Just Off The Key Of Reason.

di ElsBells
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You are the dreamer. ***
Capitolo 2: *** One Foot On Your Bedroom ***
Capitolo 3: *** Far From The Madding Crowd. ***
Capitolo 4: *** Something Make My Chest Stir ***
Capitolo 5: *** My Bears ***
Capitolo 6: *** This Could Be the Real World Now ***
Capitolo 7: *** We Need Umbrellas on the Inside ***
Capitolo 8: *** Touch, Sight, Taste like Fire ***
Capitolo 9: *** The Signs are All Quiet ***
Capitolo 10: *** You Know, You're off the Tracks ***
Capitolo 11: *** Like Being in love, she said for the first time ***
Capitolo 12: *** What you said is ringing, ringing faster ***
Capitolo 13: *** No curing without listening ***
Capitolo 14: *** Hum Hallelujah ***
Capitolo 15: *** I Won't Be The One Lets Go of You ***
Capitolo 16: *** Sit back and wave through the Daylight ***
Capitolo 17: *** Walk a little walk, smile, walk big thoughts ***
Capitolo 18: *** Turn off the light and turn off the shyness ***
Capitolo 19: *** You Knew me better than I knew myself ***
Capitolo 20: *** With my eyes closed you're all I see ***
Capitolo 21: *** You've been the song in the background, turning up now ***
Capitolo 22: *** And my own two hands will comfort you ***



Capitolo 1
*** You are the dreamer. ***


 -JUST OFF THE KEY OF REASON-

Ciao a tutti!
Io mi chiamo Linda, e traduco questa storia per conto di EllsBells. Onde evitare dubbi di qualsiasi genere, riporto il messaggio in cui Ella mi autorizza a tradurre la storia.

Hi Linda!
Thanks so much! I think it's a great idea to translate it, if you really think it's worth it. I say go for it!
Ella
 
Gli aggiornamenti avverranno, se possibile, una volta a settimana. Faccio quello che posso;)
http://www.fanfiction.net/s/7570489/1/Just_off_the_Key_of_Reason Questo è il link alla storia originale.

Per quanto riguarda le recensioni, per ogni capitolo che pubblicherò invierò ad Ella qualche parere complessivo, tipo “la storia piace, l’idea che piace di più è questa, l’idea che piace di meno è quest’altra, le critiche sono questa questa e quest’altra…” eccetera. Se c’è una recensione in particolare che vorreste inviare a Ella, fatemelo sapere e io la tradurrò per voi.

Devo ringraziare la splendida, meravigliosa, ashdfkweigro (?) _hurricane ! Mi ha aiutato con diverse cosette che mi davano dei problemi, e, beh, se amate la coppia Klaine, correte a leggere “Let Me Be Your Sun” scritta da lei, storia in cui Kurt ha una malattia che gli impedisce di esporsi alla luce del sole, ma Blaine sa essere meglio di centomila soli *__*, e “Until my Dying Breath”, traduzione in cui Kurt è un vampiro. Unico avvertimento, io sono sicura che la storia sia bellissima, ma non la leggo perché, purtroppo, sono MOLTO facilmente impressionabile, e dopo non dormo la notte c__c. Insomma, come Maria si preoccupa sempre di avvertire, se siete facilmente impressionabili sarà una faticaccia seguirla.

Questo è il link al suo profilo EFP: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=111351 :D Enjoy!

Inoltre ringrazio di cuore la mia cara, dolce beta, Mary **

Comunicazioni di servizio finite u.u
 
Se avete qualche domanda, anche da girare a Ella, chiedete pure, sono a vostra disposizione.
Vi avverto, io AMO questa storia. La amo, giuro.
Linda
 
 
Capitolo uno: You are the dreamer. (Tu sei la sognatrice.)
 

Ciao, sono Quinn, la tua nuova coinquilina. Ho portato qui le mie cose stamattina; immagino che tu sia al lavoro ma, sai, volevo lasciarti un biglietto così che tu non potessi pensare che qualcuno abbia cercato di derubarti. O qualcosa del genere. Comunque, sono andata a fare la spesa. –Quinn.
Oh, e se non sei Rachel Berry, riferiscile quello che ho scritto, per favore. Grazie.

Insomma… il biglietto sul frigo di Rachel  era sicuramente curioso. Doveva ammettere che la prima cosa che aveva pensato quando aveva visto tutte quelle cose nuove sparse per il suo appartamento era stata: ”Oddio, qualcuno è entrato dentro e mi ha regalato tutti i suoi oggetti!” Poi aveva recuperato la sua abilità di pensare razionalmente e si era ricordata che la sua nuova coinquilina arrivava oggi, e buon Dio, aveva lasciato il gas acceso quella mattina, dopo colazione.

La sua nuova coinquilina era Quinn Fabray, che evidentemente aveva scritto con una calligrafia infantile, che andava su e giù per la pagina, anche dove la carta era a righe. Aveva fatto un disegnino di un elefante nell’angolo in basso a destra e aveva attaccato il biglietto al frigo usando un magnete a forma di pony che Rachel non aveva mai visto prima. Ovviamente, Rachel aveva approvato; le cose adorabili erano il suo forte. Accarezzò la testa del pony sorridendo.

Era stato il padrone del palazzo a trovare una coinquilina per Rachel, poiché lei era troppo occupata con le prove per perlustrare le strade di New York cercando qualcuno che potesse riempire lo spazio lasciato vuoto dalla sua ex compagna di stanza. Sapeva di aver spinto la precedente inquilina all’esaurimento nervoso, cantando, parlando e acquistando un iperattivo cucciolo di Golden Retriever con una strana passione per le scarpe. Insomma, alla fine o Barnaby o l’inquilina se ne dovevano andare, e per questo ora Barnaby stava gironzolando fuori dalla camera di Quinn, con la lingua penzoloni e gli occhi luccicanti.

Oddio, pensò Rachel. Deve aver distrutto qualcosa.

Rachel non voleva davvero entrare in camera di Quinn. Non era ficcanaso, spiona, o qualcosa del genere, davvero; era soltanto confusionaria e fastidiosa, secondo le altre persone. Ma in definitiva Rachel non voleva che la sua nuova coinquilina tornasse a casa e trovasse i suoi beni più preziosi sparsi per il pavimento e ridotti a brandelli pieni di bava. Così, aprì la porta socchiusa ed entrò.

Dritto per dritto nel fottuto Paese delle Meraviglie.

Quinn aveva evidentemente tirato fuori tutto, poiché non c’erano scatoloni. Ma, santa madre di Dio, come poteva una stanza essere così disordinata dopo che era stata occupata per meno di qualche ora? Rachel stava sull’entrata, frastornata, semplicemente pensando a tutto ciò e accarezzando Barnaby in maniera assente sulla sua testolina felice, visto che non aveva distrutto nulla.

Rachel prese le lenzuola a motivi geometrici e colorati, pieni di blu, verde, arancione e giallo. Si coordinavano con lampadine viola, nella scrivania e nel comodino, e c’erano, ehm, ok, merda, c’erano quattro scaffali lungo le pareti, riempiti in maniera decisamente critica. Dunque Rachel era preoccupata per la sicurezza di Quinn; non voleva essere svegliata nel cuore della notte per trovare la sua coinquilina morente sotto una libreria di quattro tonnellate piena di ciarpame.

 Rachel non riuscì a resistere e si avvicinò per esaminare il “ciarpame”. La maggior parte di esso era formato da libri, più copie di classici che sembravano logori e sul punto di cadere a pezzi. Scorse i viaggi di Gulliver e Alice nel Paese delle Meraviglie, tutti i libri di C.S. Lewis, Roald Dahl e Dickens, Dr.Jeckyll e Mr. Hyde, Bellezza Nera e Sherlock Holmes.
La ragazza andò avanti, passando leggermente le dita sulle copertine dei libri, e guardò il resto del ciarpame.

Si chiese brevemente se Quinn fosse una collezionista compulsiva; i suoi occhi si spalancarono, oh Dio, sarebbero finite in TV e Rachel sarebbe stata la stupida coinquilina che aveva permesso a Quinn di vivere in una malsana montagna di spazzatura per un eccessivo lasso di tempo. Lei sarebbe stata quella che scoppiava in lacrime  convincendo Quinn a lasciar andare quel dannato fazzoletto! Salvo che la roba di Quinn non era spazzatura. Era… favolosa.

Rachel adorava la mensola piena di palle di neve, clessidre e temperamatite. Le piacevano molto la collezione di palline antistress e il piccolo salvadanaio blu sulla scrivania; il branco di piccoli animali di ceramica che la guardavano da una delle librerie ricordavano a Rachel della sua infanzia. Sorrise debolmente quando scorse un orsetto, usurato, sbiadito e leggermente stempiato che sedeva al centro del letto, con le coperte tirate su per coprirlo.

“Ciao.”

Rachel non aveva mai saltato così in alto in tutta la sua vita. Si voltò con il cuore in gola, per trovare una donna dai capelli biondi e ondulati che stava in piedi sulla soglia, che ora sembrava leggermente ansiosa e apologetica.
“Scusa.” Disse Quinn, sorridendo nervosamente e accarezzando un estasiato Barnaby sulla testa. “Non volevo spaventarti.”

Rachel non sapeva dove fosse sparita la sua linguaccia. Aveva un vocabolario ricco e funzionale, davvero, solo che si era dileguato. Quinn stava ballonzolando avanti e indietro, ora focalizzata esclusivamente su Barnaby. Non voleva guardare Rachel negli occhi.

“Io.. ehm, no va tutto bene. Giuro, non stavo, sai, curiosando. A Barnaby piace mangiare cose che non dovrebbe e volevo solo essere sicura… beh, la tua camera è favolosa.”

Quinn arrossì.

Oh merda, questa era Quinn, giusto? Era l’inizio perfetto per un omicidio in una serie TV processuale. Seguire una star di Broadway, agire timidamente e in maniera distaccata, ucciderla violentemente di fronte a un tenero cagnolino.

“Tu sei Quinn, giusto?” Chiese Rachel, presa dal panico.

Quinn annuì e sorrise, incontrando brevemente gli occhi di Rachel prima di ritornare a Barnaby. Beh, almeno era di sicura di adorare quel cane.

Rachel inclinò la testa e li scrutò. Quinn si accovacciò quando Barnaby rotolò per strofinarsi la pancia, parlandogli sottovoce.
 
“Hai mai visto Hello, Dolly?” chiese Rachel, pensando che focalizzarsi sul cane sarebbe stato il miglior modo per ottenere l’attenzione di Quinn.
 
Quinn alzò lo sguardo e scosse la testa.

Rachel le sorrise leggermente; non voleva spaventare la ragazza così presto. “E’ uno splendido film con Barbra Streisand. Ci sono questi due personaggi che, insomma, lavorano insieme, Barnaby e Cornelius.”

Rachel si avvicinò e si inginocchiò all’altro lato di Barnaby; Quinn le guardò i piedi.

“Ho pensato che potesse essere un bel nome per un cucciolo.” Continuò Rachel, aspettando per vedere se la ragazza avesse intenzione di parlare ancora. “Sono felice che ti piaccia. A molti estranei succede, ma non alle coinquiline.”

Quinn alzò gli occhi, incontrando quelli di Rachel per un istante. Sembrava confusa. “Come si fa a non amarlo?”

Rachel ridacchiò e accarezzò dolcemente le orecchie di Barnaby. “Beh, come ho detto, il motivo per cui ero qui era accertarmi che non avesse distrutto nulla. Gli piace mangiare scarpe, cuscini e… lettori DVD.”

Quinn sorrise e il cuore di Rachel sobbalzò. Questa nuova ragazza era davvero bella.

Rachel si alzò e Quinn le guardò le ginocchia. “Dai, ti aiuto a sistemare la spesa. Possiamo iniziare a conoscerci.” Si offrì Rachel fiduciosamente.

Quinn annuì e si alzò, e Rachel la seguì in cucina, dove, sul bancone, si trovavano parecchie borse della spesa e un portachiavi di Scooby-Doo.

Rachel guardò furtivamente Quinn che tranquillamente svuotò alcune delle sportine e cominciò ad estrarre le cose.

Cioccolato al latte, Froot Loops, barattoli di Spaghetti-o’s e Lucky Charms. Si dovette trattenere per non fare una smorfia ad alcune delle scelte salutari che questa ragazza stava facendo.

“Quindi, Quinn, qual è il tuo cibo preferito?” Rachel pensò che fosse un modo come un altro per cominciare.

La voce di Quinn era così debole che Rachel dovette sforzarsi per sentirla.

“Maccheroni al formaggio.”

Rachel si illuminò, girando su se stessa con un sorriso. “Li so cucinare! Cioè, sono vegana, quindi, la versione vegana, ma hanno un sapore fantastico! Se vuoi li posso cucinare stasera… Prometto che ti piaceranno.”

Quinn annuì timidamente. “Ok.” Esitò un momento prima di incontrare nuovamente gli occhi di Rachel. “Qual è il tuo? Intendo, il tuo cibo preferito.”

“Hmmm….”

Quinn ridacchiò vedendo l’espressione pensierosa di Rachel.

“Pizza e lasagne. Oh, e spaghetti con un sugo fatto in casa. Oh, aspetta! Il curry del Mango Verde; è semplicemente pura… beatitudine. Il paradiso. Non so; l’hai mai provato?”

Rachel stava disperatamente tentando di controllare la sua logorrea. Finora era stato un successo, ma questa ragazza non sembrava il tipo che l’avrebbe interrotta con forza tanto presto; che avrebbe semplicemente detto, “Gesù Cristo, chiudi quella cazzo di bocca, mi stai facendo diventare deficiente.”

Quinn scosse la testa. “Dovresti farmelo assaggiare.”

“Oh, sicuramente. Mi salvano sempre quando le prove vanno avanti fino a tardi; penso che sarei morta di fame se non fosse per loro.”

Quinn chiuse l’armadietto e si girò verso Rachel. “Cosa, ehm, cos’è-Cioè, so che sei a Broadway, ma… qual è il tuo ruolo?” Quinn stava giocherellando con lo smalto verde e scorticato sulle sue unghie, con lo sguardo puntato su di esso, mentre Rachel la guardò tranquillamente, le labbra leggermente tirate in su.

“Hai visto Funny Girl, Quinn?”

Quinn scosse la testa.

Rachel le sorrise. “Ragazzina, bisogna educarti immediatamente a Barbra Streisand. Funny Girl è la storia di Fanny Brice e Nicky Arnstein, l’evoluzione della loro relazione e la carriera di Fanny. Commedia, romanticismo, dramma.” Rachel girò intorno alla cucina, gesticolando per aria con le mani per spiegarsi meglio. Si fermò vicino ad un’affascinata Quinn e la guardò dritta negli occhi. “Io ho il ruolo di Fanny.”

“E’… devi essere molto talentuosa.” Disse Quinn, leggermente intimidita.

Rachel arrossì. “Beh… Potresti venire a controllare personalmente… E tu cosa fai?”

Quinn abbassò lo sguardo.

“Cioè, non sei obbligata a dirmelo.” Si affrettò Rachel.

“Tranquilla. Ecco, io non ho un lavoro o qualcosa del genere. Diciamo che mia zia paga le spese per vivere qui.”

Rachel annuì e aspettò, ma Quinn non continuò. Alzò leggermente la testa per incontrare lo sguardo della ragazza più alta.

“Cosa ti piace fare? A parte ignorare palesemente le leggendarie opera di Barbra?”

Quinn sorrise. “Forse non è così straordinaria come pensi.”

Ok. Si trattava di un’estranea; non avrebbe perso le staffe e non sarebbe andata su tutte le furie. Controllati, Rachel. Non ti scomporre, puoi ancora salvare questa persona dalla sua Barbra-ignoranza.

Quinn doveva aver notato la bocca spalancata di Rachel, o la sua espressione di puro orrore, e si affrettò a parlare.

“Oppure, lo è. Straordinaria, intendo. Non saprei proprio. Mi piacciono gli animali."

L’espressione di Rachel mutò da puro orrore a un divertito stato confusionario. Queste due condizioni erano collegate?

“Ti piacciono gli animali?”

“Sì. E mi piace leggere.”

“Già, ho visto tutti I tuoi libri. E’ fantastico, ne hai tantissimi.”

Quinn sorrise e mantenne il contatto visivo. “Mi piacciono le vecchie librerie, e diciamo che scelgo cose a caso dai negozi di seconda mano… mercatini, vendite in giardino. Nel caso non lo si fosse notato.”

Rachel rise e aprì l’armadietto per tirare fuori gli ingredienti per i maccheroni al formaggio vegani. Barnaby arrivò  saltellando e Quinn si illuminò quando lui le saltò addosso, accarezzandogli affettuosamente i fianchi.

Rachel gli sorrise. “Ti va di portarlo a passeggiare? C’è un parco un paio di isolati più in là, di solito vado lì.”

Quinn alzò lo sguardo; sembrava nervosa. “Davvero?”

“Certo! Lui ti adora, ovviamente più di quanto faccia con me.” Rachel fulminò Barnaby con lo sguardo in maniera esagerata e Quinn sorrise timidamente.

“Ok.”

Rachel le passò allegramente il guinzaglio e osservò Quinn che lo agganciava attentamente al collare, prima di essere trascinata fuori dall’eccitato Golden Retriever. Rachel sorrise tra sé e sé e prese un respiro profondo.

Così, Quinn era… diversa. Forse un pochino nervosa e ingenua, ma gentile. Sebrava una sognatrice. A Rachel piacevano i sognatori. Si chiese da dove la ragazza fosse venuta. Onestamente, Rachel si sorprese di non aver pronunciato ogni signola domanda che le era frullata in testa
.
Perché non mi vuoi guardare negli occhi? Perché sei così silenziosa? Perché tua zia ti sta sostenendo economicamente? Perché hai l’aspetto di qualcuno che è sceso dal Paradiso stesso?

Si trattenne fiduciosamente dall’impaurire la sua prima coinquilina che non odiava Barnaby con ogni singola fibra della sua anima.


Quinn tornò alla porta circa venti minuti dopo e Barnaby corse dritto alla sua ciotola dell’acqua, scodinzolando selvaggiamente.

“Ehi! Barnes, hai fatto il bravo?” Chiese Rachel, rivolgendo la sua domanda a Quinn, che attraversò il salotto e la cucina dopo di lui.

Quinn sorrise. “E’ stato bravissimo. Ti serve una mano?”

“E’ quasi finita. Deve solo stare in forno per dieci minuti. Potremmo guardare un film, o qualcosa del genere...?”

“Potremmo guardare-ehm, no, non importa in realtà.”

Rachel guardò Quinn che giocherellava di nuovo con le sue mani.

“No, dimmi pure.”

Quinn esitò e guardò i piedi di Rachel. “Beh, probabilmente sarai stanca di Funny Girl, giustamente. Stavo per dire che potremmo-“

“Stanca di Funny Girl! Dio, no! Mai! Quinn, se mai dirò che sono stanca di Funny Girl, voglio che tu ti prenda cura di Barnaby al posto mio, e che mi registri in una bella clinica psichiatrica, ok?”

 Rachel ebbe delle visioni di infermieri non affatto belli che le facevano una terapia ad elettroshock e che la chiudevano in una torre a Shutter Island.

Quinn sbuffò e poi arrossì, coprendosi il naso. Rachel semplicemente rise.

“Lo guarderesti con me, Quinn?”

Quinn annuì, ancora rossa in faccia, e si diresse al divano con Rachel proprio dietro.

~ooooooooooo~

“Quindi?” Rachel, tre ore dopo, rivolse a Quinn uno sguardo pieno di aspettativa. “Ti è piaciuto?”

Rachel provò a ripetersi che questo non avrebbe condizionato il loro potenziale rapporto da amiche/coinquiline. Ci provò. Non ci riuscì.

Quinn picchettò le penne con cui aveva giocato contro la sua coscia come se fossero bacchette da batteria. Sorrise in maniera titubante. “Penso che la tua versione mi piacerebbe di più.”

Rachel inclinò la testa con un sorriso, e Quinn arrossì sotto lo sguardo.
“Mi piaci.”

Le orecchie di Quinn erano bordeaux, mentre roteava le penne intorno alle dita. “Ehm, grazie?”

Rachel rise. “Cioè, io penso di spaventare le persone, ma non sembra ancora che io ti abbia fatta diventare matta. In più, Barnes ti ha sbavato addosso per mezz’ora e tu non lo hai cacciato dal divano, quindi… coinquilina perfetta.”

Quinn cercò di controllare il sorriso per un attimo. “Anche io penso di spaventare le persone.”

Rachel sorrise gentilmente, e si infilò nello spazio tra i due divani indicando le penne nelle mani di Quinn, rivolgendo uno sguardo persuasivo ai suoi occhi cangianti per fare in modo che la ragazza le mettesse giù. Quinn lo fece, poi posò le mani sul suo grembo.

“Perchè pensi di impaurire le persone?” Chiese Rachel.

Quinn alzò le spalle e rise, in una sorta di auto-disapprovazione. “Non saprei. La gente pensa che io sia… strana… o pazza… o qualcosa del genere.”

Rachel studiò la ragazza che ora stava giocherellando con gli elastici intorno ai suoi polsi, gli occhi cangianti non incontravano quelli scuri.

“Non sei assolutamente più strana o pazza di me… e io sono fondamentalmente psicotica, Quinn.” Era completamente seria.

Quinn rise.

“Sul serio, sono impazzita al liceo e semplicemente sono rimasta così.” Rachel continuò, sorridendo. “Parlo costantemente. Canto canzoni della Disney mentre cucino e ballo con il mio aspirapolvere. Lo scorso Halloween ho fatto venti lanterne, una per ogni membro del mio cast di allora. Sono venti zucche, Quinn. Tutti sono un po’ matti.”

Quinn non poté controllare il suo sorriso, anche se era timido e a labbra serrate, incontrò gli occhi di Rachel e Rachel ricambiò con un sorriso radioso, poi sbadigliò, arricciando il naso dispiaciuta. Si stava divertendo in quel momento; le era mancato avere una coinquilina da assillare tutta la notte.

“Penso che andrò a letto ora. Vuoi il telecomando?”

Quinn scosse la testa e si alzò. “No, anche io. Buonanotte, Rachel.”

Rachel ridiede a Quinn le sue penne facendole l’occhiolino. “Notte, Quinn. Dormi bene nella tua nuova camera.”
 
 
~ooooooooo~


Rachel diceva di andare a letto più per abitudine, che per la convinzione che avrebbe davvero dormito. Funny Girl e una nuova, magnifica compagna di appartamento sfortunatamente non sono una cura per l’insonnia. Questo è il motivo per cui, solo due ore dopo essere andata a letto, fu svegliata da uno scricchiolio fuori dalla porta della sua stanza.

Non voleva assolutamente ammettere che il suo primo pensiero fu, “Oh cazzo. E’ davvero fuori di testa.”

Rachel rimase a letto per un altro minuto, ma poi sentì un altro scricchiolio, e degli eloquenti suoni di passi leggeri  lungo il corridoio. Rachel si alzò dal letto e raggiunse la porta, aprendola silenziosamente.

Quinn stava in piedi fuori dalla porta della propria camera lungo il corridoio; sembrava ansiosa e insicura, non proprio entusiasta all’idea di tornare in camera sua. Aveva quell’orsetto impagliato, che aveva certamente visto giorni migliori, attaccato a una delle sue mani.

“Quinn.” Rachel sussurrò lievemente per non spaventare la ragazza. Camminò attraverso il corridoio fino a raggiungere la bionda.

Quinn guardò verso di lei con gli occhi spalancati, ovviamente sorpresa.

“Avevi bisogno di qualcosa?” Chiese Rachel. “E’ tutto a posto?”

In realtà stava chiedendo “stavi programmando di uccidermi nel sonno?” Ma, scherzi a parte, Rachel voleva solo aiutarla; sembrava così innocente e impaurita.

Quinn esitò, poi sembrò realizzare che stava tenendo il suo orsetto e lo spostò, in modo che fosse praticamente nascosto dietro di lei. Arrossì e fece un cenno con il capo.

Rachel notò il suo movimento e le sorrise gentilmente. “Sei sicura? So che è un posto nuovo-“

“Cos’è questo rumore?” la interruppe Quinn.

Rachel si fermò e ascoltò, gli occhi che scrutavano tutto intorno. Notò un leggero scricchiolio proveniente dal piano di sopra. “Oh, sono solo i condotti dell’acqua. L’edificio è abbastanza vecchio, sai.”

Quinn annuì. “Si ferma?” chiese tranquillamente.

“Non… non penso. Ti ci abitui dopo un po’. Avevo delle cuffie che annullavano i suoni, ma avevano annullato anche il suono della mia sveglia, quindi è stato un disastro.”

In realtà era stato più di un disastro. Si era svegliata a mezzogiorno, perdendosi metà di una prova, ed era andata in panico quando aveva pensato che era diventata completamente sorda e non sarebbe stata mai più in grado di cantare. Il solo pensiero le fece venire i brividi.

Quinn rise nervosamente e si mosse per tornare alla porta della sua camera. “Ok, scusa se ti ho svegliata.”

Rachel sorrise. “Non preoccuparti, non l’hai fatto. Starai bene?”

“Sì. Buonanotte, Rachel. Di nuovo.”

Rachel le augurò la buonanotte e tornò in camera sua. Ora avrebbe avuto incubi sulle cuffie che cancellano i suoni, e sogni ricorrenti portati da angeli biondi.
 
 


 
Note della traduttrice:
Ecco qui il cibo che compra Quinn: http://www.tutztutz.com/wp-content/uploads/2011/05/Spaghetti-Os-.jpg spaghetti O’s (non aprite se non volete vomitare l’anima, avviso personale xD)
Froot Loops: http://talesfromanopenbook.files.wordpress.com/2008/09/froot-loops.jpgCereali! Sono già più accettabili xD
Lucky Charms:  http://4.bp.blogspot.com/-Oey8RYjWgYg/Trlln4jatNI/AAAAAAAAAnU/vUdCSUQJYCQ/s1600/35oz-bag-of-american-lucky-charms-cereal-save-by-buying-in-a-bag-not-box--11936-p.jpg Altri cereali che conosciamo fin troppo bene direi xD
Ovviamente la traduzione non è letterale, poiché ci sono modi di dire e frasi fatte che è impossibile tradurre in italiano; nonostante questo, ho cercato di mantenermi il più fedele possibile al testo originale. Se avete qualche appunto, qualche parola che avreste tradotto diversamente, qualsiasi cosa, davvero, non esitate a contattarmi ;) io sono a vostra completa disposizione!
Alla prossima!:D
Linda

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Capitolo 2
*** One Foot On Your Bedroom ***


NOTA DELLA TRADUTTRICE: Ragazzi, mi dispiace moltissimo per il ritardo. Purtroppo ho avuto dei problemi con il betaggio del capitolo, beh, li ho ancora, questo capitolo di fatto non è ancora betato. Anzi, se conoscete un bravo beta da consigliarmi, vi sarei davvero grata. 
Davvero, scusate, ma non dipende da me... il capitolo in sè era pronto due settimane fa.
Linda

 A/N: Wow. Ragazzi, siete fantastici. Al momento ho scritto più della metà di questa storia, ma l’ho scritta in un unico documento, quindi la sto spezzando e revisionando. Posso ancora cambiare qualcosa se avete delle idee!
 

Just off the Key of Reason

Capitolo 2: One Foot in Your Bedroom (Un piede nella tua stanza.)

Quando Rachel si svegliò, prima delle maledette luci dell’alba, si preparò tranquillamente e ancora vagamente annebbiata dal sonno, e prese il caffè e una banana dalla cucina prima di uscire di casa. Le prove filarono lisce, nonostante la crescente mania di dare ordini che sembrava coglierla di sorpresa quando era stanca; pensò che fossero assolutamente pronti per la prima. Se ne andarono nel tardo pomeriggio, e Rachel si prese un frullato dal suo negozio preferito prima di tornare a casa. Pensò di mandare un messaggio a Quinn per chiederle se ne voleva uno, ma realizzò che non aveva ancora il numero della ragazza. Così, essendo la persona meravigliosa e generosa che era, ne prese lo stesso uno a Quinn.

Rachel entrò in casa, senza sapere realmente se aspettarsi che Quinn fosse a casa o no. Attraversò il corridoio ed entrò nel salotto, e sorrise quando scorse Quinn rannicchiata come una pallina, addormentata sul divano. Mise il frullato dentro il frigo e tirò fuori alcune cose per mettere insieme un’insalata per cena.

Barnaby entrò in cucina trotterellando felice, e poi una testa bionda e scompigliata apparì nella visuale di Rachel, con un timido sorriso sul suo volto.

“Ehi.” Salutò Quinn, la voce impastata dal sonno. “Come sono andate le prove?”

Rachel agitò per aria le sue pinze per l’insalata con entusiasmo. “Ehi! Sono andate benissimo! Siamo prontissimi per aprire, Quinn, sarà meraviglioso.”

“Sembra divertente.” Commentò Quinn, appoggiandosi al bancone e scuotendo la testa per sistemarsi i capelli.

Rachel era eccitata. “Molto divertente. Probabilmente incontrerai il mio cast qualche volta; sono semplicemente… fantastici. Oh! Ti ho preso un frullato alla fragola! E’ nel frigo, se lo vuoi.” Rachel non si preoccupò di aspettare che Quinn rispondesse, semplicemente andò verso il frigo, lo prese fuori e glielo passò.

Quinn sorrise. “Grazie.”

Rachel la studiò e si diede una calmata. “Stanca, eh? Non riesci a dormire un altro po’?”

Quinn sorseggiò la bibita. “Mmm, no. Io… ci vorrà un po’ per abituarsi.” Disse tranquillamente.

“Beh, dovresti andare a letto presto. Non lavoro domani, magari potremmo fare qualcosa? Vieni da- cioè, hai già visto la città?”

Quinn annuì. Sì, ho vissuto qui per… un po’.”

Rachel aspettò per vedere se Quinn avrebbe detto qualcosa di più. Non elaborò nulla. “Ok. Magari potremmo fare un giro a Central Park, sai, prenderci il pranzo o qualcosa del genere? Alcuni amici mi vengono a trovare la mattina, quindi dovrebbe essere dopo quell’ora.”
“Uhm, sì, ok.”

Rachel alzò le sopracciglia. “Beh, Quinn, cerca di contenere il tuo entusiasmo, per favore.”

Quinn arrosì. “No… davvero, sembra divertente. Solo che non sono abituata…. Alle persone. Cioè, a uscire con le persone. Persone che vogliono uscire con me.”

Rachel riflettè per un momento. “Porteremo Barnes. Gli piace rincorrere… beh, immagino ogni cosa. In realtà diventa leggermente psicotico. Sai, effettivamente, forse non dovremmo portarlo.”

“Aww, no, si comporterà bene.” Disse Quinn, sorridendo dall’alto al cane, steso contro la lavastoviglie. “Giusto Barnesy?”

“Psshht, sicuramente si comporterà bene per te. Pensa che tu sia il suo signore o qualcosa del genere. Una santissima divinità.” Disse Rachel beffarda.

Rachel si accucciò vicino a Barnaby e gli afferrò il capo con entrambe le mani, guardando dritto per dritto nei suoi allegri occhi marroni.

“Ascolta, B, so che lei somiglia a un angelo, e capisco perché tu sia innamorato di lei,” Rachel alzò lo sguardo verso un’imbarazzatissima Quinn e le fece l’occhiolino, “Ma in teoria tu dovresti amarmi di più. Ok? Bravo bimbo.”

Rachel si alzò e andò a sedersi vicino a Quinn sul bancone con la sua insalata. “Gli piace far finta di non capirmi. Ma io so che lo fa. Gli ho insegnato a ballare.” Disse Rachel con convinzione, mettendosi in bocca qualche pomodorino.

Quinn fece un’espressione confusa e divertita allo stesso tempo. “Lui balla?”

“Oh, certo. E’ un professionista. Basta fare in modo che muova quel pigro sedere e dire balla. Funziona meglio se fai un trenino.”

Rachel aveva insegnato al suo cane a ballare solo perché lei e Mercedes volevano vedere chi avrebbe insegnato al proprio cane il numero più bello. Barnaby aveva imparato a ballare. Il terrier di Mercedes aveva imparato a parlare, e da quel momento non era più stato zitto.
Quinn strinse gli occhi e studiò Rachel, cercando di capire se stesse scherzando o no. Rachel la vide con la coda dell’occhio e sorrise, mentre le foglie di insalata sporgevano dalla sua bocca.

“Seriamente, Quinn. Il mio cane è un ballerino.” Rachel pensò che dovesse essere ovvio. Aveva anche provato a insegnargli a cantare, ma i vicini avevano sporto molte lamentele.

Quinn si alzò e si avvicinò a Barnaby, che si alzò immediatamente per lei. Quinn sorrise, e Rachel si beffò dell’ingiustizia di tutto ciò.

“Cane traditore.” Borbottò Rachel fra sé e sé.

“Ok, Barnes, balla.”

Barnaby non fece nulla. Semplicemente si sedette e guardò Quinn soddisfatto. Quinn roteò gli occhi e sospirò, poi si girò. “Lo sapevo-“

“No, riprova. Davvero, non me lo sto inventando. Balla, Barnesy. Forza, B, balla.”

Barnaby saltò leggermente in alto e perse l’equilibrio, poi saltò di nuovo e ballò strisciando le zampe posteriori, così la sua lingua spenzolante si avvicinò al petto di Quinn. Quinn sorrise e scoppiò a ridere. “Oddio, il tuo cane balla! È fantastico!”

Rachel ridacchiò, leggermente sorpresa. Quello era il suono più alto che Quinn avesse mai pronunciato; sembrava così eccitata. Wow, la sua bocca era enorme.

“Non vuole imparare nient’altro. Non risponde al comando “seduto”, ma farà ballare il suo piccolo sedere flaccido se hai un dolcetto.”

Quinn continuò a sorridere e si accovacciò per strofinare la pancia di Barnaby.

“Avevi molti animali? Sembri davvero brava con gli animali. Beh, i cani. Cioè, un cane.” Balbettò Rachel.

“No.” Disse Quinn tranquillamente, continuando a sorridere in maniera gentile.

Rachel annuì e si morse il labbro, aspettando che la ragazza elaborasse qualcosa, ma non disse più nulla. “Ok, beh, io vado a letto.”

Rachel scivolò via dal suo sgabello e spinse delicatamente Barnaby allontanandolo per mettere la ciotola nella lavastoviglie. “Buonanotte Quinn.”

“Notte, Rach.”

Rachel sorride sentendo il soprannome mentre andava in camera sua. Pensò ad alcuni modi per insegnare a Barnaby a cantare.

Seriamente, il cane di Rachel Berry dovrebbe saper cantare come quegli husky su YouTube. Probabilmente sarebbero stati sfrattati se ci avesse provato, però.

~oooooooooo~

Tre ore dopo, Rachel era ancora sveglia ed era soggetta ad un deja vu. Sentì lo scricchiolio nel corridoio e non esitò a scivolare fuori dal letto e ad aprire la porta di camera sua. Quinn era ancora nel corridoio, trascinandosi in giro nervosamente fuori dalla porta della sua stessa camera.

“Sono ancora i condotti?” Chiese Rachel tranquillamente.

Quinn sussultò leggermente, ma annuì, tenendo gli occhi fermi a terra. Non si preoccupò nemmeno di tentare di nascondersi l’orsetto dietro la schiena questa volta.

Rachel serrò le labbra e pensò per un momento. “Forza.” Disse infine, gesticolando verso Quinn in modo che venisse verso di lei. “Puoi dormire nel mio letto.” Rachel era semplicemente convinta che le cose fossero meno paurose quando c’era qualcuno vicino a te.

Quinn sembrava nervosa; i suoi occhi erano ancora focalizzati sul pavimento.

“Barnaby è nel mio letto” Disse Rachel con nonchalance, cercando di convincere Quinn, Non voleva essere costretta a supplicare apertamente la ragazza perché venisse nel suo letto; sarebbe stato leggermente… disperato. Gli occhi di Quinn incontrarono i suoi per un momento.

“Sarebbe esageratamente compiaciuto se lo raggiungessi.” Continuò Rachel, le labbra leggermente socchiuse.

Quinn camminò esitando verso Rachel e Rachel sorrise. Fece entrare Quinn per prima nella stanza e la diresse all’altro lato del letto, quello da cui Barnaby non aveva rubato la zona calda. Scivolarono entrambe sotto le coperte, sorridendo mentre la coda del cane sbatté contro le coperte, anche se i suoi occhi rimasero chiusi.

“Ehm, posso spegnere le luci?” Chiese Rachel, non essendo sicura che la luce del corridoio che filtrava da sotto la porta sarebbe stata abbastanza per Quinn. Di solito le spegneva sempre, finché una notte non si era alzata per bere un bicchier d’acqua e aveva sbattuto un dito del piede nel buio, e per questo non aveva potuto ballare per due giorni. Notte orrenda.

“Sì.” Disse Quinn tranquillamente.

Rachel si guardò attorno nel buio e sorrise all’orsetto accoccolato sul petto della ragazza.

 “Come si chiama?” Sussurrò Rachel, per poi accennare all’ombra del peluche quando Quinn si voltò per guardarla.

“E’… Orso Pooh.” Disse Quinn nel buio, imbarazzata.

Rachel sorrise. “Ma non è un Winnie the Pooh.”

“No… cioè, ne volevo uno, ma, non ho mai… ho avuto Orso Pooh al suo posto.”

Rachel si girò per trovarsi di fronte a Quinn, che era ancora sdraiata sulla schiena con l’orsetto premuto al petto.

“Ho un leone.” Rachel sorrise quando Quinn si girò dal suo lato per averla davanti. “Si chiama Fuzzy. Si era-ehy! Non ridere! Avevo tre anni, ok?” Rachel ridacchiò e diede un colpetto sul naso a Orso Pooh.

“Comunque, si era davvero consumato. Cioè, seriamente; non poteva proprio tenersi al passo con Rachel Barbra Berry. In realtà l’ho tenuto sul mio letto finché non è arrivato Barnaby, un anno fa. Poi B ha mangiato una delle gambe di Fuzzy e-“

Quinn ansimò e Rachel sorrise in maniera rassicurante, stringendole una mano. “E, ora vive nel mio armadio. Sano e salvo. Felicemente ricucito e affrontando le difficoltà con tre gambe.”

Quinn ridacchiò e affondò il naso nell’orso.

“Bene, Quinn.” Disse Rachel con un finto tono severo. “Buonanotte, sul serio questa volta. Non gironzolare più per la casa nel cuore della notte come una specie di incubo da Paranormal Activity, ok?”

Oh, fantastico. Ora avrebbe avuto incubi su Paranormal Activity.

Quinn annuì e, sorprendendo Rachel, baciò la piccola mano che stava stringendo la sua. Rachel era felice che il suo rossore non si potesse vedere nella stanza buia.
 
~oooooooooo~
 
 
Rachel si alzò il giorno dopo in un letto vuoto, con le braccia strette attorno a… Orso Pooh? Scese dal letto e infilò l’orso sotto le coperte, come era stato in camera di Quinn quel primo giorno. Poi indossò una felpa e una maglietta, in modo da essere più o meno presentabile per i suoi amici, e si diresse in cucina. Quinn era seduta nel bancone con i pantaloni del pigiama e una maglia a maniche lunghe, e un grave caso di capelli post-letto, ovviamente riempiendosi la bocca di Lucky Charms.

“Buongiorno!” Canticchiò Rachel. Scompigliò i capelli di Quinn mentre stava camminando per la cucina. Quinn rischiò di soffocarsi con i Lucky Charms e chinò la testa timidamente.

“Mbuongonno” Disse a bocca piena. Rachel rise e si versò del caffè.

“Hai dormito bene?” Chiese Rachel. Era sorpresa; in realtà si era addormentata appena Quinn l’aveva raggiunta. Ovviamente era stata tormentata da un incubo su persone sonnambule che stavano accanto al letto in maniera inquietante e la guardavano mentre dormiva, ma ehi, almeno era addormentata. E avrebbe bruciato la sua copia di Paranormal Activity.

Quinn annuì. “Ho portato fuori Barnaby stamattina. Ho cercato di svegliarti, perché stava abbaiando, ma eri come… sembravi-Io non volevo disturbarti.” Terminò Quinn con le guance tinte di rosa.

Rachel sorrise in maniera rassicurante appena sentirono bussare alla porta principale. Guardò la porta e roteò gli occhi.

“Questi sono i miei amici. E’ la prima volta in tutta la mia vita che li vedo alzarsi presto per qualcosa.” Commentò. “Ti piaceranno… sii semplicemente te stessa.” Disse più tranquillamente.

Quinn continuò a giocherellare con i marshmallow nel latte. Le sue gambe cominciarono a tremare, ma incontrò gli occhi di Rachel e annuì.

“Apri la porta Berry! Mi serve un fottuto sacchetto!”

Rachel scosse la testa e rise per calmare l’espressione nervosa di Quinn.

“Rachel!” Un’altra voce ovattata arrivò attraverso la porta. “Apri questa cazzo di porta! Ho mangiato un Hot Pocket stamattina! E’ stato un errore che si sta velocemente trasformando in un disastro!"

“Santo Dio Rachel, apri la porta!” Urlò una terza voce.

Rachel sembrava leggermente inorridita quando finalmente raggiunse la porta e la aprì. Quinn si concentrò sul mangiare i suoi marshmallows.

Rachel si inchinò con falsa ospitalità ai suoi ospiti, facendo loro segno di entrare. “Entrate, signore, signore. Grazie per essere stati pazienti e per non aver disturbato affatto i vicini.”

“Sto per vomitare, Rach.” Cominciò Puck, come correndo freneticamente per il salotto, preoccupandosi solo di lanciare uno sguardo a Quinn.

“Berry. Mi serve un santissimo sacchetto ora.”

“Perchè-Oddio, Santana! Cos’è quello?”

Rachel fissò, disgustata e incuriosita, l’animale morto che Santana stringeva in un pezzo di cartoncino, fuori dal campo visivo di Brittany.
“E’ una rana. Sto frequentando il corso di anatomia e dovremmo trovare degli insetti morti da ispezionare.”

Kurt roteò gli occhi. “Le rane non sono insetti. Lo sa. In teoria. Dice che più grande è meglio è per studiare anatomia; sei fortunata che l’abbiamo trattenuta dal raccogliere un armadillo da un sacchetto della spazzatura ieri.”

“Parlando di fottuti sacchetti,” intervenne Santana a voce alta, “Ho bisogno di un cazzo di sacchetto ora.”

“Cavoli, ok.” Rachel alzò le mani per fermare la ragazza che stava facendo ondeggiare l’anfibio morto nel suo salotto. Osservò la rana e poi il viso di Santana. “Non farla cadere.”

 Santana sorrise e si strinse nelle spalle. “Come vuoi.”

Rachel passò dietro Quinn mentre entrò in cucina e le sussurrò all’orecchio. “Sono pazzi.” Quinn sorrise fra sé e sé.

“Ehi, c’è qualcuno di nuovo qui!” Esclamò Brittany, allontanandosi da Santana e sedendosi nello sgabello vicino a Quinn. Santana la seguì e piazzò la rana morta nel cartoncino sul fottuto banco.

“Ommioddio! Santana!” Rachel si precipitò sul banco e lanciò un sacchetto nella direzione di Santana. “Mettilo qui! Sei disgustosa.”

Rachel scosse la testa incredulamente. Dio, questa gente. Poi notò le gambe tremolanti e iperattive di Quinn, e i suoi occhi nervosi che rifiutavano di incontrare quelli blu, luminosi e innocenti rivolti a lei.

“Britt, Santana.” Disse Rachel. “Kurt!” lo chiamò leggermente più forte in modo che il ragazzo sul divano potesse sentire. “Lei è Quinn Fabray, la mia nuova e meravigliosa compagna di stanza.”

Quinn arrossì e sorrise timidamente, mantenendo i suoi occhi concentrati sulle labbra delle persone piuttosto che sui loro occhi.
“Oddio, ti hanno dato un’altra persona da far diventare pazza? Merda, Fabray, non sai cosa ti aspetta.”

“Stai zitta, Santana!” Si difese Rachel. “Probabilmente sei un’orrenda coinquilina per Brittany. Hai appena messo una rana morta sul mio bancone della cucina.

Santana roteò gli occhi, e trascinò Brittany perché si sedesse sul divano con lei. “Forza. Unisciti a noi, Quinn Fabray.” Disse, sventolando una mano e indicando le sedie vuote nel salotto. “Ho bisogno di sapere se riesci a sopportare la pazzia della Berry.”

Quinn lanciò un’occhiata a Rachel, che le sorrise dolcemente e si sporse in avanti per sussurrare in modo che solo Quinn potesse sentire.

“E’ innocua. Davvero. Come un Chihuahua. La puoi semplicemente ignorare se non le vuoi parlare ora. Si farà distrarre da qualcos’altro.”

Rachel poteva vedere che Quinn era tentata di tornare in camera sua, così si sorprese quando la bionda si alzò e mise la sua ciotola in lavastoviglie, per poi alzarsi e sedersi in una delle poltrone del salotto. Tirò su i piedi e mosse i capelli per sbrogliarli. Rachel sorrise; ora sembrava un leone.

Rachel si sedette sulla sedia vicino a lei, quando Puck finalmente emerse dal bagno, con Barnaby alle calcagna.

“Oddio, Puck,” disse Kurt, “Mi ero persino dimenticato che fossi qui.”

Puck annuì saggiamente. “Amico, gli Hot Pockets ti faranno lo stesso. Penso di aver bisogno di vedere un chiropratico, un agopunturista o qualcosa del genere.”

Rachel sussultò. Puck si spostò per sedersi vicino a Kurt e si illuminò non appena vide Quinn.

“Bel colpo, Rach! La nuova inquilina è una figa!”

“Noah!” lo riproverò Rachel. “Sii appropriato!”

“Rachel,” cominciò Brittany, “è come dire a una torta al cioccolato di essere alla vaniglia. E’ come, molto meno saporita. E razzista.”

Quinn era abbastanza distratta da quell’affermazione da guardare Brittany negli  occhi. Brittany semplicemente le sorrise e Quinn ricambiò tremando prima di distogliere lo sguardo.

“Quindi, biondina, da dove vieni?” Chiese Santana, ispezionando attentamente Quinn.

Rachel pensò che Santana sembrasse una psicopatica. Non sapeva se intervenire o semplicemente lasciar perdere. Si avvicinò maggiormente al lato della sua sedia che era più vicino a Quinn. Forse avrebbe imparato qualcosa sulla sua nuova, strana coinquilina.

“Vengo da qui.” Disse Quinn, tranquillamente.

“Non ne sembri molto sicura.” Commentò Santana. Brittany le diede un pugno sul braccio.

“Dev’essere stato meraviglioso, crescere a New York.” Disse Kurt con uno sguardo luminoso. “Noi veniamo tutti dall’Ohio, che è davvero…” Arricciò il naso e Santana annuì con approvazione.

“Che cosa fai?” Chiese Puck, stiracchiandosi e appoggiando gli stivali sul tavolino.

Rachel combatté l’impulso di cacciarli fuori. Stivali, rane, ogni cosa. Le piaceva reputarsi una persona tollerante.

Quinn si morse il labbro, e cominciò a giocherellare con l’elastico che aveva attorno al polso. “Non ho un lavoro o che. Io, ehm, mi piace leggere.”

Rachel sorrise. “Ha un sacco di libri, è fantastico. Oh! E gli animali, Quinn. Barnaby si è innamorato di lei.

Santana annuì e strinse gli occhi. “Ne sono certa.”

Rachel la studiò con aria sospettosa.

“Come fai a permetterti di vivere in città se non hai un lavoro?” Chiese Santana, cambiando discorso.

“Santana!” Esclamò Rachel. “Non puoi chiedere queste cose!”

Rachel aveva davvero bisogno di un guinzaglio per la ragazza. O un collare che desse la scossa, o qualcosa del genere. Qualunque cosa per parare il suo comportamento inappropriato. Avrebbe potuto semplicemente zittire Santana ogni volta che avesse aperto la bocca.

Quinn sorrise a Rachel. “Mi finanzia mia zia.” Lo disse a tutti gli altri.

Rachel sapeva che Santana non avrebbe voluto smettere di stressarla finché non avrebbe costretto Quinn a dirle i segreti dell’universo. Sorprendentemente, Quinn continuò.

“Sono entrata alla Columbia un paio di anni fa, quindi non sono… sapete… Ehm, ma ho studiato a casa dopo le elementari e ho pensato che il college non fosse… giusto. Per me.”

Quinn abbassò la testa e allungò il suo elastico avanti e indietro rapidamente. Kurt la stava guardando rapidamente e precedette Rachel nel cambiare argomento.

“Questa era solo una sosta andando al mio negozio.” Disse gentilmente a Quinn. “Faccio l’interior designer, Puck è il mio tuttofare. Santana, beh, non so proprio perché sia con noi. Le piace far finta di odiarci, ma poi lascia  che Britt la trascini ovunque andiamo, quindi…”

“Stai zitto, Hummel. Dio, sono già annoiata. Andiamo?”

Rachel roteò gli occhi e si alzò per recuperare la rana dalla cucina. Santana la seguì e la spinse contro un muro in modo che nessuno potesse vederle.

“Rachel. Cos’ha questa ragazza? C’è qualcosa di sbagliato in lei, o è solo una puttana? Perché sembra una puttana.”

Rachel era grata per quanto i suoi amici fossero attenti e premurosi.

“Cosa, no, Santana.” Rachel esalò esasperata. “E’ dolce. Penso che sia solo timida, e tu sei davvero spaventosa per le persone che non sanno che il tuo pigiama preferito è decorato con conigli teneri e rosa. E se dici un’altra volta la parola puttana, ti butto giù dal balcone.”
Santana decide di ignorare completamente quell’affermazione. “Non ci vuole guardare negli occhi. Sembra una serial killer. Una figa, ma una serial killer.”

“E’ timida.” Ripetè Rachel, con più fermezza. “Ha bisogno di conoscerci meglio.”

“Fantastico!” Santana sorrise. Rachel era spaventata. Perchè vi portiamo in un club domani sera. E mettiti qualcosa di più carino di quella merda di topo che hai ora, Berry.”

Rachel non si aspettava nulla di meno; scosse la testa e semplicemente se ne andò. Puck e Brittany erano alla porta, e guardò Kurt che stringeva leggermente la mano di Quinn dicendole che era stato un piacere. Quinn mormorò “piacere mio,” con un sorriso timido, guardando i suoi occhi blu.

La porta sbattè quando tutti quanti finalmente se ne andarono e Rachel si appoggiò al retro di essa con gli occhi chiusi. Scosse la testa guardando Quinn. “Dio, questa gente…”

Quinn le rivolse un breve sorriso e si versò altri Lucky Charms.

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Capitolo 3
*** Far From The Madding Crowd. ***


A/N: Grazie mille per i commenti, ragazzi. Sono felice che tutti voi troviate Quinn così adorabile! Spero che tutti voi abbiate passato un felice giorno del Ringraziamento.


NOTE: *: Siri è un’applicazione per iPhone, sponsorizzato come “agenda personale”. Praticamente tiene gli appuntamenti, informa del tempo, ecc.
**: Ecco i Twinkies: http://www.todayifoundout.com/wp-content/uploads/2010/01/hostess-twinkies.jpg Non riesco a capire se siano crocchette al formaggio o plumcakes con la panna. Mmah. Comunque non penso siano molto buoni… certo, sempre meglio degli spaghetti OS. (vedi note capitolo 1. Ah, e, se vomitate, non è colpa mia. Sopra la foto c’è scritto in gigante che è meglio non aprire, ne va della propria salute.)
 

Just Off The Key Off Reason


Capitolo 3: Far from the Madding Crowd (Lontano dalla pazza folla)

Poichè era Febbraio, e loro erano a New York, passeggiando per Central Park, Rachel stava congelando. Il suo appartamento l’aveva indotta a pensare che fuori fosse molto più caldo di quanto non fosse in realtà. Ora, passeggiava accanto a Quinn, cercando di impedire ai suoi denti di battere. Il fottuto Siri (*) era un bugiardo.

Quinn guardò in basso e la studiò per un momento, aggrottando le sopracciglia.

“Hai freddo?”

Rachel sorrise a malincuore e annuì mentre i suoi denti sbatterono. “Lo so, lo so. Avrei dovuto prepararmi. Mi sembra di essere in una spedizione Artica”.

Quinn si tolse il cappotto dalle spalle e lo usò per coprire Rachel. “Ecco. Mettiti questo”. Rachel era sorpresa, ma lasciò che la ragazza più alta la aiutasse a infilare dentro le braccia. 

“Non avrai freddo?” Chiese Rachel preoccupata.

Quinn semplicemente scosse la testa con un piccolo sorriso e tornò a giocherellare con i lembi dei suoi guanti. Avevano pranzato nel bar preferito di Rachel, e ora stavano smaltendo al parco. Rachel alzò lo sguardo quando notò la testa di Quinn che spuntava e i suoi passi che assumevano un leggero saltellare. Gli occhi della bionda erano innocenti ed eccitati, e Rachel seguì il suo sguardo. Dritto verso venditore di palloncini. Rachel sorrise. 

Rachel non disse nulla; voleva vedere se Quinn si sarebbe fermata. Ne era abbastanza sicura, quasi passarono il venditore prima che Quinn rallentasse, per poi girarsi verso Rachel e fermarsi, mordendosi il labbro. 

“Voglio prendere un palloncino.” Sbottò, poi fece una faccia stranita come se non sapesse perché l’aveva detto.

Rachel sorrise coscientemente e la spinse verso il venditore. “Anche io!”

Quinn sembrava sorpresa ed eccitata. Rachel ne chiese uno viola.

“Uhm, posso averne uno blu… e uno giallo, per favore? E uno verde?” Disse Quinn timidamente.

Rachel sorrise e mise una mano sulla spalla di Quinn. “Penso che la mia amica qui abbia bisogno anche di un cappellino con un palloncino a forma di animale.” Rachel la studiò per un momento, poi annuì decisa. “Un leone. Assolutamente un leone.”

Rachel sperò che quest’uomo sapesse quello che stava facendo, altrimenti sarebbe venuto fuori come un cappellino di salsicce gialle. Quinn non ne aveva proprio bisogno.

Il venditore sorrise alle ragazze. “Bene. Cosa ne dici di uno per te?”

Rachel cominciò a scuotere la testa, ma Quinn strinse la mano che era stata sulla sua spalla e la interruppe tranquillamente. “Anche a lei ne serve uno.” Abbassò lo sguardo verso Rachel. “Un orso. Per favore.” 

L’uomo annuì allegramente, fece i loro cappelli e gli passò i palloncini colorati. In realtà sembravano degli animali, cosa che faceva sembrare Rachel e Quinn qualcosa come delle idiote, ma, pazienza. Erano favolose.

“E ora?” Chiese Rachel. Il suo cappello di palloncini era leggermente troppo grande, così era appoggiato sulla sua testa un po’ storto. Quinn si concentrò nel legare la cordicella di uno dei palloncini sul suo polso. Rachel cercò di non sorridere.

“Um, potremmo… Non so, stenderci un po’ al sole? Potrebbe riscaldarti. Solo che preferirei stare fuori, che…”

“Perfetto.” Disse Rachel vivacemente. Sorrise quando Quinn buttò un paio di dollari nel cappello di un senzatetto, offrendogli un cenno e un leggero “ciao”.

Si chiese come questa ragazza potesse essere così dolce, e perché non lo condividesse abbastanza con il mondo.

~oooooooooo~

“Quinn!” Proclamò Rachel, camminando a grandi passi fuori dalla sua camera quando arrivarono a casa. “Non ho ancora il tuo numero di cellulare.”

Quinn era raggomitolata in un angolo del divano con uno dei suoi libri. Rachel osservò un albore di consapevolezza sul suo viso.

“Non ce l’ho.” Disse Quinn piuttosto imbarazzata, riportando gli occhi sul suo libro.

Rachel non era in grado di elaborare questa cosa. La sua stessa vita sarebbe crollata a pezzi se non avesse avuto il suo telefono; sarebbe finita a vivere in un cartone sul fiume senza sapere il suo nome e cantando alle papere.

“Non… hai un telefono?” Rachel aveva gli occhi spalancati. Quinn stava cominciando a sembrare a disagio. Scosse la testa.

Rachel esitò e cambiò la sua espressione in qualcosa di meno… critico. Era solo davvero affascinata. “Perché no?” chiese.

Quinn si strinse leggermente nelle spalle. “Non mi serve.” Disse tranquillamente. Rachel la studiò per un momento e si sedette all’altra estremità del divano.

“Come fai a contattare le persone? A parlare con gli amici?” Chiese Rachel, lo stupore nella sua voce rimpiazzato dalla curiosità.

Quinn aggrottò le sopracciglia, ancora con il viso nel libro. “Chi?” chiese. 

Rachel sospirò. “Quinn.”

Quinn non rispose. Rachel abbassò leggermente la testa.

“Puoi guardarmi, per favore?”

Quinn si morse il labbro e trascinò i suoi occhi verso l’alto per incontrare quelli caldi e marroni di Rachel.

“Grazie.” Rachel sorrise. “Ma, tua zia? Non devi parlarle?”

Gli occhi di Quinn guizzarono via, ma tornarono a quelli di Rachel dopo un momento. Si strinse nuovamente nelle spalle. “Se volesse parlare con me potrebbe usare il telefono fisso.”

“Non le parli?”
Quinn scosse la testa lentamente. “In realtà no.”

Beh, non era giusto, pensò Rachel. Se Rachel fosse stata la zia di questa dolce ragazza, l’avrebbe chiamata ogni giorno per assicurarsi che stesse mangiando qualcosa di più che cereali zuccherati e Twinkies (**) per cena, e che non venisse rapita dopo aver giocato con le altalene. In realtà, probabilmente farebbe ciò essendo Rachel. Quindi, conclusione logica, procurare a Quinn un telefono. 

Rachel balzò giù dal divano e si diresse al bancone della cucina, dove aveva appoggiato la sua borsa.

“Forza, Quinn. Ti procureremo un telefono.”

Quinn non si mosse, semplicemente la osservò ad occhi spalancati dalla sua posizione sul divano.

Rachel calmò leggermente il suo entusiasmo, e tornò a sedersi, con il cappotto e la borsa di Quinn tra le mani. 

“Cioè, non ti sto forzando, ma sarebbe carino poterti mandare messaggi durante la giornata.”

Quinn sembrava sorpresa. Stava passando le dita sui bordi delle pagine. “Mi manderesti messaggi?”

“Certo!” Rachel sorrise. “Puoi distrarmi durante le mie pause pranzo, e posso chiamarti e lamentarmi perché Santana fa la stronza, o metterci d’accordo su cosa prendere al take-away… inoltre, non penso di aver mai usato un telefono fisso in vita mia; non sono completamente sicura di come funzioni.”

Quinn sorrise e si morse il labbro. Rachel aspettò.

“Posso metterci dentro dei giochi?” Chiese Quinn, i suoi occhi nocciola che guardavano dritto in quelli luminosi di Rachel. 

“Ommioddio, devo presentarti il mio amico Artie! Può insegnarti questo gioco chiamato Angry Birds, e poi ti distruggerà la vita e probabilmente non ti vedrò mai più.”

Rachel era seria. Quando aveva ricevuto Angry Birds per la prima volta, aveva perso un pezzo della sua anima. Essendo la perfezionista che era, aveva usato uno dei suoi libri di matematica per studiare gli angoli della fionda. Aveva persino cominciato a costruire una versione del gioco a grandezza naturale nel loro cortile, un modo perfettamente logico per guadagnare esperienza pratica per battere quella cosa, quando i suoi papà organizzarono un intervento.

Quinn sorrise e mise giù il suo libro. Più tardi tornarono a casa con un nuovo iPhone, una custodia blu con sopra un elefante, e la versione più nuova di Angry Birds dall’App Store.

~oooooooooo~

Il giorno dopo, dopo cena, Rachel era seduta in salotto con Quinn, aspettando che i suoi amici venissero lì per passarle a prendere per il club. Apparentemente, il giorno prima era stato l’unico giorno in cui sarebbero mai stati in anticipo per qualcosa, e non sarebbe mai più successo. Certo, avevano chiamato e avevano detto che Puck si era martellato l’unghia del pollice e che erano diretti all’ospedale, ma questa non era una scusa abbastanza buona nel libro di Rachel Berry. 

Sospirò esasperata e si guardò intorno. Le ginocchia di Quinn stavano saltellando come un cavallo al galoppo ed era concentrata a scegliere tra i buchi della cintura del suo cappotto. 

“Quinn.” Disse Rachel tranquillamente. Quinn fermò ogni movimento e alzò lo sguardo, gli occhi fissi sulle labbra di Rachel. Rachel le fece un piccolo sorriso e Quinn si sedette sulle sue mani, le orecchie che diventavano rosa.

Finalmente il cellulare di Rachel vibrò con un messaggio che diceva che erano di sotto in un taxi e le stavano aspettando. Beh, in realtà diceva “vieni qui di sotto, il nostro autista è un deficiente,” così Rachel guidò Quinn all’ascensore, poi fuori e dentro il retro di un taxi molto affollato.

Non era colpa di Rachel se era finita per metà sulle ginocchia di Quinn, la bionda che arrossiva profondamente e focalizzava i suoi occhi fuori dalla finestra. Santana e Puck sembravano davvero troppo divertiti da ciò. Arrivarono al club senza alcun incidente di palpaggio, beh, intenzionali incidenti di palpaggio, e uscirono dal taxi sollevati. 

Quinn aveva di nuovo in viso quello sguardo ansioso. Non voleva smettere di giocherellare con i polsini della sua giacca, e infine Rachel semplicemente calmò le mani di Quinn con le sue, e le strinse quando si avvicinarono ad un separé in uno dei muri del club.

Rachel guardò Santana e roteò gli occhi; la ragazza stava già litigando con un qualche ragazzo al bar. Erano letteralmente appena entrati dalla porta e si scoprì a chiedersi se Santana fosse ubriaca. Rachel pensò che fosse semplicemente la personalità di Santana; il tipo di persona che sembrava perennemente ubriaca.

Lei e Brittany tornarono al tavolo con sei drink e Rachel prese un respiro profondo. Sarebbe stata una lunga notte.

Gli occhi di Quinn erano focalizzati sul drink che era posizionato di fronte a lei.

“Um, io non… bevo.” Disse tranquillamente. Santana semplicemente la fissò.

Rachel annuì con comprensione, e diede una gomitata alla bionda nervosa con la sua spalla rassicurandola. “Puck, puoi prenderle qualcos’altro da bere?”

Puck sembrava combattuto. O costipato. Sembrava che stesse avendo problemi di elaborazione. Rachel aspettò; avrebbe compreso tutto alla fine. Un attimo dopo chiuse la bocca, annuendo silenziosamente, e si diresse verso il bar.

Santana sembrò aver riguadagnato l’uso della parola. “Perché cazzo non bevi?” farfugliò incredula. Rachel si spostò da lei; davvero, Santana non sembrava afferrare questo fenomeno analcolico.

“Solo non, um, non mi piace.” Rispose Quinn tranquillamente, incurvandosi sul tavolo e giocando di nuovo con le sue maniche. “Scusa.” Borbottò.

“Ehi, non scusarti, Quinn.” Disse Rachel, con gli occhi spalancati e fulminando Santana. Strofinò distrattamente la schiena della bionda.

Santana la ignorò. “Cosa vuol dire che non ti piace?”

Brittany afferrò il viso di Santana e lo girò verso di lei. “San. Basta.” Disse lentamente. “Lasciala in pace.” Santana roteò gli occhi ma acconsentì. 
“E’ solo strano.” Mormorò.

“Perchè non siamo tutti alcolisti come te?” Commentò Kurt. Rachel gli sorrise con gratitudine mentre Puck ritornava con dell’acqua per Quinn.

“Grazie.” Disse lei a bassa voce.

“Non preoccuparti.” Sorrise Puck.

Circa un’ora e mezza dopo, quando erano tutti adeguatamente intossicati, Brittany prese Santana e la trascinò fuori dalla pista. Kurt stava chiacchierando con il barista, Rachel non aveva idea del motivo. Non aveva mai visto un uomo più virile preparare i drink in tutta la sua vita. Puck era sparito circa dieci minuti dopo che erano entrati al club, per non essere mai più visto.

Rachel era felice che Quinn sembrava essersi rilassata un pochino. In realtà ora si stava guardando in giro, e stava sbattendo alcune cannucce in più sul tavolino come bastoncini da batteria.

“Sai, lo fai spesso.” Commentò Rachel attentamente.

Quinn rallentò il ritmo e guardò Rachel, ma non disse nulla. 

“E’ come se tu non riesca a stare seduta e ferma.” Continuò Rachel. “Iperattiva.” Rachel cercò di procedere attentamente; davvero, era solo l’alcol che rendeva leggermente veloci e sciolte le parole come iperattiva.

Quinn annuì e smise di picchiettare tutto insieme. Strinse le sue mani come se non sapesse cosa farne. Rachel la guardò.

“Non è brutto.” Disse. “E’ carino.”

Quinn arrossì. “E’ un, cioè, è come un tic… una specie. Come, un’abitudine nervosa. Io, mia zia, lo odiava. Mi dava delle medicine per questo.”

Rachel aggrottò le sopracciglia. “Cosa? Per fermarlo?”

“Sì. Solo, non so… rendeva tutto monotono…” Quinn si affievolì tranquillamente. 

Rachel ci riflettè, e poi raccolse le cannucce che Quinn aveva fatto cadere e batté il suo stesso ritmo sul tavolo. Sorrise a Quinn. “Non mi piace la monotonia. Tu sei molto meglio.”

Quinn si morse il labbro per contenere il suo sorriso e prese più cannucce dalla pila. Quando Kurt tornò, avendo ovviamente fallito il suo obbiettivo di convertire un uomo eterosessuale, stavano facendo una guerra di batteria. Beh, Quinn stava facendo una guerra di batteria. Rachel stava sembrando un’idiota dopo aver rovesciato il drink quando aveva provarlo a usarlo come un piatto della batteria. Non le importava; aveva trovato la timida risata di Quinn come confortante e voleva farlo ancora per far proseguire il suono.

“Sapete dove siano andate Britt e Santana?” Chiese Kurt, proteggendo il suo drink dall’ira delle cannucce di Rachel.

Rachel scosse la testa e smise di suonare. “Probabilmente stanno facendo sesso nel bagno.” Sentì che Quinn stava boccheggiando vicino a lei e si girò per guardare la bionda.

“Lo farebbero? Qui?” Chiese incredulamente, stranamente ad alta voce. 

Rachel rise e alzò le sopracciglia. “Sì. Quando è stata l’ultima volta che sei stata in un club?” Quinn arrossì e abbassò la testa. Rachel si rimproverò. Rachel Barbra Berry, pensa prima di parlare. Non parlare senza riflettere. E smettila di rovesciare i fottuti drink della gente, sembri una villana.

Rachel battè la guancia di Quinn con una delle sue cannucce. “Scusa. Io non...“

“Non ci sono mai stata. In un club, intendo. Non sono mai stata in un club prima.” Disse Quinn prima che Rachel potesse sputare fuori altre parole. Era felice che Kurt avesse voltato la schiena e stesse facendo finta che tutto questo discorso non si stesse verificando.

“Oh.” Rachel si chiese quale fosse l’opposto di logorroica. Quinn lanciò un’occhiata e incontrò gli occhi marroni, e offrì a Rachel un piccolo, timido sorriso, che Rachel ricambiò. Non si preoccupò di cercarlo sul vocabolario. 

Brittany e Santana tornarono nel separé un minuto più tardi, somigliando a due che, a scelta, o erano appena uscite da un tunnel ventoso o si erano stuprate a vicenda nel bagno.

“Ehi biondina,” chiamò Santana dall’estremità del tavolo. “Hai trovato qualcuno che puoi portare a casa? Cioè, sappiamo che Rachel qui è una fottuta eremita,” Rachel roteò gli occhi, “ma sono sicura che possiamo trovare un ragazzo carino per te.”

“Beh, qualunque cosa fai, non provarci con il barista. Non riesce ad apprezzare nessuna buona qualità che una persona potrebbe avere.” Commentò Kurt aspramente.

“A dire il vero sono lesbica.” Mormorò Quinn, gli occhi sul suo drink, facendo le bolle nell’acqua.

Rachel rovesciò di nuovo il suo fottuto drink su tutto il tavolo. Santa madre di- contieniti, Rachel. Controllati. Kurt strillò come se fosse lava che si stava avvicinando al bordo vicino alle sue ginocchia.

“Dio, amico, calmati.” Disse Santana, con un sorriso da maniaca, gli occhi fissi sulla faccia di Rachel. Quinn stava ancora facendo le bolle dalla cannuccia, leggermente più veloce, più bolle in preda al panico.

“Sei lesbica, Fabray?” Chiese Santana ad alta voce. Ovviamente aveva bisogno che tutto il club sentisse, tanto per essere sicura.

Quinn guardò nella sua direzione con circospezione. “Sì.”

Sembrava che per Santana fosse la mattina di Natale, o che stesse organizzando qualcosa che potesse finire in un disastro. Rachel sentì l’urgenza di porre il suo corpo tra quello di Quinn e quello di Santana per proteggere la ragazza vicino a lei. 

“Sapevi che sei nella stessa squadra della Berry?” Santana sembrava il fottuto gatto che aveva mangiato il canarino. Rachel era di un rosso acceso e Quinn non sembrava messa meglio. Kurt stava ignorando tutto e tutti, cercando di togliersi il drink di Rachel dai pantaloni.

Quinn ovviamente non aveva idea di cosa dire. “Um, io… no?”

Rachel si coprì gli occhi con le mani per ricomporsi e coprire la maledetta faccia di Santana. Si girò per parlare a Quinn tranquillamente, sperando che i suoi occhi fossero calmi, ma sapendo che probabilmente sembravano quelli di un dannato drogato.

“Grazie per avercelo detto, Quinn.” Disse semplicemente, dopo aver alzato la testa per catturare gli occhi nocciola.

Quinn annuì con esitazione. “Io.. grazie per… avermelo detto. Santana, immagino.” Quinn fece una faccia strana. Rachel pensò che non volesse ringraziare Santana. La maggior parte della gente non lo fa; di solito è un incidente inevitabile.

“Va tutto bene. Te l’avrei detto comunque. Solo che a Santana piace infilare le sue piccole manacce negli affari di tutti gli altri perché sa che siamo più fighi di lei.” Disse Rachel, le labbra arricciate. Si aspettava di sentire un ‘stai zitta, cazzo!’ venire dal fondo del tavolo e fu piacevolmente sorpresa quando non successe. Poi quasi vomitò quando guardò Santana e la trovò agganciata alla faccia di Brittany.

Kurt era bloccato perennemente con una mano sul viso. O forse stava piangendo per la perdita dei suoi pantaloni preferiti per via del drink di Rachel e una disavventura con la batteria. Pazienza. Rachel si sentiva più leggera ora; più felice, come se nulla potesse succedere.



Linda's corner:   Ciao cari! <3
Scusate per il ritardo, davvero! Purtroppo, di qui a Giugno le pubblicazioni saranno un po' altalenanti, perchè dall'alto dei miei quattordici anni (essì, sono piccola D:) posso dire di essere STRAPIENA di verifiche, pensate che di qui al 25 ne ho una ogni venerdì di latino e greco! Più tutte le altre! Non so come farò c_c
Ho qualche news per voi :)
Intanto, Ella vi ringrazia per i vostri commenti :)
Inoltre, le ho chiesto il permesso di tradurre per voi anche le altre One Shot che ha scritto, più una long, ovviamente tutto all'insegna del FABERRY!!! fvgerwdetrw **
Deve ancora rispondermi, ma penso che non ci siano problemi :)
Grazie anche da parte mia, davvero, siete fantastici!
Vi adoro!
E ringrazio la mia splendida beta, che ha betato il capitolo anche se aveva la febbre, è stata bravissima **
Al prossimo capitolo! <3

Linda
(scusate il poema xD)

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Capitolo 4
*** Something Make My Chest Stir ***


AngoloAutrice


 

Ciao a tutti!

