Angeli Azzurri e Blue Moon.

di PiccolaEl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 – Presentazioni, piccole Foglie e dintorni. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 – Pomeriggi, proposte e lavori stressanti. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 – Prove, conoscenze e sigarette rubate. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Concerti, serate e persone ridicole. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Chiarimenti. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 – Resurrezioni e Blue Moon. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Verità e uscite. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Stare bene. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 – Sbalzi d'umore e milkshake. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - Sole e cambiamenti. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 - Surf e sofferenze. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 - Baci, merende e articoli taglienti. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 - Pioggia e alba. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 - Silenzi e segreti. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 - Polvere e cenere. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 - Amour. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 - Parole, parole, parole. E sole. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18. - Frittate. ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 - Bellezza. ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 - Futuro. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo.

Dicono che New York sia una bella città. Magari è veramente così. Eleonor guarda dal finestrino e con suo sommo dispiacere non vede niente di bello in quel momento; guarda dal finestrino e tutto quello che riesce a vedere è una macchina che le copre il sole non troppo caldo della metropoli non troppo grande per i suoi gusti. Pensa che si sta perdendo il meglio delle sue girls, pensa che Matt le manca da morire, pensa che Juan sia davvero uno stronzo. Conta il tempo che la separa dall’arrivare in hotel, pensa al discorso che dovrà esibire di lì a poco ed è stufa. E’ stufa perché ancora non ha cantato e vorrebbe tanto farlo; è stufa perché lasciare Bath è stato pari ad un suicidio, sociale e psicologico; è stufa perché un’estate intera del cazzo la passerà lontano da tutto e tutti all’insegna della musica. Ripensandoci, di quest’ultimo non è stufa per niente. Il discorso è questo: un giorno una ragazza registra un cd, tutto registrato senza base e senza un cazzo. Lo spedisce a due scuole di canto professionali: Seth Rights in New York e Roger Love in Los Angeles. Boom. E’ fatta, entrambe accettano con entusiasmo. Sta a lei poi scegliere. E sceglie proprio quella che le sembra più per lei: estate non troppo calda e nessuno a sostenerla. Fa le valigie e parte. Ed ora, eccola lì, la piccola El che ha attraversato un oceano per seguire il suo sogno, eccola lì, nel suo trench verde come il mascara che le colora le ciglia e le scarpe che porta ai piedi. Il taxi inchioda di botto e lei sbatte la testa non molto piano davanti a sé. Apre gli occhi, fino a quel momento rimasti chiusi –per la paura o per la stanchezza. Ciò che non deve accadere, accade. La macchina che fino a quel momento le fa ombra si lascia attraversare dai raggi del sole che si riversano direttamente su di lei. Sbatte gli occhi, più e più volte. Si sente osservata. Si sente decisamente osservata. Ritrova un po’ di forza e li apre del tutto. A fissarla ritrova due iridi di un colore pari soltanto al mare in burrasca, al cielo cobalto, ad un Angelo Azzurro scolato di botto. Distoglie lo sguardo e lo posa davanti a sé.
“Siamo arrivati, Miss.” Il tassista, con il tono più paziente che ha, la riscuote dai pensieri e da quegl’occhi, fruga nella borsa, anch’essa verde, e paga il tassista, ringraziandolo.
Egli, in cambio, la aiuta a portare la valigia fin dentro l’hotel di lusso davanti al quale sono fermi. Una folla di ragazzine blocca con noncuranza l’entrata, ma Eleonor con strafottenza spinge tutte le stupide che si mettono davanti al suo cammino. Un buttafuori le chiede il nome e lei glielo indica, nel mentre di tutto il baccano spacca timpani, da una lista con dei nominativi. Corruccia le sopracciglia, lo trova e lo spunta. Le chiede infine di accomodarsi nella hall, presto qualcuno si occuperà di lei. La piccola Foglia prende l’iPod riposto in tasca, indossa le cuffie a forma di fragola e preme Play. Anche l’attesa era stata messa in conto: spunta anche questa.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 – Presentazioni, piccole Foglie e dintorni. ***


Immaginati una bimba che ha un sogno, prende il suo cappello, la sua valigia e il suo trench verde prato abbinato ad un paio di scarpe dello stesso colore e parte lontano. Esattamente, fugge da tutto ciò che la circonda e questo non può che sembrarle positivo, ammettendo anche solo per un attimo che sia così realmente. Beh, realmente non lo è proprio per un cazzo.
Eccola lì, la piccola Eleonor, quella piccola Foglia, verde come solo lei può essere con così tanta naturalezza. Sbatte gli occhi, osserva tutto. Da quegl’occhi castani il mondo le sembra davvero una merda assurda. Eppure ogni volta vede sempre il meglio, anche nelle cose peggiori. Batte il piede a tempo di musica, canta sottovoce, muove la testa. Infine si alza dal divanetto in pelle blu della hall dell’hotel e si accosta alla valigia, anch’essa verde, e ci si siede sopra distratta. I capelli lunghi ricci e color legno risaltano il viso, tondeggiante e chiaro, i suoi lineamenti riscaldano cuori. Sbatte le ciglia, mette a fuoco. Un gruppo di signori alti e robusti, simili ad armadi, si fanno spazio tra la calca di ragazzine in calore, seguiti da una folla a numero chiuso. Entrano in hotel, provocando un gran baccano. Una volta entrati, assieme al seguito, fanno un cenno al buttafuori, il quale fa allontanare le ragazze. Perché diavolo sono così insistenti quelle? Perché diavolo fanno un baccano dell’accidenti? Queste le domande più frequenti che nella sua mente riecheggiano a più non posso, finché quei suoi stessi occhi dalle ciglia verdi si posano dentro un paio d’occhi già incontrati. Angelo Azzurro. Ecco come li definisce lei. Distoglie quasi subito lo sguardo.
Una donna sulla quarantina alla reception preme il vivavoce nel microfono appollaiato al bancone e scandisce: “ Eleonor Wood. Bath, England. E’ desiderata alla reception.” Gli armadi umani si girano di colpo verso lei e anche occhi Angelo Azzurro, assieme ad altri 4 paia d’occhi, accerchiati dagli stessi armadi umani. Sospira, sbuffa e arrossisce di botto.Non metti mai troppa cipria, quindi El adesso ne paghi le conseguenze. Si toglie le cuffie, butta tutto nella borsa e sotto l’attenzione di decisamente troppe persone per i suoi gusti si trascina al bancone. Prende un respiro: “Sono Eleonor Wood, da Bath. Mi chiedevo quando mi avreste accolta, sono qui da più di un’ora.” Senza scomporsi si sistema la borsa e pronuncia quelle parole sotto lo sguardo sorpreso dei presenti. La voce, che dovrebbe assomigliare a quella di una piccola e dolce Foglia, in realtà è profonda a tratti e impassibile. Il tono è neutro, né arrabbiato né scocciato. Neutro.
La donna la guarda paziente e finge un sorriso, falso e svogliato “Purtroppo abbiamo avuto dei ritardi, la folla di fan che attendevano i loro idoli ha svantaggiato la ditta. Le rivolgiamo le nostre più sentite scuse” scuse finte, pensa El. “in ogni caso, lei è la ragazza che è stata selezionata tra milioni di ragazze per essere ammessa alla Seth Rights, è così?” la domanda non attende risposta e la mano inizia a scorrere il cursore di un mouse di un computer “Camera 1345, la suite che hanno richiesto per lei è stata purtroppo riservata al signor Horan, quindi le è stata assegnata un’altra suite, alla quale non manca nulla rispetto a quella richiesta, non si deve preoccupare.” El la fissa per un attimo poi scoppia a ridere: una risata limpida e cristallina invade la hall. La donna la guarda scocciata senza capire. “Grazie, molto gentile. Anche se non mi sembra ci sia molta parità di sessi. Sono pur sempre una donna bianca, e sono forte. In ogni caso, grazie ugualmente. Presto avrà notizie dal suo capo, dopo che io avrò reclamato, s’intende.” Qualche risolino si sparge per la stanza, la ragazza è tosta. “Ah, quasi dimenticavo, quando mi presenterà questo signore che si è impossessato della mia camera e non sarà alla mia altezza, saranno decisamente guai.” Risolini più forti, un ragazzo dai capelli spettinati ride come se fosse la cosa più naturale del mondo. Ride talmente sguaiatamente che la piccola Foglia si gira e si apre inevitabilmente in uno dei sorrisi più belli che possiede, uno di quelli che pensava di non avere più. Sbatte le palpebre e sorride a quella vista, proprio come se avesse fatto una battuta e il suo pubblico fosse in delirio. “Che, tu per caso lo conosci? Ha qualcosa in più di me?” chiede, senza smettere di sorridere. Il ragazzo smette di ridere con difficoltà, poi la inchioda con lo sguardo e con naturalezza proclama “Si, è un mio amico. Ma ad essere sinceri non mi sembra che abbia qualcosa in più di te”. Il sorriso si spegne ben presto dal volto della piccola Foglia, ma non fa in tempo a replicare. “Miss?!”, chiede la donna. “Si?” “Per provare di essere la giusta Eleonor Wood dovrebbe cantare,” “quello che vuole.” si affretta ad aggiungere. La piccola Foglia si sente a disagio ma cantare è proprio quello che vorrebbe fare, perciò canta. Canta un verso, e si blocca. Sorride, e una volta ottenuti consenso e chiavi della camera, si volta dalla parte del ragazzo Risata Facile e dice: “Beh, un giorno me lo presenti, eh.” Risata Facile, ancora shockato per la mezza esibizione della piccola Foglia, non risponde e la guarda andare via.
“Niall, credo che ti darà del filo da torcere, quella ragazzina è tosta! Non sembra, sai?!” Un ragazzo moro, capelli tirati su con il gel, carnagione scura, si volta verso un ragazzo alto, biondo e con gli occhi azzurri. “Già, non sembra.” risponde questo, con una scrollata di spalle, fingendo che sia cosa da tutti i giorni incontrare una ragazza “verde”, bellissima e dannatamente in gamba che ti dica senza mezzi termini che sei uno stronzo cosmico perché hai avuto la precedenza su di lei sol perché sei una persona famosa e che incassa un sacco di soldi. “Vado a farmi un Mc, sto morendo di fame” annuncia poi.
 
La camera è grande e spaziosa, sicuramente non ha perso niente. Il fatto che però un signore abbia avuto la precedenza su di lei le sta sul cazzo in maniera assurda. Sbuffa e scende a mangiare qualcosa. Piccola Foglia è costantemente affamata. E’ una piccola Foglia Affamata. Bingo. Adora questo lato di sé. La borsa verde non è più a tracolla e il trench non più indosso, le cuffie di nuovo nelle orecchie, le fragole che spuntano. La maglietta con sopra una scritta divertente, comprata con Matt in un negozio del centro, la fa sorridere per un istante prima di aprire le porte a vetri del Mc Donals’s, e come se fossero una calamita gli occhi Angelo Azzurro –in fila per un panino- sono lì, fissi nei suoi. Fa finta di niente e si avvicina. Alza lo sguardo verso il menù, e non sa davvero che cosa scegliere. “Ti consiglio il Big Mc, è buonissimo accidenti.” Angelo Azzurro parla e lei pensa che non sia parlando con lei. Quando se ne rende conto, accenna un sorriso emozionato “Piacere, Niall.” Foglia, trattieniti! “Eleonor.” “Forse, a dire il vero non ti devo stare troppo simpatico” borbotta incerto. “Prego?”chiede sorpresa. Niall ride e lei con lui. “ Piacere, sono Niall, Niall Horan.”
 
Avete presente la teoria secondo la quale gli opposti si attraggono? Bene, è una stronzata. Piccola Foglia è sempre stata tenera, affidabile, forte ma soprattutto schietta. Piccola Foglia è schietta, lo è sempre stata e spera tanto di rimanerlo. Il punto è: gli opposti si attraggono proprio per un cazzo. Più si va avanti e più ci si rende conto di questa realtà. Una realtà realistica. Faccio un esempio: prendi un Angelo Azzurro e scolatelo d’un sorso. Poi prendi un Blue Moon e fai lo stesso. Il risultato è devastante. Invece, se ti scoli un Angelo Azzurro e dopo un Bitter, il risultato è meno devastante. Se ti scoli due Bitter il risultato… beh, non otterrai un risultato, otterrai semplicemente un mal di testa e una sboccata in meno. Dopo tutto questo ragionamento, spiega, che hai capito? Se ti bevi un Angelo Azzurro non sarai mai invogliato a prendere un fottutissimo Bitter, ma sarai invogliato a prendere altro alcool, un altro Angelo oppure un Blue Moon oppure anche qualcosa non blu. Ma non un cazzo di Bitter. Quindi, ragiona, nemmeno con l’alcool si è invogliati a bere gli opposti, perché in amore dovrebbe essere così? Già, amore. C’è un giorno una Piccola Foglia che pensa di essere innamorata. La prima persona a cui lo rivela, Matt, suo migliore amico fin dal nido, gli consiglia di andare a riferirlo al diretto interessato. Juan è il classico bulletto che si fa il figo ma in realtà non è un cazzo. Matt, migliore amico di El, è dolce, bello e gay. Non effeminato, idiota, tutto trucchi e moda. E’ gay, stop. E Piccola Foglia El ringrazia il cielo ogni giorno di possedere un amico così tremendamente se stesso a tal punto da amarlo come un fratello. Quindi El riferisce a Juan. Juan trova El molto attraente, la usa, lei si lascia trascinare e POOF! Piccola Foglia El non è più vergine a causa di un idiota patentato che fa il cascamorto con mezza generazione femminile presente nel liceo di El e Matt. Così Juan la pianta e con Piccola Foglia rimane Matt. Matt c’è sempre. Matt rimane sempre. E’ questo il ragionamento complicato che Eleonor Piccola Foglia El Wood elabora nel suo cervello. Ripensa all’alcool di quella fottuta sera, a Juan, a quanto le manca Matt e guarda ancora negli occhi Angelo Azzurro. In realtà, Niall assomiglia ad un ‘Angelo Azzurro’: alto, biondo, bel fisico e occhi esattamente come un Angelo Azzurro.
“Ah.” Questo è tutto quello che riesce a dire, il suo sguardo ormai carico di nervosismo e di indifferenza. O almeno, questo quello che vorrebbe lasciar trapelare, non di certo tutto il ragionamento contorto e complesso che sta prendendo posto con insistenza nella sua mente.
“Scusa, davvero, io..”
“Conosci un posto dove bere un Angelo Azzurro in tranquillità? E’ la prima cosa che faccio ogni volta che arrivo in un posto nuovo, è diventata una tradizione.” la frase viene interrotta da una pronta Eleonor, che non sembra più tanto piccola. Come non detto. Niall sorride, mostrando l’apparecchio ai denti; è divertito, ma non lo da a vedere. Lei è tosta, è intelligente, vispa e a lui questa sicurezza piace.
“Si, credo che possiamo andarci insieme, ho un po’ di tempo prima…” lascia la frase a metà, non sapendo se continuare. Gli pare evidente che lei non conosce la band, come è evidente che non sa che c’è un incontro con una radio newyorkese.
“Prima di cosa?”
“Niente di rilevante. E’ proprio qua vicino.”
“Che cosa?”
“Il pub. Andiamo, dai”  “non ti stupro, promesso!” aggiunge, seguito da una risata della Piccola Foglia, tremendamente in imbarazzo e le guance che scottano.
 


 

Beh, che dire? Questa è la mia prima FanFiction e non sono molto esperta. Però mi sono resa conto che non è per niente facile cercare di attirare l'attenzione di qualche lettrice. Ringrazio tanto tanto  per aver recensito xmrsmuffin, ma siccome non so scrivere credo che mi andrò a nascondere sotto il letto (??). Va be' bellezze, grazie dell'attenzione ancora una volta, grazie a tutte le visite, grazie anche a chi l'ha letta e basta. Recensite, anche solo per farmi sapere quello che cavolo combino e se vi interessa o anche solo per un commento "costruttivo", ne ho un assurdo bisogno. Al più presto possibile bamboline :*

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 – Pomeriggi, proposte e lavori stressanti. ***


“Oh, ehm, quindi, dicevamo..?” 
“Come?” Niall parla decisamente troppo piano per farsi sentire da Eleonor, che a sua volta non riesce a sentire una sega. Il locale è piccolo e la musica è altissima, probabilmente non sa nemmeno lui perché è lì. Secondo un suo qualche dio, necessita di conoscerla. Come una calamita.
“Dicevamo, mi dispiace… per il fatto della camera” urla Niall, e stavolta piccola Foglia lo sente. 
“Ma dai?! Senti, volevo solo sapere perché diamine la camera che doveva essere mia adesso è tua.” E’ decisamente troppo, ha bisogno di un posto appartato per spiegare quello che molte persone già sanno ma che a quanto pare lei non sa.
“Perché non ci mettiamo in un posto più appartato?” e senza attendere risposta la porta nella saletta per fumatori, dove stranamente c’è una calma quasi paradisiaca. La fa accomodare in un tavolino, e ordinano lei un Angelo Azzurro, lui un Martini. Si tratta bene, pensa El.
“Ok, il discorso è questo: io canto per vivere e a quanto pare hanno ritenuto più corretto riservarmi la tua camera. Questo però non vuol dire che io me la meriti di più di te, io non ne sapevo niente, il mio manager ha combinato tutto e… cazzo, non so più che dire, mi dispiace, se vuoi lo chiamo e lo licenzio, oppure non so, faccio licenziare quella tizia che ti ha risposto male oppure...”
“Calma Mr. Horan, bevi un sorso del tuo drink, non è successo niente.” Piccola Foglia è divertita dallo strano comportamento di Niall, è preoccupato e si premura che sia fatta giustizia per lei. E involontariamente El pensa che in realtà è molto dolce il suo impatto. Niall beve un sorso del suo drink e per un attimo si sente a disagio: mai e poi mai credeva di doversi presentare con una ragazza, più o meno è amato e conosciuto da tutti. 
“Quindi, cosa vuoi che faccia? Vedi che li faccio licenziare tutti” adesso è lei che si sente a disagio, storce il labbro e fa un sorriso sghembo, più simile ad una smorfia. Niall ride, forse l’alcool sta iniziando a farsi sentire. 
“Senti, facciamo solo che me la torni e siamo pari.” Boom. Una secchiata d’acqua gelata sarebbe stata diecimila volte più calda di quelle parole, si ritrova a pensare Niall. 
“Andata.” E se ne pente all’istante. Per tutta risposta Eleonor butta giù d’un sorso il suo Angelo Azzurro e giura di vedere lo stesso liquido che manda in gola negli occhi del ragazzo di fronte a lei. Lo guarda, non abbassa lo sguardo. Anche Niall poi finisce il drink e non rimane più niente. Si guardano ancora. 
“Sai, hai gli occhi come un Angelo Azzurro.”
“Intendi dire che ho la faccia di uno che si è appena tracannato un Angelo Azzurro?”
“No, intendo dire che hai dei begl’occhi. E le tue iridi sono blu come il drink che ho appena bevuto. Peccato solo che da adesso in poi io non sia molto sobria e quindi credo sia il caso di tornare in hotel. Ma se domani mi farai qualche domanda sappi che non mi ricorderò niente per cui ti conviene non dire a nessuno quello che ho detto oppure che dico oppure dirò durante il tragitto. Shhh!” E portandosi il dito davanti alla bocca per far il segno del silenzio. Poi scoppia in una risata. Limpida, fresca. Naturale. Ha alzato un po’ il gomito, ma la tradizione è tradizione.
Escono dal locale dopo aver pagato il conto e Niall si sente tremendamente bene con la piccola Foglia. Lei non si sente a disagio e di riflesso neanche lui si sente a disagio. Vorrebbe soltanto conoscerla meglio. Ma non si può permettere di prendere impegni con tutto il casino che hanno programmato, per lui e per i ragazzi. Camminano per le strade uno affianco all’altra, tra loro pochi centimetri. Ma è la Foglia a smuovere la situazione.
“Usciamo insieme domani pomeriggio? Voglio conoscerti, voglio darti una possibilità, voglio pensare che sei alla mia altezza, d’altronde c’è stato quel fottuto disguido con le camere che per un momento mi ha fatto davvero innervosire, cioè sei partito malissimo ma adesso..” si ferma e si volta, facendo fermare e voltare anche occhi Angelo Azzurro “..adesso voglio darti fiducia. Con un appuntamento. E potrò sembrarti sfacciata, ma in realtà.. lo sono.” 
Niall ride della sua sfacciataggine mista a irrequietezza miste a tenerezza. Si, è tenera. E non può credere di averlo pensato davvero. Poi con rammarico si ricorda che domani avrà una giornata piena e inizia a torturarsi le mani. 
“Io domani non posso.” Silenzio. “Il fatto è che domani ho un appuntamento e quindi non posso.” Ancora silenzio. Eleonor smette di guardarlo negl’occhi e ricomincia a camminare. 
“Scusa non pensavo che tu eri già impegnato con un’altra persona.. o un’altra e basta. Afferrato.” Sono davanti all’entrata dell’albergo e il sorriso si è spento dal viso di lei. “Comunque grazie per avermi offerto l’Angelo Azzurro, ti devo un drink.” Ed entra senza aspettarlo, lasciandolo li fuori da solo come un idiota. Lui si sente tanto un idiota. E si sente un idiota per quello che ha fatto intendere a Eleonor. Idiota.
 
Mentre sale in camera, ripensa a tutto quello che si sono detti. E più ci ripensa, più si vorrebbe schiaffeggiare. Camera 1340. Questa camera mi ha portato fortuna, pensa tra sé Niall. Arriva al piano, apre la porta la richiude e si butta di peso sul letto. Pensa che la ragazza Verde sia una delle migliori mai incontrate, sicura come poche, pensa che l’alcool gioca brutti scherzi, pensa che tra poco c’è una session e deve farsi passare la sbronza, pensa che Eleonor ha frainteso tutto e non c’è nessun’altra, solo un lavoro che ti risucchia pure l’anima. Pensa ad altre migliaia di cose ma il suono del campello lo distoglie dai quei pensieri, decisamente troppo complicati. 
“Chi è?”
“Sono Eleonor. Wood.” Silenzio. Si alza di scatto dal letto e si mette sull'attenti. E ora che faccio? Che dico?
“Hey.” Sorride mostrando l’apparecchio ai denti “entra pure.” Si affretta ad aggiungere. 
“Grazie.” Eleonor fa il suo ingresso nella suite. Si guarda un po’ intorno e deve ammettere che è molto più bella della sua attuale camera: un letto a due piazze gigantesco, TV trentadue pollici high definition, tavolino in legno antico accerchiato da poltrone rivestite in pelle, una vetrina gigantesca piena di chitarre, una finestra con un balcone, entrambi accompagnati da una vista mozzafiato della città. “Gran bella camera.”
“Già.”- “Ma non importa più, dato che adesso è tua.” Stupido Niall!
“Si scherzava, poco fa. Io non ero seria… a dire il vero non lo sono neanche adesso, ma capiscimi: è l’alcool che mi ha fatto sgambettare fino a qua.” Niall ride forte, facendo ridere anche lei.
“Io però ero serio.” Dice, riprendendo un po’ di dignità che sembrava perduta fino a poco prima. “E parlando di poco fa, io non ho appuntamento con un’altra. Devo lavorare, io e i ragazzi ci esibiamo in concerto. Tutto qui.”
Per un attimo El non sa cosa dire. Si guarda le scarpe verdi e sorride. Poi alza lo sguardo fingendosi più seria che mai. “in tal caso, scegli un giorno cosicchè io possa renderti il drink che mi hai appena offerto.” Sfacciata, Eleonor, decisamente sfacciata! Si ritrova ad osservare le sue unghie laccate di verde e le trova dannatamente più interessanti di quella conversazione così stupida. 
“Domani sera. Qui, in camera. Ceniamo, insieme.”
“Perfetto.”
“Le chiavi per stanotte te le lascio sul comodino, adesso devo andare. Ho già incaricato il facchino, presto arriveranno le tue valigie mentre le mie spariranno da qua. A dopo.” E prima di uscire poggia un leggero e candido bacio sulla guancia di Eleonor, che prende fuoco di colpo.
Poi rifà tutto il percorso fatto poco prima e manda un messaggio a Zayn. ‘Scusa il ritardo, sto arrivando, avvisa Paul’.
 
“Cioè, fammi capire, ti piace? Ma davvero? Dopo nemmeno due ore? Assurdo!” Zayn parla così velocemente che già gran parte del discorso pronunciato da Niall in precedenza l’ha buttato nel dimenticatoio. 
“Abbassa la voce e continua a firmare che se no non finiamo più con questi autografi.” Ride Niall, poi aggiunge “ e comunque ne sono passate parecchie di ore, se consideri che è passata una notte intera.”
“Che cosa?! Non mi avevi detto che te l’eri anche scopata, Niall babbuino!”
“Ma sei idiota per caso? Punto primo ci è vietato avere rapporti che siano più di un bacio con una ragazza, punto secondo non l’ho sfiorata con un dito. Punto terzo, sei il solito pervertito barra puttana. Una ragazza può piacere e basta, sai?”
“Io non credo. Però, Irlandese, mi fido di te.” Niall ride e si dimentica tutte quelle cose che sono uscite dalla bocca di Zayn che, a detta sua, sono soltanto stronzate. Firma ancora una volta, lascia la penna e chiama l’albergo. 
“Pronto, buongiorno, sono il signor Horan. Si, si, Niall, Niall Horan. Volevo chiedere la colazione con il servizio in camera. Mi raccomando, tutto in verde. Si, ha capito bene. Verde. No, no, verde. Perfetto. E avrei anche un messaggio. Glielo detto” Si sente stupido ma lo fa ugualmente “Ok, grazie. La camera è 1340. Grazie mille.” E stacca la telefonata. Un ragazzo con lo sguardo tenero, capelli corti e color miele lo guarda con un’espressione dolce e pieno di curiosità.
“No Liam, non è niente di serio, e no, non ci frequentiamo. E si, stasera ci vediamo per mangiare qualcosa, ma no, non è un appuntamento. E si, mi piace. E no, non credo che mai potrà funzionare. Hai finito il tuo interrogatorio mentale?” 
“Ma io non ho detto niente!” Protesta Miele mettendo su un broncio da tenero.
“Ma lo sai che ti amo lo stesso.” Niall si fa dolce e Liam Capelli Miele sbatte le ciglia e scoppia a ridere. 
“Ahi, ahi, cosa non si fa per una lady…” Niall lo guarda storto ma non controbatte, si limita ad annuire lievemente. Poi sospira e continua a firmare autografi, fare foto, abbracciare fan, sorridere e talvolta ridere di qualche battuta. 
 
Eleonor scosta con violenza le lenzuola del letto e pensa che la giornata sarà più stressante che mai. Si alza e si costringe ad una doccia calda scaccia-pensieri. Ripensa a quello che dovrà fare e quasi non ci crede. Stasera avrà un appuntamento con Niall. Muore di batticuore, poi ritorna in sè e spegne il getto dell’acqua. Poi senza neanche avere il tempo di vestirsi bussano alla porta. Si infila l’accappatoio e va ad aprire. Apre e si ritrova davanti un cameriere che regge un vassoio con la colazione. Con la colazione verde. Smette di frizionarsi i capelli e sbatte gli occhi incredula. 
“Non può essere” sussurra, più a se stessa che al ragazzo in divisa da cameriere.
“Mi hanno ordinato di portare la colazione in camera, tutto di colore verde, sono stati chiari al telefono.”Entra e poggia il vassoio, poi una volta ricevuta la mancia, se ne va. Eleonor richiude la porta incredula e incredula controlla che non sia uno scherzo. In bella vista sul vassoio c’è un biglietto con su scritto ‘EWood’. Lo apre, lo legge d’un fiato e un sorriso increspa le sue labbra. ‘Spero che adesso tu sia Eleonor, in modo che io non faccia una figura di merda. Beh, spero che la colazione sia di tuo gradimento. A stasera. P.S. Lo sai che sembri una foglia vestita tutta di verde? x P.P.S. Davvero una foglia bella.Bellissima. P.P.P.S.  ti lascio il mio numero qui sotto, non lo perdere eh! :)'. E poi un numero di telefono. Piccola Foglia è felice e la giornata non poteva iniziare meglio. Sceglie di indossare una maglia a maniche lunghe larga verde prato con una scritta: ‘I have the pussy, I make the rules.’. Tosta. Sotto sistema un top grigio e un leggins dello stesso colore. Le solite scarpe, una borsa grande di colore grigio, con il manico e la tracolla nel caso dovesse scocciarsi. Mangia tutto quello che può dal vassoio poi prende il foglietto e se lo ficca in tasca. Poi ci ripensa, prende il suo Iphon e manda un messaggio a Niall. ‘Complimenti e grazie, colazione buonissima. Amo il verde!’. Scende nella hall e come se fosse stata letta nel pensiero la signora impettita dietro il bancone della reception le fa segno di avvicinarsi.
“Miss Wood, presto arriverà una limousine che la porterà alla sede della Seth.” Non fa quasi in tempo a finire che il rumore di un clacson arriva ovattato attraverso le porte scorrevoli della hall. 
“Oh, grazie mille credo che sia questo.” E senza aggiungere altro si dirige verso la macchina, un po’ troppo appariscente per i suoi gusti. 
 





Allooooooooooooooora, che dire? Commossa davvero per tutte le recensioni, un grazie va a Mitber, a lietome_ e a startbelieving, ancora non ci credo!:) comunque, detto questo non sono molto brava a mettermi tu per tu con le persone per iscritto, ma ringrazio tutte quelle che sono passate per una visita, siete bellissime x! non lo so, questo capitolo è scritto un po' di getto, un po' troppo lungo? Boh, fatemi sapere. Inooooltre, nel prossimo capitolo approfondiremo gli altri personaggi (in questo c'è Liam Capelli Miele woooo!) va bene adesso vaaado! a prestissimo bellezze, siete belle belle belle belle e grazie grazie grazie grazie :) x

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 – Prove, conoscenze e sigarette rubate. ***


Tre ore. Tre fottutissime ore di prove, di consigli, di versi, di canto. E per la piccola Foglia sembra che siano passati soltanto pochi minuti. Ma le lezioni per oggi sono finite ed essendo il suo primo giorno a New York, senza contare il pomeriggio precedente, è ora di chiamare Matt, di stare minimo due ore al telefono a parlare di cazzate e di mangiare qualcosa. Magari al ‘Daniel’. Entra e chiede un tavolo, da sola. La fanno accomodare e un cameriere le prende l’ordinazione.
Eleonor fruga nella borsa e cerca il telefono. 3 chiamate perse, 5 nuovi messaggi, 7 notifiche di twitter. Waaao, entusiasmante. Una chiamata di suo padre, una di Matt e una di George, suo fratello. ‘heyyy mi manchi’ Matt. ‘rispondiiiii’ Ancora Matt. ‘Mi manca l’aria senza di te’ Sam. ‘Brutta cessa chiamaci appena leggi il messaggio! Tue, Ash e Abbie’ Ashley, Abbie e i loro toni soavi. ‘Sono contento che la colazione verde sia stata di tuo gradimento, a pranzo come sei messa?’ Niall. Sorride ad ogni messaggio letto e per un momento lascia stare le notifiche di twitter.
“Pronto salve, sono Miss Wood, avrei un estremo bisogno di parlare con quel cagacazzo del mio migliore amico barra bullo barra fratello barra stronzo egocentrico. E’ in casa?” Dall’altro capo del telefono una voce mezza metallica che ride molto forte e che si fa sentire, pensa El.
“Ma Miss Wood un cazzo! Piccola Foglia! La mia piccola Foglia barra Piccola El che attraversa un oceano senza di me! Aiuto, vi prego, salvatemi da quest’incubo!” Matt e la sua finta voce tragica che sembra sempre così forte e invece non lo è mai.
“Scemo non ti ho mica abbandonato! Comunque… ho novità. Grandi novità.” E dal tono Matt capisce che si deve trattare di roba grossa, molto grossa. Smette di sfogliare svogliato la rivista in quello che sembra un aeroporto orribile e si blocca di colpo.
“Oddio ti prego non dirmi che ti sei ubriacata con il tuo solito Angelo Azzurro e che hai fatto del sesso in una camera d’albero con un semisconosciuto! Non potrei reggere…” Sussurra da finto spaventato.
“Beh, a parte il sesso, devo dire che hai azzeccato. Non so, mi sembra davvero che tu abbia le
antenne certe volte. Dillo che mi avevi messo una cimice tra i capelli, dillo!” Ride El e Matt con lei. Adesso non può più tornare indietro e le racconta del suo incontro con Niall, e del suo ‘prossimo’ incontro con Niall. Le sembra di parlare con Matt come se fosse davvero lì. Eppure lui non c’è e lei non può immaginare cosa in realtà sta combinando il suo migliore amico. Finisce di raccontare, di mangiare e quasi si dimentica di cosa le ha scritto Niall. Perciò ride e tragicamente lascia Matt sul più bello di un discorso tremendamente da ridere riguardo il sesso sicuro. Matt e la sua voglia di scherzare che va al di sopra della sua debolezza. Matt e tutto quello che rappresenta per El. Matt. E basta.
 
“La smetti di mangiare come un porco in calore?” urla Zayn a Niall, in piedi davanti a lui con un panino. Zayn è un bel ragazzo, è figo e sa di esserlo. Si sistema i capelli al meglio specchiandosi sul cofano dell’auto della band. Sbuffa lievemente, si porta le mani tra i capelli e cerca di dargli la forma che lui vorrebbe, riuscendoci solo dopo un buon quarto d’ora. Ancora si deve ricordare perché ha accettato di appostarsi lì, davanti il loro hotel, come due idioti per vedere se sarebbe mai uscita e/o arrivata Eleonor Wood, quella moretta tutto pepe sulla quale Niall ha messo gli occhi. Quella moretta tutto pepe verde. Lui odia il verde. A lui piacciono i colori, a patto che non trasmettano allegria, come il verde o l’azzurro o il giallo. Non perché lui odi l’allegria, ma perché odi i colori allegri. Niall è praticamente un colore allegro vivente, l’allegria fatta persona. E a Zayn va più che bene solo Niall come colore allegro nella sua vita. Sbuffa ancora e si volta verso Niall, che sta già addentando un altro panino. ‘Come fa a non sboccare, mi chiedo’ pensa il ragazzo Gel, ancora accovacciato, intento nuovamente a sbirciare da dietro i vetri oscurati della macchina. Poi avvista una maglia verde in lontananza, un Ipod in mano e le immancabili cuffiette con le fragole che sporgono. “Uuuuh, eccola là!” Niall smette di mangiare e si guarda intorno, nascosto alla buona accanto a Ragazzo Gel.
“Dove dove dove?! Oh Dio, eccola.” Si passa una mano tra i capelli cercando di spettinarli un po’, poi pensa che dovrebbe tagliarli. Chissà se a Eleonor piacciono più corti o più lunghi, si ritrova a pensare.
“Vai da lei Babbuino prima che se ne va e ci lasci con un palmo di naso!” lo stritola Zayn.
“Va bene.” Si raddrizza, si sistema e attraversa la strada. Piccola Foglia non si accorge di niente, troppo intenta a sorridere di un messaggio di Matt a suon di musica. Niall approfitta, e si pianta proprio davanti a lei.
“Ciao.” dice allegro, con il suo solito sorriso imperfetto.
“Hey. Ho letto troppo tardi il messaggio, spero non ti dispiaccia.” Scandisce Eleonor, prima di aprirsi in un sorriso dolce.
“Tranquilla, anche io ho già mangiato. Come stai?”
“Bene. La colazione mi è piaciuta, mi hai fatto iniziare bene la giornata” sorride Piccola Foglia.
“Sono contento, per me è stato un piacere” sorride Niall di riflesso. Poi abbassa lo sguardo dagli occhi di lei alla scritta sulla sua magliettona verde e ride.
“Carina la maglietta” ride e Eleonor con lui “il tuo fidanzato deve avere molto senso dell’umorismo” aggiunge, sempre ridendo. Tasto dolente. Foglia smette di colpo di ridere.
“Non ce l’ho.” risponde glaciale. Dentro Angelo Azzurro i fuochi d’artificio stanno facendo un baccano assurdo, non sa nemmeno lui spiegarselo.
“Scusa”
“Prego.” ancora freddezza. Stavolta un po’ meno dato il tono imbarazzato di Niall.
“Beh, vuoi venire a sentirmi cantare? Cantiamo al Radio City Music Hall. Ho dei biglietti in prima fila, i miei dovevano venire a vedermi ma non hanno potuto perché mio fratello Greg si è opposto quindi verrà solo lui. Ti ho mai parlato di mio fratello Greg? Ti piacerà, è un tipo togo, è decisamente più grande di me ma credimi è davvero un fratello premuroso e..” non fa in tempo a finire la frase che El lo interrompe. Odia quando lo interrompono, però non odia quando lo interrompe lei: quando è lei ad interromperlo è perché sta dicendo una matassa di minchiate e non si riesce a fermare.
“Primo, smettila di parlare a macchinetta in mezzo ad una strada con me. Secondo, andiamo a prenderci un panino così ho abbastanza zuccheri in corpo per sopportare le tue continue ed insulse stronzate. Terzo, vengo con piacere al tuo concerto, a patto che mi presenti gli altri membri. Quarto, muoviamoci perché sono proprio curiosa di sapere vita morte e miracoli di tuo fratello, anche se non so praticamente niente di te, ma questi sono sciocchi dettagli.” E senza aspettare risposta o almeno un cenno gli prende la mano e lo trascina dentro una tavola calda. Poi si accorge di quello che ha fatto e lascia immediatamente la mano di Niall che nel frattempo sta ringraziando tutti i santi del paradiso. Prendono posto con tutto il cibo che riescono a trovare.
“Allora, Eleonor Wood.”
“Si, quello è il mio nome, ma non lo sciupare.” Ridono. C’è sintonia, ed è solo il secondo giorno che si incontrano. Mitico, pensa Niall.
“Mi sembri tanto quello di Grease, ti giuro!”
“Era fatto a posta, non tutti lo sanno che è una battuta di Grease. Uno a uno, palla al centro” e sorride ancora. Per le insicurezze non c’è più tempo. Per dare calci nei coglioni agli stronzi spacca cuori c’è tutto il tempo che vuoi.
“Dunque, mi presento sono Niall Horan, vengo da Mulligar, Irlanda. Amo mangiare e ridere, ridere e mangiare. Ho partecipato ad una versione di X Factor UK ed ora eccomi qui, in tour mondiale con i ragazzi. Non potrei desiderare niente di meglio e sono felice. Mi manca la mia famiglia a volte, ma chiamo mia madre tutti i giorni e sono felice perché mi rende felice essere la sua felicità. Ragionamento contorto, ma veritiero.” E conclude con un sorriso dolce che fa quasi commuovere la Foglia.
“Ok, adesso mi presento io. Ciao sono Eleonor Wood e sono qui non so per quale grazia divina” si interrompe e sorride ancora “la verità è che io ho registrato un cd ‘a cappella’ e la Seth Rights mi ha accettata. Studio canto, e lo studierò molto più approfonditamente qui a New York. Sogno di diventare un avvocato. Forse perché ho sempre l’ultima parola, e gran parte delle volte non lascio replica ai miei ‘avversari’ o forse perché voglio seguire le orme di mio padre.” E appena pronuncia l’ultima parola sente una fitta al cuore. Padre. Lo stesso padre che la tratta sempre in maniera adagiata, non facendole mancare nulla. Tranne sua madre, morta in un incidente d’auto. Danny era al volante e forse è per questo che si sente in colpa tutti giorni della sua vita per aver fatto un torto di questo tipo alla figlia Eleonor. Piccola Foglia, dal canto suo, rimugina e pensa che è anche in parte colpa sua se il padre è frustrato ed è colpa sua se è morta perché quel pomeriggio era uscita da casa seccata perché El, ancora una bambina, si era rifiutata di disegnare una casetta rosa. Giocano a sentirsi in colpa, e questo non fa che aumentare lo sconforto, quasi si aggrappano l’uno all’altra per avere forza.
“E tua madre di che si occupa?” El alza lo sguardo, finora lasciato a identificare il panino tra le mani, e lo inchioda. Non sa che rispondere, si sente a disagio, deglutisce e, con il tono più neutrale che le riesce pronuncia: “Lei è morta. Qualche anno fa. Ed era un architetto. Ma non mi ha mai perdonato il fatto che non sapessi disegnare. Quindi non voglio ricordarla spesso. Perché mi disprezzava credo, ma era pur sempre mia madre. E io l’amavo ugualmente.”
 
