Due anime, un solo corpo di 9dolina0 (/viewuser.php?uid=182040)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dubbi ***
Capitolo 2: *** Rivelazioni ***
Capitolo 3: *** Il ritorno ***
Capitolo 4: *** Shock ***
Capitolo 5: *** Faccia a faccia con Chichi ***
Capitolo 6: *** La reazione di Bulma ***
Capitolo 7: *** Sempre e comunque orgogliosi ***
Capitolo 8: *** Risentimenti ***
Capitolo 9: *** Fare i conti con la realtà ***
Capitolo 10: *** Incontro inaspettato ***
Capitolo 11: *** Vecchie fiamme... si riaccendono! ***
Capitolo 12: *** Chiacchiere imprudenti ***
Capitolo 13: *** Ragionare d'istinto ***
Capitolo 14: *** Nottata insonne ***
Capitolo 15: *** Confessioni e rinunce ***
Capitolo 16: *** Incontro mancato ***
Capitolo 17: *** Fughe di cuori spezzati ***
Capitolo 18: *** Brividi ***
Capitolo 19: *** Per una risposta ***
Capitolo 20: *** Maledetta sincerità ***
Capitolo 21: *** Direzione: obelisco di Balzar! ***
Capitolo 22: *** Divinità a colloquio ***
Capitolo 23: *** Ricerche inconcludenti ***
Capitolo 24: *** Forse un addio ***
Capitolo 25: *** Cambio di rotta ***
Capitolo 26: *** L'intuito geniale di un grande scienziato ***
Capitolo 27: *** Esperimenti e chiarimenti ***
Capitolo 28: *** L'infausto ruolo di cavia ***
Capitolo 29: *** Fine dell'esperimento ***
Capitolo 30: *** Gioie e dolori ***
Capitolo 31: *** Conclusione - parte prima ***
Capitolo 32: *** Conclusione - parte seconda ***
Capitolo 1 *** Dubbi ***
dubbi
Salve a tutti! Questa è la mia prima fan
fiction e quindi non so assolutamente come potrebbe venir fuori… mi farebbe
molto piacere ricevere i vostri consigli e anche dei giudizi sulla storia!
Grazie in anticipo e buona lettura!
Nessuno
sapeva cosa fosse successo. All'improvviso, la popolazione di quel
minuscolo e insignificante pianeta azzurro chiamato Terra, aveva
ripreso a vivere. Epuure -e la gente ne era sicura- fino a qualche
istante prima erano tutti morti. Sì, proprio tutti! Ma nessuno
ricordava chi avesse provocato lo sterminio. E nemmeno il
perché. D'altra parte la cosa non sembrava avere una grande
importanza: erano di nuovo tutti vivi, giusto? Le loro esistenze
sarebbero riprese esattamente dal punto in cui le avevano interrotte.
Soltanto
pochissimi individui avevano conservato il ricordo di quanto accaduto e
costoro erano tutti insieme, tutti sbalorditi, eccitati e in preda ad
un senso di gioia quasi delirante. Avevano capito perfettamente:
Majinbu era stato sconfitto e gli esseri umani erano tornati in vita
grazie alle sfere del drago. Al palazzo del Supremo tutti attendevano
con ansia il ritorno dell'eroe che aveva sconfitto Majinbu: non poteva
che essere Goku! Gli altri erano tutti lì: Dende, Popo, Crilin,
C18, Junior, il Genio, Chichi, Bulma, Yamcha, Tensing, Gohan, Videl,
Trunks, Goten e...
-Dov'è Vegeta?- disse Bulma con tono preoccupato, alterando quel clima di ilarità.
-Già... dov'è? Vegeta? Dovrebbe essere tornato in vita anche lui...- intervenne il Genio delle Tartarughe.
Qualcosa
non andava: se anche Dende era morto per mano del nemico, ciò
significava che le sfere del drago della Terra erano inutilizzabili.
Perciò dovevano essere resuscitati grazie a quelle di Neonameck.
Infatti erano tornati in vita pure i combattenti che erano morti pure
in altre occasioni. Quelle sfere non avevano limiti: si poteva tornare
in vita decine, centinaia di volte...
-Questa storia non mi piace- disse Bulma -perché nn c'è?-
Iniziarono a guardarsi l'un l'altro con aria interrogativa. Nessuno sapeva dare una spiegazione plausibile.
-Io
non lo sento. Non riesco a percepire la sua aura. E nemmeno quella di
Goku...- Le parole pronunciate da Junior gettarono nel panico sia
Chichi che Bulma, oltre che i loro figli.
-Cosa
diamine significa che non senti le loro aure? è stato Goku a
sconfiggere quel mostro, non c'è alcun dubbio...- urlò
Chichi in preda al panico.
-Non
dirmi che è morto di nuovo per sconfiggere Majinbu!?- il dubbio
espresso da Gohan fece calare il silenzio tra i presenti.
Possibile?
Possibile davvero che avesse diciso nuovamente di sacrificarsi per
l'umanità? La risposta era indubbiamente sì. Tutti suoi
amici conoscevano l'immensa generosità del grande Gokue d'altra
parte non sarebbe nemmeno stata la prima volta. La gioia lasciò
immediatamente il posto alle lacrime. Il dolore si impossessò
degli animi di tutti i presenti. Le urla strazianti di Chichi rendevano
ancor più straziante quel momento.
Gohan
sapeva che Kaioshin il sommo aveva sacrificato la propria vita
donandola a Goku, così che potesse affrontare e sconfiggere
Majinbu. In realtà avrebbero dovuto farlo insieme: suo padre gli
aveva chiesto aiuto lanciandogli uno strano oggetto, ma gli era
sfuggito di mano. Poi non ricordava più nitidamente cosa fosse
successo ma sapeva che Majinbu lo aveva assorbito. Forse Goku, dovendo
affrontare il nemico da solo, non era riuscito a batterlo e ci aveva
rimesso la pelle? No... non sarebbero resuscitati altrimenti. Quel
mostro doveva essere morto e qualcuno aveva espresso al drago Polunga
il disiderio che gli abitanti della Terra tornassero in vita. Solo Goku
avrebbe potuto farlo. Solamente lui. Ma dov'era?
CONTINUA...
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Capitolo 2 *** Rivelazioni ***
RIVELAZIONI
Ecco
il secondo capitolo della storia... stavolta lo scriverò con un
carattere un po' più grande perché effettivamente la
lettura risulta facilitata... spero vi piaccia! buana lettura :)
-Insomma
ragazzi, non facciamoci prendere dal panico. Il fatto che non sentiamo
le aure di Goku e Vegeta non significa necessariamente che siano morti.
Magari sono su un altro pianeta... in fondo lo scontro potrebbe essersi
spostato da un'altra parte!-
Crilin ci credeva davvero. Era convinto che i due Sayan fossero ancora
vivi. E perché non avrebbero dovuto esserlo? Erano i guerrieri
più potenti dell'universo e poi...
-Ma cosa sono quelle facce?-
Tutti si voltarono di scatto. Erano talmente presi dal dolore dai dubbi che non si erano accorti dell'arrivo di Baba.
-Volete dirmi che succede? Goku e Vegeta hanno sconfitto quella specie di demonio rosa e voi piangete?-
Lo avevano sconfitto? Goku e Vegeta lo avevano sconfitto? Baba aveva detto proprio così...
Chichi si avventò con tutta la sua furia verso la vecchia strega e, afferrandola con violenza per il collo, urlò:
-Ne sei sicura? Sei assolutamente certa che siano stati loro? E dove sono allora... DOVE??? Parla maledetta stregaccia o ti...-
-Calmati Chichi! Come fa a raccontarci come è andata se la stai strangolando?-
Crilin aveva ragione, e la donna, un po' imbarazzata per l'accaduto,
mollò immediatamente la presa, per poi scusarsi con Baba.
Quest'ultima riprese a parlare:
-In realtà non so dove siano. Re Yammer mi aveva dato l'ordine
di riaccompagnare Vegeta sulla Terra per consentirgli di aiutare Goku.
Io mi sono limitata ad obbedire. Dopo averlo condotto sul campo di
battaglia, me ne sono tornata nell'aldilà... non avevo voglia di
rimetterci la pelle!-
-Ah bene... in pratica non sai un accidenti di cosa sia successo dopo
che ti sei data alla fuga... giusto?- Bulma iniziava a perdere la
pazienza. Baba non aveva rivelato niente di particolarmente utile fino
a quel momento. Ma la strega continuò:
-In parte è giusto... ma io sono rimasta nell'altro mondo fino a
dieci minuti fa e ti posso garantire che Goku e Vegeta non sono morti.
Li avrei visti altrimenti! Tutti i defunti vengono sottoposti al
giudizio di Re Yammer prima di essere mandati in Paradiso o nel regno
degli Inferi. Majinbu c'era, ma loro no. Dunque sono vivi.-
Il discorso di Baba destò nuovamente la gioia e la speranza.
Erano vivi! Non c'era alcun dubbio... come al solito, alla fine,
avevano avuto ragione sul loro avversario e lo avevano eliminato. Quasi
si vergognavano di aver dubitato della forza dei due potentissimi
sayan. Nel giro di poco tempo sarebbero di nuovo tornati tutti
insieme...
CONTINUA...
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Capitolo 3 *** Il ritorno ***
il ritorno
Eccomi qua con il terzo capitolo della storia... spero vi
piaccia e vi lasci un po' di suspance! Non posso esimermi dal
ringraziare Silver spring per i consigli e Gokina99 per aver inserito la storia tra le preferite... buona lettura ^_^
Ormai erano
trascorse quasi due ora dall'annuncio di Baba. Le sue parole avevano
portato una ventata d'allegria fra tutti i presenti. I più
entusiasti erano i piccoli Trunks e Goten. Trunks adorava suo padre: lo
aveva sempre ammirato per la tenacia che dimostrava durante gli
allenamenti. Certo, in sette anni l'orgoglioso principe dei guerrieri
Sayan si era guardato bene dal dimostrare al figlio il proprio affetto
in maniera esplicita, ma per Trunks era una cosa assolutamente normale:
probabilmente non avrebbe mai preteso nemmeno un abbraccio dal padre
perché aveva capito che quel valoroso combattente non si sarebbe
mai lasciato andare a certe "patetiche effusioni terrestri". Eppure, e
in maniera del tutto inaspettata, quell'abbraccio c'era stato. Trunks
lo ricordava fin troppo bene. Come avrebbe potuto dimenticarlo? Prima
di sacrificare la propria vita per tentare di eliminare Majin Bu,
quell'uomo così cinico e orgoglioso gli aveva dichiarato il
proprio affetto stringendolo fra le braccia e affermando di avergli
sempre voluto bene. E il piccolo sayan, quasi scioccato da
quell'incredibile gesto, covava dentro di sé il potente
desiderio di iterarlo, magari di nascosto... magari quando finalmente
avrebbero avuto di nuovo l'opportunità di allenarsi insieme, da
soli...
Goten di suo padre non aveva che pochissimi ricordi, tutti legati
all'ultima edizione del Torneo di arti marziali. E come avrebbe potuto
averne altri? Il generoso e invincibile Goku era morto ancora prima che
lui nascesse: aveva sacrificato la propria vita per impedire
l'esplosione del pianeta durante lo scontro con un perfido androide di
nome Cell. Eppure a lui sembrava di averlo avuto sempre accanto: suo
fratello e sua madre non perdevano occasione per parlargli del padre.
Sapeva che era fortissimo, audace, coraggioso, leale... Sapeva che
aveva radicato in sé un profondo senso di giustizia... Sapeva di
somigliargli e -sperava- non solo fisicamente ma anche moralmente.
-Ehi!!! Riuscite a sentirmi?? C'è qualcuno in ascolto?!?- di
nuovo, una voce si inserì in quel clima, stavolta di pura
euforia.
-Popo! Dende! Ci siete?... rispondetemi per favore!!!-
-Sì! Eccoci... siamo qui! Sono Dende e mi trovo al mio palazzo... Chi è lei? E da dove mi sta parlando?-
-Ah bene... quindi siete resuscitati! Cel'abbiamo fatta!!!-
-Si ma... chi è lei? Non riesco a riconoscere la sua voce... mi vuole dire cosa sta succedendo??-
-Ops... certamente Supremo! Scusami... preso dall'entusiasmo ho
dimenticato di presentarmi. Non puoi conoscere la mia voce
perché io sono rimasto intrappolato milioni di anni dentro una
spada!... è stato quel giovanotto accanto a te a liberarmi...
quel sayan di nome Gohan!-
-Ah! Ma certo!- esclamò il primogenito di Goku -ragazzi... siamo
in contatto con Kaioshin il Sommo, la divinità che si trova al
di sopra di tutte le altre divinità!-
Tra lo stupore e l'incredulità generale, finalmente qualcuno si
era fatto vivo. E non era certo un essere qualunque! Si trattava di una
creatura onnipotente e onnisciente e, di sicuro, si era messo in
contatto con loro da chissà quale galassia sperduta ai confini
dell'universo per dare informazioni su dove si trovassero Goku e Vegeta.
-Oh! Sommo Kaioshin... da dove ci sta parlando?- disse Dende con tono molto rispettoso.
-Io mi trovo sul mio pianeta e vi parlo innanzitutto per confermare
ciò che vi ha detto Baba. Goku e Vegeta hanno sconfitto Majin
Bu!-
-Dove sono??? La prego ci dica dove sono!!! Non si trovano sulla Terra,
vero? Mica saranno rimasti intrappolati su qualche squallido pianeta
sconosciuto!?!?! Insomma...-
-Chichi, dai... cerca di tranquillizzarti!Lascia a Kaioshin il Sommo
il tempo di spiegarsi...- grazie all'intervento di Crilin il dio
riprese la parola:
-Bè... ecco... diciamo che... si... si trovano qui con me...-
Quel tono di voce era apparso particolarmente contraddittorio. Tutti
avevano percepito attraverso quelle parole pronunciate con tanta
titubanza che qualcosa non era andato per il verso giusto.. Kaioshin,
probabilmente, stava per fare una rivelazione e, a sentore di molti,
non doveva essere niente di buono.
-Scusi Kaioshin, cosa significa "diciamo"? Sono forse feriti?-
Gohan iniziava a preoccuparsi sul serio, eppure non riusciva a capire
del tutto cosa potesse essere accaduto di così grave. L'unica
idea plausibile che la sua mente riuscì ad elaborare fu quella
che i due guerrieri avessero riportato dei danni fisici.
-No no! Tranquillo! Sta beniss... cioè... stanno benissimo! Lo
hanno sconfitto senza problemi... non ho mai visto un guerriero tanto
potente da mettere in crisi Majin Bu senza nemmeno...-
-Scusi ma di chi sta parlando? Io non riesco a seguirla... chi sarebbe
questo guerriero? Si tratta di Goku? O di Vegeta? Stavamo parlando di
loro mi sembra... non vorrei offenderla ma il suo discorso è
alquanto contorto...- Bulma era davvero confusa. Quella divinità
stava farfugliando parole sconnesse e ciò che diceva non aveva
senso... non apparentemente almeno.
Possibile che un essere superiore non fosse in grado di esprimersi?
-Sentite ragazzi... tanto è inutile discuterne telepaticamente.
Tra un po' torneranno sulla Terra insieme a un tipo strano di nome Mr
Satan, al suo cane e a Kibithoshin... dopo vi sarà tutto chiaro!-
-E chi sarebbe Kibithoshin?- Esclamò Yamcha, sempre più confuso da quella situazione.
-A presto ragazzi! Io devo interrompere la comunicazione! Buona fortuna e godetevi la pace!-
-Ehi!!! Ma che storia è questa? Lei ci sta nascondendo
qualcosa... Vuole dirci che c'è che non va? Ehi... mi sente? Non
faccia finta di niente per favore!!! Diamine... mi risponda!!!-
-Lascia stare Chichi.- disse Dende - non ci sta ascoltando più.
-Ma che razza di assurdità è mai questa? Non ho capito un
accidenti di quello che ha detto quel sedicente dio... ma si può
sapere di chi e di cosa stava parlando?...-
Chichi non fece in tempo a proferire altre pesanti parole che qualcuno
arrivò. Lo percepirono chiaramente! C'erano delle aure che
provenivano dall'interno del palazzo. Ma a chi appartenevano? Erano
familiari sì... però... c'era qualcosa di anomalo...
-Ehm... salve a tutti!- Mr Satan uscì fuori accompagnato da un cucciolo di cane.
-Papà!!!- urlò Videl visibilmente scioccata.
-Tesoruccio mio! Angioletto adorato del tuo papà!!! Vieni qui...
mi sei mancata tantissimo! Fatti abbracciare!!- Come al solito, Mr
Satan non risparmiò alla figlia l'imbarazzo provocato da quelle
disgustose moine.
-Bene ragazzi... vedo con piacere che siete tutti qui...- nessuno dei
presenti aveva mai visto prima l'essere che aveva pronunciato quelle
parole che, tra l'altro, a dispetto di quanto detto, non sembrava poi
tanto felice. Pochi però ebbero dubbi sulla sua identità:
sicuramente quella creatura era il risultato della fusione tra Kibith e
Kaioshin il Superiore.
-Ma come!!! Anche voi avete imparato a fare la fusione???- disse Trunks mostrando un evidente stupore.
-No... non abbiamo imparato un bel niente. I nostri corpi si sono uniti grazie a questi orecchini magici.-
-Wow!! è davvero incredibile! E quanto durerà?- chiese il bambino, sempre più incuriosito.
-Per sempre...-
A quelle parole calò il silenzio. Per SEMPRE? Interminabili
secondi si susseguirono incessantemente mentre nessuno dei presenti
riusciva a spiegarsi cosa avesse spinto quei due a fondersi insieme per
l'eternità.
-D'accordo. Se proprio vuole saperlo a me non importa un accidenti
né di voi due né della vostra assurda idea di unirvi in
un solo corpo fino alla fine dei vostri giorni... L'unica cosa che mi
preme è sapere dove sia mio marito!!! Oh Goku... dove sei!?!?!?-
Chichi ormai stava letteralmente perdendo la pazienza. Era arrabbiata,
preoccupata, nervosa, ansiosa di poter riabbracciare il suo adorato
Goku.
-Va bene... direi che avete aspettato abbastanza... Coraggio dai...
esci fuori e fatti vedere.- disse Kibithoshin in preda ad un evidente
stato di disagio.
Obbedì. E così finalmente si mostrò alla vista dei compagni...
CONTINUA
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Capitolo 4 *** Shock ***
shock
Salve
a tutti!!! Finalmente ci avviciniamo al momento critico... i nostri
tanto desiderati Goku e Vegeta sono tornati... anzi... è
tornato!!! Iniziamo a scoprire qualche reazione... intanto non posso
non ringraziare tutti voi che seguite e recensite la storia... ^_^
Mai. Mai
la sua stupida mente avrebbe potuto immaginare una cosa del genere, ma
ora, ora che si sentiva ancora più idiota e frustrato di quanto
potesse realmente pensare, si rese conto di non aver mai capito niente.
Uno stramaledetto niente! La sua reazione andò ben al di
là del solo stupore: afflizione, dolore, rabbia... ma non erano
semplicemente dovuti allo sconforto di scoprire che il suo eterno
migliore amico era sparito per sempre, unito nel corpo e,
chissà, forse nell'anima, allo spietato e valoroso principe dei
sayan. No: tutti questi travagliati sentimenti, che si aggrovigliavano
nel suo animo afflitto, avevano come oggetto proprio sé stesso.
Iniziò ad odiarsi, a biasimarsi. Dentro di sé si
malediceva. Sempre più si stava convincendo di essere un inetto,
un essere profondamente superficiale. Quante ne avevano combinate lui
e Goku da bambini? Tante... troppe. Non sarebbe bastato un secolo per
raccontare anche in maniera sbrigativa tutte le loro straordinarie
avventure. Sapeva, ne era perfettamente cosciente, che l'incontro con
quello strano ragazzino con la coda, avvenuto ormai tanti anni prima,
gli avrebbe stravolto l'esistenza: la sua vita sarebbe stata certamente
frivola e noiosa... insignificante. Credeva di conoscerlo meglio di
chiunque altro e, ingenuamente, si era illuso di conoscere anche
Vegeta. Non dettagliatamente, certo, ma tutti i guai che aveva passato
per colpa di quel pazzo assassino lo avevano indotto a farsi un certo
tipo di idea. Sebbene prima di allora non avesse mai avuto il coraggio
di ammetterlo apertamente, aveva sempre saputo che tra quei due sayan
c'era un legame. Non riusciva a capire quanto fosse profondo, ma c'era.
Lo aveva intuito praticamente subito, durante il primo, violento
scontro
tra Goku e Vegeta. Dimostrarono entrambi una forza incredibile ed una
tenacia da veri guerrieri e, alla fine, ne uscirono malconci. Che razza
di avventura fu quella! Lui, proprio lui, il fedele e onesto Crilin,
avrebbe potuto spedire il principe dei sayan all'altro mondo,
trafiggendolo con una spada. Ce l'aveva in pugno: miserabile,
compassionevole, moribondo... ma lo risparmiò. Dovette
risparmiarlo; e lo fece per quel senso di riverenza che aveva sempre
covato nei confronti del suo migliore amico. Goku gli aveva chiesto di
non ucciderlo perché "era pur sempre suo fratello" e per anni il
giovane Crilin continuò a tormentarsi chiedendosi se avesse
preso davvero la decisione giusta. Fino a quel momento non era
mai stato certo di poter rispondere affermativamente a quella domanda.
Vegeta si era dimostrato crudele e spietato in più occasioni e
il suo smisurato orgoglio aveva condotto diverse volte il pianeta
sull'orlo della distruzione. Fu lui a causare la trasformazione di Cell
nell'essere perfetto; fu lui a svegliare Majin Bu combattendo contro
Goku dopo essersi fatto manipolare da quel pazzoide del mago Babidi.
Certo, non era nemmeno così spietato come avrebbe voluto far
credere quando arrivò per la prima volta sulla Terra, ma, forse,
questo dipendeva dal fatto che non aveva alternative plausibili al di
fuori di questo pianeta. Aveva sempre nutrito il dubbio che anche il
suo legame con Bulma celasse in realtà soltanto opportunismo.
Quella donne era davvero geniale! Certo, ogni tanto dimostrava di avere
un pessimo carattere, tuttavia, le sue qualità di scienziata
erano indubbie. E poi era bella. Già... la sua amica era proprio
bella! Bella e intelligente! Troppo per uno come Yamcha, e questo lo
aveva capito presto, prima che la loro relazione finisse. Però
non poteva di certo immaginare che avrebbe condiviso la sua vita con
Vegeta! Nonostante sapesse, infatti, quanto lei amasse le sfide perse
in partenza, mai avrebbe ritenuto possibile che il saccente principe
acconsentisse. E invece si era sbagliato. Avevano persino avuto un
figlio! Però quel sayan non era mai cambiato. No.
Chissà quante gliene aveva fatte passare! Ammirava il coraggio e
la tenacia di Bulma che aveva deciso di concedere a sua altezza reale
un'altra possibilità ospitandolo a casa sua dopo il ritorno da
Nameck. Chi altro lo avrebbe fatto? Nessuno. Ma lei era la geniale,
pazza, istintiva Bulma. Doveva essere davvero innamorata! In
realtà lei non aveva mai parlato esplicitamente della sua
relazione con Vegeta, ma si capiva perfettamente quanto ci tenesse. E,
dopotutto, erano sempre rimasti insieme dopo la nascita di Trunks.
Eppure la reazione della sua amica di fronte alla vista del possente
Vegeku lo avevo scioccato: zitta, muta, quasi rapita in uno stato di
trance; poi quel "non dovevi farmi questo, amore mio. Non dovevi!"; e
infine il pianto a dirotto, mentre il suo interlocutore non riusciva
nemmeno a trovare il coraggio di proferire parola. Neanche Crilin
riusciva a farsene una ragione: quei due avevano preso la folle
decisione di fondersi in un solo, invincibile corpo per
l'eternità, con l'intento di salvare l'universo dalla minaccia
di Majin Bu. D'accordo. Da Goku avrebbe anche potuto
aspettarselo...forse. La sua infinita generosità e quella
già citata empatia che lo legava al principe dei sayan
giustificavano appieno una simile decisione. Ma Vegeta? Cosa diamine
era passato per la testa di quel folle depravato? Non era da lui. No!!!
Lui non lo avrebbe mai nemmeno concepito. Odiava Goku con tutto
sé stesso. Lo detestava. Avrebbe fatto qualunque cosa per
vederlo morto. O almeno così diceva. Diceva anche che di
quell'insulso pianeta sul quale era costretto a vivere non gli
importava nulla. Dei terrestri non gli importava nulla. Del bene
dell'umanità non gli importava nulla. Tutte sciocchezze! Tutte
patetiche menzogne!! E lui, l'ingenuo e stupido Crilin, non lo aveva
mai capito...
-Non dirmi che anche tu ce l'hai con me, Crilin...- disse Vegeku destandolo improvvisamente dai suoi pensieri.
-Cosa? Ma no... cosa dici! Come potrei essere arrabbiato? Hai salvato
il mondo, giusto? Se non fosse stato per te... per voi... non staremmo
nemmeno qui a parlarne!-
-Smettila di usare quel "voi". Mettiti in testa che Goku e Vegeta non
esistono più! Lo so che la cosa ti ha sconvolto, però
è giusto che impari ad accettarlo.-
-Non dovresti preoccuparti per me, sai? Passato lo stupore iniziale,
per me tornerà tutto come prima. La mia vita non
cambierà! Avrò sempre accanto mia moglie e mia figlia. Ma
tu cosa farai? Pernso che ti sia reso conto di quanto sia critica la
situazione in cui ti trovi...-
-Certo... lo so benissimo. E probabilmente non riuscirò mai a rimediare in maniera efficiente...-
-Che cosa hai intenzione di fare con Gohan, Goten e Trunks? E con Bulma e Chichi? Hai visto come hanno reagito... no?-
-Altroché se l'ho visto... giuro che in questo momento non
saprei proprio cosa risponderti... è... è tutto
così maledettamente complicato!-
-Scusate se mi intrometto... io di queste cose non mi ci capisco molto
in realtà, però mi pare di aver capito che in questo
momento ti trovi con il piede in due staffe...- Tensinhan aveva capito
perfettamente e Vegeku sapeva benissimo dove volesse andare a parare.
-Cosa ci posso fare? Tu non hai la più pallida idea di cosa
frulli nella mia testa... pensi sia facile far conciliare i pensieri e
i sentimenti di Goku e Vegeta? Sono entrambi fusi dentro di me e questo
non mi aiuta affatto!-
-Io posso anche provare a capirti... ma tra un po' Bulma e Chichi si
riprenderanno dallo shock e pretenderanno di ricevere qualche
spiegazione. Più di qualche, forse... e poi... sì
insomma... se ti chiedessero di decidere cosa fare della tua esistenza
d'ora in avanti, cosa risponderesti?-
-stai tentando di chiedermi in modo discreto con chi delle due io intenda passare il resto della mia vita, Tensinhan?-
...
CONTINUA...
_____________
angolo dell'autrice: non potevo non concedere uno spazio a
Crilin... credo che sia il personaggio più azzeccato per parlare
di Goku e Vegeta! In fondo, nel bene o nel male, è colui che
più di ogni altro è estato in contatto con loro! Mogli
escluse ovviamente... l'attesa comunque è finita! A partire dal
prossimo capitolo leggerete le reazioni di Chichi e Bulma e,
ovviamente, non mancheranno i faccia a faccia fra le due donne e il bel
Vegeku... a presto! ^_^
|
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Capitolo 5 *** Faccia a faccia con Chichi ***
faccia a faccia con Chichi
Ci
siamo... è giunto il momento che Vegeku affronti le sue donne!!!
Ho pensato di iniziare dalla reazione di Chichi che sarà
molto... vabbè... leggete e scoprite! Mi scuso in anticipo per
l'utilizzo di qualche parolina un po' troppo pesante... ma in fondo ci
tenevo a preservare un minimo di "umanità" nei personaggi...
dopotutto chiunque, in una situazione del genere, si lascerebbe andare
senza porsi troppi limiti ad un linguaggio scurrile... Buona lettura a
tutti e... RECENSITE!!!
La vista di Vegeku le aveva provocato confusione, panico,
sconforto. Trovarsi faccia a faccia con quell'essere che nemmeno lei
riusciva ad identificare spezzò per sempre il suo cuore. Era
confusa: perché lì per lì non riusciva neppure a
mettere a fuoco i lineamenti del sayan che le si trovava davanti. Poi
il panico si impossessò della sua mente: non le ci volle poi
molto tempo per intuire l'identità dell'uomo che con un incedere
fiero, sprezzante, ma anche molto cauto, si era finalmente mostrato
davanti ai suoi occhi. Infine, cadde in un profondo sconforto: il suo
più grande desiderio sarebbe stato quello di riabbracciare il
marito ma, improvvisamente, si rese conto che mai più in vita
sua avrebbe avuto occasione di farlo. Travolta da questo potentissimo
vortice di emozioni, che si susseguirono l'un l'altra nel giro di pochi
attimi, l'addolorata Chichi cadde svenuta e non riprese conoscenza che
dopo un paio d'ore. Soccorsa e portata dai suoi amici dentro una stanza
all'interno del palazzo, la donna dormì e sognò, quasi
volesse inconsciamente autoconvincersi che quanto aveva appena scoperto
non fosse altro che il frutto di un incubo perverso.
-C'era da aspettarselo da lei, povera Chichi...- Yamcha appariva in
realtà stranamente impassibile. Non che non fosse rimasto
scioccato anche lui nel vedere Vegeku, ma il suo atteggiamente sembrava
voler dire che la faccenda in fondo non lo riguardava poi tanto. E in
un certo senso aveva ragione: lui non aveva niente a che fare con Goku
e Vegeta. Soprattutto con Vegeta, verso il quale ancora nutriva un
malcelato rancore. Goku invece era stato un grande compagno di
avventure: ne avevano vissute tante insieme, alcune anche fatali. Ma al
di là di questo non si era mai instaurato un vero rapporto
d'amicizia: il sayan ormai aveva la sua vita e spesso passavano anni
prima che si facesso vivo con lui e di solito capitava solo in procinto
di qualche evento bellicoso. Era rimasto turbato, su questo non c'era
dubbio. Ma sapeva benissimo che molto presto se ne sarebbe fatto una
ragione e... al diavolo quei due sayan! Non voleva affatto dannarsi
l'anima per tentare di capire cosa li avesse spinti ad agire
così.
-Prima o poi si riprenderà...-
-Come sei cinico, Vegeku! Sta affiorando in te l'animo del principe dei sayan!-
-Non dire sciocchezze Yamcha. Vegeta non esiste più.-
-D'accordo... come vuoi. In fondo non sono affari miei...-
Eppure Vegeku sapeva che Yamcha aveva ragione. Ma il suo atteggiamento
non dipendeva tanto dal cinismo quanto piuttosto dalla confusione.
Vedere le reazioni avute da Chichi e Bulma lo aveva spiazzato: prima di
trovarsi faccia a faccia con loro non si era realmente posto il
problema di cosa fare della propria esistenza.
-Avete avuto del fegato per compiere un atto del genere. Vi ammiro! Io non
lo avrei fatto...- e non mentiva. Junior non lo avrebbe mai fatto
davvero. Quella volta in cui si era unito a Nail fu quest'ultimo a
sottomettersi a Junior, che tra l'altro mantenne le proprie sembianze e
il proprio spirito anche dopo il ricongiungimento con il Supremo.
-Mah... non lo so. Bisogna trovarsi dentro a certe situazioni..-
-Un giorno me lo dovrai spiegare che diavolo vi è saltato in
mente!- e detto questo volò via. Chissà verso dove.
Vegeku aveva notato nel suo tono di voce un certo rammarico e forse una
nota di rimprovero. Non ne comprendeva affatto il motivo ma, dopo
tutto, non aveva affatto voglia di preoccuparsene.
-Non dirmi che anche tu ce l'hai con me, Crilin...- disse Vegeku destandolo improvvisamente dai suoi pensieri.
-Cosa? Ma no... cosa dici! Come potrei essere arrabbiato? Hai salvato
il mondo, giusto? Se non fosse stato per te... per voi... non staremmo
nemmeno qui a parlarne!-
-Smettila di usare quel "voi". Mettiti in testa che Goku e Vegeta non
esistono più! Lo so che la cosa ti ha sconvolto, però
è giusto che impari ad accettarlo.-
-Non dovresti preoccuparti per me, sai? Passato lo stupore iniziale,
per me tornerà tutto come prima. La mia vita non
cambierà! Avrò sempre accanto mia moglie e mia figlia. Ma
tu cosa farai? Pernso che ti sia reso conto di quanto sia critica la
situazione in cui ti trovi...-
-Certo... lo so benissimo. E probabilmente non riuscirò mai a rimediare in maniera efficiente...-
-Che cosa hai intenzione di fare con Gohan, Goten e Trunks? E con Bulma e Chichi? Hai visto come hanno reagito... no?-
-Altroché se l'ho visto... giuro che in questo momento non
saprei proprio cosa risponderti... è... è tutto
così maledettamente complicato!-
-Scusate se mi intrometto... io di queste cose non mi ci capisco molto
in realtà, però mi pare di aver capito che in questo
momento ti trovi con il piede in due staffe...- Tensinhan aveva capito
perfettamente e Vegeku sapeva benissimo dove volesse andare a parare.
-Cosa ci posso fare? Tu non hai la più pallida idea di cosa
frulli nella mia testa... pensi sia facile far conciliare i pensieri e
i sentimenti di Goku e Vegeta? Sono entrambi fusi dentro di me e questo
non mi aiuta affatto!-
-Io posso anche provare a capirti... ma tra un po' Bulma e Chichi si
riprenderanno dallo shock e pretenderanno di ricevere qualche
spiegazione. Più di qualche, forse... e poi... sì
insomma... se ti chiedessero di decidere cosa fare della tua esistenza
d'ora in avanti, cosa risponderesti?-
-Stai tentando di chiedermi in modo discreto con chi delle due io intenda passare il resto della mia vita, Tensinhan?-
-Bè... forse è il caso che inizi a pensarci... ammesso che abbiano intenzione di perdonarti...-
-Miserabili farabutti!!!-
-Io... ho cercato di calmarla papà... cioè... Vegeku...
ma non ce l'ho fatta! E non potevo farle del male..." disse Gohan
mentre cercava di trattenere sua madre cingendole la vita con un
braccio.
-Ma cosa diamine avete nel cervello voi due? Vi rendete minimamente
conto della sciocchezza che avete fatto? Idioti, stupidi citrulli che
non siete altro...-
-Ti prego mamma... sei ancora sotto shock!-
-Zitto tu! Almeno adesso risparmiati di difendere quel fottuto imbecille di tuo padre!!!-
-Mamma...-
-TACI!!! Questa volta non ho alcuna intenzione di rimanere in silenzio accettando senza protestare la sua ridicola scelta.
Mi hai sempre messa di fronte al fatto compiuto, maledetto schifoso!!!
E non ti sei mai preoccupato di come la pensassi io su certe
questioni... sempre e solo tu e quella tua fottutissima voglia di "fare
l'impossibile per il bene dell'umanità"!!! E poi? Volevi
diventare sempre più forte, sempre più potente... hai
trascinato Gohan in questo tuo assurdo progetto ponendolo faccia a
faccia con tutti i pazzoidi che hanno tentato di conquistare questo
schifo di pianeta. E io? Ho sempre dovuto accettare tutto perché
me lo hai imposto! Lo capisci questo? Me lo hai egoisticamente imposto!
Ogni volta dicevi che, finito lo scontro, ti saresti comportato da
bravo marito, ma poi arrivava sempre qualche altro lurido essere che
dovevi affrontare... ci hai pure rimesso la pelle un paio di volte... e
adesso guarda che accidenti hai combinato... Maledetto!!!-
-Hai ragione... su ogni singola parola che hai detto... e visto il tuo
nervosismo non credo nemmeno che servirebbe a qualcosa tentare di
spiegarmi...-
-Ti sbagli alla grande, mio carissimo Vegeku... o come accidenti hai
deciso di farti chiamare... io VOGLIO le tue spiegazioni!!! Anzi no...
le PRETENDO!!! E sai perché? Perché tanto non tornerete
mai più ad essere due persone distinte... e anche se so che
ormai non mi resta altro da fare che rassegnarmi al fatto di aver
perduto per sempre mio marito, io ESIGO che quella parte di lui che
ancora sopravvive in te si degni almeno di giustificarsi in maniera
convincente!!! E sarà molto dura... sai? Perché sono
stufa e arcistufa di tutti i tuoi patetici discorsi sui "sacrifici per
salvare l'umanità"!-
Crilin, Tensinhan e Gohan cercarono inutilmente di frapporsi tra la
furente donna e il bersagliato Vegeku, finché proprio
quest'ultimo non intimò loro di starne fuori: in fondo Chichi
aveva ragione... doveva pur dirle qualcosa di sensato!
-Ascolta Chichi... So perfettamente quanto Goku ti abbia fatto soffrire
e di questo non posso non rammaricarmi. Se vuoi che io mi giustifichi,
bè... l'unica cosa che posso dirti è che non avevamo
altra scelta e, comunque, prima della fusione non potevamo sapere se
avremmo raggiunto effettivamente una forza tale da sconfiggere Majin
Bu.-
-E sai quanto me ne frega??? Avrei preferito mille volte essere morta e
abitare nel Regno dell'Aldilà insieme a mio marito piuttosto che
subire lo strazio di esistenza che per colpa del tuo schifosissimo
altruismo mi si prospetto davanti!-
-Mi dispiace...-
-Non sai dire nient'altro stupido babbeo di un sayan? Dov'è
finita la strafottenza che Goku e Vegeta tiravano fuori di fronte ai
peggiori mostri? Quei due citrulli non si tiravano mai indietro quando
c'era da mettere in gioco la pelle... e adesso che un'insignificante e
debolissima donna chiede loro qualche spiegazione non riescono a
farfugliare altro che un ridicolo MI DISPIACE??? A Freezer avete mai
detto "MI DISPIACE, ma non possiamo rischiare la vita contro di te?" A
Cell avete mai detto "MI DISPIACE ma abbiamo delle famiglie sulle
spalle?" ...e non potevate dire a Majin Bu "MI DISPIACE, non siamo alla
tua altezza" e raggiungere così le vostre famiglie
nell'aldilà?-
-Tu stai delirando...-
-Tu invece hai sclerato da un bel pezzo, caro Vegeku! Cosa ti fa
credere che il mio ragionamento sia più assurdo dell'insensato
gesto che avete compiuto?-
-Ma è mai possibile che davvero non riesci a capire? Non
hai fatto altro che rinfacciare a Goku di essere un egoista...
d'accordo! Posso anche starci... ma cosa credi che celino adesso le tue
parole? Goku e Vegeta avrebbero dovuto lasciare l'universo in
balìa di quel mostro? E per cosa, poi? Per poter vivere tutti
insieme, felici e contenti, nell'Aldilà? Ma non dire
sciocchezze...-
-Certo... è ovvio!!! Io dico solo sciocchezze!-
-Non ho detto questo...-
-Sì invece! Sei un essere riluttante, sai? Dovresti
vergognarti... vuoi dirmi chi diamine sei? Come dovrei considerarti?
Sei mio marito? Rispondimi!!! Sei ancora mio marito?-
Vegeku, a quella domanda, ebbe un sussulto.
-Non rispondi, eh?!? Perché non sai nemmeno tu cosa dire...
vero? ...e io per te cosa sono? E Bulma? E Trunks? E Goten? E Gohan?-
-Ora basta mamma!...-
-Non intrometterti, Gohan! Non credo che il guerriero più forte dell'universo abbia bisogno di essere difeso da te...-
-Gohan, per favore... allontanati!- disse Vegeku.
-E va bene... però quanto meno evitate di insultarvi e di urlare... tanto non risolverete niente lo stesso!-
-Sai qual è il problema, Vegeku? Che quel disgraziato di Goku
non mi ha mai capita... Mai!!! Non si è mai reso conto di quanto
lo amassi, di quanto mi preoccupassi per lui, di quanto desiderassi
solo e soltanto vivere felice con la mia famiglia. Ho accettato che lui
morisse... ho sopportato l'umiliazione di scoprire che lui avrebbe
preferito allenarsi nell'Aldilà piuttosto che tornare in vita e
rimanere con me e i suoi figli... in fondo è stata una sua
scelta quella di non risuscitare dopo lo scontro con Cell, giusto?-
Vegeku non rispose.
-Appunto. Il tuo silenzio dice tutto! E sai quale è stato
l'unico motivo per il quale ho trovato la forza di andare avanti?-
-Perché speravi che prima o poi Goku sarebbe tornato.-
-Wow! Sono strabiliata da tanta arguzia! Bè... anche stavolta mi
hai delusa... e la cosa peggiore è che ormai non c'è
più alcun modo per rimediare... TI ODIO!!!- e così
dicendo, scoppiò a piangere diperatamente.
Dopo aver lanciato a Gohan uno sguardo colmo di rammarico, Vegeku si
allontanò lasciandola a terra, stravolta dal dolore. In fondo
sapeva fin troppo bene che le accuse rivoltegli da quella donna in
preda al delirio erano tutte vere. Era stato davvero sciocco e patetico
da parte sua il tentativo di giustificare il comportamento di Goku. Ora
che poteva guardare con un certo distacco la condotta di quel sayan, si
era davvero reso conto che non era mai stato un marito presente. E,
forse, nemmeno un padre all'altezza. La cosa peggiore era che questo
Vegeta lo aveva sempre capito. Sorrideva all'idea che Goku e Vegeta
avessero imparato a conoscersi tanto bene, pure se in realtà non
erano mai stati tanto in contatto, se non in situazioni di emergenza.
Sorrideva e si detestava. Poi si rammaricava. Si compiaceva e
precipitava nello sconforto. Nella sua mente lottavano senza sosta idee
e sensazioni: conflitti senza tregua, scontri fra titani. E
all'improvviso si chiese chi l'avrebbe avuta davvero vinta: Goku,
Vegeta... o Vegeku?...
CONTINUA...
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Capitolo 6 *** La reazione di Bulma ***
la reazione di Bulma
Eccomi
qui con il nuovo capitolo della storia... spero che vi piaccia, anche
se vi lacserà un po' con il fiato sopeso... grazie a tutti voi
che leggete, seguite e recensite!!! ^_^
"Non
dovevi farmi questo, amore mio. Non dovevi!" quelle parole martellavano
nella sua testa allontanando con forza tutti gli altri confusi
pensieri. Era riuscito a deluderla per l'ennesima volta. Sciocco sayan!
L'orgoglioso, testardo e cinico principe aveva di nuovo fatto del male
all'unica persona che avesse deciso di fidarsi di lui, di perdonarlo,
di amarlo, di accettarlo così com'era sforzandosi di non dare
troppo peso al suo innegabile passato da pluriomicida. Sapeva che non
sarebbe riuscito a rimediare nemmeno a questo: di lì a poco
avrebbe dovuto affrontare anche lei. Se il suo tentativo di discutere
pacificamente con Chichi si era risolto in un vero e proprio disastro,
era cosciente del fatto che nemmeno con Bulma sarebbe stata un'impresa
facile. Certo, lei era diversa: le sue reazioni erano sempre
imprevedibili. Se Goku si sarebbe aspettato una scenata del genere da
parte della moglie, Vegeta non aveva la più pallida idea di casa
sarebbe potuto uscire da un confronto faccia a faccia tra Vegeku e
Bulma. Ma in fondo tutto ciò non aveva una grande importanza:
che si fosse arrabbiata o meno, lui, certamente, non sarebbe mai stato
in grado comunque di darle risposte plausibili. Sapeva quali tipi di
domande gli avrebbe rivolto e, più o meno, sarebbero state
quelle che indirettamente gli aveva posto anche Chichi. Ma, davvero,
non riusciva a trovare il modo per mettere un po' di ordine in testa.
Sarebbe bastata dirle "Lo ha fatto per te e per Trunks, perché
vi amava"? Forse sì. O forse no. Quella donna lo aveva stupito
così tante tante volte che faticava a immaginare come si sarebbe
svolto il confronto. Sapeva solo che ormai era imminente.
-Ehi... tutto a posto?- disse Crilin mostrandosi comprensivo.
-A parte il fatto che Chichi non mi perdonerà mai, direi di sì...-
-Magari le passerà. è arrabbiata! Ed è giusto che
lo sia... in fondo erano passate solo un paio d'ore da quando aveva
scoperto che... bè insomma... è comprensibile che abbia
avuto quella reazione!-
-Lo so perfettamente. Mica le do torto!-
-Allora... forse dovresti parlarle di nuovo tra un po' di tempo!-
-Lo farò certamente... ma dubito che cambierà qualcosa. Chissà cosa diamine mi diranno Bulma e i bambini!-
-Io fossi in te mi preoccuperei più dei bambini che delle tue..
mogli.. accidenti... mi fa un effetto strano usare questo termine al
plurale!-
-Trunks e Goten l'hanno presa molto male, vero?-
-Sì bè... a dire il vero però non so nemmeno che
fine abbiano fatto. Sono volati via subito dopo averti visto.-
-Me ne sono accorto... e non sai dove siano andati?-
-No. Ma Dende e Videl hanno provato a inseguirli. Non so se li abbiano raggiunti.-
...
Quelle lacrime proprio non ne volevano sapere di fermarsi. Quante
ancora avrebbe potuto versarne? Erano più di tre ore che
piangeva ininterrottamente e ormai la rabbia e la frustrazione stavano
cedendo il posto ad una forzata rassegnazione. "Non dovevi farmi
questo, amore mio. Non dovevi!" E lo aveva pensato sul serio: il senso
di smarrimento che aveva provato nel trovarselo davanti l'aveva
lasciata attonita, incantata, incredula. Ma non aveva alcun senso
rifiutarsi di credere a ciò che le si era posto di fronte:
purtroppo era palese, era fin troppo evidente che Vegeta non sarebbe
mai più tornato. Mai. Quell'attimo le sembrò eterno:
davanti ai suoi occhi trascorse tutta la sua vita passata. Gioie e
dolori, momenti felici e momenti bui si accavallavano nella sua testa
senza un ordine logico e prendevano possesso della sua mente e del suo
cuore senza che lei potesse minimamente controllare le proprie
emozioni. Non sapeva nemmeno perché era scoppiata a piangere.
Tanto era inutile, del tutto inutile! Ma non riuscì a trovare la
forza per controllarsi. Avrebbe preferito perdere i sensi anche lei,
come era capitato a Chichi, ma sembrava proprio che in quell'istante il
suo corpo reagisse in maniera totalmente opposta rispetto a quello che
il suo cervello avrebbe desiderato. Solo il suo pianto guastava
quell'inquietante silenzio che le si era creato intorno. Nessuno
fiatava. Nessuno trovava il modo di attenuare quell'atmosfera
straziante. Senza nemmeno rendersene conto, si allontanò.
Nessuno aveva tentato di fermarla, neppure Vegeku, ma, forse, era molto
meglio così. Si mise in un angolo del palazzo, sola, continuando
a piangere ininterrottamente. Aveva cacciato via in malo modo Yamcha
che aveva tentato di portarle il suo conforto. Non le importava
più niente di niente: il periodo più felice della sua
vita si era appena tragicamente concluso. Mentre versava quelle lacrime
tanto amare, ripensava a tutta la sua esistenza. Indubbiamente, Goku e
Vegeta le avevano cambiato la vita: fin dal primo giorno in cui lo
conobbe, quello strano ragazzino con la coda le aveva fatto tanta
tenerezza. La sua ingenuità era quasi disarmante ma aveva una
sensibilità, un altruismo e un coraggio che non avrebbe mai
riscontrato in nessun'altra creatura con cui sarebbe entrata in
contatto. Un ragazzo d'oro. Forte, vivace, leale. Quante volte aveva
sacrificato sé stesso e la propria felicità per salvare
questo stupido pianeta? Chissà poi se gli esseri umani
meritassero davvero il suo aiuto... probabilmente no. Ma lui a questo
non aveva mai pensato. Non gli interessava ricevere in cambio la
riconoscenza dei terrestri: lui lo faceva per senso di giustizia. Era
la persona migliore che vivesse su questo pianeta, ma non era umano...
era un sayan, mandato sulla Terra subito dopo la sua nascita con
l'obiettivo di conquistarla... fortuna che aveva perso la memoria! Un
sayan... Goku era un sayan... Ma era profondamente diverso dagli altri
che ebbe la sfortuna -o quasi- di incontrare. Esseri indomati, ribelli,
luridi e schifosissimi mercenari, spietati assassini, folli depravati,
guerrieri invincibili e senza scrupoli, destinati a dominare
sull'intero universo se solo fossero rimasti uniti. Poi qualcuno
più pazzo di loro ebbe la geniale idea di far saltare in aria il
loro pianeta... cavolo!!! In quel momento avrebbe desiderato che
Freezer non avesse risparmiato la vita a Vegeta! Quel dannato sayan
gliene aveva fatte passare di tutti i colori! Aveva ucciso i suoi
amici... aveva tentato di sottrarle le sfere del drago su Nameck...
aveva sterminato gran parte della popolazione di quel pianeta... Era
morto e risuscitato e per un atto di pura generosità fu ospitato
senza riserve alla Capsule Corporation. Se ne era andato e poi tornato
e... nel frattempo lei si era innamorata... Come diamine aveva potuto?
Una follia... ripensava a quei giorni con grande nostalgia mentre un
impercettibile sorriso le solcava il volto. Innamorata del fiero,
orgoglioso e dannatamente affascinante principe dei sayan. Era proprio
da lei buttarsi in un'impresa tanto stupida!!! Una causa persa in
partenza! Uno come lui non avrebbe mai accettato le avance di una
"sciocca terrestre" e, per giunta, amica del suo eterno rivale Goku.
Troppo crudele e troppo egoista per potersi accorgere di lei, che pure,
fin da quando gli permise la prima volta di mettere piede dentro casa
sua, si era fatta in quattro per aiutarlo a migliorare; lo aveva
trattato non come un ospite, ma come uno di famiglia; lo aveva soccorso
quando era stato male; lo aveva assecondato nella realizzazione dei
suoi assurdi progetti megalomani. Si era resa perfettamente conto di
essere innamorata ma... come avrebbe potuto Vegeta ricambiare i suoi
sentimenti? Eppure lo aveva fatto. Per come aveva preso avvio la loro
relazione, sembrava proprio che lei, l'incosciente e temeraria Bulma,
dovesse accontentarsi di una storia di solo sesso: sapeva di attrarlo
fisicamente e sapeva che prima o poi avrebbe ceduto... era pur sempre
un uomo, no? Ma di certo non si era illusa di arrivare a conquistare il
suo cuore, ammesso che quell'essere così spietato ne avesse uno.
Che fosse uno dei peggiori assassini nei quali si fosse mai imbattuta,
ne era pienamente consapevole, anche se sapeva che il potente principe dei
sayan aveva avuto alle spalle un passato tutt'altro che felice.
Tentò di convincersi che il suo volerlo aiutare e il suo stargli
accanto fossero dettati unicamente da quella compassione suscitata in
lei dai racconti sulla vita di Vegeta. Ovviamente lui non le aveva mai
parlato di un bel niente... Ci avevano pensato Goku e Crilin a
informarla di tutto ciò di cui erano venuti a conoscenza durante
la permanenza su Nameck. Compassione... solo quello! Quanto era stata
stupida... A chi avrebbe voluto darla a bere? Si era semplicemente,
perdutamente, pazzamente innamorata di quel guerriero così forte
e virile, così arrogante e saccente, così orgoglioso e
tenebroso, così bello e misterioso. Sperava con tutta sé
stessa che almeno lui, preso dai suoi estenuanti allenamenti, non si
rendesse conto di cosa lei provasse veramente: non avrebbe mai voluto
che quel sayan si prendesse gioco di lei! Avrebbe voluto fargli credere
che anche per lei era solo sesso, ma quel maledetto l'aveva smascherata
fin da subito, anche se per tantissimo tempo continuò a fingere
di non aver capito. Se ne era andato e poi era tornato, il tutto mentre
lei metteva al mondo il loro bambino. Testardo, cinico, ribelle... lo
amava e lo detestava, lo desiderava e lo respingeva, lo voleva ma non
lo cercava. Non avrebbe mai potuto immaginare che alla fine sarebbe
rimasto con lei definitivamente, né tantomeno che avrebbero
posto le basi per costruire una vera famiglia! Lui non le aveva mai
detto apertamente di amarla, ma glielo aveva fatto capire... o meglio,
lei lo aveva capito, perché aveva imparato a conoscerlo e a
rivalutarlo. Era un po' scontroso, certo, ma, dopo la morte di Cell,
era sempre stato presente sia come compagno che come padre. Cosa
avrebbe potuto rinfacciargli se non il solo fatto di non averle mai
detto "ti amo"? Tanto a lei non servivano affatto quelle parole,
perché non aveva il benché minimo dubbio riguardo i
sentimenti del suo adorato Vegeta...
-Adesso basta!- gridò Bulma a voce alta, ma senza farsi sentire -Non ho intenzione di stare qui un minuto di più!-
...
-Bè... non si faranno raggiungere tanto facilmente...- Vegeku
conosceva le potenzialità di quei bambinie Dende e Videl non
sarebbero mai riusciti a tenere il loro passo.
-è vero... ma prima o poi dovranno comunque farsi vivi! Non voleranno in eterno intorno alla Terra...-
-Sai Crilin? Credo che Trunks non mi perdonerà mai...-
-Perché pensi questo?-
-Tu non immagini nemmeno quanto fosse forte il legame tra Vegeta e suo figlio!-
-No infatti... anzi, se devo essere sincero non mi sarei mai aspettato
nemmeno che Vegeta accettasse di unirsi per sempre con Goku... non
prendertela, eh?!? Però quel tipo non ha mai dimostrato di...-
WRRRUUUUUUUUUUOOOOOOOOMMMM!!!!!!!!
-Cosa??? ... ma che diamine....!!!- esclamò Crilin.
-Se n'è andata! Bulma se n'è andata.-
CONTINUA...
_______________
angolo dell'autrice: Nonostante la convinzione di Vegeku che
l'incontro-scontro con Bulma sarebbe avvenuto di lì a poco, come
avee visto, le cose non sono andate così. Ciò non dipende
da una mia svista: questa e altre future previsioni sbagliate da parte
del nostro affascinante sayan (ed eventualmente di altri personaggi) sono assolutamente volute dalla
sottoscritta!!! Il perché vi sarà chiaro proseguendo
nella lettura... (nel frattempo, cercate di capirlo... è un po'
confuso!) ^_^
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Capitolo 7 *** Sempre e comunque orgogliosi ***
Sempre e comunque orgogliosi
Salve
a tutti!!! Eccomi qui con un altro capitolo... stavolta Vegeku
dovrà affrontare un discorso molto più pacato ma... come
andrà a finire??? C'è anche un piccolo spezzone in cui
sono presenti Trunks e Goten (tranquilli... stanno bene!!!) e spero di
essere riuscita a rendere in modo abbastanza verosimile la loro
ingenuità di bambini! Buona lettura e... occhio
all'atteggiamento di Vegeku e ai dubbi che si insinuano nella mente di
Gohan!!!
-Mi dispiace Gohan... non siamo riusciti a trovarli!-
-Non preoccuparti Videl... prima o poi torneranno!-
Erano passate più di sei ore da quando Goku e Vegeta erano
tornati, uniti in un solo corpo, sotto forma di Vegeku. Bulma se ne era
andata via a bordo del suo elicottero da circa tre ore e anche di
Trunks e Goten non si sapeva più nulla da parecchio tempo. In
realtà nessuno tra coloro che erano rimasti a palazzo sembrava
davvero preoccupato: quei ragazzini erano troppo in gamba per cacciarsi
nei guai su un pianeta che, in confronto alla loro potenza, appariva
del tutto inerme; mentre Bulma era una donna con la testa sulle spalle:
con tutte le situazioni drammatiche che era stata costretta ad
affrontare durante la sua avventurosa esistenza, era piuttosto
improbabile che decidesse di compiere qualche gesto estremo. Certo,
nessuno poteva averne la certezza...
-Ragazzi!- disse il maestro Muten -finalmente sono riuscito a mettermi in contatto con il signor Brief.-
-Hai notizie di Bulma e dei bambini, per caso?- disse Vegeku mostrandosi gelidamente impassibile.
-Si... mi ha detto che sua figlia è tornata a casa da poco
più di mezz'ora. Mi ha anche chiesto cosa fosse successo
perché era visibilmente sconvolta e si è precipitata nel
suo laboratorio senza dare spiegazioni... io ho cercato di...-
-Va bene... e Trunks e Goten?-
-Non lo so, Vegeku... non li ha proprio nominati!-
-Avresti potuto chiederglielo, no!?!?!?-
-Pap... Vegeku... calmati dai! Non può succedere niente a quei due... fidati!-
-Lo so Gohan... ma non mi sento tranquillo finché non scopro che
fine abbiano fatto! Accidenti... sono ore ormai che stanno trattenendo
la loro aura... certo che sono proprio forti!-
-Bè allora... io provo a richiamare il dottor Brief...- disse Muten.
-Fa' come ti pare...- la scortesia di quelle parole tradiva un evidente
nervosismo. Eppure l'esressione di Vegeku sembrava inquietantemente
pacata.
-Senti... visto che siamo rimasti solo noi due- disse Gohan dopo aver
fatto cortesemente cenno a Videl di andare all'interno del palazzo con
gli altri -ti andrebbe di... parlare un po'?-
Nessun cambio di espressione avvenne in lui dopo aver udito quella
richiesta... solo un impercettibile cenno di assenso con la testa.
-Io mi stavo chiedendo alcune cose. Forse ti sembreranno stupide pap...
Vegeku... però... bè magari se ne parli ti sfoghi...-
-Spiegati meglio, a cosa ti riferisci?-
-Innanzitutto, vorrei capire come ha fatto mio padre a convincere
Vegeta a effettuare la fusione con lui... il punto è che ci
aveva provato anche con me, mi aveva lanciato uno di quegli orecchini,
ma non mi aveva detto che sarebbero serviti per la fusione, né
tantomeno avrei potuto immaginare che non si sarebbe mai sciolta!
Dunque pensavo... papà ne era a conoscienza? E se sì, lo
ha detto a Vegeta?-
Vegeku chiuse gli occhi come se stesse cercando di mettere a fuoco quel
ricordo, che in realtà era ben impresso nella sua memoria.
Sospirò, e con fare piuttosto distaccato, si voltò verso
il giovane che gli aveva posto la domanda.
-Devi scusarmi, figliuolo.-
Gohan rimase basito. Lo aveva chiamato figliuolo?
-Perché ti stai scusando?-
-è ovvio che Goku sapesse che la fusione sarebbe durata per
l'eternità. Non te l'ha detto perché ha dato per
scontato il fatto che tu comunque avresti accettato.-
-Ah... bè... sì... credo che alla fine non mi sarei tirato indietro...-
-Vegeta però lo sapeva. Glielo ha rivelato qualche secondo
prima che si agganciasse l'orecchino... ma non l'ha convinto con
l'inganno, se era questo il senso della tua domanda. Avrebbe benissimo
fatto in tempo a buttarlo via, se avesse voluto...-
-Quindi era d'accordo...- sul volto di Gohan si affacciò un timido sorriso.
-Non basterebbe un secolo per rivelarti tutto quello che quei due sayan
provavano dentro e non hanno mai voluto dire! Erano molto più
simili di quanto pensi.-
-E allora... potresti spiegarmi nel dettaglio perché hanno deciso di compiere questa scelta?-
-Ma quanto sei curioso... eh Gohan?!?!- La freddezza con cui pronunciò quelle parole lasciò il ragazzo di sasso.
-Bè... non importa dai! Era così... per sapere! Ma se non
ti va di parlarne non fa niente... in fondo, ti capisco! La tua
è una situazione difficile e... vuoi che ti lasci solo? Se
è così non mi offendo... sul serio... posso...-
-Non so se tu te ne sia mai reso conto, però anche Vegeta era
legatissimo a questo pianeta. O meglio... non gli interessava
pressoché nulla né degli esseri umani né della
Terra in quanto tale, ma amava profondamente Bulma e Trunks e mai
avrebbe permesso che qualche essere spietato mettesse in pericolo le
loro vite. E comunque si era abituato più di quanto immagini a
vivere qui. Credi che non si fosse reso conto di quanto fosse
migliorata la sua esistenza rispetto a quella che conduceva durante il
lungo periodo che era stato costretto a trascorrere con Freezer?-
-Sì certo! Il cambiamento di Vegeta è stato innegabile! Anche se ero piccolo mi ricordo molto bene che...-
-Appunto...-
Vegeku aveva di nuovo
chiuso gli occhi. Il giovane sayan che gli era accanto non poté
non rivolgergli uno sguardo compassionevole. Faticava non poco, in
realtà, a capire cosa realmente stesse provando quell'essere
dall'aspetto tanto fiero e magnifico. Lo ammirava, perché era la
sintesi perfetta del famigerato orgoglio, della micidiale forza e dello
smisurato coraggio tipici dei guerrieri sayan, o almeno di quelli
leggendari. Ma si chiedeva anche se davvero quella fusione avesse dato
vita ad una creatura perfettamente stabile. Sicuramente il suo genio e
la sua abilità sul campo di battaglia erano fuori discussione
visto che aveva eliminato, senza troppi problemi, quel mostro di Majin
Bu. Eppure, temeva che il ritorno alla quotidianità ne avrebbe
compromesso in qualche modo l'equilibrio interiore.
-Gohan... tua madre mi ha detto di informarti che la cena è pronta... Popo ha cucinato per tutti...-
-Eh? Ah sì... certo Videl! Tu non vieni?- fece il ragazzo rivolgendosi a Vegeku.
-No. Non credo che tua madre mi voglia come commensale... anzi- disse
il sayan sollevandosi da terra -vado a farmi un giro da qualche parte.-
e in un attimo sparì.
-Di' un po' Goten, come hai imparato a cucinare così bene la selvaggina?-
-Me lo ha insegnato mio fratello! Sai quante volte siamo andati a caccia insieme?!? Abbiamo preso certo bestione!...-
-Wow! Deve essere stato molto divertente!-
-Bè... più o meno è quello che abbiamo fatto
stasera, Trunks! E poi non è difficile... basta accendere un
fuoco e aspettare che la carne arrostisca!-
-Io non sono abituato a queste cose, lo sai! Non mi è mai
capitato di appiccare il fuoco pr cucinare un dinosauro in mezzo alla
foresta!-
-Ihihihih! Per forza! Non ne hai bisogno... la tua famiglia è
ricca e non è necessario che tu vada a caccia per procurarti da
mangiare!-
-Già...- Trunks fu colto da un leggere imbarazzo. Sapeva di
essere un bambino molto fortunato e di appartenere a una famiglia
benestante, ma nonostante ciò non si era mai permesso di fare
pesare la cosa al suo migliore amico. Gli voleva bene perché,
proprio come lui, era un ragazazzino speciale. Avevano tante di quelle
cose in comune che il loro legame era ben più solido di una
normale amicizia: erano entrambi fortissimi, entrambi coraggiosi,
già compagni di avventure al limite dell'immaginabile; avevano
provato insieme l'esperienza della fusione e insieme avevano assaporato
l'amarezza di una pesante sconfitta. Ma più di tutto li
accomunava la loro origine: i loro padri erano gli unici superstiti
della gloriosa e potentissima razza sayan. A dire il vero, né
Trunks né Goten sapevano perfettamente cosa significasse questa
espressione, ma se l'erano sentita ripetere spesso dai genitori e da
Gohan, che, tra l'altro, quando si trovava da solo con il fratello, ne
parlava quasi con orgoglio... quello stesso orgoglio che in presenza di
sua madre, chissà perché, cercava di tenere discretamente
celato.
-Ehi Trunks, ma tu lo sai di preciso chi sono i sayan?-
-Perché mi fai questa domanda così stupida?- rispose il ragazzino, colto alla sprovvista.
-Perché... noi siamo sayan, giusto?-
-è ovvio! Ma scusa... se i nostri papà sono sayan, lo siamo anche noi!-
-è vero che provengono da un pianeta lontano e che tuo padre era il principe di quel pianeta?-
-Sì! è TUTTO VERISSIMO!- il piccolo Trunks mostrava un evidente entusiasmo nell'affrontare quel discorso.
-Mio fratello mi ha raccontato che è stato un certo Freezer ad
ucciderli tutti... però contro i nostri papà non ha
potuto fare niente!-
-Ma è ovvio!!! Cosa vuoi che facesse? Loro sono i
guerrieri più forti dell'universo!!! Ti pare che si sarebbero
fatti ammazzare dal primo alieno che passava?-
-Ihihihih! Hai ragione... ma secondo te... ora che i nostri papà
sono uniti per sempre, io e te siamo diventati fratelli?-
Trunks guardò l'amico con fare perplesso. Oltre che farfugliare
qualche incomprensibile verso, non riusciva a dire altro. Fissava lo
sguardo che gli aveva rivolto Goten e poté scorgere in esso
incertezza, timore... speranza?!?
-Io... non lo so! Ma insomma... che ti prende oggi? Fai un sacco di domande insensate! Finiamo di mangiare piuttosto...-
-Va bene... ti arrabbi se ti chiedo un'altra cosa?-
-Uffaaaaa!!! ok! ... che vuoi sapere stavolta?-
-Come mai sei volato via subito dopo aver visto Vegeku?-
-E tu perché sei volato via?-
-Io ti ho seguito...-
-Bè... non eri obbligato a farlo, quindi non è una vera risposta!-
-Almeno te ne ho data una...-
Trunks lanciò al piccolo Goten un'occhiata carica di
irritazione. Fosse stato facile rispondere, lo avrebbe fatto! Ma cosa
avrebbe potuto dirgli? Che aveva paura di scoprire che quell'uomo non
lo avrebbe più considerato suo figlio? Magari non avrebbe
più voluto allenarsi con lui dentro la camera gravitazionale o
forse non gli avrebbe più permesso di prendere del cibo dal suo
piatto; non avrebbero più fatto la doccia insieme, non lo
avrebbe più accompagnato al cinema, non lo avrebbe più
coperto quando sua madre lo accusava di qualche marachella...-
-Me ne sono andato perché erano tutti troppo nervosi.-
-Bè... dato che sicuramente a quest'ora si saranno calmati, possiamo anche tornare al palazzo, no?-
-Puoi scordartelo! Vacci tu se proprio ci tieni!-
-Ma come... e tu rimani qui da solo?-
-Certo! Mica ho paura io! Ti ricordo che sono un sayan!-
-E allora rimango qui con te!- disse Goten sorridendo.
-Vaaa bene!!! Basta che non mi tormenti più con altri discorsi strani...-
-D'accordo! Sarò muto come un uccellino!-
-Un uccellino? Casomai un pesce!!!-
-Ah sì! Hai ragione... che stupido!!!-
Ed entrambi scoppiarono in una fragorosa risata.
CONTINUA...
______________
Angolo dell'autrice: cari lettori, finalmente è finito il
tempo delle reazioni a caldo e dei gesti istintivi e scomposti. A
partire dal prossimo capitolo, qualcuno deciderà di affrontare
di petto la situazione, qualcun altro cercherà di approfittarne.
Alcune idee si chiariranno ma i dubbi aumenteranno. Qualcuno si
calmerà, qualcun altro potrebbe ricredersi... Spero di
aggiornare presto! Un bacio a tutti :*
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Capitolo 8 *** Risentimenti ***
risentimenti
Sono
già arrivata all'ottavo capitolo... wow!!! Meno male che sono
riuscita a trovare l'ispirazione per andare avanti! Torno a ringraziare
tutti quanti voi che state seguendo o semplicemente leggendo la
storia... continuate a dirmi come la pensate! Buona lettura!
Ormai
erano trascorse due settimane da quel famigerato giorno e di lui non
aveva più avuto alcuna notizia. O meglio, non voleva che fosse
suo figlio a dirle che fine avesse fatto quel maledetto sayan, ma
avrebbe preferito che avesse avuto quanto meno la decenza di provare a
contattarla. Farabutto! Miserabile bastardo! Era letteralmente
sparito... non l'aveva chiamata, non l'aveva cercata, non si era
nemmeno scusato per essersene andato durante la loro discussione
lasciandola a terra con le lacrime agli occhi come una miserabile
pezzente che non fosse nemmeno degna di un briciolo di pietà. Lo
odiava, sì. Lo aveva detestato fin dal primo istante in cui era
riuscita a capire chi fosse quell'essere. Odiava quel suo incedere
così dignitoso, quello sguardo tanto regale e quasi altezzoso,
quel suo fisico che -inutile negarlo- rasentava la perfezione divina...
o forse l'aveva anche raggiunta e superata. Odiava il modo in cui
l'aveva guardata durante quell'inutile faccia a faccia: perché
la superficialità che colse senza alcuna fatica da quegli occhi
imperscrutabili l'aveva mandata su tutte le furie. Il suo atteggiamento
smentiva le sue parole: gli dispiaceva davvero per ciò che aveva
fatto? No, ovviamente. E lo si intuiva fin troppo bene. Mentre lei
urlava e imprecava in preda alla rabbia, quell'arrogante e cinico sayan
non si era nemmeno degnato di fingere un minimo di rammarico. A parole
aveva miseramente tentato di giustificarsi, ma quell'espressione pacata
e beffarda stampata sul suo volto rivelava in realtà un totale
disinteresse. Lei lo aveva capito. Non era stupida! Quel patetico
tentativo di chiarire la propria posizione era dettato più che
altro dalla fretta di volersi togliere dalle scatole quella paranoica
donna che, un tempo, era la moglie di Goku. Non era dispiaciuto... non
lo era affatto! E lo si intuiva benissimo... rabbia, delirio,
frustrazione, umiliazione... senza nemmeno farsi intimidire dai sensi
di colpa, quell'uomo nel quale c'era lo spirito del marito, l'aveva
esplicitamente abbandonata senza pietà.
-Chichi, tesoro... guarda cosa ti ho preparato per cena!?!?! Chichi... perché non mi rispondi?-
-Non ho fame, papà...-
-Ma... figlia mia, non puoi andare avanti così! Stai mangiando pochissimo ultimamente!-
-Ti ho detto che non ho fame! Finiscila... non ho voglia di stare a sentire le tue prediche!-
-Cosa dici... non ti sto facendo la predica! è per il tuo bene... non puoi ridurti a uno straccio, tesoro...-
-Ah no? E perché mai?-
-Andiamo, non essere sciocca... non risolverai certo i tuoi problemi rifiutandoti di cenare!-
-Lo so... anzi, sai che ti dico?-
-Cosa Chichi?-
-Da domani affronterò la situazione di petto... sono stanca di essere presa in giro...-
-Non capisco... cosa intendi dire esattamente?-
-Tu non preoccuparti, sono una donna adulta e sono in grado di affrontare i miei problemi da sola...-
-Bè... d'accordo. Però adesso vieni a mangiare, dai!
Sennò domani non avrai nemmeno le forze per reggerti in piedi!-
-Tranquillo, ho energia da vendere io...-
-Ma... bè ti porto da mangiare in camera allora. Se ti viene un
po' d'appetito magari... ok, torno con la cena e non ti disturbo
più!-
Gliel'avrebbe fatta pagare! Anzi... l'avrebbe fatta pagare a entrambi.
Con sguardo furente rivolto verso la luna, già progettava una
scenata coi fiocchi. Non le importava niente se l'avrebbero
ulteriormente sbeffeggiata... la sua dignità ormai era perduta
per sempre, strappatale con violenza da quel miserabile guerriero che
si era divertito nel vederla piangere. Tanto valeva ormai togliersi
tutti i sassolini dalle scarpe. Si era già umiliata a tal punto
davanti a lui che subire nuovamente la sua indifferenza non sarebbe
stato poi tanto doloroso. Non aveva nient'altro da perdere, in fondo.
Le era rimasta solo la sua caparbietà, e quella, di sicuro, era
ben lontana dal volerla cedere.
Di nuovo, l'alba era sorta portandosi dietro una tenue
luminosità e una leggera brezza. Il dottor Brief era già
in piedi da almeno un paio d'ore e stava compiendo come al solito
importanti ricerche. Bulma non aveva alcuna voglia di assistere il
padre. Non era da lei, certo, ma il turbamento e l'angoscia che aveva
provato durante quelle ultime due settimane l'avevano distolta non poco
dai suoi numerosissimi impegni di lavoro. Era ancora sdraiata sul
letto, sola, e anche se era già sveglia da un pezzo, non voleva
saperne di alzarsi. Aveva persino distrutto la sveglia qualche mattina
prima. Mentre si girava nervosamente tra le lenzuola, pensava a tutto
ciò che le era capitato negli ultimi quindici giorni. A dire il
vero era perfettamente cosciente del fatto che sarebbe stato molto
meglio metterci una pietra sopra, ma purtroppo l'impresa era tutt'altro
che facile. Come avrebbe potuto non rimuginare sul fatto che aveva
perso Vegeta? E il modo in cui ciò era avvenuto la faceva
impazzire. Si chiedeva come fosse possibile che quel disgraziato fosse
riuscito a farla soffrire pur compiendo il più grande atto di
generosità della propria esistenza. Il sayan che aveva
conosciuto lei non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Ma
evidentemente non lo conosceva abbastanza... potevano esserci altre
spiegazioni? Dentro di lei si avvicendavano caoticamente tristezza,
senso di abbandono, rabbia, amore, odio e...sensi di colpa. Era davvero
meschino da parte sua provare tanto rancore verso Vegeta dopo l'immenso
sacrificio che aveva fatto. Diverse volte, durante quei giorni, in
alcuni rari momenti di tranquillità emotiva, si chiese cosa
avesse potuto spingere il suo amato principe a unirsi col suo acerrimo
nemico. Si disse che probabilmente non lo odiava poi così tanto,
ma come motivazione era tutt'altro che soddisfacente. Possibile che
quel testardo di un sayan avesse a cuore le sorti di questo pianeta
più di quanto avesse mai voluto farle credere? Probabilmente
sì.
-Uffa!!! Ma perché vado sempre a pensare a lui? Dovrei togliermelo dalla testa...-
Ma urlare ad alta voce non serviva a distrarla. Lo vedeva ovunque:
accanto a lei nel suo letto, seduto a tavola, nello sguardo del figlio.
Ah Trunks!!! In quelle due settimane di pura disperazione ci si era
messo pura lui a farla preoccupare! Ma come gli era saltato in mente di
andare a vivere insieme a Goten in una foresta per ben tre giorni?
Fortuna che, chissà come, Gohan era riuscito a individuarli. Se
avesse compiuto una simile bravata in un periodo di relativa
normalità gli avrebbe riservato una punizione coi fiocchi! Ma in
fondo sapeva bene che suo figlio non si sarebbe mai allontanato tanti
giorni da casa se ci fosse stata una situazione normale. E poi lei non
aveva nemmeno voglia di punirlo: le mancava persino la forza di pensare
a un modo per farlo.
Quella mattina avrebbe dovuto terminare la realizzazione di un
nuovissimo progetto tecnologico, ma decise di prendersela molto comoda.
Erano già quasi le dieci e lei ancora girava per casa in camicia
da notte stringendo tra le mani un'enorme tazza di tè che
faticava a bere. Era stanca. Ultimamente non faceva altro che stare a
letto eppure quel senso di spossatezza sembrava aumentare giorno dopo
giorno. Fortuna che non doveva occuparsi lei delle faccende domestiche!
Con la voglia che aveva di svolgere anche le più semplici
attività, la Capsule Corporation sarebbe diventata molto presto
un porcile.
DIIIN DOOON DIIIN DOOON
-Uffa!- esclamò Bulma visibilmente scocciata -no... non apro...-
DIIIN DOOON
-Ehi! C'è nessuno in casa!?!-
-Ma questa voce...- La donna, finalmente, si diresse verso la porta.
-Ma si può sapere che diavolo ci fai qui a quest'ora???-
-Buongiorno anche a te, Bulma! Va tutto bene?-
-Non fare lo spiritoso, Jirobay... che sei venuto a fare?-
-Sono venuto a ritirare il mio nuovissimo elicottero! Tuo padre mi aveva assicurato che per oggi sarebbe stato pronto.-
-E a che ti serve un alicottero, zuccone?? Tu sai volare!!-
-AH AH AH... ma quante volte te lo devo ripetere? Io non so volare!-
-Ah già... è vero... lo avevo dimenticato...-
-Bè, non mi fai entrare?-
-Sì certo... accomodati pure... però devi avere un po' di
pazienza perché mio padre si trova ancora in laboratorio e non
so quando uscirà.-
-Ma perché, scusa... non puoi darmela tu la capsula con l'elicottero?-
-Non so dove sia altrimenti te l'avrei già data da un pezzo! E già te ne saresti andato...-
-Uh ma che garbo! Degno di una vera signora...-
-Vedi di fare poco lo spiritoso... non sono in vena di battute!-
-Sì certo... l'avevo capito anche da solo... scommetto che quel
bell'imbusto che si fa chiamare Vegeku non si è ancora fatto
vivo!-
La donna, in preda ad un incontrollabile raptus omicida, scagliò
la sua tazza di tè contro la testa dell'indiscreto ospite.
-Ehi!! Ma dico... sei impazzita per caso? Guarda che mi hai fatto... adesso sono bagnato fradicio grazie a te!!!-
-Ops... devi scusarmi, Jirobay... mi è scivolata dalle mani!-
Un sorriso malefico si stampò sul viso di Bulma. Non avrebbe
saputo dire esattamente come mai ma, stranamente, era soddisfatta del
gesto che aveva appena compiuto. Probabilmente la infastidiva il fatto
che quell'ignorante di Jirobay mettesse il becco in una vicenda tanto
complessa che, dopo tutto, non lo riguardava minimamente. Tra l'altro,
le parole del suo sempre più sgradito ospite l'avevano toccata
in profondit.: non sopportava l'idea che qualcuno potesse accorgersi
che quel miserabile non si fosse nemmeno degnato di andarla a cercare;
ma, più di tutto, non tollerava assolutamente che un "estraneo"
parlasse male di lui. Come si era permesso quello sciocco testone
testone di dare a Vegeku del "bell'imbusto"? Chi diavolo era lui per
poterne parlare in quel modo? Sapeva perfettamente che il comportamento
di quel sayan era stato tutt'altro che rispettoso nei suoi confronti
ma, chissà come mai, detestava l'idea che qualcuno potesse
farglielo notare. In fondo, aveva la sensazione che quell'omertà
non sarebbe durata a lungo. Né Goku né Vegeta erano dei
vigliacchi e prima o poi quella creatura nata dalla loro fusione si
sarebbe fatta avanti quantomeno per giustificarsi.