Qui è ManuKaikan che vi parla!

Per prima cosa volevo scusarmi da parte di Linda - la vecchia traduttrice – per la sua sparizione, ma, sfortunatamente, non se ne può più occupare e allora io e _LaEle_ ci siamo messe d'accordo per portarla avanti al posto suo.

Dunque, piccole informazioni sul postaggio di questa FanFiction! Faremo un capitolo a testa, uno io e uno lei, così che possiate ricevere degli aggiornamenti un po' più frequenti.

Questo come avete capito è toccato a me :P spero che sia tradotto bene e che si capisca tutto!

Ci vediamo in fondo!


Enjoy!


Capitolo 4: Something Make My Chest Stir (Qualcosa nel mio petto si muove.)


 

Pochi giorni dopo, Rachel tornò a casa dalla prove sicura di trovare Quinn a casa. Quinn in realtà non andava da nessuna parte, se non a portare fuori Barnaby, e a Rachel piaceva avere qualcuno che l'aspettava a casa. In realtà le piaceva molto il fatto che riuscisse a dormire tutta la notte, visto che Quinn si era unita a lei, in silenzio e timidamente, con Pooh al seguito. Rachel aveva pensato subito che quella soluzione aveva beneficiato entrambe, quindi oltre ad essere logica era anche pratica.

Appena attraversata la soglia, i suoi occhi trovarono subito Quinn seduta al tavolo della colazione, con la bocca ripiena di quelli che sembravano biscotti al burro d'arachidi appena sfornati. Quinn guardò nella sua direzione, ormai manteneva spesso il contatto visivo e Rachel ne godeva appieno di quello, anche perché chi non l'avrebbe fatto?

Le arruffò i capelli biondi e Quinn abbassò la testa come faceva sempre, cercando di ingoiare il boccone che aveva in bocca. Sembrava entusiasta, e Rachel attese speranzosa, con un sorriso sul volto.

“Rachel.”

Rachel rise. “Si, Quinn?”

Quinn sembrava non riuscire a contenere il proprio sorriso. “Ti ho fatto dei celebrativi biscotti vegani al burro d'arachidi.”

Rachel sollevò le sopracciglia sorpresa. Il più grande passo che aveva visto fare a Quinn per la preparazione di qualcosa da mangiare, era stato versare il latte nei suoi
Froot Loops*. Rachel guardò il piatto. Erano rimasti solo quattro biscotti.

“Allora hai mangiato, tipo dodici biscotti, prima che tornassi a casa?”

Quinn arrossì ma continuò a sorridere. “Beh, ci stavi mettendo tanto.” si difese, spingendo il piatto verso Rachel. “E sono una panettiera incredibile, non ho potuto resistere.”

Quinn aveva provato a fare la spiritosa? Si era appena
vantata? Oh, grande, Rachel era fiera di lei.

Rachel arricciò il naso e diede un morso ad uno dei biscotti. Santa Madre di Dio, sapevano di paradiso. Quinn sorrise all'espressione di Rachel. Rachel provò ad assumere un'espressione meno orgasmica possibile.


“Hai detto che sono biscotti celebrativi?” chiese.

Quinn annuì, con un sorriso a bocca aperta e annuendo furiosamente. Rachel la studiò per un momento con un sorriso. Sapeva che Quinn stava aspettando che glielo chiedesse, ma attese. Si voltò, fingendo di andare in camera sua e Quinn fece un rumore di protesta.

Rachel si voltò nuovamente, con un'espressione innocente sul volto. Quinn si morse il labbro e Rachel non resistette più.

“Cosa stiamo celebrando, Quinn Fabray?” Rachel spinse il piatto di biscotti più all'interno del tavolo. Tendeva ad essere iperattiva quando si trattava di celebrare qualcosa e non voleva che questi finissero per terra, come la cena di Barnaby era solita fare.


"Ho trovato un lavoro."

Il visto di Rachel si illuminò. “Hai trovato un lavoro?”

Quinn rise e annuì. “In un rifugio per animali, a pochi isolati da qui. Potrò dar loro da mangiare e portarli a passeggiare e-”

Quinn si interruppe quando Rachel le gettò le braccia attorno al corpo. Si irrigidì all'inizio, ma Rachel non permetteva a nessuno di rifiutare un abbraccio targato Rachel Barbra Berry. Quinn odorava di orsetti gommosi.


“Questo è fantastico.” mormorò nel collo di Quinn, poi aggrottò le sopracciglia e si allontanò. “Quinn!”

Il sorriso di Quinn si spense un po', ma non ebbe il tempo di rispondere.

“Sei uscita e ti sei trovata un lavoro e sono molto orgogliosa e felice per te, però mi lasci solo quattro biscotti con cui festeggiare! Questo non è accettabile.” Rachel si portò le mani ai fianchi. Non stava scherzando. Quinn la guardò, un po' divertita e un po' spaventata.

“Uhm, potremmo farne di più … “ suggerì a bassa voce. Rachel la fissò per un attimo, prima di saltare e battere le mani.

“Si! Questo sarà divertente! Puoi farmi vedere come si fanno! Dio,” Rachel si fermò dal saltare e prese un respiro. Si sentiva come se gli occhi stessero per caderle a pezzi e il suo corpo era in ebollizione. “Sono così orgogliosa di te.”

Certo, conosceva Quinn da qualcosa tipo una settimana, ma era proprio impossibile non amare una ragazza così dolce. Sapeva che Quinn aveva problemi con la gente, e il fatto che avesse trovato un lavoro, lavoro che le permetteva di stare a contatto con i cuccioli tutto il dannato giorno, Dio … Rachel non riusciva proprio a trattenersi.

“Cosa, no, Rachel no-non piangere.” Quinn la guardò sconvolta.

Rachel agitò le mani attorno al volto, come a voler dire: '
no, sto bene, sono solo così felice', almeno era quello che sperava stessero dicendo il linguaggio dei segni che aveva improvvisato.

Quinn si alzò e sollevò le braccia con l'intento di abbracciare Rachel di nuovo, ma decise di non farlo e abbassò lo sguardo per terra. Rachel rise fra le lacrime e la strinse a sé. Quinn la tenne per un momento, fino a quanto Rachel non si tirò indietro con un enorme sorriso che contornava il suo volto lucido.

“Dio, ricomponiti donna.” la prese in giro Quinn con un piccolo sorriso. Rachel si limitò a ridere e si diresse in cucina con il suo piatto di biscotti.


Tre ore dopo, erano sedute sul divano, piatti biscotti al burro di arachidi e gocce di cioccolato in equilibrio sul loro corpo e sul tavolino. Rachel non poteva biasimare Quinn per essersi mangiata tutti i suoi biscotti celebrativi, visto che lei era al suo quattordicesimo biscotto con gocce di cioccolato al momento. La cucina era in disordine dietro di loro: Barnaby era ricoperto di bianco dopo una lotta di farina, ma Quinn aveva le mani sul suo grembo e un piccolo sorriso sul viso. In quel momento, era tutto quello che importava a Rachel.


*****


 

"Wake me up before you go-go

'cause I'm not plannin' on goin' solo

Wake me up before you go-go

Take me dancing tonight

I wanna hit that high"


 

* Rachel saltellò per la cucina, cantando sulla sua spatola, prima di vedere Quinn camminare, o inciampare alla cieca, ancora assonnata, fuori dalla sua camera da letto, e agitò l'oggetto che aveva in mano.

Quinn sbatté le palpebre per un minuto prima di accucciarsi al tavolo della colazione, appoggiando la testa sulle braccia. Rachel smise di cantare e la raggiunse per arruffarle i capelli biondi.

“Stai bene?”

Quinn alzò la testa ad annuì, arrossendo leggermente. “Hai
mandato Barnaby a svegliarmi? O è solo, venuto da solo...?”

Rachel le voltò le spalle, incapace di nascondere il suo sorriso colpevole. In realtà non aveva mandato Barnaby 'a svegliare Quinn.'. Il suo cane non era così intelligente, così gli aveva semplicemente indicato la porta della sua stanza, saltellando su e giù eccitata, dicendo il suo nome più e più volte. A quanto sembrava, aveva recepito il messaggio e ora Quinn era svegliata.


“Colazione, Quinn?”

Quinn era probabilmente ancora troppo addormentata per averla notate, infatti ignorò completamente la sua domanda.

“Umh, prenderò solo un po' di pizza.”

Rachel si voltò a guardarla e Quinn vacillò.

“E … Lucky Charms?”

“Quinn Fabray: non è possibile iniziare la giornata con questo cibo disgustoso! Ecco, qualcosa di vegano e salutare. Ti piacciono le cipolle?”

Quinn arricciò il naso e Rachel roteò gli occhi.

“Usa le parole, Quinn.” disse per metà scherzosa.

Occhi nocciola incontrarono Rachel, anche se le mani di Quinn si misero a giocare con le chiavi sul bancone.

“No, non mi piacciono le cipolle. E nemmeno i peperoni … e sono allergica alle noci. Um, non so magari le mischi con qualcosa, ma, così per il futuro … lo sai.”

Rachel sorrise a Quinn, soddisfatta della risposta. Si voltò verso la cucina, sentendo il tintinnio delle chiavi fermarsi. Guardò da sopra la spalla e fece l'occhiolino a Quinn, guardandola diventare rossa fino alle orecchie, poi riprese a cantare la canzone degli Wham “Wake Me Up before you go-go.”

Purtroppo, Rachel arrivò alla seconda strofa prima che la sua voce si incrinasse. Si bloccò e chiuse la bocca subito. Si voltò verso Quinn che la fissava con attenzione. Lei ovviamente non era a conoscenza della gravità della situazione. Sul serio, la sua voce si era
incrinata.

Rachel parlò a bassa voce, in modo da non danneggiarla ulteriormente. “Andrà tutto bene. E' solo un po' di solletico. Non ho bisogno di vedere un medico. La prima è fra due settimane e io non posso ammalarmi. Mi basta prendere in modo leggero le prove di oggi e di domani, tutto andrà bene.

Quinn sembrava nervosa e osservava Rachel con attenzione, la quale le annuì per tranquillizzarla. Rachel spense il fuoco e divise il mangiare in due piatti.

Ne mise uno di fronte a Quinn e questa sussurrò un “Grazie.” a bassa voce.

Rachel non provò nemmeno a sussurrare questa volta, le mimò le parole “
Non c'è di che”, cominciando a consumare la sua colazione mentre Quinn la guardava. I papà di Rachel, i suoi amici e i compagni di stanza, avevano sempre detto che era un po' psicotica quando si ammalava, così Rachel aveva pensato che la cosa migliore da fare in quel momento era ignorare possibili conseguenze. Il pensiero positivo era la miglior arma!

Quando arrivò il momento di partire per le prove, Rachel raccolse le sue cose e si fermò vicino a Quinn, guardandosi intorno per controllare che non avesse dimenticato niente. Si voltò per dire, o mimare, un arrivederci a Quinn, quando la bionda la sorprese con un abbraccio. Rachel cercò di mantenere l'equilibrio al gesto impulsivo di Quinn, e Rachel le strinse le braccia attorno al corpo. Quando si staccò era rossa in volto e gli occhi che guizzavano per la stanza.


Sembrava come se non potesse credere di averlo appena fatto.

“Buone prove.” mormorò Quinn.

Rachel le sorrise calorosamente. “Buon lavoro.” mormorò. “Ti mando un messaggio più tardi.”

Quinn annuì e tornò a sedersi, giocherellando con le sue chiavi. Rachel la guardò, poi afferrò il suo limone e il suo te, correndo fuori dalla porta. Pensa positivo, Rachel. Non ti ammalerai.


*****

Naturalmente, il giorno dopo, Rachel fu mandata a casa dal suo direttore. Non è come se non se lo fosse aspettato, specialmente visto che i suoi polmoni stavano annegando e sembrava che qualcuno le avesse versato dell'acido in gola. Per la prima volta da quando Quinn aveva iniziato a dormire con lei, non era riuscita a prendere sonno. Ed era per questo che era uscita un'ora in anticipo per il lavoro, prima che Quinn si svegliasse, sperando che l'aria fresca potesse aiutarla. Purtroppo, il maledetto Siri aveva mentito di nuovo e aveva finito per congelarsi semplicemente il sedere.

Quindi ora sedeva impotente sul pavimento della cucina. Aveva abbandonato il divano dopo essersi dovuta alzare ripetutamente per prendere l'acqua. Ed era troppo stanca per muoversi. Il pavimento era bello e fresco sulle gambe. Sentì la porta d'entrata aprirsi e chiudersi. Quinn sarebbe stata probabilmente sorpresa di trovarla a casa così presto, così si lasciò sfuggire un gemito per far intuire alla donna che c'era.

Quinn apparve sulla porta della cucina un secondo dopo. Sembrava divertita, poi preoccupata quando si rese conto in che stato era Rachel. Rachel la guardò con gli occhi lucidi ed imbronciata.

“Mi hanno mandato a casa.” mormorò, inclinando la testa all'indietro appoggiandosi contro la lavastoviglie. Barnaby si sedette al suo fianco, sembrando abbastanza allegro. Rachel sarebbe stata contenta del fatto che si stava comportando così bene, se non fosse stato che si sentiva come se stesse morendo.

Quinn sembrava non avere idea di cosa fare, ma i suoi occhi nocciola erano molto preoccupati. Batté le dita suoi suoi pantaloni un paio di volte prima di avvicinarsi esitante, inginocchiandosi di fronte a Rachel.

“Perché sei seduta sul pavimento? In cucina?”

“Non lo so.” piagnucolò Rachel con voce lamentosa e Quinn trasalì.

“Um … “ Quinn pensò per un momento, facendosi più vicina. “Lascia che ti-voglio dire, posso-posso portarti sul divano?”

Rachel annuì e Quinn l'aiutò ad alzarsi con cautela. A quando sembrava il liquido che era nel suo petto, decise di scenderle nei polmoni, e Rachel si ritrovò a tossire. Quinn le strofinò la schiena con lentezza attendendo che finisse l'attacco, sostenendo Rachel abbastanza da arrivare al divano. Rachel osservò Quinn raddrizzarsi e mordersi il labbro, gli occhi che iniziavano a vagare per l'appartamento. Si stava toccando i pantaloni di nuovo.

“Stai bene, Quinn.” mormorò Rachel. Vide le dita fermarsi, ma era troppo stanca e scomoda per essere confusa quando Quinn girò sui tacchi e se ne andò. Rachel sospirò, o almeno ci tentò, finì solamente per fare un rumore gorgogliante, prima di pulirsi il naso con il braccio.

Improvvisamente una coperta l'avvolse. Si rese conto che era morbida e calda, e aveva giraffe verdi disegnate sopra e sorrise leggermente. Un minuto più tardi Quinn appoggiò una tazza di qualcosa che fumava sul tavolino, insieme ad una scatola di fazzoletti e un libro da colorare con i pastelli. Rachel cercò di sollevare un sopracciglio e Quinn arrossì.

“Mi piace colorare quando sto male.” disse semplicemente, prima di correre via di nuovo. Rachel ridacchiò, e poi si rese conto che era la cosa più dolorosa che avesse mai provato e si fermò di colpo. Quinn tornò nuovamente e si sedette sul tavolino di fronte a Rachel.

Sollevò un film che non era di Rachel, Chitty Chitty Bang Bang, e le sorrise.

“Uhm, probabilmente l'hai già visto. Ma si tratta di una macchina volante ed è un'avventura bellissima … e c'è un grosso cane birichino … e Dick Van Dyke.”

Rachel le rivolse il miglior sorriso di cui era capace in quel momento. Certo che l'aveva visto, era Rachel Berry e quello era un musical. Era lo stesso motivo per il quale annuì con entusiasmo quando Quinn accennò verso il lettore DVD.

Poi Quinn sollevò il suo orso, timidamente e mordendosi il labbro inferiore, con il volto rosso. Rachel tese le braccia debolmente, il broncio tremendamente visibile.

Orso Pooh.” piagnucolò. Quinn sorrise e le passò il suo orso. Rachel lo abbracciò stringendoselo al petto, rannicchiandosi sotto la coperta. Chiuse gli occhi quando Quinn, con fare esitante, allungò una mano e le scostò i capelli dalla fronte. L'ultima volta che qualcuno si era preso cura di lei quando era malata, era stato qualche anno prima, ed era stato Noah … e in realtà non era stato “prendersi cura, ma più “sono venuto a svaligiarti il frigo e ad assicurarmi che non sia morta.

Quinn si mise dal lato opposto del divano e Rachel automaticamente appoggiò i piedi sulle sue ginocchia. Li agitò in segno di protesta quando Quinn cominciò a solleticarle le dita. Barnaby, come previsto, si mostrò davanti al divano e Rachel si aspettò quasi che lui trotterellasse da Quinn, ma a quanto pareva era deciso ad essere fedele. Per il momento.

Una decina di minuti dopo, Rachel si addormentò, la faccia sepolta nell'orso di Quinn. Si svegliò qualche ora dopo per scoprire che, diavolo, faceva caldo. Gemette districandosi e gettando la coperta sul pavimento. Quinn, che l'aveva vista svegliarsi, non aveva detto nulla, si era sporta a raccogliere la coperta, piegandola con cura sul tavolino da caffè.


“Sei riuscita a dormire un po'.” disse infine Quinn.

“Non ho bisogno di dormire, ho bisogno della mia voce.” mormorò. Dio, si era trasformata in una bambina capricciosa. “Spegni la televisione.” gemette. Rachel sentiva la canzone di
Chitty Chitty Bang Bang in sottofondo e se quello non era una cosa che faceva uscire di testa e ti spingeva sull'orlo della pazzia, beh, nient'altro avrebbe potuto.


 

Quinn rispettò il suo volere, Rachel aveva gli occhi chiusi, quindi non la vide, sentì solo la musica fermarsi.

“Vuoi andare a letto?” udì una vocina chiederle e lei annuì debolmente in risposta, ma non si mosse dalla sua posizione. “Posso-va bene se ti porto io?”


 

E ancora una volta, Rachel annuì. Strinse orso Pooh sentendo le sue braccia sotto le ginocchia e la schiena, prima di trovarsi avvolta nel calore che sapeva di orsetti gommosi che era Quinn. Quinn la mise nel letto, con le medicine al suo fianco, prima di tornare verso la porta.

“Um, buonanotte Rachel.” disse a bassa voce.

Rachel aggrottò le sopracciglia, il volto premuto nel cuscino. Lei non aveva idea di cosa stesse accadendo nello stato di delirio in cui si trovava e, oh mio dio, si gelava.

“Dove stai andando?” allungò un braccio e lo agitò prima di farlo cadere esausta. “Tu dormi qui.” mormorò.
Ci fu silenzio per alcuni minuti e poi Rachel sentì qualche fruscio, poi le luci si spensero e l'altro lato del letto si mosse. Sentiva Quinn giocherellare con le sue mani, toccando l'elastico sul polso, sentendo le unghie fare rumore.

“Quinn.” pregò Rachel ribaltandosi. Dio, faceva
così freddo. Voleva di nuovo la coperta con le giraffe, l'aveva fatta sentire felice. Invece, Rachel si rannicchiò sul fianco di Quinn, stringendo la sua maglietta e pregando per un po' di calore.

Sentì Quinn irrigidirsi, e le ci vollero dei buoni cinque minuti, ma alla fine Quinn la strinse e finalmente sentì di
nuovo caldo. Quinn la tirò più vicina e Rachel fu consapevole di starle respirando addosso, come un vecchio bulldozer, ma non le importava, perché Quinn odorava di dolci vermi gommosi.


Rachel si svegliò il mattino dopo, beh, nel primo pomeriggio, in un letto vuoto. Agitò il bracciò in attesa di che si scontrasse con qualcosa, ma niente, il rumore della porta attirò la sua attenzione. Rachel sollevò la testa e vide la figura sulla soglia, gli occhi erano offuscati e, per quanto ne sapeva, poteva essere un dannato mostro marino. Ma il mostro marino parlò.

“Ti ho fatto una scodella di frutta.” disse Quinn a bassa voce, prima di fare qualche passo in avanti. “Hai bisogno di mangiare. Ora … per favore.”

Rachel si mise a sedere, stropicciandosi gli occhi e registrò che il naso le colava ancora, ma il mal gola era sparito. Si concentrò su Quinn accanto al letto, la ciotola nella mano tesa e la bocca leggermente aperta in attesa di una sua reazione.

Rachel sorrise leggermente e la prese. “Grazie, Quinn.” e questa sospirò di sollievo.

“Ti senti meglio?” occhi nocciola cercarono il suo viso.

“Mi sento meglio. Anche se sono ancora un po' … colante.” Rachel alzò lo sguardo quando Quinn le prese la mano. “Che cosa hai mangiato per colazione?”

Quinn guardò per terra. “Um.” Rachel alzò un sopracciglio. “Ti ho fatto dei biscotti zuccherati per tirarti su il morale, quindi ho dovuto … “

“Hai mangiato dodici biscotti per colazione.” affermò Rachel, cercando di nascondere il sorriso con un pezzo enorme di melone.

“No!” esclamò Quinn gli occhi ad incrociare quelli di Rachel. “Li ho conservati per te. Ho mangiato … l'impasto rimasto … “ si interruppe.

“Oh mio dio, Quinn! Non puoi mangiare un mucchio di pasta per biscotti per colazione! Questo è ridicolo!”

“Mi piace.” disse con un piccolo sorriso. “Ed è anche meglio degli stessi biscotti.”

Rachel roteò gli occhi. “Ti farà sentire male. E ecco che ti dovrò prestare il famigerato
Fuzzy* a tre gambe per dormire ed diventerai la favorita di Barnaby di nuovo. E per di più non vado molto d'accordo col vomito, scatenerebbe una reazione a catena.”

Quinn sembrò adeguatamente punita, visto che prese a dondolare avanti e indietro suoi talloni, facendo scattare l'elastico che aveva sul polso.

Rachel fece un cenno sorridendole più calorosamente. “Ora, aiutami a finire questa frutta, perché mi hai messo qualcosa come tipo nove meloni qui dentro e non posso mangiarli da sola.”

Rachel, in realtà, poteva mangiare melone da sola per tutto il giorno.


 


 

AngoloAutrice


 

Non sono carinissime??

In questa FanFiction trovo favolosa Rachel con i suoi pensieri folli e sono innamorata persa di questa strana, dolce e timida Quinn *__* fateci sapere che ne pensate, che l'autrice è ansiosa di sapere come reagisce il fandom italiano!

Prima di lasciavi in mano alla mia socia, volevo fare alcune precisazioni riguardati il capitolo, perché questa FanFiction è meravigliosa, ma ci sono tanti riferimenti che spesso fatico anche io a capire XD. Ho messo gli asterischi e sono sicura che li abbiate notati!


Prima * : Froot Loops. - Sono una marca di cereali che in questa FanFiction Quinn è solita mangiare. Sinceramente non mi sembrano il massimo, ma sono gusti u.u

Secondo * : Rachel jitterbugged around the kitchen per chi conosce la canzone degli Wham – Wake Me Up Before You Go, sa che la parola jitterbugged è una parola che il cantante ripete spesso nel testo. Letteralmente vuol dire ballo degli anni 80, ma sinceramente non avevo idea di come tradurlo quindi ho optato per qualcosa di semplice. Mi sembrava giusto dirvelo però!

Terzo * : Fuzzy: http://www.flickr.com/photos/48336728@N06/5762795399/ questo è il Fuzzy di cui parla Rachel, ci ho messo un po' capire che diavolo fosse, ma ci sono riuscita XD. Non capisco perché Rachel debba avere quell'orrore nell'armadio ma va bene lo stesso. Per sapere di cosa parlo, leggete il capitolo precedente, Rachel lo nomina quando Quinn le presenta l'orso Pooh.

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Capitolo 5
*** My Bears ***


Capitolo 5: My Bears- I miei orsi

Per il giorno della prima, Rachel era tornata in perfetta forma, solo un pochino più fuori di testa del solito perché, beh, santo Dio, era la Prima. Rachel camminava su e giù per il suo camerino, aspettando che i suoi amici andassero a trovarla, sicura che avrebbe avuto qualche problema di salute.

Arresto cardiaco? Soffocamento? Improvviso attacco d’epilessia sul palco?

Rachel girò su se stessa quando la porta si aprì, vedendo Kurt che si fermava e rimaneva a fissarla. Dio, doveva sembrare una maniaca.

Muoviti, Hummel.” disse una voce dietro di lui. “Fa un caldo d’inferno in questo corridoio”

Kurt roteò gli occhi, ma entrò nella stanza “Wow, fantastico, Santana”

Brittany e Santana lo seguirono nella stanza e Rachel fermò il suo vagare abbastanza a lungo per salutarli con un sorriso nervoso.

Allora, hai già dimenticato le tue battute?” chiese Santana. Sembrava annoiata e prese a rovistare tra le cose sul cassettone di Rachel.

Oh mio Dio, Santana!” esclamò Kurt “Non si chiede una cosa del genere prima di uno show!”

"Beh, si spera che la risposta sia no.” disse distrattamente Santana, intascandosi uno degli smalti di Rachel e aprendo uno dei cassetti.

Sono perfettamente preparata per questo, grazie mille Santana. Mi sono preparata per ventiquattro anni, a dire il vero. Ed è perfettamente sano essere pieni di tensione nervosa prima di uno show.” Rachel decise di non menzionare come si stesse diagnosticando disordini medici qualche minuto prima.

Santana la studiò con qualcosa tipo orgoglio negli occhi, orgoglio fortemente mascherato e nascosto, o intossicazione alcolica, poi riprese a rubarle le cose.

Kurt prese una delle mani di Rachel nelle sue “Sei un bagel* in un piatto pieno di pane alla cipolla, Rachel. Sei nata per questo, e noi siamo orgogliosi di te, e sarai fantastica. Oh e io lo filmerò illegalmente con la schifosa videocamera di Puck perché Mercedes mi sta minacciando di violenza fisica”

Rachel lo attirò in un abbraccio. “Grazie, Kurt.” lo lasciò andare quando la porta si aprì di nuovo e Quinn entrò esitante con le mani nelle tasche del cappotto. Sorrise quando vide Rachel. Rachel prese a camminare verso di lei.

Hey, è Quinn!” esclamò Brittany, superando Rachel e fermandosi con un salto di fronte a Quinn. Non provò a toccarla, rimase solo lì a guardarla con un sorriso splendente e caldi occhi azzurri.

Ciao, Brittany.” disse Quinn, con le labbra leggermente curvate in un sorriso.

Come stai?” chiese Brittany.

Rachel stava per scoppiare a ridere. Non aveva mai sentito Brittany chiederlo in tutta la sua vita; erano quei noiosi convenevoli che, solitamente, Brittany semplicemente saltava. Rachel lanciò uno sguardo a Kurt, che sembrava un po’ nervoso. Santana, con le tasche appesantite dalla roba di Rachel, studiava le due bionde con un sorriso. Rachel poteva vedere le dita di Quinn muoversi nelle sue tasche.

Ehm, sto bene, tu?”

Sto benissimo! Ma devo andare adesso, perché San ha detto che possiamo prendere dei churros** se riesco a mangiarlo prima che inizi lo spettacolo. Quindi, ciao Quinn, ciao Rachel!”

Brittany afferrò la mano di Santana e saltellò fuori dalla porta. Kurt si lasciò cadere sul divano e Rachel si avvicinò a Quinn, che la attirò in un abbraccio appena fu abbastanza vicina.

“Grazie per essere venuta!” disse appena si separarono.

Quinn sorrise “Era ovvio. Sarei arrivata prima, ma Barnaby, ehm, ha mangiucchiato le scarpe che volevo mettere … quindi ho dovuto cambiare il vestito … ”

Beh, sei meravigliosa.” disse Rachel, sorridendo, mentre Quinn arrossiva e abbassava lo sguardo sui suoi piedi. “Starai bene qui? Voglio dire, sei a tuo agio, tra il pubblico?” chiese, leggermente più piano.

Kurt non stava prestando attenzione. Stava armeggiando con una videocamera che sembrava non fosse stata usata dal 1992.

Le orecchie di Quinn diventarono rosa, intonandosi con la sua faccia. Annuì timidamente “Starò bene. Tu sarai fantastica, Rach, e io mi focalizzerò sulla tua voce.”

Rachel controllò il suo viso per un momento, cercando qualsiasi segnale che indicasse che Quinn non stava bene. Sorrise quando gli occhi nocciola incontrarono i suoi e si girò verso Kurt battendo le mani.

Okay, ho venti minuti, ragazzi! Kurt, se accompagni la signora ai vostri posti, ci vedremo dopo lo spettacolo. Cena, giusto?”

Kurt annuì, alzandosi. “Vai e diventa una stella, Rachel.” disse, offrendo il suo braccio a Quinn con un caldo sorriso. Quinn lo afferrò e salutò Rachel con un lieve gesto della mano prima che i due lasciassero il camerino. Rachel riprese il suo vagare, contando i minuti che mancavano allo show.


*****

Lo spettacolo andò perfettamente, con l’unico disturbo proveniente da una donna ubriaca nel pubblico che sembrava avesse l’impressione di star vedendo “La Sirenetta”. Rachel era orgogliosa di sé stessa, e del suo cast, ovviamente. Era legittimamente preoccupata che ci fosse troppa adrenalina che scorreva in lei quando fecero l’inchino alla chiamata alla ribalta, e che sarebbe svenuta sull’orchestra. In quel momento vide i suoi amici tra il pubblico che applaudivano furiosamente. Puck stava fischiando, Santana cercava di mascherare il fatto che stava piangendo, Quinn sembrava solo molto orgogliosa di lei.

Quinn appariva ancora orgogliosa mentre si sistemavano ad un tavolo in uno stravagante ristorante per il quale avrebbe pagato Kurt, il cui nome nessuno riusciva a pronunciare. A Rachel non importava. Avrebbe mangiato anche dei petali di rosa se glieli avessero messi sul piatto in quel momento. Era un ristorante affollato e diventava sempre più rumoroso mentre continuava a riempirsi di persone.

Berry, hai un cavolo di cartellino sul vestito.” dichiarò calma Santana, leggendo attentamente il suo menù.

Puck sbuffò quando lo vide.

Oh mio Dio.” gemette Rachel, guardando sopra la sua spalla e togliendo attentamente il cartellino. Attentamente, perché una volta aveva tirato via un cartellino e aveva dovuto camminare fino a casa con un buco semi-pornografico sul dietro del suo vestito. “Ragazzi, avreste dovuto dirmelo prima."

Santana la schernì “Sei fortunata che te lo abbia detto adesso.” mormorò.

Rachel sospirò. Non riusciva a capire metà del menù; probabilmente si sarebbe ritrovata con quattro bocconi di cibo circondati da nove libbre di decorazioni.

Voi cosa prendete, ragazzi?” chiese Rachel a tutto il tavolo.

Cordon bleu.” rispose Kurt istantaneamente “Ripieno di prosciutto e paprika.”

Puck gli lanciò un’occhiata e annuì con la testa “Sì, prenderò anch’io quello.”

Bistecca di maiale con noci e brie au gratin” disse Santana “Penso. A meno che non significhi qualcosa come zoccoli di maiale fritti o qualcosa del genere.”

Mmmmh” disse Rachel, cercando di ignorare quell’immagine “E tu, Quinn?”

Quinn alzò gli occhi dal menù “Um, prenderò un grilled cheese”***

Seriamente, biondina? Siamo in questo ristorante costruito per dei cavolo di re e tu scegli il grilled cheese?” osservò Santana incredula.

Rachel doveva ammettere che il grilled cheese suonava meglio che gli zoccoli di maiale fritti che, probabilmente, Santana avrebbe accidentalmente ordinato.

Quinn aggrottò le sopracciglia e concentrò di nuovo il suo sguardo sul menù. “Non mi piace nessuna di queste cose particolarmente.” disse tranquillamente “Posso cambiare, prenderò … ”

No.” la interruppe Rachel, prendendo il menù di Quinn e piegandolo a metà “Prendi quello che vuoi, Quinn. Probabilmente ci ritroveremo tutti a desiderare di aver ordinato il menù dei bambini.”

Quinn annuì con gli occhi ancora fissi sul tavolo. Rachel ordinò tortellini con ricotta e spinaci, e quando arrivò il cibo tutti furono contenti di scoprire che avevano interpretato correttamente il menù. La salsa sul cibo di Brittany e Santana fece quasi vomitare Brittany, ma comunque ne grattò via la maggior parte e si sistemò tutto. E non ci furono zoccoli di maiale.

Quinn iniziò a giocare con le sue posate all’incirca a metà della cena, muovendo il cucchiaio su e giù con le dita e facendo saltellare le ginocchia. Il ristorante si stava facendo veramente rumoroso.

“Quinn.” disse Rachel tranquillamente, mettendo la mano sopra al cucchiaio in modo che Quinn non potesse prenderlo. Quinn si fermò e riprese a masticare il suo panino, gli occhi fissi sulla mano di Rachel.

Quinn è tutto okay.” Rachel prese la mano libera di Quinn per evitare che riprendesse a giocare con le posate. Sorrise dolcemente quando Quinn incrociò il suo sguardo e ammiccò quando spostò il cucchiaio vicino a Kurt e lontano dalla portata sua portata.

Quindi, Quinn.” iniziò Puck a voce alta, guardando le due con un ghigno “Rachel era parecchio sexy su quel palco stasera, eh?”

Kurt si soffocò con il cibo e Brittany lo picchiò sulla schiena. Quinn arrossì immediatamente, ma sorrise e guardò Rachel.

Era fantastica.”

Puck annuì come se stesse aspettando che lei continuasse, o mettesse in atto qualche tipo di fantasia. Rachel lo guardava sospettosa.

Sorprendentemente, Quinn continuò “Penso di non aver mai sentito una voce come la tua, Rachel. E’ così … è come - mi fa sentire felice dentro.”

Quello fu il momento per Rachel di arrossire. Puck stava ancora sghignazzando come un pazzo.

So che sei andata alla Tisch ma, ehm, cantavi anche al liceo, giusto?”

Rachel stava ancora tentando di far tornare la sua faccia al suo colore normale, quindi fu Brittany rispose per lei. “Cavolo, sì che lo faceva! Era il capitano del nostro Glee Club. Abbiamo vinto le nazionali l’ultimo anno, il che penso sia stato più che altro per la mia danza, ma immagino che anche Rachel abbiamo fatto un buon lavoro cantando.”

Santana annuì come una che la sapeva lunga.

Oh Dio, Brittany, mi stai procurando dei flashback sul liceo.” Kurt si massaggiò le tempie “Parli ancora con Finn, giusto Rachel?”

Rachel annuì. Puck individuò la confusione sul volto di Quinn “Il fratellastro di Kurt. Il mio migliore amico. Il suo ex.” spiegò succintamente. Quinn aggrottò le sopracciglia.

“Sono grata per tutto quello che è successo al liceo. Ho superato quegli ostacoli e adesso sono la star di un revival di Funny Girl a Broadway.” Rachel enfatizzò le sue parole gesticolando con le mani. Era ancora leggermente eccitata. “Ho lasciato indietro i bulli e sono esattamente dove volevo essere” sorrise a Quinn e sottolineò la sua frase sbattendo con forza il tovagliolo sul tavolo.

“Sei stata vittima di bullismo?” chiese Quinn. Sembrava sconvolta.

Rachel si morse il labbro e guardò Santana. “Prima del Glee, non avevo molti amici, ed ero una specie di bersaglio facile, sai. Ma la gente rinsavì, realizzò che un giorno sarei diventata una grande star, e che sarebbero stati fortunati a potermi lavare il cane. Mi sono goduta l’ultimo paio d’anni del liceo. Oh, sì, e Barnaby ha bisogno di un bagno.”

Rachel diede un colpetto sulla spalla a Quinn, rassicurante, anche se la bionda continuava a sembrare un po’ triste. “Posso comprarti un gelato?” chiese Quinn.

Rachel esitò. Quello non c’entrava niente. Poi si illuminò perché, insomma, chi può dire di no a un gelato. Quinn si rallegrò quando Rachel annuì e finì il suo grilled cheese contenta.

Dopo cena, Rachel stava a lato del carretto dei gelati con Santana, mentre tutti gli altri prendevano i loro coni. Santana faceva tintinnare gli smalti rubati a Rachel nelle tasche del suo cappotto, canticchiando con non-chalance.

Dunque, sei consapevole che piaci a quella ragazza, vero?”

Rachel sollevò un sopracciglio “Beh, lo spero, visto che è la mia coinquilina.”

Santana rise “No, Berry. Quella ragazza ti guarda come se fossi una fottuta dea, quando non si rannicchia da qualche parte come una stramba.”

Hey!” Rachel la guardò furiosa e spinse Santana giù dal marciapiede. Santana alzò le mani per difendersi.

Per una frazione di secondo, Rachel considerò l’idea di spingerla davanti a un ragazzo sulla bici, che sembrava che stesse comunque travolgendo la folla.

Cavolo!” Santana ritrovò l’equilibrio “Sto scherzando. Calmati. Lei … ”

Rachel immaginò che Santana avrebbe detto qualcosa come “è dolce” o “è carina”

... sembra che sappia di zucchero filato.”

Okay, il tizio sulla bici era quasi lì. Rachel si preparò a spingere Santana sulla sua traiettoria.

No, no, no. Tipo, dolce, come hai detto tu. Troppo carina. Zuccherosa.” Santana si allontanò da Rachel mentre si spiegava.

Come si può essere troppo carini?” mormorò Rachel.

Santana sogghignò, adesso salva, alcuni passi distante dalla pista ciclabile. “E’ perfetta per te, Berry. Solo assicurati di farmi sapere quando, finalmente, scoprirai di cosa sa realmente. Okay?”

Rachel arrossì e camminò sul marciapiede, mentre Santana scappava per prendere il suo enorme gelato, con sopra le gomme da masticare, da Brittany. Quinn la raggiunse e allungò a Rachel un cono alla fragola con un lieve sorriso. Rachel non riusciva a ricordare l’ultima volta che qualcuno le aveva comprato il gelato. Prese la mano di Quinn per evitare che afferrasse l’orlo della manica e raggiunsero il resto dei loro amici per la camminata fino a casa.


*****

Il week end successivo, la domenica mattina trovò Rachel che rotolava su una palla gigante nel suo salotto. Si era ripromessa che avrebbe fatto un po’ di yoga, ma aveva scoperto che era molto più divertente rimbalzare in giro come una bambina di quattro anni. Stava provando a rimanere in equilibrio sulla palla, sulle mani e le ginocchia, come una foca, quando Quinn emerse dalla camera che, fondamentalmente, condividevano.

Sbuffò appena vide Rachel e si coprì velocemente il naso. Rachel si spaventò, perse l’equilibrio, rotolò giù dalla palla e sbatté il piede sul muro con così tanta forza che si sorprese di non averci fatto un buco. Rimase distesa sul pavimento con una specie di sorriso shockato, ascoltando Quinn che rideva in cucina. Alla fine Quinn emerse con una tazza di Sugar Puffs**** asciutti e un bicchiere di latte al cioccolato. Si sedette sulla palla vicino a Rachel.

Stai bene?” Rachel strinse gli occhi, ma sorrise. Non le ci era voluto molto per riprendersi. Quinn non sembrava tanto preoccupata, visto che stava tentando di trattenere un sorriso.

Rachel annuì e si massaggiò il piede.

Perché hai quasi demolito il nostro muro?”

Rachel sbuffò “Non ho quasi demolito il nostro muro, Quinn. L’ho colpito … un po’ duramente.”

Con la forza di una palla demolitrice.”

Rachel si sedette e guardò Quinn con un’espressione esageratamente infastidita. Osservò Quinn riempirsi le guance di Sugar Puffs come un criceto.

Sei chiacchierona stamattina.”

Quinn sorrise timidamente e scrollò le spalle, gli occhi che saettavano per la stanza. Gesticolò verso la seconda palla che Rachel aveva pianificato di usare, insieme alla prima, per rotolare attraverso il soggiorno come una macchina medievale. Seriamente, quando si era svegliata, inconsciamente sapeva che non sarebbe stata fatta yoga quel giorno.

Posso provare?” chiese Quinn

Certamente.” Rachel gesticolò con le mani “Non farti male. E non bucare il muro. E non … ”

Caspita, parla per te stessa. Non sono goffa come te.” disse Quinn distrattamente, appoggiando la fronte sulla palla e rotolando un po’. Si stava ancora infilando i cereali in bocca, adesso a un angolo così strano che Rachel pensava meritasse un premio.

Rachel alzò le sopracciglia e rise. Le piaceva quella Quinn. Quinn estroversa. “Okay, sei tu quella che è inciampata su Barnaby ieri e che ha quasi distrutto il nostro tavolino da caffè nel mentre.”

Quinn la ignorò e, invece, chiamò Barnaby da loro. Lui saltellò attraverso il soggiorno allegramente, annusando la faccia di Quinn finché lei non gli diede un Sugar Puff e Rachel arricciò il naso.

Oh, e la settimana scorsa sei sgattaiolata fuori dal letto nel bel mezzo della notte per andare al bagno, hai sbattuto il dito del piede sulla vasca e hai tirato giù la mia tenda della doccia! Quinn, per alcuni secondi ho davvero pensato che ti stessero uccidendo.”

Rachel era serissima. Aveva avuto flashback di Psycho per tutta la notte. Quinn era una delle persone più goffe che avesse mai conosciuto.

Okay, sono goffa.” Quinn era di schiena sulla palla, ora, che provava a rimanere in equilibrio senza appoggiare nessuno degli arti sul pavimento. Rachel sapeva che era una terribile idea. “Ma tu-”

Ed eccola li, pensò Rachel. Quinn scivolò indietro sulla palla, rovesciò i suoi Sugar Puffs per tutta la stanza e sbatté la testa sul muro con un forte tonfo. Rachel rimase senza fiato, ma poi Quinn iniziò a ridere, e la preoccupazione di Rachel si trasformò in divertimento. Con un po’ di fortuna non c’erano stati traumi neurologici. Se c’erano stati, beh, probabilmente ne era valsa la pena.

Poi Rachel scoprì di non potersi trattenere. La risata di Quinn era forte, libera e melodica, e la bionda si stava tenendo la testa, cosa che, okay, forse avrebbe dovuto controllare, ma era solo Quinn che faceva Quinn. E Rachel lo adorava. Rise con lei, finché Barnaby iniziò a mangiare i cereali sparsi per la stanza e Rachel dovette intervenire prima che si facesse del male e vomitasse nelle sue scarpe.

Quinn.” cercò di usare un tono duro, ma le uscì una cosa affannata per aver riso troppo “Raccogli i tuoi dannati cereali. Piantala di insegnare al mio cane le tue terribili abitudini alimentari.”

Quinn si alzò a sedere e si guardò attorno, la faccia rossa. Il suo sorriso si spense alla vista del disastro “Oh … no, scusa.”

Rachel la osservò iniziare a muoversi in giro raccogliendo i cereali uno ad uno. Rachel fece una smorfia quando Quinn ributtò una manciata di cereali contaminati dal pavimento nella scatola. I cereali che erano stati sul pavimento per più di dieci secondi. E poi stretti nella mano di Quinn. DI nuovo in quella dannata scatola. La scatola con un orso con il cappello blu.

Perché ti piacciono gli orsi, Quinn?” chiese Rachel distrattamente, raccogliendo i Sugar Puffs più vicini a lei.

Quinn strofinò le mani sui pantaloncini del pigiama e sparì dietro al divano “Ehm, non lo so.” disse esitante la voce senza corpo di Quinn “Loro sono … loro sembrano teneri, sai. Sembra come se si potesse -se si potessero abbracciare. Cose così.”

Rachel sorrise. Provò a non immaginare Quinn che veniva attaccata da un grizzly dopo aver provato ad abbracciarlo.

Tu sei come un orso, Quinn.” osservò. Rachel era troppo pigra per alzarsi in quel momento, quindi, semplicemente, infilò discretamente la sua manciata di Sugar Puffs nella bocca di Barnaby, mantenendo lo sguardo sul divano per tutto il tempo.

La testa di Quinn spuntò fuori un momento dopo, seguita dal suo corpo. Il suo naso era arricciato per la confusione. Rachel decise di chiarire il concetto. Apparentemente dire a qualcuno che è come un orso non aveva un significato molto chiaro.

Sei tranquilla. E goffa. Ovviamente.” Rachel fissò direttamente Quinn mentre la bionda sedeva sul pavimento all’altro lato del tavolino. Quinn arrossì. “Voglio dire, gli orsi non sono goffi, ma sai, ti possono tramortire con una zampa, giusto?”

Rachel non ne aveva idea. Non era una fottuta zoologa, cavolo. “In più sei tenera, solitaria, sai, cose da orso.”

Quinn la fissava “Sono tenera?”

Rachel ridacchiò, rotolando la schiena sulla palla gigante dietro di lei. “Sì.”

Quinn sorrise e si perse nei suoi pensieri per un momento. Rachel la guardava con interesse.

Beh, allora sei un orso anche tu.” disse alla fine Quinn.

Dio, cosa aveva iniziato Rachel? No, cosa avevano iniziato quei cavolo di Sugar Puffs!

Gli orsi possono essere rumorosi, a volte, e … energici, sai. Credo che ruggiscano. Ruggiscono?” Quinn guardò Rachel con curiosità. Rachel le rispose con una un'espressione da “cosa diavolo ne posso sapere”. Non aveva idea se gli orsi ruggissero.

Quinn si strinse nelle spalle e continuò contenta “Possono essere fastidiosi, sai, del tipo “ti inseguo nel bosco finché muori”, cose del genere."

Rachel sbuffò e Quinn sorrise. Rachel non aveva la pazienza di inseguire qualcuno nel bosco finché non moriva.

E sei tenera a volte, quando non ti pettini. Specialmente la mattina. E hai grandi occhi marroni. E, non so, l’orso Pooh canta, a volte. E ci scambiamo dei bei abbracci da orsi.”

Rachel la guardava con il sorriso mentre Quinn divagava, il rossore che aumentava furiosamente, poi strinse la donna in un abbraccio da orso quando finì. “Ti chiamerò Big Bear, da adesso.” proclamò, tirandosi indietro e scompigliando i capelli di Quinn. Rachel stava scherzando solo a metà. Era davvero appassionata di soprannomi; Santana era stata conosciuta per tre anni come “puzzola” al college.

Quinn sorrise e piegò la testa prima di incrociare gli occhi di Rachel.

Allora tu sei Little Bear.” disse Quinn, logica. Merda, cosa aveva combinato Rachel. Fottuti soprannomi.

Non poteva rinnegare la faccia eccitata di Quinn, però. Maledetti Sugar Puffs. Sorrise a Quinn e annuì consenziente.

Adesso.” disse Rachel, cercando di apparire seria “Raccogli il resto dei tuoi Puffs, Big Bear, o arriveranno le formiche.”

Quinn obbedì e Rachel le diede una mano. Li buttarono nella spazzatura questa volta, da “adulti responsabili” quali erano. Poi Quinn spinse Rachel di nuovo sulle palle e iniziò una gara a chi saltava più in alto. Dovettero chiamare Puck quando Quinn fece un buco nel muro con il gomito, ma ne era valsa la pena.


__________________________________

Note:

*Il Bagel è una pasta lievitata, a forma di grosso anello, bollita brevemente in acqua e poi cotta al forno. 

** Il churro è un spuntino dolce, tipico della cucina spagnola, a base di una pastella fritta spolverata di zucchero, che viene venduto anche sulle bancarelle lungo la strada.

*** Grilled cheese l’ho lasciato così per scelta, perchè tradotto sarebbe “Formaggio grigliato”, ma non è quello che loro intendono. Quello che loro chiamano Grilled cheese è in realtà una specie di toast...insomma, ce lo ricordiamo tutti il “Grilled Cheesus” di Finn, no? Nel dubbio vi metto la foto:

****I Sugar Puffs sono dei cereali ricoperti di una glassa al miele e zucchero di canna...i nostri Cheerios, insomma! Solo che sulla scatola di questi c’è sto coso (che a me tutto sembra, tranne che un orso, comunque...) che vi lascio interpretare: 

***** Big Bear e Little Bear: di comune accordo abbiamo deciso di tenere i due soprannomi così come sono in originale, perchè tradotti non ci suonavano un granché e poi ci sembra non rendano bene l’idea della FF, quindi rimarranno così per tutta la storia. Confido nelle vostre conoscenze, ma, nel dubbio, Big bear= Grande orso e Little bear= Piccolo orso (letteralmente parlando).

Angolo della traduttrice:

Cavolo, quante note! Cooomunque...

Buonsalve! Qui è _LaEle_ che scrive.

Come vi aveva già anticipato la mia collega, questo capitolo è toccato a me, quindi eccomi qui, saltata fuori dal nulla a condividere con voi questa meraviglia di Fan Fiction.
Vi informo che ho intenzione di tradurre anche le shot della stessa autrice, quindi tenete d’occhio questo profilo, perché io le trovo fantastiche e credo che meritino parecchio!
Detto questo...fateci sapere cosa ne pensate del capitolo (quello che ci dite, poi noi lo rigiriamo all’autrice, quindi ogni vostra parola conta) e se avete qualche critica da fare sulla traduzione, fatela!

Lascio la parola alla mia collega … ci vediamo al capitolo 7!


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Capitolo 6
*** This Could Be the Real World Now ***


Capitolo 6 - This Could Be the Real World Now

Rachel non aveva idea di quando il Fruit-by-the foot fosse diventato così corto. Quando era una bambina sembravano essere così lunghi, come se lei avesse potuto usarlo come cintura e farci dei fiocchi e farlo durare tutto il giorno. Certo, spesso le persone avevano riso di lei e l'avevano persa in giro, ma erano massicce strisce di bontà fruttata, fabbricata per far impazzire anche gli Dei e a lei erano sempre piaciute molto. 

In quel momento, ne stava rubando un po' della scorta di Quinn, perché era ora di pranzo o semplicemente perché il cibo cinese avanzato era vecchio ormai di quattro giorni, ed era sicura che fosse passato prima per Barnaby. Si sorprese quando il telefono squillò, lasciando così cadere la sua palla di Fruit-by-the-foot sul pavimento. Porca vacca. Possibile che Quinn sapesse che stava rubando il suo cibo disgustoso?

Pronto?”rispose Rachel piena d'apprensione guardandosi intorno in cerca di telecamere nascoste.

Salve, parlo con Rachel Berry?” chiese un ragazzo in tono preoccupato.

Si, sono Rachel.” rispose, gettando il suo spuntino nella spazzatura e cercando qualcosa di diverso.

Dio, Quinn aveva quattro scatole di dannatissimi Hostess Cupcakes. Questo non era possibile. Rachel contemplò l'idea di buttarli tutti.

“Il mio nome è Barry. Lavoro con la tua amica Quinn. Uh, lei ti ha indicato come suo contatto d'emergenza e ha come dire, un problema in questo momento.” 

Rachel elaborò la cosa giusto mezzo secondo, gli occhi ancora fissi suoi Cupcakes. “Che cosa? Cos'ha che non va? Sta bene? Qualcosa l'ha morsa?”

Il primo pensiero di Rachel fu. 'OhMioDio ha preso la rabbia da un cucciolo selvatico e ha la bava alla bocca.' Stava già raccogliendo le sue cose prima che il ragazzo potesse rispondere. 

“No, sta fisicamente bene. Sta avendo, come non so, un attacco di panico o qualcosa del genere … uno veramente forte. C'è, non so, qualcosa che non va in lei?” chiese Barry esitante

Rachel stava per urlare un fiducioso “No!” ma si rese conto che non ne aveva idea. “Sto arrivando!” disse invece, correndo fuori dalla porta, chiudendola giusto in tempo prima che Barnaby la seguisse.

Solo a due isolati di distanza si rese conto che indossava i suoi pantaloni del pigiama e una maglietta da bambina di sei anni. Rachel entrò nella reception e si fermò davanti alla donna dietro la scrivania.

Ciao, sono Rachel.” le disse in fretta, guardandosi intorno in cerca della sua amica o di animali feroci lasciati liberi.

Oh, Rachel, puoi venire con me.” le rispose la donna alzandosi e accompagnandola attraverso alcune doppie porte, attraverso una stanza con molti animali e in una piccola camera con un frigorifero e un tavolo.

Un ragazzo alto, che sicuramente doveva essere Barry, gironzolava vicino alla porta. Sembrava molto contento di vederla. Rachel si guardò attorno e vide Quinn seduta sul pavimento contro la parete infondo, le ginocchia tirate fino al petto, le mani sulle orecchie. Non riusciva a vederle il volto, ma si diresse rapidamente verso di lei, inginocchiandosi ai suoi piedi. Barry e la receptionist le osservavano dalla porta.

Quinn.” la chiamò a bassa voce.

Sentiva Quinn respirare rapidamente nelle sue ginocchia, le dita dei piedi toccavano il pavimento di tanto in tanto. Quinn non le rispose, probabilmente perché non la sentiva.

Hey.” provò di nuovo Rachel, allungando una mano e appoggiandola leggermente sulla testa di Quinn.

Quinn si ritrasse cominciando a dondolare, ora stava sicuramente piangendo. Rachel non aveva idea di cosa fare.

Cos'è successo?”chiese voltandosi verso Barry, completamente impotente.

Lui scosse la testa. “No-non lo so, io non c'ero. C'era questo gruppo di ragazzi che è venuto in gita e sono stati molto rumorosi, e lei … è venuta qui e non si più mossa … ”

Quinn sembrava affannata e Rachel si sporse in avanti e con cautela le tolse le mani dalle orecchie. Quinn nascose più profondamente il viso fra le ginocchia e scosse la testa violentemente. 

Quinn, tesoro, hai bisogno di respirare.” la supplicò Rachel. “Va tutto bene, sei al sicuro, non c'è nessun altro nella stanza.” fece un gesto verso Barry e la receptionist facendo loro capire di uscire, senza staccare gli occhi dalla testa dorata di fronte a lei.

Quinn per favore guardami.” le chiese con dolcezza.

Quinn alzò la testa giusto quel tanto che bastava per poter concentrare l'attenzione sulla maglietta di Rachel. Era senza fiato e le lacrime le scorrevano liberamente lungo le guance. Rachel si avvicinò ancora di più cambiando tattica, cercando di capire se Quinn era in grado di parlare, in tal caso era sarebbe stata anche in grado di respirare.

Guardami negli occhi, Quinn.” le disse.

Gli occhi di Quinn guizzarono ai suoi, rossi, nervosi e spaventati. Il corpo dondolava avanti e indietro ogni volta che ansimava, e le sue mani correvano sulle ginocchia con ansia.

Rachel le afferrò e le tenne strette. “Parlami del tuo animale preferito, Quinn. Il mio è il leone, qual'è il tuo?”

Quinn gemette e cercò di ritirare le mani, scuotendo la testa e schiacciandosi di più contro la parete. Rachel era vicina alle lacrime a sua volta.

No, no, tesoro. Ascoltami Big Bear, lo so che ti piacciono gli animali, voglio sapere qual'è il tuo preferito.” Rachel strofinò i pollici dolcemente sulle mani di Quinn, in attesa di una risposta.

Quinn fissò il pavimento dondolandosi ancora avanti e indietro, agitando anche le gambe. Rachel guardò le lacrime cadere sulle piastrelle.

Mhm – io non – mhm … i c-cani.” balbettò Quinn fra gli ansiti.

Okay! Okay, va bene tesoro.” Rachel le strinse le mani. “Che cosa ti piace dei cani?”

Quinn rallentò il dondolio e chiuse gli occhi per pensare e gemette di nuovo.

Va tutto bene.” disse Rachel a bassa voce, tolse una mano dalla sue e le arruffò i capelli biondi; Quinn abbassò la testa.

Lor-loro sono amichevoli … e-fel-felici.”

Rachel sorrise. “Si, è vero. E che mi dici di Barnaby? Che trucchi sa fare?”

Non voleva sembrare così accondiscendente, voleva solo che Quinn sorridesse.

Quinn si lasciò sfuggire una risata. “Ballare.” il suo respiro era affannoso e teneva gli occhi chiusi concentrandosi sulla respirazione.

Proprio così.” Rachel sorrise dolcemente. “E che cosa hai dato a Barnaby per colazione stamattina?”

Quinn non rispose, continuava a dondolarsi ad occhi chiusi. Rachel le prese il mento fra le dita, alzandole la testa e attendendo che Quinn aprisse gli occhi. Aveva smesso di piangere, ma erano ancora rossi e vitrei, così le sorrise incoraggiante.

Mhm, alcuni-alcuni dei miei Cheetos, e, uhm, c-cibo per cani e sciroppo.”

Rachel non riuscì a trattenere un'espressione di sorpresa e di disgusto, perché, che cazzo? Quinn le rivolse un piccolo sorriso alla reazione e Rachel decise di lasciar perdere per il momento il fatto che stava rovinando la dieta del suo cane. Si, ci sarebbero stati momenti migliori per affrontare quel problema. Prese il volto di Quinn a coppa e le asciugò le lacrime e questa non lasciò mai andare i suoi occhi.

“Ti senti meglio?”

Quinn annuì e arrossì, cercando di puntare lo sguardo sul pavimento, ma Rachel la teneva stretta.

Bene.” disse e un attimo dopo l'attirò a se per un abbraccio. Quinn si aggrappò a lei con disperazione. “Non ti pulire il moccio sulla mia maglietta, Big Bear.” mormorò fra i suoi capelli biondi con un sorriso. 

Quinn tirò su col naso, cioè l'esatto contrario che asciugarsi il moccio sulla sua maglietta e Rachel si limitò solamente a strofinarle la schiena rassicurante. Passò qualche minuto e poi si tirò indietro prendendole la mano.

Andiamo, portiamo Barnaby a fare una passeggiata.” 

Quinn sembrava così piccola e spaventata quando si rialzò. Rachel avrebbe voluto mettersi a piangere di nuovo, lei davvero non aveva idea di cosa diavolo fosse successo, ma sapeva che il suo cuore batteva forte e che Quinn aveva ancora gli occhi nervosi.

Una passeggiata nel parco era esattamente quello di cui avevano bisogno.


****


Quinn teneva il guinzaglio di Barnaby mentre questo si agitava, soffocandosi, ma nonostante tutto sembrava stesse passando il miglior tempo della sua vita. Stavano passeggiando attorno ad uno stagno e Quinn aveva affermato che a Barnaby non piacevano le oche. Rachel si era limitata a sorridere alla sua considerazione.

A parte quello, Quinn non aveva parlato e Rachel non aveva la più pallida idea di cosa dire. Si erano portate un boomerang, e chissà da dove Quinn l'aveva tirato fuori, ma a parte quel particolare, perché un boomerang non faceva mai quello che doveva?

Quinn slegò Barnaby dal guinzaglio e lanciò il boomerang, questo cadde una cinquantina di metri più in la e nessuno sembrò molto sorpreso. In fondo le cose che girano a mezz'aria e poi ti tornano indietro sono solo, beh, sono solo delle pazzie fantascientifiche.

Barnaby era entusiasta. Sfortunatamente, quando prendeva le cose, non gli piaceva riportarle indietro sino a quando non erano distrutte, così Rachel e Quinn si sedettero a gambe incrociate sull'erba guardando il cane mangiare la plastica.

Quinn prese a fare una montagna di fronte a lei con l'erba che aveva strappato dalla terra. Rachel rimase semplicemente seduta a guardare mentre la montagna aumentava di misura.

Sono cresciuta in una casa-famiglia.” sbottò Quinn dal nulla, così veloce che a Rachel ci vollero alcuni secondi per realizzare che avesse parlato.

Rachel la fissò. “Come scusa?”

Quinn prese un respiro profondo. “Sono cresciuta ... in una famiglia adottiva.” ripeté con più attenzione.

Rachel annuì dopo qualche secondo, guardando il volto di Quinn pronta ad ascoltare qualsiasi cosa.

Non era davvero … una famiglia adottiva, è quel posto dove vai quando non hai una famiglia adottiva … come se nessuno ti volesse.”

Rachel allungò la mano e afferrò delicatamente quelle di Quinn, spazzolò via la terra e le tenne strette. Quinn finalmente la guardò.

I miei genitori sono morti quando avevo quattro anni, quindi … ho trascorso li sei anni p-prima che mia zia mi portasse via.”

Mi dispiace, Quinn.” disse Rachel a bassa voce, sinceramente, stringendole forte le mani.

Quinn si morse il labbro. “Era sempre … così affollato e rumoroso, per tutto il tempo. Ero la più piccola e … e gli altri bambini si comportavano male.” Rachel aggrottò le sopracciglia mentre Quinn continuava. “Ho avuto questo … attacco di panico, perché mi sono sentita come se fossi là dentro. È per questo che- che...”

Rachel si avvicinò. “Ti sei sentita … sopraffatta?”

Quinn annuì, guardando la sua mano in quella di Rachel e Rachel la studiò per un momento.

Sei davvero tranquilla, voglio dire, non solo ora, tutti i giorni … ma credo che non sia solo timidezza, vero?” anche in quel caso, Quinn annuì. “Hai visto uno psicologo?”

Okay, forse Rachel avrebbe potuto usare un po' più di tatto, ma Quinn non sembrò farci molto caso. Entrambe guardarono Barnaby trottare in giro con una palla da tennis blu di qualche altro cane in bocca. Piccolo ladro.

Si. Non mi piace molto … ” Quinn sospirò. “Non mi piace parlare con la gente.” Rachel si morse le labbra quando gli occhi nocciola incrociarono di nuovo i suoi. “Hanno detto che avevo l'Asperger quando ero una bambina. Ma non è davvero … dopo- dopo il diploma di scuola superiore, tutti mi dicevano che le mie emozioni erano immagazzinate.” Quinn si strinse nelle spalle. “Mia zia dice che sono immatura … tutti gli altri che sono strana.”

Tu non sei strana.” disse subito Rachel e Quinn alzò le sopracciglia e sorrise. “Voglio dire, tu sei … non ti piace la gente, d'accordo. Sei vivace, innocente e felice, abbiamo bisogno di più persone – OH CAZZO, BARNABY ESCI DALL'ACQUA!”

Rachel scattò in piedi e Quinn si voltò, sorpresa di vedere il loro cane nuotare intorno al laghetto pieno di oche. Sbuffò e seguì immediatamente Rachel fino al bordo dell'acqua.

Rachel si chinò con le mani sulle ginocchia. “Avanti Barnaby! Vieni qui piccolo!” gridò con voce da bambina, battendo insieme le mani. “Avanti B!”

Barnaby nuotò nella direzione opposta, Quinn cercò di soffocare le risate.

Rachel gemette e cambiò tattica. “Barnaby, vieni qui! Adesso!” urlò con rabbia. Si voltò verso Quinn quando la sentì ridacchiare di nuovo. “Quinn! Vai li e prendilo!”

Il sorriso di Quinn si spense. “Come scusa?” chiese incredula.

Rachel sbuffò. “Sei stata tu quella che ha fatto diventare il mio cane una bestia disubbidiente, Quinn. Finirà per essere mangiato! Dagli alligatori e dai serpenti … dio, ho sentito parlare di squali d'acqua dolce!”

Non mi tufferò in uno stagno a zero gradi, Rachel. Il tuo cane era pazzo prima che arrivassi io … e queste oche si stanno preparando ad attaccarci, ma dubito che questo piccolo stagno di città abbia animali mangia uomini dentro.”

Rachel si voltò e fece qualche passo allontanandosi dall'acqua. “Va bene, allontaniamoci.” disse metodicamente. “Non gli piace essere lasciato da solo, specialmente da te, forse ci seguirà.”

Quinn alzò gli occhi per il sottinteso che fosse la preferita di Barnaby, ma non disse nulla. Andarono a sedersi su una panchina sul sentiero.

Rachel si voltò verso di lei del tutto tranquilla. “Comunque stavo dicendo che abbiamo bisogno di più persone come te al mondo, se non desideri un terapista reale o qualcosa del genere, potresti parlare con me.”

Quinn si limitò a fissarla e Rachel pensò che fosse la cosa più logica del mondo riprendere la conversazione da dove si era interrotta. Non era sicura del perché Quinn scoppiò a ridere.

Dio, Rachel, little Bear, rendi le cose migliori, davvero.”

Rachel sorrise agli occhi luminosi di Quinn. Certo, avevano perso un boomerang, rubato una palla da tennis e il loro cane stava per essere probabilmente mangiato da uno squalo d'acqua dolce nel laghetto di Central Park, ma si, questa era stata decisamente una gita di successo.


****


Quella era un'idea orribile. Scherzi a parte. Invitare gli amici a cena non avrebbe dovuto farla sentire come se stesse preparando una battaglia. O un caos. O un omicidio di massa. Gli amici di Rachel le ispiravano un sacco di sentimenti, e quando si gettava Finn nel mix, beh … questa era un'idea orribile. Corse attraverso quel pensiero più volte mentre preparava la tavola, in attesa che il campanello suonasse.


Tante cose potevano andare terribilmente storte. 

Diede un'occhiata al salotto e sorrise. Quinn era concentrata sul suo gioco, a quanto pareva la sua famiglia Sims era morta perché il loro forno aveva preso fuoco più e più volte. Allora Quinn si era ritrovata con numerose lapidi in cucina che non riusciva a spostare così Rachel quando aveva visto il suo sguardo sconsolato, le aveva detto di ricostruire la casa prima che arrivassero i loro ospiti.

Il campanello suonò e Rachel entrò in salotto, appoggiandosi alla parte posteriore del divano. “Ehi, tu.” disse dando una gomitata alla spalla di Quinn.

Quinn mise in pausa il gioco e la guardò con un sorriso nervoso. “Non mi dirai che sei a disagio, vero?” le chiese.

Quinn annuì e scosse i capelli tanto che Rachel sorrise. “Uhm, prendo qualcosa da bere?” chiese Quinn.

Rachel annuì e si avviò alla porta, che ora sembrava picchiettata da un ariete medievale.

Accidenti, Berry, siamo stati li per quattro ore!” si lamentò Santana, sorpassandola per dirigersi al divano dove si lasciò crollare.

Kurt e Brittany la seguirono, anche se l'accolsero con un po' più di cortesia e un abbraccio.

Ciao Rachel!” proclamò Finn con entusiasmo, avvolgendola fra le sue braccia.

Rachel ridacchiò e lo abbracciò forte. “Ciao Finn, Kurt si è preso cura di te?”

Finn si staccò e sorrise felice, mentre Puck scivolava attraverso la porta. “Oh si! Il suo appartamento è impressionante. Salvo, il letto degli ospiti che sembra un blocco di cemento e la sua doccia ti fa sentire come se ti stessero sparando dei proiettili nelle spalle. Ma ha un televisore enorme, Rachel! L'hai visto?”

Rachel annuì divertita e Finn si sedette su una delle poltrone, proprio mentre Quinn usciva dalla cucina mordendosi il labbro e guardandosi i piedi, trasportando anche tutto l'alcool.

Finn, questa è Quinn. Quinn, Finn.” disse agitando la mani verso di loro.

Finn sorrise e alzò la mano. “Ehi, Quinn!”

Quinn aprì la bocca e poi la richiuse, donandogli un piccolo sorriso, alla ricerca del senso della vita nelle bevande che aveva in mano. Santana sembrava annoiata, Rachel sapeva che aveva bisogno di alcolizzarsi per stare meglio.

Che hai portato, Quinn?” chiese Rachel con entusiasmo, tirando Quinn perché sedesse accanto a lei sul divano.

Quinn appoggiò il vassoio sul tavolino in modo che tutti potessero prendere una birra o versarsi un po' di vino. Rachel le accarezzò la gambe rassicurante.

Allora Rachel, cosa c'è per cena?” chiese Puck, puntando i piedi sul tavolino, Kurt lo guardò con disgusto per niente velato.

Beh, visto che io e Quinn non volevamo bruciare l'edificio tentando qualcosa di complesso, abbiamo optato per spaghetti in salsa di pomodoro e pane all'aglio.” rispose Rachel.

....E biscotti al burro d'arachide.” aggiunse Quinn sorseggiando il suo latte.

Rachel sorrise. “E sorprendenti biscotti al burro d'arachide per dessert.”

Oh dolce.” disse Finn. “L'unica cosa che Kurt mangia sono queste cene surgelate Healthy Choice che sanno di shampoo.”

Kurt roteò gli occhi. “Sapeva così ieri sera, Finn, perché hai fatto esplodere il tuo nel forno a microonde.” Finn si strinse nelle spalle.

Rachel si chiese come questo avrebbe potuto far sapere qualsiasi tipo di cibo di sapone.

“Abbiamo visto un corpo morto sulla strada, Rachel.” disse Brittany.

Rachel la fissò, decidendo di aspettare qualche informazione in più, perché, beh, era Brittany.

Era un piccione.” chiarì Puck quando vide Brittany rimanere seduta e con il sorriso. “Già, abbiamo a malapena fermato Santana dall'impacchettarlo col salva fresco e portarlo a cena.”

"Sarebbe stato un grande campione per la mia classe.” disse Santana seria. “Penso che potrei tornare indietro e farlo quando ce ne andiamo.”

Rachel non sapeva cosa rispondere a delle argomentazioni del genere. “La cena dovrebbe essere pronta adesso, ragazzi, se volete andare in sala da pranzo. Sarà sul tavolo a minuti.” fu il meglio che riuscì a trovare.

Nel momenti in cui tutti erano presi a mangiare, il discorso del cadavere animale fortunatamente cadde, sostituito con la supposizione di possibili serial killer che abitavano dall'altra parte del corridoi di casa di Puck.

Giuro amico, una puzza terribile. E li ho visti portare il loro bucato giù in lavanderia la settimana scorsa, sembrava pesasse duecento chili.

Finn ascoltava con gli occhi spalancati, ma Kurt lo derise. “Si, o sono solo deboli e non avevano fatto il bucato per un mese.”

“O era pieno di schifezze e pezzi di corpo umano.” dichiarò Puck semplicemente.

Okay, basta con questa roba!” dichiarò Rachel con notevole difficoltà ad inghiottire la sua salsa di pomodoro.

Quinn stava tracciando il disegno della tovaglia con le dita e Rachel gliele batté delicatamente, guardandola con un sopracciglio alzato e Quinn si mise le mani in grembo.

Certo, Rachel si era goduta per un po' la coinvolgente storia dello smembramento dei serial killer, ma stava diventando un problema.

Allora Rachel, hai una ragazza?” chiese Finn, cercando di mettere la metà del suo piatto di spaghetti in bocca in una sola volta.

Rachel scosse la testa e Kurt parlò per lei. “Non dall'ultima, qual'era il suo nome Rachel? Qualcosa del tipo-”

No, non parleremo della mia ex fidanzata stasera, Kurt, grazie mille.” lo interruppe Rachel prima che prendesse il via.

Santana stava guardando Quinn con un sorrisetto. “E tu che ci dici biondina?” disse con fare fin troppo innocente.

Le gambe di Quinn presero a muoversi freneticamente, ma lei rispose prima che Rachel potesse oltrepassare il tavolo e pugnalare negli occhi Santana con la forchetta.

Era nella sua mano. Pronta. Per. Andare.

Non ho mai avuto una ragazza.” disse Quinn a bassa voce.

La mascella di tutti si spalancò, ma Puck la recuperò per primo. “Quindi sei un gay appena convertita.”

Anche Santana la guardò con una faccia da come diavolo? Brittany era occupata a dare pezzi di cibo a Barnaby. Rachel non aveva idea di come Puck fosse riuscito a inserire una frase come “gay appena convertito” in una conversazione a tavola.

Quinn prese l'orlo del suo vestito. “Uhm, no? Non ho mai nemmeno avuto … un ragazzo … o … ” si interruppe, mentre il viso prendeva ad infiammarsi.

Beh, questo è uno schifo, perché tu sei molto molto carina.” disse Finn, prima che conati di vomito gli facessero sputare il cibo sul tavolo. Kurt e Santana si alzarono di scatto come se fosse roba tossica.