Zayn è nel frattempo entrato in hotel e accomodato bellamente su uno dei divanetti della hall. Ha gli occhi socchiusi, è stanco. Stanco di tutto quel baccano. Stanco di tutte quelle con cui è stato. E’ stanco di essere perennemente sotto copertura in questo modo così insulso: stando con delle ragazze. Ad allontanarlo dai suoi pensieri è una mano che lo scuote con delicatezza. Apre di scatto gli occhi e si alza rapidamente, quasi meccanicamente.
“Scusa, non volevo svegliarti. Conosci per caso Eleonor Wood? E’ una mia amica, la sto aspettando da più di un’ora, accidenti.” Un ragazzo alto, una chioma biondo cenere tenuta su contro la forza di gravità, un paio d’occhi marroni e magnetici, gli sorride mestamente, marcando i lineamenti delle guance e un paio di fossette tutto miele. Ragazzo Gel guarda prima i suoi occhi, poi le sue guance, infine il suo sorriso e si convince di non aver visto niente di più bello.
“Parlo con te, mi hai sentito?”
“Eh, come hai detto?” Il ragazzo Fossetta lo guarda accigliato scoppiando poi a ridere.
“Ti ho chiesto se conosci per caso Eleonor Wood. La sto aspettando da più di un’ora.” Eleonor. Wood. Eleonor Wood. Queste parole rimbombano nel cervello di Zayn, il quale ci mette un po’ prima di connettere.
“Ma si certo che la conosco! Cioè, so chi è. In questo momento è fuori a pranzo con il mio amico Niall. Chiamalo pranzo, oggi avrà pranzato più o meno tre volte di fila.” Ridacchia lievemente, poi riprende “dai vieni, nel mentre chearrivano ti offro una sigaretta” . “sempre se ti va, chiaro” Ragazzo Fossetta ci pensa un po’ su poi si apre in un sorriso mozzafiato. 
“Mi andrebbe proprio, grazie.”
“Piacere, Zayn.”
“Piacere, Matt.”

 








Ciao bellezze! ok, non sono molto coerente, però ecco, è arrvato Matt (esultano). No davvero, parlando seriamente, questo capitolo non mi dispiace. E'... carino. Più o meno. Eleonor lo definirebbe "accettabile". Detto questo, voglio ringraziare DalilahCanDoIt e Intersect (la quale mi ha anche aggiunto ai preferiti) entrambe trooooppo buone:) bene, parlando d'altro... Zayn è... destinato a Matt. Non odiatemi! anzi fatemi sapere al più presto quello che ne pensate. Ringrazio ancora le persone che hanno recensito, le 2 persone che mi hanno messa tra le seguite e Intersect perchè vi giuro che è brava e buona e bella e mi ha scritto una recensione da oscar (?) e mi ha aggiunto ai preferiti (sono commossa lo giuro!) coooooomunque, non sono molto brava in queste cose, però voglio ringraziare tutte quante perchè siete belle e brave e adesso vi lascio perchè sto diventando ripetitiva, decisamente. Al prossimo aggiornamento. xx

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Concerti, serate e persone ridicole. ***


“No, dimmi che non è vero..” sussurra appena dentro la hall dell’hotel la Piccola Foglia. Vede da lontano un paio di fossette che potrebbe riconoscere tra mille, un borsone che ha comprato qualche tempo fa ai grandi magazzini e un migliore amico che sta fumando bellamente una sigaretta, ignaro del fatto che è a New York per incontrare la sua piccola El, la sua piccola Foglia Eleonor Wood, da Bath con furore. Il ragazzo fa un altro tiro distoglie gli occhi e la vede. Vede una Foglia con la maglietta che hanno comprato insieme, un viso struccato ma non per questo meno bello e un paio di cuffie che riconoscerebbe tra mille che sporgono da una borsa grigio topo.
“Foglia!” salta su dalla poltrona dov’è comodamente seduto accanto a Zayn, getta via la sigaretta ancora accesa lasciata a metà e corre da Eleonor, che gli salta addosso e si aggrappa a lui. Si respirano a vicenda finché Matt sussurra qualcosa che forse ha tenuto dentro per troppo tempo “Mi sei mancata come l’aria, Eleonor. Come l’ossigeno, l’idrogeno, il carbonio e quello che caspita è.” El ride e lo stringe più forte.
“Ehm, ehm.” Qualcuno si schiarisce la voce, come a voler ricordare ai due migliori amici che sono in una hall di un hotel di lusso e non possono permettersi un tale atteggiamento. Eleonor si stacca senza il minimo imbarazzo. E’ Niall.
“El, questo è Zayn. Zayn, questa è Eleonor.” Poi si accorge dell’altra presenza e aggiunge “e questo è..”
“Matt.” Dicono in coro Zayn e Eleonor. Si guardano e ridono. “Piacere, Eleonor”
“Piacere, Zayn.” Si stringono la mano con nonchalance.
“e piacere, io sono Matt.” Ragazzo Fossetta tende la mano a Niall, che la stringe titubante. Non gli sembra molto simpatico. Sarà perché fino a pochi secondi prima stava stritolando Eleonor. Le mani in tasca, la prossima volta, pensa Niall. Poi si ricorda che la conosce da un giorno e scaccia via quel pensiero.
“Niall.” Attimi di silenzio. Poi riprende, più freddo.
“Bene, ora che abbiamo fatto le presentazioni, possiamo anche andare. Tieni, questi sono i biglietti, immagino che venga anche..” si blocca fingendo di non ricordare il nome del ragazzo “Matt” aggiunge Fossetta – “si, dicevo, immagino che venga anche Matt quindi tieni, ci vediamo più tardi. Alle sette al Radio City Music Hall.”  “Ah, quasi dimenticavo,” – aggiunge  - “ ti lascio anche due pass alla reception, così appena finisce il concerto passiamo un po’ di tempo tutti insieme.” E concludendo così, gira i tacchi e se ne va, scortato da Zayn che fa un sorriso a Matt e un cenno a Eleonor.
“Ohmiodio-ohmiodio-ohmioio-ohmiodio!” urla Matt e sembra che in quel momento ci siano sono loro due. “Foglia, hai visto quanto è bello quel ragazzo? Mamma mia”
“Già è proprio bello. Hai visto che occhi?”
“E di quel fisico che mi dici?”
“Già, mozzafiato. E vogliamo parlare del fatto che sembra un Angelo? Insomma: occhi azzurri, capelli biondi… gli mancano le ali!” conclude con una sorriso El.
“Io intendevo l’altro veramente. Quel ragazzo dalla carnagione scura che mi ha offerto una sigaretta. Carino, non trovi?!” Entrambi ridono.
“Mi sei mancato, Matt.”
“Anche tu, non sai quanto. Bath fa schifo senza di te.” E per un attimo gli occhi di entrambi diventano lucidi.
“Orbene, saliamo in camera e prepariamoci per un concerto. E dimmi tutto quello che succede a Bath, che è successo e che succederà.”
“Oh Dio, non hai capito niente!” Le fa il verso Matt con un tono effeminato. Poi scoppiano a ridere e si dirigono verso la camera.
 
Tre fermate di metro, con tre linee diverse. Poi, eccoli li. El e Matt, stretti l’uno all’altra, Eleonor con un top verde e un paio di shorts con le solite scarpe verde prato abbinate all’immancabile trench, Matt con una camicia a quadri con un pantalone marrone e un paio di scarpe grigio semiscuro. Intonati anche quando non vogliono esserlo. Camminano mano nella mano, non si accorgono che 5 paia d’occhi li stanno sbirciando da dietro una porta d’uscita d’emergenza e che due paia d’occhi tra quei cinque stanno rodendo dentro di rabbia. Attraversano, poi scattano una foto abbracciati con la Reflex di Matt, infine si mettono in coda. Poi notano un cartello: coda pass. Si avvicinano, li mostrano ed entrano senza troppo problemi. Si guardano intorno poi scorgono un gruppo di ragazzi che sono accerchiati da costumisti, parrucchieri, truccatrici e i soliti armadi umani. Angelo Azzurro ha lo sguardo perso, forse a causa di alcune immagini che non ha avuto modo di bloccare: El e Matt, mano nella mano, Reflex, autoscatto. Non capisce più niente, poi ruota lo sguardo e la vede. Eleonor Wood, non più mano nella mano con un altro ragazzo che non sia lui, avanza verso la sua direzione. Poi si apre in un caldo sorriso e in una successiva smorfia. Niall si scorda anche quanti anni ha e corre da lei.
“Bel trucco, Mr. Horan, forse un po’ troppo scuro per te.” Lo canzona divertita la piccola El. Niall le prende la mano e le fa fare una giravolta.
“Tu invece, Miss Wood, sei ancora una volta verde. Abiti diversi, colori uguali.” Si blocca, abbassa il capo di lato, finge un’espressione pensierosa e poi proclama “si, mi piaci.” Nei successivi cinque secondi strabuzza gli occhi ripensando a quello che è uscito dalla sua bocca e si maledice mentalmente. Diventa rosso e accenna un sorriso. “Si, beh, insomma..”
“Si, ho capito. Anche a te piace il verde.” un sorriso mesto comprare sul volto di ragazzo Angelo Azzurro che la guarda riconoscente per avergli parato il culo davanti ai suoi amici, andando anche contro il suo volere di sentirsi apprezzata come ragazza.
“Niall!” urla a squarciagola ragazzo Risata Facile
“Che succede Louis?” chiede preoccupato Niall.
“Perché diamine non ci hai ancora presentato la tua amica?” per la seconda volta in neanche due minuti Niall arrossisce, e stavolta anche El, lievemente.
“Beh ecco, lei è El. El loro sono i ragazzi, ragazzi lei è El.”
“Piacere, Louis.” Le porge la mano un divertito ragazzo dall’aria divertente.
“Piacere, Liam.” E stavolta a porgerle la mano è un ragazzo dall’aria dolce con uno strano sorriso sghembo e tenero stampato in volto.
“Piacere, Harry.” E anche l’ultimo, un ragazzo molto alto, bel fisico, occhi verdi e acquosi, capelli più simili alla chioma spettinata e arruffata di un cocker, le sorride gentilmente.
“Piacere, Eleonor.” Risponde semplicemente lei. “Beh, quando inizia il concerto? Ce l’ho il tempo di imparare almeno una canzone?” aggiunge poi, facendo ridere tutti e quattro.
 
Matt si guarda intorno spaesato. Osserva la scena che gli si presenta davanti e non può credere che la sua piccola El sia interessata ad un ragazzo. Di nuovo. E’ felice, ma è anche preoccupato. Distoglie lo sguardo e lo posa su un gruppo di fan che hanno accerchiato un ragazzo. Poi si rende conto che quel ragazzo è Zayn e automaticamente sorride. Zayn proprio in quel momento alza gli occhi e si accorge della presenza di Matt. Ragazzo Fossetta distoglie lo sguardo e tenta di rimanere serio. Sbatte scocciato un piede per terra e si arresta quando sente una mano battergli la spalla. “Hey, siete arrivati!”
“Già.” Matt non sa che dire, si limita ad annuire. Un silenzio carico di tensione si impossessa di quel momento, mandato via solo da una verde Eleonor che li avvisa che devono andare a prendere posto.
“A più tardi.” Li saluta Zayn.
“A più tardi.” Rispondo in coro. Poi si guardano e scoppiano a ridere. E se non è vero che quei due sembrano una dolce coppietta di innamorati, giuro che mi faccio tatuare un testicolo con un cupido di merda, pensa Zayn.
 
 
“Gran bel concerto, davvero!” Eleonor è entusiasta, si muove a ritmo di ‘What makes you beautiful’ e involontariamente pensa a Niall che la guardava mentre cantava il ritornello con i ragazzi e un sorriso le scappa. Vorrebbe buttarsi di sopra ad Angelo Azzurro e fare la lotta con il fango. Poi pensa alle sue scarpe verdi e pensa che vorrebbe lasciarle verdi ancora per un bel po’. Escono dal teatro e si sentono ancora sotto shock. Folle di ragazzine urlanti premevano contro di loro. Sembrava quasi una realtà. El sbatte gli occhi e pensa che sta facendo tardi all’appuntamento con Niall. Anche se in realtà non è un vero e proprio appuntamento. Ripensandoci non lo è per niente. Storce il labbro. Poi escono i ragazzi, per ultimi Niall e Zayn.
“Quindi, andiamo? Sto morendo di fame.” El e la sua fame cronica.
“Ricordami di sposarti, un giorno.” E per la terza volta in meno di tre ore Niall spara una cazzata così tremendamente imbarazzante che vorrebbe scavarsi la fossa.
“Certo, sempre che prima io non venga sbranata da una mandria di fan incattivite.” E ride ancora. E la serata corre veloce, e tutti si conoscono meglio tra di loro e poi si dividono: Zayn accompagna Matt alla camera di Eleonor, Eleonor sale in camera con Niall, Liam e Louis fanno a chi arriva prima in camera, mentre Harry cerca con gli occhi Paul, perché deve chiedergli quando potrà fare di nuovo una visita in un qualunque pub, anche il più schifoso e lurido pub.
 
Adesso Matt e Zayn stanno attraversando la strada, uno affianco all’altro, in religioso silenzio. Poi, dal nulla una macchina sbuca e urla il conducente – mezzo ubriaco seguito da alcuni amici, ugualmente ubriachi: “Hey, frocio di merda, perché non la butti quella camicia del cazzo da etero? Tanto si vede lo stesso che sei un ricchione!” E senza aspettare risposta ingrana la marcia e se ne va. Matt rimane imbambolato, poi sorride amaramente e sussurra a Zayn imbarazzato “Non credevo si notasse così tanto, ma a quanto pare sembra che non ci si possa nascondere da nessuno.” Quelle parole per Zayn sono come un mare in burrasca, la goccia che fa traboccare il vaso, una mandria di bufali nello stomaco.
“Sciocchezze, sei ugualmente bellissimo.” Ragazzo Gel e le considerazioni poco velate e poco leggere. Matt sorride, stavolta un bel sorriso, con tanto di fossette e occhi che scintillano.
“Beh, grazie. In ogni caso se non mi vuoi neanche più salutare quando mi vedi in giro, tranquillo. E’ okay, per me.” Zayn lo guarda confuso, non capendo. “Si, intendo dire… loro hanno ragione, sono solo un gay. E le persone si vergognano a stare in mia presenza, per paura di essere giudicate. Però mi basta Eleonor, lei mi costringe a vedere sempre il lato bello delle cose, e uno dei tanti è poterla vedere nuda e non provare il minimo senso di eccitazione. Non perché non sia bella, perché diciamoci la verità, El è una delle ragazze più belle, che ci siano. Quanto piuttosto perché molti vorrebbero essere al mio posto e invece non lo sono. Sai, questo strano aspetto me lo ha fatto proprio notare lei una volta, mentre in realtà io non me n’ero neanche accorto su due piedi. Strana la vita.” Ragazzo Fossetta smette di parlare e viene inchiodato con lo sguardo da Ragazzo Gel. “Credimi Matt, tu sei bellissimo, e non ho intenzione di non salutarti più. Quando sorridi ti si formano due fossette sul viso così dolci che farebbero schiattare anche la persona più arrabbiata di questo mondo. Sei bello. E poi, sono sicuro che troverai una persona che ti meriti. Magari già c’è e non sai nemmeno che esiste. Datti fiducia. Quelle sono solo persone ridicole.”
Matt e Zayn, davanti la camera d’hotel di Matt, che nel frattempo hanno raggiunto. Si guardano, si scrutano, si analizzano. Poi Matt rompe il ghiaccio e Zayn gli da un bacio sulla guancia. Si scambiano la buona notte e si addormentano, con uno nei pensieri dell’altro.
 
Poche camere più in là, un Angelo Azzurro di troppo e un Gin Tonic ghiacciato.
“Caspita, hai proprio un minibar fornito, eh!” ride Niall ancora sguaiatamente.
“Mi sa che tu hai bevuto troppi Angeli per stasera, Mr. Horan. Ti accompagno in camera.” E anche El ride. Apre la porta e regge Niall da sotto, facendosi passare di sopra un suo braccio intorno alle spalle. Niall e il suo accento irlandese, Niall e il suo apparecchio ai denti, Niall e i suoi occhi Angelo Azzurro. Ripensa a quando ha incrociato il suo sguardo per la prima volta, appena due giorni prima, e vorrebbe tanto sentire il suo sapore sulle labbra.
“Niall, esattamente, da quanto ci conosciamo?”
“Due giorni, credo. Ma non mi ricordo tanto bene, mi annebbi la vista ogni volta.”
“Niall, hai bevuto due Angeli. Ormai sei schizzato!”
“No, sono solo senza inibizioni. E sei bellissima, struccata, truccata o con una busta in testa.” E con questa si aggiudica il premio Nobel per le stronzate romantiche tutto miele, pensa sarcastica Foglia.
“Grazie, tu invece sei troppo truccato prima di andare sul palco.”
“Se mi dici che non ti piace giuro che non lo faccio più.”
“Non mi piace.”
“Ti giuro che non lo faccio più.” Ridono. Arrivano alla camera, Eleonor la apre e poggia Niall sul letto. Gli sfila le scarpe e lo ricopre con il piumone.
“Buonanotte Niall Horan.”
“Buonanotte Eleonor Wood.” sbiascica Niall. Eleonor gli accarezza il viso, poi si raddrizza. Prima che possa fare un passo Angelo Azzurro la afferra per un polso e la fa girare.
“Sono stato bene stasera, con te. E anche ieri sera. E stamattina. E oggi pomeriggio. E spero ti siano piaciute tutte le canzoni che ti ho dedicato. Sei bella. E quando ti conoscerò meglio ti porterò a pescare. Io odio pescare. Però ancora nessuna mi ha detto che odia pescare, solo per portarmi a letto e bla bla bla. A te piace pescare?”
“No, per niente. E’ noioso e irritante.”
“Ancora una volta, ricordami di sposarti.” E senza aggiungere altro le lascia un lievissimo bacio a stampo prima di crollare in un sonno profondo. ‘Menomale che non ricorderai niente di questa momento, Niall Horan. Potresti addirittura capire che mi piaci, se solo te lo ricordassi. E io non ti posso, non ti devo piacere.’

 

 


Salve. Lo so che è una scocciatura leggere lo spazio autrice, però devo ringrazie ancora una volta tutte le bellissime e bravissime autrici che hanno recensito, che mi hanno aggiunte alle seguite e che continuano a visitare! (vi abbraccio). Ooook gente! Non lo so, questo capitolo sa tanto di bruttità (lo so che non esiste però Foglia sarebbe fiera di me, capitemi), più che altro perchè non dice niente. Detto questo, un grazie particolare va a lietome_ perchè è sempre trrrrrroppo gentile! La cosa strana è che pensano che io sia brava, wow. E io sono felice! :D Comunque ancora una volta, grazie di cuore, continuate a recensire, fatemi sapere che ne pensate e se devo proprio rinunciare e darmi a qualcos'altro tipo il lavoro a maglia o il luncinetto. Seriamente, grazie a tutte, al prossimo aggiornamento. xxxx :)

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Chiarimenti. ***


“Pronto?” risponde con voce assonnata.
“Foglioletta!” una voce dall’altro lato del telefono sembra appena uscita da un cartone animato, fresca e pimpante.
“Papà!” si riprende El. E’ contenta di sentire la sua voce, vorrebbe averlo più vicino, ma non sembra che sia a così tanti chilometri distante da lui.
“Allora…”
“Si, ho mangiato, ho bevuto, ho dormito, ho cantato, non mi servono altri soldi, anche se ho visto un vestito davvero bello che però sfora il budget. A questo proposito mi chiedevo se pot..”
“Ti ricarico la carta, piccola.”
“papà dai, stavo scherzando! Sto bene, le lezioni sono bellissime, facciamo ore e ore di seguito ma è come se fossero minuti. Mi diverto, mi piace. E tu come stai? Che mi racconti?”
“Solita vita, sono contento che ti diverti. Sei tu la mia felicità.” E in quel momento Eleonor giura di aver sentito un sorriso sulle labbra del padre.
“Danny, suvvia, animo! Nessuna nuova fiamma? E il lavoro?”
“Bimba ma se sei così sciocca non è colpa mia, santi numi! Niente di nuovo, diciamo…” e ride. Ridono insieme, felici l’uno per l’altra.
“Va bene Danny, è stato un piacere parlare con quello che è stato il mio tutore per anni. Adesso vado a stendere tutti i miei avversari canori, appena finisco ti faccio uno squillo. Ciao cagnaccio rognoso.” e ride.
“Ciao Foglia Marcia.” e ridono insieme. Stacca la telefonata e si guarda intorno alla ricerca di un santo tavolo dove sedersi per fare colazione in una santa pace. Vede che la sala è decisamente piena, se non altro perché oltre ai ricconi che di solito risiedono presso questi tipi di hotel c’è anche un gruppetto di armadi umani che tentano di bloccare l’ingresso a una piccola folla di ragazzine all’esterno che fa un baccano assurdo. Scorge Matt in un tavolo per due che le fissa con una smorfia. El si avvicina e si siede nel posto di fronte a lui.
“Buongiorno.” Annuncia con uno sbuffo. Ragazzo Fossetta la guarda stralunato e si apre in un sorriso preoccupato.
“Che succede Foglia? Qualche problema? Mi sembri stanca.” E le stringe forte la mano da sopra il tavolo, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Eleonor sta per replicare quando un gruppo di ragazzi con cappelli, occhiali e travestimenti ridicoli fa il suo ingresso. E più precisamente, si soffermano al tavolo di Piccola Foglia e Ragazzo Fossetta. Quello che dovrebbe essere Niall si apre in un sorriso grandioso, poi vede la scena che gli si presenta davanti e il sorriso gli muore in viso. Noncurante della sua espressione facciale, si pianta davanti ai due ragazzi e sbiascica un “Buongiorno” seguito da un sorriso forzato. Ragazzo Miele si illumina di un dolce sorriso in segno di saluto, Ragazzo Cocker saluta con la mano e ragazzo Risata Facile posa due baci sulle guance alla piccola El. Zayn non c’è.
“Zayn?” chiede Matt con noncuranza.
“Che vuol dire dov’è? E’ li, che parla con una ragazza.” E Matt è sicuro di sentirsi rodere di rabbia, gelosia e tensione.
“Beh, ragazzi vi lasciamo soli. A dopo.” E Niall mentre pronuncia queste parole si sente terribilmente impotente. Impotente in quanto non può fare niente per fermare l’istinto omicida nei confronti di Matt. Gira i tacchi e se ne va. Eleonor osserva tutta la sceneggiata che fa Niall con la bocca semiaperta e un espressione di stupore. Guarda interrogativa Louis che fa spallucce. Si allontanano e la Piccola Foglia, una volta sufficientemente distanti, si gira di scatto verso Matt e con la voce più alta di un’ottava inizia a parlare. A parlare di Angelo Azzurro.
“Quel ragazzo è lunatico. Mi da un bacio e fa così, io non so davv..” ma viene interrotta da Matt che si affoga con un pezzo di torta. E involontariamente fa girare tutti i presenti vero di lui.
“Matt, tutto bene?”
“Si scusa, stavo soltanto morendo a causa delle tue rivelazioni da prima mattina.” Replica sarcastico Ragazzo Fossetta. E scoppiano a ridere nello stesso momento, tornando alla realtà di due migliori amici che passano la vita a canzonarsi a vicenda.
 
C’è un giorno Angelo Azzurro che non ha voglia di mangiare la mattina. Angelo Azzurro ha un dubbio: ‘stanotte ho sognato oppure realmente ho dato un bacio a stampo a una ragazza che si veste di verde e che è bellissima?’ E’ seduto ad un tavolo, assieme ai ragazzi, che nel frattempo ridono e scherzano. Proprio come due ragazzi poco più in là. Uno è alto, magro, muscoloso, occhi magnetici, capelli perfetti, sorriso caldo. L’altra invece è piccola, verde, sorriso mozzafiato, occhi profondi, ciglia folte, capelli ricci da tutte le parti. Vorrebbe davvero tanto pensarla come se fosse una qualunque, ma con rammarico si rende conto che ha appena superato il limite ieri sera. E vorrebbe tanto pensare a quel momento come a un sogno, poi però si rende conto che è la vita reale, che ieri si sono dati un bacio quasi accennato e che un cazzo di suo amico, a detta di lei il ‘migliore’, gliela sta portando via da sotto il naso. E a lui questa cosa non sta bene. Per niente.
“Niall, stai bene? Mi sembri un po’ strano, non vuoi mangiare niente.” E’ Zayn, che ha capito e lo sta aiutando a scacciare una cosa troppo grande per lui.
“Si, scusate, non sto tanto bene. Torno in camera a riposare, tra un’ora ci vediamo nella hall.” E se ne va, lasciando basiti tutti i presenti.
 
Esistono tante teorie nella vita. Eccone una: l’amore esiste. Questa teoria è sicuramente una delle più interessanti al mondo, in quanto nessuno ha mai smentito una simile cosa. Amore. E chi lo sa se esiste. Anche quello che sembra il più vero ti spacca il cuore e te lo frantuma. Il cuore, dal canto suo, ci mette del tempo a ricrescere. E Eleonor ha smentito a sue spese questa teoria. L’amore non esiste. Esiste il pranzo domenicale, esistono le serate con le amiche al pub, esistono le uova di pasqua, esistono i padri protettivi e dolcissimi, esiste il tuo amico gay pronto a spaccare la faccia al primo che ti fa soffrire. Esistono poi gli Angeli Azzurri. E non è detto che gli Angeli Azzurri non soffrano. Probabilmente soffrono, ma a modo loro.
 
Niall è sdraiato sul letto, lo sguardo rivolto al soffitto. Eppure, la sua mente è altrove. Insomma, è mai possibile che la ragazza con cui si vorrebbe frequentare e che ha decisamente attirato la sua attenzione – senza il minimo sforzo, s’intende – deve essere sempre incollata ad un ragazzo che è pari ad un dio greco, in bellezza, intelligenza e in senso dell’umorismo? Dannazione, pensa Niall. Che sfiga. Si sente sciocco a pensare queste cose, eppure lui non sa che deve fare. E’ impacciato, insicuro e tutto quello a cui pensa è mangiare, e adesso non ha fame. Porco di un cazzo, pensa. Eleonor invece è tutto il contrario: lei è brusca, schietta, talvolta strana, dolce, sfacciata. Ma non sfacciata volgare: è sfacciata e basta. Bussano alla porta e senza pensarci due volte urla un “Avanti” carico di svogliatezza. E proprio Piccola Foglia fa il suo ingresso. E lo guarda negl’occhi. Poi comincia a parlare.
“Ascoltami: tu mi piaci. E’ tutta la notte che lotto contro me stessa, ma credimi che non ne ho più intenzione. Io non reprimo le emozioni, mai. Le butto fuori, le confido, le scarico, ma mai le reprimo. Tu mi piaci. E mi piacciono i tuoi occhi che sono uguali ad un Angelo Azzurro scolato di botto. Mi piaci. E mi piacciono tutti i momenti che abbiamo trascorso finora. Mi piace chiamarti Mr. Horan e vedere come arrossisci. Mi piaci. Mi piace parlare con te perché non mi sento a disagio e non mi interessa il resto. E lo so che dovrebbe interessarmi perché tu sei Niall Horan, sei il membro di una band conosciuta internazionalmente e questa cosa mi dovrebbe anche fare paura. Ma non mi fa ne caldo e ne freddo. Perché tu per me sei Niall Angelo Azzurro e non Niall dei One Direction. Quindi vorrei solo sapere se possiamo iniziare a frequentarci e magari far finire bene le cose, oppure se dobbiamo smetterla. Quindi, ci stai?” e Eleonor parla come se stesse parlando di chitarre, del tempo atmosferico, e Eleonor gli fa una domanda come se gli stesse chiedendo del colore del cielo al mattino. Ed è schietta, forte, decisa, sfacciata. E lo è sempre. E lo è sempre stata. Si passa distratta una mano tra i capelli e lo guarda interrogativa.
“Si.”
“Perfetto. Adesso devo andare. Vorrei chiederti di uscire il pomeriggio, ma immagino che tu abbia impegni. E di certo non ho intenzione di farteli cancellare o rimandare o bruciare. Ci sentiamo su Twitter o su dove vuoi, tra mezz’ora ho lezione.” E come è tornata se ne va. Poi ci ripensa e aggiunge “e se per cortesia puoi smetterla di disprezzare Matt, perché credimi non c’entra un cazzo con te, siete due cose diverse. Lui è il mio migliore amico. Ed è dolce e simpatico e un sacco di altre cose, se solo provassi a conoscerlo come stai provando a conoscere me. E gli piace Zayn. Quindi comportati ancora da geloso o peggio ancora, sofferente che ha rabbia repressa, e io ti giuro che ti faccio finire male questo tuo soggiorno a New York. Inoltre, prova a riferire una tale cosa a Zayn e ti ritrovi due volte fottuto. Te l’ho detto: sarò piccola, sarò verde, sarò quello che caspita vuoi, potrò addirittura sembrare indifesa, ma credimi, non lo sono per niente.” Conclude, poi cambia espressione e torna un po’ una Piccola Foglia. “Beh, comunque, ciao.” Fa uno dei suoi sorrisi più belli ed esce dalla camera. E Niall è stato tutto il tempo a guardarla stranito. E appena si rende conto di quello che si sono detti, o meglio, di quello che lei ha detto, si sente leggero. Si sente davvero un Angelo Azzurro, con tanto di ali e aureola. E poi scoppia a ridere. E non sa se per il pensiero di se stesso travestito da Angelo o per tutte le parole strane che di sicuro una ragazza a cui piaci non direbbe per convincerti a frequentarvi. La vita è strana. E ripensandoci, anche le ragazze verdi lo sono.

 






No, onestamente non lo so questo capitolo non mi ispira tanto... ma vorrei ringraziare ugualmente tutte quelle che hanno letto e Ms_MartyReid che tipo è una delle mie autrici preferite e tipo ha recensito (tipo stavo saltando) :) detto queeeeesto, non mi abbandonate! fatemi sapere quello che ne pensate perchè ho bisogno di saperlo! e di migliorare e di recensioni costruttive se è il caso. Grazie a tutte per l'attenzione, al prossimo aggiornamentoooo xx

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 – Resurrezioni e Blue Moon. ***


 
“D’accordo, cercherò di non perdermi. A più tardi Foglia, ciao ciao.” Stavolta è Matt a salutare e a riattaccare. Passeggia per le strade e gli occhiali da sole gli stanno decisamente bene. Sembra quasi sereno. In realtà, si sente davvero una merda assoluta. Ripensa a ieri sera, a stamattina, a come voleva spaccare la faccia a tutte le bambine che accerchiavano Zayn. Ripensa e un senso di nausea affiora. E mentre cammina va a sbattere contro qualcosa più grande di lui. E quel qualcosa assomiglia tanto a qualcuno che gli sembra di aver visto da qualche altra parte e che proprio in quel momento ha buttato per terra il caffè di Starbucks che poco prima risiedeva tra le mani di Matt.
“Oddio, scusa, non ti avevo visto completamente!” si scusa con foga l’uomo addosso a Matt.
“Scusami tu, ero sovrappensiero, mi sarei potuto scostare.” Replica Ragazzo Fossetta. Poi alza lo sguardo e scruta con curiosità quel personaggio che gli si è praticamente buttato di colpo. E non ci crede che sia lui.
“Oh mio Dio. Matt.”
“Patrick.” Ha quasi paura a pronunciare il suo nome. Poi, inevitabilmente lo pronuncia. E non vorrebbe che fosse Patrick il tizio davanti a lui che gli sta sorridendo sornione. Lo stesso Patrick che fino all’anno scorso risiedeva a Bath e che si era trasferito a New York. Lo stesso Patrick che pochi mesi prima Matt aveva lasciato dopo una lunga relazione durata due anni. Lo stesso – più alto e bello – Patrick per il quale era stato male. Lo stesso – cazzo, si – lo stesso Patrick che Matt aveva amato rovinosamente per troppo tempo. Ed ora, che il cuore di quel ragazzo bellissimo dalle fossette tenere si sta per abituare a non rispondere alle chiamate, ai messaggi, ai tweet, ai post in bacheca, eccolo lì. Patrick Wills, colui che aveva rotto il cuore di Matt e che adesso gli sta rompendo il bicchiere con il caffè, oltre il cazzo, s’intende.
“Come stai? Che ci fai qui? Sei… scomparso!” Il tono di Patrick è decisamente troppo allegro, e Matt non se lo riesce a spiegare.
“Veramente sei tu quello che se n’è scappato in America, non molto tempo fa.” E accenna un sorriso come a voler abbassare il tono di quella discussione che potrebbe anche arrivare alle botte, secondo Matt.
“Sei sempre lo stesso Matt. Non cambi mai.” E sorride, con un sorriso dolce. “Posso offrirti un caffè? C’è un posto non molto distante da qui. Ti va?” aggiunge poi, e Matt si sente morire.
“Certo. Andiamo.” E si sente morire per la seconda volta.
 
