Convivere è un'avventura!

di Matt2291
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introspezione sulla famiglia ***
Capitolo 2: *** Introspezione sulla casa ***
Capitolo 3: *** Introspezione sulle relazioni ***
Capitolo 4: *** Introspezione sulla strada ***
Capitolo 5: *** Introspezione su film e svago ***
Capitolo 6: *** Introspezione sul frigo ***
Capitolo 7: *** Introspezione sul calcio ***
Capitolo 8: *** Introspezione sul lavoro ***
Capitolo 9: *** Introspezione sull'ordine in casa ***
Capitolo 10: *** Introspezione sui guai ***
Capitolo 11: *** Introspezione su tutto il resto ***



Capitolo 1
*** Introspezione sulla famiglia ***


Trilocale ampia metratura, soggiorno

con cucina, due camere, bagno,

doppia esposizione, libero subito, 650 euro mensili

 

 

- Che ne dici di questo annuncio che ci hanno segnalato Ino e Sai?

- Ancora quei due?

- Ma dai! Sono stati così carini! Hanno saputo che stavamo cercando casa e si sono dati da fare. Ricordati piuttosto di rispondere alla loro mail per ringraziarli.

- Non mancherò! Anzi, per non dimenticarmelo mi incido a sangue i loro nomi sulle mani.

- Quando Dio ha cercato della simpatia da darti non deve averla trovata! Ha provato anche al mercatino dell’usato, ma niente da fare. A me invece la loro segnalazione sembra interessante. Tu che ne dici?

- In effetti lo è, però a me non piace la cucina insieme al soggiorno perché quando fai da mangiare i vestiti prendono odore.

- Più di quello che hanno di solito? Mi sembra impossibile.

- Sai che sei veramente antipatico?

- Sas’ke, non è colpa mia se tua madre ti lava la roba nel minestrone!

- Ne hai ancora per molto? Possiamo iniziare a parlare di cose serie per cortesia?

- Va bene. Comunque per me l’offerta è interessante. Potremmo avere ognuno la sua camera, ogni stanza non ha problemi di luce e poi…

- Ma c’è un bagno solo!

- Allora?

- Allora non va bene!

- Perché?

- Perché per andarci dopo che ci sei stato tu ci vuole un’assicurazione contro i traumi permanenti.

- Guarda che mia madre mi ha detto che la puzza è segno di buona salute

- Va bene, allora quando ti scappa valla a fare a casa dei tuoi, così siamo tutti più tranquilli.

 

…Incominciamo bene!

 

Proprio così! Avevamo deciso di andare a vivere insieme e lasciare i nostri genitori. Ognuno di noi aveva i suoi buoni motivi. La mamma di Naruto gli aveva dato l’ultimatum dopo che una notte, nel sonno, era stata presa in ostaggio dalle calze del figlio che in cambio del suo rilascio avevano chiesto la liberazione del gran capo Calzettone, da giorni relegato in balcone davanti il cartello “IO NON POSSO ENTRARE!”.

Mentre Sasuke aveva capito che era arrivato il momento di confrontarsi con una nuova realtà, di prendere per il bavero l’arte di arrangiarsi, di iniziare a salutare le comodità… E poi, volendo dirla proprio tutta, sua mamma gli stirava ancora le mutande… non si poteva andare avanti così!

Uscire da casa propria e abbandonare le proprie abitudini è un vero trauma, soprattutto se ci sei molto legato, come nel nostro caso.

Per le femminucce è meno traumatico perché, si sa, diventano mature prima, ma per i maschietti si sfiora la tragedia; avete presente la faccia di quelli inseguiti da Jason di “Venerdì 13”?, ecco quella.

Per anni hai vissuto circondato dagli stessi mobili, dagli stessi quadri, dal medesimo colore delle pareti e, anche se bendato, sapresti muoverti perché conosci ogni odore e ogni rumore che abita la tua casa.

E poi ci sono quelle cose che da sempre sono delle certezze inconfutabili nella tua vita. Quali? Presto detto!

Sai già che la mammmma, quella con quattro m, la mattina ti aspetta in cucina con l’aria arruffata, ma consapevole di essere la regista di tutto. Solo per non essere troppo presuntuosa non indossa la maglia numero 10, ma di certo si contende il mestolo d’oro con Zidane e Ronaldo, anche loro abili in campo e sui fornelli. Il papà, con una p sola e quindi di base più incazzato, di sicuro è già uscito e ritornerà la sera. È così da sempre e per questo, quando al mattino apri gli occhi, non ti stupisci di non vederlo e sai che ci sarà il suo pigiama disteso sul letto, la sua tazzina sporca nel lavandino, le sue ciabatte che vagano per casa con in mano una sua foto e i moduli per partecipare alla trasmissione tv Chi l’ha visto? E, in bagno, il tubetto del denitrifico aperto.

Si è dimenticato di richiuderlo o lo ha fatto di proposito sapendo che poco dopo lo userai tu? Sbadato o generoso? La seconda? La accendiamo?

In una casa abitata a lungo dalle stesse persone il rischio di scontrarsi, anche nel caso di uno spazio ristretto, è minore perché ognuno conosce i movimenti dell’altro alla perfezione e si muove di conseguenza.

Proviamo a schematizzare gli spostamenti casalinghi-mattutini della famiglia italiana media composta da tre persone:

 

   ŸOMETTO GRANDE: letto – letto – letto - moglie che lo sveglia urlando dall’altro capo della casa: “Se veniamo di lì, se veniamo di lì, ti facciamo un culo così!” – bagno – letto (tenta di riappoggiarsi, ma lei ha disseminato il materasso di coccodrilli comperati a un’asta clandestina di animali esotici a digiuno da una settimana) – calze – cucina – caffè – biscotti – bagno per lavarsi i denti – poltrona per infilare le scarpe – anticamera per bacio alla moglie – porta box- auto- lavoro.

 

   ŸSIGNORINA GRANDE: letto – bagno – cucina – caffè – bagno per lavarsi e spruzzarsi il profumo da 500.000 euro, acquistato dopo aver impegnato casa e mobili, ma si sa, la donna non rinuncia mai alla sua bellezza – camera per vestirsi – bacio al figlio perché il marito lo  ha già baciato – lavoro.

 

   ŸOMETTO PICCOLO: letto – in piedi – nell’angolo immobile mentre gli altri due sfrecciano per casa pronto a inserirsi tipo sorpasso Valentino Rossi all’ultima curva su chi lo precede – quando i genitori escono lui ricomincia a respirare.

 

Ora restava solo da comunicare alle rispettive famiglie la nostra decisione: difficilissimo! La mammmma piangerà e il papà reciterà di sicuro la parte di quello che non ci è rimasto male perché se lo aspettava e poi, quando sarai uscito, verserà sicuramente delle sane lacrime.

 

- Buonanotte!

- Notte.

- Allora lo hai detto ai tuoi?

- Sì, questa sera a tavola.

- E com’è andata?

- Bene.

- Tua madre ha pianto?

- Parecchio.

- Era dispiaciuta per te?

- No, per Ridge, perché nella replica di Beautiful che stava guardando lui dava l’ennesimo due di picche a Brooke.

- È un po’ vacca questa Brooke. Ogni volta che guardo Beautiful a pranzo con mia madre lei si fidanza con uno diverso della famiglia Forrester.

- Ma perché devi giudicare se non sai come stanno le cose esattamente? E poi, scusami un attimo Naruto, ma tu guardi le soap opera?

- Chiaro! Vedo anche Cento Vetrine, che è la versione di Beautiful in italiano.

- Cioè?

- Praticamente prendono attori italiani, ma la storia è sempre la stessa nel senso che ogni protagonista uomo sta mediamente 10-12 puntate a giro con ogni attrice donna, poi si lasciano ma subito dopo lui scopre di avere dei figli di cui ignorava l’esistenza, allora va dalla ex, litigano, fanno una sveltina spinti dagli ormoni a forma di astronave gigante, lui torna a casa, capisce che la sua ditta è fallita, allora tenta di ammazzarsi, ma mentre lo sta facendo incontra una donna, casualmente figa, si guardano, lei gli giura eterno amore, lui la bacia, poi si pente e la uccide per non farla soffrire ancora. Alla fine arriva la polizia, scopre che lui è l’assassino, gli assegna un avvocato d’ufficio e arriva Brooke!

- Cosa c’entra Brooke?

- Non lo so, ma dove si piange e si fa l’amore c’è sempre lei!

- Non capisco.

- “Non capisco” è la colonna sonora del film della tua vita. Insomma tua madre come ha preso la notizia che vai a vivere da solo?

- Tutto sommato bene. Piuttosto mio padre mi ha sorpreso!

- Perché?

- Guarda, al momento non ha detto nulla ma poi, quando mia madre si è alzata per andare a lavare i piatti, si è avvicinato con la sua sedia alla mia, ha riempito due bicchieri di vino e mi ha detto che dovevamo parlare. Allora io ho allontanato la mia sedia dalla sua perché eravamo troppo vicini e mi sono messo ad ascoltare. Ti giuro, c’era una tensione che si tagliava con il coltello.

- E poi, e poi? Dai racconta.

- Allora lui si accende una sigaretta, si risiede, beve tutto d’un fiato il vino, si rialza, si versa un altro bicchiere e di nuovo lo butta giù tutto in una volta… era tesissimo.

- Insomma alla fine cosa ti ha detto?

- Con un litro di vino in corpo poteva mai dirmi qualcosa?! È andato a letto perché era ubriaco e non si reggeva più in piedi.

- La prossima volta che ti chiedo di raccontarmi un fatto ricordami che per te la parola è un optional. Possibile che tu debba partire sempre da quattro puntate prima? Non puoi limitarti a rispondere in modo esaustivo ma sintetico?

- Sono tentato di chiederti la definizione del termine “esaustivo” per poter verificare se effettivamente conosci il significato. Piuttosto, Zingarelli con le gambe, i tuoi invece come l’hanno presa?

- Bene. A fine cena gli ho parlato e loro mi hanno detto che mi capivano perfettamente.

- Che fortunato che sei ad avere dei genitori così.

- Lo so. Pensa che poi ci siamo spostati sul divano come al solito e io e mio padre ci siamo messi a vedere un bel film mentre mia mamma è andata in camera, si è bevuta un sorso di mescalina e se n’è andata a letto.

- Tua mamma! Per fortuna che l’aveva presa bene!

- Buonanotte!

- Buonanotte!

- Cosa fai, il pappagallo, che ripeti quello che dico io?

- In che senso?

- Se io dico buonanotte, non è che tu devi per forza dire buonanotte. Puoi dire benissimo un’altra cosa, capito!

- Logopedista bulimico ti va bene?

- Molto meglio. Buonanotte!

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Capitolo 2
*** Introspezione sulla casa ***


***

 

All’inizio è tutto bello! È quasi come i fidanzamenti i primi mesi. Sei entusiasta per ogni cosa, soprattutto per le novità che ti assalgono tutte insieme: forse non realizzi appieno quello che ti sta accadendo ma ti interessa solo aver ottenuto uno spazio totalmente tuo ed essere entrato a tutti gli effetti nella vita adulta senza aver aspettato che nessuno ti dicesse avanti dopo che avevi bussato. Hai deciso di entrare e lo hai fatto.

L’unico grosso problema è stato tagliare il cordone ombelicale che ti avvolgeva tipo cobra e non ti permetteva di uscire da casa dei tuoi per entrare in una unicamente tua.

Ma ora eccoci finalmente da soli in casa nostra!

Seguendo l’iter normale e le raccomandazioni dei nostri genitori ci sarebbero un miliardo di cose da fare prima di entrare ad abitare nell’appartamento, ma anche no! Facciamo tutto il più velocemente possibile e schizziamoci dentro. E poi, in ogni caso, quello che sceglieremo puntualmente non andrà bene ai nostri.

Infatti, mentre controllavamo le varie stanze sono arrivati i nostri genitori e non hanno perso tempo con il loro ruolo. Quale? Provate a capirlo.

 

- E le pareti di che colore intendevate farle?

- Pensavamo a dei colori molto vivaci tipo giallo, arancione, verde limone e magari, per il bagno, del verde corallo.

- E certo! Buttate pure via i soldi, tanto che vi importa! Comunque non è un problema nostro. Voi dovete abitarci, per cui se va bene a voi, va bene a tutti.

- Non vogliamo affatto sciupare i soldi, il fatto è che vorremmo fare una casa un po’ particolare.

- Ah, fate un po’ come volete, tanto anche se dovessi darvi un consiglio non lo ascoltereste. In fondo i genitori vanno bene solo quando si tratta di dare. Per il resto si sa come vanno a finire queste cose.

 

Ma quali cose! E, soprattutto, basta con le solite frasi e i soliti tentativi di farci sentire in colpa. Siamo giunti alla conclusione che la responsabilità di tutto questo non è loro ma di San Chicco, il santo protettore dei futuri genitori, che è stato anche ospite al Maurizio Costanzo Show… oramai ci vanno tutti!

Al genitore, come in Matrix, viene inserita (nessuno ha ancora capito dove!) una memory card con delle frasi topiche che torneranno utili in determinati momenti della vita del nascituro, ma il fatto è che non gli viene detto che a un certo punto alcune vanno eliminate. Nei primi anni le usano facendo attenzione a relazionarle al contesto, poi non si controllano più e come un giradischi rotto le buttano lì tanto a casaccio quanto in continuazione.

Quindi un annuncio per tutti quelli che devono nascere: se un giorno vostra madre, mentre state uscendo per andare con la vostra compagna, dovesse dirvi: “Mi raccomando la pipì falla nel vasino“, non preoccupatevi, non è arteriosclerosi, è la memoria da riformattare.

La casa è finita e finalmente potete entrarci!

Che figata! Non devi avvisare se dormi fuori, non devi tornare per l’ora di cena, non devi riordinare la tua stanza, non devi piegare le maglie, non devi lavare i vetri... ma devi chiamare il 118 perché dopo un mese l’entusiasmo è svanito e c’è fare i conti con la dura realtà!

La roba sporca che ti lascia i messaggi minatori in segreteria del tipo “L’ammorbidente o la vita!”, i piatti che vanno dalla De Filippi per fare la corte a Mastro Lindo, il letto che è in crisi d’identità perché non si ricorda più che faccia aveva, ma soprattutto la casella della posta che sta per esplodere e tu non puoi più ignorarla. Devi aprirla.

 

- Ohi Sas’ke, mi spieghi come possiamo aver speso 100 euro solo di luce?

- A me lo chiedi?

- E a chi sennò. Tu sei l’unico che arrivato all’età di 24 anni dorme ancora con la luce accesa.

- Ho paura di svegliarmi e non ricordarmi dove sono e chi sono.

- Te lo dico io chi sei! Sei un teme!

- Ha parlato il dobe coraggioso che non va a buttare la spazzatura perché deve fare un pezzo di strada non illuminata.

- La spazzatura si può buttare anche al mattino.

- Ma soprattutto prima va divisa. Mai sentito parlare si raccolta differenziata?

- Certo. Anch’io la faccio.

- No, tu fai quella indifferenziata. Butti tutto senza preoccuparti di dividere la carta dalla plastica, dal vetro e dai rifiuti organici.

- Non posso sciupare metà pomeriggio o laurearmi in biologia solo per buttare la spazzatura.

- Ma così facendo non rispetti l’ambiente e inquini l’aria.

- Tu sei l’ultimo che può parlare di aria e ambiente.

- Perché?

- Ma le hai sentite le tue scarpe? Cosa sono, armi chimiche? E poi dicono che sono solo in Iraq! Devo fare una telefonata a Obama così manda un paio di marine a prelevarle.

- Come fai a sentire l’odore se le metto fuori la finestra?

- Sì, ma guarda che la notte rientrano per il freddo e vengono a scaldarsi vicino il mio letto.

- Come siamo diventati delicati.

- Non si tratta di questo! Vorrei sentirmi sicuro almeno a casa mia e invece con le tue scarpe in giro sento che la mia vita è in pericolo.

- Se c’è uno che rischia la vita quello sono io che ti faccio da cavia nei tuoi esperimenti culinari. Siamo gli unici esseri umani ad avere nel frigo la ricotta verde smeraldo tipo temporale tropicale.

- Vedi che sei una bestia? Sei tu quello abile in cucina. E poi l’ho visto alla Prova del cuoco. Si diceva di mantecare la ricotta in un cucchiaio di pesto ottenendo un condimento perfetto per la pasta corta, quindi se ti devi incazzare con qualcuno fallo con la Clerici.

- Lei però, se non ricordo male, diceva anche di consumarlo in giornata senza aspettare che si animi e invada l’ambiente. Ora non abbiamo né ricotta e né pasta, mio caro Einstein dei fornelli!

- Vorrei essere perfetto come te, ma non sempre mi riesce.

- Se è per questo io vorrei riuscire a dormire e invece non posso.

- Perché?

- Perché tu la notte russi… hai presente il rumore delle moto prima della partenza? Così!

- Adesso… esagerato.

- La prima volta che ti ho sentito pensavo ci fossero due tigri che lottavano in casa!

- Ma te l’ho detto mille volte, quando russo basta che mi svegli, basta che mi tocchi.

- Naru, l’ultima volta che ti ho toccato, mi hai girato e volevi darmi due colpi. Cosa faccio, per andare a letto e stare tranquillo devo mettermi l’uniforme da gladiatore o mi concedi di usare il pigiama come tutti gli esseri umani?

- Non capisco di cosa hai paura visto che poi dormiamo in due letti separati.

- Ti ricordo che soffri di sonnambulismo! Vogliamo parlare di quella volta che in piena notte sei venuto nel mio letto e mi hai sussurrato all’orecchio: “Pulcino, ti sono mancato?”

- Ti ho spiegato che stavo sognando Hinata!

- Sì, ma prova a metterti nei miei panni! Non sai cosa ho pensato in quel  momento.

- Però so cos’hai fatto! Mi hai spaccato in testa Il purgatorio della Divina Commedia! Quando dico che Dante è un mattone ho i miei perché! E poi ricordati che se mi lamento c’è sempre un motivo valido.

- Non ti lamenti però quando la sera trovi la cena pronta!

- Ci siamo divisi i compiti e, siccome sei tu quello bravo a fare da mangiare, hai scelto tu di occuparti del cibo.

- E tu di fare la spesa.

- Appunto.

- mi spieghi cosa posso preparare se in frigo trovo sempre e solo uova, sottilette, insalata e gin? Oltre a parecchi ramen precotti nello scaffale in basso, si può sapere perché mangi quella roba?

- Mi piace la cucina giapponese.

- Con quella roba ti dovrai solo ricomprare un fegato nuovo.

- Beh allora con la roba in frigo puoi fare un nuovo cocktail?

- Davvero delle grasse risate!

- Senti, intanto che tu ti lamenti io vado a farmi la doccia.

- Ricordati di pulire il bagno dopo. Chi sporca pulisce.

- Come faccio sempre del resto.

- E le gocce sul pavimento?

- Ma scusa, Pollicino lasciava le molliche di pane per non perdersi, io non posso lasciare le gocce? Un briciolo di fantasia tu mai, eh?!

 

***

 

- Ti sbrighi, che facciamo tardi!

- Un attimo e arrivo.

- Un giorno mi spiegherai perché ogni volta che dobbiamo uscire stai chiuso in bagno almeno mezz’ora.

- Mi prendo cura della mia persona.

- È una missione persa in partenza.

- Cosa vorresti dire?

- Dico che, se ti osservi un attimo, ti rendi conto che il danno è fatto. E comunque da chi vorresti farti vedere? Sai che Hinata è gelosa.

- Ma che c’entra lei? Semplicemente sono un tipo che vuole mantenersi.

- Sì, un tipo di animale in via di estinzione.

- Avanti, dimmi cosa non va in me.

- Hai un’oretta di tempo?

- Sei simpatico come la sabbia nel letto.

- Intanto esci dal bagno che devo entrare.

- Aspetta che finisca poi entri. Ce la fai a resistere?

- Mi fai entrare o no?

- Entra!

- Ma dove sei?

- Come dove sono. Sono qua, non mi vedi?