Rachel fu felice della distrazione. “Ehy.” disse sottovoce. Quinn respirò forte e continuò a guardarsi in grembo. “Quinn, guardami.”

Rachel le rivolse un sorriso gentile quando Quinn incrociò i suoi occhi. “Va tutto bene.” sussurrò per calmare la gamba che continuava a rimbalzare.

Quinn annuì anche se le sue orecchie erano ancora rosse. “Vado a prendere un altro po' di latte.” disse a bassa voce.

Rachel ci pensò un momento. Era un codice?

Hai bisogno d'aiuto?” chiese Rachel.

Quinn alzò un sopracciglio e ridacchiò. “Per versarmi un bicchiere di latte? Um, credo di potercela fare … grazie, little Bear.”

Rachel si voltò verso il tavolo e arrossì leggermente quando Quinn le accarezzò la testa mentre si dirigeva in cucina.

"Non le hai ancora chiesto di uscire, Rachel?” le chiese Finn non appena Quinn fu sparita.

Rachel lo guardò incredula. Vedi, questo è ciò che succede quando inviti queste persone. Guardò Santana, che alzò le mani innocentemente con un dannato sorriso sul volto.

Non sono stata io, giuro. Voi due rilasciate delle folli vibrazioni, Berry.”

Rachel scosse la testa incredula, ma Finn continuò con la sua linea di interrogatorio.

Perché è come se, mi avesse lanciato uno sguardo assassino quando ci hai presentato.”

Kurt lo guardò scettico, non riusciva a collegare la dolce Quinn con una frase come "sguardo assassino",Rachel aveva il suo stesso problema.

Più uno sguardo tagliente.” disse Kurt. “Più sottile, uno sguardo tagliente che si avvicina a quello degli assassini.”

Rachel sospirò. “Quinn non fulmina.” disse semplicemente.

Ma tu si.” intervenne Santana. “Voglio dire, avresti dovuto vedere il tuo sguardo quando Finn le ha detto che era carina. Dei fottuti laser di un disco volante.”

Okay, sul serio. Quella conversazione doveva finire in quel momento. Quando uno si ritrovava a dire cose come “Fottuti laser di un disco volante”, beh, Rachel sapeva che era necessario smettere.

Puck si accigliò. “A cosa assomigliano degli occhi a forma di laser di un disco volante?”

Quinn tornò nella stanza giusto in tempo per sentire quella domanda. Si sedette e guardò Rachel interrogativa. Rachel alzò gli occhi e scosse la testa, poi rubò un sorso di latte di Quinn, perché l'alcool era l'ultima cosa di cui aveva bisogno con quel tipo di conversazioni in corso. Tutti apprezzarono i biscotti al burro di arachidi e Rachel fu costretta a darne un sacchetto a Finn, per compensare il cibo-shampoo di Kurt.

Fu solo quando si ritrovò rannicchiata nel letto qualche ora più tardi, accanto a Quinn e il suo orso di peluche, ascoltando il rumore dei tubi, che si domandò come mai quella donna non aveva mai avuto un ragazzo o una ragazza. Era assolutamente meravigliosa.

Poi si rese conto che Santana aveva assolutamente ragione. Su tutto.


_______________________________________________________


NoteAutrice:


Scusate il ritardo, ma ho avuto una settimana un sacco impegnativa, ma come vedete, abbiamo pubblicato due cose! Il capitolo e la bellissima Shot di Halloween per rimanere in tema con il giorno!

Questo capitolo non so perché mi ha dato problemi, quando mi è arrivato il betaggio, c'era un cimitero di segni rosso. Sarà stata l'aria, le urla, il tempo, non lo so! Quindi ringrazio la mia collega che mi aiuta nella traduzione e che mi corregge anche, sei mitica!

Finalmente si scopre che cosa ha Quinn, non rimane comunque di una dolcezza disarmatene non è vero? Mamma miaaa.

La scena dell'attacco di panico secondo me è stata la migliore, una tenerezza senza limiti *___*

In questo capitolo non ci sono asterischi, è stato piuttosto tranquillo! Passo la palla alla mia collega! 


Prima di passarle la palla vi consiglio una shot tradotta sempre da lei - come ho detto prima - della stessa autrice, è una cosa troppo shdsdskjfkjfhfkjd


My Cuddly Little Cubby 
By ElsBells

See you soon!

ManuKaikan


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Capitolo 7
*** We Need Umbrellas on the Inside ***


Capitolo 7 - We Need Umbrellas on the Inside - Ci servono ombrelli all'interno


Il giorno dopo, Rachel si stava preparando per il suo spettacolo quando il suo telefono vibrò. Sorrise quando comparve il nome di Quinn.

Q: RACHEL

R: QUINN

Q: SEI IMPEGNATA IN QUESTO MOMENTO?

R: PERCHE’ MI STAI URLANDO CONTRO?

Q: C’E’ UN UCCELLO NEL NOSTRO APPARTAMENTO!

R: OH MIO DIO, QUINN, SBARAZZATENE! D:

Q: NON POSSO PRENDERLO, NON MI PIACCIONO GLI UCCELLI ...

R: OKAY, vai in un’altra stanza o qualcosa del genere Q, e non lasciare che B se lo mangi! Adesso devo andare.

Q: :( BUONA FORTUNA. CORRI.

R: Aww :D TORNERO’ PIU’ PRESTO POSSIBILE.

Rachel non sapeva cosa aspettarsi mentre arrancava su per le scale del loro palazzo. E se fosse stato un cavolo di avvoltoio? Avrebbe potuto esserci un avvoltoio nel loro appartamento.Un’aquila calva. Una gallina. Un tucano. Un dannato emu.Quinn non era stata molto specifica. Strizzò gli occhi quando individuò due figure che sedevano sul pianerottolo appena fuori dalle scale. Quinn e Barnaby.

Quinn! Da quanto sei qui fuori?”

Quinn balzò in piedi, sembrava imbarazzata. “Qualche ora.” mormorò. “L’uccello mi stava innervosendo parecchio.”

Rachel guardò la porta con apprensione. “Allora, che tipo di uccello è? Perché mi stavo immaginando oche e gabbiani e...” Dio, qual era il plurale di albatross? Albatri?

Quinn si limitò a fissarla e Rachel scosse la testa per schiarirsi le idee. Non è il momento per questo, Rachel, concentrati.

Raddrizzò le spalle e mise una mano sulla maniglia “Vieni?”

Quinn deglutì e annuì lentamente, una mano saldamente aggrappata al retro del cappotto di Rachel, l’altra stretta sul guinzaglio di Barnaby. Rachel non poteva biasimarla; Barnaby probabilmente avrebbe voluto catturare e “giocare con”, o “uccidere accidentalmente”  qualsiasi essere vivente che avrebbe potuto esserci nel loro appartamento.

Rachel aprì la porta, entrò, e venne attaccata da un piccione in picchiata. Urlò e corse attraverso l’appartamento fino al bagno principale, trascinando Quinn e il cane con lei. Quinn si stava stringendo il naso e spingeva l’aria fuori dalle orecchie mentre chiudevano la porta del bagno dietro di loro. "Rachel! Quello era-quello era un sonar. Come-come un pipistrello. Penso tu mi abbia danneggiato le orecchie.”

Rachel cercò di calmare il suo cuore scalpitante. Barnaby sembrava esaltato per tutta quella cavolo di agitazione.Mi dispiace” soffiò fuori Rachel. Era più concentrata su quel dannato animale selvatico nel loro appartamento che sulla temporanea perdita dell’udito di Quinn. Dannazione. Dannazione. Dannazione. Cosa fare. Rachel tirò fuori il suo telefono per chiamare Puck, che non rispose, ovviamente. Sospirò e fece il numero di Santana, sì, oh Dio, con Quinn che la guardava.

Berry, le hai già chiesto di uscire?”

Chiudi il becco, Santana!” sibilò Rachel, lanciando un’occhiata a Quinn, che si stava distrattamente massaggiando le orecchie. Barnaby era entrato nella vasca.

Cavolo, cosa hai da rompere, allora?”

C’è un piccione selvaggio che vola per il nostro appartamento.”

Ci fu silenzio per un momento, e poi Santana scoppiò a ridere.

Lasciato la finestra aperta?” Santana stava soffocando.

Rachel guardò dritto verso Quinn. “Ovviamente qualcuno deve aver lasciato una finestra aperta.” Quinn arrossì e smise di pasticciare con le proprie orecchie. “Vieni a prenderlo al posto nostro.”

Santana smise di ridere. “Cosa sono, un qualche esperto avicolo secondo te? Non sono una stramba cacciatrice di uccelli dello zoo, Berry, arrangiatevi.”

Rachel sospirò. “Santana-”

Oh e fai un video per favore.” la interruppe Santana, prima di mettersi a ridere di nuovo e riagganciare.

Rachel e Quinn sedettero in silenzio per un momento; non c’era alcun segnale che indicasse che l’uccello fosse ancora lì fuori. Ovvio, è quello che lui vuole che tu pensi, Rachel. In realtà si sta nascondendo nel tuo letto, pronto a volarti tra i capelli e a beccarti gli occhi quando meno te lo aspetti.

Rachel si avvicinò a Quinn e mise entrambe le mani sulle sue orecchie. “Tutto okay?” chiese.

Quinn annuì e piegò la testa. “Sì, ehm, solo ... fischiano un pochino.”

Rachel ridacchiò. “La mia voce può raggiungere picchi soprannaturali. Voglio dire, sul serio, è assurdo.” si allontanò da Quinn quando la donna più alta sorrise, e poi cacciò la testa fuori in corridoio. Rachel sfoderò il suo ninja interiore o Jackie Chan, o qualsiasi altro asiatico con un’agilità particolare e aprì la porta dell’armadio, entrando completamente nel corridoio per tirare fuori una scopa e uno Swiffer che non aveva mai usato in vita sua. Diede la scopa a Quinn.

Okay, manderò fuori B per primo. Spaventerà l’uccello, o, sai, lo farà muovere, così sapremo dov’è. Poi, lo inseguiremo con le scope e lo faremo uscire dalla finestra.”

Dopo che avrà cagato su tutti i nostri mobili.

Beh, era un piano fantastico. Assolutamente perfetto.

Quinn annuì scettica. Rachel afferrò un calzino dall’armadio, ne fece una palla, e lo lanciò in soggiorno. Barnaby saltò fuori dalla vasca e dietro l’angolo, fuori dalla vista. Rachel sentì il battito d’ali e caricò tenendo il suo Swiffer in alto, Quinn appena dietro di lei. Non avevano assolutamente idea di dove fosse l’uccello, o di cosa stessero facendo. Dio, probabilmente non c’era neanche un uccello là. Sostanzialmente, urlarono più forte che potevano e dimenarono le loro armi a caso, scuotendo le teste in modo che niente potesse atterrarci.

Quinn sembrava aver individuato il piccione, visto che si muoveva meno spasticamente di Rachel. Di nuovo, la maggior parte della gente si muoveva meno spasticamente di Rachel. Tutti i giorni. Rachel comunque la raggiunse, e riuscirono a mandarlo fuori dalla finestra.

Non fargli male! Non fargli male! Esci!” urlò Rachel “Assicurati di non colpirlo! Vai fuori dalla finestra uccello! Aspetta, non fargli male!”

Quinn lasciò cadere la sua scopa e si lanciò quasi fuori dalla finestra nella fretta di chiuderla. Collassò contro il muro del soggiorno respirando profondamente “Porca puttana!” rantolò.

Rachel soffocò una risata nel mezzo dell’attacco cardiaco che stava avendo. Non aveva mai sentito Quinn imprecare. Si avvicinò e sedette accanto alla bionda, picchiettando i capelli alla “sono appena attaccata da un cazzo di uccello” per sistemarli. Quinn la guardò e fece lo stesso con quelli Rachel.

E’ stato … ” soffiò fuori Rachel, senza sapere dove sarebbe andata a finire.

Non aprirò mai più una finestra” giurò Quinn. Rachel appoggiò la testa sulla spalla dell’altra donna. Era assolutamente d’accordo. Mai più finestre. Mai più … uscire. Sì, sarebbe rimasta in quella posizione per sempre, e sarebbe andata bene così. Barnaby concordò, stravaccandosi sulle loro gambe, il calzino appallottolato in bocca, un sorriso soddisfatto sulla sua faccia da cane.

E Dio, c’era cacca di uccello sul loro tavolino da caffè.

***


 

Dopo lo show pomeridiano, il giorno successivo, Rachel si diresse verso casa con un’enorme sacchetto di vermi gommosi e una copia di Paranormal Activity 2 . Abbastanza per non doverlo rivedere. A quanto sembrava, Quinn non l’aveva visto, e sentiva che necessitava di essere educata perché la sua conoscenza di film di paura era veramente limitata. Rachel era scettica. Beh, no, era più che scettica. Era un’idea orribile; probabilmente entrambe sarebbero state dei catorci terrorizzati entro la fine della serata … ma, le caramelle erano per quello. I vermi gommosi potevano far sparire tutti i problemi. Sempre.

Quinn.” chiamò distrattamente Rachel mentre entrava nel loro appartamento senza uccelli. Non avrebbe mai più dato per scontato quella cosa.

Quinn uscì dal corridoio che portava alle camere e andò in soggiorno. Rachel le lanciò uno sguardo, gettando i vermi gommosi sul tavolino da caffè e lanciando il suo cappotto su un gancio vicino alla porta.

Hey, come è andata la tua giornata?” si informò Rachel. Smise di armeggiare con le sue cose e guardò Quinn quando questa non rispose. Quinn sembrava nervosa. I suoi occhi erano fissi sui piedi di Rachel, e teneva qualcosa dietro la schiena mentre dondolava da una parte all’altra. Rachel le si avvicinò lentamente.

Quinn?”

Quinn prese un respiro profondo. “E’ andata bene … la mia giornata. E’ andata bene.”

Rachel annuì leggermente e guardò Quinn aprire e chiudere la bocca un po’ di volte “Parole, Quinn.” disse con un mezzo sorriso, piegando la testa per catturare gli occhi di Quinn.

Quinn dondolò sui talloni. “Io - io ho una domanda. Per te.”

Okay.” disse Rachel calorosamente “Chiedi.”

Ehm, ma prima … ti ho preso qualcosa.”

Rachel guardò mentre Quinn tirava fuori un leone di peluche da dietro la schiena. Era adorabile, giallo pallido con una grande, morbida criniera. Rachel sorrise e lo prese dalle mani leggermente tremanti di Quinn. La bionda era diventata rossa.

Quinn! E’ così carino! Sembra una versione con quattro gambe di Fuzzy!”

Quinn sorrise timidamente e tirò l’elastico di gomma attorno al suo polso un paio di volte. “Sì, è quello che pensavo. Ehm, Fuzzy è sempre nell’armadio, quindi ho pensato che potesse usare un … amico.” Quinn scosse la testa come se non potesse credere a quello che aveva appena detto.

Rachel ridacchiò e passò le dita nella criniera del leone. Lo adoro. lo chiamerò ... Cuddles.” disse. Gli animali di peluche di Rachel Berry dovevano avere nomi adorabili. Guardò pazientemente mentre Quinn si mordeva le labbra e cercava di trovare le parole giuste per qualsiasi cosa volesse dire. Rachel sembrava calma esternamente, ma, si sapeva, era un’attrice fantastica. Veramente fantastica. In realtà si sentiva come se stesse per avere un crollo mentale, per ... l’eccitazione? L’ansia? Quinn sembrava stesse soffrendo della stessa cosa. Avrebbero potuto avere i loro crolli psicotici insieme.

Quinn, è tutto okay. Chiedimelo, Big Bear.”

Quinn le fece un sorriso preoccupato, e mise le mani nelle tasche. Poi bloccò gli occhi nocciola in quelli marroni di Rachel, e si leccò le labbra.

“Posso portarti fuori per un appuntamento?” chiese, così piano che Rachel dovette piegarsi verso di lei per sentire.
Il suo cuore balzò, e cercò di smettere di sorridere come una pazza nel caso in cui stesse solo delirando in quel momento. O Quinn stesse delirando. O tutti stessero sognando e la vita non fosse reale.

Vuoi uscire con me?” chiarì Rachel, cercando di fermare la sua faccia dal fare qualsiasi cosa stesse cercando di fare in quel momento.

Quinn, sorprendentemente, mantenne il contatto visivo e annuì leggermente, battendo le dita del piede coperte dal calzino sul tappeto.

Rachel permise alla propria faccia di trasformarsi, molto lentamente, così da non sembrare lunatica e non spaventare Quinn. Gli occhi di Quinn erano luminosi e pieni di speranza mentre guardavano il sorriso emergente di Rachel.

Mi piacerebbe uscire per un appuntamento con te, Quinn.” disse Rachel, stringendo e abbracciando Cuddles più forte.

Quinn sorrise timidamente. Sembrava che anche lei stesse cercando di controllare la propria faccia, gli occhi guizzanti su Rachel. “Davvero?”

Rachel annuì con enfasi. “Sì. La mia risposta è sì.”

Quinn si lasciò sfuggire una specie di metà-risata, metà-sospiro e attirò bruscamente Rachel in un abbraccio. Rachel ridacchiò e avvolse le braccia attorno alla donna più alta, schiacciando Cuddles tra di loro. Rachel poteva sentire Quinn tremare, e le massaggiò la schiena per calmarla.

Oh, tesoro, eri davvero nervosa.” mormorò dolcemente Rachel sorridendo sul collo di Quinn.

Quinn si tirò indietro con un sorriso timido e il viso rosso, e scrollò le spalle. Rachel lasciò che la donna più alta le prendesse il braccio e la trascinasse di nuovo sul divano. Osservò Quinn inserire il film e rise quando si gettò sul divano e si infilò una manciata di vermi gommosi in bocca.

Rachel mise la testa sulla spalla di Quinn e si riempì anche lei la bocca di vermi gommosi. Forse il fatto che si sentisse in cima al mondo avrebbe compensato i danni che quel film stava per infliggerle.

***

Quinn, i tuoi piedi sono dei pezzi di ghiaccio.

Quinn tirò le gambe verso il suo lato del letto “Scusa.” mormorò. Ci fu silenzio per qualche secondo “Rachel?”

Sì.” soffiò Rachel, gli occhi chiusi così da non trasformare le ombre nella stanza in spaventosi demoni cacciatori di uomini.

Posso accendere la luce del bagno?

Dio, sì. Gesù, Signore onnipotente, un milione di volte sì.

Rachel sorrise nel suo cuscino. “Certo, Quinn … e prendi un paio di miei calzini. Quelli grossi. Cassetto in alto.”


Quinn accese la luce e si mise i calzini, poi si arrampicò di nuovo sotto le coperte e sospirò. Rachel socchiuse gli occhi, riusciva appena a vedere gli occhi di Quinn nella fioca luce.

Hey, Quinn.”

Quinn annuì borbottando qualcosa di incomprensibile a bocca chiusa.

Forse dovremmo provare a dormire in letti diversi. Voglio dire, non so quali siano le tue … intenzioni … ma … ” Rachel vide Quinn aggrottare le sopracciglia. “Scusa, è stato stupido. Intendevo, che sarebbe più … romantico, se non, sai, passassimo otto ore insieme tutte le notti” il viso di Rachel era in fiamme. Raggiunse il corpo tra il suo e quello di Quinn, e arruffò le orecchie di Barnaby, giusto per fare qualcosa.

Okay.” concordò dolcemente Quinn “Io … dormirò da sola domani.”

Rachel si girò per guardarla. “Per una notte.”

Una notte.” ripeté Quinn.

Rachel sorrise nell’oscurità. Cercò di non immaginare come sarebbe apparso con una videocamera per fantasmi/stalker/demoni a infrarossi. “Allora, hai deciso dove mi porterai?”

Quinn ridacchiò. “Sì. Ehm, non è, tipo, sofisticato o qualcosa del genere … ma, penso che ti piacerà.”

Dimmi a cosa hai pensato.” Rachel punzecchiò Quinn sulla spalla finché l’altra rotolò su un fianco fino a guardarla.

No.” Quinn sorrise.

Quinn.” gemette Rachel.

Rachel.”

Rachel sbuffò e si rigirò sulla schiena, guardò Quinn con la coda dell’occhio. “Quando, allora?”

Sabato … ehm, pomeriggio.”

Rachel girò a testa di lato per guardare l’espressione divertita di Quinn. Probabilmente avrebbe potuto strapparle informazioni , ma era troppo impegnata a immaginare demoni sopra al suo corpo addormentato, che si preparavano a ucciderla.

Si sono scaldati i tuoi piedi?” chiese invece “Sei come un rettile, Quinn.”

Quinn sbuffò nelle lenzuola. “No, sono un orso.” disse “E sì, i tuoi calzini hanno funzionato.”

Tu e Barnaby state occupando, tipo, il novantotto percento del letto. Sto scivolando giù dal bordo, Quinn. Io sono nel due percento e mi state spingendo giù dal bordo.”

Mentre Rachel si lamentava, si avvicinò a Quinn, accoccolandosi sul pigiama caldo dell’altra. Bene. Ora se qualche forza paranormale avesse deciso di scagliarla per la stanza nel mezzo della notte, Quinn sarebbe andata con lei. Avevano un orso e un leone di peluche tra di loro. Quinn ridacchiò e diede dei colpetti sulla testa di Rachel.

Ultima notte, Little Bear, dovresti godertela.”

Rachel sorrise. “Buonanotte, Quinn.”

Sorprendentemente, Paranormal Activity non invase i sogni di Rachel. Si addormentò tra le braccia di Quinn, e si svegliò solamente quando Barnaby decise di spaparanzarsi sulla sua faccia alla mattina. Sì, le sarebbe mancato avere il letto così pieno, ma, seriamente, aveva un appuntamento sabato.

***

Mi stai prendendo per il culo Berry.”

No che non lo faccio. Davvero, mi ha chiesto di uscire!” sostenne Rachel nel suo telefono il pomeriggio seguente. Era distesa sul pavimento del soggiorno con i piedi puntati sul divano. Solo Dio sapeva perché. Discutere con Santana faceva fare al suo corpo strane cose nel tentativo di scappare.

Non ci credo. Sembra un dannato coniglio. Non esiste che ti abbia chiesto di uscire.”

Rachel si chiese come il fatto che Quinn “sembrasse un coniglio” avrebbe potuto impedirle di chiedere a Rachel di uscire. Sorrise al soffitto quando sentì la porta d’entrata aprirsi e chiudersi.

Chiudi il becco, Santana. Puoi chiederglielo tu stessa.”

Rachel sentì qualcosa schiantarsi dall’altra parte della linea. Santana grugnì in lontananza. Quinn sedette con le gambe incrociate sul divano con i piedi di Rachel davanti e tamburellò con le dita su e giù per i suoi stinchi.

Santana? Sei stata attaccata? Dovrei chiamare un’ambulanza? C’è un uccello nel tuo appartamento?” disse Rachel tutto d’un fiato, gli occhi spalancati.

La linea crepitò di nuovo prima che Santana parlasse. “Gesù Cristo. La prossima volta che c’è un fottuto uccello nel tuo appartamento, Rachel, vieni qui e prenditi il gatto di Britt, okay. Ucciderà qualsiasi cosa su cui poserà i suoi dannati occhi a raggi laser mortali.”

Rachel sussultò. Sentì un gatto lamentarsi in sottofondo.

Comunque, sì, passami la biondina. Ho bisogno di sentire questa cosa da lei.”

Rachel passò il telefono a Quinn e la punzecchiò sulle costole con le dita dei piedi. “Quinn, Santana non ci crede che usciremo. Puoi dirglielo tu?”

Quinn sembrava un cervo catturato dai fari, e Rachel la colpì di nuovo sul fianco con il piede.

Dille solo che mi hai chiesto di uscire. Se fa la stronza, riattacca. E’ come un’impostazione predefinita per lei.” Rachel sorrise quando Quinn prese il telefono. Ascoltò attentamente la parte della conversazione di Quinn.

Ciao … sì” Quinn aggrottò le sopracciglia “Hey, non chiamarla così” Rachel sorrise tra sé e sé. Ehm, le ho dato un leone di peluche … Cuddles … no, non lo è. Smettila di chiamarla così.”

Quinn arrossì improvvisamente e poi tenne il telefono lontano dall’orecchio per un minuto prima di ridarlo a Rachel.

Cosa le hai detto?” chiese Rachel a Santana, sospettosa. Quinn era ancora rosso brillante e iniziò a giocare con le dita dei piedi di Rachel.

Non sono affari tuoi, Berry, ma adesso ti credo.”

Rachel roteò gli occhi “Te l’avevo detto.”

Ovviamente Santana la ignorò. “Rachel, sii carina con lei. E’ dolce, e probabilmente non sa quello che sta facendo” disse con voce più dolce.

Rachel arrossì; Dio, sentì le lacrime salirle agli occhi. Un commento carino da Santana poteva alterare le fondamenta su cui aveva costruito la propria vita. Gesù, probabilmente poteva spostare le placche tettoniche. Stranissimo.

Certamente.” disse piano Rachel, osservando Quinn giocare con le sue dita dei piedi come se fossero piccoli maialini. Quando Rachel ebbe riagganciato, si rialzò dal pavimento e si spostò dietro al divano, scompigliando i capelli di Quinn lungo la strada. Quinn piegò la testa e sbuffò. Rachel sorrise.

Dov’è B?” chiese Quinn, dando un’occhiata in giro per l’appartamento. Anche Rachel si guardò attorno; solitamente Barnaby assaliva Quinn nel momento in cui varcava la porta. Aggrottò le sopracciglia.

Forse sta dormendo.” suppose Rachel.

Hey, B! Barnaby!” chiamò Quinn in direzione delle camere. Quando si alzò per andare a cercarlo lei stessa, Barnaby arrivò lentamente in soggiorno. Lento e abbattuto. Rachel si preoccupò immediatamente. Si avvicinò e si inginocchiò di fronte al cane insieme a Quinn.

E’ stato parecchio tranquillo nell’ultimo paio di giorni.” mormorò Quinn, accarezzandogli dolcemente le orecchie.

Rachel si alzò per andare a controllare la sua ciotola di cibo in cucina, e Santa Madre di Dio era piena. Era fottutamente piena. Non aveva mai visto la ciotola di Barnaby piena per più di due secondi. E, cosa cavolo erano quelli? Cheetos? E cibo per cani, ovviamente.

Non ha mangiato la colazione.” disse Rachel, tornando a fianco di Quinn. Nemmeno Rachel avrebbe mangiato quella schifezza, ma, insomma, non si stava parlando di lei. Quinn la guardò preoccupata.

Dovremmo-dovremmo portarlo dal veterinario, giusto? Se ci fosse qualcosa che non va?” gli occhi di Quinn sfrecciavano sulla faccia di Rachel. Rachel mise una mano sul retro del suo collo per calmarla.

Probabilmente ha solo mal di pancia, Quinn. Ma, sì, possiamo portarlo dal veterinario. Meglio essere sicuri”

Quinn annuì vigorosamente, e poi si mise ad accarezzare la dorata pancia pelosa di Barnaby, mentre Rachel volava per casa e prendeva le sue carte e il guinzaglio. Barnaby sembrò non avere problemi con la camminata di otto isolati fino al veterinario, quindi Rachel non lasciò che Quinn lo portasse in braccio, cosa che  l’altra donna era disposta a fare. Quinn si era semplicemente trascinata dietro al cane molto lentamente  per tutta la strada, pronta a prenderlo, letteralmente, se fosse caduto.

Sedettero nella sala d’attesa per un po’. Rachel rinunciò a cercare di placare l’agitazione di Quinn, e le diede un quarto di dollaro per il distributore di gomme da masticare, così il saltellare continuo delle gambe della bionda non l’avrebbe fatta impazzire completamente. Finalmente il dottore le chiamò nella piccola stanza per gli esami, e Rachel fece un sospiro di sollievo, seguendo Quinn  nella stanza.

Allora, come sta oggi il signor Barnaby?” chiese il veterinario, facendo correre la mano lungo il fianco di Barnaby controllando eventuali gonfiori e segni di disidratazione.

Rachel lanciò un’occhiata a Quinn, che si stava mordendo il labbro e batteva le dita sul bordo del tavolo ansiosa.

Non bene.” disse Rachel, sorridendo leggermente quando Barnaby scodinzolò debolmente al suono della sua voce. “E’ letargico, e, voglio dire, è particolarmente evidente, perché è il cane più eccitabile del mondo.”

Guardò di nuovo Quinn, che annuì leggermente in accordo con lei.

E non ha mangiato la colazione, il che è-è insensato. Per lui.” concluse Rachel.

Il dottore annuì, controllando le orecchie di Barnaby e le gengive. “Ha mangiato niente di strano durante la scorsa settimana?”

Quinn arrossì e fissò le zampe di Barnaby. Rachel le si avvicinò e le prese le mani che stavano ancora battendo sul tavolo.

Niente che non abbia mai mangiato prima.” rispose Rachel. “Voglio dire, ha mangiato dalla spazzatura troppe volte per contarle, e ha mangiato zampe di animali di peluche e lettori DVD … ”

Stomaco di ferro, eh.” ridacchiò il veterinario. “E per quanto riguarda la cioccolata? Magari uva, caffeina, cipolle, caramelle? Qualcuna di queste cose?”

Rachel iniziò a scuotere la testa, ma Quinn si congelò. Rachel guardò verso la sua espressione angosciata.

Gli ho dato le-le cipolle del mio hamburger qualche giorno fa. Gli fanno male? Sono stata io a fare questo?” Quinn emise un piccolo gemito. Sembrava spaventata e lanciò un’occhiata in giù verso Rachel, che mise una mano tranquillizzante sulla schiena della donna più alta.

Rachel, mi dispiace tanto. Non volevo-”

Hey, sta bene.” intervenne il dottore prima che Quinn potesse avere un crollo nervoso per come stava per uccidere il cane di Rachel. Rachel continuò semplicemente a massaggiarle la schiena. Rimosse dolcemente l’elastico di gomma dal polso di Quinn prima che Quinn potesse farlo scattare un’altra volta.

Un paio di cipolle di un hamburger non avrebbero causato tutto questo.” continuò il veterinario “Come hai detto tu, aveva rovistato nella spazzatura anche prima. Adesso, guardando le sue gengive, è leggermente anemico. Probabilmente ha mangiato qualcosa durante una passeggiata o qualcosa che non avrebbe dovuto a casa vostra. Possiamo fare gli esami del sangue se volete, ma penso che se vi assicurerete che mangi bene e gli date un giorno di riposo, e molta acqua, si riprenderà.”

Quinn stava muovendo la mandibola su e giù, senza parole. Rachel grattò la schiena di Barnaby. “E’ sicuro? Di certo ha mangiato qualche … cosa non adatta.” Rachel lanciò un’occhiata a un’imbarazzata, un po’ più tranquilla, Quinn. “Sembra così triste.”


Il veterinario sorrise e diede dei colpetti sulla testa del cane. “Assolutamente. Tornerà alla sua solita pazzia in men che non si dica.”

Bene. Perché Barnaby era fondamentalmente un umano in casa loro.

Rachel cercò di tirare su Quinn durante la loro lenta camminata verso casa. Molto lenta. Forse se Quinn avesse davvero ucciso il suo cane, Rachel sarebbe stata arrabbiata, ma Quinn sembrava si vergognasse così tanto. Rachel sbatté di nuovo contro la sua spalla.

Quindi, niente più Cheetos, giusto?” disse con un sorriso.

Quinn annuì risoluta, l’espressione seria fissa al suo posto.

Quinn, starà bene. E’-oh Dio, guarda, lo vedi. Ha appena mangiato la gomma di qualcuno dal marciapiede. Gomma da masticare, Quinn. Il tuo odio infantile verso le cipolle non ha niente a che fare con questo. E’-oh Dio, non riesce nemmeno a ingoiarla.”

Quinn si aprì in un sorriso e Rachel la solleticò sulle costole, osservando Barnaby fare a pezzi e poi ingoiare la gomma. Quinn si piegò in avanti e pizzicò la sua coda pelosa.

Hey, B, è disgustoso. Niente più Cheetos per te, cane. Ti metterò a dieta. Di cibo per cani. E mi dispiace per questo.”

E’ stato viziato” sottolineò Rachel.

Quinn ridacchiò. “Beh sì, apparentemente tu gli lasci mangiare i lettori DVD...”

Per la cronaca, Rachel non aveva realmente dato da mangiare al suo cane un lettore DVD. Sì, l’aveva lasciato sul pavimento quando B era un cucciolo, ma sicuramente quello non significava “mangiami”. Comunque, aveva imparato la lezione, e adesso tutti i pezzi del loro centro di intrattenimento erano dentro a delle vetrinette sotto alla TV.

Quella sera per cena, Barnaby ebbe solo cibo per cani, per la prima volta da quando Quinn si era trasferita.

 

 

Angolo della traduttrice
     

Buongiorno! Sono in ritardo, lo so, ma ho avuto una settimana parecchio impegnata.
     
Cooomunque, qui c'é; il nuovo capitolo. Niente da dichiarare a riguardo, se non il fatto che "Cuddles"; letteralmente significa "coccole", quindi immaginate che il nome del leone possa essere qualche variante di questa parola.
 
Piccolo appunto: io e Manu volevamo capire se ha senso continuare a tradurre, sia questa che le shot. Il punto è che qui ci sono tipo 2 recensioni per capitolo, alla shot nemmeno una. Siccome noi ci perdiamo tempo a lavorarci, e io anche la vista, considerando che ho un problema agli occhi e stare al pc mi ammazza, se la cosa vi interessa continuiamo a farla più che volentieri, altrimenti tanto vale che stiamo qui a farlo. Se non abbiamo una risposta da parte vostra possiamo pensare che non vi interessi. E poi abbiamo detto ad Ella (l'autrice) che le avremmo riferito i commenti, se non ce ne sono abbiamo poco da dirle.
 
Nel caso in cui voleste darci un'occhiata la shot è questa
: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1348678&i=1
 

La prossima dovrebbe essere sul Giorno del Ringraziamento...

Ci vediamo al prossimo capitolo!

_LaEle_

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Capitolo 8
*** Touch, Sight, Taste like Fire ***


Capitolo 8: Touch, Sight, Taste like Fire


Rachel fu sorpresa da un leggero bussare alla porta quel sabato pomeriggio. Accarezzò i capelli che aveva lasciato sciolti e si passò le mani sopra i jeans scuri, avevo scelto quelli perché si rifiutava di permettere a Siri di ingannarla su quel clima che diceva essere più mite, e aprì la porta della camera.

Quinn stava lì, con indosso già il suo cappotto, mordendosi le labbra e porgendole alcuni fiori. Alcuni dei fiori più colorati che Rachel avesse mai visto. Davvero, sembravano una giungla. Un paese delle meraviglie tropicale in mano a Quinn.

“Ciao.” esordì Quinn. “TI ho preso questi. Um, Barnes ne ha mangiati un paio, così … non lo so, spero che ti piacciano.”

Ovviamente lui l'aveva fatto.

Rachel le sorrise prendendo i fiori. “Sono splendidi Quinn.”

“Tu sei splendida.” disse istintivamente Quinn, prima di scuotere la testa e arrossire. “Voglio dire sei bellissima.”

“Grazie, big Bear.” le rispose Rachel con un piccolo sorriso, poi picchiettò i bottoni del cappotto di Quinn. “Sei bella anche tu, e ti sei anche lavata i capelli.”

Quinn vide il luccichio giocoso nei suoi occhi e la spinse leggermente e Rachel rise. Lei proprio non doveva parlare, visto che aveva speso quattro ore per prepararsi.

Andiamo?” chiese esitante Quinn porgendole il braccio.

Rachel annuì e fece un passo in avanti, e depositarono i fiori in un vaso prima di uscire. Quinn aveva sulle spalle uno zaino misterioso e Rachel si ritrovò a morire di curiosità. Cosa aveva lì dentro? Armi? Animali?

Perché quelli erano senz'altro gli oggetti più probabili da portare con sé ad un appuntamento.

Quinn rifiutò di dirle dove stavano andando, per niente toccata dai piagnucolii di Rachel e dal suo broncio. Rachel era sorpresa, solitamente la gente non era propensa a dirle no. Quinn sembrava essere a suo agio mentre la trascinava per le strade di Manhattan.


Improvvisamente Quinn si fermò voltandosi nervosamente verso Rachel. “Ho dimenticato di chiederti se per te va bene prendere la metropolitana? Voglio dire, potrei pagare per un taxi ma-”

Rachel la interruppe con un cenno del capo e alzò le sopracciglia. “Perché dovrei essere contraria a prendere la metropolitana? Si tratta di un elemento classico della vita newyorkese, Quinn.”

Rachel aveva preso la metropolitana molto volte prima, aveva finalmente smesso di perdersi solo qualche mese prima.

Quinn si strinse nelle spalle e continuò a camminare. “Io la odio un po', ci sono troppe persone.” Rachel la fissò mentre camminavano. “Ma arrivare a destinazione è, um, una parte importante.”

Rachel sorrise. “Assolutamente! Ora, riguardo alla destinazione di cui parli … “ alzò lo sguardo verso la bionda in attesa.

Quinn sollevò gli occhi e Rachel le strinse il braccio più forte. Presero la metropolitana a Brooklyn e nel momento in cui scesero, Rachel si trasformò in una palla di pura energia infantile. Rimbalzava suoi piedi e si appendeva forte al braccio di Quinn, mentre questa camminava tranquillamente con un piccolo sorriso sul volto, giocherellando con il guanto che aveva nella mano libera.

Rachel si bloccò in mezzo alla strada quando si rese conto di dove erano dirette. Quinn si voltò a fissarla preoccupata.

“Stai bene?”

“Mi stai portando a Coney Island.” disse Rachel guardandola con i suoi grandi occhi nocciola.

L'espressione di Quinn si rilassò un po'. “Si.” rispose circospetta. “Uhm, e-e c'è qualcosa di sbagliato in questo?”

Rachel scosse la testa e strinse il suo braccio. “No, no, certo che no. È come – è un classico appuntamento a New York. È perfetto.”

Rachel era intimidita, non era mai stata ad un appuntamento che non comprendesse cena o film. O entrambe le cose. O entrambe le cose più vomito, pianto e urla. Quinn stava accuratamente studiando le sue reazioni.

“Davvero, Quinn, è perfetto. Ora voglio sapere cosa c'è nella tua
borsa da serial killer.

Quinn sbuffò proprio come si era aspettata Rachel e prese a trascinarla lungo la strada di nuovo. Raggiunsero la spiaggia dopo qualche minuto di cammino e dato che faceva troppo freddo per andare in acqua, a meno che uno non fosse fottutamente pazzo, c'erano solo dei gruppi di persone rilassate sulla spiaggia. Il lungo mare era leggermente più popolato e Rachel sentiva l'odore del cibo, ma era sinceramente contenta che le giostre non funzionassero quel giorno. Certo, era una grande fan delle montagne russe, ma Dio, si sarebbe congelata. Era l'occasione perfetta per perdere la sua dignità ammalandosi proprio di fronte a Quinn.

Rachel guardò Quinn e la trovò che si tirava nervosamente il lembo dei guanti, studiando tutte le sue reazioni. Rachel le sorrise e le lasciò andare il braccio, poi le prese la mano e le indicò il lembo mimandole un “no” e Quinn arrossì.

“Quindi, se hai fame, ho pensato che avremmo potuto mangiare sulla spiaggia.” le disse Quinn con un piccolo sorriso. “Questo è quello che c'è nella mia, um,
borsa da serial killer.

Rachel annuì e respirò l'aria salmastra, guardando Quinn tirare fuori una coperta sistemandola con cura in un posto soleggiato della spiaggia. Si sedettero a gambe incrociate l'una accanto all'altra e Quinn iniziò a tirare fuori il cibo dalla borsa. Biscotti al burro di arachidi. Altri biscotti al burro di arachidi. Santo cielo, altri biscotti e Rachel cercò di trattenere un sorriso. Quinn aggiunse patatine fritte, pasta, Fruit-by-the-Foot, latte e cioccolato, poi si voltò a guardare Rachel in attesa.

“Quinn penso che tu abbia un problema.” disse con sguardo serio.

Il viso di Quinn si sgretolò e la fissò sconvolta. “Cosa c'è?” chiese preoccupata.

“Penso che tu abbia un attaccamento malsano ai biscotti al burro di arachidi.” disse sorridendo.

Quinn rimase in silenzio per qualche secondo, poi le gettò un guanto, cercando di contenere il suo sorriso.

“Li ami, probabilmente ne mangerai la metà.” mormorò Quinn.

Rachel tirò il contenitore di plastica pieno di biscotti verso di lei, e ne prese uno. Rilanciò il guanto a Quinn "Un biscotto è andato, ne rimangono altri settecentomila"

****


Quinn pressò tre Fruit-by-the-Foots insieme per creare un enorme, folle, palla fruttata di bontà proprio mentre Rachel terminava i suoi tramezzini e metà dei biscotti. Questa si stese sulla coperta con le mani sul ventre e sospirò soddisfatta. Non andava spesso in spiaggia, ma il suono delle onde la rilassava molto. Rachel si voltò a guardare Quinn, l'altra la stava osservando, le guance gonfie di quell'ammasso di roba da masticare.

Rachel le sorrise. “Buono?” le chiese con sarcasmo. Quinn annuì alzò i pollici all'insù e Rachel la schiaffeggiò scherzosamente la guancia. “Non soffocare, tesoro.”

Anche in quel caso Quinn annuì, respirò profondamente e fece fatica a masticare quello che aveva in bocca. Rachel ridacchiò e aspettò che Quinn finalmente inghiottisse per farle la sua domanda.

“Vieni spesso qui, Quinn?”

Quinn si rilassò accanto a lei, facendo in modo che entrambe guardassero il cielo prendendo il sole. “Mmhmm.” affermò.

Rachel sospirò di beatitudine. “È bello e calmo. E tranquillo, beh, almeno in questo momento.”

Ci fu un silenzio lungo prima che Quinn parlasse. “Sono scappata qui.” disse a bassa voce.

Rachel si voltò a guardare il suo profilo, Quinn stava scuotendo la testa avanti e indietro, facendole finire i capelli attorno al volto. La raggiunse a toccarle l'orecchio e Quinn si acquietò, continuando a guardare il cielo.

“Siamo venuti qui in una, ehm, sorta di gita quando avevo sette anni ed è stato … non lo so, bello? Come se non mi sentissi chiusa da qualche parte … libera.”

“È così.” accordò Rachel guardando il sole riflesso negli occhi di Quinn.

Quinn continuò. “E poi, quando avevo nove anni, ho avuto un attacco di panico quando alcune ragazze - alcune ragazze più grandi, loro um, mi chiamarono con dei nomignoli. Era il mio compleanno, così ho provato a venire qui … ma non sono riuscita a prendere la metropolitana.” 

Rachel prese una delle mani di Quinn, invitandola a continuare. Aveva avuto lei stessa esperienze con ragazze cattive sui compleanni, non era mai stato piacevole.

“Poi quando mia zia mi ha adottato, sono venuta qui un sacco di volte. Lei si arrabbiava, ma … penso anche di aver dormito sul lungomare una volta, e sulla spiaggia.”

Quinn finalmente girò la testa per incontrare gli occhi di Rachel, questa semplicemente attese e la bionda le sorrise leggermente. Rachel ghignò quando vide la lingua di Quinn blu.

“Va meglio ora, te l'ho detto che tu rendi tutto migliore.” disse Quinn con un filo di voce, sorrise quando vide che Rachel le stava fissando la lingua. “E volevo solo condividerlo con te.”

Rachel le baciò la mano che ancora teneva, dandole un piccolo sorriso. “Grazie, lingua blu.”

Quinn si passò la lingua tra i denti e con un sorriso si mise a sedere, fece alzare Rachel e dopo aver lasciato la loro roba lì, presero a camminare lungo la passerella, ancora mano nella mano.

Era decisamente affollato anche se le giostre erano spente, ma evidentemente il cibo, i giochi e la musica attiravano un sacco l'attenzione. Rachel si domandò come mai non le era venuta l'idea di andarci prima. Certo, forse non avrebbe mangiato la metà di ciò che vendevano, fritto hot dog, ma Quinn e Barnaby l'avrebbero fatto sicuramente. Oddio, quel pensiero la fece sorridere. Rachel vide Quinn guardarsi intorno con occhi luminosi, stringendo forte la sua mano quando la gente si avvicinava troppo.

Si fermarono a guardare un ragazzo che ballava la break dance, poi un mago che sicuramente sembrava più un pedofilo. Quinn si era tenuta un sacco a distanza da loro e Rachel non si era lamentata, ma la bionda batté allegramente la mani quando l'uomo tirò fuori dal cilindro apparentemente vuoto un coniglio.

Quando arrivarono agli hot dog di Nathan, Quinn si voltò verso Rachel e insistette perché potessero scattare una foto.

“È un chiosco di hot dog, Quinn, ne abbiamo passati circa una decina.”

Quinn saltellò e oscillò avanti indietro e Rachel non poté fare a meno di sorridere.

“No, questo è – questo è dove- gli hot dog del-del quattro luglio-”

“Quinn.” Rachel alzò le sopracciglia e sorrise a Quinn calorosamente, sembrava così eccitata. “Rallenta, okay, usa le parole, d'accordo?”

Gli occhi di Quinn scintillarono. “Il quattro di luglio, questo è dove-dove vengono a mangiare gli hot dog per il concorso, è divertente da guardare. Mi piacciono gli hot dog, con il ketchup.”

Rachel rise. “Solo ketchup? Non senape?”

Quinn fece una faccia disgustata e scosse la testa.

Rachel guardò Nathan. “Va bene, facciamo una foto.”

Rachel era fin troppo felice di documentare quell'uscita, nessuno avrebbe potuto credere che un primo appuntamento potesse coinvolgere un chiosco di hot dog per dieci minuti. Rachel aveva effettivamente preso parte ad una gara di abbuffata prima, aveva dieci anni e si trattava di torte alle ciliegie il giorno del ringraziamento, e lei ne aveva mangiata solo una, ed era sembrato come se l'avessero picchiata in faccia ma... si, era stato divertente. 

Quinn tirò fuori la macchina fotografica dalla tasca posteriore e guardò la gente che camminava attorno a loro un po' ansiosa. Prese a giocherellare con la cinghia mentre Rachel la guardava, ma non si mosse per avvicinarsi a nessuno. Rachel le prese dolcemente la fotocamera dalle mani e dopo averle fatto l'occhiolino e averle sorriso, si mosse verso una coppia carina che stava passando per di là

“Ciao!” disse lei guardandoli dritto negli occhi. “Vi dispiacerebbe fare una foto a me e la mia amica? È un po' ossessionata da questo chiosco.” disse e guardò Quinn che era arrossita con un luminoso e innocente sorriso.

La coppia rise e annuì, Rachel tornò indietro e mise un braccio attorno alla vita della donna più alta.

“Non sono ossessionata, solo che è bello.” mormorò Quinn attraverso il suo sorriso, avvolgendo un braccio attorno alle spalle di Rachel.

Rachel prese la mano che le pendeva sopra la spalla e l'appoggiò sul suo fianco. “Lo so.” mormorò nel suo orecchio. “È dolce.”

Il ragazzo scattò la foto proprio quando Rachel sorrise e si voltò verso la fotocamera, mentre Quinn guardava Rachel con un sorriso e il labbro sporto in fuori. Era una cosa perfetta. 

Dopo aver scattato la foto a Astroland e Wonder Wheel, e aver guardato Quinn ricostruire un poster di una donna di spade, senza la spada, conclusero la loro camminata ad una ringhiera che separava il lungomare dalla spiaggia. Si appoggiarono contro di essa, guardando il sole scendere più basso nel cielo. Rachel sperò che nessuno avesse rubato le loro cose sulla spiaggia. Ma chi l'avrebbe fatto? Seriamente, per dei contenitori Tupperware vuoti che sapevano da burro d'arachidi e una pila di incarti di Fruit-by-the-Foot.

“Tutto questo è stato perfetto, Quinn.” disse Rachel sinceramente voltandosi verso di lei.

Quinn le sorrise timidamente. “Davvero? Ti è piaciuto? Ti sei divertita?”

Rachel annuì e le strinse le mani. “Non credo, in realtà no. Questo è stato il miglior primo appuntamento che io abbia mai avuto.” decretò, decidendo di non dire che aveva avuto solo un paio di primi appuntamenti in realtà, visto che il secondo non era quasi mai arrivato.

Quinn non poté contenere il sorriso e tacque, ascoltando il suono delle onde. Quinn cominciò a suonare le dita contro la ringhiera pochi secondi dopo e Rachel la fissò.

“Rachel.” disse bruscamente. Rachel era di fronte a lei e mise la mano sulla sua.

“Quinn.”

Quinn deglutì e Rachel aggrottò le sopracciglia. Uh.oh.

“Non ho mai avuto un vero e proprio bacio prima d'ora.” Quinn arrossì fino alla punta delle orecchie.

Oh dio, dove avrebbe portato tutto quello? E, oh, buon dio, smettila di guardarle le labbra, Rachel. Smettila! Rachel aspettò con calma, fino a quando quegli occhi nocciola incontrarono i suoi. Le sorrise dolcemente.

“Che vuol dire un vero bacio?” chiese con calma. Rachel si domandò come potesse essere un falso bacio.

Quinn esitò. “Uhm, beh, un paio di ragazzi della casa famiglia mi hanno baciato, ma … erano un po' fuori, non è stato bello … ” si spense.

Rachel la sentì passare le mani sulle proprie, non sapeva se doveva fare una mossa. Dio, si sentiva come se fosse fra la vita o la morte. Filo rosso o filo blu! Il tempo stava per scadere!

Prese una decisione.

Tirò via una della mani di Quinn dalla ringhiera, poi si mise davanti a lei, sempre più vicina. E più vicina. Gli occhi di Quinn rimasero chiusi per tutto il tempo. Mise una mano attorno al collo di Quinn, spazzolando via i capelli biondi, tenendole stretta la mano ancora sulla ringhiera. Poi si sollevò sulle punte e la baciò.

Dio, il modo sembrava essersi incastrato, o qualcosa del genere. Sul serio. Quinn fu titubante in un primo momento, ma quando rispose, avvolse un braccio attorno alla vita di Rachel e fu semplicemente perfetto. Dannatamente perfetto. Non passò molto tempo, perché Rachel non voleva sembrare una puttana pronta a baciare immediatamente alla francese o qualcosa del genere proprio il primo appuntamento, il primo bacio di Quinn, ma Dio voleva farlo ancora e ancora.

Guardò Quinn che stava scuotendo un po' la testa, scompigliando i suoi capelli attorno alla sua faccia. Rachel glieli accarezzò, le labbra formicolanti, il viso in fiamme. Quinn sembrava stordita, le sorrideva dolcemente e si morse il labbro, non appena Rachel alzò lo sguardo verso di lei. Rachel sorrise come una fottuta pazza. Non stava nemmeno cercando di controllarlo, era impossibile perché Dio, aveva appena baciato la ragazza più bella del mondo. Il sorriso dolce di Quinn si trasformò in un sorriso sciocco, quando tirò Rachel in un abbraccio.

Qualunque cosa fosse, potevano essere stupide insieme.


****


Santana: Berry sei lì?

Rachel: Si, Santana. Sono le cinque del mattino. Cosa c'è di sbagliato in te?

Rachel si strofinò gli occhi ancora assonnati, appoggiandosi contro la testata del letto. Scherzi a parte, i messaggi prima che sorgesse il sole erano legali? 

Santana: Come è stato il tuo appuntamento?

Rachel: Davvero? Vuoi sapere come è stato il mio appuntamento. Che dolce.

Santana: Chiudi quella dannata bocca. Questa conversazione sarebbe più breve se mi rispondessi.

Rachel: È stata perfetto :)


Santana: Disgustoso.

Rachel: Siamo andati a Coney Island. 

Santana: Disgustoso.

Rachel: E l'ho baciata.

Santana: Coooosì disgustoso … ma bel lavoro, Berry. Fuori dalle palle, perché sono le cinque del mattino. Davvero, chi messaggia alle cinque del mattino?

Rachel: Ridicolo.

Rachel stava per tornare a dormire quando sentì un movimento in cucina. Certo, probabilmente Barnaby aveva dormito con Quinn, e aveva deciso di farsi uno spuntino. Si alzò ugualmente a controllare.

Si diresse in cucina e trovò Quinn con la bocca piena di vermi gommosi, seduta al tavolo, una ciotola di Froot Loops con gelato davanti a lei. Rachel la fissò. Oh Dio, le veniva da vomitare.

Quinn si voltò quando si rese conto di non essere più sola e alzò una mano in segno di saluto, cercando di ingoiare in fretta tutti i vermi gommosi.

“Quinn, non puoi – come fai a mangiare in questo modo? Non è sano, tesoro.” le disse con un sorriso leggero quando Quinn abbassò la testa, dandole modo di scompigliarle i capelli. “Ti farà male.”

Quinn si accigliò guardando il suo cibo, Rachel poteva vedere che voleva mangiarlo. Stava proprio chiamando il suo nome.

“Mi piace.” rispose semplicemente Quinn guardandola e Rachel prese un verme gommoso dal bancone e ne morse metà.


“Non mi piace la parte gialla.” le spiegò, lasciando cadere l'altra metà nella ciotola ricolma di colori di Quinn, quel pasticcio pieno di zucchero.

Dio, avrebbe avuto bisogno di una siringa di insulina dopo quella roba. Quinn prese un cucchiaio di gelato e cereali e masticò, gemendo esageratamente in segno d'apprezzamento. Rachel ridacchiò e le strinse le spalle.

“Perché sei sveglia prima del sole? Tu odi la mattina.”

Quinn si voltò a guardare il suo cibo. “Non riuscivo a dormire.”

Rachel si diresse verso l'altro lato del bancone e vi si appoggiò guardandola. “Colpa dei rumori?”

Quinn scosse la testa. “No, Barnaby mi aiuta con quello, ero … ” arrossì e cominciò ad impilare un po' di Foot Loops sul bancone. “Stavo rivivendo la giornata di ieri, ancora e ancora.”

Un sorriso spuntò sul volto di Rachel mentre ascoltava Quinn, batté la mano di Quinn così da convincerla a guardarla, facendo crollare la torre di Foot Loops sul pavimento. Barnaby si preoccupò di ripulire le macerie.

“Dovremmo farlo di nuovo.” le disse Rachel e Quinn sorrise. “So che i miei spettacoli finiscono tardi così avere degli appuntamenti è difficile, ma che ne dici di un appuntamento domani a pranzo? Durante la tua pausa?”

Quinn annuì con entusiasmo e mise il cucchiaio nella sua ciotola facendola ridere.

“Oh, Rachel, volevo chiederti una cosa.”

Rachel si versò del caffè, sapeva che non sarebbe tornata a letto presto. “Quinn, ti ho appena chiesto di uscire di nuovo, non c'è bisogno che lo fai anche tu.” la prese in giro e Quinn le gettò alcuni Foot Loops.

“C'è un cucciolo al rifugio, è un border collie … è davvero soffice e dolce … ”

Rachel si fermò dal versarsi il caffè e sorrise consapevolmente a Quinn. “E tu lo vuoi.” dichiarò.

Quinn annuì esitante, osservando la reazione di Rachel. “Ho pensato che avremmo potuto chiamarlo Cornelius, da quel film di cui mi hai parlato. E sai avrebbe potuto essere amico di Barnes quando non siamo a casa … ”

Rachel concentrò i suoi occhi sulla caffettiera pensando per qualche minuto. Si, poteva essere bello salvare un cucciolo, dando a Barnaby un nuovo amico. Forse sarebbe stato in grado di fermare alcune follie di B, e sarebbe stata una cosa impressionante. Poteva essere anche solo il primo passo dal possedere una mandria di cani, Quinn sembrava un tipo da voler sciami di animali in giro.

“Ti prometto che ti piacerà.” disse supplichevole Quinn.

Il suo gelato si stava sciogliendo.

Dio, il “No” non era nemmeno un'opzione per Rachel. Si voltò verso Quinn con un sorriso riluttante e roteò gli occhi.

“Va bene, porta a casa Cornelius dopo il lavoro e vediamo se piace a B.”

Gli occhi di Quinn si illuminarono e si lasciò sfuggire un grido eccitato. Scivolò giù dalla sgabello e corse a darle un abbraccio. Rachel era divertita e la strinse più forte.

“Ma non gli puoi dare del cibo spazzatura e bisogna che gli insegni le buone maniere.” dichiarò nella sua spalla e Quinn si limitò ad annuire.



___________________________________________

NoteTraduttrice:  

Questa volta siamo state puntuali! Una settimana esatta da quando abbiamo pubblicato l'altro! 

Questo è uno dei miei capitoli preferito, penso che Rachel abbia avuto il miglior primo appuntamento della storia *__* voi che ne dite? 

Non ho molto d'aggiungere, perché questo capitolo è stato abbastanza scorrevole e senza paroloni difficili. 

Lasciate i vostri pareri così da poterli dire all'autrice americana! Alla prossima! 

ManuKaikan



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Capitolo 9
*** The Signs are All Quiet ***


Capitolo 9: The Signs are All Quiet

“No, Quinn, non soprannomineremo il nostro cucciolo Nelly.”

Non che ci fossero molte altre opzioni, a dire il vero, con un nome come Cornelius. Cosa rimaneva? Corny? Assolutamente no, cazzo. Tuttavia, Rachel necessitava ancora di qualcosa di più corto per chiamarlo se, e quando, si fosse ritrovata consumata da un’irrazionale indignazione per le sue azioni.

Si dava il caso che Cornelius feceva sembrare Barnaby un cavolo di angelo. Con l’aureola.
Addestrato da Dio stesso. Barnaby sembrava orgoglioso che Rachel l’avesse messo su un piedistallo per il suo “buon” comportamento. Certo “Corny” o “Nelly” era probabilmente la più tenera e adorabile creatura esistente sulla terra, a parte la ragazza di Rachel ovviamente, ma Gesù, era una peste. O fuori di testa. Per essere gentili.

La prima cosa che fece quando attraversò la porta, senza iniziare a parlare di cosa aveva fatto fuori dalla porta, quel pomeriggio fu pisciare allegramente sul tavolo della sala da pranzo. Quinn lo trascinò via e lo riportò fuori mentre Rachel roteava gli occhi e tratteneva Barnaby.

Quinn sembrava un po’ colpevole quando tornarono, e Rachel la guardò asciugare la gamba del tavolo mentre cercava di convincerla a non soprannominare il loro nuovo cane come un rapper.

“Quinn! Aveva un singolo intitolato Pimp Juice. E’ inaccettabile! Devi trovare un altro nome!” sbraitò Rachel, raccogliendo Cornelius quando affondò i denti nel deodorante attaccato alla spina che profumava da albero di Natale a marzo.

“Non so chi sia, e non so cosa significa Pimp Juice.” dichiarò Quinn, gettando via la carta assorbente e avvicinandosi a Rachel così da poter prendere il muso del cucciolo tra le mani.

 

Dio, come può un demone avere un aspetto così adorabile?

“Seal.” disse Quinn. (seal significa foca)

Che cazzo? Rachel sapeva che Quinn era un po’ tra le nuvole, ma...

“Il soprannome.” chiarì Quinn. Beh, non chiarì molto, più che altro la confuse ancora di più “Tipo, Cornelius al contrario.”

Rachel la fissò, e cercò di sillabare il nome Cornelius al contrario nella sua mente. Non ebbe successo, e si allontanò quanto più possibile dal suonare foneticamente come “seal”, prima di arrendersi e agitare le mani esasperata. Maledetti animali, accidenti.

Quinn sorrise. Okay, il loro cucciolo sarebbe stato chiamato come un mammifero marino semi-acquatico. D’accordo.

Il telefono suonò, e Rachel mise - Cornelius, no non avrebbe usato quel soprannome finché non fosse stato completamente necessario - giù, e lui se ne andò sovraccaricato in camera di Rachel con Barnaby, Quinn alle loro calcagna. Era la linea fissa, il che era strano, e le ci volle circa un minuto per capire quale bottone premere prima di farlo funzionare.

 

Dio, sembrava il Medioevo.

“Salve, sto cercando Quinn. E’ lì?”

Rachel lanciò un’occhiata alla porta attraverso la quale la sua esuberante ragazza era sparita.

“Ehm.” era sorpresa, primo del fatto che qualcuno stesse cercando Quinn, e secondo che Cornelius fosse appena uscito correndo dalla camera e dritto addosso alla porta vetrata del balcone. Sussultò, e gesticolò verso Quinn.

“Sì, è proprio qui. Posso chiedere chi sta chiamando?” disse Rachel.

“Sono Lisa. Sua zia.”

Rachel annuì lentamente e Quinn la guardò interrogativa. Rachel le allungò il telefono con la mano sul microfono.

“Tua zia.” sussurrò.

Gli occhi di Quinn si spalancarono e fece automaticamente un passo indietro. Quasi immediatamente le sue mani iniziarono a giocare con le cuciture del giocattolo sonoro che aveva in mano.

“Cosa vuole?” chiese Quinn con circospezione.

Rachel scrollò le spalle e le fece un sorriso compassionevole. Quinn si portò il telefono all’orecchio e Rachel le prese gentilmente il giocattolo dalle mani, e andò a sedersi alla penisola.

“Pronto?” disse Quinn piano.

 

Rachel la guardò annuire con la testa e a bocca chiusa un paio di volte. No, non stava origliando, non era sua abitudine. Semplicemente voleva essere sicura che Quinn non perdesse le staffe e avesse un attacco di panico, lasciando lei a vedersela con il cucciolo demonio. L’ora neurologicamente discutibile cucciolo demonio. Era in casa da sette minuti.

Quinn sembrava calma per il momento, eccetto per la mano che stava tamburellando rapidamente sul bancone.

“No, ho un lavoro.” disse Quinn, la voce leggermente più alta di prima. Stava scuotendo la testa e i capelli le caddero sugli occhi.

“Un rifugio per animali.” continuò.

 

Rachel osservò attentamente, e raccolse Cornelius quando le attaccò la gamba, stringendolo al petto anche solo per placare la sua esuberanza. Barnaby cercò inutilmente di scivolare sulla sedia per unirsi a loro.

Quinn aggrottò le sopracciglia. “Non è-mi piace. Non è una perdita di tempo.”

Rachel strinse gli occhi.

Quinn si diede una spinta lontano dal bancone e iniziò a girare intorno nella piccola cucina. “No, ho smesso-ho smesso di prenderle.” Si strofinò la fronte e sospirò. “Non penso che mi servano. Io non-non ne ho mai avuto bisogno.”

Rachel aveva solamente sentito la zia di Quinn dire esattamente dodici parole e voleva schiaffeggiare la stronza. Quinn sospirò e annuì a bocca chiusa un altro paio di volte prima di riagganciare. Si passò entrambe le mani tra i capelli, e scosse la testa, muovendo i piedi.

Rachel mise giù Cornelius con il suo nuovo amico Barnaby e afferrò alcuni vermi gommosi e ritornò dall’altra parte della penisola. Quinn le guardò i piedi.

“Tutto ok?” chiese Rachel cautamente, spingendo gentilmente Quinn addosso al bancone in modo che smettesse di agitarsi. Quinn strinse le labbra. Rachel fece penzolare un verme di gomma davanti alla faccia di Quinn in modo che gli occhi nocciola guardassero in sù.

Sorrise quando lo fecero e annuì incoraggiante affinché Quinn prendesse il verme gommoso. Invece Quinn prese il sacchetto dalle mani di Rachel e se ne infilò un po’ in bocca. Rachel ridacchiò.

“Puoi dirmelo se c’è qualcosa che non va, Quinn.”

Quinn scosse la testa, le guance piene. Finalmente le sue spalle si rilassarono, ma non aveva intenzione di incontrare gli occhi di Rachel
“Lei solo - è il mio … tra - tra due settimane-”

Rachel mise le mani sulle spalle di Quinn e piegò la testa finché Quinn incrociò i suoi occhi. “Le parole, tesoro. Rallenta.”

“E’ il mio compleanno tra due settimane, e lei-lei, ehm, ha messo del denaro nel mio conto per questo … e, smetterà di pagare per me. Per le mie cose. Presto.”

Rachel annuì. “E’ tutto?” le chiese con attenzione. Ovviamente no.

Quinn comunque annuì leggermente. “Sì.” disse piano.

Rachel la studiò per un secondo, poi le prese a coppa il viso e si allungò e le diede un rapido bacio sulle labbra. Quinn arrossì e sorrise. Anche Rachel sorrise.

 

Effetto desiderato, ottenuto.

***

L’appuntamento a pranzo il giorno dopo andò bene, o meglio, bene come può andare con un’orda di fan a conoscenza della tua posizione. Quindi … non proprio tanto bene. Rachel si sentiva male perché Quinn era un fascio di nervi, ma scoprì anche che Quinn era probabilmente una delle persone più protettive che avesse mai incontrato. Tenne le braccia attorno a Rachel per tutta la notte, quindi, insomma, c’era un lato positivo...

In più, avevano pianificato un appuntamento a cena per quel fine settimana.

In quel momento Rachel si stava preparando per lasciare il suo camerino dopo il suo spettacolo di quella sera, e si stava chiedendo chi le aveva rubato tutti gli smalti dal cassettone. Guardò nello specchio quando sentì la porta aprirsi per vedere Quinn entrare e fermarsi dietro la sua sedia con un sorriso.

Quinn si piegò in avanti e le baciò una guancia da dietro. “Sei stata fantastica stasera.”

Rachel arrossì. “Lo dici tutte le sere.”

Quinn sorrise e abbassò lo sguardo sui suoi piedi. “Perché tu sei fantastica tutte le sere.”

Oh Dio. La dolcezza. Rachel non sapeva se sarebbe stata in grado di gestirla.

“Arriva qualcun altro?” chiese a Quinn quando riuscì a riprendersi.

Quinn collassò sul divano e scosse la testa, trafficando con le vecchie riviste, le caramelle e la cioccolata sul tavolo.

“Solo io. Sei pronta?”

Rachel annuì e si avviarono fuori dalla porta laterale del teatro dove una fila di fan stava aspettando l’autografo. Rachel lanciò uno sguardo colpevole a Quinn, e Quinn le diede solo un mezzo sorriso e le fece segno di andare, aprendo lo Starbust vecchio di sette anni che aveva appena trovato.

“Fa quello che devi, Little Bear.”

Rachel si avvicinò alle transenne e iniziò a firmare le cose che le venivano allungate. Fece alcune foto con le persone mentre si muoveva lungo la fila.

“Rachel, sei stata fenomenale stasera!”

“Miss Berry, lei è il mio idolo! E’ bellissima!”

“Hey Rachel, quella ragazza con cui sei stata tutto il giorno è sexy. E’ la tua ragazza?”

Quella frase era diversa da quelle che era abituata a sentire.

Rachel fece un sorrisetto. “È molto bella.” disse, senza alzare lo sguardo mentre firmava l’iPhone di qualcuno. Sì, iPhone. Non capiva come la gente potesse spendere centinaia di dollari per quello solo per farle scrivere sopra. Lei avrebbe preso qualcuno a pugni se avessero scritto sul retro del suo.

Ma, insomma, era grata che la gente la apprezzasse così tanto. Ovviamente.

Rachel si allontanò di un passo dalle transenne quando scoppiò una piccola rissa un po’ più avanti lungo la fila. Quinn fu al suo fianco in un istante, sembrando ansiosa e turbata. Rachel le lasciò afferrare il suo braccio.

“Chi diavolo sei?” urlò un ragazzo da dietro la fila.

 

Rachel roteò gli occhi; certa gente era davvero cretina.

“Hey Rachel, quanto sono vere le voci sull’atteggiamento da diva che circolano?”

Cretino.

“Sei davvero una così grande stronza con cui lavorare?”

Cretino.

Rachel semplicemente li ignorò, ma sentì la presa di Quinn sul suo braccio aumentare.

 

Smettetela-smettetela di essere cattivi con lei.” disse Quinn alla folla in generale, la voce alzata per farsi sentire. Alcune persone le sorrisero e Rachel le diede un colpetto sulle costole, poi l’attenzione di tutti venne catturata da una vera e propria rissa.

Signore e signori, il Funny Girl fight club.

Quinn cercò di allontanarsi, tenendo ancora Rachel. Le urla si stavano facendo sempre più forti; Rachel sperò che non ci fosse nessun bambino impressionabile nella folla. Se c’erano, beh, i loro genitori avrebbero avuto qualche problema più tardi.

“Non mi piacciono le risse.” disse Quinn direttamente nell’orecchio di Rachel.

Rachel realizzò che la bionda stava fondamentalmente vibrando, e fece cenno alle guardie del corpo che erano pronte per andare. Rachel si limitò a guardare Quinn mentre sedevano nel taxi tornando a casa. Non stava tremando così tanto, aveva solo le gambe accavallate e stava scuotendo il piede come una matta.

“Forse non dovresti, sai, uscire di nuovo con me dal retro.” suggerì gentilmente Rachel.

La faccia di Quinn si sgretolò e Rachel sentì qualcosa stringersi nel suo cuore.

“Ma, ci-ci sono così tante persone. E se-e se ti fanno del male?”

Rachel mise una mano sul ginocchio di Quinn. “Guardami Quinn.” Sorrise dolcemente quando gli occhi nocciola incontrarono i suoi. “Ci sono bodyguards e poliziotti che mi circondano dopo ogni spettacolo. Sono sempre attenta. Non mi succederà niente. Tornerò sempre a casa, okay?”

Quinn annuì lentamente e riluttante.

“Ma ti chiamerò se avrò bisogno che picchi qualcuno.” aggiunse Rachel, con un luccichio negli occhi. Quinn dovette sorridere. “Oppure posso picchiarli da sola.” disse Rachel.

Quinn sorrise e mise la testa sulla spalla di Rachel. Rachel passò la mano tra i capelli biondi finché Quinn smise di tremare, e si ricordò di qualcosa che Kurt aveva accennato il giorno prima. Non proprio accennato, fatto intendere.

“Kurt mi ha scritto e vuole che usciamo a pranzo venerdì, tipo un doppio appuntamento. Apparentemente si è trovato un nuovo ragazzo.”

 

Rachel era scettica. Di solito i nuovi ragazzi di Kurt erano o etero o asini.

Quinn annuì lentamente.

“Quindi ti va bene?” chiese Rachel.

“Sì. Mi piace Kurt.” disse piano Quinn, premendo il viso sul collo di Rachel.

Rachel sorrise e la strinse più forte, ridacchiando quando Quinn la baciò appena sotto l’orecchio. Si riprese un po’ quando pensò all’inevitabile distruzione bavosa che le aspettava quando sarebbero tornate a casa.

***

Rachel si svegliò la mattina seguente quando sentì Quinn fare rumore nell’appartamento e poi in camera. Sbatté le ciglia con aria assonnata e lanciò Cuddles contro l’intruso. Andò nella direzione opposta.

Quinn saltò sul letto con una scatola tra le mani. “Rachel, hai un pacchetto.” disse eccitata.

Rachel grugnì e si girò dall’altra parte. Quinn premette uno dei suoi piedi da rettile contro la gamba di Rachel che usciva da sotto le coperte. Rachel gemette e si dimenò prima di mettersi a sedere controvoglia.

Quinn le passò la piccola scatola con impazienza, e poi spostò i piedi sotto alle coperte. Rachel li strofinò assentemente per scaldarglieli mentre studiava il pacco.

“Oh, sono solo i miei papà. Mi mandano pacchi di cibo fin dal college.” disse con un sorriso. “È soprattutto cibo spazzatura conveniente come- oh, hey, in effetti, tu lo adoreresti!” Rachel passò il pacco a Quinn che alzò un sopracciglio.

Gli occhi di Quinn guizzarono dal pacco a Rachel “Vuoi che lo apra io?”

Rachel scrollò le spalle. “Non credo di aver mai mangiato niente che i miei papà mi hanno mandato in sette anni.” Quinn la fissò. “Seriamente, Quinn, aprila così posso tornare a dormire.”