“Come sta andando? Eleonor come sta?”
“Bene, sta bene. Adesso credo sia a lezione, mi aveva detto che mi avrebbe mandato un messaggio appena avrebbe finito.” Risponde veloce e Patrick ride.
“Perché ridi?”
“Non siete cambiati di una virgola. Non sei cambiato di una virgola.” Dice Patrick, guardandolo negl’occhi. E Matt si sente così stupido perché vorrebbe tanto parlare con lui delle novità, spettegolare, ridere così forte da arrivare alle lacrime, mangiare ogni tipo di schifezza davanti ad un film, dargli un bacio. Gli manca tutto questo. Gli manca Patrick. Il suo Patrick. Il suo Pat.
“Già.” Ed è costretto a distogliere lo sguardo da quel mare in tempesta negli occhi del ragazzo.
“Non sei di molte parole, però. In questo sei cambiato, devo ammettere.” Sussurra con un sorriso, quasi avesse paura. Matt lo guarda ancora una volta: Patrick. Viso tondo, sorriso impeccabile, occhi cobalto, accenno di barba, capelli neri come la pece e mossi, alto, fisico non troppo muscoloso. Perfetto. Come Matt, del resto. E Zayn. E Matt si sente strano al solo pensiero di Zayn. E senza aggiungere altro si alza e se ne va.
 
Squilla un telefono in sala e il maestro si blocca. “Va be’ ragazzi, andate, è tardi.” Eleonor prende un bel respiro e fruga nella borsa. 2 chiamate perse e 3 messaggi. Vaffanculo tu e questi fottutissimi messaggi e chiamate di merda, pensa rivolta al telefono. ‘Dove sei?’ Messaggio di Abbie. Come se potesse capire dove si trova dandole una qualunque indicazione stradale. ‘A inculandia, tra poco prendo il treno per NonSoChi e poi la metro con direzione porto. Cogliona, siamo ad un oceano di distanza, cazzo di domande fai? In America sono!’ risposta. Posa il cellulare e si dirige verso la fermata.
 
Eleonor entra in hotel e si sente stanca, tremendamente. Si dirige al bancone della reception e chiede le chiavi della camera. Una volta ottenute, si accascia su una poltroncina della hall. Chiude gli occhi. “Driiiin.” Li riapre, afferra il cellulare da dentro la borsa e risponde. “Pronto?”
“Rispondere ai messaggi no, eh?” Abbie, Sam, Ashley. Tutte insieme.
“Ma siete delle buttane! Lo sapete che uso il telefono solo per figura. Lo sapete. Quindi non rompete i coglioni.” Ridono tutte e quattro insieme, più unite. Adesso le sente vicine. “Comunque mi siete mancate, tanto.” aggiunge quando smette di ridere. Loro non smettono.
“O stronze dico una cosa dolce e questo è il vostro atteggiamento? Complimenti, anzi complimentoni” sbotta Foglia, fingendosi offesa.
“Foglia. Girati.” Eleonor trattiene il fiato per un attimo, poi fissa il telefono incredula. Si alza, e si gira, lentamente. E attraverso il vetro della sala d’accoglienza dell’hotel scorge tre ragazze con lo sguardo distrutto, sedute su delle valigie che la guardano e ridono, sorridono, piangono. E anche Foglia è senza parole. Si porta una mano davanti alla bocca, lasciata aperta dalla sorpresa. Esce di corsa lascia la borsa, le chiavi, tutto. Lascia tutto per loro, corre ad abbracciarle. Ma non versa lacrime.
“Aria, finalmente!” urla Abbie. “Dolcezza senza di noi ti saresti annoiata a morte!” rincara la dose Ashley. “Mi sei mancata. Ti amo troppo per non vederti per così tanto tempo.” E Sam si lascia scappare qualche lacrima. Eccole lì, ad abbracciarsi, insultarsi, sfottersi e amarsi. Si staccano e Foglia le guarda, ad una ad una. Schiocca un bacio ad Abbie, uno ad Ashley e uno alla sua Sam. Poi, ridendo e chiacchierando, entrano in hotel e richiedono le camere che avevano prenotato all’insaputa di Eleonor.
L’ascensore scorre veloce e mentre parlottano fitto Abbie si riscuote e sbotta:
“Allora, merda, secondo me ci devi qualche spiegazione, tu che dici? Matt ci ha detto tutto” Abbie e la sua mania di spettegolare. E a quelle parole Eleonor strabuzza gli occhi.
“Esattamente, cosa vi ha detto?” chiede, preoccupata.
“Ellie non puoi rispondere con un’altra domanda. E non dovresti essere tu a chiedere a noi!” Ashley e tutto quello che riesce a dire con la sua bocciaccia.
“Piccola, è un intero viaggio che attendiamo un resoconto” Sam e la sua voce allegra e dolce, Sam e tutto ciò che è per Eleonor. A quell’ultima affermazione Piccola Foglia si apre in un sorriso. Tempo cinque minuti e le Girls conosco la situazione. Sono sempre così, loro: piccole, dolci e forti. Ashley un po’ meno dolce, Abbie un po’ meno forte, Sam un po’ meno piccola. Ma loro sono così. E sono sempre state diverse e uguali tra loro.
 
Ci sono un giorno quattro ragazze che alla modica età di sei anni e mezzo si incontrano, senza lasciarsi più. Poi crescono. E il loro rapporto cambia, diventano forti, insieme. C’è Abigail Hill, Abbie, non molto alta, piccola di statura, magrolina, capelli molto lunghi e marrone, - una montagna di pelo, li definisce scherzosamente Eleonor –, occhi ghiaccio e tre tonalità più scure di fondotinta.  Dopo c’è Ashley White, diciassette anni racchiusi in un mostro di ragazza. Alta, magra, capelli abbastanza lunghi ricci e biondo cenere, occhi color miele. Uno schianto, si definirebbe lei. E dopo questa si può anche definire modesta. E poi c’è Sam. Samantha Bolton, Sam per il mondo. Non è slanciata, ma asciutta. E’ giusta, bella. Capelli lisci e di un biondo platino, occhi verde muschio, un cuore grande. A volte è troppo saggia, parla di cose che non conosce, giudica. Ma Samantha rimarrà per sempre la vita per Eleonor, dopo Matt. Sempre. E alla fine del gruppo, c’è Eleonor. Eleonor Wood, fisico perfetto e formoso, quattro sport diversi, occhi marroni troppo scuri, capelli lunghi e ricci, anch’essi troppo scuri, labbra perfette e mani piccole. Queste sono le Girls. Quindi immaginatevi un giorno che ci sono queste quattro ragazze che affrontano tutto con il sorriso e con Matt. E poi immaginatevi che una piccola Foglia un giorno parte e le lascia li, senza più niente. E ancora, immaginatevi che le buffe Girls partono e vanno a riprendersi la loro Foglia, per un’estate intera. Ecco. Agli occhi esterni sono solo quattro scappate di casa, ma viste da vicino sono le migliori amiche del mondo.
 
Si aprono le porte dell’ascensore e quello che non deve accadere, accade per la seconda volta. Sam sta sorridendo a Eleonor per una battuta ridicola di Ashley, poi sposta lo sguardo al di là delle porte automatiche e lo vede. Capelli spettinati, occhi d’un colore più celeste del cielo stesso, bel fisico, spalle larghe da nuotatore. Lo vede e il suo sorriso si spegne di colpo. Uno sconosciuto l’ha messa all’angolo. Vorrebbe correre via, spirito libero e menefreghista. Ma non lo fa, e si apre in un sorriso strafottente. Troppa poca lucidità Sam, sii seria. Non comportarti da biscotto.  Si ritrova a pensare. Poi ci ripensa e le scappa un risolino.
“Hey Louis.” saluta El. Sam si gira di scatto verso l’amica, che sorride gentilmente al ragazzo davanti l’ascensore, e fa una smorfia che viene però notata da Ragazzo Risata Facile.
“Ciao Foglia!” ricambia allegro. Sam fissa Ashley, ma lei fa finta di niente. Cerca appoggio, ma non lo trova. Escono dall’ascensore e Louis inizia a parlare.
“Dov’è Niall? Pensavo fosse con te!” e sorride maliziosamente.
“No, ho ricevuto visite direttamente da Bath. Niall non lo sento da stamattina.” Replica con un sorriso per niente imbarazzato Piccola Foglia.
“Capisco.” E si guarda intorno nello stretto corridoio, non poi tanto stretto.
“Comunque, dato che ci siamo, te le presento. Loro sono Abbie, Ashley e Sam.” E all’ultimo nome, accompagnata da un’occhiata di Eleonor, Louis porge gentilmente la mano, che la ragazza stringe con naturalezza. “Piacere, Samantha.” Risponde pronta la ragazza. E lo guarda negl’occhi. E sembra che abbia gli occhi celesti come un Blue Moon. Lei ama il Blue Moon. E’ l’unico drink che beve pur odiando bere. Blue Moon. Una sorsata, secca.  
“Ma tu la puoi chiamare Sam, dato che nessuno la chiama Samantha.” Aggiunge Abbie, accennando una risata. E Sam le lancia un’occhiataccia.
“Chiamami come vuoi.” Dice allora lei, con quell’accento alla Sam. Eleonor guarda divertita la scena. Samantha la saggia che fa il filo ad un ragazzo. Questa si che è buona, pensa.
“Bene Louis, è stato un piacere. Ma credo che devo accompagnare le ragazze in camera, perciò… ci si vede.” Lo saluta Eleonor.
“Oh, si, certo, immagino. Ciao Foglia, ciao ragazze. Ciao… Samantha.” Ricalcando il nome di Sam a fine frase. Lei alza un sopracciglio scettica.
“Ciao… Louis.” Risponde a tono. Poi, mentre stanno per girare i tacchi, una voce li raggiunge con il fiatone.
“Louis! Dov’eri? Ti stavamo cercando! Vieni su, tra un’ora dobbiamo essere nella hall e Zayn ci aspetta in camera per quella cosa che..” non fa in tempo a finire la frase che un affannato Niall si blocca per scorgere una sorpresa Eleonor.
“Hey.”
“Ciao.” E cade il silenzio. Ci sono solo loro due. Eleonor e Niall. Si guardano per un tempo indefinito con un sorriso dipinto in viso.
“E’ tutto okay?” sussurra lei imbarazzata, forse per la prima volta.
“Oh, si.” Risponde lui, ancora sorridente.
“Beh, ragazze, lui è Niall. Loro sono Abbie, Ashley e Sam.” E Niall ancora rimane immobile, sorridente.
“Piacere.” E neanche le guarda in faccia.
“Va bene, noi andiamo. Ciao ciao.” Saluta Foglia, trattenendo una risata.
“Ciao, ti chiamo dopo.” Replica Angelo Azzurro, come se fosse la cosa più naturale del mondo. A quel gesto tanto premuroso El sorride di nuovo.
“Non vi azzardate a fare anche uno e uno solo commento su quello che è successo.” Minaccia poi Foglia mentre inforca il corridoio a passo spedito, seguita da delle alquanto divertite Girls.
 
Matt è seduto in camera sua, la lue spenta e le cuffiette nelle orecchie. Lui odia Patrick. Pat e tutto quello che ha rappresentato per lui. Prende il telefono e chiama l’unica persona che può chiamare in quei momenti.
“Matt?” la voce squillante di Eleonor con un brusio di sottofondo lo riscuote dai pensieri negativi per un attimo.
“Ciao Foglia, cos’è tutto quel baccano?”
“Indovina: ci sono le Girls!” e Matt sorride istintivamente.
“Salutamele tanto a quelle tre baraccote.” Ridono.
“Comunque, ” – aggiunge – “le saluterò domani. Voglio dormire, stasera rimango in camera a riposare perché non è stata una giornata molto fresca. Ciao, Eleonor” Dice, sperando in cuor suo di aver mantenuto lo stesso tono di voce disinvolto.
“Che succede Matt?” chiede subito Eleonor. Maledetto me e tutte le volte che mi faccio leggere come un libro aperto da Foglia, pensa Matt.
“Niente perché?” chiede, fingendo stupore.
“Mi hai chiamato Eleonor solo quando siamo andati allo zoo e avevi paura delle giraffe. E anche quando siamo andati sulle giostre e avevi paura di cadere sotto. Quindi, che succede?”
“Ho incontrato Patrick, oggi. E non so più niente. Devo riposare, chiarire le idee e buttare la testa su un fottutissimo cuscino.”
“Oh. Capisco. Ci vediamo domani, e stai su, piccolo, tutto si risolve.” Eleonor e la sua protezione nei confronti di Matt. Eleonor e la sua forza. E Matt, che sempre amerà Eleonor per quella che è. 

 
   




 

Salve dolcezze! grazie per tutte le visite e le recensioni, grazie grazie grazie x! scusate se uso così poche parole ma sto per buttarmi

a letto dopo una giornata stressante (si, sono le 21.09 e si, non è normale, per niente). Detto queeeesto fatemi sapere che ve ne pare 

lasciando una recensione, scusate la bruttezza particolare di quest'ultimo capitolo ma non so... boh El se ne andata e mi ha lasciato 

senza ispirazione :( ahahahah any way, al prossimo aggiornamento :)x

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - Verità e uscite. ***


 
“Ti giuro che ti vuole da impazzire secondo me quello!” e la brutalità di Ashley prende posto nella mente di Piccola Foglia. Sedute a gambe incrociate tutte e quattro sul letto matrimoniale della camera quadrupla della Foglia, mangiano porcherie e raccontano cazzate.
“Anche io vorrei che uno così ‘mi chiamasse dopo ’ ” sospira sognante Abbie affondando il cucchiaio nella vaschetta del gelato che bonariamente si sta ingurgitando senza il minimo accenno all’eleganza.
“Abbie, smettila di dire cazzate, per favore.” La riprende Eleonor ridendo.
“Ma insomma, cazzo merda, ancora non ti ha chiamata!” e Ashley ride forte
“Smettila, troia. Lo sappiamo tutte che ti brucia.” Risponde a tono Eleonor.
Ma sei pazza? E perché mai dovrei essere gelosa se l’ultima cosa che voglio avere è una relazione con una persona che è destinata a dimenticarti dato che è famosa e non avrà mai tempo manco per chiamarti al cellulare due minuti per un saluto?” sputa Ashley sarcasticamente. Tutte smettono di colpo di ridere e Eleonor trattiene il respiro, rendendosi conto di quanto sia fottutamente veritiero quello che ha appena detto l’amica.

“Insomma… non volevo dire questo intendevo dire..” cerca di aggiustare Ash colta in fallo.
“Non ti preoccupare Ashley Maria, è tutto okay.” Risponde fingendo noncuranza Piccola Foglia. Piccola Foglia e le verità che non vuole ammettere a se stessa. Piccola Foglia e tutta questa storia del piacere o non piacere. Piccola Foglia e tutte queste emozioni nuove che non prova a lasciare andare. Piccola Foglia e la sfacciataggine di Ash.
Silenzio carico di tensione invade la stanza. Mai successo. Mai previsto. Silenzio pari a morte. Poi Eleonor si risveglia dai suoi pensieri. E dalla sua calma.
“Vuoi sapere perché è tutto okay? Perché non è mai tutto okay. Perché c’è sempre qualcosa che va male. C’è sempre un attimo in cui non c’è nessuno e rimango sola e penso che potrei anche scavare a mani nude l’asfalto asciutto e non sentire niente.” E una lacrima le solca il viso. “C’è sempre un bastardo pronto a infilarmela e tanti saluti.” E un’altra lacrima le solca il viso. Viene soffocata da un abbraccio che sa di amore e di fiducia. “E io tutte le volte, credimi Ash, e anche voi, me ne fotto i cazzi. Me ne fotto perché onestamente non posso fare altro. Posso solo pensare che incontrerò qualcuno meglio. E quel qualcuno è Niall. E non so perché non mi ha chiamata finora, ma ci sarà un motivo. Perché quando lui manca di qualcosa chiede scusa, sempre. E’ educato, gentile, impacciato. E a me piace. Quindi voglio frequentarlo. In pubblico o in privato. Mi sento a mio agio con lui e..” non fa in tempo a finire il discorso che il suo cellulare squilla. Si asciuga le lacrime e lo afferra da sopra il comò.
“E’ Niall.” E si apre in un sorriso bellissimo e le lacrime se ne sono andate veloci come sono venute.
“Pronto?”
“Eleonor?” una voce lievemente metallica le rompe le pareti del cuore.
“Si?”
“Sono Niall, non mi riconosci?” e ride. E fa ridere anche lei.
“Niall. Oh, si certo che ti riconosco.” E sorride. E attorno a lei le Girls ridono piano in sottofondo.
“Aspettavi da tanto la mia chiamata?” e trattiene piano il respiro.
“In effetti… si.” E ride forte, facendo ridere ancora una volta anche lui.
“Mi dispiace. A mia discolpa posso dire che alla radio ci hanno tenuto più del previsto. In ogni caso, adesso ti ho chiamata. E volevo chiederti se potevamo fare una cosa tutti insieme stasera. Non so, un hamburger in qualche McDonald in periferia dove magari è più difficile farci riconoscere. Avete impegni tu e le ragazze oggi?” Eleonor si scambia uno sguardo veloce con Abbie Ashley e una isterica Sam, le quali annuiscono con vigore.
“No, ci farebbe molto piacere. Matt ha un impegno però. Quindi saremo solo noi ragazze.” E a quest’ultima frase abbassa il tono della voce, come se fosse un segreto.
“Oh, non fa niente. A stasera, alle sette nella hall.”
“A stasera.” E stacca.
“Yeeeeeeeeeee!” e tutto il discorso di poco prima se ne andato, assieme alla malinconia e alle verità di Ashley.
“Ok, Girls, adesso passiamo a cosa serie… che diavolo ci mettiamo per uscire con dei cantanti ultrafamosi? Cazzo merda!” e all’ultima affermazione di Abbie scoppiano tutte a ridere. Di nuovo. Insieme.
 
“Si, ho capito questo. Ma perché?” chiede spazientito ancora una volta Zayn.
“Non ne ho idea, Gesù Cristo! Vai e glielo chiedi, stop.” Replica con tono pacato Angelo Azzurro.
“Ma non ho capito perché non te lo ha detto. Alla fine siete conoscenti, sei il fidanzato della sua ‘piccola Foglia’, quindi avrebbe dovuto almeno chiamarti e avvertirci!” insiste ancora Ragazzo Gel. Sono tutti in macchina per arrivare in hotel e prendere le ragazze per la cena. E l’unico che sembra essere uscito da una macchina per pazzoidi è proprio quello più calmo solitamente, Zayn.
“Vuoi che te lo rispiego ancora una volta? Ho chiamato Eleonor e le ho proposto di uscire, a lei e alle sue amiche. E lei ha aggiunto che Matt non poteva uscire. E io ho detto okay.” –“E non è assolutamente la mia fidanzata.” Aggiunge frettoloso.
“Non ancora.” Sottolinea Harry con un sorriso malizioso stampato in faccia. E Niall arrossisce pesantemente. Poi la macchina inchioda.
“Scendete, siamo arrivati. Vi concedo oggi per uscire e avere la macchina tutta per voi. Combinate qualcosa e dite addio alle ragazze. Soprattutto tu, Harry.” Annuncia Paul.
“Che ho fatto?” dice con voce stridula Harry alzando le mani in segno di resa. “Stavolta è Niall!”
“Niall è bravo e si comporta bene. Tu invece sei esuberante, e lo sai.” E Angelo Azzurro fa una linguaccia. Ora, Harry, Liam e Niall, andate a prenderle. Io devo parlare con Louis per le indicazioni stradali. Zayn, se vuoi nel frattempo puoi andare al bar o a chiedere al tuo amico perché non viene. Avete cinque minuti.” E senza aspettare che finisca escono di corsa verso l’hotel. Harry e Liam corrono veloci lasciando Niall dietro e ansimante. Prendono di corsa le scale e quando si girano per vedere di quanto l’hanno superato si accorgono troppo tardi che sono arrivati addosso a quattro ragazze. Niall arriva in tempo per vedere la scena e vedere la piccola Foglia in un angolo che ride forte tenendosi la pancia, assieme ad Abigail.
“Insomma, cos’è tutto questo baccano?” chiede divertito.
“Harry e Liam si sono buttati sopra a Sam e Ashley.” Riesce a dire tra una risata e l’altra Eleonor. Harry alza poi lo sguardo e un paio di occhi color miele lo scrutano decisamente scocciati. Regge lo sguardo, poi accenna ad uno dei suoi sorrisetti strafottenti che fanno girare la testa alle ragazzine in calore.
“Che cazzo sorridi? Ti stanno fotografando per caso? Non mi pare proprio. Levati dal cazzo idiota, sei buttato del tutto su di me.” Sbuffa sonoramente Ashley. E il sorriso gli muore. Si alza con un agile scatto e l’aiuta ad alzarsi, porgendole una mano che la ragazza afferra brutalmente. Liam, nel frattempo, si scusa una decina di volte ad una Sam che gli rivolge dolci sorrisi di noncuranza. Invece Ashley è incazzata. Tremendamente. Guarda Ragazzo Cocker in modo torvo.
“Scusa, stai bene?”
“Sto bene un cazzo. La prossima volta guarda dove vai.” Ash e la sua finezza.
“Va bene Ab, è tutto ok. Non ti innervosire ti ha chiesto scusa.” Interviene Abbie.
“ha ragione Ash. Comunque, dato che ci siamo facciamo le presentazioni. Sam, Ashley e Abbie. Loro sono Harry e Liam.” Eleonor indica ognuno dei presenti man mano che li nomina.
 
Eccola lì, Abigail Hill, con le sue fissazioni e il suo mondo che le va fin troppo grande. Non timida, né sfacciata o asociale. Simpatica, dolce, debole. Abigail è debole, e le Girls lo sanno. Sanno che in fondo la piccola Ab va protetta come un fiore raro, perché non sono tutte come Abbie: lei è schietta, premurosa e a volte troppo. E’ ingenua, genuina, garbata. E’ diversamente estroversa, è una ragazza che non ti degna della sua compagnia se le fai il minimo segno di andarsene, e che non ritorna. Solo una volta è ritornata Abigail: da Ashley. E da Eleonor. E da Sam. Da loro, si. Dagli altri no.
Ora, immaginatevi la bimba Abbie che, con i suoi occhi ghiaccio si scontra con Liam. Non sa se credere a quello che vede. Liam le appare proprio come una bottiglia d’acqua appare ad un uomo che si è perso nel deserto: un miraggio. Scuote la testa come a scacciare via quel pensiero.
 
“Piacere, Harry.” E il ragazzo stringe la mano alle tre ragazze, prolungando la stretta con Ashley. “E scusa, Ashley, non era mia intenzione.” Aggiunge, divertito ancora una volta dallo strano atteggiamento strafottente di Ashley. Di solito, è lui quello strafottente.
“Piacere Liam.” E il secondo ragazzo stringe la mano alle tre ragazze, guardando insistentemente Abbie. Poi sorride dolcemente e Abbie pensa che sia stupendo.
 
“Oh, finalmente siete arrivate! Ragazze, fate posto alle Girls!” urla Louis dal posto del conducente con il TomTom in mano e con un tono da idiota. I ragazzi entrano e si siedono, allacciandosi la cintura.
“Io mi chiedo… è da un po’ che fissi il navigatore, Louis. Si, ecco… possiamo fidarci? Posso guidare io, sono già stata a New York un’estate intera due anni fa e quest’anno a Natale, so esattamente dove dobbiamo andare.” Si propone la saccente Sam. All’udire quelle parole Ragazzo Risata Facile accenna una risata e poi risponde, con voce suadente “Piccola, lascia fare a me per oggi, va bene?” e lasciandola con un sguardo sexy mette in moto e parte.
 
Eleonor è praticamente buttata sul povero Angelo Azzurro che è felice come non mai, lei un po’ meno. Si sente in subbuglio e il cuore le batte troppo velocemente per i suoi gusti.
“Allora, che hai fatto di bello oggi?” chiede Niall guardandola negli occhi.
“Oh, niente, ho parlato con mio padre, sono andata a lezione, ho mangiato un toast con il tofu a pranzo e poi davanti l’hotel ho trovato tre ragazze che erano scappate da Bath per venire a farmi una sorpresa. Abbiamo spettegolato, riso e mangiato tutto il gelato possibile. Poi mi hai chiamata, ci siamo preparate e ci avete investite nel tragitto. Solita vita monotona. Tu?” conclude poi ridendo.
“Niente, stamattina dopo la tua visita in camera ho trascorso il tempo a sonnecchiare, poi siamo andati in onda in una radio newyorkese e infine ti ho chiamata e ti ho proposto di uscire. Ah, e poi ho convinto Paul a lasciarci completamente da soli, con la macchina e il navigatore, senza omaccioni che ci proteggono. Devo dire che non mi posso lamentare.” E sorride, con gli occhi che sono più azzurri di un Angelo Azzurro e l’apparecchio che mostra i denti bianchi. Si guardano negli occhi senza il minimo velo di imbarazzo. Poi Piccola Foglia con nonchalance gli accarezza i capelli e lui poggia la testa sul suo petto. Lui poggia i palmi delle mani sulla schiena di lei e lei gli circonda il collo con le braccia, trascinandolo verso sé. E si abbracciano, proprio come se fossero fidanzati. E gli altri fanno finta di niente.
 
“Ti avevo detto che dovevo guidare io! Io conosco queste vie, molto meglio di te!” E’ Sam che urla e Abbie ride alla reazione dell’amica.
“Ma zitta che non hai nemmeno la patente!”urla di rimando Luois.
Ab scosta lo sguardo e vede Niall accoccolato a Eleonor e nessuno dei due che dice niente. E infine lo posa su Ash che, fatta la conoscenza di Zayn, parlano fitto e ridono. Sorride a ogni singola scena, poi guarda fuori dal finestrino. C’è ancora il sole e sono le sette di sera.
“E’ bellissima New York.” Una voce profonda la raggiunge. Si gira di scatto e incontra un sorriso dolce già conosciuto. “Io non ci ero mai stato. E’ davvero una città incredibile.” Continua Ragazzo Miele.
“Io ci sono stata solo una volta da bambina, quando avevo otto anni. Ma vederla da grande è più bello. Si può andare in discoteca!” replica ridendo Ab.
“Quindi, facciamo conoscenza. Piacere sono Liam Payne, vengo da Wolverhampton, ho diciannove anni e sono il cantante in una band di squilibrati.” E accenna una risata.
“Piacere, sono Abigail Hilton, vengo da Bath, ho diciassette anni e sono una studentessa. Tra un anno mi iscriverò a psicologia e più tardi a chimica farmaceutica. Diventerò una scienziata, curerò l’AIDS e andrò in Africa a salvare quanti più bambini possibili. Nel tempo libero, farò la psicologa e scriverò un saggio sulla pazzia.” Conclude annuendo con vigore. Poi vede Liam con la faccia spiazzata e ride.
“Ma tranquillo, niente in confronto al tuo lavoro. Sono una chimica, e sono una sognatrice.” Ammette poi, sorridendo dolcemente.
“I miei sogni in confronto ai tuoi sono davvero piccoli, credimi.”
“Dipende dai punti di vista. E basta parlarne perché se no mi infogno in una maniera tremenda. Sono logorroica e mi batto per tutto quello in cui credo.” Afferma poi. Abbie e i suoi sogni. Abbie che ancora crede nel principe azzurro. Abbie che rivela i suoi sogni a un cantante di una band. Abbie e la sua ingenuità. E Liam, che adora l’ingenuità di Abbie.
 
“Voglio scendere immediatamente!” esclama Sam. “Fammi scendere!” urla rivolta a Louis con la voce in falsetto.
“No.” Nessuno si è davvero reso conto che stanno litigando. E Louis fa finta di niente. A lui piace il modo di atteggiarsi di Sam, è una giovane che si comporta da saggia. E’ maniacale e saccente. E’ una maestrina.
“Ti ho detto di farmi scendere.” Dice ancora Sam, stavolta con un tono di voce più pacato.
“E io ti ho detto di no.” Risponde Louis, con lo stesso tono atono di prima. Sam sbuffa.
“Suvvia, Samantha, ti faccio scendere appena arriviamo. E cioè tra… adesso.” Annuncia, mantenendo un sorrisetto di sfida e fermando l’auto appena davanti il Mc. “Non ti premurare a chiedermi scusa, capisco perfettamente. Non si sa sempre tutto, sono contento che te ne sei accorta.” Aggiunge poi Louis, e Sam si blocca. Bugia. Per lei non esiste niente di incerto. Per le incertezze non c’è posto nella sua vita. Lei sa sempre tutto di tutti. E Louis sta mentendo. E a lei le persone che mentono non piacciono per niente.

 

 








Dolcezze scusate per sbaglio poco fa ho postato il capitolo sbagliato e stavo tipo maledicendo tuttooooooo argh! in ogni caso grazie grazie grazie mi sembra sempre di ringraziarvi troppo poco! P.S. il personaggio di Matt è ispirato a Francisco Lachowski, ma è chiaro che potete immaginarvelo come volete :) ancora grazie al prossimo aggiornamentoooo xxx

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - Stare bene. ***


“Allora, ti sei divertita?” Angelo Azzurro e la curiosità che non riesce a reprimere.
“Tantissimo, ho mangiato l’insalata più buona di tutta la mia via!” esclama felice Foglia stretta nel suo trench verde, le mani nelle tasche dei pantaloncini con una simpatica stampa della bandiera inglese. Stanno passeggiando per New York, dopo una sana mangiata da Mc Donald e mancano pochi minuti a mezzanotte e Eleonor non vede l’ora di esprimere un desiderio. Il 10 giugno di qualche anno prima era stesa su un letto d’ospedale accanto al corpo inerme della madre morta. Adesso è con Niall a New York a passeggiare in un quartiere tranquillo poco fuori la città.
“Posso tenerti per mano?” chiede d’un tratto così spudoratamente Niall da farla inciampare rovinosamente. Trattiene una risata, poi le porge una mano per alzarsi. Lei la accetta e, una volta rialzatasi, non la lascia.
“Si.” Risponde dunque, seria. Eccoli lì, una ragazza verde e un ragazzo vestito di celeste con i capelli gialli. Eccoli lì, mano nella mano a camminare, a sorridersi, a discutere senza però emettere alcun suono dalla bocca.
“Sai, volevo dirti una cosa in macchina, quando stavamo tornando a casa ed eravamo teneramente abbracciati.” Mormora Niall, con un sorriso dolce.
“Che cosa?” chiede la piccola El.
“Che ho pensato a quello che mi hai detto tutto il giorno e le tue parole mi frullano in testa da stamattina e credo proprio che sono sul punto di cedere a qualcosa del tutto nuovo per me e non so che pensare.” Dice tutto d’un fiato, sperando che El abbia capito qualcosa.
“Cioè? Io sarei quel qualcosa del tutto nuovo?” chiede un po’ confusa Foglia.
“No, non tu, ma quello che potresti rappresentare. Sai, i sentimenti, le emozioni, il batticuore, queste cose.” Confessa imbarazzato e con le orecchie rosse quanto la faccia.
“Queste cazzate, intendi dire.” ride Eleonor.
“Non penso siano cazzate, penso siano cose vere. Cioè, lo sono nel momento in cui le provi e non  puoi smentirle più. Mi stai seguendo?” e istintivamente le stringe dolcemente la mano.
“Si.”
“E non dici niente?” chiede titubante lui.
“Cosa dovrei dire? Io penso che siano cazzate. E le ho smentite tutte, credimi. Ciò nonostante, rispetto il tuo parere.” Dichiara lievemente alterata El. Niall si arresta di colpo, facendo arrestare anche lei.
“Che succede?” mormora preoccupata.
“Che vuol dire che le hai smentite tutte? Io le provo ogni giorno da quando ci sei tu queste sensazioni, Eleonor.” Esclama serio e stupito. E per una volta non sente avvampare di imbarazzo ma soltanto un vuoto che gli hanno provocato le parole di lei.
“Significa che è così. Non credo esistano, magari sono dei segnali che emette il tuo cervello, ma nulla di più. Non so che dirti, ma non penso che siano cose di cui ci si possa fidare.” Ammette sfinita Foglia con un sonoro sospiro, abbassando lo sguardo alle sue scarpe verde prato.
“Dici cose stupide a volte.” Dice lui sconsolato alzandole il viso con due dita da sotto il mento.
“Mi stai dando della stupida, forse?” chiede Eleonor a bruciapelo fissandolo insistentemente negli occhi Angelo Azzurro.
“No, ho detto solo che dici cose stupide a volte.” Ribatte lui tenendo testa a quel gioco di sguardi. Sfila di tasca il suo Iphon e guarda l’orologio. 00.00.
“Esprimi un desiderio.” Sussurra poi rivolto alla Piccola che nel frattempo tiene gli occhi chiusi. Vorrei che tutto fosse più facile e vorrei non avere mal di pancia ogni volta che mi guardi e vorrei anche perdere la vista in tua presenza perché mi appanni la mente e non capisco più un cazzo, pensa la Foglia. E appena finisce di pronunciare quelle parole nella sua mente apre gli occhi di scatto e si gira verso Niall, che nel frattempo le sorride sornione.
“Che hai espresso?” chiede allora, le loro mani ancora intrecciate, mentre riprendono a camminare più piano.
“Ho chiesto di non farmi venire più vuoti mentali ogni volta che sono in tua presenza e ho chiesto che tutto fosse più facile e ho chiesto di non farmi venire una strana sensazione all’altezza dello stomaco ogni volta che sono con te, che ti guardo, che ti nomino soltanto.” Risponde con nonchalance la Piccola, lasciando di stucco Angelo Azzurro.
“I desideri non si dicono, altrimenti non si avverano. Nessuno te lo ha mai detto?” chiede stupito Niall e terribilmente rosso in viso per l’ennesima volta.
“Porca puttana, non vorrai forse dirmi che adesso questa fastidiosa sensazione non se ne andrà mai?” risponde retorica Eleonor, scoppiando a ridere e bloccandosi.
“Ok, penso che tu sia stupida. E non solo che tu dica cose stupide, ma che tu lo sia realmente.” Afferma sinceramente divertito Niall, che si avvicina al viso di Piccola Foglia, mascherando molto bene l’imbarazzo.
“Tu non mi hai detto cosa hai desiderato.” Sussurra poi Eleonor con il fiato sospeso.
“Se non lo dico non si avvera. Però credo che potrò mostrartelo.” E senza aspettare altro socchiude gli occhi, si avvicina e le da un bacio sulla bocca. Labbra con labbra. Poi si allontana e la guarda ancora.
“Quindi?”
“Tutto qui. Perché, qualche problema con i miei desideri?” chiede in attesa Niall.
“Si, sono decisamente troppo poco realistici. I miei sono meglio.” ride El e anche Niall con lei.
 
“Un altro, per favore.” Chiede impaziente Matt al barman del pub dell’hotel, che senza pensare gli prepara subito un altro shot. Matt è strano. Si sente vuoto. Vorrebbe non aver mai incontrato Patrick in tutta la sua vita. Vorrebbe solo che Zayn fosse gay quanto lui e che si mettessero insieme. Successivamente, vorrebbe che Zayn non fosse famoso cosicché potrebbero stare insieme in pubblico senza il minimo senso di vergogna o imbarazzo. Scuote la testa con veemenza, scacciando un pensiero a detta sua tanto sciocco quanto irreale. Pensa ancora di immaginare quando proprio Zayn si siede al bancone accanto a lui in quel posto che sa di ricconi con carte di credito illimitate. Poi si rende conto che è vero e che sta ordinando da bere e proprio in quel momento Ragazzo Gel lo saluta, girando il capo verso Matt.
“Matt. Che ci fai qui? Ti sapevo in camera.” Esclama con tono pacato Zayn. Ma dentro, nel profondo, fin dentro all’anima, sta urlando.
“Volevo farmi uno shottino, tu?” risponde stanco Matt.
“Io, in verità, speravo che fossi qui.” Borbotta Zayn. Matt spalanca impercettibilmente gli occhi e un senso di speranza si invade di lui. Si sente bene, rilassato. Speranzoso.
“Mi hai trovato, allora.” Mormora Ragazzo Fossetta, accompagnato da un sorriso timido. “Perché mi cercavi?” aggiunge poco dopo.
“Perché sto per coprirmi di ridicolo fin sotto al culo ma non posso farci niente. Quindi, vorresti uscire con me domani pomeriggio? Sai, facciamo le solite stronzate che fanno i ragazzini impacciati al loro primo appuntamento, mangiano zucchero filato alle giostre parlano della scuola, dei casini con i genitori, cose così.” Butta fuori Zayn sicuro, stanco di tutto e di tutti.
“Le solite stronzate quindi. Beh, ne sarei lusingato.” E sorride sereno “ma quindi è un appuntamento?” chiede poi, come sul filo del rasoio.
“Si, esattamente.” E scoppiano a ridere. E Matt ride e ancora una volta le sue adorabili fossette spuntano. E sta bene. Finalmente.
 
