L'ammiratore

di londra555
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prima parte ***
Capitolo 2: *** seconda parte ***



Capitolo 1
*** prima parte ***


 

La donna corse a piedi nudi lungo il parquet della sua casa. Spalancò la porta con il suo migliore sorriso e si trovò davanti un giovane con la divisa regolamentare della sua compagnia di spedizioni. Il ragazzo spalancò gli occhi quando si accorse chi fosse la donna che aveva davanti e cominciò a balbettare qualcosa mentre allungava il modulo che doveva farle firmare prima di effettuare la consegna. La donna gli sorrise ancora di più capendo il suo imbarazzo e scarabocchiò un rapido segno.

-Lei... lei è davvero? - provò il fattorino.

-Si, sono io! - sorrise la donna.

-Per me è un onore conoscerla!

Il ragazzo quasi si inginocchiò mentre allungava la mano per consegnarle quello che le aveva portato, la donna scosse leggermente la testa senza perdere il sorriso.

-Dammi del tu... come ti chiami?

-David!

-Bene David, dammi del tu! E hai un cellulare?

Il ragazzo la guardò confuso.

-Si certo ma...

-Facciamo una foto insieme!

Gli occhi di David si spalancarono come piatti e la donna dovette trattenere una risata. Scattarono la foto e poi il giovane fattorino fece un paio di passi indietro.

-Non posso crederci di aver fatto una consegna per Naya Rivera. Glee è uno dei miei telefilm preferiti. E, anche se è finito da un paio d'anni, continuo a guardarlo, ho tutti i blue ray a casa! Santana era il mio secondo personaggio preferito!

-Secondo? - domandò con un sopracciglio sollevato la donna.

-Si dopo Kurt! - David si grattò imbarazzato la nuca, forse era stato un po' troppo sincero – Insomma, sono gay...

-In questo caso sei perdonato!

Il ragazzo le sorrise di nuovo e la salutò mentre si allontanava. Naya chiuse la porta e guardò ciò che le era stato appena consegnato. Una sola rosa rossa. Come tutti gli anni. Da quando aveva iniziato a registrare glee, il giorno del suo compleanno le arrivava sempre un'unica rosa rossa. Senza mittente. E, fino a quel giorno, senza nessun biglietto. Naya fissava il fiore. Dalla prima volta che l'aveva ricevuto l'aveva colpita. Naturalmente non era l'unico omaggio floreale che riceveva per il suo compleanno, ma era senza dubbio il più strano. Per logica sarebbe dovuto sparire in comparazione con gli enormi mazzi di fiori che le venivano recapitati quel giorno, ma, in realtà, era l'unico che aspettava. Suonarono di nuovo alla porta e Naya corse di nuovo ad aprire trovandosi davanti un sorridente Kevin che l'abbracciò mentre contemporaneamente saltava sul posto per farle gli auguri. Erano rimasti grandi amici e vivevano a pochi metri di distanza. Quando la donna riuscì a liberarsi dall'abbraccio si guardò intorno.

-Sei solo? Dov'è il tuo uomo?

-Ha incontrato un fattorino che quando l'ha visto quasi si inginocchia e si mette a piangere, stava dicendo qualcosa sul fatto che questo è il giorno più bello della sua vita!

-Ah, avete incontrato David!

-David? Lo conosci?

-No, naturalmente, mi ha solo consegnato dei fiori! Ma era così carino che ho fatto una foto con lui!

-Ecco anche Chris lo pensa, è rimasto li con lui e stanno facendo un servizio fotografico insieme! Il tuo David non mi sembra così carino, mi ha ignorato!

-Oh andiamo! E' un fan di glee e, a te senza la sedia a rotelle, non ti riconosce nessuno! E poi non essere geloso!

-Simpatica Rivera! Davvero simpatica!

-Vuoi un caffè?

-Si, grazie. Vedo che è arrivata anche quest'anno. - disse il ragazzo indicando la rosa rossa che faceva bella mostra di se nel tavolino dell'ingresso.

-Si. Come ogni anno.

-Cosa dice il biglietto?

-Il biglietto? - domandò stupita Naya.

-Si, non ti sei accorta che c'è un biglietto?

-Aspetta, fammi vedere – la donna afferrò la rosa e si accorse che effettivamente c'era un piccolo biglietto. Incrociò lo sguardo con l'amico che le fece un gesto con le mani per indicarle che l'aprisse.

Non riesco a dimenticarti”.

Quattro semplici parole e nemmeno l'ombra di una firma. Naya passò il biglietto all'amico che lo lesse e sospirò.

-Avevo ragione io. Hai un ammiratore segreto.

Naya scosse la testa. Kevin le ripeteva quella frase ogni anno. Si ricordava ancora distintamente la prima volta che aveva ricevuto quella rosa. Si trovava nel suo camper negli studi di registrazione di glee. Era un momento di pausa e lei era sdraiata sul divanetto con Kevin e parlavano delle successive scene. Naya era così stanca che quasi aveva dimenticato che quello era il giorno del suo compleanno. Poi avevano bussato alla porta e uno dei tuttofare si era presentato con una splendida rosa rossa. Kevin era scoppiato a ridere e le aveva detto che aveva un ammiratore segreto. La ragazza l'aveva guardato male e aveva cercato di torturarlo pensando che si trattasse di qualche scherzo organizzato dai suoi colleghi. Ma così non era. Non aveva mai saputo chi l'avesse mandata. Quando si era conclusa la serie, dopo quattro stagioni, aveva pensato che non l'avrebbe più ricevuta. Invece si era sbagliata. Adesso le arrivava direttamente a casa.

Chris entrò con un sorriso dalla porta che Naya aveva lasciato aperta. Le si buttò tra le braccia sorridendo e consegnandole il suo regalo.

-Pronta per la festa di questa notte? - le domandò mentre si versava un bicchiere d'acqua comportandosi come se fosse casa sua.

-Certo! Ho sentito Lea proprio poco fa, è appena atterrata ci sarà anche lei.

Il ragazzo sorrise poi la sua attenzione fu catturata dalla rosa rossa. Si avvicinò leggendo il biglietto e aggrottando le sopracciglia.

-Anche quest'anno è arrivata puntuale! - sospirò mentre si voltava scambiandosi uno sguardo d'intesa con Kevin – Davvero non hai idea di chi te la manda?

Naya fece una smorfia.

-Ne abbiamo già parlato un milione di volte. No!

Kevin sospirò accorgendosi che l'amica aveva distolto lo sguardo.

-Ma chi vorresti che fosse?

-Che domanda! Non lo so! Non mi interessa!

-Secondo me è da parte di Heather – sbottò Chris guadagnandosi un'occhiata assassina da parte di Kevin e un prolungato silenzio da parte di Naya.

La ragazza chiuse gli occhi pensierosa.

-No, non è lei! -concluse.

-Perché no? Siete state sempre molto unite. Poi dopo quella storia a New York alla fine della seconda serie vi siete allontanate invece di avvicinarvi. E sinceramente io mi chiedo ancora come sia possibile e poi...

-Chris, so cos'è successo. Non ho bisogno del tuo riassunto.

E Naya davvero non aveva bisogno di riassunti perché, ogni notte, prima di addormentarsi non poteva fare a meno di rivivere i suoi tre anni di glee con Heather. La prima serie era stata un sogno ad occhi aperti, Heather era diventata la sua migliore amica e sembrava davvero che fossero state unite dal destino. Non si separavano mai e Naya era sicura di non aver mai sentito un tale affetto per nessuno. Avevano passato anche le poche vacanze estive insieme, cosa che aveva generato un terribile litigio tra la ballerina e il suo fidanzato, Taylor. Poi, forse a causa dello sviluppo dei loro personaggi, anche il loro rapporto si era trasformato. Era diventata una strana amicizia molto fisica. Troppo fisica per non porsi delle domande. Ed ala fine era successo ciò che entrambe aspettavano. A New York, mentre registravano l'episodio delle nazionali. Era ormai la fine della seconda serie e, una sera, Heather l'aveva accompagnata nella sua stanza nell'albergo e si era buttata sul suo letto. Era strana quella sera. Sembrava che cercasse di sfuggire al suo sguardo, quasi come se avesse paura che, attraverso i suoi occhi si potesse leggere quello che sentiva. Naya si era avvicinata quasi con timore e si era lasciata cadere al suo fianco, in silenzio. Con la coda dell'occhio guardava l'amica che manteneva lo sguardo fisso verso la grande vetrata. Non se la sentiva di parlare, preferiva aspettare che fosse l'altra a spiegarle cosa le stesse succedendo. Perciò, quando improvvisamente la ballerina si voltò verso di lei e la baciò senza darle modo di reagire in nessun modo se non rispondendo con trasporto a quel bacio che aveva sognato per tanto tempo, quello che avvenne dopo fu la naturale conseguenza di due anni di continuo avvicinarsi.

