Do you believe in love?

di SaarHazza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Ciao a tutti, mi presento.
Mi chiamo Rebecca, ma tutti mi chiamano Becca.
Sono qui per raccontarvi come la mia vita monotona e noiosa sia cambiata.
Sono una ragazza semplice.
Ho i capelli rossi, gli occhi azzurri e tante, troppe lentiggini.

Non sono quel genere di ragazza che è circondata di ragazzi.
Il contrario, anzi, sono una ragazza piuttosto difficile.
Soprattutto da quando l’unico ragazzo di cui mi ero davvero innamorata mi ha spezzato il cuore.
Sono sempre stata una ragazza timida.
Mi sono fidata di un solo ragazzo in vita mia ed è riuscito a farmi soffrire.
Mesi sono stata a piangerlo.
Mesi sono stata distrutta.

Non voglio neanche ricordarlo, mi ha fatto troppo male.
Ho creduto a tutte quelle parole che mi diceva, io come una bambina lo ascoltavo.
Era più che una semplice persona.
Questi ricordi sono difficili da dimenticare.

Eppure ci sono riuscita e non voglio vivere un’altra esperienza del genere per molto e molto tempo.
Tornando a noi, ho 17 anni e ho una sorella di 15 anni, si chiama Anna.
Io e lei siamo molto legate.
I nostri genitori per darci tutto quello che desideriamo, lavorano molto.
Non abbiamo un brutto rapporto con loro,ma sono poco presenti e io mi prendo cura di lei.
Viviamo a Milano.
Io sono al quarto anno di liceo, lei al primo.

E’ una fan sfegatata dei One Direction.
Ogni giorno passa almeno un’ora al computer a cercare informazioni su di loro per poi metterle nella sua pagina di facebook.
Si, mi ha obbligato a seguirla.
Io non li seguo ma ormai so i loro nomi a memoria, e anche qualche canzone.
Mia sorella mi dice sempre tutto su di loro, anche se a me non interessa.
Però quando lo fa sorride, e io non desidero altro, quindi l’ascolto.

Era il tre di Settembre, se non mi sbaglio, quando sentii un urlo venire dalla sua stanza.
Corsi preoccupata a vedere cosa le fosse successo.
Appena aprii la porta mi corse incontro e mi strinse talmente forte che mi mancò il respiro.
‘mi hai fatto spaventare! Cosa succede?’ – chiesi.
‘i.. i On.. i One..’ – disse cercando di respirare.
‘oh tira un sospiro profondo e parla’ – continuai.
‘I ONE DIRECTION VENGONO A MILANO IL 16 SETTEMBRE!’- urlò.
‘mm wow!’ – risposi.
‘eh dai, mostra un po’ di entusiasmo!’ – disse ridendo.
‘wooow che bello!’ – le sorrisi.
‘mamma mia aveva promesso che quando sarebbero venuti mi avrebbe portato sicuramente!’ – tornò al computer.
‘sono felice per te!’ – dissi dandole un bacio sulla testa.

Quando mamma tornò a casa quella sera, Anna non esitò un attimo a dirglielo.
Lei mantenne la sua promessa e le disse che l’avrebbe portata.
Ero felice per lei, se lo meritava.

Passarono dieci giorni.
Anna non stava nella pelle.
Non osavo immaginare cosa sarebbe successo nel momento in cui se li sarebbe trovata davanti.
Mi chiedeva consigli su cosa mettere, se stava bene.
Mi faceva tenerezza.

‘manca solo un giorno e il mio sogno si avverera’ – disse entrando in camera mia.
‘ma cosa fanno?’ – chiesi.
‘una singnin session, firmano autografi!’ – rispose.
‘divertiti!’ – dissi ridendo.

In quel momento mamma chiamò Anna che corse da basso.
Dopo quasi 10 minuti sentii mia sorella sbattere la porta della sua camera, violentemente.
Andai a vedere.
Aprii la porta e la trovai sul letto, piangeva.
‘cos’è successo?’ – dissi sedendomi accanto a lei.
‘mamma, rovina sempre tutto!’ – rispose.
‘perché?’ –chiesi.
'ha detto che non può portarmi domani, ha infranto tutti i miei sogni capisci?’ – continuò.
‘mi dispiace tesoro, ci sarà un’altra occasione’ – risposi.
‘non mi interessa, mi ero illusa di andarci!’ – urlò. – ‘e adesso vattene, voglio stare da sola.’

Uscii dalla stanza senza sapere cosa fare.
Mi dispiaceva, ma io non potevo accompagnarla, era troppo lontano per andarci a piedi o in autobus.
Così mi addormentai sentendo i lamenti di mia sorella dalla stanza accanto.