“Cosa desidera, Miss?”
“Un Blue Moon ghiacciato, grazie.” Sam è astemia. E lo è sempre stata fino a questa sera. Ordina un Blue Moon troppo forte e si siede al bancone di un bar di periferia. Non si ricorda nemmeno come ci è arrivata, ma non le importa. Stringe i denti e in un solo sorso manda giù. Le brucia forte la gola, ma scuote la testa come a cacciar via la sensazione di amarezza. Sam e la sua saggezza. Sam e il suo saper sempre tutto. Sam che conosce ogni stupida cosa. E Louis, che non sa niente e pensa di insegnarle qualcosa. Louis e le sue insinuazioni su di lei. E’ soltanto un bugiardo.
“Che ci fai qua? Sto girando con la macchina a vuoto da più di un’ora per cercarti. La prossima volta avvisa.” Esclama un duro e allo stesso tempo preoccupato Louis appena entrato nel bar e avvicinatosi a Sam.
“Samantha, mi hai sentito?” chiede ancora Louis, non avendo ottenuto precendentemente una risposta.
“Si, ho capito.” Sbotta irritata Sam “e non chiamarmi Samantha come se sapessi tutto di me, perché non sai niente.” Aggiunge poi.
“Bene. Allora parlamene tu.”
“Di cosa?”
“Di te.”
“Mi chiamo Samantha Bolton, sono nata e vissuta a Bath, mi sono trasferita per l’estate in America e sono una pianista. Amo giocare a basket, comporre musica e leggere romanzi complicati che mai nessuno si fila. Inoltre, amo la filosofia.” Esclama con uno sbuffo.
“Io invece mi chiamo Louis Tomlinson. Sono nato e vissuto a Doncaster, risiedo a Londra e attualmente sono in tour mondiale con la mia band in America. Amo scherzare e sentirmi bambino. Amo viaggiare, conoscere nuove persone e fare esperienze. Inoltre, mi piace innamorarmi.” Conclude con un sorriso guardando davanti a sé e sorseggiando una Red Bull che nel frattempo ha ordinato.
“E com’è?” chiede di botto Sam.
“Che cosa?”
“Innamorarsi.”
“E’ come… non lo so. Penso che sia paragonato alle cose che amiamo e che ci rendono fottutamente felici. Ad esempio, tu ami il pianoforte. Ne hai uno tuo?” chiede e Sam scuote il capo “perfetto, immagina che non hai un pianoforte e te ne regalano uno bellissimo, grande e a coda, antico e luccicante, con una sala di registrazione e un armadio pieno di quaderni pentagrammati e barrette di cioccolato. Penso che probabilmente saresti molto felice. Ecco, essere innamorati è avere così tanta felicità senza però avere niente di tutto questo, ma soltanto una persona. Non so come spiegartelo, è difficile.” Ammette poi, imbronciandosi.
“Non tutti sappiamo sempre tutto.” Borbotta Sam in un tono appena udibile ma che Louis coglie ugualmente. “ e tu sei dunque innamorato?” chiede poi Sam sentendosi in imbarazzo.
“Non lo so.. si può essere innamorati di una persona che non si conosce? Io non ne sono tanto convinto, però a volte le situazioni che la vita ci propone sono strane.” E si gira di scatto per guardarla negli occhi.
“Io penso che si può. E’ vero, a volte la vita ci propone situazioni davvero strane.” Ribatte Sam, tenendo testa allo sguardo agghiacciante di Louis.
“Sai, hai delle isole negl’occhi.” E si pente immediatamente di ciò che ha detto.
“Spero siano delle belle isole. Non potrei sopportare di avere isole al cui interno ci sono soltanto topaie e il mare sporco.” E sorride. Si passa una mano distratta tra i capelli platino e sorride ancora. E ancora. E ancora.
“Perché ridi?” chiede Louis, divertito.
“Perché di complimenti per i miei occhi ne ho ricevuti tanti, ma nessuno tanto bizzarro. Insomma, ammetterai anche tu che è strano avere delle ‘isole’ negl’occhi.” Ridacchia Sam.
“E perché scusa? Hai delle isole interamente ricoperte da arbusti e latifoglie. Hai degl’occhi stupendi, Samantha, non sto scherzando.” Sorride sincero Louis.
“Beh, in tal caso, grazie.” E si sporge a dargli un bacio sulla guancia. Poi ritorna in sé e si maledice mentalmente. Louis sorride ancora, poi si alza lasciando una banconota.
“Dai, ti offro il drink. E ti riaccompagno in hotel, dato che non ti reggi in piedi.”
“Sto bene. Mi gira solo un po’ la testa!” ride Sam.
“Samantha, non riesci a stare in piedi.” esclama Louis “non reggi un cazzo!” aggiunge, ridendo anche lui. Poi la prende in braccio e la porta in macchina, adagiandola sul posto anteriore, accanto al guidatore. Le allaccia la cintura e lei chiude gli occhi. La fissa per un attimo, poi le lascia un bacio tra i capelli biondi, lunghi e setosi. E fanculo le bugie, si sente bene. Louis la fa stare bene.

 

 









Okay bellezze, ho postato. Grazie a tutte le per visualizzazioni, siete meravigliose. Voglio salutare in particolare lietome_, che ho scoperto essere la mia anima gemella. E passate da lei e recensite più che potete. E passate anche da me e recensite più che potete, per farmi sapere cosa devo cambiare e cosa devo lasciare. Bene, grazie per l'attenzione, un bacio e a presto xx :)
P.S. mi scuso per la così breve durata del capitolo, ma non suonava bene lungo perciò l'ho lasciato corto x

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 – Sbalzi d'umore e milkshake. ***


Matt è disteso nel letto a una piazza e mezzo della sua camera d’hotel, sono le cinque e non riesce a riaddormentarsi. Vorrebbe gridare forte e per sempre. Poi ritorna in sé e se la ride di gusto. Poi si incupisce. Poi sorride. Poi si preoccupa. Non sa come essere. Mantiene la calma per figura, ma dentro decine di sensazioni prendono posto e non sa che fare o che dire o come vestirsi. Si alza, apre il borsone e butta tutti i vestiti sul letto senza sapere cosa indossare. Sceglie una camicia celeste, poi non gli piace più e la ributta dove l’ha presa. Poi prende una camicia e quadri celeste verde e un pantalone beige. Poi un paio di scarpe verdi e sorride: piccola Foglia e le sue manie. Posa tutto il resto ed entra in bagno. Si guarda allo specchio e si scruta: si sente… inappropriato. Continuamente. Brutto no, mai. Ma inappropriato. E si schiaffeggia mentalmente per essersi reso ridicolo davanti a tutti i ragazzi senza neanche aver detto qualcosa. Ma loro sanno. E lui sa che loro sanno. E loro sanno che lui sa che loro sanno. E non vorrebbe che tutti sapessero tutto. Non vuole. Vuole sentirsi normale, sempre. E non solo con Zayn. Già, Zayn. Matt ha paura. Immaginati un giorno un ragazzo di nome Matt che è felice con la sua Eleonor. Poi si rende conto che lei non gli interessa. Una mattina si alza dal letto e scopre che è interessato ad un ragazzo. E da lì va tutto peggio. Come se neanche lui si riuscisse ad accettare. Poi, ripensa a qualche sera prima, quando Ragazzo Gel, con tutta la dolcezza che poteva trasmettergli, gli ha detto che lui è bellissimo così com’è. Sorride. E per un momento è felice di uscire con Zayn. Anche se sa che non lo ricambierà mai in quel senso. Sorride amaramente e si sistema i capelli. Troppi ragionamenti la mattina. Decisamente troppi.
 
“Sveglia buttane, dobbiamo colazionare!” Si blocca di colpo e si butta su di loro. Ashley e la sua delicatezza.
“Dai mamma, altri cinque minuti.” protestà Abigail con la bocca impastata dal sonno.
“Non sono tua mamma! Sono Ash, idiota!” le urla nell’orecchio Ashley dandole un bacio rumoroso.
“No, ti prego i baci nell’orecchio no!” piagnucola Abbie. Si accoccola ancora di più accanto a Eleonor e cerca di riaddormentarsi. Eleonor invece si sveglia del tutto e sbuffa, poi abbraccia Abbie e infine da un bacio a Sam sulla guancia.
“Dolcezza, anziché urlare, perché non impieghi il tempo fuori di qui, magari a prendere la colazione allo Starbucks? Sei un tesoro.” domanda e si risponde da sola la piccola El con un sorriso dolcissimo e sonnolento stampato in viso.
“Va bene, ma la prendo come alto tradimento.” Annuncia solennemente Ashley con una risata. Si infila una felpa sopra un leggins e una canottiera e prende in mano le scarpe rosse di Abbie “Per farti perdonare del fatto che non hai voluto i miei baci nell’orecchio” urla poi da fuori la camera alludendo alle scarpe di Ashley, ancora in mano. Chiude la porta dietro di sé e se le infila veloce. Poi corre verso l’ascensore che sta per richiudersi.
Minchia come sono veloce!” annuncia a sé stessa a voce alta appena fa riaprire l’ascensore. E lo spettacolo più imbarazzante in vita sua si va plasmando. Davanti a lei c’è uno strafottente Harry con un sorriso di circostanza dipinto sul volto, spalle al muro e viso rivolto verso l’alto, scocciato. Appena si accorge che è Ashley la persona che lo sta ritardando cambia completamente atteggiamento e si mette sull’attenti.
“Ciao.” Esclama sereno, lievemente imbarazzato. Imbarazzato.
“Hey.” Risponde seria lei, cambiando atteggiamento. Entra e si sistema dritta dandogli le spalle, sentendo il suo sguardo insistentemente addosso. E sul suo culo. Nessuno dei due muove un muscolo. Ashley vuole scappare, correre, sentirsi libera. Ashley è sempre stata libera. Ashley non può essere domata. E’ come Spirit. E’ una ragazza selvaggia. E Harry ogni volta la intrappola nei propri occhi e lei vuole scomparire. Ancora silenzio. Poi lui si sveglia dal suo momentaneo coma e si mette accanto a lei. La guarda.
“Che hai da guardare?” chiede contrariata Ashley.
“Che fai nel pomeriggio?” chiede Harry, come se non avesse sentito la domanda appena rivoltagli dalla ragazza.
“Giro New York, devo fare shopping.” Risponde atona lei, senza smettere di guardare dritto davanti a sé.
“Splendida idea, avrei giusto bisogno di fare shopping anche io.” Esclama allegro lui. Ashley si gira e lo guarda inaspettatamente negli occhi, ancora una volta seria.
“Già, splendida idea. Buona fortuna allora.” Risponde sarcastica, sperando che lui capisca che farà shopping da solo.
“Quindi, a che ora ci vediamo?” domanda ancora lui.
“Cosa ti fa pensare che io voglia fare shopping con te? Ho per caso detto che potevi accompagnarmi? No, non l’ho fatto. Hai per caso chiesto di accompagnarmi? No, non lo hai fatto. Quindi discorso chiuso.” Taglia corto Ashley.
“Posso accompagnarti a fare shopping, per favore? E, sempre per favore, vorresti accompagnarmi a fare shopping?” chiede allora Harry, sbuffando.
“No.” Risponde secca Ashley. Dannati ascensori porta-idioti patentati, pensa lei.
“Perché?”
“Perché non voglio. E poi perché sei famoso, e non voglio essere presa per quella sbagliata:‘Riccio fa shopping con ragazza non famosa. E’ amore?’ ” dice poi lei, mimando la testata di un giornale.
“Non posso cambiare ciò che sono.” dice Harry irrigidendosi.
“Neanche io.” Replica a tono Ashley. Ancora una volta silenzio.
“Però posso portarti da Chanel, di solito mi fanno lo sconto del quindici per cento...” - esclama lui, fingendosi pensieroso notando lo sguardo sbalordito di Ashley – “no, in effetti non penso ti possa interessare.” aggiunge, e appena le porte dell’ascensore si aprono conclude – “beh, ciao ciao Ashley, buona fortuna allora.” e con un sorriso smagliante e strafottente esce dall’ascensore. Non passano neanche trenta secondi che un’affannata Ashley lo insegue e lo supera, mettendosi davanti a lui come a impedirgli di proseguire la camminata.
“Ok, va bene. Ma lo faccio solo per lo sconto da Chanel e in tutti gli altri negozi bellissimi dove fanno pagare anche l’aria che respiri. Solo per lo sconto. Ricordatelo.” E lo guarda seria e impassibile, puntandogli minacciosa un dito contro.
“Certo, Ash, certo. Per lo sconto.” Replica lui divertito e con le mani in alto, come a giustificarsi. E poi, succede quello che non deve succedere. Per la terza volta. Ash, disarmata, si apre in un caldo sorriso, gli occhi che le ridono. Mai spettacolo è stato più bello.
“Beh, allora, a dopo. A che ora ci vediamo?” chiede poi, senza smettere di sorridere. Harry rimane un attimo incantato, perso in tutto quel miele colato nei suoi occhi. Ashley e tutto il miele che in realtà non sa di avere dentro di sé.
“Se mi lasci il tuo numero ti chiamo quando finiamo così non perdiamo neanche un attimo di tempo e magari ci spariamo anche un panino da BurgerKing.” Propone lui, sulla cresta dell’onda. Ashley di tutta risposta esce fuori un Black Berry bianco con una ‘A’ appiccicata dietro dalla tasca della felpa, porgendoglielo educatamente. Harry armeggia un poco, poi glielo ridà.
“Fatto.”
“Perfetto. Allora, aspetto un tuo messaggio. Ciao” e se ne va, camminando velocemente, con il sedere che fa destra e sinistra e le gambe che si muovono con agilità, la coda di cavallo che ondeggia e il telefono stretto in una mano. Bella.
 
“Toc, toc.”
“Ashley, quanto cazzo ci hai messo stavo morendo di una fame negra, Gesù sia ringraziato! Eleonor sta diventando noiosa, ci serve qualcuno che la curi da Niall, è fottutamente persa di lui e…” una stralunata Abbie non fa in tempo ad aprire la porta che le compare un divertito Niall, accompagnato da Liam. Il sorriso le muore e un espressione sorpresa le si dipinge sul volto. Non pensa al fatto che è in maglietta e shorts, talmente corti da poter essere considerati culotte. Non pensa al fatto che i suoi capelli assomigliano di più ad un barboncino che a dei rispettosi capelli. Non pensa al fatto che Liam è bellissimo e le sorride calorosamente. Ripensadoci, a quest’ultimo fatto ci pensa, eccome.
“Galie è arrivata Ash? Devo ancora finire di raccontarl…” e nella stanza fa il suo ingresso da bagno una decisamente bagnata Eleonor con solo un asciugamano addosso e i capelli raccolti in una crocchia disordinata, con alcuni ciuffi di capelli bagnati che le ricadono sugli occhi. Con un abile gesto del capo li sposta e si ritrova davanti Niall e Liam. E si arresta di colpo. Poi si rende conto di essere mezza nuda e sorride, imbarazzata.
“Oh, ciao. Non siete Abbie.” E ride. “Mi vesto e arrivo, un attimo.” E scappa in bagno afferrando una maglietta bianca con una stampa verde e celeste che le scopre una spalla e un pantaloncino di jeans. Chiude la porta dietro di sè e inspira rumorosamete. Si asciuga i capelli più in fretta che può, pensando a quello che può dire e a come rompere il ghiaccio. Si guarda allo specchio e si sorride, cordiale. Non fa in tempo a truccarsi che bussano alla porta.
“Ab, se devi entrare una cosa veloce, non possiamo lasciare i ragazzi da soli, di là c’è un tale casino!” dice a voce alta Eleonor per farsi sentire attraverso la porta chiusa, spegnendo il Phon. Si sistema i lunghi capelli ricci e una testa bionda con un cappello rosso fa capolino in bagno. E non sembra affatto Abbie. Due occhi celesti semichiusi appaiono, come a non voler cogliere sul fatto El.
“Sono vestita, puoi entrare. Mi stavo truccando in realtà, ma puoi assistere, se vuoi.” Lo saluta Foglia riservandogli un caldo sorriso prima di girarsi di nuovo verso lo specchio e afferrare la cipria compatta, il mascara nero e la matita per gli occhi verde scuro. Completa l’operazione sotto lo sguardo attento di Angelo Azzurro che non le leva gli occhi di dosso, seduto sull’unico sgabello presente. La scruta dall’alto al basso, con lentezza e attenzione. Parte dai piedi, poi sale e si sofferma sulle sua gambe scoperte, sul suo fondoschiena sodo, sui gesti atletici che deve compiere per avvicinare a sé i trucchi e sui suoi capelli scuri e folti, sentendosi a suo agio con tutto il calore della doccia. Eleonor conclude e posa tutto, poi prende un cofanetto Tom Ford e ne estrae un paio di occhiali dalla montatura grande, che indossa brutalmente. Sbatte gli occhi e sorride. Poi si gira verso Niall, ancora impegnato a guardarla.
“Allora?” chiede, interrogativa El.
“Allora.” E le fa segno di avvicinarsi. Poi si alza e piccola Foglia lo abbraccia dolcemente.
“Ciao.” Sussurra Niall.
“Ciao.” Risponde El, con lo stesso tono di voce.
“Mi sei mancata.” Si lascia andare poi Niall, arrossendo. Eleonor si stacca e lo guarda dubbiosa. Poi sale sullo sgabello.
“Ok, adesso possiamo abbracciarci in maniera equilibrata.” Afferma Foglia, ridacchiando. Niall non se lo fa ripetere due volte e la abbraccia, più forte di prima. E da questa posizione Niall riesce a sentire il cuore della Piccola battere furiosamente. Magia. Poesia. E tutto quello che ne consegue. Si staccano definitivamente e si scambiano un ennesimo sguardo. Poi Eleonor abbassa il capo e gli schiocca un bacio sulla guancia. Poi ci ripensa e gli posa un bacio sulle labbra. A stampo. Basta con questi baci a stampo, santa Eleonor!, pensa scocciata. Niall sorride.
“Scusa” mormora vicinissimo alle sue labbra.
“Per cosa?”
“Per questo.”E senza aspettare replica preme con dolcezza le proprie labbra su quelle di lei, che dischiude per approfondire meglio quello che sembra essere un bacio. Le loro lingue si cercano, si conoscono lentamente, senza fretta. Poi, quando manca il fiato, si staccano. E Eleonor sorride a fior di labbra.
“Non scusarti, non ce n’è bisogno.”
 
Abbie si sente tremendamente in imbarazzo. Niall è sparito in bagno assieme a Eleonor e lei è rimasta in presenza di un tenero Liam che le sorride dolcemente.
“Accomodati, non stare sulla porta.” Lo invita cordialmente Abigail, facendolo accomodare sul divanetto di pelle presente in camera di Eleonor. E sotto lo sguardo attento di Ragazzo Miele inizia a rassettare la camera, chiude le lenzuola giusto per non lasciarle tutte stropicciate e arrotolate, raccatta tutti i vestiti presenti e li getta nell’armadio, afferra le svariate paia di scarpe sparse per la camera e li posa nel porta scarpe. Poi afferra il telefono e manda un messaggio frettoloso a tutte le ragazze, stesso messaggio a ognuna di loro ‘SOS – Siamo da soli e non so che fare!’. Finisce di scrivere e inviare e poi lo butta sul letto. Si guarda intorno alla ricerca di qualcosa, qualunque cosa, da fare ma appena il suo sguardo si posa su Liam, questo le fa cenno di venirsi a sedere accanto a lei.
“Allora, come stai?” chiede lui titubante.
“Bene, grazie. Tu?”
“Bene.” e attimi di silenzio li invadono.
“Scusami tanto.” Afferma poi d’un tratto.
“Per cosa?”chiede lei sorpresa.
“Per l’improvvisata. Niall ha rotto il cazzo per tutta la notte, quindi la soluzione era o venire qui oppure sparargli. E credo di aver fatto una buona scelta.” Annuisce, facendo ridere Abbie.
“Si, lo credo anche io.”
“E poi, beh, anche io avevo voglia di vederti.” E arrossisce.
“Oh.” Esclama Abbie, sorpresa.
“Lo so che forse sono un po’ troppo pieno di me, e forse sono un po’ troppo affrettato ma volevo chiederti se vorresti venire a vedere con me il balletto, al Metropolitan Opera House. Ho due biglietti, per stasera.”
“Mi piacerebbe molto, adoro il balletto.” Esclama sorridendo Abbie, abbracciandolo di slancio. Poi si rende conto di quello che ha appena fatto e si stacca.
“Scusa, non era mia intenzione.” 
“Non fa niente, come tu adori il balletto io adoro gli abbracci.” Esclama sincero Liam. E si sorridono, ignari del fatto che forse qualcosa sta cambiando.
“Allora, andiamo Abigail?” la riscuote Eleonor entrando nella stanza assieme a Niall.
“Veramente io stavo aspettando te.” Ribatte Abbie, scocciata.
“Bene, allora andiamo. Ragazzi, ci spiace, ma dobbiamo buttarvi fuori. Ciao ciao.” E senza troppe smancerie El sorride ad Angelo Azzurro e gli sbatte la porta in faccia.
“Allora?” incalza curiosa Abbie.
“Ci siamo baciati. ” Annuncia con nonchalance Eleonor facendo finta di sistemarsi i capelli.
“E com’è stato?” insiste Abbie.
“Sapeva di milkshake al caramello, il mio preferito.”
 
“Bimba, dove sei?” chiede disperata Sam, che cerca la borsa di plastica lucente Armani che momentaneamente non trova, più a se stessa che alla borsa in sé. Cerca sotto il letto e finalmente la trova, buttata in un angolo della moquette.
‘Toc toc.’
“Arrivo, un momento.” Corre ad aprire e un paio di occhi che lei conosce bene le sorridono luccicanti.
“Dolcezza!” esclama Sam alla vista di Matt, che la stringe forte non appena la vede.
“Mi sei mancata idiota.” Mormora Ragazzo Fossetta.
“Anche tu, tanto.” E si stacca dall’abbraccio “dai, entra” aggiunge poi e Matt obbedisce chiudendosi la porta alle spalle.
“Sei sola?”
“Con chi dovrei essere scusa?” ridacchia Sam.
“Mi manca Patrick.” Esclama Matt buttandosi a peso morto sul letto sfatto senza rispondere alla domanda postagli dall’amica. Sam spalanca impercettibilmente gli occhi e si siede accanto a lui, carezzandogli i capelli profumati.
“Matthew” dice Sam con il tono con cui si rimprovera un bambino “cosa è successo? Io a quello chi spacco la faccia” avvisa poi, scaturendo le risate dell’amico.
“Ieri l’ho incontrato, per questo non sono uscito. Poi ieri sera Zayn mi ha beccato non so come al Lounge Bar dell’hotel e mi ha chiesto un ‘appuntamento’ ” spiega Matt mimando le virgolette mentre pronuncia la parola appuntamento.
“Quindi… oh, dio intendi il gran pezzo di figo moro dalla carnagione scura? Matt, ma perché pensi ancora a quell’insulso Patrick, io ancora me lo chiedo.” Riflette ad alta voce Sam.
“Mamma mia, come sei pignola!” sbuffa scocciato Matt “nessuno ti ha mai detto che al cuore non si comanda?” sbotta poi stizzito.
“Si ma che Zayn sia meglio è palese, piccolo. Perciò spero davvero che tu possa fare la scelta migliore, anche se intendiamoci, io voglio che tu abbia il meglio. E questo lo sai bene.” E alle ultime parole Matt si mette seduto e abbraccia Sam.
“Lo so e grazie Sammy, ti voglio bene.”
“Anche io.” Risponde addolcita Sam.
“Devo andare da El, adesso.” E senza aggiungere altro Ragazzo Fossetta si alza e se ne va.

 









Salve dolcezze :) ok lo ammetto non posto da un po' di tempo,
però però però.. questa giungla mi distrugge!
Ok, a parte gli scherzi, ho postato e sono felice di aver postato.
Poi ho scritto la biografia e ho aggiunto il mio profilo twitter (per chi avesse voglia, può seguirmi).
Inoooooltre, domani inizio il corso per un fottutissimo patentino (macchinetta aspettami!),
e ieri sono andata al mare. Scusate, magari non vi interessa.
Detto questo, non abbandonatemi e recensite più che potete,
presto le cose si complicheranno (non vi dico altro.)
un bacio e al prossimo aggiornamento xx :)

Eleonora x

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 - Sole e cambiamenti. ***


"I know it’s hard to remember
The people we used to be
It’s even harder to picture
That you’re not here next to me
You said it’s too late to make it."

C'era una volta una Piccola Foglia che odiava il sole. C'era una volta una Piccola Foglia che un giorno decide che il sole è l'unica soluzione. L'unica. Non può permettersi errori, perdite, pigrizia. Non può permettersi niente. Il sole. E' l'unica soluzione. E non sa come andrà a finire. Non sa quasi niente, se non che non è sola. Magari ci sono tutti accanto a lei, ma manca lui. E non si sostituisce tutta la tua vita da un momento all'altro. 

“L’ha baciata! L’ha baciata!” urla Liam entrando nel furgoncino dove già gli altri ragazzi sono seduti con il caffè in mano e le cinture allacciate.
“Amico, sei figo!” esclama a voce alta Louis in risposta a Liam lasciandogli una pacca spacca-ossa sulla schiena.
“Ahia.” grida Niall, con il sorriso stampato in faccia.
“Quindi, che hai intenzione di fare?” chiede eccitato Zayn, risvegliatosi dal suo coma.
“Beh…”
“Assolutamente niente.” risponde per lui una voce che i ragazzi conoscono fin troppo bene.
“Ma pensavo di poterla almeno frequentare!” sbotta Angelo Azzurro.
“Frequentarla si, altro no.”
“Ma Paulie!” sbotta offeso Niall “pensavo che almeno si poteva fare uno strappo alla regola, per una volta” aggiunge poi, con un espressione imbronciata.
“No.” risponde secco Paul, uscendo dalla macchina e lasciandoli soli nel veicolo guidato dall’autista James.
“Jimmy, tu che ne pensi?” chiede Harry.
“Penso che non hai fortuna, Niall. E’ destino che non puoi fartela.” sospira, provocando le risate di tutti i ragazzi, in particolare di Louis e di Ragazzo Cocker.
“Non essere volgare.” lo riprende Angelo Azzurro con una punta di nervosismo nella voce e il tono più alto.
“Hey amico calma, non ho mica detto che me la voglio fare io.” ribatte James, risoluto.
“No, però mi da fastidio. Non devi parlare così di lei” lo rimprovera ancora una volta Niall, disgustato.
“Beh, ma le regole si possono comunque aggirare… se ne avrai l’occasione, s’intende.” e ancora una volta ridono tutti, persino Niall, per non risultare sgarbato. Idiota, pensa, parla ancora così e ti cambio i connotati.
 
“Abigail, sei con noi?” la richiama Ashley, seduta a gambe incrociate nel letto ormai perfetto – sotto concessione della cameriera – della camera da sogno di Eleonor.
“No, non calcolatemi. Sono in un altro mondo. Sono ad Abbielandia. Non può avere questo effetto una persona. Porca buttana, non può!” sbotta contrariata Abbie.
“Ab, non sei normale, fidati.” e scoppiano a ridere.
“Oh Dio, si può volere una persona così disperatamente senza neanche conoscerla bene? Aiuto.” grida Abbie con una smorfia.
“Già, aiutatela. Comunque, dolcezze, vi ho chiamato qua per un motivo molto importante.” annuncia El.
“Non pensavo che mangiare tutto ciò che c’è da Starbucks fosse una cosa di cui vantarsi e soprattutto non pensavo fosse così tanto importante per te.” sbotta schifata Ashley, facendo ridere ancora una volta le Girls.
“No, cretina, non c’entra Starbucks. C’entra che non possiamo aggiornare per tre mesi in hotel.” e Ashley smette immediatamente di ridere.
“Quindi?”
“Quindi niente, Danny ci ha bonariamente finanziato e mi ha comprato un appartamento a Malibù, c’è caldo e mi trasferisco alla vera sede della Seth Riggs, a Los Angeles.” esclama calma Eleonor. Ashley sputa il cornetto che tiene in bocca, Abbie cade dal letto e Sam collassa.
“Hey tutto ok?”
“Tutto okay sto grandissimo cazzo, Ellie! Non possiamo andarcene! Come farai con le lezioni, i finanziamenti, la borsa di studio? Io rimango qua! Non possiamo andarcene! E’ assurdo! Una pazzia, ecco cos’è, sei una pazza, ecco cosa sei” sbotta incredula e agitata Abbie.
“Abbie calmati! I ragazzi non ci saranno comunque perché tra una settimana partono anche loro, ci raggiungono. Poi si spostano a Toronto, tornano a L.A. e ci restano una settimana e mezza più o meno, si esibiscono nella costa occidentale, poi tre giorni in America latina infine ritornano da noi, dove rimangono per ferie. Poi, a settembre torniamo tutti insieme in Inghilterra, noi a Bath, loro a Londra. Facile, no?” replica calma Eleonor.
“Ellie ma sei un genio. Anzi no, sei un fottutissimo genio. Dì la verità, ci hai dovuto riflettere anni e anni! Malibù aspettaci!” e Abbie e Ashley le saltano addosso, felici.
“Sam, che succede?” chiede preoccupata El.
“Niente, credo di non aver capito. Hai detto Los Angeles, Malibù? Io odio il caldo. E lo odi anche tu. Odio il sole. E lo odi anche tu. E sai esattamente che noi sappiamo che lo odi, tutti lo sanno. Quindi perché fingere di volere un’estate calda? Non fraintendermi, sono felice ed emozionata anche io, ma devo avere almeno un buon motivo per affrontare tutto questo.” spiega seria.
“Non lo so. Perché mi sono resa conto che New York non è quello che voglio. C’è sempre qualcuno che si mette tra me e il mio sogno. Alla sede è un casino, c’è solo uno stupido sostituto. Voglio il sole, adesso. E lo so che può suonare strano, ma ho bisogno del sole, adesso, ne ho un estremo bisogno.”
“Il sole? Va bene. Se è questo quello che vuoi, andremo insieme a Los Angeles. Semmai vorrai dirmi qual è il vero motivo un giorno, saprai sempre dove trovarmi.” e senza aggiungere altro la abbraccia dolcemente.
“Quindi a questo punto… Los Angeles, stiamo arrivando!” esclama Ab con troppa euforia.
“Si, ma Matt?” chiede poi Sam.
“Matt non viene. Torna a Bath.” dice Eleonor, reprimendo contro la sua volontà emozioni troppo forti.
“Perché?” chiede ancora Sam, confusa.
“Perché i suoi genitori non lo possono mantenere e lui non può trovarsi un lavoro che lo mantenga decentemente a New York o Malibù che sia. Quindi torna a casa.” e con una nota di nostalgia conclude.
“Che amarezza.”
“Già.”
“Va be’, però adesso dobbiamo andare, o no? Forza ragazze, animo. Abbiamo ancora un’estate davanti.” si sorridono, si abbracciano, continuano a parlare. Tutte tranne una. La ragazza con l’ennesimo cuore rotto. E esserselo rotto con il proprio fratello è peggio che esserselo rotto con un ragazzo qualunque. E Sam intuisce tutto anche solo con uno sguardo che Eleonor stenta a mascherare. Una lacrima, che stenta a reprimere. Ma non piange. Non ancora.
 
Ecco qui. Una rottura. Matthew Thompson e i suoi segreti. Eleonor Wood e le sue verità. Nessuno sa cosa si siano detti. Nessuno tranne loro due. Loro due, a differenza di tutti gli altri, sanno tutto. Eccoli li, pochi minuti prima, a litigare e urlare forte, e a rompersi i timpani e a sbattersi porte. Eccoli li, pochi minuti prima, Matt e El, per strada nell’Upper East Side, davanti a grattacieli immensi, a riempirsi di bugie e a dare di matto e a fare girare la gente per strada. Eccoli li, pochi minuti prima, Ragazzo Fossetta e Piccola Foglia, litigare per l’assenza di Eleonor a detta di Matt. Eccoli li. Pochi minuti prima. Matt che perde pian piano la pazienza davanti ad una sbalordita Eleonor, che prende sempre più coscienza del fatto che sta avvenendo una rottura. E la spaventa, perché lei le rotture le ha provate quasi tutti i giorni, con tutti. Con tutti, eccetto Matt. Foglia che pesta un piede a terra, il viso contratto in dure espressioni, come mai prima. E Matt, che si lascia andare in un pianto troppo lungo per troppo tempo dopo che anche l’unica sua ragione di vita è andata a farsi fottere. E il motivo è soltanto uno stupido Patrick Wills. Uno stupido stupido Patrick Wills, che aveva fatto si che l’umore di Matt cambiasse da un momento all’altro. E Foglia, troppo dispiaciuta per rendere pan per focaccia all’amico, che sbatte scocciata la porta dell’uscita d’emergenza dell’Empire State Building piangendo e con il trench macchiato di mascara.
 
“Abbie prendi queste cazzo di valigie prima che io ti meni, molto forte e in tutto il corpo.” dice con tono troppo pacato Sam.
“Muovi quel fottutissimo culo idiota perché quel fottuto aereo non aspetta una fottutissima idiota come te!” sbotta gridando Ashley e nel corridoio un gruppo di turisti dell’Ohio si gira guardandola scandalizzato, assieme a Harry, Louis, Liam e Zayn, che ridono forte.
“Cazzo vi ridete, c’è da piangere!” esclama Ashley pietrificando Harry con lo sguardo – “Abigail Danielle Hill, ritarda ancora e a Los Angeles ci arrivi a calci in culo!” aggiunge poi, e finalmente Abbie esce sbattendo la porta e senza notare le presenze maschili si rivolge ad Ashley.
“Ashley Maria White, prova ancora parlarmi così e giuro che i consigli sul trucco e sulle scarpe te li faccio dare da sto cazzo! E soprattutto, dovrai arrangiarti su Twitter, non ti spiegherò più un cazzo. E chiamami ancora con il mio nome completo e ti spacco la faccia e te la riduco ad un buco di culo.” conclude sorridendo e sistemandosi i capelli.
“Oh, ciao ragazzi.” saluta poi cordiale cambiando del tutto espressione.
“Ciao.” mormora Liam aiutandola a recuperare le valigie. “abbiamo pensato vi servisse aiuto e così..” non fa in tempo a finire che tre armadi umani afferrano tutte le valigie e le portano giù per le scale.
“Ok ragazzi, ci vediamo tra cinque giorni.”
“E magari ti insegno io a usare Twitter. E posso anche darti consigli sull’abbigliamento, mi piace fare shopping.” sussurra Harry all’orecchio di Ash.
“Si, me ne sono accorta. Comunque non dovevi regalarmelo quel vestito. Non dovevi assolutamente.” esclama imbarazzata Ashley. Imbarazzata.
“Era tuo, sono stato obbligato. Sembrava l’avessero confezionato su di te.”
“Non dovevi comunque.” replica Ash porgendo una guancia per farsela baciare.
“Ciao Abbie, ci vediamo tra tre giorni. Spero che il balletto ti sia piaciuto e che non ti sia annoiata.” la saluta Liam.
“Per l’ultima volta, non mi sono annoiata. Sono stata bene, sul serio.” e Abbie sembra dispiaciuta e forse lo è davvero.
“Ciao Sammie, non insegnare troppo nel mentre che non ci sono, non vorrei perdermi qualche perla di saggezza. E non scoprirti troppo, c’è freddo in California.” saluta ironico Louis.
“Chiamami ancora Sammie e non riconoscerai più la luce dal buio. In ogni caso, non vuol dire che io stia coperta sol perché odio il sole. Stammi bene, Louis William, magari la prossima volta la smetti di urlarmi mentre sono ubriaca. E se scopro che mi hai violentata o anche toccata con un dito… nasconditi il più lontano possibile.” risponde divertita Sam mandandogli frecciatine.
“Ciao Zayn, ci ha fatto piacere conoscerti.” poi prendono le scale e le loro urla si sentono dappertutto. Ingenue e forti, belle e coscienti: le Girls che ancora lottano.
 