La mattina dopo Naya si svegliò coperta solo da un lenzuolo e soprattutto sola. Si sentì abbandonata e impaurita. Aveva paura di averla persa, aveva paura che si fosse pentita, aveva paura di tante cose. Si precipitò nella camera di Heather e la trovò seduta a gambe incrociate che guardava fuori dalla finestra. Non si voltò quando Naya entrò nella stanza. E Naya si fece prendere dal panico. Non sapeva cosa le stesse passando nella testa, non sapeva cosa l'avesse spinta a baciarla la notte precedente e non sapeva cosa dovesse dirle per non farla scappare. Sapeva solo che l'idea di perderla non poteva nemmeno essere contemplata. Non poteva immaginare di vivere senza averla al suo fianco, in un modo o nell'altro. Le sarebbe bastato non perdere la sua amicizia anche se quello che aveva provato la notte prima passando le sue mani su quella pelle candida non poteva certo essere ignorato.

Allora le si avvicinò piano sentendola sobbalzare quando le accarezzò il braccio. E, invece di dirle quello che avrebbe voluto davvero, si limitò a scherzare e a descrivere la notte prima come una semplice serata di divertimento. In fondo Heather era fidanzata. E stava con Taylor da una vita. Probabilmente si era già pentita di quello che aveva fatto.

Quello fu il punto di inflessione. Da quel momento cambiò tutto.

Heather sembrava sempre la stessa ma, ogni secondo che passava, si allontanava sempre più. Da lei e dagli altri membri del cast. Naya provò, con una mossa disperata, a cercare di ingelosirla frequentando per alcuni, orribili, mesi Matt. Heather era sempre più insofferente e arrivò a litigare con i produttori del telefilm e, alla fine della terza serie semplicemente non rinnovò il contratto per la quarta. Naya provò a parlarle ma senza successo. Semplicemente spiegò che aveva altri progetti.

E poi sparì.

Non aveva più tempo per lei, non aveva più tempo per i suoi vecchi colleghi del cast. E lasciò tutto per dedicarsi all'insegnamento in una famosa scuola di danza di Los Angeles. Non la vedeva da ormai due anni. Sapeva poco di lei, solo che alla fine aveva lasciato Taylor dopo pochi mesi di convivenza.

-Naya? Pianeta terra chiama Rivera!

-Si si, Kevin ci sono!

-“Non riesco a dimenticarti”, Naya! Chi altri può essere? - disse Chris che non aveva intenzione di mollare la presa.

-Non so, uno stalker? - domandò ironica la ragazza.

-Quella rosa ti arriva dal primo anno di glee! Guarda caso da quando conosci Heather! - insistette Kevin.

-E allora? Non vuol dire niente!

-Si, si che vuol dire! Voi due eravate destinate a stare insieme! E dopo New York è quello che sarebbe dovuto succedere se tu non ti fossi comportata da idiota! - sbuffò Chris.

-Certo! Il destino! - scoppiò a ridere Naya.

-Si continua a negare anche l'evidenza! Immagino che è perché l'hai dimenticata che la metà delle volte che bevi troppo finisci a letto con una ragazza bionda e con gli occhi azzurri, vero?

Naya spalancò la bocca indignata e puntò un dito contro Chris che la guardava con aria di sfida.

-Come ti permetti? - domandò infastidita.

-Vuoi dire che non è vero? - la incalzò Chris.

-Si ma è solo la metà delle volte! Non mi sembra tanto è solo una coincidenza!

-Naya l'altra metà non finisci a casa di una sconosciuta bionda solo perché io e Kevin te lo impediamo!

La ragazza sbuffò infastidita.

-Va bene, va bene! Ho capito! Le ho mandato l'invito alla festa – borbottò.

I due ragazzi sorrisero. Se il destino fosse stato dalla loro parte quella sera si sarebbero riviste e le cose sarebbero andate come dovevano.

 

 

 

 

Naya si trascinò verso la porta sperando che, chiunque fosse li fuori avesse una buona ragione per essere li all'alba a suonare il suo campanello. Si massaggiò le tempie cercando di farsi passare il terribile mal di testa che la stava divorando e poi aprì la porta con un sospiro sconsolato.

-Kevin! Che diavolo ci fai qui all'alba?

-Ma quale alba! Sono quasi le tre del pomeriggio! Sei troppo vecchia per bere come hai fatto alla tua festa ieri!

Naya guardò confusa l'orologio dirigendosi in cucina e mangiando qualcosa al volo per poter prendere un paio di pastiglie contro il mal di testa.

-Andiamo, ti concedo mezz'ora, poi arriva Chris a prenderci e usciamo!

-Non ho intenzione di andare da nessuna parte!

-Oh si che lo farai! Abbiamo deciso che andiamo a cercare Heather!

Naya quasi i soffocò con il caffè che stava sorseggiando. Tossì mentre spalancava gli occhi come piatti e contemporaneamente cercava di parlare. Kevin attese pazientemente che passasse la crisi.

-No! - riuscì a urlare alla fine la donna.

-Si!

-Non ci penso nemmeno!

-Invece verrai con noi!

-Perché?

-Perché le devi parlare! Ieri sei quasi saltata addosso a quella povera cameriera!

-Era carina, non ha niente a che fare con Heather!

Kevin la guardò malissimo.

-Certo, per questo quando ti ho accompagnata a casa mi chiedevi, cito testualmente: “perché non mi lasci con Hemo?”

-Non l'ho mai detto!

-Si che l'hai fatto! Vestiti! Dopo esserti fatta una doccia magari!

-Non voglio!

-Smetti di fare i capricci! Devi parlare con lei! E non è una richiesta!

-Siete voi due che mi parlate sempre di destino! Sono due anni che non ci vediamo! L'abbiamo invitata a qualunque festa, sono stata in milioni di locali! Non l'ho mai nemmeno incrociata nemmeno per sbaglio! E se volesse vedermi perché non è venuta alla festa nemmeno ieri?

-A volte il destino ha bisogno di una mano! Andiamo.

 

Naya uscì dall'appartamento con degli enormi occhiali da sole che avrebbero impedito al sole di Los Angeles di penetrare direttamente dentro il suo cervello che ancora non si era ripreso del tutto dalla notte precedente. Si sedette pesantemente nel sedile posteriore senza nemmeno salutare Chris che sollevò gli occhi al cielo infastidito borbottando qualcosa sul fatto che fosse un'ingrata che non apprezzava i loro sforzi. Kevin gli sorrise mentre gli posava una mano sul ginocchio riuscendo, almeno in parte, a calmarlo. Il viaggio verso la scuola di danza fu rapido e silenzioso. A ogni metro Naya sentiva il cuore che batteva sempre più forte. Uscì dalla macchina solo quando Kevin le aprì o sportello e la trascinò fuori promettendole che non si sarebbe mai staccato dal suo fianco.

Entrarono in un ampio atrio e si diressero verso una giovane impiegata che scattò sull'attenti appena li vide e salutò gentilmente.

-Stiamo cercando Heather Morris – disse rapidamente Kevin con il suo sorriso più luminoso.

-Mi dispiace. La signorina Morris, non è qui.

-Non ha lezioni oggi?

-No, la signorina Morris si trova a New York per una serie di lezioni speciali all'Ailey school. Ha avuto un invito per una settimana e, naturalmente, ha accettato. Ma non preoccupatevi perché …

-Grazie mille per l'informazione, adesso scappiamo.

Kevin trascinò fuori una spaesata Naya e la caricò di nuovo in macchina.

-Cos'è successo? - domandò Chris vedendoli arrivare in così poco tempo.

-Il vostro dannato destino non sembra essere d'accordo con voi! - esclamò Naya semi sdraiata sul sedile posteriore.

-Cosa?

-Andiamo all'aeroporto! - esclamò Kevin.

-Cosa? - chiesero, questa volta in coro gli altri due.

-Il destino vuole che vi rivediate a New York! Come fate a non leggere i segnali? - esclamò Kevin con entusiasmo.

-E cosa dovremmo fare all'aeroporto?

-Prendere il primo volo per New York! Fate silenzio che chiamo per prenotare!

 

 

Arrivarono a New York che era notte fonda. Passarono la notte in uno degli hotel della quinta strada sopportando le lamentele di Naya che era stata costretta a partire senza valigia e aveva insistito per comprarne una, e riempirla di vestiti, appena sbarcati. Finalmente, la mattina dopo, fermarono un taxi e si diressero verso la Ailey. Entrarono rapidamente e si trovarono di fronte un giovane in giacca e cravatta che sorrise gentilmente.

-Vorremmo sapere quando possiamo trovare Heather Morris – disse immediatamente Kevin.

-Mi dispiace. La signorina Morris era ospite della nostra scuola sino a ieri.