Quinn tirò via il nastro adesivo a casaccio, strappando il cartone nel processo. Barnaby e Cornelius arrivarono saltellando nella stanza e salirono sul letto. Sembrava che potessero annusare la confusione.

Come previsto, Quinn tirò fuori Fritos, Twinkies, Ho-Ho, dolcetti di Little Debbie, mini brownies, Funions, Fruit Roll-Up e delle strane gomme di Scooby-Doo. Quinn era in paradiso. Rachel grugnì e spinse i cani giù dal letto. Sì, sarebbero morti se si fossero avvicinati e quella scorte. Rachel sarebbe morta se si fosse avvicinata a quelle scorte. Quinn stava probabilmente morendo in quel momento.

“I tuoi papà sono fantastici.” disse Quinn distrattamente, mordendo un Ho-Ho. Rachel pensò che fosse una fantastica scelta per la colazione. Fece una smorfia e si stese di nuovo sul fianco fronteggiando Quinn.

“Com’è stato, crescere con loro?” chiese Quinn attraverso il boccone di dolce e panna. Rachel scelse di concentrarsi sugli occhi nocciola invece che su quella vista.

“Intendi crescere con genitori gay? Beh-” iniziò Rachel; Quinn la interruppe.

“No. Come, ehm, solo con dei genitori. Sai, che sono felici.”

Rachel al guardò attentamente. Stava succhiando la panna dal centro di un Ho-Ho. Incantevole. Ma, seriamente, non poteva non sorridere a quella vista.

“Mi supportavano molto. O, supportano, credo. Mi hanno tipo sempre dato quello che volevo, quindi, sai, alcune persone mi chiamano egocentrica-”

“Non sei egocentrica.” disse Quinn immediatamente. Uscì come un “Om fei eofentica”. Rachel ridacchiò.

“Big Bear, stai spargendo briciole su tutto il mio letto. Per favore, controllati.”

Quinn sembrò adeguatamente castigata.

“Comunque, questo ha peggiorato il bullismo, perché la gente pensava che io pensassi di essere meglio di chiunque altro. Ma i miei genitori erano fantastici. Giocavano a Scarabeo e a Monopoli con me tutti i venerdì sera, e facevamo delle maratone di film.”

Rachel diede un’occhiata a Quinn. Stava ascoltando e masticando con attenzione, gli occhi luminosi.

“Mi racconti qualcosa di più su tua zia?”

Quinn smise di masticare e iniziò a spostare tutto il cibo attorno a lei per scendere dal letto.

Merda, pensò Rachel. Merda. Merda. Merda. Si allungò e catturò il polso di Quinn.

“No, no, aspetta. Mi dispiace. Parlami di qualcos’altro. Cosa vorresti per il tuo compleanno?”

Quinn si riaccomodò con diffidenza e riprese a mangiare. “Tu non-tu non devi farmi niente, Rachel.” disse dopo un momento.


Rachel le lanciò uno sguardo. “Mi stai prendendo in giro?”

 

Seriamente, Rachel era conosciuta per esagerare con i suoi regali di compleanno. Aveva dato a Kurt un cavallo da corsa qualche anno prima, quando aveva accennato che sarebbe stato figo averne uno. Un fottuto cavallo da corsa. Che era stato venduto immediatamente. Ma Rachel non poteva essere negata.

“Se non mi dici cosa vuoi, ti prenderò qualcosa di ridicolo e stupido.” Rachel stava per dire “come un cavallo da corsa”, ma realizzò che Quinn l’avrebbe adorato.

“C’è una cosa che voglio.” disse piano Quinn, mordendo un altro dannato Ho-Ho. Rachel aspettò. “Sarai-voglio-vorrei che fossi la mia ragazza.”

Rachel non era nemmeno sorpresa. Era estasiata, ma non sorpresa. Com’era che Quinn era quella che faceva quei passi nella loro relazione? Seriamente, fatti avanti Berry. Cercò di calmare il suo cuore così da poter rispondere.

“Certo che sarò la tua ragazza, Quinn.” sorrise caldamente all’altra donna. Il suo sorriso stava spezzando la sua faccia a metà.

“Sei sicura? Perché io-io so che siamo state solo a, ehm, pochi appuntamenti. E io non ho mai avuto-”

“Sì, sono sicura.” la interruppe Rachel.

 

Stava per dire baciami, ma lanciò di nuovo un’occhiata alla bocca di Quinn e ci ripensò. Quinn non era al corrente di quei pensieri, e si abbassò e diede a Rachel un dolcioso, cremoso, cioccolatoso bacio a bocca aperta dritto sulle labbra.


“Mm, perfetto.” disse Rachel, mezza sarcastica.

 

Perché, seriamente, era stato perfetto. Fece stendere Quinn vicino a lei e leccò via l’Ho-Ho dalle sue stesse labbra. Sì, era distesa su un letto pieno di cibo spazzatura, con due cani dal carattere orribile ai suoi piedi, e una ragazza vicino a lei che stava soffocando con dei dolcetti, ma non si sarebbe spostata per niente al mondo.

***

“No, Kurt, non ho dimenticato il nostro appuntamento per pranzo. Non l’avevo dimenticato le quattrocento volte in cui mi hai chiamata prima di adesso, e non me lo dimenticherò nelle prossime sei ore. Quindi smettila di chiamarmi prima che il sole sia sorto o lo annullerò. Sto per attaccare ora!”

Rachel sentì dei deboli strilletti provenire dalla linea mentre chiudeva la chiamata e ficcò la testa di nuovo nel cuscino. Fu tre ore dopo che si trascinò in cucina, vestita e in attesa che Quinn tornasse a casa per la pausa pranzo.

Si sedette al bancone e mangiò la parte blu di alcuni vermi gommosi, rimettendo le parti gialle nel sacchetto per Quinn. Rachel capì che Quinn era arrivata quando Barnaby e il suo nuovo amico del cuore Cornelius, partirono a razzo dalla cucina per precipitarsi alla porta d’ingresso.

Rachel sorrise e aspettò che le esclamazioni di adorazione di Quinn per i cani riempissero l’appartamento; sorprendentemente non arrivarono. Quinn attraversò il soggiorno spingendoli via dolcemente dopo aver semplicemente dato dei colpetti sulle loro teste. Barnaby sembrava offeso. Cornelius era un po’ troppo stupido allora per notarlo.

“Hey Quinn.” Rachel scese dallo sgabello e le si avvicinò, mettendo le braccia attorno al collo di Quinn per un bacio. Quinn sorrise e la tirò più vicina.

“Tutto okay?” chiese Rachel.

 

Barnaby sembrava ancora abbastanza deluso. Quinn era il suo fottuto eroe.

Quinn annuì con convinzione e afferrò la borsa di Rachel sul bancone. “Pronta ad andare?” chiese.

 

Rachel le prese la mano e si avviarono verso l’ascensore e poi fuori al taxi che le stava aspettando.

Quinn non disse veramente niente lungo il loro viaggio fino al ristorante, ma Rachel non poteva biasimarla, considerando che il loro tassista sembrava un serial-killer ottantenne. O la vittima di un serial-killer. Quinn era in effetti sorprendentemente calma, il che doveva essere una buona cosa.

Individuarono Kurt e il suo nuovo ragazzo, Blaine, appena uscirono sul patio del ristorante. Fondamentalmente c’erano arcobaleni che sgorgavano dalle loro sedie. Rachel fece un sottile esame rapido al ragazzo … beh, lei pensò che fosse sottile. Kurt strinse gli occhi nella sua direzione. Rachel gli fece l’occhiolino.

“Stai avendo un ictus?” chiese Kurt, facendo loro segno di sedersi.

“Kurt, sii gentile.” disse Blaine allegramente, girandosi a guardare Rachel e Quinn con un enorme sorriso. Okay, quel ragazzo era decisamente allegro. “Ho sentito parlare così tanto di voi, ragazze!” esclamò Blaine.

Rachel sorrise. Veniva sempre contagiata dall’entusiasmo delle altre persone, era come la sua droga. Sorrisi. Risate. Si stava definitivamente facendo la sua dose.

“Beh, è fantastico conoscere il ragazzo che ha catturato il cuore di Kurt.” proclamò Rachel. Quinn annuì, gli occhi fissi sul colletto di Blaine. “E, hey Kurt, è davvero gay!” continuò Rachel nel suo tono congratulatorio.

Kurt roteò gli occhi.

“Quindi, cosa c’è di buono qui?” interruppe Blaine, battendo le mani.

 

Wow, quel sorriso non se ne sarebbe sicuramente andato.

Rachel aprì il suo menu mentre Kurt iniziava a declamare ogni singolo piatto che era elencato. Apparentemente viveva in quel posto. Era abbastanza semplice, sapete, in cui poteva pronunciare tutto quanto. Guardò le mani di Quinn con la coda dell’occhio. Completamente ferme. Benissimo. C’era bisogno di zucchero.

“Vuoi un frullato, Quinn?” chiese Rachel indicando l’immagine nel menu. “Probabilmente ti piacerebbe quello alla cioccolata. Ci mettono la panna sopra. Oh! E hanno i pancake con le gocce di cioccolato.” aggiunse eccitata.

Quinn scosse la testa. “No, grazie. Prenderò il club sandwich.”

Rachel si avvicinò in modo da poter dire qualcosa all’orecchio di Quinn, lanciando un’occhiata per assicurarsi che Kurt e Blaine stessero ancora discutendo su a chi appartenesse l’ultimo panino, Ovviamente lo stavano facendo.

“Sei sicura di stare bene, Quinn?”

Quinn si girò e incrociò i suoi occhi con un sorriso. “Rachel, sto benissimo. Lo giuro.”

Rachel la studiò. Forse esibirsi ogni sera la stava facendo impazzire o qualcosa del genere; scosse la testa e ricambiò il sorriso di Quinn. Quinn mise una mano sul collo di Rachel e massaggiò delicatamente, e oh Dio sì. Stava decisamente delirando perché quello era fantastico. Cercò di controllare la sua faccia quando Kurt e Blaine iniziarono a guardarla in modo strano. La cambiò in un’espressione meno orgasmica e li guardò calma.

“Beh, sono pronta per ordinare.”

Per la fine del pranzo, Rachel era innamorata del nuovo ragazzo di Kurt. Aveva decretato che lui e Kurt sarebbero stati sposati per la fine dell’anno, con lei come … testimone? Damigella d’onore?

E che i bambini sarebbero arrivati durante l’anno successivo. Blaine si era limitato ad arrossire e la seguì nella sua pazzia. Kurt le diede un calcio sullo stinco. Quinn sedeva silenziosa mangiando i suoi panini e sorridendo occasionalmente. Nessun battito con le dita. A malapena guardò le cannucce extra sul tavolo. Totalmente normale.


Kurt si sporse sul tavolo quando Quinn andò al bagno e Blaine andò a parlare con il suo gigantesco sorriso a qualcuno che aveva riconosciuto dall’altra parte del patio. Le maniche da designer di Kurt finirono direttamente nella ciotola del ketchup. La indicò distrattamente mentre sfregava il punto con alcune salviette.

 

Smettila di ridere, Rachel, questa camicia costa duecento dollari.”

Rachel sussultò. Soprattutto perché aveva pagato duecento dollari per una camicia.

“Quindi, come va tra te e Quinn?” chiese Kurt, apparentemente soddisfatto del suo lavoro di pulizia. Si sporse di nuovo sul tavolo e fece la stessa identica cosa con il ketchup.

“Ah porca puttana!”

Rachel decise di rispondere comunque alla domanda, passando a Kurt alcuni tovaglioli che aveva bagnato con la condensa del suo bicchiere.

“E’ la mia ragazza adesso.” disse orgogliosamente.

Kurt smise di fare quello che stava facendo e alzò lo sguardo. Rachel vide un qualche tipo di realizzazione sorgere nei suoi occhi blu. “Oh.” disse lui lentamente. “Questo spiega tutto.”

Rachel aggrottò le sopracciglia. “Spiega cosa?”

Kurt ricominciò a sfregare freneticamente la sua manica. “Si sta comportando in modo strano … beh, no, si sta comportando in modo normale, il che è strano.”

Rachel lo fissò.

“Si sta comportando al meglio.” chiarì Kurt “Sai, ha attenuato la pazzia.”

“Non chiamarla pazza.” disse Rachel immediatamente.

Kurt le sorrise consapevolmente, aveva finito con la sua manica. Rachel coprì la ciotola del ketchup con una salvietta per assicurarsi che non ci fossero altri dannati problemi con quello.

“Ha fatto qualcosa. O ha … cambiato qualcosa. Per te. E-Gesù Cristo mi sono appena seduto sulla senape!” esclamò Kurt.

Dio, qualcuno aiuti questo ragazzo con i condimenti.

“Cosa significa?” chiese Rachel immergendo una pila di tovaglioli nella sua bibita abbandonata, anche se il completo di Kurt era già rovinato.

Kurt sospirò frustrato e interruppe i suoi tentativi di pulizia. “Solo … conoscila meglio. Assicurati che sappia che tu non vuoi che lei … cambi. Credo.”

“Abbiamo un appuntamento per domani sera.” offrì Rachel, mentre Blaine tornava al tavolo, il sorriso ancora più luminoso di prima.

Kurt le sorrise e guardò oltre la testa di Rachel dove Quinn stava tornando dal bagno.

“Perfetto” disse.

Passò la sua manica attraverso il ketchup di Blaine mentre usciva dal tavolo.



Angolo della traduttrice:

Sono in ritardissimo, lo so! Mea culpa. Ultimamente non ho neanche il tempo di respirare, avrei bisogno di giornate da 36 ore. Anzi, se qualcuno di voi avesse una Giratempo che gli avanza e me la potesse prestare gliene sarei grata. Tre giri dovrebbero bastare. (Se avete colto la citazione 50 punti a Corvonero, altrimenti andate all'angolo a voi più vicino e pentitevene.) In più aggiungiamoci che ho anche pensato bene di ammalarmi e che Manu, che mi doveva controllare il capitolo, come ben sapete (e se non lo sapete andate nell'angolino di prima) è impegnata con la Faberry Week e quindi anche lei ha poco tempo. Ma ce l'abbiamo fatta, è questo l'importante!
Coooomunque, mi sembra che sia tutto abbastanza chiaro, quindi...ci sentiamo alla prossima, che dovrebbe essere, tempo permettendo, la shot di Natale. Vi lascio nelle mani della mia collega.

See you soon.

_LaEle_

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Capitolo 10
*** You Know, You're off the Tracks ***


Capitolo 10 - Sai, Sei fuori le tracce.


Il primo capitolo di questo romanzo di Hawthorne è intitolato 'L'antica famiglia Pyncheon.'”

Rachel non aveva assolutamente idea di quello di cui stava parlando Alex Trebek. Aveva iniziato a giocare distrattamente con le dita di Quinn, guardando il salotto un po' annoiata.

Dovrebbe essere la casa dei sette abbaini.” disse Quinn a bassa voce.

Rachel si voltò a guardarla e poi di nuovo il Jeopardy in TV. Come previsto, il tipo strano alla televisione  fu entusiasta quando il suo campanello annunciò che la risposta era giusta. La casa dei sette abbaini. Rachel accarezzò il braccio di Quinn con un sorriso, ma questa rimase concentrata sulla televisione.

Hmm, Rachel guardò la scatola di biscotti fra di loro. Era il momento di fare un gioco. Dal momento che non avrebbe risposto a molte di quelle ridicole domande, e Alex Trebek le faceva venire voglia di fare male a qualcuno, si ripromise di mangiare un biscotto ogni volta che Quinn azzeccava la domanda.

Questa giraffa in via d'estinzione si trova più a suo agio nella foresta pluviale più che in pianura.

Cos'è l'okapi.” disse Quinn.

Un altro biscotto.

Nel febbraio del 1779 il barone Friedrich von Steuben arrivò in Pennsylvania per addestrare l'esercito continentale.

Quinn tentennò un secondo su quello. “Cos'è Valley Forge?”

Si, Rachel quella sera si stava riempiendo. Quinn non sembrava nemmeno notare i biscotti che stavano rapidamente scomparendo. Rachel era sorpresa, Quinn era un dannato mostro divora biscotti .

Questo compositore della 'Symphonie Fantastique' ha ricevuto 20,000 franchi da Paganini, che l'ha dichiarato un genio musicale.”

“Chi è Berlioz?” Quinn fissò con calma lo schermo.

Cazzo. Rachel si infilò un altro biscotto in bocca.

I microscopi elettronici forniscono immagini con una risoluzione misurata in queste unità, anche dette millicrons, che equivalgono a circa 1/50,000 il diametro di un capello umano."

“Cosa sono i nanometri?”

Gesù Cristo. Rachel stava per vomitare. Okay, ragazza, focalizzati sulla partita. Focalizzati. Finisci a effetto. Quinn e i biscotti non possono sconfiggere Rachel.

"The accuracy of the dreams we brothers do not know...one thing we are sure about the dreamer has to go."

Quinn era silenziosa; Rachel iniziò a mormorare una canzoncina immediatamente, perché l'attacco sembrava familiare. Aspetta. Aspetta un fottuto secondo.

Rachel si immobilizzò e si lanciò giù dal divano. “JOSEPH AND THE-DREAMCOAT-TECHNICOLOR AMAZING-JOSEPH AND THE-WHAT IS JOSEPH AND THE AMAZING-”

“E ora una pausa pubblicitaria.”

Fanculo. La pressione aveva avuto la meglio. Maledetto Joseph e the Amazing Technicolored Dreamcoat. Davvero, chi diavolo avrebbe potuto tirare fuori quel nome sul momento Rachel sospirò. Si diede comunque un punto, perché conosceva la risposta nella sua mente.

Si voltò a guardare il divano e trovò Quinn che la guardava con gli occhi spalancati.

“La sapevo quella.” Mormorò Rachel sulla difensiva, crollando di nuovo sul divano e appoggiandosi a Quinn.

“Si, la sapevi.” le ripose distrattamente.

Stava guardando verso il contenitore di biscotti vuoto. Uh-Oh. Con grande sorpresa di Rachel, Quinn semplicemente ignorò il fatto che ne aveva mangiati quasi metà e si voltò verso il televisore per rispondere a Final Jeopardy.

Il poeta inglese Thomas Hoccleve, contemporaneo di questo uomo, lo dichiarò uno degli inventori della nostra fantastica lingua.”
 
Chi è Chaucer?” disse tranquillamente Quinn.

A Rachel venne da ridere, scosse leggermente la testa contro la spalla di Quinn. L’aggiunta di questo gioco al fatto che Quinn era diventata una persona diversa nell’ultima settimana, beh, rendeva tutto semplicemente ridicolo. L'appuntamento serale sarebbe stato il momento delle risposte). Il giorno dopo Ma Rachel non tentò nemmeno di convincersi sdi essere una persona paziente, perché sapeva di essere un’irreprensibile psicopatica la maggior parte del tempo, quindi, decise di iniziare con qualcosa. In quel preciso momento.

“Perché non sei andata al college , Quinn?”

Quinn si scostò un secondo per guardare Rachel stranamente.

Rachel chiarì subito. “Voglio dire, so che è per gli attacchi di panico.” iniziò lentamente. “E c’è un sacco di gente e di rumori, ma hai pensato a lezioni on-line? Sei solo … così intelligente, Quinn.”

Quinn non si mosse. Non disse niente e non era per niente inquietata, Rachel era appoggiata ad una cazzo di statua.

Infine Quinn rispose. “Te l’ho detto, non pensavo che il college fosse giusto per me.”

Rachel sospirò e passò le dita sopra l’avambraccio di Quinn. Va bene, nessun problema") Quella non era la sera per scoprire perché Quinn si stava trasformando in un robot. Rachel inclinò la testa per parlarle all’orecchio. 

“Beh, forse puoi semplicemente andare a Jeopardy e vincere centinaia di migliaia di dollari per noi, così possiamo andare a vivere in Africa con le nostre zebre, elefanti e leoni.”

Il corpo di Quinn si rilassò, si voltò, sorridendo leggermente e baciò la guancia di Rachel. Rachel continuò a guardarla quando Quinn si voltò verso la televisione. Si era aspettata che Quinn desse i nomi alle loro zebre, elefanti e leoni. Fluffy e Muffin e Puddle. Tirare fuori un altro po’ di animali d’aggiungere, di che colore dipingere la loro casa, poteva Cornelius raggruppare un gruppo di gazzelle? Invece Quinn rimase seduta con faccia impassibile a guardare una replica di The Office.

E, per la cronaca, Rachel sosteneva che Cornelius potesse raggruppare un mandria, o branco/allevamento/ sciame di gazzelle. Con Quinn come maestra avrebbe potuto fare di tutto.
 
****

La sera dopo, Rachel stava mezza andando fuori di testa, si trovava nel bel mezzo di un moderato attacco di pazzia per il suo appuntamento con Quinn, quando questa bussò alla porta della sua stanza, con un mazzo di fiori, viola questa volta e un sorriso in volto. Rachel le sorrise di rimando. 

Aveva un obiettivo. Non era proprio un piano geniale, e si, probabilmente avrebbe dovuto lavorarci meglio, ma aveva un obiettivo. E Rachel Berry non aveva mai mancato ad un suo obiettivo. Tranne quando si trattava di sconfiggere gli Angry Birds, naturalmente.

Rachel si mise il cappotto, prese i fiori e baciò dolcemente Quinn sulle labbra prima di trascinarla fuori dalla porta. 

Si diressero in un ristorante moderatamente popolato, che era ad una decina di minuti di distanza in taxi, Rachel prese dei maccheroni al formaggio, che, dio, non erano nemmeno vegani. E Quinn ordinò un maledetto hamburger. Aveva sfogliato il menu, e aveva ordinato un hamburger con una faccia seria e Rachel la fissò.

Era arrivato il momento di mettere in scena il suo inesistente piano. 

Rachel pensava di dover iniziare quella conversazione lenta e costante, tutto l’opposto di strappare un cerotto. Il che significava che poteva far male come l’inferno, per lungo tempo, ma non aveva avuto il tempo di pensarci, voleva solo riavere Quinn indietro.

“Allora, come pensi che stia andando lo show, Quinn?” chiese Rachel casualmente, sorseggiando la sua limonata. Stava cercando si sembrare disinvolta, quindi c'era la speranza che Quinn non si accorgesse che stava per rovesciarsela tutta addosso.

Quinn sorrise. “È incredibile. Tu sei la parte migliore, Rachel. Penso che rendi tutti gli altri migliori.”

Accidenti a te Quinn e i tuoi sentimenti commoventi. Rachel si focalizzò sugli occhi di Quinn in modo da non dimenticare il suo obiettivo e venne risucchiata in un buco nero. Aspetta, aspetta, che cosa stava succedendo? Oh, si, gli occhi di Quinn erano opachi, stranamente. Vitrei. Da quanto tempo erano in quel modo? 

Rachel aggrottò le sopracciglia preoccupata. “Ti senti bene?” chiese a Quinn. 

Quinn annuì immediatamente. Dio, non provocarti una distorsione al collo, donna. Rachel lo prese per buono, per ora. Ma i Berry non erano altro che persistenti. Si rese conto che quella notte probabilmente sarebbe finita in lacrime, o una sorta di melodrammatica meravigliosa scena pubblica, ma non importava. Continua. 

Rachel prese una mano di Quinn nella sua, una delle due mani che stavano completamente ignorando le cannucce giusto davanti a lei. Quinn le sorrise e intrecciò le dita con  le sue.

“Oggi ho visto un cane che sembrava una tigre.” disse Rachel con un sorriso. 

Quinn spalancò gli  occhi. “Non è vero!” 

Rachel ridacchiò e annuì. “Era adorabile. Non ho mai visto un cane a righe prima. Oh, ed era alto tipo due metri. Sai, piedi e metri non sono esattamente la cosa ... ”  

Rachel non stava esagerando in realtà. Quella cosa doveva essere stata allevata in una sorta di metropolitana, dal governo, in una struttura scientifica sotterranea e  governativa per animali da guerra con superpoteri perché non era...di questo mondo. E poi era semplicemente capitato che un ragazzo grasso lo portasse a fare una passeggiata a Central Park.

“Ce n’è uno al rifugio in questo momento che sembra un orso polare.” Osservò Quinn.

“E come si chiama?”

Quinn si strinse nelle spalle. “Io lo chiamo Fuzzy, ma solo perché ha tre gambe.” Occhi vitrei incontrarono quelli caldi e marroni di Rachel. 

Rachel continuò a spingere Quinn a parlare finché non arrivarono le loro portate e si concentrò sulle sue fajitas, mentre Quinn sbocconcellava il suo hamburger. Seriamente, lo sbocconcellava. Piccoli morsi mescolati a smorfie. Beh, non ti forzare, Quinn. Rachel doveva assolutamente dire qualcosa adesso, se non altro perché una mucca era morta per quella cosa. 

“Davvero, Quinn, stai bene?” Cavolo, se quella non era una domanda carica...era meglio che chiedere 'Cosa diavolo c'è che non va?'. Quella sarebbe stata una domanda veramente prevenuta.

Quinn annuì lentamente, gli occhi fissi sulla sua forchetta. “Sto bene.” 

Pssht. D’accordo. Niente più giochi. Rachel lasciò andare la forchetta e incrociò le braccia davanti a sé. 

“Tu non stai bene.” 

Quinn la guardò con quegli occhi spenti. Sembrava pronta a protestare, ma Rachel scosse leggermente la testa per zittirla. 

“Qualcosa non va, tesoro. Lo so, puoi dirlo. Puoi dirmi cosa succede, ma non puoi solo continuare a comportarti come questa … questa ...” Rachel non riusciva nemmeno a pensare ad una parola. 

Questa persona normale? Questo guscio di chi eri? Rachel aveva parlato a bassa voce e in modo gentile, si aspettava che Quinn le rispondesse. 

“Non c’è niente che non va, Rachel.” disse Quinn a bassa voce.

Quinn la guardò con quegli stessi occhi spenti. Sembrava pronta a protestare, ma Rachel scosse leggermente la testa per bloccarla.

Rachel strinse gli occhi. “Allora cosa c’è di diverso? È successo qualcosa? Hai cambiato qualcosa per me, perché Quinn - ”

“Sono migliore ora.” Quinn la interruppe, un po’ più forte di prima. 

Rachel la guardò. Quinn aveva le mani in grembo, ma stava mantenendo il contatto visivo. Rachel davvero non riusciva a vedere nulla attraverso lo smalto. 

“Che cosa vuol dire?” chiese. 

Quinn strinse la mascella e distolse lo sguardo, prima di respirare profondamente e guardare il suo hamburger quasi del tutto intatto. 

“Le mie medicine mi rendono migliore.” le mormorò.

Rachel non aveva idea di cosa dire, scelse di rimanere lì con la bocca leggermente aperta, fissandola come una pazza. Processò il tutto dopo qualche istante.

“Stai- stai prendendo le medicine di nuovo?” 

Quinn annuì leggermente, ma non rispose a parole. 

“Beh, cosa stai prendendo?” chiese Rachel. Per quanto ne sapeva, il farmaco poteva essere l’aspirina. Diavolo, il caffè era il suo farmaco. 

Quinn sembrava addolorata, Rachel si sentì inspiegabilmente sollevata, solo un po’, perché l’irrequieta, e a disagio Quinn di fronte a lei era più simile alla vera Quinn. 

“Rachel, questo non -

Rachel alzò una mano. “No, Quinn, dimmi quello che stai prendendo.” lo disse con calma. I suoi occhi non erano scortesi, ma non stava per niente scherzando. I farmaci non erano male, se erano necessari.

Quinn sospirò. Rachel non riusciva a vedere quello che le mani della donna stavano facendo sotto il tavolo, ma se stavano facendo la stessa cosa di quelle di Rachel, allora ci sarebbero stati una mezza luna di lividi su entrambi i loro avambracci la mattina successiva. 

“Prendevo il  Ritalin.” Iniziò Quinn. Rachel dovette piegarsi a metà sopra al tavolo, tanto che i suoi capelli si immersero nel vassoio del burro, per poter sentire. “Ma ora prendo l'Adderall … più l’Ativan, per prevenire le crisi – “

Beh, fanculo. La mascella di Rachel cadde. “Aspetta, tu hai-“

“L’Adderall mi ha provocato convulsioni precedentemente. L’Ativan è solo una precauzione.” Okay, Quinn sembrava completamente fuori ora. Sembrava stanca.

Rachel non disse nulla per un intero minuto, poi i suoi occhi guardarono l’hamburger di Quinn. “Con aggiunta di nausea.” dichiarò, non era nemmeno una domanda. 

Quinn annuì leggermente. “L’Ativan la causa.” disse a bassa voce.

Rachel era sbalordita. Rachel Berry non rimaneva sbalordita da nulla. Credeva fosse una parola ridicola, ma … era perfetta per quello che provava in quel momento. Cazzo era sbalordita. E, Dio, stava avendo un attacco di cuore? Si sentiva come se il cuore le si stringesse. 

“Perché prendi tutta questa roba?” sbottò ad alta voce, gli occhi spalancati. “Quinn, tu non devi – stai bene senza questa roba!” 

Quinn scosse la testa e sorrise leggermente. “Rachel, tu non sai-“ 

“Non dirmi che non ti conosco!” dichiarò Rachel con un po’ di rabbia. Questo era semplicemente ridicolo. 

“Beh, tu – tu non mi conosci bene. Ascolta, ho parlato con mia zia qualche giorno fa, e ha ragione.” disse rapidamente. 

Okay, Rachel aveva bisogno di assumere un killer e cercare il cognome di quella maledetta stronza della zia di Quinn. 

“Se continuo come stavo, mi limiterò … ad allontanare la gente. Verrò licenziata e – e perderò te, e non ho soldi e non potrò più vedere Barnaby di nuovo.” 

“Quinn, non c’è un cazzo di sbagliato in te!” disse Rachel con un mezzo urlo. Alcune persone si voltarono verso di loro, ma lei non perse il contatto visivo con il relitto davanti a lei.

Quinn scosse la testa rapidamente, ma non disse nulla. Respirava un po’ più pesantemente ora. Rachel si chiese se spingerla oltre il limite potesse essere una buona cosa. 

“Dimmi perché le prendi!” insistette Rachel. Il tatto che aveva pensato di mantenere se n’era andato.

“Rachel, ho un disturbo dell’ansia, va bene! Uno vero, che mi da attacchi di panico che mi fa sembrare una stupida ogni altro giorno . Sono iperattiva. Probabilmente ho l’ADHD (N.D Sindorme da deficit di attenzione), e, oh, non posso mai giocare a Scarabeo con te perché sono dislessica. Sono entrata alla Columbia, solo perché quando stavo con mia zia e alla casa di accoglienza tutto quello che facevo era  leggere, Rachel.” gli occhi di Quinn erano lucidi, Rachel non riusciva a distogliere lo sguardo. "E' tutto quello che posso fare perché non piaccio alla gente. So-sono strana, infantile e immatura. Non riesco a gestire di stare in mezzo alla gente e mi hanno sempre preso in giro per questo, io sono un - ” la voce di Quinn si incrinò e si lasciò sfuggire un lamento. “Sono sola, non voglio perderti perché pensi che sono pazza, il farmaco mi rende migliore. E la gente mi lascia stare. Non è così cattiva.” 

Quinn finì e guardò fissa verso il suo piatto. I capelli biondi a coprirle il volto, ma Rachel poteva vedere le lacrime che atterravano sul suo hamburger. Dio, ricordava quando le mucche erano il peggiore dei suoi problemi. Rachel avrebbe potuto essere scambiata per una statua in quel momento. La fissò a bocca aperta, le lacrime che riempivano i suoi occhi. Perché, cavolo, questo era molto più di quello che si sarebbe aspettata. E santa merda, la mano intorno al suo cuore era sul punto di dividerlo a metà. 

Non aveva la minima idea di cosa dire. In realtà, la sua mente era vuota, solo la consapevolezza delle lacrime di Quinn che cadevano più rapidamente nel suo piatto, la leggere oscillazione delle sue spalle. Cazzo, l’unica cosa che la sua mente le diceva di fare era abbracciarla. Non era nemmeno la sua mente che le diceva di farlo, era il suo cuore che si stringeva. 

Il corpo di Rachel si spostò dalla sua parte della cabina e scivolò accanto a Quinn, ignorando gli stronzi che pensavano di ottenere uno spettacolo gratuito per cena. 

“Quinn, tesoro.” Le disse con dolcezza, e dio la sua voce tremava. Ancora più instabile delle sue mani. Quinn trasalì quando Rachel cercò di avvolgerle il braccio intorno alle spalle. Rachel fece marcia indietro, non voleva farla sentire a disagio. 

“Andiamo a casa, tesoro, okay?” le disse piano, pulendole le lacrime. 

L’unica indicazione che Quinn l’aveva sentita, era il respiro un po’ più tranquillo. 

Rachel scivolò fuori dalla cabina e Quinn la seguì lentamente, avvolgendo le braccia intorno a se stessa e non lasciando che Rachel la prendesse per mano. Rachel fece strada fuori dal ristorante e nel taxi, con Quinn che la seguiva dietro, tirando su col naso, ma con la respirazione tranquilla. 

Appena attraversata la porta di casa, Quinn si chiuse immediatamente in camera sua. Aprì la porta quando Barnaby la graffiò e poi cinque minuti più tardi quando Cornelius gettò il proprio morbido corpo da cucciolo contro la maniglia. 

Rachel rimase in salotto per tutto il tempo. Non aveva idea di cosa diavolo fare. Dio, voleva andare da Quinn e abbracciarla fino a quando non fosse stata meglio. Ma l’ultima cosa che Rachel voleva era spaventarla, o spingerla ulteriormente su quel maledetto bordo. Sospirò e finalmente si diresse in camera, tirando fuori Fuzzy e nascondendo il volto nella criniera di  Cuddles.

Beh, aveva ragione. Quella notte era finita in lacrime.


****


Rachel scoprì che era difficile dormire quando stavi piangendo. Un’ora più tardi e Cuddles fradicio, che era si, un po’ disgustoso. Il suo cuore voleva andare da Quinn, ma la sua mente non era in grado di prendere nessun tipo di decisione in quel momento, così la ignorò, si alzò dal letto e si diresse in camera di Quinn. Aprì la porta lentamente con Cuddles e Fuzzy penzolanti dalle sue mani ed entrò con cautela. 


Rachel sentiva il respiro irregolare e il tirare su col naso proveniente da una delle tre masse scure sul materasso, e si mosse verso il letto sedendosi sul lato non occupato, Quinn era su un lato, rivolta verso il muro e Rachel si chinò con attenzione appoggiando Fuzzy sul petto di Quinn. Questa lo abbracciò subito e Rachel si stese contro il cuscino, coi piedi su Barnaby, che si era preso la metà del letto. Rachel ascoltò il pianto di Quinn calmarsi.

Dopo circa cinque minuti, Quinn si girò ad affrontare Rachel, che allungò la testa a destra per vederla. Quinn spostò sempre più esitante il braccio attorno al suo petto, stringendo tutti gli animali di peluche tra i loro corpi. Rachel si inclinò a destra e avvolse le braccia attorno a Quinn così che potesse rilassarsi. Le scostò una ciocca di capelli dagli occhi e sorrise quando Quinn sospirò.

“Non voglio che tu permetta a nessuno di tirarti fuori dalla nuvole, Quinn.” Disse Rachel a bassa voce, in quei capelli biondi che sapevano di gelatine.

Quinn si spostò incredibilmente vicino e rimosse un braccio da Rachel per strofinarsi gli occhi. “Tu mi fai sentire meglio.” Tirò su col naso.

Rachel sorrise leggermente e distrattamente prese a canticchiare “Hushabye Mountain” proveniente da Chitty Chitty Bang Bang. Baciò la testa di Quinn mentre il suo respiro si normalizzava e Rachel si addormentò subito dopo. Almeno il suo cuore non si sentiva più come se fosse tenuto in una morsa. Ora svolazzava ad ogni respiro caldo contro il collo. 

Rachel si svegliò la mattina dopo quando Barnaby si spostò e le passò oltre le gambe per scendere dal letto, seguito da Cornelius. Lei e Quinn erano nella stessa posizione di quando si erano addormentate, il che era strano perché Quinn solitamente dormiva a stella marina. Rachel guardò il ciuffo di capelli biondi sul (suo) petto e il volto di Quinn, arrossato, pacifico e senza problemi.

Rachel passò una mano nei capelli disordinati di Quinn, guardando la finestra e notando che pioveva. Quinn si scostò e sbatté gli occhi e Rachel la guardò con un piccolo sorriso. 

“Buongiorno.” le disse sottovoce. Quinn roteò un po’ e mise il mento sul petto di Rachel , guardando nei suoi caldi occhi castani. 

“Come ti senti?” chiese Rachel, Quinn le stava toccando le guance con una mano. Gli occhi di Quinn schizzarono via e si morse il labbro. Rachel guardò le dita pallide toccare le lenzuola.

“Hey.” La chiamò Rachel in attesa che Quinn incontrasse di nuovo i suoi occhi prima di continuare. “Voglio farti sapere che nulla è cambiato, okay. La scorsa notte, beh, grazie per avermelo detto. Tutto. Sono ancora qui, sono ancora la tua ragazza e Barnaby ti costringerà a vederlo ogni giorno per il resto della sua vita, perché questo è quello che fai alle persone.” Rachel sorrise quando Quinn accennò un sorriso. “E non c'è modo di uscire da tutto questo, big bear.”

Quinn sorrise pienamente e girò la testa in modo che la guancia potesse riposare sul petto di Rachel. 

“Forse.” continuò con più cautela Rachel. “potremmo parlare con qualcuno … di professionale. Oppure puoi parlare con me. Solo come sei più … a tuo agio, giorno per giorno.”

Quinn rimase in silenzio per un momento, ma annuì contro il suo petto. Rachel decise di lasciare le cose come stavano, e rimase in silenzio, passando le dita fra i capelli di Quinn. 

“Torna a dormire, Rachel.” Borbottò Quinn. “È ancora buio, sei pazza ad essere già sveglia.”

Rachel ridacchiò. Certo. Lei era dannatamente pazza.

Quando Rachel si svegliò di nuovo, era sola e si sentì presa dal panico per un minuto prima di guardare l’orologio di Quinn e realizzare, mio dio, che era quasi mezzogiorno. Era quasi pronta a saltare freneticamente giù dal letto per iniziare la sua giornata, ma poi realizzò, che fretta c'era? Si rilassò di nuovo e guardò il casino che c’era in camera di Quinn. 

Guardò il cuscino di Quinn, che aveva disegnato sopra Pongo della carica dei 101 e sorrise. Spostò la testa e affondò il volto nel cuscino respirando l’odore di orsetto gommoso, quando la porta si aprì. 

Oh, merda, cosa? No, no, non era inquietante. Per niente. 

Quinn era incerta sulla soglia. “Mi dispiace, non volevo svegliarti.” disse.

Rachel scosse la testa, si sentiva come se fosse stata colta a fare un atto scandaloso e di nascosto spinse Pongo verso il lato del letto di Quinn.

“No, ero già sveglia.” Rispose. E annusavo il cuscino. 

Poi notò che Quinn era bagnata. Aveva bolle di sapone nei capelli, la camicia in disordine, i pantaloni erano bagnati dal ginocchio in giù. Il primo pensiero di Rachel fu che Quinn aveva dovuto salvare Barnaby dall’acqua mangia-uomini di Central Park di nuovo. Poi si rese conto che Quinn stava gocciolando acqua ovunque.

“Quinn! Che cosa hai fatto?” scese al letto e la raggiunse, non voleva avvicinarsi troppo finché non non fosse stata sicura che, sai, non fosse tossica o qualcosa del genere. 

Quinn aprì la bocca per rispondere, quando Barnaby e Cornelius entrarono in camera, fradici e saltarono sul letto. Rachel spalancò gli occhi, ma si trattenne perché non era camera sua. Lei riusciva a controllarsi. Sul serio. 

“Lì ho portati a fare la loro passeggiata.” Iniziò Quinn, giocherellando con le mani davanti a lei. “E si sono buttati in una pozza di fango, tipo, enorme, voglio dire era carino e volevo - ”

“Quinn!” la interruppe con un sorriso esasperato. “Lo so che volevi rotolarti nella pozza di fango. Cos’è successo dopo?” 

Loro sembravano così … puliti. Era sconcertante. 

Quinn arrossì e sorrise quando si rese conto che Rachel non era arrabbiata. Psshht, naturalmente Rachel non poteva essere arrabbiata con la biondina fradicia davanti a lei. Era come una randagia. Su una porta di casa. In una piovosa vigilia di Natale.

“Così ho fatto loro il bagno, e, um, sono fuggiti prima che io potessi – stavo per asciugarli, ma … ”

Rachel strinse gli occhi quando il suo naso sentì un odore nell’aria. Spalancò la bocca. 

“Hai usato il mio shampoo?” esclamò. 

Quinn si morse le labbra e fece qualche passo nella stanza nella fretta di spiegare. “Già. Io – non abbiamo lo shampoo per i cani, e mi piace, mi piace come profumi …” Quinn aggrottò le fronte a come suonava sbagliata quella frase. Rachel cercò di trattenere una risata. Si, chi era raccapricciante adesso? “E ho pensato che sarebbe stato bello – bello se avessero profumato … come te.” continuò rossa in volto. 

Rachel ridacchiò e chiuse la distanza fra loro. Si fermò proprio davanti a Quinn, e vide i suoi occhi chiari e luminosi. Quinn la guardava, rossa in volto, giocando con l’orlo della sua maglietta. Rachel arruffò i capelli di Quinn, sbarazzandosi delle bolle e Quinn abbassò la testa. Poi accorciò la distanza con le labbra di Rachel. Quinn sorrise nel bacio e Rachel l’avvolse in un bacio fradicio. 

Rachel gemette, mezza seccata e mezza accesa. Certo aveva pensato molto a Quinn nuda, perché, sul serio, era Quinn,  non aveva mai detto quei pensieri ad alta voce, perché non voleva spingere. Quei vestiti bagnati però non lasciavano molto all’immaginazione. 

Rachel si stava bagnando, ma un po’ d’acqua non era una ragione sufficiente per allontanarsi. Barnaby e Cornelius corsero oltre a loro sino alla sala, pronti a devastare anche la sua camera da letto, e si, aveva bisogno di fermare quello. Rachel si allontanò per seguirli, ma vide il salotto e Gesù Cristo, che diavolo era successo? C’era schiuma dappertutto, macchie umide lungo i lati di tutti i mobili in cui i cani si erano strofinati, pozze d’acqua in attesa di ferire qualcuno di loro. 

Rachel sospirò.

Gelato che si stava sciogliendo sul bancone. 

Ma, Dio, non poté non sorridere. Tutto questo lo stava facendo Quinn. La vera Quinn. La sua Quinn.



__________________________________________________



NoteTraduttrice:


Buon Salveeee!

Rieccomi qui con questa traduzione, prima di tutto mi dispiace per l'attesa, ma la mia vita mi ha risucchiato in un vortice senza speranza -.-, ma non abbandoniamo questa ff anche se ci mettiamo un po' ad aggiornarla.

Siamo al decimo capitolo, quindi vuol dire poco meno della metà dell'opera, mancano solo 20 capitoli, yeahhh!!

State in campana, dovrei essere tornata più o meno a buon ritmo, ora vi lascio nelle mani della mia collega a cui spetta l'altro capitolo!

Go, baby, goo!

See you soon!

ManuKaikan.

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Capitolo 11
*** Like Being in love, she said for the first time ***


NOTA TRADUTTRICE:

È ManuKaikan che vi parla, again, volevo solo dirvi che la traduzione riprenderà a pieno ritmo, avrete un aggiornamento ogni mercoledì, la storia è stata ripresa solo da me per il momento, non se in futuro magari qualcuno si aggiungerà di nuovo al team per rimpiazzare la precedente ragazza. Ogni volta che Quinn nominerà un cibo a noi sconosciuto, vi metterò l'immagine se cliccate sulla parola, così da poter entrare nel mondo di questo personaggio così dolce.


MI scuso ancora per l'assenza così prolungata, non dovuta a me vorrei aggiungere. Se avete voglia di lasciare dei commenti ne sarei più che felice! State in campana, visto che ora abito in Inghilterra e voglio imparare più inglese possibile, ci saranno altre traduzioni Faberry :P

Ora bado alle ciance, ci si vede alla prossima settimana! 







Just off the Key of Reason


Capitolo 11
Like Being in love, she said for the first time


Rachel si svegliò la mattina dopo quando si rese conto che il sole la stava accecando. Qualcosa aveva tirato le tende e lei aprì gli occhi per indagare: oh Dio, una sottospecie di mammifero le saltò sulle gambe. Un mammifero alto 165 centimetri coi capelli biondi disordinati e un sorriso felice sul volto. Rachel gemette e nascose il volto sotto il cuscino. Era.Dannatamente.Troppo.Presto.

“Rachel!” Quinn la chiamò, rimbalzando su e giù.

Rachel non rispose.

“Raaaaachel.”

Rachel sorrise sotto il cuscino, muovendo le gambe e cercando di far cadere Quinn.

“Rachel, è il mio compleanno! Devi giocare con me.” proclamò Quinn, tirando via la coperta dal corpo di Rachel.

Rachel parlò nel cuscino. “Lo so, tesoro. Buon compleanno. Sarò più entusiasta verso le 8:oo.”

E dopo il caffè. E quando non sarebbe stata accecata dal sole. E si sarebbe seduta al tavolo della colazione con la sua ragazza. E i cani.
Quinn fece il broncio e tirò indietro le coperte così da poter raggiungere i piedi di Rachel, passò le dita sopra la parte inferiore di uno e quando Rachel si agitò per allontanarsi, le afferrò l'alluce.

“Questo porcellino è andando al mercato.” mormorò sottovoce.

Rachel sorrise nel cuscino, sbavando dappertutto e soffocando la risata nel cuscino.

“Questo porcellino è rimasto a casa.” continuò Quinn.

Rachel sentì gli occhi nocciola su di lei e cercò di non muoversi. Fu inutile, perché non aveva mai incontrato nessuno più delicato di lei. Rachel sentì chiaramente il sorriso nella voce di Quinn.

“Questo porcellino aveva del roast beef.”

Rachel fece una smorfia. Okay, era meglio passare al successivo porcellino. Suo padre era solito cambiare la strofa con: “Questo piccolo porcellino aveva una lasagna vegana”, ma, ehy, la maggior parte della gente l'avrebbe trovato fottutamente ridicolo.

“Questo porcellino non aveva nessuno...”

Beh, aww, questa era una strofa davvero triste. Dopodiché Quinn fece una pausa per creare suspance, tanto che Rachel cercò di non soffocare nel cuscino.


Questo porcellino...” Quinn le tenne il mignolo, agitandolo un po', Rachel cercò di preparare il proprio corpo. Rilassa i muscoli, respira, non farti la pipì addosso.

“È andato, andatooo, andatooooo a casa!” esclamò, facendo il solletico sulla pianta del piede di Rachel, camminando sul letto e raggiungendo il suo torso.

Rachel riuscì solo in uno dei tre propositi che si era data: non si era fatta la pipì addosso, era una buona cosa. Rotolò nel letto, il viso rosso perché le mancava l'ossigeno, certo, aveva avuto il volto premuto contro il cuscino troppo a lungo. Diede accidentalmente un calcio a Barnaby che finì giù dal letto, mentre cercava di chiedere pietà fra le risate.

Quinn finalmente si fermò e appoggiò il proprio peso morto su Rachel e questa provò a dipingersi una faccia piena di disappunto, ma non accadde, sembrava aver perso il controllo dei suoi muscoli facciali.

“Quinnnn.” piagnucolò prima che la donna rotolasse via da lei, sedendosi a gambe incrociate accanto alla sua testa.

Rachel la fissò per un attimo e si limitò a sorridere, perché Quinn era di nuovo un disastro. Un meraviglioso disastro biondo e con un sorriso dipinto fra le labbra.

“Buon compleanno, Quinn.” disse nuovamente Rachel, con un po' più di entusiasmo questa volta. Si sporse su un gomito e arricciò le labbra nella sua direzione. “Dammi un bacio di compleanno.” le disse.

Quinn obbedì felice e Rachel passò le dita nei disordinati capelli biondi, nel vago tentativo di districarli dai nodi.

“Allora, ho dei grandi progetti per noi oggi, tesoro.” disse Rachel quando si tirò indietro.

Quinn la guardò sorpresa e piena di speranza. “Hai dei piani?”

Rachel inclinò la testa. “Ovviamente!”

I suoi meravigliosi, magnifici piani di cui era incredibilmente orgogliosa e incredibilmente modesta al riguardo, sopratutto da come ne aveva parlato ai suoi amici il giorno prima. Tranne a Quinn, ovviamente.

“E li amerai. Ma devi prima lavarti i capelli e vestirti e fare colazione.”

Quinn aveva gli occhi spalancati e annuì scendendo dal letto e trotterellando verso il corridoio, Rachel la guardò scomparire con affetto, poi ridacchiò quando riapparve sulla soglia.

“Cosa devo indossare?” domandò preoccupata.

Rachel guardò i morbidi pantaloni a forma di renna che Quinn indossava. A marzo. “Qualcosa di comodo e caldo, niente di particolare.”

Quinn annuì di nuovo e corse verso la sua stanza senza una parola. Rachel era pronta e stava preparando la colazione quando Quinn riemerse in un paio di jeans ed un maglione, capelli pettinati e occhi luminosi. Non stava facendo un enorme pasticcio in cucina per fare un paio di pancake per colazione, non lo stava facendo.

“Colazione, milady?” chiese Rachel mentre Quinn si sedeva su uno degli sgabelli.

“Pancake con gocce di cioccolato?” chiese Quinn, ovviamente in soggezione per quel meraviglioso cibo degli dei. Rachel annuì, aveva usato anche del vero cioccolato.

Rachel girò un pancake, urtando la confezione di zucchero a velo che volò sul pavimento e il suo telefono prese a squillare.

“Puoi rispondere, Quinn?” chiese Rachel, iniziando a ripulire quella che sembrava un enorme nuvola di cocaina prima che tutti iniziassero ad inalarlo e finissero per morire. Quinn la guardò con occhi nervosi. “Per favore, tesoro?” le chiese di nuovo, mostrandole le mani.

Barnaby e Cornelius la stavano placcando nella speranza di raggiungere la montagna zuccherosa e Rachel la guardò con la coda dell'occhio.

“Pronto?” disse Quinn con calma, giocherellando con il guinzaglio del cane che era appoggiato sul bancone. “Si, ora gliela passo, aspetti un attimo.”

Quinn le porse il telefono mentre Rachel si lavava le mani e Barnaby leccava il pavimento pulito. Rachel aggrottò le sopracciglia.

“È il posto che hai chiamato ieri.” spiegò Quinn tranquillamente.

“Qui è Rachel Berry.” disse Rachel tenendo gli occhi fissi su Quinn, dopo essersi assicurata che i suoi pancake non prendessero fuoco.

“Ciao Rachel, qui è il Medison Family Psychology, abbiamo ricevuto il tuo messaggio e ci piacerebbe avere un incontro con te e la tua fidanzata. Sarebbe un incontro preliminare, prima di decidere se volete tornare. Se per te va bene, il nostro primo posto libero è dopo domani, mercoledì.”

Rachel mise una mano sul microfono per potersi consultare con Quinn. “Mercoledì mattina va bene per te, Quinn?” chiese dolcemente. Quinn annuì leggermente e lei le sorrise rassicurante. “Mercoledì sarebbe perfetto per noi.”

Poi prese una manciata di orsetti gommosi dal barattolo dei biscotti e li mise di fronte a Quinn. Rinforzi. Ricompensa. In ogni caso, sapeva che a Quinn avrebbe fatto piacere aver alcuni orsetti gommosi prima di colazione.

“Puoi disegnare delle facce con la crema?” chiese Quinn quando Rachel mise giù il telefono e tornò ai pancake.

Rachel sorrise e afferrò il Reddi Whip dal frigorifero.

“E gli occhi con le fragole?”

Rachel aveva già afferrato il contenitore delle fragole.

“E i capelli con lo zucchero a velo?”

Okay, Gesù, Rachel avrebbe creato un intera civiltà fatta di pancake e topping alimentare.

“E gli arti con Hershey's Syrup?”

Rachel arricciò il naso e si voltò sorridendo a guardarla.

“Sai, se ci metto tutta questa roba ti farò mangiare almeno dieci pancake e spenderai tutta la mattina a vomitare e lamentarti, quindi è bene che tu sappia in cosa ti stai infilando, prima di giocare con me, Fabray.”

Quinn le rispose con una manciata di orsetti gommosi in bocca. “Volevo vedere quanto effettivamente avresti fatto per me.”

“Farei tutto.” rispose Rachel automaticamente, spruzzando del cioccolato sul pavimento.

E per Dio, venne fuori pieno di drammaticità e carico di troppi sentimenti. Lei davvero si stava riferendo a tutti gli alimenti della prima colazione. Arrossì violentemente e cercò di fermare Cornelius dal mangiare del cioccolato che avrebbe potuto ucciderlo.

“Bene, allora ne voglio anche uno con dei vermi gommosi per capelli.” dichiarò Quinn.

Rachel poteva vedere che era arrossita anche lei e che teneva le dita strette con forza al bancone della cucina, ma le sorrise felice di obbedire.

Riuscì a fare sei pancake accettabili, che non erano crudi all'interno e bruciati all'esterno e decise di lasciare il disordine per i suoi amici, avrebbero potuto pulirlo loro dopo. In quel momento lei aveva dei piani per rendere un compleanno speciale.


****


Rachel si ritrovò ad avere seri problemi a controllare se stessa osservando il volto di Quinn, che fissava il cartello dello zoo di Central Park. Quinn sembrava aver appena incontrato Dio in persona. Rachel sembrava star per avere un attacco epilettico nel tentativo di controllare la propria risata.


Quinn finalmente si voltò, dopo quattro interi minuti a fissare il cartello. “Stiamo per entrare lì?” chiese incredula.

Rachel stava per risponderle: “No, ti ho portato qui solo per vedere l'esterno.”, ma non era una stronza senza cuore, così annuì.

“Certamente! Andiamo!” le prese la mano pienamente intenzionata ad accompagnarla, ma Quinn corse in avanti e finì per essere lei a trascinarla fino al botteghino, poi si fermò improvvisamente e si mise dietro Rachel.

Rachel inclinò la testa, non voleva essere troppo affettata e fare una valutazione psicologica prima della loro sessione, perché era sicura che sarebbe finita in un disastro, ma poteva darle una piccola spinta. Un modo per farla stare con degli estrani, anche se l'ultima volta che l'aveva spinta, beh, non era andata proprio bene.

“Benvenuti allo zoo!” disse il ragazzo nel botteghino. “Quanti?”

Rachel stava scavando nella sua borsa fingendo di essere distratta. Beh, fingendo, no davvero, dove diavolo era la sua carta di credito?

Quinn fece un passo in avanti dopo qualche secondo. “Uhm, due per favore.” disse tranquillamente attraverso l'altoparlante. Rachel sorrise.

“Avete degli sconti o particolari esigenze per disabili?” chiese il ragazzo quando finalmente Rachel riuscì a pescare la carta dal caos che era la sua borsa.

“No.” Quinn rispose rimbalzando sulle punte dei piedi.

Rachel consegnò la propria carta e attese i biglietti. Fu piacevolmente sorpresa, quando Quinn parlò di nuovo. Forse la sua strategia stava avendo successo.

“Avete leoni?” chiese senza mezzi termini, dondolando suoi talloni.

Il ragazzo scosse la testa. “Abbiamo un leopardo delle nevi però.”

Il sorriso di Quinn si sciolse per un momento e guardò Rachel e lei si dovette mordere la lingua per evitare eventuali manifestazioni pubbliche di affetto totalmente inappropriate e cercò di assumere il controllo del proprio corpo. Guardò il ragazzo nel botteghino.

“Avete gli orsi, vero?”

Il ragazzo annuì, come se volesse in qualche modo compiacerle. “Si, abbiamo gli orsi polari.”

La testa di Quinn scattò verso di lui quando sentì quelle parole e Rachel sorrise prendendo i loro biglietti con un rapido ringraziamento. Non appena attraversarono i cancelli, Quinn si voltò a guardarla.

“Possiamo andare a vedere gli orsi polari per primi?” chiese eccitata, dondolando le mani davanti a lei.

Rachel rise. “Quinn, tesoro, è il tuo compleanno. Smettila di chiedere, siamo qui per fare tutto quello che vuoi.”

E fu così che Rachel si trovò attaccata al braccio di Quinn fuori dal recinto degli orsi polari, nel tentativo di impedire a Quinn di scagliarsi oltre la ringhiera. Oddio, cosa sarebbe successo se avesse voluto davvero abbracciare un orso polare? Rachel doveva ammetterlo, sembravano ridicolmente soffici.

Non voleva essere una di quei temerari e idioti turisti che guardavano la propria ragazza correre nelle fauci di un animale e morire. Non sarebbe finita su YouTube in quella maniera. Sarebbe stato altamente dannoso per la sua carriera.

Dopo circa una mezz'ora a guardare gli orsi dormire, Rachel riuscì a convincerla a sedersi su una delle panchine. Cercò di non sembrare annoiata, ma seriamente, non si stavano muovendo. Rachel aveva bisogno di stimoli per sopravvivere.

“Sei mai stata in uno zoo prima, Quinn?” chiese con curiosità, era sicura che Quinn l'avrebbe intrattenuta.

Quinn scosse la testa senza staccare gli occhi dagli animali. Rachel era sorpresa, la ragazza era abbastanza brava da poter essere addirittura un guardiano di uno zoo.

“Perché no?”

Anche in quel caso, Quinn si strinse nelle spalle, concentrata sempre sugli orsi. Rachel le sorrise affettuosamente, era adorabile.

“Tesoro, le parole per favore.”

Quinn la guardò per un attimo, poi le drappeggiò un braccio attorno alle spalle. “Non è solo lo zoo. Non ho mai- non sono mai andata da nessuna parte. Da nessuna parte interessante.”

Rachel strinse gli occhi, perché diamine, viveva nella maledettissima New York. “Da nessuna parte? Per niente?”

Quinn scosse la testa e Rachel sospirò, si chiese quanto poteva chiedere, domandare, senza scatenare un qualche tipo di attacco. Ma decise di continuare, Quinn era distratta dall'orso polare, e questo poteva essere beh, un bene o un male. Dannazione, era così annoiata.

“Hai qualche fratello o sorella?” chiese Rachel stringendole la mano che la ragazza aveva avvolto sulla sua spalla e Quinn scosse di nuovo la testa. “Quinn, per favore, le parole.” disse Rachel con un sorriso.

Quinn incrociò brevemente i suoi occhi e sorrise. “No, ero figlia unica.”

Beh, questa era davvero una brillante idea di conversazione Rachel. Ora le uniche cose che poteva tirare in ballo erano genitori morti, le case famiglie e traumatizzanti e stronze zie.

Così ci riprovò di nuovo.

“Se fossi un frutto, quale saresti?”

Pff era una tipica domanda da psicoterapista, Rachel lo sapeva bene.

“Una pesca.” rispose Quinn istintivamente.

Beh, cavolo, non aveva nemmeno avuto bisogno di pensarci. Rachel si domandò se fosse una cosa buona che la sua fidanzata sapesse che tipo di frutto le sarebbe piaciuto essere. Pensò che sì, era giusto essere preparati.

“Io sarei una fragola o un lime.” disse Rachel, anche se Quinn non sembrava essere intenzionata ad ascoltarla.

“Se dovessi essere in qualche parte del mondo, quale sarebbe?” chiese, giocherellando con le dita di Quinn.

“Ovunque sei tu.” rispose Quinn distrattamente, continuando a fissare gli orsi, non si era per niente accorta che Rachel aveva perso il controllo del suo corpo.

Rachel stava lottando per respirare. Dio, il suo cuore faceva male. Stava morendo? Fissò la testa dell'ignara Quinn, cercando di guardarle nel cervello, era sicura che avrebbe trovato una palla di zucchero filato lì dentro. O un orsacchiotto.

“Dio mio.” disse squittendo per la sua gola per niente cooperativa. Corpo dannazione, non fallire ora.

Quinn la guardò in un misto di contentezza e preoccupazione. “Stai bene?”

No, non stava bene.

Rachel fissò quei meravigliosi occhi nocciola. “Tu sei così...” sospirò. Era senza parole. Era senza precedenti e pressoché inaccettabile. Controllati, puoi farcela. “Voglio farti il tuo regalo adesso.”

Quinn la guardò sorpresa. “Ho pensato-ho pensato che diventare la mia ragazza fosse il mio regalo... ricordi?”

Rachel sorrise e mise le mani sulle guance arrossate di Quinn. “Ti ho fatto un vero regalo, piccola.”

“Questo non è vero?” chiese Quinn indicandole. Dio, ma la stava ascoltando?

“No, te ne ho preso un reale.” le disse di nuovo, aspettando che Quinn mettesse a fuoco.

Quinn sorrise e si sporse in avanti, guardandosi intorno come se fosse nascosto da qualche parte nel recinto. Wow, questo era esattamente quello che Rachel avrebbe dovuto fare. Nascondere il regalo nel recinto. Bene, ora era delusa da se stessa per non averci pensato prima.

“Dov'è? Cos'è?” chiese Quinn eccitata.

Rachel raggiunse la sua borsa piena di spazzatura e Quinn la osservò con attenzione. Scavò per qualche minuto – Dio, aveva bisogno di fare pulizia in quella borsa – e tirò fuori la prima parte del regalo di Quinn. Una scatola di Zebra Cakes per pranzo. Rachel aveva perso un piccolo pezzo della sua anima quando l'aveva comprato.

Quinn rimase a bocca aperta nel vedere cosa aveva tirato fuori, prese la scatola con entusiasmo e Rachel rise, prima di venire soffocata in un abbraccio. Quinn le baciò il lato della testa.

“Li amo questi! Grazie, little bear.”

Rachel si tirò indietro e sistemò il bavero del giaccone di Quinn. “Aspetta, Quinn, non ti ho preso solo una scatola con del cibo spazzatura. C'è dell'altro.”

Quinn la guardò speranzosa, era a pochi secondi da mordere una torta strigliata come una zebra, Rachel le strinse la mano. Ora o mai più.

“Quinn, prima di darti questa cosa, voglio prima dirti qualcosa. Quindi... quindi concentrati, okay?”

Gli occhi di Quinn si fissarono sui suoi con determinazione. Rachel sorrise e cercò il vocabolario colorito che aveva posseduto sino a qualche istante prima. In realtà non c'era un modo semplice per dirlo, beh, sì, c'era, ma la mente di Rachel l'aveva oscurato, così lo fece... brevemente e dolcemente.

“Ti amo, Quinn.” disse infine Rachel.

Non lo disse con calma, ma almeno con... fiducia. Non c'era voluto molto per capitolo, ma era reale e ne era sicura. Quinn era una sorta di piccolo pasticcio pieno di felicità e Rachel voleva aiutarla con i suoi problemi, essere al suo fianco passo dopo passo.

Aspettò. L'aveva detto ad alta voce, vero? Perché quei meravigliosi occhi nocciola la stavano solo fissando e... Oddio sembrava tutto un sogno. Rachel era a pochi attimi da gettarsi nella gabbia dell'orso quando si rese conto che le iridi di Quinn stavano brillando.

“Non devi rispondere, Quinn” disse in fretta Rachel. “E-e volevo darti questo, questo è l'altro regalo.” disse porgendole un'altra scatola, ma Quinn la ignorò, la Zebra Cakes aveva ricevuto un'accoglienza migliore.

Dio, quegli occhi le stavano bruciando l'anima. Rachel aspettò che Quinn dicesse qualcosa. Aspettò dannati anni. E anni.

“Se-sei sicura?” chiese infine Quinn.

Rachel sorrise con gli occhi pieni di lacrime, come sollevata, non era completamente delirante.

“Aspetta, sei Quinn Fabray, giusto? Oddio, l'ho appena detto alla persona sbagliata?” ridacchiò dandole una gomitata giocosa.

Quinn la stava ancora fissando, la sua espressione non era cambiata. “Ti amo anch'io.” disse infine.

Rachel si ridusse ad un ammasso tremante e gocciolante. Davvero. Rimettiti insieme, maledizione. Ma si sentì un po' vittoriosa ad essere riuscita a fare un passo nella loro relazione prima di Quinn. Non aveva idea di cosa le stessero facendo i sentimenti in quel momento, ma si ritrovò di nuovo davanti a Quinn che la stava fissando.

Rachel si sentì come se la stesse passando ai raggi X, così si chinò in avanti e baciò Quinn sulle labbra. Magicamente. Amorevolmente. Sdolcinatamente. Quinn ricambiò, mettendo le mani ai lati della testa di Rachel e lasciandosi andare ad un'intensa sessione di baci. Le zebra cakes cadde a terra.

Qualche minuto dopo delle donne con dei passeggini, con bambini piagnucolanti al loro interno, si schiarirono la gola per rendere nota la loro presenza.

Rachel si fece indietro, si leccò le labbra e sfilò la mano dai capelli di Quinn, felice di vederla sorridere. Sorridere raggiante. Passò di nuovo la scatola alla ragazza e appoggiò le mani sulle sue guance calde. Stava andando a fuoco, letteralmente.

Quinn l'aprì e tirò fuori una collana con due ciondoli attaccati: un grande orso e un piccolo orso.

Davvero, erano un orso mamma e il suo cucciolo, così le aveva detto il gioielliere, ma Rachel preferiva non pensarci in quel modo, perché... solo. No.

Quinn non l'avrebbe mai saputo. Aveva gli occhi spalancati quando si voltò a guardarla.

“Rachel, questo è perfetto! Li amo!” esclamò.

Rachel sorrise e si sporse a prendere la collana per legargliela al collo. “Davvero? Perché è la stessa cosa che hai detto della zebra cakes...”

Quinn sembrava essere sull'orlo di una crollo emotivo, così Rachel si chinò a stringerla in un abbraccio e la tenne per qualche minuto.

Passarono altre tre ore prima che se ne andassero dal recinto degli orsi. L'orso non si svegliò nemmeno una volta.

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Capitolo 12
*** What you said is ringing, ringing faster ***


Just Off The Key of Reason

Capitolo 12
What you said is ringing, ringing faster



I piedi di Rachel la stavano uccidendo. Non aveva mai saputo che si potesse camminare così tanto in uno zoo di soli sette acri. Beh, ora non stava propriamente camminando, stava ondeggiando come una sorta di ubriaca, mentre i suoi piedi dentro agli stivali probabilmente stavano sanguinando. Quinn però aveva continuato a portarla in giro, dai pinguini, al leopardo delle nevi, così Rachel aveva sorriso e si era lasciata condurre mano nella mano dalla fidanzata. Aveva camminato finché le sue gambe non avevano ceduto. Era inevitabile che succedesse prima o poi.

Il sole stava tramontando quando Quinn, davanti al recinto del panda rosso, finalmente si voltò verso di lei, chiedendole se era pronta ad andare. Rachel cercò di non dimostrare troppo entusiasmo a quelle parole, mosse i piedi negli stivali e Santa Madre di Dio, era la cosa più dolorosa che avesse provato.

“Sono pronta se tu sei pronta.” le disse debolmente, sorridendole.

Quinn annuì e Rachel le comprò sulla via del ritorno, un orso polare farcito, che chiamò lei chiamò Puffin.

“Stai bene, Rachel?” le domandò Quinn, quando iniziarono a dirigersi verso casa.

Decisamente no.

Rachel si rese conto che stava ondeggiando come una pazza ubriaca nei suoi stivali, mentre Quinn aveva un braccio sulle sue spalle.

“Mi fanno male i piedi.” ammise infine. Ed era un eufemismo. Avrebbe dovuto smettere di camminare, semplicemente non stava portando a niente di buono. Gli stivali non avrebbero dovuto far sentire le persone come se avessero le dita rotte.

“Vuoi che ti porti a porcellino?” le chiese Quinn completamente seria, chinandosi in avanti così che Rachel potesse salirle sulla schiena.


Rachel rise e scosse la testa. “No, tesoro, solo... fammi togliere le scarpe.” si chinò sulla spalla di Quinn per tenersi in piedi e, oh Dio, finalmente i suoi piedi erano liberi.


Finalmente era libera. Si sentiva come se fosse... nata. Rinata. Semplicemente fantastico.

Rachel sospirò di sollievo e cominciò a camminare con indosso le sue calze di lana. I suoi calzini di lana gialli con stampate sopra delle pecore. Sorrise alle persone che camminavano dal lato opposto come a dire: “Yeah, ti piacerebbe avere delle calze come queste.” Quinn la seguì osservando attentamente i suoi piedi.

Va meglio?” chiese Quinn. “Vuoi prendere un taxi?”

Rachel le prese la mano nella sua e la fece oscillare avanti e indietro. “Va molto meglio.” la rassicurò.

Quinn annuì e si morse un labbro. “Facciamo un gioco.” disse dopo che ebbero passato alcuni isolati.

Rachel la guardò e inarcò un sopracciglio. Stavano per camminare al punto che avrebbe rovinato i suoi calzini, lo sapeva. Quinn guardò intorno, davanti a loro e poi giù al marciapiede.

“Okay, il marciapiede e la strada sono lava. Devi rimanere sul bordo e sulle strisce pedonali per rimanere in vita.”

Oh merda. Sfida accettata. Rachel Berry non si sarebbe fatta sconfiggere dalla lava. Cominciò subito a mantenere l'equilibrio sul bordo del marciapiede, Quinn sembrò sorpresa che avesse accettato, ma poi sorrise e cominciò a saltare davanti a lei. Rachel mise le mani sul dietro della cintura del suo cappotto per bilanciarsi, mentre Quinn la guardava in caso avesse bisogno di una mano.

Rachel lasciò perdere solo quando il suo telefono vibrò, salto sulle strisce pedonali proprio dietro Quinn.

Kurt: Torni a casa presto? Credo che siamo in anticipo. E credo che Santana non sappia veramente come fare una torta. Quinn si sta divertendo? Verrai a salvarmi da queste persone, per favore?


Santana: BERRY, IL TUO CAZZO DI CANE E' FOTTUTAMENTE FOLLE. Come si fa a preriscaldare il forno?

Brittany: Rachel, Tubby ha attaccato il vostro cucciolo e ora non vuole uscire da sotto il letto.

Rachel strinse gli occhi continuando a bilanciarsi sul marciapiede e si preparò a rispondere a quelle folli persone che sarebbero dovute essere al suo appartamento a preparare a Quinn una torta. A quanto sembrava erano più propensi a dare fuoco alla casa e uccidere i loro cani.


Rachel: Kurt, siamo per strada. Assicurarti che S non ci avveleni, per favore. Sì e sì.

Rachel: Santana stai lontano dai miei cani! Ed il pomello è sulla destra.

Rachel chiese a Brittany se intendeva che Tubby era sotto il letto o era Cornelius, aveva bisogno di chiarire i pronomi. Rachel rispose ai messaggi come se fosse una spogliarellista appesa ad un palo, continuando a cercare di rimanere in equilibrio.

Sì, sembrava una pazza, ma almeno non stava morendo nella lava.

Rachel: Britt lascialo lì sotto, uscirà da solo.

Santana: Capito. Oh già, ho assaggiato quella merda vegana e ho vomitato un po', quindi la torta sarà per persone normali, okay? ;)


Rachel scese dal marciapiede quando un autobus arrivò alla fermata. Fanculo. Quello sembrava un percorso per la sopravvivenza.

Rachel: D'ACCORDO VORRA' DIRE CHE NON LA MANGERO'. ASSICURATI CHE ABBIA UN BUON SAPORE.

Santana: SMETTILA DI URLARE. E dhu, come si usa il frullatore?

Dio, cosa stava- no, calma. Rachel gemette e Quinn si voltò a vedere se la stava ancora seguendo. Si, la stava seguendo. Presto sarebbe stata investita probabilmente.