 
“Matt è il mio migliore amico, mio fratello, la mia vita. E non è facile ammettere il fatto che mi ha ferita. Ha insinuato, urlando, che io fossi presa da te e che fossi troppo occupata per accorgermi che già in mezza giornata il suo umore era cambiato e bla bla bla. Non potevo credere che fosse lui. Non so più niente di lui, le ragazze sono già partite e gli ho dato in fiducia le chiavi della villa. E’ una gran bella casa. Bellissima a dire il vero, Danny me l’ha fatta vedere in foto. Ma sarà vuota senza di lui. Io la sentirò vuota. E non voglio pensare di non volergli più bene, perché adesso gliene voglio più di prima se è il caso. Ma mi ha ferita. E adesso la sua assenza si fa sentire costantemente. E se non fosse per te, credimi, io non mi ricorderei neanche come si faccia a sorridere.” smette di parlare sospirando e lo fissa, seria e del tutto pacata.
“Mi dispiace che un semplice mi dispiace non risolva la situazione. E mi dispiace che neanche centinaia e centinaia di mi dispiace non risolvano la situazione. Il fatto è che sei sempre così bella e così sicura e così non-so-come che mi scordo anche quello che voglio dire. Matt ha bisogno di tempo, per sbollire, per meditare, per levarsi dalla testa Patrick, perché diciamocelo, ha preso soltanto una bella botta in testa! Il punto è: mi dispiace non poterti aiutare, in nessun modo. Vorrei farti mia in quattro e quattr’otto ma non mi è concesso fare l’amore con una ragazza. Mi è concesso magiare, bere, dormire e passare il mio tempo con una ragazza. Con te. Ma non mi è permesso più di ciò. Quindi non mi sentirò mai abbastanza tuo e non ti sentirò mai abbastanza mia. Ma ci sono, e ascolto. E credo che se rivuoi il tuo Matt adesso devi aspettare.” conclude sorridendo mestamente Angelo Azzurro, sedendosi ad una panchina e infilando la mano sinistra in tasca mentre con l’altra cinge El in un abbraccio. Una settimana senza Matt è come non poter fare l’amore con Niall, pensa Foglia, un inferno. E con quel pensiero si abbandona in un sorriso.
“Oh, vedrai, avremo altre occasioni per fare l’amore. Io non ho fretta. Ok si ho fretta, una dannata fretta, però è un po’ come rivolere Matt: adesso dobbiamo aspettare.” replica divertita stringendosi ancora di più a lui. Il trench è troppo leggero, ma non vuole dare a vedere che ha freddo fin dentro le ossa.
“Beh, sei hai fretta possiamo anche aggirare le regole.” esclama Angelo Azzurro mascherando il tremolio nella voce.
“Dio non voglia che Paul lo scopra e che mi allontani da te! No, dobbiamo fare le cose per bene.” annuisce saggia Foglia.
“In che senso per bene?” chiede divertito Niall scostando lo sguardo dal panorama del ponte di Brooklyn agli occhi troppo profondi di Eleonor.
“In questo senso. Voglio fare le cose con calma, senza il terrore che uno degli armadi umani venga a disturbarci mentre magari sono in procinto di avere un orgasmo. Alla fine si, sarà una cosa dolce e tutto il miele che vuoi. Ma puoi giurarci che ti strapperò anche le mutande con i denti, se è il caso.” esclama Eleonor seria con ovvietà.
“Parli sempre così ad un ragazzo di quello che gli combinerai mentre state per avere rapporti intimi e con intimi intendo scopare?” la punzecchia lui ridendo.
“Punto primo: noi non stiamo per avere rapporti intimi perché se non te ne sei accorto siamo lontani anni luce dal fare del sesso. Punto secondo: no. In effetti, non mi piace parlare di queste cose con il sesso opposto a patto che non sia con qualche amico gay. Punto terzo: ripensandoci non lo so perché stiamo parlando di scopare e di avere orgasmi e di tutte queste cose, perché di solito lo trovo squallido. Ma con te non mi sento squallida quindi penso che ne possiamo parlare in tranquillità, anche perché finora non si è battuto chiodo.” conclude facendo una smorfia Eleonor.
“Mi dispiace di non poterti dare abbastanza. Dico davvero.” mormora serio.
“Stavo scherzando idiota. Senza sesso si può stare, ma senza di te decisamente no.” e sorride, forte e Niall con lei. E se non fosse per quel qualcosa in più di un bacio, sarebbero una cosa sola.

 

 


 




Bene, vi lascio quest'aggiornamento. BOOM BOOM BOOM! Ok, non ve l'aspettavate. Ve l'avevo detto che ci sarebbero stai grandi cambiamenti! Vi prego non odiatemi, io vi amo! Ahahah anyway, continuate a leggere e a lasciare recensioni, anche solo per farmi sapere che è un vomito. Non me la prenderò, lo giuro. Vi amo tutte tutte tutte e grazie grazie grazie siete bellissime e bravissime xxx :)

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 - Surf e sofferenze. ***


“Che fai? Dovevi girare dall’altro lato idiota!” esclama Harry irritato ad un Louis che sembra aver buttato i freni del taxi giallo che guida.
“E spiegaci perché dobbiamo andare in giro su un taxi giallo!” aggiunge Liam con un espressione corrucciata.
“Chiamasi anche ‘copertura’, nessuno ve ne ha mai parlato? Ecco perché vi fate beccare sempre.” spiega saccente Louis.
“Ma fottiti.” e all’esclamazione così spontanea di Angelo Azzurro scoppiano tutti a ridere.
“Perché non ti fotti tu? D’altronde non sono io quello in astinenza.” afferma ironico Ragazzo Risata Facile facendo finta di niente.
“Ah. Ah. Ah. Divertente.” replica sarcastico Niall.
“Se fossi in te non riderei tanto. E proprio perché sono Tommo posso dirtelo: lascia perdere. Tanto non te la da.” e ancora risate.
“Come se ci fosse solo quello, vero, Louis? Non è che per caso una certa Samantha a te la da? Ma stai zitto che fai più figura.” e le risate aumentano. Stanno ancora battibeccando sulle situazioni rovinose di ognuno quando una bagnata e in costume Eleonor attraversa davanti a loro e fa segno a Louis. Quest’ultimo accosta e abbassa il finestrino.
“Hey Lou più avanti trovi parcheggio, e se sei fortunato trovi anche Sam che è andata un momento al bar. La casa è un po’ più avanti, c’è un cancello blu scuro grande, basta che giri nella direzione opposta e prosegui per Birdview Ave. Malibù è piccola, ma cerca ugualmente di non perderti.” conclude ridacchiando, facendo un cenno di saluto a tutti gli altri.
“Tutto chiaro” e senza aspettare altra risposta Eleonor si incammina dal lato opposto, l’asciugamano in mano, gli occhiali da sole e le ciabatte verdi, come tutto il resto, chiaramente. Muove pochi passi fino a quando un paio di mani che riconoscerebbe tra un milione le coprono gli occhi.
“Niall, smettila, lo so che sei tu.” e si sposta in un misto tra lo scocciato e il divertito le sue mani dalla faccia. Niall le stringe le sue e le fa fare una piroetta.
“Sei bellissima, Ellie.” e un sorriso si dipinge sul volto di Eleonor  “ma sei troppo poco vestita.” aggiunge, e El ride.
“Hey bello, siamo a L.A., che ti aspettavi, un maglione? Il costume va bene, fa caldo!” replica divertita per poi farsi abbracciare teneramente.
“Mi sei mancata in questi giorni.”
“Ma dai, siamo stati pochissimo da soli! Io mi sono divertita con le ragazze, abbiamo partecipato a Miss Maglietta Bagnata e Ashley è arrivata seconda e io terza! Incredibile, non pensavo di qualificarmi, c’erano tante belle ragazze.” esclama allegra.
“Miss Maglietta Bagnata? E c’erano solo femmine, vero? Spero per te di si. Quindi ti sei divertita anche senza di me? E prima che tu possa rispondermi, ti prego, fallo per me, copriti.” e staccandosi dall’abbraccio le porge la propria maglietta rimanendo a petto nudo. Lei se la infila senza fiatare.
Poi sbuffa e per tutta risposta inizia a correre. E corre veloce, e Niall non riesce a starle dietro. Poi si ferma e lo guarda ridendo, con un po’ di fiatone ma fresca come se non avesse corso affatto.
“Uffa, sei noioso. E comunque si, tantissimo. E ho mangiato tantissime alette di pollo, stasera a cena te le cucino e ce le mangiamo, sono buonissime!” e ride. Ed è ingenua e bella e dolce e premurosa ed è la Eleonor più bella che ci possa essere. Riprendono a camminare mano nella mano.
 “Sei bellissima.”
“E tu sei petulante. E voglio altre alette di pollo fritte!” sbuffa imbronciata Foglia.
“El, perché sei così bella?” insiste ancora Niall.
“Non credo di essere bella. Forse sono i tuoi occhi a dipingermi bella. E non mi stupirei dato che sono bellissimi e zuccherosissimi. E sei un Angelo Azzurro.”
“Non penso che siano i miei occhi. E comunque la mia maglietta ti dona, devo ammettere.”
“Adoro questa scritta. Ma non vuol dire che tutti ti possano abbracciare gratis, sia chiaro.” esclama ridendo di una risata più sadica che reale la Piccola Foglia.
“Certo che chiunque voglia può abbracciarmi.” replica stupito Niall arrossendo.
“Perché?”
“Che vuol dire perché? E’ chiaro che le fan sono libere di abbracciarmi. Anche tu lo sei.” dice allusivo.
“Grazie tante.” sbotta imbronciata. Ma è solo un attimo. Gli da un pugno e ricomincia a correre, i lacci delle mutandine del costume che ciondolano incuranti. Ancora una volta.
“Quanto cazzo corri!” esclama piegato in due Niall.
“Sei tu che sei un nonnetto.” replica divertita Eleonor facendo una linguaccia.
“Mi chiedo cosa stia facendo adesso Matt.” dice poi, pensierosa. “Sai, un po’ mi manca. Ma più ci penso più mi manca e più mi manca più non vorrei che mi mancasse.”
“Penso che Matt ti ami tantissimo. E penso anche che dovremmo raggiungere gli altri.” e senza aspettare risposta, annulla le distanze tra loro.
 
“Eleonor mi ha detto che ti avrei trovata qua se fossi stato fortunato. Devo ammettere che lo sono.” Louis, appoggiato al bancone del bar di una qualunque piazzetta di Malibù beach, sorridente e gli occhi che gli ridono. Louis.
“Già. Bel costume.” risponde gelida Sam.
“Hey, che ti prende? Non sei contenta di vedermi?”
“Certo, certo. Dì un po’, sei venuto a torturarmi con le tue chicche di saggezza? Perché in tal caso vorrei evitare, se è possibile, grazie.”
“Io non ti capisco proprio, Samantha.” sbotta Louis sedendosi su un alto sgabello del bar.
“Tu non capisci proprio in generale, è diverso.”
“Tanto lo so che sei sulla difensiva adesso sol perché mi vedi impegnato a fare mille cose, la band, il tour, cazzate varie. Sam, quando capirai che io non mi dimentico di te?”
“Il tuo chiacchiericcio non corrisponde ai fatti. Sei incoerente, Louis.”
“Sam devi smetterla!” – grida Louis, e tutti si girano – “Io non so più come fartelo capire.” continua, abbassando il tono della voce.
“Farmi capire cosa, esattamente?” domanda Sam, con voce stridula.
“Che mi interessi. E che malgrado mi doglia ammetterlo, ti penso più del dovuto. E nonostante tu sia una so-tutto-io… voglio imparare a conoscerti.” e per un attimo Sam resta senza fiato.
“Oh. Io non sono una so-tutto-io. E adesso pagami da bere, stupido Blue Moon.” sbuffa lei facendo sorridere Louis.
 
La stanza è rimasta sempre uguale. Tre poster attaccati alle pareti, il letto ad una piazza e mezzo e la scrivania con il computer. Sono passati due giorni dalla sua partenza dall'America, rimpiange ancora di aver lasciato New York.
“Matt, io sto andando. Sicuro che non vuoi venire? Hai anche i bagagli già fatti, caro.” richiama la sua attenzione la madre.
“No, mamma, davvero. Ho bisogno di riposo, il jetleg mi ha messo K.O.” e l’abbraccia.
“Ti chiamerò tutti i giorni.” sussurra poi Johanna.
“E io ti risponderò tutti i giorni, allora.” replica Matt con ovvietà.
“Ti amo tanto. A presto.”
“Anche io.” e con un ultimo abbraccio la madre esce di casa e raggiunge il giardino dove è parcheggiata la Audi A4. Mette in moto e parte sgommando.
E anche questa è fatta, pensa stanco Matt. La settimana più brutta della sua vita è passata. E Eleonor gli manca troppo. Apre il telefono e si accorge che ha due messaggi in segreteria. Ascolta il primo. “Ciao Matt, sono Zayn.” e per un momento gli occhi di Zayn si spingono con insistenza nella mente di Matt – “In effetti, è da un po’ che non ci sentiamo, ed esattamente da quando ci siamo baciati. Beh, che dire, mi manchi. Tanto. Ci siamo spostati, adesso siamo a Malibù. Los Angeles è piena come un uovo, ma sarà che non ci sei tu che me la fa immaginare vuota. Comunque, adesso ho una signing o come cavolo si chiama. Ti abbraccio…” “ e ti bacio. A presto.” e conclude così, lasciando dietro di sé un vuoto inspiegabile.
“Ciao Matthew, sono Niall. Lo so che noi non abbiamo confidenza e a dire il vero forse ci stiamo sul cazzo a vicenda. E’ normale, credo. In ogni caso, so che non ti aspettavi niente da me. E anche questo, è normale. Ma vedi, io tengo a Eleonor, tanto. E sta soffrendo come un cane. E lo so che adesso starai pensando che lei è una stupida e che ha chiesto a me di fare questa cosa. In realtà non l’ha fatto. O almeno, non a parole. Vedi, lei mi parla con gli occhi. E non so, sarà che non ho mai incontrato una persona come lei, sarà perché forse sta accadendo qualcosa che neanche io voglio ammettere a me stesso, sarà che mi faccio film mentali, ma lei mi parla. E mi ha chiesto, anzi implorato, con gli occhi, con quei suoi occhi, di quel colore che non si sa se è nero o marrone, di chiamarti e di dire qualcosa che lei non avrebbe mai il coraggio di dirti: le manchi. Immensamente. E ti vorrebbe a Los Angeles con lei. Per il resto, caro Matt, è tutto a posto e no, non l’ho neanche sfiorata. E no, non la farò soffrire, perché lei è piccola, e dolce e vorrei che un giorno fosse mia. Forse magari lo sarà, per il momento abbiamo mantenuto le cose come le hai lasciate.” e Matt spalanca gli occhi ad ogni parola che pronuncia il biondo – “e ti vuole bene. Ti vuole bene da fare schifo. Detto questo, ho finito. Pensa a quello che ti sto dicendo.” e conclude così, lasciando dietro di sé un vuoto incolmabile. E ogni parola è vera, Matt lo sa, ma le sente ancora più lontane pronunciate da una persona che non è lei. E piange, fortissimo. Così che tutte le pareti della casa possano sentire il suo dolore.
 
“Io vado a fare surf, chi si aggiunge a me?” chiede Abbie, addosso una tuta da surf che le fascia il corpo esile e perfetto e i capelli sciolti e in parte bagnati, una tavola da surf piantata all’in piedi.
“Io! E anche Zayn e Louis ci raggiunge più tardi. La casa la vediamo dopo.” esclama di corsa Liam, afferrando Zayn per un braccio.
“Ma io non voglio fare surf!” sbuffa scocciato Zayn sotto voce ad un Liam che gli tira una gomitata. Ab ride.
“Va be’ ragazzi, io incomincio ad andare, mi raggiungete quando finite di risposarvi, di posare le vostre cose nelle stanze e di trovare una tuta adatta a voi e una tavola da surf che vi piaccia. Eleonor ha messo i cartellini sulle porte, non potete confondervi. Si, è un po’ maniacale, ma è pur sempre Eleonor. E' tutto un po’ grande qui, dall’altro lato c’è la piscina e Ashley che finge di prendere il sole, anche se in realtà è una scusa per leggere i Manga di nascosto.” esclama, facendo scoppiare a ridere i ragazzi.
“Ti ho sentito!” urla una voce dall’altro lato della casa.
“Brava, sei perspicace!” urla di rimando Abbie ridendo e scuotendo la testa.
“Bene, le scalette che conducono al mare sono dall’altro lato, dovete superare la piscina. Sono un po’ ripide, quindi state attenti a non cadere. A dopo” e senza aggiungere altro, si incammina verso il lato opposto della casa, sentendosi gli occhi di Liam addosso.
“Hey, fratello, te la sei scelta proprio bene eh.” ride Harry, abbassando lo sguardo.
“Leva gli occhi da lì, Harry. Abbie non è affar tuo.” replica contrariato Liam.
 
“Ciao, Eleonor. Come stai? Mi manchi. Lo so sono patetico e mi dispiace ma..” si blocca e si scruta un poco davanti allo specchio. Si, patetico è la parola giusta, Matt, pensa Ragazzo Fossetta guardandosi allo specchio ancora e sospirare, per poi ricominciare. Da due ore è davanti lo specchio, e da due ore è concentrato per fare un discorso sensato di scuse.
“Ciao, Foglia. Come stai? Volevo chiederti scusa. Si, hai sentito bene, scusa.” si arresta ancora una volta e pensa che così vada bene. Compone il numero e trattiene il respiro.
“Ciao, sono El, in questo momento non posso rispondere perché sono probabilmente impegnata in qualcos’altro. Lascia un messaggio dopo il ‘beep’ e se posso ti richiamo.” recita la segreteria.
“Ciao Foglia. Io.. mi ero preparato un discorso, un gran bel discorso, pieno di parole e di scuse e di cazzate varie. Poi ho pensato per cosa mai io ti stessi chiedendo scusa. Non lo so, e non mi interessa. Ti sei comportata male con me e mi sono sentito frustato del fatto che dessi più conto ad un idiota qualunque piuttosto che a me. E non mi è piaciuta questa situazione, a dire il vero non mi piace neanche adesso che Niall inizia a starmi simpatico. Anzi sai una cosa? Non disturbarti a richiamarmi, non ho intenzione di reggere una discussione al telefono urlando come un forsennato. Ti saluto.” e attacca. Frustrazione e rabbia, e disperazione, e fossette sparite del tutto. E non è più Matthew Thompson.
 
“Che leggi?” un Harry in costume da bagno, muscoli in bella vista, si posiziona in piedi di fronte ad una abbronzata e sexy Ashley che appena sente quella voce stacca gli occhi dal giornale.
“Ciao anche te, Harry. Dì un po’, hai iniziato a rompere i coglioni già da subito?” esclama serafica Ashley.
“Oh, quanto sei rompi cazzo. Volevo solo fare conversazione, ma a quanto pare non vuoi.” e sconsolato si sdraia in un lettino accanto a quello di Ashley.
“Bene, e allora conversa Harry, nel frattempo penso che mi butterò in questa favolosa piscina tra cinque quattro tre due uno… okay, magari prima mi sistemo il costume e mi levo gli occhiali.” ride Ashley sciogliendosi. Si alza, si toglie gli occhiali da vista e si allaccia il bikini che aveva momentaneamente slacciato per prendere il sole. Poi, fresca, si avvicina a bordo piscina e si tuffa a pesce. Ne esce un’Ashley bagnata e decisamente intrappolata in un paio d’occhi verdi come il mare delle spiagge di alcune cartoline di posti improbabili.
“Che guardi?” sbotta acida.
“Te.” risponde semplicemente Harry.
“E perché guardavi me?” chiede lei, con circospezione.
“Perché sei bella.” risponde semplicemente Ragazzo Cocker, sorridendo di un sorriso luminoso e carico di speranze. Speranze, su speranze su speranze. E poi c’è Ashley, che è una speranza vivente, con i suoi atteggiamenti da bulla, la sua poca finezza e i suoi sorrisi strafottenti. E i suoi fianchi scolpiti.
“Grazie.”
“Perché sei sempre in modalità antipatica?”
“Perché sono così, o mi ami o mi odi. Non cambio per la gente. Non dopo essere cambiata e aver ricevuto pesci in faccia. Io non cambio per la gente. Rimango semplicemente me stessa, in ogni circostanza.” e quelle parole, che da tanto teneva dentro escono fuori senza fare troppi complimenti. E nonostante Harry sia stupito, si sente a casa. A volte smarrito, a volte indignato, a volte scocciato, a volte infuriato. Ma in quegl’occhi marroni si sente a casa.
 
“Abbie!” urla Liam più forte che può. Corre per le scalette ripide con la tuta da surf e una tavola che lo fa sbattere di qua e di la urlando e correndo. Un pazzo. O un idiota, dipende dai punti di vista. E questi ultimi suoi pensieri fanno sorridere per un momento Abbie che è seduta in acqua a gambe divaricate sulla tavola, le onde che la sbattono di qua e di là. Alza la mano in segno di saluto e senza pensarci due volte prende un’onda che scorre liscia. Due manovre complete e un finale in piedi. Esce dall’acqua, pianta la tavola sulla sabbia e si scuote i capelli, aprendosi la tuta e sfilandosela.
“Non sapevo facessi surf così bene.” esclama Ragazzo Miele, raggiuntala.
“Non sai molto cose di me.” replica divertita Abigail.
“Ab, mi dai lezioni? Giuro che ti pago!” ride Miele, spettinandosi i capelli.
“Non voglio essere pagata per qualcosa che amo fare gratis. Quindi non ho assolutamente intenzione di essere pagata. Cominciamo con la lezione numero uno.” parte spedita Abbie e Liam ne è divertito.
“Quale sarebbe?”
“Oh mio Dio, quello è Liam dei One Direction!” esclama una voce sconosciuta. Una ragazza si sta avvicinando a lui e gli chiede una foto e un autografo e un Ragazzo Miele sorridente si accinge ad esaudire il desiderio della ragazzina in questione.
“Dicevi?” riprende poco dopo. Ma Abbie non c’è più. Gli squilla il telefono, numero sconosciuto. Risponde.
“Pronto?” chiede stupito.
“La prima regola è non abbassare mai la guardia, altrimenti rimani fottuto. E senza lezioni di surf, tra l’altro.” una voce metallica e divertita che riconoscerebbe anche non volendo.
“Ma dove sei?” chiede ridendo.
“Lontano da te. E per la cronaca, non sono sempre la bimba imbarazzata e che sogna il principe azzurro che non arriverà mai. Semplicemente so anche giocare le carte giuste, e con carte giuste intendo minacce.”
“Ah si? E che tipo di minacce?” chiede stando al gioco Liam, continuando a guardarsi attorno.
“Sono armata.” risponde semplicemente Ab.
“Sei armata? E qual è la tua arma? Un sassolino? Un pugno di sabbia?”
“No, molto peggio.”
“Cosa ci può essere di peggio?” chiede aggrottando le sopracciglia Liam, fingendosi pensieroso.
“Sai, ieri ti ho Googlato. E non hai idea di cosa ho scoperto.” continua ancora Ab, da finta malefica.
“Che cosa?” chiede falsamente allarmato Liam.
“Ho letto qualcosa di qualche tua fobia. Quindi posso affermare con sicurezza che si, sono armata.”
“Ti prego, non farlo. Farò di tutto, farò finta di non conoscerle, di annegare, correrò, non le guarderò nemmeno per un secondo, mi metterò una maschera in faccia, farò tutte le serie di addominali che vuoi per punizione. Ma ti prego, non farlo.” sputa di seguito Liam, con tono supplichevole convinto e stavolta serio. Abigail scoppia a ridere e nonostante la notevole distanza Liam la sente. Si gira e si accorge che è seduta sull’ultimo scalino delle scalette che portano al mare da casa di Eleonor.
“Non ti facevo così pauroso, Liam!” esclama al telefono.
“Io ho la fobia. E’ una cosa che non mi piace. Quindi per favore, buttalo via.” balbetta terrorizzato Liam.
“Ma che cosa? Idiota, non ti ho googlato, se volevo sapere qualcosa di te la chiedevo! Sei un imbecille, lasciatelo dire, e credo che andrò a farmi un panino. Ci si vede” e mentre chiude la telefonata lo saluta con la mano lanciandogli un ultimo sguardo divertito prima di salire le scale in fretta e furia, sculettando. Ed eccolo lì, Liam Ragazzo Miele Payne, in coda per entrare nel cuore della ingenua Abigail, che si è aperta. E adesso è lui che deve ricredersi: Abbie non è una cretina. E’ soltanto una ragazza bellissima e divertente. E nonostante tutto, forse è ancora meglio di prima. Non è più piccola piccola. E’ spassosa. Decisamente spassosa.


 

 



Beeeeene, volevo solo fare un velocissimo saluto a tutte quante perché siete bellissime e in particolare a lietome_, perché rimane splendida. Non avevo molta ispirazione, però ho deciso di postare ugualmente. Fatemi sapere, ovviamente. Al prossimo aggiornamento dolcezze xxx

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 - Baci, merende e articoli taglienti. ***



“Ash svegliati, voglio la colazione.” una voce profonda e calda sveglia Ashley. Si rigira nel letto, sorride e la faccia di Harry, e quegl’occhi, le perforano il cervello. Il sorriso le muore e un’espressione scocciata le si dipinge in volto.
“Preparatela da solo, sei grande abbastanza per farlo. Ti autorizzo ad usare la cucina. Ora vai e non rompere più i coglioni alla gente che dorme e che fa tanti bei sogni. Ciao.” e concludendo velocemente si alza il lenzuolo fin sopra gli occhi, lasciando scoperta la fronte, corrugata.
“Ashley Maria White, mi prepari la colazione, per favore? Voglio passare del tempo con te e i tuoi capelli, se me lo permetti.” spiega Harry con tono pacato, reprimendo l’emozione tutta dentro di sé. Ashley smette per un momento di respirare e Harry se ne accorge. Fa finta di niente e scalcia il lenzuolo con un colpo solo, guardando storto Ragazzo Cocker.
“Ti odio. E odio i tuoi occhi. E odio anche il modo in cui mi guardi. E odio te, in generale. E, non per ultimo, odio il tuo sorriso. Mi convincerebbe anche ad alzarmi dal letto per prepararti la colazione.” confessa Ashley, poggiandosi sui gomiti e guardandolo negl’occhi. E odio la tua bellezza disarmante, pensa ancora Ash ammettendo per un momento a se stessa che il ragazzo la mette in soggezione. Parecchio in soggezione. Lui regge lo sguardo sentendosi tremendamente a disagio. La guarda e tutto quello che sembra in realtà non è. Abbassa lo sguardo con un sorriso timido e lo alza nuovamente prendendo a guardare con insistenza i bordi della spalliera del letto. Ashley si alza e Harry le porge cordialmente una mano, che Ashley scosta con gentilezza. Non le serve aiuto, mai. Ashley White non ha bisogno d’aiuto, mai. Si infila le pantofole e sotto lo sguardo attento di lui percorre il corridoio, scende le scale e entra in cucina, popolata già da due patetici Niall e Eleonor che ad ogni morso di muffin si scambiano un tenero sorriso, proprio come una coppia innamorata.
La pacchia è finita, gente. Adesso niente più sorrisi ho bisogno di un momento di incazzatura.Se dovete sorridere e parlare con frasi e/o epiteti zuccherosi potete anche uscire di qua. Anche perché devo preparare la colazione al Barboncino, quindi credo che sarò anchepiù acida del normale.” annuncia Ashley sulla porta. Eleonor sbuffa sonoramente, Niall ride.
“Noi non ci stavamo chiamando con epiteti zuccherosi, né con frasi d’amore. Mantieni la calma, Ash. Stavamo solo parlando e facendo colazione.” spiega confuso e divertito Niall.
“Idiota.” sussurra tra colpi di tosse El, provocando un’occhiataccia di Ashley e una risata fragorosa di Angelo Azzurro e Ragazzo Cocker.
“Smetti immediatamente di ridere oppure la colazione la vedrai solo con il binocolo.” sputa a denti stretti Ashley e Harry diventa serio all’istante.
“Bene, allora noi andiamo. Sei pronta, Foglia? Devi finire di prepararti?” chiede premuroso Niall e El si sente al centro delle attenzioni e non le piace. Deglutisce rumorosamente l’ultimo boccone di muffin e lo guarda storto.
“Si, sono pronta. Prendo la borsa e andiamo.” e si alza di scatto dalla sedia ed esce a passo di carica, seguita da uno stranito Niall.
“Riusciranno mai a mettere la testa a posto, quei due?” chiede Harry, ridacchiando.
“Intanto pensa alla tua di testa, idiota.” replica Ashley sbattendogli in faccia sul bancone un piatto stracolmo di pumcake.
“Prima gli apprezzamenti sul mio sorriso e poi mi insulti. Sei una lunatica del cazzo Ashley!” sbotta Ragazzo Cocker con la bocca piena, facendo ridere Ashley che, appoggiata con i gomiti dal lato opposto del bancone, lo guarda intenerita e con curiosità.
“Che c’è?” chiede ancora Harry, ingoiando e guardandola negli occhi color miele e provocandole un brivido. Ancora quella sensazione di evadere, di fuggire, di scappare, di correre, di allontanarsi il più possibile. Ash distoglie lo sguardo e fa per allontanarsi, ma Harry è più veloce e le afferra un polso, facendola girare di scatto.
“Ashley, perché non mi spieghi cosa ti passa per la testa? Perché non mi parli di te? Perché non stai un po’ qua con me? Perché sei sempre di corsa? Perché?” domande su domande, un attimo prima nella propria mente e un attimo dopo spiattellate in faccia alla persona in questione. Harry e la sua timidezza che nei momenti più improbabili va a puttane.
“Non… posso. Vado a mettermi in tenuta da corsa. Scusa.” e si divincola dalla mano di Harry che lascia immediatamente la presa.
“Ah, già… non puoi.” ricalca l’ultima frase come a voler sottolineare una scusa assolutamente priva di fondamenta. Ashley se ne accorge e non gli viene niente di sensato in mente da ribattere. Vuoto. Un paio di occhi verdi e il vuoto. Un paio di occhi verdi e il viso di Harry. E il vuoto. Scuote la testa e senza più voltarsi esce dalla cucina. Ha bisogno di correre. Fuori da quella casa e fuori dai suoi pensieri.
 
“Champagne shower, yeah! Champagne shower, yeah! yeah yeah yeah!” Sam canta a squarciagola sotto la doccia del suo bagno personale e poi scoppia a ridere. E’ felice. Semplicemente felice. Spegne il getto d’acqua e si avvolge un asciugamano intorno al corpo che le arriva fino a metà coscia ed esce di scatto dalla cabina, raggiungendo a piedi nudi la camera da letto. Entra e si friziona i capelli tagliati in un caschetto corto, gli occhi più verdi del solito. Verdi come solo un cespuglio può essere verde. Sorride, come se fosse nata per sorridere. E presuntuosa com’è, non riesce ad ammettere a se stessa che in realtà c’è una ragione a tutto il buon umore che le sembra scoppiato nel petto. Butta entrambi gli asciugamani per terra e si infila veloce un costume e dei pantaloncini. Si scompiglia i capelli con le mani e improvvisamente la figura di Louis si materializza sull’uscio della porta.
“Bussare no, eh?” sbuffa scocciata, passandosi una mano sul viso struccato, senza staccare gli occhi dallo specchio.
“Buongiorno anche a te, raggio di sole. Mi chiedevo se ti andava di accompagnarmi in giro a Los Angeles, shopping o roba del genere. Ci stai?” propone Ragazzo Risata Facile, facendo finta di non aver sentito.
“Intanto, non voglio mi si chiami raggio di sole, perché alla mattina sono scorbutica e irrazionale. Secondo, io pensavo di andare al mare. Magari a L.A. possiamo andarci nel pomeriggio, è uguale per te?” replica Sam indifferente. Indifferente. Indifferente.
“Certo. Mi metto il costume e arrivo. Ci vediamo lì.” esclama allegro Louis prima di sparire in camera sua, come se l’indifferenza di Sam gli fosse scivolata addosso senza aver intaccato minimamente il buonumore di entrambi. Già, l’indifferenza di Sam. Indifferenza per cosa? Perché è più forte di lei? Si. Non riesce a esprimere i suoi sentimenti con nessuno, mai. Sam e la sua voglia di urlare forte pur di non farsi pensare come un’idiota. Si passa una mano tra i capelli e capisce che in fondo, non cambierà mai. E’ un po’ un puzzle: Louis è il pezzo mancante che dà un senso all’intero scenario. E’ il suo esatto contrario, l’altra faccia di una moneta, il momento in cui le parole non bastano e puoi solo morire dentro. Scende in spiaggia e si toglie il pantaloncino e le ciabatte e corre verso la riva e si butta dentro al mare limpido, così potente di fronte ad una ragazzina.
“Samantha, non sai nuotare secondo me!” una voce familiare rompe il rumore delle onde e Sam ride di gusto.
“Vieni, è bellissima l’acqua!” urla Sam, facendogli segno di raggiungerla. Louis non se lo fa ripetere due volte e corre a perdifiato fino a buttarsi a mare su un’onda quattro volte più grande di lui. Sam ride della scena e Louis se ne accorge.
“Che ti ridi? Ti vengo a prendere!” e senza aspettare la afferra dal bacino, ridendo delle urla di aiuto di Sam. La trascina verso di sé, sopra di sé, contro di sé, le fronti che si toccano, gli occhi che si annegano l’un l’altro, quelli di Louis più azzurri del mare stesso, quelli di Sam che hanno perso il verde e hanno acquistato celeste. Smettono di ridere, di urlare, di parlare, di respirare. I cuori smettono di battere, la terra smette di girare.
“Louis” soffia Sam sul viso di lui.
“Non rovinare questo momento, Sam. Vivilo, e basta. Poi mi potrai dire tutto quello che vorrai. Ma adesso, vivi.” e senza aspettare risposta la bacia, come se fosse nato per farlo. Sam, completamente abbracciata a Louis, una mano sul suo petto e una sulla nuca a stringere i capelli. Louis, completamente abbandonato a Sam, entrambe le mani sui fianchi di lei, come a mostrare che è sua. Un bacio che sa di sale, di biscotto, di amarena. Sam sente miliardi di sensazioni e non sa perché dal primo momento ha deciso di approfondire il bacio. Ma è proprio quello che ha deciso di fare e che adesso sembra essere l’unica cosa per cui è nata. E dopo un tempo indefinito, cullati solo dal mare e dal sale e dal sole e dalle fronti bagnate e dalle lingue che si cercano, si staccano. Sam distoglie lo sguardo, posandolo in basso scuotendo la testa. E quando si decide ad alzarlo quello di Louis è lì, un tenero sorriso dipinto in volto e i capelli sparati da tutte le parti.
“Sai di biscotto. Adoro i biscotti.” sussurra Sam, inumidendosi ancor di più le labbra con la lingua. Louis ride piano buttandosi un poco all’indietro e la tensione si allenta.
“Louis” lo richiama ancora Sam.
“Dimmi” risponde lui con voce calda.
“Credo che ti stiano cercando.” spiega con tono di voce normale e uscendo dall’acqua staccandosi da lui. Louis smette di sorridere e gira il capo scocciato verso quelli che probabilmente sono i suoi amici in costume da bagno che fanno linguacce e smorfie tipiche tra innamorati. Li guarda e ride. Poi raggiunge Sam e sente il cuore più leggero. La guarda per un momento mentre si stende sull’asciugamano e chiude gli occhi beandosi del sole e sorride ancora.
“Che guardi?” chiede divertita Sam senza nemmeno aprire gli occhi.
“Come facevi a sapere che ti guardavo se tenevi gli occhi chiusi?” chiede a sua volta Louis in un misto tra lo sbuffato e lo scocciato.
“Non puoi rispondere con un’altra domanda. E comunque, lo sapevo e basta. Hai gli occhi troppo azzurri per non sentirseli addosso ogni volta. Non sopporto il fatto che mi sai scrutare fin dentro. Forse è perché mi ricordi tanto il mio cocktail preferito. O forse perché sei anche più buono di un Blue Moon. O forse perché baci bene. Dipende dai punti di vista.” spiega con leggerezza Sam, scoppiando poi a ridere. Sente Louis ridere e sdraiarsi accanto a lei nel proprio asciugamano.
“Samantha, sei logorroica. E comunque ti guardo perché sei bella. E perché probabilmente non lo sai, ma anche tu sai baciare discretamente, nonostante tu sia saccente il più delle volte su… beh, su tutto quello che esiste e di cui conosci il nome.” conclude, poggiando il peso del busto sui gomiti e continuando a guardarla sfacciatamente.
“Smettila, sei inquietante. E poi,” prosegue sistemandosi a pancia sotto con il capo girato verso Louis “se saccente significa essere prudenti, allora si, puoi dirlo forte che sono saccente.”
“Non ho detto che saccente significa prudente. E tu non sei prudente, sei timorosa. Lasciati andare, giuro che non me ne vado.” scrolla le spalle lui avvicinandosi di più al suo viso.
“Lo spero per te.” replica Sam ridendo, posandogli un lieve bacio sulle labbra.
 
