Come tutto è cambiato.

di raptasum
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tragico inizio. ***
Capitolo 2: *** Insieme, tu e io. ***
Capitolo 3: *** Piscina. ***
Capitolo 4: *** Pizzeria con sorpresa. ***



Capitolo 1
*** Tragico inizio. ***


Stavo correndo senza sosta da dieci minuti, avevo il fiatone e mi facevano male le gambe.
Dovevo arrivare in tempo a quell'allenamento, altrimenti la mia allenatrice mi avrebbe fatto fare trenta addominali.
era l'ultimo incontro prima del torneo a New York, quindi era molto importante: mi augurai di non aver dimenticato niente, il borsone picchiava contro le ginocchia e mi faceva male.

Prima non facevo pallavolo, sono stata cheerleader per tre anni, poi ho fatto un anno di tennis, e, alla fine, la mia migliore amica Courtney mi ha convinto a iniziare questo sport.
La mia allenatrice trentenne, Heather, mi allenava pesantemente, aveva alte aspettative nei miei confronti.
Comunque, attraversai la strada, cominciò a soffiare un venticello fresco, mi ricordai le parole di mia madre: "Non attraversare mai quell'incrocio, passa sempre più avanti! è pericolosissimo!". In questo punto era morto due anni prima un ragazzo, un certo Duncan, investito da un camion impazzito.
Corsi sulle strisce pedonali, quando da una parte sbucò una jeep, lanciata a folle velocità: rallentai il passo, senza vederla, non mi accorsi neanche che stava arrivando.
Mi trovai per terra, contornata da passanti impauriti, qualcuno chiamò un dottore, altri un'ambulanza, ma nessuno dei due riuscì a salvarmi la vita.

***

"Dove sono?" penso, sono dietro un'interminabile fila che aspetta l'apertura di una porta di legno scuro. Sopra di essa c'è un cartello, che dice: "Morti sull'incrocio della 17° strada e Robin Street" (due nomi inventati, NdA). Subito davanti a me c'è un ragazzo della mia stessa età, un punk con una maglietta nera, piercing e cresta verde:
- Quanto cazzo ci mettono, è da due anni che sto qui! - impreca. Raccolgo tutto il mio coraggio, e gli chiedo informazioni.
- Scusa... - si gira, che begli occhi azzurro cielo! - sai per caso dove siamo?
- Ah, una novellina! Senti, cercherò di spiegartelo in maniera diretta: sei MORTA. Sì, esatto, kaput, esattamente dove mi hanno investito due anni fa.
- COSA?! No, è impossibile, sto sognando di sicuro! Ma quindi tu sei Duncan Evans?
- Esatto, bambola, sono proprio io. E tu chi sei, carina?
- Gwendolyn Smith. E comunque, per te sono Gwen, e non "bambola" o "carina" o altro.
- Ok, ok, calma! - sento un cigolio, lui si gira, ed esclama:
- Accidenti, stanno aprendo la porta! Presto, vieni! - mi afferra il polso, comincia a correre verso l'apertura superando tutti gli altri.
Ci (ci?) accoglie una luce accecante, poi schiarisce e finalmente mi convinco che sono morta.

