Come what may di nephaelibatha (/viewuser.php?uid=82056)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il matrimonio ***
Capitolo 2: *** Ferro ***
Capitolo 3: *** L'invito ***
Capitolo 4: *** Il Lumaclub ***
Capitolo 5: *** Sospetti ***
Capitolo 6: *** A lezione di Pozioni ***
Capitolo 7: *** Confessioni ***
Capitolo 8: *** La partita di Quidditch ***
Capitolo 9: *** Gelosie ***
Capitolo 10: *** Amicizia ***
Capitolo 11: *** Incomprensioni ***
Capitolo 12: *** A piccoli passi ***
Capitolo 13: *** Sorprese inaspettate ***
Capitolo 14: *** In trappola? ***
Capitolo 15: *** Fuga ***
Capitolo 16: *** Verità e menzogna ***
Capitolo 17: *** Un amore all'orizzonte ***
Capitolo 18: *** Dubbi e paure ***
Capitolo 19: *** Partenze ***
Capitolo 20: *** Festeggiamenti ***
Capitolo 21: *** Ideale ***
Capitolo 22: *** Inghilterra - Francia ***
Capitolo 23: *** Cenere ***
Capitolo 24: *** Impetuose e tempestive novità ***
Capitolo 25: *** La Quiete prima della Tempesta ***
Capitolo 26: *** Posta indesiderata ***
Capitolo 1 *** Il matrimonio ***
Come what may
01.
Il matrimonio
La cerimonia doveva ancora avere inizio. Gli invitati riempivano in
modo scomposto quasi tutti i banchi e i loro vestiti sgargianti
coloravano l'atmosfera piuttosto tesa che aleggiava in quel luogo. Sui
volti delle persone si intravedeva un primo accenno di ansia mal
mascherato da sorrisi tirati e forzati. L'ambiente era stato decorato
al meglio: c'erano fiori ovunque, sia sottoforma di ghirlande che
adornavano i banchi, sia di vasi posti all'entrata.
L'agitazione generale era quasi palpabile, ma sembrava che ognuno dei
presenti facesse buon viso a cattivo gioco con il proprio vicino,
celando una preoccupazione crescente.
Certamente quello non era il matrimonio che entrambe le famiglie si
erano aspettate. Non c'era la solita atmosfera di gioia e
serenità che metteva di buon umore perfino il più
scorbutico degli zii scapoli. Al contrario, tutti desideravano in
maniera recondita che la celebrazione terminasse in fretta e che quei
due giovani partissero per la loro luna di miele senza impedimenti.
Ogni lamentela espressa a bassa voce era diretta al consueto ritardo
della sposa, che poteva significare un sostanzioso attentato al patto
stipulato tra i genitori dei promessi.
Quando ormai anche i coniugi Malfoy cominciavano a manifestare una
certa impazienza, un'esclamazione di provenienza non definita
annunciò ai presenti l'arrivo della ragazza.
A quella notizia la folla di invitati si alzò
contemporaneamente proprio come se si fosse trattato di marionette anzi
che di esseri umani. Tutti gli sguardi erano rivolti verso una donna
bionda vestita di bianco, che incedeva con una certa sicurezza studiata
a lungo.
Aveva stampato sul viso il sorriso tipico di chi sa di stare per
raggiungere il proprio obiettivo. Avanzava sinuosamente provocando
occhiate di apprezzamento da parte degli uomini presenti, facendo
imbarazzare le rispettive mogli o fidanzate. Quasi tutti gli occhi
erano posati su di lei, tranne quelli dello sposo, che si muovevano
frenetici in cerca di qualcosa che non riuscivano a scorgere.
Lucius stava in piedi immobile al suo posto accanto all'officiante, e,
a differenza delle altre persone, sembrava turbato dall'apparizione di
quella donna. Era il suo matrimonio: avrebbe dovuto far vedere ai
parenti quanto fosse felice per quella scelta che altri avrebbero
definito sensazionale, avrebbe potuto almeno dare soddisfazione a suo
padre che si era tanto impegnato per gestire l'organizzazione della
cerimonia, ma non ci riusciva. L'unica reazione che ebbe alla vista di
lei fu un sospiro silenzioso. Eppure la ragazza che gli stava venendo
incontro ancheggiando non era affatto un cattivo partito, lui stesso
l'aveva selezionata, però la sentiva adatta semplicemente al
suo corpo, e non al cuore.
Si voltò verso quella che sarebbe stata sua moglie e si
sforzò di rivolgerle un sorriso affascinante che sfoggiava
solo nelle occasioni migliori. Non poteva negare che fosse una
splendida creatura: i capelli mossi biondi raccolti in un'acconciatura
non troppo elaborata, il nasino alla francese e gli occhi chiari
lievemente a mandorla le davano un aspetto accattivante e tentatore cui
gli uomini difficilmente opponevano resistenza. Lei finse di
arrossire, per simulare quel pudore virgineo che ormai non possedeva
più da tempo, e gli porse una mano affinché lui
la baciasse. Lei gli rivolse per un attimo un'occhiata appassionata
sotto lo sguardo allibito dell'officiante, poi entrambi si girarono
frontalmente attendendo che la cerimonia avesse inizio.
Erano state appena pronunciate le prime parole, quando all'improvviso
echeggiò un rumore di tacchi da donna.
L'andamento era solenne ed elegante allo stesso tempo, come se la fonte
di quel suono si spostasse misurando i passi uno ad uno. Tutti gli
invitati si voltarono in direzione della ritardataria con sguardi di
rimprovero, che si trasformarono all'istante in occhiate di scandalo
alla vista dell'abbigliamento della ragazza. Quest'ultima indossava un
abito senza spalline aderente e lungo, che le dava un'aria misteriosa e
affascinante più di quanto già non fosse.
Incedeva con passo sicuro affiancata da un'altra fanciulla che invece
avanzava timorosa piena di vergogna. Le ultime arrivate si accomodarono
ad un banco libero noncuranti dei mormorii di dissenso generali e si
apprestarono a seguire la cerimonia come se niente fosse.
<< Ti guardano tutti male per come sei vestita! Ti avevo
detto di scegliere un altro colore, sai, il nero non è
proprio adatto ai matrimoni: porta sfortuna! >>
sussurrò la prima con una preoccupazione mal celata.
L'altra sorrise tranquillamente analizzando con gli occhi l'ambiente
circostante. << Beh, vista la situazione direi che mi
è concesso permettermi un po' di teatralità, non
trovi? E poi sono solo superstizioni, se il matrimonio andrà
a monte non sarà certo colpa del colore del mio vestito,
Marianne >>.
<< Quindi hai deciso? Lo farai? >>
<< Lo farò perché io l'ho scelto,
non certo perchè mi ha costretto a farlo, sia ben chiaro!
>>
La loro conversazione dovette terminare perché alcuni
invitati si girarono intimando loro di fare silenzio. Le due donne
ammutolirono all'istante, scambiandosi uno sguardo significativo al
riguardo. L'arrivo delle due ragazze aveva generato uno scompiglio
generale: i parenti di entrambe le parti continuavano a partorire una
cascata di commenti velenosi, alimentata da quelli dei vicini e
così via, e tutto ciò aveva provocato una
confusione crescente, tanto che l'officiante fu costretto ad
interrompere momentaneamente la cerimonia, con evidente disappunto
della sposa.
Lucius sembrava assorto in una rete di pensieri fittissimi, e non
riusciva a staccare lo sguardo dalla donna appena giunta. I loro occhi
per un attimo si incontrarono, e quel contatto visivo, seppure a
distanza, causò nelle loro anime un tumulto profondo.
Fu lei a chinare il capo per prima, come se quella breve comunicazione
le avesse ferito le pupille, costringendola ad abbassare la testa.
Percepì lo sguardo premuroso di Marianne su di sè
e si affrettò a dirle che stava bene per evitare che le
rivolgesse domande cui non voleva rispondere, poi cercò di
rimanere impassibile e di concentrarsi sulla ripresa della celebrazione.
Le succedeva sempre così quando fissava le iridi grige di
quell'uomo: qualcosa dentro di lei, la cui natura non era nemmeno in
grado di definire, si scioglieva lentamente, mentre il cuore le saltava
nel petto uccidendola dolcemente.
Le parole dell'officiante la riportarono alla realtà,
rapendola da quei pensieri così intimi.
<< Se c'è qualcuno che è contrario
a questo matrimonio parli ora o taccia per sempre... >>
Nell'udire pronunciare quella formula, Narcissa sussultò
fremendo di paura.
Spazio
Ringraziamenti: che ve ne pare? Dovrete aspettare il prossimo capitolo
per capire la particolarità di questa storia! :) Spero che
vi sia piaciuto l'inizio, intanto ne approfitto per farvi gli auguri ^.^
La vostra Cissy (di nuovo in azione!)
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Capitolo 2 *** Ferro ***
Tre anni prima…
02. Ferro
La presenza della Foresta Proibita si notava appena nelle tenebre.
Cielo e alberi apparivano come una cosa sola ad occhio nudo: entrambi
sembravano pezzi di stoffa cuciti insieme per formare il grosso e
spesso mantello della notte. Nonostante l'oscurità recitasse
da protagonista in quel nero teatro, si riuscivano ad intravedere due
figure che camminavano velocemente sul prato. Esse indossavano
rigorosamente abiti dello stesso colore dell'ambiente che le
circondava, in modo tale da camuffare il loro spostamento con una
tecnica mimetica piuttosto ordinaria. Non avrebbero dovuto trovarsi
lì, in pieno inverno e per giunta ad un'ora improponibile,
ma ciò che le aveva spinte ad uscire dal castello e,
così facendo, ad infrangere le regole, costituiva una
priorità rispetto a uno stupido coprifuoco. Se tutto fosse
andato secondo i loro piani, allora avrebbero conseguito due obiettivi
nel giro di poche ore. Erano abili, sì, ma trascorrere sei
anni ad Hogwarts aveva insegnato loro che l'abilità serviva
a ben poco se la fortuna non la sosteneva costantemente. Quasi non
avvertirono il freddo pungente tentare di penetrare nella carne
lasciata scoperta dai vestiti e dal pesante mantello, tanta era
l'eccitazione che le animava. Si inoltrarono nel folto degli alberi
accompagnati solo dal fruscio dei loro piedi a contatto con il terreno,
controllando più volte di non essere seguite.
Una volta al riparo nell'immensa foresta, accelerarono il passo per
raggiungere il luogo in cui si sarebbe dovuto tenere l'incontro. La
presenza di luci chiare e soffuse leggermente più avanti
indicò loro che erano quasi giunte. Man mano che si
avvicinavano, l'ambiente diventava sempre più nitido, e alla
loro vista comparvero diverse persone vestite anch'esse di nero, gli
occhi fissi su di loro.
"Sbaglio o ti avevo detto di non tardare? Perché devi fare
in modo che ogni volta l'attenzione ricada su di te, Malfoy?"
domandò con un sottile velo di ironia Rodolphus, strizzando
l'occhio di nascosto all'amico. Lucius, che era appena arrivato insieme
a Bellatrix, scrollò le spalle in segno di noncuranza.
"Allora, quali sono queste grandiose informazioni?" chiese la ragazza
con voce fremente.
Fu Evan Rosier a rispondere, mentre passeggiava attorno agli altri
ragazzi riuniti in cerchio. "Pare che la fortuna sia dalla nostra
parte, cari amici. Gira voce che ci sia un mago che voglia ripulire il
mondo di Babbani e Mezzosangue per affidarlo solo a noi Purosangue, gli
unici degni eredi di questo pianeta. Non sappiamo bene ancora chi sia,
il suo nome è sconosciuto, ma è molto
determinato, ed è in cerca di seguaci che prendano parte al
suo piano. Quei pochi fortunati che l'hanno visto compiere magie sono
rimasti incantati dalle sue straordinarie doti, e alcuni lo definiscono
già il fututo Merlino. Non è magnifico? Abbiamo
finalmente trovato chi ci libererà da questa ridicola
servitù, dobbiamo soltanto avvicinarci a lui. Magari
potrebbe perfino prendere il controllo di Hogwarts attraverso di noi.
Ve lo immaginate? Finalmente padroni del mondo, i maghi regneranno
senza più ostacoli. Questa è la nostra grande
occasione".
Quando il ragazzo terminò il suo discorso, l'eccitazione
lasciata dalle sue parole era quasi tangibile. Tutti i presenti erano
stati così piacevolmente colpiti da quanto avevano sentito,
che inizialmente nessunò osò interrompere
quell'atmosfera cospiratoria.
"E se non fosse vero?" azzardò Mulciber scioccamente senza
prevedere la reazione dei suoi compagni. "Voglio dire,
perché dovremmo fidarci di un tizio sconosciuto che si vanta
di essere la reincarnazione di Merlino?"
Lucius, immaginando quali tumulti avrebbe potuto provocare
quell'affermazione, precedette tutti, cercando di mantenere la calma
tra i membri della riunione. "Hai ragione, Mulciber. Forse il nostro
amico Rosier si è lasciato prendere la mano e si
è limitato ad illustrarci un progetto di un uomo che
sembrerebbe uscito dalle fiabe di Beda il Bardo. Fortunatamente, io ho
provveduto a raccogliere qualche prova per dimostrare che il Mago in
questione è tutto fuorché frutto di una fantasia.
Ecco a voi" affermò prelevando dei fogli piegati da una
tasca interna del mantello e porgendoli a Mulciber stesso. Bellatrix si
girò di scatto verso Malfoy, indispettitasi per il fatto che
il ragazzo non le avesse mostrato in anteprima quelle preziose
reliquie.
"Sono copie della Gazzetta del Profeta mai state pubblicate e
riguardano proprio l'uomo in questione. Trattano di episodi
riconducibili a lui, magie straordinarie. Il Ministero le ha censurate
dopo la scoperta di un recente omicidio, sempre opera di colui che si
fa chiamare Lord Voldemort" illustrò Malfoy con una certa
abilità oratoria, mentre gli altri si passavano i fogli come
se fossero stati cimeli di Salazar Serpeverde. "Convincerebbero perfino
il più cieco degli increduli" aggiunse guardando Mulciber
con un ghigno arrogante.
Yaxley, che fino a quel momento era stato in disparte e non si era
nemmeno scomodato per osservare con i suoi occhi le prove di Lucius, si
fece avanti con un'aria di sfida nei confronti di Malfoy.
"Non è il primo che avanza idee di questo genere, e non
sarà nemmeno l'ultimo. Queste non sono testimonianze valide,
dovremmo ottenere informazioni più specifiche, magari
attendibili, la Gazzetta del Profeta spaccerebbe per un mago potente e
oscuro perfino mia nonna di novantasette anni" disse con disprezzo
guadagnandosi il sorrido compiaciuto di Mulciber.
Lucius non si lasciò impressionare dalla testardaggine del
ragazzo, ma si limitò ad annuire riprendendosi
ciò che aveva distribuito. "D'accordo, visto che il nostro
amico si è nominato paladino della verità, si
incaricherà anche di raccogliere prove maggiormente
sostanziose. La prossima riunione è stabilita tra due
settimane" così decise, e prima del suo congedo prese
Bellatrix per un braccio e lanciò uno sguardo significativo
a Yaxley.
Il fuoco nel caminetto della Sala Comune Serpeverde scoppiettava
pigramente, donando quel po' di calore che ancora serbava all'unica
persona seduta sulla poltrona vicino alla finestra. Narcissa dormiva
profondamente, con un libro aperto in grembo e una spessa coperta di
lana che le copriva a malapena le ginocchia. Si era recata
lì dopo cena, come era sua consuetudine, per la lettura
serale. Aveva prolungato la sua permanenza in attesa della sorella, ma
era scivolata in un sonno profondo senza rendersene conto. Mentre
riposava era ancora più affascinante di quando era sveglia:
il capo leggermente chinato di lato e appoggiato allo schienale, i
boccoli biondi sparsi sulle spalle e il corpo rannicchiato in posizione
fetale.
Sussultò bruscamente non appena udì un vociare
basso avvicinarsi. La sorpresa si impadronì del suo volto
ancora pervaso dai segni del sonno, e i suoi occhi ispezionarono
l'ambiente circostante, ricordandole perché si trovava
là e non nel suo confortevole letto. Nel momento in cui vide
comparire Bellatrix con Lucius Malfoy, notoriamente il ragazzo
più attraente di tutta la scuola, ma con cui lei non aveva
mai voluto avere niente a che fare, si svegliò del tutto.
"Bellatrix!" esclamò alzandosi dalla poltrona e guardando la
ragazza come se avesse appena baciato un Mezzosangue. "Dove diamine eri
finita? Ti ho aspettato fino a tardi, poi mi sono addormentata... sei
uscita di notte?! Nostro padre sarebbe furioso se solo..."
inveì puntando l'indice, gesto che compiva spesso quando si
alterava. "Cissy, quante volte ti ho detto che non devi preoccuparti
per me?" la interruppe Bellatrix ignorando tranquillamente le domande
riferitele dalla sorella minore, che la osservava sconvolta.
"Ma..."
"Niente ma, non c'è nulla da spiegare, io me ne vado a
dormire" si congedò salutando entrambi con un cenno secco
della mano, salendo le scale verso il dormitorio femminile.
Narcissa fissò la figura della donna allontanarsi, poi
spostò il suo sguardo sconcertato su Lucius, che aveva
osservato l'intera scena con un'espressione canzonatoria. "Posso sapere
che ci facevate tu e mia sorella a quest'ora di notte, fuori dal
castello quando c'è un coprifuoco da rispettare?"
domandò avvicinandoglisi incrociando le braccia.
Malfoy posò gli occhi prima sul libro che la donna aveva
lasciato sulla poltrona, poi squadrò Narcissa con occhi
maliziosi provocandole un rossore istantaneo. Infine, dopo una lunga
pausa, riprese la sua postura usuale, spostandosi verso il caminetto
per spegnere le ultime fiamme del fuoco. "Beh, di certo non ci siamo
rinchiusi in una stanza per leggere insieme un romanzo rosa".
Quella frecciatina, per quanto sottile, riuscì benissimo a
raggiungere la diretta interessata, che spalancò la bocca e
poi la richiuse subito dopo, mentre il suo cervello lavorava frenetico
in cerca di una frase altrettanto pungente con cui controbattere.
"Se vuoi farti espellere dalla scuola infangando il tuo cognome fai
pure, ma non coinvolgere mia sorella nelle tue scappatine notturne"
sibilò la ragazza alzando un sopracciglio in segno di sfida.
Lucius, che nel frattempo si era diretto verso le scale che portavano
ai dormitori maschili, si voltò appena udì quelle
parole e le lanciò uno sguardo più che eloquente.
La fissò intensamente con occhi inquisitori facendola
sentire a disagio e le lasciò una sorta di ammonimento prima
di andarsene.
"Prima non capivo perché gran parte dei ragazzi non volesse
avere una relazione con te, ma adesso è tutto più
chiaro. Sei talmente rigida che perfino un pezzo di ferro è
più malleabile di te"
Narcissa rimase pietrificata da quelle frasi. Difficilmente si lasciava
impressionare da qualcuno e quando succedeva lo stupore era quasi
sempre passeggero. Questa volta, però, qualcosa l'aveva
colpita nel profondo, eliminando le solite barriere che costruiva per
proteggersi dalla gente. Riprese fiato e piano piano si riscosse,
incamminandosi anche lei verso il proprio letto.
Arrivò in camera senza rendersene conto e, una volta
distesa, fissò pensierosa il soffitto. Dovunque posasse lo
sguardo le sembrava di rivedere quegli occhi grigi che la scrutavano e
accusavano senza pietà.
Spazio
Ringraziamenti: Finalmente dopo le ultime settimane scolastiche
martellanti posso rilassarmi e dedicarmi alla mia storia! :) quest'anno
mi hanno proprio spremuta come un limone u.u siamo al secondo capitolo,
con cui spero di essermi guadagnata la vostra curiosità, ma
la smetto di blaterare per conto mio e inizio a rispondere alle vostre
recensioni :D
Bellislady: wow, grazie! spero
di aver mantenuto costante il tuo interesse per la storia :) fammi
sapere cosa ne pensi di questo secondo capitolo!
BekkaMalfoy: devo ammettere che
rileggendo la tua recensione mi sono scompisciata di nuovo xD alcune
cose non me le ricordavo proprio! aaah sei un genio comico <3 mi
sa che ho messo in crisi un po' tutti con questo capitolo! ah, ma
questo è un caso a parte, giuro che non dirò
niente in anteprima stavolta u.u grazie per farmi ridere ogni volta,
non so come fai ^_^ ahahha la cosa più bella è
"ahoo, è arrivata la bionda ossigenata!" ahahahah me lo sto
proprio immaginando xD bene, sono proprio curiosa di leggere cosa
scriverai riguardo a questo capitolo! per ora già so che
amerai Lucius alla follia (più di quanto tu non faccia
adesso u.u) nella prima parte! grazie per l'interpretazione comica, non
sarebbe lo stesso senza <3
Giuliii: oooh Giulii, quanto
amore sgorga dalle tue parole <3 <3 hahahaha si, in
effetti mi ci sono proprio impegnata a descrivere gli sguardi intensi
che si scambiano e sono contenta di averti colpita! (dillo che ora hai
poster ovunque di Lucius u.u) ooh quanti pensieri e quante supposizioni
gironzolano in quella bella testolina :D temo che dovrai aspettare un
po', però, prima di testare le tue teorie... appuntatele, mi
raccomando ;) sono felice che sei un coniglietto saltellante, la stessa
cosa vale per me quando aggiorni Mya! a proposito, questo mi ricorda
che non mi hai più mandato niente è.è
ora non puoi accusare me, in quanto ho appena pubblicato, quindi sei
con le spalle al muro, baby! grazie infinite, Giuli, è
sempre un piacere leggere le dolciurie che mi scrivi <3
Sbarauau: Ciao! anche se ti
ho già risposto privatamente, pensavo fosse giusto citarti
nei ringraziamenti. Grazie per il tempo che mi hai dedicato leggendo e
appuntando le tue critiche, davvero, non è da tutti!
Sicuramente dopo i tuoi consigli farò molta più
attenzione a delle mie mancanze dovute in parte alla stanchezza, in
parte alla fretta ;) Magari nelle fanfiction lunghe è
più facile commettere degli errori, forse perché
si è più concentrati sulla storia in
sè e ci si lascia prendere la mano dagli eventi, mentre in
una one-shot, o in una composizione più breve si riesce a
dominare meglio i personaggi. Comunque bisogna dedicare il giusto tempo
alle correzioni, cosa che ora potrò fare senza impedimenti
esterni. Per quanto riguarda le critiche ai personaggi credo che forse
tu sia stata un po' troppo precipitosa! Sai, il problema di questi
personaggi, come tu ben saprai, (visto che anche tu scrivi su di loro
:D) è che la Rowling non li ha mai descritti così
profondamente da permettere al lettore di immaginarseli completamente.
Quello che voglio dire è che magari lei ha preferito
lasciare libertà di immaginazione, per questo è
naturale che ci siano punti di vista divergenti. Il mio intento non
è, e non sarà mai, quello di stravolgere il
lavoro della Rowling, anzi, tutto il contrario! Quindi penso, come ti
ho già scritto, che potresti cambiare idea a storia
conclusa. In ogni caso vorrei che guardassi anche il contenuto e non
solo la forma :) A presto!
Francyslytherin: Ciao!! ooh, non
preoccuparti, questi pc fanno brutti scherzi ogni tanto ;) sono
contenta che ti sia piaciuto l'inizio, spero che sia così
anche per il seguito!! un abbraccio e fammi sapere :)
Ayumi_L: Sono contenta che
ti sia piaciuto! speriamo che ti intrighi anche questo secondo
capitolo, allora :) un abbraccio!
Lily_Cissy: ooooh che bello
ritrovarti!! ti stavo già dando per dispersa! uhu quante
domande a cui non posso rispondere xD davvero, non posso dirti nulla, e
per avere risposta dovrai aspettare un po' di capitoli mi sa! che bello
riaverti tra le mie seguaci, ora voglio sapere cosa ne pensi di questo
secondo capitolo, mi raccomando ^^ un bacio <3
Ora lascio a
voi la parola e intanto vi auguro un buon inizio estate! :D
Cissy
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Capitolo 3 *** L'invito ***
03. L'invito
La Sala Grande era allestita come tutte le mattine, l'unica differenza
era che pochi studenti erano seduti a tavola e si godevano le delizie
che essa offriva. Narcissa era scesa presto per la colazione proprio
perché sapeva che a quell'ora non c'era quasi nessuno, e
quella scelta, sebbene lei volesse negarlo, era stata dettata
soprattutto dal timore di incontrare Malfoy.
Quando la donna raggiunse la propria postazione, infatti,
tirò un sospiro di sollievo, poiché la tavola dei
Serpeverde ospitava solo alcune studentesse. Quando gli occhi di
Narcissa si posarono su una ragazza che lottava con un cucchiaino
contro un budino al limone, un'espressione interrogativa si
disegnò sul suo volto.
"Alanis, che ci fai qui a quest'ora?" le chiese posandole una mano
sulla spalla e facendola sussultare involontariamente.
"Narcissa, mi hai fatto prendere un colpo! Oggi ho gli allenamenti di
Quidditch subito dopo colazione, e devo anche sbrigarmi se non voglio
rischiare di vomitare su qualche compagno di squadra".
Narcissa fece una smorfia di disgusto e si sistemò meglio
sulla panca, mentre il suo stomaco si chiudeva sempre di
più. Si rese conto solo in quel momento del significato di
quelle parole, e si voltò in sua direzione di scatto,
facendola sobbalzare di nuovo.
"Hai detto allenamenti di Quidditch?"
Alanis annuì addentando una fetta di pane ben cosparsa di
marmellata, mentre il suo volto si distendeva in un'espressione
soddisfatta. "E di solito scendete tutti presto per la colazione?"
chiese, cercando di assumere il tono più vago possibile.
"Tu non me la racconti giusta, ragazza! Avanti, chi ti interessa?"
Mentre formulava la sua domanda, Alanis spostò il suo
interesse dal cibo all'amica, alzando un sopracciglio in segno di
curiosità.
Narcissa si lasciò sfuggire un piccolo sbuffo, poi, eludendo
accuratamente gli occhi castani della ragazza, iniziò a
giocherellare con le posate sul tavolo.
"Nessuno... più che altro vorrei evitare alcuni membri della
tua squadra" disse, rimanendo sorpresa del fatto che l'amica fosse
riuscita inspiegabilmente ad estorcerle la verità, seppure
parziale.
"Oh beh, se le cose stanno così allora non avrai problemi,
sono una delle poche a scendere prima, di solito".
Una voce dal tono suadente interruppe il discorso delle due donne,
rivolgendosi ad Alanis per richiamare la sua attenzione.
"Ehi Burke, giocherai tu da battitore per la prossima partita, Nott si
è fatto male a un polso" annunciò Lucius
scavalcando la panca per sedersi con un gesto fluido ed elegante.
Appena lo vide, Narcissa represse a stento un'ondata di irritazione che
attraversò ogni fibra del suo essere.
"D'accordo, ma devo allenarmi per bene!" rispose Alanis sorseggiando il
suo succo di bolle con una certa avidità.
"Sei la nostra unica speranza, Rodolphus non sarebbe in grado di
colpire nemmeno un Grifondoro a terra!" commentò con un
ghigno in direzione dell'amico che gli sedeva di fronte, e che gli
sferrò da sotto il tavolo un calcio, mancandolo. Lucius rise
di gusto, addentando una fetta di torta alla melassa. Narcissa intanto
cercava di rilassarsi, nonostante ogni singolo nervo fosse teso e
pronto a scattare. Si sentiva come una preda in procinto di scappare
dal cacciatore, e la sicurezza che mostrava quel dannato ragazzo di
certo non la aiutava a mascherare il suo disagio.
"Vorrei tanto sapere cos'ha da ridere" sussurrò
più piano che poté all'amica, che
ridacchiò davanti a tanto cinismo.
Sfortunatamente, l'udito di Lucius era notevolmente sviluppato e
captò perfettamente il sussurro di Narcissa.
"Forse rido perché sembra che tu abbia ingoiato una scopa,
Black" disse a voce abbastanza alta da farsi sentire da tutti i
Serpeverde presenti, lanciando un'occhiata di sfida alla ragazza, che
avvampò all'istante. Immediatamente tutti si bloccarono non
appena udirono le parole di Malfoy, e Narcissa avvertì i
loro sguardi stupiti e incuriositi allo stesso tempo.
Se avesse potuto, avrebbe ridotto al minimo la distanza fra loro e
avrebbe graffiato la faccia di quel maleducato arrogante fino a far
diventare la sua risata un pianto infantile, ma si trattenne dal
rovinarsi le mani.
"O forse hai preso troppa aria stanotte e l'ossigeno ti ha dato alla
testa" sibilò sollevando il mento con orgoglio. Espressioni
di stupore e di scherno nei confronti del ragazzo riempirono
all'istante la tavola, mentre il viso di Malfoy si infiammava per la
rabbia. Narcissa non era ben sicura della reazione che egli avrebbe
avuto, ma lei non era di certo il tipo da lasciarsi prendere in giro
senza reagire. E poi, dare una lezione agli arroganti le era sempre
piaciuto: era come incarnare la giustizia per qualche attimo. Fu
Rodoplhus ad impedire che Lucius controbattesse, ricordandogli che
dovevano recarsi agli allenamenti. Prima di andarsene del tutto,
però, Malfoy lanciò un'occhiata di avvertimento
in direzione della ragazza, provocandole un lungo e fastidioso brivido
sulla schiena.
"Caspita, non ho mai visto niente del genere" commentò
Alanis scrutando con curiosità la figura dei due ragazzi che
si allontanavano a grandi falcate.
"Che vuoi dire?" Narcissa si voltò in direzione dell'amica,
riprendendosi dalla recente discussione eristica.
"Che Lucius non perde mai tempo con chi capita, e questo vuol dire
qualcosa" le fece notare con una leggera pacca sulla spalla, prima di
congedarsi a sua volta, lasciando l'altra in preda ai pensieri.
**
L'aula di Pozioni era semivuota quando Narcissa vi entrò. Si
diresse verso la sua solita postazione, notando che il professor
Lumacorno frugava nelle sue scartoffie in cerca di qualcosa. Lo
salutò con un sorriso e sistemò le sue cose
vicino al suo calderone, ansiosa di scoprire quale fosse l'oggetto
della lezione di quel giorno.
"Signorina Black! E' un piacere vedere che i miei alunni migliori
decidono ogni anno di seguirmi con tanto trasporto... continuo ad
annoverarla fra la cerchia dei pochi fortunati che partecipano alle
riunioni del Lumaclub, con il suo permesso". Lumacorno
abbandonò il suo tavolo per avvicinarsi alla credenza e ne
estrasse delle boccette dal contenuto indescrivibile, ammiccando con
aria bonaria in direzione della studentessa. Narcissa
ascoltò le parole con uno scintillio compiaciuto negli
occhi, osservando i suoi movimenti veloci ed esperti. "Ne sarei
lusingata, professore".
"Perfetto! Allora non potrà mancare alla prima cena che si
terrà questa sera, immagino. Alle otto in punto"
esultò l'uomo rischiando di far cadere una boccetta di
cristallo dalle sue grosse mani. La ragazza trattenne un attimo il
respiro alla vista di quella scena, poi rispose con entusiasmo
all'invito del professore.
"Certo, non mancherò"
"Ah, quasi dimenticavo, che sbadato! Volevo estendere l'invito anche al
signor Malfoy, ma non lo vedo... ".
Il battito cardiaco della donna si fermò di colpo, mentre il
suo volto diventata più pallido del solito.
"Come, scusi?"
"Sì... credo che in quest'ora abbia gli allenamenti di
Quidditch, non capisco perché un ragazzo del genere perda
ancora del tempo dietro a uno sport così stupido! Sono
sicuro che lei potrà parlargli al posto mio e dirgli di
stasera, ne sarei lieto!" trillò Lumacorno disponendo tutto
l'occorrente sul tavolo, ignorando la reazione sconvolta dell'alunna.
Narcissa batté le palpebre più volte, come per
dare del tempo a se stessa per comprendere ciò che stava
accadendo.
"Malfoy... "
"Malfoy è il pezzo mancante della mia collezione... oh, si
parla per metafore, naturalmente" la bloccò il professore,
dirigendosi verso la fine dell'aula per chiamare gli altri studenti.
"Professor Lumacorno, io... "
"Lei è la persona più adatta per parlare e
spiegare al signor Malfoy come si svolgono le nostre riunioni,
sarà... diciamo, il suo tutor in questa nostra piccola
avventura" confermò l'uomo annuendo soddisfatto. La ragazza
tentennò, aprendo e chiudendo la bocca più volte,
in cerca di qualcosa di adeguato da rispondergli.
"Io non... "
"Mi sta dicendo di no?"
Il volto dell'uomo si trasfigurò all'istante, come se una
nube lo avesse oscurato con il suo passaggio.
Narcissa si affrettò a far tornare il sereno sul suo viso,
simulando un sorriso rassicurante.
"Ovviamente no, è solo che... "
"Eccellente!" esclamò Lumacorno prima che lei potesse dire o
fare qualcosa per spiegarsi. "Mi fido di lei, signorina Black"
aggiunse, dopo aver accolto con un saluto vigoroso gli studenti che
occupavano i rispettivi posti.
"Dannazione" imprecò lei sottovoce, sistemandosi meglio
nella sua postazione. Non poteva essere vero: Malfoy avrebbe iniziato a
frequentare il Lumaclub e a lei era stato assegnato il fastidioso
compito di comunicarglielo. Proprio Malfoy che non si era mai impegnato
in quella materia a differenza sua; questo era uno smacco terribilmente
insopportabile perfino per lei.
Una volta terminata la lezione di Pozioni, Narcissa uscì
dall'aula come una furia, pronta a far esplodere la rabbia che si era
tenuta dentro durante la durata della spiegazione. Ripose i libri nella
borsa mentre camminava veloce, e per poco non si scontrò con
Alanis, che le stava venendo incontro placidamente. "Narcissa!"
esclamò sorpresa di fronte alla sua inspiegabile fretta.
"Alanis, dov'è quell'idiota di Malfoy?" le
domandò pronta a riprendere la sua corsa non appena avesse
ricevuto una risposta.
"Vedo che sprizzi amore da tutti i pori, eh?" commentò
l'amica, aumentando pericolosamente il livello di impazienza e
nervosismo dell'altra. "Comunque non lo so, abbiamo finito da poco gli
allenamenti... "
Non riuscì a finire la frase che Narcissa era scattata di
nuovo, mossa da un irrefrenabile impeto. Proseguì a
quell'andatura per almeno cinque minuti, finché non si
ritrovò nei corridoi e fu obbligata a rallentare il passo
per cercare Lucius con lo sguardo.
Dopo pochi minuti alla fine lo trovò: appoggiato al muro con
un'espressione soddisfatta, sorrideva compiaciuto mentre i suoi amici
si complimentavano con lui per l'abilità dimostrata durante
gli allenamenti.
Il solito esibizionista pensò Narcissa riducendo gli occhi a
fessura per scrutarlo meglio.
Si avvicinò a lui con la calma di un assassino, mentre i
capelli le dondolavano sulle spalle in modo aggraziato. Non appena la
vide, il ragazzo si immobilizzò, serrando la mascella. Il
sorriso scomparve dal suo volto, ma fu solo per un attimo: una reazione
che solamente lei riuscì a cogliere.
"Malfoy, dobbiamo parlare" disse lei, interrompendo Nott che stava
raccontando di come Lucius aveva virato all'ultimo, evitando di
sfracellarsi contro gli spalti.
Il suo intervento portò il silenzio in mezzo al gruppo di
amici, che la guardavano stupiti e incuriositi allo stesso tempo.
Poi, vedendo che il ragazzo non reagiva, si rivolse a lui di nuovo.
"Adesso" ringhiò, provocando una serie di versi di stupore
da parte degli altri ragazzi. Ad un cenno svogliato di Lucius si
dileguarono all'istante, non smettendo di gettare occhiate indefinite a
Narcissa, che fissava il ragazzo come per incenerirlo con gli occhi.
Non appena rimasero soli, lui cambiò posa, raddrizzandosi
per sovrastare la ragazza con la sua altezza.
"Vedo che hai corso per venire da me... ti sono forse mancato?" la
stuzzicò sorridendo sornione.
"Che cosa hai fatto per meritarti un invito al Lumaclub?"
Dal volto di Lucius scomparve l'espressione derisoria per lasciare
posto ad una sinceramente stupita.
"Come, scusa?"
Narcissa aggrottò le sopracciglia, incrociando le braccia di
fronte a quella reazione che nemmeno lei si era aspettata. "Qualcosa di
meritevole devi averla fatta per forza, l'anno scorso sei riuscito a
ottenere un voto decente in Pozioni solamente perché
ricattavi un ragazzino affinché ti facesse copiare i suoi
compiti. Lumacorno ti ha sempre detestato, e adesso improvvisamente ti
invita a far parte delle sue riunioni private. Che cosa è
cambiato?" gli domandò in tono perentorio, cercando di
mettergli pressione.
"Hai ragione. Ho sempre considerato Pozioni una materia inutile,
però in effetti mi farebbe comodo fare buon viso a cattivo
gioco con Lumacorno..." disse il ragazzo ridacchiando.
Narcissa lo incenerì con lo sguardo nuovamente, poi gli
puntò l'indice contro il petto per ammonirlo.
"Ascoltami bene: io mi sono guadagnata l'appartenenza al Lumaclub,
perciò non permetterò a te e ai tuoi giochetti di
soffiarmi il posto".
"Oh, ne sono più che sicuro" sussurrò
squadrandola intensamente dalla testa ai piedi, come a voler misurare
con lo sguardo quanto potesse essere pericolosa.
"La prima riunione è stasera, alle otto in punto" gli
comunicò con una freddezza che sfoderava solo con chi se lo
meritava.
"Mi stai invitando a cena?"
"Preferirei ardere viva sul rogo piuttosto che uscire da sola con te"
sibilò con un falso sorriso prima di girarsi per riprendere
la strada verso la lezione successiva.
"Ah dimenticavo..." aggiunse voltandosi in sua direzione, a pochi passi
da lui. "Lumacorno mi ha chiesto espressamente di dirti di indossare la
divisa da Quidditch stasera, adora terribilmente quello sport".
Così disse, poi iniziò a camminare nella
direzione opposta per raggiungere l'aula di Incantesimi, mentre un
sorrisetto soddisfatto si disegnava sulle sue labbra rosee.
Spazio
Ringraziamenti: eccomi qui prima della mia partenza verso il paesino
più sperduto che ci sia
xD
sì, volevo lasciarvi un regalo prima di abbandonare il caldo
afoso di Roma e ritirarmi come un eremita al mare! Buone vacanze anche
a voi, dovunque andiate :D Per ora vado di fretta, spero vogliate
perdonarmi se non rispondo immediatamente alle vostre fantastiche
recensioni *_* giuro che presto inserirò le risposte!
Un saluto
fresco e colorato :)
Cissy
|
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Capitolo 4 *** Il Lumaclub ***
04.
Il Lumaclub
L’ufficio
di Lumacorno era stato addobbato per il meglio in occasione di quella
serata speciale.
Ghirlande di
bacche e fiori colorati decoravano deliziosamente le pareti costellate
dalle numerose fotografie che ritraevano il professore in compagnia
degli studenti più brillanti cui aveva avuto
l’onore di insegnare.
Tutti i
volti immortalati nei rettangoli appesi al muro sorridevano
soddisfatti, contribuendo ad aumentare l’allegria generale
che sembrava essere la protagonista assoluta di quell’evento.
L’ultima volta che Narcissa aveva partecipato ad una riunione
del Lumaclub era stato alla fine dell’anno precedente,
occasione in cui l’atmosfera era risultata piuttosto tesa e
fiacca a causa dell’imminente arrivo dei vari esami che gli
studenti avrebbero dovuto sostenere. Adesso, invece, l’aria
frizzante e carica di energia che si respirava nello studio aveva
contagiato gli invitati che chiacchieravano in piena spensieratezza.
Come sempre,
la ragazza notò che la maggior parte dei privilegiati che
partecipava a quegli incontri esclusivi apparteneva alla Casa dei
Serpeverde, e questo non fece altro che aumentare il suo orgoglio
già abbondantemente sviluppato. Tutto stava procedendo
secondo il programma ideato dall’organizzatore: la cena a
buffet era appena comparsa su due lunghi tavoli disposti in modo tale
da lasciare spazio al centro della stanza, e tutti gli invitati stavano
aspettando con ansia il discorso di apertura del professore che avrebbe
permesso loro di saziare gli stomaci brontolanti. Tuttavia, qualcosa
tratteneva Lumacorno dall’innalzare il calice in uno dei suoi
trillanti brindisi, qualcosa che aveva dipinto sul suo volto
solitamente placido un’espressione contrariata. Narcissa
sostava in piedi in un angolo, la mano destra che sosteneva
elegantemente il bicchiere di cristallo al cui interno spumeggiava un
liquido dal colore simile all’oro sbiadito. La sua figura
risultava distaccata dal resto della massa che rideva sguaiatamente, ma
senza dare meno nell’occhio. Fasciata in uno dei suoi
deliziosi vestiti color smeraldo che sfoggiava solo in occasioni
mondane che richiedevano una certa cura, brillava come un diamante
prezioso in mezzo a una manciata di pietre prive di alcun valore.
Intratteneva conversazioni leggere con i compagni che la guardavano
ammirati, sfoggiava le sue doti civettuole per il semplice gusto di
ricevere occhiate adoranti da parte dei ragazzi e sfoderava il solito
repertorio di sorrisi che aveva appreso studiando attentamente sua
madre.
In quelle
occasioni Narcissa si sentiva nel suo elemento: le feste erano sempre
state un momento di frivolezza alternativo alle giornate che si
susseguivano serie e composte all’interno del castello della
sua famiglia. E anche se ad Hogwarts la vita era decisamente
più emozionante, partecipare a qualche evento di quel tipo
di tanto in tanto riusciva sempre a rendere il suo umore più
gradevole e sereno. Felice com’era, non si accorse del
turbamento presente sul volto di Lumacorno, che stava avanzando con una
certa fretta verso di lei.
<<
Signorina Black, devo parlarle un minuto >> le disse,
trascinandola via da un gruppetto di ragazze che le si era formato
attorno.
<<
Di cosa si tratta, professore? Qualcosa non va? Sono tutti in
trepidante attesa per il brindisi … >>
<<
Si tratta di Malfoy e Lestrange; io volevo approfittare di questo
momento per integrarli ufficialmente nel nostro Lumaclub, ma non sono
ancora arrivati. E’ sicura che il signor Malfoy abbia capito
che fosse proprio stasera? >> domandò
l’omone, torturandosi le mani in segno di evidente agitazione.
<<
Beh, non farei affidamento sul livello di intelligenza di Malfoy, ma
sono sicura di essere stata abbastanza chiara riguardo
all’invito per stasera >> rispose la ragazza,
senza evitare di nascondere un sorrisetto di derisione.
All’improvviso Yaxley, che durante le poche battute che si
erano scambiati professore e alunna era rimasto nelle vicinanze a
origliare, si intromise nella conversazione con fin troppa premura.
<<
Non deve preoccuparsi, professore. Posso parlare io in difesa dei miei
compagni: li ho visti allenarsi a Quidditch per tutto il pomeriggio in
vista della partita di lunedì. Sono certo che è
per questo motivo che si sono attardati tanto e conoscendoli so che si
dilungheranno ancora un po’. Non c’è
bisogno di aspettarli ulteriormente, a questo punto. >>
Narcissa non
riuscì ad ignorare la consistente nota di
malignità con cui il ragazzo pronunciò quelle
frasi, ma questo non la sconvolse più di tanto, anche
perché ciò significava che Yaxley odiava Malfoy
tanto quanto lei. Forse un alleato le avrebbe fatto comodo nella
piccola guerra a favore della giustizia che aveva dichiarato a Lucius
quella mattina stessa. Fu così che, nonostante la
consapevolezza di non potersi gustare la reazione di Lumacorno nel
vedere Malfoy alla festa con indosso la divisa da Quidditch le
procurasse un dispiacere, indirizzò un sorrisino di
approvazione diretto al ragazzo.
<<
E come mai tu non sei con loro ad allenarti, signor Yaxley?
>> domandò l’insegnante, inarcando
un sopracciglio cespuglioso.
<<
Perché personalmente preferisco partecipare alle sue
riunioni, professore, piuttosto che dedicarmi a uno sport che potrei
praticare anche in altri momenti della giornata >>
rispose il giovane con prontezza, sfoggiando un sorriso luminoso che si
accordava perfettamente al suo modo di fare ruffiano.
Lumacorno
annuì in modo poco convinto, poi si diresse al centro della
stanza cercando di nascondere la propria delusione agli occhi degli
ospiti. Dopo un breve discorso che risultò scarno e privo
del solito brio che contraddistingueva il professore, tutti si
fiondarono verso i tavoli ricolmi di cibi prelibati.
<<
Detesto risultare antipatico, ma credo che la verità e la
giustizia vengano prima di tutto il resto >>
sussurrò Yaxley, trattenendo Narcissa che stava per imitare
gli altri e riempirsi il piatto.
<<
Oh, lo credo anche io >> rispose lei con poco entusiasmo,
guardandosi intorno per scegliere la pietanza che avrebbe assaggiato
per prima.
<<
Sai, conosco abbastanza bene Lucius da poter dire che è
pieno di sé a livelli stratosferici, quindi approvo in pieno
la lezione che gli hai impartito questa mattina. E dopo ciò
che ho riferito poco fa non credo che Lumacorno sarà
così contento di invitarlo di nuovo ad una delle sue
riunioni esclusive >> sogghignò il ragazzo,
accompagnando la fanciulla verso il tavolo più vicino.
<<
Credevo che tu facessi parte dello stesso gruppo di Malfoy e che di
conseguenza lo idolatrassi come fa tutto il resto del mondo
>> affermò Narcissa, concentrando la sua
attenzione sull’ultimo pezzo di torta alla melassa rimasto
nel grande vassoio d’argento che lo ospitava. Yaxley si
irrigidì all’istante nel momento in cui quelle
parole giunsero alle sue orecchie, come se costituissero un affronto
personale.
<<
Posso dire di avere la sfortuna di condividere con lui gli stessi
amici, ma io non idolatro affatto Malfoy. E’ la persona che
più si allontana dal mio modo di essere, specialmente per il
suo comportamento supponente e arrogante >>
ribadì il giovane, offrendosi di aiutare Narcissa a farsi
strada in mezzo al fiume di persone accalcate attorno ai tavoli.
<<
Nemmeno io condivido il suo atteggiamento, specialmente se finisce per
intralciare quello di studenti onesti e rigorosi >>
aggiunse la ragazza, prendendo posto ad una delle poltrone disposte
intorno al camino, per gustarsi finalmente la parte di dolce che aveva
salvato dalle fauci avide dei compagni.
<<
Ma io non mi riferivo al suo andamento scolastico, sto parlando di come
ha avuto il coraggio di trattarti a colazione. Me l’ha
raccontato Rod durante gli allenamenti di questa mattina, e credo che
se fossi stato presente, a quest’ora Malfoy si ritroverebbe
disteso sul letto dell’Infermeria. >>
Narcissa
deglutì quello che le sembrò il boccone
più pesante che avesse mai ingoiato in vita sua.
All’inizio aveva ignorato la cattiveria con cui Yaxley aveva
gettato fango su Malfoy in presenza di un docente, perché
era abituata a quel tipo di comportamento fastidioso, ma che in fin dei
conti non costituiva una considerevole minaccia. Però non
era riuscita ad ignorare il modo in cui adesso il giovane tentava di
portarla insistentemente dalla sua parte. Così,
cercò di alleggerire l’atmosfera, riconducendola
alla spensieratezza iniziale.
<<
Oh, sono sicura che la mia risposta sia stata sufficiente, credimi. So
essere piuttosto tagliente quando voglio >>
<<
Non ne ho dubbi! Spero di non dover mai essere vittima delle tue ire in
futuro, non potrei sopportarlo >> disse il ragazzo,
rilassando improvvisamente la mascella per liberarla in un sorriso
ammaliante.
Il resto
della serata passò con il tipico andamento rapido che
caratterizza i momenti di piacere.
Lumacorno
recuperò il suo buon umore, concedendo ai propri ospiti
perfino l’onore di assistere al racconto delle sue
formidabili gesta compiute in gioventù. Infine, dopo che gli
studenti si furono sbizzarriti nelle stravaganti danze proposte
dall’insegnante, tra cui un tipico passo irlandese che
riuscì a realizzare alla perfezione solo
un’imbarazzatissima Alecto Carrow, la festa
terminò.
Narcissa e
Yaxley salutarono Lumacorno e si incamminarono insieme alla fila di
persone che si dirigeva verso le rispettive Sale Comuni.
<<
Sai già con chi farai la ricerca di Pozioni per la prossima
settimana? >> le domando all’improvviso il
giovane, rompendo il silenzio in cui si erano immersi dopo essere
usciti dallo studio dell’insegnante.
<<
Oh, beh, io pensavo di … >>
<<
Anche io pensavo che potremmo fare coppia io e te, verrebbe fuori una
ricerca perfetta! >> esclamò Yaxley,
interrompendo la fanciulla che in realtà aveva in mente la
sua amica Alanis come partner. Tuttavia, si limitò ad
accettare la proposta senza troppe cerimonie e salutò il
ragazzo non appena giunsero nella Sala Comune dei Serpeverde. Yaxley si
congedò subito, incamminandosi in direzione dei dormitori
maschili con passo baldanzoso. Narcissa, invece, indugiò per
un po’ davanti al camino all’interno del quale
scoppiettava un fuoco pigro. Senza che lei potesse opporvisi in qualche
modo, la sua mente rievocò la scena che aveva avuto luogo la
sera prima, quando Lucius le aveva scagliato contro parole cariche di
disprezzo. “Prima non capivo perché gran parte dei
ragazzi non volesse avere una relazione con te, ma adesso è
tutto più chiaro. Sei talmente rigida che perfino un pezzo
di ferro è più malleabile di te.” La
voce del giovane le rimbalzò ripetutamente nella testa,
proprio come se l’avesse appena udita e non si trattasse di
un ricordo. Beh, come vedi ti sbagli, Lucius. A quanto pare Yaxley non
la pensa come te al riguardo.
Narcissa
aveva appena terminato di formulare quel pensiero carico di orgoglioso
riscatto, quando un rumore sordo catturò la sua attenzione,
facendola voltare verso l’ingresso della Sala Comune. In
piedi sulla soglia, con il volto contorto da una rabbia a stento
repressa stava Malfoy, che per sfogarsi aveva appena dato un calcio a
una sedia. La ragazza sobbalzò vistosamente, incrociando le
braccia per proteggersi istintivamente dalla furia del giovane. Lucius
non si era accorto della presenza della donna nella stanza,
così si ricompose all’istante, anche se non era
accompagnato dalla solita aria spavalda e sicura. Era completamente
zuppo, segno che aveva trascorso veramente la serata
all’aperto e a contatto con la pioggia incessante precipitata
durante tutta la notte. Indossava sopra i vestiti un mantello nero,
interamente bagnato anch’esso.
<<
Lumacorno ha chiesto di te >> lo informò
Narcissa, trovando il coraggio di parlare da chissà quale
angolo remoto del cervello. Lucius si tolse il pesante mantello e si
avvicinò anch’egli al fuoco, per trovare un
po’ di calore dopo la brutta serata che aveva passato.
Lanciò un’occhiata veloce alla fanciulla che si
era visibilmente irrigidita al suo arrivo, ma non riuscì a
distogliere lo sguardo da ciò che i suoi occhi incontrarono.
Non si era mai reso conto di quanto fosse deliziosamente graziosa la
piccola Narcissa Black, tutta boccoli e occhi azzurri, che adesso lo
guardava con aria sconcertata. Non le aveva mai prestato particolari
attenzioni da quando era giunta ad Hogwarts, dal momento che era solo
un pulcino sperduto che seguiva sua sorella come un’ombra.
Eppure, adesso le aggraziate forme intrappolate in
quell’elegante vestito color smeraldo gli confermavano che
indubbiamente si trovava in presenza di una donna dotata di una
bellezza sensazionale. Si maledisse interiormente per essere stato
così cieco in passato, e in parte quella visione paradisiaca
riuscì a spazzare via il ricordo della pessima serata. Dopo
qualche attimo, Lucius riuscì a riprendere il controllo di
sé e allontanò brutalmente lo sguardo da lei.
<<
Sarai stata contenta di non vedermi stasera, così anche
questa volta sei rimasta l’alunna modello che tutti i
professori vorrebbero avere >> sibilò Malfoy,
con gli occhi grigi in cui lampeggiava il riflesso del fuoco fissi in
direzione del caminetto.
Come la sera
precedente, Narcissa rimase disarmata dalla freddezza che quel ragazzo
così arrogante le riservava gratuitamente.
<<
Spero che gli allenamenti di questa sera siano serviti a qualcosa.
Magari sarà la buona volta che Serpeverde riesce a vincere
la prima partita dell’anno >>
ringhiò lei, voltandosi velocemente per raggiungere le scale
che l’avrebbero portata ai dormitori femminili. Lucius
seguì con lo sguardo la sua perfetta silhouette che si
allontanava, colpito dalle parole con cui la donna si era rapidamente
congedata.
Rimase per
qualche minuto a fissare il fuoco inizialmente senza capire, mentre
lentamente la verità si faceva strada nella sua testa; poi
afferrò le sue cose e si diresse verso la sua stanza con una
nuova e pericolosa consapevolezza in pugno.
Colgo
l’occasione per scusarmi fino alla morte per questa
imperdonabile assenza. Sono DUE anni che non aggiorno e sono
già abbastanza mortificata per essere sparita. Ma era da un
po’ di tempo che meditavo di ricomparire e continuare
ciò che avevo lasciato in sospeso, quindi se vorrete ancora
seguirmi vi prometto che questa volta non vi abbandonerò. Vi
ringrazio infinitamente per le splendide recensioni che mi avete
lasciato l’ultima volta, siete sempre così care
che mi scaldate il cuore. Spero che questo capitolo possa appassionarvi
in qualche modo e riaccendere il desiderio di seguire ancora questa
coppia che rimarrà per sempre la mia preferita. Dopo questo
notevole lasso di tempo è d’obbligo chiedervi come
sta andando la vita e se qualcosa è cambiato. Mi auguro di
risentirvi e di recuperare nonostante questo piccolo gap che ci ha
separate …
Un abbraccio
alla “a volte ritornano”.
Cissy
|
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Capitolo 5 *** Sospetti ***
05. Sospetti
La mattina seguente Narcissa si svegliò in forze, pronta ad
affrontare quello che il giorno le avrebbe riservato, come se
ciò che era accaduto la sera precedente fosse solo un brutto
ricordo da rimuovere al più presto. Dopo lo scontro tra lei
e Lucius, la ragazza era rimasta a fissare il soffitto della propria
camera cercando di calmare il battito impetuoso del suo cuore. Malfoy
aveva dimostrato di conoscere alla perfezione tutti i modi possibili
per farla infuriare, e questa irritante consapevolezza
l’aveva tenuta sveglia finché la stanchezza non
aveva preso il sopravvento, attirandola nelle dolci grinfie di Morfeo.
Fu così che, nonostante le poche ore di sonno che aveva
sulle spalle, quella mattina la fanciulla si alzò carica e
con le idee ben chiare. Percorse con un andamento piuttosto concitato
il tragitto che separava la sua stanza dalla Sala Grande, intenzionata
a raggiungere al più presto la sua amica Alanis per
raccontarle ciò che era accaduto alla riunione del Lumaclub.
Come si era aspettata, la trovò che si stava ingozzando
delle solite prelibatezze che la cucina di Hogwarts non mancava di
offrire in ogni occasione.
<< Narcissa! >> esclamò
l’amica, concedendo alla ragazza la deliziosa vista del cibo
ridotto in poltiglia all’interno della sua bocca.
<< Alanis sei una fogna! Ringrazia che io abbia
abbastanza fame da non rovinarmi l’appetito per colpa tua
>> esclamò la giovane, cercando di cancellare
dalla mente quella visione disgustosa prima di indirizzare lo sguardo
alle pietanze disposte davanti a lei. Alanis in tutta risposta fece
spallucce e posò gli occhi avidi sul pezzo di torta rimasto
nel suo piatto. << Allora, come è andata la
festa di ieri sera? >>
Narcissa le riferì tutto quello che era successo per filo e
per segno, soffermandosi in particolar modo sulla lunga chiacchierata
con Yaxley e sullo scontro verbale avuto poi con Malfoy. Mentre
riferiva l’accaduto all’amica, avvertì
il furore provocatole in precedenza dall’impertinenza del
giovane farsi strada di nuovo nelle sue vene.
<< Caspita, dovete essere repressi tutti e due per
scattare così facilmente >>
commentò Alanis, ignorando l’espressione sconvolta
che si era dipinta sul volto della compagna.
<< Io non sono repressa! E’ stato lui a
scaraventare quella sedia con un calcio e ad aggredirmi così
come ha fatto ieri a colazione >> esclamò
Narcissa, torturando con la forchetta la fetta di torta che era
riuscita a sottrarre alle mire espansionistiche della ragazza che le
sedeva accanto. Alanis alzò le mani in segno di resa,
capendo al volo che l’argomento “Malfoy”
risultava ancora troppo delicato per essere affrontato con tutta quella
leggerezza. << Parli del diavolo …
>> sospirò divertita, dando una gomitata
all’amica per segnalarle l’arrivo di Lucius, che
fece il suo ingresso trionfale nella Sala Grande chiacchierando
animatamente con Rodolphus.
<< Scommetto che starà rimproverando il suo
amico per avergli rubato la scena durante gli allenamenti di Quidditch
di ieri sera … >> commentò
sarcastica Narcissa, manifestando il suo disappunto in un rumoroso
sbuffo.
<< Non vorrei recare offesa alle tue doti deduttive, ma
credo che sia successo qualcosa di veramente serio ieri. Stamattina
mentre scendevo per la colazione ho beccato Malfoy e Nott che parlavano
fitto in Sala Comune, ma quando mi hanno vista hanno fatto finta di
niente e si sono ritirati nel loro dormitorio per continuare il
discorso. Peccato, per una volta avrei voluto essere io la prima a
diffondere la notizia di uno scandalo … >>
confidò Alanis, abbassando d’un tratto la voce,
come se stesse rivelando un segreto succulento.
<< E per di più, adesso sta confabulando anche
con Lestrange! >> aggiunse, come a cercare di convincere
la compagna mettendola davanti al fatto compiuto.
Narcissa la ascoltò scettica, spostando gli occhi
dall’amica ai due ragazzi che adesso si erano fermati,
tenendosi a debita distanza dal tavolo dei Serpeverde. Continuavano a
parlottare a bassa voce, mentre Rodolphus scuoteva ostinatamente la
testa in segno di preoccupazione. Forse c’era davvero
qualcosa che bolliva in pentola, nonostante Alanis fosse famosa per le
sue congetture che la maggior parte delle volte si rivelavano solo
frutto di una fin troppo fervida immaginazione.
All’improvviso, Lucius distolse lo sguardo
dall’amico e si accorse che gli occhi azzurri di Narcissa lo
stavano fissando con insistente curiosità.
I due giovani rimasero congelati in quel contatto visivo eloquente per
qualche istante, entrambi colti visibilmente di sorpresa. Fu la ragazza
a ridestarsi per prima, tornando a concentrarsi rapidamente su Alanis,
e Lucius fece altrettanto, focalizzando l’attenzione su
ciò che gli stava dicendo Rodolphus.
<< Già, sembrano proprio avere
un’aria cospiratoria >> confermò
Narcissa, cercando di togliersi di dosso l’immagine dei
profondi occhi grigi di Malfoy che le scrutavano l’anima.
Finirono di mangiare mentre la fanciulla era talmente assorta nei suoi
pensieri che non si accorse di essersi alzata dalla tavola per seguire
la compagna fuori dall’enorme sala. Eppure, la confusione
generale che la pervadeva in quel momento non le impedì di
accorgersi – non poteva esserselo immaginato – che
gli occhi attenti di Lucius la osservavano di nascosto mentre andava
via.
Bellatrix Black camminava spedita lungo uno dei labirintici corridoi di
Hogwarts, diretta in biblioteca per dedicarsi alla ricerca sulle
Maledizioni Senza Perdono assegnata dal professore di Difesa contro le
Arti Oscure. In realtà, l’approfondimento era
fissato per la settimana successiva, ma l’argomento aveva
destato così tanta curiosità nella ragazza da
spingerla ad accrescere subito le sue acerbe conoscenze. Camminava
velocemente, i lunghi e ricci capelli neri le danzavano attorno,
rendendola minacciosamente bella.
Riusciva ancora a sentire nella sua testa la voce del professore che
metteva in guardia gli studenti riguardo alla natura malvagia di quel
tipo di magie che aveva sempre affascinato la fanciulla. Assumere il
totale controllo fisico e mentale di una persona trasformandola in
un’ubbidiente marionetta; avere il potere di togliere la vita
con un solo, fluido gesto della bacchetta; e infine, di gran lunga
quella che aveva attirato di più l’attenzione, la
maledizione Cruciatus: prendere il sopravvento sulla vittima
infliggendole un tormento interiore da cui era impossibile fuggire. Un
brivido di piacere pervase la schiena magra di Bellatrix, stampandole
un sorrisino compiaciuto sulle labbra piene. Amava l’effetto
che la Magia Oscura aveva su di lei: era come rimanere abbagliati da
una potente luce, sapeva che l’eccessiva
luminosità le avrebbe ferito gli occhi, ma
l’attrazione era troppo forte per essere spezzata. Sebbene
durante tutti gli anni trascorsi ad Hogwarts i professori di Difesa
avessero chiarito abbondantemente che bisognava combattere contro quel
tipo di Magia, la ragazza continuava a pensare che essa non costituisse
un pericolo. Gli incantesimi ordinari le erano sempre risultati
piuttosto noiosi, creati appositamente da maghi vigliacchi che non
volevano spingersi oltre i propri limiti. Pochi, come
l’impavido fondatore della Casa a cui lei era fiera di
appartenere, Salazar Serpeverde, avevano sfruttato interamente i propri
poteri, seppure a caro prezzo. E Bellatrix, con quel carattere focoso e
selvaggio, non si sarebbe mai accontentata di marcire
nell’ombra, sprecando le sue abilità per diventare
un insulso Auror. Di certo il suo futuro sarebbe stato molto
più scintillante delle prospettive offerte dal mondo in cui
viveva, doveva solo conoscere le persone giuste, i cui obiettivi
combaciassero con i suoi. Per questo motivo era rimasta folgorata da
quel giovane le cui parole su una realtà esclusivamente
dominata dai Maghi non costituivano delle vane promesse. Era sicura che
colui che si faceva chiamare Lord Voldemort avesse un progetto che
andava al di là dei ristretti orizzonti delle persone
scettiche come Mulciber o Yaxley.
A strapparla dalle sue fantasticherie riguardanti il momento in cui
avrebbe conosciuto di persona quel carismatico giovane fu la voce di
Malfoy, che la colse di sorpresa.
<< Black! >> gridò alle sue
spalle per farla fermare. Bellatrix si bloccò di colpo,
voltandosi in direzione del ragazzo.
<< Che vuoi, Malfoy? >> gli
domandò con aria annoiata, fissandolo con
un’espressione di sufficienza attraverso i suoi occhi scuri.
Lucius non aveva l’atteggiamento di chi voleva fare
semplicemente due chiacchiere con una studentessa che frequentava il
suo stesso anno. La solita camminata spavalda lasciava intravedere un
evidente stato di agitazione, nonostante gli sforzi del giovane fossero
volti a mascherarlo.
<< Chiederti se per caso tu sai qualcosa di questo
>> iniziò lui, porgendole un foglietto
stropicciato, sul quale erano vergate con una calligrafia piuttosto
elegante alcune brevi frasi. Bellatrix prese svogliatamente in mano il
pezzo di carta rovinato e lesse in fretta il contenuto. Una volta
terminato, alzò uno sguardo interrogativo in direzione di
Lucius, che la fissava a braccia incrociate per cercare di decifrare
ogni sua reazione.
<< Sei stata tu a lasciarlo nella mia stanza?
Perché se è così ti consiglio
vivamente di trovare una scusa plausibile per avermi mandato nella
Foresta Proibita ieri sera, dicendo di avere delle importanti
novità riguardo a tu-sai-cosa e dandomi poi
buca>> sibilò il ragazzo, riducendo gli occhi
a fessura.
L’espressione che si dipinse sul volto già
sprezzante di Bellatrix era di puro e gratuito disgusto.
<< Ti sei bevuto quel poco di cervello che ti
è rimasto nella tua zucca vuota, Malfoy? Come puoi pensare
che io abbia anche solo sfiorato l’idea di scrivere un
messaggio a te? >> gli chiese lei, seriamente colpita
dalle accuse che le erano state appena rivolte. Lucius parve esitare
per un istante di fronte a tanta sicurezza ostentata con tutta quella
naturalezza. << Soltanto uno di noi poteva mandarmi un
biglietto del genere, e io sono rimasto sotto la pioggia ad aspettare
per tutta la serata, senza poter tornare al castello per non destare
sospetti. Sono stato costretto a rientrare dopo la fine della festa di
Lumacorno per confondermi con gli altri! >>
ringhiò Lucius, cercando di controllare la voce per evitare
che le sue parole potessero essere udite da orecchie indiscrete.
Fortunatamente, però, il corridoio era apparentemente
deserto, eccetto che per la presenza dei due giovani che erano sul
punto di sfoderare le rispettive bacchette, tanto erano infervorati.
Bellatrix avrebbe voluto dare sfogo all’impulso di
scaraventare Malfoy a terra, ma si limitò ad indurire la sua
espressione, ricordandosi dove si trovava.
<< Oh, certo. E io non avrei nient’altro da
fare che spedire bigliettini ad un ragazzo borioso e viziato come te?
Ammetto che l’idea di costringerti a rimanere sotto la
pioggia per tutta la notte da solo nella Foresta Proibita potrebbe in
qualche modo divertirmi, ma ti consiglio di ridimensionare il tuo ego
spropositato prima di accusare me di qualcosa che si addice senza
dubbio di più ai tuoi stupidi amichetti. >>
Bellatrix si gustò con delizia l’effetto che le
sue parole velenose ebbero sul volto di solito spavaldo e sicuro di
sé del ragazzo. Lucius aveva la mascella serrata, segno che
non sarebbe riuscito a contenere la rabbia ulteriormente se la donna
avesse continuato a stuzzicarlo. Ogni parte del suo viso era contratta
dall’ira, tant’è che il suo corpo
sembrava essersi trasformato in un blocco di marmo accuratamente
scolpito.
