Madness Of Love

di _Elisewin_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Avviso! ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
 
“Ogni tanto mi chiedo cosa mai stiamo aspettando.
Silenzio.
Che sia troppo tardi, madame.”
(Alessandro Baricco,Oceano Mare)
 
 
A volte non ci si accorge di come il destino per il genere umano abbia in serbo sorprese, ritorni, addii. Non ci si accorge di quanto sia semplice dimenticare qualsiasi cosa, a secondo del valore che vogliamo dargli, e a secondo, del ricordo, se hai accanto qualcuno che ti voglia bene.
Ci si accorge invece, di quanto non sia semplice dimenticare, se hai accanto qualcuno che ti ricorda profondamente chi hai amato.
Ma puoi considerare una forma d’ amore chi in realtà ti ha fatto subire violenza?
Il tempo passa e ti consuma.
Il tempo è gran dottore e guarisce tutte le ferite…  perfino le più profonde.
Il tempo passa… inesorabilmente.
E l’uomo è spettatore di tutto quel che accade.
Ma prima ancora di essere spettatore, è attore, poiché sa bene come in alcuni casi, sia inevitabile  recitare.
E recitare ti salva la vita.
E quando sembra che tutto debba andare secondo la giusta direzione, il destino invece, ne devia il percorso, dando un’altra possibilità.
E quando tutto va male, alle volte, il destino gioca scherzi piacevoli.
 
********
 
La fine delle vacanze estive volgeva  a termine, ed Hermione, in tutto quell’arco di tempo non era riuscita a dimenticare. D’altronde, come potevi dimenticare una relazione, quando avevi in continuazione sotto gli occhi, qualcuno che te la faceva ricordare?
L’esempio più lampante, in quel preciso istante, era un piccolo batuffolo che stava attaccato al suo seno.
Aveva poco più di un mese la piccola Elizabeth Emma Granger,ed era stata, una bellissima sorpresa avvenuta in un momento per lei buio.
A guardarla ora, e nei giorni precedenti,poteva considerarla figlia di un errore?
Poteva considerarla ciò che non sarebbe mai dovuto accadere?
Avrebbe mai potuto rivelarle ,crescendo, che il padre non ha mai voluto saperne?
Eppure, nonostante l’immediato rifiuto avvenuto nella Stanza delle Necessità, Hermione, aveva visto in lui solo per un brevissimo istante un guizzo di stupore …. O almeno in cuor suo in quel momento credeva fosse così.
Ma si sa le cose belle durano poco.
Potevano cinque minuti di dialogo trasformarsi nell’inferno?
Poteva un essere umano essere così cattivo?
E soprattutto quanto un essere umano può disprezzare un suo simile?
In tutto quello che era accaduto in quell’anno pensava di aver potuto vedere seriamente una persona diversa.
Pensava di poter vedere in lui ciò che davanti agli altri celava.
Ma fino a quando e per quanto possono celarsi i sentimenti?
Fino a quando e per quanto vuoi tenere su di te una maschera?
Fino a quando e per quanto vuoi far finta che ciò che è successo non è realmente successo?
Ma poi alla fine poteva veramente considerarsi una relazione… la loro?
Poteva la violenza essere la base di una relazione?
All’inizio, lui non faceva altro che ripeterle, che ragazze come lei, quelle della sua razza, andavano trattate così. Una tipica e gloriosa “toccata e fuga”.
Ma lei non era una di quelle a cui era facile chiedere e dare in certi ambiti.
Lei era un’inguaribile romantica.
Sin da piccola, non aveva fatto altro che immaginare il suo principe azzurro, bello e romantico…  aveva sempre immaginato che il primo bacio doveva essere speciale, intenso, passionale, doveva racchiudere tutto il sentimento che entrambe le anime dovevano provare. Doveva essere una fusione di respiri e corpi. Invece la loro era una fusione di grida e dolore.
Poteva un uomo sfogarsi in maniera così brutale? Poteva essere così frustrato da se stesso? Poteva essere disgustato? Poteva vergognarsi così tanto da crearsi una solida maschera di ipocrisia e letalità al solo sguardo?
Come aveva fatto lei, fiera Grifondoro, a scalfire per un breve tempo, ciò che realmente era stato?  E in tutto quell’arco di tempo era arrivata a un'unica soluzione, ovvero: ciò che realmente può scalfire una persona dal cuore gelido è … l’amore. Il classico dei classici.
Ma anche qui si sbagliava.
Chi non ha mai creduto per una volta alle favole, che da bambini si è soliti raccontare, accompagnati alla fine dal famoso “bacio della buona notte”?
Chi non ha mai creduto al “e vissero per sempre felici e contenti”?
La verità è questa, è che crescendo ed affrontando situazioni a dir poco surreali e difficili, ti rendi conto che, le favole non diventano mai realtà. Che la realtà è molto più spaventosa e dura di quello che sembra. Che le favole, per quanto tu possa credere che il lieto fine possa esistere o no,sono solo un diversivo per far credere REALMENTE  alle persone che il lieto fine esiste e c’è … sempre. Basta solo saperlo trovare e aspettare.
 Ma a dire il vero, a conti fatti,la realtà, per quanto cruda e inumana a volte possa essere con te, è molto più interessante del “vivere per sempre felici e contenti”.
E allora lei, ragazza madre cosa potrà mai raccontare alla figlia? Cosa le insegnerà? Cosa le dirà un domani?
Sicuramente come ogni genitore che si rispetti, le racconterà le favole, le darà il bacio della buona notte e le dirà che il principe azzurro la sta aspettando… da qualche parte sicuramente.
Di non abbattersi alla prima difficoltà ma di essere forte e tenace e di credere in tutto quello che sente dentro di sé.
E per quanto possano essere ancora discorsi prematuri da fare, nella mente di Hermione, aleggiava un pensiero fisso come la spada di Damocle: l’indomani sarebbe partita per Hogwarts e avrebbe rivisto Lui.
Se lei sognava il principe azzurro con il suo mantello azzurro sbiadito, bè, quello che avrebbe rincontrato, sarebbe stato un principe dal mantello verde e dagli occhi di ghiaccio… Draco Lucius Malfoy, unico erede, della temibile famiglia Malfoy - Black.
C’era ancora speranza per lui di salvarsi? C’era speranza ancora per loro?
Nel suo cuore vi era solo silenzio e lacrime silenziose.
Una cosa di certo la sapeva….che più aspettava più ci sarebbe stato silenzio e sarebbe stato solo troppo tardi.
Si asciugò quella piccola lacrima e guardò Lizzie, la quale allontanò la boccuccia dal seno materno e fece un piccolo sbadiglio che fece sorridere Hermione. Si alzò e incominciò a camminare per la stanza in attesa del suo abituale ruttino . Dopo averla coccolata per altri dieci minuti la rimise nel passeggino e cullandola le disse “Domani è un altro giorno Lizzie… e da domani si vedrà”.
Le lasciò un piccolo bacio sulla fronte e con un colpo di bacchetta chiuse le luci della stanza lasciando che un piccolo carillon antico con la formazione della costellazione del Drago ne suonasse la sua antica melodia.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia staria tra le seguite e chi mi ha recensito.
Grazie mille!
Vi lascio al capitol e che il GIOCO abbia inizio!
 
 

Capitolo 1

 

“Sto morendo tentando di respirare
Oh, perché non imparo mai?
Ho perso tutta la mia fiducia,
Sebbene abbia tentato sicuramente di cambiarlo
Riesci ancora a vedere il mio cuore?
Dammi qualcosa in cui posso credere
Non buttarmi giù
Hai aperto la porta adesso
Non lasciare che si richiuda
Sono qui al limite di nuovo
Desidererei poter mollare
So di essere solo un passo lontana dalla svolta”
(Within Temptation, All I Need)
 

 
Come ogni Primo Settembre che si rispetti c’era un gran via vai alla stazione di King’s Cross
E come, ogni Primo Settembre di un nuovo anno scolastico, si aggiungevano nuovi futuri maghi.
Oltrepassato il binario 9 e ¾ insieme ai genitori e Lizzie, Hermione si guardò intorno, in cerca delle famigerate teste rosse appartenenti alla famiglia Wesleay: Ginny e Ron… oltre ad Harry che ormai viveva a Grimmauld Place.
All’inizio quando seppe della gravidanza temette molto la reazione dei suoi migliori amici, ma dopo aver parlato, dopo essersi sfogata e aver detto chi era il padre della bimba, bè, si rivelarono delle persone eccezionali. Più di quanto in realtà  già non fossero.
Ed ora eccola lì ferma e sorridente insieme ai suoi genitori.
Ma si sentiva strana Hermione. Sentiva sulla schiena dei brividi. Sentiva freddo …  si sentiva osservata.
Cercò di darsi una calmata… Lui non poteva essere già lì.
Lui non doveva essere lì.
E allora, come poteva spiegarsi quel freddo che sentiva fin dentro le ossa? Come poteva spiegare quella sensazione di essere osservata?
Come poteva spiegare quell’ansia mai provata prima?
Si girò lentamente, ma nè dietro di lei, e nè dall’altra parte del binario vi era qualcuno che la fissava.
O meglio, forse qualcuno c’era, ma non era chi credeva che fosse.
Tirò un respiro di sollievo e si abbassò sulla carrozzina per vedere Lizzie.
Sorrise.
Quella bambina era davvero un ghiro. Dormiva e mangiava in perfetta tranquillità ovunque si trovasse.
Le baciò la piccola manina e le rimboccò nuovamente le copertine.
Le sarebbe mancata da morire , ma, sapeva che non era sola e nè con estranei.
Sarebbe stata con i nonni, e l’avrebbero trattata come una principessa e … viziata a più non posso, lontana dagli occhi di Hermione, che li rimproverava sempre quando tornavano a casa con un nuovo giocattolo o un nuovo vestitino.
In più aveva potuto parlare con il professor Silente, e, si erano messi d’accordo che ogni fine settimana sarebbe tornata a casa per stare con la bambina.
Era un bel programma e ne era entusiasta.
Di nuovo freddo… “Non è possibile” pensò Hermione “Forse mi sto fissando” pensò ancora.
Ma,fu un attimo, e quello che vide le tolse il fiato.
L’intera famiglia Malfoy la stava osservando.
E non in maniera benevola. Per niente.
Stava sudando e tremando.
Draco la stava guardando con disprezzo, più di quello che già non era solito rivolgerle, il padre di lui  invece, era impassibile, ma attento ad ogni sua minima mossa.
I due uomini le stavano rivolgendo sguardi assolutamente cattivi e gelidi.
Sapeva Hermione di aver fatto qualcosa di cui Draco non voleva, ma lei, non avrebbe mai tolto una vita solo per una momentanea distrazione.
O solamente perchè non pronto a voler assumersi le proprie responsabilità.
Chi era lui per giudicarla sotto quell’aspetto? Chi era lui per obbligarla a fare qualcosa che andava contro ogni moralità? Aveva subito ogni sopruso da lui, era stata sempre in silenzio ad ogni angheria, ma per quanto riguardava la bambina, su quello non aveva voce in capitolo.
Agli occhi del mondo, sua figlia, perchè per lei era solo sua ,non aveva un padre, o meglio, l’aveva ma non era mai stato dichiarato, e nè, si era fatto mai avanti per un riconoscimento.
Anche perchè, come avrebbe potuto riconoscere qualcuno, se ne ignorava l’esistenza? Ma ad ogni modo, pur volendo, non l’avrebbe mai riconosciuta.
Un Malfoy non sporca il suo nome per una Mezzosangue.
Comunque sia, appena appreso il suo rifiuto, era scomparsa per un bel pò all’inizio,e  successivamente, aveva cercato in ogni modo a scuola di nascondere la gravidanza, nessuno doveva sapere chi fosse il padre, e nessuno, doveva sapere che lei fosse incinta.
Per il resto, alle voci di corridoio e alle malelingue non dava importanza.
Bene o male Draco, appena saputo della gravidanza volle lavarsi le mani, le disse che era “indegna di portare in grembo uno pseudo Malfoy” , e quindi fatto sta che lui non seppe più niente di lei e di ciò che la riguardava.
Ciò che però non capì mai Hermione, fu Narcissa.
Narcissa, come il marito, sapeva dell’ossessione del figlio nei suoi confronti, sapeva ogni minima  cosa, ma la cosa che più la lasciò basita, fu il suo appoggio nella scelta di tenere la creatura.
Era andata nel suo mondo per pregarla di non abortire.
Lei, una Malfoy in mezzo ai babbani.
Gli uomini Malfoy non sapevano che un membro della loro famiglia li aveva traditi.
La creatura che portava Hermione in grembo, pensò Narcissa a quel tempo, poteva essere seriamente la salvezza del figlio dalle imposizioni del padre, ma in realtà, così non fu.
Ed ora eccoli lì che la guardavano, la studiavano quasi fosse un topo di laboratorio.
Era arrabbiata adesso, non più intimorita, che pensassero quello che volessero, ma Elizabeth non l’avrebbero mai toccata.
Li vide avvicinarsi con quel loro solito passo elegante che sottolineava il loro status sociale.
Si fermarono davanti a lei e ai suoi genitori.
Li vide deglutire, anche loro, avevano timore di Lucius Malfoy.
Gli uomini li guardarono quasi fossero degli appestati, per poi,rivolgere il loro sguardo sulla carrozzina con sdegno; Narcissa invece sorrise flebilmente ad Hermione, quasi volesse trasmetterle coraggio.
“Sì, coraggio Hermione” si disse.
E poi, poi contro ogni buon senso ed educazione, si rivolse a Malfoy Senior “Lord Malfoy, cos’è non ha mai visto una carrozzina? Oh, giusto dimenticavo, lei del mondo babbano non sa niente!”
“Giusta osservazione signorina Granger, io del mondo babbano non so niente e non voglio saperne niente. Ma come posso vedere, anche le più preparate possono commettere impurezze”rispose Lucius Malfoy tagliente e spostando di lato Hermione per poter vedere il contenuto della carrozzina.
Si era già piegato per togliere un lembo della copertina, quando un pianto inondò l’aria.
Elizabeth si era svegliata.
Hermione schiaffeggiò la mano di Lord Malfoy Senior e prese la bambina in braccio “Shhh amore mio … va tutto bene… è stato un brutto sogno shhh”.
Il silenzio calò istantaneamente.
Nessuno emetteva parola.
Hermione alzò lo sguardo e incontrò quello stupito di Draco e Narcissa.
Era la prima volta che vedeva la figlia ed era un piccolo fagotto biondo.
Era bionda come tutti I Malfoy, e come Draco, la bambina aveva una piccolissima voglia tra il collo e la spalla a forma di S.
Era una Malfoy e dubbi non ve ne erano più.
“Bene Granger, a quanto pare questa bambina mi appartiene sotto ogni punto di vista” disse gelido Draco. I suoi occhi emettevano saette e se avesse potuto uccidere con uno sguardo, a quest’ora, si sarebbe trovata a terra priva di vita.
“Che vuoi Draco? Non te ne è mai importanto niente ed ora reclami la bambina come tua? E’ mia non tua!”
“Senti un pò piccola sudice Mezzosan…” Draco non ebbe tempo di finire la frase che una mano lo bloccò “Attento con le parole piccolo Lord, mia figlia e mia nipote non si toccano, nè verbalmente e nè fisicamente” disse un furioso Matt Granger.
Draco gli levò malamente la mano posata sul suo braccio e gli disse “Non mi tocchi!”
Draco e il padre di lei si stavano fronteggiando … per la prima volta.
Un colpo di tosse interruppe il tutto.
Era Narcissa Malfoy da cui dietro le spalle comparivano I Weasley insieme a Potter “Sarebbe il caso che eventuali discussioni si facessero in un luogo più appartato e lontano da occhi indiscreti. Come dite voi I panni sporchi si lavano in casa!” detto questo Lady Malfoy prese per un braccio il figlio e porse a Lucius la mano, che la strinse dando le spalle alla famiglia Granger.
In un attimo i Malfoy si allontanarono.
“Non è finita qui Hermione e lo sai bene. Questo è solo l’inizio” disse Harry Potter con voce profonda, facendo in modo che, Hermione capisse che da adesso in poi, niente sarebbe stato più come prima.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Ringrazio sempre coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite, seguite e ricordate.

Ringrazio anche coloro che hanno recensito e che a poco a poco si immedesimano nei protagonisti. Grazie, Grazie, Grazie =)!

Ricordo, che I personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà della signora J.K.Rowling!

Buona Lettura!

 

Capitolo 2

 

“Le mie mani sono forti, ma le mie ginocchia erano troppo deboli,
Stai tra le tue braccia senza cadere,
Ma c’è un lato di te che non ho mai conosciuto, non ho mai conosciuto.
Tutte le cose che dici che non sono mai, non sono mai state reali,
Ed i giochi a cui giochi, tu vincerai sempre.”

(Adele, Set Fire To The Rain)

 

 

Il viaggio verso Hogwarts fu il più pesante che avesse potuto mai fare in quei sette anni. Interminabile.

Si era completamente estraniata. La tensione della carrozza in cui stava insieme ai suoi amici si poteva avvertire perfino sulla pelle.

Tutti cercavano di distrarla ma invano.

Hermione era completamente persa in un altro mondo.

Come aveva potuto perdere il controllo in quel modo? Come aveva potuto dare la soddisfazione a quell’uomo di sentirsi piegata in due.

Chi era lui per poterla ferire e scalfire in quel modo?

Ma cosa più importante, ora che i due Lord Malfoy erano venuti a conoscenza di Lizzie, cosa si sarebbe dovuta aspettare? Draco avrebbe riconosciuto la bambina?

Mille domande si affacciavano nella sua mente.

Era esausta.

Non ce la faceva più.

È proprio vero il detto, che quando meno te lo aspetti, accadono le cose più impensabili.

Certo, il fatto che il padre prima o poi scoprisse dell’esistenza della figlia, non è una cosa affatto impensabile, ma avrebbe preferito che ciò accadesse tra un paio di anni.

Si dice spesso “Ogni cosa a suo tempo” ma per lei  il tempo invece era improvvisamente accelerato.

Ma la verità è una soltanto.

Spesso si è fermata a riflettere, dopo il parto, cosa realmente volesse.

Cioè le persone si pongono domande come: perché viviamo? Cosa c’è dopo la morte? Ho fatto la scelta giusta? Che devo fare? Cosa sto combinando nella mia vita? Sono soddisfatta o no? Domande su domande e risposte che risultano essere poche e a volte buone o insufficienti.

Ma la domanda che si poneva Hermione non era il fatto se aveva fatto bene o no a tenere la bambina, anzi quella è stata la scelta più saggia che abbia mai potuto fare, ma si domandava se avesse fatto bene a dichiarare la presenza di Lizzie al padre.

Draco … oddio che le avrebbe fatto? In quei tre mesi di vita non se ne è mai curato, anche perché non sapeva niente della sua esistenza, ma, quando ha avuto la possibilità di scegliere cosa fare insieme di quel piccolo essere che vi era nella sua pancia, lui si è tirato indietro, lui non si sarebbe sporcato le mani per una Mezzosangue.

E alla fine di ogni pensiero, la morale  è sempre la stessa, pensare alla vita della figlia e garantirle un futuro … con o senza la benevolenza del padre biologico.

Sì l’importante era la salute della piccola.

Nel frattempo che Hermione si ridestava dai suoi pensieri, la carrozza, si fermò all’ingresso dei cancelli della scuola. Scese velocemente e si girò a guardare i suoi amici per rivolgere un piccolo sorriso che stava a significare “sto bene tranquilli” … ma in realtà, dietro quel sorriso, Hermione voleva solamente urlare.

Come sempre si diressero direttamente nella Sala Grande dove un tripudio di colori regnava sovrano.

Si sedette al solito posto di fronte al tavolo Serpeverde e potè notare Blaise Zabini che la osservava intensamente.

Blaise… l’unica persona di quel covo di serpi di cui forse qualcuno poteva fidarsi e di cui sembrava essere dotato di una degna intelligenza.

Quanto sapeva Blaise di lei e Draco?  Aveva paura a rispondersi e si vergognava.

Blaise Zabini la stava guardando in un modo che la faceva sentire… nuda.

Si guardarono negli occhi quasi come potessero leggersi.

Ma Zabini su di lei avrebbe avuto molto di cui leggere nella sua anima.

Distolse ad un tratto il suo sguardo alla vista dell’arrivo di Draco.

Lì fu la fine.

Si accorse di come Blaise continuava a guardarla e si accorse di come Draco guardasse Blaise… cos’era geloso? No, più che altro credeva che volesse marcare il territorio.

Come se ce ne fosse stato bisogno.

Lei non aveva nessunissima voglia di ripetere esperienze poco piacevoli.

Come al solito il Preside Silente stava augurando un buon anno scolastico a tutti quanti, e come sempre, ripeteva alcuni concetti come: “Non dovete sostare più di tanto sulle scale poiché a loro piace cambiare”, oppure, “Vi è vietato andare al terzo piano”, o ancora, “Non violate il coprifuoco ecc ecc…”.

Hogwarts… era la sua seconda casa e tra un paio d’anni sarebbe stata la seconda casa di Lizzie.

Su almeno questo, dubbi e ripensamenti, non dovevano esserci.

Lizzie… chissà cosa stava combinando la piccola furbacchiona.

“Hey Herm, allora che fai ti unisci a noi stasera?”  in tutto quel tempo, tra un boccone e l’altro, non si era accorta di essersi nuovamente estraniata dai discorsi dei suoi amici.

“Mh? Cosa Ron? Perdonami ma ero distratta”

“Oh bè me ne ero accorto sai?” le rispose Ron dandole un leggero buffetto sul naso

“Oooo daaaai… comunque di qualsiasi cosa si tratti la mia risposta è… SI! Una volta ogni tanto le regole si possono trasgredire”

“Non ci credo, che fine ha fatto la ragazza ligia al dovere?” disse Ginny facendo una finta faccia scandalizzata che fece ridere il gruppo

“Bè cari miei ogni tanto bisogna cambiare no?E allora, in alto i calici di succo di zucca e brindiamo a questo nuovo anno scolastico” e così prese la caraffa contenente il succo di zucca e lo versò nei rispettivi calici dei suoi amici. Fatto questo alzarono tutti i calici e gridarono “al nuovo anno scolastico!” e risero… e la risata di Hermione era finalmente tornata spontanea dopo tanto tempo.

 

Nel frattempo, al tavolo dei Serpeverde, due occhi color del ghiaccio la stavano guardando girandosi tra le mani un coltello.

Draco Malfoy era molto arrabbiato con Hermione.

Non le aveva obbedito.

Aveva partorito un Malfoy non voluto e per di più femmina.

C’era una sola cosa da fare.

Riconoscere la bambina almeno nel mondo babbano ma non nel mondo magico, e tenerla nascosta il più possibile.

Un Malfoy Mezzosangue non si era mai visto e sentito.

Aveva macchiato il nome della famiglia portandosi a letto… lei ma, l’aveva fatto solamente per punirla.

La voleva punire per il solo fatto di esserci, per il solo fatto di essere sempre in competizione con la scuola, per il solo fatto che non lo guardava come guardava un qualsiasi altro ragazzo,per il fatto di non riuscire a zittirla in qualche modo e alla fine… alla fine aveva trovato un modo per farla sua per un po’.

