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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Introspezione sulla famiglia *** Capitolo 2: *** Introspezione sulla casa *** Capitolo 3: *** Introspezione sulle relazioni *** Capitolo 4: *** Introspezione sulla strada *** Capitolo 5: *** Introspezione su film e svago *** Capitolo 6: *** Introspezione sul frigo *** Capitolo 7: *** Introspezione sul calcio *** Capitolo 8: *** Introspezione sul lavoro *** Capitolo 9: *** Introspezione sull'ordine in casa *** Capitolo 10: *** Introspezione sui guai *** Capitolo 11: *** Introspezione su tutto il resto ***
doppia esposizione, libero subito, 650
euro mensili
- Che ne dici di questo annuncio che ci
hanno segnalato Ino e Sai?
- Ancora quei due?
- Ma dai! Sono stati così carini! Hanno
saputo che stavamo cercando casa e si sono dati da fare. Ricordati piuttosto di
rispondere alla loro mail per ringraziarli.
- Non mancherò! Anzi, per non
dimenticarmelo mi incido a sangue i loro nomi sulle mani.
- Quando Dio ha cercato della simpatia
da darti non deve averla trovata! Ha provato anche al mercatino dell’usato, ma
niente da fare. A me invece la loro segnalazione sembra interessante. Tu che ne
dici?
- In effetti lo è, però a me non piace
la cucina insieme al soggiorno perché quando fai da mangiare i vestiti prendono
odore.
- Più di quello che hanno di solito? Mi
sembra impossibile.
- Sai che sei veramente antipatico?
- Sas’ke, non è colpa mia se tua madre
ti lava la roba nel minestrone!
- Ne hai ancora per molto? Possiamo
iniziare a parlare di cose serie per cortesia?
- Va bene. Comunque per me l’offerta è
interessante. Potremmo avere ognuno la sua camera, ogni stanza non ha problemi
di luce e poi…
- Ma c’è un bagno solo!
- Allora?
- Allora non va bene!
- Perché?
- Perché per andarci dopo che ci sei
stato tu ci vuole un’assicurazione contro i traumi permanenti.
- Guarda che mia madre mi ha detto che
la puzza è segno di buona salute
- Va bene, allora quando ti scappa
valla a fare a casa dei tuoi, così siamo tutti più tranquilli.
…Incominciamo
bene!
Proprio così! Avevamo deciso di andare
a vivere insieme e lasciare i nostri genitori. Ognuno di noi aveva i suoi buoni
motivi. La mamma di Naruto gli aveva dato l’ultimatum dopo che una notte, nel
sonno, era stata presa in ostaggio dalle calze del figlio che in cambio del suo
rilascio avevano chiesto la liberazione del gran capo Calzettone, da giorni
relegato in balcone davanti il cartello “IO NON POSSO ENTRARE!”.
Mentre Sasuke aveva capito che era
arrivato il momento di confrontarsi con una nuova realtà, di prendere per il
bavero l’arte di arrangiarsi, di iniziare a salutare le comodità… E poi,
volendo dirla proprio tutta, sua mamma gli stirava ancora le mutande… non si
poteva andare avanti così!
Uscire da casa propria e abbandonare le
proprie abitudini è un vero trauma, soprattutto se ci sei molto legato, come
nel nostro caso.
Per le femminucce è meno traumatico
perché, si sa, diventano mature prima, ma per i maschietti si sfiora la
tragedia; avete presente la faccia di quelli inseguiti da Jason di “Venerdì
13”?, ecco quella.
Per anni hai vissuto circondato dagli
stessi mobili, dagli stessi quadri, dal medesimo colore delle pareti e, anche
se bendato, sapresti muoverti perché conosci ogni odore e ogni rumore che abita
la tua casa.
E poi ci sono quelle cose che da sempre
sono delle certezze inconfutabili nella tua vita. Quali? Presto detto!
Sai già che la mammmma, quella con
quattro m, la mattina ti aspetta in cucina con l’aria arruffata, ma consapevole
di essere la regista di tutto. Solo per non essere troppo presuntuosa non
indossa la maglia numero 10, ma di certo si contende il mestolo d’oro con
Zidane e Ronaldo, anche loro abili in campo e sui fornelli. Il papà, con una p
sola e quindi di base più incazzato, di sicuro è già uscito e ritornerà la
sera. È così da sempre e per questo, quando al mattino apri gli occhi, non ti
stupisci di non vederlo e sai che ci sarà il suo pigiama disteso sul letto, la
sua tazzina sporca nel lavandino, le sue ciabatte che vagano per casa con in
mano una sua foto e i moduli per partecipare alla trasmissione tv Chi l’ha visto? E, in bagno, il tubetto
del denitrifico aperto.
Si è dimenticato di richiuderlo o lo ha
fatto di proposito sapendo che poco dopo lo userai tu? Sbadato o generoso? La
seconda? La accendiamo?
In una casa abitata a lungo dalle
stesse persone il rischio di scontrarsi, anche nel caso di uno spazio
ristretto, è minore perché ognuno conosce i movimenti dell’altro alla
perfezione e si muove di conseguenza.
Proviamo a schematizzare gli
spostamenti casalinghi-mattutini della famiglia italiana media composta da tre
persone:
ŸOMETTO GRANDE: letto – letto – letto -
moglie che lo sveglia urlando dall’altro capo della casa: “Se veniamo di lì, se
veniamo di lì, ti facciamo un culo così!” – bagno – letto (tenta di riappoggiarsi,
ma lei ha disseminato il materasso di coccodrilli comperati a un’asta
clandestina di animali esotici a digiuno da una settimana) – calze – cucina –
caffè – biscotti – bagno per lavarsi i denti – poltrona per infilare le scarpe
– anticamera per bacio alla moglie – porta box- auto- lavoro.
ŸSIGNORINA GRANDE: letto – bagno –
cucina – caffè – bagno per lavarsi e spruzzarsi il profumo da 500.000 euro,
acquistato dopo aver impegnato casa e mobili, ma si sa, la donna non rinuncia
mai alla sua bellezza – camera per vestirsi – bacio al figlio perché il marito
loha già baciato – lavoro.
ŸOMETTO PICCOLO: letto – in piedi –
nell’angolo immobile mentre gli altri due sfrecciano per casa pronto a
inserirsi tipo sorpasso Valentino Rossi all’ultima curva su chi lo precede –
quando i genitori escono lui ricomincia a respirare.
Ora restava solo da comunicare alle
rispettive famiglie la nostra decisione: difficilissimo! La mammmma piangerà e
il papà reciterà di sicuro la parte di quello che non ci è rimasto male perché
se lo aspettava e poi, quando sarai uscito, verserà sicuramente delle sane
lacrime.
- Buonanotte!
- Notte.
- Allora lo hai detto ai tuoi?
- Sì, questa sera a tavola.
- E com’è andata?
- Bene.
- Tua madre ha pianto?
- Parecchio.
- Era dispiaciuta per te?
- No, per Ridge, perché nella replica
di Beautiful che stava guardando lui
dava l’ennesimo due di picche a Brooke.
- È un po’ vacca questa Brooke. Ogni
volta che guardo Beautiful a pranzo
con mia madre lei si fidanza con uno diverso della famiglia Forrester.
- Ma perché devi giudicare se non sai
come stanno le cose esattamente? E poi, scusami un attimo Naruto, ma tu guardi
le soap opera?
- Chiaro! Vedo anche Cento Vetrine, che è la versione di Beautiful in italiano.
- Cioè?
- Praticamente prendono attori
italiani, ma la storia è sempre la stessa nel senso che ogni protagonista uomo
sta mediamente 10-12 puntate a giro con ogni attrice donna, poi si lasciano ma
subito dopo lui scopre di avere dei figli di cui ignorava l’esistenza, allora
va dalla ex, litigano, fanno una sveltina spinti dagli ormoni a forma di
astronave gigante, lui torna a casa, capisce che la sua ditta è fallita, allora
tenta di ammazzarsi, ma mentre lo sta facendo incontra una donna, casualmente
figa, si guardano, lei gli giura eterno amore, lui la bacia, poi si pente e la
uccide per non farla soffrire ancora. Alla fine arriva la polizia, scopre che
lui è l’assassino, gli assegna un avvocato d’ufficio e arriva Brooke!
- Cosa c’entra Brooke?
- Non lo so, ma dove si piange e si fa
l’amore c’è sempre lei!
- Non capisco.
- “Non capisco” è la colonna sonora del
film della tua vita. Insomma tua madre come ha preso la notizia che vai a
vivere da solo?
- Tutto sommato bene. Piuttosto mio
padre mi ha sorpreso!
- Perché?
- Guarda, al momento non ha detto nulla
ma poi, quando mia madre si è alzata per andare a lavare i piatti, si è
avvicinato con la sua sedia alla mia, ha riempito due bicchieri di vino e mi ha
detto che dovevamo parlare. Allora io ho allontanato la mia sedia dalla sua
perché eravamo troppo vicini e mi sono messo ad ascoltare. Ti giuro, c’era una
tensione che si tagliava con il coltello.
- E poi, e poi? Dai racconta.
- Allora lui si accende una sigaretta,
si risiede, beve tutto d’un fiato il vino, si rialza, si versa un altro bicchiere
e di nuovo lo butta giù tutto in una volta… era tesissimo.
- Insomma alla fine cosa ti ha detto?
- Con un litro di vino in corpo poteva
mai dirmi qualcosa?! È andato a letto perché era ubriaco e non si reggeva più
in piedi.
- La prossima volta che ti chiedo di
raccontarmi un fatto ricordami che per te la parola è un optional. Possibile
che tu debba partire sempre da quattro puntate prima? Non puoi limitarti a
rispondere in modo esaustivo ma sintetico?
- Sono tentato di chiederti la
definizione del termine “esaustivo” per poter verificare se effettivamente
conosci il significato. Piuttosto, Zingarelli con le gambe, i tuoi invece come
l’hanno presa?
- Bene. A fine cena gli ho parlato e
loro mi hanno detto che mi capivano perfettamente.
- Che fortunato che sei ad avere dei
genitori così.
- Lo so. Pensa che poi ci siamo spostati
sul divano come al solito e io e mio padre ci siamo messi a vedere un bel film
mentre mia mamma è andata in camera, si è bevuta un sorso di mescalina e se n’è
andata a letto.
- Tua mamma! Per fortuna che l’aveva
presa bene!
- Buonanotte!
- Buonanotte!
- Cosa fai, il pappagallo, che ripeti
quello che dico io?
- In che senso?
- Se io dico buonanotte, non è che tu
devi per forza dire buonanotte. Puoi dire benissimo un’altra cosa, capito!
All’inizio
è tutto bello! È quasi come i fidanzamenti i primi mesi. Sei entusiasta per
ogni cosa, soprattutto per le novità che ti assalgono tutte insieme: forse non
realizzi appieno quello che ti sta accadendo ma ti interessa solo aver ottenuto
uno spazio totalmente tuo ed essere entrato a tutti gli effetti nella vita
adulta senza aver aspettato che nessuno ti dicesse avanti dopo che avevi
bussato. Hai deciso di entrare e lo hai fatto.
L’unico
grosso problema è stato tagliare il cordone ombelicale che ti avvolgeva tipo
cobra e non ti permetteva di uscire da casa dei tuoi per entrare in una
unicamente tua.
Ma ora
eccoci finalmente da soli in casa nostra!
Seguendo
l’iter normale e le raccomandazioni dei nostri genitori ci sarebbero un
miliardo di cose da fare prima di entrare ad abitare nell’appartamento, ma
anche no! Facciamo tutto il più velocemente possibile e schizziamoci dentro. E
poi, in ogni caso, quello che sceglieremo puntualmente non andrà bene ai
nostri.
Infatti,
mentre controllavamo le varie stanze sono arrivati i nostri genitori e non
hanno perso tempo con il loro ruolo. Quale? Provate a capirlo.
- E le
pareti di che colore intendevate farle?
-
Pensavamo a dei colori molto vivaci tipo giallo, arancione, verde limone e
magari, per il bagno, del verde corallo.
- E
certo! Buttate pure via i soldi, tanto che vi importa! Comunque non è un
problema nostro. Voi dovete abitarci, per cui se va bene a voi, va bene a
tutti.
- Non
vogliamo affatto sciupare i soldi, il fatto è che vorremmo fare una casa un po’
particolare.
- Ah,
fate un po’ come volete, tanto anche se dovessi darvi un consiglio non lo
ascoltereste. In fondo i genitori vanno bene solo quando si tratta di dare. Per
il resto si sa come vanno a finire queste cose.
Ma quali
cose! E, soprattutto, basta con le solite frasi e i soliti tentativi di farci
sentire in colpa. Siamo giunti alla conclusione che la responsabilità di tutto
questo non è loro ma di San Chicco, il santo protettore dei futuri genitori,
che è stato anche ospite al Maurizio Costanzo
Show… oramai ci vanno tutti!
Al
genitore, come in Matrix, viene
inserita (nessuno ha ancora capito dove!) una memory card con delle frasi
topiche che torneranno utili in determinati momenti della vita del nascituro,
ma il fatto è che non gli viene detto che a un certo punto alcune vanno
eliminate. Nei primi anni le usano facendo attenzione a relazionarle al
contesto, poi non si controllano più e come un giradischi rotto le buttano lì
tanto a casaccio quanto in continuazione.
Quindi un
annuncio per tutti quelli che devono nascere: se un giorno vostra madre, mentre
state uscendo per andare con la vostra compagna, dovesse dirvi: “Mi raccomando
la pipì falla nel vasino“, non preoccupatevi, non è arteriosclerosi, è la
memoria da riformattare.
La casa è
finita e finalmente potete entrarci!
Che
figata! Non devi avvisare se dormi fuori, non devi tornare per l’ora di cena,
non devi riordinare la tua stanza, non devi piegare le maglie, non devi lavare
i vetri... ma devi chiamare il 118 perché dopo un mese l’entusiasmo è svanito e
c’è fare i conti con la dura realtà!
La roba
sporca che ti lascia i messaggi minatori in segreteria del tipo “L’ammorbidente
o la vita!”, i piatti che vanno dalla De Filippi per fare la corte a Mastro
Lindo, il letto che è in crisi d’identità perché non si ricorda più che faccia
aveva, ma soprattutto la casella della posta che sta per esplodere e tu non
puoi più ignorarla. Devi aprirla.
- Ohi
Sas’ke, mi spieghi come possiamo aver speso 100 euro solo di luce?
- A me lo
chiedi?
- E a chi
sennò. Tu sei l’unico che arrivato all’età di 24 anni dorme ancora con la luce
accesa.
- Ho
paura di svegliarmi e non ricordarmi dove sono e chi sono.
- Te lo
dico io chi sei! Sei un teme!
- Ha
parlato il dobe coraggioso che non va a buttare la spazzatura perché deve fare
un pezzo di strada non illuminata.
- La
spazzatura si può buttare anche al mattino.
- Ma
soprattutto prima va divisa. Mai sentito parlare si raccolta differenziata?
- Certo.
Anch’io la faccio.
- No, tu
fai quella indifferenziata. Butti tutto senza preoccuparti di dividere la carta
dalla plastica, dal vetro e dai rifiuti organici.
- Non
posso sciupare metà pomeriggio o laurearmi in biologia solo per buttare la
spazzatura.
- Ma così
facendo non rispetti l’ambiente e inquini l’aria.
- Tu sei
l’ultimo che può parlare di aria e ambiente.
- Perché?
- Ma le
hai sentite le tue scarpe? Cosa sono, armi chimiche? E poi dicono che sono solo
in Iraq! Devo fare una telefonata a Obama così manda un paio di marine a
prelevarle.
- Come
fai a sentire l’odore se le metto fuori la finestra?
- Sì, ma
guarda che la notte rientrano per il freddo e vengono a scaldarsi vicino il mio
letto.
- Come
siamo diventati delicati.
- Non si
tratta di questo! Vorrei sentirmi sicuro almeno a casa mia e invece con le tue
scarpe in giro sento che la mia vita è in pericolo.
- Se c’è
uno che rischia la vita quello sono io che ti faccio da cavia nei tuoi
esperimenti culinari. Siamo gli unici esseri umani ad avere nel frigo la
ricotta verde smeraldo tipo temporale tropicale.
- Vedi
che sei una bestia? Sei tu quello abile in cucina. E poi l’ho visto alla Prova del cuoco. Si diceva di mantecare
la ricotta in un cucchiaio di pesto ottenendo un condimento perfetto per la
pasta corta, quindi se ti devi incazzare con qualcuno fallo con la Clerici.
- Lei
però, se non ricordo male, diceva anche di consumarlo in giornata senza
aspettare che si animi e invada l’ambiente. Ora non abbiamo né ricotta e né
pasta, mio caro Einstein dei fornelli!
- Vorrei
essere perfetto come te, ma non sempre mi riesce.
- Se è
per questo io vorrei riuscire a dormire e invece non posso.
- Perché?
- Perché
tu la notte russi… hai presente il rumore delle moto prima della partenza?
Così!
- Adesso…
esagerato.
- La
prima volta che ti ho sentito pensavo ci fossero due tigri che lottavano in
casa!
- Ma te
l’ho detto mille volte, quando russo basta che mi svegli, basta che mi tocchi.
- Naru,
l’ultima volta che ti ho toccato, mi hai girato e volevi darmi due colpi. Cosa
faccio, per andare a letto e stare tranquillo devo mettermi l’uniforme da
gladiatore o mi concedi di usare il pigiama come tutti gli esseri umani?
- Non
capisco di cosa hai paura visto che poi dormiamo in due letti separati.
- Ti
ricordo che soffri di sonnambulismo! Vogliamo parlare di quella volta che in
piena notte sei venuto nel mio letto e mi hai sussurrato all’orecchio:
“Pulcino, ti sono mancato?”
- Ti ho
spiegato che stavo sognando Hinata!
- Sì, ma
prova a metterti nei miei panni! Non sai cosa ho pensato in quelmomento.
- Però so
cos’hai fatto! Mi hai spaccato in testa Il
purgatorio della Divina Commedia! Quando
dico che Dante è un mattone ho i miei perché! E poi ricordati che se mi lamento
c’è sempre un motivo valido.
- Non ti
lamenti però quando la sera trovi la cena pronta!
- Ci
siamo divisi i compiti e, siccome sei tu quello bravo a fare da mangiare, hai
scelto tu di occuparti del cibo.
- E tu di
fare la spesa.
-
Appunto.
- mi
spieghi cosa posso preparare se in frigo trovo sempre e solo uova, sottilette,
insalata e gin? Oltre a parecchi ramen precotti nello scaffale in basso, si può
sapere perché mangi quella roba?
- Mi
piace la cucina giapponese.
- Con
quella roba ti dovrai solo ricomprare un fegato nuovo.
- Beh
allora con la roba in frigo puoi fare un nuovo cocktail?
- Davvero
delle grasse risate!
- Senti,
intanto che tu ti lamenti io vado a farmi la doccia.
-
Ricordati di pulire il bagno dopo. Chi sporca pulisce.
- Come
faccio sempre del resto.
- E le
gocce sul pavimento?
- Ma
scusa, Pollicino lasciava le molliche di pane per non perdersi, io non posso
lasciare le gocce? Un briciolo di fantasia tu mai, eh?!
***
- Ti
sbrighi, che facciamo tardi!
- Un
attimo e arrivo.
- Un
giorno mi spiegherai perché ogni volta che dobbiamo uscire stai chiuso in bagno
almeno mezz’ora.
- Mi
prendo cura della mia persona.
- È una
missione persa in partenza.
- Cosa
vorresti dire?
- Dico
che, se ti osservi un attimo, ti rendi conto che il danno è fatto. E comunque
da chi vorresti farti vedere? Sai che Hinata è gelosa.
- Ma che
c’entra lei? Semplicemente sono un tipo che vuole mantenersi.
- Sì, un
tipo di animale in via di estinzione.
- Avanti,
dimmi cosa non va in me.
- Hai un’oretta
di tempo?
- Sei
simpatico come la sabbia nel letto.
- Intanto
esci dal bagno che devo entrare.
- Aspetta
che finisca poi entri. Ce la fai a resistere?
- Mi fai
entrare o no?
- Entra!
- Ma dove
sei?
- Come
dove sono. Sono qua, non mi vedi?
- No che
non ti vedo! Cos’è tutto ‘sto fumo? Sembra la Londra del XIX secolo.
- Segui
le gocce per terra.