<< Ho già parlato con Avery e Rodolphus e ho
la certezza che non è stata opera loro. Tu invece
dov’eri ieri sera, Bellatrix? Ad iniettarti una dose di
acidità gratuita in piena solitudine? >> le
domandò lui con un sorriso malvagio disegnato appena sulle
labbra sottili.
<< Non sono affari che ti riguardano, Malfoy, e non
intendo rimanere qui ancora a farmi interrogare da te >>
sbottò lei d’un tratto, voltandosi bruscamente per
riprendere il cammino interrotto dall’arrivo del giovane. Ma
Lucius fu più rapido di lei e la agguantò per un
braccio, costringendola a rispondere alla sua ultima domanda.
<< E che ne dici di tua sorella che è convinta
che ieri io mi sia allenato a Quidditch per tutta la serata? Se
l’è forse inventato, o qualcuno glielo ha
riferito, magari? >>
Per la prima volta Bellatrix rimase spiazzata dalle parole del ragazzo.
<< Che cosa c’entra Cissy? >> gli
domandò a sua volta, pronunciando quel nome con un tono
protettivo che solitamente non le apparteneva. Lucius sorrise, certo di
aver trovato la debolezza su cui fare leva per ottenere uno straccio di
collaborazione da parte della donna.
<< Proprio così, è stato
ciò che mi ha detto ad illuminarmi sul fatto che qualcuno
avesse architettato un pessimo scherzo per me. Lei non ha molti
rapporti con i Serpeverde, ma tu sei sua sorella … E come
credi che reagirebbe sapendo che tu rischi l’espulsione tutte
le volte che ci riuniamo con gli altri, violando una decina delle
regole di Hogwarts? >>
Malfoy diventò improvvisamente calmo, consapevole di aver
fatto centro. La sua voce adesso era vellutata e sorprendentemente
soave, nonostante si trovasse di fronte ad una delle persone
più insopportabili che avesse incontrato in vita sua.
Gli occhi della fanciulla si ridussero a due fessure cariche di odio
insopprimibile. Detestava Malfoy e il fatto che condividessero
sfortunatamente gli stessi obiettivi per il futuro, ma soprattutto non
tollerava la confidenza che si era preso nel citare Narcissa.
<< Avevi promesso che non avresti detto una sola parola a
mia sorella riguardo all’intera faccenda! Una volta che
usciremo da qui e che saremo liberi di progettare il nostro avvenire le
racconterò tutto, ma ora voglio che il mio ultimo anno
scolastico sia privo di inutili tensioni e preoccupazioni. E tu non le
dirai un bel niente dato che sei coinvolto così come lo sono
io >> affermò altrettanto decisa, con gli
occhi che lampeggiavano minacciosamente.
Lucius aggrottò le sopracciglia, assumendo
un’espressione ancora più tesa. Aveva smesso
già da un po’ di credere che fosse stata Bellatrix
ad organizzargli quello scherzo, e una consapevolezza simile non faceva
altro che aumentare la dose di mistero di cui era intrisa quella
situazione.
<< Dobbiamo capire chi è stato ad ideare tutto
questo. Potrebbe esserci qualcuno che vuole sabotare i nostri piani e
che cerca di farci espellere. E’ meglio evitare di fissare
altre riunioni, per ora … >>
stabilì il giovane, mentre la sua mente lavorava frenetica
in cerca di una soluzione.
Entrambi non si accorsero che, nascosta nell’ombra per tutta
la durata del loro incontro, stava una terrorizzata ed allo stesso
tempo emozionata Alanis.
Spazio
Ringraziamenti: Salveee! Devo ammettere che mi sono divertita parecchio
a scrivere questo capitolo, soprattutto quando sono arrivata
all’ultima parte. Credo che abbiate capito cosa sta
succedendo: qualcuno trama nell’ombra e sono sicura che voi
abbiate già dei sospetti … Ma bando alle ciance!
Ringrazio ancora le meravigliose persone che continuano a seguirmi con
tanto affetto: Giuliii, BekkaMalfoy e Francyslytherin, siete davvero
dei tesori! Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità con
questo capitolo …
Vi abbraccio
forte,
Cissy
|
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Capitolo 6 *** A lezione di Pozioni ***
06. A lezione di Pozioni
La Sala Grande brulicava di studenti affamati e concitati. Narcissa non
aveva mai visto così tanto trambusto nell’immensa
stanza che ospitava gli alunni durante i prelibati pasti. Un sommesso
gorgoglio che proveniva dal suo stomaco la indusse ad accelerare il
passo e dirigersi verso la tavolata dei Serpeverde. La ragazza sapeva
perché tutti erano così eccitati, come se
qualcuno avesse scagliato loro la fattura Tarantallegra: la partita di
Quidditch che si sarebbe tenuta l’indomani. Se
c’era qualcosa del Mondo Magico che meno attirava
l’attenzione della giovane era proprio quello sport,
così rozzo e rudimentale, nel corso del quale gli uomini si
trasformavano in belve assetate di gloria a cavallo di una scopa. Non
le erano mai piaciuti quegli attrezzi poco pratici e decisamente
antiestetici; era sempre stata convinta del fatto che avessero vita
propria, e per chi come lei soffriva terribilmente di vertigini, una
consapevolezza simile era fonte inesauribile di terrore.
Perciò, non comprendeva affatto l’eccessivo
entusiasmo generale che animava i compagni, soprattutto dal momento che
si trattava di una banale partita di inizio anno.
Tuttavia, Alanis le aveva detto che ci teneva tanto perché
lei fosse presente e facesse il tifo per lei, quindi sarebbe andata
all’incontro, anche se l’idea non le procurava il
minimo piacere.
Alanis … solo ora Narcissa si accorse che la prima a non
perdersi mai un appuntamento culinario non era seduta in mezzo agli
altri Serpeverde. La cercò con lo sguardo lungo tutta la
tavolata, mentre un’espressione accigliata le si dipingeva
rapidamente sul bel volto.
<< Ehi, Black! >>
Era talmente intenta a cercare la sua amica da non accorgersi che
Lucius aveva approfittato di quel momento di distrazione per scivolare
sulla panca, sedendosi accanto a lei. Narcissa fissò i suoi
occhi azzurri sul giovane, prima con stupore e successivamente con
evidente disappunto.
<< Malfoy, e tu che ci fai qui? Questo posto è
occupato >> osservò lei, inarcando un
sopracciglio che non prometteva niente di buono. Lucius
ignorò la freddezza che lei gli aveva generosamente
riservato, sfoderando in risposta un luminoso e ammaliatore sorriso.
<< Veramente a me sembrava libero …
>>
La ragazza spostò velocemente lo sguardo da lui, cercando di
concentrare la propria attenzione sul cibo, tanta era
l’irritazione che le procurava quella vicinanza.
<< E’ per la mia amica Alanis.
Perché non te ne torni dai tuoi amichetti a parlare della
partita invece di infastidire me? >> gli chiese lei,
facendo uscire dalle labbra rosee un leggero sbuffo. Lucius
continuò a ridacchiare di fronte a tanta ostinata
rigidità, senza prendere in considerazione il suggerimento
di Narcissa, che suonava più che altro come un velato
ordine.
<< Perché sento il bisogno di scusarmi con te
per come mi sono comportato ieri sera. Ero nervoso e arrabbiato, ma tu
non c’entravi niente con il mio pessimo umore
>> confessò lui rilassando i muscoli della
mascella solitamente tesi. Gli occhi grigi lampeggiarono di
sincerità mentre pronunciava quelle parole a bassa voce, in
modo tale che l’unica che potesse sentirlo fosse proprio la
meravigliosa fanciulla che gli sedeva accanto.
Narcissa rimase stupita nel vedere quello che aveva sempre considerato
un ragazzo arrogante e superbo abbassarsi a tanto. Tacque per qualche
secondo senza sapere bene cosa replicare, mentre le gote le si
arrossavano irrimediabilmente. Distolse subito lo sguardo dagli occhi
penetranti e profondi del giovane per ritrovare almeno uno straccio di
autocontrollo, ma quando tornò a guardare davanti a
sé, Lucius non c’era più. Aveva fatto
esattamente quello che gli aveva chiesto poco gentilmente lei: era di
nuovo fra i suoi amici a parlare di qualche stupido schema di gioco.
Narcissa lo fissò inconsciamente per qualche secondo, delusa
che se ne fosse andato prima di lasciarle del tempo per rispondere. In
piedi, con le mani nelle tasche e un sorriso furbo sulle labbra, era
decisamente il ragazzo più affascinante su cui due occhi
femminili potessero posarsi. Si distingueva visibilmente dagli altri
compagni della sua età: aveva portamento, eleganza, e sapeva
precisamente come risultare sempre al centro della scena pur non
desiderandolo. Narcissa si svegliò di soprassalto da quel
sogno ad occhi aperti, sentendosi una sciocca per aver assunto lo
stesso atteggiamento delle ragazze che in passato aveva tanto
biasimato. Non si era forse imbambolata anche lei come avevano fatto
tante altre giovani donne che lei stessa aveva definito delle oche
senza cervello?
Si ritrovò a fissare il piatto con un nodo che le serrava la
gola con forza sempre più crescente.
All’improvviso si sentì irrimediabilmente a
disagio nell’osservare che tutti attorno a lei si divertivano
e chiacchieravano animatamente; tutti tranne lei.
Sospirò rumorosamente e si alzò, decisa ad
abbandonare tutto quel chiasso per cercare un po’ di pace
interiore.
Mi sono comportata da stupida poco fa, a pranzo. Ma
c’è da dire a mia discolpa che sono stata colta di
sorpresa, perché non ero pronta ad un simile atteggiamento.
Insomma, si tratta sempre di Lucius Malfoy, tutta quella improvvisa
gentilezza deve per forza essere qualcosa di passeggero. E se prima non
me l’aspettavo, vorrà dire che adesso
resterò sempre in guardia quando si tratterà di
lui …
Questi pensieri autogiustificanti e bellicosi presero ad affollare la
mente di Narcissa, mentre il suo cuore trovava un po’ di
requie dopo la piccola umiliazione con se stessa avuta luogo nella Sala
Grande. Aveva iniziato a passeggiare per i rassicuranti corridoi di
Hogwarts, lasciandosi cullare dal suo andamento lento e tranquillo.
Nemmeno guardava dove stava andando di preciso, ma camminare le era
servito a perdonarsi dopo essersi ammorbidita in modo eccessivo in
presenza di Lucius.
Ancora non riusciva a darsi delle risposte, perché mai nella
sua giovane vita aveva perso così velocemente il controllo
di sé e delle proprie emozioni. Era inaccettabile che lei,
l’imperturbabile Narcissa Black, si fosse lasciata ammaliare
in quattro e quattro’otto dalle moine di un arrogante, seppur
affascinante ragazzo. Cancellò subito dalla sua mente
quell’aggettivo che era arrivato istintivamente a designare
Malfoy, senza che lei potesse evitarlo. D’ora in poi sarebbe
stata più fredda di un blocco di ghiaccio, senza permettere
che qualcuno osasse turbarla tanto quanto ci era riuscito Lucius negli
ultimi giorni.
Era talmente avvinta in quella matassa di pensieri che dovette
scontrarsi contro Lumacorno per accorgersi della sua presenza.
<< Signorina Black! >> esclamò
l’omone, guardandola con imbarazzato stupore.
Narcissa sgranò gli occhi maledicendo interiormente se
stessa per aver urtato un insegnante.
<< Professor Lumacorno! Io … io sono
mortificata, ero distratta e non l’ho vista >>
farfugliò lei, assumendo un’espressione innocente.
Il docente mosse una mano in segno di noncuranza, indirizzandole un
sorriso di riconciliazione.
<< Scommetto che era concentrata sul ripasso degli
argomenti e non mi ha visto! Ah, il suo amore verso la mia materia
riesce sempre a commuovermi … >>
sospirò l’uomo, gesticolando con frenesia.
<< A proposito, aspetto anche lei insieme agli altri in
cortile per una, diciamo, insolita lezione di Pozioni tra …
un quarto d’ora, circa. >>
E detto ciò, si voltò per riprendere il cammino
interrotto dallo scontro con la studentessa.
Dopo un quarto d’ora esatto, Narcissa si ritrovò
insieme a tutti i suoi compagni di corso nel cortile, come stabilito
dall’insegnante. Subito si accorse che c’era
qualcosa di strano, perché la classe era molto
più numerosa del solito. Oltre ai ragazzi che come lei
frequentavano il sesto anno, infatti, vi erano anche alcuni studenti
del settimo, che chiacchieravano in gruppetto. Circondato da un
ventaglio di ragazzine che pendevano dalle sue labbra suadenti, stava
Lucius Malfoy, pienamente conscio della pericolosa influenza che aveva
su di loro. Narcissa alzò gli occhi al cielo, distogliendo
lo sguardo da quella penosa visione per cercare di nuovo la sua amica,
che sembrava scomparsa nel nulla dall’ora di pranzo. Sebbene
Alanis non fosse mai stata una cima in Pozioni, da quando aveva
conosciuto Narcissa si era appassionata un pochino alla materia,
riuscendo anche a migliorare. E di solito, eccetto quando
c’erano gli allenamenti di Quidditch in vista, non si perdeva
mai una lezione. Fu per questo motivo che un senso di minacciosa
preoccupazione si fece strada nel cuore della ragazza, spingendola a
chiedersi che fine avesse fatto la sua amica. Già saltare il
pranzo era da considerarsi un sacrilegio per Alanis, ma Narcissa non ci
aveva fatto più tanto caso, dal momento che era stata sviata
da quell’idiota di Malfoy.
In attesa dell’arrivo di Lumacorno, la fanciulla
iniziò a frugare nella borsa in cerca del quaderno sul quale
segnava le annotazioni durante le spiegazioni di Pozioni.
E dato che il professore era solito porre qualche domanda sugli
argomenti nuovi, lei aveva preso l’abitudine di ripassare
sempre in modo tale da risultare in ogni caso la studentessa
più brillante. Tuttavia, in quei giorni si era totalmente
dimenticata di rivedere gli appunti sull’ultimo argomento, e
non aveva la minima idea di cosa trattasse.
<< Dannazione >> esclamò lei,
mentre un lieve senso di angoscia attanagliava il suo cuore nel
constatare che il quaderno era sparito. E adesso come faccio? Non
ricordo un accidente di quello che ho scritto, non saprei rispondere
correttamente nemmeno ad una domanda! Pensò amaramente,
conscia del fatto che quella lieve mancanza avrebbe potuto pregiudicare
il suo scintillante Eccezionale in Pozioni. Eppure non si era separata
un secondo dalla sua borsa, l’aveva portata sempre con
sé, perfino a pranzo …
Lumacorno giunse con un tempismo perfetto, mentre Narcissa si sentiva
sprofondare nello sconforto più totale. E odiò
come non mai Lucius quando ammiccò in uno strano modo verso
di lei, prima che il professore iniziasse la lezione.
<< Buongiorno a voi, miei cari! Come avrete sicuramente
notato, oggi ci troviamo in un posto insolito rispetto alle nostre
abitudini. Ma prima di spiegarvi il motivo di questa piccola follia,
occorre saggiare la vostra preparazione con qualche domanda
… >>
Un coro di sonore lamentele pervase il gruppo di studenti, delusi dal
fatto che pur trovandosi in cortile, le consuetudini
dell’insegnante non erano affatto cambiate.
Narcissa si ritrovò suo malgrado a fare qualcosa che non
rientrava minimamente nel suo comportamento: tentò in tutti
i modi di nascondersi dietro ai compagni più alti di lei, ma
non riuscì a sfuggire allo sguardo attento di Lumacorno.
<< Signorina Black, questa domanda è per lei.
Nella lezione precedente ho accennato alla preparazione del Distillato
della Morte Vivente … A tal proposito, saprebbe indicarmi i
due ingredienti base di tale pozione? >>
domandò l’omone, con espressione carica di
sfavillanti aspettative.
Narcissa deglutì nervosamente, avvertendo tutti gli occhi
dei compagni puntati su di lei. Sforzò il cervello in preda
al panico, cercando disperatamente di ricordare qualcosa, ma la
consapevolezza di non sapere nulla al riguardo le aveva attorcigliato
lingua e meningi.
Era come trovarsi in uno spaventoso incubo: quel silenzio prolungato
troppo a lungo non era da lei, ed era sicura che ciò che
aveva appena intravisto sul volto del docente fosse l’ombra
di una delusione.
Una voce intervenne inaspettatamente a rompere
quell’atmosfera glaciale che si era creata.
<< Gli ingredienti base per la preparazione del
Distillato della Morte Vivente sono le radici di Valeriana ed il succo
di Fagiolo Sopoforoso, signore >> scandì con
precisione Lucius, decorando il suo tono decisamente saccente con un
sorriso sfolgorante.
Narcissa si voltò scioccata in direzione di quello che era
sempre stato una frana nella materia in cui invece lei aveva eccelso
fin dal primo anno. Non poteva credere che a completare quel terribile
smacco al suo orgoglio di studentessa modello fosse proprio Malfoy, che
l’unica attività di Hogwarts a cui si dedicava con
assiduità era il Quidditch.
L’intervento di Lucius non aveva lasciato a bocca aperta solo
la giovane Black. Tutti lo guardavano ora con estremo stupore, come se
fosse appena avvenuto un miracolo. Lumacorno per primo aveva
un’espressione sconcertata e meravigliata allo stesso tempo.
Destabilizzato da quell’evento più unico che raro,
tornò a concentrarsi sull’alunna che
più gli aveva dato soddisfazioni, e che proprio in quel
momento invece dimostrava di non essere all’altezza delle sue
capacità.
<< Eccellente risposta, signor Malfoy. Ehm, signorina
Black, si ricorda per caso l’aspetto che assume la pozione
durante le varie fasi? >> domandò il
professore, stupendosi delle sue stesse parole volte a lodare il
giovane.
Narcissa era convinta che sarebbe svenuta da un momento
all’altro. No, non aveva la più pallida idea di
quale maledetto colore assumesse quella dannata pozione.
Abbassò lo sguardo a terra, mentre dentro di sé
sapeva con certezza che quella era stata decisamente la giornata
più brutta della sua vita scolastica. Strinse con forza i
denti, per impedire alle lacrime che si erano formate agli angoli dei
suoi occhi chiari di scivolare giù sulle guance, completando
così l’opera di umiliazione già in
corso.
<< Allo stato intermedio diventa di colore nero e
successivamente passa al lilla chiaro; se la si mescola in senso
antiorario, infine, diviene limpida come l’acqua
>> si offrì sempre Lucius, sotto lo sguardo
ammirato e colpito di Lumacorno, che se prima aveva avuto dubbi sulla
propria lucidità mentale, fu costretto a ricredersi.
<< Bene … Risulta strano anche a me dirlo, ma
forse sarebbe il caso che studiasse con il signor Malfoy, signorina
Black. E a tal proposito, per evitare di continuare con questa
commedia, vi informo che ci sono delle novità per quanto
riguarda il compito sulla pozione restringente. Non so se vi siete
già accordati fra di voi, ma ho pensato che fosse istruttivo
– e ne abbiamo appena avuto la prova – unire gli
studenti del sesto e del settimo anno in questo piccolo progetto. Ecco
perché oggi siamo così numerosi: intendo creare
delle coppie che collaborino nella realizzazione di una delle pozioni
più complicate da produrre. Perciò, il voto
più alto andrà a chi saprà lavorare
meglio con il proprio partner in questi giorni. Avete tempo a
sufficienza per portare a compimento il vostro compito insieme e
consegnarmi una fiala del vostro operato prima della prossima lezione.
Black, Malfoy: voi farete coppia. >>
La frase finale giunse come un colpo di grazia per Narcissa. Non solo
era appena stata protagonista di una figuraccia che sarebbe passata
alla storia degli annali di Hogwarts, ma oltretutto avrebbe dovuto
realizzare una pozione già di base complicata con quello che
era appena diventato il suo peggior nemico. Il resto della lezione
passò in modo crudelmente lento, e la ragazza non
ascoltò nemmeno una parola di quello che diceva Lumacorno.
Avrebbe voluto urlare e prendere a pugni quello sbruffone di Malfoy,
che aveva osato umiliarla in maniera così sfacciata davanti
a tutti, e invece si ritrovò a contare i minuti che
restavano affinché la lezione terminasse.
Adesso sì che si sentiva stupida per aver ceduto a pranzo al
finto pentimento di Malfoy, e questo contribuì ad allargare
la piaga già dolorante sul suo orgoglio ferito.
Una volta che Lumacorno si congedò, gli studenti si
allontanarono dal cortile, commentando a bassa voce quanto era accaduto
durante la lezione.
Narcissa si riscosse dal suo stato mentale di autocommiserazione,
accorgendosi che Lucius la stava aspettando. Gli lanciò uno
sguardo inceneritore carico di puro odio, prima di dirigersi verso il
corridoio. Tuttavia, il ragazzo bloccò il suo cammino
parandosi davanti a lei.
Narcissa sbuffò, cercando di controllare gli istinti omicidi
che avevano cominciato a pervaderla dolcemente.
<< Ma come! Non sei contenta di essere la mia partner?
>> le chiese con voce flautata, fingendosi offeso
dall’atteggiamento ostile della donna, che lo fissava
più infuriata che mai. La ragazza cercò invano di
scansare bruscamente il massiccio corpo di Lucius per farsi strada
verso la Sala Comune e trovare conforto nella propria camera, dove
finalmente avrebbe potuto dare sfogo alla marea di sentimenti che
abitava dentro di lei.
<< Ti sbagli di grosso se pensi che io mi
abbasserò a fare il compito con te. Magari oggi sei riuscito
a fare bella figura imparandoti a memoria due stupide paroline messe in
croce, ma ricordati che io, a differenza tua, ho studiato per anni e
non permetterò ad un prepotente, egocentrico e ignorante
sbruffone come te di rovinarmi la media. E adesso sparisci dalla mia
vista! >> si ribellò Narcissa, ribadendo ogni
singola parola pronunciata colpendo ripetutamente il petto ampio del
giovane. Lucius placò quella piccola furia bionda che gli si
era scagliata addosso prendendole i polsi e costringendola a fermarsi.
<< Andiamo, Narcissa, non puoi sempre essere la prima
della classe. E sono certo che ciò che è accaduto
oggi non intaccherà minimamente i tuoi voti immacolati. Per
realizzare quella pozione servirà collaborazione, e io sono
pronto a darti la mia massima disponibilità. Ti prometto che
il voto più alto sarà assegnato a noi due
>> le sussurrò, fissandola con
un’intensità disarmante. Suo malgrado, Narcissa si
sentì di nuovo minuscola e indifesa di fronte a quegli occhi
così profondi in cui era tanto facile perdersi.
<< Beh, si dà il caso che io ho già
un partner con cui fare coppia, qualcuno che ci tiene davvero a farmi
fare bella figura >> sibilò lei, liberandosi
dalla sua presa con uno strattone improvviso. Lucius rimase senza
parole a quella rivelazione, solo in quel corridoio deserto, mentre una
fitta di inaspettata gelosia si insinuava nel suo petto, lacerandolo
silenziosamente.
Spazio
Ringraziamenti: Questo capitolo si è concretizzato
inaspettatamente oggi pomeriggio, quando mi sono messa a scrivere per
rilassarmi in vista dell’esame di domani! E direi che sono
riuscita nel mio intento: non mi sono mai divertita tanto prima di
affrontare una prova … Ho adorato digitare ogni singola
battuta e spero di deliziare anche voi
La vostra
sempre più perfida Cissy
|
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Capitolo 7 *** Confessioni ***
07. Confessioni
Narcissa dormì poco e male quella notte, agitata
com’era dai mille pensieri che le frullavano nella mente
senza sosta. L’esperienza di quel giorno l’aveva
distrutta, lasciandola priva di forze, ma anche abbastanza in ansia da
perdere qualsiasi principio di sonno degno di quel nome. Inoltre aveva
constatato, suo malgrado, che il comportamento di Lucius possedeva una
considerevole influenza sul suo umore, fatto del tutto sconosciuto a
lei che era sempre stata dotata di un rigido autocontrollo. Malfoy era
perfettamente in grado di sconvolgere il suo equilibrio, e non aveva
bisogno neanche di molto impegno per riuscirci. Lo odiava: ecco la
ragione per cui si sentiva così stordita in sua presenza,
non potevano esserci altre spiegazioni. Mentre Narcissa lottava con se
stessa per far sembrare convincente quella considerazione
così vacillante, un pensiero più urgente
– lo stesso che l’aveva assillata per tutta la
notte – tornò a tormentarla.
Dove diavolo era finita Alanis? L’amica non si era fatta
vedere per tutta la giornata: aveva saltato tutti e tre i pasti, non si
era presentata alle lezioni che frequentava insieme a Narcissa, e per
di più non era stata vista nemmeno in Sala Comune. La
giovane Black era rimasta per tutta la serata ad aspettarla davanti al
maestoso caminetto dove i Serpeverde erano soliti ritrovarsi per
chiacchierare amabilmente.
Ma le sue premurose attese erano state deluse dall’assenza
prolungata della ragazza, che sembrava davvero essere svanita nel
nulla. L’insonnia aveva torturato per bene Narcissa e ad
aumentare il carico già oltremodo pesante c’era la
sparizione improvvisa dell’unica persona con cui avesse
socializzato seriamente da quando era giunta ad Hogwarts.
Fu così che la mattina seguente, con qualche ora scarsa di
sonno agitato sulle spalle, Narcissa fu lieta di avere finalmente
qualcosa da fare. Dopo essersi tolta di dosso gli spiacevoli ricordi
lasciati da quella notte insonne per mezzo di una doccia ristoratrice,
la fanciulla si diresse nuovamente nella Sala Comune, stavolta con le
idee più chiare e la mente rigenerata. Tuttavia,
l’avventura notturna tutt’altro che entusiasmante
le aveva fatto perdere la cognizione del tempo, e nel momento in cui
entrò nella stanza si ritrovò travolta da
un’ondata di entusiasmo generale ai suoi occhi
ingiustificato. Con aria estremamente confusa si fece largo tra la
piccola folla di gente per raggiungere l’unica persona che
poteva darle delle risposte. Christie Thompson sgranò
vistosamente gli occhi non appena vide arrivare verso di lei quella che
era considerata la ragazza più affascinante e allo stesso
tempo schiva di tutta la scuola. Narcissa si sforzò di
sorriderle, nonostante l’espressione da cucciolo abbandonato
della fanciulla la innervosisse oltremodo.
<< Tu sei Christie, giusto? E frequenti le lezioni di
Erbologia con la mia amica Alanis, non è così?
>> le chiese senza mezzi termini, fissando gli occhi
spaventati e stupiti della giovane. << S-sì
>> balbettò Christie, come se fosse stata
sottoposta ad un interrogatorio. Si sistemò con mani
tremanti i grossi occhiali che le coprivano gran parte del viso,
sentendosi a disagio di fronte alla bellezza della più
piccola delle sorelle Black.
<< E l’hai vista di recente, per caso?
>> domandò ancora Narcissa, incrociando le
braccia al petto con decisione. Christie abbassò
immediatamente il capo, mentre i capelli rosso sbiadito le scendevano
in avanti coprendole il volto.
<< Non lo so, io … non mi ricordo
>> farfugliò, evitando accuratamente di alzare
lo sguardo in direzione della ragazza che cominciava a dare segni di
impazienza.
<< Erbologia c’è stata ieri, dico
bene? >>
<< Sì, è così
>>
<< E il gruppo che frequenta quelle lezioni non
è numeroso, o mi sbaglio? >>
<< No, affatto >>
<< Quindi non dovrebbe costarti uno sforzo disumano
ricordare se Alanis si è presentata o meno a lezione!
>>
<< No, ma io … >>
Narcissa la interruppe con un gesto secco della mano, riducendo gli
occhi a fessura e piantandoli in quelli terrorizzati di Christie.
<< Basta con i monosillabi, Thompson. Te lo chiedo per
l’ultima volta: hai visto Alanis ieri a Erbologia?
>>
Christie prese fiato come se fosse stata pronta ad immergersi in una
superficie gelida. A Narcissa era stato chiaro fin da subito che la
ragazza non avrebbe opposto troppa resistenza e le avrebbe rivelato con
facilità quello che cercava di nascondere tanto
nervosamente. Le era bastato assumere un’aria piuttosto
minacciosa per spaventarla giusto un po’ e spingerla a
sputare il rospo.
<< E va bene! L’ho vista ieri a lezione, non
aveva una bella cera … >> confessò
Christie, coprendosi il volto con le mani ossute.
Narcissa, che fino a quel momento era rimasta in piedi per mantenere un
certo distacco dalla compagna, si lasciò cadere
immediatamente sulla poltroncina accanto a quella in cui stava
rannicchiata l’altra fanciulla.
<< Che vuoi dire? Sta male? Parla, Thompson!
>> strillò la giovane Black, innervosita
dall’ostentata chiusura che le veniva riservata.
Christie finalmente si decise ad abbandonare
quell’atteggiamento infantile e guardò Narcissa
dritto negli occhi.
<< Non lo so cos’ha, non ha voluto dirmelo,
nonostante io abbia insistito più volte. Sembrava che avesse
visto un fantasma, non era allegra come sempre. E per di più
non si è presentata nemmeno a cena … Era
così spaventata! Oh, cosa le potrà mai essere
successo, Narcissa? >>
Di fronte a tutta quell’improvvisa confidenza Narcissa si
lasciò sfuggire una smorfia di disapprovazione. Ma Christie
non l’aveva notata, intenta com’era a ricomporsi in
seguito al breve ma intenso racconto.
<< Pensi che dovremmo dirlo ad un insegnante? Magari
direttamente al Preside! >> suggerì la giovane
mentre si soffiava rumorosamente il naso.
<< Noi non faremo niente di tutto questo per ora,
però magari tu puoi aiutarmi spiegandomi perché
ci hai messo tanto a raccontarmi quello che sapevi >>
dichiarò Narcissa, alzando un sopracciglio scettico.
Christie abbassò lo sguardo in segno di evidente imbarazzo,
poi lanciò un’occhiata fugace
all’ambiente circostante per sincerarsi che nessuno stesse
origliando la loro conversazione.
<< Beh, Alanis mi ha chiesto di non dire in giro che
l’avevo vista. Ha detto che dovevo fare finta di niente e
quando le ho domandato il perché non mi ha dato risposte.
Era così strana … >>
ripeté la ragazza, assumendo un’espressione
esageratamente corrucciata.
Stanca del modo recitato con cui Christie aveva l’abitudine
di raccontare i fatti, Narcissa si congedò in fretta, mentre
la testa cominciava a riempirsi di quesiti.
Era ovvio che la sua amica fosse tormentata da qualcosa di
più grande di lei, perché non rientrava
assolutamente nei canoni comportamentali di Alanis sparire dal mondo
intero. Era accaduto che in passato la tristezza si fosse abbattuta sul
carattere solare della fanciulla, oscurandolo temporaneamente. In
quelle occasioni, però, Narcissa era stata sempre presente,
prendendo su di sé parte dell’ingente carico in
modo da alleggerire il peso della sofferenza. Eppure stavolta Alanis
aveva deciso di combattere in solitudine, e questa consapevolezza
bruciava dolorosamente nel cuore della giovane Black.
Narcissa non si era mai sentita tanto abbandonata quanto in quel
momento; la Sala Comune brulicava di gente allegra e spensierata, che
si godeva quegli attimi di frivolezza riempiendoli di chiacchiere e
risate festanti. Improvvisamente si sentì fuori posto in
mezzo a quel caos gaudente. La felicità spumeggiante che
aleggiava nella stanza cozzava terribilmente con il suo umore nero, ma
l’unica che percepiva quel rumore stridente sembrava essere
Narcissa.
Ben presto desiderò con tutta se stessa di evadere da quella
prigione sorda al suo silenzioso grido di aiuto, così
tentò di farsi strada verso l’uscita. Ma qualcuno
la prese per un braccio e la trascinò contro la sua
volontà in un angolo piuttosto calmo rispetto al resto
dell’ambiente.
<< Narcissa! >>
La voce di Lucius la colpì letteralmente alle spalle,
facendola sentire ancora più piccola e fuori luogo di prima.
Non appena la ragazza si accorse di chi aveva di fronte, si
asciugò rapidamente con il dorso della mano una lacrima
impertinente che era sfuggita al proprio controllo. Si sentì
immensamente sciocca nel constatare che l’occhio attento di
Lucius non si era fatto scappare quell’umiliante particolare.
<< Non immaginavo che la mia presenza ti facesse
commuovere >> commentò lui, portandosi una
mano al cuore in segno di finta sorpresa. Una volta raccolti i
frammenti della propria dignità che Lucius aveva
sparpagliato per la stanza, Narcissa si concesse il diritto di
scoccargli un’occhiata assassina.
<< Lasciami stare, Malfoy! >>
protestò la ragazza, scansandolo con una mano per scappare
da quel luogo di tortura una volta per tutte. Il giovane, tuttavia, la
afferrò di nuovo per impedirle di allontanarsi.
<< Seguimi, non è il caso che gli altri ti
vedano adesso. La gente non aspetta altro che questi momenti di
debolezza altrui per chiacchierare e dare pieno sfogo alla cattiveria
>> le sussurrò prendendola delicatamente per i
polsi.
Facendole scudo con il proprio corpo, il ragazzo condusse Narcissa
lontano dalla fastidiosa confusione che regnava incontrastata nella
stanza. Positivamente sorpresa da quell’improvviso slancio di
umanità da parte dell’ultima persona su cui
avrebbe scommesso, la fanciulla si affidò docilmente alla
guida di Lucius, che sembrava seriamente intenzionato ad aiutarla.
Una volta raggiunto un corridoio tranquillo, i due si fermarono e il
ragazzo fissò la fanciulla con un misto di desiderio e
premura attraverso i suoi intensi occhi grigi.
Narcissa si sentì girare la testa a quel contatto visivo,
più profondo degli altri cui aveva partecipato negli ultimi
giorni. In quella occasione, come in tutte le volte in cui Lucius
cercava di catturare la sua anima mediante quei meravigliosi artigli
grigi, i suoi occhi azzurri si muovevano da soli verso di lui come
attirati da un’invisibile calamita.
Solo in attimi simili Narcissa si sentiva completamente nuda e indifesa
di fronte ad un potere tanto forte come quello degli sguardi che
nascevano tra loro due.
In diverse circostanze non avrebbe permesso a nessun altro di
esercitare una forza del genere sulla propria persona. Ella, infatti,
detestava perdere il controllo del proprio corpo e della sfera emotiva,
ragion per cui raramente si lasciava andare a sentimenti irrazionali.
Li temeva. Aveva terribilmente paura di rimanere annientata
dall’unica magia che non avrebbe mai saputo spiegare e che la
coglieva ogni volta impreparata: le emozioni.
Ma con Lucius era diverso. Non riusciva a impedire che i loro sguardi
si incontrassero e si dicessero molto di più di quanto
entrambi si ostentavano testardamente a nascondersi a vicenda. Con lui
era piacevole lasciarsi andare a quella follia; perdere il controllo si
trasformava in qualcosa di più profondo. Attraverso quella
singolare comunicazione Narcissa permetteva a Lucius di accedere alla
parte di sé che rimaneva inviolabile per tutte le persone
che non condividevano legami stretti con lei.
<< Narcissa … cosa succede? >>
La domanda di Malfoy non ammetteva possibili vie di fuga, né
tantomeno lo permetteva l’espressione accigliata disegnata
sul suo volto perfetto. Narcissa si riscosse bruscamente dalla
contemplazione degli occhi grigi di Lucius e abbassò lo
sguardo, imbarazzata.
<< Io … io sono preoccupata per la mia amica
Alanis, non la vedo da un po’ e temo che le sia successo
qualcosa >> confessò con le guance in fiamme,
mentre le parole uscivano da sole dalle sue labbra. Se fino al giorno
prima Malfoy aveva fatto di tutto per guadagnarsi la medaglia di
peggior nemico, adesso era diventato improvvisamente un suo confidente!
La giovane si sentì sciocca nel constatare che tutti i buoni
propositi della sera precedente di vendicare la sua buona media
scolastica infangata dall’intervento del ragazzo fossero
andati a farsi benedire nel giro di pochi secondi. Era bastato
veramente un semplice gesto di cavalleria nei suoi confronti per farla
cedere? Lei era così facilmente manipolabile dalle esperte
mani di Malfoy? O forse c’era dell’altro, che si
rifiutava di ammettere? Scacciò dalla mente quei pensieri
per tornare presente a se stessa.
Fortunatamente per Narcissa, Lucius non si accorse del suo conflitto
interiore, e la trovò semplicemente molto scossa
dall’inspiegabile atteggiamento dell’amica.
<< Ho visto Alanis agli allenamenti, ieri. Non ha giocato
bene come al solito, ma non gli ho dato molto peso dal momento che
tutti sono agitati per la partita di oggi. Sembrava solo stanca e
provata, tutto qui >> le raccontò cercando di
ricordare qualche altro elemento insolito nel comportamento della
ragazza.
Quelle parole aumentarono ancora di più il sospetto che era
nato nel cuore di Narcissa. Perché aveva
l’impressione che in qualche modo Alanis non aveva intenzione
di allontanarsi dal mondo intero, ma solo da lei, che rimaneva comunque
la sua migliore amica? Quell’insinuazione sorta
spontaneamente nella sua mente ferì inevitabilmente il cuore
della fanciulla. Perché quell’improvviso distacco?
Perché evitava proprio l’unica persona che teneva
veramente a lei?
Narcissa si strinse le braccia al petto in un gesto di auto protezione
da tutte quelle domande che si conficcavano dentro di lei come frecce
aguzze.
<< Bene … vorrà dire che forse oggi
avrò le risposte che sto cercando >>
dichiarò con una leggera nota di timore nella voce.
Nell’udire quelle parole gli occhi di Lucius brillarono per
qualche secondo.
<< Verrai alla partita? >> le
domandò, cercando di controllare il delizioso moto di gioia
che gli si agitava nel petto.
<< Sì, e dovrò morire di freddo
oltre che di noia >> commentò lei alzando le
sopracciglia in un modo che la fece apparire ancora più
desiderabile.
<< Non te ne pentirai, vedrai. Sai, è
universalmente riconosciuto il fatto che non ci sia modo migliore per
far tornare il sorriso a una ragazza triste che vedere Lucius Malfoy in
sella ad un manico di scopa >> le rivelò con
un’espressione furba stampata sulle labbra sottili. Poi le
sfiorò distrattamente una guancia con una mano, lasciandosi
rapire dal suo viso che sembrava l’opera di un formidabile
pittore.
La lasciò così: con il cuore in tumulto per tutte
le emozioni provate in quelle brevi ore della mattina e con una gota
che pulsava freneticamente laddove aveva incontrato la pelle di Lucius.
Spazio
Ringraziamenti: non temete, non sono sparita! Ho avuto un bel
po’ da fare in questi giorni, e sebbene il mio cuore bramasse
di continuare la ff su Lucius e Narcissa, la mia mente era legata ai
libri. Ancora sono sotto esame, ma questa sera l’ho dedicata
interamente ai miei beniamini.
Ma veniamo a
noi! Ringrazio infinitamente le meravigliose persone che commentano con
tanta partecipazione e affetto questa fan fiction, che sorprende anche
me alle volte. Spero di avervi emozionate con questo settimo (e magico)
capitolo così come mi sono sciolta io nello scriverlo. Ho
deciso di descrivere la partita nel prossimo perché ci
saranno succulenti risvolti! Non voglio anticiparvi nulla e mi
“limito” a ringraziarvi con tutto il cuore per il
vostro supporto … Siete la mia gioia!
Un abbraccio
grande che resta con voi fino al prossimo capitolo
Cissy
|
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Capitolo 8 *** La partita di Quidditch ***
08. La partita di Quidditch
Narcissa si accostò alla tavola dei Serpeverde con malcelata
malavoglia. Un nodo alla bocca dello stomaco le aveva tolto quel poco
appetito rimastole dopo gli ultimi eventi.
Gli avvenimenti recenti l’avevano decisamente stordita:
l’improvvisa scomparsa della sua amica Alanis – che
a quanto pare aveva deciso di evitarla categoricamente per ragioni a
lei sconosciute – e lo strano, ma allo stesso tempo non del
tutto spiacevole, comportamento di Lucius avevano innescato un turbine
inarrestabile nella sua mente.
Fortunatamente, Narcissa intravide sua sorella che aveva già
preso posto sulla panca destinata ai ragazzi appartenenti alla loro
Casa. Il pensiero di affrontare finalmente un pasto in compagnia
– e non in solitudine come aveva fatto dalla scomparsa di
Alanis – rincuorò un poco la ragazza.
<< Cissy! Finalmente qualcuno che non sfodera un sorriso
da ebete come se regalassero in giro Cioccorane. Sono tutti in fermento
per questa stupida partita di Quidditch, ma non hanno capito che se a
capo di quel branco di animali c’è il cervello
fritto di Lucius Malfoy, allora non arriveremo nemmeno alla fine
dell’incontro >> sbuffò Bellatrix
sorseggiando nervosamente il suo Succo di Bolle.
L’entusiasmo iniziale di Narcissa fu sostituito da una
smorfia sofferente nell’udire le parole della sorella
maggiore: in pochi minuti era riuscita a centrare indirettamente
proprio i due argomenti che l’avevano tormentata in quei
giorni.
<< Si può sapere che ti è successo?
>> domandò Bellatrix in tono spazientito.
<< Non ho molta fame >> rispose
l’altra, iniziando a giocherellare con le posate accanto al
piatto immacolato.
<< Dovrai pur mangiare qualcosa … se continui
così finirai per scomparire! Sei troppo magra, piccola Cissy
>> commentò la sorella maggiore, addentando
una grossa fetta di maiale come se non si nutrisse da giorni.
<< Dovresti prendere esempio da quella tua amica
… com’è che si chiama? Lei
sì che sa come usufruire di tutto questo cibo.
>>
<< Alanis … >>
sussurrò Narcissa in un soffio, mentre istintivamente i suoi
occhi sorvolavano lungo tutta la tavolata per cercare di individuare
l’oggetto del loro discorso. Quell’impeto illusorio
di speranza ben presto fu schiacciato dall’evidenza dei
fatti: la sua amica non era lì, e la ragazza
sentì su di sé tutto il peso di
quell’assenza.
Alanis le mancava terribilmente; non c’era mai stato un
istante in cui non avesse desiderato la sua presenza in quei giorni di
separazione.
Fu così che per la prima volta da quando era giunta ad
Hogwarts, Narcissa non vide l’ora di assistere ad una partita
di Quidditch.
Gli spalti non erano mai stati così gremiti di gente come in
quella occasione.
Narcissa si stava sforzando di reprimere a stento un senso di disgusto
per la situazione in cui si era ritrovata, e sperò con tutto
il cuore di non capitare proprio nella sezione più accanita
di tutta la tifoseria. Ora ricordava perché aveva nutrito da
sempre ribrezzo per quello sport e per le conseguenze che esso
provocava: tutti intorno a lei fremevano in attesa
dell’inizio della partita, e alla ragazza sembrava che
qualcuno avesse liberato una mandria di belve inferocite. Si fece largo
tra la folla scomposta in cerca di un posto relativamente tranquillo,
evitando qualsiasi tipo di contatto con quelle persone esagitate. Ma
tutti i suoi tentativi di raggiungere intatta la meta evaporarono nel
momento in cui un grosso Serpeverde dell’ultimo anno la
urtò per sbaglio. Con un grido stridulo e gli occhi
sbarrati, Narcissa si ritrovò a cozzare contro qualcosa di
morbido.
<< Oh santo cielo! >> esclamò la
fanciulla, accorgendosi di essere andata a sbattere addosso un giovane
studente dall’aria piuttosto sperduta.
<< Mi dispiace tanto, perdonami, ma un Troll di montagna
mi ha travolta >> si scusò lei, cercando di
ricomporsi in fretta.
Il ragazzino esibì un sorriso alquanto impacciato, ma non
osò guardare Narcissa negli occhi, né tantomeno
rivolgerle la parola.
Ad interrompere quell’imbarazzante incontro giunse Lucius
Malfoy in sella al suo lucente manico di scopa, con un sorriso
smagliante stampato sulle labbra sottili.
Atterrò direttamente sugli spalti, acclamato dalle grida
esultanti dei Serpeverde che accoglievano con gioia l’arrivo
del loro miglior giocatore. Ma l’attenzione di Lucius era
rivolta verso qualcun altro.
<< Sev! Sono molto felice che tu sia qui a goderti la
partita. Riserverò qualche mossa speciale per il nostro
amico Potter, vedrai >> assicurò Lucius
posando una mano sulla spalla del giovane Serpeverde contro cui
Narcissa era andata a sbattere poco prima.
La ragazza rimase sbalordita nell’osservare i modi affabili e
cortesi di Malfoy nei confronti di uno studente visibilmente
più piccolo e privo della sua stessa popolarità.
Quella constatazione fece nascere nel cuore della fanciulla una genuina
nota di stima nei riguardi di quello che aveva superficialmente
considerato il ragazzo più snob di tutta Hogwarts.
Improvvisamente, Lucius parve accorgersi della presenza della
più piccola tra le sorelle Black, e il tono della sua voce
cambiò.
<< Sei venuta a vedermi, allora >>
commentò lui con gli occhi che ardevano di soddisfazione.
Il cuore della giovane accelerò velocemente i battiti
nell’udire la voce calda e suadente del ragazzo.
<< Sai benissimo che sono venuta esclusivamente per la
mia amica Alanis >> ribatté lei, alzando
leggermente il mento in segno di orgoglio per tentare di celare la
bugia appena pronunciata. In tutta risposta Lucius si sfilò
la giacca pesante che aveva addosso e la adagiò con premura
sulle spalle di Narcissa, che già tremava esageratamente per
il freddo. Ma quel gesto bloccò ogni suo movimento, perfino
il suo respiro.
Lucius sorrise di fronte all’espressione interrogativa e
sorpresa che trapelava dagli immensi occhi blu della ragazza.
<< Non posso rischiare che tu ti perda questa vittoria
perché congelata dal freddo. Con questa non avrai alcun tipo
di problemi >> le sussurrò lui ad un orecchio,
scostandole delicatamente una ciocca di capelli dal viso.
<< E tu come farai? >> gli
domandò preoccupata, sentendosi un po’ in colpa
per la privazione cui lo aveva costretto.
<< Io indosso già la divisa da Quidditch, la
giacca mi serviva esclusivamente per il riscaldamento prima della
partita, ma ora fa più comodo a te. Devo andare. Fai il tifo
per me, Black! >> disse, voltandosi per spiccare il volo.
Narcissa lo guardò ammirata librarsi elegantemente
nell’aria, rapita dai suoi movimenti fluidi e naturali. Il
giovane sembrava essere nato esattamente per quello sport: non vi era
nulla di volgare o bestiale in quei gesti, ma anzi, era come osservare
la traiettoria di un volatile che esprimeva la propria
libertà.
D’un tratto non le dispiacque più trovarsi
lì: avendo conservato il calore del proprietario, la giacca
le regalava la dolce illusione di essere avvolta nel caldo abbraccio di
Lucius Malfoy.
<< Tu sei Narcissa Black? >> le
domandò il ragazzino che le sedeva accanto, con
un’aria leggermente sconvolta. Narcissa fu riportata alla
realtà da quel quesito formulato con una certa
gravità, caratteristica che solitamente non era propria dei
bambini.
<< Proprio così. E tu come ti chiami?
>> chiese lei a sua volta, indirizzando un sorriso
incoraggiante in direzione del suo nuovo giovane amico.
Quest’ultimo abbassò lo sguardo nel momento in cui
gli occhi profondi della fanciulla incontrarono i suoi, e si
limitò a rispondere con un filo di voce.
<< Severus Piton. >>
<< A quanto pare abbiamo una conoscenza in comune
… >> commentò Narcissa, e la sua
voce si addolcì inaspettatamente al pensiero di Malfoy.
<< Sì. Lucius è sempre stato
gentile con me, a differenza dei compagni del mio stesso anno. Loro non
avranno mai nemmeno la metà del valore di Lucius Malfoy
>> sentenziò Severus con decisione, serrando
le labbra sottili in una morsa d’acciaio. La ragazza non
poté fare a meno di notare l’orgoglio con cui il
bambino aveva pronunciato quelle parole, e in un certo senso le
sembrò di capirlo più di chiunque altro. Anche
lei si era sempre sentita piuttosto sola durante i primi anni
scolastici ad Hogwarts, esclusi i momenti in cui erano state presenti
anche Bellatrix e Andromeda. Fin da piccola non era mai stata
particolarmente socievole ed espansiva: preferiva scegliere
accuratamente le amicizie, e i suoi gusti difficili e ricercati
l’avevano condannata a parecchie ore di solitudine.
<< Ci saranno molte persone con cui non avrai mai niente
a che fare e che probabilmente odierai, ma troverai anche chi
sarà pronto a spalleggiarti; le amicizie che si costruiscono
a scuola rimangono per tutta la vita, te lo assicuro >>
affermò Narcissa, provando una fitta di tristezza al
pensiero che quello era il suo penultimo anno ad Hogwarts.
Una volta uscita di lì il mondo in tutta la sua pungente
concretezza l’avrebbe inondata, e i giorni adolescenziali
sarebbero diventati un ricordo lontano nel tempo. Scacciò
subito via quella consapevolezza perché impossibile da
sopportare, e tornò a fissare con scarso interesse il cielo
invernale ricco di grigie nuvole.
<< Si vede che sei la fidanzata di Lucius …
>> affermò Severus, mentre l’ombra
di un sorriso donava un po’ di colore alle sue gote pallide.
Narcissa si voltò di scatto in direzione del ragazzino, con
il cuore che aveva cominciato a battere velocemente per la sorpresa.
<< E’stato Lucius a dirti che io …
che noi … ? >> balbettò confusa,
mentre avvertiva le guance infiammarsi rapidamente.
<< Beh, non esattamente, però da come parla di
te e … >>
<< Lui parla di me? >> chiese lei, mentre
la sua voce diventava sempre più acuta per
l’emozione. Severus sembrava pentito per essersi lasciato
sfuggire quella che da semplice affermazione spensierata si stava
trasformando in rivelazione del secolo. Non era abituato a trovarsi in
determinate situazioni, né tantomeno agli sbalzi
d’umore delle donne.
<< Sì, mi ha parlato di te spesso, poi prima
ti ha dato la sua giacca e io ho pensato che voi due …
insomma, hai capito >> sospirò il bambino,
rosso per l’imbarazzo fino alla radice dei capelli.
L’amore non era mai stato uno dei suoi argomenti preferiti:
credeva che fosse più che altro qualcosa di molto lontano
dal proprio essere. Si era sempre sentito distante da quello strano
fenomeno che sembrava colpire chiunque attorno a lui. Chiunque eccetto
Severus Piton. I suoi genitori non avevano mai dimostrato di volersi
bene, e né tantomeno di provare affetto nei confronti del
loro unico figlio. Spesso si chiedeva se per caso non esistesse una
maledizione che qualcuno aveva crudelmente scagliato sulla sua
famiglia.
Era come se la sua vita fosse intrisa di un filtro in bianco e nero,
mentre quella degli altri esibiva i colori più fulgidi. Ma
quell’esistenza imbevuta delle tonalità
più tetre di grigio era stata improvvisamente sconvolta da
quello che era divenuto il colore preferito di Severus: il rosso. Rossi
erano i capelli di Lily Evans, l’unica persona che aveva
mostrato un assaggio dell’arcobaleno che altrimenti il
bambino non avrebbe mai conosciuto.
<< Sei un acuto osservatore, Severus, ma tra me e Malfoy
non è successo niente. E non credo che possa mai accadere
qualcosa >> sospirò Narcissa con aria mesta,
temendo che le sue parole potessero avverarsi. Da quando aveva iniziato
a pensare a Lucius in quel senso? In fin dei conti il ragazzo possedeva
tutte le caratteristiche che la fanciulla avrebbe detestato se presenti
in una persona che non fosse Lucius Malfoy. Non riusciva a togliersi
dalla mente quel nome, che al suo orecchio risultava semplicemente
perfetto.
Elegante, cortese, affascinante, ammaliante.
Arrogante, sfacciato, sbruffone e deplorevole si sforzò di
pensare per eliminare dalla sua testa la presenza costante del giovane.
Una ragazza qualunque avrebbe ragionevolmente detestato fino alla morte
un individuo simile, ma Narcissa non era mai rientrata nella norma. A
liberarla da quel vortice di pensieri intricati fu il fischio di inizio
della partita, che portò come conseguenza
l’insieme di voci urlanti dei tifosi.
Quella sarebbe stata decisamente una partita epocale: un incontro
Grifondoro contro Serpeverde costituiva in realtà uno
scontro fra titani, e Narcissa non poté fare a meno di
lanciare un gridolino di entusiasmo nel vedere con quanta
rapidità Lucius aveva già conquistato il campo.
Uscire dal campo di Quidditch fu l’impresa più
epica che Narcissa avesse mai compiuto in vita sua. Si
ritrovò a spingere, strattonare e a sfoderare le sue
pericolosissime unghie affilate per farsi strada. E, cosa ancora
più importante, non le importò di risultare
barbara.
La vittoria di Serpeverde per mano di Lucius, che aveva gloriosamente
catturato il boccino tra le sue dita affusolate a meno di un minuto
dalla fine dell’incontro, aveva fatto dimenticare a Narcissa
le buone maniere. D’un tratto tutte le preoccupazioni che
l’avevano assillata nei giorni precedenti scomparvero,
spazzate via da un’incontenibile gioia per il successo di
Malfoy. Era come se quell’improvvisa ondata di gioia fosse
stata una specie di segnale del destino: ogni cosa sarebbe andata per
il meglio da quel momento in poi, e lei non avrebbe voltato le spalle
al sorriso che la Fortuna le stava generosamente indirizzando.
Una volta liberatasi dalla fiumana di tifosi che fremevano per
assieparsi nella Sala Comune, dove di sicuro si sarebbe svolta una
festa indimenticabile, la fanciulla si diresse verso gli spogliatoi,
rimanendo fuori dalla porta per evitare di combinare qualche gaffe.
Aveva perso di vista Alanis una volta terminato l’incontro,
ma sperò che si trovasse ancora nella stanza a cambiarsi.
Tuttavia, le sue speranze furono deluse man mano che vedeva uscire
tutti i componenti della squadra, tranne la sua amica. Un senso di
amarezza iniziò a diffondersi nel suo cuore, cancellando
tutto l’entusiasmo provato fino a pochi minuti prima.
In preda a un senso di rabbia troppo a lungo represso, Narcissa
spalancò con un colpo secco la porta degli spogliatoi,
piombando all’interno come una furia.
L’impulsività che l’aveva guidata non
aveva considerato, però, la possibilità che
potesse esserci ancora qualcuno nella stanza.
Lucius balzò in piedi all’improvviso, spaventato
da quell’irruzione inaspettata.
Narcissa si vergognò immediatamente come una ladra: Malfoy
teneva la camicia stretta nella mano destra, nell’evidente
atto di indossarla, ma gli occhi della ragazza furono catturati da
qualcos’altro. Il petto nudo e possente di Lucius si muoveva
rapidamente, saggiando le conseguenze dello spavento che lei gli aveva
causato.
La vista di quel torace che sembrava scolpito dalle abili mani di uno
scultore fece girare velocemente la testa a Narcissa, che fu costretta
ad appoggiarsi debolmente al muro.
Poi d’un tratto si ricordò di possedere ancora un
minimo di pudore in qualche remoto angolo della sua persona, e distolse
in fretta lo sguardo, maledicendo la sua stupidità.
<< Mi dispiace terribilmente, io … io credevo
che non ci fosse nessuno. Di solito non faccio queste cose
>> si scusò lei, conscia del fatto che le sue
guance stavano tradendo la sua vergogna imporporandosi rapidamente.
Al contrario, Lucius non sembrava affatto a disagio per quella visita
irruenta.
<< Peccato … Cominciavo seriamente a pensare
che tu non riuscissi a starmi lontana nemmeno un secondo
>> disse lui, trattenendo a stento una risata. Si
infilò la camicia pulita con gesti fluidi e si
avvicinò lentamente alla fanciulla, che ora teneva lo
sguardo ostinatamente incollato al pavimento. << Tra poco
ci sarà una festa nella Sala Comune, e io vorrei davvero che
tu ci venga con me, è anche merito tuo se abbiamo vinto oggi
… >>
Ma Narcissa aveva smesso di ascoltarlo perché qualcosa aveva
attirato improvvisamente la sua attenzione. Scostò Lucius
con un braccio e si avvicinò alla borsa che conteneva tutte
le cose del ragazzo. Tra i libri scolastici di Malfoy emergeva un
piccolo quaderno di velluto bianco ricamato con eleganti ghirigori.
<< E questo cosa ci fa in mezzo alla tua roba?
>> chiese lei in tono accusatorio, dimenticandosi
improvvisamente dell’imbarazzante scena di cui era stata
protagonista poco prima. Lucius parve congelarsi a quella domanda,
serrando la mascella istintivamente.
<< L’ho trovato in Sala Comune qualche giorno
fa >> rispose lui vago, evitando il contatto diretto con
gli occhi blu della fanciulla, adesso inconfondibilmente infastiditi.
<< Questo è il mio quaderno di Pozioni grazie
al quale hai fatto bella figura davanti a Lumacorno a mio discapito
… Credevo di averlo perso, ma mai avrei pensato che mi fosse
stato rubato! >> esclamò Narcissa incredula,
sfogliando le pagine freneticamente.
<< Io non ho rubato niente, l’ho semplicemente
trovato. Se era così prezioso per te, perché
l’hai lasciato in giro? >> domandò
Lucius in sua difesa, alzando un sopracciglio in segno di sfida. Gli
occhi della ragazza lampeggiarono pericolosamente.
<< Dovevi restituirmelo appena scoperto che apparteneva a
me, invece di usarlo per farmi sfigurare davanti a mezza scuola!
>> protestò lei, pervasa da
un’incontenibile rabbia.
<< Io ti ho solamente fatto notare che anche tu sei umana
e che non devi a tutti i costi risultare perfetta, non ne hai bisogno
>>
<< Tu non capisci, non avevi il diritto di …
>>
Ma Narcissa non riuscì a finire la frase dal momento che
Lucius le fu vicino rapidamente e soffocò le sue lamentele
in un bacio passionale trattenuto troppo a lungo. Le mani del giovane
accarezzavano la schiena e la vita sottile della ragazza, mosse da un
desiderio incontrollabile. Desiderava esplorare ogni centimetro
raggiungibile del corpo di Narcissa con il proprio tocco, e non ci fu
niente di più piacevole dello scoprire che anche lei si
stava sciogliendo a quel contatto.
Dapprima Narcissa era rimasta immobile tra le braccia del ragazzo che
era in grado di farle provare emozioni terribilmente contrastanti.
Riusciva perfettamente a percepire la rabbia provata fino a qualche
secondo prima sfumare in quel focoso abbraccio.
Nessuno mai aveva osato baciarla in quel modo, come se fosse stata
l’unica fonte di acqua nel deserto. Avvertiva la brama
insaziabile di Lucius, ma più di tutto sentiva il bisogno di
lasciarsi andare a quella che a mente lucida avrebbe considerato una
follia.
La presenza così ravvicinata di un corpo maschile
risvegliò in lei sentimenti che non credeva di riuscire a
provare, e si stupì della reazione della propria
femminilità che si risvegliava. Ma all’improvviso
la consapevolezza di quanto stava accadendo la inondò come
una doccia fredda. Con una forza che non credeva di possedere, fece
leva sulle esili braccia e si allontanò bruscamente da
Lucius, che la guardava con occhi affamati.
Con il cuore in tempesta e la mente travolta da una cascata di punti
interrogativi, Narcissa iniziò a correre più
veloce che poté, pregando con tutta se stessa che Malfoy non
la stesse seguendo.
Lacrime di confusione e rabbia cominciarono a rigarle le guance, mentre
il freddo dell’inverno si scontrava con il fuoco che le era
rimasto addosso dopo quel breve incontro con Lucius. Aveva avuto paura
di ciò che aveva sentito risvegliarsi dentro di lei, ma
soprattutto del totale controllo che qualcun altro aveva facilmente
esercitato su di lei.
Che cosa le aveva detto la testa? Malfoy aveva dimostrato di essere
totalmente inaffidabile, quindi perché si era lasciata
andare con così tanto trasporto? Era stato ingiusto con lei,
e lei cosa aveva fatto? Si era sciolta fra le sue mani come un pezzo di
ferro che viene reso malleabile dal fuoco. Improvvisamente si
ricordò che Lucius qualche tempo fa l’aveva
paragonata esattamente ad un pezzo di ferro: rigida e insensibile.
Quanto bruciavano quelle parole, adesso che tutte le sue convinzioni
sembravano essere andate contemporaneamente a rotoli!
Immersa in quel turbinio di emozioni non si rese conto di aver
raggiunto l’entrata del castello. Continuò a
correre senza seguire una direzione precisa, e si fermò
solamente quando finì per urtare qualcuno.
Con il viso sconvolto, gli occhi arrossati dal pianto e il fiato corto,
Narcissa scorse negli occhi grandi di Alanis lo stesso stupore che in
quel momento le bloccò il respiro.
Spazio
Ringraziamenti: wow, non posso credere a quanto ho scritto! Questi
giorni sono davvero stancanti, e io ho deciso di usare le ultime forze
rimastemi oggi per completare l’ottava creatura xD
E’
stato un piccolo parto, ma l’avevo concepito di questa
lunghezza e spero di non avervi tediate!
Non vedo
l’ora di sapere le vostre impressioni, soprattutto
perché anche io mi ritrovo travolta da una serie di emozioni
contrastanti … Ma bando alle ciance! Ringrazio come sempre
le mie fedeli seguaci che non smettono mai di coccolarmi con le loro
fantastiche recensioni ^^ Giuliii, BekkaMalfoy e francyslytherin,
grazie per farmi emozionare ad ogni vostra parola!
La vostra
perfida romanticona,
Cissy
|
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Capitolo 9 *** Gelosie ***
09. Gelosie
<< Alanis … >>
Sentire la propria voce pronunciare quel nome in presenza della persona
a cui apparteneva regalò a Narcissa un’emozione
del tutto nuova.
Nei giorni passati si era ritrovata a invocare l’amica nei
suoi pensieri e nelle sue preghiere, senza riuscire tuttavia ad
alleviare la solitudine di cui era diventata prigioniera.
Era curioso che nonostante avesse cercato in tutti i modi di
raggiungere invano la sua compagna, quest’ultima si fosse
presentata da lei nel momento più inaspettato e forse meno
indicato.
Non era ancora riuscita a cancellare la percezione delle labbra di
Lucius sulle proprie, di quelle grandi e forti mani che la
accarezzavano come se stessero delimitando i confini di una
proprietà, ed ecco che un’altra emozione
altrettanto sconvolgente si presentava al cospetto del fragile cuore
della giovane Black.
Dopo aver trascorso quei lunghi giorni amaramente solitari, ormai
Narcissa si era rassegnata al fatto di non poter più
rivedere la compagna; e invece, oltre ogni previsione, la sua amica ora
le stava di fronte, sorpresa e sconvolta tanto quanto lei.
Gli occhi di Alanis tradivano emozioni contrastanti: sorpresa, paura,
senso di colpa e perfino un barlume di sollievo per essere stata
trovata. Nonostante ciò, l’aria furtiva che aveva
dipinta sul viso lasciò intendere a Narcissa che si stava
ancora nascondendo, e questa constatazione riuscì a
scuoterla dallo stato di immobilità in cui quella visione
l’aveva pietrificata.
<< Sono giorni che non ti fai vedere e non dai notizie di
te; ero così preoccupata! Ti ho cercata dappertutto, ho
chiesto informazioni a Christie Thompson e sono perfino venuta ad una
partita di Quidditch nella speranza di vederti! >>
Quello che nella mente di Narcissa era nato come un severo rimprovero,
nella realtà diminuì precipitosamente di
intensità. Sapeva che avrebbe dovuto essere arrabbiata con
Alanis per l’ostinata clausura in cui si era rinchiusa e
dalla quale aveva escluso lei, la sua migliore amica. Tuttavia, il
sentimento di orgoglio ferito era stato prevaricato da
un’incontenibile gioia per aver ritrovato la persona che
più aveva desiderato avere accanto in quei giorni.
<< Cissy, io … mi dispiace tanto
>> dichiarò la ragazza, fissando con sguardo
sinceramente pentito le profondità azzurre della fanciulla
che le stava di fronte.
Narcissa avvertì un rapido calo di tutte le energie e le
difese che aveva sfoderato nel giro delle ultime ore, e si
sentì improvvisamente stanca per tutte le battaglie che si
era imposta di combattere contro gli altri, ma soprattutto contro se
stessa.
Tuttavia, prima di potersi del tutto abbandonare alla ritirata, doveva
sapere il motivo per cui Alanis aveva deciso di lasciarla sola durante
quei giorni di tempesta.
<< Perché te ne sei andata senza dirmi nulla?
>>
Il viso della ragazza assunse un’espressione che mai Narcissa
vi aveva scorto da quando conosceva l’amica. Nei suoi occhi
castani si era annidata un’ombra scura, talmente spaventosa
che provocò un lungo brivido lungo la schiena magra della
giovane Black.
Quella visione accese una spia d’allarme in Narcissa, la
stessa che era scattata quando aveva visto sua sorella Bellatrix fare
ritorno al castello a notte inoltrata in compagnia di Malfoy.
<< Tu sai qualcosa che io non so >> le
sfuggì in un soffio dalle labbra, mentre quel sospetto
veniva confermato dal trasalimento di una più che
comprensibilmente terrorizzata Alanis.
Una cascata di dubbi scrosciò rumorosamente nella testa di
Narcissa, che ora si sentiva più stravolta di prima. Quante
altre prove avrebbe dovuto affrontare in un giorno solo? Non erano
bastate tutte le preoccupazioni, le umiliazioni e gli attacchi
all’orgoglio subiti?
<< Io … io sono solo capitata lì
per sbaglio e se prima gli scoops mi piacevano, adesso ho iniziato a
detestarli >> balbettò Alanis, sussurrando
ogni singola parola per paura di essere udita da orecchie indiscrete.
<< Alanis, devi dirmi tutto quello che sai
>> le intimò Narcissa, prendendola per le
spalle e costringendola a guardarla dritto negli occhi.
<< E’ successo qualche giorno fa: stavo
camminando per i corridoi da sola e a un certo punto ho visto tua
sorella che parlava fitto con Malfoy. Avevano un’aria strana,
era chiaro che non volevano farsi vedere né sentire,
però io sono capitata lì per caso. Non sapevo
come dirtelo, poi c’è stata la verifica di
Erbologia e ho finito per isolarmi del tutto dal resto del mondo
… Mi dispiace di essere sparita così, io
… sono stata una sciocca >>
confessò rapidamente Alanis, le parole che uscivano dalle
sue labbra come un fiume in piena.