-Tu sei tutta matta! Va bene... ho capito... devo dedurne che la mia intuizione sia corretta!-
-Perché non chiudi quell'insulsa boccaccia, razza di citrullo che non sei altro?!?-
-E va bene, scusami! Io pensavo che anche tu fossi arrabbiata con lui,
visto il modo in cui si è comportato... insomma... non ha
nemmeno provato a seguirti quando te ne sei andata dal palazzo del
Supremo e...-
-Basta!!! Questi non sono affari che ti riguardano, d'accordo? è
una faccenda che devo risolvere soltanto io! Hai capito? E finiscila di
parlare di lui... mi fai innervosire!-
-L'ho notato.. bè.. sei proprio strana, lo sai?-
-Tu invece sei un petulante ficcanaso!-
DIIIN DOOON DIIIN DOOON
-E adesso chi diavolo è? Stamattina proprio non si riesce a
stare tranquilli un attimo...- con fare decisamente scocciato la donna
si diresse verso la porta e aprì.
-Ehi! Ciao Chichi... che ci fai qui?-
CONTINUA...
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Capitolo 9 *** Fare i conti con la realtà ***
Fare i conti con la realtà
Bene
bene bene... lo so che sono stata perfida ad interrompere il capitolo
precedente sul più bello, però era giusto dedicare a
Chichi e Bulma lo spazio sufficiente per poter "parlare" in santa
pace... ne ho approfittato anche per entrare nuovamente nella testa di
Vegeku, che dopotutto è il protagonista della storia, e il
nostro bel sayan farà delle riflessioni anche sulle due donne...
che ne verrà fuori? Buona lettura ^_^
-Ehi Vegeku! è pronta la colazione! Ma... non vieni a mangiare?-
-Bè Muten, è mattina da un bel pezzo in realtà... ho già mangiato per conto mio!-
-Devi scusarmi ma io non sono più abituato ad alzarmi presto... ho una certa età ormai, e preferisco riposare!-
-Ma sì, non c'è problema... tu, Tartaruga e Oscar potete benissimo divodervi la mia razione, se vi va.-
-Ah sì? Bè... non me lo farò ripetere!-
Quella mattina Vegeku si era alzato prima dell'alba e, con fare molto
discreto, si era velocemente allontanato dall'isola. Ormai erano due
settimane che dormiva lì: dopo aver lasciato il palazzo del
Supremo in seguito alla conversazione con Gohan, aveva pensato che
l'unica persona a cui avesse potuto chiedere ospitalità era
prorio il maestro Muten. Crilin lo avrebbe accolto volentieri a casa
sua, ma ormai aveva una famiglia sulle spalle e sapeva che la sua
presenza avrebbe portato in qualche modo scompiglio. Tensinhan era un
tipo che non amava troppo stare in compagnia, perciò lo aveva
escluso a priori. Certo, avrebbe potuto fare affidamento su Dende, ma
sapeva che Junior bazzicava parecchio il palazzo del Supremo e, visto
il suo rancore nei confronti di Vegeta, preferì evitare di farsi
vedere troppo spesso da quelle parti. In quei giorni avrebbe voluto
fare chiarezza nella sua testa, ma riuscì soltanto a
moltiplicare le incertezze. Più passava il tempo e più si
rendeva conto che la situazione che si era venuta a creare era davvero
insostenibile. E non solo per lui. Prima o poi avrebbe dovuto
affrontare tutte le persone care a Goku e a Vegata e mettere in chiaro
la propria posizione. Perché lui si era reso conto benissimo di
non essere né l'uno né l'altro e, anche se conosceva
persino i più insignificanti dettagli riguardo i pensieri e la
vita privata di quei due sayan che lo avevano generato, non poteva
comunque continuare a mentire a sé stesso: oltre alla
consapevolezza di aver creato una grande sofferenza nei suoi amici,
tutte quelle maledette accuse che gli erano state rivolte e le prediche
che aveva ascoltato gli erano quasi del tutto indifferenti. Quasi.
Perché una piccola parte di lui non riusciva a rinnegare i
passati che avevano vissuto Goku e Vegeta. Non faticava ad ignorarli,
certo, ma ogni tanto tornavano a tormentarlo facendo di nuovo emergere
i sensi di colpa. Per cosa, poi? Lui era consapevole di aver fatto la
scelta giusta e di sicuro niente o nessuno avrebbe potuto distoglierlo
da una simile convinzione. Cosa avrebbe voluto farne della sua vita era
un problema assolutamente irrilevante. Uno come lui sarebbe riuscito a
sopravvivere persino nello spazio aperto e di certo non aveva la
necessità di stare a contatto con degli esseri viventi. Eppure,
stranamente, alla totale solitudine aveva preferito la compagnia di
quel pervertito del maestro Muten e, nonostante lo tormentasse in
continuazione con discorsi alquanto fastidiosi sull'avvenenza di Bulma
e Chichi, ancora non si era deciso a prenderlo a pugni. Il
perché, in realtà, era alquanto meschino: tutto sommato
non gliene importava un granché. Cos'altro avrebbe potuto sapere
quel vecchio sulle donne che avevano segnato la vita di Goku e
Vegeta? Soltanto quanto erano belle vestite... il resto era
immaginazione. E, tra l'altro, per Vegeku quelle due non erano nemmeno
una priorità: si detestava per questo, o meglio, avrebbe voluto
detestarsi, ma, evidentemente, gli riusciva difficile persino provare
un briciolo di pietà. Con i figli però era diverso: a
loro ci pensava in continuazione. In realtà, Trunks e Goten non
li aveva più visti da quando erano scappati dal palazzo di
Dende, ma Gohan si era fatto vivo più di una volta. Aveva
chiamato spesso il maestro Muten al telefono per avere notizie di
Vegeku e un paio di volte si erano anche incontrati. La loro ultima
conversazione era avvenuta proprio quella mattina. Si erano messi
d'accordo per incontrarsi prima del sorgere del sole a largo di un
arcipelago sconosciuto, così che Chichi non potesse accorgersi
che il figlio fosse uscito di casa. Stranamente però la donna era
già in piedi. Gohan aveva detto a Vegeku che era molto
più nervosa del solito e che aveva una faccenda da sbrigare. Era
talmente pensierosa che non si preoccupò nemmeno di chiedere al
figlio dove stesse andando. Il potente sayan si chiese come mai Gohan
ci tenesse tanto ad informarlo su ogni minimo cambiamento d'umore di
sua madre: in fondo sapeva che era una reazione del tutto normale
quella della donna ma si stupiva del fatto che il ragazzo se ne
preoccupasse a tal punto. Quella mattina i due sayan si erano concessi
una battuta di pesca: era da tantissimo tempo che Gohan non si lasciava
rapire dalle vecchie e care abitudini che aveva da bambino e Vegeku
provava una strana soddisfazione nel vedere quel giovane così
entusiasta e felice. Sapeva che quel ragazzo era l'unico che avesse
davvero tentato di capirlo e che ne aveva giustificato appieno
l'operato. Stare con lui era piacevole, anche se il legame che c'era
tra loro era indubbiamente profondamente diverso rispetto a quello tra
Goku e il suo primogenito. Eppure sapeva che col tempo avrebbe imparato
ad apprezzare di più quell'adolescente che nemmeno si sforzava
più di tanto di nascondere la profonda ammirazione che nutriva
nei suoi confronti. Peccato che Gohan fosse impegnato con il liceo:
quella serena battuta di pesca si sarebbe conclusa nel giro di
pochissime ore.
-Ehi Chichi, ciao! Che ci fai qui?-
-Dov'è Vegeku? Dimmi immediatamente dove si nasconde quel
farabutto!- disse Chichi intrufolandosi con forza nell'abitazione di
Bulma.
-Ma dico io... sei impazzita per caso? Mi dispiace deluderti ma non so dove sia.-
-E speri forse che io me la beva? Dove diamine sei finito, stupido sayan! Esci fuori se ne hai il coraggio!!!-
-Salve Chichi, ma che hai da urlare in questo modo?!?-
-Taci tu! Non mi pare di averti interpellato...-
Jirobay si maledisse per aver deciso di andare a prendere il suo
dannato elicottero proprio quella mattina. Ci mise poco a immaginare
che in breve tempo quelle due donne particolarmente agitate avrebbero
fatto scoppiare un putiferio.
-Allora, mi vuoi dire dove si trova?-
-Ti ho già detto che non lo so... anzi, se proprio vuoi saperlo, con me non si è proprio fatto vivo!-
-Ma davvero? Credi forse che io sia così stupida da credere a una simile sciocchezza?-
-E tu mi stai dando della bugiarda, per caso?-
-Esattamente!-
-Vedi di smetterla, tesoro... guarda che non sei la sola ad essere
stata trattata male... Anzi, tu almeno sei riuscita a parlargli,
se non altro, io non so nemmeno come sia la sua voce!-
-Ma guarda un po'! Scusa ma mi risulta molto difficile credere che quel
maniaco della guerra sia rimasto per ben due settimane lontano da tutti
gli aggeggi super tecnologici che mettevi a disposizione di quel vile
di tuo marito!-
-Bada a come parli, stupica oca! Non ti permetto assolutamente di dare a Vegeta del vile, è chiaro?-
-Ma guarda come lo difendi! è a dir poco commovente... è
un vero peccato che quel pazzoide in vita sua non sia riuscito a
concludere nulla di buono... e adesso è pure diventato un
tutt'uno con mio marito!-
-Oh certo! Mica vorrai insinuare che sia colpa di Vegeta, vero? Sai
benissimo che a lui non sarebbe mai venuta in mente un'idea tanto
stupida. Di sicuro è stato Goku a convincerlo, e non provare a
dire il contrario perché sai benissimo anche tu come era fatto
TUO marito!-
-E il tuo che l'ha assecondato in questo assurdo progetto era forse migliore?-
-Adesso basta! Sono stanca di sentire le assuurdità che stai dicendo... vattene immediatamente!!!-
-Scordatelo, non me ne vado di qui finche non riesco a dirne quattro a quel maledetto!-
-E allora conviene che ti trasferisci a casa mia per sempre, cara... perché purtroppo qui dentro non lo vedrai mai!-
-Non c'è problema... non credere che me ne andrò tanto presto!-
Jirobay continuava a fissarle interdetto. Come potevano quelle due
babbee litigare tra loro per colpa di un essere tanto meschino?
-è inutile che discutiate tanto appassionatamente su chi abbia
il marito più idiota. La verità è che voi non
avete mai avuto il buonsenso di ammattere che non avete sposato degli
esseri umani, ma degli alieni con mentalità e attitudini
completamente diverse da quelle terrestri!-
-Ti ho già detto di non intrometterti... vuoi che ti lanci addosso anche una sedia?-
-Scusami tanto Bulma! Ma anche se dovessi spaccarmi tutte le ossa del
corpo, Vegeta non tornerà! E nemmeno Vegeku... vi rendete conto
che state urlando come due galline per colpa di un uomo che di fatto
non si interessa di nessuna di voi due?-
-Ma come ti permetti!?! Hai delle valide ragioni per affermare certe cose, stupido ciccione?-
Anche Chichi mal sopportava l'insolenza di Jirobay. La infastidiva
molto il fatto che quel verme avesse ragione. Su di lei almeno. Ma
faticava a credere che Vegeku avesse davvero ignorato Bulma per due
settimane.
-Valide ragioni???!!!??? Ma dico, sei fuori di testa? Il fatto che non
si sia degnato di cercarvi per quindici giorni non ti sembra una valida
ragione???-
-Jirobay, piantala! Questa è una cosa che riguarda solo me e Chichi!!!-
-Concordo in pieno... adesso però smettila di mentirmi! Dimmi dove si trova quel bastardo!!!-
-Ti ho già detto che non ne ho la più pallida idea! Mi
spieghi perché sei così convinta che sia venuto qui???-
-Perché qui poteva trovare tutto ciò di cui avrebbe avuto
bisogno! Stanze per gli allenamenti, cibo, un posto per dormire e...
te!-
Bulma, stupita da quelle parole, spalancò gli occhi. Ma che diavolo stava dicendo quella donna furente?
-Non capisco cosa intendi dire...-
-Non fare la finta tonta. Sei una donna bella, intelligente e molto
astuta... e nel corpo di quel sayan c'è lo spirito di tuo
marito! Non ho mai capito nei dettaglia che razza di relazione aveste
prima della sua scomparsa, ma di sicuro era legato a te... e mi ci
gioco quello che ti pare che Vegeku ti abbia cercata!-
-Sei completamente fuori strada! Ti giuro che qui non si è
ancora fatto vedere! E poi il tuo ragionamento non sta in piedi.
Quell'essere dovrebbe venire da me solo perché in lui c'è
lo spirito di Vegeta? C'è anche quello di Goku se è per
questo e lui ti amava! Non so che diavolo frulli nella testa di quella
creatura , ma evidentemente deve aver deciso di ignorare entrambe! Mi
dispiace Chichi... te l'ho detto. Puoi rimanere a casa mia tutto il
tempo che vuoi... ore... giorni... settimane... anche mesi!!! Non
troverai nemmeno l'ombra di quel farabutto!-
Chichi ammutolì in preda allo sconforto. Si lasciò cadere
su una sedia e, dopo aver poggiato i gomiti sul tavolo e la testa sulle
mani, iniziò a piangere. Il suo era un pianto silenzioso,
discreto, decisamente in antitesi rispetto alla sfuriata di cui era
appena stata protagonista. In quell'istante sintì singhiozzare
anche l'altra donna. Si voltò verso di lei: teneva lo sguardo
abbassato e stringeva con forza i pugni. Era rimasta lì in
piedi, impietrita, mentre copiose lacrime le rigavano il viso. Eppure
Chichi non provava alcun senso di colpa. Sapeva che Bulma non stava
piangendo per le pesanti parole che le aveva appena rivolto, ma a causa
di quell'uomo che entrambe detestavano con vigore e amavano alla
follia. Cos'altro, se non l'amore, avrebbe potuto giustificare quella
discussione e le lacrime che ne seguirono? La cosa pegggiore era che
entrambe ne erano uscite sconfitte e umiliate, e, per assurdo, il
destino comune che erano costrette a subire sarebbe potuto diventare la
loro unica fonta di consolazione.
-Se mai dovesse farsi vivo, ti informerò...- era costato
un'immenso sforzo a Bulma pronunciare quelle parole. Ma che senso
avrebbe avuto guastare i rapporti con l'unica persona al mondo che
avrebbe potuto capire cosa stesse provando in quel momento? Si
avvicinò a lei, si inginocchiò e le cinse la vita con un
braccio.
-Io sono assolutamente certa che prima o poi verrà a cercare
entrambe. Né Goku né Vegeta erano dei vigliacchi e quando
quell'essere avrà messo un po' di ordine in testa
tornerà.- sentenziò Bulma, cercando di tenere ben celate
le sue titubanze.
-Forse... e magari lo farà solo per dirci che vuole sparire definitivamente...-
Entrambe le donne cessarono di parlare. Bulma si alzò e
andò a sdraiarsi sul divano. Ancora piangevano e ancora i loro
occhi sembravano imprecare. Persino Jirobay sembrò impietosirsi
e non ebbe il coraggio di proferire nemmeno una parola di conforto.
Preferì andarsene senza nemmeno ritirare il suo elicottero nuovo:
iniziava davvero a sentirsi fuori luogo.
CONTINUA...
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Capitolo 10 *** Incontro inaspettato ***
incontro inaspettato
Wowww!!! In pochissimo tempo
sono riuscita ad arrivare al decimo capitolo... e meno male!!!
Ringrazio di cuore tutti voi che leggete, seguite e recensite e un
ringraziamento particolare va a chi ha inserito la storia tra le
preferite, le seguite e le ricordate... dunque dunque... dove eravamo
rimasti??? Ah sì... Jirobay, sentendosi ormai a disagio, se ne
va dalla Capsule Corporation senza il suo prezioso elicottero...
potrà una decisione del genere avere conseguenze nella vita di
Bulma???... Buona lettura!!!
-Io voglio vederlo. In fondo, perché dovrebbe evitarmi? Io non gli ho fatto niente...-
Trunks era letteralmente divorato dalla bramosia di incontrare Vegeku.
Ne sentiva il bisogno perché dentro di lui percepiva molto
chiaramente il legame viscerale che lo univa a quel sayan. In lui c'era
suo padre, e questo gli bastava. Anche se in tre settimane non si era
mai fatto vivo, il ragazzino sapeva che quell'uomo ci teneva a lui. Non
c'era alcuna valida ragione per credere il contrario. Trunks aveva
sperimentato sulla propria pelle gli effetti della fusione: durante i
minuti in cui era unito al suo amico Goten, aveva dato vita a un
guerriero spavaldo e altezzoso, probabilmente troppo sicuro di
sé e anche piuttosto arrogante. Però sapea amare. Gotenks
non avrebbe mai tollerato che qualcuno facesse del male ai suoi cari
senza che ne pagasse le conseguenze. D'ccordo... non lo dava a vedere.
Ma dentro di sé quei sentimenti c'erano; erano molto offuscati,
ma c'erano. Perché mai per Vegeku non avrebbe dovuto essere la
stessa cosa?
-Sai, io so che mio fratello ogni tanto lo vede.-
-E tu perché non sei mai andato con lui?-
-Perché... bè ecco... non lo so... temo che la mamma si arrabbi.-
-Che sciocchezza! Mica devi dirglielo! Non è che magari non lo vuoi vedere?-
-Cosa? No no... ti sbagli! Io vorrei... anche se ho un po' paura...-
-E di cosa avresti paura, scusa?!?-
-Ehm.. io... bè... sai com'è. Non ho mai avuto mio padre
affianco... e chissà se lui mi vorrà bene come ne vuole a
te e a Gohan...-
-Ma non dire sciocchezze, dai... sono sicuro che stai sbagliando alla grande!-
-Ehi! Ciao Trunks! Immaginavo che saresti passato a trovarci...-
In realtà, Gohan era tornato a casa già da diversi
minuti, ma non seppe resistere alla curiosità di origliare i
discorsi di quei bambini. Certo, non era da lui comportarsi
così, ma l'argomento che aveva captato fin da quando si era
avvicinato all'uscio lo aveva convinto a mettere da parte per una volta
la sua rigida correttezza. Goten non aveva mai parlato di Vegeku e
quando era lui ad aprire il discorso, il piccolo sayan inventava sempre
una scusa per andarsene. Fino a quel momento, però, non era
riuscito a capire se quel comportamento celasse rancore o paura o
qualcos'altro.
-Ciao Gohan!- disse educatamente Trunks.
-Vedo che siete da soli... la mamma non c'è?-
-No.- rispose Goten -è andata a fare la spesa.-
-Capisco. E come mai siete qui dentro, chiusi in casa? Pensavo vi steste allenando!-
-E che bisogno abbiamo ormai di allenarci? è tornata la pace... e poi se dovesse succedere qualcosa c'è Vegeku!-
Gohan rivolse a suo fratello un sorriso carico di gioia. Evidentemente,
parlare con Trunks lo aveva aiutato ad abbattere quel muro di
omertà che il ragazzino aveva costruito intorno alla figura di
Vegeku.
-Ahahaha! Ma come fai ad essere sicuro che sia davvero così forte? Mica lo conosci!-
-Cosa? Sì... è vero... ma che c'entra questo? Pure se non lo conosco so che ha sconfitto Majin Bu!-
-E allora? Questo non vuol dire che sia invincibile... mica lo sai tu come ha fatto a eliminarlo!-
-No... ma...-
-Ma?-
-Niente... hai ragione tu... quindi, secondo te, dovremmo andare ad allensarci invece che chiacchierare?-
Trunks sbuffò nel sentire le parole dell'amico.
-Non ho intenzione di allenarmi ancora, per oggi. Anzi... è
già pomeriggio inolrato... mi conviene andare a casa o mi
aspetta un'altra ramanzina!-
-Ihihih!! Domani però torni? Così andiamo a caccia!-
-Certo Goten!!! Ciaoooo!!!-
-Ciaooooo!!!- risposero i due fratelli mentre Trunks si alzava in volo.
Quel ragazzino era migliorato davvero molto da quando si era battuto
insieme all'amico contro Majin Bu. Aveva raggiunto una velocità
impressionante e sarebbe riuscito a tornare alla Capsule Corporation in
tempi record, evitando i rimproveri di sua madre, che pure ultimamente
sembrava dare ben poco peso alle marachelle del figlio. Volava libero e
spensierato tra le sporadiche nuvole che macchiavano il cielo, mentre
il sole, in procinto di tramontare, tingeva di un rosso intenso
l'orizzonte. Non era felice, perché sapeva di essere privo di
qualcosa, ma volava ad una velocità tale che i suoi pensieri
sembravano non riuscire a tenere il suo passo.
-Quanta fretta, Trunks... perché non ti fermi un attimo?-
Il cuore del ragazzino raggelò, mentre frenava all'istante la
sua veloce corsa. Immobile, impietrito... il piccolo sayan rimase
sospeso in aria con lo sguardo rivolto davanti a sé, mentre il
suo cervello gli intimava di voltarsi. Ma il corpo si rifiutava a causa
del troppo spavento. Trunks non aveva mai sentito la voce di
quell'essere che gli aveva appena parlato ma un forte brivido lo
attraversò dall'alto in basso mentre i muscoli tremavano e il
cuore sembrava volesse spaccargli la gabbia toracica. Era dietro
di lui. Non lo aveva ancora visto ma sapeva di chi si trattava; la sua
aura era inconfondibile: forte, incredibilmente forte! E apparteneva
senza dubbio ad un sayan, anzi... all'unione perfetta e inscindibile
dei due sayan più potenti che avesse mai conosciuto.
-Per favore... potresti voltarti un attimo? Vorrei scambiare quattro
chiacchiere con te... sempre che tu ne abbia voglia... ma se non
è così ti lascio andare!-
Il piccolo Trunks si voltò, trovandosi il suo interlocutore a meno di un metro di distanza da lui.
-No... io... non devo andare da nessuna parte...-
Vegeku gli sorrise. Sperava con tutto sé stesso che quel
ragazzino decidesse di non rifiutarlo. Ormai da troppi giorni meditava
sul fatto che avrebe dovuto incontrare sia lui che il piccolo Goten ma
fino a pochi istanti prima ancora non aveva preso alcun tipo di
iniziativa. In parte, a frenarlo erano state le parole di Gohan, il
quale, senza nascondere un certo rammarico, gli aveva detto che suo
fratello non parlava affatto di lui e anzi, spesso evitava volutamente
il discorso; in parte, non aveva la più pallida idea di cosa
avrebbe potuto dire a quei ragazzini: erano i suoi figli, in qualche
modo, ma la situazione che si era venuta a creare era tutt'altro che
normale. Nemmeno lui avrebbe saputo spiegare esattamente che tipo di
legame si fosse venuto a creare fra loro e il solo pensiero di dovere
rispondere a eventuali domande poste da quei bambini lo faceva sentire
terribilmente impotente. Quel pomeriggio, però, mentre se ne
stava seduto sulla spiaggia a dell'isola di Muten a contemplare
l'aridità dei suoi pensieri, percepì l'aura di Trunks
che, probabilmente, si stava dirigendo a forte velocità verso
casa. Non era la prima volta che lo sentiva, ma fu la prima in cui ebbe
il coraggio di poggiare le dita sulla fronte e teletrasportarsi da lui.
L'istinto, finalmente, aveva avuto il sopravvento sulle sue incertezze:
avrebbe affrontato Trunks e, appena possibile, sarebbe andato anche a
far visita a Goten.
-Bene... mi fa molto piacere... era da un bel po' di tempo che meditavo
di parlarti!Anzi... sicuramente ho aspettato anche troppo...-
-Sì... bè... cioè...- il ragazzino era
visibilmente scnvolto. Era stato colto di sopresa e non aveva avuto
neppure il tempo di fare mente locale e abbozzare una sorta di
discorso. Era emozionato, stupito, su di giri, follemente contento e
terribilmente spaventato. Si trovava finalmente faccia a faccia con suo
padre, o meglio, con l'essere che ne conservava lo spirito, ma non era
assolutamente pronto ad un confronto.
-Dai non agitarti... non ce n'è motivo! So che ti fa un effetto
strano trovarti di fronte la fusione tra Goku e tuo padre, ma, visto
che non si scioglierà mai, è giusto che io affronti
questa situazione e spero di farlo nel modo più indolore
possibile.-
-Pensavo che non volessi più saperne niente di me...
cioè... io lo so che quando si fa la fusione i sentimenti non
cambiano, anche se ci si sente più spavaldi, però non ti
sei fatto vedere per settimane e...-
-Lo so. Ed è stato un atto di pura vigliaccheria da parte mia.
Te lo dico in tutta onestà: non sapevo come affrontarti e cosa
dirti. Temevo che non avresti mai perdonato tuo padre per averti
lasciato e che avresti riversato il tuo odio su di me.-
-Cosa?!? Ma no... perché avrei dovuto? Papà mi manca,
è vero. Ma lui mi ha sempre detto che devo essere forte e
coraggioso e anche se mi ha lasciato lo ha fatto per salvare
l'universo. E poi... bè ecco... -
-Che c'è?-
-Insomma... lui non se n'è andato, anzi... è dentro di
te! Cioè tu... cioè... è difficile da spiegare...-
Vegeku si avvicinò a Trunks e lo strinse tra le braccia.
-Ci sarò sempre, d'accordo? Per qualunque cosa... se avrai
voglia di allenarti, pi parlere, di fare una passeggiata potrai sempre
contare su di me.-
Il ragazzino, emozionato e confuso, non riuscì a trattenere le
lacrime. Stringeva con forza le sue piccole braccia intorno alla vita
dell'altro sayan. Si vergognava per quel pianto, ma l'emozione aveva
ormai preso il sopravvento. Più desiderava smettere e più
lo avvinghiava con la sua stretta. Se avesse potuto, non lo avrebbe mai
mollato.
-Però a casa non ci tornerai, vero?-
-Non voglio dirti bugie, Trunks... per ora so soltanto che non ne ho la più pallida idea.-
-Va bene lo stesso... tanto lo so che in fondo tu ci vuoi bene, sia a me che alla mamma!-
Vegeku non rispose. Si era ripromesso che non avrebbe lasciato alcun
discorso in sospeso con Trunks, ma purtroppo non ci riuscì. I
suoi silenzi erano stati fin troppi e di questo ne era consapevole, ma
evidentemente era ancora troppo presto per riuscire a spiegare tutto ,
e non solo a quel giovanissimo sayan che, incollato al suo petto, gli
stava bagnando la divisa di lacrime, ma anche a sé stesso.
Bulma girovagava spazientita fra i corridoi della Capsule Cosporation
stringendo tra le mani gli orecchini di Kibithoshin. Era stato davvero
gentile da parte sua metterle a disposizione quei dannatissimi aggeggi
anche se fin da subito la aveva avvertita che, pur studiandoci sopra
per milioni di anni, non sarebbe mai riuscita a trovare un modo per
rendere il processo della fusione reversibile. Ma lei, ovviamente, non
voleva darsi per vinta: era sempre venuta a capo di misteri tecnologici
in apparenza molto più complicati di quello che stava
affrontando e ce l'avrebbe messa tutta anche stavolta.
DRIIIIN DRIIIIN DRIIIIN
-Ecco!!! Ti pare... una volta tanto che non viene nessuno a scocciare a
casa, rompono le palle per telefono...- La donna, comunque, si decise a
rispondere. Chissà... magari poteva essere...
-Pronto!? Qui è la Capsule Corporation... chi parla?-
-Ehi Bulma!-
-Ciao Yamcha, come mai mi hai chiamata?-
-Bè ecco... volevo sapere se potevo passare un attimo a casa
tua... mi trovo da queste parti e, visto che non ho più
intenzione di prestare il mio elicottero a Jirobay, mi chiedevo se
potevo passare io a prendere la capsula con il suo!-
-Ah già... quella volta se ne era andato a mani vuote...-
In realtà Bulma non aveva voglia di vedere proprio nessuno. Ma
in fondo si rendeva conto del fatto che non poteva far pesare la sua
sofferenza a tutte le persone che gli stavano intorno.
-Già... e non solo non ha preso il suo elicottero! Ma ha
riportato indietro il mio tutto ammaccato! Diavolo di un Jirobay...-
-Ahahaha! Quel tipo è davvero strano... e anche un po'
insolente! Vabbè... comunque io non sono impegnata... vieni
pure...-
-Perfetto! Dieci minuti al massimo e sono da te... ciao!-
-A dopo!-
CONTINUA...
____________________
Angolo dell'autrice: vorrei fare una precisazione per quanto riguarda
la voce di Vegeku. Nel cartone animato, in effetti, egli ha la voce di
Goku, ma io mi rifiuto di dar credito a questa versione e accettarla.
In fondo, se si tratta della fusione inscindibile di Goku e Vegeta,
perché mai dovrebbe conservare solo la voce del primo? Tuttavia,
non mi piace nemmeno l'idea che abbia contemporaneamente entrambe le
voci perché significherebbe che i loro spiriti non sono davvero
fusi. Perciò ho fatto di testa mia e ho attribuito al sayan un
timbro vocale nuovo e indipendente, che avvalori la mia ipotesi sulla
nascita di una creatura autonoma rispetto ai due guerrieri che l'hanno
generato. Grazie di cuore a chi continua a seguire la mia storia e, mi
raccomando, fatemi conoscere la vostra opinione! ^_^
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Capitolo 11 *** Vecchie fiamme... si riaccendono! ***
vecchie fiamme si riaccendono
Di nuovo, salve a tutti!
Eccomi con l'undicesimo capitolo, che ho deciso di dedicare interamente
all'incontro tra Bulma e Yamcha alla Capsule Corporation... complice
anche il misterioso ritardo di Trunks, quei due avranno il tempo di
parlare e verranno fuori diverse cosette... Buona lettura!!! ^_^
Non aveva assolutamente voglia di vederlo, tuttavia si era imposta
di smetterla di fare la scontrosa perciò, quando suonò al
campanello, seppur riluttante, andò ad aprire. Era da quel
maledetto giorno che non vedeva Yamcha, lo stesso in cui la sua vita
era andata in frantumi per sempre. Quel ragazzo le si era avvicinato
mentre lei si era rifugiata in lacrime in un angolo nascosto del
palazzo di Dende e lo aveva mandato via apostrofandolo come
"ignorante scocciatore". Probabilmente, se aveva deciso di accoglierlo
in casa quel pomeriggio, era anche per allontanare da sé i sensi
di colpa nei confronti di quel vecchio amico. E poi magari le avrebbe
fatto bene un po' di compagnia: i suoi genitori si erano presi una
giornata di libertà per effettuare una gita fuori porta e
Trunks, stranamente, ancora non era rientrato in casa. Chissà
che fine aveva fatto stavolta!!! Sicuramente era andato di nuovo da
Goten per allenarsi: ormai lo faceva quotidianamente.
-Sai Bulma, tutto sommato ti trovo molto meglio di quanto immaginassi.-
disse Yamche sfoggiando uno di quei soliti sorrisetti che ormai la donna
conosceva fin troppo bene.
-Ahahahaha! Credevi che mi fossi tagliata le vene, per caso?-
-No no, assolutamente! Lo so che sei una tipa tosta però...
bè ecco... Jirobay mi aveva detto che ti aveva vista piuttosto
giù di corda...-
-è capitato in un giorno sbagliato.- mentì. Da quel punto
di vista tutti i giorni erano sbagliati! Sapeva che sarebbe bastato un
niente per iterare la stessa reazione avuta la settimana prima con
Jirobay.
-Sì, può darsi... ha un tempismo quel ragazzo!-
-Hai proprio ragione... ops... che maleducata! Non ti ho ancora offerto
niente... vuoi qualcosa da bere? Magari trovo anche un dolce nel
frigorifero...-
-Ti ringrazio Bulma! Niente dolci... però magari un'aranciata la bevo volentieri!-
La donna prese dalla dispensa una bottiglia di aranciata e ne versò il contenuto in un capiente bicchiere di cristallo.
-Che lusso! Sarebbe stato sufficiente un bicchiere di plastica!-
-Ma dai... non fare troppi complimenti! Bevi, o la prossima volta non ti offrirò un bel niente!-
-Ok madame, agli ordini!!!-
Bulma si sciolse in una risatina, anche se piuttosto contenuta. Non
poteva di certo non ammettere che in fondo quel ragazzo riusciva ancora
a farla sorridere, pure dicendo sciocchezze.
-Wow! Finalmente qualcuno che mi da ascolto senza fare troppe storie!-
-Che posso farci, Bulma...forse sono rimasto l'unico al quale fai ancora questo effetto!-
-Che vorresti dire, scusa!?! Che gli altri mi snobbano?-
-Ahahaha! Ma no... che hai capito! Intendevo dire che io non
riuscirò mai ad abituarmi al tuo modo di essere così
diretta!-
-Oh andiamo... mi conosci da una vita ormai!-
-Appunto! è per questo che so quanto sia difficile metterti i piedi in testa!-
-è tutta apparenza, Yamcha...-
-Non credo...-
Bulma rivolse all'amico uno sguardo accigliato. Era da molto tempo che
non avviava una conversazione in maniera tranquilla e quel giorno
sembrava proprio che le premesse per una chiacchierata pacifica ci
fossero tutte. Ma Yamcha la stava contraddicendo e, oltretutto, nel
modo più subdolo: facendole complimenti. E un atteggiamento del
genere le provocava effetti contrastanti: fastidio e compiacimento.
-Perché dici così? Sai benissimo che non è vero...- rispose la donna volgendo lo sguardo verso il basso.
-Non dire sciocchezze... ascolta... lo so che stai passando un brutto
periodo, ma sono sicuro che passerà! Quando avrai la forza di
rialzare la testa e affrontare la tua vita con determinazione,
verrà fuori di nuovo tutta la tua forza e tornerai ad essere la
scienziata geniale, la donna intraprendente e la madre premurosa che
sei sempre stata! Fidati, Bulma... è così! Io ti conosco
bene... e lo sai!-
La donna posò i suoi occhi su quelli sereni e rassicuranti di
Yamcha. Da tre settimane a quella parte era stata davvero l'unica
persona che avesse cercato di tirarla su di morale senza farle notare
quanto fosse stupida ad aspettare ancora una visita da parte di Vegeku.
In fondo il suo amico aveva ragione... Cavolo! Lei era Bulma Brief! Non
una semplice donnicciola patetica prigioniera del proprio menage
familiare, ma una scienziata di fama mondiale, una signora nel vero
senso del termine ancora invidiata, apprezzata e desiderata da almeno
tre quarti della popolazione maschile del pianeta! Sapeva di essere una
gran bella donna e di avere tutte le carte in regola per buttarsi alle
spalle il passato, eppure le mancava la forza di mettere una pietra
sopra a tutta la sua precedente esistenza. Il suo fascino irresistibile
e la sua ammirata avvenenza ben poco potevano fare per confortarla se
l'unica persona alla quale avrebbe voluto donare tutta la sua
sensuale femminilità era sparita per sempre. Ma, proprio
perché ormai Vegeta non sarebbe mai più tornato da lei,
avrebbe dovuto trovare al più presto la forza di ricominciare e
di affrontare con la consueta determinazione che l'aveva sempre
contraddistinta la nuova vita che le si prospettava davanti. Lo avrebbe
fatto, certo... se non fosse stato che suo marito non era affatto
scomparso ma sopravviveva in quel cinico e meraviglioso sayan che si
faceva chiamare Vegeku.
-Ehi... tutto bene Bulma?-
-Eh? Ah sì... scusami Yamcha... ero sovrappensiero...-
-L'ho notato. Senti... fino adesso non ho affrontato direttamente
l'argomento, però se hai voglia di parlare di... sì
insomma... di quella faccenda... io sono pronto ad ascoltarti... se ne
hai voglia! Altrimenti mi immolo come bersaglio nel caso in cui avessi
bisogno di sfogarti insultando qualcuno! In fondo me lo merito, visto
che sono veuto a scocciarti a casa per uno stupido elicottero che non
è nemmeno mio!- disse il ragazzo mostrando la capsula che
stringeva tra le mani.
Bulma scoppiò di nuovo a ridere, ma stavolta si stava divertendo sul serio.
-Sei proprio stupido! Ahahaha! Sei venuto fin qui con l'obiettivo di
farti prendere a parolacce? Ma dai... e poi con te non ci sarebbe
nemmeno soddisfazione! Non riusciresti mai a rispondermi a tono come
aveva fatto Jirobay!-
-Ah... è così? Guarda che se vuoi lo chiamo!- rispose Yamcha prendendo il suo cellulare dal taschino della giacca.
-No no! Fermati! Quel tipo ha la strabiliante capacità di mandarmi su tutte le furie ogni volta che lo sento!-
-Appunto!!!-
-Dai non scherzare... falla finita! Per una volta che sono abbastanza tranquilla vuoi rovinarmi la giornata?-
-Ci avevo seriamente pensato... almeno ti saresti sfogata e avrei capito nei dettagli cosa ti tormenta...-
-Perchè... non l'hai capito da solo cosa mi tormenta?- dopo aver
detto ciò, la donna si avvicicnò alla finestra e
iniziò a guardare fuori, verso quel sole che ormai era quasi
definitivamente tramontato. Yamcha la raggiunse, con fare molto quieto
e posato e, sorridendo, le poggiò una mano sulla spalla in segno
di conforto.
-Certo che sì, Bulma... però, se devo essere sincero, non
vedo per quale motivo dovresti continuare ad autocommiserarti pur
sapendo perfettamente che ormai non c'è alcuna
possibilità di ristabilire le cose come erano prima...-
-Credi forse che sia facile lasciarsi tutto alle spalle? Santo cielo
Yamcha... sono passate solo tre settimane! Come puoi pensare che in
così breve tempo io possa essermi rassegnata al fatto di aver
perso definitivamente Vegeta?-
-Puoi starci male, Bulma... e lo capisco! probabilmente ti porterai
dietro questo dolore per sempre! Ed è giusto che sia
così... però, guarda in faccia la realtà...-
La donna, ormai, stava di nuovo piangendo, come aveva già fatto troppe volte in poco meno di un mese.
-Ma io STO guardando in faccia la realtà!-
-E allora perché continui a tormentarti? Vegeta non c'è
più! Ammetto che il suo gesto è stato a dir poco eroico e
che se non fosse stato per quell'atto di generosità noi non
staremmo nemmeno qui a parlarne, però... cavolo! Lui non
tornerà! è impossibile questo! Non esiste più... e
tu non puoi continuare a marcire all'interno di queste quattro mura
solo perché ti rifiuti di ammettere che le cose stanno
esattamente così come ho detto io!-
Non era vero. Bulma sapeva che in fondo le cose non stavano proprio
così. Non era una pazza! Non stava aspettando che davanti a lei
si materializzasse l'impossibile! No... era assolutamente consapevole
del fatto che non avrebbe mai potuto rivedere Vegeta ma, diamine... lui
non eraa scomparso! Non lo era affatto! Lei stava "marcendo tra quelle
quattro mura"... ed era vero! Ma non stava aspettando Vegeta,
bensì...
-Ascoltami Bulma...- Yamcha l'afferrò tra le braccia, poi le strinse le mani con delicatezza.
-Yamcha, per favore...-
-Lo sai che sono affezionato a te e che ti ho sempre amata!-
Bulma liberò le sue mani da quelle dell'amico.
-Non mi pare il caso di parlare di nuovo di questa storia...-
-Sì invece!-
-No! La nostra relazione è finita da un bel pezzo e le nostre
vite hanno preso strade diverse... d'accordo! Attualmente la mia
esistenza è un vero disastro, ma questo non significa affatto
che...-
Senza nemmeno lasciarle il tempo di completare la frase, l'uomo la
strinse a sé, poggiando con vigore le proprie labbra su quelle
della donna ormai attonita. Piangeva, mentre Yamcha continuava a
baciarla. Non riusciva a trovare la forza per respingerlo e per non
ricambiare quel bacio. Se avesse sposato il ragazzo che ora la stava
ammaliando, non avrebbe mai dovuto sopportare tutte le umiliazioni e le
sofferenze che le aveva inflitto Vegeta, almeno all'inizio della loro
relazione. E di sicuro non avrebbe mai dovuto fare i conti con il fatto
di dover perdere per sempre il marito a causa di una fusione. Ma sapeva
benissimo come mai avesse deciso di lasciare Yamcha: era immaturo,
spesso si era dimostrato vigliacco e abbastanza infantile... tutto
l'opposto del carattere fiero e orgoglioso del suo adorato principe.
Yamcha avrebbe rappresentato la sicurezza, perché, tutto
sommato, sapeva benissimo che non l'avrebbe mai abbandonata per la
smania di combattere contro qualche mostro venuto da chissà
dove; Vegeta era un rischio allo stato puro... e all'epoca aveva scelto
di rischiare...
In quel momento sentì la porta dell'ingresso aprirsi.
Allontanò da sé l'uomo, senza che quest'ultimo ponesse
alcuna resistenza. Si asciugò in fretta le lacrime cercando il
più possibile di ricomporsi.
-Ciao mamma! Scusa se ho fatto un po' tardi!-
-Ma si può sapere che fine avevi fatto?? Non vedi che ormai è buio!?!-
-Lo so, scusami... ehi ciao Yamcha! Che maleducato... non ti avevo nemmeno salutato!-
-Non importa Trunks... allora? Scommetto che sei andato in giro ad
allenarti con Goten!- disse Yamcha sorridendo, cercando di nascondere
l'irritazione per essere stato interrotto sul più bello.
-Sì... anche...-
-Che significa "anche"? Che hai combinato, Trunks?-
-Ma niente mamma! è che quando stavo tornando a casa...- il
ragazzino si interruppe. Come avrebbe reagito sua madre se avesse
saputo che aveva incontrato Vegeku?
-Allora???-
-Sì ecco... Gohan e Goten mi hanno raggiunto per chiedermi se avevo voglia di andare a pescare con loro...-
-Capisco... però la prossima volta avvertimi, per favore!-
Bulma se la bevve senza nemmeno indagarci sopra. Era sconvolta, e
decisamente confusa. Nella sua testa albergavano i sentimenti
più contrastanti e non aveva voglia di mettersi a discutere
troppo con suo figlio.
-Bè... è il caso che io vada... ormai si è fatto tardi. Ciao Trunks!-
-Ciao!!!-
-Ciao Bulma... se hai bisogno di parlare, chiamami!-
L'uomo le rivolse un mezzo sorriso al quale la donna rispose con un
cenno di assenso con la testa. Che cosa avrebbe dovuto fare? Il suo
passato più remoto era prepotentemente ripiombato dal nulla,
travolgendola inesorabilmente dopo averla colta di sorpresa. Non lo
amava... di questo ne era assolutamente certa! Ma sapeva anche che
Yamcha rappresentava quella sicurezza che Vegeta non era stato in grado
di darle, nonostante dopo il torneo di Cell, per anni, non l'avesse
più abbandonata. Era pur sempre un sayan e, propio perché
non aveva mai preteso da lui un comportamento "umano", era cosciente
del fatto che prima o poi i suoi istinti avrebbero avuto il
sopravvento. Uno di quelli era "vincere ad ogni costo", anche se per
farlo avrebbe dovuto unirsi al suo acerrimo nemico Kakaroth. Yamcha era
lì... c'era sempre stato e sempre sarebbe rimasto accanto a
lei... cosa avrebbe dovuto fare? Cedere o resistere? Lei non avrebbe
avuto alcun dubbio su come comportarsi... se solo Vegeku si fosse
deciso ad andare da lei al più presto!
CONTINUA...
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Capitolo 12 *** Chiacchiere imprudenti ***
Chiacchiere imprudenti
Salve a tutti!!! Sono
riuscita finalmente a completare anche questo capitolo... e meno
male!!! Tra un po' forse mi toccherà rallentare perché si
avvicina la sessione estiva ... :( esami in vista!!! Vabbè...
stavolta ho deciso di dare voce ai pensieri di un altro personaggio
che fino ad ora era rimasto un po' in disparte... la seconda parte del
capitolo, invece, è dedicata di nuovo a Yamcha e... che
combinerà??? ^_^
Quel pomeriggio Vegeku e Gotenks si stavano affrontando tra
le desolate cime delle montagne rocciose. Dopo il suo incontro con
Trunks, Vegeku aveva deciso di non perdere ulteriore tempo e di
incontrare Goten il prima possibile. Grazie alla mediazione di Gohan, i
due sayan erano riusciti a vedersi senza che Chichi si accorgesse
di alcunché, sebbene questo piccolo inganno tormentava non poco
la coscienza dei figli di Goku. A dispetto della più rosee
previsioni, che non andavano al di là di un appena celato
pessimismo, il piccolo Goten si era mostrato piuttosto espansivo nei
confronti di Vegeku e, curiosamente, meno intimorito di Trunks.
Probabilmente, ciò dipendeva dal fatto che quel ragazzino non
aveva mai avuto la possibilità di stare per molto tempo a
contatto con suo padre e dunque di instaurare un vero e proprio legame
affettivo. L'unica cosa che Vegeku riuscì a cogliere nel bambino
fu una certa ansia di essere rifiutato, che però svanì
quasi immediatamente grazie alle parole confortanti che gli rivolse. Da
quella volta Goten e Trunks andavano da lui quasi tutti i giorni: si
incontravano sull'isola del maestro Muten e poi volavano a tutta
velocità verso qualche luogo sperduto del Pianeta, così da
potersi allenare in santa pace. Gli scontri erano impari: Vegeku era
nettamente superiore ai due piccoli sayan. Ma quando questi ultimi
decidevano di effettuare a loro volta la fusione, i combattimenti
diventavano più interessanti. Anche Junior li osservava. Non
interveniva mai, nonostante gli inviti da parte dei tre guerrieri, ma
molto spesso si metteva lì, immobile, seduto su qualche spuntone
di roccia e seguiva incuriosito, e anche un po' intimorito, quegli
scontri spettacolari. Vegeku sapeva che quel namecciano lo temeva e,
tra l'altro, nemmeno si impegnava più di tanto a nascondergli il
fatto che non lo vedeva di buon occhio. D'altra parte sapeva bene
quanto risentimento provasse nei confronti di Vegeta e lui non aveva
affatto voglia di rovinarsi le giornate discutendo con Junior quando
aveva la possibilità di combattere contro i suoi figli, che
ormai erano gli unici guerrieri in grado anche solo lontanamente di
competere con lui. Gohan, però, lo vedeva sempre meno
ultimamente e, di solito, i loro incontri-scontri avvenivano sempre e
solo di mattina, prima che il ragazzo andasse a scuola. Il
perché Vegeku lo conosceva bene, e quel pensiero lo faceva
sorridere: ormai suo figlio non era più un ragazzino e,
giustamente, iniziava a nutrire anche altri tipi di interessi oltre
alle arti marziali. Uno di questi "interessi" si chiamava Videl ed era
una giovane compagna di classe di Gohan molto carina e anche
intraprendente. Peccato che fosse figlia di quel buono a nulla di
Mister Satan: ovviamente, ormai la ragazza sapeva perfettamente che suo
padre non era affatto il grande eroe che voleva far credere a tutti, ma
in fondo Gohan non le aveva mai fatto pesare questa cosa e, anzi, non
sembrava nemmeno infastidito dall'atteggiamento saccente del suo
neo-suocero.
-Uffa! Mi hai battuto anche stavolta!-
-Ahahaha! Sei troppo lento nei movimenti, Gotenks! Non riesci a starmi dietro!-
In quel momento la fusione si sciolse e i due ragazzini, sfiniti a
causa dell'enorme sforzo, si sedettero su delle rocce mentre il loro
avversario continuava a sostare a mezz'aria in posizione eretta e con
le braccia conserte, guardandoli con aria divertita ma anche
volutamente provocatoria.
-Io credo che la nostra fusione non sia efficace come la tua!-
-Già... secondo me Trunks ha ragione!-
-è probabile che sia così, ragazzi...- rispose Vegeku
-ciò non toglie che possiate ancora migliorare tantissimo! Il
potenziale di un guerriero sayan è praticamente illimitato,
sapete? Sicuramente non state dando il massimo...-
-Non diventeremo mai forti come te!-
-E perché, Goten?-
-Perché tu sei davvero un guerriero fenomenale!-
-E allora? Lo sapete che né Goku né Vegeta erano forti come voi due quando avevano la vostra età?-
I due ragazzini si guardarono in faccia piuttosto titubanti.
-Non ci credo!- disse Trunks rivolgendo al padre uno sguardo piuttosto accigliato.
-Invece è vero! Loro sono diventati dei super sayan in età adulta! Voi ci siete riusciti da bambini...-
-Mmh... sarà... ma al tuo livello non ci arriveremo mai!-
-Questo dipende da voi, Trunks... Se voleste sareste anche in grado di superarmi!-
Junior assisteva silenziosamente al dialogo tra Vegeku e i bambini. In
cuor suo sapeva che le parole di quel sayan erano in parte vere, almeno
per quanto riguardava il potenziale illimitato degli uomini della sua
razza e il fatto che Trunks e Goten fossero più forti dei loro
padre quando avevano la loro età, ma dubitava che quei ragazzini
avrebbero davvero un giorno raggiunto e superato l'eccezionale
guerriero che da qualche tempo si dilettavano ad affrontare. E
ciò, ovviamente, non dipendeva certo dalle scarse
capacità dei due giovani sayan ma semplicemente dal fatto che,
inutile negarlo, erano diversi, e anche molto, dai loro padri. Il
namecciano non avrebbe saputo dire se questo poteva dipendere dal fatto
che erano dei "mezzosangue" o magari solo dall'educazione più
"tradizionale" che i due bambini avevano ricevuto, ma era certo che non
avrebbero dedicato mai e poi mai al combattimento quella passione quasi
ossessiva che avevano coltivato invece Goku e Vegeta. Probabilmente,
anche Vegeku se ne era reso conto, ma, forse, la cosa non doveva
interessargli più di tanto. Quel sayan aveva un che di
inquietante: a Junior incuteva un certo timore il fatto che avesse uno
sguardo imperscrutabile. Era praticamente impossibile capire dalle
espressioni del suo volto cosa realmente passasse per la testa di
Vegeku e, cosa ancora più preoccupante, avrebbe anche potuto
mentire spudoratamente senza che nessuno potesse davvero rendersene
conto. Sapeva bluffare. Eppure Trunks e Goten sembravano non notare
affatto questa agghiacciante carattestica di Vegeku e, stranamente,
nemmeno Gohan. O, forse, molto più semplicemente, avevano deciso
di fidarsi di lui questo fatto lo faceva, chissà perché,
irritare parecchio. Quel guerriero era molto diverso sia da Goku che da
Vegeta. Junior non aveva mai nutrito grande simpatia per quei due,
anzi, addirittura detestava profondamente il principe dei sayan. Certo,
col tempo aveva imparato ad apprezzare Goku, anche se faticava ad
ammetterlo, e, dopo essersi unito col Supremo, iniziò anche a
considerarlo un amico. Non era affezionato a lui come lo era a Gohan,
anche perché vedeva in Goku un certo fanatismo nel voler
combattere, seppure in realtà non lo dava quasi a vedere,
tuttavia lo ammirava e riteneva che fosse davvero il più grande
eroe mai esistito in tutto l'universo. Sapeva anche che Goku ammirava
profondamente Vegeta: nonostante quel pazzoide avesse messo in pericolo
la Terra più di una volta, Goku lo aveva sempre considerato un
fratello e, con il passare del tempo, avevano dimostrato di essere
più simili di quanto non volessero ammettere. Peccato che Junior
non fosse mai riuscito a tollerare la presenza di Vegeta su quel
pianeta: il risentimento che nutriva nei suoi confronti era addirittura
cresciuto dopo il ricongiungimento col supremo, segno che,
evidentemente, neanche quest'ultimo vedeva di buon occhio l'orgoglioso
principe. Orgoglioso... forse l'aggettivo era quasi riduttivo se
attribuito a quel sayan! Era una vera macchina da guerra, uno spietato
assassino, un mostro senza pietà! E l'opinione di Junior nei
suoi confronti non era mai cambiata, nemmeno quando il cambiamento di
quel sayan era diventato evidente agli occhi di tutti. Per lui,
infatti, il presunto miglioramento di Vegeta non esisteva affatto: se
quel viscido essere aveva deciso di non mandare in frantumi la Terra e
di non eliminare i suoi abitanti, lo si doveva solamente al fatto che
non avrebbe avuto nessun altro luogo in cui andare e, tra l'altro,
nessun popolo da governare. I sayan, dopotutto, erano ormai solo un
brutto ricordo, anche se gli unici due superstiti di razza pure erano
certamente i guerrieri più potenti di tutto l'universo.
-Ehi Junior! Perché te ne stai sempre lì solo soletto? Vieni a chiacchierare con noi!-
-Ti ringrazio, Goten, ma è meglio che io vada via... e forse
dovreste farlo anche voi, visto che tra un po' è buio!-
-Junior ha ragione. Le vostre mamme si preoccuperanno se non vi sbrigate a tornare!-
-Già??? Ma io volevo combattere ancora!!!- Trunks era piuttosto
deluso dalle parole di Vegeku, e di certo non cercava di
nasconderglielo.
-Ehi! Mi fa piacere che tu abbia tutta questa grinta! Ma è meglio che andiate a casa...-
-Possiamo tornare domani?- chiese Goten speranzoso
Vegeku lo guardò sorridendo.
-Certamente!-
-Cosa cavolo hai fatto??? Ma dico Yamcha, sei impazzito?? Tu sei completamente fuori di testa!!!-
-Andiamo maestro Muten... non capisco perché la cosa ti stupisca
tanto! In fondo io e Bulma siamo stati insieme diversi anni prima lei
finisse tra le braccia di quell'assassino di Vegeta!-
Stavolta era assolutamente certo che ce l'avrebbe fatta. Finalmente,
dopo anni di lontananza, si sarebbe ripreso colei che gli era sempre
appartenuta. Non aveva mai accettato che lo avesse lasciato e, in tutta
onestà, non ne aveva mai compreso appieno i motivi. Quella donna
amava le sfide, e il principe dei sayan era quella più
pericolosa e folle che avesse mai volutamente accettato di affrontare.
Ma lui sapeva che quel bastardo non avrebbe mai potuto renderla davvero
felice: non sapeva amare, non aveva mai nutrito affetto per alcuna
creatura vivente... poteva davvero regalare a Bulma un avvenire
più prospero di quello che le avrebbe riservato lui?
-Finirai nei guai... io non credo proprio che...-
-Insomma maestro... ma perché sei così pessimista? Te l'ho detto! Ci siamo riavvicinati molto ultimamente!-
-Non tornerà mai da te, sciocco! Mettitelo bene in testa!-
Jirobay guardava l'amico in maniera piuttosto perplessa, sorseggiando
una lattina di birra. Aveva visto coi suoi stessi occhi quanto quella
donna fosse in realtà perdutamente innamorata del marito e aveva
capito perfettamente che finché fosse stata consapevole della
sopravvivenza di Vegeta nel cospo di Vegeku avrebbe sempre sperato in
un suo ritorno.
-Taci tu!-
-Scusa Yamcha, ma io fatico a credere che lei ti abbia baciato!-
-Ehi Muten! Vuoi forse dire che sono un bugiardo?-
-No... ma... insomma, era palese a tutti quanto Bulma amasse Vegeta! Mi
sembra strano che a sole tre settimane dalla sua scomparsa abbia deciso
di ributtarsi tra le tue braccia!-
-E perché mai?-
-Ma come perché?!? Una donna innamorata non riuscirebbe mai a
fare un gesto così eclatante sopo appena una ventina di giorni!
Mi sembra strano... tu vai lì da lei per prendere uno
stupidissimo elicottero e lei ti butta le braccia al collo come se non
aspettasse altro... no, mi dispiace... non ci credo!-
-Uomo di poca fede... un paio di volta mi ha anche chiamato, sai?-
-L'hai chiamata tu!- s'intromise Jirobay.
-Insomma! Chiudi quella boccaccia!!!-
-Ti ha chiamato lei o l'hai chiamata tu?- chiese Muten con sguardo sopsettoso.
-L'ho chiamata io, è
vero... però mi ha mandato diversi messaggini al telefono... di
sua spontanea volontà!-
-Che sciocchezza...
comunque, se vuoi un consiglio dal tuo vecchio maestro, lasciala stare
immediatamente... non oso immaginare come potrebbe reagire Vegeku se
venisse a sapere una cosa del genere!-
-Ahahahaha!!! Questa
è davvero bella! A quell'imbecille di un sayan non importa un
bel niente di lei... e sai perché? Perché altrimenti
l'avrebbe già cercata! è sparito dalla circolazione da
più di un mese ormai... lo vedi soltanto tu quando se ne torna
qui sulla tua isola a dormire... bel modo di fare!!! Degno del
guerriero più valoroso dell'universo!!!-
-Non dire così! Tu
non puoi sapere cosa provi effettivamente Vegeku! E poi non mi pare
proprio che il tuo comportamento sia molto corretto!-
-Ah no??? Mi sto
semplicemente riprendendo ciò che era mio prima che quel verme
schifoso di Vegeta si infilasse nel letto della mia fidanzata!-
-La
vostra relazione era già finita quando Bulma e Vegeta hanno
iniziato la loro... ma tu questo già lo sai... non è
vero, Yamcha?-
Tutti i presenti si
voltarono di scatto verso la porta socchiusa della piccola abitazione.
Il cuore di Yamcha raggelò e, per un istante infinito,
sembrò fermarsi per poi riaccelerare improvvisamente, rapito da
una soffocante sensazione di panico. Il maestro Muten guardava il nuovo
arrivato con fare implorante: non era in grado di spiaccicare parola ma
attraverso i suoi occhi sperava di riuscire comunque a dirgli di
rimanere calmo. A dire il vero, non aveva la benché minima idea
di come avrebbe potuto reagire dopo aver udito quei discorsi, ma
sperava con tutto sé stesso che, come aveva detto Yamcha, non
gliene importasse davvero niente... perché se gliene fosse
importato... Solo Jirobay mantenne un certo contegno: era abbastanza
preoccupato, sì, ma di certo non per la propria persona. Mica
era stato lui a importunare una delle due donne della creatura
più potente del cosmo! Piuttosto, si chiedeva da quanto tempo
fosse lì dietro la porta ad ascoltare... magari non aveva
sentito proprio tutto! Alla fine, decise di rompere il silenzio:
-Ciao Vegeku! Ma che bella
sorpresa!!!- disse Jirobay con un tono alquanto meschino, rivolgendo a
Yamcha un ghigno vistosamente beffardo...
CONTINUA...
________
Angolo dell'autrice:
scusate se approfitto di questo piccolo spazio per sfogarmi... che
streeeeeeeeeeeeeeeeeesssssss!!! Esami esami esami esami esami... :(
uff... fortuna che ci pensa EFP a non farmi cadere in depressione!
Comunque... spero vivamente che il capitolo sia stato di vostro
gradimento (d'altra parte è il meglio che sono riuscita a
realizzare dovendo alternare DragonBall alla filologia germanica....).
Ovviamente, apprezzo sempre i vostri commenti, che per me sono
utilissimi e anche gratificanti, quindi... recensite, recensite,
RECENSITE!!! ^_^
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Capitolo 13 *** Ragionare d'istinto ***
istinti
Salve
a tutti di nuovo! Mentre sto scrivendo questo nuovo capitolo, diversi
pensieri si affollano nella mia mente... che, ammetto, pensa a un sacco
di cose ultimamente!!! Vabbè... spero che comunque il capitolo
vi piaccia... fatemi sapere :) buona lettura e grazie di tutto, soprattutto a chi segue e recensisce sempre!
-Ciao mammina! Scusa se ho fatto un po' tardi! Vado a farmi una doccia, ok?-
-Dove credi di andare, Goten?-
Il ragazzino si fermò di scatto, mostrando alla madre un volto alquanto teso.
-In bagno... te l'ho detto!-
-Dove accidenti sei stato fino ad ora?-
In realtà Chichi lo sapeva benissimo. Non era di certo una
stupida e aveva notato ormai da diversi giorni quanto suo figlio ci
tenesse particolarmente ad andare in giro con Trunks ad allenarsi.
Ovviamente, tutto questo rinnovato interesse doveva per forza celare
qualcosa di misterioso, un qualche segreto che suo figlio non voleva
rivelarle. Per come stavano le cose in quel difficile periodo, la donna
aveva intuito senza troppe difficoltà che tutti gli
allontanamenti da casa da parte di Goten dovevano avere a che fare con
Vegeku.
-Sono andato ad allenarmi... con Trunks!-
-Con Trunks, eh? E c'era qualcun altro per caso?-
Goten ammutolì. Non sapeva cosa dire e come comportarsi. Non era
abituato a mentire e sapeva che se ci avesse provato sua madre se ne
sarebbe accorta.
-Allora, Goten? Hai perso la lingua, per caso?-
-Io... veramente...-
La donna sospirò, e con fare piuttosto rassegnato si sedette sul piccolo divano del suo salotto.
-Siete andati da Vegeku, non è vero?-
-Ehm... bè... ecco...-
-Non provare a dirmi bugie, per favore!-
-Sì... siamo andati con lui a combattere sulle Montagne Rocciose... c'era anche Junior...-
-Wow! Di bene in meglio... da quanto tempo va avanti questa storia?-
-Bè... più o meno...-
-Rispondimi!-
-Da una settimana, circa...-
-E si può sapere perché diavolo non me l'hai detto?-
Goten iniziava a preoccuparsi. Il tono di sua madre era molto cupo e temeva di ricevere una ramanzina coi fiocchi.
-Mamma io... avevo paura che ti arrabbiassi e non mi permettessi di andare!-
Chichi fissò il figlio mostrando stupore e anche un po' di
delusione. Evidentemente, l'atteggiamento duro e la
collera messi in mostra in maniera fin troppo palese negli ultimi tempi
aveva indotto Goten a temerla più del dovuto e a farsi di lei
un'opinione probabilmente sbagliata. Per quanto risentimento provasse
nei confronti di Vegeku, certamente non avrebbe mai impedito ai suoi
figli di rimanere in contatto con lui, ammesso e non concesso che mai
si fosse fatto vivo. In realtà, nei primi tempi nutriva molti
dubbi anche su questo: se aveva deciso di snobbare sia lei che Bulma,
non era affatto scontato che con i figli avrebbe assunto un
comportamento diverso. Ma almeno su questo dovette ricredersi quasi
subito, visto che da un po' aveva notato le uscite mattiniere del suo
primogenito. Certo, neanche lui aveva mai avuto il coraggio di
ammettere di fronte alla madre che andava a trovare suo... "padre"?...
però lei stessa aveva preferito evitare l'argomento. Quando poi
si era accorta che pure il piccolo Goten iniziava a "sparire"
misteriosamente, si decise finalmente a chiarire la questione. Il primo
a capitarle a tiro fu proprio il più piccolo dei suoi figli...
peccato! Forse con Gohan sarebbe stato più facile... ma tanto
avrebbe dovuto parlare con entrambi, prima o poi...
-Perché hai pensato una cosa del genere?-
-Perché... lo so che sei arrabbiata, visto che papà ha fatto la fusione con Vegeta...-
-è vero... questo non lo nego. Ma è un problema che
riguarda solo me e Vegeku! Lo so che tu vuoi bene a tuo padre e non ti
avrei mai impedito di vederlo se tu lo avessi voluto!-
-Ma... veramente? Io... ti vedevo nervosa... insomma...-
-Tesoro mio!- disse Chichi stringendo il figlio tra le proprie
braccia -queste sono faccende da adulti! I bambini non devono entrare
in certe questioni!-
-Quindi... ho il tuo permesso per andare ad allenarmi con lui?- chiese
il piccolo Goten rivolgando alla madre uno sguardo speranzoso.
-Sì... bè... basta che non trascuri lo studio, ovviamente!-
-Ok mammina!!! Ti voglio bene!- esclamò il giovane sayan stringendo a sé la sua mamma.
Ucciderlo. Avrebbe soltanto
desiderato afferrare con le sue possenti mani il fragile collo di
quel maledetto vigliacco che in quegli istanti lo fissavo con sguardo
attonito e supplichevole. Ucciderlo. Attraverso i suoi occhi, neri
più del buio e celatamente collerici, riusciva a captare
l'angoscia e il timore in quelli di Yamcha.... eppure,
l'ingenuità di quel verme sembrava sopraffare persino il
terrore: Vegeku sembrava cogliere con grande facilità tutte le
contraddizioni insite nella testa dell'uomo che gli era di fronte, ad
appena tre ridicolissimi metri di distanza. Era spaventato, ma non
abbastanza. E perché mai avrebbe dovuto esserlo? Quel maledetto
era assolutamente certo, o quasi, che a lui non importasse un bel
niente della donna che, fino a poco più di un mese prima, era la
moglie del principe dei sayan. Ucciderlo. Sarebbe bastato meno di un
attimo per perforargli la scatola cranica senza nemmeno sporcarsi le
mani: in fondo, la strabiliante potenza della sua aura sarebbe stata
più che sufficiente per privare quel miserabile inetto
della sua patetica esistenza. Ucciderlo. Chi avrebbe potuto
impedirglielo? Di sicuro nessuno dei presenti, ma nemmeno qualche altra
creatura. Era lì davanti a lui... ce l'aveva a portata di mano.
Avvertiva senza troppe difficoltà la tensione che si era venuta
a creare: il povero maestro Muten non aveva il coraggio di parlare, o,
forse, non sapeva nemmeno cosa dire. Persino a Tartaruga sembrava
essersi raggelato il sangue. Forse, l'unico a mostrare un minimo di
spavalderia era Jirobay. Chissà se ciò dipendeva dalle
numerose lattine di birra che erano caoticamente riversate intorno alla
sua massiccia persona, o soltanto dalla consapevolezza di non essere
lui la vittima designata di un probabile e prossimo omicidio!
-Sai Vegeku... non ci aspettavamo che saresti rientrato così
presto... Ahahaha!!!- disse Jirobay assumendo un'espressione quasi
divertita.
-Me ne sono accorto...-
Vegeku rispose ostentando la sua apparente noncuranza. L'espressione
del volto non tradiva alcuna emozione. Non c'era niente di rassicurante
o esplicitamente pacifico nel suo sorriso sghembo, ma nemmeno qualche
indizio che lasciasse trapelare quel coinvolgimento emotivo così
magistralmente celato. Ucciderlo. Con fare abilmente disinvolto si
diresse verso i tre uomini che sostavano a pochi metri da lui in uno
stato di angosciosa, o trepidante, attesa, concedendosi un incedere
sufficientemente lento e silenzioso da riuscire ad avvertire
l'accelerazione dei battiti del cuore di Yamcha e poterne crudelmente
godere. Ucciderlo. Bramava di farlo in meno di un attimo, e ce
l'avrebbe fatta senza nemmeno lasciare il tempo ai testimoni di
rendersene conto. Odio e rancore avvolgevano ferocemente il suo animo
spodestando con violenza quella maledetta indifferenza che fino ad
allora aveva regnato incontrastata dentro di lui. Non riusciva a
capacitarsi del fatto di averla persa, ma in quel momento non gliene
importava: avrebbe pensato dopo a fare i conti con sé stesso e
con la propria coscienza; avrebbe tentato dopo di mettere ordine per
l'ennesima volta tra i suoi contraddittori sentimenti. Non aveva tempo
per riflettere sul fatto che fino a pochi minuti prima a Bulma non
aveva dedicato altro che una vergognosa noncuranza. Doveva occuparsi di
altro: doveva ucciderlo. Era davanti a lui, in piedi, che lo fissava
con aria perplessa. Alla sua sinistra, seduto sul divano, c'era il
maestro Muten che, silenziosamente, seguiva ogni suo movimento.
Jirobay, invece, era il più lontano di tutti: accasciato per
terra in una posizione tutt'altro che consona per un ospite, in
prossimità del frigorifero rimasto aperto. Vegeku continuava a
camminare. Ormai il suo bersaglio era a pochissimi centimetri di
distanza da lui. Un passo... solo un altro passo e avrebbe spento per
sempre quel sorriso patetico sul suo ridicolo volto...
-Ehi! Buonasera a tutti!-
Vegeku ebbe un sussulto. Non poteva... non davanti a lui!
Proseguì il suo incedere verso l'elettrodomestico bianco dal
quale Jirobay si era approvvigionato durante l'ultima ora, come se
fosse sempre stato quello il suo reale obiettivo. Prese una lattina di
birra e sorrise sarcasticamente all'espressione di disappunto
rivoltagli dal ragazzo seduto a terra. La aprì e
sorseggiò, per poi andare ad occupare il posto libero accanto a
Muten.
-Accidenti! Ma c'è una festa qui?-
-Eh...? Ma no Gohan... ci stavamo giusto rinfrescando un po' con della
birra... sai, si avvicina l'estate e... unh! Ciao Videl! Non ti avevo
vista... ma che bella sorpresa!-
-Buonasera maestro Muten! è da più di un mese che non ci si vede! Come vanno le cose qui sull'isola?-
-Ma sai cara... qui è tutto così monotono! Ormai sono
anni che vedo sempre le stesse facce! Tranne Vegeku, ovviamente...
ehehehe!!!-
-Ehi maestro... mi sembra un po' nervoso! è successo qualcosa, forse?-
-Ma no, Gohan! Che dici! è che mi avete colto alla sprovvista!
Non vi aspettavo e sono rimasto un po'... spiazzato! Ma prego... che
fate ancora in piedi? Accomodatevi pure!-
-Grazie!- risposero in coro i due giovani, prendendo posto intorno al
tavolo. Nel frattempo, anche Yamcha si era seduto, dopo aver trafugato
dal frigo l'ultima birra rimasta.
-Ehi! Maledetto! Ti sei preso l'ultima lattina!-
-E allora? Ne avrai bevute almeno una dozzina da quando siamo arrivati!
Fortuna che hai uno stomaco degno della tua enorme mole!-
-Ahahahaha! Spiritoso...-
Tutti i presenti scoppiarono a ridere. Yamcha, ormai, era assolutamente
certo del disinteresse di Vegeku nei confronti di Bulma. Non glielo
avrebbe mai chiesto esplicitamente, ma ormai sapeva che non ce ne
sarebbe stato bisogno. Quel miserabile sayan si era dimostrato
totalmente indifferente alla questione, prorpio come si aspettava!
Aveva campo libero e sentiva di dover festeggiare.
-Accidenti, Yamcha! Ti vedo piuttosto allegro!-
-Eh già, Gohan... diciamo che è un periodo molto positivo!-
-Mi fa piacere... cos...-
-Come mai siete passati a trovarci, ragazzi?- chiese il maestro Muten
nel tentativo piuttosto maldestro di interrompere quella conversazione
e di impedire al suo ex allievo di dire cose di cui avrebbe potuto
pentirsi.
-In realtà, stavamo andando a cena a Satan City. Ma era ancora presto e abbiamo deciso di fermarci un attimo a salutare!-
-Ah capisco! Una cenetta romantica! Ecco perché siete così ben vestiti!-
Gohan e Videl arrossirono. Anche se la loro relazione, ormai, non era
più un segreto per nessuno, non avevano mai ufficializzato la
cosa e, di fatto, ancora provavano imbarazzo nel parlarne.
-In realtà, si tratta di una serata organizzata da alcuni
compagni di classe per festeggiare la fine dell'anno scolastico.-
prescisò la ragazza con il viso ancora paonazzo.
-Ah... ma che peccato... pensavo che sareste stati soli soletti! Ihihihih!!!-
-E dai Muten, smettila! Li metti in imbarazzo... ahahaha!!! Eh... l'amore...-
-Nemmeno tu ti stai regolando, Yamcha!-
-Uffa!!! Stavo scherzando... oggi proprio non ti si può dire niente... eh maestro?-
-Bha... lasciamo perdere... piuttosto, volete da bere? La birra
è finita purtroppo, ma credo di avere qualche altra bibita...-
-Ma no, ti ringrazio! Anzi... forse è meglio che andiamo... ci manca solo che arriviamo in ritardo!-
-D'accordo Gohan... comunque, se non siete troppo impegnati, potreste
anche passare più spesso! Ultimamente non ti si vede più
in giro...- disse il maestro rivolgendosi al sayan.
-Lo so... ehm... scusami... sono un po' impegnato e...-
-Muten, lascialo stare! è un ragazzo! Mica può passare tutte le sue giornate dietro a un vecchio come te!-
-Cosa?!? Io sarei vecchio?!? Ma che dici, Vegeku! Ok... non sarò
più un giovanotto... però gli anni che ho me li porto
benissimo!-
-Ahahahaha! ma certo! Io però, più che di anni, parlerei di secoli...-
-Ehi... ma che sarcasmo! Stai facendo trapelare tutta la sfacciataggine di Vegeta!-
A quella battuta del maestro, tutti si sciolsero in una fragorosa
risata. Gohan e Videl volarono via dopo pochi minuti, seguiti a ruota
da Vegeku -al quale nessuno osò chiedere dove stesse andando- e
infine da Yamcha. Jirobay rimase sull'isola: era troppo ubriaco per
poter tornare da Balzar e, tra l'altro, appena ci fu il silenzio, si
addormentò. Il maestro Muten uscì fuori in spiaggia e
rimase lì, insieme alla sua Tartaruga, a contemplare il cielo
stellato.
-Ho la sensazione che stanotte non tornerà qui a dormire...-
-Lo penso anch'io, cara Tartaruga...-
CONTINUA...
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Capitolo 14 *** Nottata insonne ***
nottate insonni
Ehi!
Ciao a tutti ^_^ eccomi di nuovo qui con un altro capitolo! Se non
sbaglio eravamo rimasti a Vegeku che, colto di sorpresa dall'improvviso
arrivo del figlio, rinuncia al suo proposito di uccidere Yamcha e
decide di non trascorrere la nottata sull'isola di Muten. Chissà
dove sarà andato... ^_^ Questo capitolo è un po'
più lungo degli altri e spero di non annoiarvi! Torno a
ringraziare di cuore tutti voi che leggete e seguite, in particolare DBsoly, tsubasa83, SeaLight, Hollie Tower, torcida27, Ytiyj, valemirti, FoSp4 e clicli!
Ovviamente
sono ben accetti commenti e critiche!!! Buona lettura!!!
Correva.
Imprimeva alle proprie gambe tutta la forza necessaria per poter
allontanare il suo fragile corpo da quel mostro che la inseguiva
digrignando i denti e incattivendo lo sguardo. Era spacciata. Non
sarebbe mai riuscita a sfuggire dalle grinfie di quella orribile
creatura che aveva già sottratto le vite a suo figlio e ai suoi
amici. Era solo questione di tempo, ma sapeva che in pochissimi secondi
l'avrebbe raggiunta, mentre l'angusto sentiero all'interno del quale si
stava inoltrando sembrava inasprirsi e oscurarsi sempre di più.
Il terreno rimbombava sotto i passi lesti ma affaticati della
sventurata Bulma e trasmetteva alla donna una sensazione di panico
agghiacciante. Cadde. Il mostro era lì davanti a lei che la
guardava famelico spalancando la sua disgustosa bocca e stringendo i
suoi occhi spaventosi. Si era arresa ormai. Il buio circostante e
l'abbandono delle forze l'avevano resa fin troppo vulnerabile.
Piangendo, si abbandonava alla cupidigia di quel mostro, che in pochi
istanti l'avrebbe trasformata in chissà quale dolciume. E in
quell'attimo, quello in cui ebbe il coraggio di alzare lo sguardo verso
Majin Bu, scorse sul suo disgustoso volto un fremito di terrore. Il
mostro indietreggiava, continuando però a fissare un punto ben
definito. Lei, intanto, ne aveva avvertito la presenza. Non riusciva a
vederlo ma, chissà come, lo percepiva. Sicuramente era dietro di
lei, proprio nel punto esatto in cui cadeva lo sguardo terrorizzato del
demone rosa. La rassegnazione cedette immediatamente il posto alla
spavalderia: la donna si rialzò e, con fare insolitamente
strafottente, prese ad inveire contro l'essere che qualche secondo
prima stava per divorarla. In fondo, sapeva benissimo che Majin Bu non
avrebbe potuto far niente contro di lui, e anche se lei non riusciva a
cogliere la sua presenza attraverso la vista, ne percepiva il mite
tepore emanato dal corpo statuario. Il mostro scomparve in un attimo;
intorno a lei era rimasto solo il buio di un sentiero impervio.
All'improvviso, si sentì sfiorare la guancia: era lui, ma non
riusciva ancora a vederlo! Dov'era... dov'era?
-Dove sei, Vegeku?!?- Bulma si alzò di scatto dal letto. senza
riacquistare immediatamente la consapevolezza di trovarsi nella sua
camera. Era sudata; stringeva tra le mani un lembo del lenzuolo rosso
che l'aveva avvolta durante il suo sonno stranamente tormentato. Era
diverso tempo, ormai, che non faceva più incubi notturni, anche
se, a dire il vero, non riusciva comunque a dormire un granché.
Bulma si guardò intorno: tutto sembrava a posto, esattamente
come lo aveva lasciato prima di coricarsi su quell'enorme letto,
eppure...
-Ma che cavolo vado a pensare??? Sto davvero impazzendo... altro che
donna intrepida e coraggiosa! Tra un po' avrò bisogno di uno
psichiatra se non voglio diventare psicopatica!-
A volte, parlare ad alta voce la faceva sentire meno sola. Era un'idea
sciocca, e ne era consapevole, ma magari se ci fosse stato davvero
qualche maleintenzionato si sarebbe dato alla fuga sentendo con le
proprie orecchie che era sveglia. Bulma provava una stranissima
sensazione: il tocco che aveva avvertito nel sonno, la mano di Vegeku
che le accarezzava la guancia, sembravano fin troppo reali. Con fare
sognante, la donna sfiorò con le proprie dita il lato sinistro
del viso, nel punto esatto in cui aveva percepito quel piacevole
contatto. Sembrava vero. Sperava che fosse vero! Ma l'amara
constatazione di essere sola in quell'enorme e vuota stanza sopravvenne
in pochi istanti. Stava davvero diventando matta e quell'uomo ormai era
al centro di ogni suo pensiero. Non sapeva dove fosse, né se
sarebbe mai davvero tornato, ma il fatto che avesse iniziato a
tormantarla con la sua inconsistente presenza anche durante le ore
notturne la faceva impensierire parecchio e, soprattutto, le recava un
lieve sconforto. Possibile che non riuscisse a rassegnarsi alla sua
assenza? Possibile che senza volerlo veramente avesse di nuovo iniziato
a soffrire? O, forse, non aveva mai smesso... forse. Ma lei lo voleva!