Un modo non pulito vero, ma per lui, quel modo era tutto.

Ora grazie a quel modo si era ritrovato padre  … lui non voleva essere padre a diciassette anni.

Lui non voleva essere padre perché costretto.

Lui non voleva essere padre di una Mezzosangue.

Lui non voleva essere padre. Punto.

Ed ora eccola lì di fronte a lui, il suo Pomo della Discordia , che si dilettava a dispensare consigli e sorrisi a destra e manca.

Da adesso in poi, lei Hermione Jane Granger, aveva ufficialmente rovinato la vita a lui, Draco Lucius Malfoy e lui un giorno, un giorno non troppo lontano dalla sua mente, le avrebbe rivolto il ben servito.

Ciò che tu hai fatto a me mia cara, io lo farò a te. Preparati Granger i giochi sono appena iniziati” sussurrò Draco con voce affilata e infilzò lentamente il coltello nel centro esatto della mela rossa dividendola in due.

 



 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Ringrazio sempre tutte le persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, ricordate e seguite. Ringrazio vivamente anche chi recensisce, le vostre opinion, per ogni persona che scrive su EFP contano ricordatelo! =)

Per quanto riguarda gli aggiornamenti, ci tengo ad avvisarvi, che non sempre saranno spediti causa università =)! Capitemi =)!

Vi lascio al capitolo e spero che vi possa piacere!

Grazie mille, vostra _Elisewin_

 

Capitolo 3

 

“ Ero un cuore pesante da portare
Trascinavo i miei piedi a terra
E lui mi portò al fiume
Dove lentamente mi lasciò annegare

Sono così pesante, pesante
Pesante per tue braccia
Sono così pesante, pesante
Pesante per tue braccia

Ed è valsa la pena di aspettare
Per tutto questo tempo devastante ?
Sei abbastanza forte da resistere
Proteggendo sia il tuo cuore e il mio?

Chi è il traditore?
Chi è l’assassino tra la folla?
Quello che si insinua nei corridoi
E non fa nessun rumore(…) . “

(Florence + The Machine, Heavy in your arms)

 

 

Finito di cenare Hermione si avviò alla Torre dei Grifondoro insieme a Ginny.

Harry e Ron si erano già avviati nella loro stanza, mentre lei e Ginny, avevano preferito passeggiare un pò prima di tornare alla Torre.

Era chiaro come il sole che ovunque andasse si sentisse sempre in allerta.

Era tesa quasi quanto una corda di violino… ma mentre la corda del violino è fatta per suonare, lei invece, era pronta per urlare.

“Scappa” le diceva la sua coscienza, ma lei, non era una che mollava o ancor meno fuggiva.

Girovagavano per I corridoi di Hogwarts in cerca di pace e di silenzio.

Un pò difficile dopo quel magnifico banchetto, ma alle due amiche, non serviva poi molto per parlare.

Ginny era come Harry… bastava un semplice sguardo per parlare, capirsi, comprendersi e cosa molto importante sfogarsi.

Non sempre nella parola si trova la giusta valvola di sfogo.

A volte il silenzio è più utile di molte altre cose.

“Herm dimmi la verità come stai?” domandò Ginny fermando con la mano l’amica e girandola verso di sè  “Subito dopo il parto ti sei come allontanata da noi, perchè? Ti vergogni?” domandò ancora.

“No Ginny non mi vergogno di aver partorito Lizzie. Lei… lei è la mia gioia più grande, certo, avvenuta in un momento non proprio idilliaco, ma posso assicurarti, che è stata la migliore cura.

Non mi vergogno di lei Ginny, ma, mi vergogno di me” rispose  Hermione avvicinandosi su di una panchina del corridoio e incurvando le spalle come se fino a quel momento avesse trattenuto dentro di sè tutto il peso del mondo.

“ Sono così stanca Gin. Sono così stanca di nascondermi. Di tenermi tutto dentro. Dopo il parto non ho fatto altro che avere paura di una sua ricomparsa. Sai cosa significa che ero arrivata al punto di avere paura di essere anche solamente toccata da mio padre? Mio padre Gin ti rendi conto?!” nascose la testa tra le mani Hermione.

In quel momento Ginevra Weasley vedeva Hermione per quello che era agli occhi di tutti: una ragazza madre, di soli diciassette anni, con la paura, che presto qualcosa di brutto le sarebbe successo.

Sbuffò Ginny e si sedette accanto a lei, prese un profondo respiro, si rigirò fra le dita una ciocca di capelli e parlò come non aveva mai fatto prima “Sai cosa c’è Hermione? In generale, penso, che non siamo mai pronti nel momento in cui qualsiasi verità viene fuori. Accumuliamo così tante bugie e segreti, che alla fine, contro ogni nostra aspettativa, prendono il sopravvento e… non possiamo farci niente. Possiamo aspettare e vedere quello che accade dopo. Oppure, possiamo piangere, disperarci e maledirci magari. Ma siamo noi stessi fautori del nostro male. Così come lo creiamo, credo, che possiamo sempre trovare una soluzione. Ma quando I segreti vengono a galla, non c’è via d’uscita. Prima o poi esploderai, o forse, non succederà e andrà tutto bene… chi lo sà! Il problema è proprio questo Herm, dal momento in cui decidiamo di avere un segreto, devi tenere conto di molte cose e una di queste, è che, dal momento in cui pensi di poterli controllare, sai per certa, che non potrai mai controllarli”

Hermione era sbalordita.

Ginny era veramente cresciuta in quegli anni.

Aveva rafforzato il suo carattere, il suo corpo aveva preso un aspetto più femminile, aveva incominciato a curarsi di più ma… ma non si sarebbe mai aspettata un discorso del genere.

“La mia piccola saggia amica è cresciuta a quanto vedo”

“Oh dai… ogni tanto mi concedo anche io qualche attimo di riflessione”

Le due amiche si guardavano e si sorridevano.

“Senti Herm si è fatto un pò tardi… che fai torni con me al dormitorio o ti fai un giretto?” domandò Ginny

“No Ginny, ti ringrazio, ma credo che mi farò un’altra passeggiata per rilassarmi, e poi, tornerò alla Torre… ok?”

“Oook”e così Ginny si allontanò.

Hermione rimase ancora un pò seduta su quella che considerava fosse una delle poche panchine di Hogwarts dalla vista fenomenale.

Si vedeva tutto il Lago Nero che risplendeva delle luci emanate dalle tenue candele sparse per il castello. Il cielo era bellissimo. Un blu notte intenso e pieno di stelle.

Un sospiro le uscì tra le labbra. Ma, mentre era persa ad osservare ciò che la natura le stave offrendo davanti, non si accorse, di una figura che era semi nascosta da una colonna del corridoio.

La osservava e pensava a quanto fosse bella.

A come quella gravidanza inaspettata l’aveva resa più donna.

Ma non era lì per farle dei complimenti.

Draco Malfoy era lì per parlare.

Si avvicinò piano a lei portandosi dietro le sue spalle.

Hermione non fece in tempo a girarsi per vedere a chi potesse appartenere quell’ombra che stava dietro di lei, che una mano veloce, le serrò la bocca al fine di non urlare.

Due braccia la trascinarono lontano dal corridoio e la portarono in una stanza.

Quelle mani che la toccavano le avrebbe riconosciute ovunque.

Quelle mani così fini.

Quelle mani da pianista.

Quelle mani che un tempo pensava potessero darle piacere e invece le diedero tutt’altro.

Quelle mani che solo da lontano poteva vedere come accarezzavano  il viso di qualcuno.

Si ritrovò con I polsi intrappolati in una morsa potente.

Schiena completamente al muro.

E il cuore batteva all’impazzata.

Che l’incubo stesse nuovamente ricominciando?

Non poteva accadere nuovamente… “Basta!” si diceva.

E poi… poi fu un attimo.

Due occhi color del ghiaccio le sollevarono violentemente il mento.

Poche volte aveva visto Draco Malfoy così arrabbiato ma aveva visto molte volte Draco celare molto bene le sue emozioni.

Le labbra di Draco erano così vicine a quelle di lei.

Il suo respiro caldo lentamente entrava nella sua bocca semiaperta.

Ancora un altro passo e, con un dito, le accarezzò leggero il profilo della guancia destra.

Poi, scese lentamente sul collo e lì si fermò.

Un ghigno sottile gli nacque fra le labbra e velocemente la sua mano strine il collo di lei.

Con l’altra mano invece le scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e le sussurrò piano e lentamente “Finalmente soli Granger… noto che in questi mesi il tuo fisico si è molto ammorbidito”

Aveva la salivazione azzerata e il cuore le stava andando in fibrillazione.

Non doveva cedere alle sue provocazioni.

Non doveva cedere alle sue minacce… se mai avesse dovuto fargliene.

“Sapevo che prima o poi avresti voluto parlare con me!”

“Parlare dici? Oh no! Sono venuto sia a riscuotere che a farti presente un paio di cosette” e detto questo la lasciò libera.

Hermione cadde a terra e prese a massaggiarsi il collo.

Le doleva.

Aaveva una forza brutale.

Draco nel frattempo che lei si ricomponesse  prese a camminare avanti e indietro per la sala.

Poi d’un trattò si fermò e quasi a rallentatore si girò verso di lei, prese una sedia e si sedette.

“Una sola cosa ti avevo chiesto con gentilezza, o quasi, Mezzosangue e non l’hai fatta. Ti avevo chiesto di eliminare ciò che portavi in grembo, perchè non lo volevo, non volevo un impegno del genere a soli diciassette anni, e tu invece che hai fatto? Non hai eliminato ciò che ti avevo chiesto!” Draco buttò un pugno sul tavolo che gli stava affianco facendola sobbalzare e arretrare nuovamente al muro.

“Lei non è affare che ti riguardi, non porta il tuo cognome!” ribadì sottilmente Hermione.

Draco si alzò di scatto afferrandole violentemente il viso e sibilandole “Non porterà il mio illustre cognome sulla carta, su una delle carte del Mondo Magico, ma ho potuto constatare che lo porta sulla pelle il mio cognome. Una voglia Hermione. Una voglia che ci tramandiamo tutti i Malfoy, che siano maschi o femmine” le strinse nuovamente il collo impedendole quasi di respirare

“Lasciami Draco ti prego mi fai male” Hermione incominciò a urlare e strepitare e questo a detta della sua coscienza non andava affatto bene. Non doveva dimostrargli nuovamente le sue paure e debolezze. Non doveva dimostrargli quanto ancora era succube di lui perchè questa volta in gioco c’era qualcosa di più grande e importante.

“Lasciarti andare dici?! Sai che significa Granger? Significa che adesso o più tardi nel tempo, dovrò fare una cosa che non volevo assolutamente fare, ma che ahimè, per tua sfortuna, tu piccola ipocrita non potrai farci niente”

Draco spinse nuovamente Hermione al muro e si accasciò a terra fra le lacrime, lui a sua volta, si accovacciò vicino a lei.

Fra I singhiozzi Hermione non potè fare altro che urlagli contro “Che significa che non potrò fare niente? Lizzie è mia, è mia soltanto, e tu, tu non c’entri nulla. Non fa niente che dentro di lei scorra metà del tuo cromosoma, ma questo particolare, non fa di te un padre!”

“Ti conviene non farmi arrabbiare Hermione o potrei facilmente rovinare la tua ben candida reputazione e credimi che dopo passeresti le pene dell’inferno” le sibilò piano all’orecchio.

Di nuovo l’alito caldo di lui la destabilizzava e il suo cuore, il suo cuore non avrebbe retto ad un’altra ondata di pura paura.

“Non puoi ricattarmi! Non puoi fare questo ad una creatura innocente… la condanneresti e basta!”

“Innocente dici? IO NON LA VOLEVO” la schernì

“Ti prego non farlo. Non fare gesti avventati. Troviamo un’altra soluz…” uno schiaffo le fece girare il viso dall’altra parte.

“Forse non ci siamo capiti Mezzosangue… I piedi in testa a me, Draco Lucius Malfoy, non li mette nessuno, e tu, tu sei l’ultima ruota del carro che gira e che può sparare sentenze.

Finchè non ti farò partecipe della mia sorpresa , ti consiglio vivamente di assaporare ogni attimo della tua miserabile vita… è chiaro?” detto ciò le lasciò con poco garbo I capelli che le aveva stretto in una morsa fra le mani.

Si alzò da terra, le sputò sui piedi e, lei potè udire il rumore di una porta che sbatteva violentemente.

Singhiozzava ancora e ancora Hermione.

Aveva ragione Ginny: quando tieni un segreto devi tenere conto di molte cose.

Una di queste, era che, la vita di Hermione Jane Granger aveva appena iniziato il suo declino, e lei, lei era finita… forse, per sempre!

 


Da quando si viene alla luce, all’uomo viene insegnato che nella vita esistono sette ben precisi peccati o vizi(qualsivoglia) capitali.

Tutti diversi tra loro.

Tutti con un compito diverso.

I principali si conoscono facilmente, poichè, li si affronta ogni giorno. Consciamente e Non.

Si ha la Lussuria, l’Invidia, la Gola, l’Avarizia, la Superbia e l’Accidia.

Quello che non viene tenuto conto invece è il settimo e ultimo peccato: l’IRA.

Si pensa che l’ira non sia abbastanza pericolosa e che si possa facilmente controllare.

Molti pensano che la si potrebbe controllare semplicemente contando…

Quello che invece nessuno sà, è che, l’ira delle volte viene fin troppo sottovalutata, potrebbe diventare improvvisamente molto più pericolosa, di quanto, l’uomo possa immaginare.

Dopotutto l’ira, provoca reazioni distruttive all’interno di una persona e quindi, diventa, il più grave dei sette peccati.

Draco Malfoy era posseduto dall’ira e dalla distruzione.



 



 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Chiedo scusa per l’enorme ritardo ma tra esami e impegni vari non ho avuto un attimo di tempo.
Stanotte ho scritto di getto il capitolo quindi perdonatemi se troverete errori grammaticali.
Ripeto che mi dispiace per il ritardo ma I capitoli vanno scritti e a mio avviso se non sono scritti come piace a me non riesco a pubblicare.
Non so cosa ne penserete ma mi farebbe piacere ricevere una vostra opinione sul capitolo di oggi.
Ringrazio come sempre coloro che leggono silenziosamente la mia storia e coloro che l’hanno messa tra le preferite, seguite e ricordate!
Grazie per la vostra attenzione!
_Elisewin_

 
 

 Capitolo 4
 
“Posso essere dura, Posso essere forte
Ma con te, Non è affatto così
C’è una ragazza che se ne frega
Dietro questo muro
Devi solo attraversarlo.
Tutte quelle cose folli che abbiamo fatto
Non ci ho mai pensato, le ho fatte e basta
Tu sei sempre lì, sei ovunque
Ma adesso vorrei che tu fossi qui
No, io non voglio mollare
Voglio solo farti sapere
Che io non vorrò mai mollare
Mollare, mollare, mollare, mollare.”
(Avril Lavigne, Wish you were here)

 
 
Il tempo passa anche quando tutto ciò che ti circonda non sembra passare mai.
 
Quando si è soli, lontani da rumori fastidiosi, genitori asfissianti, vicini di casa impiccioni, si è soliti rifugiarsi in qualche luogo che sappia mettere un po’ di pace nella mente umana.
Si preferiscono posti colorati oppure posti completamente confusionari.
Per Hermione il posto per eccellenza era la soffitta di casa sua.
Era uno spazio off – limits.
Nessuno vi poteva entrare.
Era uno di quei giorni in cui Hermione aveva bisogno di riflettere.
Riflettere alle conseguenze delle sue azioni.
Riflettere sul suo futuro.
Riflettere su quanto fosse difficile prendere una decisione.
Riflettere su lei, Lizzie e… l’altro.
L’altro era l’intruso.
L’altro non era che il padre di Lizzie.
L’altro non era che l’affascinante e diabolico Draco Lucius Malfoy.
Subito dopo quello scambio poco piacevole di opinioni avvenuto il primo giorno di scuola dopo la grande abbuffata, aveva cercato di evitarlo il più possibile, il che in effetti era impossibile.
Per quanto cercava di accantonare la discussione nella sua mente, era inevitabile invece, non rimembrarla affatto.
Draco da allora nei suoi riguardi  si era dimostrato una vera spina nel fianco.
Non perdeva mai occasione di deriderla più del dovuto sul suo status sociale.
Non perdeva occasione di farle scherzi orribili.
Non perdeva occasione di farsi trovare in qualsiasi posto ovunque lei si trovasse.
Si sentiva di essere “sotto controllo”.
In quei mesi oltre a lui, c’era un’altra persona che le stava dando da pensare… aveva trovato in Blaise Zabini un ottimo compagno di studi e anche delle volte, un ottima persona con cui parlare.
Lì sdraiata sul tappeto della soffitta ricordava una conversazione con Blaise avvenuta proprio qualche giorno prima della partenza per le vacanze natalizie…
 
Dicembre era ormai arrivato. E come consuetudine, l’intera Hogwarts era avvolta dalla neve.
In quei tre mesi Silente aveva rispettato la promessa fatta ad Hermione, ovvero, tornare ogni fine settimana a casa per non perdere la crescita della bambina.
Ma oltre a questo, Hermione aveva notato qualcosa di strano e insolito.
Blaise Zabini, pareva essersi staccato da quello che era la sua “allegra brigata”, ovvero da Theodore Nott e Draco Malfoy.
Di quest’ultimo aveva notato che non perdeva mai occasione di spintonarla o farla cadere da qualche parte, o umiliarla ancora di più verbalmente provocando l’ilarità dei passanti, oppure, di fissarla gelidamente durante i pasti… quasi volesse augurarle ogni male.
Come se già non le augurasse ogni male da tre mesi a questa parte.
Sospirava Hermione, ma si rallegrava… presto sarebbe tornata a casa e avrebbe trascorso il suo primo Natale  con Elizabeth.
Si sedette su una panchina del corridoio che affacciava a uno dei tanti cortili della scuola e osservò.
Osservò la neve che cadeva lenta e indisturbata, incurante dei passanti e di ciò che la poteva circondare. Era pulita, pura e candida. Fresca e gelida. Gelida come l’aria che la circondava. Gelida come l’acqua del mare in pieno inverno. Gelida come sa essere solo una persona.
In quei tre mesi aveva creduto e pensato che Draco, potesse toglierle la bambina, che potesse riconoscerla e praticare qualche azione legale contro di lei.
Con un Malfoy era sempre meglio non scherzare.
Ci si poteva aspettare di tutto.
Ma invece dai suoi amici, dagli amici del padre di tua figlia, cosa ti puoi aspettare?
Era andata lì per liberare la mente da pensieri nefasti, e invece, non faceva altro che pensare pensare pensare.
“Hey non lo sai che pensare fa piuttosto male  bella donzella?” non si era nemmeno accorta che qualcuno si fosse seduto accanto a lei. Volse lo sguardo verso il suo interlocutore e si meravigliò di trovare un sorridente Blaise Zabini.
“Zabini?”
“Sì Hermione,  sono Zabini, ma potresti semplicemente chiamarmi una volta ogni tanto con il mio nome di battesimo, ovvero, Blaise?” si alzò dalla panchina e si mise di fronte a lei incrociando le braccia al petto e assumendo un’espressione da finto offeso.
A Hermione venne da ridere e in effetti gli rise in faccia.
“Granger ridi di me?”
“No Zabini, rido della situazione” si alzò dalla panchina e si avvicinò a lui dandogli le spalle.
“Rido o meglio sorrido per il semplice fatto che una Grifondoro , sta parlando amabilmente, con un Serpeverde. E’ strano, insolito… non capita tutti i giorni”
“Sì in effetti è più facile arrivare alle mani tra di noi” le rivolse un ghigno che di perfido non aveva assolutamente nulla.
Le si avvicinò e le prese una mano… giocherellò con le sue dita e la guardò fisso negli occhi
“So tutto Hermione “ disse  d’un fiato “so che hai fatto una cosa che a Draco non è piaciuta per niente, so che facendo quello che hai fatto, sei andata contro una delle più nobili famiglie del Mondo Magico, ma so una cosa Hermione… so che hai fatto bene!”
Era spiazzata Hermione.
Draco aveva parlato. Zabini sapeva… sapeva tutto. Sapeva di Lizzie, sapeva delle violenze subite… sapeva ogni cosa.
E lei, lei che per mesi si era dannata di aver portato la figlia con sé a King’s Cross, ora le sembrava di avere un peso in meno nel cuore.
Piano piano la gente sarebbe venuta a sapere di sua figlia e di Malfoy.
Ne aveva paura… ma doveva sapere… doveva sapere le intenzioni di Draco.
Quanto le sarebbe costato chiedere?
“Dimmi una cosa Blaise, tu che sai tutto, sai anche cosa Draco voglia farne di mia, o meglio, nostra  figlia?”
Era sottile la sua voce… quasi non la si poteva sentire… sarebbe scoppiata da un momento all’altro era questione di poco o forse di tempo.
Si sentiva in trappola. Ed era solo una sensazione, ma di solito le sensazioni che si percepiscono, non dovrebbero essere veritiere?
“Hermione, onestamente parlando, Draco non parla mai né di te e né di tua figlia. Sì tua figlia Hermione, perché per Draco quella non è sua figlia. Può avere tutte le caratteristiche dei Malfoy, ma non la considererà mai sua… mi dispiace” detto questo, Blaise avvicinò le labbra alla sua guancia e lasciò un lieve bacio. La guardò un’ultima volta e andò in direzione della biblioteca.
Era stanca, esausta, basita, interdetta.
Blaise Zabini era stato sincero con lei? Veramente non sapeva cosa sarebbe accaduto a sua figlia?
Il suo cuore di mamma le stava dando degli avvertimenti. Era nell’aria… qualcosa sarebbe successo… non subito magari, ma forse, in tempi considerati maturi, sarebbe successo.
Ma cosa? Si ripeteva Hermione… cosa?
Aveva fatto una nuova scoperta… Zabini era umano… più umano di quello che si andava a dire in giro.
 