Le guance di Narcissa impallidirono velocemente, rendendo ancora
più spettrale la sua figura già sconvolta.
Improvvisamente nella sua testa balenò l’immagine
di Lucius che sussurrava qualcosa all’orecchio di Bellatrix,
probabilmente parole troppo scabrose per essere pronunciate alla luce
del sole. L’eventualità che potesse esserci
qualcosa fra loro due afferrò in una morsa gelida il proprio
cuore, lasciandola senza fiato. Del resto Lucius era famoso per essere
un perfetto dongiovanni, sempre circondato da ragazze bellissime e
affascinanti. Come lo era sua sorella, nonostante lei non avesse mai
mostrato il minimo interesse nei confronti degli studenti di Hogwarts.
Lei teneva puntati gli occhi fissi su un orizzonte che Narcissa non era
mai riuscita ad intravedere, così l’ipotesi che
avesse una storia clandestina con Malfoy la trovò
fastidiosamente impreparata.
Eppure era già successo che avevano trascorso del tempo da
soli, e perfino durante un orario piuttosto sconsigliabile. Narcissa
non si era dimenticata di quando li aveva visti arrivare nella Sala
Comune dei Serpeverde a notte fonda; allora Bellatrix aveva risposto in
modo alquanto evasivo alle sue domande, come se avesse voluto
nasconderle qualcosa.
All’improvviso un fuoco caldo cominciò a divampare
nel suo cuore fino a diffondersi lungo il perimetro di tutto il corpo,
infiammandola di gelosia.
Certo, Lucius era stato molto scorretto nei suoi confronti nel giro
delle ultime ore; aveva dimostrato di essere il ragazzo strafottente e
arrogante che otteneva sempre quello che voleva, alla fine; eppure
Narcissa non poteva negare almeno a se stessa di provare qualcosa per
lui. E sebbene le bruciassero ancora le labbra al ricordo del bacio che
qualche minuto prima lui le aveva rubato con forza, la giovane
capì di non poter sopportare l’idea che dedicasse
anche solo un singolo frammento del suo interesse ad un’altra
donna.
Scacciò quel pensiero in fretta, cercando di tornare
presente a se stessa.
Alanis la guardava con apprensione, temendo di averla ferita in qualche
modo con quel che aveva detto.
<< Mi dispiace tanto, Cissy. Spero che tu possa
perdonarmi … >>
Ma Narcissa le aveva già gettato le braccia al collo e si
stava abbandonando ad un pianto liberatorio sulla spalla della sua
imbarazzata amica.
<< Mi sei mancata così tanto! >>
riuscì a dire la giovane Black tra un singhiozzo e
l’altro, mentre tutte le preoccupazioni e i pensieri negativi
scivolavano via insieme alle lacrime.
La mattina dopo Narcissa si svegliò con un discreto cerchio
alla testa che la costrinse a rallentare qualsiasi movimento. Aveva
trascorso gran parte della notte a sfogarsi con Alanis, raccontandole
tutto ciò che si era persa durante quei giorni di tempesta.
E ora si ritrovava con gli occhi gonfi e le tempie che pulsavano
ritmicamente come due tamburi sincronizzati. Il primo pensiero che la
attraversò quando aprì gli occhi era rivolto a
Lucius: cosa si sarebbero detti dopo l’appassionante scena
della sera prima?
Sicuramente ci sarebbe stato imbarazzo tra loro, soprattutto dopo che
Narcissa aveva assaggiato la possibilità che Malfoy e
Bellatrix fossero amanti. Vederlo non avrebbe fatto altro che affondare
ancora di più il dito nella piaga, così la
fanciulla accarezzò l’eventualità di
rimanere per sempre confinata nella sua stanza. Tuttavia si
ricordò che tra le materie del giorno vi era anche Pozioni,
e doveva a tutti i costi rimediare al piccolo disastro di cui era stata
protagonista durante l’ultima lezione. Così decise
di limitarsi a saltare la colazione, e si preparò per
scendere in tempo per la prima lezione di Astronomia.
Una volta giunta nei corridoi, qualcuno interruppe il suo adagio
avanzare.
<< Cos’è questa storia della ricerca
di Pozioni? Quell’idiota di Yaxley se ne va in giro
vantandosi di essere in coppia con te. Ti spiacerebbe spiegarmi?
>>
Lucius le si era parato davanti comparendo dal nulla e Narcissa non
poté fare a meno di sussultare per la sorpresa.
Quel tono accusatorio non fece altro che aumentare il risentimento che
provava nei suoi confronti: Lucius era il primo che se la spassava con
chiunque e ora veniva a fare la morale a lei?
<< Non c’è niente da spiegare,
Malfoy. Lui me l’ha chiesto e io ho accettato
>> gli rispose, indirizzandogli uno sguardo alquanto
significativo.
Lucius rimase congelato per qualche secondo
dall’atteggiamento freddo e distaccato che Narcissa gli stava
rivolgendo, specialmente dopo il fuoco che era divampato tra di loro la
sera precedente. Quell’attimo di distrazione fu sufficiente
alla fanciulla per accelerare il passo e proseguire il cammino
interrotto dall’arrivo del giovane. Osservare Narcissa
allontanarsi così rapidamente provocò un dolore
accecante in Lucius, una sensazione di vuoto che mai aveva provato in
vita sua. In quel breve attimo, colpito dalla consapevolezza di
ciò che stava succedendo, il ragazzo capì che non
poteva permettersi di essere così sciocco da lasciarla
andare via. Quel pensiero si concretizzò
all’istante e lo spinse ad afferrare nuovamente Narcissa,
stavolta con più determinazione di prima. Le prese entrambi
i polsi e la spinse con enfasi contro il muro. I loro visi erano
così vicini che lui fu in grado di percepire ogni singola
emozione riflessa sui muscoli del volto di lei: dapprima lo stupore di
essere stata rincorsa una seconda volta, poi ci fu
l’indignazione per la privazione del proprio spazio vitale e
infine un sentimento diverso, più profondo, che Lucius non
riuscì a focalizzare bene.
<< Beh, allora devi dirgli come stanno le cose prima che
glielo spieghi io a modo mio >> la voce del ragazzo
suonò rauca e talmente graffiante che la fanciulla fu in
grado di percepire attraverso di essa tutta la rabbia che egli aveva in
corpo. Tuttavia, il comportamento iperprotettivo di Lucius non fece
altro fornire più carburante alla fornace di emozioni
contrastanti che ribolliva nel fragile corpo della giovane Black.
<< Ah, sì? E come stanno le cose, Lucius?
Vorrei tanto saperlo … >>
L’espressione sul volto del ragazzo divenne sempre
più confusa e accigliata. Era abituato ai capricci del
genere femminile, ma Narcissa stava davvero esagerando e non ne
riusciva a capire il motivo.
<< Dopo quello che è successo ieri direi che
la situazione è piuttosto chiara, e proprio per questo non
tollero che Yaxley parli di te in giro in quel modo. >>
Narcissa si lasciò sfuggire una risatina derisoria di fronte
a quello che a lei sembrava un vero e proprio commento ipocrita.
<< Parli proprio tu, Lucius, che sei il primo a farsi
sotto con qualsiasi ragazza a tiro! >>
<< Ma di che diavolo stai parlando? >>
D’un tratto l’ambiente attorno a loro
diventò sempre più ostile man mano che la
tensione aumentava. Erano così vicini che entrambi potevano
avvertire l’uno il respiro dell’altra, eppure non
riuscivano a trovare un punto di contatto e di ascolto reciproco.
Ognuno era talmente immerso nel proprio dramma da non riuscire a
sentire il grido che l’altro stava lanciando.
<< Di te e … Bellatrix! Andiamo, Lucius,
sarò anche ingenua, ma non sono cieca! Vi appartate nei
corridoi deserti e vi ho perfino visti fare ritorno in Sala Comune a
notte fonda, senza darmi alcuna spiegazione. Forse non ti
farà piacere, ma io non sono come le donne facili che hai
incontrato nella tua vita. Io pretendo di diventare davvero
l’unica, perché non merito di essere il ripiego di
nessun uomo, fosse anche il più attraente sulla faccia della
Terra >> disse Narcissa con passione, mentre una forza
nuova si faceva strada dentro di lei, qualcosa di più forte
del superficiale orgoglio: era la sua dignità di donna che
parlava per lei.
Lucius rimase visibilmente colpito da quelle parole pronunciate con
così tanto ardore da far tremare anche il suo cuore, di
solito immune a questo genere di cose. I suoi enigmatici occhi grigi
furono oscurati da un velo di tristezza, tant’è
che al loro interno vi si poteva scorgere una fitta nebbia di
indecisione. Da un lato avrebbe voluto essere sincero con Narcissa, dal
momento che tra loro stava nascendo qualcosa di più chiaro e
profondo; ma dall’altro sapeva che non poteva dirle la
verità, soprattutto perché aveva promesso a
Bellatrix che sua sorella sarebbe stata lontana dai loro progetti
almeno per il momento.
Fu così che Malfoy si ritrovò costretto a
distogliere lo sguardo dalle profondità azzurre della
fanciulla, che lentamente cominciarono ad essere offuscate dalle
lacrime.
<< Non c’è assolutamente niente tra
me e Bellatrix; se passiamo del tempo insieme è
perché siamo all’ultimo anno e abbiamo bisogno di
confrontarci. Per me è semplicemente una compagna di scuola
e per lei è lo stesso, fine della storia, e gradirei che non
ne parlassimo più >> sentenziò il
giovane, serrando la mascella con risolutezza.
Ma Narcissa non si lasciò abbindolare dalla finta
disinvoltura che egli stava ostentando a tutti i costi per impedirle di
formulare altre domande.
<< Se non c’è niente fra di voi,
allora perché non vi parlate alla luce del sole invece di
incontrarvi a notte fonda o nei corridoi deserti? >>
Lucius avvertì i grandi occhi azzurri della fanciulla
letteralmente puntati addosso su di sé, e per un attimo
tutto lo straccio di sicurezza che era riuscito a recuperare qualche
secondo prima svanì nel nulla, lasciandolo solo e disarmato.
Narcissa non era stupida, e si sentì uno sciocco per averla
sottovalutata in quel modo.
<< E’ te che ho baciato ieri sera ed
è te che voglio, questo è tutto ciò
che devi sapere >> le disse lui avvolgendo il viso della
ragazza con le sue mani grandi e calde.
Quel gesto fece infuriare ancora di più Narcissa, che lo
allontanò bruscamente chiamando a raccolta tutta la forza
che aveva in corpo.
<< E tu pretendi che io mi fidi di te sulla base di una
risposta simile? Beh ti sbagli di grosso se ti aspetti che io ti segua
come un cagnolino fedele. Torna quando avrai il coraggio di dirmi la
verità. >>
Voltarsi e correre via a perdifiato fu una delle cose più
difficili che Narcissa avesse mai fatto in quegli ultimi giorni. Una
lacrima sfuggì al proprio controllo e si perse nel vento
della sua folle corsa. Era sicura di aver agito secondo giustizia,
perché non poteva lasciarsi andare alla passione e passare
sopra alle evidenti bugie del ragazzo.
Il desiderio non era sufficiente per costruire una relazione stabile, e
Narcissa aveva bisogno di potersi fidare di lui prima di aprirgli il
proprio cuore, eppure mentre si allontanava sempre di più
avvertiva dentro di sé la voglia di tornare indietro, per
essere dove il suo cuore era rimasto: con Lucius.
Spazio
Ringraziamenti: non posso credere di essere riuscita a finire questo
capitolo! Mi ha tenuta impegnata per mooolti giorni, ma nonostante
questo alla fine ho vinto io muahaha spero che vi piaccia e che vi
abbia fatto battere un po’ il cuore :3 ormai dovreste averlo
capito: nelle mie storie tra Lucius e Cissy non è mai subito
tutto rose e fiori …
Ringrazio
come sempre le mie amate BekkaMalfoy, Giuliii e Francyslytherin: le
vostre parole sono uno stimolo per continuare a scrivere anche quando
non mi sento totalmente ispirata, quindi GRAZIE davvero ^___^
Un abbraccio
immenso dalla vostra Cissy
Alla prossima!
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Capitolo 10 *** Amicizia ***
10. Amicizia
Lucius era rimasto inchiodato al suo posto dopo l’energica
sfuriata di Narcissa.
Riusciva ancora a percepire l’inebriante sensazione provocata
dal tenere fra le braccia l’unica ragazza che era riuscita a
creare in lui uno sconvolgimento che partiva dalle viscere e arrivava
all’anima. Se fino a qualche secondo prima un calore
inestinguibile aveva invaso le sue membra, ora che la fanciulla se ne
era andata un’ondata di gelo aveva cominciato ad impadronirsi
di lui. Raramente Lucius si era sentito così in vita sua.
Aveva sempre giocato con le donne perché nessuna mai era
stata in grado di fargli provare qualcosa di diverso dal puro piacere.
Essere di bell’aspetto aveva contribuito ad accrescere la
lista delle sue conquiste, ed egli si era di conseguenza sentito
potente, importante e superiore a tutti i suoi coetanei. Lucius era
sempre stato in pace con se stesso, più precisamente con il
proprio corpo: essere il più bello e popolare della scuola
era una realtà solida che lo aveva protetto da
quell’insicurezza che gli avevano insegnato a disdegnare fin
da piccolo.
La debolezza è quanto di più deplorevole e
pericoloso possa possedere un uomo, Lucius; non lasciare che la
fragilità ti contamini: un cacciatore non dovrebbe mai
consentire alla preda di ossessionarlo a tal punto da impadronirsi
della sua ragione. La debolezza è la forza più
grande in grado di annientare un uomo.
Le parole del padre rimbombarono nella sua testa austere e dure come
quando le aveva udite per la prima volta da bambino, e un leggero
brivido corse lungo la schiena massiccia e possente del giovane. Questo
era stato il suo credo sin da piccolo: dimostrare agli altri di essere
costantemente presente a se stesso. Ricchezza, bellezza e donne avevano
costituito le carte fortunate in grado di garantirgli un certo
vantaggio nella partita della vita.
Ma questo era stato prima di conoscere Narcissa.
Se in precedenza si era costantemente sentito integro, vincente e
affascinante, adesso tutto ciò che gli rimaneva era
frammentazione, sconfitta e assenza di carisma.
Prima non aveva avuto modo di preoccuparsi davvero dei sentimenti e in
particolare delle persone; gli amici lo stimavano e lo seguivano
più per il nome che aveva cucito addosso che per affetto; le
donne gli stavano attorno per il proprio aspetto, ma Lucius stentava a
ricordare qualcosa di concreto di loro, perfino il loro odore era
sfuggente ed effimero.
Ma Narcissa, Narcissa era un’esplosione di colori, di profumi
e di emozioni: un meraviglioso quadro che non ci si stanca mai di
ammirare.
Da quando aveva iniziato a conoscerla meglio, Lucius si era reso conto
di non essere più tanto convinto di tutto ciò che
da sempre aveva costituito il ventaglio dei suoi ideali.
La vita gli si era schiusa come una rosa e attendeva di essere colta
dalle sue mani grandi e forti che adesso tremavano alla stregua
dell’intero corpo.
Le sue membra cominciavano a sentire la mancanza del contatto con la
fanciulla, e il giovane rimase paralizzato dalla potenza di quel
desiderio. Narcissa costituiva il più delicato fiore che
avesse mai visto, e voleva prendersene cura prima che altri lo
cogliessero al suo posto.
D’un tratto capì di non poter tollerare la remota
possibilità che la ragazza scegliesse un altro uomo cui
donare tutta la propria bellezza. Sentì che in qualche
angolo remoto del proprio cuore vi era una certezza annidata
già da tempo: Narcissa non avrebbe colorato altre esistenze
al di fuori della sua.
Fu con la mente divisa e stordita, il cuore in tempesta e le gambe
appesantite che Lucius si presentò davanti a una Bellatrix
piuttosto indaffarata.
<< Ti devo parlare, Black! >>
esordì il giovane senza troppi preamboli, lanciandole uno
sguardo inequivocabile. La donna lo squadrò con disappunto
attraverso le palpebre pesanti prima di acconsentire a seguirlo fuori
dal castello, al riparo da occhi e orecchie indiscreti.
<< Si può sapere che ti prende, Malfoy? Non
sei felice che la tua squadra di cani in calore abbia vinto la partita
di ieri? >> gli chiese lei sfoderando un sorrisetto di
derisione.
Lucius represse a malapena l’istinto di lanciarle qualche
maledizione e cercò di recuperare un minimo di autocontrollo.
<< Si tratta di tua sorella. Devi dirle delle nostre
riunioni segrete e del progetto che stiamo portando avanti. Non
è giusto che sia all’oscuro di tutto.
>>
Bellatrix emise un sonoro sbuffo attraverso labbra piene e sprezzanti.
<< Ancora con questa storia, Malfoy? Credevo di essere
stata chiara l’ultima volta quando ti ho detto espressamente
che Cissy deve starne fuori >>
Lucius serrò la mascella in segno di impazienza; se le due
sorelle Black erano completamente diverse sia di aspetto che di
carattere, una sola cosa avevano in comune, e quella era la
testardaggine.
<< Non hai mai pensato che potrebbe aver voglia di unirsi
a noi? >>
La risata acuta della donna echeggiò nel freddo silenzio del
corridoio, rimbalzando sulle pareti spesse con un effetto sonoro
alquanto grottesco.
<< La mia adorabile sorellina che si sporca le mani in
faccende losche? Andiamo, Lucius, non ti facevo così ingenuo
>> commentò lei alzando le sopracciglia in
segno di evidente sgomento.
La concentrazione del giovane era ormai ridotta agli sgoccioli, tanto
che la posizione precaria in cui versava iniziò a svelarsi
rapidamente.
<< Non puoi decidere al suo posto. Forse non la conosci
così bene come credi. >>
D’un tratto Bellatrix riacquistò rapidamente la
serietà che fino a qualche secondo prima era scomparsa dal
suo volto.
<< Guarda guarda … Mi sa che qualcuno qui si
è preso una bella cotta! Ma ti avviso, Malfoy, tieni a bada
gli ormoni perché si tratta di mia sorella >>
disse la ragazza passandosi la lingua sulle labbra per gustarsi la
rabbia del giovane mentre cresceva sempre di più.
Lucius reagì di istinto. Di solito riusciva a contenersi
nonostante trovasse l’atteggiamento di Bellatrix
costantemente indisponente. Tuttavia, stavolta le sue parole avevano
fatto scattare l’orgoglio che ancora era fortemente presente
nell’uomo.
Afferrò rapidamente la bacchetta e la puntò alla
gola della donna, mentre il respiro si faceva sempre più
affannoso per l’agitazione.
<< Non ti azzardare mai più a parlarmi in quel
modo. >>
Di nuovo la fanciulla proruppe in una risata sgraziata, incurante del
fatto che ci fosse una bacchetta a pochi centimetri dal suo collo.
<< Tu che minacci me, Lucius? Andiamo, non essere
ridicolo … >> disse lei con voce divertita.
Lui però non sembrava giocare affatto e continuò
a fissare la donna con il ghiaccio dei propri occhi.
<< Hai commesso un grave errore pensando che tua sorella
non si sarebbe accorta di nulla. Come sempre dai per scontato di poter
manipolare tutti a tuo piacimento, ma vedi, tu non sei lui, non
possiedi quelle capacità che lo stanno rendendo famoso. Tu
sei solo una studentessa di Hogwarts e faresti bene a tenerlo a mente
più spesso. >>
Bellatrix lo spinse via con una forza disumana, mentre tutto il suo
corpo iniziava a metabolizzare il significato delle parole che il
giovane le aveva lanciato addosso.
<< E tu invece cosa sei? Un dongiovanni troppo impegnato
ad ammirare il proprio riflesso nello specchio per ricordarsi di avere
un cervello. >>
E con queste parole taglienti la ragazza scappò via, prima
che Lucius potesse accorgersi che una piccola lacrima di umiliazione
era sfuggita al suo ferreo autocontrollo.
Il giovane sapeva che la fanciulla nutriva una singolare ammirazione
per colui che si faceva chiamare Lord Voldemort, e sebbene avesse
intinto volontariamente le proprie parole nel veleno, non
poté evitare di pentirsi. Aveva solo peggiorato le cose, e
la sua speranza che Bellatrix potesse parlare con Narcissa per
spiegarle la natura della situazione era fuggita velocemente insieme a
lei, lasciandolo ancora più sconfortato.
Come faceva a dimostrarle che aveva intenzioni serie con lei se non
poteva dirle la verità? D’un tratto la
realtà gli piombò addosso con tutta la sua forza,
e Malfoy capì che avrebbe dovuto compiere qualcosa di
davvero formidabile per conquistarsi la sua fiducia, qualcosa che fosse
all’altezza della donna di cui era innamorato.
Il prato in riva al Lago Nero rifletteva pallidamente la luce
invernale, creando un fioco riverbero che dava l’impressione
di trovarsi in una bolla di vetro a chiunque vi si fosse avvicinato.
Severus sedeva sull’erba ghiacciata con lo sguardo fisso
sull’acqua placida, godendosi i deboli raggi di sole tipici
dell’inverno e cercando di dare pace al proprio cuore. Il
paesaggio circostante, così calmo che assomigliava
più a un dipinto che ad un ambiente reale, cozzava con la
tempesta che sentiva infuriare dentro di sé.
Come aveva potuto essere talmente sciocco? Più ci pensava e
più il disprezzo verso se stesso aumentava esponenzialmente.
L’immagine di Lily Evans che rideva e cinguettava felice in
compagnia di James Potter continuava a rimbalzare ripetutamente nella
sua testa, provocandogli un dolore costante e inestinguibile. Per un
po’ si era illuso di poter piacere in qualche modo alla
ragazza; dopotutto egli era intelligente e si era sempre comportato in
maniera gentile con lei. E invece Lily aveva deciso di ridacchiare in
compagnia di tutto-muscoli-e-niente-cervello-Potter, accrescendo il
tormento interiore del giovane.
Perché proprio lui? Perché proprio
l’essere che più detestava al mondo? La rabbia si
spostò dal suo cuore fino ad arrivare alla mano destra, che
afferrò un sasso da terra e lo scaraventò nello
specchio d’acqua, che, allarmatosi repentinamente,
cominciò ad incresparsi formando ampi cerchi sulla
superficie.
<< Non vorrei essere nei panni di quel povero sasso
>> commentò una voce femminile alle sue
spalle, facendo sobbalzare violentemente Severus. Il ragazzino si
voltò in direzione della donna che aveva interrotto la sua
immaginaria lapidazione di James Potter e le rivolse uno sguardo
alquanto significativo. Narcissa ignorò
quell’occhiataccia e si sedette accanto al suo piccolo amico,
fissando a sua volta il lago tornare alla placida condizione di
partenza.
<< Lo sai che mi hai rubato il mio posto preferito? Vengo
sempre qui quando voglio stare da sola per pensare un po’
>> sussurrò lei, chiudendo gli occhi e
godendosi il tocco dei tiepidi raggi solari sul viso. Severus parve
vergognarsi tutto d’un tratto per il gesto istintivo che
aveva commesso e soprattutto per aver lanciato uno sguardo
intimidatorio ad una Black.
<< Non ti preoccupare, puoi restare. Rimanere in
solitudine non è poi così entusiasmante, non
è vero? >> continuò imperterrita la
fanciulla, tenendo d’occhio il ragazzino attraverso le
palpebre semichiuse.
<< Non saprei >> sussurrò
Severus sentendosi intimidito dalla presenza consapevole di Narcissa.
<< Beh, fidati. Non è granché, e io
non voglio che uno dei miei amici si senta solo. >>
Quelle parole ebbero il potere di insinuarsi nella lastra di ghiaccio
che di solito il giovane innalzava per proteggersi dagli altri e
raggiunsero il suo cuore.
Non aveva mai avuto un amico; o meglio, nessuno si era interessato a
lui in quel senso prima di quel momento. E anche se fuori era inverno,
il sorriso rassicurante di Narcissa fece sbocciare la primavera
nell’animo tormentato di Severus.
Spazio
Ringraziamenti: ed eccoci giunti al decimo capitolo! (sto forse
sognando?) Ho deciso di interrompere il corso naturale della storia per
soffermarmi più sui pensieri dei personaggi e approfondire
così la loro psiche. E anche se spesso sono considerati solo
di passaggio, provo una passione sfrenata per i capitoli introspettivi.
Ma non aggiungo altro e vi lascio con un ringraziamento speciale a chi
sta seguendo questa storia sia silenziosamente, sia lasciandomi un
commento. E come sempre un grazie spropositato va ai miei tesori:
BekkaMalfoy, Giuliii e Francyslytherin <3
La vostra
Cissy meditabonda ;)
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Capitolo 11 *** Incomprensioni ***
11. Incomprensioni
Il corridoio che conduceva all’aula di Pozioni era
semideserto, fatta eccezione per qualche studente chino sui libri a
ripassare morbosamente. Lucius camminava placidamente in direzione
della classe, tenendo fra le mani il piccolo quaderno di Narcissa.
Toccare quell’oggetto era come poter essere a contatto con
una parte minima della fanciulla, e per un attimo il ragazzo fu tentato
di tornare indietro sui propri passi e tenerlo ancora con
sé. Tuttavia rimase fermo dov’era, aspettando
l’arrivo del professor Lumacorno. Quest’ultimo non
si fece attendere troppo a lungo, e non appena scorse la figura del
giovane appostato davanti all’aula, i suoi occhi si
rinnovarono di ammirazione.
<< Signor Malfoy! Ma che piacere vederla qui di buon
mattino >> esclamò con gioia
l’omone, gustandosi la presenza di un Lucius alquanto
imbarazzato.
<< Il piacere è tutto mio, professore.
C’è una cosa di cui vorrei parlarle …
>> esordì, cercando le parole adatte a quel
tipo di occasione.
<< Ma certo! Possiamo accomodarci nella classe,
è il posto ideale per qualche chiacchiera accademica
>> trillò l’insegnante, facendo
strada al ragazzo.
Lucius sapeva che egli non sarebbe stato altrettanto contento alla fine
di quell’incontro, ma Lumacorno non gli lasciava spazio per
poter interrompere quel flusso di frizzante entusiasmo.
<< Allora, giovanotto! Parli pure. Si tratta di qualche
illuminazione riguardo agli ultimi argomenti svolti, non è
così? >>
<< Non proprio >>
Lucius approfittò dell’espressione contrariata e
confusa del docente per potersi spiegare e porre fine a quel teatrino
insopportabile.
<< In realtà si tratta della signorina Black e
della lezione in cui eravamo presenti anche noi studenti
dell’ultimo anno. So che ciò che sto per dirle non
le farà piacere, ma devo assumermi le mie
responsabilità. Ho barato in quell’occasione: ho
sottratto il quaderno di Narcissa perché puntavo a un bel
voto, di conseguenza lei non ha avuto modo di ripassare e per questo
motivo è stata trovata impreparata. Narcissa adora la sua
materia e non è giusto che subisca le conseguenze di un mio
errore. >>
Il viso di Lumacorno aveva cambiato rapidamente aspetto nel corso del
breve racconto di Lucius. Ora si poteva intravedere perfettamente
un’ombra di delusione oscurare i suoi occhi.
<< Quindi le risposte brillanti che ha esibito quel
giorno erano merito della signorina Black? >> chiese, con
la fronte corrugata dal dispiacere di aver perso un potenziale alunno
brillante.
<< Esattamente >> ammise Lucius a
malincuore, chinando leggermente la testa in segno di colpevolezza.
<< Questo è il quaderno in questione. Vorrei
che lo leggesse, perché dal contenuto si comprendono il
valore e la passione di Narcissa. >>
L’insegnante prese fra le mani l’oggetto e
iniziò a sfogliare alcune pagine con sentito interesse, poi
tornò a fissare lo sguardo imperturbabile sul bel volto del
giovane.
<< Ero già a conoscenza del notevole talento
della signorina Black, ma chi oggi ha dimostrato di possedere del
concreto valore è lei, signor Malfoy. Non è da
tutti ammettere le proprie colpe, ma lei l’ha fatto senza
esitare. Ciò nonostante non può aspettarsi che
non ci siano conseguenze per il gesto che ha compiuto. Presto le
comunicherò la punizione cui dovrà sottoporsi
durante la settimana. Per quanto mi riguarda è tutto
>> stabilì Lumacorno con voce sentenziosa,
lasciandosi sfuggire, tuttavia, un sorrisino di orgoglio nei confronti
di quello che sarebbe diventato uno dei suoi studenti preferiti.
Narcissa camminava spedita in direzione della Sala Grande per potersi
finalmente riposare e gustare il pranzo in santa pace. Quella era stata
una mattinata piuttosto fruttuosa dal punto di vista del rendimento
scolastico. La tanto temuta verifica di Difesa contro le Arti Oscure si
era rivelata inaspettatamente fattibile, e in quel momento la fanciulla
non aspettava altro che rivedere Alanis per poter finalmente
chiacchierare e rilassarsi. Nemmeno la vista di Lumacorno, che
ultimamente era diventato uno dei suoi incubi più frequenti,
riuscì a toglierle quel barlume di buon umore che aveva
faticosamente raggiunto.
<< Signorina Black! >> la fermò
l’insegnante, con le braccia nascoste dietro la schiena a
conferirgli un’aria saggia.
<< Buongiorno professore! >> lo
salutò educatamente Narcissa, esibendo il suo solito sorriso
radioso.
<< Come procedono gli studi? >> le chiese
cortesemente il docente.
<< Discretamente, signore >>
<< Bene. A tal proposito, credo di avere qui con me
qualcosa che le appartiene >> affermò con
tranquillità Lumacorno, estraendo da dietro la schiena il
quaderno di Pozioni della fanciulla. Narcissa rimase senza fiato per
qualche secondo prima di prendere con mani tremanti l’oggetto
che le era stato sottratto. Dopo quegli attimi di muto stupore
riuscì a rivolgere un’espressione interrogativa al
professore, che si affrettò a spazzare via qualsiasi dubbio.
<< Questa mattina Lucius Malfoy si è
presentato da me con il suo quaderno, raccontandomi di averlo prelevato
da lei e di aver barato l’altro giorno quando ha risposto
brillantemente a tutte le mie domande. Ha anche insistito
nell’elogiare la sua passione e il suo impegno per la mia
materia che stentavo a riconoscerlo. Deve perdonarmi se l’ho
fatta sentire a disagio in quell’occasione, signorina Black.
Ma sappia che il mio giudizio nei suoi confronti non è
mutato di una virgola; continui ad impegnarsi come ha sempre fatto e
vedrà che la sua strada sarà sempre in discesa.
Arrivederci. >>
Narcissa ricambiò distrattamente il saluto tanta era la
sorpresa generata da quelle parole.
Ebbe bisogno di qualche attimo per metabolizzare ciò che le
era stato appena detto, semplicemente perché le risultava
assurdo. L’ultima volta che aveva parlato con Lucius di
quell’accaduto lui si era mostrato arrogante e presuntuoso
come al solito, invece l’immagine che aveva descritto
Lumacorno corrispondeva ad un perfetto modello di onestà e
umiltà. Perplessa e stordita da quell’improvviso
cambio di rotta da parte del giovane, la ragazza riprese il cammino
interrotto dall’incontro con l’insegnante, ancora
più determinata a raggiungere la sua meta.
Una volta arrivata all’ingresso della Sala Grande, Narcissa
vi si inoltrò velocemente, andando a sedersi vicino
all’amica che le aveva gentilmente tenuto il posto.
<< Cominciavo a pensare che avresti saltato anche il
pranzo pur di studiare >> commentò Alanis
scoccandole un’occhiata di affettuoso rimprovero.
<< Credimi, se ti fosse successo quel che è
accaduto a me perfino tu avresti fatto un po’ di ritardo
>> sorrise Narcissa con un’espressione furba
dipinta sul volto appositamente per far incuriosire la compagna.
<< Vediamo se riesci a convincermi >> fu la
risposta dell’amica che intanto si riempiva il piatto per
godersi meglio il racconto.
Narcissa le narrò per filo e per segno tutto quello che le
aveva riferito Lumacorno, e dopo essersi deliziata con i commenti
sarcastici dell’amica, il suo sguardo fu inevitabilmente
attirato dalla figura di Lucius distante di qualche metro. Aveva finito
di mangiare e sul suo piatto giacevano i resti del pranzo frugale che
aveva terminato di consumare da poco. Attorno a lui alcuni amici
stavano parlando di qualcosa di molto divertente, ma Malfoy si limitava
a tenere sulle labbra un tirato sorriso di circostanza.
Aveva la mente altrove e lo sguardo vacuo rifletteva perfettamente
quell’assenza che solo Narcissa sembrava notare. Smise di
guardarlo all’istante perché il suo cuore aveva
cominciato a battere più velocemente del solito e lei era
fin troppo consapevole dell’effetto che le provocava anche la
sola vista di quel giovane. Tornò a fissare il proprio
piatto e non poté fare a meno di sentirsi fastidiosamente in
colpa nei confronti del giovane.
Ormai non riusciva più a negare a se stessa il fatto che
negli ultimi tempi i suoi sentimenti fossero cambiati. Lo dimostravano
molte cose, a partire dal semplice fatto che ormai la maggior parte dei
suoi pensieri era orientata su di lui. Era come se Lucius, diventando
più presente nelle sue giornate, si fosse insidiato anche
dalla sua mente, rubandole quel poco di privacy che le era rimasto.
Ogni attimo sembrava votato al desiderio di rivederlo e di incontrarlo,
e questo impulso si era fortificato dopo l’ultimo e doloroso
incontro di cui erano stati protagonisti di recente.
D’un tratto quel vortice di pensieri intricati spinse
Narcissa a voltarsi di scatto per notare che il ragazzo stava
abbandonando la tavola per seguire i compagni. Senza nemmeno pensarci
due volte, la fanciulla si alzò e raggiunse di corsa il
giovane ancora perso nel suo stato di apatia.
<< Malfoy >> disse piano Narcissa, sperando
che la confusione generale mascherasse almeno in parte
l’emozione che aveva chiaramente incrinato la sua voce.
Istintivamente gli mise una mano sul braccio per farlo voltare, e
quella fu la prima volta che instaurò volontariamente un
contatto fisico con lui. Lucius si girò
all’istante non appena avvertì la presenza di dita
altrui sull’avambraccio e notò con doppio stupore
che era stata Narcissa a fermarlo. Quando i loro occhi si incontrarono,
la gola della fanciulla si fece più secca e le mani le si
ghiacciarono subito. Lucius aveva un’aria un po’
provata, come se in quei giorni non avesse dormito granché,
e Narcissa non riuscì a non pensare che fosse per colpa sua.
<< Ho bisogno di parlarti >>
sussurrò lei fissando i suoi enormi occhi azzurri in quelli
grigi del ragazzo.
<< Non mi aspettavo che mi avresti rivolto la parola,
visto come ci siamo lasciati l’altro giorno >>
commentò lui restituendole uno sguardo neutrale.
<< E invece lo sto facendo. Possiamo andare in un posto
più tranquillo, per favore? >>
Si avviarono verso la fine di un corridoio, dove sostava austera
un’immensa finestra che dava sul giardino. Passeggiarono in
silenzio finché non si fermarono davanti a quella porta
invisibile sul mondo, e Narcissa non poté fare a meno di
comparare il colore freddo e spento del cielo con il grigio degli occhi
di Lucius in quel momento. Malfoy se ne stava fermo a fissare
tranquillamente il panorama con le mani nelle tasche, come se al suo
fianco non ci fosse nessuno. Lei avrebbe voluto volentieri mollargli un
ceffone per scuoterlo da quella improvvisa e inspiegabile condizione di
immobilità snervante, ma si trattenne perché
sapeva di dover mostrare gratitudine nei suoi confronti.
<< Volevo ringraziarti per quello che hai fatto per me
stamattina, non credevo che … >>
<< Che cosa? Che io fossi in grado di dire la
verità? Beh, come vedi ti sbagliavi, e a quanto pare ho
anche abbastanza coraggio da ammettere i miei errori e pagarne le
conseguenze. Davvero stupefacente … >> la
interruppe Lucius all’improvviso, lanciandole
un’occhiata carica di risentimento.
Narcissa fu colpita dritto al petto da quelle parole piene di acido
sarcasmo, e il primo impulso fu quello di indietreggiare
impercettibilmente e di incrociare le braccia in un gesto di auto
protezione.
<< Se ti pesava così tanto potevi anche
risparmiarti una fatica disumana come questa! >> rispose
lei, restituendogli almeno parte del veleno che lui le aveva
indirizzato.
La risata amara di Lucius creò una crepa nel gelido silenzio
che si era formato intorno a loro.
<< E’ veramente incredibile! Dopo quello che
è successo fra di noi, dopo ciò che ti ho detto
l’altro giorno e dopo averti dimostrato più e
più volte quel che provo per te, tu vieni a ringraziarmi per
aver consegnato a Lumacorno il tuo stupido quaderno di Pozioni!
L’ho fatto per te, per farti capire ancora una volta che non
sono il ragazzo superficiale, arrogante e bugiardo che ti ostini a
credere che io sia. Ma ovviamente agli occhi della perfetta Narcissa
Black cos’è la dichiarazione di amore di
quell’idiota di Malfoy in confronto all’impressione
che può fare su un professore? >>
Il petto di Lucius si alzava e abbassava frenetico tanta era la foga
che aveva impiegato per buttarle addosso tutta la delusione che aveva
in corpo.
Intanto Narcissa era rimasta trafitta dall’intero discorso.
Non credeva, non si era nemmeno posta il problema che Lucius potesse
soffrire come lei in una situazione del genere.
E in quel momento il suo orgoglio ferito così in
profondità non le avrebbe mai permesso di dargli apertamente
ragione. Sentì le lacrime scendere rapide e umilianti sulle
gote impallidite prima che potesse fermarle, e la vista si
annebbiò così tanto che le riuscì
impossibile decifrare l’espressione del giovane.
<< Oh perdonami se non mi sono buttata fra le tue braccia
sapendo che te la facevi con mia sorella! Che cosa pretendi, Lucius?
Che ti giuri amore eterno quando non sono sicura nemmeno delle tue
parole? Se mi conoscessi veramente capiresti come stanno le cose
>>
Ma Malfoy le aveva già voltato le spalle, allontanandosi da
lei a grandi falcate, mosso da una molteplice rabbia: per se stesso,
per il suo brutto carattere, e soprattutto per Narcissa, che si
mostrava ogni volta così indecifrabile e restia a mostrare
ciò che realmente provava!
La ragazza rimase a fissare l’ampia schiena del giovane farsi
sempre più distante, mentre il rumore dei suoi singhiozzi si
univa all’eco dei passi di Lucius.
Spazio
Ringraziamenti: Buonasera a tutti! Con l’estate e la fine
(temporanea, ahimè) degli esami ritorna la mia tendenza a
pubblicare di notte. So che mi perdonerete per l’orario
improbabile, ma essendomi dedicata tutto il pomeriggio al capitolo non
mi andava di aspettare domani per aggiornare. Che dire? Ormai sono
sempre più sconvolta dal sopravvento che prendono i
personaggi su di me, tant’è che sempre
più spesso mi lascio guidare da loro, a costo di stravolgere
i piani iniziali. Ma basta con le mie chiacchiere! Passo a ringraziare
le fantastiche persone che mi seguono sempre e che non mancano di
recensire ad ogni (delirante, aggiungerei) capitolo: BekkaMalfoy,
Giuliii e Francyslytherin <3 vi adoro e vi mando un abbraccio
virtuale, che con questo caldo forse è meglio di uno reale
xD (sono anche riuscita a fare la rima, e nelle condizioni in cui sono
ora vi garantisco che è un’immensa conquista :D)
Alla prossima!
Cissy
|
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Capitolo 12 *** A piccoli passi ***
12.
A piccoli passi
<<
Lasciami dire una cosa, Narcissa: per quanto Lucius possa risultare
rude e impulsivo, stavolta non ha tutti i torti. Sta cercando di
comprenderti, ti è venuto più che incontro
esponendosi anche con un insegnante. Ha detto che ci tiene a te e lo
sta dimostrando in tutti i modi! Cos’altro deve fare
perché tu riesca ad apprezzarlo? >>
<<
Ma è esattamente quello che ho cercato di fare! Lo stavo per
ringraziare, e lui ha cominciato a dare in escandescenza …
>>
<<
Lo credo bene! Senti, Narcissa: i maschi solitamente sono stupidi e si
limitano a vivere seguendo l’istinto. Lucius non è
così, e non posso permettere che tu te lo lasci scappare per
una stupida questione di orgoglio! >>
Era
trascorsa circa mezzora da quando Narcissa aveva raccontato quanto
accaduto poco prima con Lucius alla sua amica Alanis, e
quest’ultima ancora non era riuscita a far ragionare la
piccola e testarda Black.
Il freddo
penetrante che aveva dominato incontrastato durante tutta la prima
metà di Dicembre sembrava aver concesso una breve tregua
agli studenti di Hogwarts, e le ragazze avevano approfittato di quel
clima insolitamente mite per fare una passeggiata all’aperto.
Alanis
doveva recarsi agli allenamenti di Quidditch, così Narcissa
si era offerta di accompagnarla. << Ma tu da che parte
stai?! >> domandò spazientita alla compagna,
incrociando le braccia per proteggersi da quell’inaspettata
ramanzina.
<<
Dalla tua, è naturale! E’ proprio per questo che
ti suggerisco di chiedergli scusa >> rispose Alanis in
tono ovvio.
Narcissa si
bloccò immediatamente, come se fosse stata pietrificata sul
posto.
<<
Chiedergli … s-s … Ecco, non riesco nemmeno a
dirlo, figuriamoci! Una Black non chiede mai … insomma, noi
lo consideriamo un affronto alla dignità personale
>> spiegò la fanciulla gesticolando
nervosamente. L’amica alzò vistosamente gli occhi
al cielo, come d’altronde faceva sempre quando ascoltava
assurdità.
<<
Senti, fa’ come vuoi. Del resto la vita è la tua e
io non posso costringerti a fare qualcosa di disonorevole. Adesso devo
proprio andare a prepararmi, cerca di schiarirti le idee e non fare
niente di stupido. Ci vediamo dopo. >>
Narcissa
osservò con aria sconsolata l’amica che si
dirigeva verso gli spogliatoi, così, dopo qualche attimo di
incertezza, si accomodò sugli spalti pressoché
vuoti.
Sapeva che
Alanis aveva ragione – sarebbe stata una sciocca a negarlo
– eppure abbassarsi e riconoscere un errore talmente
clamoroso era qualcosa che il suo orgoglio non riusciva a sopportare.
Fin da piccola era stata abituata ad imporre la propria idea e a
portarla avanti anche a costo di rimanere da sola, e questa tecnica
aveva quasi sempre funzionato in passato, ma a caro prezzo. Se Narcissa
provava a guardarsi alle spalle, era in grado di scorgere una bambina
che inventava nomi di amiche inesistenti per non far preoccupare i
propri genitori. Le uniche a non averla abbandonata erano state le
sorelle, e la ragazza provava un tale affetto nei loro confronti che
superava perfino la stima per se stessa.
Ma stavolta
era diverso. Le ferite del passato le suggerivano che dopotutto a volte
valeva la pena di rischiare e di mettersi in discussione per gli altri.
A
risvegliarla da quei pensieri mesti fu una voce che non sentiva da
parecchi giorni.
<<
Narcissa! Ma che piacevole sorpresa … Non ti ho mai vista
agli allenamenti, e saperti qui sarà uno stimolo per giocare
meglio, ne sono certo >> esclamò Yaxley
fissando la fanciulla con una strana luce negli occhi.
<<
Yaxley … Non credevo che ti allenassi ancora
>> commentò lei piuttosto stupita, sfregandosi
le mani per riscaldarle dal freddo che ricominciava a farsi sentire.
Il giovane
reagì all’istante: con un movimento ampio si tolse
la giacca per posarla sulle esili spalle della compagna, e a Narcissa
ricordò terribilmente quando Lucius aveva fatto lo stesso
per proteggerla dall’inverno. Non fece nemmeno in tempo a
rifiutare quel gesto, che una voce proveniente dal basso fece
sobbalzare entrambi.
Era di
Lucius, che aveva visto l’intera scena e ora avanzava verso
di loro sul suo elegante manico di scopa.
<<
Yaxley! Dov’è la tua divisa? Dovresti essere
già negli spogliatoi a cambiarti, invece di perdere tempo
qui. Sai che non tollero giocatori pigri e fiacchi nella mia squadra
>> sibilò il giovane atterrando con
naturalezza sugli spalti, proprio tra Narcissa e Yaxley, per evitare
che tra i due ci fossero ulteriori contatti. La sua figura sovrastava
di parecchio il corpo del compagno, e quell’espressione dura
e irosa stampata sul volto lo faceva apparire ancora più
imponente. Narcissa deglutì nervosamente, dal momento che
aveva già avuto modo di assaggiare la gelosia di Lucius nei
confronti di Yaxley, e in quell’istante temette di assistere
a uno scontro diretto fra i due.
<<
Rilassati, Malfoy. Stavo solo cercando di riscaldare Narcissa
>> commentò Yaxley alzando le mani con un
sorrisetto derisorio stampato sulle labbra.
<<
Oh, credimi, non ne ha bisogno. Il freddo non la colpisce minimamente
>> affermò Lucius a denti stretti, togliendo
il cappotto dalle spalle della fanciulla con movimenti bruschi per
restituirlo malamente al suo proprietario, che girò
rapidamente sui tacchi, seppur controvoglia.
Per la prima
volta da quando Lucius se n’era andato, lasciando Narcissa da
sola nel corridoio, i loro sguardi si incontrarono, e fu come se quel
contatto avesse fatto divampare il fuoco nei loro occhi. La ragazza si
alzò immediatamente, per evitare che la possente figura del
giovane la sovrastasse ulteriormente.
<<
Sei venuta qui per lui? >> indagò Lucius con
la voce ancora alterata dalla gelosia.
<<
Non essere ridicolo, Malfoy. Esiste un solo ragazzo per cui farei e ho
fatto in passato lo sforzo di sorbirmi il Quidditch, e non è
di certo Yaxley. Ma se mi avessi lasciato il tempo di parlarci, avrei
chiarito la questione della ricerca di Pozioni >> rispose
lei arrossendo visibilmente di fronte a quella dichiarazione
improvvisa. Non era abituata a manifestare apertamente i sentimenti
perché convinta che la facessero apparire debole, ma la
situazione stava precipitando e le parole di Alanis cominciavano ad
avere effetto su di lei.
Di fronte a
quelle affermazioni Lucius si ammorbidì un poco, godendosi
quell’attimo di resa da parte della fanciulla più
combattiva che avesse conosciuto in vita sua.
<<
Cosa intendi dire? >> insisté lui, non pago di
quella vaga risposta.
Narcissa
tornò finalmente a guardarlo di nuovo senza temere
né la rabbia di Lucius né la propria
fragilità, e in quel momento capì di possedere il
potere di risollevare la situazione per riportare un po’ di
pace presso quel mare in tempesta.
<<
Io e te abbiamo una ricerca da consegnare entro la fine della
settimana, te lo sei dimenticato? Ma prima bisogna avvisare Yaxley di
questo cambiamento >> spiegò Narcissa,
sollevata del fatto che il vento gelido che si era alzato nascondesse
il rossore che sembrava ormai essersi impadronito definitivamente delle
sue gote.
<<
Parlerò io con Yaxley. Userò parole chiare e
semplici affinché possa comprendermi, così la
finirà di infastidirti. Ora torna dentro il castello, si
gela qui fuori se rimani ferma >> si
raccomandò Malfoy, abbozzando un lieve sorriso sulle labbra
irrigidite dal freddo.
Narcissa
annuì con convinzione, voltandosi in fretta per ripercorrere
la strada dell’andata.
Mentre si
allontanava dal campo di Quidditch, non riuscì a togliersi
di dosso la sensazione che gli occhi di Lucius la stessero
accompagnando con premura.
L’ora
di cena giunse rapidamente per la gioia di Alanis e di tutti gli
studenti che avevano trascorso la maggior parte della giornata
all’aperto, e dunque al freddo.
In
previsione delle feste natalizie, il castello era stato addobbato con
decorazioni vivaci e frizzanti, che avrebbero messo di
buon’umore perfino il più burbero dei maghi.
Ghirlande spumeggianti percorrevano elegantemente le mura della Sala
Grande, e per coloro che possedevano un udito piuttosto sviluppato era
possibile perfino notare che i campanellini appesi qua e là
emettevano costantemente i jingle più gettonati. Narcissa,
ormai avvezza ad ogni tipo di sfarzo, si ritrovò costretta
ad ammettere che quell’anno il Preside aveva fatto davvero un
bel lavoro.
<<
E anche quest’anno il Natale è arrivato
>> sospirò la fanciulla prendendo a braccetto
Alanis per accomodarsi alla tavola dei Serpeverde.
<<
Dalla tua faccia sembra più che sia arrivato
l’autunno! Se non ti sbrighi a levarti
quell’espressione da strega vissuta ti rinchiuderanno nelle
segrete per quanti bambini farai piangere >> la
canzonò l’amica, dandole una scherzosa gomitata.
<<
Mi vuoi prendere in giro? Io adoro il Natale, è solo che se
penso che questo è il nostro penultimo anno qui divento
inevitabilmente triste >> si giustificò
Narcissa, prendendo posto con grazia sulla panca.
<<
Ecco è proprio questo il tuo problema: rimugini troppo su
qualsiasi cosa. Fai come me: lascia che sia lo stomaco a pensare per
te! >> le suggerì Alanis con un sorriso saggio
stampato sulle labbra. Narcissa ridacchiò di gusto di fronte
alla sfrenata – e ormai conclamata – passione della
compagna per il cibo, e in quel momento capì
perché gli anni trascorsi ad Hogwarts avevano assunto un
sapore così piacevole. Era stata la presenza immancabile
della sua amica, così diversa, eppure così in
sintonia con i suoi pensieri, a rendere il percorso nella scuola un
viaggio ancora più meraviglioso.
La cena
proseguì decorata col consueto spirito di allegria e
spensieratezza che precede le festività, e, una volta
terminata, tutti gli studenti lasciarono i loro posti con dei sorrisi
sghembi e sognanti ancora dipinti sul volto. Per la prima volta dopo
quei giorni d’inferno all’insegna
dell’ansia, della paura e della preoccupazione, Narcissa
riuscì di nuovo a percepire quel po’ di calma
indispensabile che la vita troppo spesso porta via.
Fu in quello
stato di tranquillità rigenerante che la trovò
Lucius, anche lui chiaramente contagiato dal clima di estrema gioia che
si era creato grazie alla presenza degli addobbi natalizi.
<<
Buonasera, Narcissa >> la salutò educatamente,
rivolgendole un sorriso sincero, privo di tutti gli eccessivi dettagli
espressivi con cui lo farciva nelle occasioni in cui si presentava in
società. Narcissa lo preferiva di gran lunga quando era se
stesso e tirava giù la maschera di perfezione che cercava di
cucirsi addosso per nascondersi agli occhi delle persone, ma di rado
glielo aveva visto sfoggiare, perciò si godette quel raro
momento.
<<
Buonasera, Lucius >> rispose lei con timidezza,
accorgendosi improvvisamente che la fiumana di alunni era scomparsa e
adesso erano soli nel corridoio.
<<
Ho parlato con Yaxley e gli ho spiegato la situazione. E’
tutto apposto, possiamo cominciare la nostra ricerca domani senza
essere disturbati. Però ora vorrei parlare con te per
chiarire alcune cose >> iniziò lui fissandola
negli occhi. La sua espressione era cambiata, e adesso sul suo volto si
poteva leggere una maturità di cui difficilmente la
fanciulla si era resa conto in passato.
<<
No, tu sei stato fin troppo chiaro in questi giorni, ora tocca a me
spiegarmi. Non mi fa piacere discutere con te, credimi, ma …
faccio fatica a fidarmi delle persone e ho bisogno del mio tempo, tutto
qui >> disse Narcissa con semplicità, senza
alcuna vergogna.
I suoi occhi
erano diventati più grandi e luminosi mentre si confidava
con il giovane, e quest’ultimo notò con sgomento
quanto fosse ancora più bella vista da quella distanza
ravvicinata. La pelle liscia del viso risplendeva di
gioventù perfino nella penombra della sera, e Lucius commise
uno sforzo enorme per impedirsi di baciare quella fanciulla che
sembrava l’incarnazione di una dea.
<<
Io non ho fretta >> rispose il ragazzo, sfoderando
un’espressione furba che strappò un sorriso anche
a Narcissa.
<<
Te ne sono grata. Ora sarà meglio andare a dormire, domani
ci aspetta una giornata carica di studio e fatica >>
affermò lei con finta aria severa, accelerando il passo per
raggiungere in fretta la Sala Comune.
<<
Agli ordini! >> le gridò dietro Lucius
divertito, sorridendo nell’osservare la figura di Narcissa
camminare impettita lungo il corridoio. Sarebbero potuti passare
giorni, mesi, anche anni, eppure egli non si sarebbe mai stancato di
guardare il profilo perfetto e inorgoglito della donna che –
ne era certo – un giorno sarebbe diventata sua moglie.
Spazio
Ringraziamenti: eccomi qui finalmente con la promessa mantenuta! Piano
piano la tempesta si sta calmando, e il mio cuore non è mai
stato così zuccheroso come adesso *.*
Questo
periodo non si sta rivelando proprio uno dei più rosei: noto
una certa aura negativa attorno a me, ma non bisogna demordere, e il
mio primo passo verso la positività è stato
questo capitolo spero di avervi coinvolti ed emozionati ancora una
volta.
Vi ringrazio
infinitamente per tutto! So di essere alquanto monotona nel ripeterlo
ogni volta, ma non conosco altri modi per esprimermi la mia
gratitudine… siete veramente preziosi e io mi sento
immensamente fortunata <3 Vi abbraccio forte: BekkaMalfoy,
Giuliii e Francyslytherin.
Alla prossima!
Cissy
|
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Capitolo 13 *** Sorprese inaspettate ***
13.
Sorprese inaspettate
Quella
mattina Narcissa si era svegliata di buon’umore,
canticchiando sommessamente per il dormitorio, il che aveva portato le
sue compagne di stanza ad ignorarla educatamente. Non avrebbe saputo
spiegare il perché, eppure sentiva che quello sarebbe stato
un giorno propizio, così la fanciulla si fermò
più tempo del dovuto davanti allo specchio per acconciare i
propri capelli in maniera diversa dal solito.
Sistemò
tutte le ciocche finché il risultato non combaciò
con le sue aspettative, e una volta terminata l’opera, si
alzò per abbandonare la stanza e andare a fare colazione
nella Sala Grande.
Perfino la
Sala Comune, solitamente rabbuiata dai tetri riflessi che provenivano
dagli abissi del Lago Nero, quel giorno aveva un aspetto gioviale, e
Narcissa vi indugiò per qualche minuto, godendosi il
silenzio che vi regnava incontrastato.
Dapprima non
l’aveva visto, ma poi le sembrò impossibile non
notarlo, perché nella sua posa c’era qualcosa di
decisamente insolito.
<<
Malfoy! >> esclamò lei in tono stupito,
avvicinandosi al ragazzo con occhi sgranati.
<<
Ciao Narcissa >> rispose lui con voce amabile,
distogliendo per un attimo lo sguardo dal tomo che teneva in grembo.
<<
Che stai facendo? >> gli chiese ancora più
scettica, avvertendo l’urgente bisogno di accertarsi che i
propri occhi funzionassero ancora bene.
<<
Mi sto istruendo sulla Pozione Restringente >>
affermò Lucius con naturalezza, ignorando
l’incredulità che la fanciulla ostentava poco
gentilmente nei suoi confronti.
Ed era vero.
Narcissa si avvicinò per constatare che quello non fosse un
bizzarro scherzo dell’immaginazione, e vide chiaramente che
Malfoy stava sfogliando un libro di Pozioni, probabilmente per la prima
volta in vita sua.
<<
E cosa hai scoperto? Che serve a restringere gli oggetti?
>> lo schernì lei con un’espressione
furba dipinta sul bel volto. Si sedette con cautela al piccolo tavolo
posto vicino al camino dove stava anche Malfoy, e si domandò
da quanto tempo il giovane si trovasse lì, e soprattutto
animato da quale misteriosa forza oscura.
<<
Noto con piacere che hai recuperato il tuo irresistibile senso
dell’umorismo, Black, ne sono deliziato. Non avrei sopportato
di vederti con il broncio ancora per molto >>
sospirò Lucius, assumendo un’espressione
addolorata per stuzzicarla, senza tuttavia distogliere il proprio
sguardo dalle pagine nuove del suo libro di testo.
In tutta
risposta la fanciulla gli strappò il volume di mano e si
concentrò su di esso, per evitare che lui potesse
intravedere l’imbarazzo che le aveva colorato leggermente le
gote di rosso.
<<
Allora, verifichiamo la tua preparazione … cosa mi dici
degli ingredienti? >> gli domandò per cambiare
discorso, fingendo di sottoporlo a un’interrogazione.
Lucius
incrociò le braccia e assunse una postura più
rilassata, godendosi quel momento di gloria. << Facile:
radici di margherita, un grinzafico, un bruco, una milza di gatto e
succo di sanguisuga >> scandì chiaramente,
come se si trattasse di una deliziosa ricetta di cucina.
<<
Hai studiato davvero! >> commentò Narcissa in
tono quasi dispiaciuto, restituendogli il libro con riluttanza. Di
fronte a quella specie di complimento, Malfoy sfoderò un
sorriso sornione che gli illuminò il viso e che
riuscì ad ammorbidire un poco anche la bellissima ragazza
che gli sedeva accanto.
<<
Ma certo, per chi mi hai preso? Solo perché spesso la mia
concentrazione è rivolta verso altro non vuol dire che io
sottovaluti l’istruzione >> disse lui
con una nota di placido rimprovero nella voce.
Narcissa
fissò con attenzione i profondi e tenebrosi occhi grigi del
giovane e non poté fare a meno di notare una luce diversa
nei suoi occhi che la cercavano insistentemente, e anche se quello era
un piacevolissimo momento di scherzo, essi erano rimasti seri e
concentrati per tutto il tempo.
<<
Mi era sembrato che per te contasse molto di più una partita
di Quidditch rispetto alla media scolastica >>
commentò lei con ovvietà, alzando un sopracciglio
in segno di sfida.
<<
Solo se a fare il tifo per me c’è una bella
ragazza come te >> azzardò lui con malizia,
posando uno sguardo famelico sulla figura attraente della fanciulla.
Narcissa
emise una risatina forzata, fingendo di non essere rimasta infastidita
da quella battuta tipica del Lucius strafottente che conoscevano tutti.
<<
Beh, potrai anche essere uno studioso accanito molto ben celato, ma sta
di fatto che passi la metà del tuo tempo ad allenarti in un
campo piuttosto che in biblioteca >>
puntualizzò la ragazza incrociando le braccia con
risolutezza, come a voler indicare che la questione era chiusa.
<<
Mi commuove vedere che ti preoccupi per come impiego il mio tempo
… ma non temere, oggi ho intenzione di dedicarmi interamente
alla nostra ricerca >> le promise Lucius, assumendo
un’aria di finta solennità per stuzzicarla.
<<
Ma davvero? Te ne sarò debitrice per il resto della mia vita
… >> commentò lei con sarcasmo,
alzandosi in piedi per porre fine a quella ridicola conversazione, che
le stava procurando solo un’imperdonabile perdita di tempo.
Ma Lucius si mosse rapido e le afferrò un braccio per
evitare che lei gli voltasse le spalle. Narcissa si irrigidì
istintivamente non appena avvertì il calore della mano
grande e forte di Malfoy farsi strada attraverso il tessuto della
camicetta e del maglione fino a raggiungere la propria pelle.
<<
Oh, aspetta di sentire quale piano ho ideato per procurarci gli
ingredienti in fretta e prima di tutti gli altri. Il resto dei nostri
amati compagni andrà stupidamente nella Foresta Proibita,
sottoponendosi così ad una ricerca lunga e faticosa, ma per
tua fortuna tu sei in coppia con lo studente più
intelligente di tutta Hogwarts – oltre che il più
affascinante – e potrai risparmiarti tutto ciò,
arrivando a preparare la Pozione Restringente in largo ed elegante
anticipo >> affermò con spavalderia il
ragazzo, cercando di piantare il seme della curiosità
nell’animo della fanciulla che lo fissava con
un’espressione alquanto scettica.
<<
E quale sarebbe questo formidabile piano? >> chiese
Narcissa con impazienza, senza preoccuparsi di nascondere la scarsa
fiducia che provava nei confronti delle intenzioni del giovane. Lucius
esibì un sorriso trionfante, come se non aspettasse altro
che descrivere minuziosamente l’idea che aveva partorito
quella mattina stessa.
<<
C’è uno stanzino al secondo piano, ignoto alla
maggior parte degli studenti di Hogwarts, dove il signor Gazza tiene la
sua collezione personale degli ingredienti più ripugnanti
che esistano nel mondo magico. Sono sicuro che farà al caso
nostro: troveremo quanto ci serve, in modo tale da preparare la pozione
e presentarla a Lumacorno prima di tutti gli altri. So che non
è prevista una gara di tempo in questo caso, ma spesso la
velocità è sinonimo di maggiore intelligenza,
dunque sono certo che il professore apprezzerà la nostra
stupefacente abilità. E poi … perché
no, potremmo essere così fortunati da trovare addirittura
una boccetta di pozione già pronta! >>
spiegò il ragazzo con crescente soddisfazione, mentre gli
occhi gli scintillavano al solo pensiero di poter compiere un piccolo
misfatto.
<<
Sei impazzito? Ti rendi conto che in questo modo infrangeremo
un’infinità di regole e rischieremo di essere
espulsi per violazione di proprietà privata?!
>> commentò la fanciulla, scandalizzata
più dal fatto che una parte di lei si fosse eccitata
all’idea di quella specie di missione che dalla scarsa
onestà intellettuale di Malfoy.
<<
Oh, andiamo! Il vecchio Gazza non si accorgerà mai di questo
insignificante furto, intento com’è a sorvegliare
il resto del castello. Sarà divertente, e in più
ci consentirà di ottenere un buon voto senza la minima
fatica >> continuò Lucius imperterrito,
ignorando le proteste della piccola e coscienziosa Black. Narcissa
continuava a guardarlo per cercare di capire se diceva veramente sul
serio, tanto era sconcertata da quella proposta.
<<
Non voglio compromettere la mia permanenza qui per una stupida bravata
che non promette niente di buono. Faremo come tutti gli altri, anche se
questo richiederà più tempo. Fine della storia
>> sentenziò la fanciulla, liberandosi con un
gesto fluido dalla stretta di Lucius, che rimase visibilmente deluso da
quella reazione.
<<
Bene. Buona fortuna nella Foresta Proibita, allora. Fai particolare
attenzione ai ragni: ho sentito dire che si attaccano ovunque e non
mollano la presa finché non li schiacci>> la
salutò Malfoy, girandosi per congedarsi da lei.
Stavolta
toccò a Narcissa farsi avanti per fermare Lucius e
costringerlo a rimanere dov’era. Reprimendo i lunghi brividi
di orrore che avevano preso a correrle insistentemente sulla schiena,
gli si parò davanti bloccandogli l’uscita.
<<
Stai scherzando, vero? Non vorrai mica mandarmi da sola nella Foresta
Proibita! E’ estremamente pericoloso, senza contare che
perderei facilmente il senso dell’orientamento con tutta
quella nebbia … >> protestò la
fanciulla, gesticolando furiosa in preda al panico.
<<
Non rischieresti la vita se seguissi il mio suggerimento e ci recassimo
nello stanzino al secondo piano >> affermò di
rimando il giovane, mostrandosi insensibile nei confronti delle
preoccupazioni della ragazza.
<<
Ma questo è un ricatto bello e buono! >>
esclamò Narcissa indignata, scrutando torva il viso del
compagno rimasto impassibile nella sua maschera di risoluzione.
<<
Sapevo che l’idea ti sarebbe piaciuta. Andiamo
>> sorrise lui con aria trionfante, godendosi
l’espressione sconfitta che si stava disegnando rapidamente
sul volto della fanciulla. Si voltò prima che lei
potesse obiettare ulteriormente e si diresse verso le scale che
conducevano al ritratto.
<<
Che essere spregevole … >> sibilò
la ragazza, scuotendo la testa in segno contrariato e costringendosi di
malavoglia a seguire Lucius, che già si stava avviando con
aria furtiva nei corridoi.
Lucius e
Narcissa non impiegarono molto tempo a raggiungere il secondo piano. I
corridoi erano per lo più deserti, visto che la maggior
parte degli studenti era concentrata nella Sala Grande in occasione
della colazione. In effetti, la fanciulla rimpianse di non essersi
diretta subito lì non appena il suo stomaco
iniziò a gorgogliare, invocando insistentemente del cibo.
Lucius si muoveva rapido e silenzioso, precedendola attraverso il
dedalo di corridoi da cui era costituito il castello, e sembrava
conoscere a memoria il percorso, visti i suoi movimenti veloci e
sicuri. Quante volte sarà già stato qui? Si
chiese Narcissa, osservando ammirata le abilità del ragazzo.
All’improvviso quest’ultimo tornò
repentinamente indietro sui suoi passi, appiattendosi più
che poté addosso al muro.
<<
Dannazione! >> imprecò Lucius continuando a
sporgersi verso l’estremità della parete per
spiare oltre l’angolo.
<<
Che succede? >> domandò Narcissa con un filo
di voce, allarmandosi immediatamente.
<<
Il Preside sta uscendo dal suo ufficio! Non credevo che fosse ancora in
giro, dovrebbe trovarsi nella Sala Grande insieme a tutti gli altri
professori. Questa non ci voleva … >>
bisbigliò Malfoy, cercando di farsi venire in mente
un’idea per aggirare quell’imprevisto.
<<
Che cosa?! Come diavolo ti è venuto in mente di passare
vicino all’ufficio di Silente proprio quando stiamo per
commettere un reato? >> sbottò la fanciulla
cercando di trattenere il volume della voce che tendeva ad alzarsi,
montato dalla rabbia e dalla paura.
Lucius le
fece segno ancora una volta di emettere meno rumore possibile,
continuando a tenere d’occhio l’entrata presidiata
dai due Gargoyles di pietra.
<<
Te l’ho detto, Horace, devo aver esagerato con le Api
Frizzole che mi hai portato da Mielandia la settimana scorsa.
>>
La voce roca
e allegra del Preside proveniva proprio da dietro la parete che
nascondeva Lucius e Narcissa. Stando a quanto avevano udito, egli era
in compagnia del professor Lumacorno, e con somma sorpresa dei due
studenti che origliavano con il fiato sospeso stava discorrendo con il
collega riguardo all’indigestione che lo aveva tenuto sveglio
per tutta la notte.
<<
Devo aver esagerato con quelle palline di sorbetto levitante,
perché stavolta non hanno sortito gli effetti digestivi che
speravo. Per assurdo, mi sono ritrovato con il problema opposto!
