Alfa/Omega di madamina (/viewuser.php?uid=47928)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Circle of Life ***
Capitolo 2: *** Mr. Bad Guy ***
Capitolo 3: *** It's Like That ***
Capitolo 4: *** The Zephyr Song ***
Capitolo 5: *** You Are Not Alone ***
Capitolo 6: *** I Believe I Can Fly ***
Capitolo 7: *** Knights of Cydonia ***
Capitolo 8: *** One Vision ***
Capitolo 9: *** The Ballad of the Swords ***
Capitolo 10: *** Don't Look Back in Anger ***
Capitolo 11: *** Six Feet Under ***
Capitolo 12: *** Distant Memory ***
Capitolo 13: *** See You Again ***
Capitolo 14: *** The Corpse Bride ***
Capitolo 15: *** Another Brick in the Wall ***
Capitolo 16: *** Secret Garden ***
Capitolo 17: *** Iris ***
Capitolo 18: *** Dead Can Dance ***
Capitolo 19: *** Starlight ***
Capitolo 20: *** Black Holes and Revelations ***
Capitolo 21: *** Ready, Set, Go ***
Capitolo 22: *** The Gladiator ***
Capitolo 23: *** Healing Rain - Epilogo ***
Capitolo 1 *** Circle of Life ***
Capitolo 1
§
Cap. I - Circle of Life §
“DRACO
MALFOY E' MORTO”
Quella
semplice frase continuava a rimbombarle nella testa, stordendola per
la sua spietatezza.
Draco
Malfoy era morto.
D'accordo,
l'aveva odiato, si erano insultati per anni, a volte si erano
anche sfidati di nascosto al club dei duellanti. Non si erano mai
risparmiati
dispetti e battute al vetriolo.
Ma
ora Draco era morto e tutto quello che c'era tra di loro, per quanto
spiacevole, sarebbe rimasto solo un ricordo.
In
un angolino molto buio della sua coscienza si sentiva anche un po'
sollevata all'idea che per quell'ultimo anno scolastico non avrebbe
più dovuto
scontrarsi con il Principe delle Serpi, in un certo senso le cose per
lei
sarebbero state più facili.
Ma
la realtà la colpiva in tutta la sua crudeltà: un
ragazzo era morto,
schiacciato dal peso di cose più grandi di lui. Troppo
più grandi di lui, che
non aveva saputo e potuto gestire. Ed aveva pagato un prezzo
maledettamente
alto per questo.
Era
morto.
Una
mano gentilmente le si posò sulla spalla risvegliandola dai
suoi
pensieri.
“Hermione,
è tutto a posto?” le chiese affettuosamente il
ragazzo dai
profondi occhi verdi che occupava insieme a lei lo scompartimento.
“Si Harry, tutto a posto grazie” gli rispose con un
sorriso tirato, per poi
rigirarsi a guardare fuori dal finestrino il paesaggio che scorreva
veloce
accanto al treno che serpeggiando tra le campagne inglesi la stava
riportando
per l'ultima volta ad Hogwarts.
Il
rumore ritmico e monotono delle ruote sui binari la accompagnava nel
flusso di pensieri e ricordi che nella sua testa si avvolgevano
insistentemente
attorno alla figura di un ragazzo che per sempre sarebbe rimasto vivo
solo nei
ricordi di chi lo conosceva.
Fuori
dal finestrino vedeva un laghetto in cui si rispecchiava il cielo
nuvoloso. Guardava quella grande distesa grigia e nella sua mente
rivedeva due
occhi chiarissimi che per anni si erano posati su di lei con disprezzo.
Ma di
una profondità tale da non poter essere dimenticati.
Guardava le increspature
che il vento che si era alzato creava sulla superficie dell'acqua, e
vedeva le screziature
di quello sguardo che aveva imparato a sostenere. Guardava i riflessi
di
qualche timido raggio di sole che era riuscito a sfuggire alle briglie
delle
nuvole e vedeva i lampi che illuminavano il suo sguardo quando la
sfidava a
tenergli testa. Tutto le ricordava quegli occhi che per anni le avevano
rivolto
solo sguardi taglienti e di odio, ma che non avrebbe più
rivisto.
Intanto
la campagna scorreva accanto a lei. E tutto quel verde le riportava
alla memoria le tantissime giornate passate nel parco di Hogwarts e
tutti gli
scontri e le sfide, gli insulti e i battibecchi che erano l'unico modo
in cui
loro due si erano mai rapportati. Ora rimaneva solo il ricordo di tutto
ciò.
Con
lo sguardo perso nel paesaggio che continuava a sfrecciarle accanto,
immaginò per un attimo che quella sarebbe stata la sua visuale se avesse volato a
tutta velocità su
una scopa.
Volare...
Malfoy amava volare. Si vedeva che era felice quando poteva
solcare i cieli sulla sua adorata scopa. Felice... era una parola
grossa per un
ragazzo chiuso e riservato come lui, ma si vedeva che in qualche modo
lassù era
più sereno. Sembrava che per un po' potesse lasciare a terra
i suoi problemi e
trovare un po' di pace.
Hermione
ed Harry erano da soli nello scompartimento, Ron era finito
chissà
dove con la sua Lavanda, e così loro due sedevano uno di
fronte all'altra ai
lati del finestrino.
“Stai
ancora pensando a Malfoy?”
La
ragazza rimase qualche secondo in silenzio, poi, come se la cosa le
costasse un grande sforzo, rispose dopo aver fatto un profondo sospiro.
“Si.
Lo so, sembra assurdo che proprio io lo dica, ma non riesco ad
accettare l'idea che sia morto. Non così”.
La
notte in cui Silente era morto, ai piedi della Torre di Astronomia un
altro cadavere era stato rinvenuto. Quello di Draco. Era disteso a
terra in
modo composto, come se stesse dormendo. Come se anche nella morte si
dovesse
distinguere con la sua innata eleganza. Sul viso un'espressione serena.
Come se
non si fosse accorto che la sua ora era arrivata.
Sembrava che stesse dormendo, tanto che la professoressa McGranitt
quando lo
aveva trovato, aveva pensato che fosse stato schiantato, ma una volta
avvicinatasi, si era resa conto del freddo innaturale che ormai
pervadeva il
corpo del ragazzo. Purtroppo non c'era stato nulla da fare, Draco
Malfoy era
morto.
In
quella stessa notte in cui Piton era scappato per riunirsi ai
Mangiamorte. Ed ora tutti temevano che potesse trovare il modo di
infiltrarsi
tra le fila dell'Ordine e continuare a svolgere il suo compito di spia,
come
per tanti anni aveva fatto, ingannando perfino Silente.
Le
indagini su cosa fosse realmente successo erano state sbrigative e
superficiali. Si era cercato di chiudere la faccenda il più
presto possibile,
liquidando la cosa come una vendetta trasversale dei Mangiamorte nei
confronti
di Lucius Malfoy che non era stato all'altezza della fiducia
accordatagli dal
Signore Oscuro.
Cosa
strana, nessuno era riuscito a trovare la bacchetta di Draco,
né
accanto al corpo, né in dormitorio o in nessun altro luogo
della scuola. Come
se fosse stata portata via di proposito. Così non era stato
possibile stabilire
come esattamente si erano svolti i fatti. Se era stato attaccato, se
aveva
tentato di difendersi, se aveva attaccato lui per primo.
Nulla.
Harry
le rivolse uno sguardo dolce. “Hai ragione, alla fine era un
ragazzo
come noi. Aveva una vita davanti, i suoi sogni e le sue speranze.
Peccato che
qualcuno abbia pensato bene di toglierglieli”.
A quella parole, gli occhi della ragazza che gli sedeva davanti si
riempirono
di tristezza, e la vide abbassare il capo rassegnata emettendo un altro
profondo
sospiro.
“Sai,
Malfoy non era decisamente un mio amico, ma non credo proprio che
meritasse una fine del genere. Credo che in qualche modo
mancherà anche a me”
concluse Harry.
Passarono
un po' di tempo chiacchierando del più e del meno,
finché un ragazzo
entrò nel loro scompartimento. Era Blaise Zabini.
Il ragazzo aveva da poco perso il suo migliore amico, quasi un
fratello.
Entrambi figli unici, si erano sempre sostenuti a vicenda nei momenti
difficili, dandosi il conforto e l'affetto che in famiglia non
ricevevano. E il
dolore per la perdita si poteva chiaramente leggere in quelle iridi blu
notte,
velate di tristezza e contornate da profonde occhiaie che spiccavano
nettamente
anche sulla sua carnagione scura, o dalle spalle larghe e possenti, ma
incurvate
sotto il peso di un lutto difficile da accettare, o dal portamento
sempre fiero
e impettito ed in quel momento estremamente dimesso. Anche la sua voce
sembrava
uscire a stento, come se in fondo non gli importasse più
tanto di parlare ora
che non c'era più chi avrebbe potuto ascoltarlo e capirlo al
volo.
“Granger,
abbiamo la riunione dei capiscuola, ti aspetto nello
scompartimento dei prefetti”. Il tono più basso
del normale, trasmetteva tutta
la rassegnazione che pervadeva il ragazzo.
“No, aspetta Zabini, vengo subito. Ci vediamo dopo,
Harry” e salutò l'amico che
le rispose con un cenno del capo.
Blaise
intanto si era avviato lungo il corridoio verso lo scompartimento
dei prefetti, senza aspettare Hermione, che dovette affrettarsi per
raggiungerlo.
Lo
fermò prendendolo per un polso e facendolo girare.
Rimasero qualche secondo a fissarsi. Ad Hermione faceva male leggere
tutta la
sofferenza di quegli occhi che la scrutavano vuoti.
“Zabini,
tutto bene?”. Guardando l'espressione del ragazzo comprese il
suo
errore. “Scusa, domanda stupida” ed
arrossì lievemente.
Sulle labbra di Blaise comparve un timido sorriso.
“Non
ti preoccupare, va bene lo stesso, grazie” le rispose
gentilmente.
Un silenzio imbarazzato cadde tra loro, ma le faceva troppo male
vederlo in
quelle condizioni.
“Zabini...
Blaise - iniziò imbarazzata mordicchiandosi un labbro -
ecco, se
hai bisogno di qualcosa io sono qui... Anche se magari vuoi farti solo
una
chiacchierata”.
“Grazie...
Hermione, so cosa vuoi dire, ma per ora non mi sento di parlarne
con nessuno. Draco per me era un fratello, e anche se a te
sembrerà strano, era
davvero una persona eccezionale. Credo che mi ci vorrà un
po' per accettare
quello che è successo ed andare avanti come avrebbe voluto
lui”.
“Beh
quando sarai pronto, sai dove trovarmi...”. Gli
lasciò il polso e si
avviò verso lo scompartimento dei prefetti dove di
lì a poco sarebbe iniziata
la riunione, lasciandosi alle spalle un Blaise Zabini alquanto
perplesso ma
piacevolmente sorpreso dal comportamento della ragazza.
In
effetti da quando quell'estate aveva deciso insieme a Pansy di passare
dalla parte dell'Ordine della Fenice, si erano incontrati qualche volta
nell'immensa casa che era stata dei Black, ma quella era la prima volta
che
parlavano veramente e non si limitavano a scambiarsi un saluto di
cortesia.
D'altronde
lui e Pansy erano impegnati sia a convincere i membri
dell'Ordine delle loro sincere intenzioni di passare dalla loro parte,
che a
collaborare come potevano, fornendo le poche informazioni di cui erano
in
possesso. Nonostante gli fosse stato richiesto più e
più volte, non avevano mai
voluto svelare il motivo per cui avevano deciso di cambiare fronte. Ma
la notte
in cui Draco era morto, avevano giurato che avrebbero avuto la giusta
vendetta,
con ogni mezzo, anche se fossero dovuti entrare nell'Ordine e aiutare
Potter a
fare fuori Lord Voldemort che ritenevano essere il mandante di
quell'inutile
assassinio. E così era stato. Alla fine dell'anno
scolastico, si erano
allontanati da casa con una scusa e tramite dei contatti comuni erano
arrivati
a Grimmauld Place n.12.
Dallo
scompartimento davanti a cui si trovavano Hermione e Blaise, un
ragazzo moro dai lunghi capelli neri e dagli occhi di ghiaccio aveva
seguito la
scena con estrema attenzione, senza perdere una parola o un gesto, come
se da
quello dipendesse la sua vita. I due ragazzi, impegnati nella loro
conversazione, non si erano accorti di lui né della miriade
di emozioni che
avevano infiammato i suoi occhi contornati da un pesante tratto di
matita nera:
dapprima rabbia, poi tristezza ed infine incredulità. Persi
di vista i due
ragazzi, il suo sguardo tornò a perdersi nel paesaggio che
veloce correva fuori
dal finestrino.
§§§§
---- §§§§
Il
treno giunse finalmente alla stazione di Hogsmeade, dove le carrozze
tirate dai thestral aspettavano gli studenti per portarli ad Hogwarts.
Harry ed
Hermione videro in lontananza la sagoma di Hagrid che si
stagliava contro
il Lago Nero, richiamando a sé tutti i primini, per guidarli
durante il loro
primo viaggio verso quella che sarebbe stata la loro casa per i sette
anni
seguenti.
Mentre
cercavano tra la folla il loro amico Ron e la sua dolce metà
Lavanda
Brown, notarono a qualche carrozza distanza un ragazzo che
probabilmente si era
appena trasferito nella loro scuola, perché non lo avevano
mai visto prima.
Era
moro, con capelli neri lisci che gli arrivavano oltre le spalle. Era
vestito di nero con un cappotto di pelle lungo fino quasi alle
caviglie, ma di
più non riuscirono a vedere, perché velocemente
salì su di una carrozza e
scomparve alla loro vista.
“Chissà
chi era quel ragazzo” disse prontamente Hermione.
“Probabilmente è un nuovo arrivato. Lo scopriremo
più tardi a cena. Non è che
intanto sei riuscita a vedere Ron?”.
I
due continuarono a guardarsi intorno finché non scorsero da
lontano due
chiome rosse.
“Ron,
Ginny!” iniziò a strillare Hermione, agitando un
braccio per farsi
notare. Riuscì nel suo intento, perché Ron dopo
averla vista iniziò a farsi
largo tra la folla per raggiungerla, seguito dalla sorella per niente
entusiasta di unirsi all’allegra brigata.
Salirono
tutti sulla carrozza, insieme all'immancabile Lavanda Brown che
sembrava essere stata attaccata col mastice al braccio di Ron, e non
appena gli
occhi di Ginny incontrarono quelli di Harry calò un gelido
silenzio.
§§§§
---- §§§§
Ben presto la sagoma del castello fu visibile ai loro occhi e via via
che si
avvicinavano, riuscivano a distinguere sempre meglio i dettagli di
quell'edificio che da secoli accoglieva giovani ragazzi e li aiutava a
crescere
e diventare degli adulti pronti ad affrontare il mondo esterno. A poco
a poco
apparvero le torri, alte e arzigogolate, che riuscivano a stare su solo
grazie
alla magia, perché la loro forma articolata sembrava sfidare
qualunque legge
della fisica. Poi fu il turno dei gargoyle, le statue di pietra
dall'espressione beffarda che sembravano sempre ridacchiare alle spalle
di
tutti quelli che passavano, quasi avessero un'anima propria... E poi le
finestre colorate, che con le loro raffinate decorazioni sembravano
essere
appena uscite dalla bottega dei migliori mastri vetrai mai esistiti.
E gli stendardi delle quattro case, come a ricordare
che nonostante
la divisione, ad Hogwarts c'era posto per tutti quanti, senza
distinzioni.
Infine
le carrozze si fermarono in
prossimità del portone d'ingresso, un immenso portale di
legno scuro massiccio
che con le sue ante spalancate sembrava volerli attirare in un
abbraccio
materno, invitandoli ad entrare nel rifugio sicuro che il castello
sarebbe
stato nei mesi successivi per tutti loro.
Una
volta entrati gli studenti si
ritrovarono nell'ingresso, un immenso spazio dalle pareti in pietra a
cui erano
appese numerose torce , davanti all'ampia scalinata anch'essa in pietra
che li
avrebbe portati nel cuore del castello. Sul terzo gradino, per essere
ben
visibile a tutti, la professoressa McGranitt stava nella sua posa
rigida dominando
la scena con lo sguardo severo, che si addolcì non
appena si posò
fugacemente sul Trio di Grifondoro alias Harry Potter, il suo pupillo,
Hermione
Granger, la sua migliore studentessa, Ron Weasley, il loro leale amico.
Quando
tutti i ragazzi si ritrovarono
nella Sala d'Ingresso, al cospetto della nuova Preside, che aveva
sostituito il
professor Silente dopo la sua morte, la McGranitt invitò
tutti gli studenti
degli anni superiori a recarsi in Sala Grande, dove nel giro di pochi
minuti
sarebbe iniziata la Cerimonia dello Smistamento.
Ed
infatti Harry ed Hermione
seguirono il fiume di ragazzi e si sedettero al tavolo dei Grifondoro,
notando
solo dopo che Ron, Ginny e Lavanda si erano seduti qualche posto
più in là,
troppo distanti per poter parlare allegramente tutti insieme. Di fronte
a loro
si sedettero invece Neville, Dean e Seamus.
Proprio
quest'ultimo si rivolse ad
Harry: “Certo che Ginny non ha preso per niente bene che tu
l'abbia lasciata,
eh?”
“Già...” rispose Harry, a
metà tra l'imbarazzato ed il rassegnato.
Infatti alla fine dell'anno scolastico, dopo che i Mangiamorte erano
penetrati
ad Hogwarts, Harry aveva lasciato Ginny per tenerla al sicuro da
eventuali
vendette. Ma questo non era stato per niente accettato di buon grado
dalla
ragazza, che aveva preferito troncare di netto i rapporti con Harry e
con
chiunque gli stesse accanto e quindi per forza di cose anche con
Hermione. Con
suo fratello il discorso si complicava un poco, in quanto non poteva
tagliarlo
fuori dalla sua vita, ma in realtà Ron si era spontaneamente
allontanato dal
Bambino Sopravvissuto e da Hermione da quando si era messo con Lavanda,
passando con lei gran parte del suo tempo e trascurando così
i suoi amici. Di
fatto il Trio di Grifondoro era diventato un duo...
Intanto
tutti gli studenti avevano
preso posto ai tavoli delle loro casate e nella sala regnava un allegro
chiacchiericcio. Come negli anni passati, il soffitto offriva la vista
di una
volta stellata priva di nubi, quella che avrebbero goduto uscendo dal
castello
e alzando gli occhi al cielo. In aria volteggiavano allegramente
tantissime
candele che contribuivano a riscaldare l'atmosfera.
La
loro attenzione venne attirata da
un battito di mani deciso proveniente dalla porta d'ingresso alla Sala,
dove la
preside McGranitt alla testa dei ragazzi in attesa di essere smistati,
invitò
tutti a fare silenzio. Dopodiché iniziò a
percorrere con andatura fiera e
decisa il corridoio centrale tra le tavolate, per giungere sul fondo
della sala
di fronte al corpo docente al gran completo.
Salì
i tre gradini di pietra che
separavano il tavolo dei professori dal resto della Sala, e si
posizionò
accanto ad uno sgabello di legno su cui era posato un vecchio cappello
da mago,
logoro e rattoppato in più punti. Dopodiché prese
la parola.
“Molto
bene ragazzi, vi do
ufficialmente il benvenuto per questo anno scolastico alla Scuola di
Magia e
Stregoneria di Hogwarts. Da quest'anno io ricoprirò il ruolo
di preside,
sostituendo il professor Silente che qualche mese fa ci ha
prematuramente
lasciato”. A quelle parole, la sua voce fino a quel momento
sicura, si incrinò
leggermente, ma nessuno lo notò, perché al nome
del vecchio preside un applauso
spontaneo si levò dalle tavolate, per placarsi solo molti
minuti dopo su invito
della McGranitt, che riprese a parlare una volta calato il silenzio.
“Come
ben sapete, il professor Piton
è fuggito alla fine dell'anno scorso, quindi la cattedra di
Difesa Contro le
Arti Oscure è rimasta vacante, fino a stasera. Diamo il
benvenuto al noto Auror
nonché nuovo professore, Alastor Moody. Egli sarà
inoltre il nuovo responsabile
della casa di Grifondoro”.
Dalla
porta sul fondo della sala
entrò la figura severa di Malocchio Moody, che con passo
deciso, sebbene
claudicante, affiancò la preside e la superò,
andando a sedersi tra gli altri
professori.
“Wow,
questa è la prima volta che
una persona riesce a tenere il corso di Difesa per più di un
anno!” sussurrò
Harry.
“Veramente
non è così, visto che al
quarto anno in realtà è stato Barty Crouch Jr. a
tenere il corso e non Moody,
quindi per lui questo è effettivamente il primo
anno” gli rispose Hermione come
se stesse spiegando una cosa ovvia ad un bambino.
Harry
rimase in silenzio e riportò
l'attenzione sulla figura della preside.
“Inoltre vi presento il nuovo professore di Trasfigurazione,
Mathias Thunder”.
Un uomo sulla quarantina, biondo con gli occhi chiari ed una
corporatura
muscolosa, fece il suo ingresso nella sala, attirando gli sguardi
trasognati di
molte ragazzine che erano rimaste incantate dal suo indubbio fascino.
In
effetti lontanamente poteva ricordare nell'aspetto Gilderoy Allock.
Peccato che
Thunder fosse veramente capace e ben preparato nella sua materia, a
differenza
del suo ex-collega. L'uomo si andò poi a sedere accanto a
Moody.
“Da
quest’anno il responsabile della
casa di Serpeverde sarà il professor Lumacorno, insegnante
di Pozioni, visto
che il suo predecessore… risulta disperso. Vi ricordo infine
che è vietato a
chiunque di inoltrarsi nella Foresta Proibita a meno di una esplicita
richiesta
da parte di un membro del corpo docente. Bene, dopo questi importanti
annunci,
il Cappello Parlante ci delizierà con il suo componimento,
dopodiché potrà
avere inizio la Cerimonia di Smistamento”.
E
difatti dopo qualche secondo di
silenzio, il Cappello iniziò a declamare i versi del suo
componimento, che ogni
anno precedeva lo Smistamento. Quell'anno il cappello scelse come
tematica per
la sua filastrocca l'unità che doveva regnare tra le case,
senza eccezione.
Solo uniti infatti sarebbe stato possibile superare qualunque ostacolo
si fosse
presentato all'orizzonte.
Alla
fine della filastrocca la
preside sollevò il cappello prendendolo dalla punta, e tra
le sue mani si
materializzò una pergamena.
“Ora ragazzi, chiamerò ad uno ad uno gli studenti
che devono essere smistati. Quando
sentirete il vostro nome verrete qui, vi sederete sullo sgabello e
aspetterete
che il Cappello scelga la casa più adatta a voi.
Dopodiché vi alzerete e
raggiungerete la vostra tavolata. Tutto chiaro?”. Un debole
annuire da parte di
alcuni fu l'unica risposta che ottenne.
E
così iniziò l'appello di ragazzi
che via via andavano ad unirsi alle varie tavolate.
Girandosi
a guardare quanti ragazzini
mancassero, Harry vide un ragazzo molto più alto degli
altri. Era il ragazzo
che avevano notato poco prima fuori dalla scuola.
Subito
richiamò l'attenzione
dell'amica. “Hey, Herm, guarda! C'è il ragazzo di
prima quanti ragazzini
mancassero Harry vide un, deve essere smistato!”
“Già...
- rispose Hermione assorta -
evidentemente si è trasferito da qualche altra scuola.
Chissà dove finirà”.
Continuando
a guardarlo, notò che
ora indossava la divisa e non gli abiti scuri con cui lo aveva visto
poco
prima. Gli occhi di un grigio chiarissimo, ora non più
contornati dalla pesante
riga di matita nera, risaltavano sulla sua pelle scura e facevano netto
contrasto con i capelli lisci e neri che ricadevano morbidamente sulle
spalle.
Aveva un piercing, un piccolo anellino, al sopracciglio destro, e tre
orecchini
adornavano il padiglione dell'orecchio sinistro. Forse si
sentì osservato,
perché all'improvviso si voltò verso Hermione,
rivolgendole uno sguardo
intenso, come a volerle leggere l'anima. Lei ne rimase turbata e quasi
subito
distolse lo sguardo.
Intanto
la preside continuava a
chiamare i ragazzi, e quando la folla dei primini fu smistata nelle
rispettive
case, la preside riprese la parola.
“Vi
presento il signor Bryan Hope
che si è trasferito quest'anno qui ad Hogwarts e
frequenterà il settimo anno.
Prego, venga avanti”.
Il ragazzo si avvicinò lentamente e si sedette sullo
sgabello, pronto a
conoscere il suo destino.
“Uhm
dopo tanto tempo ci
rincontriamo! Solo che questa volta non sarà facile decidere
cosa fare con te.
Tante cose sono cambiate dall'ultima volta che ci siamo incontrati...
Direi che
la tua astuzia, la tua ambizione e la tua sete di vendetta farebbero di
te un
Serpeverde eccellente. Ma le scelte che hai fatto hanno richiesto un
grande
coraggio e per questo potresti stare benissimo a Grifondoro. Ma anche
la tua
intelligenza molto spiccata ti farebbe trovare benissimo tra i
Corvonero. E poi
che dire della tua fedeltà alle persone che ami? Anche a
Tassorosso staresti
bene. Che fare di te? Uhm... perché no... Te la sentiresti
di avere una seconda
possibilità? Un po' come se potessi tornare indietro nel
tempo e correggere i
tuoi sbagli?”
Il ragazzo scosse leggermente il capo, sussurrando: “No, ti
prego...” con una
nota di panico nella voce che il Cappello percepì benissimo.
“Molto bene...
allora” e tutta la sala udì chiaramente
“CORVONERO!”.
Bryan
Hope tirò un sospiro di
sollievo. Era riuscito a sottrarsi al suo incubo peggiore. Un accenno
di
sorriso gli si dipinse spontaneamente sulle labbra, sia per il sollievo
che per
la comicità della situazione. Corvonero... era il primo
della sua famiglia a
finire in quella casata. Se suo padre l'avesse saputo sarebbe caduto
morto
stecchito a terra per il colpo. Forse tutto sommato non era una cattiva
idea
informarlo dell'esito dello Smistamento, magari avrebbe ottenuto
così
semplicemente il risultato che per tanto tempo aveva inutilmente
agognato...
Questi erano i pensieri che affollavano la mente del ragazzo moro
mentre
raggiungeva la tavolata dei suoi nuovi compagni che lo accolsero
calorosamente
con pacche sulla schiena e strette di mano.
Madame's Space: Sono
passati più di 3 anni da quando ho iniziato a lavorare a
questa storia e solo adesso che ho finito di scriverla completamente
sono pronta per proporvela. Spero che vi piacerà ed
appassionerà come è piaciuta ed ha appassionato
me che la scrivevo. Sono particolarmente affezionata a questa ff e vi
prego di lasciarmi qualche commento o suggerimento.
Nel
frattempo ringrazio chi mi ha sempre seguita ed in particolare il mio
Gryffindor Prince a cui spetta la lettura in anteprima ;))
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Capitolo 2 *** Mr. Bad Guy ***
Capitolo 2
§ Cap. II - Mr. Bad Guy §
Corvonero... Non riusciva ancora a crederci...
Per un attimo aveva creduto che il Cappello non gli avrebbe dato ascolto e
l'avrebbe sbattuto nella sua vecchia casa.
E invece era stato smistato tra i Corvonero. I pacifici e intelligentissimi
Corvonero.
L'avevano accolto con calore nella loro “famiglia” e si erano dimostrati
gentili e disponibili con lui, nonostante fosse nuovo. Lo coinvolgevano nelle
discussioni e aveva fatto già parecchie conoscenze. Anche se era un tipo
solitario e schivo, cercò di sfruttare al meglio l'opportunità che gli si era
presentata davanti. Non gli veniva facile aprirsi con gli altri, ma ce la
metteva tutta e nei limiti del possibile aveva cercato di integrarsi con i suoi
compagni di dormitorio.
Quel pomeriggio era in giardino a studiare all'ombra di un grande albero
sulle rive del Lago Nero, come gli altri pomeriggi del resto.
Aveva scoperto infatti che lì si sentiva sereno come ormai non gli accadeva
da tanto tempo. Lui che era dovuto crescere più in fretta di tutti gli altri
ragazzi.
Eppure sotto al suo albero si sentiva in pace, assaporando tutte le
sensazioni che la natura gli offriva, stringendolo in un caldo abbraccio.
Era appoggiato con la schiena al tronco robusto e nodoso dell'albero, la cui
chioma gli offriva riparo dal caldo sole. Tuttavia qualche raggio riusciva a
filtrare formando bizzarre figure sulla sua divisa e sul prato. Una brezza
lieve gli scompigliava i capelli corvini in una delicata carezza, e
lambiva dolcemente il suo viso dalla carnagione scura. Il fruscio dei rami
mossi dal vento si mescolava armoniosamente con i canti degli uccelli che
popolavano il parco della scuola e la foresta, alternandosi a tratti con lo
sciabordio delle onde che si infrangevano sulle rive del lago. Con una mano
giocherellava con i morbidi fili d'erba, che si insinuavano tra le sue dita e
gli solleticavano il palmo. Percepiva distintamente il profumo dei fiori e
dell'erba su cui era seduto, l’aria era ancora carica degli aromi dell'estate
appena conclusa e che lentamente lasciava il posto all'autunno. E poi i
riflessi del sole sulla superficie increspata del lago creavano dei bellissimi
giochi di luce che illuminavano vivacemente tutta la sponda presso cui si trovava.
E mentre Bryan si faceva cullare dall'armonia della natura che lo circondava,
lo raggiunsero Michael Corner ed Antony Goldstein, due dei ragazzi con cui
divideva la stanza del dormitorio.
Non li poteva definire degli amici, sia per il poco tempo da cui si
conoscevano, sia per il carattere chiuso di Bryan, ma erano sicuramente la cosa
che ci si avvicinava di più.
A differenza degli altri compagni erano stati molto discreti nelle loro
domande. Si erano accontentati di quello che Bryan aveva voluto raccontare loro
senza scavare ulteriormente nel suo passato.
Il ragazzo gli aveva infatti raccontato che aveva studiato a Durmstrang e
che per contrasti insanabili con i suoi genitori, aveva lasciato la Bulgaria e
la sua famiglia decidendo di trascorrere l'ultimo anno ad Hogwarts senza idee
troppo precise per il futuro. Ma per il resto i due ragazzi avevano deciso di
non approfondire. Come tutti i Corvonero erano arguti ed intelligenti ed
avevano capito che Bryan non amava parlare del suo passato, nel quale si nascondeva
qualcosa di terribile da cui lui stava ancora fuggendo. E così gli lasciavano
il suo spazio. In fondo ognuno ha il diritto ad una seconda possibilità e a
scappare dai propri errori e dal proprio passato.
I due ragazzi raggiunsero l'albero sotto cui stava Bryan e lo salutarono,
poi Antony si congedò tornando dentro il castello, mentre Michael si sedette
sull'erba, anche lui ai piedi dell'albero.
“Allora Bryan, che fai qui tutto solo?”.
Inizialmente Bryan rimase in silenzio continuando a contemplare il
panorama, poi distolse lo sguardo per posarlo sul ragazzo che aveva a fianco e
gli rispose: “Niente di particolare, mi riposavo prima di cominciare a
studiare. E tu?”
“Cercavo te, naturalmente” gli rispose candidamente Michael con un gran
sorriso.
“Me?!? - gli chiese stupito Bryan puntandosi un indice contro - E perché mi
cercavi?”.
Era veramente stupito. In genere nessuno lo cercava. Non conosceva
praticamente nessuno, essendo arrivato ad Hogwarts solo quell'anno, quando
ormai i gruppi di amici erano formati e consolidati. Anche se aveva notato che
qualche incrinatura si era formata in quello che gli avevano indicato come
l'inossidabile Trio di Grifondoro. Che ci fosse qualche problema tra loro era
lampante anche ai suoi occhi, lui che era appena arrivato, anzi forse proprio
in virtù di questo riusciva a guardare la cosa obiettivamente.
Ma cosa fosse successo non avrebbe saputo dirlo, nè in giro era riuscito a
carpire informazioni a riguardo, tranne qualche pettegolezzo riguardo a
questioni di cuore. Si costrinse comunque a riportare l'attenzione su Michael
che lo guardava incuriosito, essendosi accorto che Bryan si era perso di nuovo
nei suoi pensieri. Osservandolo aveva notato che gli succedeva spesso.
“Si, cercavo proprio te. Sei sparito alla fine delle lezioni e mi chiedevo che
fine avessi fatto... Tutto a posto?” gli chiese un po' preoccupato.
Bryan rimase spiazzato da tanto interesse. Era abituato a cavarsela sempre
da solo, soprattutto dopo che aveva lasciato la famiglia ed avere qualcuno che
si preoccupasse per lui lo disorientava.
Quindi si limitò ad annuire un po' incerto.
“Bene” gli rispose Michael con un sorriso ed una pacca sulla spalla. “Senti,
io sto andando ad una riunione di Prefetti e Capiscuola. Ti va di accompagnarmi
oppure vuoi restare qui a passare la notte sotto le stelle?” gli chiese poi.
“No, no, vengo. Tanto stavo già pensando di rientrare...” rispose Bryan
alzandosi e spolverandosi la divisa per levare i fili d'erba che erano rimasti
attaccati. Raccolse velocemente le sue cose ed insieme al compagno si diresse
verso il castello.
Mentre camminavano, Michael si fermò all'improvviso, come fulminato da
un'illuminazione improvvisa.
“Bryan, tu sai volare su una scopa?”
“Certo! - gli rispose il compagno quasi offeso - Per chi mi hai preso? Per
quella frana della Gr...” si zittì all'ultimo momento conscio di stare per
tradirsi, ed allo sguardo interrogativo dell'altro, fece un gesto come a
scacciare una mosca per poi aggiungere: “Non ci fare caso, gente che non
conosci” buttò lì non con noncuranza, ingannando perfettamente Michael, che decise
quindi di proseguire il suo discorso.
“Bene, allora perché non partecipi ai provini di Quidditch? Questo potrebbe
essere l'anno buono, con Harry seriamente concentrato su altre faccende e Serpeverde
senza il suo cercatore” gli chiese speranzoso.
“Mi dispiace, ma è tanto che non volo. E poi non ho neanche più la mia
scopa...” gli rispose stringendosi nelle spalle.
“Non ti preoccupare per questo. Intanto ti puoi allenare con quelle della
scuola, e poi troveremo una soluzione”.
“Ma non saprei, insomma sono fuori allenamento, non vedo che contributo potrei
dare alla squadra”. Bryan era ancora titubante.
“Non ti preoccupare. Per ora basta la tua disponibilità”. Michael gli diede una
poderosa pacca sulla schiena e gli rivolse un sorriso radioso.
“Mi hai incastrato...” gli disse Bryan fintamente sconsolato scuotendo la
testa.
Adorava volare. E senza falsa modestia poteva ammettere di essere davvero
bravo, quando era più giovane e giocava anche a Quidditch. Era uno dei pochi
momenti in cui trovava un po' di pace, riusciva a staccarsi dal suo inferno
personale e trovava un angolo di paradiso.
Ma era tanto tempo ormai che non volava, da quando aveva deciso qualche
mese prima di cambiare vita e di trascorrere quell’anno ad Hogwarts. Ma forse
gli avrebbe fatto bene ricominciare.
Peccato per la sua scopa, persa come tante cose di quel passato, che si era
finalmente lasciato alle spalle.
Un prezzo accettabile per poter finalmente vivere la vita che aveva
sognato, serena e senza le preoccupazioni che lo avevano oppresso fino a poco
tempo prima.
§§§§ ---- §§§§
Nel giro di qualche minuto arrivarono alla saletta riservata a Prefetti
e Capiscuola, arredata come un salottino, in cui erano tenuti i registri
ed i documenti di competenza degli studenti in carica.
Ogni parete era dedicata ad una casata. Vi era appeso lo stemma, e c'era una
teca con i trofei della casa e poi erano appesi i riconoscimenti che aveva
ottenuto nel corso degli anni. Infine vi erano dei divanetti di pelle nei
colori della casata. Al centro della stanza era posto un grande tavolo quadrato
con delle sedie tutte intorno, da utilizzare durante le riunioni.
Dentro c'erano già alcuni studenti che stavano chiacchierando tra loro.
Michael entrò facendo segno a Bryan di seguirlo.
Quest'ultimo guardandosi intorno notò in un angolo della sala, molto discosti
rispetto agli altri, due ragazzi.
Lui, moro con gli occhi azzurri, alto e abbastanza muscoloso, un bel
ragazzo in fondo, ma la cosa che spiccava nettamente e che lo colpì nel
profondo, era lo sguardo triste, anzi profondamente addolorato.
Lei, castana con i capelli ricci e gli occhi dorati, più bassa e di
corporatura abbastanza esile ma armoniosa.
Non avevano niente di particolare quei due, se non fosse che lui era di
Serpeverde e lei di Grifondoro.
E Bryan aveva presto imparato che Serpi e Grifoni non potevano convivere.
Erano nemici a prescindere, da sempre.
Michael seguì il suo sguardo e vide a sua volta i due ragazzi.
“Quelli sono Blaise Zabini ed Hermione Granger. Sono i Capiscuola di Serpeverde
e Grifondoro. Ultimamente passano parecchio tempo insieme. Sai, da quando è
morto Malfoy, Zabini si è praticamente isolato dal mondo. Non parlava più con
nessuno. Usciva dalla sua camera solo per seguire le lezioni e per mangiare in
Sala Grande.
Si dice che abbia passato l'intera estate sdraiato a letto alzandosi solo
per andare in bagno. E sembra anche che la madre lo dovesse imboccare per farlo
mangiare, cambiandogli i vestiti di tanto in tanto e facendogli addirittura la
barba”.
La realtà era molto diversa, ma questo Michael non lo poteva sapere. Solo i membri
dell'Ordine ne erano a conoscenza. Infatti Blaise era rimasto poco tempo nel
suo stato catatonico, decidendo che avrebbe fatto tutto quanto in suo potere
per vendicare la morte del suo migliore amico, anzi di suo fratello.
Michael notò che Bryan era rimasto profondamente colpito dal suo racconto,
tanto che una smorfia di sofferenza deformò il volto abbronzato del moro, anche
se per un solo istante, e si affrettò ad aggiungere: “Ma naturalmente sono
tutte dicerie. Come vedi ora sta bene”.
«Sta in piedi più che altro - pensò Bryan - di certo non si può dire che
stia bene. Basta guardarlo negli occhi per leggere il suo sconfinato dolore».
Poi Michael continuò: “Comunque sembra che con Hermione abbia ritrovato
almeno in parte la serenità, o per lo meno un equilibrio. Non so come
abbiano fatto ad avvicinarsi, visto che lui è un purosangue, ed era il migliore
amico di Malfoy, mentre lei è figlia di babbani e la migliore amica di Harry
Potter. Comunque sia da quando è ricominciata la scuola capita spesso di
vederli insieme in giro”.