Il giorno dopo andai a scuola, come sempre, in motorino e una volta tornata a casa, trovai Anna in salotto davanti alla TV.
‘ciao!’ – dissi.
‘ciao’ – rispose.
‘che hai?’ – chiesi.
‘beh, in questo momento dovrei essere a vedere i miei idoli, cosa pensi che abbia?’ – 
‘è vero, me n’ero scordata’ – dissi abbassando la testa.

Non avrei sopportato di vederla così per chissà quanto tempo.
Sapevo quanto pesante ero stata io mentre stavo male per Matteo, quel maledetto ragazzo, e non volevo che lei diventasse come me.
Non si trattava di ragazzi, ma comunque di cuori infranti.
Così corsi in camera, presi l’altro casco e tornai in salotto.
‘forza, andiamo!’ – dissi.
‘cosa?’ – chiese confusa.
‘vuoi vedere o no quei 5 tipi?’ – risposi.
‘ma.. non puoi portarmi!’ – disse.

Io la guardai come per chiederle se stesse dicendo sul serio.
Lei non esitò, si cambiò velocemente e partimmo.
Cercai di andare più veloce che potevo ma il traffico milanese non rendeva le cose facili.
Inoltre dovevo evitare la polizia, avrei rischiato una multa enorme.

Il locale dove dovevo portarla era circondato da guardie.
Così la portai sul retro, in modo che nessuno ci vedesse.
‘grazie, davvero’ – disse scendendo dalla sella.
‘figurati, divertiti’ – risposi.
‘ti voglio bene Becca, sei la migliore’ – disse correndo verso il locale.
‘grazie! Ma a che ora devo venirti a prendere?’ –urlai mentre si allontanava.
‘ti scrivo dopo!’ – disse scomparendo dietro un angolo.

Ero voltata verso di lei ed ero così contenta di vederla di nuovo sorridere che non mi accorsi nemmeno di aver accelerato con la moto.
Il problema è che rischiai di investire una persona.
‘oddio scusa!’ – dissi voltandomi.
Era un ragazzo alto, moro.
Poi lo riconobbi.
Con tutta la gente che c’era io avevo beccato proprio lui.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.
 
‘non sei una fan vero?’ – chiese con un buffo accento inglese.
‘direi proprio di no’ – risposi raccogliendogli il cellulare che era caduto vicino alla mia moto.
‘come mai sei qua?’ –disse.
‘ho accompagnato mia sorella, lei è fan’ – sorrisi. – ‘scusa ma adesso vado, scusa ancora’
 
Partii tranquillamente.
Era solo, chissà dove fossero gli altri.
Ma sinceramente non mi importava più di tanto.
Non avevo voglia di tornare a casa per poi tornare indietro così decisi di fare un giro.
Mi piaceva tantissimo girare in moto per liberarmi dai pensieri.
Vagavo per la città senza problemi, con il vento che faceva volare i capelli che uscivano dal casco.
Quell’aria che era come se mi strappasse dalla testa tutte quelle brutte ossessioni, quei pensieri che mi assillavano.
Lo facevo spesso, mi faceva stare bene.
 
Erano quasi le 17, sentii vibrare il telefono.
Così accostai, mi ero quasi dimenticata anche di mia sorella.
Infatti era lei che mi aveva mandato un messaggio.
‘sto per entrare, vieni tra mezz’ora’ – disse.
Così presi un gelato e mi sedetti sulla moto a gustarmelo.
 
Una volta finito, ripresi il mio ‘viaggio’ e andai esattamente nel posto dove avevo investito uno dei ragazzi, mi sembrava fosse Louis, non ne ero sicura.
Mi fermai e aspettai.
Non osavo immaginare come sarebbe tornata Anna, se fosse tornata.
Conoscendola sarebbe potuta svenire davanti a loro.
 
Sentii urlare il mio nome da lontano, alzai la testa e Anna stava arrivando di corsa.
‘allora? Com’è andata?’ – chiesi.
‘oddio, mamma mia! Quando sono entrata Harry.. e poi Niall e Liam!’ -disse.
‘ok, ho capito. Mi racconti tutto a casa!’ – risposi mettendomi il casco.
‘devi lavorare stasera?’ – domandò.
‘nono, hai tutto il tempo che vuoi!’ – le sorrisi nello specchietto.
 
Si, qualche sera a settimana lavoravo in un pub vicino a casa.
Giusto per guadagnare qualche soldo extra, faceva sempre comodo.
 