>> ridacchiò l’uomo anziano,
sfiorandosi il ventre per assicurarsi che il dolore fosse ormai
passato.
<<
Sono desolato, Albus! Non potrebbe essere stata colpa del pungiglione
dei Billywig? La prima volta che assaggiai le Api Frizzole rischiai di
perforarmi la lingua! Magari la prossima volta mi limiterò a
portarti le innocue Gelatine Tuttigusti+1, è più
sicuro >> propose Lumacorno, cercando di scrollarsi lo
spiacevole senso di colpa che lo aveva assalito
nell’ascoltare il racconto del Preside.
Quest’ultimo, tuttavia, non pareva minimamente turbato, anzi,
aveva dipinta sul volto la solita espressione serena e gioviale di
sempre. << Ah, amico mio! Morirò seppellito
dal mio grasso se continui a viziare questo povero vecchio
>> rise Silente, incamminandosi verso la direzione
opposta rispetto a dove si trovavano Lucius e Narcissa. Entrambi erano
rimasti immobili senza avere il coraggio di fiatare, udendo il vivace
scambio di battute nella speranza che i professori non svoltassero nel
punto sbagliato. Non appena sentirono che le voci dei due uomini si
stavano allontanando sempre di più, trassero un sospiro di
sollievo, mentre il terrore abbandonava placidamente le loro membra.
<<
Beh, se prima pensavo che i nostri insegnanti avessero una vita privata
noiosa, mi sbagliavo di grosso! >> esclamò
Lucius trattenendo a stento le risate, mentre diveniva vittima di uno
sguardo inceneritore da parte della compagna. In tutta risposta,
Narcissa sferrò una gomitata a Malfoy per lo spavento in cui
erano incorsi a causa della sua testardaggine.
<<
Questa è l’ultima volta che facciamo come dici tu,
sia chiaro. E ora andiamo, prima che la tua mente geniale ci faccia
trovare anche da Gazza >> lo ammonì la
fanciulla, scostandosi dal muro su cui si era letteralmente spalmata
per paura di essere scoperta.
Proseguirono
ancora per un po’ la loro ricerca, ed infine giunsero davanti
ad una porticina malconcia, al di là della quale Narcissa
sperò che si trovasse il tanto celebrato stanzino del
custode. Dopo qualche secondo di esitazione, Lucius si
avvicinò alla ragazza e le sfilò dai capelli la
forcina grazie a cui si reggeva l’acconciatura che aveva
elaborato con tanta cura.
Nonostante
le esclamazioni di protesta da parte della fanciulla, il giovane
armeggiò con la molletta e fece scattare la serratura,
aprendo poi con cautela la porta.
Lo scenario
che si presentò davanti ai loro occhi costrinse Narcissa a
reprimere un conato di vomito che le era salito spontaneo su fino alla
gola. Membra e budella di ogni svariata specie esistente al mondo
giacevano imbottigliate in contenitori ammassati su scaffali di legno
marcio, emanando un delizioso aroma. Entrambi entrarono con riluttanza,
desiderosi di trovare al più presto gli ingredienti
necessari e filarsela di corsa.
Notando che
la fanciulla diventava sempre più sofferente man mano che il
puzzo si insinuava nelle loro narici, Lucius iniziò a
muoversi nell’angusto spazio per individuare
l’oggetto della loro ricerca.
<<
Ma che razza di posto è questo? Nemmeno uno come Gazza
potrebbe resistere in mezzo a questo fetore! Facciamo presto, ti prego
>> gli disse Narcissa con un’espressione
oltremodo disgustata, spostandosi anche lei in cerca di un grinzafico.
In
realtà, oltre ogni più rosea previsione, i due se
la cavarono in un quarto d’ora, riuscendo a prendere tutti
gli ingredienti di cui avevano bisogno.
Contenta del
fatto che quel supplizio avrebbe avuto fine nel giro di qualche
secondo, Narcissa si diresse per prima verso l’uscita e si
accorse con suo spiacevole stupore che la porta si era chiusa da sola,
senza che loro l’avessero toccata.
Si
precipitò immediatamente sulla maniglia forzandola
più e più volte, ma la porta non si mosse,
rimanendo ermeticamente serrata al suo posto.
La fanciulla
si volse verso Lucius con occhi disperati, comunicandogli con lo
sguardo l’innegabile evidenza: erano in trappola.
Spazio
Ringraziamenti: eccomi finalmente con il tredicesimo capitolo!
Nonostante me lo sia trascinato dietro per parecchi giorni, oggi sono
riuscita a terminarlo e ammetto che nel complesso è stato
divertente scriverlo. Come sempre ringrazio di cuore le persone che non
mancano mai di recensire : BekkaMalfoy, Giuliii e Francyslytherin; e
anche tutti coloro che seguono questa storia o che l’hanno
aggiunta alle preferite.
Sempre vostra,
Cissy
|
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Capitolo 14 *** In trappola? ***
14.
In trappola?
<<
Siamo rimasti chiusi dentro! >> gridò
inorridita Narcissa, senza smettere di forzare la maniglia della porta.
Aveva già provato ad aprirla usando insistentemente la
magia, ma qualsiasi incantesimo aveva avuto un effetto nullo.
<< Alohomora! >> ripeté la
fanciulla di nuovo, in un ultimo tentativo disperato. Tuttavia, la
sudicia porta di legno marcio non ne voleva sapere di aprirsi e
restò maledettamente sigillata.
<<
E’ stregata >> mormorò Lucius con
esasperazione per porre fine a quella ridicola dimostrazione di
testardaggine.
<<
Cominciavo a sospettarlo, sai? >> strillò lei
sarcastica, iniziando a tempestare di pugni le assi di legno per
sfogare la rabbia che altrimenti avrebbe riversato sul ragazzo.
<<
E allora smettila di agitarti! >> sbottò lui
irritato, passandosi stancamente una mano fra i capelli e appoggiandosi
con poca grazia al muro accanto alla porta.
Narcissa si
girò di scatto in direzione del giovane e gli
indirizzò una lunga e fulminante occhiataccia.
<< Già! Forse dovrei prendermela con te. Che
bella idea! >> sibilò con voce minacciosa,
riducendo gli occhi a fessura. Eliminò con
facilità lo spazio che li divideva, dal momento che il
locale era alquanto angusto, e alzò una mano per colpire
Lucius, ma quest’ultimo fu più rapido di lei e le
afferrò prontamente il polso.
Sul volto
della fanciulla si dipinse subito un’espressione indignata,
seguita da una serie di proteste verbali che le uscì dalle
labbra come un torrente in piena.
<<
E’ solo colpa tua se ci troviamo in questa situazione! Non
saremmo mai dovuti venire qui e … e lasciami!
>> strillò, dimenandosi nella speranza di
liberarsi dalla stretta di Malfoy.
Riuscì
inaspettatamente nell’intento e si allontanò di
qualche passo da lui, come per prendere la rincorsa e attaccare di
nuovo il responsabile di quella disgustosa prigionia.
Lucius si
stava già preparando per un altro bombardamento di insulti
condito da una serie di pugni e schiaffi, ma Narcissa si
limitò ad appoggiarsi al muro con aria stizzita, dopo
avergli lanciato un’occhiata eloquente. Lucius avrebbe
preferito di gran lunga che la furia della fanciulla si fosse riversata
sul suo corpo rispetto a quella reazione, perché
ciò che leggeva nel suo sguardo infuriato era
l’ombra viva e concreta della delusione. Il giovane si
sentiva immensamente colpevole per la situazione a dir poco spiacevole
in cui aveva trascinato Narcissa. Di certo quella era
l’ultima cosa che voleva; il suo unico intento era quello
– come sempre, d’altronde – di fare colpo
sulla ragazza, dimostrandogli tramite dei gesti tutto ciò
che non riusciva ad esprimere a parole.
<<
Mi dispiace >> mormorò lui sinceramente con
voce bassa, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo severo
della compagna.
<<
Ah, ti dispiace? >> rispose lei seccamente, senza
lasciare trasparire nemmeno un briciolo di compassione nella voce.
<< E credi che questo servirà a far aprire la
porta? >> gli domandò malignamente, alzando un
sopracciglio spietato.
Lucius
incassò il colpo senza scomporsi troppo: era pronto ad una
serie interminabile di frecciatine, perché se lui era in
grado di batterla sul piano della forza fisica placando i suoi colpi
imprecisi, Narcissa possedeva l’incredibile
capacità di incenerire le persone anche attraverso una
singola frase. In fatto di parole la ragazza avrebbe sempre avuto la
meglio, e in un certo senso al giovane non dispiaceva vederla
così combattiva; era straordinariamente bella, nonostante il
viso fosse attraversato da piccole rughe di biasimo che le corrugavano
la fronte, la quale a Lucius ricordò l’aspetto di
un foglio di carta stropicciato. Malfoy aveva visto parecchie persone
arrabbiate, a partire da suo padre – dal quale egli stesso
aveva ereditato la tendenza a reazioni piuttosto colleriche –
e tutte assumevano sembianze mostruose, come se l’ira
attuasse un procedimento di trasfigurazione sui loro volti. Ma
ciò non accadeva con il viso perfetto di Narcissa.
I lineamenti
delicati erano rimasti immutati, e il suo aspetto era
tutt’altro che deformato: la fanciulla appariva assurdamente
quasi più affascinante con quell’espressione
austera dipinta sul volto, e il desiderio forte di cancellare quel
cipiglio con un bacio passionale attraversò le membra di
Lucius come le onde del mare che si infrangono impetuose sugli scogli.
Improvvisamente
il giovane si accorse che la ragazza lo stava fissando con aria
perplessa in risposta a quel silenzio prolungato, così si
riscosse con violenza da quei pensieri inappropriati.
<<
Potrei provare ad abbattere la porta … La magia non
funziona, ma magari con la forza necessaria il legno potrebbe cedere
>> ipotizzò, osservando attentamente le assi
di fronte a lui per evitare che il suo sguardo cadesse inesorabilmente
sulla figura di Narcissa.
<<
Prova ad usare la tua testa dura, magari ci riesci >>
commentò lei con un sorriso crudele, incrociando le braccia
per gustarsi meglio la scena che avrebbe avuto luogo di lì a
poco. Avrebbe venduto i suoi abiti più pregiati pur di
osservare Lucius rompersi qualche osso nell’ottuso tentativo
di buttare giù la porta servendosi del proprio corpo.
<<
Hai qualche idea migliore? >> le chiese tranquillamente
Malfoy, iniziando a tastare il legno con un’espressione
incerta stampata sul bel volto.
<<
Oh, no, qui sei tu quello che ha le idee geniali. In ogni caso non
credo che forzare la porta ci aiuti ad uscire fuori di qui. Se
è stata stregata, vuol dire che è inattaccabile
in qualsiasi modo >> rispose Narcissa con lo stesso tono
che userebbe una maestra per spiegare un concetto basilare ad un alunno
duro di comprendonio. << Probabilmente esiste una specie
di parola d’ordine o un oggetto, per esempio una particolare
chiave, in grado di aprirla. Mio padre usa un metodo simile per evitare
che mia madre legga le sue lettere riposte nello studio. Ma non sarei
in grado di entrare nella piccola mente di Gazza e indovinare quale sia
il suo, sinceramente >> confessò la fanciulla
ammorbidendosi un poco, e sorridendo lievemente al ricordo delle
frecciatine che si scambiavano spesso i suoi genitori. Esattamente come
stavano facendo lei e Lucius. Tale considerazione la fece avvampare
rapidamente, costringendola ad abbassare leggermente il capo per
impedire al ragazzo di notare quel repentino cambiamento sul volto.
<<
Sembri molto attaccata alla tua famiglia. La tua espressione
è totalmente cambiata mentre parlavi di loro
>> osservò Malfoy, con uno strano tono di
voce, che Narcissa non riuscì ad identificare.
<<
E’ così … la mia famiglia mi ricorda
chi sono e mi aiuta a non perdere di vista i miei obiettivi. Sono le
uniche persone per cui morirei, e io ci tengo davvero molto alla mia
vita >> disse lei in un sussurro, proprio come si fa
durante le confidenze dei pensieri più intimi. Si
ritrovò a stupirsi di quell’inaspettata
confessione, e per giunta in un momento critico come quello.
Non avrebbe
saputo spiegare il perché, eppure c’era qualcosa
nello sguardo di Lucius che l’aveva spinta a dichiarare
quanto aveva affermato. Gli occhi di Malfoy furono attraversati da una
nuvola scura di un sentimento non definito, ma che ebbe
l’effetto di procurare uno spiacevole tremito nel cuore della
fanciulla. Per la prima volta in quegli abissi grigi e penetranti
Narcissa scorse la tristezza, una voragine che sembrava aver
inghiottito tutta la spavalderia di cui il ragazzo era solito fare
mostra. In giro circolavano parecchie storie sulla famiglia di Lucius,
ma quella più quotata ipotizzava che, viste le oscure
origini della madre, la donna fosse stata assassinata dal marito
Abraxas, uomo notoriamente burbero e collerico. Nessuno sapeva il vero
nome della signora Malfoy, nessuno ricordava il suo aspetto,
poiché ella era morta molti anni prima.
Narcissa
percepì il gusto amaro del rimorso farsi strada lentamente
sul palato: forse non avrebbe dovuto parlare con così tanto
trasporto della propria famiglia, considerando che probabilmente
l’infanzia del giovane era stata alquanto burrascosa e
infelice. Abraxas Malfoy era amico di suo padre, Cygnus, e sebbene il
suo umore non fosse sempre dei migliori, la fanciulla non lo avrebbe
mai reputato capace di commettere l’omicidio di sua moglie,
perciò non aveva davvero creduto a quelle fantasticherie,
neppure una volta. Eppure lo sguardo di Lucius diventato
all’improvviso vacuo e rivolto a un ricordo lontano nello
spazio e nel tempo suggerì a Narcissa che egli non aveva un
buon rapporto con i propri parenti.
<<
Io non spenderei nemmeno un quarto di galeone per mio padre.
L’unico sentimento che ha saputo rivolgermi da quando sono
nato è stato il disprezzo, e io ho imparato a fare
altrettanto con lui. Non conosco l’idea di una famiglia
affettuosa di cui parli tu. Non esiste per me >> disse
Malfoy con amarezza, quasi sputando ogni singola parola come se fosse
stato veleno.
Narcissa
rimase profondamente colpita da quella confessione così
intima di tutto il dolore che il ragazzo aveva a lungo trattenuto
dentro di sé, senza mai avere il coraggio di tirarlo fuori
per liberarsene definitivamente. Avvertì che gli occhi si
inumidivano rapidamente e calde lacrime iniziarono a rigarle le gote
rosee, atterrando con colpi silenziosi sull’apertura della
camicetta.
<<
Stai piangendo per me? >> rise piano Lucius,
avvicinandosi prontamente alla fanciulla con uno sguardo diverso. I
suoi intensi occhi grigi avevano recuperato tutta la loro fredda
bellezza, spazzando via di colpo la cupa tristezza che tanto aveva
impressionato la ragazza. Lucius le prese delicatamente il viso tra le
mani e cominciò a baciare le palpebre chiuse di Narcissa,
asciugando così tutte le lacrime che ne uscivano.
Lei si
sentì una sciocca in quel momento: era Malfoy quello che
aveva bisogno di supporto, e invece si era ritrovata ad essere
consolata da lui per via del suo scarso autocontrollo.
<<
Mi dispiace, Lucius … >> sussurrò
Narcissa a qualche centimetro dal volto del ragazzo, che aveva iniziato
a tempestare di piccoli baci il viso della fanciulla, tracciando la
strada verso le labbra. Narcissa posò delicatamente una mano
sul petto di Malfoy per allontanarlo di poco in modo da poterlo
guardare negli occhi. << Sbagli se dici che non esiste
una vera famiglia per te. L’avrai quando ti sposerai e avrai
dei figli, allora niente ti impedirà di essere davvero
felice >> gli promise lei con un lieve sorriso, prima di
avvicinarsi di nuovo a lui per assaggiare il sapore delle sue labbra. A
quel contatto, Lucius reagì all’istante, come una
bomba innescata, e ricambiò con trasporto il bacio fresco di
Narcissa. Le labbra della fanciulla costituivano un morbido nettare di
cui egli non sarebbe mai stato sazio, e il piacere di quella vicinanza
fu doppio dal momento che a provocarla era stata lei stessa. Le mani di
Lucius si muovevano freneticamente lungo la superficie del corpo di
Narcissa, come a volerne ricoprire ogni centimetro, lasciando al loro
passaggio tracce infuocate di desiderio. La giovane Black
affondò le dita affusolate nei lisci capelli di Malfoy,
ricevendo e a sua volta donando baci alimentati da una passione che la
animava da dentro.
Per un
attimo non riconobbe il proprio corpo mentre si contorceva per farsi
ancora più vicino a Lucius; nel profondo del suo essere si
era svegliato un sentimento selvaggio che non aveva mai conosciuto
prima di quel momento. I baci di Lucius intanto erano diventati
più impertinenti andandosi ad insinuare nella scollatura
della camicetta, e quelle scosse di piacere la lasciarono senza fiato.
Improvvisamente la situazione presente, spazzata via da
quell’assaggio di paradiso, le ricordò che si
trovavano ancora in trappola nello stanzino infernale di Gazza. Con
grande forza di volontà e a malincuore si staccò
piano da Lucius, carezzandogli dolcemente una guancia con la piccola
mano. Negli occhi di Malfoy si fece largo uno sguardo contrariato, e le
labbra erano piegate in una smorfia di desiderio non pienamente
appagato.
<<
Narcissa … >> la voce di Lucius era implorante
e arrochita dalla bramosia di baciarla ancora, ma Narcissa
riuscì ad allontanarsi completamente da lui per ripristinare
la distanza di sicurezza.
<<
Dobbiamo trovare un modo per uscire di qui >>
ricordò sia a lui che a se stessa, iniziando a perlustrare
ansiosamente lo spazio angusto intorno a lei. All’improvviso
qualcosa attirò la sua attenzione, e un barlume di speranza
si fece strada nel suo cuore. La finestrella che si trovava sulla
parete opposta alla porta dava sul sentiero che conduceva al campo da
Quidditch, e in quel momento uno studente stava passando con in mano un
manico di scopa.
<<
C’è qualcuno lì sotto! >>
disse la fanciulla a Lucius, spalancando all’istante il vetro
per rivolgersi all’alunno che camminava ignaro della loro
presenza.
Malfoy le si
fece subito vicino, aiutandola ad attirare l’attenzione
dell’unica fonte di salvezza che era rimasta loro. Il giovane
interruppe il proprio cammino e alzò la testa in direzione
delle voci che chiedevano aiuto a squarciagola, qualche metro
più su. Riconoscendoli, si affrettò subito a
montare sul suo manico di scopa per raggiungerli. Non appena
arrivò vicino alla finestra, l’espressione di
sollievo dipinta sul volto di Lucius svanì, lasciando il
posto ad una smorfia di delusione.
<<
Yaxley … >> lo salutò con un sibilo
minaccioso, mentre l’ultimo arrivato rivolgeva un radioso
sorriso a Narcissa. << Guarda guarda. E’
proprio vero che Hogwarts nasconde innumerevoli sorprese. Che ci fate
voi due qui? >> chiese con fastidiosa strafottenza,
squadrando dall’alto in basso Lucius, che ricambiò
l’occhiataccia con piacere.
<<
E’ una lunga storia >> si intromise Narcissa,
avendo colto al volo che avrebbe fatto meglio a mettersi in mezzo ai
ragazzi per evitare il peggio. << Yaxley, se ci aiutassi
te ne saremmo infinitamente grati >> aggiunse, cercando
di fare breccia nella maschera di astio che il giovane soleva indossare
in presenza di Lucius.
<<
E perché dovrei? Il tuo amico qui sembra non essere contento
di vedermi. Forse farei meglio ad andarmene >>
suggerì Yaxley voltandosi per tornare da dove era venuto.
<<
Perché sono io a chiedertelo. Ti prego, aiutaci
>> gli gridò dietro Narcissa, nella disperata
speranza che il ragazzo la ascoltasse. Lucius era evidentemente
contrariato per il fatto che la fanciulla fosse arrivata a pregare un
essere così viscido ed insolente, ma del resto costituiva la
loro unica chance per uscire da quel pasticcio di cui egli era la
causa.
Compiaciuto,
Yaxley si avvicinò nuovamente alla finestra con un
sorrisetto languido stampato sulle labbra. << Quando un
amico è in difficoltà, io muoio dalla voglia di
aiutarlo. Tuttavia, temo che il mio fragile manico di scopa non sia in
grado di sorreggere anche il tuo peso, Malfoy.
Potrei
portare tranquillamente Narcissa a terra e poi tornare con il tuo, di
manico, per aiutare te >> propose con
un’espressione seria, gustandosi le rughe di gelosia che
increspavano deliziosamente il volto del suo rivale. La fanciulla
guardò con aria preoccupata in direzione di Lucius, che dopo
aver fissato gli occhi di Yaxley dalla forma affilata per intravederne
la sincerità, rivolse i propri verso quelli più
grandi e infinitamente più limpidi di Narcissa.
<<
Vai con lui >> le ordinò a malincuore,
serrando i pugni per impedirsi di colpire Yaxley, che aveva iniziato a
ridacchiare sommessamente.
<<
No, io non vado senza di te! >> si oppose lei con
fermezza, posandogli una mano sul braccio.
<<
Vai … Ti raggiungerò prima che tu te ne accorga
>> le promise baciandole la fronte per rassicurarla.
Tuttavia, il
sorriso trionfante di Yaxley mentre Narcissa saliva sul suo manico di
scopa faceva intendere che sarebbe accaduto l’esatto
contrario.
Spazio Ringraziamenti: Salve a tutti! Desideravo scrivere questa parte
da tanto, e spero di non deludere le aspettative di nessuno di voi. Che
dire? Siamo giunti al quattordicesimo capitolo e mi chiedo come sia
possibile.
La storia si sta evolvendo ed è arrivata più o
meno a quella che nella mia concezione è la metà,
perciò non vi nascondo la mia emozione! Ma basta parlare di
me e passo a ringraziare le persone che mi lasciano sempre una
magnifica recensione : BekkaMalfoy, Giulii e Francyslytherin; e anche
tutti coloro che hanno messo la storia fra le preferite o le seguite:
fatevi sentire, necessito di un vostro commentino *^*
Alla prossima e buone vacanze! :D
Cissy
|
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Capitolo 15 *** Fuga ***
15.
Fuga
Per la gioia
di Narcissa, il tragitto in volo in compagnia di Yaxley durò
poco, e il compagno atterrò delicatamente sul terreno del
sentiero che conduceva al campo da Quidditch, dando prova di una
discreta abilità nell’atterraggio dalla propria
scopa.
Uscire
all’aria aperta dopo aver passato delle ore immersa
nell’aria viziata e putrida dello stanzino di Gazza diede a
Narcissa un inaspettato sollievo, che però le
morì in gola al pensiero di Lucius ancora in trappola. Non
appena la fanciulla mise piede a terra, tutta la preoccupazione che
nutriva nei confronti di Malfoy si riversò sul ragazzo,
tranquillamente intento a mettere in ordine la toga sconvolta dal
vento.
<<
Dobbiamo assolutamente trovare il manico di scopa di Lucius!
>> esclamò Narcissa, rivolgendo uno sguardo
carico di ansia in direzione di Yaxley. Quest’ultimo, invece,
senza scomporsi più di tanto, alzò leggermente la
testa per osservare la ragazza e puntò nel terreno la sua
scopa, appoggiandovisi con fare annoiato.
<<
Perché tanta fretta, Black? Prima devi spiegarmi cosa ci
facevate lassù, e se si tratta di qualcosa di
illegale, sarà meglio che io avvisi il Preside
>> affermò disinvolto, i capelli biondo cenere
mossi dalla brezza che si era alzata in quel momento.
Narcissa lo
fissava a bocca aperta, mentre il suo cervello lavorava frenetico per
trovare una risposta convincente a quelle insinuazioni, e allo stesso
tempo per impedire che il suo viso tradisse la minima paura.
<< Perché non puoi semplicemente aiutarmi?
>> gli chiese, infine, a corto di strategie.
Yaxley
sbottò in una risata amara che mai la giovane Black gli
aveva vista stampata sul viso. Non era accaduto in precedenza che egli
si comportasse in maniera così strafottente in sua presenza.
Di solito un atteggiamento simile si addiceva più a Lucius,
che aveva sempre dato prova di impulsività e arroganza. Fino
a qualche tempo prima Narcissa avrebbe giurato che fra i due quello
gentile e disponibile fosse Yaxley, sebbene non le avesse mai ispirato
molta fiducia; e invece in quel momento capì di trovarsi
davanti al perfetto ritratto dell’insolenza.
<<
Aiutare te, forse, ma non … non lui! >>
esclamò il ragazzo con un’espressione indignata
dipinta sul volto sferzato dal vento. Le parole gli uscirono di bocca
con la stessa violenza di uno sputo, e la fanciulla vi lesse
l’odio e, più di ogni altro sentimento,
l’invidia che il giovane nutriva nei confronti di Malfoy.
Narcissa sbatté le palpebre ripetutamente, come per
scacciare la spiacevole consapevolezza che andava insinuandosi nella
sua mente con la stessa viscida rapidità di un serpente.
Yaxley disprezzava davvero Lucius, in un modo che le fece correre dei
fastidiosi brividi lungo tutta la schiena.
In quel
momento le fu perfettamente chiaro che il ragazzo sarebbe morto su un
rogo ardente piuttosto che aiutarla a liberare il suo acerrimo nemico,
colui che gli aveva strappato la popolarità fra gli studenti
e ogni possibilità di gloria.
<<
Vorrà dire che farò a meno del tuo aiuto, dal
momento che non ne avverto il minimo bisogno >>
affermò la ragazza, fissando con determinazione gli occhi
azzurri in quelli scuri del giovane. Yaxley la osservò a sua
volta, ma nelle sue pupille ardeva solo il fuoco
dell’orgoglio ferito. Avrebbe voluto dirle molto di
più di quella stupida e infantile dichiarazione di gelosia.
Era evidente che al momento Narcissa non lo avrebbe mai scelto quando
dall’altra parte del castello il suo prezioso e aitante
Lucius rischiava di finire in qualche guaio. Già, Lucius.
Non gli bastava essere il ragazzo più ammirato e osannato
della scuola? Doveva per forza prendersi anche il tesoro più
grande che essa conteneva, la stella più luminosa della
galassia magica?
<<
Benissimo >> sussurrò a denti stretti il
giovane, ingoiando a fatica l’amara constatazione di aver
perso un’altra volta contro Malfoy. Balbettò una
manciata di parole incomprensibili e si voltò per
congedarsi, prima che Narcissa ebbe il tempo di notare la frustrazione
che andava dilagandosi sul volto del ragazzo.
La fanciulla
rimase ferma a fissarlo per qualche secondo, incapace di porre rimedio
alla reazione stizzita e infantile del compagno. Fu la situazione
precaria di Lucius a riportarla alla realtà, attivando le
gambe che iniziarono a muoversi in direzione del campo da Quidditch.
Corse
più veloce che poté, nonostante il vento freddo
le sferzasse il viso con poca gentilezza, costringendo i suoi occhi a
lacrimare. Fu così che quando giunse all’entrata
degli spogliatoi era talmente sconvolta che Alanis sussultò
nel vederla in quello stato, lei che era sempre in ordine.
L’amica indossava la divisa e un lieve velo di sudore
raffreddato dalle condizioni climatiche le ricopriva il volto, segnato
da rughe di stanchezza.
<<
Narcissa! Ti senti bene? Sembri un tantino di corsa >>
osservò Alanis con il suo immancabile umorismo,
accigliandosi un po’ nel vedere la compagna in quello stato
di febbrile preoccupazione.
<<
Benissimo, ma ho un bisogno vitale del tuo aiuto. Sapresti dirmi
dov’è la scopa di Lucius? E’ davvero
… urgente >> sussurrò Narcissa
avvicinandosi all’altra con circospezione, per evitare che
qualcuno intercettasse la loro conversazione. Alanis la
fissò per qualche secondo, sorpresa da quella richiesta, ma
poi si affrettò ad annuire e a condurre l’amica
verso una porticina incastonata nella parete opposta rispetto agli
spogliatoi. << Di solito riponiamo qui i nostri manici di
scopa. In effetti oggi molti sono rimasti sconcertati a causa
dell’assenza di Lucius agli allenamenti. E’ per
caso malato? >> domandò la ragazza con
premura, aprendo la porta che dava su uno stanzino alquanto angusto,
dove giaceva in fila una serie variegata di scope,
dall’ultimo modello a quello più scadente.
Narcissa sussultò lievemente alla visione di quella
stanzetta microscopica che assomigliava terribilmente allo stanzino di
Gazza, sebbene fosse decisamente più pulita e confortevole.
<< Oh, no, ha solo avuto un contrattempo e mi ha chiesto
di portargli la sua scopa in modo da potersi allenare dopo
>> mentì Narcissa con una naturalezza che
impressionò perfino se stessa, come aveva visto fare milioni
di volte a sua madre.
<<
Meglio così. Ecco qui, questa è la scopa di
Lucius, ne sono certa >> Alanis le porse un manico di
scopa lucidato con cura, chiaramente uno degli ultimi modelli in
commercio.
Narcissa lo
prese con delicatezza, stando bene attenta a non rovinarlo, conscia di
quanto Malfoy tenesse a quell’aggeggio che per lei equivaleva
ad un nemico mortale.
<<
Grazie mille, Alanis, ti devo un favore! >>
esclamò Narcissa, stringendola in un abbraccio rapido prima
di schizzare nuovamente via con la stessa velocità con cui
era giunta. Il viaggio di ritorno fu ancora più angosciante
dell’andata, perché si avvicinava l’ora
di pranzo e un’ulteriore assenza di Lucius alle
attività consuete avrebbe cominciato a destare qualche
sospetto, vista la sua popolarità. La fanciulla
pregò con tutto il cuore di riuscire nell’impresa
di salvataggio prima che ciò accadesse, e questo pensiero
contribuì ad aumentare la sua corsa già sfrenata.
Arrivò alla base della torre su cui si affacciava la
finestra dello stanzino di Gazza e chiamò a gran voce
Lucius, controllando prima che non ci fosse nessuno nei paraggi.
Fortunatamente, tutti si erano ormai diretti in Sala Grande per
prendere posto e riempire gli stomaci con i deliziosi piatti preparati
nelle ormai rinomate cucine di Hogwarts, e Narcissa tirò un
sospiro di sollievo nell’osservare il deserto intorno a lei.
Dopo qualche secondo, dalla fessura che appariva alquanto angusta agli
occhi della ragazza, spuntò il viso di Lucius, raggiante nel
vederla tornare con la sua preziosa scopa.
<<
Accio! >> gridò Malfoy con risolutezza in
direzione del manico di scopa, e quest’ultimo si
librò in aria liberandosi dalla stretta della giovane Black.
Facendo sfoggio della sua ragguardevole agilità, Lucius
riuscì a montare sulla scopa senza troppe
difficoltà e in un attimo raggiunse Narcissa, che lo fissava
ammirata e sollevata allo stesso tempo, ancora preda del fiatone.
<< Per fortuna che sei tornata indietro a prendermi.
Cominciavo a temere che mi avessi lasciato lì a marcire
insieme all’adorabile collezione di Gazza >>
commentò lui divertito, atterrando con eleganza sul prato, a
pochi centimetri di distanza dalla fanciulla. Quest’ultima
gli lanciò a sua volta un sorrisetto furbo, avvicinandosi a
lui con una lentezza da predatore. << Ti confesso che per
un attimo l’idea ha sfiorato la mia mente …
>> lo canzonò lei, assumendo una posa degna di
una vera attrice drammatica.
<<
Ah, piccola serpe! >> Lucius la prese per i fianchi,
facendo aderire il suo corpo al proprio, in un incastro perfetto. La
tenne stretta per un po’ tra le braccia, come per imprimere
bene nella sua memoria l’immagine di Narcissa che rideva, con
i suoi grandi occhi azzurri che si illuminavano mentre si posavano su
di lui. Poteva esistere visione più rigenerante di quella?
Lucius non aveva mai adagiato lo sguardo su uno spettacolo simile;
nemmeno il ritratto di una dea poteva eguagliare la bellezza che
sembrava essere stata rapita dal mondo ed imprigionata nelle lunghe e
nere ciglia della fanciulla, negli zigomi perfettamente modellati, nei
boccoli biondi impeccabilmente arricciati e in quelle labbra morbide e
rosee che sembravano aprirgli le porte della casa del Piacere.
Gli occhi di
grigi colmi di desiderio del giovane indugiarono per qualche secondo su
quella bocca che sembrava avere la morbida consistenza dei petali di
una rosa, e nella sua mente si andò a formare concreto il
ricordo dell’ultimo bacio che si erano scambiati nello
stanzino di Gazza. Non sarebbe mai stato sazio di quel nettare,
pensò, e non avrebbe sopportato per nessuna ragione al mondo
che un altro uomo godesse di quella visione celestiale. Narcissa era
semplicemente splendida, e la consapevolezza di essere lui il prescelto
autorizzato a tenersela stretta fra le braccia gli accarezzò
dolcemente il cuore.
<<
Non ti credo! Hai perfino lasciato che il vento ti scompigliasse i
capelli pur di venire qui in fretta e salvarmi >>
commentò Lucius, accarezzandole lentamente la chioma
arruffata.
<<
Sono davvero così in disordine? >>
esclamò Narcissa allarmata, scostandosi un poco da lui per
tastarsi la testa e pettinarsi con le mani come meglio poté.
<<
Non c’è niente che non vada nel tuo aspetto
>> la tranquillizzò Malfoy, divertito dalla
frivola preoccupazione della ragazza.
<<
Dobbiamo andare! E’ quasi ora di pranzo e se ti trattengo
ancora tutti gli altri crederanno che ti avrò sedotto e
rapito >> osservò Narcissa, rendendosi conto
dopo del reale significato che le sue parole celavano. Il suo viso si
chiazzò immediatamente di rosso e Malfoy iniziò a
ridere di gusto, facendo mostra del suo abbagliante sorriso.
<<
Ma perché deludere i nostri ammiratori? >> le
suggerì lui con divertita malizia, mentre la fanciulla si
voltava in preda alla vergogna e si avviava verso l’entrata
del castello.
La voce del
Preside arrivava chiaramente anche dai corridoi attigui
all’immensa sala dove venivano allestiti i consueti
banchetti. Prima di Natale il Professor Silente era solito pronunciare
un discorso di commiato ai suoi studenti, e negli ultimi anni aveva
preso l’abitudine di sproloquiare fino a perdersi in elogi
delle leccornie che si potevano sgranocchiare con più gusto
proprio in occasione delle feste natalizie.
<<
… invidio tutti coloro che possiedono uno stomaco di ferro:
se fossi in voi proverei di sicuro i deliziosi Bonbon esplosivi, anche
se gli effetti che provocano mi sono ancora ignoti. E come dimenticarsi
delle Piperille! Ottime se si vuole spaventare un amico con quel
delizioso sbuffo di fumo che fanno uscire dalla bocca. E poi per gli
amanti del cioccolato … >> Silente avrebbe
continuato per ore ad elencare i suoi dolci preferiti, mentre tutti gli
studenti – e anche qualche professore, ormai spazientito
– cominciavano ad agitarsi sulle panche, in trepidante attesa
di ottenere il permesso di potersi abbuffare, ma l’arrivo di
Lucius e Narcissa in Sala Grande destò molto più
interesse di quanto i due giovani avessero immaginato. Il Preside si
interruppe, il volto prima perso nell’estasi del racconto ora
turbato da quel ritardo che aveva suscitato tanto scalpore presso gli
alunni, che avevano iniziato a borbottare tra loro in maniera concitata.
Per la prima
volta in vita sua, Narcissa desiderò che tutti gli sguardi
dei presenti non fossero indirizzati verso di lei, e si
sentì le gambe pesanti come macigni quando Lucius la prese
per mano e la condusse il più veloce possibile verso
l’ala riservata ai Serpeverde.
Centinaia di
occhi la fissavano e seguivano ogni suo movimento, ma quelli che le
procurarono brividi di soggezione appartenevano al professor Silente,
che la osservava attraverso i suoi familiari occhiali a mezzaluna. Era
impossibile decifrare quello sguardo e Narcissa, insolitamente
imbarazzata, abbassò il proprio e si affrettò a
prendere posto per confondersi tra la folla.
<<
Bene, credo di avervi edotti a sufficienza per quanto riguarda
l’innumerevole varietà di dolci che Mielandia
offre, specie in questo periodo. Che il pranzo abbia inizio!
>> dichiarò il Preside in tono brusco,
sedendosi al proprio posto e distogliendo lo sguardo dalla giovane
Black.
L’invito
di Silente fu colto alla lettera, e tutti gli studenti sembrarono
dimenticare l’entrata teatrale dei nuovi innamorati.
<<
Fortuna che saremmo passati inosservati >>
commentò la fanciulla, buttando fuori il fiato che aveva
trattenuto durante quegli istanti di imbarazzo.
Il pranzo
proseguì animato dalla solita goliardica gioia che
accompagnava sempre i pasti ad Hogwarts, e Narcissa riuscì
perfino a rilassarsi dopo quella mattinata piena di sorprese. Aveva
rischiato l’espulsione dirigendosi nello stanzino di Gazza e
prelevandovi alcuni ingredienti, eppure, tutto lo spavento provato da
quando erano rimasti in trappola fino alla liberazione di Lucius era
affogato nel succo di bolle che sorseggiava con estrema soddisfazione.
Era quasi stato divertente, tutto sommato, pensò, mentre
avvertiva la voce di Malfoy chiacchierare allegramente con i compagni.
Le faceva strano sedere accanto a lui in un’occasione simile:
era come dichiarare al mondo intero che c’era qualcosa fra
loro due, e per un attimo il suo sguardo indugiò sulla
figura carismatica del giovane.
No, non si
sarebbe mai stancata di vederlo al proprio fianco, constatò,
con un leggero sorriso stampato sulle labbra rosee. Improvvisamente si
rese conto che le era sempre mancato qualcosa lì, ad
Hogwarts, nonostante la scuola fosse come una seconda casa per lei.
Eppure, ora che poteva avvertire la salda presenza di Lucius al suo
fianco, capì che la sua vita aveva acquistato un senso
compiuto solo dal momento in cui egli era entrato a farne parte.
Era come se
prima di conoscere Malfoy fosse stata un disegno incompiuto; adesso che
Lucius aveva dato colore alla sua esistenza, si sentiva viva come non
mai, e a quel pensiero il suo sorriso si ingrandì al punto
di diventare un faro luminoso.
Una volta
terminato di mangiare, Lucius e Narcissa si dileguarono nei corridoi
per riprendere le loro consuete attività. Entrambi stavano
confrontando i propri orari quando un anonimo ragazzino del primo anno
li fermò per consegnare loro un pezzo di carta arrotolato
senza fornire troppe spiegazioni. Narcissa lo prese tra le mani e
iniziò a srotolare la pergamena, curiosa di sapere quale
fosse il contenuto. Scorse velocemente con un guizzo degli occhi le
poche righe vergate da una grafia elegante e spigolosa, poi
spostò lo sguardo su Lucius, mentre il suo volto impallidiva
leggermente. Malfoy le strappò di mano il biglietto per
leggere a sua volta, e non appena concluse la lettura le
indirizzò uno sguardo accigliato.
Alla
Signorina Black e al Signor Malfoy,
vi prego di
recarvi immediatamente nel mio studio
per via di una
questione urgente.
Mi è
giunta voce che vi siete introdotti nel ripostiglio
personale del
Signor Gazza per ragioni sconosciute.
Attendo di
chiarire l’intera faccenda con voi.
Il Professor
Albus Silente
Spazio
Ringraziamenti: Eccomi qui finalmente con il quindicesimo capitolo,
partorito dopo il ritorno dalle vacanze (siate clementi). Spero che
abbiate trascorso delle settimane di relax, e nel mio caso credo si
evinca dallo spirito del capitolo. Chiedo in anticipo perdono per il
ritardo, ma ahimè quando parto anche il mio cervello si
prende le ferie, e dunque è impossibile farlo lavorare.
Ringrazio con tutto il cuore le persone che mi hanno lasciato una o
più recensioni e che riescono a stare appresso ai miei
deliri: BekkaMalfoy, Giulii, Jude88 e francyslytherin, AbA40.
Un grazie anche alle 8
persone che seguono questa storia, alle sempre 8 che
l’hanno inserita tra le preferite e a quell’uno fortunato che
l’ha inserita fra le ricordate (speriamo che se lo ricordi
…)
E poi che dire? Commentate se ne avete voglia, a me fa sempre tanto
piacere.
Un abbraccio,
Cissy
|
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Capitolo 16 *** Verità e menzogna ***
16. Verità e
menzogna
L’ufficio del Preside pullulava di strani gingilli che
emettevano suoni altrettanto bizzarri. Narcissa non vi era mai entrata
prima di quel giorno, e accedervi in qualità di responsabile
di un misfatto le procurò una fastidiosa ondata di vergogna.
La stanza era piuttosto spaziosa, se non fosse stato per la
quantità spropositata di oggetti che ne ricoprivano ogni
centimetro e che la facevano apparire più piccola delle sue
reali dimensioni. Libri dalle svariate forme e dagli improbabili titoli
sostavano sulle sottili mensole che ricoprivano gran parte delle
pareti; Narcissa intravide perfino il profilo corrucciato e segnato
dalle profonde rughe della pelle del Cappello Parlante che troneggiava
su uno scaffale, mentre i numerosi ritratti dei predecessori del
Preside osservavano incuriositi l’arrivo dei due studenti.
Tra questi riconobbe il suo bis-bis nonno Phineas Nigellus Black: il
volto attraversato dai segni evidenti della vecchiaia e i capelli un
tempo neri ormai completamente bianchi. La fanciulla trasse un sollievo
nel constatare che l’antenato dormiva pesantemente e che di
conseguenza non avrebbe assistito alla penosa scena che avrebbe avuto
luogo di lì a poco. Una Black che veniva rimproverata dal
Preside in persona per aver commesso un’effrazione, e in
presenza di un giovanotto appartenente ad una delle famiglie Purosangue
più influenti del mondo magico! Sarebbe stato troppo
umiliante fare la conoscenza di un suo lontano e illustrissimo parente
in circostanze simili, così la ragazza distolse rapidamente
lo sguardo dal ritratto, per paura di poterlo svegliare anche solo
fissandolo. Si voltò in direzione di Lucius, che osservava
sbigottito l’ambiente circostante; in particolare, i suoi
occhi erano fissi su una teca trasparente posizionata dietro la
scrivania e contenente la leggendaria spada di Grifondoro. Lucida ed
immobile nella sua maestosità, sembrava simile ad una donna
cosciente della propria bellezza, che resta in posa per farsi ammirare.
<< Molti affermano che perfino il più convinto
degli alunni Serpeverde nell’ammirare la spada di Godric
Grifondoro possa nutrire dei dubbi sull’esito del proprio
Smistamento >> li accolse Albus Silente, spuntando dal
nulla e strappando loro un lieve sussulto di sorpresa. I due giovani lo
salutarono rispettosamente, sebbene sul volto di entrambi si fosse
disegnata un’espressione di muto disaccordo con quanto
affermato dall’anziano insegnante. Quest’ultimo
prese posto dietro la scrivania e fece loro segno di accomodarsi
dall’altra parte del mobile, osservandoli con la stessa
curiosità che i ragazzi avevano riservato
all’arredo sui generis dell’ufficio.
<< Vi avrei offerto volentieri qualche bonbon natalizio,
ma, ahimè, temo di aver terminato la mia scorta proprio la
scorsa notte insonne … Dunque, vi starete chiedendo
perché vi ho convocati qui con tanta urgenza
>> esordì il professore, intrecciando con
fluidità le lunghe dita affusolate.
<< In effetti sì, dal momento che il biglietto
non includeva alcuna spiegazione >> rispose in fretta
Malfoy, poggiando con disinvoltura la pergamena con il messaggio di
Silente sulla scrivania davanti a sé. Narcissa gli
lanciò un’occhiata allarmata con la coda
dell’occhio. Come diamine faceva ad essere così
dannatamente tranquillo, quando sapevano bene entrambi che il motivo di
quell’incontro era l’effrazione compiuta nello
stanzino di Gazza?
<< A dir la verità mi aspettavo che sareste
stati voi a chiarire il perché della vostra presenza al
secondo piano questa mattina, visto che avevate delle lezioni da
seguire. Voglio sperare in una specie di fuga d’amore, ma
credo che i fatti dimostrino che si tratta di tutt’altra
faccenda >> disse il Preside in tono serio, spostando gli
occhi azzurri incorniciati dagli occhiali a mezzaluna
dall’uno all’altra e viceversa.
Nonostante Narcissa fosse arrossita per l’imbarazzante
allusione maliziosa da parte dell’anziano professore,
intervenne prima che Malfoy lanciasse una delle sue rispostacce
arroganti. << Veramente, Preside, questa mattina avevamo
delle ore a disposizione da dedicare alla ricerca assegnata dal
Professor Lumacorno. Ecco perché ci trovavamo in giro per i
corridoi, stavamo andando in biblioteca per raccogliere qualche
informazione >> mentì Narcissa con aria
impassibile, ricambiando tranquillamente lo sguardo fermo che
l’uomo di fronte a lei le stava indirizzando. Notò
per una frazione di secondo che Lucius le aveva scoccato un sorrisetto
di compiaciuta ammirazione, e si sorprese nel constatare quanto le
fosse risultato naturale mentire in una situazione simile. Dopotutto
era il suo piccolo vizio, il peccatuccio che si concedeva ogni tanto
per sfuggire alla noia della routine, un’abitudine che aveva
seguito fin da bambina. Eppure non aveva mai detto una bugia ad un
insegnante, e per giunta per coprire un reato. Probabilmente una volta
uscita da quell’ufficio se ne sarebbe pentita, ma in quel
momento il tutto era così stimolante che non seppe
resistere, e recitò la parte della brava studentessa offesa
dalle accuse ingiuriose di un vecchio babbanofilo.
<< Nonostante la sua versione sia alquanto convincente,
signorina Black, siete stati visti mentre vi introducevate nella
proprietà del signor Gazza con aria furtiva. Questo
rientrava per caso nelle disposizioni del professor Lumacorno?
>> domandò l’insegnante con elegante
pazienza, alzandosi dalla sedia per passeggiare avanti e indietro per
la stanza.
<< Beh … >> la maschera
drammatica di Narcissa subì la prima crepa di fronte a
quell’attacco diretto.
<< Albus! Non starai mica insinuando che la mia pro- pro
nipote si sia dedicata ad atti illeciti. Questo non posso tollerarlo!
>> squittì la voce risentita di Phineas
Nigellus Black improvvisamente desto, che si agitava tutto indignato,
quasi a voler uscir fuori dal quadro. Tutti i presenti si voltarono in
sua direzione e Narcissa non seppe se essere contenta per
l’intervento a propria difesa del parente o se vergognarsi
per la propria spudorata faccia tosta.
<< Lungi da me gettare fango sulla tua famiglia, Phineas.
Sto semplicemente riportando quanto ci dicono i fatti. Lo stesso povero
Argus mi ha riferito che alla sua collezione mancano alcuni elementi e
che il furto è avvenuto sicuramente dopo ieri sera. Questa
considerazione e in più la testimonianza a sfavore della tua
pro- pro nipote e del Signor Malfoy mi hanno lasciato pensare che
potessero essere loro i potenziali fautori di questo disdicevole
avvenimento. Ma possiamo eliminare ogni sorta di dubbio a partire da
adesso. La sua borsa, per favore, signorina Black >>
spiegò Silente indicando con eloquenza Narcissa, che lo
fissava come se le avesse chiesto di tagliare a zero la sua folta
chioma bionda.
<< Non siamo tenuti a fornire alcuna spiegazione, dal
momento che quelle da lei appena elencate non costituiscono prove
attendibili del nostro coinvolgimento >> intervenne
Lucius con cautela, temendo che Narcissa potesse avventarsi sul
professore, dal momento che non era abituata a ricevere ordini in quel
modo.
<< Molto bene. Se siete così certi della
vostra innocenza, allora non vi dispiacerà un controllo
puramente formale. La sua borsa, signorina Black: ne vuoti il contenuto
sulla mia scrivania, per piacere >> ripeté
nuovamente Silente, stavolta con più risolutezza, e Narcissa
obbedì a malincuore. Il contenuto della borsa si
riversò sul mobile di legno antico: il piccolo quaderno di
velluto bianco su cui prendeva appunti durante le lezioni, una boccetta
di profumo ammaliante, i libri delle materie del giorno ed infine, uno
per uno in caduta inesorabile, tutti gli ingredienti necessari per
preparare la Pozione Restringente.
La fanciulla deglutì, cercando di ingoiare il senso di
colpevolezza che sentì arrivare tutto insieme, e tenne la
testa bassa per evitare di incontrare gli occhi inquisitori del
Preside.
Avvertì il suo bis-bis nonno trattenere il fiato per la
sorpresa, ma fu anche conscia dello sguardo solidale di Lucius su di
sé.
<< E’ colpa mia, preside, sono stato io a
condurre Narcissa nello stanzino del signor Gazza. Lei non avrebbe mai
fatto una cosa simile se fosse stata libera dalla mia influenza
>> si intromise Malfoy alzandosi in piedi per affrontare
Silente, che adesso lo fissava con sorpresa. Era tutto vero, questo
Narcissa lo sapeva. Da sola non avrebbe mai avuto il coraggio di
intrufolarsi in quell’infernale stanzino per rubare e
compromettere così la sua permanenza ad Hogwarts, eppure
c’era qualcosa di tanto galante quanto sbagliato nel gesto di
Lucius. Si era fatta trascinare fino al secondo piano,
d’accordo, ma poi era scattato qualcosa dentro di lei, un
istinto sconosciuto che l’aveva portata a compiere il
misfatto di cui si riteneva colpevole nella stessa misura di Lucius.
<< Non è così, preside. Ero
perfettamente consapevole delle mie azioni e ne prendo atto
>> intervenne la fanciulla in maniera risoluta, alzando
il capo per guardare negli occhi l’anziano mago. Le iridi
erano di un azzurro leggermente più chiaro di quelle della
ragazza, ma erano ugualmente in grado di trasmettere
un’intensità disarmante.
<< Il coraggio e l’onestà che avete
esibito ora addossandovi interamente la colpa per aiutarvi a vicenda vi
fa onore e dimostra che valete molto di più del misfatto che
avete commesso questa mattina. Tuttavia, non posso ignorare la
realtà dei fatti: il furto non è contemplato in
questa scuola, dal momento che è considerato un reato, e
come tale va punito, anche se si tratta di un semplice escamotage per
prendere un bel voto senza troppa fatica. Sarete d’accordo
con me – dal momento che l’avete visto con i vostri
stessi occhi – nell’affermare che lo stanzino del
signor Gazza ha bisogno di una ripulita, e che voi due potrete
benissimo sobbarcarvi il peso di tale compito. Vi aspetta una settimana
di duro lavoro: ogni pomeriggio, al termine delle rispettive lezioni,
vi recherete sul luogo del crimine per riordinare l’ambiente
e renderlo confortevole. Ciò significa che raggiungerete le
famiglie per le vacanze natalizie con un giorno di ritardo rispetto a
tutti gli altri studenti. E’ tutto. Buona presa di coscienza
>> li congedò Silente con un sorriso
soddisfatto stampato sulle labbra sottili. Sembrava di ottimo umore
mentre li accompagnava all’uscita, come se i ragazzi si
fossero recati nel suo ufficio per una visita di cortesia, ed entrambi
rimasero troppo sbalorditi da quel repentino cambio di atteggiamento
per proferire una sola parola di protesta. Lo salutarono a malapena e
si lasciarono condurre dal Gargoyle di pietra al secondo piano.
<< Per la folta barba di Merlino! Silente non si
aspetterà davvero che ci metteremo a pulire quello stanzino
infernale. E’ inaccettabile, e per di più le
nostre famiglie ci diserederanno non appena verranno a sapere di questa
faccenda … >> si lamentò Narcissa
con aria corrucciata una volta giunti a destinazione, figurando nella
sua testa un eventuale ritorno a casa dopo la ramanzina del Preside.
Lucius represse a stento una risatina divertita, che fece accigliare
ancor di più la fanciulla. << Che
c’è? Ti fa forse ridere? >> gli
chiese, fermandosi nel bel mezzo del corridoio del secondo piano con
un’espressione leggermente risentita.
<< No, no, è solo che la prospettiva di
trascorrere una settimana lì dentro con te … beh,
dopo quello che è successo l’ultima volta non
credo che passeremo molto tempo a pulire >>
confessò Lucius infilandosi le mani nelle tasche dei
pantaloni con nonchalance, mentre un sorriso sghembo gli incurvava le
labbra al ricordo del bacio appassionato che si erano scambiati qualche
ora prima. Narcissa sbiancò all’istante, poi le
sue gote cominciarono ad infiammarsi rapidamente nel comprendere il
significato celato fra quelle frasi.
<< Lucius! >> riuscì a dire
solamente, col tono scioccato di una madre che riprende il proprio
figlio per aver pronunciato parole oscene. Tuttavia, Malfoy
continuò a ridere più forte di fronte
all’espressione scandalizzata che la fanciulla aveva assunto.
Ma vedendo che Narcissa aveva incrociato le braccia e si era voltata
per nascondergli il proprio imbarazzo, la raggiunse e la prese tra le
braccia, costringendola a guardarlo negli occhi.
<< Stavo scherzando >> sussurrò
lui con delicatezza, sistemandole dietro l’orecchio una
ciocca ribelle. << Sarà un piacere trascorrere
una settimana con te, Black >> aggiunse, offrendole uno
dei suoi sorrisi più smaglianti.
<< Per ora dovrai accontentarti di passare qualche ora
con me, dal momento che dobbiamo iniziare praticamente da capo la
ricerca, grazie al tuo brillante piano >> gli
ricordò Narcissa, puntando il proprio indice contro il petto
muscoloso del ragazzo a mo’ di ammonimento.
<< Vedo che nonostante la situazione generale non hai
perso la tua adorabile fissazione per i voti scolastici
>> commentò Lucius indirizzandole
un’espressione beffarda, cui lei rispose con un sorrisetto
furbo.
<< Affatto. E ora dobbiamo muoverci, non ho la minima
voglia di addentrarmi nella Foresta Proibita al buio >>
affermò Narcissa con risolutezza, staccandosi delicatamente
dal giovane per incamminarsi verso le scale e raggiungere
l’uscita del castello.
<< Perché no? Adoro gli appuntamenti a lume di
candela. >>
Spazio
Ringraziamenti: E anche il sedicesimo è andato! Devo dire
che man mano che vado avanti mi vengono in mente nuove idee per altri
capitoli, e la bozza che avevo progettato all’inizio si sta
espandendo sempre di più (è tutto calcolato, in
realtà :P). Perciò dovrete sopportarmi ancora per
un po’, nella speranza di non annoiarvi troppo u.u
Ma basta
parlare di me, passo a ringraziare le persone che mi lasciano
recensioni meravigliose: BekkaMalfoy,
Giuliii, Jude88.
Ringrazio
anche le 9
persone che hanno messo tra le preferite questa mia piccola creatura e
alle sempre 9
che la stanno seguendo.
Alla prossima!
Cissy
|
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Capitolo 17 *** Un amore all'orizzonte ***
17.
Un amore all’orizzonte
L’ultima
settimana scolastica prima delle vacanze di Natale passò in
fretta, molto più di quanto Narcissa avrebbe voluto.
Solitamente le era sempre accaduto di contare i giorni che la
separavano dal ritorno a Villa Black, in preda a quella trepidante
attesa tipica del periodo natalizio. Hogwarts era una seconda casa
anche per lei, certo, ma nessun luogo avrebbe superato mai il fascino
del maniero di famiglia. Eppure, quell’anno era stato
così piacevolmente ricco di sorprese, che per la prima volta
il dispiacere di lasciare la scuola superò la voglia di
tornare dai parenti. Non che le materie l’avessero presa
particolarmente, no, c’era qualcosa di diverso
nell’aria, qualcosa la cui colpa era da attribuire ad un
certo Lucius Malfoy. Averlo intorno per tutti quei mesi era stato un
regalo che di certo la fanciulla non aveva desiderato, dal momento che
l’iniziale interesse per lui era paragonabile a quello per il
Quidditch. Già, ma questo era prima. Prima che lui fosse
riuscito a far sciogliere quel pezzo di ferro che era sempre stata,
arrivando a plasmare perfino le fibre più rigide del suo
cuore. Narcissa non avrebbe saputo dire quando esattamente aveva
iniziato a guardare Lucius con occhi diversi, visto che il sentimento
che ora provava le sembrava così familiare da averlo vissuto
da sempre. Lucius che le teneva il posto accanto a sé
durante i pasti, che la punzecchiava per attirare la sua attenzione,
che la osservava con i suoi occhi grigi e profondi quando lo sguardo di
lei era altrove, ammirandola di nascosto come si fa con le opere
d’arte. Erano tutti dettagli che avevano reso la vita della
ragazza più colorata, e per la prima volta si rese conto di
cosa le fosse mancato durante gli anni passati in solitudine. Non che
considerasse l’avere un fidanzato un sinonimo di vita sociale
o popolarità; anzi, tali credenze tipiche della gente votata
all’apparenza non rientravano nel suo modo abituale di
pensare.
Più
che altro ciò che l’evoluzione del rapporto con
Lucius le aveva regalato era la delicata e confortante scoperta che la
vera felicità, seppur temporanea, si può provare
solo se si è almeno in due. Non sarebbe mai arrivata a
formulare quel ragionamento se non avesse approfondito la conoscenza
del giovane, dal momento che era sempre stata convinta di essere
l’unica ed esclusiva artefice del proprio destino. Tuttavia,
quando guardava gli occhi grigi e pieni di vita di Lucius, capiva di
essersi profondamente sbagliata. Mettere vita e cuore nelle mani di
un’altra persona equivaleva a vivere costantemente sospesa
sopra una fila di spilli acuminati, ma era un rischio che era pronta a
correre.
Essere
innamorata la faceva sentire incredibilmente vulnerabile e allo stesso
tempo invincibile, come se fosse stata investita di uno straordinario
ma altrettanto pericoloso potere. L’amore aveva dato una
scossa ai suoi nervi addormentati, facendola svegliare in una luminosa
realtà costituita da emozioni nuove e travolgenti.
Non si era
sentita così presente a se stessa prima d’ora; era
come se il sentimento germogliato timidamente nel suo cuore e poi
sbocciato sempre più rigogliosamente si fosse dipanato lungo
ogni fibra del suo essere, lasciandola rigenerata. Era una sensazione
sconosciuta, elettrizzante e più potente di qualsiasi magia
che la fanciulla avesse sperimentato nella sua giovane vita. Dunque era
quello l’amore? Una sensazione di cosciente stordimento che
scioglieva il cuore ma che contemporaneamente temprava
l’animo di una forza nuova. E lei, la fredda e orgogliosa
Narcissa Black ne era divenuta rovinosamente vittima, e non
c’era consapevolezza che la rendesse più felice.
Questi
pensieri le solleticavano la mente mentre si dirigeva a passo sostenuto
in direzione del secondo piano. Quello sarebbe stato l’ultimo
giorno di pulizie forzate presso lo stanzino di Gazza, e ormai il resto
degli studenti aveva lasciato la scuola per fare ritorno alle
rispettive dimore. Come sempre, Narcissa velocizzò la sua
andatura, mossa dall’irrefrenabile desiderio di rivedere
Lucius. Probabilmente se avesse avuto la possibilità di
osservarsi dall’esterno, avrebbe scosso la testa con aria
afflitta di fronte a tutta quella smania di stare con Malfoy. Eppure,
nonostante fosse a conoscenza del fatto che uno degli effetti
collaterali dell’amore è la stupidità
gratuita, cominciava a gradire la sua condizione di innamorata. La
settimana trascorsa in compagnia di Lucius le aveva regalato le
emozioni più disparate, e adesso si sentiva legata a lui a
livello profondo.
Aveva
imparato a conoscerlo da vicino, osservandolo di nascosto quando lui
era concentrato ed impegnato in altre faccende. Ed era stato proprio in
quei momenti che Narcissa si era accorta di esserne innamorata. Erano
stati i gesti involontari, le espressioni spontanee e i sorrisi
lasciati liberi ad intrappolarla in quel dolce tepore.
Vi era una
cosa che la fanciulla aveva notato: esisteva una parte del giovane,
nascosta negli angoli più remoti del suo animo e che egli
imbrigliava la maggior parte del tempo, che corrispondeva
all’essenza più intima ed irraggiungibile del
ragazzo.
A lei era
stata concessa la fortuna di intravederne qualche sprazzo durante le
ore condivise insieme, ma, come la maggior parte delle persone, era in
grado di scorgere solo ciò che egli decideva di mostrare
agli altri. Una volta giunta al secondo piano, un lieve sorriso le
spuntò sulle labbra rosee nel constatare di essersi
ritrovata con il fiatone tanta era la voglia di trascorrere qualche ora
in compagnia di Malfoy.
<<
E’ in ritardo, signorina Black >> la
rimproverò una voce familiare fintamente severa alle sue
spalle, cogliendola di sorpresa. Lucius era appoggiato svogliatamente
al muro, con le mani nascoste nelle tasche dei pantaloni ed il viso
illuminato da un pigro raggio di sole che filtrava dalla finestra di
fronte.
<<
Posso permettermi di arrivare tardi perché so che
riceverò il suo misericordioso perdono, signor Malfoy
>> rispose Narcissa sbattendo gli occhioni azzurri con
aria innocente.
Il ragazzo
si staccò subito dal muro e le si avvicinò con
cautela, arricciando i bei lineamenti del viso in una smorfia offesa.
<<
La sua impertinenza verrà punita con un bacio dal giovane
più bello e affascinante di tutto il mondo magico
>> la ammonì, prima di far scivolare le mani
sulla schiena di lei, circondandola con le sue braccia muscolose.
Narcissa si lasciò avvolgere dall’abbraccio forte
e sicuro di Lucius, mentre la luce calda del sole ora accarezzava
entrambi, colorando il bacio delicato che si scambiarono.
<<
Finirai col portarmi definitivamente sulla cattiva strada, Lucius
Malfoy. Da quando sto con te arrivo perfino in ritardo!
>> esclamò la fanciulla, sbattendo velocemente
le palpebre leggermente infastidite dalla presenza del sole sul volto.
<<
E tu finirai col farmi impazzire con tutte queste attese
>> le sorrise lui, fotografando nella sua mente
l’immagine degli occhi azzurri di lei accesi dal raggio
solare.
La
seguì fino allo stanzino di Gazza, dove li aspettavano
quelli che durante la settimana erano diventati i loro migliori amici:
secchio e ramazza.
<<
Non ci crederai mai, ma questo posto mi mancherà quando
tornerò a casa >> sospirò il
giovane, guardandosi intorno con gli occhi grigi già velati
di nostalgia.
<<
Oh, non ci crederai mai, ma a me non mancherà per niente!
>> esclamò sarcasticamente la ragazza con
un’espressione di vago disgusto dipinta sul bel viso. Ancora
non si capacitava di come fosse riuscita a sopravvivere in mezzo a
tanta sporcizia concentrata in uno spazio così esiguo.
Avevano fatto un buon lavoro: ogni oggetto bizzarro era stato
catalogato e riposto secondo un certo criterio, mentre polvere,
lerciume e fetore ormai erano solo un brutto e –
fortunatamente – lontano ricordo. Adesso
all’interno di quel luogo ambiguo si respirava
un’aria sana e pulita, ma nonostante i momenti di
giovialità e serenità trascorsi insieme
lì dentro, Narcissa era contenta del fatto che non ci
sarebbe mai più dovuta entrare.
<<
Andiamo, non vorrai farmi credere che non ti sei affezionata nemmeno un
po’ a questo posto. Infondo è diventato anche
nostro visti i momenti condivisi qui … per il cappello a
punta di Merlino, è già passata una settimana da
quando siamo rimasti chiusi dentro >> ricordò
Lucius con l’aria di chi comprende qualcosa di intimamente
importante.
<<
Già … come vola il tempo quando ci si diverte!
>> commentò con ironia Narcissa, passando a
Lucius la propria ramazza. Era rimasto un angolo dello stanzino da
bonificare e la fanciulla voleva finire il prima possibile per godersi
l’ultima passeggiata al tramonto vicino al Lago Nero prima
delle vacanze di Natale.
Capita al
volo l’antifona, il ragazzo si diede da fare, affiancando la
sua compagna di sventure nelle ultime fatiche prima del riposo.
<<
Cosa farai per Natale? >> le domandò
all’improvviso Lucius, destandola dallo stato semi ipnotico
in cui la ripetitività dei gesti manuali l’aveva
intrappolata.
<<
La mia famiglia organizza sempre una grande cena a cui partecipano
tutti i parenti. Non vedo l’ora di rivedere mio cugino
Regulus, non ci sentiamo da così tanto tempo …
>> rispose Narcissa con l’espressione
improvvisamente intenerita al pensiero di poter riabbracciare quello
che era il parente con cui aveva legato di più.
<<
Così non va: la lista degli esemplari maschili che ti
ronzano intorno si fa sempre più cospicua e io non posso
commettere una strage da solo >> affermò lui
lanciando alla fanciulla un’occhiata divertita, ma allo
stesso tempo ammonitrice.
<<
Ma, Lucius … è mio cugino! >>
<<
Sai bene quanto me che le famiglie Purosangue sono solite stabilire
unioni fra consanguinei per garantire la purezza della successione
>>
<<
E’ un bambino di dieci anni! >>
sospirò lei, incerta se ridere per la ridicola conversazione
che stavano intrattenendo o se preoccuparsi seriamente.
<<
Un giovane ed energico avversario: è decisamente
più temibile di qualsiasi altro mio coetaneo
>> decretò Malfoy alzando le sopracciglia con
aria da esperto.
Narcissa
ridacchiò e scosse la testa per scacciare
quell’assurda affermazione, mentre Lucius la osservava con
gli occhi che gli brillavano per la consapevolezza di averla divertita.
Provava sempre una fitta al cuore quando Narcissa rideva,
perché la sua bellezza si accentuava ancora di
più, lasciandolo disarmato ed incapace di fare altro se non
continuare ad osservarla senza alcun pudore.
<<
Tu cosa farai, invece? >> gli domandò lei
all’improvviso, accorgendosi del suo sguardo su di
sé e arrossendo all’istante.
Lucius
rimase paralizzato da quell’interrogativo, ma fu solo un
lampo di incertezza che egli riuscì a mascherare
all’istante.
<<
Niente di speciale, quello che fanno tutti a Natale >>
rispose Lucius bruscamente, tornando a concentrare la sua attenzione
sul lavoro manuale di pulizia.