E proprio quando girava gli occhi verso lo spazio vuoto lasciato sul
suo letto, si rendeva conto che non avrebbe retto a lungo senza di lui.
Vegeku era un abominio. Voleva convincersi di questo. Doveva
convincersi di questo! Era un essere contro natura, nato grazie ai
misteriosi poteri di quei due aggeggi infernali che in quel momento
giacevano sul comodino accanto al suo letto. Volse lo sguardo verso gli
orecchini di Kibithoshin... come accidenti li aveva chiamati? Ah,
sì... Potara!... Maledetti, dannatissimi Potara!!! Le avevano
portato via l'affetto e la presenza dell'unico uomo che avesse amato
davvero con tutta sé stessa, incondizionatamente, senza
preoccuparsi di chi fosse realmente e del suo discutibilissimo passato.
Li osservava e si deprimeva: il suo geniale intuito di scienziata non
poetva niente contro quegli oggetti di natura divina! Erano settimane
ormai che buttava via il suo tempo dietro quegli stupidissimi orecchini
ma non era riuscita a venire a capo di nulla. Nulla. Nulla... La donna
si sdraiò nuovamente portando lo sguardo verso il soffitto
bianco, i cui angoli erano appena visibili grazie al chiarore di luna.
Continuava a pensare a lui. Si sforzava con ogni mezzo pur di riuscire
a detestarlo, ma ogni tentativo cadeva miseramente sotto i martorianti
colpi inflitti dalla nostalgia. Era profondamente sbagliato non
riuscire a buttarsi quel passato alle spalle e il solo fatto di
necessitare della presenza di Vegeku aveva, secondo la sua
razionalità, un che di perverso. Ma non riusciva proprio a
seguire i consigli di Yamcha: nonostante lui la tormentasse da alcuni
giorni e cercasse in tutti i modi di farle capire che ormai suo marito
era scomparso nel nulla, lei non riusciva a farsene una ragione e nella
parte più recondita della propria anima sperava che Vegeku
conservasse ancora quel che del principe l'aveva fatta perdutamente
innamorare. Ah... Yamcha! Se lei avesse avuto ancora sedici anni,
sarebbe caduta di nuovo ai suoi piedi, vista la corte spietata che le
stava facendo ultimamente. Ma le cose erano cambiate... Bulma non era
più una ragazzina, e, anche se le parole dolci e confortanti del
suo ex fidanzato avevano il potere di intontirla, quell'effetto era
totalmente passeggero: le bastava un attimo per tornare con la mente
a...
DRIIIIN DRIIIIN
Bulma sobbalzò... prese il cellulare di scatto e...
-Yamcha? Ma che cavolo vuole a quest'ora!?!- un po' innervosita, si
decise comunque a rispondere. Fortuna che era già sveglia,
altrimenti lo avrebbe seppellito di insulti.
-Ehi Yamcha! Che vuoi?-
-Bulma... stai bene?-
La donna rimase basita, scattò dal letto per mettersi seduta sul bordo del materasso.
-Certamente! Perché scusa? è successo qualcosa?-
Yamcha si rincuorò, almeno in parte. Da quando aveva lasciato
l'isola del Maestro Muten, la sua mente aveva continuato a divagare tra
l'improvviso riavvicinamento a Bulma e la reazione indifferente di
Vegeku dopo aver appreso la notizia. Se lo aspettava, in fondo. Anzi,
probabilmente era stato stupido persino a dubitarne! Ovviamente, quando
se l'era trovato davanti mentre "puntualizzava" la mancata
veridicità di certe affermazioni da parte sua, Yamcha aveva
temuto il peggio. Ma fu solo un attimo. Il suo sguardo metteva bene in
mostra il disinteresse che provava riguardo la questione e,
addirittura, non aveva nemmeno portato avanti il discorso. Tornato
finalmente a casa, lo speranzoso Yamcha si era concesso un bel bagno
caldo e una sana bevuta. Era solo, ma rideva sotto i baffi pensando che
molto presto avrebbe brindato tra le mura della Capsule Corporation
insieme a Bulma. Felice e soddisfatto per essersi definitivamente tolto
di mezzo il problema "Vegeku", andò a letto molto tardi. Erano
già quasi le quattro e mezza e, a causa dell'euforia, faticava non poco
a prendere sonno. Pensava e ripensava. La sua mente tornava sempre a
Bulma, al suo sorriso accecante, alla sua pelle candida, alla sua
testardaggine e alla sua ingegnosità. Non l'aveva mai
dimenticata. Mai! Aveva sempre sperato che prima o poi quel bastardo di
Vegeta si togliesse definitivamente di mezzo. In fondo, lui non
l'amava, ne era convinto! Si era solo approfittato di lei e della sua
brillante genialità per poter realizzare il sogno di diventare
un Super Sayan... aveva ammirato l'avvenenza e goduto delle forme
perfette di colei che Yamcha aveva sempre considerato la sua donna. Ma
ora, finalmente, tornava davvero ad essere SUA! Vegeta non c'era
più, a Vegeku non importava niente e...
-Oh cavolo!!!- Yamcha sobbalzò. Improvvisamente qualcosa si
insinuò nella sua mente... un dubbio... uno stupidissimo dubbio,
ma...
-No... non può essere...- il ragazzo si guardava intorno. Era
ancora buio pesto, un buio attenuato leggermente solo dal chiarore di
luna. Il pensiero tornò alla serata appena trascorsa: Gohan e
Videl erano andati via e, subito dopo, anche Vegeku si era dileguato...
ma dove accidenti era andato? Era già tardi ormai, e lui passava
le nottate sull'isola di Muten... era suo ospite fisso da quando aveva
fatto ritorno sulla Terra! Perché diamine quella dannatissima
sera si era alzato in volo? Dove era diretto?
-Maledetto bastardo!- Yamcha, ormai, imprecava ad alta voce: e se fosse
stata una finta? E se quell'atteggiamento apparentemente menefreghista
fosse stato ostentato col solo scopo di trarlo in inganno? Possibile
che avesse cercato di fargli credere di non provare niente per Bulma in
modo da fargli abbassare la guardia? E se dopo la sua sosta da Muten
fosse andato proprio da lei? Non ci pensò due volte... doveva
accertarsi che Bulma fosse sola e che quel lurido sayan non l'avesse
toccata...
-Ehi Yamcha! Ma che ti prende? Mi senti?-
-Sì... sì! Certo... mi fa piacere che sia tutto a posto!-
-Ma che diavolo sta succedendo?!?- la ragazza, per ovvi motivi,
iniziava a preoccuparsi. Era ancora buio pesto e Yamcha
l'aveva chiamata per sapere se stesse bene... ovvio che nascondesse
qualcosa!
-Niente... stai tranquilla... ero un po'... preoccupato! Ma è
tutto ok! Ora che ti ho sentita mi sento leggermente sollevato!-
-Scusa, ma cosa credevi che mi fosse capitato?!?-
-Bè ecco... dai, è una sciocchezza! Anzi... scusami se ti ho disturbata a quest'ora!-
-Eh no, caro mio! Ora mi spieghi che ti è passato per la testa!-
Yamcha era un po' titubante. Esattamente non sapeva come porre la
questione, anche se questa avrebbe potuto volgere a suo favore. Se
Bulma avesse saputo che quel sayan si era dimostrato totalmente
indifferente al fatto che si fossero riavvicinati, sicuramente non
l'avrebbe presa bene, e forse avrebbe cercato di dimenticarlo
più in fretta! Ma dopo tutto, chi poteva assicurargli che Bulma
fosse sola in quella stanza? O che comunque Vegeku non fosse passato
da lei?
-Per caso è venuto qualcuno a trovarti?- chiese l'uomo con tono sospettoso.
-No... assolutamente! Ho dato ordine a mio padre di dire a chiunque
avesse voluto incontrarmi che non ero in casa... ma perché me lo
chiedi? Chi sarebbe dovuto venire?-
Yamcha sembrava essersi tranquillizzato quasi del tutto. Nonostante
però le parole di Bulma smentissero i propri timori, continuava
a non essere certo di potersi fidare totalmente di lei. Era una donna
estremamente furba! Avrebbe potuto mentirgli... e lui non sarebbe mai
riuscito a smascherarla attraverso una telefonata...
-Ascolta Bulma... non innervosirti, ok? è una faccenda un po'
complicata da raccontare... e poi, te l'ho già detto! si tratta
di una sciocchezza...-
-Dimmi immediatamente che diavolo sta succedendo!!!-
-Non mi pare il caso di parlarne adesso... facciamo così! In
mattinata passerò alla Capsule Corporation, così, mentre
tuo padre metterà a punto la mia nuovissima motocicletta
volante, noi due potremo parlare tranquillamente di questa storia...
ovviamente, di' al signor Brief di farmi entrare! Mica posso sfondare
la porta di casa tua!- il ragazzo pronunciò l'ultima frase con
tono ironico, sperando di essere riuscito a calmare Bulma.
-Perché non me lo dici adesso?-
-Perché è ancora notte! E poi... forse è meglio parlarne a quattr'occhi...-
-Questa faccenda non mi convince...-
-Senti... torna a dormire! Tra qualche ora sarò lì da te e ne parleremo!-
-Mi sembravi molto preoccupato quando mi hai chiamata...-
-è vero... ma ora che so che stai bene, sono molto più
tranquillo! Ti spiegherò tutto di persona... Buonanotte!-
-Ehi! No... non riattacc... uff! Troppo tardi... Ci mancava solo questa!-
Vegeku aveva trascorso diverse ore volando a tutta velocità
attorno al pianeta: voleva liberarsi di tutta la tensione accumulata
durante la serata per potersi dirigere tranquillamente verso la propria
meta. Senza nemmeno rendersene conto, si era ritrovato ad agire privo
del benché minimo freno razionale. Il fatto che non si fosse
accorto dell'imminente arrivo di Gohan e Videl mentre, ancora in preda
alla collera, bramava di squartare vivo Yamcha, significava che il lato
più riflessivo del proprio cervello era totalmente in
balìa dell'istinto. Per lui che riusciva a captare anche le
presenze più insignificanti, era davvero anomalo non riuscire a
percepire la potente aura sprigionata dal figlio, mentre, ancora in
volo, lo stava raggiungendo sull'isola. Fu nel momento in cui i suoi
amici chiacchieravano allegramente tra loro che il guerriro capì
che fosse giunto il momento di fare i conti con sé stesso: era
inutile stare lì senza far niente! Doveva andarsene! In parte
per soffocare quel pericoloso istinto omicida che poco prima avrebbe
potuto spingerlo ad assassinare Yamcha; in parte per vedere con i
propri occhi cosa davvero stesso succedendo e come se la stessero
passando le "sue" donne senza di lui. Innanzitutto, si diresse verso la
Capsule Corporation. Varcò senza problemi le possenti mura della
struttura beffando quei sofisticatissimi sistemi di allarme il cui
meccanismo di funzionamento era dettagliatamente conosciuto da Vegeta.
In un attimo raggiunse il balcone su cui si affacciava la camera di
Bulma: dormiva, ma il suo sonno appariva alquanto tormentato. La
osservò diversi minuti: soltanto un leggerissimo lenzuolo rosso
avvolgeva la sua figura... quel lenzuolo!!!... uff... giaceva distesa
sul fianco destro, agitandosi nervosamente. Riusciva a vederla di
spalle e a scorgere la delicata biancheria intima color avorio che
indossava. La conosceva bene, e sapeva che, quando quella donna si
agitava così, stava facendo un incubo. Ricordava perfettamente
che all'arrivo di Vegeta alla Capsule Corporation, uno degli incubi
peggiori della donna era proprio il suo futuro marito! Un sorriso
malizioso e impercettibile solcò il volto del sayan che
osservava la donna attraverso la finestra. Ma in fondo... perché
non entrare? I suoi movimenti erano delicatissimi e se anche lei si
fosse accorta della presenza di qualcuno, lui si sarebbe volatilizzato
ancor prima che il dubbio si concretizzasse in certezza. Si
teletrasportò all'interno della camera. Tutto era rimasto
esattamente come ricordava Vegeta! La sua attenzione, però, fu
catturata immediatamente dai due oggetti poggiati sul comodino accanto
a Bulma. Ah... quella donna! Sicuramente si era fatta prestare gli
orecchini da Kibithoshin per poterli studiare! Già... almeno
sperava! Non è che magari avesse avuto intenzione di... ma no!!!
Si voltò verso di lei; sembrava che l'incubo che la tormentava
qualche attimo prima avesse lasciato il posto ad un bel sogno. Era un
piacere vederla così rilassata: il volto tranquillo e sereno che
mostrava durante il sonno notturno aveva sempre avuto il potere di
ammaliare il principe dei sayan... e quell'essere era profondamente
radicato in lui... quanto lo era! Si avvicinò alla splendida
donna che giaceva dormiente avvolta da quel setoso drappo rosso del
quale stringeva con delicatezza un lembo. Le sorrise, cercando di
soffocare i pensieri più impuri che pian piano si stavano
moltiplicando nella sua mente. Sospirò, e con estrema
delicatezza poggiò la propria mano sulla candida guancia
della donna. Ma in un attimo riprese ad agitarsi: ancora preda di
chissà quale strano sogno, invocò il suo nome, quasi
avesse percepito quella carezza:
-Dove sei, Vegeku?- Nell'istante immediatamente successivo, quello in
cui ella spalancò i suoi meravigliosi occhi azzurri, il sayan si
era già teletrasportato a diverse miglia di distanza dalla
Capsule Corporation. Per poco non si faceva beccare! Cavolo... se si
fosse accorta di lui, avrebbe dovuto difendersi anche dall'accusa di
essere un maniaco, oltre che un menefreghista! Ma in fondo poteva dirsi
parzialmente soddisfatto: quella donna ancora pensava a lui! Erano
quasi le quattro e mezza del mattino... chissà cosa diavolo
stava facendo Chichi! In un attimo, iniziò a volare a tutta
velocità, dirigendosi verso la casa in cui un tempo viveva Goku
insieme alla sua famiglia. Ci mise una decina di minuti per arrivare.
Certo, per la velocità a cui era abituato, quella sembrò
una lenta passeggiata, ma per i canoni di un qualunque terrestre
sarebbe apparso come un tempo record. Appena arrivato, notò che
la luce della cucina era accesa. Possibile che ci fosse qualcuno
già sveglio? Si avvicinò cautamemente e, attraverso la
finestra, scorse la moglie di Goku intenta a cucinare... a quell'ora?
Strano... la donna aveva un'espressione piuttosto crucciata e
sembrava persa in chissà quali pensieri. Un lieve senso di
colpa, per la prima volta, intaccò timidamente l'animo del
sayan, che ovviamente non poteva non tornare a pensare a quell'unico
scontro verbale tra lui e la furente Chichi. Ma qualcosa nel suo volto
sembrava essere mutato: la cieca rabbia che l'aveva colpita quel
famoso giorno doveva aver lasciato il posto ad altri sentimenti...
rassegnazione? Odio? Non avrebbe saputo dirlo con certezza, d'altra
parte non riusciva nemmeno bene a scorgere il suo viso. Certo che Goku
l'aveva trattata davvero male! Insomma, le voleva bene, sì... ma
il comportamento che aveva sempre tenuto nei suoi confronti era a dir
poco vergognoso! D'accordo che la priorità di un qualunque sayan
non è mai stata la famiglia, ma era assurdo che Goku, cresciuto
sulla Terra e allevato secondo le abitudini umane, avesse compiuto
ingenuamente delle scelte che a lungo andare avrebbero palesato un
atteggiamento ben più egoistico di quello messo in mostra da
Vegeta nei confronti di Bulma! Non che il principe si fosse calato fin
da subito nel ruolo di "marito perfetto", ma almeno, ad un certo punto
della sua tormentata esistenza, aveva fatto mente locale e messo da
parte l'orgoglio per il bene del figlio. Improvvisamente, Chichi si
girò verso di lui, che in un attimo già si era alzato in
volo. Si avvicinò alla finestra con aria sospettosa.
Guardò fuori... cavolo! Possibile che anche lei avesse
"percepito" la sua presenza? Quelle due donne sembravano captare i suoi
movimenti meglio di come ci riuscisse Majin Bu! La porta della cucina
si aprì dietro di lei, attirando la sua attenzione.
-Ehi Chichi... che ci fai in piedi a quest'ora?-
-Potrei chiederti la stessa cosa, papà...-
Vegeku si riavvicinò alla finestra, incuriosito da quel dialogo.
-Bè... ecco... io...-
-Volevi preparare la colazione a Gohan... bè, come vedi ti ho battuto sul tempo!-
-Già...- l'uomo mostrava un evidente imbarazzo, che non sfuggì agli occhi indagatori del sayan.
-Credevi davvero che non mi fossi mai accorta di niente?-
-Vedi Chichi... io pensavo... cioè, io e Gohan...-
-è già da parecchio tempo che sono al corrente di questa
storia... lo so che Gohan si alza prima dell'alba per andare da Vegeku,
e so anche che tu hai la premura di preparargli la colazione tutte le
mattine, prima che lui si alzi!-
Accidenti a Chichi, stavolta era riuscita a sorprenderlo! Vegeku sapeva
che quella donna non era affatto stupida: era esigente, forse troppo,
un po' ossessiva e a volte petulante, ma non c'era niente al mondo che
per lei venisse prima della felicità dei suoi figli.
Nonostante non avesse condotto una vita particolarmente agiata, si era
sempre impegnata al massimo per non far mancare niente a quei due
ragazzi che erano l'unica fonte di soddisfazione della sua precaria
esistenza. Precaria... e gran parte della responsabilità di
questo era di Goku.
-Dav... davvero? Io pensavo che tu non ci avessi mai fatto caso!-
-E invece ti sbagliavi! Torna a dormire, papà... tanto qui è tutto pronto... anzi... mi rimetto a letto anch'io!-
I due uscirono dalla cucina dopo aver spento la luce. Dopo appena
cinque minuti, Gohan arrivò, divorò tutte le pietanze che
sua madre gli aveva fatto trovare sul tavolo a sua insaputa e
uscì di casa spiccando il volo. Si sollevò di appena
qualche metro, finché non si trovò di fronte Vegeku.
-Ehi, papà! Ma che ci fai qui?!?- le parole di Gohan,
evidentemente stupito da quella presenza inaspettata, giunsero
all'orecchio di sua madre. Se fosse stata addormentata, probabilmente
non lo avrebbe sentito, ma, in realtà, era sveglia da un bel
pezzo e aveva avvertito la voce del figlio, pur senza capire di preciso
cosa avesse detto. Si rialzò dal letto, si affacciò alla
finestra e sollevò lo sguardo in direzione di Gohan.
-Gohan! Ma si può saper...- Non riuscì a terminare la
frase: i suoi occhi, inevitabilmente, si posarono sulla figura che
sostava in aria accanto al ragazzo.
CONTINUA...
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Capitolo 15 *** Confessioni e rinunce ***
confessioni e rinunce
E
finalmente sono riuscita a postare anche questo capitolo! Devo
ammettere che ci ho messo un po' di tempo per buttarlo giù,
anche se sono riuscita ad approfittare egregiamenti dei noiosissimi
viaggi in treno che ogni tanto sono costretta a effettuare
(controvoglia -.-'')... detto questo, passiamo alle cose serie! Siamo
giunti a una piccola grande svolta! Chichi si è accorta di
Vegeku che sta fluttuando sopra casa sua e...
vaaaaabbèèèèè... leggete e
scoprirete!!! Ringrazio di nuovo tutti voi di cuore... siete fantastici
^_^
Avrebbe
potuto teletrasportarsi in qualunque sperdutissimo luogo di tutto
quell'immenso universo di cui, se solo avesse voluto, sarebbe
già stato il padrone indiscusso. Avrebbe potuto, certo. Ma un
timido barlume di coscienza che gli aveva illuminato l'animo,
impedì a quelle dita di poggiarsi sulla fronte. Perché
scappare? Perché continuare a negarsi? La situazione negli
ultimi tempi gli era pericolosamente sfuggita di mano e non avrebbe
potuto accusare nessun altro, se non il proprio malcelato disinteresse.
Senza preoccuparsene minimamente, aveva fatto soffrire le persone
più care e importanti per Goku e Vegeta. Aveva condotto nel
baratro della disperazione le donne che sempre si erano prodigate per
rendere le vite dei loro uomini meno fredde e tormentate possibile. E
la cosa peggiore era che, sicuramente, lo stato d'animo di Bulma e
Chichi doveva avere delle ripercussioni anche sui figli: perché
Gohan non gli aveva mai detto che sua madre non era a conoscenza delle
sue uscite mattutine? Ovviamente, Vegeku immaginava che Chichi non ne
sapesse niente, eppure non si era mai soffermato a riflettere sul
perché di questo silenzio da parte di suo figlio. Ma,
evidentemente, era davvero giunto il momento di scaraventare fuori dal
proprio ego tutta quella maledetta omertà che aveva reso il
guerriero più brillante e geniale di tutti i tempi un patetico,
miserabile vigliacco. Non sapeva esattamente cosa avrebbe dovuto dire a
Chichi, né tantomeno se lei sarebbe stata di nuovo disposta ad
ascoltarlo. Quella donna avrebbe anche potuto iterare la
sceneggiata che li aveva visti coinvolti durante la loro ultima
conversazione. E, se così fosse avvenuto, nemmeno avrebbe potuto
accusarla di essere una pazza isterica: era stato lui, con il suo
atteggiamento menefreghista e la sua irritante calma, a condurla verso
una furia cieca e incontrollata. Era arrabbiata con Goku, che per
l'ennesima volta l'aveva abbandonata a sé stessa con dei figli
da crescere ed educare, ma lui non si era minimamente preoccupato di
farle capire che suo marito era ancora vivo dentro di lui. Non gliene
era importato niente! E, purtroppo, era la verità...
finché, poi, la consapevolezza del male che le aveva procurato
non era riuscita a risvegliare da un profondo stato di catalessi la sua
infima coscienza.
-Cosa ci fai qui?- lasciato da parte lo stupore, Chichi tornò ad
essere padrona della propria mente. Nell'attimo in cui si era resa
conto di chi fosse l'essere che fluttuava di fronte al suo primogenito,
aveva avuto la tentazione di imprecare contro la sua persona.
Riuscì a controllarsi. Già troppe volte, negli ultimi
tempi, aveva dato spettacolo mostrando il lato peggiore del proprio
carattere, e, di fatto, non aveva mai risolto niente! Era ancora buio,
mancava poco alle cinque del mattino, Goten stava ancora dormendo e
Gyuma non si era accorto di niente. Non poteva cedere di nuovo alla
collera... non stavolta!
-In realtà ero venuto incontro a Gohan, dato che dovevamo andare
ad allenarci da qualche parte. Ma visto che sei sveglia...-
Vegeku lasciò il discorso in sospeso. Scese a terra e con passo
deciso si avvicinò alla finestra che lo divideva dalla moglie di
Goku. La donna sembrava visibilmente incredula, e anche abbastanza a
disagio: era stata colta di sorpresa! Dopo intere settimane passate
vanamente ad aspettare che quel sayan si facesse vivo, all'improvviso
se l'era trovato davanti, proprio quando ormai si era rassegnata al
fatto che non l'avrebbe mai cercata. Anche Gohan atterrò,
ma rimase in posizione arretrata rispetto al padre, che, con una
naturalezza tale da sembrare quasi provocatoria agli occhi di Chichi,
si era prima accostato alla finestra, per poi posare le braccia sul
piccolo piano d'appoggio lasciato libero dalle ante a vetro spalancate.
-...visto che sei sveglia, volevo approfittarne per parlare... sempre che tu ne abbia voglia, ovviamente!-
Chichi lo guardava esterrefatta. Maledetto sayan! Ma perché non
riusciva a cogliere nel suo volto alcunché di contraddittorio?
Era serio... fin troppo! Eppure non sembrava né ansioso,
né agitato, né preoccupato, né strafottente,
né bugiardo... niente di niente! Non riusciva a capirlo. A Goku
si leggeva tutto in faccia... ma in fondo non aveva davanti agli occhi
il ragazzo che tanti anni prima le aveva rubato il cuore! Era un'altra
persona, e doveva abituarsi all'idea.
-Se devo essere sincera, mi hai colta alla sprovvista!-
-Lo so...-
La donna chiuse gli occhi un istante, poi, inaspettatamente, dopo aver
fatto cenno a Vegeku di allontanare le braccia, scavalcò la
finestra, trovandosi a pochissimi centimetri di distanza dal sayan.
Sapeva di non riuscire a celare del tutto il rancore che provava, ma si
impose di non inveire contro di lui. In fondo era ciò che
voleva! Finalmente si era degnato di farsi vedere.
-Gohan, torna dentro!-
-Cosa?!? Ehm... sì mamma...- il ragazzo decise che era meglio
non mettersi in mezzo alla questione, sperava soltanto che i suoi
genitori riuscissero a mantenere un certo contegno. Ricordava fin
troppo bene quanto avvenuto al palazzo del Supremo... rientrò in
casa, non senza però aver rivolto ad entrambi uno sguardo
supplichevole.
-Allontaniamoci da qui, non vorrei che Goten si svegliasse...- disse
Chichi avanzanzando a passo lento ma deciso verso la radura. Vegeku la
seguì senza proferire parola. Quel silenzio, fin troppo
assordante, rimbombava rumorosamente nella testa della donna. Ma non
voleva cedere! Nemmeno mentre la consapevolezza di essere completamente
sola con quel sayan in cui era racchiuso Goku le stava facendo
impercettibilmente tremare le membra. Si fermò ai piedi di un
enorme albero secolare: non era lo stesso sotto il quale Goku e Chichi
si erano concessi, nei giorni felici, momenti ricchi di
passionale intimità. Ovviamente, la donna lo aveva fatto di
proposito: voleva evitare a tutti i costi di tornare con la mente a
quegli indelebili istanti. Vegeku lo capì, e in cuor suo le fu
grato di non averlo provocato... la situazione era già
abbastanza complessa!
La donna si voltò verso di lui.
-Allora, cosa devi dirmi?-
-Innanzitutto devo chiederti scusa, e stavolta non è solo una frase di circostanza...-
-Quindi ammetti che l'altra volta mi stavi prendendo in giro?-
-No. Ma effettivamente non mi ero reso conto del male che ti avevo fatto... che Goku ti aveva fatto...-
La donna sospirò, guardando il sayan con occhi sempre più torvi.
-E adesso cosa è cambiato?-
-Probabilmente niente. Ma detesto me stesso per essermi comportato da
vero vigliacco, ed è giusto che ti dica per filo e per segno
quello che penso e che provo nei confronti tuoi e di tutte le altre
persone che hanno segnato la vita di Goku e Vegeta.-
Chichi ebbe un sussulto. Per quanto Vegeku fosse stato decisamente
cauto nel dichiarare le proprie intenzioni, lei aveva capito
perfettamente dove volesse andare a parare. Le persone che avevano
segnato la vita di Goku e Vegeta... davvero abile da parte sua quel
modo di introdurre la questione! Gli sorrise, quasi con sarcasmo. Ormai
era solo curiosa di attendere quanto tempo avrebbe fatto ancora passare
prima di parlare di Bulma. In fondo, era lei l'UNICA persona che
contasse qualcosa per il principe dei sayan, oltre a suo figlio,
naturalmente, e le parole così discrete uscite fuori dalla bocca
dell'uomo che le stava davanti non potevano che alludere a lei.
-Sono pronta ad ascoltarti... comincia pure! Ma risparmiami per favore
le spiegazioni sul perché Goku e Vegeta abbiano deciso di
fare la fusione! So già cosa mi diresti e non intendo tornare
più su questa storia... vai al sodo senza inutili giri di
parole!-
-E va bene... allora comincio col dire che le famiglie di quei sayan erano davvero l'ultimo dei miei pensieri...-
Chichi lo guardò attonita.
-Chissà cosa c'era di così importante da occupare la tua testa! Bè... vai avanti...-
-Non me ne importava assolutamente niente... né di te, né
dei nostri figli, né di Trunks e Bulma... tutto ciò che
riguardava le precedenti vite dei due sayan che mi hanno generato, non
avevano alcun significato per me...-
-Grazie per aver parzialmente confermato i miei sospetti. Ma ora
smettila di dire sciocchezze, per favore! Se stai cercando di mettere
alla prova la mia pazienza, sappi che stavolta non sarà facile
per te riuscire a farmi perdere le staffe!-
Il sayan mostrò un ghigno abbastanza divertito.
-Credi che io stia mentendo?-
-Penso proprio di sì...-
L'uomo distolse lo sguardo da lei e andò ad appoggiarsi con la schiena al fusto dell'enorme albero.
-Invece ti sbagli...-
-Ma piantala! A chi vorresti darla a bere? Lo so che...-
-Vuoi ascoltarmi, per favore?-
Il tono con cui il sayan la inturruppe e si rivolse a lei la fece
sobbalzare. Sembrava davvero spazientito, anche se la sua espressione
non era affatto mutata. Intanto, la donna faticava sempre di più
a mantenere quel po' di contegno così faticosamente ostentato.
-D'accordo... su! Parla...-
-Tu non hai la più pallida idea di cosa passi per la testa di un
guerriero sayan. Goku non te l'ha mai detto espressamente... non ne
avete mai parlato! Molte volte si è comportato nei confronti
della sua famiglia come un vile e un irresponsabile, scatenando,
giustamente, le tue ire. Ma non lo faceva di proposito... seguiva il
suo istinto! E, credimi, domare l'istinto è in assoluto una
delle cose più difficili per quelli della mia razza!-
-Perfetto! E con questo? Goku era forte abbastanza da rifiutare di sposarmi, se non era questo il suo desiderio...-
-Non c'entra niente... tuo marito amava la sua famiglia, e ovviamente
amava anche te. Ma non avrebbe mai rinunciato a combattere per niente
al mondo... sarebbe stato contro natura!-
-Ho capito... e su questo direi che sei stato abbastanza chiaro... ma
cosa intendi dire col fatto che a TE non sarebbe importato niente delle
TUE famiglie?-
-è semplice... io non sono né Goku né Vegeta, ma
un guerriero sayan nato dalla fusione dei loro spiriti e dei loro
corpi. Appena sono tornato sulla Terra, nella mia testa c'era la
confusione più totale. Sapevo, dentro di me, quanto fosse
sbagliato quel disinteresse che nutrivo verso di voi, ma non riuscivo a
estirparlo! Non eravate la mia priorità... Ammetto di essermi
preoccupato per Trunks e Goten quando sono scappati e di aver
apprezzato il tentativo di Gohan di parlare con me al palazzo di Dende,
ma ciò non aveva nulla a che fare coi sentimenti che un padre
nutre nei confronti dei figli.-
-Sei un verme schifoso!-
La donna, ormai sull'orlo
di una crisi di pianto, voltò le spalle a Vegeku e fece per
andarsene, ma quest'ultimo la trattenne per un braccio.
-Per favore Chichi... non ho ancora finito!-
-Hai già detto abbastanza, per quel che mi riguarda...-
Il sayan non badò alle parole della moglie di Goku, e nemmeno
alle lacrime che iniziavano a rigarle il viso. Sempre tenendola per un
braccio, senza poterla guardare dritta negli occhi, continuò il
discorso da dove lo aveva interrotto.
-Gohan ha pensato bene di cercarmi. Mentirei se dicessi che il suo
gesto mi è stato indifferente... mi ha fatto piacere! L'ho
apprezzato... all'inizio lo reputavo più che altro un valido
avversario con cui potermi esercitare... non gliel'ho mai detto,
ovviamente, ma ho ragione di credere che l'avesse capito. Col passare
del tempo, mi sono reso conto di volergli bene... forse perché
era simile a me in quanto mezzo sayan, o forse, semplicemente,
perché la nebbia che avvolgeva la mia mente si stava lentamente
dissolvendo. A quel punto, ho capito che era giunto il momento di farmi
avanti anche con Goten e Trunks. Probabilmente, l'affetto di tutti e
tre mi ha aiutato a fare chiarezza. All'inizio è stata dura
fingere di reputarli miei figli, ma adesso non ho più bisogno di
mentire: li considero davvero una parte di me!-
-Mi fa piacere che tu abbia avuto la meglio sulle tue turbe psichiche,
ma, per quel che mi riguarda, la conversazione si è protratta
anche troppo!-
La donna fece cenno al sayan di liberarle il braccio ma quest'ultimo la ignorò.
-Poi c'eravate tu e Bulma...-
-Che ovviamente valevamo ancora meno della tua prole...-
-Esattamente...-
-Non pensavo che potessi essere dotato di una simile sfacciataggine!-
Il sayan rivolse alla donna un sorrisetto quasi compiaciuto... Chichi
era ancora in grado, come un tempo, di tenere testa all'uomo più
forte del mondo!
-Sai... in realtà la cosa mi stupiva abbastanza. Razionalmente,
avrei creduto di dovervi tenere molto di più in considerazione,
invece mi sono ritrovato a dimenticarmi quasi completamente di voi.
Ogni tanto pensavo che avrei dovuto cercarvi, ma la cosa in fondo non
aveva grande importanza...-
-Wow! Cominci davvero a farmi schifo!...-
-Questo finché non mi sono reso conto che il fatto di potervi perdere mi avrebbe condotto ad uno stato di pura follia...-
La donna fissò incredula Vegeku, quasi facesse fatica a comprendere il senso di quelle parole.
-Tu sei già folle, caro mio!-
-No, direi che ti sbagli...-
-Per favore lasciami!-
L'uomo allentò la presa dal braccio della donna fino a liberarla.
-Più passa il tempo e più i sentimenti di Goku e di
Vegeta si fanno strada nel mio animo... è una condizione a cui
non posso oppormi, lo capisci?-
-Certo che capisco! Ma cosa posso farci io? Vuoi forse che ti aiuti a
fare la conta? O che magari ti presti una monetina? Tanto è
questo che stai cercando di dirmi, giusto? Non sai come fare a
scegliere tra me e lei senza far soffrire l'altra... anzi, direi
più che altro te stesso! Sai, in un certo senso mi fai pena...
per colpa di quei due perfetti imbecilli che ti hanno generato, ora sei
costretto a risolvere delle questioni familiari che, come hai
candidamente ammesso tu stesso, nemmeno ti interessano minimamente!
Bè... lascia che ti dica una cosa... magari ti aiuterà a
prendere la decisione più giusta...-
L'uomo, improvvisamente, cambiò espressione. Evidentemente,
Chichi in quelle ultime settimane doveva aver riflettuto molto
più di lui sulla situazione che si era venuta a creare e, con
ogni probabilità, si anche preparata psicologicamente a dover
ascoltare certe parole.
-D'accordo. Ora tocca a te... parla pure...-
-Ci ho pensato molto... ho pensato a te, a Goku, alla mia vita
matrimoniale e ai miei figli... ho pensato alla felicità della
mia famiglia... per quanto la cosa inizialmente mi dasse un enorme
fastidio, ho dovuto accettare il fatto che Gohan e Goten ti adorassero,
anche se non sei effettivamente loro padre... o forse sì...
comuqnue, questo è un discorso a parte!... Il punto è che
non posso assolutamente escluderti dalla mia vita... ne farai sempre
parte, perché in te c'è Goku e i miei figli hanno bisogno
di lui! Pazienza se dentro hai ancora un po' di confusione... mi auguro
soltanto che, come hai affermato, si sia veramente dissolta, ma, se
così non fosse, sono sicura che riuscirai a fingere benissimo,
almeno con loro.-
-Te l'ho detto... per quanto riguarda i ragazzi le cose sono cambiate...-
-Lo spero... ma comunque io non posso intervenire più di tanto
nella questione... piuttosto, forse è il caso che ti dica cosa
mi aspetto io da te...-
Vegeku sospirò. Era arrivato il momento più delicato della conversazione.
-Dimmi tutto...-
-Come sai, io non ho mai nutrito alcuna stima nei confronti di Vegeta.
Lo so che negli ultimi tempi è cambiato rispetto a quando era un
sanguinario assassino, ma rimane il fatto che non mi ha mai ispirato
fiducia, anzi... forse ho addirittura continuato a detestarlo,
nonostante il suo miglioramento. E poi c'è da dire che Goku mi
ha fatto lentamente abituare alla sua perenne assenza...-
-Dove vuoi arrivare?-
-Io sono sempre stata profondamente innamorata di Goku... è, e
rimarrà sempre, il SOLO e unico uomo della mia vita! Anche se mi
ha fatto soffrire, e il più delle volte ha sacrificato la mia
felicità per il bene di questo maledettissimo pianeta, non posso
negare il fatto che in quei pochi momenti in cui siamo stati insieme
sotto lo stesso tetto, io abbia passato il periodo più bello
della mia vita! Il punto è questo... tu non sei Goku. Gli
assomigli fisicamente, ma sei un'altra persona! Ciò che di lui
si conserva ancora nel tuo animo, non è sufficiente
perché io possa considerarti mio marito e amarti come amavo lui.
Probabilmente non avresti mai deciso di trascorrere il resto della tua
vita con me. So quanto Vegeta fosse legato a Bulma, e lo si capisce dal
fatto che per lei ha rinunciato ai suoi folli progetti di onnipotenza.
Razionalmente, mi aspetterei che, una volta messo ordine nel tuo
cervello, tu decidessi di andare da lei, visto che può offrirti,
anche materialmente, molto più di quello che posso darti io. Ma
se davvero tu nutrissi qualche dubbio in proposito, anche se non fossi
del tutto certo di amare lei più di me, sappi che comunque io
non ti vorrei al mio fianco come compagno. Non potrei accettare il tuo
essere così evasivo e indifferente. Forse anche Goku, dentro di
sé, non dava alla sua famiglia la stessa importanza che
gli do io, però era una persona di infinita bontà d'animo
e di estrema gentilezza. Adoravo la sua ingenuità, così
nobile e sconcertante, ma in te del suo mite temperamento è
rimasto ben poco, e del suo candore proprio niente. Non so se sia solo
un'impressione questa, ma temo che ci vorrà davvero molto tempo
prima che tu riesca a crearti una personalità completamente
indipendente rispetto a Goku e Vegeta. Forse ti tormenteranno in
eterno, e questo mi dispiace. Ma, per quel che mi riguarda, non potrei
sopportare di convivere insieme ai tuoi dissidi interiori...-
Vegeku, per un lunghissimo istante, chiuse gli occhi. Tutto si sarebbe
aspettato da lei: accuse, urla, risentimento, forse pure qualche
schiaffo... ma di certo non immaginava di dover ascoltare simili
parole! Il fatto che si fosse abituata all'assenza di Goku e che non
nutrisse molta simpatia per Vegeta poteva davvero essere sufficiente a
spiegare la sua rinuncia a lui? Non poteva essere così
semplice... lei sapeva che una parte di Goku era ancora viva! Possibile
che si fosse già rassegnata al fatto di non poterlo avere
più accanto?
-Goku e Vegeta non mi abbandoneranno mai, su questo non c'è
alcun dubbio. La personalità dell'uno tenterà sempre di
sopraffare l'altra... questo stato di cose durerà in eterno.-
-Visto che tu stesso hai dato conferma al mio dubbio, non posso
non ribadire che, per quel che mi riguarda, sei libero di andare dove
vuoi e rifarti una vita con chi ti pare. Ovviamente, la porta di casa
mia sarà sempre aperta per te... potrai venire ogni volta che
avrai voglia di vedere i ragazzi, di chiacchierare con mio padre, anche
di parlare con me se ne avrai desiderio... per il resto, in bocca al
lupo! In fondo, nonostante le tue parole, continuo a non essere del
tutto convinta di questa tua iniziale indifferenza... credo che tu
abbia bisogno soltanto di trovare il tuo equilibrio...-
-Forse avrei dovuto aspettarmi che tu prendessi una simile decisione.
Confesso che avrei immaginato una reazione diversa da parte tua!-
-Dovresti conoscermi, ormai. Non sono il tipo di donna che si
butterebbe in relazioni tormentate e con tanto di triangoli amorosi! E
poi non sei Goku... per lui l'avrei fatto, magari! Avrei lottato! Ma
tu...-
-Ho capito... sei stata molto chiara...-
-Hai già parlato con Bulma?-
-No! Assolutamente... in realtà non avevo nemmeno in programma
di parlare con te... è stato un puro caso! Se avessi saputo che
eri sveglia, probabilmente non mi sarei nemmeno avvicinato a casa...-
-Capisco... e quando andrai da lei?-
-Bè... ecco... prima è meglio che mi accerti di altre questioni...-
Vegeku distolse lo sguardo. Le sue parole alludevano a Yamcha, ma non
voleva spiegare a Chichi quella faccenda. La donna capì che era
meglio non sapere a cosa si stesse referendo.
-Comunque parlale... ha preso molto male il fatto che tu sia sparito completamente dalla sua vita.-
-E tu come lo sai?-
Chichi sorrise ripensando alla scenata che aveva messo in atto con Bulma davanti agli occhi esterrefatti di Jirobay.
-Lo so e basta... non mi interessa sapere cosa provi per lei e se
deciderete di vivere insieme. Se mai dovesse accadere ciò che
penso, probabilmente la cosa non mi sarà del tutto indifferente,
ma sono sicura di potermene fare una ragione...-
-Sai Chichi, forse stai semplificando un po' troppo la cosa...-
-No, no credo...-
-Se fossi sicura di amare Bulma più di te, probabilmente sarei già andato da lei...-
-Fai mente locale, Vegeku. Rifletti! Hai ammesso tu stesso che fino a
poco tempo fa non provavi alcun sentimento per nessuna delle due!-
-Infatti...-
-Bene! Adesso, pare che gli affetti di Goku e Vegeta stiano
intaprendendo una dura battaglia per impossessarsi del tuo animo,
giusto?-
-Più o meno...-
-Ecco... magari è una cosa passeggera! Forse dovresti prendere
un altro po' di tempo e aspettare che in te nascano dei sentimenti
autonomi! In fondo, che fretta c'è?-
Di fretta, invece, lui ne aveva... perché Yamcha aveva iniziato
di nuovo a fare il filo a Bulma. Sospirò; e si rese conto che le
parole di Chichi erano comunque sensate.
-Intanto proverò a parlarle, sperando di non peggiorare la situazione...-
-Se io dovessi scoprire che nemmeno lei vuole saperne di riprenderti in casa, mi farò delle grasse risate!-
-Ehi! Cerca di non mettere il dito nella piaga! L'idea di passare il
resto della mia vita col maestro Muten non mi alletta affatto!-
La donna si sciolse in una risata liberatoria.
-Questa è bella! Quindi è lì che vivi adesso?-
-Sì, pensavo lo sapessi!-
-No invece! Gohan e Goten non me l'avevano detto...-
-Capisco...-
-Male che va troverai qualcun'altra! Sei un uomo affascinante... non
sarà difficile per uno come te rifarsi una vita. Ma comunque,
non credo che avrai bisogno di cercare altre donne. Sono certa che
Bulma ti accoglierà, nonostante i tuoi momentanei dissidi
interiori!-
-Non credo di poter nutrire le tue stesse certezze... mi auguro solo che questa faccenda possa risolversi al più presto!-
-Ce la farai. Che vuoi che sia? Sei il grande Vegeku, giusto?-
-Giusto! Ma vorrei ricordarti che già TU mi hai scaricato...-
La donna sorrise divertita alla battuta, evidentemente ironica, del guerriero.
-è vero... ma io non sono il tipo da cadere ai piedi del
primo sayan che ci prova! E non sono pazza come Bulma, che ha
un'attrazione perversa nei confronti di tutto ciò che è
difficile da conquistare!-
-In effetti, siete molto diverse...-
-Appunto... senti, ormai il sole è sorto da un po', forse
è il caso che io torni dentro. Tra poco Goten potrebbe
svegliarsi...-
-Hai ragione, scusami. Ti ho trattenuta fin troppo a lungo con queste chiacchiere...-
-Però ci volevano... mi sono tolta un peso! Ora puoi anche andare... ma credo che ci rivedremo presto!-
Il sayan le sorrise dolcemente senza proferire parola. Poggiò le
dita sulla fronte e in un attimo si dileguò. A quel punto, la
donna non riuscì più a trattenere le ccopiose lacrime che iniziarono a colarle lungo le gote: non era
affatto certa di voler rinunciare a Goku e, di conseguenza, nemmeno a
quella parte di Goku che ancora viveva in Vegeku. Ma non era pentita
affatto della decisione presa: lui non sarebbe mai stato completamente
suo e lei aveva già sofferto troppo in passato per poter sfidare di
nuovo l'amore.
CONTINUA...
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Capitolo 16 *** Incontro mancato ***
incontro mancato
Olééééééééé!!!
La storia va avanti e io continuo a stupirmi sempre di più di
quanti di voi ancora mi seguano!! Devo ammettere che è una gran
bella soddisfazione trattandosi della mia prima fanfiction in
assoluto!!! A proposito, sono un po' in ritardo con la pubblicazione
del capitolo rispetto a quanto mi ero prefissata, ma ultimamente mi
sono dilettata anche con la stesura de "il lai di Trunks" (alla quale
spero vogliate dare un'occhiata) e dunque ho indugiato più del
dovuto anche con la pubblicazione di questa storia. Comunque, a parte
questo, se non sbaglio un paio di
capitoli fa ho lasciato una questioncina in sospeso... Yamcha aveva
chiamato Bulma tutto preoccupato annunciandole una sua imminente
visita... che sia giunto il momento di incontrarsi nuovamente? Staremo
a vedere... intanto vi ringrazio nuovamente di cuore e spero che come
al solito vogliate lasciare un parere sul capitolo ^_^
Si
era alzato presto dal letto quella mattina. In realtà, non aveva
quasi per niente chiuso occhio e la colpa di tutto ciò era di
quel maledetto dubbio che nel cuore della notte si era insinuato nella
sua testa. E se Vegeku fosse andato da lei? No... accidenti no!
Entrò in bagno e si sciacquò il viso nel tentativo di
lavare via i segni di una nottata palesemente insonne. Ah... se lei gli
avesse mentito sarebbe stato capace di ucciderla! La desiderava
troppo... non poteva perderla a causa di una stupida leggerezza! Se solo
avesse pensato prima all'eventualità che quel verme avrebbe
potuto raggiungerla, si sarebbe diretto quella sera stessa alla Capsule
Corporation. Certo, se fosse scoppiata una rissa, sicuramente avrebbe
avuto la peggio... rifletté anche su questa opzione: forse,
tutto sommato, era stato meglio così. Avrebbe comunque tutto il
tempo di giocare d'astuzia e i sayan, sapeva, non brillavano
d'intelligenza.
DRIIIN DRIIIN
-Uffa! Oggi che non ho voglia di sentire nessuno, si mettono a
chiamarmi alle otto del mattino!- Yamcha lanciò a terra
l'asciugamano con cui si stava strofinando il viso e andò a
rispondere al telefono.
-Pronto...-
-Accidenti! Che entusiasmo, ragazzo mio! Sembra quasi che tu stia ancora dormendo...-
-Uff... che vuoi Muten?-
-Non ti ricordi più che Jirobay è ancora qui?-
-E allora?-
-E allora vieni a prenderlo! Come farà altrimenti a tornare da Balzar?-
-Non dirmi che mi hai chiamato solo per dirmi questo?!?-
-Ti pare poco?-
-Ma per favore!... senti, ho altro a cui pensare... non ho
assolutamente tempo di venire a riprenderlo... e poi scusa, anche se
l'ho accompagnato io sull'isola, non aveva con sé la capsula del
suo elicottero?-
-Non riesce a trovarla, e comunque non ricorda se l'aveva presa...-
-Fantastico! Quell'idiota è ancora rintontito dalla sbronza di ieri sera...-
-Bè, allora? Vieni a prenderlo o no?-
-Assolutamente no! Ho un appuntamento con Bulma stamattina e non intendo rinviarlo per colpa di uno stupido ubriacone!-
-Cosa! Ancora non ti sei deciso a lasciarla stare?-
-Ma sei matto?!? E perché dovrei?-
-Perché... bha... sai che ti dico? Fa' come ti pare! E grazie
mille per la tua disponibilità! Sei un vero amico...-
-Evita il sarcasmo, per favore! Perché invece non chiedi a Crilin di venirlo a prendere?-
-Lo farò senz'altro, visto che non mi lasci altra scelta!-
-Perfetto! Problema risolto... ciao Muten!-
Riattaccò. Ci mancava soltanto lui a fargli perdere tempo! In
pochi minuti si fece una doccia e si vestì; era ancora intontito
dal sonno, ma il pensiero di andare da lei ridestò nell'uomo un
minimo di lucidità.
Bulma sembrava più pensierosa del solito. Agli occhi del signor
Brief la ragazza pareva stranamente preoccupata. Era da parecchio
tempo, in realtà, che la sua adorata figliuola sembrava essersi
estraniata dalla realtà quotidiana, ma quella mattina doveva
essere stata distratta da qualche nuovo pensiero. Sicuramente aveva a
che fare con Yamcha. Chissà come mai, infatti, gli aveva chiesto
di farlo entrare in casa qualora fosse passato a trovarla. Strano...
negli ultimi tempi non aveva voglia di vedere anima viva eccetto i suoi
genitori e Trunks! Bè... sua figlia comunque era una donna
adulta e con la testa sulle spalle: se avesse avuto dei problemi,
avrebbe potuto risolverli brillantemente. Sentì suonare il
campanello: il ragazzo doveva essere arrivato. Aprì, e rimase
interdetto.
-E tu chi... ???- non riuscì a completare la frase. Lo stupore
che gli provocò la vista dell'uomo che si trovò davanti
agli occhi ebbe l'effetto di smorzare la sua voce roca. Non l'aveva mai
visto, certo... ma non ci mise molto a intuirne l'identità. Come
somigliava a Vegeta! E anche a Goku... accidenti! Non avrebbe mai
immaginato di rimanere tanto stupito di fronte a quel sayan di cui, fino
a quel momento, aveva solo sentito parlare.
-Buongiorno signor Brief, scusi se la disturbo ma avrei bisogno di parlare con una certa urgenza a Bulma...-
-Tu sei... Vegeku?-
-Sì. Sua figlia è in casa?- In realtà, il
guerriero già sapeva quale fosse la risposta: poco prima di
suonare si era accertato che la donna fosse ancora all'interno della
Capsule Corporation. Ma non voleva comparire davanti a lei
all'improvviso e, per non turbarla, decise di passare per la porta
d'ingresso.
-Bè... veramente...- il povero signor Brief non sapeva cosa
rispondere. Bulma gli aveva chiesto espressamente di non far entrare
nessuno a eccezione di Yamcha... chissà perché, poi...?!?
Forse però sua figlia non si aspettava una visita da parte di
Vegeku...
-Allora?-
-Senti ragazzo... Bulma ultimamente è un po'... nervosa!
Sì, nervosa... Non mi va di dirti una buglia. è in casa!
Ma mi ha detto che non vuole vedere nessuno...-
-Immaginavo.-
-Se vuoi, più tardi posso dirle che sei passato... in questo
momento si sta aggirando nervosamente tra i corridoi della Capsule
Corporation e credo sia preoccupata per qualcosa... potrei avvertirla
adesso ma temo che potrebbe infuriarsi se...-
-Capisco... le dispiacerebbe farmi un favore?-
-Certo che no! Dimmi pure...-
-Io sto andando sull'isola di Muten, nel caso in cui avesse voglia di
contattarmi, le dica di chiamare il maestro. Se anche non dovesse
trovarmi in quel momento, lui poi mi avvertirà...-
-D'accordo... più tardi, quando sarà un po' più calma, glielo dirò.-
-La ringrazio.- il sayan sparì nel nulla, quasi fosse un fantasma.
-Roba da matti!- esclamò ad alta voce il dottor Brief -e ora come glielo dico a Bulma?-
-Papààààà! è arrivato Yamcha, per caso?-
-No tesoro! In realtà...-
-Non mi interessa. Non voglio nemmeno sapere chi ha suonato il
campanello... accidenti! Ma guarda se quello zuccone deve farmi perdere
tutto questo tempo! Ci teneva tanto a venire e ancora non si è
fatto vivo! Uff... che nervi!-
-Bulma... forse dovresti rilassarti un attimo...-
-Sto benissimo, non preoccuparti...-
DIIN DOON
-Stavolta deve essere lui... vai ad aprire!- La donna era sempre
più nervosa. La nottata appena trascorsa, il ricordo della
carezza di Vegeku, lo scoprire che sia era trattato di un sogno... no!
Cavolo... ancora pensava a lui? Poi ci si era messo Yamcha a chiamarla
ad un orario indecente e... accidenti! Non erano ancora le dieci e
già aveva i nervi a fior di pelle! Decise di andare in salotto e
accomodarsi con calma sul suo enorme divano. Sorseggiava con gusto una
grossa tazza di camomilla: era pur sempre il rimedio migliore contro
l'eccessivo nervosismo. Yamche entrò, sfoggiando uno dei suoi
soliti sorrisetti sgargianti. Per quanto era furiosa con lui, gli
avrebbe strappato con forza tutti i denti che stava orgogliasamente
mostrando.
-Buongiorno Bulma! Allora... va tutto bene-
-Poche chiacchiere, signorino... spero che tu abbia avuto un motivo
più che valido per chiamarmi in piena notte mentre stavo
dormendo!- era una bugia, ovviamente. In quel momento si sentiva
davvero perfida, ma non voleva rinunciare a mettere in atto una piccola
vendetta per essere stata disturbata.
-Ma sì, certo... hai perfettamente ragio... Ehi!!! Ma che
accidenti è quello!!!- lo sguardo attonito e quasi spaventato
del ragazzo si posò su uno strano animale che saltellava
allegramente sul pavimento della stanza. Più lo fissava e meno
riusciva a mettere a fuoco la natura di quell'essere. Che fosse stato
uno dei numerosissimi e strambi esperimenti del dottor Brief?
-Quello?!? Bè... non ti sarai impressionato per così
poco! è il risultato della fusione tra un cucciolo di dinosauro
e un coniglio... tutto sommato è abbastanza carino!-
-Carino?!? Quel coso?!? Oh cavolo... e poi scusa, cosa intendi dire con fusione?-
-Esattamente quello che ho detto. Credevo di aver trovato il sistema
per impedire agli orecchini di Kibithoshin di funzionare e così
ho provato a metterli ai lobi di due animali diversi... ma, come vedi,
avevo cantato vittoria troppo presto...-
-Scusa Bulma, ma perché stai facendo esperimenti con quegli aggeggi?-
-Che razza di domanda! Voglio scoprire il segreto del loro funzionamento per tentare di separare Goku e Vegeta!-
-Che assurdità...-
-Non è un problema tuo... comunque, finiamola con questi discorsi inutili. Che volevi stanotte?-
Il ragazzo, all'improvviso, tornò con la mente al motivo della
sua visita a Bulma. Nelle ore successive alla telefonata aveva
riflettuto molto su cosa avrebbe potuto dire alla donna. Confessarle
candidamente di essere stato colto da un impeto di gelosia gli sembrava
un po' eccessivo e soprattutto rischioso... poteva essere una
motivazione valida a giustificare un simile gesto a un simile orario?
Pensò che fosse molto più saggio e prudente insinuare
nella sua amata qualche dubbio, magari girando intorno al fatto che
Vegeku era un po' troppo indifferente e stranamente pacato.
-Vedi Bulma... in realtà... ero preoccupato per te...-
-Qesto l'avevo capito, ma vorrei saperne il motivo! Se non ricordo male,
hai accennato al fatto che qualcuno sarebbe dovuto venire a cercarmi...-
-Sì, infatti...-
-E allora? Devo tirarti fuori le parole con le pinze?!?-
-E va bene... ora ascoltami attentamente. Ieri sera ero sull'isola di
Muten insieme a Jirobay. Stavamo parlando del più e del meno,
poi è venuto fuori un discorso su di te...-
-Come su di me?!?-
-Sì, vedi... Jirobay ha accennato al fatto che ti ha vista un
po' giù di morale e piuttosto abbattuta. Sai, il maestro Muten
si è preso piuttosto a cuore la cosa e quindi ha iniziato tutta
una serie di discorsi del tipo "quella ragazza sta soffrendo troppo",
"non se lo merita", "è ancora giovane e attraente" e cose del
genere...-
-Ah... e allora?-
-Dicamo che... eravamo un po'... alticci... Muten aveva riempito il frigorifero
di birre! Ci siamo messi a bere e... non volevo farlo, giuro! Ma ho
raccontato loro del bacio che c'è stato tra noi...-
Bulma spalancò gli occhi incredula.
-TU mi hai baciata, razza di citrullo che non sei altro! Ma che cavolo
vai a dire in giro???- La donna era sull'orlo di una crisi di nervi.
Yamcha era riuscito a farle perdere le staffe! Come aveva potuto essere
così stupido? No... era davvero troppo!!!
-Vai fuori da casa mia, subito!!!-
-Aspetta, ti prego! In realtà la parte peggiore deve ancora arrivare...-
Bulma sobbalzò. Cosa poteva esserci di peggio? No... non poteva
essere! Quelle parole non potevano essere state ascoltate da...
-Dimmi immediatamente cosa diamine è successo!-
-Bè... non ce ne eravamo accorti, ma Vegeku era già arrivato da qualche minuto e...-
La donna saltò in piedi, pervasa da un'ira funesta.
Rovesciò a terra quel poco che era rimasto del contenuto della
tazza e scaraventò quell'oggetto in direzione di Yamcha, che
però, abilmente, riuscì a schivarlo. Si avvicinò a
lui con aria rabbiosa; le sue gambe tremavano per l'agitazione: se solo
avesse avuto la benché minima possibilità di fargli del
male, lo avrebbe preso a calci. Ma si trattenne: dovette farlo!
-E... cosa? Stupido babbeo che non sei altro!-
-Credo che abbia ascoltato la conversazione, o almeno una parte...
giuro che non l'ho fatto di proposito! Quel tizio è sbucato dal
nulla...-
-Maledetto! Ma come hai potuto essere così superficiale?!?
Idiota... ecco cosa sei! Un miserabile idiota! Spero vivamente che
Vegeku ti abbia tirato un bel pugno in faccia, perché te lo
saresti meritato tutto!-
-No Bulma... nessun pugno... niente di niente! Quel tipo non ha minimamente reagito...-
La donna rimase sconvolta. Qualcosa, all'interno del suo corpo,
sembrava essersi lacerato. Un dolore soffocante si irradiò dal
petto verso le braccia fino a provocarle la perdita di
sensibilità degli arti superiori. Anche le gambe iniziarono a
tremare per lo shock... no... non poteva essere! Yamcha stava
mentendo... Vegeku non poteva essere rimasto del tutto indifferente a
quel bacio! No... no!
-Cosa significa che non ha reagito?-
-Che si è comportato come se la faccenda non lo riguardasse affatto... mi dispiace, davvero!-
-Taci!- Bulma non riuscì più a trattenere le lacrime. Si
accasciò a terra priva di qualunque volontà di reagire.
Se le parole di Yamcha fossero state vere, avrebbe avuto la definitiva
certezza che quel sayan si era completamente dimenticato di lei.
Possibile che la fusione potesse privare una persona dei sentimenti
nutriti in precedenza dagli esseri che lo avevano generato?
Possibile... evidentemente era possibile!
-Senti, io non so cosa passi per la testa di quel sayan, te lo assicuro!
Non ho la più pallida idea del perché si sia comportato
così...-
-Che importanza vuoi che abbia? Tanto la spiegazione è una
sola... non mi ama più! Anzi, non mi ha mai amata... quella
creatura non prova gli stessi sentimenti di Goku e di Vegeta.-
Yamcha guardava interdetto e anche un po' deluso le lacrime che
rigavano il candido viso di Bulma e che inumidivano i suoi meravigliosi
occhi azzurri. Jirobay aveva ragione: lei non sarebbe mai tornata da
lui. Era stato uno stupido a pensare che quella donna avrebbe ceduto
facilmente alla sua corte e che avrebbe definitivamente messo una
pietra sopra al suo matrimonio con Vegeta. Ma, cavolo! Prima o poi
avrebbe dovuto farsene una ragione! Non poteva di certo aspettare in
eterno che quel sayan la degnasse di un minimo di considerazione!
-In realtà, Bulma... a me sembrava strano quel tipo di
atteggiamento... cioè, lì per lì non ci ho dato
molto peso, ma poi stanotte mi è venuto un dubbio...-
-Che dubbio?- chiese la ragazza ancora in lacrime.
-Bè... che magari avesse solo fatto finta... temevo che magari
si fosse arrabbiato e che avesse deciso di venire a parlarti...-
-è per questo che mi hai chiamata stanotte?-
-Sì... in fondo non potevo sapere che reazione avrebbe avuto nei tuoi confronti...-
-Che cavolo vorresti insinuare, stupido??? Che avrebbe potuto farmi del male, forse???-
-No... cioè... sì... non... non lo so, accidenti! Non ne ho
idea! Quell'essere non lascia trapelare niente! Sembra che le emozioni e
i sentimenti gli scivolino addosso!-
-Bè, io non credo proprio che avrebbe davvero alzato le mani contro di
me, ma se anche lo avesse fatto, la colpa sarebbe stata soltanto tua! E
sai perché? Perché hai agito come un'immaturo! Scommetto
che hai anche ingigantito il racconto!-
-No! Te lo giuro... e comunque, non ha importanza... tanto, da quel che ho capito, non si è fatto vedere...-
-Allora era questo che ti interessava sapere!-
Yamcha, colto alla sprovvista, ebbe un sussulto.
-Che vuoi dire, scusa?-
-Che non ti importava un accidenti se mi avesse fatto del male! Anzi,
ti dirò di più... tu non avevi nemmeno pensato a questa
eventualità! Hai avuto la brillante idea di chiamarmi soltanto
perché eri geloso! Non provare a negarlo... credi forse che sia
un giochetto da ragazzi prendermi in giro?-
Il ragazzo sferrò un pugno al tavolo, provocando lo sconcerto di Bulma.
-E va bene! Ammetto di essere geloso... e allora? Ero anche preoccupato
però... sul serio! Lo vuoi capire o no che quel bastardo non ti
merita? Nemmeno ti vuole, tra l'altro! Da quanto tempo stai aspettando
invano che venga da te? Dimmelo Bulma... da quanto tempo?-
La ragazza, riversa a terra e straziata dal pianto, vedeva avvicinarsi
Yamcha sempre di più. In parte lo temeva, in parte sapeva che
probabilmente aveva ragione. Come poteva dargli torto? I fatti
parlavano chiaro: da quel maledetto giorno in cui lei aveva abbandonato
il palazzo del Supremo, Vegeku era letteralmente sparito nel nulla e di
lui non aveva più avuto alcuna notizia.
-Perché non rispondi?- le disse il ragazzo piegandosi verso di lei e sollevandole il mento con le dita.
-Non sono affari tuoi...-
-Ma certo! Che bella risposta... molto convincente! Sai una cosa? Forse
con me potrai anche tentare di eludere il discorso, ma prima o poi
dovrai pur fare i conti con te stessa!-
-Quando arriverà quel momento, me la caverò da sola, come ho sempre fatto...-
-Che sciocchezza! Tu non sei mai stata sola, e lo sai benissimo! Hai
sempre avuto vicino qualche babbeo che ti coprisse le spalle, anche
nelle situazioni peggiori e nei guai che ti eri procurata da sola! In
tutti i momenti tragici della tua vita, qualcuno ti ha sempre protetta,
da un nemico o da te stessa... Io, Goku, Crilin, Gohan... quante volte
ci siamo trovati in mezzo a qualche casino per salvaguardare te? Almeno
su questo rispondimi!-
La donna tacque un istante e distolse lo sguardo, profondamente colpita nell'orgoglio.
-Non pensavo di certo di essere stata un peso per voi...-
-Infatti! Non lo sei mai stata... anzi... senza di te probabilmente nessuno
di noi sarebbe quello che è! Hai inventato il radar cerscasfere;
hai rimesso a nuovo l'astronave del Supremo per raggiungere Nameck; nel
futuro hai costruito una macchina del tempo per permettere a tuo figlio
di portare la pace nella nostra epoca... Non sei un peso, Bulma! Sei
assolutamente unica e indispensabile per tutti noi... ma non dire
nemmeno che nelle situazioni più difficili te la sei sempre
cavata da sola! Nessuno ti ha mai lasciata sola... Spiegami per quale
accidenti di motivo io ora dovrei lasciarti qui a terra mentre ti
consumi di dolore! Perché? Cavolo! Lo capisci o no che ti amo?!?
E non solo adesso... ti ha sempre amata! Io e te abbiamo condiviso di
tutto... le esperienze che abbiamo vissuto insieme rimarranno sempre
indelebili nella mia mente! Non capisci che se solo tu lo volessi
potremmo tornare ad essere felici? Quel sayan non ti merita e non ti
vuole... non si è nemmeno degnato di venire a cercarti!
Insomma... che altro ti devo dire per convincerti a cancellarlo dalla
tua testa?-
-Aspettate un momento...-
Entrambi i ragazzi si voltarono di scatto e rivolsero lo sguardo al'uomo appena entrato nel salotto.
-Non volevo origliare la vostra conversazione, ma stavate urlando e...-
-Scusami papà, avremmo dovuto mantenere un po' di contegno...- disse Bulma alzandosi in piedi e asciugandosi le lacrime.
-Vedi tesoro, so che la questione non mi riguarda, ma non vorrei che tu prendessi delle decisioni di cui ti potresti pentire...-
Yamcha guardava il signor Brief con aria perplessa. Accidenti... ora ci si metteva anche lui!?!
-Cosa vuoi dire, papà?-
-Bè, ecco... tu puoi fare quello che vuoi della tua vita, ma
forse è il caso che prima ti dica una cosa... non vorrei che in
futuro tu mi rinfacciassi di non averti messa al corrente!-
-Di che stai parlando?-
-Non è vero che Vegeku non si è fatto vivo...-
La donna sgranò gli occhi e Yamcha si impietrì.
-Che diavolo stai dicendo? Avanti, papà... spiegami per favore!-
-La persona che stamattina ha suonato il campanello... bè,
ecco... era lui! Io gli ho detto di andare via perché tu...-
-Ma sei completamente fuori di testa?!? Razza di citrullo... che ti
è saltato in mente di fare? Avresti almeno potuto avvertirmi!!!-
-Ma Bulma, tu mi avevi detto...-
-Ti avevo chiesto di dire a chiunque avesse voluto incontrarmi che non ero in casa... ma Vegeku non è chiunque, santo cielo!
-Figliola, ti prego... cerca di calmarti!.
-Come faccio, visto che hai appena compromesso la mia felicità?-
-Bulma, per favore...- fece Yamcha afferrandola per un braccio.
-Tu non mi toccare! Avanti... ditelo che vi siete messi d'accordo per rendermi la vita un inferno!-
-Ma che stai dicendo?!? Figlia mia...-
-Adesso basta! Non voglio più stare qui ad ascoltarvi! Vi odio!!!-
La donna, in preda ad un'incontrollabile crisi di pianto, corse via dal
salotto e uscì di casa. Yamcha, immediatamente, tentò di
seguirla, ma il signor Brief lo bloccò.
-Per favore, ragazzo... lasciala stare! Ha bisogno di sfogarsi...-
-Ma è sconvolta! Non possiamo permetterle di andare in giro da sola!-
-Se la caverà... ha vissuto esperienze peggiori!-
-Sì ma...-
-Ti prego, non seguirla-
A malincuore, Yamcha decise di dare ascolto al signor Brief. Sapeva che
probabilmente se ne sarebbe pentito, ma ormai la situazione era del
tutto fuori controllo... ma perché? Perché quella dannata
donna si ostinava ad amare quel lurido sayan?
CONTINUA...
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Capitolo 17 *** Fughe di cuori spezzati ***
Fughe di cuori spezzati
Salve
a tutti! Ho trovato il tempo finalmente di postare anche questo
capitolo... non mi dilungherò troppo nelle anticipazioni, anche
perché, per questa volta, preferisco non perdermi troppo in chiacchiere...
vabbè... buona lettura! E GRAZIE DI NUOVO A TUTTI VOI ^_^ siete la mia grande soddisfazione personale!
-Te lo dico e
te lo ripeto... e non mi importa niente se sei l'uomo più forte
del mondo! Rimani comunque un emerito stronzo... un opportunista... un
lurido menefreghista... un miserabile bast...-
-Ehi ehi! Adesso basta, per favore! Cerca di moderare un po' i termini! Non mi pare proprio il caso di...-
-Stai zitto, Muten! Io non sono un vigliacco come te... e certe cose non me le tengo dentro!-
Crilin osservava estrerrefatto la sfuriata di Jirobay nei confronti del
sayan che insieme a lui si era diretto verso l'isola del maestro.
Sicuramente era ubriaco, non c'era altra spiegazione! Quel ragazzo era
la creatura più codarda che avesse mai avuto modo di
incontrare... e di gente ne aveva conosciuta parecchia! Buttò
gli occhi verso un fiasco di vino semivuoto riverso a terra... la colpa
di tutta quella improvvisa sfacciataggine doveva essere sua!
Sospirò, e piegò lo sguardo verso Vegeku, contemplandone
l'apparente calma. Chissà cosa gli frullava per la testa! Quel
sayan... tanto potente quanto misterioso... sicuramente doveva avere un
animo molto tormentato! Poco prima, Crilin era in volo, diretto verso
l'isola del suo vecchio maestro. Quello sciocco di Jirobay era rimasto
a piedi a casa di Muten e non sapeva più come tornare da Balzar.
In realtà non aveva capito i dettagli della vicenda: quando sua
moglie, piuttosto innervosita, gli aveva passato la cornetta del
telefono, lui era ancora abbastanza assonnato perciò non aveva
prestato molta attenzione alle parole del suo interlocutore. Non se la
sentì, comunque, di lasciare il maestro in balìa di un
ospite che evidentemente cominciava a puzzargli, perciò, armato
di tanta pazienza, si diresse verso l'isola. Cosa aveva farfugliato al
telefono il vecchio? Ah sì... qualcosa su Yamcha che aveva un
impegno... ma cosa c'entrava? Uff... che scocciatura! Come al solito,
tutti si approfittavano del suo buon cuore e della sua
generosità: C18 glielo ripeteva in continuazione... non faceva
altro che farsi mettere i piedi in testa dagli altri! Bha... meglio non
pensarci o si sarebbe innervosito davvero. In quel momento,
avvertì una presenza dietro di sé: non si
spaventò, aveva già avuto il piacere di incontrare
quell'aura!
-Ehi Vegeku! Che ci fai nel mio elicottero?-
-Ti ho visto da lontano e ho pensato di passare a salutarti... sai, credo che stiamo andando nella stessa direzione!-
Tra una chiacchiera e l'altra, in meno di un'ora raggiunsero l'isola.
Crilin era rimasto piuttosto basito nello scoprire che Yamcha si era di
nuovo fatto avanti con Bulma e che Chichi aveva definitivamente
rinunciato a Vegeku, nonostante quest'ultimo le avesse fatto capire che
probabilmente una parte di lui l'amava e... accidenti! Che storia
complicata! Fortuna che il terrestre non aveva di questi problemi...
Aveva trovato la donna della sua vita, aveva avuto una splendida
bambina... insomma, poteva dirsi felice e... tranquillo! Raggiunta la
meta, furono accolti con immensa gratitudine dal povero Muten, il quale
stava iniziando davvero a faticare parecchio per riuscire a contenere
l'irruenza di Jirobay. Nel percepire il rumore dell'elicottero, anche
quest'ultimo si precipitò fuori. Barcollava leggermente, ma non
sembrava fuori di testa. Quel ragazzo era abituato alle sbronze
perciò, ormai, difficilmente perdeva il lume della ragione.
Certo, sotto l'effetto dell'alcool, la sua vigliaccheria si
disintegrava e lasciava il posto ad un'altrimenti inaspettata
spavalderia, ottenendo come risultato discorsi simili a quelli che
stava rivolgendo in quel momento a Vegeku.
-Ma non vedi che sei ubriaco? Mannaggia a me e quando ho tirato fuori quel fiasco di vino...-
Il ragazzo ignorò l'anziano: Vegeku era diventato il suo
obiettivo. Era cosciente di essere lucido... non stava straparlando!
Aveva semplicemente trovato il coraggio, grazie a quella bevuta, di
rinfacciare al sayan tutte le cavolate che aveva fatto da quando era
stato creato.
-Ascoltami bene, stupido pallone gonfiato... vuoi spiegarmi che razza
di comportamento idiota è mai il tuo? Sei stato tanto forte da
affrontare e sconfiggere Majin Bu, e poi, per quasi due mesi sparisci
dalla circolazione senza dare a Bulma e Chichi neanche una spiegazione?!?
Hai una vaga idea di cosa abbiano passato quelle due in tutto questo
tempo? No! Ovviamente... perché eri troppo occupato a pensare ai
fatti tuoi!-
Il sayan osservava il suo interlocutore con aria piuttosto distaccata.
In fondo, quelle parole suonavavo alle sue orecchie come beffarde e
abbastanza fuori luogo. Ormai era perfettamente cosciente degli errori
commessi ed era superfluo che qualcun altro gli facesse notare quanto
il suo comportamento fosse stato dannoso per l'equilibrio psicologico
di quelle donne.
-Sai Jirobay, a questo punto non credo che abbia più molto senso
parlarne...- disse Vegeku sedendosi su un piccolo scoglio.
-Ah no? Sei un vero citrullo! Ho visto coi miei stessi occhi Bulma e
Chichi piangere per colpa tua! Non hai idea di quanto fossero frustrate
e abbattute per il fatto che tu fossi scomparso dalle loro vite! Sei un
vile... e alla fine ne pagherai le conseguenze!-
Cosa diavolo ne sapeva lui? Aveva davvero visto piangere Bulma e
Chichi? Se fosse stato vero, ciò avrebbe smentito, almeno in
parte, le parole pronunciate dalla moglie di Goku pochissime ore prima.
Accidenti... andava sempre peggio!
-Credi forse che non ne sia già consapevole?-
-E allora che diamine ci fai ancora qui? Vai da loro, no?!? Anzi...
direi proprio che tu debba darti una mossa, prima che Yamcha ti
preceda!-
Vegeku ebbe un impercettibile sussulto... ancora lui, maledizione! Se
la sera prima l'aveva miracolosamente risparmiato, non sarebbe
stato di nuovo altrettanto clemente nel caso in cui se lo fosse trovato
davanti!
-Jirobay, taci per favore!-
-Taci tu, Muten!-
-Ehi sayan! Sai perché è venuto Crilin a prendermi?
Perché Yamcha aveva un appuntamento con Bulma che non poteva
assolutamente rimandare!-
Nell'udire quelle parole, il sangue del sayan ribollì. Maledetto
bastardo! Ma che cavolo aveva intenzione di fare? Sicuramente doveva
essersi inventato qualcosa... era un tipo astuto, dopotutto! E con le
donne non era affatto uno sprovveduto. E lei? Perché accidenti
voleva vederlo? Aveva detto al padre di non far entrare nessuno in casa
sua... tranne quello schifosissimo terrestre, evidentemente!
Chissà... magari se non avesse avuto un appuntamento con lui, il
signor Brief non gli avrebbe nemmeno aperto la porta! Si
concentrò, cercando di percepire la debole aura di Yamcha e
quella debolissima di Bulma. Le sentiva chiaramente, e si era accorto
che erano vicine... vicinissime!
-Allora?!? Non dici niente? Santo cielo... se fossi stato io al posto
tuo avrei fracassato Yamcha di botte! Tra l'altro, ieri hai anche
ascoltato quel discorso, no?!? Io proprio non capisco... non ci
metteresti niente a toglierlo di mezzo, se solo volessi! Mi viene quasi
da pensare che davvero non te ne importi nulla!-
-Ma per favore evita di dire sciocchezze!-
-Che c'è? Ho colto nel segno?-
-Forse... o magari sei completamente fuori strada! Di sicuro non hai la
più pallida idea di cosa mi passi per la testa, quindi sta'
zitto!-
-Guarda che non è a me che devi dare spiegazioni!-
-Adesso smettetela per favore!- Crilin si mise in mezzo tra i due,
cercando di allontanare Jirobay. Aveva notato un cambiamento di
espressione in Vegeku quasi impercettibile, ma fu sufficiente per
metterlo in allarme.
-Ehi, zucca pelata! Nessuno ha chiesto il tuo parere, anzi... invece
che cercare di smorzare i toni dovresti aiutarmi a far capire a questo
bell'imbusto quanto si sia comportato da idiota!-
-Cosa?!? Ma... insomma... non è mica un ragazzino! Saprà lui cosa deve fare!-
-Ahahahaha! Non sei convito nemmeno tu di quello che dici!-
-Oh insomma! A te l'alcool da proprio alla testa!-
-Diciamo che mi aiuta ad essere più... schietto!-
-Anche troppo, direi! Hai detto a Vegeku che avrebbe dovuto fracassare
Yamcha di botte, ma se io fossi stato in lui, avrei prima tagliato la
lingua a te!-
-E io che diamine c'entro? Mica ci ho provato con Bulma!-
-Però stai facendo un sacco di discorsi fuori luogo!-
-A me non sembra proprio che...-
-Fate silenzio!- il tono di voce con cui Vegeku proferì quelle
parole ebbe l'immediato effetto di zittire entrambi, poiché
colti da un leggero fremito di timore. Jirobay, Crilin e Muten si
voltarono verso il potente guerriero, ancora seduto sullo scoglio e
intento a fissare un punto indefinito sotto di sé. Con la testa
leggermente ricurva verso il basso e le braccia
incrociate, batteva nervosamente con un tallone la superficie liscia
del masso sottostante.
-Ve lo dico io... quello è fuori di testa!- bisbigliò Jirobay ai compagni, cercando di non farsi udire dal sayan.