Si alzò di colpo dal tappeto.
Quel giorno fu strano.
Ma si sentì per un po’ un peso in meno.
Zabini infatti risultò essere una persona alquanto interessante.
Non aveva pregiudizi come tutti i Serpeverde, anzi, le aveva confidato che aveva voglia di imparare il più possibile sul mondo Non Magico.
Zabini in effetti era una fonte inesauribile di sorprese.
Durante tutte le vacanze aveva preso il vizio di scriverle. Le raccontava delle cene noiose a cui era costretto partecipare. Le raccontava dei viaggi di lavoro del padre  a cui lui aveva il dovere di partecipare in quanto suo erede. Le raccontava ogni cosa… anche la più stupida. Ma non ci fu mai una volta, che in qualche lettera, lui menzionasse Draco.
Zabini aveva capito che era un argomento tabù e le lasciava i suoi spazi, e lei, silenziosamente lo ringraziava.
Il silenzio vale molto di più delle parole.
La fine delle vacanze natalizie nel frattempo stava volgendo a termine e staccarsi da Lizzie le risultava ogni giorno più difficile.
La piccola aveva incominciato a riconoscere ogni singola persona.
Ad ogni volto che riconosceva sorrideva.
Aveva iniziato a gorgheggiare e bè a sbrodolarsi più del dovuto.
L’unica cosa positiva era che non si svegliava più la notte.
Oramai aveva i suoi orari per ogni singolo pisolino.
Era un vero amore.
I vicini di casa non facevano altro che farle i complimenti per la bambina.
Era bella.
Era viva.
Era felice.
La bambina avrebbe dovuto avere solo il meglio e lei di questo ne era convinta.
Come ne era convinta Narcissa.
Narcissa si era dimostrata una donna dalle mille sfaccettature.
Era una donna che sicuramente sapeva di essere un buon collante nella sua famiglia.
Era una donna di gran classe: elegante e ben istruita.
Non c’era stato un giorno in cui non venisse a trovare la nipotina.
Narcissa era una donna cui non faceva mancare niente.
Era sorprendente come in poco tempo la signora Malfoy aveva instaurato con la nipote e sua madre un ottimo rapporto.
Era piacevole poter vedere come una parte della sua famiglia cercasse di mettere da parte l’orgoglio per qualcuno.
E quel qualcuno era appunto Elizabeth.
Durante le vacanze Narcissa le aveva accennato che presto Draco avrebbe riconosciuto la bambina e bisognava mettersi d’accordo sul da farsi.
Hermione non voleva privare la bambina di un padre… anzi, era contenta che finalmente Draco, si fosse deciso a prendere le proprie responsabilità, ma c’era qualcosa che non le tornava.
Draco non aveva fatto altro che ribadirle il concetto che non avrebbe mai più voluto mischiare il suo sangue con una come lei e che non avrebbe mai voluto riconoscere la bambina.
Allora perché di punto in bianco vi è stato un grosso cambiamento?
Poteva essere che dietro questa sua scelta si celasse anche l’algido Lucius?
D’altronde come in ogni famiglia nobile ci sono sempre dei compromessi e per quanto riguardava i Malfoy i compressi altri non erano che delle “offerte”.
Erano disposti a pagare per mantenere il silenzio.
I soldi è vero agevolano su molte cose e i Malfoy questo lo sapevano bene.
Per quanto Hermione non fosse una persona nobile con appartenenza di una qualche lontana casata, lo era invece nell’animo.
I genitori di Hermione erano entrambi medici e potevano permettersi ogni tanto di strafare sulle cose, ma alla figlia, le avevano sempre insegnato che i soldi non vanno sperperati poiché al mondo vi era gente molto più sfortunata di loro.
E lei lo sapeva bene.
Ma per quanto riguardava il cambiamento di Draco prima di agire avrebbe dovuto indagare.
Indagare per lo meno se le intenzioni del padre fossero buone.
Si erano fatte le undici e a breve sarebbero arrivati i Malfoy.
Chi era il lupo e chi l’agnello tra di loro?
Il padre di Hermione era già pronto ad una arringa di quelle poco piacevoli verso i due Lord, e lei invece, non vedeva l’ora di sentire le opinioni di Lucius.
Lucius e le sue idee purosangue al cento per cento.
Bleah!
Si spolverò i vestiti Hermione e scese al piano di sotto diretta verso il salone.
Arrivata davanti alla porta del salone udì delle voci concitate e la spalancò.
Ciò che vide non le fece affatto piacere.
Draco era in piedi come suo padre Lucius, e stavano gridando contro il padre di Hermione, mentre sua madre e la signora Malfoy erano sedute una di fronte all’altra sui divani.
Che stava succedendo si chiese?
“Ah eccola arrivata la fonte di tutti i mali” sibilò Lucius che nel frattempo si era avvicinato alla porta finestra che dava nel giardino.
“Qualcuno potrebbe spiegarmi che succede?”
“Succede mia cara che oggi dovrai salutare la bambina per un bel po’ “ le rispose Draco avvicinandosi alla carrozzina di Lizzie per prenderla sgarbatamente in braccio.
La piccola agitava le manine quasi come se potesse avvertire l’aria tesa che si respirava in quella stanza.
Hermione gli si avvicinò e gliela tolse dalle braccia cercando di calmarla cullandola.
“Sei un pazzo se credi che ti lasci la bambina così di punto in bianco! Te ne sei sempre disinteressato ed ora te ne esci con il tuo ruolo di padre?” gridò Hermione ad una spanna dal viso di lui
“Guarda Granger che se non me la dai con le buone dovrò ricorrere alle cattive maniere e credimi se ti dico che non sarà affatto piacevole” le gridò di risposta lui stringendole violentemente il polso
“Non mi fai alcuna paura!”
“O credimi invece dovresti”
“Mai”
Nel frattempo Lucius Malfoy aprì la porta finestra del giardino facendo entrare un po’ di vento freddo nella stanza.
Suo padre e sua madre stavano cercando di contenersi nei migliori dei modi, mentre Narcissa era quasi arrendevole. Se ne stava lì ferma e inerme senza dire una parola. La testa bassa come se si vergognasse.
“Narcissa che hai?” le chiese Hermione
“Mi dispiace così tanto credimi, ma anche io ho una famiglia a cui pensare e, devo pensare al loro benessere”
“ cosa stai dicendo? E lasciami Draco!”
Hermione cercava di liberarsi dalla presa ferrea del ragazzo che non faceva altro che assottigliare ogni minuto che passava gli occhi.
“Hermione dammi la bambina ti prego!”
Narcissa si avvicinò ai due ragazzi che poterono scorgere delle lacrime scendere dagli occhi della donna
“No prima spiegami!”
“Hermione non ci lasci altra scelta”
Quel ci lasci suonò come un avvertimento.
Hermione sapeva quanto Narcissa si battesse a favore suo e della piccola ma non riusciva a captare il perché di quella arrendevolezza davanti al marito.
Sarà anche lei l’ennesima sposa purosangue succube del marito che fa il padre e padrone?
No non lei. Non Narcissa.
La bambina non potevano portargliela via.
Avrebbe combattuto con le unghie e con i denti per proteggerla.
D’un tratto un rumore di porte che sbattevano per tutta la casa la fecero arretrare verso il divano.
Lizzie ancora tra le sue braccia piangeva.
Si chiese che cosa stava succedendo.
E poi… poi fu l’inizio e non la fine.
La stanza fu invasa da poliziotti magici e non.
Volse lo sguardo a Lucius e Draco che sorridevano perfidi e nei loro occhi vi era soddisfazione.
Poi guardò i propri genitori inermi e dispiaciuti.
Suo padre stringeva i pugni.
Era come il marmo… non avrebbe fatto vedere a nessuno le sue crepe.
Suo padre era la sua roccia.
Sua madre invece si teneva ancorata al marito e con la mano libera stringeva il braccio di Hermione.
Erano circondati dalla polizia quasi fossero dei criminali.
“Ora Miss Granger che i giochi abbiano inizio” sibilò Lucius Malfoy.
E lei capì.
Finalmente.
I giochi erano appena iniziati.
Ma la battaglia era tutta da vincere.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Prima di tutto vorrei ringraziare a tutte quelle persone che hanno recensito lo scorso capitolo…mi ha fatto enormemente piacere ricevere le vostre opinioni.

Ringrazio sempre coloro che leggono in silenzio e che maledicono I personaggi con le loro azioni subdole.

Ringrazio coloro che mi hanno messo tra le preferite, seguite e ricordate.

Ringrazio tutti voi per la pazienza che dimostrate ogni volta che pubblico un capitolo…anche in tempi remote.

Appena possibile risponderò ai commenti.

Grazie mille

_Elisewin_

 

 

Capitolo 5

 

 

“Sentiva il bisogno di abbandonare il proprio peso sul corpo di qualcun altro, come sei il contenuto della testa fosse improvvisamente diventato insostenibile per le sue gambe da sole.”

(Paolo Giordano,La solitudine dei numeri primi)

 

 

 

Sentirsi vuoti e spenti nella vita non è tra le migliori soluzioni.

Lasciarsi andare non è tra le migliori soluzioni.

Essere soli e starsene soli nel momento in cui una persona ha bisogno di aiuto non è una soluzione… è un dato di fatto.

Affrontare I problemi è questa la soluzione di ogni cosa.

Era passata solo una settimana e non aveva ricevuto notizia alcuna.

Nessuna notizia sullo stato di salute di Lizzie.

Non aveva alcuna voglia di  tornare ad Hogwarts per il momento.

Non aveva senso.

Tutti erano preoccupati per lei.

I suoi genitori in primis, I suoi amici e contro ogni aspettativa, Blaise Zabini.

Non vi era giorno che non si presentasse a casa Granger portando con sè qualcosa. Qualcosa che riuscisse a consolare Hermione e a smuoverla da quella sua apatia.

Hermione lo riprendeva più volte dicendogli che le cose materiali non le servivano, ma la presenza e il conforto di un amico, bè quello sì.

L’assenza della sua bambina in quella casa si faceva sentire.

Non aveva avuto più il coraggio di entrare nella sua cameretta.

Non aveva avuto più il coraggio di toccare le sue cose.

Ma aveva ancora il coraggio di guardare le sue foto, quasi a ricordarle che presto o tardi,sarebbe ritornata tra le sue braccia e che, alcun tempo, avrebbe potuto scalfire il suo ricordo.

Lei non se ne sarebbe mai dimenticata.

Avrebbe lottato per riaverla.

Ma prima… prima avrebbe dovuto riprendersi.

Tra le tante cose che quel giorno maledetto aveva portato nella sua vita, una cosa aveva inteso Hermione.

Basta porsi domande.

Basta darsi false risposte.

Basta cercare di capire degli insani principi purosangue.

Basta cercare di interpretare l’azione di Narcissa.

Basta tutto.

Era il tempo di ricominciare.

Era arrivato il tempo di lottare.

Era arrivato il tempo di mettere le carte in tavola.

Era arrivato il tempo di sfoderare la grinta dei Granger.

Era tempo di trovare il suo lieto fine.

Come in ogni favola.

Lei ci credeva.

Doveva crederci.

Le avevano insegnato che credere nella vita è indispensabile.

Ti aiuta ad essere più forte.

Ti aiuta a sperare in una giustizia.

Ti aiuta a stare bene.

A credere in qualcosa o qualcuno ne trai conforto.

Ma il peso del suo dolore non sapeva come portarlo.

Non sapeva come esternarlo.

Si era chiusa in uno strano mutismo e ne stave quasi traendo del conforto.

Il silenzio attorno a sè invece era terribile.

Ma il silenzio mentale, forse, lo era ancora di più.

A parte rompere qualche cosa della sua stanza e gridare, quel giorno in una sola volta, diede sfogo a tutta la sua tensione e a tutta la sua rabbia.

Il dopo fu difficile.

Stare rannicchiati nella propria stanza al buio, giorno e notte,non era salutare.

Ma aveva incominciato a riprendersi spinta dalle incitazioni delle persone a lei più care.

Spinta dalla sua bambina che nel silenzio la chiamava.

Doveva trovare la forza di rialzarsi e presto o tardi l’avrebbe torvata.

Bisognava battere il ferro finchè era ancora caldo e il suo era rovente.

Si alzò lentamente dal letto, vide la sveglia che segnava le tre del pomeriggio.

Andò verso la finestra e la spalacò.

Per strada vi era ancora qualche residuo di neve ma poco le importava.

Si girò verso la scrivania posta accanto la finestra e aprì un cassetto.

Vi prese una pergamena e la piuma e scrisse di getto.

Poi chiamò il suo gufo, per l’esattezza era un gufo reale regalatole dai suoi genitori prima del parto.

Macchia, così si chiamava il suo gufo, le porse la zampetta e lei vi legò la pergamena.

Lo accarezzò e gli sussurrò il nome del destinatario.

Il gufo come a capire il nome le becchò la mano e poi spiegò le sue enormi ali e volò.

Sperava Hermione di poter ricevere una risposta positiva.

D’altronde si trattava di Narcissa Malfoy e volente o no, non le avrebbe negato la possibilità di potersi spiegare.

 

 

                                                                                                           Malfoy Manor, ore 7 p.m.

 

Narcissa Malfoy cullava delicatamente la piccola Lizzie.

Le stava cantando una ninna nanna appresa da Hermione.

Hermione che non sapeva niente della sua bambina da almeno una settimana.

Ma quella mattina contro ogni aspettativa un gufo reale le portò una lettera.

Era di Hermione e la invitava quasi cordialmente a prendere un the in un locale babbano nei pressi di Kensington Gardens.

Non poteva dirle di no.

Doveva spiegarle e doveva farle capire la sua azione.

Doveva molte cose a quella ragazza e decise di portare con sè Lizzie il giorno dopo… marito permettendo.

In effetti Lucius Malfoy era un gran bel problema ma d’altronde lo era anche il figlio.

In quel momento Lizzie le tirò una ciocca che le era sfuggita dalla rigida acconciatura.

La guardò Narcissa e provò pena per lei.

Era contenta della sua prima nipotina, peccato che in quella casa, la piccola non veniva per niente considerata.

Veniva lasciata ore e ore da sola, e come lei entrava nella sua cameretta appena possibile, la piccola le sorrideva, e mai ,in quei giorni di solitudine vi aveva trovato una lacrima a rigarle il faccino.

Quando Narcissa faceva presente al marito che  Lizzie era troppo piccola per poter stare da sola, lui candidamente le rispondeva “E’ una mezzosangue Cissy e anche se è nostra nipote per il momento è l’ultimo essere di questa casa che possa avere un mio riguardo”.

Le faceva sempre male ripensare alle parole fredde del marito.

“E’ una bambina così bella e tranquilla, ha I tratti dei Malfoy, cos’ha che non và? E’ innocente!” rimbeccava lei.

Ma Lucius non si scomponeva e nè voleva sentire ragioni.

In quella settimana pensava che almeno Draco avrebbe avuto più riguardo per quella creatura, e invece, il massimo che poteva fare era guardarla ma non toccarla.

A ripensarci si malediva.

Le dispiaceva per la madre, alla quale, senza alcun rispetto le avevano sottratto dalle braccia la bambina.

Ricordava le lacrime di Hermione.

Ricordava lo schiaffo che Draco le diede per aver osato gridare contro di lui per riprendersi la bambina.

Lei invece era lì ferma e immobile a guardare.

Era terrorizzata.

Guardava Hermione inerme a terra e singhiozzante fra le braccia della madre.

Ricordava gli occhi gelidi di Draco una volta usciti da quella casa e la poca delicatezza nel poggiare la bimba nella sua nuova culla.

Ricordava il rumore sordo di una porta sbattuta… quella della piccola Lizzie.

Lizzie che aveva già una stanza tutta per sè e piena di giochi lontana dal resto di quella famiglia che lodava a tutti il fatto di essere Purosangue.

Incominciava a detestare Narcissa il fatto di essere Purosangue.

Lizzie che rimaneva isolata da tutto, Lizzie che non riceveva mai una carezza dal padre e da quello che dovrebbe essere il nonno, ma, ne riceveva di carezze solo da lei e da qualche elfo.

Era abituata all’indifferenza maschile Narcissa.

Era cresciuta con un padre despota che aveva pianificato tutto. Ogni singola cosa.

L’unica cosa che non aveva pianificato era stato il matrimonio con Lucius.

Quello fu una vera sorpresa.

Narcissa amava Lucius, lo rispettava e lo temeva al tempo stesso.

Più di una volta l’aveva ripresa duramente sull’educazione del figlio.

Draco doveva risultare da “grande” una sua copia.

Solo che Draco non voleva somigliare al padre ma più che altro, voleva entrare nelle sue grazie e compiacerlo in tutto.

Ora stavano facendo la stessa cosa con Lizzie.

Ogni volta che Narcissa scendeva nel salotto con la piccola in braccio vedeva le occhiate gelide di Lucius e nei suoi occhi non traspariva alcuna emozione e così il figlio.

Draco ,un figlio che con il tempo stentava a riconoscere.

Un figlio gelido e non ancora pronto a una qualche emozione.

Mah…

Un “pop” rieccheggiò nella stanza e distolse Lady Malfoy dai suoi pensieri infelici.

Un elfo era venuto a comunicarle che, il padrone, insieme agli ospiti erano arrivati e di portare con sè la bambina, sistemandola al meglio.

La piccola era già ben vestita,lavata e profumata.

La avvolse in una delle tante copertine che le aveva comprato,ma poi, prima di uscire dalla stanza si diresse verso un cassettone, lo aprì e tirò fuori una copertina che aveva cucito a mano Hemrione.

Era bellissima, bianca con dei piccoli fiocchi e fiori rosa, con su scritto a caratteri eleganti “Elizabeth”.

Poggiò la bimba sul grande letto a baldacchino e la avvolse nuovamente nella nuova copertina.

Dopodichè chiuse la porta e si diresse verso le enormi scale che l’avrebbero condotta nella sala da the.

Appena varcò la soglia, Lucius assottigliò lo sguardo e si avvicinò velocemente a lei, per controllare come fosse stata vestita la bimba, ma non appena riconobbe la copertina di Hermione le sibilò vicino all’orecchio “Dimmi perchè l’hai avvolta in una sudicia coperta babbana, ti ordino subito di andare a cambiarla”.

Narcissa lo guardò dritto negli occhi,ingoiò la saliva e guardò poi la bambina rispondendo un secco e deciso “No!”

Spinse Lucius e si accomodò nel divano di fronte a quello in cui vi erano seduti I signori Zabini insieme al figlio Blaise che parlavano con Draco.

Non appena gli ospiti si accorsero di lei, Diana Zabini si avvicinò a Narcissa con un enorme sorriso stampato sul volto.

Era una donna dal viso dolce e sempre solare.

“Oddio, ma questa piccola allora è proprio Elizabeth. E’ un amore. Blaise figliolo guardala è stupenda”

Blaise Zabini chiamato in causa poggiò il bicchiere che teneva in mano sul tavolino di vetrò e lentamente si avvicinò alla madre e a Narcissa, facendole, un baciamano da vero gentiluomo quale era.

Guardò la piccola che in quella breve camminata si era ddormentata e un sorriso spontaneo gli nacque sul volto “ Sì madre, avete proprio ragione, è un capolavoro” dopodichè guardò Draco e gli fece un occhiolino d’intesa.

“Blaise non è che ci stai provando già così prematuramente con mia figlia vero?”

Narcissa che prima stava accarezzando la piccola, alzò lo sguardo, sorpresa dalle parole del figlio.

Era la seconda volta che sentiva Draco rimarcare la sua paternità. Ma la rimarcava quasi ne fosse una sua proprietà.

Narcissa dentro di sè gioiva e sperava che il figlio prima o poi potesse concludere qualcosa anche con Hermione.

Lucius che intanto si era riavvicinato alla moglie, le poggiò la mano sulla spalla e gliela strinse, poi volse lo sguardo verso il figlio e disse” Bè figliolo, non vedo dove sia il problema, un giorno la piccola troverà anche lei del pane per I suoi denti. Comunque Diana, la bellezza naturalmente l’ha presa da tutti noi Malfoy, del resto, come ben sai non possiamo inosservati”

“Narcisista e Pallone gonfiato” pensò Narcissa

“Ah Lucius, vecchio marpione, alla veneranda età di quaranta anni, provi ancora gusto a fare il Don Giovanni eh?” rispose ridendo Alfred Zabini alzandosi dal divano.

“Comunque una cosa non capisco caro mio”continuò sempre Zabini Senior “perchè hai voluto togliere la bambina alla madre? Quella legge a cui tu e tuo figlio avete fatto riferimento in segreto, senza che la madre della bambina sapesse niente, è una legge a dir poco barbara e poco consona ai tempi che corrono” finì Alfred Zabini accendendosi una sigaretta.

“Alfred, la Granger non ha I mezzi per poter crescere questa bambina. E poi andiamo, una Malfoy in mezzo ai Babbani? Anche se non voluta, riceverà una certa educazione e non potrà partecipare a molti eventi poichè figlia di Mezzosangue, non avrà niente dal patrimonio dei Malfoy, ma almeno saprà cosa significa rispetto e obbedienza”

“Mah Lucius…” iniziò Alfred ma venne interrotto bruscamente dall’amico

“Alfred non voglio rovinarmi la cena quindi basta con questo argomento. Andiamo a tavola che dite? Narcissa moglie mia, lascia pure la bambina qui”.

“La bambina potrebbe stare con noi, non darebbe alcun fastidio, è così tranquilla Lucius”

“Narcissa ho detto di NO e ora andiamo, forza!”

Sospirando Narcissa lasciò la bimba nella culla che era stata portata lì in vista della cena da un elfo.

La bambina emise un leggero vagito, segno che non voleva stare nella culla ma in braccio.

Draco si avvicinò alla culla e fece comparire un sonaglio lo mise nella piccola manina della figlia e glielo fece muovere.

La piccola rimase incantata dal nuovo suono e mise in bocca il sonaglio sbrodolando un pò sul bavaglino. Narcissa guardò nuovamente meravigliata il figlio e gli diede una carezza sul capo.

“E’ bello vederti interessato a questa piccola perla sai?”

“Perdonate madre, ma sono ancora ben lontano dall’interessarmi a lei. Andiamo a tavola ora, gli altri ci aspettano”

Prese Narcissa per mano e la trascinò con sè lasciando da sola Elizabeth in quella grande sala.

