay,la pianto. Sono curiosa di sapere i vostri pareri =)
Lucy
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Capitolo 6 *** Guai incombenti su Death City. Theodore perde il controllo,è il presunto ritorno della follia? ***
Guai incombenti su Death City. Theodore
perde il controllo,è il presunto ritorno della follia?
-Cosa devo fare con te,Theodore?- Il Sommo Shinigami lo fissa a lungo.
Sospira,si alza dal suo trono foderato di velluto nero. -Cosa devo fare
con te...- ripete,iniziando a percorrere in lunghezza la Death Room.
Otto passi a destra,otto a sinistra.
Il ragazzo tace,lo sguardo assente,perso in qualche punto indefinibile
delle pareti azzurro cielo. Marie lo fissa,un'espressione ansiosa sul
viso dolce; siedono su un divano color crema preparato per gli ospiti.
Stein è in piedi,rigido e silenzioso,gli occhi freddi e
affilati
ostinatamente puntati sul pavimento.
Solo il rumore ritmico delle scarpe lucide del Dio sulle piastrelle di
granito riempie quel silenzio glaciale.
...sei,sette,otto. Si ferma.
-Allora. Comincia dal principio. Voglio sapere con esattezza
cos'è successo.- articola lentamente.
Vi è una breve pausa. Poi Theodore comincia,cauto.
-E' iniziato eri sera,dopo cena. Guardavo la televisione,quando ho
iniziato a
sentire un leggero fastidio alle tempie; non era niente di grave,ma ho
preferito salire in camera mia. Mi sono messo a leggere,ed è
peggiorato,peggiorava sempre di più. Allora sono andato a
dormire. Verso l'una mi sono svegliato
improvvisamente...perchè
avvertivo un dolore insopportabile,come se qualcuno stesse cercando di
comprimermi il cranio con un paio di tenaglie. E poi...- deglutisce a
fatica.
-Che sintomi si sono manifestati?- domanda il Sommo Shinigami.
-I soliti. Avevo freddo e caldo insieme,vertigini,mi stava esplodendo
la testa...dopo più nulla. Ho perso conoscienza.-
s'interrompe
bruscamente. -Il resto della storia la conosce già. Mi sono
alzato,ho preso un bisturi,sono andato in camera di mia madre e le ho
fatto questo.-
Theodore
afferra il braccio di Marie e scosta la manica della camicia bianca.
Una grande fascia nasconde l'orrendo sfregio che lo attraversa
fino al gomito. -Le sembra una cosa normale?! Io le sembro
normale?! No. La risposta è no. Io sono pazzo,un fottuto
pazzo,e la mia famiglia non deve pagare per questo!-
-Cosa stai dicendo?!- Stein pare rianimarsi,si volta di scatto.
-Sto dicendo che sono pericoloso,lo volete capire sì o no? Pericoloso.
La follia prende il controllo su di me,e per tutto quel lasso di tempo
sono...cos'è un figlio che ferisce sua madre?! Un mostro,uno
squilibrato...- Il ragazzo si afferra la testa fra le mani.
Marie sgrana gli occhi. -Tu non...-
-Stai zitta!- sbotta
Theodore. Lei china il capo,stringendo le labbra.
-Non vi rendete conto di quello che sta accadendo?! Gli attacchi sono
sempre più forti. L'ultima volta sono rimasto incosciente
per
cinque minuti,questa per venti. E peggioreranno! Peggioreranno e se non
fate qualcosa adesso,subito,poi
sarà troppo tardi!-
Stein gli lancia un'occhiata irritata. -Ah,sì? Credi che sia
tua
la colpa? Non sta forse succedendo a te quel che successe a me per anni
molto tempo fa?! Ti ho contagiato. Ti ho condannato alla mia stessa
sorte. Se c'è qualcuno che deve sentirsi colpevole,quello
sono
io...-
-MA VOLETE FINIRLA?!?- L'urlo
di Marie soffoca bruscamente le sue parole. Cade un silenzio atterrito.
La donna si alza in piedi,furibonda. -Addossarsi
la colpa a vicenda non porta a nulla! Nessuno è responsabile
di
quello che sta accadendo. E' così e basta. Vi comportate
come i
bambini! Smettetela!- Una lacrima riga la sua guancia.
-Sono perfettamente d'accordo.- dichiara Death the Kid. -Ora che
abbiamo chiarito questo punto...Cos'ha detto Theodore mentre non era in
sè?-
Stein aggrotta la fronte. -Parlava...del ritorno della follia,qualcosa
a proposito del fatto che sta acquisendo potere. Che
tornerà,e
nulla potrà contrastarla. Ah,sì,ha nominato...un
certo
erede. L'erede sta
arrivando.- racconta perplesso.
Lo Shinigami inarca le sopracciglia. -Interessante.-
Marie intervenne. -Ma...non è così,no?! Era solo
un
delirio senza senso. Ormai Asura è morto da quasi vent'anni.
E'
assolutamente impossibile!-
-Nulla è
assolutamente
impossibile.- ribatte Stein tetro. -Ho visto abbastanza nella vita per
dirti che è così,credimi.-
-Ha ragione,purtroppo. Dobbiamo iniziare,se non ad allarmarci,almeno a
prendere in considerazione l'idea.- conferma il Dio,preoccupato.
-Ma vi state
ascoltando?!- esclama
Marie,incredula. -State dicendo che la follia riprenderà il
sopravvento?!? E' assurdo! Non abbiamo nemmeno percepito la presenza di
un uovo di Kishin,figuriamoci di uno vero e proprio!-
Stein squote la testa. -Ricordi a quando risalivano i miei attacchi?-
Marie sorride. -A quando non eravamo sposati.-
-E cioè...?-
-Ai tempi di Asura.- conclude Marie,sconfitta. -E' vero.
Però...-
-Adesso sta accadendo a Theodore la stessa cosa. Non ti sembrano
coincidenze un po' troppo strane? Avanti,ragiona. E' inutile lasciarsi
cullare da un falso senso di protezione. Dobbiamo prepararci al
peggio.- ribadisce Stein,convinto.
Il Sommo Shinigami lo ammansisce. -Prima di tutto bisogna verificare
che stia effettivamente succedendo ciò. Poi -e solo poi-
prenderemo provvedimenti. Per ora è inutile
spaventare,magari
senza motivo,tante persone.-
-Certo,sono d'accordo.- annuisce vigorosamente Marie. Theodore guarda i
suoi genitori.
-E intanto cosa faremo,con questi attacchi?-
Stein ci pensa qualche istante. -Mi ricordo che io solitamente,per
evitarli,stavo accanto a persone razionali,difficili da influenzare.-
-E' deciso. Shi!- chiama a gran voce il Sommo Shinigami,strattonando
una corda collegata a ben otto campanelle che squillano allegre.
Un attimo dopo la ragazzina,con indosso un elegante abito nero dalla
gonna stretta e un grande teschio sul petto,compare sulla soglia e si
inchina cerimoniosamente.
-Ha chiamato,Venerabile Padre?- chiede ossequiosa.
-Ti do un compito: d'ora in poi accompagnerai ovunque Theodore,lo
terrai d'occhio e la tua presenza dovrebbe quietare i suoi attacchi.
Hai capito bene?-
-Certamente,padre. Ogni vostro desiderio è un ordine per
questa
umile figlia.- accetta con entusiasmo. Il suo sguardo turchese incrocia
quello argenteo del ragazzo,e lo abbassa arrossendo. Lui si limita a
sospirare. Guarda cosa
mi tocca,essere perseguitato da questa fanatica.
-Problema parzialmente risolto. Se dovessi trovarti in altre situazioni
del genere,non esitare a venire qui.- lo congeda Death the Kid.
-Senz'altro.- risponde.
I tre,con Shi al seguito,escono. -Saluti,Eccellentissimo Padre!-
Kid sprofonda nel trono,esausto. E' incredibile quanto pesino tutte
queste responsabilità sulle spalle.
Il futuro di Death City
dipende da me,realizza pensoso. Ma,se davvero la follia sta
tornando,non posso garantire nulla a tutti quei cittadini che pongono
le loro vite nelle mani del loro sovrano.
-Mamma,che
cos'è la follia?-
-La follia sei tu,tesoro.-
Note dell'Autrice: Eccomi! Nuovo capitolo =)
E qua lo Shinigami (Kid ^^) si accorge che qualcosa non va. E Theo si
guadagna una guardia del corpo!!! Vabbè,non ho molto da
aggiungere. Sarei molto contenta se quelli che leggono e
basta mi lasciassero una recensione,magari solo una,piccola
piccola,tanto per sapere cosa ne pensano!!! Mi farebbe piacere,ma se
non riuscite pazienza,capisco benissimo,io non riesco mai a recensire
niente...-.-
Ok,a domani!
Lucy
|
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Capitolo 7 *** Dubbi e misteri si infittiscono. Crisi generate da bottoni colpevoli d'asimmetria e la voce melodiosa della grande dea? ***
Dubbi e misteri si infittiscono. Crisi
generate da bottoni colpevoli d'asimmetria e la voce melodiosa della
grande dea?
-Hai sentito di stanotte?- è la prima cosa che
dico,uscita di casa,appena vedo Ace stravaccato sulla staccionata.
-Buongiorno,eh.- risponde in un borbottìo,di malumore.
-Ohh,avanti! Non ti sei reso conto di niente?!- sbotto,sconvolta dal
suo totale disinteresse.
-Ma è ovvio. Mio padre si è alzato all'una di
notte per andare a casa dei Stein,non ho dormito un tubo. Miao,sono
stanco,voglio riposare ancora un po'...- si stiracchia. Devo
ammetterlo:
quando fa il gattino pigro -e soprattutto quando si lascia sfuggire
qualche miagolìo fra una frase e l'altra- è
adorabile.
-Ed io vorrei sapere con precisione cos'è successo,poter
aiutare
in qualche modo! Sarà frustrante stare lì seduta
mentre
ci sono problemi molto più gravi in città.-
sospiro. Mi
guarda,un po' stupito.
-Gravi? Addirittura?-
-Proprio così. Sta per accadere qualcosa di terribile,me lo
sento. Troppi avvenimenti inspiegabili uno dopo l'altro.- ragiono.
-Aspetta. Quali avvenimenti?- mi interrompe Ace. Ah,già,non
sa di stanotte.
-Ecco,vedi...poco prima che suonasse il telefono e che mamma andasse da
Stein...ho avuto una specie di...non so come definirlo.
Sogno,chiamiamolo così.- Mi mordo il labbro inferiore.
-E cos'aveva di tanto bizzarro?-
-Erano solo...voci. Voci orribili,che dicevano cose davvero brutte. Non dovrebbe
esistere,morirà presto...robe
così. Insomma,parlavano a qualcuno di qualcun altro.-
spiego.
-E...sembravano davvero odiare questo qualcuno. Non riesco proprio a
capire...-
-Pensi si rivolgessero a te?- domanda Ace serio. E' questo che mi piace
tanto di lui: capisce quando non è il caso di fare il
cretino,e
sa davvero ascoltarmi.
-No,credo di no. Parlavano...come se la persona con cui stavano
discutendo...sapesse esattamente chi era questo che non dovrebbe
esistere eccetera. Capisci?-
Annuisce con la testa. -Quindi non centri niente con questo discorso.-
-Beh,non conosco nessuno...che
dovrebbe essere segregato. Anche questo ho
sentito,sì. E non credo proprio di essere io,quello di cui
si sta parlando.- concludo.
-Ma allora...perchè l'hai sentita? Cioè,a che
scopo?- si chiede Ace,pensieroso.
-Potrebbe essere stato solo...un sogno così. Qualunque.
Brutto,ma normale.- minimizzo poco convinta.
Ace mi fissa. -Mi stai dicendo che non hai capito cosa ti ha permesso
di ascoltare queste voci?-
Batto stolidamente le palpebre. -Uhm. No. Cosa potrebbe farmi ascoltare
una cosa simile?-
-Ma i tuoi poteri,tontolona! Sei una strega. E le
streghe le hanno,queste specie di visioni. Ma insomma,dove vivi?!- mi
schernisce,spazientito.
Ha ragione! Caspita,è vero. Potrebbe centrare qualcosa.
Però questo non le attribuisce comunque un significato.
-Che stupida! Non ci avevo pensato. E' solo che...come strega per ora
lascio parecchio a desiderare.- sospiro.
-Tutte le streghe lasciano parecchio a desiderare,prima che i loro
poteri si rivelino.- precisa.
-Sì,sì,cambiamo argomento.- mi affretto a dire.
Abbiamo
raggiunto la piazza,dove i negozi non sono ancora aperti e le vetrine
sbarrate tacciono,buie e tetre. La luce ancora fioca di un sole che sta
sorgendo illumina i marciapiedi scuri che tracciano il nostro cammino.
La pace che si percepisce è idilliaca.
-Perciò,da quanto ho capito,Theodore ha avuto un altro dei
suoi attacchi?- domando corrugando la fronte.
-Già. Marie ha chiamato i nostri genitori
perchè...è proprio impazzito. Le ha fatto un
taglio
enorme sul braccio,rideva,urlava...uno spettacolo terrificante.-
mormora Ace. Lui,essendo la sua arma,capisce molto bene quello che
prova e sente quanto soffre. Quello fa partner è uno dei
legami
più misteriosi e incredibili del mondo:
personalità
opposte,apparentemente incompatibili si completano,si uniscono in una
unica,si affidano totalmente l'uno all'altro. Ed è
qualcosa,a
volte,che vale come un rapporto di parentela,di sangue,di
più.
-Come ti stavo dicendo prima,secondo me il futuro ci riserva molte
sorprese. E non tutte necessariamente belle. La pazzìa di
Theo,i
miei strani sogni,e poi quell'aria preoccupata che hanno sempre gli
adulti di questi tempi. Non te ne sei accorto?-
-No.- ammette. -Però forse non hai tutti i torti.-
-Visto? Anche io,a volte,so utilizzare la materia grigia in modo
proficuo.- recito formalmente.
-Da tuo padre non hai preso di certo.- Ace odia papà almeno
quanto Soul,forse perchè per colpa sua ha sofferto
così
tanto. Gli allungo una gomitata.
-Idiota! Su,sbrighiamoci.- Percorriamo gli ultimi metri che ci separano
dalla scuola correndo,varcando i grandi cancelli.
Lì,radunati attorno alle scale,ci sono quasi tutti.
Jackson,intento a sgridare sua sorella Ella -cavolo,hai preso il sacchetto
dell'aspirapolvere sul tavolo invece del nostro pranzo!-,Cam
Bridge,intento a ripassare per la millesima volta appunti che
sicuramente sa già come un ossesso e Cole,con un pallone di
basket stretto al braccio.
-Ciao,Adelle.- esclama allegro.
-Ciao. Sai cos'è successo ieri,vero?- gli chiedo. Annuisce
grave.
-Brutta storia. Anche i miei genitori sono preoccupati,hanno richiesto
una riunione straordinaria con il Sommo Shinigami per questo
pomeriggio. Chissà cosa diavolo sta capitando...- Fa girare
la
palla sul dito. Non ho mai scoperto come si fa! Ma tanto io sono
imbranata.
Ace è subito corso da Theodore,appoggiato a una colonna.
-Ehi!
Come stai?! Mi hanno detto che te la sei vista brutta.- I suoi occhi
scintillano di sincera apprensione. Io lo so che quei due sono grandi
amici,sotto sotto.
-Più che altro se l'è vista brutta mia madre.-
ribatte impassibile.
-Su,non fare così! Sai che non puoi prevederlo nè
evitarlo. Non puoi attribuirti nessuna colpa.- lo rincuora,dandogli una
pacca sulla spalla. Theodore non risponde.
-Sei andato dal Sommo,no?- domanda Ace. L'altro fa un gesto
d'assenso,distrattamente.
-Allora avranno fatto qualche ipotesi sul motivo di questi attacchi,lui
e tuo padre. Vero?- Silenzio.
Thodore sbuffa. -Inutile,non posso dirvi niente! Si tratta di
informazioni riservate,di cui voi non dovete venire a conoscenza.
Discorsi fra adulti,non per quattro mocciosi ficcanaso. E' tutto.-
Ace freme di rabbia. -Mocciosi
ficcanaso?! Ma come ti...-
-Aaaaceeeee!!!- Uno
stormo di ragazzine urlanti in un attimo lo raggiunge. Una biondina gli
si aggrappa al braccio. -Cosa c'è che non va,Ace?
Dài,vieni con noi,ti aiutiamo a rilassarti un po'! Non
badare a questo svitato!-
Theo borbotta un svitata
sarà tua nonna,Ace si lascia trascinare via con
un sorrisetto sornione sulle labbra. -Avete ragione,ragazze...sono
tutto vostro!-
Li fisso allontanarsi. -Che pirla.-
-Puoi dirlo forte.- Mi giro. Shi è di fianco a me,a braccia
conserte,e mi guarda divertita. -Ace sa essere davvero cretino. E poi non ha abbottonato bene la
giacca! Vedi?! Mancano tre bottoni! Ohh,mio padre non sopporterebbe un
tale insulto alla simmetria!- Squote la testa,addolorata.
-Ciaaaao Addyyy!!!- strilla Mickey,prendendo la rincorsa e
aggrappandosi alla spalla di sua sorella.
-Levati,pidocchio.- Shi lo atterra prendendolo per il braccio e
sbattendolo a terra davanti a sè. Ve l'ho già
detto che
è abile quanto suo padre in arti marziali e così
via? Il
gemello ovviamente ride sgaio. -Io non sono un pidocchio,sono una
giraffaaa!!!-
-Ma le giraffe sono a
macchie! E le macchie sono asimmetriche!- sbraita
lei,inorridita. -Come puoi dire una cosa simile,scellerato?!-
-Cosa vuol dire scelderato???
Hihihihihi!!!-
Lascio Shi picchiare selvaggiamente Mickey ed entro nell'atrio.
Lì trovo...oh,no. Perchè
non potevo restare dov'ero?! Accidenti.
-Buongiorno
a tutti,studenti della scuolaaa!!! Acclamate la vostra dea,Silver*Star
è qui! Yahoooo!!!- La ragazza dai capelli
turchesi si volta. -Ehi,Adelle!
Sei venuta a rendere grazie alla Grandissima Me? Ovvio che
sì! C'è bisogno di chiederselo?!-
Non è possibile. Perchè tutte a me?!
-C...ciao,Silver. Natasha.-
La sua maestra d'armi è ai piedi dell'enorme pilastro di
marmo
dove la sua arma è balzata su. I lunghi capelli castano
mogano,sciolti sulle spalle,le coprono uno dei due occhi azzurro
cupo,dato che ha la riga a sinistra. Ha un'espressione
indifferente,neutra sul viso dai lineamenti spigolosi. Porta una
bandana rossa,una felpa
sformata verde e jeans a vita bassa,insieme ad un paio di All
Star.
Mi saluta con un cenno annoiato del capo. -Sbrigati.- si rivolge a
Silver. -Sono stufa di sentirti gridare.-
-Io non grido,io allieto
il mondo con la mia melodiosa voce! Yeah!-
-Sì,vabbè,come ti pare.- è la
disinteressata
risposta. Anche queste due con la stranezza non scherzano. Che razza di
coppia!
Il tanto odiato squillo della campanella fa salire a frotte gli
studenti al piano superiore,per iniziare le lezioni. Mi avvio con gli
altri,pensosa.
Cosa sta succedendo a
Death City? Qualsiasi cosa sia,mi dissi amareggiata,non mi piace affatto.
Note dell'Autrice: Ehii,dove siete spariti tutti? (grik
grik grik...) La Domenica tutti hanno di meglio da fare che stare
chiusi in casa tutto il giorno tranne io!
Questo capitolo non è nulla di speciale. Dimostra solo che
ormai anche i nostri eroi hanno capito che qualcosa non va! E,nella
prima parte,mi è piaciuto evidenziare il dialogo che
c'è tra Ace ed Adelle,l'importanza della loro amicizia
eccetera. Nella seconda...niente,solo un esempio del clima che
c'è alla Shibusen!
Alloooora,aspetto impaziente le vostre recensioni!
Lucy
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Capitolo 8 *** Un incontro davvero inatteso. Fughe clandestine al McDonald's e braccialetti perduti? ***
Un incontro davvero inatteso. Fughe
clandestine al McDonald's e braccialetti perduti?
E' buio,il cielo senza Luna è pesto e scuro come un pozzo
senza fondo.
Un silenzio ansioso,fremente,la segue. Il passo è
svelto,trafelato,il timore d'un pericolo incombente nei lineamenti tesi
e rigidi.
Sta camminando lungo la stradina sterrata. E' la paura che la
spinge ad accellerare l'andatura.
Dietro di lei. Un'ombra scura e sottile incombe. No. No.
-Guarda un po' chi c'è.- La donna si arresta. -Sapevo
saresti tornato.-
-Vero. Lo sapevi. Per questo l'hai nascosta.- La voce alle sue spalle
è maschile,apatica,fredda come il ghiaccio.
-Perciò
eccomi qui. Dimmi
dov'è.-
Lei sorride,piano. -Ti piacerebbe,vero?-
-Ho detto dimmelo. Piantala di fare la sfrontata.- Avanza di qualche
passo.
La donna lo guarda,con atteggiamento di sfida. -Tu non mi fai paura.
Non mi faccio dare ordini da un ragazzino.-
Un istante dopo sente la sua mano stretta attorno al suo collo,le dita
aumentare sempre più la pressione.
-Dove
diavolo la tieni,quella bastarda?! Dove?! Parla,strega!-
Si sente mancare il respiro. -E' inutile...non te lo
dirò mai...mai,capito? Mai!-
-Allora morirai. E' questo che vuoi?!- sibila al suo orecchio.
-Morirò dieci,cento,mille volte piuttosto che dirtelo! Non
l'hai ancora capito?!-
Il primo colpo è una pugnalata. Alla spalla.
Prova un dolore sordo. -Mia figlia...tu non l'avrai...non le farai del
male...- bisbiglia,gli occhi colmi di lacrime dal dolore.
Un altro affondo. Al petto. Provoca un calore che si diffonde in ogni
parte del suo corpo,intorpidendolo.
-Illusa che non sei altro. La braccherò,la
troverò e la
farò a pezzi. A pezzi,la tua cara bambina.- Un sorriso
sadico gli incurva le labbra. -Muori,consapevole che presto ti
raggiungerà.-
Il suo corpo cade,inerme. Una pozza di denso e scuro sangue si allarga
sul terreno.
Morta.
Ora manca solo lei.
Il ragazzo si dissolve nelle tenebre della notte.
-Ti prego,Jackson! Oh,ti prego!-
Jackson sospira. Ella,i grandi occhioni bruni luccicanti e
dolci,è in ginocchio con le mani giunte. Sa che non
resisterà a lungo.
-Ma El. Là fuori è buio,non vedi?! Non
c'è nemmeno un lampione. Non voglio andarci,cavolo!-
-Il braccialetto l'ho perso lì,però!
Lì,in quel
cespuglio. Ne sono sicura,è dove stavo giocando questo
pomeriggio.-
-Se è per questo,eri anche sicura che
fosse sotto i divani,nel negozio di caramelle in centro e nella tua
aula a scuola! Mi hai fatto girare tutta Death City,oggi.-bofonchia.
Sua sorella sa essere ancora più distratta di lui,a volte.
-Non ti costa niente controllare anche là! Dài,ti
scongiuro! A quel braccialetto ci tengo tanto...- Le ciglia le si
imperlano di lacrime. -Mi detesto per averlo perso!- Le trema il
labbro. -Pensare che è tutto solo,al freddo...-
-E va bene! D'accordo!- si
arrende,sfinito. Quella marmocchia riesce sempre ad averla vinta.
Adesso sorride,estasiata. -Grazie,grazie,fratellino! Al tuo compleanno
ti farò un regalone megagigante!-
-Sì,sì,come no. Evita,per favore.- borbotta
Jackson. Ecco,in
che guaio si è cacciato?! Non vuole certo ammetterlo,ma di
notte uscire fa davvero paura. Vivono in una villetta appena fuori
Death
City,vicinissima alla città ma allo stesso tempo attorniata
da
una serie di alberi,rovi e sterpaglie da cui poi si forma un bosco.
Insomma,non
è particolarmente rassicurante.
Prende l'impermeabile verde,infila un paio di scarpe da ginnastica
sfasciate ed esce,ben attento a non farsi sentire da sua madre,che in
cucina canta a squarciagola preparando la cena.
La porta si chiude alle sua spalle con uno schiocco inquietante,che
rieccheggia nell'oscuro silenzio.
Forza,devo sbrigare in
fretta questa cosa. Non voglio restare qua nemmeno un secondo in
più del necessario. Attraversa la strada
asfaltata rapidamente,raggiungendo la macchia di fitta vegetazione
dall'altra parte.
Ecco. Basta pescare quel
maledetto braccialetto. Dove cavolo può essere finito?!
Si china sul grande arbusto incolto. Non c'è nulla che
assomigli nemmeno vagamente ad un gioiello. Cerca di cogliere un
brillìo fra i rametti...niente. Maledetta Ella,e maledetto me
che faccio tutto ciò che mi ordina! Non dovrebbe essere il
fratello maggiore che tiranneggia il minore?!
-Ehi,Jackson.- Si volta di scatto,già pronto a
fuggire a gambe levate...
-Ace! Sei tu!-
Tira un sospiro di sollievo. -Caspita,ho perso dieci anni di vita.
Cerca di arrivare meno di soppiatto,la prossima volta!- ridacchia
flebile.
Il ragazzino dai capelli d'argento infila le mani nelle tasche.
-Scusami. Istinto felino. Comunque,che ci fai qui?-
Indica imbarazzato il cespo. -Ehm...Ella ha perso un bracciale
e...sai,rompeva,così alla fine sono venuto a cercarlo. Tu?-
-Ho appuntamento con Addy e gli altri al McDonald's. Suo padre non
vuole che esca se ci sono anch'io,perciò ci tocca
organizzare questi sotterfugi.- spiega squotendo le spalle. -Vuoi
venire anche tu?-
-Non penso che mia madre mi lasci. Ha già iniziato a
cucinare...- comincia a spiegare Jackson avvilito,quando...
-Perdonatemi...sono forse a Death City?- esordisce una voce
incredibilmente armoniosa.
Si girano entrambi,sconvolti.
La ragazzina,apparsa misteriosamente sul ramo dell'albero sopra le loro
teste,sembra una bambola.
L'incarnato di porcellana è candido,la cascata di boccoli
castani morbidi come il velluto scivola sulla sua schiena,il corpo
snello è in perfetto equilibrio,una gamba è
piegata e l'altra dondola nel vuoto.
I suoi occhi,di cristallo scarlatto,di rubino cremisi,sono pozze di
sangue.
Sorride,straordinariamente bella e spaventosa.
-Già. Sono arrivata. Che sollievo,viaggiare è
così faticoso. Non trovate anche voi?-
I due ragazzi rimangono lì a fissarla,interdetti.
Più Jackson la guarda,più sente una pressione
intensa alla testa,qualcosa di strano ed indefinibile. Sconosciuto.
-Ma...chi sei tu?- riesce a domandare Ace,per nulla indifferente al
fascino magnetico che emana.
Li fissa,quasi divertita. -Ran.- risponde semplicemente,con quel
sorriso delicato e conturbante. -Mi chiamo Ran.-
Note dell'Autrice: Hihihihi! Mi piace questo capitolo. Voglio dire,non
è granchè bello,ma...è successa una
cosa importantissima =)
Insomma,chi sarà questa sconosciuta...? A voi ogni
interpretazione! Recensiiiiite,mi raccomando!
Lucy
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Capitolo 9 *** La sconosciuta dagli occhi cremisi. Destinazione Shibusen,ma qui c'è qualcosa che non torna? ***
La sconosciuta dagli occhi cremisi.
Destinazione Shibusen,ma qui c'è qualcosa che non torna?
Pochi minuti dopo che Ace mi ha chiamato,esclamando che era urgente e di fare presto
prima di riagganciare,mi trovo di fronte alla casa di Jackson.
Svolto la curva che l'autostrada traccia e...
Il primo naturale istinto che provo è quello di scappare. Lo stesso
che sentono ribollire nelle vene le gazzelle davanti alle leonesse.
Quello di girarmi e correre a gambe levate finchè la forza
necessaria mi scorre in corpo,finchè stremata non crollo
rovinosamente a terra.
I suoi occhi. I suoi occhi. I
suoi occhi,diamine!
Non ho mai visto nulla del genere. Grandi,grandissimi. Spalancati. Del
colore del sangue fresco che schizza attorno ai cadaveri.
Occhi che guardano il tuo volto e vedono la tua anima. Occhi che
scavano nel tuo cuore e leggono le tue paure. Occhi che,ne sono
sicura,non scorderò mai.
Come si può scordare la Morte che ti fissa?
-Ciao,Adelle.-
La sua voce è pacata musica,dolce sinfonia. Qualcosa di
talmente splendido da farmi piangere.
-Finalmente sei arrivata! Ti stavamo aspettando. Lei è Ran.-
me la presenta Ace con orgoglio.
Lei dal ramo balza a terra con grazia innaturale,come se la
gravità non esistesse.
I capelli,onde castane che ricadono contro la sua pelle evidenziandone
il pallore,scintillano di bronzo sotto la luce biancastra della Luna.
Sorride il sorriso di chi è consapevole di un segreto che
non può rivelarti.
Forse è l'unione di tutti questi particolari a renderla
agghiacciante.
-Qualcosa ti turba?- domanda con innocente curiosità.
Non riesco a trattenermi. -Ace,mi fa paura!- esplodo,sentendo la mia
stessa voce tremare pietosamente.
Ace aggrotta la fronte,lanciandomi un'occhiata stupita. -Cosa
c'è che non va,Addy?-
-Cosa...sei,si p...può sapere?!-
Eccola. Il mio migliore amico la chiama sindrome di Crona,Stein
balbuzia occasionale e
io semplicemente scocciatura.
La ragazzina mi guarda,mantenendo sempre quell'atteggiamento di
scherno. Inarca le sopracciglia.
-Che domanda diretta. Vi ho già detto il mio nome,ma non era
quello che intendevi. Giusto?-
Per evitare altre figuracce,annuisco debolmente con il capo.
-Cosa vuol dire?!- s'intromette Ace,perplesso.
-E' una storia piuttosto lunga,in verità. E,devo
ammetterlo,queste attenzioni mi lusingano,ma io ero venuta qui per
parlare con il Sommo Shinigami. E' possibile?-
La cortesia ed il garbato tono con cui parla non fanno altro che
terrorizzarmi ancora di più.
Non riesco a spiegarlo. La sua anima...è qualcosa di
assolutamente inconcepibile. A tratti sembra sparire per poi
rimaterializzarsi nuovamente,percepibile ad intermittenza. Distinguo
una continua disputa fra luci e ombre: è composta da un
numero
incalcolabile di parti differenti,di sfaccettature d'ogni genere,che
cercano di prevalere le une sulle altre. E poi...sembra innocua,non
è particolarmente grande nè scaturisce una
quantità considerevole di energia,eppure sembra pulsare di
qualcosa,contenere un potere addormentato...
Per non parlare di questa confusione che aleggia nella mia
testa,sfocandomi la vista ed offuscando la lucidità. Mi
sento
incredibilmente sciocca,come non riuscissi a risolvere uno meno uno. La
soluzione è lì,di fronte a me,e non la comprendo.
-Certo che è possibile!- esordisce Ace,prima che io possa
ribattere qualcosa.
-Ma perchè sei qui da sola? I tuoi genitori non sono
preoccupati? Insomma,è pericoloso girare per il
bosco di
notte.- aggiunge Jackson,che finora ha taciuto intimidito.
-Mio padre non l'ho mai conosciuto,e mia madre...a
quest'ora,probabilmente,sarà già morta.- constata
realisticamente,scrollando appena le spalle.
La fissiamo con tanto d'occhi. Probabilmente
sarà già morta?! Ma che razza di
frase è mai questa?!
Solo una domanda continua a rimbombarmi nella testa. Ma chi diavolo è?!
-...oh. Beh,è un po' tardi per parlare con lo
Shinigami. Magari è meglio se aspetti domani...- tenta
Jackson.
-Si tratta di una questione di assoluta importanza.- replica senza
scomporsi,con un sorriso soave ma fermo.
-A questo punto ti ci portiamo noi. Abita alla Shibusen,la nostra
scuola.-
butta lì Ace,che non si lascia mai scappare occasioni per
vantarsi.
-Lo so.- si limita a rispondere tranquillamente.
Per una buona decina di minuti stiamo tutti in silenzio. Solo il rumore
dei nostri passi e il rombo delle automobili anima le strade deserte.
Siamo più o meno in prossimità del panificio
quando Jackson inizia a parlare a Ran della storia di quando sua madre
ha dimenticato quel pane definito ciabatta dal calzolaio e suo padre
ha ritirato un paio di pantofole,ed io
ne approfitto per accostarmi all'orecchio di Ace.
-Ti rendi conto che non è normale?- sibilo.
-Perchè dici così? Okay,forse non è
proprio una
passante qualsiasi,ma non sembra avere cattive intenzioni.- obbietta
lui,infervorato.
-E nemmeno delle brutte gambe,vero?- sbuffo ironica. Sorride
maliziosamente. -Già.-
Continuiamo a camminare,fino a raggiugere la maestosa struttura. Ci
fermiamo davanti ai cancelli sbarrati.
-Eccoci qua. Ora devo solo chiamare Shi perchè ci apra.- Ace
traffica nelle tasche,finchè non trova il suo iPhone.
Compone a tempo di record il numero.
-...ciao,Mickey,sono Ace. Mi passeresti tua sorella?...è morta?!?...Ah,eccoti,Shi.
Senti,verresti giù ad aprirci il cancello? C'è
una persona che vuole parlare con tuo padre.- Pausa. -Va bene. Ti
aspettiamo.- Chiude la comunicazione.
-Ha detto che arriva fra un attimo.- annuncia.
-Grazie per tutto il disturbo che vi siete dati. Non via avrei fatto
scomodare tanto,se non si trattasse di vita o di morte.- afferma
Ran,scrutando il cielo,che ora è invaso da dense nubi grigie
che nascondono il velluto scuro della notte.
-...di vita o di morte?! Cavolo. Hai fatto un lungo viaggio? Da dove
vieni?- chiede Ace.
Lei sorride enigmatica. -Ogni cosa a suo tempo,giovane Evans.-
Vedo Ace corrugare la fronte. Lo guardo interrogativa. Lui mi bisbiglia
non le ho detto il mio
cognome. Sento il sangue ghiacciarmisi nelle vene.
In quel momento vedo Shi comparire dall'altra parte delle sbarre di
ferro. -Cosa volete a quest'...-
Il suo volto,pallido per natura,diviene una maschera di cera. I suoi
occhi azzurri sono sgranati,in un'espressione d'orrore puro e semplice.
-...Kishin.-
sussurra infine,con una voce fioca che non sembra appartenerle.
Note dell'Autrice: Ciaoooo!!! Oggi non mi perdo in chiacchiere,non ho
proprio tempo,mi dispiace!
Ieri ero a cena fuori,così non sono riuscita a postare.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Prime impressioni su questa Ran? Ditemi ditemi ditemi!
Lucy
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Capitolo 10 *** Udienza presso il Sommo Kid. Shi le sente,racconto la mia storia solo se mi garantisci che ci crederai? ***
Udienza presso il Sommo Kid. Shi le
sente,racconto la mia
storia solo se mi garantisci che ci crederai?
-Vattene. Vattene. Sparisci.- Shi
arretra rapidamente. -Portatela via.-
-Su,non fare così. Non ho nessun
interesse a farti del male.- ribatte Ran pacificamente.
-Tu sei il male! Lo sei! Come osi
presentarti qui?!-
Non l'ho mai vista perdere il controllo in
questo modo. Boccheggia,sbianca,trema.
E ancora una volta mi chiedo...chi
diavolo è Ran?! Come può
sconvolgere qualcuno così razionale a tal punto?!
E,nello stesso tempo,non sono sicura di volerlo scoprire.
-Devo discutere con il Sommo Shinigami riguardo una cosa molto
importante.- ripete pazientemente.
-Lui non vuole
discutere con te,stanne certa! Vattene,stai lontana da qui!- La
voce di Shi trabocca di panico incontrollabile.
-Ma si può sapere perchè cel'hai tanto
con lei?!- la interrompe Ace,seccato.
L'azzurro vivo degli occhi della piccola dea lo trafigge,lampante di
terrore.
-Cel'ho con lei?! Ma sei
pazzo?! Non senti la sua
anima?! Non senti che non è umana?!?-
Ran sospira pianissimo,come annoiata da una
storia sentita troppe volte.
-Io non posso sentirle. E comunque...-
-Che sta succedendo qui?- Una voce ferma e decisa interrompe le parole
di Ace.
E' il Sommo Shinigami,fermo in prossimità delle scale
d'ingresso. Indossa ovviamente il suo svolazzante mantello nero,che
fluttua sulle sue spalle come tenebra liquida,avvolgendo del tutto la
sua figura snella ma imponente. La maschera d'osso bianca,che lui porta
sempre sollevata sulla sommità del capo,scintilla adamantina
sotto la luce dei lampioni. Gli occhi dorati e seri,ridotti a dure
fessure,sono fissi sulla figlia.
-Onorevole Padre!- balbetta Shi. -Sono scesa in cortile
perchè
Ace mi ha detto che c'era una persona che voleva parlare con
lei...ma...-
-Ma cosa?- Il tono irritato non prevede nulla di buono.
-Ma non può riceverla,ecco! Lei...-
-So perfettamente che ragioni ti hanno spinto a cercare di
allontanarla; nonostante questo devo decidere io chi ricevere e chi no.
Non ti sembra?- replica piatto il Dio.
-Ma Padre...- La voce di Shi è un miagolìo
supplichevole.
-Osi contestare
ciò che dico?!-
Lei si affretta ad abbassare la testa,mortificata. -No,certo che no.
Non mi permetterei mai.-
-Aspetto i miei ospiti nella Death Room. E' tutto.-
Un istante dopo -sarà un'illusione ottica?!- non lo vedo
più. Restiamo in silenzio.
Shi infila una chiave nella toppa,la rigira un paio di volte facendola
scricchiolare e,con un ultimo rumore sordo,il cancello si socchiude.
Lei lo spalanca,invitandoci a passare,lanciando un'occhiata furiosa e
atterrita insieme a Ran che,dal canto suo,per tutto il tempo non ha
fatto altro che sorridere in silenzio.
-L'avete sentito,no?! Muovetevi.- sbotta infastidita.
Io ed Ace ci lanciamo un'occhiata fugace. -Ehm...veniamo con te?-
conclude Jackson,anticipando i nostri pensieri.
Ran socchiude pigramente gli occhi. -Dopo tutto il disturbo che vi
siete dati,suppongo ne abbiate il diritto. Non ho niente da nascondere
a nessuno.-
Questo lo dubito
fortemente,penso sarcastica seguendo gli altri.
Shi ci conduce attraverso il cortile,imboccando una stradina sul retro.
Tiene gli occhi rivolti a terra,sconvolta e spaventata. Ace chiacchiera
sottovoce,raccontando a Ran delle sue fughe dalle lezioni; ma lei non
sembra ascoltarlo.
Il suo sguardo è perso nel cielo di nuovo,questa volta quasi
turbato,simile a quello di un gatto che prenostica un temporale.
Lo Shinigami ci fissa,lentamente,con accuratezza.
Tratteniamo il respiro,in attesa che accada qualcosa e spezzi quel
silenzio sospeso,di cristallo,che pare quasi avere consistenza
nell'aria. L'unica che non sembra a disagio è proprio
Ran,che lo guarda direttamente negli occhi con una schiettezza che
resenta la sfacciataggine.
Solitamente,soprattutto per chi lo vede per la prima volta,l'immagine
del Dio della Morte intimorisce. Ma ho più volte potuto
constatare che quella bizzarra ragazza dagli occhi fiammanti non
rientra in nessun canone.
-Vieni avanti.- ordina Death the Kid,mandando in frantumi quell'ansia
palpabile. Lei avanza di tre passi,misurandoli con precisione.
La squadra ancora una volta cercando di dissimulare
l'incredulità,ma soprattutto l'inquietudine.
-Parla. Ti ascolto.- concede infine.
-Non così in fretta.- Non posso crederci. Ha davvero detto una cosa del
genere al Sommo
Shinigami?! Cos'è,pazza,suicida?!
Sbircio il viso di Shi,talmente orripilato da risultare
comico,l'espressione sconcertata di Jackson e poi Ace. Persino lui ha
strabuzzato gli occhi.
Ma come si fa a rivolgersi in questo modo al sovrano di Death City?!?
Lui sembra pensarla allo stesso modo. Infatti serra le labbra,irato.
-Come,prego?-
Ran sorride con arroganza. -Se io le racconto la mia storia,lei mi
garantisce che mi crederà?-
-No.- taglia corto lo Shinigami indispettito. -Come puoi pretendere che
ti creda?! Valuterò io se è il caso di fare
affidamento su ciò che dici.-
-Allora non se ne fa nulla. E' fondamentale.- insiste lei.
-Parli come se sentire questo fosse a me di qualche
utilità.- ribatte.
-Ma è così.- Ran inarca le sopracciglia. -Non ho
una quantità illimitata di tempo da sprecare.-
-Nemmeno io.-
-Percui si decida.-
Non ho ancora capito se è la persona più
infinitamente geniale o stupida che io abbia mai conosciuto.
Il Dio stringe gli occhi d'oro. -Ebbene,parla. Cercherò di
crederti.-
-Me lo promette?- puntualizza lei.
-Ti prometto che cercherò
di crederti. Accontentati.- esplode lo Shinigami esasperato.
Ran sospira. -Temo di esserne costretta.
D'accordo,racconterò questa storia. Ma si
prepari,perchè è piuttosto lunga. E,a
tratti,piuttosto deprimente.-
Note dell'Autrice: Buonasera a tutti! ^-^
Questo capitolo è stato piuttosto divertente da
scrivere,dato che ho potuto dare più spazio al personaggio
di Ran. Che ve ne pare??? Un tipo senza peli sulla lingua,povero Kid.
Come sempre non ho granchè da aggiungere. Spero che siate
curiosi di leggere il seguito e,naturalmente,aspetto le vostre
recensioni!
Lucy
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Capitolo 11 *** Ran,la figlia del Kishin. Un cugino assetato di vendetta e una follia che minaccia di divampare? ***
Ran,la figlia del Kishin. Un cugino
assetato di vendetta e una follia che minaccia di divampare?
-Ma questa non è semplicemente la mia storia. E' anche
quella di mia madre. Mia madre,la sventurata ragazza che si
innamorò del Kishin.-
Le parole di Ran rieccheggiano nella stanza,in un silenzio sconvolto.
-...Kishin?!-
boccheggia Jackson,sbiancando improvvisamente. -Che significa?!-
La ragazza sorride angelica. -Significa che sono sua figlia. La sua
unica figlia.-
Sgrano gli occhi. Un'ondata di paura,paura vera,squote tutto il mio
corpo facendomi rabbrividire.
Il Kishin...il Dio della Follia. Oggi,per noi,è soltanto una
leggenda metropolitana da raccontare in campeggio davanti al fuoco. Ci
spaventa quanto può farlo la Prima Guerra Mondiale.
Terribile,certo,ma troppo lontana ed inconcepibile.
Un tempo creava reali problemi,però. Il precedente
Shinigami,il padre di Kid,il nonno di Shi e Mickey,ha quasi rischiato
di essere distrutto in un combattimento contro di lui. La gente
impazziva,temeva ad uscire di casa,finiva con il perdere il lume della
ragione. Il mondo era sprofondato in un buio senza fine. Era
un incubo.
E poi finalmente mamma lo sconfisse,in una battaglia tutt'ora ricordata
come epica. Di
lui non rimase nulla. Sparì. A Death City tornò
la pace,la luce riprese a splendere.
Ran...è sua
figlia?! Non riesco nemmeno a concepire lontanamente
quest'idea.
-Immaginavo qualcosa di simile.- commenta semplicemente lo
Shinigami,aggrottando le sopracciglia. -Puoi iniziare a
raccontare,adesso?-
Lei fa un mezzo inchino. -Ai vostri ordini.- ironizza. Shi stringe i
denti irritata. La storia comincia.
-Mia madre era una strega,non molto famosa per la verità. Si
chiamava Shaula,era la sorella di Medusa ed Arachne Gorgon. Immagino
che lei l'abbia conosciuta.- Il Dio annuisce con il capo,brevemente.
-Scoprì di aspettare me quando ormai mio padre non c'era
già più. Decise comunque di tenermi;
probabilmente voleva una parte di lui,la
sola ancora intatta,sempre accanto a sè. Voleva crogiolarsi
nell'idea che non se ne sarebbe mai andato veramente. Voleva vederlo
vivere in me.- Fece una smorfia. -Ma la malinconia non tardò
ad arrivare. Un paio di mesi prima che nascessi cadde in un dolore che
sembrava non avere fine,ardeva come uno squarcio nella pelle che non si
richiudeva mai. Sanguinava,sanguinava,sanguinava e la stava
prosciugando. Non trovava più nessuna consolazione dalla
vita,nemmeno il pensiero di me riusciva a farla stare meglio.
Desiderava solo la morte,l'oblio,la fine delle sue
sofferenze. Della donna forte e determinata che era stata
rimaneva solo un pallido fantasma.- Fa una pausa drammatica,fissando lo
Shinigami con gravità. -Ma sopravvisse. Io naqui,come
può ben vedere,e le cose cambiarono. Improvvisamente tutta
la disperazione venne sostituita dalla felicità intensa che
le portai. Smise di piangere,ritrovò il sorriso. La sua
serenità però veniva puntualmente turbata da
tutti quelli che intercettavano la mia anima,la reputavano troppo strana e cercavano
di di eliminarmi...se accadeva dovevamo cambiare
casa,città,per non destare sospetti.- Attende qualche
secondo,persa nei ricordi. -Ma io li uccidevo tutti. Li
uccidevo,perchè volevano farmi del male. E io avevo paura.
Quando erano morti,invece,non potevano farmi niente.- s'interrompe
bloccando in gola il flusso di parole,pronunciate in tono quasi
ossessivo,che le salgono alle labbra. -Pochi giorni prima di
morire,perchè sono sicura che è morta,mi ha
affidata ad una sua cara amica,una certa Jasmine. Dovrei essere
lì,adesso.-
-E perchè non ci sei?- Lo Shinigami inarca le
sopracciglia,evidentemente poco interessato alla piega che il discorso
sta prendendo.
Ran sogghigna. -Lui mi sta venendo a cercare. Sto scappando,come sempre
d'altronde ho fatto.-
Death the Kid sbuffa. -Smettila di parlare come un oracolo. Spiegati.
Lui chi?-
-Lui. Mio cugino. Cassian,il figlio segreto di Arachne.-
-Il figlio segreto di
chi?!- Il Sommo Shinigami,questa volta,è
incredulo. Lo vedo stringere convulsamente i braccioli del trono.
Io,Ace e Jackson ci lanciamo occhiate inespressive. Chi sarebbe questa
Arachne,adesso?!
-Mi stai prendendo in
giro,vero?!- sbotta furente il Dio. Ran lo fissa
accigliata.
-Lei è un bugiardo. Aveva detto che ci avrebbe almeno
provato!-
-...ma su,è impossibile! Arachne...un figlio?! E con
chi,per l'amor del Cielo?!-
Lei scrolla le spalle indifferente. -Come faccio a saperlo? E' nato
più di ottocento anni fa.-
Death the Kid affonda la testa fra le mani,esasperato. -Come hai detto?-
-Aguzzi l'ingegno! Arachne,prima di scomporre il suo corpo in ragni,ha
fatto lo stesso con quello del figlio. Perciò lui
è sopravvissuto.-
-E poi? Che successe?-
Ran sospira. -Sua madre lo odiava. Fin dall'inizio pensò di
non farlo nemmeno nascere. E quando compì dieci anni lo
rilegò in un antico maniero in Transilvania,da allora non lo
sentì più. Nemmeno una telefonata,nemmeno una
lettera.-
Cade un silenzio triste. Non ho idea di chi si stia parlando,ma nessun
bambino merita una cosa del genere! Questa donna dev'essere proprio
senza cuore.