Rachel: QUALSIASI COSA TU STIA PIANIFICANDO, NON HAI BISOGNO DEL FRULLATORE. SAREMO A CASA IN CINQUE MINUTI, SE NON VENIVAMO INVESTITE O SE NON CI ARRESTANO PER UN INVOLONTARIO PARKOUR E TIENI BRITTANY LONTANO DAI MIEI CANI.


Santana: LoL, no ;)

Rachel raggiunse la porta del palazzo proprio dietro Quinn, dopo aver eseguito delle brillanti manovre da ginnasta per restare sul marciapiede e le strisce bianche. Era orgogliosa di se stessa. Anche Quinn era fiera e il bacio che le diede era un'indicazione piuttosto ovvia.

Davvero, tutta la frustrazione si sciolse. Smise di chiedersi perché Santana avesse dei problemi con gli apparecchi elettronici, per le calze e per i cani, lasciò solo che Quinn la baciasse.

“Ti amo.” disse Quinn con un sorriso timido, giocherellando coi capelli di Rachel.

“Ti amo anch'io, piccola.” rispose Rachel. “E ho un'altra sorpresa per te.”


Rachel non avrebbe detto alla gente che c'era una festa a sorpresa, ovviamente, ma... Quinn non era come gli altri. Quinn non era la gente. Quinn probabilmente si sarebbe buttata dalla finestra del salotto pur di evitare una cosa del genere.

“Che cos'è?” chiese Quinn, avvolgendo le mani intorno alla vita e guardandola con occhi luminosi.

Rachel le tolse qualche ciocca bionda dagli occhi. “Kurt, Santana, Brittany e Puck sono in casa.” la sentì irrigidirsi un attimo. “Ti stanno facendo una torta, ma non rimarranno a lungo, volevano solo darti i loro auguri.”


Quinn si rilassò e annuì. “Okay... m...mi piace la torta. Mi piacciono loro. E s-se l-loro vogliono rimanere un po' di più.”

Rachel alzò le sopracciglia. “Non ti dispiacerebbe?”

Quinn scosse la testa esitante. Rachel sorrise e si chinò a baciarla sulla guancia. “Un passo alla volta, mmh?” disse piano al suo orecchio.

Mentre uscivano dall'ascensore, Rachel fu contenta di non trovare una nube di fumo nel corridoio. O urla. O animali deliranti che correvano. Era tutto completamente silenzioso. Quinn si spostò dietro di lei mentre raggiungevano la porta d'ingresso e Rachel rimase sorpresa quando nessuno-


SORPRESA!!” urlò Brittany, saltando fuori dall'armadio nel corridoio, anche se l'aspettava, il suo cuore fece un balzo. “Buon compleanno, Quinn!” strillò ancora la ragazza.

Brittany aggirò Rachel per dare un veloce e stretto abbraccio a Quinn, prima di fare immediatamente un passo indietro, per darle il suo spazio. Rachel osservò, diagnosticandosi da sola un'aritmia cardiaca ormai permanente. Brittany era come un'animale intuitivo, sapeva esattamente come trattare le persone.

Kurt le raggiunse all'ingresso tenendo in braccio Cornelius, salutò Rachel con un abbraccio e Quinn con un dolce sorriso, prima di consegnarle il cane.

Oddio. Doveva aver distrutto qualcosa.


Gli sei mancata, festeggiata. Penso che Tubby lo stesse tormentando o si è innamorato di lui, che voglio dire diventerebbe un ridicolo circolo gay fra specie diverse, destinato chiaramente a non funzionare.”

Probabilmente no, ma era meglio che rimpiazzare i fili dietro il televisore quando Barnaby lì aveva mangiati tutti qualche mese prima.

Quinn si chinò a grattare la pancia di Barnaby e mise Cornelius sul pavimento e Rachel continuò a interrogarsi se non era il caso per lei di vedere un cardiologo. Trascinò Quinn in salotto, dove Puck la salutò con un gesto e un sentito: “Buon Compleanno.”

“Rachel, dov'è il colorante alimentare?” chiese Santana dalla cucina.

Rachel si mosse sul divano e roteò gli occhi. “Qualsiasi cosa tu stia facendo, non richiede il colorante alimentare.” le rispose.

“Tu non sai che cazzo sto facendo, Berry! Sii grata, ti piacerà. Ora dimmi dov'è il dannato colorante alimentare.”


Rachel vide Quinn giocare con gli elastici che aveva al polso e le prese le mani per farla fermare. “Santana, smettila di imprecare.”

Ovviamente, se Rachel aveva detto a Santana di non imprecare, automaticamente la ragazza avrebbe trovato il modo di costruire una frase composta probabilmente solo da parolacce. Era davvero ammirevole, ma Quinn non l'avrebbe apprezzato.

Te lo sto per l'ultima volta, Berry. Dov'è.Il.Colorante.Alimentare?

Rachel sospirò e Quinn la strinse fra le braccia. “Dispensa, ripiano superiore.”

Rachel sentì qualche altro borbottio dalla cucina, poi ci fu silenzio, a parte il programma televisivo: “I video più divertenti d'America” in sottofondo. Puck sosteneva, alla fine di ogni video, che lo stesso era successo a lui. Rachel lo trovò difficile da credere, sopratutto quando un ragazzo indossò un collare elettroshock e abbaiò volontariamente, lasciandosi fulminare. Sorrise e sentì Quinn ridacchiare nel suo petto.


Era concentrata nel guardare Kurt cercare di far ballare Barnaby come uno dei cani dello show, quando l'allarme antincendio scattò. Non il rivelatore di fumo, ma direttamente l'allarme, come un fottuto raid aereo. Il primo pensiero di Rachel fu che Santana aveva dato fuoco a qualcosa e non fu sorpresa di pensarlo.

Santana guardò attraverso la porta con le mani in alto, decretando la sua innocenza. Rachel non vide alcun fumo, quindi probabilmente proveniva da qualche altra parte, ma Dio era forte.

Quinn stava tremando, la mani premute contro le orecchie, così come Puck e Kurt, ma i suoi occhi erano serrati e istintivamente Rachel le strofinò la schiena.

“Dovremmo evacuare?” urlò a Puck, perché Kurt era troppo impegnato a sfuggire all'ira di un Tubby terrorizzato, ma non staccò gli occhi da Quinn nemmeno per un secondo.


Puck si strinse nelle spalle. “È il vostro appartamento!” rispose altrettanto forte.

Barnaby stava cercando di salire in braccio a Rachel e Quinn iniziò a piagnucolare, così Rachel si alzò in piedi e fece segno a tutti i corpi terrorizzati nella stanza di fare lo stesso. Brittany venne fuori dalla cucina, seguita da una Santana piuttosto arrabbiata e prese Tubby dalla braccia di Kurt, avviandosi alla porta. Puck mise il guinzaglio a Barnaby e Rachel prese Cornelius così che Quinn non si togliesse le mani dalle orecchie.

Dio, Santana era quella che aveva preparato una torta nel suo forno ed era stato qualcun altro a mandare a fuoco qualcosa. Ridicolo.

Rachel tenne la mano sulla base della schiena di Quinn, guidandola per il corridoio e fuori nella hall affollata. Dannazione, Rachel non aveva mai visto nemmeno la metà di quelle persone prima di allora. Vivevano davvero tutti lì? Avrebbe dovuto cominciare a fare attenzione. Sembravano tutti incazzati come lei, avrebbero potuto diventare benissimo migliori amici.


Rachel lasciò i suoi amici nel palazzo e portò Quinn a prendere una boccata d'aria. Lì sarebbe stato silenzioso e non sembrava come le stessero bombardando. Con una mano continuò a tenere il soffice cucciolo, mentre con l'altra prese la mano di Quinn ancora premuta sul suo orecchio.

Quinn la guardò e Rachel le annuì leggermente. “Va tutto bene.” le disse.

Quinn si tolse le mani dalle orecchie: si poteva ancora sentire l'allarme in sottofondo, ma almeno non rompeva più i loro timpani. Quinn prese un profondo e tremolante respiro e Rachel si sporse a scompigliarle i capelli, prima di porgerle Cornelius. Quinn prese il cane facendo correre le dita nel suo pelo bianco e nero, più e più volte.

“Beh...” iniziò Rachel. “Questo è-”


Peggio delle tubature.” sbottò Quinn lanciando uno sguardo alla hall affollata.

Rachel si chiese perché nessuno stesse evacuando. Erano idioti? Forse non avrebbe dovuto essere migliore amica con loro. Se ci fosse stato un vero incendio, sarebbero tutti morti solo perché fuori faceva freddo. Però poi convenne che nemmeno lei stessa aveva preso in considerazione di evacuare l'appartamento, perché, davvero... chi prendeva sul serio gli allarmi antincendio?

“Sì, sì, lo è.” convenne Rachel alla fine. Quinn strinse Cornelius e drappeggiò un braccio attorno alle spalle di Rachel.


Rachel le baciò il capo. “Va meglio?” Quinn annuì.


Rachel le prese la mano e la trascinò lungo la strada. Aveva speso un'eccessiva quantità di tempo a camminare coi suoi calzini per i marciapiedi newyorchesi. Si chiese perché ancora non si era tolta quell'ammasso di germi dai piedi.

Quinn la seguì, stringendo Cornelius al petto e assicurandosi che Rachel non finisse nel percorso destinato agli autobus in arrivo. Rachel non la lasciò andare finché non raggiunsero Midnight Cupcakes, un negozio di capcakes aperto tutta la notte. Si voltò e baciò Quinn dolcemente e successivamente anche il capo di Cornelius.


Aspettami qui un attimo, va bene, Quinn? Non lasciano entrare gli animali. Urla se hai bisogno di qualcosa.”

Certo, Rachel sarebbe stata a tipo, sei metri di distanza, ma era solo per sicurezza. Quinn annuì e lei entrò. Il posto era praticamente vuoto, ma aveva senso, visto che era pressoché specializzato in consegne. Chi era l'idiota che usciva di casa a mezzanotte per comprare dei cupcakes?


Pfff, Rachel naturalmente.

“Salve, come posso aiutarla?” chiese vivacemente una ragazza dietro il bancone.

Rachel sorrise. “Ciao, vorrei un cupcake vegano alla vaniglia, ripieno e glassa alle fragole; uno normale con burro d'arachidi, ripieno e con zucchero a velo. Puoi metterci degli orsetti gommosi in cima? Oh e per quest'ultimo una candelina, per favore e un anello di quelli di plastica.”


I cupcakes furono pronti qualche minuto dopo e Rachel smise di immaginare cuccioli che saltavano fuori dal lavandino per persuadere la ragazza ad accedere la candelina al suo posto, annunciandole che l'edificio dove viveva era in fiamme in quello stesso momento. C'erano alte probabilità che si trovasse in due edifici che prendevano fuoco lo stesso giorno. Un ragionamento inattaccabile.

Rachel iniziò a cantare non appena uscì dalla porta. Era tranquillo e fresco fuori, si sedette vicino a Quinn, cercando nel suo corpo un po' di calore.

Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri cara Quinn, tanti auguri a te.


Quinn la guardò sorpresa e felice e Rachel rise quando vide i suoi occhi illuminarsi alla vista degli orsetti gommosi prima di soffiare sulla candelina. Rachel appoggiò l'anello a forma di tigre sul palmo di Quinn e la ragazza trascorse un buon minuto a fissarlo con un sorriso.

Rachel morse il proprio cupcake e Dio, il ripieno sembrava essere stato fatto dagli angeli. Quinn sembrò pensare la stessa cosa riguardo il burro d'arachidi e il suo gemito glielo confermò.

“Spero ti sia piaciuto il tuo compleanno, Quinn.” disse Rachel con voce impastate, il capcake che si faceva strada nella sua gola. Era davvero come mangiare nuvole. E arcobaleni. Aveva bisogno di un litro d'acqua ed un po' di insulina dopo tutto quello.

“È il miglior compleanno che abbia mai avuto.” rispose Quinn, completamente seria, concentrando il proprio sguardo sulla glassa.


Rachel la vide prendere con un dito un po' di glassa e avvicinarla a Cornelius. Dio, avrebbe mai imparato? Quinn si rese conto che Rachel l'aveva vista e arrossì, facendola ridere di gusto. Rachel si sporse e baciò il burro d'arachidi dal volto di Quinn, con la sua bocca che sapeva di fragola, che si rivelò... una combinazione di sapori interessanti. Avrebbero dovuto provare di nuovo.

Quando tornarono a casa, l'atrio era vuoto e l'edificio era ancora in piedi, che di per sé, era un buon segno, no? Sperava che i suoi vicini avessero imparato quello che non si doveva fare quando suonava l'allarme antincendio.

Il forno di Rachel non era stato distrutto e i suoi animali, compreso Tubby, erano vivi e vegeti. Ah sì, e i suoi amici popolavano il suo appartamento come se non fosse successo niente.

Rachel e Quinn mangiarono altro dolce in loro compagnia, e Rachel non poté impedirsi di abbracciare Santana quando vide il leone fatto di glassa blu sulla cima della torta. Quinn ne fu entusiasta ed abbracciò spontaneamente Santana e paradossalmente non venne spinta via in malo modo come aveva fatto con Rachel. Quinn mangiò tutto il leone e poi rimase stesa sul divano a lamentarsi del fatto che aveva mangiato troppo.

Rachel si stava infilando sotto le coperte quando sentì un leggero bussare alla porta. “Entra, tesoro.” disse.

Quinn entrò nella stanza con una mano sullo stomaco e un broncio sul volto, orso Pooh in una mano e Barnaby e Cornelius trotterellanti dietro di lei. Dio, aveva portato tutta la maledetta flotta.


Rachel sorrise dolcemente e fece un segno a Quinn, e tutti gli animali che la seguivano come se fosse Noè, mentre si infilava nel letto. Quinn strinse immediatamente Rachel borbottando del suo stomaco dolorante e di leoni fatti di glassa.


Rachel si chiese brevemente perché diavolo avessero smesso di dormire insieme. Era perfetto. Non c'era nessun aspetto negativo: Quinn odorava di glassa zuccherata, Barnaby russava come un elicottero e Rachel poteva ancora sentire il sapore del burro d'arachidi sulle labbra.


****


Rachel Berry era sempre preparata. Per tutto. Sapeva cosa fare con un incendio, un terremoto, un maremoto che avrebbe potuto sorprendere New York, trascinando tutte le persone impreparate verso l'Adriatico. Dio, era addirittura pronta per un'apocalisse zombie. Sì, aveva tenuto una delle vecchie mazze da baseball di Puck nel proprio armadio. Non l'avrebbero più presa in giro quando sarebbe stata lei ad impugnarla, spazzando teste e salvando i loro culi flaccidi.

Rachel andava sempre a lavorare prima, aveva sempre qualche costume da sistemare e non voleva mai farsi trovare impreparata quando indossava i suoi tacchi. Sopratutto non da uno psicologo che aveva la salute mentale della sua fidanzata – non per essere troppo melodrammatica – nelle proprie mani.


Ma in realtà, Rachel Berry era melodrammatica.

Motivo per il quale Rachel aveva speso tutto il martedì a fare ricerche sui disturbi psicologici e cominciando a farsi enormi complessi al riguardo, perché Dio, era sicura di possedere ognuno di loro. Kurt l'aveva anche definita sociopatica al liceo.

Una persona con un comportamento estremamente antisociale e con assenza di coscienza. Assenza di coscienza.

Gesù.


Ma, no, Rachel avrebbe dovuto smettere di chiedersi cosa avrebbe pensato la gente se si fosse trasformata in un'assassina psicopatica, perché doveva concentrarsi su Quinn. Cose tipo, e se fosse stata Quinn a trasformarsi in un'assassina psicopatica?

Sarebbe stata in grado di rispondere a domande come: “Ti eri accorta che stava per accadere?” con un semplice: “No, pensavo solo che le piacessero gli orsetti gommosi e i cani.”

Ma Quinn era la più innocua, innocente creatura sulla faccia della terra, così essere indagate per omicidio non divenne una preoccupazione legittima di Rachel. Anche se la sua immaginazione continuava a portarla in quella direzione di tanto in tanto.

Lei non voleva etichettare Quinn o qualcosa del genere, non prima della loro prima sessione, ma la ragazza aveva elencato alcuni dei disturbi in quella semi-disastrosa – completamente disastrosa – cena qualche settimana prima, quindi... aveva cominciato a cercare i disturbi dell'ansia e...wow. Erano un sacco. Escluse il disturbo dell'ansia generalizzato nella sua mente, non aveva scritto niente su carta non voleva lasciare nessuna prova di quello che stava facendo.


Era una professionista. Niente prova su carta.

Attacchi di panico e disturbo di ansia sociale, sembravano i più probabili. Dannazione addirittura PTSD sembrava plausibile, Rachel non aveva idea di cosa Quinn aveva dovuto affrontare. Era in realtà molto eccitata per la sessione del giorno successivo, aveva davvero voglia di conoscere meglio Quinn.


Rachel era nel bel mezzo del diagnosticare a Barnaby una schizofrenia, quando Quinn attraversò la soglia di casa.

Rachel chiuse di scatto il computer presa improvvisamente da un panico irrazionale. Sì, esattamente quello che avrebbe fatto un porno dipendente, realizzò. Questo prima di ricordarsi che probabilmente la parola porno non esisteva nemmeno nella mente di Quinn.

Quinn non sembrava avere nessun pensiero riguardante il porno e Rachel cercò di capire perché la sua mente continuasse a focalizzarsi solo su quel concetto. Si ritrovò di nuovo d'accordo con i disordini psicologici che aveva esaminato in precedenza.


Quinn si lasciò cadere vicino a Rachel, sul divano, spingendo la testa all'indietro e chiudendo gli occhi stancamente. Rachel si chinò, baciandola dolcemente e sulle labbra di Quinn si dipinse un piccolo sorriso.

Stanca?” chiese Rachel, passandole le dita nei biondi capelli arruffati.

Quinn mormorò di apprezzamento. “Mal di testa.”

Rachel si imbronciò, appoggiando la testa sulla spalla di Quinn e continuando ad accarezzarle il collo.

Abbiamo dovuto fare l'inventario oggi.” continuò Quinn. “Contare tutto il cibo e le medicine... poi metterli nel computer e tutti i prezzi e...” sospirò. Rachel si sporse a baciarle la mandibola. “Non mi piace questa parte.” disse crucciata.

“Perché è noiosa?” chiese Rachel.


Quinn arricciò le labbra e scosse la testa. “Numeri.”

Ah, sì, Rachel poteva capire il suo punto di vista. Perché una persona doveva mettersi a litigare coi numeri, quando poteva giocare con i cuccioli?


Forse dovresti andare a letto presto stasera, invece di venire al mio show.” suggerì Rachel.

Rimase sorpresa di quanto velocemente la testa di Quinn si mosse per guardarla. Per l'amor del cielo donna, non spezzarti il collo. Dalla sua espressione sembrava che le avesse appena chiesto di tagliarsi un braccio.

No.” disse risolutamente Quinn, sussultando per il dolore che il movimento le aveva causato, Rachel le strofinò il collo amorevolmente. “Certo che verrò al tuo show, non me lo perderei mai.”

Rachel sorrise all'espressione determinata di Quinn, era bello avere qualcuno fra il pubblico tutte le sere. Sopratutto qualcuno che amava. Qualcuno a cui cantare. Qualcuno d'ancorare. Qualcuno che applaudiva in quelle notti in cui pensavi di essere la peggiore persona al mondo. Qualcuno che ti rassicurava che non sembravi vittima di un ictus quando avevi pronunciato la tua ultima strofa.


Quinn era sempre li col suo sorriso orgoglioso e Rachel non aveva intenzione di convincerla ad essere da qualche altra parte.

Come ti senti riguardo a domani?” chiese Rachel, il mento appoggiato alla spalla di Quinn e il naso premuto contro la sua guancia. Quinn scrollò le spalle, Rachel sorrise e le batté un dito sulla bocca. “Le parole, per favore, piccola.”

Quinn aprì un occhio e la fissò. Rachel era gelosa. Sembrava un'epilettica ogni volta che provava a fare un occhiolino. Semplicemente i suoi muscoli facciali non erano così collaborativi.

“Io...” cominciò Quinn, mordendosi l'interno della guancia. “Andrà bene.” terminò.


Okay, meno entusiasta di Rachel, ma era un inizio.

Rachel si mise a cavalcioni di Quinn e questa la strinse come se fosse un orsacchiotto.


Vuoi una tazza di thè?” le chiese dolcemente in un orecchio. Faceva sempre effetto per lei quando aveva mal di testa. Lo riempiva di cose dolci, come zucchero e miele. Cose come Quinn.

No.” mormorò Quinn, gli occhi chiusi e il volto nascosto nel collo di Rachel.

Aspirina?” domandò Rachel.

No.”

Minestra?”

No.”

Il restante della torta con la glassa blu?” glielo domandò con un sorriso sulle labbra, perché sapeva già quale sarebbe stata la risposta.

Quinn rimase in silenzio per un momento. “... sì.” disse con calma, non muovendo la testa, nè tanto meno aprendo gli occhi.

Rachel le baciò l'orecchio e si sciolse dalla sua presa per portare un po' di torta alla sua fidanzata.

Alcune persone non imparavano mai.




________________________________________________________________________________


Note Traduttrice:

Sì, lo so, sembra un miraggio o un miracolo di Natale, ho pubblicato in tempo, anzi, con un giorno d'anticipo, ma siccome domani probabilmente non avrò molto tempo per me, ho deciso di anticipare di un giorno!

Questo capitolo è dolcissimooooo! Nel prossimo finalmente si entrerà un po' nella testa di Quinn, ma non preoccupatevi, come dice Rachel più di una volta è fatta di zucchero filato :P

Ci si vede settimana prossima, lasciate qualche commentuccio, ve ne sarei immensamente grata!

See you soon! :)

ManuKaikan















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Capitolo 13
*** No curing without listening ***


Just off the key of reason

Capitolo 13
No curing without listening


Essere in quella sala d'attesa era come stare in fondo al mare. Veramente. Come essere ne “La Sirenetta”. C'era un enorme acquario lungo quanto una parete, gli occhi di Quinn erano fissi in quel punto. Le altre pareti erano dipinte d’azzurro-acqua e decorate con immagini di onde e animali marini. Rachel poteva dire con certezza che fosse una sala d'attesa per famiglie: c'era una pila di giocattoli nell'angolo e una donna con suo figlio era in bagno da quasi venti minuti.

Forse avrebbe dovuto mandare qualcuno a controllare.

“Signorina Berry, signorina Fabray, il dottor Madison è pronto a ricevervi” le disse la segretaria facendole un segno verso il corridoio che portava all'ufficio.

Rachel si alzò e vide Quinn distogliere lo sguardo da un pesce. Sorrise perché le labbra di Quinn erano verdi per via del Ring Pop che aveva mangiato lungo la strada.

Rachel prese la mano di Quinn nella sua, anche se era gelida e un po' viscida, ed entrarono nell'ufficio insieme. Rachel sorrideva brillantemente, senza mai smettere di guardare la ragazza al suo fianco.

“Buongiorno signorina Berry! Signorina Fabray!” il medico le accolse con un sorriso. I suoi occhi azzurri brillarono, mentre gli faceva segno di sedersi.

Beh, almeno non sembrava raccapricciante. E non era tipo, quattro volte la loro età o altro. O più giovane di loro. In più la sua sala d'attesa era impressionante. Fino a quel momento, Rachel approvava.

“Sono il dottor Madison, ma potete chiamarmi Tom. Va bene se vi chiamo Rachel e Quinn?” chiese.
Rachel annuì. “Certo, è un piacere conoscerti.” si voltò verso Quinn per vedere se avrebbe detto qualcosa.

Gli occhi di Quinn sfrecciarono su tutta la roba che c'era sulla scrivania del medico. Cose del tutto normali: una spillatrice, una grossa tazza piena di graffette, una palla antistress con una faccia sorridente disegnata sopra e un polipo Beanie baby. Quinn non rispose, sporse solo la mano a toccare il polipo.

Rachel sorrise con affetto, mentre Tom appoggiava le mani sulla scrivania e si sporgeva a guardarla.

“Okay, io non sono il tipo di ragazzo a cui piace tergiversare” iniziò. “Cominciamo a conoscerci l'un l'altro, va bene? E perché sentite di aver bisogno di un aiuto professionale.”

Rachel l'ascoltò con attenzione e pensò a cosa dire. Era grata che il dottor Madison non avesse tirato fuori un blocco iniziando a scriverci delle cose sopra. Era quello che aveva fatto il terapista al liceo dandole un complesso di paranoia. Era uscita da quelle sedute più pazza di quando era entrata, visto che aveva avuto l'impressione di essere presa, registrata e giudicata a sua insaputa.

Tom sedeva in attesa e Rachel capì di dover essere la prima a parlare, il che era perfettamente soddisfacente visto che era Rachel Berry. Quinn sedeva in silenzio, le mani in grembo e gli occhi fissi sul polipo.

Rachel fece un respiro profondo e cercò di formulare qualcosa che non l'avrebbe mandata via per la tangente. Era difficile.

“Beh, io... Quinn e io abbiamo sentito il bisogno di venire a parlare con qualcuno. Un professionista perché...”

Dio, come poteva continuare senza far sembrare come se Quinn fosse una pazza? Tom continuò a fissarla pazientemente.

“Il passato di Quinn è...”

Misterioso? Bloccato in un caveau che si apriva solo alimentandolo con caramelle e Twinkies?

“Accidentato” disse infine, guardando Quinn mentre parlava. “E lei non si sente a suo agio o... funzionale con le persone.”

Gesù, quella suonò terribilmente male. Rachel si zittì, aggrottando la fronte e riprendo quella frase nella sua testa.

Il dottor Madison annuì e fissò Quinn. “Okay, quindi siete qui principalmente per Quinn.”

Rachel annuì insicura. Era quello che aveva detto? Non era così sicura. Dio, e se qualcuno le stava registrando?

“E Rachel sei qui, perché Quinn ti voleva qui, giusto?” chiese Tom.

Rachel annuì di nuovo. Inoltre, molto probabilmente avrebbe avuto bisogno anche lei di un aiuto professionale, visto le parole che le erano uscite.

“Stiamo per farti parlare, okay Quinn?” chiese dolcemente Tom.

Quinn voltò lo sguardo a fissare Rachel nervosamente, la ragazza le prese una mano nella sua e la strinse.

“Me l'ha portato mio figlio” continuò Tom indicando il polipo, prima di prenderlo e porgerlo a Quinn. “Ha sei anni, l'aveva chiamato Pussy, finché mia moglie non gli ha fatto cambiare idea.”

Rachel ridacchiò e Quinn arrossì prendendo il polipo.

“L'ha chiamato Henry. Non ho idea del perché, ma ora Henry è amico dei miei pazienti più giovani, Li fa sorridere” continuò Tom.

Okay, a Rachel piaceva quel ragazzo ed Henry. Decisamente le piaceva Henry. Non le piaceva la pianta all'angolo che avrebbe potuto tranquillamente nascondere una telecamera.

Quinn sedeva con il polipo in grembo, iniziando a giocherellare coi suoi tentacoli, arrotolandoci il dito attorno, gli occhi fissi sul colletto del dottore.

“Sarebbe molto utile se tu mi parlassi un po' della tua storia con la terapia, Quinn. Tipo, quante volte sei andata a vedere qualcuno? Cosa ti hanno detto? Cosa pensi tu?”

Rachel si morse la lingua, avrebbe voluto riempire il silenzio di Quinn, ma aspettò e strinse la mano sudaticcia della ragazza. Sì, le ci volle tutta la forza di volontà per farlo.

Quinn deglutì rumorosamente, aprì e chiuse la bocca un paio di volte prima che le parole fuoriuscissero. “Non mi piace parlare con le persone” disse sottovoce.

Tom si sporse sulla scrivania per poterla sentire. “Comprensibile” rispose.

“Il mio primo... terapista... ci sono stata solo due volte. Lu-lui ha detto che poteva essere, uhm, Asperger, ma... ho smesso di andarci, così non è stato... definitivo.”

Dio, Rachel stava per mordersi a sangue il labbro inferiore per quanto voleva aiutare Quinn con la sua spiegazione.

“La volta dopo, mia zia mi ha fa-fatto vedere uno psicanalista e lui, uhm-” Quinn iniziò a balbettare e Rachel allungò la mano libera posandola sul suo ginocchio.

“Rallenta, piccola” sussurrò. Il medico le osservò con un sorriso, ma rimase in silenzio così che Quinn potesse finire.

“Mia zia fondamentalmente gli ha dat-dato una lista con quello che pensava che fosse sbagliato in me. E lui, uhm... era d'accordo con la maggior parte delle cose che c'erano scritte. Credo.” Quinn aggrottò le sopracciglia.

Rachel aggrottò le sopracciglia a sua volta. Che diavolo?

Tom guardò Quinn con calma. “E cosa c'era scritto in questa lista?” chiese.

Quinn sospirò e si prese qualche secondo prima di rispondere. Rachel sperava davvero che la lista non fosse così lunga.

ADHD, disturbi della crescita, PTSD, ansia sociale, dislessia.”

Beh, dannazione. Rachel lasciò andare il ginocchio di Quinn e spostò la mano dietro il suo collo.

Quando Tom rispose, stava sorridendo. “Beh, Quinn, tutti questi sono disturbi che vanno in conflitto l'uno con l'altro. Ti assicuro che non li hai tutti, nessuno li ha tutti. Anzi, ti dirò che tu non ne hai nessuno, almeno fino a quando non avrò una panoramica generale, okay?”

Gli occhi di Quinn erano spalancati quando annuì. Rachel sorrise, decisamente aveva approvato Tom.

Poi Tom si voltò a guardarla e le chiese di descrivere Quinn e si immobilizzò. Dio, avrebbe potuto descrivere Quinn tutto il giorno, ma l'avrebbe fatta apparire come una pervertita o come un'idiota se avesse cominciato a dare libero sfogo ai suoi pensieri nell'ufficio di un terapista. Beh, avrebbe potuto sembrare una pazza ovunque, quindi… Quinn le strinse la mano e Rachel le sorrise fissando i suoi occhi nocciola. Cominciò da lì.

“Ha gli occhi felici” disse Rachel e poi arricciò le labbra.

Perché che cazzo le era appena uscito dalla bocca? Dio, patetica. Fatti coraggio, Rachel. Quinn era rosso fuoco e stava sorridendo imbarazzata.

“Voglio dire, i suoi occhi sono luminosi e mi fa venire voglia di giocare in continuazione.”

Certo, continua a dipingerti come una poppante, Rachel.

“Lei è la più dolce e gentile persona che abbia mai incontrato ed è bellissima.”

Ecco, quello era decisamente meglio. Il viso di Quinn sembrava sul punto di andare in fiamme e Rachel le batté un dito sulla guancia con un sorriso.

“Ha un cuore meravigliosamente innocente e crede in tutte le cose buone del mondo. La sua immaginazione è stupenda, ama gli animali e gli dà da mangiare cibo spazzatura finché non si sentono male.”

Tom ridacchiò e Quinn arrossi furiosamente e scosse la testa.

“E sono contenta che sia in grado di portarmi sulle nuvole con lei. Ed ho una voglia matta di baciarla in questo momento.”

Rachel non aveva idea se fosse contro qualche regola non scritta, ma Tom le fece segno con la mano di esaudire il proprio desiderio. Rachel si sporse dalla sedia e afferrò le guance di Quinn per tirarla più vicina a sé. Quinn ridacchiò quando le loro labbra si toccarono e Rachel quasi cadde fuori dalla sedia. Si tirò indietro e cercò di rimettersi in sesto, guardando Tom come se niente fosse.

Cosa dovevano fare adesso?

Tom si appoggiò allo schienale della sedia e guardò Quinn. “Adesso tocca a te. Descrivi Rachel per me.”

Quinn non sembrava per niente pietrificata come lo era stata Rachel, anzi, sembrava piuttosto eccitata.

Rachel era un po' agitata. Quando la gente la descriveva finiva sempre in lacrime. Semplicemente perché la gente non poteva gestire il suo talento.

“Rachel è la migliore. È bellissima e piccolina e perfetta per me, e il suo cane è il mio secondo migliore amico.” gli occhi di Quinn erano luminosi e si muoveva un po' incomoda sulla sedia. “E lei, uhm, ha l-la voce più bella che io abbia ma-mai sentito e-”

“Rallenta un po', Quinn.” Tom sorrise. “Riesco a malapena a capirti.”

Rachel ridacchiò e mosse le labbra a pronunciare “Le parole, per favore”. Quinn annuì e prese un respiro profondo, accarezzando il polipo sul proprio grembo.

“È piena di talento e ha degli occhi enormi, e mi capita di perdermici a volte.”

Rachel quasi sospirò, ma decise invece di sciogliersi in una pozza di sentimenti. Nessuno le aveva mai detto che aveva degli occhi enormi. Era sconcertante. Al diavolo, almeno non erano gli occhi più piccoli che avesse mai visto.

Quinn si calmò un po'. “E lei mi ascolta. Penso che nessuno... lei è l'unica che lo fa. E non è mai cattiva con nessuno e non le piacciono le persone che sono cattive con me. E mi sento effervescente, quando sono con lei, almeno credo.”

Hu-oh, era così brava? Rachel sapeva di avere una personalità elettrizzante, ma non pensava così tanto.

“E la amo.” Quinn terminò tranquillamente.

Rachel stava ancora cercando di assorbire tutto e cercando di non piangere, quando Quinn la strinse in un forte abbraccio. Tom le osservò calorosamente e poi chiese a Rachel di raccontare come fosse finita a New York e chiese a Quinn di parlare del suo lavoro al rifugio degli animali. Dopo un'altra mezz'ora guardò l'orologio appeso al muro e strinse le mani.

“Okay, Rachel e Quinn, il vostro tempo è finito, ma mi piacerebbe che tornaste, credo che ci sia molto su cui lavorare. Sareste interessate?”

Rachel annuì subito, Quinn la seguì con un po' meno entusiasmo e Tom sorrise.

“Okay, il nostro piano è cercare di tirarti fuori un po' di cose, Quinn. Per cercare di capire perché ti senti così, perché agisci in una determinata maniera e reagisci in altro modo e magari renderti un po' più confortevole con la gente. Non vogliamo che diventi dipendente da Rachel, d'accordo?”

Rachel vacillò un po'. “Pensa che sia dipendente da me?”

Tom scosse immediatamente la testa. “Non posso determinarlo ancora, ma da quello che ho visto oggi, tu l'aiuti molto ad espandersi, che è esattamente quello che deve imparare a fare Quinn proprio per evitare la dipendenza.”

Quinn reagì nervosamente, cominciando a battere il dito sul bracciolo della sedia, finché Rachel non le prese la mano per fermarla.

“Non sto dicendo che diventerai una farfalla loquace, Quinn. Trova solo altre cose o persone a cui dedicare tempo o qualcosa su cui focalizzarti. Non preoccuparti, stabilirai tu i tuoi tempi.”

Quinn annuì lentamente e gli rivolse un sorriso timido quando Tom sorrise ad entrambe per salutarle. Tom riprese il polipo con un occhiolino e le accompagnò cordialmente alla porta.

Quinn si distrasse per qualche secondo con i pesci e Rachel si chiese se la mamma e il bambino erano più usciti dal bagno.

Rachel si sorprese che quella seduta non fosse finita in lacrime o che non fosse andata completamente storta. Era stato addirittura un po' emozionante. E fu ancora più emozionante quando Quinn le comprò un gelato e la baciò con la bocca che sapeva di fragola mentre si dirigevano a casa.


****

Un paio di giorni più tardi, Rachel arrivò alla conclusione che Cornelius era un genio del male, che faceva cose come masticare i tubi sotto al lavandino sino a che non si rompevano, solo per il proprio piacere.

In quel momento Rachel era rotta.

Aveva fermato “l'emorragia” premendo ogni singolo asciugamano che possedeva attorno al buco, con l'acqua che scivolava su tutto il pavimento della cucina, mentre lei lanciava maledizioni in direzione del cucciolo.

Il tutto cercando di non cedere alla paura irrazionale che il pavimento avrebbe ceduto, schiacciandola sotto il condominio.

Aveva chiamato l'addetto alla manutenzione quattro ore prima e aveva saltato quando la porta si era aperta, solo per scoprire che si trattava di Quinn.

Con le mani dietro la schiena, ovviamente nascondendo qualcosa e cercando di sembrare indifferente, Quinn non aveva notato Rachel, che intanto la guardava muoversi attraverso l'ingresso e il salotto come se avesse delle incredibili abilita ninja.

Rachel sorrise nel vedere Quinn che credeva di essere riuscita a nascondersi bene.

“Quinn.” chiamò Rachel, cercando di assumere un tono serio, guardando un vortice di capelli biondi roteare e un paio di occhi nocciola spalancarsi.

Sì, decisamente aveva uno sguardo colpevole.

Rachel strinse gli occhi. “Che hai combinato? Hai rotto qualcosa?”

Perché davvero, non poteva di certo essere peggio del lavandino.

Quinn fece un passo indietro, guardando la sua fidanzata. Sembrava in conflitto, così Rachel la raggiunse in salotto. Quinn fece ancora un passo indietro e scosse la testa.

Rachel si fermò. “Stai bene, piccola?”

Quinn annuì in silenzio e Rachel la fissò.

“Che cos'hai dietro la schiena?” chiese Rachel alzando un sopracciglio. Aveva stabilito che Quinn non era sconvolta o ansiosa, stava solo... nascondendo qualcosa.

Quinn si morse il labbro inferiore ed esitante tirò fuori una scatola da scarpe. Con dei buchi.

Cazzo. Un altro animale.

“Quinn” sospirò Rachel facendo un passo verso la scatola. “Che cos'è quello?”

Quinn deglutì. “Un gattino” disse lentamente, tirando su il coperchio della scatola e rivelando un piccolo e peloso animale. Dio, era arancione.

“E che cosa ci stai facendo?” chiese Rachel, gli occhi nocciola incollati su di lei.

Quinn aprì la bocca per qualche secondo e prima che ne venisse qualcosa fuori, batté la mano sulla piccola testa arancione.

“È rimasta orfana... ed è cieca da un occhio.” spiegò Quinn.

Perfetto. Un mezzo cieco, adorabile, gattino orfano. Come cazzo faceva qualcuno a dire di no senza risultare senza cuore?

Quinn continuò a parlare, quando vide che Rachel si limitava a fissarla. “Il dottor Madison ha detto che devo avere, uhm, altri interessi, giusto? Come, roba a cui dedicare il mio tempo, quindi...” si interruppe guardando il gattino.

Rachel sorrise dolcemente verso di lei. “Allora hai portato a casa un gattino?”

Quinn annuì sbuffando e gonfio le guance di proposito o era solo l'universo che stava cercando di circondare Rachel con le cose più carine di sempre. Rachel aggrottò la fronte: allora perché Quinn si era comporta come un ninja quando era tornata?

“Avevi intenzione di tenerlo in camera tua? Oppure...” si interruppe, sollevando un sopracciglio.

“Non ti piace Seal.” sbottò Quinn scuotendo la testa, lasciando che i capelli le ricoprissero il volto. Rachel si sporse a scostarglieli. “Così ho pesato che tu non... nessuno la vuole perché è mezza cieca.”

Dio, ridicolo. Semplicemente ridicolo.

“Quinn, Cornelius è il male, ma io lo amo comunque. Ma non credo che un altro animale domestico, fosse quello che intendeva il dottor Madison quando si riferiva a trovare altri interessi.”

L'entusiasmo di Quinn si sgretolò e distolse lo sguardo, puntandolo sul gattino.

“Ma!” disse Rachel con enfasi, piegandosi sulle ginocchia per incrociare il suo sguardo “Probabilmente gli hai dato già un nome, giusto?”

Jelly Bean.” rispose Quinn tranquillamente.

Una brillante caramella arancione.

Rachel si morse l'interno della guancia per non crollare. In realtà, quel nome sarebbe stato perfetto anche per Quinn. A quel punto si rassegnò al fatto che sì, avrebbero avuto un altro dannato animale in casa.

Dio, entro la fine dell'anno sarebbe stato uno zoo. Orde di selvaggi animali che dormivano nel letto di Quinn e masticavano il loro impianto idraulico.

Rachel vide gli occhi di Quinn che cominciavano a brillare e si affettò per evitare che cominciasse a piangere.

“Penso che dovremmo tenerla.”

E probabilmente suonò molto più entusiasta di come era suonato nella sua testa, ma non le importava. Stava solo pensando: mi rassegno al mio destino, perché se piangi il mio cuore si romperò a metà.

Per niente drammatico.

Quinn guardò Rachel piena di speranza e questa sorrise leggermente. “Tu ami gli animali e io amo te, quindi penso che dovremmo tenerla.”

Quinn sorrise e fece un passo in avanti pronta ad appoggiare la scotola per terra per abbracciarla, ma Rachel la fermò.

“Ma!” disse con enfasi e Quinn si focalizzò su di lei.

Rachel si sentiva tremendamente potente in quel momento. Poteva probabilmente ottenere da Quinn tutto quello che voleva. Oh, quante possibilità. Ma tutto quello che le veniva in mente, era sfidare Quinn a bere una bottiglia di ketchup. Quinn sicuramente l'avrebbe fatto e Rachel avrebbe vomitato, così si concentrò su qualcosa di più fattibile.

“Se davvero vuoi fare qualcosa per seguire i consigli di Tom, penso che potresti cominciare stasera. Con l'idraulico... che ha tipo, sette ore di ritardo, ma okay. Che ne dici?”

Quinn si morse l'interno della guancia e Rachel allungò una mano per fermarla.

“Che intendi?” chiese infine.

“Solo... occupati dell'idraulico” Rachel rispose semplicemente. “Mi siederò in salotto, e tu, sai, parli con lui. Salutalo, digli di che cosa abbiamo bisogno...”

Rachel non aveva mai avuto a che fare con un idraulico prima di allora. Sapeva che era gente simpatica. Sembravano essere dei duri lavoratori onesti.

Quinn dondolò suoi talloni e guardò il gattino con desiderio. Rachel sorrise, sapeva che l'animale l'avrebbe convinta.

“Va bene.” disse Quinn semplicemente. “Posso farlo.”

“Certo che puoi” accordò Rachel, spostando la scatola sul pavimento e lasciando il tempo a Barnaby di esaminare il nuovo amico. Si chinò e baciò Quinn, stringendola fra le braccia.

Rachel le passò le mani fra i capelli biondi e Quinn aprì la bocca per darle più spazio. Un colpo alla porta le interruppe. In quel momento l'idraulico decideva di presentarsi.

Rachel si tirò indietro e scompigliò i capelli di Quinn, incoraggiante, prima di andare a sedersi sul divano con Jelly Bean sul grembo. Quinn sembrava nervosa; si diresse velocemente verso la porta e la spalancò, lanciando un ultimo sguardo a Rachel.

“Ehi, ragazze, avete una perdita?” chiese l’idraulico, alzando la cassetta degli attrezzi. Sembrava annoiato.

Quinn annuì, gli occhi puntati suoi bottoni della sua camicia. Non disse niente, gli fece solo segno di seguirla, Rachel attirò la sua attenzione e le mimò: “le parole” con un sorriso rassicurante. Sollevò il gattino per darle conforto e Quinn sorrise con le labbra serrate.

“Uhm, è sotto il lavello. Uno dei no-nostri cani ha masticato la crepa ne-nel tubo e si è allagato, credo.” spiegò Quinn, facendo scattare l'elastico che aveva al polso.

Il ragazzo annuì leggermente e si fece strada sulle pozzanghere che c'erano per terra. Quinn si sedette sul bancone mangiando orsetti gommosi, mentre Rachel la guardava. L'idraulico semplicemente sostituì il tubo, con Cornelius appostato nel corridoio per tutto il tempo. Rachel immaginò che stesse progettando come distruggere la prossima cosa.

“Grazie.” disse Quinn mentre accompagnava l'idraulico alla porta. “Mi piace il tuo cappello” aggiunse.

Rachel alzò la testa per vedere che sul cappello c'era un leone. Un Detroit Lion. Rachel sorriso a se stessa, Quinn probabilmente non aveva idea che si trattasse di una squadra di football.

“Vedi, non è stato così male!” dichiarò Rachel quando Quinn si sedette al suo fianco prendendo Jelly Bean. Barnaby balzò accanto a loro e il demone Cornelius lo seguì velocemente. “Sei stata meravigliosa, Quinn” disse appoggiando una testa sulla sua spalla.

Quinn arrossì. “Non ho fatto niente.”

Rachel sorrise e le baciò una tempia. “Piccoli passi, big bear.”

Jelly si voltò e Quinn sorrise brillantemente. Rachel strofinò la pancia del gattino. Poi strofinò la pancia soffice di Cornelius. Poi la pancia di Quinn solo per farla ridere.

Dio, non poteva proprio resistere a tutto quello che stava intorno a lei.


____________________________________________
NoteTraduttrice:

Eccomi qui, anche questa settimana in anticipo, sono rientrata in Italia domenica e avrò una settimana molto impegnativa, domani nuovo tautaggio (yeyyyy!) e quindi starò tutto il giorno fuori, ho approfittato di questo momento a casa per pubblicare!

Posso solo dirvi che adoro questo capitolo, perché si comincia ad entrare nella testa di Quinn e ci sarà molto da scoprire.

Con questo, vi auguro Buon Natale in ritardo e Buon anno in anticipo, spero che tutti voi abbiate passato buone feste e che il nuovo anno vi porti tutto quello che desiderate :)

Fatemi sapere cosa ne pensate, come sapete i commenti sono sempre graditi!

Ci si vede settimana prossima, un bacione,

ManuKaikan






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Capitolo 14
*** Hum Hallelujah ***


Just off the key of reason

Capitolo 14
Hum Hallelujah


Quinn stava piangendo. Anche se ovviamente stava cercando di nasconderlo, prendendo piccoli morsi del chili vegano che Rachel aveva fatto, sulle labbra era dipinto una sorta di sorriso terrorizzato.

Le lacrime cominciarono a scorrerle sulle guance, ma lei continuò a mangiare. Eccolo lì il vero amore.

Rachel ne aveva assaggiato un po' e l'aveva sputato nel lavandino. Dopo aver danneggiato il suo esofago quasi in modo permanente, aveva optato per latte e biscotti. Quinn a quanto sembrava, non era pronta ad ammettere che il chili era infuocato e continuò a mangiarlo.

Rachel fece una smorfia quando Quinn cominciò a tirare su col naso. I suoi occhi erano iniettati di sangue e stava cominciando a sudare. Gesù Cristo, che cosa era andato storto con quella ricetta?

Piccola, fermati” supplicò Rachel, cercando di raggiungere il suo cucchiaio per fermarla dall'immergerlo in quella roba che apparentemente era lava. “Qualcosa è andato storto, ti farai male.”

Quinn scosse la testa e respirò profondamente. Beh, almeno i suoi polmoni funzionavano ancora. Sicuramente gli altri suoi organi non sarebbero durati a lungo.

No, va bene” insistette Quinn, anche se non riuscì a nascondere lo sguardo terrorizzato quando prese un altro boccone col cucchiaio.

Rachel lasciò uscire un rumore che era un misto fra un sospiro e una risata, e prese il piatto di Quinn versandolo nel lavandino. O nella spazzatura. Probabilmente avrebbe corroso i tubi e sarebbero state costrette a chiamare di nuovo l'idraulico.

Ehi!” protestò debolmente Quinn.

Sembrava stordita, come se non avesse idea di cosa stesse succedendo. Rachel le mise di fronte un bicchiere di latte al cioccolato e le mise una mano sulla fronte. Dio, era in fiamme.

Rachel aveva dato fuoco alla sua fidanzata.

La fissò terminare la protesta sul quel pasto, bere il suo latte e lasciare andare la testa sul ripiano della cucina.

Te l'avevo detto che non c'era bisogno di mangiarlo, piccola” disse Rachel avvicinandosi e accarezzandole la schiena amorevolmente.

Quinn si lamentò, anche se la protesta venne attenuata dalle sue braccia. “Aveva un buon sapore e avevo fame. E avevi detto che ci sarebbero stati dei biscotti per dessert... e ora mi fa male lo stomaco.”

Rachel alzò gli occhi al cielo, ma non smise di accarezzarle la schiena, prima di spostare la mano fredda sul collo di Quinn. Le aveva detto più e più volte di smettere di mangiarlo. Quinn semplicemente non l'ascoltava. A quanto sembrava il suo stomaco di ferro le aveva fatto credere che ci sarebbe riuscita.

Pfff. Nemmeno Barnaby si era avvicinato a quella pentola di lava.

Quinn si sedette di colpo e guardò Rachel con espressione addolorata. Rachel conosceva quello sguardo. Purtroppo.

Stai per sentirti male?” le chiese in fretta.

Quinn era già in piedi mentre annuiva e Rachel la seguì in fretta in bagno, giusto per scostarle i capelli biondi dal volto.

Rachel fece una smorfia quando Quinn vomitò. Le sarebbe venuto da vomitare a sua volta se si fosse concentrata troppo sui rumori ed ehi, non era proprio quello di cui avevano bisogno. Dio, Quinn probabilmente si sentiva come Charizard, lanciando piccole fiamme. Anzi, forse più come Charmander. Un piccolo, piccolo Charmander.

Quinn svuotò lo stomaco, con Rachel che le accarezzava la schiena e concentrava l'attenzione sui disegni di pesci stampati sulla tenda della doccia.

Quello era un pesce palla. Quello era un delfino. Quella era il suono del vomito. Quello era un cavalluccio marino. Quello è l'odore di acido gastrico.

Dio, Rachel era a pochi secondi dallo scostare Quinn e prendere il suo posto, quando la ragazza si fermò, respirando affannosamente. Rachel riprese il controllo del proprio stomaco e tolse i capelli dal volto di Quinn con un piccolo sorriso.

Va meglio?” chiese, bagnando un panno e passandolo sul volto della ragazza.

Quinn arricciò il volto. Ovvio che non andava meglio. Il fuoco ci metteva un po' per passare attraverso un corpo.

Posso avere i miei biscotti adesso?” chiese Quinn un po' pateticamente, mentre Rachel la faceva alzare e la scortava fino al divano in salotto.

Sul serio?

No, Quinn, questo è ridicolo. Il tuo stomaco è sottosopra, devi lasciargli il tempo di riprendersi” le sistemò la testa così che potesse essere sul suo grembo e accese la tv. Quinn si voltò ad affrontarla quando sentì Animal Planet menzionare dei cavalli.

Mi hai avvelenato” borbottò Quinn. “Proprio così, in modo d'avere tutti i biscotti per te.”

Rachel si chiese se sapesse quello che stava dicendo. “Quinn, sei tu il mostro dei biscotti, non io.” le passò le mani fra i capelli, cercando di districarne i nodi.

In realtà erano entrambe mostri dei biscotti, ma Rachel approfittava del fatto che Quinn non era chiaramente nello stato d'animo giusto per contraddirla.

Non mi piace il chili” disse dopo un po', sulla coscia di Rachel. “O l'insalata di uova. Mi piacciono i pomodori. E i biscotti.”

Rachel cercò di non ridere troppo, avrebbe semplicemente spintonato la testa di Quinn in giro. Di che diavolo stava parlando?

Mi sono sentita male l'ultima volta che l'ho mangiata.” Quinn continuò, lasciando cadere la mano sulla testa di Cornelius quando il cane appoggiò la fronte sul divano. “Me l'aveva preparata la zia e ci aveva messo le cipolle dentro.” Rimase in silenzio per un lungo momento. “Non mi piacciono le cipolle.”

Rachel annuì. “Lo so, piccola.”

Ho vomitato in salotto. No-non era a casa, quindi poi ho dovuto ripulire, è stato... disgustoso.”

Rachel annuì di nuovo cercando di controllarsi, avrebbe vomitato lei nel salotto, se Quinn non avesse smesso di parlare di vomito.

Riposati, tesoro.” sussurrò. “Devi sentirti in forze per la nostra sessione di domani.”

Quinn sospirò e indicò la televisione. “Anch'io ne voglio uno.”

Rachel sorrise vedendo il cavallo nella TV. Beh, non sarebbe accaduto. Avevano già tre animali e Rachel sapeva dove si trovava solo uno di loro.

Sperò che non mangiassero il chili rimanente, altrimenti sarebbero diventati due molto presto.


****


“Va bene, Quinn, stiamo per fare un gioco.” dichiarò il dottor Madison, sporgendosi in avanti e appoggiando i gomiti sulla scrivania.

Quinn si sedette più composta, guardandolo con occhi scintillanti.

Beh, più che un gioco è un esercizio” sorrise quando vide l'entusiasmo di Quinn sgonfiarsi un po'. “Ma, ho un contenitore pieno di biscotti che mi ha fatto mia moglie, che darò a te e Rachel se proverai a fare del tuo meglio.”

Rachel rise alla faccia determinata di Quinn. Decisamente sapeva come convincerla.

Oggi ci concentreremo sul contatto visivo e sul mantenere una conversazione, okay? Ti darò un piccolo trucco per quando devi parlare con gli sconosciuti, poi chiamerò la mia receptionist e faremo una prova, d'accordo?”

Quinn si morse il labbro inferiore ma annuì. Rachel si sentì carica di orgoglio: alcune persone avrebbero detto che era una perdita di tempo, ma Quinn stava davvero cercando di migliorare le sue abilità sociali. In più, nulla di quello che comportava biscotti come ricompensa era una perdita di tempo. Mai.

Tom si voltò verso Rachel per farle una domanda.

“Quinn non ha nessun problema a guardarti negli occhi, Rachel, secondo te perché? Perché è così difficile per lei mantenere il contatto visivo con gli altri?”

Dio, Rachel non ne aveva idea. Sapeva perché lei guardava negli occhi di Quinn, perché erano fari di felicità e lei non riusciva a distogliere lo sguardo. Poteva dire quello che Quinn sentiva, solo guardandola negli occhi.

Rachel aveva sempre mantenuto il contatto visivo, tranne quando mangiava ghiaccioli o banane, perché insomma... era strano.

Amo Rachel e amo i suoi occhi” rispose Quinn, ma Rachel era immersa nei suoi pensieri e su tutto quello che c'era di sbagliato in un hotdog.

Tom la fissò. “Ma non ami me, ma stai iniziando a mantenere il contatto visivo nei miei confronti.”

Quinn aggrottò le sopracciglia e fissò il polipo che aveva in grembo.

Penso che si tratti... di fiducia.” intervenne Rachel. “Le ci vuole un po' per fidarsi delle persone, ma poi ci mostra quei meravigliosi occhi e...”

Quinn arrossì e annuì. “Io…non mi piace-non…mi sento come se le persone, uhm, guardassero nella mia... anima? Credo. Come se potessero...”

Vedere tutto” concluse Tom, mentre Quinn giocherellava con un tentacolo. “D'accordo” continuò. “E che mi dici della balbuzie che arriva quando sei nervosa o eccitata? Sento come se tu fossi incapace di mentire, Quinn, o tenerti le cose dentro. Tutto, anche i tuoi tic nervosi, sono un modo per esternare le tue emozioni. Che mi dici di quello?”

Quinn guardò Rachel insicura e lei le prese la mano nella sua. Era completamente d'accordo, ma stava aspettando di vedere cosa avrebbe detto Quinn. La sua ragazza era una enorme palla di onestà involontaria.

Uhm... io non mento. È brutto.”

Rachel le prese la mano e se la portò alle labbra per baciarla. Sì, mentire era brutto. Quinn aveva ragione.

È brutto” accordò Tom con un sorriso, poi guardò Rachel.

Oh, questa la sapeva! Sentiva come se sapesse esattamente quello che c'era nella testa di Quinn. Sorrise alla ragazza prima di rispondere.

Quando è eccitata balbetta, perché ha un sacco da dire e non può dirlo abbastanza velocemente.” Rachel conosceva perfettamente la sensazione.

Anche lei era facilmente eccitabile, ma aveva imparato a contenere le emozioni e questo l'aveva resa piuttosto psicotica.

Quando è nervosa, penso che Quinn cerchi di dire tutto il più velocemente possibile, come se volesse in qualche modo parlare meno... credo.”

Rachel guardò il medico, insicura. Aveva senso quello che aveva detto?

Credo che tu capisca molto bene come funziona la sua testa” disse Tom. “Ora, Quinn, ti darò un trucco che do a tutti i miei pazienti che devono occuparsi delle ansie sociali.”

Quinn si raddrizzò e si fece attenta.

Voglio che tu pensi per immagini, che è una cosa che penso tu faccia già. Mantieni il contatto visivo, ma non concentrarti su quello che stai vedendo. Concentrati su quello che stai dicendo e figurarlo nella tua mente. Credo che nel tuo caso, ti aiuterà a tenerti concentrata quando diventi troppo eccitata o nervosa.”

Quinn rimase in silenzio per un secondo. “Pensare per immagini” dichiarò.

Tom annuì. “Pensare per immagini. Nel tuo caso possono essere animali o libri. Sei pronta a provare?”

Rachel sorrise quando Quinn si voltò a guardarla, poi annuì con risolutezza.

Sì, posso farlo.”

Il dottor Madison lasciò la stanza e Rachel si chinò in avanti per scompigliare i capelli di Quinn e ridacchiò quando Quinn li scosse di nuovo. Quando Tom tornò con Sara, la sua segretaria, lei e Quinn si trasferirono sul divano e il dottore prese posto di fianco a Rachel. Sara salutò calorosamente Quinn e questa le rivolse un sorriso timido.

Rachel vide gli occhi di Quinn passare dai suoi occhi al colletto della camicia di Sara. Quello doveva essere il modo più scomodo per avere una conversazione. Davvero. Rachel non riusciva a pensare ad una situazione più imbarazzante al momento.

Tom accavallò le gambe e guardò le due donne in attesa. Rachel prese in considerazione di mettersi a cantare, era tutto così dannatamente silenzioso.

Quinn, ho sentito che lavori ad un rifugio per animali. Deve essere divertente” cominciò Sara.

Oddio, finalmente qualcuno stava parlando.

Sì” rispose Quinn, passandosi le mani suoi jeans. “Um, po-posso portare a spasso i cani. E dargli da mangiare. Il mio capo dice che sono attratti da me... o qualcosa del genere. Mi piacciono anche i gatti e i conigli. Ma n-non ne abbiamo di conigli.”

Rachel sorrise con affetto alla sua ragazza. Sapeva che si sarebbe aggiunto un coniglio alla loro maledetta flotta di animali. Gli occhi di Quinn si muovevano lentamente. Non erano fissi su Sara, ma non stavano guardando ovunque nella stanza.

Avevo un coniglio!” proclamò Sara. “Il suo nome era Snow.”

Era bianco?” chiese Quinn, fissando un punto sopra la testa di Sara, lasciandolo poi scendere lentamente verso il basso.

Sara scosse la testa. “Era nero in realtà, mio fratello ha cercato di fare ironia quando gli ha dato il nome.”

Il mio cucciolo è nero.” disse Quinn. “E bianco.”

Sì, nero come il diavolo che era insediato dentro di lui, mascherato da una criniera angelica.

Sara la guardò sorpresa per quel cambio di rotta, ma sorrise. “Dovrò venire un giorno al rifugio.” Quinn si morse il labbro e annuì. “Vai molto allo zoo?”

Per Rachel, quella conversazione stava avvenendo fra due bambini della scuola materna. Ma Quinn stava mantenendo il contatto visivo, probabilmente immaginando soffici conigli o qualcosa del genere. Era semplicemente fantastico.

Quinn annuì. “Mi piacciono i leoni e gli orsi” dichiarò.

Ed eccolo lì il contatto. Rachel sorrise, quella era la sua ragazza.

I miei animali preferiti sono le zebre” disse invece Sara.

Rachel guardò Quinn iniziare a dondolarsi avanti e indietro sulla sedia. La sua ragazza prese un paio di respiri e batté le palpebre esageratamente, come se stesse cambiando le immagini nella sua testa.

Amo anche quelle” rispose Quinn, non troppo lentamente e nemmeno in un ingarbugliato misto di parole.

Si?” disse Sara. “Ho vissuto ad Honolulu, è lì che le ho viste la prima volta da bambina, allo zoo.”

Gli occhi di Quinn si illuminarono ancora di più. “Davvero? Io n-no-ho-” si bloccò per prendere un profondo respiro. “Per il mio compleanno siamo andate alla zoo, quello di Central Park, non hanno zebre lì.”

Sara le sorrise calorosamente. “No, non le hanno. Non sei ancora stata al Bronx zoo, li le hanno e anche gli elefanti.”

Gli occhi di Quinn si spalancarono e girò di scatto la testa verso Rachel.
Rachel cercò di non ridere, perché Dio, la sua fidanzata sembrava avere quattro anni. Rachel annuì, sapeva che sarebbe stata trascinata a quello zoo molto presto.

Quinn si voltò di nuovo a guardare Sara e seriamente le disse: “Grazie per avermelo detto.”

Sara sorrise calorosamente. “Nessun problema! Voi due dovreste andarci qualche volta, siete una coppia meravigliosa.”

Quinn sorrise a Rachel. Dio, Rachel l'amava da morire.

Quando Sara se ne andò, Quinn le diede un abbraccio spontaneo, probabilmente per averle detto dove trovare altri enormi mammiferi da poter andare a vedere. Anche Rachel le diede un abbraccio, perché le dava sempre le caramelle quando se ne andavano.

“Quinn sei andata alla grande oggi” le disse Tom.

Rachel annuì con vigore e le sorrise con orgoglio. Quinn arrossì e ricambiò timidamente.

Mi piacerebbe se ti concentrassi su questo esercizio per questa settimana, okay Quinn? E per le prossime due sessioni, mi piacerebbe vederti da sola. Parleremo un po' del tuo passato e cercheremo di trovare la radice del problema. Penso che ci siano delle cose che tu debba affrontare da sola, prima di poter tirare dentro Rachel.”

Quinn rimase in silenzio, Rachel si limitò a fissarla. Avrebbe accettato qualsiasi decisione Quinn avrebbe preso.

Pensi di sentirti abbastanza a tuo agio per farlo?” le chiese Tom dolcemente.

Quinn si leccò le labbra e annuì. “Pos-posso ancora parlare con Rachel delle cose che ci diciamo, vero? Vogli-voglio essere sicura di essere... giusta. Così da poter essere giusta per lei.”

Ed eccola lì. Mescolata a tutta la sua ingenuità e innocenza, c'era un'adulta razionale che voleva far funzionare un rapporto. Rachel aveva voglia di piangere. Rimettiti insieme, donna.

Certo, Rachel è parte del tuo recupero” rispose Tom, scavando sotto la scrivania per prendere un contenitore con dei biscotti.

Gli occhi di Quinn li seguirono quando lui li spinse sulla scrivania; il dottore le sorrise e la salutò dicendole che l'aspettava impaziente per la sessione successiva.

Rachel prese in consegna i biscotti per evitare che Quinn iniziasse ad inalarli per tutta la strada. Voleva praticare con Quinn il “pensare per immagini”, ma in quel momento doveva informarsi sugli orari d'apertura del Bronx zoo.


****


Rachel non andava al karaoke, beh dal mese prima, ma non importava. Le mancava. Era l'attività ideale per lei. Cantare col cuore, suonare meglio degli altri, ricevere applausi ubriachi e lodi. Semplicemente meraviglioso.

Ora sperava di condividerlo con Quinn e costringere la sua fidanzata a cantare con lei, fornendole così una possibilità di interazione sociale. Era diventata una psicologa navigata, ormai. Quinn aveva rifiutato ovviamente, mentre sedevano nel loro appartamento in attesa che i loro amici arrivassero, ma Rachel Berry avrebbe trovato il modo. O si sarebbe ubriacata talmente tanto da dimenticarsene, non le importava in realtà.

Puck le mandò un messaggio, dicendole che lui, Santana e Brittany erano in un taxi che le attendeva sotto casa. Rachel chiuse Cornelius in bagno e uscì dall'appartamento con Quinn che la seguiva.

Salve a tutti!” salutò eccitata Rachel scivolando nel suo posto e facendo segno a Quinn di sedersi al suo fianco.

Brittany sorrise e le abbracciò velocemente, mentre Santana si limitava a chiederle perché ci avessero messo così tanto a scendere.

E se erano state “rumorose.”

Quinn arrossì sino alle orecchie e Rachel pestò accidentalmente il piede di Santana.

Allora, come sta andando Fabray? La Berry ti sta facendo desiderare di staccarti le orecchie e saltare giù da un grattacielo?”

Dio, insomma, no. Rachel sapeva che alcune persone potevano sentirsi in quel modo davanti a lei. Aveva quel grande, insormontabile talento che non poteva essere domato. Era sicura di intimidire le persone.

Quinn scosse la testa e fece un respiro profondo, poi si bloccò sugli occhi di Santana. E la fissò. Solo la fissò. Non disse nulla e Santana sembrò parecchio terrorizzata e Rachel rise.

Picchiettò la cosca di Quinn in incoraggiamento. “Bel lavoro, piccola. Un modo eccellente per iniziare.” Quinn sorrise, ma non interruppe il contatto visivo. “Cosa stai immaginando?”

Puck le stava fissando come se non avesse la più pallida idea di cosa stesse succedendo, ma in ogni caso non gli importava. Brittany stava parlando con il tassista cercando di convincerlo a cambiare stazione radio.

Barnaby” rispose Quinn, gli occhi ancora fissi.

La mascella di Santana si spalancò. “Stai pensando al tuo cazzo di cane? Ma che diavolo!”

Gli occhi di Quinn scesero sulle labbra di Santana e Rachel le diede una gomitata nelle costole.

Santana ti prego, non imprecare. È perché hai i suoi occhi” dichiarò Rachel.

In realtà tutte le persone che avevano gli occhi scuri, potevano essere ricondotti a Barnaby. Ma nessuno poteva competere con la sua iperattività, tranne Rachel da quello che diceva Quinn.

Santana sembrò stesse per dire a Rachel e Quinn di infilarsi il loro esercizio su per il cu-

Sai cosa, perché non ti infili questo esercizio su per il cu-”

San!” esclamò Brittany, saltellando sul sedile quando finalmente il tassista cambiò la stazione.

Il karaoke bar era piccolo, questo garantiva che non sarebbero stati assaliti dai fan di Rachel, ed era pieno di cabine e tavolini, tutti di fronte ad un palco che sembrava sul punto di crollare. Non importava, se Rachel fosse morta lì, dopo che il palco avesse ceduto, sarebbe morta facendo quello che amava. Cantare... non con Quinn. Sfortunatamente. Per il momento.

Scivolarono in una delle cabine, cercando di ignorare la persona che sembrava stesse uccidendo Bon Jovi, quando un cameriere si avvicinò per prendere le loro ordinazioni. Quinn si sistemò sulla sedia, un braccio drappeggiato su Rachel e puntò i suoi occhi in quelli del ragazzo mentre ordinava.

Posso avere del latte, per favore?” chiese lentamente, tamburellando con le dita sulla pila di sottobicchieri.

Dio, venne fuori come James Bond. Quinn sembrava così seria. Doppio latte, zero-zero-sette.

Rachel sorrise e accarezzò la coscia di Quinn, lasciando la mano lì, Santana le stava fissando con uno sguardo incomprensibile. Fa niente, avrebbe iniziato a bere a breve. Dannazione, forse era già ubriaca.

Kurt e Blaine si unirono a loro mezz'ora dopo l'inizio della serata, nel bel mezzo della performance di Brittany, Baby got Back, completo di balletto. Lei e Santana scomparvero per il resto della serata.

Hai intenzione di cantare, Rachel?” chiese Blaine, mentre metteva in lista lui e Kurt per cantare You Should Be Dancing.

Rachel annuì eccitata, quasi facendo cadere il proprio bicchiere. No, non era ubriaca. Era solo felice, perché Quinn era felice e non sopraffatta e stava giocando a calcio con una piccola palla di carta.

Ovvio! E Quinn canterà con me.” dichiarò.

Quinn si strozzò con il proprio latte. “Uhm, no, no, n-non andrò là sopra” farfugliò.

Blaine alzò le sopracciglia confuso.

Piccola, ti preeeegooo” si lamentò Rachel.

Forse se fingeva di essere ubriaca e patetica, Quinn avrebbe avuto pietà di lei. Oppure, biscotti! I biscotti risolvevano i problemi della vita.

“Ti farò i biscotti domani” patteggiò, li avrebbe fatti anche se non fosse salita, ma Quinn non doveva saperlo.

Rachel, io no-non posso, non ancora. Per favore, m-mi dispiace” balbettò Quinn.

Rachel ammorbidì il sorriso e le strinse la coscia. Prese quella come una vittoria, aveva lasciato la mano lì per tutta la sera, senza che dicesse niente. Non avrebbe forzato Quinn a salire sul palco, non importava quanto avesse voglia di sentirla cantare.

Non fa niente, big bear. Non essere dispiaciuta, solo, fa il tifo per me, okay?”

Quinn sorrise e la baciò e Blaine e Kurt sospirarono di felicità nel vederle.

Rachel si diresse verso palco orgogliosa quando fu il suo turno, poi puntò la mano verso una testa bionda e sorrise.

Questa è per te, big bear!”

Rachel non era nello stato d'animo adeguato per analizzare il testo di Believe di Cher, sperava soltanto che Quinn non lo prendesse alla lettera. Si mosse per il palco e fece una sorta di danza ridicola quando vide Quinn ridere.

Do you believe in life after love
I can feel something inside me say
I really don't think you're strong enough
Now

Rachel esagerò ogni strofa. Okay, forse era ubriaca, stringendo la maglietta vicino al cuore e cantando a squarciagola nel microfono, cercando di imitare la voce elettronica della canzone. Era difficile. I karaoke avrebbero dovuto fornire dei microfoni specifici per quei tipi di esibizione.

Rachel quasi cadde dal palco troppo concentrata a guardare Quinn. Ma Cher sarebbe stata orgogliosa di lei, era stata fottutamente sorprendente.

Quinn la strinse, baciandole tutto il volto arrossato e quando si sedette si rese conto di essersi resa ridicola. Quinn però non smise di ridere, così decise che andava bene anche in quel modo. Riusciva addirittura a ignorare le beffa di Kurt e Blaine: si stavano preparando per cantare You Should Be Dancing, non potevano permettersi di prenderla in giro.

Quinn salutò tutti i loro amici, felice e con frasi complete, o almeno quelli che erano rimasti e non si erano assentati per fare sesso. Il che riduceva tutto solo a Kurt e Blaine. Tenne il contatto visivo con il tassista per venti secondi buoni, quando gli disse la loro destinazione e Rachel l'aveva guardata orgogliosa. E un po' ubriaca.

Ma era sobria quando si misero a letto, i piedi ghiacciati di Quinn contro gli stinchi, Jelly Bean accanto al volto, Barnaby ai piedi del letto e Cornelius accoccolato contro il lato di Quinn.

Tutto al completo.

Rachel” disse esitante Quinn. “Sei sveglia?”

Rachel sorrise anche se aveva gli occhi chiusi. Mormorò qualcosa in affermazione. Quinn rimase un attimo in silenzio e Rachel la lasciò processare quello che voleva dirle.

Voglio cantarti una canzone.” disse a bassa voce.

Un momento, ora?

Rachel aprì gli occhi e sbatté le palpebre e rotolò così da poter vedere il volto di Quinn. Era euforica, il canto era la chiave per il cuore di Rachel Berry. A meno che non fossi Quinn Fabray. Quinn avrebbe sempre avuto la chiave.

Mi piacerebbe sentire una canzone cantata da te” disse Rachel.

Quinn giocherellò con le guance di Pooh. “La cantavo sempre a me stessa perché i- perché io volevo che qualcuno, ehm, si sentisse così per me. O che io potessi sentirmi così per qualcuno.”

Rachel le tolse i capelli dal volto. “Vai avanti, tesoro” sussurrò.

Devi promettermi di non piangere” continuò Quinn, saggiamente. “Perché sono una cantante bravissima. Non come te, ma sono davvero fantastica, Rachel.”

Rachel ridacchiò e le spinse la spalla. “Canta, donna.”

Quinn si leccò le labbra, Rachel appoggiò la testa sul suo petto e cominciò a cantare, piano.