-è... tutto a pos...?-
-Per favore Crilin, ho bisogno di silenzio...-
Sarebbe stato quasi impossibile per chiunque riuscire a seguire i
movimenti di una terrestre dall'aura così insignificante. Bulma
non aveva una grande forza spirituale perciò era facilissimo
confonderla con tutte le altre persone che abitavano il pianeta. Ma
decise di concentrarsi al meglio... non voleva perderla di vista!
Avrebbe captato ogni suo movimento, anche il più insignificante,
e alla fine avrebbe scoperto dove si stesse dirigendo. Già... la
ragazza aveva abbandonato la Capsule Corporation dopo che il padre era
entrato nella stanza in cui lei si trovava con quel miserabile di
Yamcha... che diamine poteva essere successo? Aveva percepito un
piccolo incremento nell'aura della donna... minuscolo, quasi
impercettibile, eppure sufficiente perché Vegeku, già
intento a sorvegliarla, si accorgesse che qualcosa non stava andando
nel verso giusto. Che si fosse arrabbiata? Probabile... anzi, era
l'unica spiegazione plausibile! I comuni terrestri non avevano il
potere di controllare a piacimento l'intensità della loro
energia spirituale, dunque quell'improvviso mutamento, anche se
modesto, doveva essere legato ad un cambiamento d'umore. Stava
fuggendo... ma dove avrebbe avuto intenzione di andare? Non era
semplice riuscire a tenerla d'occhio in mezzo a tutto il caos che anche
quella mattina regnava sulla città dell'Ovest; per questo aveva
bisogno di silenzio. Che avesse discusso con Yamcha? Forse... eppure,
stranamente, aveva deciso di non seguirla. Non fino a quel momento,
almeno! Ecco... ora anche lui si era precipitato fuori dalla Capsule
Corporation e stava correndo per le strade nel tentativo disperato di
raggiungerla. Non sarebbe stato difficile per lui trovarla...
perché quella donna doveva essere tanto prevedibile?
Perché aveva deciso di andarsi a rifugiare proprio in quel parco
di ciliegi? Ogni volta che era afflitta per un qualunque motivo, andava
sempre a piangere lì... non era cambiata di una virglola! A
questo fugace pensiero che si era affacciato nella sua mente, sorrise
malinconico... la sua Bulma era sempre la stessa: meravigliosa,
affascinante, impulsiva, sentimentale! Peccato che Yamcha non ci
avrebbe messo molto a intuire dove potesse essere andata.
Al diavolo il dottor Brief e il suo patetico tentativo di convincerlo a
non seguirla! Ma con chi credeva di avere a che fare? Yamcha non era di
certo uno che si arrendeva alle prime difficoltà! Ancora deluso
e abbattuto, ma con una concreta smania di rivincita in corpo, pensava
a quanto fosse stato stupido da parte sua ascoltare il padre di
Bulma ed evitare di correrle dietro. Quella stupidissima esitazione gli
aveva soltanto fatto perdere del tempo prezioso. E ora? Dove era
andata? L'aveva persa di vista... accidenti! Il ragazzo correva senza
sosta setacciando anche i vicoli più stretti della città.
Quella sciocca poteva essersi rifugiata dovunque! Se il suo intento
fosse stato quello di fargli perdere le tracce, sarebbe stato
più che sufficiente girovagare tra la folla di uno dei numerosi
centri commerciali della zona. Oh cavolo! Yamcha, sempre più
nervoso e infuriato, continuava a girovagare a vuoto tra quelle strade,
guadagnandosi gli sguardi incuriositi della gente. Che avevano tanto da
guardare, poi? Non avevano mai visto nessuno arrabbiato? Le sue gambe
ormai si muovevano da sole, il suo cuore batteva all'impazzata e,
forse, ciò non era causato tanto dallo sforzo fisico a cui stava
sottoponendo il suo corpo, quanto dalla tensione e dalla paura di
essersi giocato definitivamente le sue ultime possibilità. Ad un
certo punto si fermò; si poggiò ad un enorme recinto in
muratura e iniziò a battere i pugni su di esso, procurandogli
diverse crepe piuttosto vistose.
-Dove sei finita? Dove accidenti ti trovi?!?- il ragazzo urlava e
imprecava maledicendo sé stesso per non averle impedito quella
ridicola fuga e per aver titubato a lungo prima di mettersi sulle sue
tracce. Il sudore che colava dalla sua fronte, gli bagnava e
ammorbidiva il viso, ormai da troppo tempo contratto in una smorfia di
rabbia, mentre, a contatto con gli occhi, procurava a questi ultimi un
intenso e fastisioso bruciore.
-Al diavolo te, stupida babbea! Era questo che volevi... vedermi
ridotto a uno straccio?!? Idiota... alla fine sarai solo tu quella che
ci rimetterà! Solo e soltanto tu!-
Il ragazzo si abbandonò ad un forzato riposo: era stanco,
esausto, non aveva le forze sufficienti per percorrere in lungo e in
largo una città senza avere idea di quale fosse la sua meta. Si
lasciò cadere a terra, frustrato e umiliato. Tentò di
chiamare Bulma al cellulare, ma ovviamente non voleva saperne di
rispondere. Ma perché? Perché?!? Bel modo di comportarsi
quello... prendersela con lui perché quel verme di un sayan non
la degnava di alcuna considerazione... e poi? Che le era passato in
mente di fare quella sfuriata solo perché quel vile aveva
suonato al suo campanello? Povera sciocca... se Vegeku avesse davvero
desiderato incontrarla, non si sarebbe di certo arreso di fronte ad un
rifiuto da parte del padre di lei! Ma come mai era tanto stolta da
non capire che la stava soltanto prendendo in giro? Chissà...
magari in quel momento stava ridendo della sua ingenuità, mentre
lei stava da sola a piangere chissà dove... da sola?!? Certo,
per forza! Disperata com'era, non poteva di certo essersi rifugiata in
un luogo affollato! Come aveva fatto a non pensarci prima? Sicuramente
si era diretta in qualche posto tranquillo e isolato... magari alla
periferia della città! E se in quel momento si fosse trovata nel
piccolo parco di ciliegi in cui andava a versare lacrime quando, da
ragazzina, litigava con lui o distruggeva qualche ingegnosissima
invenzione? Non aveva altri appigli... doveva tentare! Improvvisamente,
insieme ad una motivazione, trovò anche la forza per continuare
quella ricerca. Era il suo ultimo appiglio; avrebbe tentato e, se fosse
andata male, se ne sarebbe fatta definitivamente una ragione.
Con la schiena riversa sul soffice tappeto di petali candidi e rosati,
lasciati disordinatamente cadere da quella leggerissima brezza
primaverile che ancora accarezzava la pelle e le guance umide
dell'afflitta Bulma, la donna continuava senza sosta a piangere e
tormentarsi e a maledire quella carogna di Yamcha. L'esile tronco di
quel ciliegio, non ancora completamente sfiorito, sembrava proteggere
la
ragazza avvolgendola nella sua ombra. Quanto amava quel giardino! Una
vera perla rara che in pochissimi erano in grado di apprezzare. Quel
luogo così pacifico e ilare riusciva a infondere nel suo animo
almeno un po' di tranquillità... ma giusto un po'. Continuava a
pensare a lui, a quanto avrebbe desiderato stringerlo tra le sue
braccia. Gli mancava sempre di più e, dopo quanto le aveva detto
il padre, temeva di essersi giocata stupidamente l'ultima
possibilità di poterlo incontrare. Ma non era certo solo quello
il motivo della sua angoscia! Troppi dubbi, ormai, si erano insinuati
nella sua mente. E se Yamcha non avesse mentito? E se davvero Vegeku
fosse rimasto del tutto indifferente a quel maledetto bacio rubato? Chi
poteva assicurarle che il sayan, quella mattina, non fosse andato a
cercarla
solamente per dirle che non voleva più saperne niente di lei?
No... Bulma non l'avrebbe sopportato! Sarebbe morta piuttosto. Ormai,
però, non poteva più esimersi dal fare i conti con
sé stessa: la situazione in cui si trovava era a dir poco
terribile... non erano in gioco solamente i suoi sentimenti, ma anche
quelli di un sayan forse senza scrupoli, di Chichi, dei loro figli...
Chissà come se la stava passando la moglie di Goku! Dopo il loro
ultimo incontro si erano avvicinate tantissimo, almeno a livello
emotivo. In realtà tra lei e Chichi, nonostante si conoscessero
da anni, non si era mai instaurato un vero e proprio rapporto di
amicizia, anzi, probabilmente aveva sempre continuato a considerarla
una semplice conoscente. L'aveva giudicata male: troppo impulsiva,
esigente, un po' maniaca di perfezionismo... non aveva mai ritenuto
davvero che fosse la compagna adatta a Goku! Eppure, almeno in parte,
fu costretta a ricredersi: forse non esisteva al mondo una donna
più innamorata di lei! Non si sarebbe mai aspettata da Chichi
una sceneggiata come quella avvenuta diversi giorni prima alla
Capsule Corporation, o, almeno, non avrebbe mai immaginato che a
spingerla a casa sua fosse stato un sentimento tanto profondo nei
confronti del marito! Non esisteva al mondo una donna più
innamorata di lei... ma come lei sì! Bulma aveva perso la testa
per Vegeta quasi senza rendersene conto e, inizialmente, nemmeno
riusciva ad ammetterlo. Poi le cose erano inaspettatamente cambiate
e... uff... ma perché aveva deciso di fondersi con Goku?
Perché? Ora doveva fare i conti con quel miserabile di Vegeku...
lo odiava? No... sciocca terrestrina senza cervello! Che accidenti
provava, allora? Perché desiderava così tanto vederlo?
Cosa voleva da lui? E pensare che non aveva nemmeno mai sentito la sua
voce! Eppure ricordava benissimo la sensazione che provò quando
se lo trovò davanti al palazzo di Dende... sconforto! E poi
rabbia... sì, una rabbia tale che avrebbe provato ad ucciderlo,
se non fosse stato tanto più potente di lei! Ma dove erano
andati a finire quei sentimenti? Perché ora di quel sayan
ricordava soltanto la somiglianza col suo adorato principe?
-Finalmente ti ho trovata! Ma che ti è saltato in mente di fare?-
Balma drizzò la schiena di scatto: prima si sedette, poi si
alzò in piedi, guardando con disprezzo l'uomo che le si era
parato davanti.
-E tu quando ti deciderai a lasciarmi in pace? Mi sembrava di essere stata molto chiara...-
-Se per te darsela a gambe significa essere chiari, allora forse dovresti rivedere i tuoi canoni di comunicazione...-
-Ma quanto sei spiritoso! Vattene...-
-Scordatelo!-
-La tua presenza mi da fastidio, quindi sparisci-
-Ah sì? Bè, mi dispiace... ma questo è un giardino pubblico!-
-Allora me ne andrò io...- la ragazza, però, non
riuscì a fare più di un passo: Yamcha le si era
avvicinato ulteriormente.
-E dove vorresti andare? Sentiamo...-
-Non sono affari tuoi...-
Vegeku, visibilmente innervosito, continuava a tenere lo sguardo
abbassato. Crilin e Muten avevano notato quello strano cambiamento
d'umore... cosa poteva essergli successo? Che la colpa fosse di quel
patetico discorso proferito da Jirobay? La cosa, comunque, sembrava
abbastanza preoccupante: avevano sempre visto quel sayan rimanere
impassibile in ogni situazione, ma, evidentemente, quella maschera di
indifferenza che si era ostinato ad indossare doveva essersi finalmente
staccata dal suo volto.
Continuava a stringere con forza i pugni e a battere con un tallone la
superficie dello scoglio su cui sedeva. Yamcha l'aveva raggiunta. Come
immaginava! Quel bastardo era più astuto di quanto volesse dare
a vedere... cosa le stava dicendo? E lei? Lo avrebbe ascoltato?
Maledetto schifoso... si era avvicinato ancora!
L'ultimo colpo inflitto dal suo piede fu fatale a quel masso che aveva
accolto su di sé il potente sayan. Crilin e Muten sgranarono gli
occhi dal terrore... cosa stava succedendo? Intanto, Vegeku
iniziò a muoversi a passo lento in direzione opposta rispetto ai
suoi amici, fino a raggiungere l'acqua del mare.
-V-va... tutto bene?- chiese Crilin profondamente turbato.
Il sayan non rispose: continuò a guardare dritto davanti a
sé, accigliando ancora maggiormente lo sguardo. Adesso era
davvero troppo! Il fatto che già una volta fosse stato clemente
con lui, non autorizzava di certo Yamcha ad insistere in maniera tanto
spudorata! Bulma se ne era andata dalla Capsule Corporation, quindi,
evidentemente, non voleva più vederlo... perché diamine
continuava a correrle dietro? Doveva impedirglielo... dove impedirgli a
tutti i costi di mettere di nuovo le mani su quella donna! Posò
le dita sulla fronte e in un attimo si dileguò sotto lo sguardo
attonito dei presenti.
-Ve lo dicevo io... quello è fuori di testa!-
-Ma smettila, Jirobay!- urlò Crilin sferrando un cazzotto in testa all'amico e facendolo cadere a terra svenuto.
-Ecco... quando si sarà svegliato, si troverà già
sull'obelisco di Balzar... aiutami a caricarlo sull'elicottero,
maestro!-
-D'accordo Crilin...-
-Mi rispondi sempre così! Non sono affari tuoi!
Ma andiamo... non ti rendi nemmeno conto di quanto sei patetica!-
Yamcha continuava a guardare Bulma con occhi carichi di rancore e,
intanto, si avvicinava lentamente a lei, mentre quest'ultima, cercando
di non mostrare il timore che stava crescendo in lei cogliendo tutta la
rabbia e la frustrazione nello sguardo del suo interlocutore,
indietreggiava lentamente, nel tentativo di evitare il contatto fisico
col ragazzo.
-Se sono tanto patetica, perché continui a venirmi dietro?-
-E tu perché continui ad allontanarti? Non dirmi che hai paura...-
-C-certo che no, stupido! Solo che non mi va che ti avvicini troppo!-
-E perché mai?-
-Perché mi fai schifo!-
-Addirittura?!? Non mi sembrava che quando ti ho baciata, tu avessi provato tanto ribrezzo!-
-Non dire sciocchezze! Mi hai semplicemente colta di sorpresa!
-Ma davvero?!? Dì un po'... il tuo amichetto si è fatto vivo nel frattempo?-
-Vattene...-
-Lo prendo per un no?-
-Ti ho detto che devi sparire!!!-
Il ragazzo si avvicinò ancora a Bulma, ormai pronta a mettersi a
urlare, nella vana speranza che qualcuno la sentisse. Sapeva che Yamcha
non le avrebbe fatto del male, anche se era infuriato, ma non voleva
stare lì con lui a sentire tutte quelle maledette parole che, di
fatto, la riportavano alla realtà.
-Vedi quanto sei sciocca? Quel sayan non verrà mai da te!-
l'avrebbe afferrata per un braccio... solo un altro passo e l'avrebbe
costretta a rimanere lì a starlo a sentire per l'ennesima volta
mentre proferiva inutili parole d'amore nei suoi confronti.
-Perché non cerchi di ascoltarmi sul serio, una buona volta?-
-Secondo me Bulma ha già ascoltato anche troppo.-
Yamcha raggelò. Era a meno di mezzo metro dalla sua donna,
quando all'improvviso quel lurido e maledetto sayan si era
materializzato tra loro due, lasciando senza fiato il ragazzo. Bulma
intanto era sul punto di svenire... per lo shock? Per la sorpresa?
Vegeku era davvero lì, davanti a lei? Davvero l'avrebbe aiutata
a cavarla fuori da quella pesante situazione? Allora ci teneva? Ci
teneva davvero? Quindi non l'aveva scordata! Non aveva dimenticato la
sua esistenza! Forse contava ancora qualcosa per lui! Forse... la
ragazza aumentò all'improvviso l'intensità del suo
pianto... chissà se quelle nuove lacrime erano dovute
maggiormente allo sconcerto oppure alla gioia! Avrebbe voluto gettargli
le braccia al collo e stringerlo a sé con tutta la misera forza
che aveva in corpo. Non ci riuscì: troppo era lo sgomento,
troppa la paura, ancora stranamente presente, di subire un rifiuto. Non
mosse un dito; si limitò a fissare la sua maestosa figura, resa
sfuocata dal velo di lacrime che rivestiva le sue iridi. Basta! Non
avrebbe retto un secondo di più... rivolse uno sguardo a Yamcha
e lo vide dinanzi a Vegeku, con il corpo apparentemente paralizzato...
stupore? Terrore? Non aveva alcuna importanza, non per lei...
-Portami via, Vegeku! Ti prego...-
Il sayan, per un altro istante, posò gli occhi su quelli
attoniti e impauriti di Yamcha... vigliacco! Non gli disse nemmeno una
parola: non era necessario! Evidentemente, l'espressione del suo viso
era stata più che sufficiente ad intimorirlo a dovere. Se Bulma
non avesse parlato, quella volta non lo avrebbe risparmiato... ma a
cosa sarebbe servito, in fondo, se non a renderlo un vile assassino, al
pari del mostro che aveva eliminato? Si voltò verso la donna
ancora sconvolta, le cinse la vita stringendola a sé,
posò le dita sulla fronte e, così come era arrivato, si
dileguò nel nulla... ma, stavolta, insieme a lei.
CONTINUA...
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Capitolo 18 *** Brividi ***
brividi
Ciaooooo!!! Scusate il
ritardo... sono stata un po' impegnata in altre faccende più o
meno serie... comunque, senza girarci troppo attorno, questo capitolo
è dedicato completamente a Bulma e Vegeku! Visto tutto il tempo
che ci è voluto prima che avvenisse l'incontro, mi sembrava
giusto dedicare loro un intero capitolo (e anche di più!)... non
smetterò mai di ringraziarvi abbastanza, sono troppo contenta
del fatto che la mia storia stia piacendo ^_^ siete tutti fantastici,
vi adoro!!!
I mille brividi che attraversarono il suo corpo
nell'istante in cui Vegeku posò le dita sulla propria fronte per
dileguarsi nel nulla, andavano a contrastare prepotentemente con quella
sensazione di leggerezza assoluta che le aveva ormai attanagliato il
cuore. Nel momento in cui l'aveva stretta a sé, quasi con forza,
ancora poteva percepire la tiepida brezza del parco di ciliegi
accarezzarle il viso. Quel gesto, accompagnato da un mutismo forse
esibito per mascherare il rancore, aveva avuto l'effetto di estraniare
Bulma dalla realtà, più di quanto già non fosse:
nell'attimo in cui divenne preda di quel vigoroso ma anche delicato
abbraccio, la donna ebbe la sensazione che il sayan volesse rivendicare
una volta per tutte quanto lei ancora gli appartenesse. Che fosse un
gesto di vendetta nei confronti di Yamcha? Forse... o magari la ragazza
stava semplicemente divagando troppo con la sua complicatissima mente.
Avrebbe dovuto imparare a metterla a tacere, se non avesse voluto
rischiare di trovarsi implicata in qualche pericolosissima contesa tra
la sua ferma ragione e i suoi sentimenti ballerini! Quando la donna
decise di aprire gli occhi, percependo sulla propria pelle i brividi
fastidiosi causati da taglienti raffiche di vento che nulla avevano a
che fare con il piacevole venticello del giardino in cui si trovava
pochi attimi prima, si trovò davanti lo sconcertante scenario di
una vallata rocciosa e desolata. Il suo sguardo fu rapito per alcuni
istanti da dalla vastità del paesaggio che le si apriva davanti
agli occhi attoniti: dove l'aveva portata quel sayan che ancora la
stringeva a sé? In quel momento, Bulma si rese conto che i suoi
piedi non stavano toccando terra: nel tentativo quantomai inutile di
percepire con la vista i limiti di quello sconfinato orizzonte, non
aveva assolutamente pensato di abbassare la testa e di guardare cosa ci
fosse sotto di lei. Solo dopo diversi secondi si rese conto, dunque, di
essere ancora sospesa in aria. Il materializzarsi di tale certezza la
fece lievemente sussultare: il suo cuore ebbe un'impercettibile
accelerazione mentre le sue braccia, del tutto inconsapevolmente, si
strinsero con forza intorno al collo di Vegeku. Ella stessa rimase
perplessa nel constatare l'anomalia della reazione appena avuta: in
fondo, era abituata a fluttuare nell'aria con esseri potentissimi che
vantavano la straordinaria capacità di saper volare... eppure,
chissà perché, non riuscì a trattenere il suo
esile corpo dal far emergere un fremito di paura. Aveva appena lasciato
quel meraviglioso giardino che stava per trasformarsi in una pericolosa
trappola amorosa ed ora si trovava sospesa nel vuoto tra le braccia di
un guerriero tecnicamente sconosciuto a contemplare l'immensa
desolazione che si apriva tra le alture e le vallate. Tra i suoi piedi
e il suolo dovevano esserci almeno seicento metri, eppure molte vette
sembravano alzarsi svariati chilometri in più rispetto alla sua
testa. Cercando di placare il più possibile quel vortice di
sensazioni che la stava pericolosamente travolgendo, tentò di
concentrarsi sulla natura geomorfologica di quei monti fieri e
maestosi che insidiavano il cielo con le loro vette aguzze. Iniziava a
percepire i primi malesseri causati dallo sbalzo di pressione cui il
suo fisico era stato appena sottoposto: erano molto in alto... forse
troppo per una normale e banalissima terrestre, e anche le raffiche di
vento che, taglienti, sembravano lacerarle la pelle, iniziavano a
procurarle non poco fastidio. Freddo, vento, e quella spiacevole
sensazione alle orecchie tipica dell'alta montagna, la costrinsero
quasi involontariamente a proteggere il viso nascondendolo tra l'incavo
del collo e la spalla del sayan.
In quell'istante avvertì l'inconfondibile sensazione di
precipitare nel vuoto: imprimendo una forza anche maggiore alle proprie
braccia, già da alcuni secondi avvinghiate intorno a Vegeku,
chuse gli occhi e si lasciò piacevolmente trasportare dal
guerriero che, evidentemente, stava scendendo a terra ad una
velocità piuttosto sostenuta. L'impatto col suolo fu tutt'altro
che traumatico: quasi la donna non si rese conto che i suoi piedi
poggiavano su una base solida. Capendo finalmente di essere ormai giunta
a destinazione, Bulma riaprì lentamente gli occhi e, colta da un
leggero imbarazzo, scostò il proprio viso dalla spalla di
Vegeku. Nello stesso istante, sciolse le sue mani dall'abbraccio che la
legava a lui.
-Dove siamo?- chiese la donna guardandosi attorno con aria perplessa, cercando di evitare lo sguardo del suo interlocutore.
-In una delle numerosissime vallate ai piedi delle montagne rocciose- rispose l'uomo avvicinandosi ad uno strapiombo.
-Ma non siamo ancora un po' troppo in alto? Scendiamo più giù!-
Bulma indossava solamente una maglietta a maniche corte e un paio di
jeans piuttosto leggeri, oltre a dei sandali bassi aperti, decisamente
poco adatti a quel luogo tanto ostile. Continuava ad avere freddo e a
provare un'inspiegabile sensazione di disagio, eppure non riusciva
capire quale ne fosse la causa. Portò lo sguardo verso Vegeku,
che in quel momento le dava le spalle e ammirava l'immensa distesa di
roccia che ancora si apriva sotto i loro piedi. Solo allora la donna
riuscì ad acquistare un minimo di lucidità e a capire
quanto fosse precaria la situazione in cui si era venuta a trovare: era
lì, bloccata nell'aridità di un paesaggio montuoso,
lontana forse migliaia di chilomentri da casa sua, in compagnia
dell'uomo di cui agognava la presenza da circa due mesi ma che di fatto
si era ripresentato ai suoi occhi all'improvviso, senza fornirle
nessuna spiegazione, trascinandola, chissà perché, in un
luogo ostile e decisamente inospitale dove era altamente improbabile
che ci fosse qualche altro essere umano nelle vicinanze. Che gli era
saltato in mente di portarla proprio lì? E per quale motivo? Una
leggera ansia iniziò a pervadere il corpo della ragazza, che
faticava ad attribuire un senso logico alla scelta di Vegeku. Che fosse
arrabbiato con lei? Forse... non avrebbe di certo potuto escludere una
simile ipotesi! Egli era a conoscenza del bacio che Yamcha le aveva
rubato e magari pensava che lei lo avesse volutamente ricambiato.
D'altra parte, cosa sapeva lei di Vegeku se non solamente il fatto che
fosse il risultato della fusione tra Goku e Vegeta? Niente... Questo
fugace pensiero la riportò con la mente a Gotenks: anche
quest'ultimo era nato dall'unione materiale e spirituale del corpo di
due sayan... Rabbrividì ricordando il carattere del potentissimo
essere generato da suo figlio e dal piccolo Goten: quella creatura non
aveva nulla della semplicità e dell'ingenuità dei bambini
che gli avevano dato vita! Era spavaldo, arrogante, forse pure
menefreghista... magari nemmeno aveva sfidato Majin Bu con l'intento di
salvare il mondo, ma soltanto per dare sfoggio delle proprie
abilità di guerriero! Quell'improvviso barlume che si era acceso
nella testa di Bulma, stava pericolosamente generando un dubbio
tremendo: e se quel sayan davanti a lei non avesse avuto NIENTE di Goku
e Vegeta, a parte la somiglinza fisica? E se, come aveva cercato di
insinuare Yamcha solo qualche ora prima, quell'uomo avesse davvero
voluto farle del male? Rabbrividì all'idea, e subito dopo
provò vergogna di sé stessa, avendo dubitato anche
un solo istante della buona fede di Vegeku. No! Non poteva avere
cattive intenzioni! Magari, semplicemente, non si era reso conto che
per lei quel posto era troppo ostile... in fondo, era pur sempre l'uomo
più forte dell'universo! Di sicuro, lui il freddo non lo pativa
affatto...
Vegeku si voltò verso di lei, sfoggiando un sorriso stranamente
divertito. Con quel gesto sublime e forse provocatorio, riuscì
ad interrompere il flusso di pensieri che scorreva senza sosta
nella mente iperattiva di Bulma. Per un altro lunghissimo e
interminabile istante, guardò la donna davanti a sé prima
di proferire parola. Quest'ultima, visibilmente attonita, si perse
involontariamente nelle iridi scure del sayan; poi riprese la
padronanza di sé stessa: che vegeku avesse colto il malcelato
timore che poco prima si era insinuato nel suo animo? Probabile... ma
perché sorrideva così, allora?
-Qui va benissimo, non è necessario scendere ancora.- Vegeku
iniziò ad avvicinarsi lentamente alla donna, senza mai staccare
gli occhi da quelli di lei. Provava una strana sensazione nel rendersi
conto di quanto la ragazza fosse visibilmente impaurita. Certamente,
tutto ciò doveva dipendere dal suo inaspettato arrivo e dal
fatto che l'aveva tirata fuori da una situazione in cui lei si era
volutamente e imprudentemente cacciata. Che Bulma fosse consapevole di
aver fatto una sciocchezza e adesso temesse una reazione inconsulta?
Sì, su questo non aveva alcun dubbio: le si leggeva chiaro in
faccia che avrebbe voluto giustificarsi, e lui sapeva benissimo a cosa
alludesse quello sguardo intimorito. Sapeva che Bulma, colta in un
momento di debolezza causato da una grande afflizione, si era lasciata
abbindolare dalle parole smielate di quel vigliacco di Yamcha. Sapeva
anche che probabilmente lui aveva ingigantito il racconto e che di
sicuro lei non era innamorata di lui. L'unica cosa certa era che dentro
di sé Vegeku covava ancora molto risentimento a causa di quella
brutta faccenda, ma non riusciva a far chiarezza su chi fosse la
persona verso cui nutriva tale astio.
Non si fermò di fronte a lei: le si mise affianco e
proseguì dritto davanti a sé. Bulma, istintivamente, si
voltò di nuovo verso di lui, senza proferire alcunché.
-Avanti, seguimi!-
Le parole fuggite dalla bocca del sayan avevano un che di pungente e
forse altezzoso. La ragazza faticava a capire il senso di quanto stava
accadendo e la confusione continuava inesorabilomente a farsi strada
dentro di lei. Eppure obbedì. Strinse i pugni e si
incamminò sulla scia di Vegeku, dimenticando per qualche istante
sia il freddo che il vento. In fondo, non aveva altra scelta: erano
soli in mezzo al nulla e lei doveva fidarsi per forza.
Dopo pochi minuti giunsero ai piedi di un enorme masso poggiato sul
fianco scosceso di un monte altissimo. Girarono attorno a quella roccia
e si trovarono al cospetto di un'imponente vetta; qualche metro
più avanti, si apriva un altro strapiombo. Vegeku si
fermò e salì sul masso, per poi sedersi.
-Qui siamo al riparo dal vento... non dovrebbe darti molto fastidio.-
Sorrise nel pronunciare quelle parole: era un ghigno beffardo,
insolente, provocatorio. La guardava dall'alto di qella roccia mentre
lei, ancora giù, si sforzava di mantenere il più
possibile la calma. Le sue vecchie certezze iniziavano a sgretolarsi, e
altre si stavano concretizzando: probabilmente, Vegeku era davvero
arrabbiato. Altrimenti, perché affermare sfacciatamente che
lì il vento non le avrebbe dato fastidio, quando sapeva
benissimo che, benché quel luogo fosse parzialmente
riparato, il freddo continuava comunque ad essere pungente? Ma non
volle cedere.
-Infatti, qui si sta molto meglio.- mentì, e capì anche
che il sayan se ne era reso conto. Stava per intavolare una sfida.
Certo, aveva pochissime possibilità di uscirne vincitrice!
Quando si creava una simile tensione tra lei e Vegeta, Bulma non si
tirava mai indietro e, al costo di farsi male sul serio, non si esimeva
dall'affrontare apertamente il principe dei sayan. Il tempo, alla fine,
le aveva sempre dato ragione... perché lei conosceva il suo
compagno, aveva imparato quali fssero i suoi punti deboli, sapeva come
prenderlo... ma in quell'occasione non aveva a che fare con Vegeta e,
solo allora, per la prima volta, se ne resse davvero conto.
-Vuoi che ti aiuti a salire o preferisci restare giù?-
-Rimango giù, grazie. Si può sapere perché mi hai portata in un posto del genere?-
-Se ti dicessi che questo è stato il primo luogo a venirmi in mente durante il teletrasporto, mi crederesti?-
-No.-
Il sayan sorrise nuovamente, constatando con piacere che Bulma non
aveva perso la grinta e nemmeno quel pizzico di follia che l'aveva resa
una scienziata geniale e una donna ammaliatrice. Se il suo sguardo non
avesse celato tanto malamente quella sensazione di panico offuscata
dalla sua consueta impertinenza, probabilmente il sayan l'avrebbe presa
e trascinata con la forza sopra quel masso... perché, dopo
tutto, nulla era cambiato: lei non era cambiata, il suo carattere non
era cambiato, la sua grinta non era cambiata... Vegeta non era
cambiato! E pulsava sempre di più nel corpo del nuovo guerriero,
trafiggendogli l'animo, lacerandogli il cuore, premendo con tutto
sé stesso affinché Vegeku cedesse alle sue violente
percosse.
-Avresti anche potuto dirmi di sì... in fondo sei brava a mentire!-
Bulma sentì il suo corpo raggelare di nuovo, ma stavolta la
colpa non era del clima freddo che caratterizzava la vallata.
Perché le aveva detto una cosa del genere? A che gioco stava
giocando quell'essere tanto spudorato? Lei aveva la coscienza sporca,
certo: sapeva di essere caduta nella trappola tesa da Yamcha; era anche
consapevole del fatto che se suo padre non le avesse detto della visita
di Vegeku, probabilmente prima o poi ci sarebbe cascata del tutto.
Probabilmente... o forse no! Perché il suo cuore, ormai,
apparteneva a Vegeta... era suo! Nessuno avrebbe mai potuto prendere il
posto dell'uomo che aveva amato con tanta passione! Nessuno... l'unica
persona al mondo che sarebbe riuscita a farla capitolare era in
realtà il guerriero affascinante e terrificante che in quel
momento la stava guardando come se riuscisse a leggere negli occhi
della donna cosa fosse impresso nella sua anima. Ne era estasiata,
certo, ma in quella situazione così paradossale e decisamente
inaspettata, non poteva fare a meno di temerlo. Eppure, se lei era
arrivata a quel punto, se Yamcha era riuscito ad insidiarla, gran parte
della responsabilità era proprio di Vegeku... perché lui
era sparito nel nulla! L'aveva abbandonata a sé stessa e al suo
dolore per due mesi... l'aveva resa fragile soltanto allontanandosi da
lei! L'aveva umiliata ignorandola... l'aveva torturata non cercandola!
L'aveva delusa straziandole il cuore... l'aveva quasi persa! Ma, forse,
questo a lui nemmeno interessava.
-Non ha alcuna importanza... un posto vale l'altro, in fondo. Pazienza se fa un po' freddo...-
-Non più di tanto. Di solito da queste parti il vento è molto più gelido e tagliente...-
-Ne deduco che ti avventuri spesso qui! O forse ci venivano Goku e Vegeta?-
Il sayan trattenne a stento una risata.
-Tutti i guerrieri degni di questo nome che abitano sulla Terra,
vengono ad allenarsi qui almeno una volta nella vita... comunque,
questo è il posto in cui io, Gohan, Goten e Trunks ci rechiamo a
combattere quasi tutti i giorni: è sufficientemente impervio ed
isolato e va benissimo per scatenare buona parte della nostra forza.-
-Cosa? Ma che stai dicendo?Trunks verrebbe tra queste montagne insieme a te?!?-
-Sì, certo! Che c'è? Non ne sapevi niente?-
Per un attimo, Bulma rimase muta. Questa scoperta l'aveva lasciata
piuttosto attonita. Dunque, suo figlio vedeva quotidianamente Vegeku? E
perché mai a lei non aveva detto niente? Diavolo di un
ragazzino! Che gli era saltato in mente di tenersi per sé una
cosa del genere?!?
-In effetti no... quel bambino si è guardato bene dal dirmelo.
Bè, vorrà dire che appena tornerò a casa sarà
costretto a darmi qualche spiegazione!-
-Andiamo... non mi pare il caso che tu te la prenda tanto...-
-Ma certo, sta' tranquillo! Tanto comunque non avrei né la forza né la voglia di litigare con mio figlio!-
La donna improvvisamente si zittì e iniziò a fissare il
sayan con aria perplessa e interrogativa. Quelle chiacchiere su Trunks
erano del tutto superflue... lei ne era consapevole, entrambi ne erano
consapevoli! Non era certo quello il motivo per cui l'aveva condotta
tra quelle montagne: di sicuro, l'obiettivo di Vegeku non era quello di
raccontarle come trascorreva le sue giornate su quelle cime.
-Che c'è?-
-Perché mi hai portata qui? Stavolta però rispondimi seriamente...-
-Per quale motivo pensi che io l'abbia fatto?-
-Se devo essere sincera, non ne ho la più pallida idea...-
-Sei un po' in confusione o sbaglio?-
Bulma si allontanò dalla roccia su cui sedeva Vegeku, poi, con
fare piuttosto accigliato, si sedette a terra. Dalla posizione in cui
era, percepiva nuovamente fin troppo bene quelle raffiche di vento che
sembravano lacerarle le menbra; però riusciva anche a guardare
meglio in faccia l'uomo che l'aveva trascinata lì.
-Se hai deciso di prenderti gioco di me, fa' pure. Non ho intenzione di
prendermela per le illazioni pungenti di uno sconosciuto!-
Vegeku, per un attimo, chiuse gli occhi e sospirò.
-Sì, certo... stai cercando di convincere me oppure te stessa?-
Bulma non rispose: era stata presa in contropiede! Stava per rimanere
imbrigliata in una trappola fin troppo subdola. Si limitò a
fissare il sayan ostentando un laconico silenzio, che però
esprimeva egregiamente tutta la sua irritazione.
Anche l'uomo rispose col mutismo, ricambiando lo sguardo della donna.
Gli occhi fieri dell'uno si posarono su quelli timorosi ma aggressivi
dell'altra per alcuni, interminabili secondi. Lei... era sempre lei! La
donna combattiva e dannatamente intelligente che riusciva ad ammaliare
chiunque anche solo incupendo lo sguardo. Cosa era riuscita a fare
attraverso quelle iridi azzurre!!! Aveva beffardamente e spudoratamente
sedotto l'orgoglioso e sanguinario principe dei sayan, lo aveva
vincolato a sé come la Terra trattiene la Luna nella sua orbita,
lo aveva conquistato, placato, plasmato, fatto suo... lo aveva reso una
persona decisamente migliore senza neanche rendersi conto che il merito
di quell'inaspettato cambiamento era quasi esclusivamente suo!... e di
Trunks...
-E va bene Bulma...- disse Vegeku
ostentando un sorriso piuttosto entusiasta -Non sei cambiata di una
virgola...-
-Che vuoi dire?- rispose la donna piuttosto sorpresa.
-Che tutto sommato hai reagito come mi sarei aspettato...-
-D'accordo, e allora? Hai intenzione oppure no di darmi qualche spiegazione adesso?-
-Ti ho portata qui perché è un posto a cui sono abbastanza legato... ed è isolato.-
-Ci sono migliaia di luoghi isolati sulla Terra! non potevi sceglierne uno con un clima più accogliente?-
-Quante storie, Bulma! Lo hai detto tu... un posto vale l'altro!-
-E va bene... tanto è inutile discutere pure su questo. Ora dimmi che cosa vuoi!-
-Io?!? Cosa vuoi tu, casomai! Mi hai chiesto di portarti via da quel bel giardino di ciliegi e io ti ho accontentata...-
-Ok... grazie mille per la generosità! Se è solo questo, allora, puoi anche riportarmi a casa, giusto?-
-Sbagliato.-
Quel poco di tranquillità emotiva faticosamente raggiunta da
Bulma, si dileguò di nuovo in un istante, mentre la sua pelle
era tornata a coprirsi di brividi: il freddo e lo sguardo magnetico di
Vegeku la stavano vincendo... dove voleva arrivare quell'uomo? Che
fosse davvero fuori di sé dalla rabbia? Tentò di
convincersi che non era lei ad essere in torto... per l'ennesima volta
la sua mente passò in rassegna tutto ciò che avrebbe
voluto e dovuto rinfacciare al guerriero. Ci provò, se non
altro... ma sapeva che non era un litigio il suo vero obiettivo... no!
Lei non voleva discutere! Non era per quello che l'aveva aspettato
tanto a lungo! Non era per quello che l'aveva supplicato di portarla
via...
-Insomma Vegeku! Sto seriamente perdendo la pazienza! Per favore... vuoi dirmi cosa ci facciamo qui?-
Il sayan colse nella voce tremante della ragazza di fronte a lui un
fremito faticosamente trattenuto di disperazione. Ma questo non aveva
alcuna importanza... non si sarebbe lasciato piegare da quel sentimento
di pietà che, dopo tutto, nemmeno gli apparteneva. Era lì
perché voleva che lei si esponesse, e, in un modo o nell'altro,
l'avrebbe costretta a parlare. Poco importava se a convincerla ad
esternare tutto ciò che provava sarebbe stato quel vento per lei
insopportabile oppure la consapevolezza di non poter sostenere a
lungo lo sguardo del sayan! Tutto questo era secondario...
l'importante era che parlasse! Doveva dirgli cosa pensava... doveva
dirgli ciò che provava!
-In realtà, pensavo che mi avresti chiesto come mai non mi sono fatto vivo fino ad oggi...-
-Fantastico! Vedo che una coscienza ce l'hai!-
-Oh certo! Se anche tu ne avessi dubitato, ora magari hai qualche certezza in più!-
-Mi hai portata tra questi monti per parlare di questo?-
-A dire il vero, preferirei
non perdere troppo tempo su questa faccenda. Se ho esitato a farmi
vedere è stato semplicemente perché avevo altri pensieri
per la testa. Non credo che ti basti come spiegazione, ma per ora
è meglio chiuderla così. In un'altra occasione ti
dirò esattamente come stanno le cose...-
-Perfetto... dopo questo bel discorso non saprei se ridere o piangere!- rispose la donna con voce tremante.
-Come hai fatto a cacciarti in quella situazione?-
-Di che stai parlando?-
-Che ci faceva Yamcha in casa tua se avevi chiesto a tuo padre di non far entrare nessuno?-
-Chi ti ha detto che Yamcha era a casa mia?-
-Ho percepito la sua aura... e anche la tua. Adesso però rispondimi...-
Bulma faticò a
prendere fiato. Cosa avrebbe potuto fare? Mentirgli? No...
perché Vegeku era già a conoscienza di quanto accaduto:
lo aveva appreso proprio dalla bocca di quel vile che aveva osato
baciarla in un momento di debolezza
-Stanotte mi ha chiamata,
verso le quattro o le cinque, non ricordo bene... era piuttosto agitato
e mi ha chiesto se era tutto a posto. Io mi sono arrabbiata e ho
chiesto spiegazioni su quella telefonata, ma lui mi ha detto che
sarebbe stato meglio parlarne di persona e...-
-...e ti sei fatta raggirare come una sciocca.-
-Se vuoi metterla su questo piano, fa' pure...-
-Questa è
semplicemente la conclusione logica a cui sono arrivato... ma se non
è così, dimmelo tu come stanno le cose!-
-E a te cosa importa? Sei piombato di nuovo dal nulla e adesso mi fai pure un interrogatorio?-
-Hai perfettamente ragione... dopotutto, avrei anche potuto lasciarti lì...-
-Me lo stai rinfacciando per caso?-
-No... però una cosa è certa: non ce ne andremo da qui finché non avrai chiarito la tua posizione...-
-Cosa?!? Ma sei pazzo? Che
diavolo ti salta in mente?!? Se qui c'è qualcuno che deve
chiarire la propria posizione, quello sei tu, caro mio!-
-Lo farò soltanto dopo che ti sarai decisa a parlare... prenditela con comodo se vuoi, tanto io non ho fretta!-
Il sayan mostrò un
ghigno alquanto divertito. Sapeva di tenerla in pugno, ormai, e che
presto avrebbe ceduto. Non aveva una chiara idea di cosa avrebbe voluto
sentirsi dire, sperava soltanto di averci visto giusto.
-Stupendo! Ma guarda in che razza di situazione mi trovo...-
Il viso di Bulma si
rigò di lacrime: rabbia e sconforto dominavano ormai il suo
animo. Quanto avrebbe retto ancora? Era sconvolta, frustrata, e il
freddo la stava attanagliando. Doveva semplicemente ammettere di essere
stata ingenua e di essersi fatta abbindolare, e finalmente quello
strazio sarebbe finito! Lo avrebbe fatto... avrebbe ammesso tutto!
Avrebbe parlato, pur di andarsene da lì...
-Non ti serve a niente piangere... di' qualcosa piuttosto, se non vuoi morire assiderata!-
-Lasceresti davvero che io muoia?-
-Sono sicuro che non arriverai al punto di doverlo scoprire da sola...-
-E va bene! Ti dirò
tutto quello che vuoi! Yamcha mi ha baciata, è vero... si
è presentato a casa mia per prendere uno stupido elicottero ed
ha approfittato del fatto che ero giù di morale. Ma io non ho
mai pensato nemmeno per un istante di tornare insieme a lui! Lo conosco
bene... so che non è la persona adatta a me! Oggi si è
rifatto vivo... abbiamo discusso, e alla fine l'ho mollato alla Capsule
Corporation senza dargli spiegazioni. Lui poi mi ha seguito e... il
resto lo sai...-
-Davvero interessante...-
Bulma, in quel momento,
prestò di nuovo attenzione allo sguardo di Vegeku: era basso,
incupito... arrabbiato? Forse... ma ormai lei non sapeva più
cos'altro dire: non stava mentendo! Non amava Yamcha... non era l'uomo
che avrebbe desiderato avere al suo fianco! Perché quello
stupido sayan si ostinava a non volerlo capire?
-Io non ho altro da aggiungere... se non ti è sufficiente, chiedimi esplicitamente cos'altro ti interessa...-
Vegeku portò di
nuovo gli occhi su quelli della donna. Senza che quest'ultima facesse
in tempo a rendersene conto, il guerriero scese dalla roccia e in un
attimo le si parò davanti. Arrivata a quel punto, Bulma non
provava nemmeno più quell'angosciante sensezione di paura che
fino a poci minuti prima l'aveva afflitta. Stava male: il vento non si
era placato affatto, anzi, se possibile, si era reso ancora più
pungente: quei sandali e quella maglietta che portava indosso non erano
sufficienti a proteggerla anche solo parzialmente dal freddo intenso di
quella sperduta vallata.
Priva di ogni speranza,
fissava il volto del sayan, che si era portato a pochi passi da lei: lo
vide prima abbassare lo sguardo, poi prostrarsi verso il suo corpo
ormai quasi gelido.
-In realtà, Bulma,
c'è soltanto un'altra cosa che mi preme sapere... saresti in
grado di accettare definitivamente il fatto che Goku e Vegeta non si
separeranno mai più?-
-Non capisco il senso di
questa domanda... che importanza vuoi che abbia? La tua stessa
esistenza mi mette di fronte al fatto compiuto... che io accetti o meno
questa cosa, quei due sayan non torneranno mai indietro!-
-Dunque... fino a che punto saresti disposta ad avere a che fare con me?-
Il sangue della donna
riprese a pulsare nelle vene con vigore, placando, seppur lievemente,
la sensazione di gelo intenso che la stava uccidendo. Non poté
fare a meno di guardarlo di nuovo, e stavolta si trovava a pochissimi
centimetri da lei. Ma non riuscì a leggere nulla nei suoi occhi:
sembravano dire tutto e niente! Le comunicavano astio, rancore, calma,
speranza... ma probabilmente stava sbagliando: tutto quel miscuglio di
sensazioni che stava provando non le permetteva di comprendere a fondo.
Quale poteva essere il senso nascosto di quella domanda, ammesso che ne
avesse avuto uno? Perché, tutto sommato, Vegeku era stato molto
chiaro, e quanto le aveva chiesto non lasciava molto spazio a dubbi
interpretativi...
-Allora Bulma... sto aspettando una risposta...-
CONTINUA...
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Capitolo 19 *** Per una risposta ***
per una risposta
Salve miei carissimi
lettori! Tra un acciacco e l'altro sono comunque riuscita a portare a
termine il capitolo... e soprattutto a copiarlo sul computer! Spero che
anche questo vi piaccia e che vogliate lasciare un commento... tra
l'altro, devo ringraziarvi di nuovo per la vostra stima! Siete
meravigliosi ^_^
Fino a che punto sarebbe stata disposta ad avere a che fare
con lui? Bella domanda... aveva trascorso due mesi a fantasticare su un
incontro che sembrava destinato a non dover avvenire. Lo aveva
desiderato con tutta sé stessa... per quale motivo, poi? Per
chiarire... ma chiarire che cosa? Che bella bugia che sia era
raccontata! Nel profondo della propria martoriata coscienza, sapeva
benissimo che da quel misterioso e affascinante sayan non avrebbe
voluto altro che Vegeta! Perché ormai era dentro di lui... il
suo corpo e il suo spirito avevano contribuito a creare quel guerriero
dall'espressione glaciale che la stava scrutando a distanza
ravvicinata. E i pochi centimetri che li separavano non erano
sufficienti a tenere a freno il battito accelerato del suo cuore
impazzito. Avrebbe potuto innamorarsi di lui! Era sufficientemente
cinico e bastardo perché lei ne fosse magneticamente attratta...
chissà se nella mente di Vegeku erano ancora nitidi i ricordi di
suo marito! Lei lo sperava, ovviamente... ma il comportamento ambiguo e
per nulla rassicurante mostrato fino a quel momento dall'uomo di fronte
a lei sembrava non voler confermare le sue aspettative.
Fino a che punto sarebbe stata disposta ad avere a che fare con lui?
Lei già lo sapeva... avrebbe messo in gioco qualunque cosa pur
di averlo! Si sarebbe spinta oltre ogni limite se solo avesse avuto la
certezza di poter essere contraccambiata! Al diavolo tutto e tutti!...
avrebbe affrontato Chichi e la sua ira, avrebbe sopportato di tener
testa alla probabile opposizione di Gohan e Goten, avrebbe di nuovo
subito l'umiliazione di avere al proprio fianco un compagno
probabilmente indegno e senza scrupoli... avrebbe fatto tutto questo,
certo! Perché, essendoci Vegeta nel corpo e nell'animo di quel
sayan, sicuramente ne sarebbe valsa la pena.
-Tu, invece? Fino a che punto saresti disposto ad avere a che fare con me?-
-Non rigirarni la domanda, Bulma. Ti ho già detto che ti darò le dovute spiegazioni dopo che mi avrai risposto!-
-Mi dispiace, ma non riesco a fidarmi di te...-
Il sayan sorrise malignamente e si alzò di nuovo in piedi.
Incrociò le braccia e si allontanò leggermente da lei,
tenendo però gli occhi fissi su quelli della donna.
-D'accordo... come ti ho detto anche prima, io non ho fretta.-
Lo sguardo di Bulma divenne carico di rancore e privo di speranza...
era proprio da lei perdere la testa per uomini tanto spregevoli e
crudeli! Possibile che alla sua età ancora provasse una perversa
attrazione verso guerrieri alieni potentissimi e sanguinari che la
tenevano in pugno come un miserabile insetto? Possibile. Per placare i
modi ben poco principeschi di Vegeta aveva dovuto lottare per anni! E
quando finalmente ci era riuscita, ecco che l'amato marito era sparito
nel nulla per dar vita ad un essere forse peggiore. Ma lei era Bulma
Brief! Aveva affrontato a testa alta tutte le sfide che il destino le
aveva messo davanti... e ne era sempre uscita vincitrice! Perché
mai, questa volta avrebbe dovuto subire una sconfitta? Non era da
lei... non era ciò che avrebbe ottenuto la donna più
intrepida e caparbia dell'universo!
-E va bene, Vegeku... visto che non mi lasci altra scelta, assisterai al mio assideramento.-
Lo sguardo del sayan raggelò e il suo corpo impietrì. I
brividi causati dall'udire quelle parole lo fecero impercettibilmente
sussultare. Dannata donna! Ancora non era stanca di sfidare i guerrieri
più potenti e pericolosi in circolazione? Perché lo stava
sfidando... su questo non aveva dubbi!
Continuarono per alcuni minuti a guardarsi senza che nessuno dei due
avesse l'umiltà di spegnere quel silenzio infernale. Cosa le era
saltato in mente? Perché aveva risposto in quel modo tanto
sciocco? Stupida, folle, insulsa donnicciola senza cervello! In quanto
a orgoglio, sapeva di poter dare del filo da torcere al potente
principe dei sayan! E anche stavolta lo stava ostentando, senza che a
monte vi fosse alcuna apparente ragione valida. Non sarebbe stato
più facile rispondere? Certo che sì. Ma lei non si
sarebbe mai piegata a nessuno, tantomeno ad un sayan che la stava
minacciando di lasciarla congelare se non avesse ricevuto da lei una
risposta precisa ad una domanda molto allusiva.
-Sei davvero una sciocca... perché ti ostini a farti del male da sola?-
-Sei tu che... mi... stai facendo... del... ma...-
La donna non riuscì a portare a termine ciò che avrebbe
voluto dire: il troppo freddo le impediva di muovere la bocca e presto
non sarebbe nemmeno più riuscita ad articolare i suoni. Erano
alla resa dei conti ormai: entro pochi minuti avrebbe scoperto se
quell'uomo l'avrebbe davvero lasciata morire. E sarebbe stata ben
felice di accoglierla quella maledetta morte, se comunque non avrebbe
ottenuto mai nulla da Vegeku! Perché ormai vivere non aveva
più senso... la sua esistenza si stava miserabilmente
sgretolando, il suo cuore era ormai irrimediabilmente infranto. Aveva
ancora suo figlio, però. Come avrebbe potuto lasciarlo sapendo
che già aveva perso il padre? Perché non era affatto
certa che quel sayan avrebbe potuto sostituire Vegeta almeno in quello.
Suo marito non aveva mai dichiarato apertamente di voler bene a Trunks,
eppure lo manifestava in maniera palese: con la scusa degli allenamenti
passavano tantissimo tempo insieme e anche se a parole Vegeta spesso si
lamentava di quanto il ragazzino battesse la fiacca, lei sapeva quanto
in realtà fosse orgoglioso di quel "moccioso mezzosangue".
Bulma si accovacciò a terra, rannicchiandosi come un bambino nel
grembo materno. Chiuse gli occhi, fin troppo lentamente: se quello
doveva essere il suo destino, lo avrebbe accolto senza piangere.
-Non abb... abbandonare... Trunks, ti... ti prego...-
E fu il buio.
-Dottor Brief, sua figlia è tornata a casa?-
-No Yamcha, non ancora...-
-Uff... capisco. La ringrazio comunque...-
Chissà dove accidenti l'aveva portata quel maledetto sayan! Alla
fine l'aveva avuta vinta lui... Yamcha sperava che questa volta le cose
con Bulma sarebbero potute andare meglio, invece... accidenti!
-Non cambirà mai! Più le sfide si fanno difficili e
più lei ci perde la testa! Ma stavolta si farà male...-
-Che cosa vuoi dire?-
Yamcha sussultò: quasi non si era reso conto di aver pronunciato quel pensiero ad alta voce.
-No... niente! Pensavo... bè, allora io vado...-
Si allontanò dalla Capsule Corporation e per l'ennesima volta
tentò di chiamarla. Niente: il suo cellulare non dava segni di
vita. Che lo avesse spento? Probabile. Non sapeva cos'altro fare! Prese
di nuovo in mano il suo telefonino e le mandò un messaggio: "Non metterti nei guai, ti prego!". Dopodiché si alzò in volo verso l'isola di Muten.
-Tu sei un idiota! Che diavolo ti è saltato in mente di portarla
tra le montagne rocciose vestita così?!? Ti sei forse
dimenticato che lei non è una scimmiona come te?-
-E tu sei ancora ubriaco per caso?-
Per la seconda volta nel
giro di poche ore, Crilin stava assistendo ad
un patetico battibecco tra Jirobay e Vegeku, e stavolta quello scontro
verbale era quantomai fastidioso e fuori luogo. Bulma era sdraiata sul
pavimento e dormiva beatamente... almeno così sembrava! Dopo
quello che
aveva passato, era un miracolo che potesse godere di un sonno tanto
tranquillo. Santi fagioli di Balzar! Le avevano salvato la vita, quella
vita tanto fragile e tormentata che Vegeku aveva candidamente ammesso
di aver quasi fatto spegnere. Balzar era accanto alla ragazza e
guardava circospetto tutti gli ospiti della sua dimora. Non proferiva
parola, ma evidentemente anche lui doveva essere rimasto piuttosto
turbato dal racconto del sayan. E come dargli torto? Stavvolta aveva
proprio esagerato! D'accordo che poteva essere arrabbiato per la
presunta scappatella di lei con Yamcha, ma... cavolo! Che bisogno c'era
di punirla a quel modo?
Dopo che aveva lasciato l'isola di Muten per riportare il corpo svenuto
di Jirobay presso l'obelisco, si era chiesto più di una volta
che fine avesse fatto Vegeku. Certo non immaginava che avrebbe
intrapreso una sorta di spedizione punitiva contro Bulma! Poi,
finalmente, aveva raggiunto Balzar e si era messo a parlare con lui del
più e del meno finché l'ubriacone non si era svegliato.
Se non altro, gli era passata la sbronza! Eppure ancora imprecava
contro il sayan, sostenendo che aveva un che di perverso. Crilin non
aveva dato molto peso a quelle parole: in fondo, che ne poteva sapere
il suo amico di cosa provasse davvero una creatura tanto particolare
come Vegeku? Balzar, invece, si era dimostrato piuttosto preoccupato: -La
fusione tra spiriti indipendenti è un processo contro natura. Il
fatto che delle divinità come Kibith e Kaioshin la tollerino
bene, non significa che debba valere la stessa cosa anche per dei
comuni mortali...- Chissà come mai, però, Crilin
continuava a nutrire una fiducia indiscriminata nei confronti di
Vegeku. Non riusciva davvero a credere che potesse rivelarsi
pericoloso: e perché avrebbe dovuto? Né Goku né
Vegeta lo erano... tralasciando ovviamente l'oscuro passato di
quest'ultimo. Ma, appunto, si trattava del passato! Un passato ormai
troppo lontano perché potesse tornare a costituire una minaccia.
Crilin di questo era convinto... o voleva convincersi! Perché,
come purtroppo sapeva, il principe dei sayan era caduto sotto il
controllo del mago Babidi. Lui non aveva assistito personalmente
all'evento, ma sapeva che era successo. Scrollò la testa, come a
voler scacciare con prepotenza tutti quei pensieri; si alzò di
colpo, salutò tutti, e si diresse verso il suo elicottero: era
stanco, confuso, e aveva bisogno di tornare alla tranquillità di
casa sua. Peccato che appena premette il pulsante per aprire la
portiera, dietro di lui si materializzò dal nulla il sayan, che
portava in braccio il corpo semicongelato e svenuto di Bulma.
-No, caro mio! Non sono affatto ubriaco! Sto semplicemente constatando quanto sei cretino!-
-Smettila Jirobay! Anzi... smettetela tutti e due! State cominciando davvero a darmi noia!-
-Ops! Ma guarda... Crilin si è arrabbiato!-
-Ti ho detto di piantarla!-
-Volete chiudere la bocca? Bulma si sta svegliando!-
Crilin scattò in piedi.
-Sei sicuro, Balzar?- e in un attimo si avvicinò alla ragazza.
Si prostrò al suo fianco e poté vedere i suoi occhi
aprirsi lentamente. Sembrava stesse bene, per fortuna. Quando la donna
sia accorse della presenza dell'amico, ebbe un piccolo sussulto. Il
giovane colse in lei un leggero smarrimento e le rivolse un sorriso.
-Stai tranquilla! è tutto a posto...-
-Cosa è successo? Io non...-
-Sssh! Non parlare... sei ancora debole...-
-Non ricordo niente... dove siamo?-
-Sull'obelisco di Balzar.-
La donna chiuse gli occhi, come a voler metabolizzare quelle parole.
Che ci faceva in quel posto? E cosa le era accaduto prima? Una serie di
immagini confuse iniziarono a susseguirsi nella sua testa... Yamcha, la
discussione con quest'ultimo, ...il freddo?!?... i ciliegi... suo
padre! Una telefonata notturna... ancora Yamcha, di nuovo i ciliegi e
poi... la donna spalancò di nuovo gli occhi e drizzò la
schiena, quasi spaventando Crilin.
-Ehi! Che ti prende?-
-Dov'è?-
-Cosa? Chi?-
-Vegeku dov...- e s'interruppe scorgendo la sua figura alle spalle dell'amico, vicino a... Jirobay?!?...
-Stai calama... dai, su! pensa riposarti ora!- disse Crilin mostrando tutta la sua premura.
La donna continuava a guardare Vegeku con aria perplessa e stravolta.
Faticava ancora a ricordare i dettagli di quanto accaduto, ma era
consapevole del fatto che si trattava di qualcosa di serio.
Abbassò lo sguardo e scorse Balzar con in mano il
sacchetto contenente i suoi fenomenali fagioli magici. Ebbe un brivido
nell'intuire che dovevano essere serviti a lei. Yamcha... i ciliegi...
le lacrime... i monti... il freddo... notò di avere il corpo
avvolto in una pesante coperta di lana; strinse i pugni, e si rese
conto di quanto fossero doloranti. Anche le gambe le facevano male e la
gola sembrava bruciare per quanto era secca.
-è necessario che mangi anche questo, almeno guarirai del tutto!
Abbiamo fatto fatica prima a mandartene giù uno a forza...-
disse il gatto porgendo alla donna uno dei senzu appena estratti dal
sacchetto.
-Cosa mi è...- e, nel pronunciare quella frase, ricordò
tutto: ricordò come Vegeku l'aveva "salvata" da un faccia a
faccia sgradito con Yamcha, ricordò dove l'aveva portata,
ricordò cme l'aveva costretta a raccontargli la sua versione dei
fatti su un insulso bacio rubato... l'aveva costretta, sì!
Minacciandola di farla morire assiderata. Fino a che punto saresti disposta ad avere a che fare con me? Doveva
essere stata la mancata risposta a quella domanda a ridurla in quello
stato... sì, certo! Ora le immagini nella sua testa si erano
fatte decisamente più nitide!
-Dai, che aspetti! Mangia quel fagiolo...-
Il volto di Crilin era davvero rassicurante: in momenti del genere si
rendeva conto di quanto quel ragazzo fosse speciale! Invidiava C18 che
aveva avuto la fortuna di trovare un compagno tanto generoso e
cordiale. Ecco perché reputava Crilin uno dei suoi migliori
amici! Perché era incondizionatamente buono con chiunque,
perché era sempre pronto ad aiutarla, perché aveva
coraggio da vendere pur essendo un normale essere umano! Un normale
essere umano... da quanto tempo non aveva a che fare con gente del suo
pianeta? Strinse gli occhi nel disperato tentativo di non ripensare a
quanto le era successo. Prese il senzu e lo mangiò. In
pochissimi istanti, i residui di dolore che ancora la importunavano,
svanirono completamente.
-Quanto ho dormito?-
-Più di tre ore.- rispose Balzar.
-E adesso che ore sono?-
-Circa le quattro del pomeriggio.-
-Così tardi?!? Oh no... non ho nemmeno preparato il pranzo per Trunks!-
La donna mise le mani nelle tasche dei pantaloni per recuperare il
cellulare; lo trovò, e fece per chiamare i suoi genitori.
Crilin, però, la interruppe.
-Calmati, Bulma! Ho pensato io ad avvertire tuo padre...-
-Uff... ti ringrazio Crilin... e che scusa ti sei inventato?-
-Che avevi deciso di fermarti a pranzo qui all'obelisco, ma che non
potevi chiamarlo perché stavi aiutando Balzar ai fornelli...-
-Wow! Certo che ne hai di fantasia!-
La donna aprì comunque il telefono e notò le numerose
chiamate fattele da Yamcha e dai genitori. Poi scorse l'icona dei
messaggi lampeggiare...
Non metterti nei guai, ti prego!
Sospirò, e lanciò il telefono a terra per poi nascondere il viso tra le mani.
-Cos'hai adesso? Vuoi che ti porti un po' d'acqua?-
Bulma non rispose: si limitò a fare cenno di no con la testa.
Per alcuni secondi fissò il pavimento sul quale fino a pochi
minuti prima stava dormendo, o meglio, su cui giaceva svenuta; poi si
voltò fino a raggiungere Vegeku con gli occhi. Era ancora
lì, dietro Crilin, che la guardava. Da quando si era ripresa,
non le aveva tolto gli occhi di dosso, ma la donna, in realtà,
non l'aveva notato. Sembrava tranquillo... forse troppo! D'altra parte,
non ricordava affatto di averlo mai visto preoccupato. Si trovava di
nuovo addosso lo sguardo del folle che aveva osato mettere alla prova
il suo orgoglio e la sua resistenza pur di ottenere una patetica
risposta. Un pazzo, sì! Uno schizzato... chissà, poi,
cosa avrebbe voluto sentirsi dire! La verità era che quel tipo,
purtroppo, era ancora più ostinato di lei... Mai sfidare un sayan! Specialmente se non lo conosci bene... suo
padre glielo ripeteva spesso nei primi tempi in cui aveva deciso di
dare ospitalità a Vegeta. Lui aveva capito quanto fosse
pericoloso, anche se di fatto, in realtà, quasi non lo dava a
vedere. Eppure quella volta ne era uscita sana e salva... anzi! Aveva
persino messo su famiglia con quel principe spietato. Ora, invece, la
sua esistenza navigava quantomai nell'incertezza: perché a
guardarla c'era Vegeku, non Vegeta; perché ad averla messa in
pericolo era stato un guerriero la cui esistenza era al di fuori di
ogni logica concepibile; perché sapeva che quel maledetto sayan,
nonostante tutto, continuava a non esserle indifferente.
-Se non sbaglio, io e te avevamo un discorso in sospeso...-
Crilin strabuzzò gli occhi, poi si voltò velocemente
verso l'uomo impassibile dietro di sé. Tornò a guardare
Bulma, poi Balzar, che teneva gli occhi semichiusi rivolti alla donna e
respirava nervosamente.
-Non dirmi che adesso ti sei decisa a parlare!-
-Esattamente. Parlerò, qui e davanti a tutti! Risponderò
a quella stupidissima domanda... sei contento? Almeno la smetterai di
mettere a repentaglio la mia vita!-
-è stato un incidente... non volevo che finisse così!-
disse il sayan avvicinandosi alla donna e facendo segno a Crilin e
Balzar di spostarsi.
-Sai che ti dico, Bulma? Tu sei più pazza di lui... i guai te li vai a cercare!-
La donna non diede
importanza alle parole appena pronunciate da Jirobay. Aveva ragione,
certo! Ma ormai si era messa in gioco, e tanto valeva arrivare
fino in fondo. Vegeku voleva una risposta? Benissimo... l'avrebbe
avuta! Ormai sapeva che quel sayan non scherzava affatto.
Chissà, magari non era nemmeno stato un incidente come le aveva
appena detto... poteva anche averlo fatto di proposito! Perché,
altrimenti, ostinarsi a tal punto da farla quasi morire? Se avesse
avuto a cuore la sua incolumità non l'avrebbe fatta arrivare a
quel punto, nonostante l'ostinato silenzio. Ma ormai non aveva
importanza: era abituata ad innamorarsi di guerrieri spietati e senza
scrupoli! Pazienza se a lungo andare ci avrebbe rimesso davvero la
pelle... ma era più che normale che prima o poi dovesse accadere!
-Sarei disposta ad avere a
che fare con te esattamente come con Vegeta... non ha alcuna importanza
chi sei e cosa mi hai fatto: sono abituata a dover sopportare minacce e
umiliazioni! Visto che è dentro di te, dovresti sapere
perfettamente in che modo si è comportato mio marito quando
ancora la nostra era una relazione basata sull'ipocrisia e su qualche
nottata di sesso violento destinata a concludersi con il suo
allontanamento repentino dalla mia camera! Ebbene, se ho sopportato la
vergogna di dovermi concedere ad un sanguinario sayan che pretendeva da
me, oltre al perfetto funzionamento della gravity room, anche
determinate prestazioni, l'ho fatto soltanto perché speravo che
alla fine capisse quanto fossi innamorata di lui! C'è voluto del
tempo, certo, ma sono riuscita nel mio intento! L'ho reso una persona
migliore, un compagno a modo suo presente, e un padre quasi perfetto.
Sono riuscita a fargli amare la sua nuova famiglia e questo pianeta, e
tu ne sei la prova vivente! Sono assolutamente consapevole del fatto
che il Vegeta giunto sulla Terra tanti anni fa non avrebbe mai e poi
mai accettato di effettuare la fusione eterna con Goku solo per salvare
l'universo dalla minaccia di un demone. Se questa volta ha messo in
palio il suo corpo per una causa tanto nobile è soltanto
perché aveva a cuore le sorti di tutti noi! è ovvio che
lui non ammetterebbe mai una cosa del genere, ma sappiamo entrambi che
è così. Non so quanto di Vegeta sia rimasto nel tuo
spirito: forse tutto... o forse niente! Ma questo non importa... al
costo di farmi male voglio concederti la possibilità di starmi
accanto. Sono pronta ad affrontare tutte le conseguenze di questa
scelta, e lo farò a testa alta! Quando ho accettato di iniziare
quella squallida relazione col principe dei sayan, giurai a me stessa
che avrei fatto di tutto per non lasciarlo fuggire! E adesso, quel
tutto che ero disposta ad affrontare, si è materialmente
concretizzato nella tua persona: Vegeta è dentro di te e, per
quel che mi riguarda, questo è più che sufficiente
perché, nonostante tutto, io continui ad amarti.-
Esterrefatto. Dentro di
sé era rimasto profondamente scioccato dalle parole appena
udite. Crilin non si era mai soffermato più di tanto a pensare a
quanto fossero legati Bulma e Vegeta. Doveva ammetterlo: quel discorso
proferito dalla sua amica lo aveva commosso, sconvolto, lasciato
basito. Effettivamente, nemmeno lei era solita esternare i propri
sentimenti e di fatto lui non aveva mai compreso quento quella
eccentrica donna fosse innamorata dell'orgoglioso principe dei sayan.
Credeva che il concepimento di Trunks fosse stato semplicemente un
errore e, forse, per Vegeta inizialmente lo era davvero! Ma per Bulma
doveva essere diverso... lei non aveva cercato quell'uomo solo e
unicamente per godere dei piaceri della carne! Lo amava. E,
chissà... forse quel figlio l'aveva desiderato!
Si guardò attorno:
il viso della donna era contratto in una smorfia di dolore. Tremava
impercettibilmente e guardava dritto negli occhi il sayan davanti a
lei: era in piedi, e dall'alto la scrutava ossessivamente, quasi non
volesse che lo sguardo di lei sfuggisse al richiamo delle proprie
iridi. Non sembrava particolarmente turbato da ciò che aveva
udito... forse se lo aspettava! O forse la cosa gli era indifferente...
no! Impossibile. L'aveva quasi fatta morire per sentirle pronunciare
quelle parole... come poteva non importargli nulla? Jirobay, intanto,
si era seduto a terra e si stava dilettando in qualche stupido gioco
col cellulare di Crilin. Cavolo! Ma chi gli aveva dato il permesso di
prenderlo? Che razza di tipo... aveva speso mille parole per difendere
Bulma e Chichi contro l'atteggiamento sconsiderato di Vegeku... ed ora?
Smanettava uno stupido telefono senza nemmeno prestare attenzione a
quanto detto dalla scienziata. O forse faceva solo finta di non
ascoltare? Oh accidenti... da quando aveva conosciuto quel seyan,
vedeva dell'ambiguo in ogni persona! Balzar invece pareva piuttosto
preoccupato... e anche affranto. Evidentemente, nutriva più di
qualche dubbio, e queste incertezze riguardavano di sicuro Vegeku. Quel
gatto era speciale: quasi una sorta di divinità! Probabilmente
riusciva a cogliere dettagli che alle persone normali sfuggivano.
Già prima dell'arrivo del guerriero all'obelisco, aveva espresso
le proprie perplessità su quest'ultimo, e forse nemmeno aveva
esternato tutto ciò che pensava davvero! Rabbrividì. Non
poteva essere così... sicuramente quei timori erano eccessivi!
Sì, erano per forza eccessivi... sì... no?!
-Sai, probabilmente avevo
sbagliato a fare i conti. Poco importa... alla fine comunque hai detto
esattamente ciò che mi aspettavo di udire. è inutile che
io tenti di giustificare il mio comportamento negli ultimi mesi: credo
proprio che tu abbia capito perché non mi sono fatto vivo.-
-Perché non te ne
importava niente... guarda che ho imparato molto bene a conoscere i
sayan! Te l'ho detto... so esattamente a cosa andrei incontro
accettando di accoglierti nella mia vita!-
Il sayan sorrise e sospirò.
-Ne sei proprio sicura?-
-Certo. Credi che non abbia capito quale sia l'altro pensiero che ti tormenta?-
Stavolta il sayan le
rivolse uno sguardo indagatore. Ora quella donna sapeva anche leggere
nella sua mente? Pazzesco... non avrebbe mai smesso di stupirlo
abbastanza!
-E quale sarebbe?-
-Chichi.-
CONTINUA...
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Capitolo 20 *** Maledetta sincerità ***
Maledetta sincerità
Ciaoooooooo!!!
Eccomi qui
con un nuovo capitolo di questa storiella ingarbuliata che sta
ingarbugliando anche la sottoscritta oltre ai protagonisti! Tra un
esame e un altro sto quasi impazzendo... vabbè... spero che il
mio
delirio non si rifletta troppo in questa fanfic e che non ci siano
troopi errori (ho riletto tutto prima di pubblicare, ma non ci sto con
la testa e non so se ho corretto tutto)! Ok, basta
chiacchiere... buona lettura e (per chi può) buone vacenze
estive!!!
-Insomma, ti è andata male anche stavolta...-
Muten aveva ascoltato attentamente le parole di Yamcha su come si era
svolta la sua mattinata e finalmente aveva capito dove era andato a
finire Vegeku dopo il teletrasporto. Evidentemente, la faccenda gli
interessava più di quanto volesse dare a vedere! Eppure
l'anziano maestro lo aveva sempre sospettato: riteneva piuttosto
improbabile che un guerriero al cui interno c'era lo spirito di Vegeta
rimanesse completamente indifferente alle "distrazioni" di Bulma.
-Non mettere il dito nella piaga, per favore!-
-Io te l'avevo detto! Quella donna non sarebbe mai tornata da te! Lo
sai com'è fatta... adora ficcarsi nei guai! Le storie normali
non le piacciono... è rimasta con te finché ti sei
dimostrato forte e spericolato, ma quando hai iniziato a battere la
fiacca, ti ha mollato per il principe dei sayan! In effetti, quella
volta volta ha proprio esagerato, ma Bulma è così... che
ci vuoi fare?-
-Grazie per avermi detto di essere uno scansafatiche...-
-è la verità...-
-Che c'è? Vuoi farmi deprimere più di quanto già non lo sia?-
-In parte te lo meriti! Hai agito d'impulso senza riflettere sulle
conseguenze che avrebbe avuto il tuo modo di fare... hai sbagliato a
pensare di poterla convincere a tornare da te!-
-Ma Vegeku la farà soltanto soffrire! Come è già successo con quell'arrogante di Vegeta...-
-Probabilmente hai ragione. Ma che ci vuoi fare? Se non ti vuole
è inutile che continui a tormentarla! E poi è una donna
adulta con una famiglia sulle spalle... è giusto che agisca come
meglio crede!-
-Chissà quel pazzoide dove accidenti l'avrà portata! Non sono affatto tranquillo...-
-Che c'è? Sei geloso per caso?-
-Non ti ci mettere anche tu con questa storia!-
-Smettila di guardare quel telefono!-
Yamcha faticava a dar retta al suo anziano maestro: durante tutto il
loro deprimente colloquio lo aveva fissato con occhi spenti e
martoriati, gettando di tanto in tanto lo sguardo sl suo cellulare. Ma
lei ancora non si decideva a farsi viva e, chissà, forse non lo
avrebbe mai fatto. Con Bulma aveva giocato sporco, si era approfittato
della sua debolezza e della crescente disperazione che la stava
attanagliando, e aveva finito per corteggiarla fin troppo
spudoratamente. Non aveva mai smesso di amarla, purtroppo, e la
consapevolezza che per riaverla avrebbe soltanto dovuto sperare nel
definitivo allontanamento di Vegeta, lo aveva portato, nel corso degli
anni, quasi a cedere alla rassegnazione. Poi, inaspettatamente, il
principe dei sayan era scomparso davvero, inghiottito dal corpo e
dall'animo di un guerriero infinitamente più potente che che lo
accoglieva all'interno del proprio essere insieme al suo acerrimo
nemico Goku... o Kakaroth, come ancora si ostinava a chiamarlo. Yamcha
si era illuso che Vegeta non potesse più tornare indietro: era
impossibile che la fusione si sciogliesse! Aveva goduto nello scoprire
che quei due erano ormai legati per il resto dell'eternità...
certo, gli dispiaceva per Goku che era sempre stato un grande compagno
di avventure, ma lo conosceva troppo bene per potersi stupire della
scelta che aveva compiuto: aveva sempre saputo che il suo amico non
avrebbe esitato a sacrificare sé stesso qualora in gioco ci
fosse stata l'incolumità dell'universo. Sapeva anche che prima o
poi ciò sarebbe accaduto davvero. Ma la decisione di Vegeta lo
aveva sorpreso, nel bene e nel male: nel bene, perché comunque
aveva dimostrato di non essere affatto insensibile alle sorti del
pianeta che gli aveva generosamente donato una nuova vita; nel male,
perché ora purtroppo capiva che l'ostinata fiducia di Bulma nei
confronti del principe non era affatto fondata su una mera illusione ma
aveva una ragione di esistere. Trovandosi per la prima volta Vegeku
davanti, ebbe la certezza che il suo rivale in amore non era poi
così spietato come voleva far credere: lo capì scorgendo
quell'atletica figura che lentamente si avvicinava ai presenti
lasciandoli attoniti; lo capì scoprendo che quella creatura era
il risultato di una scelta volontaria compiuta da Goku e Vegeta; lo
capì notando la disperazione negli occhi di Bulma: perché
nessuna donna, per quanto folle e stravagante, potrebbe amare davvero
un uomo se in quest'ultimo non ci fosse un minimo di bontà. Ma
il raggiungimento di quella consapevolezza e la certezza che forse
Vegeta meritasse davvero l'amore della sua compagna arrivarono proprio nel
momento in cui tutto ciò non poteva più costituire un
problema: il principe aveva deliberatamente scelto di sparire e lo
aveva fatto nella consapevolezza che non sarebbe mai più tornato
indietro. Yamcha non era un folle, né tantomeno uno stupido.
Aveva capito che quella sarebbe stata la sua ultima occasione per
riprendersi la donna che aveva sempre considerato sua. Ci aveva provato
perché era giusto che lo facesse: per sé stesso, per lei,
per la felicità di entrambi! Ci aveva provato perché
sapeva che Vegeku non avrebbe mai potuto, né voluto, renderla
felice. Ci aveva provato spudoratamente, senza però fare i conti
con i sentimenti di Bulma e l'imprevedibilità del sayan.
DRIIIIN DRIIIIIN
Muten sussultò, riconoscendo la suoneria del proprio telefono. Chi poteva essere a cercarlo?
-Muoviti! Va' a rispondere... potrebbe essere Bulma!-
-Calma ragazzo... ora vado! Guarda che ho una certa età...-
Il vecchio maestro entrò in casa, seguito a ruota dal suo ex
allievo. Prese di scatto il telefono e rispose senza nemmeno guardare
il numero che comparve sullo schermo.