-Nonostante il comportamento scostante nei suoi confronti,Cassian
adorava sua madre. Serbava con cura i miseri ricordi che aveva di
lei,leggeva ogni libro la riguardasse,costruiva nella sua mente
l'immagine di una strega potente,priva di difetti. Fantasticava
parecchio su di lei. Non voleva accettare la cruda realtà.-
-Perchè hai detto che stai fuggendo da lui?- chiede il Sommo
Shinigami a quel punto.
-Perchè mi odia. E' stata mia madre ad uccidere la sua,e a
quanto pare mio padre l'ha fatta soffrire,o una cosa del genere. Vuole
vendicarsi,capisce? Mi vuole morta.- Sorride amara. Dopo una
lunga,lunga pausa...
-E perchè dovrebbe interessarmi in qualche modo?- aggiunge
Kid.
-Cerchi di capire. Io non ho paura di lui. Sarà anche forte
ma,mi perdoni per la superbia,non può competere con la
figlia del Kishin. Non è questo il problema.- Ran chiude gli
occhi. -Ascolti attentamente. Nel mio corpo vi è assopita
una follia devastante,che però al momento
è...disattiva,possiamo dire così. Come un
vulcano. Ma quando mi avvicino ad un'anima oscura,corrotta dal
male,questa follia...esplode.
Esce,mi opprime e non riesco a contrastarla. E sa cosa succede se
questo avviene?- Silenzio.
-Divento pericolosa,Shinigami. Davvero pericolosa. Potrebbe nascere un
nuovo Kishin. E lei non vuole questo,non è così?-
Ran sogghigna,i suoi occhi lampeggiano d'una luce rosso sangue.
Il Sommo Shinigami impreca a bassa voce. -Fantastico.-
Note dell'Autrice: Ecco la tanta agognata storia! Spero di
aver scritto bene questo capitolo,è di fondamentale
importanza. So di non aver descritto tutto il resto,ma non c'era
spazio! E non ho molto tempo,percui...
Recensiiite!!!!
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Capitolo 12 *** Una tempesta in Transilvania. Vino costoso e cameriere ossequiose ed estroverse? ***
Una tempesta in Transilvania. Vino
costoso e cameriere ossequiose ed estroverse?
Mi sdraio nel letto,pensierosa,piegando le gambe contro il corpo.
Che giornata,cavolo. Intensissima. Sono davvero stanca.
Prima la comparsa di questa Ran,e poi tutte le scoperte...incredibile.
E dire che è partito tutto da un
appuntamento al McDonald's!
Come è andata a finire la serata? Beh,non benissimo.
La madre di Jackson,Eruka,l'ha chiamato furiosa urlando come una pazza
-più che giusto,tenendo conto che lui è
tranquillamente
venuto con noi dal Sommo Shinigami dimenticandosi di avvertire i suoi
genitori,che lo consideravano ormai morto,rapito o chissà
cos'altro-, Death the Kid invece ha telefonato a papà
chiedendogli di venirmi a prendere e spiegandogli la situazione. E'
arrivato in un lampo,preoccupatissimo...e lì le ho sentite
anch'io. Mi ha salutato ringhiando un allora eri in giro con quel
maniaco schifoso!
e durante tutto il viaggio in macchina (ho dovuto supplicarlo
perchè accompagnasse a casa anche Ace) gli ha lanciato
occhiate
in cagnesco,cosa piuttosto rara per lui,dato che è la
persona
più buona del mondo.
Dopo mamma mi ha fatto la solita ramanzina riguardo al non parlare con
ogni sconosciuto losco passi per Death City,mi ha cucinato un sandwich
e le ho dovuto raccontare tutta la storia di Ran nei particolari.
Al sentire il nome Shaula,papà è impallidito di
colpo.
-Sei sicura che si chiamasse proprio così?- ha bisbigliato
con
un filo di voce.
Ho risposto che mi sembrava di aver sentito bene. Allora lui si
è messo a piangere e mi ha raccontato che questa strega era
la
sorella della nonna Medusa -sì,è vero,Ran l'aveva
detto,ma come facevo a sapere che era quella Medusa?- e
che l'aveva conosciuta da ragazzino,eccetera eccetera.
Perciò la figlia della sorella di mia nonna...la figlia
della zia di mio padre...è mia...cugina?! Boh.
Chissà cosa combinerà,la figlia di Asura. Non
prevedo nulla di buono,ma...
...sì,beh,ci sarà da divertirsi.
Un lampo bianco elettrico illumina fulmineo i vetri delle finestre
gotiche,in un'apparizione fugace. Un temporale violento e brutale
infuria impetuoso contro le torri scure e apputite del castello.
Il ragazzo sospira. Le luci tremanti e spettrali delle candele,sformate
dal gocciolìo della cera e consumate dalla fiammella
pallida,fanno splendere i suoi capelli corvini di riflessi bluastri. La
poltrona su cui è seduto è foderata di rosso
cupo,decorata da ghirigori d'ottone,posizionata su un soppalco.
Il suo sguardo vaga nel paesaggio fuori,sull'incessabile cascata di
gocce acuminate che picchiano devastanti il terreno. La sua mente
è molto,molto lontana da quella tenebrosa fortezza della
Transilvania.
Infine sembra scuotersi dai suoi pensieri.
-Grace!- sbotta a gran voce.
Un rumore di tacchi contro il marmo del pavimento,in passi che si
affrettano ansiosi. L'immensa porta di quercia a due ante si spalanca.
-Eccomi,mio signore.- Una ragazza,i lunghi capelli biondo pallido
acconciati in due code scintillanti e una crestina da governante in
capo entra nel salone. Porta un vestitino nero,con un bustino stretto e
aderente ed una gonna corta e spumeggiante di pizzi,come quella d'un
tutù. Sopra indossa un grembiule immacolato guarnito di
altrettanti merletti. I suoi grandi occhi
azzurri,così chiari e limpidi da sembrare di cristallo,sono
colmi di devozione. Inchina goffamente il busto,ondeggiando sui tacchi
a spillo e rischiando insieme di rovesciare il vassoio che stringe. Si
raddrizza,ridacchiando,e si avvicina in modo tale che Cassian possa
prendere il bicchiere sistemato sopra.
Il ragazzo assaggia un sorso,pensoso. -Buono. Cos'è?-
-Brunello di Montalcino,signore.- risponde lei con un gran sorriso.
-Ottima scelta. Comunque,torniamo alle cose serie. Dov'è
lei?-
-A Death City,signore! E' andata a chiedere protezione al Sommo
Shinigami,che a quanto pare le ha creduto e ha deciso di ospitarla alla
Shibusen. Ma è una soluzione momentanea.- snocciola
Grace,con voce squillante.
-Death City.-ripete lentamente,soppesando con cura le parole.
-Shibusen. Mmmh. E cosa hanno intenzione di fare?-
-E' costantemente tenuta sotto controllo dagli studenti della
scuola,passa la maggior parte del tempo al fianco dello
Shinigami,però. Non si fida ancora del tutto di lei.-
racconta ancora.
Cassian giocherella tra le dita sottili lo stelo del calice.
-Interessante. Lei ha già dato qualche...dimostrazione del
suo potere?-
Grace scuote il capo. -No,non ancora.-
-Allora sarà solo questione di tempo. Si renderà
conto,Shinigami,dell'errore che ha fatto a graziare una creatura come
lei.- Tace,stringendo le labbra.
Dopo qualche istante si riprende. -Devo ammettere che hai fatto un buon
lavoro,Grace.-
-Davvero lo pensa?! Grazie infinite,signore!!!- esclama
lei,emozionata,le guance rosa e lo sguardo animato.
Cassian inarca le sopracciglia. -Un netto miglioramento,rispetto a
quando eri convinta di avere le Domeniche libere.-
-Eh,già!- Grace ride nervosamente. Il ragazzo le torna il
bicchiere vuoto.
-Portamene un altro. Svelta.- Lei si drizza. -Sissignore!-
Lui aspetta che le porte si richiudano con un tonfo sordo. Poi estrae
dalla giacca nera ed elegante la fotografia sbiadita di una giovane
ragazza dai lunghi capelli mori sciolti sulle spalle e freddi occhi
viola,identici ai suoi.
-Sto venendo a
prenderti,Ran.- sussurra,l'ombra furtiva di una lacrima
nell'iride d'ametista.
Note dell'Autrice: Buonasera! Sono cotta,ovvero
esausta,perciò...vi dico solo che sono contenta di aver
potuto approfondire un po' il personaggio di Cassian in questo
capitolo. E che ne dite di Grace? Sarebbe una specie di Mosquito =)
Insomma,avete capito,no?
Okaaay,io vado a nanna...notte!
Lucy
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Capitolo 13 *** Le rovine della scuola. Corse sfiancanti per i corridoi, noi siamo la follia? ***
Le rovine della scuola. Corse
sfiancanti per i corridoi, noi siamo la follia?
Proprio come immaginavo, la nostra vita alla Shibusen è
cambiata
radicalmente. L'arrivo di Ran ha portato talmente tante
novità...
Prima di tutto io e gli altri siamo spesso esonerati dalle lezioni
perchè, in quanto studenti più abili della
scuola,
abbiamo il compito di sorvegliarla a turno. Cosa non semplice come
sembra...
-Raaaan!!! Raaaan!!!- urlo
disperata, tanto forte che la professoressa Azusa in corridoio mi
lancia un'occhiataccia da dietro le lenti squadrate degli occhiali.
Senza fermarmi, faccio appena in tempo a balbettare rapidamente uno Scusi! decisamente
poco convincente prima di fiondarmi su per le scale. -Ran! Fermati, ti prego, te lo
chiedo per favore!-
Arrivata in cima, finalmente, la trovo seduta sul
corrimano ad
aspettarmi, il solito sorriso derisorio sulle labbra. Crollo a terra,
il viso accaldato contro le piastrelle polverose ma piacevolmente
fresche. Per almeno un minuto rimango così, ad ansimare
senza
fiato.
-Ma dove eri andata a cacciarti?! Non puoi sparire sempre
così,
all'improvviso! Altrimenti io per rincorrerti devo rimetterci i
polmoni. E anche un voto in condotta.- aggiungo, rammentando
l'espressione accigliata di Azusa. Ran si stringe nelle spalle,
sogghignando. -Scusa. E' troppo divertente.-
-Sì, certo, dal tuo punto di vista, magari.- borbotto,
cercando
di rialzarmi in piedi. Lei non mi sta già più
ascoltando.
Oggi è strana, sembra quasi assente: ha lo sguardo perso, la
mente altrove. Cosa le starà mai passando per la testa?!
Difficile dirlo.
E' riuscita a conquistare tutti, qui a scuola: oltre che un fascino
magnetico ha qualcosa di particolare, di unico, di simile al carisma.
E' capace di stregare l'attenzione di chiunque.
-Cosa c'è?- domando titubante. Lei tace, assorta.
-Mi porti alle rovine della scuola?- chiede invece dopo qualche istante.
Le rovine sono quella parte della scuola che un volta fu distrutta da
uno scontro fra lo Shinigami e il Kishin e che non venne mai
ricostruita in memoria di quei tempi bui: il ricordo di quei terribili
avvenimenti deve servire da monito per tutte le generazioni future, o
almeno questo è lo scopo.
-Perchè ci vuoi andare?- replico sospettosa. Il Sommo
Shinigami ci ha ben istruiti su come comportarci con lei: non dovete farle sapere nulla
che coinvolga Asura in qualche modo.
Lei batte le ciglia innocentemente. -Ne ho sentito tanto
parlare, e pensavo che magari visto che sono qui...potresti
farmi
fare un bel giro turistico.-
Scordatelo. -...no, credo sia meglio di no.- rispondo dopo una pausa.
Ran inarca le sopracciglia. Il rosso dei suoi occhi scintilla di sangue.
Okay, forse ho dimenticato di accennarvi che a volte è un po' inquietante.
-Perchè no?-
-Non...credo ti...fa-farebbe molto bene
vedere...sì...insomma,vede-vedere...- Attacco di Cronopatia
in arrivo.
-Ti prego. Ti prego. Giuro che faccio la brava.- supplica, reclinando
la testa contro la spalla.
-Non mi farai più correre?- mugugno, ancora immusolita.
-Promesso.- Spicca un balzo e scende dalla ringhiera. -Da che parte si
va?-
-Di qua.- Le faccio cenno di seguirmi, arresa. Ci avviamo per il
corridoio illuminato da giallastre luci a neon.
E' impossibile negarle qualcosa. Mette troppa paura. E comunque finora
si è comportata benissimo. Che male potrà mai
farle
qualche muretto?! Nessuno. Ecco.
Le lancio un'occhiata di nascosto. Il suo viso cerca di
nascondere...una sorta d'euforia, di impaziente emozione. Mah.
-Eccoci qua.- Metto le mani sui fianchi. -Allora?- Silenzio.
-Ran?- Ancora silenzio.
E' immobile, qualche metro avanti a me. Immobile. Immobile. Il silenzio
che riempie questi attimi è carico di...pace.
La sensazione che si prova entrando qui è come quella che ti
infondono i cimiteri. Idilliaca, rispettosa quiete.
E' un luogo ormai morto, dove il tempo si è fermato.
I miseri resti delle cinta murarie si innalzano a fatica da quella
desolata, arida terra; ammassi di ferro e cemento, originariamente
mobili e strutture, sono ridotti ad ammassi informi e schiacciati,
disintegrati sotto il peso delle macerie. Rocce mastodontiche giacciono
sul
terreno, in un mare di polvere, come spoglie di guerrieri caduti in
battaglia.
-Ran?- ripeto piano. Il mio bisbiglio incerto si perde fra quelle
rovine senza vita, svaniscono insulse nell'aria appena pronunciate.
Non si muove, come uno dei tanti sassi che la circondano. Mi avvicino
adagio.
Il suo volto è...incantato.
Affascinato.
Solo estrema ammirazione
sfavilla in quelle iridi di fuoco.
E, per la prima volta, vedo nei suoi lineamenti follia. Semplice,
primitiva follia.
Quella che ha ucciso, quella che ha torturato, quella che ha dilaniato
e assoggettato il mondo.
-Ran- Solo il suo nome mi esce affrettato dalle labbra, spezzato
brutalmente dal terrore che mi invade lento come veleno.
Lei non dice nulla. Si avvicina, quasi barcollando, ad una catasta di
detriti. Si lascia cadere in ginocchio.
E rimane lì. Lo sguardo animato da un'emozione sonosciuta
osserva tutto quel devastante spettacolo, quasi felice, quasi in
armonia con quel luogo così tetro. Avverte, probabilmente,
qualcosa che non posso nemmeno immaginare.
E' un'immagine terribile e perfetta. Non oso respirare, per paura
d'infrangerla.
-Guarda cos'ha fatto. Guarda.- sussurra, più pacata del
vento. -Ammira la magnificenza di un Dio.-
-Distruggere è sbagliato.- ribatto altrettanto sottovoce.
-Questo l'avete deciso voi. Questo l'hanno decretato le sciocche leggi
di umani troppo deboli per usufruire del potere, troppo codardi per
affrontare ciò che esso comporta, che preferiscono
soffocarlo. Ma la follia non si controlla, Adelle. La follia
è dentro di noi. E, se costretta da limiti, inizia a
bruciare.-
Rimango senza parole. Agghiacciata.
E' a quel punto che mi volto e decido di tornare dentro. Questo
discorso è qualcosa di troppo oscuro e indecifrabile, non
sono sicura di volerlo sentire.
Per un secondo penso di imporlo anche al lei.
Poi la vedo. Ran preme la guancia contro quelle rovine, chiude gli
occhi.
Mi si stringe il cuore.
E scelgo di lasciarla avvolta, per la prima volta, dall'eco della aura
dell'antico potere di suo padre.
Note dell'Autrice: Mi piace il finale di questo capitolo. Mi prenderete
per pazza, ma...è dolce. In qualche modo.
Ovviamente il difficile, complesso carattere di Ran si
evolverà con l'avanzare dei capitoli. E voi imparerete ad
interpretarlo =)
Va bene, vi lascio qui! Spero tanto nelle vostre recensioni,
Lucy
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Capitolo 14 *** Tutti insieme al parco! Ace fa lo sbruffone come al solito e la Giraffa Assassina colpisce ancora? ***
Tutti insieme al parco! Ace fa lo
sbruffone come al solito e la Giraffa Assassina colpisce ancora?
-E così anche
tu saresti figlia di un Dio, eh?!-
Silver*Star squadra Ran con sufficenza, le braccia conserte contro il
petto e gli occhi blu oltremare stretti in un'espressione scettica. La
ragazza sorride benevolmente.
-Già, proprio così.-
-...uhm, non sembri male.
Voglio dire,
niente a che vedere con la Magnifica Me, ma questo è
scontato!
Nessuno può competere con la mia sfolgorante e smisurata
bellezza!- sbotta con la sua solita voce tonante.
Schianto una mano contro la fronte, esasperatamente divertita. Per
qualche secondo ho temuto che Ran se la sarebbe presa, ma ormai dovrei
conoscerla abbastanza per sapere che non è certo
così
permalosa. In questo momento sta annuendo solenne, come per dichiararsi
perfettamente d'accordo.
-L'unica cosa sfolgorante
e smisurata qui
mi sembra il suo ego.- mormora annoiata Natasha, sufficentemente forte
per permettermi di udirla e abbastanza piano per non farsi sentire da
Silver che, entusiasta per aver trovato una nuova
spettatrice per il suo show, sta urlando a pieni polmoni quanto
è Big al mondo intero e non si accorge di nulla.
Ridacchio piano. -Vero. Ma mi spieghi una cosa? Come fai a sopportarla
dalla mattina alla sera?! Insomma, per me è estenuante anche
solo sorbirmela un quarto d'ora.- commento.
Lei sospira impercettibilmente. -Questione di abitudine, immagino. O
forza della disperazione.-
Ma in fondo, penso tra me e me, Natasha con il suo carattere distaccato
e tranquillo è l'unica che può essere la maestra
d'armi
di una ragazzina così...così...Silver*Star. Non
esistono altri termini per definirla.
E' una bella giornata, oggi. Un sole pallido e pacato illumina
dolcemente il parco dove ci ritroviamo sempre con i suoi raggi tenui.
L'erba, umida di rugiada fresca, è d'un colore smeraldino
incredibilmente vivace e squillante. Fruscia debolmente sotto le suole
delle mie scarpine di vernice avorio.
Sono seduta su un'altalena dalle catene rugginose e rovinate, che
cigolano acute in un gemito straziante ogniqualvolta che tento di
dondolarmi pigra.
Lo so, siamo un po' grandi per i giardinetti, ma veniamo qui da
talmente tanto tempo che ormai è un simbolo, troppo
importante e
significativo. Rappresenta noi, la nostra amicizia duratura fin da
quando eravamo bambini, il legame che ci unisce indelebilmente. Ci
hanno visti crescere, questi alberi maestosi e venerandi, dalla
corteccia rugosa dietro la quale infinite volte ci siamo rifugiati
giocando a nascondino, dalle chiome folte e verdeggianti a qui troppo
spesso strappavamo foglie per divertimento.
Quanti ricordi, quanto passato tappezza queste aiuole delimitate da
siepi.
Ora non siamo solo semplici amici ma anche compagni, alleati. Un
gruppo, solido e compatto almeno quanto quello che i nostri genitori,
molti anni fa, formarono.
Ace, sull'altalena di fianco a me, ha gli occhi viola che scintillano
in modo sospetto.
-Ehi.- sbuffo. -Chi stai guardando?! Ancora Ran?!-
-E' così
sexy.- mugola pietoso, con un'espressione talmente babbea
che sono seriamente tentata di...
-Addy Chop!- Ace
si afferra la
testa, colpita dall'enorme enciclopedia che stringo fra le mani. Un
regalino di mamma. Sapevo che prima o poi mi sarebbe tornata utile.
-Che fai?! Sei impazzita?! Mi hai fatto male, miao...- protesta,
cercando di fare leva sul mio senso di colpa con una vocina tenera
tenera da micino sofferente.
-Ma piantala, commediante.- In ogni caso picchiarlo non
è
servito a niente: ha ricominciato a fissare intensamente la figura
snella di Ran fasciata in un vestito leggero rosso fuoco. Lei cammina
spensieratamente in giro per il parco seguita da un'appassionata Silver
che continua imperterrita a parlare di sè, lodarsi, parlare
di
sè, parlare di sè...l'ho già detto
lodarsi?!
Scuoto il capo. -Non è alla tua portata, caro. Sai quanti
anni ha?-
-Diciassette.- risponde tranquillo.
-Esatto. Cioè fuori
dalla tua portata. Come puoi sperare che consideri un
moccioso come te?!-
Mi lancia un'occhiata risentita. -Primo, ho tredici anni e mezzo.- Ovvero tredici,
sogghigno mentalmente. -Non sono poi così piccolo.
Secondo...tutte le donne cadono ai miei piedi, nessuna riesce a
resistermi. Impossibile che lei non si senta attratta da me.-
Cade il silenzio.
Scoppio a ridere. -Scusa, ripeti quella parte dove dici dove
è attratta da te?!-
-Cos'hai da sghignazzare tanto?!- borbotta.
-Ohh, su. Non puoi
parlare sul serio. Ran...troverebbe te
attraente?!?- Non posso evitare di ridere ancora. E' vero, con le
nostre coetanee ha un certo successo, e capita che anche qualcuna di un
anno più grande di noi ammetta che è decisamente
carino.
Ma...Ran?!
Questa l'ha sparata davvero grossa.
-I geni di mia madre non mi tradiscono mai.- replica, con un sorriso
superiore.
-Sì, certo, come credi.- rispondo in tono di scherno.
-Ciaooooo!!!- Un
ragazzino
gracile, con una maglietta verde mela ricoperta dei più
arcani
scarabocchi tracciati con un pennarello, saltella allegro verso di noi.
-Ciao, Mickey!- lo saluto contenta. Trotterella verso di noi.
-Dove sarebbe la giraffa, oggi?- domanda Ace, aggrottando la fronte.
Lui sgrana gli occhioni dorati. -Aspetta!-
Si volta, fruga nelle tasche...
-Giiiiiiraffaaa!!!-
sbraita, sbattendogli in faccia un pupazzetto di pezza giallo pezzato
di marrone.
Ace cade dall'altalena, colto alla sprovvista. -Aahh!!! Cristo, ma
cos'hanno oggi tutti?!?- Tenta di rialzarsi faticosamente.
Mickey lo fissa arcigno. -Questa è la Giraffa Assassina.
Perciò adesso sei morto.-
-Grazie, è fantastico essere tuo amico.-
Mickey ci ignora entrambi. -Ecco Shi che arrivaaa!!! Shiiiii!!!!-
La sua gemella infatti si sta avvicinando, ma...non è sola.
Dietro di lei, strascicando i piedi, avanza Theodore.
Theodore. Theodore!
Vorrei cercare di fermarlo, ma è troppo tardi. Ran si gira.
Theodore si ferma improvvisamente sul marciapiede, il suo viso
è una maschera di sconcerto.
Ran sorride. Theodore urla. Cade a terra.
Note dell'Autrice: Sono troppo stanca al momento per aggiungere qualche
cosa! Perciò anche stavolta...niente! Scusate!
Ditemi cosa ne pensate!
Lucy
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Capitolo 15 *** L'ennesimo attacco. Tensioni al parco ed attimi di panico per i nostri eroi? ***
L'ennesimo attacco. Tensioni al parco ed
attimi di panico per i nostri eroi?
-Theodore! Theodore!-
Shi si inginocchia di fianco a lui, gli occhi sgranati dalla paura e lo
sgomento.
Il suono terrificante delle grida del ragazzo, tormentose ed
insostenibili, attirano l'attenzione degli altri.
Ace si alza e corre spaventato verso il partner. -Theo!-
Mickey si avvicina alla sorella e si aggrappa spaventato
al suo
vestito, piagnucolando; Silver*Star osserva la scena
stupita, la fronte aggrottata.
Mi sento prendere dal panico.
-Dovrei...dovremmo...chiamare il dottor Ste...Stein...- bisbiglio
agitata.
-Non capisco! Oddio, ohh, cosa devo fare?! Cosa posso fare?! Ti prego,
Theodore, non fare così...- supplica Shi, altrettanto
sconvolta.
Silver, invece, non sembra granchè turbata. Anzi, forse
addirittura un po' irritata perchè la luce dei riflettori
non
è puntata su di lei.
-Datevi una calmata,
imbecilli! E perchè cavolo quel pazzoide si è
messo a urlare senza motivo?!-
-E' quello che ci stavamo appunto chiedendo, genio.- borbotta Ace
nervoso.
Shi si china su di lui. -Shh, shh, tranquillo, tranquillo...va tutto
bene...- mormora agghiacciata.
Natasha si porta l'indice al mento, pensosa. -Mi chiedo cosa
può
aver scatenato una reazione così inconsulta e istantanea
all'improvviso.-
-E' stata lei!-
Shi solleva il capo ed indica Ran.
Per tutto questo tempo la ragazza è rimasta in disparte a
guardarsi serena, seduta sull'impalcatura delle altalene, oscillando le
gambe nel vuoto. Sorride e saluta con la mano.
Ace le lancia un'occhiata obliqua. -Non vedo perchè lei
dovrebbe voler fare del male a...-
-Non capite, vero?!-
Shi ci
fulmina con gli occhi azzurro ghiaccio. -Voi credete che sia tanto
carina e tanto simpatica, non è così? Ma vi rendete conto?!
Suo padre è il Kishin! Il
Kishin, diamine!
Come potete fidarvi di lei, come potete anche solo parlarle?! Non
sappiamo nulla di certo sul suo passato, sulle sue intenzioni. Magari
sta cercando di fregarci tutti, magari è venuta alla
Shibusen
solo per distruggerla. Che ne sapete voi?!-
Silenzio.
Certo, lo sapevo che non le stava molto simpatica -praticamente non le
ha mai rivolto neanche la parola- ma...questa mi sembra proprio
avversione! Attendiamo tacendo.
Lei rimane zitta. Davanti ad i nostri sguardi colmi d'aspettativa
sbatte le palpebre.
-Cosa c'è? Vi aspettate che risponda alle palesi
provocazioni di una bambina?! Non mi abbasso a certi livelli. E
comunque, io non gli ho fatto niente.- Indica con un cenno del capo
Theodore, ancora per terra a divincolarsi. -E' l'onda della mia anima.
Non lo faccio consapevolmente.-
-Visto?! Non lo neghi nemmeno. E' tutta colpa tua.- La voce di Shi
trabocca di furia a stento trattenuta.
-La mia...testa!
Maledizione! La mia testa!- geme la voce spezzata e
sofferente di Thodore. Ace gli si avvicina di più.
-Ehi? Ehi, amico? Cosa senti?-
-E'...la follia. Io...sto cercando di respingerla.- bofonchia fra i
denti stretti spasmodicamente, affondando le dita nei capelli castani.
Shi si morde il labbro inferiore, ansiosa. Poi si volta nuovamente.
-E tu?! Non fai niente per aiutarlo?! Resti lì a guardare?!-
La ragazza fissa intensamente Theodore, gli occhi fiammeggianti
socchiusi. -Nessuno di noi può fare nulla per lui. Deve
trovare la forza dentro di sè.-
Shi sbuffa infastidita, ma non replica.
Possiamo solo attendere, tutti noi, disposti a cerchio attorno alla sua
figura carponi, in silenzio. Persino Silver tace.
Dopo lunghi, infiniti, orribili istanti finalmente solleva il capo. I
suoi occhi non sono più annebbiati dal dolore, offuscati da
una folle luce di pazzia. Un po' stravolti ma tutto sommato normali.
-Theo! Allora, come stai?!- domanda Ace impaziente. Il Meister annisce
debolmente.
-Meglio, credo sia passato. Ma chi diamine...è?- Alza
gli occhi al cielo, verso Ran.
Lei risponde al suo sguardo. Ma, per la prima volta da quando l'ho
conosciuta, non sta sorridendo. E'...meravigliata. Quasi senza parole.
I loro occhi si rispecchiano gli uni negli altri, in infinite
sfaccettature argento e cremisi.
-Su, avanti, andiamo. Meglio non rischiare ancora per oggi. Torniamo a
casa, Theodore.- Shi afferra il ragazzo per un braccio e lo strattona
frettolosa.
Dopo qualche secondo, a malincuore, si volta. I due si allontanano,
seguiti da Mickey, sempre alle calcagna della gemella.
Mentre li salutiamo, vedo Theodore girarsi un'ultima volta.
Due grandi iridi sanguigne sono fisse su di lui.
-E' tutto pronto, mio signore. Possiamo partire!-
Grace sorride smagliante. Indossa una giacca di pelle rosa pallido,
insieme ad un paio di jeans blu inchiostro e un paraorecchie di pelo.
Attende pazientemente istruzioni, di fianco alla limousine nera e
traslucida. Ha appena caricato le loro valigie nel portabagagli.
-A che ore decolla l'aereo?- domanda Cassian, abbottonando l'elegante
cappotto scuro.
-Fra un'ora e ventisei minuti esatti.- risponde la cameriera, lanciando
un'occhiata veloce all'orologio da polso.
Il ragazzo la squadra per qualche secondo. -Sei carina, vestita
così.- commenta secco. Grace arrossisce furiosamente.
-Gra...Grazie, signore.-
-Bene, non dilunghiamoci oltre.- Lei si affretta ad aprirgli la
portiera.
Accomodandosi sui costosi sedili di pelle lucente Cassian estrae dalla
tasca i due biglietti.
A chiare lettere nere, impressa sulla carta, c'è scritta la
destinazione.
Death City.
Note dell'Autrice: Ciao! Non credo che questo capitolo sia
granchè. Spero vi sia comunque piaciuto!
Che bellooo, domani è l'ultimo giorno di scuola -e abbiamo
solo due ore!!!.-
...non ve ne può fregar di meno,vero? E vabbè,
pazienza. Riguardo al capitolo, non ho nulla da aggiungere.
Mi raccomando, recensite!
Lucy
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Capitolo 16 *** Allenamenti instancabili e nascondigli segreti. Shi vuole raggiungere la perfezione e Ran popola i pensieri di qualcuno? ***
Allenamenti instancabili e nascondigli
segreti. Shi vuole raggiungere la perfezione e Ran popola i pensieri di
qualcuno?
Un bastone da combattimento, lungo e sottile, fende l'aria con un
sibilo minaccioso. Rotea istantaneo, colpisce con violenza e precisione
un vaso di porcellana sistemato appositamente su un piedistallo. Crash. Frammenti
si riversano sulle piastrelle smaltate.
Shi fa un'ultima piroetta nell'aria, infine ricade saldamente con i
piedi a terra. Si lascia sfuggire un sospiro stanco.
Stanco?!
No, no, lei non è affatto stanca. Anzi, può
allenarsi ancora tre o quattro ore. Deve.
Il petto però, sotto la canottiera bianca,
è scosso da irreprimibili ansimi. E' così
fastidioso dover sottostare alle esigenze di questo corpo umano per
metà, sbuffa tra sè.
E' costretta a fermarsi un minuto per riprendere fiato. Ma poi si
ricomincia. Deve ricominciare, provare tutte le tecniche di
combattimento, riesercitarsi a tirare con l'arco e un po' di arti
marziali. E ancora tutte le modalità per attaccare un nemico
alle spalle, oppure...
-Shiii!- Con la sua andatura trotterellante Mickey entra nel salone,
stringendo per il collo una povera malaugurata giraffa. Porta una
T-shirt con scritto (ovviamente lui non sa scrivere, l'ha dettato ad
Adelle) La simmetria
non può cambiare il mondo ma io sì -che
poeta, eh?- . -Vieni a giocare con meee?!?-
-Ora non posso. Non vedi che sono occupata?!- borbotta lei,
infastidita, facendo esplodere con un calcio un sacco di tela spessa e
spandendo un mare di sabbia.
Il ragazzino biondo aggrotta le sopracciglia. -Perchè sei
tutta presa dal fare a botte, in questi giorni???-
-Perchè voglio diventare più forte, no?!- La
verità è diversa. Lei vuole essere perfetta. Nulla
deve essere sbagliato, nessun colpo deve essere asimmetrico.
-Tanto papà se ne fregherà come fa sempre!!!-
ridacchia sgaio il fratello. -A lui non importa se diventi
più brava o no...-
-Taci, idiota! Non è così! Lui...io spero...-
Arrossisce. Di renderlo
orgoglioso di me, questa è la conclusione della
frase.
E' sempre stato così. Pur essendo un'arma aveva dovuto
essere lei a sfiancarsi, ad allenarsi costantemente, invece del suo
Meister. Perchè Mickey, così piccolo e fragile e
infantile, preferiva giocare e concentrarsi su cose futili come i
pupazzi. Non era mai cresciuto, in fondo: aveva quattordici anni e la
mentalità di un bambino ben più piccolo. Inoltre
il gemello era un Dio completamente, al contrario di Shi,
perciò nessun colpo poteva ferirlo gravemente nè
tantomeno ucciderlo. Perciò che motivi aveva lui per
disturbarsi a fare quei noiosi esercizi?!
Ma lei deve allenarsi. Di più. Di più. Di
più. Non basta.
Devo migliorare,
devo...essere perfetta. Così mio padre mi amerà.
Così, forse, varrò qualcosa per lui.
Poi pensa a Theodore. A Theodore, a quel ragazzo dai
capelli castani e gli occhi grigio fumo per cui ha perso la testa da
anni.
Quella Ran sta tramando
qualcosa contro di lui, ne sono sicura. Ma io diventerò
forte e la fermerò, sì.
E ricomincia, per continuare finchè il suo
corpo non sarà al limite. Fino alla perfezione.
Sono le cinque. Il pomeriggio muore lento nel cielo, tingendo di sangue
quell'azzurro pallido. Il sole crolla esausto dietro delle imponenti
montagne, come trafitto da un dardo letale.
Theodore osserva. E' bella Death City, è bella quella
città che l'ha visto nascere. Dall'alto si ha una
prospettiva
fantastica d'ogni casa, d'ogni giardino.
E' accoccolato in una nicchia stretta. Proprio dietro casa sua, oltre
la recintazione del giardino, vi è una parte del bosco che
circonda l'intera zona; oltre uno scosceso sentiero inesplorato,
costeggiato da macchie di selvatica vegetazione, vi è questa
piccola parete di roccia che fronteggia il paese come una sentinella
attenta.
Scovò quel nascondiglio a sette anni; dato che si allenava
da
anni non aveva avuto alcun problema a raggiungerla, a qualche metro dal
terreno. Scoprì che era stabile, e si poteva addirittura
stare
lì seduti ad ammirare il panorama. E così aveva
fatto
fino ad ora.
Vi erano dei momenti, momenti strani e bui della sua vita che nemmeno
lui riusciva a spiegarsi, in cui sentiva il bisogno di riflettere,
stare un po' solo.
Non aveva il carattere esuberante ed amichevole della madre, era
più come Stein: taciturno, a volte irritabile, a volte
scontroso. Ma soprattutto imprevedibile. Oh, sì.
Fin da piccolo l'aveva perseguitato. Era iniziato tutto un pomeriggio
d'inverno. Aveva tre
anni.
Marie aveva preparato la cioccolata calda, è brava a
cucinare.
Ci mette amore, in ciò che prepara. Gli aveva porso, con il
più dolce dei suoi sorrisi, una tazzona fumante e profumata.
Tutto era così luminoso. Caldo. Felice. E poi d'improvviso orribile.
Lui, Theodore, aveva rovesciato tutto. Era stato così
semplice e
stupido: inclinare un po' la mano e lasciare che il liquido marrone e
denso scivolasse a terra.
Una pozza scura sul pavimento. La tazza che s'infrangeva, in
un'esplosione di cocci di ceramica. Il rumore, il ronzìo in
testa...
Aveva tre anni, ma la
sua mente folle racchiudeva qualcosa di ben più oscuro.
Il giorno più brutto della sua vita, era stato
quello. A nulla erano servite le rassicurazioni della sua famiglia,
quelle espressioni che ritraevano falsa allegria. Andrà tutto bene,
dicevano. Era la loro frase preferita.
Ma non andò tutto bene. La storia si ripeteva spesso, troppo.
Impazzire, impazzire, impazzire, perdere il controllo ancora e ancora.
Tutto appariva sfocato, indistinto. Le parole sgorgavano dalle labbra
contro la sua volontà, il suo corpo si muoveva come sotto
l'effetto d'un incantesimo.
La follia era la sua maledizione, la compagna che l'aveva sempre
accompagnato instancabile in ogni periodo della sua vita. Era sempre
lì, in agguato.
Era sempre
lì, a rovinare tutto.
Gli aveva sottratto qualcosa, con la sua infima oscura presenza. La
spensieratezza, la leggerezza che tutti i ragazzi della sua
età presentavano.
Si sentiva...diverso, in qualche modo. Quell'esperienza aveva cambiato,
segnato il suo carattere. Da quel momento in poi divenne un bambino
solitario, serio, che tendeva ad isolarsi. Sul suo viso di leggeva una
consapevolezza quasi impressionante.
Nessuno lo capiva davvero, nemmeno suo padre. Era poco presente,
purtroppo: non era nella sua indole la tenerezza. E finiva per
trascurare quel figlio che aveva così bisogno di lui.
Ma ora Theodore era un ragazzo. Fra qualche mese avrebbe compiuto
diciassette anni. Era abituato a cavarsela, in qualche modo.
Quella famelica sete di sapere che avvertiva, quel bisogno che lo
spingeva a provare, sperimentare, scoprire era tutto ciò che
aveva. Si impegnava strenuamente negli allenamenti, studiava
instancabile anche di notte, alla fioca luce delle candele. Non per la
scuola, non per avere buoni voti, ma solo per se stesso.
Sospira. Anche oggi, come ogni volta, viene qui per allontanarsi un po'
da quel mondo in cui si sente un estraneo.
E' riuscito a svignare dall'occhio vigile di Shi, che in questo momento
è a casa sua a fare allenamento e lo crede con i suoi
genitori.
Non riesce a fare a meno di pensare a quell'incontro, si tormenta senza
pace.
Quegli occhi, quelle
iridi scarlatte...quello sguardo curioso e stupito. E
quel viso bianco panna, incorniciato da ricci bruni.
Gliel'aveva detto, suo padre: la figlia del Kishin si era presentata
alla Shibusen una sera. La figlia...del Kishin. La spina dorsale viene
attraversata da un brivido.
Chi mai poteva essere? E che intenzioni aveva?!
Cerca di distrarsi, osservando le forme bizzarre delle nuvole arancio
ambra. Ma la sua mente non vuole saperne di concentrarsi su altro...
-Ciao.-
Theodore sussulta, sconcertato. Si volta fulmineo.
Per un istante crede sia un miraggio, frutto della sua immaginazione
insana. Invece no.
Come l'avesse evocato, quel viso su cui tanto si era
soffermato pochi attimi prima è lì, di fronte a
lui. Proprio così.
E' esattamente come la ricordava. La cascata di boccoli scintillanti
sulle sue spalle,il fisico snello e sottile, ma soprattutto gli occhi
di rubino, stupefacenti e terrificanti.
Una fitta gli assale le tempie, fastidiosa ma non tale da farlo urlare
come la volta precedente. Strano.
Le labbra cremisi si stirano in un sorriso insinuante. -Abbiamo avuto
un primo incontro piuttosto...burrascoso,
perciò ci tenevo a rimediare. Il mio nome è Ran.
Tu sei Theodore, vero?-
Il ragazzo rimane zitto, immobile. Il tempo si è fermato. La
brezza non soffia più fra i suoi capelli. Tutto attende, in
sospeso.
-L'unico e il solo. Che ne dici di fare quattro chiacchiere?!- Sorride
anche lui.
-Con molto piacere.-
Note dell'Autrice: Buonasera! Ehehe, capitolo lungo per voi. Mi
piacerebbe mi diceste le vostre impressioni riguardo entrambe le parti,
sono molto importanti!
Allora...niente, recensite!
Lucy
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Capitolo 17 *** Uno strano dialogo. Le vertigini della follia, io e te siamo uguali? ***
Uno strano dialogo. Le vertigini della
follia, io e te siamo uguali?
Questa situazione, pensa Theodore, è irreale. Molto irreale.
Sono qui, con la figlia del Kishin, a discutere amabilmente come vecchi
amici d'infanzia.
-Com'è che questa volta non mi sono messo a urlare come un
ossesso?- domando.
Lei sorride. -Essendo mia madre una strega, posso usare il Soul
Protect. Ciò nasconde completamente ogni traccia della mia
anima
e impedisce alle onde di proiettarsi oltre il mio corpo.-
-Molto utile.- Fa una pausa. -E...come hai fatto a scoprire che ero
qui? Sai, il bello dei luoghi segreti è che sono segreti, non so se
mi spiego.-
-Ti spieghi benissimo. Ho seguito solo le tracce della sua anima, ecco
tutto.- Scrolla le spalle.
-Ah.- Cala il silenzio. Ma non uno di quelli imbarazzati, imbottiti di
piombo. Rilassato, tranquillo. Non è teso, ma piacevolmente sereno.
-Tuo padre è Franken Stein. Il leggendario Meister della
Shibusen.- commenta leggera, lanciandogli un'occhiata strana.
-Mmh.- Annuisce distratto. Non gli piace parlare di suo padre. Come a suo padre non
piace parlare di lui. -Ma raccontami di te, piuttosto. La tua vita
sarà senz'altro più eccitante della mia.-
Ran tace. Il suo sguardo rosso vivo si perde nell'arancio albicocca del
cielo.
-Eccitante? Non la definirei propriamente così. E'
più
che altro...un grande errore. Io non dovrei esistere.- gli sorride amara.
-Perchè dici una cosa del genere?!- replica Theodore,
aggrottando la fronte.
-Sono uno strano ibrido, no? Una creatura disgustosa, repellente.- Non
sembra triste, affatto: al contrario parla con tono incredibilmente
calmo. -Mio padre non voleva nemmeno che nascessi. E aveva ragione. Il
mondo è un posto peggiore con me come abitante.-
Theodore, dopo una pausa, scuote la testa. -Perchè dovrebbe?
Voglio dire, tu sei buona,
giusto?-
Quel termine così infantile scivola dal suo palato prima che
riesca a trattenerlo.
Lei pare distratta. -Mia madre mi chiamò così
apposta,
per sperare in una natura diversa per me. Ran, l'orchidea. Un nome
inoffensivo. Perchè i nomi sono potenti. Ma il sangue di
più, Theodore. Il
sangue di più.- Lo guarda e si perde in quelle
screziature di fuoco. Più la fissa e più lo
attrae.
-Sono stata una bambina infelice. Rompevo oggetti senza toccarli,
facevo del male a chi mi stava vicino. Il mio potere era più
forte di me, scaturiva senza che potessi trattenerlo. Mia madre era
terrorizzata quando accadeva, anche se cercava di non darlo a vedere.
Ne soffrivo, non volevo essere un mostro.- Sospira. -Ma questo sono io.
Un mostro. E nulla potrà cambiare ciò.-
Sorride. Com'è
misteriosa. Non lascia trasparire nulla di sè, in
realtà, riflette Theodore pensoso. E' davvero incomprensibile.
-Sapevi già di tuo padre? ...cioè, non voglio
essere
invadente. Se non ti va, non rispondere.- si affretta ad aggiungere.
Ran sta zitta per una decina di secondi. -Mia madre non me lo disse mai
apertamente, ma lo capii. Origliavo le sue discussioni con la zia
Jasmine. D'altronde credo di averlo sempre saputo, dentro di me.-
mormora dolcemente. -Sono contenta di essere sua figlia. E' stato un
uomo straordinario.-
Il ragazzo sogghigna. -Straordinario?! Davvero lo pensi?!-
-Ha sempre creduto nei suoi ideali, fino alla morte. Non voleva essere
schiavo delle regole altrui. Non è del tutto errato.- China
la testa graziosamente da un lato. -Si è solo
schierato dalla parte sbagliata.- Theodore inarca un sopracciglio.
-Ti sembra giusto, tentare di evitare la paura scampandola?! Non
è straordinario, ma codardo.-
-E' umano, Theodore. Era la più grande fobia di un uomo
devastato dalle sue stesse incertezze. Chi non ha paura della paura?-
Lui tace. Non può fare a meno d'essere incantato. Lei
è...già, è...è...
Incredibile. La ragazza più incredibile che abbia mai
incontrato.
-Hai detto che...stava dalla parte sbagliata. Significa che la follia
non ti piace? Insomma, dovrebbe.-
Ran ci pensa un po' su. -Ha certamente il suo fascino. Non posso fare a
meno di desiderare...quel potere, quell'energia che m'infonde. Ma
quando mi assale perdo la ragione, la volontà. E' piacevole
fino ad un certo punto. Se le permetti di prendere il controllo di te
stesso...diventa vertiginoso, come una giostra che si rifiuta di
fermarsi e gira, gira, gira.- La sua voce è carezzevole,
quasi ipnotica. Theodore si lascia cullare da quel tono armonioso, da
quelle parole languide.
-Hai ragione.- riesce a mormorare. -Hai perfettamente ragione.-
Ecco cos'era quella. La sua vita. Il riflesso della sua vita, in uno
specchio dell'orrore.
Lui era così. Erano stati gli stessi bambini tristi e
incompresi. Il loro era un passato che pochi potevano comprendere.
-Ma cosa avevi precisamente intenzione di fare venendo...-
Theodore si volta. Non c'è più. Scomparsa con la
stessa velocità con cui è arrivata. Come
dissolta, così, senza un motivo.
-...qui?- conclude alla brezza della sera. Sorride fra sè.
Ogni cosa a suo tempo, si ripete.
-Ecco, mio signore. Quella è la Shibusen, Scuola di
Specializzazione per Armi e Maestri d'Armi di Shinigami.-
-So cos'è, grazie, Grace. Dove hai detto che è la
sua camera?-
-Ehm...non l'ho detto, per la verità.-
-Allora dillo,
accidenti!-
-Certo, certo, mi scusi! Ecco, è proprio situata nell'ala
più estrema della zona est. Ultimo piano. Sentirà
molto chiaramente la sua anima, se non ha attivato il Soul Protect.-
-Ottimo. Puoi andare in hotel, adesso.-
-E lei? Attaccherà subito?-
-Certo che
sì, mia cara. Sono un tipo pragmatico. Che
motivo avrei di perdere ulteriore tempo? Ran deve ricevere quello che
si merita. Una volta
per tutte.-
Note dell'Autrice: Ciao! Buona Vigilia a tutti! Beh, ormai
Buon Natale, è quasi mezzanotte!
Allora. Devo avvertirvi che di questi tempi aggiornerò con
minor frequenza: oltre che i compiti ho molto da fare in queste
vacanze! Ma ciò non significa che NON aggiornerò.
Solo, non un capitolo al giorno!
Okay, adesso vi lascio! Auguri a tutti,
Lucy
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Capitolo 18 *** Incontri e scontri fra cugini. Cassian è adorabile e la fantastica Ran non cambia mai? ***
Incontri e scontri fra cugini. Cassian
è adorabile e la fantastica Ran non cambia mai?
Ran chiude la porta della camera alle sue spalle.
Sono le sei e quaranta, il pomeriggio è tramontato
impregnando di cupe tenebre il cielo pomeridiano.
L'hanno portata al fiume, oggi. C'era il sole, tutti ridevano senza un
motivo ben preciso ed erano di buonumore.
Strani, gli esseri umani. Strani e talvolta stolti.
Uhm.
Cosa c'era, poi, di
tanto divertente? si chiede pensosa, mentre lo schiocco
della serratura infrange il silenzio. Stavano solo schizzandosi
l'acqua addosso.
E' incredibile la facilità con cui i ragazzi
della Shibusen si lasciano andare in rappresentazioni di
ilarità incontrollabile. Per lei, la felicità
è ben altro.
Difficile da raggiungere parzialmente, impossibile conquistarne il
culmine. Qualcosa che suo padre non ottenne mai, divorato dagli incubi
che infestavano la sua mente corrotta.