Quando la luce scompare del tutto, vedo una villetta nera disastrata, davanti c'è una figura luccicante.
Quella "cosa" ci raggiunge con aria arrabbiata, e dice:
 - Lo sapete, vero, che avete infranto le regole, voi due? Se c'è una fila, VA RISPETTATA!
- Lo so, brillantino - interviene Duncan - ma, vedi, quelli come me...
- CHE COSA FANNO QUELLI COME TE? - urla - Comunque, dal momento che siete stati ribelli, sarete condannati a vivere insieme in quella casa cadente.
- Non ci penso nemmeno! Io non lo conosco, come faccio a stare con lui? - ribatto, sono piuttosto arrabbiata, Duncan si appoggia a un albero con fare annoiato.
- Questa è la punizione. E ora, cercate di non fare casino, altrimenti diventerete vermi!
Detto questo, scompare improvvisamente.
Il punk mi raggiunge tranquillo, mi squadra ed emette il responso:
- Sei carina, Gwen. Non credo che sarà molto difficile PER TE vivere con me... 
- Ah, beh, almeno ci sono i letti separati, o spero. eh, perchè per te sarà difficile?
- Mi viene da saltarti addosso ogni volta che ti penso, anche quando ti vedevo mentre correvi per andare ad allenamento. Abitavo proprio sopra quell'incrocio...
- Quindi tu mi spiavi? Vabbè, vado a vedere la casa, cerca di starmi lontano, vorrei evitare di trovarti addosso a me.
Entro nella villa, il pavimento è rovinato in molti punti, mancano due o tre scalini, e sulla porta della camera c'è un biglietto: "Ah, dimenticavo, dovrete vivere come neo-fidanzati, altrimenti vi vermificherò. Ergo, fate i romantici, sennò... P.s. potrete fare tutto quello che volete, anche cambiare le vostre caratteristiche fisiche.". Posso capire chi l'ha scritto: quella figura eterea che abbiamo incontrato poco fa!
- DUNCAAAN! Vieni qua un attimo, ho trovato un bigliettino!
Arriva - Fammi leggere... CHE COSA? Non ce la farò mai a dominarmi!
- E invece dovrai. Dobbiamo comportarci come neo-fidanzati, perciò... 
- Ho capito cosa devo fare, non ho biogno di spiegazioni! Cominciamo adesso, mh? - mi abbraccia, contro la mia volontà, i nostri volti sono vicinissimi, mi sto arrabbiando!
- No, che fai, lasciami!
- Dobbiamo essere credibili, no? Perciò, anche se non ti piace, dovrai baciarrmi.
Appoggia le labbra contro le mie, per dieci interminabili secondi, poi si stacca. Nessuno mi ha mai baciato così, non so che dire, se non:
- Che stai facendo? Non puoi baciarmi a tradimento! Almeno avvertimi!
- I fidanzati fanno così, che ti piaccia o no. E ora, da buona "fidanzatina", mi prepari la cena.
- Ma nemmeno per sogno!
- E invece sì.
Mi arrendo, credo che questa punizione durerà tutta l'eternità. Beh, grazie, siamo morti! Non resisterò a lungo, lo odio, è un maledetto baciatore-stalker-a-tradimento!

Angolo autrice:

volevo aggiungere che questa FF è dedicata a una persona di EFP:
alla mia amica MaJo_KiaChan_ che mi segue sin dalla mia prima FF nella categoria "A Tutto Reality/Total Drama".
Hai fatto tanto per me, ed è giusto che io ti ringrazi una volta per tutte!

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Capitolo 2
*** Insieme, tu e io. ***



Vado giù in cucina, devo preparare la cena al mio “ragazzo” Duncan.
Non lo sopporto, l’avrò visto sì e no due volte nei corridoi della scuola, ma non di più, e mi viene a dire che “sarà difficile per lui vivere con me perché mi vorrebbe saltare addosso appena mi pensa”!
Che sfacciato… eppure, quando lo penso e quando lo vedo provo qualcosa che non ho mai provato prima…comunque, apro la dispensa e tiro fuori una scatola di mais e una di riso, poi vado al frigorifero: due pomodori, tre peperoni gialli, una carota, del formaggio.
Voglio preparare il riso freddo che faceva anche mia mamma, perciò mi metto all’opera. Sono le sei di sera, se mi sbrigo alle sette è già pronto.
 
È già passata una mezz’ora abbondante, sento dei passi sulle scale, Duncan sta scendendo.
- Ehilà, Gwen.
- Che cosa vuoi? Lo sai benissimo che non ti voglio baciare!
- Ma perché sei così permalosa? Non ho fatto niente di male, dopotutto. I fidanzati si baciano ogni tanto, non lo sapevi?
- Non ho avuto esperienze di questo tipo, praticamente sei il mio primo “fidanzato”.
- Uau… che solitaria! – esclama. “C’è qualcosa di male?”, penso – E invece tu sei la quinta.
- CHE COSA? Vuoi dire che hai avuto altre quattro ragazze? Non ci posso credere… un tipo così brutto, poi…
- Che cosa intendi dire? – dice con aria offesa.
-  Intendo: come ha fatto uno così ad avere quattro fidanzate?
-  Non mi hai ancora visto bene, Gwen! Domani pomeriggio andiamo alla piscina che ho intravisto prima, magari ti fai un’idea di come sono figo!
-  Ma per favore, sei solo un orrendo vanitoso.
- E tu una fantastica permalosa.
Detto questo se ne va in salotto, accende la TV e guarda una partita di baseball: Ghosters VS EctoPlasms. Accidenti, che fantasia!
 