-Pronto?!? Chi parla?-
-Hei Muten! Si può sapere che fine ha fatto quello zuccone di mio marito?-
-Eh?? Ah!!! Salve C18... ma che piacere sentirti! Come stai?-
-Poche chiacchiere, vecchio! Passami immediatamente Crilin!-
-Ma... veramente... non è qui!-
-Come sarebbe a dire?!? Mi aveva detto che sarebbe venuto sull'isola per riaccompagnare Jirobay non so dove!-
-Sì sì... infatti! Ma se ne sono già andati via da un bel pezzo!-
-Da quanto?-
-Bè... sono partiti prima di pranzo...-
-E dove accidenti sono andati?-
-Sull'obelisco di Balzar, ma... scusa C18, mi stai forse dicendo che ancora non è rientrato a casa?-
-Non solo non è rientrato, ma sta anche rifiutando tutte le mie chiamate!-
-Cosa?!? Mi pare strano... non è da lui!-
-Lo so... e sto iniziando a innervosirmi! Perché non vai da Balzar a vedere se è tutto a posto?-
-Ma... scusa, non faresti prima ad andarci tu?-
-E a chi lascio la bambina? L'elicottero ce l'ha Crilin e non posso
volare fino all'obelisco con lei inbraccio! Non è abituata...-
-Va bene! Ho capito... andrò con Yamcha a dare un'occhiata, d'accordo?-
-Perfetto! E appena lo trovi, digli che stasera può anche scordarsi la cena...-
-Ah... bè... ok! Pronto??? Ci sei? ... ha riattaccato...-
-Ho capito male o Crilin è sparito?-
-Pare di sì... dai, su! Tira fuori il tuo elicottero dalla capsula e andiamo da Balzar!-
-Cosa??? No no... a me non va di venire!-
-Non fare storie! Hai già combinato abbastanza guai... e poi questa faccenda non mi convince...-
-E va bene! Faremo come vuoi tu! Che giornataccia... è iniziata male e sta continuando peggio!-
I due salirono abordo del velivolo, sfrecciando a tutta velocità in direzione dell'obelisco.
Chichi... Chichi... Chichi... Bulma aveva pronunciato quel nome con una
calma quasi imbarazzante. Maledetta! Era così che stava tentando
di metterlo alle strette? La cosa pazzesca era che probabilmente ci
sarebbe riuscita... perché lei non era una sprovveduta, e
nemmeno una donnicciola ingenua! Era perfettamennte consapevole di cosa
significasse esasperare la pazienza di un sayan, ma questo non le
impediva certo di forzare di nuovo la presa sulla coscienza già
pesantemente martoriata di Vegeku! Ci aveva provato anche lui... aveva
provato a indurla a parlare giocando con il terrore che sapeva di
suscitarle, aveva provato a metterla con le spalle al muro
imprigionandola tra le impervie alture delle Montagne Rocciose, aveva
provato a testare la sua ineguagliabile tenacia... e alla fine ne era
uscito sconfitto! Perché lei lo aveva affrontato a testa alta:
non si era lasciata piegare da quello sguardo crudele e glaciale; non
si era lasciata abbindolare dalla estrema vicinanza del suo gelido
corpo a quello caldo e attraente di Vegeku; non si era voluta esporre
prima che lo facesse lui e questo, con grande ma non evidente rammarico
del sayan, le era quasi costato la vita. E alla fine aveva deciso di
esternare tutta sé stessa: faticava a non mordersi le labbra
mentre pronunciava quelle disperate parole d'amore... perché lo
amava, lei ne era perfettamente consapevole, lui ne era perfettamente
consapevole. Sapeva che dalla sua bocca, prima o poi, avrebbe udito un
discorso del genere: lo sapeva, lo desiderava, lo aspettava. Bramava
soltanto quella eclatante dimostrazione d'affetto che la donna era
restìa a concedergli. Avrebbe voluto che lei glielo dicesse
senza squartare di nuovo la sua coscienza: perché, se avesse
parlato subito, quest'ultima sarebbe rimasta intatta! Ma Bulma aveva
preferito aspettare mettendo a repentaglio consapevolmente la propria
vita... aveva parlato, dunque! Tuttavia lo aveva fatto soltanto dopo
che, salvandola, Vegeku le aveva già dimostrato di tenere a lei.
E questo l'avrebbe illusa. Il suo piano era fallito: era stato
costretto ad esporsi... da lei? Da sé stesso? Dalla sua
coscienza? Da chi era stato davvero costretto? Nella sua spietata
razionalità aveva sperato di non dover venire allo scoperto con
lei: aveva programmato tutto perché la donna fosse costretta ad
aprire il suo cuore senza che il sayan facesse altrettanto,
perché sapeva che alla fine l'avrebbe delusa. Invece, aveva
condotto quel gioco tanto spudorato come un dilettante: aveva perso,
lasciando a Bulma le redini di quella travagliata situazione. Si era
esposto, ed ora era costretto a rivelarsi fino in fondo: perché
lei aveva capito fin troppo bene quanto la parte di Vegeta che era in
lui ancora le fosse legata; e aveva capito anche che il principe dei
sayan avrebbe dovuto spartire il travagliato e confuso cuore di Vegeku
con quello grande e generoso di Goku. Nessuno di quei due guerrieri era
davvero scomparso: vivevano entrambi, vivevano più che mai e
premevano con forza per vincere le resistenze del nuovo essere,
contribuendo a confonderlo e a deviarlo. Ma non avrebbero mai avuto il
sopravvento.
Al punto in cui era arrivato, sarebbe stato inutile negare di fronte a
Bulma e a tutti i presenti di essere in qualche modo legato a Chichi.
Era scontato che fosse così... perché anche se Goku
l'aveva sempre data per scontata, riuscendo anche vigliaccamente a
trascurarla, i sensi di colpa che quello stupido sayan non si era mai
fatto venire stavano ora lacerando l'animo di Vegeku. Chissà,
forse a dispetto di ciò che aveva sempre creduto, la sua
coscienza era ben più sviluppata di quella di Goku e Vegeta, ma
per capirlo, paradossalmente, aveva dovuto sbattere la testa prima
contro il muro di astio sollevato da Chichi, poi contro quello di
speranza innalzato da Bulma.
-Mi dispiace davvero... non meriteresti di dover ascoltare certe parole!-
-Sono pronta a tutto, davvero!-
Il sayan si avvicinò ulteriormente a lei e le si sedette di
fronte, abbassandosi finalmente ad un vero incontro faccia a faccia.
Fino a quel momento l'aveva sempre guardata dall'alto in basso, quasi a
voler ostentare la patetica convinzione di stringerla in pugno: eppure
non era così... non lo era mai stato! Capiva di essersi
solamente illuso, di aver preso un abbaglio colossale, di essersi
volutamente reso cieco di fronte ad una verità che gli faceva
troppo male, perché avrebbe decretato la sua sconfitta.
-Io non sono Vegeta... mettitelo bene in testa se davvero vuoi provare a nutrire un briciolo di affetto per me!-
-Certe cose non dipendono dalla nostra volontà... non ho deciso io di provare dei sentimenti...-
Vergogna. In quel momento avrebbe preferito essere inghiottito da un
buco nero piuttosto che logorare a causa di quella tremenda sensazione.
Perché la rassegnazione che coglieva negli occhi di Bulma mentre
esponeva con apparente tranquillità i propri reconditi pensieri,
celava putroppo un'amara certezza di cui erano consapevoli entrambi:
lui non avrebbe mai e poi mai potuto amarla come invece faceva lei. Non
era nella sua indole, non era nella sua natura... e non perché
non le fosse legato! I ricordi di Vegeta erano fin troppo vivi dentro
di lui, ma... cavolo! Lui non era Vegeta, e non lo sarebbe mai stato...
senza che inizialmente riuscisse a rendersene davvero conto, da qualche
tempo in lui si stava delineando una personalità alternativa e
indipendente rispetto a quella dei suoi creatori: di ogni singola persona con cui
era entrato in contatto, si era a poco a poco formato un'idea che
spesso non aveva nulla a che vedere con le opinioni di Goku e Vegeta.
Affinità e antipatie si stavano lentamente tracciando,
nonostante le anime di quei due sayan continuassero a lottare per
emergere; ma sapeva che avrebbero fallito. In quel gioco tanto perverso
fatto di guerre interne, Vegeku avrebbe a lungo andare trionfato.
Già stava vincendo: già aveva instaurato dei legami con
alcune persone che differivano rispetto a quelli dei suoi creatori.
-Perché non parli più, Vegeku?-
Bulma continuava a guardarlo, ma stavolta in modo supplichevole. Aveva
messo in gioco tutto ciò che aveva: sentimenti, speranza, forza,
dignità. Lo aveva fatto perché sperava che lui capisse la
sincerità di quelle parole, ma sapeva che probabilmente non
sarebbe bastato. Perché se anche una parte di lui l'avesse
amata, l'altra sarebbe rimasta legata a Chichi per sempre. Eppure lo
avrebbe accettato, perché mai avrebbe potuto rinunciare a lui,
al suo principe, al suo innamorato.
-Temo che tu abbia capito che io non sarò mai in grado di ricambiarti, ma forse non ne hai compreso il motivo.-
Bulma per un istante chiuse gli occhi. Quando li riaprì, alcune
lacrime le stavano già inumidendo le gote, ma ciò non
avrebbe avuto alcuna importanza: lo avrebbe ascoltato e avrebbe lottato.
-Dimmelo tu, allora...-
-Probabilmente sei convinta
che io ami sia te che Chichi, visto che in me ci sono Goku e Vegeta, e
che la mia sparizione sia dipesa dal fatto che non riuscivo a
scegliere. In realtà, le cose non stanno così. Fino a
pochissimo tempo fa anche io credevo che il motivo fosse questo: mi ero
illuso erroneamente di amarvi entrambe, pur non riuscendo davvero a
fare chiarezza. Inizialmente mi eravate indifferenti: ammetto che di
voi non mi sono preoccupato affatto. Poi mi sono reso conto di aver
sbagliato, di essermi comportato da vigliacco e ho voluto un
chiarimento con entrambe. Ero convinto di nutrire nei vostri confronti
gli stessi sentimenti di Goku e Vegeta, ma tutto ciò era dettato
solo da un'enorme confusione che avevo in testa! Non so come sia
possibile, ma ciò che provo io non ha nulla a che vedere con
loro...-
-Spiegati meglio per favore... che cosa intendi dire? E soprattutto, hai già parlato con Chichi?-
-Sì, le ho parlato,
e mi sono scusato per il mio comportamento... è stata una
chiacchierata piuttosto pacifica. Il punto è che io sono legato
a entrambe, e in un modo o nell'altro rimarrete sempre impresse nella
mia mente. Non mi toglierò mai dalla testa né te
né Chichi e forse, nei momenti di maggiore debolezza, potrei
anche fare la stupidaggine di venirvi a cercare. Ma io non vi amo: non
amo te e non amo lei. L'affetto che nutro nei vostri confronti deriva
da quei residui di coscienza appartenenti a Goku e Vegeta. E a questo
punto dubito che le cose possano cambiare: le opinioni che ho di voi
due, come di tutte le altre persone con cui ho avuto a che fare,
divergono da quelle dei sayan che mi hanno generato. Probabilmente
questo significa che si sta formando in me una personalità
indipendente.-
-Se non mi ami, perché mi hai aiutata portandomi via da quel parco?-
Vegeku sussultò. Per quanto fosse difficile, però, preferì essere sincero.
-Quando sono venuto a
conoscenza del bacio tra te e Yamcha me la sono presa molto a
male, anche se ho fatto finta di niente. Credevo che la rabbia
sorta in me potesse essere ricollegata ad un briciolo di amore nei tuoi
confronti, ma ora purtroppo temo che quella reazione e la scelta di
portarti via da lui dipendessero unicamente da una bramosìa di
possesso, o da quell'insana manìa di primeggiare in tutto che
purtroppo, forse, è tipica dei sayan. La verità è
che Vegeta non si sarebbe mai comportato come me: forse avrebbe fatto
di peggio, forse se ne sarebbe andato, ma di certo non avrebbe messo in
pericolo la tua vita in quel modo tanto stupido. Sicuramente poi, lui
avrebbe apprezzato la tua tenacia e la tua ostinazione: lo so per
certo, so quanto ammirasse questo lato del tuo carattere! Ma a me ha
dato quasi fastidio, anche se non saprei dirti il perché: tu sei
sempre la stessa, e questo lo apprezzo, ma io sopporto a fatica la tua
caparbietà.
-Fantastico! Ti riempirei di calci se tu non fossi il guerriero più potente in circolazione!-
Bulma aveva abbassato lo
sguardo, colpita nell'orgoglio e ferita dalla schiettezza di Vegeku.
Certo, quella spudorata sincerità era apprezzabile rispetto ad
una ipotetica e sporca bugia, ma la rabbia si stava ugualmente
impossessando di lei: quello sciocco sayan l'aveva portata tra quei
monti solo per capriccio! Voleva semplicemente dimostrare a sé
stesso di valere più di Yamcha... davvero ignobile! Era stata
trattata alla stregua di una bambolina di pezza. Ora capiva come mai
quell'uomo esitasse tanto a trarla in salvo da quell'inferno di
ghiaccio! Semplicemente, non gli importava niente di lei, o almeno,
l'affetto che nutriva nei suoi confronti non era sufficiente a smorzare
le fiammate del suo ardente orgoglio ferito. Vegeta l'amava, Vegeku no.
E i ricordi che quest'ultimo conservava del principe dei sayan
non erano sufficientemente interiorizzati perché li ritenesse
parte di sé: li conosceva dettagliatamente come una persona
appassionata di cinema poteva conoscere i film del suo attore
preferito, pur rimanendo di fatto completamente estraneo alla vita di
costui. Vegeta avrebbe sempre fatto parte di Vegeku, ma non sarebbe mai
entrato nel suo animo! Ora ne aveva la definitiva certezza: suo marito
non esisteva più.
-Mi dispiace, davvero...-
Bulma tornò a
guardarlo, senza remore e senza vergogna per quelle abbondanti lacrime
che ormai le rigavano il viso. Non riusciva a capire se quell'uomo
fosse davvero sincero riguardo al suo pentimento, ma ciò non
aveva alcuna importanza: non era lui che aveva sbagliato! La colpa di
tutto ciò doveva darla a sé stessa... perché si
era esposta mettendosi in gioco senza nemmeno accertarsi del fatto che
ne valesse davvero la pena. Pensava che l'estremo tentativo di lui di
portarla in salvo recandosi da Balzar fosse imputabile ad un briciolo
di amore. Non era così: non era come si aspettava.
-E Chichi? Che mi dici di lei?-
-Non immagini nemmeno
quanto abbia sofferto per l'indifferenza di Goku! Ma lei è una
tipa tosta, e in un modo o nell'altro ha sempre trovato la forza per
andare avanti, anche senza di lui. L'ammiro per questo: suo marito
nemmeno si rendeva conto di quanto fosse energica e speciale! Di lei
aveva imparato a conoscere solo i difetti. Forse è per questo
che nei suoi confronti provo pesanti sensi di colpa: perché
avendo imparato a conoscere Goku, so quanto lui purtroppo l'abbia
ingiustamente trascurata. Ma comunque non la amo affatto: da quel punto
di vista mi è indifferente. Siete molto diverse: entrambe uniche
a modo vostro! Purtroppo però, tra la stima e l'amore ci passa
in mezzo un oceano. Non so che altro dirti... la verità è
questa.-
Bulma non replicò:
il suo cuore era andato in frantumi, la sua vita se ne era andata
insieme a quella del suo amato principe. Aveva sbagliato tutto: aveva
sbagliato a nutrire fiducia in Vegeku senza nemmeno conoscerlo; aveva
sbagliato a credere che lui fosse una persona degna di stima; aveva
sbagliato a non dare ascolto alle parole di Yamcha. Maledetto!
Quella dannata volta ci aveva visto giusto, e lo odiava per
questo, così come odiava quel miserabile sayan.
-Avresti potuto lasciarmi morire tra quelle montagne... che senso ha ormai per me la vita?-
Si alzò dopo aver
pronunciato queste amare parole e se ne andò dall'altra parte
dell'obelisco. Crilin la seguì: non avrebbe potuto lasciarla
sola, non in un momento tanto delicato!
Era rimasto scioccato anche
lui e quasi faticava a credere a ciò che le proprie orecchie
avevano udito. Ma era inutile rimuginare sull'assurdità del
discorso appena proferito da Vegeku: perché in fondo poteva
anche essere tutto vero ciò aveva detto e, se così fosse
stato, non era certo male che avesse trovato il coraggio di confessarlo.
-Dai Bulma... non piangere,
ti prego! Lo so che è difficile però... però...
accidenti, non so nemmeno io cosa dire!-
-Lascia perdere Crilin, tanto non riuscirò mai a farmene una ragione...-
-Andiamo, Bulma! Tu sei una donna forte, una scienziata geniale! Ce la farai... supererai questo momento! Sono sicuro che...-
-No... la mia vita non ha più senso ormai...-
-Ma che vai farneticando! Ricordati che hai un figlio a cui pensare... Trunks non vorrebbe vederti così!-
In quel momento, la donna
pensò al suo bambino. Le venne un'inspiegabile senso di colpa
nei suoi confronti: possibile che volesse rinunciare a vivere pur
avendo ancora con sé la persona cui teneva di più in
assoluto? Rifletté sulla condizione in cui sarebbe venuto a
trovarsi suo figlio: privato, in poco più di due mesi, di
entrambi i genitori. Già, entrambi. Perché lei non era
affatto certa che quell'essere vile con cui aveva appena discusso
sarebbe stato in grado di fare da padre a Trunks. Forse, nemmeno
avrebbe voluto. Di certo era troppo abbattuta per sentirselo dire e
preferì non chiederglielo.
-Sai Crilin, non so se riuscirò ad essere una buona madre d'ora in poi...-
-Ma smettila! Lo sei stata fino adesso... perché mai le cose dovrebbero cambiare?-
In quel momento, il ragazzo
si sentì battere ad una gamba. Si voltò di scatto e si
trovò dietro Balzar. Era talmente preso dal suo discorso con
Bulma che nemmeno lo aveva notato!
-Cosa c'è?-
-Io vi lascio qui da soli
per un po'... ho bisogno di andare a parlare col Supremo. Vedete di non
distruggermi la dimora! E per favore, da' un'occhiata a Jirobay... ora
per fortuna si è distratto col tuo telefono, ma mi sembra
comunque piuttosto nervoso!
-Ah... sì, d'accordo! Ma come mai...-
-Mi raccomando... che nessuno lasci l'obelisco prima del mio rientro! Ho già detto a Vegeku di aspettarmi...-
-Sì ma...-
-A più tardi!-
E così dicendo, se ne andò.
-Questa poi! Chissà che diavolo ha in mente...-
CONTINUA...
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Capitolo 21 *** Direzione: obelisco di Balzar! ***
direzione: obelisco di balzar
Ciao tesori miei! Ce l'ho
fatta finalmente a completare anche questo capitolo (sono in ritardo,
lo so, ma non ho potuto proprio sbrigarmi prima). Ho deciso di
riprendere la storia da un punto diverso, tralasciando, almeno
inizialmente, l'obelisco di Balzar. Come sempre, buona lettura e...
fatemi sapere che ne pensate! Un bacione... vi adoro ^_^
Gohan volava a tutta velocità verso la sua sperduta
dimora immersa tra i boschi dei monti Paoz. Una strana sensazione di
inquietudine accompagnava il suo lesto incedere, mentre la testa
divagava fra i tanti e diversi pensieri che si stavano impossessando di
lui.
Aveva un appuntamento con Videl quel pomeriggio: si stava avvicinando
la fine dell'anno scolastico e ormai era rimasto ben poco da studiare.
I due giovani, nelle ultime settimane, non avevano avuto molte
occasioni per stare insieme qualche ora, ma adesso che il carico di
impegni scolastici era nettamente diminuito, i ragazzi avevano qualche
opportunità in più per uscire. Per fortuna, Mr Satan si
fidava ciecamente di Gohan... e come avrebbe potuto essere altrimenti?
Quel sayan aveva dimostrato forza, generosità e coraggio. Chi
meglio di lui avrebbe potuto difendere e proteggere la splendida figlia
dell'uomo più forte del mondo? Gohan sorrideva nell'associare a
quell'omone un po' impacciato un simile appellativo, ma era
assolutamente contento che fosse stato lui a prendersi il merito di
aver sconfitto Cell: cosa se ne sarebbe fatto il giovane sayan di una
notorietà non voluta? Adorava la sua vita persa nell'anonimato e
mai avrebbe minimamente pensato di rivendicare un merito che comunque
gli apparteneva.
Aveva incontrato Videl poco dopo le quattro del pomeriggio. Come le
aveva promesso, la portò a fare una passeggiata al mare; ma la
sua mente era altrove. Pensava a sua madre, a Vegeku, a cosa potevano
essersi detti quella stessa mattina dopo essersi inoltrati nella
radura. Lui non l'aveva sentita rientrare: aveva preferito uscire di
casa prima del sorgere del sole. Non avrebbe saputo spiegare il
perché di quel gesto... forse lo aveva fatto per paura? Forse...
ma paura di cosa? Prima che Vegeku si facesse vivo con sua madre, Gohan
era certo che lui fosse completamente disinteressato a lei: era rimasto
profondamente deluso dal fatto che per circa due mesi il guerriero che
aveva in sé lo spirito di suo padre non avesse accennato neppure
indirettamente a Chichi: la ignorava completamente, senza un apparente
motivo. Eppure, Vegeku si era mosso spontaneamente per cercare dei
contatti con i figli! Con Trunks e Goten, almeno... possibile che
dentro il suo animo non percepisse il legame che univa Goku e Chichi?
Gohan non era ingenuo... sapeva che suo padre non si era comportato da
persona responsabile nei confronti della moglie e dei figli: come aveva
potuto decidere di restare nel regno dell'aldilà mentre la sua
compagna era incinta? Ma ormai aveva imparato a conoscerlo e ad
apprezzarlo per ciò che era, e anche se troppo spesso si era
lasciato vincere dalla sua indole aliena, il ragazzo sapeva bene quanto
in realtà suo padre tenesse alla famiglia. Ma da quel punto di
vista, Vegeku sembrava diverso. Da quando lo aveva conosciuto, pur
nutrendo nei suoi confronti grandissima stima ed enorme fiducia, era
stato colto dalla sgradevolissima sensazione che quell'uomo cercasse
dei contatti coi figli non tanto perché provasse affetto per
loro, ma soltanto per un malcelato senso del dovere, o forse,
addirittura, solo per la voglia di confrontarsi nel combattimento con
qualcuno che avrebbe potuto tenergli testa. Gohan ovviamente non aveva
mai osato affrontare l'argomento: pur essendo ormai quasi un adulto,
aveva paura di confessare a Vegeku i propri timori perché, se
avesse scoperto che erano fondati, avrebbe avuto la certezza di aver
perso suo padre per sempre. Evitò quel discorso, ed evitò
di chiedergli perché ignorasse sua madre in quel modo. Non
parlò nemmeno mai di Bulma: mai avrebbe voluto sapere se tra
loro ci fosse una relazione!
Videl aveva notato qualcosa di strano in lui: il ragazzo aveva provato
a nascondere le sue preoccupazioni, ma l'evento inatteso verificatosi
quella mattina, lo stava distraendo completamente. Vegeku si era fatto
vivo e, ne era sicuro, il suo intento era proprio quello di parlare con
Chichi: in fondo, se proprio avesse voluto evitare quell'incontro,
avrebbe benissimo fatto in tempo a teletrasportarsi da un'altra parte!
Non riuscì a nascondersi ancora:
-Scusami Videl, devo tornare a casa. Domani ti spiego tutto!- e
così se ne andò via, dopo aver lasciato la giovane in
compagnia di qualche amica.
A casa sembrava tutto a posto: il cortile, come sempre, era in ordine,
e la calda atmosfera pomeridiana conferiva a quel luogo un senso di
pace. Gohan entrò all'interno della sua abitazione e
trovò la madre intenta a lavare il pavimento.
-Per favore! Rimani lì sul ciglio... ancora non ho finito!-
-Scusami mamma...-
-Come mai sei già tornato? Non avevi un appuntamento con Videl? Non dirmi che avete litigato!-
-Ma no! Assolutamente... che vai a pensare? Solo che...-
-Cosa?-
-Ero un po' in pensiero, tutto qui...-
La donna smise di maneggiare scopa e strofinaccio; si voltò verso il figlio, guardandolo con aria interrogativa.
-In pensiero per cosa?-
-Bè, stamattina sono andato via prima che tu rientrassi e...
sai, non immaginavo assolutamente che Vegeku volesse parlarti,
perciò vorrei sapere cosa vi siete detti, tutto qui...
ovviamente se non me lo vuoi dire non importa!-
-E tu hai mandato all'aria un appuntamento con la tua ragazza per
questa stupidaggine? Figlio mio... devi imparare a riflettere un po' di
più se non vuoi rovinare la tua relazione!-
-Non preoccuparti, con Videl me la vedrò io... allora???-
-Allora cosa?-
-Che voleva da te?-
-Scusa ma voi due non siete in confidenza già da un po'? Non ti ha accennato proprio niente?-
-Assolutamente no!-
Chichi rimase sopresa nell'udire quell'affermazione di Gohan. Eppure
lui e Vegeku si vedevano quasi tutti i giorni! Possibile che non ne
avessero parlato?-
-Comunque, voleva semplicemente scusarsi per essere sparito completamente dalla circolazione...-
-Tutto qui?-
La donna sembrò esitare per un istante: riprese in mano scopa e
strofinaccio e continuò il lavoro precedentemente interrotto.
-Sì, tutto qui...-
-Sei sicura?-
-Senti Gohan... sinceramente, non mi va i raccontarti nei dettagli cosa
ci siamo detti!- esclamò la donna con tono alquanto imbarazzato
-E comuqnue, quel tizio ha un atteggiamento un po' troppo ambiguo!-
-Perché? Ti ha fatto del male?-
-No! Assolutamente no... però...-
Chichi tornò con la mente al loro dialogo. Da quando era
rientrata in casa, aveva pensato e ripensato più volte alle
parole del sayan. Era rimasta sorpresa dall'atteggiamento di
quest'ultimo: aveva ammesso di aver ignorato completamente sia lei che
Bulma, si era scusato, aveva confessato di essere ancora... confuso? Su
questo, però, la donna nutriva parecchi dubbi. Ma di una cosa
era certa: nonostante la chiacchierata si fossse svolta in maniera
tutto sommato pacifica, quel sayan non le aveva fatto una bella
impressione, anzi... in parte l'aveva spaventata. Aveva potuto toccare
con mano la fragilità dell'uomo che le stava parlando: si era
esposto in maniera inaspettata... Goku non era il tipo che
esternasse in quel modo così esplicito i propri sentimenti, e
Vegeta era ancora più introverso di suo marito! Da dove aveva
preso Vegeku tutta quella voglia di aprirsi così? Di certo non
l'aveva ereditata dai suoi creatori. Chichi, però, aveva notato
anche un'altra cosa: quel guerriero aveva un modo di fare che lasciava
sfuggire un'inattesa prepotenza. Che fosse colpa della parte di lui
legata al principe dei sayan? Di questo non poteva esserne certa,
perché parecchi atteggiamenti di Vegeku tradivano una
personalità che non aveva mai avuto modo di conoscere, né
in Goku né in Vegeta, per quel poco che aveva avuto a che fare
con quest'ultimo. Lo aveva ascoltato perché lui ci teneva che
lei lo facesse, ma la donna ricordava benissimo che non avrebbe voluto
starlo a sentire! A metà conversazione se ne stava andando via,
ma il sayan l'aveva trattenuta, costringendola a rimanere. Certo, non
le aveva fatto del male, però...
-Però cosa?- chiese Gohan impaziente.
-Di' un po', ma perché mi fai tutte queste domande? Credevo avessi fiducia in lui...-
-Sì, infatti! Solo che... mi è sembrato strano il fatto che volesse parlarti...-
Chichi posò le cose che aveva in mano e andò a sdraiarsi
sul piccolo divano del suo salotto. Iniziò a guardare Gohan con
aria preoccupata, o forse spaesata... sicuramente anche suo figlio
doveva nutrire qualche dubbio in proposito di Vegeku.
-Visto che ci tieni tanto a saperlo, a me quel tipo non ha fatto una
bella impressione. Per fortuna la conversazione ha preso una buona
piega, ma in quel momento ho avuto seriamente paura che se avessi detto
una parola sbagliata, sarebbe stato capace di fare qualcosa di brutto.
Magari esagero, anzi... sicuramente esagero! Però... non so, non
mi fido di lui.-
-No no, aspetta! Perché credi che avrebbe potuto farti del male?-
-Non lo so, Gohan! è stata solo una sensazione... forse era
dovuta all'ansia! Di sicuro, quel sayan di tuo padre non ha quasi
niente, anzi... toglierei il quasi! In un certo senso questo fatto mi
ha delusa: credevo di poter trovare qualcosa di buono in lui, ma...
temo proprio di dovermi rassegnare al fatto di aver perso Gpku per
sempre.-
-Mi dispiace, davvero... E dopo sai dov'è andato, per caso?
Perché stranamente non si è più fatto vedere!-
-Non ne sono sicura, ma credo sia andato da Bulma... voleva parlare anche con lei.-
-Ciao mamma! Ciao Gohan!-
Goten era rientrato a casa molto prima del solito e in sua compagnia
c'era anche Trunks. I due bambini, come ogni pomeriggio si erano
diretti verso le Montagne Rocciose per allenarsi con Vegeku ma,
stranamente, non riuscirono a trovarlo. Delusi e rassegnati, avevano
deciso di andare a mangiare un gelato , dopodiché, sopraffatti
dalla noia, pensarono bene di tornare tra i monti Paoz sperando di
trovare Gohan in casa.
-Ciao Chichi! Ciao Gohan... perché non andiamo ad allenarci?-
-Accidenti Trunks! Ma ancora non sei stanco?-
-Veramente oggi non abbiamo combattuto per niente...-
Gohan ebbe un sussulto.
-Come sarebbe a dire?!? Non siete andati con Vegeku tra le Montagne Rocciose?-
-Ci siamo andati da soli... ma lui non c'era! E nemmeno Junior... uffa!
E io che speravo che oggi mi insegnasse il teletrasporto!-
-Vuoi vedere che non si è fatto trovare perché è
stanco di starti a sentire? è una settimana che lo tormenti con
questa storia del teletrasporto...-
-Ma che dici, Goten! E poi gliel'hai chiesto anche tu!-
-Ehi ehi! Finitela di discutere, ok? Ho preparato una torta al
cioccolato stamattina... ne volete un po'?- disse Chichi con tono
piuttosto garbato. Con tutti pensieri che aveva in testa, non voleva di
certo stare a sentire due bambini che litigavano!
-Chichi, complimenti! Questa torta è buonissima!-
-Ehi Trunks! Ho un'idea... perché non rimani a dormire qui stanotte? Anzi no... andiamo a caccia e dormiamo nel bosco!-
-Sì! è un sacco di tempo che non andiamo a cacciare dinosauri!-
-No no! Aspettate un momento... dove vorreste andare voi due?!?-
-Dai mamma, per favore! Ricordati che siamo dei sayan!!!-
-Siete comunque dei bambini... e poi Bulma sarà già preoccupata visto che Trunks non è ancora rientrato!-
-Veramente mia madre a casa non c'è...-
-Come mai? è impegnata col lavoro?-
-No, assolutamente! è andata a pranzo da Balzar...-
Nell'udire tali parole, a Gohan per poco non andò di traverso il
boccone di torta che stava masticando. Che razza di sciocchezza
era mai quella? Bulma a pranzo da Balzar?!? E per quale assurdo motivo
sarebbe stata invitata lì? Il ragazzo conosceva solamente una
motivazione plausibile che giustificasse il fatto di voler raggiungere
l'obelisco... solo e soltano uno! Ebbe un sussulto: un fremito di
terrore si impossessò per un attimo di lui. Alzò gli
occhi verso sua madre, che immediatamente lesse nello sguardo del
figlio una crescente preoccupazione. Che avesse capito anche lei? Gohan
si ricompose immediatamente, tanto che i bambini nemmeno ebbero il
tempo di accorgersi del suo cambiamento.
-E... dimmi un po', Trunks... per caso sai come mai è stata invitata lì all'obelisco?-
-No. Chichi, posso avere un'altra fetta di torta?-
-Certamente! Ecccola qui...-
-Ma tu non le hai parlato? Non gliel'hai chiesto?- continuò imperterrito il giovane.
-Ha parlato al telefono con mio nonno... Anzi, veramente ci ha parlato Crilin!-
Crilin ?!? E cosa c'entrava lui con tutta questa storia? E come mai non era stata Bulma a chiamare il dottor Brief?
-E cosa gli ha detto?-
-Che la mamma si sarebbe fermata lì a pranzo con loro...-
-Scusa, ma non poteva chiamare lei?-
-Era impegnata ai fornelli... immagino che razza di schifezze abbia
preparato! Mia madre è proprio impedita in cucina! Piuttosto mi
chiedo come abbia fatto ad arrivarci lassù senza elicottero...
deve avercela portata Crilin!-
Gohan iniziò lievemente a tremare in preda ad una crisi di
nervi. Quanto raccontato da Trunks non aveva senso logico: Balzar non
aveva mai invitato nessuno a pranzo sull'obelisco e, soprattutto, Bulma
non si sarebbe mai diretta lì! Non senza un valido motivo...
Perché non aveva chiamato lei? Perché diavolo era stato
Crilin a telefonare al padre di lei, inventando tra l'altro una scusa
ben poco credibile? C'era solo un motivo che spingesse qualcuno a
recarsi da Balzar... solo e soltanto uno!
Gohan tirò un pugno al tavolo, rischiando quasi di romperlo.
-Ehi fratellone, ma che ti prende?-
Il ragazzo alzò gli occhi e notò di nuovo l'espressione
preoccupata di sua madre... aveva capito! Sicuramente anche lei era
arrivata alla sua stessa conclusione... Ma cosa poteva essere successo
a Bulma per aver bisogno dei fagioli magici? E chi l'aveva portata da
Balzar? Che fosse stato Crilin? Forse... ma perché? Chi le aveva
fatto del male? Possibile che... no! Accidenti! Non poteva essere stato
lui... no! No...
-Gohan, ma che hai?-
-Scu... scusami Goten! Devo uscire...-
-Come? E il nostro allenamento?-
-Mi dispiace... ci penseremo domani, d'accordo?-
-ma dove stai andando così all'improvviso?-
-Il fatto è che... ho un appuntamento con Videl e stavo quasi
per dimenticarmelo! Devo andare... ho fretta!- e così dicendo,
il giovane sayan uscì fuori e si alzò in volo, sotto lo
sguardo perplesso dei bambini e quello preoccupato di Chichi.
-Accidenti! Ci ha dato buca anche tuo fratello!-
-Già... che dici, iniziamo ad andare a caccia? Tanto per oggi gli allenamenti saltano!-
-Mmh... buona idea! Andiamo...-
-Mi raccomando, non mettetevi nei guai!-
-Sta' tranquilla, mamma!-
E così, anche i due piccoli sayan abbandonarono la casetta tra i
monti Paoz, lasciando Chichi sola a tormentarsi con una marea di dubbi
inquietanti. Lei aveva capito. Aveva intuito quale fosse il sospetto di
Gohan e sapeva che in realtà stava volando a tutta
velocità verso l'obelisco.
-Vegeku... ma che cavolo hai fatto?- disse tra sé la donna prtandosi entrambe le mani sul viso.
-Finalmente ci siamo! Ehi Muten, svegliati! Siamo quasi arrivati!
Quello laggiù è l'obelisco! Ehi Muten... Muten!!!-
-Ahhhh! Ehi... ma che hai da urlare tanto?!? Vuoi farmi venire un infarto, per caso?-
-Ma guarda che tipo... prima mi costringi a portarti da Balzar, e poi te la dormi lasciando a me il compito di guidare!-
-Per Forza! L'elicottero è tuo...-
-Agh... che sciocchezza! Preparati, che tra qualche secondo siamo lì!-
Bulma era ancora poggiata sulla ringhiera ai margini dell'obelisco e
fissava il vuoto che si apriva al di sotto di quell'insolito edificio.
Non aveva più la forza di piangere: la sofferenza e il dolore
sembravano aver atrofizzato anche le lacrime. Eppure, non si era
affatto calmata: dentro di lei bruciava con ardore un fuoco dimenato
dalla rabbia e dal rancore... avrebbe anche desiderato provare
disprezzo! In fondo, quel maledetto sayan se lo sarebbe meritato.
Invece, riusciva soltanto ad odiare sé stessa, perché
aveva stupidamente pensato di poter convincere Vegeku a stare con lei.
Quest'ultimo, intanto, era rimasto solo dalla parte opposta
dell'obelisco rispetto a Bulma, e continuava a fissarla, pur non
dimostrando apparentemente né pentimento né sensi di
colpa. Crilin era rimasto accanto alla donna: non aveva più
niente da dirle ma sperava che almeno la sua presenza potesse essere di
conforto all'amica. Da diversi minuti, ormai, Balzar aveva lasciato
l'obelisco per andare da Dende... che cosa aveva in mente? Come mai,
all'improvviso, aveva pensato di recarsi dal Supremo? Non riusciva
più a rimanere tranquillo... cosa avrebbe dato per sapere cos...
-Ehi! Ma che diavolo...-
Tutti i presenti si voltarono di scatto, e notarono con stupore
l'atterraggio di un elicottero al centro dell'obelisco, proprio dove
Jirobay si stava dilettando con qualche stupido gioco trovato nel
telefonino di Crilin. Per poco il ragazzo non venne travolto dal
velivolo! Per fortuna, fece in tempo a sgattaiolare via...
-Ehi! Idiota! Guarda dove atterri! Data la mia mole è difficile non notarmi!-
Bulma iniziò a
tremare: aveva riconosciuto quel mezzo! Yamcha era di nuovo
lì... possibile che ancora non si decidesse a lasciarla in pace?
Non appena il portellone si aprì, la donna, colma di rabbia,
strinse i pugni. Eppure non si mosse di un millimetro dal punto in cui
era. Dal canto suo, Crilin si era avvicinato all'elicottero: anche lui
aveva riconosciuto il velivolo e si chiese come mai Yamcha avesse
voluto raggiungere l'obelisco. Che fosse venuto a conoscienza di
ciò che era capitato a Bulma? Strano... chi mai avrebbe potuto
metterlo al corrente?
Yamcha scese dall'elicottero, seguito a ruota da Muten. Solo quando si trovarono all'esterno notarono la presenza di Bulma.
-Bulma, ma che diavolo...-
Si interruppe. I suoi occhi
la scrutarono interrogativi, poggiandosi sulla sua esile figura, che
appariva stranamente stanca e affaticata. Poteva scorgere nel suo volto
rabbia e frustrazione; si maledisse: la colpa poteva essere anche la
sua! Forse... o forse no! Perché qualcosa non tornava: qualcosa
negli occhi della ragazza sembrava celare disperazione pura. Si
avvicinò a lei di qualche passo... poco importava che la donna
lo stesse supplicando con lo sguardo di starle alla larga! Pochi metri
furono sufficienti a Yamcha per capire che Bulma aveva pianto... e
doveva aver versato parecchie lacrime molto amare se le sue gote
apparivano ancora arrossate e il suo viso sembrava umido! Si
voltò di scatto notando la figura di Vegeku dalla parte opposta
dell'obelisco: sembrava tranquillo, rilassato, per nulla innervosito...
e in un attimo, Yamcha si trovò i suoi occhi puntati addosso.
Ebbe un fremito di terrore: per la prima volta ebbe davvero paura nel
provare a sostenere quello sguardo... sembrava furioso, rabbioso...
folle? Forse... o magari era soltanto un'impressione, perché in
fondo quel sayan aveva sempre guardato tutti in quello stesso modo. Si
voltò di nuovo verso Bulma, e notò che stava
impercettibilmente tremando... perché si comportava così?
Che diavolo le era successo?
-Ma si può sapere
che ci fate voi due qui?- chiese Crilin tentando come meglio poteva di
distrarre Yamcha. Quest'ultimo, però, lo ignorò
completamente e si avvicinò ancora a Bulma.
Muten, intanto, si guardava intorno, stupito e spaesato dalla presenza di certe persone.
-Crilin, vuoi spiegarmi cosa sta succedendo?-
-Bè, ecco maestro... ma voi due perché siete qui?-
-Perché tua moglie
ti sta cercando! Mi ha telefonato dicendo che per stasera puoi
scordarti la cena, visto che stai rifiutando le sue chiamate!-
-Cosa!?! Ma io veramente...
oh no! Jirobay!!! Ma che stai combinando col mio telefono? Stupido
zuccone che non sei altro... perché non mi hai detto che C18 mi
stava chiamando?-
-Sei stupido, forse? Non vedi che sto giocando? Come facevo a farti rispondere!?-
-Dammi quel telefono... stupido!-
Bulma, intanto, vedeva
Yamcha avvicinarsi sempre di più. Stavolta lo temeva più
che mai, perché sapeva che avrebbe preteso delle spiegazioni, e
lei non aveva sufficiente tempo per inventare una scusa plausibile. Mai
e poi mai avrebbe voluto raccontargli la verità, perché
sapeva che ne sarebbe rimasto sconvolto! Ma soprattutto, Vegeku sarebbe
stato visto come un mostro, un pazzo, un quasi assassino senza
scrupoli, e lei, nonostante ciò che il sayan le aveva fatto, non
desiderava affatto che altre persone potessero avere simili opinioni di
lui. Sapeva benissimo cosa significava dover fare i conti
quotidianamente con i propri errori: aveva convissuto per anni accanto
ad un uomo il cui passato celava atroci delitti e crimini vergognosi;
eppure, nonostante l'indubbio cambiamento di quest'ultimo, molti dei
suoi amici non avevano mai smesso di guardarlo con astio e sospetto,
facendo soffrire terribilmente lei, l'unica persona al mondo che avesse
davvero tentato di capire il principe dei sayan. Non voleva che
ciò si ripetesse con Vegeku: per quanto spregevole fosse stato
il suo comportamento, avrebbe preferito che la questione rimanesse il
più possibile privata, sebbene, per cause di forza maggiore,
Jirobay, Crilin e Balzar già sapessero cosa fosse successo.
-Dimmi che stai bene... dimmi soltanto questo!-
-Certo che sto bene, Yamcha... non lo vedi?-
-E allora perché stai tremando?-
Bulma non rispose. Il suo
genio di scienziata non poteva far nulla per toglierla da quella
tremenda situazione. Le serviva una scusa, ma il suo cervello, ancora
sotto shock, non riusciva a partorire nulla di vagamente credibile.
-Bulma... si può sapere che hai? E che diavolo ci fai qui?-
-Potrei farti la stessa domanda...-
-Sono venuto a cercare Crilin, contenta?-
-Ah! Pensavo mi stessi ancora pedinando...-
-Ma smettila... sai benissimo che non avrei potuto seguirti dopo il teletrasporto! Ora rispondimi... cosa è successo?-
-Niente che ti riguardi...-
Bulma si voltò e tornò di nuovo a guardare il vuoto che
si apriva sotto l'obelisco, così da sfuggire a quel maledetto
sguardo indagatore.
Yamcha, dal canto suo,
iniziò a tremare di rabbia. Non riusciva ancora a dare un senso
logico a ciò che stava accadendo, eppure percepiva nell'aria una
stranissima tensione. Possibile che Vegeku avesse voluto
teletrasportarsi sull'obelisco di Balzar? La cosa appariva alquanto
inspiegabile. Che motivo avrebbe avuto di recarsi lì? E se
invece prima fossero andati da qualche altra parte?
Anche Ymcha si
voltò, e andò a cercare Crilin con lo sguardo. Il suo
amico era intento a discutere con Jirobay per farsi ridare il
cellulare, ma si era accorto perfettamente che il suo sbraitare con
quel citrullo era soltanto un patetico tentativo di distrarre lui e
Muten da Bulma.
-Me lo vuoi dire tu che cosa è successo?-
Crilin si
immobilizzò; con fare insolitamente lento si voltò verso
Yamcha e iniziò a fissarlo impaurito e imbarazzato. Per un
istante i suoi occhi si posarono su Bulma, che alla richiesta del suo
spasimante si era voltata verso Crilin. Quest'ultimo capì che la
donna avrebbe voluto che non gli dicesse niente... accidenti! Quella
era decisamente la ragazza più strana con cui avesse mai avuto a
che fare! Vegeku non avrebbe meritato quell'omertà: si era
comportato in maniera disgustosa ed era giusto che ne pagasse le
conseguenze. Ma gli occhi supplichevoli della sua amica sciolsero il
cuore di Crilin. Per lei, solamente per lei, avrebbe taciuto... forse.
-Accidenti, che noia! Non si trova nemmeno un dinosauro!-
-Ehi Trunks, ma non è che sono andati in letargo?
-Non lo so... forse!-
-Mmh... comunque sono stanco di correre avanti e indietro per la radura...-
-Anche io... torniamo a casa mia?-
-E cosa facciamo poi?-
-Non ne ho idea...-
Trunks iniziò a
guardare l'amico in modo pensieroso. Goten sapeva che quando quel
ragazzino si comportava così, aveva in mente qualcosa di losco.
-A che stai pensando, Trunks?-
-Bè ecco... a me non va di tornare a casa tua...-
-Ma hai detto che qui ti stai annoiando!-
-Infatti... però potremmo recarci da un'altra parte, no?-
-Tipo?-
-Perché non andiamo
da Balzar? Sono sicurissimo che anche tuo fratello sta volando verso
l'obelisco... Te lo dico io, altro che appuntamento con Videl! Gohan
sta raggiungendo mia madre e Crilin!-
-E perché mai dovrebbe farlo?-
-Secondo me devono aver
organizzato una specie di festa... solo che a noi non hanno detto
niente perché non vogliono mocciosi tra i piedi-
-Se è così, allora non dovremmo andarci...-
-Ma sei matto? Voglio beccarli in flagrante! Sono curioso di vedere la faccia che faranno quando arriveremo lì!-
-Mmh... che dici? Ce lo daranno un pezzo di torta?-
-Se ci sbrighiamo forse sì... a meno che non si mangi tutto Gohan!-
-Allora muoviamoci, dai! Comincio giusto ad avere un po' di fame...-
CONTINUA...
_____________
Angolo dell'autrice:
scusate tanto se non ho inserito per niente Balzar in questo capitolo!
So di lasciarvi di nuovo col dubbio di dove sia finito, ma mi ero resa
conto di essermi comunque dilungata abbastanza e non volevo
appesantirvi troppo. Tra l'altro, preferirei che a Balzar venisse
dedicato uno spazio piuttosto ampio, visto l'argomento di discussione
che affronterà con (chi???)... detto questo, vi prometto che nel
prossimo capitolo ogni dubbio sarà fugato... grazie di nuovo a
tutti voi che mi seguite, leggete, ricordate, preferite e soprattutto
che commentate!!! Un bacione e FORZA AZZURRI!
|
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Capitolo 22 *** Divinità a colloquio ***
divinità a colloquio
Di nuovo, ciaooooooo!!!
è da un po' che non mi faccio viva, ma ho avuto un po' di
impicci... comunque, per farmi perdonare, ho pubblicato un capitolo
abbastanza lungo che inizialmente avrei invece voluto dividere in due
parti: nella prima, andremo a scoprire come mai Balzar si è
recato dal Supremo; nella seconda, torneremo a dare un'occhiata
più giù, sull'obelisco, dove l'atmosfera
tenderà a farsi sempre più incendescente! Dopo queste
piccole anticipazioni, vi auguro di cuore una buonissima lettura! Se
avete voglia, recensite ^_^
Balzar si era avviato immediatamente verso il palazzo del
Supremo, e ciò avvenne nonappena avvertì la chiamata di
quest'ultimo. Era un bene che Dende avesse appreso la facoltà di
comunicare telepaticamente con chiunque avesse avuto voglia di sentire:
ciò aveva risparmiato alla giovane divinità l'imbarazzo
di far udire a tutti i presenti sull'obelisco quel richiamo rivolto
esclusivamente al gatto. Non che l'incontro tra divinità che
stava per svolgersi dovesse rimanere a tutti costi un segreto, ma,
visto l'argomento di discussione, i sommi capi concordarono sul fatto
che, almeno inizialmente, sarebbe stato meglio mantenere un certo
riserbo.
Quando Balzar giunse a destinazione, trovò Popo intento ad
annaffiare i suoi vasi di fiori. Appena lo notò, il servitore
del Supremo gli rivolse un ampio sorriso.
-Aspetta pure qui... Dende arriverà fra qualche minuto!-
Il gatto aveva già qualche sospetto su quale fosse l'argomento
che lui e le altre divinità si apprestavano a discutere: aveva
immaginato che la fusione di due sayan tramite Potara non sarebbe
potuta passare inosservata e che qualcuno, agli estremi confini del
mondo dei vivi -e non- sicuramente avrebbe gettato più di
qualche occhiata sul pianeta Terra per scrutare il comportamento di
Vegeku. Balzar stesso lo aveva fatto: era stato piuttosto facile per
lui convincere Junior a seguire il sayan durante gli allenamenti coi
figli, e la scusa dei combattimenti era sufficiente perché
nessuno di loro potesse sospettare che dietro le visite del namecciano
ci fosse in realtà un intento di spionaggio.
Solamente re Kaio del Nord si era dimostrato piuttosto restìo
nel sorvegliare in maniera tanto scrupolosa l'operato del sayan: non
che nutrisse particolare fiducia nei confronti di quest'ultimo, ma
temeva semplicemente che tale faccenda potesse diventare una sorta di
ossessione. Che senso poteva avere, ormai, controllarlo a vista? Vegeku
era il guerriero più potente dell'universo e il suo livello
combattivo superava di gran lungala somma dei i livelli di tutte
le divinità esistenti! Kaioshin avrebbe dovuto pensarci prima,
invece che dare i Potara ai due guerrieri senza riflettere troppo sulle
conseguenze! Certo, sconfiggere Majin Bu era un'esigenza prioritaria,
ma nessuno, nemmeno la somma divinità del creato, poteva sapere
con certezza cosa sarebbe venuto fuori dalla fusione tra Goku e Vegeta.
L'atteggiamento di re Kaio aveva profondamente turbato il Supremo, il
quale aveva sempre sostenuto, forse ingenuamente, che Vegeku non
sarebbe mai potuto diventare pericoloso. Eppure, quel modo di agire
vagamente arrendista ostentato con troppa sufficienza, aveva indotto
Dende a riflettere maggiormente sulle azioni di Vegeku, e dunque a
tenerlo d'occhio: Junior riferiva anche a lui. Nonostante però
l'assidua osservazione del sayan, nessuno aveva mai potuto affermare
che fosse pazzo, folle, e semplicemente pericoloso. Non aveva commesso
alcuna azione fuori luogo, non si era azzardato minimamente a
combattere coi suoi figli mostrando tutta la sua potenza, non aveva
creato particolari problemi a nessuno.
Eppure, dopo mesi di osservazione, alcune divinità si convinsero
che l'atteggiamento del guerriero fosse fin troppo controllato e che
quel modo di fare apparentemente sobrio e innocente, potesse in
realtà nascondere un profondo turbamento interiore.
Balzar non aveva mai creduto che Vegeku potesse veramente andare fuori
di testa: ammesso che la sua calma derivasse davvero soltanto dal
possedimento di un abile autocontrollo, ciò significava, in
fondo, che il sayan era in grado di ragionare. E sicuramente doveva
essere anche molto intelligente vista la strategia attuata per
liberarsi di Majin Bu! Il gatto temeva piuttosto che a lungo andare il
combattente si sarebbe lasciato sopraffare dalla sua nuova
personalità emergente, una personalità schietta e
istintiva, decisamente troppo affine a quella dei più scaltri e
pericolosi guerrieri sayan. Perché, alla fine dei conti, Vegeku
non era umano, come non lo erano i suoi creatori, e Balzar, come gli
altri dei, sapeva benissimo quanto fosse difficile per dei guerrieri
alieni come i sayan abituarsi a convivere con la quiete di un
pianeta relativamente pacifico. Certo, Vegeta ci era riuscito, al costo
di sopportare lunghi e tormentati conflitti interiori! Ma Vegeku era
un'altra persona e, purtroppo, era anche infinitamente più
potente.
-Sei stato più veloce del previsto, Balzar!-
-Ciao Junior! Allora... alla fine Dende si è deciso...-
-Più che altro si è deciso Kaioshin il Sommo... è
stato lui ad insistere! Comuqnue tra poco arriveranno tutti...-
-Credi che riusciremo a concludere qualcosa?-
-Ne dubito. Ma ormai siamo qui e tanto vale parlare...-
Junior appariva concentratissimo: era sospeso a mezz'aria con le gambe
incrociate e gli occhi immancabilmente serrati. Sembrava fosse intento
a captare ogni minimo spostamento d'aria e appariva del tutto
indifferente agli svolazzamenti di Baba intorno alla sua figura.
Quest'ultima era appena rientrata da un viaggio dall'Aldilà e
aveva invitato Re Enma a tenersi in contatto telepatico con il palazzo
del Supremo: la presenza del giudice dell'altro mondo non poteva di
certo mancare in una simile occasione, ma la mole decisamente
spropositata di quest'ultimo, e il timore che abbandonando la sua
postazione qualcuno avrebbe potuto approfittarsene per fuggire, gli
impedirono di ragiungere le altre divinità sulla Terra. Insieme
alla vecchia Baba erano arrivati anche i quattro re Kaio: nessuno di
loro sembrava particolarmente interessato alla questione di cui stavano
per parlare, ad eccezione di quello del Nord, cui stavano
particolarmente a cuore le sorti della sua galassia.
-Ditemi un po'... ci sono stati sviluppi, per caso?-
Junior non accennò neppure un lieve movimento, perciò fu Balzar a rispondere.
-Sì... e non è niente di buono. Per poco Vegeku non
lascia morire Bulma assiderata. Certo, lui dice che si è
trattato di un incidente, però...-
-Però... uff! Guarda se alla fine per liberarci di Majin Bu non ci siamo creati un problema maggiore!-
-Bè... non esagerare! In effetti, la cosa ha turbato molto anche
me, ma se ci facciamo prendere dall'ansia rischiamo di trarre
conclusioni affrettate!-
-Forse hai ragione... ma dov'è Dende?-
-Ci sta raggiungendo insieme ai due Kaioshin e al Gran Maestro Re Kaio... saranno qui a momenti!- intervenne Popo.
-Meno male! Già inizio a stancarmi!- rispose re Kaio dell'Ovest.
Il governatore della Galassia del Nord rimase piuttosto contrariato
dall'affermazione del suo collega: il palese disinteresse che stava
mostrando indicava quanto egli sottovalutasse la questione! Possibile
che avesse preso la faccenda in maniera tanto superficiale? E nemmeno
gli altri due re sembravano preoccuparsi troppo di Vegeku e del suo
indecifrabile modo di fare.
Intanto, Dende fece il suo rientro a palazzo in compagnia di Kaioshin il Sommo, Kibithoshin e il Gran maestro re Kaio.
-Scusate il ritardo, pensavo ci avreste messo più tempo ad arrivare!-
-Nessun problema, Supremo!- esclamò Balzar.
-Re Enma ci sta ascoltando?-
-Vi sento forte e chiaro! Sta tranquillo Dende!!!-
-Perfetto... allora...-
-Tagliamo corto... perché siamo qui?- disse spazientito re Kaio
dell'Ovest mentre si dannava per catturare una mosca che gli
gironzolava intorno.
-Bè... siete tutti al corrente del fatto che due potentissimi
guerrieri sayan hanno effettuato la fusione tramite i Potara per
sconfiggere Majin Bu...-
-Certo che lo sappiamo, Supremo! Ma qual è esattamente il problema?-
-Vorrei rispondere io, se permetti.-
-Ma certo, sommo Kaioshin! Parli pure!-
-I Potara non sono semplicemente degli oggetti magici, come tanti altri
curiosi aggeggi dai misteriosi poteri che circolano in ogni angolo
dell'universo. Hanno un che di speciale... di unico! Esistono da quando
esistiamo noi Kaioshin e ritengo siano nati con noi...-
-Che significa ritengo?- intervenne re Kaio del Nord.
-Che di fatto io non possiedo alcuno ricordo che si possa ricondurre
alla creazione di questi orecchini: li ho sempre avuti, come li hanno
sempre avuti tutti i miei pari. Non so assolutamente quale sia la loro
origine, né quale sia la nostra! Ci siamo sempre stati, e, con
noi, anche i potara. Sono oggetti sacri!-
-D'accordo, e allora?- chiese spazientito re Kaio dell'Ovest.
-è la prima volta in assoluto che vengono utilizzati su dei
comuni mortali e non siamo certi che l'effetto possa essere lo stesso
che hanno su di noi. Come voi tutti sapete, anche io e Kibithoshin
siamo il risultato di due fusioni tramite potara, ma la
personalità dominante mia e di Kaioshin il superiore non sono
state cancellate. Temo però che per Vegeku non valga la stessa
cosa! Il guaio è che non abbiamo idea di come possa sciogliersi
questa unione. Io credo non ci sia alcun modo, ma questo ovviamente non
posso affermarlo con certezza.-
-Mi scusi Kaioshin, lei è la somma divinità
dell'Universo! Come è possibile che non sappia se esiste o meno
la possibilità di separare Goku e Vegeta?-
-Perché, come ho
già detto, non sono stato io a creare i Potara, e non ho alcun
potere su di essi. Vedi re Kaio, è come
se in realtà anche io fossi soggetto a leggi cui devo per forza
sottostare: l'esistenza dgli orecchini dimostra che l'universo non
è
tutto sotto il mio controllo! Qualche cosa mi sfugge... e quel qualcosa
è stato utilizzato per manipolare i corpi e gli spiriti di due
esseri mortali. Nessuno può prevedere quali saranno le
conseguenze di tutto ciò!-
-E allora perché li ha fatti unire?-
-Perché non avevo altra scelta. E comunque, basandomi sulla mia
esperienza personale, non pensavo che il nuovo essere, a lungo andare,
avrebbe sviluppato una personalità autonoma. Non è detto
che sia malvagio o pazzo, ma vista la potenza del soggetto in
questione, sarebbe meglio non correre rischi!-
-E quindi?- chiese incuriosito il Supremo.
-Dobbiamo lavorare tutti quanti per trovare il modo di sciogliere la fusione!-
-Ma è un'impresa disperata! Non sappiamo nemmeno da dove iniziare!-
-Aguzziamo l'ingegno e troviamo una soluzione! O almeno, proviamoci...-
-Ehi, scusi un attimo! In milioni e milioni di anni lei non è
mai riuscito a travare alcun modo e adesso pretende che ce la facciamo
noi su due piedi?- disse contrariato re Kaio dell'ovest.
-Esattamente!-
A quel punto intervenne il Gran maestro re Kaio.
-Scusate se vi inteRRompo... io avRei un piccolo dubbio... pRima ha detto che ogni Kaioshin è dotato di potaRa, giusto?-
-Sì...-
-Allora non capisco... i suoi potaRa ce l'ha Vegeku, poiché li
ha utilizzati peR la fusione... ma Kibithoshin dovRebbe aveRne due
paia! Quelli di Kibith e quelli di Kaioshin il supeRiore... dove sono
finiti quelli che non indossa?-
Tutti i presenti si voltarono a fissare la divinità in modo
interrogativo: in effetti, dove diavolo erano finiti gli altri due
orecchini?
-Ehi! Non ci avevo fatto caso... allora? Che fine hanno fatto?- chiese la somma divinità
-Bè ecco... veramente io... li ho dati a Bulma!-
-Insomma Crilin, ti decidi o no a parlare?-
-Calmati Yamcha! Non mi pare il caso di scaldarsi così tanto!-
Muten aveva percepito immediatamente il clima di tensione che si era
venuto a creare dopo il loro arrivo: non vedeva di buon occhio
l'inquietante omertà dietro la quale si stavano nascondendo
Bulma e Crilin, ma temeva che insistendo troppo nel voler scoprire cosa
ci fosse dietro, alla fine la situazione potesse precipitare ulteriormente. Che la
causa di quell'imbarazzante timore che il vecchio era riuscito a
cogliere nello sguardo dei suoi amici fosse dovuto ad un litigio o a
qualcosa di più serio, per lui non aveva importanza: il suo
scopo non era certo quello di mettere benzina sul fuoco! Sapeva che la
comparsa di una creatura tanto particolare come Vegeku avrebbe portato
degli sconvolgimenti nelle loro vite, e di certo non si era illuso che
ciò potesse avvenire in maniera indolore! Muten non era un dio o
un essere superiore, però aveva esperienza: i lunghi anni di
vita che gravavano sulle sue spalle ormai ricurve si portavano dietro
ricordi ed emozioni in quantità tali che difficilmente un altro
essere umano avrebbe potuto eguagliare. Non era la prima volta che
vedeva i suoi giovani amici o ex allievi in difficoltà, eppure
la consapevolezza che ora a mandarli in crisi non fosse l'ennesimo
pazzoide di turno intenzionato a distruggere l'universo, ma un essere
nato da due grandissimi eroi, poneva l'anziano maestro in seria
difficoltà: di fatto, erano già entrati in gioco i
sentimenti! E non era l'odio a muovere le azioni delle persone che ora
sostavano con lui sull'obelisco: se così fosse stato, sarebbe
stato tutto molto più semplice! Purtroppo, e senza dubbio, a
determinare quegli insoliti comportamenti erano il senso dell'amicizia,
della lealtà, dell'amore assoluto e incondizionato, la voglia di
non rovinare quei meravigliosi legami d'affetto instauratisi grazie
alla condivisione di un medesimo, entusiasmante passato. Mai Muten
avrebbe voluto vedere quei ragazzi scagliarsi l'uno sull'altro anche
solo verbalmente: non era da loro! Tempo addietro non l'avrebbero
fatto; eppure aveva l'inquietante presentimento che presto, molto
presto, quelle pericolose scintille che si stavano pericolosamente
moltiplicando, avrebbero preso fuoco.
-Per favore maestro... voglio solo vederci chiaro. Si può sapere
che ci fanno qui Bulma e Vegeku, e come mai, dopo ore, ancora non sei
rientrato?- disse Yamcha rivolgendosi nuovamente a Crilin.
-Senti... la faccenda è un po' lunga da spiegare e comunque....-
il ragazzo lanciò una brevissima ma intensa occhiata verso
Vegeku, che era poggiato all'estremità dell'obelisco con le
braccia incrociate e gli occhi chiusi, senza proferire parola. Iniziava
a detestarlo per il modo in cui si era comportato e detestava sé
stesso per non riuscire a trovare la forza di accusarlo. -...e comunque
non sono affari miei. Se vuoi saperne di più, chiedi ai diretti
interessati!- sentenziò il giovane indicando con il capo prima
Bulma e poi Vegeku.
-Al massimo posso dirti che sono rimasto qui perché non sapevo
che mia moglie mi stesse cercando, altrimenti sarei tornato a casa da
un pezzo!-
Mentì. Sapeva perfettamente che non avrebbe mai potuto lasciare
l'obelisco vista la situazione che si era venuta a creare.
Probabilmente, se anche lo avesse fatto, Bulma non avrebbe dato tanta
importanza alla cosa, visto il profondo stato di abbattimento in cui
era precipitata per colpa di Vegeku, ma la sua coscienza gli impediva
comunque di abbandonarla a sé stessa: chi altri, a parte lui,
avrebbe potuto donarle, seppure inutilmente, qualche parola di
conforto? Di sicuro, non quell'inutile parassita di Jirobay, che negli
ultimi tempi il sempre paziente Crilin faticava sempre più a
sopportare.
-Peccato che Bulma non voglia spiccicare parola!-
-Chiedilo a Vegeku, allora!- esclamò Crilin, pentendosi quasi
immediatamente di quanto detto. Effettivamente, se Yamcha avesse
davvero insistito col sayan per farsi dire cosa fosse accaduto, la
situazione sarebbe precipitata ulteriormente. Ma il ragazzo sapeva che
il suo amico non avrebbe mai avuto il coraggio di affrontare
così apertamenteil potente guerriero, e una volta tanto
ringraziò il cielo per non aver dotato Yamcha di un briciolo di
temerarietà in più.
-Le ha fatto del male, vero?-
-Insomma, perché insisti tanto? Ti ho già detto che la
faccenda non mi riguarda, quindi, per favore... parlane con loro! Anzi,
sai che ti dico? Io quasi quasi me ne vado... tanto ormai la mia
presenza qui non serve più a niente!-
-Eh no, Crilin! Dove accidenti credi di andare?-
L'amico non rispose: si limitò a librarsi in volo. Si
alzò di qualche metro per poi incrementare l'aura, quando,
all'improvviso, si fermò. Muten si voltò in direzione di
Crilin e notò la perplessità nella sua espressione: anche
Vegeku e Yamcha sembravano aver percepito qualcosa... o qualcuno?!?
Intanto, Bulma scorgeva nel volto dei presenti un fremito di stupore:
guardò Vegeku e le sembrò piuttosto contrariato... chi
mai stava arrivando? Forse Balzar era già di ritorno? Non fece
in tempo a concludere in modo coerente il proprio ragionamento che in
un attimo, a pochi metri da lei e vicino a Jirobay si
materializzò la figura di Gohan. La potente aura del giovane
sayan fece ruzzolare via il terrestre, la cui massiccia mole gli
impediva di porre un freno a quel goffo rotolare. Per la seconda volta
in pochi minuti maledisse sé stesso e tutti gli intrusi che
stavano giungendo sull'obelisco.
-Ma che diavolo succede oggi?!? Possibile che veniate tutti qui a
rompere le scatole?!? Non si è mai vista tutta questa gente da
Balzar!-
Gohan non prestò minimamente intenzione alle parole di Jirobay;
si voltò verso Bulma e iniziò ad osservarla, dimostrando
un'attenzione e un'ansia tali che attorno a lui calò il
silenzio.
Muten, confuso come non mai, puntò gli occhi su quelli del
ragazzo: era visibilmente preoccupato, se non addirittura spaventato!
Il vecchio maestro, che fino a quel momento si era astenuto dal voler
approfondire il perché della presenza di Bulma e Vegeku
sull'obelisco, ebbe improvvisamente una tremenda illuminazione: e se la
donna fosse stata portata lì perché aveva avuto bisogno
dei fagioli magici? No... impossibile! Che diavolo poteva essere
successo per...
Non osò portare a termine ciò che la sua mente si stava
avviando a concludere. Le sue mani iniziarono a tremare, di rabbia e di
incredulità, mentre con un rapidissimo scatto si voltò a
fissare il guerriero più potente mai comparso sulla faccia
dell'universo.
Yamcha sembrava in stato di
shock: ciò che fino a pochi istanti
prima sembrava un mistero legato semplicemente a Bulma e Vegeku, ora si
era arricchito di una nuova pedina: troppo nervoso e troppo spaventato
appariva Gohan perché non sapesse niente di questa faccenda!
Crilin, intanto, malediceva sé stesso per non essersi alzato in
volo qualche attimo prima: se non altro, avrebbe fatto in tempo a non
vedere ciò che sarebbe successo di lì a poco! Lui lo
sapeva... sapeva che Gohan era al corrente di quanto avvenuto, o,
quantomeno, lo aveva senz'altro intuito. Il tremolìo delle sue
mani, gli occhi collerici e spaventati poggiati sulla figura di Bulma,
l'intensità della sua aura stranamente non ridotta zero... tutto
faceva capire a Crilin che il giovane sayan era lì per
accertarsi delle condizioni di lei. Quest'ultima però, ancora
fin troppo sconvolta e amareggiata per il rifiuto di Vegeku, sembrava
non aver colto nell'espressione di Gohan quell'evidente preoccupazione
che invece stava allertando gli altri presenti. Ricambiava il suo
sguardo con uno decisamente attonito e confuso, limitandosi ad
impensierirsi per il crescente silenzio attorno a sé. Ma gli
occhi che più di tutti inquel momento sembravano voler
brutalmente esternare odio e astio erano quelli del sayan poggiato
all'estremo angolo dell'obelisco, in direzione opposta alla donna. Solo
allora Muten prese davvero coscienza del fatto che la situazione
potesse essere più grave di quanto egli avesse immaginato. Lesse
nell'espressione visibilmente contratta di Vegeku una palese ammissione
di colpevolezza, che però sembrava manifestarsi solo attraverso
la rabbia e il rancore. Faticava l'anziano maestro a comprendere il
perché di tutto quel risentimento che il sayan aveva in corpo e
si rammaricava del fatto di essersene reso conto solamente allora:
possibile che nonostante due mesi di convivenza con il guerriero gli
fosse sfuggito il turbine di sentimenti che egli covava dentro di
sé? Si maledisse e si colpevolizzò: se solo avesse
prestato maggiore attenzione alla contraddittorietà insita in
ogni gesto del suo ospite, forse avrebbe potuto evitare il precipitare
di una situazione comunque già precaria!
Gohan chiuse gli occhi e
strinse i pugni, come a voler trattenere quella rabbia che, una volta
esplosa, avrebbe causato la distruzione dell'obelisco. Sospirò,
e in un attimo si voltò nella direzione opposta, posando lo
sguardo sugli occhi adirati di Vegeku. Il ragazzo non si
preoccupò di chiedersi o di chiedergli se quella rabbia fosse
rivoltà a lui o a sé stesso: si avvicinò fino a
trovarsi a pochi centimetri di distanza dal suo volto.
-Ti scongiuro... dimmi che
non è avvenuto quello che penso! Dimmi che non le hai fatto del
male e non siete venuti qui per i Senzu!-
L'attimo di silenzio
assoluto che intercorse tra le parole di Gohan e la lentissima chiusura
delle palpebre del suo interlocutore, furono sufficienti al ragazzo per
trovare l'amara conferma ai suoi dubbi. Non riuscì a
trattenersi: sprigionò un'aura incredibilmente potente, fino a
che i suoi capelli si colorarono d'oro. Crilin si parò davanti a
Bulma nel tentativo di proteggerla, mentre Muten, Yamcha e Jirobay
impiegavano tutte le forze che avevano in corpo per aggrapparsi a
qualche colonna.
-Gohan! Ma che fai??? Smettila subito!!!-
Le disperate parole
dell'anziano maestro si persero inevitabilmente nel nulla, travolte
anch'esse da quell'aura vorticosa e incontenibile.
-Che cosa hai fatto? Dimmi che cavolo hai fatto!- urlò il ragazzo in preda ad una furia cieca.
-Datti una calmata, per
favore! Se proprio ci tieni ne parliamo da un'altra parte!- rispose
Vegeku ostentando tutta la sicurezza che poteva esibire solamente un
guerriero consapevole di essere il più forte.
Ma la sfacciata
tranquillità e la ben nota e consueta indifferenza che lesse
negli occhi del suo interlocutore, fecero adirare ancora di più
il ragazzo che, senza pensarci troppo, afferrò Vegeku per il
collo con entrambe le mani, astenendosi dal badare alle urla che
spezzavano il silenzio dei suoi amici. Pochissimi centimetri separavano
i suoi occhi da quelli da quelli che fino a poche ore prima credeva
appartenessero a suo padre: odiava sé stesso per essersi fidato
di lui, per essere stato il primo a tentare di dargli una
possibilità, per aver voluto a tutti i costi vedere in Vegeku il
riflesso di Goku. Odiava sé stesso perché si era
affezionato a lui, perché gli voleva bene, perché fino a
poco tempo prima lo aveva ammirato profondamente, come eroe e come
uomo. Serrava sempre di più la stretta dei suoi pugni intorno al
collo della sua vittima, e sebbene si rendesse perfettamente conto che
mai le sue deboli mani avrebbero potuto recare all'avversario il
benché minimo danno, non si decideva a mollare la presa su colui
che ora ai suoi occhi appariva come una bestia.
-Pagherai per quello che hai fatto...-
-Lasciami andare immediatamente... non costringermi a farti del male!-
-Già me ne hai fatto!-
Lo sguardo di Vegeku si
caricò nuovamente di ira, un'ira talmente irruenta che per un
istante appena provocò in Gohan un fremito di timore. Il suo
avversario lo colse immediatamente e, sebbene il ragazzo stesse
allentando leggermente la presa, si trasformò anch'egli in super
sayan, per poi tirare un pugno talmente forte al giovane guerriero
davanti a sé, che quest'ultimo venne scaraventato a terra, a
diversi metri di distanza. Prima che Gohan avesse il tempo di
rimettersi in piedi, Vegeku era già chinato sopra di lui e gli
aveva bloccato con un'abile falcata entrambe le braccia con una sola
mano.
-Torna immediatamente nel
tuo stato normale!- disse Vegeku mentre minacciava il ragazzo
puntandogli in faccia il palmo aperto della mano libera, dal quale
già si intavedeva un principio di onda energetica. Ma Gohan
sembrava non volesse mollare: nonostante l'abbondante quantità
di sangue che colava dalle sue narici e la consapevolezza che se
davvero quell'uomo avesse voluto fargli del male, niente e nessuno
avrebbe potuto impedirglielo, egli continuò imperterrito a
contrapporre al suo avversario tutta la forza che aveva in corpo.
-Ammazzami, se proprio ci tieni a non vedermi più trasformato in super sayan!-
-Vegeku! Per amor del cielo... lascialo stare! Ti scongiuro! Presto te e pentirai se gli farai del male!-
Ma il sayan non
sembrò preoccuparsi minimamente delle parole del vecchio Muten
e, in tutta risposta, avvicinò ancora di più il palmo
della sua mano al viso ormai imbrattato del figlio.
-Non avresti dovuto sfidarmi così apertamente, Gohan! Non ce n'era alcun mot...-
Improvvisamente, Vegeku
spalancò gli occhi. Sotto lo sguardo ancora collerico e attonito
del ragazzo, il potente guerriero mollò la presa dalle sue
braccia, e in meno di un attimo si allontanò di diversi metri da
lui, per poi tornare allo stato normale. Mentre il giovane, ancora
sotto shock, tentava faticosamente di rimettersi in piedi, cercando di
tamponare con la mano il sangue che fuoriusciva dalle sue narici,
Crilin, Yamcha e Muten impallidirono di colpo, seguiti poi dalla
già sconvolta Bulma, che alla vista di ciò che le si
parò davanti, si accasciò a terra in preda allo sconforto.
A quel punto, Gohan
riacquisì la lucidità necessaria per capire: ripresosi
appena da quell'imprevedibile, doloroso e folle scontro, i suoi sensi
di sayan gli fecero percepire quelle aure che mai avrebbe voluto
trovarsi vicino. Si voltò di scatto, ancora semi accasciato a
terra, e vide aleggiare dietro di sé i piccoli Goten e Trunks.
CONTINUA...
____________
Angolo dell'autrice: ho
bisogno di fare una piccola precisazione tecnica: le "R" maiuscole che
avete avuto modo di leggere nel discorso del Gran maestro re Kaio sono
un piccolo stratagemma per indicare la cosiddetta "erre moscia"... per
il resto, se avete dubbi, incertezze o necessitate di qualche
precisazione, non esitate a chiedere! Un bacione a tutti ^_^
|
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Capitolo 23 *** Ricerche inconcludenti ***
ricerche inconcludenti
Eccomi di nuovo qui! Ho
finalmente trovato il tempo di aggiornare e di andare avanti nella
narrazione di questa storia un po' fuori dal normale. Premetto che
questo è un capitolo abbastanza insolito, diverso dagli altri...
poi capirete il perché! Spero comunque che vi piaccia e che
vogliate lasciare un commentino! Bacioni e tutti ^_^
-Tesoruccio mio! Già sei di ritorno?!?-
-Sì papà...-
-E come mai è stata Aida a riaccompagnarti e non Gohan?-
La legittima domanda posta dal padre l'aveva lievemente imbarazzata.
Non che Videl e il suo fidanzato avessero litigato, ma il fatto che il
giovane le stesse sicuramente nascondendo qualcosa non permetteva alla
ragazza di sentirsi a suo agio. Mr Satan era un uomo apprensivo...
decisamente troppo! E a volte il suo atteggiamento iperprotettivo la
faceva tremendamente innervosire: sapeva che quell'uomo apparentemente
duro e severo nascondeva in realtà un cuore d'oro, e spesso
sentiva di non essere lei stessa abbastanza comprensiva nei suoi
confronti. Si limitava a giudicare, e anche superficialmente,
ciò che suo padre esternava, ignorando volutamente quando di
buono lei sapeva che c'era nell'animo di quel burbero omaccione. Non
aveva idea di cosa rispondergli: probabilmente, la cosa più
semplice da dire sarebbe stata la verità. In fondo, lei era
tornata con Aida perché Gohan aveva un altro impegno... non
c'era niente di male in questo, no? Ma la consapevolezza di non sapere
esattamente cosa avesse da fare il suo ragazzo e l'indubbia
preoccupazione che aveva letto nei suoi occhi mentre stava andando via
la mettevano stranamente a disagio.
-Allora Videl? Non dirmi che avete litigato! Cavolo, se è
così non ci penso due volte a dargliene di santa ragione!-
Sentenziò Satan stringendo affettuosamente le mani della figlia.
Tutta questa eccessiva apprensione la rendeva piuttosto nervosa: era
cosciente di non avere un bel carattere e di apparire talvolta
esagerata, eppure mal sopportava l'intromissione del padre nella sua
vita privata.
-Papà... non abbiamo litigato! Semplicemente, è dovuto
rientrare a casa prima del previsto! E poi... spiegami come accidenti
faresti tu a suonarle a Gohan!-
Il viso dell'uomo si imporporò per il lieve imbarazzo:
perché la figlia non si esimeva mai dal ricordargli di essere un
buono a nulla in confronto al suo fidanzato?
-Ok... ok tesoro! Come non detto...-
Videl sospirò e andò ad accovacciarsi sul comodo divano
del suo ampio salotto. Da bambina odiava quella casa: troppo grande e
troppo vuota, o meglio, piena soltanto di mobilia e gingilli inutili e
costosissimi. Non c'era nulla che potesse avere per lei un qualche,
seppur vago, valore affettivo. Da quando suo padre aveva fatto credere
al resto del mondo di aver sconfitto Cell, la loro situazione economica
era decisamente migliorata: con i soldi guadagnati grazie a quella
sporca bugia, l'uomo poté finalmente abbandonare la "vecchia
catapecchia" in cui risiedeva con la sua unica figlia per comprarsi
finalmente una villa degna di quel nome. Peccato che ogni singolo
ricordo, felice o doloroso che fosse, continuasse ad appartenere alla
casa in cui era nata, che pur essendo molto più piccola rispetto
a quella in cui viveva attualmente, era comunque dignitosa ed
accogliente. I ricordi di sua madre erano legati a quell'abitazione.