- No che non ti vedo! Cos’è tutto ‘sto fumo? Sembra la Londra del XIX secolo.

- Segui le gocce per terra.

- Allora non vuoi capire! Non vedo una mazza.

- Segui l’odore del mio bagnoschiuma.

- Che gusto è, posacenere e tabacco?

- Mi vedi?

- Ecco! Mi sa che ti ho trovato.

 - Mi sa anche a me! Sei sul mio alluce.

- Eccoti. Ma non ci posso credere!

- Cosa?

- A che altezza tieni la doccia?

- In che senso?

- Tu sei basso!

- Ha parlato il gigante. E poi io non sono basso, ho il cavallo basso.

- Più che il cavallo basso, tu hai un pony nelle sabbie mobili, se vuoi te lo mimo.

- Non agitarti più di tanto, non vorrei che con il naso mi ferissi.

- Cos’ha il mio naso? È un naso importante su un profilo importante.

- Sas’ke, qui di importante c’è solo la rivelazione che ti devo fare! Quello che hai lì non è un naso, è un davanzale.

Peserà almeno un paio di chili. Ti conviene mettere il busto alla schiena, altrimenti con quel peso in avanti potrebbe venirti la scoliosi.

- Al posto di perdere tempo a evidenziare i miei difetti, concentrati su di te, che di lavoro di restauro ce n’è da fare.

- Non credo proprio, anche perché io mi accetto così come sono e non sto lì a curarmi più di tanto.

- Ma se ti depili i peli del petto.

- E tu come lo sai?

- Ti sei dimenticato le strisce della ceretta nel lavandino.

- E tu le hai buttate?

- Ma sei fuori! Le ho raccolte. Adesso siamo gli unici ad avere il campo da calcetto in pelo umano in cortile. Se lo affittiamo facciamo i soldi a palate!

- Capisco! Un abile tocco di originalità per combattere il carattere sobrio della nostra città!

- Non so se ho capito, comunque quello che hai detto aveva un bel suono. La panchina però l’ho dovuta fare davanti la porta quello che abita al piano terra. Praticamente non può più uscire. Dici che è un problema?

- Ma va! Al massimo facciamo entrare qualcuno dalla finestra, poi li muriamo dentro e aspettiamo chi muore per ultimo. Che ne dici?

- Ci penso. Intanto muoviti, così usciamo.

- Tu che dici, incontreremo delle ragazze?

- Penso proprio di sì

- Allora vado a lavarmi i denti.

- Ah, perché se ti dicevo di no i denti non te li lavavi?

- Certo che no, tanto mica dovevo baciare qualcuno. Ma perché ti devo spiegare sempre tutto!

- Non baceresti comunque nessuna, ti ricordo che sei fidanzato.

- Dettagli.

- Si certo, dovresti rispettarla quella ragazza.

- Ma dai scherzavo, è ovvio che la rispetto. A proposito di rispetto, perché non ti decidi a tagliarti le unghie?

- Cosa c’entra?

- C’entra eccome. Se aspetti ancora un po’ ti sceglieranno per la seconda parte di Edward mani di forbice.

- Le lascio crescere perché mi servono per suonare la chitarra.

- E compratela questa cavolo di chitarra, sotto le unghie hai le rovine di Pompei!

- Quante storie per delle unghie un po’ lunghe.

- Uno di questi giorni mi verrai a pugnalare nella doccia stile Psyco, oppure mi rincorrerai urlando: “Naru, sono a casa!” E poi io faccio storie? Sto solo cercando di non morire giovane.

- La verità è che sei invidioso delle mie mani che sono lunghe e affusolate mentre le tue sono due fagottini del Mulino Bianco.

- Che se ti arrivano in faccia fanno malissimo.

- Senti, io inizio a scendere, tu fai un po’ come ti pare.

- Dai, aspettami, così scendiamo insieme. Piuttosto hai chiuso il gas?

- Sì.

- Hai staccato la corrente?

- Sì.

- Hai chiuso le finestre?

- Certo!

- Hai inserito l’allarme?

- Naru, guarda che stiamo uscendo, non stiamo cambiando città.

- Sono un tipo previdente.

- Ecco, appunto, per quanto prevedi ancora di rompere le palle? Così io nel frattempo mi organizzo per fare altro!

- Andiamo!

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Capitolo 3
*** Introspezione sulle relazioni ***


***

 

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A: I due fighi

Da: I due molto più fighi (Ino e Sai)

Oggetto: La festa alla discoteca Konoha

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Ehi ragazzi! Volevo ricordarvi la festa alla Konoha Dance Live Music, non dovete mancare!

Musica a tutto volume che vi farà rimbecillire più di quello che siete (anche se la vedo dura)

Ci sarà un bel buffet con mangiare di ogni tipo e ogni sorta di alcolico, dovreste vedere come balla sinuoso Sai dopo un paio di litri di rum!

Non mancate!

 

La più bella del reame? Io!

Ciao!

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- Sas’ke, ma stasera non c’è la festa alla Konoha?

- Cosa ne so io!

- Ma se mi hai letto tu la mail di Ino e Sai l’altra sera mentre controllavi la nostra posta elettronica?

- Non mi ricordo.

- Piuttosto, te l’ho già detto un mucchio di volte, quando cambi l’indirizzo di posta elettronica?

- Perché?

- Secondo te Iogrosso@tustretta.it va bene?

- Non ti piace?

- Come lo do a un’amica che mi vuole scrivere?

- Ti fai un sacco di problemi. E poi quando lo abbiamo scelto non hai detto nulla!

- Al quarto cuba libre non mi ricordavo neanche dove avevo le braccia, figurati se potevo dirti di no.

- Comunque adesso sarebbe un casino cambiare e poi “chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa quello che la scia ma non sa quello che trova”, ricordatelo.

- Questa litrata di saggezza adesso cosa c’entra?

- Senti, gentleman della prima cerchia dei Navigli, se non ti va bene cambialo tu l’indirizzo!

- Lo sai che non amo i computer.

- No, non li sai usare, è diverso.

- È che non mi applico!

- No, è che usi il mouse come telecomando. Il tuo non è un blocco verso la tecnologia, ma un lucchetto bloster nel cervello che ti impedisce di imparare.

- Cosa si fa, si va o no! Sai e Ino sono stati carini ad avvisarci! E poi io ci sono già andato a una di queste feste e devo dire che non sono niente male, bella musica, bella gente e un sacco di fanciulle.

- Ti ricordo che Hinata è cintura nera quinto dan. E comunque sei scontato. Allora se ci sono delle donne una festa deve essere per forza bella.

- Non ho detto questo. Dico che piuttosto di uscire e andare nel solito posto a bere una birra, preferisco vedere bella gente e ballare un po’. Cosa c’è di strano?

- Te che balli è strano! Hai la grazia di un gatto di marmo.

- Ha parlato il soprammobile. L’ultima volta che in discoteca hai mosso una gamba il deejay ha fermato la musica e ha iniziato a regalare free drink urlando: “Prendete e bevetene tutti…”

- Io mi faccio prendere dalla musica, non mi butto come le bestie.

- No, tu ti fai prendere di peso. Per farti ballare ti devono sollevare in quattro e scaraventarti in mezzo alla folla.

- Ma vai a cagare! E poi, mi spieghi come fai a ballare la roba che mettono adesso!

- Dai alcune sono interessanti.

- Tipo?

- Non mi dispiace American Express, ha un ritmo che ti prende, oppure Pjanoo di Eric Prydz. Ma quella che preferisco è Sexy Chick di David Guetta.

- Ma non sono un po’ vecchie?

- Quindi? A me piacciono quelle che ti fanno muovere fino alle viscere!

- Su questo ti do ragione, ma io mi rifiuto di muovermi mentre uno che si veste come Mirko di Kiss me Licia urla: “Porta in alto la mano, segui il tuo capitano, muovi a tempo il bacino sono il Capitano Uncino!”

- Vogliamo parlare di Tiziano Ferro, allora! La prima canzone l’ha chiamata Perdono, e il secondo album Perverso… la raccolta come la chiamerà, Perforza!?

- Lui però non mi dispiace, si muove bene e, secondo me, ha una voce interessante.

- Sarà. A me, quando canta, mi ricorda un motorino che ha grippato, anche se lo preferisco tutta la vita a Grignani che fissa una donna negli occhi e le canta: “Ti raserò l’aiuola quando ritorni da scuola!”

- Ma stiamo parlando di musica ballabile, mi spieghi cosa c’entra Grignani?

- Guarda che di questo capolavoro di canzone hanno fatto la versione remix.

- E ti meravigli? Dopo che hanno reso pop Light my fire dei Doors può accadere di tutto.

- Hai ragione.

 

Ma cosa ci fanno ascoltare? E, soprattutto, se un pezzo è rimasto nella storia per la sua bellezza e il suo significato, perché lo devi prendere e gli devi dare un’anima diversa da quella sua autentica!

Vuoi che da lassù Jim Morrison non si incazzi vedendo il clone di Robbie Williams, Will Young, che, mentre si fa il bagnetto in una piscina insieme ad altri amici graziosi, canticchia la sua canzone stando attento a non bagnarsi i capelli per non spettinarsi? O canti o ti pettini, deciditi!

Dopo che il popolo ha votato Chihuahua hit dell’estate non ci si può più lamentare di nulla!

 

- Allora Sas’ke, alla fine alla festa ti va o no di andarci?

- Io non ho molta voglia di ballare.

- Nessuno ti obbliga a farlo, puoi anche sederti e chiacchierare.

- Ma non sono in vena di parlare.

- Allora ti prendi una cosa e te la bevi.

- Non mi va di bere.

- Il tuo entusiasmo mi spiazza! Neanche le rivelazioni fatte su quell’imbecille di Canzona mi ha fatto questo effetto sai?

- Ma scusa, se non mi va di fare una cosa perché mi devi obbligare?

- Stavo solo proponendo un’alternativa. Il cinema no perché costa troppo, a teatro ti annoi, i concerti sono troppo affollati… se aspetti un attimo chiamo Brad Pitt e ce ne andiamo con lui in Tibet. Che ne pensi?

- Va bene, vengo! Però non ti lamentare se mentre tu balli io vado a conoscere delle ragazze.

- Visto il livello, preferisco stancarmi con la musica.

- Cosa vorresti dire?

- Niente, dico solo che il tuo standard di bellezza è nettamente diverso dal mio.

- È che a te piacciono i tipi intellettuali, stravaganti nel look e un po’ sbattuti, mentre io prediligo la femminilità più evidente.

- L’anno scorso uscivi con una che aveva le cosce di Cristiano Ronaldo!

- Sì, ma che tette aveva?

- Quelle non erano tette! Erano pettorali di un culturista fuori allenamento.

- A me piacciono le bellezze rinascimentali.

- Nel senso che se rinascono ci provano a migliorare?

- Senti, abbiamo gusti diversi, punto e basta.

 

 

Dovete sapere che il piacere è come un cocktail con ingredienti precisi e dosaggi da inventare, ma soprattutto con l’incognita con del risultato finale.

Raccomandazioni per gli ometti da non dimenticare mai:

 

       A: Le donne sono più sveglie di noi.

       B: Tempo massimo di un uomo per innamorarsi = a girare il caffè ci si mette di più.

 

Non è forse vero che se conosci una ragazza, molto spesso dopo tre secondi stai già litigando con te stesso per non dirle che la ami?

Mentre aspetti una sua telefonata hai degli scompensi tipo infarto e vivi con un occhio, quello finto, sul mondo reale e l’altro, quello attento, sul telefono per vedere se squilla.

E cosa non si fa per piacerle!

Bisognerebbe fare un sito apposta per le cavolate che l’uomo si inventa quando è nella “fase intorto”. Gli va riconosciuta però una certa bravura, senza avere tra l’altro frequentato nessuna scuola di teatro; un talento naturale.

“Dimmi come mi vuoi e io ci sarò”

Allegro: E che ci vuole? Basta un costume da simpatico, un po’ di battute e di gag, grandi sorrisi con denti possibilmente bianchi e sguardo tipo: “Ti rendi conto! Ci conosciamo da poco e guarda come stiamo bene insieme!”

Tenebroso: Vestiti scuri, mi metto in un angolo, sorseggio dell’assenzio e non parlo con nessuno. Prima o poi mi noterai, ne sono sicuro, anche perché avrai intorno quelli che stanno provando ancora la parte dell’allegro con scarso successo.

Così come mi vedi: Del tipo “sai, per me l’importante è rimanere fedele a me stesso.”

Si certo, vallo a dire ai politici; non ci riescono loro, figuriamoci il maschio nella stagione del “quanto mi piaci”. Se però ci aggiungi anche una storia un po’ triste, che fa sempre presa, il grosso del lavoro è fatto.

Questa categoria di uomini tende ad accontentare la donna in tutto per tutto e usa il midollo spinale come fune per il portapacchi. Se è vero che in amore non esistono regole, speriamo almeno che la macchina non sia troppo carica.

 Essere se stessi alla fine premia sempre.

“Questa sera non voglio sentire storie. Me ne sto a casa perché sono cotto”

Squilla il cellulare.

“Ciao, amore! Certo che vengo a prenderti a lavoro, nessun problema, tanto ero solo già in pigiama sotto le coperte.”

 

Adesso parliamo di donne!

Elegante e classica: Di solito lavora in ufficio e la sera va in palestra per i corsi, compreso quello di latino-americano che fa molto tendenza.

Non ama cucinare e le piacciono i ristoranti.

Suggerimenti: Chi volesse corteggiarla, cercate di farla sentire sempre al centro dell’attenzione, di fare con lei il corso di ballo (se vede l’aggeggio del maestro di ballo prima del tuo, scordatela!) e di avere il portafoglio che si alza solo con il cric.

Per i primi appuntamenti solo bacio della buonanotte sotto il portone. Se riesci a salire a casa sua, però, tieni a portata il numero del carrozziere perché dopo sei a rifare.

Mi vesto alternativa ma con gusto: (del tipo “anche gli stracci mi vanno bene addosso”). Lavora di solito nel mondo della moda o della pubblicità, ha un sacco di amici omosessuali e frequenta locali fashion per gli happy hour che fanno tanto famiglia allargata. Ha l’abitudine di usare un linguaggio italo-tecnico-inglese perché si sente easy, per niente cheap, ma soprattutto posh, e non ama prendere impegni con molto anticipo perché il suo lavoro non ha orari. Per vederla sarà opportuno fare richiesta in carta bollata al suo superiore, aspettare e “carpe diem.”

Suggerimenti: Munirsi di fegato di scorta perché con lei solo aperitivi, o al massimo del sushi take-away, e di filo per ricucirsi i testicoli mentre con i suoi amici passa la serata a parlare di quel deejay che fa le trip-hop un po’ lounge, con inflessioni beat e scaglie jungle.

E ricordatevi il cric! Non per il portafoglio. Se dovesse venirvi voglia di picchiarla!

Sono una del popolo: Abbigliata con jeans lunghi che toccano terra, scarpa da tennis, sciarpa o foulard, a seconda della stagione, e sacca etnica. Adora il kebab e le cene multirazziali, legge molto, va spesso al teatro o al cinema rifiutando per principio i film leggeri; solo opere d’autore che lascino un messaggio. Frequenta i centri sociali, ama bere il vino e non ama il lusso.

Suggerimenti: Mai parlare di politica o coccolarla perché non vuole sentirsi protetta, non ne ha bisogno, è perfettamente in grado di cavarsela da sola. Controlla se nella sacca tiene il cric!

 

Poi ci sarebbero anche altri sottogeneri tipo quella che ama il lusso ma non lo ostenta, oppure quella che mangia solo vegetariano o ancora quella che si sposta usando solo la bicicletta per mantenere un contatto con la natura... e poi l’amante dello yoga o quella che lavora in ufficio e che la sera fa il corso di difesa personale perché non si sa mai… Ma una normale che abbia voglia di due chiacchiere e di vedere come vada a finire non c’è?!

Colpa dei maschietti o delle femminucce? La colpa è… di Brooke!

Impossibile sbarazzarsi di lei! Parola dei Forrest.

Ci ha insegnato che in amore non esistono regole: di una stessa famiglia si è fatta, a fasi alterne, il padre, i due figli e il genero!

È stata con Eric, padre di Ridge e di Thorme, un uomo affascinante sulla sessantina con l’unica pecca delle sopracciglia tagliate l’ultima volta il giorno della prima comunione.

Ha provato l’opzione Ridge, maschio scultoreo con le basette di Little Tony e la mascella montata a caso, e si è concessa anche il fratello Thorme, anche lui bellissimo alto, biondo, occhi azzurri, che si pettina con lo stucco e spesso ospita sul suo ciuffo dei surfisti che aspettano l’onda buona.

In un momento di stasi ha fatto una sveltina con Dikon, il genero, da cui ha avuto un figlio… Va bene che ogni lasciata è persa, ma qui la sete di vittoria è troppo assetata!

…Direi che sul discorso donne ci possiamo tranquillamente fermare qui.

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Capitolo 4
*** Introspezione sulla strada ***


***

 

- Guido io Sas’ke.

- Ma non se ne parla proprio.

- Perché?

- Perché con la tua andatura alla festa non ci arriviamo proprio dato finiamo in ospedale prima.

- Non è vero, e poi rispetto i limiti qualche volta.

- Tu dovresti guidare una macchina elettrica che sfrutta la luce solare in una giornata di pioggia, allora si che andresti alla velocità ideale. Queste cose lasciale fare a chi è capace.

 

Alla fine avevamo deciso di andare alla festa alla discoteca Konoha e chiaramente eravamo in ritardo. Il copione era il solito: tutti gli invitati già presenti e noi che arriviamo dopo con la faccia di quelli mortificati per il ritardo, ma pronti a fornire una validissima motivazione.

“Scusateci, abbiamo trovato un traffico assurdo!”

Ma dai! Possibile che ogni volta che avete un appuntamento trovate traffico? Non sarà mica un complotto organizzato dai servizi segreti? E se foste vittime di un miliardario annoiato che paga gli automobilisti per creare del traffico? Che sfiga! La verità è che cazzeggiate fino all’ultimo e poi, appena vi rendete conto del guaio, eccovi fuori casa con ancora i mano la cintura e il giaccone che tentate di salire in auto mentre squilla il telefono, cadono le chiavi e si piegano gli occhiali che avete in tasca.

Una che andava molto di moda è questa: “Guarda, un casino! Uno si è buttato sotto il treno”. Ma è possibile che ogni volta che noi si ha un impegno qualcuno decide di ammazzarsi? Perché nessuno decide di farla finita mentre stiamo andando a pagare l’affitto di casa o una multa, così avremmo una scusa valida per non farlo?

Come non citare poi la classica: “È morta la nonna!”. Va bene sempre e ritorna ciclicamente, un po’ come la moda; anche a scuola si usava, ci sono nonne morte ben 19 volte per colpa di un compito in classe o di una interrogazione in storia. E poi dicono che la scuola fa bene!

L’ultima, la preferita, è: “Sono venti minuti che giro qui intorno senza trovare parcheggio”: è la migliore perché lascia dei margini di credibilità, soprattutto in una città come Roma dove parcheggiare diventa una Mission Impossible.

Non puoi trovare un posto e infilarti, perché prima devi guardare il colore delle strisce. La gialla ti dice che possono parcheggiare solo i residenti di quella zona e la blu che ti serve il tagli andino; ce n’era anche una bianca ma il Comune ha pagato degli imbianchini per ricoprirla perché si intonava male con il colore dell’asfalto. Ma non si diceva che il bianco stava bene con tutto?

Oltre a conoscere i colori devi ricordarti di non parcheggiare:

1)    Sui passi carrabili.

2)   Sui marciapiedi.

3)   Negli spazi riservati agli handicappati.

4)   Nelle aree riservate al posteggio taxi.

5)   Nelle aree riservate ai bus.

6)   In prossimità di zone dove si fa il  mercato.

7)   Dove c’è la pulizia della strada*

8)   Negli spazi destinati al carico/scarico merci.

9)   Vicino alla Posta

10)Vicino i semafori.

Ma dove la metti la macchina allora? Potresti buttarla, oppure metterla in un economico box che ti costa quanto l’auto.

