A wonderful holiday

di Lele15
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - GIORNO 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - GIORNO 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4-GIORNO 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciao a tuttii:)
Questa è la mia prima FF e spero vi piacerà.
Se avete buon cuore, lasciate una recensione. Per me la vostra opinione conta.
-Lele



Capitolo 1
 
-Devi lasciarlo stare! Basta Jane non voglio sentirti piangere ancora!-
-Non posso Key lo sai che ci tengo ancora troppo- Mi rispose con voce lacrimosa J, in realtà Jane.
La chiamo Jey da circa nove anni, da quando ci siamo conosciute. E' parte della mia vita da quando avevo dieci anni, ci siamo conosciute alle scuole medie ed è entrata a far parte della mia vita quasi subito. Lei era "la nuova arrivata" e faceva difficoltà ad inserirsi, ma io essendo incuriosita da lei e dalla sua provenienza mi sono fatta coraggio e ho iniziato a parlarle dell'Italia.
Veniva dall'Irlanda, padre italiano e madre irlandese. Questo spiega il suo nome singolare.
E' bellissima, davvero bella. Non aveva avuto difficoltà a trovare un ragazzo, ma adesso si erano lasciati. Lui l'aveva tradita, Benito. Detto Ben da tutti. Ma dopo la sua "scappatella" con una brasiliana io e Jane non lo chiamavamo più per nome, ma semplicemente "LUI".
Lui, l'aveva combinata grossa e J stava male, davvero tanto. Erano stati insieme per circa otto mesi, forse non è tanto ma lei le aveva dato l'anima.. Quando ti doni completamente a qualcuno fai più difficoltà a perdonare i suoi errori e a lasciarlo andare. Così era successo. Adesso avevo davanti una Jane in lacrime che non sapeva che cosa fare.
-Dai smettila, sul serio! Prima smetti di pensarci meglio sarà-
-Non ci riesco e lo sai. Tutto mi fa venire in mente lui..-
-Okay, aspettami qui. Arrivo tra due minuti!- E corsi nell'altra stanza.
-Co-cosa?! Torna qui non puoi lasciarmi proprio adesso!!-
Iniziai a frugare tra le cose delle mie elementari e lo trovai. Lo presi e ritornai da J.
-TaaaDaaaaa-
-E cosa mi rappresenta un mappamondo?!?!-
-Adesso, io lo faccio ruotare e tu punti il dito dove vuoi. Ad occhi chiusi però!-
-Ma perchè?!-
Feci ruotare la Terra e dissi con eccitazione: -Dai dai copriti gli occhi e punta il dito!!-
Puntò il dito e con gli occhi ancora coperti dalla mano chiese: -Allora?-
-Stati Uniti, baby!-
-Sì, molto belli...-
-Non hai ancora capito? Devi smettere di pensare a Ben.. cioè a Lui. E ci prendiamo una vacanza. Sono capitati gli Stati Uniti, fortuna o no, prenotiamo il primo aereo-
-Guarda che non è il caso! Il tempo curerà le ferite..-
-Sai che detesto le frasi fatte! Adesso, guardiamo un bel volo low cost.-
 
Cerca e ricerca trovammo un aereo per il lunedì seguente, cinque giorni. Cinque giorni per prepararci psicologicamente a partire per gli Stati Uniti, una vacanza inaspettata.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - GIORNO 1 ***


-Che bello K! It's so beautiful! Ahahah già mi vedo qui a sfoggiare il mio inglese- Disse Jane appena l'aereo atterrò. Ci fu l'applauso dei passeggeri per il pilota, il volo era andato tutto per liscio.
-Siii J! Di sicuro andrai meglio di me-
Erano passati 5 giorni ed erano stati intensi, tra saluti ai nostri parenti, valigie, prenotazioni, taaanti dialoghi in inglese, saluti alle nostre amiche. Non avevamo certo dimenticato lo shopping, lo avremmo fatto lì. Partivamo con le valigie leggere, saremmo tornate tre settimane dopo. Ci servivano. A lei per Ben, a me per lo studio. Al liceo avevo studiato come una matta, tralasciando la mia vita sociale. Ero sempre nervosa e l'unica che riusciva a sopportarmi era proprio Jane e di questo gliene sono grata. Alle superiori ci eravamo divise, lei il liceo linguistico e io il classico. Questo però, in 5 anni non aveva compromesso la nostra amicizia.
E adesso eravamo qui, insieme. Eravamo a Boston, ma non ci saremmo fermate lì a lungo.
Prendemmo un taxi che ci accompagnò fino alla contea di Four Oaks. Non ci impiegammo più di 20 minuti, non c'era traffico. Quel taxi puzzava di fumo di sigari , difatti il viaggio sembrò più lungo di quello che in realtà era.
Four Oaks era un paesino, non una gran città. Avevamo voluto così: gli alberghi costava molto meno lì e la pace era quello che ci serviva, in tutti i sensi. Sia interiormente che esteriormente. Era infatti una vacanza per puro rilassamento.
Arrivammo all'albergo, l'unico in quel paese. Era a tre stelle, nulla di lussuoso, ma perlomeno la stanza era pulita e in ordine. Ci augurammo di lasciarla come l'avevamo trovata.
Buttai la mia valigia verde pisello sul letto, il più vicino alla finestra naturalmente. Avevo l'abitudine fin da piccola di dormirci vicino, soffrivo di insonnia. E quando mi svegliavo DOVEVO fare qualcosa per distrarmi e l'unico metodo che non disturbasse gli altri era guardare fuori, e osservare il contrasto tra il buio della notte e la luce dei lampioni.
-Dai piglia il costume!- Dissi a Jane.
-Ahahah ma sei impazzita?-
-No! Sotto c'è la palesta e una Jacuzzi. Iniziamo già a rilassarci- Le dissi con un sorriso smagliante
-Già inizi? Manco disfiamo le valigie e già tu vuoi tuffarti?!-
-Eddaiii- Le presi il primo costume che mi capitò in mano, e anche se era mio, glielo diedi. Le andava sicuramente bene, portiamo la stessa taglia.
Ci infilammo il costume e scendemmo le scale. Che la vacanza abbia inizio!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - GIORNO 2 ***