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
 
“Il perdono è veramente il solo modo per dissolvere l’ira e ristabilire la speranza.”
(Robert D. Enright)
 
Il perdono è la chiave della felicità.
Imparare a dire “Scusa, ho sbagliato” è una delle cose più difficili da fare.
Eppure pensa ai vantaggi che ne ricaveremmo a tutti i livelli.
Prima di tutto il rapporto con l’altra persona magicamente si rinsalderebbe; in secondo luogo il rapporto con te stesso migliorerebbe immediatamente lasciandoti in una sorta di pace interiore.
(Tiberio Faraci)

 
 
Erano sedute l’una di fronte all’altra da un quarto d’ora e nessuna delle due aveva incominciato a parlare.
Hermione teneva sulle ginocchia Lizzie,intenta a giocare con la collana della madre, la quale le stava carezzando lentamente I capelli.
Narcissa invece le osservava.
Lizzie aveva ormai sei mesi ed aveva già incominciato a stare seduta anche se non proprio perfettamente. Aveva imparato a riconoscere ogni singolo viso. Ma aveva anche sviluppato una insana vivacità. Cosa che a detta di Lucius Malfoy faceva “rizzare I suoi biondi capelli”.
Fu Narcissa a rompere quel silenzio pesante e carico d’attesa.
“Ho sbagliato Hermione e ti chiedo scusa”
“Le scuse per il vostro gesto non bastano Lady Malfoy” le rispose tagliente Hermione
“Me ne rendo conto…”
“No non credo”
“Permettimi di spiegare almeno…”
“Prego faccia pure ma non credo che apprezzerò”
Narcissa si umettò le labbra e incominciò a parlare o meglio cercò di spiegarsi per quanto poteva
“Ecco vedi so che può sembrare banale ma io voglio una VERA famiglia per Draco. Voglio che cominci ad apprezzare ciò che ha e che ha avuto. Quello che ho fatto nei tuoi, o meglio nei confronti tuoi, di Lizzie e della tua famiglia è orribile e imperdonabile, poichè vi siete fidati di me fin dall’inizio, ed io, incosciamente ed egoisticamente ne ho approfittato. Crescere un figlio a diciassette anni Hermione non è facile. Hai avuto la fortuna di avere accanto a te due genitori che ti hanno sostenuto dall’inizio, e sempre dall’inizio, ti hanno fatto prendere in considerazione molte alternative. Ma capire quale sia la scelta giusta da fare non è mai facile.
Ci sarà sempre qualcuno che soffrirà e ci sarà sempre qualcuno che giudicherà.
Quella bambina che tu voglia o no, che tu abbia chiesto o meno il riconoscimento, è una Malfoy, è speciale, è magica a tutti gli effetti ed ha bisogno di protezione contro il sangue del suo sangue. Mi capisci Hermione? Io volevo che Draco si interessasse a lei per proteggerla da altri,  in primis da se stesso, ma volevo che la proteggesse  anche da Lucius. Tu non sai come  vengono trattati nel nostro mondo I figli nati fuori da un matrimonio e non sai come vengono trattati I figli di un purosangue nati da una mezzosangue. E’ terribile il loro destino e Lucius si sta appellando a questo. Sta circuendo il figlio ed io non posso permetterlo. Quella bambina è la NOSTRA salvezza. Lucius ha preteso cose insane e alla fine ne ha quasi fatto un caso diplomatico… .
Non so se mi perdonerai, ma questa è la mia giustificazione a quello che ti ho fatto, che sia per te  una giustificazione esaustiva o meno.”
Hermione dopo aver sentito il discorso di Narcissa strinse ancora più forte  a sè Lizzie,le diede un baciò,la sistemò nel passeggino e spostò malamente la tazza di cioccolata calda che stava bevendo.
La guardò attentamente negli occhi.
Era fiera e determinata.
“Sai Narcissa… quando ho scoperto di aspettare Lizzie, la prima sensazione che ho avuto non è stata gioia, ma PAURA. Avevo maledettamente paura e magari la ho ancora adesso. Ma è una paura del tutto giustificata. Come hai detto tu ho diciassette anni e di certo non avevo mai pensato di diventare e di essere una ragazza-madre. Ho sempre avuto paura durante la gravidanza di non farcela e di essere giudicata male…e chi non avrebbe paura dei giudizi altrui almeno un pò? Io, la ligia figlia dei dottori Granger, si presentava a casa incinta e di chi poi?!
Di un ragazzo che dal primo anno mi ha sempre e solo rivolto male parole e sguardi malefici.
E tutto questo è successo perchè?! Perchè non mi tollerava per insane principi… quando gli comunicai seppur con timore della gravidanza, sperai fino all’ultimo in una sorta di redenzione…invece sai cosa è successo? Mi ha dato uno schiaffo, mi ha definita una arrampicatrice sociale e mi ha chiesto di sbarazzarmene. Io arrampicatrice sociale?! A me non è mai importato se una persona è ricca o meno, come non mi è mai importato che lavoro fanno I genitori o se il vestito che indossa sia firmato o meno… io una persona non la valuto per quello che è fuori ma soprattutto per quello che è dentro…per quello che dimostra. Non dovrebbe essere così?! Ho sempre sperato che un giorno Draco si rendesse conto di quanto fosse bello avere un figlio…ma c’è da dire anche, che,ho sempre avuto paura che me la portasse via e ci è riuscito. Anzi no, CI siete riusciti. Ho passato le pene dell’inferno da quel vostro siparietto… mia figlia era in mano a degli sconosciuti!
Draco l’aveva rifiutata e non gli ho mai imposto la sua presenza. Ci sarà un motivo se non ho voluto che lo sapesse subito. Non vado fiera del fatto che ho nascosto una persona che un giorno spero sarà importante per lui…ma non voglio passare per una che è rimasta incinta e adesso si vuole preoccupare di rimediare in qualche modo.Forse provavo qualcosa per lui ma era tutto talmente offuscato. Io e Draco per quanto mi riguarda non lo so… non so come andrà a finire…ma gli darò sempre una possibilità per la figlia ma non per noi!” Hermione concluse il discorso bevendo velocemente un sorso di cioccolata calda e poi volse lo sguardo nel passeggino dove Lizzie stava giocando con I suoi pupazzi.
“Nessuno vuole portartela via…in un certo senso la si vuole solo condividere…”
Hermione alzò di scatto la testa e sibilò “Condividere? Signora Malfoy ma come parla si rende conto? La MIA bambina non è un oggetto e non è in vendita!”
“Ma è anche mia nipote Hermione”ribattè Narcissa “E voglio che cresca bene nel SUO mondo!”
“Narcissa arrivata a questo punto cosa vorresti che faccia? Che me ne stia zitta e pronta a subire accuse ingiuste da parte della tua famiglia?Oppure che ne so…che annuisca ad ogni vostra richiesta perchè tanto siete più potenti? No le cose non andranno e non funzioneranno mai così!”
“Draco ha riconosciuto Elizabeth…”
“Dove?! Nel mondo babbano e non in quello magico …perchè, meno si sa che un Malfoy si è sporcato con una mezzosangue ,meglio è per la vostra reputazione!” ribattè acidamente Hermione.
“Daco è pronto a prendersi le sue responsabilità”
“Ma no… davvero?!” esclamò sarcastica Hermione “Senta” continuò “Questo è quello che dice lei ma finchè non vedo non credo. Lei non deve convincere in alcun modo suo figlio ad essere un padre, semplicemente, perchè lo è già. Non si nasce genitori ma si impara giorno per giorno, e insieme si cresce. Se è vero che Draco vuole Lizzie va bene ma a delle condizioni umanamente possibili. Voglio parlarne con lui.”
“ Va bene Hermione” sospirò Narcissa
“Lizzie torna a casa con me e non mi interessa se questa volta suo marito mi manderà un mandato di cattura lui non ha alcun potere decisionale nei miei confronti. Parli con Draco e gli dica di farmi sapere. A presto.”
Detto questo Hermione si alzò, raccolse le poche cose di Lizzie, lasciò delle monete sul tavolo e se ne andò.
Narcissa nel mentre pregava che Draco non facesse alcun gesto avventato.
In seguito.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7
 
“Naturalmente i genitori sono una bella cosa, persino i nostri. Ma se esistesse un esame per gli adulti, un esame da superare per poter avere il permesso di fare dei figli, onestamente, quanti lo supererebbero? E anche quelli che lo passassero, non sarebbe per il rotto della cuffia?”
 (P. Høeg, I figli dei guardiani degli elefanti)
 
“Ecco cosa vuol dire essere buoni genitori: indicare a tuo figlio le strade del mondo.”
(Sophie Kinsella, I Love Mini Shopping)
 

 
 
Marzo.
Due mesi erano passati dall’incontro con Narcissa.
Due mesi erano passati da quando Lizzie era ritornata a casa.
Due mesi erano passati e molte cose erano successe.
Lei era ritornata a scuola e il fine settimana come stabilito da Silente tornava a casa dalla sua bambina.
Di Draco non aveva avuto alcun incontro, se non che  tramite legale,aveva stabilito di vedere Lizzie il sabato  in qualsiasi orario, ma, senza la sua presenza.
Non la tollerava ancora.
E per Hermione questo – ancora -  non si presentava come un problema.
Draco, come aveva detto Narcissa, stava cercando di fare il padre.
Riempiva Lizzie di attenzioni e a fine anno scolastico lei e la bambina si sarebbero dovute trasferire a Cambridge.
E questo Draco ancora non lo sapeva.
Aveva cercato più volte di fermarlo per parlargli, ma come ogni volta, lui la liquidava con qualche scusa, oppure mandava Blaise o ancora meglio o peggio, a secondo dei casi,non la calcolava proprio.
Aveva recuperato l’intero mese che aveva perso e per sua fortuna I professori non erano andati molto avanti con il programma.
Ora le rimaneva da instaurare un buon rapport con lui.
La giornata che si apprestava ad affrontare Hermione, era una giornata, alquanto bizzarra.
Era sabato e quindi come stabilito da Silente, si trovava a Londra a casa dei suoi per accudire la bambina.
Lizzie era molto attiva ultimamente e non stava ferma un secondo.
Ogni cosa che vedeva la pretendeva e successivamente la esaminava.
Aveva iniziato a gattonare e quindi avevano eliminato dalla casa ogni possibile oggetto che Lizzie avrebbe potuto prendere.
Quello che Lizzie combinava a Malfoy Manor non le era dato sapere.
E forse in cuor suo non voleva sapere.
Non per disinteresse nei confronti della bambina, ma semplicemente, perchè con quella famiglia, meno rapporti aveva e meglio era.
Ogni tanto Hermione si soffermava a pensare ad un ipotetico future di lei e Draco.
Magari insieme come coppia… o come amici.
Amici? Lei e Draco non sarebbero mai riusciti ad essere amici.
Magari per il bene della loro bambina, avrebbero cercato in tutti I modi di avere un rapporto civile, ma sarebbe stato un rapporto di pura facciata.
Ed Hermione in cuor suo non voleva questo.
Nel frattempo che Lizzie faceva il suo solito sonnellino pomeridiano, Hermione stava decidendo cosa mettersi per la cena.
Si trovava in intimo ed era molto indecisa sull’abbigliamento.
Mentre stava decidendo il vestito da mettere suonarono alla porta.
Si mise in fretta una vestaglia e andò ad aprire.
Non aspettava nessuno a casa e I genitori non sarebbero rientrati prima delle sette.
La cena era stata fissata per le venti e trenta e quindi si domandava chi poteva mai essere.
Forse un vicino bisognoso di qualcosa.
Intanto continuarono a suonare e lei spazientita perchè potevano svegliare Lizzie gridò “Un attimo!” ed aprì la porta.
Poteva aspettare chiunque ma non Draco.
Le aveva mandato un gufo dicendole che quel fine settimana non poteva prendere Lizzie perchè aveva delle riunioni di affari con il padre fuori Londra… e invece… eccolo.
Eccolo lì sulla soglia di casa sua che la squadrava e si passava velocemente la lingua intorno alle labbra.
Anche lui non pensava di trovarla lì.
“Ciao Hermione mi fai entrare o vuoi far vedere a tutto il vicinato le tue grazie?”
“Oh sì… bè … bè accomodati” balbettò Hermione e si fece da parte per farlo passare.
Notò che Draco nell’ultimo anno era diventato più alto…in questo momento poteva raggiungere il metro e ottanta.
Buon per lui pensò Hermione.
Draco si accomodò sul divano dell’ingresso e la guardò fisso… penetrante come solo lui sapeva fare.
Hermione si coprì di più. Aveva notato lo strano luccichio di Draco negli occhi vedendola in vestaglia.
“Ti dispiace aspettare qui mentre vado a vestirmi?”
“Sì mi dispiace aspettarti ma in cambio vorrei Lizzie”
“Lizzie dorme Draco”
“E allora? Portamela no?” le rispose di rimando Draco nel frattempo si alzò nuovamente in piedi e le si avvicinò. Nello stesso istante Hermione arretrò quasi a trovarsi sulle scale.
Erano nuovamente l’uno di fronte all’altro. Si guardavano. Hermione quasi sentiva il respiro di Draco. Draco odorava di menta. Le era sempre piaciuto il suo profumo.
Poi ad un tratto ecco la cosa che più temeva Hermione. Un ravvicinamento nei suoi confronti. Quel tipo di ravvicinamento non le piaceva… o forse no?
Draco stava per avvicinare le labbra alle sue quando all’improvviso un forte pianto li riscosse.
Lizzie reclamava la mamma.
Si guardarono imbarazzati.
Hermione gli sussurrò un “scusa…vado a vestirmi e ti porto Lizzie” mentre Draco le annuiva.
E rifletteva.
Pensava di non riuscire più a provare qualcosa per lei.
Lo aveva ingannato…incastrato.
Aveva ragione suo padre? Forse.
Ma Hermione non era niente male… forse una qualche ripassata ci sarebbe stata.
Solo che doveva tenere conto della loro figlia.
Era ancora  strano per lui pensare a loro due come genitori.
Dopo mesi ancora non si era abituato.
Ritornò a sedersi sul divano buono e tranquillo.
Nel mentre Hermione invece, non appena era entrata nella sua stanza, spalancò nuovamente l’armadio e tirò fuori il primo vestito che le capitò sotto mano.
Lizzie nel frattempo si era calmata e mentre si vestiva le lanciava ogni tanto un’occhiata.
La piccola aveva fame ed era giusto arrivato il momento di darle la pappa.
Non fece caso al vestito indossato e si precipitò nuovamente di sotto.
Draco stava leggendo interessato la “Gazzetta del Profeta”quando si accurse degli urletti di Lizzie. La piccola era arrivata.
Indossava un vestito a palloncino celeste con dei fiocchetti laterali rosa sulle maniche.
Era così buffa.
Aveva notato che ultimamente aveva messo più peso… come tutti I bambini piccoli d’altronde.
“Hey Lizzie guarda c’è papà” la piccola gonfiò leggermente le guance e rivolse il capo che stava poggiato sulla spalla di Hermione verso il padre. Lo guardò per un tempo interminabile e subito si mise dritta e si allungò verso di lui.
Hermione e Draco nuovamente si sfiorarono le mani nel passaggio di Lizzie e poi entrambi guardarono nuovamente la figlia che si era accoccolata al petto del padre.
Hermione si avvicinò e le mise in bocca il ciuccio che subito prese a suggere.
“Bè che programmi hai per la serata?” le chiese Draco dondolandosi sul posto
“In verità… stasera qui a casa, vengono a cena, dei vecchi amici di famiglia che vivono in America. Sanno di Lizzie e vorrebbero conoscerla. A te darebbe fastidio, se eventualmente, mi chiedessero di unirmi a loro, per una passeggiata post cena con la bimba?”
“Bè… visto che mi stai avvertendo… ti dico che hai il mio consenso…eventualmente… ma solo una passeggiata e nessun posto strano ok?”
Hermione annuì.
Ecco un’altra cosa che le dava fastidio. Dover chiedere il permesso a Draco di poter uscire con la piccola. Nessuno doveva vederli nel mondo magico figurarsi in quello babbano.
Praticamente lei e la bambina erano delle recluse nella propria casa.
Volevano uscire e prendere aria? Il giardino sul retro andava più che bene per lui.
Ma altro non si doveva azzardare a fare pena l’affidamento esclusivo di Lizzie al padre.
E lei questo non poteva permetterlo.
La bimba nel frattempo si mise a giocare con I bottoni della camicia del padre e gorgogliava.
Lui la guardava con un finto cipiglio arrabbiato e lei di risposta sbatteva le palpebre e rideva.
Aveva una risata meravigliosa.
Almeno su questo entrambi I genitori erano d’accordo.
Nella stanza c’era solo silenzio rotto dai continui gorgheggi di Lizzie e dai loro respiri.
“E’ lecito sapere, perchè ti sei fatto vivo stasera,  visto che mi avevi detto che eri fuori per affari?”
“No non ti è lecito sapere. Di me tu non devi sapere niente non ne hai il diritto. E poi avevo voglia di vedere lei e non devo darti certo giustificazioni”
“No certo. Assolutamente.” Hermione ci rimase male per la risposta di Draco.
Lei doveva sempre fargli presente ogni singolo progetto e movimento che includessero Lizzie e lui poteva fare semplicemente quello che gli pareva.
A detta sua “aveva il coltello dalla parte del manico”.
Sospirò Hermione.
Per terra vide la Gazzetta del Profeta che ancora non aveva letto e lo raccolse.
In prima pagina a caratteri cubitali stava scritto “NOZZE IN VISTA PER IL CASATO ZABINI?”.
Vi era una foto animata di Blaise e di una ragazza che uscivano da un ristorante insieme ai loro genitori sorridenti. Famiglia italiana anche quella di lei.
Avevano lo sguardo complice e sereno.
Ma erano ancora così giovani… come potevano già pensare al matrimonio?
E I loro progetti futuri?
Ma forse per loro… per I purosangue magici era tutto diverso.
Sapeva che si sposavano giovani e che avevano figli in poco tempo… ma lei questa cosa non aveva mai pensato.
A volte pensava se con l’andare del tempo avrebbe potuto trovare qualcuno che potesse rubarle il cuore. Nuovamente.
Ma poi, si fermava e diceva “chi vuoi che sposi una ragazza madre, strega e incasinata con il padre della figlia? E soprattutto Draco le avrebbe mai permesso di frequentare qualcuno e di farlo poi conoscere a Lizzie?”
Hermione in cuor suo aveva seri dubbi fattibili a riguardo.
Ma ora era lì in quella casa da sola, senza I suoi genitori, con lui che giocava con la bambina, senza sbilanciarsi più di tanto e… un pò ci sperava.
Lui era così bello ma così dannatamente orgoglioso.
Poche volte stava a pensare, se lui all’epoca, provava qualcosa per lei. Ma ci rinunciava già in partenza. Chi è veramente interessato a qualcuno non manipola l’altra persona, non le fa fare cose disgustose, non le toglie la bambina.
“Draco Lucius Malfoy… tu da me che vuoi?” ecco cosa si stava chiedendo Hermione.
Il rumore della porta principale che sbatteva interruppe I suoi “voli pindarici”.
I genitori entrarono nel salotto e trovarono nella stanza una sorpresa poco gradita.
Anche I genitori di Hermione, ogni volta che, un Malfoy entrava in casa loro ingoiavano tanti rospi, ma se si trattava di Draco, il padre di Hermione non ragionava più di tanto.
“E tu, cosa ci fai in casa mia?” chiese sibilando il signor Granger
“Credo che la ragione per cui io sia qui è molto evidente… non crede?” rispose sbruffando Draco
“Ma dai… non avevo dubbi. Ti sei redento?” chiese ironicamente il signor Granger incrociando le braccia al petto. Draco per la prima volta abbassò lo sguardo e non gli rispose.
“Bene. A quanto pare chi tace acconsente.”
Il signor Granger uscì dalla stanza e si diresse al piano di sopra.
La madre di Hermione rivolse giusto un sorriso di circostanza ad entrambi e poi anche lei raggiunse il marito.
Hermione spezzò l’attimo di silenzio andando a prendere Lizzie dalle braccia del padre “Me la passeresti? Dovrei darle da mangiare…”
Draco restio a dargliela le disse “vengo con te” e la superò per dirigersi verso la cucina.
Era incredibile come Draco riuscisse ad adattarsi ad ogni situazione.
Entrato in cucina mise Lizzie nel seggiolone e aspettò che Hermione le desse da mangiare.
Draco Malfoy aveva voglia di imparare e scoprire sua figlia.
Ogni volta che la portava con sè a casa non riusciva a stare con lei.
Il massimo che poteva fare era guardarla cinque minuti e poi dedicarsi agli affari della sua famiglia.
Il padre ci teneva che Draco continuasse a costruire il suo futuro senza alcun ostacolo…e Lizzie, per quanto riguardava Lucius, era un ostacolo bello e buono.
Il punto era che Draco si trovava immerse tra due grossi fuochi: il lasciar correre e invece prendere in mano la situazione.
Il padre stava decidendo per lui e lui non voleva deluderlo.
Ma non avrebbe potuto rifiutare ancora per molto la bambina.
Vedeva Hermione con quanta devozione si prendeva cura della loro bambina e fino adesso non gli  aveva mai chiesto niente. Non aveva preteso neanche la sua presenza. Ma una volta iniziati I giochi gli è stato difficile non esserci.
“Voglio partecipare a questa cena di stasera e vorrei passare più tempo con Lizzie” esordì di colpo Draco.
Ad Hermione cadde il cucchiaio per terra.
“Lo sai puoi passare quanto tempo vuoi con Lizzie ma, riguardo a stasera, dovrei chiedere ai miei e, non credo, che mio padre ne sarà ben lieto” gli rispose Hermione riprendendo a dar da mangiare a Lizzie
“Ti ripeto l’antifona Granger: di quello che pensate tu ed I tuoi genitori poco mi importa, al momento, ma quando chiedo una cosa…bè lo sai la pretendo”
“Non puoi pretendere tutto Draco e non puoi successivamente ricattarmi!”
“Allora convinci il tuo dolce paparino” Draco le voltò le spalle ma poi le aggiunse “Ah… tu e Lizzie dormirete con me. Nella mia nuova casa.”
Questa volta il rumore di un piatto che si rompeva inondò la stanza.
E poi. Silenzio.
“Draco Malfoy mi farai dannare” pensò Hemrione.

 
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

Gli occhi di Hermione si spalancarono.

Immediatamente si ritrovò sveglia e perfettamente all’erta.

La stanza era immersa nella semioscurità, e niente di ciò che la circondava, le appariva familiare.

Nel momento in cui gettò indietro le coperte per scendere dal letto, il mal di testa che provava glielo ricordò. Così come la camicia maschile che indossava ancora.

Tutto le tornò alla mente.

Cena a casa dei suoi, l’improvviso arrivo di Draco, la sua velata gelosia dimostrata nei confronti del figlio dei signori Hallen, e infine, l’invito a passare la notte nella sua nuova casa nella Londra Babbana.

Ma il problema era: perchè indossava una camicia maschile? Che aveva combinato?

Accese l’abat-jour e diede un’occhiata alla sveglia.

Il display digitale indicava le sette e trenta minuti.

Si sentiva così stordita che non capiva se fosse mattina o pomeriggio.

Sfregandosi il volto, si guardò attorno nella stanza.

Le pareti erano di un color crema chiaro, e il pavimento in parquet era parzialmente coperto da soffici tappeti in tinta con l’arredamento della stanza.

Il letto era in ferro battuto mentre i comodini erano in legno intagliato con un elaborato motivo di farfalle e gigli.

Si trattava senza alcun dubbio dell’opera di un bravo artigiano,pensò, mentre passava le dita sui fiori del comodino situato alla sua sinistra.

Si diresse verso la finestra e la spalancò. Era giorno.

L’aria del mattino era abbastanza fresca ma piacevole.

Hermione chiuse per un attimo gli occhi e appoggiò la testa al vetro della finestra aperta.

Era una di quelle mattine in cui si sentiva davvero rilassata, in cui forse, poteva non accadere niente.

Nel mentre che stava guardando il piccolo giardino che circondava l’intera villetta,  bussarono alla porta, e una piccola figura si fece spazio nella stanza.

Era un elfo.

Lei era da Malfoy. Giusto.Tutto chiaro.

“Sono Flyfly signora. Padron Malfoy mi ha mandato qui per renderla presentabile per la colazione e per ricordarle di sua figlia.”

L’elfa si inchinò quel tanto che le bastava per toccare con il naso il pavimento.

Era un segno di riverenza e di rispetto imposto a tutti gli elfi.

In un attimo Hermione si ricordò di Lizzie.

“Oddio Lizzie” urlò Hermione e si precipitò al piano di sotto, incurante, delle grida dell’elfa che doveva vestirsi e in effetti, di come, fosse vestita Lei.

Per  le scale sentì dei piccoli gridolini festosi.

Lizzie. Come si era potuta dimenticare della sua bambina?