“Sei un asino, voglio la tazza più grande di caffè che esiste e tu non mi puoi copiare.” Eleonor e le sue manie stupide. E’ seduta ad un bancone di un bar a Los Angeles e addenta un muffin gigantesco.
“Sai, i muffin non sono tipici di qui. E questa è la seconda merenda pomeridiana che fai.” dice Niall accennando ad una risata.
“Non mi interessa, sono buoni. E poi avevo bisogno di energie!” replica a bocca piena El e stavolta Angelo Azzurro scoppia in una fragorosa risata che fa puntare gli occhi di tutti i presenti su di sé “ Piuttosto, come hai dormito stanotte?”chiede poi Foglia.
“Malissimo.”
“Perché? Le mie ali di pollo fritte ti hanno fatto male?” chiede ridendo Eleonor.
“Le ali di pollo non c’entrano. Mi mancavi e ho fatto un incubo. E’ stato tremendo. Eri lì con me e non potevi vedermi. E io ti rincorrevo e tu non mi vedevi, eri tranquilla. Tremendo” risponde preoccupato.
“Niall ma che dici! Va bene senti tra mezz’ora devo andare a lezione. Me lo dai un bacio?”
“Direi di si.” e ride prima di poggiare dolcemente le sue labbra su quelle di lei.
“Stasera andiamo a mangiare in qualche posto figo?” propone poi El alzandosi dallo sgabello.
“Non so se ce la faccio a mangiare altre alette di pollo dopo ieri sera.” dice preoccupato Niall sentendo la tensione alleggerirsi. Già, tensione. E’ teso. E’ da stanotte che è teso. E non se lo spiega. Forse perché quella mattina ha sentito qualcosa che non è riuscito a spiegarsi. E più ci rifletteva più sentiva l’angoscia. L’angoscia che si prova a dire addio ad una persona. E non è una persona qualunque, è lei. E’ lei, con il mascara verde e gli occhi grandi. E’ lei, con i capelli lunghi e un sorriso dolce. E‘ lei, il sorriso che non lascia trapelare alcuna emozione negativa nonostante soffra. E’ lei, solo lei. E lui non se lo spiega.
Passeggiano per le strade mano nella mano di L.A., il sole li bacia dolcemente e li riscalda più del dovuto se è il caso.
“Pensavo che devo chiederti una cosa, ma ho paura di ciò che mi risponderai.” esclama poi dal nulla Eleonor.
“Dimmi tutto.” e Angelo Azzurro trattiene il respiro.
“Ecco, mi chiedevo. Se io te lo chiedessi, tu cambieresti per me? Metteresti tutto da parte… per me?”
“Io… non lo so, credo che probabilmente…” non finisce in tempo che l’attenzione di Eleonor viene rapita da una prima pagina di un giornale locale, sulla quale una grande foto di Niall assieme ad una ragazza che non è lei padroneggia sul resto. “Nuovo amore?” recita la testata a caratteri cubitali. Boom. Il mondo smette di girare, il cuore di battere, la felicità di esserci.
“Beh, io devo andare. Sono in ritardo.” Niall non capisce la reazione e la guarda stranito andare via di corsa. E’ tutto troppo veloce, e un momento dopo Eleonor lo lascia lì, da solo, con la memoria intasata da quell’articolo che ha scorto e gli occhi che non riescono a versare neanche una lacrima.

 


 

 








non so. Sono un po' nella fase zero inspiration perciò boh. Ho riletto e riletto e riletto. E non ho trovato niente di davvero bello. Per Matt e Zayn dovrete aspettare il prossimo capitolo (sarà pieno di loro due, sisi). Ok, fine momento serio e dannatamente scazzato e depresso.
Ciao bellezzeeeeeeeeeeee siete tutte bellissime, tuttttttttte, chi ha inserito la storia tra le preferite, tra le seguite, tra le ricordate, chi recensisce e anche chi legge e basta. Siete importanti anti anti anti e non smetterò mai di ripeterlo. Bene, al prossimo aggiornamento e continuate così xxxxx :)
Piccolo appunto: su twitter sono @Sam597 per chi volesse qualche chiarimento o anche solo per un parere. Baci!

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 - Pioggia e alba. ***



 “Zayn.” lo richiama Harry seduto a bordo piscina che attende Ashley. Zayn è comodamente sistemato su una sedia sdraio, le cuffie nelle orecchie e le canzoni che scorrono troppo veloci.
“Zayn!” ripete Harry, spazientito.
ZAYN!” grida ancora, e il ragazzo finalmente salta su aprendo a fatica gli occhi.
“O ma che ti urli? Stavo riposando, sono stanco e sono solo. Lasciami stare.” sbuffa poi Zayn. Ragazzo Cocker lo scruta per un attimo: sguardo assente, occhi più chiari del solito, andatura sommessa e stanca.
“Hey, che ti prende?” esclama Harry sorpreso.
“Niente, scusa. Sono solo… stanco. Sono stanco di troppe cose, in verità.” confessa Ragazzo Gel, risistemandosi sulla sdraio, mettendo da parte l’Ipod.
“Cosa? Amico, in questi giorni non ti stai godendo proprio le poche vacanze. Okay, torneremo il mese prossimo ma… abbiamo altre due settimane. Cerca di capire che non c’è tutto questo tempo. Goditela un po’, ce la siamo meritata.” replica Harry, chiudendo gli occhi, piegando la testa all’indietro e abbandonandosi al sole caldo di Malibù.
“Mi manca Matt, Harry. Mi manca tanto. Io… non lo so. Mi fa stare bene. Mi manca. Immensamente. Io non so… sarà che io una persona come lui non l’ho mai incontrata, sarà che mi sono rotto il cazzo di fare scenette patetiche davanti a tutti con biondine cotonate e incipriate fino al culo. Mi manca… continuamente. Io non so… forse dovrei andare… credo, non so…” Zayn parla sommessamente e Harry apre gli occhi di scatto. Mai, mai si sarebbe aspettato queste parole.
“Zayn” lo chiama Harry, con tono dolce e premuroso “se devi andare, vai. Vai dove vuoi, ma vai. Io ti capirò, capirò qualunque cosa tu faccia. Io e i ragazzi ti amiamo tanto, ricordatelo.” lo guarda negli occhi e poi torna a prendere il sole. Eccolo li, Zayn, spiazzato. Si alza di scatto, lo sguardo che inizia a scurirsi e a prendere una propria forma.
“Anche io, tantissimo.” ed entra in casa di corsa proprio mentre esce Ashley.
“Hey, dove va Zayn di tutta fretta?” chiede sorpresa rivolta a Ragazzo Cocker, sistemandosi accanto a lui con i piedi a mollo nell’acqua della piscina. Harry sorride e apre ancora una volta gli occhi, incontrando quelli di Ashley.
“Io credo che stia andando a riprendersi qualcosa che è suo e che finalmente ha ammesso di possedere.” sorride ancora, di più.
 
 
“Pronto? Sono le tre di notte, santo Dio” sbotta scocciato Matt sottovoce, il BlackBerry appoggiato all’orecchio e gli occhi chiusi.
“Matt.” E’ Samantha Bolton. La stessa Samantha Bolton che le è mancata da morire. La stessa Sam che gli tende la mano anche quando è seccata, anche quando è stanca, anche quando lui stesso per lei non c’è. Solo lui, solo lei.
“Sam.” esclama Matt sottovoce. Si passa una mano tra i capelli e sospira pesantemente. Una lacrima silenziosa e amara che era dentro di lui adesso è al di fuori, vaga nel mondo esterno, sul suo viso. La asciuga frettolosamente “Sam, mi manchi. Mi manchi tanto, troppo. E’ notte fonda, mi hai svegliato nella maniera più di merda che possa esistere però… mi manchi.” continua Matt sincero.
“Tesoro, anche tu mi sei mancato, tanto. Qua sono le sette di sera, mi dispiace di averti svegliato. Ti amo tanto. E volevo sentire la tua voce. Avete chiarito con Eleonor?”
“No.” risponde atono.
“E Zayn?” domanda ancora Sam. Zayn. Zayn. Troppi pensieri a quel nome, troppi misteri, troppi segreti, troppo tutto.
“Zayn cosa?” chiede Matt facendo finta di niente, alzandosi e dirigendosi nel cucina della sua casa, deserta.
“Come va? E’ da te adesso?” Matt sbatte gli occhi, incredulo.
“Sam ma che stai dicendo? Che blateri?” domanda sorpreso e perplesso Matt. “Zitta!” sente Matt dalla cornetta.
“Ahia Louis, sei un idiota patentato, ecco cosa sei.” sussurra Sam cercando di non farsi sentire ma con deludenti risultati.
“Sam, che sta succedendo? Cosa sai che io non so?” domanda ancora Matt, adesso sveglio e cosciente del fatto che non sia un sogno tutto quello.
“Niente Matt, niente! Scherzavo! Intendevo dire… Sta bene? Cioè, state bene insieme? Vi sentite spesso? Immagino che sia come avercelo accanto tutto il tempo.” aggiusta Sam e Matt sospira, sollevato. E deluso, nel profondo di sé stesso.
“Qualche volta messaggiamo con il cellulare, niente di grande. Però… mi manca tanto anche lui.”
“Capisco. Va bene, io ti lascio dormire, starei ore e ore a parlare con te al telefono. Ma mi rendo conto che non è il momento adatto per parlare, perciò… ciao piccolo mio, ci vediamo presto.” sussurra Sam dolce.
“Ciao miele, ti amo tanto.” e con il mimo di uno schiocco di un bacio interrompe la comunicazione. E’ ancora un po’ teso, non sa perché. Forse perché pensa che dovrebbe partire e andare a spiegare tutto, forse perché il vero motivo per cui se n’è andato non sono i soldi o la mancanza di essi, ma Eleonor. E Zayn. E Patrick. Scaccia via tutto e si appoggia con i gomiti al bancone della cucina. Sembra tutto molto lontano, ma non lo è, e fa male in ogni caso. Pensa che tutto quello che avrebbe voluto lo ha lasciato poco tempo prima e si sente sbagliato. Come se amasse stare male. Perché lui sta male. Inspira, espira. Troppi problemi. Inspira. Troppa confusione. Espira. Troppi errori. Inspira. Troppe menzogne. Espira. Inspira, espira.
 
“Alla tivù passano solo porcherie alle tre di notte.” messaggio da fonte sconosciuta. Sbuffa. E’ comodamente adagiato sul divano dell’immenso soggiorno di casa Thompson, telecomando e cellulare alla mano e vecchie puntate di assurde serie televisive in onda. Scocciato, elimina il messaggio e decide che magari chiudendo un po’ gli occhi riuscirà ad addormentarsi nuovamente, con la speranza di non essere svegliato da nessun’altra palla al piede.
“Driiiiiiiiiiiiiiiin. Driiiiiiiiiiiiin. Driiiiiiiiiiiiiin.” suonano al campanello. Alle tre di notte. Matt, assopitosi momentaneamente sbatte gli occhi. Sarà questa cavolo di pioggia probabilmente o questa cavolo di tv, pensa sbuffando osservando alla finestra la pioggia battente e rigirandosi nel grande divano nere in pelle.
“Driiiiiiiiiiiiiiiiin. Driiiiiiiiiiiiiiiin. Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin. Driiiiiiiiiiiiiiiiiiin.” ancora il campanello, e stavolta non è solo la sua immaginazione o la tv, non è solo quel picchiettio della grandine sui vetri delle finestre. Scuote la testa e ancora sonnolento si dirige a passo svelto verso la porta d’ingresso. Prende un respiro e la apre.
E tutti i suoi sogni, le sue aspettative, i suoi viaggi mentali, le sue preoccupazioni sono li, davanti a lui, e hanno ancora del residuo di gel nei capelli, la pelle ambrata, un sorriso bianco, e sono interamente bagnati.
“Tu” - comincia Matt, ma viene interrotto da un abbraccio - “non” - riesce a dire ancora, tentando di ricambiare nonostante si sia irrigidito - “dovresti” – sputa a fatica una volta staccatosi - “essere” - e stavolta a interromperlo è un bacio, corto, discreto, che apre a Zayn il suo cuore e la sua porta di casa “qui” conclude, ripresosi.
“Lo so. Ma vedi, Matt, certe volte il buon senso va a puttane e si lotta, continuamente, per quello che si vuole, che si desidera. E stavolta è colpa tua. Solo tua.” - si interrompe, sorride euforico -“Mi emozioni, mi innervosisci, mi irriti, mi… mi fai uscire pazzo” – parla Zayn, inumidendosi di tanto in tanto le labbra con la lingua e sorridendo di sorrisi intimi, sconnessi, onesti – “Ecco, Matt, tu mi fai letteralmente uscire pazzo. In tutti i sensi. Sei come il tutto e sei come il niente. Non hai idea di che cosa succede in me ogni volta che ci sei, che ti vedo, che stiamo assieme. Rovesci tutto, sballi le regole. Anche solo con un cenno, anche solo con la tua presenza.” e parla ancora e tutto quello che si sente è la sua voce calda in mezzo alla bufera, tutto quello che si vede è un idiota bagnato dalla testa ai piedi fuori casa di una delle famiglie più rispettabili di Bath, tutto quello che si tasta è solo tensione, emozione, ansia e paure.
“Tu sei pazzo, del tutto. Entra o ti verrà un polmonite.” borbotta Matt sorridendo e facendosi da parte per farlo passare, nascondendo tutta l’emozione negli occhi. Ragazzo Gel entra in casa, poggia i due borsoni all’ingresso e si scuote i capelli, gettando acqua ovunque. Matt chiude la porta dietro di sé.
“Entra pure, fatti una doccia calda se vuoi. Sembra che tu te la sia fatta a nuoto da Malibù a qua.” dice ancora Matt, ridendo.
“Sempre simpatico tu, eh?” chiede retorico Zayn, ridendo anche lui in risposta. Quando smette di ridere, è rimasto solo un sorriso, bagnato e decisamente sincero. Si avvicina a Matt, il quale al contrario retrocede, fin quando non arriva con le spalle al muro. Spera con tutto sé stesso che non si innamori più di quanto già non lo sia. Ma è tardi, e presto se ne renderà conto. Eccolo li, Matt, messo all’angolo da un paio d’occhi marroni come i suoi ma decisamente meno sicuri. Eppure, in quel mare di insicurezza c’è un barlume di coraggio, e quella luce porta il suo nome. Sono gli occhi di Zayn, quelli di Matt, sono iride contro iride, marrone contro marrone, insicurezza contro sicurezza, onestà contro disonestà. E sono uguali e sono diversi, e sono definiti e sono indefiniti. E a perdersi è per primo Zayn, che lascia un altro bacio a Ragazzo Fossetta, come a voler sancire quel patto silenzioso, quel momento, quell’incrocio di pensieri oltre che di sguardi. Si staccano, sorridono ancora.
“Matt, io non riuscirò mai a capirti. Sei sempre così… sfuggente. Ogni volta che sento che sto per fare un passo avanti con te mi ritrovo sempre al punto di partenza. E fa schifo, perché è come se all’inizio tu mi appartenessi e dopo fossi di qualcun altro. Basta scappare Matt, resta. Ti prego, resta, con me, con Eleonor, con Sam e con tutti gli altri. Resta e fai di me ciò che vuoi. Ma basta fuggire, nascondersi. Io voglio te, tu vuoi me. E’ semplice. Ed è sbagliato che a dirlo sia io, dato che ho troppo da perdere, a partire dalla fama. Ma non mi interessa, sono qui adesso, con te, e non mi interessa il resto.” e un altro bacio, diverso dal precedente, si sfoga con le lingue di ognuno, le rende agili, svelte, desiderose, passionali.
“Si, beh, è tutto molto bello, Zayn” sussurra Matt sorridendo “ma camera mia è da questa parte.” e scoppiando in una risata cristallina si scosta e ripercorre correndo tutto il corridoio.
 
“Matt.” gli sussurra all’orecchio Zayn, abbracciato a lui sotto candide lenzuola.
“Mmmm.” mugugna Matt svogliato, ancora gli occhi chiusi.
“Ti amo.” afferma Zayn con sicurezza. Il sole sta sorgendo a Bath, la finestra in camera di Ragazzo Fossetta mostra un cielo colorato solo dal sole che sta nascendo, ma non è ancora cresciuto del tutto. Come se fosse ancora incompleto, come se aspettasse ancora qualcosa per sorgere totalmente.
“Anche io, davvero.” conclude Matt, e con lui il sole. Ecco, finalmente, è mattina.

 

 

 


Bene, devo ammettere che è corto ma che è anche tanto puccioso. Riguardo alla pucciosità, merito in parte di _lietome. Riguardo alla lunghezza, mi dispiace, ma siete calati di nuovo come recensioni e come visualizzazioni. Si, vi amerò lo stesso, però non è molto motivante, capitemi.  #sorry
Detto questo, FATEMI SAPERE ASSOLUTAMENTE che ne pensate! E per chi avesse twitter il mio nick è @Sam597, per un commento, un chiarimento, un dubbio o che so io. Vi amo tanto dolcezze a preeesto. xx

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 - Silenzi e segreti. ***


“Ok, ragazze. Le cose stanno così. Tra poco, ed esattamente due settimane, i ragazzi andranno in Canada, come stabilito precedentemente. Quindi, per un mese non li vedremo se non tramite la tv via cavo, e li sentiremo, se non tramite alcune sporadiche chiamate. Quindi, buona fortuna. Fatevi bastare questi giorni per il più assurdo delirio. Intesi? E non sprecate tempo a litigare” conclude Eleonor guardando insistentemente Ashley.
“Che ti guardi, stronza?” sbotta Ashley scocciata.
“Niente dolcezza, rilassati. Spero vi sia arrivato il messaggio. A tutte.” e stavolta guarda Sam.
“Perché mi fissi scusa? Io sono innocua!” mormora imbronciata Sam.
“Sam, dai. Ti chiedo solo di non buttare il tempo a litigare con Louis, dato che basta una di noi che perde tempo in fottuti silenzi.” replica Eleonor, pentendosi amaramente subito dopo di ciò che ha detto.
“Che fottuti silenzi? Non dirmi che non vi parlate, perché non ci credo. Siete sempre in sintonia, non può essere.” scuote la testa Abbie.
“E invece è così, non ci parliamo da un giorno. E continuerò così. Però cazzo mi fa incazzare! E’ sempre bello, carino, gentile. Poi mi vede e non so, non riesce manco a formulare delle scuse sensate.” impreca a voce alta e non se ne preoccupa. Qualcuno bussa alla porta di camera di Eleonor al cui interno le Girls sono sedute in cerchio sul letto con fresche lenzuola e il sole che riempie ogni angolo.
“Avanti.” grida Eleonor, arrabbiata. E proprio chi non vorrebbe avesse bussato apre la porta e le guarda con uno sghembo sorriso dipinto in volto.
“Scusate, non volevo interrompere niente, ma Harry mi ha chiesto di riferire ad Ashley di prepararsi se no perdono i posti. E Sam, Louis mi ha chiesto di dirti di ‘non tardare come tuo solito’, testuali parole.” proclama impacciato Niall sull’uscio spalancato.
“Oh già vero! Ragazze andiamo, altrimenti facciamo tardi.” esclama Ashley incenerendo con lo sguardo Eleonor. E senza aggiungere altro le Girls si dileguano come fumo. Eleonor mantiene le spalle alla porta e sospira, sentendo i suoi occhi addosso. E sa che se non si fossero mai conosciuti nessuno avrebbe sofferto. Dannate cotte per pseudo cantanti. Scuote ripetutamente la testa e senza voltarsi prende un respiro. Niall sospira silenziosamente e gira i tacchi, capendo che ormai non può fare niente. O quasi.
“Io… volevo chiederti se c’è del gelato in frigo. Tanto, gelato.” chiede Eleonor rimangiandosi tutto ciò che si era programmata di chiedere.
“Oh, il gelato. Si, ce n’è. Tanto. Ma ricordati di non credere troppo alle cose che ti dicono le altre persone, prima verificale.” e senza aggiungere altro si allontana definitivamente da quella stanza, ripercorre il corridoio ed entra in cucina. Apre il frigo e prende quanto più cibo può e senza aggiungere altro sotto gli occhi spalancati di Liam ed Abbie esce e risale le scale.
 
“Hai visto? Che diavolo gli è successo?” chiede Abbie abbassando la voce per non farsi sentire. Liam fa spallucce.
“Bah, che stranezza.” sospira Abigail, fissando il bicchiere colmo di aranciata. Alza lo sguardo e sorride incontrando un paio di occhi marroni ed un sorriso sincero.
“Abbie, ti va di fare qualcosa stasera?” chiede poi a bruciapelo Liam, trattenendo il fiato e incrociando le dita dietro il bancone dove si ripara.
“Tipo movida a Los Angeles o qualche shottino in qualche festa qui a Malibù?”
“Tipo.”
“Mmh. Si, penso che sarebbe okay. Tra un’ora bussi in camera mia. Adesso vado a cercare qualcosa da mettere.” e con un ultimo sorriso abbandona la cucina. E’ bella, tanto bella, pensa Liam sorridendo anche lui. E sembra una strada che ha trovato l’illuminazione o una marcia che è scalata. Forse è cosi. O forse le stronzate che aleggiano nella sua testa sono davvero troppe.
 
Ore 00.58. La sveglia non sembra scherzare. E neanche Eleonor, rigirandosi ogni momento nel letto che al momento le sembra troppo piccolo. A letto senza bacio della buona notte. E senza cena. Scalcia il lenzuolo irritata e si dirige in cucina. Vuole solo mangiare. E pensare. E pensare. E mangiare. Apre la porta e il buio l’assale. Schiaccia il tasto di sblocco dell’Iphon e trova l’interruttore. Accende la luce. E si rende conto che non è la sola. Lancia un urlo ma si rende conto che non ce n’è bisogno.
“Sam. Mi hai spaventata.” mormora poi abbassando la voce ad un sussurro.
“Scusa ciccia, ho avuto un attacco di scazzamento, non sapevo dove andare. Anzi, di scazzamento cronico. E’ colpa di Louis. Voleva farmi mangiare per forza. Io odio mangiare. E lui mi ci ha costretta. Che schifo. Non toccherò più cibo in sua presenza.” sbotta adirata Sam.
“Samantha Bolton.” pronuncia il suo nome Eleonor in tono di rimprovero. “Samantha Bolton, non ricominciare. Ti prego. Se qualcuno ti chiede di mangiare tu mangi e basta. Sappiamo bene quello che è successo in tempo passato. Sam, non puoi ricaderci di nuovo. Louis ha ragione. E non so le dinamiche della discussione, ma non puoi fare così. Devi mangiare. Non voglio rifare i turni in ospedale, non voglio essere presente mentre ti sostituiscono la flebo, non voglio dover stare in silenzio mentre ritorni scheletrica sol perché sei allergica a qualsiasi forma di rimprovero. Non… posso.” e trattiene le lacrime. Sam, addolcita, si avvicina e la abbraccia dolcemente.
“Dai scema, non ci sto ricadendo. Sto benissimo, dico sul serio” si stacca e prendendole il viso tra le mani, asciuga qualche lacrima scappata con le punte dei pollici – “ e poi, era solo un pretesto per litigare. Io volevo la pizza e mi sono dovuta accontentare di uno stupido toast. Bleah, quelli si che fanno schifo!” e una smorfia di disgusto fa ridere El fortissimo.
“Abbie e Ash? Che fine hanno fatto?” chiede quindi, riprendendosi dalla momentanea tristezza.
“Abbie veramente non è tornata. Ashley è di sopra nella camera di Harry. Spero vivamente per lei che sia ancora vestita, altrimenti le spezzo le gambe. E poi le spezzo a lui.” sussurra Sam, ridacchiando. Sam e il suo senso di protezione. Sam e quella sua mania di far sentire sul ciglio della strada qualunque persona, tranne le Girls. Sam e la sua dolcezza nascosta da uno strato di pura autodifesa. Sam, che si sente grande. Semplicemente Sam.
“Toc toc.” un imbarazzato Louis bussa alla porta aperta della cucina, intenerito dalla scena e con un sorriso sincero dipinto in volto. Sam si stacca immediatamente da Eleonor, quasi fosse stata colta in flagrante in un gesto illecito. In realtà, niente di tutto ciò che si sono dette sono illecite e ne l’abbraccio stesso è illecito di per sé. Ma per Sam, lo sono eccome. Sam non riesce a esprimere i suoi sentimenti, è chiusa, si rifugia nella Sam saccente e saggia e grande e perfetta, ma quella Sam è una figura. Lei vorrebbe essere dolce sempre, ma non è nella sua natura. Lei è grande. E non ha tempo per giocare e scherzare.
“Oh, ciao Louis. Stavo giusto dando la buona notte a Sam. Buona notte.” e la Piccola Foglia si alza dallo sgabello, lascia un bacio sulla guancia a Louis che ricambia affettuosamente con un breve abbraccio ed esce di scena, facendo l’occhiolino a Sam.
“Samantha, ti ho cercato ovunque, potevi anche mandarmi un messaggio per dirmi che eri a casa e stavi bene. Mi sono preoccupato, non pensavo che te la prendessi tanto per un toast. Mi spiace.” dice mesto, sentendosi tremendamente a disagio, specie dopo tutto quello che ha sentito Eleonor dire a Sam pochi minuti fa. Sam rotea gli occhi e si passa una mano tra i biondi capelli.
“Hai finito? Bene, io vado.” e senza aspettare replica in uno scatto fa per uscire dalla cucina. Louis le blocca il passaggio, afferrandola dalle braccia.
“Ferma. Volevo anche dirti che ho sentito cosa vi siete dette tu ed El e… scusa, non ne sapevo niente. La prossima volta se mi dici cosa vuoi mangiare farò tutto ciò che è in mio potere per non deluderti. Prometto.” e pochi attimi dopo sente qualcosa mollare la presa e farsi debole. Sam.
“Come… come hai fatto a sentirci?” chiede con un filo di voce, sentendo gli occhi cedere e gli arti farsi deboli.
“Vi ho sentite, ti cercavo per tutta casa poi stavo per entrare qui in cucina ma ho sentito delle voci. Ed erano le vostre. Sam, io ci sono, chiaro? Parla con me.” Louis la scruta con quei suoi occhi celesti e lei si sente mancare.
“Non c’è niente da dire.” e sembra riacquistare un po’ di quella forza che la caratterizza.
“Samantha.” la richiama ancora Louis, incitandola in silenzio con le sue pozze celesti.
“Io non lo so. Forse serve dello zucchero, del tè. Magari me lo preparo prima di andare a letto. E’ tardi, pensavo fosse più presto. Chissà cosa mi deve dire Eleonor domani, spero che Abbie sia tornata. Diavoli!” blatera Sam in preda al panico.
“Sam, che stai dicendo?” chiede Louis basito. Sam ha la testa china e non parla. Alza la testa di scatto e i suoi occhi sono arrossati.
“Sono stanca Louis. Non sono pronta a raccontarti di come sono stata violentata e di come ho iniziato ad essere saccente e a perdere peso fino a diventare anoressica. Magari un’altra volta. Ma voglio che tu sappia una cosa: anche tu mi interessi. E magari non te lo dico esplicitamente, magari non te lo faccio neanche capire, magari fingo indifferenza, magari sono scazzata, magari sono antipatica. Ma nonostante tutto mi accetto, perché questa sono io. E accetto te, perché questo sei tu. E un giorno riuscirò ad aprirmi talmente tanto con un uomo da costruirci un rapporto. Ma per il momento voglio solo essere forte e avere qualcuno di forte. Per parlare c’è tempo.” e appena finisce è Louis ad abbracciarla, a stringerla tra le sue braccia. Ed è lei a farsi abbracciare, a farsi cullare da quelle braccia forti, da quegl’occhi celesti, da tutta quella tenerezza che non le appartiene.
“Un passo alla volta Samantha, io sono qui. E anche se dovrò partire, non me ne andrò via.” sussurra continuando a stringerla. Si stacca e la cattura in un bacio che porta via per sempre le paure, le speranze, i ricordi e gli incubi. O almeno, solo per un po’.
 
“Zitto, mi farai scoprire!” sbotta a bassa voce Ashley ad Harry. Sono appiattati in corridoio del secondo piano, hanno sentito Louis entrare in cucina e uscirne Eleonor poco dopo.
“Ma perché devi tornare in camera tua? Puoi dormire da me se vuoi.” risponde con lo stesso tono di voce Harry mascherando nell’oscurità un sorriso malizioso.
“Non ci tengo, grazie.” replica schifata Ash.
“Allora ti obbligherò, altrimenti stiamo qua tutta la notte a fare in modo che nessuno ci senta. E chi se ne frega!” sbotta e senza aspettare altra risposta la prende di peso e la porta in camera, gli urletti di Ashley che scalcia e impreca sotto voce. Harry sgattaiola veloce nella propria camera, accende la luce, chiude la porta e la posa a terra con delicatezza.
“Qual è il tuo nome completo?” chiede curiosa Ashley con tono di voce troppo pacato.
“Harold Edward Styles.” risponde lui sorpreso. “perché?” aggiunge.
Harold Edward Styles, idiota che non sei altro, prendimi ancora di peso contro la mia volontà e al posto dell’ano avrai una bottiglia di champagne!” Ashley e la sua forza. Harry le tappa la bocca con la mano, sente il suo respiro sulla pelle e lei è sorpresa da quel gesto.
“Shhh. Ci farai scoprire.” la rimbecca lui, scostando poi la mano. Sono incredibilmente vicini e Ashley è decisamente troppo stanca per parlare. Si avvicina a lui e lo bacia, prendendo il suo viso tra le mani. Troppo forte, troppo carnalmente. E stavolta è Harry ad essere sorpreso. Poggia le mani sui suoi fianchi e si stacca da lei, sorridendo sulle sue labbra.
“Che c’è?” chiede lei, sorridendo di rimando.
“Mi piaci, Ashley.” e sembra che gli occhi possano dire anche più di cento discorsi.
“Dio, Harry, mi ero ripromessa di non cedere. E’ che io non sono fatta per i rapporti a lungo termine. Per la verità non sono fatta per i rapporti in generale. Sai, no, questo senso del possesso, poi la gelosia, poi la tristezza. Tu mi… incanti, ogni volta che guardo i tuoi occhi verdi. Sento che potresti costringermi a legarmi a te con un solo sguardo. Ma non posso. E non voglio. Ci starei male, ci staresti male, soffriremmo come cani. Harry anche tu mi piaci, e non voglio negarlo più a me stessa e alle altre e al mondo intero. Mi attiri, mi attrai. E’ proprio questo senso di proibito che aleggia nell’aria quando sei presente. Ecco: tu sei proibito. Non ti è concesso avere una persona, non ti è concesso fare del sesso, non ti è concesso fidanzarti. E soprattutto, non ti è concesso innamorarti. Sei complicato. Io so com’è quando si ama, è bello. Ma si soffre. Continuamente. Non voglio soffrire. Non se non ne vale la pena. Perché se ne vale la pena sono la prima a buttare tutto in un cesso e a ricominciare senza pensare alle conseguenze. Non posso accettare tutte queste cose, non se so che tu non ci sarai. So essere forte da sola, ma non so comportarmi da persona matura da sola.” sputa tutto fuori e l’aria si fa pesante.
“Ashley, cazzo, mi piaci! E non è solo un fatto fisico. Sei tosta, incredibilmente lunatica, grintosa, simpatica. Sei tutto e sei anche tutto il resto. Sei schietta, fredda, forte, sexy. Non sei una qualunque e lo so che può sembrare una frase fatta e forse in parte lo è. Ma sono io, sono Harry dei One Direction, non posso cambiare ciò che sono nonostante il fatto che per te lo farei. Proprio perché nessuno dei due può garantire il per sempre o anche solo una leggera continuità, io non posso farlo. Ho bisogno di una persona che accetti anche questo, e che sappia tenere testa a tutto questo. E forse sei tu, o forse non lo so, ma mi piaci, dannatamente. Ti chiedo solo di frequentarci e se la cosa è troppo difficile possiamo anche smetterla. Ma dammi una possibilità. Dacci una possibilità.” e i suoi occhi sono più verdi o forse è la luce soffusa della camera o forse tutto ciò che è Ashley. Lo guarda dubbiosa, si stacca da lui e si fa pensierosa.
“Ok, accetto.” risponde di getto e senza pensare nemmeno. Poi gli porge una mano “e tu?”
“Ovvio che accetto.” e gliela stringe fortemente. Poi la tira a sé. “Non si torna indietro White.” aggiunge, e sente il cuore battere o forse è la troppa foga con cui l’ha attirata a sé.
“Non ci penso neanche, Styles.” soffia lei sul viso di Ragazzo Cocker, sancendo il patto con un bacio.



 















Bene donzelle, diciamo anche che non ho riletto, che questo capitolo è uno sbocco e che non c'è mai tempo/voglia/ispirazione. Rammento per chi non lo sapesse che su twitter sono @Sam597 in caso qualcuno volesse chiarimenti, dubbi o anche solo per un parere spassionato. Ho bisogno di sapere se posso continuare o se davvero devo ritirarmi. Ho bisogno di taaaaaante recensioni per sapere il vostro parere. Grazie comunque per tutte le visualizzazioni per le preferite/seguite/ricordate. Siete adorabili e adesso scappo! Al prossimo aggiornamento xx :)

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 - Polvere e cenere. ***


"Già, basta non perdere la dignità almeno,
curandola un po' con un bicchiere, pieno."



Ecco una storia: c’è una volta Samantha Bolton, in giro per Bath. Più precisamente, sta tornando a casa, appena tornata dal cinema con gli amici. Cammina allegra, le cuffie nelle orecchie, le labbra che mimano le parole. Samantha, allegra e spensierata. Presuntuosa, saccente, allegra. Svolta l’angolo che porta dritto verso casa sua. Ma ecco. Ecco che due ragazzi tra i venti e i trent’anni, viso bellamente scoperto si avvicinano a lei con fare sospettoso. Uno biondo, l’altro moro. Le bloccano il passaggio, le coprono la bocca e le impediscono di urlare. La prendono di peso e la portano poco lontano, in un vicolo stretto e corto. Sam si dimena, cerca di urlare. Tutto inutile. Uno dei due, il più grande le cala i pantaloni e un altro le slaccia la camicetta, la sua preferita. E nessuno, neanche uno dei vicini osa fare qualcosa. La stanno penetrando contro la sua volontà e nessuno fa niente. Per un mese non parla, non ride, non pensa neanche. Poi il processo, gli assistenti sociali, la paura che si impossessa di lei. Poi li rivede in tribunale, ancora il volto scoperto, brutti, grossi. E dopo tanto tempo ride di loro. Ride. E ci ride sopra, ride sopra al fatto che ha perso tutta la sua purezza nel modo più schifoso e con le persone più schifose che possano esistere. E ride, ci ride sopra e non ci pensa. Sembra pazza ma non le importa. Tutti in quel tribunale la guardano spiazzati, perfino il giudice sorpreso da tutta quella allegria a tal punto che le chiede molto garbatamente che cosa abbia da ridere e lei, sorridendo di un sorriso nuovo dice: “beh, signor giudice, mi fanno ridere. Mi hanno violentata quando potevano scopare con chi volevano e cos’hanno ottenuto? Astinenza per vent’anni.” Niente di tutto ciò fa ridere, ma è Sam, ed è così. Non a caso il peso di quel ricordo è vivo dentro di lei, non a caso sembra sempre perennemente sulla difensiva. Ha superato quel ricordo, lo ha superato eccome. Ma non l’ha dimenticato.

 

Eleonor sente il sole farsi più insistente, ma non ricorda di essersi alzata per scostare le tende. Le palpebre si fanno pesanti e dopo essersi decisa le apre. E non è sola. C’è lì davanti a lei un ragazzo alto, biondo e tremendamente bello. Si sveglia del tutto, i capelli sparati ovunque e un sorriso nascosto da un paio di labbra serrate.
“Che cavolo ci fai qui?” chiede irritata mettendosi a sedere e buttando i capelli da un lato.
“Tra poco partiamo, lo sai, e volevo darti almeno un briciolo di spiegazione. Se posso, ovviamente.”
“E se ti dicessi di no? Se non ti credessi? Non si tratta di mancata fiducia. Si tratta di… non so neanche io di che si tratta, ma porca puttana mi sento presa per il culo bellamente da te. Almeno dimmi che non va avanti da tanto tempo, dimmi almeno questo. Dimmelo, anche se è una bugia.” urla e sussurra poi l’ultima frase, sentendosi stupida.
“Non ho idea di chi sia quella in foto. Mi dispiace che stiamo perdendo tempo in silenzi idioti sol per una foto, non mi va giù.” e a quelle parole Eleonor sa che non c’è mai stato un litigio, era solo lei e la sua paura di perdere un’altra persona. Polvere, spazzata via.
“Ho fame. Portami del cibo. Subito. Al massimo possiamo riparlarne dopo che mi avrai portato l’intero frigorifero. Dipende da te.” e senza rispondere Angelo Azzurro scappa dalla camera per tornare con tre vaschette di gelato al limone e tre pacchi di biscotti ripieni di cioccolato.
“Può andare?” chiede con un mesto sorriso.
“Può andare. Per cominciare.” e inizia a mangiare senza ritegno.
“Ok, ehm. Scusa. Davvero, per tutto. Mi mancherai un sacco. Sarà il mese più brutto della mia vita.” sbotta sconsolato, abbandonandosi al letto e carezzandole il braccio.
“Si infatti, anche io. Cioè, anche tu mi mancherai. Ah dovrei mettermi a dieta. Ma lui è così, mi prende, mi molla, sono una marionetta nelle sue mani. Non c’è niente da fare, sono spacciata.” replica con la bocca piena e gli occhi puntati in quelli celesti di Niall.
“Lui chi?”
“Il cibo, mio unico e grande amore.” e ridono, insieme. Più di prima. Cenere, che resta.
 