-Come? - domandò Chris mentre con la coda dell'occhio vedeva Naya che si passava stancamente la mano tra i capelli.

-Si, è stata ospite della nostra scuola per una serie di lezioni speciali ma l'ultima era ieri. E, se posso permettermi un commento poco professionale, la signorina Morris è stata spettacolare. E' una magnifica insegnante.

-E sai dove possiamo trovarla? - domandò di nuovo Chris.

-La signorina Morris è ospite presso l'hotel The Mark, vicino al Central Park. Ma credo che...

-Grazie mille! Non so come ringraziarti.

I tre uscirono infilandosi nel primo taxi libero mentre Naya si lamentava del fatto che evidentemente il destino non era proprio d'accordo con loro. E che forse dovevano arrendersi all'evidenza. I segnali erano inequivocabili. Kevin insistette sul fatto che, solo perché c'erano state un paio di minuscole difficoltà non si potevano arrendere così facilmente. Naya semplicemente gli rivolse un'occhiataccia ma sospirò mentre entravano nella lussuosa hall dell'hotel. Immediatamente si diressero verso un elegantissimo concierge che sorrise amabilmente.

-Stiamo cercando Heather Morris, vorremmo sapere in che abitazione si trova. - disse Kevin.

-Mi spiace signori ma non sono autorizzato a rivelare tali informazioni.

-Si, lo sappiamo! Ma vede, è un'emergenza. Senta, possiamo fare così, noi ci sediamo lì e lei la chiama. Siamo suoi amici.

L'uomo li guardò per un attimo prima di sospirare.

-Si signori, so chi siete. Mi spiace ma non posso dirvi in che abitazione si trova anche perché la signorina Morris ha lasciato l'hotel questa mattina.

-E quando torna? - chiese speranzoso Chris.

-Stamattina ho chiamato un taxi per lei. Doveva portarla all'aeroporto. Credo che sia tornata a Los Angeles.- l'uomo guardò la reazione dei tre che aveva davanti a lui e aggiunse semplicemente - Mi dispiace.

 

 

Quando l'aereo atterrò a Los Angeles nessuno dei tre aveva idea non solo di che ore, ma nemmeno di che giorno fosse. Tra cambio di fuso orario e viaggio l'unica cosa che potevano notare era l'evidenza cioè che era ancora giorno. Kevin non si dava per vinto e insisteva sul fatto che naturalmente il destino stava tramando qualcosa. Chris pensava che forse poteva trovare del sonnifero da versare nel bicchiere del suo ragazzo per cercare di farlo stare zitto e fermo. Naya semplicemente iniziava a credere di avere bisogno di nuovi amici.

Kevin salì sulla macchina che avevano lasciato nel parcheggio dell'aeroporto e mise in moto infilandosi nel traffico, non particolarmente caotico, di quel pomeriggio. All'inizio nessuno parlava poi Naya si riscosse dal torpore rapidamente quando si accorse, guardando fuori dal finestrino, che non si stavano dirigendo verso il loro quartiere.

-Dove stiamo andando? - domandò curiosa.

-Che domande! - rispose con fare ovvio Kevin.

-No! Basta! Portami a casa oppure ti giuro che scendo da questa dannata macchina in corsa e prendo un taxi!

-Ti prego Nay! Un solo ultimo tentativo! - pregò il ragazzo.

-Abbiamo attraversato gli Stati Uniti e non ha funzionato! Voglio solo dormire!

-Ti prometto che, se nemmeno questo funziona, lascio perdere e mi arrendo all'evidenza! - esclamò Kevin.

Naya sbuffò ma era troppo stanca per opporre vera resistenza.

-E credi che sia a casa sua?

-Immagino che sia stanca dopo il viaggio a New York! La troveremo di sicuro!

La ragazza si lasciò cadere di nuovo sul sedile aspettando di arrivare a destinazione. Kevin accostò la macchina e scese andando ad aprire lo sportello per Naya che lo guardò stancamente prima di chiedergli.

-L'ultimo tentativo, me lo prometti?

-Certo! Ma sento che questa è la volta buona!

Il ragazzo aveva un luminoso sorriso mentre l'accompagnava lungo il marciapiede e imboccava il vialetto d'ingresso di quella casa. Il sorriso gli morì sulle labbra appena svoltò l'angolo per accorgersi di un grande cartello in legno di una delle più famose agenzie immobiliari di Los Angeles che faceva bella mostra di se nel prato. Naya si fermò di colpo e sollevò la testa. Quella casa era evidentemente vuota. Le finestre erano chiuse, Heather doveva essersi trasferita.

-Nay, magari se andiamo nell'accademia dove insegna …

Ma la ragazza semplicemente sollevò la mano per farlo smettere di parlare. Kevin chiuse automaticamente la bocca mentre la stanchezza degli ultimi tre giorni sembrava essergli calata tutta insieme sulle spalle. Maledetto destino.

-Solo, per favore, portatemi a casa.

Il ragazzo la seguì verso la macchina e quando si sedette incrociò lo sguardo di Chris che, accortosi dell'atmosfera poco allegra, non fece domande ma semplicemente accese la macchina e si diresse verso casa in completo silenzio.

Fu allora che il cellulare di Naya squillò. La donna lo prese distrattamente e rispose senza nemmeno controllare chi la stesse chiamando.

-Dove sei, Naya?

Naya scattò spalancando gli occhi, riconoscendo immediatamente quella voce.

-Dove sei tu! - rispose attirando l'attenzione dei due ragazzi.

-A casa tua! Volevo farti una sorpresa e invece non ti ho trovata!

-Pensavo che fossi ancora a Parigi! Quando sei tornata?

-Ieri! Ho fatto scalo a New York per prendere Lea e adesso siamo qui!

-Incredibile, anche io, Kevin e Chris eravamo a New York ieri!

-Davvero? Cosa stavate facendo?

-E' una storia lunga Dianna. Ti direi che te la racconto quando ci vediamo ma, sinceramente vorrei solo non pensarci più. - disse lanciando un'occhiata eloquente a Kevin che abbassò la testa.

Il ragazzo doveva ammettere che avevano fatto di tutto ma niente era servito e sicuramente Naya non avrebbe voluto continuare. E forse aveva ragione. Del resto il destino era stato abbastanza chiaro. L'unica cosa che poteva fare era aiutare l'amica a dimenticarla. Si riscosse dai suoi pensieri quando si accorse che Naya aveva salutato Dianna e che si stava rivolgendo a loro.

-Domani cena con Dianna, Lea e Cory. Poi si va nel nuovo locale che ha aperto Mark, non so nemmeno come si chiama!

-Potremmo provare a chiamare anche He …

-No! - Naya bloccò in modo quasi violento la frase di Chris – Vi prego basta! Sono stati tre giorni assurdi e completamente surreali e credo di averne avuto abbastanza. Vi chiedo solo due cose, smettetela di parlarmi di lei e di quanto siamo unite da non so quale magico filo del destino e, soprattutto, domani notte, quando avrò bevuto troppo, impeditemi di finire nel letto di una sconosciuta bionda!

 

 

 

 

 

La prima cosa che vide Naya quella mattina, appena aprì gli occhi, fu il soffitto di quella che, evidentemente, era la sua camera da letto. La prima cosa che sentì fu, invece, uno strepitoso mal di testa che la costrinse a chiudere gli occhi con forza. Ma fu solo quando provò a muoversi che si accorse di avere un problema ben più grave. Aprì di nuovo e lentamente gli occhi per puntarli piano, visto che ogni movimento brusco le procurava una stilettata dritta nel cervello, verso il suo petto. Merda, fu naturalmente il suo primo pensiero coerente di quella mattina. Decise di chiudere gli occhi per cercare di fare mente locale e ricordarsi cosa diavolo fosse successo la notte prima.

Lei sapeva che non sarebbe dovuta andare nel nuovo locale di Mark, di cui continuava ad ignorare il nome, almeno non nello stato psicologico nel quale si trovava e non con amici che avevano una particolare predisposizione per il rum.

Sapeva che, dopo un paio di bicchieri avrebbe iniziato a vedere Heather in praticamente qualunque bionda che le fosse passata accanto. Per questo aveva supplicato a lungo Kevin e Chris perché non la lasciassero sola e le impedissero di fare qualcosa di cui, la mattina dopo, si sarebbe pentita. Di nuovo, in meno di due giorni, si trovò a pensare che, probabilmente, aveva bisogno di nuovi amici, anche considerando il fatto che, quelli vecchi, li avrebbe uccisi lei con le sue mani appena si fosse liberata di chiunque fosse la persona che dormiva placidamente utilizzandola come cuscino.

La cosa più grave di tutta quella situazione era naturalmente il fatto che si trovasse a casa sua. Non le era mai successo. Solitamente si svegliava in letti sconosciuti per accorgersi che, la bionda che le aveva ricordato così tanto la donna che tormentava i suoi sogni, in realtà non poteva nemmeno essere comparata con lei. A quel punto si alzava silenziosamente e si vestiva per tornare a casa e farsi una lunga doccia.