Passiamo una cena silenziosa, Duncan che mi fissa il viso e io che cerco di dissimulare il fatto che è DAVVERO un figo.
Sono le nove, ora, ho sonno e quindi vado a dormire: credevo che sarebbe rimasto attaccato alla TV a vedere qualcosa, e invece mi segue come un leone segue l’antilope. Comincio ad aver paura, potrebbe saltarmi addosso come ha detto prima, in tal caso lo ammazzerei di parole.
Mi butto sul letto (matrimoniale, tutte le sfortune a me), cerco di addormentarmi.
Mi raggiunge in due secondi netti, si stende accanto a me: mi giro, nel tentativo di ignorarlo, ma delle braccia mi circondano, stringendomi al suo petto.
- Duncan! Che cosa stai facendo?
- Sto SOLO cercando di essere il tuo ragazzo, non si vede?
- Ma che cavolo, entro certi limiti!
- Questo è il minimo che fanno due fidanzati, il resto te lo lascio immaginare…
- Sì, vabbè, se proprio dobbiamo vivere insieme, tanto vale.
- Bene, allora adesso non mi scappi e dormi nelle mie braccia: non riuscirò mai ad addormentarmi, troppo intento a limitare gli istinti animali…
- No, non ci credo, l’unico sedicenne pervertito-stalker che esiste sulla faccia della Terra doveva capitare a me!
- Siamo tutti così, non ci conosci abbastanza, Gwen – sussurra nel mio orecchio, poi mi stringe ulteriormente. Non mi piace, ma mi sento al sicuro con lui.
Mi addormento, il petto di Duncan è così caldo…

***

Mi sveglio, sono le nove di mattina, mi accorgo che nel sonno mi sono girata verso il suo viso, siamo a due centimetri di distanza, il suo respiro caldo mi accarezza la faccia: mi guardo meglio, l’ho abbracciato. Devo allontanarlo, altrimenti sai che figura! Però non voglio: mi sento bene quando sono accanto a Duncan.
- Ciao, Gwenny – si è svegliato – e meno male che non ti piaccio… se mi amavi, stanotte che cosa combinavi?!
- Credo che ci sia stato un equivoco… io di notte mi rigiro di continuo nel letto, certe volte parlo anche!
- Questo lo so! – esclama divertito.
- Come hai fatto?
-         Ecco, mi sono svegliato alle due di notte, perché c’era una voce che mi chiamava continuamente: naturalmente, eri tu! E oltre a dire il mio nome, aggiungevi frasi del tipo: “Non posso stare distante da te”, oppure “Duncan, ti amo!”
- Ehm… in realtà quel Duncan era il mio ex…
- Guarda che mi hai detto che non hai avuto altri ragazzi oltre al sottoscritto! Gwenny… sei rossa come un pomodoro.
- Accidentaccio. Beh, ora staccati immediatamente! – gli dico, riprendendo il solito tono finto-incacchiato.
- Non volevo dirtelo, ma mi sono già staccato da te da un bel pezzo, sei TU quella abbracciata a me – caspita, ha ragione!
- Beh, ora vado a fare colazione – mi ritraggo velocemente, ciabatto fino in cucina e mi preparo la solita tazza di cereali: strano, sembra che ci sia tutto quello che mangio qua dentro!
 
Venti minuti dopo arriva anche Duncan: si siede davanti a me e con un tono noncurante dice:
- Ti piaccio, vero?
- No – rispondo, con la bocca piena.
- Non ci credo, Gwenny, altrimenti non avresti fatto tutto quello che è successo ieri notte!
- Sì, ok, un pochino mi piaci, ma non esagerare.
- La verità è che anche tu mi piaci molto, e tanto lo SO che mi ami tanto.
- Stai dando i numeri, Dunky – DUNKY? Ma cosa cavolo ho detto?
- Ho brevettato un metodo di “misurazione cotta” in questi anni, più o meno dalla terza media, cioè dalla mia prima ragazza.
- E come faresti, sentiamo.
- Così – si alza, mi circonda le spalle con un abbraccio, poi a testa in giù sussurra:
- Ecco, adesso inizia il vero test.
Poggia le labbra sulle mie, sulle prime rimango spiazzata e cerco di ribellarmi, ma alla fine mi accorgo che non è poi tanto male, se è figo come bacia posso credere che ha avuto sul serio altre tre ragazze.
Prima è un bacio leggero, poi però si appassiona sempre di più, fino a quando IO (“Perché lo fai? Non ti piace!” urla la mia coscienza, non la ascolto) mi alzo, sempre attaccata a lui, e lo faccio sedere sul divano.
Gli salgo in braccio, continua a baciarmi, fino a quando a malincuore si stacca.
- Uhm, l’esperto di baci Evans decreta che da 1 a 10 ti piaccio… 14, come minimo.
- Ma smettila, brutto cretino! Come fa ad essere 14 se il massimo è 10?
- Nessuna delle mie altre quattro fidanzate mi ha spostato sul divano, né mi è salita in braccio. Allora le possibilità sono tre: o sei indemoniata, o hai una gemella che mi ama, oppure ti piaccio a livello 14.
- Credo che l’ultima sia la più credibile – detto questo lo abbraccio, e lo ribacio più appassionata di prima.
- Sì, Duncan Evans, ti amo.