“Samantha, esci da lì immediatamente! Ti vengo a prendere di peso! Sto arrivando! 10, 9, 8..” e Louis esasperato inizia il conto alla rovescia. “5, 4, 3, 2…” Sbatte un piede a terra con insistenza. “2 e mezzo, 1. Bene, l’hai voluto tu.” e spalanca la porta. E nota Sam con le cuffiette nelle orecchie e un costume celeste, ciabatte colorate ai piedi e un pantaloncino di jeans. Mima le parole della canzone sorridendo. Sorride. Si scosta i capelli, si sta truccando. Poi nota la figura che la sta osservando compiaciuta davanti la porta e incontra un paio di occhi. Blue Moon.
“Samantha.” esclama ancora, sorridendo.
“Louis.” risponde lei, calma. Ha un sorriso pulito, gli occhi limpidi, i capelli freschi. Louis si avvicina a lei e senza aggiungere altro le da un bacio, forte, come solo lui può dare, come solo lei può ricevere.
“Sam è ora che io ti dica una cosa.” e Sam non risponde, lo guarda negl’occhi, gli circonda il collo con le braccia, lo scruta ancora di più, lo trafigge con lo sguardo, con quel’occhi verdi che hanno cambiato colore ancora una volta.
“Sam.” sussurra ancora Louis, la vista quasi annebbiata, le cose intorno a lui ormai sparite. Solo quei fari, accesi, quelle stelle, quei boschi, quelle vie. Tutto incerto e certo come quegl’occhi.
“Louis.” sussurra allora lei, quasi soffiando.
“Perché lo stiamo facendo?” chiede, smarrito. La via è persa, la certezza pure.
“Facendo cosa?” domanda di nuovo lei, confusa, staccandosi lievemente dall’abbraccio.
“Questo. Io e te. Buio e luce, cane e gatto, inchiostro colorato e mina. Siamo completamente diversi.” spiega, corrucciando le sopracciglia e osservandola ancora un po’. Sam è spiazzata e titubante, poi si scioglie in un sorriso.
“Sai, non ne ho idea. C’è questa forza che mi fa provare sempre emozioni fortissime e forse sei tu o non so, ma mi piace. Mi piaci. Mi stai facendo perdere la testa. E siccome non te l’ho mai detto, te lo dico adesso. Potreste anche ritardare un poco la partenza.” sussurra, sbottonando la camicia di Louis. Ride divertito, poi corre a chiudere la porta.
“Sam, Sam, Sam.” pronuncia morbido Louis, cingendole i fianchi “sei proprio inesperta su certi argomenti!” esclama poi, e i vestiti abbracciano il pavimento e i respiri si fanno più corti.
 
Sai, la polvere. C’è chi è allergico alla polvere, chi la pensa come una schifezza, chi non la sopporta e basta. E’ polvere. E’ malvista perché lascia sporco, perché sporca, perché è sporca. E’ in effetti, è realmente così. Ma anche la cenere è così. Eppure ci entra nei polmoni lo stesso, e a differenza della polvere vi resta per un tempo indeterminato. E’ così, non ci puoi fare niente, non puoi negare, non puoi annuire. Che differenza c’è tra la polvere e la cenere? La polvere se ne va, la cenere, purtroppo, resta.
 
“Mi fai fare un tiro?” chiede Matt con una punta di malizia, sorridendo a Zayn che, in costume e sdraiato sul lettino ai bordi della piscina di casa Thompson, sta aspirando dalla sigaretta appena accesa.
“Non ci penso, caro. E’ robaccia questa.” esclama poi stizzito.
“Oh si, devo ammettere che è molto educativo dirmelo proprio mentre stai fumando, si.” replica sarcastico, seduto su un lettino accanto a lui, Ray Ban neri indosso e le fossette più evidenti. Felice, innamorato. Polvere o cenere?
“Non mi interessa se sono o no educativo, tu questa merda non la tocchi.” continua testardo Zayn.
“Grazie tante eh” e un broncio si fa largo tra le fossette.
“Oh suvvia Scheggia, non farne una questione personale”
“Sei tu che ne fai una questione personale” borbotta Matt.
“Se ne avessi fatto una questione personale non avrei attraversato un oceano per dire al ragazzo di cui sono innamorato che lo amo tremendamente. E non avrei fatto tutto quello che ho fatto stanotte con lui, quindi non mi sembra proprio di metterla sul personale.” spiega pacato Zayn, e Matt sorride. Cenere, rimane.
“Anche io ti amo.” risponde. Cenere, rimane.
 
“Abbie, svegliati.” E’ Liam, che sussurra queste parole ad Abigail, stesa su di lui nella sua camera.
“Altri cinque minuti mamma.” implora Abbie, e Ragazzo Miele scuote la testa divertito, accarezzandole i capelli e la schiena.
“Abbie, facciamo tardi. Ci aspettano i ragazzi.” continua ancora Liam. La ragazza smette di respirare, rendendosi conto che quella non è la voce della propria madre e che sicuramente sua madre non ha gli addominali così in vista. Sussulta e alza di scatto la testa, i capelli scompigliati e gli occhi più azzurri. Sono il ghiaccio. Cenere.
“Che diavolo ci faccio qui, sopra di te. E soprattutto, perché sei in boxer?” chiede con la voce impastata e un broncio da cane bastonato che fa sorridere teneramente Liam.
“Perché sentivo caldo. E anche tu sentivi caldo, e mi hai detto di spogliarti. Perciò l’ho fatto.” replica innocente.
“Tu che cosa?” grida Abbie, tenta di alzarsi e mettersi seduta, ma si rende conto che la testa le scoppia. Polvere, se ne va.
“Cazzo, la testa. Che male. Che è successo ieri sera?” chiede intontita e Liam ha una stretta allo stomaco
“Non ti ricordi… niente?” chiede a sua volta sorpreso e decisamente deluso.
“Niente.”
“Beh, in sintesi: eri sbronza da far paura, hai provato a baciarmi ma mi sono scostato perché non volevo approfittarne. Infine sono riuscito ad arrivare a casa con te in braccio e le braccia penzoloni, ma ci hanno fotografato.” spiega pacato e sedendosi di fronte a lei, sorridendole incoraggiante.
“Aspetta aspetta… ci hanno visti? E io ho provato a baciarti? E tu mi hai rifiutata? C’è qual quadra che non cosa.” riflette ad alta voce, sentendosi crollare tutti i film mentali che precedentemente si era fatta. Quindi è questa la verità? E’ polvere tutto quello che c’è tra lei e Liam?
“Esatto. La verità, Abigail, è che pensavo che ci saremmo potuti baciare da sobri. Sempre se ti va, è chiaro.” rettifica Ragazzo Miele grattandosi la nuca imbarazzato. Abbie sorride e lentamente si avvicina al viso del ragazzo, il respiro sulla sua pelle. Sorridono ancora, prima che le labbra dell’uno si poggino su quelle dell’altra, creano un mare di emozioni, di parole non dette, di alcol, di quel qualcosa che ti lascia l’amaro e il dolce, che non sai che cos’è ma che ti piace, ti prende, ti accarezza. E Abbie sente tutto questo, e sente anche di più e non se lo spiega ma va bene così, perché è lo stesso che prova Liam e a questa condizione le sta bene tutto. Cenere, resta.

 

 











Ciao donzelle! Bene sto editanto e nel frattempo c'è in web lietome_ che mi sta modificando una foto su photoshop ed è taaaanto pucciosa (salutatela e passate da lei).
Bene, che dire? Non so se apprezzerete (compresa lietome_) però... boh, è uscito questo e l'ho scritto non so da dove nè perchè.
Ma comunque. Pooooi, volevo dirvi che ho iniziando un'altra long e di leggerla (se vi va), perchè finora non se l'è cagata nessuno (forever alone.) ---> 
Bottiglie o boccali: prendere o lasciare.
Passaaaaaaaate, mi raccomando. Ricordo inoltre che su twitter sono @Sam597 per un consiglio, un dubbio o una critica. Fatemi sapere!
Siete bellissime xx :)

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 - Amour. ***




“Noi dobbiamo parlare, seriamente intendo!” esclama Ashley sbattendo la porta della camera di Harry dove quest’ultimo sta bellamente stravaccato, le valigie buttate in un angolo, ancora incomplete. Appena entra, scatta in piedi e le sorride, insicuro. Insicurezza, sicurezza, pausa, insicurezza, sicurezza, pausa. A volte sente il bisogno di sedersi e staccare da quelle continue pose e sorrisi, a volte si siede e pensa a tutto quello di cui ha bisogno, e finora ha in mente poche cose: i suoi amici, sua madre, Ashley. Ma lei non sarà mai sua. Sospira e si gratta la nuca imbarazzato.
“Harry, perché sei in imbarazzo?” chiede stupita Ash avvicinandosi e accarezzandogli una guancia.
“Non ho dormito bene stanotte. E neanche quella prima, a dire il vero. Sono un po’ stanco, tutto qui.” tenta di deviare, ma quegli occhi marroni, che in confronto ai suoi sono decisamente più profondi ma non abbastanza per un occhio non allenato, lo trafiggono silenziosamente alla ricerca di qualche cosa da poter scarnare. Sono umani, curiosi, attenti. Ma anche strafottenti, impazienti, a volte egoisti.
“Harry.” lo richiama lei, col tono con cui si rimprovera un bambino piccolo ‘La verità.’ è una richiesta silenziosa, la sua, un quesito che non verrà placato mai come lei necessita.
La verità. La verità. La verità. si chiede Harry dentro sé, La verità Ashley è che tu sei tutto quello di cui ho bisogno ma ho paura di ferirti e non so che fare perché mi sento stupito. Ti avevo promesso che ci avremmo provato e che non ci sarebbe stata paura. E adesso sono io che non so più dove voglio andare a parare.
“Sono stanco, è vero. Niente di più.” risponde ancora lui, distogliendo lo sguardo verso la finestra e prendendole la mano portandosela al petto. E Ashley capisce, capisce tutto.
“Va bene. Comunque, anche io.”
“Anche tu cosa?” chiede spalancando impercettibilmente gli occhi, il cuore che va troppo veloce.
“Anche io penso tutto quello che pensi tu. Vedrai che appena partirai ci sentiremo. Poi magari vieni a farci qualche bella visita a Bath, abbiamo anche qualche bel posto per passare il tempo a ridere, fortissimo, fino a fare male la pancia. Si beh, abbiamo anche altre cose, però per il momento non te le dico: sono certa che le vedrai con i tuoi occhi.” E Ashley ha capito, ha capito. In un istante Harry si sente come più fresco, più vivo, meno freddo. E’ calore, quello che condivide con Ashley.
“Grazie.” riesce solo a dire, gettandosi tra le sue braccia e lasciandosi trasportare da una ragazzina che in realtà non ha bisogno di protezione ma che ha bisogno di donarne agl’altri. Sembra forte, e lo è realmente. E quando si stacca la guarda diversamente, risoluto.
“Beh, Ash, anziché non fare niente come tuo solito potresti anche aiutarmi con queste cavolo di valigie!” esclama poi e Ashley scoppia a ridere.
“Ma è solo colpa tua e del fatto che non ti sei fatto mai insegnare come si piegano i vestiti! Fortuna che ci sono io qui, che oggi voglio farti un premio e cioè insegnarti. Quindi apri gli occhi e le orecchie e guarda attentamente come faccio io.” e Harry scoppia a ridere della serietà di Ash.
“Signor si, signora!” esclama sull’attenti. E si rende conto di una cosa mentre la osserva sorridendo mentre lei gli spiega ridendo come piegare una maglietta: ha bisogno di lei, con o senza paure e di certo se questo è un sogno, non vuole essere svegliato.
 
“Matt, basta cazzeggiare. Affronta la realtà per una volta. Torniamo. Ti prego.” è Zayn, a rompere il silenzio che fino a questo momento è stato rotto solo dalla tv del soggiorno di casa Thompson. Stanno guardando “Papà ho trovato un amico” e il film è li, che scorre imperterrito, e i due protagonisti sembrano tanto Eleonor e Matt. Sembra non dare spazio al resto, come ad una continua riflessione. Poi, sul più bello, Zayn scoppia. Matt si volta di scatto verso di lui, le guance gonfiate e rosso in viso.
“Zayn, cosa stai blaterando?” chiede, in preda ad una crisi di nervi.
“Sto dicendo solo la verità. Insomma questo film sta facendo riflettere più me che te. Andiamo, siete tu ed El quei due bambini! Okay, magari tu non muori ne sei morto ne morirai tra poco ma… Quello che intendo è che probabilmente lei ha bisogno di te, adesso. E devi starle vicino. Pensaci.” allora sembra quasi che Zayn lo implori, esasperato, scrutando gli occhi scuri del ragazzo. E Matt non osa replicare, sa solo guardarlo negli occhi senza parlare, sentendo l’eco di quelle parole non proprio sussurrate ma che hanno avuto e stanno avendo l’effetto voluto. Sa, sa tutto quello che deve sapere, quello che non vuole sapere e quello che in realtà gli fa male sapere.
“Sai, anche noi abbiamo fatto un patto di sangue. Avevamo quattro e sette anni. Io la prendevo in giro perché era più piccola ma in realtà le idee geniali erano sempre sue ed ero un po’ geloso.” -sussurra dopo un po’ con gli occhi che sorridono – “E’ stata una sua idea difatti, e quando l’abbiamo fatta è stato davvero magico. Poi non mi ricordo quando, all’età di tredici anni mi sembra, una professoressa mi ha traumatizzato letteralmente sull’AIDS e allora ho allarmato anche lei e ci siamo fatti le analisi e mi ricordo come se fosse ieri che aveva una paura matta dell’ago.”- si blocca e ride e la sua risata è fresca, libera, senza impegno. – “Quando ci hanno comunicato i risultati e abbiamo capito che eravamo entrambi in perfetta salute non si è risparmiata e mi urlato nel corridoio di fronte la mia classe di francese delle medie… E’ stato epico!” e racconta ancora mille altri aneddoti e non si ricorda più perché era arrabbiato con lei settimane addietro e non si ricorda più perché è partito e no, non si ricorda più perché dovrà tornare quando sarebbe bastato restare una sola volta e starle accanto.
“Un’altra volta invece eravamo in un bosco. Dio, quello è stato traumatico! Stavo raccogliendo le fragole quando ad un tratto è sbucato un animale non identificato e me la stavo facendo sotto dalla paura. Così lei, che era poco distante da me, mi è corsa in contro e si è messa a ballare e urlacchiare fin quando quel coso non se n’è andato. L’ho presa in giro per giorni, ma mi ha salvato la vita, cavolo! E ancora…” ma non fa in tempo a finire, interrotto da Zayn.
“Accidenti, lo vedi? Lo riesci a vedere? E’ così, siete così, lo siete sempre stati: uniti. Vi amate come fratelli. E io tra poco dovrò raggiungere i ragazzi per andare in Canada, ma penso che tu debba prendere un altro volo e andare da lei, da Sam, da Abbie e da Ash e stare accanto a loro il più possibile. Che ne dici? Lei ti ama tanto. E le manchi tanto. Vai da lei.” e sembra che per un attimo gli occhi di Matt diventino trasparenti. Li distoglie da quelli di Zayn e guarda davanti a sé. Poi si alza di scatto e spegne la tv. Ragazzo Gel lo guarda allibito.
“Allora, che ci fai ancora seduto? Accendi immediatamente il computer e prenota i nostri biglietti, tu Canada e io Los Angeles. Io vado a fare le valigie.” e se prima l’espressione era allibita adesso è sorridente, limpida. Anche Matt sorride di rimando, uscendo dalla stanza e andando a recuperare le valigie di entrambi da riempire.
“Matt?” lo richiama Zayn dopo neanche trenta secondi. Il ragazzo ricomprare dalla porta.
“Si?” chiede, preoccupato.
“Ti amo.”
“Anche io.” e i sorrisi e gli sguardi e le notti e le lenzuola non sono abbastanza e contarli non riuscirebbe a rendere l’idea del loro amore, ingenuo e puro, candido.
 
Il professore sta urlando per l’ennesima volta e tutti sono troppo stanchi perfino per annuire. Lo assecondano silenziosamente, senza il minimo cenno di assenso, solo sguardi truci. Tutti tranne uno. Sta li, quello sguardo, che tenta di essere riconosciuto, guidato, portato all’apice del successo e non farne ritorno. Sta li, tra quegli sguardi chiari e i capelli biondo tinti, sta li, lontano da tutti e tutto, alla ricerca di un particolare che le possa essere sfuggito. Non lo trova.
“Eleonor, per favore, prova tu adesso.” e gli altri sguardi scrutano quello sguardo. Sospira e prende fiato.
“Oh com’on, girl!” intona a cappella, dosa il respiro, articola alla perfezione e increspa le labbra in  un sorriso quando termina.
“Ragazzi, andiamo, non è tanto difficile. Possibile che sia l’unica che abbia capito le correzioni?” sbotta, sbattendo le mani sulle cosce. Gli altri sguardi si sono fatti più freddi, più acuti, più invidiosi. “Ottimo così, Wood. Tra una settimana, quando finirà il corso, ti daremo una bustina di caramelle. E se sarai brava, ti ritroverai anche qualche pezzo di carta da firmare.” conclude poi, sorridendole. Guarda l’orologio e decide che per quel giorno può bastare.
“Potete andare.” li congeda perciò, allontanandosi dietro la piccola scrivania accanto alle percussioni. Eleonor estrae il cellulare dalla tasca e un messaggio le illumina lo schermo. Apre e legge. E niente di quello che legge si sarebbe aspettata. ‘Torna presto a casa, devo parlarti.’ Niall. Stranita, prende la borsa bianca con i ricami verdi e si dirige a passo spedito verso la stazione.
 
“Piccola.” la saluta pacato trovandola fuori dal cancello di una casa poco distante da quella dei Wood“che succede?” chiede poi, sentendosi osservato.
“Mi hai detto che dovevi parlarmi. Dovrei chiederlo io” replica lei sciogliendosi in una risata per scaricare la tensione.
“Beh, la verità è che… si, c’è qualcosa che devo dirti.” Boom. Poof. C’è il cuore di una ragazza che le, scende, risale e infine ridiscende, pesante.
“Okay…” risponde El, senza sapere cosa dire “Quindi… dimmi.” la voce è più insicura de solito ma fa finta di niente. Niall scoppia a ridere vedendola in difficoltà e si siede sul muretto di mattoni che costeggia un lungo mare di ville e sfarzi.
 “Sai… si beh, è complicato, avevo un discorso, adesso non mi ricordo un cazzo.” Eleonor ride forte e qualcuno si gira a guardarli, loro due, così uguali, così diversi. Come quando vedi due cose che non c’entrano una sega tra loro ma che per un cazzo di assurdo motivo sono uguali, perfette, limpide. Due cose diversissime eppure così uguali. Sono attimi di silenzio, durante i quali Foglia si osserva le punte delle Converse color verde brillante un po’ sgualcite e immagina immagina immagina. D’un tratto alza gli occhi e inaspettatamente poggia le proprie labbra su quelle di Niall, e nonostante siano le undici passate c’è un vento leggero che accompagna il sole caldo e accompagna anche loro due, una piccola, l’altro grande, uno piccolo, l’altra grande. Si staccano e sorridono, complici.
“Il punto è che mi sono chiesto come farò a non guardarti quando ti pettini i capelli, dato che non lo fai mai. Mi sono chiesto come farò a lasciarti piangere da sola davanti a “The Notebook”, dato che sei decisamente troppo fragile, anche se non lo dai a vedere. Mi sono chiesto come farò senza di te, senza tutte quelle cose che sono tue, che sanno di te. Mi sono chiesto perché sorrido automaticamente al sol tuo pensiero. Mi sono anche chiesto per quale assurdo motivo io non riesca a pensare ad altro che alla nostra partenza, fra due giorni, e che non riesca a trovare una buona ragione per poter mandare tutto al diavolo.” sbatte le palpebre pesantemente, poi riapre gli occhi. Prende fiato.
“Quello che sto cercando di dirti, in maniera molto confusa e decisamente incasinata… è che probabilmente, anzi senza probabilmente, mi sono innamorato di te. Forse è per questo che sento un terremoto quando ti vedo proprio qui, all’altezza del cuore, dello stomaco. Ho paura di questa cosa. Ho una paura che mi assale ogni volta che ti vedo scherzare, ridere, parlare, respirare in presenza di qualche altra figura che non sia io. Perché vedi, voglio essere io l’unico motivo per cui tu scherzi, ridi, parli, respiri. E sarò anche egocentrico, egoista, potrò sembrarti anche una guardia carceraria ma il punto è… che sono pazzo di te. In tutti i sensi. Adoro ogni cosa di te, ogni piccolo particolare, ogni minimo difetto, ogni piccolo frammento del tuo essere. E si, sono banale, rompiscatole e decisamente imperfetto. Ma è questo sentimento che… che mi fa continuare a sperare che tu possa ricambiare. E quindi si, ti amo.” e parla tutto d’un fiato e il suo accento camuffa le lettere e tutto si blocca e un Angelo Azzurro più forte non esiste.
“Tutto qui?”
“Beh si.”
“Ah, okay.”
La guarda stranito per alcuni istanti. Ma poi la vede li, davanti a lui, che sorride e quel sorriso sembra il più bello di tutti e a modo suo è una risposta a tutto ciò che si sono detti e si, anche a ciò che non si sono detti.
 
“Paul ci raggiunge dopo domani, ci ha lasciati liberi.” annuncia poi.
“E questa libertà a cosa è dovuta?”
“Non ne ho idea, ma sinceramente tanto meglio, posso stare un po’ da solo con la mia ragazza senza che uno scimmione o direttamente Paul possa venire a rompere le palle. Con te. Finalmente.” mormora sincero.
 “Niall?” lo richiama lei.
“Dimmi.”
“Andiamo.” e senza aspettare lo trascina al lato opposto della strada e armeggiando con le chiavi della casa.
“Dove?” chiede sorpreso e confuso.
“A fare l’amore. Nudi. Tu ed io.” e senza farselo ripetere due volte Niall le sfila le chiavi di casa e arrivati davanti la porta della villa forza lievemente la serratura noncurante sotto lo sguardo divertito di El. Poi le apre il cancello e la invita a entrare per prima. Entrano e corrono verso l’interno. Gli prende dolcemente la mano e lo conduce nella sua camera da letto, un letto a due piazze, la luce che entra indisturbata da un balcone con la vista sul mare illuminando tutto.
“C’è troppa luce?” chiede a bassa voce, sentendosi fremere.
“Dovrei essere io a chiedertelo. E comunque no. E per te?”
“Per me si. Quindi siccome sono la donna abbasso le serrande. Non mi vergogno di te, sia chiaro. Ma odio tutta questa luce. Se fossimo stati a New York sarebbe stato meglio. Ma dato che siamo a Malibù, ci arrangeremo.” Ridono e si spogliano e si amano, ancora e ancora e ancora.
 
“Niall?” lo richiama, ansimante.
“Dimmi.”
“Si beh, volevo dirti. Probabilmente anche io sono innamorata di te. Anzi senza probabilmente. E quindi si, ti amo anche io.” e il sole sembra più giallo, i colori più accesi e gli sguardi più intensi.


 

 







































Saaaaaaaalve popolo! Alloooora, non aggiornavo da un po' ed è davvero tardi ma... è estate!
Okay, volevo ringraziare tutti i lettori e tutte le persone che hanno messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite e tutti quelle persone che recensiscono, ho l'impressione di non ringraziarvi mai abbastanza. 


Siamo a giuuuuuuuuuuuuugno, quattordici per l'esattezza e mi sono scottata tutta. 
Okay, basta confidenze.
Questo capitolo è... boh, è stato un parto, sul serio. Però ho aggiustato un poco. Ovviamente vorrei un vostro parere, dico davvero, ho bisogno di sapere cosa ne pensate. Sul serio.
Bene, a presterrimo, siete belle e brave, sul serio.
xxx :)
P.s. su twitter sono @Sam597 e se volete chiarimenti o avete dubbi o non so, sono sempre a disposizione.

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 - Parole, parole, parole. E sole. ***


"Love, love, love,
it could be a wonderful thing,
like love.
Love, love, love, 
It makes you crazy!"

                                                                               Foster the People - Love.




“Lo voglio qui. Adesso.” cantilena ancora una volta Abbie, mangiando i biscotti preferiti di Liam.
“Dolcezza, sai, pensavamo che almeno mangiando i suoi biscotti preferiti lui sarebbe entrato detro te come lo spirito santo.” replica con ovvio sarcasmo Ashley, scaturendo le risate di tutte le Gurls. Sono tutte a bordo piscina, stese a prendere il sole. E l’unico che manca all’appello è Matt.
“Taci merda, sei l’unica che ancora non si è data!” ride Abbie, facendo voltare verso di sé tutte le altre, serie.
“Che vuol dire l’unica, Ab? Non mi dire che hai scopato perché in tal caso mi sentirò una sfigata a vita se non l’avrò data prima di te. Cristo!” e tutte, compresa lei, ridono. Unite, insieme.
“Ma che c’entro io!” esclama imbarazzata “o almeno non a Liam. Insomma, lui è troppo bello, troppo figo, troppo tutto.”
“Si va bene Galie, ma almeno non rinfacciarmi il fatto di essere l’unica verginella a diciassette anni. Ti prego.” borbotta Ash, e ancora risate. Stavolta, di sdrammatizzazione.
“Ash, ma insomma, secondo te davvero Harry dopo che lo verrà a sapere non ti vorrà più?!” domanda ironica Eleonor.
“Si.” risponde soltanto Ashley, chiudendo gli occhi per non mostrare gli occhi lucidi e attirando le occhiatacce delle Gurls, che la fissano scioccate.
“Ash, seriamente: non stai affatto bene.” riprende Sam.
“Invece si. Vedi sai qual è il punto?” chiede Ashley aprendo gli occhi e incontrando quelli grandi e rasenti il nero di Eleonor.
“Il punto è che siete presi. E non conta se hai già scopato o meno, conta che comunque tu lo vuoi e lui vuole te. E’ semplice.” replica El interrompendo volutamente l’amica.
“No, errore! Il punto è che lui è famoso, okay? E mi mette in imbarazzo reggere un presunto confronto con top model barra dive barra porno star” sbotta Ashley alzandosi di scatto, facendo cadere all’indietro la sedia sdraio e ricevendo immediato silenzio.


“Capisci? Capite? Il punto è che fino ad ora non era un problema perché ero io stessa che non la volevo dare e i ragazzi spuntavano letteralmente come i funghi! E adesso, adesso… adesso è davvero tutto sbagliato, vorrei averla già data, magari anche ad uno sconosciuto, magari contro la mia volontà, ecco. Ma avrei voluta darla di già, perché non mi accetto così… così pura. E neanche lui, lo sai perché? Perché io non le so fare quelle cose, so solo farmi corteggiare e fare attendere le persone. Si, questo lo so fare e anche molto bene. Ma cazzo, il punto è che tornerò sola, di nuovo!” e si blocca e prendere fiato per il quasi urlare e chiude gli occhi che, infuocati, saettano su Abbie, su Eleonor e poi ricadono su Sam, l’unica che sente addosso il peso di quelle parole che sono tanto paranoiche quanto forti. Per lei.
“No, aspetta un attimo. Mi stai dicendo che quindi avresti preferito essere stuprata? Questa e’ bella!” sbotta Sam con tono tropo pacato, ridendo istericamente e senza muoversi d’un millimetro “No Ashley, ascoltami bene: non c’è niente di bello in tutto questo. Ma proprio un cazzo. Cioè avrei preferito fare l’amore con Louis per la prima volta piuttosto che farmela sfondare da due stupratori. Non c’è… niente, di bello, nell’essere stuprata. Quindi dici ancora qualche cosa del genere e per quanto io ti possa amare stai pur certa che ti prenderò a calci fino a Bath. Ma proprio puoi metterci il culo sulla brace!” continua ancora, e ancora e ancora. E quelle parole le bruciano sulla lingua, quelle verità che sono fin troppo ovvie per lei. Ashley resta immobile, incassa il colpo.
“Io non…” riesce solo a pronunciare.
“Non volevi? Ma certo che non volevi. Adesso sistema la sedia, ricomponiti e torna a prendere il sole con noi come vere Gurls di Malibù. Ma attenta a quello che dici, non farmi girare troppo i coglioni.” e ancora una volta il tono è pacato, e Ashley, proprio Ashley White, la persona più forte e più dura del mondo si lascia salvare di fronte all’amore per le amiche. Le stesse amiche che, nonostante le forti parole riescono a portarla a galla prima che possa morire affogata nel mare di paranoie del disegno in cui si è dipinta.
 
Il sole. Il sole riscalda il pianeta e gli permette di girare. Il sole è una stella, ed è anche molto vicina a noi. Il sole è arancione all’alba, giallo alla mattina, giallo scuro al pomeriggio, rosa al tramonto. Poi si da il cambio con la luna. Stop. Il sole è fonte prima di illuminazione naturale e di energia. E’ importante, molto, ma è anche pericoloso. Stop. Il sole. Il sole non decide da sé se andare o tornare, dipingersi di un colore o di un altro. Noi sappiamo queste cose, che magari ci hanno insegnato a scuola. Poi sappiamo altri dettagli, che presto o tardi ci scorderemo. Il sole è la cosa più  bella che esiste. Magari siamo cosi tanto presi a parlare del caldo che non ci rendiamo conto del fatto che il sole è davvero bello. In qualunque momento, anche quando è insopportabile, anche quando ci porta una tale calura che vorremmo solo spegnerlo, senza pensare che moriremmo.
Essere il sole per una persona è la parte più bella di due mondi, l’infinito dove si incontrano due rette parallele, il tempo mite tra uno troppo caldo e uno troppo freddo. Essere il sole per qualcuno è il miglior complimento e il peggior insulto insieme.
 
 
Matt è il sole di Eleonor. Eleonor è il sole di Matt. E’ tutto molto semplice ma anche molto complesso.
 
“Zayn? Pronto? Ma sei sicuro che sia questa la casa? Non c’è scritto Wood da nessuna parte!” esclama Matt a bassa voce fuori il cancello della villa di Eleonor di Malibù con il cuore in gola e la testa che scoppia. Si chiede come reagirà, cosa succederà, come andrà avanti senza di lei. Più che altro, spera che possano tornare ad essere un noi, come una volta. Alla fin fine, il patto di sangue non è mica una stronzata qualunque. E a fermare i battiti accelerati di Matt è proprio Piccola Foglia, che esce dal cancello laterale per i pedoni. Gli occhiali da vista grandi e i capelli raccolti in una crocchia, i ciuffi che cadono prontamente retti da forcine piccole e verdi: è lei, con quella montatura vintage Miu Miu, i pantaloncini verde acqua e una maglietta bianca con una stampa, Converse verde prato ai piedi. E’ lei con i suoi tic, con i suoi capelli lunghi raccolti, con le mani piccole e le unghia lunghe laccate malamente di smalti colorati. Alza istintivamente il capo, verso il sole. Sorride. Un’abitudine che non si abbandona. Quella dell’essere felice. Infine, quando il sorriso raggiante scompare abbassa il capo e volta la testa a destra e a sinistra. E prima di portare la direzione oculare dritto davanti a sé, lo scorge. Scorge una figura che non vede da decisamente troppo tempo e che sembra proprio un modello dell’Abercrombie. Si volta ancora a guardarla e quasi non ci crede. Matt. Matthew Thompson Bath, England. Ed è proprio il suo Matt, ragazzo Fossetta, sorriso perfetto e occhi penetranti. Sono entrambi sullo stesso reticolo, sono a tre metri di distanza l’uno dall’altra e nessuno dei due è incapace di fare niente. E Matt è ancora li, con il cellulare attaccato all’orecchio e le parole morte in gola.
“Ciao.” esordisce poi lei, dopo un tempo indefinito. Matt spalanca gli occhi e sbatte le palpebre più volte.
“Ciao?” chiede lui, lievemente sorpreso. Mai, mai, mai in nessun film che si era fatto, mai, si sarebbe aspettato che lei lo salutasse.
“Si, ciao.” e sorride.
“Accidenti, pensavo non mi rivolgessi la parola. E’ proprio un bel bentornato.” mormora allora ragazzo Fossetta, accennando l’ennesimo sorriso corredato con l’ennesime fossette. C’è ancora silenzio, silenzio, silenzio. E’ complicato essere il sole di una persona. Eccolo, è qui, davanti a me e tutto quello che voglio fare è abbracciarlo, stringerlo, dirgli che mi è mancato e magari raccontargli tutto quello che si è perso. E invece sono, qui immobile, con questi occhiali troppo grandi che mi fanno vedere chiara l’intera situazione: mi è mancato come l’aria. Sono pensieri scorrevoli, immediati che vengono smorzati con un rapido gesto. In una frazione di secondo è li, Matt, tra quelle braccia che ha rimpianto per tanto tempo e che finalmente lo scaldano, lo abbracciano, lo cullano. Rimangono abbracciati per un tempo indefinito, fin quando è proprio lui a staccarsi.
“Foglia mi sei mancata! E io quando ero in aeroporto, appena prima di sparire da New York, in quel momento, avrei voluto tornare indietro, buttare tutto, ricominciare, chiederti scusa! E non sai, Zayn, mi ha consolato, è stato con me, mi ama e io lo amo e…”
“Time out, campione, frena. Entriamo dentro, posi la tua roba e andiamo a prendere il treno per L.A. Ho voglia di un frappé e di sentire tutto quello che mi sono persa. E ovviamente di raccontare tutto quello che invece sei stato tu a perdere. Forza!” Matt ride, butta un po’ la testa all’indietro, recupera i bagagli e prima di entrare si blocca e si gira verso di Eleonor, che gli tiene aperto il cancelletto.
“El?” la richiama.
“Si?”
“Scusa.” mormora sincero.
“Muoviti.” risponde divertita. E’ il sole, il sole. E’ difficile essere il sole di qualcuno, ma è anche dannatamente facile.
 
“Possibile che mi manca cosi tanto? Andy secondo te è possibile?” chiede Liam. Sono su un palco di un assurdo posto che neanche conoscono e sono tutti molto distratti. Andy alza di scatto la testa dalla batteria e inchioda ragazzo Miele con i suoi occhi di ghiaccio.
“In che senso? Cioè, mi spiego meglio, come mai?” chiede confuso, posando le bacchette e poggiandosi sui gomiti, il viso tra le mani.
“Non lo so, non lo so cazzo! E’ come se fosse ad un tratto piccola e poi forte e poi non lo so. Prima e timida e poi è sfacciata. Adesso sto entrando in confusione” sbotta allora Liam, coprendosi il viso con le mani.
“Hey Liam ma spiegami una cosa: come cavolo è possibile che ti sei fissato con questa donzella senza nemmeno essertela fatta un poco!” esclama a voce un po’ troppo alta Andy scaturendo le risate di tutti.
“Si, grazie tante, sei proprio d’aiuto.” replica finto imbronciato. E Liam non si spiega tante cose, non si spiega come mai Buzz Lightyear non abbia fascino per le ragazze, come mai il sole sia decisamente incontrollabile e perché è così preso da Abbie.
“Liam, sentimi bene: prima o poi arriva qualcuno che ti fa questo effetto. Devi arrenderti, amico” ammette Niall facendo un sorriso sghembo.
“Si, ma… non so se voglio.”
 “Forse siete troppo diversi tu e lei. O forse siete tanto diversi da essere cosi sfacciatamente uguali. Un po’ come me e Matt. Sicuramente troverai il modo di starle accanto. Anzi ne sono certo” è una voce che parla e che viene sopraffatta da un abbraccio caloroso. Zayn, in precario equilibrio, che ride e che urla.
“Si, ma adesso potete anche mollarmi, grazie.” ride sarcastico e con lui anche gli altri. Eccoli la, cinque ragazzi. Ognuno il sole dell’altro. Perché è difficile essere il sole di qualcuno, ma è anche dannatamente facile.
 
“Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin. Driiiiiiiiiiiiiiiiiiin.”
“Pronto?” risponde dopo poco Abbie.
“Hey, marmocchia.” una voce profonda ma dolce la scuote.
“Hey, fratello” risponde per le rime lei.
“Mi sono scordato di dirti una cosa, prima di partire, ma forse già la sai.” e il cuore di entrambi martella, all’unisono, in una danza nascosta nel nucleo del mondo.
“Dimmi” replica in un soffio.
“Beh, si magari c’è un fatto che… che dovrei dirti, e vorrei dirtelo perciò… credo che più passi il tempo più io mi… come dire… innamori di te. Okay, stop, finito. Ah, aspetto altre lezioni di surf. Ciao ciao!” sputa fuori in un colpo e le parole di Liam si accavallano, giocano un poco tra loro e poi volano via. Ma restano, li, in quel cuore di una ragazza tra il fragile e il forte, tra il coraggioso e il pauroso. Sbatte gli occhi incredula e sorride.
“Okay, grazie per avermelo fatto sapere. Ciao ciao!” e nelle sue parole non c’è ansia, non c’è inganno, non c’è il trucco: solo una forte gioia che resta. Stacca la chiamata, si alza dal letto sfatto e si stiracchia un poco. Poi scende in piscina e prendendo la rincorsa, si butta in acqua. Riemerge, ancora vestita, totalmente bagnata e totalmente felice.
“Abbie? Abbie che cazzo fai?” sbotta sorpresa Ashley dal lettino dove è sdraiata. Abigail non risponde, sale la scaletta ed esce dalla piscina di spoglia, rimanendo con il costume viola e arancio di Minnie e ride. E la sua risata è un po’ uno sfogo, una liberazione, la nutella dopo una giornata di digiuno.
“Oggi c’è proprio un bel sole, Ashley. Molto bello, non trovi?” già, il sole. La cosa più idiota del mondo è quella che ti rende più felice a volte combaciano, ed Abbie ne ha la certezza, ormai.