Ma quella volta era diverso. Si trovava a casa sua e avrebbe dovuto fare conversazione con la ragazza perché non le sembrava educato sbatterla fuori a calci dopo quello che era successo la notte prima.

Di nuovo si trovò a pensare al perché Kevin non le avesse impedito di fare quell'ennesimo errore. Poi ebbe un flash della notte prima e spalancò di colpo gli occhi fissando il soffitto bianco ma senza avere il coraggio di abbassare la testa per avere la conferma di quello che sospettava. Si ricordava chiaramente di Dianna che ballava al suo fianco e poi le sussurrava qualcosa all'orecchio facendola rabbrividire. Non ricordava cosa le avesse detto. Abbassò lentamente gli occhi pregando chiunque fosse in ascolto che la ragazza con cui aveva passato la notte non fosse davvero Dianna perché quello sarebbe stato davvero imbarazzante.

Così si concentrò sulla nuca e sulla massa scomposta di capelli biodi della ragazza che riposava su di se. Tirò un sospiro di sollievo quando si accorse che, evidentemente, non era Dianna. Quella non era la sua tonalità di biondo. Tirò un sospiro di sollievo e si concentrò su quella figura. Riusciva a vedere solo le spalle candide ed i capelli e non poté evitare di deglutire rumorosamente perché quella donna assomigliava davvero ad Heather. Aveva i suoi capelli lunghi, le sue spalle ben definite, la stessa tonalità di pelle, così bianca.

Fu allora che sentì le labbra della ragazza che si posavano sulla sua pelle. Fu esattamente come una scossa elettrica. Sentì che quel contatto le aveva causato un brivido che l'aveva scossa.

Deglutì di nuovo prendendo un rumoroso respiro e richiudendo gli occhi.

Le labbra si mossero di qualche centimetro verso il basso e si chiusero di nuovo sulla sua pelle. Naya strinse i denti, forse, se avesse mantenuto gli occhi ben chiusi avrebbe potuto convincersi che, quelle labbra, fossero davvero quelle di Heather. Del resto non l'aveva ancora vista in volto e le sensazioni che scatenava sul suo corpo erano incredibilmente simili a quelle che aveva provato quella famosa notte a New York ormai secoli prima. E lei aveva passato gli ultimi anni cercando disperatamente di riprovare le stesse cose.

Sentiva la sua pelle incresparsi e il cuore battere con forza. Provò a respirare profondamente un paio di volte mentre sentiva il respiro caldo dell'altra ragazza che continuava a scendere. Strinse ancora con più forza gli occhi e pensò ad Heather, voleva che fosse lei, lo voleva con ogni fibra del suo corpo. Poteva fingere ma non sarebbe stato giusto. Quando sentì un lieve morso nella pelle delicata dell'ombelico riaprì gli occhi e posò una mano sulle spalle della ragazza.

-Fermati, ti prego.

La donna obbedì immediatamente, ma non si mosse. Poteva sentire il respiro che percorreva la sua pelle. Dovette lottare con il desiderio di dirle di non ascoltarla e di proseguire a suo piacimento.

-Mi dispiace ma non posso.

Naya continuava a fissare il soffitto aspettando una reazione, probabilmente infastidita. Ma si accorse che non ci sarebbe stata, non ancora almeno. La donna sembrava in attesa.

-Io sono innamorata di una persona.

Si morse il labbro. Come le era venuto in mente di dire quella frase? Non l'ammetteva nemmeno con i suoi amici e adesso eccola li a raccontare a una perfetta sconosciuta che, se tutto fosse andato per il verso giusto, sarebbe uscita da casa sua in meno di mezz'ora per non tornarci mai più, i suoi sentimenti più nascosti. E infatti la sentì irrigidirsi. Chiuse gli occhi aspettando di nuovo una reazione, magari violenta questa volta. Ma non ci fu nemmeno questa volta. La donna sembrava una statua.

-Io non posso perché sarebbe come tradirla.

Naya iniziò a pensare che forse stava esagerando. Tutta quella sincerità iniziava ad essere anche abbastanza imbarazzante. Si passò una mano tra i capelli e ridacchiò nervosamente.

-Si, lo so che questa frase dopo quello che abbiamo fatto ieri notte sembra ridicola!

Si fermò di nuovo aggrottando le sopracciglia, la donna sopra di lei si manteneva immobile e rigida. Non aveva ancora detto una sola parola. E lei invece la stava usando come se fosse una maledetta psicologa a cui raccontare tutte le sue pene.

-Sai, non la vedo da anni. Ma, ogni volta che perdo il controllo, la cerco in altre donne.

Prese un respiro profondo guardando il soffitto e accorgendosi che l'altra sembrava essersi rilassata sul suo corpo. E, a quel punto fu come se si fosse aperta una diga e le parole uscirono senza più controllo.

-Sai, i miei amici mi hanno sempre detto che, io e lei siamo legate dal destino, che ci saremmo incontrate di nuovo per stare insieme lasciando da parte errori e rimorsi. Ma ho passato gli ultimi tre giorni a inseguire lei e il dannato destino lungo tutti gli Stati Uniti! Sono arrivata sino a New York, dove avevo passato la notte più bella della mia vita con lei, per inseguirla e trovarmela di fronte per dirle... ecco non avevo nemmeno pensato a cosa dirle! Che idea ridicola. - fece una pausa asciugandosi una lacrima che le bagnava la guancia e cercando di rimettere in ordine i suoi pensieri – Le avrei detto solo che la amo e che non ce la faccio più a stare senza di lei. Le avrei detto che ho davvero provato a dimenticarla. Ma che, ogni anno, una sola, stupida, rosa mi ricorda di lei. Ed è una cosa ancora più ridicola perché non so nemmeno se è davvero lei a mandarmela!

Naya smise di parlare, non aveva idea di cosa l'avesse spinta a farlo ma si sentiva stranamente bene adesso che l'aveva fatto. Poi sentì le labbra di quella donna che si chiudevano di nuovo sulla sua pelle e chiuse gli occhi inspirando con forza. Sentiva le labbra che risalivano sul suo corpo e voleva trovare la forza per fermarle, ma le sentiva così maledettamente familiari e confortanti.

Quando, dopo un tempo che sembrò infinito, le labbra di quella donna raggiunsero quelle di Naya, lei non riuscì a non rispondere a quel bacio e sentì solo di essere tornata a casa. Aprì gli occhi di colpo trovandosi davanti due occhi azzurri che la fissavano.

-Ti amo anche io, Nay. E sono felice che le rose ti siano piaciute.

 

 

 

 

 

 

Note: in realtà non so bene cosa aggiungere. A parte che non pensavo che mi sarei mai seduta per scrivere una storia Heya. Prometto che sarà la prima e ultima volta!! Grazie a chiunque sia arrivato sino in fondo!

 

 

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Capitolo 2
*** seconda parte ***


Note: tecnicamente non sto infrangendo la mia promessa di non scrivere altre storie HeYa. Tecnicamente! Devo essere sincera, mi ha fatto piacere che sia stata così apprezzata e non so come ringraziarvi. Diverse persone mi hanno chiesto un seguito e vi giuro che ho pensato di farlo ma niente mi convinceva. Poi è arrivata una recensione di Sintie che diceva “... ma un altro capitoletto non si potrebbe avere? Oppure il punto di vista di Heather...” Questa è stata praticamente un’illuminazione! Il punto di vista di Heather? Buona idea! (o almeno lo spero)
Magari un po’ lunga per essere una shot….
Grazie mille davvero a tutti voi! Un abbraccio.
 