Narcissa
rimase interdetta per qualche secondo di fronte a quel cambio repentino
di umore del tutto inaspettato.
<<
Mi dispiace … >> iniziò lei,
cercando di trovare le parole giuste per affrontare quella che si
presentava come una situazione difficile.
<<
Che cosa ti dispiace? Che io non abbia una famiglia bella come la tua?
Non guardarmi così, non voglio la pietà di
nessuno, tantomeno la tua >> sbottò il
giovane, rendendo l’atmosfera intorno a loro improvvisamente
gelida. Sospirò nuovamente e uscì di fretta dallo
stanzino di Gazza, lasciando la fanciulla con un’espressione
stupita sul volto.
A Narcissa
servirono alcuni secondi per recepire quello che era appena accaduto,
dal momento che fino a qualche istante prima tutto andava rose e fiori
tra di loro. In quel frangente capì che bastava davvero
molto poco per disturbare l’equilibrio del rapporto fra due
persone. Ecco che di nuovo Lucius si nascondeva ai suoi occhi, ponendo
delle barriere intorno a lui che impedivano agli altri di scorgere al
di là di esse. Di cosa aveva paura? Perché non le
permetteva di sciogliere quel muro di ghiaccio per arrivare alla sua
vera essenza? Continuò a pulire la parte che le spettava e
anche quella che Lucius aveva lasciato a metà, in compagnia
di tutti quegli interrogativi che non le davano tregua e del silenzio
assordante che il giovane aveva lasciato dietro di sé.
L’aria
pungente della sera invase la sottile figura di Narcissa, strappandole
di dosso tutto il calore che aveva accumulato durante le ore trascorse
all’interno del castello, facendola sentire quasi nuda.
Nonostante il clima affatto indulgente di dicembre, la fanciulla
provò piacere nell’avvertire attorno a
sé il gelido abbraccio della brezza invernale. Quel tocco la
svegliò come una secchiata d’acqua tirata addosso
ad un dormiente, e si incamminò subito in direzione del Lago
Nero. Il sole stava esibendo il suo addio, regalando agli osservatori
casuali l’ultimo spettacolo della giornata. La luce aranciata
dei raggi solari che si immergevano nello specchio d’acqua al
di là del prato arrivava debole e smorzata
dall’aria fredda, ma la bellezza di quella visione era
rimasta intatta nonostante le intemperie.
La ragazza
avanzava contro il vento che sembrava volerla distogliere dal suo
intento, scompigliandole i capelli ed insinuandosi perfino sotto la
pesante divisa scolastica.
Narcissa si
strinse nei vestiti per impedire al freddo di ostacolarle il cammino,
mentre la tiepida carezza del sole morente sembrava esortarla a
proseguire.
Una figura
si stagliava scura contro l’orizzonte vermiglio, e Narcissa
non ebbe bisogno di sforzare gli occhi per capire chi fosse. Lucius si
recava sempre a quell’ora vicino la riva del Lago Nero, anche
se lei non si era aspettata di trovarlo lì quella sera.
La fanciulla
accelerò il passo per raggiungerlo e dopo qualche minuto gli
fu accanto, generando un guizzo di sorpresa nello sguardo turbato del
giovane.
<<
Narcissa >> sussurrò Malfoy con un tono di
voce indecifrabile, lanciandole uno sguardo a metà fra il
sollevato e il contrariato.
<<
Non provare ad interrompermi. Ho fatto uno sforzo considerevole per
venire fin qui con questo freddo, senza contare che mi hai piantata in
asso trattandomi come si fa con un’estranea ficcanaso, ma
… Sono venuta qui e pretendo una spiegazione da te. Con
questo non intendo che voglio sapere il motivo intimo di ogni tua
azione, voglio solo cercare di capirti; ma se tu non mi parli e ti
arrocchi sulla tua posizione non ci riuscirò
mai.>>
Narcissa
aveva parlato con passione, cercando di far capire al giovane che le
sue erano intenzioni più che positive. La determinazione era
evidente dalla postura salda del corpo, dall’espressione
seria e decisa del viso e dagli occhi che brillavano di una luce nuova.
Lucius si
concesse il lusso di mostrarsi inizialmente sorpreso per quel discorso
così energico, poi qualcosa nel suo sguardo
cambiò, illuminandogli il volto.
<<
Temo che tu abbia commesso un grave errore nello scegliere me come tuo
fidanzato >> cominciò lui, fissando gli occhi
grigi sull’orizzonte attraversato dagli ultimi raggi del sole.
<<
Lascia giudicare a me le mie scelte; credo di essere grande abbastanza
per assumermi le mie responsabilità >>
controbatté lei incrociando le braccia in maniera risoluta.
<<
Oh, sì che lo sei. Sei molto più saggia tu di
qualsiasi ragazza che io abbia mai incontrato. Sei in grado di vedere
oltre e attraverso i fatti e le persone >>
<<
A quanto pare non abbastanza da riuscire a leggere i tuoi pensieri,
Lucius >> gli fece notare lei cercando insistentemente lo
sguardo che il giovane le negava.
Finalmente
Malfoy si voltò in direzione della fanciulla e fece qualche
passo, finché fra loro non rimasero che pochi centimetri di
distanza. Lucius le prese il viso tra le mani, accarezzandole la pelle
liscia con il tocco ruvido dei propri polpastrelli. Rimasero per
qualche secondo così, i corpi vicini e gli sguardi
allacciati in una muta conversazione.
Quello che
il ragazzo non riuscì a dirle con le parole lo
comunicò attraverso l’abisso insondabile dei suoi
occhi grigi.
<<
Potrai mai perdonarmi per il mio brutto carattere? Non sono
l’uomo perfetto, ci sono argomenti di cui non riesco a
parlare e tra questi rientra mio padre. Non sono mai stato abituato ad
esternare i miei sentimenti, ma per te posso fare
un’eccezione. Cercherò di farmi capire
d’ora in poi, anche se mi risulta enormemente difficile.
Dovrei dirti
che al mondo ci sono ragazzi migliori di me, ma sono un terribile
egoista, e l’idea che un altro uomo che non sia io possa
baciarti o godere della tua vicinanza mi porterebbe alla pazzia. Sono
follemente innamorato di te, Narcissa Black, e spero che questo
basterà a tenerti al mio fianco. >>
Narcissa
avrebbe voluto ricambiare quella coraggiosa dimostrazione di amore con
una risposta all’altezza, ma in quel momento era
così annebbiata dall’emozione suscitata da quelle
parole che riuscì soltanto ad esprimersi attraverso lacrime
di commozione.
Si
portò una mano alla bocca per impedirsi di farfugliare
qualcosa di insensato e rovinare in tal modo la bellezza di
quell’istante, e guardò Lucius con tutta la
dolcezza che sentiva di provare nei suoi confronti. Cominciò
ad accarezzargli una guancia per concedersi il tempo di riprendere la
capacità di articolare delle frasi con senso compiuto,
mentre il ragazzo le aveva posato le mani sui fianchi per avvicinarla
ancora di più a sé.
<<
Non hai bisogno di conquistarti la mia presenza al tuo fianco. Ho
già scelto quel posto molto tempo fa, Lucius Malfoy
>> confessò lei abbassando timidamente lo
sguardo per quella rivelazione.
Si
scambiarono un sorriso veloce prima di unire le loro labbra in un bacio
che suggellò la perfezione di quel momento, mentre il sole,
prima di scomparire dietro la linea dell’orizzonte, diventava
improvvisamente l’unico spettatore di un evento
più grandioso del suo consueto addio.
Spazio
Ringraziamenti: Eccomi giunta con il mio solito ritardo a pubblicare il
diciassettesimo capitolo *_* è stata dura riuscire a trovare
un buon momento per aggiornare, ma alla fine ho vinto io ed eccolo qui.
Che dire? Mi ha prosciugato ogni energia perché è
stato davvero intenso. Mi ha anche stupida perché nella
bozza originale non era contemplato l’ultimo pezzo. Spero di
non aver esagerato! Lascio a voi la parola per giudicarlo : ) (siate
clementi, anche se Natale è ancora lontano :P)
Ma prima
ringrazio come sempre tutti coloro che non mancano di lasciarmi
meravigliose recensioni colme di affetto: BekkaMalfoy, Giuliii, Jude88,
francyslytherin e il nuovo arrivato Guglielmo da Baskerville (come
sempre l’unico uomo della situazione: auguri! xD)
Un grazie va
di sicuro alle 10 persone
che seguono e che hanno messo tra le preferite la storia e alle 2 persone che
l’hanno inserita fra le ricordate.
Un abbraccio
e alla prossima,
Cissy
|
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Capitolo 18 *** Dubbi e paure ***
18.
Dubbi e paure
La Sala
Grande quella mattina era per lo più deserta, come del resto
lo era stata la settimana durante la quale Lucius e Narcissa avevano
scontato la loro punizione nello stanzino di Gazza. Quasi tutti gli
studenti si trovavano ormai nelle rispettive case, accolti dal calore
familiare che si accendeva maggiormente in occasione del Natale.
Narcissa sedeva svogliatamente alla tavolata semivuota dei Serpeverde,
rivolgendo uno sguardo assente oltre il proprio piatto immacolato.
Accanto a lei, invece, Alanis stava ultimando la sua scorta di
leccornie, riempiendosi la pancia il più possibile di tutte
le delizie che popolavano la tavolata. <<
E’ da quando ti conosco che mi chiedo come sia possibile che
tu riesca ad incamerare tutto questo cibo senza scoppiare! Ogni volta
sembra che ti stia preparando per una carestia …
>> la apostrofò la fanciulla bionda,
guardandola con un’espressione incredula stampata sul bel
viso.
L’amica
alzò le spalle con noncuranza, come se
l’osservazione mossa dalla compagna fosse un complimento cui
le sue orecchie erano ormai abituate. << Ammetto che
quella del mangiare sia un’arte che si affina col tempo e non
tutti hanno la pazienza necessaria per praticarla. Io fortunatamente
possiedo questa dote dalla nascita e infatti con rigore e disciplina
sono giunta a record inimmaginabili per una mente comune. E poi, vuoi
mettere il cibo di Hogwarts con quella specie di intrugli che prepara
mia madre? Devo dire addio come si deve a questi veri e propri
capolavori culinari prima di partire per le lunghe vacanze natalizie
>> ridacchiò Alanis, agguantando con
voracità una considerevole fetta di torta alla melassa.
Narcissa non riuscì a trattenersi di fronte a
quell’aperta dichiarazione di amore nei confronti della buona
cucina e fece eco alla risata dell’amica, sentendosi un
po’ più sollevata rispetto a pochi minuti prima.
Ancora una volta la compagna era in grado di farla ridere veramente, e
lei le fu silenziosamente grata per quel preziosissimo dono.
Il suo
carattere non era per niente facile da gestire, ma l’amicizia
con Alanis era riuscita piano piano a scalfire la barriera che la
giovane Black usava per proteggersi dagli attacchi esterni, arrivando a
raggiungerne il cuore.
<<
Ho un regalo per te >> esordì
all’improvviso Narcissa, frugando nella borsa e stando bene
attenta che l’altra ragazza non sbirciasse
all’interno. << Non sono sicura che riusciremo
a vederci prima di Natale, così ho pensato di dartelo
stamattina. Sono certa che ti piacerà! >>
esclamò felice, porgendole un pacchetto informe confezionato
alla bell’e meglio.
Alanis
rimase in silenzio per qualche secondo, rivolgendo all’amica
uno sguardo sinceramente colpito e grato.
<<
Ma … Cissy! Noi non … >>
<<
… non ci siamo mai scambiate doni per Natale, lo so, ma
quest’anno ho capito che era
un’assurdità e ho voluto dimostrarti che sono in
grado di fare qualcosa per gli altri, e in particolare per le persone a
cui voglio bene >> spiegò Narcissa con il
solito timido sorriso che le spuntava sulle labbra rosee ogniqualvolta
era costretta a parlare apertamente dei propri sentimenti.
<<
Beh, grazie, io … non me l’aspettavo
>> balbettò Alanis imbarazzata, approcciando
il pacchetto goffamente.
<<
Oh, la commessa era una vera e propria Troll di montagna: le avevo
chiesto di farmi una confezione graziosa e guarda cosa è
uscito fuori! Ma d’altronde ciò che conta
è il regalo, quindi non farci caso! >> si
scusò Narcissa, incrociando le braccia per cercare di
spazzare via la patina zuccherosa che si era posata sulla loro
conversazione.
<<
OH MIO DIO! Ragazza, io ti adoro. Piperille, Rospi alla Menta, Pallini
Acidi ed infine i miei preferiti: i Topoghiacci! Questo è il
giorno più bello della mia vita! >>
esclamò Alanis con gioia, esaminando i sacchetti ricolmi dei
dolci di Mielandia che di solito comprava in piccole dosi durante le
gite scolastiche a Hogsmeade. Narcissa sorrise e accettò
volentieri l’abbraccio soffocante in cui l’amica la
strinse, mentre contemporaneamente veniva sommersa da una valanga di
ringraziamenti verbali.
<<
Se l’avessi saputo ti avrei portato qualcosa anche io,
accidenti! Così mi fai sentire incredibilmente in colpa
… >> sospirò Alanis, abbassando lo
sguardo sui graditissimi doni che aveva appena ricevuto.
<<
Non dire sciocchezze. Tu mi hai già fatto il regalo
più bello che potessi desiderare: sei diventata mia amica
quando nessun altro ha avuto voglia di farlo. Mi dispiace solo di non
aver avuto il coraggio di dirtelo prima >> la
rassicurò Narcissa stringendole una mano con forza.
<<
L’orgogliosa Narcissa Black che ho conosciuto io qualche anno
fa non avrebbe mai affermato una cosa del genere. Io credo che qui ci
sia di mezzo lo zampino di un certo Lucius Malfoy. >>
L’insinuazione
dell’amica ebbe l’effetto di far arrossire
violentemente le gote dell’altra fanciulla, e
l’imbarazzo fu tale che fu costretta ad abbassare lo sguardo
fino al pavimento.
Era
dannatamente vero. Avrebbe potuto mentire e schernire quanto detto
dall’amica con lo scopo di ridicolizzarne il contenuto,
proprio come aveva sempre fatto in passato; ma negli ultimi mesi il
rapporto con Lucius l’aveva trasformata a tal punto da
impedirle di pronunciare menzogne per autodifesa. Ciò
significava che era diventata molto più vulnerabile, certo,
ma si sentiva anche maggiormente sincera e trasparente come non lo era
mai stata nemmeno da bambina. Difatti, in famiglia era Andromeda ad
essere quella più pura e genuina, quasi il ritratto
dell’innocenza infantile. Era sempre pronta ad aiutare il
prossimo, disposta a prodigarsi affinché le altre sorelle
conducessero una vita piena, anche a costo del sacrificio personale.
Era assurdo che una persona così profondamente altruista
assomigliasse tanto nell’aspetto a Bellatrix, che invece
faticava immensamente nel dimostrarsi bendisposta nei confronti degli
altri. Narcissa si era sempre interrogata su quella somiglianza
esteriore che però si trasformava in dissimilitudine se si
andava in profondità, scendendo ad un livello interiore. Le
due sorelle avevano gli stessi capelli folti e scuri, del medesimo
colore del cacao amaro fuso, tipico della famiglia Black; i lineamenti
erano alquanto definiti e gli occhi possedevano una tinta castana,
più tendente al nocciola nel caso di Andromeda. Ella aveva
ripreso il taglio dolce e arrotondato della madre, Druella, mentre
invece gli occhi di Bellatrix erano della stessa forma audace e aguzza
delle pupille del padre, Cygnus, nere come la pece.
Eppure,
anche se aveva sempre identificato la dolcezza quasi ostentata di
Andromeda con imperdonabile debolezza, in quel momento Narcissa si
sentì come non mai vicina a quella sua sorella
così diversa dall’impronta rigida e severa
appartenente ai Black.
Alla fine si
ritrovò a sorridere, suo malgrado, mentre Alanis di fronte a
lei ridacchiava rumorosamente, prendendosi affettuosamente gioco di lei
e di quel lato tenero che aveva sviluppato di recente.
<<
Temo che tu abbia proprio ragione, Alanis >>
sospirò rassegnata, appoggiandosi con i gomiti al tavolo.
<< Lucius mi ha fatto scoprire dei lati di me che prima
non conoscevo. >>
<<
Diciamo che proprio non esistevano … >> la
corresse l’amica lanciandole un’occhiata divertita,
senza smettere allo stesso tempo di riempirsi il piatto di dolcetti a
forma di Passaporta.
Narcissa
aprì la bocca di nuovo, ma le mancò il coraggio
di esprimere il pensiero che la tormentava da un po’ di
giorni e così la frase inizialmente le morì in
gola. Poi inspirò profondamente e vomitò le
parole una dietro l’altra, come un torrente in piena.
<<
Il problema è che i nostri genitori non sono a conoscenza
del fatto che Lucius ed io ci siamo avvicinati. Lui il prossimo anno se
ne andrà da Hogwarts per intraprendere la carriera che ha
scelto, mentre io dovrò ancora terminare i miei studi. Una
volta uscito da qui avrà milioni di ragazze Purosangue ai
suoi piedi e una discendenza da portare avanti. Non sono sicura che
avrà voglia di aspettarmi, e non credo sia nemmeno giusto
per lui dal momento che ci conosciamo appena. Insomma perché
dovrebbe scegliere proprio me? >>
Alanis
rimase a fissarla per qualche secondo, talmente sconcertata da quella
confessione accorata che posò il Topoghiaccio che stava per
addentare e lo adagiò delicatamente sul piatto.
<<
Beh, ma Lucius ti ha già scelta. La domanda è:
perché dovrebbe cambiare idea? >>
<<
Perché potrebbe rendersi conto che esistono milioni di donne
più belle, intelligenti e trattabili rispetto a me. Potrebbe
semplicemente stancarsi, nessuno glielo vieta. Non siamo nemmeno
fidanzati ufficialmente, non c’è nessun vincolo
che lo lega a me >> constatò Narcissa con
amarezza, figurandosi un Lucius ventenne e felice all’altare,
con accanto a sé una donna affascinante, formosa e
decisamente più esperta di lei in materia d’amore.
Lo stomaco
le si contorse come se le avessero sferrato un pugno
all’improvviso, e si costrinse a scacciare quel pensiero
rapidamente. L’amica le mise le mani sulle spalle in segno di
conforto e Narcissa fu lieta di sentire il calore della ragazza
così vicino e tangibile.
<<
Ne hai parlato con Lucius? >> le chiese Alanis con un
tono maggiormente addolcito.
<<
No >> esclamò l’altra debolmente,
come se la risposta fosse alquanto ovvia.
<<
Narcissa, io non me ne intendo molto di ragazzi, ma di certo stando in
squadra con una maggioranza discreta di maschi ho imparato un
po’ di cose e posso garantirti che Lucius è
veramente innamorato di te. E non lo dico perché sono tua
amica e ti voglio fare contenta, no. E’ davvero evidente e lo
si capisce dal modo in cui ti guarda, ti parla e si comporta in tua
presenza. Quando ci sei tu lui non è più il
giovane Malfoy sbruffone e arrogante che tutti ammirano e invidiano,
è semplicemente un ragazzo innamorato. E per quanto sia
ridicolo a volte, è bello vederlo rilassato e felice. Vi
state avvicinando lentamente ed è giusto che vi prendiate
tutto il tempo che vi occorre, ma non devi avere paura che qualcuno te
lo porti via o che lui si stufi di te. Vedrai che sarete in grado di
costruirvi un futuro insieme a partire da questi momenti. E adesso la
finisco qui, altrimenti rischio di vomitare per via di tutte le
smancerie che ti sto dicendo >> affermò Alanis
con convinzione, spazzando via tutti i dubbi che si erano annidati
nella mente della più piccola delle sorelle Black. Narcissa
si sporse in avanti e strinse l’amica in un rapido ma
significativo abbraccio, apparendo evidentemente rincuorata.
Narcissa
camminava serena per i corridoi, diretta al Dormitorio femminile per
ultimare la valigia. Dopo la chiacchierata con Alanis la sua mente si
era alleggerita notevolmente, ridimensionando il livello di
criticità dei dubbi che l’avevano assillata in
quei giorni.
Ora
effettivamente si sentiva sciocca per essersi lasciata travolgere
così dalla paura di perdere qualcosa che era appena
sbocciato, eppure era stato inevitabile vista la posta in gioco. Non le
era mai capitato in passato di dubitare di se stessa, perché
fin da piccola era stata abituata ad avere un’alta
considerazione della propria persona, ma qui non si trattava di
semplice autostima. Lucius aveva avuto ragazze molto più
seducenti di lei e Narcissa non era affatto cieca né sorda:
tutti erano a conoscenza della vocazione da dongiovanni di Malfoy e lei
voleva tenersi bene a mente quella realtà di fatto per
evitare di illudersi o montarsi la testa.
<<
Ehi, eccoti, finalmente! >> la salutò una voce
calda e ormai familiare, rapendola velocemente dai suoi pensieri.
Narcissa era
appena entrata nella Sala Comune dei Serpeverde e Lucius
l’aveva notata all’istante, lasciando la postazione
vicino al camino per raggiungerla.
Le venne
incontro con un sorriso che gli incurvava le labbra, rendendo la sua
figura ancora più accattivante, e quando le fu abbastanza
vicino le cinse i fianchi con le sue mani calde e forti. Il cuore della
fanciulla emise una capriola nel momento in cui ella avvertì
il tocco del giovane sulla pelle attraverso il tessuto dei vestiti. Le
succedeva sempre di sussultare quando i loro corpi entravano in
contatto, come se le proprie membra partecipassero all’evento
attivamente e indipendentemente dal cervello. Ciò che
provava era un mix letale di eccitazione, desiderio e un pizzico di
paura al pensiero di dove sarebbe arrivata se si fosse lasciata
completamente andare. Lucius era costantemente irresistibile, anche a
quell’ora della mattina in cui tutti i comuni mortali invece
conservano sul volto i residui del sonno, ed era tremendamente
difficile rimanere lucida e presente a se stessa con
l’incarnazione della perfezione al suo fianco.
<<
Ti ho cercata dappertutto, ma dove diavolo ti eri cacciata?
>> sussurrò lui attirandola a sé
con un gesto fluido e rapido, cominciando ad esplorare con baci brevi e
delicati i lembi di pelle che la divisa scolastica aveva lasciato
scoperti. Narcissa piegò il collo all’indietro per
agevolare il percorso infuocato che Lucius aveva intrapreso, incapace
di pensare ad altro se non al calore che da Malfoy si era diffuso lungo
tutta la superficie della sua esile figura. Lui era il fuoco e lei un
nodoso ciocco di legno che prendeva vita e iniziava ad ardere in sua
presenza, incapace di fermare la fiamma che aumentava di volume e di
intensità sempre più velocemente.
Non era la
prima volta che Lucius la baciava in quel modo, risvegliando parti di
lei che non credeva di possedere, eppure ogni volta Narcissa rimaneva
senza fiato, incapace di riemergere da quel mare di emozioni
travolgenti. Malfoy non si era mai spinto troppo oltre, aveva sempre
rispettato i limiti che tacitamente lei aveva imposto, limiti dettati
dalla pudicizia e dalla forza di volontà che le impediva di
concedersi in circostanze non adatte come quella. Tuttavia, ogni volta
le risultava enormemente difficile resistere al mare di passione in cui
il ragazzo la faceva piacevolmente annegare.
I baci di
Lucius stavolta diventarono più audaci, osando un
po’ di più rispetto alle volte precedenti. Le sue
dita affusolate sganciarono il primo bottone della camicetta di
Narcissa, lasciando intravedere l’incavo tra i due seni che
la fanciulla aveva sempre tenuto nascosto per pudore. Lucius fece per
chinarsi su di lei nuovamente, ma la ragazza gli trattenne il viso fra
le mani, inducendolo a fermarsi.
<<
Lucius … >> sospirò lei con il
briciolo di autocontrollo che le era rimasto, allontanandosi
bruscamente da lui per ricomporsi. Le bastò quel gesto per
riprendere coscienza di sé e della propria mente che era
stata offuscata dalla presenza ravvicinata di Malfoy. Tuttavia la pelle
conservava ancora il ricordo dei suoi baci, come se fosse stata
marchiata a fuoco. Ignorò quella sensazione per rimanere
lucida e presente a se stessa.
Lucius la
osservava con un’espressione vagamente confusa, mentre negli
occhi ancora persisteva il luccichio del desiderio non totalmente
saziato.
<<
Ho fatto qualcosa di sbagliato? O forse semplicemente non mi vuoi
>> ragionò lui abbassando lo sguardo e
infilando le mani nelle tasche dei pantaloni, calibrando i suoi
movimenti per placare l’emozione che l’aveva invaso
fino a qualche secondo prima.
<<
No >> la risposta di Narcissa suonò
più come una supplica, e si odiò per non riuscire
a mostrarsi salda. Stare a stretto contatto con Lucius equivaleva a
sottoporsi ad un incantesimo di immobilità, dimenticandosi
del mondo ma anche di se stessi. La fanciulla si schiarì la
voce per farsi coraggio, fissando i propri occhi azzurri nelle pupille
del ragazzo dilatate dal desiderio. << Non si tratta di
questo, Lucius. E’ solo che … >>
riprese lei con più convinzione, cercando le parole
più adatte per spiegargli la propria paura senza rischiare
di apparire debole.
<<
E’ solo che ogni volta che stiamo insieme io a stento riesco
a trattenermi perché ti desidero davvero, mentre tu
inspiegabilmente riesci a fermarti e controllarti e non ne capisco il
motivo >> ammise lui serrando la mascella con forza, come
se parlare delle proprie emozioni gli costasse uno sforzo sovraumano.
Narcissa gli
si avvicinò lentamente e gli posò una mano sulla
guancia appena ricoperta da uno strato di barba accennata.
<< Stiamo imparando a conoscerci a vicenda e io non
voglio bruciare le tappe solo perché il mio corpo reagisce
in un certo modo in tua presenza. Ecco perché riesco a
fermarmi, perché non voglio che accada qui e ora,
perché mi piacerebbe che anche la mia mente fosse pronta per
un salto così importante >> spiegò
Narcissa con delicatezza, provando ad essere il più
amorevole possibile. Sapeva che l’orgoglio di Malfoy era
particolarmente irritabile, ma doveva essere sincera se aveva
intenzione di costruire un rapporto saldo.
<<
Dunque è questo il reale motivo? Vuoi solo aspettare?
>> le domandò con un’espressione
seria sul volto che la fanciulla non fu in grado di decifrare.
<<
Sì >> rispose lei secca, sentendo le guance
imporporarsi di fronte allo sguardo del giovane, così
concentrato e duro.
<<
Io non sono un animale, Narcissa. So controllarmi quando me lo impongo
e mi dispiace se qualche volta sono stato irruento con te. Rispetto la
tua volontà perché mi stai a cuore e non voglio
costringerti a fare qualcosa di cui ti pentiresti. Non me lo perdonerei
mai >> le disse, addolcendo i bei lineamenti del viso in
un sorriso comprensivo.
Narcissa
ricambiò incurvando le labbra e si alzò sulle
punte dei piedi per scoccare un breve bacio sulle labbra sottili di lui
in segno di gratitudine. Poi si voltò e prese a salire le
scale che portavano al Dormitorio femminile, con mente e cuore
decisamente sollevati e alleggeriti.
Spazio Ringraziamenti: Salve a tutti! E’ da una vita che non
aggiorno, perciò mi scuso anticipatamente con tutti voi.
L’università e gli impegni quotidiani mi hanno
risucchiata, ma nel mio cuore c’è sempre un posto
per questa mia piccola creatura, non temete.
Il capitolo
non è particolarmente significativo, ma ho voluto inserire
dei temi che mi stanno particolarmente a cuore, come
l’amicizia e l’intimità che bisogna
affrontare in una relazione amorosa; temi che poi mi piacerebbe
riprendere anche in seguito. Spero di non avervi annoiati! Aspetto con
gioia e ansia i vostri commenti : )
Come sempre
ringrazio le persone che recensiscono e che seguono con il cuore questa
ff:
BekkaMAlfoy, Jude88, francyslytherin e Giuliii;
le 11 persone che la
seguono e che l’hanno aggiunta alle preferite e le 3 persone
(crescete, mi raccomando!) che l’hanno inserita fra le
ricordate.
Un abbraccio
a tutti voi : D
|
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Capitolo 19 *** Partenze ***
19.
Partenze
L’Espresso di Hogwarts, solitamente straripante di ragazzini
gioiosi e urlanti, quella mattina risuonava di un quieto silenzio.
Pochi erano gli studenti che avevano deciso di trattenersi alcuni
giorni in più a scuola con l’inizio delle vacanze
natalizie e a Narcissa non era sembrato di scorgere alcun volto
familiare fra quei visi sparuti. Sul treno aveva intravisto qualche
anonimo Tassorosso, un solo Grifondoro e, eccetto lei, Lucius e Alanis,
la gran parte dei ritardatari apparteneva ai Corvonero. Ma certo,
pensò Narcissa con una punta di cattiveria, figuriamoci se
quei secchioni nero-blu si perdono l’occasione di
arruffianarsi i professori durante le vacanze di Natale.
Non le erano
mai andati a genio i Corvonero; probabilmente perché li
considerava dei lecchini fissati con i voti scolastici, privi di alcun
interesse per la vita sociale e la preservazione del buon nome. Non che
Narcissa snobbasse l’importanza
dell’istruzione, dal momento che lei stessa la
considerava una priorità, ma non tollerava il modo in cui i
Corvonero ostentavano intelligenza da tutti i pori, come se essa fosse
un ornamento e non una dote interiore. La fanciulla sbuffò
impazientemente quando fu costretta a passare accanto allo
scompartimento riservato ai prefetti dei Corvonero, tutti intenti a
parlottare di chissà quali lambiccamenti mentali con fare
cospiratorio, quasi fossero argomenti di stretta riservatezza.
Raggiunse lo scompartimento che era solita occupare con sollievo,
abbandonandosi sul morbido sedile di velluto rosso. Sistemò
il proprio baule accanto a sé e iniziò a fissare
oltre il finestrino con scarso interesse, mentre Alanis prendeva posto
di fronte a lei. Erano appena le undici del mattino; l’arrivo
era previsto per l’ora di pranzo, sicché una volta
giunta a casa avrebbe condiviso con la sua famiglia il momento solenne
del pasto, dopo mesi e mesi di lontananza dal castello dei Black.
Quel
pensiero le strinse lo stomaco in una morsa fastidiosa e Narcissa si
sentì a disagio nell’avvertire quella sensazione
nuova ed estranea.
Naturalmente
era felice di tornare dai suoi genitori e dalle sue sorelle, dal
momento che il Natale era sempre stato un’occasione per
starsene in pace con la sua famiglia. Tuttavia, rimaneva il fatto che
si sarebbe allontanata da Hogwarts e di conseguenza da tutti i suoi
compagni, in particolare dalle uniche due persone che le sarebbero
davvero mancate: Alanis e Lucius. Senza di loro le vacanze natalizie
sarebbero state di sicuro mortalmente noiose, come mai le aveva trovate
in passato, dal momento che non c’era mai stato nessuno di
cui sentire particolarmente la mancanza durante quel periodo.
Sbuffò
e i suoi pensieri contrariati andarono a condensarsi sul vetro del
finestrino, appannandolo e rendendolo opaco come lo era la sua mente al
momento.
<<
Torno subito. Ho bisogno di sgranchirmi un po’ le gambe
>> annunciò all’amica con un mezzo
sorriso, lasciandola alla lettura di un libro di Erbologia dal titolo
alquanto bizzarro Formicaleone: milleuno risorse camaleontiche per
giovani maghi e streghe.
Non appena
Narcissa fu fuori dal proprio scompartimento, sentì i
muscoli rilassarsi e la mente alleggerirsi. Cambiare aria era stata una
buona idea, perché camminare per il lungo corridoio del
treno praticamente deserto costituiva un antidoto eccellente per i
propri pensieri ingarbugliati. Proseguì ancora di qualche
passo finché non trovò un’anima
solitaria dall’aria vagamente familiare, intenta a leggere un
libro di Pozioni avanzato in uno scompartimento a debita distanza da
quelli occupati dagli altri studenti.
<<
Severus! >> lo salutò Narcissa con un sorriso
sincero sulle labbra rosee, distogliendo il bambino
dall’attenta lettura del volume che gli ricopriva
l’intero volto.
<<
Narcissa >> rispose lui con una lieve incertezza nella
voce, sorpreso nel constatare che la più piccola delle Black
non fosse tornata a casa insieme al resto degli alunni.
<<
Posso? >> domandò la fanciulla e prese posto
sul sedile di fronte al giovane Serpeverde, senza aspettare una
conferma da parte di questi. << Come mai non sei tornato
a casa insieme a tutti gli altri? >> gli chiese con una
punta di curiosità, sentendosi improvvisamente molto
più di buon umore di quanto non lo fosse stata da quando si
era svegliata quel giorno.
<<
Io, beh … avevo una ricerca da finire e così ne
ho approfittato per rimanere ad Hogwarts un altro po’
>> rispose il ragazzino facendo spallucce.
In
realtà quella della ricerca era una perfetta scusa
confezionata all’ultimo momento; la verità era che
preferiva trascorrere più tempo possibile lontano da casa,
dove lo attendevano le terribili liti dei suoi genitori e le ore
passate in solitudine nel parco, dove poteva starsene per conto suo ad
immaginare un presente differente da quello in cui era intrappolato.
Lì poteva essere quello che era senza aver paura di
nasconderlo al resto del mondo per timore di essere giudicato o
insultato. Era stato in quel luogo che aveva incontrato per la prima
volta Lily Evans, e in quel momento una sola speranza invogliava il
giovane Severus a tornare a casa: la possibilità di poter
rivedere i grandi e furbi occhi verdi della bambina brillare luminosi
nella sua direzione, sentire i rossi capelli solleticargli il viso o
udire la sua fresca ed energica risata. Allora sì che
sarebbe stato veramente felice e tutto il resto sarebbe scomparso;
perfino stare con i propri genitori sarebbe diventato sopportabile se
ad allietare il tutto ci fossero stati i giorni felici e spensierati
trascorsi con Lily. In sua compagnia Severus era un bambino e basta,
privo della preoccupazione di dover indossare una maschera per
proteggersi dagli attacchi esterni.
Il ragazzino
scacciò via quei pensieri con un sospiro e tornò
a concentrarsi sulla fanciulla che gli sedeva di fronte, ignara del
fatto che l’attenzione del suo giovane amico fosse rivolta
verso altro. << E tu perché torni a casa solo
ora? >> le domandò a sua volta, posando
definitivamente il tomo di Pozioni, dal momento che la ragazza aveva
intenzione di restare a fargli compagnia.
<<
Oh, io … ecco, ho combinato un guaio con Lucius e dovevo
rimediare insieme a lui >> spiegò imbarazzata,
mentre cercava di non lasciar trapelare più di quanto fosse
necessario.
<<
Non immaginavo che fosse possibile … >> li
interruppe una voce all’improvviso, costringendoli a voltarsi
in direzione della porta dello scompartimento. Sulla soglia
c’era Lucius: un sorriso sornione stampato sulle labbra
sottili che perfettamente si abbinavano con il resto dei suoi
lineamenti decisi e allo stesso tempo eleganti.
<<
Che cosa? >> squittì Narcissa ansiosamente,
allarmata che il ragazzo potesse rivelare a Severus il furto di cui
erano stati fautori nello stanzino di Gazza.
<<
Che tu parlassi continuamente di me >> le rispose lui
allargando il proprio sorriso, entrando nello scompartimento e
andandosi a sedere esattamente accanto a Narcissa, rossa in viso per
l’imbarazzo.
<<
Suvvia, Malfoy, non essere ridicolo; se lo facessi, tutti si
annoierebbero >> si difese lei con un perfido sorrisino
difensivo dipinto sulle piccole labbra rosee. Lucius parve non
ascoltarla, e in tutta risposta si mise comodo sul sedile, peggiorando
l’imbarazzo generale che ormai aveva contagiato anche le gote
di Severus, il quale continuava a lanciare occhiate furtive alla porta,
in attesa di un buon momento per squagliarsela.
<<
Devi perdonarmi, Narcissa, ti ho interrotto proprio mentre stavi per
raccontare al nostro amico Severus di quando siamo rimasti chiusi nello
stanzino di Gazza, io e te da soli …
>> aggiunse Lucius continuando a sorridere
maliziosamente, ignorando l’espressione di Narcissa che
diventava sempre più scandalizzata.
<<
Oh, sono perfettamente sicura che a Severus non interessi minimamente
questo argomento >> sibilò lei fulminandolo
con una lunga ed eloquente occhiata, che avrebbe fatto desistere
chiunque, ma che su Malfoy ebbe l’effetto contrario.
<<
Ti sbagli, invece, io credo che muoia dalla voglia di sapere che non
aspettavi altro che rimanere intrappolata dentro uno sgabuzzino con il
sottoscritto. Vedi, Severus: Narcissa nutre questa terribile ossessione
nei miei confronti, che talvolta diventa anche imbarazzante.
>>
Ma Severus
aveva approfittato della pausa strategica di Malfoy atta a creare
suspense nel racconto per darsi alla fuga e liberarsi finalmente della
soffocante sensazione di disagio che quella situazione aveva generato
in lui. Ritrovarsi come bersaglio delle frecciatine di due innamorati
non era esattamente l’attività che prediligeva in
assoluto.
<<
Lucius! >> esclamò Narcissa contrariata non
appena rimasero soli, dandogli una gomitata nel vano tentativo di
fargli riacquisire un minimo di autocontrollo. Tuttavia, Lucius si era
seriamente lasciato andare a una risata sincera ed era sordo al
rimprovero della fanciulla.
<<
“ Terribile ossessione?!” Chissà cosa
penserà Severus adesso… >>
<<
Quello che pensano tutti: ovvero che possiedo un fascino irresistibile
>> le rispose lui con ovvietà, recuperando
pian piano la sua espressione abituale. Lanciò
un’occhiata alla fanciulla di nascosto e avvertì
un moto di soddisfazione nel vederla trattenere a stento un sorriso.
<<
Sei incorreggibile … >> commentò
lei scuotendo la testa e fissandolo con intensità, stavolta
senza alcuna punta di rimprovero nei grandi occhi azzurri.
<<
Se serve a far sparire il broncio dal tuo viso, volentieri
>> commentò Lucius, ricambiando a sua volta lo
sguardo della ragazza con le sue ombrose iridi grigie. Si era reso
conto che Narcissa non era di buon umore fin da quando si erano
incontrati qualche ora prima nella Sala Comune e da allora aveva
cercato di tirarla su. Detestava l’idea che vi fosse qualcosa
che compromettesse la sua tranquillità, ma egli non sapeva
quale fosse il modo migliore per consolare una persona, in particolare
una ragazza.
Si sarebbe
sentito alquanto ridicolo a pronunciare parole smielate che non avrebbe
percepito come sue, né tantomeno avrebbero fatto piacere a
Narcissa; dunque aveva provato a stuzzicarla per testare la sua
reazione, e veder nascere un sorriso sulle sue labbra rosate era stato
un vero e proprio sollievo.
<<
Come hanno preso i tuoi genitori la questione della punizione?
>> le domandò con cautela, conducendo la
conversazione verso un argomento più serio.
Quando il
Preside aveva comunicato loro che sarebbero rimasti una settimana in
più ad Hogwarts per scontare il piccolo furto nello stanzino
di Gazza, nessuno dei due giovani aveva pensato concretamente alle
conseguenze che avrebbero subito una volta tornati a casa. Adesso che
ormai le ore che li separavano dal ricongiungimento con i familiari si
erano ridotte considerevolmente, un pizzico di ansia cominciava ad
insinuarsi nei cuori di entrambi.
<<
Oh, io … ecco, ancora non li ho informati. Ho scritto una
lettera ad Andromeda chiedendole di venirmi a prendere a
King’s Cross proprio per evitare di dover affrontare
immediatamente i miei genitori. Nessun Black era mai ricevuto una
punizione a scuola, finora, e l’idea di essere la
prima mi fa venire i brividi. Mio padre sa essere molto severo, se
necessario … >> spiegò Narcissa,
ricordando le rare ma incisive sfuriate che Cygnus aveva indirizzato
alle sue sorelle in occasione di comportamenti ribelli.
<<
Mi dispiace. E’ colpa mia se ti trovi in questa spiacevole
situazione e non vorrei che le conseguenze del mio gesto inconsulto
possano ricadere su di te >> sospirò Lucius
con gli occhi che lampeggiavano di sincero rimorso. Allora intrufolarsi
nello stanzino di Gazza gli era parsa un’idea innocua per
stupire la fanciulla e ottenere quello che lei finora gli aveva sempre
negato: la sua stima. Si era comportato in maniera sciocca e impulsiva
trascinandola in quella piccola follia trasgressiva, e solo ora si
rendeva conto di quanto fosse stato egoista e infantile da parte sua.
Il pensiero che la ragazza potesse finire nei guai per colpa del suo
stupido orgoglio gli annebbiò la vista per qualche secondo,
aumentando la punta di senso di colpa che gli pungolava il cuore.
<<
Lucius Malfoy che si scusa … sta proprio arrivando il Natale
>> scherzò lei sorridendogli in un modo che la
rendeva squisitamente adorabile. Narcissa non era più
arrabbiata con Lucius per averla coinvolta in quella scappatella, e a
dire il vero le risultava assai difficile nutrire qualsiasi tipo di
sentimento negativo nei suoi confronti.
Quel giovane
possedeva qualcosa – la cui natura le restava tuttora
sconosciuta – che era in grado di scioglierle il cuore
solitamente granitico di fronte agli altri. Egli aveva conquistato a
tal punto la sua anima da diventarne parte ormai ineliminabile, come se
la fanciulla avesse scoperto una parte di sé che non sapeva
di possedere e che fino a qualche mese prima le sarebbe sembrata
estranea. Lucius era un dolce veleno che, una volta insinuatosi sotto
la pelle, percorreva le vene fino a raggiungere il cuore; ma
anziché pietrificarlo, l’aveva liberato dalla
morsa di ghiaccio in cui ella stessa l’aveva imprigionato per
autodifesa. E più dosi assumeva di quella singolare pozione,
più le sembrava di rinascere come nuova, e ormai non vi era
nessuna parte di sé che fosse priva
dell’inebriante essenza di Lucius Malfoy.
<<
Avviene solo in rari casi, perciò non ti ci abituare
>> la ammonì Malfoy ridacchiando sommessamente
con la sua voce calda e profonda. Si fissarono intensamente negli occhi
per qualche secondo, comunicando un’infinità di
emozioni in un silenzio che sapeva di intimità.
Improvvisamente il treno iniziò a rallentare solennemente,
spezzando la meravigliosa atmosfera che si era creata fra i due.
<<
Ci siamo fermati >> constatò amaramente
Narcissa, distogliendo di malavoglia lo sguardo dalle fiammeggianti
iridi grigie del giovane per posarle al di là del finestrino
e ricevere conferma dal paesaggio esterno. Erano arrivati, e quelli
erano gli ultimi istanti che avrebbe trascorso da sola con Lucius prima
dell’inizio delle vacanze.
Narcissa
salutò Alanis in un lungo e forte abbraccio, come non aveva
mai fatto prima, senza curarsi degli sguardi stupiti degli alunni
Tassorosso che sfrecciavano verso le porte del treno per raggiungere i
familiari in attesa alla stazione.
<<
Non digiunare troppo >> si raccomandò la
più piccola delle Black, schernendo l’amica con un
sorriso affettuoso.
<<
E tu ricordati di finire i compiti! >> rispose
l’altra, lanciandole un buffetto delicato sul braccio. Poi,
le indirizzò un sorriso prima di dirigersi a sua volta,
proprio come i compagni, verso la strada di casa.
Narcissa
sospirò e si voltò rimanendo ferma davanti
all’uscita che si apriva davanti a lei. Dietro di lei, carico
del proprio elegante baule e con un sorriso tirato stampato sulle
labbra c’era Lucius, il volto ombrato dal sentimento della
malinconia. Il giovane attese che gli ultimi superstiti abbandonassero
il treno, poi attirò Narcissa a sé, concentrando
tutta l’attenzione sulla fanciulla. << Mi
mancherai, Black >> le confessò, facendo
scivolare il braccio libero attorno alla vita di lei per tenerla
stretta a sé ancora un po’.
<<
Mi mancherai anche tu, Lucius >> sussurrò la
ragazza con una vena di emozione nel pronunciare l’unico nome
in grado di scuotere la sua anima, proprio come un tuono fa tremare il
cielo. Si alzò sulle punte per arrivare
all’altezza delle labbra di Malfoy e vi scoccò un
bacio che il giovane ricambiò e prolungò di
qualche istante.
<<
Ti scriverò, non temere >> le
sussurrò lui prima di chinarsi sulla bocca arrossata della
fanciulla e depositarvi un bacio d’addio. Fu con il sapore
intenso e inimitabile delle labbra di Lucius sulle proprie e con quella
promessa di una lettera che Narcissa si staccò a malincuore
dalle forti braccia del ragazzo per immergersi nella frizzante aria
dicembrina della stazione, dove Andromeda la attendeva con
trepidazione.
Spazio Ringraziamenti:
Eccomi qui! Un po’ in ritardo per via dei regali natalizi e
dello studio (più la prima che la seconda xD), ma ce
l’ho fatta. Avevo intenzione di pubblicare questo capitolo
prima di Natale proprio per mantenere una sorta di coerenza tra
racconto e realtà ^^ spero che vi sia piaciuto, anche se un
po’ malinconico! Il prossimo di sicuro sarà
più allegro ed emozionante! Vi auguro di trascorrere in
serenità l’arrivo delle feste, che si fa sempre
più vicino : ) Ringrazio inoltre le fantastiche persone che
mi hanno lasciato meravigliose recensioni: BekkaMalfoy, Guglielmo da Baskerville,
Jude88,
Giuliii
e francyslytherin!
Un grazie
inoltre alle 12
persone che hanno inserito tra le preferite la ff, le 3 che la ricordano e
le 11 che
la stanno seguendo :D
Buone Feste!!
Cissy
|
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Capitolo 20 *** Festeggiamenti ***
20. Festeggiamenti
<<
Cissy! Sono così contenta di vederti, non puoi capire quanto
mi sei mancata. Ho tantissime cose da raccontarti prima di arrivare a
casa >> esordì Andromeda, avvolgendo la
sorella in un abbraccio che a Narcissa sembrò durare
un’eternità.
Di tutta la
famiglia Black, Andromeda era l’unico membro a dimostrare
apertamente e calorosamente il proprio affetto, sotto lo sguardo
stupito e allo stesso tempo contrariato dei parenti più
anziani.
<<
Anche io sono felice di vederti, Andromeda >> rispose la
fanciulla, stringendo l’altra brevemente e incamminandosi
subito verso la carrozza che le stava attendendo per portarle a casa.
Avvertiva l’insopprimibile tentazione di voltarsi indietro
per cercare Lucius con lo sguardo, ma non poteva né
tantomeno voleva infliggere ad entrambi un supplizio ulteriore, dopo il
fugace bacio di addio che si erano scambiati pochi istanti prima.
Così, ambedue le sorelle Black si ritrovarono sedute sui
sedili del piccolo e grazioso veicolo, pronte per l’arrivo ad
uno dei manieri più conosciuti di tutta la Londra magica.
<<
Ti trovo cambiata, sorellina mia >> notò
Andromeda, allargando le labbra in un sorriso raggiante, che Narcissa
le aveva visto disegnato sul volto di rado nel corso degli ultimi anni.
Era conscia del fatto che alla fanciulla non sfuggisse nemmeno il
minimo cambiamento nelle persone che aveva attorno e questo fece
scattare un campanello d’allarme in lei. Solo Alanis era a
conoscenza di quanto successo con Lucius, e Narcissa non aveva voglia
di condividere quegli avvenimenti con i suoi familiari, almeno per il
momento. Le cose con Malfoy si erano stabilizzate di recente e la
ragazza voleva godersi per un po’ quella situazione
idilliaca, senza che altri ne fossero partecipi.
<<
Non dire sciocchezze! Tu, piuttosto, non ti vedevo così
felice da un bel po’ >> minimizzò
Narcissa, spostando abilmente l’oggetto della conversazione
sulla sorella.
Di fronte a
quella constatazione, Andromeda arrossì
all’istante e contemporaneamente abbassò
leggermente il capo, confermando indubbiamente che c’era
della verità in quanto affermato dall’altra.
<< Io … beh, non ti si può
nascondere nulla Cissy cara! E’ proprio di questo che volevo
parlarti. Ecco, sai che le nozze tra Rabastan Lestrange e me si
avvicinano, però io … >>
cominciò la sorella più grande, mentre sul suo
volto andava disegnandosi un’espressione cupa e mesta. Ma
Narcissa la fermò, prendendole con delicatezza entrambe le
mani e avvolgendole con le sue.
<<
So cosa stai per dirmi, Andromeda. Sei agitata per il matrimonio e ti
capisco, ma non hai nulla da temere. Stai eseguendo la
volontà di tutta la famiglia e in più Rabastan
è un ottimo partito. Sono certa che avrete una vita felice
insieme, con tutti i lussi degni di una Black >> le
sorrise la fanciulla, rasserenando un poco il viso della giovane donna.
Tuttavia,
un’ombra incerta aleggiava ancora sulla sua figura,
rendendola opaca e spenta.
<<
E se non ci fosse solo questo, se esistesse qualcosa di più
importante? >>
<<
Cosa può esserci di più importante della
sicurezza e della preservazione del sangue puro che un buon matrimonio
offre? >> chiese Narcissa con somma ovvietà,
temendo la risposta della sorella.
<<
L’Amore, Cissy. Cos’è una vita senza
amore? >>
Gli occhi di
Andromeda avevano cominciato a brillare di una luce nuova, che mai
aveva mostrato di recente, specialmente in presenza dei suoi familiari.
Se avesse detto loro che detestava Rabastan Lestrange con tutta se
stessa, perché era un altro che lei amava, di certo non
avrebbero compreso le sue ragioni. Ma in quel momento sentiva
l’irresistibile desiderio di confidarsi almeno con una delle
due sorelle, quella che ai suoi occhi era apparsa da sempre la
più predisposta a quel tipo di confidenze. Era da un anno
che la sua storia con Ted Tonks andava avanti in maniera clandestina,
dal momento che se fosse uscita allo scoperto entrambi gli innamorati
avrebbero rischiato la vita. Tuttavia, Andromeda era stanca di celare
il proprio amore a tutti, come se fosse un’orrenda creatura
da nascondere alla vista altrui. Ogni giorno faticava a mascherare la
gioia che il sentimento per Ted le suscitava, gioia che cresceva
smisuratamente insieme a lei, alimentandola e sostenendola. Aveva
bisogno di condividere con qualcuno quel tesoro, di mostrarlo al mondo
perché sarebbe stato un peccato tenerlo esclusivamente per
sé.
Narcissa era
rimasta interdetta di fronte alla passione dimostrata dalla sorella
mentre citava un sentimento con cui lei si era cimentata realmente solo
di recente.
Da piccola
era sempre stata circondata dalle attenzioni dei genitori e delle
sorelle, tutti intenti a proteggerla dal mondo esterno e dai pericoli
che lei, così fragile e delicata come una bambola di
porcellana, non avrebbe mai dovuto conoscere. Sapeva cos’era
l’affetto di una madre o di un padre, sebbene i Black non
fossero famosi per simili effusioni, ma l’Amore,
l’Amore era ben altro e di ciò Narcissa era
perfettamente cosciente.
L’affetto
costituiva una carezza dolce e silenziosa, proprio come può
esserlo una brezza primaverile; ma la potenza dell’amore era
così travolgente da poter essere paragonata solo alla
violenza inarrestabile di una tempesta. Conoscendo Lucius aveva potuto
scorgerne gli effetti sulla propria pelle e, una volta assaggiato quel
frutto paradisiaco, farne a meno sarebbe stato impossibile. Narcissa si
ridestò da quei pensieri fiammeggianti di passione e
cercò di concentrarsi sul viso contrito della sorella, in
evidente attesa di una risposta da parte sua.
<<
L’Amore … di cosa ti preoccupi? Sono certa che con
la tua bellezza avrai già conquistato il cuore del giovane
Rabastan. E poi, in un momento così precario come questo, un
buon matrimonio è proprio ciò che serve alla
nostra famiglia per assicurarsi un futuro altrettanto prospero come lo
è stato il passato >> affermò con
decisione, notando che il luccichio acceso negli occhi di Andromeda
andava lentamente scemando nell’udire quelle parole.
<<
Hai ragione >> concluse la sorella maggiore, ingoiando
faticosamente il nodo che le si era formato in gola sentendo la
risposta che l’altra fanciulla le aveva indirizzato.
Aveva
sperato, si era augurata che Narcissa potesse essere in qualche modo
risparmiata dalla cieca fede della sua famiglia nei confronti degli
ideali purosangue, e invece era accaduto proprio ciò che lei
stessa aveva temuto: sua sorella era diventata una bambola manovrata
dalle abili mani dei genitori.
<<
Parli come nostro padre. Fa impressione vedere quanto sei cresciuta
>> le disse Andromeda, piegando le labbra in un sorriso
di cupa amarezza.
Durante il
resto del viaggio nessuna delle due proferì più
parola; erano entrambe troppo assorte nei propri pensieri per
accorgersi dello stato d’animo dell’altra.
L’arrivo
al castello dei Black fu accolto da un entusiasmo che fece sentire
ancora più in colpa Narcissa per non aver palesato il motivo
di quel ritardo. Non che mentire fosse un problema per lei, dal momento
che la divertiva tanto; tuttavia, d’un tratto
l’idea di farlo con i propri genitori, che non le avevano mai
fatto mancare nulla, la disgustava.
Forse si
stava davvero rammollendo per via di Lucius e di tutte quelle
sconvolgenti emozioni che erano piombate senza alcun preavviso nella
sua vita, proprio come un temporale inatteso spalanca le finestre e
distrugge la consueta quiete domestica.
Bastò
oltrepassare il cancello che separava il giardino di casa sua dal mondo
esterno e respirare finalmente quell’odore familiare che le
era mancato tanto per mettere da parte il senso di colpa e lasciare
posto alla gioia di essere tornata. Dopotutto, non si trattava proprio
di mentire, piuttosto di omettere qualche inutile e noioso dettaglio.
Sì, la prospettiva di un’omissione la fece sentire
decisamente meglio.
<<
Madre! Padre! >> esclamò con un sorriso
radioso stampato sulle labbra, mentre i coniugi Black le andavano
incontro con la stessa felicità dipinta sui volti noti.
<<
Cissy cara! >> dissero all’unisono marito e
moglie, stringendo la figlia più piccola in un breve ma
intenso abbraccio.
<<
Appena in tempo per il pranzo >> gioì Druella,
sua madre, entrando in casa per dare l’ordine agli elfi
domestici che la prima portata venisse servita a tavola.
Cygnus, suo
padre, le mise un braccio attorno alle spalle e attraversò
insieme a lei la soglia per introdursi nella sala da pranzo, dove
c’era un gran daffare fra la servitù e la signora
Black che impartiva ordini. << Narcissa, come sempre il
tuo arrivo dona colore a questa casa altrimenti tetra >>
le sussurrò lui sfiorandole una guancia con la grande mano
dalle dita lunghe e affusolate. Raramente suo padre manifestava affetto
in maniera così esplicita nei confronti dei familiari,
eppure la fanciulla aveva sempre avvertito
un’affinità particolare tra lei e il vecchio
Cygnus, affinità che non aveva ritrovato con nessun altro
membro della famiglia. Non si trattava di certo di presentare delle
preferenze, giacché i coniugi Black amavano in maniera
eguale le loro figlie; era piuttosto una specie di empatia che si
esprimeva a livello inconscio e che naturalmente accarezzava dolcemente
l’orgoglio di Narcissa.
<<
Cissy! Finalmente sei arrivata. Cominciavamo a sospettare che fossi
stata sommersa dai libri >> esclamò Bellatrix,
alzando leggermente la voce per farsi udire dai presenti. La fanciulla
scese rapidamente le scale per accogliere in un abbraccio veloce
l’ultima arrivata.
Se i saluti
di Andromeda erano dolci e pieni di calore, la stretta di Bellatrix era
fredda come l’acciaio e priva di qualsiasi tipo di trasporto
emotivo, tanto che Narcissa ebbe la sgradevole impressione di essere
intrappolata in una gabbia. Sua sorella era sempre stata brusca e
diretta, al contrario dell’altra, più mite e
accomodante.
<<
Perché ci hai messo tanto a raggiungerci? Scommetto che il
professor Lumacorno ti ha dato del filo da torcere >>
indagò la ragazza con un sorriso ironico disegnato sulle
labbra rosse e piene. Narcissa agitò una mano per sminuire
le premure della giovane e si diresse con una certa urgenza presso la
tavola, ansiosa di cambiare argomento al più presto.
<<
Oh, non direi. Più che altro sono stata impegnata con
parecchie ricerche e così mi sono dovuta trattenere qualche
giorno in più. >>
Druella
Black attirò l’attenzione del marito e delle
figlie per avvertirli che il pranzo era pronto, e così si
riunirono tutti a tavola come non accadeva da molto tempo.
Una volta
degustate le prime due ottime portate, Cygnus si appropriò
dell’attimo di silenzio che aleggiava sui commensali per dare
un annuncio importante.
<<
Voi altri lo sapete già perché avete avuto modo
di assistere ai preparativi, ma la nostra Narcissa è
arrivata solo ora e deve essere messa al corrente >>
iniziò suo padre con una certa trepidazione nella voce, e
Narcissa lanciò un’occhiata allarmata in direzione
della madre per cercare di decifrare tutto quell’immotivato
entusiasmo.
<<
Come ben sai, Cissy cara, la nostra famiglia era nota in passato per i
ricevimenti e le feste che organizzava in occasione del Natale.
L’anno prossimo la nostra Andromeda abbandonerà
questa casa per iniziare una nuova vita con il suo sposo e noi vorremmo
indire un ballo proprio per salutarla a dovere e rimembrare insieme i
bei vecchi tempi. Naturalmente saranno presenti tutte le famiglie
Purosangue più influenti del mondo magico e qualche altro
ospite speciale
>> le spiegò Cygnus, con gli occhi che
brillavano al ricordo delle feste sfarzose che avevano avuto luogo
proprio nel castello dei Black.
A momenti
Narcissa non sveniva per la contentezza. Adorava i balli con tutto il
cuore e in particolare l’atmosfera da sogno che con essi si
veniva a creare. Fin da piccola era cresciuta in un clima da favola:
abiti eleganti, lustrini, eventi mondani e montagne di ospiti,
ovviamente solo maghi dal sangue puro. Eppure negli ultimi anni tali
occasioni spensierate si erano ridotte ad episodi sporadici e questo
aveva generato un sentimento di amara nostalgia nel cuore della
fanciulla. Tuttavia, la notizia di un ballo imminente aveva spazzato
via qualsiasi spiacevole inquietudine, lasciando posto a una sensazione
di trepidante attesa.
<<
Padre, ma è meraviglioso! Non avrei immaginato un modo
migliore per festeggiare il Natale >> esclamò
la ragazza, raggiante di felicità nel pregustarsi la
prospettiva di una serata all’insegna di innocenti
frivolezze. Suo padre aveva indicato che tra gli ospiti ci sarebbero
stati esclusivamente i membri delle Casate più illustri e di
certo i Malfoy facevano parte di quella ristretta cerchia. Il cuore di
Narcissa prese a battere più velocemente
nell’accarezzare l’idea di se stessa e Lucius che
volteggiavano nell’immensa sala da ballo, a ritmo di musica.
Sarebbe stato un idillio talmente perfetto anche solo da immaginare, e
la fanciulla si accorse soltanto in quel momento di essersi imbambolata.
<<
… dico bene, Cissy cara? >> la interruppe
Druella, rivolgendole uno sguardo in attesa di una risposta.
<<
Perdonami, madre, mi sono distratta >> si
scusò lei arrossendo leggermente.
<<
Per la barba di Merlino, Narcissa! Il viaggio deve averti proprio
stancata … Dicevo: occorrerà recarsi a Diagon
Alley per comprare un abito adatto alla serata. Le tue sorelle
già hanno provveduto nei giorni passati e tu non puoi essere
da meno; sarete tutte e tre incantevoli domani sera >> le
spiegò la donna, sorridendo alle figlie con
un’espressione soddisfatta dipinta sul bel volto.
La capatina
a Diagon Alley si trasformò in un vero e proprio tour.
Narcissa aveva ereditato la passione per lo shopping di qualsiasi tipo
da sua madre, e così si ritrovarono entrambe sommerse da una
montagna di buste e bustine contenenti le cianfrusaglie più
disparate. In realtà quel giro per negozi fu una benedizione
per la fanciulla, dal momento che doveva ultimare i regali di Natale,
fra cui quelli destinati ad Alanis e a Lucius. Trovare un dono per
l’amica era stato sorprendentemente semplice. Conosceva bene
i gusti della ragazza, e in più era abituata a comprare
regali per il genere femminile.
Tuttavia, lo
stesso non si poteva dire per quello maschile. Gli unici contatti con
il lontano mondo degli uomini erano rappresentati da suo padre e suo
cugino Regulus, e in entrambi i casi i gusti erano alquanto trasparenti
e facili da intuire. Aveva pensato che in realtà gli
interessi maschili si assomigliassero un po’ tutti nella loro
primordiale semplicità, e invece si era trovata nella
spiacevole condizione di doversi ricredere riguardo a Lucius.
Egli si era
rivelato, infatti, un tipo enigmatico e nell’arco della
giornata Narcissa aveva accumulato una quantità di dubbi
tale da lasciarla più confusa di quanto non lo fosse
all’inizio. Che cosa poteva mancare a un Malfoy?
Assolutamente nulla; Lucius era ricco e di conseguenza possedeva
qualsiasi tipo di sfizio che solitamente può essere
considerato oggetto di regalo. Dopo ore ed ore passate a scervellarsi
nelle varie boutique, quando ormai aveva perso qualsiasi speranza di
successo, la fanciulla percepì la scintilla di
un’idea farsi strada nella sua mente e si sentì
infine rincuorata. Lucius poteva anche dirsi padrone di qualsiasi
oggetto materiale, ma a livello emozionale aveva collezionato poche
esperienze, sia per via del proprio carattere, sia per colpa del clima
di freddezza in cui era stato cresciuto. Forse ciò che
mancava al giovane era proprio un’emozione da ricordare, un
regalo senza tempo, immune alle intemperie della vita. Ed era proprio
questo che Narcissa gli avrebbe donato.
La sera
della Vigilia di Natale arrivò in tutta la sua magnificenza.
Narcissa aveva atteso con estrema trepidazione quel momento,
trascorrendo l’intera giornata totalmente immersa nei
preparativi che un evento importante come quello richiedeva.
Il castello
dei Black trasudava eleganza e ricchezza da ogni parete e pavimento.
Gli addobbi
natalizi percorrevano interamente la lunghezza delle mura delle stanze,
minuziosamente allestite per l’occasione. La Sala degli
Specchi, tradizionalmente adibita per le danze, era la più
sfarzosa di tutte, adornata da preziose ghirlande di pietre e fiori
intrecciati in un’unica trama. Luce e colore erano gli
elementi chiave in base ai quali il maniero era stato rinnovato in
occasione del ballo e Narcissa non aveva mai visto la propria casa
risplendere così come quella sera. Non vi era alcun elemento
che stonava con l’insieme o che rendesse
l’atmosfera pacchiana. Ogni singolo decoro era stato
ragionato con grazia ed estremo gusto dalla mente
dell’impareggiabile padrona di casa.
Era quasi
arrivato il momento di scendere nel grande salone per accogliere gli
ospiti, ma Narcissa non riusciva a smettere di controllare che il suo
aspetto fosse perfetto. Era decisamente nervosa, perché di
solito non aveva bisogno di stare ore ed ore allo specchio per rifinire
dettagli nell’acconciatura o sistemare le pieghe del vestito.
Si era
sempre sentita piuttosto a suo agio in precedenza, ricoperta dai
complimenti sbrodolati a cascata dai maghi Purosangue che incontrava in
occasioni come quelle.
Eppure,
stavolta era diverso. A dir la verità, le sarebbe bastato
che a circondarla di attenzioni fosse un solo uomo, la cui presenza
quella sera non era del tutto sicura.
I Malfoy non
avevano ancora risposto, le aveva comunicato distrattamente sua madre,
attribuendo poco peso alla questione. Ma per Narcissa una simile
eventualità costituiva una fonte costante di ansia e
dispiacere. Se Lucius non si fosse presentato, quella festa avrebbe
perso consistenza e colore per lei, dal momento che non vi era ragazzo
al di fuori di lui con cui la fanciulla avrebbe desiderato trascorrere
la serata.
Narcissa
lanciò un’ultima occhiata critica alla propria
immagine riflessa nel grande specchio ed infine, dopo un rapido
sospiro, si decise ad uscire dalla propria camera per affrontare i
festeggiamenti.
La Sala
degli Specchi era ancora più splendida grazie alla presenza
dei nobili ospiti che vi si radunavano frettolosamente per sfuggire al
clima pungente che impregnava l’esterno. Fuori, difatti, la
neve cadeva copiosa in giardino, come nella migliore tradizione
natalizia inglese. Narcissa scese le scale con grazia, cercando di
mascherare la trepidazione che sentiva scorrere impetuosa nelle vene.
La prima ad accoglierla fu sua zia Walburga, il volto come sempre
incipriato fino al punto che era impossibile riconoscere il colore
reale della pelle.
<<
Cissy cara! Guarda che adorabile fagottino che sei >> la
salutò la donna, agguantandola con le mani munite di lunghi
artigli laccati di rosso. Narcissa si lasciò abbracciare
dalla zia e avvertì la propria esile figura che veniva
risucchiata dal nobile grasso precariamente contenuto nel vestito rosa
shocking della donna. Quando fu libera dalla morbida morsa letale di
Walburga, la fanciulla passò a salutare Orion, suo zio, che
al contrario della moglie esibiva un dimesso silenzio che lo faceva
apparire ancora più schivo di quanto non fosse in
realtà. Poi i coniugi si diressero verso un gruppetto di
maghi e streghe vicino all’ingresso: Walburga sembrava una
pentola in ebollizione, eccitata per tutta quell’affluenza di
esemplari purosangue; Orion, invece, ulteriormente chiuso nella propria
maschera di indifferenza e mal contenuta sopportazione.
<<
Narcissa! >> una voce tanto amata che non udiva da tempo
la sorprese alle spalle, riempiendole il cuore di gioia.
<<
Regulus! >> esclamò lei felice, abbracciando
suo cugino con trasporto, come non faceva con nessun altro parente.