- Allora
non vuoi capire! Non vedo una mazza.
- Segui
l’odore del mio bagnoschiuma.
- Che
gusto è, posacenere e tabacco?
- Mi
vedi?
- Ecco!
Mi sa che ti ho trovato.
- Mi sa anche a me! Sei sul mio alluce.
- Eccoti.
Ma non ci posso credere!
- Cosa?
- A che
altezza tieni la doccia?
- In che
senso?
- Tu sei
basso!
- Ha
parlato il gigante. E poi io non sono basso, ho il cavallo basso.
- Più che
il cavallo basso, tu hai un pony nelle sabbie mobili, se vuoi te lo mimo.
- Non
agitarti più di tanto, non vorrei che con il naso mi ferissi.
- Cos’ha
il mio naso? È un naso importante su un profilo importante.
- Sas’ke,
qui di importante c’è solo la rivelazione che ti devo fare! Quello che hai lì
non è un naso, è un davanzale.
Peserà
almeno un paio di chili. Ti conviene mettere il busto alla schiena, altrimenti
con quel peso in avanti potrebbe venirti la scoliosi.
- Al
posto di perdere tempo a evidenziare i miei difetti, concentrati su di te, che
di lavoro di restauro ce n’è da fare.
- Non
credo proprio, anche perché io mi accetto così come sono e non sto lì a curarmi
più di tanto.
- Ma se
ti depili i peli del petto.
- E tu
come lo sai?
- Ti sei
dimenticato le strisce della ceretta nel lavandino.
- E tu le
hai buttate?
- Ma sei
fuori! Le ho raccolte. Adesso siamo gli unici ad avere il campo da calcetto in
pelo umano in cortile. Se lo affittiamo facciamo i soldi a palate!
-
Capisco! Un abile tocco di originalità per combattere il carattere sobrio della
nostra città!
- Non so
se ho capito, comunque quello che hai detto aveva un bel suono. La panchina
però l’ho dovuta fare davanti la porta quello che abita al piano terra.
Praticamente non può più uscire. Dici che è un problema?
- Ma va!
Al massimo facciamo entrare qualcuno dalla finestra, poi li muriamo dentro e
aspettiamo chi muore per ultimo. Che ne dici?
- Ci
penso. Intanto muoviti, così usciamo.
- Tu che
dici, incontreremo delle ragazze?
- Penso
proprio di sì
- Allora
vado a lavarmi i denti.
- Ah,
perché se ti dicevo di no i denti non te li lavavi?
- Certo
che no, tanto mica dovevo baciare qualcuno. Ma perché ti devo spiegare sempre
tutto!
- Non
baceresti comunque nessuna, ti ricordo che sei fidanzato.
-
Dettagli.
- Si
certo, dovresti rispettarla quella ragazza.
- Ma dai
scherzavo, è ovvio che la rispetto. A proposito di rispetto, perché non ti
decidi a tagliarti le unghie?
- Cosa
c’entra?
- C’entra
eccome. Se aspetti ancora un po’ ti sceglieranno per la seconda parte di Edward mani di forbice.
- Le
lascio crescere perché mi servono per suonare la chitarra.
- E
compratela questa cavolo di chitarra, sotto le unghie hai le rovine di Pompei!
- Quante
storie per delle unghie un po’ lunghe.
- Uno di
questi giorni mi verrai a pugnalare nella doccia stile Psyco, oppure mi rincorrerai urlando: “Naru, sono a casa!” E poi io
faccio storie? Sto solo cercando di non morire giovane.
- La
verità è che sei invidioso delle mie mani che sono lunghe e affusolate mentre
le tue sono due fagottini del Mulino Bianco.
- Che se
ti arrivano in faccia fanno malissimo.
- Senti,
io inizio a scendere, tu fai un po’ come ti pare.
- Dai,
aspettami, così scendiamo insieme. Piuttosto hai chiuso il gas?
- Sì.
- Hai
staccato la corrente?
- Sì.
- Hai
chiuso le finestre?
- Certo!
- Hai
inserito l’allarme?
- Naru,
guarda che stiamo uscendo, non stiamo cambiando città.
- Sono un
tipo previdente.
- Ecco,
appunto, per quanto prevedi ancora di rompere le palle? Così io nel frattempo
mi organizzo per fare altro!
- Ti fai un sacco di problemi. E poi
quando lo abbiamo scelto non hai detto nulla!
- Al quarto cuba libre non mi ricordavo
neanche dove avevo le braccia, figurati se potevo dirti di no.
- Comunque adesso sarebbe un casino cambiare
e poi “chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa quello che la scia ma
non sa quello che trova”, ricordatelo.
- Questa litrata di saggezza adesso
cosa c’entra?
- Senti, gentleman della prima cerchia
dei Navigli, se non ti va bene cambialo tu l’indirizzo!
- Lo sai che non amo i computer.
- No, non li sai usare, è diverso.
- È che non mi applico!
- No, è che usi il mouse come
telecomando. Il tuo non è un blocco verso la tecnologia, ma un lucchetto
bloster nel cervello che ti impedisce di imparare.
- Cosa si fa, si va o no! Sai e Ino
sono stati carini ad avvisarci! E poi io ci sono già andato a una di queste
feste e devo dire che non sono niente male, bella musica, bella gente e un
sacco di fanciulle.
- Ti ricordo che Hinata è cintura nera
quinto dan. E comunque sei scontato. Allora se ci sono delle donne una festa
deve essere per forza bella.
- Non ho detto questo. Dico che
piuttosto di uscire e andare nel solito posto a bere una birra, preferisco
vedere bella gente e ballare un po’. Cosa c’è di strano?
- Te che balli è strano! Hai la grazia
di un gatto di marmo.
- Ha parlato il soprammobile. L’ultima
volta che in discoteca hai mosso una gamba il deejay ha fermato la musica e ha
iniziato a regalare free drink urlando: “Prendete e bevetene tutti…”
- Io mi faccio prendere dalla musica,
non mi butto come le bestie.
- No, tu ti fai prendere di peso. Per
farti ballare ti devono sollevare in quattro e scaraventarti in mezzo alla
folla.
- Ma vai a cagare! E poi, mi spieghi
come fai a ballare la roba che mettono adesso!
- Dai alcune sono interessanti.
- Tipo?
- Non mi dispiace American Express, ha un ritmo che ti prende, oppure Pjanoo di Eric Prydz. Ma quella che preferisco è Sexy Chick di David Guetta.
- Ma non sono un po’ vecchie?
- Quindi? A me piacciono quelle che ti
fanno muovere fino alle viscere!
- Su questo ti do ragione, ma io mi
rifiuto di muovermi mentre uno che si veste come Mirko di Kiss me Licia urla: “Porta in alto la mano, segui il tuo capitano,
muovi a tempo il bacino sono il Capitano Uncino!”
- Vogliamo parlare di Tiziano Ferro,
allora! La prima canzone l’ha chiamata Perdono,
e il secondo album Perverso… la
raccolta come la chiamerà, Perforza!?
- Lui però non mi dispiace, si muove
bene e, secondo me, ha una voce interessante.
- Sarà. A me, quando canta, mi ricorda
un motorino che ha grippato, anche se lo preferisco tutta la vita a Grignani
che fissa una donna negli occhi e le canta: “Ti raserò l’aiuola quando ritorni
da scuola!”
- Ma stiamo parlando di musica
ballabile, mi spieghi cosa c’entra Grignani?
- Guarda che di questo capolavoro di
canzone hanno fatto la versione remix.
- E ti meravigli? Dopo che hanno reso
pop Light my fire dei Doors può
accadere di tutto.
- Hai ragione.
Ma cosa ci fanno ascoltare? E,
soprattutto, se un pezzo è rimasto nella storia per la sua bellezza e il suo
significato, perché lo devi prendere e gli devi dare un’anima diversa da quella
sua autentica!
Vuoi che da lassù Jim Morrison non si
incazzi vedendo il clone di Robbie Williams, Will Young, che, mentre si fa il
bagnetto in una piscina insieme ad altri amici graziosi, canticchia la sua
canzone stando attento a non bagnarsi i capelli per non spettinarsi? O canti o
ti pettini, deciditi!
Dopo che il popolo ha votato Chihuahua hit dell’estate non ci si può
più lamentare di nulla!
- Allora Sas’ke, alla fine alla festa
ti va o no di andarci?
- Io non ho molta voglia di ballare.
- Nessuno ti obbliga a farlo, puoi
anche sederti e chiacchierare.
- Ma non sono in vena di parlare.
- Allora ti prendi una cosa e te la bevi.
- Non mi va di bere.
- Il tuo entusiasmo mi spiazza! Neanche
le rivelazioni fatte su quell’imbecille di Canzonami ha fatto questo effetto sai?
- Ma scusa, se non mi va di fare una
cosa perché mi devi obbligare?
- Stavo solo proponendo un’alternativa.
Il cinema no perché costa troppo, a teatro ti annoi, i concerti sono troppo
affollati… se aspetti un attimo chiamo Brad Pitt e ce ne andiamo con lui in
Tibet. Che ne pensi?
- Va bene, vengo! Però non ti lamentare
se mentre tu balli io vado a conoscere delle ragazze.
- Visto il livello, preferisco
stancarmi con la musica.
- Cosa vorresti dire?
- Niente, dico solo che il tuo standard
di bellezza è nettamente diverso dal mio.
- È che a te piacciono i tipi
intellettuali, stravaganti nel look e un po’ sbattuti, mentre io prediligo la
femminilità più evidente.
- L’anno scorso uscivi con una che
aveva le cosce di Cristiano Ronaldo!
- Sì, ma che tette aveva?
- Quelle non erano tette! Erano
pettorali di un culturista fuori allenamento.
- A me piacciono le bellezze rinascimentali.
- Nel senso che se rinascono ci provano
a migliorare?
- Senti, abbiamo gusti diversi, punto e
basta.
Dovete sapere che il piacere è come un
cocktail con ingredienti precisi e dosaggi da inventare, ma soprattutto con
l’incognita con del risultato finale.
Raccomandazioni per gli ometti da non
dimenticare mai:
A: Le donne sono più sveglie di noi.
B: Tempo massimo di un uomo per innamorarsi = a girare il caffè ci si
mette di più.
Non è forse vero che se conosci una
ragazza, molto spesso dopo tre secondi stai già litigando con te stesso per non
dirle che la ami?
Mentre aspetti una sua telefonata hai
degli scompensi tipo infarto e vivi con un occhio, quello finto, sul mondo
reale e l’altro, quello attento, sul telefono per vedere se squilla.
E cosa non si fa per piacerle!
Bisognerebbe fare un sito apposta per
le cavolate che l’uomo si inventa quando è nella “fase intorto”. Gli va
riconosciuta però una certa bravura, senza avere tra l’altro frequentato
nessuna scuola di teatro; un talento naturale.
“Dimmi come mi vuoi e io ci sarò”
Allegro:
E che ci vuole? Basta un costume da
simpatico, un po’ di battute e di gag, grandi sorrisi con denti possibilmente
bianchi e sguardo tipo: “Ti rendi conto! Ci conosciamo da poco e guarda come
stiamo bene insieme!”
Tenebroso:
Vestiti scuri, mi metto in un angolo,
sorseggio dell’assenzio e non parlo con nessuno. Prima o poi mi noterai, ne
sono sicuro, anche perché avrai intorno quelli che stanno provando ancora la
parte dell’allegro con scarso successo.
Così
come mi vedi: Del tipo
“sai, per me l’importante è rimanere fedele a me stesso.”
Si certo, vallo a dire ai politici; non
ci riescono loro, figuriamoci il maschio nella stagione del “quanto mi piaci”.
Se però ci aggiungi anche una storia un po’ triste, che fa sempre presa, il
grosso del lavoro è fatto.
Questa categoria di uomini tende ad
accontentare la donna in tutto per tutto e usa il midollo spinale come fune per
il portapacchi. Se è vero che in amore non esistono regole, speriamo almeno che
la macchina non sia troppo carica.
Essere
se stessi alla fine premia sempre.
“Questa sera non voglio sentire storie.
Me ne sto a casa perché sono cotto”
Squilla il cellulare.
“Ciao, amore! Certo che vengo a
prenderti a lavoro, nessun problema, tanto ero solo già in pigiama sotto le
coperte.”
Adesso parliamo di donne!
Elegante
e classica: Di solito
lavora in ufficio e la sera va in palestra per i corsi, compreso quello di
latino-americano che fa molto tendenza.
Non ama cucinare e le piacciono i
ristoranti.
Suggerimenti:
Chi volesse corteggiarla, cercate di
farla sentire sempre al centro dell’attenzione, di fare con lei il corso di
ballo (se vede l’aggeggio del maestro di ballo prima del tuo, scordatela!) e di
avere il portafoglio che si alza solo con il cric.
Per i primi appuntamenti solo bacio
della buonanotte sotto il portone. Se riesci a salire a casa sua, però, tieni a
portata il numero del carrozziere perché dopo sei a rifare.
Mi
vesto alternativa ma con gusto: (del
tipo “anche gli stracci mi vanno bene addosso”). Lavora di solito nel mondo
della moda o della pubblicità, ha un sacco di amici omosessuali e frequenta
locali fashion per gli happy hour che fanno tanto famiglia allargata. Ha
l’abitudine di usare un linguaggio italo-tecnico-inglese perché si sente easy,
per niente cheap, ma soprattutto posh, e non ama prendere impegni con molto
anticipo perché il suo lavoro non ha orari. Per vederla sarà opportuno fare
richiesta in carta bollata al suo superiore, aspettare e “carpe diem.”
Suggerimenti:
Munirsi di fegato di scorta perché con
lei solo aperitivi, o al massimo del sushi take-away, e di filo per ricucirsi i
testicoli mentre con i suoi amici passa la serata a parlare di quel deejay che
fa le trip-hop un po’ lounge, con inflessioni beat e scaglie jungle.
E ricordatevi il cric! Non per il
portafoglio. Se dovesse venirvi voglia di picchiarla!
Sono
una del popolo: Abbigliata
con jeans lunghi che toccano terra, scarpa da tennis, sciarpa o foulard, a
seconda della stagione, e sacca etnica. Adora il kebab e le cene multirazziali,
legge molto, va spesso al teatro o al cinema rifiutando per principio i film
leggeri; solo opere d’autore che lascino un messaggio. Frequenta i centri
sociali, ama bere il vino e non ama il lusso.
Suggerimenti:
Mai parlare di politica o coccolarla
perché non vuole sentirsi protetta, non ne ha bisogno, è perfettamente in grado
di cavarsela da sola. Controlla se nella sacca tiene il cric!
Poi ci sarebbero anche altri
sottogeneri tipo quella che ama il lusso ma non lo ostenta, oppure quella che
mangia solo vegetariano o ancora quella che si sposta usando solo la bicicletta
per mantenere un contatto con la natura... e poi l’amante dello yoga o quella
che lavora in ufficio e che la sera fa il corso di difesa personale perché non
si sa mai… Ma una normale che abbia voglia di due chiacchiere e di vedere come
vada a finire non c’è?!
Colpa dei maschietti o delle
femminucce? La colpa è… di Brooke!
Impossibile sbarazzarsi di lei! Parola
dei Forrest.
Ci ha insegnato che in amore non
esistono regole: di una stessa famiglia si è fatta, a fasi alterne, il padre, i
due figli e il genero!
È stata con Eric, padre di Ridge e di
Thorme, un uomo affascinante sulla sessantina con l’unica pecca delle
sopracciglia tagliate l’ultima volta il giorno della prima comunione.
Ha provato l’opzione Ridge, maschio
scultoreo con le basette di Little Tony e la mascella montata a caso, e si è
concessa anche il fratello Thorme, anche lui bellissimo alto, biondo, occhi
azzurri, che si pettina con lo stucco e spesso ospita sul suo ciuffo dei
surfisti che aspettano l’onda buona.
In un momento di stasi ha fatto una
sveltina con Dikon, il genero, da cui ha avuto un figlio… Va bene che ogni
lasciata è persa, ma qui la sete di vittoria è troppo assetata!
…Direi che sul discorso donne ci
possiamo tranquillamente fermare qui.
- Perché
con la tua andatura alla festa non ci arriviamo proprio dato finiamo in
ospedale prima.
- Non è
vero, e poi rispetto i limiti qualche volta.
- Tu
dovresti guidare una macchina elettrica che sfrutta la luce solare in una
giornata di pioggia, allora si che andresti alla velocità ideale. Queste cose
lasciale fare a chi è capace.
Alla fine
avevamo deciso di andare alla festa alla discoteca Konoha e chiaramente eravamo
in ritardo. Il copione era il solito: tutti gli invitati già presenti e noi che
arriviamo dopo con la faccia di quelli mortificati per il ritardo, ma pronti a
fornire una validissima motivazione.
“Scusateci,
abbiamo trovato un traffico assurdo!”
Ma dai!
Possibile che ogni volta che avete un appuntamento trovate traffico? Non sarà
mica un complotto organizzato dai servizi segreti? E se foste vittime di un
miliardario annoiato che paga gli automobilisti per creare del traffico? Che
sfiga! La verità è che cazzeggiate fino all’ultimo e poi, appena vi rendete
conto del guaio, eccovi fuori casa con ancora i mano la cintura e il giaccone
che tentate di salire in auto mentre squilla il telefono, cadono le chiavi e si
piegano gli occhiali che avete in tasca.
Una che
andava molto di moda è questa: “Guarda, un casino! Uno si è buttato sotto il
treno”. Ma è possibile che ogni volta che noi si ha un impegno qualcuno decide
di ammazzarsi? Perché nessuno decide di farla finita mentre stiamo andando a
pagare l’affitto di casa o una multa, così avremmo una scusa valida per non
farlo?
Come non
citare poi la classica: “È morta la nonna!”. Va bene sempre e ritorna
ciclicamente, un po’ come la moda; anche a scuola si usava, ci sono nonne morte
ben 19 volte per colpa di un compito in classe o di una interrogazione in
storia. E poi dicono che la scuola fa bene!
L’ultima,
la preferita, è: “Sono venti minuti che giro qui intorno senza trovare
parcheggio”: è la migliore perché lascia dei margini di credibilità,
soprattutto in una città come Roma dove parcheggiare diventa una Mission
Impossible.
Non puoi
trovare un posto e infilarti, perché prima devi guardare il colore delle
strisce. La gialla ti dice che possono parcheggiare solo i residenti di quella
zona e la blu che ti serve il tagli andino; ce n’era anche una bianca ma il
Comune ha pagato degli imbianchini per ricoprirla perché si intonava male con
il colore dell’asfalto. Ma non si diceva che il bianco stava bene con tutto?
Oltre a
conoscere i colori devi ricordarti di non parcheggiare:
1)Sui passi carrabili.
2)Sui marciapiedi.
3)Negli spazi riservati agli handicappati.
4)Nelle aree riservate al posteggio taxi.
5)Nelle aree riservate ai bus.
6)In prossimità di zone dove si fa ilmercato.
7)Dove c’è la pulizia della strada*
8)Negli spazi destinati al carico/scarico merci.
9)Vicino alla Posta
10)Vicino i semafori.
Ma dove
la metti la macchina allora? Potresti buttarla, oppure metterla in un economico
box che ti costa quanto l’auto.
Anche se
trovi il posto, poi devi essere munito del pass o del tagli andino che si
acquista in tabaccheria o all’apposita macchinetta che se magari hai solo una
moneta da 2€, tu la inserisci convinto di ricevere il resto, invece ti sputa
fuori il bigliettino con su scritto “parcheggio valido per due ore, il resto te
lo sogni”. Perciò, anche se magari avete parcheggiato per andare magari a
ritirare la pensione della nonna, avete comunque tutto il tempo per spenderla
comodamente. Tanto il parcheggio è pagato.
Volendo esagerare,
nella convenzione potrebbe esserci un vaffanculo gratis al vigile, che starà
pur facendo il suo dovere ma non sprigionerà mai simpatia; non si sopporta
punto e basta.
Secondo me
la colpa è anche di come lo vestono. Via la tuta aderente che segna e non
slancia per niente e gli stivali fino al ginocchio; su uno basso l’impressione
è quella di un busto appoggiato sul davanzale. Per non parlare del cappello,
disegnato da uno stilista in preda a effetti collaterali da Tachipirina 1000
scaduta da tre anni; se lo giriamo è adatto per preparare la polenta.