Bryan rifletteva sull'atteggiamento della ragazza, che non si era fatta
problemi ad aiutare un Serpeverde in difficoltà, nonostante questo fosse il
migliore amico di quel Draco Malfoy di cui aveva sentito tanto parlare, o
meglio spettegolare, da quando era arrivato lì ad Hogwarts.
“Dai vieni, te li presento”.
Michael si avviò verso i due ragazzi, seguito da un poco convinto Bryan.
“Ciao Hermione! Ciao Zabini” salutò gli altri due Capiscuola, proprio come
lui lo era per Corvonero.
“Ciao Michael”
“... Corner...”
“Vi presento Bryan Hope, il nostro nuovo acquisto qui ad Hogwarts. Loro
invece - disse rivolgendosi a Bryan - sono Hermione Granger, Caposcuola di
Grifondoro, e Blaise Zabini, Caposcuola di Serpeverde”.
Bryan rimase a fissare i due ragazzi che aveva di fronte, così intensamente
che sembrava volesse leggergli nell'anima, ed Hermione ne rimase di nuovo turbata.
“Allora, come mai qui tutti soli in un angolino?” chiese allegramente
Michael spezzando il momento di tensione.
“Mah, semplicemente per chiacchierare un po' in pace prima della riunione…”
“E tu Bryan? - intervenne Hermione studiandolo attentamente - Come mai qui?”
“Accompagno Michael - rispose asciutto Bryan - ma non ti preoccupare, vado
subito via. Lo so che non dovrei essere qui”
“Non era per questo che te l'ho chiesto” rispose Hermione quasi
giustificandosi, un po' sulla difensiva. Quel ragazzo la inquietava e non ne
capiva il motivo. Forse era la profondità e l'intensità del suo sguardo di
ghiaccio, che l'aveva colpita fin dall'inizio. Poi notò l'arrivo dei due
Prefetti di Serpeverde, Pansy Parkinson e Theodore Nott.
“Finalmente le Serpi ci degnano della loro presenza - se ne uscì Hermione
con una punta di acidità nel tono - Si vede che proprio non sanno cos'è il
rispetto!”.
Bryan si sentì chiamato in causa per qualche motivo e non potè fare a meno
di risponderle a tono.
“A sentirti si direbbe che hai qualcosa contro i Serpeverde, Granger”
le disse sfidandola con lo sguardo a ribattere.
“Direi di si. E invece a sentire te si direbbe che hai una specie di adorazione
per le Serpi, Hope” gli rispose con tono battagliero.
“Sicuramente sono un gradino sopra a certa gente...” ora Bryan era passato ad
un tono tagliente, sottolineato dal suo sguardo.
“Che intendi dire?!?” gli occhi di Hermione ormai emanavano scintille.
“Calma ragazzi - intervenne allora Blaise - non è il caso di litigare. Tanto
più che la riunione sta per iniziare..”-
Bryan ed Hermione che ancora si trovavano uno di fronte all'altra, continuarono
a fulminarsi con lo sguardo, finchè Bryan non si voltò, bofonchiando un saluto
al suo compagno di dormitorio, e si diresse a grandi passi verso la porta
sbattendosela alle spalle.
§§§§ ---- §§§§
Un paio d'ore dopo Michael entrò in
dormitorio, dove trovò Bryan disteso sul letto con un braccio sul viso a
coprirgli gli occhi, apparentemente addormentato, che infatti non lo salutò
neanche.
“Ciao Bryan! - gli disse invece Michael - E' inutile che continui a fingere, lo
so che non stai dormendo...”
Poi notando che l'altro non reagiva,
continuò: “Se proprio mi vuoi ignorare, va bene, ma almeno cercati una
posizione più comoda” lo prese in giro.
Bryan sbuffando si alzò a sedere sul
letto e riprese il libro che stava leggendo prima dell'ingresso del compagno e
che aveva malamente gettato a terra in tutta fretta.
Michael intanto iniziò a prepararsi
per la cena in religioso silenzio, finché la domanda che il moro voleva evitare
e per cui aveva interpretato la scenetta di poco prima lo colpì in pieno.
“Mi spieghi perché hai reagito così alla battuta di Hermione sui Serpeverde? Tu
sei un Corvonero, che te ne importa?”.
Bryan, si aspettava la domanda ma non era preparato alla risposta, così cercò
rapidamente una giustificazione. “Mah, niente... Solo che venendo da
Durmstrang, è la casa a cui mi sento più simile, forse” buttò lì. Michael non
sembrò tanto convinto, ma decise saggiamente di non approfondire l'argomento.
“Sembra che Hermione non ti vada proprio a genio... A volte ha un carattere
molto duro, ma è una splendida persona. Dalle una possibilità, cerca di
conoscerla. Se poi proprio non la sopporti allora pazienza. Ma cerca di non
giudicarla prima di averla conosciuta davvero, va bene?”.
Bryan, annuì poco convinto per dare
un taglio alla discussione che decisamente stava assumendo una piega che non
gli piaceva.
Michael sembrò accontentarsi ed iniziò a parlare con entusiasmo delle selezioni
per il Quidditch che si sarebbero svolte da lì a qualche settimana.
“Ehi amico, calma! Ti ho detto che parteciperò
alle selezioni, ma è davvero una vita che non salgo su un manico di scopa.
Sappi che se cadrò mi avrai sulla coscienza per tutta la vita! - gli disse
scherzando, finalmente un po' più rilassato - Per non parlare dei danni alla
mia immagine ed alla mia dignità!” concluse mettendosi in posa, per darsi un
tono.
“Ah già la tua immagine da bel
tenebroso... Vorrà dire che se ti fai un occhio nero potrai risparmiare un po'
di matita nera alla prossima uscita ad Hogsmeade” e scoppiò a ridere.
“Ridi, ridi adesso che puoi - gli
rispose fintamente minaccioso - Perchè voglio proprio vedere come farai senza
denti e appeso per le mutande sopra il portone della Sala Grande”.
I due ragazzi continuarono a ridere mentre si preparavano per la cena ed
iniziavano a scendere insieme agli altri compagni di casa.
Madame’s Space: Ecco a voi il secondo capitolo di
questa storia che verrà postata due volte a settimana, in linea di massima il
martedì e il venerdì, salvo imprevisti. Fatemi sapere se avete dubbi o
suggerimenti ;))
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Capitolo 3 *** It's Like That ***
Capitolo3
§ Cap. III – It’s Like That §
Hermione ed Harry passeggiavano fianco a fianco nel parco di Hogwarts. Era
il primo pomeriggio ed un venticello fresco accarezzava la loro pelle
solleticandola e dandole sollievo dal caldo del sole ancora estivo. Il profumo
dei fiori del parco li circondava in un abbraccio quasi materno, come a
ricordargli che lì al castello erano al sicuro.
“Hermione, c'è qualcosa che ti preoccupa...” non una domanda ma una
constatazione.
Con un sospiro la ragazza prese a parlare. “E' per via del nuovo arrivato,
Hope. Ha qualcosa di strano, di inquietante, sembra che ce l'abbia con me, ma
sono sicura di non conoscerlo”.
“Ne sei proprio certa?” le chiese fissandola negli occhi.
“Abbastanza, ma magari mi sbaglio. Forse aveva solo la luna storta...”
Continuarono a passeggiare in silenzio per il parco, finché Harry non si fermò
emettendo un sospiro. Hermione alzò lo sguardo e capì subito.
Erano giunti ai piedi della Torre di Astronomia, dove poco tempo prima era
morto Silente.
E Malfoy.
“Dov'è che l'hanno trovato? Malfoy intendo” aggiunse notando lo sguardo
perplesso di Harry. Il quale rimase in silenzio, indicando un punto poco
distante verso il quale si diresse.
“Corpus Revelio!” esclamò Hermione, e la sagoma opalescente del ragazzo
apparve a terra, nel punto esatto in cui il suo corpo era stato rinvenuto.
In effetti l'espressione del volto era serena, come se finalmente avesse
trovato ciò che cercava. La postura composta sottolineava la sua innata
eleganza, anche in una situazione del genere. Tuttavia quella perfezione
lasciava Harry perplesso. C'era qualcosa che non gli tornava... Fece per
toccare la sagoma, ma la sua mano la attraversò come se fosse fatta di fumo.
“E' solo un'immagine, non puoi toccarla” iniziò a spiegargli pazientemente
Hermione “E' stata creata quando i medimaghi hanno dovuto rimuovere il corpo,
permettendo però così agli Auror di continuare le loro indagini”.
“Non so che ne pensi tu, ma c'è qualcosa che non mi convince”.
“Cosa?”.
“Ancora non lo so, ma non ti sembra strano che ancora non sia stato scoperto
come è morto Malfoy? La sua bacchetta mancante che nessuno è riuscito a trovare.
Il corpo intatto, tanto che non si riesce a capire di cosa sia morto.
L'indagine subito archiviata. Hanno detto che è morto per mano di un
Mangiamorte, ma non si capisce né come né perché. Il Ministero si è sbrigato a
chiudere l'indagine. Deve aver ricevuto parecchie pressioni, sia da parte dei
Mangiamorte, che volevano distogliere da loro la luce dei riflettori, sia da
parte dei “buoni” che non ritenevano un Malfoy degno di ricevere tante
attenzioni. Per molti è solo un bastardo di meno al mondo”.
Hermione tornò a fissare l'immagine davanti a lei. Da una parte trovava
inquietante fissare un cadavere, per quanto fosse finto, dall'altra non
riusciva proprio a distogliere lo sguardo da quel viso dall'espressione tanto
serena. Sembrava che stesse tranquillamente dormendo, ed invece da quel sonno
non si sarebbe più svegliato. Non avrebbe più posato il suo sguardo glaciale
sul mondo che lo circondava, e per quanto non fosse per niente un bravo
ragazzo, decisamente non meritava quella fine.
“Sai Harry, mi piacerebbe scoprire cosa è successo a Malfoy”.
“Si Herm, anche a me. Ho l'impressione che ne potremmo ricavare delle
informazioni utili. Se sono davvero stati i Mangiamorte, allora potremmo
scoprire qualche frattura all'interno della loro organizzazione ed approfittarne.
Se invece è stato qualcuno dei nostri, allora potremmo trovare una talpa o
almeno scoprire dei legami con il Signore Oscuro che sarà bene eliminare. E poi
vorrei capire perché hanno insabbiato tutto così in fretta. Insomma, diciamoci
la verità, noi ci odiavamo, ma veramente non è giusto che il suo assassino
rimanga impunito! Si, credo che ti darò retta e cercherò di scoprire qualcosa
su questa storia”.
Mentre ancora discutevano sulla faccenda, il grande orologio della torre
scoccò le 18.00.
“Santo cielo Harry - disse improvvisamente Hermione portandosi le mani al
viso - sono in ritardo! Adesso dovrei essere nell'ufficio della professoressa
McGranitt!”.
§§§§ ---- §§§§
Dopo l'episodio davanti alla saletta dei Prefetti e dei Capiscuola, Michael
Corner si era scervellato su come riavvicinare Hermione e Bryan, senza sapere
che il destino era dalla sua parte e che di lì a poco gli avrebbe fornito
l'occasione che cercava.
La preside McGranitt lo aveva convocato nel suo ufficio. Era fuori della
porta da qualche minuto, quando nel corridoio vide arrivare Hermione trafelata,
dopo una lunga corsa direttamente dai giardini della scuola. “Ciao Hermione!”
la salutò un po' stupito di trovarla lì, visto che ignorava completamente il
motivo per cui la preside desiderava vederlo.
La ragazza non rispose, troppo preoccupata a riprendere fiato e si limitò
ad un cenno della mano.
Improvvisamente il gargoyle di guardia si scostò rivelando la scalinata per
salire nell'ufficio, e i due ragazzi si avviarono.
“Buonasera ragazzi, e benvenuti - li salutò la preside con i soliti modi
cortesi ma severi - Prego accomodatevi” disse quindi indicando due poltroncine
poste proprio davanti alla sua scrivania.
Quando si furono accomodati la preside riprese a parlare.
“Non vi nascondo che sono preoccupata per il signor Zabini e la signorina
Parkinson, pertanto vorrei che in quanto membri dell'E.S. li teneste d'occhio,
ma con discrezione. A questo proposito avrei pensato ad una iniziativa che
possa in qualche modo mascherare e giustificare un vostro avvicinamento. Già da
questo pomeriggio il signor Gazza ha appeso in bacheca un avviso sull'inizio di
lezioni di duello magico, sia individuali che a gruppi. Non avrei mai creduto
che sarebbe stato necessario ricominciare ad impartire questo tipo di lezioni,
ma purtroppo è così. La situazione sta precipitando fuori dalle mura di questo
castello e voglio che ognuno di voi studenti abbia qualche possibilità in più
di cavarsela. Naturalmente la partecipazione è volontaria, non voglio obbligare
nessuno a combattere se non se la sente, ma preferirei che fosse istruito il maggior
numero di ragazzi possibile. Ho disposto che i gruppi siano formati da poche
persone, massimo quattro, per permettere un migliore apprendimento delle
tecniche di combattimento, insomma delle vere e proprie squadre, e nel
regolamento ho inserito appositamente un vincolo sulla formazione di queste
squadre, nelle quali devono esserci componenti di più case. Se formaste una
squadra, avreste l'occasione per passare del tempo insieme e non dareste
nell'occhio più di tanto. Infatti a quel punto sarebbe normale se stringeste
amicizia e passaste del tempo insieme...” concluse la preside, guardando i due
ragazzi che le restituirono uno sguardo perplesso.
“Mi scusi professoressa, ma perché dovremmo proteggerli?” la interruppe
Michael all'oscuro del loro passaggio all'Ordine, cosa nota solo a pochissimi
come Harry ed Hermione, ed evidentemente anche ai Mangiamorte, grazie a qualche
spia infiltrata.
“Vede Signor Corner, sono stati intercettati dei gufi di dubbia provenienza
indirizzati ai due ragazzi, contenenti delle minacce. Ed in un periodo come
questo vogliamo essere sicuri che vengano prese tutte le precauzioni necessarie
per tenere al sicuro i nostri studenti. Quindi stiamo cercando un modo per
proteggerli ma con discrezione. Ecco perché ho pensato di rivolgermi a voi che
siete ancora studenti piuttosto che ad una squadra di Auror” mentì con estrema
efficacia la McGranitt, tanto che anche Hermione ci avrebbe creduto se non
fosse stata a conoscenza della situazione.
“Non mi risulta però che la Parkinson sia poi così portata nei duelli, a
differenza di Zabini” intervenne allora Michael pensieroso.
“Beh basta reclutare Blaise - rispose allora Hermione - perché lui e la
Parkinson sono molto amici. Sembrerà naturale che lei lo accompagni agli
allenamenti. E poi sarebbe sospetto se tutti e due improvvisamente venissero
inseriti in questo gruppo. Con Blaise ormai ho una discreta confidenza, ma con
la Parkinson non ho mai scambiato più di un saluto...”
“Ci vorrebbe qualcun'altro però per formare una squadra di almeno quattro
persone, in modo che non sia possibile prendervi di sorpresa. Avete in mente
qualcuno?” chiese la McGranitt.
A Michael sembrò un colpo di fortuna insperato ed il suo volto si illuminò. “Che
ne dice di Hope? Così si potrebbe ambientare ed inserire meglio, visto
che è arrivato da poco qui ad Hogwarts” chiese Michael ricordandosi di una
conversazione che aveva avuto con lui poco tempo prima scoprendo che era
abbastanza pratico di duelli.
La preside soppesò brevemente la proposta. “Non so quanto possa essere
saggio. In fondo non sappiamo nulla di lui”.
Una voce pacata e gentile proveniente dall'alto fece alzare loro lo sguardo.
“Io invece ritengo che sia una buona idea Minerva, se mi permetti” disse il
preside Silente dal suo ritratto.
“Ma Albus, non sappiamo nulla di questo ragazzo” ribatté la donna.
“Allora così sarà più facile tenerlo d'occhio. Lei che ne dice signorina
Granger?”
Hermione si sentì tirata in causa e non sapeva cosa rispondere, non volendo
dare torto a nessuno dei due professori, poi decise semplicemente di seguire il
suo cuore.
“Ovviamente mi fido del suo giudizio, professore” disse semplicemente.
“E lei signor Corner?” chiese spostando lo sguardo sul ragazzo.
“Anche io, signore” rispose subito.
“Bene, allora direi che è tutto a posto, no?” si sfregò le mani soddisfatto
il mago nel ritratto, che li abbracciò con il suo sguardo limpido da dietro gli
occhiali a mezzaluna.
Quando lasciarono l'ufficio, Michael ed Hermione andarono a controllare la
bacheca, dove effettivamente trovarono l'avviso riguardante le lezioni che
sarebbero iniziate nel giro di pochi giorni al club dei duellanti. Notarono
anche che i loro nomi risultavano iscritti insieme a quelli di Blaise Zabini e
Bryan Hope anche se non ancora costituiti come squadra. A quello avrebbero
pensato durante l'incontro preliminare.
Ora iniziava la parte difficile, comunicare la notizia ai diretti
interessati e convincerli a collaborare, sperando di non venire schiantati,
visto che ufficialmente si erano presi la libertà di iscriverli di loro
iniziativa...
§§§§ ---- §§§§
Hogwarts, 6
settembre 1997
Ciao Tonks,
come vanno le cose lì? Qui è tutto tranquillo, per ora non sono ancora riuscito
a cacciarmi nei guai, o meglio i guai non mi hanno ancora raggiunto. Non ci
crederai, ma Hermione ha già stilato un piano di studio e di ripasso anche per
me. Ma dico io, abbiamo iniziato la scuola da appena una settimana! Ron invece
è sempre più distante, tutto preso dalla sua LavLav che è gelosa marcia di
Hermione e sta attenta a tenerlo ben lontano da noi, aiutata in questo da
Ginny, che decisamente non ha preso bene la nostra separazione. Pensa che
neanche la McGranitt ormai li mette al corrente dei piani dell’Ordine.
Qualche
giorno fa sono passato ai piedi della Torre di Astronomia e non ho potuto fare
a meno di tornare con la mente a quella notte e di chiedermi cosa è realmente
successo a Draco Malfoy, non la ridicola storiella che ci ha rifilato il
Ministero, un vero insulto alla nostra intelligenza! Hermione in questo momento
mi sta guardando male, ma anche tu come Auror ti renderai conto che ho ragione.
Credo quindi
che per noi sia davvero importante scoprire cosa sia successo, perché se sono
stati i Mangiamorte vuol dire che gli equilibri di potere stanno mutando e
dobbiamo scoprire come, in modo da contrastarli efficacemente. Se invece è
stato uno dei nostri, vuol dire che c’è una talpa o comunque qualcuno che
agisce per conto proprio e dobbiamo assolutamente scoprire chi è per evitare
che ci possa essere d’ostacolo in questa guerra. Perciò vorrei che andassi a
consultare il rapporto delle indagini sulla morte di Malfoy e me ne mandassi
una copia.
E non
storcere il naso (so benissimo che lo stai facendo!). Io qui potrei indagare
senza destare sospetti, cosa che sicuramente non riuscirebbe altrettanto bene
ad una squadra di Auror in divisa! Penso che ormai ti sia resa conto anche tu
che è la soluzione migliore, quindi ti prego di mandarmi al più presto il
materiale che ti ho chiesto.
Con affetto,
Harry
§§§§ ---- §§§§
La sala dei duelli non era molto gremita, segno che o l'iniziativa non
aveva riscosso molto successo, oppure che pochi maghi ad Hogwarts sapevano realmente
duellare.
Michael e Bryan iniziarono a guardarsi intorno e notarono in un angolo
della sala, quasi nascosti, Hermione e Blaise che chiacchieravano
tranquillamente, e decisero di raggiungerli.
“Inizia la recita” si disse mentalmente Michael, che doveva formare il gruppo,
apparentemente per puro caso, agli occhi degli altri studenti, mentre era stato
tutto già concordato con Hermione.
“Allora, come mai qui tutti soli in un angolino?” chiese allegramente Michael.
“Mah, semplicemente per chiacchierare un po' in pace prima delle selezioni,
a cui Hermione mi ha letteralmente trascinato...” rispose Blaise
“Sembra un po' difficile, visto che sei alto e grosso il doppio di lei” gli
rispose Michael ridendo.
“Si ma non hai contato la sua lingua! La sua forza di persuasione è
incredibile! Mi ha preso per sfinimento - continuò Blaise con tono
melodrammatico, poggiandosi il dorso della mano sulla fronte - Non sono
riuscito a resistere nonostante i miei sforzi!”
“E tu Bryan? - intervenne Hermione studiandolo attentamente - Come mai qui?”
“Stesso motivo di Zabini - rispose lui rassegnato indicando Corner - Non ho
potuto rifiutare per il bene delle mie orecchie”.
“E’ da molto tempo che duellate, voi due?” chiese Blaise indicando i Corvonero.
“Io non ho quasi mai duellato, ma Bryan dice di essere molto bravo. E voi?”.
“Beh io mi sono allenata parecchio con gli incantesimi di difesa, mentre
Blaise è piuttosto bravo nell’attacco” rispose Hermione.
“Allora che ne direste di formare una squadra? Tu Hermione saresti la
specialista nelle tecniche di difesa, Blaise ci allenerebbe con l’attacco e
Bryan potrebbe sviluppare le tattiche di combattimento”.
“E tu Michael che faresti, scusa? “ chiese Bryan in tono divertito.
“Io mi occuperei del morale! - rispose con tono scherzosamente fiero
gonfiando il petto – Allora, che ne dite?”
“Direi che si può fare!” rispose convinta la ragazza.
“Io credo che intanto potremmo comunicare alla McGranitt che abbiamo formato una
squadra, così possiamo prenotare la Sala Allenamenti negli orari a noi più
comodi, mentre gli altri si mettono d'accordo, che ne dite?”
“Si Blaise, è un'ottima idea!”.
E così trascorsero qualche minuto confrontando i loro orari scolastici per
trovare degli orari comodi per tutti. D'altronde non era facile far concordare
le esigenze di due Corvonero, un Serpeverde ed una Grifondoro. Avevano delle
lezioni quasi completamente diverse! Per tutto il tempo Hermione e Bryan
continuarono a lanciarsi occhiate di fuoco, come per studiare le mosse del
nemico.
Alla fine riuscirono a mettersi d'accordo, e Blaise si offrì di andare
dalla McGranitt, che nel frattempo era arrivata in sala e stava separando i
ragazzi secondo la propria specialità.
Michael e Bryan decisero allora di tornare nei dormitori, dopo aver salutato
gli altri due.
§§§§ ---- §§§§
Hermione ed Harry erano tranquillamente seduti sui divanetti della sala comune
di Grifondoro, quando il ritratto della Signora Grassa si scostò permettendo
l'ingresso di Ron.
Appena individuò i due amici si
diresse verso di loro per unirsi ai loro discorsi. Da quando stava con Lavanda
non riusciva più a stare con loro o almeno non nel modo in cui voleva. Ogni
volta che tentava di avvicinarsi arrivava la sua ragazza che in un modo o
nell'altro lo convinceva a stare con lei. E da quando Harry e Ginny si erano
lasciati, le cose erano anche peggiorate, visto che la sorella cercava in tutti
i modi di separarlo da quelli che riteneva due traditori.
Ron si sedette accanto ad Harry,
davanti ad Hermione, contento di poter finalmente scambiare quattro chiacchiere
come una volta.
“Allora ragazzi, finalmente vi trovo!” esordì.
“Ron, noi siamo sempre qui, sei tu
che sparisci con LavLav e tua sorella” gli fece notare Hermione con tono
piatto. Era davvero stufa di quella situazione.
Il ragazzo arrossì vistosamente,
incapace di replicare, visto che sapeva perfettamente che era la verità.
“Beh ma ora sono qui, potremmo fare
quattro chiacchiere... Per esempio, che ne pensate della nuova trovata della
McGranitt? Ma che si è messa in testa? Noi siamo maghi non damerini che si
esibiscono in duelli”
“Ron! - lo riprese Hermione - Ma che
stai dicendo! Lei è la preside e se fa qualcosa c'è un motivo ben preciso!”
“Ecco è partita” pensò Harry alzando gli occhi al cielo mentre guardava la
ragazza di fronte a lui lanciarsi in una lode sperticata della sua
professoressa preferita, ovviamente dopo il vecchio preside Silente. E Ron che
balbettando cercava in qualche modo di porre rimedio a quello che aveva detto e
di cui in quel momento si pentiva amaramente.
Mentre guardava la scena, Harry
riconobbe finalmente dopo tanto tempo il vecchio Trio di Grifondoro, prima che
pressioni esterne creassero le fratture che purtroppo incrinavano
innegabilmente il loro rapporto. Una era Lavanda, gelosa marcia di Hermione, la
quale però, ripresasi in fretta dalla sua delusione, ormai vedeva Ron solo come
un caro amico.
L'altra purtroppo l'aveva creata
involontariamente lui, armato delle migliori intenzioni, e riguardava il suo
rapporto con Ginny.
E proprio in quel momento la più piccola della famiglia Weasley varcò il
ritratto ed entrò in sala comune, notando il fratello seduto con i nemici. Si
avvicinò e con tutta la cattiveria di cui era capace gli disse: “Ron, ma con
chi ti sei ridotto a parlare... Se ti vedesse la povera Lavanda” terminò
scuotendo la testa con tono deluso.
Come richiamata dalla ragazza, in
quel momento fece la sua comparsa anche la Brown che si fiondò in braccio al
suo ragazzo e subito dopo lanciò un'occhiata di puro odio ad Hermione, che
ormai abituata si limitò a fare un'alzata di spalle e continuare il suo
discorso con Harry.
“RonRon vieni via, che ci fai qui?
Con Lei soprattutto?” chiese con tono tagliente.
“Ma LavLav, loro sono i miei amici!”
tentò di giustificarsi lui.
“E io chi sono? - chiese Lavanda ancora in braccio a Ron sull'orlo di un finto
pianto isterico, che ogni volta aveva il potere di fargli fare qualunque cosa
lei volesse - Ecco preferisci stare con loro piuttosto che con me! Soprattutto
con la Granger! Tu non mi ami davvero!”.
“Ma no, Lav, che dici. Solo che
qualche volta vorrei passare un po' di tempo anche con i miei amici...”
“Begli amici” intervenne Ginny
che dopo aver lanciata un'occhiata di fuoco ad Harry prese a consolare Lavanda
ormai
diventata una fontana. Era davvero
un'attrice consumata. “Sempre pronti ad abbandonare e voltare le spalle agli
altri”.
A quel punto Hermione non ci vide più. “Guarda Ginny che se qui qualcuno ha
voltato le spalle, quella sei proprio tu! Non mi rivolgi più la parola ed io
non so neanche perché. Non mi sembra un atteggiamento da amica”.
“E cosa avrei dovuto fare? Hai
scelto di stare accanto a lui – disse indicando Harry - quindi di conseguenza
non sei mia amica”
“E qui ti sbagli ragazzina, sei tu a non essermi stata amica imponendomi di
scegliere tra te ed Harry. A quel punto la scelta è stata ovvia. Ed ora scusate
se non mi unisco al vostro stucchevole quadretto fatto di RonRon, LavLav
e GinGin, ma ho ben altro da fare”. E detto questo di alzò diretta verso il
buco nel ritratto, subito seguita da Harry che proprio non aveva alcuna voglia
di restare lì data l'atmosfera che si era creata.
Camminando per i corridoi ad Hermione tornò in mente che Ron aveva chiesto il perché
delle lezioni di duello. Evidentemente non sapeva nulla delle minacce a Blaise
ed alla Parkinson.
“Harry, ma Ron non sa nulla del vero motivo di queste lezioni?” chiese per
conferma.
“Effettivamente no. Da quando si è
allontanato da noi, ha abbandonato anche l'ES. Sembra strano ma è così. Quelle
due devono avergli fatto il lavaggio del cervello. Ma se lui è contento così,
allora va tutto bene. Non voglio costringere nessuno ad essere mio amico né
tantomeno rischiare la pelle per questa guerra”.
“Hai ragione Harry, ma è triste che
il nostro Trio sia finito così, per colpa dell'invidia e della gelosia. Beh
ormai è ora che vada agli allenamenti” aggiunse dopo aver dato una rapida
occhiata all'orologio.
“Allora andiamo, ti accompagno. Sono proprio curioso di conoscere questo Bryan
Hope di cui mi hai parlato”.
Madame's Space:
Ed eccoci al terzo capitolo di questa storia. La macchina investigativa
inizia a mettersi in moto, mentre Bryan inizia a fare conoscenza con i
suoi nuovi compagni. Come sempre se avete dubbi o commenti, fatemelo
sapere ;))
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Capitolo 4 *** The Zephyr Song ***
Capitolo4
§ Cap. IV - The Zephyr Song §
I due ragazzi iniziarono a
percorrere i corridoi del castello fino a raggiungere la sala dove gli altri li
stavano già aspettando.
Hermione raggiunse gli altri tre sul palco, mentre Harry si andò a sedere su
una panca, vicino alla ragazza che aveva accompagnato Zabini.
“Potter” lo salutò lei cortesemente.
“Parkinson” rispose lui più
freddamente di quanto in realtà avesse voluto, ma Pansy sembrò non farci caso.
Intanto sul palco i ragazzi
iniziavano ad allenarsi. Bryan, con una specie di armatura che gli copriva
entrambe le spalle, la parte sinistra del torace ed il braccio sinistro,
provava alcuni movimenti con la sua bacchetta.
“Come mai indossi quella corazza? “
gli chiese Hermione, indicando l’oggetto in metallo lucido con i bordi
ricoperti di velluto nero con fili d’argento.
“Perché non so a che livello siete
nei duelli e vorrei uscirne vivo” le rispose Bryan con una punta di
divertimento che lo mise al riparo dalla furia omicida della ragazza che decise
di stare allo scherzo.
“Allora se dovrò duellare con te,
sicuramente servirà anche a me una corazza! “.
“Ma come ti permetti? Non sai chi
sono io? – le chiese gonfiando il petto ed assumendo un’aria snob – Sono il
conte De Snobbis e nella mia famiglia duelliamo da generazioni! Fin da bambino
sono stato istruito dai migliori maestri d’arma! Ed ora tu piccola impudente
osi mettere in dubbio la mia perizia nei duelli! Esigo soddisfazione! “ terminò
con un sorriso mentre si portava nella posizione del saluto rituale all’inizio
di un duello.
La ragazza con un lieve sorriso lo
imitò e poi iniziarono a lanciarsi qualche incantesimo giusto per riscaldarsi
prima di iniziare l’allenamento vero e proprio. Entrambi lanciavano incantesimi
con precisione e perizia, quasi come in una danza.
Dopo un po’ però, Blaise e Michael
attirarono la loro attenzione, mettendo fine a quel siparietto, perché era
arrivato il momento di iniziare gli allenamenti tutti insieme.
Durante quei pochi minuti Bryan ed
Hermione si erano studiati, ma più che altro avevano tacitamente deciso di
mettere da parte le ostilità, almeno per il momento.
L'atmosfera tra i ragazzi si stava
lentamente sciogliendo, e pure Hermione, che all'inizio era molto titubante,
iniziò a scherzare allegramente anche con Bryan che si stava rivelando un
ragazzo molto interessante. Evidentemente l'ultima volta che si erano
incontrati aveva la luna di traverso e lei ne aveva ricavato un'impressione
totalmente sbagliata.
Anche Harry si era un po' rilassato
vedendo la sua amica più serena. Si girò verso la ragazza che sedeva all'altro
capo della panca e le chiese: “Allora Parkinson, come va? E' da un po' che non
ci vediamo”.
La ragazza sussultò. Non si
aspettava che Harry le rivolgesse la parola.
“Bene, grazie - gli rispose poi con un tono per nulla convincente - E' da
quest'estate all'Ordine che non ci vediamo...” e la sua mente si perse nei
ricordi del ragazzo per cui stava facendo tutto quello. Il suo Draco, che ora
non c'era più. “E tu Potter?” gli chiese quando riemerse dal flusso dei suoi
pensieri.
Il ragazzo scrollò le spalle. “Tutto
bene anche io. Sai, le solite cose. Sfuggo a Voldemort - Pansy sobbalzò a quel
nome - scusa, all'Oscuro Signore, seguo le lezioni, aiuto l'Ordine a catturare
i Mangiamorte... “ le rispose con noncuranza ma anche con un certo divertimento
negli occhi.
La ragazza colse al volo l'ironia,
ma anche la possibilità di una conversazione normale. Da quando era passata
dalla parte dell'Ordine molte persone avevano cambiato atteggiamento nei suoi
confronti, specialmente negli ultimi tempi. Evidentemente una spia infiltrata
nell’Ordine aveva diffuso la notizia del suo voltafaccia all'Oscuro Signore,
anche se tutto era avvenuto in gran segreto.
“Beh direi che fai una vita davvero
noiosa” ribatté prontamente lei.
“Parkinson - le disse Harry guardandola negli occhi - noi non siamo mai stati
amici, però ora siamo dalla stessa parte e dobbiamo restare uniti. Se hai
bisogno di qualcosa fammelo sapere e vedrò cosa posso fare”.
Pansy si limitò a guardarlo negli
occhi, i suoi profondi occhi verde smeraldo, poi annuì e per togliersi da quel
momento di imbarazzo portò la sua attenzione sui ragazzi.
Sull’esempio di Bryan, anche loro
stavano indossando delle corazze. In particolare quella di Hermione aveva delle
bordature in velluto rosso, come l’imbottitura, con una delicata filigrana
dorata, che avrebbe protetto la sua pelle nei punti in cui veniva in contatto
con l’armatura, i cui bordi avrebbero potuto causare lividi ed escoriazioni.
I ragazzi iniziarono a lanciarsi dei
semplici incantesimi di disarmo, tanto per iniziare da qualcosa di semplice,
visto che Michael non sembrava proprio ai livelli degli altri ragazzi.
La
vera sorpresa fu vedere la
sicurezza con cui Bryan padroneggiava quegli incantesimi, come se non
avesse
fatto altro per tutta la vita. Probabilmente nella scuola da cui veniva
era una delle materie di studio, o magari davvero nella sua famiglia
gli avevano
insegnato a duellare fin da bambino…
Il tempo passava e ben presto Michael,
che non era abituato ad allenarsi così intensamente, si stancò e si andò a
sedere sul bordo del palco, continuando a guardare ciò che facevano gli altri.
Anche Blaise lo raggiunse poco dopo, lasciando così tutto il palco ad Hermione
e Bryan che con l’intento di conoscere meglio e studiare la persona che si trovavano
davanti, avevano preso ad utilizzare incantesimi sempre più avanzati, senza
tuttavia avere nessuna intenzione di ferire
l’avversario, ma solo di vedere quanto fosse bravo.
Dalle loro bacchette partivano scie
magiche dai colori opalescenti che prontamente si infrangevano contro lo scudo
che l’altro sollevava per evitare l’attacco.
Ad un certo punto Bryan lanciò un
incantesimo la cui scia azzurra punteggiata di argento deviò all’ultimo momento
di fronte allo scudo di Hermione, aggirandolo e colpendola alle spalle. La
ragazza, colta di sorpresa cadde a terra.
Subito Bryan le fu vicino. “Ti sei
fatta male? “ le chiese tendendole la mano per aiutarla a rialzarsi.
“No, no tranquillo, solo che mi hai
colta di sorpresa” lo rassicurò Hermione guardando la mano che le veniva tesa. Aveva
la netta sensazione che quello fosse un modo assai bizzarro da parte del
ragazzo di chiederle scusa e di ricominciare da capo.
Fu questione di attimo, afferrò la
mano di Bryan e si fece aiutare ad alzarsi, osservando un lampo che non seppe
definire negli occhi del ragazzo.
“Wow ragazzi! Siete stati davvero
bravi!” disse Michael visibilmente contento per i risultati di quel primo loro
allenamento, o meglio per come sembrava che la loro squadra si stesse amalgamando.
Certo c'erano delle sbavature da
limare, dei dettagli da definire. In fondo quella era la prima volta che si
allenavano insieme. Ma l'alchimia che si era creata nel gruppo era davvero
stupefacente. E poi Hermione e Bryan insieme avevano formato un duetto
sorprendente. Durante il duello si erano capiti al volo comunicando con un solo
sguardo.
Mentre i ragazzi si allenavano,
Pansy, concentrata sui duelli, non si era accorta di una lacrima solitaria che
dopo averle solcato il volto, si andò ad infrangere sulla stoffa della sua
gonna.
La cosa però non sfuggì ad Harry.
“Tutto a posto?” le chiese.
“Si Potter, tutto a posto” rispose
asciugandosi velocemente quella scia di acqua salata col dorso della mano.
“E' solo che...” riprese esitante dopo qualche secondo. Harry si voltò dalla
sua parte dimostrandole che la ascoltava, in un tacito invito a continuare.
“E' solo che - continuò stavolta più
decisa - anche Draco era molto bravo in questo genere di cose, e vedere la
bravura di quel ragazzo... Hope... mi ha riportato alla mente il suo ricordo”.
“Gli volevi davvero bene”. Harry fece questa semplice constatazione. Non era un
giudizio.
Pansy si limitò ad annuire. Sapeva
che se avesse provato a parlare si sarebbe commossa, pensando ad un ragazzo
biondo che sembrava danzare per quanto erano grandi la sua maestria ed eleganza durante
un combattimento . Ed una serpe non mostra mai i suoi sentimenti. Ma il dolore
per la perdita di Draco era troppo recente e soprattutto troppo forte.
Per lasciare un po’ di spazio a
Pansy ed al suo dolore, Harry rivolse di nuovo lo sguardo verso il palco, ed in
particolare verso Bryan. Aveva notato come il ghiaccio tra lui ed Hermione si
fosse gradualmente sciolto, segno che non si erano capiti all’inizio, ma ora
aveva l’impressione che le cose tra loro sarebbero andate molto meglio. Gli
sembrava anche di trovare qualcosa di familiare nella figura del ragazzo,
tuttavia era un’impressione molto fugace e non riusciva a capire cosa in lui
destasse tanto la sua curiosità. Lo aveva seguito con lo sguardo ogni volta che
lo aveva incontrato nella scuola, ed aveva notato i suoi modi freddi, il suo
atteggiamento distaccato, come a voler tenere gli altri lontani da sé. E poi
c’era il suo passato, che custodiva molto gelosamente, come gli avevano
confermato tutti quelli a cui aveva chiesto di lui. Era sempre vestito di
scuro, poteva quasi affermare che avesse un’ossessione per il nero. Harry sorrise
tra sé pensando che magari i suoi capelli erano tinti e che in realtà, ironia
della sorte, fosse biondo. Poi si diede mentalmente dello stupido per aver
pensato una simile scemenza e continuò a seguire le prove dei ragazzi, senza
perdere di vista la sua amica, che vedeva di nuovo serena dopo tanto tempo, ed
il ragazzo moro che duellava con lei.
§§§§ ---- §§§§
Erano passati quasi due mesi da quel
primo pomeriggio in cui i ragazzi si erano incontrati per allenarsi tutti
insieme, e tutti erano migliorati parecchio. Si allenavano tutti insieme,
cambiando spesso partner per poter sperimentare diverse tecniche, ma alla fine
Hermione e Bryan si ritrovavano a duellare insieme cercando sempre di prevalere
sull’altro. Il loro livello era decisamente superiore a quello degli altri e
vederli durante i loro allenamenti era davvero uno spettacolo. Sembrava quasi
che danzassero. Hermione aveva un po’ di tempo libero e decise così di
allenarsi e magari di provare qualche nuovo incantesimo che poi avrebbe
lanciato contro Bryan.