There comes a time, a time in everyones life
Where nothin seems to go your way
Where nothing seems to turn out right
There may come a time, you just cant seem to find your place
For every door you open, seems like you get two slammed in your face

Rachel la riconobbe subito. Era Ray Lamontagne e Dio, era meraviglioso. Quinn aveva ragione. Era ad un passo dal piangere e si strinse i piedi gelidi di Quinn fra le gambe, in una specie di terapia d'urto per evitare le lacrime. Quinn alzò la voce, continuando.

Thats when you need someone, someone that you can call.
And when all your faith is gone
Feels like you cant go on
Let it be me
Let it be me
If its a friend that you need
Let it be me
Let it be me 

Quinn si spense verso la fine e Rachel prese un respiro profondo cercando di calmare le proprie emozioni così da poter parlare. Ma non successe. Dio, nemmeno i piedi gelidi e il respiro del gatto sul suo volto riuscirono a fermare le lacrime.

Quinn doveva averla sentita tirare su col naso perché avvolse le braccia attorno al corpo. “Stai bene?” le chiese. “Mi dispiace, n-non volevo-”

No. Dio, Quinn...” la interruppe Rachel, rimettiti insieme, donna! “Dio, io ti amo. La tua voce è meravigliosa. E chiunque ti abbia fatto sentire com-come se tu avess-avessi bisogno, Dio, non riesco nemmeno...”

Davvero, Rachel, parole sensate per favore.

Non importa cosa succederà, sarò sempre tua amica, Quinn. E tu sarai la mia.”

E anche di più, ovviamente.

Molto di più” mormorò Quinn nei suoi capelli.

Rachel ridacchiò. “Certamente.”

Quindi non stai piangendo perché cantavo meglio di te?” chiese dopo un momento Quinn, ma Rachel poté sentire il sorriso nella sua voce.

Rachel ignorò la domanda e si strinse di più a lei, spostando animali reali e non dalla sua via.

Non poteva dire con esattezza chi stesse russando o chi si stesse agitando o che cosa diavolo fosse il peso che sentiva sullo stomaco, sapeva solo che le piaceva. E si addormentò subito.



____________________




NoteTraduttrice:

Eccoci qui, puntuale puntuale, per un momento ho temuto di non farcela per colpa delle vacanze di Natale e il mio successivo viaggio in Italia, ma ci sono riuscita, yay!!

Questo capitolo è uno dei miei preferiti, perché Quinn è così dolce e Tom è davvero un grande terapista a mio avviso. Stiamo per entrare nella mente di Quinn, siete pronti???

L'inizio del prossimo sarà, booommmm!

Vi avverto che ho già tradotto 4 capitoli di un'altra FanFiction che è molto famose nel fandom Faberry, appena avrò finito (sono in totale 8 capitoli, ma sono piuttosto lunghi) inizierò a pubblicare anche quella. Quindi, state in campana!!

Un bacione, ci vediamo settimana prossima!!



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Capitolo 15
*** I Won't Be The One Lets Go of You ***


Just off The Key of Reason

Capitolo 15
I Won't Be The One Lets Go of You



Rachel non era una sorta di maniaca sessuale. Davvero. Non lo era. Ma era umana, aveva una splendida ragazza che amava e che, per fortuna, era altrettanto umana. Molto umana. Anche se sembrava un angelo.

E a quella ragazza era capitato di avere le mani sotto la sua maglietta, la bocca attaccata al suo collo e Rachel, beh, stava per perdere il controllo. Non era sicura di dove si trovasse in quel momento. O di cosa stesse accadendo. O quale fosse il suo nome. O perché ci fosse un cane sulla soglia che le guardava.

Non era nello stato d'animo giusto per notare quanto raccapricciante fosse.

Rachel sapeva solo che era sul punto di scoppiare in fiamme e che Quinn sorrideva deliziosamente mentre le accarezzava i seni, come se fossero giocattoli.

Rachel gemette e questo fece ridacchiare Quinn che la baciò di nuovo, costringendola a passarle le mani sulla schiena per tenerla vicina. Dio, era in fiamme? Doveva essere in fiamme. Non poteva esserci altra spiegazione.

Quinn, no-noi dobbiamo smettere... dobbiamo smettere.” riuscì a dire Rachel.

Come avesse fatto, non ne aveva idea. Aveva solo un vago controllo del suo corpo. Non stava partecipando, stava solo lasciando che Quinn l'esplorasse.

Quinn stava avendo il miglior intrattenimento della sua vita, a quanto sembrava.

Ripensò a quello che Santana aveva detto, che probabilmente Quinn non aveva idea di quello che stava facendo. E poi se ne pentì, perché in quel momento stava immaginando Santana. Che probabilmente aveva ragione. Quinn era goffa e innocente, ma oh così entusiasta nell'amare Rachel.

Quinn mise il broncio e la baciò di nuovo, prima di lasciar cadere la testa sul petto ansante di Rachel e fissandola nei suoi occhi marroni. O meglio occhi neri. Rachel immaginò che probabilmente sembrava un demone in quel momento.

Perché?” chiese Quinn riprendendo fiato.

Rachel aspettò di essere in grado di rispondere con frasi complete e notò Cornelius seduto sulla soglia. Maledetto demone perverso.

Ci stiamo lasciando trasportare. E so che non sei pronta...”

Rachel si fermò prima che le parole: andare fino in fondo, uscissero dalla sua bocca. Oh, autocontrollo, guarda un po'.

A fare cosa?” chiese Quinn inconsapevolmente, gli occhi luminosi, ancora stesa su Rachel, mentre le passava le dita sulla mascella.

Sei vergine, vero?” chiese Rachel gentilmente.

Gli occhi di Quinn scesero sul collo di Rachel e fermò le dita. Poi annuì silenziosamente.

Quinn, guardami” sussurrò Rachel.

Le tolse i capelli dagli occhi e le sorrise, aspettando che Quinn incrociasse di nuovo il suo sguardo.

Va tutto bene, piccola. Non faremo niente per cui non siamo pronte” disse a bassa voce.

Quinn mosse la testa, in modo che il suo orecchio fosse sul petto di Rachel.

Ti amo e tu sei così...” ridacchiò leggermente. “Ci dovevamo fermare.”

Passò una mano nei capelli di Quinn e la sentì sospirare di felicità.

Tu sei pronta?” chiese esitante Quinn dopo qualche minuto.

Un momento, cosa? In quel momento?

Rachel fece vagare gli occhi per la stanza e combatté con la voglia di dire: diavolo sì e rimase in silenzio per un momento. Non poteva mentire e dire di no. Mentire a Quinn era come colpire dei cuccioli. E non un cucciolo demoniaco come Cornelius.

Quando lo sarai anche tu.” disse a bassa voce e con onestà, accarezzandole il retro della testa. “Settimane, mesi, anni. Quando sarai pronta. Ti amo, big bear.”

Quinn annuì contro il suo petto e rimase in silenzio. “Potre-potrei...”

Rachel rimase in silenzio e lasciò che Quinn raccogliesse i pensieri. Quando però non parlò, la pizzicò vicino le costole.

Bear.”

Quinn sospirò tremante. “E se io... i-io non voglio essere negata.”

Rachel la fissò le sorrise. “Ti amo, piccola” le strinse le mani attorno al corpo. “Non preoccuparti, quando... succederà, ti aiuterò e tu aiuterai me e chiuderemo la porta così i nostri animali perversi non si immischieranno.”

Quinn sospirò di nuovo, ma Rachel poté sentire il sorriso sul suo petto. Quinn rimase in silenzio per un po' e Rachel giocherellò con le ciocche bionde.

Profumi di burro d'arachide.” disse Quinn qualche istante dopo, battendole il dito sul braccio al ritmo del suo cuore.

Dio, quei cazzo di biscotti. Stavano diventando parte di lei. Avrebbero cominciato a scorrerle nel sangue sino a colarle giù dalla pelle. Avrebbe avuto un'anima al burro d'arachide molto presto.

Rachel si sporse per annusare i capelli di Quinn, non in un modo raccapricciante. Davvero, non si stava comportando in modo strano. Sorrise e li scompigliò, ridacchiando quando Quinn infilò la testa nello spazio fra la spalla e il suo collo.

E tu profumi di Airheads blu.” ribatté Rachel.

Quinn sorrise. “Mi piacciono quelli blu. E quelli bianchi perché si suppone che debbano essere misteriosamente aromatizzati, ma hanno lo stesso sapore di quelli bianchi... quindi non sono misteriosi. E mi piacciono quelli verdi. E quelli rossi.”

In sostanza, tutti. Rachel sorrise nella luce del mattino. Rimase in silenzio per qualche minuto, la temperatura corporea stava salendo di nuovo a livelli intollerabili, visto che Quinn era ancora stesa su di lei.

Quinn” la spinse gentilmente, ma la ragazza non si mosse.

Era un peso morto, con la guancia premuta contro il collo di Rachel. Dio, sentiva caldo e il respiro di Quinn non la stava aiutando.

Fortunatamente Barnaby riuscì a capire che era necessaria la sua assistenza e corse in camera da letto, seguito da Cornelius, prima che entrambi saltassero per mettersi vicino a Quinn. Rachel la spinse per farle coccolare i cani, asciugandosi il collo prima di scendere e andare a preparare pancake con gocce di cioccolato.


****


Quinn mangiò tutti i pancake e il restante delle gocce di cioccolato che c'erano nella busta, costringendo Rachel ad andare al negozio a comprarne altre. La sua fidanzata non poteva vivere in una casa dove non c'erano delle gocce di cioccolato.


In quel momento Rachel stava camminando verso casa, cercando di non far sembrare che stesse inseguendo la donna che c'era davanti a lei. In realtà stavano solo andando nella stessa direzione... e lo stesso palazzo... e lo stesso piano. Rachel non riconobbe la donna, ma non conosceva la maggior parte dei suoi vicini, quindi non voleva dire niente.

Magari era una stalker che la stava cercando.

Sembrava sulla cinquantina, i capelli biondi un po' spenti e piccole rughe a disturbarle la faccia. Continuarono a guardarsi in ascensore, in un imbarazzate teatrino alla: io-non-so-chi-sei-ma-non-posso-smettere-di-fissarti-come-se-fossi-un-idiota. Rachel sorrise educatamente, anche se odiava già quella sconosciuta.

No, in realtà, Rachel non odiava le persone. Semplicemente lei non... era entusiasta di quella donna. O del suo viso che sembrava sparare giudizi o – chi diavolo indossava i tacchi nel bel mezzo della giornata? Rachel aveva una t-shirt e i pantaloni della tuta di Quinn e li portava orgogliosa.


Quando l'ascensore si aprì, Rachel percorse il corridoio avviandosi al suo appartamento, la sconosciuta che ancora la seguiva. Oh, no, stava per essere uccisa. Ecco cosa sarebbe successo. Sperava che Quinn sentisse le urla e che Barnaby si rendesse utile.

Rachel alzò lo sguardo verso le telecamere di sicurezza. Non c'erano. Dio, quanto cazzo era vecchio quell'edificio? Tubi che facevano rumore, nessuna sicurezza, omicidi commessi nel bel mezzo del giorno.

Rachel arrivò alla propria porta e armeggiò con le chiavi per poi morire di paura quando l'assassina si rivolse a lei.

Oh lei vive qui?”

No, stava entrando nell'appartamento di qualcun altro con un sacchetto di gocce di cioccolato, così per gioco. Che razza di domanda era?

Eppure, Rachel sorrise educatamente, con una mano sul cuore. “Sì, vivo qui.” disse infine.

La realizzazione sembrò scorrere negli occhi nocciola della donna, che le riservò un sorriso a denti stretti. E le sembrò di vedere un babbuino e Rachel semplicemente aspettò che dicesse qualcosa. O che la uccidesse. La porta era ancora chiusa, ma era sicura che la donna avrebbe tirato fuori un coltello in qualsiasi momento.

Sono Lisa.” Il babbuino tese la mano e Rachel spalancò la bocca.

La porta si spalancò improvvisamente e Rachel voltò lo sguardo per trovarsi davanti una Quinn sorridente, con tanto di baffi al cioccolato e latte, e cani al seguito che cercavano di infilarsi nel corridoio. Apparentemente Quinn aveva sentito i pensieri sconcertanti di Rachel.

Quinn!” esclamò Rachel, non sapendo come gestire quella situazione.

Ignorò la mano della donna per fare un passo verso la sua ragazza. Non appena Quinn vide Lisa, il suo sorriso si spense e il suo sguardo si puntò sulle scarpe di Rachel.

Ciao, Quinn” disse Lisa.

Dio, la sua voce era come un frullatore. O qualcosa di altrettanto forte e fastidioso. Un aspirapolvere. Un bulldozer.

Ciao, zia Lisa” disse piano Quinn, mentre Rachel le puliva il latte sul labbro.

Rachel si voltò mettendo Quinn dietro di lei e fissando il babbuino in attesa di vedere cosa aveva da dire.

Beh, Quinn, non possiamo stare in corridoio. Dove sono le buone maniere?” dichiarò Lisa, guardando sopra la spalla di Rachel.

Rachel raddrizzò le spalle. “Magari Quinn non vuo-”

Si, mi dispiace, entra” la interruppe Quinn.

Le avvolse un braccio intorno alla vita per spostarla dalla porta e bloccando gli animali dallo scappare fuori. Rachel si voltò di scatto dandole uno sguardo interrogativo, Quinn annuì leggermente.

Rachel si fermò sulla soglia, mentre Quinn scortava sua zia nel soggiorno. Guardò Cornelius cercare di salirle sulle gambe e scosse la testa. Non sarebbe finita bene, lo sapeva. Forse doveva chiamare Tom o chiamare un sicario. Forse un'ambulanza.

Invece, Rachel prese le buste della spesa e si diresse in cucina.

Mise via le gocce di cioccolato e poi il gelato, che Quinn aveva lasciato fuori dopo che se ne era andata, decidendo di avere una seconda colazione non troppo salutare e poi la raggiunse sedendosi al suo fianco sul divano.

Oh, aveva dimenticato di chiedere a Lisa se le andava qualcosa da bere. Che peccato.

Quindi, tu devi essere Rachel” dedusse Lisa, rifilandole un altro dei suoi sorrisi da babbuino. “Abbiamo parlato al telefono una volta.”

Rachel si limitò ad annuire, non sapeva cosa dirle, ma: “Sei una persona orribile e vattene fuori da casa mia” non sembrava una frase piena di tatto.

Quinn stava giocando con l'elastico al suo polso e stava facendo rimbalzare le gambe come una disperata. Barnaby scivolò proprio di fronte a lei, schiacciandosi fra le ginocchia e il tavolino, sedendosi sui suoi piedi. Fissava Lisa, come se stesse sparando laser dagli occhi, Rachel sentì addirittura un ringhio partire dalla sua gola e Quinn cominciò a giocherellare con le sue orecchie invece che con l'elastico.

Bravo. Bravo cane. Cane fottutamente impressionante.

Rachel si sentì stranamente orgogliosa di Barnaby. Non come Cornelius che si stava rotolando sula schiena come un pazzo, Rachel pensò fosse inesperienza. O possessione demoniaca.

Quinn deglutì e Rachel le mise una mano sulla coscia, guardando gli occhi di Lisa seguirne il movimento.

“Che ci fai qui?” chiese Quinn, con lo sguardo fissò sul capo del cane.

Guarda negli occhi la gente quando parli, Quinn” dichiarò Lisa. “Ero in città per dello shopping con alcune amiche, volevo parlare con te.”

Rachel strinse la coscia di Quinn e la guardò alzare lo sguardo faticosamente.

Riguardo cosa?” chiese con cautela.

Gli occhi di Lisa erano concentrati sulla mano di Rachel, poi fissò la ragazza per un momento, prima di portare la sua attenzione a Quinn.

Ti sto tagliando fuori.”

Beh, quello era brusco.

Lisa continuò. “Hai ventiquattro anni e hai bisogno di responsabilizzarti, quindi non pagherò più per l'appartamento o per le spese di soggiorno. Ho pensato di dirtelo di persona.”

Perché le era capitato di fare shopping in città.

Quinn rimase in silenzio per un minuto, mordendosi il labbro. “Okay” rispose piano.

Rachel mosse la mano dalla coscia alla schiena di Quinn, scorrendo su e giù, la manteneva occupata così che lei non facesse movimenti bruschi. Insomma, nel caso il babbuino avesse voluto fornire una spiegazione, cosa che poi fece.

Devi lasciare quel lavoro ridicolo e cercarne uno vero e probabilmente trasferirti in un appartamento più economico” proclamò Lisa.

Rachel si rese conto che sembrava un roditore ogni volta che la conversazione progrediva. Occhi tondi. Capelli stopposi. Denti affilati.

Un ratto-babbuino.

Dov'era Jelly? Poteva graffiarla, accidentalmente.

Il lavoro di Quinn è meraviglioso” disse infine Rachel. “E lei non ha bisogno di trasferirsi.”

Quinn si sedette più composta ma sempre silenziosa, fissando la testa di Barnaby. Lisa inarcò le sopracciglia verso Rachel.

Mi dispiace, ma... solo per essere chiari, tu che ruolo hai esattamente nella vita di Quinn?”

Oh, bene. Rachel vide gli occhi di Lisa puntarsi sulla mano con la quale stava accarezzando la schiena di Quinn, si rifiutò di fermarla. Si rifiutò di fermarsi perché la sua ragazza si sarebbe fatta prendere dal panico e a lei non importava poi molto di quella sconosciuta.

Non sapeva cosa rispondere, però poi, guardò Quinn. Sembrava volesse essere risucchiata dai cucini e sparire per sempre.

Sono la sua ragazza” dichiarò Rachel ad alta voce. Era pronta ad uno scontro. Predi questo stronza.

Con sua enorme sorpresa, Lisa si limitò ad annuire. “Sto per raccontarti un po' di Quinn, che è troppo spaventata e...troppo bambina, per avertelo raccontato lei stessa.”

Un momento. Rachel non era sicura. Sarebbe finito in un disastro, cazzo. Si piegò verso Quinn per guardarla.

Va bene per te, bear?”

Non voleva che Lisa le raccontasse i più profondi segreti di Quinn senza il suo consenso. E senza nemmeno avere con sé una arma migliore di un cucchiaino da budino. Rachel non lo mangiava nemmeno il budino. Da dove diavolo era uscito? Forse Quinn aveva mangiato un budino e aveva poi infilato il cucchiaino nella sua borsa?

Cazzo, focalizza, non era quello il momento.

Quinn, guardala quando ti parla” dichiarò Lisa.

Gesù, chiudi la cazzo di bocca donna. Questo fu il messaggio che Rachel cercò di trasmetterle con i suoi occhi. Non aveva mai detto a nessuno di “chiudere la cazzo di bocca” nella sua vita. Sopratutto perché nessuno era mai riuscito a parlare troppo. Era emozionante. Avrebbe dovuto farlo più spesso.

Rachel si voltò di nuovo verso Quinn e le sorrise dolcemente. Quinn annuì, Rachel però vide paura nei suoi bellissimi occhi nocciola, ma anche fiducia. Si appoggiò allo schienale e prese la mano di Quinn nella sua, facendo un cenno a Lisa.

Ho adottato Quinn quando aveva 11 anni” iniziò. “Mi chiamarono dicendomi che stava avendo dei problemi. Non stava collaborando, non andava sempre d'accordo con gli altri bambini. Non ero molto vicina a mio fratello, così non conoscevo nemmeno Quinn e mi sono rifiutata di prenderla.”

Rachel deglutì e ascoltò con attenzione, strinse di più la mano di Quinn.

Poi, una settimana dopo, mi hanno chiamata di nuovo dicendomi che era scappata a Coney Island. Ed era stata via per tre giorni, non aveva portato nulla con se, tranne quel disgustoso orso che aveva sempre.”

Rachel poteva immaginare tale orso in quel momento. Fresco dal lavaggio in lavatrice perché Quinn aveva insistito che Pooh aveva bisogno di un bagno. Rachel le aveva detto che la lavatrice avrebbe potuto strappargli la testa, Quinn era momentaneamente inorridita. Per fortuna, Rachel si era sbagliata.

Ora era sotto le coperte insieme a Fuzzy, Cuddles e probabilmente anche Jelly. Dio solo sapeva dove fosse il gattino.

Sperava non nella lavatrice.

Non aveva mangiato niente per tre giorni, aveva bevuto dalla fontanella della spiaggia. Quando l'avevano trovata, aveva rifiutato di parlare. Non aveva detto una sola parola.
Mi hanno offerto dei pagamenti mensili per prenderla con me, ma ciò non significa che sia il motivo per il quale ho accettato. Solo che io... io non la conoscevo.”

Lisa aggrottò le sopracciglia, mentre Rachel stringeva la mascella per evitare di piangere. Controllati. Probabilmente stava per rompere la mano di Quinn o era Quinn che stava per rompere la sua? Quinn era stata tre giorni senza cibo, lei non lo sapeva, ma la faceva stare male.
Guardò il contenitore dei biscotti mezzo vuoto sul bancone.

Mai più Big Bear, biscotti per tutta la vita.

Ad ogni modo, le ho fatto prendere lezioni a casa per le medie e le superiori. Poi mi sono resa conto...”

Guardò Quinn come se la stesse studiando e questa si riparò dietro al spalla di Rachel.

Non è normale. Ho fatto il meglio che ho potuto. Andava a Coney Island quando avrebbe dovuto studiare o la trovavo nel cortile del vicino a giocare col suo cane. Diceva cose strane, faceva cose strane, si rifiutava di vedere il terapista che le avevo trovato. È durato anni e non è mai cambiata.”

Lisa prese un respiro profondo e puntò gli occhi su Rachel. “L'ho fatta trasferire quando l'ho trovata seduta su una panchina di Central Park a piangere, invece di andare al colloquio alla Columbia che le avevo organizzato. Si rifiuta semplicemente di cambiare, Rachel. Non può giocare coi cani per tutta la vita e ha bisogno di trovare un altro lavoro da qualche parte dove non gli importa se è socialmente... ritardata.”

Oh, no, non lo stava facendo.

Per mancanza di parola migliore” aggiunse Lisa prima che Rachel saltasse oltre il tavolino da caffè. “Quinn aveva ventitré anni, disoccupata, senza istruzione universitaria. Non se ne sarebbe andata da casa mia. Non parlava con la gente. Aveva bisogno di crescere, prendere il farmaco e iniziare a vivere nel mondo reale.”

Rachel strinse la mano di Quinn come se dipendesse da quello, il che, viste le circostanze era la verità. Esistevano davvero persone come quelle al mondo. Forse sarebbe stato meglio se fosse stata uccisa nel corridoio, perché in quel momento... era in un limbo.

Si chiese se sarebbe stata in grado di attraversare il tavolino con un solo balzo o so sarebbe caduta sul pavimento come un cucchiaino. Probabilmente l'avrebbe scoperto presto.

Io n-non so come puoi entrare in casa sua e dire queste cose” disse Rachel incredula fissandola. Quinn la stava guardando con la coda dell'occhio. “L-lei ha trovato un lavoro in questa spaventosa e grande città e fa quello che ama. Ha degli amici che si prendono cura di lei e sta imparando a stare in mezzo alla gente. E m-mi ha trascinata verso di lei e mi ha fatta innamorare fra biscotti e animali.”

Rachel non sapeva cosa stava dicendo. La sua coordinazione cervello-bocca non era buona quel giorno. Non era una buona giornata.

La sto tagliando fuori” la interruppe Lisa, il che forse era un bene. “Non sarà in grado di permettersi questo posto e tu sei una debole se le permetti di approfittarsi di t-”

Whoa!” sbottò Quinn irrigidendosi.

Scosse la testa come se lei non sapesse cosa dire, poi chiuse gli occhi tenendo Barnaby per l collare.

Rachel la fissò intensamente. Sì, whoa, cazzo. Rachel Berry era la persona più forte che qualcuno potesse incontrare. Ed era fiera di esserlo.

N-non essere cattiva con lei. Rachel è forte e-e coraggiosa. E le-lei lo sa ch-che io ci sto pro-provando” disse Quinn, voltandosi verso Rachel, il respiro un po' pensate. “Ci sto provando, Rachel” disse debolmente.

Rachel annuì e l'attirò a se per un abbraccio, stringendola forte. Le sussurrò che lo sapeva, che andava tutto bene e che l'amava e Quinn si aggrappò a lei come un koala. Rachel si chiese se poteva davvero lasciare che Barnaby l'attaccasse. Doveva solo dire “prendila” come nei film? Avrebbe probabilmente iniziato a giocare o qualcosa del genere. Rachel voleva che fosse un po' più drammatico.

Lei era Rachel Berry. Rachel Berry dalla mente forte. In grado di trasformare un cucchiaino in un arma se qualcuno diventava cattivo con la sua fidanzata.

Penso che dovresti andartene adesso” disse Rachel, appoggiando il viso su quei meravigliosi capelli biondi. Gettò uno sguardo a Lisa, ma era troppo preoccupata per vedere se aveva afferrato il concetto.

Sentì un sospiro esasperato, poi Lisa si alzò in piedi. Barnaby fece lo stesso, pronto ad attaccare se fosse stato necessario. Oh sì, si prendeva cura di Quinn.

Sei una ragazza brillante, Quinn” dichiarò Lisa, stringendo la borsa. “Ma prendi le tue medicine, sei inutile senza di loro.”

Si voltò e si diresse verso la porta, prima che Rachel le potesse distruggere la testa col vaso che c'era sul tavolino. Rachel lasciò andare dolcemente Quinn, togliendole i capelli dagli occhi e dandole un rassicurante sorriso, poi si alzò per seguire Lisa.

Non così in fretta, stronza.

Oh un momento, l'aveva detto ad alta voce. Lisa si voltò alzando un sopracciglio. Non aveva filtro. Nessun filtro.

Rachel non vacillò, nonostante stesse sentendo una certa adrenalina per aver chiamato qualcuno stronza ad alta voce. Era elettrizzante. Come stare sul palco, solo meno...appagante.

Non voleva essere cattiva. A Quinn non sarebbe piaciuto.

Rachel parlò velocemente e piano, in modo che Quinn non sentisse. Barnaby le si mise vicino ai piedi, fissando Lisa intensamente.

O puntò Lisa. Sembrava pronto a buttarla per terra.

Io non ti conosco, Lisa ma... hai preso con te Quinn quando era una bambina, quindi deve esserci qualcosa di buono in te” disse Rachel umilmente. “Non so come sia successo, ma Quinn è la più dolce e gentile donna che io abbia mai conosciuto. Nonostante la tua influenza. Non so perché non riesci a vedere che lei è perfetta così com'è, ma devi lasciarla in pace, perché sei una terribile influenza.”

Davvero. La peggiore. Rachel sarebbe diventata una drogata se fosse cresciuta con una come Lisa. Rachel si voltò per tornare da Quinn, ma si bloccò di nuovo, ammorbidì lo sguardo e guardò negli occhi apprensivi di Lisa.

Grazie... per averla portata da me. Per aver scelto questo appartamento.”

Lisa la fissò per un attimo e poi annuì mestamente, uscendo dalla porta. Rachel sospirò e si voltò, sorprendendosi di trovare Quinn proprio di fronte a lei. Quinn si lamentò e Rachel l'avvolse in un caldo abbraccio. Il respiro di Quinn era pesante e Rachel la trasportò sino al divano facendola sedere.

Rachel doveva trovare il modo di calmarla prima che si trasformasse in un crollo vero e proprio. Così prese a dondolare e le canticchiò all'orecchio Hushabye Mountain.

Va tutto bene, big bear” disse piano Rachel. Quinn tirò su col naso e nascose la testa nel suo collo. “Respira con me” la incoraggiò.

Iniziò a fare dei grandi respiri perché potesse sentirli e si portò una mano al cuore per farle sentire il suo battito. Quando Quinn smise di tramare, Rachel si tirò indietro appena per vedere i suoi occhi nocciola arrossati.

Va meglio?” chiese dolcemente.

Quinn annuì, ma non la lasciò andare. Si asciugò il naso con la manica del suo pigiama. Aveva dei dinosauri stampati sopra. Rachel le baciò il naso perché sapeva che Quinn l’avrebbe imbrattata e non era molto contenta della cosa.

Quinn, tua zia è una psicopatica” disse con serietà.

Le labbra di Quinn si piegarono e lei allentò la presa per prendere Jelly, che era apparso dal nulla. Alcuni gatti apparivano dal nulla come negli Aristogatti. Ah, avrebbero dovuto chiamarla Abraham Dalecey Giuseppe Casey Thomas O'Malley. Un sacco di opportunità per dei soprannomi, sicuramente meglio di Seal.

Come mi ha chiamata?” chiese in modo sarcastico. “Debole e pietosa?”

Non lo sei” rispose subito Quinn, giocherellando con una pancia soffice e arancione.

Rachel sorrise. “Lo so e ti ringrazio per avermi difesa. Ma solo perché tu lo sappia... se la vedo un'altra volta, la randellerò col mio cucchiaino da budino” la informò Rachel.

Quinn sorrise e annuì, lasciando che Rachel le pulisse le ultime lacrime sul volto, prima di abbracciarla di nuovo.

Uh, penso che sia mio il cucchiaino da budino, però.”

Rachel sbuffò. Lo sapeva, cazzo.


****


Dopo quel disastro, Rachel pensò che ci volesse qualcosa di più dei biscotti per tirare su di morale Quinn. Se qualcosa di più, non erano i biscotti, doveva essere altro.


Era pazzia. I biscotti non risolvevano tutto.

Così Rachel la portò in libreria, perché pensò che sarebbe stato quello il luogo che era la personificazione di Quinn. Silenziosa. Calda. Dolci. Cioccolata calda. Immaginazione. Libri. Semplicemente meravigliosa. Rachel sarebbe stata la personificazione di un giradischi.

Quando aveva detto “Barnes e Noble”, Barnaby aveva perso ogni attitudine da cane da caccia e aveva cominciato a scodinzolare freneticamente, prima di capire che non stava parlando con lui. Si era steso sul pavimento della cucina con un broncio.

Rachel vide Quinn dargli due interi biscotti al burro d'arachide per farlo sentire meglio.

In quel momento Rachel stava tornado dalla sezione caffetteria con un muffin al cioccolato e vide Quinn seduta fra gli scaffali, completamente assorda nell'enciclopedia degli animali che le aveva dato dieci minuti prima.

Era a gambe incrociate ed era piegata in avanti, i capelli ad offuscarle i volto. Si contorceva un po' e scuoteva la testa, Rachel non poté che guardarla con affetto. Rachel avrebbe voluto buttarle qualcosa, tipo marshmallow o altro, giusto per vedere se si sarebbe distratta da quello che stava facendo.

In realtà, Rachel era tornata alla caffetteria per prendere dei mini marshmallow quando Quinn alzò lo sguardo e le sorrise. Già, sesto senso o qualcosa del genere. Rachel le sorrise a sua volta e si avvicinò sedendosi al suo fianco. Gli occhi di Quinn si illuminarono alla vista del muffin al cioccolato e lo prese avidamente.

Perché un sacchetto di gocce di cioccolato e una coppa di gelato, non erano lontanamente sufficienti per quel giorno.

Dovresti farlo” disse Rachel indicando il libro, aperto sulla pagina degli elefanti.

Quinn annuì vagamente e Rachel raccolse le briciole del muffin prima che cadessero sul libro.

Che disastro. Era un disastro. Ma come poteva qualcuno essere lontanamente uguale a lei? Quinn era troppo concentrata sul muffin per curarsene e Rachel sorrise dolcemente. Mangiò il proprio dolcetto, osservando Quinn leggere attentamente.

Sai, potresti frequentare alcuni corsi al college, Quinn. Corsi di scienze animali e potresti trovare un lavoro allo zoo... o qualcosa del genere” disse Rachel attentamente, accartocciando l'involucro del suo muffin alla banana.

Quinn la guardò con gli occhi spalancati e le guance piene di cibo. Si affettò ad ingoiare. “Pensi che potrei lavorare allo zoo?”

Rachel annuì con entusiasmo. Dio, Quinn avrebbe potuto fare tutto quello che voleva. Rachel poteva vederla: Quinn la custode dello zoo. Giocava con le tigri. Con gli ippopotami. L'avrebbero adorata.

Se lo vuoi. Sei la persona più intelligente che conosca, bear. Il rifugio degli animali è bellissimo, ma non puoi, che so, avere una promozione, giusto?”

Quinn annuì pensierosa. Rachel sorrise dolcemente e le pulì il volto dalla briciole. Era ancora arrossato per l'incontro che avevano avuto con Lisa e Rachel mise una mano fresca sulla sua guancia.

Basta che tieni a mente che non devi fare niente che non vuoi. Io, Barnaby, Seal e Jelly non ti lasciamo andare da nessuna parte.”

Dio, l'aveva detto ad alta voce: Seal. Mai più.

Quinn sorrise e appoggiò il muffin per terra, concentrandosi come se fosse un oggetto prezioso, prima di sporgersi in avanti sulle mani e puntando dritto sulle labbra di Rachel. Rachel rimase piacevolmente sorpresa e dovette usare le braccia per non cadere all'indietro.

Essere beccata a pomiciare in una libreria non poteva essere utile per la sua carriera. Beh, in realtà sì, dal momento che la sua carriera si svolgeva a Brodway. Passione. Amore fra negli scaffali di Barnes e Noble. Poteva quasi immaginarlo.

Ma Quinn stava arricciando le pagine del libro e schiacciando il suo muffin. Stava combinando un disastro.

Mmmh, piccola” disse Rachel. “Non qui, stiamo disseminando muffin-”

Rachel non finì nemmeno la frase che Quinn si tirò indietro, pronta a salvare il muffin. Rachel sistemò le pagine e si pulì, leggermente stizzita. Okay, d'accordo, il muffin stava bene. Andava tutto bene. Il muffin stava bene.

Sollevò lo sguardo per vedere Quinn che cercava di infilarsi tre quarti di muffin in bocca in una volta sola. Beh, sembrava che qualcuno avesse fretta, sorrise fissandola.

Pndmo qsto ndmo u cs” disse Quinn.

Rachel la fissò e si tolse alcune briciole che Quinn le aveva riversato addosso. Quinn sorrise scusandosi, era davvero poco attraente tutto quello, poi prese il libro e aiutò Rachel ad alzarsi.

Prendiamo questo e andiamo a casa” le disse dopo aver impiegato quasi due minuti a cercare di ingoiare, teneva in una mano il libro e l'altra stringeva la mano di Rachel.

Per fare qualche ricerca sul college?” chiese Rachel eccitata.

La spavalderia di Quinn scivolò un po' via e il suo sguardo cominciò a vagare per il negozio. “Sì” si morse il labbro inferiore. “E io... ho voglia di baciarti ancora. E-e fare anche altre cose...” disse tranquillamente.

Oh, beh, giusto. Rachel si guardò intorno con il volto in fiamme, cercando di assicurarsi che nessuno in fila con loro avesse sentito. Se avessero fatto, beh, altre cose, poteva essere... lavorare a maglia. Bere. Esorcizzare cuccioli. Cercare un sicario.

Tutto era plausibile. Niente era probabile.

Tranne che rotolarsi nel letto con la sua splendida ragazza che sapeva di cioccolato, il cui nuovo giocattolo preferito era il corpo di Rachel.


__________________________________


NoteTraduttrice:


Eccomi! Non mi sono già dimenticata, ma ieri giuro non ho avuto un buco di tempo per sedermi un attimo tranquilla a pubblicare, ho rimandato a stamattina prima di portare i bambini a scuola, perché anche oggi sarà un vero busy day ç_ç

Qui, finalmente, si capisce cosa è accaduto a Quinn dopo che i suoi genitori sono morti. Io personalmente prenderei a randellate Lisa, ma come ha detto Rachel, bisogna ringraziarla per averla condotta da lei. E il finale... eheheh, Quinn sta entrando in quel mondo che non conosce molto bene, ma che non vede l'ora di esplorare.

Ci vediamo la settimana prossima, ancora grazie per aver ripreso a seguire questa storia,

Un bacione,

ManuKaikan

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Capitolo 16
*** Sit back and wave through the Daylight ***


Just off the Key of Reason

Capitolo 16
Sit back and wave through the Daylight


Rachel si svegliò quella mattina con l'intenzione di fare esercizi sulle gigantesche palle da yoga che aveva comprato: ovviamente non c'era stato nessun esercizio, stava solo rimbalzando per il salotto a tempo con Matt e Kim. Davvero, si agitava a ritmo, fingendo di conoscere le parole.


Cornelius si unì a lei con il canto, no con la danza, perché a quanto sembrava Barnaby aveva il primato per quello ed era abbastanza sicura che presto i vicini l'avrebbero denunciata. Come biasimarli se stava rimbalzando per l'appartamento come una palla?

Era sul punto di inciampare su Jelly durante il suo tentativo di fare del moonwalk, quando Quinn apparve in salotto, le sopracciglia aggrottate e uno sguardo confuso. Era abbastanza sveglia per vedere il sorriso di Rachel.

Quinn!” esclamò Rachel, dopo essersi scusata con Jelly e vide Quinn sedersi al sicuro sul divano. Rachel si precipitò verso di lei per abbracciarla. “Balla con me!” provò a trascinarla nel centro del salotto, ma Quinn sembrava un peso morto e non si mosse.

Rachel la fissò e poi sbuffò, il minimo che la sua ragazza poteva fare era ballare con lei. Prima che venissero sfrattati o denunciati. O prima che qualcuno si facesse seriamente male.

Quinn, balla con me!” chiese di nuovo, tirandole le mani più forte.

Quinn scivolò con la schiena contro lo schienale del divano e si stese sul pavimento in una palla irremovibile. Rachel avrebbe pensato che fosse svenuta se non fosse stato per il sorrisino sulle sue labbra.

Rachel la fissò esasperata e le mise un piede sullo stomaco e lo sentì rombare. Uh oh, era tempo di nutrire il suo orso. Ma prima l'orso doveva ballare con lei. Rachel mosse il dito sino alla sua faccia e premette le dita sulla sua guancia sorridente; Quinn aveva chiuso gli occhi.

Come se la stesse prendendo in giro.

Se non ti alzi a ballare con me, Quinn, ti metterò il mio piede in bocca” minacciò Rachel.

Pensò che quello fosse abbastanza disgustoso per convincere qualcuno a fare qualcosa. A meno che Quinn non fosse una feticista dei piedi.

Mi piacciono i tuoi piedi” commentò Quinn con gli occhi ancora chiusi.

Quel sorrisetto divenne ancora più grande, Quinn prese il piede di Rachel e lo baciò, aprendo un occhio per guardarla, trionfante. Rachel si morse l'interno della guancia. Maledetta Quinn e la sua maledetta dolcezza.

Era impossibile costringerla. Non aveva dei biscotti. Sentì di nuovo la pancia di Quinn fare rumore e decise che la colazione poteva essere una buona arma da ricatto.

Quinn, se non balli con me, non ti farò più i waffles ai mirtilli con le faccine al cioccolato disegnate sopra.”

Gli occhi di Quinn si spalancarono e sorrise nervosamente. Si mise a sedere così da poterla guardare meglio, santo cielo sembrava sconvolta. Era quello che facevano i waffle ai mirtilli con le faccine di cioccolato.

Rachel, non poss- non posso ballare” balbettò Quinn. “Puo-puoi ballare con Barnaby?”

Il sorriso vittorioso di Rachel si ammorbidì. “No, piccola, voglio ballare con te. E nemmeno io so ballare, sembra che non ho ossa quando ci provo.”

Che, in realtà, avrebbe dovuto trasformarla in una ballerina fantastica, no? Non era il caso di Rachel. Era un problema di cui si occupava tutti i giorni.

Quinn sembrava in conflitto, così Rachel la lasciò seduta sul pavimento e andrò ad alzare il volume, al diavolo i vicini. Non era nemmeno sicura di avere dei vicini, potevano essere anche dei serial killer o qualcosa del genere, l'importante è che pensassero agli affari propri.

Rachel saltò sul tavolino, riuscendo con successo a non uccidersi, eseguendo un esagerato tentativo di convincimento, prima di cominciare ad imitare un irrigatore con le braccia. Cantò insieme alla canzone, perché questa volta conosceva le parole, prima di rendersi conto che non erano in realtà le parole giuste e che stava ripetendo la stessa strofa sbagliata più e più volte.

Ma era una strofa davvero meravigliosa, doveva ammetterlo.

Guardò Quinn cercare di contenere la propria risata. D'accordo, fai l'idiota per un altro po' Rachel, l'hai conquistata.

Solo quando Rachel sollevò le braccia, tagliandosi quasi le dita con le ventole sul soffitto, Quinn si mosse esitante verso di lei. Rachel non perse tempo ad afferrarle le mani e la fece volteggiare un paio di volte, godendosi la sua risata.

Stava per tirare Quinn sul tavolino con lei, ma non voleva decapitare la propria fidanzata con il ventilatore al soffitto. Quinn si lasciò manovrare da Rachel e infine iniziò a ballare la conga con Barnaby.

Quinn sei una ballerina fantastica!” proclamò Rachel, guardandola fermarsi dalla sua esibizione 'dell'uomo che correva', i capelli che rimbalzavano selvaggiamente. Era bravissima. La ragazza di Rachel ci sapeva fare. In quel pigiama soffice con le renne.

Quinn scosse la testa ridendo, il volto acceso. Rachel non riuscì a capire se per il movimento o per le risate. Sapeva per certo che il suo di rossore era dovuto allo sforzo, aveva ballato, tipo, per un'ora interrottamente come un idiota. Forse avrebbe dovuto fare più esercizio. Non con quelle inutili palle giganti.

Quinn crollò sul pavimento e tutti gli animali le si misero in grembo. E per quelli che non riuscivano a starle in grembo, le si misero di fianco. Rachel cercò di fare il verme sopra di loro, prima di arrivare alla conclusione che aveva bisogno di un gastroenterologo per rimettere a posto tutti i suoi organi interni. Quinn nel frattempo non riusciva a smettere di ridere.

Rachel era maledettamente stanca per cercare di farla smettere, così la spinse e crollò al suo fianco, respirando pesantemente. Dio, erano solo le nove del mattino e aveva già bisogno di tornarsene a letto.

Dovremmo fare più esercizio fisico” ansimò Rachel, giocando con le orecchie di Jelly, avrebbe voluto abbassare la musica per poter sentire Quinn, ma... era così lontana.

Quinn si illuminò per un secondo. Un 'Uh oh' attraversò la mente di Rachel al pensiero che stesse pensando ad un gioco. O le stesse chiedendo di essere nutrita con delle caramelle.

So cosa possiamo fare” dichiarò Quinn, guardandola con occhi luminosi.

Come aveva fatto a recuperare così in fretta? Rachel era una stella di Broadway, Quinn era solo una palla di energia zuccherina.

Rachel le strinse la coscia e sorrise. “Cosa possiamo fare tesoro?”

Quinn cominciò a dondolarsi mentre la guardava. “C'è una corsa di 5 chilometri a-a Central Park per celebrare l'inizio della primavera e c-ci sono u-un sacc-sacco di-”

Rachel ridacchiò e strinse la coscia di Quinn più forte. Qualche cosa fosse sapeva che l'avrebbe fatta, anche se appena aveva sentito 5 chilometri le era venuta voglia di buttarsi dal balcone.

Più lentamente, bear” disse, salendo sul suo ginocchio.

Quinn deglutì. “Per aumentare la consapevolezza dell-della adozioni sugli animali. Una corsa per cani.”

Dio, poteva Cornelius correre per 5 chilometri? Seriamente, la sua resistenza da cucciolo avrebbe potuto, ma il suo lato da cucciolo demoniaco l'avrebbe portato in un lago del New Jersey a rincorrere anatre. Con attaccato al guinzaglio chi lo stava accompagnando alla corsa per cani.

Rachel sapeva già che sarebbero finite per adottare un altro animale. Guardò la mezza cieca gattina sul suo grembo e la felice fidanzata al suo fianco. Poteva essere effettivamente una cosa buona per Quinn. Sarebbe stato pieno di persone.

E ci sarebbero stati cani ovunque. Sarebbe stata circondata da cani. Un paradiso per Quinn.

Si, potremmo farlo” rispose Rachel con un sorriso.

Scompigliò i capelli di Quinn e la ragazza si sporse a baciarla di impeto, sbattendo quasi la testa contro il muro. Quinn era sempre entusiasta delle piccole cose, rendeva la vita più divertente.

Ora mi farai i waffles ai mirtilli con le faccine sorridenti?” chiese con entusiasmo quando si tirò indietro.

Rachel annuì e si guadagnò un altro bacio. Finalmente spense la musica mentre andava in cucina e calciò in salotto le palle da yoga perché Quinn potesse giocarci.

Era tempo di nutrire il suo orso affamato.


****


Dopo lo show di Rachel, quella stessa sera, lei e Quinn si ritrovarono a passeggiare per Central Park invece di andare subito a casa. Al buio. E al freddo. Rachel sembrava una morta vivente e pensava che sarebbero presto imbattute in una scena del crimine alla "Law & Order", ma Quinn stava felicemente parlando di come gli struzzi maschi fossero in grado di ruggire come leoni o di come il latte degli ippopotami fosse rosa, così non disse nulla.

Rachel fu costretta a fermarla quando Quinn le disse che le mucche producevano al giorno, 200 volte gas più di quanto facesse un essere umano. Non aveva bisogno di saperlo. Sfortunatamente, Quinn passò all'argomento che riguardava i polipi che si mangiavano i tentacoli sotto stress e Rachel fu costretta a metterle una mano sulla bocca per fermare le immagini che le si stavano formando nella mente.

Era troppo tardi. Era completamente disgustata.

Voleva mangiare il proprio braccio.

Sono pronta ad incontrare il tuo cast” disse Quinn, dopo aver leccato la mano di Rachel così che gliela togliesse dalla bocca.

Rachel si fermò e si domandò se la gente potesse rimanere cosciente abbastanza a lungo per mangiare più parti del proprio corpo. Guardò Quinn saltare sul marciapiede cercando di bilanciarsi, mentre lei le camminava affianco. Perché era buio. E Quinn non era una ginnasta. E qualcuno sicuramente si sarebbe rotto la caviglia.

E non sapeva perché, era sicura che sarebbe stata lei stessa.

Domani?” chiese Rachel.

Quinn la fissò e si sbilanciò, Rachel le prese la mano.

Uhm, sì. Tom ha de-detto in un ambiente che mi fa sentire bene. E, sai queste persone... tu le incontri tutti i giorni, co-così le voglio incontrare. Voglio incontrarli.”

Rachel sorrise incoraggiante, guardandola camminare attentamente. “Ti amo, Quinn” proclamò. “Possiamo farlo prima dello show di domani. Nel mio camerino magari, o non so, a casa? Così sarai più a tuo agio e-”

Ovunque tu voglia, Rachel” la interruppe Quinn sorridendo nervosamente e concentrandosi di nuovo sul marciapiede.

Infine saltò giù e camminò in silenzio affianco a Rachel. I pensieri di Rachel stavano correndo: si chiese se il cast si sarebbe comportato bene e se lei si sarebbe dovuta ricordare che i suoi papà stavano andando a trovarla.

Probabilmente avrebbe dovuto. Sicuramente avrebbe dovuto. Quinn dormiva nel letto con lei, così, alla fine l'avrebbe scoperto, quando si sarebbero presentati alla sua porta.

“Ehi, bear” iniziò Rachel esitante. Quinn si fermò dall'agitare la cintura del cappotto come se fosse una spada laser e la guardò. “I miei papà verranno qui fra due settimane. Gli piace venire, sai, ogni paio di mesi, se non vado io in Ohio... ma non devi incontrarli se non vuoi, posso pagare un albergo e-”

Cosa, no!” disse istintivamente Quinn, arrestando la sua avanzata. “Non mandarli-voglio incontrare i tuoi genitori. Possono stare con noi, giusto? Non-non vogliono conoscermi?” chiese Quinn facendo guizzare gli occhi su di lei.

Dio, Rachel non aveva parole per descrivere quanto i suoi padri volessero conoscere Quinn. Per loro Quinn era una donna senza volto, ma che loro amavano già più di quanto amassero Rachel. Era un po' ridicolo, in realtà.

Ma era del tutto comprensibile.

Rachel ormai non faceva nemmeno più caso alle domande che le facevano: 'Come sta oggi Quinn?' O 'Come stanno i suoi animali?' e 'Che tipo di biscotti le hai fatto per colazione oggi?'. In realtà quelle domande erano sul suo soggetto preferito, quindi non le importava.

Sorrise dolcemente e prese le mani di Quinn fa le sue. Le mani ghiacciate di Quinn, perché aveva perso i guanti durante una delle loro passeggiate. Come fosse successo, Rachel non ne aveva idea, sarebbe dovuto essere impossibile perderli mentre passeggiavano. Ma ovviamente Quinn non rientrava fra quelle persone.

Le strofinò le mani con dolcezza e poi le infilò nelle tasche della sua giacca.

Tesoro, i miei papà ti adorano. Ovviamente vogliono conoscerti. Ma sono più pazzi di me e questo dovrebbe dirti qualcosa.” Rachel sorrise quando Quinn scosse la testa. “Sono davvero vivaci... per essere di una certa età e ho l'impressione che ti abbiano etichettata già come una seconda figlia.”

E Dio solo sapeva perché l'avessero già fatto.

Volevo solo che tu fossi d'accordo.”

Rachel sentì le dita di Quinn muoversi nelle sue tasche, però la vide annuire con serietà.

Voglio incontrare le persone che ti hanno creata” dichiarò.

Rachel sorrise dolcemente e si chinò a baciarla. Il respiro di Quinn era caldo e la sua bocca era calda, e Rachel avrebbe voluto raggomitolarsi in essa e- no un momento. Era troppo strano. Lasciò che Quinn la stringesse e sospirò nel suo petto.

Lo sai che è fisicamente impossibile per i maiali guardare il cielo?” chiese Rachel a bassa voce.

Non aveva idea di come facesse a saperlo. Era l'informazione più inutile che avesse conservato nel suo cervello, ma era una di quelle cose che una persona sentiva una sola volta e non riusciva più a dimenticare.

Quinn si tirò indietro con gli occhi brillanti, spalancati, che riflettevano la luce della luna e della città. Oh, cazzo, Rachel non ci aveva pensato.

Ora sarebbe stata costretta a trovare un maiale per dimostrare quella teoria alla sua fidanzata.


*****


“Voglio comprare quelli viola” disse con determinazione Quinn, stesa sullo stomaco nel salotto di casa e guardando il tabellone del monopoli.

Rachel sorrise e si preparò a gettare i dadi. “Allora devi fermarti su di loro, piccola.”

Merda. Quattro. Tassa di lusso invece che parco della vittoria. Rachel voleva comprare tutti gli immobili blu per costruirci alcuni hotel e mandare tutti in bancarotta. In particolare Santana, che aveva spadroneggiato con i suoi immobili verdi e aveva tenuto in pugno tutti per venti minuti.

Dio solo sapeva perché Quinn volesse quelli viola. Erano senza valore.

Eppure, Quinn fissò il tabellone come se fosse in cerca di una scappatoia. Un modo per acquistare le proprietà senza davvero fermarsi su di loro. Mise il broncio quando non ebbe successo. Rachel sorrise e le diede una spinta con la spalla.

Puck, smettila di rubare dalla banca!” disse Santana prendo una carta delle probabilità e accigliandosi quando finì direttamente in prigione.

Puck aveva ipotecato tutti i suoi beni e stava semplicemente cercando disperatamente di non atterrare su un pezzo dell'impero di Santana. Rachel non poteva biasimarlo perché stava rubando dalla banca.

Avrebbe dovuto semplicemente dichiarare bancarotta come aveva fatto Brittany venti minuti prima. O forse era una settimana prima? Da quanto cazzo di tempo stavano giocando?

Quinn ridacchiò quando vide Santana pagare per uscire di prigione, ma vacillò un po' quando questa la guardò.

Sa-sapete che i canguri non possono camminare all'indietro?” chiese Quinn. Quando lo sguardo di Santana non vacillò, tirò i dadi e spostò la sua pedina a forma di cane su una delle proprietà di Rachel.

Lo sguardo di Santana rimase fisso, Rachel ridacchiò e prese milleduecento dollari dalla pila di soldi finti di Quinn, poi di nascosto ne rimise cinquecento al suo posto. Quinn sarebbe andata in bancarotta molto presto e tutto quello che voleva fare era comprare le proprietà viola.

Ha-hanno la coda, uhm, si tengono in piedi” continuò a guardare Santana. Questa non disse nulla, probabilmente voleva vedere per quanto tempo avrebbe parlato di canguri.

Rachel sapeva che avrebbe potuto farlo tutto il giorno.

Lo sapevate che i maiali hanno l'orgasmo che dura trenta minuti?” chiese Puck improvvisamente, tirando il dato dritto sulla pedina di Rachel. Atterrò sulla ferrovia di Santana e dichiarò fallimento immediato.

Ma, Santo Cielo, Rachel non poteva ignorare una dichiarazione del genere. Qualcuno avrebbe potuto? E si chiese come sarebbe stato avere un orgasmo di trenta minuti. Sarebbe stato fatale, no? Esisteva qualcuno che era morto a causa di un orgasmo?

Rachel tenne la bocca chiusa e guardò Quinn: era completamente rossa e stava tirando su una costruzione con le pedine verdi.

A me è successo!” proclamò Brittany dal divano, dove stava legando attorno al collo di Jelly un nastro multicolore per fargli un collare. O per strangolare il gattino, pensò Rachel guardandola attentamente.

E poi si rese conto di quello che aveva detto Brittany.

No. Non esisteva. Non avrebbero avuto una conversazione su quell'argomento. Santana stava ghignando con il suo solito sorrisino, ed era sicura che Puck avrebbe ripreso presto il discorso sugli orgasmi dei maiali, ma si sentì bussare e successivamente alcuni membri del cast di Rachel entrarono nella stanza.

Meno male.

Ciao, ragazzi!” salutò, un po' troppo a voce alta, Rachel.

Fece un gesto a Quinn di rotolare sulla schiena e sedersi. Quinn obbedì e timidamente guardò il gruppo di persone rumorose che stavano raggiungendo il salotto, lasciandosi cadere su ogni superficie possibile, come se fosse casa loro.

Bene, conoscete tutti Brittany, Santana e Puck” indicò Rachel, mentre scivolava verso Quinn. Poi le mise una mano sulla testa. “Questa è la mia ragazza, Quinn.”

Quinn si voltò a guardarla e Rachel le sorrise incoraggiante.

Quinn, questi sono James ad Alison e quel vecchio laggiù è Matt” Rachel sorrise ai membri del cast. “Li conosci come Nick Arnstein, Georgia James e il signor Ziegfled.”

Quinn rispose con una piccola vocina e un sorriso. “Voi siete-voi siete tutti pieni di talento. Ho visto tutti gli spettacoli del mese scorso” disse, sistemandosi meglio fra le gambe di Rachel.

Rachel passò le mani fra i capelli biondi di Quinn, cercando di farle una cresta. Sorrise quando la ragazza si agitò.

“Rachel!” esclamò James da una delle poltrone del salotto. “La tua ragazza è reale! Ed è più bella di quanto tu ci abbia detto!”

D'accordo amico, fai un passo indietro. James gli fece l'occhiolino e Quinn arrossì e nascose il volto nel ginocchio di Rachel e questa sorrise.

Allora, che cosa stiamo facendo?” chiese Alison vivacemente, sedendosi a gambe incrociate di fianco a Santana. “Monopoli?”

Sì, nelle ultime sette ore.

E stavamo parlando degli orgasmi dei maiali” disse Puck con un sorrisetto.

I membri del cast si illuminarono e Rachel si ritrovò a pensare a che razza di gente lavorava con lei.

Rachel scelse di ignorarli e tirò il dado, beccando volutamente la scatola e facendola finire sui dannati alberghi di Santana. Rachel era stata costretta ad ipotecare tutte le sue proprietà per pagare l'affitto.

La sua fonte di reddito era sparita, era intrappolata sulla New York Avenue ed era ad un passo di distanza dal finire in prigione. Insomma, sembrava fosse la vita reale. Rachel si chiese come sarebbe stata la vita se fosse stato come giocare a Monopoli. Tutti sarebbero finiti a lottare, piangere e a tirarsi pezzi di gioco.

Sono sicuro che potremmo andare in una fattoria, prendere un maiale e dimostrare-”

Noah!” esclamò Rachel, combattendo l'impulso di stringere le mani attorno alle orecchie di Quinn.

Le strinse le mani sulle spalle e si domandò se quell'allevamento di maiali potesse dimostrare che i maiali non potevano guardare il cielo.

Quinn si mosse nella sua stretta e si mise a sedere, raddrizzando le spalle e mettendosi composta. “Penso che potremmo, uhm, parlare d'altro, tipo come che le lingue delle giraffe sono lunghe 43 centimetri.”

Uh.

Quinn deglutì e Rachel le accarezzò la testa come se fosse un cucciolo. Si domandò se sarebbe stata l'unica a trasformare tutto a doppio senso in quel momento. Sperava proprio di no.

Matt fu il primo a parlare. “Dio mio” disse, guardando Quinn.

Sembrava impressionato. Probabilmente non da Quinn, ma dalla lunghezza della lingua delle giraffe. Anche Rachel era impressionata, si chiese per che cosa la utilizzassero.

Dio, pervertita. Controlla i tuoi pensieri.

Santana la stava fissando con un sorriso soddisfatto e Rachel arrossì per un secondo prima di accorgersi di essersi fermata di nuovo sulla ferrovia e quindi di essere in bancarotta. Gemette e nascose il volto nel pasticcio di capelli biondi di fronte a lei.

Poi si rese conto che non aveva più voglia di giocare, quindi sì, era in bancarotta!

Sfortunatamente Quinn non volle rinunciare a giocare, voleva comprare le proprietà viola, così il gioco andò avanti per un'altra ora. O di più. Forse dieci. Si mise a parlare con i suoi colleghi e così tutti rimasero occupati.

Rimase senza fiato quando a Quinn uscì un cinque e le afferrò le spalle, aspettando che si rendesse conto su che cosa era atterrata. Quinn prese un profondo respiro, fece un rumore incomprensibile per festeggiare la vittoria, guardando Rachel con un sorriso enorme.

Ho un altro viola!”

Rachel si mise a ridere, mentre lei, Puck e Brittany, rubavano i soldi alla banca per permetterle di comprare la proprietà.

Santana, sei proprietaria di mezzo tabellone, togliti quella faccia abbattuta” osservò James, facendo scivolare cento dollari verso Quinn. Non scivolare, lì passo attraverso il tavolo proprio alla luce del sole.

Shh, non importava, Quinn aveva comprato un proprietà viola.

Il turno successivo finì su una delle proprietà di Santana e finì in bancarotta, ma lo fece con un sorriso sulle labbra.

Dannazione a Santana, era una specie di divinità a quel gioco. Un magnate immobiliare. Probabilmente perché non si era fatta scrupoli a manipolare le persone, vendendo le proprietà al doppio del loro valore.

Rachel stava cercando di tirare fuori dei pezzi di gioco dalla bocca di Barnaby, quando finalmente si rese conto. La partita era finita.

Avevano finito di giocare a Monopoli. Non pensava fosse possibile. E aveva perso.

Quinn abbracciò James, Alison e Matt quando se ne andarono, spontaneamente, e Rachel si sentì molto orgogliosa di lei. E del suo cast. Di aver parlato di orgasmi di maiale solo per un'ora.

Rachel si stava mettendo a letto quella sera, quando Quinn uscì dal bagno, la bocca piena di dentifricio e lo spazzolino in mano.

“Lo sai che alcuni leoni si accoppiano più di cinquanta volte al giorno?” chiese Quinn attraverso la schiuma del dentifricio.

Wow, finisci di lavarti i denti, donna. Prima di entrare in camera e dare a Rachel un attacco cardiaco. Perché sì, Dio, Rachel non era preparata a cose del genere.

Quinn l'avrebbe uccisa prima o poi.


_____________________________________


NoteTraduttrice:



Sono ancora in tempo, sono ancora in tempooo, è ancora mercoledì!

Sono tornata mezz'oretta fa e dopo aver cenato, essermi lavata e mettermi nel letto,
la prima cosa che ho fatto è stato stato venire a pubblicare, proud :3

Questo capitolo l'ho trovato molto dolce, anche se chiaramente di transizione,
tenetevi forte perché nei prossimi ci saranno un sacco di decisioni importanti per Quinn!

Ci vediamo settimana prossima,

Un bacione,

ManuKaikan

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Capitolo 17
*** Walk a little walk, smile, walk big thoughts ***


Just off the Key of Reason

Capitolo 17
Walk a little walk, smile, walk big thoughts


Quinn si chiese perché tutte le sale d'aspetto, fossero piene di acquari. Beh, okay, solo due, ma comunque c'erano. Quinn non aveva un acquario, avrebbe dovuto concentrarsi su quello. Attiravano sicuramente l'attenzione delle persone, sopratutto se i pesci erano tropicali o predatori o... meduse. O polipi. E avevano poteri calmanti. I nervi di Quinn per il suo imminente incontro con il supervisore della NYU stava sparendo.

Ma poteva ancora sentirli. Sotto la superficie.

Si concentrò sulla stella marina attaccata al vetro invece che sugli studenti universitari tutti attorno a lei.

Per cosa erano lì? Esami andati male. Doppie classi. Aggiunta di nuove lezioni. L'aggiunta di lezioni che non centravano niente con il corso di studi che stavano seguendo.

Quinn era in anticipo, il che era sorprendente visto che aveva passato quindici minuti a baciare Rachel quando si era svegliata. E poi altri dieci a rincorrere Cornelius che era scappato nel corridoio e giù dalle scale. Rachel l'aveva ripreso in casa, scuotendo la testa e poi aveva augurato buona fortuna a Quinn, prima di tornare a letto.

In quel momento Quinn fissava la stella marina con un sorriso.

Non andrà bene. Non andrà. Fanculo. Fanculo. Ho mandato tutto a puttane.”

Un ragazzo uscì dall'ufficio del supervisore, ovviamente completamente fuori di testa. Si strofinò il volto con una mano e lanciò uno sguardo distratto a Quinn, mentre si dirigeva verso l'uscita. Quinn gli sorrise, leggermente e con felicità e sembrò che fosse tutto quello di cui aveva bisogno. Un sorriso per fagli capire che c'erano persone lì fuori che erano nella stessa situazione, ma che tutto sarebbe andato bene.

Questo si fermò, si strofinò di nuovo il volto e poi le sorrise di rimando. Che tipo strano, sembrava uno zombie impazzito e Quinn sperava davvero che non gli si avvicinasse troppo. Non lo fece, prese un respiro profondo, le sorrise di nuovo e si diresse all'uscita.

Signorina Fabray” il supervisore chiamò il suo nome, sporgendo la testa dalla porta. “Può venire ora”.

Quinn fece un profondo respiro e riempì la propria mente di immagini, cose che le ricordavano perché si trovava lì. Zoo. Voleva lavorare allo zoo, con gli animali, in modo completamente professionale. Voleva studiare il loro comportamento e contribuire al loro benessere.

Poteva gestire il college. Non era stata pronta per la Columbia, ma sarebbe stata pronta per la New York University.

Quinn era calma, mentre sedeva sulla sedia di fronte alla Dr.ssa Regan. Le sue gambe stavano rimbalzando su e giù, ma si fermò sedendosi composta, pronta a fargli una buona impressione.

La supervisore sembrava un tucano. O un iguana. Un qualsiasi animale esotico con degli occhiali arancioni e lo sguardo luminoso. Quinn avrebbe voluto degli occhiali del genere.

Buongiorno, Quinn” la salutò, incrociando le mani davanti a lei e dandole la sua completa attenzione. “Grazie per aver espresso il tuo interesse per la New York University. Cosa posso fare per te oggi?”

Quinn fece un profondo respiro. Ricordò le parole del dottor Madison e di Rachel. Immagine e parole. Poteva farlo. Figurò un orso grizzly nella mente quando finalmente parlò.

Sono interessata a sapere che tipo di programmi offrite nel capo delle scienze animali” disse piano.

Oh bene, okay” disse la Dr.ssa Regan con entusiasmo, tirando fuori una serie di opuscoli da sotto la scrivania.

Quinn si chiese che altro ci fosse lì sotto. C'era forse una botola? Che cosa sarebbe successo se quel supervisore avesse avuto una botola che conduceva al paese delle meraviglie o a Narnia?

No. No, Quinn, metti a fuoco. Orso grizzly.

Noi ti offriamo un diploma in scienze animali, ma la maggior parte dei nostri studenti prima di accedere a veterinaria, si laureano in biologia e seguono tutti i corsi che veterinaria richiede. Sei interessata a veterinaria?”

Quinn deglutì. “Voglio... lavorare allo zoo. Voglio dire, sì, sarei interessata a veterinaria. M-ma forse è meglio prima concentrarsi sulla laurea e poi decidere se fare veterinaria”.

La Dr.ssa Regan annuì. “Si, hai molto tempo per decidere. Tieni solo in considerazione che ti conviene iniziare ad accumulare esperienza da subito. Sai, come volontariato, lavorare da un veterinario e con gli animali in qualsiasi contesto”.

Quinn ascoltò attentamente, giocherellando con le proprie mani e facendo rimbalzare le gambe e l'orso scomparve dalla sua mente.

Anche se non farai veterinaria, la tua migliore opzione, per una carriera che coinvolga gli animali, è biologia e ti consiglierei anche studi animali. Visto che non ti vuoi iscrivere da subito dopo il liceo, sono sicura che sarai interessata alla nostra laurea accelerata. Se inizi quest'estate come studentessa a tempo pieno, puoi laurearti in due anni. Devi solo fare qualche test per vedere se sei qualificata”.

Quinn annuì lentamente. Sembrava... perfetto. Si dondolò sulla sedia pensando a cosa chiedergli prima. Aveva così tante domande.

Che tipo di aiuti finanziari avete?” poi arricciò il naso, perché fra tutte le immagini e gli scenari che le erano sfrecciati per la mente, quella era stata la prima domanda che era venuta fuori.

La Dr.ssa Regan sorrise. “Beh, l'università offre centinaia di borse di studio. Devi solo fare gli adeguati controlli e fare domanda. Ora, non so la tua situazione finanziaria, ma ci sono sempre aiuti statali che gli studenti possono chiedere”.

Si possono portare i cani all'università?” Quinn si rese conto che forse quella non era una priorità, ma non rimpiangeva di averlo chiesto.

Sì, non nelle aule ovviamente”.

Andava bene, Quinn poteva gestirlo. Cornelius non sarebbe andato bene in una classe in ogni caso. O in qualsiasi ambiente.

Quante ore di credito deve avere uno studente a tempo pieno? E che, lezioni comprende il corso di laurea di biologia?” Quinn aveva rallentato il tono di voce e il ritmo della conversazione, perché poteva sentire l'emozione crescere e il cuore che le batteva all'impazzata.

Aveva le mani sotto il sedere ed osservava la donna con occhi luminosi.

Devi avere dodici ora di credito per semestre. Le lezioni sarebbero: chimica, cose di base e organica e cose di quel genere. Ovviamente biologia, microbiologia, fisica, genetica e biochimica. Se decidi per gli studi animali, puoi scegliere zoologia comportamentale. Ma con il corso accelerato non hai bisogno di scegliere materie di lingua, quali letteratura, storia, scienze sociali e cose così”.

Un momento. Quinn aggrottò la fronte. E i suoi libri? Lei voleva dei professori che amavano le terre immaginarie e le persone che le avevano create, che le insegnavano tutto quello che sapevano.

Ma posso prendere letteratura se voglio, vero?” chiese giocherellando con l'elastico sul suo polso.

La Dr.ssa Regan sembrò un po' sorpresa, ma le sorrise. “Certo. Un sacco di ragazzi che studiano biologia tendono ad evitarlo, perché insomma, è piuttosto impegnativo. Voglio solo che tu capisca in cosa ti stai immergendo”.

Gli occhi di Quinn guizzarono al colletto della donna, prese un profondo respiro e poi tornò ai suoi occhi.

Lo so, so che non sarà facile. Ma sono pronta alla sfida. Sono stata messa... molto alla prova ultimamente. E sto migliorando ed imparando, posso gestirlo”.

Quinn poteva sentire di nuovo quell'emozione dentro di lei. Lo stomaco che faceva le capriole e il cuore che le batteva all'impazzata, come se non potesse contenerlo. Batté le palpebre esageratamente, per cercare di concentrarsi.

'Parole, big bear'

Immaginò Rachel. Rachel e i suoi bellissimi occhi castani sotto di lei quella mattina. I capelli arruffati e che si rifiutava di alzarsi da letto perché: “era dannatamente troppo presto per una star di Broadway”, ma allo stesso tempo non riusciva a resistere ai baci di Quinn.

Quinn lo sapeva e le piaceva usarlo a suo vantaggio.

Immaginò Barnaby, Cornelius e Jelly che rubavano i waffle dal bancone della cucina, e scodinzolare fra le sue gambe il mattino dopo in attesa che lei glieli desse per colazione.

Gli piacevano i waffle e Quinn glieli avrebbe dati.

Immaginò la torta che le aveva fatto Santana, i rassicuranti occhi azzurri di Kurt, il sorrisino di Puck e gli abbracci amorevoli di Brittany.

Quinn immaginò tutto, perché era meraviglioso e la faceva sentire a casa, ben voluta ed emozionata. Tamburellò con le dita sulle gambe e continuò a dondolarsi, sorridendo alla Dr.ssa Regan.

Ho ottenuto un punteggio di 2340 agli esami d'ammissione, con una media di 5.8 quando ho fatto domanda alla Columbia. Non ci sono più andata, ho dovuto far fronte ad alcuni problemi su cui sto ancora lavorando, ma posso farlo. Sapeva che i pinguini possono saltare un metro e mezzo d'altezza?”

Okay, l'aveva detto.

Quinn si fermò dal saltellare per vedere se la Dr.ssa Regan avrebbe risposto. Non rispose. Rimase seduta a fissarla con un sorriso. Quinn non distolse lo sguardo, il suo cuore e la sua bocca non l'avrebbero delusa.

Inoltre, Quinn si rese conto che non era una domanda casuale, ma che doveva far in fretta a raggiungere il proprio punto. Tom e Rachel sarebbero stati orgogliosi. Non riusciva a smettere di parlare.

Conosco un sacco di cose del genere e-e in questo momento mi sono completamente inutili. Ma so anche i gruppi funzionali chimici, come alcool, amidi, acidi carbossilici. Io so queste cose. Lavorare sodo non è un problema.”

Quinn si fermò e prese un respiro profondo, non perché le parole si erano fermate, ma perché non riusciva a respirare. Forse era così che si sentiva sempre Rachel.

Dio, Rachel, il suo sorriso si fece ancora più grande.

H-ho anche un lavoro, lavoro ad un rifugio per animali. Di cui so-sono responsabile quando il mio capo è indaffarato. E i-io...”

Quinn si leccò le labbra e fissò i suoi occhi in quelli della donna.

Posso farcela. Sono pronta per questo e voglio frequentare la NYU” finì, silenziosamente.

Non si ricordava nemmeno quello che aveva detto. Dio, aveva detto a che altezza i pinguini saltavano. Perché l'aveva fatto? Adesso capiva un po' il ragazzo zombie che aveva incontrato nel corridoio.

Quinn, penso che la NYU sarà fortunata ad averti quest'estate” rispose infine la Dr.ssa Regan.

Quinn lasciò uscire un lungo, lunghissimo respiro.

Sei intelligente, appassionata, c'è qualcosa, o meglio un mix di cose che la maggior parte delle persone non hanno. Se ho risposto a tutte le tue domande, beh, non devo l'ora di vederti a Giugno”.

Quinn si alzò e strinse la mano alla Dr.ssa Regan in modo confusionario. Era rossa in volto ed esausta, ma così orgogliosa di se stessa. Non vedeva l'ora di vedersi con Rachel per pranzo. Si fermò davanti all'acquario mentre andava via, solo per guardare la stella marina per ben cinque minuti con un sorriso sulle labbra.