E poi
diamo delle razioni di zucchero alle vigilesse donne, sempre incazzatissime: cosa
vogliono fare, concorrenza a Sgarbi? Una risata ogni tanto non farebbe male,
magari una camomilla al posto del caffè la mattina non sarebbe male.
Capisco che
il lavoro del vigile non sia bellissimo, ma va anche detto non è colpa nostra e
loro non si sforzano affatto per risultare simpatici.
“Patente
e libretto, prego.”
“Un
attimo che li cerco. Ecco tenga.”
“Lei è
passato con il rosso.”
“Guardi,
non per contraddirla, ma io dovevo girare a destra e il semaforo direzionale
era verde.”
“Vuole
saperlo meglio di me? È il mio mestiere.”
“Capisco
perfettamente, ma io le ripeto che sono passato con il verde. C’era la freccia
verde.”
“L’avrà
messa qualcuno a mia insaputa.”
“Certo! Sarà
passato Toro Seduto a metterla, mi hanno detto che abita qui vicino.”
“Faccia
poco lo spiritoso! Intanto…”
Ecco! Ha fatto
la multa e non l’ha neppure motivata. Perché?
Se non ti
sta bene puoi protestare o addirittura andare a contestarla al Comando dei
vigili.
“Mi
scusi, ieri un suo collega mi ha fatto la multa perché sostiene che sono
passato con il rosso, ma non è così.”
“Va bene,
mi dia il verbale, così guardiamo la firma e vediamo di che agente si tratta.”
“Se riesce a capirla. Per me il suo collega stava provando l’elettrostimolatore
che gli ha regalato la moglie per Natale quando mi ha firmato la multa.
Non si
capisce se sia opera di un umano o di un dinosauro con l’esaurimento nervoso.”
Parlavamo
di traffico e di auto.
Prendi i
mezzi e fai prima? Mi piacerebbe, ma un giorno scioperano i conducenti, un
giorno gli operai della manutenzione, un giorno le macchinette, che si sentono
prese per il culo perché la gente timbra il biglietto usato; solo i controllori
non scioperano mai!
Si potrebbe
usare la motocicletta oppure la bici. Proviamoci, ma nel primo caso quello che risparmi
in posteggio lo spendi dal medico perché se porti un casco integrale sul
braccio, ti curva la spina dorsale, mentre nel secondo ci vuole una memoria
infinita per ricordare la combinazione del lucchetto che metti per non farti
rubare la bici… e poi ti portano via tutto, palo compreso.
Va bene,
si va a piedi!
Sui
marciapiedi? Non penso, a meno che tu non sappia fare lo slalom gigante tra le
cagate dei cani e i sacchi della spazzatura… Qualcuno ha delle ali da
prestarci?
Sta di
fatto che alla festa non ci siamo mai arrivati, neppure in ritardo!
- Perché la
macchina non si accende?
- Non lo
so, sei tu quello che se ne intende.
- Lo sapevo,
siamo in riserva.
- Perché mi
guardi?
- Toccava
a te fare benzina. Perché non l’hai fatta?
- Perché non
trovo nessuno che mi cambi 50.000 lire.
- Forse perché
siamo passati all’euro.
- Da
quando?
- Ma dove
è che vivi?
- Stai
calmo signor sapientino, e poi non è che posso essere informato su tutto.
- Ma
scusa, e quando vai a fare la spesa come fai a pagare?
- Non lo
so, ci vai sempre tu.
- E
quando vai a prendere il giornale?
- Non lo
so, ci vai tu.
- E se
devi pagare le bollette?
- Di
solito ci vai tu.
- Ma
scusa, allora tu non fai veramente niente al quadrato!
- Io
vivo. Ma hai idea di quanto sia difficile stare tutto il giorno a casa senza
fare niente?
- E tu
hai idea di quanto male ti potrei fare in questo istante se dovessi dare retta
a quello che mi dice il mio istinto?
- Che
cosa ti sta dicendo?
-
Rompigli la faccia!
- Non mi
è mai stato simpatico.
- Ma chi?
- Il tuo
istinto.
-
Ascolta, visto che non ho voglia di perdere fiato a spiegarti le cose e che la
festa è saltata, che ne dici se ci prendiamo un film da Shino qui all’angolo?
- Mi
sembra una grandissima idea. Non pensavo che una scatola cranica piccola come
la tua potesse ospitare per più di qualche secondo intuizioni intelligenti,
sai?
- Il
fatto è che tu non conosci tutte le mie qualità perché io le so nascondere
bene.
- Anch’io
lo saprei fare se avessi un naso come il tuo! Lì ci sta un casino di roba.
- Ancora
con questa storia del naso. Dai, scendi dalla macchina che andiamo da Shino a
piedi, tanto è a due passi da casa.
- Ok. Cosa
stai facendo?
- Mi
rimetto le scarpe.
- Ecco
cos’era questo odore allucinante in macchina!
- Ma
quale odore!
- Mi
sembrava ci fosse l’arble magique al gorgonzola.
- Vedi
che non capisci! L’odore naturale del nostro corpo non va mascherato perché è
il riflesso del nostro essere.
- Sarà,
sta di fatto che se tu non ti levavi le scarpe non si appannavano i vetri.
- Ma se
non te lo dicevo io tu non ti eri neanche accorto che me le ero tolte.
- Vero,
ma ora ricordo che a un certo punto nella macchina una zanzara mi ha toccato
contro la spalla e mi ha detto: “Se vuoi farti pungere esci perché io da qui me
ne vado”.
- Se non
ti sta bene facciamo che la macchina la si prende a turni, così non sarai
costretto a sopportare il mio odore, povera stellina! Però mi sa che questa
proposta non ti va bene dato che non sai guidare.
- Solo perché
mi hanno bocciato allo scritto. Ho fatto cinque errori e per essere promosso se
ne potevano fare quattro. Dimmi tu se questa non è sfiga?
- Sì, ma
è la terza volta che lo rifai! Tenti la promozione per anzianità o pensi di
farcela prima o poi?
- Al
posto di sfottermi, perché non mi aiuti e mi fai lezioni di guida?
- Così
finiamo a litigare come al solito. Ti ricordi domenica mattina, vero?
- Va be’,
ma anche tu! Si può fare quella scenata perché non volevo mettermi la cintura?
- Naruto,
la cintura di sicurezza puoi metterla o non metterla tanto è un problema tuo,
ma è quella dei pantaloni che devi metterti, hai fatto tutto il viaggio con il
culo di fuori!
- Sei
veramente un teme! Non capisci che quando salgo in macchina mi sale addosso una
tensione incredibile e non capisco più quel che va fatto?
- Me ne
sono accorto da come scali! Non è che pensi che sia opportuno rallentare un
attimo! Fai direttamente quarta-seconda, la macchina si punta e io con la
fronte cambio sempre stazione alla radio. Dimmi tu se questa è vita?
- Al
posto di concentrarti sulla mia guida, preoccupati piuttosto di dare un aspetto
decente alla macchina che inizio a vergognarmi quando si va in giro!
- Cos’è
questa novità adesso? Sentiamo, cosa c’è che non va nel mio modo di tenere l’auto?
-
Anzitutto il cruscotto pieno di immagini di santi.
- È un’usanza
del Meridione e, in quanto meridionale, mi sento di rispettarla.
- Mi
sembra giusto! Ma perché ognuno di loro deve dire cose diverse tipo “vai piano”,
“sii prudente”, “proteggimi”. Che si riuniscano in assemblea ordinaria e
decidano per uno slogan comune del tipo: “tieniti mediamente sui 70km/h.”
- Hai ragione!
Bisognerebbe avvisarli, ma non ho neanche il numero di telefono di un santo.
- Al
massimo chiamiamo il servizio informazioni e ci facciamo dare l’indirizzo, così
gli inviamo una raccomandata con ricevuta di ritorno.
- Esatto,
tanto vivranno tutti insieme in una grande casa bianca tipo loft; due piani con
la stanza di Dio al piano superiore.
- E cos’ha,
un piano tutto per lui?
- In
qualità di più anziano e di più saggio gli spetteranno di sicuro delle
agevolazioni.
- Mi
sembra giusto. Comunque spiegami a cosa ti servono questi santini in auto!
- Mi
ricordano di andare piano.
- Ah, perché
se sei a 160km/h te lo deve dire il santo che stai andando troppo forte? Magari
esce per un attimo dall’immagine, si infoia e schiaccia lui pedale del freno!
- Ok! Poi
cos’altro non ti piace, sentiamo.
- Trovo
particolarmente inutili i dadi grossi quanto un pallone da football attaccati
allo specchietto retrovisore, i tappetini muccati, le tendine di Gigi D’Alessio
da cui escono i brani del suo ultimo album ogni volta che le si tira su, ma
soprattutto l’antenna dello stereo.
- Quella
èun must e non voglio sentire storie.
- È alta
un metro e mezzo e se sintonizzata con attenzione intercetta le conversazioni
di Al Jazeera, senza contare che può essere scambiata per ilcavo di connessione collegato al flusso
canalizzatore di Ritorno al Futuro.
- Se
pensi di aver finito, io andrei ad affittare il film
- Va
bene! Ma non ti va di litigare un altro po’?
-
Muoviti!
- Sei
noioso, ecco cosa sei!
*PULIZIA DELLA STRADA: Attività principalmente notturna svolta da aspirapolveri giganti su quattro ruote
che non ti consentono di parcheggiare sotto casa e che passano proprio
nell'istante in cui stavi per prendere sonno. Fanno tutto fuorché pulire!
-
Allora Sas’ke, questa volta lo scelgo io il film!
-
Sentiamo, a cosa avevi pensato?
-
Che ne dici di Bastardi senza gloria?
-
Si può fare, però lo sai che effetto ha su di te Tarantino, vero?
-
Mi faccio prendere.
-
Come dopo aver visto Pulp Fiction! Volevi
farmi un’iniezione al cuore come Travolta a Uma Thurman.
-
L’adrenalina sparata nel cuore ti fa ripigliare all’istante.
-
Vero, ma tu volevi iniettarmi il Voltaren. Direi di lasciare perdere i film
violenti. E se guardassimo qualcosa di più introspettivo tipo Remember me?
-
Prima però mi costruisci un sospensorio per reggere le palle. Lo sai come va a
finire: dopo dieci minuti sono già diventato un tutt’uno con il divano e magari
faccio la bolla al naso tipo Spank!
-
Allora sceglilo tu.
-
Non voglio responsabilità! Poi se non ti piace passi tutta la sera a sbuffare e
a rinfacciarmelo.
-
No, giuro, fai tu!
-
Ragazzi, qual è il problema?
-
Niente, Shino, è che Naruto vuole farmi scegliere il film e io non voglio
perché so già che alla fine si lamenterà.
-
A cosa pensavi?
-
A qualcosa di particolare.
-
Ironman?
-
Già visto.
-
Ce l’hai qualcosa di non impegnativo, tipo Le
comiche?
-
Che hai detto Naruto? Scherzi vero?
-
Scusalo Shino, non sa quello che dice. Che ne dici de Lacasa dei fantasmi?
-
È fuori.
-
E Tron Legacy?
-
Avete il tv 3D e il bluray?
-
Cosa sono?
-
No, Shino, è un miracolo che abbiamo il tv 28 pollici con il tubo catodico.
Pensavamo lo avessi in dvd.
-
Ohi Sas’ke.
-
Dimmi.
-
Mi sa che ci tocca.
-
Già.
…E
ora sotto a scegliere! Forza e coraggio; vi aspetta un duro lavoro!
La
scelta di un film è una delle imprese più ardue nella vita di un uomo. Parti da
casa deciso ad affittare quel film e nulla ti potrà fermare! Sei come la donna
incinta che si alza nel cuore della notte con la voglia di fragole e manda il
marito in coma a prendergliele sfidando tempeste, uragani, alluvioni, carestie
e siccità.
Nulla
se paragonato al soffritto di cipolle e palle che lei gli farebbe in caso la
richiesta non venisse esaudita!
Maschietti,
come si dice: “ Avete avuto la bicicletta, e ora pedalare!”.
Non
parliamo della responsabilità del poveretto che si è preso la briga di
scegliere il film per tutto il gruppo; un compito troppo impegnativo! Avete
presente la faccia dell’Urlo di Munch? All’incirca così! Che poi, volendo
aprire una breve parentesi, lo preferisco mille volte alla faccia di Barbara
D’Urso, l’unica conduttrice che ride anche nei momenti più tragici della
trasmissione. Che abbia avuto un qualche problema con il lifting?
Ma
concentriamoci sul film. La scelta non va presa affatto sotto gamba, anzi,
bisognerebbe vincolarla al supermercato di prove attitudinali alla fine delle
quali il sopravvissuto, l’highlander potrà prendersi questa responsabilità. Va
stimato e non compatito chi sceglie, perché dimostra di avere gli attributi.
Supponiamo
di dare un nome al coraggioso, tipo Jho Dvdveloce, e decidiamo che la scena
(scelta del film) che si propone ai nostri occhi sia un luogo di culto dei film
western, e cioè nel saloon.
Jho
entra nel locale e subito scende il silenzio mentre in sottofondo parte il
rumore del vento che, per esigenze di budget, viene fatto fare a un vecchio
impiegato di Cinecittà con problemi di aerofagia. Jho si avvicina al bancone,
chiede da bere un succo di frutta alla pesca e non il solito whisky, perché ha
iniziato la dieta e deve eliminare gli alcolici, e immediatamente gli viene
incontro la donna più bella, vestita come tutti concamicia azzurra e pantaloni color sabbia; si
chiama Pellicola, c’è anche scritto sulcartellino,si offre ai clienti
anche il lingua originale.
Sa
tutto di tutti e vuole aiutarlo. Partono dalla camere da letto, dove si
imbattono nel genere drammatico-sentimentale e dopo una breve ma intensa storia
di Pellicola con Richard Gere di American
Gigolo si dirigono verso i bagni dove Jho (a ridaje!) incontra Brooke, in
pausa dal set di Beautiful. Tra di
loro scocca la scintilla e si baciano, ma Ridge, che assiste alla scena,
interviene; vuole picchiare la sua donna ma si scontra con Lara Croft aiutata
dalle Charlie’s Angels, da tempo impegnate nella causa femminista. Jho convince
il mascellone che tra lui e la biondona non c’è stato niente di importante e si
scusa, dicendo che è umano avere un attimo di debolezza, sostenuto nella tesi
da Gabriele Muccino che di “scuse” ne sa qualcosa. Alla fine tutto si risolve
per il meglio e si finisce con il nostro eroe che se la ride con il maestro
Troisi, anche a lui è capitato di avere le idee confuse nei rapporti di coppia.
“Pensavo
fosse amore invece era un calesse!”.
Ecco
il film che abbiamo scelto.
-
Dai, muoviti, che non vedo l’ora di arrivare a casa, mettermi la tuta,
preparare una bella tazzona di latte caldo, buttarmi sul divano con il plaid e
guardarmi il film.
-
Ma Naru, siamo a aprile. Primavera, sole, primi caldi, finestre aperte,
ricordi?
-
Ma cosa te ne frega! Se sono un tipo freddolone non è mica colpa mia!
-
Ho capito, ma allora a dicembre per riscaldarti ti devo montare un forno a
legna accanto al divano.
-
Intanto tutte le volte finisce che vai in cucina, prendi il latte anche te,
torni sul divano e ti mangi i miei biscotti.
-
Se hai il coraggio di definirli tali.
-
Guarda che i Krumiri sono i numeri uno.
-
È calce viva! Hai idea di quanto ci impieghino a inzupparsi nel latte?
-
Attimi.
-
Ma cosa dici! Io una mattina ho fatto la prova! Sono andato in cucina, ho
versato il latte poi ho preso un Krumiro e l’ho messo nella tazza; sono andato
in bagno, mi sono lavato, mi sono vestito, e quando sono tornato in cucina ho
trovato una Macina del Mulino Bianco che spingeva il Krumiro nel latte e gli
urlava: “Muori, bastardo!”.
-
Spiegami allora perché te li mangi!
-
Ragazzi, scusatemi un secondo! Stavo controllando in archivio e mi sono accorto
che dovete ancora riportarmi 50 volte il
primo bacio.
-
Impossibile, a meno che tu…
-
Adesso non è che ogni volta che qualcosa non va la colpa è mia!
-
Scusa, hai ragione. Ma tu, in tutta sincerità, hai riconsegnato il film?
-
E tu, in tutta sincerità, sei sicuro di non aver mai detto una bugia?
-
Ma cosa c’entra?
-
Chi è senza peccato scagli la prima pietra!
-
Una sedia, forte sulla tua faccia, va bene?
-
Se ho detto pietra deve essere pietra, non è che puoi cambiare le cose a tuo
piacimento.
-
Ah, scusatemi, mi sono sbagliato, ilfilm è rientrato.
-
Ti ricordi quando ti ho detto che la sedia non andava bene?
-
Sì.
-
Ho cambiato idea, anzi se ne trovi una passamela, così mi ci siedo e ti do le
spalle.
-
Ma così ti cadono le braccia!
-
Questa è bella, lo ammetto.
-
Cosa?
-
Cosa cosa?
-
Cosa cosa stiamo calmi!
-
O cosa calmi stiamo cosa?
-
Insomma, mi vuoi dire a cosa stavi pensando?
-
Come fai a sapere che stavo pensando?
-
Guarda Naruto, che io mi accorgo quando uno pensa. Tu non ti accorgi quando io
sto pensando?
-
Non credo sia mai accaduto che tu abbia pensato.
Non
bisognerebbe mai fare dei programmi perché puntualmente si va a sbattere di
muso contro qualche contrattempo. Si doveva andare a una festa, ma poi per una
macchina che non si accende si ripiega sul film. Si esce dalla videoteca
direzione casa ed ecco che uno dei due ha l’illuminazione: passate in qualche
locale per bere una cosa veloce e poi di corsa davanti la tele.
-
Ci beviamo qualcosa?
-
E il film?
-
Dai, una birretta al volo e poi si va.
-
Basta che non ci mettiamo una eternità.
-
Andata?
-
Ma sì, ci sto! Un buon bicchiere di rosso seduti al tavolo, due chiacchiere e
poi ci spariamo il film.
Si
certo, come no! Sogna pure!
Guastarsi
qualcosa seduti e tranquilli in un locale di Milano tra le 21 e le 23? E i
superstiti dell’happy hour dove li metti?
Colonne
di San Lorenzo, zona centro di Milano e ritrovo preferito del popolo milanese
che si raduna per l’aperitivo. C’è gente di tutti i tipi, partendo dallo
studente per arrivare sin all’uomo d’affari, ma la classe che spicca nel mucchio
tipo Messi è quella del single che vive solo. Potrebbe andare a casa a
rilassarsi, invece eccolo sempre presente e più che mai accanito.
Sarà
la voglia di chiacchiere? Il desiderio di conoscere gente nuova? La possibilità
di incontrare la donna della tua vita? No! La sete e la fame, ecco cos’è!
Lo
riconosci subito dalla faccia stravolta per la stanchezza e per l’alcool; come
si dice in gergo, ha fatto il dritto dal lavoro e non è neanche passato a casa
per la cena. Ha cenato qui con la scusa di bere una birra in compagnia.
Ma
non vai a bere qualcosa, no! Ti prepari alla battaglia di Pearl Harbor e, con l’elmetto,
ti scagli contro il nemico che si aggira per i tavoli con piatto, forchetta e
bicchiere.
“Ma
è disarmato!”
“Sentigli
l’alito e poi ne riparliamo”
Divertente
è vedere come si svolgono i fatti. la prima linea – i più coraggiosi – arriva verso
le 18 – 18:30 e la situazione appare tranquilla. Si discute di strategie di
combattimento, ma con il passare del tempo arriva il resto del plotone, la
tensione inizia a crescere e lo sguardo di tutti va sempre più frequente verso
la cucina da cui, entro breve, usciranno i piatti con il cibo.
La
truppa è affamata e l’obiettivo è uno solo: mangiare.
Dalla
radio un messaggio: “Avvistato bersaglio a ore 19, attendiamo ordini per partire”.
Solo
pochi secondi, il bancone è pronto… 3,2,1… ALL’ATTACCO! È LA GUERRA!
Il
segreto è la velocità, proprio quando si va in motocicletta.
I
Valentino Rossi della situazione, con il fiuto per la pole position, sono
subito sui primi, mentre i tattici alla Max Biaggi scattano un attimo dopo sui
secondi; da notare che le patatine e gli stuzzichini non se li caga di pezza
nessuno, neanche quelli che sono rimasti indietro e che aspettano il loro turno.