Non c’erano stati altri episodi
spiacevoli con lui, tuttavia dalla volta in cui lui le aveva teso la mano,
letteralmente e metaforicamente, il loro rapporto si era fermato lì. Si
salutavano, scambiavano qualche parola di circostanza e poi iniziavano gli
allenamenti. Il momenti in cui si ritrovavano più vicini per assurdo era
durante i loro duelli, quando ognuno cercava di prevalere sull’altro. Ma forse
era a causa dei loro caratteri molto forti, che non gli permettevano di andare
oltre.
Quando Hermione giunse davanti alla
porta della sala si accorse che qualcuno era già al suo interno, e che
stranamente, dato il luogo, stava cantando una canzone accompagnandosi con una
chitarra elettrica.
Bryan era seduto sul bordo della
pedana, dando le spalle alla porta di ingresso ed apparentemente non si era
accorto che anche lei era entrata nella sala, tutto preso dai primi accordi
della canzone -che aveva iniziato a cantare.
Can I get your
hand to write on
Just a piece of lead to bite on
What am I to fly my kite on
Do you want to flash your light on
Take a look it’s on display - for you
Coming down no not today
Did you meet your fortune teller
Get it off with no propellor
Do it up it's always stellar
What a way to finally smell her
Pick it up it's not to strong - for you
Take a piece and pass it on
Hermione ascoltava quella canzone
che letteralmente adorava, perchè immaginava che ad un certo punto lo Zefiro la
prendesse per mano e dispiegando le ali la conducesse via da tutto l'orrore che
giorno dopo giorno si riversava nel mondo magico per opera di Voldemort.
La voce di Bryan era calda, molto diversa
a quella del cantante dei Red Hot Chili Peppers, e cantava quella canzone in
modo davvero coinvolgente, si capiva subito che sentiva quelle parole fino in
fondo al cuore. Non seppe spiegare per quale motivo, ma le venne spontaneo
unirsi a lui e così con voce sicura prese a cantare, intrecciando la voce con
quella di Bryan.
Fly away on my
Zephyr
I feel it more than ever
And in this perfect weather
We'll find a place together
Sentendo
un’altra voce oltre alla sua Bryan si girò ma non smise nè di cantare nè di
suonare, ma anzi continuò se possibile con una maggiore intensità.
Decisamente anche Bryan voleva
volare via sulle ali dello Zefiro. Lasciarsi tutto alle spalle e trovare
finalmente un po' della serenità che per anni gli era stata negata. E per
trovare la quale, si trovava lì ad Hogwarts in quel momento. Per sfuggire al
suo passato. Ma soprattutto al suo futuro. Lì si sentiva finalmente al sicuro,
lontano da tutti gli orrori e da tutte le angosce a cui non si era potuto
sottrarre prima. Ma sentiva che finalmente era tutto finito. Aveva trovato un
posto dove stare. E forse delle persone che gli sarebbero state accanto.
Trovava interessante Hermione, una volta superata la prima impressione e la sua
naturale barriera di diffidenza che aveva sempre usato come uno scudo e che più
di una volta gli aveva salvato la pelle. Ma ora basta, era arrivato il momento
di volare via e lasciarsi tutto alle spalle.
Sperava ardentemente che lei avrebbe
capito e lo avrebbe accompagnato. Ma lui non era tipo da aprirsi completamente
agli altri. Sarebbe toccato a lei capire il suo messaggio e la sua richiesta.
E poi decidere se accettarli o meno.
Fly on my wing
Se fosse un invito a volare davvero
via con lui, Hermione non lo sapeva, ma sicuramente in quel momento la sua voce
e le emozioni che tramite quelle note Bryan riusciva a trasmettere la
stavano conducendo in un altro posto, lontano da lì, lontano da tutto e da
tutti. Aveva la netta sensazione che quello fosse un modo assai bizzarro da
parte del ragazzo di chiederle scusa e di ricominciare da capo. E lei certo non
si sarebbe tirata indietro. Perché lei era una brava grifona, ed afferrava
sempre una mano quando le veniva tesa. Ma soprattutto perché conosceva bene il
peso della solitudine, lei stessa ne aveva sopportato l'oppressione i primi
tempi che era arrivata lì ad Hogwarts. Ed immaginava come potesse sentirsi
Bryan, arrivato da poco da Durmstrang, senza conoscere nessuno, guardato con
sospetto da molti proprio per la sua scuola di provenienza. Eppure non le
sembrava che fosse così pericoloso.
Così decise di scoprire le sue carte
ed accettare la mano che il ragazzo le aveva teso.
Riprese a cantare, cercando di far
capire tutto questo al ragazzo, che la guardava rispondere al suo appello.
Riddlin on
liberator
Find a way to be a skater
Rev it up to levitator
Super mainly aviator
Take a look it’s on display - for you
Coming down no not today
Continuando a cantare, Hermione gli
aveva risposto indirettamente e per tutto il tempo non aveva mai distolto lo
sguardo dal suo. Aveva accettato la sua offerta di “pace”. E lui sollevato le
fece un breve cenno di assenso ed un sorriso prima di intonare insieme la
strofa successiva.
Fly away on my Zephyr
I feel it more than ever
And in this perfect weather
We'll find a place together
In the water where the scent of my emotion
All the world will pass me by
Fly away on my Zephyr
We'll find a place together
Le loro voci si amalgamavano alla
perfezione, trovando una intesa ed una complicità fuori dal comune per due
perfetti sconosciuti come loro. Segno che forse non si erano capiti fino a quel
momento, ma che erano molto più simili di quanto non avessero immaginato. Poi
Bryan attaccò con il suo assolo di chitarra. Breve ma incisivo, proprio come
lui.
Whoa whoa whoa whoa whoa whoa - do you
Yeah yeah yeah yeah yeah yeah
Whoa whoa whoa whoa whoa whoa - won't you
Yeah yeah yeah yeah yeah yeah
Si alternavano con naturalezza,
senza bisogno di farsi segni o cose simili, le loro voci, calda quella di lui,
decisa quella di lei, si fondevano trasmettendo quello che sentivano dentro di
loro.
Fly away on my
Zephyr
I feel it more than ever
And in this perfect weather
We'll find a place together
In the water where the scent of my emotion
All the world will pass me by
Fly away on my Zephyr
We're gonna live forever
Forever
Mentre le ultime note si andavano
smorzando, Bryan ed Hermione si guardarono intensamente un'ultima volta negli
occhi. Ormai la prima pietra era stata gettata.
Un battito di mani ruppe l’intensità
del momento. Erano così presi dalle sensazioni che la canzone gli aveva
trasmesso che non si erano accorti che qualcun altro era entrato nella sala e
li aveva ascoltati con attenzione.
Blaise si avvicinò a loro, contento di vedere che
le ostilità ormai erano cessate ed i due ragazzi avevano deciso per una
pacifica convivenza e magari anche per un tentativo di amicizia.
Madame's Space: Eccoci al quarto capitolo. Come avrete capito, le
strofe in blu sono quelle cantate da Bryan, quelle in rosa le canta
Hermione, mentre il viola indica quando cantano insieme. Il prossimo
capitolo verrà pubblicato martedì, fatemi sapere se avete
dubbi o commenti sulla storia.
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Capitolo 5 *** You Are Not Alone ***
Capitolo 5
§ Cap. V - You Are Not Alone §
GP12,
15 settembre 1997
Ciao
Harry, anche qui va tutto abbastanza bene. Non ti nascondo che questa
situazione non mi entusiasma, ma purtroppo mi trovo costretta a darti
ragione,
come hanno dovuto fare anche tutti gli altri.
Sono
andata al Ministero per consultare gli archivi, ma quello che ho
scoperto non
ti piacerà…
Il
fascicolo su Malfoy è stato manomesso! Sono spariti alcuni
fogli. Ne ho parlato
con l’impiegato, che mi ha detto che poco tempo fa,
all’incirca una ventina di
giorni, è stato consultato da qualcuno ma che fino ad allora
era sicuramente
intero, perché lo aveva catalogato e timbrato pagina per
pagina lui stesso. Mi
ha anche fatto una breve descrizione della persona che ha consultato il
fascicolo: un uomo giovane, moro, con capelli neri ed occhi chiari,
vestito di
nero, con abiti bizzarri. Purtroppo queste informazioni non mi sono di
alcuna
utilità… Se ti viene in mente qualche idea fammi
sapere, anche se l’Auror
dovrei essere io! Ti invio comunque una copia delle pagine del rapporto
che ho
trovato, sperando che ti possano essere di qualche utilità.
P.S.
Avevo pensato di parlare direttamente con i due Auror che hanno steso
il
rapporto, ma sono rimasti feriti in uno scontro avvenuto qualche giorno
dopo,
in un’imboscata tesa dai Mangiamorte, che gli ha
irrimediabilmente compromesso
la memoria a breve termine. Non hanno più alcun ricordo
degli ultimi mesi
purtroppo, quindi non possono essere di nessuna utilità per
la nostra indagine.
Un
abbraccio, Tonks
“Maledizione!”
esclamò Harry mentre
ripiegava la pergamena che gli aveva inviato la sua amica e si
apprestava ad
aprire il plico contenente la copia del rapporto o almeno di quello che
ne
rimaneva.
Erano
solo pochi fogli, contenenti
indicazioni generali. Con uno sbuffo Harry iniziò a leggere.
Rapporto n.
0117047
Data 24/05/1997
Oggetto
Indagine sulla morte di Draco Malfoy
Redatto da
Howell Jenkins, capitano ;
Michael Fisher, tenente
Vittima:
Draco Lucius Malfoy, nato a Londra il 05/06/1980
Il
ritrovamento del corpo è avvenuto presso il giardino della
Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts, nella porzione sottostante la Torre di
Astronomia,
dopo un tentativo fallito di conquista del castello da parte di
numerosi
Mangiamorte.
Sconosciuta
la causa del decesso.
Non
è stata trovata la bacchetta della vittima.
Sotto
queste
poche righe era riportata una foto magica che ritraeva il corpo di
Malfoy
esattamente come lo aveva visto qualche tempo prima nel MagiOlogramma.
Era
disteso supino nell’erba, sul viso un’espressione
serena, come se non si fosse
accorto di ciò che stava per succedere, oppure si fosse
semplicemente
addormentato.
Osservando
meglio la foto Harry notò che l’erba intorno non
presentava segni di bruciature
o di combattimento, segno che evidentemente era stato colto di
sorpresa, il che
avrebbe spiegato la sua espressione tranquilla. Dello stesso parere
evidentemente erano i due Auror che avevano redatto il rapporto, visto
che nel
foglio seguente alla foto avevano aggiunto:
Il
terreno circostante non risulta in alcun modo alterato, segno che non
c’è stato
combattimento. La vittima è stata colta di sorpresa, quindi
alle spalle, data
la totale assenza di alberi in questa porzione di giardino.
E’ risultato
impossibile il ritrovamento della bacchetta della vittima, che si
presume sia
stata asportata dall’aggressore e successivamente spezzata
affinché non fosse
possibile analizzarla anche se ritrovata.
Si
vuole tuttavia sottolineare l’inusuale circostanza riguardo a
E
qui il
rapporto si interrompeva a causa delle pagine mancanti a cui si
riferiva Tonks
nella sua lettera. Harry emise uno sbuffo di frustrazione. Chi aveva
fatto
sparire quei fogli aveva fatto proprio un ottimo lavoro di depistaggio,
perché
gli aveva lasciato davvero pochi elementi su cui lavorare.
Presumibilmente la
parte mancante riportava le osservazioni dei due Auror su tutta la
faccenda ed
in particolar modo su qualcosa che doveva aver attirato la loro
attenzione.
Oltre
a quanto
aveva già letto rimaneva un unico foglio.
Conclusioni:
la vittima è stata colta di sorpresa e colpita alle spalle,
quasi sicuramente
da una Maledizione Senza Perdono, senza che si sia potuta difendere.
Capitano
Howell
Jenkins
Tenente Michael
Fisher
“Fantastico”
disse tra sè Harry,
mentre scriveva un bigliettino di ringraziamento per Tonks per tutto il
lavoro
che aveva svolto. In pratica non aveva scoperto nulla di più
rispetto a quanto
già sapeva, tranne il particolare che Malfoy non si era
difeso, visto che il
terreno non riportava le tracce di un combattimento. Ma questo poteva
anche
dire che invece uno scontro c’era stato, solo che era
avvenuto in un altro
luogo e poi il corpo era stato portato ai piedi della Torre di
Astronomia in un
secondo momento, e questo avrebbe spiegato
l’impossibilità di ritrovare la
bacchetta, che magari era rimasta sul vero luogo del delitto.
Harry
continuava a ragionare
febbrilmente su questa ipotesi, visto che tutti i particolari
sembravano
incastrarsi alla perfezione. Innanzitutto si spiegava perché
non era stata
trovata la bacchetta, perduta in tutt’altro luogo rispetto a
quello in cui era
stata cercata. Inoltre, per quanto potesse essere stato colpito alle
spalle, ad
Harry sembrava strano che in un luogo aperto come il giardino sotto la
Torre di
Astronomia Malfoy non si fosse accorto di qualcuno che lo aveva seguito
e poi
attaccato. E poi era verosimile che il corpo fosse stato trasportato in
un
punto in cui sarebbe stato facilmente ritrovato, come un monito per il
futuro:
chi lo aveva ucciso voleva che fosse ben visibile, in modo che non
fosse
possibile nascondere la notizia e che anzi questa si diffondesse
velocemente. A
questo punto poteva essere ragionevole che i responsabili fossero i
Mangiamorte, come vendetta trasversale nei confronti di Lucius Malfoy,
forse
per l’importante ruolo che notoriamente ricopriva presso
Voldemort, essendo il
suo braccio destro. O forse non aveva eseguito fedelmente gli ordini
del suo
padrone e questi gli aveva inflitto una punizione esemplare. Di fatto
con la
morte di Draco si chiudeva l’antichissima dinastia dei
Malfoy, che si sarebbe
completamente estinta con Lucius. Poteva allora trattarsi di un gioco
di potere
tra le famiglie purosangue al seguito di Voldemort.
Harry
continuava a rimuginare su
tutte queste ipotesi, senza effettivamente arrivare ad una conclusione
definitiva. Forse potevano essere queste le riflessioni che i due Auror
avevano
scritto nel loro rapporto nella parte mancante… Tra
l’altro alla fitta rete di
misteri che circondavano la morte di Malfoy si aggiungeva il problema
di
scoprire chi aveva manomesso il rapporto e perché. Se era
qualcuno legato in
qualche modo all’omicidio oppure
una
persona che semplicemente stava cercando di coprire qualche fatto che
era
riportato nel rapporto.
Harry
decise quindi di prendersi una
pausa dalle sue elucubrazioni che continuavano solo a portarlo ad altri
misteri
e gli stavano causando un bel mal di testa. Così
uscì dal suo dormitorio e si
diresse verso il parco per fare una passeggiata all’aria
aperta. In fondo
faceva ancora caldo, e si stava bene al sole.
Mentre passeggiava assorto nei suoi
pensieri, tentando inutilmente di distrarsi, vide un gruppo di ragazzi
sulle
rive del Lago Nero. Facendo attenzione, notò che una di loro
era Hermione, così
decise di avvicinarsi. Gli avrebbe fatto sicuramente bene parlare con
l’amica.
Solo quando fu a pochi passi riconobbe gli altri che erano con lei:
Blaise
Zabini e Pansy Parkinson, Bryan Hope e Michael Corner. Evidentemente
avevano
deciso di riunirsi per parlare della squadra, ed infatti quando fu
abbastanza
vicino da cogliere i loro discorsi, sentì che parlavano di
incantesimi e
tattiche di duello. Anche se era solo una copertura, in
realtà quei ragazzi avevano
colto al volo l’occasione per stare insieme e svagarsi un
po’ dai loro
pensieri. In fondo che male c’era?
“Ciao
a tutti” salutò i ragazzi.
“Ciao
Harry” gli rispose con un gran
sorriso Hermione spostandosi sulla coperta per fargli posto, in un
tacito
invito a sedersi con loro. Anche gli altri lo salutarono.
“Allora,
di che stavate parlando?”
chiese sinceramente curioso. Aveva decisamente bisogno di distrarsi ed
era
tanto che non faceva una semplice chiacchierata tra ragazzi, sempre
preso da
questioni molto serie come i Mangiamorte, la guerra e Voldemort, e
ultimamente
anche le indagini su Malfoy.
“Stavamo
parlando dei prossimi incantesimi
che ci piacerebbe provare” gli rispose allegramente Michael.
“Già,
ma sembra che non riusciamo
mai a metterci d’accordo” gli fece eco fintamente
imbronciato Bryan.
“Oh
per Merlino, sono capitato in un
gruppo di pazzi isterici - fece Harry dandosi uno schiaffo sulla fronte
– era
meglio se rimanevo su nella torre”
“Non
ti preoccupare Harry, avrai
tutto il tempo di andare a rinchiuderti per la vergogna – gli
disse
scherzosamente Michael, che continuò vedendo lo sguardo
perplesso dell’altro –
tra poco ci saranno i provini del Quidditch, e sono sicuro che Bryan
entrerà in
squadra e vi darà filo da torcere nella prossima partita
Corvonero-Grifondoro…”
e detto questo dette una poderosa pacca sulla schiena al povero Bryan
che
rischiò di morire soffocato.
“Ma
tu da che parte stai?” gli
chiese infatti quando riuscì a riprendersi, ritrovando una
sorta di
respirazione normale. “E poi ti ho già detto che
è tantissimo che non volo e
che sono fuori allenamento!” cercò di schermirsi,
senza grossi risultati di
fronte al prorompente entusiasmo del suo compagno di casa.
“A
proposito, ma avete visto chi è
il nuovo battitore della nazionale?” chiese un entusiasta
Blaise
intromettendosi nel discorso.
A
quel punto tutti i ragazzi si
lanciarono in una discussione fittissima sul Quidditch e su
quell’universo al
maschile da cui Hermione e Pansy rimasero escluse.
Infatti
si guardarono seriamente
negli occhi e dissero all’unisono:
“Uomini…” e poi scoppiarono a ridere,
attirando una fugace occhiata dubbiosa dei ragazzi che però
si rituffarono
subito nei loro discorsi.
Trovandosi
casualmente sedute
vicine, venne facile per loro astrarsi dal discorso generale ed
iniziare a
chiacchierare, per la prima volta seriamente, tra loro.
“Allora
Pansy, che mi dici? Tutto
bene?” le chiese Hermione sinceramente interessata.
L’altra
esitò un attimo ma ormai
sapeva perfettamente di potersi fidare e che avrebbe trovato in lei una
persona
sincera e leale. “Diciamo di si. Sai le cose giù
nei sotterranei si sono un po’
complicate da quando c’è il sospetto che io sia
passata dalla vostra parte. Ma
non fa niente, sono convinta che alla fine ne sarà valsa la
pena”.
“Ma
cosa ti ha spinto a fare questa
scelta, anche abbastanza rischiosa per te, per voi?” chiese
indicando anche il
ragazzo moro che sedeva di fronte a lei.
“Diciamo
che si tratta di una specie
di vendetta. Sinceramente preferirei non parlarne”
“Oh
non ti preoccupare, sono io che
ti ho fatto una domanda troppo personale”.
Dopodiché
tra loro calò un silenzio
imbarazzante. Non si conoscevano e non sapevano di cosa parlare, ma
dopo aver
osservato con attenzione tutte le frange della coperta su cui stavano
sedute,
Pansy decise finalmente di fare il primo passo.
“E’
stato per Draco” mormorò
debolmente.
A
quelle parole Hermione che stava
anche lei studiando la trama regolare del plaid sollevò lo
sguardo ed in questo
la sua attenzione fu catturata dagli occhi scintillanti che per un
attimo si
erano voltati verso di loro, in particolar modo verso Pansy, quasi a
volerla
attraversare. Anche quest’ultima se ne accorse e si
alzò, facendo cenno ad
Hermione di seguirla.
Si
avviarono lungo le rive del Lago
e solo dopo qualche minuto Pansy riprese il discorso.
“Ho
preso questa decisione per
Draco. Vedi, io sono convinta che siano stati i Mangiamorte, chiamala
intuizione, chiamalo sesto senso, ma sono sicura che sia stata colpa
loro. Ero
veramente molto affezionata a Draco, forse insieme a Blaise era
l’unica persona
a cui abbia mai voluto veramente bene. Ed ho pensato che la cosa
migliore che
potessi fare per vendicarne la morte fosse dare una mano ai loro
avversari,
qualunque fossero le conseguenze che avrei dovuto sopportare. Quella
notte
Blaise era con me e cercava di consolarmi, nonostante anche lui avesse
perso
una persona cara. Sai era strano il nostro rapporto, ma negli ultimi
anni
avevamo trovato il nostro equilibrio. Superati gli scompensi ormonali e
le
divergenze, eravamo diventati come fratelli, ci aiutavamo e ci
sostenevamo
sempre. Ma Draco negli ultimi tempi era distante, preoccupato, quasi
oppresso
da qualcosa che sembrava più grande di lui. Quando gli
chiedevamo qualcosa in
merito si chiudeva in sé stesso e ci evitava per un
po’. Solo una volta sono
riuscita a sorprenderlo da solo in Sala Comune, stava sdraiato su uno
dei
divani e si vedeva che era ubriaco fradicio. Quando gli ho chiesto
perché
faceva tutto questo, mi ha risposto che la sua vita era davvero uno
schifo e
che avrebbe voluto morire. A quelle parole mi sono ovviamente
spaventata e gli
ho chiesto di saperne di più. Ma lui ha scosso la testa e mi
ha detto che meno
ne sapevo di quella faccenda e meglio era per la mia sicurezza.
L’ultima cosa
che mi ha detto prima di addormentarsi sfinito è stata che
quella era gente che
non scherzava. Ovviamente ho pensato subito che si trattasse dei
Mangiamorte, anche
se non ne ho più fatto parola con lui, ed ecco
perché quando ho saputo della
sua morte ho preso questa decisione. E anche Blaise è stato
d’accordo con me.
Il resto lo sai”. Dopo il suo lungo monologo Pansy si
fermò a fissare negli
occhi Hermione, che per un attimo non seppe cosa rispondere, spiazzata
dalla
profondità di quella conversazione.
“Io…
io non immaginavo che il vostro
rapporto fosse così profondo…”
iniziò in imbarazzo.
“Non
ti preoccupare, raramente
mostriamo i nostri sentimenti in pubblico noi serpi, un po’
come voi grifoni
amate sbandierare il vostro coraggio” la prese in giro.
“Pansy,
ecco, noi non siamo mai
state amiche, però se dovessi avere bisogno di qualunque
cosa, sappi che io
sono qui. Immagino che questo non sia proprio un momento facile per te,
però ci
tengo che tu sappia che potrai sempre contare su di me,
davvero”.
“Grazie,
Hermione. Le tue parole
significano molto per me, e magari in futuro se ne avrò
bisogno, verrò a
bussare alla tua porta. Ora però credo che sia il caso di
tornare dei ragazzi,
per salvarli dalla loro mania per il Quidditch”.
Hermione
comprese lo sforzo che
aveva fatto Pansy ad aprirsi con lei e che ora però rivoleva
il suo spazio e la
sua privacy, così dopo aver lievemente annuito si
girò ed insieme iniziarono a
camminare per raggiungere gli altri.
Li
trovarono intenti a discutere
degli ultimi ritrovati per migliorare le prestazioni delle scope da
Quidditch. “Uomini”
dissero di nuovo in coro e scoppiarono a ridere, attirando
l’attenzione dei
ragazzi che le guardarono perplessi.
Fu
Michael il primo a ritrovare la
cognizione temporale.
“Cavoli
ragazzi, è il nostro turno
in sala duelli, andiamo!”.
E
così i quattro si alzarono
avviandosi verso il castello. Harry guardò la ragazza di
fronte a lui.
“E
così eccoci di nuovo qui
Parkinson”
“Pansy”
gli rispose semplicemente
lei.
“Pansy”
ripeté il ragazzo. “Beh, che
ne dici di entrare anche noi?” e dopo essersi alzato, tese la
mano alla ragazza
per aiutarla, mano che lei strinse delicatamente dopodiché
si tirò in piedi.
“Grazie
Harry” gli disse con
gentilezza.
Harry
non si seppe spiegare perché
quelle parole lo colpirono tanto.
Anche
loro si avviarono lentamente
verso il castello, chiacchierando del più e del meno,
scoprendo che in fondo la
compagnia dell’altro non era poi così male...
Madame's
Space: Ed eccoci al quinto capitolo, nel quale scopriamo che le
indagini di Harry vengono intralciate da qualcuno che ha iniziato a
muoversi giocando d'anticipo sulle sue mosse. Per scoprire di chi si
tratta e soprattutto qual'è il suo scopo dovrete proseguire
con la lettura. Fatemi sapere se avete commenti da fare o avete bisogno
di chiarimenti sulla trama.
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Capitolo 6 *** I Believe I Can Fly ***
Capitolo 6
§ Cap. VI - I Believe I Can Fly §
Blaise, Pansy, Harry ed Hermione si
trovavano in giardino, seduti sul prato all’ombra di un vecchio salice che con
le sue fronde gli offriva un comodo rifugio sia dal sole, ancora forte
nonostante ormai l’inverno fosse alle porte, sia dagli sguardi indiscreti degli
altri studenti che ancora non avevano assimilato la possibilità che grifoni e
serpi potessero convivere pacificamente.
Ed invece ormai da qualche giorno i
ragazzi avevano messo da parte i vecchi rancori e diffidenze, aiutati in questo
dal fronte comune a cui ora appartenevano, e scoprendo che in fondo si erano
odiati per tanto tempo inutilmente. Certo, anni di insulti, dispetti e
maldicenze non si superano in un istante, ma stavano decisamente facendo passi
da gigante, anche se questo li portava ad essere isolati dai loro compagni di
casata, Serpeverde o Grifondoro che fossero, che decisamente non erano disposti
ad accettare questa nuova situazione. Gli unici che sembravano invece non avere
problemi erano i Corvonero, in particolare Bryan e Michael, che spesso si
univano ai quattro ragazzi per lunghe chiacchierate su qualunque argomento
passasse loro per la testa.
Harry aveva a lungo meditato sulla
lettera di Tonks, ed alla fine aveva deciso di chiedere aiuto alle persone che
erano state più vicine a Malfoy, con la speranza di scoprire qualcosa di
importante per la sua indagine, visto che le vie normali non avevano dato alcun
esito.
“Qualche giorno fa ho ricevuto una
lettera” buttò lì Harry con fare casuale.
“Da chi?” chiese Pansy sinceramente
interessata.
Hermione sapeva dove voleva andare a
parare l’amico e sebbene inizialmente riluttante, aveva dovuto convenire che
non bisognava lasciare nulla di intentato.
“Da Tonks, la mia amica Auror”
rispose lui.
“E cosa ti doveva dire?” chiese
allora Pansy.
“Mi ha inviato delle informazioni
che le avevo chiesto, sulla morte di Malfoy”.
A quelle parole, Blaise si irrigidì
mentre gli occhi di Pansy si fecero lucidi.
“Purtroppo però – continuò Harry –
sembra che qualcuno abbia manomesso i documenti”.
“Perché ti interessano quelle
pergamene?” indagò Blaise sulla difensiva mentre stringeva la mano dell’amica
per darle coraggio.
“Perché c’è qualcosa che non mi
convince nelle indagini ufficiali. Sono convinto che i fatti non siano andati
come dice il Ministero e sono deciso a scoprire la verità”.
“Ma perché? – disse con voce
insicura Pansy – Che cosa ti importa di Draco?”
“Beh innanzitutto ci sarebbe utile
scoprire chi l’ha ucciso e perché, per capire cosa sta succedendo tra le fila
dei Mangiamorte o se c’è una talpa tra i nostri. E poi, per Merlino, Malfoy era
solo un ragazzo, arrogante, viziato, insopportabile, tutto quello che vi pare,
ma voglio che abbia giustizia, e non una farsa di indagine!”. Fece un sospiro
guardando Hermione che impercettibilmente annuì, poi continuò. “Vi andrebbe di
aiutarmi?”.
Blaise annuì, mentre Pansy rispose: “Certo
Harry, ma non vedo come”.
“Mi serve di sapere cosa faceva
Malfoy negli ultimi tempi, se avete notato qualcosa di strano in lui, se
frequentava qualcuno di particolare, se aveva ricevuto minacce. Insomma
qualunque cosa di lui che abbia attirato la vostra attenzione perché fuori
dalla norma”.
I due Serpeverde ci pensarono su
qualche secondo, ma non avevano dubbi, Draco qualcosa che non andava ce l’aveva
eccome. Fu Blaise a rispondere, sicuro.
“Negli ultimi tempi Draco sembrava
davvero preoccupato per qualcosa di molto importante, quasi una questione di
vitale importanza. All’inizio dell’anno ci aveva accennato ad una probabile
missione che gli avrebbe affidato il Signore Oscuro, ma poi non ce ne ha più
parlato. Anzi non ha quasi più parlato con noi”.
“Già – continuò allora Pansy – si è
chiuso sempre di più in sé stesso, diventando quasi un fantasma. Non mangiava,
non dormiva, tormentato da chissà cosa. Abbiamo provato più volte a farlo
parlare, a fargli capire che eravamo suoi amici e che poteva contare su di noi,
ma lui ci rispondeva di restare fuori da tutto, per il nostro bene. Spariva per
ore seguito dai suoi due gorilla, ma non siamo mai riusciti a scoprire cosa
combinasse…”
“Quindi pensate che quei due troll
ne possano sapere qualcosa?” chiese allora Harry.
“Ne dubito Potter – rispose Zabini –
Non credo che Draco abbia parlato con quei due di qualcosa che non ha voluto
rivelare neanche a noi due” concluse indicando sé e Pansy.
“Però varrebbe la pena di fare un
tentativo” disse Hermione che fino a quel momento era rimasta in silenzio
ascoltando con attenzione.
“Certo Granger – intervenne
acidamente Pansy – andiamo da quei due, gli chiediamo che combinava Draco negli
ultimi tempi e già che ci siamo ci facciamo una partitina a gobbiglie. Ti
ricordo che la notizia del nostro “tradimento” si è diffusa! Per noi non è
sicuro stare tanto vicino alle famiglie dei Mangiamorte”.
“Hai ragione Pansy, non ci avevo
proprio pensato. Però ci sarebbero davvero utili quelle informazioni!”
“Hai ragione, vedrò che posso fare -
le rispose Blaise assorto – Ora però rientriamo”.
Si avviarono tutti e quattro verso
il castello e quando l’ebbero raggiunto Harry ruppe finalmente il silenzio teso
che si era creato tra loro.
“Ragazzi, da ora niente più cognomi,
siamo sulla stessa barca!”.
Dopodiché i ragazzi si separarono
diretti ai rispettivi dormitori.
§§§§ ---- §§§§
Bryan era nervoso, in un modo che non provava da parecchio ormai. Non sentiva
il panico che lo aveva accompagnato per tanto tempo, unito all’istinto di
sopravvivenza che gli aveva permesso più di una volta di spingersi oltre i
propri limiti. Non provava senso di impotenza misto a voglia di rivalsa che gli
aveva dato il coraggio di fuggire e di cercarsi un posto lì ad Hogwarts.
No, quella che sentiva nelle vene
era adrenalina pura, quella che ti brucia dentro mentre aspetti qualcosa che
credevi perduto per sempre ed invece ti si ripresenta all’improvviso senza che
tu neanche l’abbia cercato. Bryan si sentiva così. Era nervoso perché non
credeva che un giorno avrebbe avuto di nuovo la possibilità di giocare a
Quidditch. Era stata magnifica la sensazione di sentire quel manico di scopa
tra le mani, quando giusto qualche minuto prima Madama Bumb glielo aveva
affidato, sapendo che non ne aveva uno con sé, per permettergli di fare il
provino.
Purtroppo non aveva avuto tempo di
allenarsi, così sarebbe sceso in campo per la prima volta direttamente davanti
alla professoressa ed al capitano della squadra di Corvonero, che avrebbero
deciso se sarebbe entrato a far parte della squadra.
Bryan, seduto su una panca dello
spogliatoio accarezzò un’ultima volta la scopa che teneva in grembo,
percependone la magia intrinseca, dopodiché la posò al muro ed iniziò a
cambiarsi. Gli faceva effetto indossare di nuovo la divisa da Quidditch,
specialmente se di un colore diverso da quella a cui era abituato. Si infilò i
pantaloni candidi aderenti, la felpa azzurra con lo stemma della sua casata,
poi gli stivali scuri fino al ginocchio. Durante tutto il tempo che gli occorse
per allacciarli, gli ripassarono davanti agli occhi innumerevoli momenti a
cavallo della sua scopa, mentre volava alto fendendo l’aria, verso il sole, tra
le nuvole, carezzato dal vento.
Ed infine il lungo mantello azzurro
liscio come la seta, dalla fodera nera, che svolazzava leggero al vento,
studiato apposta perché non appesantisse i movimenti del giocatore, ma lo
mantenesse caldo all’occorrenza.
Ultimo tocco, i guanti, per
migliorare la presa sul manico della scopa. E mentre si aggiustava e chiudeva
al polso l’allacciatura del secondo guanto, l’adrenalina raggiunse il suo
massimo livello, facendogli battere il cuore direttamente in gola e quasi
facendogli mancare il respiro.
Le tempie iniziarono a pulsare, la
vista si appannò e si dovette appoggiare al muro accanto a sé per non cadere.
Quanto aveva aspettato quel momento…
Una mano amica gentilmente posata
sulla sua spalla lo riportò alla realtà e pian piano il suo corpo riprese il
suo normale funzionamento.
“Ehi Bryan, tutto bene?” gli chiese
Michael seriamente preoccupato.
“Si, si tutto bene” si affrettò a
rispondere cercando di dare un tono normale alla propria voce.
“Sarà… Allora sei pronto?”
“Io sono nato pronto” gli rispose
quasi stizzito Bryan con un lampo negli occhi.
“Se, se… allora vedi di sbrigarti
che stanno aspettando te per cominciare”.
Bryan non aggiunse altro, prese la
scopa e si avviò verso il campo dove di lì a poco si sarebbero svolti i
provini.
Volare di nuovo per Bryan fu
un’emozione travolgente. Anche se quella non era la sua scopa, la sentiva
comunque come una sua appendice. In un certo senso lui era nato per il volo ed
il destino sotto questo punto di vista era stato ironico a spedirlo nella casa
dei corvi…
Si impegnò con tutto sé stesso nel
provino, ma non per ottenere il ruolo, quanto per sfidare sé stesso ancora una
volta a superare i propri limiti in quel modo unico e coinvolgente che sentiva
fino nella più intima fibra.
Volò in modo praticamente perfetto,
senza la minima sbavatura lungo il percorso tracciato da Madama Bumb, ma la
mancanza di esercizio per così lungo tempo lo tradì. La professoressa ed il
capitano si congratularono comunque con lui e gli proposero di tenersi a
disposizione come riserva. Purtroppo era stato troppo lento, ma si vedeva da
lontano un miglio che il volo ce l’aveva nel sangue e forse, con un po’ di
pratica, sarebbe potuto migliorare anche nel Quidditch.
Bryan rimase un po’ deluso. Era
quasi sicuro che sarebbe riuscito a conquistare il ruolo di cacciatore, ma quei
secondi di troppo l’avevano escluso dalla selezione. Poi però pensò che in
fondo era stato comunque qualcosa di speciale e tutto sommato era valsa la pena
di provare. Avrebbe sempre potuto prendere una scopa in prestito e fare qualche
giro sul campo quando non c’erano allenamenti in corso…
§§§§ ---- §§§§
Blaise aveva insistito a lungo tanto che alla fine era riuscito a convincere
Pansy prendendola per sfinimento. Aveva voluto prendere parte ai provini per la
squadra di Quidditch di Serpeverde. E non aveva voluto sentire ragioni, neanche
quando l’amica gli aveva fatto notare quanto potesse essere pericoloso per lui
trovarsi da solo negli spogliatoi con le altre serpi, ora che la sua copertura
era saltata e la notizia del suo cambio di fronte si era diffusa. E non gli era
importato neanche quando Pansy gli aveva fatto notare che meno si metteva in
mostra e meglio era, e che una volta sulla scopa sarebbe stato vulnerabile.
Perché era sicura che avrebbe ottenuto il posto da battitore che era stato suo
per anni, era insuperabile in quel ruolo.
Solo quando gli occhi di Pansy si
fecero lucidi per la preoccupazione ed una lacrima traditrice scese lungo la guancia,
Blaise poggiò la scopa al muro e le posò le mani sul collo, asciugando la
lacrima col pollice.
“Pansy, ascoltami bene. Non ho
alcuna intenzione di espormi a rischi inutili, ovviamente volerò malissimo per
non farmi assegnare il ruolo, anche se fossi l’unico a fare il provino. Ma ho
bisogno di parlare con i nostri compagni riguardo quella questione a cui
accennava Potter… Harry. Non credi che sembrerebbe sospetto se all’improvviso
iniziassi ad interrogare Tiger e Goyle in Sala Comune? – Aspettò un cenno
affermativo dalla ragazza che aveva davanti – Invece così con qualche parola
giusta buttata lì, otterrò tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno. Sta
tranquilla non sono un incosciente, lo dovresti sapere ormai che rifletto molto
prima di fare qualcosa”.
Blaise abbracciò la ragazza che a
sua volta lo strinse forte prima di voltarsi ed uscire dallo spogliatoio per
dirigersi verso gli spalti da cui avrebbe seguito i provini.
Si aspettava guai e la sua attesa
non venne delusa. Stava finendo di infilarsi i suoi mezzi guanti di pelle di
drago scamosciato quando i guai si avvicinarono a lui sotto forma di Tiger e
Goyle, con un’espressione maligna sul volto mentre facevano scrocchiare le
nocche, con chiaro gesto intimidatorio. Ma Blaise era bravo a nascondere le
emozioni e soprattutto a manipolare le persone a suo piacimento, specialmente
se con il livello intellettuale di un bambino di 10 anni, come quelle che
vedeva davanti a lui.
“Guarda guarda Tiger chi abbiamo
qui…”
“Vedo Goyle, sarà un piacere fare il
provino con lui, sarà un ottimo bersaglio per i bolidi” terminò con una risata
perfida che distorse il suo faccione
grassoccio.
“Tiger, Goyle, che ci fate qui? –
chiese Blaise fintamente sorpreso – Guardate che bisogna saper volare per
giocare a Quidditch?”
“Che intendi sottospecie di
traditore?” gli ringhiò contro Tiger.
“Solo che dubito che ricordiate
ancora come si fa a volare, visto tutto il tempo che sparivate l’anno scorso,
sempre alle calcagna di Malfoy” buttò lì con noncuranza.
“Che c’è, ti brucia che Malfoy abbia
scelto noi come aiutanti per i suoi… ehm incarichi?”