Bastava un pò di sonno in più per dimenticarsi dei suoi doveri di madre?

Era così facile per lei farsi venire i sensi di colpa.

In particolare quando si trattava di persone e cose a cui teneva molto.

Scalza e con il fiatone per la scesa veloce di quelle scale, arrivò, in quella che doveva essere, la sala da pranzo.

Al rumore di passi veloci Draco che era seduto per terra in mezzo a tanti giochi con Lizzie si girò per guardarla.

Altri attimi di silenzio e lui la squadrò dalla testa ai piedi.

Dopodichè lei in un attimo si cercò di coprire il più possibile con la camicia.

“Noto con enorme piacere che la camicia sta più bene a te che a me” si girò verso Lizzie continuando a farla giocare, ma quest’ultima, accortasi della presenza della madre incominciò a reclamarla.

Sbuffando Draco la prese in braccio e si avvicinò a lei.

“Dalle da mangiare io ho da fare” le disse porgendole Lizzie in maniera agli occhi di Hermione che sembrava frettolosa e sgarbata.

Mentre Draco stava per uscire dalla stanza, l’elfo gli comparì davanti, chiedendogli scusa per non aver svolto il compito affidatole. Draco le fece cenno con la mano di sparire.

Poi, dopo aver dato un’ultima occhiata ad Hermione e alla bambina, uscì in fretta dalla stanza e si chiuse nello studio.

Hermione si passava da un braccio e l’altro Lizzie che era a dir poco agitata.

Reclamava la sua dose giornaliera di latte e non ammetteva storie.

Da quando Draco era entrato prepotentemente nelle loro vite, Hermione, aveva notato in Lizzie una sorta di cambiamento.

Quando il padre si allontanava da lei diventava capricciosa e piagnucolona.

Hermione non dava tanto importanza alla cosa, poichè, pensava e sapeva che la maggior parte dei bambini faceva così. Hermione però a volte, pensava, che quando sarebbe cresciuta, e quando avrebbe capito ,che loro non erano una VERA famiglia, questi suoi capricci si sarebbero potuti trasformare in problema. Ogni cosa a suo tempo giusto?

 

Draco aprì come una furia la porta del suo studio.

Non pensava che Hermione potesse farle ancora quell’effetto.

Non pensava ancora che una mezzosangue potesse fargli girare la testa.

Era sfinito… da tutto.

In primis da suo padre che gli proibiva ogni contatto con lei e la bambina, in secundis sua madre che invece, cercava di fargli avere un approccio umano con la piccola, e poi… e poi vi erano la scuola e Blaise.

A scuola per quanto gli riguardava era sempre rimasto il solito e impeccabile Draco Lucius Malfoy , che disprezzava chiunque non fosse degno di frequentare quella scuola, ma era anche vero, che a scuola, di nascosto da tutti seguiva lei e ogni suo singolo gesto.

L’aveva vista troppo spesso parlare con Blaise e ridere con lui, l’aveva vista anche con il rosso Weasley e a volte, poteva notare come lui cercasse di attirare la sua attenzione.

Era geloso.

E pensava di non esserlo proprio.

Quando gli capitava prendeva la prima ragazza della sua casata e passava la notte con lei.

Non aveva abbandonato le sue abitudini. Non le aveva abbandonate neanche quando seppe di Lizzie. Per lui era natural sfogarsi in quel modo.

Cercava di tenersi a distanza da lei e dalla loro situazione.

Sì aveva comprato la villetta per sè ma in realtà era per lei e la piccola.

Ogni cosa che facevano doveva essere controllata.

Ancora nel mondo magico nessuno sapeva che un Malfoy aveva procreato con una Mezzosangue.

Sarebbe stato uno scandalo e suo padre ancora non lo aveva perdonato.

Lui era promesso sposo di Astoria Greengrass, e per quanto, quest’ultima potesse piacergli era acerba sotto molto punti di vista…cosa che invece non si poteva dire sulla madre di sua figlia.

Era inutile fare finta di niente.

Era sua e basta.

La scuola a breve sarebbe finita e lei sicuramente sarebbe andata via e portato con sè Lizzie.

Non poteva permetterlo.

Non poteva andarsene.

Non poteva lasciarlo solo.

Non poteva non vedere I suoi sorrisi.

Non poteva non sentire più la risata cristallina di sua figlia.

Non poteva non sentire più il suo profumo.

Profumo di donna…di mamma…di amante.

Sì perchè contro ogni logica lei sarebbe divenuta la sua amante e non ci sarebbe stato più posto per altre. Tranne per Astoria, ma lì, si sarebbe trovato un compromesso.

La voleva.

E l’avrebbe avuta.

E fu così che con un ghigno sul volto e un bicchiere di vino in mano, Draco prese una delle decisioni più importanti e egoiste.

Nell’altra stanza invece, una ignara Hermione, finiva di dar da mangiare a Lizzie e sentiva brividi lungo la sua schiena, quasi fossero presage di qualcosa che sicuramente non avrebbe portato neinte di buono in futuro.

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Capitolo 10
*** Avviso! ***


Scusate l’attesa ma sono in un periodo veramente confusionale.
Mi dispiace di non aver molto tempo per scrivere.
Mi dispiace di non riuscire a sviluppare bene la storia e il vostro interesse.
Non era così che volevo che fosse tutto quanto.
La storia non ho intenzione di abbandonarla, anzi, sto cercando di scrivere i prossimi capitoli, ma ho bisogno di tempo, di ispirazione e di fiducia.
Non sono un tipo che si abbatte, ma ultimamente, mi sto lasciando troppo andare.
Cercherò di postare il prima possibile.
Ringrazio comunque quelle poche persone che mi hanno recensito e tutte quelle che hanno messo la mia storia tra le preferite, ricordate e seguite… non sapete quanto mi fate felice.
Ripeto non abbandono la storia.
Grazie mille.
Un abbraccio virtuale
_Elisewin_

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Capitolo 11
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

“Dicono che la vita va avanti, ma dentro di te qualcosa si ferma, per sempre.”

-Anonimo-

 

 

I M.A.G.O. si stavano avvicinando e l’intera popolazione studentesca di Hogwarts era indaffarata dallo studio pre-esame.

Hermione, Harry e Ron avevano deciso di studiare insieme… o meglio Hermione studiava e li bacchettava, loro, cercavano di imitarla per quanto potevano.

Mancava da casa da molto.

Non vedeva Lizzie da un mese, ma sapeva, tramite le lettere di sua madre, che Narcissa e Draco, erano andati più di una volta a trovarla, o meglio, a controllare che fosse tutto a posto.

In che rapporti fossero lei e Draco non le era dato sapere.

Sapeva però che stava riprovando sentimenti sepolti e non doveva.

Non doveva per se stessa e Lizzie.

Presto Draco si sarebbe sposato e loro due sarebbero state solo una breve parentesi della sua vita.

Due incidenti di percorso.

Dire che non soffriva per la situazione era poco.

Draco in qualsiasi momento poteva dichiarare pieno diritto sulla bambina e prenderne controllo definitivamente.

E lei? Lei che avrebbe fatto?

Da piccola la madre le aveva insegnato che, quando qualcosa non va come si vorrebbe, la soluzione migliore è parlarne e rifletterci sopra.

Sì ma quanto?

Aveva voglia di parlare con Draco e, strano a dirsi e a pensarsi, aveva voglia anche dei suoi vecchi abbracci.

Anche uno di quelli rudi e violenti.

Certe volte a pensare il passato con Draco sembrava masochista.

Draco non le aveva mai dimostrato affetto e questo se l’era fatto bastare.

Draco aveva sempre preteso e basta.

Quello che era iniziato come un gioco, un capriccio da parte di lui, era finito per lei invece, con l’esperienza più toccante per una donna: essere madre.

Ma il disprezzo nei suoi riguardi non era finito.

Come così anche il ribrezzo.

A lungo andare Hermione pensava che, mentre Draco era pronto per rifarsi una vita, impostagli dai sacri dogma purosangue, lei sarebbe rimasta sola.

Chi si sarebbe mai preso cura di una donna con figlia carico?

Non era tipo da abbattersi, ma certe volte, pensava che la sua vita sarebbe stata sempre sotto osservazione e prima di poter voltare pagina, avrebbe dovuto tirare le somme e rendere conto di ogni cosa non solo agli altri, ma anche, a se stessa.

Aveva bisogno di staccare la spina, di allonatnare i suoi pensieri, di prendersi un pò di giorni. Fare un viaggio con se stessa per capire e realizzare che niente, a partire dall’ultimo giorno di scuola in poi, sarebbe stato lo stesso.

I cambiamenti fanno paura a tutti  e sono inevitabili.

Ma i cambiamenti servono anche a crescere.

I cambiamenti servono per farti capire quanto sei disposto a metterti in gioco… quanto sei disposto a dare.

I cambiamenti principalmente vanno vissuti e assaporati attimo per attimo.

E dopo averlo affrontato, il cambiamento, forse, sei pronto a tutto.

Hermione nell’ultimo anno della sua vita poteva dire di aver effettuato un grosso cambiamento. È stato il primo di una lunga serie.

Ora ne sarebbe arrivato uno più grande e forse doloroso, ma, prima Lizzie e poi tutto il resto.

Raccogliendo i libri dal tavolo della biblioteca, silenziosamente, Hermione ne uscì come era entrata.

 

Campagna inglese al confine con la Scozia.

 

In un maniero non molto lontano al confine con la Scozia, vi erano due uomini di alta società, seduti in delle comode e soffici poltrone raffinate.

Sorseggiavano del whiskey incendiario di vecchia annata, fumavano sigari e ogni tanto, ridevano sulle ultime notizie riportate sulla Gazzetta del Profeta, riguardante quella persona, oppure, un qualche fattaccio.

Lucius Abraxas Malfoy e George William Greengrass si potevano ritenere due amici di pura convenienza… economica.

Dalla nascita dei loro figli, avevano insieme progettato per entrambe le casate, un matrimonio combinato.

Draco e Astoria si sarebbero sposati all’età di venti anni. O meglio, Draco all’età di venti anni ed Astoria non appena ne avesse compiuto diciotto.

Ormai era tutto stabilito.

Mancava semplicemente la firma dei due ragazzi per ufficializzare finalmente la cosa.

“Il grande evento” così si immaginava Lord Greengrass nei titoli dei giornali.

Ciò che però Greengrass non sapeva era che Draco avesse messo al mondo già un erede.

Ciò che invece Lord Malfoy sapeva, purtroppo, era che il figlio non solo si era dato da fare in certi ambiti, ma, aveva anche procreato.

Chiamasi a detta di Lord Malfoy “piccolo incidente di percorso” che non avrebbe dovuto per nessun motivo ostacolarne i suoi piani.

Per Lucius, la presenza di quella nipote, ricopriva, un’onta di vergogna e disonore verso tutto quello che aveva progettato per il suo unico figlio.

Anni e anni di prese di posizione ed ora si trovava in bilico.

Ogni tanto Greengrass vedeva come Lucius si perdeva nei suoi pensieri, ma stava ben attento, a domandargliene la causa.

Greengrass tra i due era quello che più premeva al matrimonio.

Alla primogenita Daphne, sarebbe toccata il matrimonio con Theodore Nott, ma invece, alla piccola Astoria sarebbe toccato il rampollo più ambito.

Sua figlia sarebbe divenuta Lady Malfoy, sarebbe stata ,la benvenuta nei salotti migliori della società magica, avrebbe goduto di ogni onore e riguardo.

Sarebbe stato tutto perfetto.  

Alla sola idea i suoi occhi brillavo colmi di eccitazione.

Erano anni che aspettava questo momento ed ora tutto era giunto a termine.

Un sorriso sottile e fine ricoprì il volto di Greengrass mentre Lucius invece continuava a perdersi nei pensieri.

Incuranti dei pensieri dei propri figli, entrambi, alzarono i loro calici e brindarono alla loro nuova famiglia.

 

 

Hogwarts

 

Mentre Hermione si dirigeva lungo le enormi scale che l’avrebbero portata alla Torre dei Grifondoro venne tirata per un braccio in un corridoio buio.

Una mano le aveva tappato la bocca in modo tale da non farle emettere fiato.

Al buio non riusciva a vederne il volto ma bastò un attimo per accorgersi che altro non era che Draco.

Il suo profumo era inconfondibile.

Era sempre lui.

Era soltanto lui.

Per la prima volta Draco l’aveva cercata.

Per la prima volta, Draco la stava accarezzando lentamente, e per la prima volta, dopo tanto tempo, la stava baciando.

Draco stava cercando spasmodicamente le labbra di lei.

Sembrava una furia.

A tratti lasciava dei morsi sulle sue labbra carnose e rosse.

Draco pensava che il peccato risiedesse in quelle labbra così invitanti.

Erano la sua medicina personale.

Alla fine dei conti Hermione gli era mancata.

Al di là delle convinzioni sociali, dei pensieri peccaminosi,delle liti furibonde per l’affidamento di Lizzie, Draco si era dovuto ricredere su molte cose.

Dire che forse stava provando qualcosa di più di una semplice attrazione fisica, poteva, sembrare ancora lontano… ma forse no.

Aveva avuto modo di poterla apprezzare.

Di poterla guardare di sfuggita. Di seguirla. Di origliare le sue conversazioni.

Draco aveva necessità di sapere se il cuore di Hermione era libero.

Lei era sua e glielo stava dimostrando, concedendole quelle carezze che, solo alle sue amanti importanti dava.

Ma Hermione, contro ogni patto sancito con la sua famiglia, sarebbe stata la sua amante, e lei sicuramente avrebbe accettato.

Ora come non mai, mentre le sue mani, percorrevano il corpo di lei ed entrambi si stavano cercando, era sempre più convinto che lei non si sarebbe mai liberata di lui.

Il matrimonio con Astoria sarebbe stato tra un paio di anni, e fino ad allora, aveva tutta l’intenzione di godersi quello che un giorno, non avrebbe più potuto avere.

La prese per mano e insieme, correndo, si diressero verso la Stanza delle Necessità, quella stanza che oltre ogni logica, aveva per sempre segnato le loro anime.

Ed è proprio vero che, quando meno te lo aspetti, accadono le cose più impensabili.

Il cuore di Hermione esultava.

Il corpo di Draco invece strepitava di attenzioni.

Erano insieme e contava solo questo.

Per il momento.

 

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 

Ciò che non uccide fortifica”
 
“E se ritorni nella mente
basta pensare che non ci sei
che sto soffrendo inutilmente
perche' so, io lo so, io so che non tornerai.
Senza te, io senza te
solo continuero'
e dormiro', mi svegliero'
camminero', lavorero'
qualche cosa faro' qualche cosa faro'
si' qualche cosa di sicuro io faro',
piangero', io piangero'
Si' piangero', io, piangero'...”

 



Hermione si svegliò di colpo attenta e vigile.

Si trovò ancora avvinghiata alle braccia di Draco. Il suo corpo caldo era un tutt’uno con il suo. La leggera peluria bionda tracciava perfettamente il suo torace e lei incosciamente ne stava accarezzando i lineamenti.

Nella mente di Hermione ricordi confusi e sensazioni della notte passata insieme rivivevano: la sensazione della pelle della sua schiena sotto i polpastrelli delle dita bramose di un contatto in più, dita che venivano dolcemente baciate come se fossero un dono prezioso, quei ricci indomabili che venivano racchiusi nella sua mano.

Brividi al passaggio di ogni suo singolo tocco e del sapore dolce e invitante delle sue labbra.

Era stata una notte meravigliosa, ma come tutte le notti, Cenerentola doveva tornare alla dura realtà.

Nessun principe azzurro e nessun cavallo bianco a prenderla.

Cenerentola deve tornare a fare quello che ha sempre fatto.

La dura realtà faceva ribrezzo ad Hermione ed ancora di più, la consapevolezza, di aver commesso un atroce errore ancora una volta.

Di “Basta” ne aveva detti fin troppi.

Era meglio alzarsi e andarsene o aspettare il suo risveglio e la sentenza finale?

Hermione avrebbe voluto alzarsi e pensare che tutto sarebbe andato bene.

Ma conoscendo Draco niente sarebbe andato bene.

Decise di rivestirsi in silenzio.

Sciolse lievemente il suo abbraccio e si precipitò a trovare i vestiti sparsi per la stanza.

Li trovò e si sedette su di una sedia incurante del fatto, che Draco, aveva avvertito degli spostamenti ed era anche lui stesso vigile e attento ad ogni sua mossa.

Ne era quasi rapito.

Era il “quasi” che al ragazzo preoccupava.

Il non avere certezze era una cosa che lo faceva arrabbiare. In particolare dopo una notte passata insieme ad una donna.

Ma non era una donna qualsiasi era Hermione Granger la madre di sua figlia.

La gravidanza le aveva lasciato delle belle forme che al ragazzo la sera prima non si era dispiaciuto a toccare.

Ma Hermione era Hermione.

Era colei che amava, se l’amava, e odiava al tempo stesso. O meglio, tollerava e odiava al tempo stesso.

Gli faceva perdere la ragione.

Sapeva che non poteva tirare troppo a lungo la corda.

Gli accordi sono accordi, ma lei, era un qualcosa di proibito. Era un qualcosa che non gli era concesso tenere, e pur volendo, avrebbe dovuto continuare di nascosto a fare quello che aveva sempre fatto.

La voleva come sua compagna. Non di vita… ma di letto.

La voleva ancora? Bene, l’avrebbe avuta, come e quando più gli piaceva.

Era sua. Solo sua. L’avrebbe annientata ancora di più se fosse stato necessario.

 Ma lei doveva essere per gli altri un campo minato.

Aveva tante cose in mente.

Sì l’avrebbe avuta.

Con molta eleganza si alzò dal letto e si infilò I boxer.

Le si avvicinò piano piano quasi a sorprenderla e a sgridarla per una qualche marachella.

Si abbassò e si portò dietro la schiena di lei.

La strinse subito a sè senza darle il tempo di fiatare e le baciò lentamente il collo.

Ancora e ancora baci languidi e pieni di desiderio.

Quella ragazza sapeva come accendere la passione violenta in lui.

Hermione al tempo stesso era tutto un fremito.

Avrebbe voluto ripetere l’esperienza della notte passata, ma non poteva, anzi, non doveva.

Cedere agli istinti non l’avrebbe portata da nessuna parte.

Draco ci sapeva maledettamente fare con le ragazze.

Lo sapeva.

Sapeva di essere una tacca in più da aggiungere ad una qualche sua lista,ma doveva conservare ancora, un minimo della dignità che quel ragazzo poco alla volta le stava portando via.

Con molta difficoltà si allontanò quasi violentamente da lui.

Tar i due corpi vi era una poltrona che simboleggiava il distacco, il confine al quale Draco, non avrebbe dovuto superare, o lei, non sarebbe più riuscita a parlargli.

Quella mattina non erano solo i capelli di Hermione ad essere indomabili, ma anche quelli di lui, non erano da meno.

La frangia bionda gli cadeva scomposta in avanti a coprirgli un occhio.

Il respiro affannoso inondava la stanza.

La voleva.

Eccome.

Hermione dal canto suo finiva di vestirsi.

Cercava di essere fredda e incurante che davanti a lei ci fosse un uomo pronto a un secondo round. Un uomo a cui non avrebbe dovuto dire di no.

Rabbia. La leggeva nei suoi occhi grigi. Erano tempestosi.

“Fuggire o rimanere?” Si domandava ancora.

Poi tutto a un tratto quasi Draco potesse leggerle dentro disse “Hermione lo sai che le cose tra di noi non cambieranno mai, vero?”

Una stilettata potente al cuore. Che fare?

Sarebbe stato meglio fuggire. Un’altra umiliazione la stava attendendo.

Il groppo in gola stava per farsi sentire. Nuovamente.

Perchè, si chiedeva Hermione, era così incurante dei sentimenti altrui?

Perchè?

Draco si girò per andare a recuperare pantaloni e camicia.

Anche mentre si rivestiva, Hermione, poteva notare l’estrema eleganza che aveva in ogni gesto, anche in quello più malevolo.

Masochista? Forse.

“Cosa intendi con “le cose tra di noi non cambieranno mai”? Il sesso? Intendi questo? Solo un rapporto fisico?”

Draco si alzò e la fronteggiò.

Le mani chiuse a pugno.

“Sentimi bene … non è possibile che ogni volta che ci troviamo da soli, devi sempre e dico sempre, non solo rovinare tutto, ma rendere, anche le cose più complicate del previsto!”

“Che cosa? Io?” urlò Hermione

“E per rispondere alla tua domanda: sì il sesso Hermione è la chiave di tutto” incrociò le braccia Draco, e si sedette, sulla morbida poltrona voltando lo sguardo verso la finestra.

“Ma ti senti quando parli? E ai miei sentimenti non ci pensi?”

“Hermione sentimenti o meno sarà sempre così” rispose Draco sbruffando

“E a Lizzie, quella dolce bambina che aspetta il padre che mi dici? Ti piace giocare con me? Va bene lo accetto, fa parte del tuo pacchetto e me ne faccio ogni giorno una ragione, ma per quanto riguarda quello che è successo stanotte no, perchè riguarda anche lei e non te lo permetto!”

Draco si alzò come una furia trovandosi poi a sfiorare quasi il suo naso con quello di Hermione

“Ti dimentichi cara che ho io il coltello dalla parte del manico!”

“E come dimenticarlo? Me lo ricordi ogni singolo giorno: la tua faccia disgustata, le tue battute acide e poco carine, le umiliazioni a cui tu mi rendi partecipe!”

Hermione ora stava urlando più di lui.

Per la prima volta il leone che c’era in lei stava salendo in superficie.

Draco era incredulo.

Le si stava ribellando.

No non doveva permetterlo.

O forse sì? Il gioco avrebbe reso la candela. E sarebbe stato molto più divertente.

“Senti ora calmiamoci ok?Cerchiamo di iniziare la giornata in un modo un pò più consono.” Draco cercò nuovamente di avvicinarsi a lei. Hermione capendo le sue intenzioni si spostò velocemente trovandosi quasi alla porta.

“Ovvero? Stare ore e ore a letto per calmare i tuoi pruriti? No grazie”

“E che ci sarebbe di male?”

“Cavolo Draco ma ci pensi alle parole che dici? Io non sono un oggetto. Sono una persona con dei sentimenti. Chiedo un pò di rispetto è tanto?”

“Sì, mi costa portarti del rispetto onestamente”

Le stava facendo male e lo sentiva.

Perchè si doveva comportare in quel modo orribile con lei? Perchè non provava almeno una volta ad essere gentile e presente nelle loro cose.

Loro… non esisteva niente al riguardo per quanto riguardava lui.

Hermione stava trattenendo a stento le lacrime.

Ancora parole dure e amare.

Perchè? Perchè il padre di sua figlia doveva essere Draco Malfoy?

Voleva essere di ghiaccio Hermione.

Voleva fargli del male.

Voleva possedere uno sguardo tagliente e duro. Uno di quelli che ti paralizzano e sai che non puoi fiatare dopo. Uno di quelli a cui sai che devi avere rispetto sempre, a prescindere, se hai torto o ragione. Voleva uno di quei sguardi che ti trapassano organi e anima.