Finisce il primo giro! Tutti hanno il piatto pieno e gli accostamenti sono
veramente di ogni tipo, da quello tradizionale pasta e carne a quello più particolare
pasta e nachos, passando per angoli più esotici a base di ananas e piadina; in
breve, un modo veloce ed efficace per disintegrare ogni funzione del fegato.
La
truppa si sta sfamando e la tensione comincia a scendere.
Una
domanda: “Possibile che nessuno consideri almeno per un attimo l’idea che buona
parte di quel cibo possa essere avanzato a pranzo e ora rimasterizzato?”. Guardate
che i proprietari dei locali sono dei veri e propri esperti di make-up! Trasformano
dei maccheroni scoloriti in un appetitoso piatto di pasta e dei tranci di pizza
in splendide frittatine e il tutto con qualche salsina colorata, un paio di
foglie d’insalata e dei pezzi di frutta qua e là che non guasta mai perché,
come dire, arreda.
Mi
sa che nessuno si fa questa domanda, e poi “in tempo de guera nun se butta via
niente”. Al secondo giro la scena si ripete con l’aggiunta dei ritardatari che
sfruttano il fatto di essere rimasti in piedi per fare gioco di ostruzione e
sbafarsi indisturbati tutto quel “benessere di plastica”. Alle 20:30-21 la
scena del delitto è ben delineata: piatti vuoti e in fin di vita, da un lato “gli
abbuffati” distrutti, ma soddisfatti, dall’altro “gli insaziabili” che fissano
senza tregua il bancone alla ricerca di un avanzo e in un angolo, quello più
buio, “gli angosciati” che sono rimasti senza cibo e dovranno affrontare la
prova del “Mi tocca cucinare”.
In
sottofondo Hallelujah di Leonard
Cohen nella versione cantata da Jeff Buckley. Un girone dell’inferno a tutti
gli effetti!
La
cosa che fa ridere è che con la fame e la musica altissima si è fatto tutto
fuorché scambiare due chiacchiere in tranquillità!
Ci
siamo anche noi! Siamo arrivati a guerra ormai finita, non abbiamo mangiato
nulla, ci siamo scolati due bicchieri di rosso a testa, chiaramente in piedi, e
siamo tornati a casa… senza auto!
Che
gran bella idea quella di andare a bere una cosa!
- Io prendo il DVD. Tu accendi la
tv e spegni la luce.
- Naru, mi viene da vomitare.
- Chiaro, ti sei bevuto due
damigiane di rosso a stomaco vuoto.
- Non è vero! Ho spizzicato anche
un paio di tramezzini giusto per tappare il buco.
- Con quello che hai bevuto, per
tappare il buco ci vuole un quintale di cemento armato.
- Ma se abbiamo bevuto la stessa
cosa!
- Sì, ma io l’alcol lo reggo.
- Anch’io il vino lo reggo bene.
- No, sono io che ti reggo, e
neanche tanto bene! Ogni volta che bevi mi tocca offrirti la spalla.
- Sei un amico.
- Lo sono un po’ quando mi vomiti
addosso, ed è già successo un po’ troppe volte.
- Dai, Naruto, sto malissimo!
- Che posso fare?
- Mi sento stanco.
- Ci credo! Dalle Colonne a casa
è un bel pezzo. Ecco spiegata la tua stanchezza.
- No, mi sa che ho anche un po’
di febbre. Sai dov’è il termometro?
- No.
- Pensaci bene! L’ultima volta
che l’ho visto lo stavi usando per vedere se l’acqua della pasta supera i 40
gradi… lo scienziato pazzo di Ritorno al
futuro.
- Intanto l’impianto elettrico
della casa l’ho fatto io. Ne vogliamo parlare?
- È meglio di no, visto che
quando accendi la luce in sala parte la lavastoviglie del nostro vicino.
Eccolo. Trovato. Comunque non mi va di discutere, sto malissimo.
- Allora stammi lontano! Potresti
infettarmi, non sappiamo ancora bene cos’hai.
- Dai, infame, lo sai che sono
facilmente suggestionabile.
- Guarda, dopo che hai superato
indenne la prova della tua immagine allo specchio al mattino, non può più
succederti nulla.
- E già, perché tu appena sveglio
sei fresco come un fiore.
- No, non dico questo, ma neanche
devo fare un make-up alla faccia.
- La prima volta che esci di casa
con il segno del cuscino ti facci un culo così. Passami una Tachipirina così me
la piglio e non ci penso più.
- Aspetta che leggo la scadenza.
- Io mi provo la febbre intanto.
Ce l’avrò altissima!
- Allora, vediamo un attimo… puoi
prenderla tranquillamente perché scade nel 2014.
- Ma va presa prima o dopo i
pasti?
- Aspetta che leggo. Allora…
Tachipirina… antipiretico per malattie esantematiche, affezioni del tratto
respiratorio, cefalee, nevralgie, mialgie… ah, ecco, per affezioni febbrili
quali influenza… per gli adulti una compressa al giorno… non dice niente di
particolare per cui puoi prenderla quando vuoi.
- Sai che è bello sentirti
leggere e avere la certezza che non sai quello che stai dicendo?
- Non sono medico, per cui non
posso conoscere certi termini e comunque non è necessario. Sai che sballo usare
le parole per un senso diverso dal loro!
- Tipo?
- Eh, non so, tipo… Ieri mi sono
troppo antipiretico. Dove? Fai 100 metri poi svolti per paracetamolo, fai due
affezioni, la seconda cellulosa svolti a destra e trovi eccipienti. Salutami
sodio, saccarina e non fare supposta.
- Io non sto bene, ma tu hai il
cervello in divieto di sosta.
- Sta febbre ce l’hai o no?
- 38 e mezzo, ce l’ho sì.
- Ma cosa ti senti di preciso?
- Ma, non lo so, mi sento debole,
mi gira la testa, mi fannomale le ossa,
ho delle vampate di calore. Che dici, chiamiamo il medico?
- Con tutta questa roba che hai
meglio chiamare il coroner. Poi per l’autopsia non ti preoccupare, faccio io
uno squillo a quelli di CSI.
- Sei veramente un amico.
- Sai che sei una lagna quando
stai male?
- Ma se sto male!
- Io il dottore però non lo
chiamo. Quello qualsiasi cosa tu abbia ti dà sempre l’Aulin. E poi fa le
ricette a caso. Secondo me pensa che siano schedine dell’Enalotto.
- Il problema non è cosa ti
prescrive, ma come lo scrive. Che ortografia hanno i medici? Sarei curioso di
sapere come fanno i farmacisti a capirli.
- Saranno abituati.
- Magari scrivono peggio dei
dottori.
- Che poi hai fatto caso che nel
taschino tengono sempre una penna che non usano mai?
- Beh, ma la penna fa molto
dottore.
- Cosa vuol dire! Allora il
fabbro dovrebbe girare con il martello nella camicia.
- Oppure l’impiegato con il mouse
nella giacca.
- Cosa c’entra?
- Vedi, è la febbre che mi fa
straparlare. Mi gira la testa e non mi va più il sangue al cervello.
- Che novità! Piuttosto, fai una
bella cosa, fila sotto le coperte e fatti una bella dormita così ti passa
tutto.
- Mi prepari una tazza di latte e
miele?
- E magari ti vengo a rimboccare
le coperte!
- Se conoscessi qualche bella
favoletta sarebbe splendido.
- Come no, sono qui apposta!
Senti questa che bella: c’era una volta una bambino con la febbre che stava
male. Era nel suo lettino al calduccio quando a un certo punto arrivò la
fatina. Il bambino le chiese di aiutarlo e lei, che risolve tutti i problemi,
prese un cuscino, lo mise sulla faccia del bimbo e iniziò a spingere sempre più
forte. Dopo qualche minuto il bimbetto non disse più niente e la fatina tornò a
dormire soddisfatta.
- Se volevi farmi stare sveglio
da qui al prossimo congiuntivo azzeccato di Biscardi ci sei riuscito!
- Ma secondo te potrò mai
mettermi a raccontarti la favola per farti addormentare?
- Se fossi un vero amico lo
faresti.
- Senti, io ti preparo latte e
miele e tu vattene a letto che non ti reggo più!
- Va bene! Tu però, mi
raccomando, quando apri il frigo stai attento!
- Perché?
- No, è che la notte la lì sento
provenire degli strani rumori.
- saranno le poche cose che ci
sono dentro che urlano per richiamare la nostra attenzione. Non è un frigo, è
il deserto dei tartari. Fare la spesa noi nonse ne parla vero!
- Ah, non guardare me, io sono ammalato!
E poi spetta a te ricordi? Il cucino, tu fai la spesa.
- Chiaro. Senti, tu vai a letto,
io apro il frigo: se senti delle urla chiama il 118.
- Vado. Ah, Naru?
- Dimmi.
- Ricordati che ti ho voluto
bene.
- Se vuoi che mi commuova dammi
un pugno e rompimi almeno i quattro denti davanti, così mi esce qualche
lacrima. Stai andando a letto, non stai partendo per una missione in Iraq!
Cosa si può dire del frigorifero?
È l’elemento che rispecchia fedelmente lo stato d’animo e la vita degli
abitanti della casa. È il segnale che ti tiene aggiornato sulle condizioni su
chi fa uso… insomma, il frigo ha il polso perfetto della situazione!
In una famiglia molto spesso è
straripante di prodotti e di colori e aprirlo è una vera e propria gioia per
gli occhi, ma nel nostro caso, come del resto in quello di migliaia di giovani
che vivono soli, la realtà è ben diversa. Lo scenario è quello del film 2001: Odissea nello spazio e la colonna
sonora è affidata ad Alan Parsons Project.
Non è come sul set di Friends dove i protagonisti, tipici
trentenni, aprono un frigo sempre pieno! È diverso! Lui è un mostro di
alluminio che sputa freddo e ogni volta che lo aprì ti ci vuole una sciarpa
perché il vuoto provoca delle correnti di aria gelida che l’Alaska al confronto
è un nuovo tipo di ghiacciolo. Ci sono sempre e solo poche cose mirate, tipo
l’acqua, le uova, il burro, qualche confezione di sottilette e di affettato per
i toast e, qua e là, dei pomodori e delle foglie d’insalata abbandonate dalla
Valle degli Orti che si guardano intorno terrorizzate e si fanno coraggio a
vicenda.
Perché fare la spesa se le
possibilità di mangiare senza cucinare, spendendo poco, sono parecchie?
Ci sono i fast food, i già citati
happy hour, i kebbabari, le fagotterie, le piadine rie, le rosticcerie… e altro
che termina per “RIE”?
Per i più pigri la soluzione sono
i cibi precotti che vanno solo riscaldati con il microonde capace di scongelare
anche l’orso bianco: i “Quattro salti in padella” oppure il “Pronto, buongiorno
è la Pizza” ovvero la possibilità di farti portare a casa la pizza da un
ragazzo in motorino evitando così di uscire.
Ci saremo sicuramente dimenticati
qualcosa ma ormai le possibilità sono talmente tante che è difficile
ricordarsele tutte.
Fate attenzione a Pizzarito
Pastarito! A parte che non mi puoi chiamare unposto così e poi, capisco che si tratta di una catena famosa in tutta
Italia,ma allora vediamo di cambiare architetto; sembra di mangiare in un
grande magazzino di abbigliamento dove avanzava dello spazio per delle sedie e
per una cucina.
Noi vi invitiamo ad una festa
fantastica e voi non vi presentate neppure! Ma andate a giocare a briscola tra
i vecchi allora!
Comunque vi siete persi una
serata che non vi dico. Tante gente di ogni tipo, bravi ragazzi a mio dire,
alcol come se piovesse e musica stellare.
Abbiamo incontrato Shikamaru e
Temari, quanto tempo che non li vedevo, almeno un anno. Temari ci dava dentro
mentre Shika era il solito; o su uno sgabello a sorseggiare qualcosa o su un
divanetto. Il problema è che poi si addormentava!
Allora nullafacenti, ho una cosa
da dirvi. Questi due ci hanno regalato quattro biglietti per la prima di un film
che mi sembra si chiami “To Rome with Love” e siccome nessuno di quelli che
abbiamo invitato può venire, abbiamo pensato di dirlo a voi. Siamo gentili eh!
A noi del film non che ci importi
poi molto, magari è bello non so, ma siccome è gratis, si diventa un tutt’uno
con le poltrone e ci si rimpinza di popcorn, meglio di niente no?. Benissimo!
Se volete venire fatecelo sapere, anzi vi aspettiamo punto e basta. Muti!
-
E non potevi avvisarmi, mi sono svegliato, la macchina era parcheggiata al suo
posto e tu non c’eri.
-
La macchina è ferma perché non c’è la benzina e poi lo sai che ho la batteria
del telefono scarica.
-
Un messaggio almeno. Ero in pensiero.
-
Ma scusa, perché non mi hai chiamato tu?
-
Si certo, adesso mi metto a spendere dei soldi solo perché non ti vedo tornare.
Mi sembra un po’ esagerato.
-
Guarda, Sas’ke, che sei tu quello che stava in pena. E poi io esco per fare la
spesa visto che tu non stai bene e quando torno mi devo sorbire questa scenata!
Mi sembra troppo.
-
Vatti a preoccupare per gli amici e questo è il ringraziamento.
-
Sas’ke, guarda che ho ventiquattro anni. Penso di essere capace ad uscire da
solo, non pensi?
-
Si ok. Comunque, cos’hai preso al super, fammi vedere.
-
Io vado un attimo in camera a cambiarmi la maglia che con le buste della spesa
ho portato a casa anche un paio di litri di sudore.
-
Fermo, non provarci, ho appena messo la cera.
-
Ma se abbiamo la moquette.
-
Allora mettiti le pattine.
-
Per camminare sulla moquette? Allora sei scemo! Per fare tre metri cosa ci
metto, venti minuti? A furia di strofinare, minimo faccio le scintille!
-
La casa va tenuta in ordine, mio caro!
-
Ma cos’è questa predica da massaia! Io mica ti ho detto di non pulire, me se lo
devi fare usa un po’ di criterio.
-
Ha parlato quello che per la lavastoviglie, siccome aveva finito le pastiglie,
ha usatole aspirine effervescenti.
-
Non tocchiamo questo tasto!
-
Cosa vorresti dire, sentiamo.
-
È vero che serve per lavare i piatti, ma vanno prima svuotati, se non l’hai
ancora capito.
-
E chi lo dice?
-
Nessuno, però devi riconoscere che una coscia di pollo che sbatte sul cestello
dopo un po’ disintegra i testicoli.
-
Non me ne ero accorto.
-
Ok! E degli ossibuchi cosa mi dici? Quando ho aperto la lavastoviglie sono
partiti tipo sassi e a momenti perdo l’uso dell’occhio destro.
-
Dai, Naru, usare la lavastoviglie è un casino! Non ci capisco una mazza!
-
In che senso?
-
Per esempio, con che criterio si dividono le cose per i due cestelli?
-
Sopra ci vanno le tazzine, i bicchieri e le cose piccine, mentre sotto si
mettono i piatti, le potate e le pentole.
-
E fin qui ci arrivo.
-
Poi c’è il lavaggio sporco e quello molto sporco e puoi scegliere di far
funzionare solo quello di sopra o quello di sotto, oppure insieme. Ti devi
anche ricordare di fare ogni tanto dei lavaggi senza stoviglie per disinfettare,
e di mettere un deodorante per eliminare i cattivi odori che potrebbero crearsi
dopo un uso prolungato dell’elettrodomestico.
-
Sembri Mastrota quando fa le telepromozioni.
-
Peccato che lui ha sempre vicino una bella donna e io invece mi porto appresso
te, il signore oscuro, neanche quello degli anelli.
-
Ma te come fai a sapere queste cose?
-
C’è un libretto di istruzioni. Do you know “istruzioni”, lobotomia in libera
uscita?
-
Tentativo di simpatia, I know but I didn’t find il libretto. È un libricino
bianco. Tu non l’hai visto in giro?
-
No, non mi pare.
-
Scusa un attimo, cos’hai usato ieri sera per segnare i punti del Taboo?
-
Un libricino bianco.
-
Vuoi sceglierla tu l’offesa o mi lasci carta bianca?
-
Vista l’immensa cazzata, a te la scelta.
-
Siccome sono uno che ha stile… anzi oserei dire definirmi una persona con
classe da vendere…
-
…e con cervello da acquistare,
possibilmente non in svendita poi!
-
Dicevo che passerò sopra a tutto, a patto che tu venga a una prima di un film.
Ho letto una mail di Ino e Sai.
-
Ma durante il giorno fanno qualcosa o passano tutto il tempo davanti il
computer?
-
Dai, questa volta non possiamo mancare. Già non siamo andati alla festa alla
discoteca Konoha.
-
Mandagli una mail e inventati una scusa.
-
No, io non me la sento di raccontagli una balla. Mandagliela tu.
-
Ma di che film si tratta?
-
Il titolo dovrebbe essere To Rome with
Love e la regia di…
-
Woody Allen.
-
Esatto, sembri vestito con l’inutile e invece!
-
E poi gli attori sono Penelope Cruz e Roberto Benigni, due tra i miei
preferiti. Grande! Ma a che ora inizia?
-
Sulla mail c’è scritto alla 18:00.
-
Basta partite un po’ prima perché a piedi ci si impiega di più. E poi abbiamo
ancora tempo.
-
Dovremmo rispondere a Ino e Sai per ringraziarli.
-
Pensaci tu che io intanto metto via la spesa.
-
Vediamo! Grande, hai preso le caramelle al limone. Ne prendo una.
-
Prendile, solo che io posso mangiare solo quelle e costano parecchio, comunque
se ti vanno prendile pure.
-
Non importa. Al massimo mi prendo uno yogurt.
-
Fai fai, anche se sono quelli magri e io ne ho presi pochi perché pensavo
fossero solo per me, comunque mangialo uno, se ti va.
-
Dai, mi mangio una barretta energetica e non se ne parla più.
-
Va bene, solo che ne è rimasta solo una e se io non la prendo dopo gli
allenamenti… muoio… comunque prendila.
-
Se bevo l’acqua del cesso ti sta bene o hai qualcosa da dire? Guarda che la
spesa la facciamo con la cassa comune.
-
Che ricarico solo io, tra l’altro!
-
Cosa mi metto per uscire?
-
Sì, bravo, quando ti conviene cambi discorso, vero!
-
Eccomi, sono pronto, andiamo?
-
Eppure nessuno mi ha obbligato a venire a vivere con te! Devo chiedere ai miei
se quando l’ho deciso facevo uso di funghi allucinogeni!
Non
fatevi mai consigliare da nessuno. La scelta del film da andare a vedere al
cinema deve essere guidata dall’istinto o dal gusto e non influenzata dai
pareri di amici o dalla critica letta sul giornale.
Con i
primi capita che vi parlino benissimo di un film che voi andrete a vedere
carichi di aspettative puntualmente disattese o che ve ne sconsiglino uno che
magari a voi piacerebbe da matti. Nel caso della critica il pericolo più
frequente è di dover prima riuscire a comprendere quello che scrivono;
sicuramente giusto e grammaticalmente corretto… ma non si deve conoscere a
memoria lo Zingarelli o laurearsi a pieni voti in lettere e filosofia per
capire.
Un
esempio!
“…i
teenagers americani che non giocano con la torta di mele si ritrovano nel
deserto dei valori cinici e si esercitano a mirare di cinismo nel cuore della
società…”
Un altro?
Va bbuò!
“…il
regista firma un fascinoso capolavoro privatissimo in cui l’utopia sociale
incontra il sogno del cinefilo. Meravigliosa riflessione sulla conquista del
corpo, dello schermo e del dolore…”
Bis?
Addirittura!
“…niente
facili metafore sulla patria in fieri, trattasi di spiritualismo… solo così si
scoprirà il mistero dell’essere…”
N’ata
vot! E che pall!
“…psico-radiografia
epica, strepitoso affresco che abbraccia le passioni cercando l’armonia…”
A mazzat
final!
“…il
cinema fatto che diventa cinema da fare, o da continuare. Da considerare è
proprio il cinema di ieri…”
E poi?
Nient’altro? Immaginatevi un lavoratore medio italiano che non ha studiato e
che dopo anni decide di portare tutta la famiglia al cinema. Apre il giornale,
legge queste cose, lo richiude, si mette il pigiama e va a letto senza dare
spiegazioni.