Parte seconda
 
Quando aprì gli occhi quella mattina Heather non era sicura di sapere esattamente dove si trovasse. Era una cosa che le succedeva sempre quando si trovava lontana da casa sua e dal suo letto. Nonostante nella sua vita, a causa del lavoro avesse viaggiato in lungo e in largo, non si era mai abituata a quel decimo di secondo di panico puro che provava quando apriva gli occhi in una stanza d’albergo. Anche se l’albergo era uno dei più lussuosi di tutta New York. Si volto per guardare la sveglia digitale che segnava le sette del mattino. Si fece coraggio e si alzò dal letto infilandosi direttamente sotto la doccia. Quando aveva accettato la proposta della Ailey school non avrebbe mai pensato che quella settimana si sarebbe rivelata così dura, si sentiva svuotata di tutte le sue energie. Lasciò che l’acqua la svegliasse lentamente mentre pensava che forse, almeno con se stessa, poteva smettere di fingere che il suo stato d’animo fosse dovuto al troppo lavoro. Lo sapeva che, ogni anno, in quel periodo dentro di lei si combatteva una guerra tra quello che la ragione le diceva di fare e quello che il suo cuore l’obbligava a fare. E come sempre, anche quella volta, non c’erano dubbi su chi fosse il vincitore. Sospirò mentre finiva di prepararsi prima di uscire dalla sua stanza per infilarsi al volo nell’ascensore un attimo prima che questo si chiudesse ed arrivare finalmente nella hall dell’hotel The Mark.
Si diresse sorridente verso un elegante consierge che si stava sistemando attentamente la cravatta. Probabilmente il suo turno era appena iniziato.
-Buongiorno John – disse la ragazza riconoscendo il giovane davanti a lei.
-Buongiorno a lei signorina Morris. Come posso aiutarla?
-Vorrei che venisse consegnata una rosa rossa a questo indirizzo.
Il giovane prese il biglietto con l’indirizzo e iniziò a prendere appunti.
-Naturalmente! Nessun problema. Qualche preferenza per il fiore?
-Va bene una qualunque delle damascene, basta che sia rossa.
-Perfetto. Cosa faccio scrivere nel biglietto?
Heather scosse la testa. Non le aveva mai scritto nessun biglietto. E quell’anno non avrebbe fatto differenza. Stava per rispondere quando una voce disperata alle sue spalle attirò la sua attenzione e quella di John. Entrambi videro un uomo che parlava al telefono con aria afflitta.
-No consigo olvidarte!
Fu l’unica cosa che riuscì a sentire Heather. Ma, naturalmente, non aveva capito cosa significasse. John seguì con lo sguardo l’uomo che usciva dalla porta prima di sussurrare.
-“Non riesco a dimenticarti”.
-Come? – chiese Heather.
-Scusi signorina Morris! Ero sovrappensiero, ho solo tradotto la frase che abbiamo appena sentito.
-“Non riesco a dimenticarti”. Sai una cosa John? Fai scrivere questo nel biglietto.
Il ragazzo le sorrise anche se un po’ stupito e prese appunti. Heather lo salutò gentilmente mentre usciva fuori dall’hotel e si dirigeva verso la macchina che la Ailey school le aveva messo a disposizione. Mentre l’autista, dopo averla fatta accomodare, si immetteva nel caotico traffico di New York in una delle sue ore di punta, Heather si mise gli auricolari e si concentrò sul paesaggio urbano che la circondava. E, come sempre, la sua mente fu attraversata da una marea di ricordi. Si morse il labbro domandandosi se avesse davvero fatto bene a far scrivere quella frase nel biglietto. Chiuse gli occhi e il suo pensiero corse a quella fresca mattina di anni prima. Era il suo primo anno nel cast di Glee e non poteva essere più felice per la direzione che aveva preso la sua vita. Era un dodici Febbraio, ed era il compleanno di quella che si era trasformata in pochissimo tempo la sua migliore amica. Quella stessa Naya Rivera che cercava di non vedere da anni ma che, ironicamente, si ritrovava davanti praticamente ogni volta che metteva il naso fuori casa. Ma questo era un altro discorso. Quel giorno non poteva sapere cosa sarebbe successo e, ancora adesso, si domandava se quello che aveva fatto quella mattina era stato il motore degli eventi successivi o se tutto quello che era successo dopo, semplicemente, fosse inevitabile.
 
Heather correva con la musica che le rimbombava forte nelle orecchie. Quella mattina era uscita prima del solito per la sua corsa giornaliera ma doveva essere negli studi presto e non voleva essere in ritardo proprio quel giorno. Era il compleanno di Naya e voleva vederla e darle il suo regalo prima di iniziare a lavorare. Voleva che tutto fosse perfetto. Aggrottò le sopracciglia domandandosi perché, improvvisamente, il suo cuore avesse accelerato. Abbassò lo sguardo concentrandosi sul movimento rapido dei suoi piedi. E quello fu un errore. Si dice che New York sia una città che non dorme mai, ed è vero, ma Los Angeles non è certo diversa. Le strade non sono mai deserte nemmeno in una fresca alba come quella. Certo Heather, troppo concentrata sullo strano comportamento del suo cuore al solo pensiero di Naya, si sarebbe potuta scontrare con chiunque ma il caso, o forse il destino, aveva già deciso. Quella donna si trovava già davanti al suo negozio di fiori perché, proprio quel giorno, le arrivava una consegna di rose rosse che sarebbero servite per abbellire la sala in una importante manifestazione di beneficienza a Los Angeles. E, in quel momento, si trovava in mezzo al marciapiede con in mano una delle rose e la fissava con un sorriso soddisfatto. Sorriso che sparì quando si accorse che una giovane ragazza bionda le stava correndo incontro con lo sguardo basso. Spalancò gli occhi accorgendosi che non accennava né a rallentare né a spostarsi, troppo concentrata sui suoi stessi piedi. La donna cercò di muoversi il più rapidamente possibile e, questo, impedì un impatto troppo forte ma comunque entrambe si trovarono al suolo senza poter fare niente al rispetto.
Heather sollevò la testa mentre si sedeva sul marciapiede e, accortasi di quello che era successo, spalancò gli occhi mortificata e preoccupata. La donna incrociò il suo sguardo e scoppiò a ridere. Heather la vide alzarsi e allungarle una mano per aiutarla.
-Buongiorno! – disse con quegli occhi verdi che luccicavano divertiti – Dovresti guardare dove corri!
-Mi dispiace – rispose Heather con un sorriso imbarazzato e accettando l’aiuto per mettersi in piedi agilmente – ti sei fatta male?
-No tranquilla! Io sto bene! Lei meno! – disse indicando la rosa che sino a poco prima si trovava tra le sue mani e che adesso stava a un metro di distanza.
Heather fu svelta a raccoglierla e a guardarla. Anche così, un po’ sciupata per il volo che le aveva fatto fare, era un fiore bellissimo. Pensò che sarebbe piaciuto anche a Naya. Di nuovo aggrottò le sopraciglia. Possibile che non riuscisse a stare più di trenta secondi senza pensare alla sua collega?
-Bel fiore vero? Fa parte della famiglia delle rose damascene – spiegò la donna con un sorriso – Vieni con me!
Heather seguì la donna dentro il negozio un po’ confusa. La vide prendere una nuova rosa e prepararla con un semplice fiocco che risaltava il colore dei petali.
-Allora, a chi la devo far arrivare? – domandò alla fine.
-Come? Non capisco… - provò a dire Heather.
-Sai, sono brava nel mio lavoro. Riconosco quello sguardo quando lo vedo!
-Che sguardo?
-Stavi pensando a qualcuno mentre avevi tra le mani quel fiore. – rispose con un’alzata di spalle - Quindi dammi l’indirizzo e questa persona fortunata lo riceverà! In fondo se, tra tutte le persone che vivono a Los Angeles, ti sei scontrata proprio con me qualcosa vorrà dire!
-Non credo al destino! – esclamò Heather divertita – Ma si, stavo pensando a una persona ed oggi è proprio il suo compleanno.
-Bene! La riceverà allora!
Heather sorrise per un secondo ma poi si fece seria pensando che forse non era una buona idea. In fondo era solo una rosa, Naya avrebbe ricevuto milioni di mazzi di fiori e poi cosa le avrebbe potuto scrivere?
-Senza biglietto! – esclamò sicura la donna.
-Comincio a pensare che tu legga nella mente!
-No! Te l’ho detto, sono brava in quello che faccio.
-Perché dovrei mandarla senza biglietto? Così non saprà mai che è un mio regalo.
-Tu dici? – chiese con il sorriso tipico di chi sembra sapere più di quello che dice – Sono certa che saprà da parte di chi arriva. Una rosa del genere non passa certo inosservata.
Heather sollevò un sopraciglio e sorrise. Perché no? Alla fine era solo un innocente regalo alla sua migliore amica.
       
La macchina accostò al lato della Ailey school e l’autista rapidamente aprì la portiera per permettere a Heather di scendere e dirigersi all’interno dell’edificio, risvegliandola dai suoi pensieri e dai suoi ricordi. Che comunque non sparirono, semplicemente si assopirono, come sempre, in un angolo nascosto pronti a colpirla con forza quando meno se lo aspettava e lasciandola interdetta a domandarsi se mai sarebbe riuscita a superarli. Scosse la testa e andò a prepararsi.
 
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Finalmente era arrivato l’ultimo giorno alla Ailey school. Heather non poteva che essere soddisfatta di quella settimana. Ma l’indomani mattina sarebbe tornata a Los Angeles e non poteva dire che le dispiacesse. New York per lei rappresentava il luogo dove aveva passato la notte più bella della sua vita ma, allo stesso tempo, era anche il luogo dove si era scontrata con la realtà. Dove aveva capito per la prima volta che quello che provava per quella che doveva essere un’amica era reale e forte come una roccia ma, allo stesso tempo, inconsistente come la brezza estiva. Si sedette sul letto nella sua stanza guardando fuori dalla finestra lo skyline di quella città e il suo pensiero tornò, per l’ennesima volta quella settimana, a quel preciso giorno di anni prima.
 