 

 


































Buon pomeriggio donzelle! Bene, vi lascio un altro capitolo qua, fresco fresco. Presto la storia finirà. O almeno credo. Poi potrò dedicarmi totalmente a Bottiglie o boccali: prendere o lasciare, l'altra mia long. Grazie sempre a tutte, un bacio! xx
P.s. Il mio nick su twitter è @Sam597 , per qualsiasi dubbio. a presto :D x

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18. - Frittate. ***


 "Pretty, pretty please,
don't you ever ever fell like you're less than fuckin perfect.
Pretty, pretty please,
if you ever ever fell like you're nothing:
you're fuckin perfect, to me."




“Dlin dlin dlin dlin dlin dlin!” è lo squillo della video chiamata di Oovoo che riscuote Ashley dai suoi pensieri. Mittente: nome in codice per Ashley White. Ridicolo, pensa Ash. Risponde e lo schermo si tinge di nero.
“Niall, leva le mani dal mio portatile! ….No, ragazzi smettetela voi non vedrete nessuno! E’ mio il computer, usate i vostri!” si sente urlare e Ashley scoppia a ridere.
Poi un viso familiare compare e tutto torna normale. Un sospiro di sollievo.
“Ciao.” esclama allora Harry, un paio di Ray Ban quadrati e neri indosso, il petto nudo e i ricci scompigliati, il viso un po’ pallido. Sorride, in quel modo perfetto che nessun altro al mondo sa fare e Ashley rimane per un momento incantata.
“Harry!” esclama allora Eleonor per salvare in calcio d’angolo l’amica, intontita.
“Ciao Eleonor!” saluta Harry, visibilmente sorpreso dalla reazione di Ashley.
“Hey levati quella è la mia ragazza, spostati spostati!” si sente urlare e una testa bionda con un drink in mano saluta felice.
“Ciao piccola, come stai? Mi manchi un sacco!” urla ancora per sovrastare le altre voci che nel frattempo si sono fatte più forti.
“Ciao Angelo, tutto bene e voi? Anche tu mi manchi un sacco, torna presto! E per quanto riguarda il tuo ultimo messaggio… beh, sappi che ci rivediamo appena torni.” ride sommessamente, gli altri fischiano.
“Si ma, scusate, questa è la nostra videochiamata e i nostri portatili. Io mi sposto.” proclama Ashley leggermente alterata.
“Anche io.” la segue Harry. Ash si alza in piedi e Harry non riesce a non notare il suo fisico scolpito, i suoi capelli biondi e boccolosi che ricadono fin sotto il seno, il costume sbrilluccicoso che mette in risalto le sue forme, già ben pronunciate: Ashley è cosi dannatamente bella quanto cosi dannatamente stronza quanto cosi dannatamente sveglia. La ragazza muove qualche passo, poi si sistema davanti il portatile, posato su una sedia sdraio qualunque, sistemando anche i suoi occhi miele proprio nella videocamera, e per un momento Harry rimane pietrificato.
“Allora, dicevamo… ciao.” ripete, un po’ imbarazzata.
“Ciao.” risponde lui sorridendo, in quel modo che ad Ashley piace tanto.
“come stai?”
“bene, tu?”
“Adesso bene.” allude probabilmente alla chiamata. Ash sente qualcosa all’altezza dello stomaco, che la fa sorridere inaspettatamente, in quel modo che a Harry piace tanto.
“Mi manchi” e la realtà piomba su di loro come un macigno.
“Anche tu, Harry.” sussurra Ashley per non farsi sentire. Sa esattamente che le amiche stanno origliando e non vuole mostrarsi cosi… debole, sdolcinata, spontanea.
“Devo andare adesso, ma sappi che ti penso sempre, non riesco a dormire perché penso a te e mi manchi e tanto, e stop ho esaurito i minuti e mi stanno aspettando.” dice frettoloso Harry, sorridendo un poco.
“Va bene, a presto.” replica Ashley. Poi ci ripensa.
“Harry?” lo richiama un ultima volta.
“Si?”
“Volevo dirti che anche io ti penso un poco” e ride ma è una risata liberatoria. E’ il verde dei suoi occhi, che non può essere paragonato a niente. Quello strega, incanta, costringe. Solo Ashley non riesce a piegare. E anche attraverso un paio di occhiali quegli occhi si sentono addosso. Staccano la chiamata e Ashley sospira.
“Heilà, donzella! Qualcuno si sta facendo più distante di quanto già non sia, non è vero?” Matt. Scuote un poco i capelli, sorride mettendo in mostra le fossette. E’ un sorriso rigido. Compassionevole.
“Smettila, sto bene.”
“No, non è vero.” sospira, accomodandosi accanto a lei. “Io non ti giudicherò mai. Ma Ashley…”
“No, basta cosi. Non ho voglia di parlarne. Non con te.” e la White esce di scena.
 
Ashley entra in camera sua sbattendo la porta. Basta. Basta con le bugie, con boiate, con lo stress. Basta con le pressioni. Non se ne può più. Lei è bella, brillante, affascinante. Riesce a stregare con i suoi occhi nocciola ma potrebbe anche cadere da un momento all’altro. In una parola: figa. E’ figa, attrae il sesso maschile come poche ed oltre ad essere figa è anche spigliata. Indossa un vestito aderente con le pailette grigio, immancabili tacco quindici Louboutine rosse e pochette dello stesso colore. Vamos.
 
La musica è assordante, i colori non troppo nitidi, le bevande sempre di più. C’è gente ovunque e Ash a tentoni si presenta al bancone.
“Che ti porto?” un ragazzo sulla ventina, alto e biondo, le fa l’occhiolino, a più di te sedie distante da lei.
“La Sambuca più forte che hai.” replica fredda, squadrando il ragazzo ancora un poco e osservando sciattamente il suo cocktail in fase di preparazione.
“Ecco a te.” glielo porge e Ash tentenna un poco. Dannazione, basta con i ripensamenti, pensa, o la va o la spacca. “Ma attenta a quel ragazzo laggiù, dopo averti scopata non si ricorderà neanche di che sesso sarai.” ancora il barista. Alza un poco lo sguardo e lo scorge là, davanti a lei, seduto che la fissa, con quel suo bicchierone in mano e la musica assordante e un tizio che le fa il filo.
“Peggio per lui.” e in tre sorsi netti butta giù tutto quanto.
 
“La tua roba è quella.” sussurra accalorato, stringendola e baciandole la spalla nuda.
“Grazie.” bofonchia un poco Ashley alzandosi e recuperando velocemente i vestiti.
“Senti… Ashley, giusto? Beh, non vorrei dirtelo ma non credo che siamo fatti per stare insieme.” annuncia un po’ scocciato il biondo, accendendosi una sigaretta e aspirando il fumo avidamente “non fraintendermi, sei una bomba a letto ma… sono uno spirito libero. Sai cosa intendo?” e un’altra boccata di fumo arriva in gola. Ashley si aggiusta un poco la biancheria intima appena indossata e spalanca gli occhi. Nonostante sia di spalle il ragazzo avverte la tensione.
“Scusa, ho detto qualcosa che non va?” chiede, cauto. E proprio li, in quel momento, in quella stanza, in quelle fottute circostanze Ashley avverte quel qualcosa. Quel qualcosa che ti butta giù, che ti sbatte di qua e di la senza una meta e che proprio per questo ti rende vulnerabile e fragile: il senso di colpa. E Ash, proprio li, in quell'istante, lo avverte, forte, come un tuono a ciel sereno, come un tornado in una giornata piatta e senza vento. Lo avverte forte, come un vulcano capace di prendere e smorzare qualunque altro rumore che in quel momento ha luogo. Si volta, infilandosi il vestito.
“Senti, John, non mi interessa quello che hai da dire su di me.” e si infila anche le scarpe.
“E cortesemente, non fissarmi con quello sguardo da morto di figa, non mi avrai.” e adesso è pronta e lo squadra con quel suo sguardo magnetico e indecifrabile.
“Mi chiamo Jack, io.” borbotta arrabbiato il ragazzo, ciccando la sigaretta giunta al termine “e per la cronaca, ti ho già avuta.” aggiunge, facendole un occhiolino.
“Se per te avere significa farlo mentre si pensa ad un’altra persona… mmmmh, okay.” sbotta inorridita prendendo la borsa e andandosene. Ma quella verità, cosi amara, quanto terribilmente vera, le brucia come una ferita aperta.
 
La frittata è fatta. Uno di quei detti che non si capiscono, sembra. Frittata. Che avete contro le frittate? Sono buone. Essere contro le frittate vuol dire essere razzisti. La verità è che le frittate non vanno bene. Non nella vita vera, quando questo significa perdere tutto, combinare guai, non potere tornare indietro. Come le lacrime. Buttarle giù si può, ma non di certo ricacciarle dentro agl’occhi.



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Capitolo 20
*** Capitolo 19 - Bellezza. ***


"They got their guns out aiming at me, 
but I become near when they aiming me.
Me, me, me against them, me against enemies, me against friends.
Somehow they both seem to become one, a sea full of sharks and they all smell blood."




“Avevi ragione.” sussurra quasi affogandosi col cibo in bocca.
“su cosa?” chiede distratta l’altra, prendendo un sorso d’acqua.
“su tutto.” e parole cosi sincere non si sono mai sentite.
“non credo. Ti ricordi quando ti ho detto che… giusto, dimenticavo che io non te l’ho mai detto.” deglutisce, ma il groppo in gola di verità non scende.
“Cosa?”
“Non lo so…” c’è la luna piena e due ragazzi apparentemente puliti. C’è il cielo, limpido. C’è il vento leggero che accarezza le spalle nude di Ashley. Ci sono le stelle, luminose. Ci sono un paio di occhi verdi sinceri. E ce n’è sono un paio che di sincero hanno soltanto il banale colore nocciola. Che di banale in realtà ha ben poco. Belli.
“Ashley?!” posa le posate e preoccupato la guarda.
“Vedi Harry, non sono brava in certe cose. Devo dirti una cosa, che mi stritola dentro e non mi fa parlare. E’ da un po’ che devo dirtela, in effetti..” risponde vaga e inaspettatamente Harry sorride. Candido. Si sistema un ricciolo caduto dal nido di uccelli che ha al posto dei capelli e sorride ancora un poco. Bello.
“Aspetta. Prima voglio parlare io.” zittisce Ashley e lei si lascia zittire. Patetico, White. Tu sei patetica, a lasciarti zittire da un ragazzo.
“Dicevo, avevi ragione. Su di noi, intendo. Sulla lontananza, sul nostro rapporto che è rimasto  intatto, su tutte queste cose. Grazie,” e le prende la mano “ perché insomma… sei bellissima e mi aiuti quando ho bisogno di aiuto, mi stai accanto. Sono banalità, ma io queste banalità non le dico a molte. In effetti, l’ultima volta che le ho dette amavo quella persona e…”
“e cosa è successo? Oh, Dio, non è che vi siete lasciati?” chiede Ash preoccupata. Harry ride.
“… E adesso sono davanti a lei e tento di dirle che l’amo.” conclude Harry, completando con un piccolo sorriso che manderebbe all’altro mondo un fantasma. Ashley boccheggia.
“oh.” mormora imbarazzata. E oppressa. E affranta. E stanca.
“Grazie.” risponde allora, sorpresa. E oppressa. E affranta. E stanca. Ma bella.
 
 
“Come va?”
“Vado avanti. Tu come stai?”
“Bene, adesso. Qui, con te.” e le migliori parole sono nell’aria, non se ne vanno, restano. Matt e Zayn, spalmati sul divano di un negozio di arredi, di fronte ad una tv spenta per esposizione.
“Zayn, ho bisogno di chiederti una cosa, e vorrei che tu sia sincero.” chiede d’un tratto Matt, serio.
“Puoi chiedermi tutto quello che vuoi, lo sai.” risponde l’altro, leggermente riscosso dai suoi pensieri.
“Dovremmo davvero andare a vivere insieme? Insomma, ci conosciamo da troppo poco tempo, forse. E mia mamma ha cento cose da fare, non vorrei darle anche questo pensiero. E poi non mi va di spillarle soldi ogni volta. Magari dobbiamo aspettare. Io ancora non ho finito il liceo, tu hai gia diciannove anni. Mi sentirei un parassita, più di quanto non mi senta un parassita ogni santo giorno della mia vita in queste condizioni.” spiega un po’ imbarazzato, fissando la parete. Sente gli occhi caldi di Zayn addosso e non riesce a reggerli, non ora, non dopo un discorso del genere. Quando due giorni prima si era detto ‘ma si, dai, andiamo a vivere insieme’ sembrava una favola. Una favola che ogni ragazzo gay adolescente sogna da sempre, i fiori ogni mattina dopo una notte d’amore, la colazione a letto, un letto matrimoniale con davanti un gigantesco televisore al plasma, le lenzuola che profumano di lillà, la cucina fatta insieme. Un sogno. Un sogno complicato. Un sogno non fattibile. Un sogno che rimane un sogno, per molti.
“Matt.” pronuncia lento il suo nome, con un accento strano, non riconoscibile.
“Matt, guardami.” lo richiama ancora, e appena i loro occhi si incontrano è ancora magia, è ancora amore, è ancora passione, è ancora un sogno – “non è presto. In quest’ultima settimana siamo stati bene, o almeno, io lo sono stato. Bene, intendo. Bene dentro e bene fuori. Mi hai fatto ritornare cosi… innocente, vivo, non lo so spiegare. Matt, io e te ci meritiamo di vivere insieme. Con tutto il cuore. Le persone non capiscono come ci si sente.” parla ancora e ancora e tutto è più colorato e i divani sembrano più comodi e i cuori più leggeri – “ so che hai paura – continua – e ne ho anche io, tanta. Perché sono famoso, perché ho delle fan, perché non tutti capiscono quanto sia dura. Ma io ti amo Matt, e voglio farlo. Voglio svegliarmi con te e addormentarmi con te. E in un futuro chissà, riusciremo a rendere onore al nostro amore con un matrimonio.” e la conclusione, ah, la conclusione, dà cosi tanta forza a Ragazzo Fossetta che di slancio si sporge a baciare Ragazzo Gel, in una maniera che mai si era aspettato.
“Ti amo anche io, tanto.” e l’amore nessuno sa com’è, prima ti prende poi ti lascia poi ti butta giù. Ma cosi bello, pensa Matt, mai se ne sono visti. Cosi sinceri, cosi leali, cosi dannatamente veri.
E quando si staccano e i loro occhi si incontrano ancora e ancora, niente e più come prima, perché in quelle parole, in quei gesti, in quel bacio in particolare, c’è la firma su una promessa stampata in aria e corredata di “lo voglio.”
 
“HEY ZAYN, UN BEL SORRISO PER LA STAMPA!” ‘Click’. ‘Click’. ‘Click’. Centinaia di ‘click’. ‘Flash’. ‘Flash’. ‘Flash’. ‘Flash’ ovunque.
L’unico difetto dell’amore è che di certo non riesce a scacciare ‘click’. E ‘flash’. Né riesce a scacciare la verità al di fuori di un numero ristretto di un numero ristretto di persone.
Ma alla fine, chi realmente sa di che cosa è capace l’amore?
 
Non esistono persone belle e persone brutte. Esistono persone. Persone diverse da altre per origini, colore della pelle, lingue e religioni. Ma non solo. Esistono persone diverse per aspetto, interno ed esterno. Cosa sai tu delle persone che non conosci e che a prima vista sembrano non ispirarti niente che non sia un commento acido del tipo ‘che schifo di capelli’ oppure ‘come diavolo si è vestita quella’ o ancora ‘non troverà mai nessuno se continua in quel modo’? Cosa sai tu dei sacrifici, delle lotte interne con il proprio “Io”, dei pianti isterici, delle lacrime amare, dei sogni infranti? Cosa sai tu riguardo la ‘gente’? Perché per te è solo un ammasso di gente. Gente che va di qua e di là, che strepita in continuazione, che non si fa vedere, che tenta di farsi notare. Sai cosa sai di questa ‘gente’? Un cazzo. E c’è chi è bravo, e le scaccia, e se è il caso le pesta pure, ma non a pugni o a calci, a parole, e allora si che sono cazzi amari e ti senti anche offeso, nonostante tu sia un cazzone avariato. E poi c’è chi non riesce, non è pronto, non ci prova nemmeno perché non ne ha la forza emotiva e allora sta zitto, o si lascia picchiare, o peggio, comandare, sottomettere, rasentando la schiavitù psicologica e anche emotiva. Non risolvi i tuoi problemi prendendo di mira gli altri, non risolvi neanche i loro di problemi, che di certo non sono uguali ai tuoi. NON PUOI GIUDICARE. Non puoi sentirti in diritto di sparare sentenze, non puoi renderti cosi ridicolo. E sai perché non puoi? Non sei indignato, non hai rabbia repressa, o forse ce l’hai e non lo ammetti, non sei giustificato, non hai un buon motivo, non sei stanco della tua vita di merda: sei soltanto uno stronzo. Ficcati in quella testa di cazzo che niente e nessuno ti dà il diritto di esserlo. Perché non esistono persone belle e persone brutte. Esistono persone, tutte diverse.
 
 
 
“Non capisci niente, questa si che è arte!” sbotta divertita, tenendole teneramente la mano.
“Arte? Arte cagata, direi. Decisamente” ride Sam, con i capelli biondi che le ricadono più lunghi sulle spalle.
“Ma smettila, idiota!” la spinge Eleonor scherzosamente. Ma ugualmente forte per farla finire addosso ad un gruppo di turisti italiani.
“Scusate.” esclama imbarazzata, trascinandosi via l’amica.
“Che diavolo fai? Insomma, che figura di merda!” sbraita Sam, all’uscita del museo.
“E dai Sammy, rilassati.” sbotta divertita. Alza lo sguardo e il sole le illumina il viso abbronzato. Bella. Sorridono complici.
“Perché non sei con Louis? Insomma, sono arrivati da poco qui a Bath e avete passato pochissimo tempo insieme.”
“Perché non sei con Niall? Insomma, sono arrivati da poco qui a Bath e avete passato pochissimo tempo insieme.” replica allora divertita Sam facendo il verso all’amica.
“Volevo passare del tempo con la mia migliore amica che in questo periodo non mi ha mai abbandonato. E’ sufficiente?”
“Si, è sufficiente. E comunque, beh, anche per me vale lo stesso.” risponde la bionda, accennando un sorriso teso. Si siedono entrambe sugli scalini del grande museo un po’ fuori città e El si guarda un poco intorno non sapendo bene cosa dire e come iniziare un discorso. Proprio non ci riesce. Non comprende. Cosa succede a Sam. La scruta ancora un poco senza farsi accorgere e nota i lineamenti più solcati, lo sguardo più appannato, il corpo più esile. E prova, prova con tutta sé stessa a cercare un motivo plausibile a tutto questo, e cerca ancora ancora e ancora e un motivo non lo trova.
“Sicura sia solo per questo?” chiede, indifferente, osservando lo schermo del suo cellulare. Sam sussulta, e si volta a guardarla. Come può, come può farle questo? Si chiede. Una domanda simile Come a voler urlare ‘hey, hai un fottuto problema, sei una malata terminale, non puoi continuare così, lo dirò a tua mamma e a tuo padre’. Uno sbuffa scocciato. Respira forte, tentando di mantenere il controllo del suo sistema nervoso. Non ci riesce.
“Cosa stai insinuando?” chiede a sua volta, alzando di poco il tono della voce, ma non abbastanza perché El non se ne accorga. Ma d’altronde, che problemi ha lei? E’ bella, formosa. E’ una diva. Improvvisamente si irrigidisce.
“Io niente. Sono soltanto una mesta ragazza che chiede ad un’altra mesta ragazza se va tutto bene e se sia successo qualcosa. Anche implicitamente, ma l’ha fatto. Apprezza lo sforzo e sputa il rospo.” risponde pacata e a suo agio.
“Va tutto bene, accidenti!” – sbotta con tutta l’irruenza che ha in corpo alzandosi e scendendo rapida gli scalini dell’immensa pataccata d’acciaio dell’Holburne Museum, superando in velocità qualunque turista fermo a rimirare lo strano “monumento”. Sam scappa. Scappa da qualunque cosa e da chiunque. Da sé stessa. Dal mondo di merda che la sconvolge ogni volta. Niente la rende più viva della lunaticità quotidiana che la caratterizza e la plasma ogni santo giorno. E’ felice. Poi è stanca. Poi è infelice. Poi è arrabbiata. Non c’è un modo nell’universo per spiegare il carattere di Sam Bolton. Corre giù per le scale, inseguita da Piccola Foglia, con i capelli biondi e lisci che scuote al movimento dello scendere le scale.
“Sam! Sam! Dove vai! Sam!” grida Eleonor, correndole dietro. Una cosa è certa, non si sfida un corridore. La rincorre fin fuori la struttura, libere nel prato. Scatta di altri tre secondi e afferra di scatto la sua preda.
“Samantha che cazzo fai?” la sgrida ad alta voce, come una bambina e Sam abbassa lo sguardo, colpevole.
“Scusa…” mormora allora, alzando la testa e proseguendo “ scusa, se sono cosi tutte le volte sbagliata! Scusa se per il mondo faccio schifo.” e sul finale la voce va a puttane e tutto di lei va a puttane e il prato dell’Holburne Museum di Bath non ha mai conosciuto un corpo cosi bello spalmatoci di sopra, privo di sensi.
 

 
 

 




























































 

HERE I AM! Okay, c'è un po' di ritardo. Okay, parecchio ritardo. BUT! Sono qui. Evolevo fare pubblicità all'ltra mia ff che è parecchio non scagata e che si chiama Bottiglie o boccali: prendere o lasciare se passaste vi amerei ancora di più di quanto gia non vi amo. Non ho riletto tutto, perciò qualunqu errore eventuale scuatemi e segnalatemelo, rimedierò. Grazie, a tutti, a chi legge, a chi inserisce tra preferiti/ricordate/seguite e a chi recensisce perché siete pochi ma siete buoni e io devo tornare a vedermi Glee, che tanto mi piace e tanto amo. Ciao bellezze! x
P.s. c'è stato uno stacco temporale di circa un mese, si torna a Bath!

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 - Futuro. ***


 
I like to keep my issues drawn,
but it’s always darkest before the dawn.
And I’ve been fool and I’ve been blinde,
I can never leave the past behind.
I can see  no way, I can see no way.
 
So I like to keep my issues strong, it’s always darkest before the dawn.

 
 
 
 
 
“Oh mio Dio, non dirmelo, ti prego non dirmelo!” esulta allegra Abbie, sventolando le mani in aria e improvvisando una sorta di danza della felicità. Anche Ash riproduce urletti isterici e pieni di adrenalina. Sam sorride felice. O almeno cosi sembra.
“E quindi adesso che si fa?” chiede emozionata.
“Niente. Torno a Bath e mi porto dietro il contratto. Poi lo firmerò. E forse mi trasferirò a Los Angeles, accidenti non lo so! E tutto cosi irreale… un sogno. Che si avvera. Il mio futuro su un pezzo di carta. Epico!” proclama entusiasta. E tutto sembra più bello. Perfino gli occhi di Sam, che sono carichi di rancore, di speranze, di sogni infranti, di un futuro instabile quanto un bambino appena nato sui trampoli di un clown. E nessuno la guarda negli occhi, nessuno guarda quei grandi occhi verdi macchiati di cenere. Cenere rimasta di un futuro andato a fuoco senza bisogno di accendino.
 
 
 
 
 
E’ un uomo in camice bianco con aria professionale che esce dalla stanza numero trecentodieci dove la piccola Sam riposa su un bianco letto, come bianche sono le tende e bianchi muri e bianche  le pillole e bianchi i tubi e bianca la sua carnagione. Eleonor si alza di scatto, non preoccupandosi delle gambe molli e del tremolio delle dita che le suggeriscono riposo.
“come sta?” chiede con voce flebile, quasi un sussurro rotto.
“Le condizioni della sua amica sono stabili. Lo psicologo sarà qui a momenti.” risponde pacato il medico.
“Ps-psicologo ha detto? Perché? A che serve?” chiede ancora, a macchinetta.
“Mi dispiace, dobbiamo avvisare i familiari.” e con ultimo saluto si congeda. Respiri lunghi e profondi. Niall, accanto a lei, l’abbraccia stretta, senza parlare. Quando si staccano, d’improvviso, è perché un’infermiera si avvicina.
“L’orario delle visite è iniziato, se volete…” dice cauta, allontanandosi poco dopo. Un altro respiro lungo e profondo. Si incammina e apre quella stupida porta. Non sa cosa si deve aspettare. E appena l’apre, è tutto un pianto e le lacrime non cessano. La sua migliore amica stesa su un letto di ospedale, che respira male e che è più magra, più bianca, più stanca. Sta osservando il soffitto, confusa. Rigida. Il viso è asciutto, chiaro, perfetto. Nasconde gli occhi saggiamente. Sente una stretta al cuore ogni volta che la vede su un letto d’ospedale. La guarda e tutto quello a cui pensa è che quelle scene, quei momenti, quel disagio è già stato vissuto. In maniera completamente diversa, ma è stato vissuto. Peggio. Ma comunque vissuto. Eleonor entra, dopo aver bussato ad una porta aperta. Sam distoglie lo sguardo dal soffitto e lo posa sulla Piccola Foglia, sulla sua Piccola Foglia, che la guarda piangendo come se fosse una malata terminale, niente sapendo che in realtà, lo è.
“Ciao.” esclama, con sguardo indecifrabile.
“Ciao.” sussurra l’altra, asciugandosi un poco il viso e reprimendo ogni singolo singhiozzo.
“Come va?” chiede Sam, ancora apparentemente calma.
“Santo Dio, tu che chiedi a me come va. Ma Sam, stai sbroccando. Ma sul serio” risponde l’altra, sorridendo e scaturendo le risate della malata. Si avvicina cauta e si accomoda sulla sedia orribile posta proprio accanto al letto, Niall in piedi appoggiato allo stipite della porta.
“Disse quella preda di una valle di lacrime” borbotta allora la bionda, senza smettere di ridacchiare del tutto. Anche Eleonor accenna un risolino.
“Grazie. Sto bene. E tu?” svia, tentando di ricevere una risposta sensata.
“Oh, benone. Si mangia bene.” risponde con un sorriso. Lo stomaco di entrambe si chiude in una morsa.
“Capito.” deglutisce, inizia a sudare.
“Perché sei svenuta?” chiede di scatto, incontrando gli occhi verdi che tanto la scrutano, che tanto le insegnano, che tanto la amano e che tanto hanno paura. Paura. Sam smette di ridere e torna seria di colpo.
“Non avevo fatto colazione.” soffia, senza voce. Senza vita.
“Smettila.”
“E’ la verità!” sbotta adirandosi. Sente il sangue pulsarle, la testa scoppiarle, il cuore martellarle furiosamente in petto.
“No, non lo è.” grida El, alzandosi e scaraventando la sedia a terra per la foga “Qual è questa merda di verità, Sam? Quale?” chiede, urlando ormai, senza lasciare nessun dubbio per sé e per gli altri. Gli occhi scuri le bruciano, ma non quanto quelli di Sam.
“La verità è che ho paura. Tanta.” e il groppo in gola sembra sciogliersi e le lacrime le solcano il viso e niente è lasciato al caso e un cuore soffre, tanto.
“Ma di che diavolo puoi avere paura?” e prega, prega tutto e tutto insieme, prega che tutto questo finisca, prega che i problemi si aggiustino, prega che le malattie vengano curate, prega di stare bene.
“Non ho futuro. In nessun caso, in nessun senso.” sussurra, guardandosi intorno, spaesata.
“Cosa stai blaterando?” chiede piano El, sentendo ormai anche un po’ suo quel peso.
“Sai, ti ricordi, quando ci hai detto del contratto? e io ero tanto felice per te, tanto. E tutte lo eravamo. Molto. Ma poi è successo qualcosa, dentro me.” e più le parole escono più c’è un senso di oppressione grande, grande, grande “Ho iniziato a pensare che io ero una fallita,  in confronto a tutte voi. Non riuscivo ad accettarlo, ad assorbirlo, rinnegavo rinnegavo rinnegavo. Come una stupida. E un po’ lo sono davvero. Ho paura. Ho paura. Del futuro. Del dopo. Sono passata dalla paura del futuro a un restringimento dello stomaco in un momento. Ho ricominciato a non mangiare” sussurra il tutto quasi, come se non fosse vero, come fosse soltanto una favola alternativa da raccontare prima di andare a letto, senza alcun fondamento reale “e a vomitare. E Louis se n’è accorto. Abbiamo discusso, ho urlato. E tu… tu sei qui, con quello sguardo compassionevole, quel viso coperto dalle lacrime e quegli occhi cosi scuri… Mi sento inutile, questa è la verità. E lo sarò per sempre.” conclude, e un’ultima lacrima le solca il viso.
“Ascoltami bene: anche io ho paura. Del dopo. Tutti abbiamo paura del dopo. Ma sapere che ci sei tu, voi ragazze, Matt e perfino quello zoticone di Niall” si volta “scusa Angelo” ridendo e prosegue “mi fa sentire più forte. E io credo tantissimo in te.”
“ Anche io in te! Ma la paura rimane: io per ora rinuncio a tutto per il futuro, e se non ci riuscissi a fare ciò che voglio? Se lo facessi male? Ho paura…”
“Questo tu da sola puoi smentirlo. Ma io so che puoi, e la paura rimane, ma non se ne andrà mai e non deve andarsene! Magari diminuirà o magari aumenterà ma sarà quella che ti porterà al successo.” risponde sicura, senza tralasciare niente.
“ E se non ci riuscissi? Ho tanta paura.” replica con un fil di voce.
“Tutti ce l’hanno. Io anche ne ho. Molta più di te, perché io non sono brava quanto te in niente, se non nel canto, una delle mie poche se non l’unica ambizione. Però mi sforzo, mi impegno tutti i giorni. E’ già come dire che sei quasi arrivata. Solo che è complicato il quadruplo se non il quintuplo… Dobbiamo rischiare. E se fallisci, cambi strada. Sappiamo entrambe cosa vuoi fare. Rischia.” sorride sincera, senza pretese.
 
Il futuro non ha pretese per te. Sei tu che hai pretese per il futuro.
 
 
“Sono contento che ti hanno dimessa. Come ti senti?” chiede Louis, mascherando un sorriso sollevato.
“Anche io.” mormora l’altra. Sono entrambi distesi su un prato verde, con i fili d’erba che accarezzano la pelle liscia di entrambi e le nuvole che contornano un sole pallido ma non per questo meno caldo. Prende un bel respiro.
“Già.” sorride allora, teso. Non ha risposto alla domanda.
“E comunque, bene. Ho fatto quattro chiacchiere con lo psicologo.” aggiunge allora, come se l’avesse letto nel pensiero.
“E…?”
“E ne abbiamo parlato. Abbiamo parlato dei miei sogni. Della mia testa di cazzo. E di come posso avverarli. E’ stato… beh, non è stato semplice. Non sarò mai sollevata. Però alla paura si è aggiunta sicurezza, e sono tornata a splendere e niente mi farà retrocedere.” spiega decisa, con la voce un poco tremante. Louis sorride.
“Wow, è tornata la solita saccente Samantha. Mi mancava, in effetti.” replica ridacchiando. Sam gli colpisce il braccio con un leggero pugno.
“Idiota.” lo schernisce giocosamente.
“Ahio! Non dirmi che il tuo sogno è quello di diventare un pugile, perché cambio fidanzata seduta stante.” sbotta sarcastico, facendola voltare di scatto.
“Siamo fidanzati?” chiede, confusa e impaurita. Impaurita.
“Si, lo siamo. Certo. Prima rispondimi” replica ancora un po’ divertito.
“Voglio… diamine, voglio andare via. Il mio sogno è… diverso. O forse uguale a tanti altri. Ma è mio.” inizia la ragazza, alzandosi e mettendosi proprio di fronte Ragazzo Risata Facile, che la guarda curioso poggiato sugli avambracci “voglio andare via. Voglio… voglio andare in Irlanda, in Scozia, nel Galles. Voglio studiare lettere, voglio… voglio essere ciò che voglio. Il mio sogno è insegnare. Insegnare! Essere un punto di riferimento per centinaia di studenti. Voglio insegnare come si vive, voglio vivere, voglio insegnare. Adesso che lo dico a voce alta sembra tanto una cosa inimmaginabile ma… Ci pensi? Voglio insegnare inglese. In qualsiasi posto, ovunque. Voglio sentirmi utile.” e parla come un fiume in piena e Louis la guarda prima confuso, poi accigliato, poi sorridente.
“E’ una cosa bellissima.” sussurra, alzandosi anche lui, posando le sue labbra su quelle di Sam. Ma lei non ricambia il bacio.
“Che succede?” chiede allora lui preoccupato.
“Non ho finito.” prende un bel respiro, un altro. Il pezzo più brutto del suo futuro.
“Cos’altro c’è?”
“Vedi è… davvero drammatico. Ma questo è un sogno che potrebbe essere realtà e devo… seguirlo. Io ho il mio sogno, la mia strada, il mio cammino, il mio sole. E come ho detto è insegnare.” e lo guarda negli occhi, celesti.
“cosa stai tentando di dirmi?”
“Che ho il mio sogno. E non sei tu. Io… io… mi dispiace. E non voglio che tu dimentichi mai queste parole. Non posso più andare avanti cosi.”
“avanti come?” sussurra l’altro, con la gola secca.
“Nel mio futuro, nel mio piccolo paradiso… tu non ci sei. Io… non ti amo. I miei sentimenti sono cambiati. E non posso frenarli, cambiarli. Sono cosi. Sono stronza. Scusa.” e con la sua più recente freddezza lo guarda un’ultima volta e se ne va, e quegl’occhi celesti le restano.
Come aveva detto lo psicologo? “Non puoi tenere tutto Samantha. E’ come un sacrificio, che devi fare, come hanno fatto prima di te gli antichi greci. Devi sacrificare uno dei tuoi beni più grandi e devi… accartocciarlo. Devi.” ...Bello psicologo di merda.
 
Futuro. Iniziamo a scrivere sempre da una pagina bianca, quando dobbiamo parlare di esso. Futuro. Chissà che diavolo è, questo futuro. Ti monopolizza le giornate, i pomeriggi, gli anni, la vita. E’ egoista. Un po’ come il successo: sa perfettamente che per lui faresti qualsiasi cosa. Amici, amore, famiglia. Tutto buttato.
No, non è vero. Il fatto è che il futuro non viene cosi, di getto, bussandoti alla porta con tre tocchi secchi chiedendoti di immetterti nella tua vita futura. Sarebbe troppo facile cosi. Esso, invece, ti fa camminare, sfaticare, mandare a fare nel culo le persone che non devono essere presenti. E fa fare tutto a te. Ti fa costruire sé stesso senza bisogno di mattoncini rossi e cemento. Ma con le lacrime. E il sangue e il sudore e le ossa dure che ti serviranno. E’… difficile, proprio per questo. Perché sei tu l’artefice del tuo destino. Sei dentro una bolla, incastrato, non puoi uscirne. C’è chi non ne esce mai e chi trova uno spillo per bucarlo. E poi ci sei tu, che non hai idea di come fare, di dove iniziare, a cosa aspirare. Ma il sogno ce l’hai, come me, come lei, come lui, come tutti. E se hai paura, solo in questo caso, puoi farcela. Solo se hai questa paura, che ti agonizza giorno dopo giorno e che ti butta di sopra la forza di abbatterla con l’impegno. Tu ce la farai.
 

 
 

Shake it out, shake it out!
Shake it out, shake it out!
Shake it out shake it out!
Shake it out shake it out!
And it’s hard to dance with a devil on your back so SHAKE HIM OFF.


 

 




























































Buon salve! Si, ho aggiornato prestissimo. C'è solo un motivo: Marco. Marco è un mio caro amico. Ci conosciamo da un po' di tempo, durante questi anni abbiamo avuto litigi, anche un poco gravi. Ma... questo capitolo è per lui, con tanto di dialogo mio e suo. Lui... lui ha questa paura, che come un demone, lo sbatte di quà e di là e lo rende... timido. Non è un cagasotto. Semplicemente ha le idee chiare, sul suo futuro, come Sam, solo che non sa come cominciare. Vuole insegnare. E io credo in lui. E spero che dia uno scossone a questo suo demone, perché è cosi che deve andare. E magari tenerlo, ma appiattito, in modo che non dia fastidio. Realizza i tuoi sogni, Marco, perché te lo meriti. Tutti ce lo meritiamo.

Grazie a tutti per l'attenzione.

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