Civogliono messaggi chiari e diretti e anche
qualcosa che aiuti la comprensione come, per esempio, la rivista “Urban”, che
sì, esprime un giudizio articolato e competente, ma correda con una legenda
facile e divertente: una manina con una o più dita sollevate a seconda del
giudizio e vicino aggettivi noti a tutti, anche ai meno cinefili del mondo, tipo
“capolavoro”, “grande”, “buono” e altro.
“Da un
recente sondaggio dell’ente nazionale regionale del cinema italiano
nell’universo della sala cinematografica su pellicola digitale a otto
millimetri con lungometraggio a cinemascope (che effettone fa buttare dei nomi
a caso?), è diminuito considerevolmente il numero delle persone che vanno al
cinema.” E ci voleva l’istituto col nome più lungo del mondo per accorgersene?
Ma è
chiaro! Cosa significa far pagare un biglietto che oscilla da punte minime
accettabili di 4 euro, a massime di 9 euro! Ora che c’è il 3D la gente paga
quasi volentieri per vedere un film in quel modo, ma all’uscita dovrebbero
anche regalarmi il film appena visto in bluray sennò quel che ho speso
rimarrebbe eccessivo. Sul giornale adesso danno anche il voto alla poltrona.
Cosa fai, me la metti al culo ma mi fai stare comodo?
E ora
poi, dopo neanche due mesi dalla scomparsa delle sale, il film, soprattutto se
un grande successo, è disponibile a noleggio! Se ti va bene lo trovi in DVD, in
gpl, in vhs (se come no), o girato all’istante con gli attori che vengono a
casa tua.
“Andare
dove?”
“Al
cinema!”
“Ma sei
impazzito. Esco un attimo, vado a noleggiare tre film e spendo meno. Se poi ci
aggiungi una coperta e un divano, chi si muove più da casa!”
- Naru?
- Che
c’è?
- Dimmi
che mi sto sbagliando!
- Cosa?
- Ma oggi
pomeriggio non c’è Milan-Juve allo stadio?
- È vero!
- E come
facciamo ad andare alla prima del film?
- La
partita inizia alle 15:30 e finisce alle 17:15. La prima inizia alle 18:00 ma
secondo me in mezz’ora ci arriviamo alla grande al cinema.
- Però
non mi va di fare le cose di fretta.
- E a me
non mi va di perdermi la partita!
- Ok, ci
sto! Però dopo schizziamo via perché non voglio fare un'altra figura con Ino e
Sai.
- A parte
che di figure ne fai da quando sei nato, ma poi ti ricordo che anch’io ci tengo
un sacco a vedere il film. Ora però tutti a vedere il grande Milan… Milan…
Milan… Milano siamo noi, Milano siamo noi…
- Ma cosa
canti cosa?
- Bello,
ti porto a vedere il calcio spettacolo. Giocano i Campioni d’Europa e d’Italia!
Manchester ti ricorda qualcosa o la tua memoria di juventino ferito a rimosso
tutto?
- Siete
gli ex campioni d’Europa, correggi. E meglio una finale di coppa dei campioni
persa che due anni in serie B.
- O meglio
uno scudetto vinto con una partita rubata all’Inter e un rigore negato?
- Quello
non era un rigore. E poi tutte le trasmissioni sportive hanno spiegato come
sono andate le cose.
- Fammi
sentire.
-
Ascolta! Ronaldo stava andando con la palla al piede verso la porta, solo che
Ferrara gli si è affiancato e ha iniziato a cantare la canzone dello yogurt
Danone… e tutti sanno come canta Ciro, compresi i suoi figli! A quel punto il
Fenomeno ha tentato di spostarsi ed è andato a sbattere contro Juliano che passava
lì per caso per smaltire la notte brava al night con il suo amico Montero.
Capito? Vedi che la Juve ha vinto meritatamente?
- Non fa
una piega! Ma questa storia non risale a 9 anni fa? Comunque il Milan è la
squadra che ha vinto più trofei in Europa e su questo non ci piove.
- Vero,
ma la Juve è la squadra con più scudetti.
- Può
essere. Resta il fatto che in quanto a stile siamo imbattibili.
- Ma
perché devi raccontare queste cagate? Avevate in squadra gente del calibro di
Gattuso detto Ringhio.
- E voi
con Davids, il pit bull! Come la mettiamo?
- Cosa mi
dici di Pinturicchio?
- Gran
giocatore senza dubbio, però uno che fa uno spot in tv dove beve acqua e parla
con un uccellino!
- Perché,
Inzaghi non ha fatto lo spot di un karaoke?
- Non
potrà mai arrivare a quello che fa Buffon.
- Lo spot
è carino.
- Ah, lui
entra in campo è la moglie gli tira una bottiglietta che lui a momenti se la
lascia cadere dalle mani, si mette in porta e mentre beve para una bomba di
tiro con una mano! Per me è irreale.
- Come
molte cose che si vedono in tv, del resto.
- Lascia
stare la televisione! Intanto voi juventini…
- Perchè,
voi milanisti…
Possibile
che nelle discussioni sul calcio si dicano sempre le stesse cose?
Il tifoso
deve difendere la sua squadra, e fino qui ci siamo, ma almeno ogni tanto che
cambi tattica! Non si può attaccare sempre le solite cose!
Sei
interista: “Voi del Milan siete stati due anni in serie B e noi no”.
“Voi della Juve pagate
gli arbitri e ci avete rubato uno scudetto.”
Sei
milanista: “Perché, l’ultimo scudettovoi interisti dopo quanti insuccessi lo avete vinto?”
“Vi
brucia Manchester!”
Sei
juventino: “Lo sapevate che la buca dove hanno trovato Saddam l’ha scavata
Costacurta quando ha tirato il rigore nella finale dell’Intercontinentale?
“Ronaldo
in Spagna segnava di brutto. Voi lo avete fatto guarire e lui, come
ringraziamento, se n’è andato.
Il calcio
è una realtà dalla quale non si può prescindere perché anche se non ti
interessa te lo ritrovi ovunque e non puoi fare a meno di farci i conti. Non si
accontenta più di monopolizzare la domenica, ed ecco allora che abbiamo i
calciatori impegnati a cantare, a sfilare, a posare per riviste, a fare spot, a
intervenire in trasmissioni, a inaugurare locali con tanto di modelle e in
tanto altro. Ma di giocare a calcio, non se ne parla? Meno male che ci sono dei
punti fermi!
I
giornali, per esempio. Da sempre, ci accompagna la “Gazzetta dello Sport”, la
Gazza per gli amici, la Bibbia del calcio italiano, la regina incontrastata,
unica, dallo stile inconfondibile, vestita sempre di rosa, ti aspetta tutte le
mattine puntuale e non ti chiede ti presentarti in abito elegante. Non si sa
per quale motivo ma i suoi titoli hanno sempre qualcosa di sensazionale e ti
attirano molto di più di qualsiasi altro giornale sportivo. Le altre testate la
inseguono, ma non riescono a reggere il passo.
Inconfondibile
poi è l’appuntamento radiofonico della domenica con Tutto il calcio minuto per minuto; le grandi voci dei telecronisti
sportivi tengono incollati alla radio, ormai da decenni, migliaia di calciofili.
Difficile spiegare la sensazione ogni qual volta c’è un’interruzione da un
altro campo per annunciare un goal o la strana complicità che si avverte nel
vedere un anziano che passeggia al parco con la radiolina vicino all’orecchio.
Dal punto
di vista televisivo, invece, le cose sono molto cambiate. Prima l’immagine per
antonomasia del calcio era la sigla di 90°
minuto, quello condotto dal grande Paolo Valenti, e i servizi delle partite
con in anteprima le reti della domenica; ora c’è l’appuntamento con Galeazzi, l’elefante
per intenderci.
Si
attende parecchio ma poi parte subito la sfilza di servizi!
Magari!
Adesso si apre con il conduttore, costantemente incazzato perché sovrappeso o
troppo basso che, dopo aver letto la schedina della serie A e mandato il primo
servizio, dà la linea alla pubblicità per poi tornare a leggere quella della
serie C1, girone E, inferno, paradiso e purgatorio. Dopo una perdita momentanea
della memoria si ricorda del perché si trova lì e manda ancora dei servizi. Quando
sembra che il tutto volga alla fine e sono rimaste da vedere le immagini delle
partite più importanti, solitamente lasciate in ultimo, ecco che viene
pronunciata la frase mitica. “Diamo la linea alla pubblicità?!” … Attimi
interminabili in cui lo spettatore allo stremo delle forze inizia a perdere
bava dalla bocca e procede alla trasformazione lenta e graduale in lupo
mannaro. Proprio nel momento in cui sta per ululare ecco gli ultimi servizi;
lui si tranquillizza, ritorna in sé, guarda le reti della sua squadra e va a
cena felice e contento per la gioia di chi gli sta intorno.
Per l’amante
del calcio le sorprese non sono finite! Lo aspetta anche la Domenica sportiva e Controcampo. Anche lì non mancherà la bella di turno, l’ex arbitro
lampadato con il vizio della telepromozione , della serie “che bisogna fa pe’
campà!” e l’attore-opinionista dagli occhiali colorati capace di elargire
cagate e di abbinare il non abbinabile. Un pioniere è stato Maurizio Mosca, il
grande Maurizio. Pace all’anima sua, che adesso tormenterà tutti i giocatori
del passato.
Per concludere,
non si possono trascurare le trasmissioni in tempo reale dove non vedi le immagini,
ma segui tutte le fasi della partita accompagnato da telecronisti presi dalla
strada, nel senso che qualcuno li ha visti, li ha caricati per dagli un
passaggio, ma, dopo pochi attimi e qualche frase scambiata insieme, li ha
scaricati casualmente davanti al alcune sedi tv dove questi sono entrati per
cercare un telefono e sono stati assunti… vedi essere al posto giusto nel
momento giusto!
Per
chiudere l’argomento calcio vorremmo ringraziare quel mito di Tiziano Crudeli,
colui che è il tifoso per eccellenza, o semplicemente si dimentica di prendere
le pasticche per la diarrea; quando esulta assume un’espressione di sforzo che…
beh avete capito. Mitico Tiziano!
In ultimissima,
Un saluto speciale ad Aldo Biscardi, e al suo processo che ci ha accompagnati
per anni. Grazie Aldo, Grazie di esistere!
Angolo autore:
Salve! Non
ho mai scritto nulla alla fine ma era per puntualizzare una cosa: io non mi
intendo molto di calcio, così ho raccolto informazioni qui e là!
- Dico
solo che avete il solito culo. Boriello un goal così non lo rifarà più.
- La
fortuna premia gli audaci. Lui ci ha creduto e l’ha messa.
- Vero,
comunque, secondo me, meritavamo più noi.
- Secondo
me siamo in ritardo per il film.
- Noo, il
film! Che ore sono?
- Le
17:30. Manca mezz’ora, ma non ce la faremo mai. Siamo anche senza macchina e
sui mezzi c’è un casino assurdo.
- Lo
sapevo!
- Quindi?
- Cosa?
- Come si
fa per il film? A me poi è passata anche la voglia.
- No, io
ci vado! Mi sembra brutto paccarli ancora, anzi non me ne fotte più di tanto,
ma il film mi interessa parecchio.
- Allora
ci vediamo a casa stasera!
- Ok! A
proposito, Sas’ke, prestami 20 euro.
- Che
bello che sei!
- Sono senza
una lira, anzi, sono talmente alla canna del gas che se mi accendo una
sigaretta scoppio.
- Se tu
sei alla canna io sono al contatore del gas, quindi scordati che io ti presti i
soldi.
- Ma vedi
come sei! Scusa, io mi offro di andare da quei due, ti paro il culo, non ti
faccio fare brutte figure e tu mi neghi un piccolo aiuto? Bell’amico!
- Ma chi
te lo ha chiesto! E poi anche a cosa ti servono?
- Devo
prendere un taxi se voglio arrivare in tempo.
- Naruto,
anche volendo, non posso darti 20 euro perché sono veramente stirato.
- Quanto
c’hai in tasca?
- Ho le
tasche, e tu?
- Mia
madre me le ha cucite!
- Vieni a
casa con me?
- No,
senti, io ci provo lo stesso con i mezzi. Se arrivo tardi poi me ne tornoindietro.
- Va
bene, salutami Ino e Sai, se li vedi!
- Spero
di no!
- Oh, sei
tornato?
- Tu che
dici? O sono io oppure qualcuno che mi somiglia tantissimo.
- Se non
sei tu ti trovo veramente bene.
- Io
invece sono certo che sei tu.
- Perché?
- E dove
lo trovo un altro con un cervello così latitante?
- Ah, oggi
si regala simpatia! Cos’è, periodo di saldi?
- Tu
prova a farmi domande sensate e vedrai che io la smetto di risponderti male! E
poi vorrei vedere te al posto mio.
- Perché?
- Perché!
Per arrivare al cinema ho fatto veramente i numeri, altro che La corsa più pazza del mondo! Salgo sul
tram, faccio due fermate, poi sale il controllore.
- Il
controllore sul pullman che parte dallo stadio?
-
Infatti! Pura fantascienza! Appena è salito hanno iniziato tutti a insultarlo
e, quando si sono porte, lo hanno spinto giù. Indovina chi è lo sfigato a cui
si è aggrappato e che si è tirato dietro mentre scendeva?
- Sto già
ridendo!
- Non ti
conviene perché per il verbale gli ho dato i tuoi dati.
- Sei una
merda!
- È vero!
Ma non è finita! Prendo un taxi al volo e gli chiedo di fermarsi davanti a un
Bancomat per prelevare. Scendo, infilo la tessera, digito il codice e sul
terminale appare la scritta : “Da prelevare ti è rimasto solo il sangue”!
- Noo,
che pacco!
- Risalgo
sul taxi, altro sportello, solita menata, alla fine riesco a prelevare, faccio
un paio di round con il mio estratto conto e finalmente arrivo al cinema.
- Eri
ancora in orario?
-
Mancavano cinque minuti. Entro ma non trovo Ino e Sai. Allora vado alla cassa
per acquistare un biglietto ma non ce ne sono perché la serata è a inviti.
Provo a vedere se conosco qualcuno che mi possa far entrare ma non se ne parla:
alla fine il tipo che strappava i biglietti mi ha visto sudato e solo
nell’atrio e mi ha fatto entrare lo stesso. Devo avergli fatto tenerezza!
- E il
film com’era?
Mi è
abbastanza piaciuto. Una storia gradevole, una regia interessante e due attori
che sono dei fenomeni. Li avevo già visti in altri film ma ribadisco la mia
massima stima nei loro confronti.
- Quindi
li conosci bene?
- Chiaro!
Benigni è un personaggio storico e non ha bisogno di presentazioni. Penelope
Cruz inizia la sua carriera artistica in televisione. Il debutto
cinematografico avviene con il film Prosciutto, Prosciutto. Del 1993 è
il suo primo film italiano, La ribelle.
Tra un film e l'altro, continua a studiare teatro nella scuola di arte
drammatica di Cristina Rota, studio che continua anche nelle città di New York
e Londra.
- E io
che ho sempre pensato che sulle spalle avessi un soprammobile.
- Però
adesso ti prego, basta parlare! La mia immensa cultura a volte mi fa avere
paura di me stesso. Chiama la mia servitù e dille di prepararmi il letto,
perché mi duole la testa e le mie membra sono assai affaticate. Perdonami, ma
vado a ritirarmi nelle mie stanze.
- Piccolo
Buddha, scendi un attimo dal piedistallo e torna tra noi umani. Piuttosto, Ino
e Sai alla fine li hai beccati?
- Macché!
All’uscita ho provato a vedere se li incrociavo ma niente. E tu invece che hai
fatto?
-
Seratone Playstation. Shino mi ha prestato il calcio masterizzato.
- Ancora
con ‘sti giochi pacco!
- Guarda
che sono uguali agli originali.
- Ti
ricordi l’ultima volta che ho giocato a fifa 2000 masterizzato cosa mi è
successo, vero?
- Cosa?
- Ti
rinfresco la memoria. Calcio d’inizio, parte l’azione, un giocatore tira, la
palla esce dallo schermo e colpisce mio padre. A quel punto suona il citofono e
io vado a rispondere.
- Chi
era?
-
Cannavaro che mi diceva: ‘Capo, c’ho putit ‘ra u pallon ja, p’ ppiacer!
- Ma
smettila!
- Sei tu
che la devi smettere! Mi spieghi che gusto ci trovi a restare impalato ore e
ore davanti alla tv a giocare?
- Ognuno
si diverte come vuole.
-
Verissimo, però magari guardarti un po’ intorno non ti farebbe male.
- Guarda
che io una mamma e un papà a cui rendere conto ce li ho già per cui sei pregato
di farti un piatto di cazzi tuoi.
- Nessun
problema.
- Meglio
così.
-
Buonanotte.
-
Buonanotte.
Vuoi
vivere da solo? Che problema c’è! Ti trovi un lavoro ed è fatta.
Come
scelta di vita, noi avevamo scartato questa ipotesi perché non ci piace fare quello
che fanno gli altri. D’altronde si sa, i veri alternativi sono quelli che si
distinguono dalla massa! Non fa una piega… anzi ne fa una, quella del cuscino
che ti tagli la faccia in due quando ti svegli a mezzogiorno e che ti ricorda
che dovresti almeno sentirti in colpa, ma tu niente!
Abbiamo
cercato delle valide alternative al lavoro, ma non ci è andata molto bene.
Siamo anche arrivati vicini a ottenere la pensione di accompagnamento e per
farlo è bastato mostrare la faccia di Sas’ke allo sportellista., ma sul rush
finale ci ha fregato Moratti che l’ha ottenuta senza neanche presentare la
domanda.
Se ci
siamo avvicinati tardi alla vita lavorativa, però, la colpa è delle nostre
brillanti carriere scolastiche.
Naruto,
anni ventiquattro, ex studente di Lettere e Filosofia, scelta di ripiego dopo
non aver passato il test a Medicina.
Nei primi
quattro anni di università si mette in luce per la sua bravura nelle attività
parauniversitarie, e cioè tutto ciò che con lo studio non c’entra praticamente
nulla! Come nel film L’attimo fuggente, anche
lui ha un suo circolo che non è dei Poeti Estinti ma bensì dei Gighelli Spenti,
specializzati nell’analizzare scientificamente per quale motivo lo spinello sottovento
si consumi prima. Il suo gruppo, per un periodo, si interessa ai libri, ma
presto intuisce che vanno anche letti e molla di colpo.
Proprio
mentre la sua voglia di studiare lo sta spingendo a dare ben due esami in un
anno solo, riceve la chiamata e va a fare il servizio civile. Il suo compito è
portare i dializzati all’ospedale per una terapia e poi riportarli a casa.
“Buongiorno,
Uzumaki, sei in ritardo di dieci minuti.”
“Mi
scusi, ha ragione signor…”
“Comandante,
prego.”
“Coma
che? Non pensavo fossimo al militare.”
“Ci siamo
alzati allegri stamane! Comunque oggi fai il solito giro: la mattina la zona
Sud di Milano e il pomeriggio quella Sudovest. Domande?”
“Nessuna.
Volevo segnalarle che alla macchina andrebbero rifatti i freni.”
“Perché?”
“Sono
consumati.”
“E chi lo
ha detto?”
“Nessuno,
solo che ogni volta che freno sulle quattro ruote si accendono dei falò.”
“Allora
fai così: finisci il giro e questa sera riporta la macchina in sede e la lasci
dal nostro meccanico.”
“Grazie!
Se per caso oggi dovessi morire per aver frenato a uno stop, siccome dovevo
passare in posta a pagare la luce, potrebbe avvisare lei mia madre che non ho
potuto farlo?
“Ma
certo, Uzumaki. Per qualsiasi cosa ci sono qua io, vai pure tranquillo.”
“Grazie
mille! Se non ci fosse lei…”
Che gran
brava persona quel signore… ops… comandante.
“Uzumaki,
qui è la sede, mi senti?”
“Sì,
ditemi pure.”
“Dove ti
trovi?”
“Sono in
chiesa.”
“A fare
cosa?”
“Ho
acceso un cero alla Madonna perché oggi ho frenato già una decina di volte e
non sono ancora morto.”
“Cosa?”
“Niente,
cose mie.”
“A che
ora smonti?”
“Alle 16,
perché?”