“Oh no, no, non ho mai desiderato
essere il suo cagnolino”
“Come ti permetti brutto traditore?”
schiumò rabbia Goyle già caricando il suo poderoso destro mentre Blaise
ostentava una calma che non provava davvero. Ma fu fermato da Tiger in uno
sprazzo di intelligenza più unico che raro.
“Fermo Gregory, ora potremmo finire
nei guai, invece in aria con un bolide verrebbe un lavoretto più pulito…”.
L’altro sembrò convincersene e lasciò correre per il momento.
Fecero per allontanarsi, ma subito
la voce di Blaise li richiamò.
“Quindi quest’anno vi date al
Quidditch, visto che non c’è più Malfoy a darvi ordini?”.
“Si può sapere che diavolo vuoi
Zabini?” la rabbia iniziava di nuovo a montare.
“Niente, notavo solo che adesso che
non c’è più Malfoy non avete più niente da fare… Invece l’anno scorso ne avete
combinate di cotte e di crude appresso a lui. Chissà quanti incarichi da parte
del Signore Oscuro vi avrà affidato…”
Tiger e Goyle incrociarono le
braccia al petto sulla difensiva. “E a te che interessa?”
“Oh niente, solo che sembra un po’
sospetto che l’anno scorso, l’anno in cui i Mangiamorte sono perfino riusciti
ad entrare ad Hogwarts, voi eravate sempre in giro per conto di Malfoy, che è
stato così stupido da dire in giro che il Signore Oscuro gli aveva affidato un
incarico, mentre adesso che lui è morto non abbiate più nulla da fare – attese
qualche secondo con una pausa ad effetto – Si potrebbe pensare che voi due
siate implicati in qualche modo in faccende losche… E questi sono tempi bui, si
fa presto a rovinare la reputazione di un mago con un semplice sospetto”.
“Ma che dici – rispose Tiger senza
riflettere – era Malfoy che faceva tutto, si rinchiudeva per ore nella Stanza
delle Necessità, noi stavamo solo fuori a fare da palo!”.
Negli occhi di Blaise brillò un
lampo di soddisfazione, quei due erano proprio tonti. Si era sempre chiesto
come facesse Draco a stargli vicino, lui che aveva una personalità così
profonda, anche se erano davvero pochi ad aver avuto il privilegio di
scorgerla.
Goyle diede un violento spintone al
compagno, sibilandogli contro che era un idiota, e si allontanò stizzito verso
il campo di Quidditch. Ora era una questione personale, Zabini avrebbe dovuto
pagare per il modo in cui li aveva trattati, cioè come i perfetti idioti che si erano ampiamente dimostrati.
Come aveva promesso a Pansy, Blaise
volò malissimo, fingendo dei dolorosissimi crampi e non finì neanche la sua
prova, facendo in modo di essere automaticamente escluso dalla squadra, con
rammarico del capitano che, pur considerandolo un traditore, aveva appena perso
il suo miglior battitore. Era anche stato molto attento a tenersi lontano da
Tiger, Goyle ed i loro bolidi.
Ora restava la questione di scoprire
cosa diavolo combinasse Draco nella Stanza delle Necessità…
§§§§ ---- §§§§
“Ma sei completamente impazzito Blaise?!?”. Harry Potter era completamente
fuori di sé e non riusciva a credere alle sue orecchie. “Ti rendi conto del
rischio che hai corso?”. Ormai il suo viso aveva assunto una bella tonalità di
porpora acceso e sembrava che fosse sul punto di iniziare a fumare dalle
orecchie e dal naso come un vecchio bollitore. Solo il tocco gentile di
Hermione sulla sua spalla sembrò fargli ritrovare un po’ di calma, fino a quel
momento non aveva voluto sentire ragioni.
Le urla inconsulte di Harry avevano
attirato l’attenzione di Bryan e Michael che erano usciti in giardino alla
ricerca di Hermione e Blaise per parlare della squadra, e li avevano notati
insieme a Pansy ed al Bambino Sopravvissuto ai piedi del salice sotto cui erano
soliti incontrarsi.
Avvicinandosi riuscivano a sentire
brandelli di discussione, finchè non furono a pochi passi. Il salice proteggeva
i ragazzi dagli sguardi degli altri studenti, ma allo stesso tempo non gli
permetteva di vedere se qualcuno si stesse avvicinando, così non si accorsero
dei due Corvonero e continuarono tranquillamente la loro conversazione.
“Hai ragione Harry, ma voglio
scoprire anche io cosa sia successo a Draco!”.
“Ma non puoi rischiare in questo
modo”.
“Mi dispiace Blaise, ma Harry ha
ragione, sei stato molto… - Hermione si sforzò di trovare una parola adeguata
alla situazione – avventato”.
“Sentite, volevo bene a Draco come
ad un fratello e voglio scoprire che gli è successo. E poi se non troviamo il
colpevole tutto sarà inutile” rispose convinto Blaise.
Bryan, che aveva fatto cenno a
Michael di fermarsi per ascoltare, decise che aveva sentito abbastanza. “Che è
questa storia di Malfoy?” chiese con tono indagatore spuntando dalle fronde che
aveva scostato come una tenda per entrare nello spazio sotto al salice.
Gli altri sobbalzarono per la
sorpresa di essere stati scoperti, e per il timore che Bryan avrebbe detto ai
professori quello che stavano combinando.
“Allora?!” insistette con tono duro
vedendo che nessuno gli rispondeva. Si passò stancamente una mano sul volto, un
gesto che faceva quando aveva bisogno di ritrovare un briciolo di calma, e che
stupì non poco alcuni dei ragazzi presenti. Si girò verso Blaise, che gli era
sembrato fin dall’inizio il più ragionevole, con un tono decisamente più pacato
di quello con cui era piombato tra loro.
“Blaise, per favore, mi vuoi
spiegare che sta succedendo?”
Il ragazzo prima sospirò e poi si
decise a dire la verità. “Stavo cercando di scoprire qualcosa sulla morte del
mio amico Draco” disse con la voce ridotta ad un sussurro, un po’ perché solo
ora si rendeva conto della stupidità della sua idea ed un po’ perché ogni volta
che ricordava che il suo amico era morto gli sembrava che il suo dolore
interiore si acuisse.
“Spiegati” freddo e diretto, come una lama di ghiaccio.
“Stiamo cercando di scoprire cosa
sia successo a Malfoy” prese allora la parola Harry.
“Che cosa?!?” gridò quasi
scandalizzato Bryan.
“Ssssht che ti urli? – si sbrigò a
dirgli Harry molto seccato – Vuoi che lo scopra tutta la scuola?”
“Ma dico, siete tutti impazziti? –
chiese guardandoli tutti ad uno ad uno come se volesse incenerirli – Mi
stupisco di te Hermione, credevo che fossi una ragazza matura ed invece appoggi
questa follia!” finì mentre alzava gli occhi al cielo.
Hermione si sentì profondamente
turbata da quelle parole, non per il loro significato, quanto per il fatto che
Bryan la potesse ritenere una sconsiderata. Non si spiegava come mai, ma da
quando avevano fatto pace, le piaceva stare con quel ragazzo ed ora considerava
importante quello che pensava di lei. Tuttavia in quel momento era
profondamente convinta di essere nel giusto, così alzò lo sguardo verso di lui
con un cipiglio battagliero. “Bryan, ti assicuro che abbiamo meditato a lungo
su questa cosa. Non ci siamo alzati una mattina ed abbiamo iniziato a giocare
ai piccoli investigatori. Abbiamo pensato a tutte le conseguenze, ai pericoli,
ma anche a tutti i vantaggi che la verità sulla fine di Malfoy ci potrebbe
portare. Io non so come la pensi sulla faccenda della guerra, visto che sei da
poco arrivato dalla Bulgaria, ma lascia che ti dica che molto probabilmente gli
equilibri di potere stanno cambiando, ed è di vitale importanza sapere come”.
Bryan parve soppesare quelle parole.
“Va bene, ma vedete di non combinare stupidaggini!” Non capiva come mai ma
iniziava ad affezionarsi a quella banda di matti con cui passava sempre più
tempo. Si trovava bene con loro tutto sommato. Non aveva mai avuto un gruppo di
amici su cui contare. Al massimo si limitava a chiedere favori che però richiedevano di
essere ricambiati, spesso in modo alquanto scomodo per lui. Così decise di
soprassedere, ma si ripromise mi sorvegliarli con discrezione. “E soprattutto
non contate su di me. Ne voglio restare fuori”.
Quello sembrò un compromesso
ragionevole ad Harry, che si limitò ad annuire.
Michael, che era rimasto in silenzio per tutto il
tempo, si sedette sull’erba accanto agli altri. “Se vi serve una mano, contate
pure su di me”. Dopodiché cambiò discorso iniziando a parlare delle prove che
avrebbero dovuto fare nel fine settimana. Bryan era rimasto in piedi, con la
schiena appoggiata al tronco, rimuginando su ciò che aveva appena scoperto.
Sperava davvero che quei ragazzi non si sarebbero cacciati nei guai
inutilmente, soprattutto per una questione ormai chiusa come quella di Malfoy.
Madame's Space: Ecco a voi il
sesto capitolo della storia, sperando che vi sia piaciuto. Abbiamo
trovato Bryan alle prese con il quidditch, ma anche Blaise coinvolto
con le indagini anche se in modo alquanto avventato. Come al solito
fatemi sapere se avete consigli o dubbi...
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Capitolo 7 *** Knights of Cydonia ***
Capitolo 7
§ Cap. VII - Knights of Cydonia §
Bryan camminava per i corridoi
lunghi e freddi di Hogwarts, diretto verso la biblioteca, quando sentì qualcuno
lamentarsi e delle voci minacciose che si sovrapponevano. Decise di avvicinarsi
cautamente per vedere cosa stesse succedendo, e quello che vide gli gelò il
sangue nelle vene; era sicuro che sarebbe finita così, aveva una specie di
sesto senso per queste cose.
Tiger con la sua stazza teneva fermo
Blaise, mentre Goyle si avventava su di lui, riversandogli addosso tutto il suo
disprezzo. Il ragazzo sembrava ormai sul punto di svenire, ma i due energumeni
non accennavano a smettere, anzi sembrava che questo li incitasse a picchiare
ancora più duro e ad infierire ancora.
Con tutto il suo sangue freddo Bryan
uscì dall’angolo dietro cui si era nascosto per osservare la scena e con tono
basso e deciso si rivolse ai due. “Lasciatelo immediatamente”.
Diretto, come era nel suo carattere,
nessuna emozione nel suo tono tagliente, un ordine a cui non si poteva
controbattere ma solo obbedire.
Inizialmente i due rimasero
interdetti, nessuno aveva mai osato rivolgersi a loro in quel modo,
specialmente durante una delle loro spedizioni punitive, ma evidentemente il
moretto, essendo nuovo, non sapeva con chi stava parlando. E così un ghigno
perfido distorse i loro volti, illuminati dalla luce di vendetta dei loro
occhi.
“Oh, che paura – lo sbeffeggiò Tiger
che non aveva neanche accennato ad allentare la presa su Blaise – Se aspetti
che finiamo con questo traditore, poi sarà il tuo turno”.
E per sottolineare la cosa Goyle
sferrò un nuovo poderoso pugno nello stomaco di Blaise che ebbe a malapena la
forza di emettere un debole gemito.
Bryan non perse altro tempo cercando
di convincerli con le buone. Estrasse la sua bacchetta e recitò una formula in
una lingua sconosciuta. Immediatamente la sua figura venne circondata da un
alone nero, i suoi occhi si accesero di rosso e la sua voce si fece bassa e
roca, come se venisse direttamente dall’inferno.
“Come volete, viscidi vermi”. Con la
mano libera dalla bacchetta fece un gesto come per scansare un insetto e Tiger,
nonostante la sua notevole corporatura venne scagliato con violenza contro la
parete, probabilmente aveva qualche osso rotto. Dopodiché puntò il suo sguardo
su Goyle a cui iniziò a mancare l’aria, come se una morsa d’acciaio gli
stringesse senza pietà la gola bloccando completamente l’afflusso d’ossigeno ai
polmoni.
Blaise intanto, non più sostenuto da
Tiger, si era accasciato a terra, ma non aveva perso i sensi, assistendo a
tutta la scena, e fu proprio la sua voce a richiamare l’amico.
“Bryan, adesso basta, credo che
abbiano capito”. Per qualche secondo non successe nulla, come se il moro non
avesse sentito una singola parola, ma poi lentamente Goyle sentì la presa
allentarsi e finalmente potè ricominciare a respirare, ma svenne subito dopo
per la lunga apnea.
A Bryan occorse ancora un po’ per
ritrovare la calma e tornare al suo normale aspetto. Si diresse verso Blaise e
lo aiutò a rialzarsi.
“Tutto a posto?”. Ad un cenno affermativo
dell’altro, che tuttavia si appoggiava a lui per tenersi in piedi continuò: “Ti
porto nel tuo dormitorio. Immagino che tu non voglia fare parola di tutto
questo con Madama Chips”. Ottenne un debole grazie come risposta, ma per lui fu
sufficiente e si incamminò verso i sotterranei di Serpeverde lasciando a terra
due ragazzi privi di sensi di cui non si curò più dopo avergli rivolto
un’occhiata colma di disgusto e disprezzo.
Lungo il tragitto verso il
dormitorio di Serpeverde, incontrarono
Pansy che si coprì la bocca con una mano per impedirsi di cacciare un urlo di
spavento, ma corse incontro ai due ragazzi.
“Santo cielo Blaise. Cosa ti è
successo?” chiese carezzandogli delicatamente i capelli ed il viso.
“Niente Pansy, sto bene” cercò di
rispondere apparendo naturale, ma con
scarsi risultati.
“Pansy ascolta – intervenne allora
Bryan – Vai a cercare Harry, Hermione e Michael e digli di raggiungerci nella
stanza di Blaise. Io intanto lo porto lì e cerco di medicarlo come posso, va
bene?”
La ragazza annuì e poi iniziò a
correre per tutto il castello alla ricerca degli altri ragazzi.
Intanto loro erano arrivati al
ritratto a guardia dei dormitori di Serpeverde.
“Blaise, ho bisogno della parola
d’ordine”.
“Serpensortia”
sussurrò il ragazzo, ed il ritratto si scostò per lasciarli entrare. Per
fortuna la Sala Comune era deserta, così nessuno fece caso alla strana coppia.
Bryan si guardò velocemente intorno, poi chiese: “Dov’è la tua stanza?”. Blaise
alzò debolmente un braccio e gli indicò uno dei due corridoi che partiva dalla
sala in cui si trovavano.
“Laggiù, è la prima porta”.
Bryan lo guidò fino ad una porta di
legno scuro e lucido su cui era appesa una targhetta metallica che riportava la
scritta “Caposcuola – Blaise Zabini”.
“Draco Dormiens Nunquam Titillandum”
sussurrò Blaise, prima di aggiungere:”In memoria di Draco…”. La porta si aprì
permettendo ai due di entrare nella stanza.
Subito Bryan posò con delicatezza il
compagno sul letto ed iniziò a spogliarlo, in modo da controllare le ferite e
medicarle. Fece apparire disinfettante, garze ed una pomata per i lividi e poi
si mise all’opera, curando scrupolosamente ogni ferita, graffio o contusione
che l’amico aveva riportato. Per fortuna non aveva nulla di rotto, ma avrebbe
sentito i dolori per parecchi giorni. Aveva perso molto sangue dal naso e stava
facendo il possibile per il suo occhio nero ed il labbro spaccato. In fondo gli
dispiaceva per lui, ma trovava anche che se l’era andata a cercare, e poi non
voleva che gli altri lo trovassero in quelle condizioni.
“Sei stato grande prima nel
corridoio, anche se devo ammettere che un po’ mi hai spaventato. Quella è magia
oscura molto avanzata – aspettò qualche secondo che l’altro dicesse qualcosa
poi continuò – Dove l’hai imparata? Quella non è roba che si trova sui libri di
scuola, è decisamente fuori dalla portata di un semplice studente”.
Bryan sospirò: “Quando devi pensare
a difenderti, non ha importanza il colore della magia, se ti salva la pelle”.
Poi si richiuse nel suo mutismo, concentrandosi su quello che stava facendo. Il
suo passato era un argomento tabù e non aveva alcuna intenzione di parlarne.
Quando dopo parecchi minuti ebbe
finito con le medicazioni, lo aiutò delicatamente ad infilare il suo pigiama di
seta verde e poi a sdraiarsi nel letto, per aspettare comodamente gli altri.
Lui invece superò la scrivania e la sedia foderata di raso verde e raggiunse una
poltrona in nappa verde smeraldo che era posta sul fondo della stanza sotto la
finestra e con fare elegante ci si sedé accavallando le gambe.
Blaise lo guardò con gli occhi fuori
dalle orbite.
“Che c’è, ti senti male?” subito gli
chiese allarmato Bryan protendendosi verso di lui.
“No, no – lo tranquillizzò – solo
che quella è… era la poltrona di Draco”
“Ah ho capito, mi alzo subito”
“No, resta se stai comodo. In fondo
è una poltrona, e deve essere usata per sedercisi, sennò è inutile”.
“E come mai si trova qui nella tua
stanza?”
“Beh, quando Draco se ne è andato, i
suoi genitori hanno mandato i loro elfi a portare via la sua roba. Ma io sono
riuscito a nascondere la poltrona e a tenermela come suo ricordo. Lui ci stava
sempre seduto, e a volte quando sono sovrappensiero, mi ritrovo a parlare con
la poltrona, come se lui stesse lì ad ascoltarmi. Poi mi giro per vedere perché
non mi risponde e realizzo che sto parlando da solo con una poltrona…” concluse
tristemente.
“Molto profondo da parte tua, ma mi
viene un po’ da ridere pensando a te che nascondi una poltrona!”
“Non è stato facile farla sparire,
non hai idea di quanti incantesimi ho dovuto usare prima di riuscire a
trasfigurarla di qualcosa di irriconoscibile per gli elfi e convincerli che la
poltrona del loro padroncino si era volatilizzata chissà come”. Iniziò a
ridere, ma un attacco di tosse gli dimostrò che non era una buona idea nel suo
stato, così si lasciò andare di nuovo disteso sul letto.
“Parlami di questo Draco Malfoy”.
Blaise fece un profondo sospiro,
come se quello che stava per dire gli costasse una enorme fatica.
“Beh su Draco ci sarebbe molto da
dire, ma lui era un tipo estremamente riservato, non faceva mai vedere molto di
sé, e non sarò certo io a mandare in frantumi la sua maschera. Se ha mostrato
un solo aspetto di sé avrà avuto i suoi buoni motivi, però una cosa te la
voglio dire lo stesso.
Era molto di più del ragazzo
arrogante, viziato e prepotente che tutti hanno conosciuto; si è limitato ad
interpretare il personaggio che gli hanno costruito”.
“Chi?”
“Suo padre per primo, ma in generale
la comunità magica. Il cognome Malfoy bastava per accostarlo a malvagità e
prepotenza, oltre che a molto potere. Non puoi neanche immaginare quanti di
quelli che prima strisciavano ai suoi piedi in cerca di un po’ di gloria riflessa,
ora sputano sul suo nome e sul suo ricordo”. Il tono di Blaise era un misto tra
rabbia e tristezza.
“E tu lo conoscevi bene?”
Blaise sospirò. “Non lo so. Come ti
ho già detto aveva una personalità molto complessa che era molto bravo a nascondere.
Però ti posso dire che gli volevo sinceramente bene. Spero di essere stato un
buon amico per lui, anche se evidentemente quando ha avuto bisogno di me, io
non c’ero”.
“Non puoi fartene una colpa, non
potevi saperlo!” si affrettò a rassicurarlo Bryan, comprendendo subito che si
stava riferendo al momento in cui Draco era stato ucciso.
Blaise si limitò a sospirare e a
voltare la testa, nascondendo così all’altro i suoi occhi lucidi e quell’unica
lacrima solitaria che scese lungo il suo volto fino ad infrangersi sul cuscino.
Un silenzio pesante cadde tra i due,
e fu interrotto dall’ingresso di quattro ragazzi nella stanza. Pansy si gettò
subito ai piedi del letto, prendendo una mano del ragazzo tra le sue.
“Come stai?” gli chiese in tono
dolce.
“Adesso molto meglio, grazie a Bryan”
e con la mano dolcemente la guidò a sedere sul letto. Poi vide i ragazzi che lo
guardavano dalla porta. “Avanti, entrate pure e cercate un posto per sedervi”.
Michael si accomodò sul letto
accanto a Pansy, attento a non fare male a Blaise. Harry invece si conquistò la
sedia accostata alla scrivania. Hermione si guardò qualche secondo intorno, poi
si diresse verso Bryan e si accomodò sul bracciolo della poltrona, cosa che
suscitò una risatina lieve di Blaise. Tutti si girarono a guardarlo e lui
dovette spiegarsi.
“Scusate ragazzi, ma penso che se
Draco fosse vivo, in questo momento verrebbe colto da infarto fulminante. Non
solo un estraneo si è seduto sulla sua preziosissima poltrona, ma una
mezzosangue ha osato posarci le sue terga!” e si lasciò andare ad una risata,
seguito da tutti gli altri che avevano colto l’ironia della situazione. Solo
Hermione era rimasta seria ed anzi era scattata in piedi come una molla, come
se si fosse seduta su una lastra rovente.
“La poltrona di Malfoy?!?”.
Ma un braccio di Bryan la afferrò
gentilmente ma in modo deciso per la vita e la fece sedere di nuovo nella
stessa posizione di prima, mentre lei arrossiva violentemente per il contatto
così intimo ma anche inaspettato, seppur molto piacevole.
“Avanti Hermione, non fare la
bambina. Lui non c’è più e questo è solo un mobile come un altro”.
La ragazza sembrò convinta e si
accomodò meglio sul bracciolo, dove stava poggiato con noncuranza il braccio di
Bryan, come un accenno di un abbraccio, anche se non si stavano neanche
sfiorando.
“Ma cosa è successo?” si decise a
chiedere Harry, che ancora non riusciva a capire il perché di quella strana
situazione che si era venuta a creare.
“E’ successo che il nostro
investigatore in erba, e di erba doveva averne fumata davvero parecchia per
aver avuto una simile idea, con la sua bella impresa ha destato le ire di Tiger
e Goyle, che hanno aspettato di trovarlo da solo per fargli capire il loro
punto di vista”.
“Ora gli faccio vedere io!” saltò su
Harry, facendo scrocchiare le nocche.
“Non essere stupido Potter!” esclamò
Bryan, guadagnandosi un’occhiataccia da un paio di occhi verdi, ma lui continuò
come se niente fosse. “Non puoi competere con loro sul piano fisico, anche
perché non girano mai da soli. E poi credo che abbiano già compreso che non gli
conviene prendersela con qualcuno di voi, se non vogliono passare un altro
brutto quarto d’ora”.
Lasciò volutamente in sospeso la
frase lasciando aleggiare una velata minaccia nelle sue parole, ma Blaise prese
la parola, quasi eccitato: “Dovevate vederlo prima in corridoio, ha pronunciato
un incantesimo ed il suo aspetto è cambiato in un modo che avrebbe fatto paura
al Signore Oscuro in persona…”
“Grazie Blaise” lo interruppe Bryan
con tono glaciale. Avrebbe decisamente preferito che quell’episodio rimanesse
tra loro due, ma così non era stato e si preparò mentalmente alla domanda che
puntualmente arrivò. Fu Harry a pronunciarla per tutti.
“Magia Oscura eh? Dove l’hai
imparata?”
“Senti Harry, non ho intenzione di
usarla contro di voi, se è questo che vuoi sapere. Per ora ti basti sapere che
prima di arrivare qui ho dovuto affrontare delle situazioni… difficili, ed
alcuni incantesimi di questo genere possono essere sempre utili. Ed ora ti
pregherei di farti i fatti tuoi” concluse quasi acido.
“Va bene signor tenebroso – gli
rispose Harry scontroso – allora perché ci hai fatto venire qui? Per tenere la
manina di Blaise? Mi sembra che tu e Pansy facciate già un bel lavoro da soli”.
“No, perché vi volevo parlare al più
presto e qui non rischiamo che ci siano occhi e orecchie indiscrete” fece una
breve pausa e dopo aver preso un respiro continuò. “Come vedete, così siamo
troppo vulnerabili, abbiamo bisogno di essere in grado di difenderci, dobbiamo
essere pronti nel caso venissimo attaccati”.
“Potremmo riprendere seriamente le lezioni dell’ES come abbiamo fatto in
passato” intervenne Hermione.
Bryan la guardò alzando un
sopracciglio, perplesso, prima di chiederle: “Che cos’è l’ES?”.
Hermione si mordicchiò il labbro
inferiore, consapevole di aver parlato troppo. Bryan era appena arrivato dalla
Bulgaria, e non poteva sapere della «società segreta» che avevano fondato un
paio di anni prima per difendersi dalla politica che il ministero aveva
adottato. Tanto più che, come aveva già ricordato la McGranitt qualche tempo
prima, non potevano essere davvero sicuri di potersi fidare di lui. Fu Harry
allora a risolvere la situazione. In fondo era lui il cuore dell’ES, suo
malgrado, ed ora spettava a lui decidere se mettere a parte Bryan dei loro
piani oppure escluderlo raccontandogli la prima panzana che gli fosse venuta in
mente.
“L’ES è l’Esercito di Silente, un
gruppo di lavoro di soli studenti che abbiamo creato due anni fa per
esercitarci negli incantesimi, soprattutto di difesa, in modo da essere pronti
nel caso ci fosse stato bisogno di noi in una eventuale battaglia”.
Bryan annuì, avendo compreso di cosa
si stava parlando. “E’ una buona idea, ma secondo me non basta”.
“Ci insegnerai la tua magia?” chiese
incuriosito Blaise dal suo letto.
“No, avevo in mente qualcos’altro,
soprattutto in vista della battaglia finale”.
“Cosa?” domandò Michael.
“Combattimento con la spada. E’ una
disciplina sconosciuta ai più, non si insegna più nelle scuole e quindi è
un’abilità molto rara. Vi darà un netto vantaggio sugli avversari”.
“Mi sembra un’ottima idea – sembrò
illuminarsi Hermione – vado subito a contattare i membri dell’ES”.
“No, non credo che sia una buona
idea. Le lezioni con la spada richiedono grande concentrazione e se siamo in
troppi rischiamo di non concludere niente. Si potrebbero organizzare degli
incontri di magia in cui ripassiamo o studiamo degli incantesimi di attacco e
di difesa tutti insieme, e poi delle sedute di spada solo per noi. Piuttosto,
dobbiamo trovare un modo per contattarci velocemente, in caso di pericolo o di
messaggi urgenti”.
“Per quello possiamo usare il
sistema dei galeoni dell’ES” disse Hermione, che vedendo il pacchetto di
sigarette di Blaise sulla scrivania lo afferrò senza ascoltare le proteste del
ragazzo, ne prese sei e le trasfigurò in dischetti di metallo lucido, che
incantò con una formula molto complicata. Poi ne consegnò uno ad ognuno dei
ragazzi presenti nella stanza, e ne tenne uno per sé.
“Basterà sfregarlo perché si attivi
la magia, poi si deve dire il nome della persona da contattare ed il messaggio.
L’altro lo riceverà praticamente in tempo reale”.
“Bene Hermione, grazie. Ma dove ci
incontreremo?” chiese a quel punto Pansy.
“Credo che la Stanza delle Necessità
sia il luogo ideale, sia per le riunioni con l’ES che per i nostri prossimi
allenamenti” rispose Harry, ritrovandosi suo malgrado ancora una volta a fare
lo stratega.
“Una curiosità Bryan, ma come fai a
conoscere il duello con la spada se non si insegna più nelle scuole?” gli
chiese curiosa Hermione.
“Ho imparato da un buon maestro”
disse in modo conciso, sperando di troncare quella conversazione scomoda.
“Ma i maestri d’armi sono sempre più rari ed
in genere sono impegnati con le famiglie più nobili”
“E chi ti dice che la mia non lo
sia?”
“Il fatto che tra le antiche casate
non ci sia quella degli Hope?” gli rispose sarcastica.
“Magari l’ho imparata durante uno dei
miei viaggi” la sfidò a controbattere con lo sguardo. “Ma poi cosa importa dove
ho imparato?!? L’importante è che questa cosa ci possa essere d’aiuto!” Terminò
seccato il suo discorso. Dopodichè salutò ed uscì velocemente dalla stanza
diretto verso il suo dormitorio. Hermione avvertì un senso di vuoto quando
Bryan si alzò, come se la sua presenza l’avesse rassicurata fino a quel
momento, ma ovviamente fu molto attenta a non mostrarlo agli altri. Quello che
non poteva sapere era che anche per Bryan era lo stesso.
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Capitolo 8 *** One Vision ***
Capitolo 8
§ Cap. VIII - One Vision §
GP12, 10 novembre 1997
Ciao
Harry, come procedono le indagini?
Io
purtroppo non ho scoperto nulla di nuovo, anzi i miei superiori mi hanno fatto
velatamente capire che è meglio se non mi intrometto in questa questione,visto
che si è raggiunto un equilibrio che fa comodo a tutti. Hanno dato la colpa ai
Mangiamorte e del figlio di Lucius Malfoy non se ne parla più, così l’opinione
pubblica è contenta e la coscienza del Ministro è pulita.
Ho
le mani legate, proprio come Alastor, che a questo punto potrà solo darti
qualche consiglio, ma ti pregherei di arrivare fino in fondo alla questione.
Alla fine stiamo parlando di un ragazzo di appena 16 anni, nonché di mio cugino,
e vorrei che gli venisse resa giustizia.
Fai
comunque sempre attenzione. Oltre ai normali pericoli, ora ce n’è uno in più:
Severus Piton. Lo stiamo cercando da mesi ormai, ma di lui non si hanno più
notizie dalla notte in cui i Mangiamorte sono riusciti ad entrare ad Hogwarts.
Neanche le nostre spie sono riuscite a rintracciarlo, sembra che sia scomparso
nel nulla. Probabilmente vive nascosto da qualche parte e potrebbe aver
cambiato aspetto, magari con la pozione polisucco.
Fai
attenzione Harry, sai che è un mago molto potente e quindi anche molto
pericoloso!
Dentro
Hogwarts dovresti essere al sicuro, comunque come direbbe Alastor, vigilanza
costante!!!
Con
affetto, Tonks
La fronte di Harry si increspò
mentre procedeva con la lettura della missiva della sua amica. E così il
Ministero non gradiva delle indagini, per quanto discrete, sulla fine di
Malfoy… Chissà perché la cosa non lo stupiva minimamente, ma tanto non aveva mai
seguito le direttive del Ministero e non aveva alcun motivo per iniziare in
quel momento. Aveva risposto a Tonks promettendole che avrebbe fatto tutto
quanto in suo potere per fare luce su quella faccenda, e poi iniziò a far
lavorare febbrilmente il suo cervello. Sentiva che c’era un particolare che
davvero non gli tornava, eppure non riusciva a comprendere quale. Decise quindi
di andare a cercare Hermione, per parlarne con lei. Certo non con Ron che, tra
l’influenza di Ginny e la gelosia di Lavanda evitava lui ed Hermione come se
avessero la peste. Si ritrovò ad augurarsi che l’amico non si pentisse in
futuro della scelta, perché sarebbe stato davvero molto difficile tornare
indietro a quel punto. Ron si era totalmente estraniato dalle loro vite, e nuovi
«equilibri» si erano creati. Da una parte il gruppo di Ginny, Lavanda, Calì e
Ron. Dall’altro quello strano amalgama che erano Blaise, Pansy, Michael, Bryan,
Hermione e lui. Case diverse, caratteri diversi, ma una imprevista e
piacevolissima armonia. Ognuno completava gli altri, ognuno portava il proprio
contributo in ogni questione, che si trattasse di tattiche di combattimento, di
scuola, o di un semplice scambio di pareri. Gli piaceva quello che aveva
contribuito a creare. Stava davvero bene con quei ragazzi e si pentiva
amaramente di essersi rinchiuso nel gruppo esclusivo del Trio Miracoli fino a
quel momento. Ogni tanto coglieva da lontano le occhiate nostalgiche di Ron, ma
lui aveva fatto la sua scelta, ed erano entrambi consapevoli che i tempi del
Magico Trio erano inesorabilmente finiti.
§§§§ ---- §§§§
Trovò Hermione in giardino con Pansy
e Blaise, mentre ridevano tutti e tre insieme. Si avvicinò a loro e fu colto da
uno strano imbarazzo quando i suoi occhi incontrarono quelli di Pansy e subito
portò lo sguardo a terra, imitato nello stesso istante dalla ragazza. Hermione
lo salutò dolcemente come al solito. “Ciao Harry, come mai in giardino?”.
“Oh niente di particolare – cercò di
darsi un tono – Ho ricevuto una lettera da Tonks e sono venuto a riportarti i
suoi saluti”
“Andiamo Harry, cosa c’è che ti
preoccupa?”. Ormai Hermione lo conosceva come le sue tasche e le bastava uno
sguardo per capire se c’era qualcosa che non andava. Harry sbuffò.
“Non hanno ancora trovato Piton, per
quanto lo stiano cercando in lungo e in largo. Sembra che dopo la notte in cui
è fuggito da Hogwarts si sia volatilizzato e non si hanno più notizie certe.
Tonks pensa che possa aver cambiato aspetto e che in qualche modo rappresenti
un pericolo per me”.
“Piton è un mago davvero potente. Se
all’Ordine pensano che sia sulle tue tracce dovresti fare attenzione” disse
Blaise serio in volto.
“Grazie Blaise, ora sono più
tranquillo. Comunque grazie dell’avvertimento, ma forse dimentichi che c’è già
qualcun altro che mi sta cercando…” concluse evasivo Harry intendendo il fatto
che Voldemort lo volesse uccidere. Forse aveva affidato a Piton questo compito.
Ma questo in realtà non impensieriva Harry più di tanto, non era di certo per
questo più in pericolo di quanto non lo fosse stato fino al quel momento.
Semplicemente era una seccatura in più.
“Non è tutto, vero?” gli chiese
Hermione.
“No, infatti. Tonks mi ha detto che
al Ministero non gradiscono queste indagini, per loro il caso Malfoy è chiuso e
desiderano che resti tale. E’ più comodo per tutti” finì con rabbia ed una
punta di disprezzo.
“E poi c’è qualcosa che non mi torna
in questa maledetta storia. Sento che c’è un particolare che stona
terribilmente con tutto il resto, ma non riesco a capire quale, e per me è terribilmente
frustrante!”.
Hermione si avvicinò e gli strinse
dolcemente una mano per fargli capire che gli era vicino.
“Hermione, vorrei rivedere la scena
del delitto. Ti andrebbe di accompagnarmi? Magari in due riusciamo a risolvere
il problema”.
In realtà lei non ne aveva alcuna
voglia. Rivedere il corpo di Malfoy ogni volta le procurava un profondo
malessere, come qualcosa che la scuotesse nel profondo, finendo per farle
venire la nausea ed una forte emicrania. Tuttavia sentiva che Harry aveva
davvero bisogno di lei, di sentirla vicina, così acconsentì e si incamminò
dietro di lui verso la porzione di giardino ai piedi della Torre d’Astronomia.
Ma rimase stupita ed un attimo disorientata quando invece Harry si diresse
verso il portone d’entrata del castello e poi prese a salire le scale di
pietra, fino a giungere davanti alla porta della Stanza delle Necessità.
“Perché siamo qui?” chiese Hermione.
“Perché nel giardino posso rievocare
solo l’immagine del corpo di Malfoy. Invece sento che ciò che mi sfugge è
qualcosa nell’insieme, ed ho bisogno di rivedere la scena attraverso gli occhi
degli Auror che hanno scritto il rapporto, per quanto incompleto esso sia
adesso”.
Il ragazzo passò tre volte davanti
alla porta mormorando: “Ho bisogno di vedere il corpo di Draco Malfoy”. Ma la
porta non apparve come invece si sarebbe aspettato.
“Forse devi essere più specifico”
gli suggerì Hermione. Harry fece un rapido cenno d’assenso. Non era la prima
volta che non riusciva ad aprire la stanza. Ricordava benissimo tutte le volte
che aveva tentato di scoprire cosa combinasse lì dentro proprio Malfoy, e la
porta non era apparsa.
Così fece un pensiero più specifico
e poi marciò di nuovo per tre volte davanti al muro. “Ho bisogno di vedere la
scena registrata dagli Auror ai piedi della Torre di Astronomia”.
Questa nuova formulazione sembrò
funzionare, perché finalmente la porta apparve davanti ai loro occhi ed Harry
la aprì, varcò la soglia, seguito subito da Hermione, dietro alla quale il
battente si richiuse scomparendo e lasciandoli immersi nella scena del giardino
che Harry aveva richiesto.
Era una perfetta riproduzione di ciò
che gli Auror avevano trovato. Harry fece un giro su sé stesso per abbracciare
con una occhiata tutto ciò che lo circondava.
Il sole stava per sorgere, visto che
il cielo ad est si stava schiarendo, ed in lontananza poteva vedere i segni
della battaglia che si era svolta per allontanare i Mangiamorte dal castello.
Il giardino era deserto, ai loro piedi l’immagine del corpo di Draco. Hermione
come al solito venne sopraffatta dal senso di nausea e da un intenso capogiro,
tanto che si dovette appoggiare per un attimo al muro accanto a lei. Harry si
girò verso l’amica e la trovò mortalmente pallida.
Le fu subito accanto. “Ehi, tutto
bene?” le chiese gentilmente, lei si limitò a fare un debole cenno con la
testa, ancora con una mano appoggiata al muro, l’altra sullo stomaco ed il
volto verso il basso. Harry la abbracciò. “Scusa Hermione, non ho pensato a
quanto ti potesse pesare rivedere questa scena. Vai pure, qui ci penso io”.
Ma Hermione caparbia, con la voce
ridotta ancora ad un sussurro gli rispose: “No, aspetta dammi un minuto, poi
andrà meglio”. Ed infatti dopo poco si sciolse dall’abbraccio dell’amico che
guardandola in viso vide che aveva ripreso un po’ di colore.
Tornarono nel punto in cui erano
prima. Il cielo era ancora scuro, ma la scena intorno a loro era illuminata
come se ci fosse un riflettore sopra di loro, un utile artificio degli Auror
che avevano creato quell’immagine. Il corpo di Silente evidentemente era già
stato rimosso, visto che ai piedi della Torre non ce n’era traccia.
“Vedi Hermione, non te lo so
spiegare, ma sento come se nella mia testa risuonasse un campanello ogni volta
che penso a questa faccenda, come se il cervello volesse richiamare
l’attenzione su qualcosa di poco chiaro, ma non riesco a capire cosa sia”.
“Allora cerchiamo insieme di capire
cosa” disse Hermione mordicchiandosi un labbro, concentrata nel flusso dei suoi
pensieri.
Ad Harry tornarono in mente dei
brani del rapporto degli Auror.
«Il terreno circostante non risulta in alcun
modo alterato, segno che non c’è stato combattimento.»
Effettivamente il terreno attorno a loro era perfettamente normale,
segno che i Mangiamorte non erano arrivati fin lì e che Draco non aveva
combattuto. Non c’erano bruciature nel terreno, l’erba non era calpestata, non
c’erano orme. Questo escludeva un lungo e cruento duello.