Anche se trovi il posto, poi devi essere munito del pass o del tagli andino che si acquista in tabaccheria o all’apposita macchinetta che se magari hai solo una moneta da 2€, tu la inserisci convinto di ricevere il resto, invece ti sputa fuori il bigliettino con su scritto “parcheggio valido per due ore, il resto te lo sogni”. Perciò, anche se magari avete parcheggiato per andare magari a ritirare la pensione della nonna, avete comunque tutto il tempo per spenderla comodamente. Tanto il parcheggio è pagato.

Volendo esagerare, nella convenzione potrebbe esserci un vaffanculo gratis al vigile, che starà pur facendo il suo dovere ma non sprigionerà mai simpatia; non si sopporta punto e basta.

Secondo me la colpa è anche di come lo vestono. Via la tuta aderente che segna e non slancia per niente e gli stivali fino al ginocchio; su uno basso l’impressione è quella di un busto appoggiato sul davanzale. Per non parlare del cappello, disegnato da uno stilista in preda a effetti collaterali da Tachipirina 1000 scaduta da tre anni; se lo giriamo è adatto per preparare la polenta.

E poi diamo delle razioni di zucchero alle vigilesse donne, sempre incazzatissime: cosa vogliono fare, concorrenza a Sgarbi? Una risata ogni tanto non farebbe male, magari una camomilla al posto del caffè la mattina non sarebbe male.

Capisco che il lavoro del vigile non sia bellissimo, ma va anche detto non è colpa nostra e loro non si sforzano affatto per risultare simpatici.

“Patente e libretto, prego.”

“Un attimo che li cerco. Ecco tenga.”

“Lei è passato con il rosso.”

“Guardi, non per contraddirla, ma io dovevo girare a destra e il semaforo direzionale era verde.”

“Vuole saperlo meglio di me? È il mio mestiere.”

“Capisco perfettamente, ma io le ripeto che sono passato con il verde. C’era la freccia verde.”

“L’avrà messa qualcuno a mia insaputa.”

“Certo! Sarà passato Toro Seduto a metterla, mi hanno detto che abita qui vicino.”

“Faccia poco lo spiritoso! Intanto…”

 

Ecco! Ha fatto la multa e non l’ha neppure motivata. Perché?

Se non ti sta bene puoi protestare o addirittura andare a contestarla al Comando dei vigili.

 

“Mi scusi, ieri un suo collega mi ha fatto la multa perché sostiene che sono passato con il rosso, ma non è così.”

“Va bene, mi dia il verbale, così guardiamo la firma e vediamo di che agente si tratta.”
“Se riesce a capirla. Per me il suo collega stava provando l’elettrostimolatore che gli ha regalato la moglie per Natale quando mi ha firmato la multa.

Non si capisce se sia opera di un umano o di un dinosauro con l’esaurimento nervoso.”

 

Parlavamo di traffico e di auto.

Prendi i mezzi e fai prima? Mi piacerebbe, ma un giorno scioperano i conducenti, un giorno gli operai della manutenzione, un giorno le macchinette, che si sentono prese per il culo perché la gente timbra il biglietto usato; solo i controllori non scioperano mai!

Si potrebbe usare la motocicletta oppure la bici. Proviamoci, ma nel primo caso quello che risparmi in posteggio lo spendi dal medico perché se porti un casco integrale sul braccio, ti curva la spina dorsale, mentre nel secondo ci vuole una memoria infinita per ricordare la combinazione del lucchetto che metti per non farti rubare la bici… e poi ti portano via tutto, palo compreso.

Va bene, si va a piedi!

Sui marciapiedi? Non penso, a meno che tu non sappia fare lo slalom gigante tra le cagate dei cani e i sacchi della spazzatura… Qualcuno ha delle ali da prestarci?

 

Sta di fatto che alla festa non ci siamo mai arrivati, neppure in ritardo!

 

- Perché la macchina non si accende?

- Non lo so, sei tu quello che se ne intende.

- Lo sapevo, siamo in riserva.

- Perché mi guardi?

- Toccava a te fare benzina. Perché non l’hai fatta?

- Perché non trovo nessuno che mi cambi 50.000 lire.

- Forse perché siamo passati all’euro.

- Da quando?

- Ma dove è che vivi?

- Stai calmo signor sapientino, e poi non è che posso essere informato su tutto.

- Ma scusa, e quando vai a fare la spesa come fai a pagare?

- Non lo so, ci vai sempre tu.

- E quando vai a prendere il giornale?

- Non lo so, ci vai tu.

- E se devi pagare le bollette?

- Di solito ci vai tu.

- Ma scusa, allora tu non fai veramente niente al quadrato!

- Io vivo. Ma hai idea di quanto sia difficile stare tutto il giorno a casa senza fare niente?

- E tu hai idea di quanto male ti potrei fare in questo istante se dovessi dare retta a quello che mi dice il mio istinto?

- Che cosa ti sta dicendo?

- Rompigli la faccia!

- Non mi è mai stato simpatico.

- Ma chi?

- Il tuo istinto.

- Ascolta, visto che non ho voglia di perdere fiato a spiegarti le cose e che la festa è saltata, che ne dici se ci prendiamo un film da Shino qui all’angolo?

- Mi sembra una grandissima idea. Non pensavo che una scatola cranica piccola come la tua potesse ospitare per più di qualche secondo intuizioni intelligenti, sai?

- Il fatto è che tu non conosci tutte le mie qualità perché io le so nascondere bene.

- Anch’io lo saprei fare se avessi un naso come il tuo! Lì ci sta un casino di roba.

- Ancora con questa storia del naso. Dai, scendi dalla macchina che andiamo da Shino a piedi, tanto è a due passi da casa.

- Ok. Cosa stai facendo?

- Mi rimetto le scarpe.

- Ecco cos’era questo odore allucinante in macchina!

- Ma quale odore!

- Mi sembrava ci fosse l’arble magique al gorgonzola.

- Vedi che non capisci! L’odore naturale del nostro corpo non va mascherato perché è il riflesso del nostro essere.

- Sarà, sta di fatto che se tu non ti levavi le scarpe non si appannavano i vetri.

- Ma se non te lo dicevo io tu non ti eri neanche accorto che me le ero tolte.

- Vero, ma ora ricordo che a un certo punto nella macchina una zanzara mi ha toccato contro la spalla e mi ha detto: “Se vuoi farti pungere esci perché io da qui me ne vado”.

- Se non ti sta bene facciamo che la macchina la si prende a turni, così non sarai costretto a sopportare il mio odore, povera stellina! Però mi sa che questa proposta non ti va bene dato che non sai guidare.

- Solo perché mi hanno bocciato allo scritto. Ho fatto cinque errori e per essere promosso se ne potevano fare quattro. Dimmi tu se questa non è sfiga?

- Sì, ma è la terza volta che lo rifai! Tenti la promozione per anzianità o pensi di farcela prima o poi?

- Al posto di sfottermi, perché non mi aiuti e mi fai lezioni di guida?

- Così finiamo a litigare come al solito. Ti ricordi domenica mattina, vero?

- Va be’, ma anche tu! Si può fare quella scenata perché non volevo mettermi la cintura?

- Naruto, la cintura di sicurezza puoi metterla o non metterla tanto è un problema tuo, ma è quella dei pantaloni che devi metterti, hai fatto tutto il viaggio con il culo di fuori!

- Sei veramente un teme! Non capisci che quando salgo in macchina mi sale addosso una tensione incredibile e non capisco più quel che va fatto?

- Me ne sono accorto da come scali! Non è che pensi che sia opportuno rallentare un attimo! Fai direttamente quarta-seconda, la macchina si punta e io con la fronte cambio sempre stazione alla radio. Dimmi tu se questa è vita?

- Al posto di concentrarti sulla mia guida, preoccupati piuttosto di dare un aspetto decente alla macchina che inizio a vergognarmi quando si va in giro!

- Cos’è questa novità adesso? Sentiamo, cosa c’è che non va nel mio modo di tenere l’auto?

- Anzitutto il cruscotto pieno di immagini di santi.

- È un’usanza del Meridione e, in quanto meridionale, mi sento di rispettarla.

- Mi sembra giusto! Ma perché ognuno di loro deve dire cose diverse tipo “vai piano”, “sii prudente”, “proteggimi”. Che si riuniscano in assemblea ordinaria e decidano per uno slogan comune del tipo: “tieniti mediamente sui 70km/h.”

- Hai ragione! Bisognerebbe avvisarli, ma non ho neanche il numero di telefono di un santo.

- Al massimo chiamiamo il servizio informazioni e ci facciamo dare l’indirizzo, così gli inviamo una raccomandata con ricevuta di ritorno.

- Esatto, tanto vivranno tutti insieme in una grande casa bianca tipo loft; due piani con la stanza di Dio al piano superiore.

- E cos’ha, un piano tutto per lui?

- In qualità di più anziano e di più saggio gli spetteranno di sicuro delle agevolazioni.

- Mi sembra giusto. Comunque spiegami a cosa ti servono questi santini in auto!

- Mi ricordano di andare piano.

- Ah, perché se sei a 160km/h te lo deve dire il santo che stai andando troppo forte? Magari esce per un attimo dall’immagine, si infoia e schiaccia lui pedale del freno!

- Ok! Poi cos’altro non ti piace, sentiamo.

- Trovo particolarmente inutili i dadi grossi quanto un pallone da football attaccati allo specchietto retrovisore, i tappetini muccati, le tendine di Gigi D’Alessio da cui escono i brani del suo ultimo album ogni volta che le si tira su, ma soprattutto l’antenna dello stereo.

- Quella è  un must e non voglio sentire storie.

- È alta un metro e mezzo e se sintonizzata con attenzione intercetta le conversazioni di Al Jazeera, senza contare che può essere scambiata per il  cavo di connessione collegato al flusso canalizzatore di Ritorno al Futuro.

- Se pensi di aver finito, io andrei ad affittare il film

- Va bene! Ma non ti va di litigare un altro po’?

- Muoviti!

- Sei noioso, ecco cosa sei!





*PULIZIA DELLA STRADA: Attività principalmente notturna svolta da aspirapolveri giganti su quattro ruote
                                                che non ti consentono di parcheggiare sotto casa e che passano proprio
                                                nell'istante in cui stavi per prendere sonno. Fanno tutto fuorché pulire!

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Capitolo 5
*** Introspezione su film e svago ***


***

 

- Allora Sas’ke, questa volta lo scelgo io il film!

- Sentiamo, a cosa avevi pensato?

- Che ne dici di Bastardi senza gloria?

- Si può fare, però lo sai che effetto ha su di te Tarantino, vero?

- Mi faccio prendere.

- Come dopo aver visto Pulp Fiction! Volevi farmi un’iniezione al cuore come Travolta a Uma Thurman.

- L’adrenalina sparata nel cuore ti fa ripigliare all’istante.

- Vero, ma tu volevi iniettarmi il Voltaren. Direi di lasciare perdere i film violenti. E se guardassimo qualcosa di più introspettivo tipo Remember me?

- Prima però mi costruisci un sospensorio per reggere le palle. Lo sai come va a finire: dopo dieci minuti sono già diventato un tutt’uno con il divano e magari faccio la bolla al naso tipo Spank!

- Allora sceglilo tu.

- Non voglio responsabilità! Poi se non ti piace passi tutta la sera a sbuffare e a rinfacciarmelo.

- No, giuro, fai tu!

- Ragazzi, qual è il problema?

- Niente, Shino, è che Naruto vuole farmi scegliere il film e io non voglio perché so già che alla fine si lamenterà.

- A cosa pensavi?

- A qualcosa di particolare.

- Ironman?

- Già visto.

- Ce l’hai qualcosa di non impegnativo, tipo Le comiche?

- Che hai detto Naruto? Scherzi vero?

- Scusalo Shino, non sa quello che dice. Che ne dici de La casa dei fantasmi?

- È fuori.

- E Tron Legacy?

- Avete il tv 3D e il bluray?

- Cosa sono?

- No, Shino, è un miracolo che abbiamo il tv 28 pollici con il tubo catodico. Pensavamo lo avessi in dvd.

- Ohi Sas’ke.

- Dimmi.

- Mi sa che ci tocca.

- Già.

 

…E ora sotto a scegliere! Forza e coraggio; vi aspetta un duro lavoro!

 

La scelta di un film è una delle imprese più ardue nella vita di un uomo. Parti da casa deciso ad affittare quel film e nulla ti potrà fermare! Sei come la donna incinta che si alza nel cuore della notte con la voglia di fragole e manda il marito in coma a prendergliele sfidando tempeste, uragani, alluvioni, carestie e siccità.

Nulla se paragonato al soffritto di cipolle e palle che lei gli farebbe in caso la richiesta non venisse esaudita!

Maschietti, come si dice: “ Avete avuto la bicicletta, e ora pedalare!”.

Non parliamo della responsabilità del poveretto che si è preso la briga di scegliere il film per tutto il gruppo; un compito troppo impegnativo! Avete presente la faccia dell’Urlo di Munch? All’incirca così! Che poi, volendo aprire una breve parentesi, lo preferisco mille volte alla faccia di Barbara D’Urso, l’unica conduttrice che ride anche nei momenti più tragici della trasmissione. Che abbia avuto un qualche problema con il lifting?

Ma concentriamoci sul film. La scelta non va presa affatto sotto gamba, anzi, bisognerebbe vincolarla al supermercato di prove attitudinali alla fine delle quali il sopravvissuto, l’highlander potrà prendersi questa responsabilità. Va stimato e non compatito chi sceglie, perché dimostra di avere gli attributi.

Supponiamo di dare un nome al coraggioso, tipo Jho Dvdveloce, e decidiamo che la scena (scelta del film) che si propone ai nostri occhi sia un luogo di culto dei film western, e cioè nel saloon.

Jho entra nel locale e subito scende il silenzio mentre in sottofondo parte il rumore del vento che, per esigenze di budget, viene fatto fare a un vecchio impiegato di Cinecittà con problemi di aerofagia. Jho si avvicina al bancone, chiede da bere un succo di frutta alla pesca e non il solito whisky, perché ha iniziato la dieta e deve eliminare gli alcolici, e immediatamente gli viene incontro la donna più bella, vestita come tutti con  camicia azzurra e pantaloni color sabbia; si chiama Pellicola, c’è anche scritto sul  cartellino,  si offre ai clienti anche il lingua originale.

Sa tutto di tutti e vuole aiutarlo. Partono dalla camere da letto, dove si imbattono nel genere drammatico-sentimentale e dopo una breve ma intensa storia di Pellicola con Richard Gere di American Gigolo si dirigono verso i bagni dove Jho (a ridaje!) incontra Brooke, in pausa dal set di Beautiful. Tra di loro scocca la scintilla e si baciano, ma Ridge, che assiste alla scena, interviene; vuole picchiare la sua donna ma si scontra con Lara Croft aiutata dalle Charlie’s Angels, da tempo impegnate nella causa femminista. Jho convince il mascellone che tra lui e la biondona non c’è stato niente di importante e si scusa, dicendo che è umano avere un attimo di debolezza, sostenuto nella tesi da Gabriele Muccino che di “scuse” ne sa qualcosa. Alla fine tutto si risolve per il meglio e si finisce con il nostro eroe che se la ride con il maestro Troisi, anche a lui è capitato di avere le idee confuse nei rapporti di coppia.

“Pensavo fosse amore invece era un calesse!”.

Ecco il film che abbiamo scelto.

 

- Dai, muoviti, che non vedo l’ora di arrivare a casa, mettermi la tuta, preparare una bella tazzona di latte caldo, buttarmi sul divano con il plaid e guardarmi il film.

- Ma Naru, siamo a aprile. Primavera, sole, primi caldi, finestre aperte, ricordi?

- Ma cosa te ne frega! Se sono un tipo freddolone non è mica colpa mia!

- Ho capito, ma allora a dicembre per riscaldarti ti devo montare un forno a legna accanto al divano.

- Intanto tutte le volte finisce che vai in cucina, prendi il latte anche te, torni sul divano e ti mangi i miei biscotti.

- Se hai il coraggio di definirli tali.

- Guarda che i Krumiri sono i numeri uno.

- È calce viva! Hai idea di quanto ci impieghino a inzupparsi nel latte?

- Attimi.

- Ma cosa dici! Io una mattina ho fatto la prova! Sono andato in cucina, ho versato il latte poi ho preso un Krumiro e l’ho messo nella tazza; sono andato in bagno, mi sono lavato, mi sono vestito, e quando sono tornato in cucina ho trovato una Macina del Mulino Bianco che spingeva il Krumiro nel latte e gli urlava: “Muori, bastardo!”.

- Spiegami allora perché te li mangi!

- Ragazzi, scusatemi un secondo! Stavo controllando in archivio e mi sono accorto che dovete ancora riportarmi 50 volte il primo bacio.

- Impossibile, a meno che tu…

- Adesso non è che ogni volta che qualcosa non va la colpa è mia!

- Scusa, hai ragione. Ma tu, in tutta sincerità, hai riconsegnato il film?

- E tu, in tutta sincerità, sei sicuro di non aver mai detto una bugia?

- Ma cosa c’entra?

- Chi è senza peccato scagli la prima pietra!

- Una sedia, forte sulla tua faccia, va bene?

- Se ho detto pietra deve essere pietra, non è che puoi cambiare le cose a tuo piacimento.

- Ah, scusatemi, mi sono sbagliato, il  film è rientrato.

- Ti ricordi quando ti ho detto che la sedia non andava bene?

- Sì.

- Ho cambiato idea, anzi se ne trovi una passamela, così mi ci siedo e ti do le spalle.

- Ma così ti cadono le braccia!

- Questa è bella, lo ammetto.

- Cosa?

- Cosa cosa?

- Cosa cosa stiamo calmi!

- O cosa calmi stiamo cosa?

- Insomma, mi vuoi dire a cosa stavi pensando?

- Come fai a sapere che stavo pensando?

- Guarda Naruto, che io mi accorgo quando uno pensa. Tu non ti accorgi quando io sto pensando?

- Non credo sia mai accaduto che tu abbia pensato.

 

 

Non bisognerebbe mai fare dei programmi perché puntualmente si va a sbattere di muso contro qualche contrattempo. Si doveva andare a una festa, ma poi per una macchina che non si accende si ripiega sul film. Si esce dalla videoteca direzione casa ed ecco che uno dei due ha l’illuminazione: passate in qualche locale per bere una cosa veloce e poi di corsa davanti la tele.

 

- Ci beviamo qualcosa?

- E il film?

- Dai, una birretta al volo e poi si va.

- Basta che non ci mettiamo una eternità.

- Andata?

- Ma sì, ci sto! Un buon bicchiere di rosso seduti al tavolo, due chiacchiere e poi ci spariamo il film.

 

Si certo, come no! Sogna pure!

Guastarsi qualcosa seduti e tranquilli in un locale di Milano tra le 21 e le 23? E i superstiti dell’happy hour dove li metti?

Colonne di San Lorenzo, zona centro di Milano e ritrovo preferito del popolo milanese che si raduna per l’aperitivo. C’è gente di tutti i tipi, partendo dallo studente per arrivare sin all’uomo d’affari, ma la classe che spicca nel mucchio tipo Messi è quella del single che vive solo. Potrebbe andare a casa a rilassarsi, invece eccolo sempre presente e più che mai accanito.

Sarà la voglia di chiacchiere? Il desiderio di conoscere gente nuova? La possibilità di incontrare la donna della tua vita? No! La sete e la fame, ecco cos’è!

Lo riconosci subito dalla faccia stravolta per la stanchezza e per l’alcool; come si dice in gergo, ha fatto il dritto dal lavoro e non è neanche passato a casa per la cena. Ha cenato qui con la scusa di bere una birra in compagnia.

Ma non vai a bere qualcosa, no! Ti prepari alla battaglia di Pearl Harbor e, con l’elmetto, ti scagli contro il nemico che si aggira per i tavoli con piatto, forchetta e bicchiere.

“Ma è disarmato!”