Uno di quelli per cui non hai fiato dopo. E dopo questi sguardi, sarebbe stato, bello poter dire “Fa male eh? Ora capisci ciò che si prova…campione! “

E poi… e poi tanti saluti.

Draco uno di quei famosi e desiderati sguardi glaciali, se li sarebbe, meritati tutti.

Ma la rabbia, la vendetta, non portano da nessuna parte.

E lei lo sapeva bene.

Si sentiva male Hermione. Prese tutto il coraggio che aveva in corpo e cominciò a parlargli come non aveva mai fatto prima.

“Senti sai che ti dico spocchioso figlio purosangue? Ora sono io a dire basta ai tuoi sotterfugi e ai tuoi doppi sensi. Mi hai portato via tutto. La mia dignità, il rispetto per me stessa e poi mia figlia. Mia non tua. Darle il tuo cognome non fa di te suo padre.

Hai portato via ogni singola parte importante di me e l’hai calpestata senza pieta con la complicità di tuo padre. I padri…che grande complicazione sono per un figlio. Dio, non ti vergogni neanche un pò?”

“Non ti permetto di giudicarmi Hermione hai capito?” Draco la strattonò per un braccio facendole male. E lei lo sentiva tutto il dolore suo e la rabbia di lui. Devastante. Sapeva di aver toccato un tasto dolente ma doveva continuare. Doveva trovare una fuga per se stessa.

“Tu non vuoi essere giudicato perchè ti fa comodo credere di avere ragione, quando invece, sai che non è così! Venire a patti con la realtà è terribile e fa paura e questo lo so bene Draco. Ma non puoi sfogare su di me i tuoi istinti. Sono una persona come te e come tale voglio anche io un minimo di rispetto!”

“Sentimi bene. Non accadrà mai che io e te potremo avere qualcosa di più in futuro.”

“Mai dire mai. Ma almeno mi domando…  non vuoi il meglio per tua figlia, eh?”

“Ci sono cose che ancora non so e che non ti è dato sapere. Ma per quanto riguarda Elizabeth possiamo farlo anche da amici”

“Amici?” Hermione rise forzatamente “Io e te non saremo mai amici e lo sai bene. Tu stesso fino a pochi minuti fa non hai fatto altro che rimarcare quale fosse il mio ruolo: il Nulla.”

“Ora non esagerare. Anche tu hai le tue colpe.” Draco si passò nervosamente una mano tra i capelli mentre con l’altra teneva ancora per un polso Hermione. Aveva paura che se ne andasse e non doveva permetterlo.

“Non esagerare? Non mi piace che dai tutte a me le colpe. Anche tu hai delle responsabilità. Responsabilità che se ben ricordi non ti sei voluto prendere dal momento stesso in cui ne sei venuto a conoscenza”

“Me ne sono pulito le mani”

“E te ne vanti?”

“Non mi vanto di molte cose…cara”

Draco questa volta la abbracciò forte, con una mano le teneva fermo i capelli e all’improvviso, contro ogni previsione di Hermione in quel momento, la baciò.

All’inizio presa alla sprovvista Hermione contraccambiò poi pensò che non doveva lasciarsi trascinare dai suoi giochetti, gli morse il labbro inferiore facendogli uscire del sangue e poi gli mollò un sonoro schiaffo.

Minuti interminabili. La mano ancora per aria.

Draco la fissava incredulo.

C’era riuscita la maledetta a scalfirlo ma solo per poco.

Si asciugò con rabbia le labbra con la mano. E poi la prese violentemente sulle spalle buttandola sul letto ancora disfatto.

Hermione prese a gridare e a graffiare, dove poteva, qualsiasi parte del corpo di lui.

Draco nel frattempo la schiaffeggiò e lì smise di respirare.

Si allontanò dal corpo di lei quasi scottato. Non voleva arrivare a tanto ma odiava essere messo alle strette. Odiava il fatto che lei avesse centrato in qualche modo la questione.

Non sopportava niente in quel momento.

Perchè se l’era nuovamente portata a letto? Perchè maledizione?

Hermione intanto ancora con la camicia sbottonata si alzò lentamente dal letto.

Quel letto che ancora una notte l’aveva portata lontano e le aveva fatto sperare inutilmente qualcosa. Sperava di poterlo cambiare, Narcissa stessa le aveva chiesto fiducia al riguardo. Ma lei non ne poteva più.

Prese ancora una volta coraggio e si portò dietro di lui che incurante guardava fuori la finestra.

“Puoi picchiarmi, insultarmi, umiliarmi in tutte le lingue e i modi possibili che tu conosci… ma ogni qualvolta penserai di avermi distrutto, moralmente e fisicamente, io mi alzerò più forte di prima, perchè tra i due, io non ho mai perso niente, mentre tu hai perso molto fin dall’inizio. Io sono sicura di poche cose della mia vita, ma di una soltanto pensavo di esserne sicura, quella di farti entrare nella mia vita, ma mi sbagliavo ancora una volta.

Ho provato a capirti e a perdonarti, a darti anche una seconda possibilità, anche quando non te la meritavi. Ma sai perchè l’ho fatto? L’ho fatto per Lizzie, perchè voglio che abbia un padre presente e cosciente delle cose che fa a se stesso, e anche, agli altri. Non sono una santa o una martire ma non ti rendi conto di molte cose Draco… e mi dispiace. Non posso aspettare qualcosa o qualcuno che non arriverà mai, perchè mi sono seccata e perchè, credo, di essermi umiliata abbastanza per tutto questo tempo. Non posso salvare qualcuno che non vuole essere salvato, quindi ti chiedo, anzi, ti supplico di finirla qui. Io e te basta… come volevi fin da quando hai saputo di Lizzie. Forse hai vinto o forse no. Io ho la certezza di averci provato almeno a cambiare le cose, ma, non sono così potente e forte dal farlo.

Io salvo gli altri, ma , chi salva me? Ci sarà qualcuno che pensarà a me un domani?

Sai benissimo che non ho il ruolo solo di essere la madre di tua figlia, ma nel profondo del tuo cuore, so che sono anche altro. Sono solo una ragazza di 17 anni che forse da parte tua ne ha subite fin trope. Ora basta. Ti chiedo solo una cosa… non venire a trovare Lizzie se per te è un obbligo, preferisco sapere che vieni perchè lo senti, e non perchè un tribunale o qualcuno della tua famiglia te lo impone. Stammi bene… Draco”

Ancora con le lacrime agli occhi Hermione recuperò velocemente il suo mantello e corse fuori dalla stanza.

Si era liberata di lui.

E allora perchè sentiva ancora una volta un peso sullo stomaco? Perchè si sentiva mancare l’aria?

Draco era rimasto nella stessa posizione. Sguardo fisso nel vuoto.

Le parole di Hermione ancora nella mente. Dure e taglienti.

L’aveva persa. Le aveva perse.

E ora cosa doveva fare?

Davanti a lui il lago nero e una pioggia fitta.

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Capitolo 13
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 

“…It’s everything you wanted, it’s everything you don’t
It’s one door swinging open and one door swinging closed
Some prayers find an answer some prayers never know
We’re Holding on and letting go.
E' questo tutto ciò che vuoi,è tutto ciò che non vuoi
E' una porta che si apre e una porta che si chiude
Alcune preghiere trovano una risposta
Alcune non ne avranno mai una
Noi ci stiamo stringendo e ci stiamo lasciando andare.”
 (Ross Copperman, Holding On And Letting Go)

 
 

Alcuni anni dopo

 
Alcuni raggi di sole entrarono prepotentemente in una camera da letto.
Nella stanza si sentiva un leggero russare.
Il rumore della sveglia all’inizio, sembrava non dare per niente fastidio, ma poi una mano, lentamente scivolò fuori dalle coperte e la spense.
Prima un braccio e poi un altro riemersero dal groviglio di lenzuola intrecciate.
Piano senza far rumore, la ragazza in punta di piedi, si girò per guardare la persona che per una notte intera era rimasta per farle compagnia.
Negli ultimi anni, aveva saputo rivalutare diverse persone, e lui, rientrava in esse.
Hermione sorrise lievemente al ricordo di come si era presentato la sera prima a casa sua.
Era un ottimo amico, ma alle volte, si lasciavano andare a qualcosa di più di qualche abbraccio o innocente carezza. Delle volte aveva paura di quello che lui poteva provare per lei.
Si infilò la vestaglia che aveva lasciato come sempre sulla poltroncina, e aprì poi la porta, lasciandola leggermente socchiusa.
Si passò una mano tra i capelli per rendere un po’ più vivibili quei ricci per cui la sua famiglia era tanto famosa.
Prima di scendere in cucina si diresse verso la cameretta di Lizzie.
Come ogni notte le lasciava sempre socchiusa la porta per poterla sentire meglio quando si svegliava.
Piano si avvicinò al lettino e sorrise nel vedere come la piccola stringeva con la sua manina un peluche.
Le accarezzò lievemente i capelli e le rimboccò meglio le copertine lasciandole poi un bacio sulla piccola fronte.
Velocemente si diresse in cucina a preparare un po’ di pancake e caffè.
Erano le sette e mezzo del mattino e alle nove avrebbe avuto il suo primo colloquio di lavoro presso l’Università Magica.
Era emozionata.
Ma stranamente non sapeva come comportarsi.
Hogwarts era conclusa e lei per diverso tempo si era sentita persa, si era immersa nel ruolo di mamma a tempo pieno, insieme, ad un piccolo lavoro part time in una libreria babbana che le dava piacere… poi all’improvviso dopo anni di silenzio, le arriva un’offerta piovuta come una manna dal cielo.
Non poteva che essere grata dei suoi voti a scuola.
Una prestigiosa e facoltosa università magica le aveva offerto un buon posto di lavoro.
Acconsentì senza neanche pensarci.
Lizzie stava diventando grande e aveva deciso di affidarla ad un nido vicino l’università nelle ore in cui era a lavoro. Le conveniva sotto ogni punto di vista.
I suoi genitori erano contentissimi del traguardo raggiunto.
I suoi amici erano contenti per lei. Persino i vicini di casa avevano saputo che una prestigiosa università l’aveva chiamata, e si congratularono con lei, ignari, che l’università in questione fosse magica e non babbana.
Tutti erano assolutamente felici per lei.
Tutti eccetto uno.
Draco Lucius Malfoy.
Draco dal giorno dopo il diploma era diventato completamente assente.
Per la prima volta da quando lo conosceva, aveva preso in seria considerazione, tutto ciò che lei gli aveva riferito quel fatidico giorno nella Stanza delle Necessità.
Dal giorno dopo il diploma seppe anche dell’imminente fidanzamento con la più piccola delle Greengrass.
A Hermione non le era dato pensare niente a riguardo… anche perché, se si fosse permessa il lusso di pensare a Draco e ad Astoria, sarebbe iniziata una nuova ondata di tristezza e tutto quel poco di equilibrio che aveva cercato di ottenere, sarebbe andato completamente in frantumi.
Draco le aveva chiuso ogni singola possibilità e lo stesso aveva fatto lei.
E dalla fine di Hogwarts, Draco, non andò neanche una volta a trovare la figlia.
Non si curò di lei se non solamente il giorno del compleanno… un misero biglietto di auguri e un peluche come regalo.
Meglio di niente si rispondeva Hermione.
Intanto nella sua mente frullavano un sacco di ipotesi su Draco… e meno male che aveva deciso di non pensarci più!
Ma sapeva benissimo come andavano a finire queste cose.
Niente Cenerentola, niente Principe Azzurro, niente Fata Turchina e Topini Magici… solo lei e la triste realtà.
La realtà era che, per quanto Hermione affermasse agli altri che tra Lei e Draco, non ci sarebbe mai stato un lieto fine, in realtà pensava il contrario.
A dispetto di Draco, non aveva mai pensato di fare chiodo schiaccia chiodo, ma aveva ventuno anni, e aveva tutto il diritto di divertirsi e di provare a trovare qualcuno che la rendesse felice.
Due braccia la avvolsero tutta facendole dimenticare tutto quello che stava pensando.
Non ne era sorpresa.
Lui le faceva questo effetto ogni volta. Ormai ci era abituata ma ne era sempre contenta e felice.
Un lieve bacio sul collo le fece risvegliare i sensi.
“Buondì mammina cara” disse il ragazzo dietro di lei continuando a lasciarle una scia di baci.
Si girò di colpo e lo abbracciò dandogli anche lei un leggero bacio sullo stesso punto.
“Buongiorno signor ‘mi presento a casa tua nelle ore più impensabili’!”
“E dai Herm non l’ho fatto apposta… ero in giro, mi mancavate tu e la piccola fatina,così ho pensato di stare da te. Notte compresa.” le rispose facendole un occhiolino.
“Sfacciato!” esclamò ridendo Hermione dandogli anche un leggero pizzicotto sul braccio.
Il ragazzo intrappolò tra le sue mani le dita di lei e gliele baciò una ad una.
“Mi sei mancata … veramente…”
Occhi languidi colmi di desiderio… era questo quello che stava vedendo Hermione.
Tra i due vi era solo una semplice attrazione fisica… ma se avesse voluto, sapeva benissimo, che avrebbe potuto ribaltare la situazione in qualsiasi momento.
Il ragazzo glielo ripeteva spesso e sapeva che non era cosa di poco conto.
Non si potevano comandare i sentimenti, ma sapeva, che avrebbe potuto provarci poco a poco.
Il ragazzo che stava davanti a lei, intento a gustarsi i pancake, era un ragazzo cresciuto con sani principi e di ampie vedute.
Era sempre stato buono e sincero con lei.
Non le aveva mai rivolto una sola parola cattiva sul suo conto… non l’aveva neanche mai giudicata sul fatto di essere una ragazza madre, anzi, da quando lo conosceva la lodava in continuazione per essere comunque presente per la figlia.
Era vero anche che per scherzo,più di una volta, le aveva rivolto una proposta di matrimonio… e lei gelava all’istante.
Gelava perché aveva sempre pensato che quando uno decide di sposarsi, è per sempre, non ci devono essere ripensamenti a riguardo.
Devi essere pronta ad ogni conseguenza.
Devi esserci con la mente e con il cuore.
Era il per sempre che la spaventava. Se sai di trascorrere il resto della tua vita con chi realmente ami, sai anche,che non importa quanti ostacoli incontrerai… sai che qualsiasi cosa accada l’uno ci sarà per l’altro.
Ma… e c’era un MA… ma se il per sempre non durasse per sempre? Cosa avrebbe dovuto fare? Chi avrebbe ricomposto nuovamente i pezzi del suo cuore?
D’altra parte aveva voglia di rimettersi in gioco.
Ma ritornando al per sempre… lei doveva crederci. Ne aveva bisogno.
E un matrimonio riparatore fatto con la persona sbagliata non era la soluzione al vuoto da colmare.
Il ragazzo alzò lo sguardo dal suo piatto e vide che lo stava fissando.
Ogni volta che la guardava si incantava e in quello stesso momento entrambi avrebbero potuto pensare la stessa cosa.
Erano pensieri legittimi.
Lui era un Purosangue come lo era una parte del mondo magico.
Quando scoprì che Hermione aveva avuto una bambina era rimasto a dir poco sorpreso e preoccupato.
Una ragazza di soli diciassette anni come avrebbe potuto mantenere e curare il bene di sua figlia? Come avrebbe fatto una volta tornata ad Hogwarts?
Eppure si era dovuto ricredere anche davanti le malelingue.
Hermione era una persona straordinaria.
A lui non interessava cosa la gente avrebbe potuto pensare su di una loro ipotetica relazione.
Gli avevano insegnato ad avere rispetto per i pensieri altrui.
Ad avere rispetto per le donne.
A curare bene ogni minima cosa lo interessasse.
E lui stava mettendo in atto tutto quello che sentiva.
Perché per lui non si trattava di semplice infatuazione.
Non pensava di provare una così forte attrazione per quella ragazza.
Ma valeva davvero la pena conoscerla sotto ogni punto di vista.
Chi si era fatto scappare una simile perla non sapeva allora cosa significava avere tra le mani qualcosa di importante.
Chi si era fatto scappare una donna del genere era una persona troppo superficiale.
Ma era vero anche che, una persona, per quanto si ritiene di conoscerla, sai di certo che non riuscirai mai davvero a conoscerla.
Puoi precederla su molte cose, ma non saprai mai se, come e quando, si farà avanti.
Si alzò lentamente e le tese una mano alla quale lei invece rispose nuovamente in un abbraccio.
Era uno di quei abbracci saturi di ogni cosa.
C’era il profumo di entrambi.
C’era il profumo di una notte trascorsa insieme.
C’era l’attesa di qualcosa di indefinito.
C’erano loro e questo importava e basta.
“Hermione se non ci sbrighiamo farai tardi al tuo primo giorno di lavoro”
“Hai ragione… sistemi tu qui?”
“Sì certo!” il ragazzo si abbassò per lasciare un veloce bacio sulle labbra.
Un’altra cosa di Hermione… le sue labbra erano sempre rosse… rosse come il frutto del peccato… rosse come l’amore.
Un lieve sorriso spuntò tra le famose labbra.
Gli occhi ancora lucidi di entrambi si cercavano.
Poi lei si allontanò e lui riprese a sistemare la cucina.
Arrivata alla porta si fermò e lo chiamò “Blaise … grazie di esserci e grazie per tutto quello che fai”
Il ragazzo anziché rispondere le fece il gesto con la mano di andare.
E lei se ne andò.
“Hermione … se solo sapessi” mormorò a se stesso il ragazzo.
 

Un paio di ore dopo

 
Il campus universitario distava circa un ora dal centro di Londra.
L’aria settembrina era fresca.
Un leggero vento muoveva i rami degli alberi presenti nel viale.
Un via vai di gente si smaterializzava davanti al portone di ingresso.
Lì ferma, immobile e incredula, stava Hermione Granger incurante dei passanti che la fissavano.
A bocca aperta, guardava quell’enorme edificio,che in tutto e per tutto, aveva le fattezze di un enorme palazzo reale.
Era imponente.E nulla a che vedere con Hogwarts.
Ancora incredula cercava di capire come fosse riuscita ad ottenere un posto lì… nell’università più antica del mondo magico.
Non era mai stata un tipo da raccomandazioni. Non le aveva mai tollerate.
Era dell’opinione che se uno sapeva di valere qualcosa, per ottenere ciò che voleva, doveva dare il massimo.
E lei quel massimo a distanza di anni l’aveva ottenuto.
Chissà chi era stato a fare il suo nome al Magnifico Rettore Magico.
Chi mai di così importante aveva potuto sceglierla.
Ed ora era lì. Al centro del suo mondo.
Con passo lento e posato si diresse verso l’ufficio del Rettore.
In quell’edifico, l’arte magica si fondeva con quella babbana.
Era come se i due mondi fossero stati fusi per creare qualcosa che nessuno poteva credere.
Superato il maestoso ingresso si diresse verso quello che doveva essere l’ala del Rettorato di Ricerca Magica.  Era lì che avrebbe dovuto sostenere un piccolo colloquio.
Era emozionata e felice.
Gli occhi le brillavano.
L’incarico che le era stato proposto era quello di Direttrice della Biblioteca Universitaria.
L’apice per un topo di biblioteca come lei.
Trovatasi davanti la porta del Rettore bussò con un colpo secco e deciso.
 Aspettò un “Avanti” ed entrò.
Davanti a lei seduto su di una poltrona stava Lord Robin Theodore Valley.
L’aspettava come si aspetta un qualcosa di importante per una vita intera.
Si alzò dalla poltrona e con molta grazia le baciò la mano da perfetto gentleman.
“Sono lieto che abbia accettato la mia proposta Miss Granger. Prego sieda di fronte a me accanto al fuoco.”
“La ringrazio Lord Valley… non le nascondo di essere stata sorpresa dalla sua richiesta. A cosa devo questo interesse?”
“Penso che lei abbia una bella mente Miss Granger. Penso che dopo Hogwarts una mente come la sua non debba andare sprecata….Penso anche che è un onore per la nostra università avere una persona che sappia tradurre testi antichi che nemmeno persone esperte hanno la capacità di fare. La voglio qui, con me, perché penso che lei debba dare qualcosa al Mondo Magico e… ovviamente anche quello babbano.”
Hermione posò con delicatezza la tazza fumante di the sul tavolino che la separava dal Lord.
Dentro di sé era felice e commossa per quelle parole.
La sua risposta fu un sorriso raggiante e scosse il capo a simboleggiare ancora la sua incredulità.
Lord Valley vedendo il sorriso di Hermione le porse la piuma e la pergamena con sopra scritto il suo contratto.
Hermione firmò senza esitare. Nessun tremore nella sua mano e nessun tentennamento.
Fatto questo entrambi si alzarono dalle loro poltrone e si salutarono cordialmente.
Camminando per i lunghi corridoi dell’università, Hermione intravide dall’altra parte del corridoio, il padre di Blaise Zabini parlare animatamente con qualcuno.
Cercò di avvicinarsi di più per capire come mai Zabini Senior, un uomo dal sorriso sempre pieno sul volto, fosse così arrabbiato.
Ed eccola lì la causa di tutti i mali.
Lucius Abraxas Malfoy con il solito sorriso strafottente sul volto e l’immancabile bastone pareva disinteressato da quello che il padre di Blaise gli stava dicendo.
“I Malfoy portano solo rogna per molti Purosangue Hermione” le disse una volta Arthur Weasley. E aveva abbastanza ragione.
Avere a che fare con i Malfoy non era mai un piacere per nessuno…specialmente poi se li calpestavi più e più volte.
Prima di fare incontri poco raccomandabili decise di fare un salto nel suo studio in Biblioteca e poi di smaterializzarsi a casa propria.
Del resto ciò che accadeva tra il signor Zabini e il signor Malfoy non erano affari suoi.
Decise di continuare a passeggiare per i corridoi evitando di proposito l’ala in cui vi erano i due Lord.
“Forza e coraggio Hermione. Oggi è la tua giornata non farti influenzare da eventi che non ti appartengono.”
E detto questo si avviò con più decisione verso quella che da oggi sarebbe stato il suo rifugio. La biblioteca.
 

In un Manor al di fuori della Londra Magica

 
Blaise smistava come ogni mattina la posta magica destinata alla sua famiglia.
Vi erano inviti a conferenze ed ennesimi ed estenuanti balli dell’alta società magica.
Sua madre avrebbe dato di matto nuovamente per le stesse feste lussuose che ogni buon purosangue organizzava per passare il fine settimana.
Per i purosangue l’apparenza era tutto.
Nonostante intorno a loro ci fossero persone bisognose di affetto, denaro e lavoro… a dispetto di tutto il resto loro festeggiavano.
Gli Zabini non erano rinomati per andare ai party dell’alta società.
Andavano solamente quando vi era una giusta causa: una donazione per la costruzione di qualche orfanotrofio inglese magico, il restauro di qualche ala particolare di un museo, strumenti magici per cure particolari ed infine donazioni benefiche per l’Ospedale Magico.
Blaise già immaginava sua madre sbuffare alla lettura del solito invito su una festa fatta per spettegolare su quanto è bravo il figlio di o su quanto ammonta il patrimonio di Tizio oppure su quante corna vanta la moglie di Tal de Tali.
Del resto, anche se non si sarebbero mai presentati ad una festa che aveva l’aria di essere solo una tortura sociale, era la madre che doveva rispondere a quelle “missive” scomode e particolari.
Preso com’era a mettere in ordine anche le varie carte che erano sparse sul tavolo dello studio, non si accorse di come appoggiato alla porte, ci fosse una persona del tutto inattesa.
L’estraneo tossì per rivelare la sua presenza e lui lentamente alzò lo sguardo.
Davanti a lui c’era Draco Lucius Malfoy.
Davanti a lui c’era il suo migliore amico.
Davanti a lui c’era una persona che mancava dall’Inghilterra da ben quattro anni.
Davanti a lui c’era la causa di tutti i mali di Hermione.
Era tornato.
E dal sorriso che aveva stampato sul viso era un ritorno pieno di aspettative.
E per lui…Blaise Zabini non era niente di bello.
Almeno a livello personale.