Spera di essere più fortunata, su questo aspetto. Spera di
godere del dolce sapore di quella gioia che pochi esseri sulla Terra
gustano, trovando nella sua vita un equilibrio perfetto che la soddisfi.
Gli esseri umani non hanno davvero idea di cosa sia. Hanno perduto il
significato di molti termini. O meglio, li hanno insozzati
d'imprecisioni deplorevoli.
Orribile stare ad osservare il mondo che si sgretola. Uhm.
-Ma come rientriamo in ritardo.-
Ran chiude gli occhi e sorride, divertita. -Se il tempo non esiste,
rispetto a cosa dovrei esserlo?-
-Preferisco ignorare questo tuo irritante e sconclusionato modo si
parlare. Allora, mi fai il favore di voltarti e guardarmi in volto
mentre ti parlo? Si tratta di semplice buona educazione.-
-Ahh, quanto mi sei mancato, cuginetto. Sei semplicemente adorabile.-
Lei si gira verso la sua stanza.
Di fronte alla finestra, lambita dalle svolazzanti tende biancastre, si
staglia la figura nera pece di un ragazzo.
I suoi capelli sono più scuri del buio oltre il
vetro, neri quanto inchiostro puro; il viola straordinariamente
cristallino e prezioso degli occhi sfavilla come il riflesso d'una
gemma d'incalcolabile valore. Il viso cereo illuminato pacatamente
dalla Luna è attraente, i lineamenti paiono scolpiti, ma
è talmente freddo e astioso da intimorire alla sola vista.
Indossa un raffinato completo dalle tinte cupe, ovvero un paio di
pantaloni ed una giacca, d'ottimo taglio, ed una camicia bianca ed
impeccabile.
-Sono contenta che tu non abbia smesso di farmi continuamente notare la
mia mancanza di garbo. Perdonami.- Ran si stringe graziosamente nelle
spalle. Raggiunge il letto e vi getta il giubbino in jeans. -Ti
aspettavo. Mi stavo giusto chiedendo chissà quando
verrà a trovarmi il mio dolce Cassian? Ed ora
eccoti qui.- conclude amabile.
Il ragazzo inarca un sopracciglio corvino. -Mettiamo le cose in chiaro.
Niente cuginetto.
Niente adorabile. Niente
dolce Cassian. Intesi?-
-Ohh, su! In fondo siamo parenti. Non vedo il perchè di
tanta formalità.- ribatte lei, angelicamente.
Cassian fa una smorfia quasi disgustata. -Sei tremenda. Non cambi mai.-
-Qualcuno forse cambia?!- Ran sgrana gli occhi ardenti. -Siamo
imprigionati nella nostra anima, sottomessi ai nostri limiti e
ai nostri timori. Questa è la maledizione di cui soffriamo e
soffriremo sempre.-
Lui guarda l'orologio. -Stento a crederci. E' un record: ci siamo
incontrati due minuti e tre secondi fa e già non riesco
più a sopportarti.-
La ragazza sorride furba. -Se così non fosse non sarei tanto
fantastica.-
Cassian sbuffa, irritato. -Inizi ad esasperarmi sul serio. Bando alle
chiacchiere: sai perchè sono qui, non è vero?-
Ran annuisce solennemente. -Certo. Mi pare ovvio. Ti sono mancata, no?-
-Sì, esatto, mi sei man...ehi, aspetta, cosa?!?-
Il ragazzo s'interrompe, sconcertato. Lei sogghigna.
-Proprio così. Ti mancavo moltissimo...percui sei venuto a
trovarmi. Perchè non puoi fare a meno di me...- la sua voce
si riduce ad un sussurro. Avanza lentamente verso la finestra, verso di
lui. Cassian aggrotta la fronte.
-Ma cosa stai dicendo?-
-Dài, non fare il timido. Sappiamo bene tutti e due che ti
piaccio.- bisbiglia maliziosamente. Si allunga e gli sfiora un lobo con
le labbra.
Lui si sottrae fulmineo alla presa delle sue braccia, sospirando.
-Smettila, Ran. I tuoi luridi trucchi infami non hanno funzionato, non
funzionano e non funzioneranno mai. E' inutile, più il tempo
passa più diventi infantile.-
Lei gli accarezza un braccio. -Non scaldarti. Non ti ho mica detto di no.
Dopotutto...non sei da buttare via, cugino.-
Cassian chiude gli occhi. Una lama argentea squarcia l'aria in un lampo
metallico.
Ran la scansa, annoiata. -Mmhh. Puoi fare mooolto meglio di
così.-
-Lo so.- Gli basta muovere appena le dita; una serie di filamenti di
ragnatele la avvolgono stretta, troppo stretta, ancorandola al suolo.
-Uff.- sbuffa la ragazza. Un respiro e tutti i fili si spezzano.
A quel punto Cassian la afferra per la gola, stringendola con le dita
bianche e marmoree. La inchioda alla parete.
-Cos'hai intenzione di fare qui a Death City?! Perchè stai
allestendo questa farsa?!-
-Non voglio fare niente di male. Ho i migliori propositi.- replica lei,
tranquilla, scaraventandolo dall'altra parte della camera.
Il ragazzo ride amaro. -Tu non hai mai
i migliori propositi. Mentire, ingannare è nel
tuo sangue, nella tua natura. Non puoi farne a meno.-
-Dici?- Ran batte le ciglia. Poi ghigna lentamente. -Forse hai ragione.
O...forse no. Chi lo sa.-
Altri pugnali si conficcano nel muro su cui è poggiata.
-Come al solito, hai un segreto da nascondere.-
-E chi non ne ha?- Lei schiocca le dita. La tenda si muove, animata da
una forza sconosciuta, e afferra il collo di Cassian in una morsa
mortale.
Ma lui scompare all'improvviso. Ran s'imbroncia.
-Non è giusto. Lo volevo io il teletrasporto.
Perchè è spettato a te, con quell'incapace di
madre che ti ritrovi? O dovrei dire...ritrovavi ?-
Il ragazzo ricompare davanti a lei. Il suo volto è contratto
dalla furia.
-Cos'hai detto?!
Ripetilo, avanti.-
-Incapace. In-ca-pa-ce!- La cugina ride, ride, ride insana. -Tu sei
esattamente come lei. Un
incapace. Non mi avrai mai, Cassian. Sono troppo forte per
venire eliminata dal figlio di una strega di quart'ordine.-
Cassian stringe i denti, solleva la mano per colpirla...
-Ehi, Ran! Ran, cosa stai
combinando?!- La voce sospettosa di Shi eccheggia nel
corridoio fuori dalla porta.
Lui le lancia un'occhiata glaciale. -Tornerò, non
preoccuparti.-
-Oh, io non mi preoccupo affatto. Era mio padre quello eternamente
spaventato. Io non ho paura di te. Non ho paura di nulla.- risponde
lei, fissandolo intensamente negli occhi.
Ma è un attimo. Quello successivo Cassian è
scomparso e Shi, un candelabro stretto in mano, la sta guardando.
-Qualcosa non va?- ribatte seccamente.
Ran sorride serena. -No. No, no. Va tutto benissimo.-
Note dell'Autrice: Ecco un primo incontro fra i due cugini! Ovviamente
qui sono soli, ma in seguito potrebbero esserci anche gli altri... Bene
bene, preparatevi! Il prossimo sarà un capitolo...piuttosto
inaspettato! Curiosi?! Beh, vi tocca aspettare!
Intanto, sarei molto felice se mi lasciaste un commentino! ^-^
Lucy
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Capitolo 19 *** La leggenda dei pugnali magici! Studio in biblioteca e un viaggio alla ricerca della gloria eterna? ***
La leggenda dei pugnali magici! Studio
in biblioteca e un viaggio alla ricerca della gloria eterna?
E' un fresco mattino di Domenica, sono le nove e quaranta per la
precisione. Oggi mi sono alzata traboccante di energia e
vitalità, confesso anche un po' sollevata: il Sommo
Shinigami
vuole parlare con Ran, perciò stamattina sono libera.
Libera,
capite?! Ho la Domenica libera! Niente corse per i corridoi, niente
affannose ricerche per la scuola, niente
Ran!
Voglio dire, non giudicatemi cattiva. E' solo che...sa essere davvero
impossibile. Non c'è niente di peggio di una diciassettenne
che
strilla lanciandosi giù per le balaustre.
Insomma, torniamo a noi. Sono riuscita ( non chiedetemi
come, è stata una scena piuttosto splatter ) a
trascinare
Ace in biblioteca, e dopo una serie di grugniti e lamenti disperati ci
stiamo avviando verso l'ampio lungo tavolo della Sala Lettura.
Sospiro, poggiando un paio di libri impilati fra le mie braccia sulla
superficie di legno scuro.
-Su, non guardarmi così. Dobbiamo mantenerci in pari con il
programma come tutti i nostri compagni di classe, e se non lo facciamo
la professoressa Marie non ci fa più sorvegliare Ran!
Uguale, si
torna a fare lezione. Ti piace di più così?-
Ace bofonchia un no piuttosto abbacchiato, strascicando i piedi sul
pavimento di granito.
-Bene, allora adesso vediamo di capirci qualcosa.- Mi siedo e apro il
voluminoso tomo di Teoria. -Dunque, dunque...-
-Sì, il libro
è questo! Ahahahahahah!!! La Grandiosa Me l'ha trovato!-
Una voce troppo squillante e fastidiosa per non destare l'attenzione
altrui mi fa sollevare il capo. Proviene dal salone accanto.
-Per la verità sarei stato io a cercarlo nello scaffale fino
a
farmelo crollare addosso, Silver!- protesta fiocamente la voce stordita
di un ragazzino.
-Stai zitto, comune
mortale! Non osare
rivolgerti così alla Dea di tutte le Dee! Come puoi tentare
di
attribuirti il merito, idiota?! L'ho raccolto io. Ciò
significa
che l'ho trovato io! Ahahahahah!!!- Un'altra esplosione
di risa fragorose. Uno sbuffo sconfitto da parte dell'altro.
-Ehi, Addy. Sono Silver e Jackson!- esclama Ace illuminandosi. Ha
trovato finalmente qualcosa per distrarsi...
-Uhm, già. Quindi, come stavo dicendo: il punto debole del
nemico da attaccare durante un corpo a corpo sono le ginocchia, per
impedirgli di muoversi o saltare e...-
-Chissà cosa ci fanno qui! Cioè, è ben
strano
vedere Silver in biblioteca, dato che dice che le dee non hanno bisogno
di studiare...-
Devo ammettere che ha ragione, ma non gli permetterò di
mandare all'aria le nostre ore si studio, oh no!
-Ah ah. Le ginocchia, dicevo, sono inoltre molto delicate,
perciò
è possibile che l'avversario riporti fratture gravi che gli
impediscano...-
-Ehilà, gente!
Come andiamo?!
Ma che domande, io sono entrata in questa stanza, no? Percui ora
esplodete di gioia ed ammirazione!-
No, sono venuti qui! Lei, un vestito turchese che le arriva alle
ginocchia stretto in vita da una cintura di cuoio e lui, i capelli
irrimediabilmente disastrosi e una maglietta di qualche squadra di
baseball infilata al contrario.
Sì, sto letteralmente esplodendo
di gioia in questo momento.
-Ciao. Cosa state facendo?- domanda Ace curioso ( quando si tratta di
studiare tutto è
in grado d'incuriosirlo.).
Silver*Star agita il grosso libro dalla copertina dorata che stringe
sottobraccio.
-Questa, signore e
signori, è la chiave che mi spalancherà
definitivamente le porte della gloria eterna!-
-E anche a me!- aggiunge Jackson con un sorriso impacciato.
-Taci, stai interrompendo
il mio show! ...cosa stavo dicendo?- Mi lancia un'occhiata
smarrita.
-La gloria eterna, eccetera eccetera.- borbotto.
-Ah, sì,
giusto! Sarò una dea immortale in tutto e per tutto!- Altri
ripetitivi sghignazzi.
-Ehm...e cosa c'entra il libro, scusa?- la interrompe Ace, perplesso, come se adesso noi non avessimo
nient'altro da fare che impicciarci negli affari altrui.
-Semplice! Leggi qui.- Jackson fa un cenno a Silver, che
malvolentieri acconsente ad aprirlo e tenderlo verso il ragazzino.
Riesco anche a scorgere il titolo: Versione
Riveduta e Ricorretta riguardo le Armi Leggendarie. Che
cosa mai potrà significare?! Mi piace molto leggere libri e
posso vantare una collezione niente male, ma questo proprio non so cosa
possa essere.
Guardo la pagina che Jackson sta indicando tutto emozionato. Comincio a
leggere.
In una caverna segreta
sono custoditi i Tre Grandi Pugnali Magici. Chiunque ne
entrerà in possesso diverrà un eroe, invincibile
e valoroso, senza eguali in tutto il mondo, e le sue lodi verranno
cantate per migliaia e migliaia di secoli a venire. L'illustrazione
rappresenta un cavaliere, che stringe in pugno trionfante tre lame
sottili dall'aria pericolosa.
-A me sembra una grandissima stupidaggine.- decreto schiettamente.
-Ovvio! Tu sei troppo
debole ed insignificante per poter aquisire un tale potere, ecco
perchè dici così!- sbotta con
decisione Silver. Sospiro.
-Permettimi di fare un paio di osservazioni. Primo: questa storia
potrebbe essere una baggianata, inventata di sana pianta da
qualche scrittore. Secondo: mettendo caso che esistessero
davvero, per trovare questi ipotetici pugnali dovreste
andare in un'ipotetica grotta
che si trova in un ipotetico stato del mondo. Il
che non restringe esattamente il campo di ricerca. Terzo: tu, Silver,
sei un'arma. Jackson è un licantropo barra strega barra che
ne so. Mi spiegate cosa diamine ve ne fate di altre armi magiche?!-
Cade un silenzio attonito e piuttosto demoralizzato. Ma naturalmente
non dura a lungo.
-Sciocca! Sciocca! Non
starla a sentire, Jackson! E' solo una rosicona, perchè il
libro lo voleva trovare lei! Ahahahahah! Invece è mio!- Silver
preme i pugni contro i fianchi ed inizia a ridere (ancora).
-Ma in effetti non ha tutti i torti...- balbetta Jackson abbattuto,
prima d'essere trascinato fuori dall'irruente ragazzina.
Scuoto la testa. -Eppure Silver non è stupida, anzi riesce
ad avere buoni voti anche senza studiare. Come può essere
così irragionevole?-
Ace scrolla le spalle. -Mah. Secondo me, l'idea di diventare un'eroina
le piace troppo per lasciarsela smontare.-
Annuisco pensosa. -Hai ragione, molto probabilmente è vero.-
Una pausa. -Ma ora su, cominciamo a studiare! Siamo in ritardo rispetto
alla tabella di marcia.- esclamo allegra.
Lui geme pietosamente. -Non è possibile! Pensavo te ne fossi
dimenticata!-
-Ahah! Ingenuo. E' impossibile mettermi nel sacco!-
E così, alla fine, eccoci qui a ripassare. Chissà
cosa combineranno quei due...
Jackson si gratta il capo, perplesso. -Da che parte dobbiamo andare,
ora?! Queste gallerie mi sembrano tutte uguali!-
-La Grande Me dice di
qua!- Silver indica con l'indice il buio tunnel a
sinistra, non molto diverso comunque dal buio tunnel a destra.
-D'accordo.- sospira il ragazzino. -Speriamo bene...-
-Yeee!!! Scivolooo!!!-
-Ricordami perchè ci siamo portati dietro Mickey.- borbotta
Jackson.
-Perchè Shi è troppo occupata per giocare con
meee!- spiega il ragazzino con un sorrisone.
-Bene, allora stai zitto e fai il bravo, chiaro?-
Mickey inizia a ridere a crepapalle.
-Ma secondo te capisce quello che diciamo?!-
Dopo qualche minuto ancora di vagabondaggio nei meandri della grotta,
un'abbagliante luce azzurrina attira la loro attenzione.
-Ehi! Che siano qui?!- esclama Jackson eccitato. Silver*Star varca la
soglia: davanti ai suoi occhi blu lapislazzuli si presenta una sala
spaziosa e circolare, le cui pareti lisce scintillano d'un argenteo
celeste. Al centro vi è un rialzamento su cui è
posizionata una grande roccia color fumo.
-Ecco! Sono quelli!- bisbiglia emozionato. Conficcati profondamente ci
sono tre pugnali, di cui si vedono solo tre else incrostate
rispettivamente di quelle che sembrano ambre, quarzi rosa ed ametiste.
Silver, con un balzo, sale sulla pedana ed inizia a strattonarle
impaziente. -Forza,
cedete! Cedete davanti alla mia magnificenza!-
-Piano, piano, non romperle!- la rimprovera Jackson,
preoccupato.
E finalmente con un sibilo i pugnali rimangono stretti fra le sua mani,
rivelando le lame scintillanti e traslucide.
-... e adesso cosa...?!-
Vi è un lampo di luce, che li costringe a schermarsi gli
occhi..
...tre strane creature li stanno fissando, con i loro bizzarri occhi
scuri e tondi. Sono basse ed esili, hanno una specie di lungo muso
appuntito e colori differenti.
-E questi che robe sono?!- domanda Jackson, incredulo. -Sembrano
formichieri.-
-Sono topiiii!!!- strilla Mickey saltellando e battendo le mani.
-Ma cosa sparate, idioti!
Sono pinguini, naturale!- tuona Silver*Star convinta.
-Pinguini...?!-
-Proprio così!
E non si discute, perchè lo dico io!- esplode
in risposta.
-Cretini!- Una
vocetta acuta la interrope.
-Sì,
cretini!- conferma un'altra.
-Già,
cretini!- sottolinea l'ultima.
Tutti si zittiscono.
-Non siamo formichieri!- protesta la prima, di colore arancio.
-Nè topi!- aggiunge la seconda, rosa chiaro.
-E neanche pinguini!- puntualizza la terza, tendente al viola.
-Mi chiamo Mandy.-
-Mi chiamo Candy.-
-Mi chiamo Sandy.-
-La nostra leggenda
comincia nel ventunesimo secolo!-
Note dell'Autrice: Ciao a tutti, scusate il ritardo! Che
ve ne pare del capitolo? Immagino che tutti abbiate capito di chi sono
figlie queste! =)
Ahahah, quei poveri tre! Non sanno cosa li aspetta!
Lucy
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Capitolo 20 *** La leggenda dei pugnali magici 2! Sarò la rovina di Death City, il sangue urla chiedendo vendetta? ***
uuhb
La leggenda dei pugnali magici 2!
Sarò la rovina di Death City, il sangue urla chiedendo
vendetta?
-Eccoti, finalmente!- sbotta irritato il Sommo
Shinigami.
Ran avanza placidamente, senza alcuna premura, ai piedi del suo trono.
Lì si ferma, solleva lo sguardo fino ad incrociare gli occhi
color miele del Dio.
-Qualcosa da dire in tua discolpa?!- le chiede seccato.
Silenzio. La ragazza si guarda rapidamente intorno, con sufficienza.
-Non mi piace questa stanza. Bisogna sistemarla un po'.-
-Ti sembra pertinente alla domanda che ti ho rivolto?!-
-Ci sono troppe nuvolette bianche, e nemmeno una sedia per coloro che
sprecano il loro tempo a farle visita! Le sembra corretto?- Ran lo
guarda severa.
Lo Shinigami impallidisce. -Come hai detto, scusa?! Allora, prima ti
presenti in ritardo e
per giunta con dei
capelli decisamente asimmetrici,
solo per questo potrei già sbatterti fuori. Poi inizi ad
ignorarmi e criticare l'arredamento della Death Room -che comunque non
si può cambiare-. Ciliegina sulla torta, affermi che venire
a
parlare con me sia una perdita di...-
-La smetta. Mi sto annoiando,
con tutte queste chiacchiere. Allora, arriviamo al dunque?- Dopo uno
sbuffo contrariato, galleggia nell'aria fino a raggiungere il bracciolo
del trono.
-Ma che diamine fai...?!-
-Mi metto comoda. Su, non faccia l'antipatico. E' colpa sua, che non ha
provveduto alle sopracitate sedie.- Ran agita un dito con aria di
rimprovero.
Death the Kid trattiene un'imprecazione. Calmati, calmati, calmati, s'impone.
E' solo un ragazza
insolente...una ragazza insolente...una ragazza...insolente ed asimmetrica!
Non crede di riuscire a sopportare tutto ciò. Un bel respiro
profondo.
-D'accordo. D'accordo, come vuoi. Ho sentito che è venuto a
trovarti...tuo cugino. Il figlio di Arachne.-
Annuisce svagata. -Vero.-
-E come ha fatto ad entrare alla Shibusen?! Insomma, ha milioni di
protezioni, di difese...- protesta il Sommo Shinigami.
-Inutili. Cassian ha un potere in grado di teletrasportarlo, e nulla
può essergli d'ostacolo- spiega Ran, rimirandosi le unghie.
-Dicevi che ogni volta che venivi in contatto con un'anima oscura...la
follia si risvegliava in te.-
La ragazza sogghigna. -Le basti sapere che sto cercando di controllarla
anche in questo preciso momento.-
Il Dio trattiene a fatica un brivido. Perchè è
questo che Ran fa venire: i
brividi.
-Sai,- mormora cauto. -Inizio a credere che tu non saresti mai dovuta
venire qui.-
-Ha ragione. Finalmente se ne rende conto!- Ride, e fa davvero
paura. -La mia presenza renderà Death City un piccolo,
grazioso inferno. Non
possiamo farci niente, è inevitabile. Inevitabile!
Il sangue brucia ed arde. Non lo si può ignorare. Quello
versato
diciannove anni fa urla chiedendo vendetta, questo nelle mie vene
risponderà. Non ha scelta, Shinigami.- Lo fissa, e sono
sangue
quelle iridi maledette alla nascita. -Sono la sua rovina, eppure deve
concedermi la sua casa. Sono la sua nemesi, eppure deve offrirmi la sua
protezione. Sono il suo incubo, eppure la sua salvezza. Può
amarmi o odiarmi, ma alla fine non sarebbe la stessa cosa?!-
Per un secondo Death the Kid vede, sovrapposto al suo, un altro volto.
-Sei uguale a tuo padre. Uguale, proprio uguale. Avete persino lo
stesso modo enigmatico di parlare.-
Ran batte le ciglia, sorpresa. Ma si riprende subito.
-Non è la prima persona a dirmelo.- Una pausa.
-Potresti parlarmi...dei tuoi poteri, ora. Per magari cercare poi di
controllarli. Cosa mi sai dire a riguardo?-
Lei ci pensa un po'. -Vediamo. Sono in grado di percepire bene le
anime, anche ad ampie distanze, come le streghe. Posso distruggere le
cose solo desiderandolo, o accidentalmente. Riesco a controllare
la mente di alcune persone -non di tutte, comunque-, a farle impazzire.
Sono capace di creare degli scudi attorno a me, attorno agli altri,
attorno ad una città, ma non credo siano impenetrabili. Uno
come
Cassian, per esempio, suppongo potrebbe riuscire a spezzarli. E poi
attacchi, attacchi di altri tipi. Alcuni non li ho nemmeno mai
provati. Troppo potenti, troppo terribili. Lei ha idea di come ci si
senta, ad otto anni, ad avere poteri ereditati dal Kishin?! Strani.
Diversi. Alieni. Dei mostri.-
Il Sommo Shinigami tace. -Non posso nemmeno immaginarlo, sinceramente.-
-Ma i poteri sono solo una parte, una parte di tutto. Le ondate che la
mia anima emana, gli effetti che ha sulle
persone...persino in questo momento sta accadendo. Proprio
così.
Ben presto, io ed Adelle dovremo fare una chiacchierata...-
-Adelle? Cosa c'entra Adelle?- chiede lui stupito.
-Il sangue, Shinigami. Non dimentichi il sangue.- gli fa
presente Ran placida.
Ma il Dio non è sicuro di aver capito
ugualmente. Immagino
che lo scoprirò nel peggiore dei modi, realizza
sconsolato.
Una di quelle strane creaturine, quella arancio, balza sulla roccia ed
inizia.
-Nascemmo in un'assolata mattina d'agosto, il sole era abbagliante ed
il caldo afoso ed insopportabile...-
-Oh, no: era primavera, un fresco e piacevole pomeriggio primaverile,
proprio così. I fiori stavano inziando a sbocciare...-
L'affarino rosa affianca il primo. Vengono presto raggiunti dall'ultimo.
-Invece era sera, una buia e tempestosa serata d'autunno in cui il
vento infuriava contro i vetri delle finestre...-
-E cosa volete che
m'interessi?! Cosa parlate, se non sapete neanche quello che dite?!- s'innervosisce
Silver*Star, urlando abbastanza forte da sovrastare le loro vocine
acute e fastidiose.
-Cretina!- strillarono
le tre vocette in coro, indicandola con dei candy stick a strisce.
-Stavamo parlando della gelida notte d'inverno in cui siamo nate!-
spiega la prima, Mandy.
-Già.- assentisce Candy decisa.
-Esatto.- conferma Sandy convinta.
Silenzio.
-...notte d'inverno?! Ma voi prima avevate detto...- Jackson scuote la
testa disperato. -Ohh, non ci capisco più un cavolo!-
-Eheheheh! Che carini questi topini! Posso giocare con loro?!?- esclama
Mickey congiungendo le mani in una preghiera. -Per favore per favore
per favoreee!!!-
-Aehm...non saprei. Bisogna vedere se...i topini vogliono giocare con
te.- osserva Jackson perplesso.
Ma i bizzarri esserini non li stanno ascoltando nemmeno.
-Il nostro compleanno quest'anno cade di Mercoledì, credo, o
forse di Giovedì.- ragiona Mandy.
-Ti sbagli, cade di un Lunedì che sembra un
Mercoledì o di un Venerdì che sembra un
Giovedì!- precisa Candy.
-No, no! Si tratta di un Martedì, un Martedì...o
forse di una Domenica...- propone Sandy.
-Sì, di un Sabato, visto che ci siamo...- esordisce Jackson
esasperato.
-Proprio così! Un Sabato che sembra un Venerdì!-
conclude Mandy entusiasta.
-Sei stato bravo.- lo loda Candy ammirata.
Il ragazzino sorride. -Beh, grazie, non è stato niente di
spec...-
-Per ringraziarti ti racconteremo la nostra leggenda!- prorompe Sandy.
-Non è necessa...-
-Ehi, voi, pinguine
imbroglione! La Magnifica Me è venuta qua per ricevere
gloria eterna!- esplode Silver rabbiosamente, stringendo
gli occhi in un'espressione irritata.
-Solo se soddisferai i nostri tremila requisiti.- precisa Mandy.
-E se assisterai ogni giorno alla nostra lettura di quindici ore.-
aggiunge Candy.
-Allora, che ne pensi?- chiede Sandy.
Silver*Star e Jackson, il quale trascina un Mickey urlante per il
cappuccio (-Voglio
giocare con i topiniiiiii!!!!!!-), escono dalla grotta
correndo a perdifiato.
-Mai più!- ansima Jackson terrorizzato.
-Mai più.- annuisce
Silver, sospirando.
Lui le sorride. -Non preoccuparti. Sono sicuro che diverrai una Dea
immortale lo stesso, molto presto.-
La ragazzina arrossisce per un istante. Solo uno. -Certo che sì,
è ovvio! Dopotutto sono la figlia del grande Black*Star, no?-
E si allontanano, sicuramente stanchi e sicuramente con i
nervi a pezzi, ma felici lo stesso.
Note dell'Autrice: Ecco com'è andata a quei poveretti! Che
ne pensate? Vi è piaciuto il capitolo? Spero tanto di
sì. ^-^
Per non restare sempre sullo stesso argomento ho voluto scrivere questi
due capitoli un po' più leggeri, divertenti, ma...dal
prossimo ricominciano i misteri! Ahah!
Lucy
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Capitolo 21 *** Chi sei veramente, Ran? Lettere divorate dal fuoco e spaventosi occhi d'ambra. ***
Chi sei veramente, Ran? Lettere
divorate dal fuoco e spaventosi occhi d'ambra.
-Ehm...vuoi favorire?- Theodore tende la confezione di anelli di
cipolla verso la ragazza.
Questa sera è davvero incantevole: onde d'un mare di bronzo
ricadono sulle sue spalle, molle di seta le sfiorano la vita. La luce
sembra baciarla.
-No, preferisco osservarti. Il tuo modo di mangiare è
affascinante.- ribatte Ran, e i suoi occhi rosso cupo come i petali
d'una rosa scintillano ai raggi ambrati del tramonto.
Lui arrossisce un po'. -Scherzi?! Mia madre dice sempre che sembro un
cane.-
-Mmmhh. Non mi piacciono i cani, sono troppo arrendevoli. Preferisco i
lupi. Liberi ed incontrastabili.- mormora distrattamente.
Questo è il lato più intrigante ed attraente
della sua
personalità: non si può mai intuire cosa
dirà, le
sue parole sono dei veri rompicapi. Frutti di riflessioni
incredibilmente complesse che nessuno riesce a decifrare.
Molti vantano l'intelligenza di Theodore, ma ora il ragazzo si
sente stupido. Non trova un nesso logico. Chissà
perchè è così fissata con la
libertà. Forse qualcuno gliel'ha negata in passato...?!
Passato, già. L'altro argomento tabù di Ran.
-Ehm...okay. Forza, raccontami qualcosa di te.- la sprona lui allora.
La ragazza solleva un sopracciglio. -Credo invece che tu sappia
esattamente quale qualcosa
vuoi sentire.-
-Ma guarda che intuito. Perchè continui a nasconderti dietro
questa maschera di segreti? E' come se...avessi paura di mostrare a
tutti il tuo vero volto. La vera te. Perchè in fondo sei qui
ormai da qualche mese, ma nessuno può dire di
conoscerti
sul serio. Chi sei veramente, Ran?-
Ran lo fissa a lungo, genuinamente divertita. -Però. Ci sai
fare con le parole.-
-Torna utile in diverse situazioni.- commenta Theodore serafico.
Una pausa. -Chi sono veramente...che bella domanda. Chissà
quante volte l'ho chiesto a mia madre! E non ho mai avuto una risposta.
Qualcosa di unico, diceva. Come mio padre.- Tace per qualche istante,
assorbita da ricordi intensi. Poi, come destandosi, infila una mano
nella tasca dei jeans. Ne estrae un semplice foglietto piegato
più volte. Lo liscia accurata, con delicatezza.
Theodore guarda: è un piccolo ritratto, tracciato con una
matita
leggera. Rappresenta un uomo giovane, con ribelli ciuffi corvini che
gli sfiorano appena le spalle e lo sguardo perso fuori dal vetro d'una
finestra. I suoi lineamenti piacevoli non gli appaiono nuovi.
-E' tuo padre, non è così? Il Kishin.-
Rabbrividisce
appena sotto il cappotto. Vederlo così...umano è
ancora
più terribile. Lo rende stranamente reale.
-Sì, questo disegno apparteneva a lei.- Gli occhi scarlatti
di
Ran accarezzano con inusuale dolcezza il foglio, quasi gustandosi ogni
minuzioso e splendido dettaglio.
-E' magnifico! Dove l'aveva preso?- chiede il ragazzo stupito.
-Da nessuna parte. L'ha fatto lei.- Sorride poi davanti
all'incredulità di Theodore.
-Sì, era piuttosto brava. Dipingeva spesso, furiosamente,
quasi
per estraniarsi da quella vita che la stava uccidendo. Asura era il suo
soggetto preferito...tante erano le tele in cui era impresso il suo
viso. Tante, certo, ma non riuscivano a colmare quel vuoto troppo
doloroso.- S'interrompe, quasi rivivendo quegli attimi. Sospira
impercettibile. -Questo è l'unico supestite che sono
riuscita a
salvare. Gli altri sono stati bruciati tutti. Un po' come le lettere.
Gli scriveva, sai?- Ride amara. -Quella svitata passava notti intere a
scrivere, scrivere, scrivere, riempire fogli e fogli di parole. Fiumi
di pensieri e confessioni di cui lui non sarebbe mai venuto a
conoscenza. Appena le terminava, Shaula le gettava fra le fiamme.
Finchè non ha finito per consumarsi lei stessa.-
-Una storia triste.- constata lui, aggrottando la fronte.
-Una storia come tante. Ve ne sono un'infinità come questa.-
replica lei semplicemente. -Qualche altra curiosità?-
-A dire il vero sì.- risponde Theodore con un ghigno. Vediamo fino a che punto
è disposta ad arrivare.
Ran inarca le sopracciglia con aria di sfida. -Coraggio, spara.-
-Cosa sai di tuo padre?-
-Poco o nulla, purtroppo. Probabilmente non molto di più
rispetto ciò che sai tu. Mia madre non ne parlò
mai, non
voleva nemmeno farmi sapere chi fosse...temeva che altrimenti avrei
corso il rischio di diventare come lui.- mormora imperscrutabile. -Solo
una sera me ne accennò vagamente; avevo sette anni, ma
adesso lo
ricordo come fosse avvenuto ieri. Era in camera sua, piangeva. Gliene
chiesi il motivo, e con gli occhi colmi di lacrime
sussurrò
sei identica a lui. La
prima ed ultima volta che lo nominò fu quella.-
Qualche istante di silenzio. -Ti manca?- domanda Theodore.
Un sorriso infelice. -Come può mancarmi un padre che non mi
ha
mai nemmeno tenuta in braccio?- Si rianima in fretta. -Sei soddisfatto
ora? Ho risposto ad ogni tua domanda.-
Il ragazzo stringe le labbra. -Mmhh. Ciò non toglie che stai
nascondendo qualcosa.-
-Come puoi esserne così sicuro?- ribatte lei, senza
esternare alcuna emozione.
-E' che...sei così sospetta.
Voglio dire, perchè sei venuta qui? Solo per salvarci dalla
tua follia? Dici che non hai bisogno di protezione.-
-Io non voglio impazzire e voi non volete essere distrutti. Mi sembra
un accordo ragionevole. Cosa c'è da capire?-
-Non può essere tutto qui.- Sogghigna. -Tu hai un segreto, e
io scoprirò qual'è.-
Ran china il capo da un lato. -Bene, buona fortuna. Ma dimmi qualcosa
tu, piuttosto. Da quanto ho capito non vai molto d'accordo con tuo
padre.-
-Hai capito bene.- Theodore s'incupisce. -Forse...forse è
meglio lasciar perdere.-
-Come preferisci.- La ragazza lo scruta attentamente.
-Ehm...meglio finire questi. Altrimenti si ghiacciano.- Lui riprende a
sgranocchiare distrattamente gli anelli di cipolla, pensoso.
Credo proprio di aver
trovato il punto debole del nostro piccolo Stein, medita
Ran sorridendo silenziosa.
Improvvisamente non so dove mi trovo.
E' un luogo strano, d'un bianco asettico. Non vi sono pareti,
nè pavimento. E' tutto così strano. Emana
una luce pallida, lettigginosa, quasi eterea.
Sembra un po' una specie di paradiso, o comunque non credo esista nulla
di simile sulla Terra.
E' chiaro che mi sono addormentata e che questo è un sogno.
Bizzarro -dato che sono perfettamente in grado di ragionare e decidere
come muovermi nello spazio- ma pur sempre un sogno. Mi fermo in un
punto imprecisato dell'ambiente, annoiata. E' tutto uguale, posso anche
andare avanti all'infinito. All'orizzonte, solo bianco. Una macchia
confusa di bianco.
Prima o poi dovrà succedere qualcosa, no? Non posso sognare
questo posto e girare tutto il tempo senza uno scopo.
Ho appena finito di formulare questo pensiero, quando d'un tratto
avverto una presenza alle mie spalle. Mi giro rapidamente, spaventata.
E' una donna. Una donna alta, snella, con un vestito senza maniche
dello stesso esasperante colore di ciò che mi circonda.
Ha una strana treccia bionda fatta per davanti invece che per dietro,
che le ricade sul petto. I suoi occhi d'ambra, bellissimi e spaventosi,
mi fissano
malevoli. Sogghigna enigmatica.
-Ciao, Adelle.-
Note dell'Autrice: Eccomi qua -in straordinario ritardo per colpa dei
compiti di Greco- a postare un nuovo capitolo! Il primo dell'anno
nuovo. Non posso crederci, siamo nel 2012! *-*
Vabbè. Spero vi sia piaciuto questo capitolo, per me
è stato molto interessante scriverlo! Più scrivo
di lei, più mi affeziono a Ran. Che ci volete fare, sono
molto sentimentale...^-^
Okay, chiudo augurando a tutti i miei straordinari lettori Buon Anno e
chiedendovi di recensire questa povera scrittrice fuori di testa!
Lucy
|
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Capitolo 22 *** Poteri inaspettati e camicette lilla. Non reprimere la tua vera natura, un killer con i capelli rosa si aggira per la mia camera? ***
Poteri inaspettati e camicette lilla.
Non reprimere la tua vera natura, un killer con i capelli rosa si
aggira per la mia camera?
Non so davvero che dire. Una sconosciuta mi ha salutata, ed ha tutta
l'aria di conoscermi! Come cavolo mi devo comportare?!
Dopo qualche istante di silenzio la buona educazione prende il
sopravvento.
-C...ciao. Piacere di incontrarla, ma...se non risulto sgarbata...posso
chiederle chi è lei?- riesco a balbettare con le guance
roventi.
La donna mi osserva a lungo, divertita. -Al momento non ha rilevante
importanza. Abbiamo cose fondamentali di cui parlare. Tu sai
di essere una strega, vero?-
Che domanda singolare per iniziare una conversazione. Posso davvero
fidarmi di una perfetta estranea?
Alla fine concludo che la sua è una semplice affermazione, e
che
quindi mentire sarebbe inutile. Annuisco con la testa, timidamente.
-Molto bene. E immagino tu ti sia accorta di essere più
potente
rispetto alla norma.- prosegue lei, giocherellando con la punta soffice
della sua treccia.
Più potente?!
Sono
tentata di scoppiare a riderle in faccia. Chi, io?! I miei poteri non
si sono nemmeno rivelati! Come posso essere più potente di
qualcuno?
-Non...non direi, signora.- mormoro titubante. Ma il suo sorriso sicuro
non vacilla.
-Sul serio? Mi stai dicendo che non ti è mai capitato di
sognare
avvenimenti che hanno poi effettivamente avuto luogo?- La donna inarca
le sopracciglia.
Impietrisco. Come ha
fatto a scoprirlo?! L'unica persona che ne è a
conoscenza è Ace, di cui ho la massima fiducia. Neanche i
miei genitori lo sanno!
-Ehm...beh, in effetti...- ammetto abbassando lo sguardo.
-Oppure di desiderare ardentemente una cosa e vederla accadere, o fare
rovinose cadute e non avere un graffio?- continua lei, incrociando le
braccia, vagamente beffarda.
Ho la gola stretta da un nodo fastidioso. Ormai questo sta cominciando
a diventare inquietante.
Come fa a sapere ciò che mi sta dicendo?! Come fa a
conoscere
tutti i miei piccoli segreti, che sarebbero dovuti rimanere tali?!
Mi limito a guardarla con occhi increduli e spaventati.
-Proprio quello di cui parlavo. Sei particolarmente dotata.- ripete
soddisfatta. -Se riesci a fare incantesimi, anche se involontari, senza
poteri riesci ad immaginare cosa diverrai?-
Taccio, turbata. Non capisco dove vuole arrivare. Anzi, non capisco
più nulla.
Chi è questa tizia?! Cos'ha a che fare con la mia vita?! E
soprattutto, cosa vuole da me?!
I suoi occhi, ambre scintillanti e splendide come gioielli, sono
sgranati dall'emozione.
-Grandiosa. Una strega grandiosa, erede dei poteri di una famiglia
oramai leggendaria. Non ne sei felice?- Dagli sguardi canzonatori che
mi lancia, sono ancora convinta che mi stia prendendo in giro.
Cerco affannosamente una risposta. -Uhm...ecco...è
più
terrificante che be...bello.- bofonchio insulsa.
-Ma...perchè mi
parla di questo?-
-Ci stavo arrivando. Quando la tua metamorfosi sarà
completa, la
tua famiglia tenterà di insegnarti ad usufruire delle tue
abilità...in
modo sbagliato.-
Batto le palpebre diverse volte, frastornata. -...come, scusi?
Sbagliato? Cosa intende?-
-Proprio così. Sbagliato. Limiteranno le tue
capacità, reprimeranno i tuoi istinti. Riesci a capire?-
Capire?! Come posso capire di cosa diamine sta parlando?!
-No, davvero no.-
-Allora te lo spiego meglio.- Alza gli occhi al cielo. -Tu hai un
incredibile potenziale. Ma i tuoi genitori ne avranno paura,
perciò lo controlleranno fino a segregarlo. Fino ad
intrappolarlo dentro di te ed impedirgli di manifestarsi.-
Scuoto la testa, sconcertata. -E...perchè dovrebbero fare
una
cosa del genere?! Intendo, detto così non sembra mo...molto
carino.-
La donna sogghigna. -Infatti non lo è. Ma loro temono la tua
forza, temono quegli istinti che non potrai reprimere.-
-E cioè?-
-Quello di distruggere, cara Adelle. Quello di uccidere, dilaniare,
lacerare e disintegrare.- Ride davanti alla mia espressione sconvolta.
Distruggere?! Uccidere?! Questa sta delirando! Io potrei mai fare cose
simili?!
-Benvenuta nel mondo delle streghe. Benvenuta in una realtà
senza scrupoli a cui non si può scampare.- replica
gelidamente.
-Non ti dovrai lasciare dominare da loro, Adelle. Dovrai incoraggiare
la tua natura, non reprimerla nè disdegnarla. E' un dono e
una
maledizione insieme, ma devi esserne grata.-
Dopo avermi freddato con lo sguardo un'ultima volta si gira ed inizia a
camminare tranquilla, quasi avesse una meta in quella distesa di
desolante bianco.
-A...aspetti! Deve spiegarmi!- urlo, tentando di fermarla.
-Non ti preoccupare. Tornerò la prossima notte, e la
successiva,
la successiva, la successiva. Non permetterò che l'ultima
Gorgon
diventi una banale fattucchiera.-
L'eco delle sue ultime parole si dissolve nella foschìa
densa, insieme alla sua figura.
-...e questo è tutto. Insomma, tu pensi abbia un senso?-
concludo esasperata, lasciando scivolare le braccia lungo i fianchi.
Ace mi fissa scettico, sdraiato sul mio letto, le gambe allungate
davanti a sè. -No.-
-Cioè, una pazza che delira qualcosa a proposito del potere, che io sono
superdotata o cose del genere. Ti sembra normale?- sbuffo, lottando
contro la maglia del pigiama per sfilarla.
-Ripeto...no.- Sta ascoltando la musica a basso volume, con le sue
cuffie blu elettrico gigantesche. I suoi occhi viola mi fissano
indagatori.
-Non so se posso parlare del sogno con i miei genitori. Forse
dovrei...- Scuoto la testa. -O magari si tratta solo di una
stupidaggine, e farei meglio a tacere. Che ne dici?-
Qualche istante di pausa. -Secondo me,- inizia Ace lentamente,
-dovresti aspettare e vedere come e se continua questa storia. Nel caso
diventasse assillante o robe simili...racconteresti tutto.-
-Sì, ma mi sgrideranno. In stile perchè non cel'hai
detto prima?!- Faccio cadere a terra i pantaloni di
flanella. -Mi passeresti la camicetta?-
Allunga il braccio, afferra un indumento di seta lilla e me lo lancia.
-Grazie.- Inzio ad infilarla dalla testa, sbracciandomi. -Non so
proprio chi possa essere quella, ma aveva un'aria stranamente
familiare...-
M'interrompo. Papà ha appena aperto la porta di camera mia.
-Piccolina, ti ho portato la mer..-
Silenzio agghiacciato.
-...pe...pe...perchè
ti stai sve...sves...svestendo davanti a LUI?!?-
-In realtà mi sto vestendo.-
preciso, stringendomi spaventata nelle spalle.
-E perchè que...quel
pervertito è lì a fi...fissarti?!?-
Sospiro irritata. -Ohh, avanti,
papà! Lui è
Ace! Abbiamo fatto il bagno insieme fino ai sette anni! Ci cambiamo
ogni giorno nello stesso spogliatoio!-
-Voi...COSA?!-
Pochi attimi dopo una specie di killer con i capelli rosa si mette a
rincorrere quello sventurato del mio migliore amico, che ha avuto la
brillante idea di cercare di svignarsela dalla finestra trasformandosi
in gatto. Ma, beh, non c'è riuscito.
-Vieni
qui, brutto ma...maniaco! Ti fa...faccio a pezzi! Come puoi
oss...osservare la mia bambina quando si cambia con quel tuo
lu...lurido sguardo da squilibrato?!-
Come se non bastasse Ragnarok spunta dalla
sua schiena e, aggrappato alla sua spalla, strilla eccitato: -Sììì!
Picchiatevi! Rissa, sangue, morte! Vai così Crona,
ammazzalo!-
Povero Ace. Povero, povero Ace.
-Ma di cosa ti preoccupi, paparino? Tanto, se le verranno le tette come
quelle di sua madre, non ci sarà proprio niente da
osservare.- commenta sfacciato il ragazzino.
Mi aggrego al coro. -Dai
papi, fallo fuori! Un destro, un sinistro!-
Note dell'Autrice: Altro capitolo demenziale. Perdonate quest'ultimo
sclero finale, ero troppo tentata di scriverlo! *-*
Avvertenze: nessun Ace Evans ha subito maltrattamenti durante la
descrizione di queste scene!
No, davvero, Crona non l'ha picchiato. Figuriamoci, non farebbe del
male ad una mosca!
Bene, bisogna solo scoprire ora cosa vuole questa donna da Adelle...
Spero che il capitolo vi sia piaciuto ed in una piccola recensione!
Lucy
Visto che mi è stata chiesta, questa
somiglia particolarmente a Ran da bambina...
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L'altra Tinypic non me la carica...pazienza.
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Capitolo 23 *** Festa a casa Shinigami. Soprabiti, bottigliette di succo, tovaglioli con le giraffe, Rayban e gonne troppo lunghe? ***
Festa a casa Shinigami. Soprabiti,
bottigliette di succo, tovaglioli con le giraffe, Rayban e gonne troppo
lunghe?
Mio padre accosta davanti alla porta di casa Shinigami, permettendomi
di spalancare la portiera e scendere.
-Mi ra...raccomando, non bere niente di strano, non uscire senza un
adulto, non...-
-Non fumare, non drogarti! Papà!- sbuffo spazientita. Lui
abbassa lo sguardo.
-Scu...scusa. Volevo solo ricordarti di stare mo...molto attenta. E...e
chiamami quando vuoi tornare a casa! -
-Sììì.- Mi volto ed inizio a
percorrere il vialetto sterrato.
-E non stare se...sempre con quel maniaco di Evans! Trovati
qua...qualche amichetta femmina!-
Decido di ignorarlo semplicemente -va bene iperprotettivo, ma
così è insopportabile!- e di proseguire fino a
fermarmi
dinnanzi ad una porta ad arco, molto ampia e maestosa, con un pesante
battente d'oro zecchino raffigurante il famoso teschio, marchio della
scuola.
Si tratta della seconda facciata della Shibusen, quella dove vi sono
gli appartamenti (e che appartamenti!) della famiglia, naturalmente del
tutto divisa dalla parte riservata all'istituto vero e proprio.
Busso seguendo la legge che il Sommo Shinigami ha imposto -otto,
precisamente otto colpi- e attendo.
Sento un avvicinarsi di tacchi che rieccheggiano sul pavimento.
Ad aprirmi è Shi, particolarmente carina in un vestito
azzurro
che mette in risalto il colore cristallino e vivido dei suoi occhi, con
ruches sul petto perfettamente simmetriche. Le maniche sono corte, alla
giapponese, e fra i capelli d'onice lisci come seta è
sistemato
un cerchietto turchese. Nell'insieme è molto semplice e
graziosa.
-Buonasera, benvenuta nella nostra umile dimora. Permettimi di
appendere il tuo soprabito ed accomodati, prego.- recita con dedizione,
accorata.