“Sentigli l’alito e poi ne riparliamo”

Divertente è vedere come si svolgono i fatti. la prima linea – i più coraggiosi – arriva verso le 18 – 18:30 e la situazione appare tranquilla. Si discute di strategie di combattimento, ma con il passare del tempo arriva il resto del plotone, la tensione inizia a crescere e lo sguardo di tutti va sempre più frequente verso la cucina da cui, entro breve, usciranno i piatti con il cibo.

La truppa è affamata e l’obiettivo è uno solo: mangiare.

Dalla radio un messaggio: “Avvistato bersaglio a ore 19, attendiamo ordini per partire”.

Solo pochi secondi, il bancone è pronto… 3,2,1… ALL’ATTACCO! È LA GUERRA!

Il segreto è la velocità, proprio quando si va in motocicletta.

I Valentino Rossi della situazione, con il fiuto per la pole position, sono subito sui primi, mentre i tattici alla Max Biaggi scattano un attimo dopo sui secondi; da notare che le patatine e gli stuzzichini non se li caga di pezza nessuno, neanche quelli che sono rimasti indietro e che aspettano il loro turno. Finisce il primo giro! Tutti hanno il piatto pieno e gli accostamenti sono veramente di ogni tipo, da quello tradizionale pasta e carne a quello più particolare pasta e nachos, passando per angoli più esotici a base di ananas e piadina; in breve, un modo veloce ed efficace per disintegrare ogni funzione del fegato.

La truppa si sta sfamando e la tensione comincia a scendere.

Una domanda: “Possibile che nessuno consideri almeno per un attimo l’idea che buona parte di quel cibo possa essere avanzato a pranzo e ora rimasterizzato?”. Guardate che i proprietari dei locali sono dei veri e propri esperti di make-up! Trasformano dei maccheroni scoloriti in un appetitoso piatto di pasta e dei tranci di pizza in splendide frittatine e il tutto con qualche salsina colorata, un paio di foglie d’insalata e dei pezzi di frutta qua e là che non guasta mai perché, come dire, arreda.

Mi sa che nessuno si fa questa domanda, e poi “in tempo de guera nun se butta via niente”. Al secondo giro la scena si ripete con l’aggiunta dei ritardatari che sfruttano il fatto di essere rimasti in piedi per fare gioco di ostruzione e sbafarsi indisturbati tutto quel “benessere di plastica”. Alle 20:30-21 la scena del delitto è ben delineata: piatti vuoti e in fin di vita, da un lato “gli abbuffati” distrutti, ma soddisfatti, dall’altro “gli insaziabili” che fissano senza tregua il bancone alla ricerca di un avanzo e in un angolo, quello più buio, “gli angosciati” che sono rimasti senza cibo e dovranno affrontare la prova del “Mi tocca cucinare”.

In sottofondo Hallelujah di Leonard Cohen nella versione cantata da Jeff Buckley. Un girone dell’inferno a tutti gli effetti!

La cosa che fa ridere è che con la fame e la musica altissima si è fatto tutto fuorché scambiare due chiacchiere in tranquillità!

Ci siamo anche noi! Siamo arrivati a guerra ormai finita, non abbiamo mangiato nulla, ci siamo scolati due bicchieri di rosso a testa, chiaramente in piedi, e siamo tornati a casa… senza auto!

Che gran bella idea quella di andare a bere una cosa!

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Capitolo 6
*** Introspezione sul frigo ***


***

 

- Io prendo il DVD. Tu accendi la tv e spegni la luce.

- Naru, mi viene da vomitare.

- Chiaro, ti sei bevuto due damigiane di rosso a stomaco vuoto.

- Non è vero! Ho spizzicato anche un paio di tramezzini giusto per tappare il buco.

- Con quello che hai bevuto, per tappare il buco ci vuole un quintale di cemento armato.

- Ma se abbiamo bevuto la stessa cosa!

- Sì, ma io l’alcol lo reggo.

- Anch’io il vino lo reggo bene.

- No, sono io che ti reggo, e neanche tanto bene! Ogni volta che bevi mi tocca offrirti la spalla.

- Sei un amico.

- Lo sono un po’ quando mi vomiti addosso, ed è già successo un po’ troppe volte.

- Dai, Naruto, sto malissimo!

- Che posso fare?

- Mi sento stanco.

- Ci credo! Dalle Colonne a casa è un bel pezzo. Ecco spiegata la tua stanchezza.

- No, mi sa che ho anche un po’ di febbre. Sai dov’è il termometro?

- No.

- Pensaci bene! L’ultima volta che l’ho visto lo stavi usando per vedere se l’acqua della pasta supera i 40 gradi… lo scienziato pazzo di Ritorno al futuro.

- Intanto l’impianto elettrico della casa l’ho fatto io. Ne vogliamo parlare?

- È meglio di no, visto che quando accendi la luce in sala parte la lavastoviglie del nostro vicino. Eccolo. Trovato. Comunque non mi va di discutere, sto malissimo.

- Allora stammi lontano! Potresti infettarmi, non sappiamo ancora bene cos’hai.

- Dai, infame, lo sai che sono facilmente suggestionabile.

- Guarda, dopo che hai superato indenne la prova della tua immagine allo specchio al mattino, non può più succederti nulla.

- E già, perché tu appena sveglio sei fresco come un fiore.

- No, non dico questo, ma neanche devo fare un make-up alla faccia.

- La prima volta che esci di casa con il segno del cuscino ti facci un culo così. Passami una Tachipirina così me la piglio e non ci penso più.

- Aspetta che leggo la scadenza.

- Io mi provo la febbre intanto. Ce l’avrò altissima!

- Allora, vediamo un attimo… puoi prenderla tranquillamente perché scade nel 2014.

- Ma va presa prima o dopo i pasti?

- Aspetta che leggo. Allora… Tachipirina… antipiretico per malattie esantematiche, affezioni del tratto respiratorio, cefalee, nevralgie, mialgie… ah, ecco, per affezioni febbrili quali influenza… per gli adulti una compressa al giorno… non dice niente di particolare per cui puoi prenderla quando vuoi.

- Sai che è bello sentirti leggere e avere la certezza che non sai quello che stai dicendo?

- Non sono medico, per cui non posso conoscere certi termini e comunque non è necessario. Sai che sballo usare le parole per un senso diverso dal loro!

- Tipo?

- Eh, non so, tipo… Ieri mi sono troppo antipiretico. Dove? Fai 100 metri poi svolti per paracetamolo, fai due affezioni, la seconda cellulosa svolti a destra e trovi eccipienti. Salutami sodio, saccarina e non fare supposta.

- Io non sto bene, ma tu hai il cervello in divieto di sosta.

- Sta febbre ce l’hai o no?

- 38 e mezzo, ce l’ho sì.

- Ma cosa ti senti di preciso?

- Ma, non lo so, mi sento debole, mi gira la testa, mi fanno  male le ossa, ho delle vampate di calore. Che dici, chiamiamo il medico?

- Con tutta questa roba che hai meglio chiamare il coroner. Poi per l’autopsia non ti preoccupare, faccio io uno squillo a quelli di CSI.

- Sei veramente un amico.

- Sai che sei una lagna quando stai male?

- Ma se sto male!

- Io il dottore però non lo chiamo. Quello qualsiasi cosa tu abbia ti dà sempre l’Aulin. E poi fa le ricette a caso. Secondo me pensa che siano schedine dell’Enalotto.

- Il problema non è cosa ti prescrive, ma come lo scrive. Che ortografia hanno i medici? Sarei curioso di sapere come fanno i farmacisti a capirli.

- Saranno abituati.

- Magari scrivono peggio dei dottori.

- Che poi hai fatto caso che nel taschino tengono sempre una penna che non usano mai?

- Beh, ma la penna fa molto dottore.

- Cosa vuol dire! Allora il fabbro dovrebbe girare con il martello nella camicia.

- Oppure l’impiegato con il mouse nella giacca.

- Cosa c’entra?

- Vedi, è la febbre che mi fa straparlare. Mi gira la testa e non mi va più il sangue al cervello.

- Che novità! Piuttosto, fai una bella cosa, fila sotto le coperte e fatti una bella dormita così ti passa tutto.

- Mi prepari una tazza di latte e miele?

- E magari ti vengo a rimboccare le coperte!

- Se conoscessi qualche bella favoletta sarebbe splendido.

- Come no, sono qui apposta! Senti questa che bella: c’era una volta una bambino con la febbre che stava male. Era nel suo lettino al calduccio quando a un certo punto arrivò la fatina. Il bambino le chiese di aiutarlo e lei, che risolve tutti i problemi, prese un cuscino, lo mise sulla faccia del bimbo e iniziò a spingere sempre più forte. Dopo qualche minuto il bimbetto non disse più niente e la fatina tornò a dormire soddisfatta.

- Se volevi farmi stare sveglio da qui al prossimo congiuntivo azzeccato di Biscardi ci sei riuscito!

- Ma secondo te potrò mai mettermi a raccontarti la favola per farti addormentare?

- Se fossi un vero amico lo faresti.

- Senti, io ti preparo latte e miele e tu vattene a letto che non ti reggo più!

- Va bene! Tu però, mi raccomando, quando apri il frigo stai attento!

- Perché?

- No, è che la notte la lì sento provenire degli strani rumori.

- saranno le poche cose che ci sono dentro che urlano per richiamare la nostra attenzione. Non è un frigo, è il deserto dei tartari. Fare la spesa noi non  se ne parla vero!

- Ah, non guardare me, io sono ammalato! E poi spetta a te ricordi? Il cucino, tu fai la spesa.

- Chiaro. Senti, tu vai a letto, io apro il frigo: se senti delle urla chiama il 118.

- Vado. Ah, Naru?

- Dimmi.

- Ricordati che ti ho voluto bene.

- Se vuoi che mi commuova dammi un pugno e rompimi almeno i quattro denti davanti, così mi esce qualche lacrima. Stai andando a letto, non stai partendo per una missione in Iraq!

 

Cosa si può dire del frigorifero? È l’elemento che rispecchia fedelmente lo stato d’animo e la vita degli abitanti della casa. È il segnale che ti tiene aggiornato sulle condizioni su chi fa uso… insomma, il frigo ha il polso perfetto della situazione!

In una famiglia molto spesso è straripante di prodotti e di colori e aprirlo è una vera e propria gioia per gli occhi, ma nel nostro caso, come del resto in quello di migliaia di giovani che vivono soli, la realtà è ben diversa. Lo scenario è quello del film 2001: Odissea nello spazio e la colonna sonora è affidata ad Alan Parsons Project.

Non è come sul set di Friends dove i protagonisti, tipici trentenni, aprono un frigo sempre pieno! È diverso! Lui è un mostro di alluminio che sputa freddo e ogni volta che lo aprì ti ci vuole una sciarpa perché il vuoto provoca delle correnti di aria gelida che l’Alaska al confronto è un nuovo tipo di ghiacciolo. Ci sono sempre e solo poche cose mirate, tipo l’acqua, le uova, il burro, qualche confezione di sottilette e di affettato per i toast e, qua e là, dei pomodori e delle foglie d’insalata abbandonate dalla Valle degli Orti che si guardano intorno terrorizzate e si fanno coraggio a vicenda.

Perché fare la spesa se le possibilità di mangiare senza cucinare, spendendo poco, sono parecchie?

Ci sono i fast food, i già citati happy hour, i kebbabari, le fagotterie, le piadine rie, le rosticcerie… e altro che termina per “RIE”?

Per i più pigri la soluzione sono i cibi precotti che vanno solo riscaldati con il microonde capace di scongelare anche l’orso bianco: i “Quattro salti in padella” oppure il “Pronto, buongiorno è la Pizza” ovvero la possibilità di farti portare a casa la pizza da un ragazzo in motorino evitando così di uscire.

Ci saremo sicuramente dimenticati qualcosa ma ormai le possibilità sono talmente tante che è difficile ricordarsele tutte.

Fate attenzione a Pizzarito Pastarito! A parte che non mi puoi chiamare un  posto così e poi, capisco che si tratta di una catena famosa in tutta Italia,ma allora vediamo di cambiare architetto; sembra di mangiare in un grande magazzino di abbigliamento dove avanzava dello spazio per delle sedie e per una cucina.

Mangiate, voi che potete!

 

 

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A: Voi

Da: La vostra splendida ninfea(Ino ovviamente), e quell’altro (Sai)

Oggetto: Ci avete dato buca!

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Ma dove cavolo siete finiti!

Noi vi invitiamo ad una festa fantastica e voi non vi presentate neppure! Ma andate a giocare a briscola tra i vecchi allora!

Comunque vi siete persi una serata che non vi dico. Tante gente di ogni tipo, bravi ragazzi a mio dire, alcol come se piovesse e musica stellare.

Abbiamo incontrato Shikamaru e Temari, quanto tempo che non li vedevo, almeno un anno. Temari ci dava dentro mentre Shika era il solito; o su uno sgabello a sorseggiare qualcosa o su un divanetto. Il problema è che poi si addormentava!

Allora nullafacenti, ho una cosa da dirvi. Questi due ci hanno regalato quattro biglietti per la prima di un film che mi sembra si chiami “To Rome with Love” e siccome nessuno di quelli che abbiamo invitato può venire, abbiamo pensato di dirlo a voi. Siamo gentili eh!

A noi del film non che ci importi poi molto, magari è bello non so, ma siccome è gratis, si diventa un tutt’uno con le poltrone e ci si rimpinza di popcorn, meglio di niente no?. Benissimo! Se volete venire fatecelo sapere, anzi vi aspettiamo punto e basta. Muti!

 

La vostra “madre” adottiva!

Ciao!

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- Ben tornato! Si può sapere che fine hai fatto?

- Ero al super a fare la spesa.

- E non potevi avvisarmi, mi sono svegliato, la macchina era parcheggiata al suo posto e tu non c’eri.

- La macchina è ferma perché non c’è la benzina e poi lo sai che ho la batteria del telefono scarica.

- Un messaggio almeno. Ero in pensiero.

- Ma scusa, perché non mi hai chiamato tu?

- Si certo, adesso mi metto a spendere dei soldi solo perché non ti vedo tornare. Mi sembra un po’ esagerato.

- Guarda, Sas’ke, che sei tu quello che stava in pena. E poi io esco per fare la spesa visto che tu non stai bene e quando torno mi devo sorbire questa scenata! Mi sembra troppo.

- Vatti a preoccupare per gli amici e questo è il ringraziamento.

- Sas’ke, guarda che ho ventiquattro anni. Penso di essere capace ad uscire da solo, non pensi?

- Si ok. Comunque, cos’hai preso al super, fammi vedere.

- Io vado un attimo in camera a cambiarmi la maglia che con le buste della spesa ho portato a casa anche un paio di litri di sudore.

- Fermo, non provarci, ho appena messo la cera.

- Ma se abbiamo la moquette.

- Allora mettiti le pattine.

- Per camminare sulla moquette? Allora sei scemo! Per fare tre metri cosa ci metto, venti minuti? A furia di strofinare, minimo faccio le scintille!

- La casa va tenuta in ordine, mio caro!

- Ma cos’è questa predica da massaia! Io mica ti ho detto di non pulire, me se lo devi fare usa un po’ di criterio.

- Ha parlato quello che per la lavastoviglie, siccome aveva finito le pastiglie, ha usato  le aspirine effervescenti.

- Non tocchiamo questo tasto!

- Cosa vorresti dire, sentiamo.

- È vero che serve per lavare i piatti, ma vanno prima svuotati, se non l’hai ancora capito.

- E chi lo dice?

- Nessuno, però devi riconoscere che una coscia di pollo che sbatte sul cestello dopo un po’ disintegra i testicoli.

- Non me ne ero accorto.

- Ok! E degli ossibuchi cosa mi dici? Quando ho aperto la lavastoviglie sono partiti tipo sassi e a momenti perdo l’uso dell’occhio destro.

- Dai, Naru, usare la lavastoviglie è un casino! Non ci capisco una mazza!

- In che senso?

- Per esempio, con che criterio si dividono le cose per i due cestelli?

- Sopra ci vanno le tazzine, i bicchieri e le cose piccine, mentre sotto si mettono i piatti, le potate e le pentole.

- E fin qui ci arrivo.

- Poi c’è il lavaggio sporco e quello molto sporco e puoi scegliere di far funzionare solo quello di sopra o quello di sotto, oppure insieme. Ti devi anche ricordare di fare ogni tanto dei lavaggi senza stoviglie per disinfettare, e di mettere un deodorante per eliminare i cattivi odori che potrebbero crearsi dopo un uso prolungato dell’elettrodomestico.

- Sembri Mastrota quando fa le telepromozioni.

- Peccato che lui ha sempre vicino una bella donna e io invece mi porto appresso te, il signore oscuro, neanche quello degli anelli.

- Ma te come fai a sapere queste cose?

- C’è un libretto di istruzioni. Do you know “istruzioni”, lobotomia in libera uscita?

- Tentativo di simpatia, I know but I didn’t find il libretto. È un libricino bianco. Tu non l’hai visto in giro?

- No, non mi pare.

- Scusa un attimo, cos’hai usato ieri sera per segnare i punti del Taboo?

- Un libricino bianco.

- Vuoi sceglierla tu l’offesa o mi lasci carta bianca?

- Vista l’immensa cazzata, a te la scelta.

- Siccome sono uno che ha stile… anzi oserei dire definirmi una persona con classe da vendere…

- …e con  cervello da acquistare, possibilmente non in svendita poi!

- Dicevo che passerò sopra a tutto, a patto che tu venga a una prima di un film. Ho letto una mail di Ino e Sai.

- Ma durante il giorno fanno qualcosa o passano tutto il tempo davanti il computer?

- Dai, questa volta non possiamo mancare. Già non siamo andati alla festa alla discoteca Konoha.

- Mandagli una mail e inventati una scusa.

- No, io non me la sento di raccontagli una balla. Mandagliela tu.

- Ma di che film si tratta?

- Il titolo dovrebbe essere To Rome with Love e la regia di…

- Woody Allen.

- Esatto, sembri vestito con l’inutile e invece!

- E poi gli attori sono Penelope Cruz e Roberto Benigni, due tra i miei preferiti. Grande! Ma a che ora inizia?

- Sulla mail c’è scritto alla 18:00.

- Basta partite un po’ prima perché a piedi ci si impiega di più. E poi abbiamo ancora tempo.

- Dovremmo rispondere a Ino e Sai per ringraziarli.

- Pensaci tu che io intanto metto via la spesa.

- Vediamo! Grande, hai preso le caramelle al limone. Ne prendo una.

- Prendile, solo che io posso mangiare solo quelle e costano parecchio, comunque se ti vanno prendile pure.

- Non importa. Al massimo mi prendo uno yogurt.

- Fai fai, anche se sono quelli magri e io ne ho presi pochi perché pensavo fossero solo per me, comunque mangialo uno, se ti va.

- Dai, mi mangio una barretta energetica e non se ne parla più.

- Va bene, solo che ne è rimasta solo una e se io non la prendo dopo gli allenamenti… muoio… comunque prendila.

- Se bevo l’acqua del cesso ti sta bene o hai qualcosa da dire? Guarda che la spesa la facciamo con la cassa comune.

- Che ricarico solo io, tra l’altro!

- Cosa mi metto per uscire?

- Sì, bravo, quando ti conviene cambi discorso, vero!

- Eccomi, sono pronto, andiamo?

- Eppure nessuno mi ha obbligato a venire a vivere con te! Devo chiedere ai miei se quando l’ho deciso facevo uso di funghi allucinogeni!

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Capitolo 7
*** Introspezione sul calcio ***


***

Non fatevi mai consigliare da nessuno. La scelta del film da andare a vedere al cinema deve essere guidata dall’istinto o dal gusto e non influenzata dai pareri di amici o dalla critica letta sul giornale.

Con i primi capita che vi parlino benissimo di un film che voi andrete a vedere carichi di aspettative puntualmente disattese o che ve ne sconsiglino uno che magari a voi piacerebbe da matti. Nel caso della critica il pericolo più frequente è di dover prima riuscire a comprendere quello che scrivono; sicuramente giusto e grammaticalmente corretto… ma non si deve conoscere a memoria lo Zingarelli o laurearsi a pieni voti in lettere e filosofia per capire.