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Capitolo 14
*** Capitolo 12 ***



Scusate il ritardo sono imperdonabile, ma seri problemi mi hanno portata ad allontarmi un pò dalla storia che sto scrivendo, e questo mi dispiace parecchio.
Non so più con che frequenza aggiornerò, ma ho deciso, che mancheranno pochi capitoli al finale.
Vi ringrazio ancora per la pazienza dimostratami.
_Elisewin_


 

 Capitolo 12

 

“A volte le parole non bastono.
E allora servono i colori.
E le forme.
E le note.
E le emozioni.”
(Alessandro Baricco,Castelli di Rabbia)
 
 

Da un buon quarto d’ora, nel silenzio più assoluto, dopo un primo attimo fatto di abbracci e pacche sulle spalle,Blaise e Draco si stavano osservando.
Avevano parlato di molte cose.
Ma,  di tutto quello che avevano parlato,non erano quelle le cose che premeva di sapere Blaise.
Avevano girato attorno a molte domande e delle risposte smorzate erano state date.
Ora Blaise, era in attesa che l’amico si decidesse a dire chiaro e tondo il motivo del suo ritorno… il perchè del matrimonio con Astoria e soprattutto, perchè ancora, non gli aveva posto domande riguardanti quellapersona?
Draco,invece, in un certo senso si sentiva imbarazzato e quasi fuori posto.
Cercava di non pensare che per quattro anni aveva perso molte cose.
Cercava di non pensare che per quattro anni si era tenuto volutamente lontano dal suo ambiente.
Ed ora, senza dire niente a nessuno, era tornato.
Era tornato come se non fosse successo niente.
Era tornato pensando dentro di sè di mantenere una sorta di status quo.
Ma non era così.
In realtà, entrambi gli amici, sapevano che aveva perso molte cose.
Blaise aspettava solo che Draco sganciasse la bomba … naturalmente.
“Nella tua ultima lettera,non mi hai minimamente accennato al fatto che volessi ritornare e in particolare,non mi hai minimamente accennato alle tue nozze imminenti con Astoria” buttò non tanto per parlare ma più per sapere Blaise
“Quando ti ho scritto la lettera non ero ancora sicuro del mio ritorno, ma improvvise divergenze d’opinione con mio padre, mi hanno fatto tornare”
“Ma davvero?” rispose con malcelata ironia l’amico “Tu e Lucius che siete sempre stati così affiatati ora avete delle divergenze? E sentiamo che tipo di divergenze sarebbero?” domandò Blaise accavallando le gambe e bevendo un altro sorso di whiskey incendiario
“Blaise non sta a te sapere il perchè dei disguidi con un membro della mia famiglia. Non merito di essere giudicato da te. Anche io ho dovuto far esorcizzare molti dei miei demoni e sono dovuto andare dall’altra parte del mondo per capire di aver sbagliato… ma non mi pento delle scelte che ho fatto qualche anno fa, e che ho, e sto per fare adesso. Ne sono pienamente convinto e questo è l’importante!” Draco gli rispose con un tono alquanto irritato e al tempo stesso incredulo.
Che fine aveva fatto il suo amico Blaise? Il ragazzo che era sempre pronto ad ascoltarlo e a condividere le sue opinioni? Cosa si era perso in questi anni? Da quando Blaise riusciva a farlo sentire in colpa - con quello sguardo profondo - come una certa persona?
Draco si alzò di scatto dalla poltrona rossa di pelle e prese a camminare per la stanza.
Blaise invece schioccò la lingua sul palato, si alzò anche lui, si frappose davanti all’amico di sempre con uno sguardo penetrante,poi, dopo un attimo di silenzio prese a parlare
“Non voglio giudicare le tue scelte del tutto discutibili, ma capirai Draco, che in quattro anni molte cose cambiano, e cambiano, anche i rapporti fra le persone. In questi quattro anni io e te sappiamo benissimo che hai visto il mondo… ed anche fatto tanto. Ti sei divertito magari,ma, ti sei mai post oil problema di non aver  visto crescere TUA figlia? Sbaglio o te ne sei lavato le mani? E comunque adesso non puoi pretendere che le cose ritornino a come erano prima!”
Gli occhi di Draco si assottigliarono e il loro colore divenne quello del mare in tempesta
“Sì ,è vero,ammetto che i primi tempi mi sono voluto divertire… e non ci vedo nulla di male in questo. Ogni persona dovrebbe farlo. Ma Blaise, è anche vero che all’epoca avevo solamente diciassette anni, e non avevo nessuna voglia, di prendermi responsabilità che minimamente sentivo. Non voglio giustificarmi. Quello che ho fatto in passato ad Hermione è stato terribile. Ma era la mia natura e non potevo cambiare dall’oggi al domani solo per due occhi da…da cerbiatto.” – stava parlando con una tale foga che, non si era accorto, che l’amico di infanzia stringeva così forte il bicchiere in cui a momenti poteva romperlo.
Blaise dentro di sè era una furia e Draco, incurante di quello che stava avvenendo nell’animo dell’amico,continuò a parlare
“Voglio recuperare il tempo perso con Lizzie certamente, e molto probabilmente, dovrò mettere le cose in chiaro sia con Hermione che con Astoria, anche se, con quest’ultima avrò dei seri problemi. Sai un patto è un patto. Io fino a diciassette anni non mi piacevo caratterialmente parlando. Ero… ero troppo influenzato da mio padre e dalle sue idee. Mia madre invece no. Mia madre mi ha sempre spronato ad essere presente per quella bambina. Ma le cose come ben sai non sono andate nei migliori dei modi.”
Aveva una malinconia negli occhi Draco.
Era arrendevole.
Si stava spogliando di alcuni suoi pesi.
Ma sapeva dentro di sè che prima o poi il giudizio vero e proprio da parte del suo più caro amico non sarebbe mancato.
Non gli aveva detto tutto Draco. Non riteneva importante riferire a qualche altra persona ciò che sentiva realmente. Ciò che realmente aveva provato a capire in quattro anni di lontananza.
L’unica persona che doveva sapere era Lei.
Anche i cattivi ragazzi potevano redimersi e la seconda possibilità non gliela avrebbe negata nessuno.
Blaise si girò di scatto,gli strinse forte il braccio e chiese  subito un “Perchè?” sottile.
Draco non aveva bisogno di domandargli a cosa si stesse riferendo, perchè un sorriso spontaneo e genuino, gli nacque sul viso e con tutta la serenità possibile gli rispose
“Perchè la Amo. Le amo e me ne sono accorto solo adesso. E non ci trovo niente di male nel dire che aspettavo la notte per poterle sognare. So che tu ci sei stato per loro. So che tu hai mantenuto la promessa di non perderle di vista e di non far mai mancare niente. Ma ora Blaise Zabini ti chiedo un ultimo favore…vorresti aiutarmi a conquistare Hermione?”
Blaise era rimasto un attimo spiazzato.
Come poteva far intendere a Draco che questa volta lui non l’avrebbe aiutato?
Vedeva l’amico ritrovato più forte di prima.
Più sicuro su un sentimento che per anni aveva celato a se stesso.
Era anche vero che Draco in tutte le lettere ribadiva all’amico di non perdere di vista Hermione e Lizzie. Ma non pensava assolutamente che si fosse reso conto di tutto.
Ora, il vero problema era che Draco, non sapeva che Blaise ed Hermione viaggiavano attorno ad uno strano sentimento.
Un sentimento che racchiudeva tutto: riconoscenza, stima, affetto, presenza e forse amore.
Un sentimento che forse, se Draco fosse rimasto in Inghilterra, Hermione avrebbe continuato a provare in silenzio.
Invece Blaise ci era riuscito.
Era riuscito a tirare fuori - ancora di più - il meglio di quella ragazza.
Era riuscito ad insinuarsi nei pensieri e nel corpo della ragazza.
E questa volta Draco non le avrebbe infranto nuovamente il cuore.
Ora Blaise aveva molto da proteggere.
Anche se stesso.
“Prima di darti una risposta,spiegami il perchè, di questo matrimonio affrettato con Astoria”
 “I Greengrass hanno capito che volevo più tempo e che forse, neanche con il contratto di matrimonio stesso avrei voluto impegnarmi. Hanno messo alle strette me e la mia famiglia…come sempre del resto. Astoria stravede per me …ma per quanto mi riguarda non so neanche cosa le piaccia fare in generale. Strano da dire visto che in un certo senso abbiamo vissuto insieme. Onestamente, non so neppure, se avrà mai il mio rispetto. Quello che so è che la devo sposare… e alla svelta anche.”
“Quindi Hermione la possiamo definire libera da qualsiasi impegno con te?”
 “Io direi non proprio.”
“E io ti direi di levartela dalla testa!” sbottò Blaise “Ti direi anche di incominciare a prendere in seria considerazione l’impegno preso con i Greengrass e di lasciare fuori da questa storia Hermione e Lizzie!”
Per un attimo Draco lo guardò incredulo.
Ma cosa stava passando per la testa di Blaise? Perchè era scattato a quel modo?
A un tratto, come un fulmine, gli balenò in mente l’idea che l’amico di infanzia potesse essere geloso. Perdutamente geloso di lei.
Blaise sarebbe dovuto rimanere al suo posto e non invece incominciare a pensare ad altro… soprattutto a qualcosa di suo!
“E chi sarà ad impedirmelo? Tu Blaise?”chiese in maniera ironicail biondo
“Sbagli a provocarmi Draco. Anche io sono molto cambiato.”
“Vorrei ricordarti che mi hai sottilmente minacciato”
“No. Vorrei semplicemente ricordarti che per quattro anni sei sparito e lei adesso non è più tua!”
Allora era vero. Ne aveva appena ricevuto conferma. Blaise era geloso di lui.
Blaise, in questi quattro anni, aveva iniziato a provare qualcosa per Hermione.
Come aveva potuto? Tra gli accordi non c’era quello di innamorarsi di lei.
Una rabbia improvvisa si impadronì del corpo di Draco.
Doveva sfogarsi.
Tutto gli era sfuggito di mano.
Sperava in Blaise e credeva in lui. Quanto si era sbagliato.
Mai lasciare la propria donna nelle mani del migliore amico.
Sai quello che lasci ma non quello che trovi.
“ E quindi illuminami avanti Blaise” il tono di Draco era molto sarcastico. Voleva provocare l’amico. Voleva vedere fino a dove si sarebbe spinto. Voleva sapere chi tra i due avrebbe vinto.
Draco voleva sentire quelle fatidiche parole dalla bocca dell’amico “Avanti” incalzò ancora “Non temere non ti mangio mica!”
Blaise aveva una innata voglia di fare a botte con il suo amico.
Quella falsa faccia d’angelo non lo convinceva più di tanto.
Il tono sarcastico… neanche.
Possibile che Draco non capiva quello che aveva scatenato andandosene?
O forse aveva leggermente intuito e voleva solo la conferma alle sue supposizioni?
D’altronde erano due serpi, ed entrambi,erano stati educati secondo alcuni principi.
Ma su questo ultimo punto… i due amici differivano parecchio.
Aveva deciso Blaise.
Non doveva vergognarsi.
Doveva essere sincero.
“Cosa vuoi sentirti dire Draco? Che hai fatto bene ad andartene? Che hai fatto bene a fare una convivenza con Astoria,la quale sapevi benissimo ciò che avrebbe comportato,ovvero, subito un matrimonio riparatore con o senza contratto? Che… non hai la minima idea di quello che è successo in questi quattro anni?Che tua figlia di te ha solo foto e pupazzi? Che Hermione non riesce ad attaccarsi a qualcuno?Cos’altro vuoi sentirti dire Draco? Che io voglio bene ad Hermione e che le sono stato accanto per motivi diversi da quelli per cui tu mi avevi chiesto il “favore” ? Dimmi Draco come ti senti? Cosa vuoi ancora da queste persone, quando in realtà , di per sè tu hai già tutto?”
“Allora è vero!” esclamò Draco a conferma delle sue supposizioni.
“E’ vero cosa?” sibilò Blaise
“Tu la ami. Tu la vuoi tutta per te! Mi hai preso in giro per quattro stupidi anni Blaise!”
Blaise oramai smascherato, si disse, che non valeva la pena negare e che, era ora che l’amico si rendesse conto, di che perla, avesse avuto tra le mani.
“Sai Dra… posso dire di aver imparato dal migliore” Blaise sfoderò un sorriso accattivante ma non si rese conto, di come quel sorriso, fece vedere rosso l’amico.
Draco in sua risposta gli diede un pugno in pieno viso.
“Non dovevi permetterti Blaise! Lei non è tua! E decido io quando pore fine alla storia, non tu!”
Blaise steso a terra dolorante non si rese conto che l’amico di infanzia se ne era andato.
Draco era nero di rabbia.
Si era illuso.
Ma non era detta l’ultima parola.

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Capitolo 15
*** Capitolo 13 ***


 

Mi scuso enormemente per questo lungo ritardo. Non ho abbandonato la storia. Mi dispiace se non aggiorno spesso, ma molte volte, non ho il tempo per scrivere a causa di vari impegni.
La storia non la lascerò incomplete.
Ringrazio tutti voi che continuate a seguirmi.
_Elisewin_


Capitolo 13
 
“Se provi a volare ti accorgi che qualche stella sta lì per noi…”
(Luca Dirisio – Se provi a volare)
 
I Giardini di Kensington a Londra avevano sempre affascinato Hermione fin da quando era bambina.
Il fatto di poter passeggiare per qualche ora senza mai essere disturbata, l’aveva sempre fatta sentire libera e in pace.
Quello che aveva davanti a sè,era il parco della sua infanzia.
Era a suo parere - in quanto bellezza e atmosfera -  il parco migliore di tutta l’Inghilterra.
Era il parco che ogni singolo bambino di Londra - amante delle favole – amava incondizionatamente.
Ed ora a distanza di anni vedeva come quello stesso parco aveva affascinato la sua bambina.
Una bambina che riteneva quel posto pieno di magia .
Lei che la magia la toccava con mano ogni giorno.
Strano da pensare. Effettivamente.
Come ogni volta che entravano in quel parco, Hermione ,aveva l’abitudine di passare sotto la statua di Peter Pan e salutarlo.
Lo salutava come se effettivamente quella statua potesse risponderle e darle silenziosi consigli.
In quel saluto Hermione racchiudeva tutto.
La favola di Peter Pan e dei Bimbi Sperduti era stata la sua guida per tutta l’infanzia.
Forse perchè quel piccolo bambino con le sue avventure l’aveva sempre affascinata… ed anche perchè, come tutti i bambini, temeva di crescere.
Però infondo, ancora adesso che era grande,amava tutto di quella storia.
La cosa bella era che credeva fermamente, che da qualche parte nel mondo, ci fosse la sua piccola Isola Che Non c’è. Ragion per cui teneva stretta a sè quel pensiero e cercava di non abbandonarlo mai.
Capitan Uncino, I Bimbi sperduti, le Sirene, Campanellino e la polvere di fata, gli Indiani … erano solo dei personaggi fantastici che, nei suoi momenti di crisi adolescenziale, riusciva a  trovarvi conforto. Forse perchè in ogni singola favola sia essa babbana o magica vi è una morale di fondo.
Bè alla fine era arrivata ad affermare che dietro ogni storia – sia essa vera o falsa – c’è un fondo di verità. Basta saperlo trovare.
Ora invece, era il turno di sua figlia a credere in qualche cosa.
Anche se la bambina apprezzava più la storia di Alice che di Peter.
Quando le chiese il perchè, le rispose semplicemente perchè era bionda… come lei…e da bionde, ovviamente, si capivano.
E questo a soli quattro anni.
La bambina – pensava Hermione – passava troppo tempo con Blaise.
Quel ragazzo faceva delle battute così sottili davanti a lei, che a volte, dimenticava di come questa ingenuamente andava a ripeterle a chiunque.
Come se fosse la pura verità!
“Ma se lo dice Zio Blaise vuol dire che è vero!” ribatteva innocentemente Lizzie ai rimproveri della madre.
Il carattere di Lizzie non era per niente il suo.
Hermione sapeva benissimo a chi appartenevano quei bronci o quelle piccolissime prese di posizione.
D’altronde qualcosa di lui – capelli e voglia a parte – doveva ereditarla no?
Per quanto riguardava Blaise era da una settimana che non riusciva a vederlo.
Aveva provato a contattarlo ma non rispondeva nè alle sue chiamate e nè alle sue lettere.
Ora sentiva la necessità di parlagli.
Blaise non era tipo da assentarsi per così tanto tempo.
Ma la cosa non le piaceva per niente.
Che fosse successo qualcosa?
Se anche quella sera, non avrebbe risposto alla sua ennesima lettera, sarebbe andata direttamente a casa sua.
Voleva capire.
Possibile che proprio adesso, che stava incominciando ad essere sicura dei suoi sentimenti, il solito brivido alla schiena si faceva sentire? E non era il brivido di piacere. Ovviamente.
“Blaise dove sei?” sussurrò Hermione guardando Lizzie fare capriole.
Il  pomeriggio scorse lento e ormai si era fatta ora di cena.
In programma aveva una pizza da gustare con la bambina sul divano, e dopo averla messa a letto, leggere un buon libro e ovviamente, contattare sempre Blaise.
Gridò a Lizzie di calmarsi e di prendere le proprie cose lasciate sparse sul prato e si diressero verso casa.
I Giardini non erano lontani dall’abitazione, quindi, una bella passeggiata era sempre un’ottima cosa.
Da quando Draco se ne era andato, era libera di poter uscire da quelle mura.
Prima invece, doveva chiedere il permesso anche di stare in giardino.
Come se i Purosangue come lui,potessero perdere tempo nella Londra Babbana… e in particolare, a casa sua.
Draco il più delle volte si era dimostrato una persona alquanto ottusa.
Ma,dopo quei quattro anni di assenze, aveva deciso di fare a modo suo.
Erano arrivate ad imboccare il vialetto della villetta, che Hermione, intravide una figura.
Una figura che non vedeva da tempo.
Si fermò di colpo e strinse più forte la mano di Lizzie.Preoccupata.
La bambina alzò lo sguardo verso la mamma e la vide indecisa, poi puntò i suoi occhietti vispi verso casa, ed anche lei si fermò.
Quella figura somigliava tantissimo all’uomo della foto che teneva nascosta sotto il letto.
Hermione tremante mormorò un solo nome “Draco!”
La bambina invece “Papà!” e si liberò dalla stretta della madre per correre verso quella persona che, per quattro anni, non si era mai fatta vedere e sentire.
 
 
 