Inoltre la posa composta di Draco escludeva anche che fosse caduto
dalle Torre. Ma questo lo sapeva benissimo anche lui, visto che quella
maledetta notte era lassù insieme a Silente e ricordava che Malfoy era sceso
insieme a Piton dopo aver ucciso il preside, che motivo avrebbe avuto di
risalire fin lassù?
«La vittima è stata colta di sorpresa, quindi
alle spalle, data la totale assenza di alberi in questa porzione di giardino.»
“Aspetta un momento Hermione! – sembrò illuminarsi, forse era vicino al
particolare che lo aveva ossessionato per tutto quel tempo – Il rapporto dice
che Malfoy è stato colto alle spalle”.
“Ma questo non è possibile! – intervenne allora Hermione – Se così
fosse, sarebbe caduto in avanti, il suo corpo non sarebbe certo stato supino! E
l’Avada Kedavra uccide sul colpo, non avrebbe potuto girarsi verso il suo
assassino e poi cadere di schiena”.
“Esatto! – ruggì Harry – Quindi adesso ci sono due possibilità: o non è
stato ucciso con l’Anatema Finale, cosa che escluderei, visto che il suo corpo
non presenta alcuna traccia, ferita o qualunque altro segno, oppure non è stato
ucciso qui”. Harry iniziò a guardarsi intorno in cerca di un qualunque
dettaglio che confermasse la sua tesi. Si chiedeva come avessero fatto gli
Auror a trascurare un particolare così importante. La risposta evidentemente
era nelle pagine mancanti del rapporto. Inoltre dovevano aver subito
pesantissime pressioni affinchè chiudessero in tutta fretta il caso, visto
quello che era successo a Tonks. Questo li aveva portati a delle conclusioni
incomplete e forse errate.
“Sai, inizio a pensare che tu abbia ragione. Qui a terra non ci sono impronte.
Anche se fosse stato colpito alle spalle da grande distanza, dovrebbero
comunque esserci le orme di Malfoy a terra. Ma sei sicuro che questa immagine
sia accurata?”
“Si, Malocchio mi ha spiegato che quando c’è un caso di omicidio, gli
Auror recitano un incantesimo che cattura la scena tridimensionale in cui si
sono svolti i fatti, una specie di calco visivo, che poi è possibile richiamare
in un pensatoio o in qualunque oggetto magico in grado di riprodurre immagini,
come nel nostro caso la Stanza delle Necessità. A differenza delle altre cose,
questa non può essere alterata, ed è per questo che il vecchio Alastor l’altro
giorno mi ha suggerito di dare un’occhiata, dicendo che forse avrei trovato ciò
che cercavo, ed aveva ragione!”.
“Questo però ci porta solo al fatto che Malfoy non è morto qui in
giardino” disse Hermione riflettendo.
“Già, non ci aiuta granché, se non per il fatto che chi l’ha ucciso
voleva che ritrovassimo il corpo. A questo punto credo proprio che sia stato un
Mangiamorte, e che il tutto sia stato un avvertimento. Ma ora mi chiedo chi
volesse avvertire… - Harry sospirò scoraggiato – Ogni volta che scopriamo
qualcosa di nuovo, sorgono nuove domande, oppure la pista è incompleta. Sto
impazzendo per questa faccenda”.
“Dai Harry, non fare così, vedrai che un passo alla volta arriveremo
alla soluzione del mistero, come abbiamo sempre fatto in passato” ma sapevano
benissimo entrambi che molte cose erano cambiate rispetto al passato. Ron non
era più al loro fianco, ma ora potevano contare su nuovi amici che certamente
li avrebbero aiutati. “Ora andiamo, Bryan ci aspetta per la prima lezione di
spada”.
Ed entrambi uscirono dalla stanza, per aspettare nel corridoio gli
altri, che a breve li avrebbero raggiunti. Ed infatti nel giro di qualche
minuto videro un ragazzo completamente vestito di nero, con i lunghi capelli
corvini, svoltare l’angolo ed avvicinarsi nel punto in cui erano loro.
Hermione rimase qualche secondo ad osservarlo. Non portava la divisa,
ma un lungo cappotto che lo avvolgeva morbidamente quasi fino ai piedi. Sotto
indossava una camicia nera aderente, dal collo di tipo orientale ed invece dei
soliti bottoni, aveva delle fibbie, quasi come una divisa militare. Infine
degli stivali lucidi neri a punta, spuntavano da un paio di pantaloni aderenti.
L’abbigliamento era decisamente bizzarro per un mago, ma nell’insieme donava al
ragazzo un aspetto terribilmente affascinante e questo Hermione dovette
ammetterlo a sé stessa e purtroppo anche a Bryan, quando si accorse che lo
fissava imbambolata ormai da parecchi secondi.
“Hermione c’è qualcosa che non va?” le chiese ironicamente, intuendo
già la risposta.
“Ehm, ecco, non sono abituata a vederti senza divisa, ma stai molto
bene” rispose Hermione ormai di un intenso color porpora, vergognandosi come
una ladra.
“Allora grazie del complimento” le rispose semplicemente lui, con un
sorriso divertito che gli illuminò gli occhi cerchiati da un pesante tratto di
matita nera.
Dopodiché si diresse verso la porta, sussurrando: “Ho bisogno di una
palestra per allenamenti con la spada”. Subito la porta apparve e quando entrarono
si trovarono davanti una sala molto simile alla Sala dei Duelli, con una
piattaforma centrale più grande per i duelli veri e propri, ed ai lati altre
più piccole per gli allenamenti. Lungo il perimetro della sala si trovavano
delle armature perfettamente lucidate, mentre alle pareti erano appesi stupendi
arazzi che riproducevano delle scene di duello e delle bellissime armi
medievali, spade, alabarde, picche, lance, tutte sfavillanti. Guardandosi
intorno Hermione ebbe l’impressione di trovarsi nella Sala dei Duelli di
Hogwarts, come doveva presentarsi parecchio tempo prima, quando il
combattimento con la spada veniva ancora insegnato nelle scuole.
“Questa somiglia molto alla palestra in cui mi sono allenato con il mio
maestro anche se qualche dettaglio potrebbe essermi sfuggito, visto che è
passato parecchio tempo” disse Bryan, dirigendosi verso un angolo della sala
dove non c’erano armature, arazzi o armi, ma solo dei divanetti che componevano
un piccolo salottino di cortesia. “Bene, adesso aspettiamo che arrivino gli
altri”.
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Capitolo 9 *** The Ballad of the Swords ***
Capitolo 9
§ Cap. IX - The Ballad of the Swords §
Pian piano anche gli altri ragazzi arrivarono alla Stanza delle
Necessità, arredata per l’occasione come una sala per i combattimenti con la
spada. Si accomodarono tutti seduti sui divanetti verde smeraldo che si
trovavano in un angolo, attorno ad un basso tavolino dal piano in vetro e le
zampe in ferro battuto.
Non appena Bryan sentì che l’attenzione di tutti era rivolta a lui,
tirò fuori dalla tasca interna del suo cappotto un sacchetto di velluto nero,
chiuso da un cordoncino dorato, abbastanza grande da potervi inserire
comodamente la mano. Posò delicatamente il sacchetto sul tavolino, producendo
un lieve tintinnio, come di tanti piccoli oggetti e pronunciò un incantesimo
che nessuno riconobbe, mentre passava la sua mano destra qualche centimetro
sopra il sacchetto, come ad accarezzare l’aura del suo contenuto.
“Bene, adesso ognuno di voi introdurrà la mano nel sacchetto e ne
estrarrà un oggetto. Lo dovrà tenere stretto nel palmo della propria mano senza
farlo vedere agli altri, finchè ognuno non avrà preso il suo. Va bene?”.
Tutti fecero un cenno affermativo, ma si vedeva che erano titubanti,
infatti per qualche minuto nessuno si mosse, aspettando che fosse qualcun altro
il primo a pescare dal misterioso sacchetto di velluto.
Alla fine il coraggio Grifondoro prevalse ed Hermione allungò la mano e
la introdusse attraverso l’imboccatura. Percepiva chiaramente il tessuto
morbido che le carezzava il dorso della mano, finché non toccò qualcosa di
freddo. Affondò le dita nel contenuto del sacchetto, sentendo che conteneva
molti oggetti di piccole dimensioni, dalla superficie levigata, che le
passavano attraverso le dita producendo di nuovo il tintinnio che aveva sentito
prima. Mentre si concentrava su quelle sensazioni, ad un certo punto sentì
distintamente una sensazione di calore ed un pulsare potente sotto le dita, con
le quali afferrò l’oggetto, sicura che quella fosse la cosa giusta da fare.
Così lo racchiuse nel palmo e come le era stato detto estrasse la mano senza
mostrare il contenuto a nessuno.
Fu poi il turno di Harry che introdusse a sua volta la mano e la
ritrasse poco dopo stretta a pugno.
Pian piano anche gli altri si fecero coraggio e seguirono l’esempio dei
due Grifondoro.
“Bene, ora concentratevi sul palmo delle vostre mani, sul calore che
l’oggetto emana, sul suo pulsare, quasi come un piccolo cuore. Sentite
l’energia fluire dalla mano per tutto il corpo, sentite il profondo senso di
unione tra voi e ciò che racchiudete tra le dita ed imprimete bene queste
sensazioni nella vostra mente”.
I volti dei ragazzi, che tenevano gli occhi chiusi, esprimevano la loro
estrema concentrazione, e Bryan si sentì molto soddisfatto del suo ruolo di
insegnate, si sentì di nuovo utile, per la prima volta dopo tanto tempo.
“Adesso aprite gli occhi – fece una breve pausa per ottenere di nuovo
l’attenzione degli altri – Hermione, mostraci cosa hai preso”.
La ragazza guardò la sua mano ancora stretta in un pugno e lentamente
aprì le dita, rivelando un cristallo lucente posato sul palmo della mano.
“Molto bene! Una kunzite! La pietra dell’autostima e dell’equilibrio
tra mente e cuore. Sai è buffo che l’abbia pescata tu”
“Perché?” gli chiese la ragazza perplessa.
“Perché in genere lavora in binomio con la fluorite - e senza dare il
tempo alla ragazza di dire nulla, estrasse dalla camicia una catenina in
argento a cui era appeso un ciondolo dalle striature bianche, viola e verdi – come
questa”. Hermione arrossì, mentre Bryan si limitò a farle un sorriso molto
dolce e a rimettere a posto il suo ciondolo.
“Bene Harry, cosa hai preso tu?” e come aveva fatto l’amica pochi
minuti prima anche lui aprì la mano, trovando una pietra rosso sangue.
“Un granato, la pietra della volontà, che ci indica la giusta direzione.
Stimola la capacità di affrontare situazioni
molto difficili con lucidità e coraggio. E' capace di infondere un'incredibile
forza d'animo” disse Bryan
assorto.
“Michael?”
Stavolta dalla mano del ragazzo emerse una pietra blu intenso con
piccoli bagliori dorati.
“Lapislazzuli, la pietra dell’armonia con noi stessi e con tutto ciò
che ci circonda. Adatta ad un chiacchierone ed impiccione come te” gli disse
Bryan facendogli l’occhiolino.
“Pansy?”
Le dita della ragazza mostrarono lentamente una pietra verde acqua.
“Un’acquamarina, la pietra della fortuna, dell’introspezione e dei
cambiamenti soprattutto interiori. Beh da quello che ho sentito in giro
ultimamente hai fatto grandi cambiamenti e devo dire che secondo me sono stati
tutti in meglio” concluse con un sorriso dolce, che scaldò la ragazza.
“Blaise, tocca a te”.
Sul palmo del ragazzo stava una pietra di un verde chiarissimo, da
sembrare quasi color panna.
“Una giada! Infonde coraggio, serenità, sapienza e senso della
giustizia, tutte qualità che mi sembra che tu abbia in grande quantità”.
Bryan si alzò in piedi e fu subito imitato dagli altri. Rimise nella
tasca del cappotto il sacchetto di velluto e si diresse verso il centro della
sala, accanto alla pedana centrale.
“Vi starete chiedendo il perché di tutto questo. Beh le spade magiche,
come le bacchette, hanno un nucleo, un’anima, e proprio come le bacchette,
anche le spade scelgono il mago. In questo momento state tenendo nella vostra
mano il cuore della vostra arma. Ora dovete imparare ad evocarla. Vi basterà
concentrarvi sulla pietra stringendola saldamente nella vostra mano, invocando
dentro di voi il suo aiuto, e pronunciare «Ex
Crystallo Gladius». Ora provate!” li esortò.
Harry fece come gli era stato detto. Strinse il suo granato nella mano,
sentendo di nuovo la sensazione di calore e di pulsazione di qualche minuto
prima, dopodiché sussurrò l’incantesimo per evocare la spada dal cristallo: “Ex Crystallo Gladius”. Sentì il calore
aumentare ed un flusso di energia partire dalla pietra e irradiarsi attraverso il suo
braccio e poi per tutto il corpo. Intanto il cristallo aveva assunto la forma
di un cilindro da cui ad un’estremità prese a formarsi una lama di metallo
lucente. Harry si ritrovò tra le mani una bellissima spada in stile medievale,
la cui impugnatura, finemente lavorata, era costituita proprio dal suo granato
rosso, ed infatti ne aveva la medesima colorazione, esattamente come i riflessi
della lucida lama. Fissava l’arma stupito dalle sue stesse sensazioni. Era
difficile da spiegare, ma come con la bacchetta, sentiva che quella che teneva
in mano era un prolungamento del suo braccio.
Pian piano, anche gli altri evocarono la loro spada, che sembrava
adattarsi alle loro esigenze. Ad esempio le spade delle ragazze erano nello
stile di quelle spagnole, molto leggere, ma anche molto veloci da maneggiare in
combattimento. Insomma non solo il nucleo, ma l’arma stessa rispecchiava la
personalità e la volontà del suo proprietario.
“Molto bene” disse Bryan prima di far apparire la sua arma, decisamente
fuori dall’ordinario. Il profilo della lama, ricurvo come quello di una
scimitarra, emanava bagliori violacei e presentava diverse punte aguzze.
Decisamente un’arma molto crudele, creata non tanto per trafiggere quanto per
dilaniare il corpo dell’avversario. L’impugnatura era uno stupefacente
miscuglio di riflessi viola e verdi molto intensi, mentre la mano era nascosta
e protetta da una copertura metallica finemente lavorata che la fasciava
completamente. All’attaccatura con l’elsa, sulla lama spiccavano due lettere
gotiche: SP.
“E’ un’arma bellissima Bryan – disse Hermione affascinata – decisamente
terrificante ma comunque bellissima!”.
“Grazie, - le rispose con un sorriso malinconico – è uno dei pochi
regali che mio padre mi abbia mai fatto, e devo dire che mi è servito più di
una volta purtroppo. Sai, prima non aveva questa forma, era una normale spada,
simile a quella che sta stringendo ora Harry, ma come un patronus si è adattata
alle mie esigenze e ai miei cambiamenti, arrivando ad assumere questa forma”.
Sembrò che si stesse per perdere nei suoi ricordi quando invece cambiò
completamente discorso ed espressione.
“Ed ora iniziamo gli allenamenti, per oggi vedremo le impugnature e le
posizioni di base”.
Si gettò in una fitta spiegazione delle tecniche che conosceva. Si
rivelò un insegnante preparato, oltre che scrupoloso, ma anche abbastanza
severo, che richiedeva sempre il massimo dell’impegno. Come se non avesse fatto
altro che insegnare per tutta la vita.
§§§§ ---- §§§§
Harry si sentiva sempre più frustrato. Le domande a cui non riusciva a trovare
una risposta aumentavano sempre di più e lui non riusciva a scoprire niente di
nuovo, niente che lo potesse aiutare a fare un po' di luce sulla fitta cortina
che avvolgeva la morte di Draco Malfoy. Quando si rigirò per l'ennesima volta
nel suo letto senza riuscire a prendere sonno, decise che il giorno dopo
sarebbe andato a trovare Malocchio Moody nel suo ufficio per fare quattro
chiacchiere e magari farsi dare qualche utile suggerimento, visto la sua lunga
esperienza di Auror.
Il pomeriggio seguente accompagnò la
sua amica Hermione agli allenamenti, che si erano intensificati da quando la
preside aveva casualmente assistito ad una loro performance e scoprendo che
erano decisamente bravi, aveva deciso che si sarebbero esibiti in una
dimostrazione in Sala Grande. Nonostante si incontrassero già per le lezioni
dell’ES, avevano continuato gli allenamenti per non destare sospetti negli
altri, a cui sarebbe sembrato strano non vedere più la loro squadra allenarsi.
Harry si sedette in fondo alla sala,
sulla solita panchina su cui sedeva anche Pansy quando accompagnava Blaise. Era
una specie di appuntamento non programmato; il primo tra loro che arrivava si
sedeva lì ed aspettava l'altro. Ormai era considerata un po' da tutti la panca
di Harry e Pansy e non ci si sedeva nessun altro, a meno che non volessero fare
una chiacchierata tutti insieme, ed anche in quel caso in genere si sedevano
nei posti vicini.
Qualche minuto dopo fecero il loro
ingresso in sala Blaise e Pansy. Il ragazzo salutò l'amica e raggiunse gli
altri sulla pedana, unendosi alla discussione per la scelta dell’incantesimo da
provare, mentre la ragazza andò a sedersi in fondo alla sala, arrossendo
impercettibilmente salutando Harry che le rispose con un sorriso. Rimasero qualche minuto in silenzio
ad assistere alle prove, o meglio alle discussioni. Harry trovava quasi comico
il rapporto tra Bryan ed Hermione, si fronteggiavano e sfidavano su tutto,
senza ammettere discussioni, ma poi la cosa si risolveva sempre con una gran
risata tra loro che poi si estendeva inevitabilmente a tutti i presenti.
Intanto i ragazzi avevano finalmente
deciso l’incantesimo. Michael, l’addetto all’umore della truppa, come si era autoproclamato,
propose di mettere della musica di sottofondo per rendere più piacevoli gli
allenamenti. Tutti accettarono la proposta e Bryan tracciò una chiave di
violino in aria e pronunciò il titolo della canzone che aveva scelto per
cominciare. Subito si diffuse per la sala un bellissimo assolo di chitarra
acustica, poi Bryan rivolse ad Hermione uno sguardo intenso, come a volerle
dedicare la canzone. Era strano il legame che si era creato tra i due ragazzi.
Al di fuori degli allenamenti si salutavano, parlavano, ma erano dei semplici
conoscenti che rispettavano le norme imposte dalla buona educazione. Invece sulla
pedana si trasformavano completamente, inscenavano una elegante danza di cui
solo loro conoscevano i passi, e sembrava che si fondessero in una persona
sola, grazie ad una strana alchimia che sembrava far perdere consistenza al mondo che li circondava.
Blaise e Michael a volte si sentivano solo spettatori e non membri della
squadra.
“Ti vedo pensieroso Harry, tutto a
posto?” chiese gentilmente Pansy.
So close, no matter how far
Couldn't be much more from the heart
Harry sospirò leggermente. “Devo andare
a trovare il professor Moody, per vedere se ha qualche suggerimento da darmi.
Sinceramente non so più che cosa inventarmi. Ho come la sensazione che chiunque
sia stato ad uccidere Malfoy sia stato parecchio bravo a far sparire qualunque
elemento che potesse fare un po' di luce. Sembra quasi un delitto perfetto!”
concluse frustrato.
Forever trusting who we are
“Coraggio Harry, vedrai che qualcosa
scoprirai! E poi ricordati che non esistono delitti perfetti, esistono solo
indizi più complicati da trovare rispetto ad altri” gli rispose sorridendo.
“Se lo dici tu…” Harry decisamente
non era convinto delle parole della ragazza.
“Ma si Harry, sono sicura che il
professor Moody ti darà dei validi suggerimenti. Anzi se vuoi ti accompagno”
gli disse Pansy arrossendo all'istante.
And nothing else matters
Harry rimase un po' interdetto dalla
proposta, ma poi decise di accettarla, visto che non aveva poi tutta questa
voglia di andare a trovare l'Auror. Almeno così avrebbe avuto compagnia e si
sarebbe fatto quattro chiacchiere durante il tragitto.
Never opened myself this way
Life is ours, we live it our way
All these words I don't just say
And nothing else matters
“Ok, Pansy ti ringrazio. Ti devo avvertire però che Malocchio, fuori dalle
lezioni, è anche peggio di quello che vedi di solito, visto che non ha i freni
che gli ha imposto la McGranitt. A volte… come posso dire… si lascia andare a
ricordi e discorsi alquanto cruenti…”.
“Ah – disse Pansy un po' titubante –
magari si limiterà vedendo una signorina davanti a sé” fece un piccolo sorriso
di incoraggiamento, forse più per sé che per Harry.
Never cared for what they do
Never cared for what they know
Il ragazzo si alzò e fece segno a
Pansy di precederlo mentre uscivano dalla stanza.
“Sicuramente non si accorgeranno
neanche della nostra assenza presi come sono dalla loro canzone” disse Pansy
con un sorriso complice, subito ricambiato da Harry.
And nothing else matters
Arrivarono nel giro di qualche
minuto davanti ad una pesante porta di legno scuro a cui Harry bussò mentre
Pansy stava alle sue spalle come se si aspettassero che potesse succedere
chissà che cosa. Malocchio era sempre un tipo pieno di sorprese. Dalla porta
uscì una specie di vecchio cannocchiale arrugginito che li scrutò attentamente,
e quando si ritrasse, dall'interno della stanza si sentì la voce gracchiante di
Moody che li invitava ad entrare facendo contemporaneamente aprire la porta.
I due ragazzi entrarono un po'
intimoriti nell'ufficio del professore, che sembrava più una sala della caserma
degli Auror.
Le pareti erano completamente
ricoperte di scaffali, e solo alcuni ospitavano dei libri, molti dai titoli
poco rassicuranti, di sicuro di magia oscura e molto probabilmente una parte
erano anche proibiti dal Ministero. Per il resto Harry notò strani oggetti, di
alcuni intuiva il funzionamento e proprio per questo preferì non indagare
oltre. C'erano recipienti con sostanze dall'aspetto inquietante, pozioni
racchiuse in fialette che sprigionavano vapori densi dai colori più disparati.
In quel momento Harry sperò con
tutto sé stesso di non dover mai avere a che fare con Malocchio Moody nella sua
veste di Auror.
“Allora ragazzo, a cosa devo la
vostra visita? Perchè immagino che non sia una visita di cortesia” gli disse
scrutandolo a fondo attraverso il suo occhio magico che sembrava essere in
grado di vedere anche il nodo che gli si era formato in fondo allo stomaco.
“Ecco signore… siamo… sono qui per
il caso Malfoy. Mi chiedevo se avesse qualche suggerimento da darmi” disse
cercando di non mostrare quanto fosse in soggezione, senza però riuscirci.
Il professore portò lo sguardo su
Pansy che non arrossì ma anzi lo sostenne senza alcuno sforzo, cosa che
evidentemente al professore piacque perché le rivolse un sorriso compiaciuto,
anche se il risultato fu una smorfia abbastanza raccapricciante.
“Capisco – disse Malocchio riportando lo sguardo su Harry – Che cosa
hai fatto finora?”
“Beh, ho cercato di esaminare il rapporto degli Auror ma è stato
manomesso, ne manca una parte, ovviamente quella più importante. Avrei voluto
parlare con gli Auror, ma sono caduti in un agguato dei Mangiamorte che gli ha «provvidenzialmente»
cancellato la memoria…”
“Che caso” intervenne ironicamente Moody.
“E' quello che ho pensato anche io – convenne Harry – Sono anche andato
nella Stanza delle Necessità per vedere la scena che gli Auror hanno registrato
quando hanno ritrovato il corpo di Malfoy e lì ho scoperto che le cose non sono
andate proprio come c'è scritto sul rapporto. Nel senso che non è stato colpito
alle spalle, altrimenti sarebbe caduto in avanti e non supino come l'hanno
ritrovato, e comunque non è stato ucciso dove ci vogliono far credere, perché
lì intorno non ci sono impronte sul terreno, nessuna traccia che indichi il
passaggio di qualcuno, neanche dello stesso Malfoy. Deve essere stato fatto
levitare fino a lì da qualcuno che si è tenuto in disparte per essere sicuro di
non essere visto” concluse il suo resoconto Harry.
Malocchio rimase qualche minuto assorto. “Interessante… Chi ha ucciso
Malfoy ha voluto lanciare un messaggio preciso, visto che si è preso la briga
di mettere il corpo in bella mostra, ma non vuole che sia chiaro il mittente a
parte il destinatario del messaggio. Hai provato a fare qualche indagine su
cosa combinasse Malfoy negli ultimi tempi?”.
Harry annuì. “Si, sapevo già che andava spesso nella Stanza delle
Necessità, ma non ho mai scoperto cosa combinasse. Anche Blaise si è messo in
mezzo e ha chiesto a Tiger e Goyle, che ci andavano sempre con lui, ma non
sanno niente neanche loro, facevano solo da palo. D'altronde sono stupidi
quanto dei troll di montagna, non credo che potrebbero davvero fare qualcosa”.
Malocchio si lasciò andare ad una risata gracchiante, segno che condivideva
pienamente i pensieri di Harry.
“Hai provato a chiedere alle persone più vicine a Malfoy?”
“Beh credo che una sia qui accanto a me e l'altra ad allenarsi. Non
penso avesse altri amici, e loro non ne sanno niente” rispose guardando Pansy
che prese la parola.
“Infatti… Draco negli ultimi tempi era visibilmente preoccupato, anzi
terrorizzato da qualcosa, ma si è tenuto tutto dentro, non ci ha detto nulla”.
“Uhm… E la famiglia cosa dice?”
“La famiglia?!?” chiese Harry stupito.
“Beh certo, se è qualcosa che riguarda i Mangiamorte sicuramente ne
sapranno qualcosa!” rispose Moody come se fosse la cosa più normale del mondo
per Harry Potter contattare la famiglia Malfoy.
“Veramente non ho contattato la famiglia di Malfoy. Con tutto il
rispetto, ma mi ci vede a chiacchierare con il vecchio Lucius e dirgli: «Salve
sono quello che sta tentando di fare fuori il vostro capo e di mandare tutti
voi ad Azkaban, che ne dice di farci quattro chiacchiere e di parlare dei
vostri piani segreti?»“. Appunto.
“No, con il vecchio Lucius no, ma con la cara Narcissa si. Ricordati
che è sempre una madre che ha appena perso suo figlio. E' molto arrabbiata con
chi ha fatto questo. E per quanto fedele a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato,
se è stato uno dei suoi ti potrebbe dare delle utili informazioni o almeno dei
suggerimenti interessanti. E poi che cosa hai da perdere? Mal che vada ti
manderà una lettera di insulti e minacce. Ma se va bene otterrai degli indizi”.
“Effettivamente messa così non sembra poi un'idea malvagia” rispose
Harry grattandosi la testa e scompigliando ancora di più i suoi capelli
corvini.
“Molto bene. E invece del corpo che mi dici?” chiese ancora il vecchio
Auror.
“Quale corpo?”
“Quello di Mago Merlino. Ma quello di Malfoy! Potter dove hai la testa?”
“Ah già. Gliel'ho detto nella Stanza delle Necessità…”
“No, intendevo cosa hai scoperto esaminando il corpo di Malfoy”
“Intende… esaminarlo realmente, dal vivo?” Harry deglutì a fatica.
“Eh già” annuì Moody.
“Ehm veramente non lo so… Io… Ecco…”
“Ma andiamo Potter, è una delle prime cose che avresti dovuto guardare,
soprattutto dopo aver scoperto che il rapporto era stato manomesso. L'unica
cosa che non poteva essere alterata era il corpo del ragazzo. Fossi in te
rimedierei quanto prima a questa tua dimenticanza” gli disse il professore
guardandolo intensamente negli occhi.
“Cioè… dice che… io dovrei… - Harry deglutì, in evidente difficoltà –
Ecco, dovrei andare a guardare nella tomba di Malfoy?!?”
“Proprio così ragazzo. Tranquillo, non vedrai niente di così sconvolgente.
Nelle grandi ed antiche famiglie alla morte di uno dei membri i parenti
recitano un incantesimo che ne preserva il corpo intatto per lunghissimo tempo.
Sicuramente lo stesso incantesimo è stato recitato anche per il giovane Malfoy.
Così potrai andare alla sua tomba ed esaminarne il corpo…”
“Beh direi che è arrivato il momento che torniate nei vostri dormitori,
non vorrei che per colpa mia infrangeste il coprifuoco e finiste in punizione.
Gazza a volte sa essere davvero sgradevole” concluse facendogli l'occhiolino
con l'occhio buono mentre li accompagnava alla porta.
Una volta in corridoio Pansy non riuscì a reprimere una serie di
brividi che aveva bloccato in tutti i modi mentre erano nell'ufficio del
professore.
“Tutto bene Pansy?” le chiese Harry premurosamente.
“Si Harry. Scusa, ma il vecchio Malocchio è da brividi, credo che non
mi ci abituerò mai. Però ci ha dato degli utili suggerimenti”.
“Già, magari non ne caveremo un ragno dal buco ma vale la pena di fare
un tentativo. Sempre meglio che restare con le mani in mano!” rispose deciso
Harry, che accompagnò l'amica fino al dormitorio di Serpeverde per poi
dirigersi verso la sua torre, mentre il sole iniziava a tramontare. Al più
presto avrebbe scritto una lettera alla signora Narcissa Black in Malfoy,
magari quella sera stessa dopo cena.
I due ragazzi non si erano però accorti della sagoma del professore di
Trasfigurazione che dopo averli visti uscire dallo studio di Moody li aveva
seguiti fino all’entrata del dormitorio di Serpeverde prima e poi alla torre di
Grifondoro, deciso a scoprire i loro piani ed eventualmente a prendere
provvedimenti. Era di vitale importanza che nessuno venisse a conoscenza dei
suoi segreti.
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Capitolo 10 *** Don't Look Back in Anger ***
Capitolo 10
§ Cap. X - Don't Look Back in Anger
§
Narcissa Black amava passare il suo tempo passeggiando per il giardino
di Malfoy Manor, beandosi della vista del suo amato roseto a cui
dedicava le
sue amorevoli cure nelle lunghe giornate che dopo la morte di Draco le
sembravano vuote e tutte uguali. Suo marito era sempre fuori per curare
le
faccende del suo signore, mentre lei preferiva rimanere chiusa nel
castello,
sola con i suoi pensieri.
Quel
pomeriggio il cielo era coperto da una fitta coltre di nuvoloni
che minacciavano tempesta e l'aria era umida e pesante, così
decise di
trascorrere la giornata nella sua stanza leggendo un libro.
Distesa
elegantemente su un'ottomana di velluto color panna dai bordi
in legno dorato finemente intarsiato e dalle zampe leonine, Narcissa di
tanto
in tanto guardava fuori dalla finestra contemplando il cielo e pensando
ad un
paio di occhi che aveva intensamente amato ma che non avrebbero
più posato lo
sguardo su di lei. Gli occhi di suo figlio erano del colore del cielo
in
tempesta di solito, ma quando era con lei Draco si rilassava, tornava
un
ragazzo normale che passava del tempo con sua madre, ed allora i suoi
occhi si
schiarivano fino a diventare di un grigio chiarissimo, quasi come
ghiaccio.
Solo lei conosceva la limpidezza di quegli occhi, perché
solo a lei permetteva
di penetrare la sua corazza. Il suo amato Draco.
Mentre
era immersa nei suoi pensieri, un gufo ticchettò con il
becco
alla finestra. Riconobbe subito uno degli animali di Hogwarts e si
chiese chi
mai le potesse scrivere dal castello. Gli amici di Draco usavano sempre
l'aquila reale di Blaise quando per qualche motivo la volevano
contattare, e a
parte loro non aveva proprio idea di chi sentisse il bisogno di
scriverle ora
che Draco non frequentava più la scuola. Narcissa
aprì la finestra e fece
entrare il gufo che si posò sulla toeletta di marmo bianco.
Aveva una busta
color panna legata alla zampa, chiusa con un sigillo di ceralacca in
cui era
impresso un simbolo impossibile da confondere. Chi altri avrebbe usato
una
saetta come sigillo se non il Bambino Sopravvissuto?
Il
suo primo impulso fu quello di bruciare la lettera senza neanche
aprirla, tuttavia decise di cedere alla curiosità e di
leggere cosa mai volesse
dirle Potter. Così slegò la pergamena dalla zampa
del gufo e dopo avergli dato
un biscotto quello prese il volo scomparendo in breve dalla sua vista.
Con
un moto di fastidio si costrinse ad aprire la busta per leggere il
contenuto della lettera, anche se aveva la strana sensazione che non le
sarebbe
affatto piaciuto ciò che avrebbe letto. Estrasse un foglio
di pergamena vergato
con scrittura minuta ed appuntita, tipicamente maschile, ma
così diversa da
quella del suo Draco. Era quasi un artista. La sua grafia somigliava
più ad un
insieme di disegni, con le lettere così arzigogolate, come
uno scrittore
proveniente da un'altra epoca…
Si
costrinse a tornare al presente ed a prestare la giusta attenzione
alla pergamena che ancora stringeva tra le mani.
Spett.le
signora Malfoy,
so
che in passato i nostri rapporti non sono stati propriamente cordiali,
tuttavia
mi trovo a scriverle per una questione che penso le stia molto a cuore.
Innanzitutto
le porgo le mie più sentite (e sincere) condoglianze per la
grave perdita di
suo figlio Draco, che nonostante non fosse affatto mio amico,
è andato secondo
me incontro a morte troppo prematura.
Ed
è proprio a questo proposito che le scrivo.
Infatti
sono fermamente convinto che le indagini condotte dal Ministero
riguardo le
circostanze in cui suo figlio ha perso la vita, siano state alquanto
affrettate
e superficiali.
Come
ho detto prima, io e Draco non siamo mai stati amici, ma ritengo che
anche lui
abbia diritto a ricevere giustizia, e sono più che
intenzionato a fare luce su
ciò che è realmente avvenuto, ed a scoprire la
verità, affinché i responsabili
paghino per la sua morte.
La
ringrazio in anticipo per qualunque aiuto vorrà fornirmi.
Con
osservanza,
Harry
Potter
Lady
Narcissa
Black in Malfoy prese a tremare in preda contemporaneamente alla furia
cieca
per quella intromissione nella sua sfera privata da parte di un
perfetto
sconosciuto e ad un dolore acuto, quasi un ferro arroventato conficcato
nel
cuore per il pensiero così concreto della perdita del tuo
amato figlio. Sapeva
ovviamente che suo figlio era morto, ormai da svariati mesi, ma quella
lettera
aveva come dato ufficialità alla cosa. Forse il fatto che il
corpo di suo
figlio fosse stato trafugato e che quindi la sua tomba fosse vuota,
aveva
assurdamente alleviato la sua pena. Se non c'era un corpo e quindi una
tomba su
cui piangere, poteva sempre pensare in un angolino remoto della sua
mente che
il tutto non fosse mai successo. La psiche umana a volte sa essere
contorta
quando attiva tutti i suoi meccanismi di autodifesa.
Dopo
parecchi
minuti Narcissa riuscì finalmente a respirare normalmente,
aprì un cassetto
della sua preziosa scrivania e prese della pregiatissima pergamena ed
una
bellissima piuma nera dai riflessi blu e verdi. Iniziò a
vergare la pergamena
con la sua grafia elegante, pronta ad aiutare il suo nemico in nome
dell'amore
di suo figlio.
§§§§
---- §§§§
Harry
continuava a guardare nervosamente le finestre della Sala Comune di
Grifondoro.
Aveva trovato l'idea di Malocchio Moody davvero geniale, ma ora non era
più
tanto sicuro della cosa. Certo, al più poteva ricevere una
serie di insulti,
sempre che i Mangiamorte non avessero trovato il modo di spedire per
lettera un
bell'Avada Kedavra, ma in quel caso era sicuro che Voldemort se la
sarebbe
presa veramente a morte con la signora Malfoy, per essere riuscita con
tanta
semplicità laddove lui stesso e tutte le schiere dei suoi
seguaci avevano
tentato e fallito per anni.
Si
stava ancora
insultando mentalmente per aver dato retta al suo professore, quando
vide
un'aquila reale picchiettare con il becco alla finestra. Subito si
precipitò ad
aprire per consentire l'ingresso dell'animale che planò con
eleganza su un
tavolino lì vicino. Velocemente gli sfilò il
messaggio dalla zampa e si
apprestò a dargli un biscotto gufico, ma mancò
poco che l'aquila lo beccasse
tranciandogli di netto un dito. Evidentemente era stata istruita a
dovere dalla
signora Malfoy sul comportamento da tenere nei suoi confronti.
«Pazienza,
l'importante è che mi abbia risposto»
pensò tra sé Harry, che guardò
l'animale
spiccare fiero il volo e sparire nel cielo che si andava facendo sempre
più
scuro, essendo passato da un pezzo il tramonto.
Signor Potter,
non mi
perderò in
convenevoli né frasi di circostanza, visto che come lei ha
già affermato nella
sua precedente, i rapporti tra lei e la mia famiglia sono sempre stati
alquanto
freddi.
Non
ritengo sia il
caso di discutere con lei di questioni private riguardo i doveri di mio
figlio,
-
e qui Harry
lesse chiaramente tra le righe «i suoi compiti da futuro
Mangiamorte e gli
ordini di Voldemort» -
tuttavia mi
sento
di poterle dire che, temendo già da tempo per
l'incolumità di Draco, prima
dell'inizio dell'anno scolastico strinsi con Severus Piton un Patto
Infrangibile con il quale il suddetto si impegnava con ogni mezzo a sua
disposizione a proteggere mio figlio.
Come lei
sicuramente saprà, non tenere fede al Patto Infrangibile
comporta la morte
della parte inadempiente.
Ora Draco
è morto e
Piton, per quanto ne so è ancora vivo anche se è
stato molto bravo a far
perdere le sue tracce.
Non so come
questo
fatto bizzarro possa essere spiegato, tuttavia credo che sia uno
indizio su cui
lei debba riflettere.
Nonostante non
mi
senta in alcun modo obbligata a fornirle ulteriori spiegazioni, penso
che in
qualche modo sia doveroso per me riabilitare la memoria di Draco,
specialmente
presso coloro che in passato sono stati i suoi più acerrimi
nemici, come lei.
Sappia che Draco
è
stato investito da cose più grandi di lui, che non era in
grado di comprendere
del tutto né tanto meno di gestire. E questo al solo scopo di
difendere me e mio
marito.
Spero che tutto
ciò
le fornisca un ulteriore incentivo a portare a termine con successo le
sue
indagini.
La invito ora ad
avere rispetto del dolore di una madre e di contattarmi nuovamente solo
per
comunicarmi il nome del colpevole, affinché io e mio marito
possiamo prendere i
dovuti provvedimenti.
Lady
Narcissa Black
in Malfoy
Harry
lesse la
lettera tutta d'un fiato ma decise che l'avrebbe esaminata con
più calma il
giorno seguente a mente lucida, perché nella sua missiva la
madre di Malfoy gli
aveva date moltissime informazioni, alcune esplicite, altre velate, su
cui
aveva bisogno di riflettere in modo approfondito. Così
infilò la lettera nella
sua tracolla ed andò a dormire.