Trattengo una risatina. -Ma io non ho un soprabito, Shi!- Avvampa
imbarazzata.
-Ahem...sì, scusami. Lo sto ripetendo da due ore e mezzo...-
si giustifica. Aggrotto la fronte.
-Ma non può accogliere tuo padre gli ospiti? Così
non puoi goderti la festa!-
-Davvero, non importa! Il mio Rispettabile Padre ha impegni molto
più urgenti. Non può occuparsi di un impiego
così
umile.- replica ostentando sicurezza, ma con un appena percepibile velo
di malinconia nella voce. Qualcosa, nel suo sguardo spento,
mi
dice che le importa eccome.
Ma non avrà mai il coraggio di rivelarlo, vero?
-Mah...se lo dici tu.- rispondo poco convinta. -Secondo me potrebbe
chiedere ad un qualche servitore di farlo, non certo a te.-
-Guarda! Silver è di nuovo salita sul tavolo! Silver*Star, scendi
immediatamente di lì se non vuoi assaggiare la mia lama!- strilla,
sviando l'argomento e correndo nel salone principale.
Scuoto la testa e raggiungo anch'io l'atrio, vasto quanto un campo da
calcio.
E' davvero fantastico: le pareti color crema sono decorate da festoni
bianchi di tulle e teschi scintillanti, drappi dorati e lucenti
avvolgono le ringhiere di ferro battuto e i lampadari sono stati
cambiati: ora sono enormi, di vetro ambrato, ed in ciascuno vi sono
collocate otto candele che proiettano luci pacate sulle piastrelle
candide. Non ho mai visto questa casa così bella!
Verso sinistra, poi, è allestito un principesco banchetto.
Su
una tavolata lunga almeno sei metri vi è una tovaglia
immacolata, con i più ricchi e complessi ricami sugli orli,
e un
numero incalcolabile di vassoi, terrine, ceste, bicchieri,
caraffe...Sfamerebbe un esercito!
In effetti Silver, con indosso un vestito agentato totalmente ricoperto
di pailettes luccicanti che le sfiora a malapena le ginocchia,
è in piedi al centro del bancone e, improvvisando un
microfono
con una bottiglietta di succo, sbraita a tutto volume la sua
grandezza. Mentre, noto, un disperato Jackson minaccia di farla
scendere con la magia. Ai piedi della scalinata di marmo Eruka e
Tsubaki chiacchierano allegre, probabilmente su di loro.
Vedo il Sommo Shinigami, impegnato a discutere con Sid, che stringe per
il braccio un annoiatissimo Cole costringendolo ad assistere alla
conversazione.
Gli lancio un'occhiata comprensiva e lui, sorridendo, rotea gli occhi
al cielo esasperato.
All'improvviso un urlo squarcia l'aria.
-Mammaaaa!!! Mi avevi
promesso i tovaglioli con le giraffeeee!!!- Mickey
è comparso dalla stanza adiacente, ed è
accompagnato da
una donna bionda di bassa statura che gli somiglia molto.
-Eheheh, ma non devi arrabbiarti con mammina! E' tutta colpa del papi,
ha detto che rovinavano l'arredamento...ahhh! Dolcetti!!!- Patty
perde immediatamente interesse per il figlioletto in lacrime e corre al
banchetto, attaccando dei pasticcini glassati. Porta un abito molto
bello, di broccato, giallo intenso con una gonna a campana.
-Ma lo avevi promesso! Uffa! Uffissima!- piagnucola lui, stringendo i
pugni irritato. Lei non lo ascolta neanche.
-Ehi, Mickey! Ciao! Cosa sono quei lacrimoni?!- Liz gli si avvicina,
con un vestito verde, sorridendo. Accanto a lei
c'è sua
figlia minore, Tiffany, di dieci anni.
Il piccolo Shinigami tira su con il naso, imbronciato.
-Dài, Tiffy! Vai a giocare con il tuo cuginetto!- ordina la
madre. La bambina annuisce e trotterella al fianco di Mickey, che si
asciuga coraggiosamente le guance e tenta di sorriderle a sua volta.
Che teneri.
Shi è tornata davanti alla porta, adesso c'è
anche
Theodore vicino a lei. Il ragazzo indossa uno smoking bianco che gli
calza a pennello, e mormora annoiato qualche parola che non riesco ad
udire.
Il rumore di una brusca frenata, fuori, mi fa sussultare. Mi affaccio
ad una delle finestre, perplessa. Che sia...?!
Sorrido. Già, è proprio Blair. Chi altri
può maltrattare la sua macchina meglio di lei?!
Infatti eccola, a bordo della sua Cabriolet rosa shocking, i capelli
viola intenso sciolti sulle spalle ed una paio di Rayban a coprirle gli
occhi d'oro.
Ace smonta al volo, rivolgendole un ultimo sorriso adorante. La madre
è il suo idolo, la sua Somma
Maestra, come dice lui. Ripete sempre che vuole trovare
una ragazza figa come
Blair, ma poi ci ripensa e replica che è
impossibile.
-Ciao ciao, tesoro! Mami ti va a prendere la pizza e te la lascia sul
tavolo da scaldare, per quando torni a casa. Se torni
a casa, ovviamente!- Ridacchia divertita. All'inizio pensavo
scherzasse, ma a quanto pare non è così. Diciamo
che
è molto...permissiva.
-Okay. Grazie del passaggio, baby!- Ace le fa un cenno di saluto e si
avvia verso la porta.
Pochi istanti dopo entra, senza nemmeno lasciare a Shi il tempo di fare
il suo discorsetto di benvenuto.
-Addy!- esclama.
-Ehilà. Ho visto che eri con Blair.- rispondo. Non gli
è mai piaciuto molto chiamarla mamma, lo ritiene
un termine troppo dispregiativo per lei.
S'illumina. -Troppo ganza, vero?!- Poi mi squadra attentamente. -Sei un
disastro. Ti hanno conciata come una bimba dell'asilo. Guarda quella
gonna! Un po' più lunga
ancora e competeva con la Muraglia Cinese.-
-Lo so! Figurati se papà mi lasciava andare alla festa con
qualcosa di più corto...soprattutto sapendo che c'eri tu.-
concludo seccata, dando un colpetto alla stoffa, che sfiora
praticamente il pavimento. L'abito è di un rosa
pallidissimo, con il colletto di pizzo e le maniche a sbuffo. In
effetti, non ha tutti i torti...
-Non pretendevo qualcosa di corto.
Bastava fosse umanamente guardabile. Così
sembri mia nonna nei suoi giorni peggiori.- ribatte ironico.
-Smettila di rinfacciarmelo!- sbotto. Per tutta risposta sghignazza
come uno scemo.
Mi guardo intorno. -Aspetta. Dov'è Ran?-
Scrolla le spalle. -Come faccio a saperlo?!-
Mi avvicino rapidamente all'ingresso.
-Ehi, Theo. Sai qualcosa di Ran?- gli domando.
Lui inarca un sopracciglio, poi sorseggia un sorso di champagne.
-Non chiamarmi Theo. L'ho sentita, ha detto che le dispiace ma
non
viene. Ha un impegno.- La sua voce tradisce curiosità.
-Pazienza, significa che l'avvertirò dopo per telefono.-
ragiono ad alta voce.
-Avvertirla di cosa?- chiede Ace, alla mie spalle.
-Della gita al lago di domani, no? Volevo che venisse anche lei. Tu no?-
I suoi occhi scintillano maliziosi. -Ma certo che sì.
Così potrò vederla in costume!-
-Addy...Chop!-
Un lamento sordo.
-Mi dispiace per aver sporcato di sangue il pavimento, Shi.- le dico
mortificata.
Lei ammicca. Probabilmente, l'assenza di Ran le ha migliorato la
serata. -Non c'è problema.-
Ran fissa per l'ennesima volta quella grande lapide di granito,
stranita. Poi scuote la testa lentamente.
Qui giacciono le spoglie
della più grande rovina di Death City, recita
la targa, seppellite
nella speranza che nessuno mai dimentichi il dolore e la distruzione
che ha causato a milioni di città e famiglie.
-Inizio a sospettare che non sarei mai dovuta venire qui...papà.-
Una lacrima solitaria le riga la guancia. Una sola.
Poi si volta e si allontana il più possibile.
Note dell'Autrice: Eccomi! Visto che presto che ho postato? E ho pure
fatto i compiti di Greco! Sono geniale. *-* Dai, scherzo.
Scrivendo l'ultima parte...ho sentito un tuffo al cuore. Ran non
è certo così terribile come si potrebbe
immaginare, in fondo!
E qui è apparsa brevemente qualche mamma tipo Patty
e Liz, e soprattutto Blair! Non vedevo l'ora di trovarle uno spazietto!
Allora, che ve pare di lei?
Questo capitolo non è di rilevante importanza, ma il
prossimo...vedrete.
I nostri amici se la passeranno brutta...
Okay, ora vado! Spero tanto che vi sia piaciuto,
Lucy
Ah sì! Sono riuscita a postare anche l'altra foto...questa
assomiglia abbastanza a Ran, me la immagino solo con i capelli un po'
più scuri!
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Capitolo 24 *** Ma che bello andare al lago. Quella-tipa-con-la-treccia-strana mi tiene sveglia la notte, qui ci vuole proprio la Giraffa Ruspa? ***
Ma che bello andare al lago.
Quella-tipa-con-la-treccia-strana mi tiene sveglia la notte, qui ci
vuole proprio la Giraffa Ruspa?
Silver*Star corre verso di noi, lungo il vialetto di casa. Indossa un
top a fascia azzurro chiaro, cosparso di stelline bianche, ed un paio
di jeans strappati sulle ginocchia; la grande tracolla blu
rende il suo passo un saltellare impacciato. La smisurata chioma
celeste la segue volteggiando come la coda di una cometa.
-Eccomi qui, a far
splendere di luce la vostra giornata, gente!- ci saluta,
sempre sprizzante di vitalità.
-Ciao!- risponde Jackson sorridendole. -Ciao.- aggiunge Natasha, con un
piccolo sorriso. Oggi sembra stranamente allegra, non impassibile come
al solito. Sua sorella Tiffany si è lagnata un quarto d'ora
perchè voleva venire anche lei, visto che c'era Mickey -quei
due
sono grandi amici-, ma siamo riusciti a svignarcela prima che telefonasse a mamma.
Ace si limita a squadrare insinuante la sua scollatura, e
Theodore nota a malapena la sua presenza. Dopo ore ed ore passate
inutilmente a cercare di convincerlo ad accompagnarci, è
bastato
che Ran sgranasse un po'gli occhi implorante per farlo cedere...Se
fosse stato per noi, sarebbe ancora in camera sua a dissezionare
scoiattoli indifesi.
A quel punto non ci resta che raggiungere la Shibusen, dove proprio la
figlia del Kishin ci sta aspettando.
E' la giornata ideale per andare al lago: il sole splende
radioso nel cielo limpido, la brezza accarezza gentile il mio viso
fresco e rinfrancato.
Appena sveglia, però, avevo un aspetto orribile. La sera
prima caddi in un sonno agitato ed inquieto, tutto per colpa sua. La sconosciuta
che continua a perseguitarmi.
Le sue parole suscitano sempre più curiosità e
confusione in me. Ha parlato di...desiderio, anzi bisogno di
uccidere. Repulsione per tutto ciò ch'era grazioso,
adorabile.
Ossessione verso il dolore, la sofferenza, le vendette consumate
lentamente.
Quei discorsi mi disgustavano. Trasudavano una totale mancanza di
coscienza, di sensibilità, di anima. Solo rozza
crudeltà,
qualcosa di orribile e repellente di cui non riuscivo a cogliere
appieno la vera oscura essenza.
Alzandomi dal letto ero visibilmente sconvolta, il mio respiro ansimava
incontrollabile e riuscivo a mettere a fuoco con difficoltà
la
stanza. Avevo avvertito il bisogno di sciaquarmi la faccia, con mani
tremanti, e nel fissare il mio riflesso non mi ero quasi riconosciuta.
Avevo persino pensato di darmi malata e stare a casa, tanto mi
sentivo distrutta.
Ma erano bastate le perverse battute di Ace a farmi tornare un po' di
buonumore, e quell'aria dolce e piacevole aveva ridonato colore alle
mie guance pallide.
-Buongiorno.-
Ci voltiamo tutti, sorpresi. Alle nostre spalle, Ran ci stordisce con
uno dei suoi inquietanti sorrisi.
Un prendisole la avvolge fino alle cosce, d'un pudico ed inusuale
bianco candido. Sul petto due nastri incrociati sostengono il vestito,
allacciato dietro il collo, lasciandole completamente scoperta la
schiena. Ai piedi porta un paio di infradito di corda, al braccio una
borsa di tela immacolata.
Inarca le sopracciglia. -Se aspettavo voi veniva buio...allora,
andiamo?-
Vedo Theodore deglutire a fatica, e un rivolo di sangue rosso
vivo
scivolare dalla narice di un Ace letteralmente in visibilio.
Ahh. Maschi.
Al contrario, sul viso di Shi si legge un'inequivocabile
disapprovazione. Gli occhi turchesi sono stretti dall'irritazione, le
braccia conserte al petto.
Gli sguardi di fuoco che le lancia non sfuggono a Ran, che sorride
divertita prima di avvicinarsi a Theodore. Non c'è dubbio,
si adorano.
Silver*Star sprona la carovana, facendo schizzare un pugno
in aria e sbraitando -Muoviamoci,
ciurma, alla riscossa!-, così riprendiamo il
cammino con andatura decisamente fiacca, da buon primo mattino.
-Smettila di sbavarle addosso.- sospiro al mio migliore amico, che mi
ignora allegramente.
-Allora, hai rifatto quel sogno di ieri?- domanda invece, deciso a
cambiare argomento. Annuisco debolmente con la testa.
Alza gli occhi al cielo. -Lo immaginavo. Hai delle occhiaie tremende.-
-Che bello avere te a tirarmi sempre su il morale, anche nei momenti
difficili.- borbotto piccata. Ride.
-Non te la prendere, dài. E' colpa di quella
tipa-con-la-treccia-strana, non tua. Ti ha detto le stesse cose?-
-Più o meno sì. Qualcosa riguardo il vantaggio
del cedere
al male, il fascino dell'oscurità...il magnetismo delle urla
strazianti.- La mia voce non riesce a cammuffare un tremore leggero.
-Bella roba. Ma quella quanto si fa?- ribatte lui, strappandomi a
malavoglia una risatina.
A quel punto Silver arriva ed inizia a ciarlare riguardo il fatto che
in costume farà sfigurare tutte in particolar modo,
sì,
le dispiace per la povera Ran, ma non ci può fare nulla se
è una Dea dalla fulgida ed innegabile bellezza, così
il discorso viene interrotto.
Natasha si avvicina. -Smettila, Silver. Sei insopportabile.- taglia
corto schiettamente. E' un bene che almeno la sua Meister, in qualche
occasione, glielo faccia notare...
-Siamo quasi arrivati!
Giriamo a destra e seguiamo il sentiero, ora!- avverte
lei, del tutto incurante della precendente affermazione. Per fortuna ha
ereditato dalla madre il senso dell'orientamento...Se fosse per
Theodore, ad esempio, a quest'ora saremmo in Arabia Saudita o luoghi
simili. Quel ragazzo sa a fatica trovare la strada di casa sua!
A proposito di Theodore, in questo momento sta parlando a ruota libera
ad una Ran del tutto assente. Non so, sembra quasi nervosa...ansiosa,
ecco. Al contrario, Shi è più che contenta di
gustarsi ogni sua sillaba come fosse oro colato.
All'improvviso Mickey, che trottava a capo del gruppo, si ferma
bruscamente. Aggrotta le sopracciglia.
-Ahhhhh!!! Passaggio chiuso, passaggio chiuso, passaggio chiusooo!!! Da
qui non si passa!!!- si mette a strillare come un pazzo, saltellando
sul posto. -Qualcuno chiami una Giraffa Ruspa!-
Shi si schiaffa il palmo della mano contro la fronte. -Ma cosa diavolo
stai dicendo, cretino?!-
Ran avanza, fino a trovarsi al fianco del ragazzino. Allunga una mano e
sfiora una specie di ammasso di fili luccicanti a cui non avevo fatto
caso, aggrovigliati fra i tronchi di due alberi, che sbarrano la
strada.
-Proprio come immaginavo.- sospira.
-Cosa?!- esclama sgarbatamente Shi con poca pazienza. Lei,
così pratica, odia tutti questi giri di parole.
-E' arrivato.- è l'enigmatica risposta.
Non abbiamo nemmeno il tempo di chiedere chi.
-Te lo aspettavi? Me ne dolgo. Riuscire a sorprenderti mi allieterebbe
non poco. Il tuo atteggiamento è di permanente arroganza nei
confronti del fato, come non ne fossi mai soggetta ma anzi lo
sottomettessi...e devo ammettere che tanta impertinenza mi
infastidisce.-
Alzo lo sguardo, imitata da tutti gli altri.
Un ragazzo snello, slanciato, è seduto su un ramo qualche
metro più in alto sopra di noi. I suoi capelli scintillano
di riflessi lividi, i suoi occhi sono gelide ametiste.
Ha una bellezza...strana. Inquietante, spaventosa e...sì, va
bene, lo dico, sexy. Incredibilmente
simile a Ran. Ma non riesco a capire chi sia...
La ragazza lo sbeffeggia sardonica. -Ohh, su. Come puoi essere tanto
ingenuo da credere di potermi trovare impreparata?! E poi sei
così adorabilmente prevedibile, Cassy.-
Lui fa istintivamente una smorfia, quasi quel nomignolo avesse un
cattivo sapore.
-Ehi, mortali! Piantatela
di parlottare fra voi!- Silver, scocciata, tira un
possente calcio alla rete di viscidi filamenti, senza scalfirli
minimamente. -Cosa vuoi
da noi, tipo dark figo?! Lascia passare la Grande Dea e forse ti
concederà il suo numero di telefono!-
-Che sciocca! Mi sono scordata di presentarvelo. Lui è mio
cugino Cassian.- afferma tranquilla Ran. -Ed è qui per
uccidermi.-
-Bene.- sussurro. -Prevedo guerra.-
-Esatto, perchè...- Theodore sfoggia un sorriso piuttosto
folle. -...non siamo soliti assistere passivi alla nostra morte. Ace!-
Il mio migliore amico sogghigna ed un istante dopo è stretto
alla mano del ragazzo. Ho sempre ammirato -e, per la verità,
anche un po' invidiato- l'incredibile abilità di quei due
insieme: sembrano una cosa sola.
Natasha, che adora i combattimenti, stringe gli occhi battagliera.
-Sono perfettamente d'accordo. Silver!-
-Non c'è
neanche bisogno di chiederlo!- Prende la forma di una
mazza, a cui è collegata una catena con una gigantesca palla
di ferro chiodata.
-Lotta! Lotta! Lotta! Shiii!!!- ridacchia Mickey. La gemella annuisce
risoluta con il capo, trasformandosi poi in una spada formata da due
lame avvolte l'una intorno all'altra, con le punte acuminate rivolte
verso gli estremi opposti. Perfettamente
simmetrica.
Jackson annuisce. -Naturalmente anch'io darò il mio
contributo.- Muove appena le dita e disintegra un tronco crollato a
terra, gli occhi neri sfavillanti.
Mi rendo conto della mia inutilità, quindi mi limito ad
incassare la testa fra le spalle e tento di non farmi notare.
-Volete dunque combattere, studenti della Shibusen, al fianco della mia
irriverente cugina? Ottimo, non ho nulla da obbiettare. Avrete modo di
pentirvene molto presto.-
Cassian si lascia cadere, con un movimento fluido, ed atterra con
naturalezza.
Lo scontro sta per cominciare.
Note dell'Autrice: Nuovo capitolo per voi! Cosa volete che dica? Il
prossimo sarà pieno, ma pieno, ma pieno di azione.
Cercherò di mettercela tutta...O.O
Auguratemi buona fortuna! ...e recensite, ovvio! XD
Lucy
Un'altra foto per voi! Sempre Ran, ovviamente.
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Capitolo 25 *** Cassian vs Shibusen. Lucette di Natale, incontri ravvicinati con il terreno e una bambolina in scooter? ***
Cassian vs Shibusen. Lucette di Natale,
incontri ravvicinati con il terreno e una bambolina in scooter?
Theodore riflette. I suoi occhi grigio fumo osservano con attenzione
Cassian, quasi fosse una cavia da laboratorio.
-Cos'hai in mente?- mormoro, passandogli accanto. Prima che possa anche
solo pronunciare una sillaba, Natasha si mette a correre verso Cassian.
Fa una balzo e scaglia la palla di ferro verso il basso con tutta la
sua forza: piuttosto notevole, tenendo conto che quell'arma
è
tre volte lei ed il tutto si è svolto nell'arco di un
istante.
Ma il ragazzo non sembra molto impressionato. Schiva il colpo con un
movimento fluido ed anzi, afferra la catena della mazza e la scaraventa
rovinosamente al suolo.
Natasha non si lascia sfuggire nemmeno un gemito, odia sentirsi debole.
Si rialza, cerca di colpirlo alle gambe: non risolve assolutamente
nulla. Cassian lo colpisce appena di tacco e la scaglia contro
un
albero, trascinando anche la povera Meister. Lei si allena da un sacco
di anni, ma quel ragazzo è qualcosa di incredibile!
Lui sbuffa. -Nessuno sa fare di meglio?-
Mickey non se lo fa ripetere due volte. Avanza, si ferma davanti a lui.
Sguaina la spada. Sorride.
Ed inizia: la lama squarcia l'aria tanto velocemente che non riesco a
seguire i suoi movimenti. Parte una steccata fulminea, che dovrebbe
ferirlo al braccio...appunto, dovrebbe.
Un istante...ed è sparito. Prima c'era, ora
sembra svanito nel nulla.
Eh, ecco! Ricompare dall'altra parte della radura, i suoi occhi viola
ridono schernendolo. La sua espressione, invece, è seria
e contenuta.
Mickey sembra perplesso, ma si riprende immediatamente. Si volta verso
di lui, facendo roteare la spada a destra e sinistra in modo piuttosto
minaccioso.
-Ahahah! Vieni qui, ragnetto, non scappare! Lasciati spiaccicare sotto la scarpa.-
Il suo sguardo oro lampa inquietante. Caspita, fa paura solo a me?!
-Piantala di chiacchierare e continua a combattere!- lo redarguisce
Shi, irata.
Allora il gemello riprende. Attacca, attacca, attacca ancora:
impeccabile, preciso, degno del miglior spadaccino della Shibusen. Ma
è inutile.
Cassian appare e scompare ad intermittenza, come le lucette di un
albero di Natale, tanto da farmi venire il mal di testa: evita
qualsiasi impatto.
-Allora?! Cosa aspetti?! Andiamo ad aiutarli!- esclama Ace impaziente.
Lancio un'occhiata a Theodore: non risponde, ha la fronte aggrottata,
stringe fra le
labbra serrate uno stuzzicadenti che rischia di spezzarsi. Sta
architettando qualcosa, ne sono certa.
Natasha e Mickey iniziano a scoccare colpi insieme, rapidi, letali. Non
abbastanza, comunque. La situazione non cambia: Cassian riesce ad
evitarli senza nemmeno il bisogno di armi, solamente svanendo e
svanendo, schivandoli con mosse sinuose da professionista.
Nonostante la loro preparazione alla Shibusen, gli allenamenti, le
lezioni e tutto il resto non possono competere, l'ho capito anch'io.
Non hanno esperienza nel mondo reale, nel mondo crudo, nel mondo che
quando attacca lo fa per uccidere.
Possono solo difendersi disperatamente, parare i suoi colpi e sperare
di sopravvivere.
Siamo nei guai.
-Ora basta, Cassian.- esordisce annoiata una voce melodiosa. Oh, avevo
quasi scordato la presenza di Ran!
In questo momento ha la schiena poggiata contro la corteccia di una
quercia rugosa, le braccia pigramente conserte contro il petto. Inarca
le sopracciglia sottili.
-Non ti sembra di stare esagerando?-
Il ragazzo afferra la doppia punta di Shi e fa fare a Mickey,
aggrappato alla sua elsa, un bel giro a trecentosessanta gradi per poi
sbatterli dolorosamente sul terreno accidentato.
Sogghigna, una luce pericolosa nelle iridi sgranate. -Direi proprio di
no, cara cugina. Sono stati loro a interporsi fra me e te. Vogliono
impedirmi di ucciderti? Eccellente, moriranno. Non mi faccio scrupoli a
lasciare dietro il mio cammino una scia di sangue.-
Lei rotea gli occhi, sbuffando. -Quanto sei noioso. Non
sopporterò una parola di più.- Si stiracchia
sorniona. -Immagino mi toccherà darti una bella lezione.-
I suoi occhi sangue vivo incrociano per un istante quelli
plumbei
di Theodore. Ran china impercettibilmente il capo nella sua direzione,
lui si limita a fissarla.
La figlia del Kishin si volta di scatto verso Cassian. -Cosa aspetti a
staccarmi la testa dal collo? Non è per questo che rompi
tanto
l'anima?! Allora sbrigati. Gradirei morire in modo piuttosto rapido,
dato che questi ragazzi a mezzogiorno vorrebbero mangiare.-
Le sue parole trasudano un sarcasmo tanto pesante da strapparmi un
risolino.
Cassian non si offende affatto come sospettavo, anzi sorride
pericolosamente.
-Temo di non poterti accontentare.-
Prima che possa anche solo fare un passo, il rombo di un veicolo si
intensifica e si fa sempre più vicino fra gli alberi che ci
circondano. Ci
guardiamo a vicenda, confusi.
Come può essere?! Si tratta di un bosco fittissimo,
c'è
appena qualche sentiero impervio. Figuriamoci una strada asfaltata!
Cassian non si volta nemmeno, scuote solo appena la testa.
-Sei in ritardo!- conclude, ad alta voce, sovrastando il frastuono del
motore.
Dalla vegetazione spunta un motorino bianco, dal design snello ed
elegante. E' cavalcato da...aspetta, da sotto il casco candido spuntano
lunghi capelli frustati dal vento. Una ragazza.
Si arresta di fronte al figlio di Arachne, fra lui e la cugina. Indossa
un piumino impellicciato altrettanto immacolato ed aderenti pantaloni
beige; si leva il casco, scrollando una cascata di riccioli biondi.
Sorride con aria di scusa.
-La prego di perdonarmi, mio signore. Ho trovato traffico.-
-Non ammetto scuse.- ribatte lui freddamente. -Percui non sprecare
tempo prezioso a fornirmene. Piuttosto, ora che sei arrivata, cerca di
renderti utile.-
Lei appare un po'avvilita. -Ma certo.-
-Ehi, ma guarda un po' che carina.- cinguetta Ran derisoria. Lancia
un'occhiata maliziosa a Cassian. -E' la tua ragazza?-
-La mia servitrice.- la corregge lui, un lieve rosa chiaro sugli zigomi
pallidi.
La servitrice -chiunque ella sia- invece avvampa palesemente, piuttosto
imbarazzata. Infine riesce a riprendersi.
-Tu devi essere la famosa Ran.- constata distaccata. -Ho sentito molto
parlare di te.-
Lei ghigna. -Ma sul serio? Io invece non ho proprio idea di chi tu sia.
Un motivo deve esserci, non credi?-
-Bando alle ciance!- sbotta Natasha, spazientita da tutte queste
chiacchiere a vuoto. -Volete battervi, sì o no?-
La ragazza, rimasta spiazzata per qualche istante, annuisce con la
testa. -Molto bene, fantastico. Battiamoci. Sicura che è
questo
che vuoi?-
-Direi di sì! Altrimenti cosa siamo qui a fare, bambolina?!-
replica lei esasperata.
-Visto? Vogliono combattere, Grace. Fanno sul serio.- la sbeffeggia
Cassian sarcastico. Anche Grace ridacchia.
-Piantatela! Sono arcistufa di voi due!-
Natasha, il manico dell'ascia ben stretto fra le dita, le fa segno di
avvicinarsi. -Fatti sotto, sbrigati!-
Grace avanza di qualche passo. Rimane in piedi, davanti a noi.
-Uno. Due.- inizia a scandire, con voce chiara e limpida.
-Cosa diamine fai?!- Natasha stringe la testa fra le mani.
-Tre. Quattro. Cinque.- prosegue lei indifferente.
-Che brava! Ci sta insegnando a contare!- ironizza Ace, in mano a
Theodore. Qualche nervoso sghignazzo.
-Sei. Sette. Otto.- continua decisa.
-Davvero, che sta combinando?- mi chiedo bisbigliando, torcendomi le
mani preoccupata. Theodore è accigliato.
-Nove. Dieci.-
L'ultima parola rieccheggia nel vuoto che ci separa da lei. Pericolosa.
Terribile.
Non sembra essere cambiato nulla, così, a primo impatto.
Poi l'urlo terrorizzato di Natasha, davanti a me, mi fa venire brividi
freddi lungo la spina dorsale.
-Oh, cazzo! Non riesco a
muovermi!-
Grace si mette follemente a ridere.
Note dell'Autrice: Sono...imperdonabile, davvero. In ritardo clamoroso.
Una settimana,
vi rendete conto?! O.O
Mi spiace tantissimo, davvero. Ma immagino che sappiate che a fine
quadrimestre non è facile, fra verifiche e interrogazioni e
studio...u.u
Vi sono mancata però, eh? Ahahah!
Ma...come mi permetto di ripresentarmi dopo tutto questo tempo con
questo tanto agognato capitolo...scrivendo queste tre righe in croce,
pure brutte?!? Mah.
Vabbè, scappo. Spero che continuerete comunque a seguirmi!
^-^
Lucy
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Capitolo 26 *** Cassian vs Shibusen 2! Fra battute pungenti, veleno di ragno e sangue miracoloso sto perdendo la pazienza?! ***
uygugkyu
Cassian vs Shibusen 2! Fra battute
pungenti, veleno di ragno e sangue miracoloso sto perdendo la pazienza?!
Non ho idea di che cosa Natasha stia parlando. Muovo istintivamente le
dita delle mani, preoccupata.
Ecco, visto? Tutto a posto. Allora che intendeva?!
Eppure guardo gli altri e sono immobili, in inusuali pose, per esempio
con un piede in avanti ed uno dietro -Mickey, questo-, quasi ancorati
al suolo. Ma che strano.
Grace comincia a ridere. Fa letteralmente paura. Ride, ride...e
continua, scossa da irrefrenabili sghignazzi.
-Ha funzionato! Ahahah! Dovreste proprio vedere le vostre facce in questo
momento! Esilaranti! Non vi atteggiate come prima, eh?!-
Decisamente non sembra più una bambolina. Una Barbie
malefica, magari.
-Molto bene.- commenta Cassian impassibile. -Ora che ci siamo liberati
di quei quattro irritanti marmocchi...-
Si volta...e si ritrova davanti l'espressione divertita ed insieme
esasperata di Ran. Lei scuote la testa, beffarda.
-Pensi forse che i tuoi giochetti di prestigio da quattro spiccioli
possano avere un qualche effetto su di me? Povera bambolina. Devi
esserti ossigenata un po' troppo i capelli.-
Grace la fulmina con lo sguardo, rivolgendosi poi al suo signore.
-Purtroppo l'anima delle straghe le protegge da questo incantesimo.
Infatti lei, il ragazzo e la sua adorabile
cugina sono ancora capaci di muoversi.-
Ah, ecco spiegato perchè non sono pietrificata come gli
altri. In ogni caso -contando quanto tornerò utile-
è la stessa cosa, penso sconfortata.
Cassian sorride. -Suvvia, Grace. Non prendertela. Talvolta le battute
di Ran risultano un po'...pungenti. E un'altra cosa. Ti dispiacerebbe smetterla di
darmi della strega? E' già abbastanza umiliante
di per sè.-
-Certo, come desidera, ma allora...- La ragazza è in
difficoltà.- Lei sarebbe uno...strego?-
-Non sono problemi particolarmente urgenti, ora.- taglia corto lui,
evidentemente a disagio riguardo l'intero discorso. -Ho una cugina da
uccidere.-
Ran solleva le mani. -Tranquillo, fai con comodo. Su, avanti,
continuate a conversare allegramente e fare finta che io non esista.-
La sua voce sembra talmente sincera che per un istante ho creduto
stesse dicendo sul serio.
-Occupati del ragazzino.- ordina Cassian, prima di voltarsi verso la
figlia del Kishin. -Che c'è, sei nervosa?- domanda,
afferrandola
con nonchalance per il polso e scagliandola alle sue spalle. Lei
approfitta dello slancio e gli sferra un calcio sulla schiena con
entrambi i piedi -calzati in pericolosissime infradito-.
-Il problema è che sono gelosa da morire, Cassy.- sospira
drammatica, facendolo cadere a terra. Ma lui le stringe una caviglia e
mormora qualcosa che non riesco a comprendere, a questa distanza.
-Non credevo ti piacessero le bionde. Così mi deludi.-
prosegue
lei, accorata. -Così mi fai piangere. Vuoi vedermi piangere?
Cosa...-
Sbianca d'improvviso. Sgrana gli
occhi, colta di sorpresa, e barcolla. Cosa le sta...ah, deve
c'entrare qualcosa quella strana magia.
Crolla in ginocchio, tossendo. Cassian ghigna, e il suo sorriso
è qualcosa di terribile. Qualcosa di crudele e
incontrollabile.
-No. Voglio vederti morire.-
Vedo Theodore sconvolto, atterrito. Ace grugnisce,
brontolando
cose incomprensibili. Natasha ansima, più furiosa che
impaurita,
i capelli castani sciolti in onde scure e selvagge.
-Ehi, ehi, ehi! Lo state
facendo di
nuovo! Mi state ignorando! Tipo dark figo, cos'hai fatto a Ran?
Dimmelo, o la Magnifica Me non ti da il suo indirizzo!-
strilla
a pieni polmoni...beh, Silver -serve specificarlo?!-, in forma di Lama
Incantata, ereditata dalla madre in quanto metamorfosi caratteristica
della famiglia Nakatsukasa da secoli.
Cassian si gira, con un sorriso soddisfatto. -Nient'altro che un po' di
veleno. Di Phoneutria
negriventer, per la precisione, considerato
il ragno più letale al mondo.- I suoi occhi, una folle luce
assassina che splende nelle iridi ametista, osservano la figura
accasciata al suolo di Ran, la sua pelle sempre più livida.
-Il
suo veleno è una neurotossina chiamata PhTx3...bastano 0,006
milligrammi iniettati direttamente nelle vene per causare problemi
cardiaci, vomito, shock anafilattico...e morte.-
Trattengo il respiro. Morire?! Ran?! Non è possibile. Lei
non può morire.
Vedo finalmente Theodore reagire. Il suo cervello sembra fumare, tanto
rapidamente sta tentando di elaborare qualcosa.
-Jackson!- chiama ansioso. -Jackson!-
Ma è impegnato a sfuggire a Grace. Lei è
straordinatamente veloce, attacca con eleganza, quasi non avesse
consistenza nell'aria. Volteggia con una grazia davvero fuori dal
comune.
Mormora dei numeri -dall'uno al dieci, probabilmente- e quando
pronuncia l'ultimo qualcosa esplode, si distrugge, oppure un tronco
crolla rovinosamente e gli sbarra la strada. Non ho mai visto nessuno
combattere così: non l'ha sfiorato nemmeno con dito, niente
lotta, niente calci e pugni e quant'altro. Solo questi attacchi troppo
strani.
Jackson può solo guarire le ferite che si procura, la sua
magia è impotente contro di lei. Ormai è
sfiancato.
-Co...cosa?!- balbetta stanco, arretrando ed avvicinandosi.
-Non rimarginarla.- ordina Theodore, parlando dell'ennesimo squarcio.
-Perchè mai?- domanda incredulo.
-Il sangue...mi pare di ricordare...- Vedo Grace sgranare gli occhi,
sconvolta, mentre il ragazzo continua: -Devi farmelo bere, Jackson.-
-Bere il mio sangue?!- ripete atono. E' troppo stordito per capire
alcunchè.
-Sì, esatto! Sbrigati!- sbotta Theodore, gli occhi puntati
su
Ran, ancora a terra. Confuso, il ragazzino avvicina la ferita alle
labbra dell'amico. Qualche goccia scura e densa scivola lungo la sua
gola.
-Come hai fatto a capirlo, dannato rompiscatole?!- sbuffa Grace,
stringendo gli occhi azzurro cielo irata. Theodore sorride.
-E' stato facile. L'antidoto ad ogni maledizione inferta da una
qualsiasi strega il cui animale sia un insetto è il sangue
di
un'altra strega.-
Insetti?! Grace?! Non l'avrei mai detto. E che insetto?!
Prima che possa ribattere, finalmente Theodore riesce a muoversi.
Sgranchisce i muscoli delle braccia, poi si volta verso di me.
-Porta Ace lontano da qui.-
-Che significa?!- ribatte la falce indignata. -Io vengo con te! Vieni,
Jackson, fammi bere un po' di quella roba.-
-Non c'è tempo!- Dopo averlo lasciato fra le mie mani,
Theodore
corre verso Ran. La ragazza ha il volto nascosto dalla cortina di
riccioli castani.
Grace riprende ad inseguire Jackson. -Dove scappi, marmocchio?!-
E' un inferno. Theodore sbraita qualcosa a Cassian, tutto infervorato.
Jackson corre verso gli alberi, si ritrova intrappolato da due massi
che impediscono il passaggio. Nessuno può fare nulla, tutti
sono
immobili come statue in un museo dell'orrore, spettatori impotenti.
Rumori, luci, suoni forti e indistinti. Tutto urla, tutto gira. Non
capisco più niente.
-Basta!-
La mia voce sovrasta ogni cosa.
Niente rumori, niente luci, niente suoni. Tutto tace e si è
fermato.
Silenzio.
Note dell'Autrice: Fiuuu. Finito. Ehm, buongiorno a tutti! ^-^"
Ho fatto del mio meglio per postare il prima possibile. Adesso devo
proprio scappare! Lo so che come capitolo non è affatto
granchè -forse uno dei peggio riusciti- ma vi tocca
accontentarvi così, per questa volta! Prometto che il
prossimo non sarà a questi livelli.
Lucy
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Capitolo 27 *** Cassian vs Shibusen, ultima parte! Dove faccio esplodere un Big Bang e Cassian fa fallire un piano infallibile? ***
nuiefheru
Cassian vs Shibusen, ultima parte! Dove
faccio esplodere un Big Bang e Cassian fa fallire un piano infallibile?
Confusa. Mi sento confusa.
Spaesata, d'improvviso. Così. Un silenzio di tomba, il
più lungo e vuoto della mia vita, mi avvolge opprimente.
Mi gira a testa. Non so dove sono. Non so cosa sto facendo. Metto a
fuoco l'ambiente intorno a me.
Pini? Rocce? Ma dove...ah,
certo. La
radura, Cassian, Grace. Ora tutto è più chiaro.
Ricordo
bene. Non deve essere successo molto tempo fa, tutto questo...
Aspetta. Non si tratta di qualche giorno, ma di oggi! Di adesso!
Eppure mi sento così strana. Come avessi dormito per ore, e
mi risvegliassi intontita e sconvolta.
Guardo le persone che mi circondano. Sono abbastanza lontane, a terra.
Tutti a terra. E perchè mai?! Mah. E le loro
espressioni...sono
talmente incredule da risultare comiche. Riderei, se tutta questa
situazione non fosse un casino di proporzioni stratosferiche.
-...Adelle?!- esclama Ace, sconcertato. Ha ripreso forma umana; ancora
costretto dall'incantesimo, però, non si può
muovere
dalla sua posizione. I soffici capelli argento sono spolverati di
cenere scura, gli occhi viola mi fissano strabuzzati.
-Che...che cosa c'è?- domando piano. La voce che odo,
però, è talmente flebile e stanca che non riesco
a
riconoscerla come la mia.
-Sei stata...tu?!- Natasha
non riesce a capacitarsene. Mi chiedo, a questo punto: di che cosa?
-Stata io? Davvero, non capisco. Spiegatemi.- istinto fiocamente. Provo
una strana fiacchezza in corrispondenza delle braccia, le gambe, le
giunture. Mi rendo conto di essere esausta, e non capisco il
perchè.
-E tu chi saresti?- sibila una voce gelida.
Volto di scatto la testa. Il cuore mi balza in gola.
Cassian mi sta squadrando dall'alto in basso -è proprio il
caso
di dirlo- e una viscerale paura mi assale. La sua aura emana un potere
inimmaginabile, mi rendo conto solo in questo momento di quanto davvero
sia forte.
-Io...ehm...Adelle. Adelle...Go-Gorgon.- balbetto insicura. Okay, forse
non dovevo dirglielo. O sì?
La fronte gli si increspa appena. -Gorgon? Quindi...Oh, giusto. La
figlia di Crona.- Sputa il suo nome come un insulto, quasi sentisse un
sapore amaro sul palato. -Avverto la tua anima solo ora. Come hai fatto
a sprigionare tanta energia insieme?- chiede, così
infastidito
che non sembra propriamente una domanda quanto un'imprecazione.
-E-energia? No. N...no. Impossibile. Non sono ca-capace di fare nulla.-
farfuglio a fatica. Fatemi capire: tutti si sono messi in testa che ho
qualcosa di straordianario?! Beh, spiacente di deluderli, ma si
sbagliano di grosso.
-Ma come! Quello di prima, allora, cos'era?! Un giochetto di
prestigio?!- sbuffa Ace.
Ehhh?!
-Scusa, quello di prima...cosa?- mormoro.
-Quella specie di...esplosione! Si è sentito come un boato,
e
un'ondata di potere che si propagava sempre di più.- Jackson
allarga le braccia il più possibile, mimando quello che
sembra
il Big Bang. -Allora siamo stati tutti sbalzati indietro.-
E' ufficiale, non ci capisco più niente. -I...io?!
Ma...siete sicuri?! Non ho fatto proprio niente!- protesto debolmente.
-Magari involontariamente. A me succedeva sempre, da piccolo.- propone
il ragazzino.
-Forza, Grace. Sbarazziamoci di tutti loro e andiamocene.- ci
interrompe Cassian, annoiato. -Sarà uno scherzo dopo aver
messo
fuori combattimento la grande Ran, figlia del Kishin,
distrutta
dal veleno di un ragnetto.- conclude in tono di scherno.
Lancio un'occhiata a lei. E' ancora a terra, e lì accanto
c'è Theodore. Il ragazzo si alza in piedi.
-Posso intervenire un momento?- Cassian sospira esasperato.
-A questo punto, non vedo perchè no. Hanno parlato tutti.-
-Grazie.- Theo mette le mani dietro la schiena ed inizia un lungo
monologo, con voce tranquilla e modi cortesi.
-Inizio col dire che se c'è una cosa che la Pratica di
Combattimento della Shibusen mi ha insegnato, è stata
l'evitare
di lanciarsi d'istinto in uno scontro. Sembra che nessuno abbia
studiato, qui... Non ha importanza, adesso. Proseguo. Percui vi ho
osservato attentamente, ho preso mentalmente nota di come attaccavate,
vi difendevate e vi muovevate. Ho analizzato scrupolosamente ogni
elemento, e sono orgoglioso di affermare di essere riuscito a disegnare
un quadro completo e preciso riguardo i vostri poteri e le vostre
abilità. Spero di cuore di non aver tralasciato niente.
Partiamo
da Grace. Tu,- Theodore la indica con l'indice. -sei la strega delle
farfalle. Non è così?-
Grace cerca di mascherare lo stupore. - ...ebbene sì,
è vero.- ammette senza battere ciglio.
-Da cosa sono riuscito a dedurlo? Le tue capacità, la tua
postura, le tue movenze erano più che rivelatori. Inoltre ho
capito una cosa fondamentale. I tuoi poteri...si fondano su un concetto
di traiettoria. Le visualizzi nella tua mente, scandisci il tempo
grazie ai numeri e poi il colpo giunge preciso.- Le lenti tonde degli
occhiali riflettono un lampo di luce abbagliante. -Perciò
per
evitarli...non bisogna fare altro che attaccarti senza una logica. Jackson!-
Il ragazzino sorride. Fa un movimento con le dita, sollevando una serie
di rocce aguzze e scagliandole precipitosamente contro l'esile ragazza.
Grace, spaventata, innalza un fragile scudo semicircolare che cede
inevitabilmente sotto la pressione dei pesanti massi.
-Ma la tua vera debolezza è sul piano fisico. Natasha!-
-Sì!- Lei atterra alle sue spalle, approfitta
della sua
momentanea confusione per atterrarla con un colpo in piena faccia
-oddio, questo deve aver fatto proprio male!- poi ordina: -Silver,
modalità Frusta!-
L'arma si trasforma in una frusta sottile, che avvolge il corpo snello
della strega e la immobilizza completamente.
-In quanto a te, Cassian...ammetto che è difficile bloccare
un avversario che può svanire a piacimento. Ma non impossibile.-
esordisce Theodore.
Prima che lui possa correre in aiuto della sua cameriera, il Meister lo
colpisce dritto al petto.
-Cucitura dell'Anima.- mormora fra se. Sottili linee scure
appaiono sulla sua pelle pallida, come cicatrici. Incredibile.
Incredibile!
Davvero, quel ragazzo è geniale! Non credevo sapesse
generare un attacco di simile potenza!
Ma Cassian sorride placido. -Proprio un ottimo piano.
Apprezzo molto la tua scaltrezza, sul serio.- I filamenti si infrangono
e svaniscono lentamente.
Si è...liberato
da solo! Io non riesco a crederci.
-Per questo vi lascerò andare, oggi. Ma badate: non si
ripeterà una seconda volta.- Schiocca le dita, sciogliendo
l'arma avviluppata attorno ad un'intontita Grace. Le fa un cenno
annoiato.
Lei si alza a fatica, barcollando, battendo le palpebre stordita e
bisbigliando qualche grazie
indistinto.
-E...addio, Ran.- Gli occhi di Cassian scintillano divertiti. -E' stato
bello avere una cugina come te, finchè
è durato.- Scoppia in una brave risata,
talmente gelida da fare venire la pelle d'oca.
-Non così in fretta!-
Shi atterra di fronte a lui. I suoi capelli
di velluto
nero come il buio svolazzano ai lati del viso, come un oscuro velo,
e una ciocca ribelle scivola sulla sua fronte.
Non ho mai visto quegli occhi di cristallo turchese tanto serrati,
paiono due schegge di acuminato ghiaccio.
-Dopo tutto quello che ci hai fatto, secondo te ti lascio andare via
così? Come se niente fosse?!-
-Shiii! Non fare arrabbiare il ragnetto!- strilla Mickey preoccupato.
Per una volta, siamo tutti d'accordo con lui. Per quanto mi riguarda,
prima quel tipo sparisce meglio è. Cosa ha intenzione di
fare quella testa calda di Shi?!
La ragazza agita un braccio verso l'alto. Questo prende la forma di
arma.
-Tu hai osato minacciare e aggredire dei cittadini di Death City e, in
nome del mio Eccellentissimo Padre, è mio dovere...-
-Aspetta.-
Cassian la interrompe, ma...la sua voce è strana.
Forse...sembra incredula.
La fissa, come non riuscisse a capacitarsi di qualcosa. Gli occhi viola
intenso riflettono il viso perplesso di lei.
-Tu...quelle strisce.- mormora fra sè.
-Parli delle Linee di Sanzu?- ribatte Shi altezzosa.
-Death the Kid. Tuo padre è Death the Kid.- ripete piano.
Sembra davvero scioccato.
Alle spalle di Shi, Grace si avvicina pericolosamente.
-No, adesso ce ne andiamo.- Cassian si volta ed inizia ad allontanarsi,
verso il motorino bianco.
-Come desidera, mio signore.- Grace lancia un'occhiata di fuoco a Shi.
Poi lo segue docile.
-Come abbiamo intenzione di starci qua sopra?- domanda poi confusa.
Le labbra di Cassian si sollevano appena in un sorriso impercettibile.