Hermione stava versando tremante il the nella tazza che Draco gentilmente le stava porgendo.
La parola gentile non si poteva associare a una persona come Draco Malfoy.
Da quando avevano messo piede in casa, Hermione si teneva a debita distanza da lui, quando invece lui, voleva semplicemente avere un nuovo tipo di approccio con lei.
Presa da ricordi e immagini poco felici di loro due, Hermione, ne aveva ben donde da dubitare su quei gesti gentili.
Draco l’osservava.
Ancora una volta si diede dello stupido per essersene andato da Londra.
Si era perso completamente l’evoluzione fisica della sua donna.
O per meglio citare il vecchio Draco, della sua proprietà.
Ora l’unica cosa da fare per lui era cercare di riallacciare i rapporti con lei e con la bambina.
Lizzie… per lui era stata una vera sorpresa.
Quella bambina era una piccola forza della natura.
L’aveva accolto in casa a braccia aperte.
Gli aveva raccontato molte cose.
Gli aveva detto sottovoce che lo aspettava ogni notte per farsi raccontare una favola.
Gli aveva detto che era sempre stata brava e paziente, così lui un giorno sarebbe tornato, e avrebbe visto quanto fosse stata brava.
Quella bambina lo aveva aspettato e desiderato così tanto, che lui invece, si vergognò di aver pensato quattro anni prima, che fosse stata la peggior cosa che gli fosse potuta capitare.
Ma a malincuore dovette ammettere, che la madre, l’aveva educata bene.
Era una bambina abbastanza rispettosa.
E a quanto ormai aveva visto, voleva  conoscerlo.
“Allora dimmi come stai?”
Hermione sollevò di colpo la testa per quella inattesa domanda
“Io? Tu semmai come stai?”
“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda…signorinella!” rispose con ironia Draco.
In effetti vederlo in quel modo, faceva stare Hermione, ancora di più sull’attenti.
Cioè avanti… quando mai Draco le aveva posto una domanda del genere???
“Ok ti farò contento. Sto bene, anzi no, stiamo bene. Tu invece? Che hai combinato di bello in quattro anni?” la domanda era stata posta così – apparentemente senza alcun fine – ma in realtà la curiosità aleggiava nella stanza per entrambi.
Hermione e Draco si osservavano.
Si studiavano in attesa di qualche mossa.
Hermione vedeva, quelle lunghe mani da pianista che nervosamente, tiravano all’indietro i capelli. Lui invece, vedeva come lei, si mordeva il labbro nervosa.
Entrambi stavano pensando che nessuno dei due aveva perso il proprio vizio.
“Io sto bene Hermione. Sto alla grande. E sono venuto apposta qui per parlare con te.”
Rapido e indolore decide di confessarle una mezza verità.
L’altra restante invece l’avrebbe fatto a tempo debito.
Altri attimi di silenzio e il cuore di Hermione sembrava uscirle dal petto tanto che batteva forte.
Perchè? Si domandava. Perchè permetteva che Draco Malfoy dopo quattro anni le faceva provare ancora determinate emozioni?
E poi, quali emozioni se non tutte quelle contrastanti? Aveva provato di tutto: rabbia, dolore, amore, compassione.
Ed ora eccoli lì a guardarsi. Dentro. Come non avevano mai fatto.
Ghiaccio Vs Oro.
Draco si alzò improvvisamente facendo sussultare Hermione.
Si era accostato a lei in attesa di qualcosa.
In realtà dentro Draco albeggiava la confusione più totale.
Quando la mattina aveva preso la decisione di andare a trovarla, si era già preparato ad una eventuale diatriba, invece,non si aspettava minimamente di trovare la calma assoluta.
Ma non sempre la troppa calma era una buona cosa.
Le si era avvicinato perchè in realtà voleva sentire ancora una volta il suo profumo.
Quel profumo che sapeva semplicemente di pesca.
Hermione invece aspettava. In silenzio.
E poi improvvisamente ecco la proposta “Usciamo nel giardino? Lizzie ora sta dormendo tranquilla, ed io, ne voglio approfittare per stare con te!”
Hermione ancora una volta era sbalordita.
Quella insolita gentilezza non la si poteva rifiutare.
Un flebile “Sì” uscì dalla sua bocca ed insieme si avviarono nel piccolo giardino.
Una volta fuori, Draco potè apprezzare l’aria fresca che quel piccolo quartiere londinese emanava,ed anche, l’odore di erba appena tagliata.
Notò che era stata messa una piccola altalena.
Sorrise lievemente immaginando la sua bambina dondolare lì sopra.
Quante cose aveva perso di lei? Tante. Ma era deciso a rimediare. Con o senza Blaise. Con o senza Astoria. Con o senza la sua famiglia.
Una nuova luce di determinazione apparve nei suoi occhi.
Si girò verso Hermione, le prese il viso e pronunciò ,quelle fatidiche parole
“Voglio ricominciare Hermione. Seriamente. Voglio Lizzie nella mia vita. Me lo permetterai? Mi permetterai di recuperare quel tempo perso? Voglio anche esserci per te. Per qualsiasi cosa tu abbia bisogno.”
“Io…” Hermione era ipnotizzata dal suo sguardo così sincero.
“Tu?” le sussurrò Draco ad un centimetro dalla sua bocca.
Quell’alito caldo le inebriava i sensi.
Come le era maledettamente mancato.
Dopo tanto male si sentiva così maledettamente presa.
Presa da tutto. Dalle sue parole. Dalla sua bocca.
Che fare? Come distaccarsi da quel male?
E poi l’unica cosa che le venne in mente fu “Perchè te ne sei andato?”la domanda le uscì così spontanea che ne rimase sorpresa. Quella alla fin dei conti era una domanda dettata dal cuore. Era una domanda silenziosa a cui non era mai riuscita a darsi una risposta certa… se alla fine risposte certe ce ne potevano essere.
Sollevò fieramente lo sguardo, ormai presa dal suo coraggio riemerso.
Vedeva Draco in silenzio.
Forse poteva apparire non sorpreso ma di più.
Allora decise di continuare. Decide di domandare al diretto interessato tutto quello che per quattro anni si era tenuta dentro.
“Perchè” continuò Hermione con voce accalorata “perchè hai lasciato, non dico me che per te  sono sempre stata zero, ma perchè hai lasciato tua figlia per ben quattro anni?! Ti pesava così tanto la tua responsabilità da genitore?! Che cosa vuoi ora? Dimmi, vuoi ancora godere delle mie lacrime o lo sfizio di un corpo? Vuoi conoscere Lizzie perchè all’improvviso sono sorti i sensi di colpa? Benissimo. Vuol dire che sei sulla buona strada della redenzione! Chi sono io per negarti una possibilità? Forse sono una ragazza ingenua?! Credo di sì… ma non rifiuterei mai di aiutarti. Alla fine è grazie a te se ho Lizzie! Vuoi una possibilità con lei e l’avrai… ma ad una condizione… una soltanto…non giocare con lei Draco! Non te lo permetto è chiaro?! “ Hermione quasi annaspava in cerca d’aria.
Non le era mai capitato di sfogarsi così tanto.
Non le era mai capitato di poter parlare con lui così apertamente.
Lo sapeva da tempo di essere una bomba pronta ad esplodere. Ma onestamente non pensava così.
Draco invece era sconcertato e stava riserpeggiando dentro di lui la rabbia.
Draco si passò le dita tra i capelli esasperato da se stesso e quella situazione che lui aveva creato.
Non era così che aveva immaginato la loro riconciliazione.
E poi quasi a sbeffeggiarla le rispose “Vedo che in questi anni abbiamo tirato fuori gli artigli eh,Hermione?” e riecco spuntare il ghigno che ogni notte la perseguitava.
Il suo incubo. Ecco cos’era.
“Sì certo, a causa tua Draco e per questo, ti ringrazio!”
“Mi ringrazi? E per cosa darling?”
Hermione era irritata “Non fare lo spiritoso con me Malfoy. Non attacca!”
Si allontanò velocemente da lui per poi sedersi a debita distanza sull’altalena della figlia.
“Puoi essere cambiato è vero… ma concedimi il beneficio del dubbio. Hai in fin dei conti un tuo tornaconto personale ed io, mi dispiace per te, ma alle parole non credo più. Voglio i fatti Draco. Dimostrami che sei veramente interessato al benessere di nostra figlia. Sei e rimarrai il padre di Lizzie. Vuoi vederla? Non posso negarti niente, ma la vedrai alle mie condizioni. Per quanto tu possa essere cambiato, sei e rimarrai, la persona più cinica e arrogante, con cui, abbia mai avuto il dispiacere di avere avuto a che fare!”
Draco era sbalordito.
La sua pazienza stava andando per altre strade.
Sì Hermione aveva ragione ad essere arrabbiata con lui ma anche per la rabbia secondo la sua logica, c’era, un limite a tutto.
Le si parò davanti e l’afferrò per i polsi strattonandola “Diamine Hermione, è così difficile per te credere, che sono realmente interessato, ad una bambina, di soli quattro anni?! Credi che per me sia stato semplice presentarmi qui e pretendere di far parte della vita di Lizzie?!”
Draco aveva volutamente alzato il tono della voce per far in modo che Hermione si calmasse.
Ci era riuscito. Pensava finalmente di averla zittita ,invece pochi secondi dopo, dovette ricredersi. Hermione tolse i propi polsi imprigionati tra le mani di Draco e ribattè ferocemente all’ammissione del biondo “Sì. In questo momento mi viene difficile crederti. E sai perchè? Perchè sei una serpe Draco. Non cambierai mai e non ci riuscirai facilmente. Alla fine di tutto questo bel discorso sono sicura che mi chiederai qualcosa in cambio!”
Era stata tagliente.
Draco non poteva pretendere più niente da lei con molta facilità.
“Sì sono una serpe hai ragione. Ma non sono l’unica serpe che conosci cara. “
Draco ora era stufo.
Non  l’avrebbe più colpita più sulla bambina, ma, su un nuovo legame amoroso che stava per nascere. Un legame che avrebbe dovuto immediatamente debellare.
Il suo più caro amico non aveva voluto aiutarlo con le buone? Bene. L’avrebbe fatto con le cattive.
Draco gli aveva teso la mano. Invece l’altro aveva gentilmente declinato l’offerta.
“Cosa vorresti insinuare?” domandò circospetta Hermione
Draco le accarezzò in maniera rude una guancia soffermandosi eccessivamente con lo sguardo alle labbra piene di lei. Poi incrociò nuovamente i suoi occhi in quelli di lei, manifestando ,una sorta di malizia nella voce “Sai Hermione per quattro anni hai accolto a casa tua un’altra serpe. Quelle che piano piano si avvicinano, ti incantano e poi…zac ti mordono ferendoti gravemente! Dimmi Hermione possibile che non ti viene in mente nessuno?”
Draco sorrideva. Le aveva parlato lentamente scandendo ogni singola parola.
Si sentiva vittorioso notando lo sguardo incredulo della ragazza.
Quest’ultima invece credeva impossibile che Blaise – perchè Draco ovviamente si poteva riferire a lui soltanto – poteva veramente essere un’altra persona.
Non con lei.
Non adesso che sperava fortemente in qualcosa.
Era confusa.
Poteva una semplice insinuazione mettere totalmente in discussione tutti gli avvenimenti di quei quattro anni?
A chi dare ragione? Quale sensazione seguire?
“Non ti credo! Sei un bugiardo! Con quale diritto vieni a sputare sentenze sulla mia vita e su quella di altre persone, che, sono state più presenti di te in questi anni? Eh?!”ribattè con voce rotta dalle lacrime silenziose. Poi senza neanche pensarci presa dalla foga  gli diede uno schiaffo.
Quello schiaffo a Draco fece enormemente male.
Si ripeteva che le cose non dovevano andare in quella maniera. Che la situazione gli era sfuggita di gran lunga di mano.
Attorno a loro aleggiava il silenzio  e nelle orecchie di entrambi il rumore di quello che era appena successo.
Draco non fece trasparire niente dal suo sguardo. Si limitò semplicemente a voltarle le spalle e a dirigersi verso la porta della cucina. Una volta arrivato lì, si fermò un attimo – come a pensare - e nuovamente, proiettò il suo sguardo in quello di lei.
In quello di Draco adesso, traspariva quasi disgusto, mentre in quello di Hermione, traspariva la propria ingenuità.
Poi ad alta voce, quasi a voler dar vita ai propri pensieri, mostrando un mezzo sorriso sornione disse “Fossi in te, andrei dal diretto interessato e mi informerei sui fatti. Sappi solo che in questi anni, lui, ogni giorno mi informava su tutto quello che facevate tu e la bambina. Ti teneva d’occhio Hermione per mio conto. Non è vero che non me ne sono mai interessato... magari non nello stesso modo che intendi tu! Ti spiava e si è insinuato nelle vostre vite, perchè ,glielo ho chiesto io di farlo! E lui ha accettato! Se non ci credi, vai direttamente, da quello che ritieni sia ormai la tua Bocca della Verità” detto questo uscì di corsa.
Hermione vide solamente un mantello nero che scompariva dietro la porta e il suo cuore nuovamente palpitare.
Draco era tornato e questa volta era molto deciso a riaverla.
E lei invece era pronta a riavere lui nella sua vita?
 
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 14 ***


Chiedo scusa per non essermi fatta sentire per tutto questo tempo non ci sono parole per descrivere il mio rammarico e soprattutto per rimediare al mio enorme ritardo.
Ho sempre amato scrivere, e di solito, io scrivo per me stessa e per tenermi compagnia.
Non ho avuto un periodo molto libero … università e famiglia mi tengono la testa completamente impegnata … e a volte non è neanche confortante non avere un attimo per sé!
Non ho avuto tempo per fare molte cose, e purtroppo mi costa dirlo, ma non riesco ad andare avanti a volte con questa storia.
Più scrivo e riscrivo, più dico che c’è qualcosa che non và … e penso che alla fine sia normale!
Dico sin da adesso che mancheranno pochi capitoli al finale!
Grazie lo stesso per leggere la mia storia.
Grazie per i vostri messaggi.
Grazie per la pazienza.
Grazie per tutto.
_Elisewin_
 
Capitolo 14
 
“Quando a te si apriranno tante strade e non saprai quale scegliere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuto al mondo, non farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora, resta in silenzio ed ascolta il tuo cuore. E quando ti parla, alzati e vai dove lui ti porta.”
(Susanna Tamaro – Và dove ti porta il cuore)
 
 
Chiudere gli occhi per due notti di fila le era stato difficile.
Draco era tornato.
I giornali davano libero sfogo al suo ritorno.
E lei invece dava libero sfogo alla sua ansia.
In più non aiutava per niente la figlia, che da quando aveva rivisto il padre, non c’era ora che non lo reclamasse.
Quella mattina, dopo due giorni di insomnia, andare a lavoro le era per la prima volta pesato.
L’Università Magica da un paio di settimane non era più il posto sicuro che pensava.
Alla solita ora, precisamente alle undici e trenta del mattino, incontrava il signor Zabini in compagnia di Lucius Malfoy, il quale appena la vedeva manifestava con un unico sguardo, tutto il ribrezzo che provava nei suoi confronti.
La cosa strana in tutto questo era che, non solo “il grande lord” non la salutava o nei migliori/peggiori dei casi – a seconda dei punti di vista - la spintonava, ma era il comportamento del signor Zabini a farla pensare.
Cosa stava succedendo?
Per altri due giorni Blaise non si era fatto sentire.
E lei aveva ancora una volta lasciato stare.
Ma onestamente, il suo cuore, non ce la faceva più.
Doveva sapere.
Doveva sincerarsi della salute di Blaise.
Doveva sentirsi dire “non mi sono dimenticato di te!” … anche se nei fatti era proprio così.
Quella mattina non aveva nessuna voglia di uscire dalla Biblioteca.
Non voleva incontrare nessuno.
Non voleva scambiare frasi di circostanza.
L’unica cosa che voleva era correre da Blaise.
Accarezzarlo.
Rispecchiarsi nei suoi occhi.
Sentirsi protetta.
Al Principe Azzurro lei non ci aveva mai creduto… ma Blaise, dopo tutto quello che aveva fatto per lei, lo era eccome.
L’unica cosa che stonava nei suoi pensieri, erano le parole poco rassicuranti di Draco.
Parole che le rimbombavano nella mente.
Parole che non andavano via.
Quanta verità – se c’era a suo dire – in quelle parole?
Il dubbio che Draco le aveva insinuato dentro la stava lentamente lacerando.
Voleva risposte.
Contro ogni logica, si alzò dalla scrivania, prese la borsa e il cappotto e velocemente si diresse alla porta.
Un ultimo pensiero prima di varcare a gran velocità i cancelli dell’Università “Blaise ho bisogno di te”.
 
 
Le avevano sempre detto che quando si aveva un dubbio la cosa migliore da fare era toglierselo.
Bisognava battere il ferro finchè era ancora caldo.
E soprattutto agli sbagli bisognava dare sempre il beneficio del dubbio.
Hermione si era smaterializzata davanti al viale del Manor Zabini.
Aveva le mani completamente sudate e il cuore in gola.
Non aveva più idea se era meglio tornare indietro alla sua postazione di lavoro, e quindi, ignorare le parole di Draco, oppure, varcare quell’enorme cancello e togliersi il dubbio.
Sinceramente non era mai stata un tipo da tirarsi indietro, ma ormai era lì, ed era giusto anche parlare con lui.
Ora più che mai, voleva sentire la versione di Blaise.
Blaise per l’appunto non era Draco e non aveva niente in comune con lui.
Non doveva aver paura di lui.
Blaise era uno dei buoni.
Blaise era quello che per quattro anni era stato accanto a lei senza alcuna pretesa.
E proprio per questo, non poteva permettere che un “estraneo”, le infondesse un dubbio.
Ma solo a una cosa non aveva pensato Hermione mentre varcava con un enorme peso sul cuore,il cancello del Manor: e se tutto quello che Draco gli aveva detto fosse stato vero? Come si sarebbe comportata? Che strada avrebbe scelto?
Poteva in ogni caso Blaise essere l’uomo giusto e colmare l’enorme vuoto che invece l’amico le aveva lasciato?
A ventuno anni Hermione si stava rendendo conto che, forse, l’amore vero e sincero non l’aveva ancora incontrato… o forse si stava ancora sbagliando?
Poteva essere stata così cieca con Blaise?
Aveva davvero accettato l’amore di Blaise come surrogato?
Dove aveva messo la razionalità lei che era sempre stata lodata per questo?
Aveva una enorme confusione in testa.
Appena si trovò davanti all’enorme portone del Manor non ebbe più tempo per i ripensamenti. Un elfo la indirizzò gentilmente in quello che era il giardino. Un giardino in cui ogni singola parte di terra era rivestito di fiori e piante particolari.
E lì trovo lui. Blaise.
Teneva lo sguardo rivolto verso il piccolo lago.
Era pensieroso e forse troppo dedito alle sfumature dell’acqua che non si accorse della sua presenza.
Gli si sedette vicino, ferma e in attesa, di qualche parola.
Blaise invece aveva riconosciuto il profumo del suo vicino.
Aveva riconosciuto il tocco delicato delle dita di lei sfiorare le sue.
Doveva darle una spiegazione… ne aveva pienamente diritto.
Non si era mai considerato un codardo, ma forse, in quel frangente lo era stato.
Poteva dire di aver giocato sporco? Forse … ma non ne era certo.
Le strinse la mano e si voltò verso di lei.
Era stanca e preoccupata e lo poteva notare da delle piccole rughette che le si erano formate in fronte.
“Draco aveva fatto pienamente la sua entrata in scena” pensò.
Blaise cercava di leggere nei suoi occhi, ma Hermione, stranamente deviò il suo sguardo e  non sentì questa volta il cuore scalpitare.
Blaise le fece un sorriso lieve “Sapevo che saresti venuta e so anche bene per cosa. Ignorarti è stato difficile, ma se l’ho fatto, l’ho fatto per te anzi per noi. Forse per la prima volta non so neanche cosa dire a mia difesa, ma vorrei provarci ”
“Potresti incominciare dall’inizio” incalzò la ragazza
Blaise volse lo sguardo verso un punto non ben definito e incominciò a raccontare
“Non vado fiero del doppio gioco, ma sappi che sono sempre stato in buona fede, e che, non avevo alcuna intenzione di danneggiare né te e né Elizabeth… almeno non volontariamente. All’epoca non ti avevo fatto alcuna promessa poiché mi eri del tutto indifferente. Subito dopo il diploma, Draco mi chiese di tenervi d’occhio – te in maniera particolare – e di riferigli ogni singolo spostamento e ogni singola cosa tu facessi. Fin qui penso niente di anormale. Sai bene che all’inizio i rapporti tra me e te non erano dei migliori. Navigavamo nella diffidenza e in parte entrambi avevamo le nostre ragioni.
Tu avevi le tue buone motivazioni a diffidare della mia improvvisa amicizia… e della mia presenza continua. Quando mi chiese di tenerti sotto controllo, all’inizio non avevo capito le sue motivazioni… ma poi con l’andare del tempo ho capito che il suo era un modo del tutto sbagliato di relazionarsi con te. Sapere ogni singola cosa di una persona, e volere anche ogni singola cosa che gli appartenga,significa essere ossessionati ed io l’ho capito troppo tardi. Ma forse non volevo neanche ammetterlo. Non credo di aver tradito del tutto la tua fiducia perché a lui non riferivo tutto. Gli scrivevo solo il minimo indispensabile. Forse sto cercando di aggrapparmi a degli specchi ma credimi non saprei cos’altro dire!”
La mano che stringeva forte aveva lasciato la presa.
Non riusciva a guardarla negli occhi.
Aveva ammesso tutto.
E lei sapeva benissimo che per Blaise non era facile.
Poteva perderla in qualsiasi momento.
E forse quella era volta buona.
Hermione invece era ancora indredula.
Draco aveva ragione.
E si sentiva presa in giro.
Come aveva potuto Blaise prestarsi ad un simile atto?
“Ti è mai passato per la mente a come sarei potuta sentirmi io un domani? Hai mai pensato minimamente alle conseguenze del tuo gesto?Mi fai letteralmente pena! Sei stato per tutto questo tempo un burattino nelle sue mani e poi … diamine…e poi mi chiedi di fare l’amore, di uscire insieme ma soprattutto, mi chiedi di sposarti nei momenti più impensabili ?! “
Hermione urlava. Non  voleva curarsi di nessuno in quel momento se non di se stessa.
“Credi che ne sia contento? Ogni giorno ho vissuto con la paura di un eventuale tua scoperta, ma ormai il danno è fatto. Spero che almeno Draco ne sia contento!”
“Ma con che coraggio ti permetti a dire una cosa del genere?! Blaise prima o poi lo avrei scoperto … ma avrei preferito mille volte che fossi tu a dirmelo e non una persona che per quattro anni è scomparsa dalla mia vita e da quella di mia figlia!”
Hermione si alzò di scatto e nervosamente si passò la mano tra i capelli.
A quel punto - pensò Hermione – che cosa le era rimasto?
Di chi avrebbe potuto fidarsi?
E se anche i suoi migliori amici le tenessero nascosto qualcosa?
Perché – si domandò – perché per una volta le cose non potevano prendere una piega positiva?
Blaise invece non voleva lasciarla andare.
Hermione gli dava le spalle e con un gesto secco la abbracciò mentre la riccia si dimenava e gli urlava di lasciarla andare. Non voleva lasciarla perché, sapeva benissimo che una volta allentato la sua presa ferrea, lei sarebbe scappata da lui e poi lo avrebbe abbandonato.
Chi non l’avrebbe fatto al suo posto?
Hermione aveva ragione … come aveva fatto a dormire la notte sogni tranquilli, come aveva fatto a fare l’amore tutte le volte con lei tralasciando il resto? Come aveva fatto a baciarla tutte quelle volte nascondendole una cosa così importante?Come aveva potuto permettere a Draco di invischiarsi anche nella sua vita sentimentale?
Mentre la riccia si dibatteva ancora contro di lui, la fece girare e lì, lì forse fu l’errore.
Hermione gli diede lievi pugni sul petto.
Lo definì mostro … lui che era sempre stato uno dei buoni.
Lo definì traditore e doppiogiochista.
Incassò tutto Blaise, a malincuore.
E a malincuore dovette allentare la presa. Poco a poco.
Hermione senza accorgesene si trovò libera.
Guardò prima il suo petto che si alzava e abbassava velocemente, poi si guardò le mani che tremavano ancora e poi, poi volse lo sguardo verso di lui. Il viso di Blaise era inondato di lacrime silenziose.
Per un momento tentennò Hermione nel volgergli ancora parole crude.
“Non lasciarmi Hermione. Dammi il beneficio del dubbio. Dammi una seconda possibilità. Fammi essere ancora una parte di te.”
“Io Blaise non…”
Il ragazzo si buttò ai piedi di Hermione e le circondò la vita con le sue braccia robuste.
“Scegli me e prendi me. So che sarò la seconda scelta. So che non riuscirai mai a provare tutto quello che hai provato per lui, ma ti prego, ti prego non abbandonarmi. Fai che sia io a prendermi cura di te e di Lizzie. Diventa mia Herm … Ufficialmente! Dì di sì!”
Aveva il cuore in gola Blaise. Aspettava con trepidazione la sua sentenza.
Si sentiva un condannato a morte.
Nessuna possibilità.
Nessuna via d’uscita.
Quello era il prezzo da pagare per il suo errore.
“Non farmi scegliere Blaise. Sai benissimo che anche io in un certo senso sono vincolata. Sto combattendo con due parti di me in questo momento. Non posso abbandonarti per due motivi: il primo è mia figlia perché ti adora e non posso privarle della tua presenza, e il secondo … il secondo, è che non posso fare a meno di pensare che tu, in un certo senso, mi hai fatto rinascere. Non so se darti una seconda possibilità. Non sono nessuno io. Ma non puoi pretendere che passi sopra a questa cosa.”
Hermione si inginocchiò e gli prese il viso tra le mani e continuò a parlare “Non so se riuscirei a fidarmi di te. Mi hai lasciata in questi giorni … ho pensato alle cose più impensabili. Mi sono ridonata a qualcuno che pensavo ne valesse la pena e tu vali molto come persona … ma a questo punto non so se vali per me. Con che coraggio potrei baciarti, o potrei farmi nuovamente toccare da te, oppure, con che coraggio potrei parlarti? Penserei sempre che qualsiasi cosa io faccia e dica, tu in qualche modo, lo faresti sapere al diretto interessato. E’ nobile il fatto che in un certo senso tu sia devoto a Draco … ma fino a che punto? Quindi no mi dispiace ma ho bisogno di tempo Blaise”
Gli diede un soffice bacio sulle labbra e successivamente si smaterializzò.
Blaise era sconvolto.
Aveva perso tutto.
Definitivamente.
 
 
 

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