Un esempio!

“…i teenagers americani che non giocano con la torta di mele si ritrovano nel deserto dei valori cinici e si esercitano a mirare di cinismo nel cuore della società…”

Un altro? Va bbuò!

“…il regista firma un fascinoso capolavoro privatissimo in cui l’utopia sociale incontra il sogno del cinefilo. Meravigliosa riflessione sulla conquista del corpo, dello schermo e del dolore…”

Bis? Addirittura!

“…niente facili metafore sulla patria in fieri, trattasi di spiritualismo… solo così si scoprirà il mistero dell’essere…”

N’ata vot! E che pall!

“…psico-radiografia epica, strepitoso affresco che abbraccia le passioni cercando l’armonia…”

A mazzat final!

“…il cinema fatto che diventa cinema da fare, o da continuare. Da considerare è proprio il cinema di ieri…”

E poi? Nient’altro? Immaginatevi un lavoratore medio italiano che non ha studiato e che dopo anni decide di portare tutta la famiglia al cinema. Apre il giornale, legge queste cose, lo richiude, si mette il pigiama e va a letto senza dare spiegazioni.

Ci  vogliono messaggi chiari e diretti e anche qualcosa che aiuti la comprensione come, per esempio, la rivista “Urban”, che sì, esprime un giudizio articolato e competente, ma correda con una legenda facile e divertente: una manina con una o più dita sollevate a seconda del giudizio e vicino aggettivi noti a tutti, anche ai meno cinefili del mondo, tipo “capolavoro”, “grande”, “buono” e altro.

“Da un recente sondaggio dell’ente nazionale regionale del cinema italiano nell’universo della sala cinematografica su pellicola digitale a otto millimetri con lungometraggio a cinemascope (che effettone fa buttare dei nomi a caso?), è diminuito considerevolmente il numero delle persone che vanno al cinema.” E ci voleva l’istituto col nome più lungo del mondo per accorgersene?

Ma è chiaro! Cosa significa far pagare un biglietto che oscilla da punte minime accettabili di 4 euro, a massime di 9 euro! Ora che c’è il 3D la gente paga quasi volentieri per vedere un film in quel modo, ma all’uscita dovrebbero anche regalarmi il film appena visto in bluray sennò quel che ho speso rimarrebbe eccessivo. Sul giornale adesso danno anche il voto alla poltrona. Cosa fai, me la metti al culo ma mi fai stare comodo?

E ora poi, dopo neanche due mesi dalla scomparsa delle sale, il film, soprattutto se un grande successo, è disponibile a noleggio! Se ti va bene lo trovi in DVD, in gpl, in vhs (se come no), o girato all’istante con gli attori che vengono a casa tua.

“Andare dove?”

“Al cinema!”

“Ma sei impazzito. Esco un attimo, vado a noleggiare tre film e spendo meno. Se poi ci aggiungi una coperta e un divano, chi si muove più da casa!”

 

 

- Naru?

- Che c’è?

- Dimmi che mi sto sbagliando!

- Cosa?

- Ma oggi pomeriggio non c’è Milan-Juve allo stadio?

- È vero!

- E come facciamo ad andare alla prima del film?

- La partita inizia alle 15:30 e finisce alle 17:15. La prima inizia alle 18:00 ma secondo me in mezz’ora ci arriviamo alla grande al cinema.

- Però non mi va di fare le cose di fretta.

- E a me non mi va di perdermi la partita!

- Ok, ci sto! Però dopo schizziamo via perché non voglio fare un'altra figura con Ino e Sai.

- A parte che di figure ne fai da quando sei nato, ma poi ti ricordo che anch’io ci tengo un sacco a vedere il film. Ora però tutti a vedere il grande Milan… Milan… Milan… Milano siamo noi, Milano siamo noi…

- Ma cosa canti cosa?

- Bello, ti porto a vedere il calcio spettacolo. Giocano i Campioni d’Europa e d’Italia! Manchester ti ricorda qualcosa o la tua memoria di juventino ferito a rimosso tutto?

- Siete gli ex campioni d’Europa, correggi. E meglio una finale di coppa dei campioni persa che due anni in serie B.

- O meglio uno scudetto vinto con una partita rubata all’Inter e un rigore negato?

- Quello non era un rigore. E poi tutte le trasmissioni sportive hanno spiegato come sono andate le cose.

- Fammi sentire.

- Ascolta! Ronaldo stava andando con la palla al piede verso la porta, solo che Ferrara gli si è affiancato e ha iniziato a cantare la canzone dello yogurt Danone… e tutti sanno come canta Ciro, compresi i suoi figli! A quel punto il Fenomeno ha tentato di spostarsi ed è andato a sbattere contro Juliano che passava lì per caso per smaltire la notte brava al night con il suo amico Montero. Capito? Vedi che la Juve ha vinto meritatamente?

- Non fa una piega! Ma questa storia non risale a 9 anni fa? Comunque il Milan è la squadra che ha vinto più trofei in Europa e su questo non ci piove.

- Vero, ma la Juve è la squadra con più scudetti.

- Può essere. Resta il fatto che in quanto a stile siamo imbattibili.

- Ma perché devi raccontare queste cagate? Avevate in squadra gente del calibro di Gattuso detto Ringhio.

- E voi con Davids, il pit bull! Come la mettiamo?

- Cosa mi dici di Pinturicchio?

- Gran giocatore senza dubbio, però uno che fa uno spot in tv dove beve acqua e parla con un uccellino!

- Perché, Inzaghi non ha fatto lo spot di un karaoke?

- Non potrà mai arrivare a quello che fa Buffon.

- Lo spot è carino.

- Ah, lui entra in campo è la moglie gli tira una bottiglietta che lui a momenti se la lascia cadere dalle mani, si mette in porta e mentre beve para una bomba di tiro con una mano! Per me è irreale.

- Come molte cose che si vedono in tv, del resto.

- Lascia stare la televisione! Intanto voi juventini…

- Perchè, voi milanisti…

 

 

Possibile che nelle discussioni sul calcio si dicano sempre le stesse cose?

Il tifoso deve difendere la sua squadra, e fino qui ci siamo, ma almeno ogni tanto che cambi tattica! Non si può attaccare sempre le solite cose!

 

Sei interista: “Voi del Milan siete stati due anni in serie B e noi no”.

                      “Voi della Juve pagate gli arbitri e ci avete rubato uno scudetto.”

 

Sei milanista: “Perché, l’ultimo scudetto  voi interisti dopo quanti insuccessi lo avete vinto?”

“Vi brucia Manchester!”

 

Sei juventino: “Lo sapevate che la buca dove hanno trovato Saddam l’ha scavata Costacurta quando ha tirato il rigore nella finale dell’Intercontinentale?

“Ronaldo in Spagna segnava di brutto. Voi lo avete fatto guarire e lui, come ringraziamento, se n’è andato.

 

 

Il calcio è una realtà dalla quale non si può prescindere perché anche se non ti interessa te lo ritrovi ovunque e non puoi fare a meno di farci i conti. Non si accontenta più di monopolizzare la domenica, ed ecco allora che abbiamo i calciatori impegnati a cantare, a sfilare, a posare per riviste, a fare spot, a intervenire in trasmissioni, a inaugurare locali con tanto di modelle e in tanto altro. Ma di giocare a calcio, non se ne parla? Meno male che ci sono dei punti fermi!

I giornali, per esempio. Da sempre, ci accompagna la “Gazzetta dello Sport”, la Gazza per gli amici, la Bibbia del calcio italiano, la regina incontrastata, unica, dallo stile inconfondibile, vestita sempre di rosa, ti aspetta tutte le mattine puntuale e non ti chiede ti presentarti in abito elegante. Non si sa per quale motivo ma i suoi titoli hanno sempre qualcosa di sensazionale e ti attirano molto di più di qualsiasi altro giornale sportivo. Le altre testate la inseguono, ma non riescono a reggere il passo.

Inconfondibile poi è l’appuntamento radiofonico della domenica con Tutto il calcio minuto per minuto; le grandi voci dei telecronisti sportivi tengono incollati alla radio, ormai da decenni, migliaia di calciofili. Difficile spiegare la sensazione ogni qual volta c’è un’interruzione da un altro campo per annunciare un goal o la strana complicità che si avverte nel vedere un anziano che passeggia al parco con la radiolina vicino all’orecchio.

Dal punto di vista televisivo, invece, le cose sono molto cambiate. Prima l’immagine per antonomasia del calcio era la sigla di 90° minuto, quello condotto dal grande Paolo Valenti, e i servizi delle partite con in anteprima le reti della domenica; ora c’è l’appuntamento con Galeazzi, l’elefante per intenderci.

Si attende parecchio ma poi parte subito la sfilza di servizi!

Magari! Adesso si apre con il conduttore, costantemente incazzato perché sovrappeso o troppo basso che, dopo aver letto la schedina della serie A e mandato il primo servizio, dà la linea alla pubblicità per poi tornare a leggere quella della serie C1, girone E, inferno, paradiso e purgatorio. Dopo una perdita momentanea della memoria si ricorda del perché si trova lì e manda ancora dei servizi. Quando sembra che il tutto volga alla fine e sono rimaste da vedere le immagini delle partite più importanti, solitamente lasciate in ultimo, ecco che viene pronunciata la frase mitica. “Diamo la linea alla pubblicità?!” … Attimi interminabili in cui lo spettatore allo stremo delle forze inizia a perdere bava dalla bocca e procede alla trasformazione lenta e graduale in lupo mannaro. Proprio nel momento in cui sta per ululare ecco gli ultimi servizi; lui si tranquillizza, ritorna in sé, guarda le reti della sua squadra e va a cena felice e contento per la gioia di chi gli sta intorno.

Per l’amante del calcio le sorprese non sono finite! Lo aspetta anche la Domenica sportiva e Controcampo. Anche lì non mancherà la bella di turno, l’ex arbitro lampadato con il vizio della telepromozione , della serie “che bisogna fa pe’ campà!” e l’attore-opinionista dagli occhiali colorati capace di elargire cagate e di abbinare il non abbinabile. Un pioniere è stato Maurizio Mosca, il grande Maurizio. Pace all’anima sua, che adesso tormenterà tutti i giocatori del passato.

Per concludere, non si possono trascurare le trasmissioni in tempo reale dove non vedi le immagini, ma segui tutte le fasi della partita accompagnato da telecronisti presi dalla strada, nel senso che qualcuno li ha visti, li ha caricati per dagli un passaggio, ma, dopo pochi attimi e qualche frase scambiata insieme, li ha scaricati casualmente davanti al alcune sedi tv dove questi sono entrati per cercare un telefono e sono stati assunti… vedi essere al posto giusto nel momento giusto!

Per chiudere l’argomento calcio vorremmo ringraziare quel mito di Tiziano Crudeli, colui che è il tifoso per eccellenza, o semplicemente si dimentica di prendere le pasticche per la diarrea; quando esulta assume un’espressione di sforzo che… beh avete capito. Mitico Tiziano!

In ultimissima, Un saluto speciale ad Aldo Biscardi, e al suo processo che ci ha accompagnati per anni. Grazie Aldo, Grazie di esistere!

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Salve! Non ho mai scritto nulla alla fine ma era per puntualizzare una cosa: io non mi intendo molto di calcio, così ho raccolto informazioni qui e là!

Scusate se ho sbagliato qualcosa ^^”

 

Matt

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Capitolo 8
*** Introspezione sul lavoro ***


***

 

- Il pareggio mi sembra il risultato più giusto.

- Dico solo che avete il solito culo. Boriello un goal così non lo rifarà più.

- La fortuna premia gli audaci. Lui ci ha creduto e l’ha messa.

- Vero, comunque, secondo me, meritavamo più noi.

- Secondo me siamo in ritardo per il film.

- Noo, il film! Che ore sono?

- Le 17:30. Manca mezz’ora, ma non ce la faremo mai. Siamo anche senza macchina e sui mezzi c’è un casino assurdo.

- Lo sapevo!

- Quindi?

- Cosa?

- Come si fa per il film? A me poi è passata anche la voglia.

- No, io ci vado! Mi sembra brutto paccarli ancora, anzi non me ne fotte più di tanto, ma il film mi interessa parecchio.

- Allora ci vediamo a casa stasera!

- Ok! A proposito, Sas’ke, prestami 20 euro.

- Che bello che sei!

- Sono senza una lira, anzi, sono talmente alla canna del gas che se mi accendo una sigaretta scoppio.

- Se tu sei alla canna io sono al contatore del gas, quindi scordati che io ti presti i soldi.

- Ma vedi come sei! Scusa, io mi offro di andare da quei due, ti paro il culo, non ti faccio fare brutte figure e tu mi neghi un piccolo aiuto? Bell’amico!

- Ma chi te lo ha chiesto! E poi anche a cosa ti servono?

- Devo prendere un taxi se voglio arrivare in tempo.

- Naruto, anche volendo, non posso darti 20 euro perché sono veramente stirato.

- Quanto c’hai in tasca?

- Ho le tasche, e tu?

- Mia madre me le ha cucite!

- Vieni a casa con me?

- No, senti, io ci provo lo stesso con i mezzi. Se arrivo tardi poi me ne torno  indietro.

- Va bene, salutami Ino e Sai, se li vedi!

- Spero di no!

 

- Oh, sei tornato?

- Tu che dici? O sono io oppure qualcuno che mi somiglia tantissimo.

- Se non sei tu ti trovo veramente bene.

- Io invece sono certo che sei tu.

- Perché?

- E dove lo trovo un altro con un cervello così latitante?

- Ah, oggi si regala simpatia! Cos’è, periodo di saldi?

- Tu prova a farmi domande sensate e vedrai che io la smetto di risponderti male! E poi vorrei vedere te al posto mio.

- Perché?

- Perché! Per arrivare al cinema ho fatto veramente i numeri, altro che La corsa più pazza del mondo! Salgo sul tram, faccio due fermate, poi sale il controllore.

- Il controllore sul pullman che parte dallo stadio?

- Infatti! Pura fantascienza! Appena è salito hanno iniziato tutti a insultarlo e, quando si sono porte, lo hanno spinto giù. Indovina chi è lo sfigato a cui si è aggrappato e che si è tirato dietro mentre scendeva?

- Sto già ridendo!

- Non ti conviene perché per il verbale gli ho dato i tuoi dati.

- Sei una merda!

- È vero! Ma non è finita! Prendo un taxi al volo e gli chiedo di fermarsi davanti a un Bancomat per prelevare. Scendo, infilo la tessera, digito il codice e sul terminale appare la scritta : “Da prelevare ti è rimasto solo il sangue”!

- Noo, che pacco!

- Risalgo sul taxi, altro sportello, solita menata, alla fine riesco a prelevare, faccio un paio di round con il mio estratto conto e finalmente arrivo al cinema.

- Eri ancora in orario?

- Mancavano cinque minuti. Entro ma non trovo Ino e Sai. Allora vado alla cassa per acquistare un biglietto ma non ce ne sono perché la serata è a inviti. Provo a vedere se conosco qualcuno che mi possa far entrare ma non se ne parla: alla fine il tipo che strappava i biglietti mi ha visto sudato e solo nell’atrio e mi ha fatto entrare lo stesso. Devo avergli fatto tenerezza!

- E il film com’era?

Mi è abbastanza piaciuto. Una storia gradevole, una regia interessante e due attori che sono dei fenomeni. Li avevo già visti in altri film ma ribadisco la mia massima stima nei loro confronti.

- Quindi li conosci bene?

- Chiaro! Benigni è un personaggio storico e non ha bisogno di presentazioni. Penelope Cruz inizia la sua carriera artistica in televisione. Il debutto cinematografico avviene con il film Prosciutto, Prosciutto. Del 1993 è il suo primo film italiano, La ribelle. Tra un film e l'altro, continua a studiare teatro nella scuola di arte drammatica di Cristina Rota, studio che continua anche nelle città di New York e Londra.

- E io che ho sempre pensato che sulle spalle avessi un soprammobile.

- Però adesso ti prego, basta parlare! La mia immensa cultura a volte mi fa avere paura di me stesso. Chiama la mia servitù e dille di prepararmi il letto, perché mi duole la testa e le mie membra sono assai affaticate. Perdonami, ma vado a ritirarmi nelle mie stanze.

- Piccolo Buddha, scendi un attimo dal piedistallo e torna tra noi umani. Piuttosto, Ino e Sai alla fine li hai beccati?

- Macché! All’uscita ho provato a vedere se li incrociavo ma niente. E tu invece che hai fatto?

- Seratone Playstation. Shino mi ha prestato il calcio masterizzato.

- Ancora con ‘sti giochi pacco!

- Guarda che sono uguali agli originali.

- Ti ricordi l’ultima volta che ho giocato a fifa 2000 masterizzato cosa mi è successo, vero?

- Cosa?

- Ti rinfresco la memoria. Calcio d’inizio, parte l’azione, un giocatore tira, la palla esce dallo schermo e colpisce mio padre. A quel punto suona il citofono e io vado a rispondere.

- Chi era?

- Cannavaro che mi diceva: ‘Capo, c’ho putit ‘ra u pallon ja, p’ ppiacer!

- Ma smettila!

- Sei tu che la devi smettere! Mi spieghi che gusto ci trovi a restare impalato ore e ore davanti alla tv a giocare?

- Ognuno si diverte come vuole.

- Verissimo, però magari guardarti un po’ intorno non ti farebbe male.

- Guarda che io una mamma e un papà a cui rendere conto ce li ho già per cui sei pregato di farti un piatto di cazzi tuoi.

- Nessun problema.

- Meglio così.

- Buonanotte.

- Buonanotte.

 

 

Vuoi vivere da solo? Che problema c’è! Ti trovi un lavoro ed è fatta.

Come scelta di vita, noi avevamo scartato questa ipotesi perché non ci piace fare quello che fanno gli altri. D’altronde si sa, i veri alternativi sono quelli che si distinguono dalla massa! Non fa una piega… anzi ne fa una, quella del cuscino che ti tagli la faccia in due quando ti svegli a mezzogiorno e che ti ricorda che dovresti almeno sentirti in colpa, ma tu niente!

Abbiamo cercato delle valide alternative al lavoro, ma non ci è andata molto bene. Siamo anche arrivati vicini a ottenere la pensione di accompagnamento e per farlo è bastato mostrare la faccia di Sas’ke allo sportellista., ma sul rush finale ci ha fregato Moratti che l’ha ottenuta senza neanche presentare la domanda.

Se ci siamo avvicinati tardi alla vita lavorativa, però, la colpa è delle nostre brillanti carriere scolastiche.

Naruto, anni ventiquattro, ex studente di Lettere e Filosofia, scelta di ripiego dopo non aver passato il test a Medicina.

Nei primi quattro anni di università si mette in luce per la sua bravura nelle attività parauniversitarie, e cioè tutto ciò che con lo studio non c’entra praticamente nulla! Come nel film L’attimo fuggente, anche lui ha un suo circolo che non è dei Poeti Estinti ma bensì dei Gighelli Spenti, specializzati nell’analizzare scientificamente per quale motivo lo spinello sottovento si consumi prima. Il suo gruppo, per un periodo, si interessa ai libri, ma presto intuisce che vanno anche letti e molla di colpo.

Proprio mentre la sua voglia di studiare lo sta spingendo a dare ben due esami in un anno solo, riceve la chiamata e va a fare il servizio civile. Il suo compito è portare i dializzati all’ospedale per una terapia e poi riportarli a casa.

“Buongiorno, Uzumaki, sei in ritardo di dieci minuti.”

“Mi scusi, ha ragione signor…”

“Comandante, prego.”

“Coma che? Non pensavo fossimo al militare.”

“Ci siamo alzati allegri stamane! Comunque oggi fai il solito giro: la mattina la zona Sud di Milano e il pomeriggio quella Sudovest. Domande?”

“Nessuna. Volevo segnalarle che alla macchina andrebbero rifatti i freni.”

“Perché?”

“Sono consumati.”

“E chi lo ha detto?”

“Nessuno, solo che ogni volta che freno sulle quattro ruote si accendono dei falò.”

“Allora fai così: finisci il giro e questa sera riporta la macchina in sede e la lasci dal nostro meccanico.”