-Guido io, naturalmente. Si è mai visto un ragazzo
appollaiato dietro come un deficiente?-
Shi non cerca nemmeno di fermarli. Ha la fronte aggrottata.
-Perchè gli ha impedito di colpirmi?- bisbiglia
sovrappensiero.
E' quello che mi sto chiedendo anch'io. Comunque, adesso, la cosa
più importante è Ran.
Theodore, appena Cassian se n'è andato, è subito
corso da lei.
-Come sta?- domanda Natasha, avvicinandosi, mentre controlla varie
ferite sulle braccia, insieme ad una Silver*Star inaspettatamente
silenziosa.
-Non saprei. Non saprei proprio. Ha un battito cardiaco praticamente
impazzito...- borbotta ansiosamente lui.
All'improvviso Ran solleva la testa di scatto.
Lei sue iridi rosse sono pozze di sangue, letteralmente sgranate.
-Ehi! Come...come ti senti?!- chiede Theodore, precipitoso, con
evidente sollievo.
Lei lo guarda. Lo guarda, in un modo strano a cui non sono abituata.
In modo sinistro.
-Bene, è ovvio.- Il suo tono così limpido e
squillante mi fa sobbalzare. -Non sono mai...stata meglio.-
Sorride. Un sorriso che promette guai.
Note dell'Autrice: Uff! Finalmente ho finito.
Ecco il nuovo capitolo. Spero di aver postato abbastanza in fretta!
Diciamo che...questo capitolo fa meno pena dell'altro. Sì,
ne sono abbastanza soddisfatta.
Mi piacerebbe sapere la vostra opinione su vari aspetti, visto che qua
ci sono tantiiiiiiiissimi interrogativi irrisolti.
Per esempio perchè Cassian non ha attaccato Shi,
perchè si è stupito tanto della sua parentela con
Kid. Oppure riguardo i poteri di Adelle. E che cos'è
successo a Ran, ovviamente...
Bene bene, vado! Spero vi sia piaciuto! ^-^ Recensite, mi raccomando!
Lucy
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Capitolo 28 *** Un noioso, deludente rientro a casa. Dove intraprendo l'avventurosa ricerca del disinfettante, gli sguardi possono uccidere specialmente se non ci sono? ***
qdnuwij
Un noioso, deludente rientro a casa.
Dove intraprendo
l'avventurosa ricerca del disinfettante, gli sguardi possono uccidere
specialmente se non ci sono?
Porto la tazzona di ceramica alle labbra, sfiorando il bordo liscio e
smaltato. Un fiotto di cioccolata bollente scivola lungo la gola,
ustionandomi ma anche rigenerando il mio corpo stanco.
La riposo sulla superficie scura del tavolo. Due grandi occhi blu notte
mi fissano insistenti, colmi d'ansia. Sospiro.
-Sto bene, papà. Bene.-
-Que...questo lo dici tu! Dobbiamo chiama...chiamare un
medico.
Farti visitare! E se...e se poi scopriamo che ti sei rotta qualcosa?!?-
Mi fissa terrorizzato un braccio, quasi temesse di vederlo sgusciare
via all'improvviso dalla manica.
-Se mi fossi rotta qualcosa a quest'ora sarei a terra a contorcermi dal
dolore, non certo qui a chiacchierare con te.- spiego pazientemente,
cercando mascherare l'irritazione.
Nessuno ha un genitore apprensivo quanto lui. Conoscendolo, non mi
farà più uscire di casa per mesi. Se non ci fosse
la
mamma...
-Raccontami anco...ancora una volta com'è andata.- sussurra.
Sbuffo in silenzio, ma acconsento a ripetere tutta la storia. Passo
dopo passo. I miei ricordi però sono già sbiaditi
e
confusi, come frammenti di un sogno troppo complicato.
Era la prima volta che io e gli altri assistevamo -e partecipavamo,
soprattutto!- ad un vero combattimento. Si erano sopiti in noi istinti,
capacità nuove e finora sconosciute, che nessuno sapeva di
possedere. Come muoverci sul campo di battaglia, come comunicare fra
noi senza permettere all'avversario di sentirci, come arrampicarci
sugli alberi, persino! Giuro di non aver mai visto Jackson farlo prima
d'ora.
E' stata un'esperienza nuova, incredibilmente pericolosa ma -come ha
commentato Ace poco fa- davvero
figa. Voglio dire, non possiamo rimanere dei bambinetti
piagnucolosi tutta la vita. Prima o poi, qualcosa di simile doveva
capitarci.
-Alla fine, non è stato niente di grave.- conclude
scrollando le spalle. -Stiamo tutti bene.-
-Niente di grave?!- Crona spalanca ancora di più gli occhi.
-Ti
re...rendi minimamente conto del rischio che avete corso?! Che hai corso?!-
-Io...sì. Ma è inevitabile, papà!
Siamo guerrieri.
Ce l'abbiamo nel sangue, ci scorre nelle vene. Non possiamo sottrarci
al nostro destino!- ribatto.
Papà si alza in piedi. Inizia a torcersi nervosamente le
mani.
-Siete bambini!
Ecco co...cosa
siete. T...T...Tu sei la mia piccolina e...e...non voglio che ti
succeda nu...nulla di male. L'avevo detto, a tua madre! L'avevo detto
che...che tu non dovevi essere coinvolta in ness...nessun modo con le
faccende della Shibusen. Che dovevi avere una vi...vita tranquilla, al
sicuro. Al sicuro, s...sì.-
-E se invece io la volessi? Questa vita, intendo. La vita che hanno i
miei amici. Perchè non posso diventare come loro?!
Perchè
non posso essere come tutti gli altri?!- Mi rendo conto che il mio tono
di voce si sta incrinando leggermente.
-Adelle, guardami.- Crona si ferma davanti a me. Mi fissa, con quelle
strane scure iridi, contaminate da un dolore struggente che non sono
mai riuscita a comprendere. -Io quando avevo la tua età
combattevo, lo sai?-
Annuisco. -Contro la mamma. Ma poi sei cambiato, solo grazie a lei.- Ho
ascoltato un sacco di volte questa storia, e non mi stanco mai di
sentirla ripetere.
Non può fare a meno di sorridere appena al ricordo.
-Sì.
Ma il pu...punto è che... combattere è
un'insopportabile
incognita. Parti e non sai se tornerai, con il cuore in gola ti chiedi
se ce la farai. Non hai risposta, non l'avrai finchè tu o il
tuo
avversario non soccombete. E' un mondo crudele, spietato con tutti.
Troppo spesso rischi la vita, troppo spesso la perdi. Temi per te, temi
per chi ti sta accanto. Temi e basta. So fin troppo bene che cosa
significa davvero combattere.
E sul serio, piccolina, non desidero affatto una vita simile per te.-
Sospira, come se questo discorso lo sfinisse. -Le streghe, poi...devono
fare molta attenzione. Tutte quelle che dedicano alla guerra le loro
vite perdono il controllo...diventano persone terribili. La loro -la vostra-
natura è tendente all'aggressività e la
distruzione
già di per sè. Gli scontri non farebbero altro
che
peggiorare le cose.- Tace.
Non ha balbettato nemmeno una volta, in tutto questo discorso. Non ha
nessuna incertezza, dalla prima all'ultima sillaba che ha pronunciato.
Sto zitta anch'io. Per un po' rimaniamo così, ad ascoltare
il silenzio che ci circonda.
Inizio a credere di non essere una vera strega. Insomma, tutti le
descrivono come delle creature malvagie, che hanno in testa solo uccidere e disintegrare,
disintegrare e uccidere,
che vogliono schiavizzare la Terra e cose del genere. Adesso sento
papà dire natura
tendente all'aggressività e la distruzione. Io
aggressiva?! Ma se mi sento male anche solo a calpestare una formica!
Sono fermamente convinta del fatto che ogni vita abbia un valore, e che
bisogna rispettarla. Come posso fare parte di una specie che mi
somiglia così poco?!
La porta della cucina si spalanca. Io e papà sussultiamo
istintivamente.
E' solo la mamma, con una borsa della spesa straripante stretta fra le
braccia. Mi sorride.
-Allora, Adelle? Ti senti meglio? Ho comprato una scatola di cerotti
nuova, erano finiti. Così puoi medicare quella ferita.-
-Grazie. Ma davvero, non è nulla di grave.- protesto
abbassando gli occhi.
-Beh, non avrai intenzione di lasciarla scoperta così!- Maka
poggia tutto sul tavolo, frugando poi ed estraendo una confezione
sottile di cartone.
-Tieni. Vai pure in bagno a lavare il graffio, e metti bene il
cerotto.- Dallo sguardo che mi lancia, capisco al volo. Ha intenzione
di parlare con papà e di farlo ragionare riguardo
ciò che
è successo! Magari non passerò la vita segregata
in casa,
in fondo.
-Va bene. Dov'è il disinfettante?- chiedo. Lei aggrotta la
fronte.
-Nel mobiletto in corridoio, credo.-
Esco. Li sento subito iniziare a borbottare qualcosa.
Sperando che mamma riesca nel suo intento, raggiungo il mobile. Mi
inginocchio a terra ed apro le piccole ante.
E' pieno di minuscoli scaffali polverosi, ingombri di cose vecchie o
che non usiamo mai, come una torcia scarica ormai millenaria e orologi
fermi dalla notte dei tempi.
Rovisto distratta, alla ricerca del disinfettante. Dovrebbe essere una
specie di boccettina, con un'etichetta rosa...
Un particolare attira la mia attenzione. La figura di una specie di
rettangolo bianco, incastrato fra due ripiani del mobile.
Riesco con le unghie ad farla scivolare in su e liberarla. Si tratta di
una carta traslucida...pulisco la polvere che la ricopre con i
polpastrelli delle dita.
La giro. Impietrisco.
E' una foto, e il soggetto è una donna alta, snella. Con una
strana treccia e occhi d'ambra. La strega del mio sogno.
Theodore entra in casa.
Le ombre rivestono le pareti della silenziosa sala. Sulle piastrelle
color crema del pavimento è proiettata una luce ambrata,
filtrata dai vetri delle finestre. Solo il ronzìo incessante
del
frigorifero turba quella totale quiete.
Su una sedia scostata dal piccolo tavolo è seduto un uomo
dai
capelli grigio argento. I suoi annoiati occhi color fumo scorrono
rapidamente le righe fitte del paragrafo di un giornale spiegazzato,
che stringe fra le mani.
Theodore si chiude la porta alle spalle, sonoramente. Il padre non
solleva lo sguardo.
-Ciao.- taglia corto il ragazzo, in tono poco discorsivo. Tira dritto
verso le scale che conducono al piano superiore.
-Avete combattuto da soli, oggi.- constata tranquillo Stein, inarcando
appena le sopracciglia. L'altro mugugna.
-Stai bene?- Il padre volta pagina.
-Sì.- Theodore sale le scale. L'uomo non gli ha dedicato
nemmeno un'occhiata.
Non fa però in tempo a raggiungere la cima.
Un bussare frenetico lo interrompe. Sbuffa. Non può essere
sua madre, finisce di lavorare molto più tardi.
Riscende, apre la porta.
Si ritrova davanti il viso stravolto di Shi, arrossato dalla corsa.
-Ehi, ciao. Da quanto che non ci vediamo.- la saluta sarcastico.
-Ran è scappata!- esplode la giovane Shinigami.
Theodore rimane immobile. Lentamente, prende coscienza di quello che
gli è stato appena detto.
-Ran è...cosa?!-
Inizia, finalmente, a rendersi conto di cos'aveva avuto
Ran oggi. Le sue parole rimbombano echeggiando, come in una grotta.
Quando mi avvicino ad
un'anima oscura, corrotta dal male, questa devastante follia dentro di
me... esplode.
Note dell'Autrice: Ahahah! Guardate che veloce che ho postato. ^-^ Sono
orgogliosa di me!
Che ne dite, vi piace? Qua la finiamo con tutta questa azione -che odio
profondamente- e torniamo alla storia.
Ran scappata. Perchè? L'ultima frase dovrebbe essere
più che chiara...
Spero di riuscire ad aggiornare altrettanto rapidamente!
Lucy
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Capitolo 29 *** La scomparsa di Ran. Dove partecipo ad un'irritante riunione di famiglia e l'erba si sporca di sangue? ***
uygiyhy
La scomparsa di Ran. Dove partecipo ad
un'irritante riunione di famiglia e l'erba si sporca di sangue?
Ed ecco quelle steppe d'infinito bianco ripresentarsi ai miei occhi.
Capisco di essermi addormentata, capisco di stare per incontrare una
persona.
Mi guardo intorno, stupita di non vederla.
-Aspetti qualcuno?-
Mi volto di scatto. Quegli occhi d'ambra, su cui tanto mi sono
soffermata nelle ultime ore, mi squadrano con freddezza.
Sussulto. Non credevo...mi avrebbe impressionato così tanto,
vederla. Vederla sapendo chi è effettivamente, intendo.
-Ahem...ciao.- mormoro, a disagio. Non
mi sembra ancora vero...
-Spero che, dopo gli eventi di oggi, tu abbia appurato che
ciò che
ti dicevo era vero.- afferma lei, incrociando le braccia contro il
petto.
Che barba! Io non voglio ancora parlare del suo maledetto potere!
Non riesco più a trattenermi. -Tu sei...la nonna Medusa,
vero?!-
Cala un silenzio terrificante. -Non
osare più chiamarmi così, ragazzina!- sbotta,
spalancando talmente gli occhi da farmi venire un colpo.
Stringe i pugni. -Io non sono una nonna!-
-Beh, teoricamente sì.- la contraddico, cercando di
soffocare la risatina che mi solletica la gola.
-Ma praticamente
no! Sono troppo giovane, cosa credi?!- ribatte offesa.
Sorrido. -Sì, solo perchè hai smesso di
invecchiare morendo...-
-La smetti?! O vuoi che ti stacchi quella testolina vuota dal collo?!?-
strilla.
Devo ammettere che prenderla in giro è
divertente. -Okay, okay.-
-Quindi? Hai pensato a quello di cui ti parlavo?- insiste.
Sospiro. Non voglio mentire. -No.-
-Pensi di non essere potente?! Pensi che quello che ti è
accaduto sia normale?!- I suoi occhi lampano d'oro.
-Può darsi. O può darsi di no.- borbotto confusa.
-Non ho nessuna intenzione di scoprirlo.-
Questa è la verità. Sussulto, colpita dalla
rivelazione.
E' proprio così. Non voglio saperlo. Non voglio sapere
niente di tutto ciò.
Non voglio essere una strega superdotata, non voglio essere la nipote
malvagia di Medusa Gorgon.
Voglio essere semplicemente Adelle,
la piccola ingenua imbranata Adelle a cui i miei amici vogliono bene.
Qualcosa mi dice, però, che è chiedere troppo.
-Mi stai dicendo che temi il tuo potere?- Ancora domande!
-Basta, okay? Io non voglio avere niente a che fare con il
potere!
Voglio vivere la vita di una ragazzina normale. Voglio...-
-...essere come tua madre vuole che tu sia?- conclude Medusa sarcastica.
Inarco le sopracciglia stupita. -Come?-
-Ohh, su.- Fa un gesto annoiato con la mano. -Sappiamo entrambe che per
lei sei una delusione. Che non accetta la tua natura. Ha ragione, no?
Pensa che dolore ha sofferto, scoprendo che la sua unica bambina non
è una Meister come lei...-
Il battiti del mio cuore iniziano a scuotermi il petto. Come...
...come diavolo fa a saperlo?! A sapere...che è
l'interrogativo che più mi tormenta, da sempre?!
Devo farmi forza. Devo farmi coraggio. Forza. Coraggio.
Inspiro con decisione.
-Non sarà divenendo una strega perfida e spietata come te
che
migliorerò la situazione, però.- le faccio
freddamente
notare. Lei sorride.
-Non ti sto chiedendo di migliorare un bel nulla, cara nipotina.
Soltanto di lasciartela alle spalle. Lei, che non ti ama davvero per
quel che sei...lei, che ti cambierebbe volentieri con un'altra. Questo
non ti fa arrabbiare?! Questo non ti fa venire voglia di fargliela
pagare?!-
Le sue parole sono acido, letale veleno. Si insinuano subdolamente
nella mia testa, scivolano nelle vene in una carezza aspra e sgradevole.
Ma io sono forte, coraggiosa. Forza,
coraggio. Solo questo, e ce la farò.
-Pensaci su.- raccomanda mellifua, con un ghignetto insopportabilmente
falso.
Mi volto, arrabbiata, sentendo che pian piano perdo consistenza nel
sogno.
-Non me lo sogno nemmeno, cara
nonnina.-
Sparita.
Solo questa desolante, malinconica parola si ripete
incessante nei sussurri che ingombrano la sua mente stordita. Sparita.
Osserva ancora quella camera vuota, con il letto fatto, le
lenzuola senza una grinza, il mobile contro il muro vuoto e triste.
Non sembra più essere appartenuta a nessuno. E' sparita, senza
lasciare tracce. Fugace come la brezza, sfuggente come le onde.
-Non può essere.- ripete, incredulo e confuso, per la
quinta,
decima, centesima volta. O forse più. Che
importanza ha,
ormai?!
Shi lascia che le sue braccia scivolino lungo i fianchi. -Non riesco a
capire come possa essere successo. Stava male, durante il
viaggio...barcollava, era incerta sulle gambe, mormorava parole
incomprensibili. Credevo stesse male per il veleno! E poi, appena
arrivati a casa...le ho detto di andare a riposarsi. E' salita in
silenzio. Più tardi sono venuta a portarle qualcosa di caldo
da
bere...e...la finestra era aperta. Tutto deserto.- Scuote a testa
sconvolta. -Mio Padre ha mandato alcune pattuglie a cercarla, nelle
vicinanze...-
-Non capisci, vero?!- Theodore
si rende conto di stare urlando solo quando le parole sfuggono dalle
sue labbra. -Non capisci che è inutile?! Se
è andata
via di sua volontà, significa che a quest'ora potrebbe
essere
ovunque. Ovunque.
Se non vuole essere trovata, non la troveremo.-
Shi rimane basita per quelche istante, infine annuisce abbattuta. -Temo
che tu abbia ragione.-
-Ran non era malata. Non si sentiva debole per il veleno di Cassian.-
Theodore strizza gli occhi, quasi per non trovarsi costretto a guardare
in faccia quella realtà orribile, catastrofica. -Era la
follia.
Ran, lei...ce l'aveva detto. E' stata troppo vicina a suo cugino, per
troppo tempo. Ed è successo. E' impazzita.-
Quelle ultime parole riecheggiano nello spazio che li
divide, agghiaccianti.
-Oh, santo Cielo.- conclude Shi inorridita. -E...e adesso? Cosa
possiamo fare, noi?- Delutisce a fatica.
-Aspettare. Solo aspettare.- risponde il ragazzo, a malincuore. Stare
lì, senza agire, inutili come marionette prive di fili, lo
irrita tanto quanto lei. -Presto succederà qualcosa.-
E' inevitabile. E spaventoso,
ragiona attraversato da un brivido.
La figlia del Kishin si è destata. La follia
risorgerà.
Di nuovo.
E' tramonto inoltrato. Il cielo è rosso, rosso
sangue, come se riuscisse a prevedere che ben presto la terra
sarà imbrattata del medesimo colore.
Una figura avvolta da un manto nero avanza con placida
tranquillità. Si fa largo fra i rami fitti ed insidiosi del
bosco, fino a giungere ad uno spiazzo in cui riposa una gigantesca
fortezza.
E' abbandonata da molti, troppi anni; le finestre, miseri ritagli nella
pietra grigiastra, paiono occhi vuoti e bui. Le mura rovinate sono
ricoperte da tralci di piante rampicanti.
La figura avanza senza esitare.
-Aspetti! Che fa?! Non lo sa, che questa è una zona
vietata?! E' il vecchio castello di Medusa Gorgon!- Un turista, con
tanto di videocamera appesa al collo, la rimprovera dall'altra parte
della radura. Gesticola. -Non vede i cartelli?!-
L'incappucciata si volta lentamente.
-Ma davvero?- bisbiglia fra sè, con un mezzo sorriso. -Mi
dispiace annunciarle che lei si trova...come dicono? Ah, sì.
Nel posto sbagliato, al
momento sbagliato.-
Un istante. Un sibilo. Un tonfo.
-Ciao ciao, mio sfortunato amico.- sospira, per poi scoppiare in
un'irrefrenabile risata e ridere, ridere, ridere. Ancora ridere.
Una pozza di denso sangue scuro insozza l'erba, tingendo il verde
speranza d'un lugubre colore che sa di morte.
Note dell'Autrice: Se sei in ritardo mostruoso per postare batti le
mani! (Batto le mani.)
Okay, la battutina penosa qua ci stava. Ehi, se volete prendervela con
qualcuno, prendetevela con Ciel e Sebastian! (Indica due poveri
sventurati.) Ehm, sono i protagonisti di Black Butler, per chi non lo
sa. L'ennesima mia passione sorta all'improvviso! ^-^
Tornando alla storia...capitolo banale e poco interessante, questo.
Prometto di fare di meglio.
Un enorme grazie a tutti quelli che ancora seguono questa storia! Come
fate a non stufarvi di me?!
Lucy
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Capitolo 30 *** Una decisione avventata. Facciamo i bagagli, come procurare un ictus al proprio padre in...una mossa? ***
Una decisione avventata. Facciamo i
bagagli, come procurare un ictus al proprio padre in...una mossa?
Ed eccoci qui. Nell'unico posto dove non vorrei essere.
Sospiro e mi fermo, chiudo gli occhi davanti alla superficie scura
della porta di casa Stein.
-Uffa, Ace. Perchè toccano sempre a noi, questi compiti
ingrati?- mi lamento sottovoce. Il mio migliore amico, di fianco a me,
affonda le mani nelle tasche del giubbotto. Ha la fronte aggrottata ed
è insolitamente taciturno; persino una persona vivace e
ottimista come lui si è resa conto dell'estrema
gravità
della situazione.
E' un po' sconfortante, in un certo senso: è sempre stato un
bastone d'appoggio, pronto a farmi tornare il sorriso e sciogliere la
tensione. Non mi piace vederlo così.
Nessuna risposta, solo una distratta scrollata di spalle. Stringo
più forte il giornale che tengo fra le dita.
Infine, con un movimento lento e misurato, premo il campanello. Dling dlong, risuona
metallico.
Silenzio, poi rumori indistinti e passi affrettati.
La porta si apre. Theodore ci fissa, inarcando le sopracciglia. I suoi
capelli caffelatte ricadono scompigliati sul collo, le
occhiaie
viola pallido raccontano notti inquiete.
-Che volete?- taglia corto. Non è certo un gran momento per
lui;
non viene a scuola da giorni -tanto non ne ha bisogno, in fondo, percui
nessuno lo costringe-, non parla, non esce.
E, ragiono sconsolata, non sono qui migliorargli la giornata.
-Ciao.- saluto nervosamente, spostando il peso da un piede all'altro.
Ace gli fa un cenno con il capo, poco loquace.
Una pausa imbarazzante. -Ecco...vedi, ehm, abbiamo delle
novità. Novità per te su...su Ran.- concludo
fioca.
La sua espressione cambia radicalmente. Sgrana gli occhi grigio
intenso, incredulo ed euforico. Il suo viso sembra illuminarsi. Di
speranza, di felicità.
-Cosa?! Davvero?! Avanti, parla! Dov'è? Come sta?-
Mi sento male.
-Hai letto il...il giornale di oggi?- domando invece. Lui corruga le
sopracciglia, irritato.
-No. Allora, queste novità?!-
-Q...qui.- Gli tendo la rivista. Lui lo prende, perplesso. Vedo i suoi
occhi scorrere la pagina.
Nulla sembra attirare la sua attenzione. Indico un titolo a lettere
cubitali.
-Un piccolo villaggio è stato raso al suolo in circostanze
tutt'ora misteriose.- spiego brevemente. Lui legge rapidamente qualche
riga, scettico.
-E quindi?-
-Sappiamo solo che chiunque sia il responsabile...è capace
di scatenare un enorme potere distruttivo. Enorme-potere-distruttivo.-
sillabo calcando ogni parola. -Piuttosto strano anche il fatto che il
paese si trovasse nelle vicinanze dell'antico maniero di Medusa.-
Theodore pare ancora confuso. -Voi credete che sia stata...?-
Annuisco piano con il capo.
-Che prove avete?!- scatta innervosito. -Non è la sola ad
avere
abilità straordinarie! E cosa diamine c'entra Medusa?!-
-Quel castello è uno dei luoghi più pericolosi.
Dentro vi
sono ancora celati residui dell'antica follia che vi regnò
molti
anni anni fa: a contatto con nuova follia, reagisce come la benzina con
una fiammella.- racconto, così come mia madre l'ha spiegato
a me
ieri sera.
-Che cosa sarebbe andata a fare, lì?- insiste Theodore
scontrosamente. Sbuffo impaziente.
-In che lingua preferisci che ti dica che vuole...vuole diffondere la
follia ovunque?! Come suo padre prima di lei?! Andiamo, Theodore, non
essere ingenuo!-
Cala un silenzio sepolcrale. Dopo qualche istante, mi rendo conto che
sia il ragazzo che Ace mi stanno studiando stupiti.
Okay, devo avere esagerato un po'.
-Scusa, va bene? Ma non puoi continuare a credere che lei...che lei sia
sempre la stessa Ran. Non l'amica che noi abbiamo conosciuto! Questa
è diversa. E' il suo...lato oscuro.-
Solo mentre pronuncio queste parole ne avverto il reale significato, la
reale consistenza. Rabbrividisco istintivamente.
Stiamo parlando di qualcosa di molto più corrotto e malvagio
di
quanto si possa mai immaginare, di un potere devastante e terribile.
Tace. I suoi occhi plumbei sono vuoti, persi in pensieri a cui mi
è impossibile avere accesso.
Infine sembra riacquisire vitalità. Si volta e procede
spedito verso le scale.
-Ehi, dove vai?!- esclama Ace.
-A fare i bagagli.- risponde secco. -La vado a prendere.-
-Tu non ti muovi di qui.-
Marie
Majoir si piazza davanti alla porta. Le braccia conserte, gli occhi
nocciola accusatori puntati sul figlio, sembra decisa a non spostarsi.
Theodore rotea gli occhi al cielo. -E' una mia decisione.-
-Ed è stupida! Una decisione stupida!- sbotta lei
furente, le guance infiammate di rosso acceso.
-Non puoi impedirmelo.- chiarisce lui, sistemandosi lo zaino rigonfio
sulla spalla.
-Oh, certo che posso. Lo sto facendo in questo preciso momento!-
replica lei, puntando bene i piedi.
-Beh, con il tuo permesso o no, io partirò comunque.-
-E sentiamo. Cosa hai intenzione di fare?- Un rollare pacato indica che
la fedele sedia di Stein si sta avvicinando. Il professore squadra
Theodore con scettismo, un sigaro fra le labbra. -Arrivare e dire "Su,
non distruggere il mondo, vieni a casa con me che ti porto in un bel
posto con le pareti imbottite bianche, dove ci saranno tante persone a
capirti"?-
Il ragazzo digrigna i denti. -Potresti piantarla di sfottere, per una
dannatissima volta?!-
-Mi stavo solo informando sui tuoi piani. A quanto deduco, non ne hai.-
ribatte il padre.
Theodore resta in silenzio per qualche istante, ragionando su cosa
dire. -Lei non è veramente così.-
-Non è veramente una pazza sadica o non è
veramente un demone assetato di sangue?!- strilla Marie.
-E' una ragazza normale.- Theodore riduce gli occhi a due taglienti
fessure. -O meglio, potrà esserlo solo quando voi la
smetterete
con questi sciocchi pregiudizi basati solo su un legame di sangue di
cui nessuno, tantomeno lei, può essere responsabile.-
-Da quello che c'è scritto qui,- la madre solleva il
giornale.
-mi sembra che questi "sciocchi pregiudizi" non siano poi
così
infondati, o no?-
-No.- risponde l'altro. -Adesso non è in sè, non
si rende
conto delle sue azioni. Proprio come accadeva a me. Ti ricordi gli
attacchi? Non era mai colpa mia, ripetevate. Perchè adesso
allora la colpa è di Ran?-
-E'...diverso.- conclude Marie incerta.
-Non è affatto diverso. E' uguale. Proprio per questo io la
farò rinsavire.-
-E come?!- esplode la donna, disperata. Il figlio scrolla le spalle.
-Che ne so?! Qualcosa mi verrà in mente. Ma se non ci provo,
fallirò di certo.-
Scosta con delicatezza il corpo della madre, per uscire.
-Fermo là.- Un bisturi sfreccia accanto al suo orecchio. Il
ragazzo lo afferra e rilancia al mittente.
-La tua audacia è imprudente e stolta.- afferma Stein piano,
rimirandosi nel riflesso della lama. Theodore rimane a fissarlo
impassibile.
-...ma è la tua scelta? Benissimo. Affrontala.
Però
ricorda che ogni decisione prevede delle conseguenze.- termina
voltandosi sulla sedia.
Il figlio annuisce semplicemente con un cenno del capo. -Sono
responsabile di me e delle mie azioni.-
-Come puoi mettere a repentaglio la tua vita per un demone del
genere?!- Marie scoppia in singhiozzi, distrutta.
Lui la guarda, una nuova sincerità negli occhi d'argento.
-Mamma, io credo di amarla.-
E si allontana, rapidamente, lasciando la povera donna a osservare la
sua figura lungo il vialetto.
-...oh, mio Dio.- mormora.
-E' un bravo ragazzo.- ragiona Stein fra sè. -Se la
caverà, vedrai.-
Ma forse, pensa Marie, sta solo cercando di rassicurarsi.
-Pensavi forse di partire da solo, cretino?!-
Theodore si volta sorpreso, per ritrovarsi davanti tutti quanti noi.
Io ed Ace, naturalmente, poi Shi con Mickey stretto al braccio (Wowwww, si va in gitaaaa!!!),
Silver*Star con una coda di cavallo lunga fino al terreno (Volevi rubarmi il centro della
scena, vero?! Ahahah, impossibile!), affiancata dalla
Meister, Natasha, con un'aria risoluta; Jackson gli sorride allegro,
mentre la piccola Ella piagnucola qualcosa tipo "Voglio venire anch'io, non
è giuuusto...".
Theodore è sospettoso. -I vostri genitori sono consapevoli
di questa storia?!-
Sguardi colpevoli e imbarazzati lampeggiano qua e là.
Sento un tuffo al cuore. -Ohh, a papà verrà un
ictus quando scoprirà che sono scomparsa!- gemo pietosa.
Dopotutto l'ho deciso io, non si piange sul latte versato.
-Magari.- scherza Ace. Almeno, spero stia scherzando.
-Addy Chooop!- Oggi non sono proprio dell'umore giusto per le sue
battutine cattive.
Si massaggia il cranio sofferente. -Dài, non arrabbiarti! Lo
stai facendo per una buona causa. Per salvare Ran.-
-Sì.- concordo poco convinta.
Chissà se
c'è ancora qualcosa da salvare.
-Vabbè, venite. Fate quello che vi pare, non
impedisco niente a nessuno, io.- è il commento indifferente
di Theodore. -Ma se vi ammazzano non voglio casini.-
Nahh, è tutta una sceneggiata! E' contentissimo di vederci,
in realtà!
Forse.
-Un'informazione.- chiede Jackson riluttante. -Dove dormiremo?-
-Io ho una delle mie Carte Platino qui.- risponde Shi con un
sorriso. -Magari riusciamo pure a trovarci un bell'albergo.-
-Urrààà!- ride Mickey. -Viva il
platino, viva la sorellona, viva
le giraffe!-
-Albergo? Parli sul serio?- Theodore non sembra
più tanto scocciato dalla sua presenza.
-Yahoooo! Inizia
l'avventuraaa!!! La Grande Silver*Star e la sua cricca alla
riscossaa!!!- La figlia di Black*Star saltella impaziente.
-La sua cricca?!-
protesta Shi offesa. -Io non sono la "cricca" di nessuno!-
Iniziamo ad avviarci, volenterosi.
-Io voglio la vasca idromassaggio!- esclama Ace.
-Non iniziate a rompere.- borbotta Theodore. -Ne ho già
piene le scatole di voi...-
Mi volto, ad osservare i cancelli di Death City. Arrivederci, saluto
la città dove sono nata, con un po' di malinconia.
Spero proprio che torneremo tutti sani e salvi. E' la miglior cosa che
posso augurarmi.
Note dell'Autrice: No, non ho più la forza di aggiungere una
sillaba. Scappo, letteramente.
Scusate solo gli ormai irrimediabili ritardi, spero che la storia
continui a piacervi come sempre! Altrimenti non esitate a dirmelo,
Lucy
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Capitolo 31 *** Una notte inquieta. Incubi e sensi di colpa mi tormentano, ho solo bisogno di sentire che andrà tutto bene? ***
iuygy
Una notte inquieta. Incubi e sensi di
colpa mi tormentano, ho solo bisogno di sentire che andrà
tutto bene?
La sala è fiocamente illuminata, il buio è denso
come l'inchiostro.
Candele flebili riflettono una luce spettrale sulle pareti rosso scuro,
tingendole di sangue.
Vedo la sagoma di qualcosa. Un trono.
Sì, è un grande trono, a cui si ha accesso
tramite pochi gradini.
E' nero, interamente cosparso di inquietanti occhi sottili, le cui
pupille tonde e vitree fissano il vuoto.
C'è una ragazza, stavaccata sopra con indolenza. Ha una
cascata
di boccoli bronzo che scivolano lungo i fianchi, uno sguardo fiammante.
I piedi sono accavallati su un bracciolo imbottito, le gambe sinuose e
snelle lasciate scoperte da un vestito viola di tulle lucente. Il suo
sorriso aguzzo e sardonico è fin troppo semplice da
riconoscere.
Ran.
Accanto a lei, alla sua sinistra, ce n'è
un'altra.
E' sospesa in aria, a gambe incrociate. Indossa un top di perline con
una sola spalla, una minigonna cosparsa da strass e gemme scintillanti.
I suoi lunghissimi capelli rosa pallido sono posati sul
terreno, morbidi, come un mantello di seta. Il suo viso è
diafano, bello ma freddo.
Il buio sul terreno, ai piedi dei gradini, si dirada.
Un mucchio di cadaveri straziati, mutilati, sanguinanti giacciono come
marionette rotte. Ran ride. La sconosciuta ride.
Riesco a cogliere a malapena il colore dei suoi occhi pesantemente
truccati di nero, affilati e crudeli.
Verdi.
Quella sono io.
Questo può
essere il tuo futuro...se lo vuoi.
Ansimo, spalanco gli occhi. Il mio viso è premuto contro la
stoffa della federa ruvida di un cuscino. Mi sollevo lentamente, per
poi strofinare le guance calde.
Il cuore pulsa nel petto all'impazzata, tanto forte da riuscire a
distinguere ogni battito deciso e pesante.
Ma che razza di sogno è stato questo?, mi chiedo irritata. E
sì, lo ammetto, un po' spaventata.
Qui c'è lo zampino di nonna Medusa, poco ma sicuro. E' stata
lei, quella sadica! Ci tiene proprio a vedermi soffrire, eh?!
Ma a che scopo farmi assistere ad una scena del genere?! Può
solo ottenere il risultato di farmi rimanere ancora più
salda
nelle mie convinzioni.
Sbuffo frustrata, sprimacciando il cuscino.
Siamo in un piccolo hotel poco lontano Death City, non abbiamo fatto
tanta strada. Però Theodore ha il navigatore satellitare nel
cellulare e quindi sa perfettamente il tragitto che dobbiamo seguire,
perciò non rischiamo di vagabondare a vuoto.
Abbiamo preso quattro camere: una per Shi e Mickey, una per Natasha e
Silver (che ha fatto un sacco di storie, del tipo "Io sono una Big e
merito una stanza solo per me!", ma alla minaccia "o così o
dormi fuori sul marciapiede" si è adeguata), una per
Theodore e
Jackson e, nell'ultima, stiamo io ed Ace.
Non è niente male: l'arredamento è semplice,
essenziale,
con due letti singoli, una scrivania, una piccola tv e degli armadi, ma
il bagno è pulito e le lenzuola profumano di lavanda. Riesce
a
farmi sentire stranamente a casa, nonostante questa situazione assurda.
Davvero, non posso credere che stia succedendo sul serio: io, la figlia
modello, che scappo senza dire nulla. E per andare incontro alla
follia...incontro all'esperienza più pericolosa della mia
vita.
La mia partenza clandestina mi impedisce di dormire sonni sereni.
L'angoscia mi perseguita, mi pugnala impietosa come un assassino
feroce. Mi pento sempre di più di non avere avvisato i
miei...beh, insomma, dato che sia Marie che Blair sanno la nostra
destinazione ben presto sarà nota anche a tutti gli altri.
Almeno sapranno che sono viva.
Ma con che faccia tornerò?! Saranno arrabbiati...anzi,
furiosi,
oltre ogni immaginazione. Invidio Ace, che ha potuto essere sincero con
sua madre -tanto lei lo lascia andare ovunque. Non che non le interessi
di lui, solo che crede nella piena libertà di azione.
Mi siedo sul materasso, facendo cigolare appena le molle. Il cielo,
oltre alle tende bianco pallido, è nero e gelido, cosparso
da
fioche stelle a malapena distinguibili.
Lo sguardo mi cade sul display della radiosveglia sul comodino. A
caratteri rossi e squadrati, leggo 00:53.
Accidenti, sospiro in silenzio. E' ancora prestissimo,
devo sforzarmi di dormire.
Osservo la figura addormentata di Ace, avvolta dalla trapunta. E'
disteso su un fianco, scorgo appena la sua chioma argentata e soffice.
Sorrido intenerita.
Eccolo qui. Fin da quando eravamo bimbi di tre anni stavamo sempre
insieme, nella cassetta di sabbia del parco giochi o a guardare
videocassette di cartoni animati in televisione, a bisticciare e
scambiarci caramelle. Ed ora, dopo tutto questo tempo, siamo ancora
uniti da un legame indissolubile.
Questo maledetto sogno s'insinua ancora nella mia mente confusa. Era
una scena che rappresentava...il mio futuro.
Quella sconosciuta, quella strega insieme a Ran, dagli abiti succinti e
maligni occhi carichi di eyeliner...ero io?! Io, Adelle Gorgon?!
E' inconcepibile. Come potrei mai divenire una creatura così
malvagia, così oscura? Tanto da...torturare, uccidere delle
persone?!
Può anche darsi che io abbia incredibili poteri, ma se pensa
davvero che farei cose del genere Medusa è proprio
un'illusa.
E poi, cos'è questa storia di mia madre?! Lei mi ama per
quello
che sono. Non...non vorrebbe un'altra figlia. No. Non può
essere
così.
Credo.
Un grugnito. Mi accorgo che Ace ha gli occhi sornionamente socchiusi, e
mi sta guardando con un piccolo sorriso.
Abbasso il capo imbarazzata. -Che c'è? Come mai ti sei
svegliato?-
Lui rimane zitto per un po'. L'espressione divertita muta lentamente in
una più assorta.
-Pensavo alla possibilità di morire, Addy.- Porta le mani
dietro la testa, serio.
Non credo si averlo mai visto così cupo. Non lo ritengo
certo un
ragazzo superficiale, ma nemmeno tanto riflessivo. Solitamente liquida
tutte queste cose con un "sciocchezze".
Stringo le labbra. -Hai paura?-
-Sarei stupido se non ne avessi. Ma...temo ancora di più per
voi, sai?- La luce tenue di quelle stelle flebili illumina i suoi occhi
di mille bagliori. -Per Shi e Silver e Theodore, e tutti
quanti.
Ma soprattutto per te.- Ora sembra talmente maliconico, quasi queste
parole uscissero squarciandogli le labbra...Stento a riconoscere l'Ace
di sempre, quello frivolo e beffardo e immaturo.
Che stia, in qualche modo....crescendo? L'idea, così strana
e nuova, mi mette a disagio.
In questo momento ho solo bisogno di familiarità, d'una
finta
normalità che compensi la mancanza di quella vera. Voglio
essere
rassicurata, voglio qualcuno che mi abbracci e mi dica che
andrà
tutto bene, che è tutto sotto controllo. Che non
morirà
nessuno.
Morte. Una parola così terribile, con cui noi abbiamo
già
a che fare. A quattordici anni non bisognerebbe preoccuparsi della
morte, però.
Smettila, mi
impongo brusca. Sei tu
che sei voluta venire. Non ti ha obbligata nessuno.
-Ohh, anch'io ho paura, Ace. Tanta.- La mia voce
è un
bisbiglìo tremante, incerto. Mi sento proprio
così.
Piccola, sola, spaventata. A vagare a tentoni nell'oscurità
più totale e terribile.
Voglio tornare a casa. Voglio essere al sicuro. Voglio...
...è tardi. Non posso desiderare più nulla. Il
destino non concede scelte. E' già tessuto.
Cala un silenzio instabile, inquieto. Troppi dubbi vagano nelle nostre
anime senza pace.
-...ehi? Vuoi venire a dormire qui con me?- sussurro, talmente piano
che solo Ace può avermi sentito.
Lui non risponde, ma sento il piumone del letto di fianco frusciare.
Dopo qualche istante, Ace si intrufola sotto le coperte calde, accanto
a me.
Mi rannicchio da un lato, per fargli posto. Sprofonda la chioma
arruffata nel cuscino. Il suo respiro leggero, il suo profumo -qualcosa
d'indefinibile, che sa di casa e giochi all'aria aperta- sono
rassicuranti.
-Meglio?- chiede, con un sorriso esasperato ma anche affettuoso.
-Sì, meglio.- Ora tutto è più caldo.
Ora posso dormire, lo so.
Infatti, appena socchiudo le palpebre, un sonno lieve e dolce come la
prima neve mi assale e intorpidisce i miei sensi, fino a condurmi
laddove i sogni non sono un indefinito tormento.
Ma soltanto sollievo da questa dura realtà.
Note dell'Autrice: Eccomi qui! ^-^
Allora, questo è soltanto un capitolo intermedio per
spiegare i sentimenti che Adelle prova. Mi è sembrato giusto
dedicarcelo tutto, per dare più spazio agli avvenimenti in
quelli successivi.
Naturalmente ho anche cercato di sottolineare il legame fra Ace e
Adelle, che mi sembra molto importante.
Okay, spero di riuscire ad aggiornare al più presto!
Recensite, fatemi contenta! ^-^
Lucy
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Capitolo 32 *** Notizie dall'America. Dove Jackson sconvolge Theodore e Grace mette in imbarazzo il più gelido dei ragni? ***
dbejkd
Notizie dall'America. Dove Jackson
sconvolge Theodore e Grace mette in imbarazzo il più gelido
dei ragni?
Theodore guarda fuori dalla finestra. Buio. Solo questo vede, buio.
Lei è là, in quella massa di fredde e ignote
tenebre
indistricabili, da qualche parte. Tante volte aveva stretto la promessa
di non pensare più a lei, e troppe volte l'aveva infranta.
E' impossibile. Quel viso niveo ed incantevole non smette di
perseguitarlo, ancora e ancora, colmando la sua mente ormai esausta di
ricordi assillanti.
La prima volta che
l'aveva vista, in quel parco. Gli occhi di granato che l'avevano subito
ipnotizzato.
Questo faceva Ran, lo ipnotizzava. L'ha reso ormai succube
di
lei, incapace di resistere senza la sua voce di seta e i suoi sorrisi
insinuanti.
E poi tutte le altre
volte, in cui l'aveva ammaliato sempre di più...
Percepisce la sua mancanza come un dolore fisico, una
fitta lancinante al petto che divora ogni altra emozione.
Faccio pena, si
schernisce disgustato.
Mi comporto come una ragazzina innamorata. Devo smetterla con queste
sceneggiate e reagire.
Eppure no, eppure i ricordi non si placano. Si succedono,
concitati e confusi.
"Il mio nome
è Ran. Tu sei Theodore, vero?"
"Ran, l'orchidea. Un nome inoffensivo. Perchè i nomi sono
potenti. Ma il sangue di più."
"Chi sono veramente? Qualcosa di unico. Come mio padre."
-Theodore?-
Il ragazzo si scuote improvvisamente. -Uhm? Sì, cosa
c'è?- borbotta preso alla sprovvista.
Jackson si stringe nelle spalle. -No, niente. Ti stavo solo dicendo che
io spegnerei la luce e andrei a dormire, se per te va bene.- E' alla
soglia della porta del bagno, con indosso un pigiama verde.
-Oh, certo. Benissimo.- concorda l'altro, distratto. -Anch'io ho sonno.-
-Okay.- Il ragazzino s'infila sotto il piumone del letto di fianco al
suo. Si allunga, clicca l'interruttore sulla parete. La camera
sprofonda nell'oscurità.
Qualche istante di silenzio.
-Ehi? Posso farti solo una domanda?- bisbiglia Jackson esitante, dopo
una pausa.
-Mmmh.- bofonchia Theodore, senza sprecarsi.
-Ecco, mi chiedevo...perchè insisti così tanto a
salvare
Ran? Voglio dire, è giusto. Ma sembra quasi ossessionarti.-
mormora lento.
-Perchè...perchè è mia amica. Ed
è stata
tanto infelice, in passato. Voglio solo assicurarle un po' di pace.- si
giustifica brevemente, grato alle tenebre capaci di occlutare il
rossore sulle sue guance -proprio come una ragazzina innamorata!
-Ci tieni tanto a non fare macchiare di delitti...l'anima della figlia
di un Kishin?- ribatte stupito.
Theodore stringe i pugni convulsamente. -No, non l'anima della figlia di un Kishin. L'anima
di Ran. E'
diverso. Dovete smetterla tutti di identificare l'una con l'altra! Ran
non è affatto quello che credete, non può
esserlo.-
-Non può esserlo...o tu non vuoi che lo sia?- Silenzio.
Silenzio. Un silenzio di pietra e orrore.
Theodore non risponde.
-Lascia...lascia perdere, okay? Fai come se non avessi parlato, ti
prego! Non volevo ferirti, scusa. Buonanotte.-
Jackson, dopo aver pronunciato in fretta queste parole, imbarazzato, si
rigira nel letto e tace.
Non può
esserlo...o tu non vuoi che lo sia?
Quella notte Theodore non riuscì a dormire.
Grace canticchia fra sè, trasognata. Si tratta di uno di
quei
ritornelli di cui la radio ti martella in continuazione, non conosce
nemmeno le parole. Ma in fondo non importa.
Ha le mani affondate nella pasta oro pallido del pane, la
sforma e
la plasma, divertendosi come una bambina. Ha sempre adorato cucinare,
una delle uniche cose che, nonostante la sua sbadatezza, le riesce
molto bene.
C'è qualcosa di magico nel mangiare del cibo genuino,
fresco,
appena tirato fuori dal forno. Cucinarlo, poi, lo è ancora
di
più.
Inoltre un piatto è capace di molte cose. Può
affascinare, può rallegrare...può sedurre. Le sue
guance
prendono improvvisamente fuoco.
Mah, sarà che
qui fa caldo, ragiona imbarazzata.
D'improvviso sente qualcosa. Solleva il capo, stupita.
Già di
ritorno? si
chiede perplessa. Pulisce in fretta le mani con uno strofinaccio, si
ravviva i ciuffi biondi che sporgono dalla cuffietta ed attraversa la
cucina spolverata di farina, costeggiando i tavoli ingombri di pietanze
fumanti. Raggiunge la finestre dalle tendine a quadri rossi, la apre.
Una leggera folata di vento soffia, aiutando una piccola farfalla
azzurra a scivolare all'interno della stanza.
La strega sorride, sollevando una mano e permettendole di posarsi
delicatamente sulle sue dita.
-Come hai fatto in fretta, mia adorata.- La farfalla sbatte piano le
sottili ali acquamarina.
-Su, racconta.- Grace torna a riavvicinarsi ai fornelli, accostando
l'animale all'orecchio. -Cosa combina Ran, eh?-
-Mio Signore...mio Signore!-
Cassian sbuffa silenziosamente, alzando gli occhi dalle pagine del
libro che sta leggendo. E' un antico volume dell' Ottocento, conservato
nella biblioteca del castello da secoli.