Arrivammo a casa, mamma non c’era.
Papà era all’estero da una settimana.
Così mi sedetti sul letto di Anna e aspettai che cominciasse a impazzire raccontandomi tutto.
 
‘allora, dimmi!’ – dissi.
‘ok, andiamo in ordine. Ho conosciuto alcune ragazze, erano simpaticissime!
Ci hanno diviso in tre gruppi, io ero nel secondo e prima di farci entrare tutte si sono affacciati a un balcone e ci hanno detto che si fermeranno per un mese’
‘davvero? Come mai?’ –chiesi.
‘non l’hanno detto, ma sappiamo che staranno qui a Milano!’ – disse saltando.
‘beh, magari li rivedi’ – risposi.
‘appunto! Comunque, andiamo avanti. In pratica ci hanno fatto entrare e ci hanno fatto fare un percorso una alla volta. Le guardie ci davano un volantino che loro avrebbero firmato. Ti giuro quando toccava a me stavo per svenire! Era tutto così strano Becca! Il primo era Harry! Mi ha detto ‘ciao bella!’ era buffissimo il suo accento!’ – disse ridendo.
‘ah proposito di accento buffo! Mi sono dimenticata di dirti che quando ti ho portato ho quasi rischiato di investire uno dei tipi’ – le sorrisi.
‘cosa? Come? Quando? Scherzi? Chi?’ – disse saltandomi addosso.
‘eh, non mi ricordo il nome, aveva una maglia a righe’ – risposi.
‘era Louis! E cosa i ha detto? – chiese freneticamente.
‘ma niente, gli ho chiesto scusa e me ne sono andata’ 
‘e non hai fatto una foto?’ – disse incredula.
‘avrei dovuto?’ – chiesi confusa.
‘si, Becca!’ – disse mettendosi le mani nei capelli.
‘eh, vabbè, vai avanti!’ – risposi.
 
Anna andò avanti con il suo discorso per almeno un’ora.
Non stava ferma un attimo.
Era come se avesse un’adrenalina tale nel corpo che non riusciva a fermarsi.
Ero sicura che quella notte non avrebbe dormito.
 
Io invece ero distrutta e dopo 5 minuti crollai nel sonno.
La mattina dopo, scuola.
Fortunatamente era la prima settimana.
Avevamo cominciato prestissimo quell’anno, ma la prima settimana sappiamo tutti cosa si fa.
Faceva un caldo tremendo.
Avevamo la piscina a casa e infatti quel pomeriggio non esitai a buttarmici.
Invitai anche la mia migliore amica, si chiama Alessandra.
Dovrebbero farla santa quella ragazza, solo per il fatto che mi sopporta tutti i giorni.
 
Il relax non durò molto però, quella sera dovevo lavorare.
Erano le 18 e io dovevo ancora farmi la doccia, preparare la cena a mia sorella, prepararmi ed essere alle 20 al pub.
Così dissi a mia madre di tornare presto, per non lasciare sola Anna e io e il motorino volammo verso destinazione.
 
In quel locale andava molta gente, spesso ci ritrovavo anche i miei compagni.
Era piuttosto imbarazzante ma ci avevo fatto l’abitudine.
Stavo asciugando dei bicchieri dietro il bancone quando entrarono dei clienti.
Alzai la testa.
Erano loro, gli idoli di mia sorella.
Ma com’era possibile?
Ancora lui?
 
‘oh, questa è la ragazza che ieri mi ha quasi investito’ – disse Louis agli altri ragazzi.
‘buonasera anche a te’ - risposi.
‘lavori qui?’ – chiese.
‘a quanto pare’ –dissi seccamente.
‘oh, acidella’ – disse Harry.
‘cosa volete?’ – dissi cercando di sbrigare le cose.
‘5 analcolici alla frutta’ – rispose Liam.
‘oh, ma che bravi bambini’ – conlusi.
 
Andai a prepararli, glieli portai.
‘ma come ti chiami?’ – chiese Niall.
‘Rebecca, detta Becca’ – dissi sistemando il bancone.
‘i tuoi capelli sono bellissimi’ – disse Zayn.
‘grazie’ – risposi imbarazzata.
 
Sinceramente? Non li sopportavo.
Soprattutto quel Louis, chi si credeva di essere?
Andarono via dopo poco, non potevano restare per troppo tempo in un luogo pubblico, se no i paparazzi li avrebbero assaliti.
 
Louis prima di uscire mi ridiede il sottobicchiere.
Lo presi confusa, che senso aveva?
Stavo per buttarlo quando vidi che c’erano delle scritte dietro.
Mi bloccai e lessi.
Tipico dei ragazzi.

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