Il
pomeriggio
seguente Harry era seduto da solo sotto il solito salice piangente e si
rigirava tra le mani la lettera della signora Malfoy continuando a
riflettere
sulle sue parole.
Intanto
anche i
Mangiamorte stavano cercando Piton, e non sapevano dove fosse finito.
Di questo
non aveva alcun dubbio. Il tono usato dalla donna non ammetteva
repliche, era
convinta che sarebbe dovuto morire Piton al posto di suo figlio e pur
di
ottenere questo risultato avrebbe fatto qualunque cosa, anche aiutare
Harry
Potter. Quindi il professore di Pozioni era davvero sparito facendo
perdere le
sue tracce.
Poi
c'era la
questione del Patto Infrangibile. Come era possibile che qualcuno
potesse
sopravvivere infrangendolo?
Semplicemente
non era possibile. Sentiva che la soluzione era immediata ma lui non
riusciva a
coglierla.
Mentre
continuava a far lavorare freneticamente i suoi neuroni, non si accorse
che le
fronde dietro di lui venivano spostate da una mano abbronzata, il cui
proprietario si avvicinò alle sue spalle, chinandosi poi
incuriosito per
scoprire cosa occupasse così intensamente i suoi pensieri.
Harry
sobbalzò
quando si accorse finalmente della presenza alle sue spalle.
“Bryan
che
diavolo, stai forse tentando di compiere l'impresa in cui ha fallito lo
stesso
Voldemort?” disse tenendosi una mano sul cuore che aveva
preso a galoppare
frenetico per lo spavento.
Bryan
sghignazzò
allegramente per poi chiedere con aria assolutamente angelica:
“Cosa stai
leggendo?”
“La
risposta di
Narcissa Malfoy alla lettera che le ho scritto” rispose con
tono neutro Harry.
“Che
cosa hai
fatto?!?” sbottò inaspettatamente Bryan, cogliendo
impreparato Harry che
sobbalzò di nuovo.
“Ho
scritto alla
signora Malfoy, chiedendole delle informazioni su Draco e su cosa
stesse
combinando negli ultimi tempi, prima di morire” disse Harry
inarcando un
sopracciglio e studiando attentamente il comportamento così
insolito del
ragazzo davanti a lui.
Bryan
divenne
rosso dallo sforzo di non insultare Harry in tutti i modi a lui
conosciuti. Per
fortuna il colore brunito della sua pelle attutì parecchio
l'effetto visivo.
Quando ebbe recuperato un minimo di autocontrollo riuscì
finalmente a parlare: “ Ti
è venuto in mente,
per un solo istante, che potresti aver messo in pericolo la signora
Malfoy
chiedendole delle informazioni? E che se la sua risposta è
stata intercettata,
potresti aver scatenato le ire dei Mangiamorte nei suoi
confronti?”
“Mmm
in effetti
no...” rispose Harry con un sussurro mortificato.
“Questo dimostra che sei un idiota! Non ti è
bastato Blaise?” gli urlò contro
Bryan, ancora più rosso in viso, ma stavolta Harry lo
notò.
“Va
bene, ho sbagliato,
ma si può sapere che diavolo te ne importa a te di persone
che non hai neanche
conosciuto?” gli rispose Harry iniziando ad alterarsi anche
lui.
“Il
fatto che
non le conosca - rispose con un tono leggermente più calmo -
non è un buon
motivo secondo me per esporle al pericolo. Non pensi anche
tu?”
“Si,
hai
ragione, sono stato abbastanza stupido...”
“Comunque
cosa
hai scoperto? Qualcosa di interessante?”
“Mah niente di che, apparentemente. Ovviamente niente su cosa
stesse combinando
Malfoy negli ultimi tempi, tranne che lo stava facendo per proteggere i
suoi
genitori”
“E
poi un fatto
strano. Poco prima dell'inizio della scuola, Narcissa Malfoy ha stretto
con
Piton un Patto Infrangibile, obbligando lo stesso Piton a vegliare sul
figlio e
a proteggerlo con ogni mezzo. Ora Malfoy è morto, ma Piton
è ancora vivo,
nonostante sia contravvenuto ai termini del patto... E la signora
Malfoy non se
lo sa spiegare e non si dà pace su questo...”.
Bryan
a quel
punto divenne nervoso. Con due dita si allargò il colletto
della camicia ed
allentò la cravatta, iniziando nel frattempo a lanciare
occhiate tutto intorno.
Per fortuna il suo strano imbarazzo durò pochissimi secondi
e poi riprese il
suo normale comportamento.
“Forse
Piton ha
trovato il modo di rompere il Patto Infrangibile”
buttò lì Bryan.
“No,
che io
sappia non c'è modo di scioglierlo, se non con la morte di
uno dei due
contraenti”
Rimasero
tutti e
due in silenzio a rimuginare, finché Bryan riemerse dal filo
dei suoi pensieri.
“Forse
Piton ha
davvero fatto tutto quello che poteva per salvarlo... In fondo hai
detto che il
patto che Narcissa ha stretto obbligava Piton a proteggere Malfoy in
ogni modo
possibile... Se fosse risultato impossibile proteggerlo, allora il
Patto si
potrebbe ritenere risolto senza che Piton sia inadempiente e quindi
meritevole
di morte...”
“Probabilmente
hai ragione, è l'unica ipotesi che sembra
sensata...”
“Harry” lo richiamò Bryan dopo qualche
minuto di silenzio.
“Che c'è?”
“Mi
prometti che
non farai più cose così stupide? Che non metterai
più in pericolo delle persone
solo per soddisfare la tua curiosità? Perché in
fondo la questione di Malfoy
non è di vitale importanza, diciamoci la
verità”
“Ti
ho già detto
che non l'ho fatto apposta...” ma non riuscì a
finire che venne interrotto.
“Ho
già detto
che la questione di Narcissa è chiusa - ed Harry lo
guardò incuriosito,
sentendolo usare per la seconda volta in pochi minuti il nome di
battesimo
della signora Malfoy - Sto dicendo che gradirei che in futuro non
coinvolgessi
persone che potrebbero pagare cara la tua curiosità. Anzi,
la prossima volta
che hai un'idea del genere magari potremmo parlarne, per cercare un
modo sicuro
di procurarci le informazioni, che ne dici?”
“Si, si va bene”
“Tutto
bene
Harry? Hai un'espressione strana in faccia...”
“No, tutto a posto, solo che è strano sentirti
chiamare per nome la signora
Malfoy...”
“Perché?
-
rispose Bryan scuotendo leggermente le spalle - Ho visto un suo
ritratto, ed ha
un'espressione così dolce, che non mi viene naturale
chiamarla signora Malfoy,
ma solo per nome, ma se per te è un problema...”
“No,
no - si
affrettò a rispondere - nessun problema. Per una cosa
così da niente poi...”
§§§§
---- §§§§
Hermione
camminava con passo affrettato verso la porta della Stanza delle
Necessità. Era
in largo anticipo per la consueta lezione di Bryan, ma voleva
esercitarsi un
pochino, anche se in fondo al cuore doveva ammettere che sperava di
trovarlo
già lì e di poter passare un po' di tempo da sola
con lui, cosa che non le
capitava praticamente mai. Ed invece quel ragazzo aveva qualcosa che la
attirava. Lo trovava decisamente interessante. Era più
maturo dei ragazzi della
sua età, molto intelligente e sembrava essere in grado di
capirla alla
perfezione. E poi la incuriosiva il suo misterioso passato di cui non
parlava
mai, ma dove aveva intuito che si nascondeva un pesante fardello.
Arrivata
davanti
alla stanza marciò per tre volte davanti al muro e la porta,
ormai familiare si
materializzò davanti a lei. La varcò e si
trovò davanti la Sala Duelli. Il
palco centrale era già occupato da qualcuno che si stava
esercitando. Bryan
stava duellando con un fantoccio da allenamento. Avanzò
silenziosamente per non disturbare la concentrazione
del ragazzo, ma soprattutto per far in modo di non essere vista e
quindi poter
ammirare con calma
la sua figura.
“Come
mai così
in anticipo?” le chiese Bryan senza distogliere l'attenzione
dal suo
avversario.
Beccata
con le
mani nel sacco.
“Ehm
ecco… non
avevo nulla da fare” rispose arrossendo e tormentandosi le
mani.
Bryan
sembrò
crederle e tornò ad allenarsi, dimenticandosi apparentemente
della sua
presenza.
Solo
allora
Hermione notò che il ragazzo non combatteva nel modo
convenzionale che gli
stava insegnando, con spada e bacchetta, ma solo con due spade. Una era
la
solita, evocata dalla fluorite. L'altra era una spada molto semplice,
all'apparenza molto pesante ma anche potente, la cui lama dritta
risplendeva di
un colore grigio scuro come un cielo in tempesta. L'impugnatura, molto
simile a
quella delle spade medievali, era costituita da un cristallo grigio, un
quarzo
fumé.
Sembrava
che
Bryan stesse eseguendo dei passi danza, tanta era l'eleganza e
l'agilità dei
suoi movimenti, come se non avesse fatto altro nella sua vita. Roteava
le due
lame con perizia, colpendo di continuo il suo finto avversario, senza
lasciargli tregua.
Hermione
notò
anche una grande determinazione nei suoi affondi, una energia diversa
dalla
solita. Sembrava che Bryan si stesse sfogando di qualcosa che gli
pesava
parecchio. In effetti osservandolo, la tecnica che stava usando era
prettamente
offensiva, non lasciava il minimo spazio all'avversario, ma
contemporaneamente
lasciava completamente scoperto chi la usava. Senza la bacchetta o uno
scudo,
non sarebbe stato in grado di difendersi da eventuali contrattacchi.
Proprio in
quel momento Bryan infilzò il torace del suo avversario
trapassandolo da parte
a parte come fa un matador durante una corrida.
Come
ubbidendo
ad un muto comando del ragazzo, il fantoccio scomparve e Bryan
poté recuperare
le sue spade riportandole alla forma originaria di cristalli che fece
scomparire rapidamente con la catenina sotto la sua camicia.
Scese
dalla
pedana di allenamento avvicinandosi ad Hermione e conducendola verso i
divanetti per scambiare quattro chiacchiere prima dell'arrivo degli
altri. In
fondo anche lui desiderava passare più tempo con la ragazza,
a cui pian piano
si stava affezionando, nonostante prima di arrivare ad Hogwarts si
fosse
imposto di non legare con nessuno. Ma non aveva saputo resistere
all'offerta di
amicizia che gli era stata spontaneamente presentata ed ora alla
vicinanza di
una ragazza che per chissà quale motivo sembrava interessata
a lui per quello
che era veramente.
“Allora
Hermione, che mi dici?”
“Wow…
Sono senza
parole. Sei davvero bravo”
“Grazie,
ma
purtroppo non è tutto merito mio. Sono stato educato in un
ambiente molto…
rigido, in cui ogni errore potrebbe essere l'ultimo. Chi sbaglia
paga” sorrise
mestamente.
“Mi
dispiace”
disse semplicemente Hermione in un sussurro.
“Non
ti
dispiacere – le rispose Bryan prendendo una mano della
ragazza tra le sue per
rassicurarla – Mi è servito per diventare
più forte. Ora sono perfettamente in
grado di difendermi da solo da chiunque voglia fare del male a me o
alle
persone a cui tengo” terminò guardando
intensamente Hermione.
“Ti…
ti
ringrazio – disse Hermione per quel semplice contatto con le
sue mani – Ma
penso che non sia giusto lo stesso quello che hai passato”.
Bryan
fissò la
ragazza negli occhi, nei quali lesse tutta la sua compassione e tutta
la sua
pena. Il sangue gli ribollì nelle vene. Lasciò
immediatamente la mano, scattò
in piedi e le rivolse le spalle.
“Non
ho bisogno
della tua compassione! – tuonò –
Né della tua né di quella degli altri. E'
facile stare lì a guardare e giudicare. «Guarda
quel poveraccio di Bryan Hope.
Cerchiamo di aiutare la sua povera anima. Facciamo la nostra buona
azione
quotidiana». La verità è che non sapete
niente!”. Ormai era un fiume in piena e
non si sarebbe potuto fermare, anche volendolo, finché non
avesse sputato
l'ultima goccia di veleno che aveva in corpo.
“Non
sapete
niente e credetemi, non lo vorreste sapere! Non potete capire la paura
di un
bambino cresciuto con un padre violento che pensa più al
buon nome della sua
famiglia che alla felicità dei suoi figli. Non riuscite a
concepire il tempo
passato da un bambino piccolo al buio in un angolino freddo senza
nessuno
vicino pregando che non gli succedesse niente.
Per voi è inconcepibile l'odio verso il proprio
padre ed il desiderio di
vendetta che brucia l'anima e corrode da dentro – I suoi
occhi ormai erano
fiamme vive, il grigio ormai diventato quasi nero, mentre ancora dava
le spalle
ad Hermione – Un padre che punisce sia voi che vostra madre,
colpevole solo di
amarvi. Non potete comprendere il desiderio di allontanarsi il prima
possibile
da quella che dovrebbe essere casa, per cercare protezione altrove,
perché lì
non è un posto sicuro per stare, anzi siete più
in pericolo lì che altrove”.
Il
tono della
voce si era notevolmente abbassato rispetto all'inizio dello sfogo, ma
Bryan
restava rigido, tremante per la rabbia
e
per l'orrore del suo passato che per qualche minuto aveva rivissuto,
immobile
al centro del piccolo salottino.
Hermione
lentamente si avvicinò a lui e poggiò con
delicatezza la mano sulla schiena di
Bryan, come per fargli capire che lei era lì. Non lo
compativa, semplicemente
gli era vicina. Notando che Bryan non si scostava dal suo tocco, si
avvicinò a
lui facendo scorrere la mano sul suo torace, fino a stringerlo da
dietro,
facendo passare le sue esili braccia sotto quelle muscolose ed ancora
rigide di
Bryan, fino a poggiare il suo petto e la testa contro la schiena del
ragazzo, il
cui cuore batteva fiero e furioso.
“E'
tutto
passato Bryan, ora sei qui, con me”. A quel semplice contatto
si rilassò ed i
muscoli delle braccia si sciolsero. Portò le sue mani su
quelle delle ragazza,
per poi girarsi dopo poco e ricambiare l'abbraccio della ragazza e
stringerla
al suo petto. Dal canto suo Hermione pensava che sarebbe rimasta
così per
sempre e che non c'era nessun altro posto in cui volesse stare.
Le
piaceva
sentire i lunghi capelli neri e lisci sfiorarle il viso, provare quel
senso di
protezione stretta in un abbraccio caldo e forte, e pensare che il
cuore di
Bryan battesse in quel modo frenetico sotto la sua guancia solo per
lei.
“Grazie”
sussurrò Bryan, prima di baciarle delicatamente la testa.
Rimasero
abbracciati finché non sentirono i passi dei loro compagni
nel corridoio ed
anche se a malincuore si separarono, ripromettendosi però
che in futuro
avrebbero fatto in modo di passare più tempo insieme da soli.
|
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Capitolo 11 *** Six Feet Under ***
Capitolo 11
§ Cap. XI – Six Feet Under §
Cercando di fare
meno rumore possibile e con la massima discrezione di cui era capace, per non
farsi scoprire dai suoi compagni di dormitorio, Harry si preparava per la sua
missione notturna. Destinazione: Malfoy Manor. In un'ala nascosta del giardino
si trovava il cimitero di famiglia, glielo aveva detto Pansy, e lì con ogni
probabilità era sepolto Draco Malfoy.
Dopo aver
piegato con cura il mantello dell'invisibilità ed averlo riposto in una leggera
sacca da viaggio insieme ad arnesi di vario genere opportunamente
rimpiccioliti, Harry guardò fuori dalla finestra. La notte era limpida, ed il
cielo sembrava un manto di velluto blu scuro punteggiato di diamanti. Era la
serata giusta per compiere la sua impresa, visto che la luna piena gli avrebbe
fornito la luce necessaria, senza bisogno di accendere la sua bacchetta e
rischiare più facilmente di essere scoperto. In lontananza all'orizzonte
pesanti nuvole minacciavano pioggia e di tanto in tanto venivano rischiarate da
violenti fulmini. Harry si augurò di riuscire a svolgere il suo compito prima
che il temporale lo sorprendesse. Fece un profondo sospiro e poi
silenziosamente uscì dal dormitorio e sgusciò giù per le scale verso la sala
comune.
Ormai sicuro di
non essere stato visto da nessuno, passò tranquillamente dietro ai divanetti di
velluto bordeaux, abbassandosi comunque per precauzione dietro alla spalliera.
E quasi morì di infarto quando da sopra la spalliera di un divanetto spuntò
all'improvviso la testa di Hermione che gli chiese: “Ciao Harry, che ci fai
qui?”.
Il ragazzo sentì
il suo cuore sbattere violentemente contro le tonsille, oltrepassarle ed
arrivare fino al cervello. Se fosse stato un gatto avrebbe perso almeno otto
vite. Essendo invece un ragazzo si limitò a perdere quindici anni di vita. Quando
il cuore fu tornato più o meno nella sua posizione originale e lui riuscì
perlomeno ad inspirare un pochino d'aria senza collassare, si girò a guardare
l'amica.
“Diavolo Herm,
ma si può sapere che ti ho fatto? Perché mi vuoi eliminare?” le chiese tenendosi
ancora una mano al torace per essere sicuro che niente schizzasse fuori.
“Io non ti
voglio eliminare Harry, - gli rispose fingendo innocenza – voglio solo sapere
dove te ne vai tutto solo a quest'ora della notte”.
“Oh, beh… ecco
io…” iniziò a tergiversare il ragazzo grattandosi la nuca.
“Harry so
benissimo dove stai andando. Quello che mi chiedo è perché ci stia andando da
solo”.
“Lo sai?!? E
come?” chiese stupito il ragazzo.
“Pansy” rispose
semplicemente Hermione.
“Bene, e adesso
mi dirai che non devo andare ed inizierai ad elencarmi le mille ragioni per cui
è meglio che resti qui al sicuro al castello piuttosto che andare ad infilarmi
nel covo dei Mangiamorte, giusto?”.
“Veramente no,
mi volevo limitare ad elencarti le mille ragioni per cui è meglio che ti
accompagni anche io, ma se vuoi ti faccio il trattamento completo…” gli rispose
con un sorriso furbetto.
“No, grazie, ne
faccio volentieri a meno”.
“Bene, allora
tra quanto andiamo?”
“No, Hermione,
non ci siamo capiti, andrò comunque da solo”
“Harry” iniziò lei
con un sospiro, preparandosi a ripetere il lungo discorso che aveva messo a punto,
ma venne subito interrotta.
“No Hermione,
non mi interessano le tue ragioni, tu resti qui al castello al sicuro”. Harry
era deciso ad affrontare l'impresa da solo. Ricordava bene il discorso di Bryan
e concordava pienamente con lui. Non poteva continuamente mettere in pericolo
le persone attorno a lui, e questa volta avrebbe fatto tutto quanto era in suo
potere per non esporre la sua cara Hermione.
“Molto bene, non
mi lasci altra scelta allora” disse Hermione seria.
“Expecto Patronum!” ed una bellissima
lontra uscì dalla bacchetta della ragazza e si mise ai suoi piedi in attesa di
ordini.
“Che… che cosa
vuoi fare?!?”
“Mando il mio
Patronus alla professoressa McGranitt per avvertirla che stai lasciando di
nascosto la scuola durante il coprifuoco per andare ad infilarti in una delle
roccaforti dei Mangiamorte” rispose con naturalezza Hermione.
“No, aspetta,
parliamone!”
“Non c'è molto
da dire Harry, io voglio venire con te per aiutarti e tu non vuoi. Fine della
storia. Ora fammi mandare il mio messaggio”.
Ad Harry venne
un'idea e decise di giocarsi quella carta.
“Ora sono più
che mai convinto che frequentare delle serpi non ti faccia per niente bene. E
va bene – capitolò alla fine – vieni pure con me. Vai a prendere le tue cose ed
andiamo”.
Come il ragazzo
si aspettava, Hermione si alzò dal divano per recuperare la sua roba. Appena fosse
salita nel suo dormitorio, ne avrebbe approfittato per andarsene senza di lei.
Ma la ragazza era stata più furba di lui ed infatti aveva già preparato la sua
borsa da viaggio che si trovava sul pavimento accanto a lei, così anche quella
possibilità era sfumata.
Hermione fece un
sorriso furbetto infilandosi la tracolla. “Come se non lo sapessi che appena
avrei messo il naso fuori dalla Sala Comune tu saresti sgusciato via senza di
me…”.
Harry sospirò
rassegnato, scosse la testa e poi le fece segno di precederlo.
I due ragazzi,
facendo meno rumore possibile uscirono dalla Sala Comune e poi dal castello,
stando ben attenti a non farsi vedere da nessuno, tantomeno da Gazza e dalla
sua gatta. Raggiunsero in silenzio il cancello di Hogwarts, lungo il percorso
illuminato dalla luna, e lì finalmente si poterono smaterializzare.
Per precauzione avevano
deciso di arrivare appena fuori della tenuta, in modo da poter vedere se
c'erano incantesimi di protezione, ed eventualmente quali fossero.
Si trovarono
davanti all'imponente cancello in ferro battuto nero, ai cui lati due colonne
sorreggevano delle sculture in alabastro: un serpente attorcigliato attorno ad
una spada, il simbolo dei Malfoy. La cura con cui l'artista aveva scolpito il
serpente era tale da farlo sembrare vivo, o forse era stato incantato perché lo
sembrasse.
Harry ed
Hermione iniziarono a camminare seguendo la cancellata, per poter studiare la
situazione in un punto più riparato. Davanti al cancello sarebbe stato troppo
facile vederli, e ben presto sarebbero stati scoperti.
Arrivati in un
punto nascosto, Harry impugnò saldamente la sua bacchetta e si diresse deciso
verso la recinzione, ma fu trattenuto per una spalla da Hermione che sottovoce
lo rimproverò: “Dove vai? Vuoi farci scoprire subito? Ci sono degli incantesimi
di rilevamento e protezione lungo tutto il perimetro del castello!”.
“Ah si? E quali
sono?” chiese acidamente Harry.
“Ancora non lo
so, dammi qualche minuto per studiare la situazione”gli rispose pazientemente
la ragazza.
Mentre
discutevano, un gatto si avvicinò alla cancellata, passò agilmente attraverso
le sbarre e mosse qualche passo nel giardino.
“E allora?!
Questi incantesimi di protezione?” chiese Harry spazientito rimproverando
neanche tanto velatamente l'amica che lo guardava perplessa.
Ma dopo qualche
secondo il gatto prese a contorcersi come in preda ad una maledizione Cruciatus
e poi si dissolse, lasciando al suo posto un mucchietto di polvere che fu quasi
subito disperso da una folata di vento.
“Eccoli” rispose
asciutta Hermione fulminando con lo sguardo il ragazzo che aveva davanti. “E
ora se non ti dispiace, lasciami qualche minuto per riflettere”.
Si chinò e
raccolse una manciata di terra che lanciò contro il perimetro. Nel punto dove
si trovavano, comparve lungo l'inferriata una specie di velo luminescente
formato dalla polvere che sembrava essersi attaccata ad un drappo sottilissimo.
Poi la polvere cadde a terra, ed anche la luminescenza scomparve.
“Interessante –
disse Hermione mordicchiandosi il labbro inferiore – gli essere viventi
riescono a penetrare la barriera ma vengono polverizzati, invece gli oggetti
vengono proprio fermati… Uhm, la barriera è continua, non vedo buchi…”.
Rimase a
rimuginare per qualche altro minuto, poi si illuminò all'improvviso e si
avvicinò ad Harry sfoderando la bacchetta, con la quale tracciò un cerchio a
terra attorno a loro.
«Protectio Totalis Scudum!» esclamò
decisa.
Attorno a loro
si formò dal basso verso l'alto una sfera opalescente dai riflessi azzurrini
che Harry guardava meravigliato.
“Questa sfera ci
proteggerà dalla barriera di recinzione, ci rende incorporei, quindi non
verremo né fermati, né polverizzati. Ed inoltre non farà scattare gli
incantesimi per il rilevamento degli intrusi. Però richiede un certo sforzo per
mantenerla, non so per quanto tempo potrò tenerla attiva!”.
“Va bene, allora
andiamo, non perdiamo tempo prezioso!” disse Harry risoluto, ed insieme si
avvicinarono al perimetro di Malfoy Manor, che grazie alla sfera di Hermione
penetrarono senza nessun problema.
Si ritrovarono in
un fitto bosco che nascondeva quasi del tutto la luna, i cui raggi solo di
tanto in tanto riuscivano a penetrare il fogliame. Il terreno, carico di
umidità, era morbido sotto i loro piedi, dando la sensazione di camminare su un
soffice tappeto impreziosito da brillanti gemme. Qua e là infatti le goccioline
di umidità catturavano i raggi lunari e splendevano come piccoli diamanti.
Attorno a loro
tutto era immobile, la natura era muta spettatrice delle vicende dei maghi, le
guardava ma non interveniva.
L'unico suono
che i ragazzi percepivano era il fruscio dei loro passi quando camminando
strusciavano contro qualche ciuffo d'erba o un cespuglio. Per il resto non si
sentiva nulla, tutto era ovattato, solo di tanto in tanto un gufo emetteva
fiero il suo richiamo.
Anche gli odori
erano quelli di un normale bosco: l'aroma dolciastro della terra bagnata si
mescolava con la fragranza pungente della resina degli alberi e con il profumo
inebriante di piante notturne, che proprio nel momento delle tenebre raggiungevano
la massima fioritura.
Harry ed
Hermione proseguirono il loro cammino, seguendo le indicazioni che Pansy aveva
dato loro quando gli aveva descritto il giardino di Malfoy Manor ed il luogo in
cui riposava Draco.
Ad un certo
punto si trovarono allo scoperto, in una piccola radura al cui centro svettava
un albero che investito dalla pallida luce lunare si ammantava di un'aura
mistica. Un ciliegio in fiore.
Lo aveva
stregato Narcissa perché restasse così per sempre. Era in fiore quando Draco
era stato ucciso e così sarebbe restato, bloccato nel momento di massimo
splendore esattamente come suo figlio, congelato per sempre nei suoi
diciassette anni, senza nessuna possibilità di andare avanti e di sfiorire.
Hermione si
volle avvicinare all'albero e posò le mani sul tronco liscio. Fu investita
dalla disperazione che Narcissa aveva trasmesso all'albero quando lo aveva
stregato. Probabilmente era solo suggestione, ma Hermione ne rimase turbata.
Poi attraverso
dei flash velocissimi vide la donna, dilaniata dal dolore, accasciata a terra
ai piedi dell'albero, urlare tutta la sua disperazione.
Vide Lucius
osservarla da lontano impotente, imperturbabile fuori, ma col cuore sanguinante
dentro.
Vide il marito
avvicinarsi alla moglie stremata e tenderle una mano per aiutarla a rialzarsi.
Vide la donna
sollevare lo sguardo sulla chioma fiorita e lanciare il suo incantesimo.
Ed infine vide i
due voltare le spalle a quel luogo allontanandosi, rassegnati alla loro grave
perdita.
Harry posò
dolcemente una mano sulla spalla dell'amica riportandola così alla realtà.
“Vieni Hermione”
le disse semplicemente, guidandola lontano da quel luogo, di nuovo nel bosco,
verso la loro meta. Trovarono infine ciò che stavano cercando. In una radura
riparata una candida lapide risaltava nell'oscurità del parco, grazie anche
alla luce lunare che teneramente la accarezzava.
Hermione
timidamente allungò una mano esitando, poi prese coraggio e con le dita sfiorò
la lastra tombale, estremamente semplice, senza ghirigori né fronzoli. Era liscia,
levigata e fredda, e la ragazza pensò che quella sarebbe stata la sensazione
che avrebbe provato se avesse potuto sfiorare il viso del ragazzo di cui stava
per profanare la dimora eterna. La terra attorno alla pietra sembrava smossa di
recente, ma non vi prestarono troppa attenzione.
Harry
gentilmente la scostò e tentò con l'incanto Wingardium
Leviosa di sollevare la pesante lastra, ma i suoi sforzi non furono
sufficienti e dovette unirsi anche Hermione, già affaticata per l'incantesimo
che li avvolgeva, e che li rendeva invisibili alle protezioni poste al
castello. Lentamente la lastra si sollevò e si scostò, rivelando la buca in cui
era stata calata la bara.
Questa volta la
magia di Harry fu sufficiente per estrarre la bara di legno chiaro sigillata da
un serpente in oro bianco che si avvolgeva tutto intorno alla cassa per
custodirne gelosamente il prezioso contenuto.
“Alohomora”
sussurrò Hermione, ed il serpente
lentamente lasciò la sua presa, permettendo così l'apertura del contenitore di
legno. Il cuore della ragazza batteva frenetico. Sapeva che il corpo di Draco
era stato incantato perché si conservasse per sempre intatto, ma stava comunque
profanando una tomba! Gli occhi di Harry invece brillavano di febbrile
eccitazione.
Hermione arretrò
di qualche passo e voltò il viso per non vedere subito ciò che il coperchio di
legno celava. Harry fece scattare i fermi a forma di testa di serpente e
lentamente aprì la bara.
Hermione sentì
l'amico esclamare frustrato: “ No! Maledizione!”.
Decise allora di
guardare anche lei, e tutto ciò che vide fu il raso grigio perla che foderava
l'interno della bara. Il corpo di Draco Malfoy era sparito. Evidentemente
qualcuno li aveva preceduti.
Hermione, ormai
molto stanca, ebbe un lieve mancamento, e la barriera magica che proteggeva i
due ragazzi venne meno. Dal terreno attorno a loro partirono delle luci di
segnalazione che rivelavano la presenza di intrusi e la loro posizione.
Harry si girò di
scatto verso l'amica, l'afferrò per il polso e si lanciò in una corsa disperata
verso il cancello di confine, oltre il quale si sarebbero potuti
smaterializzare al sicuro.
Vedeva gli
alberi attorno a lui sfrecciare veloci, non badava a dove andava, seguiva solo
la direzione che gli suggeriva il suo istinto, ma sentiva di dover fare sempre
più fatica per trascinare con sé Hermione, visto che era esausta.
“Hermione!
Resisti, manca poco!” le urlò concitato.
Attorno a loro e
sopra le loro teste, scie di fumo nero sfrecciavano cercando di raggiungerli.
Mangiamorte. Li avevano scoperti e li stavano inseguendo con l'intento di
ucciderli. Due Mangiamorte si materializzarono subito dietro di loro e gli
scagliarono addosso delle maledizioni che per fortuna Harry riuscì a schivare.
Iniziò a zigzagare proprio per non offrire un facile bersaglio agli
inseguitori. E mentre correva, cercando di schivare le maledizioni e di
raggiungere il confine passando tra gli alberi di quel bosco oscuro, sentiva la
sua amica, ormai sfinita, sempre più pesante da trascinare, tanto che alla fine
cadde a terra. Harry subito si girò e tornò indietro facendole da scudo mentre
venivano circondati dai Mangiamorte. E proprio davanti a lui si
materializzarono Bellatrix Lestrange e Lucius Malfoy.
La donna, con
gli occhi luccicanti di follia lo derise: “Guarda guarda chi è venuto a farci
visita, Lucius! Il Signore Oscuro sarà felice di vederlo” e si lasciò andare ad
una risata isterica.
Intanto Hermione
dietro di lui si stava rialzando, ma venne atterrata di nuovo dallo Stupeficium di Lucius Malfoy che la fece
ricadere carponi a terra. “Che ne facciamo Bella?” chiese laconicamente Malfoy.
“Uccidete la
sudicia mezzosangue – disse Bellatrix senza degnare di una sola occhiata
Hermione, la sua attenzione era tutta per Harry – lui invece lo portiamo al
Lord Oscuro”. E proprio non fare caso ad Hermione fu l'errore dei Mangiamorte.
Lei infatti estrasse fulminea la bacchetta ed urlò con le sue ultime forze: “Vortex!” tracciando un cerchio
immaginario in aria.
Un vortice magico
avvolse i due ragazzi ed investì in pieno i Mangiamorte scagliandoli a terra
qualche metro più in là e stordendoli. Harry non perse tempo, afferrò di nuovo
l'amica per il polso e corse veloce come il vento verso la recinzione che
sentiva essere vicina. Ed infatti nel giro di qualche secondo vide finalmente
l'inferriata ed urlò: “Bombarda Maxima!”.
Con un fragoroso boato la pesante cancellata in ferro battuto fu divelta,
offrendo un varco ai fuggitivi. Intanto dietro di loro l'inseguimento dei Mangiamorte
era ripreso, e raggi verdi li sfioravano di continuo.
“Harry, gli
incantesimi di protezione attorno al cancello!” gli strillò Hermione.
“Lo so! - le
rispose Harry trascinando l'amica - Ma
non abbiamo scelta, speriamo che gli incantesimi siano saltati insieme
all'inferriata. Quando ci arriviamo vicino, salta attraverso il varco e
smaterializzati!”.
Ormai Bellatrix
era proprio dietro di loro. Si piantò bene per terra e puntò la bacchetta. “Avada…”
Harry ed
Hermione si tuffarono attraverso la cancellata divelta e scomparvero nel nulla.
“…Kedavra!”. Il raggio verde partì dalla
bacchetta e si perse nella notte.
“Nooooo!” gridò
Bellatrix in preda alla follia, graffiandosi il viso con le unghie affilate. “Nooo!”
continuò a gridare, squarciando il silenzio della notte.
A molti
chilometri di distanza due ragazzi comparvero dal nulla, rotolarono sull'erba
umida per qualche metro e sorrisero sollevando lo sguardo su un antico
castello: erano a casa.
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Capitolo 12 *** Distant Memory ***
Capitolo 12
§ Cap. XII – Distant Memory §
Harry si ritrovò
a rotolare per uno dei dolci declivi del giardino che circondava il castello di
Hogwarts. Quando finalmente si fermò, gli ci vollero diversi minuti per
ritrovare abbastanza lucidità mentale da capire dove fosse e come ci fosse
arrivato, passati i quali puntò i suoi occhi verde smeraldo verso il cielo
sopra di lui che, da morbida coperta di velluto blu si era trasformato in un
velo scuro carico di nuvole.
Neanche il tempo
di soffermarsi sul cambiamento, che le prime gocce di una pioggia violenta
iniziarono a cadergli addosso. Una potente risata gli venne dal cuore e lui
vi si abbandonò completamente.
Ma la cosa non
durò che qualche secondo, perché qualcuno gli si scagliò addosso, bloccandolo a
terra con il proprio peso, mentre urlandogli contro gli stringeva il colletto
fino quasi a farlo soffocare. Tra l’aggressione e la pioggia che aveva preso a
battere violentemente, Harry non riuscì a capire cosa gli stesse succedendo.
Pensò subito che qualche Mangiamorte avesse trovato il modo di smaterializzarsi
ad Hogwarts eludendo la protezione contro il Marchio Nero. E in effetti la
figura che lo sovrastava era completamente vestita di nero. Ne sentiva i lunghi
capelli neri bagnati strofinargli sul viso mentre le mani serrate a pugno
attorno al colletto della sua camicia gli comprimevano la trachea scuotendolo
violentemente contro il terreno.
Ad
un certo
punto gli parve di udire la voce di Hermione che, allarmata, strillava
qualcosa che però non riusciva a comprendere. E poi la stretta
attorno al collo si attenuò, così come la violenza degli
scossoni che il misterioso aggressore
gli infliggeva.
Aprì
completamente gli occhi, deciso a capire cosa stesse succedendo, per difendere
Hermione con tutte le sue forze, anche a costo della sua vita, e quello che
vide lo spiazzò completamente.
Bryan era a
cavalcioni su di lui, schiacciandogli il torace con il suo peso. Le mani ancora
serrate a pugno gli rendevano difficile la respirazione, anche se la presa si
era allentata, e gli occhi erano due tizzoni ardenti, pronti ad incenerirlo al
minimo tentativo di fare qualunque cosa.
“Tu, bastardo
decerebrato!” gli ringhiò contro con i denti così serrati che quasi non si
comprendevano le sue parole. E per dare vigore alle sue parole lo scosse di
nuovo.
“Ti avevo detto
di non coinvolgere più gli altri per le tue idee!”
“Ma io…” tentò
di dire Harry con l’ultima aria ancora presente
nei suoi polmoni che iniziavano a bruciare per la lunga apnea.
“Sta zitto!” gli
urlò contro Bryan, con il fiatone dovuto alla rabbia che gli trasfigurava il volto.
“Bryan ti prego
lascialo andare!” tentò di dire Hermione tirandolo per le spalle nel tentativo
di allontanarlo dal suo migliore amico.
La pioggia
intanto continuava a battere incessantemente ed aveva inzuppato completamente i
due ragazzi, ancora a terra avvinghiati. Cadeva sulla testa di Bryan e ne
percorreva i lunghi capelli corvini fino a sgocciolare sul viso di Harry,
accaldato dalla corsa prima e poi dall’aggressione e che ora era colpito dalle
gocce gelide che cadevano dal cielo.
“Quando la
smetterai di pensare solo a te?!?” urlò ancora fuori di sé Bryan, che non
accennava a mollare la presa.
“Bryan per
favore!” urlò Hermione per farsi sentire dal ragazzo, mentre tentava in tutti i
modi di scostarlo da Harry, ma non era un’impresa facile. Bryan non era
muscoloso, ma era alto ed era comunque più forte di lei. Ed in quel momento
l’adrenalina che gli scorreva nelle vene sembrava avergli trasformato i muscoli
in corde d’acciaio.
Eppure anche lui
alla fine ritrovò la lucidità, e pur rimanendo a cavalcioni di Harry, tolse le
mani dal suo collo. Hermione, ancora sulle spalle di Bryan cadde in ginocchio
ed iniziò a piangere poggiandogli la fronte sulla schiena. Il ragazzo si girò
lentamente fino ad abbracciarla con delicatezza, come se fosse una cosa
preziosa. Quelle stesse braccia che stavano per uccidere il suo migliore amico,
adesso erano il suo rifugio e le stavano trasmettendo un calore inimmaginabile.
Con una mano le carezzò la guancia, andando ad asciugare le lacrime che si
confondevano con la pioggia, inutile tentativo di placare i singhiozzi della
ragazza.
“Ho avuto paura…
- riuscì a dire Hermione – Paura che non ti fermassi, e che lo uccidessi”
“Se lo sarebbe meritato”
sibilò Bryan che con un’occhiata gelò Harry sul posto.
Si alzò
lentamente in piedi, aiutando Hermione a fare altrettanto, per racchiuderla poi
in un abbraccio completo, come a proteggerla da
tutto e da tutti.
“Gli avevo detto
di non coinvolgere più nessuno nelle sue idee assurde. Poteva finire male.
Potevate morire. Potevi morire” disse Bryan tutto d’un fiato, pronunciando le
ultime parole mentre la fissava negli occhi con uno sguardo estremamente serio,
tenendole le guance tra le mani.
“Sono stata io
ad insistere… - sussurrò Hermione chinando la testa – Harry non mi voleva con
sé. Sono io che ho insistito. Ha cercato in tutti i modi di lasciarmi qui al
castello. Ma sapevo che senza di me non ce l’avrebbe fatta…”
Gli
occhi di
Bryan ebbero di nuovo un guizzo di rabbia che rasentava la follia, ma
stavolta
riuscì a trattenersi dagli istinti omicidi che lo avevano colto
prima. Solo la
presa delle sue mani si fece più rude e meno delicata mentre
afferrava la ragazza per le spalle e la scostava da sé in modo
da poterla guardare in faccia.