-Ormai questa tua maniera rumorosa e seccante di irrompere al mio
cospetto è divenuta un'abitudine.- commenta innervosito.
Lei si inchina tanto da sfiorare le ginocchia con il capo.
-Sono costernata, davvero. Ma è...è...molto
importante...mio Signore.- ansima faticosamente.
-Allora? Sto aspettando.- ribatte lui asciutto.
-Ran sta...devastando l'America! Ha distrutto villaggi e villaggi, ha
devastato intere zone! La follia ha preso il sopravvento. Dicono
che...che sia giunta la fine. Per la seconda volta.-
La cameriera attende in silenzio la reazione di Cassian. Ma lui non
parla.
Infine chiude il libro. -Molto bene. Confesso che non mi stupisce
granchè. Sospettavo ormai da tempo che sarebbe finita
così...- Si alza. Il libro si chiude con un tonfo. -Che
avrebbe
seguito le orme del suo dannato padre. Non vi potrà mai
essere
nulla di buono in lei.-
Schiocca le dita. -Prepara la limousine, Grace. Prenota due biglietti
di prima classe per Death City.-
-Di nuovo? Vuole tornarci?!- domanda lei, incredula e intimorita.
-Certo. Non le permetterò di vincere.-
Grace deglutisce. -Ma può essere pericoloso...per lei, mio
Signore...potrebbe ferirla! Ora Ran è al culmine della sua
potenza...-
Cassian la zittisce con un cenno. -Basta. Non accetterò
ulteriori repliche. Voglio ucciderla e mettere fine alla sua vita, e
questa è l'ultima occasione che mi viene offerta. Comunque
non
ti costringerò a venire con me da Ran, se è di
questo che
hai paura.-
Tace per qualche istante. -Io la seguirò sempre, ovunque lei
vada. Non mi sentirò mai al sicuro tanto quanto al suo
fianco.-
Arrossisce, sotto il suo sguardo di marmo viola.
Anche Cassian rimane spiazzato. -...oh. D'accordo, come preferisci.-
Ed esce per primo dal salone, cercando in ogni modo di soffocare
quell'impulso vergognoso e sciocco di sorridere compiaciuto, come un
cretino.
Note dell'Autrice: Fine, per questa volta! Non ho scritto molto e
nemmeno grandi cose, me ne rendo conto. In ogni caso, adoro
parlare di Cassian e Grace. ^-^
Prometto però che dal prossimo capitolo torniamo alla storia
-ovvero i nostri protagonisti si rimettono in viaggio. Cosa
accadrà? Ahah...non potete davvero sperare che ve lo dica.
Vi tocca continuare a leggere! Mi scuso in anticipo per il capitolo
misero,
Lucy
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Capitolo 33 *** Il viaggio continua. La ladra di brioches rimarrà nella storia, presso il castello di Medusa dilaga la paura? ***
Il viaggio continua. La ladra di
brioches rimarrà nella storia, presso il castello di Medusa
dilaga la paura?
-Siete tutti pronti?- Theodore, già con una mano stretta
alla
maniglia della porta della reception, ci fissa accigliato ed impaziente.
Pronti?! Silver, svegliatasi solo grazie ad una secchiata di acqua in
faccia da parte di Natasha, non fa altro che brontolare il suo
disappunto a chiunque le capiti a tiro -Jackson, il barman, una
cameriera con le braccia cariche di asciugamani-. Ace ronfa beatamente
sulla mia spalla, sbavando come un pastore maremmano (potessero vederlo
adesso, le nostre compagne che lo definiscono tanto figo!), ma questa
non è una novità. Mickey ha scoperto che sul
bancone
c'è un campanello di ottone che, se premuto, fa dling dlong!
quindi non fa altro che schiacciarlo imperterrito, ridendo
spensieratamente. Solo Shi sembra essere animata da buone
intenzioni, con la camicetta linda e la gonna senza una piega, lo zaino
con il famoso logo della Shibusen sulle spalle.
Dalla mia posizione sul divanetto decido di aiutare quello sventurato
di Theodore:
scuoto vigorosamente il mio migliore amico finchè non si
sveglia
bofonchiando qualcosa d'incomprensibile, supplico Silver*Star usando la
sua grandiosità contro di lei -ma come, un'onnipotente dea come
te non è capace di svegliarsi un'oretta prima del solito?- ed
attiro con astuzia Mickey, con una caramella dalla carta gialla
maculata di marrone.
-Bene, in marcia, truppe!- sbotta Thodore con enfasi.
-Ma senti...- Jackson, con una grossa brioches traboccante di
marmellata fra le mani, aggrotta la fronte. -Non possiamo almeno finire
di fare colazione? E' brutto mangiare per strada...-
-Pazienza.- taglia corto il ragazzo, gelidamente. -Non è
morto nessuno, finora.-
-Sicuro?- farfuglia l'altro, seguendo a malavoglia il gruppo che si
spintona allegramente.
Finalmente -per la felicità del personale dell'hotel, che
fra
Silver e Mickey non ci sopportavano proprio più- riusciamo
ad
uscire.
Il vento del mattino mi sferza le guance, arrossandole. Fa freddo, ma
questa brezza frizzante mi fa sentire piena d'energia, pronta per
quella che si prospetta una bella camminata.
La strada asfaltata si snoda davanti ai nostri occhi, perdendosi
all'orizzonte, illusoriamente senza fine.
-Dove andiamooo?- domanda stolidamente Mickey, voltando ripetutamente
la testa a destra e sinistra, tanto in fretta da fare scrocchiare il
suo collo in modo innaturale.
Natasha inarca un sopracciglio, apatica. -C'è una sola
direzione possibile, mi sembra.-
-Infatti andremo di là.- Theodore, lo sguardo puntato
attentamente sullo schermo del suo iPhone, indica l'autostrada.
-Dovremo proseguire fino al prossimo paese, poi imboccare una via
secondaria, creata appositamente per facilitare il passaggio dei
turisti nel bosco.-
-Ma che cosa ci
sarà mai, di tanto interessante...uhmphf... in uno stupido
ammasso di alberi?!- Silver*Star,
ingurgitando in modo poco elegante la brioches di Jackson tutta intera,
lo fissa sprezzante. L'altro la fredda con lo sguardo.
-Non saprei. Qualcosa di stupido
come il covo di una strega tanto famosa da essere
destinata a rimanere per sempre nella storia, per esempio?!-
-Nella storia, pfui! Non
ci
sarà spazio, nelle pagine dei libri, per una vecchia donna
serpente ammuffita! Saranno già riempite, anzi, straripanti
della mia luminosa immagine! Senza offesa, Adelle.-
Sorrido pacatamente. -Non preoccuparti.- Trattengo una
risata: chissà cosa direbbe la nonna, sentendola...
-Sentite.- Shi mette le mani sui fianchi, irritata. -Possiamo rimanere
qui a chiacchierare, fermi sul marciapiede, come dei citrulli oppure
darci una mossa! C'è in gioco la sorte
dell'umanità, non
so se mi spiego.-
-Hai ragione. Forza, sbrighiamoci! Hop, hop!-
Theodore inizia a battere le mani in modo fastidioso. Mi sa che, a
furia di pensare che presto diverrà insegnante, ne sta
acquisendo involontariamente le caratteristiche.
E, mentre ci incamminiamo ridendo e strillando, mi rendo conto della
mia incalcolabile fortuna ad avere degli amici come loro...come farei,
senza questi pazzi?!
-Ecco, la strada è da questa parte, fino in fondo, sulla
destra.
Dovrebbe esserci anche un'insegna, non potete sbagliare.-
Una fruttivendola indica una via fra quelle che vi appaiono davanti,
con il braccio abbronzato dalle mattinate di lavoro al sole.
-La ringrazio. Buona giornata.- saluta Theodore, brevemente. Fa per
girare i tacchi.
-Aspetta! Dove volete andare? Non avete sentito quello che dicono in
giro?- ribatte lei, sistemando delle mele nel cesto sottobraccio dentro
una cassa di legno, sulla bancherella.
-A dire il vero no.- risponde il ragazzo, increspando appena la fronte.
-Di che si tratta?-
Lei sgrana appena gli occhi, nervosamente. -Ecco...dicono che la causa
della distruzione di tutti quei villaggi...venga da lì.
Qualcosa, o qualcuno,
abita il castello della strega Medusa e porta la morte ovunque
desideri. Un potere immenso, impossibile...- deglutisce terrorizzata.
-Si vocifera persino...che si tratti...del nuovo Kishin.-
Quell'ultima parola viene pronunciata in un sussurro,
pianissimo, con un timore sordo e viscerale. Theodore stringe
infastidito i denti. Quella parola sta cominciando ad odiarla.
-Oh, è questo. Non si preoccupi per noi, staremo bene.-
commenta
con leggerezza, magari troppa. Non ne è così
sicuro, in
verità. Ma che importanza ha, ormai, arrivati fin qui?!
-Piuttosto, lei.- aggiunge pensoso. -Non ha paura che il suo paese
possa essere distrutto dal...Kishin?-
La donna sorride amara. -Tenendo conto che è così
vicino al castello, probabilmente sarà la prossima
meta.-
-Allora perchè è ancora qui a vendere verdura, se
posso permettermi, invece di scappare?- chiede stupito.
-Semplicemente...perchè questa è la mia casa, e
quella di
molti altri. Abitiamo qui da quando siamo nati.- Allarga le braccia,
indicando l'ambiente circostante. -Se il villaggio sarà
distrutto, moriremo tutti insieme a lui. Questa sarà la
nostra
sorte.- Tace, ci pensa su. -Ma, in fondo, se il Kishin
acquisirà
tanta forza da soggiogare il mondo, il destino d'ogni individuo
sarà il medesimo. Mi spiace tanto per voi giovani, che avete
ancora una vita davanti...-
E Theodore viene assalito da un'intensa malinconia, un'intensa
pietà per
quei cittadini che vogliono crollare con gli edifici del paese che
amano.
Capisce, per la prima volta, che deve davvero fermare Ran. Non solo per
lei, non solo per se stesso -lo ammette, per certi versi il suo
è egoismo-, non solo per Death City ma per tutti.
Per il bene d'un numero di persone tanto elevato da non riuscire
nemmeno lontanamente ad immaginarlo.
-Spero che lei sia fortunata, signora.- conclude Theodore, con un cenno
di saluto, augurandoglielo davvero in cuor suo.
Avviandosi verso i suoi amici, sorridenti ed impazienti di proseguire,
osservando quei volti stanchi ma felici, promette a se stesso che si
sacrificherà per loro proprio come loro stanno facendo
adesso per lui. Che li proteggerà, sempre, comunque,
indiscutibilmente da tutto e da tutti.
Ebbene
sì, anche
da Ran,
se ce ne sarà bisogno.
Theodore? Dove sei,
Theodore? E dove sono io?
Ahahahahahahah!
Note dell'Autrice: Non ho scuse. Lo so. Lapidatemi, ora.
U.U
Questi ritardi nell'aggiornare dovrebbero essere reati punibili
legalmente. Ecco.
Faccio schifo, perdono, perdono! Mi odio. Sono un rifiuto umano!
(crolla a terra battendo un pugno a terra)
Okay, okay, mi ricompongo. In definitiva: nel prossimo capitolo
arriveremo al punto o no, dannazione?!
E la risposta è sì! Finalmente i nostri eroi
arriveranno alla tanto temuta fortezza...cosa accadrà? Di
tutto e di più.
Bene, scappo! Se c'è ancora qualche Buon Samaritano che
vuole recensire questa vergognosa autrice...^-^.
Lucy
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Capitolo 34 *** Il castello di Medusa! Dove veniamo brutalmente scaricati e Theodore incontra chi voleva incontrare? ***
Il castello di Medusa! Dove veniamo
brutalmente scaricati e Theodore incontra chi voleva incontrare?
-Ahiaaa! Che diamine è stato a pestarmi il piede?!-
-E come facciamo a saperlo, scusa?! Non si vede un tubo!-
-Hihihi!
Cos'è un diamine???-
-Lascia perdere, stupido idiota. Dovrei avere una torcia nello zaino,
piuttosto!-
-Oh, adesso
se ne ricorda questa...-
-Non preoccupatevi,
gente! La mia
radiosa bellezza e la mia potente aura illumineranno questa
boscaglia insignificante!-
-Risparmia il fiato, Silver... Ma che dico? Tanto il fiato
non ti finisce mai.-
-Uff! Ecco fatto.-
Un lampo giallastro ed ispido lampeggia bruscamente, squarciando quella
cappa di buio che gravava sulle nostre teste.
Ed ecco che, alla luce della torcia, i nostri volti si delineano.
Quello irritato di Ace, intento a saltellare su un piede solo, quello
gaio e sereno di Mickey, quello confuso e abbagliato di Jackson e
quello serio e composto di Shi, che punta contro un albero il
portentoso strumento.
-Caspita! Questa foresta mette un po' i brividi, eh?- ridacchio poco
convinta.
Un'ombra nera come l'inchiostro ricopre il terreno,
l'oscurità
aleggia fra la vegetazione. Lunghi rami scheletrici ricoperti da
aghetti appuntiti sfiorano inquietanti le nostre schiene.
Sollevo il capo, stanca: camminiamo da ore ormai, credo. Sono esausta,
mai nella mia vita come ora. I piedi protestano pulsando nelle mie
scarpe bianche da ginnastica, le mie mani rosse tremano intirizzite
nelle tasche del piumino.
Attraverso le fronde verde muschio, riesco a intravedere frammenti di
cielo. Nero, ovviamente: pesto come i lividi, e altrettanto minaccioso.
Ace si aggrappa alla mia spalla, sbuffando. -Sono stufo di camminare.-
-A chi lo dici!- piagnucola Jackson.
-Fermarsi a riposare da qualche parte non sarebbe male.- concorda
Natasha, gli occhi serrati velati d'inquietudine.
-Vedi qualche motel, per caso?!- ribatte Shi, nervosa.
- Già
stanchi?- commenta Silver sogghignando. -Io potrei portare tutti sulle
spalle, volendo! Sono carica d'energia, yahooo!- Saltella.
Ace si avvicina ciondolante. -Basta che porti me.-
-Aspettate, ragazzi! Dov'è Theodore?!- domando perplessa,
guardandomi intorno spaventata. Gli altri fanno lo stesso, stupiti.
-Ehm...Theodore!- bisbiglia Jackson, nascondendosi dietro all'imponente
figura di Silver*Star. La ragazza se ne accorge, e le sue guance si
tingono di un buffo rosa. Non dice niente, però.
Shi invece è impallidita, si sta guardando intorno
freneticamente. -Oh, santo cielo! Credete si sia perso?! Ma come...come
può...-
-Ehi, ma dov'eravate?!- Una scompigliata chioma castana compare da una
chiazza di arbusti.
Gli occhioni azzurri delle giovane Shinigami splendono di sollievo.
-Ahh, eccoti! Per un momento ho temuto il peggio!-
-E' colpa vostra, che non mi seguite.- taglia corto il ragazzo, brusco.
Inaspettatamente Mickey e Jackson corrono ad abbracciarlo.
-Credevo ci avessi abbandonato al nostro destino in una foresta
terrificante, di notte e nei pressi del castello della figlia del
Kishin! Meno male che sei rispuntato fuori!- strilla Jackson.
-Gi-raf-fe!- precisa
Mickey ridendo.
Il Meister se li scrolla di dosso. -Su, smettetela. Avanti, lasciatemi
respirare!-
Appena i due si scostano, lui sorride piano, quasi amaramente. -Avete
paura?- Silenzio perplesso.
-E...perchè dovremmo?- chiedo, insicura. Insomma, tutto
ciò è talmente horror-di-serie-B che
non può non mettere strizza.
-Perchè siamo arrivati. Appena scostati quei cespugli, si
potrà intravedere il maniero di Medusa Gorgon.-
Adesso sì che l'aria è divenuta irrespirabile. Fa
freddo. Ho fame. Voglio sedermi e dormire.
Oh, mio Dio.
Un portone di legno massiccio, formato da assi scure e sbarre di ferro,
decorato da un battente a forma di serpente. Un giardino spoglio,
morto, sterile. Stelle invisibili che non splendono.
Sono tante, le cose che non dimenticherò di questo viaggio. Se
avrà un lieto fine, ovviamente.
Siamo qui, tutti insieme: questo silenzio privo di
respiri,
questo tacere troppo rumoroso riempie d'un insostenibile frastuono
l'aria secca e immobile.
Abbiamo paura, paura sul serio, paura vera, l'unica che ognuno teme sul
serio. La paura di morire. Di soffrire, no, peggio. Di non
essere, non esistere.
Quella paura che ti infondono le viscere, il sangue nelle vene.
Primordiale, che esiste da molto tempo prima della nostra nascita. Da
sempre.
-Molto bene.- Theodore si volta e ci guarda, con i distratti occhi
argento. -Le nostre strade si dividono qui.-
Ecco, questa innaturale pausa si spezza. La tensione si sgretola in
stupore.
-Cos...cos'hai detto?- mormora Ace. Natasha inarca un sopracciglio.
Jackson sgrana gli occhi.
-Non crederete mica di entrare, vero?- Soffoca una mezza risata.
-Voglio dire, non potete essere così stupidi.-
Shock. Lo fissiamo increduli.
-Non...cioè...cosa dici?!- Shi è inorridita. -Non
capisco cosa intendi.-
Theodore sbuffa impaziente. -Intendo dire che io vado e voi mi
aspettate qui. E' tanto difficile?-
L'attonito silenzio diviene un brusìo concitato e furente.
-Mi stai dicendo...che siamo venuti fin qui, abbiamo fatto questo lungo
viaggio... per aspettare
fuori?!-
scatta Ace, indispettito. -Impossibile, niente da fare. Sono la tua
arma, ricordi? Senza di me sei indifeso. Ecco. Perciò vengo,
punto e basta.-
-No, che non vieni.- replica brusco il Meister. -Non ho intenzione di
combattere, non ho bisogno di te.-
-Ma...ma noi siamo una squadra...tu...tu non...-
Una fugace lacrima scivola lungo la pallida guancia di Shi. -In quanto
figlia di mio padre, Death the Kid, Sommo Shinigami, io devo...-
-Voglio venire con te!
Anche la Giraffa Assassina vuole!- piagnucola Mickey
tirando su con il naso.
-Hanno ragione. Theodore. E' un'imprudenza, la tua. Voglio
dire...ancora peggiore di tutte quelle che abbiamo commesso finora.-
affermo.
Lui scuote la testa. -Non mi farete cambiare idea, percui smettetela,
va bene? Io...-
-No! Non va niente
affatto bene! Niente, ma proprio il niente del niente con un bel
niente!- Ci voltiamo tutti con espressioni interrogative.
Silver, le spalle ben dritte, gli occhi blu notte fieri e scintillanti
di determinazione, stringe i pugni con rabbia.
-Non sarà un
secchione svitato
mezzo schizofrenico a rubarmi il centro della scena, hai capito?! Sono
io la vera, indiscussa Star, sempre e comunque!-
Il ragazzo ci guarda, quasi sprezzante. -Siete proprio dei
cretini. Non capite che io lo faccio per il vostro bene?! Non sono
nemmeno certo di saper proteggere me stesso, figurarsi una carovana di
quaranta persone. Non vi ho impedito di seguirmi fin qui, ma...- Prende
un bel respiro. -Ora devo proseguire da solo. E' una cosa che solo io
posso, devo fare. Me lo sento. E' così.-
Ancora silenzio, spiacevole e ingombrante. Ho paura, e sono triste,
e... Dio, se gli succedesse qualcosa?! Non voglio nemmeno pensarci.
Con che coraggio riuscemmo a lasciarlo andare? Eppure, dopo qualche
istante di pausa, Theodore senza parlare si girò e
sgusciò nella remota fortezza.
Nessuno lo fermò. Avevamo capito.
Theodore avanza.
Un silenzio sepolcrale, quasi pacato, lo avvolge. Un nero fuliggine
riveste l'interno dell'edificio, permettendo d'intravedere i profili
indistinti di alcuni ammassi di macerie.
Il ragazzo prosegue, il cuore in gola. Impaziente, impaurito,
disorientato: davvero non riesce a decidersi. Un po' di tutto.
Fa freddo, il gelo torbido e antico dei cimiteri carezza il suo corpo
tremante. Infatti trema, ma non capisce il motivo. Trema ed
è
così strano.
I passi si perdono fra le mura spesse, di pietra, in un'eco
infinita. Il pavimento polveroso scricchiola e geme. Il vento ulula
cupo.
Vede qualcosa: una porta, ne distingue i contorni spigolosi. Avanza ed
ecco, la spinge.
Una luce quasi abbagliante invade i suoi occhi intorpiditi. Si trova in
una sala... una sala che splende, letteralmente.
Bagliori tenui e decisi danzano da ogni parte, aleggiano delicati. Ma cosa...?
Specchi. La sala è completamente, interamente,
totalmente fatta di specchi. Pareti, pavimento, soffitto. Tutto
scintilla, in modo splendido e spaventoso.
Si tratta di qualcosa di innaturale, bello ma stranamente inquietante.
Guarda bene: il soffitto è altissimo, almeno una decina di
metri. Rende il salone molto più vuoto e maestoso.
E improvvisamente si vede. La sua immagine, una figuretta minuscola ed
insignificante in confronto alla smisurata superficie dello specchio,
ritaglia una porzione di opaco buio in quel cangiante ambiente. Ovunque
si volti milioni, miliardi di sè lo fissano stupiti e
confusi. Centinaia di Meister dagli occhi grigi, centinaia, centinaia.
Prova una spiacevole sensazione, ad un tratto desidera solo andare via
da quel maledetto posto.
-Theodore.- Una voce estremamente chiara e limpida lo scuote. Rimbomba
squillante, echeggiando svelta.
-Benvenuto a casa mia, Theodore.-
Il ragazzo sospira. Non ha bisogno di voltarsi per realizzare che alle
sue spalle Ran sta sorridendo il suo dannato sorriso.
Note dell'Autrice: Adesso devo proprio scappare, mi dispiace! Posto al
volo.
Che ne dite, di questo capitolo? Niente di che, no? (sospira). Giuro
che il prossimo sarà...epico. Avverranno grandi cose, anche
perchè gli altri non rimarranno certo lì fuori. E
non dimenticate Grace e Cassian...
Bene, che ne dite di lasciare una piccola recensione?
Lucy
|
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Capitolo 35 *** Di occhi insostenibili e ottime intuizioni. Dove Silver fa di testa sua ed il cuore vince la ragione? ***
Di occhi insostenibili e ottime
intuizioni. Dove Silver fa di testa sua ed il cuore vince la ragione?
Rimaniamo lì, così. Intontiti, stolidamente
sconvolti.
Fermi. Il silenzio è così doloroso e spiacevole
da farmi venire voglia di mettermi ad urlare.
Come abbiamo potuto permettere a Theodore di lasciarci qui?! Di
affrontare Ran da solo?! Senza
armi?!
Non c'è dubbio, è davvero valente come oratore.
Sarebbe
anche capace di indurre Ace a seguire una lezione di mamma, volendo.
-Seguimi, Natasha.- abbaia
Silver*Star, determinata. La Meister non replica e acconsente
silenziosa.
-Ehi! Dove state andando?!- chiede Jackson, evidentemente terrorizzato
nel vedere l'arma allontanarsi.
-A cercare un passaggio
per potersi infiltrare nel castello, naturale!- sbotta
lei, scuotendo la smisurata chioma d'intenso turchese.
-Ehi, buongiorno! Sveglia, Terra chiama Silver! La porta è
qui!-
esplode Ace, al limite d'ogni sopportazione, il piede -ancora!-
sollevato dal suolo e le braccia appese al mio collo indolenzito.
Lei alza il mento, con aria superiore. -Sì,
cretino, entra pure dalla porta principale! Avanti, è banale
almeno quanto finire nella trappola per topi con il formaggio sopra!
Secondo te, non è strano che una persona intelligente come
Ran
lasci tranquillamente l'entrata aperta e accessibile a chiunque?!
Magari, dico magari, è solo un trucco per attirarci e
ammazzarci
tutti...Se riuscissimo a coglierla alla sprovvista, invece, potremmo
contare sull'effetto sorpresa!-
Tuonate queste parole, Silver gira i tacchi e si avvia lungo il
perimetro dell'edificio, con Natasha alle sue spalle.
Siamo tutti increduli. -Ha detto...ha detto una cosa sensata. Voglio
dire, ha ragione. E' un'ottima intuizione.- balbetta Shi, sconcertata e
leggermente infastidita dal fatto di non averci pensato lei per prima.
Jackson la fulmina rabbioso con lo sguardo. -Certo che ha ragione!
Pensi che sia così idiota?! E' molto migliore di molte altre
persone, qui, che stanno contando le formichine che passano in attesa
di un'illuminazione divina!- Anche lui segue Silver, irritato. Cala il
silenzio.
-Ahem...Ace? Shi? Che si fa?- domando timidamente.
Ace socchiude gli occhi viola ametista. -Contiamo le formichine che
passano in attesa di un'illuminazione divina?-
Shi sbuffa offesa. -Parlava come se lui fosse granchè
più utile. Sa solo lamentarsi...-
Mickey, che finora si dondolava sui talloni canticchiando qualcosa di
intraducibile, s'irrigidisce.
-Il ragnetto! Il
ragnetto!- strilla isterico, gli occhioni oro tondi come
soli in miniatura.
-Cosa diavolo scleri?!- lo sgrida la sorella spazientita.
Lui indica alle nostre spalle, con cenni vigorosi. -Qualcuno lo spiaccichiii!-
-Con "ragnetto" intendi...?- mormoro.
-Già, intende proprio lui.- conclude Ace incrociando le
braccia, annoiato.
Una lunga, fusiforme limousine del colore netto e splendente delle
tenebre, talmente lucida da potercisi riflettere con precisione,
scivola silenziosa come un gatto davanti al minuscolo cortile
abbandonato del maniero. Si ferma, la portiera si spalanca.
Una ragazza, con indosso un trench verde acqua legato in vita e Uggs
marroni rivestiti di pelliccia, balza velocemente fuori e si affretta
ad aprire dietro; una ragazzo vestito rigorosamente di nero ci squadra
con indifferenza, avanzando.
-Cassian.- esordisce Shi fredda. -Grace. Cosa ci fate qui?-
-Come sei bello, Theodore.-
Il ragazzo trattiene il respiro, piano, pianissimo. Persino quello
potrebbe fare rumore, in un silenzio di troppo fragile cristallo.
La vede, e la sua anima grida, si dibatte, trema. Soffre.
La ragazza è lì, nello specchio, definita e
chiara e
perfetta. Non più un sogno, non più un ricordo:
è davvero lì.
I colori che dipingono con innata precisione e maestria la sua figura
sono vividi, brillanti. La sua pelle scintilla d'un niveo candore,
fresca, luminosa come una perla; lunghi boccoli color mogano le
carezzano le cosce. Sono divenuti più lunghi, più
ricci,
più selvatici.
Si rende conto, con orrore, che sono delle bende svolazzanti a cingerle
il corpo affusolato. Bende, delle disgustose maledette bende.
Il suo viso...è diverso. Se prima era un'imperscrutabile
affascinante
maschera, capace di celare dietro essa segreti inconfessabili, ora
è semplicemente terribile.
Splendida, certo: ma d'una bellezza agghiacciante, quanto
può
esserlo il volto di una morta. I lineamenti sembrano essersi
sorprendentemente definiti: nulla, in lei, gli ricorda più
la
delicatezza d'un tempo. Emana solo un fascino crudele, pericoloso.
-Non ti ricordavo così bello.- ripete, pensosa. Le sua
labbra,
rosse da fare male agli occhi, si schiudono appena lasciando scivolare
la voce canzonatoria d'una bambina. -Che piacevole sorpresa averti qui.
Così sarà tutto più divertente.-
Sorride, e
Theodore sente un terrore sconosciuto divorargli le viscere. Non ha mai
visto nulla di più tremendo e grazioso. Questi due
aggettivi,
contrastanti ma perfetti, cozzano l'uno contro l'altro nella sua mente
confusa.
Tenta di sciogliere lo stretto nodo che gli opprime la gola.
-Più divertente? A cosa ti riferisci?-
-Non è bello giocare da soli.- Sostenere il suo sguardo? Impossibile.
I suoi occhi sono probabilmente il più sconcertante
cambiamento.
Sono pozzi, semplici pozzi sanguigni di scuro cremisi, densi e
senza fondo. -Non è per questo che sei venuto?-
Theodore aggrotta la fronte. -No, Ran. Ti sbagli. Questo è
un gioco in cui solo tu ti diverti.-
Ride. Getta la testa indietro e ride, ride nel modo più
incontrollabile che lui abbia mai sentito. Tutto, in questa nuova
sconosciuta Ran, mette i brividi.
-Caspita, quanta audacia. Non hai paura? Non provi paura...- si
avvicina
di qualche misurato, leggero passo. -...a contraddire l'erede del
Kishin?- La sua voce è un bisbiglio sottile e suadente
contro le
labbra serrate del ragazzo. E' rimasto qualcosa di lei, dopotutto. Rimuginando
su questi pensieri, anche Theodore si lascia sfuggire una risatina. E
si scosta.
-Io non ho paura di nulla.-
La ragazza rimane per qualche istante immobile, interdetta dal gesto.
Poi si scuote.
-Molto bene. Ho davvero molto tempo, d'altronde, per farti cambiare
idea.-
Si guardano, come duellanti pronti a sfoderare i fioretti.
-Qualcosa ti turba?- domanda dolcemente Ran, calando con grazia le
ciglia d'inchiostro.
Sì!
Sì, certo! Tu mi
turbi, tu che non sei più tu, che non riesco a riconoscere
in
questa folle! Tu, che mi vedrai per terra a supplicarti di stringermi
la mano e tornare da me, con me...
-Dove siamo?- si limita a domandare secco, cercando di
dominare gli impetuosi pensieri che affollano la sua testa.
Lei sorride, serafica. -Questa, senza molta fantasia, è la
Stanza degli Specchi.- annuncia, allargando le braccia. -L'unica che,
per ora, sono riuscita a restaurare come si deve. E' venuta bene, vero?-
-Perchè tutti questi specchi? Vuoi continuamente rimirare la
tua immensa bellezza?- ribatte Theodore, sarcastico.
Ran giocherella con un ricciolo ribelle. -Direi proprio di no. Gli
specchi in questa stanza non riflettono proprio il nostro aspetto,
piuttosto ci mostrano cosa siamo davvero...nell'anima, dove conta. E'
pericolosa, sai? I più deboli ci impazziscono
inevitabilmente,
finiscono per perdere loro stessi. Sarai abbastanza forte?-
Il ragazzo non risponde a quello sguardo malizioso. Si rende conto che
lo sta manovrando, che ha come sempre il controllo della situazione,
come l'onnipotente burattinaia d'uno spettacolo troppo reale. Meglio
cambiare discorso.
-Vedo che hai adottato l'Asura-look.- commenta infine Theodore,
un'ombra di disgusto nelle iridi d'argento.
Lei sgrana gli occhi, sognante. -Magnifico, vero? E' talmente sexy.-
Piroetta su se stessa, rapidamente. -E poi sto davvero comoda. Riesco
a...- Una delle bende si anima all'improvviso, saettando nell'aria fino
a circondare il collo del Meister -che, dal canto suo, si tortura la
pelle sul palato con i denti per non reagire- e sfiorarlo
delicatamente, per poi ritrarsi. -...manovrarle a mio piacimento.- Il
suo sguardo cela implicitamente una sfida, una provocazione, di cui si
aspetta una risposta.
Il ragazzo la squadra. -Vuoi davvero somigliare a lui, vero?-
-Ohh, no. No no no, Theodore.- Ran scuote lentamente la testa,
ipnotica. -Io sono lui.
Siamo esattamente la stessa cosa.-
-Ti sbagli, e lo sai. Tu non sei Asura. Tu sei Ran.- Ora lampano,
quegli occhi del colore delle nubi.
Quelli di Ran, fuoco vivo, ardono sardonici. -Ne sei certo? O magari
sei tu ad ostinarti ad idealizzare una Ran che non esiste?-
Non può
esserlo...o tu non vuoi che lo sia? Sussulta. Ancora
quelle parole, ancora quel dubbio.
Ran, quella Ran di prima, quella Ran che amava ed aveva imparato a
conoscere, quella Ran strana ma bella, inquietante ma divertente,
misteriosa ma saggia c'è ancora? O meglio...c'è
mai stata?
E decide, Theodore, di fidarsi del cuore. Quel cuore che,
vincendo la ragione, l'ha condotto lì da lei.
-So chi sei. So chi eri e chi puoi essere ancora. E giuro che ti
salverò, che tu lo voglia o no.- scandisce, deciso.
Un'altra terribile, angosciante risata senza allegria. -Mio ingenuo,
dolce Theodore. Tu non mi conosci, no. Non sai dove posso arrivare.-
-Tu non sei un mostro.-
-Invece sì.-
-Lo vedremo.-
Note dell'Autrice: Ahh, sono felice. Feliiiiice! ^-^ E adesso, anche se
non ve ne potrà fregar di meno, vi spiegherò
perchè.
1. Abbiamo vacanza da scuola fino a Mercoledì! *-* Miracolo.
Potrò scrivere di più, così.
2. Abbiamo pochi compiti. *-* ENNESIMO MIRACOLO! Non ci posso credere.
3. Ho aggiornato con poco ritardo! Credo.
Allooora, questo è senz'altro un capitolo già
più interessante. Ma, uhm, la parte epica deve ancora
arrivare, sì.
Okay, io ne sono abbastanza soddisfatta. A voi piace?
A presto, anzi, prestissimo,
Lucy
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Capitolo 36 *** L'assalto di Mickey! Sacrilegi verso la Giraffa Assassina e letali colpi di torcia sul naso? ***
L'assalto di Mickey! Sacrilegi verso la
Giraffa Assassina e letali colpi di torcia sul naso?
-Potrei farvi la stessa domanda.-
Cassian si spolvera rapidamente l'elegante cappotto lanoso, la sua
solita espressione superba e impassibile in volto. La cameriera, alle
sue spalle, appare preoccupata.
-Siamo qui per fermare tua cugina, strega.-
risponde Ace, sogghignando. Riceve un'occhiata velenosa.
-Ah, davvero? E sperate di riuscirci,
gatto?!-
-Okay, okay, basta. Non incominciamo a litigare.- li fermo subito,
esasperata. Insomma! Comportarci come bambini di cinque anni non
risolverà la situazione.
-Sono d'accordo. Immagino che neanche tu sia venuto qui animato da
buone intenzioni.- replica Shi, stringendo gli occhi di ghiaccio.
-No.- conferma Cassian calmo. -In effetti no.-
Tacciamo. Grace si tormenta le mani, nervosa. Mickey fissa arcigno il
ragazzo moro, con aria pericolosa.
-Stiamo dalla stessa parte, quindi.- deduco un po' stupita.
Cassian inarca un sopracciglio. -Non significa nulla. Lo siamo per
motivazioni differenti.-
-D'accordo, d'accordo. Ma ciò non vuole dire che non
possiamo
aiutarci a vicenda, no?- tento incerta. Strano: di solito non sono io
quella che parla a nome del gruppo. Eppure, nessun'altro oggi sembra
molto in vena. Così combatto contro la timidezza che spesso
mi
spinge a tacere, per una volta.
Cassian non sembra molto convinto. -Aiutarci?! Non vedo
perchè.
Io non ho bisogno in alcun modo di voi, perciò vi sarebbe un
vantaggio solo da parte vostra.-
Sospiro, sconfitta. -E va bene. Allora la mia è...un'umile
richiesta d'aiuto. Saresti così gentile da...?-
-No, non direi proprio.- Avevo quasi dimenticato quanto glaciali e
penetranti potessero essere i suoi occhi: abbasso subito lo sguardo,
freddata all'istante. -Sareste soltanto una seccatura, mi
rallentereste. Ed io, oggi, non posso permettermi alcun errore. E' la
mia ultima occasione per eliminare quella scellerata di Ran.-
-Tuuuuu!-
Dopo
aver cacciato un urlo spaccatimpani, da selvaggio, Mickey si getta
letteralmente addosso a Cassian. Voglio dire, è pazzesco!
Avete
presente la corporatura sottile e gracile del piccolo Shinigami? E
avete presente il
fisico a dir poco strepitoso di Cassian? Ecco.
Gli è saltato alla gola e lo stringe strillando come una
sirena
dei pompieri, la fronte pallida aggrottata dalla furia. Il ragazzo,
invece, è davvero sconcertato.
-Brutto ragnetto
cattivo! Come osi
rifiutarti di aiutare la Giraffa Assassina?! Maledetto! Ora lei ti
ucciderà, per questo affronto!-
Inizia a scalciare forte, mentre Cassian cerca invano di allontanarlo,
gli occhi viola sgranati dall'incredulità.
-Ma che diamine...?! Staccatemi subito di dosso questo coso!-
Grace scatta d'immediato, afferrando Mickey per la schiena e tirando
più forte possibile. -Ci...ci sto provando...signore...-
-Beh, provaci di più! Accidenti, ma è una
sanguisuga!-
Non riesco a trattenermi ulteriormente e scoppio in risa
incontrollabili, presto imitata da un estasiato Ace e persino da
un'esitante Shi -che le cammuffa in un colpo di tosse, dietro una mano.
-Non state lì impalati, imbecilli! Venite a riprendervi
questo
mostriciattolo!- sbotta furente e imbarazzato l'altro, strattonando il
biondino per scollarlo dalle sue spalle.
-Sacrilegio... verso la
Giraffa Assassina...- ansima Mickey, ormai sull'orlo del
delirio.
Finalmente gli sforzi congiunti di Grace e Shi riescono a smuovere lo
Shinigami, che per tutta risposta piagnucola sonoramente. La sorella se
lo carica sulle spalle.
-Basta, tu. Cosa combini, si può sapere?!- sbuffa scocciata.
-Guarda che reputazione, verso la casata del nostro Nobile Padre...-
Tutti notiamo l'evidente irrigidirsi di Cassian. Il ragazzo fissa i
gemelli, le sopracciglia corrugate e un'espressione confusa.
-Già, quasi non lo rammentavo. Voi...i due figli di Death
the Kid.- sussurra in un soffio.
Ancora questa storia?! Ma cos'ha contro di lui?! Anche l'altra volta ha
reagito in modo strano.
Anche Shi sembra essersene resa conto. -Prima di tutto,- comincia
seccata, -ormai nessuno lo chiama con questo nome. Lui è il
Sommo Shinigami, Dio della Morte e dirigente della Shibusen.-
-Certo. Perdona la mia mancanza di rispetto.- Ghigna
impercettibilmente. Non sembra molto dispiaciuto.
-E in secondo luogo, che cosa provi nei suoi confronti? Sembri turbato
nel citarlo.- aggiunge, perplessa.
Cassian non risponde, assorto. Osserva gli occhi cristallini di Shi,
con tanta intensità da farla arrossire.
-...questa non è la sede nè la situazione adatta
per
discuterne. Al momento, propongo di concentrarci sul nostro obiettivo.-
conclude dopo una breve riflessione.
-Non avevi detto che non ci avresti aiutati?- ribatte Ace, risentito.
Lui sospira.
-In effetti è così, ma...è un'impresa
pericolosa,
per dei bambini.- sembra combattuto. Incrocia gli
sguardi dei gemelli, con uno strano barlume nelle iridi
marmoree...qualcosa di simile alla preoccupazione, forse? No,
impossibile. Deve essere stata una mia impressione, mi riscuoto.
-...e va bene, d'accordo.- cede, con un sospiro. -Di cosa avete
bisogno?-
-Di entrare qui, senza farci scoprire.- rispondo, sorridendo. Lui mi
guarda di storto.
-Sarebbe meglio per voi tornare indietro, per la verità. Non
è un gioco, questo: si rischia la vita sul serio.-
-Lo sappiamo.- lo interrompe Shi seccata. -Abbiamo avuto modo di
rendercene conto, e dopo tutta questa strada sarebbe insensato
rinunciare.-
-Come vi pare. Vi accompagnerò, se lo desiderate, ma solo se
mi giurate che lascerete Ran a me.- decide.
-Ma...-
-Niente ma. Promettetelo!- insiste Cassian.
Shi annuisce con la testa. -Promesso, allora. Ti ringraziamo.-
Lui tace, per qualche istante, perso nei suoi pensieri. -Non ce
n'è bisogno. Non...ce n'è bisogno.- ripete, quasi
malinconico, mentre riflessioni che nessuno di noi può
intuire attraversano la sua mente, fissando i due ragazzi.
Mickey lo dardeggia con gli occhi d'oro. -Stai attento, ragnetto, stai
attento a quello che fai.-
-Inquietante.- commenta Cassian, con un pigro gesto della
mano. Si ode uno sferragliare terribile, come quello di calcinacci di
ferro che stridono: in un polverone, riesco a vedere la botola
rettangolare che si è delineata sul terreno, e che si sta
aprendo rumorosamente.
Lo guardiamo interdetti, lui sorride piano. -Con chi credete di avere a
che fare?!-
Shi, seguita a ruota da Mickey e noi, si avvia verso la botola.
-Lo sapevo, che avrei dovuto nascere strega.- borbotta Ace, immusolito.
-Andiamooo... a destra!-
Jackson si arresta, ansante, piegandosi in due e
afferrandosi le ginocchia per non crollare a terra. -Ti
prego...Silver...time out! Non ce la faccio...pi...ù...-
-Bazzecole! Non siamo
praticamente nemmeno partiti! - sbotta la Grande Dea,
guardandosi attorno circospetta. -Il
nemico può essere ovunque...- aggiunge
minacciosa.
Si volta lentamente...
-IL NEMICO!- esclama terrorizzata, picchiando la sagoma
scura che intravede nel buio con la torcia elettrica, unica fonte di
luce.
-Quella è Natasha.- sospira Jackson, esasperato. La ragazza
si ferma subito, perplessa.
-Oh. Ma...la Grande Me lo
sapeva! Ovvio! Era solo per fare una prova.-
La povera Natasha soffoca un gemito, asciugandosi il sangue che le cola
sul mento. -Naturalmente.-
sibila.
-Ehm...ma dove stiamo andando, per l'esattezza?- domanda Jackson un po'
spaesato.
-Cerchiamo Ran, no?- Silver
punta la torcia in fondo ad un corridoio, e nota qualcosa.
-Quella è una porta.- deduce Jackson stupito. La
più Big delle ragazze si illumina, raggiante.
-Ahahahah! Ecco, voi
miseri mortali: ammirate la mia incondizionata grandezza!-
I suoi occhi
blu mare sembrano davvero due stelle, pensa Jackson. Lei è una stella.
Persino Natasha sembra ammirata. -Però. Alla
fine hai davvero raggiunto il tuo obiettivo.- esordisce atona.
-Allora, che
aspettiamo?!- Silver si getta a capofitto sulla maniglia
di ferro, inizia a strattonarla.
-Cosa fai?! Ahhh, no, ho troppa paura, fer...- implora Jackson
inutilmente.
Clack. La
porta si socchiude, gracida sui cardini.
Lì dentro, in una stanza spoglia dagli scrostati muri
nerastri, vi è un braciere. Fiamme viola, della traslucida
luminescenza dei quarzi, lambiscono il soffitto in sottili lingue
aguzze e sinuose, emanando un delicato fascino.
-Ma cosa cavolo...?!- balbetta Jackson.
Buongiorno, giovani
imprudenti.
Silver solleva lo sguardo di scatto. -Chi ha parlato?!?-
Sono
proprio qui, davanti a voi. Avanti, ponete una domanda.
-Domanda...?-
Questo è il
Fuoco della Verità, sottratto dalla strega Medusa alla
Regina. Risponderò a qualsiasi quesito vi assilli.
-Uhm...- Silver
fissa le fiamme, la fronte aggrottata. -Io sono la grande Silver*Star, e
allora... pretendo che tu mi dica dove si trova Ran in questo momento!-
Le fiamme crepitano. Come
desideri.
Note dell'Autrice: Ahhh, bene, sono riuscita a
postare...domani si torna a scuola! NON VOGLIO! *Si aggrappa al letto*
Vabbè, vado, devo finire Latino. -.- Spero che il capitolo
vi sia piaciuto, attendo le vostre considerazioni a riguardo! ^-^
Lucy
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Capitolo 37 *** La Stanza degli Specchi. Il liquido nero sgorga sul pavimento e le pantegane non sono la nostra priorità? ***
La Stanza degli Specchi. Il liquido
nero sgorga sul pavimento e le pantegane non sono la nostra
priorità?
Theodore si volta, sospirando.
-E come hai intenzione di dimostrarm-
S'interrompe, stupito. Parlava al vuoto freddo e spaventoso
dell'immenso salone, perchè Ran non è
più
lì.
Si guarda intorno, inutilmente. Le strane, abbaglianti luci della
stanza, miste alle tenebre indissipabili addensate negli angoli,
offuscano la vista impedendogli di distinguere alcunchè.
-...Ran?- tenta, ma ugualmente invano: se si è nascosta per
non essere trovata, allora non la troverà.
-Non abbiamo tempo per queste sciocchezze da bambini. Io volevo farti
un discorso serio, volevo che ragionassi su ciò che stai...-
Buio. Buio pesto, fastidioso quanto una nube di fuliggine,
impenetrabile come nebbia e scuro come il più puro
inchiostro.
Il ragazzo si ferma, disorientato.
-Ehi! Ti sembra divertente?! Ti stai divertendo?!- sbotta, sollevando
il mento verso un punto indeterminato in quell'oscurità.
Nessuna risposta, ma Theodore è pronto a giurare d'avere
sentito una risatina.
Non sa proprio cosa fare, a quel punto: non vede nemmeno ad un palmo
dal suo naso, come può muoversi? E dove vuole arrivare, con
tutto questo teatro, quella pazza di Ran?! Non gli resta che aspettare
e vedere che succederà.
Il silenzio è terribile, scandito da secondi troppo lunghi
ed
istanti interminabili. Tutto tace, in attesa, come una trappola in
procinto di scattare.
Prima che possa azzardare qualche commento sarcastico verso Ran una
sola, semplice luce prende vita sugli specchi.
Theodore si volta: l'unica cosa distintamente illuminata è
la
superficie adamantina. Un ragazzo scompigliato e pallido, gli occhi
grigi e opachi velati dalla spossatezza carezzati da livide occhiaie
scavate a fondo nella pelle risponde stanco al suo sguardo,
osservandolo intensamente come sta facendo lui.
Batte le palpebre, subito imitato dal suo riflesso. E' davvero ridotto
così male?! Si fa impressione da solo. Non riesce a credere
che
quel giovane esausto è proprio lui.
La strana tonalità della luce pennella il suo volto di
bagliori cremisi, che scorrono lenti sulle sue guance ceree.
Theodore si gira, irritato da quella visione. Ma aveva
dimenticato: davanti a sè, infatti, vi è un altro
specchio.
-Che c'è, sei stato lontano per così tanto tempo
e non mi
lasci giocare un po' con te?- La voce, quella voce splendida e
fottutissima che non sa se amare come nessun'altra cosa al mondo o
odiare con tutte le sue forze, si rinfrange contro le pareti, scivola
sul pavimento e riempie il salone.
-Adesso su, non fare il guastafeste. Lascia che mi diverta. Tu vuoi
salvarmi, no?-
Il ragazzo fissa lo specchio, irrigidito, fino a quando le sue labbra
non si curvano in un sorriso sarcastico. Oh, adesso si fa paura da
solo?!
-Sì, è quello che farò.- conferma, con
la voce
più decisa e ferma che la gola secca riesce a produrre.
-Mmhh, mmhh, ma salvarmi da cosa?-
-Dalla follia. Dalla follia, che ti ha fatta diventare
così.-
Theodore non riesce a capire bene cosa, ma intuisce che quello specchio
ha decisamente qualcosa che non va. Di sbagliato, diverso.
Gli procura un pizzicorino fastidioso dietro la nuca.