Nessuno ci poteva credere. Erano li, a New York, che giravano l’episodio delle nazionali che avrebbe segnato la fine della seconda serie di Glee. Heather doveva ammettere che la scelta di quella città era stata davvero una buona idea. Quel posto era magico. Quella era la loro ultima sera li ed erano a cena tutti insieme in un rinomato ristorante specializzato in cucina vegana, naturalmente la scelta di quel posto era stata praticamente obbligata da Lea. Heather si sentiva davvero bene e felice. Era una sensazione strana. Era quel momento in cui ti accorgi che quel particolare frammento della tua vita è semplicemente perfetto. Quel momento quando realizzi, solo per una frazione di secondo, che non potresti essere in nessun altro posto. Poi aveva sollevato gli occhi e aveva incrociato quelli profondi di Naya ed il suo sorriso. Ed era stato allora che si era accorta di un’altra cosa, forse più importante. Si era accorta che quell’attimo era perfetto anche perché lei era al suo fianco. Il sorriso morì sulle labbra di Heather mentre una nuova consapevolezza la colpiva con la forza di un treno. Vide che Naya scrutava il suo sguardo e seppe con certezza che quello che provava per lei era incredibilmente, irrazionalmente ed inevitabilmente amore. E seppe anche che l’altra l’aveva letto nei suoi occhi. Seppe che Naya aveva riconosciuto il decimo di secondo esatto in cui si era accorta che quella non era solo la sua migliore amica. Quella era la persona con cui avrebbe potuto passare il resto della sua vita.
Per questo Heather dovette abbassare lo sguardo e cercare di concentrarsi sul suo piatto. Ma quel pensiero, quella consapevolezza così lucida e accecante non l’avrebbe più abbandonata. Quella notte accompagnò Naya nella sua stanza e si buttò a peso morto sul suo letto guardando il profilo di quella città. Non si mosse nemmeno quando sentì un movimento al suo fianco che le fece capire che anche Naya si era sdraiata. Le ci vollero alcuni minuti per raccogliere il coraggio necessario per voltarsi e incrociare il suo sguardo prima di lanciarsi sulle sue labbra.
Quando, alla fine, Naya si addormentò tra le sue braccia, nuda e bellissima illuminata solo dalle luci artificiali che provenivano dall’esterno, Heather seppe con certezza che era davvero con lei che voleva stare per tutta la vita. Non riuscì nemmeno a provare un briciolo di rimorso per Taylor che era così lontano dai suoi pensieri.
Poi la sua mente fu invasa da una serie infinita di dubbi e di paure. Perché, in fondo, non sapeva cosa significasse quella notte per Naya. Si alzò lentamente dal letto per cercare di non svegliarla e si diresse nella sua stanza. Aveva bisogno di pensare e soprattutto non voleva metterle pressione. Voleva che fosse lei, una volta che si fosse sentita sicura, a cercarla ed a parlarle.
Heather si sedette sulla poltrona e guardò la tenue luce dell’alba che iniziava a colorare la città. Era così immersa nei suoi pensieri ricolmi di paure e speranze che non sentì la porta della sua stanza aprirsi. Per questo sobbalzò quando le dita di Naya si posarono dolcemente sul suo braccio. Non l’aspettava così presto. Si voltò sorridendole appena ma con, negli occhi, un riflesso di paura per quello che sarebbe potuto succedere. Anche l’altra ragazza davanti a lei sembrava interdetta.
-Tutto bene?
-Si – sussurrò alla fine Heather trattenendo il respiro.
Naya provò a sorriderle mentre si sedeva al suo fianco e guardava fuori dalla finestra. Si schiarì la voce.
-Ieri è stata una bella serata – disse cercando un modo per affrontare l’argomento.
-Si – disse semplicemente Heather.
Naya la guardò per un attimo prima di prendere un respiro e forzare un sorriso.
-Si! – esclamò con convinzione – Senza dubbio non dimenticherò mai New York!
-Nemmeno io – sussurrò Heather che sentiva il desiderio di dirle davvero quello che provava. Ma si morse il labbro per trattenersi.
-Non preoccuparti.
Heather aggrottò le sopraciglia. Di tutte le cose che aveva pensato quella frase era l’ultima che si aspettava. E soprattutto non ne capiva il significato.
-Preoccuparmi?
-Si, ci siamo divertite! Non preoccuparti per Taylor! Non lo verrà mai a sapere! Anzi non c’è proprio niente che debba sapere!
In quel momento Heather seppe con certezza che quello che lei provava non era corrisposto, mise su il suo migliore sorriso e, mentre dentro di se si scatenava una tempesta, le rispose semplicemente che aveva ragione.
 
Heather ritornò in se e guardò l’orologio. Pensò di chiamare l’accademia dove insegnava a Los Angeles per sapere come procedevano le cose. Fece un rapido calcolo mentale del fuso orario e compose il numero. Immediatamente una voce a lei familiare rispose in modo professionale facendola scoppiare a ridere.
-Lisa! Quasi non ti riconoscevo con questo tono serio!
-Hemo! Come stai? Come vanno le cose nella grande mela?
-Bene, anche se mi mancate e mi manca Los Angeles!
-Anche tu ci manchi da morire! Qui non è la stessa cosa senza di te!
-Sono via solo da una settimana! – rise in risposta Heather – Allora ci sono novità? Il capo mi ha licenziata approfittando della mia assenza?
-Figurati! Lo sai che stravede per te! Non potrebbe mai licenziare la miglior insegnante di tutto il nord America!
-Ti offrirò da bere per questo complimento!
-Guarda che ti prendo in parola! E poi torni domani non devo nemmeno aspettare tanto e poi… aspetta un attimo! Sta entrando qualcuno, ti metto in attesa.
Heather sentì la musica che accompagnava le chiamate in attesa e si mise a canticchiarla tra se e se mentre sceglieva cosa mettere per quella sera per andare a cena con i suoi colleghi, anche se solo per quella settimana, della Ailey.
-Heather ci sei ancora?
-Si certo, Lisa!
-Stavano proprio cercando te! Volevo dirgli che eri al telefono ma non mi hanno dato il tempo di finire la frase.
-Aspetta per me? Non dirmi che era un ragazzo con gli occhi chiari e i capelli castani!
-Si, e c’era anche…
-Oh no! Quel tipo mi sta addosso da un mese ormai! Non avrei mai dovuto accettare quel caffè da lui! Cosa gli hai detto?
-Che eri a New York, ma HeMo non credo che tu abbia capito chi era! Guarda che era accompagnato da…
-No Lisa ti posso assicurare che so benissimo chi fosse! Se torna li digli che mi sono trasferita a New York o in Alaska o sulla luna! Inventati quello che vuoi!
-Se mi lasciassi parlare magari…
-Lisa davvero non voglio vederlo quel tipo! Senti devo andare adesso! Devo prepararmi! Ci vediamo presto!
Lisa guardò sconsolata il telefono che adesso era muto e sospirò. Perché nessuno la lasciava parlare quel giorno?
 