Stemmo per mezz'ora di seguito nell'acqua calda, tra le bollicine e i coktail di frutta. A parlare e riparlare. L'argomento Ben però non saltò fuori. Di questo ne ero contenta, se anche non erano nemmeno ventiquattro ore che eravamo lì, almeno per poco tempo ero riuscita a distrarla e a non farla star male. Quella vacanza era partita con il piede giusto.
-Stasera pub?- Proposi io.
-Non ti fermi mai eh?! Facciamo ristorante e poi pub.-
-Ma quale ristorante e ristorantee! Andiamo al Mc.-
-NOO! Stai già decidendo tutto tu. Ristorante come voglio io e pub, come vuoi tu-
-Ahah okay- Le concesi il ristorante, anche se l'idea di mettermi tutta in tiro non mi entusiasmava. Ma eravamo scese ad un accordo, come spesso in quell'ultimo periodo.
 
Alle sette tornammo in camera per lavarci e vestirci adeguatamente. Nell'hotel non c'era molta gente ma da quello che avevamo capito (grazie a i nostri spionaggi) il mattino seguente sarebbe arrivato un gruppo di olandesi.
Tra doccia, vestiti, trucco e parrucco si fecero le otto e venti. Indossavo un tubino nero, un coprispalle nero (che avrei sicuramente tolto al più presto) e i tacchi neri. Avevo i capelli lisci ed ero truccata in modo leggero, proprio come piace a me: ombretto bianco e mascara.
Andammo nel paesino vicino a cercare un ristorante e lo trovammo finalmente. Erano le nove meno qualcosa, sfogliammo il menu ma le ordinazioni le lasciai fare a Jane giusto per evitare brutte figure. Non volevo rovinarmi la reputazione così presto.
Presi una pizza e una coca-cola. Per andare sul sicuro, le altre cose non sembravano promettenti. Finimmo cena, pagammo il conto, cioè lei lo pagò. L'idea era stata sua dopotutto, no?!
Alle undici eravamo già al pub. Era carino, piuttosto intimo e dava l'idea che si conoscessero tutti lì dentro. Non ci ero abituata, vivendo in città la gente va e viene, cambiando spesso compagnia. Ma tutto ciò metteva allegria. I ragazzi erano deludenti e uno regalò un mojito a J. Non mi provocò nemmeno un po' di invidia, era talmente brutto!
Tornammo in hotel, per tutto il viaggio di ritorno parlammo di quel povero ragazzo che aveva cercato di rimorchiare la mia amica.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4-GIORNO 3 ***