-Credi? Vuoi proteggermi dalla follia, mio dolce Theodore, o da me
stessa?-
Le sue parole rimbombano in mille eco, si ripetono e ripetono e
ripetono, perdendosi in ogni centimetro della stanza. Se prima Ran
sembrava essere svanita, ora pare ovunque.
Lo specchio lo guarda, ora il ragazzo ne è certo. Lo guarda.
-Perchè... ecco, io sono questa. Ran che
distrugge e
uccide e fa a pezzi. Non è affatto disgustoso come dicono,
anzi
-sa essere piuttosto gratificante. Buffo, no? Conosciamo due Ran
diverse.- Ancora la voce, ancora, ancora. Ne ha le orecchie colme,
straripano di parole orribili che non vuole sentire. Vuole premerci le
mani sopra, Theodore, come i bambini non accetta il colpo in pieno viso
che la brutale verità gli ha inferto.
-Due Ran, sì, ma solo una esiste davvero. Quella che si
riflette
nello specchio. Quella che ora ti sta uccidendo. L'altra... oh, sciocco
Theodore. L'altra non
è mai esistita.-
Com'è dolce, la vellutata morbida languida
musica della
morte. Perchè non sono parole, è liquida
crudeltà -cruda
troppo cruda- che si riversa in una pozza sul pavimento e
gli lambisce i piedi.
Ora il ragazzo capisce cosa non va. Lui ha smesso da un pezzo di
sorridere. Ma il suo riflesso no.
-Perciò non ti sei innamorato di Ran, soltanto
di un'idea
che hai di me e la tua mente ha reso perfetta. Lei non c'è,
sciocco, e mai ci sarà. Smettila di rincorrere fantasmi. Ci
sono
io, no? La vera io. Credi di potere amare una squartatrice, Theodore?-
La luce rossa lampeggia, come sangue. Un ghigno atroce distorce come
una crepa il suo volto. Lo sta guardando, lo sta guardando.
Thedore si gira, si gira, si gira. Dovunque sangue, dovunque ghigni.
Dovunque lui. Troppi
lui.
Io non sono quello!
Io sono quello Chi sono io?
Anche la stanza gira, anche Theodore. Nulla cambia, il
rosso
lampeggia e le crepe distorcono, ancora liquido nero sul pavimento? Lo
sta raggiungendo.
Ma cosa diamine penso?! Quale
liquido nero?! Non c'è niente per terra, mi sto solo
meglio spostarsi o gli macchierà i pantaloni.
Non mi sono innamorato
di Ran, e sciocco Theodore, e non si rincorrono i fantasmi. Cosa dice?
Cosa dico? Oh, fanculo.
Tutto è confuso e il ghigno non scompare, eppure non voglio
sorridere, tutto turbina e io non sto più in piedi. Meglio morire o amare Ran la
squartatrice?
Non capisce nulla, nulla. Tutto sembra distante e lontano,
niente pare reale ma solo deliranti allucinazioni provocate da una
droga. Persino di ciò che sente non si fida, le parole gli
giungono come si trovasse negli abissi, soffocato da onde turbinanti ed
inarrestabili. E quella voce suadente non smette di tormentarlo.
-Una parte di te mi vuole, vuole la squartatrice e non la dolce
ragazza. Che ne dici di arrenderti al-
-No!-
La stanza si ferma, lui chiude gli occhi strizzandoli. Nello specchio,
nero e buio, solo la sua sagoma scura e distrutta supina sul pavimento.
Poi la figura di Ran si delinea, si mette a fuoco. I suoi colori sono
terribili, troppo forti e dolorosi, come il rosso vivido degli occhi e
il bianco cadaverico della pelle. Lacerano il buio.
-Sbagli.- ansima Theodore, senza aprire gli occhi. Ran china
graziosamente la testa da un lato.
-Potresti ripetere, per favore?-
-Ho detto che sbagli. Ti stai sbagliando.- insiste il ragazzo. -Ran non
è affatto perfetta. Anzi, se iniziassi ad elencarne i
difetti mi dilungherei parecchio. E' esagerata, teatrale e subdola. E'
vanitosa, pigra e lunatica. E' una bugiarda, e per giunta molto brava.
Sa manovrare le persone a suo piacimento. Gode dell'invidia altrui, se
ne compiace. Devo proseguire?- Tace, per riprendere fiato. -Ran non
è perfetta,- ripete -ma tu sì. Tu sei perfetta.
Perfetta in modo tremendo. Ran esiste, lei sì: l'ho vista,
l'ho conosciuta e l'ho amata. Lei è vera e imperfetta. Tu
sei l'illusione, la copia sbiadita di un padre che vuoi emulare. Tu non esisti.-
Apre gli occhi, li spalanca all'improvviso.
Ran lo fissa inorridita.
Poi, l'inferno.
-Aehm...Cassian?- Nessuna risposta.
Sento uno strano squittìo sotto la suola della scarpa. Mi
trattengo dallo strillare come un'ossessa, mordendomi le labbra.
-Cassiaaan?!- ripeto, in un bisbigliare nervoso.
-Cosa c'è ancora?- sbuffa silenziosamente lui, voltandosi.
E' in testa al gruppo, affiancato dall'inseparabile Grace, che ogni
tanto si sporge a sussurrargli qualcosa all'orecchio. Stringe in mano
una candela, ormai quasi del tutto erosa dall'esile fiammella che danza
delicatamente sullo stoppino. La luce dorata gli carezza il mento,
evidenzia gli zigomi e ombreggia il suo viso. Gli occhi sono
severamente stretti in fessure.
Deglutisco. -Cre...credo ci siano i...i topi, qui. Topi.- mormoro
terrorizzata. Non so perchè l'ho detto, forse voglio solo
essere smentita e darmi della stupida per averlo creduto.
Lui scrolla le spalle, indifferente. -Certo, invece che topi direi
pantegane. Siamo sottoterra, questo passaggio percorre tutta la zona
immediatamente sotto il maniero. Perchè ti stupisci?-
Pantegane?! Pantegane?!
E' pazzo. Sta
scherzando.
-N...n...no, non mi stupisco, ma fa...fa paura!-
-Paura!- mi sbeffeggia inarcando le sopracciglia. -Degli inutili roditori
sulla scala delle nostre priorità sono sull'ultimo gradino,
rispetto a tutto quello che ci aspetta là dentro.-
-Ma...ma Ran non ha i baffetti e la coda squamosa e non puzza di
fogna!- piagnucolo. Ace, alle mie spalle, sta sghignazzando piano.
-Quanto manca per arrivare alla porta d'accesso al castello?- sento la
voce di Shi domandare, ancora dietro Ace. Mickey canticchia a mezza
voce, sognante.
-Non molto.- si limita a rispondere Cassian, proseguendo. -Ci
condurrà direttamente al centro della tenuta. Da
lì, sarà semplice seguire le trecce dell'anima di
Ran e scoprire dove si trova.-
Sospiro. Chissà come stanno Theodore, Silver, Jackson e
Natasha. Spero che non si siano persi, o peggio...
Non so cosa può attenderci, al termine delle gallerie.
Qualunque cosa.
E noi, mi ripeto stringendo i pugni, ce la faremo. Ran
rinsavirà, tutti torneremo a casa sani e salvi.
Sì.
Ci penserà mia madre ad uccidermi al rientro. Non Ran, non
le trappole di Medusa e non i topi schifosi, ma Maka Albarn, rifletto
sconsolata.
Note dell'Autrice: Ritardoritardoritardo. Mi dispiace da morire, un po'
la scuola, un po' il resto....buh, buh, faccio schifo. -.-
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, personalmente lo ritengo
leggibile. L'ultima parte è una stupidaggine, mai insomma.
Okay, a voi la parola! Recensite e fatemi felice, miei prodi lettori!
Lucy
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Capitolo 38 *** L'ingenuità di Silver e la fragilità di Ran. Minacce di morte da parte di Natasha, vuoi uccidere la tua ultima possibilità? ***
L'ingenuità di Silver e la
fragilità di Ran. Minacce di morte da parte di Natasha, vuoi
uccidere la tua ultima possibilità?
-Allora?! Forza, non abbiamo tutto il tempo!- Silver
tamburella il piede a terra.
Calma, irruente
ragazzina. Abbi la pazienza, per una volta, di fermarti ed ascoltare, la
rimproverano pacatamente le fiamme viola. La
figlia del Kishin si trova in un salone qui, a piano terra, e per
raggiungerla non dovete fare altro che seguire il corridoio fino ad una
porta, vicina all'ingresso.
Silver fa un sorrisone da cinquecento watt. -Hey, pensa un po'! La stavamo
cercando in capo al mondo e lei era... vicino l'entrata.
Pfui, mi aspettavo di meglio da Ran!- Si ravviva i
capelli fruscianti, azzurro sorbetto. -Ma ormai è evidente
che solo io sono la vera Dea!- Attende assensi. Ma niente,
silenzio. Si volta stupita e offesa.
Jackson ha le braccia incrociate, sembra inquieto. Squadra circospetto
il braciere. Anche Natasha ha un'espressione
strana, un solo
sopracciglio sollevato con aria scettica.
-Si può sapere
cosa fate lì impalati?! Lodate e ammirate senza riserve la
mia onnipotenza!- sbraita, irritata dall'evidente
incapacità dei suoi amici di dare rilevanza a ciò
che davvero è
importante. Tipo lei.
-Non so, Silver.- commenta il ragazzino dubbioso. -C'è
qualcosa che non mi torna.-
-Che non ti torna?! E
cosa?!
Più chiaro di così! Usciamo, troviamo Ran -basta
controllare tutte le entrate nei pressi dell'ingresso- e torniamo a
casa! Cosa non ti è chiaro in tutto questo?!- conclude
lei, soddisfatta della sua abilità di sintetizzare
esaurientemente i piani.
-Beata ingenuità.- borbotta Natasha annoiata -o forse no,
chi può dirlo?
-...beata che?!-
-Ohh, su! Natasha ha ragione! Questa storia... non ti
puzza troppo di bruciato? Voglio dire... è tutto semplice.- esplode
Jackson, sgranando gli occhi. -Arriviamo qui, scopriamo
dov'è
Ran e andiamo via. Fine. Ehi, mi sa che qui manca una parte della
storia!-
-Proprio quello che penso io.- sottolinea Natasha secca, con un cenno
del capo -Silver nota con stupore che è la seconda volta che
parla nell'arco di un minuto, e questo è senz'altro
inquietante.
La ragazza dai capelli fissa sbalordita i suoi compagni, una vena sul
collo che pulsa convulsamente.
-Ma...ma...ma allora
siete proprio
scemi! Oggi, giorno in cui il destino ha deciso di favorire una Big
come me, vi mettete a discutere?! Eh?! Ma non potete stare un po'
zitti?!-
I due tacciono, ma si tratta di un silenzio rassegnato e
forse un po' nervoso.
Silver*Star
decide di ignorarli, si rivolge ancora al fuoco.
-Beh, quante volte mi
ricapiterà nella vita di potere avere risposta a qualsiasi
domanda?! Ahahah, tanto vale approfittarne! Approfittare ciò
del
favore del destino verso una stella del mio calibro...- Mette
le mani sui fianchi. -Vediamo,
allora. Cosa posso fare per distruggere Ran?-
Le pare quasi di sentire le fiamme scoppiettare una
risata. Tu? Oh, mi
spiace deluderti, ma non puoi fare proprio nulla. Solo una persona
può salvare quella ragazza.
Silver si stupisce della sua scelta di parole: salvare
quella ragazza. Non il mondo dalla follia, ma quella ragazza.
-E chi,
sentiamo?! Il Sommo?!-
No. L'ultima Gorgon,
ovviamente.
-Ecco, lo sapevo! Adelle
mi ruba la scena troppe volte, di questi tempi!- sbuffa
Silver, imbronciata. -Solo
perchè è la nipote di quella vecchiaccia di
Medusa, eh?!-
Certo ha
ereditato poteri che nemmeno immagina dalla sua stirpe, ribatte
il fuoco. E
sarà proprio uno di questi, quello che le servirà
per sconfiggere la follia.
-Uhm.
Sì, okay.
Sarà meglio andare ad avvertire gli altri, allora.
Perchè
ovviamente Adelle non ce la farà mai senza il mio aiuto!- La
ragazza si ricompone, aggiusta la gonna del vestito di jeans
sfilacciato. -Avanti,
ragazzi! Muoviamoci!-
Loro annuiscono stancamente. Silver*Star si avvia a lunghe
falcate verso l'uscita, con decisione, seguita dai due.
E, proprio come temevano...
Aspettate. Lei
si ferma, irritata.
-Che c'è?!-
Non pensate
mica di andarvene così, vero? Nessuno fa niente per niente,
stolti ragazzini.
Jackson sospira. -Lo sapevo, io...lo sapevo. Anzi: te
l'avevo detto.-
-E si può
sapere cosa vuoi?!- sbotta Silver, infastidita dal
commento.
Io? Nulla. Ma ciascuna
domanda vale una vita umana, e tu mi hai fatto ben tre domande, conclude
candidamente il fuoco.
I tre rimangono sulla soglia della porta.
-Beh...- borbotta
Silver*Star, cercando di mascherare la paura che inizia a sbiancarle il
suo viso.
-Oh, mio Dio!- squittisce Jackson. -Ca...cavolo!-
-Silver, io ti ammazzo.- annuncia Natasha con calma.
-Al mio tre correte!- strilla
lei. -Tre!-
I ragazzi escono a tutta velocità, scappando a
perdifiato, il cuore in gola.
Poveri imbecilli.
Le fiamme esplodono. Ed in un attimo riempiono
completamente la stanza.
Ed all'improvviso, più niente.
Solo un istante prima un fragore insopportabile infuriava, il
più terribile dei frastuoni lo stordiva, sordo e
terrificante quanto non ne aveva mai sentiti.
Era un disastro, un incomprensibile disordine. E poi la calma.
Theodore apre gli occhi, stupito, ritrovandosi con la fronte premuta
contro le piastrelle. Si solleva a fatica.
Attorno a lui...semplice devastazione. Niente, in quella stanza,
è rimasto intatto.
Gli immensi specchi che prima ricoprivano le pareti sono ridotti a mere
ombre pallide. Una miriade di frammenti, lucenti come diamanti al
sole, feriscono le sue braccia contro il pavimento. Rivoli di
sangue rosso sbiadito scivolano pacatamente fra i cocci, donando loro
sfumature porpora.
E' terribile e ammaliante, un ammasso di macerie ormai prive di vita.
La calma successiva alla tempesta regna incontrastata, come una silente
regina.
Theodore si puntella sui gomiti, trattenendo un gemito. Solleva la
testa, accorgendosi dell'ennesima ferita che gli squarcia una guancia.
-...R...an?-
Nessuna risposta, solo quel maledetto silenzio a fargli eco.
Insopportabile.
-Ran, dove...?!-
E all'improvviso la vede. E' poco lontano da lui, ma talmente...piccola da
scomparire fra le piastrelle.
Già, piccola. Appare talmente minuta e fragile, accasciata a
terra, che il ragazzo stenta a riconoscerla.
Lei alza il capo. Flessuosi boccoli zuppi di sangue scivolano lungo le
sue spalle.
-Smettila.-
La sua voce lo coglie di sorpresa. Incredibilmente acuta e squillante,
in contrasto con l'apparente debolezza del suo corpo.
-Smettere cosa?- domanda, piano.
-Smettila di cercare di convincermi a non essere ciò che
sono. Non puoi riuscirci. Perciò smettila, smettila.-
Si alza in piedi. Anche così sembra fragile, anche
così sembra diversa. -Smettila, smettila, smettila,
smettila.-
-Tu non vuoi impazzire, Ran. Tu non vuoi che la smetta.- ribatte lui,
con tranquilla fermezza.
Ride, ride una risata fiacca e umana. -Allora ti uccido.-
Il ragazzo sorride. -Davvero vuoi uccidere la tua ultima
possibilità?-
In un istante è di fronte a lui. Non si rende conto del suo
movimento, sente solo dita sottili e forti stringergli la gola.
-Sì.-
-Ne sei sicuro?-
Cassian annuisce semplicemente con il capo.
-Siamo arrivati.-
-Vuoi dire che...?- Shi sistema una ciocca dietro l'orecchio,
nervosamente.
-Sì. Ran è qui dentro.- Una conferma e un lungo
silenzio.
Il ragazzo si limita a sorridere. -Ottimo, godetevi lo spettacolo.
Sarà interessante.-
Le sue scarpe ticchettano contro il pavimento di pietra. Una, due, tre,
quattro volte.
-Aspetti...si fermi!-
Grace gli ha afferrato una manica, mentre una lacrima solitaria le riga
la guancia sporca di cenere. -...aspetti, signore.-
Note dell'Autrice: Ah, per stavolta vi lascio così.
Bastarda, vero? ^-^
Okaaay, sono in ritardo, ormai ripetermi è inutile.
Perciò spero solo che il capitolo vi sia piaciuto e vi
anticipo sviluppi interessanti. *-*
D'accordo, scappo! Mi raccomando, recensite!
Lucy
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Capitolo 39 *** Un addio o un arrivederci. Lacrime stupide, burrocacao rosa e i nasi sanno respirare da soli? ***
Un addio o un arrivederci. Lacrime
stupide, burrocacao rosa e i nasi sanno respirare da soli?
-Cosa c'è, Grace?- Cassian fissa, stupito, l'occhio
acquamarina della ragazza versare un'altra fugace lacrima.
Una tonante esplosione ci assorda. Proviene da qualche altra parte nel
castello, e lente spire di fumo acre scivolano lungo una parete.
-Ma cosa è successo?!- Shi si sporge, le sopracciglia
aggrottate. -Credete che possano essere...-
-Adelle?- Ace mi guarda con aria d'aspettativa. Annuisco e chiudo
gli occhi, visualizzando intensamente l'ambiente che ci circonda.
Cerco di concentrarmi, di svuotare la mente e dissolvere ogni
pensiero...
-Le senti?- insiste Ace.
-Le sento.- rispondo, confusa. -Sono poco distanti...ma non capisco
cosa possa essere successo. Devono avere combinato qualche disastro.
Andiamo a vedere?- propongo
preoccupata.
Non potrei sopportare che Silver, Jackson e Natasha si
ferissero, o peggio...cerco comunque di rimanere imperturbabile.
Dopotutto, essere pessimisti in situazioni come queste -adesso, poi,
che la storia si sta facendo più rischiosa- non è
d'aiuto. Spero solo, con tutte le mie forze, che stiano bene.
Sono stati come fratelli per me, fin da quando ero molto piccola. Tutti
noi fummo, siamo, saremo sempre un gruppo legato da indissolubili
vincoli e un destino già tracciato, che ci rende i
protagonisti
d'una leggenda narrata fin troppo tempo fa. Impossibile immaginarci
divisi da qualcosa di stupido come un bum.
Shi non risponde, si volta verso Cassian.
-Forse faremmo meglio a controllare se hanno bisogno d'aiuto.- si
limita a dire.
-Sì, andate. Presto qui potrebbe mettersi parecchio male,
perciò voi bambini non sarete al sicuro.- replica lui,
altezzosamente.
Shi stringe gli occhi irritata. -Appena staremo tutti bene ti
raggiungeremo, sbruffone.-
-Passiamo già agli insulti, eh?-
La Shinigami afferra la mano di Mickey e lo strattona verso il
corridoio saturo di
fumo, subito seguita da me ed Ace -ancora con i pollici nelle tasche
dei jeans, un'espressione placidamente tranquilla, come se nulla fosse.
Sorrido: è confortante averlo accanto in momenti del genere.
-Paura?- gli chiedo sogghignando.
-Tu da morire.-
sussurra.
Un odore pungente di distruzione e caos ci riempie e tormenta le
narici, mentre ci allontaniamo sempre di più dalla zona
rischiarata dalla luce verso un inferno di nera fuliggine.
Cassian distoglie lo sguardo dal corridoio, dove i ragazzini sono
appena scomparsi, come inghiottiti da quella coltre densa e grigiastra.
Grace stringe ancora la manica della sua giacca, quella graziosa
minuscola lacrima scivola silenziosa lungo la linea dolce del suo
zigomo.
-Voglio venire anch'io... signore.- conclude, imponendo fermezza nella
voce appena umida di pianto.
-E' escluso.- taglia corto Cassian, annoiato. -Non ti rendi conto di
quanto pericolosa Ran sia.-
-Forse no! Ma...- Sgrana gli occhi con foga. -...ma non voglio
lasciarla solo a combattere contro quella sclerata. Posso aiutare, o
posso almeno provarci! La prego.-
Lo fissa, supplicante, come una bambina. Sottili ciocche lucenti
scivolano da dietro le orecchie, scintillando d'oro puro alla luce
delle candele; la pelle è traslucida lì dove le
lacrime
l'hanno bagnata e spruzzata di lentiggini chiare sulle guance, e
proprio lì, sulla punta del naso. E' così vicino
che
potrebbe riuscire a contarle.
-Non si tratta di una semplice battaglia, Grace.- sospira stancamente.
A lei piace, come suona il suo nome su quelle labbra. Grace. Grace. Potrebbe
risentirlo e risentirlo per l'eternità. Almeno, se rimanesse
a ripeterlo, non se ne andrebbe.
-Appunto per questo! Sarà troppo pericoloso...almeno, se non
vuole portarmi, non vada nemmeno lei...- bisbiglia, trema, spera, si
sente patetica. Ma lo fa per un motivo. Per salvare lui. Per salvare
tutto ciò che conta davvero.
-Ormai quella fra me e mia cugina è una questione personale.
Non
posso permettere che sia qualcun altro ad ucciderla. Lo devo a mia
madre.- I suoi occhi viola come le pervinche sono infinitamente tristi,
persi in ricordi che vorrebbe avere. -Questa è la mia
guerra. E
io devo vincerla o morire.-
Eccola, quella parola. Amara e fredda e desolante. Un'ancora che fa
arenare Grace in un vuoto senza fine. -No! No, la prego, non lo dica!-
Altre lacrime sciocche. -Non dica così! Lei deve tornare.
Lei
non può... quello.-
Un sorriso amaro si disegna sul viso di Cassian. -Non riesci nemmeno a
dirlo? Morire è solo un verbo.-
-Si sbaglia.- Tira su con il naso, Grace, la bimba dagli occhi
arrossati. -Si sbaglia, sa. Non è solo un verbo. E' molto di
più. E' tutto, quindi è nulla. E nulla fa paura,
signore.-
Cassian sente il suo profumo. Delicato e armonioso, fresco come i fiori
e la brezza. Giusto. Anche in lei c'è qualcosa di giusto,
adesso, triste e bellissima e baciata dalla luce d'ambra.
-Non preoccuparti. Farmi la pelle non sarà così
semplice.- Poche parole mormorate scherzando, che però non
fanno
ridere.
Non fa ridere, la morte, a nessuno dei due. Ora che è
così vicina, quasi palpabile.
-Se lei non tornasse...- Scuote la testa, disperatamente.
-Tornerò.- Cassian si libera con delicatezza dalla sua
stretta. -Farò il possibile.-
Annuisce, muta. Non c'è nient'altro da dire. Le cameriere
devono stare al loro posto.
Il silenzio è squarciato solo dai passi su quel pavimento.
Si allontanano, inevitabili, verso un destino buio.
-Non può andarsene così!- esplode infine con voce
rotta, stringendo i pugni lungo i fianchi.
-E come dovrei andarmene?- replica Cassian, sospirando. -Vuoi un addio?-
-No!- protesta la ragazza inorridita. -Non voglio un ad-
La voce si spezza bruscamente, si affievolisce contro le labbra del suo
signore, premute silenziosamente sulle sue. Soffoca ogni
preoccupazione, ogni ansia, ogni pensiero. In questo, in nient'altro
che pace. Un fugace frammento di beatitudine, un istante in cui tutto
scompare e perde consistenza, e Ran e il castello e il fumo. Non
c'è null'altro, se non loro e una vertiginosa
felicità
troppo inebriante per riuscire a comprenderla.
Grace non riesce a parlare. Ma neanche a respirare, se è per
questo. Fortuna che i
nasi sanno farlo da soli. Ma cosa cavolo sto pensando?!
Deve dirlo. Dopo potrebbe essere troppo tardi. E quel momento perfetto,
quel gesto avventato, la luce tremante di quelle candele meritano le
parole che sta per pronunciare.
-La amo, mio signore.- Si sente d'improvviso svuotata e colma di tutto
nello stesso istante. Uno strano disordine in mente, le lacrime che
nessuno ha asciugato e pizzicano ancora. La sensazione d'essere in un
sogno e in un incubo. Tutto insieme.
Cassian reprime una risatina. -"La
amo"?!-
-Sì. La. Non riuscirò mai a darle del tu. Sarebbe
troppo strano.- Grace sorride pacata, ignorando il tumulto che infuria
dentro di lei. -Abbia cura di sè.-
-Lo farò.- La guarda un'ultima volta, lei e il suo piumino
azzurro verde e le labbra, coperte da un sottile strato di burrocacao
rosa perlato, ancora schiuse.
Si sorprende di ciò che ha fatto: Cassian Gorgon ragiona
sempre. Non agisce mai d'impulso.
Se ne va, questa volta senza fermarsi. Rimuginando su quella cameriera
dai capelli d'oro e gli occhi grandi che riesce a farlo ammattire.
E Grace rimane lì, indecisa se ridere o piangere, con un
nodo in gola e il sapore di quel bacio rubato sul palato.
Note dell'Autrice: L'autrice è troppo esausta per aggiungere
una sola sillaba. Mi dispiace, ma stasera sono fuori di me.
>.<
Grace e Cassian. Uhm, progettavo questo capitolo da un sacco di
tempo...spero sia venuto decentemente!
Facciamo così, io vado e voi recensite. Bella idea, no? ^-^
Lucy
ps: secondo voi la sto tirando troppo per le lunghe? Dovrei procedere
un po' più spedita con la storia? Ditemi cosa ne pensate!
|
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Capitolo 40 *** Non si scherza con il fuoco. Milze sanguinanti, una proposta che non si può accettare? ***
Non si scherza con il fuoco. Milze
sanguinanti, una proposta che non si può accettare?
Sono arrivata
all'inferno, è il mio primo confuso
terrorizzato pensiero.
Non siamo nemmeno giunti a metà del corridoio che stavamo
percorrendo, per cui posso dire che non siamo stati noi a trovare il
guaio: è stato il guaio
a trovare noi.
Il caldo è opprimente, intossica l'aria di
quell'incandescenza
pura che ora tormenta senza sosta i nostri corpi stremati e esausti.
Non abbiamo nemmeno avuto modo di riposarci dopo il lungo viaggio fin
qui, quindi mi chiedo come io faccia a stare ancora in piedi.
Denso fumo di piombo mulina fra le pareti, mettendo ulteriormente in
difficoltà i nostri sensi già intorpiditi e
insinuandosi
fra le nostre labbra aride, disperatamente assetate d'aria fresca. Non
vedo nulla, non so cosa fare e dove andare, la testa pulsa nauseante e
la gola è soffocata da quella maledetta foschia .
Riesco a scorgere Shi sorreggere il gemello, mettendogli un braccio
dietro le spalle. Mickey, bianco come un lenzuolo, piange senza
emettere un suono e si lascia docilmente guidare dalla sorella.
E' una scena malinconicamente dolce, e per un secondo immagino che
tutto questo sia un bizzarro sciocco incubo. Che non esista una figlia
del Kishin, che la follia sia soltanto un doloroso ricordo e che siamo
tutti a casa e al sicuro.
L'illusione però non dura a lungo. Svanisce, esplode, come
la
più fragile delle bolle di sapone. Mi riscuoto: non si
può sognare ad occhi aperti durante una situazione simile.
-Ace! Shi! Che cosa facciamo adesso?!- domando, cercando di dissimulare
il panico che trabocca dalla mia voce sottile.
La giovane Shinigami si guarda intorno, inutilmente. -Non saprei... ma
restare qua è troppo rischioso. Mickey non si sente bene,
inoltre dove c'è il fumo immagino ci sia anche il...-
-Cazzo.- Sono indispettita.
-Ma ti sembra il caso di dire una cosa del genere, idiota?!- borbotto.
Ma Ace è troppo allucinato dalla vista di qualcosa alle mie
spalle, ha gli occhi strabuzzati e un'espressione assurda.
-Cazzo!- ripete, con un tono troppo acuto. Mi volto, e capisco
perchè.
Il fuoco, sì, lingue di fuoco d'un colore troppo vivo e
terribile, divorano atroci la distanza che ci separa da loro,
inghiottendo il tappeto e un tavolo e un lampadario rotto. Non ho mai
visto nulla di tanto mastodontico, splendido, ipnotico e stupefacente.
Sono affascinata ed inorridita nello stesso istante.
Oh, mio Dio.
Siamo morti, sono morta.
Pensieri molto limpidi e definiti, una scioccante consapevolezza
accettata dall'isterica calma segreta del terrore.
E' finita. Finita.
-Adelle! Che
diamine fai lì ferma?!- Una mano mi afferra saldamente il
braccio e mi strattona con energia. Ace. Vengo
trascinata, come un peso morto, mentre batto stolida le palpebre
più volte.
Non capisco. Non riesco a capire niente. Solo una cosa mi è
chiara: il fuoco si sta avvicinando, di più, sempre di
più. E noi non siamo abbastanza veloci.
Moriremo, non abbiamo scampo. Morti. E' così semplice,
elementare e tremendo.
Non voglio morire!
Ad un certo punto, in quel delirio, le loro voci.
-Ragazzi!
Ehi...ehilà!-
-Ragazzi!
Ehi, siete voi!-
-Siamo qui.-
Tre figure compaiono da una porta laterale, completamente imbrattate di
nero. Sono...sono proprio loro!
I bellissimi capelli di Silver sono una matassa immensa e sudicia,
impastati da una strana roba scura simile a melma, e i suoi occhi blu e
sprizzanti vitalità risaltano come zaffiri splendenti sul
viso
nero. Jackson fa quasi ridere, ha la faccia...avete presente i
conigli prima di venire investiti da un tram? Ecco.
Aggiungeteci
solo un quintale di cenere sulle guance. E Natasha, la sua fida benda
ancora miracolosamente in testa -ma
ridotta ad uno straccio incenerito a brandelli, per la precisione-,
mantiene una certa dignitosa tranquillità come suo solito.
-Ohh, ragazzi! Dobbiamo correre! Il fuoco...- pigola Jackson
debolmente, scosso da ansimi.
Il tuono che le fiamme emettono, prima di raddoppiare di volume ed
avvolgere l'intera parete, coprono la sua voce. Qualcuno urla,
impossibile capire chi.
-Ci inseguiranno! Vogliono...ucciderci...- bofonchia Jackson, mentre
con un gesto ci invita a continuare a scappare.
-Ma dove vi eravate cacciati, voi tre?! E si può sapere di
cosa
stai parlando?!- esclama Shi risentita, ad alta voce, per sovrastare il
frastuono in sottofondo.
Natasha lancia un'occhiata gelida a Silver, che sostiene il suo sguardo
orgogliosamente.
-E' una lunga storia.- si limita a ribattere inarcando le sopracciglia.
-Non è il momento di raccontarci favolette! Risparmiate il
fiato!- urla Ace, svoltando un angolo. Ben presto veniamo seguiti da
quelle fiamme furibonde, che devastano ogni cosa lambiscano.
Dietro di noi, un incubo nero e indistinguibile. Davanti a noi nemmeno
una via d'uscita, ma solo labirintici corridoi.
Ho paura. Solo paura.
Voglio vivere. Voglio
andare via.
Sono così stupida! Come posso pensare cosa tanto egoiste
quando siamo qui tutti a rischiare la vita?!
Mi viene da piangere. Mi sento una bambina di otto anni, anzi, facciamo
cinque.
-Non possiamo andare...andarcene così!- obbietta Shi, anche
lei
con il fiatone. -Cassian è ancora qui da qualche parte a
combattere con Ran! E...Theodore?! Credete che si sia perso?!-
-Non li lasceremo qui.- annuisco spaventata. -Dobbiamo trovarli...-
-Facile a dirsi! Prima magari ci riuscivo, ma ora orientarsi
è
quasi impossibile.- grugnisce Ace. -Spiegami come faremo a trovare la
sala dove si trovano!-
E' vero. Fra andata e fuga abbiamo cambiato corridoi e strade
così tante volte che l'idea di risalire al punto di partenza
tornando sui nostri passi è inconcepibile.
-Potrei cercare di vi...uff! Di visualizzare...le loro anime!- sbuffo,
sfiancata dalla corsa. Un dolore sempre più intenso alle
costole
costringe il mio corpo a piegarsi in due, ma basta guardarmi
rapidamente alle spalle per spingermi ad andare avanti, ancora e ancora.
-Buona idea!- approva Shi, stringendo i denti e proseguendo, con Mickey
aggrappato ad un fianco.
-Voi! Non potete
organizzare dei piani senza prima consultare la sottoscritta!- sbraita
-chissà con che energia- Silver*Star, la chioma in
condizioni
pietose che sventola come una bandiera al vento mentre trotta come un
cavallino (inizio a chiedermi se non sono forse io l'unica crodia a
fare fatica. Uffa, è ingiusto).
-Taci.- taglia corto Ace laconicamente.
-Come faccio a chiudere gli occhi mentre corro?!- domando esasperata.
L'idea di sconcentrarmi anche solo per un momento, le conseguenze che
potrebbero esserci...Dio, non voglio nemmeno pensarci.
-Dobbiamo spegnere questo dannato fuoco. Possibile che gli estintori
siano sempre ovunque, tranne dove servono?!- protesta Ace, la fronte
imperlata di sudore.
-Non è un...fuoco normale...- mormora Jackson, distrutto
(ahah, non sono solo io a soffrire! Confortante!).
-Non abbiamo tempo! Sapete come spegnerlo?!-
Scuote la testa, desolato. -Proprio no.-
-Allora... che si fa?- chiedo. Ho i piedi a pezzi, la gola in fiamme e
la milza sanguinante come minimo. Per non parlare questo senso di
assoluta impotenza... il momento peggiore della mia vita.
-Oddio. Boh.- esplode Shi, sull'orlo di una crisi, gli occhi azzurri
appena lucidi. Stringe più forte a sè il suo
gemello,
come fosse l'ultima volta.
No! No. Non
possiamo arrenderci. Non ci arrenderemo. E' escluso.
Crollo a terra. Le mie gambe cedono, contro la mia volontà.
Il
mio corpo non risponde, lacerato dalla fatica, allo stremo delle sue
deboli forze.
-Adelle!-
-Addy!-
-Adelle, no!-
Ignoro tutto, ignoro tutti. Stringo gli occhi colmi di lacrime. Sto per
morire.
Sto per morire.
Sono stanca. Voglio solo dormire. Una vampata improvvisa di bruciante
calore sul volto...
Sento le mie braccia sollevarsi, in un ultimo disperato gesto, davanti
a me.
-Basta! Vattene!-
Vattene,
che sciocchezza. Ho detto vattene
al fuoco. Che imbecille.
Silenzio. Silenzio.
Troppo silenzio.
Apro gli occhi, e le mie labbra si schiudono
dall'incredulità.
Non può essere davvero successo.
E' assolutamente impossibile...eppure il fuoco è sparito.
E sono fiamme. Ed è dolore.
-Credi che non lo farò?-
D'improvviso la sua mente viene brutalmente violata da una forza
irresistibile, estranea e troppo familiare. Dopo tutto questo tempo, la
follia. Bentornata, pensa
Theodore prima di crollare. Mani nivee e gelide lo sollevano in aria, e
può solo agonizzare lì, sperando di morire al
più
presto. Tutto gira e scoppia. Tutto è sbagliato e fa paura,
adesso. Non resisterà a lungo, lo sa, fragile marionetta fra
le
mani d'un imprevedibile burattinaio.
-Credi che non sia capace di farlo?-
Preme sempre di più contro ogni cellula della sua mente,
decisa
ad invaderla, contaminarla e distruggerla con il suo delizioso atroce
veleno. Fa male, fa male, fa male. Brucia e sbrana e corrode, lacera e
strappa e morde quella follia nera come il vuoto e rossa come il
dolore. Impossibile immaginare di sopravvivere. Lui non vuole
sopravvivere, vuole abbandonare quel corpo torturato a brandelli e
morire in un sonno soave a leggero come la brezza primaverile.
Basta, ti prego, basta.
-Credi che provi qualche sciocco scrupolo nei tuoi
confronti?-
Apre gli occhi, Theodore, l'anima sventrata d'ogni buonsenso: iridi di
gretto splendido scarlatto, vivido e vero e abbagliante, rosso come
nient'altro può esserlo incise nelle sue.
No, non prova scrupoli, Ran la distruttrice. La Ran che esiste solo
nelle favole per spaventare i bambini non sa nemmeno cosa siano.
Ma la sua
Ran odia tutto
questo. Odia la follia, odia ciò che sta facendo. Si odia,
in
questo momento. E ciò convince il cuore stremato del ragazzo
a
battere ancora.
Finchè Ran -la
sua, la sua, la sua, non quell'altra-
avrà qualche speranza, varrà la pena combattere.
Combattere contro i suoi incubi, i demoni e gli spettri del
passato.
-Sei un umano, Theodore. I mostri trucidano gli umani, non lo sai?-
cantilena dolcemente, facendo scivolare una mano lungo il suo petto e
stracciandogli la maglia con le unghie acuminate.
La pelle di Theodore, ormai insensibile a qualsiasi sofferenza, si
squarcia morbida e denso sangue scuro impregna la stoffa. Non è niente, niente,
rispetto a ciò che gli sta divorando la testa.
-Non sei...un mostro.- Un bisbiglio spezzato, troppo esile
per
infrangere l'aria satura di sangue, viene sputato a fatica da labbra
tumefatte.
-I mostri creano solo mostri. I Kishin sono mostri, e io sono pazza.
Sii pazzo anche tu, salva questa sciocca misera vita che sto
minacciando di sottrarti e innamorati d'una squartatrice.-
Lusinghe e parole e carezza che graffiano. Una proposta, un silenzio
turbato solo da pensieri frenetici, e Theodore esita e si sente in
colpa per averci anche solo riflettuto.
-Tu non sei un mostro, noi non siamo pazzi. E io - E' talmente vicino
che, solo con un impercettibile movimento, Ran potrebbe sfiorargli
appena la bocca -non
posso amare una squartatrice.-
E Ran, la bambina delusa per avere perso l'occasione di
giocare
ad un gioco divertente, lo lascia cadere a terra. Arrabbiata.
Infastidita. Imbronciata.
-Allora muori.-
-Stai continuando a ripeterlo, eppure sono ancora qui.- osserva lui,
quasi divertito.
-Muori!-
Contro il muro. Dolore cieco, ancora dolore senza
più
significato. Gli strilli infuriati d'una ragazza pazza -pazza?- e tonfi
sordi d'un corpo inerme.
-Il tuo comportamento infantile mi indispettisce ogniqualvolta mi
capiti di incontrarti, cugina. Non c'è che dire, non hai
nemmeno
un'idea di cosa sia la buona educazione.- Cassian sospira, in piedi
davanti alla soglia della Sala degli Specchi -ora Sala dei Detriti-,
immancabilmente in nero e con la sua espressione boriosa ben stampata
in volto. -O almeno, se devi dissanguare qualcuno, fallo con un po'
d'eleganza.-
Ran sogghigna. -Ah, eccoti qui. Mi chiedevo quando saresti arrivato! Mi
sei mancato, sai?! Tu, il mio dolce piccolo Cassy. Ci siamo tutti, ora.-
-Che la festa abbia inizio.- concorda il ragazzo, una strana luce in
quegli occhi di pietra viola.
Theodore non sa cosa succederà. Qualcosa di epico, ragiona
amaro, e terribile.
Note dell'Autrice: Ehilà! ^-^ Ho cercato di allungare un
pelo il
capitolo. Credo non ce ne saranno ancora più di cinque,
comunque...U.U
Come farò senza voi e i vostri commenti, ragazzi?! Come
farò?! Povera me.
Va beh, questo capitolo non è proprio nulla di speciale.
Spero non vi sia risultato troppo noioso, è che -visto che
mentre scrivo ho in mente delle scene, delle immagini- ci tengo a non
lasciare buchi nella narrazione ed essere precisa, non scrivere
così tanto per fare.
Nel
prossimo -se Dio vuole- Adelle e i suoi poteri entreranno in scena nel
vero senso della parola!
Che ne dite? ^-^
Lucy
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Capitolo 41 *** Ran e Cassian regolano i conti. Adelle Gorgon non è chi dovrebbe essere, amore calcolato e pianto nel sangue? ***
Ran e Cassian regolano i conti. Adelle
Gorgon non è chi dovrebbe essere, amore calcolato e pianto
nel sangue?
Ran sorride, quasi con dolcezza.
-Hai paura?-
-Forse.-
Cassian sguaina una spada dalla cintura, la fa roteare con agile
naturalezza davanti a sè.
-Allora perchè insisti così assiduamente a
combattere?- Sospira. -Morirai.-
-Molto probabilmente. Ma voi mi avete costretto a provarci, per tutti
questi anni.-
I loro occhi sono incatenati, in un incantesimo di pietra.
-Costretto?-
-Tua madre e tuo padre hanno pagato i loro errori, Ran. Ma non a
sufficienza.
Non basta.- Avanza di qualche passo, una nuova rabbia nelle iridi
gelide. -Devi pagare anche tu, per le loro azioni. Così come
ho
pagato io, per anni e anni.-
-Davvero commovente!- Ran scuote la testa. -Sei solo un bambino
arrabbiato, cugino. Ciò non ti permette comunque di rovinare
tutto il divertimento.-
Fa un cenno distratto con la mano. Le bende che avvolgono il suo corpo
prendono vita, scattando come serpenti inferociti verso Cassian. Lui le
evita senza difficoltà, per poi mozzarle con la spada. Le
strisce di stoffa ricadono a terra, inutili, e due ondate di energia
d'un blu nerastro cercano di comprimere Ran da un lato e dall'altro.
Lei le blocca con i palmi delle mani, facendoli disintegrare
miseramente.
-Con divertimento intendi
sterminare tutti quelli che vivono nelle circostanze e cercare di
dilagare nel mondo un maledizione che porterà alla
distruzione
dell'intera umanità?- Cassian sbotta in una risata.
-Intendo fare quello per cui sono nata.-
Cassian la raggiunge correndo, cercando di colpirla ad una spalla. Lei
afferra la punta della lama, vagamente divertita.
-Cosa speri di fare con questa, eh?!- La storge con un secco crack, arrotolandola
su se stessa. Il metallo obbedisce docilmente alle sue dita sottili e
bianche come il latte.
Il ragazzo gioisce silenzioso. Approfitta del suo infinitesimale attimo
di disattenzione e sfiora il suo avambraccio su cui prendono forma,
come tracciati da una matita leggera dalla punta impeccabile, i profili
appena accennati di ragni color ombra. Sì, proprio ragni: si
possono distinguere le lunghe otto zampe, che percorrono adagio la
pelle diafana della ragazza.
Lei aggrotta appena le sopracciglia brune.
-Che spreco di tempo. Questo combattimento è
patetico. Possibile che tu non sia riuscito ad imparare un
incantesimo decente?!-
Passa i polpastrelli sopra le figure dei ragni. Non scompaiono,
però. Anzi, raggiungono il collo candido, simili a tatuaggi.
-Cosa sono?- domanda genuinamente incuriosita.
-Un incantesimo decente.-
Cassian ridacchia, nel vedere la cugina disorientata. -In questo
momento questi simpatici tesorucci stanno raggiungendo la tua mente, e
ben presto inizieranno ad estirparne ogni forma di
malvagità.
Tutto ciò che vi è di oscuro.- La osserva pensoso
per
qualche istante. -In effetti l'ho solo trovato in un libro di mia
madre. Non l'ho mai provato, quindi non so quali sono gli... effetti collaterali. Starò
a vedere, dunque.-
Sorride soddisfatto, mentre Ran strizza le palpebre in una smorfia di
dolore.
-Cosa diamine...?!-
Rumori nauseanti, di carne strappata, giungono dal suo
capo pulsante. Track,
track, track. Una tortura lenta. Cassian, cruda esultanza
sul volto impassibile, assiste trionfante.
La ragazza spalanca gli occhi. Lacrime d'ossidiana scivolano sulle
guance, il rosso nelle iridi pare così liquido da poter
gocciolare anch'esso.
Padre, dammi la forza.
Non posso tradirti adesso, in questo modo. Dammi la forza.
E, nel silenzio carico d'attesa, i ragni si disintegrano come miraggi
alla luce del sole. Lo sguardo di Cassian, ora, è uno
specchio
di vuota incredulità. Non sorride più. Ran
sì.
Congiunge le mani, come in preghiera: nella stanza esplode un caotico
inferno.
I frammenti di specchio, che ricoprono l'intero pavimento,
vorticano improvvisamente in turbine di vetri e sangue: saettano,
micidiali, conficcandosi nelle pareti.
Cassian protende uno scudo semicircolare attorno a sè, per
evitare d'esserne colpito, e queste rimbalzano disintegrandosi contro i
muri.
- Quello per cui sei
nata... Davvero un nobile scopo.- commenta ironico,
ragionando rapidamente su come fare per calmare quella bufera.
-Il tuo è vendicare una madre che non ti ha mai nemmeno
guardato in faccia. Lo consideri molto più lodevole?-
Lui ride. -Non giudicare, Ran. Non giudicare ciò che non
sai.-
-Ohh, Cassian, piccolo Cassian: non esiste peggior sordo di chi non
vuole sentire.-
Ran muove le dita della mano sinistra, premute contro il palmo della
destra, con il sorriso di chi sa di avere già vinto.
E lì, sulla pietra grigiastra, si aprono squarci aguzzi.
Crepe
da cui sgorga un vischioso liquido nero, cola sul pavimento scivolando
fra quegli specchi rotti e cela al suo sguardo atterrito ogni
piastrella macchiata di rosso. Solo un colore denso e buio, freddo come
la notte, lo accerchia carezzando minaccioso la circonferenza dello
scudo.
I colpi, le stilettate energiche che le schegge producono contro
esso lo stanno lentamente indebolendo. Un finale scontato, in fondo.
-Quanto può reggere una mente come la tua alla follia pura e
semplice?- La voce di Ran è trasognata. -Senti che buon
profumo
ha. Di desideri insperati, di sogni irrealizzabili. Di tutto quello che
si può ottenere violando equilibri ed ordini che
scherniscono la
nostra libertà.- Si allarga sempre di più, la
pozza. Lo
scudo trema.
-Non esiste incantesimo che può reggere il confronto. Non
esiste
potere in grado di distruggere ciò che è la
materia
creatrice di questo universo.-
Anche Cassian trema, sfiancato dalla fatica.
-Noi siamo follia. Io sono follia. La follia deve prendere il
controllo. Io
devo prendere il controllo. Tu cerchi di impedirmelo. La
follia ti ucciderà...io
ti ucciderò.-
Poi lo scudo s'infrange e le porte della sala si spalancano
rumorosamente.
-Pronti?- Shi si volta verso di noi. I suoi occhi blu mare
scintillano pacati nel buio fitto e senza scampo del corridoio.
-Pronti.- Ace deglutisce risoluto.
-Andiamo?-
Le labbra di Silver si incurvano in un ghigno strafottente. -C'è bisogno di
chiederlo?!-
-Mickey, ti senti meglio?- mormora la gemella, piano.
Il ragazzino biondo sorride entusiasta, battendo le mani. -Mi sento una giraffa! Aaah,
aaaahh!-
-Ehm... lo prendo per un sì.- Shi sospira e
annuisce. -Procediamo.-
Procediamo. Rabbrividisco
sotto la giacca, un rivolo gelido mi attraversa la spina dorsale.
No, non sono pronta. No, non salverò proprio nessuno dalla
follia. No, non sono
chi dovrei essere.
Quel fuoco di cui gli altri ci hanno parlato si dov'essere per forza
sbagliato: Adelle Gorgon non è un'eroina, non lo
sarà
mai. Maka Albarn lo era, la più grande Meister dei suoi
tempi.
Ma io?! Io no. Io sono solo una codarda. Una codarda sciocca e vile che
trema in un corridoio troppo buio.