 
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Heather uscì dall’ascensore sbadigliando. Poi si ricompose immediatamente quando vide il sorriso divertito del consierge.
-Buongiorno, signorina Morris!
-John davvero dovresti smettere di chiamarmi così!
-Politica dell’albergo!
-Politica stupida dell’albergo.
Il giovane si mise a ridere.
-Il tuo taxi ti sta aspettando Heather! E’ stato un piacere averti qui per questa settimana!
La donna allungò la mano con un sorriso per salutarlo.
-Anche per me! Grazie di tutto John, credo proprio che tornerò qui anche la prossima volta che capiterò in città!
Poi si voltò per salire sul taxi e dirigersi all’aeroporto. Fu un viaggio piacevolmente movimentato visto che il taxista sembrava essere un comico nato e conosceva tutte le scorciatoie per evitare il traffico. Arrivò all’aeroporto senza nemmeno accorgersene ed entrò nella zona delle partenze avvicinandosi a una caffetteria prima di effettuare i controlli di sicurezza. Mentre prendeva la tazza squillò il suo telefono.
-Signorina Morris, sono John, la chiamo dal The Mark.
-John sino a mezz’ora fa mi davi del tu! – esclamò divertita.
-Politica dell’albergo! Non vorrei che registrassero la chiamata e mi licenziassero! – rispose scherzando il ragazzo.
-Va bene! A cosa devo questa chiamata? – chiese ridendo Heather.
-La chiamo per informarla che ha lasciato alcuni oggetti personali nella sua stanza. Provvederemo a impacchettarli e a spedirli al suo indirizzo di Los Angeles.
-Non posso crederci! – disse questa frugando nella borsa – No! Non dirmi che ho dimenticato la mia musica!
-Temo di si!
-Grazie mille, John! Sarà un viaggio lunghissimo senza!
-Le auguro buon viaggio comunque!
Heather sorrise mentre chiudeva la chiamata e si dirigeva verso i controlli di sicurezza quando un monitor attirò la sua attenzione. Il suo volo era in ritardo di tre ore. Pensò che avrebbe potuto approfittare di questo piccolo inconveniente. Si diresse di nuovo verso l’uscita dell’aeroporto e salì sul primo taxi disponibile. Arrivò all’hotel e scese dalla macchina. Mentre chiudeva la portiera il suo sguardo fu attirato da un movimento rapido a pochi metri da lei. Una chioma di capelli neri che si infilavano in un altro taxi. Heather spalancò gli occhi e sentì il respiro che le moriva sulle labbra. Poi scosse la testa. Non era possibile che quella donna che aveva visto di sfuggita fosse Naya. Si portò una mano sul petto accorgendosi che il suo cuore stava irrazionalmente battendo all’impazzata. Si diede mentalmente dell’idiota. Sapeva che se non fosse riuscita a superare quello che provava prima o poi sarebbe impazzita. Chiuse gli occhi ripensando a tutte le volte che, per caso, si era ritrovata nello stesso locale di Naya. Fortunatamente lei non l’aveva mai vista, ma Heather iniziava a pensare che qualcuno lassù la odiasse. Non trovava altre spiegazioni. Ma vedere Naya a New York in un taxi davanti al suo stesso hotel? Quello non era proprio possibile. Poteva essere solo un primo sintomo di follia.
Entrò nella hall con ancora in mente quei pensieri e si diresse verso il consierge accorgendosi che era un giovane che non aveva mai visto. Salutò amabilmente prima di spiegare il motivo per cui era li. Il giovane le consegnò i suoi oggetti personali immediatamente.
-John non è qui? – domandò Heather pensando che le sarebbe piaciuto salutarlo per l’ultima volta.
-Era qui un attimo fa! – rispose il consierge guardandosi intorno – Quando sono arrivato stava parlando con tre clienti. Vuole che lo cerchi?
-No, no! Non preoccuparti! Semplicemente salutamelo!
Il ragazzo sorrise e salutò mentre Heather si dirigeva verso l’uscita. In quel momento si aprirono le porte dell’ascensore e apparve John.
-John! Hai fatto colpo! – disse l’altro consierge quando lo vide.
-Di cosa parli Max? – chiese curioso questo.
-L’aereo di Heather Morris era in ritardo di tre ore ed è venuta personalmente per prendere le sue cose! Era qui un secondo fa, mi ha detto di salutarti!
-Aspetta! Heather Morris?
-Si è appena uscita!
John si precipitò verso l’uscita davanti allo sguardo stupito del suo collega. Fece appena in tempo a vedere la sagoma di Heather seduta con gli occhi chiusi e gli auricolari nelle orecchie nel taxi che gli passava davanti. Sospirò pensando alle tre persone con cui aveva parlato poco prima. Avrebbe potuto dirglielo. Pensò se fosse il caso di chiamarla di nuovo ma poi scosse la testa. In fondo erano suoi amici. L’avrebbero trovata loro.   
 
 
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Heather passeggiava tranquillamente di ritorno a casa dopo un caffè con un paio di amici. Dopo quella settimana a New York le ci volevano quelle giornate di riposo assoluto. Poi il motore di una moto che si fermava al suo fianco attirò la sua attenzione e si voltò trovandosi davanti un uomo con un enorme sorriso.
-Brittany S. Pierce! Che piacere vederti!
-Puckerman! – sorrise questa di rimando – Dov’è finito il tuo casco con la cresta?
Il ragazzo scese dalla moto e l’abbracciò felice.
-Heather! Mi sei mancata! Non ci vediamo da secoli!
-Anche tu mi sei mancato Mark! – disse passandogli la mano sulla testa rasata.
-Sono troppo vecchio per una cresta!
-Si, è vero!
-Avresti dovuto dire che non è vero! – disse Mark fingendosi offeso – Dove stai andando?
-Veramente stavo tornando a casa! Ho avuto una settimana stressante e adesso mi godo il meritato riposo!
-Già! La miglior insegnante di tutta la costa ovest!
-Di tutti gli Stati Uniti vorrai dire! – disse ridendo.
-Avevo quasi dimenticato la tua naturale modestia! Posso accompagnarti? Ho giusto un casco in più!
Heather accettò di buon grado salendo sulla moto e abbracciando con forza il ragazzo che partì rapido schivando un paio di macchine. Mark guidava tranquillo ricordando perfettamente dove fosse la casa di Heather. Quando fu a pochi metri qualcosa captò la sua attenzione. Era una macchina nella quale si stavano infilando quelli che sembravano Naya e Kevin. Rallentò mentre pensava che non era possibile. Sapeva per certo che praticamente nessuno aveva mantenuto rapporti con Heather e soprattutto non li aveva mantenuti Naya. Lui, come del resto praticamente tutti quelli del cast di Glee, sospettava che tra le due fosse successo qualcosa ma nessuno gliene aveva mai parlato direttamente e lui era abituato a non mettersi in mezzo quando non era chiamato in causa. Fermò la moto e Heather scese guardandosi intorno con un sospiro, si voltò per dirgli qualcosa ma il telefono del ragazzo suonò proprio in quel momento, fece un gesto per indicare alla donna davanti a lui di aspettare un attimo.
-Pronto?
-Mark! Sono io!
-Oggi è la giornata ufficiale delle rimpatriate? E’ bello sentirti Dianna! Dove sei?
-Appena tornata da Parigi! Sto andando a casa di Naya con Lea! Ti va una cena domani per ricordare i vecchi tempi?
-Per cena non posso! Ma vi obbligo a venire nel mio locale dopo! E non crederai mai con chi mi trovo adesso!
-Sorprendimi!
-Con una certa Heather Morris!
-Devi convincerla a venire con noi domani! E dille che non accetto un no come risposta!
Mark sorrise e salutò. Poi chiuse la chiamata e guardò Heather che sorrideva davanti a lui.
-Dianna vuole che tu venga con noi domani, nel mio locale! E non accetta un no come risposta!
Un guizzo di preoccupazione passò in quegli occhi azzurri e, forse per la prima volta nella sua vita, Mark decise che era arrivato il momento di mettersi in mezzo.
-Non so … - iniziò Heather guardandosi intorno.
-Andiamo! Fallo per Dianna, è appena tornata da Parigi e ha voglia di vederci! E poi sai come sono le cose ormai! Siamo tutti sparsi per il mondo! Harry è in giro con quel tour, Darren sta girando quel film in Europa, Naya sta registrando il suo nuovo disco a Seattle…
Mark si sarebbe preso a schiaffi da solo. Non poteva trovare una scusa più credibile? Insomma chi mai potrebbe andare a Seattle per registrare un disco? Provò a sorridere pensando che si sarebbe accorta che non poteva essere vero. Ma Heather sembrò rilassarsi. La vide sorridere anche se con una punta di malinconia.
-Va bene!
-Fantastico!
-Però c’è un piccolo problema, Mark!
Il sorriso sparì dal volto del ragazzo.
-Cosa? Che problema?
-Questa non è più casa mia! L’ho messa in vendita il mese scorso! Mi sono trasferita.
Mark si guardò intorno con un sorriso imbarazzato.
-Salta su! E, questa volta fammi il favore di guidarmi!
 