Nonostante la ragazza fosse ancora piccola quando la genitrice venne a
mancare, ella ne conservava comunque intatta l'immagine. Il trasloco in
quella villa si rivelò la svilita metafora di un inaspettato e
indesiderato cambiamento di vita: Videl era ancora una bambina quando
mise per la prima volta piede nell'ampio salone che ora stava
contemplando, e ancora ricordava la solitudine che aveva provato nel
trovarsi a vivere lì costantemente priva di compagnia. Suo padre
non era mai in casa, e a tenerla d'occhio c'erano un paio di babysitter
-come se una non fosse stata sufficiente!- e un numero imprecisato di
domestici.
Ma le cose col tempo erano cambiate. La piccola, triste, ma forte Videl
era cresciuta, diventando una ragazza seria e giudiziosa, costantemente
in lotta per preservare la quiete cittadina. Era ben voluta e stimata
da tutti: nessuno, nella città in cui viveva, e che per
riconoscimento aveva il nome di suo padre, avrebbe mai pensato di
intralciarne l'operato o di metterla in qualche modo in
difficoltà. Sapeva di valere qualcosa, molto di più del
presunto eroe che si vantava di aver sconfitto Cell, eppure preferiva
comunque non ostentare in maniera antipatica le proprie buone
qualità.
Tornò a guardare suo padre con fare quantomai pensieroso e
distratto, mentre quest'ultimo si prodigava nel cercare nel frigorifero
qualche avanzo da dare al suo ormai amatissimo cucciolo. Mr Satan non
aveva mai avuto una passione particolare per i cani, eppure,
ultimamente, sembrava che anche quell'aspetto tanto dolce e inatteso
dovesse coronare l'improvviso cambiamento di quell'uomo. Era migliorato
dopo la terribile esperienza di Majin Bu; e nonostante l'indicibile
dolore che gli aveva procurato il suo alter ego, il magnanimo "campione
del mondo" aveva deciso di prendersi cura anche di Bu, oltre che del
cagnolino.
-Sataaaaaan! Ricordati che devi accompagnarmi a mangiare il gelato! Me lo hai promesso!-
-Ma certo che melo ricordo! Però, mi raccomando... come ti devi comportare quando siamo in gelateria?-
-Devo essere educato, scegliere solo tre gusti, e dopo ringraziare...-
-Bravissimo Bu! Stai diventando un uomo di classe!-
-Però paghi tu, vero Satan?-
-Ahahahah! Ma certo! Che razza di domande fai?!? Ora andiamo... Ah! Videl... vuoi venire anche tu-
-No, grazie. Preferisco rimanere a casa a rilassarmi.-
-D'accordo. Ciao ciao tesoro!-
-Ciao Videl!-
-Ciao papà! Ciao Bu!-
La ragazza si sdraiò in maniera decisamente poco composta sul
comodo divano su cui già era accovacciata da un po'. Senza
nemmeno rendersene conto, i suoi occhi iniziarono a fissare l'alto
soffitto che li sovrastava. Troppi pensieri si erano impossessati della
sua mente e un mare di preoccupazioni stava inondando la sua testa.
-Gohan... perché ancora non ti fai sentire?-
Kibithoshin sorvolava ormai da diversi minuti i cieli che sovrastavano
l'estesissima città dell'Ovest alla ricerca della famigerata
Capsule Corporation. La candida rivelazione proferita in presenza delle
altre divinità sulla misteriosa scomparsa di una coppia di
Potara aveva mandato su tutte le furie Kaioshin il Sommo, che
lasciandosi inaspettatamente trasportare da quell'improvviso e potente
impeto di emozioni, aveva costretto il suo giovane collega a recuperare
immediatamente i due oggetti. Sotto lo sguardo impietrito dei presenti,
sebbene alcuni stessero ridendo di gusto per l'improvvisa e ben poco
dignitosa tirata d'orecchie, il Sommo Kaioshin si era verbalmente
avventato sull'ingenuo Kibithoshin, accusandolo di negligenza e scarsa
capacità di riflessione.
-E se quella donna volesse sperimentare su di sé gli effetti della fusione?- aveva declamato la potente divinità, perdendo ormai ogni residuo di calma.
Quando Bulma lo aveva contattato per avera in prestito quelli che lei
aveva definito "maledettissimi orecchini", il giovane dio non aveva
minimamente pensato che potesse servirsene per compiere qualche
sciocchezza; e a quel punto, ormai, dubitava davvero che potesse farne:
erano diverse settimane che li aveva, e di fatto, fino a quel momento
si era davvero limitata solamente a studiarli. Che avesse fatto qualche
scoperta interessante? Probabilmente no, altrimenti avrebbe sicuramente
già provveduto a sciogliere la fusione di Vegeku. Certo, se
quella scienziata avesse anche solo capito il meccaniscmo di
funzionamento dei Potara, già sarebbero stati a buon punto!
Finalmente, Kibithoshin scorse dall'alto un imponente cupola che
sovrastava in altezza e maestosità tutti gli altri edifici della
Città del Nord.
-Ci siamo! Quella deve essere sicuramente la Capsule Corporation!-
Il dio atterrò proprio di fronte alla porta d'ingresso.
Iniziò a guardarsi intorno con aria circospetta, chiedendosi se
sarebbe stato meglio intrufolarsi nell'abitazione di nascosto oppure
bussare. Dall'interno dell'edificio non proveniva alcun tipo di rumore.
-Questa struttura deve avere le pareti insonorizzate!-
Rifletté qualche altro istante, poi, nel dubbio che magari
i genitori di Bulma non avrebbero voluto restituirgli i misteriosi
oggetti, preferì entrare di contrabbando. Si vergognava come un
ladro per ciò che stava facendo, ma l'idea di subire un'altra
imbarazzante ramanzina da parte di Kaioshin il Sommo gli diede il
coraggio di proseguire nel suo intento e di divincolarsi abilmente tra
i corridoi.
Tutto, all'interno di quella eccentrica cupola, appariva enorme e
intricato: più che in una casa sembrava si fosse avventurato in
un labirinto. Dove accidenti poteva andare a cercare due piccolissimi
aggeggi all'interno di un edificio di quelle dimensioni? Pensò
che fosse meglio avvicinarsi alle stanze dove percepiva la presenza dei
genitori di Bulma. Mentre, però, si avviava a raggiungere i
signori Brief, se non altro per farsi un'idea di quali fossero le
stanze più utilizzate, Kibithoshin si imbatté in un
lunghissimo corridoio sul quale si aprivano diverse porte. Entrò
nella prima camera alla sua destra: pareti bianche e azzurre, un
lampadario a forma di aereoplano, letto a una piazza e mezza ancora
sfatto con le lenzuola blu disordinatamente spiegazzate sopra il
materasso.
-Questa deve essere la camera di Trunks!-
Tentò di entrare, ma appena varcò la soglia, uno strano
aggeggio di latta a forma di carro armato iniziò a sparargli
addosso fastidiosissimi proiettili di gomma..
-Ahi! Accidenti... ma guarda un po' che razza di giocattoli ha a
disposizione quel ragazzino! Bè... considerando che il padre
alla sua età si dilettava a distruggere pianeti, forse non
dovrei nemmeno sorprendermi più di tanto!-
Uscì di corsa e richiuse immediatamente la porta.
-In fondo, dubito che Bulma possa aver nascosto gli orecchini nella
camera di suo figlio! Sarebbe stato decisamente pericoloso...-
Continuò a vagare con aria circospetta, chiedendosi quale delle
numerose altre porte che vedeva potesse celare la stanza dell'intrepida
scienziata. Niente da fare: nessun indizio poté guidarlo verso
una qualunque delle aperture. Decise, allora, di affidarsi al caso:
chiuse gli occhi, sospirò profondamente, fece qualche passo e
allungò il braccio sinistro fino a raggiungere una maniglia.
Riaprì gli occhi.
-Ci siamo! Inizierò da qui!-
La stanza che si concesse alla vista dell'impacciato dio sembrava
essere di proprietà di qualche potente e ricchissimo
personaggio: già dall'ampiezza del locale si capiva
perfettamente che i proprietari della Capsule Corporation se la
passavano decisamente bene in termini di soldi e a chiunque fosse
appartenuta quella camera, costui aveva decisamente buon gusto.
Kibithoshin sorrise soddisfatto:
-Deve essere di Bulma! Accidenti... che fortuna!-
L'inatteso ospite, senza preoccuparsi di richiudere la porta dietro di
sé, iniziò a girovagare cautamente tra la preziosa
mobilia e i raffinati dipinti appesi alle pareti, stando ben attento a
non sporcare gli eleganti tappeti che coprivano il pavimento.
Guardò l'enorme letto matrimoniale addossato al muro, pensando
che lì sopra ci si potesse dormire tranquillamente anche in
cinque o sei persone. Poi si avvicinò al comò e, sebbene
si sentisse meschinamente in colpa, non ci pensò due volte ad
aprire i vari cassetti.
-Vi troverò! Costi quel che costi!- esclamò rivolgendosi
più a sé stesso che ai Potara; e senza perdere altro
tempo, sfilò dal comò il primo cassetto e lo
appoggiò sul letto, così da poter facilitare le manovre
di ricerca.
-Dunque dunque... vediamo qui cosa c'è...-
Kibithoshin prese a setacciare quel groviglio di stracci che aveva tra
le mani e iniziò ad osservarli attentamente, distraendosi da
quello che era il suo reale obiettivo.
-E queste che diavolo sono?- senza volerlo, il dio si mise a
contemplare un paio di slip neri con disegnato davanti un boa
attorcigliato.
-Acc... accidenti! Questa roba non può essere di Bulma! Devo
aver aperto il cassetto di Vegeta...- disse tra sé arrossendo
vistosamente -bè, poco importa... può benissimo aver
nascosto i Potara tra le mutande di suo marito!-
Lanciò sul letto gli slip e riprese a cercare, trovandosi tra le
mani boxer leopardati, maculati e zebrati, oltre ad una ridicolissima
mutanda rossa con su scritto...
-Prendimi?!?- la divinità finì per eguagliare nel
colorito un peperone molto molto maturo. Per un paio di secondi
riuscì a trattenersi, poi scoppiò in una fragorosa
risata, lanciando l'indumento intimo così in alto da farlo
incastrare al lampadario.
-Hai capito il principe!!?? Eh eh... oh cavolo! Devo... ihihih! Devo contenermi! Sono... sono un dio... ahahahaha! Accidenti...-
Senza scoraggiarsi, continuò imperterrito le sue ricerche,
convincendosi ormai di essere sulla buona strada. Credette, ad un certo
momento, di aver trovato qualcosa di interessante: una scatolina di
cartoncino con delle strane scritte sopra, troppo piccole,
però, perché gli venisse la tentazione di leggere.
-Bè... qui dentro i Potara ci entrerebbero a meraviglia!-
Aprì il misterioso contenitore e...
-Che roba è questa? Sembrano caramelle... chissà che razza di
gusto avranno! Sono tutte blu... dall'aspetto sembrano deliziose!
Mmh... meglio non mangarle, potrebbero accorgersi di qualcosa!- e
così ripose la scatolina nel cassetto.
Preso dallo sconforto nel constatare che in quest'ultimo non c'era
niente che potesse tornargli utili, cominciò a rovistare in un
altro scomparto.
-Questo deve essere di Bulma! Sicuramente i Potara sono qui dentro!-
L'intrepido dio muoveva le mani in un'affannosa ricerca. Il colorito
delle sue gote si avvampava di un rosso sempre più acceso, ogni
qualvolta finiva per trovarsi tra le dita qualche succinto triangolino
di stoffa in prezioso pizzo bianco.
-Bè... non si
può certo dire che Bulma non abbia buon gusto! Ma... e questa
roba?!?- esclamò Kibithoshin constatando la presenza di una mole
spropositata di riviste con uomini palestrati che traboccava dal
cassetto. -Accidenti! Possibile che Vegeta permettesse a sua moglie di
sfogliare certi giornali??? Ehi! Qui c'è anche una foto di
Vegeta... in costume da bagno?!? Quella donna è davvero
strana... che bisogno aveva di tenere un ritratto del marito tra gli
effetti personali? Dubito che il principe non si concedesse nudo alla
vista della consorte!!! D'accordo che ora non c'è più...
ma perché nasconderla così? Bha... le donne sono
proprio...-
-Scusi, lei chi sarebbe?!?-
Il sangue di Kibithoshin
raggelò. Preso dalla sua estenuante ricerca, non si era nemmeno
preoccupato di prestare troppa attenzione. Cavolo! Come aveva potuto
commettere una simile leggerezza? Sapeva che i signori Brief erano in
casa, eppure si era lasciato sorprendere come un ladruncolo alle prime
armi! Se le altre divinità avessero assistito a quella scena, lo
avrebbero preso in giro per l'eternità! E ora... cosa avrebbe
potuto inventare per giustificarsi? Di figuracce, in fondo, ne aveva
fatte già troppe!
-Ehi caro! Deve essersi spaventato... non risponde!-
-Che dici, tesoro... provo a fargli l'elettroshock?-
-Ma no... mi sembra un po' troppo brutale come metodo!-
Nel frattempo, il potente
dio si voltò lentamente, cercando di mostrarsi più serio
e indifferente possibile, nonostante il rossore del suo viso tradisse
un evidente imbarazzo. Si schiarì la voce con un colpetto di
tosse e si rese conto in quel momento di stringere ancora nella mano
sinistra un succinto e raffinatissimo perizoma in candido pizzo. Lo
gettò a terra con noncuranza, insieme alla foto di Vegeta
saldamente fissata nell'altro palmo.
-Buo... buonasera
signori... io bè... io... ecco... in realtà... io sono
Ki.. Kibithoshin, una delle divinità più... più
potenti dell'universo!-
-Oh ma davvero?!? è
un piacere enorme fare la sua conoscenza!- esclamò la signora
avvicinandosi all'intruso per poterlo scrutare più da vicino. -A
cosa dobbiamo il piacere di questa visita?-
L'imbarazzatissimo dio non
capiva se la donna fosse seria o lo stesse semplicemente prendendo in
giro. Che razza di atteggiamento era mai quello? Aveva colto in
flagrante uno sconosciuto che rovistava tra gli effetti personali della
figlia, e lei si comportava come se niente fosse? Pazzesco! Nemmeno il
dottor Brief sembrava minimamente turbato per la sua inaspettata
visita. Bè... meglio così! Avrebbe evitato urla e
tentativi di aggressione.
-In realtà...
bè ecco... io stavo rovistando tra la roba di sua figlia
perché... sì, ecco... cercavo un paio di orecchini
identici a quelli che sto indossando in questo momento! Per caso sapete
dove li ha nascosti?-
-Bè... non ne ho
idea! Ma forse dovrebbe cercarli nella stanza di Bulma! Lei ci tiene
molto ai suoi gioielli... dubito che li metterebbe mai in camera
nostra!-
A Kibithoshin, per un istante, mancò il respiro.
-Cam.. camera vostra?!? Oh... accidenti! Io non... non so come scusarmi! Credevo... credevo fosse questa la stanza di Bulma!-
-Oh no! La sua si trova in
fondo al corridoio! Ma, senta un po'... vuole fermarsi a cena da noi?
Così ha tutto il tempo di continuare le sue ricerche mentre io
vado a preparare qualcosa! Tu sei d'accordo, caro?-
-Ma certamente! Anzi... nel
frattempo potrei aiutare questo giovanotto! Scusi, cos'è che
cerca esattamente?- chiese lo scienziato rivolgendosi al dio.
-Degli orecchini come
questi!- disse quest'ultimo rispondendo al suo interlocutore. -Li avevo
prestati a Bulma un po' di tempo fa! Ma ora mi servono con una certa
urgenza e...-
-Mi faccia vedere... per caso doveva farci degli studi sopra?-
-Sì! Così aveva detto...-
-Ho visto degli oggetti
simili giorni addietro nel suo laboratorio, ma non ci sono
più... so che ad un certo punto mia figlia ha rinunciato ad
esaminarli. Però magari possiamo ancora trovvare qualcosa tra le
sue carte!-
-Bè... in
realtà, io preferirei avere indietro gli orecchini... ma va
bene! Anche i suoi studi potrebbero essere utili!-
-Mi dispiace non poterla aiutare più di così! Ma intanto andiamo a dare un'occhiata in laboratorio!-
-La seguo...-
Per quanto una
divinità di quel calibro di cose entusiasmanti ne avesse viste
parecchie, ciò che poté scorgere all'interno di
quell'enorme laboratorio lo lasciò incredibilmente basito.
Sapeva quali fossero le facoltà di Bulma e di suo padre, ma di
certo non immaginava che avrebbero sfruttato tanto a fondo la loro
intelligenza! Scorgendo le meraviglie insite tra i cunicoli di quel
misterioso sotterraneo, Kibithoshin, per un attimo, sperò
davverò che la geniale scienziata potesse aver scoperto qualcosa
di utile sul funzionamento dei Potara, magari anche senza essersene
resa conto. Certo, riteneva piuttosto improbabile che Kaioshin il Sommo
riuscisse a decifrare il linguaggio tecnico di cui la donna aveva
sicuramente usufruito, ma forse Junior avrebbe potuto dargli una mano!
In fondo, quello più esperto di cose terrestri era pur sempre
lui! Perché, poi, non far collaborare, in un secondo momento, la
stessa Bulma? Chissà... magari la scelta migliore sarebbe stata
quella di metterla al corrente della decisione presa dalle
divinità e sperare in un suo aiuto!
-Ci siamo... tra queste
cartacce dovrebbero esserci gli studi sugli orecchini! Purtroppo io non
so dirle altro perché mia figlia non ha mai voluto che
collaborassi con lei...-
-Capisco... bè
comunque... ehi!!!!! Ma che accidenti è quello?!?!?-
esclamò spaventato Kibithoshin scorgendo un misterioso animale
che saltellava all'interno del laboratorio.
-Ah! Non è delizioso? Si chiama Potty, ed è il risultato di una fusione... almeno così mi ha detto Bulma!-
-Po.. Potty?!? Oh cavolo... sicuramente deve aver usato i Potara! Ha idea di che razza di animali fossero in principio?-
-Bè... ecco...-
Il signor Brief
iniziò a scrutare con attenzione il curioso animale, tentando di
ricondurre quelle strane fattezze a qualche essere a lui noto.
-... a vederlo così
mi sembrarebbe un incrocio tra un dinosauro e una lepre... o forse un
coniglio! Non saprei dirglielo con esattezza...-
-Ma perché Bulma ha avuto un'idea del genere?!? Insomma... non si può mica scherzare con degli oggetti divini!-
-Non lo so... ricordo che
aveva accennato qualcosa su una scoperta interessante! Ma poi si era
resa conto di aver fatto un buco nell'acqua e da lì ha lasciato
perdere i suoi esperimenti. Dopo Potty non ha più usato gli
orecchini... li ha anche portati via dal laboratorio per paura che io
ci mettessi le mani sopra!-
-Capisco... bè,
qualunque cosa credesse di aver scoperto, deve sicuramente trovarsi tra
questi fogli! E magari potrebbe tornarci utile! Senta un po'...-
esclamò il dio rivolgendosi al signor Brief -...non è che
lei e Potty verreste con me al palazzo del Supremo?-
-Cosa?!? E perché mai?-
-Abbiamo urgenza di capire il funzionamento dei Potara... e lei potrebbe darci una mano!-
-Ma non fareste prima a chiedere a Bulma?-
-Sì... sì
certo...- farfugliò Kibithoshin, pensando che le condizioni
psicologiche della donna forse non erano le migliori -...però
abbiamo bisogno anche del suo aiuto! La prego...-
-E va bene, giovanotto... però non posso lasciare mia moglie a casa da sola! Dovrà venire anche lei...-
-E... e va bene! Tanto al palazzo c'è posto per tutti!-
CONTINUA...
__________
Angolo dell'autrice:
Innanzitutto... ciaooooooo! E grazie mille a tutti voi che ancora avete
la pazienza di seguire la mia storia! Siete in tanti, e questo mi rende
davvero felice! Detto ciò, come avrete certamente notato, il
tono di questo capitolo è molto più leggero dei
precedenti, e i motivi sono principalmente tre: 1) Avevo mentalmente
bisogno di svagare un po' il mio cervello dedicandomi a cose leggere;
2) In dragon ball Z si assiste spesso all'alternanza di scene
drammatiche e scene comiche, così ho pensato di riproporla anche
io; 3) Per parlare di ciò che sta accandendo da Balzar mi
serviva un po' più di tempo e, soprattutto un capitolo intero!
Il prossimo, dunque, tornerà a riguardare i veri protagonisti
della storia.
Altra piccola
precisazione... vi ricordavate ancora di Potty? L'ho ripescato dal
capitolo 16... era il grazioso animaletto che aveva accolto Yamcha al
suo arrivo alla Capsule Corporation!
Ok, ora la smetto di stressarvi... se avete qualche perplessità, sono a vostra disposizione! Un bacione :*
|
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Capitolo 24 *** Forse un addio ***
forse un addio
Eccomi di nuovo qui! Sono
riuscita ad aggiornare nuovamente, e stavolta abbastanza velocemente.
Dopo il capitolo "soft" postato la volta precedente, si torna a fare
sul serio e i toni si scaldano di nuovo. Che dite... cosa
succederà adesso che anche Goten e Trunks sono giunti
sull'obelisco? Come deciderà di comportarsi Vegeku? Basta
chiacchiere... buona lettura!
Se avesse potuto, avrebbe preferito sparire nel nulla,
lasciarsi inghiottire da qualche buco nero sperduto chissà dove
ai confini dell'universo. Raggiungere un luogo del genere sarebbe stata
una passeggiata per lui, ma comunque mal sopportava il fatto che la
situazione gli stesse sfuggendo di mano in quel modo e che non
riuscisse a trovare la maniera per risolverla. Non era quello che
voleva, accidenti! Niente di tutto ciò che era accaduto fino a
quel momento era stato programmato. Credeva di poter sottomettere al
proprio controllo ogni maledetto gesto mosso istintivamente dalle sue
mani; credeva che sarebbe bastata qualche parola ben detta per far
sì che gli altri smettessero di considerarlo un abominio o un
patetico surrogato di Goku e Vegeta; credeva di potersi controllare...
ma la feroce rabbia che aveva preso possesso del suo animo, già
profondamente turbato, era stata sufficiente affinché la ragione
si sottomettesse all'istinto. E di certo le persone lì presenti
non lo avevano aiutato affatto! Non tutti, almeno... e non come avrebbe
voluto. Cosa si aspettassero da lui, poi, aveva davvero faticato a
capirlo, e quando finalmente era riuscito a farsi qualche verosimile
idea, tutto ciò lo aveva reso ancora più collerico. Ogni
patetico tentativo di ricominciare da capo, di crearsi un'esistenza,
aveva violentemente cozzato con le assurde aspettative della maggior
parte delle persone care a Goku e a Vegeta: non che non provasse un
briciolo d'affetto nei loro confronti, ma di certo non erano gli stessi
sentimenti nutriti dai suoi creatori! La personalità di Vegeku
era completamente diversa da quella di questi ultimi, eppure sembrava
che, nonostante l'evidenza, in pochissimi riuscissero davvero a
capirlo. In pochissimi... forse, in realtà, solamente Chichi se
ne era resa conto! E Gohan... il figlio di Goku sapeva che l'uomo che
si ostinava a chiamare "papà" non era altri che un sayan che gli
somigliava, e tutto sommato nemmeno gliel'aveva mai fatto pesare: gli
era stato vicino in maniera completamente disinteressata; lo aveva
ascoltato, sebbene Vegeku non gli avesse mai confidato esplicitamente i
propri turbamenti interiori; si erano allenati insieme raggiungendo
quell'intesa cui possono ambire solamente due combattenti che si
conoscono molto bene. Ghoan era il figlio perfetto, il ragazzo che ogni
padre avrebbe voluto vantarsi di avere: serio, educato, studioso, forte,
coraggioso... un piccolo gioiello di cui andare orgogliosi! Chichi era
pazza del suo adorato figlio, e lo era anche Goku, sebbene lo avesse
abbandonato in una fase molto delicata della sua crescita... più
di una volta Vegeku si era chiesto dove quel sayan avesse trovato il coraggio
di voltare le spalle alla propria famiglia senza che il suo animo fosse
lacerato dai sensi di colpa. Poi, andando avanti e maturando la propria
personalità, aveva compreso quanto un sayan avesse bisogno anche
di altro: nessun guerriero appartenente a quella stirpe avrebbe potuto
accettare di condurre la propria vita basando le priorità sul
bene della famiglia. Vegeta era stato molto più presente, almeno
da un certo punto in poi, ma c'era da ammettere anche che Bulma gli
metteva a disposizione tutte le diavolerie tecnologiche più
all'avanguardia per permettergli di non perdere il ritmo degli
allenamenti. Di sicuro, il principe non avrebbe potuto trovare niente
di meglio nemmeno girovagando tutto il cosmo!
Stando a diretto contatto con il ragazzo, una cosa Vegeku l'aveva
certamente capita: a Gohan era mancata fin troppo la presenza del
padre. Ogni qualvolta lo guardava negli occhi scorgeva un entusiasmo
che non aveva eguali: anche se il giovane non si era mai davvero illuso
che Vegeku potesse sostituirsi a Goku in quanto genitore, aveva
sicuramente sperato di instaurare un bel rapporto, fatto di
complicità e amicizia, magari simile a ciò che sentono padre e figlio.
Cosa gli fosse preso pochi minuti prima sarebbe rimasto per sempre un
mistero se Vegeku, durante i suoi incontri-scontri con l'adolescente,
non si fosse reso conto che quest'ultimo diffidava di lui, anche se
cercava in tutti i modi di nasconderlo. Il primogenito di Goku era
riuscito sorprendentemente prima degli altri ad intuire che l'essere
nato dalla fusione di suo padre con il principe dei sayan aveva una
personalità indipendente e che niente nel suo modo di fare era
riconducibile ai due guerrieri che conosceva bene. Eppure aveva tentato
di fidarsi a tutti i costi, in maniera assolutamente incondizionata,
anche chiudendo gli occhi di fronte all'evidenza... e l'evidenza era
solamente una: Vegeku, come un qualsiasi altro sayan indomato, era
pericoloso. Lo erano anche Vegeta e Goku, o meglio Kakaroth, appena
giunti sulla Terra; lo erano Napa e Radish; lo erano Bardack e i suoi
commilitoni; lo era il Re, nonostante l'assurda schiavitù subita
da quel megalomane di Freezer. Da quando esisteva la stirpe sayan,
nessun uomo che vi appartenesse era mai riuscito a dominare l'istinto.
Indubbiamente, coloro che avevano ottenuto i risultati migliori erano
stati Goku e Vegeta, ma entrambi erano spesso vittime di "ricadute": il
primo, meno raramente di quanto sembrasse, preferiva sottrarsi ai
propri doveri di padre e marito per andarsene a combattere
chissà dove, persino in Paradiso; il secondo, poco prima di
sacrificare la propria vita contro Majin Bu, aveva volutamente prestato
il proprio corpo all'azione manipolatrice del mago Babidi. Le premesse,
insomma, non erano delle migliori; ma stranamente sembrava che quasi
nessuno volesse riflettere opportunamente sul fatto che, comunque,
Vegeku prima di essere un eroe rimaneva sempre e solo un sayan... il
più potente mai apparso in tutto l'universo, per giunta!
Gohan lo aveva capito, e sua madre probabilmente anche. La sfuriata
appena messa in scena dal ragazzo era la prova evidente che egli dubitava di
Vegeku, ma dimostrava anche che persino per un mezzosangue era
difficile tenere a freno gli impulsi omicidi se a risveglierli fosse
stata una potente vena collerica.
Affrontarlo, per lui, era stato poco più che una passeggiata:
Gohan, per quanto forte e coraggioso, non eguagliava assolutamente il
suo livello, e questo Vegeku lo aveva sempre saputo. Sapeva anche,
però, che non avrebbe dovuto rispondere alla sua rabbia
attaccandolo: aveva commesso un clamoroso errore, un'altra
imperdonabile leggerezza, la seconda di quella stramaledetta giornata.
Aveva i nervi a fior di pelle ancora prima che Gohan si presentasse
sull'obelisco e, nonappena aveva percepito la sua presenza,
iniziò a farsi logorare dalla rabbia. Aveva intuito che il
ragazzo poteva aver capito qualcosa: che razza di idea si fosse formata
nella testa di quel giovane proprio non poteva immaginarlo, ma di
sicuro era riuscito ad associare la presenza di Bulma da Balzar con la
necessità dei Senzu. E aveva anche compreso che la colpa fosse
di Vegeku. Quest'ultimo continuava a chiedersi come sarebbe andato a
finire quel folle scontro se non fossero arrivati Goten e Trunks:
tremava di rabbia e di vergogna alla sola idea che probabilmente
sarebbe stato capace di uccidere Gohan... non ne era sicuro, certo, ma
di dubbi, purtroppo, ne aveva ben pochi. Il perché poi
l'inaspettato arrivo dei bambini avesse ridestato in lui un barlume di
coscienza, ancora faticava a capirlo: non avrebbe saputo spiegare come
mai quei due lo avessero distolto dal suo proposito omicida, ma se non
altro gli avevano impedito di commettere un gesto di cui si sarebbe sicuramente pentito.
A quei due ragazzini si era affezionato davvero: vedeva nei loro occhi
quell'innocenza che a lui non era mai appartenuta, percepiva la
sincerità dei loro sguardi e dei loro gesti di affetto, e
probabilmente il fatto che avessero sperimentato sula propria pelle gli
effetti della fusione, aveva dato ad entrambi la possibilità di
interpretare correttamente certe ambiguità del comportamento di
Vegeku. In fondo, anche Gotenks era profondamente diverso dai due
bambini, e questi ultimi se ne erano di sicuro resi conto. Nonostante
questo, però, non avevano mai dimostrato scarsa fiducia nei suoi
confronti, anzi... avevano preferito cercare assiduamente tutti i lati
positivi del carattere di Vegeku, riuscendo forse ad intravederli. Mai
avevano avuto il dubbio che potesse diventare pericoloso perché
erano ancora troppo piccoli per capire che la differenza tra giocare ad uccidere qualcuno e ammazzarlo veramente era molto più sottile di un filo d'erba.
Fino a quel momento era riuscito a nascondersi ai loro occhi e a
proteggerli, proprio come avevano fatto i loro genitori, dalla loro
stessa natura; fino a quel momento, certo... ma adesso? Cosa accidenti
avrebbe potuto inventare per negare il fatto che lui e il loro adorato
Gohan si stavano violentemente picchiando sul serio?
-Si può sapere che diavolo ci fate voi due qui?!?-
-E tu non dovevi uscire con Videl, fratellone?-
Goten non capiva. Il senso di ciò che si mostrava alla sua vista
gli sfuggiva pericolosamente. Perché suo fratello era a terra
sanguinante? Non aveva fatto in tempo a vedere chi lo avesse ridotto in
quello stato, ma sapeva che solamente una persona era dotata della
forza necessaria per ferire in quel modo Gohan. Intorno a sé
vedeva terrore e sgomento: a parte Vegeku, che era il più vicino
di tutti al ragazzo agonizzante, gli altri erano tutti addossati agli
estremi dell'obelisco, aggrappati a qualche colonna o schiacciati
contro le mura della struttura. Che ne era stato della festa? E la
torta? Dove stavano gli avanzi del pranzo che Bulma aveva cucinato
insieme a Balzar?... e Balzar?
Gohan glielo diceva sempre che non avrebbe mai dovuto intromettersi
nelle faccende da "grandi" perché avrebbe solamente finito per
capire quanto il mondo facesse schifo. Eppure era sempre stato
assolutamente certo che i suoi amici non fossero parte di quello stesso
mondo: erano migliori, sinceri, buoni come dei bambini. Gli altri appartenevano a quel mondo, non i suoi.
-Perché stavate litigando?-
-Cos..cosa? Che stai dicendo?-
-Tu e papà... perché vi stavate picchiando?-
-Trunks, perfavore... tornate a casa, ok? Questa faccenda...-
-Smettila di prendermi in giro! Rispondimi!-
-Io... veramente...-
-Mi dispiace Trunks, ma Gohan non può risponderti... e sai perché?-
Il bambino, e anche tutti gli altri, si voltarono verso colui che aveva
avuto il coraggio di intromettersi in quell'imbarazzante discorso.
Jirobay appariva decisamente furente, e anche piuttosto spaventato.
Ciò a cui aveva assistito lo aveva profondamente turbato e per
poco non aveva rischiato di rimetterci la pelle quando la potenza delle
aure dei due sayan lo stava spingendo fuori dall'obelisco.
-No... dimmelo tu!-
-Semplice... perché non lo sa nemmeno lui!-
Calò il silenzio, come se i presenti faticassero a cogliere il
senso di quelle parole. Solo Vegeku sembrava aver capito cosa volesse
dire Jirobay con quell'affermazione e sorrise amaramente nel constatare
che, forse, non aveva nemmeno torto.
-Cosa?!? Ma che stai dicendo? Stavano litigando senza motivo?!?- chiese Trunks decisamente allibito e confuso.
-Tu stai straparlando! Mi hai preso per un pazzo, forse?-
Gohan non aveva ancora smaltito tutta la rabbia che aveva in corpo. Non
solo aveva scoperto che Vegeku era un farabutto, ora ci si metteva
anche quello sciocco di Jirobay a farlo innervosire.
-Non so se sei pazzo, ma di sicuro non sei tanto meglio di lui...-
disse indicando Vegeku con un gesto del capo. -...si può sapere
perché diamine ti ci sei avventato contro come una furia
scatenata?-
-Sai benissimo il perché...-
-Dimmelo tu. Cos'è successo? Conosci l'esatto motivo per cui si trovava qui?-
-Me lo posso immaginare...- rispose guardando per un istante Bulma. A Trunks non sfuggì quella fugace occhiata.
-Te lo immagini o lo sai? Perché in realtà non mi sembra affatto
che tu ti sia preoccupato di chiedere spiegazioni ai diretti
interessati...-
-Non ce n'era bisogno. La situazione era fin troppo evidente!-
-Se lo dici tu... allora spiegami cosa è successo!!!-
-Non lo so! Esattamente non lo so, ma...-
-Ma... un accidenti! Tu hai rischiato di ammazzarci tutti per un
qualcosa che non sai cosa sia! Davvero maturo da parte tua! E io che
pensavo che avessi un briciolo di cervello in più...-
-Jirobay... per favore! Falla finita... non mi pare il caso che tu ti metta a fare la morale!-
-Tranquillo Muten! La smetto immediatamente... anzi, me ne vado
proprio! Non ho intenzione di rimetterci la pelle per le turbe
psichiche di questi scimmioni!-
-Ehi! Aspetta un momento... perché ti sei infilato nel mio elicottero?!?-
-Scusami Yamcha... ma il mio non lo trovo più! Arrivederci
sciocchi! Io vado a mettere al sicuro la vita!- e senza pensarci
ulteriormente sopra, volò via sotto lo sguardo attonito dei
presenti.
Crilin guardava
esterrefatto il velivolo: ancora faticava a dare un
senso alle parole sputate con rabbia da Jirobay, ma nella pur
comprensibile confusione che aveva ancora in testa, d'istinto sapeva
che il suo goffo amico aveva ragione. Insomma, la mossa di Ghoan era
stata decisamente azzardata, non soltanto perché Vegeku avrebbe
potuto facilmente rompergli l'osso del collo, ma anche perché,
effettivamente, lui non sapeva come fossero andate effettivamente le
cose. E
poi, oltretutto, non si era minimamente preoccupato del fatto che
avrebbe potuto fare del male ai suoi amici.
Crilin conosceva bene quel ragazzo e sapeva che nei momenti di rabbia
era in grado di perdere totalmente il controllo... era così che
aveva eliminato Cell! Però in certe situazioni avrebbe dovuto
sforzarsi di mantenere la calma: un conto era dover affrontare un
androide senza scrupoli pronto a distruggere il pianeta; un altro era
avventarsi contro un sayan, fortissimo per giunta, solo perché
si aveva il sospetto che avesse fatto del male ad un'amica. Il sospetto
era fondato, certo, ma rimaneva comunque il fatto che Vegeku aveva
dichiarato si fosse trattato di un incidente, e non avendo assistito
personalmente al fattaccio, bisognava comunque concedergli il beneficio
del dubbio. Bulma poi, l'unica che avrebbe potuto davvero puntargli il
dito contro, non solo si era ostinata a coprirlo di fronte a Yamcha e a
Muten, ma si era addirittura offerta di dargli ospitalità,
volendo a tutti i costi vedere in lui solo ciò che le ricordava
il marito. Eppure di Vegeta quel guerriero aveva ben poco: gli
somigliava un pochino, forse, ma caratterialmente era completamente
diverso, sebbene fosse ancora molto difficile per Crilin descrivere
dettagliatamente la personalità del nuovo sayan.
-Io non ho capito niente... volete dirci o no come mai stavate facendo a botte?!?-
Goten alternava lo sguardo tra i due sayan di fronte a lui: Vegeku
sembrava in stand-by: lo fissava e non rispondeva. Gohan invece, ancora
accasciato a terra, tremava leggermente e sudava freddo, quasi si fosse
reso conto di aver commesso una sciocchezza. Goten non aveva mai visto
suo fratello in quello stato : sembrava un miserabile bamboccio
incapace di difendersi, picchiato a sangue dal bulletto di turno. Dalle
narici ancora colava un liquido denso e vermiglio che gli aveva ormai
imbrattato il volto e la tuta. Vegeku, invece, non aveva neppure un
graffio: sembrava quasi che avesse affrontato un comunissimo terrestre
e non un altro guerriero sayan.
-Allora? perché non rispondete?-
-Goten, per favore...
andate a casa!- a quel punto, Gohan iniziò a tossire e a sputare
sangue. Si teneva la testa con la mano sinistra saldamente poggiata
sulla fronte, mentre attorno a sé gli amici sgranavano gli occhi
terrorizzati-
-Ehi fratellone... ma che ti...-
Goten fece per avvicinarsi al ragazzo, ma il piccolo Trunks lo trattenne per un braccio.
-Che stai fac...- in quel
momento, il secondogenito di Goku si voltò verso l'amico e,
fissandolo negli occhi, scorse tra quelle iridi azzurre il senso di
terrore e smarrimento. Non aveva mai visto Trunks con uno sguardo del
genere, e ciò lo allarmò più del sangue che
scivolava sulla pelle di suo fratello. Forse lui sapeva qualcosa, o per
lo meno aveva capito. O magari aveva paura che mettendosi in mezzo
sarebbero stati coinvolti anche loro in uno scontro, qualunque fosse
stato il motivo scatenante.
-Trunks, lasciami! Devo andare... non vedi che sta male?!?-
Il bambino non rispose, ma
continuò a guardare Gohan accasciato a terra. Tremava, e Goten
sentiva distintamente il movimento insolito dei muscoli dell'amico.
-Trunks... ti supplico! Devo aiutarlo!-
-Ci penso io, d'accordo? Per favore... allontanatevi un pochino!-
Bulma si avvicinò di
corsa al ragazzo agonizzante, sfuggendo abilmente alla presa ormai
allentata di Crlin. Nemmeno lei avrebbe saputo dire dove avesse trovato
la forza di andargli incontro, ma avvertiva chiaramente un pesante
senso di responsabilità in ciò che gli era accaduto.
Estrasse dalla tasca una minuscola capsula dalla quale uscì una
cassetta del prontosoccorso; prese del tampone e cercò di
contenere l'emorragia che aveva colpito Gohan.
-Ehi... come ti senti? Di' qualcosa!-
Il giovane sayan,
però, non riusciva a spiccicare parola. Il sangue, ormai, aveva
invaso anche la cavità orale e la vista gli si era quasi gli si
era quasi completamente annebbiata. Quel pugno era stato davvero
micidiale! E Vegeku lo aveva sferrato senza il benché minimo
sforzo. Mai aveva provato una sensazione del genere dopo essere stato
colpito da un avversario... anche Majin Bu lo aveva ridotto ad uno
straccio, ma di certo non gli era bastato un solo, stupidissimo, colpo!
Bulma prese uno straccio e
lo bagnò con dell'acqua che aveva nella capsula, per poi
pggiarlo e premerlo con forza contro la nuca del ragazzo. Costui,
intanto, continuava a tenere la mano sinistra sopra la fronte, mentre
con l'altra cercava di contenere la fuoriuscita del liquido vermiglio.
La donna, terrorizzata e
angosciata, si voltò di scatto verso tutti i suoi amici,
soffermandosi anche solo un istante su ognuno di loro.
-Si può sapere che fate ancora lì impalati??? Andate a cercare un Senzu!!!-
Crilin, a quelle parole,
sembrò ridestarsi da un profondo stato di shock. Corse
all'impazzata dentro la stanza in cui Balzar era solito sistemare tutte
le sue cianfrusaglie e iniziò una disperata ricerca.
-Accidenti! Li aveva rimessi qui... ne sono sicuro! Venite a darmi una mano!!!-
Yamcha e Muten si
precipitarono a raggiungere l'amico, mentre Vegeku rimase immobile, con
lo sguardo rivolto verso il basso in direzione del viso martoriato del
giovane Gohan e della premurosa mano di Bulma. Non riusciva a muovere
un dito, e forse nemmeno voleva. Tutto ciò era assurdo,
insensato, abominevole. Come aveva potuto ridurre il ragazzo in quello
stato? Perché diamine non era riuscito a trovare in sé la
forza di controllarsi?
Bulma aveva percepito
addosso lo aguardo del sayan, ma per evitare di fargli scorgere tutto
il rammarico e la delusione che provava dentro, preferì non
voltarsi verso di lui. Vedere Gohan in quelle condizioni non era certo
un bello spettacolo, ma sapeva che gli occhi di quel sayan in piedi a
pochi passi da loro le avrebbero fatto ancora più male. E
nemmeno aveva il coraggio di incrociare le splendide iridi azzurre di
Trunks, che probabilmente aveva già capito molte più cose
di Goten. Il solo pensiero che molto presto avrebbe dovuto affrontare
le legittime richieste di spiegazione da parte del figlio, la faceva
tremare di ansia e vergogna: cosa avrebbe potuto dirgli? Con quale
coraggio sarebbe riuscita a difendere Vegeku negando un'evidenza fin
troppo lampante? Quel maledetto sayan era più folle e fuori
controllo di quanto lei stessa avesse immaginato. Eppure c'era da
aspettarselo: anche Goku e Vegeta erano così, appena giunti
sulla Terra...
-Li ho trovati! Eccoli qui!!!-
-Muoviti Yamcha! Portamene uno!!!-
Il ragazzo corse
velocemente verso Bulma e il povero Gohan, cercando di evitare lo
sguardo di Vegeku. La donna, però, sembrava volesse eludere a
tutti i costi i suoi occhi, quasi si sentisse in colpa o in deifetto.
Ormai anche lui aveva capito: sapeva che la sua Bulma aveva avuto
bisogno dei Senzu e che la colpa era di Vegeku, ma ormai si era
ripromesso che l'avrebbe lasciata stare, che l'avrebbe abbandonata al
suo destino. Aveva cercato in tutti i modi di dissuaderla dal cercare
un contatto con quel folle sayan, ma lei aveva preferito fare di testa
sua... e si era fatta male. Tentare di dirle altro sarebbe stata una
fatica inutile: bruciava di rabbia nel vedere colei che aveva sempre
considerato la propria donna ridursi in quello stato per colpa di un
miserabile pazzoide, ma ormai Bulma aveva fatto la sua scelta, e
perseverare nel tentativo di farle cambiare idea sarebbe risultato
alquanto infantile.
-Tieni... occhio a non fargli male!-
-Grazie... mangia Gohan, ci riesci??? Ti prego... fa' uno sforzo!-
Seppure a fatica, il
giovane guerriero riuscì a masticare e ad ingoiare il fagiolo.
Non si poteva certamente dire che avesse compiuto uno sforzo sovrumano,
ma la mandibola comunque gli doleva parecchio.
Nel giro di pochi secondi
riacquistò forza e salute: le narici e la bocca smisero di
sanguinare e la vista tornò a schiarirsi. Finalmente, i postumi
di quel pugno sparirono completamente e Gohan riuscì anche ad
alzarsi di nuovo in piedi.
-Grazie Bulma... non sai quanto mi hai aiutato!-
Poi si voltò verso
Vegeku, che ancora si trovava lì a pochi passi da lui.
Sospirò, e iniziò a fissarlo con aria profondamente
afflitta e turbata. Non sapeva se, come aveva detto Jirobay, avrebbe
dovuto sentirsi in colpa per aver agito in maniera tanto impulsiva, o
se ritenere il sayan di fronte a lui il solo responsabile di ciò
che era accaduto. Rompere il silenzio non era facile, soprattutto ora
che si stava convincendo di odiare Vegeku; ma qualcosa avrebbe dovuto
pur dire, se non altro per chiudere definitivamente ogni rapporto con
lui. Dietro di sé c'erano Goten e Trunks, e sebbene non avesse
ancora il coraggio di guardarli in faccia, sapeva che dovevano essere
quantomeno allibiti. Per loro, soprattutto per loro, avrebbe dovuto
cercare di mantenere la calma: d'altra parte, ormai, sapeva
perfettamente quanto fosse inutile tentare di avventarsi contro quel
potentissimo sayan. Era troppo forte o, forse, Gohan era troppo debole.
-Avevi intenzione di uccidermi, per caso?-
-Potrei chiederti la stessa cosa, Gohan...-
Con uno scatto veloce Bulma si alzò in piedi e si mise in mezzo tra i due guerrieri.
-Smettetela immediatamente!
Ma che razza di modo di comportarsi è questo? Vi siete avventati
l'uno sull'altro come delle furie scatenate... questa non mi pare la
maniera più sensata di affrontare i problemi!-
-Io sono stanco di parlare... tanto, a quanto ho capito, è tutto inutile!-
-Che vuoi dire, Vegeku?- chiese la donna, spiazzata da quell'affermazione.
-Andate avanti per conto vostro e continuate la vostra vita... io me ne vado.-
La donna sgranò gli occhi e gli si parò davanti, a pochissimi centimetri dal suo viso.
-Che idiozia è mai questa? Intendi risolvere i tuoi guai scappando???-
-No, Bulma... ma forse riuscirò a risolvere i vostri. Addio!-
-Non farlo! Aspetta!!!-
Il sayan poggiò le
dita sulla fronte e si dileguò sotto lo sguardo attonito dei
presenti. Bulma era scioccata: avrebbe voluto piangere, ma le lacrime
si rifiutavano di scendere. Poi si portò una mano sul volto...
-Non era così che doveva finire...- sentenziò la donna a bassa voce.
CONTINUA...
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Capitolo 25 *** Cambio di rotta ***
pensieri e parole
Salve tesorucci miei! Oggi
sono più in forma che mai, pronta a raccontarvi il prosieguo
della storia di Vegeku & co... ok, la smetto di dire sciocchezze!
In realtà ho appena trascorso uno splendido week end nelle
Marche in buonissima compagnia e con tanto cibo e sole! Solo che sono
letteralmente distrutta xD ... per fortuna questo capitolo l'avevo
già scritto prima di partire, ma l'ho revisionato soltanto al
rientro, quindi non garantisco niente sul risultato! Scusate in
anticipo per eventuali orrori che troverete... un bacione e vi
ringrazio di cuore ^_^
Un GRAZIEEEEEE speciale va a kiara097 che mi ha segnalato questa stupenda immagine per la storia!!! ^_^
Jirobay ribolliva di rabbia e paura. I residui di terrore
che ancora tardavano ad abbandonarlo lo facevano letteralmente tremare.
Pensare di andarsene di punto in bianco e abbandonare tutti i suoi
amici lì sull'obelisco era stata un'idea figlia esclusivamente
dell'istinto, perché la ragione gli avrebbe comunque suggerito
di temporeggiare. Ma lui era stanco: era stanco di veder piagnucolare
quei babbei dietro alle pretese di serietà di Vegeku; era stanco
di sopportare le crisi isteriche di tutti gli sciocchi che ancora si
dannavano l'anima per capire cosa turbasse tanto il potente sayan; era
stanco di rischiare la vita per faccende che non lo riguardavano
minimamente e nelle quali nemmeno avrebbe mai più voluto mettere
il becco. Incontrare Goku era stata la sua rovina: da quando i loro
destini si erano incrociati, l'incolumità di Jirobay era stata
continuamente messa a repentaglio dai pazzoidi più sadici e
pericolosi dell'Universo, senza che di fatto lui fosse minimamente
responsabile delle colpe che imputavano a quell'imprudente ficcanaso.
Quel sayan aveva il brutto vizio di voler sempre fare l'eroe e di
tentare a tutti i costi di mettere i bastoni tra le ruote alle fecce
peggiori in circolazione; ma perché, qualche santa volta, non aveva
pensato bene di farsi gli affari suoi e di lasciare che i cosiddetti
cattivi attuassero qualche loro stupidissimo piano? Cosa costava a lui
e a quel fottusissimo idiota di sua altezza reale il principe degli
scimmioni lasciare che Majin Bu distruggesse tutti i pianeti che gli
fossero capitati a tiro? In fondo, Jirobay in Paradiso stava
benissimo... non gli mancava niente! Anzi, lì aveva trovato
finalmente la pace e la tranquillità che da troppo tempo ormai
bramava di raggiungere: niente più mostri, niente più
nemici da affrontare, niente più missioni impossibili per
salvare qualche babbeo che si era volutamente cacciato in situazioni
pericolose! Come non dimenticare la geniale idea di Bulma di voler
andare a vedere i cyborg a tutti i costi con tanto di poppante
pisciasotto al seguito? E il fesso che aveva dovuto subire lo strazio
di tenere buono lo scimpanzè in miniatura era proprio lui. Per
chi lo avevano preso? A lui non interessava un bel niente né
degli androidi né di altri demoni o creature simili che avessero
avuto intenzione di conquistare la Terra. Ogni tanto si chiedeva cosa
ci trovassero quegli stupidi alieni in un pianeta tanto piccolo e
insignificante, ma più ancora non riusciva a comprendere come
mai Goku, che non era nemmeno terrestre, si prodigasse tanto nel
volerlo difendere! E Jirobay, alla fine, si ritrovava sempre coinvolto,
seppur controvoglia. Questa era un'ingiustizia bella e buona! Poi il
suo sciocco amico passava per l'eroe, e lui per il vigliacco e inutile
ficcanaso buono a nulla, capace solo di intralciare il suo operato. Ma
adesso erano davvero arrivati al limite! Non solo lo avevano costretto
a tornare in vita abbandonando il dolce far niente dell'aldilà
per riavere di nuovo un'insulsa esistenza, ora erano i suoi stessi
amici, quei prodigiosi e osannati eroi, a mettere a repentaglio la sua
vita e quella dei citrulli che ancora si ostinavano a non capire che i
sayan erano e sarebbero rimasti sempre dei pericolosi alieni!
Da quando aveva abbandonato l'obelisco di Balzar, disubbidendo
all'ordine del gatto di non muoversi da lì prima del suo
rientro, il grassoccio combattente continuava a vagare senza meta tra i
cieli che si aprivano sopra le enormi distese di boschi che
affiancavano quella struttura: non aveva una meta precisa, e nemmeno
aveva interesse per trovarne una... forse avrebbe continuato a
gironzolare a vuoto fino a che non avrebbe esaurito tutto il
carburante, per poi precipitare chissà dove. Non era una bella
prospettiva in realtà, ma in fondo era un abile guerriero, e un
briciolo di forza in più della media ce l'aveva: probabilmente
si sarebbe salvato, e alla fine ci avrebbe guadagnato anche un po' di
pace e di isolamento. Sognava a occhi aperti, e ogni tanto, seppur
riluttante, tornava con la mente ai suoi compagni rimasti
sull'obelisco: chissà come se la stavano cavando in quel
momento! Forse Vegeku nel frattempo aveva già fatto fuori
tutti!!! Bè... tutto sommato, se lo sarebbero anche meritato,
visto che avevano contribuito non poco a renderlo più nervoso di
quanto non fosse già per sua natura! Certo, per i bambini gli
sarebbe dispiaciuto, ma...
-Uffa! Ma che accidenti vado a pensare?!? Finalmente sono riuscito a
svignarmela e ancora non riesco a togliermi le loro facce dalla testa?
Bha... devo distrarmi in qualche altro modo!-
Preso da un moto di stizza per ciò che la sua mente stava
elaborando, decise di sdrairsi sul sedile dell'elicottero di Yamcha e
di dilettarsi con qualche stupido gioco trovato nel cellulare di
Crilin. Quello sciocco, alla fine, si era dimenticato di farselo
restituire! Che babbeo...
-Oh no!!! Ma è scarico! E io adesso che faccio???-
Prese di nuovo il telefono e lo gettò a terra, noncurante del
fatto che avrebbe potuto danneggiarlo, poi si mise a dare un'occhiata
alla rotta che il velivolo stava seguendo: quello scienziato da
strapazzo di Brief aveva inserito il pilota automatico e di fatto
Jirobay avrebbe potuto beatamente dormire senza dover fare il minimo
sforzo per guidare quell'aggeggio. Peccato che ancora non avesse
inserito nel navigatore alcuna meta, e che l'elicottero stesse
girovagando ancora nei dintorni dell'obelisco.
Mentre contemplava le luci al neon che decoravano il soffitto facendo
somigliare il velivolo ad una sorta di minidiscoteca, il radar
iniziò a lampeggiare, segnalando un eventuale pericolo di
collisione.
-E adesso?!? Che gli prende a questo affare? Come è possibile
che ci sia qualche altro babbeo sulla faccia della Terra che abbia
voglia di dirigersi in un posto del genere? Gli unici che conosco sono
già tutti sull'obelisco... oh cavolo! Vuoi vedere che è
C18? Forse si è arrabbiata perché Crilin non le ha
più fatto sapere cosa gli fosse successo!!!-
Mentre il ragazzo esternava ad alta voce le proprie idee, un altro
elicottero di dimensioni tre volte più grandi di quello su cui
stava viaggiando, si affiancò al suo. Immediatamente, Jirobay
interruppe la corsa, rimanendo sospeso nel vuoto a fissare l'oggetto
che gli si era parato vicino.
-Ehi! Yamcha!!! Sei tu???- chiese una voce civettuola proveniente dall'enorme velivolo.
Jirobay si affacciò, e rimase interdetto nel vedere chi fossero le persone che viaggiavano lì dentro.
-Oh cavolo! Ma voi non siete forse i genitori di Bulma???-
-Oh sì! E tu chi sei? Hai una faccia conosciuta... sei un amico di mia figlia, vero?-
-Più o meno... aspettate un attimo ma... ehi! Ma tu non sei Kibithnonsocosa?!?-
-Kibithoshin... sì, sono io...-
-Ma si può sapere che ci fai lì dentro con i signori Brief?!? E perché siete venuti da queste parti?-
-Bè... ecco...- farfugliò il dio arrossendo ancora per un
qualche residuo di vergogna nel pensare a quanto accaduto poco prima.
-Ehi giovanotto! Noi stiamo andando al palazzo del Supremo! Vuoi venire
anche tu??? Ho preparato la cena per tutti... Kibithoshin mi ha detto
che c'è un bel po' di gente... sono sicurissima che hai una
voglia matta di farti una bella scorpacciata!!!- cinguettò con
allegria l'elegante signora.
-Cos... cosa??? Oh cavolo... ma che state architettando??? Chi sarebbero tutte le persone che stanno da Dende???-
-Bè... io non lo so giovanotto, però... dai, mica vorrai rifiutare il mio invito?-
Ovviamente no... Jirobay stava letteralmente morendo di fame: per colpa
di tutti quegli svampiti che avevano occupato l'obelisco di Balzar era
dall'ora di pranzo che non riusciva a mettere qualcosa di commestibile
sotto i denti. Eppure molte cose non lo convincevano affatto.
Lanciò un'cchiata fugace e indagatrice verso Kibithoshin, che si
limitò semplicemente a spostare lo sguardo da un'altra parte.
-Ehi tu... cosa sta succedendo al palazzo del Supremo? Anche Balzar si
è recato lì qualche ora fa e a quanto ne so ancora non ha
fatto riento nella sua dimora!-
-Veramente... è una faccenda un po' complicata da spiegare con poche parole... perché non ci segui?-
-C'entra quel fottuto pallone gonfiato di Vegeku, vero?-
-Già... -
Jirobay alzò gli occhi al cielo... ma perché?
Perché quel maledetto sayan continuava a tormentarlo? Non
riusciva a scrollarselo di dosso nemmeno scappando da lui e dalla sua
pericolosa irascibilità. Avrebbe dovuto rifiutarlo, quello
stupidissimo invito! Avrebbe dovuto perseverare nella sua strada e
continuare a sorvolare i cieli terrestri! Avrebbe dovuto... ma il suo
stupidissimo stomaco, ridotto ad un sacco vuoto e privo di ogni riserva
di cibo, lo stava pietosamente supplicando di seguire quello strano dio
e i genitori di Bulma, così da potersi rifocillare. La lotta era
impari: la sua debolissima forza di volontà non poté
nulla contro la fame. Si maledisse per qualche istante, poi
tornò al comando del "suo" velivolo, cambiò la rotta e
proseguì nella medesima direzione dell'altro elicottero.
Videl continuava a girarsi e rigirarsi sul suo enorme divano rendendo i
cuscini flaccidi e sgualciti. L'ora di cena era passata da un bel po',
ma di Gohan ancora non aveva avuto notizie. In realtà, i due
giovani non erano affatto abituati a chiamarsi o a sentirsi tutte le
sere, tutt'altro: la ragazza aveva in odio quegli atteggiamenti
fastidiosi e smielati che caratterizzavano certe sue amiche un po'
troppo oche. Un messaggio d'affetto aveva molto più valore se
inviato solo una volta ogni tanto; se diventava una routine, una
pericolosa abitubine, avrebbe perso qualunque tipo di significato. Ma
quella era stata una giornata particolare: Gohan aveva rimandato un
loro appuntamento perché aveva una faccenda da risolvere...
l'ultima volta che il sayan le aveva detto una cosa simile, era volato
via per combattere contro un demone rosa intenzionato a distruggere
l'universo. Le premesse non erano affatto buone: la vita del suo
fidanzato era costernata di mostri e alieni cattivi; ogni piccolo
imprevisto sembrava sempre destinato a trasformarsi in una catastrofe!
Era sempre così... lo era sempre stato fin da quando si erano
conosciuti.
Non aveva mangiato niente. L'ansia e la preoccupazione avevano
provveduto inaspettatamente a chiuderle lo stomaco. Continuava ad
alternare lo sguardo tra il soffitto e il cellulare, aspettando invano
una chiamata che, sospettava, non sarebbe arrivata tanto presto. Se non
altro, non c'era suo padre a crearle maggiormente ansia! La passeggiata
con Bu si stava rivelando più lunga del previsto e,
fortunatamente per lei, tardavano a rientrare in casa. Ormai aveva i
nervi a fior di pelle: perché Gohan aveva il brutto vizio di
farla preoccupare in quel modo? Perché non si preoccupava di
chiamarla e di dirle che era tutto a posto? E se invece non fosse tutto
a posto? Se avesse avuto dei problemi? No... impossibile! Di mostri
malvagi in giro non ce n'erano più! Vegeku aveva sconfitto la
creatura più pericolosa dell'universo, perciò... cosa
poteva essere successo? E se invece il ragazzo si fosse semplicemente
dimenticato di chiamarla?
-Accidenti!!!- esclamò la ragazza in preda ad uno scatto di nervosismo improvviso.
Si alzò in piedi ed afferrò con sveltezza il proprio
telefono cellulare, componendo velocemente il numero di Gohan...
L'atmosfera che si respirava in quel momento sull'obelisco di Balzar
sapeva di gelido e soffocante, quasi che la repentina svolta presa
dalla situazione già non troppo rosea che stavano vivendo avesse
ulteriormente contribuito a reprimere quel poco di ottimismo e voglia
di reagire.
Il piccolo Goten si aggirava come un fantasma tra i corpi inermi dei
suoi amici, cercando di strappare dai loro visi un qualcosa di
rassicurante. Ogni tanto si lamentava di avere fame, ma nessuno si
degnava di rispondergli, oppure, se qualcuno lo faceva, era con un
rabbioso e laconico Vai a casa.
Tutto intorno a sé sembrava morto o dormiente: Gohan se ne stava
appoggiato all'estremità dell'obelisco e guardava il vuoto sotto
di sé, senza prestare la banché minima attenzione
né a suo fratello né a chiunque altro; Crilin era vicino
a Bulma: la fissava impietrito mentre versava lacrime senza dirle
nemmeno una parola; Muten e Yamcha si erano allontanati all'interno del
ripostiglio e stavano silenziosamente parlottando di chissà
cosa; Trunks era seduto a terra al centro dell'obelisco, con le
ginocchia alzate e il viso posato su di esse. Goten non riusciva a
guardarlo in faccia, e non avrebbe saputo dire se stesse dormendo o se
avesse ancora gli occhi aperti. Ogni tanto gli pareva di sentire
qualche gemito soffocato provenire dalla sua bocca, ma al piccolo sayan
pareva assurdo che l'amico stesse piangendo: perché avrebbe
dovuto, in fondo? Vegeku se n'era andato, certo... ma lui non credeva
affatto che sarebbe sparito per sempre! E poi, Goten aveva vissuto
per anni senza la figura paterna... per lui era normale una cosa del
genere! Avrebbe imparato di nuovo a farsene una ragione, avrebbe
accettato un'altra volta l'idea di essere solo... suo fratello gli
bastava! E poteva bastare anche a Trunks.
Eppure, tutto intorno a sé sembrava smentire quello che gli
dettavano le proprie convinzioni, come se in qualche modo gli fosse
sfuggito qualcosa di ben più grave di ciò che aveva
realmente compreso. Iniziava a mancargli la sua mamma: lei di sicuro
non si sarebbe chiusa in un taciturno e martellante silenzio come
stavano invece facendo suo fratello e i suoi amici! Chichi avrebbe
reagito: avrebbe trovato comunque una soluzione per andare avanti, e
probabilmente avrebbe anche impedito a Vegeku di andarsene. Che poi...
perché aveva deciso di fuggire solo per aver litigato con Gohan?
Insomma... le discussioni tra adulti capitavano sempre... non c'era
niente di così strano in tutto questo! Anche Muten e Yamcha
bisticciavano in continuazione, tuttavia nessuno di loro due aveva mai
pensato di sparire dalla vita dell'altro! E poi, fino al giorno prima,
tra Gohan e Vegeku non c'era stato assolutamente nessun problema...
perché mai, all'improvviso, avevano fatto a botte?
-Insomma, volete spiegarmi che cosa è successo?!?-
chiese il bambino piuttosto spazientito.
-Vuoi smetterla di fare domande??? Vai a casa...-
-No! Voi state nascondendo qualcosa... perché stavate litigando prima?-
Gohan fissava suo fratello con aria colpevole e al contempo iraconda.
Sentiva crescere dentro di sé il rammarico per quanto era
accaduto poco prima: sapeva di aver agito d'impulso e che probabilmente
avrebbe dovuto cercare di mantenere la calma e informarsi su cosa fosse
davvero successo. Forse Jirobay, pur nel suo essere un po' troppo
schietto, non aveva sbagliato nel giudicare anche lui un pericoloso
scimmione. Effettivamente, si era lasciato trasportare troppo dal suo
istinto e aveva finito per cedere alla collera: quale grande guerriero
avrebbe agito in quello stesso modo? Suo padre certamente no, e forse
nemmeno Vegeta... ma lui era andato oltre ciò che la ragione
imponeva alle membra, rischiando di far del male ai suoi amici e a
sé stesso. Non si fidava di Vegeku; magari, inconsciamente,
aveva sempre diffidato di lui. Forse fino ad allora si era soltanto
semplicemente illuso di considerarlo parte della sua famiglia, e di
sicuro non avrebbe più voluto perdonarlo.
Continuava a chiedersi perché Bulma avesse reagito tanto male
alla decisione di quel folle sayan di andarsene: qualunque cosa fosse
successa, infatti, lei era stata la prima, vera vittima del suo
squilibrio interiore. Eppure, sembrava quasi che la donna volesse
colpevolizzare sé stessa per quanto accaduto. Gohan riteneva che
la scelta di andarsene fosse la migliore in assoluto: sapeva che
quell'essere avrebbe portato soltanto guai a tutti e che... no!!! Non
riusciva a convincersi del tutto... non poteva aver accettato
così di buon grado quella strana decisione! La propria coscienza
intimava al giovane di andare a cercarlo, di chiarire, di parlare, di
perdonare magari... aveva sbagliato anche lui in fondo! Si era
avventato su Vegeku basandosi su un semplice sospetto! E fino ad allora erano sempre andati d'accordo...
Perché il ragazzo si sentiva tanto combattuto? Perché
l'istinto di voler dimenticare quel sayan non riusciva stavolta a
prevalere sulla ragione? Perché mai quest'ultima gli suggeriva
di mettere da parte l'orgoglio e di cercare per l'ultima volta un
contatto con lui?
Odiava sé stesso e odiava Vegeku: aveva sbagliato tutto, si era
convinto di poterlo aiutare ad andare avanti e invece stava per
diventare il primo a voltargli definitivamente le spalle.
Non serviva a nulla tentare di convincersi che effettivamente quel
sayan era una creatura particolare e che probabilmente aveva bisogno
anche di un po' di comprensione: finché non avesse capito
davvero cosa gli passasse per la testa, non avrebbe più tentato
di avvicinarsi a lui! Ma come avrebbe potuto capirlo davvero senza
nemmeno parlargli?
Troppi dubbi si accalcavano nella giovane e confusa mente del ragazzo;
troppe frustrazioni stava subendo quell'animo abituato ormai ad ogni
sorta di dispiacere. Gohan era un bravo ragazzo, lo era sempre stato.
Sapeva di godere della stima e della piena fiducia di tutti i suoi
amici e si era illuso che anche Vegeku lo ritenesse una persona
affidabile. Probabilmente era davvero così; ma allora come
giustificare il fatto che avesse tentato di ucciderlo? Certo, anche
Gohan si era scagliato con violenza contro di lui, ma sapeva
perfettamente fin da subito che nessuno dei suoi colpi avrebbe potuto
minimamente scalfirlo. Per il suo avversario non era affatto
così: era il guerriero più potente mai apparso sulla
faccia dell'Universo; era colui che aveva sconfitto Majin Bu; era il
solo che avrebbe potuto davvero far del male a Gohan. E stava per
fargliene parecchio!
DRIIIIN DRIIIIN
-Oh cavolo!- esclamò il giovane sayan riconoscendo la suoneria
del proprio cellulare. Si affrettò a recuperarlo dalla tasca, ed
ebbe un leggero sussulto quando lesse sullo schermo il nome della
persona che lo stava cercando.
-Videl... accidenti!!!- sospirò, poi rispose alla chiamata.
-Ehi, Videl...-
-Ma che fine hai fatto? è tutto a posto?-
-Ce.. certo che sì! Perché me lo chiedi?-
-Perché sei sparito! Avevi detto che dovevi risolvere una
faccenda e poi non ti sei fatto più sentire... ora vuoi
spiegarmi cosa avevi di così urgente da fare?!?-
-Ma... veramente... dai Videl! Era una sciocchezza, ok? è tutto a posto, davvero!!!-
-Dove sei?-
-Bè... ecco...-
-Non sei a casa, vero?-
-No, in effetti no...-
-E allora??? Gohan, per favore... non dirmi che è comparso qualche altro mostro che vuole conquistare il pianeta!!!-
-Cosa?!? Assolutamente no!!! Ahahahah!!! Questa è bella...-
-Ehi! Vedi di non prendermi troppo in giro, caro il mio sayan! Io mi stavo preoccupando e tu te la ridi di gusto!!!-
-Sc.. scusami, davvero... io... io non volevo...-
-Dove sei? Ho bisogno di vederti...-
-Perché mi vuoi vedere???-
-Perché sento che mi stai nascondendo qualcosa...-
Gohan si zittì per qualche istante. Se Videl lo avesse raggiunto
sarebbe stato impossibile continuare a nasconderle ciò che era
appena avvenuto: nonostante si fosse ripreso, infatti, sul proprio viso
ancora non erano del tutto scomparsi i segni del pugno infertogli da
Vegeku.
-Allora??? Gohan... ci sei???-
-Sì.. sì! Eccomi... ascoltami per favore... non mi pare
il caso che tu mi raggiunga adesso! è tutto a posto,
sul serio! Non c'è nulla di cui tu debba preoccuparti! Domani ci
vediamo e ti spiego tutto con calma...-
-Gohan... ora sto davvero perdendo la pazienza!!! Dimmi dove accidenti ti trovi in questo momento!!!-
-Calmati... calmati per favore! Sono sull'obelisco di Balzar... va bene?-
-Cosa?!? E perché mai?!?-
-Bè... veramente...-
WROOOOOOOMMM
WROOOOOOOMMM
Due enormi e soffocati boati attirarono in un attimo l'attenzione di
tutti gli ospiti dell'obelisco. La prima a sgranare gli occhi fu Bulma,
riconoscendo i due velivoli che le erano appena passati davanti e che
sembravano stranamente dirigersi verso il palazzo del Supremo.
-Oh cavolo!!! Ma quello... quello è l'elicottero di mio padre!!!-
-Cosa?!?-
Crilin guardava esterrefatto la sua amica, che con enorme stupore
continuava a seguire con lo sguardo la rotta dei due mezzi appena
incrociati. Se tutti gli avvenimenti accaduti fino ad allora sembravano
essere ancora privi di una spiegazione logica, l'improvvisa e
misteriosa comparsa del dottor Brief in quei luoghi che quest'ultimo
non aveva mai frequentato rischiava di ingarbugliare ancora di
più una situazione già di per sé abbastanza
anomala. In quel momento gli tornò alla mente anche Balzar:
erano diverse ore, ormai, che il gatto aveva lasciato la sua dimora per
raggiungere Dende, eppure ancora non aveva dato alcuna notizia di
sé, né aveva provveduto a dare qualche spiegazione sul
perché del suo allontanamento.
Ma ciò che più di ogni altra cosa aveva spiazzato il
giovane terrestre era l'altro velivolo, quello che seguiva la medesima
rotta dell'elicottero del padre di Bulma.
-Ehi... ma quello è Jirobay!!!-
Nell'udire le parole dell'amico, Yamcha uscì fuori dal ripostiglio, seguito a ruota dal suo maestro.
-Dov'è? Dove si trova quel miserabile farabutto???-
-Se ne è andato...-
-Ma che stai dicendo, Crilin?!?-
-Se ne è andato!!! è volato verso il palazzo di Dende!!!-
-Cosa?!? Come sarebbe a dire?!?-
-E che ne so io?!? Per favore Yamcha... già non ci sto capendo niente di mio... non ti ci mettere anche tu!!!-
Gohan, rimasto per qualche istante leggermente intontito da ciò
che era appena accaduto, prese di nuovo il suo telefono, avvertendo
chiaramente attraverso l'apparecchio la voce di Videl che urlava in
preda ad un'improvvisa crisi isterica.
-Ora mi stai davvero stancando, stupido sayan che non sei altro!!! Che
accidenti era questo rumore, eh??? Vuoi rispondermi o no??? Pronto,
Gohan!!! Ehi, Gohan... ci sei?!?-
-Videl!!! Ci sono... eccomi... dimmi pure, che c'è?-
-Che c'è?!? Ma che cavolo ti prende oggi??? Sei più strano del solito... cos'era questo rumore?-
-Tranquilla... niente di grave! Erano soltanto gli elicotteri di Jirobay e del dottor Brief!!!-
-Scusa Gohan... ma tu non stavi sull'obelisco di Balzar?!?-
-Sì, infatti!-
-E che diavolo ci fa il padre di Bulma lì sopra?!?-
-Veramente non si è fermato... ha proseguito verso il palazzo del Sup...-
-Ok ok!!! Sono stanca di sentirti! Ora mi aspetti lì che ti raggiungo...-
-Cosa?!? No no... per favore... non mi pare il caso!!!-
-Ormai ho deciso!- e così dicendo, la ragazza chiuse la
conversazione, si infilò un paio di scarpe, e con tutta la
velocità che poteva sfruttare si precipitò verso il
portone della sua casa, per poi alzarsi in volo per raggiungere
l'obelisco.
-Videl? Videl!?! Cavolo... ha riattaccato!!!-
Jirobay stava seguendo a ruota il tragitto percorso dall'elicottero dei
Brief, e, senza quasi accorgersene, in pochi secondi raggiunse il
palazzo del Supremo. Era diverso tempo ormai che non metteva più
piede in quel luogo tanto spazioso e imponente, e riuscire a guardarlo
dall'alto gli creava una strana sensazione di disagio. Stava sorvolando
il vertice massimo del suo pianeta, quello che accoglieva il divino
governo del globo e sul quale abitava e regnava l'essere che, grazie
alle sfere del drago da esso stesso create, aveva il potere di
salvaguardare l'incolumità della Terra. Si affacciò
attraverso la spessa lamina vitrea che separava il velivolo dal resto
del mondo e con enorme stupore scorse le persone che, chissà per
quale strano motivo, si trovavano tutte sul palazzo. Era da quando
Vegeku aveva fatto la sua comparsa per la prima volta che non vedeva
tanta folla presso la dimora di Dende; l'unica differenza risiedeva nei
soggetti presenti: quell'indimenticabile giorno c'erano tutti i suoi
amici; ora invece erano stati sostituiti da degli strani esseri che di
umano non avevano nulla.
-Devono essere delle divinità!- esclamò sopraffatto dalla sorpresa.
I signori Brief, intanto, seguendo Kibithoshin, erano già scesi
dal loro elicottero e si stavano guardando intorno con aria incuriosita.
Il padre di Bulma sembrava comunque meno sorpreso di sua moglie:
osservava le creature intorno a sé con estrema insistenza,
sebbene non volesse affatto dare a vedere quanto quelle persone
risultassero "strane" ai suoi occhi. Quell'uomo, nel corso della sua
vita, doveva averne viste di tutti i colori, e il fatto di essere uno
degli scienziati più intelligenti del pianeta contribuiva forse
a farlo apparire meno insicuro e impacciato di quanto probabilmente
fosse. Jirobay faticava a credere che quell'anziano signore
dall'aspetto tanto esile e mingherlino fosse colui che più di
tutti avrebbe potuto dare del filo da torcere
, a livello di preparazione tecnologica, all'insopportabile ma
geniale Bulma Brief e a quel pazzoide dell'ormai defunto dottor Gelo.
Effettivamente, solo in quel momento il goffo terrestre stava
seriamente riflettendo sul fatto che dietro una donna tanto in gamba e
intelligente dovesse esserci per forza una guida che avesse saputo
incentivare e stimolare le sue indubbie doti.
Scese dall'elicottero e si precipitò in un lampo verso Balzar.
-Ehi tu! Gattaccio dei miei stivali... ma si può sapere che
diavolo ci fai qui, eh? Come hai potuto andartene e lasciarci da soli
sull'obelisco?!?-
-Perché ti scaldi tanto? è successo qualcosa?-
-Ma sei tonto per caso??? Non hai percepito proprio niente?-
-Veramente... eravamo impegnati a discutere e...-
-Io so di cosa stai parlando, Jirobay... mi sono accorto di tutto...-
Junior avanzava verso i nuovi arrivati, mostrando un'insolita aria
rilassata e cordiale. Lui aveva seguito ogni minimo movimento avvenuto
su quel dannato palazzo, e aveva stretto i pugni e digrignato i denti
quando Gohan aveva attaccato Vegeku. Nessuno, oltre a lui e a Kaioshin
il Sommo, aveva badato più di tanto a ciò che stava
succedendo realmente mentre gli altri discutevano animatamente su
questioni troppo grandi per loro. Nemmeno Dende sembrava aver percepito
il cambiamento di atmosfera che si era venuto a creare a soli pochi
chilometri dal suo palazzo.
Aveva tremato di paura e di rabbia nel percepire l'aumento vertiginoso
dell'aura di Vegeku, e il suo cuore aveva pericolosamente accelerato i
battiti quando si era accorto che l'energia di Gohan si stava
velocemente riducendo.
Eppure, non era intervenuto.
-Se ti sei accorto di quello che è successo, perché
diavolo non sei venuto a darci una mano? Abbiamo rischiato tutti quanti
di finire all'altro mondo!!!-
-Lo so benissimo...- Si voltò di scatto verso Kibithoshin, quasi
a voler eludere maldestramente un discorso che stava inesorabilmente
prendendo una piega sgradita.
-Perché hai voluto portare questi due qui a palazzo?-
-Non avevo altra scelta, Junior... oltre a Bulma, suo padre è l'unico che possa darci una mano!-
-Cosa vorresti dire?-
-Bè ecco... non sono riuscito a trovare gli orecchini
purtroppo... però ho scoperto che Bulma ci ha fatto diversi
studi sopra, e anche qualche esperimento...-
-Tipo quel fastidiosissimo animale che sta saltellando per tutto il palazzo?-
-Esatto... io ho letto le carte su cui ha appuntato i risultati dei
suoi studi, ma non ci ho capito niente! Quindi ho pensato che il signor
Brief potesse darci una mano...-
-E sua moglie che c'entra?-
-Bè... ecco... si è offerta di preparare la cena per tutti, e...-
-Questo è davvero ridicolo...-
Kaioshin il Sommo si avvicinò al suo giovane collega con aria
alquanto nervosa. Iniziava a preoccuparsi sul serio, e sapeva che la
genialità di Brief e di sua figlia fosse l'unica arma a loro
disposizione per poter rendere reversibili gli effetti della fusione.
Certo, ora rimaneva il problema di tranquillizzare Bulma e di
convincerla ad aiutare suo padre: quella donna, purtroppo, stava
passando davvero un brutto periodo, e non era assolutamente scontato
che avrebbe avuto la forza e la voglia di mettersi a lavorare di nuovo
su quegli orecchini.
-Lasciamo stare le chiacchiere inutili... lei crede di poterci essere utile, dotter Brief?-
-Non lo so... cosa volete esattamente che io faccia?-
-Deve aiutarci a sciogliere la fusione che lega Goku e Vegeta in un solo corpo!-
CONTINUA...