-Addy?- Sollevo lo sguardo, concentrato intensamente sul pavimento
lastricato di pietre squadrate. Incontro gli occhi vivaci e calorosi di
Ace, una carezza su questa pelle pallida che continua a tremare.
-Come stai? Ti sei ripresa, dopo...?-
-Sì, davvero. Solo che... insomma, se non sono capace di
controllare nemmeno i miei poteri... che razza di strega sono?!-
concludo esasperata da me stessa.
Quelle immagini si susseguono ancora nella mia mente, rapide e
terribilmente reali: le lingue di fuoco vicine, troppo vicine, a
lambire la mia figura accasciata al suolo... e poi pace, silenzio.
-Non è colpa tua. Decidono loro quando farsi sentire, e
spesso
con un ottimo tempismo. Per cui, non c'è motivo di
lamentarsi.-
Infila le mani nelle tasche della felpa rossa, pigramente. Annuisco,
senza molta convinzione. -Non vi sarò molto utile.-
Scrolla le spalle. -Pazienza. Probabilmente nemmeno io, se quella testa
calda di Theo decide di far rinsavire Ran solo con la sua bella
faccia.-
Ridacchio roca mio malgrado. Solito vecchio Ace, meno male che non
cambia mai.
Seguiamo Shi e gli altri, dirigendoci a passo sicuro verso quella porta
chiusa dai pesanti battenti. Verso
la morte.
-Eccovi qui! Immaginavo che sareste arrivati, prima o poi.
Non
pensate di avermi colto impreparata.- Ran fa cenno di no con il dito,
sorridendo allegra.
-E quando mai.- replica Shi sarcastica. Appena il suo sguardo s'era
posato sulla figlia del Kishin, era divenuto acuto e tagliente come la
lama che è.
Ci troviamo in una sala... decisamente a pezzi. Per terra ci sono
macerie che riflettono la luce che filtra dal corridoio, imbrattate di
una strana poltiglia rossastra che non ho il coraggio di identificare.
Sembra quasi che qualcuno si sia messo a disintegrare delle vetrate con
un martello... e poi si sia squartato. Un disgustoso macello.
-Eppure, lasciatevelo dire: siete parecchio in ritardo.- Fa un cenno
con la mano, dietro di sè. Ed allora li vedo.
La figura di Cassian, a terra, con la testa fra le mani.
La figura di Theodore, zuppa di sangue, riversa su dei gradini come una
bambola rotta.
Ace sgrana gli occhi, inorridito, il viso offuscato da un'ombra di
terrore.
Sento un tonfo: Grace, sulla soglia della porta, geme e corre verso
Cassian, lasciandosi malamente cadere vicino a lui. Si china sul suo
volto premuto contro le piastrelle, preoccupata.
Shi urla, mentre le iridi turchesi si colmano rapidamente di
lacrime.
-Non è morto, stupida.- ribatte Ran sprezzante. -L'ho solo
stordito un attimo.-
-Stronza!-
Oddio, l'ha detto -anzi, urlato-
sul serio.
Tutti tacciono. Cade un silenzio pesante.
Il mio sguardo saetta da Shi a Ran, da Ran a Shi. Una trema
convulsamente, le mani strette in pugni. L'altra la osserva,
innaturalmente calma.
-Stronza.- ripete la giovane Shinigami, con voce rotta, mentre una
lacrima riesce a sfuggire ai suoi occhi color cobalto. -Lui ti a...ama,
non te ne sei accorta?! Perchè gli hai fatto questo?! Sei
solo
una stronza.-
Nessuno azzarda una parola. Il corpo di Silver*Star è in
tensione, pronto a scattare, quasi temesse in un movimento improvviso
di Ran; Mickey, piccolo piccolo alle spalle della sorella, ridacchia
nervosamente tappandosi la bocca con le mani. Ace fissa ancora il suo
Meister, devastato, come incapace di credere allo spettacolo
terrificante che gli si presenta davanti.
-Amore. Amore, amore, amore.- canticchia Ran, derisoria. Sembra emanare
un'aura di tenebre. -Credi forse che significhi qualcosa? Futile
sciocco sentimento umano. Sì, è solo questo,
umano: perciò debole, instabile e fin troppo
celere. Gli
umani si stancano presto degli altri umani, i legami si spezzano
poichè non hanno fondamenta solide. Perchè
opprimersi anche del peso altrui? Nel mio cuore c'è solo
spazio per ciò che desidero. Non riesco a provare alcun tipo
d'affetto per lui, è troppo precario per significare davvero
qualcosa nella mia vita.-
La cosa che colpisce, nelle sue parole, è questa spiazzante
gelida lucidità. Un razionale logico calcolo, un delirio
mostruosamente folle. Come si può analizzare l'amore?
Ran scuote i boccoli scompigliati. -Inoltre sei veramente senza cuore.
In un momento come questo, pensi a Theodore e non al tuo povero zietto?-
Zietto? Ma di quale zietto sta parlando?! Anche Shi sembra confusa.
-Parla chiaro!-
-Più chiaro di così. Oh, significa che non lo
sai? Beh, coraggio, bambolina, illumina gli ignari qui presenti.-
Sorride. Sembra proprio divertirsi un sacco.
Grace abbassa gli occhi celesti straripanti d'ansia, sospira
impercettibilmente. Sfiora con dita leggere, carezzevoli, la fronte
sudata di Cassian, ancora intento a liberare la sua mente dalla follia.
Mormora parole inudibili, e... le distinguo.
Fra i capelli corvini e lucenti di lui, come seta tessuta con
destrezza, sono apparse fin troppo evidenti delle striscie candide.
Delle linee.
-Mi state dicendo...- comincia Ran fingendosi incredula, -di non sapere
che è il fratello dell'attuale Shinigami, di Death
the Kid?-
Shi schiude le labbra in una smorfia esterefatta. -Oh, Dio.-
Note dell'Autrice: Ma quanto in ritardo sono?! o.o Di millenni!
Millenni! Perdonatemi, popolo di Efp, se potete. U.U
Questo capitolo è stato un vero parto, eh. L'ho scritto,
cancellato un pezzo, aggiunto un'altro, rielaborato questo e
quello...uff! >.< Spero che il combattimento -la parte
più critica, per me!- risulti quantomeno leggibile.
Beh, per farmi perdonare sono tornata con una bella novità,
eh? Chi l'aveva indovinato alzi la mano!
Non posso sapere se avete alzato la mano. Ditemelo via recensione,
allora: avete alzato
quella mano???
...ehm...povera me. Meglio ignorarmi. Riformulo la
richiesta: recensite, gente! Meno minaccioso, non trovate? ^-^
Lucy
|
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Capitolo 42 *** Il silenzio uccide. Natasha ha le labbra cucite e Ran cerca una scagnozza? ***
Il silenzio uccide. Natasha ha le
labbra cucite e Ran cerca una scagnozza?
-Non ci posso credere.- Shi scuote la testa, lentamente, inebetita.
-Non ci credo. No!-
Il suo sguardo è ancora puntato su Cassian, incosciente, e
su Grace, intenta a cercare di alleviare il suo dolore.
Non posso credere che davvero loro siano parenti! E' assurdo!
Com'è che nessuno l'ha mai saputo?!
In effetti, adesso che ci penso, sotto alcuni aspetti Shi e Cassian si
somigliano vagamente. A partire dal'espressione, glaciale e un po'
sprezzante. Ma lei la conosco da quando eravamo bambine, in
realtà non è così fredda. Che anche
riguardo a lui
ci stessimo sbagliando?! Dopotutto, vuole solo vendicare sua madre.
Ohh, devo smetterla di distrarmi.
-Su, avanti! Facci una bella scenetta da film!- Ran schernisce la
Shinigami, dondolandosi nell'aria con le gambe incrociate. -Oh, dolce zio! Che bello, ora la
nostra famiglia è unita e felice!-
-Dacci un taglio, okay?- Natasha la fulmina con i duri
occhi azzurro scuro. -Meno chiacchiere e più azione.-
Ran la guarda per qualche istante, sbattendo le ciglia stupita. -Ma
quanto maleducata sei? Non si interrompe la gente quando parla.-
Schiocca le dita, ed inizialmente nulla sembra cambiato. Una strana
inusuale calma aleggia sinistra, ma so fin troppo bene che è
quella che precede la tempesta.
Infatti Natasha d'un tratto si preme con forza le mani contro la bocca,
i lineamenti distorti da un dolore atroce. Dopo pochi secondi crolla
carponi, trattenendo con tutte le sue forze rantoli strozzati.
-Natasha!- ringhia
Silver raggiungendola con ampie falcate e gettandosi accanto a lei. -Natasha! Cosa ti ha fatto?! Ehi,
la Grande Me ti sta parlando! Rispond-
E muore, la sua voce potente, si affievolisce fino a
svanire,
come colpita da un proiettile. Precipita in un muto sgomento, lo
sguardo capace di riflettere solo paura.
Mio Dio. Il mio cuore si ferma per lunghi, lunghissimi secondi, prima
di cominciare a martellare ininterrottamente. La mia vista si sfuoca,
vengo assalita dalle vertigini.
Natasha ha scoperto il volto. Sulle sue labbra sottili sono ben
visibili grossi punti scuri, punti come quelli... negli orli delle
camicie. Con i brividi freddi, mi rendo conto che sono cucite. Da un
filo.
Silver*Star si alza in piedi, silenziosa. I capelli svolazzano alle sue
spalle come un mantello, gli occhi scintillano di un'ira
incontrollabile.
-Maledetta...
maledetta... bastarda!-
Natasha, incapace di urlare, tenta di afferrarla inutilmente per la
giacca. Ma l'arma è già scattata contro Ran,
ancora
apatica.
-Perchè oggi vengo insultata da chiunque?! Eppure sono
così simpatica. Ah, questi adolescenti.-
Con noncuranza agita una mano, e Silver viene scagliata con inumana
forza contro il soffitto, per poi ricadere a terra. Il suo
corpo
si muove come posseduto dal demonio, contorcendosi orribilmente e
sbattendo sulle pareti, negli angoli, ancora sul
soffitto. Il
turchese vivo della sua chioma viene violato da un rosso malato.
-Smettila, smettila! Smettila!- Jackson, le guance rigate da lacrime
rabbiose rapide come la pioggia, con un cenno fa crollare lo scheletro
opaco -su cui gli specchi rilucevano originariamente- addosso alla
figlia del Kishin, che per tutta risposta lo fa esplodere in mille
schegge e le scaglia in direzione del ragazzino. Lui cade a terra,
esanime.
No. Non ci credo,
è un incubo.
Intanto, mentre Ran è distratta, a Grace
è
riuscito un perfetto esempio d'Incantesimo d'Invisibilità
Esteso
-almeno la teoria la studio- ed è sgattaiolata fuori con
Cassian. Sorrido fra me: il suo compito è sempre stato
quello di
salvare il suo signore, ci è riuscita.
Mickey fissa spaventato Shi, che alle spalle di Ran sta per fare una
cosa di cui si pentirà. Trasforma il suo braccio
nell'estremità della lama, squarcia l'aria con un sibilo.
Il no
affiorato sulle mie
labbra si spegne in un sussulto terrorizzato. La spada trafigge la
spalla della ragazza, affondando nella carne fasciata dalle bende come
fosse burro.
Nessuno, finora, ha mai colpito Ran così direttamente.
L'attesa
dura un secondo che, sospeso nell'aria immobile, diviene eterno.
Ran... niente, non traspare nessuna emozione dal suo viso diafano.
Anche Shi aspetta qualcosa, qualsiasi cosa,
gli occhi iniettati di sangue, il petto scosso dagli ansimi.
La macchia scarlatta comparsa sulle bende biancastre svanisce,
assorbita da chissà che diavoleria. La pelle si richiude
semplicemente, i lembi si accostano e ritornano un unico elemento.
Ed è allora.
-Veloce. Ma non... abbastanza.-
Il polso ancora proteso in avanti viene afferrato saldamente, Shi viene
avvolta completamente da infiniti tentacoli. La stringono
troppo stretti, una trappola
semplice quanto mortale.
-Sore...llo...na.- Mickey
solleva piano il mento, gli occhi vacui, vuoti, quasi persi nella sala
troppo grande e troppo buia. Incontra lo sguardo zuppo di
sangue
di Ran. -Tu hai fatto
male alla sorellona.-
-La vita ti farà sempre del male, piccolo
Shinigami.-
risponde lei, con dolce amarezza. -O almeno ci proverà. Tu
devi
essere più forte, e liberarti di tutto ciò che
potrebbe
portarti alla distruzione. Se pensi agli altri, sei morto.-
Pronunciando queste ultime maledettissime parole -così,
rapida e
letale, senza permetterci neanche di aprire bocca- schiude le dita. Un
sordo rauco gemito graffia la gola sottile di Mickey, uno schizzo di
sangue scuro gli macchia la maglietta giallo sole, luminosa come il suo
viso non è più. Anche lui giace sulla
pietra fredda,
ora. Ancora sangue.
No, no, no, no, basta!
Non capisco più niente, non riesco a reggermi in piedi,
fermate tutto! No, no, no, no, no, no, no.
Stringo istintivamente la mano di Ace, nella mia. E'
sudata e
calda e rassicurante, chiusa sulle mie dita tremanti. Mi sento un po'
meglio.
-Non ti farà del male.- mormoro, quasi un ordine. Lo sento
fare un risolino abbastanza isterico.
-Come no? Sono il prossimo.-
Prima che io possa ribattere, noto con crescente orrore che Ran si
volta proprio verso di noi, chinando la testa.
-Ace?- Lei è quasi suadente.
-Dimmi, bambola.- Lui, invece, è placido come al solito.
-Adesso devo metterti fuori gioco.- Rabbrividisco. No, non anche lui,
no, no. No.
-Ti prego, non- Ace mi interrompe con un gesto sbrigativo. Guarda Ran
negli occhi, serio.
-Adelle e Theodore staranno bene, vero?-
-Ace!- sbotto indignata. Non può dire una cosa del genere,
non può!
Ran ride. -Staranno
bene?! Non scendo a patti con chi perde.-
E poi lui cade a terra, silenziosamente. Come gli altri, come tutti.
Oh, mio Dio, sto male.
Non riesco ad accettarlo. Non riesco ad accettare l'immagine di Ace, a
terra, privo di sensi. Mio fratello. Lui è mio fratello.
Lui non può morire.
-Ecco.- Ran sospira, quasi stanca. -Finito. Li ho eliminati tutti...
tutti.-
Cala il silenzio. Non oso respirare. Non provo nemmeno tantissima
paura, per la verità, ma me lo sento: la mia vita dipende da
questo momento. Da questi attimi scanditi da esasperanti rintocchi
gravidi d'aspettativa.
La ragazza di fronte a me... no, non è più una
ragazza. I
suoi occhi sono ormai irriconoscibili, il suo sorriso spezzato la cosa
meno umana che io abbia mai visto.
Mi perdo confusa nel silenzio, mi lascio distrarre dalla sua calma
precaria e mi ci cullo esausta. Ho bisogno di uscire di qui, fa caldo.
Ace! Silver! Shi!
Mickey! Jackson! Natasha! Theodore! Cassian...
No, sono sola.
-Adesso, quanto credi ci metterò a liberarmi di te?-
Una domanda che è la risposta stessa, praticamente, di cui
nessuna delle due ha dubbi. Non dico niente.
Il silenzio ha una sua voce, e in questo momento sta strillando
lacerante.
Il silenzio ha una sua consistenza, e il suo peso mi sta opprimendo.
Il silenzio può uccidere. Ora ne sono sicura.
Ran sospira insofferente. -E' una noia provocarti. Se devo dirti la
verità, però, da un lato ti invidio.-
Incrocio il suo sguardo, inarcando appena le sopracciglia. Questa
è nuova.
Lei annuisce vigorosamente, con decisione. -Certo che sì,
è così. Io e te siamo parenti, in fondo: tuo
padre
è mio cugino.-
Taccio, sospettosa. Sinceramente non capisco dove vuole andare a parare.
-Parenti.- ripete pensosa. -Eppure tu hai ricevuto tutti i poteri delle
Gorgon, a me sono rimaste solo due bende ammuffite. Ti sembra giusto?-
Mi trattengo dal farle notare che, con quelle due bende ammuffite,
ha il mondo in pugno e mi limito a scrollare le spalle.
-Non credo.-
Solleva la testa. -Cosa non credi?-
-Di avere ricevuto... tutti i loro poteri.- bisbiglio. No, una patetica
come me non può essere pericolosa nemmeno per scherzo.
Non salverò un bel niente, non sconfiggerò Ran.
Morirò. E'
così evidente.
-Ma è così. Sei l'unica erede, a
parte Cassian. A
me... beh, ho qualche caratteristica tipica delle streghe. Ma poche. E
decisamente inutili.- S'illumina. -Per questo dobbiamo fare comunella,
con pensi?-
Aspetta. Aspetta. Che?!
-Comunella?!- ripeto stordita.
Affila lo sguardo. -Sì, esatto. Allearci, unire la forze,
diventare amiche. Come
ti pare. Insomma, mi faresti molto comodo, anche se non lo sai ancora
sei capace di cose incredibili. Una strega con i fiocchi. Cosa ci
otterresti?- Sorride candidamente. -La vita, tanto per cominciare.-
Allearci? Io? Con lei?
Ran mi ha appena chiesto di... diventare la sua
scagnozza?! Ma
si può sapere perchè tutti sono convinti del
fatto che io
sia un portento della magia, quando non so neanche sollevare una
tazzina da tè?!
Immagini terribili scorrono davanti alle mie iridi impietrite. Una ragazza dai lunghissimi
capelli rosa, gli abiti ricamati di pailettes e gli occhi pesantemente
truccati...
Il sogno. Già. Il mio destino. Una scelta,
questa.
O questo futuro... o
nessun futuro.
-Unisciti a me, Adelle. E' da quando ti ho incontrata che
ho
sentito il tuo corpo sprigionare un immenso potere... pensaci bene. Un
mondo nuovo, una vita nuova. Dove, come strega, tu non debba
sentirti per forza diversa. Dove tua madre finalmente si
renderà
conto del tuo potenziale e ti apprezzerà per quel che sei
veramente...-
La sua voce sembra carezzare le mie orecchie. Una musica.
Una trappola. Prendo
un bel respiro.
-No, Ran. Non ho la benchè minima intenzione di cadere
vittima
della follia, nè di aiutarti in questo piano assurdo.-
Ecco, ce l'ho fatta. Con voce ferma e determinata, ho dato una risposta
moderatamente chiara e concisa. Okay.
-Va bene.- si arrende tranquilla. -D'accordo. Rispetto la tua
decisione.-
Annuisco rigida. Finisce così?
Non finisce così. Adesso c'è la beffa.
-Ora tu rispetta la mia.- aggiunge con uno strano sorriso. Il suo
sguardo è fuoco nel mio. -Ti conviene cominciare a correre.-
Eccola, la beffa.
Le sue
parole raggelanti sono come una scossa elettrica, mi riscuoto di colpo.
E, con un'energia palpitante nelle gambe, inizio una corsa furiosa
verso un traguardo che non è la salvezza.
Non può esserlo. Ma corro, corro. Verso la porta. La apre,
la mia mano che inaspettatamente non trema.
Ran ride, io sento le lacrime pungermi gli occhi. E mi getto a
capofitto nel corridoio buio.
Nell'ignoto.
-Corri, Adelle! Corri!-
La
sua tintinnante
voce mi fa sussultare. Come si diverte, a vedermi impazzire. Ma
è vero, posso solo correre.
Ed io corro.
Corro come mai in vita mia.
Perchè questo c'è in gioco. La mia vita. Una
delle poche cose per cui vale ancora combattere.
I miei amici, tutti loro... stanno bene, vero?! Devono stare bene!
Altrimenti... Dio, non riesco a pensare.
Corro, in questo folle labirinto senza uscita. Ci sono io e le
mie gambe instancabili, il resto non c'è.
Buio. Buio. Buio.
Dove sono? Dove vado? Cosa cerco?
Un' uscita, la salvezza?
Inutile.
Corro, corro e non penso, corro e basta. Sfreccio lungo tutti i
corridoi che mi trovo davanti.
Ma troverò solo la morte, alla fine. Sento già la
sua presenza.
Veloce. Veloce. Più
veloce!
Non sento il mio respiro frenetico e stremato, non sento
la
fatica che corrode i muscoli. Solo una paura agghiacciante avvelenare
il sangue, la mia testa sferzare l'aria.
All'improvviso, un muro. Un muro liscio e troppo solido contro la mia
fronte grondante di sudore freddo. L'impatto.
E' finita, Adelle.
Sento le ginocchia cedere. Sono sul pavimento.
Tremo incontrollabile. Non è possibile.
Non è servito a niente. Quel sangue d'innocenti versato,
quei sacrifici sono stati vani.
"Solo tu puoi salvarci!"
Li ho traditi. Li ho delusi. Ho perso. Ho perso loro, ho
perso tutto.
La mia morte suggellerà l'ascesa delle tenebre. Il mondo
sprofonderà nuovamente nella follia.
-Hai paura, Adelle?-
La sua
voce è poco più di un sussurro carezzevole. Ho
paura. Ho maledettamente paura.
-Non farlo, no, no!- E questa sarebbe la figlia di Maka Albarn?
Vergogna, Adelle.
-Ma il sangue si paga con il sangue. Non te l'ha insegnato questo, la
tua mamma?-
Una rabbia sottile, nella sua voce leggera, come una canzone sibilata
piano.
-Non farlo, ti prego, non farlo!- La mia voce stride rauca.
-E' tardi ormai. Troppo tardi.-
Troppo tardi, troppo
tardi, troppo tardi.
I suoi occhi
rossi lampano nelle tenebre. E' vero. E' tardi. E' finita.
-Addio, strega.-
Lo scintillìo metallico di una scheggia di specchio. Un
lampo.
E adesso muoio.
Note dell'Autrice: E questo, gente, credo sia il
penultimo capitolo. Ciò fa del prossimo l'ultimo.
Mio Dio! No! Non voglio! (piange a dirotto. Si soffia il naso.)
Vabbè, vabbè. Vi lascio in sospeso
così, stavolta.
Ne approfitto per scusarmi pubblicamente per gli errori riguardo il
colore degli occhi di Shi, che
sono azzurri, nel precedente capitolo, che più
di una persona mi ha segnalato -giustamente! Davvero, perdonatemi, sono
spazzatura... (si getta a terra picchiando il pavimento con un pugno.
-.-) Mi sono affrettata a correggerli!
Spero che questo capitolo sia piaciuto, ^-^
Lucy
ps: avete visto? Siamo arrivati al prologo. Hehe!
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Capitolo 43 *** Un momento indiscutibilmente perfetto. Il passato è passato e il quattrocchi sapientone non assiste e riverisce la grande Silver? ***
Un momento indiscutibilmente perfetto.
Il passato è passato e il quattrocchi sapientone non assiste
e riverisce la grande Silver?
Qualcosa prende forma nella mia mente intorpidita. E, d'improvviso,
sento di nuovo il mio corpo pulsante dove prima solo il vuoto
echeggiava pigro.
Una luce abbagliante mi ferisce gli occhi, facendo strizzare le
palpebre infastidita. Proviene da una coltre bianca, che offusca ogni
cosa, troppo luminosa e abbacinante: mi rendo conto, un po' stupita,
che si tratta del cielo. Sì, quel cielo denso di nubi che
non sa
di niente.
Cielo? Aspetta. Perchè mi sorprende vederlo? Non
è poi questa rarità...
Tutti a terra, il
sangue. I corridoi. La paura. Il muro. Due demoniaci occhi rossi.
La mia mente rielabora rapidamente tutto questo. Ma dove mi trovo?
Un soffio umido mi sfiora la guancia, spiacevole quanto il tocco di
dita bagnate. Sotto di me, percepisco qualcosa di scomodamente duro.
Apro ancora gli occhi. Lì, il volto pallido ritagliato nella
luce accecante, c'è Theodore scompigliato e serio. Mi
fissa attentamente, accigliato, e noto che non porta gli occhiali.
-Come ti senti?- si limita a dire impassibile.
-Sei... stai bene!- esclamo incredula, con una voce rauca come carta
vetrata. La mia gola è stranamente arida.
-Ricordi quindi ciò che è successo?- domanda
apatico.
-Io... sì. Certo.- annuisco confusa. Le sue guance sono
solcate
da graffi sottili ed irregolari, che scivolano lungo gli zigomi e
l'attaccatura del naso, ancora aspri e incrostati di sangue secco.
Theodore si alza in piedi. -Sembri stare bene. Non hai riportato
nessuna ferita, per quanto strano possa essere. Qualche tuo incantesimo
deve averti protetta.-
-A... aspetta!- Lo fermo, ansiosa. -Stanno tutti bene?! Ti supplico,
dimmi di sì!-
Sospira. -Shi ha il polso destro slogato, Silver una gamba ed un
braccio rotti e Jackson ha riportato ferite decisamente profonde, ma
nessuno ha perso la vita, se è questo che intendi.-
Sento un sorriso radioso sformare le mie labbra irrigidite. -Oddio, ma
è fantastico! Non sai quanto sono contenta! Ma...-
m'interrompo,
perplessa. -Come siamo finiti fuori dal castello?! Ran stava per-
-Non esiste più nessun castello, ora.- taglia corto il
ragazzo,
misurando da lungo rotolo delle bende d'un bianco asettico. Corrugo la
fronte, sconcertata. Mi sono persa qualche pezzo, decisamente.
-Cosa intendi, scusa? In che senso non
esiste più?-
Mi sorride, sarcastico. -L'hai distrutto tu, no?-
-Distrutto? Ma cosa dici?! E Ran dov'è?!-
Tace. -Lei... sta meglio. Ecco, vedi, dopo quello
che le hai fatto... lo so, è assurdo, ma è
tornata lei. Come prima di tutto questo casino. E' rinsavita.-
I suoi occhi grigi s'illuminano, sereni. Ehi, ehi, ehi! Calma!
-Che cosa le avrei fatto, io?!- chiedo incredula. Inarca un
sopracciglio.
-Mi stai dicendo che ricordi tutto meno che questo? La tua trionfale
vittoria?- ridacchia. Sgrano gli occhi.
-Raccontami tutto. L'ultima cosa che so è che Ran voleva
uccidermi...-
-Dev'essere stato più o meno a quel punto che hai generato
un'altra esplosione, simile a quella avvenuta tempo fa. Un'ondata di
energia ha travolto l'intero maniero e le mura, vecchie e ormai
precarie, hanno ceduto. Fortunatamente, per quel momento, Grace mi
aveva già fatto riprendere conoscenza ed io e lei avevamo
portato all'esterno tutti quanti: altrimenti avremmo fatto una brutta
fine. Ma tu e Ran siete rimaste illese, dato che ovviamente non potevi
essere ferita dal tuo stesso incantesimo e lei è un demone.
Poi l'hai guardata negli occhi, ti sei avvicinata e le hai
toccato
la
fronte, dicendo delle parole che non ho potuto, per ovvie ragioni,
cogliere. E poi... basta, immagino siate svenute entrambe. Allora ci
siamo avvicinati e vi abbiamo soccorse.-
Non riesco a capacitarmi d'una sola sillaba di tutto questo. Voglio
dire... ehhh?!
-I... io l'avrei fatta tornare una ragazza normale?! Con
qualche strano potere sconosciuto che non ricordo di avere scatenato?!-
Annuisce, un po' titubante. -Non suona una meraviglia, ma è
così.-
Lascio che la palpebre ricadano pesantemente, esausta. Anche se non
provo un particolare dolore, mi sento sfiancata e inerme come avessi
corso per ore. Tutti sono vivi, Ran è tornata. Va tutto
bene.
Oddio, non mi sembra vero! E' tutto così perfetto...
-Ace.- borbotto quasi incosciente. -Dov'è Ace?-
Nessuna risposta. Poi percepisco qualcosa di morbido e piacevolmente
caldo sul petto, qualcosa che ha un profumo familiare. Mi basta
socchiudere gli occhi per intravedere in uno spiraglio sottile un
gattino acciambellato, dalla pelliccia bianca come la neve. Come quei
capelli che conosco e amo.
Sorrido, ed ora sì: tutto è assolutamente,
indiscutibilmente perfetto.
Smetto di farmi domande, crollando in un mondo senza peso nè
ragioni.
-Theo! Theooo!-
Il ragazzo sbuffa, infastidito. -Arrivo subito. E non
chiamarmi in quel modo, che diamine.-
Mickey saltella impaziente, con un sorriso puro e genuino che ha
fortunatamente riacquistato. -La sorellona vuole che un antidolocoso!-
-Sì, pulce, ho capito.-
-Non pulce, gi-raf-fa!-
sillaba il ragazzino, vivace, strattonando Theodore per la
manica.
Shi siede silenziosa su un ammasso di giacche dai colori smorti,
strofinate con energia poche ore prima per rimuoverne ogni traccia di
sangue. Le sue ginocchia rigide, nascoste da spessi cerotti,
schiacciano la stoffa pesante. Gli occhi cerulei sono mesti, quasi
pallidi sotto la luce plumbea di quell'umido pomeriggio odoroso di
pioggia.
-Tuo fratello mi ha chiamato.- ribatte atono. Lei non risponde, assorta.
Svuota il contenuto di una minuscola bustina in un bicchiere d'acqua.
-Questo dovrebbe bastarti, per il pomeriggio. A che ora hai
detto
che arriveranno a prenderci i nostri?-
-Verso le sette, forse.- mormora. Accetta il bicchiere, stringendolo
con dita esitanti. Beve un sorso impercettibile.
-Quando ti ho visto lì per terra, credevo fossi morto.-
aggiunge.
Theodore tace.
-Ti amo.-
-Lo so.-
-Ma tu ami lei.- Lei,
con disprezzo e asprezza sul palato, come tutto ciò
che è irrimediabilmente sbagliato suona. Lei.
-So anche questo.- risponde il ragazzo, quasi tristemente. -Un amore
sciocco e
vano che non porterà a nulla. Avrei dovuto innamorarmi di
te.
Sarebbe stato molto più semplice.-
Shi si stringe nelle spalle, arrossendo appena. -Ma non puoi decidere.-
Tace. -Su, va' da lei.- conclude amara.
Theodore si volta, mentre l'erba scricchiola sotto le sue suole.
-Shi?-
-Mmh?-
-Non sono niente per Ran. Un giorno sarà lo stesso anche per
te.- Sorride, dolorosamente.
E lei, stanca di quel giorno senza sole, per un solo splendido orrendo
istante cede alla tentazione di crederci.
E' di spalle, a dondolare i piedi nel vuoto, a cavalcioni sul ramo d'un
abete. Così, a vederla, sembra quasi che non sia cambiato
niente. Mentre invece nulla più è come prima,
nè
lo sarà.
Solleva lo sguardo, fissando la lunga cascata di
riccioli bronzei che catturano avidi ogni bagliore.
-Sono nei guai.- constata Ran con calma, quasi divertita. La sua voce,
di nuovo una pacata sinfonia.
-Fino al collo.- conferma lui. -Come ti senti?-
-Tu come ti sentiresti, nello scoprire che hai appena cercato di
distruggere il mondo?- ribatte lei, senza voltarsi.
Theodore riflette. -Un po' scosso, direi.-
-Allora sono un po' scossa. E mi gira la testa.- afferma Ran.
Theodore incrocia le braccia. -E' per questo che stai appesa ad un
albero?-
Scrolla le spalle, con indifferenza. -Non me lo sono domandata,
onestamente.-
Il silenzio è pace, una brezza serena carezza il suo volto
sfregiato da ferite che non andranno mai via. Vuole urlare, vuole
prendere Ran a schiaffi e baciarla, vuole dormire e svegliarsi solo
quando tutto ciò che è successo gli
parrà solo la
trama di un romanzetto di serie B.
Ma non fa nulla. Non ne ha più la forza.
-Che razza di poteri ha Adelle?- chiede infine, pensieroso.
Ran prende qualche istante prima di rispondere. -Di certo non usuali.
Qualcosina delle mie zie, qualcosina di mia madre. Ma sospetto che, in
definitiva, sia la strega della luce.-
Theodore s'irrigidisce. -Luce?! Come sarebbe?!-
-Debole al buio, più forte all'aria aperta. Toccandomi, ha
trasmesso al mio corpo un'ondata di luce. Luce.- ripete convinta.
-Credevo che le streghe avessero poteri riguardanti qualche animale,
come Grace.-
-Adelle è tutto, fuorchè un classico esempio di
strega.
Sua madre è una Meister, dopotutto.- Fa una pausa. -La prima
Gorgon ad avere poteri, in qualche modo, positivi. Questa è
la
fine della maledizione, ma ogni fine precede un nuovo inizio.-
commenta.
Theodore scuote la testa. -Ancora non riesco a capacitarmi di cos'eri
diventata.-
-E di cosa posso tornare, in un istante, ad essere. Non fidarti di me,
Theodore. Non fidarti mai più.- Ran esita, quasi volesse
aggiungere dell'altro. Ma sta zitta, persa in quel vortice tumultuoso
che sono i suoi pensieri senz'ordine.
-Hai ragione. Ma non ci riesco.-
Persino in quel momento si fida, persino in quel momento non ha paura
della ragazza che ama e odia. Persino lì, nonostante tutto.
Lei osserva la sua immagine dai contorni incerti nello specchio d'acqua
di fronte all'albero. Occhi rossi, occhi d'assassina, occhi di cui non
riuscirà mai a disfarsi.
Si disprezza, piena di disgusto. Ran, incapace persino di controllare
se stessa. Ran, infinitamente debole nella forza dei suoi poteri. Che
la travolgono senza scampo.
-E' come dicevi tu.- mormora Theodore. -Non saresti mai dovuta venire a
Death City. Ma ormai non conta.-
-Conta sempre.- lo contraddice stancamente. -Non è mai tardi
per salvarsi la vita, Theodore, finchè una lama non ti
trapassa il petto.-
-Ho pensato molto.- Cassian socchiude gli occhi, a fatica. Grace ride,
adagiandogli sulla fronte una pezza umida.
-Non dovrebbe pensare, adesso, solo riposare.-
-Inconcepibile, per una mente fervida e acuta come la mia.- ribatte il
ragazzo serio, strappandole un altro sorriso.
-Allora sentiamo, cosa ha scaturito la sua geniale mente?-
Lui però tace per una decina di secondi, incerto. -Non
voglio più rincorrerlo, Grace.-
Grace aggrotta la fronte. -Rincorrere cosa?-
-Il mio passato. Non ho fatto altro che viverlo come fosse la mia
realtà e rivangarlo in continuazione, forse, nella infantile
speranza di poterlo cambiare. Ma non è così.-
Sospira.
-Mia madre è morta, morta da tanti anni, e nulla me la
farà riavere indietro. Nè la morte di Ran,
nè
quella di nessun altro.-
Grace si morde il labbro inferiore, annuendo triste. -Speravo che un
giorno l'avrebbe capito, signore, anche se sarebbe stato doloroso.
Quindi cosa ha intenzione di fare?-
-I fatti che di recente hanno avuto luogo mi hanno fatto capire che non
voglio più mettere a repentaglio la mia vita in questo modo.
Sarebbe sciocco e davvero inutile, contando il fatto che seguire
quell'idiota di mia cugina per mari e monti sta iniziando a stancarmi.-
-Perciò... basta?- Grace s'illumina.
-Sì, basta. Dovrei rinunciare a troppe cose, per compiere
una
vendetta infruttuosa e ormai esasperante come questa: al mio futuro,
prima di tutto. Poi... mi piacerebbe conoscere mio fratello.- ammette,
pensando a tutte le volte in cui da bambino ha cercato di immaginare
come poteva essere. -E ci sei tu.-
Grace avvampa, abbassando lo sguardo. -Umh, non merito tanta
considerazione.-
Cassian le carezza una guancia. -Non sei più la mia
cameriera,
stupida. Non sei più pagata per dire cosa del genere.-
scherza.
-Io sarò sempre
la sua cameriera.- sottolinea Grace decisa. -Che lei lo voglia o no.-
Le loro risate si confondono, nella brezza carica di pioggia ma sgombra
d'ogni dolore.
-Dov'è quel
maledetto quattrocchi sapientone?! Theodore!-
Jackson sorride al suono di quella voce tanto bella.
-Tranquilla, Silver, arriverà fra poco. Risparmia le forze.-
-La Grande Me merita di
essere
assistita e riverita di più e prima di chiunque altro!
Theeeeodore! Theeeeeodore! Theeeeeeeeee-
Jackson le bacia una guancia, dolcemente. -Non urlare, ti
prego. Sei tanto debole.-
La solita Silver avrebbe iniziato a strillare che lei
non era debole, che calunnia, lei era l'Arma migliore della Shibusen,
anzi della Terra e oltre, e non si doveva permettere mai più
di
offenderla in quel modo, altrimenti gli avrebbe fatto vedere le stelle
con un calcio negli stinchi! ma quella lì, con
le gote rosse e le labbra socchiuse dall'incredulità, non
era la solita Silver.
Esattamente alle sette meno cinque di quella sera una sola voce squarta
il silenzio.
-ADELLE!-
E Adelle, con rassegnazione, capisce che
Crona è arrivato.
Note dell'Autrice: E questo, gente, è l'ultimo capitolo.
Brutto come finale, ovvio: ho intenzione di scrivere anche un epilogo
-breve il più possibile- e poi basta.
Gli avvenimenti della storia si concludono qui, in ogni caso. Spero di
non avere deluso in qualche modo le vostre aspettative, ma mi
è sembrato giusto lasciare immaginare a voi una
continuazione. ^-^ Insomma, Ran è tornata in sè,
nessuno è morto (anche se, onestamente, mi ero ripromessa di
fare morire qualcuno. Ma pensandoci bene la morte di un bambino sarebbe
stata troppo traumatica in una storia come questa, bene o male
abbastanza leggera.) quindi possiamo ben dire che questo è
un happy ending. Ma happy ending un corno! Anche se non vi
sarà un ennesimo seguito -sarebbe una tiratura bruttissima,
in stile Beautiful- le loro avventure non si concludono qui. Anzi, sono
solo all'inizio, ora che Adelle ha scoperto i suoi poteri (argomento
accennato nell'epilogo... ecco, ho fatto spoiler!).
Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto, ho voluto velarlo con un
po' di malinconia. Perchè ogni volta che qualcosa finisce si
prova.
Lucy
|
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Capitolo 44 *** Epilogo. ***
Epilogo
Dedico questa storia, ormai giunta al
termine, a
Donychan, Mewlove, melanita e chiunque altro l'abbia seguita
dall'inizio fino ad ora; poi a chi l'ha aggiunta ai preferiti, seguiti,
ricordati, a chi l'ha recensita ed a chi l'ha solo letta
silenziosamente. Grazie infinite. Vi lascio all'epilogo.
Epilogo.
La brezza tiepida del tramonto agita i leggeri capelli neri, che
solleticano delicatamente le sue spalle scoperte.
Non sente passi. Gli dèi sono inafferrabili. La sua
presenza, però, è innegabile: lo sguardo oro del
padre,
oro antico d'austera compostezza, le perfora il cranio. E' quasi
doloroso, stare lì con lui. Il silenzio acquisisce una
consistenza di piombo e l'armonia perfetta della solitudine s'infrange
misera. Ora non riesce più a guardare il cielo e pensare.
Ora
può solo ignorarlo.
-Shi.- Un'ammonizione, un'imprecazione, un avvertimento?
-Padre.- Voce vuota e muta, che non dice niente. Voce come acqua che
scorre. Voce che non si spezza, inflessibile. Lei è
inflessibile.
-Shi.- Niente da dire. Solo occhi gialli a fissarla, solo una figura
voltata di spalle. Niente.
-Shi...- Una supplica. La supplica sconsolata di chi ha sbagliato
tutto, e se ne rende conto quando i suoi errori sono impressi nella
pietra.
Lui. Il tramonto. Quella collina. Quel silenzio contraffatto che
nasconde grida silenti. Anime che piangono e gemono.
Senza fare rumore, però. Le anime di due dèi.
Padre e figlia. Una pausa che dura all'infinito, una pausa che contiene
tutto quello che provano. Il dolore, la rabbia, il rimpianto.
Eppure, in quel silenzio che non è più un
silenzio, Shi
lo perdona. Perdona l'uomo, perdona Death the Kid, perdona un umano che
sa sbagliare e pentirsene.
Perdona quel dio freddo e distaccato che non le mostrava il
suo
affetto, perdona quel padre che adesso è lì ad
affogare
nel rimorso.
-Shi!-
-Sì... papà. Lo so.-
La abbraccia, Kid. Abbraccia quella bambina che aveva creduto di non
rivedere mai più. Quella bambina che aveva bisogno di lui.
La stringe come se fosse l'unica cosa che davvero conta. E o
è. Ma ci ha messo troppo tempo a capirlo.
-Scusa se non sono perfetta.- Un bisbiglio incerto, quel bisbiglio
malvagio che ha sempre tormentato il suo cuore a notte fonda.
-Non dire mai più quella maledetta parola.-
Shi esita. -"Scusa"?-
-Perfetta.-
Kid affonda il volto nella spalla esile della figlia.
Odia la perfezione.
-Guarda il cielo.- Adelle solleva un braccio magro. La manica verde
della maglia scivola, denudando la pelle color della Luna e l'ossatura
fine. Ha un polso davvero sottile.
-Cos'ha il cielo?- Ace alza il capo.
-E' bello.- risponde lei semplicemente.
Ace lo osserva. Sì, è bello. Il sole, un miraggio
di luce
incandescente, carezza la cima di alte montagne azzurrate, dai profili
vividi. Nuvole morbide, come panna spalmata, si estendono pigramente
nello sfondo arancio ambra. Death City, in lontananza, appare
minuscola quanto una casa delle bambole.
-Non pensi che si stia bene qui?- commenta Adelle, sorridendogli e
guardandolo con la coda dell'occhio.
Il ragazzino annuisce, distratto. Il paese dove sono nati è
sempre il medesimo, familiare e rassicurante, ma quante cose sono
successe, da quando sono partiti. Quante cose sono cambiate.
-Guardare in faccia la morte cambia le persone.- mormora Adelle
pensosa, quasi intuendo i suoi pensieri.
-Ah-ah.-
-Abbiamo bisogno di un po' di leggerezza. Di distrarci.- Ha
un'espressione cospiratrice, un po' emozionata. -Vuoi vedere una cosa
che ho imparato?-
Senza attendere una risposta, agita piano due dita a mezz'aria.
Inizialmente Ace non vede nulla ma qualcosa, una specie di bagliore
caldo, si sta espandendo fra le sue mani.
Pochi istanti dopo stringe un fiore delicato, che emana una pacata
luminescenza. L'aurea corolla si schiude in una miriade di scintille
vivaci.
-Come diavolo hai fatto?!- ribatte Ace sconcertato.
Adelle sorride ancora, divertita dallo stupore sul suo viso.
-Non lo so. Mentre riprendevo le forze, lì sdraiata,
è successo.-
-Cos'è?-
-Luce.- Adelle lascia che il vento le sottragga dalle dita lo stelo
sottile, per poi cullarlo dolcemente finchè i petali non si
disperdono e svaniscono nell'aria della sera.
-Ti voglio bene, Ace.- sbotta d'impulso. -Adesso più che
mai.-
Un sorriso lento compare sulla sue labbra. -Anch'io, Addy. Per sempre,
non ricordi?-
Adelle s'intenerisce nel sentire quel soprannome, che sa ancora di
quella bambina spaventata che era. Ma non lo è
più. Si
sente diversa. Forgiata dagli eventi, rafforzata.
L'unica cosa che non cambierà mai, nella sua vita,
è lui.
-Sì.- sussurra in un soffio. -Sì, per sempre.-
-Non farlo.-
-Troppo tardi, Theodore.- La voce canzonatoria di lei risuona, quasi
malinconica, nello spazio che li divide.
Il ragazzo affonda le unghie corte e spezzate nel palmo, digrignando i
denti. -Bugiarda. Potresti cambiare idea, qui, adesso: solo che non
vuoi.-
Ran lo guarda, con quegli occhi così consapevoli e
maliziosi.
Non più inumani e folli, non più sanguigni, ma di
contenuto cristallo.
-Nemmeno tu vuoi che io resti, anche se ora lo credi. Un giorno sarai
contento di non avermi trattenuta.-
-Perchè dici così?! Non è vero!- Si
rende conto di stare urlando. Di avere alzato pericolosamente la voce.
-Il tempo darà ragione ad uno dei due, immagino.- Gli
sorride,
ancora amara. -Ma tanto è la verità, non
c'è
bisogno di restare per accertarsene.-
Theodore scuote la testa, febbrile. -Stupida. Stupida. Smettila.
Perchè vuoi andare?! Eh?!-
Ran gli lancia un'occhiata obliqua. -Ho già combinato
abbastanza guai qui, non credi?-
-Non è colpa tua, accidenti!- Lacrime odiose, che per nulla
al
mondo verserà, annebbiano i suoi occhi ardenti. -Eri
contagiata
dalla follia!-
-Come saggiamente il mio amato cugino ha detto, la colpa è
qualcosa d'ereditario. Scorre nelle vene come sangue, la si acquisisce
insieme al patrimonio genetico. Ora anche io devo pagare la parte che
mi spetta per gli errori di mio padre.- Le sue labbra si incurvano
sardoniche. -Sono stanca di scappare, ma non voglio rovinare le vostre
vite ulteriormente.-
-Non stai rovinando la mia vita.-
-Ah, giusto: l'ho già fatto.-
-Piantala, okay? E rimani. Rimani.- Le prende una mano. Una stretta
supplichevole e incerta. -Permettimi di amarti da lontano, ed ammirarti
senza alcuna speranza di averti. Chiedo solo questo, cazzo.-
Ran s'immerge ancora ed ancora in quegli occhi grigiastri come il fumo
delle sigarette, come le nubi temporalesche. Vorrebbe acconsentire. Ma
è tutto troppo complicato per cedere a quel desiderio
frivolo e
terribilmente umano.
-Inizia ad odiarmi, Theodore, e non farà più
così male.- consiglia piano. Può solo dirgli
questo.
Gli si avvicina, tanto.
Theodore la scosta, brusco. -Se mi baciassi, non sopporterei di
vederti andare via.-
-Giusto. Le illusioni fanno solo male agli occhi.- La ragazza sorride,
un'ultima volta. Il suo sorriso misterioso e strano e indecifrabile.
-Sarai felice, come con me non saresti mai stato.-
-Suona come un ordine.-
-Magari lo è.-
Detto questo gira i tacchi e, canticchiando una melodia sconosciuta, si
allontana rapidamente fiancheggiando l'autostrada che conduce fuori
Death City.
Theodore tace, osservando la sua figura farsi sempre più
piccola. Sicuro che quello non è affatto un addio.
E altrettanto che Ran ne è consapevole.
Sogghigna dolente. -Ci rivedremo, stupida. E scoprirai che ti eri
sbagliata.-
Fine.
Note dell'Autrice: No, mio Dio. E' finita.
In questo momento sento solo una grande malinconia. Dire addio a questa
storia è dura, a questi personaggi sono affezionata ormai.
Non so se condividete -almeno un po'- quello che provo, ma dopo questo
lungo faticoso percorso dire semplicemente "stop" e lasciarla mi sembra
orribile.
Ma ritengo che il mio compito, in quanto narratrice, sia ormai
terminato. Ognuno di voi potrà immaginarsi il seguito che
più gli aggrada.
Può darsi che Theodore abbia ragione, che lui e Ran si
rivedranno: lei potrebbe tornare, lui potrebbe cercarla. Oppure si
innamorerà di un'altra.
E Adelle e Ace? Beh, anche qui lascio libera interpretazione al
lettore. Se vi piace immaginarli insieme come fidanzati, fate pure.
Bene bene, vi saluto, cari lettori. Grazie, grazie infinite per avermi
seguita fin qui. Per me è stato importantissimo.
Spero che questa storia abbia significato qualcosa per voi, vi abbia
lasciato un'emozione. Se è così, sarò
la
scrittrice più felice dell'universo.
Grazie ancora, davvero. ^-^
Lucy
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