Piccoli passi si stavano trasformando in grandi passi.

Quinn camminò tranquilla sul marciapiede e non sul bordo, non aveva bisogno di tenere la mente occupata. Sorrise alla gente per strada e le piacque, le piaceva vedere la gente sorridere.

****

“Sei bellissima”.

Quinn non era sicura che Rachel l'avesse sentita, era troppo occupata a volteggiare nel suo abito antico nel bel mezzo del negozio di articoli usati. Quinn ridacchiò quando la vide urtare un manichino e scusarsi, prima di rendersi conto che non era una persona. Quinn probabilmente avrebbe fatto lo stesso, anche se sapeva che era un manichino.

Aveva visto The Twilight Zone. Sapeva cosa potevano fare. Era il motivo per il quale si trovava a dieci metri di distanza dal manichino.

Rachel si voltò verso di lei. “Ti piace?”

Quinn annuì con entusiasmo. Lo amava. Ma le piaceva ancora di più senza il vestito.

Un momento...

Sei bellissima” ripeté Quinn per distrarre Rachel dal rossore che le aveva colorato le guance.

Rachel guardò per terra timidamente e poi si sporse a baciarla. Quinn amava anche quello. Come Rachel si adattasse fra le sue braccia e come la sua testa si infilasse nel suo collo facendole sentire il suo respiro caldo. Un corpo caldo a cui lei voleva sempre stare vicino, in continuazione.

Come quando Barnaby e Cornelius cercavano di rubarle il cuscino di notte, finendo per respirarle in faccia.

Solo che Rachel era più bella.

Lo devo comprare?” chiese Rachel, facendo di nuovo una giravolta, ma tenendo una discreta distanza fra lei e i manichini.

Quinn annuì e dondolò sui talloni. Non aveva ancora detto a Rachel come era andato l'incontro e sapeva che Rachel non le avrebbe fatto pressioni per saperlo. Ma Quinn era eccitata, era sul punto di scoppiare.

E si concentrò su Rachel e si riscoprì davvero eccitata.

L-la lunghezza è giusta per te. Ti valorizza le gambe. E il colore mi fa pensare all'oceano. E alle balene. E ai delfini”.

Quinn non stava elencando gli animali che abitavano l'oceano per distarsi dalle gambe di Rachel, perché era impossibile. Erano solo così lunghe e bellissime e morbide e- delfini. Delfini. Delfini.

Quel colore davvero le ricordava i delfini. Era rilassante. Rachel la stava osservando con un sorriso.

Quinn si agitò un po'. “E va bene col colore della tua pelle”.

Rachel continuò a guardarla. Che altro poteva dire su un vestito? Senza ovviamente perdersi a parlare delle sue gambe? Quinn si perse nei suoi occhi e scoppiò.

Rachel ho intenzione di frequentare la New York University per due anni come studente a tempo pieno a partire da quest'estate, così posso prendere una laurea in biologia e un master in scienze animali. Pagherò con aiuti finanziari e i miei risparmi e il lavoro e io voglio-penso che...”

Quinn si fermò immaginando la stella marina nella sala d'attesa. Rachel aveva spalancato la bocca e allargato gli occhi e Quinn poté dire che stava aspettando il continuo pazientemente.

Sapeva anche che la stava capendo, anche se era così eccitata.

Potrò studiare gli animali e letteratura s-se voglio. Il campus ha degli edifici bellissimi e io lo sto... lo sto facendo”.

Rachel la fissò a lungo per assicurarsi che avesse finito, poi le si avvicinò avvolgendole la braccia al collo. Rachel profumava di marshmallow e Quinn l'adorava.

Sei sorprendente, Quinn”.

Quinn sorrise e le baciò la testa e cominciò a dondolare con lei, sentendo tutta la tensione nel suo corpo evaporare. La sua ragazza raccolse l'entusiasmo e l'eccitazione, lasciandola uscire in una forte e rumorosa risata.

Quando Rachel si ricompose, indossò di nuovo i suoi abiti normali, Quinn la condusse verso gli occhiali da sole e cominciò a guardarsi intorno, in cerca di qualcosa che potesse attirare la sua attenzione.

Troppo noioso. Troppo noioso. Bello, ma troppo nero. Troppo noioso. Bello, ma troppo argento. Noioso. Noioso.

Rachel provò un paio di Ray Bans e si voltò verso Quinn, indicandosi il volto. “Ti piacciono?”

No, a Quinn non piacevano, non riusciva a vedere i suoi occhi.

Quinn scosse la testa e l'espressione di Rachel si accigliò un po' prima che un paio di occhiali da lettura le calassero sul volto con attenzione. L'ultima cosa che voleva fare era accecare la sua ragazza con un dito.

Si chiese se qualcuno fosse davvero in grado di estrarre un occhio con un dito, perché a lei non sembrava possibile. Era convinta che per rimuovere un bulbo oculare servisse un oggetto più appuntito di un dito. Quinn non avrebbe consigliato a nessuno di provarci... Dio, focalizza.

Quinn sorrise soddisfatta di sé, ora gli occhi di Rachel erano più grandi.

Rachel provò a fare un passo verso di lei, ma calcolare la profondità o mantenere l'equilibrio con quelli occhiali risultava difficile, tanto che barcollò e si aggrappò alla torre degli occhiali da sole.

Quinn ne provò un paio di colore verde neon, sapendo perfettamente che quelli neri sarebbero stati più attraenti, ma di quel colore fecero ridere Rachel.

Quinn si voltò a fissarla completamente seria. “Voglio questi”.

Rachel strinse gli occhi, poi rinunciò e si tolse gli occhiali da lettura, sbatté le palpebre un paio di volte e cercò di non vomitare per le vertigini, prima di iniziare a ridere di gusto, di quella sua risata contagiosa.

Sì, decisamente Quinn avrebbe comprato quelli.

Amava vedere il sorriso di Rachel. Amava essere la causa del sorriso di Rachel.


****


Quinn avrebbe voluto cancellare la seduta di terapia quel giorno, perché il suo colloquio con la NYU l'aveva costretta a posticiparlo e significava che avrebbe perso lo spettacolo di Rachel. Ma Tom le aveva detto che era una seduta importante e Quinn si sarebbe persa un sacco di spettacoli non appena iniziati i corsi, e Puck le aveva detto che sarebbe andato ad assicurarsi che Rachel fosse fantastica come sempre, così aveva ceduto.

Si sedette di fronte al dr. Madison con Henry sul grembo e cantando “tutti i frutti” nella propria testa. In realtà non conosceva tutta la canzone o se ci fosse qualcosa a parte la strofa “tutti i frutti, all rooty”, così aveva continuato con quella ancora e ancora.

Era quasi sul punto di sospirare di frustrazione, quando Tom mise le mani sulla scrivania. Dio, non riusciva a smettere di cantare quella canzone.

Asperger” disse infine.

Quinn deglutì e mantenne il contatto visivo, si sporse in avanti immaginando gli occhi grandi di Rachel. “Asperger” ripeté.

Tom annuì. “Dopo averti conosciuta in queste ultime settimane, mi sento a mio agio nel confermare che hai la sindrome di Asperger”.

Quinn poté sentire il proprio respiro accelerare un po' e fece cadere gli occhi sui bottoni della camicia di Tom, ma annuì lentamente.

Okay” disse piano, giocando con i tentacoli di Henry.

Tom non disse niente, continuò a guardarla per darle il suo tempo. Quinn si agitò sulla sedia, non era sorpresa, le avevano già detto che aveva l'Asperger, ma le avevano detto un sacco di cose. Ma lei credeva in Tom, era sempre così calmo e sempre contento, così fece un respiro profondo.

Questo, uhm, cosa significa? So cosa comporta l'Asperger, ma per me cosa significa?”

Tom strinse le labbra e Quinn continuò a giocare col tentacolo. “Beh, non molto, Quinn. Sai che è un disturbo dello spettro autistico e che non esistono medicine, quindi dobbiamo solo concentrarci sulle principali componenti. Quelli principale per te, è ovviamene, l'ansia sociale”.

E tutto il resto?” chiese Quinn, alzando lo sguardo per fissarlo cercando di mantenere il contatto visivo.

Si figurò i pinguini che salvano in alto, sarebbe voluta andare da qualche parte a vedere se era vero. Probabilmente non lo facevano quelli dello zoo, forse nel loro habitat naturale. A Rachel probabilmente sarebbe piaciuto andare con lei, le sarebbe piaciuto l'Antartide.

E gli altri aspetti che vengono con l'Asperger, non li tratteremo, o cercheremo di cambiare o modificare. Come ad esempio il voler approfondire determinati argomenti, o la tua intelligenza sopra la media, le stranezze dei tuoi discorsi, l'umorismo... anche i tuoi piccoli tic, Quinn, li ignoreremo, per ora, perché derivano tutti dall'ansia e dall'eccitazione ed è esattamente su quello che dobbiamo lavorare”.

Quinn elaborò tutto per un momento. Smise di giocare col polipo e il suo respiro tornò piano piano alla normalità.

Allora, non dobbiamo cambiare nulla. Sto facendo... bene?”

Tom sorrise calorosamente. “Stai facendo meravigliosamente. Abbiamo solo dato un nome a tutto quello su cui abbiamo lavorato in questi mesi”.

Quinn si rilassò sulla sedia. Stava andando bene. Poteva farlo. Era tutto okay.

Sei una persona molto regolata, Quinn, per la tua situazione. Io non credo che il tuo passato abbia contribuito ai tuoi problemi odierni. Sei molto... felice e giovane, e stai andando alla grande”.

Il Dr. Madison sorrise e si sporse sulla scrivania, per strizzare la palla antistress con la faccia di uno smile, mentre sistemava le graffette colorate e – come faceva a fare tutto il suo lavoro? Passava tutto il tempo a giocare coi suoi pazienti?

Quinn arrossì e sorrise. Rimise a posto il polipo prima di dargli una pacca sulla testa.

Quinn immaginò Henry mangiare le sue stesse braccia, ma per un momento si sentì spaventata, così... chiamò Rachel mentre andava a casa. Il suo spettacolo era finito un'ora prima. Dio, qual'era lo psicologo che teneva delle sessioni così tardi?

Tom Madison, ecco chi.

Quinn pensò che doveva fargli un regalo, magari un nuovo pesce. O una tartaruga.

Ehi, tesoro! Come è andata?” le chiese Rachel.

Quinn sorrise rendendosi conto che la ragazza aveva messo in pausa quello che stava facendo e uno dei cani si lamentò in lontananza.

Come è andato lo spettacolo?” chiese Quinn con altrettanto entusiasmo.

Te l'ho chies-” ci fu un rumore sordo, come se Rachel avesse appoggiato il telefono da qualche parte.

C'era rumore di lamenti, graffi... e acqua? Che cosa stava succedendo? Quinn strinse gli occhi e attese.

Barnaby, tu imbecille!”

Quinn sentì Rachel urlare in lontananza, sbuffò dal naso e se lo coprì, anche se non c'era nessuno in giro. Doveva dissentire. Barnaby non era un imbecille. Era un genio che sapeva come usare i suoi poteri per infastidire Rachel nella misura più ampia possibile e riuscire comunque a farsi amare da lei.

Era un arte. Era un maestro.

Vieni fuori dalla maledetta lavastoviglie!” sentì, un po' più forte.

Okay, forse Barnaby in quel momento era un imbecille. Probabilmente voleva farsi il bagno. Quinn glielo avrebbe fatto il giorno dopo. Si chiese se Rachel non avesse finito lo shampoo.

Ci furono dei rumori sordi e poi un fruscio e Rachel tornò al telefono, fece un paio di respiri profondi e poi sorrise.

L'ho chiesto per prima” disse Rachel con noncuranza, ignorando completamente i precedenti due minuti.

Ho l'Asperger” sbottò, poi scosse la testa mentre camminava.

Dio, non era riuscita... le era semplicemente uscito.

Rachel rimase in silenzio per qualche secondo. Stranamente silenziosa. Che cosa aveva fatto Barnaby?

È sicuro?” chiese piano.

Sì, Tom era sicuro della diagnosi. Ma par- possiamo parlarne quando vengo a casa? Voglio sapere del tuo spettacolo”.

Rachel rimase in silenzio per qualche altro secondo, poi rispose felicemente.

Certo, big bear. Allora, Puck mi ha pedinata tutta la sera, perché ha detto che la mia spaventosa ragazza l'aveva minacciato di assicurarsi che stessi bene e che non fossi... beh, pedinata. E ovviamente sono stata fantastica come sempre, perché, insomma, sono io”.

Anche a quella frase Quinn sbuffò, ma poteva sentire il sorriso di Rachel anche attraverso il telefono.

James ha anticipato le battute di qualche secondo e poi è ruzzolato per le scale del backstage, poi, vediamo... una mia fan mi ha detto che la bionda con cui giro sempre è stupenda e mi ha chiesto se è una star del cinema...”

Quinn rise e Rachel parlò finché non arrivò a casa, perché i suoi spettacoli erano il suo secondo argomento preferito. E Quinn l'ascoltò, perché Rachel la faceva ridere. E a Quinn piaceva come Rachel rideva ogni volta che la faceva sbuffare dal naso e questo instaurò una reazione a catena di risate finché non raggiunse casa.

Ed era una bella cosa in cui essere intrappolati.

Rachel rendeva sempre tutto migliore, anche quando non ci provava.




______________________

NoteTraduttrice

Non ho molto da dire se non che questo è il primo capitolo – non sono sicura che ve ne siano altri in realtà – dal punto di vista di Quinn, ma mi ha fatto felice fare un salto nella sua mente.

C'è stato un disguido con i nomi dei capitoli, ho messo il nome del 17 al 16, non so perché XD ho sistemato comunque.

In ogni caso mi farebbe piacere sapere che ne pensate, perché sono davvero piena di lavoro e faccio del mio meglio per riuscire a pubblicare in tempo. So che è stata ferma per un bel po', ma è una bella FanFiction e mi piacerebbe sapere i vostri pensieri e sopratutto che non sto lavorando in più per niente.

State in campana perché il prossimo capitolo è il mio preferito in assoluto!!

Un bacione, ci si vede settimana prossima,

ManuKaikan

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Capitolo 18
*** Turn off the light and turn off the shyness ***


Just off the Key of Reason

Capitolo 18
Turn off the light and turn off the shyness


Rachel non aveva nessuna intenzione di correre cinque chilometri attraverso Central Park. O essere trascinata attraverso Central Park per cinque chilometri dalla sua ragazza e dal suo cane. Era circondata da persone che sembravano prepararsi per la triathlon.

E’ una corsa per cani, gente. Gesù, calmatevi.

Rachel prese la mano di Quinn per impedirle di saltellare quando arrivarono dove si teneva la corsa. Gli occhi di Quinn si spalancarono e Rachel si irrigidì sul posto.

Cani. Cani ovunque. Cani, cani, cani. Rachel inarcò le sopracciglia e Quinn era eccitata.
La bionda venne risvegliata dal suo sogno ad occhi aperti quando Cornelius la tirò perché un cucciolo stava giocando con lui.

Rachel controllò che il braccio della sua fidanzata non fosse slogato.

Infine le diede una piccola gomitata nelle costole, indicando il tavolo del cheek-in. “Che ne dici di registrarci, Quinn?”

Quinn guardò il tavolo che era circondato da un bel numero di persone, poi guardò Rachel e si sistemò meglio il guinzaglio di Cornelius attorno alle dita. Rachel attese con pazienza.

Paziente come poteva essere, con il loro cane che cercava di trascinarle in cinque direzioni diverse.

Quinn annuì con fiducia e Rachel le diede uno schiaffo sul sedere quando si mise davanti a lei, sorridendo quando la vide arrossire. Alzò i pollici verso di lei; perché l'avesse fatto non ne aveva idea. Per il suo sedere? Sì, decisamente. Era meraviglioso.

Si sedette sull'erba - si rialzò velocemente quando Barnaby cercò di salirle in grembo - e si mise ad osservare tutte le persone e i cani davanti a lei. Ah! Avrebbe dovuto comprare dei vestiti per Barnaby e Cornelius!

Rachel era delusa da se stessa, aveva a portata di mano l'occasione per poter vestire i suoi cani e se l'era lasciata sfuggire. Non sarebbe accaduto molto spesso. Halloween era solo una volta all'anno.

Guardò Quinn in silenzio in fila, per poi appoggiarsi al banco del cheek-in e sorridere alla donna che le consegnò i loro numeri. Le mani di Quinn tramavano sul guinzaglio, ma salutò comunque con allegria la donna quando se ne andò. Poi fece un cenno a Rachel che stava sorridendo felice.

Non aveva idea del perché. Stava per correre per cinque chilometri. Non c'era nulla per cui essere felici.

Pronte!” gridò eccitata Quinn, ancora qualche metro di distanza da lei.

Rachel aprì la bocca per risponderle, non sapendo bene cosa dirle, quando un ragazzo le offuscò la vista.

Sono Jeremy” disse con sicurezza, porgendole la mano.

Rachel strinse gli occhi, ma gli strinse la mano e si presentò. Dov'era il cane di quel tizio? Davvero si stava infilando nella corse dei cani per rimorchiare delle ragazze? Rachel si morse la guancia per non ridergli in faccia, ma poi si fermò quando notò l'espressione di Quinn. Non sembrava per niente contenta, mentre osservava la schiena del ragazzo.

Occhi vigili. Pronti a balzare per la sua donna. O sulla sua donna.

Rachel scosse la testa, voleva vedere fino a che punto il ragazzo si sarebbe spinto. Quinn la guardò con circospezione e poi annuì, mettendo le mani davanti a lei e dondolando sui talloni.

Rachel si concentrò di nuovo su Jeremy attendendo, non aveva sentito niente negli ultimi trenta secondi, così si limitò ad annuire, sperando che non facesse domande.

Da quello che vedo questa corsa non dovrebbe essere un problema per te” sottolineò.

Woah amico. Prima cosa, quella sarebbe stata la cosa più difficile della vita di Rachel. Seconda cosa, woah amico. Rachel arrossì e guardò Quinn.

Uh oh, uno sguardo laser. Proprio sulla nuca di Jeremy.

Rachel avrebbe dovuto schiaffeggiarlo, ma voleva vedere come andava avanti, era divertente, magari si sarebbe lasciata trascinare in una lunga conversazione e si sarebbe persa la corsa.

Davvero!” continuò il ragazzo. “Sembri molto in forma. Fai esercizio?”

Oh, per piacere, Rachel aveva bisogno di metterlo su youtube. Portare gioia a milioni di ragazzi che stavano avendo problemi di stima.

Le dita di Quinn si agitarono sulle sue cosce, continuando a dondolarsi sui talloni.

Jeremy sollevò un sopracciglio. “Parli?” chiese.

Apparentemente, non negli ultimi tre minuti. Rachel era troppo concentrata sulle cagate che le uscivano dalla bocca. E non riuscire a far parlare Rachel, beh, eri fuori strada amico.

Quinn che aveva osservato tutto in silenzio, passò di fianco a Jeremy e si chinò su Rachel baciandola e mordendole il labbro inferiore, prima di lasciarla andare. Rachel si leccò le labbra stordita.

Chi era quel ragazzo di fronte a lei? Che stava succedendo?

Sì, parla” dichiarò Quinn, tirando Rachel al suo fianco e fissandolo senza battere ciglio.

Rachel si limitò a sorridere fra le nuvole con aria sognante.

Jeremy non rispose, si allontanò per andare a parlare con una ragazza bionda con un chihuahua, mentre Rachel la baciava di nuovo e le appuntava il suo numero.

Trentatré e trentaquattro. Rachel era pronta.

Venti minuti dopo, Rachel giunse alla conclusione che non era per niente pronta per quello. Si era solo illusa. Era in forma, ma non era un corridore e non era abbastanza forte da tenere Barnaby, che la stava trascinando per tutto il percorso.

Perché diavolo lo stava facendo?

Corri più veloce, little bear!” disse Quinn da sopra la propria spalla, facendo jogging e tenendo i cani davanti a lei.

Sembrava avere completamente il controllo, anche se probabilmente era in procinto di essere lanciata in avanti, rompersi una caviglia o slogarsi un braccio. Rachel alzò gli occhi al cielo e cercò di correre più veloce. I capelli le ricadevano sul volto, aveva il ginocchio sporco dove Barnaby l'aveva trascinata a terra, ma la raggiunse e la guardò. Provò a guardarla male, era troppo disorientata e sudata per riuscirci.

È stata... un... idea... orribile” disse fra gli affanni.

I suoi polmoni bruciavano. I piedi le facevano male. Non era in una buona situazione.

Quinn la guardò, tirando Cornelius che voleva trascinarla in un canale. “È per una buona causa!” disse con felicità.

Dio, aveva i polmoni di ferro. Lo stomaco d'acciaio. La ragazza di Rachel era un robot? Sapeva che non lo era. Era troppo morbida. Forse era una di quei cuccioli meccanici imbalsamati, che correvano finché non si rompevano, continuando a fare quei rumori fastidiosi finché non venivano buttati contro il muro per la frustrazione.

Dio, doveva essere priva di ossigeno. Rachel desiderò essere un robot in modo che potesse finire la gara senza svenire.

Solo. Continua. A muoverti.

E Quinn continuò brillantemente. “E ci sono un sacco di cani!”

Oh, davvero, Rachel non l'aveva notato. Che cos'erano quelli? Oddio, le sue gambe stavano per cedere.

Quiiinnnn” si lamentò Rachel, rallentando drammaticamente.

Quinn rallentò a sua volta, i cani che cercavano di spingerla in avanti, la guardò con le sopracciglia aggrottate.

Stai bene?”

Rachel cercò di focalizzare e riprendere fiato. Se avesse potuto parlare, l'avrebbe fatto, perché insomma, era Rachel.

Stai bene, Rachel? Vu-vuoi che ti porto io?” chiese preoccupata.

Rachel ancora non riusciva a parlare. Dio, che cosa non andava nel suo corpo? Affrontava otto spettacoli a Broadway alla settimana, ma venti minuti in una corsa per cani e gettava la spugna. Immaginò che fosse fatta solo per il palcoscenico. In realtà, era semplicemente destinata a quello. Era l'unica cosa per la quale il suo corpo era fatto.

Rachel stava cercando la forza per risponderle, quando Quinn si chinò in avanti e la fece salire sulla sua schiena. Bene, d'accordo. Rachel non protestò, perché non ci riusciva, prese i guinzagli dalle mani di Quinn e nascose la testa nei suoi profumati capelli biondi.

Molto meglio. Rachel sentiva addirittura di potersi addormentare. Con le mani di Quinn che le tenevano le cosce e le gambe di Rachel attorno alla sua vita.

Dio mio.

Quinn attraversò a grandi passi il traguardo, dieci minuti dopo, saltellando allegra.

Abbiamo finito!” disse allegra e accidentalmente scaricò Rachel sull'erba.

Tu hai finito” borbottò Rachel.

Quinn sorrise e le pulì il fondoschiena. “Sei qui, Rachel, al traguardo. Quindi abbiamo finito!”

Rachel continuò a guardarla con malumore e cercò di togliersi la terra dalla ginocchia, tanto che l'espressione felice di Quinn vacillò un po'. Non stava ignorando Quinn, si stava solo domandando se la terra fosse diventata un tutt'uno con lei e sarebbe stata costretta a togliersi l'epidermide per farla sparire.

Mi dispiace, Rachel. Noi possiamo- ti porterò ad un altro appuntamento questa settimana e sarà meglio. Possiamo-”

Okay, quindi quello era un appuntamento, Rachel non era stata informata.

No, Quinn è stato divertente. Era per una buona causa e sono con te, mi diverto sempre quando sono con te” la rassicurò.

Ed era vero. A parte il sudore, lo sporco e la corsa. Dio, la corsa. A Rachel piaceva guardare le persone. E i cani. Sopratutto se i cani erano più maleducati dei suoi.

Era una cosa rara. Le dava speranza.

Quinn la guardò per un momento, assicurandosi che stesse dicendo la verità. Poi sorrise e cominciò a saltellare.

Possiamo andare a vedere i cani ora?”

Rachel sorrise, la sua fidanzata era un'anima semplice. Quinn la trascinò verso l'area dove si potevano adottare i cani ancora prima che potesse rispondere. Erano ammessi solo tre cani nel loro appartamento, così... Quinn voleva scegliere bene.

Quinn dondolò avanti e indietro con impazienza mentre aspettava che le persone si muovessero di fianco alle gabbie. Rachel le strinse la mano per farla stare ferma e si mosse con lei.

Awww...” mormorò Quinn, accovacciandosi e mettendo le dita fra le sbarre, così che il meticcio potesse leccarle le dita.

Rachel mise le mani attorno alla spalle di Quinn, cercando di impedire a Cornelius di sbattere contro la gabbia per spaventare il cucciolo. Così si mise sulla schiena e cercò di soffocarsi con il suo stesso guinzaglio.

Una signora si accovacciò al fianco di Quinn, con le braccia conserte e la ragazza si diresse alla gabbia successiva. Guardò con desiderio il successivo cane e Rachel sorrise.

Si, prendi i cani. Prendili tutti. Sarebbero stati fortunati ad avere Quinn.

Quinn passò alla gabbia successiva, dove c'era un soffice, bianco ed enorme samoiedo. Rachel non riusciva a vedergli bene il volto a causa della pelliccia. Dio, chissà quanto ne perdeva. Sarebbe stato come vivere in un paese delle meraviglie invernale. Solo nel loro appartamento.

Tranne che sarebbero stati peli di cane. Sarebbe stato orribile. Rachel sarebbe stata costretta a comprare l’aspirapolvere. Dio solo sapeva perché non ne possedeva già una. Quinn guardò il cane-pupazzo di neve con gli occhi dolci e si spostò in avanti per accarezzarlo.

Rachel lesse l'etichetta sulla gabbia. Il suo nome era Pongo. Rachel sorrise. Come nella carica dei 101. Quinn l'avrebbe amato.

E Dio, aveva sedici anni. Rachel si fece più vicino per guardare e sì, quel cane... non sarebbe rimasto vivo ancora a lungo. Ma i suoi occhi erano brillanti quando Quinn gli gratto l'orecchio. La donna si mise di nuovo accanto a Quinn, gridando qualcosa ai suoi figli, ma la sua fidanzata non si mosse.

Rachel sapeva che aveva trovato il suo cane. Era ovvio che Quinn avrebbe scelto l'orso polare.

Non si sorprese quando Quinn la guardò coi suoi occhi nocciola pieni di emozione. “Può venire a casa con noi?”

Dio, ovviamente sì. Chi poteva dire di no?

Rachel tenne compagnia a Pongo, mentre Quinn pagava la tassa di adozione. Guardò Cornelius accanto alla gabbia, la schiena premuta contro quella peluria bianca: la sua famiglia continuava a crescere.

Dovrei portalo io?” chiese Quinn seria quando tornò indietro.

Si, certo, Quinn, porta un orso polare di 12 chili nella sua gabbia, per nove isolati. Ti farà sicuramente bene. Rachel scosse la testa con affetto.

No, può camminare. Solo... vai piano.”

Sperava vivamente che il nuovo cane arrivasse a casa senza, beh... morire. Una volta a casa avrebbe potuto oziare come un re.

La passeggiata fino a casa fu lenta, perché Pongo non poteva camminare veloce e si fermava spesso, ma scodinzolava felice. È fu la prima volta nella vita di Rachel che Barnaby non la tirò in giro come uno psicopatico, ma rimase composto accanto del suo nuovo migliore amico.

Barnaby si era fatto una flotta di nuovi migliori amici recentemente.

Quinn era felice. Rachel era contenta di aver finito la corsa di cinque chilometri senza essere portata in ospedale. E il pensiero che la terra fosse stata assorbita dai suoi organi era ormai svanita. Ed era anche contenta per il nuovo cane.

Quinn avrebbe dovuto inventarsi qualcosa, se aveva intenzione di trasformare il loro appartamento in uno zoo.


****


Pongo non dormiva nel letto di Quinn e Rachel, semplicemente perché non riusciva a salirci, così gli avevano comprato una cuccia e l'avevano messa dalla parte del letto occupata da Quinn e lui era felice. Rachel spesso si svegliava di notte per andare al bagno e inciampava in quella luminosa palla di pelo bianca, che le dava sempre un attacco di cuore, prima di ricordarsi che sì, ora avevano un cane-orso polare.


In quel momento, però, Quinn stava spingendo Pongo e Jelly fuori dalla stanza, chiudendo la porta e tornando verso il letto dove si trovava una mezza nuda Rachel. Una Rachel in topless, che non aveva idea di quando si fosse tolta la maglietta.

L'aveva prima? Probabilmente.

Il cuore di Rachel cominciò a battere più velocemente. Quinn non chiudeva mai gli animali fuori. Riprendi. Il. Controllo.

Quinn si mise dolcemente al suo fianco, appoggiandosi su un gomito, la mano che accarezzava lo stomaco di Rachel. Questa la guardò con attenzione, senza mai vacillare sotto il suo luminoso sguardo nocciola.

Era una radiografia. Era come se Quinn potesse leggerle nell'anima.

Quinn si chinò verso di lei e la baciò, appoggiando poi la guancia contro Rachel e sussurrò. O meglio, soffiò.

Ti amo, Rachel”.

Rachel stava tremando. Sapeva cosa stava per succedere, ma, allo stesso tempo, non lo sapeva. Era tutto nuovo. Aveva i pensieri più folli che le attraversavano la mente in quel momento. Immaginò i loro quattro animali con le orecchie contro la porta ad ascoltare come pervertiti.

Scosse via l'immagine e passò le mani sui fianchi di Quinn. “Ti amo anch'io, bear”.

Quinn sorrise e si leccò le labbra prima di baciarla di nuovo, muovendo la mano dal suo stomaco ai suoi seni. E fu diverso. Quinn non ci stava allegramente giocando, suscitando in lei risatine e lamentele. Era lento e attento e-

Oh merda. Merda. Oddio.

Rachel, sono pronta” disse tranquillamente al suo orecchio.

Il cuore di Rachel fece una capriola, perché Santa Madre di Dio quella voce. Non l'aveva mai sentita prima.

Voleva sentirla di nuovo.

E poi si rese conto di quello che Quinn aveva effettivamente detto e si impedì di svenire. O di avere un attacco cardiaco. No, non ci provare, Rachel Berry. Non rovinerai questo momento finendo incosciente.

Prima di avere un motivo più che legittimo per andare in stato di incoscienza.

Alzò lo sguardo suoi quei meravigliosi occhi nocciola, che erano in realtà di un vorticoso e inebriante verde in quel momento. Non riusciva a distogliere lo sguardo.

Sei sicura, Quinn?” respirò Rachel, cercando di ignorare i disegni che le stava facendo sullo stomaco.

Dio, era fottutamente impossibile.

Quinn annuì lentamente e baciò il collo di Rachel, appena sotto la mascella. “Sono pronta per te, Rachel, se mi... aiuti”.

Beh, Rachel era sul punto di prendere fuoco. Di questo ne era certa. E fu quello il pensiero più lontano che la sua mente elaborò. Perché, insomma, che altro c'era da dire? Quelle erano le migliori parole che avesse mai sentito.

Oltre a: “Congratulazioni, miss Berry, ha ottenuto la parte di Funny Brice”.

E il: “Ti amo anch'io” detto fuori ad un recinto degli orsi polari, dalla stessa bionda con cui stava per fare l'amore.

Fare l'amore.

Dio mio. Il corpo di Rachel era in subbuglio. La pressione arteriosa, la pressione cardiaca, la temperatura. Dovevano essere tutti a livelli critici.

Rachel si voltò così da poter essere mezza stesa su Quinn. Potevano farlo. Il suo ultimo pensiero del “mondo reale” fu rivolto ai cani, che privi di sorveglianza stavano sicuramente distruggendo il salotto.

Ma Rachel lo bloccò fuori dalla testa. Nemmeno consapevolmente. Semplicemente scomparve.

Andò piano. Dio, andò così piano.

Ignorò la crescente pila di vestiti sul pavimento. I pantaloni con le renne e la maglietta coi dinosauri e il grattare alla porta, concentrandosi solo sugli occhi nocciola, pieni di fiducia, sotto di lei.

Dopo aver tolto tutti i vestiti di Quinn e i suoi, fece correre le mani su tutta la pelle che riusciva a raggiungere. C'era così tanto. Ed era tutto così morbido. E profumava come dei dannati orsetti gommosi. Era composta da loro? Quinn aveva un'anima fatta di orsetti gommosi?

Dio, Rachel stava tremando. Cominciò a muoversi ancora più lentamente.

Rachel sostituì il rumore dei tubi, con dei suoni che erano decisamente migliori, sussurrando “ti amo” per tutto il tempo. Tutto l'amore e l'energia che aveva sentito in quel momento, infine , venne rilasciato fra le loro coperte e Quinn si sentiva allo stesso modo, sopratutto dai lievi gemiti che continuava a rilasciare.

Rachel prese fuoco, si calmò e si calmò e tenne stretta Quinn, nascondendo il viso nel suo collo. Quinn aveva le lacrime agli occhi, ma sorrideva e baciò la testa di Rachel tenendola stretta. Non disse nulla e Rachel si fermò dall'iniziare un qualsiasi tipo di conversazione, che normalmente avrebbe fatto con prodezza, ma ora... voleva solo godersela.

Quinn si addormentò subito dopo, respirando nei capelli di Rachel, mentre lei si spostava per appoggiare la testa sul petto di Quinn. Intrecciò le gambe alle sue e ignorò il persistente grattare alla porta.

I piedi di Quinn, per una volta, erano caldi e se Rachel avesse trovato il salotto distrutto la mattina dopo, beh, ne era valsa completamente la pena.


****


Quando Rachel si svegliò, era perché durante la notte Quinn era rotolata nel letto e le aveva schiacciato un braccio sulla faccia. Rachel smorzò il suo grido istintivo: “Oh mio Dio, qualcuno sta cercando di soffocarmi!” e afferrò il braccio dolcemente, allontanandolo dalla faccia, si mosse vicino a Quinn e la strinse.


Quinn era stesa sullo stomaco di fronte a lei e Rachel disegnò dei cuoricini sulla sua spalla nuda, fissandola mentre dormiva. Quinn era sotto il lenzuolo, perché la temperatura nell'appartamento era scesa durante la notte, ma Rachel poteva vederne il contorno e non riusciva a smettere di guardarla.

Non riusciva a smettere di guardarla.

Probabilmente si sarebbe dovuta alzare per preparare biscotti o pancake, ma... no. Non in quel momento. Aveva di meglio da fare. Come stare lì a guardare la sua fidanzata.

Quando Rachel allontanò gli occhi dal suo corpo per puntarlo sul volto, trovò quegli occhi nocciola che la fissavano. Quinn si puntellò suoi gomiti e la guardò. Dannazione.

Era strano? Fissare la sua ragazza mentre dormiva? Sì, era un po' strano.

Quinn la fissò e Rachel le sorrise dolcemente. “Perché le tue guance sono così rosse?” chiese innocentemente, appoggiando una mano sulla guancia di Quinn.

Quinn arrossì ancora di più e Rachel ridacchiò nel vedere le sue orecchie andare a fuoco. “Non lo sono” disse con calma, premendo il volto nel cuscino, ma afferrando la mano perché rimanesse sulla sua guancia.

Sembri una fragola” sussurrò Rachel con una risatina.

Quinn la fissò da un occhio solo, l'altro soffocato nel cuscino e tirò Rachel più vicino, finché i loro volti non furono a pochi centimetri.

Buongiorno, bella ragazza” disse Quinn sottovoce.

Allungò una mano e le scompigliò i capelli e Quinn seppellì tutto il volto nel cuscino, Rachel aspettò che le mancasse l'aria per ricevere il suo bacio del buongiorno, grattandole il retro della testa come incoraggiamento.

Piccola, girati” piagnucolò Rachel dopo alcuni minuti in cui Quinn non si era ancora mossa.

Come faceva a respirare? Un momento, stava respirando, vero?

Il cuore di Rachel smise di battere un momento in una sorta di panico irrazionale prima che Quinn rotolasse, le linee del cuscino sulle guance. Dio, non era giusto.

Il lenzuolo scivolò via e nemmeno quello era giusto.

Eppure Rachel voleva il suo bacio del buongiorno, così si chinò verso la sua partecipante consenziente. Quinn aveva un sorriso timido ed era ancora rossa, probabilmente per la mancata asfissia.

Rachel non riuscì a fare a meno di premere i loro petti insieme e così avvolse Quinn in un abbraccio del buongiorno. Non poteva farne a meno. Doveva accadere. Voleva accadere. Ha lasciato che accadesse.

Vuoi biscotti o pancake questa mattina?” chiese Rachel sedendosi e fissando il petto nudo di Quinn con affetto.

Probabilmente la ragazza stava facendo la stessa cosa. Tranne che i capelli di Rachel assomigliavano ad un nido di uccelli, mentre quelli di Quinn assomigliavano più: “Spazzati dal vento, come una dea del sesso”.

Quinn annuì vivacemente e Rachel aggrottò le sopracciglia. “Biscotti o pancake?”

Quinn annuì di nuovo. “Sì, grazie”.

Rachel sbuffò e si chinò, una mano su entrambi i lati di Quinn, i loro nasi a poca distanza. “Scegline uno, bear. Biscotti o pancake?”

Quinn sorrise di nuovo, come se stesse sfidando Rachel a fare qualcosa, gli occhi scintillanti. “Sì, grazie”.

D'accordo, va bene, te la sei cercata.

Crollò sul corpo di Quinn e cominciò a solleticarle i fianchi, tenendola ferma quando cominciò a calciare e agitarsi. Cerco di contenere la sua risate e provò ad evitare la testa di Quinn che continuava ad agitarsi.

Rach-Rachel! Ra-Rac-ahh! Fer, Rach-Ra!”

Rachel non riusciva a decifrare quello che Quinn stava cercando di dire fra le risate. Erano delle preghiere? Non credeva proprio.

E poi maledizione, tutta la situazione le si ritorse contro. In un modo buono. Il modo migliore. Rachel ritrovò a rotolarsi con la sua ragazza nuda sotto le coperte che rendevano tutto molto più caldo. Si fermò e guardò Quinn, che la stava fissando con le lacrime per le risate, il petto ansante, gli occhi luccicanti e... mio Dio.

Così, biscotti o pancake?

Shhh. Non era il momento. Rachel aveva di meglio da fare.



__________________________

NoteTraduzione:


Eccomi! Eccomi!

Scusateeeee, sono stata super impegnata, ma ci sono riuscita, ho trovato cinque minuti. Questo capitolo, non ha bisogno di molte spiegazioni, dice tutto da sé, io l'ho trovato moooolto dolce tutto quanto. La prima volta che l'ho letto ero tutta awwwwwwwwww *___*

Grazie di seguirmi così in tanti e ci si vede settimana prossima!

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Capitolo 19
*** You Knew me better than I knew myself ***


Just off the Key of Reason

Capitolo 19
You Knew me better than I knew myself



I padri di Rachel sarebbero dovuti arrivare al JFK un giorno di Maggio. Rachel non aveva idea di cosa fosse un giorno di Maggio, a parte il primo giorno del mese, ma le piaceva continuare a ripeterlo perché le dava una bellissima sensazione sulla lingua. E Quinn diceva che le faceva pensare alla primavera e ai conigli. E alle uova di cioccolato.

In quel momento Rachel stava correndo come una pazza in mezzo al traffico, cercando di non arrivare all'aeroporto con un'ora di ritardo, perché lei e Quinn erano state distratte quella mattina. Quinn era seduta sul sedile del passeggero, tenendosi alla maniglia, cercando un po' di stabilità, stringendo la coscia di Rachel ogni volta che questa gridava “May Day” fuori dal finestrino a qualche guidatore imbecille.

Dovevano davvero sbrigarsi. Fanculo la legge. Rachel Berry non era mai in ritardo.

Cornelius aveva la faccia fuori dal finestrino, sul sedile posteriore, quasi ad incitarla ad andare più veloce. Sì, Cornelius era nella cazzo di macchina. Quinn aveva passato tutta la mattinata a coccolare lui, Pongo e Barnaby perché la facevano tranquillizzare. Cornelius aveva avuto solo la fortuna di essere il più piccolo e quindi il più facile da trasportare.

Aveva provato a saltare giù dal finestrino e Quinn l'aveva chiuso in modo che gli uscisse solo la testa.

Rachel!” gridò Quinn, quando Rachel inchiodo a pochi centimetri da un taxi.

Questo era stato emozionante!

Quinn fissò il profilo di Rachel con gli occhi spalancati, e Rachel figurò che stesse avendo dei ripensamenti sulla sua fidanzata. Perché non l'aveva vista ancora guidare?

Rachel fissava davanti a sé, muovendo le gambe nervosamente. Si domandò come sarebbe stato bello schiacciare e far andare la macchina su di giri, ma poi si fermò al pensiero che questo avrebbe costretto probabilmente Quinn a schiaffeggiarla.

Dio, sì, basta.

Si voltò a guardarla con un sorriso innocente. “Vuoi guidare sulla via del ritorno, piccola?”

Orrore, paura per la sua vita ed esasperazione, scomparvero dal volto di Quinn venendo sostituiti immediatamente dall'espressione dolce e timida che Rachel amava.

Non posso guidare” mormorò, allentando finalmente la presa dalla maniglia.

Bene, ora Rachel era sicura che non si sarebbe gettata dall'auto, mentre guidava come una spericolata nel traffico.

Vuoi dire che non hai la parante o-”

Non so come, nessuno mi ha mai insegnato”.

D'accordo, Rachel aveva un nuovo obiettivo. Trasmettere le sue meravigliosi doti d'autista alla sua ragazza. Sarebbe stato divertente, avrebbe pot-

Ehi idiota! May Day, stronzo!” urlò Rachel dal finestrino quando un taxi suonò il clacson interrompendola. Stavano andando lentissimi, non avrebbero potuto andare più veloce nemmeno volendo.

Non dire le parolacce” disse piano Quinn, aggrottando la fronte e sporgendosi verso il deodorante che era appoggiato allo specchietto retrovisore, per sentirne l'odore. Arricciò il naso al forte odore tropicale, rimettendolo al suo posto.

Dio, quella ragazza. Rachel allungò una mano e prese quella di Quinn baciandole il dorso.

Hai ragione, bear. Mi dispiace”.

Certo, quell'uomo era un idiota. Ma dirglielo l'avrebbe trasformato solo in un idiota ancora più grande e tutto quello che Rachel voleva era raggiungere il maledettissimo aeroporto.

Rachel era distratta e perse un perfetto spazio per la macchina, così si ritrovò a fare tre volte il giro intorno all'aeroporto e dopo aver sprecato altri venti minuti, si arrese ed entrò in quello a pagamento. Le sarebbe costato una fortuna, ma non aveva nessuna intenzione di fare giro giro tondo inutilmente.

Quinn si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e Rachel la fissò con gli occhi socchiusi. Non essere così sollevata donna. Cornelius rimase in macchina perché era fresca e il finestrino era socchiuso, probabilmente le avrebbero arrestate se l'avessero portato con loro.

O sarebbe finito su un volo per Timbuktu.

Perché Rachel l'avrebbe messo su un volo per Timbuktu.

L'aeroporto era affollato come sempre e Rachel si tirò sul capo il cappuccio della felpa degli Yankess a coprirsi il volto. Non voleva che la riconoscessero, ma non voleva assomigliare ad una terrorista. Era una linea sottile.

Rachel cercò velocemente il monitor degli arrivi e quando lo trovò, vide che il volo dei suoi padri era in ritardo di due ore.

Bene, dannazione. Rachel Berry era sempre in orario. Sorrise compiaciuta e guardò Quinn vicino a lei. Proprio appiccicata a lei. Non c'era spazio. Gli occhi di Quinn schizzavano da una parte all'altra ed era così agitata che giocherellava con l'elastico sul suo polso. Chiuse gli occhi e scosse la testa sentendo gli occhi di Rachel su di lei.

Rachel prese la mano sudata e tremante di Quinn, trascinandola in un punto più calmo, le tenne il volto per permetterle di guardarla.

Dobbiamo aspettare fuori, Quinn, o magari in macchina?” chiese Rachel.

Quinn scosse la testa vigorosamente e sbatté le palpebre esageratamente. “No, io-no possiamo-sto bene”.

Rachel la guardò. “Sei sicura?”

Possiamo esplorare?” sbottò Quinn scuotendo la testa, Rachel allungò una mano e le accarezzò i capelli.

Esplorare l'aeroporto?” chiese con un sopracciglio alzato.

Era stata in quell'aeroporto così tante volte da non riuscire nemmeno a contarle. Lo conosceva come le sue tasche. Cazzo, quasi ci viveva. Addirittura un giorno un addetto alla sicurezza le aveva dato un passaggio sulla sua macchinetta da golf, in una corsa folle per l'aeroporto perché era in ritardo per prendere un volo.

Era abbastanza sicura che fosse contro la legge, ma lui doveva essere stato ammaliato dal suo talento ed era riuscita a prendere quell'aereo, perché Rachel Berry non era mai in ritardo. E rompere le regole funzionava sempre per lei.

Quinn annuì e le si avvicinò, mentre la gente camminava tutta attorno a loro. Quinn avrebbe potuto trasformare quell'aeroporto, l'avrebbero tramutato in un paese delle meraviglie e non in un posto dove Rachel aveva speso sempre una quantità eccessiva di tempo alla ricerca del gate giusto, o il bagno o un posto che vendeva caffè in mezzo ad una folla di stranieri o alla ricerca dei suoi bagagli perduti.

Rachel annuì e le mise un braccio suoi fianchi, permettendo alla sua fidanzata di trascinarla per l'aeroporto. La mano di Quinn era ancora sudata, ma il suo sguardo vagava in giro cercando di decidere dove andare per prima.

E poi portò Rachel al dannatissimo distributore automatico.

Rachel non poteva biasimarla. Non avevano fatto colazione quella mattina perché erano in ritardo e perché aveva dato il loro ultimo waffle ai cani.

Dovresti smettere di mangiare queste schifezze, Quinn” osservò Rachel, anche se mise un paio di dollari nella macchinetta, mentre Quinn si muoveva irrequieta.

Voglio quello lì, per favore” disse Quinn, baciandole la guancia e indicando il D4.

Un enorme biscotto Mrs Field's e Rachel roteò gli occhi.

Puoi averne la metà” offrì Quinn e poi aggrottò le sopracciglia, aprì l'involucro e si riempì la bocca con tre quarti del biscotto. “Beh, non è vegano, però puoi... possiamo... che cosa vuoi?”

Rachel la fissò e le pulì la bocca dalle briciole. “Aspetterò finché non arriviamo a casa” le disse, pungendole una guancia.

Quinn si pulì la bocca, ma non servì a niente visto che dopo si infilò in bocca il resto del biscotto. Rachel si morse l'interno della guancia per non ridere, Dio, era adorabile.

Quinn comprò comunque a Rachel delle Starburst, ma ne mangiò la metà mentre passeggiavano per l'aeroporto. O per meglio dire, mentre strisciavano contro i muri per cercare di evitare la folla. Quinn si lasciò cadere su una delle sedie lontano dalle persone, tirandosi Rachel sul grembo e avvolgendole le braccia attorno. Rachel le prese le mani che erano appoggiate sul suo stomaco e sospirò.

Sentiva l'odore di Starburst nel respiro della sua fidanzata. Le mani di Quinn cominciarono a tremare di nuovo e Rachel le tenne più strette.

Va tutto bene, Quinn, ti amo” e sentì Quinn annuire contro la sua spalla.

Vuoi fare il gioco del cavallo?” le chiese Quinn qualche istante dopo.

Uh oh. Rachel non ne aveva mai sentito parlare. E alcuni dei giochi di Quinn erano... beh, si trovavano in un luogo pubblico. E non voleva essere arrestata.

Qual è il gioco del cavallo?” chiese cautamente.

Quinn si raddrizzò e stese le braccia di Rachel di fronte a loro. Poi iniziò a rimbalzare su e giù, facendo si che Rachel rimbalzasse con lei. Come un cavallo. O un terremoto. Oh oh oddio...

Oddio. Quinn sorrideva deliziata, completamente ignara, ma Rachel stava avendo dei seri problemi. Con quella posizione. E il movimento. Si chinò all'indietro e fermò il movimento di Quinn e si voltò a guardarla.

Forse quando siamo a casa, piccola”.

Quando non ci fossero stati i suoi genitori.

Perché era davvero un gioco divertente. Davvero tanto divertente.

Lo sapevi che i conigli possono saltare più in alto di 90 centimetri?” chiese Quinn, mentre Rachel la portava verso il ritiro bagagli.

I suoi genitori sarebbero sbarcati da un momento all'altro, Quinn si mosse irrequieta e Rachel le sorrise.

Hanno delle gambe davvero fo-forti” balbettò Quinn.

Bene. Era tempo di adottare un coniglio e testare quella teoria. Rachel sapeva che era questione di tempo prima che si trovasse un coniglio che saltava per casa. Si domandò dove si potessero comprare i conigli “super jump”, quando sentì i suoi papà.

Sì, lì sentì. Vicino al rullo per il ritiro bagagli, mentre parlavano a voce veramente alta.

Dove sono, Hiram?”

“Non lo- stiamo andando nella direzione giusta?”

Oh oh, laggiù! È stupenda!”

Dio mio. Rachel si voleva portare la mano alla faccia ancora prima di averli effettivamente visti.

A quanto sembrava avevano visto Rachel e Quinn, perché stavano facendo gli arieti in mezzo alla folla, il più educatamente possibile e agitando le mani come bambini eccitati. Rachel si allontanò da Quinn giusto per stringerli in un abbraccio ed entrambi la fecero roteare lasciandosi andare ad esclamazioni di gioia.

Quando la misero giù, si voltarono eccitati verso Quinn. Suo padre Leroy aveva un sorriso quasi maniacale. Hiram invece sembrava trattenersi un po' meglio. Rachel si precipitò da lei, perché sembrava davvero terrorizzata.

Papà, babbo, questa è Quinn, la mia ragazza” si chinò a darle un dolce bacio sulla guancia. “Quinn, questi sono i miei papà, Leory e Hiram.”

Leroy fece un passo verso di loro e Quinn ne fece istintivamente uno indietro e Rachel le mise una mano sulla schiena per calmarla.

È meraviglioso incontrarti finalmente, Quinn. Abbiamo sentito parlare così tanto di te!” dichiarò Leroy brillantemente, tenendole la mano. Sembrava che stesse facendo del suo meglio per non stringerla in un abbraccio.

Quinn lo fissò intensamente e poi gli sorrise timidamente, stringendogli la mano. “Anch'io, uhm, Mr. Berry” disse con calma, rivolgendosi poi ad Hiram.

Era più alto e decisamente più intimidatorio, ma questo le sorrise dolcemente e Quinn incrociò i suoi occhi.

E anche lei... Mr. Berry”.

Oh, no, Leroy e Hiram, per favore!” esclamò Leroy a voce troppo alta.

D'accordo, calma. Abbiamo capito come vi chiamate. Mezza New York l'aveva capito.

Quinn annuì. “Um, Hiram e Leroy, sono così felice che abbiate cresciuto una figlia del genere” disse con serietà, con gli occhi che vagavano suoi due uomini.

Rachel si mise quasi a ridere, ma Quinn si schiarì la gola e i suoi papà sembravano ad un metro da terra.

Volete de-delle Starburst?”chiese Quinn timidamente, tirando fuori le caramelle dalla tasca e offrendole ai due uomini.

Ne erano rimasti solo due rossi. Il gusto preferito di Quinn.

Dio, avevano le lacrime agli occhi? C'erano sicuramente lacrime negli occhi di Rachel. Avevano bisogno di rimettersi in piedi. Erano solo caramelle alla frutta, non oro. Rachel abbracciò la vita di Quinn con orgoglio. La sua fidanzata condivideva le sue caramelle, i suoi papà dovevano essere persone importanti.

Il proprietario di Audi berlina targata UFR7G9 è pregato di presentarsi alle autorità del parcheggio immediatamente. Il proprietario dell'auto targata UFR7G9 è desiderato urgentemente”.

Rachel smise di sorride e guardò l'interfono.

Maledetto Cornelius.


****

Rachel aveva finito di riscaldare la sua salsa vegana per le patatine, che aveva accidentalmente fatto andare per sei minuti invece che sessanta secondi, visto che non aveva ancora preso familiarità con il suo stupido e nuovo microonde. Prese il piatto e si diresse in soggiorno. Aveva carote, cetrioli, salsa ranch e naturalmente, biscotti al burro d'arachide.

Sempre biscotti al burro d'arachide.

Quinn ci aveva anche aggiunto le gocce di cioccolato per i suoi papà.

Rachel appoggiò tutto sul tavolino da caffè e poi si lasciò cadere sul divanetto, appoggiando i piedi sulle ginocchia di Quinn. I suoi papà stavano condividendo il divano con Puck che stava giocando in modo indemoniato a Rock Band Drum cercando di tenere il passo con Brittany e Santana.

Non era così difficile dal momento che Santana stava “cantando” attraverso grida e gemiti, cercando di capire se il gioco era in grado di riconoscere le vibrazioni invece che i colpi. A quanto sembrava stava funzionando.

Sfortunatamente.

Mentre Brittany sembrava stesse giocando a Dance Dance Revolution con Barnaby e la sua chitarra era stata completamente dimenticata.

Cornelius era stato rinchiuso in bagno dopo la sua scappatella di quella mattina. Rachel si era sentita sicura del fatto che non sarebbe riuscito a scappare dal finestrino così poco aperto, ma... beh, qualcuno l'aveva visto saltare fuori coi suoi stessi occhi. E non era che stesse scontando davvero la punizione. Quinn andava ogni venti minuti con dolcetti e giocattoli così rumorosi che era sicura che tutto il palazzo li stava sentendo.

Rachel inzuppò distrattamente una patatina nella salsa e se la portò alle labbra, realizzando in ritardo quanto fosse incandescente. Fece degli strani rumori e poi sputò tutto quello che aveva in bocca sulla propria mano.

Aaarllghghblagghhh!” e c'era un po' di salsa sul lato della sua bocca.

Dio, addirittura Quinn fece una smorfia. Quinn che aveva un'enorme chiazza di formaggio sulla maglia, da quanto si era elettrizzata troppo nello spruzzarlo suoi sui cracker a forma di animali. Rachel si ricompose in fretta e Quinn le accarezzò i piedi facendola ridere.

Quinn! Pongo si sta ambientando?” chiese Hiram ad alta voce.

Quinn scivolò giù dal divano, accanto al tavolino da caffè, proprio accanto a dove il suo orso polare era accucciato. La coda cominciò a muoversi al suono del suo nome.

È un tenerone” disse con un sorriso, sporgendosi e infilando la testa nella sua pelliccia. In profondità nella sua pelliccia, praticamente scomparve.

Rachel cercò di non guardarle il sedere, perché, insomma, i suoi padri erano proprio lì. Fallì miseramente ed accettò le loro provocazioni in assoluto silenzio.

E Gesù Santissimo, Santana doveva tacere.

Quinn riemerse dalla pelliccia di Pongo e si accorse che nessuno stava più giocando, ma tutti la stavano fissando intensamente.

Gl-gli piacciono i Froot Loops” disse con un filo di voce, salendo di nuovo sul divano e accarezzando con i piedi la schiena di Pongo. Afferrò i piedi di Rachel e se li rimise in grembo.

Quanti anni ha?” chiese Leroy incuriosito. “Sembra... beh, non è certamente un cucciolo”.

Sedici” rispose Quinn.

Rachel diede una gomitata nelle costole al padre. “Ed è assolutamente felice. Ha una vita meravigliosa” disse incoraggiante.

Una vita meravigliosa dove gli venivano serviti dei cazzo di Froot Loops come colazione.

Fabray! Prendi la chitarra!” ordinò improvvisamente Santana, prendendosi una pausa dal suo cantare senza parole.

O era meglio dire lamenti. Come una gatta. Stava respirando pesantemente, forse avrebbe perso la voce a breve. Rachel era ottimista al riguardo.

Quinn sembrava titubate.

Vieni Q, stiamo facendo un po' di Flaming Lips” la esortò Santana.

Uhm” Quinn guardò Rachel esitante. “Non ho idea di cosa voglia dire”.

Rachel sorrise e strofinò un piede sulla coscia di Quinn. “È una band, Q. Ma non ti preoccupare, il signor H è pronto. Puoi avere la prossima”.

Puck consegnò la chitarra ad un ansioso Hiram che sembrava averne troppa familiarità per la sua età. Quinn osservò i suoi movimenti con attenzione. Sarebbe stata una professionista per la fine della giornata.

Rachel!” esclamò Brittany improvvisamente, dopo aver rinunciato a ballare e aver preso a giocare con Jelly e la stringa della sua scarpa.

Santana aveva ricominciato a cantare e Rachel era sul punto di buttare la ps3 di Quinn giù dal balcone. Anzi no, era pronta a gettare Santana giù dal balcone.

Rachel inarcò le sopracciglia in direzione di Brittany e permise a Barnaby di saltarle in grembo.

Hai intenzione di venire alla giornata delle porte aperte di Quinn?” chiese, cercando Jelly.

Probabilmente era terrorizzata, Rachel pensò che avrebbe fatto meglio a correre in bagno e a nascondersi. Non quello dove c'era Cornelius. L'avrebbe attirata nella sua rete di perversione.

Poi Rachel si rese conto di quello che Brittany aveva detto e si voltò verso Quinn. “Al rifugio? Giornata aperta?”

Quinn la stava guardando, ma immediatamente abbassò lo sguardo sui piedi di Rachel, dove le mani avevano cominciato a giocherellare. “Sì”.

Brittany riprese. “Sì, ha detto che hanno tutti i tipi di animali. Anche le anatre. Così ci andrò sicuramente”.

Rachel fissò Quinn che le stava fissando i piedi. I padri di Rachel gettarono ad entrambe uno sguardo, poi cominciarono a riempirsi la bocca di carote, come dei conigli con dei denti enormi. Buon Dio.

Rachel tirò via i piedi dalle ginocchia della ragazza e si sedette a gambe incrociate davanti a lei. “Ehy” disse con calma.

In realtà i piedi di Rachel non erano così interessanti, i piedi di nessuno lo erano. Rachel la guardò un attimo, poi le prese la mano e la tirò in piedi dirigendosi verso la camera.

Torniamo subito” disse ai suoi padri, dubitando che potessero sentirla visto il fracasso che stava facendo Santana.

Rachel amava dormire nella camera di Quinn. Il letto era come un marshmallow. E tutti i suoi libri, i gadget e le cose di Quinn, la facevano sentire come se stesse dormendo in una favola. Con una luce notturna che Cornelius prontamente staccava dal muro.

Fottuto Cornelius.

Non mi avevi detto della giornata a porte aperte” disse Rachel dolcemente, chiudendo la porta e girandosi per parlare con la sua fidanzata.

Quinn si stava passando le dita lungo i palmi, deglutì, ma non rispose. Stava ancora fissando i piedi di Rachel.

Bear, guardami, pensa per immagini, d'accordo?”

Rachel sorrise quando nervosi occhi nocciola incrociarono i suoi.

Il rifugio ha una giornata a porte aperte”.

D'accordo, sì. Rachel aveva capito quella parte. Attese pazientemente che Quinn continuasse e le colpì dolcemente la guancia con un dito quando non lo fece.

Quinn sospirò. “Vo-vogliono che io faccia un discorso”.

Rachel spalancò gli occhi e la sua bocca. Discorsi erano il pane quotidiano di Rachel Berry. Sopratutto perché coinvolgeva l'accettare premi o fare presentazioni stellari.

Barry dice che i-io sono la migliore con gli animali. E i-io-loro vog-vogliono-”

Bear” mise una mano su quella di Quinn e la sentì sospirare.

Pensano che l-la gente vedrebbe quanto tengo agli animali se facessi io il discorso. H-hanno detto che sto andando bene e io... s-se te lo dicevo, tu sa-saresti voluta venire e avresti visto come io sono... non sono buona con tutti gli occhi puntati addosso o discorsi in pubblico e la gente sarà cattiva e-”

Quinn” disse Rachel a bassa voce, avvicinandosi per guardare in quegli occhi nocciola che sembravano frenetici.

Avrebbe voluto abbracciarla, ma il formaggio spray sulla maglietta di Quinn non sembrava molto appetitoso.

E se in questo modo aiutassi un cane?” chiese, cercando di calmare le mani irrequiete di Quinn. Sembrava confusa e triste. “E se, alzandoti in piedi e pronunciando qualche parola per gli animali, aiutassi un cane? Salvassi un animale? Come Pongo”.

Quinn la fissò.

Lo puoi fare, la gente ti ascolterà proprio come ho fatto io” le prese il volto fra le mani. “Quinn, quando ti sei trasferita, c'era solo Barnaby e basta”. Quinn annuì, ascoltando con attenzione. “Ora ho un orso, un demone e una Jelly all'arancia. Pensi che lì avrei adottati da sola?”

Rachel sorrise all'espressione di Quinn. No, Rachel non avrebbe preso nessun altro animale se non fosse stato per Quinn.

Puoi aiutare questi animali, bear. Fai in modo che non possano dire di no e io ti aiuterò, okay? Ti aiuto col discorso, ti darò consigli. Perché sono una stella e tanto altro” le disse facendole l'occhiolino. “E puoi parlare con Tom se lo senti necessario. Starai bene, va tutto bene. Possiamo salvare alcuni cuccioli!”

Quinn arrossì e sorrise. “Sì, posso farlo”.

Rachel ridacchiò. “Certo che puoi”.

Strinse Quinn in un abbraccio, uno veloce, perché non voleva venire a contatto col formaggio e magari vomitarle sulle schiena. Rachel si prese la libertà di toglierle la maglietta e mettergliene una pulita.

Tutto bene?” chiese Hiram quando tornarono in salotto sedendosi sul divanetto, osservando la maglietta nuova di Quinn.

Abbiamo avuto un bel discorso” disse Rachel, rendendosi conto che tutto era silenzioso.

Silenzioso. Santana aveva smesso di regalar loro quei bellissimi lamenti, anzi, la stava fissando sorridendo.

Vuoi un po' di latte e cioccolato, Leroy? O Hiram? O magari... una birra?” chiese Quinn.

Rachel notò che le orecchie di Quinn erano rosse e sorrise.

Oh, tesoro, sì, latte e cioccolato per favore!” esclamò Leroy.

Anche Hiram annuì e Quinn scomparve in cucina con Barnaby alle calcagna. Rachel avrebbe sicuramente trovato residui di latte e cioccolato nella sua ciotola, ne era sicura. Era probabilmente meglio del succo di frutta che ci aveva trovato la volta precedente.

Sta bene?” chiese Hiram preoccupato.

Santana sbuffò. “Hanno appena fatto una sveltina, certo che sta bene”.

Gli occhi di Santana si spalancarono all'istante quando si ricordò che stava parlando con il papà di Rachel e immediatamente borbottò uno “mi dispiace”, prima di tornare a concentrarsi sul gioco che aveva dimenticato poco prima.

Quinn probabilmente non aveva nemmeno idea di cosa fosse una sveltina, Rachel sorrise rassicurante ai suoi genitori.

Sta bene”.

Leroy sorrise e si sporse verso il tavolo da caffè. “È un tesoro, Rach. Si prende cura di te? Perché se lo fa, noi approviamo” sussurrò, come se lei non lo sapesse già.

Ma Dio, erano a New York da nemmeno tre ore e già le stavano dando la loro approvazione. Doveva essere un record. In realtà conoscevano Quinn da ormai tre mesi. Rachel era in grado di parlare molto in tre mesi. Un sacco.

Nella mente di Rachel figurò l'immagine di Quinn felice alla corsa dei cani, che le dava i suoi libri da colorare, che si prendeva cura di lei quando era malata, che faceva i biscotti solo per divertimento.

Si prende molta cura di me”.

Dio, sei disgustosa” esclamò Santana gettandole una carota, mentre sceglieva un nuovo brano dal gioco.

Io penso che sia dolce” commentò Brittany. Jelly non si vedeva da nessuna parte, Rachel sperò che fosse ben nascosto.

Io penso che sia eccitante” Puck giocherellò con le bacchette che aveva fra le mani, facendole cadere una quando incrociò lo sguardo di Hiram.

Rachel aveva bisogno di insegnare ai suoi amici un po' di autocontrollo. Beh, no, sarebbe stato un disastro, visto che nemmeno Rachel ne aveva da vendere. Qualcun altro aveva bisogno di insegnare a Rachel e a i suoi amici un po' di autocontrollo.

Furono interrotti dal bussare alla porta e Rachel si alzò per andare ad aprire, proprio mentre Quinn si sedeva con il suo bicchiere di latte e cioccolato. Gli occhi di Rachel si spalancarono quando vide dallo spioncino- c'era un poliziotto dall'altro lato- e tornò velocemente in soggiorno.

Va bene, state tutti calmi!” disse ad alta voce. “Fingete di essere normali!”

I suoi padri avevano di nuovo la bocca piena di carote, Santana piagnucolava nel microfono, Puck stava per rompere il set della batteria a metà e Barnaby era sulle ginocchia di Quinn, che gli stava dando da mangiare orsetti gommosi gialli.

Dannazione. Questo è quello che ottieni quando rompi le regole, Rachel. Sarebbe dovuto succedere prima o poi. Erano lì per il suo eccesso di velocità? Oddio, stava per andare in prigione.

Rachel riuscì a ricomporsi e aprì la porta, cercando di essere disinvolta.

Salve, signorina Berry, ho ricevuto delle lamentale per disturbo alla quiete, le devo chiedere di diminuire i rumori. Se riceve un'altra lamentela, sarà costretta a pagare una multa.”

Il rumore del salotto si fermò all'istante. O forse Rachel era diventata sorda.

Maledetta Santana.

Rachel si sorprese che non fosse successo quando lei aveva provato ad insegnare a Barnaby a cantare. O quando aveva comprato le enormi palle per lo yoga. O quando cantava ogni singolo giorno per divertimento. Nella doccia. Quando cucinava. Quando puliva. Quando aveva iniziato ad istruire Quinn con i musical.

C'erano state così tante opportunità. E wow, Rachel aveva effettivamente dei vicini e no, non erano serial killer.

Certo, signore, saremo più silenziosi” disse Rachel educatamente, prendendo un respiro profondo e chiudendo la porta.

Il salotto era stranamente silenzioso quando si sedette di nuovo. Rachel si chiese quanto effettivamente i suoi vicini potessero sentire, ma decise di ignorarlo. Forse il canto lamentoso di Santana era stato la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Quinn premette un orsetto gommoso alle labbra di Rachel, questa sorrise e aprì la bocca, poi si inclinò e la baciò dolcemente. I suoi padri fecero dei versi estasiati e si strozzarono con le carote.

Sai Quinn, la prima conversazione che abbiamo avuto riguardava Barnaby” le disse all'orecchio, assicurandosi che i suoi amici fossero distratti a controllare, con le orecchie contro il muro, se potevano sentire i vicini.

Non sembravano riuscirci.

Credo che dovresti parlare di questo. Come gli animali aprano nuovi mondi, come forniscano sbocchi, sai... per unire per le persone” Rachel appoggiò la testa sulla sua spalla.

Non sapeva bene quello che stava dicendo, ma si adattava perfettamente a Quinn. Qualsiasi cosa riguardante quell'argomento. Animali. Mondi paralleli. I suoi genitori la stavano fissando con piccoli sorrisi.

E puoi parlarle di come abbiamo adottato Pongo, Cornelius e Jelly”.

Quinn premette un altro orsetto sulle sue labbra, ma Rachel stava ancora parlando e non prese il suggerimento.

E di quali sono i tuoi programmi per il futuro”.

Quinn sorrise e premette la caramella più forte sulle sue labbra, Rachel le schiaffeggiò una mano.

E potremmo-”

Little Bear, mangia l'orsetto gommoso” disse Quinn, sorridendo trionfante quando fu in grado di metterglielo fra le labbra.

Rachel alzò gli occhi al cielo e smise di parlare, poi controllò il sacchetto che aveva Quinn e sorrise. Sì, c'erano metà orsetti gialli, che erano destinati a Barnaby e metà blu.

Quelli erano i preferiti di Rachel e sapeva che sarebbe stata nutrita con quelli per il resto della serata.



_____________________________________


Note traduttrici:

Su questo capitolo non ho molto da dire, è stato un po' di transizione, ma Rachel mi uccide sempre coi suoi pensieri da pazza XD quindi, non vi ammorbo molto con le mie note stavolta.

Ci si vede settimana prossima con un bel capitolo importante!


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Capitolo 20
*** With my eyes closed you're all I see ***


Just off the Key of Reason

Capitolo 20
With my eyes closed you're all I see


La mente di Quinn era come un meraviglioso ragno immaginario o un paese delle meraviglie. Un labirinto di colori, immagini e sensazioni, legati insieme da logica creativa e amore. Rachel lo sapeva. Aveva capito che Quinn non pensava come gli altri, ma quando lesse la bozza del discorso che aveva scritto Quinn, si ritrovò ipnotizzata. In completa soggezione.

La mente della sua fidanzata era bella.

Perché Rachel non poteva essere uguale a lei? Eliminare la paranoia e le sue manie e cercare di essere più simile a Quinn. Se l'avesse fatto probabilmente sarebbero finite entrambe senza casa e si sarebbero trovate a vivere allo zoo.

Oh Dio, Rachel si rese conto della grande responsabilità che aveva nel rapporto. Oh cielo. Rachel guardò la sua fidanzata e si chiese che cosa sarebbe successo se si fossero scambiate la mente. Una tipica Rachel Berry durante la sua domenica di riposo.

Quinn giaceva sullo stomaco sull'erba, proprio affianco a Rachel, disegnando un labirinto sul retro di una carta di caramella, con un evidenziatore blu acceso, mentre i padri di Rachel giocavano con i cani poco distanti.

La favolosa testa di Quinn, non sarebbe stata in grado di gestire quella di Rachel. Era folle e talvolta perversa, ma così piena di talento. Rachel stessa riusciva a malapena a gestirla. Ne era terrificata a volte.

E come diavolo aveva fatto virare il suoi pensieri in quella maniera?

Le menti lavoravano in modi strani, quella di Quinn lavorava in un guazzabuglio incomprensibile di luci, caramelle, animali e parole. Forse Barnaby avrebbe potuto capirla, ma non altri.

Dovresti scrivere un libro” disse Rachel, tracciando distrattamente le lettere sul foglio.

Quinn sorrise, si sedette a gambe incrociate e fissò un bambino seduto poco lontano da loro, che fissava gli altri giocare con una palla.

Davvero, Quinn” disse Rachel, distogliendo gli occhi dal foglio e spingendo il suo ginocchio contro quello di Quinn. “Scrivere di... non so, la tua esperienza con l'Asperger. Del tuo passato, degli animali, del fatto che stai per andare al college. E puoi inserirmi, sono così d'ispirazione”.

A Rachel sarebbe piaciuto essere in un libro. Oltre, ovviamente, all'autobiografia che avrebbe scritto. Quinn ciondolò la testa di lato per fissarla. Arricciò il naso e Rachel le spinse leggermente la spalla con la sua.

Papà diglielo. Falle scrivere un libro”.

Sì, costringila. Legala e mettile una penna in mano, così che non possa avere altra scelta. Probabilmente Quinn non avrebbe scritto ugualmente, avrebbe lanciato la penna in giro o si sarebbe messa a scarabocchiare elefanti o cose del genere.

Sei una persona molto interessante, Quinn. Sono sicuro che là fuori ci sono un sacco di bambini come te, Asperger o meno, a cui potresti dare molta speranza” dichiarò Hiram, guardando Quinn e ignorando suo marito che stava lottando al suo fianco.

Leroy era aggrappato al collare di Barnaby, con tutte le sue forze, per evitare che il cane corresse a gettarsi nello stagno. Cornelius stava mangiando le croste dal panino di Quinn e Pongo era rimasto a casa perché era in grado di fare solo brevi passeggiate.