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Capitolo 26 *** L'intuito geniale di un grande scienziato ***
l'intuito geniale di un grande scienziato
Oooooooook, avrei bisogno di
moooolto relax ultimamente, ma purtroppo la burocrazia mi impedisce di
dedicarmi al dolce far niente. Pazienza... meglio dilettarsi con
qualcosa di intrigante come EFP!!! Finalmente ho terminato di scirvere
questo nuovo capitolo della storia, e anche se non garantisco nulla sul
risultato, spero che abbiate il piacere e la voglia di leggerlo. Grazie
mille a tutti!!!
Il dottor Brief camminava avanti e indietro per tutta la
superficie del palazzo, mentre con fare concentratissimo e pensieroso
assaporava con accanimento la sua consueta sigaretta. La maggior parte
delle divinità presenti in quel luogo sacro non nutrivano
particolare ficucia in quell'omino dall'aspetto gracile e un po'
trasandato che sembrava faticasse persino a reggersi in piedi, tanto
evidente era la scoliosi che lo attanagliava. Re Kaio dell'Ovest si
chiedeva come i suoi superiori avessero potuto dare fiducia ad un
essere del genere, un comune mortale anziano e dall'aria non troppo
sveglia che sembrava assorto in un mondo tutto suo. Eppure, sia Dende
che Junior si erano dimostrati piuttosto incuriositi dalla figura del
presunto scienziato, e avevano appoggiato la discutibilissma scelta di
condurre altri esseri umani in un luogo adibito a dimora del Supremo.
Più di qualcuno non vedeva di buon occhio il fatto che ci fosse
così tanto affiatamento tra le divinità terrestri e i
comuni mortali: secondo quanto avevano stabilito miliardi di anni prima
i sommi dei dell'Universo, tra mondo dei normali viventi e mondo delle
creature "speciali" si sarebbe dovuto mantenere sempre un certo
distacco; ma sulla Terra già troppe volte erano stati istituiti
contatti non proprio leciti, e spesso ciò aveva portato a gravi
conseguenze. Se quell'intraprendente scienziata dai capelli blu non si
fosse messa in testa tanti anni prima di cercare le sfere del Drago,
Goku non avrebbe mai in contrato il Supremo, e soprattutto, nessun
alieno malvagio avrebbe mai cercato di distruggere il pianeta solo per
recuperare i preziosi oggetti. Ma ormai il danno era fatto; e a mettere
la ciliegina sulla torta era stato nientemeno che il Sommo Kaioshin, la
divinità delle divinità, autorizzando due guerrieri sayan
ad utilizzare i misteriosi Potara. D'accordo che l'Universo era in
pericolo, e che probabilmente Goku e Vegeta da soli non avrebbero mai
potuto sconfiggere Majin Bu, ma commettere la leggerezza di sfruttare
gli orecchini senza conoscerne nemmeno la natura era stato un azzardo
imperdonabile, e, forse, anche una mancanza di rispetto nei confronti
di quegli dei che in miliardi di anni si erano prodigati per mantenere
un certo ordine nelle loro galassie di competenza.
Baba, intanto, volteggiava avanti e indietro noncurante di ciò
che stava succedendo intorno a lei. Guardava indispettita la signora
Brief che stava allegramente canticchiando mentre liberava dalle
capsule tutte le pietanze che aveva preparato. Il fatto che la vecchia
strega non fosse abituata poi troppo al contatto con altri esseri
sembrava aver innescato in lei una pesante antipatia nei confronti
della moglie del dottore, tanto che non riusciva nemmeno ad evitare di
guardarla con insofferenza. Nemmeno lei era convinta del tutto che
Brief avrebbe risolto il problema in cui erano incappati a causa della
leggerezza di Kaioshin il Sommo, tuttavia ricordava benissimo un
particolare di cui probabilmente molte delle divinità presenti
nemmeno immaginavano: era stato quell'anziano scienziato a progettare
il radar cerca-sfere, e sempre quest'ultimo aveva provveduto alla
ristrutturazione dell'astronave utilizzata dall'ex Supremo per adibirla
al trasporto di Bulma, Gohan e Crilin su Nameck. Dunque, sebbene in
apparenza non sembrasse chissà quale genio, Brief e ra dotato di
una intelligenza e di un intuito sicuramente fuori dal comune, e
magari avrebbe potuto davvero dare una mano a cotanti esseri
"superiori". Però faticava a sopportare sua moglie, e come Baba,
anche Junior sembrava piuttosto infastidito dall'atteggiamento incantato
e stralunato dell'avvenente signora. La donna, intanto, aveva finito
di apparecchiare il tavolo imbandendolo come meglio non avrebbe potuto:
il solo profumo emanato dalle prelibatzze poggiate sopra l'elegante
tovaglia aveva distratto non poco le divinità dall'urgente
questione Vegeku.
-Dai giovanotti! Ne avrete di tempo per discutere dei vostri problemi! Ora accomodatevi... venite a mangiare!-
Jirobay non se lo fece ripetere due volte, e in un attimo
dimenticò l'arrabbiatura nei confronti di Junior per non essere
intervenuto durante lo scontro tra Vegeku e Gohan. In fondo, a lui
ormai non importava più niente di nessuno: non avrebbe
più voluto sentir parlare né di sayan né di altri
alieni malvagi! Il suo stomaco reclamava cibo, e cibo avrebbe avuto.
In pochi minuti, tutti si sedettero a mangiare, ad eccezione del dottor
Brief, di Junior e di Dende. Anche Kibithoshin avrebbe preferito
continuare a discorrere con lo scienziato riguardo le ipotesi sul
funzionamento dei Potara, ma il richiamo del cibo era forte, troppo
forte anche per lui.
Dende intanto osservava l'anziano terrestre, che ormai si era seduto a
terra e aveva tirato fuori dalla capsula tutti i documenti relativi
agli studi della figlia sugli orecchini. Il Supremo era da considerarsi
ancora una divinità giovanissima: i pochi anni di vita che aveva
sulle spalle non erano niente in confronto all'eternità che
contraddistingueva l'esistenza dei suoi affini. Per lui non era ancora
così netta la differenza tra divinità e comuni esseri
viventi, perciò nutriva davvero più di ogni altro la
speranza che quel brizzolato signore avrebbe potuto aiutarli
concretamente.
-Sa Supremo, tutti questi calcoli che ha fatto mia figlia mi sembrano
decisamente privi di valore... inconcludenti! Ora capisco perché
abbia deciso di lasciar perdere...-
-Vuole... vuole forse dire che non c'è alcuna speranza?-
-Mha... non saprei... il punto è che il problema è stato impostato in maniera completamente errata!-
-Cosa intende dire, mi scusi?-
-Mmh... ho bisogno di parlare con Bulma... e di vedere gli orecchini!-
Lo scienziato si voltò poi verso Junior, che silenziosamente aveva ascoltato il discorso tra lui e Dende.
-Ehi ragazzo... non è che potresti andarla a prendere?-
-Se proprio è necessario...-
-Mi faresti un enorme favore!-
Videl sorvolava a massima velocità i cieli del globo, con
l'intento di raggiungere il prima possibile il suo Gohan,
misteriosamente accampato presso l'obelisco di Balzar. Una strana
inquietudine l'accompagnava in quell'inaspettato viaggio: non era paura
o rabbia, ma un leggero senso di apprensione che sembrava crescere
man mano che si avvicinava alla propria meta. Caratterialmente, non era
mai stata una persona diffidente nei confronti delle persone con cui
aveva maggiormente a che fare, specie se queste ultmine avevano
dimostrato di meritare la sua fiducia, eppure in quell'occasione
sentiva che il suo ragazzo le stava volontariamente nascondendo
qualcosa: che mai poteva aver combinato Gohan di così grave da
poter giustificare una simile reazione al telefono? Sembrava quasi che
il giovane sayan non sapesse cosa rispondere alle legittime domande di
Videl, o che comunque non avesse ancora una scusa pronta. Quale fosse
stata la verità, però, lo avrebbe scoperto solo
raggiungendolo sull'obelisco: non aveva importanza se ormai era buio o
se il freddo iniziava ad indurire gli arti dell'intrepida figlia di Mr
Satan! Lei aveva un obiettivo da raggiungere, e qualunque cosa fosse
successa, l'avrebbe affrontata pur di arrivare presso l'enorme torre.
Ad un tratto, la giovane terrestre si fermò. Rimase sospesa in
aria qualche secondo, finché non si rese conto che qualcosa, o
meglio, qualcuno, stava volando a tutta velocità verso di lei.
Non poteva essere Gohan... o magari sì? Se davvero ci fosse
stato qualcosa di losco all'obelisco, forse lui avrebbe preferito
andarle incontro prima che arrivasse lassù! E se invece fosse
stato qualche male intenzionato? E se Gohan non volesse la sua presenza
in quel posto proprio perché era sorta una nuova minaccia?
Non fece in tempo a terminare tutti i propri pensieri, che una figura familiare le si parò davanti.
Videl tirò un sospiro di sollievo.
-Uff... meno male che sei tu! Come mai sei qui, C18?-
-Stavo raggiungendo quello stupido zuccone di mio marito, poi mi sono
accorta della tua presenza e ho pensato di venirti incontro, visto che
a quanto pare stiamo andando nella stessa direzione!-
-Tuo marito? Vuoi dire che anche Crilin è sull'obelisco?-
-Sì... ma non chiedermi che accidenti ci è andato a fare
perché proprio non lo so! è uscito di casa stamattina per
andare a recuperare quel perditempo di Jirobay e non è
più tornato. Poi ho chiamato Yamcha e Muten per avere notizie...
sono andati anche loro da Balzar e non hanno più fatto rientro
nemmeno quei due!-
-Anche Gohan si trova lì... temi che sia successo qualcosa?-
-Non lo so... credo di sì perché...-
C18 si interruppe: evidentemente, Videl non sapeva nulla dello scontro
tra il suo fidanzato e Vegeku. La bella cyborg aveva percepito
chiaramente pochissime ore prima l'aumento di intensità delle
loro aure. Avrebbe voluto tentare di raggiungerli immediatamente, ma
aveva il problema di dove lasciare Marron. Nel frattempo si era accorta
della sparizione di Vegeku, ma non riusciva davvero a dare una
spiegazione a tutto ciò che stava accadendo: suo marito
continuava a non rispondere al telefono, che addirittura nell'ultima
ora risultava spento; la Kame house, presso la quale si era diretta una
mezz'oretta prima, era completamente vuota; Gohan stava bene, ma aveva
percepito distintamente la forza del ragazzo decrescere durante lo
scontro con l'altro sayan; Junior, Dende, Balzar e Baba erano tutti al
palazzo del Supremo, e probabilmente in loro compagnia c'era qualcun
altro, sebbene non riuscisse a percepire alcuna aura.
-...perché? Dimmi C18, cosa è successo?-
-Io... non lo so in realtà... però mi pare strano che
Crilin non sia tornato a casa, quindi penso che abbia avuto qualche
imprevisto...-
-Gohan mi ha chiesto di non raggiungerlo... ma io ho un brutto presentimento...-
-No, devi stare tranquilla. Lui sta bene... avverto benissimo la sua aura!-
-Sì però...-
-Non perdiamo altro tempo... andiamo a vedere!-
Le due donne ripresero a volare a tutta velocità, ma poco dopo Videl rimase indietro.
-Ehi! Vuoi aggrapparti a me? Così arriviamo prima!!!-
-Grazie C18!!! Mi sa che in effetti è la soluzione migliore!-
-Io voglio sapere cosa sta succedendo al palazzo del Supremo!-
Yamcha sembrava ormai quasi spazientito. Erano diverse ora che stava
lì sull'obelisco di Balzar, e ancora non capiva che cosa avesse
in mente quel gatto strampalato. Tutta la giornata appena trascorsa era
stata un vero e proprio incubo, una sorta di brutto sogno da voler
dimenticare nel più breve tempo possibile: aveva definitivamente
perso ogni speranza di poter tornare insieme a Bulma; aveva assistito
alla sua sparizione senza poter impedire a quel
pazzo di Vegeku di portarla via; si era ritrovato davanti la sua donna
quasi in lacrime dopo essere stata curata dai Senzu; si era dovuto
difendere dalle potenti aure sprigionate da Gohan e Vegeku durante uno
scontro folle e impari. E adesso, era rimasto privo del suo nuovissimo
elicottero, "preso in prestito" da quel miserabile opportunista di
Jirobay, che per salvare la propria pelle in caso di altri eventuali
scontri, aveva pensato bene di darsela a gambe. Ma la cosa più
assurda era che anche quest'ultimo, in quel preciso momento, si trovava
al palazzo del Supremo: lo avevano visto con i loro occhi Crilin, Muten
e tutti gli altri, e avevano giurato che stesse seguendo i signori
Brief, diretti evidentemente nella medesima direzione. Che diavolo
c'erano andati a fare i suoi ex suoceri in un posto del genere? Cosa
c'entravano loro con Balzar, Dende e il problema "Vegeku"?
In fondo, erano davvero tante ore che aspettavano il rientro del gatto,
ma quello ancora non si era degnato di farsi vivo! Perché
aspettare ulteriormente? Perché non andare di persona a dare
un'occhiata? Se a Jirobay era stato dato il permesso di raggiungere il
palazzo, per quale assurdo motivo lui non avrebbe potuto avvicinarsi?
-Rilassati Yamcha... non possiamo far altro che aspettare!-
-Eh no, Muten! Io non aspetto un bel niente! Se ci è andato
Jirobay dal Supremo, non vedo perché noi dovremmo restare qui!-
-Io ho fame!- si lamentò il piccolo Goten, fregandosene di quei noiosi battibecchi.
-Perché non vai a casa? Sono sicuro che tua madre è in pensiero per te...-
-No Muten... mamma sa che dormivo nel bosco con Trunks...-
-Bè però... puoi andarci lo stesso a casa!-
-Prima voglio sapere cosa è successo!-
-Voglio saperlo anch'io!- esclamò Yamcha -perciò adesso volo fino al palazzo!-
-è una mossa inutile! Balzar ci ha chiesto di aspettare qui... non ricordi?-
-Lo aveva chiesto anche a Jirobay!-
-Tu non guardare a quello che fa quello sciocco codardo!-
-Mi dispiace, ormai ho deciso! è tardi... sono stanco, confuso,
arrabbiato, e privo di tutta la pazienza! Non mi va di farmi prendere
in giro... tanto sappiamo che Balzar è andato dal Supremo per la
questione "Vegeku"... e visto che quel pazzoide per poco non fa fuori
anche me, credo di avere il diritto di sapere che accidenti stanno
architettando lì sopra!-
-Perché dici che Vegeku ha tentato di farti fuori?!?-
-Non farci caso, Goten... è solo arrabbiato! Ora ascoltami bene,
razza di zuccone che non sei altro! Innanzitutto, impara a tapparti
quella stupida boccaccia prima di dire sciocchezze, e poi, se proprio ci tieni a
renderti utile, perché invece non vai a cercare Vegeku? Tanto
sono assolutamente certo che ancora non ha lasciato il pianeta!-
-Io dovrei andare a cercare quel pazzoide?!? Scordatelo... vacci tu piuttosto!-
Bulma si spostò verso i due battibeccanti.
-Scusa Muten, perché dici che secondo te Vegeku non ha ancora abbandonato la Terra?-
-Bè... ecco... in realtà la mia è soltanto una
sensazione, niente di più, quindi non prendere ciò che
sto per dirti come verità assoluta... Diciamo che per quel poco
che ho potuto conoscere Vegeku, non mi è sembrato uno che lascia
le cose in sospeso, perciò...-
-No apsetta... non ti seguo...-
-Intendo dire che mi sembra un po' troppo repentina la scelta di
andarsene... io lo ritengo un tipo abbastanza riflessivo, e poi
c'è una strana energia nell'aria...-
-è vero... la sento anche io...-
Bulma si girò verso Gohan.
-Di cosa stai parlando?-
-Vedi, la potenza di Vegeku è talmente elevata che da quando
è tornato si percepisce chiaramente nell'atmosfera terrestre una
particolare elettricità, che prima della sua comparsa ovviamente
non c'era. Dunque, anche io come Muten penso che se davvero avesse
lasciato il pianeta, dovrebbe cambiare qualcosa nell'aria, invece...-
-Però non sapete esattamente dove sia, vero?-
Gohan alzò lo sguardo verso la donna, guardandola incredulo e quasi rabbioso.
-Ci tieni proprio così tanto a saperlo, eh?-
Bulma si zittì. Colse perfettamente l'amarezza trapelata dalle
parole del giovane e provò un senso indicibile di rammarico nei
suoi confronti, pensando a ciò che era avvenuto poco tempo
prima. Come avrebbe potuto aspettarsi che Gohan volesse sapere che fine
avesse fatto l'uomo che lo aveva quasi ammazzato? E pensare che quella
stessa persona aveva tentato di mandare all'altro mondo anche lei,
sebbene, forse, involontariamente. Ma quel forse stava
assumendo sempre più i connotati della certezza, e la palese
constatazione che probabilmete Yamcha aveva sempre avuto ragione sul conto di
Vegeku, la stava facendo sprofondare nei sensi di colpa.
D'improvviso, Gohan si voltò di scatto, e come lui anche tutti
gli altri si girarono istintivamente. In un attimo, Junior si
materializzò davanti agli occhi ancora dolenti di Bulma.
-Per fortuna sei ancora qui...-
-Cosa vuoi da me?-
-Io niente... ma su al palazzo reclamano la tua presenza!-
Crilin si avvicinò con fare piuttosto maldestro al suo vecchio
amico. Che diavolo avevano in mente lassù? Il ragazzo iniziava a
tremare dal nervosismo: aveva ascoltato attentamente le parole di
Yamcha, e sebbene non fosse pienamente d'accordo sul modo di porsi del
suo amico, sicuramente non avrebbe denigrato a prescindere l'idea di
raggiungere Balzar presso la dimora di Dende. Ma ora la situazione
stava nuovamente mutando: Junior era comparso davanti ai loro occhi e
aveva esplicitamente detto che Bulma avrebbe dovuto seguirlo. Ma a chi
si riferiva quando diceva reclamano la tua presenza?
Chi c'era al palazzo? Cercò di concentrarsi il più
possibile, ma non riuscì a percepire nessuna creatura estranea,
a parte Baba e Jirobay. Certo... di esseri capaci di trattenere a zero
la propria forza non ce n'erano molti in giro per l'universo, quindi
per esclusione...
-Chi mi starebbe cercando, scusa?-
-Tuo padre...-
-Questa è bella...-
La donna si voltò e si sedette per terra, quasi volesse evitare lo sguardo del namecciano.
-Non mi interessa. Sono stanca di questa storia... è stata una
giornata pessima e non ho intenzione di vedere nessuno! Anzi... voglio
tornare a casa!-
-Non dire sciocchezze, Bulma... non è da te avere certe prese di posizione!-
-Non è da me... se ognuno pensasse alla propria coscienza, forse a quest'ora avremmo meno problemi!-
Infastidito da tale risposta, il guerriero afferrò Bulma per un
braccio e la sollevò da terra. In un attimo le si parò
davanti.
-Ascoltami bene scienziata! Sappi che a me non interessa un accidenti
delle tue stupidissime turbe psichiche e del tua presunta sofferenza
interiore! Tu non sei una donnicciola qualunque, è chiaro? In
questo momento c'è una difficilissima questione da risolvere, e
tu dovresti sapere meglio di chiunque altro di cosa sto parlando!
Ora... non mi interessa affatto se sei depressa, sconsolata o
chissà cos'altro... il destino dell'umanità potrebbe
essere di nuovo compromesso a breve! Credi che Goku e gli altri abbiano
pensato ai loro sciocchi problemi quando c'era un mostro da
affrontare?!? Ovviamente no!! Bene... ora l'umanità ha bisogno
del tuo aiuto! Sei una donna
adulta ormai... metti da parte per un istante il tuo egoismo e
seguimi... non vorrei che la situazione potesse precipitare
ulteriormente!-
Tra lo stupore e il silenzio generale, la donna prese a tremare di
rabbia e nervosismo. Come si permetteva quello stupido namecciano di
parlarle in quel modo? Come aveva potuto considerarla una persona
egoista? Era afflitta, frustrata, delusa... era forse un peccato tutto
ciò? Che voglia poteva mai avere di seguire Junior fino al
palazzo del Supremo?
-D'accordo... io potrei anche venire con te... ma come credi che possa
esserti utile la mia presenza? Perché tanto lo so che diavolo
vuoi sapere... scommetto che speri che io trovi un modo per sciogliere
la fusione!!! Bè... tempo sprecato! Ci ho lavorato due mesi
sopra... e ti assicuro che non sono arrivata a nessuna conclusione!
Pensi davvero che se già non avessi trovato il modo di risolvere
la faccenda sarei ancora qui a disperarmi? E poi Vegeku se ne è
andato...-
-Non se ne è andato... avverto chiaramente la sua presenza
nell'atmosfera, anche se non posso assolutamente localizzarlo! E poi te
l'ho già detto... è stato tuo padre a chiedere che tu lo
raggiungessi!-
Bulma si voltò prima verso Gohan, per poi incrociare con lo sguardo anche gli occhi attoniti di tutti gli altri.
-Bulma, io credo che dovresti andare...-
-Muten, io...-
-Ascoltami, ti prego! è stato tuo padre a chiedere di te! Se non
vuoi farlo per noi, fallo per lui! Magari ha intuito qualcosa che
potrebbe aiutarci... cosa ti costa provare? Hai fatto di tutto fino ad
ora e non è servito a niente... perché non fare un ultimo
sforzo? Sei in ballo ormai... va' avanti!-
-Sì, ma... e se poi dovesse essere un altro buco nell'acqua?-
-Ce ne faremo una ragione... ma se non scopri cosa vuole tuo padre, non lo saprai mai!-
La donna, sebbene ancora titubante, decise di dare ascolto al vecchio
maestro, ripromettendo a sé stessa che quello sarebbe stato
l'ultimo tentativo; dopodiché avrebbe messo definitivamente
una pietra sopra a tutta quella storia: non avrebbe più nominato
Vegeku, né lo avrebbe cercato, né ne avrebbe sentito la
mancanza! Solo un tentativo... l'ultimo... e poi avrebbe ceduto alla
rassegnazione.
-E va bene Junior... vengo con te... ma non aspettatevi niente! So già che non verremo a capo di nulla!-
-Lo penso anche io... ma sai com'è... i superiori hanno deciso di dare completa fiducia a tuo padre!-
-I... i superiori?!?-
-Basta chiacchiere... andiamo!!!-
Il namecciano afferrò la terrestre per la vita e in un attimo
spiccò il volo, raggiungendo quasi immediatamente il palazzo.
Il clima festoso che si respirava tra le curiose creature ospiti presso
la sacra dimora di Dende aveva avuto l'immediato effetto di confondere
ancora di più le idee di Bulma, facendole diminuire per alcuni
istanti quella pesante ansia e quel bollore di rabbia che ancora covava
in corpo. Sua madre non si smentiva mai: era riuscita a dar vita ad una
specie di cerimonia con tanto di banchetto persino in un luogo
teoricamente sacro. Ma la cosa più sorprendente era che quegli
esseri presunti "divini" sembravano apprezzare decisamente troppo quei
poco nobilitanti lussi terrestri. Lo sguardo della donna andò
quasi immediatamente su Potty che saltellava intorno alla tavolata in
attesa che qualcuno gli allungasse del cibo.
-Papà! Che ti è saltato in mente di portarlo qui!-
-Ciao tesoro! Come stai? è andato bene il pranzo sull'obelisco?-
Bulma e gli altri presenti impietrirono di fronte alla stupidità
della domanda dello scienziato. Possibile che quel sedicente genio
dell'umanità non avesse capito che quella della figlia era
soltanto una scusa? A Kaioshin il Sommo iniziò ad andare di
traverso la cena, pensando che probabilmente avesse sbagliato a riporre
tanta fiducia nel dottor Brief.
-Non dire idiozie papà... rispondimi piuttosto!-
-Veramente è stato quel giovanotto a volerlo portare fin qui!- disse l'uomo indicando Kibithoshin.
Bulma allora si rivolse a quest'ultimo.
-E cosa avrebbe dovuto farci lei di uno stupidissimo animale pulcioso
che mangia come un maiale e non fa altro che saltellare tutto il
giorno???-
-E tu cosa avresti dovuto farci, visto che sei stata tu a crearlo?-
-è stato un errore... credevo di poter impedire la fusione...-
-Dove sono i Potara?-
-Ce l'ho io!-
-Lo so... ma dove li hai nascosti?-
-In un posto al sicuro da eventuali tentativi di furto!-
Alla risposta della donna si liberò una grassa risata: la frase
allusiva appena pronunciata da Bulma aveva risvegliato in tutti i
presenti il ricordo della recentissima figuraccia fatta da Kibithoshin
con i signori Brief, alla quale tutte le divinità avevano
assistito in diretta grazie alla sfera di Baba.
-Ehi, Superiore! Sai niente dei presunti tentativi di furto??? Ahhahahahaha!!!- esclamò saccente Re Kaio dell'Ovest.
Il giovane dio arrossì vistosamente.
-Falla finita! E.. e vedi di portarmi rispetto, per favore!-
-Dai... non prendertela così! In fondo, se non avessi sbagliato
stanza, sicuramente avresti portato a termine la missione!!!-
-Smettila adesso!!! Pensa a rimpinzarti lo stomaco... la tua presenza
qui in fondo non è stata poi molto più utile della sua!-
esclamò infastidito Junior.
-Ehm... per favore... potrei parlare un momento con mia figlia? Avrei bisogno di un po' di silenzio!-
Lo scienziato e Bulma si allontanarono di diversi metri lasciando le
divinità al loro sciocco battibecco. Brief aveva in mano tutti i
fogli contenenti i calcoli e gli esperimenti fatti dalla donna negli
ultimi due mesi, e aveva pensato bene di mostrarglieli nuovamente,
avendo notato qualcosa di anomalo.
-Papà... lo so dove vuoi arrivare, ma credimi! Io ho già
fatto tutto il possibile... non c'è alcun modo per sciogliere la
fusione!-
-Tesoro... questo lo so bene, però mi chiedevo come accidenti
è possibile che esistano degli oggetti divini che le somme
divinità non sono in grado di gestire!-
-Chiedilo a quei perditempo laggiù!- rispose indispettita indicando l'allegro banchetto.
-In effetti, tutti i calcoli che hai fatto tu sono corretti: i Potara
sembrerebbero provocare una reazione assolutamente irreversibile...
però...-
-Però???-
-Però tu fai parte dello stesso mondo gestito e voluto dai
Kaioshin! è normale che tu non possa trovare alcuna soluzione ad
un qualcosa che sfugge alle loro competenze!-
-Appunto! Stiamo solo perdendo tempo! Senti... perché non ce ne torniamo a casa?-
-Aspetta... non ho finito... hai mai pensato che non tutti sono sotto il loro controllo?-
-Ma di che stai parlando?-
-Pensa al Mago Babidi... chi accidenti era quel folle? Chi lo aveva
creato? Chi era Bibidi? Insomma... qual'è l'origine del Mago che
ha creato Majin Bu?-
-Cos... cosa vuoi dire, scusa?-
-In realtà, io non so se quel mago provenisse da una dimensione
parallela o se semplicemente fosse una sorta di divinità dalle
inclinazioni opposte a quelle benevole dei Kaioshin, ma di sicuro i
suoi poteri sono sempre stati sufficienti a mettere in crisi le grandi
divinità!-
-Ok... e allora?-
-E allora... vista la natura profondamente diversa che oppone i poteri
dei Kaioshin a quelli del mago Bibidi, di suo figlio, e della creatura
cui il primo ha dato la vita, può anche essere che la chiave per
risolvere definitivamente il problema risieda proprio in quelle
abilità fuori controllo di quei tre esseri!-
-Ehi, un momento... stai cercando di dire che forse Babidi avrebbe il potere di sciogliere la fusione?-
-Bè... è solo una teoria... ma chi può escluderlo?
è riuscito a fare cose impensabili! E i Potara non sono
completamente gestibili dalle nostre divinità...-
-Papà... Babidi e suo padre sono morti! E anche Majin Bu!-
-Ma la parte buona di lui è ancora in vita!-
-Scusa se te lo dico ma... quel coso non mi sembra un granché
intelligente... come speri che sia in grado di trovare la soluzione ad
uno dei più grandi misteri dell'Universo?-
-Non ne ho idea! Ma è l'unica cosa che sono riuscito a farmi
venire in mente... proviamo! Oramai non ci rimane molto altro da fare!-
Bulma guardò suo padre con aria torva e perplessa: la sua teoria
poteva anche essere convincente; magari Bibidi o Babidi avrebbero
davvero potuto sciogliere la fusione! Ma quella specie di palloncino
rosa dalla mentalità ingenua e infantile che diavolo poteva
saperne di Potara? E accettare un altro fallimento sarebbe stato
davvero troppo per lei...
-Bulma! Tuo padre potrebbe avere ragione!-
-Ti sei messo ad origliare, Junior?-
-Le mie orecchie funzionano meglio di quelle umane...-
-Già... ogni tanto dimentico questo particolare!-
-Allora... io vado a cercare Majin Bu!-
-Così presto? Aspetta un momento! Nemmeno ne hai parlato con le altre divinità!-
-Non abbiamo tempo da perdere, Bulma... Vegeku è ancora sulla Terra... chissà per quale motivo, poi!-
-E va bene! Tentiamo! Ma se dovesse trattarsi di un altro buco
nell'acqua, io giuro che non vorrò mai più sentir parlare
di Potara, di fusioni, e soprattutto di... di..- le parole le morirono
in gola. Stava soffrendo, e ancora faceva fatica a pensare che davvero,
nel caso di un ulteriore fallimento, avrebbe dovuto rinunciare alla
parte di Vegeta ancora presente in Vegeku.
Chichi stava finendo di lavare le poche stoviglie sporche che aveva per
casa. Nessuno dei suoi figli era rientrato per cena, e nonostante la
preoccupazione che gravava nel suo animo, aveva deciso di evitare di
mettere i bastoni tra le ruote a Gohan. Sapeva dove era andato, e
sapeva anche che probabilmente l'insensato gesto di raggiungere
l'obelisco avrebbe potuto recargli dei danni. Suo figlio era un ragazzo
estremamente buono e gentile, aveva a cuore la giustizia più di
ogni altra cosa al mondo, ma era perfettamente consapevole di quanto il
suo umore fosse soggetto a repentini cambiamenti nel momento in cui la
rabbia si fosse impossessata del suo animo. Era tardi ormai, e iniziava
seriamente ad avere paura che sull'obelisco fosse successo qualcosa di
grave; eppure non aveva trovato il coraggio di chiamare suo padre e
farsi portare lì. A bloccarla era stata forse la sincera
speranza che i suoi timori fossero infondati, o semplicemente la
consapevolezza che gni suo intervento sarebbe stato del tutto inutile.
Cosa sarebbe dovuto succedere, poi? I dubbi che lei nutriva nei
confronti di Vegeku non potevano essere sufficienti a giustificare tali
paure! Ma il fatto che Bulma fosse andata sull'obelisco l'aveva fatta
enormemente impensierire: era stata lei stessa a suggerire al sayan di
cercarla, e probabilmente doveva averlo fatto. Ma perché, poi,
recarsi insieme presso la dimora di Balzar? Di motivi, purtroppo, ce
c'erano ben pochi... e il solo che in quel momento le venisse in mente
non era certo il più confortante.
Ogni tanto, la donna si affacciava alla finestra, sperando di scorgere
l'aura bianca sprigionata dal figlio, ma ogni minuto che passava, il
buio sembrava inghiottire sempre di più le distese boscose dei
monti Paoz. Anni addietro non avrebbe reagito così... non
avrebbe aspettato inerte il ritorno di Gohan da una missione
pericolosa! Ricordava fin troppo bene l'ansia provata quando il suo
bambino, ancora troppo piccolo, era partito con Bulma e Crilin verso
Nameck! E lei non avrebbe esitato a raggiungerlo se l'astronave
costruita da Brief non avesse avuto quello stupido problema. Ma ora,
Gohan non era più un bambino, e troppe volte aveva già
dimostrato di non aver più bisogno della protezione di sua
madre. Chichi sorrideva al pensiero che da giovane si era illusa di
poter essere in grado di garantire la sicurezza a suo figlio: in pochi
anni dovette però constatare che era sempre stato quest'ultimo a
salvare e proteggere lei, persino nelle situazioni più
disperate! Ed ora, consapevole ormai dei propri limiti di umana, non
poteva fare altro che aspettare... aspettare e sperare.
Di colpo, la donna si voltò. Aveva percepito chiaramente dietro
la porta d'ingresso un rumore puttosto rilevante. Non fece fatica a
riconoscerlo: era il tipico boato soffocato compiuto da chi, come
Gohan, era in grado di volare, e finiva per smorzare l'intensità
della propria aura a contatto col suolo.
Le labbra di Chichi si schiusero in un enorme sorriso: si era
preoccupata per niente! Suo figlio stava bene e finalmente era tornato
a casa! Certo... una bella ramanzina non gliel'avrebbe risparmiata di
sicuro, ma la felicità di sapere infondati tutti propri dubbi
sembrava prevalere sulla constatazione che quel ragazzo era
tremendamente in ritardo.
In un attimo, la donna si precipitò davanti la porta, e senza nemmeno riflettere un secondo, la aprì di scatto.
-Finalmente ti sei decis...-
Si interruppe. Non era Gohan la persona che aveva davanti.
Ingoiò; poi trovò il coraggio di vincere lo stupore e di
avvicinarsi ulteriormente a lui.
-Che ci fai qui? Non ci eravamo già detti tutto, Vegeku?-
CONTINUA...
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Capitolo 27 *** Esperimenti e chiarimenti ***
esperimenti e rapimenti
Rieccomi qui!!! Più
stralunata che mai e con tremila idee per la testa che non so come far
fruttare! Vabbè... per fortuna sono riuscita a completare
almeno questo nuovo capitolo di "due anime, un solo corpo", così
poi potrò concentrarmi sulle altre fanfic! Dunque dunque...
siamo arrivati ad un punto di svolta: il dottor Brief ha avuto
un'intuizione che potrebbe svelare definitivamente il mistero della
fusione con i Potara; intanto, Videl e C18 stanno raggiungendo i loro
compagni presso l'obelisco di Balzar...
E Vegeku? Di abbandonare la Terra, per ora, pare proprio che non voglia
saperne nulla... si è presentato da Chichi e... cosa
vorrà dirle? Ok, basta... leggete e scoprite!
Mister Satan e il suo fedele amico Bu avevano da poco fatto
rientro a casa, dopo aver degustato due enormi gelati al cocco e
cioccolato ed essersi deliziati ulteriormente con un sublime
ciambellone alla crema. Avere lo stomaco pieno era una delle grandi
soddisfazioni del burbero Satan, il quale, nei momenti in cui sua
figlia non lo teneva sotto controllo sputandogli in faccia quanto
fossero sballati i suoi valori della glicemia, amava concedersi
"piccole" distrazioni fatte di dolciumi e schifezze varie. E Bu lo
seguiva a ruota in questa sua zuccherosa passione, ingurgitando e
divorando qualunque cosa che somigliasse a caramelle, biscotti, torte e
quant'altro.
Immediatamente, l'uomo si gettò sopra il divano con la
pancia in giù e una gamba penzolante verso il pavimento: forse
aveva esagerato quella sera; forse avrebbe dovuto ordinare un
ciambellone semplice piuttosto che farlo infarcire di deliziosa crema
pasticcera! Il suo fisico scultoreo prima o poi avrebbe perso tutto il
vigore di un tempo se non imparava a seguire i consigli della figlia in
fatto di cibo!
Piuttosto, dov'era Videl?
L'uomo si alzò di colpo, mentre Bu, affianco a lui, lo guardava
divertito dalla rapidità dell'improvviso scatto. Ne era sicuro!
Quando era uscito di casa un paio d'ore prima, la sua bambina era
sdraiata su quello stesso divano, stanca e preoccupata per
chissà cosa! Che fosse già andata a dormire? Strano... di
solito a quell'ora la ragazza era sempre in salotto a guardare la
televisione... a meno che non fosse uscita! Eppure, Videl non era
solita andare via di casa senza avvertire il suo adorato padre!
Fu così che Satan decise di dare un'occhiata in giro per casa:
forse sua figlia aveva sonno e aveva deciso di schiacciare un pisolino! O
magari aveva mal di pancia e si era chiusa in bagno! No... quello
piuttosto stava capitando a lui... maledetti dolci! Il suo stomaco
iniziava a dolergli parecchio!
«Ehi Bu! Invece di guardarmi e ridere come un babbeo, perché non vai a cercare Videl?»
«Dove la dovrei cercare?»
«In giro per casa, ovviamente!»
«Ma lei non è qui...»
Cosa?!?» esclamò stupito e preoccupato.
«Non avverto la sua aura... deve essere uscita!»
«Acc...
accidenti! Benedetta ragazza! Mi farà morire di crepacuore! Va'
a chiamarla col mio telefono... io intanto... ho un
bisognino urgente da sbrigare!»
Satan si diresse più velocemente che poteva verso il bagno:
stava davvero male! Tutti quegli zuccheri gli avevano provocato
un'acidità di stomaco pazzesca, e a fatica l'uomo più
forte del mondo riusciva a non piegarsi per terra a causa delle
fitte. Il pensiero della sparizione della figlia venne per un attimo
offuscato dalla piacevolissima sensazione di benessere che provò
nonappena si sedette sul water....
«Ahhhhhhhh...» sospirò l'uomo
«non c'è niente di meglio al mondo che liberare il proprio intestino intasato!»
Con molta calma, e con i pantaloni ancora abbassati, si alzò
dalla tazza e iniziò a canticchiare: era un vizio che si portava
dietro fin da bambino! Ogni volta che finiva di fare i propri
bisognini, doveva concedersi una bella cantilena. Mentre a occhi chiusi
saltellava per il bagno con le brache ancora calate fino alle scarpe, i
vetri della finestra del bagno si frantumarono di colpo. Satan, a causa
dell'enorme spavento, cadde all'indietro, trovandosi col sedere per
terra e le gambe per aria, con lo sguardo rivolto al soffitto.
«Ehi, Satan! Dove si trova Majin Bu!»
«Chi... chi diavolo sei tu?» esclamò il maestro terrorizzato.
«Sono Junior!!! Accidenti!!! Ricomponiti per favore e rispondimi!»
Il namecciano appariva più spazientito del solito. Non aveva mai
visto di buon occhio Mr Satan, e nemmeno gli stava particolarmente
simpatico. Come diavolo faceva Gohan a dire che in fondo non era poi
tanto male? Per Junior non era mai stato altro che una spina nel
fianco, e di utilità ne aveva ben poca. Quando Kibithoshin
propose a lui di andare a recuperare Majin Bu, il guerriero aveva
tentato fermamente di rifiutarsi, affermando che non aveva alcuna
intenzione di ficcarsi dentro la dimora del babbeo che lo ospitava. Ma
il Superiore fu irremovibile: la paura di poter fare qualche altra
figuraccia lo aveva spinto a dare l'incarico a qualcun altro, e fra
tutti i presenti, il più affidabile era indubbiamente lui. Non
perse altro tempo in chiacchiere: seppur controvoglia si diresse verso
Satan City, con la speranza di trovare Bu a casa. Purtroppo, quel
grassone aveva il brutto vizio di tenere costantemente la sua forza
ferma al valore zero, e individuarlo non era affatto semplice. Ma
riconoscere quel babbeo di Mr Satan era fin troppo facile, per fortuna,
e così il namecciano preferì seguire le tracce di
quest'ultimo.
«Mi... mi hai fatto paura,
accidenti a te... dammi una mano! Non riesco ad alzarmi! I pantaloni mi
impediscono i movimenti!»
«Oh cavolo... ti aiuterò più tardi! Dov'è Bu?»
«Dovrebbe essere giù... gli ho chiesto di chiamare Videl... piuttosto, tu sai dove si trovi mia figlia?»
«Sì... sta volando verso l'obelisco di Balzar...»
«Cosa??? E che diavolo sta andando a fare lassù?»
Junior non rispose. Lasciò Satan a terra in posizione precaria e
scese giù urlando a squarciagola il nome della creatura che
stava cercando.
«Ehi Bu!!! Dove ti trovi???»
Costui si materializzò in un attimo davanti agli occhi del
guerriero, mentre stava degustando un lecca lecca a forma di lampone.
«Salve Junior! Mi stavi cercando?»
«Sì, e avrei anche una
certa fretta, quindi, se non ti dispiace, seguimi immediatamente! Ti
spiego tutto strada facendo...»
«Io non posso uscire di qui senza Satan!»
«Cosa?!? Ma che razza di sciocchezza è mai questa?!?»
«Ho il compito di proteggerlo, non ricordi? Lui deve stare con me!»
«Portatelo dietro allora... basta che vi diate una mossa! Il tempo stringe!»
Entrambi entrarono in bagno; Satan, nel frattempo, era riuscito a ricomporsi da solo.
«Grazie per l'aiuto, Junior!» esclamò il maestro in tono sarcastico.
«Fa' poco lo spiritoso...
mettiti qualcosa addosso, piuttosto... mica vorrai presentarti a petto
nudo al palazzo del Supremo?!?»
«Ehi ehi! Aspetta un momento! Di che stai parlando?»
«Bu non vuole lasciarti a casa da solo, e visto che deve seguirmi fino al palazzo, dovrai venire anche tu!»
«E per quale motivo, scusa???»
«Te lo spiego più tardi... muoviti, accidenti!»
Videl e C18 erano quasi giunte a destinazione: L'obelisco ormai si
vedeva ad occhio nudo e, nonostante la scarsa velocità comunque
impiegata dalle due donne, in poco tempo riuscirono nell'impresa di
raggiungere i loro rispettivi compagni. La fidanzata di Gohan sembrava
avere fin troppa fretta. Probabilmente ancora non aveva smaltito del
tutto la rabbia per non essere riuscita a farsi dire dal sayan cosa gli
fosse successo di tanto strano quel giorno. Videl non era abituata ai
segreti: da quando aveva conosciuto il ragazzo e aveva iniziato ad
avere una certa confidenza con lui, per quest'ultimo era stato quasi
impossibile nasconderle la sua vera identità e l'irrealistica
storia della sua vita. Lei lo aveva smascherato fin da subito, capendo
immediatamente quanto poco ci fosse di completamente umano nella sua
smisurata forza e nel suo coraggio. E ciò, ovviamente, era
avvenuto mentre Gohan tentava in tutti i modi di tenerglielo nascosto.
La caparbietà che distingueva Videl da ogni altra ragazza della
sua età l'aveva spinta persino ad accettare di intraprendere una
relazione sentimentale con un mezzo alieno, che per quanto fosse dolce e
affascinante, aveva comunque alle spalle un'esistenza tutt'altro che
normale. La figlia di Mr Satan aveva spesso sentito Chichi lamentarsi
del fatto che suo marito l'aveva più volte abbandonata a
sé stessa, preferendo di gran lunga la lotta al contatto con la
sua famiglia. La giovane non aveva certo nascosto a Gohan le sue
perplessità riguardo un simile atteggiamento a dir poco
superficiale, e spesso in cuor suo temeva che un giorno anche il suo
fidanzato l'avrebbe abbandonata.
«Ehi! Siamo quasi arrivate! Ora dobbiamo virare verso l'alto!»
«D'accordo C18!»
Mentre le due donne continuavano la loro avanzata verso l'obelisco, qualcuno le superò a fortissima velocità.
«Ehiiii! Ma che accidenti...»
Videl s'interruppe, e rallentò fino ad arrestare del tutto la propria corsa. Non poteva credere ai suoi occhi.
«C18, hai visto? Quello era Junior! E... e in spalla aveva mio padre!!!»
«Sta arrivando anche Bu...»
«Cosa???»
La ragazza non fece in tempo ad aggiungere altro che una fortissima
folata di vento le fece deviare la rotta di una decina di metri.
Immediatamente la compagna di Crilin la raggiunse, volendosi accertare
che stesse bene.
«Tutto a posto, Videl?»
«Sì... credo di
sì... ma... hai visto anche tu??? Che diavolo ci fa mio padre in
spalla a Junior... e dove accidenti stanno andando???»
«Più o meno... nella nostra stessa direzione, direi!»
«E per quale motivo starebbero andando sull'obelisco???»
«Non ne ho idea... vorrei tanto sapere cosa sta succedendo... dai sbrighiamoci!»
Gohan era in spasmodica attesa che la sua ragazza lo raggiungesse.
Sapeva che era molto vicina: il fatto che Videl avesse incrementato di
molto la sua aura da quando aveva deciso di prendere lezioni di arti
marziali da lui piuttosto che da suo padre aveva fatto sì che
difficilmente oramai riuscisse a passare inosservata. Ma il giovane
sayan era ancora coperto di lividi in volto, e aveva un ematoma in
pieno viso, proprio dove Vegeku l'aveva violentemente colpito. Di farsi
vedere in quelle condizioni non ne aveva assolutamente voglia, ma
d'altra parte sapeva benissimo quanto la sua fidanzata fosse testarda,
e il suo eccessivo silenzio in merito a quanto gli era accaduto, non
aveva fatto altro che destare in lei sospetti e preoccupazioni. Gohan
era lì, in silenzio, che faceva avanti e indietro per tutto
l'obelisco destando il nervosismo di Muten e dei bambini, che ancora
non si erano decisi a tornare a casa. Trunks aveva provato più
di una volta a farsi coraggio e ad andare via, ma non sapeva davvero
dove accidenti andare: il suo migliore amico non si sarebbe schiodato
da lì senza suo fratello, e a casa sua ormai non c'era
più nessuno, visto che erano andati tutti dal Supremo.
Continuava a chidersi in religioso silenzio perché mai loro non
potessero fare lo stesso e raggiungere Dende. Yamcha aveva tentato di
convincere Muten e Crilin a seguire Junior e Bulma, ma loro sembravano
non volersi muovere di lì fino all'ordine di Balzar. Eppure,
Trunks era divorato dalla curiosità: che mai ci poteva essere di
tanto anomalo presso la dimora del Supremo? Questi pensieri gli avevano
fatto dimenticare per un attimo ciò che quel giorno aveva visto,
e che probabilmente non avrebbe più dimenticato: Gohan e Vegeku
si erano picchiati, e, da come aveva potuto intuire fra le righe,
quest'ultimo doveva aver fatto del male a Bulma. Faticava davvero a
credere che fosse successa davvero una cosa del genere, ma tutta
l'omertà che aveva regnato dal suo arrivo all'obelisco fino a
quel dannato momento in cui Vegeku aveva annunciato che se ne sarebbe
andato, lo aveva, purtroppo, indotto a pensare proprio questo.
In quel momento, davanti agli occhi di chi ancora stanziava presso
Balzar, comparvero le figure di Junior e Mr Satan che schizzavano a
tutta velocità verso il palazzo del Supremo, e qualche istante
dopo videro anche Bu.
«Eh no! Questo è davvero
troppo! Ora persino quel babbeo ha il permesso di andare dal Supremo???
Basta... ci vado anch'io!»
«Smettila Yamcha... se anche ci
andassi cosa mai potresti fare? Di sicuro saresti d'intralcio a Dende e
a Kibithoshin!»
«D'accordo Muten, ma... ops! Ehi... Crilin, Gohan... credo...credo che abbiate dei problemi...»
Si voltarono tutti, e tutti poterono constatare la presenza di C18 e Videl che fluttuavano davanti i loro occhi.
«Oh cavolo!»
esclamò Crilin nonappena intravide la figura della splendida
moglie avvicinarsi con aria minacciosa.
«Razza di citrullo senza
cervello... vuoi spiegarmi che diamine sta succedendo, eh?
Perché hai rifiutato tutte le mie chiamate! E
perché...» si interruppe di colpo. Di sfuggita aveva visto
il volto di Gohan, e aveva notato quanto fosse malmesso. «Avanti...
raccontami tutto» esclamò la donna verso il marito
indicando con un cenno del capo il primogenito di Goku.
Crilin rimase per un po' impietrito. Da dove avrebbe dovuto cominciare?
Notò in quel momento lo sguardo scioccato di Videl che si
avvicinava verso il suo fidanzato, senza pronunciare la benché
minima parola.
Nessuno fiatava. Un silenzio tombale aveva invaso l'obelisco, e di
nuovo l'omertà stava prendendo possesso degli animi dei presenti.
«Crilin... per favore! Vedi di
non farmi perdere ulteriormente la pazienza! Che diavolo sta
succedendo? Cosa ci fate voi qui? E perché Vegeku non
c'è? Prima era con voi... l'ho sentito benissimo...
stava...»
«...discutendo con...»
il terrestre non ebbe il coraggio di pronunciare il nome di Gohan. In
fondo, questo dettaglio ormai era il più evidente che
riguardasse tutta la storia.
«Questo l'avevo capito da sola... ma perché? Qual è stato il motivo?»
«Mi... mi dispiace... ora non possiamo parlarne...» proferì il terrestre accennando impercettibilmente con lo sguardo ai due bambini ancora in loro compagnia.
Intanto, il volto di Videl distava appena due centimetri da quello
afflitto e contuso di Gohan. Lo guardava dritto negli occhi senza dire
una parola, conscia del fatto che in quel momento il giovane sayan non
avrebbe avuto voglia di dare alcuna spiegazione. La rabbia e la
frustrazione, ma anche la delusione e il rancore, che trapelavano da
quel viso fino ad allora angelico, avevano provocato nella ragazza un
senso di vuoto e di smarrimento: se era partita da casa con
l'intenzione di dirne quattro al suo fidanzato, ora il coraggio di
farlo le mancava totalmente. Lei non aveva potuto vedere ciò che
era successo, ma non aveva certo faticato ad immaginare che a ridurlo
così fosse stato Vegeku: chi altri avrebbe avuto la forza fisica
per farlo? Gohan era il migliore dell'universo, dopo ovviamente il
guerriero che aveva affrontato e sconfitto Majin Bu, pertanto nessun
altro a parte costui avrebbe potuto fargli del male in quel modo.
Lo strinse a sé in un forte abbraccio: ogni parola di conforto
sarebbe stata superflua, ogni tentativo di chiedere spiegazioni sarebbe
risultato umiliante perché l'evidenza, purtroppo, parlava
chiaro. Avvinghiata con forza al possente corpo del suo giovane
innamorato, la ragazza si lasciò andare ad un pianto
liberatorio: in quelle lacrime c'era rabbia, risentimento, senso di
inutilità. Non era stata accanto al suo uomo nel momento in cui
quest'ultimo aveva avuto più bisogno di lei, e ora si sentiva in
colpa per questo.
«Sentite... invece che piangere,
perché non andiamo tutti al palazzo del Supremo a vedere cosa
sta succedendo lassù?»
La proposta di C18 aveva avuto l'effetto di attirare l'attenzione di
tutti. Yamcha, in particolar modo, si era dimostrato subito entusiasta
del fatto che non fosse l'unico a voler vedere coi propri occhi
ciò che stava avvenendo in quel luogo sacro.
«Vedi C18... Balzar ci ha ordinato di aspettare qui, e...»
«Scusa se mi intrometto, Muten» disse Yamcha «...Balzar aveva ordinato a tutti di
rimanere qui. Ora, Jirobay sta al palazzo... Bulma sta al palazzo...
Vegeku se ne è andato chissà dove e, se devo dirla tutta,
non credo che il gatto ci tenesse particolarmente alla nostra presenza
sull'obelisco! Ha detto a tutti di non muoversi fino al suo ritorno, ma
io credo
che ci tenesse più che altro che non se ne andasse Vegeku. Bene,
adesso quel sayan è sparito, quindi a che accidente serve che
noi aspettiamo qui chissà cosa? Probabilmente lo stanno
già cercando e si sono pure dimenticati di noi...»
«Per me Yamcha ha ragione... io vado su!» rispose C18 alzandosi in volo.
«Ma... aspetta un momento!»
«Io non aspetto un bel niente,
caro Crilin... voglio vederci chiaro... se ti va, seguimi, altrimenti
resta pure qui... io ormai ho deciso.»
Anche Yamcha si sollevò da terra, pronto a seguire la bella
cyborg al palazzo del Supremo. Gli altri si guardarono in faccia per
qualche istante, poi uno ad uno presero il volo tutti quanti: ormai
tutto era andato a rotoli, perché ostinarsi a rispettare gli
ordini di Balzar?
Al palazzo del Supremo si faceva baldoria come probabilmente non era
mai successo da quando era stata costruita quella sacra dimora. Le
grandi divinità sedute al bachetto organizzato e preparato
dall'espertissima e raffinatissima signora Brief ancora non avevano
terminato di deliziare i loro supremi palati con cibarie e bevande di
ogni tipo, cedendo più del dovuto ai piaceri dell'alcool. Baba
ormai fluttuava a zig zag lungo tutto il perimetro del palazzo
stringendo tra le mani un bicchiere di vino che ogni due minuti Re kaio
dell'Ovest si premurava di riempirle, e più volte la stega aveva
rischiato di cadere dalla sua preziosa sfera mentre canticchiava
qualcosa di incomprensibile.
Mr Satan si guardava intorno spaesato e intimidito da tutte quelle
"divine" presenze, e temeva che il loro modo di fare fosse una sorta di
presa in giro. Possibile che fossero davvero tutti ubriachi?
Bulma e suo padre, intanto, gironzolavano intorno a Bu osservandolo
attentamente. Più lo guardava e più la scienziata si
convinceva che quel gigante senza cervello non sarebbe mai stato di
alcuna utilità per sciogliere la fusione. Stava disperando
ormai, e di sicuro vedere il mostro rosa tutto concentrato nel divorare
la splendida torta al cioccolato preparata da sua madre, non poteva
esserle d'incoraggiamento.
«È un'impresa impossibile, papà...»
«Tesoro... non agitarti, ok? Lasciamolo mangiare con calma...»
«Cosa?!? Ma sei pazzo? Si può sapere che accidenti hai in mente?»
«Dobbiamo studiarlo dall'interno... quindi lasciamo che si sazi... o potrebbe digerire la nostra cavia!»
Bulma, Kibithoshin, Mr Satan e Junior rimasero interdetti. Di cosa stava parlando lo scienziato?
«Pa... papà? Quale... quale cavia??? Io... io non ti capisco...»
Il dottor Brief si voltò lentamente verso Kibithoshin, poi aprì la sua bocca in un enigmatico sorriso.
«Lui... quel dio sarà la
nostra cavia... è la fusione più recente che abbiamo a
disposizione, perciò dovrà essere lui a provare su
sé stesso se le mie teorie siano fondate o meno!»
Un senso di profonda inquietudine e quasi di paura si era impossessato
di Chichi, che ormai da diversi istanti fissava come imbambolata l'uomo
davanti a sé, senza riuscire peraltro a celare tutta l'angoscia
che pian piano stava risalendo lungo il suo corpo, creandole un forte
nodo alla gola. Aveva atteso con ansia il ritorno del figlio sapendo
bene che quest'ultimo avrebbe raggiunto l'obelisco di Balzar, e ora si
trovava davanti la creatura che conteneva in sé lo spirito del
suo amato marito, ma che probabilmente già lo aveva offuscato
del tutto. Lo temeva: lo aveva temuto fin dal momento in cui l'aveva
costretta a starlo a sentire per spiegarle le ragioni della sua
sparizione, e adesso si malediceva per aver preteso nei mesi scorsi che
lui si facesse vivo. Non era passato molto tempo dal loro ultimo
incontro: si erano visti quella stessa mattina e avevano parlato da
soli dopo essersi inoltrati nella foresta adiacente la sua piccola
casetta. Cosa fosse successo poi da quando Vegeku se ne era andato, lei
non poteva di certo saperlo, ma non aveva neppure faticato a
immaginarlo. Doveva essere andato da Bulma, e poi...
«Non mi fai entrare? O magari hai intenzione di tornare a parlare in mezzo alla foresta?»
Senza nemmenò rendersene conto, la donna deglutì, notando
senza troppi problemi quel sorriso spaventosamente bastardo che si era
acceso nel volto del sayan subito dopo aver pronunciato quelle parole.
Ma lei non era tipa da farsi vedere intimorita, e sebbene il proprio
cuore palpitasse di angoscia, non avrebbe certo permesso a quell'uomo
di soggiogarla un'altra volta.
«Entra...»
Vegeku eseguì l'ordine senza obiettare, poi andò a sedersi sul piccolo divano del salotto.
«Non ricordavo più che fosse così comodo... credo che mi mancherà...»
«Che cosa vuoi? Su avanti... non credo che tu sia tornato qui solamente per rilassarti su questo stupido divano...»
«Quanto sei nervosa stasera!»
«Sbaglio o ci eravamo già detti tutto?»
«Sbaglio o stai tremando?»
La donna si zittì di colpo. Quel maledetto la stava spaventando
davvero, ma lo conosceva troppo poco per potersi permettere il lusso di
farglielo notare tanto palesemente. Doveva trattenersi, in un modo o
nell'altro, e sperare che non avesse cattive intenzioni.
«Sono nervosa... e preoccupata, d'accordo? Ora dimmi che cosa vuoi e vattene per favore...»
«Preoccupata per cosa?»
«Per Gohan... non è ancora rientrato...»
Vegeku rimase in silenzio per un po', poi si alzò lentamente e
si diresse verso la donna ancora in piedi e impietrita davanti a lui.
«Sta bene... non preoccuparti.»
«E tu che ne sai? Dove accidenti si trova? Dimmelo, per favore... è uscito di casa nel pomeriggio e...»
«... dove sarebbe andato?»
«Io... non lo so... non me l'ha detto...»
Non mentì: Gohan aveva taciuto veramente sul luogo in cui si
sarebbe diretto, ma ciò non aveva impedito a Chichi di capirlo
da sola. Ma di certo non lo avrebbe mai detto a Vegeku, no... doveva
essere lui a parlare! Lei si era esposta fin troppo, e forse stava
persino rischiando la pelle... ma come avrebbe potuto esternare tutti i
dubbi che le frullavano per la testa? Dubbi, tra l'altro, che ormai
erano diventati quasi certezze.
«Non te l'ha detto... bè, poco importa... presto tornerà a casa...»
Vegeku si allontanò da Chichi e si avvicinò verso la
finestra, per poi affacciarsi e guardare fuori verso quella Luna piena
che se avesse avuto ancora la coda lo avrebbe sicuramente reso ancora
più pericoloso e spietato di quanto già non fosse.
«Sai Chichi... devo farti i
complimenti! Anche se hai dovuto fare quasi tutto da sola, hai
cresciuto quel ragazzo in maniera spelndida! Ma si vede che gli
è mancato un padre...»
La donna si rincuorò. Sembrava sincero: le perole del sayan
davanti a lei erano colme di affetto e malinconia... troppa malinconia.
«Lo so... e non è certo
stato a causa di una mia mancanza! Ma fa niente... non mi va di recriminare con te
sulla mancata presenza di Goku vicino ai suoi figli... in fondo, non
è nemmeno colpa tua...»
«Già... non è colpa mia...»
«Per favore... dimmi che cosa vuoi... perché sei venuto fin qui?»
«Volevo solo informarti che... ho deciso di andarmene.»
Calò il silenzio. Lo sguardo di Chichi tornò ad
incrociare quello cupo ed enigmatico di Vegeku. Ma che accidenti stava
dicendo? La stava di nuovo prendendo in giro? Quell'uomo, prima o poi,
avrebbe distrutto definitivamente il suo cuore.
CONTINUA...
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Capitolo 28 *** L'infausto ruolo di cavia ***
nuove speranze
Sono in ritardo, lo so... ma ho millemila cose da fare e non so più dove sbattere la testa ><
Cooooomunque... ho realizzato questo capitolo nei miserissimi buchi di
tempo che sono riuscita a racimolare tra una lezione e l'altra e le
soste forzate in biblioteca! Spero di non deludere le aspettative... un
bacio a tutti! E grazie ancora!
Tutti guardavano lo scienziato in maniera quasi ossessiva,
cercando di scrutare attraverso i loro occhi decisamente annebbiati dal
troppo vino ingurgitato cosa si celasse davvero dietro lo sguardo
apparentemente ironico del dottor Brief. Aveva parlato di esperimenti,
cavie, presunte soluzioni al problema! E il problema in questione
sembrava ingarbugliare fin troppo l'animo e le menti provate dei
presenti. O, almeno, di alcuni di essi. A parte re Kaio del Nord, gli
altri colleghi sembravano non avere per nulla a cuore le sorti
dell'Universo, nemmeno se a minacciarle era un sayan fuori da ogni
possibilità di controllo. L'esponente della galassia dell'Ovest
continuava a ripetere ormai da diversi minuti che tutto sommato la
faccenda non era poi così grave, e che comunque non era affatto
sicuro che Vegeku fosse pericoloso come si credeva. Cosa aveva fatto di
male in fondo?
Bulma ascoltava le parole farneticanti del Dio senza pronunciare
alcunché. Pensava. Rimuginava. Sognava. Immaginava il momento in
cui avrebbe finalmente riabbracciato Vegeta! Lei aveva enorme fiducia
in suo padre, e sebbene avesse diversi dubbi circa la veridicità
dell'ipotesi partorita dalla geniale mente del genitore, sapeva
comunque benissimo che nessun altro oltre a lui avrebbe potuto
quantomeno cercare una soluzione plausibile.
Si voltò di colpo verso Bu, ancora intento a divorare senza
sosta pietanze di ogni tipo, tutte gentilmente messe a disposizione
dalla madre della scienziata.
«Ma insomma... quanto ti ci vuole per riempire lo stomaco?»
L'enorme creatura rosa non rispose. Godeva come non mai per il solo
fatto di avere a disposizione tante prelibatezze destinate solo ed
esclusivamente a lui!
Mr Satan, intanto, si guardava intorno con aria visibilmente attonita:
di cose strane ne aveva viste da quando per la prima volta era entrato
a contatto con i misteriosi guerrieri dai capelli dorati, eppure
sembrava davvero che non ci fosse mai limite al peggio! Non aveva idea
del perché si trovasse lì, e nemmeno aveva il coraggio di
chiederlo di nuovo a Junior. Il namecciano era ormai intento a fissare
Bu che divorava prelibatezze su prelibatezze e di sicuro al terrestre
non sembrava opportuno distrarlo! Ma cosa mai potevano volere dal suo amico
rosa? E perché tutta quella gente si trovava lì al
palazzo del Supremo? All'improvviso, nella sua testa si accese un
barlume.
«Videl! Dove accidenti sta
Videl? L'abbiamo incrociata durante il tragitto!» esclamò
Mr Satan rivolgendosi a Bu.
«Tranquillo! Sta arrivando!»
«Cos... cosa??? Sta... arrivando???»
«Suvvia Satan... si rilassi!
Capisco che forse la situazione possa apparirle poco chiara, ma le
assicuro che è tutto sotto controllo! Almeno spero...»
Le parole pronunciate dal dottor Brief non lo avevano tranquillizzato
poi molto. Conosceva quello scienziato solo di fama, e qualche volta
aveva visto la sua faccia in televisione, ma su di lui giravano voci
contrastanti: molti dicevano addirittura che fosse pazzo e che aveva
dato vita a mostri e draghi! La presenza di quell'uomo al palazzo di
Dende non lo rendeva affatto tranquillo: che motivo avrebbero avuto
delle divinità di cercare l'aiuto di un semplice terrestre?
D'accordo che era un genio, ma era lecito supporre che degli esseri
superiori avessero delle capacità decisamente fuori dal comune,
e comunque più sviluppate di un normale essere umano!
Tutto intorno a lui aveva un che di surreale: molti dei presenti
sembravano terribilmente annoiati, mentre altri erano decisamente
preoccupati. Continuava a chiedersi perché avessero richiesto la
presenza di Bu in quel luogo, e se Videl fosse a conoscenza di
qualcosa.
«Io credo che abbia mangiato, abbastanza... non credi? Non dovrebbero esserci rischi ormai...»
«Sono d'accordo con te, Junior!»
Anche Dende appariva concentrato: fissava Bu in modo quasi ossessivo,
come se dal pasto che stava ingurgitando l'essere rosa dipendesse
qualcosa di davvero importante.
«Ehi Bu! Basta così! Ascoltami bene... abbiamo bisogno del tuo aiuto adesso...»
Il demone buono si girò di soprassalto verso il Supremo. Non
aveva idea di come avrebbe dovuto dargli una mano, e di certo nemmeno
gli interessava saperlo, ma l'idea di interrompere la cena non lo aveva
reso poi molto felice.
«Se vi aiuto, poi mi darete qualche altra cosa buona da mangiare?»
«Tutto quello che desideri! Parola del Supremo!»
«Allora accetto... cosa devo fare?»
«Bè... ecco... Brief! Spiegaglielo tu, perché io in realtà non l'ho capito molto bene!»
Brief si avvicinò lentamente al gigante rosa, e iniziò a
fissarlo dal basso. Poi sorrise, e si voltò verso Kibithoshin,
stranamente intento a sorseggiare un bel bicchiere di vino rosso.
«Vedi quel dio?» esclamò lo scienziato puntando il dito verso il malcapitato.
«...ebbene... devi assorbirlo!»
In pochi istanti, gli ospiti del palazzo sembravano aver ripreso vita:
il senso di spossatezza dettato dall'abbuffata appena concluso, aveva
immediatamente lasciato il posto alla sorpesa e all'incredulità.
Il piano di Brief filava alla perfezione: Bu avrebbe dovuto assorbire
Kibithoshin, e dall'interno del corpo del demone, il dio avrebbe dovuto
trovare da sé il meccanismo che avrebbe sciolto la fusione! Come
ciò sarebbe effettivamente avvenuto, era impossibile da sapere a
priori: nessuno mai, prima di allora, aveva pensato di addentrarsi
volontariamente dentro il corpo decisamente poco invitante di Bu, e di
fatto non era chiaro a nessuno come il mostro avrebbe potuto tenere
dentro di sé Kibithoshin senza assorbilo.
«Poco importa, Shin!!! Entra
lì dentro e vedi di tornare sdoppiato per favore... ne ho
già abbastanza di questa storia!»
«Tu... tu sei completamente
pazzo!!! Ma si può sapere che diavolo vai farneticando??? Non ho
la benché minima intenzione di farmi assorbire!!!»
«Poche storie! Sono stanco di
tutta questa buffonata, e ho una galassia da mandare avanti! Non vorrai
mica che l'Ovest dell'Universo vada in malora, vero???»
Con le stesse argomentazioni, anche gli esponenti delle galassie
dell'Est e del Sud iniziarono a far pressione contro lo sventurato dio
affinché si decidesse a farsi trasformare in un delizioso
bignè.
«Se preferisci... va bene anche un cioccolatino!» rispose sarcasticamente Kaioshin il Sommo.
«Oh! Ma certo! Perché piuttosto non si fa assorbire lei?»
«Cos... cosa? E che diavolo c'entro io?»
«Non faccia il finto tonto... anche lei è il risultato di una fusione!»
Il dio, palesemente preso in contropiede, iniziò a tossire sforzatamente, fingendo un attacco di asma.
«Sono anziano e acciaccato... non lo vedi?»
«Fino a due secondi fa stava benissimo!»
«Taci! Ricordati che il Sommo
sono io, e perciò ho il potere di decidere! Va' immediatamente
nel corpo di Bu!»
«No!»
«Osi forse disubbidire???»
«Esattamente!»
Lo sguardo della divinità più anziana si
assottigliò di colpo, divenendo quasi minaccioso. Il suo
interlocutore iniziò a sudare freddo nel notare il repentino
cambiamento del Sommo dio, ma cercò di non far trapelare le
proprie timorose sensazioni.
Tutt'intorno era tornato il silenzio: nessuno dei presenti aveva il
coraggio di interrompere l'angoscioso stato di quiete che si era appena
creato!
Bulma aveva gli occhi puntati su Kibithoshin da diversi minuti, e lo
guardava con aria incuriosita, sebbene fosse piuttosto spazientita:
perché quel dannato dio si ostinava a voler perdere tanto tempo
prezioso? A quell'ora avrebbe già dovuto essere dentro il corpo
di Bu!
«Suvvia, sua divinità... non avrà mica intenzione di temporeggiare ancora?!?»
Kibithoshin si voltò verso la donna, notando il suo evidente
stato di nervosismo. Ma non volle demordere... no!!! Perché
proprio lui doveva fare da cavia?
«Io... io mi rifiuto! E non voglio discutere più di questa faccenda!»
«Oh! Ma certo... lei però
non ha considerato due fattori importanti! Primo: giù da Balzar
c'è gente sufficientemente forte da spingerla a calci nel sedere
tra le budella di Bu! Secondo: se aspetta un altro po', a quel ciccione
si svuoterà presto lo stomaco, e non credo affatto che sia
rimasto più molto cibo qui fuori! Sa cosa significa tutto
ciò? Che potrebbe decidere di digerire lei!!!»
proferì la donna in tono minaccioso indicando con un dito la
divinità.
«Cos... cosa?!? Io... no! Mi rifiuto! Non voglio!!!»
Utilizzando tutta la velocità che aveva in corpo, il dio si
scaraventò verso i margini del palazzo, tentando una fuga quanto
mai inaspettata. Le altre divinità lì presenti non erano
celeri abbastanza per poterlo bloccare, e se anche lo fossero stati, il
vino che avevano sconsiderevolmente bevuto nell'ultima ora non avrebbe
certo potuto favorire i loro movimenti.
Ce l'aveva quasi fatta! Nessuno lo avrebbe raggiunto, e avrebbe evitato
di diventare la cavia di un esperimento folle e senza alcuna garanzia
di riuscita. Aveva ormai superato i confini della dimora divina, e
già assaporava il gusto della salvezza ormai vicinissima. Ancora
pochi istanti e si sarebbe dileguato nel nulla!
Ma qualcuno, chissà come, riuscì a bloccarlo e a frenare la sua corsa.
«Ehi! Kibithoshin... ma dove sta andando così di fretta?»
Il dio non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo: conosceva benissimo
quella voce, e sapeva anche che apparteneva ad un guerriero decisamente
più forte di lui.
«Go.. Gohan... lasciami per favore!»
Il giovane sayan ubbidì. Il dio ebbe il buon senso di non
iterare nuovamente il tentativo di fuga: sarebbe stato inutile!
Alzò lo sguardo, e notò che intorno al ragazzo c'erano
anche Yamcha, Crilin, Videl, C18, Trunks e Goten, che portava tra le
braccia il vecchio Muten.
Gohan rivolse lo sguardo verso il palazzo: era strapieno di
divinità! E tutte ubriache per giunta! Si avvicinò
lentamente a Bu. Cosa diavolo ci faceva lui in un posto del genere?
Perché i sommi capi dell'Universo erano tutti lì presso
la dimora di Dende?
Probabilmente, il sayan non si sarebbe impressionato più di
tanto se in compagnia di questi ultimi non ci fossero stati anche i
coniugi Brief. E Bulma aveva un'aria decisamente tesa e nervosa.
«Bene. Ora che siamo tutti qui, potreste gentilmente dirci che diamine state architettando?»
Re Kaio dell'Ovest, ancora barcollante, si diresse verso il primogenito di Gohan, indicando col dito Kibithoshin.
«Fermalo! Non lasciarlo scappare!»
«Eh?!? Scappare?!? E perché mai dovrebbe farlo?!?»
Kibithoshin tornò a posare i piedi sul palazzo, ormai rassegnato
all'oscuro destino che gli si stava prospettando davanti. Tra l'altro,
Bulma aveva perfettamente ragione! Presto lo stomaco di Bu si sarebbe
svuotato, e allora avrebbe rischiato davvero di fare una brutta fine
dentro il suo corpo.
«Facciamola finita, d'accordo? Farò come ha detto Brief... mi farò assorbire da quel coso rosa!»
Tutti i nuovi arrivati sgranarono gli occhi.
«Ass... assorbire??? Ma che accidenti sta dicendo?!? È impazzito per caso?»
«Lasciamo stare Gohan... fatti spiegare tutto dallo scienziato. Ehi Bu! Io sono pronto!»
Il dio si piazzò davanti al demone rosa, stringendo le palpebre
e allargando le gambe già vistosamente tremanti. Tutti
iniziarono a mormorare tra di loro. Lo stesso Bu sembrava piuttosto
perplesso.
«Avanti! Datti una mossa!» esclamò Kibithoshin sempre più terrorizzato.
«Forse... è il caso che tu utilizzi una barriera protettiva, non credi?»
«Già... forse... forse hai ragione caro Bu! Ok... ora... ora mi concentro e creo la barriera!»
Dopo alcuni istanti, il corpo della giovane divinità venne
avvolto da un sottile velo di energia. La tecnica aveva funzionato! Ora
poteva dirsi finalmente protetto... o, quantomeno, lo sperava!
«Vengo anche io con lei!»
«Go... Gohan! Ma perché? Non è... non è necessario!»
«Mi sento più tranquillo
se posso accompagnarla... così nel frattempo mi spiega anche che
diavolo avete in mente di fare!»
Gli occhi del dio si inumidirono di commozione: sapere di non doversi
addentrare da solo dentro il corpo tutt'altro che invitante di Bu, lo
aveva decisamente risollevato d'umore.
Il ragazzo, intanto, aveva già provveduto ad avvolgere sé
stesso all'interno di una potente barriera protettiva. Non sapeva
esattamente il perché di quello che stava accadendo, ma una cosa
era sicura: tutto ciò aveva sicuramente a che fare con Vegeku!
«Se siete convinti, io direi di non perdere altro tempo!» esclamò Bulma fissando i due prossimi martiri.
Entrambi fecero cenno di sì col capo.
Tutto era a posto ormai.
Bu, sorridendo quasi impercettibilmente, formò col grasso della
propria pancia una protuberanza molle, che staccò poi dal resto
del corpo. La appallottolò bene, poi fissò i due
individui davanti a sé.
«Siete pronti?»
«Pronti!» risposero entrambi.
Bu, in un attimo, lanciò verso di loro la palla di grasso.
Questa avvolse completamente sia Gohan che Kibithoshin, e quando le
loro figure divennero ormai invisibili, il malloppo tornò ad
unirsi al corpo del demone rosa.
CONTINUA...
____________
Mi scuso ancora per il terribile ritardo con cui aggiorno! Lo so...
avrei dovuto provvedere a pubblicare un po' prima, ma purtroppo ho
davvero un sacco di cose da fare ultimamente! Avevo pensato
inizialmente di inserire già in questo capitolo l'avventura dei
due coraggiosi (bè... Kibithoshin non ha proprio tutto questo
gran coraggio, ma fa niente xD) guerrieri. Poi mi sono resa conto che
mi sarei dilungata troppo, e soprattutto che mi ci sarebbe voluto un
altro mese di tempo! Spero che comunque il capitolo vi sia piaciuto,
anche se effettivamente non ho potuto lavorarci sopra tanto bene quanto
avrei voluto.
Ringrazio ancora tutti voi che mi appoggiate coi vostri commenti o
anche solo con la vostra silenziosa presenza! Un bacio a tutti :*
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Capitolo 29 *** Fine dell'esperimento ***
esperimento riuscito
Ancora una volta... ciao a
tutti! Sono in ritardo, lo so... non è un ritardo mostruoso ma
sono cosciente di essermela presa un po' comoda. Beh... spero di
rifarmi lasciandovi un bel capitolo! Come sempre, grazie a tutti coloro
che seguono/preferiscono/ricordano e recensiscono... Vi adoro *.*
In quel momento Chichi si sentiva terribilmente sola,
più di quanto avrebbe potuto immaginare ipotizzando una
situazione del genere. Ma lei, a dire il vero, non aveva mai pensato
che una sera Vegeku si sarebbe presentato davanti a lei per dirle che
voleva andarsene. E per quale motivo, poi? Non conosceva affatto
quell'uomo, o, almeno, era convinta di non conoscerlo a sufficienza.
Aveva paura di lui, e anche se probabilmente non lo avrebbe mai
ammesso, nel profondo della sua coscienza sentiva che
Vegeku avrebbe fatto bene a sparire per sempre. Purtroppo, ciò
che le diceva la coscienza andava a cozzare violentemente con il suo
cuore impazzito: diavolo... in quel maledetto sayan dallo sguardo
cinico e beffardo c'era ancora qualcosa di Goku! Come avrebbe potuto
permettergli di andarsene via?
Chichi si voltò e diede le spalle al sayan. Era arrabbiata e
felice nello stesso tempo, e temeva che la confusione che albergava nel
suo stressatissimo cervello l'avrebbe presto condotta ad una crisi di
pianto.
«E va bene, vuoi sparire dalla circolazione. E allora?
Perché ti sei preso la briga di venire fin qui e dirmelo?»
«Perché eri l'unica a non esserne ancora a conoscenza.»
Chichi si irrigidì di colpo, poi tornò di nuovo a
guardare Vegeku. Maledisse il giorno in cui la sua vita incrociò
quella del sayan più forte e gentile dell'Universo: lo aveva
amato alla follia, ma lui l'aveva ricambiato lasciandola in
balìa di un destino incerto e costernato di alieni pluriomicidi.
Ma, soprattutto, se ne era andato via per sempre gettando sé
stesso nel corpo di un guerriero ambiguo e, chissà, magari anche
pericoloso.
«Cosa è successo, Vegeku?»
«Che vuoi dire?»
«Devi aver combinato qualcosa di grave per aver deciso di andar via...»
«Nulla di irreparabile, comunque.»
Sorrideva. Il sayan guardava fisso negli occhi Chichi mantenendo
quell'aria beffarda che lo caratterizzava. Cosa lo avesse spinto fino
lì non riusciva davvero a spiegarselo: sensi di colpa? Affetto?
Curiosità? Probabilmente niente di tutto ciò: per quel
poco che aveva imparato a conoscere Chichi, aveva intuito quanto quella
donne fosse particolarmente forte. Ovviamente, non si trattava di forza
fisica, ma morale. Vivere nella precarietà con due cuccioli di
sayan da crescere doveva averla resa profondamente determinata e
combattiva, e la lontananza di Goku le aveva fatto comprendere che il
mondo non era fatto secondo i desideri di ciascuno. Forse, era
proprio per questo che aveva deciso di vederla un'ultima volta: sapeva
che sarebbe stata l'unica a comprenderlo e a non tentare di convincerlo a rimanere.