“Grazie! Se per caso oggi dovessi morire per aver frenato a uno stop, siccome dovevo passare in posta a pagare la luce, potrebbe avvisare lei mia madre che non ho potuto farlo?

“Ma certo, Uzumaki. Per qualsiasi cosa ci sono qua io, vai pure tranquillo.”

“Grazie mille! Se non ci fosse lei…”

Che gran brava persona quel signore… ops… comandante.

 

“Uzumaki, qui è la sede, mi senti?”

“Sì, ditemi pure.”

“Dove ti trovi?”

“Sono in chiesa.”

“A fare cosa?”

“Ho acceso un cero alla Madonna perché oggi ho frenato già una decina di volte e non sono ancora morto.”

“Cosa?”

“Niente, cose mie.”

“A che ora smonti?”

“Alle 16, perché?”

“Devi andare a Como a ritirare una sacca di sangue.”

“Ma tra dieci minuti finisco il mio turno.”

“Senti, Uzumaki, io non c’entro nulla. Se ti devi lamentare fallo con il comandante.”

“Va bene, allora passamelo.”

“Non c’è!”

“Dov’è?”

“È andato a fare i freni alla sua macchina!”

L’obiettore di coscienza, una valida alternativa al servizio militare, la possibilità di rendersi utili e… per qualsiasi cosa rivolgersi al comandante. Se non è in sede, lo potete trovare o in officina o in ferie.

“Ma qui risulta che è in servizio. Chi lo ha segnato presente?”

“Quante domande!”

 

 

Sasuke, anni venticinque, si iscrive a Lingue e letterature straniere moderne dopo aver fatto ragioneria alle scuole medie superiori. Era la sua scuola! Dargli in mano la contabilità di una azienda? Altro che crack della Parmalat! Chiaramente all’università non si iscrive a Economia e commercio, bensì a Lingue; riesce a dare la bellezza di 18 esami ma, proprio mentre pensa all’argomento della laurea, si dimentica di fare il rinvio per il servizio di leva e si ritrova in caserma, con i capelli corti,  la divisa verde e la sveglia alle 6:30, tutte le mattine.

“Se fai il militare, torni che sei maturato!” … Se qualcuno di voi dovesse conoscere il primo che ha pronunciato questa frase è pregato di segnalarlo al sito www.devistarezitto.it: c’è una lista di persone pronta a fargli fare da casa sua alla caserma più vicina non al passo del leopardo bensì a calci nel culo ripetendo nel mentre “Signorsì!”.

Il militare! Cioè?

La chiamata. Cioè?

La chiamata alle armi. E chi è che ti chiama?

Lo Stato. E chi glielo ha dato il mio numero?

Ma se tu non hai voglia di rispondere? Non puoi dire che non ci sei, che ti hanno staccato il telefono, che una calamità naturale ha cancellato i nomi delle vie e tutti i numeri civici per cui tu non sarai mai raggiungibile da questa chiamata? … Mi sa proprio di no! Uffa!

Loro ti chiamano e tu rispondi!

Non cercare una alternativa perché non c’è! Al massimo puoi sperare di avere qualche malattia!

“Perché sei qui?”

“Forse ho un’infiammazione prostatica. Speriamo, così me ne vado a casa. E tu?”

“dicono che ho un soffio al cuore perché sento sempre male al petto dopo aver fatto qualche sforzo. Guarda, lo spero proprio!”

Ospedale militare! Pronuncia questa parola e vedrai che anche Viso Pallido impallidirà. È l’unico posto dove ti mettono un pigiama da carcerato, ti visitano accuratamente per 5-7 secondi e ti riformano solo a patto che tu sia sano: se hai qualcosa, abile e arruolato.

Al militare non sei più tu, non ti chiami più Sasuke Uchiha: sei il soldato semplice S.U. del 3° reggimento, 4a compagnia, II battaglione, 3° corpo d’armata… per chi chiama in orario pasti… se non ci trovate lasciate pure un messaggio dopo lo squillo di tromba.

Non ti sveglia più la mamma con il profumo di caffè! Alle 6:30 in piedi, ti vesti, ti radi e via a fare una sana e robusta colazione a base di “ipotesi di latte e caffè” e “supposizione di biscotti”. Alle 8:00 c’è l’alzabandiera e poi inizia la giornata.

Ancora non sai cosa ti aspetterà ma ti conviene farlo se non vuoi essere punito.

Le punizioni? Un corso di clownerie fa meno ridere.

1.    Piantonare i bagni: negli ultimi anni i water spesso si sono visti preferire le turche e, non potendo accettare questo affronto, hanno tentato più volte la fuga. Alcuni ce l’hanno fatta, altri li ha ritrovati la Carrà, altri ancora si sono sfogati con il piantone e hanno deciso di restare.

2.    Piantone androne-camerata: mentre gli altri dormono tu li controlli. Coccoli quelli che fanno fatica ad addormentarsi, sgridi quelli che russano e rimbocchi le coperte ai più freddolosi.

3.    Vettovagliamento: ti mettono in mensa a lavare degli oggetti che sembrano pentole, ma che in realtà sono dei container di 5 metri per 5. Io sono stato fortunato perché dentro ci ho trovato un soldato che era lì in punizione dall’82 per aver esultato troppo platealmente quando l’Italia ha vinto i Mondiali… almeno non ho sofferto di solitudine!

Il resto della giornata andrebbe dedicato alla preparazione del soldato con addestramento fisico, lezioni di strategia e studio delle armi e delle tecniche, ma nulla di questo si fa per ragioni più che valide:

1.    Prima di addestrare il soldato va restaurata la caserma e serve manovalanza. Perché spendere soldi quando i soldati possono farlo senza poter chiedere un compenso?

2.    Per potersi dedicare anima e corpo alla truppa gli ufficiali devono prima passare ore intere al circolo, dove li costringono ad abbuffarsi e a non pagare nulla; che vita ingiusta! Pensate invece a quanto sono fortunati i soldati che fanno la fila alla mensa illudendosi di mangiare (la roba cercatela nei bauli delle macchine dei marescialli… quasi tutti…).

3.    Per spiegare al soldato come si usa un’arma, bisognerebbe possederne una che per lo meno ci assomigli! Fino a qualche anno fa nelle caserme per le esercitazioni, si usavano i Garant del periodo dei Flintstones, che si caricavano a scelta, nel senso che il militare poteva scegliere di rompersi o no la mano mentre tentava di caricare.

Invece cosa si fa? Si marcia e ci si inventa un modo per passare il tempo. E se lo si passasse a vivere realmente?

Vuoi prenderti un anno della mia vita? … Chiedermelo prima?

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Capitolo 9
*** Introspezione sull'ordine in casa ***


***

 

- Buongiorno.

- Buongiorno! Vuoi del caffè?

- Grazie.

- Preparatelo!

- Sas’ke, noto con piacere che la delicatezza l’abbiamo dimenticata in qualche angolo remoto del cervello.

- Se non ti spiace non mi va di parlare. Lo sai come sono al mattino.

- Come il resto della giornata! Antipatico e scontroso.

- Avrò i miei buoni motivi, o la tua memoria è così corta da dimenticare tutto in fretta?

- Ho capito! Sei ancora arrabbiato per la storia della Play di ieri sera.

- Esatto. Sono andato via di casa per non dover più rendere conto ai miei e ora tu cosa fai, ti metti a dirmi cosa va fatto e cosa no? Ma sei fuori?

- Lo dicevo per te. Comunque, se ti ha dato così fastidio, ti chiedo scusa e facciamola finita.

- Sarà meglio. Se ti prepari il caffè me ne lasci un po’?

- Chiaro! Io non faccio i dispetti da ragazzino… io!

- Ancora! Piuttosto, come ti senti stamattina?

- Perché?

- Non è oggi che inizi a lavorare come maschera al Piccolo Teatro?

- Bravo, ricordamelo pure! Lo sai che se sento la parola lavorare mi riempio di sfogo in faccia, sono allergico.

- spiegalo al nostro amministratore che sta aspettando l’affitto. Di secondo lavoro fa il segugio. Quando lo incontro sulle scale, per salvarmi mi tocca lanciare un bastone così lui lo va a prendere per riportarmelo e io riesco a scappare.

- Stai cercando di farmi sentire in colpa?

- Assolutamente sì! Ti ricordo che dobbiamo pagare anche la luce, il gas, la tassa dei rifiuti e le spese condominiali.

- Nient’altro? Se vuoi stasera mi vesto da donna, vado in circonvallazione e inizio a prostituirmi.

- Mamma, per venire con te bisogna essere proprio disperati!

- Ah, dimenticavo che ho davanti uno che alla bellezza da del “tu”.

- Sì, sì! Tu inizia ad andare a lavorare, poi ne riparliamo.

- Ha parlato quello che porta a casa palate di soldi.

- Intanto io un lavoro ce l’ho!

- Fare indagini telefoniche e farsi insultare in continuazione tu lo chiami lavoro? Per me è un martirio: comunque, se va bene a te!

- Prima facevo il dog-sitter.

- Almeno stavi all’aria aperta.

- Prova a stare due ore al parco a dicembre ad aspettare che un cane faccia pipì.

- Il lavoro è lavoro.

- Quando inizi a parlare con le siepi e i piccioni non è più lavoro, è follia.

- Sarà come dici tu, ma a me non va più di tanto di fare la maschera. Che poi, scusa, hai un biglietto con il numero della fila e quello del posto. Perché ti ci devo portare io? Non ci sai arrivare da solo?

- È solo un modo gentile per accogliere una persona che non conosce il posto.

- Allora vallo a vedere prima ‘sto posto, così quando ci torni sai già tutto e non trituri le palle a me. Già mi costringono a mettere la giacca.

- Capirai che sacrificio.

- Se l’unica che hai è quella della prima comunione allora sì! È corta di maniche e sotto le ascelle ti stringe quel tanto che basta per bloccarti la circolazione e farti perdere momentaneamente l’uso delle braccia.

- E quello della porta te lo lascia?

- Mamma, che ridere! Vorrei vedere te camminare con un paio di scarpe classiche e poi ne riparliamo.

- Basta sapersi adattare.

- Con il tuo esile 45 per sollevare i piedi ci vogliono mesi di allenamento per rinforzare la muscolatura delle gambe.

- Essendo alto ho il piede grosso.

- E dell’alluce di 7 centimetri che parla e ride come te cosa mi dici?!

- Ne hai ancora per molto?

- Non ti preoccupare, sto uscendo. Devo passare da casa mia a ritirare la biancheria pulita.

- Ma scusa! Mi spieghi perché ti ostini a portare la roba da lavare a casa di tua madre? Te la lavo io, tanto devo fare la macchinata con i miei panni!

- Perché tu non hai ancora capito che la roba bianca e quella colorata non vanno lavate insieme. E te lo dici uno che tu, genio delle lavatrice, hai tinto tutte le mutande di rosa. Ora capisci perché porto tutto dalla mamma?

- Se mai si prova mai si impara.

- Giusto, finché lo fai con la tua roba. Se lo fai con la mia mi girano le palle.

 

Ma cos’è la lavatrice? Che l’ha inventata? Ma soprattutto perché non hanno pensato a noi poveri maschietti che con gli elettrodomestici non ci sappiamo proprio fare?

Deve saperla usare anche l’uomo perché non è giusto che il peso della casa gravi totalmente sulle spalle della donna! Va bene! Allora fatene una che abbia solo due tasti grandi con la scritta “lava” e “asciuga” e uno spazietto per mettere il detersivo e… stop! Cosa sono ‘sti lavaggi a freddo, quello per la roba colorata, quello con lo sciacquamorbido, quello solo ammorbidente, quello per i capi sintetici e quello contro la caduta dei capelli… BOH! È solo un modo per complicarci la vita!

Ma una volta non era così: la donna partiva con la sua bella cestina di panni sporchi e andava al canale dove con il sapone e l’acqua faceva tutto. Ora non più, si è emancipata e ha fatto amicizia con l’Omino Bianco, un tipo che ama la casa e sa fare tutto. Ha pure il suo contatto Facebook, così è sempre aggiornata sulle sue missioni: “Omino Bianco salva casalinga dall’attacco degli acari giganti” oppure “La maglia dell’Omino Bianco è stata attaccata da un Ketchup scaduto; dopo una estenuante battaglia, l’Omino ha avuto la meglio”.

Oggi i canali è meglio lasciarli perdere perché con l’acqua che ci ritroviamo se lavi un maglione, quando lo risciacqui si trasforma in cappotto.

…e pensare che c’è gente che ha ancora il coraggio di pescare nei canali!

A Milano, per esempio, c’è il Naviglio che attraversa la città. Con che criterio uno dovrebbe pensare di pescare nell’unico tratto d’acqua in cui la gente scarica di tutto? E poi, poco tempo fa un pescatore è stato anche picchiato da un pesce che, infastidito dal rumore, si è arrabbiato, è uscito dall’acqua, è diventato verde e lo ha preso a pinne in faccia!

 

- Guarda, fai un po’ come ti pare.

- E poi mia madre me la stira anche la roba.

- Mamma, che nervoso che mi fai venire quando sento ‘ste cose! A cosa ti serve la roba stirata?

-  Se permetti, non mi piace andare in giro con i vestiti stropicciati.

- Ma l’abito non fa il monaco.

- Senti, Sas’ke, ma cos’è che ti da così fastidio? Dici che ti faccio le menate per la Play e adesso mi sembri mia madre. Vuoi anche sapere se mi sono lavato i denti o se ho fatto la popò prima di uscire?

- Scusami!

- Cerca per lo meno di essere un po’ coerente. Vuoi essere scambiato per uno che si è vestito con la roba della raccolta dei ciechi? Fallo, e lasciami andare in giro come voglio io, intesi?

- Adesso però stai esagerando.

- Direi proprio di no, visto poi che la tua roba la lasci sparsa in giro e il sottoscritto non si lamenta mai!

- Prendila e mettila nella mia stanza.

- Io là dentro ci entro solo se prima mi stipuli un’assicurazione sulla vita. Non è una stanza ma un campo di battaglia abbandonato. Neanche Terminator si sentirebbe a suo agio!

- Sei un pallista. Non sono disordinato e tu lo sai bene. È solo che il mio ordine è scaffalato.

- Cioè?

- Cioè se entri nella mia stanza è tutto in ordine.

- Sì, ma aprì l’armadio c’è la Festa dell’Unità.

- Ma tu non dovevi andare da tua madre?

- Vado, vado. Mi conviene.

- Torni per pranzo?

- Penso di sì!

- Ah, Naruto, se passi dal super prendi il pane, che siamo rimasti senza.

- Ok. Cià.

- Ah, Naru, già che esci riporta il film da Shino, visto che siamo in ritardo e alla fine non l’abbiamo neanche visto.

- Va bene! Ciao.

- Se tornando ti…

- Ma se non mi fai andare mi spieghi come faccio a tornare? Ciao!... E basta!

- Mamma, che carattere!

 

Il gatto e la volpe, ecco cosa siamo! Il nostro standard di comunicazione è la presa in giro, ma guai se non fosse così! La nostra diversità ci tiene magicamente legati, come se fossimo vittime di una macumba, e spesso ci chiediamo perché mai abbiamo deciso di andare a vivere insieme. Forse perché non possiamo fare ameno l’uno dell’altro. Questo è il brutto e il bello!

 

 

Da: L’incantevole Ino e il cadaverico Sai che non prende mai il sole

A: Voi due a cui ogni tanto voglio bene

Oggetto: Occasione per divertirsi!

 

 

Ehilà ragazzi!

Vi chiediamo scusa per l’altra sera alla prima del film, è solo che mentre venivamo siamo rimasti a secco di benzina e a farmela a piedi non ci pensavo nemmeno. Ero con i tacchi.

Ah, tranquilli, ho già picchiato Sai per la figuraccia che abbiamo fatto, perciò va tutto bene!

Com’era il film?

Comunque siamo stati fortunati perché siamo capitati in un locale niente male in zona Sempione, sembrava di stare in un happy hour!

Si chiama “Raikiri”, non so cosa significhi però è forte, vero? Troviamoci lì domani pomeriggio intorno le sette che ci divertiamo un po’ davanti qualche drink.

A presto e cercate d’esserci eh!

 

Un bacio, bye bye!

 

 

 

- Mamma, che profumo! Si sentiva dalle scale.

- Ti piace?

- Tantissimo, ma cos’è?

- Tagliatelle al Grand Marnier.

- Hai capito! E come si fanno?

- Non è difficile. Fai cuocere la pasta normalmente e poi, pochi istanti prima di tirarla fuori, versi tre bicchieri di Grand Marnier per dagli il sapore.

- Minchia, con tre bicchieri altro che sapore! La pasta mi va in coma etilico.

- Tranquillo, i dosaggi sono giusti.

- Se lo dici tu! Lo sai che io sono praticamente astemio e che dopo un goccio inizio a sbiascicare.

- Fidati!

- Non vorrei insistere, ma vedo che le tagliatelle stanno facendo la catena umana per mettersi in salvo.

- Assaggia e non fare tante storie!

- Va bene!

- Come sono?

- Buone. Hanno un gusto un po’ particolare che magari va bene in certi contesti e che deve piacere a seconda del tipo di alimentazione che sei abituato a seguire…

- Ho capito, non ti piacciono. Non c’era bisogno di fare tutte queste scene, comunque.

- Lo sapevo, ci sei rimasto male.

- Assolutamente! Se non sai apprezzare la buona cucina mi limito a prenderne atto.

- Dai, per farmi perdonare ti cucino io una pasta. Ci metto un attimo, tanto ti faccio dei “Quattro salti in padella”.

- Piuttosto faccio quattro salti in pizzeria.

- Sei solo un tradizionalista che non ha voglia di provare.

- Non è vero, solo che per me non è possibile che da una busta preconfezionata si possa ottenere, in pochi minuti, un piatto che di solito richiede tempi di preparazione più lunghi. E poi, diciamoci la verità, così si perde il gusto di cucinare.

- E chi l’ha mai avuto? Per uno come me, che sa fare sì e no due uova all’occhio di bue e non sempre azzecca la forma dell’occhio, è la soluzione a tutti i problemi.

- Sarà come dici tu, ma io proprio non ce la faccio. Ci ho provato, sai, ma non c’è stato niente da fare. Ho preso una busta di gnocchetti ai quattro formaggi, l’ho aperta, ma quando dentro ci ho visto quattro blocchi di marmo che dovevano diventare il mio pasto ci ho rinunciato.

- Madonna mia, sei diventato un salutista tutto d’un tratto.

- Io ho sempre curato la mia alimentazione.

- Uno che la mattina si mangia due cornetti alla crema e beve due cappuccini, una spremuta e una Coca Cola ti sembra attento a come si alimenta?

- La Cola mi aiuta a digerire, così faccio spazio per il pranzo.

- E per fare spazio nel cervello cosa usi, un muletto? Cosa fai, accatasti da un lato i neuroni buoni e dall’altro fai la svendita a metà prezzo di quelli fallati?

- Ha parlato quello che mangia sempre da Mc Donald’s!

- È comodo e veloce: non a caso si chiama fast food.

- Vorrai dire Fast & Furious. Con un paio di quei panni secondo me ti viene il fisico di Vin Diesel.

- E non è bello?

- E, ma ti viene anche il suo cervello, e di questo io non sarei felicissimo! E poi, mi spieghi che gusto ci provi a mangiare un panino con la carne masterizzata, la sottiletta che si è appena fatta la lampada e il cetriolo killer che ha sbagliato l’ultimo provino e ha perso per un pelo il ruolo del cattivo in Seven?

- Cosa stai dicendo?

- Dai, Naru, tu hai mai aperto il panino per guardarci dentro?

- In effetti non ho ancora trovato il coraggio.

- Ti faccio un altro esempio se vuoi! Le patatine! Di solito quando le cucina la mamma sono belle dorate e stagne, giusto? Allora perché quelle del Mc sono color panna e hanno la consistenza di una banana matura? Forse perché per friggerle usano l’olio dello scooter del filippino assunto part-time?