<< Come sei cresciuto >> osservò
meravigliata con una punta di orgoglio, allontanandosi di poco per
poterlo guardare meglio.
Il ragazzino
arrossì di fronte ai complimenti della cugina, ritenuta
universalmente una delle fanciulle più belle che la Londra
magica di quei tempi ospitava. Adorava Narcissa, perché fra
tutte le cugine era quella che incarnava completamente tutti i valori
in cui egli credeva: eleganza, purezza, rispetto e dignità.
<<
Dovrò stare attenta o fra qualche anno milioni di ragazze
faranno la fila per portarti via da me >>
commentò con una certa nota di gelosia materna nella voce,
accarezzando con delicatezza i capelli neri e lisci del giovane ragazzo.
<<
Parli proprio tu che sei ambita da qualsiasi uomo vivente sulla faccia
della Terra >> le fece notare lui, mentre Narcissa si
portava una mano alle labbra per attutire la propria risata.
<< Mi sei mancato, Reg >>
confessò, indirizzandogli un sorriso carico di affetto.
<<
Anche tu, Cissy. Ma adesso siamo qui e dobbiamo assolutamente goderci
la serata >> le disse offrendole il braccio come un vero
cavaliere. Insieme si diressero verso il centro della Sala, passando in
rassegna i volti dei presenti e salutando educatamente quelli che si
fermavano a parlare con loro. Buona parte dell’attenzione
degli invitati era rivolta verso Narcissa, che intratteneva gli ospiti
con un’abilità innata, deliziata dai fiumi di
complimenti che la sua bellezza generava. La stanza sembrava ancora
più grande dal momento che tutti gli specchi, lucidati fino
a brillare, riflettevano più volte le pareti,
così da creare l’illusione di un’area
illimitata. Nonostante si sentisse pienamente a suo agio, circondata da
gente che la ammirava e pendeva dalle sue labbra, Narcissa continuava a
pensare a Lucius. Ormai gli ospiti erano quasi tutti assiepati nel
salone, concentrati in numerose conversazioni e all’appello
mancava proprio l’unica persona che la fanciulla avrebbe
voluto avere al suo fianco.
La delusione
cominciò a farsi strada nel suo cuore, stringendolo in una
morsa soffocante.
Lucius non
sarebbe venuto e lei era stata una sciocca ad illudersi e a
fantasticare sui meravigliosi momenti che avrebbero condiviso insieme
quella sera. Ora quei sogni ad occhi aperti precipitavano dentro di lei
come dei massi pesanti, colpendola ripetutamente.
Persa in
quel turbinio di tristezza e rassegnazione, decise di allontanarsi
momentaneamente dagli ospiti per prendere un po’
d’aria. Attraversò rapidamente la sala e si
diresse verso le scale, ma il suono del campanello della porta
bloccò i suoi passi, mentre il cuore cominciava ad
accelerare i battiti in una folle speranza.
L’elfo
domestico addetto ad accogliere gli invitati si precipitò
immediatamente ad aprire il portone e per poco Narcissa non svenne.
Sulla soglia, alto e impeccabile come sempre, apparve Lucius in tutto
il suo giovane splendore.
<<
Lucius Malfoy >> disse con fierezza all’elfo,
che si esibì in un inchino e scomparve per avvertire la
padrona. << Narcissa >> esclamò
poi con sorpresa, prima che la vista della fanciulla gli togliesse il
fiato per qualche secondo. << Sei … un incanto
>>
Ed era vero.
Narcissa era avvolta da un abito degno della regina delle nevi, che
perfettamente fasciava la sua snella figura, mettendo in risalto le sue
grazie. Un intreccio di ghirigori scintillanti color verde acqua
correva dal busto, ricopriva un braccio lasciando l’altro
scoperto e si riversava su un’ampia gonna di tulle bianco. I
capelli dorati erano in parte raccolti in una semplice ma elegante
acconciatura che lasciava liberi alcuni boccoli, e gli occhi brillavano
come due zaffiri lucenti. Era a dir poco bellissima, aggraziata e
illuminata da una luce propria, che fece brillare anche le iridi grigie
del giovane.
<<
Lucius >> sussurrò lei sorpresa, convinta che
quell’apparizione fosse uno scherzo poco divertente della
propria immaginazione. Non riuscirono a dirsi altro perché
furono interrotti dall’arrivo dei coniugi Black, che
accolsero Lucius con estremo calore.
<<
Lucius! Cominciavamo a temere che uno dei nostri ospiti migliori ci
avesse negato il piacere di essere in sua presenza >> lo
salutò Druella, sorridendo compiaciuta alla vista del
giovane.
<<
Siamo lieti di averti qui, Lucius; i Black e i Malfoy sono sempre stati
legati da un filo nel corso della storia. Ma non vedo Abraxas
… >> aggiunse Cygnus, stringendo la mano del
ragazzo con familiarità.
Lucius
assunse all’istante un’aria seria e grave, chinando
lievemente il capo in segno di profondo dispiacere. Come ogni volta che
si parlava del padre, il nome di Abraxas Malfoy sembrava torreggiare
sul bel volto di Lucius, oscurandolo proprio come una nube grigia
aleggia sulla terra.
<<
Mio padre è malato e purtroppo non è potuto
venire, ma vi manda i suoi più sinceri saluti tramite me. La
mia stessa presenza qui era assai a rischio per via della sua precaria
salute, ma è stato proprio lui ad insistere
affinché almeno un Malfoy partecipasse ad un simile evento
>> spiegò il ragazzo, rilassando la mascella
serratasi nel dover esser costretto a parlare del padre.
<<
Povero Abraxas! Vorrà dire che andrò a fargli
visita non appena la sua guarigione avrà luogo. Per ora,
portagli i nostri migliori auguri >> si
raccomandò il signor Black, stringendo con forza il braccio
di Lucius per comunicargli la propria partecipazione.
<<
Narcissa, cosa fai lì, cara? Vieni ad accogliere il nostro
ospite >> la esortò sua madre, liberandola
dallo stato di paralisi in cui l’aveva imprigionata la vista
inaspettata di Lucius.
Le gote
della fanciulla si infiammarono all’istante per la vergogna e
lei si affrettò subito ad avvicinarsi ai suoi genitori,
ritrovandosi a pochi centimetri di distanza dal ragazzo che aveva tanto
atteso. << Buonasera, Narcissa >> la
salutò lui con perfetta disinvoltura, eseguendo un baciamano
da far invidia anche al più onorevole dei cavalieri.
Narcissa, al
contrario, si sentiva così imbambolata da non riuscire a
sbrogliare il nodo che le si era formato in gola. <<
Buonasera >> balbettò a malapena, ancora
più confusa dal contatto bruciante delle labbra di Lucius
con il dorso della propria mano.
Ad
interrompere quella situazione imbarazzante furono i padroni di casa,
che esortarono i giovani a raggiungere il resto degli invitati nella
Sala degli Specchi.
I ragazzi si
incamminarono, ma Lucius esibì un’andatura lenta
appositamente per scambiare due parole da solo con Narcissa.
<<
Per la barba di Merlino, non mi vedi da un giorno e guarda che effetto
ti faccio. Mi lusinga osservare che sei a corto di parole, Black. Non
ricordo in fede mia che nessuno sia mai riuscito in tale impresa
>> notò il giovane con un sorriso sornione
stampato sul bel volto.
<<
Non essere ridicolo, Malfoy. E’ solo che non mi aspettavo di
vederti stasera, tutto qui >> rispose lei piccata,
cercando di riprendere l’autocontrollo abituale.
<<
Che inguaribile bugiarda >> la stuzzicò Lucius
offrendole il braccio per accompagnarla nel salone, dove alcune coppie
già avevano aperto le danze. <<
Sarà difficile comportarmi in maniera formale con te,
stasera. Già solo l’idea è detestabile
… >> sospirò il ragazzo lanciandole
un’occhiata divertita, mentre lei faceva scivolare la propria
mano attorno al braccio di lui.
<<
Beh, dovrai sforzarti, Malfoy, perché non saremo affatto
soli >>
<<
Attenta a ciò che desideri … >>
<<
Attento a non inciampare nelle tue melliflue parole >>
<<
Proprio non riesci a perdonarmi per il mio ritardo, non è
così? >> le chiese infine Malfoy, addolcendo
la sua voce e stringendo un poco la presa sulla mano di Narcissa.
<<
Hai tutta la serata per tentare nell’impresa >>
gli rispose lei, indirizzandogli uno sguardo deciso, ma non
più offeso.
<<
Dunque, vediamo … potrei iniziare dal fatto che oggi sei
talmente bella da togliere il fiato >> azzardò
Lucius, posando gli occhi grigi ammirati sulla fanciulla.
<<
Tutto qui? Sono convinta che un uomo pieno di risorse come te possa
fare di meglio … ma grazie. Anche tu non stai affatto male,
vestito così elegante >> gli concesse la
ragazza, mentre un sorrisetto furbo le incurvava le labbra.
<<
Non sto affatto male? Ah, sei proprio una bella viperetta
>> commentò Malfoy, attirandola a
sé in un angolo del corridoio che sfociava nel salone.
Narcissa protestò all’istante perché
temeva che qualcuno potesse trovarli così, e allora sarebbe
stato davvero imbarazzante. Ma Lucius le mise un dito sulle labbra e
per la prima volta da quando si erano salutati sul treno a
King’s Cross, il giovane la prese tra le braccia e si
chinò su di lei per baciarla. << Mi sei
mancata, Cissy. E non vedevo l’ora di essere qui stasera per
stare con te, ma ho dovuto sbrigare delle faccende per mio padre, ecco
perché sono arrivato in ritardo >> le
sussurrò sulle labbra, concedendosi qualche istante per
ammirare la bellezza dei lineamenti della fanciulla prima di regalarle
un altro intenso bacio.
Narcissa
appoggiò una mano sulla camicia blu notte che Lucius aveva
scelto di indossare per l’occasione e avvertì
sotto il palmo i muscoli forti del petto del ragazzo. Si
scostò da lui quel poco che le bastava per guardarlo negli
occhi grigi ardenti.
<<
Sono contenta che tu sia qui, Lucius. Questo è il regalo
più bello che potessi ricevere >> gli
confessò timidamente, accarezzandogli una guancia con
l’altra mano. Rimasero così per qualche altro
minuto, fissandosi a vicenda e comunicandosi silenziosamente un
infinito sentimento che altrimenti sarebbe stato sminuito dalla
limitatezza delle parole.
Spazio
Ringraziamenti: Volevo scusarmi con tutti voi per il ritardo che ho
presentato nel pubblicare questo ventesimo e lunghissimo capitolo, ma
sono sopraggiunte delle incombenze che hanno tenuto mente e corpo
lontani dal mondo di efp.
In
più, con i vari esami da preparare è stato
difficile trovare del tempo per scrivere, ma eccomi qui con un nuovo
episodio che mi ha lasciato forti emozioni addosso.
Mi scuso
inoltre per non aver ancora risposto alle vostre recensioni, per i
motivi sopra citati. Spero che possiate perdonarmi, io intanto cerco di
mettermi in paro : )
Ringrazio di
cuore tutte le persone che hanno lasciato un commento allo scorso
capitolo:
BekkaMalfoy, Guglielmo da
Baskerville, francyslytherin e Jude88 e per seguirmi
sempre con l’affetto che vi rende – e posso dirlo
con orgoglio – i miei
lettori.
Vi abbraccio
tutti forte
Cissy
|
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Capitolo 21 *** Ideale ***
21. Ideale
I festeggiamenti procedevano magnificamente come i padroni di casa
avevano pianificato. La sala da ballo era continuamente occupata da
coppie che volteggiavano armoniose nei loro abiti sfavillanti, dando
origine ad un meraviglioso dipinto mobile.
Narcissa adorava ballare, dal momento che conosceva tutti gli stili che
all’epoca erano molto in voga nella Londra mondana, ma finora
era rimasta alquanto in disparte visto che l’unico uomo con
cui desiderasse farlo era stato rapito dai maghi più
influenti di tutta la città. Poco dopo il loro ingresso
nella Sala degli Specchi, infatti, una decina dei Purosangue
maggiormente noti e potenti avevano accalappiato Lucius per ottenere la
sua preziosa opinione riguardo a faccende politiche particolarmente
urgenti. Da quel momento, Narcissa era stata ingiustamente condannata
alla solitudine, allietata solo dalla presenza di suo cugino Regulus
che, proprio come lei, sedeva con aria desolata a un tavolo deserto.
<< Gli adulti sono così noiosi, sanno parlare
solo di faccende assolutamente prive di interesse >>
sbuffò il ragazzino, giocherellando con la posata che non
aveva usato durante la cena.
<< Hai proprio ragione >>
confermò la fanciulla, guardando con
un’espressione contrariata in direzione di Malfoy, che invece
pareva tranquillamente assorto nel discorso portato avanti da un tale
che gesticolava parecchio.
<< Almeno tu potresti distrarti ballando. Ci saranno
stati almeno cinque uomini che ti hanno chiesto di danzare con loro e
li hai respinti tutti … quasi non ti riconosco, Cissy
>> osservò Regulus, spostando
l’oggetto della propria attenzione dalla posata alla cugina.
Narcissa posò i propri occhi azzurri su quelli del giovane e
finalmente accennò un sorriso.
<< Sai che ti dico? Se qualcun altro me lo
chiederà, accetterò senza pensarci due volte!
>> dichiarò decisa, mettendo da parte per un
attimo il pensiero fisso di Lucius. Aveva atteso per tutto quel tempo,
sperando che il ragazzo si liberasse da quegli avvoltoi che lo avevano
circondato come se si fosse trattato di una preda prelibata, ma adesso
era stanca di starsene in un angolo senza godersi quel momento di
spensieratezza. Dopotutto, non c’era niente di male nel
divertirsi un po,’ e dal momento che Lucius pareva
perfettamente nel suo elemento, lei non voleva essere da meno. E quasi
subito le si presentò l’occasione per realizzare i
suoi desideri. Un giovane alquanto spavaldo le si avvicinò a
grandi passi, indirizzandole un sorriso brillante e carico di fascino.
<< E’ un tale peccato che la fanciulla
più bella presente in questa stanza e, oserei dire, in tutta
Londra se ne stia seduta in solitudine, senza nessun cavaliere a
guidarla nelle danze >> esordì il ragazzo,
esibendosi in un breve ma ossequioso inchino in direzione di Narcissa.
<< Non potrei trovarmi più d’accordo
con voi. Sfortunatamente, pare che siate stato l’unico ad
accorgersene >> cinguettò lei, deliziata dal
fatto di poter finalmente conversare in allegria con qualcuno.
<< L’unico e il solo Leonard Willfrey, molto
onorato di fare la vostra conoscenza, Miss Black >> si
presentò il giovane, offrendo il braccio a Narcissa, che lo
accolse volentieri.
<< Sbalorditivo: sapete già chi sono, ma io
purtroppo non conosco il vostro cognome. Non siete inglese
>> notò lei, lasciandosi accompagnare verso il
centro della sala per unirsi alle altre coppie che ballavano un
minuetto piuttosto andante. Leonard sorrise con aria vincente nel
constatare che già si era conquistato alcuni sguardi
invidiosi da parte dei giovani maghi che erano stati respinti dalla
fanciulla.
<< Siete anche intelligente, oltre ad essere bellissima.
Avete ragione, non sono inglese. Provengo dall’Australia, mio
padre è uno dei maghi più influenti di Sidney
>> la informò, assumendo la postura adatta per
guidare la ragazza nei passi ritmati.
Iniziarono così a danzare, mentre Leonard stordiva Narcissa
elencando tutti i meriti che la sua famiglia si era conquistata in una
terra apparentemente selvaggia e desolata.
Quel giovane era indubbiamente galante, ma c’era qualcosa nel
suo modo di fare che la fanciulla trovava eccessivamente saccente ed
egocentrico. Dopo qualche minuto smise di ascoltare lo sproloquio
sull’albero genealogico dei Willfrey fingendosi invece
interessatissima e lasciò vagare lo sguardo sui presenti
attorno a loro.
Inconsciamente i suoi occhi si mossero seguendo una direzione precisa,
esattamente verso il punto dove Malfoy era impegnato in importanti
conversazioni con altri uomini. E ciò che vide per poco non
la fece inciampare nei piedi di Leonard. Lucius aveva smesso di
conversare con il tale che gesticolava tanto e adesso se ne stava
immobile in piedi, come una statua di marmo, fissando pericolosamente
sia lei sia il giovane Willfrey. Il lampo di rabbia che Narcissa scorse
nei suoi occhi grigi in tempesta le fece tremare le gambe a tal punto
che temette di non riuscire a terminare il minuetto. Ma dopotutto lei
non aveva nulla da rimproverarsi: si stava annoiando perché
Lucius aveva preferito la compagnia di boriosi chiacchieroni alla sua,
e aveva semplicemente preso provvedimenti nella maniera più
innocente possibile. Tuttavia, il messaggio silenzioso degli occhi di
Malfoy era assai chiaro: le stava intimando di allontanarsi
immediatamente da quel giovane, o ne avrebbe assaggiato le conseguenze.
Di solito Narcissa era sempre stata un tipo mite, abituata ad eseguire
gli ordini imposti sul suo cammino dalla famiglia. Eppure in quella
circostanza decise di deviare dalle decisioni altrui per seguire un suo
capriccio, più per fare un dispetto a Lucius che per sincero
interesse. La musica terminò unitamente al monologo di
Leonard e Narcissa gli sorrise grata, fingendo di aver ascoltato ogni
singola parola.
<< Ballare con voi è stato sublime, Miss
Black. Mi auguro che vogliate farmi l’onore della vostra
compagnia ancora … >> commentò
Leonard, ma il sorriso vittorioso che aveva stampato sulle labbra
tremò un istante non appena vide avvicinarsi a loro una
figura minacciosa. Narcissa si voltò e si ritrovò
a fissare Lucius che avanzava verso di lei a grandi falcate,
evidentemente mosso da un’ira a stento contenuta.
<< Narcissa, cosa stai facendo? >> le
chiese, cercando di moderare il tono della voce che risultava
visibilmente alterato. Il viso era una maschera di ghiaccio come
sempre, ma i suoi occhi grigi lampeggiavano pericolosamente alla
stregua di un cielo in tempesta. La fanciulla sapeva che dietro quei
modi freddi e impeccabili si nascondeva un fuoco in grado di bruciare
con immensa facilità.
<< E voi siete … ? >> si
intromise Leonard, riferendosi all’ultimo arrivato con
evidente fastidio per essere stato interrotto.
Lucius si voltò verso il ragazzo che prima nemmeno aveva
considerato e gli rivolse un’occhiata lunga e affatto
promettente.
<< Qualcuno che non ti conviene avere come nemico
>> rispose Malfoy, scandendo bene le parole come se il
giovane fosse un povero sprovveduto.
L’espressione spavalda disegnata sul volto di Willfrey
subì una lieve increspatura nell’udire quella
velata minaccia.
<< Non c’è bisogno di parlare in
questi termini, Lucius. Il caro Willfrey si è semplicemente
offerto di guidarmi in un minuetto, tutto qui >>
spiegò la fanciulla con garbo, sbattendo più
volte le ciglia in risposta all’espressione contrariata di
Malfoy.
<< Ma che gentile >> commentò
lui con un sorriso forzato, congiungendo le mani dietro la schiena per
impedirsi di rifilare un bel pugno sul viso di
quell’arrogante.
<< Sì, davvero. Sai, Leonard ha notato che non
avevo compagnia e così ha deciso di provvedere a tale
imperdonabile mancanza. Pensa, Lucius, suo padre è un pezzo
grosso a Sidney >> lo informò lei, continuando
a sorridere con fare civettuolo.
<< E’ sfortunatamente un posto molto ma molto
lontano. Se vi succedesse qualcosa qui a Londra nessuno dei vostri
parenti avrebbe modo di scoprirlo. Immagino che dal portamento che
esibite voi siate il diretto erede della fortuna di vostro padre.
Sarebbe un tale peccato se non poteste far ritorno …
>> osservò Lucius, facendo scintillare gli
occhi in un modo che distrusse in un secondo tutta la determinazione
del giovane Leonard.
<< Ma … il mio soggiorno a Londra non
durerà molto. In effetti, già domani mattina
dovrei essere di ritorno >> balbettò il
ragazzo, agitando nervosamente le mani dietro la schiena.
<< Io mi affretterei, se fossi in voi: qualche imprevisto
può sempre capitare. >>
Non ci volle molto prima che Leonard Willfrey afferrasse al volo
l’antifona. Dopo i sottili ma chiarissimi ammonimenti di
Lucius, il giovane fece un breve inchino in direzione di Narcissa e
girò subito sui tacchi, e anche velocemente.
L’espressione che adesso Malfoy aveva disegnata sul volto era
di puro e perfido compiacimento, ma nonostante quella vittoria di
fatto, nei suoi occhi si poteva scorgere ancora un velo consistente di
rabbia.
<< Lucius! Hai fatto scappare via terrorizzato il povero
Leonard >> constatò Narcissa, portandosi con
fare scandalizzato una mano alle labbra.
<< Oh, credimi, sono stato anche piuttosto tenero
>>
<< Piuttosto tenero? Lo hai praticamente minacciato di
morte! >>
<< Ha osato avvicinarsi a te come se potesse vantare dei
diritti in tal senso, cosa che solo a dirla risulta inimmaginabile.
Esiste soltanto un uomo che può avere l’onore di
invitarti a ballare o semplicemente bearsi della tua presenza
>> si difese Lucius, serrando la mascella con decisione.
Narcissa incrociò le braccia in maniera risoluta e
alzò un sopracciglio in segno di sfida.
<< Beh, quell’uomo era troppo impegnato a
parlare con dei perfetti sconosciuti per bearsi della mia presenza
>> gli fece il verso Narcissa, spostandosi di qualche
passo per evitare di attirare l’attenzione dei presenti su di
lei e sul giovane. Lucius la raggiunse subito e la prese per un
braccio, costringendola a voltarsi verso di lui.
<< Dunque ammetti che solo io ho il privilegio di stare
con te >> sogghignò, guardandola con
trionfante soddisfazione. Alcuni invitati avevano cominciato ad
interessarsi a loro due, cercando di captare l’oggetto della
discussione in atto. Narcissa se ne accorse e sorrise con noncuranza
per evitare di divenire protagonista dell’attenzione generale.
<< Non sono una tua esclusiva proprietà. Posso
fare quello che mi pare e piace e se qualcuno mi invita a ballare sono
liberissima di decidere senza che tu intervenga, grazie
>> bisbigliò con risolutezza, mentre avvertiva
che la presa di Lucius sul suo braccio non si riduceva minimamente. Il
viso del giovane si indurì di nuovo per via del moto di
gelosia che ormai si era dipanato lungo tutta la superficie del suo
corpo.
<< Non fare questi giochetti con me, Narcissa. Sai
perfettamente che non li tollero. Non ho ballato con te, hai ragione,
ma non potevo evitare di parlare con quelle persone. Mio padre
è una figura piuttosto influente nella società
inglese e di conseguenza la gente si aspetta un certo comportamento da
me. E lo stesso vale per te. Non puoi ballare con il primo che capita,
specialmente con un damerino da quattro soldi >> disse
Lucius, prendendo entrambe le mani di Narcissa nelle sue per evitare
che lei desse in escandescenza.
Ed effettivamente lo avrebbe fatto se Cygnus non si fosse avvicinato a
loro due sorridendo amabilmente senza accorgersi di quel che stava
succedendo.
<< Lucius, Narcissa, tutti gli invitati mi chiedono di
vedervi ballare: siete certamente le persone che più
catturano lo sguardo e ciò non può che farmi
piacere. Vi prego di accontentare i miei ospiti con un tradizionale
valzer >> disse l’uomo, lanciando
un’occhiata di incoraggiamento in direzione di Malfoy sotto
lo sguardo stupito di Narcissa. Lucius non se lo fece ripetere due
volte e invitò la fanciulla a seguirlo al centro della sala,
dove sostavano alcune coppie in attesa che iniziasse la musica.
Le prime note delicate cominciarono ad emergere quasi
impercettibilmente, richiedendo di essere ascoltate con estrema
concentrazione. Ben presto il suono dolce di un clarinetto
echeggiò incontrastato nella sala, catturando il silenzio e
l’attenzione dei presenti attorno, i cui occhi erano puntati
sulle coppie che si preparavano a danzare. La melodia delicata ma allo
stesso tempo decisa e definita sembrava ricreare un sentimento di
rinascita spirituale, così come la natura si risveglia dopo
il lungo e freddo inverno e manifesta tutto il suo splendore
nell’arcobaleno dei colori primaverili.
Narcissa aveva subito riconosciuto l’inconfondibile brano che
aveva fatto da colonna sonora ai suoi sogni ad occhi aperti. Si
trattava di Sul bel
Danubio blu*, in assoluto la melodia classica
più bella che avesse mai udito nella sua vita. E avrebbe
preferito di gran lunga ballare quel valzer tanto amato con uno spirito
diverso, proprio come si era prefissata nella sua mente nel tempo che
aveva preceduto l’inizio del ballo. Ma aveva appena
bisticciato con Lucius – oltretutto per un motivo assai
sciocco – e si sentiva immensamente dispiaciuta e al contempo
ancora indispettita.
Le coppie intorno a loro iniziarono a muoversi come un sol uomo,
volteggiando con grazia ed eleganza a ritmo della dolce melodia. Anche
Lucius e Narcissa avevano mosso i primi passi, ma nonostante la guida
del giovane fosse sicura e decisa, la fanciulla si muoveva rigida e
distaccata, cosicché il loro movimento risultava slegato e
scomposto.
<< Stai andando fuori tempo, Narcissa >> le
fece notare lui, posizionando meglio la propria mano sulla schiena
della ragazza per avere una presa maggiormente salda.
<< Sei tu che stai andando troppo veloce. E ti muovi a
scatti >> sibilò lei, evitando accuratamente
di guardarlo negli occhi.
<< Sei davvero incredibile: mi stai tenendo il broncio
per una sciocchezza, quando invece potremmo goderci tranquillamente
questo momento >> sbuffò Lucius infastidito,
cercando insistentemente le iridi azzurri della fanciulla che fuggivano
ripetutamente dalle sue.
<< C’è qualcosa che posso fare senza
aver bisogno del tuo consenso? >>
<< Ballare con me, e so che lo vuoi >> le
sussurrò delicatamente all’orecchio, approfittando
di un attimo di distrazione da parte della ragazza. Fu allora che
Narcissa commise l’errore di rivolgere lo sguardo sugli occhi
grigi di Lucius che la fissavano con ardente intensità,
ritrovandosi di conseguenza ad inciampare nei propri piedi. Sarebbe di
sicuro caduta rovinosamente davanti a tutti diventando lo zimbello
della serata se Malfoy non l’avesse afferrata al volo. Dopo
quel piccolo incidente, Lucius la prese nuovamente tra le braccia e
ricominciò a ballare a ritmo con elegante nonchalance,
strappando un piccolo sorriso di gratitudine alla sua dama capricciosa.
<< Per tua fortuna sono un formidabile ballerino di
valzer e non ti permetterei mai di scivolare o cadere. Un buon
cavaliere mantiene sempre salda la presa che sostiene la sua signora
>> le disse lui con dolcezza, sorridendo proprio nel modo
che Narcissa preferiva in assoluto: con la genuina
semplicità che sfoggiava solo quando stava con lei.
<< Mi sono comportata da sciocca, mi dispiace. Non avevo
intenzione di rovinare una bella serata >>
confessò la fanciulla, aggrottando la fronte e abbassando lo
sguardo per la vergogna.
<< Tu non potresti mai rovinare un momento trascorso
insieme, Narcissa, semmai è proprio il contrario: hai la
straordinaria capacità di rendere tutto più bello
>> sussurrò Lucius, guidando la propria dama
nell’ultima giravolta accompagnata in musica dal rullo finale
delle percussioni.
Al termine del valzer uno scroscio di applausi si riversò
sulle coppie, stordendo maggiormente la mente di Narcissa,
già annebbiata dalle parole inaspettate del suo cavaliere.
Travolta da un’ondata irresistibile di emozioni, la fanciulla
si limitò a posare la mano destra sul braccio che Lucius le
aveva offerto, incapace di placare l’inumidirsi dei propri
occhi.
<< Per la barba di Merlino, la mia bellezza è
davvero così commovente? >> esclamò
il giovane con sorpresa, parandosi davanti alla fanciulla per evitare
che gli altri notassero le sue lacrime. Ma Narcissa adesso rideva, e
quel suono accarezzò le orecchie del ragazzo fino ad
arrivare ad avvolgere il cuore che finora non aveva aperto a nessuno al
di fuori di lei.
<< No, è che le tue inimmaginabili doti
poetiche mi hanno colta impreparata >> rispose lei con
un’espressione furba sul viso, ora libero dal broncio assunto
in precedenza.
Ancora una volta, Cygnus Black si avvicinò a loro con aria
trionfante, complimentandosi per la perfetta esecuzione del valzer.
<< Mio caro Lucius, mi trovo costretto a riconoscere che
hai guidato senza alcuna esitazione la mia Narcissa. Ed è
una realtà assai difficile da ammettere per un padre geloso
come me >> scherzò il signor Black, stringendo
con entusiasmo la mano di Lucius. << E’ stato
un onore, signore, e mi lusinga scoprire che avete tanta stima di me a
tal punto da affidarmi la vostra amatissima figlia. Deludere voi
sarebbe peggio della morte >> sentenziò il
giovane, eseguendo un breve inchino nei confronti dell’uomo.
<< Ben detto, ragazzo. Parole di un vero Malfoy. Ma
volevo presentare a te e a Narcissa un ospite degno della vostra
attenzione. Un uomo capace di discorsi taciuti troppo a lungo
>> dichiarò Cygnus, facendo scorrere gli occhi
scuri sulla folla di invitati per individuare la persona di cui stava
parlando. Incuriosita, Narcissa seguì lo sguardo del padre e
alla fine trovò l’ospite divenuto oggetto della
loro conversazione. Alto, snello e di indubbia bellezza stava
disquisendo in perfetta tranquillità con due uomini e, con
estremo stupore della fanciulla, con sua sorella Bellatrix.
Sembrava essere perfettamente a suo agio nonostante non conoscesse
praticamente nessuno dei presenti. Tutti i suoi interlocutori parevano
pendere dalle sue labbra, come se la sua opinione rappresentasse una
specie di irripetibile oracolo. Un brivido dalla natura indefinita
attraversò la schiena di Narcissa, provocandole
un’inspiegabile sensazione di fastidio. <<
Padre, chi è? >> domandò la
fanciulla, senza smettere di fissare l’uomo in questione.
<< Oh, un ragazzo che condivide le nostre stesse idee
sulla purezza del sangue. E’ brillante e intelligente, ma
soprattutto ha degli interessantissimi progetti per il futuro del nostro mondo. Ha
intenzione di entrare a far parte del Ministero della Magia per
indirizzare la politica in una direzione che privilegi i Maghi.
E’ straordinario, dovete assolutamente sentirlo parlare.
Venite >> rispose Cygnus, gli occhi che gli brillavano
per l’ammirazione sconfinata che nutriva nei confronti di
quell’ospite misterioso.
<< Tom, ti presento Lucius Malfoy e la mia figlia
più piccola, Narcissa >> esordì il
signor Black, non appena raggiunsero il piccolo gruppo formatosi
attorno al giovane.
<< Cygnus, le tue figlie sono tutte sorprendentemente
meravigliose. E’ un onore fare la vostra conoscenza, Narcissa
>> sibilò Tom, scandendo ogni parola con voce
di seta. Si inchinò con ossequio in direzione della
fanciulla e la scrutò con una lunga e penetrante occhiata.
Narcissa era abituata a ricevere sguardi eloquenti da parte degli
uomini, sebbene fosse perfettamente in grado di ghiacciarli qualora non
fossero risultati graditi. Eppure l’espressione di
quell’uomo non era affatto carica di malizia; era,
più che altro, volta a scandagliare ogni centimetro
più recondito dell’aspetto altrui.
<< Tom Riddle >> confermò Lucius
con una nota di emozione nella voce, stringendo la mano
dell’uomo con un atteggiamento che rasentava
l’adorazione. << Eravate a scuola con mio
padre, Abraxas Malfoy >> ricordò il ragazzo
con orgoglio, sotto lo sguardo stupito degli altri, in particolare di
Narcissa. Come mai tutti sembravano stregati dalla sola presenza di
quell’individuo? Lucius non aveva mai dimostrato un simile
atteggiamento di riverenza nei confronti di un altro uomo,
né tantomeno suo padre permetteva con troppa
facilità che gli si desse del tu. Chi era Tom Riddle? E
perché solo lei lo trovava sgradevolmente sinistro?
<< Davvero, Malfoy? Quanti misteri che nascondi dietro la
tua nobile facciata >> commentò Bellatrix con
una certa invidia, riducendo gli occhi a fessura per scrutare meglio la
figura di Lucius.
<< Dunque voi siete il figlio di Abraxas? Stupefacente.
Sono sicuro che con voi potrei trovare terreno fertile per discutere
delle mie idee politiche >> affermò Tom,
inarcando un sopracciglio di approvazione.
<< Naturalmente, ne sarei più che onorato
>> accettò Lucius con entusiasmo,
l’attenzione interamente focalizzata sugli occhi
dell’uomo dalla forma affilata.
Bellatrix parve risentirsi per essere stata eclissata improvvisamente
dal discorso e non perse l’occasione di dare voce ai propri
pensieri.
<< Le vostre opinioni suscitano anche il mio di
interesse, signor Riddle >> disse, e Narcissa non
poté fare a meno di notare un eccessivo trasporto emotivo da
parte sua.
<< Ma voi siete una donna, mia cara Bellatrix, e la
politica non è affar vostro. Sono sicuro che preferiate
rimanere in compagnia di vostra sorella >>
sibilò Tom, lanciandole un’occhiata di sufficienza
che mortificò all’istante la ragazza.
Dopo quelle parole, Riddle si dileguò, facendo segno a
Lucius e Cygnus di seguirlo, e a Narcissa entrambi ricordarono due
burattini manovrati da abili mani. Accanto a lei, Bellatrix fissava la
scena con un’espressione funerea dipinta sul viso.
<< Si può sapere chi è e
perché papà lo adora? >>
domandò la sorella minore con sincera incredulità.
<< Non è forse ovvio? Basta sentirlo parlare
per capire quanto sia intelligente, e oltretutto è
l’unico ad avere il coraggio di affermare la supremazia dei
Maghi sulla feccia del mondo babbano >> spiegò
l’altra con passione, le guance subito riaccese da un
sentimento selvaggio.
<< Beh, anche se ci hanno deliberatamente messe in
disparte, almeno siamo insieme >>
<< Che cosa vorresti dire? Io non sono una sciocca
femmina; io diventerò molto di più e allora lui
si accorgerà di me >> sussurrò
Bellatrix con passione, la voce incrinata per via
dell’orgoglio ferito e gli occhi illuminati da uno strano
luccichio.
La fine della serata si stava appropinquando e gli ospiti iniziavano a
lasciare il castello dei Black per raggiungere le rispettive dimore. Da
quando quel Tom Riddle aveva fatto il suo ingresso, Lucius e Cygnus
erano rimasti a discorrere con lui di politica, sorseggiando
serenamente qualche bicchiere di vino elfico.
Narcissa aveva trascorso il resto della serata in solitudine,
riflettendo sul perché tutti adorassero
quell’ambiguo individuo. Sola e pensierosa, aveva affogato
quelle riflessioni nella confortante degustazione del Whisky
Incendiario, senza tuttavia migliorare il proprio umore. Inizialmente
aveva pensato di gettarsi in qualche conversazione frivola con i nobili
rimasti che non aspettavano altro che stare al suo cospetto, ma
l’idea l’aveva nauseata all’istante. E
per di più avrebbe anche potuto conversare amabilmente con
un giovanotto qualsiasi, ma non avrebbe sortito alcun effetto su
Lucius, che sembrava totalmente ipnotizzato dalle tanto chiacchierate
doti oratorie di Tom.
Se all’inizio quell’uomo le aveva provocato
un’immotivata sensazione sgradevole, adesso era perfettamente
consapevole di odiarlo. Fu così che stanca, sola e
rassegnata, si alzò dal tavolo, decisa a raggiungere la
propria camera per giacere sul letto e passare il resto della notte a
maledire Tom Riddle.
Si stava già abituando all’idea, quando
sentì una mano afferrarla per un braccio.
Era Lucius: le guancie lievemente colorite per via
dell’assunzione di alcol e negli occhi ancora uno strascico
di bagliore ammirato, lo stesso che la fanciulla aveva scorto nelle
iridi scure di sua sorella.
<< Narcissa, non starai andando via senza salutarmi
>> la implorò il giovane, prendendole una mano
fra le sue per iniziare a depositarvi piccoli e delicati baci.
<< Sì, beh, io sono stanca e tu eri
così preso dalla conversazione che non volevo disturbarti
>> si scusò, cercando di rimanere lucida
nonostante i brividi di piacere provocati dal contatto delle labbra di
Lucius con la sua pelle.
<< Perdonami, ma Tom ha delle idee grandiose per tutti
noi. Dovevi sentirlo parlare, Narcissa, lui ce la farà.
Può conquistare il mondo intero con le sue parole
>>
<< Un trionfo. Peccato che io sia una donna e non possa
ascoltare certi discorsi >> gli ricordò lei,
liberando la mano dalla presa del ragazzo per incrociare le braccia in
maniera risoluta.
<< Ah, non ti arrabbiare, Cissy. Le sue idee comprendono
Maghi e Streghe, è solo che preferisce parlarne con gli
uomini >> le disse lui, cercando di ammorbidirla.
<< Ma che pensiero gentile >>
sibilò Narcissa con ostinazione, rimproverando Lucius con lo
sguardo per il suo penoso tentativo di difendere il pensiero
maschilista dell’uomo.
<< Siete tutti uguali voi uomini >>
continuò a sbuffare lei, mentre Malfoy si era avvicinato
nuovamente e aveva iniziato ad accarezzarle le braccia.
<< Aspetta di vedere il mio regalo di Natale per te e ti
ricrederai >> le promise lui, tirando fuori dalla tasca
della giacca una piccola custodia di velluto.
<< Questo è … per me? Che
cos’è? >> farfugliò
Narcissa confusa, cercando di placare i battiti del suo cuore
accelerati improvvisamente dalla sorpresa.
<< Aprila >> le sorrise Lucius, fissando la
scatolina con una certa ansia.
Narcissa seguì il suggerimento e ciò che
trovò all’interno le tolse il fiato per una
frazione di secondo. Fra le sue mani giaceva un fermaglio per capelli a
forma di bocciolo di rosa ricavato da una pietra luminosa alla
fanciulla sconosciuta. Era semplicemente magnifica, un gioiello di
squisita classe ed eleganza, il cui valore trascendeva il materiale
stesso nel quale era stato forgiato.
<< Lucius è … bellissima, sono
senza parole >>
<< Apparteneva a mia madre, le stava benissimo fra i
capelli. Ma dal momento che lei … beh, ho voglia di vederla
di nuovo indossata e l’unica donna che può farlo
sei tu >> le disse con un’estrema
serietà nello sguardo che colpì profondamente la
fanciulla. Era la prima volta che lo sentiva parlare della madre, e fu
indescrivibilmente onorata di ricevere qualcosa della signora Malfoy.
<< Ne sono lusingata, Lucius. Tua madre aveva un gusto
squisito. La indosserò con tutto il rispetto che nutro nei
suoi confronti e nei tuoi >> promise lei, gli occhi
azzurri coperti da un velo di lacrime.
<< Ne sono sicuro. Oh, ma non è tutto. Guarda
qui, questa l’ho fatta incidere di recente >>
le spiegò Malfoy, cercando a sua volta di mascherare la
commozione che si era impadronita dei suoi lineamenti solitamente di
ghiaccio. Rigirò il fermaglio tra le mani di Narcissa in
modo tale che potesse capire, indicando lo stelo della rosa.
La fanciulla non ci aveva fatto caso prima, però proprio sul
punto segnalato dal giovane era scolpita una frase dal carattere
elegante:
“Io non trovo
tra queste rose misere un fiore pari al mio rosso ideale.”*
<< Sei tu quel colore che andavo cercando da tempo,
Narcissa >> le confessò sommessamente,
commettendo uno sforzo visibile per non lasciarsi andare alle
travolgenti emozioni che la fanciulla immaginava stesse provando. La
ragazza gli posò una mano su una guancia, lasciando libere
le lacrime trattenute fino a quel momento.
<< Non esiste regalo più bello di queste tue
parole, Lucius. Io … ti sono infinitamente grata, di tutto
>> balbettò lei emozionata, mentre gli occhi
grigi del giovane brillavano con la stessa forza che Narcissa avvertiva
propagarsi dal suo cuore. Era l’intensità di quel
sentimento a travolgerli entrambi e ad avvicinarli ulteriormente.
<< Anch’io ho un regalo per te >>
disse d’un tratto la fanciulla, per cercare di allentare la
tensione di cui era impregnata l’atmosfera attorno a loro.
Con mani tremanti tirò fuori dalla borsetta
un’elegante busta bianca da lettera con i bordi orlati
d’oro.
Lucius parve riscuotersi dal turbinio emotivo in cui era stato
avviluppato e prese con estrema sorpresa il dono di Narcissa.
Aprì la busta e ciò che vide gli
riempì il cuore di vivo e trionfante entusiasmo.
<< Narcissa! Ma questi sono i biglietti per la partita di
Quidditch Inghilterra-Francia che si terrà la settimana
prossima qui, a Londra >> esclamò felice,
sfiorando con i polpastrelli i due scintillanti biglietti, come per
accertarsi che fossero realmente nelle sue mani.
<< Ho pensato che sarebbe stata una bella idea andarci
insieme. Così magari riuscirò ad imparare
qualcosa su questo sport >> spiegò lei
sorridente, inspiegabilmente felice di partecipare all’evento.
<< Ma tu detesti il Quidditch >>
osservò Lucius, spostando gli occhi increduli dal regalo
appena ricevuto alla ragazza.
<< Sì, beh, ho deciso che per te posso fare
un’eccezione >>
<< Non te ne pentirai >> le promise Malfoy,
scoccandole un bacio di ringraziamento sulle labbra. <<
Ciò significa che potrò averti tutta per me
addirittura per una serata intera! Questo va oltre i miei sogni
più reconditi … >>
esultò il giovane, circondandole la vita con le proprie
braccia forti e salde.
<< In realtà il vero regalo è
proprio questo >> ridacchiò Narcissa con
un’espressione furba che le illuminava il viso.
Restarono così per altri minuti, l’uno stretto
all’altra, immersi in un amore celebrato dalla delicata
complicità del silenzio.
* Sul bel Danubio blu, Strauss.
Di sicuro vi sarà capitato di sentirla suonare in occasione
del concerto del primo dell’anno. Narcissa ha ereditato da me
la passione per questo brano (rivelazioni), che trovo semplicemente
magnifico. Se ancora non l’avete ascoltato, fatelo,
perché merita davvero.
* Ideale,
Baudelaire. Mi sono innamorata di questa frase e ho pensato che fosse
perfetta per il capitolo. In onore dell’autore, il titolo del
capitolo è lo stesso della sua opera. Piccoli omaggi che mi
stringono il cuore.
Ringrazio infinitamente tutte le persone che continuano a seguire le
peripezie di Lucius e Narcissa con tanto affetto da aver conquistato il
mio cuore. Siete meravigliosi. Questo capitolo è stato assai
impegnativo da realizzare, ma in questi giorni la scrittura si sta
rivelando un vero e proprio balsamo per l’anima, dunque
è stato immensamente bello scriverlo.
Vi abbraccio
tutti a ritmo di valzer ;)
Cissy
|
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Capitolo 22 *** Inghilterra - Francia ***
22. Inghilterra -
Francia
Lo stadio
appositamente allestito per la partita Inghilterra - Francia era
gremito di tifosi in delirio. Narcissa aveva prenotato i posti migliori
proprio per evitare la confusione che imperava sovrana nelle tribune
inferiori, tuttavia l’entusiasmo sembrava pervadere chiunque,
perfino i maghi di alto rango dalla condotta solitamente impeccabile.
Più
volte la fanciulla fu costretta ad aggrapparsi al braccio forte di
Lucius per evitare di cadere rovinosamente sugli spalti, il che le
aveva fatto guadagnare parecchi sorrisini divertiti da parte del
giovane.
<<
Devo ammettere che non mi sarei mai immaginato di ricevere in regalo
l’occasione di assistere al delizioso spettacolo della tua
persona che annaspa in mezzo ad una marea di tifosi in visibilio
>> commentò il ragazzo, trattenendo a stento
una risata quando un mago estremamente alto e robusto
spintonò per sbaglio Narcissa e lei andò
goffamente a finire fra le braccia di Malfoy.
<<
Non è affatto divertente! >> si
risentì, ricomponendosi in fretta prima che la gente intorno
a loro si accorgesse del piccolo incidente e ridesse di lei.
<<
Non preoccuparti, siamo quasi arrivati ai nostri posti, ti
scorterò fino a lì >> le promise il
giovane, tenendo ben salda la presa sulla propria dama.
<<
Sto commettendo uno sforzo considerevole per non mettermi a urlare.
Possibile che le buone maniere vengano totalmente rimosse in occasioni
del genere? >> squittì Narcissa, minacciando
con lo sguardo chiunque le si avvicinasse e rischiasse di farla cadere
nuovamente.
<<
Ecco l’integerrima Narcissa Black di nuovo in azione. Mi era
mancato vederti indispettita, sei ancora più adorabile
>> le sussurrò dolcemente Lucius
all’orecchio.
La fanciulla
arrossì immediatamente e si affrettò a prendere
posto prima che il giovane si accorgesse della reazione che la sua voce
ravvicinata aveva provocato in lei.
Nonostante
ormai si conoscessero a sufficienza da considerarsi più di
semplici amici, Narcissa non riusciva ad abituarsi alla presenza di
Malfoy e agli effetti incontrollabili che essa produceva sulla sua
persona. In quelle circostanze era come avere a che fare col corpo di
un’altra, sordo ai comandi che la ragazza gli imponeva.
<<
Quante probabilità abbiamo di vincere? >>
domandò la fanciulla cambiando discorso e cercando di
concentrarsi sulla partita che di lì a poco avrebbe avuto
inizio.
<<
Non si tratta di probabilità, esiste solo una certezza,
ossia la vittoria dell’Inghilterra.
La Francia
non possiede la minima speranza di poter oscurarci in qualche modo
>> ridacchiò Lucius, scrutando con occhio
esperto il cielo per sincerarsi che il tempo fosse favorevole.
<<
Ben detto, Malfoy >> si intromise una voce alle loro
spalle, costringendo entrambi i giovani a voltarsi. Un uomo robusto di
media statura stava scendendo le scale con mala grazia e aveva
disegnato sul viso un ghigno di scherno. Doveva avere qualche anno in
più rispetto a Lucius, tuttavia a Narcissa sembrò
molto vecchio e malandato per la sua età. I suoi lineamenti
erano decisamente bruti e rozzi se confrontati con l’eleganza
di cui erano intrise le fattezze di Malfoy.
<<
Moody … non mi aspettavo di vederti qui stasera
>> commentò Lucius con freddezza, irrigidendo
ogni fibra del suo essere non appena l’uomo si
avvicinò maggiormente a loro e scrutò con
curiosità Narcissa, che fu costretta a distogliere lo
sguardo per l’imbarazzo.
<<
Peccato che tu non sia in possesso di una palla di vetro, Malfoy,
altrimenti avresti potuto insegnare Divinazione a Hogwarts. Alastor
Moody >> disse con strafottenza, porgendo poi
grossolanamente la mano in direzione della fanciulla per presentarsi.
<<
Narcissa Black >> rispose lei con un velo di ribrezzo
nella voce.
C’era
qualcosa di terribilmente fastidioso in quell’uomo e nei suoi
modi volutamente rudi, così la ragazza si ritrovò
a sperare che si allontanasse da loro al più presto.
<<
Conoscere in anticipo il futuro non fa per me, Moody. A me piace
sperimentare il brivido del mistero >>
commentò Lucius con voce di seta, gli occhi graniticamente
fissi in quelli leggermente sporgenti del suo interlocutore. La rabbia
sempre più crescente era perfettamente visibile sul volto
sgraziato dell’uomo, tanto che Narcissa per un attimo ebbe
paura che potesse esplodere in un pugno sul bel viso di Malfoy.
<<
Quando ti deciderai a degnarci di una risposta, uomo del mistero?
>> domandò Moody, abbassando così
tanto la voce che la fanciulla dovette sforzarsi considerevolmente per
riuscire a sentirlo.
Passarono
alcuni interminabili secondi prima che il giovane rispondesse al
quesito, secondi che parvero concretizzarsi e precipitare fra di loro
come invisibili meteoriti.
<<
Non ho ancora preso una decisione. Prova a consultare la tua, di palla
di vetro >> lo schernì Lucius, tornando a
concentrare il proprio sguardo davanti a sé, sui giocatori
che si riscaldavano prima dell’inizio della partita.
<<
Fai lo sbruffone finché puoi, perché non avrai
sempre il mondo ai tuoi piedi, Malfoy >>
ringhiò l’altro con ferocia prima di allontanarsi
dagli spalti con lo stesso passo sgraziato con il quale si era
avvicinato a loro.
<<
Non che la cosa mi sorprenda, ma come mai quel tale ce l’ha
così tanto con te? >> gli chiese subito
Narcissa, incapace di frenare la curiosità
trattenuta troppo a lungo.
Lucius
serrò all’istante la mascella non appena
udì quella domanda, ma poi posò gli occhi sulle
iridi innocenti della fanciulla e il suo viso si rilassò
all’istante.
<<
Vedute divergenti … >> si limitò a
dire il giovane, incrociando le braccia per restare sulla difensiva.
<<
Vedute divergenti su cosa? >> insistette lei, continuando
a tenere lo sguardo fisso sulla sua figura irrigidita.
<<
Sei davvero una viperetta curiosa! >>
ridacchiò il ragazzo passandosi una mano sui capelli come
per tenerli indietro, sebbene fossero perfettamente in ordine.
Narcissa in
tutta risposta incrociò le braccia e alzò un
sopracciglio con determinazione, intenta a non demordere nonostante
l’atteggiamento sfuggente di Malfoy.
<<
E va bene >> sospirò lui in segno di resa.
<< Moody e io abbiamo differenti intenzioni per quanto
riguarda il nostro futuro dopo la scuola. Lui vuole diventare un Auror,
mentre io … io seguirò le orme di mio padre e
lavorerò al Ministero >> aggiunse,
pronunciando le ultime parole in tono monocorde, più per
ricordarlo a se stesso che per riferirlo alla ragazza.
Quest’ultima rimase per qualche secondo interdetta, come se
qualcuno avesse formulato un commento poco gentile nei suoi confronti.
<<
Ed è veramente questo che vuoi? >> gli
domandò lei ulteriormente, esprimendo tutta la propria
incredulità a riguardo.
<<
Ma certo >> confermò Malfoy deglutendo
nervosamente.
Con sua
sgradevole sorpresa, Lucius scoprì di sentirsi a disagio nel
mentire a Narcissa. Solitamente non aveva di questi problemi con la
gente comune, dal momento che nascondeva i propri reali pensieri alla
maggior parte delle persone che frequentava.
A nessuno
era mai interessato conoscere e scoprire chi si fosse celato dietro
alla maschera di studiata freddezza che il giovane esibiva in pubblico.
Nessuno si era mai spinto oltre, perché tutti si erano
accontentati di ciò che era visibile esclusivamente in
superficie.
Tutti tranne
Narcissa. Il giovane sapeva di essere trasparente davanti al suo
sguardo, perché era in quel modo che lo facevano sentire
quegli occhi così azzurri da sembrare gocce rubate al mare.
Ma più di questo, Lucius non voleva mentire a
Narcissa.
Sentiva
sempre più crescente dentro di sé il desiderio di
renderla partecipe dei suoi progetti, perché sapeva che in
qualche modo lei avrebbe fatto parte del suo futuro. Avrebbe voluto
parlarle di come era rimasto affascinato dalle idee di Tom Riddle, idee
che sembravano finalmente realizzare un sogno quasi proibito.
I Maghi
padroni del mondo: infine il suo popolo sarebbe uscito
dall’ombra alla quale era stato imprigionato e avrebbe
vissuto solo alla luce della gloria. Tuttavia, le parole di Bellatrix
tornarono ad echeggiare forti e chiare nella sua mente: “avevi promesso che
non avresti detto una sola parola a mia sorella riguardo
all’intera faccenda! Una volta che usciremo da qui e saremo
liberi di progettare il nostro avvenire le racconterò tutto,
ma ora voglio che il mio ultimo anno scolastico sia privo di inutili
tensioni e preoccupazioni. E tu non le dirai un bel niente dato che sei
coinvolto così come lo sono io.”
Era vero, aveva giurato di non coinvolgere Narcissa in quella storia
perché era ancora troppo presto e decise di tenere fede alla
parola data.
<<
Non ti credo. Tu non sei portato per lavorare al Ministero, sarebbe
solo uno spreco di talento ed energie. Ho visto come sei realmente: a
te piace metterti in gioco, sfruttare le tue capacità nella
pratica per realizzare te stesso. E’ questo ciò
che sei, e non dovresti soffocarlo solo perché qualcuno si
aspetta altro da te >> affermò Narcissa con
passione, addolcendo lo sguardo senza però togliere carica
alla determinazione delle parole.
<<
Stai per caso insinuando che il lavoro al Ministero sia piatto e
insignificante? Non dovresti sminuire così le mie
aspirazioni, Black >> esclamò Lucius esibendo
un sorriso sghembo.
<<
E tu dovresti imparare a confidarti con me >>
sospirò Narcissa, distogliendo lo sguardo dal giovane per
posarlo dinanzi a sé, sul campo da gioco dove gli ultimi
preparativi erano ormai completati.
<<
Qui ti sbagli, Cissy. Io mi fido ciecamente di te, sei
l’unica persona a conoscenza di determinati aspetti che mi
caratterizzano >> sussurrò lui con
delicatezza, posandole una mano sulla guancia per indirizzare
nuovamente i suoi occhi azzurri verso il proprio viso.
Le iridi
della fanciulla incontrarono quelle grigie di Malfoy e il loro fu un
dialogo silenzioso, in cui si infransero le ondate dei sentimenti
inconfessati e nascosti agli altri sensi. Narcissa sapeva che tutta la
verità che Lucius aveva intrappolato dentro di sé
e celato allo sguardo altrui aveva lasciato una traccia visibile in
quegli occhi tormentati, perennemente attraversati da una tempesta che
imperversava da anni, a partire dalla sua infanzia. E guardare
all’interno di essi equivaleva ad accedere ai portali del
profondo e inesplorato abisso dell’anima del giovane.
<<
Però non vuoi condividere con me i tuoi progetti sul futuro
>> obiettò lei, la voce ridotta ad un sussurro
appena udibile in mezzo al frastuono delle urla dei tifosi intorno a
loro.
<<
Non è affatto così, è solo che per ora
non ho voglia di parlarne. Adesso intendo godermi il mio presente con
te >> dichiarò Lucius, prendendole il viso con
entrambe le mani prima di posare le proprie labbra su quelle morbide e
adorabilmente imbronciate della ragazza.
Narcissa si
lasciò travolgere dall’emozione e ben presto il
bacio di Malfoy le fece dimenticare il risentimento provato qualche
minuto prima.
Nel
frastuono generale, cui si aggiunse con il proprio contributo anche il
ritmo martellante del suo cuore, la fanciulla riuscì ad
udire da lontano il fischio che segnava l’inizio della
partita.
Oltre ogni
previsione, Narcissa riuscì a divertirsi e perfino a seguire
con occhio critico il gioco grazie alle minuziose e dettagliate
spiegazioni da parte di Malfoy. Aveva capito che per lui quello sport
rappresentava una passione genuina, che – con somma sorpresa
della fanciulla – nascondeva dietro anche una logica
piuttosto contorta. In passato non si era mai interessata a scoprire le
dinamiche di quel gioco per tentare di comprenderlo, dal momento che
semplicemente lo riteneva un tripudio di violenza e
volgarità. Per questo aveva ritenuto che ad animare Lucius e
la sua passione per quello sport fosse solo un istinto bestiale da cui
tenersi ben lontana. Tuttavia, già entrando a stretto
contatto con il giovane e osservandolo giocare si era ritrovata a
scoprire con piacere che non si trattava affatto di
un’attività rozza e animalesca. E assistere a
quella partita le fornì un’ulteriore prova del
superficiale errore che aveva commesso nel giudicare prematuramente
quello che invece si era rivelato un interessante svago. Del resto
sarebbe stato alquanto difficile non ricredersi se a parlargliene era
Lucius accompagnato dal suo inconfondibile carisma. Narcissa era
rimasta affascinata dalle sue spiegazioni e soprattutto dalla passione
che animava le sue parole, una passione che la fanciulla desiderava a
tutti i costi condividere con lui. Fu solo quando provò a
guardare il campo e i giocatori con gli occhi emozionati del giovane
che la ragazza comprese pienamente il suo entusiasmo per il Quidditch.
Tutti questi
pensieri si agitavano nella mente di Narcissa proprio quando
l’Inghilterra catturò il boccino d’oro e
la vittoria fu accompagnata da un glorioso boato da parte dei tifosi.
Lucius le aveva tenuto la mano durante tutta la partita per smorzare la
tensione che si era impossessata dei suoi muscoli, e nel momento in cui
fu sancito il trionfo degli inglesi, il giovane non riuscì a
trattenersi dal prendere in braccio la fanciulla per esultare insieme a
lei. << Per tutti i calderoni bucati: abbiamo vinto,
Narcissa! >> gridò Malfoy in preda ad una
gioia selvaggia, sollevando la ragazza da terra quanto gli permetteva
lo spazio angusto fra gli spalti. Narcissa fu letteralmente contagiata
dalla sua felicità, ritrovandosi a sorridere radiosa e
perfino ad emettere qualche acuto gridolino.
<<
Con questa sconfitta la Francia finirà in fondo alla
classifica, ah! Non potevo desiderare esito migliore dopo tutti i
commenti sarcastici dei francesi che abbiamo dovuto sopportare finora.
E questo è merito tuo, Narcissa cara >>
esclamò Lucius, placando il tono festante della voce per
dedicarsi alla contemplazione del viso della fanciulla.
<<
La vittoria più grande è vederti così
felice, Malfoy. Perciò posso ritenermi più che
soddisfatta del mio regalo di Natale per te >>
gioì lei, sorridendogli in modo talmente adorabile che
Lucius non riuscì a trattenersi dal regalarle un bacio dolce
e delicato che contrastava deliziosamente con gli scoppi di entusiasmo
generale che li circondavano.
<<
Vieni, ti accompagno a casa prima che la folla esultante ci travolga
>> le promise lui dopo averle disegnato con i
polpastrelli ruvidi una carezza sulla guancia.
Il viaggio
di ritorno in carrozza fu decisamente più breve
dell’andata, anche per il semplice fatto che la trepidante
attesa pre partita ora era defluita dai loro corpi, lasciando al suo
posto il ricordo di una serata incredibile.
Narcissa
avrebbe pagato qualsiasi somma per rimanere in giro a passeggiare con
Lucius piuttosto che tornare a casa propria. Avvertiva ancora
l’adrenalina pizzicarle la pelle e di certo andare a letto
non costituiva la più allettante prospettiva quando dentro
di lei sentiva ancora agitarsi la gioia per la vittoria
dell’Inghilterra.
La carrozza
si fermò proprio davanti al cancello che difendeva il
castello dei Black dal resto del mondo. Ricoperta dalla neve, la villa
della sua famiglia assumeva un aspetto ancora più
minaccioso, a differenza di Hogwarts, per esempio, che invece
acquistava un tocco ulteriore di magia. Non si era mai resa conto di
quanto apparisse austera e poco invitante la sua dimora ad occhi
estranei, e per un attimo provò lo spiacevole e inspiegabile
desiderio di tenersene alla larga. Tuttavia si trattò solo
di un fugace istante, perché Lucius le prese entrambe le
mani nelle proprie, ricordandole immediatamente le travolgenti emozioni
che aveva provato di recente grazie a lui.
<<
Narcissa, ti sono immensamente grato per gli splendidi momenti di cui
mi hai fatto dono. E’ forse il primo Natale che riesco a
trascorrere in serenità, e questo è merito tuo,
perché non mi hai fatto sentire solo. E in più la
serata di oggi mi ha lasciato una gioia indescrivibile. Ho sempre
desiderato assistere ad una partita di Quidditch
dell’Inghilterra; da bambino speravo che mi ci portassero i
miei genitori, per anni è stato il mio unico desiderio per
Natale, ma non si è mai avverato se non
quest’oggi. Io … >>
sussurrò Lucius con la voce attraversata
dall’emozione e lo sguardo tenuto basso per via dello sforzo
considerevole che stava commettendo per esternare i propri pensieri.
Narcissa gli
posò una mano guantata sulla guancia, accarezzando
delicatamente i lineamenti superbi e affilati del giovane.
<<
Stai diventando sentimentale, Malfoy, quasi non ti riconosco
>> esclamò con finto stupore, indirizzandogli
poi un sorriso sincero.
Lucius si
lasciò contagiare ed esplose in una risata che fu in grado
di stemperare l’ansia saggiata nel doversi mettere a nudo di
fronte all’unica persona che contasse veramente per lui.
<<
Anche io sono stata molto bene, Lucius. E sei riuscito a farmi
rivalutare il Quidditch, perciò la vittoria di questa sera
è da considerarsi duplice >>
confessò Narcissa, fissando i suoi enormi occhi azzurri in
quelli grigi del ragazzo che brillavano alla luce tremolante del
lampione.
<<
Questo mi rende doppiamente felice. Buonanotte, Narcissa
>> le sussurrò il giovane ad un orecchio,
passando in seguito a contemplare la figura della fanciulla che
lentamente veniva sfiorata dal tocco della neve, che intanto aveva
ripreso a cadere muta e annoiata.
<<
Buonanotte, Lucius >> rispose lei avvicinandosi a lui e
adagiando le proprie labbra su quelle di Malfoy. Quest’ultimo
ricambiò il bacio delicato di Narcissa con passione,
incapace di staccarsi da lei per far ritorno al suo maniero. Poi,
osservando la neve infittirsi sempre di più, si
congedò dalla sua amata con un sorriso dipinto sul viso.
Una volta
che Lucius fu salito sulla carrozza, Narcissa si voltò e si
affrettò a recarsi in direzione del portone per evitare di
essere completamente ricoperta dalla neve.
Percorse il
vialetto ghiacciato che attraversava il giardino con
un’incantevole leggerezza nel cuore e per un momento
immaginò di poter pattinare invece di camminare. Di rado
aveva provato una gioia così incontenibile, e di certo la
sua famiglia non avrebbe approvato se l’avesse veduta in
quelle condizioni: quasi a saltellare dalla contentezza lungo la via di
casa come se fosse stata una bambinetta qualunque e non
l’ultima erede dei Black.
Eppure in
quel momento non le importava di essere vista dai suoi parenti,
né tantomeno di apparire una sciocca ragazzina. Era
innamorata, e questo bastava a farle dimenticare tutto il resto del
mondo.
Una volta
giunta davanti al portone di casa, lo aprì in fretta
perché il freddo pungente dell’inverno
l’aveva raggiunta tutto d’un colpo, portandola a
desiderare immediatamente il proprio letto caldo. La scena che si
presentò dinanzi ai suoi occhi quando si chiuse la porta
alle spalle fu in grado di uccidere all’istante tutta la
felicità che fino a qualche secondo prima aveva albergato in
anima e corpo. La prima cosa che notò fu sua madre che
singhiozzava come mai l’aveva vista fino a quel momento:
sedeva scompostamente su una poltroncina e tutto nella sua figura
esprimeva disperazione. Accanto a lei, Cygnus le teneva una mano sulla
spalla e con l’altra si nascondeva il viso, sopraffatto da
una vergogna e da un dolore che Narcissa non riusciva a comprendere.
Solo dopo aver abbassato lo sguardo in terra la fanciulla
intuì quale fosse la causa della loro scomposta sofferenza:
la foto di Andromeda, che solitamente sostava all’ingresso
insieme a quella delle altre sorelle Black, giaceva sul pavimento di
marmo in mezzo ai frammenti del vetro della cornice.
I coniugi
parvero a malapena accorgersi dell’arrivo
dell’ultima figlia; sembrava come se il dolore li avesse
rinchiusi in una gabbia invisibile dalla quale non potevano raggiungere
il mondo esterno. Narcissa avrebbe voluto dar voce al proprio sgomento
e ai numerosi interrogativi che avevano affollato la sua mente,
precedentemente sgombra da qualsiasi pensiero negativo. A soddisfare il
suo bisogno di sapere giunse Bellatrix, l’unica componente
familiare che, a dispetto dell’atmosfera tetra e lugubre che
si respirava nella casa, sembrava perfettamente lucida come di consueto.
<<
Andromeda ha lasciato questa casa e con essa anche la nostra famiglia.
>>
Spazio Ringraziamenti: eccomi di nuovo dopo una lunga pausa per la
quale sono stata redarguita a dovere più volte. Mi dispiace
aver portato così tanto ritardo, tuttavia impegni vari e
mancanza di ispirazione mi hanno tenuta lontana dalla stesura del
capitolo.
Però
oggi sono qui a pubblicare il 22° seguito della ff e sono a dir
poco emozionata, perché più si va avanti
più la storia matura e prende forma. Come sempre ringrazio
il ventaglio di lettori che mi segue fedelmente e senza i quali questa
storia sarebbe assai vuota. Il mio grazie è indirizzato a BekkaMalfoy, Felix394,
francyslytherin e Jude88.
Alla prossima!
Cissy
|
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Capitolo 23 *** Cenere ***
23. Cenere
Il grande Salone degli Arazzi di villa Black risuonava di un funereo
silenzio.
Un ventaglio
ristretto di persone si era riunito in circolo davanti alla parete
principale, dove, con pennellate di impareggiabile eleganza, si
espandeva l’albero genealogico della famiglia. Narcissa
sgattaiolava spesso in quella sala da bambina; stava seduta ore e ore a
rimirare gli intrecci che segnavano il passaggio da un nucleo familiare
all’altro, e si divertiva a percorrerne il tratto con le sue
esili dita, ignara del fatto che dietro a quel disegno vi erano delle
vite sacrificate in vista di un bene più grande.
Ora Narcissa
sostava sulla soglia, da giovane donna, e il ricordo dei momenti
spensierati trascorsi in quella stanza svanì per far posto
all’immagine cruda e vivida del presente.
<<
Vieni, Cissy, non startene lì impalata. Non puoi perderti
questo momento, i nostri genitori hanno bisogno di noi, adesso
>> la rimproverò Bellatrix, spuntandole alle
spalle e afferrandola per un polso. Narcissa non osò opporre
resistenza e si lasciò guidare dalla sorella maggiore,
l’unica che le era rimasta ora. Non poteva fare a meno di
pensare ad Andromeda, sebbene sapesse perfettamente che avrebbe dovuto
dimenticarla per sempre.