 
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La musica risuonava forte. Mark era seduto al bancone del locale accompagnato da Heather e Jenna che, alla fine era riuscita ad unirsi a quella festa improvvisata.
-Sembri nervoso Mark! – esclamò Heather mentre beveva un sorso di mojito dal suo bicchiere.
-No! Nervoso? Perché mai dovrei esserlo? Solo che ancora non si vedono gli altri! Mi domando dove siano finiti!
-Erano a cena! Dagli tempo! – esclamò divertita Jenna che non capiva quello strano comportamento.
-Andiamo a ballare? – chiese Heather bevendo quello che aveva nel bicchiere tutto d’un fiato.
-Andate voi! Io aspetto qui! – disse nervosamente Mark.
Quando le ragazze si furono allontanate si passò la mano sulla testa e, per la prima volta in molto tempo, sentì la mancanza di quella ridicola cresta. Poi due braccia lo avvolsero stringendolo con forza.
-Mark! Mi sei mancato!
-Dianna! Anche tu! – il ragazzo si voltò trovandosi davanti anche Lea, Naya, Cory, Chris e Kevin.
Dopo vari saluti Mark li fece accomodare a uno dei tavoli portando da bere e Dianna ne approfittò per avvicinarsi a lui accompagnato da Kevin e scambiare così due parole.
-Sei davvero riuscito a convincerla? – domandò Dianna guardandosi intorno.
-Si, è da qualche parte nella pista da ballo con Jenna!
-Come ci sei riuscito? – chiese curioso Kevin.
Mark si grattò la nuca, aveva un’espressione colpevole.
-Le ho detto che Naya non ci sarebbe stata.
-Lo temevo. Ok, adesso sono nella stesso posto! Dobbiamo solo aspettare e vedere cosa succede! – esclamò convinto Kevin.
-Io vado a cercarla! – disse Dianna perdendosi nella pista da ballo.
Si mosse rapida e sicura alla ricerca della sua vecchia amica e, alla fine, la vide che rideva per qualcosa che aveva appena detto Jenna. Dianna praticamente le corse incontro abbracciandole entrambe appena fu abbastanza vicina.
-HeMo, mi sei mancata! Jenna tu meno visto che ci siamo viste a Parigi due settimane fa! – disse con un sorriso cercando di farsi sentire attraverso la musica.
-Anche tu! Non sai quanto!
-Vuoi venire a salutare gli altri? Siamo a uno dei tavoli che ci ha preparato Mark!
-Arrivo tra dieci minuti, sai che quando inizio a ballare non riesco a smettere!
Dianna si voltò sorridendo per dirigersi di nuovo verso i suoi amici e assicurarsi che Naya non esagerasse con l’alcool, doveva essere almeno cosciente quando si fossero riviste. Fece in tempo a fare un paio di metri prima di accorgersi che c’era Kevin al lato di Naya che, nel bordo della pista da ballo cercava di avvicinarsi a una ragazza alta e bionda mentre l’amico cercava di impedirglielo. Scosse la testa. Quelle due avevano davvero bisogno di ritrovarsi. Percorse la distanza che la separava dai suoi amici con passo rapido e si voltò per essere sicura che Heather fosse ancora dove l’aveva lasciata. Sorrise quando si accorse che era troppo impegnata a ballare per rendersi conto di quello che stava succedendo. Si avvicinò quindi a Naya fingendo di ballare per attirare la sua attenzione. Le fece un gesto con la mano perché le si avvicinasse. La mora ubbidì immediatamente. Dianna avvicinò le sue labbra all’orecchio per non dover urlare troppo.
-Vai a prendere la tua Heather – le sussurrò.
Sorrise quando la sentì rabbrividire alla sola menzione di quel nome. Naya sollevò la testa e spalancò la bocca quando vide a pochi metri da lei Heather che ballava, ignara della sua presenza. Scosse la testa pensando che come al solito aveva bevuto troppo e che quella non poteva essere lei. Deglutì mentre faceva un passo nella direzione di quella donna. Dianna le aveva sussurrato qualcosa all’orecchio ma non poteva essere quello che lei credeva di aver sentito. Fece un altro passo mantenendo gli occhi fissi su quei capelli dorati. Sperò che Kevin o Chris o chiunque altro la fermassero dal fare l’ennesimo errore. Fece un altro passo e, finalmente, Heather si voltò. Spalancò gli occhi perché quella che aveva davanti non poteva essere Naya. Lei era a Seattle a registrare un disco e… un momento. Seattle? Mark le aveva mentito. Sentì il desiderio di scappare da li perché sinceramente non sapeva come affrontare quella situazione. Lei che si era staccata piano da persone che amava e che erano diventate una seconda famiglia, solo perché sapeva che non sarebbe mai riuscita a rimanere amica di quella donna. Adesso se la trovava di fronte che camminava lentamente verso di lei in una sala che sino a un attimo prima era piena di rumore e che adesso era incredibilmente silenziosa. O forse quella era solo una sua impressione?
Guardava dritta negli occhi di Naya che si avvicinava pericolosamente e si sentì persa, perché adesso che aveva incrociato di nuovo quello sguardo non riusciva a pensare a come vivere senza.
E poi, in un battito di ciglia, se la trovò a pochi centimetri di distanza. Così vicina da poterla toccare. Lottò con tutte le forze per trovare qualcosa da dire che le desse una via d’uscita. Ma, qualunque pensiero razionale andò a scontrarsi con il tocco deciso della mano di Naya sulla sua guancia. La scrutò per un attimo riconoscendo in quegli occhi il suo stesso stupore e il suo stesso desiderio. Poi si inclinò verso di lei con un movimento deciso e la baciò. Perché era l’unica cosa che, in quel momento, aveva davvero senso.
 
 
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Heather non aveva dormito per niente. Stava li, con il corpo di Naya sotto di lei, concentrata sul battito regolare del suo cuore, e guardava la stanza che si illuminava a poco a poco. Sarebbe rimasta così per sempre. Ma un movimento appena percettibile le fece capire che anche Naya si era svegliata. Heather sorrise voltando appena la testa per portare le sue labbra a contatto con quella pelle ambrata. Il sorriso si allargò quando senti la pelle incresparsi e un rumoroso respiro. Scese di alcuni centimetri prima di richiudere le sue labbra in un nuovo bacio. Se avesse potuto, avrebbe scommesso che Naya stava mantenendo gli occhi chiusi e probabilmente tratteneva il respiro. Poteva sentire il battito irregolare che pulsava sotto la pelle e che lei poteva intuire solo con il contatto delle sue labbra. Scese ancora di qualche centimetro pensando che non le importava più niente, solo quelle sensazioni tanto familiari e che le erano mancate così tanto. Morse delicatamente la pelle morbida dell’ombelico perché aveva voglia di assaggiarla e allora sentì la mano di Naya sulla sua spalla.
-Fermati ti prego.
Heather si fermò immediatamente. Trattenne il respiro perché, di tutte le cose che si poteva aspettare di sentire quella era l’ultima.
-Io sono innamorata di una persona.
Heather dovette ricredersi. Di tutte le cose che avrebbe potuto aspettarsi di sentire quella mattina, quella era l’ultima cosa. Sentì i muscoli che si tendevano e la mente che lavorava alacremente per trovare una via d’uscita a quella situazione. Era stata colpa sua, perché l’aveva baciata la notte prima, perché era corsa tra le sue braccia quando sapeva benissimo che non provava le stesse cose. E adesso si trovava a dover raccogliere i cocci di quello che, un tempo, era il suo cuore. Per la seconda volta.
-Io non posso perché sarebbe come tradirla.
Heather strinse la mascella con forza. Quella situazione non era solo dolorosa e imbarazzante, ma si stava trasformando anche in ridicola. Forse Naya avrebbe potuto pensarci prima di saltarle addosso senza nemmeno darle il tempo di entrare in casa. La sentì ridacchiare.
-Si, lo so che questa frase dopo quello che abbiamo fatto ieri notte sembra ridicola!
Heather cominciava a sentire i muscoli tesi che le dolevano, pensò se fosse il caso di intervenire e soprattutto cosa dire.
-Sai, non la vedo da anni. Ma, ogni volta che perdo il controllo, la cerco in altre donne.
Heather spalancò la bocca e per la terza volta quel giorno si dovette ricredere. Era quella l’ultima cosa che si aspettava di sentire quella mattina. Si rilassò appena perché adesso il suo cuore aveva iniziato a battere inarrestabile come preso da una strana consapevolezza che lei non riusciva a capire del tutto.
-Sai, i miei amici mi hanno sempre detto che, io e lei, siamo legate dal destino, che ci saremmo incontrate di nuovo per stare insieme lasciando da parte errori e rimorsi. Ma ho passato gli ultimi tre giorni a inseguire lei e il dannato destino lungo tutti gli Stati Uniti! Sono arrivata sino a New York, dove avevo passato la notte più bella della mia vita con lei, per inseguirla e trovarmela di fronte per dirle... ecco non avevo nemmeno pensato a cosa dirle! Che idea ridicola. – Heather la sentì fare una pausa mentre si ricordava di quella donna che aveva visto davanti al suo hotel a New York – Le avrei detto solo che la amo e che non ce la faccio più a stare senza di lei. Le avrei detto che ho davvero provato a dimenticarla. Ma che, ogni anno, una sola, stupida, rosa mi ricorda di lei. Ed è una cosa ancora più ridicola perché non so nemmeno se è davvero lei a mandarmela!
Heather non poté fare a meno di sorridere mentre capiva quello che Naya stava dicendo. Capiva che avevano perso davvero tanto tempo. Ma non aveva poi molta importanza adesso. Chiuse le sue labbra in un nuovo bacio gustando la reazione del corpo dell’altra. Voltò la testa per guardarla in volto e si accorse che aveva gli occhi chiusi. Ed era bellissima. Risalì lentamente per poter baciare ogni centimetro lungo il suo passaggio. Quando, alla fine, raggiunse le labbra di Naya le baciò con amore e, quando sentì di essere corrisposta aspettò solo che aprisse gli occhi per perdersi dentro.
-Ti amo anche io, Nay. E sono felice che le rose ti siano piaciute.         
      
     

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