- Va be’, Sas’ke, non posso tutte le volte, prima di iniziare a mangiare, farmi ‘ste menate, altrimenti mi tocca digiunare tutta la vita.

- Basta solamente evitare certi posti. Io lo dico per te, visto che poi passi ore e ore a fare sport per tenerti in forma.

- Mi passi le tagliatelle al Grand Marnier che le finisco? Meglio l’alcolismo che stare ad ascoltarti!

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Capitolo 10
*** Introspezione sui guai ***


***

 

Ormai da decenni la gente si divide fra la doccia, veloce o pratica, e il bagno, lungo ma godurioso, con magari un contorno di musica, candele e incenso… e una donna… e poi lasciateci morire così!

Su una fatto però tutti i maschi sono d’accordo; mai mettere in casa specchi a figura intera, perché quando nudo, appena uscito dal bagno, ti ci imbatti potresti rimanere segnato per tutta la vita.

Ti sei lavato, ti sei improfumato, ti sei spalmato la crema e tutto questo per che cosa? Per scoprire che hai la pancia? Forse questa ancora regge, ma il colpo mortale sono le maniglie.

“Almeno una donna sa dover aggrapparsi!”

Ma che cosa vuol dire? Perché mai ci si dovrebbe appendere, fa male! È come andare dalla propria compagna e dirle: “Ma lo sai che i cuscinetti che hai sui fianchi sono comodissimi per appoggiarci le braccia quando mi stanco di palparti le tette?”.

La scappatoia più usata è far credere a tutti che ci si piace così senza troppi pensieri, ma allora perché moltissima gente va in palestra oppure in piscina? E perché poi quando si avvicina l’estate? Perché bisognerà mettersi in costume, e a quel punto si scopriranno tutte le magagne che magari in inverno si sono nascoste con vestiti larghi che ingannano l’occhio.

C’è da dire che le ragazze di oggi, soprattutto quelle giovani, non sono così attente, e lo si capisce dal fatto che tutte vanno in giro con l’ombelico scoperto, anche quelle con la bonza che fa tre rotoli… e si mettono il piercing! Ma non vi accorgete che muore soffocato in mezzo tutta quella ciccia?

Parlavamo di linea.

“Guardi, con soli 600 euro al annuali può iscriversi alla Fitness-Wellness-American-Sportness-Athletics. Gli orari sono liberi dalle 8 alle 22 e nella quota, oltre al normale utilizzo degli attrezzi e delle macchine, sono compresi anche i nostri corsi e l’utilizzo di sauna e idromassaggio”… Ma quando mai uno avrà il tempo per fare tutta ‘sta roba?

La palestra, l’universo degli invasati!

Hai la tua tessera, il tuo istruttore e la tua scheda personalizzata con gli esercizi. All’inizio ti fanno vedere come dovrai farli e poi, dalle volte successive, parti da solo:

“3 serie da 15? Ne faccio 2 da 20. Meglio!”

“Non mi ha messo la pectoral machine. Ma io 2 serie da 10 le farei, giusto per salire di massa…”

…la scheda serve come la saponetta alle tribù masai!

In palestra bisogna evitare di andarci verso sera quando arrivano i malati, quelli che vivono per il fisico e che con la vanità accendono dei falò e si ustionano!

Li riconosci subito perché indossano canotte aderenti, tute piccole per evidenziare il pacco, che però, nove volte su dieci, è un pacchetto senza neanche il fiocco, e guati tagliati a metà dito per sollevare i pesi; si accompagnano sempre con una bottiglia di plastica da litro e mezzo per gli integratori salini, anche se sembra tanto una provetta per l’esame delle urine e tra una ripetuta e l’altra chiacchierano spensieratamente:

“Uhhhh!!”

“Ahh! Munga!”

“Unga ntunga!”

“Uahh! Tuaaaaaa!”

L’attrezzo è la loro unica ragione di vita! Una, due, tre ripetute e poi allo specchio a vedere se il pettorale è aumentato di mezzo millimetro… e poi di nuovo una, due, tre…, e ancora davanti a loro stessi a chiedere al deltoide perché non vuole saperne di venire fuori.. e poi… e poi… e poi sarà come morire! Che palle!

Senza considerare che se uno tiene questi ritmi non potrà mai smettere, altrimenti dopo poco tempo i pettorali arriveranno alle ginocchia e il tatuaggio sull’avambraccio traslocherà sul gomito! Per non parlare dell’agilità di un culturista: grosso ma piantato, tipo cactus! Per farci a botte e non prenderle basta menare e poi nascondersi sotto un suo pettorale. E quando ti vede? Ma poi, anche se ti vede, con la velocità che si ritrova, quando ti prende? Certo, magari queste cose è meglio non dirgliele davanti!

Comunque la palestra non è solo attrezzi, perché ci sono anche i corsi.

1.    Spinning: seduti sulla cyclette ad alternare, su indicazione di un insegnate vestitosi al buio, delle pedalate lente ad altre veloci. Il tutto accompagnati dalla musica che, insieme alla fatica, non ti permette di capire che stai buttando via il tuo tempo.

2.    Aerobica: una musica molto coinvolgente, un’istruttrice che urla, dei materassini, qualche peso, dei passi predefiniti e un otorino per il dopo, quando i vostri muscoli saranno tonici ma i vostri timpani totalmente fuori uso!

3.    Corso di judo: uno dei pochi che abbia un’utilità perché insegna la difesa personale, se non fosse che si fa a piedi nudi… e c’è ancora chi non ha capito che ogni tanto è opportuno lavarseli. Sarà per questo che ci sono così pochi iscritti?

4.    Altri corsi che lavorano su determinate parti del corpo tipo GAG che si concentra su gambe, addominali e glutei… è vero, c’è gente che va in palestra per avere un bel sedere. Si è disposti a spendere dei soldi… insomma, una presa per il culo sotto più punti di vista!

 

E poi in palestra ti puoi fare la lampada. Parziale o integrale con possibilità di lettino o doccia. Con la parziale ti siedi e posizioni la faccia davanti a una zanzariera elettrica che in 5-7 minuti ti abbrustolisce bene bene solo la faccia, mentre con la integrale, per tutto il corpo, rimani in mutande e puoi decidere se sdraiarti su un lettino o stare in piedi. In entrambi i casi la scena è raccapricciante: un essere umano color verde, in mutande, con degli occhialini per proteggere gli occhi e magari anche della musica new age! Mancano solo ET e lo Shuttle e poi si può partire per lo spazio.

Il risultato finale è veramente divertente! Un lieve rossore che con il passare del tempo si tramuta in rosso artificiale con gli occhi che si gonfiano e la pelle che si tira! Il tutto chiaramente per migliorare il nostro aspetto… ma come!

Per concludere l’opera, dopo una bella sudata e una lampada, ti resta solo da recuperare le energie spese e per questo ci sono le bibite e le barrette energetiche. Le prime sono di diversi gusti e non servono assolutamente a niente e le seconde sono al cioccolato… del fumo cioccolato, quello che prima gli extracomunitari ti vendevano al Parco Sempione! E ora?... girare, ragazzi, bisogna girare!

 

- Mi fa male tutto oggi. Non riesco a muovermi.

- Ci credo, da quando ti è venuto il trip della piscina non fai altro che nuotare.

- Il nuoto fa bene perché ogni muscolo del corpo si mette in movimento.

- Anche quello del cervello?

- Le battute falle se ti va, ma almeno cambiale! Stai diventando ripetitivo!

- Secondo me, Sas’ke, non ti fa bene stancarti così tanto.

- Non si chiama stanchezza, è cura del proprio corpo. Mica come te che l’unica ginnastica che fai è quella dei polpastrelli per giocare alla Play.

- Ma spiegami un attimo come funziona ‘ sta roba della piscina?

- ‘Sta roba niente, ‘sta roba! Tu arrivi, fai della ginnastica per riscaldare il tuo corpo e poi entri in vasca.

- Sì, e non nuoti?

- In che senso?

- Per entrare in vasca c’è bisogno di andare in piscina? A ‘sto punto stattene a casa che non c’è nessuno che ti stressa.

- In vasca significa che entri in acqua per nuotare. Lo vedi che sei ignorante!

- Vai avanti e smettila di offendere, per cortesia.

- Dicevo, entri in acqua, ti sistemi la cuffia e…

- Cosa, la cuffia?

- E certo! Se non ce l’hai non ti fanno entrare.

- Non esiste! Uno per nuotare è obbligatorio a mettersi la cuffia?

- Certo, per un discorso di igiene.

- Ma io me la menerei un sacco! Tu non ti vergogni a metterla con quella testa che ti ritrovi?

- Forse, ma per lo meno un po’ me la maschera! Pensa a te con quel naso: l’unico modo per non farlo vedere è coprirti totalmente la faccia! Potresti lanciare la moda di nuotare con il passamontagna. Comunque, ti stavo dicendo che entri in vasca e inizi a nuotare. Ti fai una ventina di vasche per stile.

- In che senso?

- Venti a stile, venti a dorso, venti a rana e venti a delfino.

- Ma te sei fuori! E secondo e te sciupo due ore del mio tempo per fare avanti e indietro nell’acqua con la cuffia in testa? Piuttosto me ne sto tutto il pomeriggio davanti la Play e mi ammazzo di partite.

- Non avevo dubbi su questo. Non immagini però come ti senti bene quando finisci e ti fai la doccia. Sei rilassato e non pensi a nulla.

- E mica ti serve la piscina.

- Hai ragione, tu non pensi mai a nulla! Stupido io! ma vuoi dirmi che tu non hai mai fatto sport in vita tua?

- Quando ero piccolo ho fatto un po’ di tennis, solo che poi mi sono rotto perché mi sembrava stupido rincorrere una palla per buttarla dall’altra parte della rete e ho smesso.

- E basta?

- Poi mia mamma mi ha iscritto a calcio, solo che in un anno ero diventato dello stesso colore della panchina quindi ho lasciato perdere.

- Hai fatto bene!

- Cosa vuoi dire?

- Be’, Naru, per giocare a calcio ci vogliono i piedi.

- E io?

- Tu calcisticamente finisci ai malleoli. Un omino del Subbuteo gioca meglio di te! Anche se devo riconoscere che sei veloce nel breve.

- Lo sai! Chi te lo ha detto?

- Hinata!

- Be’, non è che tu a calcio sia un mostro.

- Hai ragione, ma io almeno la palla la seguo. A te è lei che ti deve inseguire per farsi prendere.

- Io sono un giocatore statico.

- Che in uno sport di movimento non ci azzecca niente. Perché non ti dai agli scacchi?

- Perché ci si impiega troppo tempo.

- Io ho fatto anche hockey su ghiaccio, solo che ho smesso perché fisicamente è uno sport che ti devasta: prendi botte da tutte le parti.

- Però è una figata. I momenti più belli sono quando i giocatori si ammazzano di botte e quando la squadra segna e i tifosi si buttano uno sull’altro.

- Che poesia, vero! Ah, quasi dimenticavo! Ho fatto anche tre anni di danza.

- Tu?

- Sì, perché?

- Sei alto un metro e qualcosa e hai le cosce di Moira Orfei!

- Ma ho l’agilità di un gatto e i movimenti aggraziati.

- Vorrei che ti vedessi la mattina quando ti alzi e vai in bagno per lavarti. Sei aggraziatissimo, non c’è dubbio.

- Io con chi parla a vanvera senza sapere non ho voglia di parlarci.

- Allora quello che non sa va un attimo a sistemarsi i capelli, nel frattempo tu scendi a scaldare la macchina.

- Che funziona perché qualcuno si è preoccupato di metterci la benzina.

- Non ti preoccupare, la prossima volta la metto io, basta che la finisci.

- Muoviti che Ino e Sai ci aspettano.

 

 

- Ma guarda, Se Naru fosse qui mi direbbe di non cambiare stazione. Adora troppo i Gem boy! Se magari scendesse! Cosa sta facendo?!

In ascensore…

- No, oh, non facciamo scherzi!

Drin…

- Oh! Dai, oh!

…drin…drin

- Aprite, oh! Dai, oh!

…drin…drin…driiiiiiiiiiiiiiiinnnnnn!!

- Apriteee! Dai, che sono rimasto chiuso dentro!

...driiiiinnn…driiiinnnn!

- Spacco tutto, mi manca l’aria, aprite! Custode, Sas’ke, aiutooo!

- Naru, dove sei?

- Sas’ke, sono bloccato in ascensore. Tirami fuori da qui se no spacco tutto!

- Stai calmo, Naru!

- Calmo un paio di palle, lo sai che soffro di claustrofobia, chiama qualcuno, non ce la faccio più, mi manca l’aria!

- Adesso rilassati e vedrai che tra poco sarai fuori di lì!

- Ma come faccio a rilassarmi!?! Non sopporto i posti piccoli. Sbrigati, fai qualcosa, chiama i pompieri, i carabinieri, gli artificieri, i…

- Sei chiuso in ascensore, non stai per esplodere. Stai tranquillo, non siamo sul set di In linea con l’assassino!

- Bravo, fai presto a dirlo tu. Vorrei vedere te al posto mio.

- Ho un’idea. Te la dico? La vuoi sentire? Naru, Naru, sei vivo?

- Sas’ke aiutami, ho paura! Non voglio morire.

- Ma cosa, morire!?! Calmati dobe e vedrai che tra un attimo ti tirano fuori.

- Va bene! Che idea avevi?

- Non riesci a passare nell’intercapedine tra la porta e il muro?

- Come no! Se aspetti un attimo perdo trenta chili, i ammalo di anoressia e poi ce la faccio. Tu intanto va a prendere il dizionario così io capisco che cos’è l’intercapedine!

- Sto cercando di aiutarti. Al posto di fare il difficile, cerca di collaborare.

- Scusami Sas’ke, ma me la sto facendo addosso!

- Ma fai l’uomo! Cosa c’è da avere paura?

- Uno che dorme con il pigiama azzurro cielo non può venirmi a dire di fare l’uomo!

- Respira, dobe, respira. Stai respirando?

- Sì

- Ecco, ora basta, non esagerare, potrebbe finire l’aria.

- Come?!

- Scherzo, non sei mica l’ovetto Kinder! Lo facevo per sdrammatizzare.

- Se esco vivo apro l’ovetto e spero di trovarci dentro un bastone, così poi te lo spacco in faccia, teme! Ti sembra il momento di scherzare?

- Mamma mia, un po’ di senso dell’umorismo! Allora parliamo un po’.

- Ma il custode arriva? Quanto ci mette?

- Dai, parlami di qualcosa.

- Di cosa?

Arriva il custode…

- Tutto bene qui?

- Buonasera, finalmente è arrivato. Il mio amico è rimasto chiuso in ascensore e ha paura. Potrebbe chiamare qualcuno per tirarlo fuori?

- Ma io sono fuori dal mio orario di lavoro, chiamatelo voi.

- Ma non abbiamo il numero, non potrebbe farlo cortesemente lei?

- Sì, e a me la telefonata che me la rimborsa? Lo so come vanno a finire queste cose.

- Guardi, non c’è problema, gliela paghiamo subito. Ci dica quanto le dobbiamo, basta che ci aiuti. È veramente una situazione di emergenza, il mio amico è veramente molto nervoso ed è un tipo che perde la pazienza facilmente.

- Allora, mi tirate fuori di qui o devo spaccare tutto?!

- Sentito?

- Signor Uzumaki, piano a spaccare, che poi deve ripulire sempre il sottoscritto.

- Senta un po’, i denti, che lei sappia, vanno buttati con la carta, con la plastica o con i pattume?

- Non capisco la domanda…

- Volevo sapere dove metterli una volta che glieli levo dalla bocca con una testata, così poi non deve perdere tempo per ritrovarli.

- Faccia poco lo spiritoso perché se non ci fossi io qui lei sarebbe nei guai fino al collo!

- Cerchiamo di stare calmi, tutti e due. Senta, la prego, lei chiami chi di dovere e noi le rimborsiamo tutto. Le va di farci questo favore?

- Ringrazi il suo amico il suo amico che conosce le buone maniere. Se fosse stato per me l’avrei lasciata dentro tutta la notte.

Il custode va via…

- Naru, ma sei fuori. Viene a darci una mano e tu lo tratti male!

- Mi è sempre stato antipatico. E poi sto impazzendo, fai qualcosa!

- Rilassati, tra un attimo arrivano e ti tirano fuori. Piuttosto, parlami della tua ultima conquista.

- Cosa c’entra adesso?

- Serve a te per distrarti e a me per capire bene chi sei!

- Cioè, viviamo insieme, ci conosciamo da un’eternità e tu non sai ancora chi sono? Andiamo bene!

- Ma no! È solo per saperne di più, tu sei talmente riservato. Dai, stai insieme a Hinata da quasi un mese e la cosa mi incuriosisce.

- Che palle che sei! Che vuoi sapere!

- Da dove viene?

- Ma se abita qui a Milano!

- Ti sto aiutando a distrarti. E quanti anni ha?

- Ventidue.

- E che lavoro fa?

- Vuoi sapere anche quanto è alta, se ha nei sparsi sul corpo e se sì, a che distanza precisa l’uno dall’altro?

- Quante storie per due domande. Possibile che non si riesca mai a farti parlare della tua vita amorosa!

- Se ne avessi una te ne parlerei volentieri, ma, visto che non è così, meglio lasciar perdere.

- Ma scusa, non mi hai appena detto che esci con una nuova ragazza? Questo non significa nulla?

- Semplicemente che vedo una persona che mi ha incuriosito. Spesso mi è capitato di partire euforico e di fantasticare su una lei e poi, puntualmente, mi sono ritrovato disilluso. Per cui ora ho messo un bel cartello ‘MODERARE LA VELOCITÀ’ al mio cervello e osservo.

- Cioè?

- Faccio una faticaccia, anche perché quando una persona ti piace come fai a non avere voglia di vederla? Ma mi sforzo di capire che ognuno hai i suoi tempi e quindi cerco di non forzare subito. E comunque la colpa è mia e della mia idea di amore.

- Cosa vuoi dire?

- Che mi piace pensare a un amore di quelli totali, senza limiti e senza la paura di stancare o stancarsi.

- E chi ha detto che è una colpa? Esiste per caso un modo giusto di amare?

- Sai che pur essendo così geloso della mia libertà a volte ti invidio? Stai con Sakura da sette anni, hai scoperto l’amore e hai al tuo fianco una persona che ti conosce alla perfezione, che non ha bisogno di mille spiegazioni, che ti accetta… sto diventando più patetico dei programmi della D’Urso!

- In effetti io sono molto felice con Sakura, ma non ne parlo, per rispetto di lei.

- Ma adesso mica ci sente.

- Lei sente tutto, lo sai come sono fatte le donne!

- Chi? Io?

 

 

Sakura: capelli rosa, abbigliamento vintage, pelle fresca e liscia al tatto, aplomb inglese… però non è che tutti i giorni alle cinque bisogna prendere il tè!

Sasuke: capelli disorientati, abbigliamento costante tipo “sempre la stessa maglietta tanto non puzza!”, pelle che litiga con l’abbronzatura, indecisa se stare o andarsene…

All’apparenza quindi un condensato di tutto quello che non c’entra. Un po’ come mettere la marmellata sul pollo e patatine… Ma chi l’ha detto che non si può fare? Il sapore non è codificato da nessuno, ma da loro sì e deve essere proprio buono visto che “mangiamo” da sette anni!

 

 

Sono passati almeno venti minuti…

 

- Io non ce la faccio più, sto impazzendo.

- E a letto con Hinata come vanno le cose?

- Senti, non ho più voglia di parlare. Vai a vedere dov’è andato il custode.

Del custode nessuna traccia…

- Non lo trovo! E quindi?

- Cosa?

- Ci hai scopato o no?

- Che tatto hai nel chiedere le cose! Comunque no, non siamo andati a letto insieme.

- Ma dai!

- In questa fase non mi sembra così fondamentale. È tutto così particolare! Ogni cosa ha suo tempo.

- Cosa ti sta succedendo? Non sarai mica preso? Fino a un mese fa cambiavi partner una volta sì e l’altra pure e ora…

- Questa persona mi piace molto. Ti ho già detto che non voglio dire nulla, voglio solo provare a vivermela. Mi piacerebbe se fosse diverso dalle altre volte.