Il mattino seguente ci svegliammo molto tardi, eravamo ancora stordite dal fuso orario. Guardai fuori dalla finestra, a giudicare dal sole già alto nel cielo saranno state le due di pomeriggio. Questo spiegava il morso di fame che mi aveva fatta svegliare. Chiamai J e dopo dieci minuti abbondanti riuscì a tornare in sè. Ci lavammo e ci vestimmo con calma, tra il sonno e lo stordimento era difficile fare altrimenti. Sembravamo due strafatte al rallentatore.
Sentimmo voci provenienti dal piano di sotto, erano gli olandesi pensai. Quando scendemmo, decise a fare uno spuntino in hotel, la vista di innumerevoli teste bionde confermò la mia ipotesi.
Finimmo pranzo, che ormai si era trasformato in merenda. Eran già le tre e mezza.
Chiedemmo al direttore dell'albergo se sapeva dove potevamo affittare auto, ne avevamo bisogno per forza di cose, se non volevamo spendere tutti i nostri soldi in taxi. Ci disse che era difficile trovarne uno a quell'ora di mercoledì, ci disse che ci avrebbe prestato la sua. A patto però che la rifornissimo di benzina, la riportavamo lì entro le 11 di sera e gli versavamo una piccola quota giornaliera. Accettammo senza rifletterci, la quota era davvero onesta.
Così, prese chiavi e documenti, saltammo in auto e partimmo alla rotta di Chicago. Eran le cinque circa quando vi giungemmo. J parcheggiò, io detestavo guidare. O meglio, non ci avevo mai provato. La cosa mi terrorizzava, soprattutto avere delle vite a bordo.. troppa, troppa, troppa responsabilità!
Facemmo un po' di shopping, le nostre valigie in quel momento avevano raggiunto oltre i venti chili.
Avevo comprato dei pantaloncini marroni troppo belli, così quando risalimmo in auto mi levai quelli di jeans e misi quelli nuovi. Indossai anche il nuovo paio di occhiali da sole zebrato che avevo preso, in tinta con le ballerine. J invece si cambiò solo la maglia, una con i fiori colorati, molto casual.
Cenammo molto presto, alle sette e mezza. In un ristorantino cinese, dove non ti sentivi per niente a disagio vestito come un Hippie. Avevamo in programma di tornare a quel pub, chissà che non avessi trovato l'uomo della mia vita là dentro!
Presi di nuovo una pizza, il mio stomaco ne stava risentendo. Questa volta prendemmo del vino, J un po' meno siccome doveva guidare. Ecco uno degli svantaggi.
Pagammo il conto e salimmo in auto. Accendemmo la radio.
-What makes you beaaaaautifuuul-
-J ma stai bene?-
-Che c'è? Non è colpa mia se la canzone fa così!-
-Ah si? Perchè, tu la conosci?-
-Sta a vedere!-
E me la cantò tutta.. Era carina sì, ma lei come la conosceva? Non era il nostro genere.. Lasciai perdere e cominciai a ridere. Lei mi seguì a ruota. Era il vino che si stava impossessando di noi in quel momento.
Delle ventine di vestiti comprati, ne presi uno corto grigio chiaro e attillato. Strappai l'etichetta e lo indossai. Presi anche i tacchi grigi in lucido e chi abbinai una fascia sempre dello stesso colore però più scuro, che mi stringeva in vita. Anche J si cambiò, sembrava più in tiro del solito.
Entrammo alle nove e mezza, e quando guardai l'ora strillai a Jane:
-Merda! Abbiamo solo un'ora e mezza per riportagli l'auto!-
-Stai calma Keira. Terremo d'occhio l'orologio-
Mi fidai ed entrammo nel pub della sera precedente. Era un pochino più affollato, forse era per la presenza di 5 ragazzi già mezzi brilli.
-J guarda, già ubriachi a quest'ora! Che indecenza!- Ringraziai che nessuno sapesse l'italiano, infatti ci ignorarono completamente.
Lei mi sorrise, senza controbattere. Ci sedemmo al "solito posto" e ordinammo il "solito drink". Cominciammo a parlare di casa, dei nostri genitori, parenti e sorelle.. Eh sì, quando le vidi un vuoto nel volto capii che si era ricordata di Ben. Si era proprio spenta. Mi faceva tanta tenerezza, io non sarei mai riuscita ad amare ancora così tanto una persona. Così la chiaccherata si fermò tutta d'un colpo.
D'un tratto la vidi sorridere e guardare oltre di me. Vedeva i fantasmi?
Allora mi girai e vidi tanti riccioli, sentii pure due mani che mi afferravano i fianchi e mi tiravano a sè. Possibile che J non stesse facendo nulla per aiutarmi?! Mi sussurrò all'orecchio delle parole inglese di cui riuscì solo ad afferrare: your name...? you're beautiful
Dopo di ciò, lasciò un tovagliolino di fronte a me con scritto il suo numero sopra. Rimasi delusa nel vedere che anche solo per un sms avrei speso un capitale. Mi diede un bacio sulla guancia e mi lasciò andare. Guardai J allibita, confusa e arrabbiata. Ma di colpo cercai di vedere il volto di quel ragazzo, mi girai di scatto e vidi dei riccioli, un bel culo e dei vestiti abbinati. Non era molto, ma la faccenda cominciava a piacermi.
J si alzò dalla sedia, pagò ed uscì. Feci uguale e la raggiunsi. Scoppiò a ridere.
-Che ti ridi tu? Comunque poteva almeno lasciarmi il suo nome e cognome, magari non voleva nemmeno. Era una scommessa con gli altri suoi 4 amici, e..-
-ma davvero non l'hai riconosciuto?!- Disse ridendo ancora.
-No, perchè?! E' famoso?-
Si stava trattenendo dal ridere e dal dirmi chi era. Dovetti aspettare un quarto d'ora abbondante, finchè non fossimo salite in camera prima che lei mi sussurrò:
-Harry. Si chiama Harold Styles ed è lo stesso che cantava la canzone alla radio.-
Okay, non risposi più. Uno apparentemente carino, con una bella voce e famoso, mi aveva parlato e dato il suo numero. Controllai di avercelo ancora, sì per fortuna. Volevo assolutamente sapere chi era, la sua storia e quella degli altri boyband. Ma il sonno prese il sopravvento e crollai.

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