Quinn guardò Hiram e arrossì. “Grazie”.

Rachel scavò nel mucchio di cose da mangiare e trovò un Ho-hos. Dio, pensava di aver buttato via tutto. Continuavano a tornare.

Quinn si alzò in piedi e portò con se la coperta, quella con le giraffe che Rachel aveva usato quando si era sentita male.

Oddio, non era stata lavata. Era assolutamente disgustoso.

Quinn, dove stai andando?” chiese Rachel, domandandosi se usando il disinfettante in quell'istante, l'avrebbe potuta salvare dall'imminente contagio di quell'ammasso di germi che erano stati li per tre mesi.

I germi rimanevano in vita così tanto? I germi erano vivi? Dio, metti a fuoco.

Quinn si voltò e sorrise dolcemente a Rachel e poi si avvicinò al ragazzino seduto da solo poco distante. Sembrava avesse sei o sette anni, coi capelli castani e gli occhi luccicanti. Quinn si inginocchiò di fronte a lui con un'espressione dolce. Il bambino si sentiva timido e giocherellava con i lacci delle scarpe, mentre Quinn gli sussurrava qualcosa.

Rachel guardò i suoi genitori e vide che erano altrettanto assorti in quello spettacolo.

Quinn indicò la palla da calcio rossa e il bambino scosse la testa tristemente. Quinn si sedette sui talloni per un minuto e lo studiò, poi tirò fuori la palla da tennis di Barnaby da chissà dove.

Sul serio? Dove cazzo era stata nascosta?

Quinn si alzò e tirò la palla, a quel punto Leroy non ebbe nessuna ulteriore speranza di tenere Barnaby. Il cane scattò, prese la palla, oltrepassò Rachel e si gettò sulle gambe di Quinn, non facendo nessun tentativo per fermarsi.

Quinn era il suo muro.

Tenne il collare di Barnaby, diede la palla al bambino e si alzò fissandola con espressione interrogativa. Dio, era un cazzo di cortometraggio, Rachel avrebbe dovuto registrarlo.

Quinn disse qualcosa e il bambino lanciò la palla più forte che poté e in realtà andò abbastanza lontano. Quel bambino era innaturalmente forte. O Rachel era innaturalmente debole. Sì, i suoi cani preferivano di gran lunga quando era Quinn il lanciatore.

Barnaby scattò e scivolò lungo il terreno mentre afferrava la palla. Si mise in piedi e trotterellò da loro con la palla in bocca. Ma non c'era da fidarsi di lui, quella palla ormai era sua, l'avrebbe distrutta e non l'avrebbe ridata indietro per nulla al mondo. Rachel lo sapeva bene e lo rispettava. La palla era sua e se la teneva.

Rachel sorrise quando vide Quinn inginocchiarsi di nuovo, posando una mano sulla schiena del bambino e sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Lui ridacchiò e anche Rachel lo fece.

Sul serio, non sapeva nemmeno che cosa si erano detti.

Il bambino fece uno scatto verso Barnaby, che si mise a giocare a rincorrerlo, e il bambino rise forte e Rachel non riuscì a trattenersi e rise a sua volta.

Rachel si rese conto che la sua risata era tremendamente forte, così Quinn si voltò con un sorriso e tornò verso di lei, baciandola sulla testa prima di sedersi al suo fianco.

È stato molto carino da parte tua, Quinn” disse Leroy, trattenendo Cornelius in grembo.

Quinn si strinse nella spalle e guardò di sfuggita Rachel. “Sembrava solo”.

Rachel le toccò la spalla e sporse il mento verso di lei, in cerca di un bacio. Quinn fece finta di non vederla e le spazzolò un po' di erba dalla ginocchia, ma Rachel poteva vedere il sorriso sulle sue labbra.

Piccola, dammi un bacio” le disse.

Sì, Quinn dalle un- merda! No! Corny, vieni qui!”

Leroy saltò per inseguire il cane che aveva deciso di unirsi a Barnaby e al bambino. A quanto sembrava nessuno lo aveva informato che “Corny” non era stato contemplato come soprannome.

Rachel gemette e sporse il mento di nuovo, infine Quinn ridacchiò e l'accontentò. Si tolse l'erba dalla mani e ne mise una dietro la testa di Rachel, l'altra sulla mascella e poté sentire il sapore fruttato delle caramelle di Quinn in quel bacio.

Si trovarono a guardare alcuni bambini che lasciavano la partita di calcio, per unirsi a Barnaby, portando con loro più palle e frisbee, chiedendo al primo di loro se potevano giocare mentre questo annuiva felice.

Wow. Barnaby era in grado di controllare i bambini. Tutti i bambini. Avrebbe dovuto imparare ad utilizzare tale talento. Cornelius li stava facendo pascolare come pecore, mentre Barnaby si rifiutò di dare la sua palla da tennis a chiunque altro.

Poi si annoiò venti minuti più tardi e i bambini tornarono a casa e il maledetto Cornelius si buttò nello stagno, costringendo Quinn ad andare a recuperarlo.

Ci entrò solo sino alle ginocchia, ma Rachel non poté fare a meno di registrarla e mandare il video a Santana e Kurt.

Entrambi convennero che Cornelius era uno psicopatico e Quinn matta.


****

I papà di Rachel sarebbero dovuti essere sulla via dell'aeroporto in dieci minuti, ma avevano praticamente rapito Quinn mezz'ora prima e l'avevano trascinata in balcone. Naturalmente, Rachel aveva provato a spiare ed era stata cacciata ogni volta che si era affacciata al vetro.

Nessuno si stava buttando dal balcone. Nessuno stava per essere buttato dal balcone, il che, era un buon segno. Quinn non sembrava turbata, così Rachel decise di lasciarli soli.

Per un minuto esatto e poi strisciò di nuovo verso il vetro. Era accucciata quando Cornelius corse verso di lei dritto dentro la porta a vetri, esattamente come aveva fatto quando era un cucciolo.

Rachel si chiese, legittimamente, se fosse cerebroleso.

Si rialzò e vedendo che non poteva uscire sul balcone, corse verso Rachel che vide che i suoi papà la stavano fissando e strisciò verso Pongo per grattargli la pancia. Cornelius fu subito al suo fianco, Jelly e Barnaby lo seguirono, sino a circondarla, e i suoi padri la trovarono così quando tornarono dentro. Rachel fissò Quinn, aveva gli occhi rossi e residui di lacrime, ma stava sorridendo e la tirò in piedi stringendola in un abbraccio.

Va bene ragazze, appuntamento su Skype fra due settimane, okay?” disse Leroy, trascinando due enormi valige fuori dalla camera di Rachel.

Sì, papà” confermò Rachel stringendolo in un abbraccio. Odorava di birra e gomma da masticare e successivamente ne diede uno anche a Hiram.

Quinn” disse Hiram, aprendo le braccia verso di lei.

La ragazza si morse il labbro inferiore e si mosse verso di lui esitante, ma rise di gusto quando Hiram la fece volteggiare.

“Okay ragazze, state al sicuro, divertitevi e prendetevi cura l'una dell'altra, okay?”

Rachel mise il braccio sulla vita di Quinn e le baciò una guancia. “Ovviamente”.

Quinn” disse Leroy facendole l'occhiolino.

Fu probabilmente l'occhiolino più ridicolo che avesse mai visto, oltre ad aver coinvolto il volto, aveva coinvolto anche metà della spalla.

Quinn arrossì e annuì, fissando le proprie scarpe. I suoi padri salutarono e baciarono tutti gli animali e si soffermarono di più su Pongo, perché c'erano forte probabilità che non l'avrebbero rivisto. Rachel si offrì di dargli un passaggio, ma rifiutarono dicendole di prepararsi per lo show di quella sera.

Sì, okay, aveva colpito un segnale di stop una volta quando era in macchina con loro. Ma non era una così terribile guidatrice. Sì, aveva colpito uno stop e non aveva nemmeno idea di come avesse fatto. Aveva fatto una strana manovra e nella retromarcia l'aveva colpito.

Rachel si lasciò cadere al fianco di Quinn. “Che cosa ti hanno detto?” prendendo i piedi della ragazza sul suo grembo.

Quinn sorrise timidamente. “Amo i tuoi papà”.

Bene, wow, ma non era l'informazione che Rachel stava aspettando e le fece il solletico sotto il piede.

Ma cosa ti hanno detto?”

Quinn agitò il piede nella sua presa in modo da potersi concentrare, mentre Rachel la fissava.

Hanno detto che sei il loro mondo e di prendermi cura di te. E io ho detto che lo farò, perché sei anche il mio mondo. Hanno detto delle cose su, uhm, il mio discorso e...me. E mi hanno detto che se mi spezzi il cuore ti diseredano e adottano me”.

Rachel sbuffò. I suoi padri. Tipico.

Ora gioca con me” le disse con leggerezza, tirando la maglietta di Rachel per toglierla.

Beh, non poteva discutere con quello.

Lasciò che Quinn le sfilasse la maglietta dalla testa e le scompigliasse i capelli, così che non potesse vedere. Caddero giù dal divano, a causa del salto esuberante di Quinn e vennero attaccati dai loro animali sul pavimento e si spostarono in camera da letto.

In quella di Quinn. Non in quella di Rachel, perché i suoi genitori se ne erano appena andati e l'avrebbe fatta sentire strana.

Ma i suoi padri erano andati via e avrebbero potuto finalmente giocare al cavallo!


*****


Lo spettacolo di Rachel andò bene, come sempre, perché era una stella e uscì dopo coi colleghi a bere. Non ci andava spesso, sopratutto perché aveva una ragazza angelica che l'aspettava a casa, ma non voleva che i suoi colleghi si sentissero trascurarti. Non poteva essere una stella senza che il cast la supportasse.


E ovviamente erano anche suoi amici.

Rachel non era ubriaca. Aveva solo dimenticato temporaneamente come si camminava. Come si pensava e parlava con chiarezza. Aveva trascorso due minuti buoni a chiedersi perché la sua gamba non aveva fatto altro che vibrare, prima di rendersi conto che aveva ricevuto un messaggio.

“Da Quinn!” Strillò Rachel.

Dio, Quinn era incantevole. Quinn era bella e meravigliosa. Aveva la migliore fidanzata.

Quinn: Hey, Rach. Torni presto? Ho bisogno di parlarti xx

C'erano voluti cinque minuti buoni perché Rachel mettesse a fuoco lo schermo, leggesse e sopratutto comprendesse il messaggio. Quinn aveva bisogno di lei. Rachel uscì dal locale come Flash.

Beh, provò ad uscire dal locale come Flash. Diede a Matt un po' di soldi per pagare il conto, molti soldi, poi si distrasse e cominciò a cantare la canzone che stava andando nel locale. Era sicura di conoscere le parole, solo che non le ricordava, così decise di inventarle.

Uno stronzo si avvicinò e fermò la sua danza improvvisata, rendendosi conto che era James e oh, Quinn aveva bisogno di lei!

Rachel prese un taxi per andare a casa e salì le scale fino all'appartamento, perché si dimenticò dell'esistenza degli ascensori. Dopo aver visitato due piani sbagliati, raggiunse il proprio e trascorse dieci minuti a cercare di aprire la porta.

Perché diavolo non funzionava? Doveva chiamare il fabbro. Dov'era il suo telefono?

La porta si aprì e Quinn la stava guardando un po' preoccupata.

Big Bear!” esclamò Rachel, gettandosi fra le sue braccia.

Dio, ne aveva sentito la mancanza. Erano state sperate così tanto. Quinn profumava di caramelle, Rachel avrebbe voluto mangiarle un braccio.

Ehi, piccola” rispose Quinn baciandole la testa e trasalendo quando sentì il suo respiro.

Sono venuta a casa per te, Q. Quinnie, bear, Quinnie-Quinn-Quinn!”

A Rachel piacevano da morire i soprannomi. Dov'era Seal? Tolse la testa dal petto di Quinn e si guardò intorno. Amava così tanto Seal, voleva dargli un abbraccio.

Qualcuno è un po' ubriaco” disse Quinn scortandola in salotto.

Rachel camminò dritta verso il tavolo e sobbalzò quando lo urtò con forza. “Quinn chiama un ambulanza!” piagnucolò. Dio, l'anca, aveva bisogno di farla sostituire.

Quinn la prese in braccio e la portò verso la camera da letto con un piccolo sorriso. “No, little bear, va tutto bene. Ma ora è tempo di dormire”.

Rachel provò a lottare fra le sue braccia, ma queste non allentarono. La sua fidanzata era forte, avrebbe potuto battere i cattivi. “Sono tornata a casa perché hai detto che volevi parlare con me. Quindi parliamo. Parla, parla, parla”.

Lasciò che Quinn la mettesse sul letto e scoprì di essere in grado di stare seduta, infine si stese e la guardò scostarle una ciocca di capelli dal volto.

Domani mattina, Rachel. Sei una specie di pasticcio”.

Andiamo. Rachel Berry non era mai un pasticcio. Certo, non riusciva a sostenere la parte superiore del suo corpo, ma non era un pasticcio.

Quinn iniziò a tirarle via i jeans e Rachel sorrise vivacemente verso di lei. Le scompigliò i capelli facendoglieli finire in bocca e Quinn sfuggì alla sua presa.

Lascia che ti tolga i pantaloni, Rachel”.

Ehi, non aveva da chiedere, poteva farlo quando voleva. Lasciò che Quinn la spogliasse e poi la costrinse a darle la parte superiore del suo pigiama. Profumava di magia. Quinn strisciò al suo fianco e cercò di calmare le sue mani curiose.

Beh, ora non era più divertente.

Rachel avvolse tutti e quattro gli arti attorno a Quinn e seppellì il volto nel suo collo. “Ti amo, biggy bear” mormorò, sbavandole sulla pelle.

Quinn non si ritrasse, la tenne stretta. “Ti amo, drunky. Notte, notte” mormorò, accarezzandole i capelli sino a che non cadde addormentata due secondi dopo.

Rachel si svegliò esattamente quattro ore più tardi e rimase immobile per venti minuti cercando di calmare il pulsare alla tesa e la nausea, domandandosi cosa diavolo fosse successo. Si ricordò cosa era accaduto e si voltò, trovando gli occhi di Quinn lucidi e aperti rivolti al soffitto.

Ehi, Quinn” disse piano, sedendosi lentamente.

Dio, stava per vomitare, non c'era niente di peggio del vomito su tutto il letto. Sperava di non doverlo sperimentare.

Sono le tre del mattino, Rach, torna a dormire” le disse con voce roca.

Rachel scosse la testa. Dannazione, non l'avrebbe rifatto molto presto, allungo una mano verso il comodino e accese la luce.

“Non vomitarmi addosso” disse Quinn tranquillamente. Non si era seduta, aveva sepolto il volto in Pooh.

Non lo farò” la rassicurò Rachel, nella speranza di poter mantenere la promessa.

Si chinò verso di lei per guardarle gli occhi. Erano rossi e Rachel sentì il cuore batterle forte.

Quinn, cosa c'è che non va?” le chiese dolcemente. “Perché avevi bisogno di parlare con me?”

Quinn deglutì e asciugò il naso sull'orso. “Possiamo parlarne quando si alza il sole”.

No, sei triste e io voglio farti stare meglio”.

Rachel le tolse i capelli dal volto e guardò Quinn sedersi, schiena contro la spalliera e Pooh stretto al petto.

Non posso permettermi la New York University” disse infine.

Rachel la fissò, quella conversazione sarebbe stata lunga e i suoi postumi della sbronza gli rendevano tutto più difficile.

Cosa? E gli aiuti finanziari?”

No-non sono abbastanza. Coprono solo la metà e poi...” la voce di Quinn si affievolì e Rachel le toccò un braccio.

Beh e se copro io il resto? Posso-”

No” la interruppe Quinn. “Questo è esattamente-questo è il genere di cosa che Tom-Tom ha detto di evitare”.

Rachel socchiuse gli occhi nelle luce fioca. “Troveremo una soluzione. Hai intenzione-”

Ho intenzione di chiamare mia zia” sbottò Quinn, per poi nascondere di nuovo il volto nell'orso.

Rachel passò le dita nervosamente fra i suoi capelli biondi, non sembrava un meraviglioso piano. Quinn riprese la parola prima che Rachel potesse iniziare a farneticare su Lisa e le sue qualità orribili.

Voleva pagare per la Columbia. Credo che pa-pagherebbe pe la NYU. Voglio dire, lo sto facendo, così da poter trovare un vero posto di lavoro”.

Tu hai già un vero lavoro” la interruppe tranquillamente Rachel.

Lasciò andare il braccio di Quinn e si alzò in piedi. Dio, lei aveva sostanzialmente bandito Lisa dalla vita di Quinn. Cazzo.

E wow, indossava una maglietta con dei dinosauri.

Gli occhi di Quinn la seguirono per la stanza. “Sai cosa voglio dire...” disse dolcemente. “È la mia famiglia. Non... lei non è così male come pensi”.

Rachel sospirò e smise di camminare, incrociò gli occhi ansiosi di Quinn. Era fottutamente troppo presto per quello. O in ritardo, a seconda dei punti di vista.

Quinn, piccola, è un'influenza orribile. Forse le stai a cuore ma-”

Non l'ascolterò” disse Quinn in fretta, come se stesse cercando di convincerla. “So quello che sto facendo, so chi sono e non l'ascolterò. Qualunque cosa lei dica. Io ascolto te e Tom, e... me stessa”. Arricciò il volto e venne fuori un'espressione strana.

Rachel sorrise leggermente, Quinn non era così influenzabile o credulona come quando si era trasferita lì. Aveva riso forte quando Rachel le aveva detto che stava per dare via Cornelius ad una famiglia che viveva in una fattoria. Forse la zia non sarebbe stata un cazzo di padrone.

Un padrone malvagio.

La vuoi chiamare domani?” chiese Rachel con attenzione, avvicinandosi di nuovo al letto.

Quinn annuì lentamente, i suoi occhi erano lucidi di nuovo, Rachel si arrampicò sul letto e la strinse forte.

Sei arrabbiata con me?” borbottò Quinn, con la testa sepolta dentro Pooh.

Certo che no, Quinn. Io sono sempre dalla tua parte, qualunque essa sia”.

Quinn sorrise leggermente. “Rendi tutto meglio”.

Tutto meglio” confermò Rachel, mettendo la testa sulla spalla di Quinn quando il male alla testa tornò per vendetta.

Dio, non avrebbe più bevuto. Quinn aveva avuto una grande idea, latte e cioccolato per la vita. Spostò Pooh dal petto di Quinn così da poterla usare come cuscino.

C'era qualcosa che Pooh diceva... che mi ricorda te” disse Quinn con calma, passandole le dita fra i capelli.

Cosa, quel Pooh? Parlava? Era così dannatamente presto.

Quinn continuò. “Ha detto, if you want to make a song more hummy, add a few tiddely poms”.

Rachel si innamorò di nuovo, con tutta la sua sbronza alle tre del mattino, sul punto di vomitare e con la testa che era sul punto di rompersi in due. Poteva però sentire il sorriso nel tono di Quinn.

Ha anche detto, è difficile essere coraggiosi quando si è un piccolo animale”.

Rachel le baciò la pancia, non aveva la forza di raggiungerle il volto. “Sei coraggiosa, piccola” mormorò.

Dio, non riusciva a tenere gli occhi aperti.

Perché sono più grande di lui”.

Aspetta, più grande di chi?

Okay, quella conversazione era deviata ad un certo punto. Rachel si rannicchiò, sperando in qualche altra ora di sonno.

Sì, sei più grande di lui”.

Più grande di Pooh”.

Rachel sorrise sullo stomaco di Quinn, la sua mano nei capelli era semplicemente meravigliosa.

Sì, perché tu sei il mio big bear”.

Rachel realizzò di star dicendo un sacco di cose stupide e sentimentali, ma si addormentò fra le braccia di Quinn prima che potesse anche solo pensarci approfonditamente.



___________________


NoteTraduttrice:

Mi scuso per il ritardo, ma ieri non ho avuto un attimo di tempo, ma state tranquille che finirò la traduzione, potrei avere qualche volta un giorno di ritardo per problemi di vita e lavoro, ma arriverò sempre.

Non ho molto da dire se non che siamo al capitolo 20 e ne mancano solo 10 alla fine! Yey!

Enojy, see next week! :)

ManuKaikan















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Capitolo 21
*** You've been the song in the background, turning up now ***


Just off the Key of Reason

Capitolo 21
You've been the song in the background, turning up now


Rachel stava riempiendo due tazze di Dinosaur Egg, quando si decisero a fare la chiamata. Quinn li aveva visti al negozio e aveva chiesto di comprarli, Rachel l'aveva accontentata perché sembravano interessanti. Piccoli dinosauri colorati emersero dalla farina d'avena.

Fu fottutamente magico e Quinn sembrò felice.

Ma in quel momento Quinn era seduta rigidamente al bancone della cucina, con Jelly di fronte a lei che era seduta sul telefono in cerca di attenzioni. Quinn non gliele stava dando, facendo invece correre le mani sul suo pigiama con le renne.

Rachel cercò di tenere per se i pensieri: “Questa è la peggior idea di sempre” e “Questo determinerà il destino di Quinn e il resto delle nostre vite per sempre”. Era consapevole che fossero un po' drammatici, ma non riusciva a smettere di pensarci.

E guardò i dinosauri emergere.

Quinn, questo è incredibile!” dichiarò Rachel, guardando la tazza e sedendosi vicino a lei.

Quinn alzò lo sguardo dal gatto e lo puntò sul suo cibo e i suoi occhi si illuminarono per un momento. Guardò la tazza di Rachel e i suoi occhi si allargarono ancora di più.

Aspetta, perché tu hai così tanti triceratopi? Io ho solo stegosauri”.

Wow, Rachel aveva una fidanzata che poteva pluralizzare la parola stegosauro e non era sicura riguardo i triceratopi, non era una cavolo di paleontologo. In realtà, Rachel avrebbe potuto mangiare valanghe di velociraptor per quanto le importava. Avrebbe volentieri scambiato le ciotole, ma Quinn aveva già mangiato tutti i suoi dinosauri prima di passare alla farina d'avena.

Infine, Quinn tolse Jelly dal telefono per chiamare Lisa e Rachel capì che probabilmente sarebbero diventate diabetiche prima dei trent’anni. Quinn la guardò nervosamente, passando le dita suoi numeri del telefono, Rachel le dedicò un pollice sollevato e un cenno del capo fiducioso.

Non era sicura che fosse una buona idea. Per niente. Quinn sorrise leggermente e Rachel le prese la mano libera, impedendole di giocare con i cucchiai sul tavolo.

Pronto?” disse Lisa dall'altro capo.

Rachel sobbalzò a quel suono, quella donna riusciva ad inquietarla anche attraverso il telefono. E sì, anche in quel modo suonava come un frullatore.

Ciao, zia Lisa. Sono Quinn... e Rachel”.

Ci fu una lungo momento di silenzio e Rachel deglutì lentamente la farina d'avena, perché sembrava come se fosse il rumore più forte di sempre.

Dio, le persone potevano ingoiare rumorosamente? Era impossibile. Quinn l'aveva sentita? Perché il loro appartamento era così silenzioso? Dove erano tutti i loro maledetti animali?

Oh. Quinn. Come stai?” Lisa non sembrò fredda o poco accogliente, era forse un po' insicura. E sorpresa.

Rachel non ne fu sorpresa, avevano avuto un bel confronto l'ultima volta che si erano viste.

Sto bene, grazie” rispose lentamente Quinn.

Rachel deglutì di nuovo, contraendo i muscoli dietro al collo, come un pitone. E cominciò a soffocare. Quinn la fissò e cominciò a batterle una mano sulla schiena.

Che succede? È Rachel? Sta bene?” disse Lisa dall'altro capo, sembrava sinceramente preoccupata.

Rachel annuì vigorosamente. Dio, rimettiti insieme. Fottuta farina d'avena.

Si, Lisa, sto bene, grazie” disse Rachel allontanando la tazza. “Quinn ha una notizia per te!”

Anche in quel caso ci fu silenzio.

D'accordo, sentiamo”.

Rachel guardò Quinn in attesa e questa annuì prendendo un respiro. Rachel era pronta a fermarla e a riportarla sul dritto percorso se per caso avesse perso le parole.

Andrò alla New York University” iniziò Quinn, le sue dita si agitarono sotto la presa di Rachel. “Farò un corso di laurea accelerato in biologia, con master nello studio degli animali, perché voglio lavorare allo zoo in modo professionale. Co-comincio quest'estate e posso prendere veterinaria se voglio, m-ma ancora non ho deciso”.

Quinn prese un respiro e si leccò le labbra, di nuovo ci fu silenzio. Dio, Lisa era un'esperta nell'arte della suspense. O dell'indignazione.

Beh... immagino che alla fine tu abbia deciso di ascoltarmi”.

Hmm.

Quinn sembrò spiazzata, quindi Rachel si sentì felice di intervenire. Molto volentieri. Ma decise di trattenersi, perché insomma, stavano per chiedere a quella donna di pagare un sacco di soldi per le tasse universitarie. Quindi era il caso di essere gentile con lei.

O forse passiva-aggressiva che si mascherava da gentile.

Quinn ha preso effettivamente questa decisione da sola. Coi suoi tempi, quanto sentiva che fosse giusto per lei e con supporto incondizionato” Rachel sentì Lisa sospirare al telefono.

Va bene, allora. In entrambi i casi, è la decisione giusta. Ora potrai avere davvero un futuro, Quinn”.

Quinn fissò il proprio grembo e Rachel strinse gli occhi.

Ma non capisco perché me lo stai dicendo. La tua fidanzata ha reso abbastanza chiaro che sono una terribile influenza per te” dichiarò Lisa.

Quinn prese un respiro e guardò Rachel come se preferisse essere ovunque ma non lì, non a quel bancone e non in quella conversazione. Quinn sembrava sconvolta e Rachel si alzò stringendola da dietro, poi le baciò l'orecchio incoraggiante.

H-ho fatto domanda per alcune borse di studio, con quelle e gli aiuti statali e i miei risparmi... posso permettermi di pagare solo la metà delle tasse scolastiche. E ho pensato che-”

Hai pensato che io potessi pagare il resto” terminò Lisa.

Quinn scosse la testa come se stesse fisicamente male. Lo fu per Rachel, la testa della ragazza le colpì la mascella, ma strinse forte la presa su Quinn quando questa provò a girarsi.

Ho pensat- voglio dire, vo-volevi pagare per la Columbia e questo è comunque... un college. Sto iniziando tardi. Posso sempre-noi possiamo-voglio dire-”

Rachel le toccò la guancia e Lisa la interruppe immediatamente.

Quinn, Quinn, ascolta. Ovvio che pagherò per la New York University. È quello che ho sempre voluto per te e lo sai”.

Okay, d'accordo, era il momento giusto per riagganciare.

Ma voglio che tu faccia veterinaria”.

Merda.

Quinn rimase in silenzio, Rachel cercò di non soffocare con la sua saliva.

Va bene” disse tranquillamente Quinn dopo poco istanti.

Rachel la fissò con gli occhi spalancati, poi il telefono, come se stesse per prendere vita.

Okay, allora-”

Cosa! No!” esclamò Rachel, lasciando andare Quinn. “Signora Fabray, non può solo-”

Rachel, Rachel, va tutto bene” disse Quinn a bassa voce, cercando di tirare Rachel lontano dal telefono.

Rachel era talmente sconvolta, che si lasciò spostare come una palla da ping pong.

Non aveva bisogno di sentire quello che Quinn avrebbe detto a Lisa prima di riattaccare. Tutta la sua energia si diresse dritta nell'anima di Quinn. Nell'anima di Quinn. Sapeva che la sua fidanzata poteva sentirlo.

Quinn!”

Quinn sembrava spaventata e piuttosto confusa, mentre si alzava dalla sedia.

Come puoi permetterle di farti questo?” chiese Rachel a voce alta, agitando le braccia con forza. Sì, con forza, avrebbe potuto addirittura decollare, volare sino a casa di Lisa.

Farmi?” chiese Quinn in shock ed immobile.

Lasciare che ti manipoli di nuovo! Legarti di nuovo! Quinn, sapevo che questa era una cattiva idea!”

Quinn si guardò intorno come se stesse cercando delle risposte. “No, lei non mi sta manipolando. Farò v-veterinaria perché voglio, non perché lei-”

No, tu pensi di volerlo! Te lo sta mettendo in testa, perché è l'unico modo perché lei paghi il college!” Rachel non stava urlando, stava solo cercando disperatamente di avere ragione.

Rachel, sto facendo questo per me stessa! Lo sai. Sai che posso pensare da sola” dichiarò Quinn a voce alta.

Era pacato, così non fece molta differenza, ma tutti gli animali uscirono dalla camera quando lo sentirono.

Quello era strano. Cosa stava succedendo? Stavano discutendo? Oh Dio, no.

Rachel vide gli occhi lucidi di Quinn sbattere. Era il giorno del discorso. Non era quello che voleva. Prese il guinzaglio di Barnaby e lui la raggiunse saltellando allegramente.

Lo so, lo so, Quinn” disse ammorbidendo la sua espressione. “Non era quello che volevo dire... vado a fare una passeggiata, okay? Ci vediamo lì”.

Quinn annuì tristemente e Rachel andò a darle un dolce bacio sulla guancia, prima di scortare Barnaby fuori dalla porta.

La prima cosa che Rachel fece non appena uscì dal palazzo fu chiamare Tom. La giornata delle porte aperte sarebbe iniziata a mezzogiorno, così aveva esattamente due ore per calmarsi e rimettersi insieme.

****

La prima cosa che le chiese Tom fu dove diavolo poteva trovare la farina d'avena coi dinosauri, perché era sicuro che suo figlio ne sarebbe andato matto. Dopo averglielo comunicato, Rachel gli spiegò quello che era successo e Tom le disse che stava esagerando. Rachel lo sapeva e poi aggiunse che si stava sì, comportando da ragazza brava e amorevole, ma che si era lasciata trasportare come sempre. L'unica cosa che doveva fare era parlare con Quinn.

Solo parlare con lei. Era facile.

Gli disse che le persone come Quinn, con la sua sindrome, non erano in grado di gestire delle liti del genere, bisognava parlargli lentamente e senza agitarsi.

Rachel poteva farlo, aveva già visto che poteva farlo.

Barnaby apprezzò molto la sua camminata di due ore ed era piuttosto soddisfatto quando Rachel lo condusse alla giornata delle porte aperte. Era piuttosto affollato, pieno di cani e gatti. E di bambini che avrebbero fatto meglio ad essere chiusi in gabbia al posto dei cani.

Rachel oltrepassò la porta principale trascinando un Barnaby eccitato con lei, dirigendosi verso il cortile che avrebbe ospitato l'evento.

Rachel!”

Rachel saltò spaventata al suono stridulo di quella voce e si voltò per vedere Brittany che la raggiungeva, un'anatra fra le braccia.

Brittany, ehi! Che cos'hai lì?” chiese, facendo un passo indietro quando un becco la morse.

Santana si fece strada fra la folla, l'espressione più cupa che le avesse mai visto dipinta in volto. Sembrava rassegnata ad una sorta di destino.

Salvano le anatre qui, sai quelle che magari hanno mangiato qualcosa che non dovevano o cose così” spiegò brillantemente Brittany. “Questa è nata qui e non è mai stata fuori in natura, perché le altre anatre potrebbero ferirla o potrebbe morire. La stiamo adottando!”

Rachel si morse l'interno della guancia sino a farla sanguinare pur di non ridere, Santana invece sembrava sul punto di voler uccidere qualcuno. Preferibilmente un'anatra, ma non sarebbe mai accaduto, così il suo sguardo omicida si posò su Rachel.

L'abbiamo chiamata Flappy!” esclamò Brittany.

Oh mio Dio.

È meraviglioso il fatto che stai salvando un animale, Britt”. Le immagini che si stavano formando nel cervello di Rachel, le stavano rendendo quasi impossibile non ridere di Santana. “Ragazze avete per caso visto Quinn?”

Brittany annuì, cullando l'anatra come se fosse un bambino, ignorando il suo frenetico, quanto arrabbiato, starnazzare. Lo sguardo di Santana si ammorbidì un po' e inclinò la testa facendo segno verso il piccolo palco.

Sta andando un po' fuori di testa, Berry, vai a calmarla”.

Brittany annuì con entusiasmo. “Sì, San le ha detto che picchierà qualcuno se a questo non piacerà il suo discorso. Non credo che Quinn le abbia creduto”.

Rachel sorrise in ringraziamento e poi persa nei suoi pensieri, allungò una mano per accarezzare la testa dell'anatra. Si bendò il morso con un tovagliolo, sorpresa che le anatre potessero far sanguinare, perché non avevano denti, giusto? Rachel non aveva comunque voglia di controllare se li avessero o meno.

Trovò Quinn piuttosto facilmente, seduta sui gradini sul retro del palco che si dondolava avanti e indietro. Quinn saltò in piedi quando la vide e la raggiunse velocemente per stringerla fra le braccia.

Rachel restituì l'abbracciò. “Va tutto bene, bear. Ti amo”.

Ti amo. Ti amo anch'io. Ti amo così tanto” disse Quinn fra i suoi capelli.

Rachel le sorrise e si scostò giusto il tempo per legare Barnaby ad un palo, aveva quasi pensato di legarlo ad uno dei supporti del palco, ma sarebbe stato un disastro.

Quinn, voglio farti una sola domanda, okay?” le disse afferrando le mani tremanti della ragazza.

Cos'è successo alla tua mano?” chiese guardando il bendaggio che aveva fatto.

Il sangue aveva imbevuto il fazzoletto, era piuttosto disgustoso.

Rachel scosse la testa. “Niente, l'anatra di Brittany mi ha morso”.

Quinn aggrottò le sopracciglia e prese la mano di Rachel pronta a darle un bacio, ma si fermò a metà strada, ripensandoci. Rachel pensò che fosse la cosa migliore, chi poteva dire dove fosse stata quella papera.

Oh Dio, aveva bisogno di un qualche tipo di vaccinazione?

Quinn le accarezzò la mano. “Vai, chiedi”. Brillanti ed ansiosi occhi nocciola si puntarono su di lei.

Vuoi essere un veterinario?”

Una domanda. Era tutto quello di cui Rachel aveva bisogno. Semplice e facile.

Sì” rispose Quinn.

Sembrava eccitata e anche nervosa. Rachel passò in rassegna il suo volto, anche se sapeva perfettamente che Quinn non era in grado di mentire. E quel sì era abbastanza buono per loro.

Rachel sorrise e si chinò a baciarla. “Mi dispiace per prima. Sei un tesoro amore, ma il mondo no e io voglio solo proteggerti”.

Quinn arrossì e Rachel le scompigliò i capelli, ridacchiando quando la vide tirarsi via.

Grazie”.

Rachel guardò la folla crescere e poi diede un'occhiata all'orario. Mancavano cinque minuti prima del discorso di Quinn. Era un maledetto manicomio. Animal House.

Come ti senti?” le chiese Rachel, spingendo Barnaby con un piede per evitare che si strangolasse nel tentativo di rincorrere un gruppo di bambini che gli passò di fronte.

Cosa avesse intenzione di fare una volta raggiunti tali bambini, Rachel non lo sapeva.

Quinn fece un profondo respiro e la guardò con espressione preoccupata. Rachel non si era aspettata niente di meno. Erano circondate da persone e Quinn stava per fare un discorso per loro. Rachel le strinse le mani tremanti e Quinn saltellò da un piede all'altro.

Va tutto bene, piccola. Ricordati di respirare” le disse rassicurante. “Hai fatto le prove per questo, puoi farlo, okay? Se succede qualcosa, io salto sul palco e comincio a cantare My Man”.

O Don't Rain on my Parade. Forse la folla l'avrebbe apprezzato di più? In entrambi i casi, avrebbero lasciato quel posto con degli applausi.

Quinn scosse la testa e alzò il volto verso il cielo, i suoi occhi guizzarono da una parte all'altra. Rachel si chiese cosa fare.

Saltarle addosso? No, non avrebbe funzionato.

Citare un orso di peluche? Sì, quello avrebbe funzionato.

Quinn, bear, guardami” disse Rachel a bassa voce, attendendo che Quinn la guardasse. “Tu... mi hai citato Orso Pooh l'altra sera”.

Quinn prese un profondo respiro e Rachel capì che la stava ascoltando.

Quindi ora, ho una pillola di saggezza per te, sei pronta?” chiese Rachel come se le stesse per dire un segreto importantissimo. Quinn annuì e si sentì stringere di più le mani. “Sei sicura?” Quinn annuì di nuovo. “Sei assolutamente sicura, Quinn, perché-”

Rachel!” si lamentò Quinn, guardando di nuovo il cielo.

“Va bene, va bene. Big Bear... se accadrà ed un giorno non saremo più insieme, c'è qualcosa che devi sempre ricordare”.

Rachel non riusciva ad immaginare un futuro come quello, ma aveva bisogno di seguire con accortezza la citazione. Pooh sarebbe stato orgoglioso. Quinn probabilmente conosceva quella citazione e sarebbe stata orgogliosa anche lei.

Tu sei più coraggiosa di quanto credi” disse Rachel. “Più forte di quello che sembri... e più intelligente di quanto pensi”. Parlò lentamente e gli occhi delle ragazza erano puntati su di lei. “Ma cosa più importante, anche se siamo separate... io sono sempre con te” terminò.

Quinn non disse nulla e Rachel le toccò una guancia, ma continuò a non dire nulla, così la strinse in un abbraccio.

Quinn, sei qui per gli animali. Per quello che ami, quindi vai li fuori e parla per loro”.

Orsi” borbottò Quinn.

Okay, d'accordo. Orsi. Orsi per la vittoria.

Rachel le sorrise e le sistemò il fiocco del vestito, poi sciolse Barnaby dal palo e il cane celebrò come se fosse stato rinchiuso su un'isola deserta. Rachel si complimentò per quel pensiero -e accadeva spesso, perché insomma, era brillante- e diede il guinzaglio a Quinn.

Portalo con te. Se salta giù dal palco... mi occuperò io di riprenderlo”.

Diavolo, se Barnaby fosse saltato giù dal palco sarebbe stato un problema recuperarlo.

Quinn annuì e gli accarezzò il capo, arrotolando il guinzaglio alla mano. Rachel le diede un ultimo bacio, indugiando sulle sue labbra. Raggiunse gli altri e si sedette di fianco a Santana, Brittany e Flappy. Rimase lontana da Flappy. Per quanto possibile. Se avesse voluto attaccarla l'avrebbe fatto, non sarebbe riuscita a fermarlo.

Era un'anatra piuttosto arrabbiata.

Oggi parlerà della gioia di adottare gli animali, è qui solo da tre mesi, ma sa perfettamente come far innamorare gli animali di lei e sì, anche lo staff” disse Barry dal palco e un uccello si posò sulla sua spalla.

Dio, erano ovunque.

Diamo il benvenuto a Quinn Fabray e al mostro Barnaby”.

Rachel batté forte le mani e fischiò quando Quinn salì gli scalini, o meglio quando Barnaby la trascinò sul palco. Santana fischiò a sua volta e ovviamente terrorizzò l'anatra che cominciò a muovere le ali e a starnazzare come se qualcuno avesse acceso un fuoco.

Se solo Rachel avesse avuto un accendino.

Quinn sembrava piuttosto allarmata sopra il palco. Rachel lo capì subito, era terrorizzata. Distolse lo sguardo dall'anatra e lo puntò sulla ragazza. La bocca di Quinn si aprì leggermente, ma non uscì nulla, stava fissando la folla. Scosse la testa e guardò Rachel, che le sorrise esageratamente sporgendo le labbra.

Parole. Usa le parole.

Ciao a tutti!” salutò brillantemente Quinn, aggrappandosi saldamente al guinzaglio di Barnaby.

Yo!” gridò Santana.

Rachel roteò gli occhi, ma sorrise anche in gratitudine, quella era la famigliarità di cui aveva bisogno Quinn.

Gr-grazie per essere venuti a sostenere il rifugio degli animali, anche se non adotterete, ma guarderete solo gli animali. Il vostro supporto significa molto”.

Quinn prese un profondo respiro, torcendosi le mani. Aveva detto due frasi e probabilmente era già esausta, si morse il labbro. Rachel avrebbe voluto farla parlare. Parlare di qualsiasi cosa. Orsi. Stegosauri. Fiocchi d'avena.

Barnaby saltò sulle zampe posteriori e puntò quelle anteriori sullo stomaco di Quinn, era probabilmente in cerca di cibo. Tutto quello che aveva avuto per colazione era stato cibo per cani, il che era pazzesco. Dov’erano i suoi waffle?

Quinn lo spinse in giù e ridacchiò, visibilmente rilassata mentre gli accarezzava la testa.

Questo è Barnaby, il mio secondo migliore amico. I suoi cibi preferiti sono Sugar Puffs e sciroppo d'acero e ama andare a nuotare nel lago in pieno inverno, se l'acqua non è ghiacciata”.

Il pubblico rise, probabilmente pensavano che Quinn stesse scherzando. In realtà stava elencando la realtà dei fatti e Rachel rise nervosamente, perché quello poteva essere considerato maltrattamento di animale e non poteva essere arrestata.

Quinn sbatté le palpebre esageratamente e batté qualche volta il pugno sul podio, pronta ad iniziare il suo breve discorso.

Il volto di un cane... può cambiare la vita. Può cambiare una mente... una prospettiva. Può darti emozioni e conforto. In una giornata orribile, o sei in ritardo o hai bruciato i biscotti o semplicemente la gente non ti parla... Un cane ci sarà. Un gatto. O un'anatra”.

Quinn fece una pausa e guardò Flappy affettuosamente.

E-e non chiedono niente in cambio, tranne forse waffle e Sugar Puffs. Se ne stanno lì con le orecchie alte, occhi fiduciosi, cuori fedeli e le loro anime. Ti ascoltano piangere, ridere, lamentarti e continuano a tornare. E non cambiano. Le persone talvolta possono dire: Oh, oggi voglio essere un gufo, i cani invece sono coerenti”.

Rachel si perse, chiedendosi improvvisamente come potesse fare a trasformarsi in un gufo, quel discorso era meraviglioso.

Gli animali non capiscono perc-perché le persone dovrebbero prendersi cura di loro, amarli... o abbandonarli. La loro negligenza li fa finire qui, se sono fortunati. E saranno costretti a stare in gabbia tutti i giorni, sperando che qualcuno li adotti e li porti a casa con loro”.

Quinn fece una piccola pausa e accarezzò la testa di Barnaby.

Non credo che sia divertente. Seduto in gabbia, in attesa che qualcuno ti salvi. Voglio dire, so che non lo è. Sono cresciuta in un orfanotrofio per otto anni, finché mia zia non mi ha adottata. Anche allora, non ero felice, o amata... o al sicuro. Questo finché Barnaby non è entrato nella mia vita”.

La vista di Rachel cominciò a diventare sfuocata e afferrò l'erba sotto di lei per evitare di alzarsi in piedi, mostrando rumorosamente e pubblicamente le sue emozioni. Santana continuava a ripetere che pioveva. Solo sul suo volto e in nessun altro posto.

E la prima conversazione che ho avuto con la mia fidanzata, il mio primo amore, il mio unico amore, era su Barnaby. Poi si è steso sulla schiena e mi ha permesso di grattargli la pancia”.

Santana aveva appena afferrato il braccio di Rachel per impedirle di correre sul palco. Quinn sorrideva con i suoi brillanti occhi nocciola e la fissò con amore, e Rachel si sentì così fiera. Era sopraffatta.

Rimetti insieme. Non era così semplice.

Barnaby è stato un ponte fra di noi. Io no-non sono brava con la gente e lui... l'ha reso più semplice. Gli animali uniscono le persone. Vedono i colori in modo diverso, anche se, sarebbe interessante se gli esseri umani potessero vedere in bianco e nero, ma-”

Quinn perse il filo del discorso per un momento, mentre osservava la folla. Anche Rachel l'aveva perso. Da tempo ormai. C'era solo Quinn nella sua testa, questo finché Barnaby non provò a saltare giù dal palco e la ragazza lo tirò verso di lei.

E, um” Quinn sbatté di nuovo gli occhi. “Forse gli animali non ci rendono così felici quando mangiano i nostri lettori dvd o inondano la nostra cucina... ma lo fanno. Quando avete bisogno di un viso felice, loro ci sono”.

Rachel si era persa cinque minuti prima. Quinn la stava facendo innamorare di Barnaby e non andava bene. Non poteva innamorarsi del suo cane. Dio, ora voleva adottare tutti quei cani. Tutti. Portarli tutti a casa.

Teoricamente, Barnaby appartiene alla mia ragazza, Rachel”.

Si, come no!” urlò Santana e si sporse verso Rachel, cercando di mantenere una certa distanza dall'anatra infuriata fra le braccia di Brittany.

Quinn sorrise. “Rachel è la più gentile, premurosa e amorevole donna che io conosca e insieme abbiamo adottato altri tre animali. Lei li chiama: il demone, l'orso polare e Jelly Bean...e in un certo senso lo sono. Ma lor-loro sono la nostra famiglia”.

Rachel si chiese che cosa il demone stesse distruggendo in quello stesso momento.

Spero solo che alcuni di voi, o tutti voi, darete una possibilità a uno di loro. Solo una possibilità. Non vi deluderanno, vi ameranno e sorrideranno per tutto il tempo in cui vivranno”.

Pssht. Flappy non sembrava d'accordo con quelle parole.

Quindi grazie di essere venuti. E se vi piacciono gli animali, vi suggerisco di visitare gli zoo. È possibile sedersi ad osservare gli orsi polari a Central Park oppure i leoni nel Bronx. Oh e-e lo zoo del Bronx ha anche le zebre. E gli elefanti”.

E gli elefanti. Elefanti era l'ultima parola del discorso e Quinn trascinò Barnaby verso le scale, mentre il pubblico applaudiva.

La folla intorno a lei cominciò a disperdersi andando a guardare gli animali, Rachel si diresse verso il palco e si incontrarono a metà strada.

È stato perfetto!” strillò Rachel, saltandole fra le braccia per baciarla.

Quinn sorrise nel bacio e le orecchie le divennero rosse. “Tu pen-tu pensi che abbiano ascoltato?”

Oh mio Dio, bear, hai fatto piangere Santana. Hanno ascoltato, hai toccato un sacco di cuori, piccola”.

Quinn si morse il labbro inferiore. Sembrava eccitata. Oh oh.

Ho qualcosa da mostrarti” dichiarò, prendendo la mano di Rachel.

Si fecero strada fra la folla e finirono nella sezione dei gatti.

Merda.

Quinn si fece da parte in modo che Rachel potesse vedere la gabbia che aveva davanti e Rachel fece un passo avanti, esitante. Quinn si morse il labbro, sembrava speranzosa, occhi brillanti e sorriso.

All'interno della gabbia, c'erano due dei più grandi gatti che Rachel avesse mai visto. Erano delle bestie. Rachel lesse le targhette. Quello grande bianco era una femmina di nome Butter.

Burro. Come si poteva essere qualcosa di diverso, se non un obeso gatto, se ti chiamavi così?

Butter aveva gli occhi di colore diverso. Uno blu e uno giallo. Il suo compagno era una palla di pelo grigio di nome George. A quanto pareva erano stati abbandonati, malnutriti e lasciati morire di fame, avevano compensato diventando enormi.

Quinn” Rachel non sapeva cosa dire.

Potevano quei due gatti stare in un trasportino? Oh Dio e nel loro appartamento?

Little bear” sussurrò Quinn fissandola.

Rachel la guardò, poi spostò sui gatti. Sembravano giocosi. Avevano la circonferenza delle palle che Rachel usava per fare yoga, ma erano giocosi.

Rachel sospirò e lasciò cadere la fronte sul petto di Quinn con un sorriso. “Bisogna metterli a dieta”.

Quinn fece un rumore eccitato che le partiva dalla gola e abbracciò ermeticamente Rachel. Barnaby fece un verso quando Butter lo colpì sul naso.

Mi prenderò cura di loro” promise Quinn.

E così fu. Divennero sei. Rachel aveva guadagnato quattro animali in quattro mesi, più un big bear di nome Quinn che necessitava di essere alimentato quotidianamente.

Rachel rise nel petto di Quinn. Era tutto come doveva essere.




______________________


NoteTraduttrice


Eccomi qui, mi scuso ancora per il ritardo, forse il mercoledì non era il giusto giorno, quindi direi che possiamo fare così, il giorno oscilla fra mercoledì e giovedì XD perché sono sempre super busy e sto provando davvero, poi sto cambiando lavoro e tutto un gran casino. Ma non vi abbandono!!

Ci si vede settimana prossima!



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Capitolo 22
*** And my own two hands will comfort you ***



Just off The Key Of Reason

Capitolo 22

And my own two hands will comfort you



Rachel si stava rendendo conto di un sacco di cose riguardanti la sua auto, cose di cui non avrebbe dovuto rendersi conto solo in quel momento, con Quinn che guidava con cautela in un parcheggio semi vuoto nella periferia della città. Non sapeva come si facessero le segnalazioni luminose di pericolo. O come azzerare il contachilometri, o aprire il cofano, o modificare le impostazioni del suo stesso stereo.

Non era nemmeno sicura di come si reclinasse il proprio sedile.

Avrebbe dovuto saperle. Quinn le sapeva. Quinn che si era letta il manuale non appena Rachel le aveva detto che le avrebbe dato lezioni e ora guidava come una professionista. In realtà era Rachel che stava imparando da lei.

Rachel stava provando a muovere il proprio sedile, senza farsi notare da Quinn, in modo da non avere la schiena così dritta. Riuscì nel suo intento e si sistemò meglio, guardando fuori dal finestrino ed ignorando la faccia divertita di Quinn.

Sì, era ovvio che l'avrebbe vista. Shhh, era la sua cazzo di macchina quella.

Rachel non riusciva ad immaginare un solo scenario dove Quinn avrebbe dovuto guidare in città, ma non importava. Era divertente. E Quinn aveva bisogno di un altro documento di riconoscimento visto che avrebbe cominciato l'università in una settimana.

Una sola settimana. Avevano comprato i libri di testo quella mattina e Rachel stava ancora cercando di farsi entrare in testa, come fosse possibile che un libro di chimica generale potesse costate duecento cazzo di dollari. Era come se Quinn stesse pagando per il suo tragico destino.

Anche se non era un tragico destino per Quinn. Era l'inizio del suo destino, ed erano entrambe molto eccitate.

Vuoi provare a fare un parcheggio parallelo, Quinn?”

Rachel era in ansia, era sempre stata un disastro con i parcheggi paralleli, aveva distrutto il retro di due macchine e sbattuto contro un lampione prima di arrivare a quella conclusione otto anni prima.

Non mi piace il tuo deodorante per la macchina, Rachel.” dichiarò Quinn senza mezzi termini invece di risponderle.

Rachel aggrottò le sopracciglia, fissandola per un lungo momento, prima di darle una spallata. “A me sì, è al gusto di foresta tropicale, è stimolante”.

Quinn la guardò con un sorriso suggestivo, occhi nocciola brillanti, Rachel sbuffò e le diede un'altra spallata, più forte questa volta. Quinn lasciò andare il volante, si chinò verso il bracciolo e le baciò una guancia.

Quinn fai attenzione! Sbanderemo a sinistra, finiremo in strada, moriremo e non vedrai mai più i tuoi animali!”

Quinn gemette e le sbatté un dito sul braccio, sporgendosi ulteriormente, Rachel sospirò e si morse le labbra per non ridere. Si sporse verso la guancia di Quinn e le depositò un bacio, accarezzandole i capelli biondi.

Quinn sorrise felice. “Grazie”.

Rachel sorrise e la guardò dirigersi verso la strada, pronta per il parcheggio. Non era propriamente sicura di essere la persona giusta per insegnarglielo.

Che tipo di deodorante vorresti?” chiese Rachel.

La foresta tropicale era piuttosto soffocante. E nauseante. In realtà Rachel l'aveva comprato per coprire l'odore del vomito di Barnaby. Non avrebbe funzionato molto se fosse stata Quinn a vomitare a sua volta.

Quinn girò il volante ed indietreggiò, guardando Rachel distrattamente. Quello non era il momento migliore per una conversazione.

Uhm, tu. Voglio dire- è quello che mi piace” guardò l'albero dietro di lei e continuò a tenere le mani sul volante. “Ma voglio che la mia auto profumi di te, s-se mai avrò un auto mia”.

Beh, era strano, molto, ma dolce. Rachel si chiese se potesse davvero imbottigliare il suo profumo. Era una stella, la gente probabilmente l'avrebbe acquistato nella speranza di assorbire parte del suo talento.

O biscotti al burro d'arachide. O zucchero. O biscotti al cioccolato. O-”

Rachel sorrise. “Esistono in realtà”.

Quinn sbatté contro il marciapiede e guardò Rachel con occhi luminosi, ignorando il terrore nei suoi occhi. “Lì fanno?”

Rachel afferrò la maniglia e il cruscotto nervosamente. “Si, lì fanno... piccola, concentrati, okay?”

Certo, era stata Rachel ad averla distratta... Ma era Quinn che stava per sbattere con la sua Audi contro un palo o finire nella vetrina della lavanderia a lato.

Quinn si concentrò di nuovo sul parcheggio e Rachel le accarezzò la coscia dandole un bacio quando finì. Erano storte e Rachel era quasi del tutto sicura che una delle ruote fosse sul marciapiede, ma non aveva messo sotto nessuno, o colpito un palo e nemmeno sfondato una vetrina.

Quindi, era stato un successo.

****

Butter e George stavano perdendo piano piano peso, ma erano ancora in grado di farle mancare il respiro quando si gettavano sullo stomaco di Rachel la mattina. Quella mattina, lei rotolò semplicemente nel posto vuoto del letto e gemette, quando cominciarono a miagolare in cerca di cibo.

Erano gli animali più rumorosi che avesse mai sentito.

Anche se Quinn gli dava da mangiare prima di andare a lavoro, non ne avevano mai abbastanza. Quinn probabilmente stava facendo molta fatica, non dandogli da mangiare Cap'n Crunch e bacon o qualunque altra schifezza era solita dare a Jelly.

Rachel si mise a sedere sul letto e si stiracchiò, ma poi si stese di nuovo, abbracciando Pooh e il cuscino della carica dei 101 di Quinn, prendendo un respiro dell'odore di orsetti gommosi. Poi Butter si sedette sul suo volto e fu costretta ad alzarsi a sedere.

Notò Barnaby accucciato accanto a Pongo, il che era strano, solitamente il cuscino di Quinn era il suo posto preferito e Cornelius le passò la coda sulle gambe, ma non la seguì quando lei lo oltrepassò. Rachel diede da mangiare ai gatti mentre preparava il caffé, prima di tornare in camera a vestirsi.

Barnaby non si era mosso. Cornelius non si era mosso. Pongo non aveva nemmeno aperto gli occhi.

Oh merda. No.

Pongo” disse piano Rachel dalla porta.

Infine Barnaby e Cornelius la raggiunsero, trotterellando fra le sue gambe, ma la soffice palla bianca non si mosse.

Oh no. Oh no. Merda.

Rachel si inginocchiò davanti a Pongo, le bruciavano già gli occhi e seppellì la mano nella sua pelliccia, scuotendolo.

Po” disse a voce più alta.

Non si mosse. Rachel si sedette suoi talloni e si lasciò sfuggire un respiro tremante, il cuore stretto in una morsa. Si prese il volto fra le mani, finché Barnaby e Cornelius non la raggiunsero per darle un po' d'amore.

Cosa doveva fare? Chiamare Quinn? Oddio.

Rachel passò la mano nella pelliccia folta un paio di volte, poi gli baciò la testa e si diresse in salotto per chiamare Puck. Fece un paio di respiri profondi cercando di combattere le lacrime.

Ehi, piccola, che succede?” disse Puck vivacemente.

Rachel poteva sentire le urla in sottofondo. Non ricordava nemmeno l'ultima volta che era stata al telefono con uno dei suoi amici, senza sentire qualcuno urlare in sottofondo.

Persone o animali. Qualcuno era sempre indignato.

Noah” disse Rachel piano.

Rachel? C'è qualcosa che non va?”

Pongo è morto... Puoi venire qui e-”

Puck la interruppe immediatamente e il forte rumore in sottofondo si spense. “Oh Dio, Rachel, si. Sono già per strada. Quinn sta bene?”

Rachel chiuse gli occhi. “Sarà a casa per la pausa pranzo fra mezz'ora. Pensi che-dovrei lasciarglielo vedere?”

Puck rimase in silenzio per un lungo momento, poi sospirò. “Si, assolutamente sì. Voglio dire, non è una persona, è sempre uguale, no?”

Rachel immaginò la grande palla di pelo bianco e cominciò a piangere. “Sì” disse fra i singhiozzi, sedendosi sul divano e strofinandosi gli occhi.

Ehi, arrivo il prima possibile, okay?” disse piano Puck.

Sì, Noah, grazie” annuì Rachel.

Nessun problema, piccola”.

Quando Rachel riattaccò, si asciugò le lacrime e si diresse in bagno a lavarsi la faccia. Cercò di rendere Pongo presentabile, anche se non ne aveva bisogno, perché sembrava stesse dormendo. Diede a Barnaby un waffle e a Cornelius un po' di Sugar Puff perché erano dei bravi cani e lei li amava tanto.

Così tanto. Gli avrebbe dato da mangiare un sacco di quelle cose se glielo avessero chiesto.

Non sapeva cosa fare.

Sentì Quinn entrare dalla porta, uno scatolo di ciambelle fra le mani e un sorriso luminoso, che si spense non appena vide lo sguardo di Rachel.

Rachel c'è qualcosa che non va? Cosa è successo?” chiese Quinn dolcemente, lasciando cadere le ciambelle sul bancone e correndo ad abbracciarla.

Era esattamente quello di cui aveva bisogno.

Si tratta di Pongo, piccola” disse con calma.

Quelle parole era tutto ciò di cui aveva bisogno, non c'era altro d'aggiungere. Quinn cercò i suoi occhi per un minuto e Rachel li vide riempirsi di lacrime, poi fece un passo indietro e cercò per l'appartamento. Quando si voltò confusa verso di Rachel, lei le prese la mano e la guidò in camera da letto.

Quinn gemette quando vide Pongo, ma rimase composta e strinse la mano di Rachel, poi si sedette a gambe incrociate davanti a lui, passandogli le mani nella pelliccia. Rachel si sedette accanto a lei e vide che Quinn non stava facendo nessun rumore.

Sentì Puck entrare dalla porta, quindi baciò la testa di Quinn e si alzò per andare a salutarlo. Sembrava triste. Più triste di quanto Rachel l'avesse mai visto e aveva portato con lui Santana, Brittany e Kurt.

Brittany piangeva. Kurt aveva portato dei fiori.

E avevano visto Pongo solo due volte.

Dove vuoi seppellirlo, piccola?” chiese Rachel una volta che tutti i loro amici le avevano strette in un abbraccio.

Erano tutti in cucina con un sacchetto di vermicelli gommosi, Puck aveva avvolto Pongo in una coperta e l'aveva portato sul retro del suo camion. Santana stava facendo una ricerca suoi luoghi dove si potevano seppellire dei corpi e Rachel si meravigliò che non lo sapesse già.

“Da qualche parte... fu-fuori città” rispose Quinn tirando su col naso. Rachel allungò una mano e le accarezzò la testa.

Kurt le mise una mano sulla spalla e lei si voltò a guardarlo. “La famiglia di Blaine ha un posto in New Jersey. Ci sono un sacco di campi e api e sua madre ha già dato il consenso... voglio dire, è solo a due ore di distanza, ma...” scrollò le spalle e guardò Quinn negli occhi.

Ci sono un sacco di alberi?” chiese Quinn e Kurt annuì.

Quinn sospirò e fissò Rachel allungandosi a toglierle un residuo di lacrime dagli occhi. Rachel le picchiettò il naso amorevolmente e Quinn sorrise.

Okay”.


La il posto era in realtà molto bello. Non era un grande campo aperto con margherite, uno stagno, arcobaleni e unicorni che trotterellavano allegramente, ma era bello. Quinn disse che a Pongo sarebbe andato bene.

Era semplicemente un cane.

Il loro cane.

Quinn era seduta sull'erba con Rachel, mentre Puck e Blaine scavavano una buca vicino ad un albero e rimase così anche quando appoggiarono Pongo nella buca, afferrando stretta la mano di Rachel.

Vuoi dire qualcosa, bear?” chiese Rachel nell'orecchio di Quinn.

Quinn scosse la testa, alzò lo sguardo verso Brittany che si era avvicinata per accucciarsi vicino a loro, le prese delicatamente la mano.

Ehi, Quinn, posso dire qualcosa io per Pongo? Lo so che... l'ho incontrato due volte, ma mi piaceva”.

Quinn fissò gli occhi azzurri di Brittany e annuì lentamente, la ragazza si alzò in piedi e diede la mano di Quinn a Santana così che potesse stringerla.

Brittany si schiarì la gola. “Pongo sembrava un pupazzo di neve”.

Beh, era una bella frase d'apertura e fece ridere Quinn.

“Era un pupazzo di neve felice. Queste ultime settimane sono state molto belle per lui. Insomma ha potuto dormire in un appartamento caldo con altri due cani e un branco di gatti”. Brittany indicò Barnaby e Cornelius, che erano stati legati ad un albero, che cominciarono a tirare il guinzaglio quando videro che li stava additando.

Ed è stato nutrito con vermicelli gommosi e crocchette di pollo”.

Rachel si rivolse a Quinn. Non era a conoscenza di quel particolare, i vermicelli gommosi erano pressoché sacri. Erano solo per Quinn e Rachel ogni tanto. Nemmeno Barnaby e Seal ne avevano mai avuti alcuni. Quinn sorrise arrossendo e Rachel le diede una piccola gomitata sulle costole.

Non poteva camminare molto bene, ma era impressionante. Assolutamente incredibile. Insomma, ho provato ad insegnare a Flappy alcuni trucchi, ma si è arrabbiata e -”

Britt! Britt, vai avanti” disse Santana agitando la mano e stringendo la mano di Quinn in segno di scusa.

Oh, um... Pongo il pupazzo di neve che non sarà mai dimenticato”.

Brittany si piegò e sistemò alcuni fiori sul cumulo di terra, vicino alla roccia dove Blaine aveva inciso: Po.

Rachel sperò che i prossimi proprietari non pensassero che c'era un Teletubby sepolto in giardino.

Rachel diede un altro abbraccio a Quinn e si tolsero a vicenda la terra dai vestiti quando si alzarono.

Gli piacerà qui” disse Quinn con un piccolo sorriso, tirando Rachel contro il suo fianco e baciandole la testa.

Rachel annuì, poteva vedere tutti gli alberi e le api di cui Kurt aveva parlato. Poi si rese conto che c'erano api e strillò e si strinse a Quinn. Barnaby era stato punto sul naso una volta ed era diventato quasi un clown.

Almeno Rachel era in grado di far ridere Quinn.

Barnaby fu il primo a salire sul camioncino di Puck. Cornelius invece aveva preso a correre in giro, anche quando tutti erano ai loro posti e Rachel aveva dovuto chiamarlo un paio di volte perché li raggiungesse.

Quinn controllò che nessun ape le avesse seguite all'interno dell'abitacolo. A quegli insetti piaceva salire a bordo di nascosto e mettersi in agguato, aspettando che fossero ad ottanta chilometri orari in autostrada prima di pungerli, facendoli impazzire e schiantare. Era un piano astuto, Rachel ammirava quegli insetti.

Quinn finì il controllo e diede a Rachel un dolce bacio, prima di guardare fuori dal finestrino, giocherellando con il collare di Pongo.

Probabilmente è una nuvola adesso” disse Quinn con un sorriso dopo qualche minuto, senza staccare gli occhi dal cielo.

Rachel appoggiò la testa sulla sua spalla e annuì.

Certo che era diventato una nuvola. La loro enorme e soffice balla bianca.


*****

“Gli orsi polari possono nuotare per sessanta miglia all'ora senza riposarsi” dichiarò casualmente Quinn, con gli occhi luminosi mentre attraversavano il cancello dello zoo del Bronx.

Rachel sorrise. “Possono?”

Quinn annuì eccitata e afferrò la mappa, la studiò per un minuto buono, pensierosa e poi indicò con un sorriso i leoni.

Dove vuoi, Quinn, questi sono i tuoi futuri pazienti”.

Probabilmente non proprio quelli, ma non importava, avrebbe lavorato in uno zoo.

Quinn si paralizzò come se lo avesse appena realizzato, guardò la mappa e poi Rachel. Rachel sollevò un sopracciglio.

Non voleva passare tutto il giorno allo zoo. Quinn però aveva bisogno di un po' di incoraggiamento e Rachel aveva sentito il bisogno di passeggiare per sei ore consecutive nei suoi scomodi stivali e per di più Cornelius aveva cominciato ad ululare come se fosse il cane più solo della terra.

Aveva fatto diventare Quinn triste. Aveva fatto diventare Rachel triste. Aveva indignato i vicini.

Inoltre, Rachel era lì perché voleva vedere la lingua lunga delle giraffe.

Quinn si chinò spontaneamente e la baciò, poi le prese la mano e si avvivarono. Okay, bene, stavano per andare dai leoni.

E gli elefanti non possono saltare” dichiarò Quinn come se stesse finendo un discorso, anche se in realtà era uscito dal nulla.

Attirò l'attenzione di Rachel che si era spostata su delle tigri, mentre si chiedeva se sarebbe stata in grado di cavalcarne una se fosse stata addomesticata.

Si, stronzo, sto cavalcando una tigre, qualche problema?

Non credo” rispose Rachel, scuotendo la testa.

Certo che ci credeva, era Quinn, ma le piaceva stuzzicarla, la sua fidanzata era molto sulla difensiva quando si trattava di parlare di animali. Forse anche un po' egocentrica. Sapeva tutto.

Quinn si fermò voltandosi ad affrontare Rachel, la fissò con occhi seri. “Non mi credi?”

Rachel si morse la lingua. “No”.

Vide le dita diventare immediatamente irrequiete, occhi che guizzavano e la mascella testa.

So-sono gl-gli unici animali che non possono saltare. Hanno le ossa come tutti gli altri, m-ma so-sono gli animali più pesanti del mondo. Lor-loro no-n-”

Rachel le mise una mano sulle labbra con un sorriso e Quinn prese un profondo respiro.

Dio, era una cucciola eccitabile.

Sai, puoi portare una mucca su per le scale, ma non sarai in grado di riportarla giù”.

Aspetta, cosa? Rachel si era forse persa un pezzo della conversazione?

Quinn continuò inaspettatamente. “Per gli elefanti, è la dimensione del corpo. Per le mucche è la costituzione delle loro gambe. Sai le articolazioni, le ossa e in più la pigrizia. Cioè, potrebbero, se volessero. Penso che se una mucca si trovasse al piano superiore di una casa in fiamme, sarebbe in grado di scendere le scale senza bisogno di saltare dalla finestra”.

Santa Madre di Dio, di che diavolo stava parlando Quinn? Mucche che saltavano da edifici in fiamme? Rachel si limitò a sbattere le palpebre. L'ultima cosa che ricordava era che Quinn le aveva detto che gli elefanti non potevano saltare, si sentiva un po' persa.

Come una mucca incastrata al piano superiore.

Chi diavolo portava una mucca al secondo piano?

Allora, mi credi, vero?” chiese Quinn con gli occhi luccicanti.

Beh, al momento Rachel non aveva idea in cosa credere, così scosse la testa e sorrise. “No”.

Il viso di Quinn si sgretolò e scosse la testa furiosamente, sospirò esageratamente e Rachel sorrise quando le vide le orecchie diventare rosse.

Rachel” si lamentò.

Rachel rise e le scompigliò i capelli, toccandole il naso quando tornò verso il volto, perché sapeva che a Quinn piaceva sfuggirle.

Sei ridicola, bear” le disse con un sorriso.

Quinn non stava ascoltando, semplicemente andò avanti, verso la gabbia. Quinn osservò i leoni dormire per mezz'ora prima di dirigersi verso le zebre e le giraffe. Rachel guardò approfonditamente la lingua della giraffa.

Quinn si fermò nuovamente quando vide gli orsi polari, gonfiò le guancie come faceva quando era triste e si lasciò cadere su una delle panchine guardandoli mangiare carote. Avevano carote nella regione artica? Rachel non ne aveva idea.

Si sedette sulla panchina al suo fianco, reprimendo un sospiro di sollievo e abbracciò Quinn stretta.

A cosa stai pensando?” le domandò, baciandole la tempia.

Rachel si stava preparando ad una risposta tipo: “se un orso e uno squalo si trovassero a combattere, chi vincerebbe?” o qualcosa “mi manca Pongo”.

Rachel era ancora fissa sull'argomento delle mucche in fiamme. Mucche che facevano esercitazioni antincendio. Mucche che correvano, saltavano dalle finestre e rotolavano.

Oh Dio.

Sono una buona amica?” chiese Quinn, con gli occhi fissi sugli orsi.

Rachel la guardò sorpresa. “Quinn, tu sei un'amica fantastica!”
Quinn si voltò. “Voglio dire... lor-Santana e Britt e Puck e Kurt, sono mie amici, vero?”

Rachel si tese mentre ascoltava. “Certo che sì, ti amano”.

Quinn si morse il labbro “Ma... sono una buona amica per loro? Io n-no-non ho mai avuto amici prima e sono stati cosi gentili ieri, e io vo-voglio...”

Quinn arricciò il volto e Rachel la fissò dolcemente.

Quinn, tu sei la migliore amica che si possa desiderare” le disse. “Sei onesta, disponibile, leale e amabile e non porti rane morte negli appartamenti dei tuoi amici mettendole sul bancone della cucina, non mangi tutti i cereali delle persone e non parli di serial killer a cena”.

Quinn rise e Rachel le diede una piccola spallata. Non avrebbe cambiato i suoi amici per nulla al mondo, ma avrebbe volentieri voluto avere un telecomando per spegnere alcuni dei loro comportamenti ogni tanto.

Le venne in mente un collare che dava l'elettroshock.

Fai i biscotti per tutti loro” continuò Rachel, accarezzandole la coscia. “E fai sempre le loro cose preferite. Hai fatto l'avena all'uva per Kurt anche se non ti piace. Puck beve più latte con il cioccolato che birra. Un gran lavoro, no? Sanno che li ami, Quinn”.

Quinn arrossì e appoggiò la testa sulla spalla di Rachel. “Grazie”.

Rachel sorrise. “Ti amo”.

Quinn non disse nulla, Rachel non riusciva a vedere il suo volto, così si scostò per poterla vedere.

Dillo, bear” chiese con un sorriso, poteva vedere le labbra di Quinn atteggiate in ghigno. “Quinn andremo via immediatamente e non torneremo mai più se non lo dici”.

Pfff, certo come no.

Quinn scosse la testa sulla sua spalla. “No, grazie”.

Rachel sbuffò e avvolse un braccio attorno alla testa di Quinn, baciandole i capelli scombinati. Quinn alzò lo sguardo per fissarla, Rachel inarcò le sopracciglia, attendendo.

Ti amo anch'io. Ti amo tanto” mormorò Quinn.

Rachel toccò il naso di Quinn e le sorrise.

Non era poi così difficile, era la cosa più facile del mondo.



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NoteTraduttrice


Mi scuso innanzitutto per la settimana di pausa che mi sono presa, ma se siete fan di the 100, potete capire come mi sentivo. Ero già in ritardo e avrei pubblicato venerdì, ma mi mancava l'ultimo paragrafo, ma ho passato tutto il giorno a fissare il vuoto e a disperarmi con le mie compari su telegram.


Ieri avrei dovuto pubblicare, ma ho lavorato tipo sino alle 10 (stendiamo un velo pietoso) e sono svenuta nel letto, quindi vi chiedo scusa. Ora che il lutto c'è, ma sta un po' passando, si ritornerà alla pubblicazione settimanale.

See you next week!

ManuKaikan






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