“Che cosa?!? –
disse sconvolto con la voce di un’ottava più alta del solito – Sei impazzita
anche tu?!? Ti ha dato di volta il cervello? Ma che è, un attacco di Potterite
acuta? Oppure nella vostra torre è scoppiata un’epidemia di virus della stupidità? Perché
sinceramente non vi capisco. Sembra che non vediate l’ora di crepare! E fanculo
a tutti quelli che si preoccupano per voi!” terminò Bryan abbassando
bruscamente le braccia lungo il corpo, i pugni stretti, e girandosi per non
guardare i due ragazzi che erano lì su quella collinetta insieme a lui sotto la
pioggia incessante.
“Bryan – lo
richiamò gentilmente Hermione posandogli una mano sulla spalla – tu non puoi
capire…”
“Non posso
capire?!? Cosa non posso capire?” si girò di scatto a fissarla negli occhi come
se volesse divorarle l’anima con il solo sguardo.
“Che vogliate in
tutti i modi immolarvi in nome dei vostri ideali? Beh sai che ti dico? Hai
ragione! Perché io ho fatto sempre di tutto per salvarmi il culo! Sono scappato
dalla mia vita, dalla mia famiglia, dalla mia casa, pur di restare vivo! Ho
abbandonato tutto! Anche il mio nome! Tutto!”
Bryan si girò di
nuovo di spalle, a guardare il cielo che a quel punto sembrava piangere per lui
quelle lacrime che non erano mai uscite dai suoi occhi ma che erano scorse in
lui per tanto tempo.
“Non sopporterei
di perdere altre persone…” sussurrò rivolto al cielo.
Hermione lo
abbracciò da dietro, appoggiando la guancia alla schiena del ragazzo.
“Non le
perderai, te lo prometto” poi sciolse l’abbraccio e gli prese delicatamente la
mano. “ E adesso vieni, è il momento di rientrare, abbiamo tutti bisogno di
riposo e di asciugarci”gli disse mentre iniziava a muovere i primi passi verso
il castello, seguita docilmente da Bryan che sembrava spossato e più indietro
da Harry che ripensava febbrilmente a quanto era successo quella sera.
A Malfoy Manor e
ad Hogwarts.
§§§§ ---- §§§§
Il
giorno seguente Bryan, Hermione e Blaise stavano seduti sulle rive del Lago
Nero, a godersi il tiepido sole di un pomeriggio autunnale.
Avevano steso
una grande coperta sull’erba, per evitare che l’umidità della soffice distesa
verde gli penetrasse fin nelle ossa. E d’altronde Hermione e Bryan ne avevano
avuta abbastanza di umidità nelle ultime ore, anche se Blaise questo non poteva
saperlo. I tre ragazzi si erano incontrato quasi per caso fuori del portone
d’ingresso del castello e avevano deciso di passare un po’ di tempo insieme a
chiacchierare. Bryan e Blaise avevano legato molto negli ultimi tempi, tanto da
sembrare amici di vecchia data, cosa che ovviamente non poteva essere, ma i
molteplici interessi in comune li avevano avvicinati moltissimo. E anche con
Hermione le cose andavano bene. I due ragazzi avevano trovato in lei un’amica
leale, ma anche una persona molto intelligente e stimolante, con cui intavolare
interessanti conversazioni e dai molteplici interessi.
E così
chiacchierando avevano raggiunto la riva del Lago ed avevano deciso di passare
lì un po’ di tempo. Blaise stava già per sedersi sull’erba quando Hermione
ricordando la pioggia della notte precedente pensò che il terreno fosse troppo
bagnato per potercisi sedere. Così trattenne il suo amico ed estrasse da una
tasca il fazzoletto.
“Engorgio!” esclamò decisa dopo avergli
puntato contro la bacchetta, ed il pezzo di stoffa iniziò a crescere fino ad
assumere le dimensioni e la consistenza di una morbida trapunta su cui si
potessero sedere comodamente tutti e tre.
Ed infatti una
volta stesa a terra, Hermione elegantemente ci si mise a sedere, ma non fu imitata
dagli altri. Incuriosita levò lo sguardo e scoprì una smorfia di disgusto sui
loro volti.
“Ehi guardate
che non mi ci sono mica soffiata il naso!” esclamò piccata, non riuscendo a
comprendere il problema.
“Non è quello il
punto Hermione” le rispose Blaise.
“E allora qual
è?” chiese la ragazza evidentemente confusa.
“I colori”
mormorò Blaise, la cui affermazione si rispecchiava nel sopracciglio inarcato
di Bryan che lentamente fece un cenno d’assenso.
Hermione abbassò
gli occhi sulla trapunta, notando che era bordeaux, con un orlo ricamato in oro
ed al centro vi era l’immagine di un leone rampante incantato perché
silenziosamente ruggisse tutto il proprio orgoglio. La ragazza scoppiò in una
risata cristallina.
“Davvero ragazza
– intervenne Bryan – non pretenderai spero che posiamo le nostre regali terga
proprio là sopra!”
“Ovvio che no,
il leone potrebbe strapparvele a morsi!” continuò a ridere Hermione, che si
alzò e puntò di nuovo la bacchetta contro la trapunta, che dapprima divenne
completamente bianca. Poi, come se la ragazza la stesse dipingendo, apparvero
lungo il bordo tre cornici concentriche, una bordeaux con ricami oro, una verde
smeraldo con intarsi argentati, ed infine una azzurra con inserti neri. Al
centro, rimasto bianco, apparvero un grifone dorato, un serpente verde smeraldo
ed un corvo nero, che si muovevano liberamente all’interno della cornice
multicolore.
“Lorsignori sono
soddisfatti ora?” chiese con un sorriso gentile la ragazza facendo anche un
lieve inchino.
Bryan alzò gli
occhi al cielo e scuotendo leggermente la testa si buttò a sedere di
malagrazia, atterrando di peso chissà quanto casualmente proprio nel punto dove
si trovava il grifone.
“Bryan!” lo
riprese subito Hermione.
“Che c’è?”
chiese Bryan con la faccia più angelica che riuscisse ad esibire.
Hermione decise
di lasciar correre e si mise a sedere sulla trapunta, seguita subito dopo da
Blaise. Iniziarono a parlare piacevolmente del più e del meno, ma qualunque
discorso iniziassero si andava inesorabilmente a finire a parlare di Draco
Malfoy. Ed ogni volta che succedeva lo sguardo di Blaise si velava di
tristezza.
“Ma perché
volevi tanto bene a Draco Malfoy? Da quello che ho sentito in giro era solo un
bastardo viziato, egocentrico…”
“Non
ti azzardare a parlare così di
lui! – saltò su Blaise – Lui era così solo
con gli estranei! Con chi gli era più vicino era tutta
un’altra persona. Per me è stato un fratello. Quando avevo
bisogno di lui c’è sempre stato, mi ha aiutato e
consolato. Solo che non era
facile avvicinarglisi, manteneva sempre le distanze. In passato aveva
sofferto
parecchio per colpa del padre e non voleva che la cosa si potesse
ripetere,
che qualcun altro lo potesse ferire.”
“Sai - intervenne Hermione - anche io
comincio a credere di aver sbagliato tutto con lui. Conoscendo Blaise e
sentendolo parlare di Draco, mi sono accorta che lui era tutta un'altra persona
rispetto a quella che si mostrava. Ed adesso mi dispiace di non averlo
conosciuto davvero. E' stato così bravo a nascondersi dietro al personaggio che
gli ha imposto il padre, che nessuno si è mai chiesto chi si nascondesse
dietro.
Perchè nessuno ha mai pensato che ci
fosse qualcuno nascosto dietro.”
Bryan rimase molto colpito dalle
parole della ragazza. Proprio lei che senza motivo apparente era stata quella
sferzata maggiormente dalla cattiveria di quel ragazzo morto qualche mese
prima.
Ed un pensiero lo colpì per la sua
intensità e la profondità.
Se Draco si fosse mostrato a lei per
quello che era veramente, aprendole il suo cuore e mostrandole la sua anima,
lei lo avrebbe capito e lo avrebbe aiutato. Senza giudicarlo. Non avrebbe
potuto mai fargli del male.
Ma Draco ormai era morto, e tutto
questo non aveva più importanza.
“Scusate, avete ragione, non avrei
dovuto parlarne così – disse alzando le mani come in segno di resa – ma era
quella l’idea che mi ero fatto di lui sentendone parlare in giro e..”
“Sono tutte bugie! – esplose Blaise,
lasciando basiti gli altri due – Sentenze sputate lì per invidia e
superficialità. Nessuno si è mai preoccupato di conoscerlo veramente, il nome
Malfoy bastava per etichettarlo.”
“E tu? Sei sicuro di averlo capito
fino in fondo? Pensi che meritasse veramente tutto il tuo affetto? Magari era
un abile manipolatore ed è riuscito a raggirarti, a farti credere cose non
vere. Sei sicuro di averlo conosciuto davvero?”
Blaise parve turbato dalla domanda e
rimase qualche secondo a riflettere. “Non lo so, Draco aveva una personalità
molto complessa, quello che ti posso dire con sicurezza è che ho cercato di
rimanergli sempre vicino e di essere un buon amico per lui.”
“Sono sicuro che lui ti considerasse
un buon amico – gli disse Bryan posandogli una mano su una spalla e guardandolo
negli occhi con un’intensità disarmante – anzi che ti considerasse un fratello.
Non può che essere così vista la persona speciale che sei.”
Gli occhi di Blaise luccicarono per
un brevissimo istante, poi prese un profondo respiro e mormorò: “Draco era un
ragazzo molto strano, dalle mille sfaccettature, che difficilmente qualcuno
riusciva a cogliere. Tutti hanno visto il suo lato bastardo, egoistico,
arrogante, quello che in Grifondoro hanno imparato ad odiare per intenderci.
Pochi hanno visto il suo lato responsabile e protettivo, quello che usava con
Pansy ad esempio, a cui era profondamente affezionato anche se non lo dava a
vedere e cercava sempre di proteggerla ma con discrezione. Nessuno ha avuto il piacere
di vedere il lato più vero e profondo di Draco. Nessuno tranne me, che lo
consideravo un fratello, perché sapevo leggere oltre quello che mostrava a
tutti e vedevo che persona fantastica fosse, costantemente diviso tra quello
che il mondo esterno gli imponeva, il volere della sua famiglia, gli obblighi
del sangue puro, gli ordini del Lord Oscuro, e la voce della sua anima che
urlava dentro di lui oppressa e nascosta in fondo al suo cuore.”
“Si vede che lo hai osservato con
attenzione e che gli hai voluto davvero bene” gli rispose Bryan.
“Te l’ho detto, l’ho sempre
considerato un fratello… Ed ora se fosse qui mi pesterebbe fino ad ammazzarmi
di botte per averne parlato in questo modo così sdolcinato – disse Blaise
tentando di alleggerire il magone che stava facendo lo scoobidoo con le sue
budella – ed ora scusate, ma è meglio se rientro” terminò alzandosi e
dirigendosi poi verso il castello per nascondere quanto più possibile ai suoi amici tutte le emozioni che
quei ricordi gli avevano riportato e che stava lottando con tutte le sue forze
perché non si tramutassero in lacrime salate ed amare allo stesso tempo.
§§§§ ---- §§§§
Bryan ed Hermione rimasero da soli, ognuno perso nei propri pensieri, a
guardare la distesa piatta del Lago Nero. Fu Hermione la prima a rompere il
silenzio. “Sai, sto scoprendo in Malfoy una persona che mai mi sarei aspettata,
e trovo che a volte tu gli assomigli in una maniera impressionante.”
Bryan si irrigidì improvvisamente. “Che
cosa?!? Ma che diavolo stai dicendo?” le chiese con gli occhi fuori dalle
orbite.
“Ehi calmati, non volevo mica
offenderti! – si difese subito la ragazza – E’ solo che a volte sei così
enigmatico, riesci ad isolarti anche in mezzo ad una folla di gente, insomma
per certi versi mi ricordi il Draco di cui parla sempre Blaise. Poi però
dimostri di tenere alla gente, di tenere a me... – disse con un sussurro
guardandolo intensamente negli occhi – e vedo una persona totalmente diversa.”
Bryan ricambiò il suo sguardo e stese
un braccio invitandola ad accoccolarsi contro di lui. Era davvero da tanto che
non permetteva a qualcuno di avvicinarglisi fisicamente in un contatto così
intimo come può essere un abbraccio. Ma con lei gli veniva naturale. Non aveva
provato nessun fastidio tutte le volte che l’aveva abbracciata o che i loro
corpi erano venuti in contatto.
Hermione subito gli fu al fianco e
si rannicchiò contro di lui, beandosi del suo calore e anche del suo affetto.
“Grazie” mormorò semplicemente lei
ancora attaccata al suo fianco, con il viso nascosto nell’incavo del suo collo,
racchiudendo in quella semplice parola tutto ciò che aveva nel cuore. Alzò il
suo sguardo e si perse negli occhi grigi di Bryan che sembravano lo specchio
del mare di emozioni che riempiva i suoi e che le martellava nel cuore.
Lentamente il ragazzo avvicinò il
viso a quello di Hermione e le sfiorò le labbra in un bacio delicatissimo, che
entrambi da tempo bramavano.
Passarono il resto del pomeriggio
così, in riva al lago su quella trapunta a scambiarsi baci e tacite promesse.
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Capitolo 13 *** See You Again ***
Capitolo 13
§ Cap. XIII – See You Again §
Nonostante fosse
notte fonda, Harry non riusciva a dormire e continuava a rigirarsi nel letto,
attirandosi le imprecazioni dei suoi compagni di dormitorio, primo tra tutti
Ronald Weasley che, da quando aveva portato alla malora il Trio vedeva le
avventure notturne soltanto come un fastidio per il suo preziosissimo sonno
notturno.
“Insomma Harry
basta! Datti una calmata una volta per tutte!” gli sibilò contro con
cattiveria.
“Scusa Ron, ma
non riesco a dormire… Stavo pensando che…”
“Non me ne frega
niente di quello che pensi! Lasciami dormire e basta! Se proprio mi vuoi
escludere dalla tua vita almeno lasciami in pace!” lo interruppe Ron.
“Ma sei tu che…”
tentò di spiegare Harry.
“Harry
accidenti! Piantala!” inveì Seamus.
Ad Harry non
rimase che inforcare i suoi occhiali, prendere la bacchetta ed alzarsi dal
letto. Indossata la vestaglia, prese con sé la Mappa del Malandrino, tanto per
vedere chi come lui fosse sveglio a quell’ora assurda ed eventualmente cosa
stesse facendo.
Scese
silenziosamente le scale e si ritrovò nella Sala Comune, dove si accovacciò su
una delle poltroncine davanti al caminetto. Rimase parecchio tempo a fissare le
fiamme, sperando che da un momento all’altro ne uscisse fuori la testa di
Sirius, il suo padrino, a dirgli che era stato tutto un errore e che lui era
vivo e vegeto. Ma non successe nulla di tutto ciò ed Harry distolse lo sguardo.
Lasciò quindi i suoi pensieri a briglia sciolta, e alla fine un particolare
saltò alla sua attenzione. Come aveva fatto Bryan a trovarli in così poco tempo
la notte precedente quando era tornato ad Hogwarts con Hermione? Non aveva
detto a nessuno delle sue intenzioni ed Hermione non avrebbe avuto il tempo di
avvertire qualcuno. Aveva anche lui una mappa come la sua che gli permetteva di
tenere tutto il castello sotto controllo?
Si ricordò solo
in quel momento della pergamena piegata che giaceva nella tasca della sua
vestaglia.
La
estrasse e
puntandovi la bacchetta contro sussurrò: “Giuro
solennemente di non avere buone
intenzioni”. La vecchia pergamena prese vita sotto i suoi occhi e
sulla carta
ormai consunta lungo i bordi iniziarono a disegnarsi tratti di
inchiostro
formando figure sempre più complicate, come del sangue che
riprendesse a
scorrere in un essere vivente che per qualche motivo ne fosse stato
privato. Sotto i suoi occhi andò formandosi la pianta del vecchi
castello ed apparvero
i nomi dei suoi occupanti. Non si sorprese per niente di notare Tiger e
Goyle
nelle cucine probabilmente per il quarto o quinto spuntino notturno. E
che
dire poi di Luna in cima alla Torre di Astronomia? Magari aveva
sbagliato a
scrivere l’orario delle lezioni oppure stava inseguendo qualche
strana
creatura dal nome impronunciabile e dall’esistenza abbastanza
dubbia. Continuò
così a scrutare centimetro per centimetro ogni angolo del
castello, spiando
silenziosamente la vita notturna dei suoi occupanti. Decise quindi di
controllare cosa stesse facendo Bryan ed iniziò a cercarlo nei
dormitori di
Corvonero senza tuttavia trovarlo. Così osservò con
attenzione prima la loro
Sala Comune, per allargare la ricerca ai corridoi attigui la loro
torre, ma non
ne trovò traccia. Proseguendo le ricerche lesse un nome che gli
gelò il sangue
nelle vene: Severus Piton. E stava proprio vicino alla torre di
Corvonero.
Davanti a quel nome stavano i disegni di due impronte a cui non era
associata nessuna parola. All’inizio Harry pensò ad una
macchia d’inchiostro, ma quando le
due improntine presero a muoversi, seppure di poco, si convinse che si
trattava
proprio di una persona. Eppure non compariva nessun nome accanto a quei
segnetti. Solo il nome di Piton accanto ad altri due segni.
Evidentemente,
chiunque fosse, era riuscito a rendersi indisegnabile proprio come la
Stanza
delle Necessità. Harry sentì forte l’impulso di
andare a vedere cosa stesse
succedendo, e perché no, magari catturare Piton per vendicarsi
di tutto il male
che aveva fatto. Non ultimo avergli strappato Silente, l’unico
punto di riferimento
che gli era rimasto dopo che anche Sirius se ne era andato.
Scattò in piedi
pronto per prendere il suo Mantello dell’Invisibilità, poi
si ricordò che in
dormitorio, oltre a scatenare l’odio permanente dei suoi
compagni, avrebbe
dovuto rispondere a delle domande scomode per spiegare il motivo per
cui a
quell’ora prendeva il mantello e se ne andava in giro per il
castello. Guardò
di nuovo la mappa e vide che non c’erano prefetti in giro,
evidentemente il
loro turno era già finito. E anche Gazza dormiva beatamente nel
suo alloggio
con accanto Mrs. Purr.
Harry si diresse
con passo deciso verso il ritratto della Signora Grassa che varcò nonostante
le proteste della donna, che tentò di blandire con una serie lunghissima di
complimenti, con un discreto successo, dovette complimentarsi con sé stesso.
Con un “Lumos” accese la sua bacchetta perché
gli illuminasse il cammino e gli permettesse di continuare a consultare la
mappa per tenere sotto controllo la situazione. Grazie ad una scorciatoia che
gli indicò la mappa stessa, arrivò velocemente vicino al corridoio dove si
trovava Piton. Spense la bacchetta per sicurezza e cercando di fare meno rumore
possibile, si avvicinò più che potè. Per non rischiare di essere visto si
nascose dietro un’armatura che però gli copriva parzialmente la visuale.
Riconobbe distintamente la figura del suo ex professore di Pozioni, la solita
voce melliflua e controllata anche se poteva chiaramente percepire una nota di
ansia che non aveva mai sentito. I capelli corvini più lunghi rispetto
all’ultima volta che lo aveva visto, gli arrivavano compostamente fino alle
spalle, ammantate dalla solita veste nera lunga fino ai piedi. La persona che era con
lui si limitava a bisbigliare, cosicché la voce risultava alterata, ed Harry
non riuscì a riconoscerla, capì solo che si trattava di un maschio, ma se fosse
un uomo o un ragazzo non riuscì a comprenderlo.
Appiattendosi il
più possibile contro la parete tese le orecchie per sentire quello che si
stavano dicendo.
“Severus! Insomma, si può sapere che
ci fai qui?”
“Porto a termine la mia missione e soprattutto mi nascondo dai Mangiamorte.
Piuttosto, cosa ci fai TU qui. Sei per caso impazzito? Lo sai che se ti
dovessero scoprire ti ammazzerebbero senza problemi?”
“Hai ragione, ma non ce la facevo
più a nascondermi, ad aspettare senza fare niente, cerca di capire”
“Io posso anche capirti, ma tu
rischi di far saltare tutti i nostri piani, ti rendi conto di questo?” quasi ringhiò
Piton.
“So badare a me stesso” gli rispose
l'altro duramente.
“Lo capisci che qui non c'è in gioco
solo la tua vita? Forse non ti sei accorto che tu sei solo una delle pedine in
questo delicato gioco di equilibri”
La figura davanti a lui trasse un sospiro,
evidentemente soppesando tutte le possibilità.
“Non posso andarmene ora, attirerei
ancora di più i sospetti”
“Purtroppo su questo devo darti
ragione”
“E con Potter come la mettiamo?”
“Già, è coinvolto anche lui -
ricordò in quel momento Piton - Come se la situazione non fosse già abbastanza
complicata. Rischia di scoprire tutto e non possiamo permetterlo”
“E cosa pensi di fare?”
“Per adesso non ne ho idea. Vediamo
come si evolve la cosa, magari tra un po' si stuferà di non trovare niente e
smetterà di giocare all'investigatore. Ora devo andare”
“A presto Severus”.
I due si allontanarono dal punto
dove stava Harry che sentì soltanto la porta di accesso alla torre di Corvonero
aprirsi e poi richiudersi. Rimase nascosto ancora un po’, perché non era sicuro
che entrambe le persone che occupavano il corridoio poco prima se ne fossero
andate, e non poteva rischiare di essere scoperto.
Ed infatti dopo pochissimi minuti
sentì di nuovo dei passi, stavolta avvicinarsi verso di lui. L’uomo portava in
mano una lanterna che lo rese presto riconoscibile: Mathias Thunder. Che ci
faceva lì il professore di Trasfigurazione a quell’ora assurda di notte?
Harry
rimase dov’era, pregando in
tutte le lingue che conosceva che il professore non proseguisse oltre
lungo il
corridoio, e per una volta venne ascoltato. Infatti si fermò a
poca distanza dal punto in cui era nascosto Harry e si guardò
intorno come se
cercasse qualcosa. Dopo aver emesso uno sbuffo di frustrazione il
professor
Thunder si voltò e tornò nella direzione da dove era
venuto,
lasciando finalmente il ragazzo solo e al buio.
Harry ne approfittò e sgattaiolò
subito fuori dal suo nascondiglio, correndo per tornare il più presto possibile
alla Torre di Grifondoro, dove con una nuova sequela di complimenti riuscì a
farsi aprire il passaggio dalla Signora Grassa senza che questa desse
l’allarme. Non appena si ritrovò in Sala Comune tirò un sospiro di sollievo e
si passò stancamente una mano tra i capelli scompigliandoli ancora di più se
possibile. Il giorno seguente avrebbe sicuramente parlato ad Hermione di quello
che aveva visto. In tutto quel trambusto gli era passato di mente che non era
riuscito a trovare Bryan, ma la cosa era passata in secondo piano rispetto
all’improvvisa ricomparsa di Piton.
Si diresse stancamente verso il suo
dormitorio e silenziosamente entrò nella camerata, si tolse la vestaglia
posandola poi sul baule, posò gli occhiali sul comodino e si infilò
silenziosamente sotto le coperte senza fare il minimo rumore.
Solo a quel punto sussurrò: “Levicorpus” contro Ron Weasley,
sollevandolo senza svegliarlo e facendolo levitare fuori della sagoma del letto.
Poi sussurrò: “Liberacorpus” facendo
franare a terra il ragazzo. Nel momento in cui Ron toccava terra, Harry nascose
la bacchetta sotto il cuscino e chiuse gli occhi fingendo un sonno angelico.
Gli altri ragazzi del dormitorio si
svegliarono di soprassalto e notando Ron a terra lo maledissero in tutte le
lingue per averli svegliati facendo tutto quel casino quando poco prima se
l’era presa con Harry per un semplice frusciare di coperte.
Ron era così spiazzato dalla caduta
e da ciò che era successo che riuscì solo a balbettare qualche sillaba senza
significato, ma venne prontamente zittito dagli altri, desiderosi solo di
tornare a dormire, mentre Harry, con il viso nascosto dalle coperte ghignava
come non aveva mai fatto in vita sua.
§§§§ ---- §§§§
La mattina giunse anche troppo velocemente per Harry che aveva passato sveglio
gran parte della notte, tra escursioni furtive e riflessioni. Tuttavia si alzò
dal letto e si preparò abbastanza velocemente per parlare prima possibile con
Hermione delle sue scoperte e dei suoi sospetti su Bryan Hope. Così scese giù
dal dormitorio mentre ancora si stava infilando il mantello e con la cravatta in mano,
diretto verso la stanza di Hermione, ma la trovò vuota. Allora volò giù in Sala
Grande, sicuro che l’avrebbe trovata a fare colazione mentre ripassava
velocemente per le lezioni della mattina.
E in effetti la trovò seduta al loro
tavolo, ma decisamente non stava ripassando. Era seduta accanto a Bryan Hope,
accoccolata contro di lui e di tanto in tanto si scambiavano teneri baci. Harry
quasi svenne per lo shock di vedere la sua amica in atteggiamenti così intimi a
cui non era abituato, ma anche per la persona con cui tutto ciò stava
avvenendo: il soggetto di cui avrebbe voluto parlare esprimendo tutti i suoi
dubbi ed i suoi sospetti. Stava per girare i tacchi e tornare su in torre per
raccogliere le proprie idee quando Hermione lo vide e lo chiamò, invitandolo a
sedersi con loro per fare colazione. Non vedendo altre vie d’uscita prese un
profondo respiro e si avvicinò ai due ragazzi, sedendogli proprio di fronte,
appoggiando il cravattino sul tavolo prima di stritolarlo completamente per il
nervosismo.
“Buongiorno Harry!” esclamò felice
Hermione.
“Harry” si limitò a dire Bryan.
“Buongiorno ragazzi – rispose Harry
osservandoli – c’è niente che vorreste dirmi?”
Hermione si morse il labbro
inferiore, segno di nervosismo, mentre Bryan ricambiò la sua occhiata. “No,
niente perché? Ti sembra che ci sia qualcosa di cui parlare?” chiese in modo
angelico.
Harry si limitò a sorridere e a
scuotere la testa.
Possibile che quel ragazzo avesse
davvero qualcosa a che fare con Piton? Proprio il ragazzo per cui Hermione
sembrava nutrire dei sentimenti? Di cui di fidava così apertamente? Se però
Bryan costituiva una minaccia avrebbe anche calpestato i sentimenti della sua
amica pur di proteggerla, non importava quanto l’avrebbe odiato poi.
“Hai dormito bene stanotte Bryan?”
gli chiese quindi scrutandolo attentamente negli occhi.
Bryan sembrò impassibile alla
domanda, tuttavia ad Harry, abituato ad osservare tutto fin nei minimi
particolari, non sfuggì una seppur minima contrazione della pupilla del
ragazzo.
“Si tutto, bene perché?” si limitò a
rispondere noncurante con una lieve alzata di spalle, riportando la sua
attenzione alla ragazza accoccolata al suo fianco.
“Così, tanto per chiacchierare…”
chiuse la conversazione. Non poteva certo dirgli della Mappa del Malandrino,
soprattutto se non si fidava completamente di lui.
Venne distolto dai suoi pensieri da
una voce proveniente dalle sue spalle.
“Buongiorno ragazzi! Posso unirmi
anche io, visto che c’è già Bryan seduto al vostro tavolo?”
“Buongiorno Pansy – le rispose
sorridendo Hermione – accomodati pure”. Così la serpeverde prese posto sulla
panca accanto ad Harry, arrossendo lievemente.
Continuarono a fare colazione
abbastanza serenamente chiacchierando del più e del meno, non facendo
minimamente caso ai commenti dei loro compagni, finché non ebbero finito tutti
quanti e si alzarono per andare in aula.
“Bryan scusa ti posso parlare un
attimo?” chiese Harry fissandolo negli occhi con un tono che non ammetteva
rifiuti. Hermione lo guardò con una muta domanda negli occhi, ma Bryan le diede
un leggero bacio e la invitò ad incamminarsi verso l’aula assicurandole che
l’avrebbe raggiunta subito.
Harry lo precedette fuori dalla Sala
Grande e poi in giardino, fino a fermarsi sotto il salice che costituiva ormai
la sala di ritrovo privata del loro gruppo.
“Senti se mi vuoi chiedere che
intenzioni ho con Hermione, stai tranquillo, non la farò soffrire” iniziò subito
Bryan sulla difensiva.
“Mi fa piacere, ma non sono suo
padre, e con chi decide di stare sono solo affari suoi. Quello che invece mi
importa, è che lei sia al sicuro con te.” Si interruppe per qualche secondo,
piantando i suoi occhi verdi in quelli di ghiaccio di Bryan. “So per certo che
questa notte non eri nel tuo dormitorio, ma prima mi hai detto di averci
passato tutta la notte. Dove eri veramente?”
“Potter – rispose con freddezza –
non sono affari tuoi.”
“E invece sono proprio affari miei,
perché la sicurezza delle persone a cui voglio bene è il mio primo pensiero.
Quindi, adesso dimmi dove eri questa notte, e cerca di essere convincente” gli
ringhiò contro Harry.
“Ma che fai, mi spii? Comunque,
anche se non sono affari tuoi, non riuscivo a prendere sonno, e così sono
uscito dalla torre e mi sono fatto quattro passi.” gli rispose guardandolo con aria di sfida.
“Dove sei stato? Eri da solo? Che
cosa hai fatto?”
“Ehi Potter, non ti sembra di
esagerare? Se vuoi accusarmi di qualcosa fallo apertamente, altrimenti evapora
e lasciami in pace. Anzi, lasciaci in pace, perché Hermione adesso rientra in
questa cosa. Se hai da dire qualcosa contro di me, allora fallo pure, ma non
puoi criminalizzare la gente così per un capriccio.”
“Stanotte un Mangiamorte è entrato a
scuola” gli sibilò contro Harry.
Per un attimo il viso di Bryan si
trasfigurò in una maschera di terrore, ma fu solo un attimo ed Harry se ne
accorse solo perché scrutava ogni suo più piccolo movimento.
“Mangiamorte? Ne sei sicuro?
Quando?” chiese Bryan in un fuoco di domande che investì Harry cogliendolo
impreparato.
“Questa notte, nel castello, ma è
stato solo per pochi minuti. Probabilmente non ha trovato ciò che cercava ed ha
ritenuto più saggio scappare via.” tagliò corto Harry optando per una mezza
verità.
Dalla reazione del ragazzo che aveva
davanti, aveva capito che temeva i Mangiamorte, adesso ne era sicuro, non si
sarebbe alleato con loro, anche se non aveva voluto dirgli cosa aveva fatto
quella notte. Ma ad Harry bastava quella certezza, che Hermione con lui era al
sicuro. Per il momento gli bastava. Così gli tese una mano e quando Bryan fece
altrettanto gliela strinse con vigore.
“Mi raccomando con Hermione” disse
poi semplicemente, prima di lasciare la stretta e voltargli le spalle per
dirigersi verso il castello, lasciandosi alle spalle il Corvonero leggermente
confuso.
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Capitolo 14 *** The Corpse Bride ***
Capitolo 14
§ Cap. XIV – The Corpse Bride §
Dopo
l’apparizione di Piton, Harry aveva preso l’abitudine di passare buona parte
delle sue notti ad osservare la Mappa del Malandrino per controllare che il
tetro ex-professore non si introducesse di nuovo all’interno della scuola.
Ancora non aveva deciso cosa avrebbe fatto in quel caso, ma comunque seguiva il
motto di Moody: vigilanza costante.
E durante queste
notti in cui faceva la ‘sentinella silenziosa’ sulla mappa della scuola notò
più volte le impronte senza proprietario all’interno o nelle vicinanze della
torre di Corvonero che spesso si incrociavano con quelle di Mathias Thunder. In
effetti tutto preso dalle indagini sull’omicidio di Malfoy e dal mistero che
sembrava avvolgere Bryan come la carta di una caramella, si era completamente
dimenticato di raccogliere delle informazioni sul nuovo professore di
Trasfigurazione. Apparentemente Thunder non aveva fatto nulla di sospetto e
sembrava una persona tranquilla e preparata, ma una certa esperienza gli diceva
che era il caso di assicurarsi che fosse davvero tutto a posto. D’altronde lo
aveva visto pochissimi minuti dopo l’apparizione Piton, proprio nel corridoio
nel quale l’arcigno ex-professore aveva
parlato con una persona che Harry non era riuscito ad identificare, né dalla
voce, che aveva abilmente camuffato, né dalla mappa perché si era reso
indisegnabile. Sicuramente Thunder era più che in grado di fare tutto ciò e
magari era proprio lui la persona di cui Piton si fidava e con la quale stava
portando avanti un piano dai dettagli ancora ignoti.
Il giorno dopo
invitò Hermione a passeggiare con lui in giardino per discutere della faccenda
lontano da orecchie indiscrete, non volendo che anche altri venissero a
conoscenza dell’esistenza della Mappa del Malandrino e soprattutto per evitare
che gli altri pensassero che fosse in preda alla paranoia più totale ed
assoluta. Il che era vero, ma la cosa fino a quel momento gli aveva salvato la
pellaccia più e più volte.
I due ragazzi
raggiunsero così il salice sotto il quale erano soliti rifugiarsi, ma mentre
Hermione stava già scostando i rami per accomodarsi, Harry la prese
sottobraccio e le fece segno di proseguire.
“Se non ti
dispiace preferisco fare due passi” le disse, ricevendo un segno di assenso
dalla ragazza che lo guardò incuriosita.
“Più che altro
vuoi essere sicuro che nessuno ascolti quello che hai da dirmi” osservò infatti
lei.
Harry sospirò
rassegnato. “Ormai mi conosci come le tue tasche Herm! Comunque hai ragione,
volevo la tua opinione su una questione, senza destare la curiosità di altri.
Che ne pensi del professor Thunder?” le chiese infine a bruciapelo.
“Beh… è un bravo
professore. E’ molto preparato, espone gli argomenti in modo lineare e
approfondito, sicuramente gli piace la sua materia”.
“No, non
intendevo cosa ne pensi come professore, ma come persona. Che opinione ti sei
fatta di lui?”
“Non saprei. Al
di fuori delle lezioni non lo conosco per niente. Non ho avuto mai occasione di
parlare con lui se non per qualche chiarimento e non lo si vede mai in giro per
il castello al di fuori dell’orario scolastico. Perché me lo chiedi?”.
“Per il fatto
che non si sa assolutamente nulla di lui. Insomma non parla con nessuno, sta
sempre rinchiuso nel suo ufficio e nel suo appartamento, spesso non viene
neanche in Sala Grande per i pasti. E molte notti esce di nascosto per andare
nella Foresta Proibita”.
“E tu come lo
sai? No aspetta – lo interruppe alzando una mano per fermarlo mentre con
l’altra si massaggiava le tempie – la Mappa del Malandrino”. Harry annuì per
confermare la sua ipotesi.
“Ma perché segui
i suoi movimenti?”
“Qualche notte
fa per puro caso ho guardato la mappa e ad un certo punto ho letto il nome di
Piton. Capisci? Piton è entrato dentro la scuola!”
“E hai avvisato
qualcuno?” chiese Hermione concitata.
“Veramente no –
rispose Harry preparandosi ad una strigliata coi fiocchi che però non arrivò – Mi
sono precipitato nel corridoio dove era Piton, davanti all’entrata dei
dormitori di Corvonero. Era lì e parlava con qualcuno ma non sono riuscito a
riconoscerne la voce e non riuscivo a vederlo dal punto nel quale mi ero
nascosto”.
“E la mappa cosa
diceva?” chiese allora Hermione.
“E’ questa la
cosa pazzesca, sulla mappa c’erano le impronte di qualcun altro oltre a quelle
di Piton, ma non c’era indicato nessun nome. Chiunque fosse ha una grande
padronanza di incantesimi avanzati, tanto da rendersi indisegnabile”.
“E’
impossibile!” ribatté la ragazza.
A quel punto ad
Harry non rimase altro che tirare fuori la mappa, una volta sicuro che non ci
fosse nessuno nelle vicinanze e recitata la giusta formula, osservare
attentamente ogni abitante del castello.
“Ecco, guarda
qui” disse dopo qualche secondo, indicando delle impronte senza nome che si
aggiravano per i sotterranei di Serpeverde dirette proprio verso il vecchio laboratorio
di pozioni una volta riservato a Piton.
“Hai controllato
se manca qualcuno dei normali abitanti del castello?” chiese Hermione.
“Ci ho provato
credimi, ma è stato praticamente impossibile, guarda tu stessa” rispose
indicando la mappa con un ampio gesto della mano.
In effetti lo
sguardo di Hermione era subito scattato alla ricerca di un nome: Bryan. Non che
lo volesse tenere sotto controllo, semplicemente era curiosa di vedere cosa
stesse facendo in quel momento, le era venuto naturale cercarlo, proprio come
lo cercava quando entrava in un ambiente dove pensava che si potesse trovare il
ragazzo. Non lo aveva trovato, ma osservando la sala comune di Corvonero aveva
notato un’accozzaglia di nomi sovrapposti uno all’altro e quindi totalmente
illeggibili. Sicuramente in quel groviglio di inchiostro in continuo movimento
c’era scritto anche il nome del suo Bryan. Continuando a scrutare la pergamena
vide l’impronta di una scarpa affiancata da un punto: Alastor Moody.
“Hai pensato di
chiedere a Moody cosa ne pensa del professore? Sicuramente si sarà fatto
un’idea e magari anche qualche ricerca sul suo conto” suggerì Hermione
indicando il nome sulla mappa.
“In effetti no,
non ci ho pensato. Che ne dici se andiamo a trovarlo visto che adesso è solo in
ufficio?” e ricevuto un cenno di assenso dall’amica ripiegò la pergamena e si
incamminò verso l’entrata del castello.
Ci volle poco
per raggiungere la porta dell’ufficio del vecchio Auror, alla quale Hermione
bussò delicatamente. Pochi secondi e il consueto strumento telescopico uscì
dalla superficie liscia della porta per osservare a fondo i due ospiti e solo
dopo un’attenta ispezione si aprì per lasciar entrare i due ragazzi. Moody era
ancora in piedi che passeggiava per la stanza apparentemente assorto nei suoi
pensieri, tanto da non accorgersi della loro presenza. Gli dava infatti le
spalle, quando all’improvviso si fermò e chiese: “Cosa vi porta qui, Harry
Potter ed Hermione Granger?”.
‘Via il dente
via il dolore’ si disse Harry che cominciò a spiegare.
“Vorremmo
qualche notizia sul professor Thunder”.
“Bene, diretto
al punto ragazzo! E perché me lo chiedete?” domandò a sua volta il professore
ancora di spalle.
“Perché di lui
non sappiamo praticamente nulla e vorrei non avere sorprese come è successo
qualche anno fa con Barty Crouch che si era spacciato per lei” intervenne
allora Hermione.