«Nulla di irreparabile. Suvvia,
Vegeku! Che diamine di risposta è mai questa? Credi che con
tutto quello che visto nella mia vita potrei ancora rimanere
scioccata?»
«Di cosa credi che sarei capace?»
«Non lo so. E nemmeno mi
interessa saperlo! A meno che tu non sia venuto qui per darmi una
dimostrazione... vuoi ridurre anche me in fin di vita come hai fatto
con Bulma?»
Il volto di Vegeku non tradì alcuna emozione. L'espressione del
suo viso non era affatto mutata dopo le parole di Chichi, ma
questò non turbò affatto la donna. In fondo aveva
ragione: di cose in vita sua ne aveva viste tantissime! Si era trovata
esposta in prima persona ad ogni genere di pericolo e aveva avuto la
sfortuna di imbattersi nei mostri più crudeli e spietati
dell'Universo, a cominciare dai sayan. A parte Goku, Chichi non aveva
mai stimato nessun'altro componente di quella razza guerriera: non
aveva mai nascosto di provare una certa diffidenza nei confronti di
Vegeta, e di sicuro gli altri due sayan di razza pura che aveva avuto
modo di conoscere (anche se non personalmente) non le avevano lasciato
un ricordo piacevole. Ma Vegeku era un'altra cosa: non aveva
praticamente nulla dei rozzi guerrieri che anni prima avevano fatto la
loro comparsa sulla Terra nel tentativo di consquistarla. Chichi era
perfettamente cosciente che i sayan in fatto di buone maniere erano
assolutamente sprovveduti, e suo marito non aveva di certo costituito
un'eccezione! Ma Vegeku era diverso: ostentava quasi senza ritegno un
portamento fiero e regale, persino più sfrontato di quello
tenuto dall'ormai scomparso principe dei sayan; ed era tremendamente
forte, più di Goku e Vegeta. Purtroppo però non aveva mai
fatto nulla per nascondere la propria potenza. Come accidenti era
riuscito a sconfiggere Majin Bu senza ferirsi nemmeno con un graffio?
Chissà se a qualcuno aveva mai raccontato i dettagli di quello
scontro.
Certo, un conto era prendersela con un pericoloso demone intenzionato a
sottomettere l'Universo, un altro era fare del male ad una donna. Che
diamine poteva avergli detto Bulma per spingerlo a reagire così?
E, soprattutto, in che razza di condizioni stava la testa di quel
guerriero se, conscio della propria, enorme potenza, aveva comunque
deciso di far vedere a Bulma di cosa fosse capace?
«Senti...
non ho affatto voglia di stare qui a discutere con te. Se vuoi farmi
del male, io non posso impedirtelo. Fa' come ti pare. Sono stanca, me
ne vado a dormire.»
Chichi diede le spalle al sayan e fece per andarsene, ma si sentì afferrare per un braccio.
«Io non ho finito. Che diavolo intendevi dire? Cosa sapresti tu di Bulma?»
«Assolutamente
niente. Ma non sono mica stupida! Lo so che sei andato da lei, e so
anche che subito dopo è andata da Balzar. Non conosco altri
buoni motivi per recarsi dal gatto se non quello di prendere i Senzu.
Ovviamente, se le mie conclusioni fossero errate, sarei la donna
più felice del mondo, ma...» La donna, senza mostrare
alcun apparente timore, fissò dritto negli occhi il potente
guerriero, avvicinando addirittura di qualche centimetro il suo viso a
quello del sayan.
«... ma so di averci visto giusto. E ora lasciami.»
«Tu
e Bulma per certi versi siete davvero molto simili. Diamine! Non credo
che esistano in tutte l'Universo delle donne più cocciute e
spavalde di voi! Si vede che avete avuto a che fare con dei
sayan.»
«E la cosa ti stupisce così tanto?»
«Più che altro mi infastidisce.»
«L'avevo
notato. Tu di Goku e Vegeta non hai proprio niente! Siamo state
entrambe delle sciocche a credere che tu potessi sentirti in colpa nei
nostri confronti.»
«Probabilmente
ne avevate tutto il diritto! Ma la realtà è ben diversa
da quella che immaginavate entrambe... e Bulma ha giocato col fuoco!
Non volevo farle del male, forse... in realtà nemmeno lo so con
certezza! Sicuramente la situazione mi è sfuggita di mano, e per
colpa mia se l'è vista brutta. Potrei giurarti su tutto
ciò che vuoi che mi dispiace per ciò che è
successo, ma probabilmente non mi crederesti.»
«Esatto,
non ti crederei. Quindi falla finita! Sono stanca di te e di tutta
questa storia... voglio andare a dormire.»
«Non ancora.»
«Ma
si può sapere che accidenti vuoi ancora da me? Ti diverti a
torturare psicologicamente le persone? Beh, mi dispiace ma è
tutta fatica sprecata! Non riuscirai a mettermi i piedi in testa, non
ci è riuscito nemmeno Goku! Sono abituata ormai...»
Si interruppe. Stupore e angoscia si erano impossessati di lei. Vegeku
non aveva prestato la benché minima attenzione a ciò che
avevo detto fino a quel momento, almeno in apparenza. In una frazione
di tempo appena sufficiente allo sbattere delle ciglia, lo aveva visto
avvicinarsi ancora di più, e i loro visi distavano ormai solo un
paio di centimetri.
Sorrideva quel maledetto. E la teneva immobile con una sola mano
stretta intorno al suo esile braccio. I loro corpi erano ormai in
contatto: per quanto Chichi tentasse di allontanarsi da lui, le era
impossibile divincolarsi dalla presa del sayan, né tanto meno
avrebbe potuto impedire che i loro petti si toccassero.
Dentro di lei si scatenò una tempesta di sentimenti
contrastanti: doveva opporre resistenza, accidenti! Peccato che l'uomo
che la stava abbracciando era, oltre che potentissimo, anche
decisamente affascinante. E somigliava a Goku.
Vegeku lasciò il braccio della donna, ma non si mosse
ulteriormente, né lei tentò a quel punto di allontanarsi.
In quel momento le cinse la vita, delicatamente, senza far sentire a
Chichi la pressione delle sue dita.
«Cosa stavi dicendo, Chichi? Avanti... continua!»
«La... lasciami, per favore!»
«Se
servisse a qualcosa, lo farei. Ma, te l'ho già detto, ho
intenzione di andarmene per sempre, e di certo non posso lasciare i
discorsi a metà!»
«Ok, ora inizi a spaventarmi sul serio... vuoi andartene? Vattene! E lasciami andare subito!»
«Sei una sciocca. Non voglio farti del male!»
«Non mi importa che diavolo vuoi fare! Sparisci!»
Vegeku non si mosse, e continuò a guardare la donna dritta negli
occhi. Chichi non riusciva a penetrarvi dentro: era come se dietro
quelle iridi scure non ci fosse alcunché di vagamente simile
alle emozioni. Eppure sapeva che quel sayan si stava beffando di lei e
della sua fragilità di semplice umana. Lo detestava! Goku non si
era mai permesso un simile atteggiamento nei suoi confronti, e la cosa
peggiore era che lei ci stava cascando in pieno, che non era sicura di
volere davvero che lui allentasse la presa. E di certo Vegeku lo aveva
capito.
La guardava come se volesse cogliere in lei qualche evidente segno di
cedimento. Ma quella donna era davvero cocciuta! Sebbene il sayan
avesse capito che Chichi era rimasta ammaliata da lui, si era
perfettamente reso conto che stava comunque tentando di mantenere il
più possibile il controllo di sé stessa. La ammirava per
questo, e un simile atteggiamento, tutto sommato, non poteva non far
piacere ad un guerriero del suo calibro.
«Non voglio fare proprio niente che tu non gradiresti.»
Si sentiva in trappola. Non aveva vie di fuga. Avrebbe voluto urlare a
squarciagola il nome di Goku e convincersi che lui sarebbe giunto ad
aiutarla, ma tutto ciò che ancora esisteva del marito era
racchiuso nell'essere che le stava accarezzando il viso con la mano
ancora libera. Dentro di lei si sentiva scoppiare: il cuore batteva ad
una velocità fuori dal normale, eppure non aveva paura a
sufficienza da rischiare uno svenimento.
«Lasciami, per favore!»
Inaspettatamente, il sayan mollò la presa e si voltò di
scatto in direzione ovest, come se avesse percepito qualcosa.
«Sei un pazzo! Ma che diavolo ti è saltato in mente, eh? Tu hai qualche problema serio!»
«Sta' zitta!»
Chichi iniziò a guardarlo sconcertata. Che razza di
atteggiamento era quello? Non aveva senso! Niente in quel guerriero
aveva senso. Improvvisamente, il volto di Vegeku apparve quasi
sconvolto, mentre continuava a guardare fisso in quella direzione. La
donna ci rifletté sopra qualche secondo, poi un'idea le
balzò in testa.
«Lì c'è l'obelisco, vero? Cosa sta succedendo?»
«Gohan...»
«Go... Gohan? Che... che vuoi dire?»
«La sua aura è scomparsa.»
«Insomma Kaioshin, si rilassi! Non è poi così terribile come ci aspettavamo!»
«Forse, come ti aspettavi tu! Adesso mi spieghi cosa accidenti facciamo qui dentro?»
Gohan si guardava intorno con aria perplessa e vagamente incuriosita.
Lo stomaco di Bu non era certo il posto più accogliente del
mondo e c'era una puzza terribile di acido e bile. Ma, se non altro,
grazie alle barriere protettive che lui e Kibithoshin avevano creato
intorno ai loro corpi, sembrava che il demone buono non potesse in
alcun modo dare avvio ad un processo anche involontario di digestione.
«Bene, e adesso che si fa?»
Kibithoshin strabuzzò gli occhi.
«Come sarebbe a dire e adesso che si fa!? Ion non ne ho la più pallida idea!»
«Cosa?! Ma come... il dottor Brief non aveva un piano?»
«Non lo so! Penso di sì... a me però non ha spiegato un bel niente!»
«Sta scherzando?! E noi come accidenti facciamo a trovare il meccanismo per sciogliere la fusione?»
«Sempre ammesso che esista, caro Gohan!»
«Oh, cavolo! Ehi, mi sentite lì fuori?»
«Non urlare, non serve. Piuttosto, mettiti in comunicazione telepatica con loro toccandomi.»
«Non posso! C'è una barriera protettiva intorno al suo corpo!»
«Fantastico! Allora siamo venuti qui per niente!»
Kibithoshin si sedette a terra sconsolato. Per un attimo aveva creduto
davvero di poter aiutare in qualche modo i suoi amici a liberarsi del
problema Vegeku, ma evidentemente la questione era più grande di
lui. D'altra parte il dio aveva sempre sospettato che sarebbe stato
complicato portare a termine una missione tanto ardua, e nemmeno il suo
essere una creatura superiore avrebbe giovato in quella situazione
così anomala. Era sconsolato e abbattuto, e tra l'altro non
osava immaginare attraverso quale "via d'uscita" lui e Gohan sarebbero
tornati nel mondo esterno.
«Suvvia,
non faccia così! Ci deve per forza essere una soluzione! Certo,
se restiamo qui impalati non la troveremo mai!»
«E dove vorresti andare?»
«Nel cervello!»
«Oh,
certo! Mi dispiace deluderti, ma non credo che troveresti chissà
quanta materia grigia! Fidati, semmai esista un modo per sciogliere la
fusione, Bu non è assolutamente consapevole.»
Improvvisamente, tutto intorno a loro iniziò a tremare. Entrambi
i guerrieri erano balzati da un punto all'altro dello stomaco, come se
Bu stesse saltellando.
«Ehi, Bu! Ma che stai combinando?! Fermati!» urlò Gohan dopo essersi schiantato su qualcosa di viscido.
Di lì a poco sentirono distintamente la voce di Kaioshin il Sommo rimbombare nelle loro orecchie.
«Riuscite
a sentirmi? Beh, spero per voi di sì, tanto lo so che non potete
comunicare con me... comunque vi ho contattati per dirvi che state
facendo venire il mal di pancia a Bu! Poverino... ha delle fitte
terribili allo stomaco e non riesce a calmarsi! Temo proprio che sia
colpa delle vostre barriere protettive! Dovete liberarvene in fretta o
Bu sarà costretto ad espellervi!»
La comunicazione si interrupe lì.
«No! Non ci posso credere! Pensavo che questo mostro fosse un po' più resistente!»
«Non stupirti troppo, Gohan... Bibidi non era un artigiano perfetto!»
Il giovane sayan rise forzatamente alla battuta non proprio divertente
del dio. Beh, se non altro aveva riacquistato un po' di buonumore!
«Comunque,
per quel che mi riguarda, ci può anche espellere. Non sappiamo
né dove né cosa cercare!» disse ancora Kibithoshin.
«Io non credo sia una buona idea. Che ci costa provare? Togliamo un momento la barriera e vediamo che succede!»
«Secondo me è una ossa inutile.»
«D'accordo,
facciamo così: la tolgo prima io, e se non dovesse succedere
niente, dopo se ne sbarazzerà anche lei.»
«Non sono convinto.»
«E dai... cosa le costa? Io intanto provo...»
In pochi secondi, la barriera che fino a quel momento aveva avvolto il
corpo del giovane guerriero smise di essere attiva. Gohan si
guardò intorno e provò a muoversi.
«Tutto ok, Kibithoshin! Come vede sono ancora tutto intero!» esclamò il giovane sorridendo.
«Ora tocca a lei!»
«Io... io non me la sento!»
«Ma
che accidenti stai combinando, Shin! Come mio sottoposto dovresti
essere un po' più coraggioso! Togli immediatamente quella
barriera, hai capito? Non fingere di non riuscire a sentirmi! So
benissimo che mi stai ascoltando! Togli la barriera, subito!»
«Ah, accidenti! Ma perché il Sommo non la smette di urlare?»
«Senta,
io credo che dovrebbe ascoltarlo... insomma, cosa può accadere
di così terribile? Io sto benissimo! E Bu non è
cattivo... starà attento a non farci del male.»
«E... e va bene. Ma questo è l'ultimo favore che vi faccio! La faccenda sta diventando troppo pericolosa!»
«La ringrazio! Avanti... si liberi della barriera!»
Il dio titubò ancora
per qualche istante, poi si fece coraggio. Senza nemmeno rendersene
conto, aveva liberato il proprio corpo dalla protezione necessaria per
rimanere lì dentro. Ma chi glielo aveva fatto fare? Non poteva
nascere bruco invece che dio? Non poteva
La mente di Kibithoshin non
poté mai completare quel pensiero: in quello stesso istante,
infatti, quella creatura cessò di esistere.
Gohan spalancò gli
occhi: ciò che aveva davanti superava di gran lunga le migliori
aspettative che la sua mente avrrebbe mai potuto immaginare.
Una volta eliminata la barriera protettiva, infatti, Kibithoshin si era di nuovo sdoppiato.
Ora, davanti agli occhi
stupefatti del giovane sayan non c'era più un solo dio, ma i due
esseri che lo avevano creato attraverso la fusione dei loro spiriti e
dei loro corpi: Kaioshin il Superiore e Kibith.
CONTINUA...
________________
Angolo dell'autrice:
salve a tutti! Finalmente i nostri eroi sono riusciti a concludere
qualcosa di buono. Onore al grande dottor Brief e al ben poco impavido
Kibithoshin che hanno reso possibile la soluzione del problema! Ora,
per,ò bisogna trovare Vegeku e convincerlo a dividersi. Eh...
Vegeku... Che personaggio singolare! Secondo voi sarà lui a
raggiungere gli altri a palazzo o saranno i nostri eroi ad andare da
lui? (Sempre ammesso che qualcuno si renda conto che si trovi a casa di
Chichi!) E Chichi cosa farà?
Chissà chissà chissà...
Lo scoprirete molto presto, miei cari ^_^ Vi adoro! :*******
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Capitolo 30 *** Gioie e dolori ***
gioia e dolore
Aggiornamento arrivato!
Scusate se non sono stata tanto rapida, ma i tempi purtroppo sono
questi, e non posso in alcun modo velocizzarli. Ci eravamo lasciati con
Vegeku preoccupato che non riusciva più a percepire l'aura di
Gohan, e con quest'ultimo al settimo cielo perché aveva
finalmente scoperto il segreto per sciogliere la fusione.
Non vi tartasso più... buona lettura!
«Kibith... Kaioshin! Vi sentite bene?»
Gohan guardava i due esseri davanti a sé come se fossero
fantasmi. Incredulità e gioia lo avevano completamente
paralizzato e il ragazzo non riusciva a esternare quel sorriso di
circostanza che sarebbe stato lecito aspettarsi da lui. Le due
divinità giravano gli occhi con una lentezza esasperante, quasi
faticassero a capire cosa realmente stesse succedendo. Che avessero
perso la memoria? Il giovane saiyan iniziò a temere che i due
non ricordassero affatto tutto ciò che era avvenuto nel periodo
in cui erano uniti in un solo corpo.
«Ehi,
non spaventatemi... perché avete quelle facce stralunate?
Kaioshin, lei ricorda cosa è successo, non è vero?
Kibith, almeno tu...»
«Certo che lo ricordo!» proferì la divinità superiore. «Dobbiamo uscire di qui alla svelta e trovare Vegeku!»
Gohan avrebbe voluto saltare per la felicità, ma sapeva che
così facendo avrebbe fatto venire il mal di pancia a Bu.
Iniziò a guardarsi intorno nel tentativo di trovare una via
d'uscita, ma la cosa gli sembrò improvvisamente complicata. Quel
demone rosa era un vero e proprio labirinto gommoso, e sarebbe stato
complicatissimo capire come muoversi.
«Senta, non mi dica che dobbiamo raggiungere l'apparato escretore!»
A Gohan era improvvisamente venuto il voltastomaco: possibile che prima
di allora non avesse minimamente pensato all'eventualità di
dover passare attraverso quella repellente via d'uscita?
«Sta' traquillo! Non ho più la barriera e posso mettermi in contatto sia con Bu che con chiunque altro.»
Il saiyan vide Kaioshin chiudere gli occhi e concentrarsi.
Improvvisamente gli venne il dubbio che il demone rosa non riuscisse a
sentirlo. E se fosse successo così? Beh, tutto sommato, avebbero
potuto parlare con una qualsiasi delle persone ancora lì fuori!
«Ehi, Bu! Mi senti? Sono Kaioshin!»
«Uh, ma davvero? Sei già tornato?»
«Sì, ascoltami ora... come dobbiamo fare per uscire dal tuo corpo?»
«Beh, veramente... non saprei!»
«Cosa?!
Ehi, non scherzare! Suvvia... un modo ci deve essere! Come fai a
cacciare fuori dal tuo corpo il cibo che non ti piace?»
«Ma, Kaioshin! Cosa dici? Non esiste nessuna cosa da mangiare che a me non piace!»
«Ah,
sei un caso disperato! Insomma... se dovessi mangiare per sbaglio
Mister Satan, come faresti a farlo tornare indietro?»
«Mmh, vediamo... lo sputerei fuori attraverso un poro!»
«Perfetto! Vedi che lo sai, allora? Fa' la stessa cosa con noi tre, avanti!»
Kibith e Gohan si guardavano perplessi: come poteva il dio superiore
fidarsi di un essere tanto ingenuo? E se Bu non fosse stato davvero in
grado di espellerli volontariamente? I due però non ebbero il
tempo di esternare ad alta voce le loro perplessità: un potente
vortice d'aria li risucchiò in poco meno di un istante, e in
breve tempo si ritrovarono catapultati a tutta velocità verso
l'epidermide del demone rosa. Tutti e tre iniziarono a temere di
doversi schiantare contro la pelle di Bu, dimenticando quanto in
realtà fosse flaccida e gommosa.
Gohan tentava in tutti i modi di opporsi a quella forza travolgente, ma
sembrava che la sua aura si fosse terribilmente indebolita da quando
era entrato in quel corpo grasso ed elastico.
Urlarono, e gli occhi di ognuno di loro si spalancarono notando quanto si stessero avvicinando alla pelle.
«Cavolo, Bu! Ci schianteremo!» esclamò Kaioshin in preda al panico.
«Ma no! Vi sto facendo uscire, come mi hai chiesto!»
Fu dopo l'aver udito quelle parole, che i tre impavidi avventurieri
notarono uno spiraglio di luce che filtrava attraverso l'epidermide del
demone.
Il volto di Gohan si illuminò di un sorriso raggante.
«Eccolo! Quello è il poro!»
Tra urla di gioia e paura, i tre venero catapultati uno alla volta
attraverso quella stretta fessura. Kaioshin e Kibith chiusero gli
occhi: come avrebbero fatto a passare attraverso un'apertura tanto
stretta?
Ma il tempo che ebbero a disposizione per elebarore un simile pensiero
fu sufficiente perché tutti e tre si ritrovassero già
fuori, abbagliati dai raggi della luna piena.
Junior guardava con aria attonita il dio appallottolato vicino ai suoi
piedi. Non sapeva come fosse possibile, ma Kibithoshin era sparito!
Avrebbe voluto ridere a squarciagola, pregustando il momento in cui al
posto del dio che giaceva goffamente a terra, avrebbe avuto davanti
Goku, suo eterno amico e rivale, l'unico che avrebbe meritato di vivere
per sempre un'esistenza pacifica e felice.
«Beh,
lo sapevo... io! Ci avete... fatti scomodare... per niente: la...
nostra presenza qui... era inutile fin dall'ini... inizio!» si
lamentò Re Kaio dell'Ovest, ancora impossibilitato a parlare
normalmente per colpa dell'alcol.
«Se
vuoi puoi anche andartene!» rispose Kaioshin il Sommo, senza
prestare troppe attenzioni alle parole del dio. «Allora
Shin, vedo con piacere che sei di nuovo tra noi! E anche tu, Kibith...
allora, come avete fatto a sciogliere la fusione che vi
legava?»
«Io,
beh... ecco... senta, non è che prima potrebbe darmi una mano a
rialzarmi?» esclamò il giovane dio.
Furono Gohan e Junior ad aiutare sia lui che Kibith. Entrambe le
divinità parevano stordite e abbastanza confuse, quasi che
faticassero a capire davvero cosa stesse succedendo intorno a loro.
«Senta, lei è davvero sicuro di stare bene?» chiese ansioso il saiyan.
«Ma certo! Solo che... beh, fa uno strano effetto essere me!»
«Ha bisogno di qualcosa? Magari un senzu potrebbe fale bene!»
«No, ma figurati! Devo solo riabituarmi al mio corpo. Credo sia una cosa normale! Per mesi sono stato un altro...
anzi, ero in un altro! Accidenti... è una cosa così
strana! Io ricordo cosa è successo, ma non c'ero! La mia mente
non influenzava affatto quella di Kibithoshin!»
Il dio si voltò verso Kibith, cercando di capire che tipo di
sensazione provasse lui. L'amico non parlava: si limitava a guardarsi
intorno stupendosi di sentirsi di nuovo presente.
«Cosa
intende dire con questo? Lei non aveva alcuna influenza su
Kibithoshin?» si intromise Bulma mostrando una certa apprensione.
«Ma
no! Assolutamente no! La mia mente era... spenta! Io ricordo tutto
quello che ha fatto e detto Kibithoshin, ma non dipendeva assolutamente
da me! D'altra parte, anche lui ricordava cose riguardati me e Kibith,
eppure... sai, Bulma? Si stupiva delle loro scelte... è
incredibile! Aveva una testa tutta sua!»
La donna si allontanò ghignando amaramente. Ora ne aveva
l'assoluta certezza: il frutto di una fusione conservava i ricordi dei
due esseri che si erano uniti, ma sviluppava una mente del tutto
autonoma. Era stata una stupida a credere di potersi rapportare con
Vegeku allo stesso modo che con Vegeta! Era stata stupida... e anche
incosciente! Dentro la testa di quel saiyan poteva passare di tutto, e
lei lo aveva apertamente sfidato senza nemmeno riflettere sulle
possibili conseguenze. Ora capiva perché Vegeku sentiva di avere
delle responsabilità nei confronti dei figli: i ricordi di Goku
e Vegeta erano vivi e nitidi nella sua mente, e la consapevolezza che
quelle creature erano parte di lui, lo aveva spinto in qualche modo a
non lavarsene le mani. Certo, stando così le cose, probabilmente
a quel saiyan importava davvero molto poco di loro! Si era ritrovato
improvvisamente ad avere un'anima tutta sua, con una razionalità
del tutto indipendente, e doveva far fronte a ciò che Goku e
Vegeta si erano lasciati alle spalle: un nemico da sconfiggere, delle
mogli a cui badare e dei figli da crescere. Non c'era da stupirsi che
fosse andato fuori di testa! Era altamente probabile che lui non
ritenesse Gohan, Goten e Trunks suoi figli, ma si era trovato in mezzo
a questa spiacevole situazione, e ignorarla gli era stato impossibile.
Chissà, se i ragazzi non lo avessero cercato, forse...
«Dobbiamo trovare Vegeku!»
Le parole di Junior avevano improvvisamente ridestato Bulma da quello
che sembrava un sonno profondo. Già, trovare Vegeku... detta
così sembrava la cosa più semplice del mondo! Come
speravano di riuscire a capire dove fosse? E se lui non avesse avuto
alcuna intenzione di farsi vedere? Poteva farlo: chi avrebbe potuto
scovare il guerriero più potente dell'Universo se quest'ultimo
avesse deciso di sparire davvero?
«La fai troppo facile, Junior. Non sappiamo dove sia!»
«Questo lo so benissimo, Bulma. Ma sarà lui a tornare, ne sono certo.»
«E cosa ti dà tutta questa sicurezza?»
Il namecciano si voltò verso Kibith e Kaioshin, sorridendo in maniera accattivante e sfacciata.
«Loro due!»
Vegeku era fermo, immobile, quasi pietrificato da una specie di
sortilegio. Chichi lo guardava terrarizzata e non riusciva a capire che
diavolo gli stesse succedendo. Perché si stava comportando in
quel modo? Voleva nuovamente spaventarla? E perché poco prima
aveva detto che l'aura di Gohan era sparita?
«Per l'ultima volta, vuoi dirmi cosa sta succedendo? Cosa significa che non senti più l'aura di Gohan?»
Vegeku alzò lo sguardo verso la donna davanti a sé: gli
sembrava di impazzire! Alla fine ci erano riusciti: quei maledetti
terrestri, con l'aiuto delle divinità, avevano trovato il
sistema per sciogliere la fusione. Ora li percepiva benissimo: Kibith e
Kaioshin erano tornati, e di Kibithoshin non c'era più alcuna
traccia. Come diavolo avevano fatto? In miliardi di anni nessuno era
mai riuscito a carpire il segreto, mentre dopo appena qualche mese di
vita, lui era già condannato a dover fare i conti con le
illusioni e le speranze degli amici di Goku e Vegeta.
Avrebbe voluto far saltare in aria l'intero pianeta, o, quantomeno,
distruggere il palazzo del Supremo e tutti gli esseri che si trovavano
lassù. La sua coscienza gli imponeva di mantenere la calma, ma
la razionalità, già piuttosto precaria, lo stava
totalmente abbandonando. I suoi infallibili sensi di saiyan gli avevano
fatto percepire anche le aure più deboli presenti su quel
dannato palazzo, e iniziò a sospettare che dietro il "miracolo"
della fusione sciolta ci fosse lo zampino di Bulma e del dottor Brief.
Possibile... anzi, quasi certo! Ma per quanto quei due terrestri
fossero geniali, come diavolo avevano potuto annullare l'effetto di un
potere sovrannaturale? Tutto ciò non aveva senso, non aveva
logica, e non aveva un perché; ma di una cosa era sicuro: lo
stavano aspettando.
«Vegeku, insomma...»
«Sta' zitta!»
La donna tacque, spiazzata e intimorita. Il saiyan davanti a lei era
visibilmente in collera, e la cosa la stava facendo terribilmente
agitare. Prese il telefono dalla borsa appoggiata sul divano, poi
compose un numero.
«Chichi, tesoro! Non mi aspettavo una tua chiamata a quest'ora!»
«Papà, ho bisogno del tuo aiuto! Raggiungmi, ti prego! Devi accompagnarmi al palazzo del Supremo!»
«Cosa?! Ma che stai dicendo? Non ti sembra un po' tardi?»
«Insomma! Non ti avrei telefonato se non fosse stato urgente! Muoviti, non abbiamo molto tempo!»
«D'accordo ma... mi vuoi dire cosa sta succedendo?»
«Non lo so! Sbrigati!»
Riattaccò. Chichi iniziò a muoversi in maniera agitata e
scomposta all'interno del piccolo salotto della sua casa. Aveva paura,
e una strana sensazione d'anoscia si era imposessata di lei. Sperava
che suo padre facesse in tempo ad arrivare prima che Vegeku potesse
combinare qualcosa: per assurdo, sembrava più nervoso di lei, e
non si sarebbe stupita affatto se in un attimo l'avesse presa e uccisa.
Ormai sapeva di potersi aspettare di tutto da lui: non riusciva a
capirlo, anche se si era illusa di poterlo fare, e ora la stava davvero
spaventando.
Si sedette sul divano in tacita attesa che lui facesse o dicesse
qualcosa, ma nulla nella sua espressione tradiva un qualsiasi intento
di questo tipo. Non aveva idea di cosa fosse accaduto, ma doveva essere
qualcosa di terribile se Vegeku stava reagendo in quel modo!
Improvvisamente, sul volto contratto del sayan si accennò un
leggero sorriso: era malinconico, rabbioso, beffardo. Era un
impercettibile cambiamento d'espressione su un viso teso e feroce, ma
lei era riuscito a coglierlo ugualmente.
«Per favore, te lo chiedo ancora una volta... cosa è successo? Dimmi solo se Gohan sta bene!»
«Sta benissimo.»
Chichi spalancò gli occhi, ma non era affatto certa di voler
credere a quelle parole stranamente proferite con estrema amarezza.
Avrebbe voluto chiedergli altro, ma sapeva che sarebbe stato inutile e
controproducente. Suo padre stava per arrivare, e se il saiyan non
avesse avuto colpi di testa, l'avrebbe poi portata al palazzo del
Supremo. Doveva attendere, e con lei ad aspettare c'era Vegeku.
«Se è questo che vogliono... bene, allora andrò.»
«Cosa? Ma di chi stai parlando? Vegeku... cosa...»
Di nuovo, così come era comparso, il sayan era sparito nel nulla.
Chichi si alzò in
piedi di scatto, quasi che ciò potesse servire in qualche modo a
trattenerlo. L'aveva lasciata in balìa dei dubbi e della paura,
e temeva che avrebbe raggiunto la dimora di Dende quando ormai sarebbe
stato troppo tardi.
CONTINUA...
_______________
Angolo dell'autrice:
siamo quasi giunti all'epilogo! Il prossimo capitolo molto
probabilmente sarà l'ultimo. D'altra parte, il mistero della
fusione è ormai stato svelato, e credo che questa storia si sia
andata abbastanza per le lunghe. Ringrazio nuovamente tutti coloro che
seguono/ricordano/preferiscono e, soprattutto, recensiscono! Ho notato
che in molti hanno apprezzato questa storia dalla trama curiosa e un
po' fuori dal comune, e spero vivamente che alla fine nessuno resti
deluso! (in realtà ancora non so come farla concludere... ci
penserò molto seriamente!)
|
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Capitolo 31 *** Conclusione - parte prima ***
conclusione
Ci
siamo! Dopo estenuanti mesi di attesa, finalmente la storia arriva
(quasi) ad una conclusione. Mi sembra quasi impossibile *.*
Non so come ringraziare tutti voi che avete letto/ricordato/preferito e recensito questa What if? dalla trama inverosimile e un po' fuori dal comune. Siete meravigliosamente meravigliosi! :')
Questa che state per leggere è
la prima parte della conclusione. Per evitare di pubblicare un papiro
immenso ho preferito infatti separarlo in due. Buona lettura!
Tutti ci speravano, ma in pochi ci credevano. D'altra
parte, per quale assurdo motivo Vegeku avrebbe dovuto recarsi al
palazzo del Supremo di sua spontanea volontà? Il fatto che
qualche ora prima avesse dichiarato di voler sparire per sempre bastava
a smorzare i miseri residui di speranza che ancora
aleggiavano negli animi dei presenti. Sicuramente
già si era accorto che la fusione di Kibithoshin era stata
sciolta, e questo poteva avere soltanto due conseguenze plausibili: o
Vegeku avrebbe accettato di farsi vivo e di sdoppiarsi, oppure quella
sarebbe stata la scusa in più per sparire sul serio dalla
circolazione.
Bulma iniziava seriamente a perdere la pazienza: la gioia generale
liberata dai suoi amici nello scoprire che il piano del dottor Brief
era perfettamente riuscito non l'aveva quasi per nulla scalfita.
Continuava a chiedersi, infatti, come accidenti avrebbero potuto
convincere o costringere Vegeku a sciogliere la fusione, ammesso e non
concesso che fossero riusciti a localizzarlo. La donna faceva avanti e
indietro lungo l'ampia piattaforma marmorea su cui era costruita la
dimora del Supremo; si sentiva demoralizzata, in parte, perché
l'aver scoperto il meccanismo che regolava lo scioglimento della
fusione non conferiva alcuna garanzia del fatto che Vegeku avrebbe
accettato di sottoporvisi.
«Bulma, che hai?»
«Niente, Crilin... è solo
che... sì, insomma, mi chiedevo... qualcuno ha idea di dove
andare a cercare Vegeku, e soprattutto di come costringerlo a entrare
nel corpo di Bu?»
Il volto di Crilin raggelò. Ci aveva pensato anche lui ad una
simile eventualità. Ci avevano pensato tutti, a dire il vero, ma
nessuno osava dirlo apertamente. In effetti, c'era ben poco da
festeggiare: se non fossero riusciti a trovare il saiyan, e se
quest'ultimo non avesse accettato di sparire per sempre, tutto il
gaudio del momento sarebbe risultato sciocco e patetico... inutile,
insomma.
Lo sguardo di Crilin si spostò da quello preoccupato di Bulma a
quello accigliato di Gohan. L'entusiasmo del primogenito di Goku era
palesemente finto: voleva autoconvincersi che tutto sarebbe andato per
il meglio, ma non poteva certo fingere che la situazione fosse a loro
vantaggio.
Crilin poteva benissimo immaginare cosa stesse passando per la testa
del ragazzo in quel momento: Gohan era stato il primo a dare fiducia a
Vegeku avvicinandosi a lui e mostrandosi comprensivo, ma era stato
ripagato con un pugno in faccia che aveva fatto molto più male
al suo cuore che non al suo volto. Sebbene il migliore amico di Goku
avesse sempre cercato di giustificare il comportamento del saiyan che
aveva liberato il mondo da Majin Bu, non poteva di certo ignorare il
suo modo di fare non proprio controllato, col dubbio che avrebbe prima o poi potuto
rivelarsi pericoloso. Provava pietà per Gohan che stava
silenziosamente soffrendo avvolto in un abbraccio della sua compagna,
ma continuava anche a chiedersi cosa spingesse Vegeku a comportarsi
così. La maggior parte dei suoi amici lo riteneva un pazzo, il
frutto sbagliato di un potere magico ancora più sbagliato,
eppure non credeva affatto che dentro quell'uomo così forte e
temebile albergasse davvero solo brama di potere e disprezzo. Se
davvero fosse stato così, che spiegazione si sarebbe dovuta dare
al fatto che non aveva ancora ucciso nessuno al di fuori del demone
rosa?
Crilin non poteva credere che Vegeku fosse l'essenza del male:
nessun saiyan era di per sé l'essenza del male! Non lo era Goku
e non lo era Vegeta, sebbene il passato non troppo recente di
quest'ultimo avrebbe potuto insinuare pesanti dubbi. Il terrestre aveva
sempre ritenuto che anche il comportamento assunto dal principe dei
saiyan durante il suo primo viaggio sulla Terra fosse in qualche modo
giustificabile dalla pesante oppressione subita per mano di Freezer. Ma
tutto ciò, ormai, non aveva il benché minimo senso:
Kibith e Kaioshin avevano dichiarato apertamente di non essere riusciti
in alcun modo a condizionare il comportamento di Kibithoshin, per cui
era altamente improbabile che nel profondo della coscienza di Vegeku le
voci smorzate di Goku e Vegeta trovassero la forza di farsi sentire.
«Be', che stiamo aspettando ancora? Quando ce ne andiamo a dormire?»
«Dormire, eh? Ma ti sei guardato? Sei ubriaco come una spugna! Tra dieci minuti scarsi vai dritto in catalessi!»
«Ah, ma per carità! Non sia mai che mi perdessi il ritorno di Goku e Vegeta!»
La battuta sarcastica di Jirobay aveva innervosito un po' tutti, e a
maggior ragione il suo interlocutore. Gohan era sempre stato un ragazzo
allegro e di spirito, ma nelle occasioni che necessitavano di assoluta
serietà detestava dover avere a che fare con gente che parlava a
sproposito. Il rozzo cavernicolo, tra l'altro, sembrava anche piuttosto
irritato: non aveva affatto l'aria di essere fiducioso in un presunto
ritorno di Vegeku, e tutto sommato sperava proprio di non dover mai
più rivedere la faccia del saiyan per il resto dei suoi giorni.
Più di tutti gli altri, aveva il sentore che il potente
guerriero non avesse la benché minima intenzione di sdoppiarsi,
e la tacita speranza alla quale i suoi amici ancora volevano credere
altro non era per lui se una ridicola ostinazione.
Gli girava la testa, e tutto intorno a lui pareva muoversi in una
vorticosa danza: credeva di vedere distintamente il Sommo Kaioshin destreggiarsi
in un elegante tango col dottor Brief, mentre Junior e Mister Satan
volteggiavano a ritmo di Salsa.
«Ah, tutta questa allegria non ha senso! Siete patetici!»
«Tu non ci credi, vero?»
La voce del piccolo Goten aveva in parte ridestato Jirobay. Da quando
lui e Trunks avevano scoperto cosa fosse successo a Gohan, i due
bambini si erano chiusi in un mutismo assordante. I loro silenzi erano
divenuti fonte di preoccupazione per Bulma e per gli altri adulti,
sebbene nessuno avesse poi avuto il coraggio di spiegare loro cosa
fosse successo e perché.
«Allora? Ci credi o no?»
«A cosa dovrei credere, scusa?»
«Al fatto che il mio papà e il papà di Trunks presto torneranno da noi!»
«Ma... che vuoi che ti dica? Se
dipendesse da loro sarebbero qui già da un pezzo! Mi dispiace,
sai? Mi dispiace davvero. Tutto sommato avrei preferito mille volte
avere tra i piedi tuo padre e quel pazzoide del principe dei saiyan
piuttosto che un tizio fuori controllo come Vegeku! Ci è andata
male, purtroppo... ma perché invece di rattristarti non ti metti
con Muten a guardare le gambe di C18? Lo so che per te è
vecchia, ma è una gran bella gnocca! Come accidenti avrà
fatto a mettersi insie... ahi! Ehi, Crilin, ma sei impazzito?»
«Ben ti sta! E smettila di
importunare Goten con simili sciocchezze, altrimenti oltre a un pugno
in testa ti tiro anche un calcio allo stomaco!»
«Crilin, secondo te Jirobay ha ragione?»
Lo sguardo evidentemente imbarazzato del terrestre non lasciava dubbi
circa la sua posizione riguardo il ritorno di Goku e Vegeta. Pur nella
sua ubriachezza, il cavernicolo aveva infatti detto una cosa
drammaticamente vera: se fosse dipeso da loro, i due saiyan sarebbero
già tornati da un pezzo.
«Io... io non lo so. Mi dispiace Goten, dobbiamo aspettare e sperare che Vegeku torni.»
«Illusi. Vi credevo un po' più svegli! Be', quasi quasi mi metto a ballare pure io!»
«Ba... ballare? Ehi, ma sei impazzito? Ehi!»
«Lascia perdere, Crilin...
è unbriaco! Non capisce più niente!» proferì
Bulma con un pizzico di rabbia.
Ciò che si stava materializzando davanti agli occhi increduli
dei presenti era uno spettacolo patetico e indecente: il burbero
cavernicolo aveva dato avvio ad una specie di danza folkloristica,
accompagnato nei movimenti da un altrettanto ubriaco Muten. I loro
corpi si muovevano disordinatamente al ritmo di una musica inesistente
mentre dalle loro bocche uscivano parole di scherno e di ilarità.
«Su, ragazzi! Ballateci su! La vita è breve! Rischiamo di saltare in aria da un momento all'altro!»
«Oh, cavolo! Maestro! Ma che diavolo stai facendo?» esclamò quasi scioccato il povero Yamcha.
«Ehi, vecchio! Togliamoci la
camicia!» proferì esaltato Jirobay mentre con un'abile
manata strappava dalla propria pelle il leggero indumento.
«Questo è alla faccia
vostra che ancora vi illudete che i vostri beniamini torneranno! Ah,
quel fottuto imbecille di Vegeku se l'è già data a
gambe!»
E subito dopo lanciò in aria i propri sandali logori, colpendo in pieno Mr Satan e Kaioshin il Sommo.
«Ma che acc... acc... acc...»
«Vieni a ballare anche tu, vecchio!»
«Vec... vec...»
«La prego, non si metta a discutere con quell'individuo. Ehi, ehi, Sommo Kaioshin, dove... dove sta andando?»
Sotto lo sguardo incredulo e imbarazzato di Kaioshin il Superiore, la
divinità più importante dell'Universo si era già
unita al duetto che ballava allegramente sull'ampio piazzale della
dimora del Supremo.
In pochi secondi i tre ubriachi si erano sfilati anche i pantaloni e
volteggiavano con brio intorno ai presenti destando sconcerto e
ribrezzo in tutti, fuorché nella signora Brief, che anzi
dimostrava di apprezzare molto l'esibizione di danza dei novelli
ballerini.
«Fottetevi voi,» gridò con malsano entusiasmo Jirobay «e si fotta quel bell'imbusto di Vegeku!»
«Patetico. Vorrei che tornasse qui solo per spaccarvi la faccia!»
«Uh, come no, Junior!
Perché non provi a esprimere il tuo desiderio al quel drago
decerebrato che ogni volta che tu e i tuoi amici combinate
qualcosa è costretto a risolvere i vostri casini? Sei... uno...
sciocco! Non tornerà... non tornerà... non
tornerà! Cantiamo una canzone? Non tornerà... quello
scemo non... tornerà!» canticchiò in preda
all'euforia abbassandosi le mutande quel tanto da mostrare il sedere a
chi gli stava dietro.
Un silenzio assordante si materializzò all'istante. Sembrava che
tutti avessero smesso di respirare. Persino Muten e Kaioshin il Sommo
erano precipitati in un anomalo mutismo. Le facce sconvolte che Jirobay
osservò nei suoi amici la dicevano lunga su quanto fossero
scioccati. Il suo balletto doveva averli infastiditi parecchio!
Rise tra sé di gusto, mentre ancora si trovava accucciato in una
posizione tutt'altro che elegante con il posteriore in bella vista. Si
compiacque di quegli sguardi persi, meravigliati, impauriti...
Impauriti?
Ora che osservava meglio i suoi amici, i loro occhi non erano puntati su di lui: sembrava che stessero guardando qualcosa dietro di lui.
***
Chihi era ormai diventata un fascio di nervi e il suo povero padre non
riusciva a calmarla in nessun modo. Urlava come un'ossessa cose
incomprensibili circa un qualcosa di altrettanto incomprensibile detto
da Vegeku, ma per quanto Gyuma si sforzasse di dare un senso logico a
quelle parole, non riusciva minimamente a capire cosa la figlia stesse
cercando di comunicare. L'unica cosa certa era che voleva partire; per
dove e per quale motivo faticava a capirlo.
«Metti in moto quella ferraglia e andiamo!»
«Tesoro, non ho capito dov...»
«Tu
non devi capire! Limitati a obbedirmi!» sentenziò la donna
già posizionata sul sedile del passeggero dell'elicottero
paterno.
Gyuma temeva l'irruente rabbia che ogni tanto prendeva corpo nella
figlia, ma in quel momento vedeva in lei qualcosa di più:
terrore, disprezzo e agonia tralucevano dagli occhi scuri e ardendi
dell'adirata Chichi, quasi che si stesse preparando ad affrontare ella
stessa un nemico potentissimo.
Non aveva scelta: assecondare la richiesta della figlia era
assolutamente necessario, altrimenti la donna avrebbe sicuramente
spiccato il volo da sola.
Il lungo viaggio che seguì la discussione tra i due aveva una
meta ben precisa. Per quanto Gyuma cercasse di capire come mai Chichi
desiderasse tanto raggiungere il palazzo del Supremo, comunicare con la
donna sembrava un'impresa impossibile. Non una sola parola usciva dalla
sua bocca digrignata, e lo sguardo acceso e furente di lei era poggiato
su di un punto indefinito dell'orizzonte.
Non c'era niente da fare: ogni tentativo di Gyuma di parlare aveva come unica risposta un urlo isterico e incontrollato.
***
«Tu qui? Ehi, giovanotto! Lo sai da quanto tempo ti stiamo cercando?»
Vegeku ignorò senza
alcuno sforzo le parole di Kaioshin il Sommo. Quel dio era visibilmente
fuori di sé e la colpa doveva essere del pregiato vino
offertogli dalla signora Brief.
L'atteggiamento goffo di
Jirobay, che in preda ad un improvviso attacco di puro terrore era
indietreggiato di colpo inciampando sui propri indumenti, lo aveva
innervosito parecchio: tutti, o quasi, sembravano intenti a festeggiare
chissà che. Possibile che l'aver scoperto il segreto della
fusione avesse mandato gli amici di Goku su di giri in quel modo? E chi
diavolo lo aveva scoperto?
Uno ad uno, i volti
sconvolti e confusi di Bulma, del dottor Brief, di Kibith e di Kaioshin
il Superiore videro poggiarsi su di essi gli occhi severi e
inespressivi del guerriero più potente che l'universo avesse mai
conosciuto. Era uno sguardo di accusa quello che il saiyan stava
rivolgendo loro: l'innaturale genialità della moglie di Vegeta e
del padre di lei avevano di nuovo vinto contro la forza bruta;
perché... sì, lui era l'essere più forte e temuto
dell'universo, ma quei due con la loro acutezza avrebbero potuto farlo
sparire per sempre.
Avrebbero potuto, certo, ma
non era detto che Vegeku avrebbe accettato di farglielo fare. La
consapevolezza di essere ancora padrone del proprio destino lo fece
impercettibilmente sorridere, e il senso di sfida racchiuso nella sua
espressione non poté non provocare un brivido di gelo sulla
pelle di Bulma.
______________________
Angolo dell'autrice: doveva
essere l'ultimo, lo so, ma avrei finito con lo scrivere un papiro! Mi
sembrava già abbastanza lungo, e comunque, arrivati a più
di trenta capitoli, uno in più o uno meno non avrebbe fatto
ulcuna differenza. So di avervi lasciati in sospeso, ma l'epilogo della
storia non poteva proprio essere sbrigativo! Spero mi perdoniate *.*
Un bacione, e grazie di cuore a tutti!
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Capitolo 32 *** Conclusione - parte seconda ***
conclusione, parte seconda
Questo
capitolo è davvero l'ultimo. Stavolta ci siamo! Anche se ci ho
messo parecchio tempo per scriverlo (perdonatemi, ma in questa sessione
ho dato ben sei esami!), spero che il risultato sia all'altezza delle
vostre aspettative. Buona lettura!
Per quanto
sembrasse difficile e in parte pericoloso cercare di parlare a quel
saiyan, qualcuno avrebbe dovuto pur farlo. Il silenzio inquietante che
aleggiava sulla dimora di Dende, reso ancor più acuto e
terribile dal freddo della notte che ormai iniziava a farsi sentire, si
ingigantiva sempre di più, lasciando tra i presenti lo strazio
di non saper affrontare la situazione.
Iniziarono a guardarsi l'un l'altro lanciandosi occhiate furtive e
veloci. Qualcuno avrebbe dovuto muoversi, agire, prendere quanto meno
la parola.
Vegeku non sembrava intenzionato a parlare per primo, né
tantomeno a muovere un passo dalla propria posizione. Sembrava non
avesse nemmeno voglia di affrontare un discorso, o, comunque, pareva
ben poco intenzionato a tirar fuori quell' argomento.
Di colpo, Crilin si sentì afferrare per la maglia e strattonare da qualcuno verso l'interno del palazzo.
Si voltò di scatto, una volta raggiunta la porta d'ingresso
della Stanza dello spirito e del tempo; poi rivolse un'occhiata
minacciosa all'intrepido dio che l'aveva trascinato fin lì.
«Ma si può sapere che le prende, gran maestro Re kaio?
Pensa forse di darsela a gambe proprio ora?» proferì il
terrestre con tono piuttosto infastidito.
«Ma no, certo che no,» rispose prontamente il vecchio, intimando al terrestre di abbassare la voce «il problema, ragazzo, è che quel saiyan mi pare piuttosto... nervoso.»
Crilin diede uno scossone alle spalle e si liberò dalla
presa dell'anziana divinità. Si sedette a terra, incrociò
braccia e gambe e socchiuse gli occhi, quasi fosse caduto in una
profonda meditazione. Non era solito, lui, preoccuparsi più di
tanto del comportamento dei saiyan, o, perlomeno, non lo era più
da quando si era finalmente convinto che quegli esseri non
costituissero più un pericolo. La consapevolezza di aver fatto
un buco nell'acqua, di aver azzardato un pronostico scontato ma per
nulla veritiero, era piombata sulla sua testa come un fulmine a ciel
sereno, smorzando quel poco di fiducia in sé stesso che il
giovane terrestre aveva faticosamente conquistato nel corso di
lunghissimi anni.
Anche lui aveva notato qualcosa di preoccupante nel volto del saiyan, e
anche lui, proprio come il gran maestro Re Kaio, era preoccupato per le
possibili reazioni del guerriero. Vegeku aveva sicuramente percepito la
presenza di Kibith e Kaioshin e questo, secondo l'interpretazione di
Crilin, poteva aver spinto il saiyan a considerare Bulma, suo padre e
Bu come delle minacce alla sua incolumità.
«Ehi, ha perso la lingua?»
Crilin alzò lo sguardo verso il dio, mostrandosi infastidito e accigliato.
«No,
maestro. Semplicemente, sto cercando di riflettere!»
sibilò il terrestre, mantenendo il più basso possibile il
tono di voce.
Il dio non si scompose. Rimase a fissare l'uomo davanti a sé con
ansia e speranza, senza sapere esattamente cosa aspettarsi da lui. Lo
aveva trascinato lì per istinto; sapeva che un tempo lui e Goku
erano molto legati e aveva intuito quanto quel giovane dall'aspetto
buffo e fanciullesco avesse un temperamento forte e deciso.
Nutriva profonda fiducia in lui, sebbene non lo conoscesse quasi per
niente, e, tutto sommato, non pensava che qualcun altro, oltre a lui,
avrebbe potuto in qualche modo sperare di parlare civilmente con il
saiyan. Erano tutti troppo intimori, ubriachi o arrabbiati per avviare
una conversazione, e Vegeku non sembrava proprio dell'umore adatto per
intraprendere dialoghi sopra le righe.
In parte, il dio aveva anche intuito da dove provenisse tutto il
disagio covato dal guerriero: quel saiyan aveva una sua anima, un suo
cervello e un suo stile di vita, e la scoperta che Bulma e suo padre
avevano fatto circa il potere di Bu di sciogliere le fusioni eterne
aveva sicuramente messo in pericolo la sua incolumità,
più quanto avrebbe potuto fare un qualsiasi altro mostro in giro
per l'Universo.
«Prova a parlargli» suggerì la divinità al ragazzo ancora seduto a terra.
«Potrebbe non servire a niente, questo lo sa anche lei» rispose Crilin con tono afflitto.
«Male che va, moriamo tutti!»
«Mi
permetta di correggerla, male che va, muoio io! Ma... la cosa non
avrebbe poi tanta importanza. Forse ha ragione lei: magari io sarei il
primo, ma voi fareste la mia stessa fine» sussurrò in
tono amareggiato. «Ah,
se solo fossi sicuro che Goku e Vegeta potessero ascoltarmi! Se solo ci
fosse un minimo di possibilità, io...»
«Non
ci sperare. Hai sentito cosa hanno detto Kibith e Kaioshin? Loro non
avevano alcuna influenza sulla mente di Kibithoshin. Non c'è
alternativa, ragazzo, devi sperare che sia Vegeku ad ascoltarti, e non
altri!»
Il gran maestro Re Kaio parlava come se fosse ormai scontato il fatto
che toccasse a lui tentare di rabbonire il saiyan. Crilin era afflitto
dallo sconforto e da un velo di malinconia. In parte aveva anche
paura, ma tutto sommato quella non rappresentava un ostacolo poi tanto
insormontabile. Certo, il fatto che per la prima volta si trovasse a
temere un essere che in teoria avrebbe dovuto considerare un amico lo
metteva in crisi più di un qualsiasi altro demone o mostro. Lui
aveva sempre avuto fiducia in Vegeku, e tutto sommato continuava a non
essere convinto poi tanto che il guerriero fosse davvero pazzo. Se lo
fosse stato, avrebbe già distrutto l'universo da un pezzo.
«Be', se proprio non c'è alternativa, proverò a parl...»
Il discorso, inaspettatamente, fu interrotto da una forte esplosione.
Chichi e suo padre erano riusciti ad arrivare a destinazione prima del
previsto. Sembrava quasi che a guidare l'elicottero non fosse un
normale essere umano, ma piuttosto un essere demoniaco invaso da una
furia cieca. In realtà, il povero vecchio Gyuma aveva una paura
terribile di sua figlia, e vederla nervosa in quel modo non aveva fatto
altro che convincerlo ad accelerare il più possibile, sforzando
oltre i limiti il suo velivolo.
Per questo non aveva retto.
A malapena i due intrepidi terrestri erano riusciti a scendere
dall'elicottero, quando il loro mezzo di trasporto esplose sotto gli
occhi terrorizzati dei presenti.
Eppure, l'intrepida Chichi sembrava non aver dato affatto peso a
quell'incidente. Nella sua testa frullavano tanti di quei pensieri che
la distruzione di uno stupido elicottero poteva passare senza alcun
problema in secodo piano.
Goten, spaventato per quanto accaduto, si avvicinò
immediatamente a sua madre, cercando di capire se stesse bene. Solo
allora la donna si rese conto di quanto fosse davvero affollato in quel
momento il palazzo del Supremo. A quanto ne sapeva lei, infatti, Goten
e Trunks dovevano essere in giro per i boschi a caccia di dinosauri.
Cosa ci facevano anche loro lì? Perché nessuno l'aveva
avvertita di cosa stesse succedendo? E cosa stava succedendo realmente?
Ci mise un attimo a individuare il volto che cercava tra i tanti
intorno a lei. Corse in un lampo da Gohan, gli si avvicinò e gli
strinse il viso tra le mani. Sembrava stesse bene. Che ci fosse di
nuovo lo zampino dei senzu?
«Mamma, cerca di calmarti. Va tutto bene.»
«Hai
anche il coraggio di dirmi che è tutto ok? Oh, cavolo, Gohan! Si
può sapere che diavolo ci fai qui? Anzi, che diavolo ci fate
tutti quanti qui?»
Di nuovo, la donna prese a guardarsi intorno. Oltre ai suoi figli e a
quell'essere fuori controllo di Vegeku c'erano anche Bulma e i suoi
genitori, una serie di divinità che conosceva appena, mister
Satan e Bu e...
«Kaioshin?! Lei... lei che diavolo ci fa qui? Non era unito a...»
Le parole le morirono in bocca. Chichi non ebbe più la forza di
parlare quando si sentì toccare una spalla e voltandosi scorse
il viso rude ma rassicuramente di Kibith. Si sentì svenire;
credette di aver perso i sensi chissà quanto tempo prima e di
essere immersa in un sogno meraviglioso. Non sapeva come, né
quando, né tantomeno il perché, ma qualcuno doveva aver
trovato il modo di annullare la terribile magia che teneva uniti in un
solo corpo le due divinità.
Si girò di nuovo verso Gohan, stavolta lasciandosi andare a un
pianto liberatorio. Abbracciò suo figlio, stringendolo a
sé come non faceva da quando era ancora un bambino.
Improvvisamente, tutto ciò che doveva essere accaduto prima, in
quella incredibile e terribile giornata, aveva perso completamente
importanza. Finalmente, Chichi era tornata a sperare; finalmente c'era
di nuovo la possibilità per lei di riabbracciare suo
marito.
«Mi
spiace interrompere questo momento di felicità, Chichi, ma vista
la tua reazione temo proprio che tu non abbia preso in considerazione
un dettaglio fondamentale.»
Bulma non aveva mai amato il ruolo del guastafeste, ma stavolta era
toccato proprio a lei ridestare la moglie di Goku da quello che poteva
rivelarsi solo un patetico sogno a occhi aperti. Entrambe le donne
nutrivano, nel profondo dei loro cuori, le stesse medesime speranze:
desideravano con tutte sé stesse che i loro compagni tornassero
indietro e si lasciassero difinitivamente alle spalle la brutta storia
che li aveva coinvolti. Ma Bulma aveva sicuramente avuto modo di
conoscere Vegeku più in profondità: aveva avuto l'ardire
di sfidarlo, aveva tentato di ammansirlo come aveva fatto a suo tempo
con Vegeta; ma i risultati erano stati quanto mai pessimi, e per
poco
non ci aveva rimesso persino la pelle.
«Cosa
vuoi dire, Bulma? C'è qualcosa che non va, per caso? Mi sembra
tutto molto chiaro: la fusione di Kibithoshin è stata sciolta,
dunque...»
«Dunque bisogna sperare che Vegeku accetti di fare altrettanto.»
«E
perché non dovrebbe, scusa? Goku e Vegeta desiderano senz'altro
tornare indietro! Lo so, è così! Loro farebbero di tutto
per...»
Avrebbe voluto continuare a parlare, ma il silenzio imbarazzante calato
intorno a lei la fece desistere. Di nuovo, Bulma sembrò sul
punto di prendere la parola, ma qualcuno fu più rapido e deciso
di lei.
Nessuno aveva notato la momentanea assenza di Crilin, né
tantomeno qualcuno si era preoccupato di andarlo a cercare. Vegeku
aveva monopolizzato su di sé l'attenzione di tutti, e solo il
brusco arrivo di Chichi aveva in qualche modo distolto la loro
attenzione dal saiyan. Ma Crilin non era certo una persona qualunque, e
la sua assenza e presenza avrebbero potuto senza dubbio dare una svolta
agli eventi.
«Ci proverò io, Chichi» sussurrò il terrestre con poca convinzione. «Proverò
a parlare a Vegeku. Però non assicuro niente a nessuno. Non lo
conosco affatto bene, ma ho il timore che potrebbere essere un'impresa
disperata.»
Crilin si voltò verso Vegeku, che da un po' di tempo lo stava
osservando. Non gli piaceva affatto la sua espressione: sembrava
impassibile, totalmente indifferente a ciò che stava succedendo.
Se al momento della sua comparsa sembrava che il volto del saiyan fosse
contratto in una smorfia di irritazione, ora quel volto pareva
totalmente inespressivo, inquietante.
Non aveva idea del perché in quel momento si sentisse tanto in
colpa. Non gli era mai capitato di dover chiedere a qualcuno di sparire
per far tornare qualcun altro. Era poi così vero che Vegeku
meritasse di scomparire? Era davvero così pericoloso come la
maggior parte dei suoi amici riteneva? Anche se, a malincuore, aveva
dovuto rispondere a sé stesso con due sì,
non era poi così convinto che spettasse a lui o a chiunque altro
il compito di decidere dell'esistenza di un'altra persona. In fondo,
Goku e Vegeta avevano deliberatamente scelto di unirsi in un solo
corpo, senza costrizione alcuna. Che colpa poteva averne Vegeku?
Nessuna, certo. Ma era pur vero che, per quanto la decisione dei due
saiyan fosse stata ben ponderata, sicuramente non avevano previsto
l'arrivo di un essere dalla potenza tale da poter costituire una nuova
minaccia.
Camminando a passo lento, distratto da tali pensieri, Crilin
andò a sbattere contro Vegeku. Per un attimo ebbe la tentazione
di lasciar perdere, di far sì che fosse una delle
divinità a occuparsi del saiyan; poi si rese conto che Bulma e
Chichi contavano su di lui e che, forse, poteva davvero essere l'unica
persona in grado di conversare civilmente col tanto temuto guerriero.
Tirò un sospiro di rassegnazione. Ormai era in ballo, e non poteva più tirarsi indietro.
«Ascoltami,
Vegeku. So che non ho alcun diritto di dirti certe cose, ma... be',
insomma, è inutile girarci attorno.»
«Inutile e controproducente, Crilin. Perché perdere altro tempo? Parla, avanti!»
Decisamente troppo tranquillo. Il tono di voce del saiyan era talmente
pacato da incutere terrore. Crilin non aveva mai provato una sensazone
del genere ascoltando la voce di un altro guerriero di quella razza, e
neppure il modo di parlare dei vecchi nemici con cui aveva già
avuto a che fare lo avevano fatto tremare a tal punto. Non c'era
dubbio: quel saiyan era senz'altro l'essere più temibile che
avesse mai conosciuto. Iniziò a rivalutare le parole di Jirobay
che, seppur proferite in maniera un po' troppo colorita, tutto sommato
non si erano allontanate poi tanto dal vero. Eppure quel saiyan non
aveva detto niente di particolarmente inquietante. Possibile che il
solo udire la sua voce e lo stare al suo cospetto gli mettessero tanta
inquietudine in corpo?
Intanto, un'altra persona li aveva raggiunti.
Si sorprese non poco Crilin nel constatare che costui fosse mister
Satan. Sgranò gli occhi dalla sorpresa, mentre Videl, da lontano
cercava disperatamente di richiamarlo indietro.
«Senti,
io... io tanto tempo fa ho avuto il piacere di conoscere i due saiyan
che ti hanno creato» farfugliò il campione del mondo con
tono un po' impacciato. «Devo
ammettere che Vegeta era un soggetto un po' particolare e che magari
non era proprio un essere innoquo, ma comunque anche lui, come Goku, ha
fatto di tutto pur di salvare questo pianeta. Lo so, troppe volte mi
sono preso dei meriti che non erano i miei, e forse fare la ramanzina a
te è quanto di più sbagliato e patetico io possa fare,
però... però, guarda in faccia tutte queste persone. Non
credi che abbiano già sofferto abbastanza? Non ti rendi conto
che grazie all'aiuto di Bu smettereste di soffrire tutti quanti?»
Mister Satan non ebbe risposta. Nonostante l'enorme sorpresa che le sue
parole avevano destato in tutti i presenti, pareva che però su
Vegeku non avessero sortito l'effetto sperato.
Il saiyan aveva scosso la testa, quasi a voler rimuovere a forza dal
proprio cervello il discorso appena ascoltato, poi si era voltato
dall'altra parte e aveva preso a camminare verso l'estremità
della piattaforma.
«Be', io ci ho provato.»
Il volto afflitto di mister Satan lasciava trapelare amarezza e
delusione. Per la prima volta in vita sua aveva tentato davvero di
contribuire concretamente alla salvezza del mondo, eppure il suo sforzo
era caduto nel vuoto, morto e sepolto sotto la corazza di muscoli di
Vegeku.
Intanto, tutt'intorno sembrava che i presenti avessero ripreso
vita. La sbornia era ormai passata, e tutti parevano aver recuperato
quel briciolo di lucidità necessario per mettere in moto il
cervello.
Muten stava seduto a terra, le braccia incrociate e il volto crucciato.
Il buio della notte che ormai imperava sul palazzo del Supremo sembrava
non riuscire a nascondere le espressioni preoccupate che il vecchio
maestro si lasciava di tanto in tanto sfuggire.
C18 sembrava ormai spazientita. Tutta quella storia l'aveva sempre
preoccupata molto, fin dall'inizio, ma la possibilità che
davvero l'unico a poter risolvere il problema di Vegeku fosse Vegeku
stesso l'aveva fatta sentire per la prima volta davvero impotente. Cosa
diavolo avrebbe potuto fare lei per aiutare quelle persone che tanti
anni prima avevano deciso di darle fiducia, nonostante le sue
malefatte? Il solo pensare che un tempo lei era molto più
potente sia di Goku che di Vegeta le aveva scatenato un risata
isterica, soffocata soltanto dall'assurdità della situazione in
cui ora si trovava. Eppure pareva davvero che non ci fosse soluzione:
né lei né nessun altro avrebbero potuto in qualche modo
interferire sulla scelta di Vegeku.
Certo, nessuno oltre a lei, fino a quel momento, pareva aver preso in
considerazione il fatto che in realtà il saiyan non si fosse
ancora espresso. C18 ci aveva pensato fin dal momento in cui il
guerriero si era chiuso in un esasperante mutismo. Forse aveva davvero
deciso di prendere in considerazione l'ipotesi di affidarsi a Bu? O
magari si stava solamente bleffando delle loro sciocche speranze?
Intanto, anche Dende si decise a parlare. Sebbene da diversi anni il
giovane namecciano fosse stato nominato Supremo, il ragazzo aveva
sempre avuto la sensazione di non aver mai avuto un ruolo determinante
per la salvaguardia del pianeta. A parte la gestione delle Sfere del
Drago, che comunque si erano sempre rivelate di fondamentale iportanza
per la salvaguardia delle specie viventi, Dende aveva sempre dovuto
delegare il compito di difendere la Terra dalle più svariate
minacce a Goku e compagni, senza poter mai davvero intervenire in modo
decisivo. Non che questo gli avesse mai provocato un complesso
d'inferiorità, però era anche vero che in fondo lui aveva
delle grandissime responsabilità nei confronti del pianeta che
era stato chiamato a sorvegliare, e tuttavia non aveva mai avuto
l'occasione di fare quel qualcosa in più che gli permettesse di
sentirsi davvero utile. Quella, in fondo, poteva essere l'occasione
giusta. Cosa avrebbe potuto fare di più se non prodigarsi
affinché i veri, grandi eroi della Terra tornassero a proteggere
gli esseri umani? Sentiva che quello era il suo dovere e, a costo di
rischiare la vita, avebbe dovuto tentare il tutto per tutto pur di
convincere Vegeku a fare un passo indietro.
«Vegeku,
non ti stiamo chiedendo di scomparire nel nulla. Una parte di te
tornerebbe a esistere in Goku e Vegeta. Loro sono te, capisci?»
«Oh,
andiamo, Dende. Credi che non sappia come stanno davvero le cose? Se
quei due fossero in qualche modo ancora presenti, credi che esiterei
così tanto a entrare nel corpo di Bu? La verità è
che tutto sommato la cosa mi è completamente indifferente. Non
mi interessa niente se voi rivolete indietro i vostri beniamini,
né tantomeno mi pare di avere qualcosa a che fare con loro. Io
non sono Goku e Vegeta, è questo che dovete mettervi in
testa!»
«E allora che diavolo hai intenzione di fare, eh?»
L'intervento inaspettato di C18 pareva aver di nuovo ridestato gli
animi assopiti dei presenti. Anche lei si era avvicinata a Vegeku,
forse più del dovuto, superando persino suo marito. Ora era
faccia a faccia col guerriero, sul ciglio dellla piattaforma del
palazzo. Non era mai stata una vigliacca e nessuno l'aveva mai
considerata tale.
«Ehi, ma che ti salta in men...»
«Taci, Crilin.»
C18 sosteneva con fermezza lo sguardo del guerriero più potente
dell'universo con assoluta caparbietà. Sapeva di doverlo temere
più di un qualunque altro avversario con cui avesse avuto a che
fare in precedenza, ma in fondo lei era una che aveva fatto del rischio
il suo pane quotidiano. Aveva già conosciuto la morte per mano
di Majin Bu e sapeva che, male che fosse andata, al massimo sarebbe
tornata a bighellonare in Paradiso. Perché diavolo, dunque,
avrebbe dovuto stare zitta? Perché mai non avrebbe dovuto
affrontare a viso aperto quel saiyan?
«Ti
sfido, Vegeku. Ti sfido a farci fuori tutti quanti! Fallo, se ne hai
davvero il coraggio. E se non ce l'hai, abbi il buonsenso di entrare
nel corpo di Bu e di restituirci Goku e Vegeta. Perché, per
quanto tu possa essere folle e pericoloso, credo che già avresti
distrutto l'universo se davvero in te non fosse sopravvissuto un
barlume della coscienza di quei due guerrieri.»
Il silenzio che seguì le parole di C18 sapeva di terrore e di
speranza, di gioia e di dolore. Nessuno, fino a quel momento, aveva
avuto l'ardire di prendere la situazione di petto come aveva fatto la
bionda guerriera. Eppure, quel discorso proferito con tanta fermazza e
coraggio aveva in qualche modo ridestato un po' tutti.
Muten si era alzato dalla sua postazione per raggiungere la donna e il
saiyan. Non aveva molto da aggiungere a quelle intense parole, ma
sentiva il dovere di dire la sua, di appoggiare concretamente la bella
guerriera contro il potente eroe che aveva sconfitto Majin Bu.
«La
penso come lei, Vegeku. Io sono pronto. Se hai davvero intenzione di
non tornare sui tuoi passi, comincia a far fuori me.»
«E
anche me. Sono stanco di tutta questa storia. Il mio compito è
vegliare sulle sorti di questo pianeta, e con te in circolazione mi
è impossibile farlo» proferì Dende, anch'egli
incoraggiato dal discorso di C18. «Fatti
un esame di coscienza, accidenti! Sei proprio certo che sia questo
quello che vuoi? Cosa farai dopo che ci avrai eliminati tutti, o che
comunque avrai deciso di andartene via? Sei stato creato da Goku e
Vegeta! Non è possibile che siano morti del tutto in te... Deve
esserci qualche cosa che ti riporti a loro!»
Per la prima volta sembrò che il saiyan si degnasse davvero di
ascoltare i suoi interlocutori. Tutti ebbero la sensazione che qualcosa
si fosse smosso nell'animo imperturbabile del guerriero più
potente dell'universo. Una lieve speranza si accese tra i presenti,
incoraggiati dalla fermezza di C18 prima e di Muten e Dende poi. Nel
giro di qualche secondo, terrestri, divinità e giovani saiyan si
portarono vicini al guerriero. Nessuno, ormai, aveva più paura
di rimetterci la pelle. A cosa sarebbe servito vivere se sulle loro
teste sarebbe poi dovuta gravare la minaccia di un guerriero
incontrollabile? Tanto valeva farla finita subito; tanto valeva sfidarlo, come aveva fatto poco prima C18.
***
Dall'alto della sua postazione, Re Kaio riusciva a guardare
tutto ciò che accadeva sotto di lui. Poco importava che Bubble
continuasse, di tanto in tanto, a piazzarsi davanti a lui e a coprirgli
la visuale. Quel poco che gli interessava scorgere era lì, sotto
i suoi occhi, che si palesava con estrema semplicità.
Accadeva spesso, durante le eterne giornate che si trascinavano sempre
uguali nel regno dell'Aldilà, che l'aureola che aveva sulla
testa gli dolesse più del solito. Eppure, la prima volta che era
passato a miglior vita per mano di Cell non aveva provato la stessa
sensazione. Che la morte definitiva avesse un "peso" diverso? Che la
possibilità di non poter più davvero tornare indietro si
palesasse attraverso il peso dell'aureola?
Erano passati almeno cento anni da quando c'era stata la terribile
esplosione che lo aveva portato di nuovo alla morte. Ogni tanto gli
capitava di ripensare a quel momento, e quando lo faceva, si voltava a
sbirciare tra i meandri del Paradiso alla ricerca dei terrestri che
tanto aveva stimato e protetto.
Goku non cambiava mai. Quel suo sguardo da eterno bambinone un po'
sciocchino era ormai il suo marchio distintivo. Tutti i beati avevano
imparato ad affidarsi a lui per le cose più frivole e tutti gli
volevano un gran bene. Sua moglie e i suoi figli erano sempre accanto a
lui, anche se spesso Chichi non si esimeva dal fargli una delle sue
terribili sfuriate.
L'ultimo torneo delle quattro galassie organizzato dal Gran Maestro Re
Kaio aveva visto come vincitore il piccolo Trunks, rimasto bambino
proprio come Goten. La morte aveva strappato loro l'adolescenza e
l'età adulta, ma se non altro aveva preservato intatti i loro
cuori fanciulleschi.
Bu e mister Satan riuscivano a dare spettacolo persino nell'altro
regno. Era incredibile come quei due si fossero accaparrati tanti
ammiratori! Sebbene ormai tutti i terrestri passati a miglior vita
fossero a conoscenza del fatto che non fosse stato mister Satan a
sconfiggere Cell, la vicinanza con Bu e la simpatia involontaria del
sedicente guerriero avevano spinto tante anime beate a seguirlo e a
riverirlo quasi fosse davvero un eroe. In fondo, non costava niente a
nessuno credere che fosse davvero così: quello era il Paradiso e
tutto ciò che aveva il fascino della simpatia e della
cordialità aveva sulle anime buone una forte attrattiva.
Gohan e Videl erano sempre in giro per il serpentone. La ragazza aveva
deciso di seguire le orme dei guerrieri che l'avevano preceduta,
perciò aveva voluto farsi addestrare da Re Kaio. In
realtà, aveva completato l'allenamento da più di mezzo
secolo, ma Re Enma le aveva comunque dato il permesso di andare a
trovare, di tanto in tanto, il suo vecchio maestro.
Tutti gli amici di Goku avevano finalmente trovato la pace che tanto
avevano agognato. L'eterna primavera che imperava in Paradiso aveva
fatto sì che tutti, a poco a poco, dimenticassero il rancore che
dapprima li aveva accompagnati verso un'altra morte. Non aveva
più importanza il perché Vegeku alla fine avesse
accettato quella terribile sfida e avesse fatto saltare in aria il
pianeta: ci aveva rimesso la pelle anche lui in quella esplosione, e la
morte del suo corpo aveva finalmente sciolto il legame che teneva unite
le anime di Goku e Vegeta.
Già, Vegeta.
Re Kaio aveva tentato il tutto per tutto pur di convincere Re Enma a
salvare la sua anima e a mandarlo in Paradiso. Certo, nel corso della
sua vita aveva sterminato popoli, ucciso innocenti, inseguito sogni di
gloria per nulla consoni allo spirito paradisiaco. Ma era pur sempre
cambiato in meglio, alla fine. Peccato che quella fine fosse giunta, secondo Enma, davvero troppo tardi.
La condanna agli inferi di Vegeta fu un fulmine a ciel sereno per
tutti, tranne per Bulma, che fin da quando aveva accettato di vivere a
fianco del principe dei saiyan aveva messo in conto una
eventualità del genere. Nemmeno le buone parole di Goku e dei
suoi amici fecero desistere il supremo giudice dell'altro Regno, che,
forte dell'appoggio dei Kaioshin, aveva alla fine codannato all'inferno
l'anima di Vegeta.
Pensando alla triste sorte del principe dei saiyan, Re Kaio
allontanò lo sguardo dall'atmosfera celeste del Paradiso per
portarlo verso il Regno degli inferi. Era incredibile come l'arrivo di
quel guerriero avesse reso in qualche modo più facile la
gestione dell'Inferno. Senza dubbio, Vegeta era l'essere più
temuto che avesse mai messo piede in quel luogo. Persino quello che un
tempo fu il Re dei saiyan sembrava finalmente portare verso il figlio
un rispetto mai pienamente dimostrato in vita.
Ma a Vegeta, ormai, non importava nulla del potere: non c'era niente in
quel luogo funesto che davvero potesse fargli tornare la voglia di
essere di nuovo un guerriero sanguinario.
Il principe era lì, sulla riva del lago di sangue che ascoltava
in silenzio le urla di alcuni dannati che lottavano tra loro. Non aveva
né la forza né la voglia di parlare, ma le sue mani
strette a pugno, sembravano voler in qualche modo ribellarsi a quella
punizione forse un po' troppo dura. Bulma era lì, accanto a lui.
Re Enma le aveva concesso il permeso di andarlo a trovare di tanto
in tanto. In fondo, quella donna era l'unica persona che fosse riuscita
a tirar fuori davvero qualcosa di buono dall'animo di quel principe
spietato, e sarebbe stato un peccato se quel qualcosa si fosse disperso
definitivamente tra i roghi infernali.
«Sai, Bulma, in fondo l'Inferno
non è poi così male come sembra.» disse Vegeta
tentando il più possibile di nascondere il velo di malinconia
che si era steso sul suo viso ancora duro e attraente.
«Già, lo penso anch'io. Sarebbe stata decisamente peggiore una vita intera senza di te.»
FINE
________________________
Angolo dell'autrice: ovviamente,
la prima cosa che devo fare è ringraziare tutti voi che con
estrema pazienza mi avete supportata durante la stesura di questa
storia. So di averci messo parecchio tempo prima di concluderla, ma,
davvero, gli impegni sono stati tanti e il tempo era sempre poco.
Prima di chiudere, voglio precisare un paio di cose: il
personaggio di Vegeku si è evoluto praticamente da solo, senza
che le mie intenzioni iniziali fossero in qualche modo rispettate (come
sempre, si parte da un'idea e poi i personaggi fanno di testa loro!).
Ciò è dipeso probabilmente dalla mia inesperienza, ma
alla fine ho tirato fuori un personaggio enigmatico, difficile,
impossibile da decifrare fino in fondo. Spero che la conclusione della
storia, anche se non proprio lieta, vi abbia aiutato a sciogliere i
diversi dubbi sul personaggio.
Fondamentalmente, e spero si sia capito, non ho mai avuto davvero
l'intenzione di dipingere Vegeku come un mostro, né tantomeno
gli amici di Goku come dei santi. Trovo infatti che il voler pretendere
a tutti i costi la morte di qualcuno pur di far tornare indietro
qualcun altro sia comuque meschino e moralmente discutibile. Il fatto
è che adoro i personaggi sfaccettati, che pur nella loro
apparente bontà/cattiveria abbiano comunque in sé le
contraddizioni tipiche di tutti gli esseri umani.
Spero che la storia vi sia piaciuta (anche se temo che il finale sia
stato per molti davvero "inaspettato") e che continuerete a leggere
anche altre mie storie.
9dolina0
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