“Devi
andare a Como a ritirare una sacca di sangue.”
“Ma tra
dieci minuti finisco il mio turno.”
“Senti,
Uzumaki, io non c’entro nulla. Se ti devi lamentare fallo con il comandante.”
“Va bene,
allora passamelo.”
“Non c’è!”
“Dov’è?”
“È andato
a fare i freni alla sua macchina!”
L’obiettore
di coscienza, una valida alternativa al servizio militare, la possibilità di
rendersi utili e… per qualsiasi cosa rivolgersi al comandante. Se non è in
sede, lo potete trovare o in officina o in ferie.
“Ma qui
risulta che è in servizio. Chi lo ha segnato presente?”
“Quante
domande!”
Sasuke,
anni venticinque, si iscrive a Lingue e letterature straniere moderne dopo aver
fatto ragioneria alle scuole medie superiori. Era la sua scuola! Dargli in mano
la contabilità di una azienda? Altro che crack della Parmalat! Chiaramente all’università
non si iscrive a Economia e commercio, bensì a Lingue; riesce a dare la
bellezza di 18 esami ma, proprio mentre pensa all’argomento della laurea, si
dimentica di fare il rinvio per il servizio di leva e si ritrova in caserma,
con i capelli corti,la divisa verde e
la sveglia alle 6:30, tutte le mattine.
“Se fai
il militare, torni che sei maturato!” … Se qualcuno di voi dovesse conoscere il
primo che ha pronunciato questa frase è pregato di segnalarlo al sito www.devistarezitto.it:
c’è una lista di persone pronta a fargli fare da casa sua alla caserma più
vicina non al passo del leopardo bensì a calci nel culo ripetendo nel mentre “Signorsì!”.
Il
militare! Cioè?
La
chiamata. Cioè?
La chiamata
alle armi. E chi è che ti chiama?
Lo Stato.
E chi glielo ha dato il mio numero?
Ma se tu
non hai voglia di rispondere? Non puoi dire che non ci sei, che ti hanno
staccato il telefono, che una calamità naturale ha cancellato i nomi delle vie
e tutti i numeri civici per cui tu non sarai mai raggiungibile da questa
chiamata? … Mi sa proprio di no! Uffa!
Loro ti
chiamano e tu rispondi!
Non cercare
una alternativa perché non c’è! Al massimo puoi sperare di avere qualche
malattia!
“Perché sei
qui?”
“Forse ho
un’infiammazione prostatica. Speriamo, così me ne vado a casa. E tu?”
“dicono
che ho un soffio al cuore perché sento sempre male al petto dopo aver fatto
qualche sforzo. Guarda, lo spero proprio!”
Ospedale
militare! Pronuncia questa parola e vedrai che anche Viso Pallido impallidirà. È
l’unico posto dove ti mettono un pigiama da carcerato, ti visitano
accuratamente per 5-7 secondi e ti riformano solo a patto che tu sia sano: se
hai qualcosa, abile e arruolato.
Al militare
non sei più tu, non ti chiami più Sasuke Uchiha: sei il soldato semplice S.U. del 3° reggimento, 4a compagnia, II battaglione, 3° corpo d’armata…
per chi chiama in orario pasti… se non ci trovate lasciate pure un messaggio
dopo lo squillo di tromba.
Non ti
sveglia più la mamma con il profumo di caffè! Alle 6:30 in piedi, ti vesti, ti
radi e via a fare una sana e robusta colazione a base di “ipotesi di latte e
caffè” e “supposizione di biscotti”. Alle 8:00 c’è l’alzabandiera e poi inizia
la giornata.
Ancora
non sai cosa ti aspetterà ma ti conviene farlo se non vuoi essere punito.
Le punizioni?
Un corso di clownerie fa meno ridere.
1.Piantonare i bagni: negli ultimi anni i water
spesso si sono visti preferire le turche e, non potendo accettare questo
affronto, hanno tentato più volte la fuga. Alcuni ce l’hanno fatta, altri li ha
ritrovati la Carrà, altri ancora si sono sfogati con il piantone e hanno deciso
di restare.
2.Piantone androne-camerata: mentre gli altri
dormono tu li controlli. Coccoli quelli che fanno fatica ad addormentarsi,
sgridi quelli che russano e rimbocchi le coperte ai più freddolosi.
3.Vettovagliamento: ti mettono in mensa a lavare
degli oggetti che sembrano pentole, ma che in realtà sono dei container di 5
metri per 5. Io sono stato fortunato perché dentro ci ho trovato un soldato che
era lì in punizione dall’82 per aver esultato troppo platealmente quando l’Italia
ha vinto i Mondiali… almeno non ho sofferto di solitudine!
Il resto
della giornata andrebbe dedicato alla preparazione del soldato con
addestramento fisico, lezioni di strategia e studio delle armi e delle tecniche,
ma nulla di questo si fa per ragioni più che valide:
1.Prima di addestrare il soldato va restaurata la
caserma e serve manovalanza. Perché spendere soldi quando i soldati possono
farlo senza poter chiedere un compenso?
2.Per potersi dedicare anima e corpo alla truppa gli
ufficiali devono prima passare ore intere al circolo, dove li costringono ad
abbuffarsi e a non pagare nulla; che vita ingiusta! Pensate invece a quanto
sono fortunati i soldati che fanno la fila alla mensa illudendosi di mangiare (la
roba cercatela nei bauli delle macchine dei marescialli… quasi tutti…).
3.Per spiegare al soldato come si usa un’arma,
bisognerebbe possederne una che per lo meno ci assomigli! Fino a qualche anno
fa nelle caserme per le esercitazioni, si usavano i Garant del periodo dei Flintstones,
che si caricavano a scelta, nel senso che il militare poteva scegliere di
rompersi o no la mano mentre tentava di caricare.
Invece cosa
si fa? Si marcia e ci si inventa un modo per passare il tempo. E se lo si passasse
a vivere realmente?
Vuoi prenderti
un anno della mia vita? … Chiedermelo prima?
Capitolo 9 *** Introspezione sull'ordine in casa ***
***
- Buongiorno.
- Buongiorno! Vuoi del caffè?
- Grazie.
- Preparatelo!
- Sas’ke, noto con piacere che la
delicatezza l’abbiamo dimenticata in qualche angolo remoto del cervello.
- Se non ti spiace non mi va di
parlare. Lo sai come sono al mattino.
- Come il resto della giornata!
Antipatico e scontroso.
- Avrò i miei buoni motivi, o la
tua memoria è così corta da dimenticare tutto in fretta?
- Ho capito! Sei ancora
arrabbiato per la storia della Play di ieri sera.
- Esatto. Sono andato via di casa
per non dover più rendere conto ai miei e ora tu cosa fai, ti metti a dirmi
cosa va fatto e cosa no? Ma sei fuori?
- Lo dicevo per te. Comunque, se
ti ha dato così fastidio, ti chiedo scusa e facciamola finita.
- Sarà meglio. Se ti prepari il
caffè me ne lasci un po’?
- Chiaro! Io non faccio i
dispetti da ragazzino… io!
- Ancora! Piuttosto, come ti
senti stamattina?
- Perché?
- Non è oggi che inizi a lavorare
come maschera al Piccolo Teatro?
- Bravo, ricordamelo pure! Lo sai
che se sento la parola lavorare mi riempio di sfogo in faccia, sono allergico.
- spiegalo al nostro
amministratore che sta aspettando l’affitto. Di secondo lavoro fa il segugio.
Quando lo incontro sulle scale, per salvarmi mi tocca lanciare un bastone così
lui lo va a prendere per riportarmelo e io riesco a scappare.
- Stai cercando di farmi sentire
in colpa?
- Assolutamente sì! Ti ricordo
che dobbiamo pagare anche la luce, il gas, la tassa dei rifiuti e le spese
condominiali.
- Nient’altro? Se vuoi stasera mi
vesto da donna, vado in circonvallazione e inizio a prostituirmi.
- Mamma, per venire con te
bisogna essere proprio disperati!
- Ah, dimenticavo che ho davanti
uno che alla bellezza da del “tu”.
- Sì, sì! Tu inizia ad andare a
lavorare, poi ne riparliamo.
- Ha parlato quello che porta a casa
palate di soldi.
- Intanto io un lavoro ce l’ho!
- Fare indagini telefoniche e
farsi insultare in continuazione tu lo chiami lavoro? Per me è un martirio:
comunque, se va bene a te!
- Prima facevo il dog-sitter.
- Almeno stavi all’aria aperta.
- Prova a stare due ore al parco
a dicembre ad aspettare che un cane faccia pipì.
- Il lavoro è lavoro.
- Quando inizi a parlare con le
siepi e i piccioni non è più lavoro, è follia.
- Sarà come dici tu, ma a me non
va più di tanto di fare la maschera. Che poi, scusa, hai un biglietto con il
numero della fila e quello del posto. Perché ti ci devo portare io? Non ci sai
arrivare da solo?
- È solo un modo gentile per
accogliere una persona che non conosce il posto.
- Allora vallo a vedere prima
‘sto posto, così quando ci torni sai già tutto e non trituri le palle a me. Già
mi costringono a mettere la giacca.
- Capirai che sacrificio.
- Se l’unica che hai è quella
della prima comunione allora sì! È corta di maniche e sotto le ascelle ti
stringe quel tanto che basta per bloccarti la circolazione e farti perdere
momentaneamente l’uso delle braccia.
- E quello della porta te lo
lascia?
- Mamma, che ridere! Vorrei
vedere te camminare con un paio di scarpe classiche e poi ne riparliamo.
- Basta sapersi adattare.
- Con il tuo esile 45 per
sollevare i piedi ci vogliono mesi di allenamento per rinforzare la muscolatura
delle gambe.
- Essendo alto ho il piede
grosso.
- E dell’alluce di 7 centimetri
che parla e ride come te cosa mi dici?!
- Ne hai ancora per molto?
- Non ti preoccupare, sto
uscendo. Devo passare da casa mia a ritirare la biancheria pulita.
- Ma scusa! Mi spieghi perché ti
ostini a portare la roba da lavare a casa di tua madre? Te la lavo io, tanto
devo fare la macchinata con i miei panni!
- Perché tu non hai ancora capito
che la roba bianca e quella colorata non vanno lavate insieme. E te lo dici uno
che tu, genio delle lavatrice, hai tinto tutte le mutande di rosa. Ora capisci
perché porto tutto dalla mamma?
- Se mai si prova mai si impara.
- Giusto, finché lo fai con la
tua roba. Se lo fai con la mia mi girano le palle.
Ma cos’è la lavatrice? Che l’ha
inventata? Ma soprattutto perché non hanno pensato a noi poveri maschietti che
con gli elettrodomestici non ci sappiamo proprio fare?
Deve saperla usare anche l’uomo
perché non è giusto che il peso della casa gravi totalmente sulle spalle della
donna! Va bene! Allora fatene una che abbia solo due tasti grandi con la
scritta “lava” e “asciuga” e uno spazietto per mettere il detersivo e… stop!
Cosa sono ‘sti lavaggi a freddo, quello per la roba colorata, quello con lo
sciacquamorbido, quello solo ammorbidente, quello per i capi sintetici e quello
contro la caduta dei capelli… BOH! È solo un modo per complicarci la vita!
Ma una volta non era così: la
donna partiva con la sua bella cestina di panni sporchi e andava al canale dove
con il sapone e l’acqua faceva tutto. Ora non più, si è emancipata e ha fatto
amicizia con l’Omino Bianco, un tipo che ama la casa e sa fare tutto. Ha pure
il suo contatto Facebook, così è sempre aggiornata sulle sue missioni: “Omino
Bianco salva casalinga dall’attacco degli acari giganti” oppure “La maglia
dell’Omino Bianco è stata attaccata da un Ketchup scaduto; dopo una estenuante
battaglia, l’Omino ha avuto la meglio”.
Oggi i canali è meglio lasciarli
perdere perché con l’acqua che ci ritroviamo se lavi un maglione, quando lo
risciacqui si trasforma in cappotto.
…e pensare che c’è gente che ha
ancora il coraggio di pescare nei canali!
A Milano, per esempio, c’è il
Naviglio che attraversa la città. Con che criterio uno dovrebbe pensare di
pescare nell’unico tratto d’acqua in cui la gente scarica di tutto? E poi, poco
tempo fa un pescatore è stato anche picchiato da un pesce che, infastidito dal
rumore, si è arrabbiato, è uscito dall’acqua, è diventato verde e lo ha preso a
pinne in faccia!
- Guarda, fai un po’ come ti
pare.
- E poi mia madre me la stira
anche la roba.
- Mamma, che nervoso che mi fai
venire quando sento ‘ste cose! A cosa ti serve la roba stirata?
-Se permetti, non mi piace andare in giro con i vestiti stropicciati.
- Ma l’abito non fa il monaco.
- Senti, Sas’ke, ma cos’è che ti
da così fastidio? Dici che ti faccio le menate per la Play e adesso mi sembri
mia madre. Vuoi anche sapere se mi sono lavato i denti o se ho fatto la popò
prima di uscire?
- Scusami!
- Cerca per lo meno di essere un
po’ coerente. Vuoi essere scambiato per uno che si è vestito con la roba della
raccolta dei ciechi? Fallo, e lasciami andare in giro come voglio io, intesi?
- Adesso però stai esagerando.
- Direi proprio di no, visto poi
che la tua roba la lasci sparsa in giro e il sottoscritto non si lamenta mai!
- Prendila e mettila nella mia
stanza.
- Io là dentro ci entro solo se
prima mi stipuli un’assicurazione sulla vita. Non è una stanza ma un campo di battaglia
abbandonato. Neanche Terminator si sentirebbe a suo agio!
- Sei un pallista. Non sono
disordinato e tu lo sai bene. È solo che il mio ordine è scaffalato.
- Cioè?
- Cioè se entri nella mia stanza
è tutto in ordine.
- Sì, ma aprì l’armadio c’è la Festa
dell’Unità.
- Ma tu non dovevi andare da tua
madre?
- Vado, vado. Mi conviene.
- Torni per pranzo?
- Penso di sì!
- Ah, Naruto, se passi dal super
prendi il pane, che siamo rimasti senza.
- Ok. Cià.
- Ah, Naru, già che esci riporta
il film da Shino, visto che siamo in ritardo e alla fine non l’abbiamo neanche
visto.
- Va bene! Ciao.
- Se tornando ti…
- Ma se non mi fai andare mi
spieghi come faccio a tornare? Ciao!... E basta!
- Mamma, che carattere!
Il gatto e la volpe, ecco cosa
siamo! Il nostro standard di comunicazione è la presa in giro, ma guai se non
fosse così! La nostra diversità ci tiene magicamente legati, come se fossimo
vittime di una macumba, e spesso ci chiediamo perché mai abbiamo deciso di
andare a vivere insieme. Forse perché non possiamo fare ameno l’uno dell’altro.
Questo è il brutto e il bello!
Da:
L’incantevole
Ino e il cadaverico Sai che non prende mai il sole
A:
Voi
due a cui ogni tanto voglio bene
Oggetto:
Occasione per divertirsi!
Ehilà ragazzi!
Vi chiediamo scusa per
l’altra sera alla prima del film, è solo che mentre venivamo siamo rimasti a
secco di benzina e a farmela a piedi non ci pensavo nemmeno. Ero con i tacchi.
Ah, tranquilli, ho già
picchiato Sai per la figuraccia che abbiamo fatto, perciò va tutto bene!
Com’era il film?
Comunque siamo stati
fortunati perché siamo capitati in un locale niente male in zona Sempione,
sembrava di stare in un happy hour!
Si chiama “Raikiri”,
non so cosa significhi però è forte, vero? Troviamoci lì domani pomeriggio intorno
le sette che ci divertiamo un po’ davanti qualche drink.
A presto e cercate
d’esserci eh!
Un bacio, bye bye!
-
Mamma, che profumo! Si sentiva dalle scale.
-
Ti piace?
-
Tantissimo, ma cos’è?
-
Tagliatelle al Grand Marnier.
-
Hai capito! E come si fanno?
-
Non è difficile. Fai cuocere la pasta normalmente e poi, pochi istanti prima di
tirarla fuori, versi tre bicchieri di Grand Marnier per dagli il sapore.
-
Minchia, con tre bicchieri altro che sapore! La pasta mi va in coma etilico.
-
Tranquillo, i dosaggi sono giusti.
-
Se lo dici tu! Lo sai che io sono praticamente astemio e che dopo un goccio
inizio a sbiascicare.
-
Fidati!
-
Non vorrei insistere, ma vedo che le tagliatelle stanno facendo la catena umana
per mettersi in salvo.
-
Assaggia e non fare tante storie!
-
Va bene!
-
Come sono?
-
Buone. Hanno un gusto un po’ particolare che magari va bene in certi contesti e
che deve piacere a seconda del tipo di alimentazione che sei abituato a
seguire…
-
Ho capito, non ti piacciono. Non c’era bisogno di fare tutte queste scene,
comunque.
-
Lo sapevo, ci sei rimasto male.
-
Assolutamente! Se non sai apprezzare la buona cucina mi limito a prenderne
atto.
-
Dai, per farmi perdonare ti cucino io una pasta. Ci metto un attimo, tanto ti
faccio dei “Quattro salti in padella”.
-
Piuttosto faccio quattro salti in pizzeria.
-
Sei solo un tradizionalista che non ha voglia di provare.
-
Non è vero, solo che per me non è possibile che da una busta preconfezionata si
possa ottenere, in pochi minuti, un piatto che di solito richiede tempi di
preparazione più lunghi. E poi, diciamoci la verità, così si perde il gusto di
cucinare.
-
E chi l’ha mai avuto? Per uno come me, che sa fare sì e no due uova all’occhio
di bue e non sempre azzecca la forma dell’occhio, è la soluzione a tutti i
problemi.
-
Sarà come dici tu, ma io proprio non ce la faccio. Ci ho provato, sai, ma non
c’è stato niente da fare. Ho preso una busta di gnocchetti ai quattro formaggi,
l’ho aperta, ma quando dentro ci ho visto quattro blocchi di marmo che dovevano
diventare il mio pasto ci ho rinunciato.
-
Madonna mia, sei diventato un salutista tutto d’un tratto.
-
Io ho sempre curato la mia alimentazione.
-
Uno che la mattina si mangia due cornetti alla crema e beve due cappuccini, una
spremuta e una Coca Cola ti sembra attento a come si alimenta?
-
La Cola mi aiuta a digerire, così faccio spazio per il pranzo.
-
E per fare spazio nel cervello cosa usi, un muletto? Cosa fai, accatasti da un
lato i neuroni buoni e dall’altro fai la svendita a metà prezzo di quelli
fallati?
-
Ha parlato quello che mangia sempre da Mc Donald’s!
-
È comodo e veloce: non a caso si chiama fast food.
-
Vorrai dire Fast & Furious. Con un paio di quei panni secondo me ti viene
il fisico di Vin Diesel.
-
E non è bello?
-
E, ma ti viene anche il suo cervello, e di questo io non sarei felicissimo! E poi,
mi spieghi che gusto ci provi a mangiare un panino con la carne masterizzata,
la sottiletta che si è appena fatta la lampada e il cetriolo killer che ha
sbagliato l’ultimo provino e ha perso per un pelo il ruolo del cattivo in Seven?
-
Cosa stai dicendo?
-
Dai, Naru, tu hai mai aperto il panino per guardarci dentro?
-
In effetti non ho ancora trovato il coraggio.
-
Ti faccio un altro esempio se vuoi! Le patatine! Di solito quando le cucina la
mamma sono belle dorate e stagne, giusto? Allora perché quelle del Mc sono
color panna e hanno la consistenza di una banana matura? Forse perché per
friggerle usano l’olio dello scooter del filippino assunto part-time?
-
Va be’, Sas’ke, non posso tutte le volte, prima di iniziare a mangiare, farmi ‘ste
menate, altrimenti mi tocca digiunare tutta la vita.
-
Basta solamente evitare certi posti. Io lo dico per te, visto che poi passi ore
e ore a fare sport per tenerti in forma.
-
Mi passi le tagliatelle al Grand Marnier che le finisco? Meglio l’alcolismo che
stare ad ascoltarti!
Ormai da
decenni la gente si divide fra la doccia, veloce o pratica, e il bagno, lungo
ma godurioso, con magari un contorno di musica, candele e incenso… e una donna…
e poi lasciateci morire così!