- Quindi con la spagnola è tutto finito?

- Direi di sì.

- Lei però mi sembrava una focosa!

- Focosissima, solo che aveva il vizio di dirmi le parolacce.

- Bello! Deve essere eccitante!

- Insomma! Se le diceva lei andava bene, se le dicevo io mi dava del maleducato!

- E tu hai smesso di dirgliele?

- Chiaro, però ho iniziato a menarla!

- Che cosa?

- Ma sto scherzando! Ti pare che possa fare una cosa del genere?

- Eh, le donne! Chi le capisce!

- Io no di certo! Diciamo che ci sto provando con tutte le mie forze. Provare a uscire da qui no, invece?

- Ancora un po’ di pazienza, Naru

- Il telefono il custode lo sta costruendo con le sue manine? Chiama l’892424 e fatti dare il numero di un pronto intervento.

- Sono senza credito. Usa il tuo.

- Non prende in questa scatola infernale, ci ho già provato.

- Eccolo!

- Chi?

- Il custode.

- Tranquillo, signor Uzumaki, è arrivato l’ascensorista. Adesso la tiriamo fuori. Ho portato l’ascensorista.

- Adesso!? Ha fatto in tempo a rincrescermi il pizzo!

- Allora, mi dica, cos’è successo?

- Ma niente, stavo camminando tranquillo, poi a un certo punto è arrivata la navicella di Star Trek e mi hanno teletrasportato fino a qui. Cosa può essere successo? Sono rimasto bloccato, no!

- Questo l’ho capito. Intendevo dire se l’ascensore si è bloccato di colpo o ha dato ancora segni di vita.

- Se mi passa uno stetoscopio gli faccio levare la lamiera e gli faccio 33.

- Il suo amico è poco collaborativo.

- È claustrofobico e quindi ora è nel panico. Per un po’ l’ho tenuto tranquillo parlando, ma ora sta dando di matto e se non ci muoviamo spacca tutto.

- Signor Uzumaki, mi ascolti: adesso proveremo a levare la luce generale e riattaccarla. Se c’è stato un calo di corrente momentaneo dovrebbe ripartire subito.

- Voglio lo stesso finale di Apollo 13, però… Houston sono a casa!... Mi raccomando!

 

…silenzio…

 

- Si muove, l’ascensore si muove!

- Si muove, venga a sentire!

- Signor Uchiha, non è un bimbo, è l’ascensore.

- Mi scusi, mi sono fatto prendere.

- E andiamo!

- Ha visto, signor Uzumaki, che l’abbiamo tirata fuori!

- Ci avete messo mezz’ora per arrivare, comunque grazie.

- Prego, sono 50 euro.

- Per staccare e riattaccare un bottone? Se doveva aprire la porta con le sue mani mi toccava fare un mutuo!

- Senta, in questo momento siamo senza contanti.

- Non c’è problema, accetto anche assegni.

- E chi li ha mai visti? Mi sembra di ricordare che sono lunghi e colorati.

- Ma mi scusi, l’uscita non dovrebbe pagargliela l’amministrazione che vi ha dato la manutenzione dello stabile?

- Anch’io sapevo che era così!

- Scusate, mi chiamano sul cercapersone, ho un’urgenza. Per i soldi semmai ne riparliamo. Arrivederci!

- Avete capito il furbo? Voleva fregarvi. Meno male che mi sono trovato qui io, altrimenti vi faceva pagare.

- Grazie, e mi scusi se sono stato sgarbato, ma sa, in certe situazioni…

- Non si preoccupi, lei è sempre sgarbato! Arrivederci. Quasi dimenticavo! Se si azzarda a rispondermi ancora così male, la faccio parlare di persona con il mio cane… ho un pit bull! È stato un piacere.

- Anche per noi. Venga a trovarci quando vuole che le offriamo un caffè… con il cianuro.

- Allora sei un dobe. Mi hai fatto stare un’ora sul pianerottolo a parlare da solo, devo fare da paciere perché litighi con tutti e in più abbiamo perso l’appuntamento con Ino e Sai. Se non ci rivolgono più la parola fanno bene, continuiamo a dargli buca.

- Se non mi parlano più mi fanno solo un favore, tanto non li ho mai capiti! Comunque, non farti tutti ‘sti problemi, dagli un colpo di telefono e spiegagli cos’è successo.

- Ti ho già detto che sono senza credito. Usa il tuo.

- Mi dà batteria scarica. Mandiamogli una mail.

- Non si può.

- Perché?

- Il computer, lo sai che fai capricci e funziona solo quando ne ha voglia!

- E portiamolo a riparare!

- Va bene! Poi però per pagare la riparazione vai tu a prostituirti in tangenziale?

- Quanto tempo ho per pensarci?

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Capitolo 11
*** Introspezione su tutto il resto ***


***

 

Vai a fidarti della tecnologia!

Siamo passati dal piccione viaggiatore alla comunicazione in tempo reale! Ma come può essere?

A parte la mancanza di delicatezza verso il piccione, che si è trovato senza lavoro da un giorno all’altro e per vendicarsi ha iniziato a cagare su tutto ciò che di storico c’è in città: che poi meglio su un palazzo che su un cappotto, se non altro perché il muccato in questo periodo non è molto trendy.

Ma poi perché tutto così veloce? Pensare, scrivere e poi subito risposta! E il gusto dell’attesa che fine ha fatto?

Prima scrivevi il messaggio, chiamavi il piccione, contrattavi il prezzo e davi il via all’operazione. La spesa era sempre quella, più qualche extra tipo gli antibiotici se durante il tragitto prendeva freddo e si ammalava.

Era difficile ma bello aspettare, così come lo è stato con le lettere. Le scrivevi, andavi dal tabaccaio, pettinavi con la saliva il tipo sul francobollo e le imbucavi accompagnandole con un pensiero… La risposta si faceva attendere ma prima o poi arrivava.

Fantastico, forse troppo romantico, ma comunque fantastico.

…Adesso no! Troppo tempo! Non siamo più in grado di aspettare! Ecco spiegato il telefonino e la mail!

Dapprima timida comparsa nella nostra quotidianità, il cellulare, in un batter d’occhio, è diventato il protagonista assoluto.

Non si usa più solo per le telefonate anzi, a dire il vero, la telefonata è forse l’ultima delle cose.

Ci sono gli sms e gli mms, cioè i messaggi fotografici, l’ostacolo più grosso per tutti quelli che nella vita riuscivano a fare ancora qualcosa di nascosto. Ora non provateci perché una persona che vi conosce, con il suo supertelefono, potrebbe farvi una foto e inviarla via mms a vostra moglie o al vostro datore di lavoro in 2 secondi.

Diciamo pure che è finita la possibilità di farsi i fatti propri in santa pace.

E poi adesso puoi scaricarti qualunque tipo di canzone o realizzare una suoneria come vuoi tu… pensate quanto sfogo per le creatività represse! E se non hai voglia di scrivere il messaggio non ti preoccupare, c’è la scrittura intelligente che ti fa fare prima… Fantastico, vero? Ti scocci a digitare tutte le lettere e una funzione lo fa per te… solo che se digiti la parola “ebraismo” ti esce “fascismo”! scrittura intelligente? Chi l’ha detto?

Ma la new entry degli ultimi anni sono i social network.

Se incontri una persona che non conosci le chiedi il nome solo per aggiungerla tra i mille mila contatti che hai già.

Ormai li usano tutti, nessuno può più farne a meno!

Per rendersene conto basta passare una mezza giornata con un impiegato, che ogni giorno riceve e manda mail a raffica: sul suo schermo del computer la bustina che segnala l’arrivo delle mail è diventata uno zaino! Ebbene, volete che quella persona, tra una e l’altra, non sbirci il proprio profilo Facebook o Twitter? Certo che sì, è naturale.

Di solito quando stiamo per uscire e ci mettiamo d’accordo attraverso messaggi o chat, mandiamo spesso un’infinità di contenuti. Perché?

 

> Io esco alle 12. Dove ci si vede?

> Va bene, ci vediamo alle 12:05 vicino all’edicola.

> Ma quale edicola? Quella vicino alla fermata della metropolitana o l’altra?

> Dipende quale intendi tu per l’altra. Se quella all’angolo del mio ufficio o quella davanti al negozio di abbigliamento

> Allora, per non sbagliare ci becchiamo davanti al negozio di vestiti. A dopo!

> Ma quello dei vestiti da donna o da uomo?

 

Con una telefonata non era più semplice?

Non si vuole negare la comodità di tutto questo!

Poter comunicare con una persona pur essendo magari molto distati è bello e utile, così come sapere di essere sempre in contatto con qualcuno fa sentire tutti un po’ più protetti.  Ma abusarne no, perché si finisce con lo smettere di dire certe cose a voce oppure si trova il coraggio di dirne altre che di persona non uscirebbero mai dalla bocca.

“Via mail so possono conoscere un sacco di persone!”

Ma chi sono? Che faccia hanno? Il fatto di non sapere chi ci sia dall’altro lato dello schermo, per un meccanismo un po’ perverso, ti disinibisce e ti ritrovi a parlare della tua vita a uno sconosciuto. Intrigante, no?

 

> Ciao!

> Senti, è da un po’ che ci scriviamo e io non ti ho ancora chiesto che lavoro fai.

> Ma niente, mi occupo di risorse umane.

> In che senso?

> Conosco le donne, le abbordo, me le faccio e magari le picchio.

> Che voglia di conoscerti!

 

 

 

 

***

 

- Questa scena mi sembra di averla già vissuta.

- Cioè?

- Noi due che non andiamo a un appuntamento… cioè!

- Ma abbiamo un valido motivo. Sono rimasto bloccato in ascensore, te ne sei già dimenticato?

- Certo che no! Ti ricordo che c’ero io sul pianerottolo mentre tu deliravi. Ho fatto in tempo a farmi l’orlo ai testicoli. Stavo per incominciare a farne una sciarpa da avvolgere ai capezzoli, ma poi ti hanno liberato.

- E non sei contento?

- Non mi vedi? Piuttosto, visto che avevamo un impegno e ora non lo abbiamo più, che ne dici di accompagnarmi in chiesa? Ho promesso a mia madre che ci sarei andato, anche solo per una visita veloce.

- In chiesa? A fare cosa?

- A comprare due etti di prosciutto cotto! Ma che domande sono?!

- Va bene, ti accompagno, in fondo è un sacco di tempo che non ci vado.

- Grazie. Da solo non mi andava di andarci.

- L’ultima volta che sono entrato in chiesa è stato per confessarmi; dovevo fare il testimone di nozze di mia cugina. Che imbarazzo!

- Perché?

- Perché il prete mi ha chiesto da quanto tempo non mi confessavo.

- E tu cosa gli hai risposto?

- Se aveva una domanda di riserva.

- E lui?

- Mi ha detto che potevo chiedere l’aiuto da casa.

-E poi?

- Niente, ci siamo messi comodi e dopo un paio di ore lui mi ha detto che mi perdonava e che dovevo recitare 3220 preghiere a scelta.

- E tu l’hai fatto?

- Ma sei fuori?! Alla ventesima ho iniziato a usare il playback e me ne sono andato.

- Non ti vergogni?

- No, e poi stacci tu in ginocchio sulle panche della chiesa. Ti vengono gli spigoli sulle rotule. Io non capisco, l’anno scorso ci hanno mandato la lettera a casa chiedendo soldi per rifarle e adesso sono più scomode di prima, boh!

- Se è per questo di avvisi dalla mia parrocchia ne ricevo a valanga anch’io. Neanche gli estratti conti mi arrivano così di frequente.

- Allora vedi che ho ragione!

- Io so solo che della mia chiesa ho dei ricordi bellissimi, soprattutto quando andavo all’oratorio.

- Tu facevi catechismo?

- No, toccavo le ragazze e fumavo di nascosto dai miei.

- Ma a che età hai fumato la tua prima sigaretta?

- A tredici anni, e tu?

- Io non ho mai provato neanche a fare un tiro.

- Ma non ci credo neanche se mi paghi!

- Ti giuro! Mi ha sempre dato fastidio l’odore sulle mani. Forse perché mio padre da piccolo mi mandava a prendergliele dal pacchetto e io poi continuavo ad annusarmi le dita schifato. Pensa che per molto tempo non sono riuscito neanche a baciare una donna se aveva fumato.

- Che palle che sei!

- Giuro? E la prima canna?

- Avevo quindici anni. Tu immagino che non abbia mai provato.

- Ma se mi hai fatto iniziare tu, non ti ricordi?

- Quando?

- Avevo vent’anni quindi… nove anni fa a Capodanno in montagna a casa di Ciccio.

- Mamma, che ridere quella volta!

- Voi, io non tanto. Ho passato il primo dell’anno abbracciato al cesso mentre voi mangiavate cotechino e lenticchie!

- Però la notte del 31 ti sei ammazzato dalle risate!

- Io non mi ricordo di essere esistito sino alle 22 circa e poi ho solo qualche flashback tipo una sequenza massacrante di gin tonic e un risveglio a una certa ora sdraiato nella neve con il pigiama e gli anfibi. Però se non sbaglio c’eri anche tu là fuori con me.

- Vero, stavo sboccando perché mi ero bevuto mezza bottiglia di Unicum.

- Come si fa a prendere la ciucca di Unicum?

- Mi piaceva la forma della bottiglia e poi chi se n’è accorto? Goccio dopo goccio mi sono scolato una boccia. Ero completamente fuori!

- Infatti, se non ricordo male, ti sei addormentato davanti al camino e la mattina per il calore avevi la faccia rimontata in fretta, la tuta in ciniglia bucata qua e là dal fuoco e la gola in bagno a cercare dell’acqua.

- Però che grasse risate!

- Veramente! E ti ricordi quando siamo andati a Lisbona e tu ti sei fatto vendere dal pusher della plastica al posto del fumo?

- Come dimenticarselo!? Ero diventato l’aneddoto della vacanza!

- E ci credo, avevi detto al gruppo che te ne saresti occupato tu che per queste cose hai naso. Se fossi stato un cane da tartufo il tuo padrone farebbe prima ad andarseli a comperare, perché se aspetta te…

- Naru, te non puoi parlare!

- Perché?

- In quanto a figure di merda detieni il record. Vuoi che ti ricordi cosa hai combinato a pasquetta in montagna?

- Che cosa, sentiamo.

- Ti sei bevuto una vallata di vino e ti sei addormentato in una zona di pendenza e con la testa in discesa. Poi ti sei svegliato all’improvviso con il sangue al cervello che faceva a pugni con il Barbera e hai voluto giocare a calcio. Al primo cross sei partito verso la palla, solo che non hai visto una piccola quercia secolare e ti ci sei spalmato sopra.

- Non mi ricordo!
- Sarà stata la botta! E quando a Estoril hai scommesso che avresti fatto un giro nella fontana nudo?

- L’ho fatto!

- Infatti! Fa niente se dall’altra parte della strada c’erano due volanti della polizia. Meno male che Shikamaru sapeva il portoghese e gli ha spiegato tutto.

- Lo sai, se penso a una cosa la devo fare immediatamente.

- A proposito! Poi alla fine com’è stato fare il testimone di nozze, che prima abbiamo cambiato discorso e non mi hai finito di raccontare?

- È stato emozionante! Mi sono anche un po’ commosso.

- Perché?

- Non lo so, solo che vedere mia cugina sposarsi mi ha fatto prendere coscienza che il tempo passa in fretta.

- Non avrai mica voglia di sposarti?

- Non avrai mica voglia di scherzare? E poi tu lo sapevi che per sposarti devi fare il corso prematrimoniale?

- Cioè?

- Sono una serie di incontri con il prete, e se non li fai lui potrebbe crearti dei problemi.

- In che senso?

- Può decidere di non sposarti.

- Ma smettila! Non siamo mica a scuola, dove c’è l’obbligo di fare i compiti.

- Giuro!

- E se non vai agli incontri cosa ti fa, ti mette la nota sul registro e ti fa tornare accompagnato dai genitori?

- Se non mi credi chiedi ai tuoi.

- È anche vero che alla fine, se ti vuoi veramente sposare, cosa ti costa fare qualche incontro?

- Ma sei fuori! Metti che il corso sia di lune o di giove?

- E allora?

- Io ho calcetto! Sai quanto costa iscriversi a un torneo? E poi vuoi mettere la goduria di una partita con la noia del corso… e magari del matrimonio?

- Continua a fare il ragazzino! Ti voglio vedere un domani se ti nasce un figlio.

- Figlio? Potresti farmi lo spelling di questa parola che non conosco e che mi fa venire uno strano prurito?

- Va be’, ho capito, lasciamo perdere!

- E tu vorresti dei figli?

- Chiaro. Ne vorrei due, un maschio e una femmina.

- E come li chiameresti?

- Ghenor e Jane.

- Perché non Brad e Janet, così poi ti vesti da Frank N Furter e fate il Rocky Horror Picture Show!

- Non mi fai ridere! Anzi, sapere che non vuoi dei figli, mi rattrista.

- Guarda che scherzavo! Io vorrei tre femminucce.

- Quattro donne in casa e un solo uomo! Tu sei pazzo!

- Invece sarebbe bellissimo.

- Nomi?

- Matilde, Nina e Cecilia.

- Come no! Già vi vedo che vi trasferite tutti in campagna nel vecchio mulino! La mattina farete colazione insieme mangiando marmellate e biscotti fatti da Antonio Banderas, mentre gli uccellini si poseranno sulla tavola a raccogliere le briciole e il cane salterà rincorrendo le farfalle..

- E poi io scriverò il mio romanzo, lei farà le sue foto e le bimbe avranno la possibilità di dipingere, cantare, scrivere poesie e respirare l’arte.

- Praticamente il trailer di Io ballo da sola!

- Perché no, scusa! Magari non ce la faremo ad avere tutto questo, ma io ci voglio provare ugualmente.

- Spero di cuore che il tuo sogno si avveri.

- E tu invece?

- Io vorrei avere una bella casa dove stare con la mia famiglia e fare il musicista. Lo sai che adoro le percussioni.

- Ma dove vorresti vivere?

- A Milano, nella città dove sono nato. Io ci vivo alla grande.

- Un po’ hai vinto.

- Va be’, che facciamo stasera?

- Non so, ormai la serata è quella che è, decidi tu.

- Idea!

- Spara!

- Scrocchiamo la cena dai miei, salto muy veloce alla Union e secondo spettacolo al cinema. Poi magari telefoniamo alle ragazze e sotto a danzare.

- Hai vinto ancora! Due cose sensate nello stesso giorno! Devo iniziare a preoccuparmi?

- Vamos, gringo!

 

 

 

- Chiudi sotto e sopra così rimango più tranquillo.

- Se mi dai un attimo muro anche le finestre così ti addormenti sereno.

- Sbrigarsi, giovanotto. Diamoci una mossa.

- Aspetta un attimo! Che roba è?

- Cosa?

- Sto foglietto attaccato alla porta.

- Fa’ vedere.

- Leggilo.

 

Tesori! Siccome a furia di prendere pacchi da voi ci è venuto il muschio a nord, abbiamo deciso di fottervi la macchina per vendicarci. Siamo scaltri come le faine in libertà vigilata con il pigiama a righe! Non prendetevela a male, tanto ve la ridiamo quando ci si vede… ma quando ci si rivede? Mi sa che vi conviene comprarvene una nuova! Siete veramente dei bidoni della spazzatura, solo che anziché buttarvi la carta vi hanno riempito di umido che adesso sarà bello che ammuffito! Che il Signore vi conservi inutili!... Alleluja… Alleluja!!

                                                                                                            Ino♀ e Sai♂

 

- Ma questi str…

- Non dire niente e riapri la porta.

- No, sono proprio degli str…

- Ti ho detto di non dire niente. Apri!

- Scusa, buonanotte.

- Notte.

 

Naruto e Sasuke fecero solo pochi passi, si guardarono poi negli occhi ed esclamarono: -…Buonanotte un cazzo!! -.

Chiusero la porta, uscirono velocemente dal palazzo e corsero via, alla ricerca del loro onore.

 

Fin

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