Eppure
l’immagine del suo volto, così gentile e
rassicurante, continuava a tormentarla giorno e notte, senza darle
tregua. Come avrebbe potuto cancellare dalla propria esistenza e
memoria una persona che aveva fatto parte della sua vita sin dal
principio, che aveva seguito i suoi passi per evitare che cadesse, che
di notte aveva fatto apparire numerose volte il proprio Patronus per
aiutarla ad addormentarsi, e che l’aveva protetta in infinite
occasioni dai rimproveri dei genitori? Il nodo che Narcissa avvertiva
in gola si serrò ulteriormente nel rievocare tutti i momenti
in cui Andromeda era stata presente per lei, in cui non aveva esitato a
dimostrarle il proprio amore. E ora la sorella si trovava
chissà dove, magari questa volta era lei a necessitare di un
aiuto, e Narcissa invece di cercarla stava partecipando al funerale che
la famiglia aveva organizzato per eliminarla definitivamente, come se
non fosse mai esistita. Conscia che avrebbe rischiato di sfociare nel
pianto se avesse perseverato nel nutrire quei tristi pensieri, la
fanciulla li scacciò via in fretta, sforzandosi di rimanere
presente a se stessa e all’evento in corso;
osservò Bellatrix, il viso perfettamente identico a prima
che accadesse la disgrazia, gli occhi attenti a non perdere nemmeno il
minimo dettaglio del rito che stava per avere luogo. Narcissa decise di
imitarla, puntando lo sguardo affaticato dal pianto sulla zia Walburga,
che aveva preso parola al posto di Druella, ancora troppo scossa per
poter presiedere a quella cerimonia.
<<
Carissimi, ci troviamo qui oggi in occasione di un evento che ha
inesorabilmente lacerato le nostre vite. La nostra famiglia, in
qualità di uno dei più grandi e antichi nuclei
Purosangue della storia, è sempre stata costretta a
combattere contro chi minava la sicurezza della trasmissione del
sangue. Essi sono gli impuri, sono i disdegnati dal destino, e
infettano come un morbo il roseto della famiglia. Vanno estirpati alla
stregua di erbacce, con un gesto secco e deciso, e cancellati dalla
storia delle nostre generazioni mediante un fuoco purificatore. Le
fiamme accompagneranno le loro vite, come monito per aver perseguito la
strada errata, per aver tradito l’unico legame che
rappresenta la vita stessa: il sangue. Isla Black, che sposò
il nato Babbano Bob Hitchens; Phineas Black, che supportò i
diritti dei Babbani; Marius Black, Magonò; Cedrella Black,
che sposò Septimus Weasley ed infine Alphard Black, che
lasciò l’eredità al nipote fuggiasco:
questi sono i nomi degli scellerati che hanno macchiato con
oscenità il sacro nome dei Black. >>
Zia Walburga
pronunciò quelle parole lapidarie con crescente disprezzo,
osservando attraverso gli occhi ardenti la piccola folla di familiari
riunita attorno a lei. Nessuno tra loro aveva osato interromperla o
contraddirla, tutti erano stati rapiti e tenuti in pugno
dall’abilità oratoria della donna. Le parole della
zia erano calate nel silenzio come macigni, e Narcissa poteva avvertire
l’eco rimbombare nelle proprie orecchie e confondersi con il
battito cardiaco divenuto irregolare.
Quella pausa
non era affatto casuale, tutt’altro; i nomi di coloro che
avevano rinnegato la famiglia non venivano mai citati, dal momento che
era proibito farlo. Zia Walburga li aveva riesumati per un motivo
preciso: avvisare coloro che erano rimasti, ricordare che ogni azione
sbagliata sarebbe stata marchiata con il fuoco a mo’ di
maledizione e al contempo di monito. In quei minuti di silenzio tutti
ebbero modo di assorbire quanto detto dalla donna, di recepire il
messaggio fin troppo chiaro che trasudava non solo dal discorso
pronunciato, ma da ogni angolo della stanza. Narcissa sapeva che gli
occhi della zia si sarebbero posati ripetutamente su di lei,
così come su sua sorella Bellatrix e sui suoi cugini Sirius
e Regulus. Rappresentavano la speranza, i giovani boccioli verso i
quali indirizzare la totalità delle aspettative per il
futuro della nobile casata Black. E per la prima volta in vita sua,
Narcissa avvertì il peso di una responsabilità
simile come un carico troppo grande perfino per lei, che aveva sempre
messo al primo posto la famiglia.
<<
E’ con profonda delusione che oggi un fiore dai petali nuovi
appassisce: Andromeda Black ha scelto di tradire tutti noi per
perseguire la strada dell’impurità. Da questo
giorno sino alla fine dei nostri respiri, ella non farà
più parte della nostra casa: nessuno potrà
più nominarla, vederla, o intrattenere rapporti con lei,
allo scopo di proteggere il nostro sangue da ulteriori attacchi.
>>
Narcissa
osservò i ritratti di coloro che, come quella sciagurata di
sua sorella, in passato erano stati rinnegati dalla famiglia. Al posto
dei loro visi dilagavano macchie scure, opera delle fiamme che di
lì a poco avrebbero divorato anche il bel volto di
Andromeda.
Cinque buchi
neri infettavano la storia dei Black, cinque scandali che non potevano
essere dimenticati, né cancellati del tutto dalla memoria
dei vivi, perché quelle stesse macchie sottolineavano che la
loro esistenza aveva avuto luogo e avrebbe perseguitato il resto dei
membri familiari in eterno. La fanciulla si costrinse a volgere lo
sguardo su quanto stava per accadere: Walburga aveva estratto la
propria bacchetta e ora la punta sostava dinanzi al ritratto di
Andromeda, troppo delicato ed elegante per meritare una fine del
genere.
<<
Ego damno te proditionis: male sit tibi et flammae sequantur in omne
tempus. >>
Pronunciate
quelle parole, una lingua di fuoco fuoriuscì dalla bacchetta
della strega ed incendiò la figura della fanciulla, al cui
posto, in seguito, rimase solo una macchia scura, del colore della
cenere. Narcissa osservò paralizzata la scena, mentre un
insopprimibile dolore fisico si dipanava dal petto fino a raggiungere
il resto delle membra.
Si sentiva
come se una parte di sé fosse stata bruciata insieme al
ritaglio di affresco dedicato ad Andromeda.
Al termine
dell’esecuzione, uno ad uno i parenti lasciarono la stanza
con i volti trasfigurati da un odio che la fanciulla non
riuscì a sopportare. Narcissa rimase ferma
dov’era, stordita dalle innumerevoli emozioni contrastanti
che l’avevano assalita in seguito alla scomparsa di Andromeda
e che ancora non l’avevano abbandonata. Si
avvicinò di qualche passo al dipinto e posò le
dita là dove fino a poco tempo fa il viso di sua sorella
fissava serenamente l’osservatore. Ritrasse immediatamente la
mano – sebbene il fuoco magico non scottasse –
perché ciò che realmente bruciava era la
consapevolezza dell’assenza di Andromeda in quella casa, e
soprattutto nella sua vita. I suoi genitori e i suoi zii erano soltanto
degli illusi: pensavano scioccamente di averla avuta vinta sul
tradimento di Andromeda con quell’assurda cerimonia, ma non
avevano compreso di aver subito in realtà una perdita
insanabile. Andromeda se n’era andata, li aveva abbandonati
di proposito; non erano stati loro a bandirla, come erroneamente
credevano, bensì lei aveva rifiutato l’idea di far
parte della famiglia. Era stata lei a dare fuoco al nome dei Black, e
con esso, a tutti gli anni trascorsi in quella casa.
<<
Non fingere che ti interessi qualcosa di lei, cugina cara.
>>
La voce
sprezzante di Sirius risuonò chiara e aspra nel silenzio
doloroso in cui si era rinchiusa Narcissa. La ragazza voltò
di scatto la testa in direzione di suo cugino, addossato alla parete
opposta nella sua solita posa arrogante.
<<
Lasciami in pace >> rispose la fanciulla con astio,
tornando a fissare il muro dinanzi a sé e fingendo di non
essere mai stata interrotta.
<<
Come puoi essere così ipocrita? Andromeda è
sempre stata diversa da tutti voi, e nonostante siate dei bastardi
egoisti lei non vi ha mai negato il suo affetto.
Ma quando si
è trattato di aiutare lei, per una volta, tu sei stata la
prima a tirarti indietro.
E ora piangi
come una stupida bambina davanti al suo ritratto bruciato! Voi non
siete mai stati la sua famiglia … >>
<<
Taci! Cosa ne vuoi sapere tu di mia sorella? Io la amavo, e tu non sei
degno di pronunciare nemmeno una parola sul legame che ci univa
>> urlò Narcissa, stavolta voltandosi
interamente in direzione del ragazzo e vomitandogli addosso tutto
l’odio covato nei suoi confronti per anni. Sirius credeva
sempre di essere dotato di onniscienza sul mondo e in particolare sulle
persone che lo attorniavano, e questo gli aveva procurato una mal
celata antipatia da parte di Narcissa, sentimento che egli ricambiava
volentieri.
Tuttavia, la
ragazza non l’aveva mai preso direttamente di mira come
faceva Bellatrix, perché non le aveva mai fornito un
pretesto per farla scomodare e rivolgergli qualche insulto. Ma stavolta
aveva superato il limite; Narcissa era distrutta per la fuga di
Andromeda, e lui invece di rispettare il suo dolore continuava ad
infierire con quel ghigno strafottente perennemente disegnato sul volto.
<<
Io sapevo tutto di Andromeda. Sapevo perfino che amava Ted Tonks e che
voleva costruirsi una vita con lui >>
<<
Tu lo sapevi?! >>
<<
Sì, e l’ho anche incoraggiata a fuggire e ad
abbandonare questa prigione una volta per tutte, ma non mi ha dato
ascolto. E sai perché? Perché non voleva lasciare
la sua adorabile sorellina nelle grinfie dei vostri genitori.
>>
Narcissa si
sarebbe volentieri uccisa pur di non mostrare a quel suo detestabile
cugino un solo briciolo della propria debolezza, ma non
riuscì ad evitare di commuoversi per quanto appena udito. La
consapevolezza che sua sorella avesse pensato a lei anche in un momento
tragico come quello la fece sentire in qualche modo importante, e
questo per un attimo la sollevò dal torrente di sensazioni
che imperversavano dentro di lei.
<<
Poi però si è resa conto di quanto anche tu fossi
egoista, esattamente come il resto della famiglia. Prima di Natale ha
cercato di confidarsi con te, ma tu eri troppo presa dal tuo mondo di
gioielli e feste per accorgerti del tormento che la affliggeva. Quando
mi ha raccontato del vostro incontro era distrutta, perché
aveva capito di non avere neppure una sorella disposta a mostrarle un
po’ di affetto e comprensione. Perciò smettila di
frignare, non impressioni nessuno, perché io so che sei di
ghiaccio come tutti gli altri! >> esclamò
Sirius con un’espressione di forte disgusto che
invecchiò di colpo i suoi lineamenti adolescenziali. Quelle
parole furono in grado di uccidere lo spiraglio di speranza che si era
vanamente aperto nel cuore di Narcissa. All’improvviso le
tornò alla mente la breve conversazione avuta luogo con
Andromeda nella carrozza qualche giorno prima, e il sangue le si
gelò rapidamente nelle vene.
<<
E se non ci fosse solo questo, se esistesse qualcosa di più
importante? >>
<<
Cosa può esserci di più importante della
sicurezza e della preservazione del sangue puro che un buon matrimonio
offre? >>
Tutto era
chiarissimo ora. Ecco cos’era quell’ombra cupa che
Narcissa aveva scorto negli occhi color nocciola della sorella. Come
aveva potuto essere così sciocca da non accorgersi del
segreto che nascondeva una delle persone più prossime a lei?
Senso di colpa e delusione investirono violentemente Narcissa, che si
ritrovò ad indietreggiare per il colpo sferrato da quel
ricordo.
<<
Non dici niente, non è vero? >> la
provocò Sirius, avanzando verso di lei con un sorriso amaro
stampato sulle labbra sottili. Non appena la distanza fra i cugini si
ridusse a qualche centimetro, la fanciulla colpì il ragazzo
al viso, lasciando l’impronta della propria mano sulla sua
guancia imberbe.
<<
Di’ un’altra parola contro di me e faccio appendere
la tua testa insieme a quelle degli elfi domestici che piacciono tanto
a tua madre >> sibilò Narcissa con una voce
che stentò a riconoscere. Per una frazione di secondo
intravide negli occhi scuri di Sirius un lampo di paura, e questo
contribuì ad accrescere il senso di disprezzo che provava
verso se stessa.
Distolse lo
sguardo da lui e si allontanò dalla stanza in tutta fretta,
desiderosa esclusivamente di chiudersi nella sua camera e restarci per
sempre. Mentre saliva le scale che portavano al piano superiore, il
sentimento crescente di malessere avvertito nei giorni precedenti
esplose in tutte le sue forme. Detestava Andromeda per averla lasciata
sola senza nemmeno una spiegazione, odiava Sirius per le tremende
parole che ancora rimbombavano con crudeltà nella sua testa,
ma soprattutto odiava se stessa perché suo cugino aveva
ragione: era stata egoista. Aveva ignorato sua sorella, che invece non
aveva mai perso l’occasione di prendersi cura di lei, di
interessarsi alla sua vita e ascoltare i suoi pensieri.
<<
Come puoi essere così ipocrita? Andromeda è
sempre stata diversa da tutti voi, e nonostante siate dei bastardi
egoisti lei non vi ha mai negato il suo affetto.
Ma quando si
è trattato di aiutare lei, per una volta, tu sei stata la
prima a tirarti indietro.
E ora piangi
come una stupida bambina davanti al suo ritratto bruciato! Voi non
siete mai stati la sua famiglia … >>
Quelle
parole ribollivano e bruciavano dentro di lei, come le fiamme che
avevano divorato irreversibilmente il ritratto sbiadito di sua sorella.
***
La sala
Comune dei Serpeverde era deserta, eccezion fatta per la silenziosa
presenza di Narcissa, che stava armeggiando con i propri bagagli
cercando di fare meno rumore possibile. Solitamente era lieta di poter
tornare a scuola in seguito alle vacanze natalizie, perché
il clima sereno che si respirava lì si addiceva
perfettamente alla propria essenza, tuttavia quell’anno era
iniziato nel peggiore dei modi. Lo scandalo che aveva messo in
ginocchio la sua famiglia di recente ancora risultava fresco nella
memoria del popolo magico, e tutti coloro che aveva incontrato
l’avevano guardata di sottecchi, con malcelato stupore. Le
occhiate e i commenti indiscreti sul treno erano bastati a Narcissa per
farle passare la voglia di partecipare alla cena, così la
fanciulla aveva deciso di sistemare per conto proprio la sua roba,
senza dare troppo nell’occhio. Questa sarebbe stata la sua
politica d’ora in avanti: essere invisibile, in maniera tale
da evitare che le voci su di lei e sulla sorella traditrice del proprio
sangue non la perseguitassero anche a scuola.
Preferiva
non pensare ai mesi infernali che avrebbe trascorso da quel momento in
poi, perché la ferita inferta da Andromeda ancora non si era
rimarginata, e perché Hogwarts costituiva una sorta di
rifugio paradisiaco per lei. Certa che tutti gli studenti fossero a
cena, Narcissa si concesse il lusso di lasciarsi andare su una delle
poltroncine accanto al caminetto. Solo in quel momento si rese conto di
quanto fosse stanca, e di quanto le fossero mancate le mura
rassicuranti di quella scuola che per lei e per molti altri studenti
rappresentava una vera e propria casa. Appoggiò i gomiti
sulle ginocchia e si coprì il volto con le mani, mentre
automaticamente alcune lacrime le scendevano giù dagli occhi
per bagnare i palmi. Presto il pianto sommesso della fanciulla
arrivò a coprire il crepitio del fuoco e qualsiasi rumore
circostante. Fu così che la trovò Lucius,
nascosta nel suo dolore.
Il giovane
si fermò stupito a contemplare la sua figura per un
po’, paralizzato di fronte alla vista di tanta sofferenza.
<<
Narcissa … >> sussurrò, quasi
pregandola di interrompere quel pianto che feriva anche lui. Narcissa
alzò di scatto la testa in direzione del ragazzo e poi
nascose in fretta il volto nuovamente fra le mani. << Vai
via >> disse lei, emettendo un debole suono che
somigliava al lamento di un animale ferito.
Contrariamente
a quanto chiesto dalla fanciulla, Lucius si avvicinò alla
poltroncina dove stava rannicchiata e la prese per le spalle, facendola
alzare in piedi.
<<
Narcissa >> ripeté di nuovo, scostandole le
mani dal volto per poterla guardare negli occhi.
<<
Non devi vedermi così … nessuno deve vedermi
così! Ti prego, lasciami sola >>
<<
Hai ragione, nessuno all’infuori di me può vederti
così. La gente non fa altro che mormorare e sparlare, e so
quanto possa essere spiacevole, l’ho vissuto sulla mia pelle
molti anni fa. Ma tu puoi fidarti di me, Narcissa, e io voglio vedere
tutto di te, anche il volto che non riusciresti a vedere nemmeno tu
stessa >> mormorò lui, accarezzandole le
braccia avvolte dal morbido golfino di lana.
Finalmente
la fanciulla alzò lo sguardo sul viso di Lucius, e le parve
bellissimo come sempre: gli occhi grigi erano lievemente socchiusi per
osservare da vicino i suoi, e le labbra esibivano un sorriso mesto che
instillò un moto di tenerezza nel cuore di Narcissa.
<<
Lucius >> sussurrò lei senza un apparente
motivo. Era talmente felice di rivederlo, dopo quei giorni infernali
trascorsi nel clima funereo di villa Black, che anche solo pronunciare
il suo nome la fece sentire meglio.
<<
Sono lieto che rammenti come mi chiamo, cominciavo a temere che ti
fossi dimenticata di me >> le rispose lui asciugando con
i propri polpastrelli le lacrime che rigavano le gote pallide della
ragazza. Narcissa emise una risata arrochita dal pianto, la prima dopo
quella che le parve un’infinità di tempo passata a
piangere in camera sua e a detestare il mondo intero per quanto
accaduto.
<<
Non hai nemmeno risposto alle mie lettere, credevo che avessi ripreso
ad odiarmi >> disse Lucius in tono lievemente risentito,
mentre la luce nei suoi occhi tradiva l’amore incondizionato
nei confronti della fanciulla.
<<
Non sapevo che mi avessi inviato delle lettere … i miei
genitori hanno tagliato qualsiasi rapporto con il mondo intero dopo che
… beh, dopo quello che è accaduto >
mormorò lei chinando la testa in segno di scuse.
<<
Non devi più pensare ai giorni precedenti, Narcissa, ora
siamo insieme e il resto non conta. Ero preoccupato per te
perché non ricevevo tue notizie, ma adesso che ti ho vista
mi sento sollevato. Non voglio che piangi in solitudine; se devi
soffrire, desidero essere accanto a te ad ascoltare il tuo pianto.
>>
Nell’udire
quelle parole, la ragazza si lasciò andare completamente,
singhiozzando come una bambina sull’ampio petto del giovane.
<< La odio! La odio così tanto … ha
rovinato la vita di tutti noi per uno stupido capriccio e mi sento una
tale sciocca, perché non riesco a smettere di piangere. Ed
è tutto così incerto, il mio futuro e quello di
mia sorella sono a rischio per colpa sua, perché nessun uomo
vorrà più sposare una Black adesso. E
… mi manca, non riesco a fare a meno di pensare che la colpa
di tutto questo sia mia. >>
Lucius
ascoltò con premura, accarezzando i capelli e la schiena
della fanciulla con estrema delicatezza per farle capire che sarebbe
rimasto al suo fianco, specialmente in un momento critico come quello.
Attese che il suo respiro tornasse regolare, poi le prese il viso fra
le mani e fissò i suoi splendidi occhi azzurri per qualche
secondo.
<<
So esattamente cosa stai vivendo, Narcissa. Ho perso mia madre in
tenera età, per via di circostanze oscure perfino alla mia
famiglia. Questo ha spinto le persone a seminare malelingue su di noi,
in particolare su mio padre. Ho sofferto da solo per moltissimi anni a
causa degli sguardi sprezzanti o dei commenti offensivi di chi non
aspettava altro che gettare un’ombra sul mio cognome, e non
permetterò che a te accada lo stesso. Tu sei più
forte delle calunnie che circolano, e hai me; ti proteggerò
da tutti gli idioti che oseranno diffondere menzogne sul tuo conto.
>>
Lucius
parlò con passione, e per la prima volta Narcissa intravide
il vero volto della sua sofferenza. Quello che le stava di fronte ora
non era il giovane Malfoy che tutti credevano di conoscere: spavaldo,
sicuro di sé, fornito delle doti e delle ricchezze che ogni
uomo vorrebbe possedere. Quello era il vero Lucius, un ragazzo che era
stato solo e che per proteggersi dagli altri aveva costruito una
maschera da esibire al posto del suo viso reale.
Per Narcissa
quella maschera era sempre stata trasparente, perché Lucius
con lei non aveva potuto né voluto usare filtri, sin
dall’inizio. Si era mostrato a lei per com’era, e
la fanciulla pensò che fosse davvero meraviglioso, con
l’insieme di luce e oscurità che lo rendeva
l’uomo di cui era innamorata e che allo stesso tempo amava.
Spazio
Ringraziamenti: Carissimi! Eccomi con un capitolo fresco
fresco (ci vuole con questo caldo torrido effettivamente :D) tutto per
voi. Ho provato un'incredibile varietà di emozioni mentre lo
scrivevo, perciò spero di riuscire a trasmetterne
altrettante a voi. Inoltre colgo l'occasione per scusarmi per la mia
assenza in questi mesi; impegni ed esami mi hanno reso difficile
dedicarmi alla scrittura, ma adesso finalmente è estate e
posso dilettarmi con i miei due eroi. Grazie infinite per tutte le
vostre parole, mi dimostrano con quanta fede seguite la mia storia e mi
ricordano il regalo più grande di questa passione: le
emozioni dei lettori. Un abbraccio non troppo caloroso a tutti voi :)
Buone vacanze!
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Capitolo 24 *** Impetuose e tempestive novità ***
24. Impetuose e tempestive
novità
Narcissa giaceva nel suo letto fingendo di essere profondamente
addormentata.
Il Dormitorio femminile era deserto, eccezion fatta per lei e per
Alanis, intenta a sistemare i vestiti che la sera prima aveva gettato
di malagrazia sulla sedia davanti alla scrivania in comune con
Narcissa. In realtà si stava dilungando eccessivamente
rispetto alla tempestività con la quale ogni mattina si
precipitava in Sala Grande per divorare la colazione, e questo per un
motivo ben preciso. Era da dieci minuti che fissava la figura
rannicchiata dell’amica e non aveva aperto bocca in attesa
che l’altra studentessa con cui condividevano la camera
uscisse. Ed ora che finalmente erano rimaste sole, la fanciulla si
decise a fuoriuscire dalla bolla di silenzio in cui si era rinchiusa
fino a quel momento.
<< Lo so che non stai dormendo, ragazza mia! Dopo tutte
le notti che ho passato sveglia per colpa del tuo amorevole russare,
credi che io non sappia riconoscere l’adorabile trombone
Narcissa Black dal fringuello che stai inscenando in questo momento?!
>> esordì Alanis, appoggiandosi alla scrivania
posta di fronte al letto della compagna.
Colta in flagrante, Narcissa si mise subito a sedere, interrompendo la
parte della Bella Addormentata e sfoggiando uno dei suoi migliori
bronci.
<< Io non russo! Il mio è semplice sonno
profondo >> si difese, incrociando le braccia per
rafforzare la sua posizione.
L’amica alzò teatralmente gli occhi al cielo e poi
tornò a fissarla, stavolta in modo serio.
<< Cissy, alzati, su. Dobbiamo andare a fare colazione
per poter poi affrontare l’inizio delle lezioni
>>
<< Vai tu, Alanis, io rimango qui. Non ho fame
>> mormorò la fanciulla, abbassando lo sguardo
sulle coperte che lasciavano intravedere appena il suo corpo minuto.
<< Hai intenzione di rimanere qui tutta la giornata?
>>
<< E’ probabile >>
<< E dove è finita l’assennata
Narcissa Black che non si perde nemmeno il noioso discorso di
bentornato del Preside perché lo reputa istruttivo?
>> domandò l’altra, spalancando gli
occhi per l’incredulità che le suscitava
l’atteggiamento insolitamente svogliato dell’amica.
<< Lasciami in pace. >>
Narcissa avrebbe voluto risponderle che l’assennata ragazza
che conosceva era rimasta indietro, cristallizzata
nell’attimo in cui sua zia aveva incendiato il bel ritratto
di Andromeda, cancellandola per sempre dalla cerchia familiare dei
Black. Era solo un’icona, questo Narcissa lo sapeva, ma
temeva assurdamente che quel gesto avrebbe potuto intaccare, nel corso
degli anni, il ricordo che aveva di sua sorella. Già le
sembrava sbiadito, offuscato dalle lacrime che ancora le salivano gli
occhi al solo pensiero di colei che aveva preferito un misero Nato
Babbano alla sua famiglia. Narcissa non riusciva a capire;
più si arrovellava sul motivo della fuga di Andromeda, per
cercare di perdonarla, e più trovava al contrario altri
motivi per detestarla con tutta se stessa.
La fanciulla avrebbe voluto dar voce ai propri pensieri, ma si
limitò a rannicchiarsi nuovamente in posizione fetale nel
letto, lasciando che essi rimbombassero ripetutamente nella sua testa.
<< Vado a prenderti qualcosa da mangiare >>
disse Alanis scura in volto, uscendo dalla stanza con atteggiamento
dimesso.
La Sala Comune ospitava solo una manciata di studenti che si erano
attardati a chiacchierare di faccende apparentemente inderogabili. Per
questo Alanis non impiegò molto per trovare la persona che
stava cercando. Ignorando i rumori di protesta del proprio stomaco, la
ragazza si avvicinò a due giovani che stavano discutendo
animatamente sullo schema di gioco da adottare per la successiva
partita di Quidditch.
<< Malfoy >> lo chiamò Alanis,
rivolgendosi a lui con una certa urgenza.
Gli occhi di Lucius si spostarono dalla figura di Rodolphus per andare
a posarsi pigramente su quella della fanciulla appena arrivata.
<< Burke … dov’è
Narcissa? >> domandò, notando
all’istante che la giovane Black non era scesa insieme
all’amica come avveniva ogni mattina.
<< E’ proprio di questo che devo parlarti
>> rispose Alanis, lanciandogli un’occhiata
eloquente, che il giovane colse nell’immediato.
Indirizzò a sua volta un cenno del capo a Rodolphus,
facendogli intendere che avrebbero proseguito la conversazione in
seguito e prese da parte la ragazza.
<< Cos’è successo? >>
<< Narcissa non vuole scendere per la colazione,
né per le lezioni. Non può rimanere confinata per
sempre nella sua stanza; è già successo una
volta: quando sta male smette di mangiare e di dedicarsi a tutte le
attività che la stimolano, ma non può reagire
così. Ho provato a convincerla, tuttavia a me non
dà ascolto >> spiegò Alanis, la
voce lievemente incrinata dalla preoccupazione.
Lucius annuì con serietà di fronte alle parole
della ragazza. I suoi occhi avevano assunto una particolare sfumatura
che raramente la fanciulla aveva avuto modo di osservare nelle iridi
sempre sfuggenti del giovane Malfoy. Era apprensione, di
un’intensità che la colpì e la sorprese
al tempo stesso, lasciandola senza parole.
<< Le parlerò io e farò in modo che
reagisca, non può smettere di vivere, non lo
permetterò >> assicurò il ragazzo,
incamminandosi con decisione verso le scale che conducevano al
Dormitorio femminile.
<< Sono sicura che a te darà ascolto
>> gli disse Alanis, indirizzandogli un sincero sorriso
di incoraggiamento.
<< Grazie, Burke. >>
Quando sentì bussare alla porta della propria stanza,
Narcissa si tirò su e si alzò di malavoglia per
andare ad aprire. << Alanis, è inutile che
sprechi il tuo tempo con me, non ho fame >> si
lamentò, posando una mano sulla maniglia e aprendo
distrattamente la porta. Non appena vide Lucius sulla soglia
impallidì visibilmente e rimase paralizzata sul posto,
incapace di muoversi né di proferire parola. Era in camicia
da notte, e il tessuto aderiva perfettamente al suo corpo, lasciandone
intravedere le morbide forme solitamente camuffate dalla divisa
scolastica. Lucius se ne accorse subito, e per un attimo
dimenticò il motivo per il quale aveva bussato alla sua
porta. Il suo sguardo fu inesorabilmente catturato dalla figura di
Narcissa, che avvolta in quella veste bianca assomigliava ancora di
più ad un angelo. I capelli biondi ricadevano morbidamente
sulle spalle e sulla schiena, gli occhi erano lievemente offuscati dal
risveglio mattutino e le labbra dischiuse dalla sorpresa sembravano un
fresco bocciolo in attesa di essere colto. Anche a quell’ora
del giorno era semplicemente bellissima, e Lucius si sentì
grato per aver ricevuto in dono la visione di lei in circostanze
così intime. Lo sguardo acceso dal desiderio del giovane
riscosse Narcissa, che finalmente ritrovò la
capacità di mettere in funzione i propri muscoli e
andò ad infilarsi sotto le coperte. <<
Lucius! Cosa ci fai qui?! Questo è il
dormitorio delle ragazze! >> esclamò
scandalizzata, mentre un lieve rossore colorava rapidamente le gote
precedentemente sbiancate per la sorpresa.
<< Oh, me ne sono reso conto >> rispose
lui, la mente ancora rapita dalla visione di Narcissa in camicia da
notte.
<< Esci immediatamente! Se qualcuno scoprisse che sei qui
finiremmo nei guai, stavolta seriamente >>
esclamò lei allarmata, cercando di abbassare la voce per
evitare di essere udita da immaginarie orecchie indiscrete.
Ignorando completamente la richiesta della fanciulla, Lucius
andò ad addossarsi comodamente al muro accanto al letto di
Narcissa e iniziò a fissarla con un sorriso sornione.
<< Dopo quanto hanno avuto modo di ammirare i miei occhi
potrei anche finire all’inferno e sentirmi comunque in
paradiso >> sentenziò il giovane con
un’espressione furba dipinta sul volto che fece infuriare
ancora di più Narcissa.
<< Lucius! >> esclamò,
lanciandogli addosso il proprio cuscino per farlo smettere di
ridacchiare, ma invano. << Si può sapere chi
diavolo ti ha fatto entrare? >>
<< La tua amica, Burke, le ho chiesto il motivo per il
quale non eri scesa con lei per la colazione e mi ha detto che hai
intenzione di rimanere nella tua stanza per tutto il
giorno >> spiegò Lucius, lasciando vagare lo
sguardo per la camera e cercando di assimilare più dettagli
possibili dell’ambiente in cui Narcissa trascorreva il suo
tempo quando non si trovava con lui. Osservò la scrivania e
se la immaginò china sui libri a studiare con cura per
mantenere alta la media scolastica; fra i vari tomi spuntava anche il
quadernino bianco di velluto dove la fanciulla teneva gli appunti di
Pozioni e grazie al quale era riuscito a raggiungere le sue labbra per
strapparle il loro primo bacio. Tutti quegli oggetti sparsi sulla
scrivania sarebbero sembrati privi di valore agli occhi di chiunque
altro, ma per lui rappresentavano una parte del mondo di Narcissa, una
via da percorrere per poterlo ammirare, studiare, interpretare ed
infine, come era stato miracolosamente concesso a lui, perfino entrarvi.
La ragazza lo fissò in silenzio, affascinata dallo sguardo
quasi geloso con cui il giovane stava osservando i propri spazi e gli
oggetti che le appartenevano.
<< E tu sei venuto qui per convincermi a scendere per la
colazione, non è vero? >> gli chiese, la voce
ammorbidita da quell’esplorazione inaspettata di Lucius nella
propria camera.
<< Oh, no, sarebbe davvero sciocco da parte mia
obbligarti ad indossare una scialba divisa scolastica dopo averti visto
con altre vesti. Resterò qui con te, le lezioni di inizio
anno sono assai noiose >> sbuffò il ragazzo,
continuando il suo giro esplorativo fra gli effetti personali della
fanciulla.
<< E che cosa vorresti fare? >>
domandò lei, accigliandosi di fronte alla sua insistenza.
Lucius si fermò di colpo e si voltò verso
Narcissa, dando un’occhiata veloce alle coperte sotto le
quali il corpo della ragazza era perfettamente nascosto.
<< Beh, sei tu la cervellona fra noi due, contavo su una
qualche tua idea brillante. Anche se devo ammettere che nel frattempo
mi sono venuti in mente dei suggerimenti assai stimolanti …
>> sorrise lui, deliziato dall’espressione
sconvolta che velocemente prendeva forma sul viso della fanciulla.
<< Malfoy! >> protestò lei,
sempre più sconcertata dalle parole impertinenti che il
ragazzo le stava indirizzando. << Non seguiremo nessuno
dei tuoi stimolanti suggerimenti e non parleremo ad anima viva di
questo imbarazzante incontro, non voglio che circolino strane voci su
di noi, e per giunta in un momento simile >>
sospirò Narcissa, vincendo l’imbarazzo e
mettendosi a sedere sul proprio letto, incapace però di
trovare la forza mentale di rialzarsi. << Peccato
… Allora non ti resta altra opzione che quella di vestirti,
così possiamo affrontare la noiosa giornata scolastica che
ci attende >> le suggerì lui, guardandola con
infinita tenerezza.
<< Va bene. Adesso devi proprio uscire dalla stanza,
però >> sottolineò la fanciulla,
lanciandogli un’occhiata di ammonimento. Lucius
annuì, ma prima di abbandonare a malincuore la camera si
avvicinò a Narcissa e adagiò le mani sul suo
viso, fece scorrere le dita dietro la nuca e si chinò su di
lei. << Un giorno potrò guardarti
così tutte le volte che vorrò >> le
sussurrò, prima di regalarle un casto bacio sulla fronte.
Quelle parole colpirono Narcissa al cuore come una brezza improvvisa,
accelerandole il battito cardiaco e imporporandole le gote.
Improvvisamente si ritrovò senza fiato, come se qualcuno
glielo avesse risucchiato via con qualche misterioso incantesimo, ma
poi posò lo sguardo sulle iridi grigie del giovane,
così vicine alle sue che poteva scorgervi tutte le diverse
sfumature che si agitavano in esse e capì che Lucius le
aveva restituito il respiro. Era questo che faceva ogni volta che erano
insieme: la sollevava, la liberava da tutte le catene che la
costringevano a terra e la faceva volare, insegnandole ogni volta a
respirare.
Dopo averla ammirata un’ultima volta, il giovane si
voltò e lasciò la stanza, chiudendosi
delicatamente la porta alle spalle. Rimasta sola, Narcissa attese che
il turbinio di emozioni provocato dalla frase di Lucius si quietasse
per potersi effettivamente cambiare e rendersi presentabile. Ora aveva
un motivo per alzarsi e affrontare la giornata, un motivo che aveva il
buon cuore e il bel volto di Lucius Malfoy.
La Sala Grande era in vero e proprio fermento. Narcissa e Lucius erano
convinti di essere in imperdonabile ritardo per la colazione che
rigorosamente aveva luogo allo stesso orario ogni mattina, e invece lo
scenario cui si trovarono davanti li colse di sorpresa.
Le sconfinate tavolate che occupavano gran parte dello spazio della
sala non erano imbandite di prelibatezze di ogni tipo come al solito,
bensì giacevano scarne sotto gli occhi impazienti e delusi
di molti studenti. Gli ultimi arrivati approfittarono del momento di
confusione per unirsi ai loro compagni senza dare troppo
nell’occhio. Narcissa si sedette accanto ad Alanis e Lucius
la seguì all’istante, ignorando lo sguardo
sprezzante di Bellatrix, che dall’altro lato del tavolo lo
stava fissando con un fuoco pericoloso acceso negli occhi.
<< Che succede? >> domandò
Narcissa all’amica, la quale guardava la tavola con
un’espressione desolata dipinta sul volto.
<< Ancora non hanno servito da mangiare >>
rispose Alanis con tristezza, sospirando nell’udire il suo
stomaco brontolare in segno di conferma a quanto appena affermato.
<< Sì, questo l’ho notato
… e come mai? >>
<< Il Preside sta ritardando per via di alcune faccende
burocratiche e noi qui stiamo morendo di fame. Non potevano servirci
qualcosa nell’attesa? >>
Narcissa scambiò un’occhiata di sollievo con
Lucius e poi prese ad esaminare con lo sguardo l’ambiente
circostante. Non era mai accaduto che Silente ritardasse ad
un’occasione, specialmente se si trattava di tenere il
discorso di bentornato dopo le vacanze natalizie o estive. I professori
erano interdetti come la maggior parte degli alunni, ma cercavano di
mascherare la loro insicurezza richiamando più volte
l’ordine e ripetendo frasi atte a tranquillizzare la folla di
studenti impazienti. Proprio quando il professor Lumacorno si era
alzato per prendere in mano la situazione, Silente entrò
nella Sala Grande a passo rapido, la veste color cenere che svolazzava
impazzita ad ogni suo passo. Aveva il volto leggermente provato, ma per
il resto sfoggiava il suo solito sorriso da primo giorno di scuola dopo
le vacanze. Raggiunse in fretta la postazione dalla quale soleva
rivolgersi agli alunni e batté le mani per richiamare
l’attenzione generale, che già si era riversata
quasi interamente su di lui.
<< Buongiorno e bentornati a tutti voi da queste
sgargianti vacanze natalizie!
Prima di tutto, vorrei augurare ad ognuno, alunni e professori, un
felice e prospero anno. Per molti studenti questi costituiranno gli
ultimi mesi qui ad Hogwarts, perciò mi sento di sperare che
saranno i migliori dell’intero percorso scolastico. Bene,
devo a mio malincuore ridurre drasticamente la durata
dell’intervento di quest’oggi per via del ritardo
in cui ci troviamo. E per questo vi offro le mie più sincere
scuse, tuttavia siamo stati colti di sorpresa da un’emergenza
che ha richiesto la mia totale attenzione. Come ben sapete, Hogwarts
è solo una delle numerose scuole disseminate lungo la
superficie del pianeta e ciò per difendere i Babbani dalla
verità. Ed è proprio per tali motivi di sicurezza
che non ci sono mai stati contatti diretti tra i vari poli, tuttavia al
momento ci troviamo, come ho detto prima, in una situazione di
emergenza. L’Istituto Durmstrang versa in gravi
difficoltà per via di una catastrofe naturale che ha colpito
buona parte della struttura; è a motivo di ciò
che agli studenti è stata offerta la possibilità
di continuare a frequentare le lezioni nelle altre scuole del mondo
magico, in modo tale da non compromettere in alcun modo la loro
carriera scolastica. Questa mattina mi sono occupato di ricevere gli
alunni e illustrare la nostra situazione qui, ma mi aspetto che ci sia
collaborazione da parte di voi studenti e colleghi affinché
ognuno di loro si senta a proprio agio e possa proseguire gli studi in
serenità. Hogwarts è ben felice di ospitare otto
ragazzi che verranno divisi equamente nelle varie Case secondo il
parere del Cappello Parlante, consultato in precedenza questa mattina
per evitare di rubare ulteriore tempo alla giornata scolastica.
>>
La notizia appena comunicata dal Preside suscitò diverse
reazioni contrastanti negli studenti. Per la maggior parte di loro
quella era la prima occasione di conoscere alunni appartenenti ad altre
scuole, e probabilmente per alcuni sarebbe stata anche
l’ultima, visto che il Torneo Tremaghi era stato svolto un
paio di anni prima.
Narcissa scorse parecchi mormorii eccitati serpeggiare lungo la schiera
della propria Casa e lei ignorava beatamente il motivo. Durmstrang
… Il nome non suggeriva che si trattasse di un posto
amichevole e confortante, al contrario, la fanciulla avvertì
un brivido di disagio correrle velocemente lungo la schiena.
<< Perché sono tutti così
emozionati all’arrivo di questi studenti? >>
domandò la ragazza istintivamente, catturando
all’istante l’attenzione di Lucius.
<< Oh, credimi, non lo saranno proprio tutti,
specialmente perché esclusivamente alcuni sono a conoscenza
delle regole ferree di Durmstrang. Nessuno di quegli sbruffoni di
Grifondoro resisterebbe un solo giorno in quella scuola. Educano gli
studenti a resistere contro qualsiasi avversità, nel modo
più rude e diretto che esista.
Non è una scuola per tutti, solo i più forti
riescono ad adattarsi al clima gelido e alla politica intransigente che
vige nella struttura. Sono essenziali, incisivi, non badano ad alcun
fronzolo e si preparano per tutti e sette gli anni a scontrarsi
concretamente con la magia. In più, le Arti Oscure vengono
insegnate. Naturalmente si tratta di un abisso rispetto ad Hogwarts
… >> rispose prontamente Malfoy, srotolando il
papiro delle proprie conoscenze in direzione di Narcissa con lo scopo
di impressionarla.
<< E inoltre i Nati Babbani non sono ammessi, questa
è la caratteristica più importante.
E’ l’unica scuola a valorizzare le sole menti che
contano, evitando di perdere tempo con la feccia >> si
intromise Bellatrix, sporgendosi in avanti e ammiccando verso la
sorella con un sorriso pericoloso. Narcissa avvertì
improvvisamente un freddo inspiegabile attraversarle il corpo; era
abituata ai modi estremi di sua sorella e al suo fanatismo, tuttavia
scorgere una luce di totale ammirazione negli occhi di Lucius la
turbò, e non tanto per la causa che l’aveva
generata, quanto per la pericolosità delle conseguenze che
la sua portata avrebbe potuto scaraventare sul giovane. La fanciulla
non sapeva quasi nulla riguardo a quella scuola, se non quanto le era
stato appena riferito, ma qualcosa di quella nuova situazione ad
Hogwarts, unita al pensiero che si sarebbero scontrati direttamente con
la rigidità degli alunni di Durmstrang, le
instillò un senso di ansia che crebbe nel momento in cui il
Preside passò ad elencare i nomi dei ragazzi.
<< Dunque, ecco a voi i nostri ospiti: Adrian Smirnov ed
Edgar Ivanov, Grifondoro; Dimitri Sokolov e Gektor Lebedev,
Tassorosso; Konstantin Nobikov e Maksimilian Pavlov, Corvonero; ed
infine, i cugini Gavril e Nadiya Kozlov, Serpeverde. >>
Gli studenti appena chiamati presero a sfilare con fierezza e
austerità fino a raggiungere i rispettivi tavoli.
L’applauso di benvenuto che partì dalle varie
tavolate era piuttosto timido e poco sentito, niente a che vedere con
quello carico di entusiasmo esibito durante le annuali cerimonie di
smistamento. Narcissa osservò con sguardo attento i due
studenti che avrebbero interagito d’ora in avanti con la
propria Casa: Gavril avanzava con un’andatura piuttosto
minacciosa, quasi a definire in qualche modo come sua
proprietà lo spazio circostante. Aveva dei capelli biondi
cortissimi e gli occhi di un azzurro spento, privi di alcuna sfumatura.
Era forse il più robusto fra tutti i suoi compagni, e il suo
atteggiamento marcava ancora di più la muscolatura
già alquanto sviluppata.
Nadiya invece era l’unica ragazza del gruppo, e Narcissa
notò all’istante questo particolare,
perché nello sguardo della fanciulla vi era quella carica di
tracotanza di chi si sente una rarità. Avanzava con
un’andatura leggera ma decisa, scrutando tutti
indistintamente dall’alto del piedistallo che il suo orgoglio
aveva costruito per lei.
I lineamenti erano spigolosi e resi ancora più affilati dai
capelli biondi tirati indietro in una coda alta. Gli occhi erano color
nocciola, e a differenza di quelli del cugino esprimevano
un’innegabile dose di malignità.
<< Questa incute perfino più terrore di tua
sorella >> sussurrò Alanis a voce bassa, in
modo da poter essere udita solo dall’amica. Narcissa sorrise,
ma era un sorriso tirato, perché tutti i suoi nervi erano
tesi a scrutare la nuova arrivata. Indubbiamente era una bella ragazza,
ma il senso di superiorità che ostentava la faceva apparire
inevitabilmente detestabile.
<< Benvenuta >> la accolsero alcuni
compagni, e lei rispose con un sorrisetto compiaciuto, come se si fosse
aspettata le attenzioni da parte loro. Andò a sedersi tra
Avery e Rodolphus, e Narcissa pensò con una punta di
cattiveria che la scelta di prendere posto tra due maschi fosse del
tutto strategica.
<< Sei l’unica ragazza del gruppo …
>> azzardò Avery, cercando di coinvolgere la
fanciulla a tutti i costi.
<< Sono l’unica ragazza della scuola, a dir la
verità >> precisò Nadiya
sorridendo, questa volta con una carica di sensualità che
Narcissa trovò perfettamente fuori luogo. In un attimo, con
quella sola mossa probabilmente studiata fin dall’inizio, la
fanciulla si era conquistata l’attenzione di buona parte
degli studenti maschi. Angosciata da questo, Narcissa si
voltò velocemente per controllare lo sguardo di Lucius e lo
trovò inaspettatamente indirizzato verso la sua persona, a
differenza di tutti che sembravano assurdamente ipnotizzati dalla nuova
arrivata. Gli sorrise rapidamente in segno di gratitudine per evitare
di suscitare domande da parte sua e poi tentò di scacciare
l’irritazione provocata dalla vista di
quell’insopportabile ospite per concentrarsi sul cibo, visto
che era stata finalmente concessa loro la possibilità di
mangiare.
In seguito ai noiosi minuti della colazione, trascorsa a sentir parlare
della Russia e di Nadiya, Narcissa finalmente poté
svincolarsi da quella morsa fatale e iniziare a seguire le lezioni.
Uscire dalla propria stanza si era rivelato vantaggioso esclusivamente
perché in quel modo non avrebbe rischiato di compromettere
la sua media scolastica.
Il ricordo tetro delle ultime settimane ancora rimbalzava tra i meandri
della sua mente, e oltre a ciò si era unito anche
l’entusiasmo generale per i nuovi arrivati da cui lei si
discostava orgogliosamente; tuttavia, nonostante questo Narcissa era
ben felice di rifugiarsi nello studio per anestetizzare qualsiasi tipo
di pensiero e attenuare le sensazioni negative che quella mattina
insolita le aveva trasmesso.
Si diresse come di consueto verso il corridoio che conduceva
all’aula di Pozioni e si sorprese quando una voce la
chiamò da dietro.
<< Ciao. Tu eri di fronte a me a colazione prima, dico
bene? >>
Gli occhi altezzosi di Nadiya la fissavano con debita
formalità attraverso le ciglia accuratamente dipinte di
nero. Era evidente che la ragazza si stesse sforzando con tutta se
stessa di risultare cordiale quel poco che era richiesto dai rapporti
civili. Le stava sorridendo, ma si trattava di un sorriso attentamente
studiato, privo di alcuna sincerità, e Narcissa non si
lasciò impressionare dai suoi modi.
<< Sì, è esatto >>
rispose, degnandola appena di uno sguardo mentre continuava a procedere
verso la propria classe.
Nadiya sbatté velocemente le palpebre per qualche secondo,
evidentemente turbata dal trattamento appena ricevuto, ma poi
accelerò il passo per cercare in tutti i modi di raggiungere
la fanciulla e superarla.
<< Potresti indicarmi l’Aula di Pozioni? Sai,
avrei potuto chiederlo a tutti quei ragazzi della tua Casa che hanno
preso a cuore la mia situazione, ma avrei davvero voglia di respirare
un po’. Puoi aiutarmi? >> le
domandò, parandosi poco gentilmente davanti a Narcissa in
modo tale da non essere più ignorata da lei.
<< In effetti è proprio lì che sono
diretta. Puoi seguirmi, se vuoi >> le concesse Narcissa,
profondamente irritata dall’atteggiamento di sfida che la
ragazza stava tenendo nei suoi confronti.
<< Grazie. Ah, io sono Nadiya Kozlov, ma questo
già lo sai >>
<< Narcissa Black. Questo di sicuro non lo sai.
>>
Tuffarsi nello studio si era dimostrato più difficile di
quanto previsto, dal momento che Narcissa non aveva minimamente
considerato il fatto che Nadiya aveva la sua stessa età e
che di conseguenza avrebbe potuto frequentare molti dei suoi corsi. Per
tutte le lezioni a cui aveva partecipato quel giorno si era ritrovata a
combattere contro il fastidio che la vicinanza di
quell’odiosa russa le instillava e aveva seguito poco o
niente di quel che aveva detto i professori, così ora era
diretta in Biblioteca per cercare di combinare qualcosa almeno
lì. Era in procinto di superare la porta della Sala Comune
quando questa si aprì, rivelando la presenza di Lucius, che
rimase stupito nell’osservare Narcissa avanzare come una
furia.
<< Ho già assistito ad una scena simile e
all’epoca avevi delle intenzioni omicide nei miei confronti.
Spero che non sia così anche stavolta >>
esclamò Lucius, avanzando verso di lei per arrestare la sua
corsa.
<< Non ti ci mettere anche tu, Malfoy, per favore
>> sbuffò la fanciulla, indispettita dal fatto
che il giovane fosse perfettamente di buon’umore come tutti.
<< Ok, come non detto, siamo nella stessa situazione.
Cosa ho combinato oggi? >>
<< Niente, lasciami passare, ho fretta. >>
Stavolta Lucius la bloccò prendendole delicatamente la vita
tra le mani e iniziò ad accarezzarle piano la schiena per
cercare di sciogliere i suoi muscoli tesi.
<< Lucius, ho veramente fretta. Devo assolutamente andare
in Biblioteca a studiare >> protestò lei,
tentando di rimanere concentrata sui suoi propositi per non cadere in
tentazione e rimanere tra le braccia del ragazzo.
<< A quest’ora? Tra venti minuti ci
sarà la cena, nemmeno il tempo di aprire il libro e
già dovresti andartene. E comunque non puoi smettere di
vivere per studiare, non ti fa
bene >> insistette il giovane, cercando continuamente lo
sguardo sfuggente della fanciulla.
<< Non ho fame, non ho bisogno di mangiare. Quello di cui
ho bisogno è di recuperare tutto ciò che non sono
riuscita a fare. Ora scusami, ma sto davvero perdendo tempo
>> esclamò lei con una voce insolitamente
acuta che non le apparteneva. Si divincolò rapidamente dalla
stretta di Lucius e riprese la sua insana corsa verso la Biblioteca.
Malfoy rimase per qualche secondo sconcertato dal comportamento della
ragazza, poi decise di prendere in mano la situazione e
avanzò di corsa verso di lei, afferrandola per i polsi e
addossandola contro un muro deserto nelle vicinanze.
<< Ti si è per caso spento il lume della
ragione? E’del tutto ovvio che tu abbia bisogno di mangiare,
visto il tremendo periodo che stai attraversando. Per di più
la scuola è iniziata di nuovo, di conseguenza necessiti di
tutte le energie per sostenere il ritmo delle lezioni. Te
l’ho già detto questa mattina >>
affermò Lucius con convinzione, fissandola direttamente
negli occhi in modo che lei non potesse evitare di ricambiare a sua
volta lo sguardo. Finalmente Narcissa gli rivolse le proprie iridi
azzurre, accese da un livore che non avevano mai posseduto prima.
<< So io di cosa ho bisogno, non sono stupida. E non mi
trattare come una bambina, non ho bisogno di sentirmi ripetere sempre
le stesse cose >>
<< Oh sì che lo sei, ti stai impuntando per
un’assurdità, che oltretutto non giova alla tua
salute >> insistette Lucius con forza, appoggiando le
mani sul muro ai lati della testa di Narcissa per restringere la
distanza tra loro e farle arrivare in modo diretto le proprie parole.
La fanciulla sbuffò e serrò le palpebre per un
secondo, evidentemente esasperata.
<< Lasciami stare >>
<< No, se proverai a sfuggirmi ti porterò di
peso in Sala Grande e ti imboccherò anche, se necessario
>>
<< Non hai alcun diritto di parlarmi così,
possiedo la piena libertà di prendere le mie decisioni da
sola >> sibilò Narcissa, alzando un
sopracciglio con il chiaro intento di provocare il giovane. Come
previsto, Lucius serrò pericolosamente la mascella e i suoi
occhi lampeggiarono di pura rabbia, alla stessa stregua di un cielo che
si prepara ad una tempesta. Narcissa era sicura che le avrebbe fatto
una scenata memorabile, ed in parte ci sperava; del resto il periodo
era già mortalmente tetro, perciò anche le cose
con Lucius sarebbero potute peggiorare, coerentemente con
l’andamento generale della sua vita.
Ma Lucius fece tutt’altro. Si avventò su di lei
sì come una furia, ma non a parole, bensì
investendola di baci atti a cancellare il clima di tensione che si era
creato tra loro per via di quell’acceso scambio di battute.
Staccò le mani dal muro per avvolgere completamente il corpo
di Narcissa e poterlo modellare sotto il tocco passionale delle proprie
dita. Mentre con le labbra e la lingua esplorava con foga la bocca
della fanciulla, quasi come per togliere il veleno che aveva permeato
le sue parole, con il resto del corpo si premeva contro di lei,
facendola aderire del tutto al muro. Le mani esploravano ogni
centimetro della figura di Narcissa, come se ne conoscessero il
perimetro a memoria e ben presto anche le labbra del giovane
cominciarono a seminare un percorso di baci: sugli occhi chiusi della
fanciulla, sul bianco collo inarcato all’indietro dal piacere
ed infine sullo sterno, raggiungendo una meta che fino a quel momento
gli era stata preclusa. Esitò per un attimo, ma vide il
volto confuso e allo stesso tempo acceso di desiderio di Narcissa e
capì che poteva proseguire. La baciò ancora con
passione e poi passò a sbottonarle la camicetta, in modo
tale da facilitare il suo intento. Le prese delicatamente tra le mani
un seno come se si fosse trattato di un bocciolo di rosa da preservare
dalle rigidità invernali e adagiò le proprie
labbra sui petali, regalando a Narcissa un piacere sconosciuto, intenso
ed inebriante come il suo profumo. Non si era mai sentita
così prima: i baci di Lucius erano l’unico nettare
di cui non riusciva mai a saziarsi; avrebbe potuto cibarsi in eterno di
quel frutto proibito, alimentata dal soffio vitale di quello scambio
così intimo. Lucius era l’unico in grado di farla
sentire realmente viva, e ogni volta riusciva nel suo intento in modo
diverso, sorprendendola e muovendola alla commozione. Le loro labbra si
incontrarono nuovamente, stavolta seguendo un ritmo più
adagio, perché Malfoy voleva concedere a Narcissa il tempo
di recepire il messaggio che le aveva inviato.
<< Sei la mia fidanzata, ho tutto il diritto di avere
cura di te. Mi interessa il tuo corpo, la tua mente, il tuo cuore, la
salute della tua intera persona è la mia preoccupazione
più grande. Perciò non ti permetterò
di prendere decisioni atte a rovinare la tua esistenza, non ti
lascerò mai andare quando sei infuriata, anche a costo di
incatenarti a questo muro per farti ragionare. Mi occuperò
di te, sempre, perché sei mia, Narcissa, sei il mio pensiero
costante, sei la mia felicità, sei il mio destino, la mia
vita. E tu mi hai reso così, dunque smettila di respingermi
come se non aspettassi altro che un mio allontanamento. Lo so che lo
temi, a maggior ragione dopo che tua sorella se ne è andata,
ma io … io ti amo e non ti farei mai del male. E’
un periodo nebuloso, questo, ma sei forte e intelligente, non ti
lascerai abbattere dagli eventi. E se non desideri sopportarne il peso
da sola, lascia che ne prenda un po’ sulle mie spalle, potrei
perfino respirare al posto tuo se tu non ne avessi voglia.
>>
Narcissa lo fissava, attonita, con gli occhi spalancati da
un’infinità di emozioni che si mescolavano dentro
di lei di continuo. Le sue iridi erano di nuovo luminose, animate da
una luce riflessa nella contemplazione del viso di Lucius. Numerose
lacrime cominciarono a scorrerle lungo il viso, fino ad esplodere in un
pianto liberatorio, che la fanciulla sfogò sul petto del
giovane. Malfoy la abbracciò, proteggendola con il suo corpo
da tutto il dolore che aveva rinchiuso dentro di sé nelle
ultime settimane.
<< Mi dispiace così tanto, Lucius. Non riesco
a non pensare a quanto successo alla mia famiglia ultimamente e per di
più oggi è stata una giornata tremendamente
difficile. Non sono forte come mi descrivi tu, invece di ringraziarti
per tutto ciò che stai facendo per me, me la sono presa con
te e questo non è giusto. Scusami, io … io mi
sento così sciocca, perché le tue parole hanno
trasceso qualsiasi tipo di bellezza, mentre io so solo ferire con le
mie parole. Ma non voglio ferirti, Lucius. Io ti amo, sei la prima
persona che amo veramente. Non ho mai provato niente di talmente forte
e profondo, nemmeno per la mia famiglia e voglio davvero essere tua,
perché ci apparteniamo a vicenda. Ho solo bisogno di un
po’ di tempo per riordinare alcune cose dentro di me e vorrei
che tu mi aiutassi >> sussurrò lei
intrecciando una mano a quella del ragazzo, dopo che i singhiozzi
ebbero cessato di sconquassarle il petto. Lucius le sorrise, un sorriso
caldo e ampio che riscaldò il cuore di Narcissa,
precedentemente paralizzato dai freddi pensieri che la stavano
tormentando da tempo, e le donò una speranza nuova, la
promessa di giorni migliori, migliori perché condivisi con
la persona che amava.
Spazio Ringraziamenti: Carissimi, mi scuso profondamente per essere
scomparsa, ma tra esami e malattia purtroppo ho avuto poco tempo da
dedicare alla scrittura, sebbene il progetto del capitolo fosse
già presente nella mia testolina. Chi mi conosce purtroppo
sa che sono una ritardataria cronica, anche nel pubblicare, ma spero
che non smettiate di seguirmi per questo D: Da parte mia posso dirvi
che ce la metto tutta affinché il contenuto dei capitoli
possa farvi scordare, almeno un pochino, il mostruoso ritardo con il
quale essi vi giungono. Detto ciò, vi ringrazio
infinitamente del vostro supporto e di farmi compagnia in questo
percorso che si sta rivelando sempre più complesso e
impegnativo, il che mi rende fiera del risultato. Il mio obiettivo
è sempre quello di potervi emozionare in maniera differente,
stuzzicando sensazioni nuove o remote così come la vita fa
con me. Bene, concluso il mio solito papiro iniziale, passo a
ringraziare tutti coloro che mi seguono: BekkaMalfoy, Felix394, Jude88, Krys e AnnA Black per le
vostre recensioni, siete davvero preziosi!
Ringrazio inoltre le 17
persone che hanno aggiunto tra i preferiti la storia, le 21 persone che la
seguono e le 3
che l'hanno inserita tra le ff da ricordare. Un abbraccio a tutti voi!
Cissy :)
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Capitolo 25 *** La Quiete prima della Tempesta ***
25.
La Quiete prima della Tempesta
I primi giorni di
febbraio si erano abbattuti su Hogwarts sottoforma di violente tormente
di neve alternate ad acquazzoni sporadici che avevano spazzato via
dalle menti affaticate degli studenti bisognosi di aria fresca ogni
prospettiva delle più innocue passeggiate
all’aperto. Quella mattina Lucius, Lestrange, Bellatrix,
Mulciber, Rosier, Nott, Tiger e Goyle si erano riuniti in Biblioteca
prima dell’alba per discutere di determinate faccende
urgenti. Erano passati alcuni mesi dall’ultimo incontro,
svoltosi tra l’altro in circostanze critiche, ed era proprio
a tal proposito che i giovani avevano indetto quell’adunanza
eccezionale.
<< Non
c’è altra soluzione, a mio avviso, che quella di
espellere Yaxley dal gruppo, considerati i suoi comportamenti recenti a
dir poco discutibili >> sentenziò Lucius, con
un tono risoluto che dava adito ad intendere il termine della loro
breve riunione.
<< E
su quali basi proferiresti un’affermazione così
incriminante? Solo perché Yaxley ha la fortuna di possedere
la facoltà di ragionare con la sua testa e si rifiuta di
scodinzolarti dietro come tutti i tuoi amichetti? >>
sibilò Bellatrix, scostandosi da uno dei grandi tavoli della
Biblioteca dal quale aveva seguito in silenzio l’intero corso
della riunione.
Si fece avanti
incedendo a braccia conserte, posizionandosi al centro del piccolo
cerchio che avevano formato i compagni affinché tutti
potessero osservarla mentre teneva testa a Lucius.
<<
Purtroppo non posso contagiare tutti con la mia intelligenza,
c’è sempre qualche mela marcia da scartare nella
cesta delle eccellenze e questo è il caso di Yaxley.
Ad ogni modo, non
credo che i nostri amici abbiano voglia di udire da me
l’elenco di tutte le mancanze di cui si è
macchiato ultimamente, Bellatrix. Basterà accennare al
divertente scherzetto che ha preparato per me qualche settimana fa,
costringendomi ad aspettare invano per ore sotto una pioggia
incessante. Sono certo che per la sicurezza del nostro operato sia
saggio estromettere chi non merita la nostra fiducia. Non possiamo
rischiare di essere scoperti o traditi, questo lo sai benissimo anche
tu, voglio sperare >> le rispose Malfoy molto
placidamente, camminando avanti e indietro davanti a tutti i presenti
per cercare di calmare le acque che l’intervento della
giovane aveva increspato.
<< Non
mi incanterai con questi paroloni, Malfoy. Io ho capito dove vuoi
arrivare: detesti Yaxley perché non ti viene dietro come
tutti gli altri e quindi vuoi farlo fuori, facendo passare degli
sciocchi rancori personali per un finto senso di protezione comunitaria
>> ringhiò la fanciulla, i muscoli del viso
tesi e concentrati in una minacciosa espressione di rabbia. Tutto il
suo corpo era un fascio di nervi pronto a scattare alla prima
provocazione da parte di quello che oramai era divenuto il suo
avversario.
<<
Dubito fortemente che tu possegga delle formidabili doti intuitive. Ma
permetti che sia io ad interrogare la mia mente: a me sembra piuttosto
che sia tu quella che si lascia governare da motivi personali. E
preciserei anche che si tratta di invidia nei confronti di, vediamo
… me >> sussurrò Lucius
assottigliando i lampeggianti occhi grigi in atto di sfida. Se quella
che stava avendo luogo era una lotta fra serpenti, di certo lui era il
più scaltro fra i due e avrebbe conseguito molto facilmente
la vittoria, date le circostanze. Giravano in circolo l’uno
attorno all’altra, scambiandosi stoccate velenose.
Ormai Lucius
l’aveva circondata, gli occorreva solo chiudere il cerchio e
spingere quella testa calda di Bellatrix a prendere fuoco, scottandosi
con le sue stesse fiamme.
<< Non
hai nessuna autorità che ti permetta di prenderti carico di
una decisione simile, Malfoy! Non sei il nostro capo, dunque io
propongo di mettere ai voti la questione in modo che ognuno di noi
possa ugualmente incidere sulla scelta finale >>
strillò lei, accendendosi all’istante e
trattenendo a stento la furia che soggiogava i suoi muscoli, le
sconquassava il petto e le stravolgeva il volto.
Il suggerimento di
Bellatrix, giunto inaspettato alle orecchie dei giovani – i
quali si erano ormai persuasi di aver guadagnato
l’opportunità di tornare nei Dormitori per
conquistarsi le ultime ore di sonno – aleggiò
qualche istante nell’aria, ricevendo in risposta un pigro
silenzio. La giovane donna non si lasciò disamorare e fece
un passo in avanti, scrutando con sguardo torvo i propri compagni ad
uno ad uno, nell’inconfondibile intento di costringerli a
stare dalla sua parte. Tuttavia a deludere ogni sua aspettativa giunse
un ulteriore muro di passività. Lucius sapeva perfettamente
perché si stava dimostrando tanto accanita quella mattina:
non aveva mai sopportato il fatto che lui fosse considerato il leader
di quel gruppo, e ora cercava a qualunque costo la propria rivalsa per
recuperare il terreno perduto. Sorrise deliziato nel constatare che la
fedeltà di tutti gli altri nei suoi confronti fosse
così cieca da dar loro il coraggio di affrontare la minaccia
scagliata dalla ragazza.
<<
Ebbene, Bellatrix, mi duole comunicarti che a tutti gli effetti sono io
il capo >> affermò il giovane con una sottile
nota di compiacimento nella voce, inserita appositamente per provocare
ancora di più la fanciulla, già furiosa per
quell’evidente presa di posizione collettiva contro di lei.
<<
Lucius ha ragione, Bella. Non c’è motivo di
prendersela così tanto. Infondo si tratta solo di Yaxley
… >> intervenne Rodolphus
nell’inutile tentativo di placare la secondogenita dei Black.
Quest’ultima si girò di scatto verso di lui, lo
afferrò per la divisa e lo sbatté addosso al
primo scaffale nelle vicinanze con una violenza inaspettata per la sua
corporatura.
<< Non
c’è motivo di prendersela così tanto?
Dovevo immaginarlo che il cagnolino fedele di Malfoy fosse stato
sottoposto al lavaggio del cervello, era fin troppo ovvio. Quante cose
fai per lui? Gli scrivi anche i discorsi, o ci pensa quel genio di
Mulciber? >> domandò la ragazza facendo il
verso a Lestrange, che intanto tremava leggermente sotto la sua presa.
Sentitosi chiamato in causa, Mulciber alzò istintivamente lo
sguardo come per voler difendere quei pochi neuroni rimastigli, ma poi
ci ripensò e tornò a fissare il pavimento
semibuio della biblioteca.
<< Noi
ci fidiamo di Lucius perché ha sufficientemente dimostrato
di meritare il titolo di capo, e dovresti farlo anche tu, Bellatrix
>> si aggiunse Nott molto spavaldamente, muovendo un
passo in avanti quasi per fronteggiare direttamente la compagna.
Quest’ultima lasciò con non molta gentilezza la
presa sul povero Rodolphus – che intanto cercava di sistemare
le grinze lasciate sulla camicia dagli artigli della donna –
e cominciò a camminare lentamente come a voler misurare la
stanza con i propri passi.
<< Vi
fidate di lui? E su quali basi, solo perché è un
belloccio senza cervello? >> domandò
sconcertata Bellatrix, non perdendo occasione di lanciare un fugace
sguardo sprezzante in direzione del bel volto di Lucius, che nel
frattempo era rimasto ad osservare la scena in silenzio.