Su una
fatto però tutti i maschi sono d’accordo; mai mettere in casa specchi a figura
intera, perché quando nudo, appena uscito dal bagno, ti ci imbatti potresti
rimanere segnato per tutta la vita.
Ti sei
lavato, ti sei improfumato, ti sei spalmato la crema e tutto questo per che
cosa? Per scoprire che hai la pancia? Forse questa ancora regge, ma il colpo
mortale sono le maniglie.
“Almeno
una donna sa dover aggrapparsi!”
Ma che
cosa vuol dire? Perché mai ci si dovrebbe appendere, fa male! È come andare
dalla propria compagna e dirle: “Ma lo sai che i cuscinetti che hai sui fianchi
sono comodissimi per appoggiarci le braccia quando mi stanco di palparti le
tette?”.
La scappatoia
più usata è far credere a tutti che ci si piace così senza troppi pensieri, ma
allora perché moltissima gente va in palestra oppure in piscina? E perché poi
quando si avvicina l’estate? Perché bisognerà mettersi in costume, e a quel
punto si scopriranno tutte le magagne che magari in inverno si sono nascoste
con vestiti larghi che ingannano l’occhio.
C’è da
dire che le ragazze di oggi, soprattutto quelle giovani, non sono così attente,
e lo si capisce dal fatto che tutte vanno in giro con l’ombelico scoperto,
anche quelle con la bonza che fa tre rotoli… e si mettono il piercing! Ma non
vi accorgete che muore soffocato in mezzo tutta quella ciccia?
Parlavamo
di linea.
“Guardi,
con soli 600 euro al annuali può iscriversi alla
Fitness-Wellness-American-Sportness-Athletics. Gli orari sono liberi dalle 8
alle 22 e nella quota, oltre al normale utilizzo degli attrezzi e delle
macchine, sono compresi anche i nostri corsi e l’utilizzo di sauna e
idromassaggio”… Ma quando mai uno avrà il tempo per fare tutta ‘sta roba?
La
palestra, l’universo degli invasati!
Hai la
tua tessera, il tuo istruttore e la tua scheda personalizzata con gli esercizi.
All’inizio ti fanno vedere come dovrai farli e poi, dalle volte successive,
parti da solo:
“3 serie
da 15? Ne faccio 2 da 20. Meglio!”
“Non mi
ha messo la pectoral machine. Ma io 2 serie da 10 le farei, giusto per salire
di massa…”
…la
scheda serve come la saponetta alle tribù masai!
In
palestra bisogna evitare di andarci verso sera quando arrivano i malati, quelli
che vivono per il fisico e che con la vanità accendono dei falò e si ustionano!
Li
riconosci subito perché indossano canotte aderenti, tute piccole per
evidenziare il pacco, che però, nove volte su dieci, è un pacchetto senza
neanche il fiocco, e guati tagliati a metà dito per sollevare i pesi; si
accompagnano sempre con una bottiglia di plastica da litro e mezzo per gli
integratori salini, anche se sembra tanto una provetta per l’esame delle urine
e tra una ripetuta e l’altra chiacchierano spensieratamente:
“Uhhhh!!”
“Ahh!
Munga!”
“Unga
ntunga!”
“Uahh!
Tuaaaaaa!”
L’attrezzo
è la loro unica ragione di vita! Una, due, tre ripetute e poi allo specchio a vedere
se il pettorale è aumentato di mezzo millimetro… e poi di nuovo una, due, tre…,
e ancora davanti a loro stessi a chiedere al deltoide perché non vuole saperne
di venire fuori.. e poi… e poi… e poi sarà come morire! Che palle!
Senza
considerare che se uno tiene questi ritmi non potrà mai smettere, altrimenti
dopo poco tempo i pettorali arriveranno alle ginocchia e il tatuaggio
sull’avambraccio traslocherà sul gomito! Per non parlare dell’agilità di un
culturista: grosso ma piantato, tipo cactus! Per farci a botte e non prenderle
basta menare e poi nascondersi sotto un suo pettorale. E quando ti vede? Ma
poi, anche se ti vede, con la velocità che si ritrova, quando ti prende? Certo,
magari queste cose è meglio non dirgliele davanti!
Comunque
la palestra non è solo attrezzi, perché ci sono anche i corsi.
1.Spinning: seduti sulla cyclette ad alternare, su
indicazione di un insegnate vestitosi al buio, delle pedalate lente ad altre
veloci. Il tutto accompagnati dalla musica che, insieme alla fatica, non ti permette
di capire che stai buttando via il tuo tempo.
2.Aerobica: una musica molto coinvolgente,
un’istruttrice che urla, dei materassini, qualche peso, dei passi predefiniti e
un otorino per il dopo, quando i vostri muscoli saranno tonici ma i vostri
timpani totalmente fuori uso!
3.Corso di judo: uno dei pochi che abbia un’utilità perché
insegna la difesa personale, se non fosse che si fa a piedi nudi… e c’è ancora
chi non ha capito che ogni tanto è opportuno lavarseli. Sarà per questo che ci
sono così pochi iscritti?
4.Altri corsi che lavorano su determinate parti del
corpo tipo GAG che si concentra su gambe, addominali e glutei… è vero, c’è
gente che va in palestra per avere un bel sedere. Si è disposti a spendere dei
soldi… insomma, una presa per il culo sotto più punti di vista!
E poi in
palestra ti puoi fare la lampada. Parziale o integrale con possibilità di
lettino o doccia. Con la parziale ti siedi e posizioni la faccia davanti a una
zanzariera elettrica che in 5-7 minuti ti abbrustolisce bene bene solo la
faccia, mentre con la integrale, per tutto il corpo, rimani in mutande e puoi
decidere se sdraiarti su un lettino o stare in piedi. In entrambi i casi la
scena è raccapricciante: un essere umano color verde, in mutande, con degli
occhialini per proteggere gli occhi e magari anche della musica new age!
Mancano solo ET e lo Shuttle e poi si può partire per lo spazio.
Il
risultato finale è veramente divertente! Un lieve rossore che con il passare
del tempo si tramuta in rosso artificiale con gli occhi che si gonfiano e la
pelle che si tira! Il tutto chiaramente per migliorare il nostro aspetto… ma
come!
Per
concludere l’opera, dopo una bella sudata e una lampada, ti resta solo da recuperare
le energie spese e per questo ci sono le bibite e le barrette energetiche. Le
prime sono di diversi gusti e non servono assolutamente a niente e le seconde
sono al cioccolato… del fumo cioccolato, quello che prima gli extracomunitari
ti vendevano al Parco Sempione! E ora?... girare, ragazzi, bisogna girare!
- Mi fa
male tutto oggi. Non riesco a muovermi.
- Ci
credo, da quando ti è venuto il trip della piscina non fai altro che nuotare.
- Il
nuoto fa bene perché ogni muscolo del corpo si mette in movimento.
- Anche
quello del cervello?
- Le
battute falle se ti va, ma almeno cambiale! Stai diventando ripetitivo!
- Secondo
me, Sas’ke, non ti fa bene stancarti così tanto.
- Non si
chiama stanchezza, è cura del proprio corpo. Mica come te che l’unica
ginnastica che fai è quella dei polpastrelli per giocare alla Play.
- Ma
spiegami un attimo come funziona ‘ sta roba della piscina?
- ‘Sta
roba niente, ‘sta roba! Tu arrivi, fai della ginnastica per riscaldare il tuo
corpo e poi entri in vasca.
- Sì, e
non nuoti?
- In che
senso?
- Per
entrare in vasca c’è bisogno di andare in piscina? A ‘sto punto stattene a casa
che non c’è nessuno che ti stressa.
- In vasca
significa che entri in acqua per nuotare. Lo vedi che sei ignorante!
- Vai
avanti e smettila di offendere, per cortesia.
- Dicevo,
entri in acqua, ti sistemi la cuffia e…
- Cosa,
la cuffia?
- E
certo! Se non ce l’hai non ti fanno entrare.
- Non
esiste! Uno per nuotare è obbligatorio a mettersi la cuffia?
- Certo,
per un discorso di igiene.
- Ma io
me la menerei un sacco! Tu non ti vergogni a metterla con quella testa che ti
ritrovi?
- Forse,
ma per lo meno un po’ me la maschera! Pensa a te con quel naso: l’unico modo
per non farlo vedere è coprirti totalmente la faccia! Potresti lanciare la moda
di nuotare con il passamontagna. Comunque, ti stavo dicendo che entri in vasca
e inizi a nuotare. Ti fai una ventina di vasche per stile.
- In che
senso?
- Venti a
stile, venti a dorso, venti a rana e venti a delfino.
- Ma te
sei fuori! E secondo e te sciupo due ore del mio tempo per fare avanti e
indietro nell’acqua con la cuffia in testa? Piuttosto me ne sto tutto il
pomeriggio davanti la Play e mi ammazzo di partite.
- Non
avevo dubbi su questo. Non immagini però come ti senti bene quando finisci e ti
fai la doccia. Sei rilassato e non pensi a nulla.
- E mica
ti serve la piscina.
- Hai
ragione, tu non pensi mai a nulla! Stupido io! ma vuoi dirmi che tu non hai mai
fatto sport in vita tua?
- Quando
ero piccolo ho fatto un po’ di tennis, solo che poi mi sono rotto perché mi
sembrava stupido rincorrere una palla per buttarla dall’altra parte della rete
e ho smesso.
- E
basta?
- Poi mia
mamma mi ha iscritto a calcio, solo che in un anno ero diventato dello stesso
colore della panchina quindi ho lasciato perdere.
- Hai
fatto bene!
- Cosa
vuoi dire?
- Be’,
Naru, per giocare a calcio ci vogliono i piedi.
- E io?
- Tu
calcisticamente finisci ai malleoli. Un omino del Subbuteo gioca meglio di te!
Anche se devo riconoscere che sei veloce nel breve.
- Lo sai!
Chi te lo ha detto?
- Hinata!
- Be’,
non è che tu a calcio sia un mostro.
- Hai
ragione, ma io almeno la palla la seguo. A te è lei che ti deve inseguire per
farsi prendere.
- Io sono
un giocatore statico.
- Che in
uno sport di movimento non ci azzecca niente. Perché non ti dai agli scacchi?
- Perché
ci si impiega troppo tempo.
- Io ho
fatto anche hockey su ghiaccio, solo che ho smesso perché fisicamente è uno
sport che ti devasta: prendi botte da tutte le parti.
- Però è
una figata. I momenti più belli sono quando i giocatori si ammazzano di botte e
quando la squadra segna e i tifosi si buttano uno sull’altro.
- Che
poesia, vero! Ah, quasi dimenticavo! Ho fatto anche tre anni di danza.
- Tu?
- Sì,
perché?
- Sei
alto un metro e qualcosa e hai le cosce di Moira Orfei!
- Ma ho
l’agilità di un gatto e i movimenti aggraziati.
- Vorrei
che ti vedessi la mattina quando ti alzi e vai in bagno per lavarti. Sei
aggraziatissimo, non c’è dubbio.
- Io con
chi parla a vanvera senza sapere non ho voglia di parlarci.
- Allora
quello che non sa va un attimo a sistemarsi i capelli, nel frattempo tu scendi
a scaldare la macchina.
- Che
funziona perché qualcuno si è preoccupato di metterci la benzina.
- Non ti
preoccupare, la prossima volta la metto io, basta che la finisci.
- Muoviti
che Ino e Sai ci aspettano.
- Ma
guarda, Se Naru fosse qui mi direbbe di non cambiare stazione. Adora troppo i Gem boy! Se magari scendesse! Cosa sta
facendo?!
In
ascensore…
- No, oh,
non facciamo scherzi!
Drin…
- Oh! Dai, oh!
…drin…drin
- Aprite, oh! Dai, oh!
…drin…drin…driiiiiiiiiiiiiiiinnnnnn!!
-
Apriteee! Dai, che sono rimasto chiuso dentro!
...driiiiinnn…driiiinnnn!
- Spacco
tutto, mi manca l’aria, aprite! Custode, Sas’ke, aiutooo!
- Naru,
dove sei?
- Sas’ke,
sono bloccato in ascensore. Tirami fuori da qui se no spacco tutto!
- Stai
calmo, Naru!
- Calmo
un paio di palle, lo sai che soffro di claustrofobia, chiama qualcuno, non ce
la faccio più, mi manca l’aria!
- Adesso
rilassati e vedrai che tra poco sarai fuori di lì!
- Ma come
faccio a rilassarmi!?! Non sopporto i posti piccoli. Sbrigati, fai qualcosa,
chiama i pompieri, i carabinieri, gli artificieri, i…
- Sei
chiuso in ascensore, non stai per esplodere. Stai tranquillo, non siamo sul set
di In linea con l’assassino!
- Bravo,
fai presto a dirlo tu. Vorrei vedere te al posto mio.
- Ho
un’idea. Te la dico? La vuoi sentire? Naru, Naru, sei vivo?
- Sas’ke
aiutami, ho paura! Non voglio morire.
- Ma
cosa, morire!?! Calmati dobe e vedrai che tra un attimo ti tirano fuori.
- Va
bene! Che idea avevi?
- Non
riesci a passare nell’intercapedine tra la porta e il muro?
- Come
no! Se aspetti un attimo perdo trenta chili, i ammalo di anoressia e poi ce la
faccio. Tu intanto va a prendere il dizionario così io capisco che cos’è
l’intercapedine!
- Sto
cercando di aiutarti. Al posto di fare il difficile, cerca di collaborare.
- Scusami
Sas’ke, ma me la sto facendo addosso!
- Ma fai
l’uomo! Cosa c’è da avere paura?
- Uno che
dorme con il pigiama azzurro cielo non può venirmi a dire di fare l’uomo!
-
Respira, dobe, respira. Stai respirando?
- Sì
- Ecco,
ora basta, non esagerare, potrebbe finire l’aria.
- Come?!
-
Scherzo, non sei mica l’ovetto Kinder! Lo facevo per sdrammatizzare.
- Se esco
vivo apro l’ovetto e spero di trovarci dentro un bastone, così poi te lo spacco
in faccia, teme! Ti sembra il momento di scherzare?
- Mamma
mia, un po’ di senso dell’umorismo! Allora parliamo un po’.
- Ma il
custode arriva? Quanto ci mette?
- Dai,
parlami di qualcosa.
- Di
cosa?
Arriva il
custode…
- Tutto
bene qui?
-
Buonasera, finalmente è arrivato. Il mio amico è rimasto chiuso in ascensore e
ha paura. Potrebbe chiamare qualcuno per tirarlo fuori?
- Ma io
sono fuori dal mio orario di lavoro, chiamatelo voi.
- Ma non
abbiamo il numero, non potrebbe farlo cortesemente lei?
- Sì, e a
me la telefonata che me la rimborsa? Lo so come vanno a finire queste cose.
- Guardi,
non c’è problema, gliela paghiamo subito. Ci dica quanto le dobbiamo, basta che
ci aiuti. È veramente una situazione di emergenza, il mio amico è veramente
molto nervoso ed è un tipo che perde la pazienza facilmente.
- Allora,
mi tirate fuori di qui o devo spaccare tutto?!
-
Sentito?
- Signor
Uzumaki, piano a spaccare, che poi deve ripulire sempre il sottoscritto.
- Senta
un po’, i denti, che lei sappia, vanno buttati con la carta, con la plastica o
con i pattume?
- Non
capisco la domanda…
- Volevo
sapere dove metterli una volta che glieli levo dalla bocca con una testata,
così poi non deve perdere tempo per ritrovarli.
- Faccia
poco lo spiritoso perché se non ci fossi io qui lei sarebbe nei guai fino al
collo!
-
Cerchiamo di stare calmi, tutti e due. Senta, la prego, lei chiami chi di
dovere e noi le rimborsiamo tutto. Le va di farci questo favore?
-
Ringrazi il suo amico il suo amico che conosce le buone maniere. Se fosse stato
per me l’avrei lasciata dentro tutta la notte.
Il
custode va via…
- Naru,
ma sei fuori. Viene a darci una mano e tu lo tratti male!
- Mi è
sempre stato antipatico. E poi sto impazzendo, fai qualcosa!
-
Rilassati, tra un attimo arrivano e ti tirano fuori. Piuttosto, parlami della
tua ultima conquista.
- Cosa
c’entra adesso?
- Serve a
te per distrarti e a me per capire bene chi sei!
- Cioè,
viviamo insieme, ci conosciamo da un’eternità e tu non sai ancora chi sono?
Andiamo bene!
- Ma no!
È solo per saperne di più, tu sei talmente riservato. Dai, stai insieme a
Hinata da quasi un mese e la cosa mi incuriosisce.
- Che
palle che sei! Che vuoi sapere!
- Da dove
viene?
- Ma se
abita qui a Milano!
- Ti sto
aiutando a distrarti. E quanti anni ha?
-
Ventidue.
- E che
lavoro fa?
- Vuoi
sapere anche quanto è alta, se ha nei sparsi sul corpo e se sì, a che distanza
precisa l’uno dall’altro?
- Quante
storie per due domande. Possibile che non si riesca mai a farti parlare della
tua vita amorosa!
- Se ne
avessi una te ne parlerei volentieri, ma, visto che non è così, meglio lasciar
perdere.
- Ma
scusa, non mi hai appena detto che esci con una nuova ragazza? Questo non
significa nulla?
- Semplicemente
che vedo una persona che mi ha incuriosito. Spesso mi è capitato di partire
euforico e di fantasticare su una lei e poi, puntualmente, mi sono ritrovato
disilluso. Per cui ora ho messo un bel cartello ‘MODERARE LA VELOCITÀ’ al mio
cervello e osservo.
- Cioè?
- Faccio
una faticaccia, anche perché quando una persona ti piace come fai a non avere
voglia di vederla? Ma mi sforzo di capire che ognuno hai i suoi tempi e quindi
cerco di non forzare subito. E comunque la colpa è mia e della mia idea di
amore.
- Cosa
vuoi dire?
- Che mi
piace pensare a un amore di quelli totali, senza limiti e senza la paura di
stancare o stancarsi.
- E chi
ha detto che è una colpa? Esiste per caso un modo giusto di amare?
- Sai che
pur essendo così geloso della mia libertà a volte ti invidio? Stai con Sakura
da sette anni, hai scoperto l’amore e hai al tuo fianco una persona che ti
conosce alla perfezione, che non ha bisogno di mille spiegazioni, che ti
accetta… sto diventando più patetico dei programmi della D’Urso!
- In
effetti io sono molto felice con Sakura, ma non ne parlo, per rispetto di lei.
- Ma
adesso mica ci sente.
- Lei
sente tutto, lo sai come sono fatte le donne!
- Chi?
Io?
Sakura:
capelli rosa, abbigliamento vintage, pelle fresca e liscia al tatto, aplomb
inglese… però non è che tutti i giorni alle cinque bisogna prendere il tè!
Sasuke:
capelli disorientati, abbigliamento costante tipo “sempre la stessa maglietta
tanto non puzza!”, pelle che litiga con l’abbronzatura, indecisa se stare o
andarsene…
All’apparenza
quindi un condensato di tutto quello che non c’entra. Un po’ come mettere la
marmellata sul pollo e patatine… Ma chi l’ha detto che non si può fare? Il
sapore non è codificato da nessuno, ma da loro sì e deve essere proprio buono
visto che “mangiamo” da sette anni!
Sono
passati almeno venti minuti…
- Io non
ce la faccio più, sto impazzendo.
- E a
letto con Hinata come vanno le cose?
- Senti,
non ho più voglia di parlare. Vai a vedere dov’è andato il custode.
Del
custode nessuna traccia…
- Non lo
trovo! E quindi?
- Cosa?
- Ci hai
scopato o no?
- Che
tatto hai nel chiedere le cose! Comunque no, non siamo andati a letto insieme.
- Ma dai!
- In
questa fase non mi sembra così fondamentale. È tutto così particolare! Ogni
cosa ha suo tempo.
- Cosa ti
sta succedendo? Non sarai mica preso? Fino a un mese fa cambiavi partner una
volta sì e l’altra pure e ora…
- Questa
persona mi piace molto. Ti ho già detto che non voglio dire nulla, voglio solo
provare a vivermela. Mi piacerebbe se fosse diverso dalle altre volte.
- Quindi
con la spagnola è tutto finito?
- Direi
di sì.
- Lei
però mi sembrava una focosa!
-
Focosissima, solo che aveva il vizio di dirmi le parolacce.
- Bello!