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Capitolo 3
*** Piscina. ***


- Sì, questo è stato il miglior bacio della mia vita – esclama Duncan.
- Sul serio? Credevo che le altre quattro ragazze ti avessero limonato mica male!
- Ecco, in realtà mi mettevo con le più carine della classe per fare bella figura, dopotutto i figoni devono stare con le sciaquette, no? E quindi ci baciavamo per finta davanti a tutti, so fingere molto bene, sai… soltanto che non mi amavano veramente, nella “misurazione cotte” arrivavano solo fino a 5 o a 6, una sola a 9…
- E poi sei morto – dissi.
- Sì, ma ho avuto la fortuna di incontrarti, Gwenny. Ti tenevo d’occhio da un bel po’, anche dopo la mia tragedia, e anche nei corridoi della scuola ti osservavo mentre parlavi con quella bruna e quel chitarrista che sembrava amarti più di se stesso. Ho sempre pensato che fosse un coglione.
- Intendi Courtney e Trent? Sì, decisamente, il chitarrista mi sbavava a dietro sin dalla prima media, ma per me è sempre stato solo un amico!
- Allora sono sicuro che sono il primo…
Mi alzo dalle sue gambe, vado in cucina e riprendo la mia tazza di cereali: oramai sono diventati molli.
Mi raggiunge subito dopo, per me sarà facile vivere con lui come fidanzati, anche se in realtà ci siamo incontrati quasi per caso.
- Oggi andiamo in piscina, vero?
- Mi pare che l'avessimo già detto ieri sera. Sì, Duncan, andiamo in piscina!
- Evviva - mi bacia i capelli, poi va su in camera. Scende dieci minuti dopo, si è cambiato: ora indossa una maglia nera con le fiamme, dei jeans corti e le solite All Star rosse.
- Ti sei cambiato, vedo. Non credo che farà molto caldo oggi...
- Ho trovato un biglietto nell'armadio. Dice: "Questo è il vostro mondo, avete tutto quello che volete e potete decidere anche il meteo". Credo sia una lettera di Brillantino, quello di ieri.
- Ah, allora sono morta sul serio.
Mi alzo, butto la ciotola nell'acquaio, vado in camera e mi metto una maglietta blu notte, dei pantaloni neri e gli stivali: potremo anche decidere il tempo, ma io mi metto quel che voglio!

Dopo pranzo, verso le tre, usciamo alla ricerca della piscina: la troviamo subito, basta andare dritto per cento metri e poi girare a sinistra.
è gigantesca, contornata da un praticello verde e c'è perfino un bar!
- Che figata pazzesca! - urlo. Il mio massimo era la piscina comunale!
- Hai ragione, carina. Beh - si leva la maglia - vado a fare un tuffo. Vieni?
All'inizio non rispondo, sto guardando Duncan senza T-shirt, poi mi accorgo che mi ha fatto una domanda.
- Eh? Potresti ripetere?
- Ok... vieni a fare un tuffo con il qui presente Duncan?
- Sì, aspetta che mi metto il costume... - vado negli spogliatoi, mi metto il bikini nero e grigio, poi esco: tre secondi dopo due braccia mi sollevano di peso.
- Mettimi giù! - non risponde, mi butta nell'acqua senza tanti complimenti.
- Maledetto...
- Sì, e adesso che mi fai, Gwenny? - mi beffeggia dal bordo della piscina.
- Se vieni ti faccio vedere!
- Un secondo... - prende la rincorsa e si tuffa a un metro da me.
- Vieni qua, brutto cretino! - gli urlo in faccia.
- Va bene, signorina Gwendolyn Smith, che cosa vuole farmi?
- Uff, mi arrendo, tanto non riuscirò mai a prenderti! Però dai, un bacetto te lo meriti.
- Pure tu.
Mi siedo sul bordo della vasca, lui rimane in acqua, mi chino a baciarlo teneramente sulle labbra: da innocente si trasforma in passionale, tant'è che mi tira dentro un'altra volta. Mi prende in braccio, Duncan tocca il fondo mentre io, da buona nanerottola, lo manco di quindici centimetri buoni: e così, abbracciati, finisce che gli dico:
- Ti amo.
- Anch'io. Perciò... vuoi essere la mia ragazza ufficiale?
- Sì.