<< Ti
ricordo che il padre di Malfoy lo conosceva di persona, erano allo
stesso anno ad Hogwarts, proprio come noi. Di conseguenza Lucius
è la persona più vicina a lui, e questo mi sembra
un ottimo motivo per affidarci alle sue decisioni >>
continuò Nott con tranquillità, sorridendo di
fronte ai primi segni di tentennamento da parte della ragazza.
I compagni presero
coraggio e si unirono alla risata, assaporando per la prima volta in
vita loro la vista di Bellatrix Lestrange all’angolo, e per
di più a disagio.
<<
Questo non è altro che un allenamento per il grande
cambiamento che a breve sconvolgerà il Mondo Magico e voi
già vi comportate come dei rammolliti! Puoi ridere quanto
vuoi, Malfoy, goditi questi insulsi giorni di gloria. Quando
giungerà la resa dei conti sarà Tom Riddle in
persona a valutare ognuno di noi e a scegliere il più
meritevole. Per allora preparati a raccogliere le briciole del tuo
maledettissimo orgoglio >> sibilò la
fanciulla, mentre si affrettava ad abbandonare la sala per impedire
agli altri di notare l’espressione delusa che le stava
increspando il viso. Spinse di lato con poca grazia il corpo di Malfoy
che le bloccava il passaggio ed infine si congedò dal gruppo
come una furia, lasciandosi alle spalle una schiera di volti
sbigottiti. In seguito a quell’uscita teatrale ci furono
alcuni secondi di silenzio, poi Nott parlò senza riuscire a
trattenersi . << Secondo voi questo significa che ce la
siamo levata dai piedi? >>
Tutti risero
nuovamente, e quella battuta fece capire loro che potevano sciogliere
la riunione e riabbracciare i rispettivi cuscini ancora per un
po’ prima della colazione.
Mulciber, Rosier,
Tiger e Goyle furono i primi ad abbandonare la Biblioteca, come se una
forza magnetica li avesse attirati irresistibilmente verso i dormitori.
Nott era rimasto al
suo posto per discutere con Lucius di alcune tattiche di gioco in vista
della partita di Quidditch che avrebbe visto scontrarsi Serpeverde e
Corvonero quel venerdì, mentre Rodolphus sostava immobile a
fissare un punto indefinito, incapace di proferire parola.
<<
Ottimo. Allora ci vediamo dopo a colazione, così
approfondiamo meglio il discorso su quei pulcini spelacchiati. Direi
che adesso possiamo concederci qualche ora di sonno
extra
>> sentenziò Nott, il volto affilato ricoperto
da un’espressione allegra.
<<
Certamente. Ti seguo fra qualche minuto, Nott, devo ancora trattenermi
qui >> rispose Lucius, le labbra tese in un sorriso
tirato.
<< Ahi
… non starai diventando un secchione a furia di frequentare
Narcissa Black? >>
Malfoy si
passò una mano tra i folti e lunghi capelli biondi, mentre
intanto si lasciava andare ad una risata che racchiudeva in
sé l’eco dell’innamoramento. Scosse la
testa al pensiero di se stesso chino sui libri fino a notte tarda,
eppure trascorrere ore intere ad incanalare nozioni impossibili nel
cervello sarebbe stato piacevole se al suo fianco ci fosse stata la
deliziosa Narcissa Black. Una volta che Nott fu uscito dalla stanza,
gli occhi grigi di Lucius si posarono sulla figura di Rodolphus, che
ancora sostava accanto a lui senza battere ciglio, come se fosse stato
folgorato.
<<
Rod, che ci fai ancora qui? Vai a dormire, approfittane per recuperare
qualche ora di sonno >> lo incitò con una
certa impazienza, posandogli le mani sulle spalle per cercare di
scuoterlo dallo stato di paralisi in cui inspiegabilmente versava.
<<
Credi che mi odi? >> domandò per tutta
risposta il compagno, spostando le iridi affrante sull’amico,
che ora lo fissava con maggiore perplessità.
<< Chi
dovrebbe odiarti? >> chiese Malfoy, un sopracciglio
inarcato di stupore di fronte alla domanda del ragazzo.
<<
Bellatrix … hai sentito cosa mi ha detto? >>
<< Lo
ha urlato, Rod, era impossibile non udirla >>
<<
Bene, ora tutta la scuola sa che Bellatrix Black mi detesta
>> sospirò Rodolphus, incupendosi sempre di
più man mano che acquistava maggiore consapevolezza dei
fatti avvenuti.
<<
Bellatrix odia chiunque, perciò non è una
novità >> commentò Lucius, tentando
invano di risollevare l’umore tetro del giovane.
<<
Sì, ma odia me più di tutti gli altri. E poi tu e
Nott sapete tenerle testa, io sono rimasto imbambolato come uno scemo,
lasciandomi prendere di mira senza fiatare >>
<<
Beh, questo è un punto a tuo favore, Rod, dal momento che se
le fossi andato contro non saresti stato in grado di proteggerti da una
sua più che probabile maledizione. >>
Lestrange si
appoggiò stancamente ad una colonna, come se fosse stato
incaricato di sorreggere un peso per lui eccessivo. Respirava
velocemente, spostava lo sguardo da un punto all’altro con
una rapidità nauseante, dando mostra di un consistente grado
di ansia: a Lucius ricordava un annegato in cerca di salvezza.
<< So
che al momento non ti sarà di grande aiuto, ma vedila
così: sei riuscito nell’impossibile, ti sei
innamorato di Bellatrix Black >> commentò
Malfoy, incapace di nascondere un sorrisetto maligno volto a schernire
– anche se in sua assenza – la fanciulla.
Rodolphus emise un
gemito sofferente di fronte allo spirito poco solidale
dell’amico e, ormai privo di qualsiasi forza, si
staccò dalla colonna alla quale aveva affidato i suoi
tormenti per dirigersi stancamente verso il proprio dormitorio.
<<
Vado a soffrire nella mia stanza, di sicuro i muri saranno
più utili di te nel
consolarmi
>> si congedò il ragazzo, strusciando i piedi
per terra a mo’ di carcerato.
<<
Perdona la mia insolenza, Rod, dopo parleremo con calma e ti prometto
che ascolterò ogni tua pena d’amore
>> assicurò Malfoy, stavolta mantenendo
un’espressione seria e comprensiva.
Una volta rimasto
solo, Lucius si sedette al tavolo più vicino, là
dove il primo raggio di sole della giornata filtrava da una delle alte
finestre della Biblioteca e si proiettava in una danza di particelle di
polvere, rendendo l’ambiente circostante maggiormente
luminoso.
La luce
accarezzò il bel volto del giovane, ora ancora
più splendente grazie al tiepido tocco del sole. I capelli
biondi apparivano più chiari sotto quel fascio di luce, i
muscoli erano visibilmente tesi anche attraverso la divisa scolastica,
nonostante la posa apparentemente rilassata. Con movimenti stanchi il
ragazzo infilò una mano nella tasca destra dei pantaloni e
ne estrasse un foglietto ripiegato più volte, che rimase ad
osservare tra le mani per alcuni secondi. Aveva trascorso
l’intera riunione a riportare costantemente
l’attenzione sul presente, giacché essa non faceva
altro che divergere verso quel messaggio che gli era stato recapitato
prima dell’alba. Gli occhi grigi erano concentrati e fissi su
quel pezzo di carta non ancora dischiuso, intenti a valutare il da
farsi. Quella lettera giunta così inaspettatamente aveva
generato in lui un turbine di emozioni talmente contrastanti che ora
egli non riusciva a far prevalere nessuna di esse. Dopo qualche secondo
di ulteriore indecisione, come se si fosse trattato di strappare un
cerotto, Lucius espirò velocemente e al contempo
aprì il foglio, leggendo con rapidità il
contenuto espressovi in poche righe.
Al termine della
lettura la sua mascella si irrigidì, tradendo una rabbia
che, alla stregua di una bestia in gabbia, attendeva soltanto di essere
liberata. Le dita si mossero quasi autonomamente quando accartocciarono
la pagina con un movimento brusco, e Lucius non poté fare a
meno di emettere una bassa imprecazione. Probabilmente avrebbe dato in
escandescenza se un rumore soffocato qualche metro più
avanti non avesse catturato la sua attenzione, arrestando
l’epifania della sua rabbia.
Colto dal panico, il
giovane infilò il foglio nuovamente in tasca e
affinò i sensi per intercettare la fonte del rumore, in modo
da stanare chiunque si fosse nascosto tra i libri per spiarlo.
Seguì l’istinto, inoltrandosi in un corridoio di
scaffali e svoltando verso un altro, cercando di muoversi il
più silenziosamente possibile per evitare di tradirsi.
Girò alla
cieca un’altra volta e per poco non andò a
sbattere contro una figura rannicchiata vicino ad un tavolo molto
distante rispetto a quello cui si era seduto il ragazzo.
<<
Narcissa … che diamine ci fai qui? >>
esclamò Lucius, trattenendo a stento lo stupore. La
fanciulla trasse un sospiro di sollievo e lo colpì alla
spalla con il libro che teneva in mano, lieta che si trattasse del
giovane Malfoy.
<< Per
la barba di Merlino, Lucius, mi hai fatta spaventare! Credevo di essere
stata scoperta da un professore e invece per fortuna sei tu.
>>
<< Da
quanto tempo sei qui? >>
<<
Sono appena arrivata. >>
Nell’udire
quella risposta Lucius si rilassò e distese tutti i muscoli
che si erano allarmati di fronte all’eventualità
che la ragazza avesse potuto udire anche solo una parola proferita
durante la riunione conclusasi qualche minuto prima. Si concesse
qualche secondo per constatare la portata del pericolo appena scampato
e il suo sguardo finì automaticamente sulla figura di
Narcissa: indossava la divisa scolastica, con la variante della gonna
che mostrava parte delle sue gambe lunghe e tornite, avvolte nelle
pesanti calze invernali che lasciavano ampio spazio
all’immaginazione. Lucius si soffermò qualche
secondo ad ammirare il corpo di Narcissa, che ora gli appariva
chiaramente come una sorta di angelo, giunto insieme ai timidi bagliori
dell’alba. Il viso, incorniciato dai suoi biondi capelli
acconciati in una treccia che le scivolava lungo una spalla, splendeva
nella penombra dell’aurora e gli regalava un benessere di cui
voleva essere il solo a godere; gli occhi adesso sorridevano nella sua
direzione, brillando pazientemente in attesa di una sua reazione. Senza
riuscire a resistere un istante di più, Malfoy si
alzò immediatamente e prese la fanciulla tra le braccia,
desideroso di stringerla a sé per evitare che quel sogno
paradisiaco svanisse, riportandolo alla tetra realtà.
Narcissa stava per rispondere alla domanda del giovane, ma Lucius non
le diede il tempo di formulare alcunché, dal momento che si
avventò sulle sue labbra e divorò le parole
invisibili che la ragazza stava per pronunciare.
Quello non era il
tempo di parlare. Esistevano solo i baci con cui il giovane voleva
ricoprire ogni lembo di pelle che le sue labbra assetate riuscivano a
raggiungere.
Narcissa rispose con
passione a quei richiami disperati, aggrappandosi alle spalle forti di
Malfoy. Si lasciò addossare alla libreria e improvvisamente
desiderò di uscire dal proprio corpo per donarsi
completamente a Lucius, sfiorare la sua anima con la propria e rimanere
ancorata a lui per sempre. Il ragazzo le afferrò entrambe le
gambe sollevandole lievemente da terra e si fece ancora più
vicino, accarezzando le cosce tese di Narcissa, ricoperte dal pesante
strato delle calze che egli avrebbe voluto strappare via per poter
sentire il calore della pelle della fanciulla. Si cercarono
l’anima mediante quei baci appassionati per diversi minuti,
immersi in un silenzio interrotto esclusivamente dai loro gemiti e
sospiri.
Infine si separarono
quel tanto che bastava per potersi guardare negli occhi, ma Lucius non
smise di tenerla fra le sue braccia. Le accarezzava la schiena e,
mentre faceva scorrere le dita sui vestiti, il pensiero gli ricordava
quanto aveva assaggiato l’ultima volta che le sue mani
avevano sfiorato la camicetta profumata di Narcissa.
<<
Aggredisci tutte le fanciulle che trovi all’alba in
biblioteca? >> gli domandò lei in tono di
sfida, inarcando un sopracciglio per metterlo alla prova.
<<
Esiste una sola fanciulla che mi fa gli agguati in questa biblioteca e
si lascia divorare di baci da me. Ed è la sola che desidero
>> sussurrò Lucius, posando le sue labbra su
un orecchio della ragazza. << E’ anche
l’unica che elude le mie domande: cosa ci fai qui a
quest’ora? >>
<< Non
sei nella posizione di chiedermi una cosa simile, visto che ti trovi
qui anche tu >> gli fece notare tranquillamente Narcissa,
posando una mano sul petto del giovane, là dove attraverso i
vestiti era possibile percepire, seppur lievemente soffocato, il
battito del suo cuore. Lo sguardo di Malfoy divenne più
penetrante, chiaro segno che non ci si poteva sottrarre alla sua
richiesta.
<<
Sono venuta qui per studiare prima della colazione e
dell’inizio delle lezioni; lo faccio spesso, mi rilassa,
anche perché solitamente la Biblioteca è
affollata di giorno e non riesco a concentrarmi del tutto
>>
<<
Perciò sei stata qui altre volte? >> chiese
Lucius, la mascella visibilmente contratta per via della tensione che
quel dialogo stava instillando nel suo animo.
<<
Sì, mi piace godermi la pace dei libri senza avere troppa
gente intorno, in più oggi non avevo sonno,
perciò ne ho approfittato. Perché ti interessa
tanto? >> domandò lei incrociando le braccia
sulla difensiva. Malfoy deglutì di fronte a quella
richiesta, e capì che d’ora in avanti avrebbe
dovuto essere più cauto nella scelta del luogo e
dell’orario delle adunanze con i suoi compagni.
L’idea che Narcissa potesse scoprire quegli incontri segreti
faceva nascere nel giovane un moto vorticoso di apprensione: non si
trattava più della promessa stipulata con Bellatrix, era
qualcos’altro, la paura che la curiosità della
piccola Black potesse danneggiarla in qualche modo.
<< Ti
rechi qui da sola? >> domandò il ragazzo a sua
volta, ignorando completamente la domanda della fanciulla.
<<
Perché mi stai sottoponendo ad un interrogatorio? Non mi
sono intrufolata da sola nella Foresta Proibita, sono semplicemente
venuta in Biblioteca per studiare un po’ prima
dell’inizio della giornata >>
esclamò Narcissa, incredula di fronte alla raffica di
domande eccessivamente accorate da parte del giovane.
<< Non
è saggio aggirarsi da soli per il castello a
quest’ora, potresti passare dei guai >>
<< Per
fortuna che ci sei tu a darmi il buon esempio >>
commentò lei con un sorriso furbo, cercando di penetrare al
di là della coltre di preoccupazione che aveva coperto il
viso di Lucius.
<< Io
non faccio testo, stiamo parlando di te >>
tagliò corto Malfoy, evitando però di incontrare
lo sguardo di Narcissa fisso su di lui.
<< Ah
no? E tu invece cosa stavi facendo qui? Mi è sembrato che
stessi quasi
imprecando
… >>
<<
Stavo cercando di studiare degli schemi di gioco per la prossima
partita di Quidditch, ecco perché mi hai sentito inveire.
Non abbiamo ancora una strategia >> la interruppe
bruscamente il giovane, staccandosi definitivamente da lei e infilando
entrambe le mani in tasca per assicurarsi che il foglietto
accartocciato in precedenza fosse ben nascosto.
<<
Prendi le tue cose, è quasi ora di colazione, dobbiamo
andare nella Sala Grande >> le disse poi, tenendo lo
sguardo fisso sul pavimento con lo scopo di far morire sul nascere ogni
eventuale tentativo da parte della fanciulla di indagare ulteriormente.
Narcissa rimase qualche secondo a bocca aperta per via
dell’improvviso atteggiamento di chiusura da parte del
ragazzo, ma poi si riscosse e si diresse al tavolo dove aveva adagiato
i libri e la borsa. Lasciarono in silenzio la Biblioteca e nel giro di
qualche minuto furono nell’atrio principale, dove il consueto
brusio della mattina regnava sovrano sulle quattro grandi tavolate.
Lucius e Narcissa erano in anticipo, eppure una cospicua
quantità di studenti occupava già buona parte del
tavolo dei Serpeverde. Non appena videro Malfoy, Nott e Rodolphus gli
fecero segno di sedersi vicino a loro. Lucius si girò verso
Narcissa per salutarla brevemente e quest’ultima si diresse
con una strana espressione verso Alanis, che intanto le sorrideva
paciosa qualche metro più avanti. << Narcissa!
Tutto … bene? >> la accolse, togliendo la sua
borsa dalla panca per liberare il posto che aveva tenuto occupato in
attesa dell’arrivo dell’amica.
<<
Sì, a parte il fatto che Malfoy si comporta in modo strano
>> rispose lei, cercando di cacciare via la sensazione
spiacevole lasciatale addosso dalle ultime parole scambiate con il
ragazzo.
<<
E’ possibile che sia solo stressato, ricordati che frequenta
l’ultimo anno e in più è il capitano
della squadra di Quidditch, ha molte responsabilità
>>
<< Hai
ragione. Non voglio pensarci, adesso. A proposito di Quidditch, oggi
vengo ad assistere agli allenamenti visto che ho un’ora
libera >> la informò Narcissa, lieta che nel
frattempo il resto degli alunni avesse raggiunto la Sala Grande e il
Preside avesse dato inizio alla colazione. Non c’era niente
di meglio di un po’ di torta alla melassa per far evaporare
quella lieve nota amara di cui si era condita la sua mattinata.
<< Ma
sentila: e ti aspetti che io creda che verrai a vedere me e non quel
bell’imbusto del tuo fidanzato! >>
ridacchiò Alanis, riempiendosi il piatto come se digiunasse
da giorni.
Narcissa si
unì alla risata e si lasciò travolgere
dall’allegria del momento, godendosi la colazione in totale
serenità, come non faceva da giorni.
La mattinata
trascorse in fretta fra un cambio d’aula e l’altro,
e a Narcissa non parve vero di finire le lezioni così
velocemente, dal momento che un evento del genere non capitava spesso.
Quando si affacciarono le prime ore del pomeriggio si recò
con il cuore leggero verso il campo da Quidditch. Il vento aveva dosato
la sua ira, concedendo un po’ di tregua agli studenti che
finalmente potevano godersi qualche ora all’aperto, in
compagnia di una brezza fresca, ma sopportabile. Una volta raggiunti
gli spalti, Narcissa si accomodò al posto che solitamente
occupava quando assisteva alle partite o agli allenamenti che aveva
seguito sporadicamente in passato. Da quando era stata alla partita con
Lucius nel periodo natalizio aveva iniziato a capire molto di
più su quello sport, anche grazie alle spiegazioni minuziose
e appassionate del ragazzo, che l’aveva introdotta in un
mondo di cui lei aveva ignorato il fascino fino a qualche tempo prima.
Sul campo si poteva intravedere parte della squadra a terra, intenta a
portare avanti alcuni esercizi di riscaldamento, e parte in sella ai
manici di scopa nell’atto di provare alcune virate ad
effetto. Lucius vigilava sui vari componenti dall’alto,
controllando che ogni membro si esercitasse a dovere, in attesa che la
sua squadra fosse al completo per iniziare con gli allenamenti veri e
propri.
Completamente rapita
dai movimenti aggraziati del giovane, che volteggiava
nell’aria con una facilità disarmante, la
fanciulla non si era accorta che qualcuno si stava avvicinando a lei.
L’ultimo arrivato trotterellò fino a sedersi
accanto a Narcissa, che intanto rivolgeva i suoi occhi ricolmi di amore
e di stima nei confronti del giovane Malfoy. Quando si voltò
distrattamente alla sua sinistra, per poco non saltò sul
posto, tale era lo stupore di trovarsi in compagnia e non
più sola ad ammirare Lucius.
<<
Severus … perdonami, non ti avevo sentito arrivare
>> si scusò lei con un sorriso imbarazzato,
scostandosi alcuni boccoli che il vento le aveva portato davanti al
viso.
Il ragazzino le
restituì un sorriso timido e rivolse il proprio sguardo teso
in direzione del campo da Quidditch, cercando nervosamente di
concentrarsi su un punto indefinito.
<<
Severus, tutto bene? Mi sembri scosso >> gli
domandò piano la fanciulla, avvicinandosi a lui in modo da
proteggerlo dallo sguardo del mondo esterno con la propria figura.
Severus
serrò la piccola mascella affilata e spostò gli
occhi neri sui propri piedi, apparentemente incapace di formulare
alcuna frase. Narcissa attese pazientemente che il bambino si prendesse
il tempo per rispondere, tuttavia ciò che ricevette fu solo
un forzato silenzio.
Fu mentre stava
cercando di raccogliere i pensieri per dire qualcosa in grado di
aiutarlo che la notò: una lacrima, piccola e limpida,
scivolò lungo la guancia magra del ragazzino prima che egli
la cancellasse con un gesto rabbioso della mano.
<<
Questo cappello … lo odio. Mi stringe e mi fa prudere la
testa, ma non posso
toglierlo
>> provò a spiegarsi Severus, la voce velata
dalla vergogna di aver pianto di fronte ad una Black, per giunta di
diversi anni più grande di lui.
Narcissa
spostò gli occhi sull’oggetto di odio del bambino
e si ritrovò ad osservare un cappello di lana nero
infeltrito, dall’aria tutt’altro che confortevole.
<<
Come mai lo indossi? >> gli domandò cauta,
addolcendo la voce come in passato aveva sentito fare a sua madre con
lei quando da bambina si era trovata in una condizione di disagio.
<<
James Potter. Si diverte a prendermi in giro per qualunque cosa,
ultimamente ha preso di mira i miei capelli. Dice che sono brutti
perché sono sporchi e informi, così mi
… mi ha fatto un incantesimo che non conoscevo, deve essere
uno dei suoi trucchetti stupidi.
Sta di fatto che ha
trasformato la mia testa in un cespuglio e i miei capelli sono
più brutti di prima, anche se lui sostiene di averli
migliorati. Non posso farmi vedere così, sono terribile
>> raccontò con un filo di voce il bambino,
tenendosi il cappello ben piantato sulla testa nel timore che potesse
volargli via e rivelare il suo aspetto ai presenti.
Narcissa aveva
ascoltato con attenzione il resoconto, sentendo montare dentro una
rabbia crescente per quanto accaduto al suo giovane amico.
<<
Questo James Potter oltre ad essere un codardo deve essere anche molto
invidioso per averti preso così di mira. Andrà
punito come merita, ma a questo penseremo dopo, non ti preoccupare.
Adesso mi occuperò personalmente dei tuoi capelli
>> gli promise Narcissa, posandogli una mano
sull’esile spalla nell’intento di rassicurarlo.
<<
Invidioso? E cosa mai dovrebbe invidiarmi? >> chiese
incredulo Severus, fissando i suoi grandi occhi neri nelle iridi
azzurre della fanciulla.
<< Tu
sei intelligente, Severus, e sei più maturo dei ragazzi
della tua età. Possiedi qualcosa che quelli come James
Potter non si sognano nemmeno lontanamente, ecco perché ti
prende in giro pubblicamente, così può nascondere
la sua miseria tramite gli scherzi che ti vedono come vittima. Se
giocasse pulito si mostrerebbe per quello che è, ovvero una
persona mediocre, e nessuno sarebbe suo amico. Tu non hai bisogno di
questi mezzucci, ti sei conquistato la mia fiducia e quella di Lucius
onestamente. Potrai sempre contare su di noi, perché sei una
persona di valore >> rispose lei con un sorriso materno
che il bambino catturò con il suo sguardo affamato. Nessuno
mai gli aveva parlato in quel modo, nemmeno sua madre; nessuno mai gli
aveva indirizzato delle parole gentili, né nel momento del
bisogno né nelle situazioni più ordinarie. I suoi
genitori avevano sempre ignorato di avere un figlio e di conseguenza
lui non si era mai sentito tale; era piuttosto un peso, qualcuno da
prendere costantemente in giro, il capro espiatorio che
all’occorrenza poteva smettere di essere considerato
invisibile per divenire vittima dei peggiori scherzi. Eppure in quel
momento pensò di sapere cosa provava la maggior parte dei
bambini della sua età quando guardava in direzione del volto
della propria madre: in quel viso vi era incastonato il riflesso del
Paradiso, la promessa di una felicità beata che fungeva da
carezza balsamica contro gli schiaffi del mondo esterno. Conscio di
fissare il volto di Narcissa con occhi adoranti da parecchi minuti,
Severus distolse lo sguardo e avvicinò le sopracciglia con
un’aria grave. << Perché vuoi
aiutarmi? >> chiese il bambino, colto dal timore che la
fanciulla non avesse preso seriamente in considerazione
l’idea di tendergli una mano.
<<
Ormai dovresti averlo capito: sei mio amico e non ho intenzione di
lasciarti da solo. Anzi, saresti dovuto venire a cercarmi prima,
così almeno avrei potuto risparmiarti questa tortura
>> rispose la ragazza, inserendo una lieve nota di
rimprovero nella voce di miele che aveva riservato al piccolo Severus.
<< E ora togliti questo cappello, conosco un incantesimo
molto efficace, che di solito uso quando l’umidità
si impossessa dei miei capelli rendendoli inguardabili.
Aggiungerò una formula che annullerà gli effetti
del brutto scherzo che ti ha fatto quell’odioso Potter
>> aggiunse con decisione, sfoderando la bacchetta da
sotto il mantello che la proteggeva dal freddo pungente di febbraio.
<< Ma
così tutti gli altri mi vedranno e rideranno di me
>> protestò il bambino, portandosi
istintivamente una mano alla testa in segno di protezione.
<<
Nessuno riderà di te finché ci sarò
io, non temere. >>
Severus
ubbidì e si tolse il cappello di lana infeltrito che
lasciò posto ad una matassa informe di ricci neri finissimi.
L’espressione di Narcissa restò invariata, e dopo
qualche secondo in cui richiamò alla memoria la formula
dell’incantesimo, agitò la bacchetta sulla testa
del ragazzino e pronunciò al contempo delle strane parole
cantilenanti che Severus non aveva mai udito prima. In un batter
d’occhio i capelli del bambino tornarono lisci ed assunsero
un aspetto più vivo del solito, regalandogli
un’aria più sana.
<<
Ecco fatto! Non avrai più problemi d’ora in poi.
Più tardi penseremo alla punizione per Potter, ma ora voglio
che tu ti goda serenamente gli allenamenti >>
<<
G-grazie, Narcissa, io … mi sento meglio >>
mormorò Severus, imbarazzatissimo di fronte
all’aiuto appena ricevuto.
Felice di aver dato
conforto al suo amico, Narcissa tornò a prestare attenzione
ai componenti della squadra di Quidditch ormai al completo, eccetto che
per Lucius.
La ragazza lo
cercò con lo sguardo e lo trovò: era fra gli
spalti, qualche metro più sotto rispetto a lei e stava
chiacchierando amabilmente con qualcuno. Una volta sportasi oltre la
ringhiera per scorgere il suo interlocutore una morsa di ghiaccio
attanagliò le viscere della fanciulla, paralizzandola
lì dov’era. Sorridente, civettuola e
insopportabile come di consueto da quando era arrivata ad Hogwarts,
Nadiya faceva sbattere le sue ciglia in direzione di Lucius,
mostrandosi interessata alle sue parole. Il ghiaccio che poco prima
Narcissa aveva percepito dentro di sé si sciolse fino a
diventare lava bollente e prese a scorrerle nelle vene, irradiata dallo
stomaco, ormai incandescente. All’improvviso il freddo
dell’inverno sembrava essersi trasformato in un lieve tepore
tale era l’energia che si era sprigionata in lei alla vista
di quella scena. Il caldo veleno della gelosia si stava diffondendo in
ogni fibra del suo essere, obbligandola a rimanere immobile ad
osservare quell’immagine dolorosa di cui si nutriva il
sentimento infernale appena germogliato. Sentendosi improvvisamente
mancare, Narcissa fu costretta ad abbandonare la visione dello
spettacolo e a sedersi, sebbene l’idea di non poter tenere
sotto controllo gli artigli di quell’odiosa russa la
angosciasse oltremodo.
<<
Narcissa, cosa succede? >> le domandò Severus,
notando il cambiamento repentino di espressione sul viso della
fanciulla. Prima di replicare, Narcissa cercò di recuperare
il fiato che la visione precedente le aveva strappato via, tuttavia
senza troppo successo.
<<
Lucius sta parlando con Nadiya, la ragazza di Durmstrang, quella
smorfiosa che si crede l’unica donna del Mondo Magico. Non
capisco cosa ci faccia lei qui >> rispose la fanciulla
con voce tetra, lo sguardo rivolto verso un punto lontano
nell’intento di ripristinare una parvenza di calma dentro di
lei. Esprimere a voce alta quanto aveva visto rese la scena ancora
più minacciosa, dal momento che Lucius era solitamente
affabile con il genere femminile e al contempo Nadiya si era mostrata
fin troppo disponibile con i ragazzi. Severus soppesò per
qualche secondo le parole dell’amica, trovandosi lievemente a
disagio nel doversi confrontare con un sentimento così
familiare come la gelosia. Essa si impadroniva di lui ogniqualvolta che
lo sguardo della bella Lily Evans si posava sulla rozza figura di James
Potter, o le sue labbra rosate pronunciavano il nome del giovane, anche
se con rabbia; in tutte quelle occasioni, il cuore del ragazzino si
sgretolava a poco a poco, ingoiato dalle profondità violacee
della gelosia.
<<
Gira voce che sia interessata ad entrare nella squadra di Serpeverde
>> raccontò Severus, il volto teso diretto
verso la ragazza, in attesa della sua reazione.
<<
Cosa? E tu come fai a saperlo? >> domandò
Narcissa, girandosi di scatto in direzione del ragazzino con
un’espressione allarmata dipinta sul bel viso.
<<
L’ho sentita parlare con il cugino questa mattina
… >>
Tuttavia Narcissa
non gli stava prestando più attenzione; la sua mente aveva
perso qualsiasi interesse per il presente e aveva iniziato a viaggiare
in un futuro minacciosamente vicino: Nadiya e Lucius che parlottavano
tra loro di alcuni schemi di gioco, mentre lei veniva trascurata
perché ormai aveva perduto ogni tipo di attrattiva per
Malfoy. Se quell’odiosa civetta fosse stata presa nella
squadra, quanto tempo avrebbe impiegato per intromettersi negli affari
del giovane e dunque anche nella relazione con Narcissa?
L’idea che Lucius potesse discorrere o semplicemente
condividere del tempo con un’altra donna gettò un
carico insopportabile sul petto della fanciulla, trasportandola in una
dimensione lontana, intrisa di rabbia e tristezza.
<<
Narcissa, mi hai sentito? Non devi allarmarti, sono sicuro che Lucius
non la prenderà mai. Si vede benissimo che non è
portata per il Quidditch, non resisterebbe in campo senza lamentarsi
dei capelli e delle unghie nemmeno per gli allenamenti base
… >>
<<
Quella matrioska non resisterà a lungo in questa scuola se
ha deciso di avvicinarsi a Lucius >> minacciò
Narcissa, gli occhi ridotti a fessura che lampeggiavano in direzione
del punto in cui ipotizzava dovesse esserci Nadiya. Severus la guardava
a distanza, impressionato dalle svariate sfumature del carattere della
fanciulla, e istintivamente la paragonò nella sua mente alle
onde maestose dell’oceano: prima dolci, delicate come la
carezza di una madre, in grado di condurre lontano i pensieri affannosi
per restituirne di nuovi, decorati di conforto, potevano trasformarsi
successivamente in fruste violente, foriere di un impeto selvaggio,
caratteristica esclusiva della natura più autentica. In quel
preciso momento sul mare del viso di Narcissa imperversava il principio
di una tempesta: la marea si ritraeva, dando l’impressione di
una calma apparente, ma in fondo, negli abissi nascosti allo sguardo
esterno, un potente tumulto si preparava ad esplodere in una sinfonia
di ondate distruttive.
Spazio
Ringraziamenti: Dopo aver constatato che l’ultimo
aggiornamento risale al 2015, sono disposta a flagellarmi pubblicamente
per questo ritardo. Spero possiate capirmi e perdonarmi, non
è semplice per me riuscire ad incastrare ogni cosa, specie
quando si avvicinano gli esami. Però eccomi qui con un nuovo
capitolo, che mi auguro possa piacervi e catapultarvi ancora una volta
nel meraviglioso mondo di Lucius e Narcissa, stuzzicando sempre di
più la vostra curiosità.
Ringrazio le persone
che recensiscono e contribuiscono allo sviluppo di questa creatura:
BekkaMalfoy, Felix394, Jude88 e Krys, siete
preziosi.
Un saluto va anche
alle 16
persone che hanno inserito la storia fra le preferite, le 21 persone che la
seguono e le 3
persone che l’hanno annoverata fra le ff da ricordare.
Vi abbraccio,
Cissy
|
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Capitolo 26 *** Posta indesiderata ***
26. Posta
indesiderata
La Sala Comune dei Serpeverde ospitava qualche studente sparuto, dal
momento che la maggior parte dei ragazzi si era riversata nel campo da
Quidditch in occasione degli allenamenti. Narcissa era corsa via poco
prima della fine, spinta dalla rabbia provocata dalla scena che aveva
visto come protagonisti Lucius e Nadiya. Incapace di contenere quel
nuovo e pericoloso sentimento, si era rifugiata nella Sala Comune,
là dove di solito riusciva a distendere i pensieri e a fare
ordine all’interno del proprio cuore. Tuttavia in quel caso
non aveva funzionato, anzi, il fatto di non poter controllare quei due
da vicino l’aveva fatta sprofondare ancora di più
nelle dolorose spire della gelosia; perfino il solo pensare in sequenza
i nomi di quei due, l’uno accanto all’altro quel
tanto che bastava per farli scontrare e unire, le causava un profondo
turbamento in grado di attanagliarle irreversibilmente
l’anima. Con suo sommo sconcerto, la fanciulla aveva capito
che la Sala Comune non era grande abbastanza per racchiudere
quell’ospite indesiderato che aveva preso possesso del suo
cuore, così l’unica soluzione rimasta era avanzare
avanti e indietro davanti al camino, cercando invano di scaricare i
tumulti che la animavano. I muscoli si muovevano nervosamente senza
trovare quiete, i capelli sciolti e mossi le ricadevano sulle spalle ad
un ritmo lento e teso, ad imitare l’andamento della tortura
che percepiva corroderla da dentro. Soltanto quando la porta della
stanza si aprì la ragazza ebbe modo di porre fine a quello
stillicidio emotivo: arrestò il proprio incedere da
condannata e quella feroce agonia parve placarsi giusto il tempo per
darle modo di osservare la piccola folla che aveva fatto irruzione
nell’ambiente raccolto. Narcissa fu lieta di avere finalmente
una distrazione dal proprio tormento; scorse velocemente con gli occhi
azzurri colmi di apprensione ogni figura che le si presentava alla
vista, finché il suo sguardo finalmente non
incontrò quel che stava cercando: Malfoy, con la sua solita
aria trionfante, completamente a suo agio nella divisa scolastica che
indossava quasi con indifferenza e, con sommo sollievo di Narcissa,
circondato esclusivamente dai suoi immancabili amici Lestrange e Nott.
Nessuna traccia dell’odiosa ochetta russa, e nel constatare
questo i muscoli della fanciulla si distesero per un istante. Si
avvicinò di pochi passi all’entrata giusto per non
rimanere nell’ombra e continuò a fissare con occhi
glaciali la figura di Malfoy, attendendo pazientemente che lui si
accorgesse di lei e che il proprio sguardo venisse ricambiato. Lucius
alla fine sollevò il capo e con occhi confusi si
guardò attorno, come alla ricerca di qualcosa che egli
stesso ignorava. Quando incontrò l’espressione
alquanto contrariata di Narcissa farsi strada verso di lui,
salutò immediatamente i propri amici per congedarsi da loro
e in una manciata di falcate raggiunse la ragazza.
<<
Narcissa … non ti ho più vista sugli spalti
durante l’allenamento. Stai bene? >>
domandò, accarezzandole con delicatezza le braccia che lei
teneva ostinatamente conserte.
<<
Benissimo >> rispose lei con troppa energia, alzando
entrambe le sopracciglia in tono di sfida. Lucius rimase interdetto per
alcuni secondi di fronte al tono freddo della giovane, apparentemente
inspiegabile; poi, capendo al volo che la situazione era già
compromessa, condusse Narcissa fuori dalla Sala Comune, tenendola per
mano finché non si ritrovarono da soli in un corridoio
deserto.
<< Ora
vuoi dirmi cosa ti prende? >> la incoraggiò,
iniziando a giocherellare con una ciocca di capelli della fanciulla per
darle il tempo di rompere la maschera di indifferenza che lei aveva
indossato di fronte ai compagni nell’intento di non dare
nell’occhio. Narcissa lo lasciò fare, nonostante i
piccoli brividi causati dai movimenti delle dita di Lucius che si
attorcigliavano attorno ai suoi capelli la distraessero dal suo
intento.
<< Ti
ho visto con Nadiya, prima, agli allenamenti. Ti ronza intorno da
quando è arrivata a Hogwarts, fa di tutto per farsi notare
da te e adesso pretende anche di entrare nella tua squadra!
>> esplose poi di colpo, scansando con rabbia la mano di
Lucius al ricordo di lui che parlava tranquillamente con la nuova
arrivata.
Gli occhi di Lucius
si allargarono per la sorpresa, quasi deliziati dal tono con il quale
Narcissa aveva pronunciato quelle poche, ma rivelatrici parole.
<< Sei
gelosa di me >> constatò il giovane, come se
avesse appena finito di assaggiare il più paradisiaco dei
dolci.
<< No!
>> esclamò Narcissa, corrucciando i propri
lineamenti fino a formare un’espressione offesa.
<< Io … io mi preoccupo per la squadra di
Quidditch. Insomma, chiunque si accorgerebbe che quella gallina
è una frana e porterebbe sull’orlo del disastro il
Serpeverde nel campionato. Hai lavorato sodo per conquistare la
vittoria, voglio solo assicurarmi che tu non commetta un errore
grossolano nel farla giocare con voi >>
farfugliò Narcissa, sforzandosi di assumere un tono il
più neutrale possibile.
Lucius intanto
faticava a trattenere un sorrisino furbo e aveva smesso di accarezzare
i capelli della fanciulla per poter infilare le mani nelle tasche,
esibendo un’estrema disinvoltura che invece in quel momento
mancava alla ragazza.
<<
Perciò vuoi farmi credere che non stavi per farmi una
scenata di gelosia? >>
<< Io,
gelosa di quella sciacquetta? Ma come ti viene in mente?
>> rise nervosamente lei, portandosi una mano al petto
per tentare di mostrarsi sicura della propria posizione così
come lo era Malfoy della propria.
<<
Beh, se è solo la tua commovente preoccupazione per la
squadra ad abbatterti, allora non ti dispiacerà se parlo un
po’ di più con Nadiya. Sai è nuova,
sola, sperduta, magari una mano da uno studente brillante
dell’ultimo anno come me potrebbe risultarle utile per
aiutarla ad ambientarsi. Sì, credo proprio che
andrò da lei per offrirle tutto il mio sostegno
>> mormorò Lucius con finto tono altruista,
voltandosi per tornare sui propri passi. Di fronte a quella
provocazione, l’espressione di Narcissa mutò
radicalmente: abbassò gli occhi e si morse il labbro
inferiore, inchiodata sul posto dalla propria alterigia; ma
quell’indecisione durò poco, perché
dentro di lei si infrangevano le onde di un oceano di sentimenti ben
definiti. Ignorando ogni remora dell’orgoglio,
seguì l’istinto e si lasciò guidare
totalmente da esso, imitando l’impeto delle onde che sentiva
agitarsi dentro di sé.
Avanzò di
qualche passo fino a raggiungere Lucius e, prima che lui potesse
reagire in qualsiasi modo, gli fece scivolare una mano dietro alla
nuca, affondò le dita tra i suoi biondi capelli tenuti
legati da una morbida coda, e lo baciò con passione,
tracciando delle linee di confine sulle sue labbra per ricordargli a
chi apparteneva. Narcissa non si era spinta mai così oltre,
non aveva mai preso l’iniziativa di attaccare per prima le
terre attigue; era sempre stato Lucius ad invadere il suo territorio,
guadagnando terreno sul suo cuore e sul suo corpo, affascinandola e
turbandola fin nelle viscere più profonde del suo regno.
Eppure la gelosia l’aveva trasformata, ricordandole che lei
era una regina e che doveva affermare la propria autorità
sulle terre conquistate. Ancora paralizzato dallo stupore, Malfoy
riceveva quell’attacco come se si fosse trovato ad assistere
dall’esterno a quell’inaspettata e meravigliosa
visione: animata dall’energia invisibile ma invincibile del
potere, Narcissa si muoveva sinuosa su di lui, regalandogli baci sempre
più autoritari, severi, ma brucianti di piacere; quando
Lucius era sul punto di poter assaporare completamente le labbra della
fanciulla, ecco che lei a volte si ritraeva, a volte si premeva contro
di lui, sfiorandolo con il seno e i fianchi e inondandolo
così di piccole ma profonde scariche di piacere mai del
tutto appagate. Narcissa lo stava punendo per la sua impertinenza, ma
allo stesso tempo gli stava mostrando qualcosa che non aveva condiviso
con nessuno prima d’ora: stava liberando il suo spirito
selvaggio, tutta la passione che il suo corpo minuto era in grado di
sprigionare; lo stava portando nel suo tempio sacro, la sua essenza
più vera, e Lucius si sentiva come il fedele a cui il
proprio dio si rivela. Affascinato da tale visione, Malfoy
nutrì lo sguardo e l’anima di
quell’epifania nel silenzio vestito dalla più
devota venerazione, quasi timoroso di poter profanare il momento con
delle misere parole.
Facendo scivolare
una mano sul petto del giovane, la fanciulla fece cessare a poco a poco
la tempesta di sentimenti che si era agitata dentro di lei, arrestando
anche le onde di baci con cui fino a poco prima aveva sommerso il
ragazzo. Poi, con l’estrema calma del mare che si ritira nel
suo placido riposo, Narcissa prese delicatamente fra i denti il labbro
inferiore di Lucius e lo strinse fino a farlo sussultare, tracciando
l’ultimo confine di appartenenza. Si scostò da lui
quel tanto che bastava per poter posare i suoi occhi azzurri ingranditi
dalla marea di emozioni appena esperite in quelli del giovane.
<< Mi
hai morso >> mormorò lui senza fiato,
allargando le labbra ancora brucianti di desiderio in un sorriso
meravigliato. Le sue iridi grigie, solitamente velate dal suo fedele
sguardo furbo, la fissavano incredule, distese come ali dispiegate
volte a cavalcare il vento della sorpresa.
<<
Avevi ragione, sono gelosa e non sopporto che quell’insulsa
gatta morta si avvicini a
te >>
confessò Narcissa, congiungendo lievemente le sopracciglia
per mostrargli con limpidezza la sua preoccupazione.
<< Se
avessi saputo che le mie provocazioni hanno un simile effetto su di te
le avrei tirate fuori più spesso. Sei straordinaria,
Narcissa, e nessuna donna può lontanamente assumere un ruolo
di rivale nei tuoi confronti, per quanto mi riguarda. Per il Quidditch,
ho risposto a Nadiya con un secco rifiuto, dal momento che lei, come
hai abilmente potuto osservare da sola, non costituisce un valido
elemento per la squadra. Ti ho provocata prima perché
speravo che mi mostrassi quanto mi hai appena dato modo di assaggiare;
a volte scorgo in te dei limiti che ti imponi da sola e che non ti
servono, ti oscurano soltanto, ecco perché desidero che con
me tu sia libera da qualsiasi tipo di impedimento. Voglio vedere tutto
di te: sei bella, non nasconderti da me, è l’unica
cosa che ti chiedo. >>
Narcissa
catturò ogni singolo frammento di quelle parole e le
racchiuse tutte nel suo cuore, là dove erano conservati i
momenti trascorsi con Lucius, le sue calde risate e i suoi sguardi
più veri. Un lieve rossore le imporporò le gote,
senza però costringerla ad abbassare lo sguardo; anzi,
rimase ancora per qualche istante a fissare gli occhi grigi e calmi di
Malfoy per dipingere nella sua mente quell’immagine, e poi
ricambiò l’abbraccio che il giovane le stava
offrendo. << Oh, quasi dimenticavo. Ho bisogno del tuo
aiuto per rischiare di farci
espellere
un’altra volta >> esclamò lei,
tirando su il mento all’improvviso al ricordo della promessa
fatta a Severus.
<<
Cosa odono le mie orecchie? Narcissa Black che mi propone
un’avventura rischiosa … sapevo di aver corrotto
la tua anima immacolata con l’esperienza dello stanzino di
Gazza
>> ridacchiò Malfoy, gli occhi che gli
brillavano per la curiosità e il desiderio di giocare
d’azzardo con il pericolo.
***
Una volta trascorse
le ultime ore del pomeriggio in Biblioteca a completare
l’ennesima ricerca assegnata dal Professor Lumacorno
sull’Algabranchia, Narcissa alzò lo sguardo sulla
pendola che sormontava la parete di fronte. Fece subito segno a Lucius,
che ormai aveva abbandonato la sua ricerca da tempo per dedicarsi alla
lettura di un volumetto sul Quidditch dal singolare titolo La Vibrante Virata Perfetta.
<<
Dobbiamo andare, è quasi ora di cena >>
sussurrò lei, chiudendogli il libro sotto al naso per
attirare la sua attenzione, persa da ore in chissà quale
arzigogolata spiegazione tecnica.
<< Non
è giusto, io non ho finito la mia lettura. Se avessi
interrotto te in questo modo mi avresti fatto scomparire le dita!
>> protestò Lucius, assumendo una posa
scomposta sulla sedia in risposta provocatoria alla fretta con cui la
fanciulla stava raccogliendo le sue cose.
<<
Sì, forse perché io vengo qui per studiare
>> commentò Narcissa, infilando nella borsa la
propria pergamena, il libro di Pozioni e un altro volume che aveva
preso in prestito dalla Biblioteca.
Dopo qualche minuto
erano già nel dedalo di corridoi del castello, alla ricerca
del loro obiettivo.
<< Dove può essere secondo te? A cena arriva
sempre con dieci minuti di ritardo, ma non ho mai capito la ragione
>> ragionò Narcissa, cercando di farsi venire
in mente un’idea riguardo al luogo in cui potesse trovarsi la
persona che stavano cercando.
<< Io
so dov’è, seguimi >> disse Malfoy
con aria calma, imboccando una serie di scorciatoie che la fanciulla
non aveva mai percorso prima.
<< E
tu come fai a saperlo? E soprattutto: dove stiamo andando? Non vorrei
ritrovarmi di nuovo a pochi centimetri dall’ufficio del
Preside senza volerlo >> mormorò la ragazza
con una punta di ironia nella voce, cercando di stare al passo con le
falcate del giovane.
<< Lo
so perché sono stato io a scoprire questo posto e a
portarcelo. E ora basta domande, Black, fidati di me e goditi il
tragitto, perché non ci torneremo in futuro. >>
Seppur controvoglia,
Narcissa obbedì e si costrinse a tenere le labbra ben
serrate per evitare di lasciarsi sfuggire altri quesiti, che intanto
ribollivano nella sua mente, avidi di ricevere risposta.
Quando giunsero a
destinazione, la fanciulla non poté fare a meno di
dischiudere le labbra per lo stupore. Sotto un’ampia finestra
dalle vetrate ricamate di ghirigori dorati, vi era un piccolo spazio
ricavato dalla pietra, grande abbastanza per contenere un bambino; e
lì, rannicchiato a leggere alla luce della luna
già alta nel cielo, stava Severus Piton, il viso
completamente immerso in un pesante tomo polveroso di Pozioni avanzate.
<<
Buonasera, Severus. Perdona l’interruzione, ma volevamo
parlare con te e non era il caso che orecchie e occhi indiscreti si
insinuassero nella nostra conversazione, perciò siamo venuti
a trovarti qui. Come stai? >> domandò Lucius
in tono affabile, dispiegando sul volto un ampio sorriso che Narcissa
raramente gli aveva visto sfoggiare con altre persone. Decise di
rimanere in disparte giusto per qualche secondo, desiderosa di
catturare ogni singolo istante di quella scena che rivestiva il ragazzo
di una nuova luce, una luce straordinariamente paterna.
Severus aveva
inghiottito con lo sguardo l’apparizione inaspettata di
Malfoy e cercava in tutti i modi di rubare un pizzico del nobile
portamento del giovane, delle sue maniere gentili e soprattutto di
quella naturale sicurezza che il bambino sentiva quanto più
lontana e irraggiungibile. << Buonasera, Lucius
>> mormorò timidamente, chiudendo il libro che
teneva in grembo per volgere tutta la sua attenzione verso il ragazzo.
<< Non
ti dispiace che abbia portato Narcissa con me, vero? So che state
diventando amici e questo mi fa estremamente piacere. Ma non
preoccuparti, lei è brava con i segreti, non dirà
a nessuno di questo posto >> mormorò Lucius,
posando una mano sulla spalla esile del bambino per rassicurarlo.
<< Lo so >> sorrise Severus, spostando i
suoi occhi neri colmi di fiducia su Narcissa. Avere lo sguardo di
entrambi i giovani su di sé provocò nella
fanciulla un tumulto di profonda gioia difficile da decifrare a prima
vista; in quello spazio ristretto, privato, si respirava
un’atmosfera intima, la cui presenza non aveva avuto
più modo di percepire da quando si era ritrovata a crescere
senza rendersi conto di non aver avuto l’occasione di
salutare la propria infanzia. Dal momento in cui aveva smesso di essere
una bambina, i suoi familiari avevano cessato di dedicarle le cure e le
dolcezze che si riservano spontaneamente solo agli infanti, spingendola
così a prendere da sola le redini del mondo degli adulti, un
mondo che correva troppo velocemente per potersi accorgere di lei e
delle sue necessità. Eppure essere presente lì, a
condividere un segreto con Severus e Lucius, la riportò
indietro di anni, ai giorni in cui l’innocenza era
l’unica regola che non doveva curarsi di rispettare, e allo
stesso tempo, in modo assai curioso, la catapultava in avanti, nel
misterioso futuro in cui sarebbe stata lei stessa a formare una
famiglia. La sua famiglia. Quel momento di estrema dolcezza, decorato
dal sorriso delle persone a lei più vicine, era quanto di
più simile ci fosse all’idea di famiglia che
Narcissa aveva sempre desiderato e mai vissuto sulla sua pelle fino in
fondo; non vi erano tra loro parole colme di promesse vuote, atte ad
ergersi come sordi muri di sicurezza, ma esclusivamente sguardi carichi
di ascolto e aperti alla comprensione che solo un amore disinteressato
può donare.
Narcissa sorrise a
sua volta, felice, mentre tra un battito di ciglia e uno di cuore,
l’ambiente attorno a lei assumeva le sembianze a tratti di un
sogno, per via del velo di lacrime di commozione che aveva appannato i
suoi occhi, a tratti della realtà, con la nitidezza delle
immagini che per qualche istante l’emozione le consentiva di
mettere a fuoco.
<<
Guarda, Severus: con la tua sola presenza hai lo straordinario potere
di mettere un freno alle domande dell’incontenibile Narcissa
Black! >> commentò Lucius, ridacchiando
divertito di fronte all’espressione imbarazzata che aveva
assunto ora la fanciulla. Si allontanò di qualche passo dal
bambino per circondare la ragazza da dietro con le proprie braccia e
sussurrarle qualcosa all’orecchio mentre lei rideva, poi
tornò con al suo fianco la fanciulla, che nel frattempo era
riuscita a scacciare le lacrime.
<< Non
ascoltarlo, Severus. Siamo qui perché abbiamo una lezione da
dare a James Potter e ci serve il tuo contributo >>
mormorò Narcissa con voce cospiratoria, accucciandosi per
ritrovarsi alla stessa altezza del bambino. Quest’ultimo le
rivolse un’espressione attentamente curiosa e senza
distogliere lo sguardo da lei si alzò in piedi, ripose nella
sua borsa il libro che stava leggendo e tese le orecchie in attesa di
delucidazioni.
<<
Sapevo che avrei catturato il tuo interesse. Quello che devi fare
è preparare questa semplice pozione …
>> spiegò la fanciulla, tirando fuori il tomo
preso in prestito dalla Biblioteca. Lo porse al bambino, che subito lo
prese tra le mani con aria solenne e ne lesse cautamente il titolo: Pozioni Piroettanti Per
Perspicaci Principianti.
<< Io
non sono un principiante >> protestò subito
Severus, rifiutandosi di aprire il tomo alla pagina indicata dalla
ragazza.
<< Lo
so, Severus, però la pozione che ho trovato è
contenuta solo in questo volume.
E comunque di sicuro
sei perspicace >> annuì lei con un sorriso di
incoraggiamento.
Severus
alzò gli occhi al cielo e poi, lasciatosi accarezzare da
quella sottospecie di complimento alla propria intelligenza,
aprì il libro a pagina 19 e lesse : “Pozione
Smascherante”. Scorse rapidamente gli ingredienti e la
preparazione con aria da esperto e in seguito dichiarò
<< Si può fare. >>
Narcissa e Lucius si
scambiarono uno sguardo d’intesa, lieti del fatto che
l’idea avesse deliziato il cervello sopraffino del loro
comune amico.
<< Mi
raccomando, Severus, deve essere pronta per la partita Grifondoro
– Tassorosso che avverrà tra due giorni. Lucius ti
farà entrare di nascosto negli spogliatoi, tu prenderai la
divisa da Quidditch di Potter e ci verserai sopra la pozione. Il bello
arriverà quando farà effetto, vedrai che
d’ora in avanti quel vile non oserà più
girare per la scuola con la stessa spavalderia >>
assicurò Narcissa con un sorriso perfido disegnato sulle
belle labbra.
<<
Grazie >> sussurrò il bambino a entrambi,
tenendosi stretto al petto il volume contenente la pozione che avrebbe
umiliato una volta per tutte il suo rivale.
Lucius e Narcissa
lasciarono il rifugio di Severus e arrivarono in tempo per
l’inizio della cena.
Le tavole erano imbandite come sempre delle pietanze più
disparate, gli insegnanti si riempivano i piatti e nel frattempo
conversavano amabilmente tra di loro come al solito; l’unica
nota stonata proveniva dal tavolo dei Serpeverde, esattamente dove di
solito si accomodava Lucius. Lì intorno, infatti
c’era un chiacchiericcio sommesso insolito e quando i due
ragazzi si avvicinarono per sedersi, tutti evitarono di incrociare lo
sguardo di Malfoy, come se fosse stato fatale. Narcissa
studiò la scena da fuori, cercando di capire quale potesse
essere il motivo di tanto scompiglio, e le bastò una rapida
occhiata all’ambiente circostante per notare
l’elemento fuori posto: una decina di buste bianche dai bordi
dorati tutte identiche giacevano scomposte sul piatto vuoto di Lucius
ed erano indirizzate tutte a lui. Quest’ultimo intanto si era
precipitato sulla carta e con gesti rabbiosi stava raccogliendo le
lettere nell’intento di farle sparire al più
presto. Qualcos’altro, però, aveva catturato
l’attenzione della fanciulla: un fischiettare allegro,
decisamente fuori luogo e intriso di un’oggettiva nota
crudele giungeva da qualche posto più avanti, là
dove Nadiya era intenta a versare del Succo di Bolle nel proprio
bicchiere. Narcissa notò che era l’unica a
comportarsi come se attorno a lei non fosse accaduto nulla degno di
nota; anzi, sorrideva, sbatteva le sue odiosissime ciglia setose e ogni
tanto si lasciava imboccare da qualche babbeo che cercava di
arruffianarsela. Disgustata, Narcissa spostò lo sguardo da
lei e si precipitò accanto a Lucius, aiutandolo a fare
ordine. << Dannazione >> imprecò
il giovane, sistemando l’ultima lettera rimasta insieme ai
propri libri. Evitò lo sguardo di tutti i presenti e la
fanciulla prese posto al suo fianco in silenzio, certa che fosse il
modo migliore per far sì che quel momento passasse
più in fretta possibile per entrambi.
Non era riuscita a
scorgere chi fosse il mittente, eppure gli sguardi timorosi e solenni
dei compagni lì intorno, e in particolare
l’espressione di pura ira sul volto di Lucius costituivano
degli indizi sostanziosi per dedurlo in qualche modo.
<<
Vuoi un po’ di porridge? >> gli
domandò lei, sforzandosi di assumere il suo tono abituale
per smorzare l’atmosfera tesa.
Malfoy, con la
mascella ancora serrata per quanto appena accaduto, scosse la testa,
gli occhi insolitamente fissi sul piatto vuoto
nell’inconfondibile intento di evitare qualsiasi tipo di
sguardo indagatore da parte dei compagni. Narcissa sorrise debolmente
e, senza farsi vedere dagli altri, fece scivolare la propria mano sotto
il tavolo per raggiungere quella di Lucius, chiusa a pugno per
contenere la rabbia. La stretta del giovane si ammorbidì non
appena le dita affusolate della fanciulla incontrarono la sua pelle.
Le strinse la mano
in segno di silenziosa gratitudine, poi, sempre con lo sguardo basso,
le rivolse una manciata di parole strascicate all’orecchio,
in modo che soltanto lei potesse udirle: << Non ho fame,
ho bisogno di stare da solo per un po’. Perdonami, ci vediamo
dopo nella Sala Comune. >>
Narcissa lo
seguì tristemente con lo sguardo mentre abbandonava la sala
a grandi falcate, sentendosi improvvisamente piccola e sola senza
Lucius al suo fianco. Era preoccupata per il contenuto di quelle
lettere, dal momento che la sola vista era stata in grado di far
precipitare così repentinamente l’umore del
giovane. Angosciata e carica di interrogativi che si scontravano e si
sovrapponevano nella sua testa così fastidiosamente da
stordirla, Narcissa iniziò a riempirsi distrattamente il
piatto, senza curarsi del cibo da selezionare.
Sempre qualche posto
più avanti, Nadiya aveva smesso di fischiettare e ora rideva
in direzione di Evan Rosier, che cercava a tutti i costi di farle
assaggiare della mousse al cioccolato dal suo cucchiaino posto a
mezz’aria. La ragazza si mostrava pubblicamente imbarazzata
per via di quella proposta, eppure a Narcissa non sfuggì lo
sguardo colmo di malizia che Nadiya indirizzava al giovane, tra un
risolino e l’altro.
<<
E’ vomitevole >> commentò Narcissa
fra sé e sé, alzando gli occhi al cielo e
invocando il giorno in cui lei e tutti i suoi amichetti russi avrebbero
lasciato Hogwarts per sempre. Come se l’avesse udita, Nadiya
cessò all’improvviso di ridere, scostò
cordialmente la mano di Rosier e alzò la voce, in modo tale
che tutti i Serpeverde potessero sentirla.
<<
Guardate un po’, Malfoy ha abbandonato la tavola. Non
avrà litigato con la sua fidanzatina per via di tutte quelle
lettere, magari di altre ragazze, ammucchiate sul suo piatto?
>> domandò con fare retorico, coprendosi le
labbra con una mano per smorzare la risata stridula.
Esasperata, Narcissa
si alzò in piedi e sbatté le mani sul tavolo,
facendo ammutolire tutti i presenti e attirando qua e là
anche l’attenzione delle altre tavolate.
<<
Quello che succede a Lucius non ti riguarda minimamente, Kozlov
>> sibilò Narcissa minacciosa, gli occhi che
lampeggiavano paurosamente in direzione dell’altra ragazza.
Quest’ultima si voltò e finalmente i suoi vacui
occhi color nocciola incontrarono quelli azzurri della più
piccola delle sorelle Black, che ancora saettavano come fulmini su un
mare in tempesta. La tensione era palpabile nell’aria e i
presenti, che fino ad allora avevano osservato l’intera scena
con una certa morbosità, distolsero immediatamente lo
sguardo dalle due, come per paura di poter prendere fuoco da un momento
all’altro se le avessero fissate ulteriormente; entrambe le
fanciulle, invece, non si erano mosse di una virgola, rapite dal
desiderio di annullarsi l’un l’altra in quel
contatto mortale.
<< Oh,
questo è tutto da vedere >> sibilò
Nadiya, il volto trasfigurato da un sorriso crudelmente glaciale.
Afferrò un pezzo di Croccante Vertiginoso, lo
addentò con estrema lentezza e senza spostare lo sguardo
dall’altra fanciulla se lo gustò a fondo come se
si fosse trattato del succulento piatto della sfida. Decisa a terminare
quel teatrino spiacevole, Narcissa fulminò
un’ultima volta la giovane Kozlov, stavolta però
accompagnata dalla placida superiorità di chi si rende conto
di perdere il proprio tempo a fissare qualcosa di inutile, e si
congedò velocemente dalla Sala Grande, desiderosa di
raggiungere Lucius al più presto.
Il camino della Sala
Comune dei Serpeverde scoppiettava pigramente, emanando un rumore
sommesso che costituiva un ottimo sottofondo per le menti impegnate in
intricate riflessioni. Lucius vi sostanza dinanzi, le mani entrambe
infilate stancamente in tasca e gli occhi persi nello sfrigolio vivace
delle ceneri ancora ardenti. Le fiamme si riflettevano pericolosamente
nelle iridi grigie, regalando alla sua figura un aspetto ancora
più ombroso. Dopo la spiacevole sorpresa che aveva trovato
ad attenderlo pazientemente nella Sala Grande, Malfoy si era ritirato
in solitudine e aveva preso possesso del silenzio della Sala Comune per
riflettere sul da farsi. La rabbia ormai aveva abbandonato i suoi
nervi, lasciandolo privo di qualsiasi straccio di forze per affrontare
il presente. Spogliato del vigore dell’ira, sua fidata
compagna di guerra, era stato costretto ad indossare le pesanti vesti
della sconfitta. Sfilò la mano destra dalla tasca e
fissò stancamente l’ultima lettera rimastagli,
identica sia nell’aspetto che nel contenuto alle altre
già precedentemente gettate nelle fiamme. Non poteva
più ignorare quelle missive, non ora che il mittente aveva
perso la pazienza e lo aveva ampiamente dimostrato quella sera.
Restò immobile a fissare il pezzo di carta, la mascella che
si serrava nell’ultimo impeto di ribellione, il braccio
sospeso a mezz’aria sopra il fuoco, in febbrile attesa di una
disperata, folle, scellerata idea in grado di salvarlo da un
ineluttabile destino.
<<
Lucius. >>
Un sussurro della
stessa portata di un battito d’ali lo riportò a se
stesso, trascinandolo via dalle fiamme, pronte a ghermire insieme alla
carta anche l’ultimo barlume di speranza in grado di
soccorrerlo.
Narcissa gli si era
avvicinata con un’espressione angosciata dipinta sul bel
volto, e ora lo stava osservando insistentemente per cercare di
decifrare le ombre che leggeva negli occhi del giovane.
<< Cosa succede? Così mi spaventi, non ti ho
mai visto tanto preoccupato >> mormorò lei,
adagiando la mano sul viso stanco e afflitto del ragazzo.
Lucius si
chinò su di lei e la circondò con le braccia,
avvolgendo quel corpo minuto ma carico di una forza ineguagliabile. Si
aggrappò a Narcissa, tendendo ogni fibra del proprio essere
per catturare il suo calore e scaldarsi dalle fredde tenebre
dell’incertezza verso cui le parole contenute nelle lettere
l’avevano fatto precipitare. Quell’abbraccio
durò una manciata di minuti, durante la quale il respiro
della fanciulla si fece breve e sottile, stretto nella morsa
avviluppante dell’attesa. Conscio dell’apprensione
della ragazza, Lucius sciolse l’abbraccio e unì le
mani, tra le quali era visibile ancora l’ultima superstite
delle lettere ricevute all’ora di cena. <<
E’ di mio padre, le altre erano sempre sue e recitavano la
stessa solfa. Vuole vedermi immediatamente e io ho ignorato le sue
richieste per una settimana intera, ora non posso più
proseguire in tal modo >> spiegò Malfoy,
serrando la mascella nell’osservare il suo nome sulla busta,
vergato con inchiostro vermiglio dalla schietta grafia di suo padre.
<<
Vuole vederti? Ma tu non puoi lasciare Hogwarts, hai delle lezioni da
seguire >> protestò Narcissa, corrugando la
fronte per ribellarsi in risposta ad una simile richiesta sfrontata.
Lucius sorrise debolmente, grato per la solidarietà mostrata
dalla fanciulla.
<<
Quando Abraxas Malfoy invia un ordine non è possibile
replicare. Mi ha chiesto di raggiungerlo, perciò devo
obbedire, mio malgrado >>
<< Si
tratta di qualcosa di serio? >> chiese Narcissa, gli
occhi azzurri divenuti tristemente più grandi di fronte alla
prospettiva della partenza di Lucius.
<< Non
lo so, lo scoprirò quando lo vedrò. Ad ogni modo
non starò via molto >>
<< Mi
mancherai >> sussurrò la fanciulla, incapace
di contenere l’improvvisa emozione che le aveva bloccato il
cuore in una morsa di cemento. Sapeva che si sarebbe trattato di una
separazione temporanea e probabilmente breve, eppure vi era qualcosa in
quelle lettere, nell’atmosfera generale e soprattutto negli
occhi di Lucius che provocava in Narcissa una sgradevole sensazione.
<<
Tornerò prima che tu ti accorga che sono partito
>> mormorò Malfoy, chinandosi per posare un
bacio sulla fronte della ragazza. Narcissa non poteva vederlo, ma gli
occhi grigi di Lucius, solitamente impavidi e forti come il tocco
selvaggio del vento, si nascondevano e tremavano di paura nella
penombra della sera.
Spazio
Ringraziamenti: Buonasera cari, questa volta ho limitato il mio ritardo
a tre mesi, direi che sto migliorando! Eccomi qui con un nuovo capitolo
ricco di novità, che spero apprezzerete con tutto il cuore.
Non è un periodo propriamente semplice, ma
cercherò di ritagliarmi del tempo e dello spazio per questa
creatura, in modo da non farvi aspettare troppo, promesso :)
Grazie come sempre a tutte le persone che gentilmente mi
regalano recensioni piacevoli e utili:
BekkaMalfoy, Felix394, Jude88 e Krys.
Un
saluto speciale va anche alle 16 persone
che hanno inserito la storia fra le preferite, le 21 persone
che la seguono e le 3persone
che l’hanno annoverata fra le ff da ricordare.
Con affetto,
Cissy
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