Deve essere eccitante!
-
Insomma! Se le diceva lei andava bene, se le dicevo io mi dava del maleducato!
- E tu
hai smesso di dirgliele?
- Chiaro,
però ho iniziato a menarla!
- Che
cosa?
- Ma sto
scherzando! Ti pare che possa fare una cosa del genere?
- Eh, le
donne! Chi le capisce!
- Io no
di certo! Diciamo che ci sto provando con tutte le mie forze. Provare a uscire
da qui no, invece?
- Ancora
un po’ di pazienza, Naru
- Il
telefono il custode lo sta costruendo con le sue manine? Chiama l’892424 e
fatti dare il numero di un pronto intervento.
- Sono
senza credito. Usa il tuo.
- Non
prende in questa scatola infernale, ci ho già provato.
- Eccolo!
- Chi?
- Il
custode.
-
Tranquillo, signor Uzumaki, è arrivato l’ascensorista. Adesso la tiriamo fuori.
Ho portato l’ascensorista.
-
Adesso!? Ha fatto in tempo a rincrescermi il pizzo!
- Allora,
mi dica, cos’è successo?
- Ma
niente, stavo camminando tranquillo, poi a un certo punto è arrivata la
navicella di Star Trek e mi hanno
teletrasportato fino a qui. Cosa può essere successo? Sono rimasto bloccato,
no!
- Questo
l’ho capito. Intendevo dire se l’ascensore si è bloccato di colpo o ha dato
ancora segni di vita.
- Se mi
passa uno stetoscopio gli faccio levare la lamiera e gli faccio 33.
- Il suo
amico è poco collaborativo.
- È
claustrofobico e quindi ora è nel panico. Per un po’ l’ho tenuto tranquillo
parlando, ma ora sta dando di matto e se non ci muoviamo spacca tutto.
- Signor
Uzumaki, mi ascolti: adesso proveremo a levare la luce generale e riattaccarla.
Se c’è stato un calo di corrente momentaneo dovrebbe ripartire subito.
- Voglio
lo stesso finale di Apollo 13, però…
Houston sono a casa!... Mi raccomando!
…silenzio…
- Si
muove, l’ascensore si muove!
- Si
muove, venga a sentire!
- Signor
Uchiha, non è un bimbo, è l’ascensore.
- Mi
scusi, mi sono fatto prendere.
- E
andiamo!
- Ha
visto, signor Uzumaki, che l’abbiamo tirata fuori!
- Ci
avete messo mezz’ora per arrivare, comunque grazie.
- Prego,
sono 50 euro.
- Per
staccare e riattaccare un bottone? Se doveva aprire la porta con le sue mani mi
toccava fare un mutuo!
- Senta,
in questo momento siamo senza contanti.
- Non c’è
problema, accetto anche assegni.
- E chi
li ha mai visti? Mi sembra di ricordare che sono lunghi e colorati.
- Ma mi
scusi, l’uscita non dovrebbe pagargliela l’amministrazione che vi ha dato la
manutenzione dello stabile?
- Anch’io
sapevo che era così!
-
Scusate, mi chiamano sul cercapersone, ho un’urgenza. Per i soldi semmai ne
riparliamo. Arrivederci!
- Avete
capito il furbo? Voleva fregarvi. Meno male che mi sono trovato qui io,
altrimenti vi faceva pagare.
- Grazie,
e mi scusi se sono stato sgarbato, ma sa, in certe situazioni…
- Non si
preoccupi, lei è sempre sgarbato! Arrivederci. Quasi dimenticavo! Se si azzarda
a rispondermi ancora così male, la faccio parlare di persona con il mio cane…
ho un pit bull! È stato un piacere.
- Anche
per noi. Venga a trovarci quando vuole che le offriamo un caffè… con il
cianuro.
- Allora
sei un dobe. Mi hai fatto stare un’ora sul pianerottolo a parlare da solo, devo
fare da paciere perché litighi con tutti e in più abbiamo perso l’appuntamento
con Ino e Sai. Se non ci rivolgono più la parola fanno bene, continuiamo a
dargli buca.
- Se non
mi parlano più mi fanno solo un favore, tanto non li ho mai capiti! Comunque,
non farti tutti ‘sti problemi, dagli un colpo di telefono e spiegagli cos’è
successo.
- Ti ho
già detto che sono senza credito. Usa il tuo.
- Mi dà
batteria scarica. Mandiamogli una mail.
- Non si
può.
- Perché?
- Il
computer, lo sai che fai capricci e funziona solo quando ne ha voglia!
- E
portiamolo a riparare!
- Va
bene! Poi però per pagare la riparazione vai tu a prostituirti in tangenziale?
Capitolo 11 *** Introspezione su tutto il resto ***
***
Vai a
fidarti della tecnologia!
Siamo
passati dal piccione viaggiatore alla comunicazione in tempo reale! Ma come può
essere?
A parte
la mancanza di delicatezza verso il piccione, che si è trovato senza lavoro da
un giorno all’altro e per vendicarsi ha iniziato a cagare su tutto ciò che di
storico c’è in città: che poi meglio su un palazzo che su un cappotto, se non
altro perché il muccato in questo periodo non è molto trendy.
Ma poi
perché tutto così veloce? Pensare, scrivere e poi subito risposta! E il gusto
dell’attesa che fine ha fatto?
Prima
scrivevi il messaggio, chiamavi il piccione, contrattavi il prezzo e davi il
via all’operazione. La spesa era sempre quella, più qualche extra tipo gli
antibiotici se durante il tragitto prendeva freddo e si ammalava.
Era
difficile ma bello aspettare, così come lo è stato con le lettere. Le scrivevi,
andavi dal tabaccaio, pettinavi con la saliva il tipo sul francobollo e le
imbucavi accompagnandole con un pensiero… La risposta si faceva attendere ma
prima o poi arrivava.
Fantastico,
forse troppo romantico, ma comunque fantastico.
…Adesso
no! Troppo tempo! Non siamo più in grado di aspettare! Ecco spiegato il
telefonino e la mail!
Dapprima
timida comparsa nella nostra quotidianità, il cellulare, in un batter d’occhio,
è diventato il protagonista assoluto.
Non si
usa più solo per le telefonate anzi, a dire il vero, la telefonata è forse
l’ultima delle cose.
Ci sono
gli sms e gli mms, cioè i messaggi fotografici, l’ostacolo più grosso per tutti
quelli che nella vita riuscivano a fare ancora qualcosa di nascosto. Ora non
provateci perché una persona che vi conosce, con il suo supertelefono, potrebbe
farvi una foto e inviarla via mms a vostra moglie o al vostro datore di lavoro
in 2 secondi.
Diciamo
pure che è finita la possibilità di farsi i fatti propri in santa pace.
E poi
adesso puoi scaricarti qualunque tipo di canzone o realizzare una suoneria come
vuoi tu… pensate quanto sfogo per le creatività represse! E se non hai voglia
di scrivere il messaggio non ti preoccupare, c’è la scrittura intelligente che
ti fa fare prima… Fantastico, vero? Ti scocci a digitare tutte le lettere e una
funzione lo fa per te… solo che se digiti la parola “ebraismo” ti esce
“fascismo”! scrittura intelligente? Chi l’ha detto?
Ma la new
entry degli ultimi anni sono i social network.
Se
incontri una persona che non conosci le chiedi il nome solo per aggiungerla tra
i mille mila contatti che hai già.
Ormai li
usano tutti, nessuno può più farne a meno!
Per
rendersene conto basta passare una mezza giornata con un impiegato, che ogni
giorno riceve e manda mail a raffica: sul suo schermo del computer la bustina
che segnala l’arrivo delle mail è diventata uno zaino! Ebbene, volete che
quella persona, tra una e l’altra, non sbirci il proprio profilo Facebook o
Twitter? Certo che sì, è naturale.
Di solito
quando stiamo per uscire e ci mettiamo d’accordo attraverso messaggi o chat,
mandiamo spesso un’infinità di contenuti. Perché?
> Io esco alle 12. Dove ci si vede?
> Va bene, ci vediamo alle 12:05 vicino
all’edicola.
> Ma quale edicola? Quella vicino alla
fermata della metropolitana o l’altra?
> Dipende quale intendi tu per l’altra. Se
quella all’angolo del mio ufficio o quella davanti al negozio di abbigliamento
> Allora, per non sbagliare ci becchiamo
davanti al negozio di vestiti. A dopo!
> Ma quello dei vestiti da donna o da uomo?
Con una
telefonata non era più semplice?
Non si
vuole negare la comodità di tutto questo!
Poter
comunicare con una persona pur essendo magari molto distati è bello e utile,
così come sapere di essere sempre in contatto con qualcuno fa sentire tutti un
po’ più protetti.Ma abusarne no, perché
si finisce con lo smettere di dire certe cose a voce oppure si trova il
coraggio di dirne altre che di persona non uscirebbero mai dalla bocca.
“Via mail
so possono conoscere un sacco di persone!”
Ma chi
sono? Che faccia hanno? Il fatto di non sapere chi ci sia dall’altro lato dello
schermo, per un meccanismo un po’ perverso, ti disinibisce e ti ritrovi a
parlare della tua vita a uno sconosciuto. Intrigante, no?
> Ciao!
> Senti,
è da un po’ che ci scriviamo e io non ti ho ancora chiesto che lavoro fai.
> Ma
niente, mi occupo di risorse umane.
> In che
senso?
> Conosco
le donne, le abbordo, me le faccio e magari le picchio.
> Che voglia
di conoscerti!
***
- Questa
scena mi sembra di averla già vissuta.
- Cioè?
- Noi due
che non andiamo a un appuntamento… cioè!
- Ma
abbiamo un valido motivo. Sono rimasto bloccato in ascensore, te ne sei già
dimenticato?
- Certo
che no! Ti ricordo che c’ero io sul pianerottolo mentre tu deliravi. Ho fatto
in tempo a farmi l’orlo ai testicoli. Stavo per incominciare a farne una
sciarpa da avvolgere ai capezzoli, ma poi ti hanno liberato.
- E non
sei contento?
- Non mi
vedi? Piuttosto, visto che avevamo un impegno e ora non lo abbiamo più, che ne
dici di accompagnarmi in chiesa? Ho promesso a mia madre che ci sarei andato,
anche solo per una visita veloce.
- In
chiesa? A fare cosa?
- A
comprare due etti di prosciutto cotto! Ma che domande sono?!
- Va bene,
ti accompagno, in fondo è un sacco di tempo che non ci vado.
- Grazie.
Da solo non mi andava di andarci.
-
L’ultima volta che sono entrato in chiesa è stato per confessarmi; dovevo fare
il testimone di nozze di mia cugina. Che imbarazzo!
- Perché?
- Perché
il prete mi ha chiesto da quanto tempo non mi confessavo.
- E tu
cosa gli hai risposto?
- Se
aveva una domanda di riserva.
- E lui?
- Mi ha
detto che potevo chiedere l’aiuto da casa.
-E poi?
- Niente,
ci siamo messi comodi e dopo un paio di ore lui mi ha detto che mi perdonava e
che dovevo recitare 3220 preghiere a scelta.
- E tu
l’hai fatto?
- Ma sei
fuori?! Alla ventesima ho iniziato a usare il playback e me ne sono andato.
- Non ti
vergogni?
- No, e
poi stacci tu in ginocchio sulle panche della chiesa. Ti vengono gli spigoli
sulle rotule. Io non capisco, l’anno scorso ci hanno mandato la lettera a casa
chiedendo soldi per rifarle e adesso sono più scomode di prima, boh!
- Se è
per questo di avvisi dalla mia parrocchia ne ricevo a valanga anch’io. Neanche
gli estratti conti mi arrivano così di frequente.
- Allora
vedi che ho ragione!
- Io so
solo che della mia chiesa ho dei ricordi bellissimi, soprattutto quando andavo
all’oratorio.
- Tu
facevi catechismo?
- No,
toccavo le ragazze e fumavo di nascosto dai miei.
- Ma a
che età hai fumato la tua prima sigaretta?
- A
tredici anni, e tu?
- Io non
ho mai provato neanche a fare un tiro.
- Ma non
ci credo neanche se mi paghi!
- Ti
giuro! Mi ha sempre dato fastidio l’odore sulle mani. Forse perché mio padre da
piccolo mi mandava a prendergliele dal pacchetto e io poi continuavo ad
annusarmi le dita schifato. Pensa che per molto tempo non sono riuscito neanche
a baciare una donna se aveva fumato.
- Che
palle che sei!
- Giuro?
E la prima canna?
- Avevo
quindici anni. Tu immagino che non abbia mai provato.
- Ma se
mi hai fatto iniziare tu, non ti ricordi?
- Quando?
- Avevo
vent’anni quindi… nove anni fa a Capodanno in montagna a casa di Ciccio.
- Mamma,
che ridere quella volta!
- Voi, io
non tanto. Ho passato il primo dell’anno abbracciato al cesso mentre voi
mangiavate cotechino e lenticchie!
- Però la
notte del 31 ti sei ammazzato dalle risate!
- Io non
mi ricordo di essere esistito sino alle 22 circa e poi ho solo qualche
flashback tipo una sequenza massacrante di gin tonic e un risveglio a una certa
ora sdraiato nella neve con il pigiama e gli anfibi. Però se non sbaglio c’eri
anche tu là fuori con me.
- Vero,
stavo sboccando perché mi ero bevuto mezza bottiglia di Unicum.
- Come si
fa a prendere la ciucca di Unicum?
- Mi
piaceva la forma della bottiglia e poi chi se n’è accorto? Goccio dopo goccio
mi sono scolato una boccia. Ero completamente fuori!
-
Infatti, se non ricordo male, ti sei addormentato davanti al camino e la
mattina per il calore avevi la faccia rimontata in fretta, la tuta in ciniglia
bucata qua e là dal fuoco e la gola in bagno a cercare dell’acqua.
- Però
che grasse risate!
-
Veramente! E ti ricordi quando siamo andati a Lisbona e tu ti sei fatto vendere
dal pusher della plastica al posto del fumo?
- Come
dimenticarselo!? Ero diventato l’aneddoto della vacanza!
- E ci
credo, avevi detto al gruppo che te ne saresti occupato tu che per queste cose
hai naso. Se fossi stato un cane da tartufo il tuo padrone farebbe prima ad
andarseli a comperare, perché se aspetta te…
- Naru,
te non puoi parlare!
- Perché?
- In
quanto a figure di merda detieni il record. Vuoi che ti ricordi cosa hai
combinato a pasquetta in montagna?
- Che
cosa, sentiamo.
- Ti sei
bevuto una vallata di vino e ti sei addormentato in una zona di pendenza e con
la testa in discesa. Poi ti sei svegliato all’improvviso con il sangue al
cervello che faceva a pugni con il Barbera e hai voluto giocare a calcio. Al
primo cross sei partito verso la palla, solo che non hai visto una piccola quercia
secolare e ti ci sei spalmato sopra.
- Non mi
ricordo!
- Sarà stata la botta! E quando a Estoril hai scommesso che avresti fatto un
giro nella fontana nudo?
- L’ho
fatto!
-
Infatti! Fa niente se dall’altra parte della strada c’erano due volanti della polizia.
Meno male che Shikamaru sapeva il portoghese e gli ha spiegato tutto.
- Lo sai,
se penso a una cosa la devo fare immediatamente.
- A
proposito! Poi alla fine com’è stato fare il testimone di nozze, che prima
abbiamo cambiato discorso e non mi hai finito di raccontare?
- È stato
emozionante! Mi sono anche un po’ commosso.
- Perché?
- Non lo
so, solo che vedere mia cugina sposarsi mi ha fatto prendere coscienza che il
tempo passa in fretta.
- Non
avrai mica voglia di sposarti?
- Non
avrai mica voglia di scherzare? E poi tu lo sapevi che per sposarti devi fare
il corso prematrimoniale?
- Cioè?
- Sono
una serie di incontri con il prete, e se non li fai lui potrebbe crearti dei
problemi.
- In che
senso?
- Può
decidere di non sposarti.
- Ma
smettila! Non siamo mica a scuola, dove c’è l’obbligo di fare i compiti.
- Giuro!
- E se
non vai agli incontri cosa ti fa, ti mette la nota sul registro e ti fa tornare
accompagnato dai genitori?
- Se non
mi credi chiedi ai tuoi.
- È anche
vero che alla fine, se ti vuoi veramente sposare, cosa ti costa fare qualche
incontro?
- Ma sei
fuori! Metti che il corso sia di lune o di giove?
- E
allora?
- Io ho
calcetto! Sai quanto costa iscriversi a un torneo? E poi vuoi mettere la
goduria di una partita con la noia del corso… e magari del matrimonio?
-
Continua a fare il ragazzino! Ti voglio vedere un domani se ti nasce un figlio.
- Figlio?
Potresti farmi lo spelling di questa parola che non conosco e che mi fa venire
uno strano prurito?
- Va be’,
ho capito, lasciamo perdere!
- E tu
vorresti dei figli?
- Chiaro.
Ne vorrei due, un maschio e una femmina.
- E come
li chiameresti?
- Ghenor
e Jane.
- Perché
non Brad e Janet, così poi ti vesti da Frank N Furter e fate il Rocky Horror Picture Show!
- Non mi
fai ridere! Anzi, sapere che non vuoi dei figli, mi rattrista.
- Guarda
che scherzavo! Io vorrei tre femminucce.
- Quattro
donne in casa e un solo uomo! Tu sei pazzo!
- Invece
sarebbe bellissimo.
- Nomi?
-
Matilde, Nina e Cecilia.
- Come
no! Già vi vedo che vi trasferite tutti in campagna nel vecchio mulino! La
mattina farete colazione insieme mangiando marmellate e biscotti fatti da
Antonio Banderas, mentre gli uccellini si poseranno sulla tavola a raccogliere
le briciole e il cane salterà rincorrendo le farfalle..
- E poi
io scriverò il mio romanzo, lei farà le sue foto e le bimbe avranno la
possibilità di dipingere, cantare, scrivere poesie e respirare l’arte.
-
Praticamente il trailer di Io ballo da
sola!
- Perché
no, scusa! Magari non ce la faremo ad avere tutto questo, ma io ci voglio
provare ugualmente.
- Spero
di cuore che il tuo sogno si avveri.
- E tu
invece?
- Io
vorrei avere una bella casa dove stare con la mia famiglia e fare il musicista.
Lo sai che adoro le percussioni.
- Ma dove
vorresti vivere?
- A
Milano, nella città dove sono nato. Io ci vivo alla grande.
- Un po’
hai vinto.
- Va be’,
che facciamo stasera?
- Non so,
ormai la serata è quella che è, decidi tu.
- Idea!
- Spara!
-
Scrocchiamo la cena dai miei, salto muy veloce alla Union e secondo spettacolo
al cinema. Poi magari telefoniamo alle ragazze e sotto a danzare.
- Hai
vinto ancora! Due cose sensate nello stesso giorno! Devo iniziare a
preoccuparmi?
- Vamos,
gringo!
- Chiudi
sotto e sopra così rimango più tranquillo.
- Se mi
dai un attimo muro anche le finestre così ti addormenti sereno.
-
Sbrigarsi, giovanotto. Diamoci una mossa.
- Aspetta
un attimo! Che roba è?
- Cosa?
- Sto
foglietto attaccato alla porta.
- Fa’
vedere.
-
Leggilo.
Tesori!
Siccome a furia di prendere pacchi da voi ci è venuto il muschio a nord,
abbiamo deciso di fottervi la macchina per vendicarci. Siamo scaltri come le
faine in libertà vigilata con il pigiama a righe! Non prendetevela a male,
tanto ve la ridiamo quando ci si vede… ma quando ci si rivede? Mi sa che vi
conviene comprarvene una nuova! Siete veramente dei bidoni della spazzatura,
solo che anziché buttarvi la carta vi hanno riempito di umido che adesso sarà
bello che ammuffito! Che il Signore vi conservi inutili!... Alleluja…
Alleluja!!
Ino♀ e Sai♂
- Ma questi str…
- Non dire niente e riapri la porta.
- No, sono proprio degli str…
- Ti ho detto di non dire niente. Apri!
- Scusa, buonanotte.
- Notte.
Naruto e Sasuke fecero solo pochi
passi, si guardarono poi negli occhi ed esclamarono: -…Buonanotte un cazzo!! -.
Chiusero la porta, uscirono velocemente
dal palazzo e corsero via, alla ricerca del loro onore.