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Capitolo 4
*** Pizzeria con sorpresa. ***


Torniamo a casa, c'è una gradevole brezza estiva che mi scompiglia i capelli.
- Gwen? - mi chiede Duncan.
- Sì?
- Stasera non cucini... andiamo a cena fuori!
- Sul serio? Evviva, è da un secolo che non vado in un ristorante!
- Va bene la pizzeria? Sai com'è, siamo giovani, non credo che un locale chic possa andar bene... almeno, non va bene per me!
- PERFETTO! Adoro la pizza! - gli salto al collo in un impeto di allegria e riconoscenza, Duncan barcolla ma fortunatamente non cade.

Corro a casa, semino il mio ragazzo e mi butto nella doccia. MI lavo anche i capelli, per pulirli dal cloro della piscina: uscendo dalla cabina, mi accorgo che le mèches sono un colpo nell'occhio!
"Ehi, Brillantino ha detto che potevamo cambiare le nostre caratteristiche fisiche a nostro piacere... proviamo. Voglio divetare mora, con i capelli lisci lunghi fino a metà schiena", penso, e PUF!, sono diventata esattamente come volevo!
Torno in camera, apro l'armadio e tiro fuori un paio di jeans e una maglietta a maniche corte. 
Forse però i jeans vanno meglio più scuri... immediatamente i pantaloni si illuminano e diventano neri. Mi piace il paradiso, ma la maglietta è troppo dark...
ZAC!, ed ecco che diventa verde . MI guardo allo specchio, ma non mi sento adeguata: forse è meglio un po' più elegante? Mi levo i jeans e la maglia, indosso un abito grigio lungo fino a terra, ma lo cambio immediatamente in uno rosso sangue, che arriva alle ginocchia, monospalla.
"Ok e adesso mi infilo le scarpe": apro uno scomparto dell'armadio e ne traggo un paio di zeppe nere, abbinate alla pochette dello stesso colore.
Mi metto il rossetto rosso e voilà, sono pronta per il mio primo appuntamento!

Scendo le scale barcollando, sono abituata alle décolleté che uso per andare in giro qualche volta, perciò col pensiero cambio le zeppe con quelle scarpe in vinile nero che avevo a casa.
- Sei... - esordisce Duncan squadrandomi.
- Sexy? Ridicola? Troppo impegnativa per una pizzeria?
- ... spettacolare. Io non ho trovato di meglio - dice, indicando la sua maglia militare, i jeans e le All Star rosse.
- Non è vero, sei stupendo vestito così!
- Grazie, bambolina. E ora ci avviamo, signorina Smith? Ah, giusto, signorina Evans, perché tu sei mia e di nessun altro.
- Sì, signor Evans. Ah, giusto, signor Smith, perché tu sei mio e di nessun'altra - lo prendo in giro.

Arriviamo in pizzeria, il cameriere ci conduce ad un tavolo al centro della sala.
- Duncan? Non credi che ci sia troppa poca privacy? - chiedo, scrutando le persone (o anime? Boh) intorno a noi, mentre divorano pizze.
- Guarda qua.
Schocca le dita, e subito intorno a noi si genera una bolla opaca: non sento più le voci delle persone/anime, ci siamo solo io e lui.
- Bolla isolante... può entrare solo il cameriere e da fuori non si può guardare dentro, ma viceversa sì.
-Sei un mito! Ti amo - dico, stampandogli un bacio sulle labbra.
- Anch'io. Tu che prendi?
- Boh, non saprei, forse una quattro stagioni.
- Ok... cameriere? Due quattro stagioni, grazie.

Passiamo una serata tranquilla, raccontandoci le nostre ex-vite.
Torniamo a casa, mano nella mano, ad un certo punto la scarpa slitta e io cado per terra.
- Ouch!
- Stai bene? 
- Mica tanto... non riesco a camminare!
- A mali estremi... - proclama Duncan, poi mi solleva e mi porta a casa in braccio.
Arrivati, riesco a salire le scale, infilo il pigiama e poi chiamo il mio ragazzo, che è rimasto in salotto.
- Ehi... come sta la gamba? - mi chiede preoccupato.
- Bene, grazie. Mamma mia, è stata una giornata pazzesca, sto morendo di sonno!
- Allora vado gi... - lo stoppo mentre finisce la frase:
- No stai qui! Siediti. Devo fare una cosa.
- Che cosa?
Si siede, e io gli salto addosso abbracciandolo.
Si stende sotto il mio peso, lo bacio più appassionatamente del pomeriggio prima mentre lui mi accarezza i capelli.
- Ora hai capito? -sussurro a Duncan.
- Certo, Gwen. Sai, aspettavo questo momento da un bel po' di tempo...
Non so che emozioni proverò stanotte, ma saranno di sicuro travolgenti e mai avute prima.

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