A quel punto il
professore si girò, si avvicinò a loro e li scrutò intensamente.
“E’ uno dei miei
uomini migliori – rispose l’auror – e l’ho portato con me ad Hogwarts per
aiutarmi a tenere la situazione sotto controllo. Ho indagato a fondo su di lui
prima di sceglierlo per questo incarico ed è risultato il più qualificato”.
“Ma si fida di
lui?” chiese allora Harry, dritto al nocciolo della questione.
“Ragazzo, a
questo mondo mi fido solo di me stesso. E anche del vecchio Albus mi fidavo, ma
disgraziatamente non è più tra noi” terminò assestandosi un paio di pacche
sulla pancia.
“Lo sa che passa
le sue notti aggirandosi per il castello e per la Foresta Proibita?” rilanciò Harry
attento alle reazioni di Moody che lo guardò di traverso studiandolo
attentamente.
“Si, lo so.
Gliel’ho ordinato io di andare in perlustrazione e di riferirmi qualunque cosa
degna di attenzione, anche la più piccola. Adesso però è il tuo turno di dirmi
come fai a saperlo” terminò fissandolo sia con il suo occhio azzurro che con
quello magico, come cercando le risposte che il ragazzo non gli voleva dare.
Harry sostenne con decisione il suo sguardo senza proferire parola e alla fine
il vecchio Auror si allontanò e riprese a camminare per la stanza.
“Arrivederci
ragazzi” disse solo per congedarli e ad Harry ed Hermione non rimase che
lasciare lo studio e riflettere su quello che ora sapevano.
“Perché non gli
hai detto di aver visto Piton?” domandò Hermione mentre si dirigevano di nuovo
verso il giardino ed in particolare sotto il salice.
“Primo perché
avrei dovuto dirgli della mappa e secondo perché mi avrebbe mangiato vivo se
gli avessi detto che ero andato da solo a vedere” terminò sorridendo.
“E non avrebbe
avuto tutti i torti! Sei stato proprio un incosciente!” esclamò Hermione
sedendosi sul prato. Dopo qualche minuto di silenzio fu Harry il primo a
parlare.
“E così adesso
sappiamo che Thunder è un Auror e conosciamo il motivo delle sue passeggiate
notturne”
“Però la cosa
ancora non ti convince” continuò per lui Hermione.
“No, affatto.
Secondo me nasconde qualcosa ed è stato abbastanza bravo da non far
insospettire neanche Malocchio. Ma non penso che sia una caso averlo incontrato
quella notte, vicino a Piton”.
Stava per
esporre ad Hermione la sua idea su come avvicinare il professore di
trasfigurazione quando Bryan li raggiunse. Era ancora troppo fresco il ricordo
dell’incontro ravvicinato del suo collo con le mani del ragazzo così decise di
soprassedere e di cambiare totalmente discorso.
§§§§ ---- §§§§
Nonostante Bryan avesse espresso chiaramente la sua opinione in proposito, e un
livido sulla gola di Harry ne fosse il ricordo tangibile, Harry ed Hermione
decisero di continuare le loro indagini. Stabilirono pertanto che Hermione di
tanto in tanto si sarebbe recata nell’ufficio del professor Thunder cercando di
scoprire qualcosa di più su di lui. In fondo non avrebbe destato nessun
sospetto che la studentessa più volenterosa di Hogwarts chiedesse chiarimenti
ed approfondimenti al docente sulla sua materia. E così avevano fissato un paio
di pomeriggi a settimana durante i quali incontrarsi e discutere riguardo le
lezioni. Ogni tanto la ragazza gli faceva discretamente qualche domanda
personale alla quale però il professore rispondeva sempre in modo evasivo e
attento a non scoprirsi troppo. Si rilassava di nuovo solo quando la
conversazione tornava sugli argomenti di studio. Un pomeriggio la ragazza bussò
all’ufficio del professore trovandolo però vuoto. Si prese così la libertà di
entrare comunque e di dare un’occhiata in giro. Sugli scaffali c’erano decine e
decine di libri tutti interessantissimi. Sulla scrivania giaceva aperto un
pesante tomo dall’aria molto antica ed Hermione non resistette alla curiosità e
sbirciò di cosa si trattasse.
Trattenne a stento un verso di
sorpresa. Si trattava di magia oscura di altissimo livello, qualcosa di cui
aveva trovato notizia nel corso delle sue ricerche in biblioteca, ma credeva si
trattasse solo di leggende: quello su cui aveva posato gli occhi era un rituale
per strappare qualcuno dalle braccia della signora con la falce rendendolo
proprio schiavo, un modo per porre in un certo senso rimedio alla morte. Si
scostò di scatto senza proseguire nella lettura, impaurita anche solo dall’idea
che qualcuno potesse mettere in atto un’idea così folle. Sapeva bene che la
morte non si può ingannare e che quello che ne sarebbe venuto fuori sarebbe
stato un abominio, un crimine nei confronti dell’ordine naturale delle cose.
Decise quindi di convincersi che si trattava di uno studio che il professore stava
conducendo nelle vesti di Auror proprio per evitare che qualcuno portasse
avanti quel piano scellerato.
Alla sinistra della cattedra si
trovava un piccolo scrigno di legno scuro i cui bordi erano in oro con
incastonate moltissime pietre preziose. Quell’oggetto doveva valere una fortuna
ed Hermione si chiese cosa potesse mai contenere visto l’involucro. L’interno
era foderato in morbido velluto rosso e sul fondo erano adagiati uno stiletto
in oro bianco dall’impugnatura finemente lavorata e posta parallelamente una
ciocca di capelli lisci come la seta e di un colore biondo talmente chiaro da
sembrare bianco. ‘Come i capelli di
Malfoy’ le suggerì la sua mente, ma Hermione decise di accantonare quel
pensiero che tuttavia non riuscì a tacitare perché le rimbalzava tra i pensieri
come un campanello d’allarme impossibile da ignorare. Tra i capelli e lo
stiletto erano adagiate due ampolline, una contenente un liquido rosso scuro,
sicuramente sangue, e l’altra piena di un fluido argenteo opalescente che
Hermione non ebbe difficoltà a riconoscere come sangue di unicorno. La mente
iniziò a lavorare febbrilmente: gli unicorni popolavano la foresta attorno ad
Hogwarts, il professor Thunder andava spesso nella foresta, il corpo di Malfoy
era scomparso, dei capelli biondissimi erano riposti con cura davanti ai suoi
occhi. Richiuse di scatto lo scrigno e riprese la sua perlustrazione.
Proprio accanto alla porta notò un
massiccio baule di legno scuro di fattura piuttosto rozza, in netto contrasto
con il piccolo scrigno che aveva appena esaminato. Sul baule erano accatastati
diversi libri ed oggetti personali, pertanto era fuori discussione provare ad
aprirlo, non desiderava certo essere scoperta dal professore che sarebbe potuto
entra in qualunque momento, mentre metteva le mani tra le sue cose.
Si pose davanti al baule poi
eseguendo dei complicati movimenti della bacchetta pronunciò:” Res celata reveliant!” in modo da
rendere momentaneamente trasparente un lato del baule permettendole così di
osservarne il contenuto anche senza aprirlo. Davanti ai suoi occhi apparve un
interno in velluto blu sul quale era adagiato uno scheletro il cui teschio,
ornato da una chioma di capelli chiarissimi come quelli dello scrigno, ospitava
un paio di occhi grigio tempesta vitrei e fissi. La bacchetta le cadde per lo
shock, mettendo così fine all’incantesimo e poco ci mancò che anche lei finisse
sul pavimento a fare compagnia a quel bastoncino di legno. “Mio Dio” sussurrò
prima che un forte senso di nausea le attanagliasse le viscere lasciandola
stordita. Si affrettò a recuperare la sua bacchetta da terra, la sua unica
protezione in quel momento. Qualche secondo e la porta si aprì, lasciando
entrare Mathias Thunder che le lanciò il solito sorriso cordiale che rivolgeva
a tutti.
“Ah signorina Granger, mi scusi per
il ritardo” ma non ricevette risposta.
“Signorina Granger, si sente bene?”
la guardò preoccupato per l’insoluto mutismo ed il colorito cadaverico.
“Io… no professore. Ero venuta
appunto per avvertirla che non mi sento bene e che preferirei rimandare il
nostro colloquio” non riuscì a continuare perché un conato più forte degli
altri le stritolò lo stomaco e senza aspettare un secondo di più si lanciò fuori
dall’ufficio in una folle corsa verso il bagno delle ragazze dove vomitò tutto
l’orrore e la paura che aveva trattenuto fino a quel momento. Poi si lasciò
scivolare lungo le piastrelle del cubicolo ormai priva di forze mentre delle
lacrime presero a scenderle dagli occhi senza che emettesse un singulto, perché
non ne aveva la forza.
Un abbraccio caldo la richiamò dal
suo stato catatonico e prese a singhiozzare disperatamente, aggrappandosi con
tutte le forze che le erano rimaste a quel corpo caldo e solido, sicuramente
un ragazzo, che prese a cullarla e ad accarezzarle i capelli.
“Calmati Hermione sono qui. Va tutto bene” ma il
pianto non accennava ad arrestarsi. “Shhh piccola sono qui con te. Non ti
lascio, sta tranquilla”. Ed andò avanti a rassicurarla in quel modo per
parecchio tempo finchè Hermione sfinita perse conoscenza tra le sue braccia,
non prima di aver visto tra le lacrime un animale opalescente dalle zampe esili
e l’andatura rapida ed elegante lasciare la bacchetta di Bryan per avvertire
Harry che l’aveva trovata.
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Capitolo 15 *** Another Brick in the Wall ***
Capitolo 15
§ Cap. XV – Another Brick in the Wall §
Nei giorni
seguenti Hermione non volle mai rivelare agli amici cosa l’avesse sconvolta a
tal punto da farla chiudere nella sua stanza, troppo debole anche solo per
riuscire ad alzarsi dal letto senza l’aiuto di Pansy. Ufficialmente la scusa
era che qualunque cosa le fosse accaduta, la sua mente aveva cancellato o
nascosto il ricordo per proteggerla.
Un pomeriggio
era sdraiata sul letto e guardava fuori dalla finestra. Nella stanza con lei
c’era solo Harry, seduto sulla poltrona accanto al letto, che la fissava
attentamente.
“Tu non hai
dimenticato niente, vero? – Hermione girò lo sguardo verso di lui – Perché se
così fosse adesso staresti in biblioteca a studiare come se niente fosse e non
saresti ridotta in questo stato”.
Hermione abbassò
lo sguardo colpevole e prese a torturarsi le mani che aveva in grembo.
“Mi vuoi dire
che cosa ti è successo? Non ti ho mai vista così”.
“Harry ti
prego…”
“No Hermione, è
importante e io sono davvero preoccupato per te. Tutti siamo preoccupati a dire
la verità. Forse Bryan un po’ più degli altri visto che sta praticamente
impazzendo cercando di capire che cos’hai. Passa pomeriggi interi nella sezione
medimagia della biblioteca ed è intrattabile con tutti. Pensa che ha perfino
risposto sgarbatamente quando il professor Thunder lo ha interrogato”.
Ad Harry non
sfuggì il sussulto di Hermione al sentir nominare il professore.
“Hermione, c’è
qualcosa che non so riguardo il professor
Thunder?” le chiese calcando bene le ultime due parole.
La ragazza si
portò le mani sulle orecchie e delle lacrime presero a solcarle il viso. Harry
si alzò e la prese per le spalle.
“Hermione dimmi
cosa c’è che non va! Ti ha fatto del male?” ma lei scosse la testa.
“E’ successo
qualcosa con lui allora?” ma non ottenne nessuna risposta.
“Hermione
maledizione! Dimmi che è successo!” la scosse energicamente per le spalle
sperando di farla svegliare dallo stato in cui era.
“E’ stato
terribile Harry…” iniziò a raccontare piangendo e lentamente, tra un singhiozzo
e l’altro gli raccontò tutto quello che aveva visto e scoperto nell’ufficio del
professore.
Evidentemente
sfogarsi fece bene ad Hermione che nei giorni seguenti ritrovò le forze e anche
il colorito, finchè non decise che era arrivato il momento di uscire finalmente
dalla sua stanza e di scendere almeno in sala comune. Lì su un divanetto trovò
la più strana combriccola che si fosse mai riunita nella sala comune di
Grifondoro: 2 Corvonero, 2 Serpeverde e naturalmente Harry, che chiacchieravano
amabilmente mentre tutti gli altri li guardavano come se fossero un’attrazione
da circo. E in effetti lo erano, visto che avevano avuto bisogno del permesso
speciale della preside per entrare nella torre dei grifoni per far visita alla
loro amica. Era appena apparsa in cima alla scala che portava alla sua stanza
che Bryan la notò e senza dire nulla si alzò dal divanetto e arrivò ai piedi
della scala tendendole la mano. Hermione gli fece un tenero sorriso e cominciò a scendere
fino a sfiorare la sua mano. Poi scese gli ultimi gradini fino ad accoccolarsi
contro il suo petto dove Bryan la strinse forte e a lungo.
“Bentornata” le
sussurrò tra i capelli prima di condurla per mano ai divanetti dove passò il
pomeriggio a chiacchierare con tutti gli altri.
§§§§ ---- §§§§
Nei giorni che seguirono Hermione tornò la ragazza di sempre. Seguiva le
lezioni, frequentava assiduamente la biblioteca, continuava ad allenarsi nel
duello sia magico che con le spade, e cercava di passare più tempo possibile
insieme a Bryan. Non riusciva a comprendere del tutto il suo carattere. A volte
era di una dolcezza disarmante, quasi un orsacchiotto da coccolare, altre volte
diventava freddo e scostante, cinico, al limite della perfidia. Per fortuna
quest’ultimo lato del suo carattere veniva fuori sempre meno da quando si
frequentavano, ma Hermione sapeva che esisteva e ne aveva un po’ timore, anche
se cercava di non pensarci mai.
Un pomeriggio stava studiando
insieme a Bryan sotto al loro salice che era stato stregato perché sotto le sue
fronde ci fosse sempre un piacevole tepore primaverile, cosa che permetteva ai
ragazzi di radunarsi ai suoi piedi anche nelle giornate più fredde.
Blaise scostò i rami e salutò i due
ragazzi, poi si rivolse ad Hermione: “Credo di aver scoperto qualcosa che ti
possa interessare” e senza aggiungere altro le tese una mano per aiutarla ad
alzarsi, un tacito invito a seguirlo. Hermione non ci pensò due volte, afferrò
la mano e si avvolse nel caldo mantello, salutando Bryan chiedendogli di
restare lì e con la promessa che sarebbe tornata da lui poco dopo. Negli occhi
del ragazzo passò il lampo di un sentimento che Hermione non colse ma che era
molto vicino alla gelosia e alla rabbia per l’invasione del suo territorio da
parte di Blaise. Non disse nulla, ma neanche salutò i due ragazzi che presi
dalla frenesia di qualche novità che solo loro conoscevano non si accorsero di
questo particolare.
Si avviarono di buon passo verso il
castello per ritrovare un po’ di tempore visto che essendo ormai inverno
inoltrato il giardino era coperto di neve e non appena varcarono la soglia il
freddo smise di pungere loro la pelle del viso. Blaise la guidò verso la sala
dei Prefetti e Capiscuola e le tenne aperta la porta per farla passare, in un
gesto di galanteria di altri tempi. Hermione si guardò in giro cercando di
comprendere perché Blaise l’avesse portata proprio lì.
“Cosa ci facciamo qui?” chiese
quindi, continuando ad ispezionare l’ambiente circostante alla ricerca di un
nuovo particolare, qualcosa che fino a quel momento poteva non aver notato.
Blaise la prese per mano e la condusse davanti alla bacheca degli studenti
meritevoli, indicandole una foto in particolare. Ritraeva i Capiscuola e
Prefetti di Hogwarts dell’anno 1969/70. Senza neanche bisogno di leggere i nomi
riportati nella didascalia riconobbe subito il suo ex professore Remus Lupin, e
poi non ebbe dubbi sulla chioma biondissima di Lucius Malfoy né tantomeno su quella
corvina di Severus Piton. Gli altri volti però non le erano per niente
familiari, così cominciò a scorrere le poche righe riportate sotto la foto
finchè un nome le saltò agli occhi: Mathias Thunder, prefetto Grifondoro.
Eppure aveva scorso più e più volte la bacheca dei trofei di Grifondoro e non
aveva mai letto quel nome. Per sincerarsene infatti si avvicinò alle
poltroncine bordeaux e osservò le foto appese alla parete retrostante,
ritrovando infatti accanto a Remus Lupin i nomi di Eva Dester e Lily Evans. Non
si era sbagliata dunque, eppure quella foto era inequivocabile. “Come è
possibile?” chiese allora più a sé stessa che al ragazzo che stava accanto a
lei.
“Leggi qui” le rispose allora lui
porgendole un tomo che conteneva dei vecchi numeri della Gazzetta di Hogwarts risalenti proprio a quegli anni.
Il prefetto Mathias Thunder sostituito da Eva Dester
A causa del tragico incidente accaduto la scorsa
settimana tra Mathias Thunder, prefetto di Grifondoro, e Lucius Malfoy,
Caposcuola di Serpeverde, il preside Silente ha deciso di rimuovere Thunder
dalla sua carica e di nominare al suo posto la signorina Dester a cui facciamo
le nostre più sentite congratulazioni.
Hermione lesse febbrilmente quelle
poche righe stampandole nella memoria e desiderosa di saperne di più. Così
prese a sfogliare all’indietro le pagine ingiallite per trovare qualche
spiegazione a ciò che aveva letto.
Morta Grace Malfoy
Diamo il triste annuncio della
scomparsa della signorina Grace Malfoy, accidentalmente ferita ieri nei
corridoi della nostra scuola. Le circostanze esatte della disgrazia sono ancora
da stabilire, tuttavia si sa che la ragazza è rimasta vittima di una maledizione
scagliata nel corso di un’accesa discussione tra il prefetto Thunder ed il
caposcuola Malfoy, fratello maggiore della vittima. Il signor Thunder ha
raccontato di essere stato aggredito per primo da Malfoy che voleva spezzare la
relazione che lo legava alla sorella ed allo scopo di difendersi ha scagliato
la maledizione che ha disgraziatamente colpito la signorina Malfoy, intervenuta
per separare i due. A nulla sono servite le tempestive cure dell’infermiera
Madama Chips, né il delicato intervento a cui è stata sottoposta all’ospedale San
Mungo. Grace Malfoy è spirata nella notte. Il preside Silente condurrà
personalmente un’inchiesta per appurare le responsabilità e punire i colpevoli.
Hermione rimase
senza fiato per qualche minuto. In quelle poche righe erano contenute
tantissime informazioni che lei ignorava completamente fino a qualche minuto
prima. Innanzitutto Lucius Malfoy aveva una sorella, di cui probabilmente era
stata accuratamente cancellata ogni traccia visto il disonore che aveva portato
alla sua famiglia con la sua condotta aperta. Poi che Mathias Thunder non solo
aveva frequentato la loro scuola, ma era stato addirittura prefetto della sua
casa. Infine la tragedia, dopo la quale di lui si perdono tutte le tracce, non
viene menzionato da nessuna parte, neanche nelle liste degli alunni.
“Non finì l’anno
qui ad Hogwarts, ma si trasferì a Durmstrang dove terminò la sua istruzione –
le disse Blaise come se le avesse letto nel pensiero – Qui sarebbe stata troppo
dura per lui, oltre ad aver perso la sua ragazza, per colpa sua peraltro,
sarebbe continuamente stato accusato di omicidio. Inoltre stai pure sicura che
Lucius gliel’avrebbe fatta pagare con ogni mezzo a sua disposizione. Non
approvava la condotta della sorella che fraternizzava con gente di rango
inferiore, ma era pur sempre la sua sorella minore, ne era in un certo senso
responsabile, anche se dal mio punto di vista la considerava un po’ come una
sua proprietà”.
“Capisco”
rispose Hermione che gli restituì il tomo e poi si diresse lentamente verso
l’uscita cercando di riordinare i suoi pensieri. Non si accorse neanche di
essere tornata inconsciamente al salice in giardino finchè una voce fredda non
la richiamò alla realtà.
“Spero che
l’incontro privato sia stato almeno soddisfacente” la apostrofò duramente Bryan
senza neanche sollevare lo sguardo dal libro che stava leggendo.
“Che stai
dicendo?” chiese allora Hermione riemergendo dai suoi pensieri.
“ Semplicemente
che non sono stupido e che non mi piace essere preso in giro. Spero almeno che
vi siate divertiti tutti soli nascosti chissà dove nel castello!” la voce
ridotta ad un sibilo.
“Ah è questo che
pensi? Beh potevi venire anche tu!” si accalorò allora la ragazza.
“Strano pensavo
che ‘Tu resta qui, io torno appena
possibile’ non fosse un invito a seguirti”.
“Io… io… -
balbettò Hermione senza trovare una spiegazione al suo atteggiamento – Blaise
voleva mostrarmi delle informazioni che gli avevo chiesto tempo fa” riuscì
solamente a dire.
Bryan diede
segno di non averla neanche sentita e si alzò di scatto ancora senza degnarla
di uno sguardo facendo per andarsene, ma
quando già con la mano stava scostando i rami fu fermato dalla voce della
ragazza.
“Lucius Malfoy
aveva una sorella che è morta in un incidente parecchi anni fa”.
Bryan rimase immobile
sul posto come se la notizia lo avesse fulminato. “Non è vero” disse poi con la
voce ridotta ad un sussurro pronto ad andarsene per non dover affrontare quella
discussione.
“Invece è vero!
– insistette Hermione – Ho letto gli articoli sul giornale! E’ morta per una
maledizione scagliata accidentalmente e non è stato possibile salvarla”.
La mano di Bryan
strinse spasmodicamente le fronde che aveva tra le dita, poi con un gesto secco
le scostò da davanti e se andò verso il castello, lasciando Hermione interdetta
e ferita per il suo atteggiamento. Come poteva pensare che si fosse andata a
nascondere con Blaise per fare chissà che cosa? Possibile che non avesse capito
cosa provava per lui?
Intanto Bryan
procedeva a passo di carica senza realmente vedere dove andava. Durante il suo
tragitto aveva più volte rischiato di travolgere gli altri studenti che per
fortuna erano stati abbastanza veloci da scansarsi. Non poteva credere che
nonostante i suoi avvertimenti quei pazzi scriteriati avessero continuato le
loro indagini su Malfoy. Erano addirittura andati a ripescare quella vecchia
storia su Grace e su Thunder. Doveva fermarli a qualunque costo, non poteva
permettersi di perdere ancora una persona cara. Il suo cuore stavolta non
avrebbe retto, ne era sicuro. Decise di rinchiudersi nel suo dormitorio per
decidere cosa sarebbe stato meglio fare per fermare Potter e la sua
maledettissima indagine prima che ci scappasse il morto. Un altro, oltre a
Malfoy naturalmente.
§§§§ ---- §§§§
Anche Hermione intanto era rientrata nel castello alla ricerca di Harry, per
discutere di ciò che aveva scoperto. Aveva deciso di rimandare ad un secondo
momento la questione Bryan, giudicandola di secondaria importanza. Finalmente lo aveva trovato nella sala comune
di Grifondoro che accarezzava Grattastinchi acciambellato sulle sue gambe. Fece
una carezza al suo gatto e poi gli fece segno di seguirla nella sua camera. I
due arrivarono nella stanza, Hermione si sedette sul letto ed Harry sulla
poltroncina di fronte a lei ed ascoltò attentamente il racconto dettagliato che
Hermione gli fece delle sue scoperte riguardo il professor Thunder e Grace
Malfoy.
Harry si prese qualche minuto per
riflettere su quelle nuove informazioni.
“Credi che sia possibile che dopo
tutti questi anni Thunder si voglia ancora vendicare su Lucius Malfoy?” chiese
infine.
“Bisogna considerare che quell’uomo
gli ha rovinato la vita. Per causa sua ha perso la sua fidanzata, ha dovuto
lasciare la scuola, gli amici e tutto quello che aveva di più caro per andare
all’estero in una nuova scuola, tra
estranei. Solo adesso è potuto tornare, essendosi fatto un nome come Auror, ma
da giovane ha sofferto molto per questa storia”.
“Fin dove potrebbe spingersi secondo
te un uomo in cerca di vendetta?”
“Non lo so Harry, non ne ho idea”
mormorò Hermione.
“Pensi che potrebbe aver ucciso il
figlio del suo antico nemico e magari averne trafugato il corpo per disporne
come più gli aggrada una volta morto? Per farne il suo fantoccio personale da
usare come schiavo?”
“Mio Dio Harry! E’ terribile quello
che hai appena detto!” esclamò Hermione portandosi le mani davanti alla bocca.
“So che è terribile, ma riassumiamo
i fatti. Lui ama la sorella di Malfoy, ma Lucius si oppone e durante una lite Thunder
uccide per errore la sua fidanzata. Nella sua testa potrebbe aver attribuito
tutta la colpa a Malfoy. In seguito all’incidente perde tutto ciò per cui aveva
lavorato, gli onori, la carica da prefetto, tutto. E’ costretto ad abbandonare
la scuola e perfino l’Inghilterra e restarsene relegato in Bulgaria chissà per
quanto tempo a terminare gli studi e magari a specializzarsi come Auror.
Secondo te non ha abbastanza materiale per meditare una feroce vendetta nei
confronti di Lucius che nel frattempo ha continuato tranquillamente la sua vita,
si è sposato, si è creato una famiglia, ha avuto perfino un figlio e ha
continuato a vivere come ci si aspetta che faccia un Malfoy? “ terminò
rivolgendo un’occhiata eloquente all’amica.
“In effetti messa così…”
“E ora passiamo alle ipotesi. Mettiamo
che Thunder, in qualità di Auror si sia trovato qui ad Hogwarts nella notte in
cui i Mangiamorte sono entrati nella scuola. E poniamo il caso che ad un certo
punto si sia trovato davanti Draco Malfoy, il figlio dell’uomo che lo ha
privato di qualunque cosa. Gli sarebbe bastato un attimo per puntargli contro
la bacchetta e ucciderlo senza che nessuno se ne accorgesse, in quella
situazione concitata. Potrebbe averlo colto alle spalle mentre fuggiva dalla
torre di astronomia insieme a Piton, e poi averne deposto il corpo dove sarebbe
stato facilmente trovato. Il suo messaggio a Lucius”.
“Potrebbe anche essere – rispose
Hermione – ma allora che mi dici del corpo che ho trovato nel suo ufficio?”.
“Hai detto che aveva capelli
chiarissimi ed occhi grigi – la ragazza rabbrividì visibilmente – e sappiamo
che il corpo di Draco Malfoy è sparito. Potrebbe essere il suo?”
“Potrebbe anche essere, magari si è
deteriorato una volta dissepolto, come se gli incantesimi di conservazione
fossero legati alla sua sepoltura. Ma a che scopo fare tutto questo?”.
“Magari ha pensato che la sofferenza
di Lucius non fosse ancora sufficiente, anzi visto l’atteggiamento che ha
avuto, di totale indifferenza, come se gli fosse morto il pesce rosso, ha
deciso di punirlo in maniera più pesante. Forse ha intenzione di trasformare il
corpo di suo figlio in un fantoccio nelle sue mani, da poter scagliare contro
il padre nel momento più favorevole”.
“Tutto questo è terribile Harry!”.
“Lo so, ma se ci pensi tutto
combacia” rispose laconico Harry, e ad Hermione non restò che assentire.
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Capitolo 16 *** Secret Garden ***
Capitolo 16
§
Cap. XVI – Secret Garden §
Bryan
ormai
conosceva abbastanza Harry da essere piuttosto sicuro di trovarlo nei
giardini
della scuola, in un posto appartato a riflettere sulle nuove
informazioni che
sicuramente Hermione gli aveva fornito. Si trattava di un angolo di
giardino
che rimaneva nascosto ed era difficile da notare se non ne se conosceva
l’esistenza. Essendo abbastanza fuori mano poi, raramente
qualcuno lo
raggiungeva. Così Harry Potter aveva chiesto ad Hermione di
incantarlo, proprio
come aveva fatto per il salice, perché lì ci
fosse sempre un clima primaverile,
con erba verde e fiorita ed un dolce tepore ad abbracciare chiunque vi
si fosse
recato. Aveva inoltre realizzato in parte a mano e in parte con
l’aiuto della
magia, un’altalena, perché diceva che dondolare lo
aiutava a riflettere.
Bryan
lo raggiunse
e silenziosamente si accomodò sul sediletto
accanto a quello di Harry, dondolandosi un
pochino senza però mai staccare i piedi da terra.
Ad
un certo
punto si decise a rompere il silenzio. “Mi spieghi
perché continui con questa
storia dell’indagine? Ho capito che Malfoy era giovane, era
un ragazzo e tutto
quello che vuoi, ma pensa a quanti ragazzi sono morti per questa
guerra. Per
loro però non hai mosso un dito. Perché continui
a mettere tutti in pericolo
per questa faccenda?”.
Harry
tirò un
lungo sospiro prima di rispondere. “Proprio perché
sono morti tanti ragazzi
senza che io abbia fatto nulla, adesso voglio reagire. Spero che
scoprendo
qualcosa su Malfoy magari entreremo in possesso di informazioni
importanti che
ci possano dare qualche vantaggio strategico”.
“Sinceramente
non capisco. Potreste indagare su altre cose insomma. Potreste fare
delle
missioni. E invece no, vi siete intestarditi su questa faccenda e non
mollerete
finchè non avrete scoperto qualcosa. Sembra quasi che
nonostante le vostre
parole teniate parecchio a Draco Malfoy”.
“Non
teniamo per
niente a Draco Malfoy. Non so cosa spinga gli altri, ma personalmente
ritengo
di avere dei conti in sospeso con lui… Mettila
così. Ci siamo sempre scontrati
su tutto, poi lui se ne è andato all’improvviso,
mi ha tolto il diritto di
replica! E questo non è giusto. Questo è il mio
modo di rispondere alla sua
ultima provocazione, in un certo senso. Ha sempre trovato il modo di
irritarmi
il Furetto e questo è stato il suo estremo dispetto:
andarsene senza che io potessi
dirgli tutto ma proprio tutto quello che pensavo di lui”.
Il
silenzio calò
tra i due, l’unico rumore era il cigolio delle catene delle
due altalene sulle
quali i ragazzi si stavano lentamente dondolando. Harry cercava di
ricomporre
un puzzle di cui non conosceva la figura finale ma i cui pezzi
finalmente si
stavano ricomponendo, Bryan pensava alle parole che erano appena state
pronunciate. Ma davvero quello scriteriato che aveva davanti pensava
che la
morte di Malfoy fosse il suo estremo dispetto? Scosse la testa per
scacciare
quel pensiero idiota e quindi in quanto tale perfettamente degno del
suo
compagno di altalena.
“Harry,
veramente, sono convinto che dovreste smetterla di giocare ai piccoli
investigatori. La guerra, quella vera, si sta avvicinando e fra poco ci
travolgerà. Non mettere in pericolo te stesso e le persone a
cui vogliamo bene
senza motivo. Malfoy ormai è morto, non puoi fare
più nulla per lui”.
“Non
è vero,
posso fare giustizia!” ribatté fiero Harry,
suscitando una risatina amara in
Bryan.
“Giustizia?
Per
Draco Malfoy? Credi davvero che anche scoprendo il colpevole possa
cambiare
qualcosa? Se è stato un Mangiamorte cosa farai? Lo
denuncerai agli Auror? E se
invece è stato un Auror? Pensi che al quartier generale
rinunceranno ad uno dei
loro uomini con la guerra in corso e la battaglia finale alle porte? E
poi
pensa a tutte le persone che hai coinvolto in questa storia. Pensa a
quante ne
stai mettendo in pericolo. Pensa solo al dolore che stai causando. Per
Pansy e
Blaise quella di Malfoy è una ferita aperta e tu non fai che
gettarci sopra
dell’acido. Pensa perfino a Narcissa e alle false speranze
che le stai dando.
Sai meglio di me che non otterrà mai giustizia per il
figlio. Quindi, che senso
ha continuare?” domandò Bryan posando uno sguardo
intenso negli occhi di Harry.
“Penso
che alla
fine abbia ragione. Per ora non ha senso continuare così.
Manderò solo
un’ultima lettera che ho già scritto, ad una
persona totalmente estranea” si affrettò
a dire prima che Bryan potesse interromperlo.
“E
va bene, ma
poi basta con questa indagine, promesso?”. Ricevette un cenno
di assenso, ma se
lo fece bastare, conoscendo bene il codice d’onore di
Grifondoro riguardo la
parola data.
Rimasero
in silenzio
qualche minuto a contemplare il sole che tramontava al limitare del
Lago Nero
che si vedeva in lontananza dal posto in cui erano.
"Harry...
–
lo richiamò quasi esitando, un insolito lampo di incertezza
ad illuminargli lo
sguardo, ma l'attenzione dell'altro lo convinse a continuare - Tu hai
mai usato
della magia oscura?".
Lo sguardo di Harry si incupì ed i suoi pensieri tornarono a
qualche mese
prima.
"Si,
ma non
ne ero del tutto consapevole" gli rispose serio.
"In che senso?"
"Beh
è una
cosa successa da poco e, tanto per cambiare, riguarda Malfoy... - si
interruppe
per una breve risata amara, non cogliendo il lieve irrigidimento del
suo
interlocutore - Accidenti, per quanto lo nomino sembra che me ne sia
innamorato! Sta diventando un'ossessione!" concluse lievemente
imbarazzato.
Anche
Bryan rise
ora divertito ma anche curioso di sentire la sua versione dei fatti. "E
che cosa hai combinato quella volta?"
"Beh è successo tutto così in fretta che i miei
ricordi sono come dei
flash. Rivedo tutto come se si fosse svolto sotto le luci intermittenti
di una
discoteca. I suoni li sento ovattati, come se in quel momento fossi
stato
avvolto in una bolla che mi separava dalla realtà. E tutto
intorno a me sembra
andare al rallentatore... - Harry scosse leggermente il capo, per
ritrovare il
filo del discorso - Ricordo di aver trovato Malfoy nel bagno di
Mirtilla
Malcontenta che stava... - si interruppe all'ultimo momento, decidendo
di non
rivelare proprio tutto a Bryan, che ne rimase stranamente colpito - Beh
era lì
e desiderava restare da solo, evidentemente. Non sapevo che fosse
là, lo trovai
per caso te lo giuro. Ma lui prese molto male quella che considerava
un'intrusione da parte mia e mi si scagliò contro con
ferocia, tentando anche
di lanciarmi una Cruciatus. Nella foga del momento e senza pensare alle
conseguenze, gli lanciai contro un incantesimo che non conoscevo ma che
avevo
trovato su un libro, e che per poco non lo uccise... Per fortuna Piton
accorse
subito e riuscì a salvarlo. Io ero rimasto talmente
scioccato da quello che
avevo fatto che non riuscivo a pensare a nulla. Se fosse stato per me
sarebbe
morto in quel bagno..." terminò Harry con amarezza perso nei
suoi ricordi.
"Che
incantesimo era?"
"Sectusempra"
mormorò Harry.
"Accidenti!
Ci sei andato giù pesante!" lo prese bonariamente in giro
Bryan.
"Ma
io non
sapevo quali effetti avrebbe avuto! Ti sembro così stupido?
Non lo avrei mai
lanciato altrimenti! Io volevo solo difendermi, non ammazzare Malfoy! -
fece
una breve pausa, poi continuò cercando di alleggerire un po'
l'atmosfera - Non
che a volte non l'abbia meritato, eh!" e tutti e due scoppiarono a
ridere.
Poi Harry tornò estremamente serio. "Non ho mai avuto
l'occasione di
spiegarmi con lui. Non dico che gli volessi chiedere scusa, ma mi sono
reso perfettamente
conto di aver esagerato. E ora lui non c'è più ed
io non potrò più chiarire. E
questa è un'altra delle tante cose rimaste in sospeso tra me
e lui..."
Alzò gli occhi al cielo che lentamente si andava tingendo di
rosso.
"Accidenti a te Malfoy! Anche da morto mi dai pensieri!”
esclamò
frustrato.
Bryan
gli mise
una mano sulla spalla. "Harry, non starci a rimuginare tanto. Sono
sicuro
che dovunque sia, Malfoy ora ha capito e ti ha perdonato".
"Tu
non
l'hai conosciuto... Lui il perdono non sapeva proprio dove stava di
casa! E poi,
perdonare me? Se avesse potuto mi avrebbe fatto rinchiudere ad Azkaban
in una
cella con una decina di Dissennatori particolarmente focosi!"
tentò di
sdrammatizzare.
"Hai ragione, io non l'ho conosciuto - continuò invece serio
Bryan - ma tu
sei sicuro di averlo mai veramente compreso? Sei sicuro di non esserti
mai
fermato solamente alla sua facciata? Sei sicuro di aver provato a
scansare il
Malfoy per vedere il Draco dietro?".
Harry
lo guarda
allibito, colpito dalla profondità di quelle parole.
"Sai ho come l'impressione che questa storia dell'indagine ti abbia
così
preso, perchè hai scoperto e stai continuando a scoprire un
ragazzo completamente
diverso da quello che pensavi. E che tu stia cercando di rendergli
giustizia
come tuo personale riscatto nei suoi confronti, come una specie di
risarcimento
che offri alla sua memoria, per non esserti mai accorto della persona
che avevi
realmente davanti. Un ragazzo bisognoso d'aiuto, ma troppo orgoglioso e
spaventato per chiederlo".
"Tu come fai a sapere tutte queste cose? Sembra quasi che lo
conoscessi,
forse meglio di chiunque altro. Eppure non puoi averlo incontrato..."
L'altro
si
limitò a scrollare le spalle. "Sono stato molto attento ai
tuoi racconti e
a quelli di chi lo conosceva bene, come Blaise - fece una breve pausa -
Bada
Harry che non ti dico tutto questo per rimprovero. Anzi sono fermamente
convinto che tutto quello che fai ti faccia onore, ma mi dispiace
vederti
così... turbato. In fondo da quello che mi dite anche lui ha
la sua parte di
colpa. Si è nascosto molto bene da tutti voi. Ma ora
è il momento di andare
avanti, anche lui lo vorrebbe. Credo che se potesse vorrebbe lasciarsi
alle
spalle tutto e guardare avanti, non credi?".
"Già,
forse
hai ragione" gli rispose Harry ancora rapito dal fiume di parole
dell'altro.
Bryan
si alzò
dalla sua altalena, stagliandosi contro il sole ormai del tutto
tramontato.
"Ed
ora
alzati, che è quasi ora di cena ed io ho fame!". Si
alzò si scatto e mosse
i primi passi per rientrare al castello.
Harry si alzò a sua volta dall'altalena con un lieve sorriso
sulle labbra.
Bryan era un ragazzo strano. Riusciva con una naturalezza incredibile a
passare
dai discorsi più seri alle battute più stupide.
E
seguendolo a
distanza di un passo si avviò anche lui lungo il viale che
risaliva al
castello.
§§§§
---- §§§§
Rev. John Cloud,
Cattedrale di Salisbury
Reverendo Cloud,
le scrivo per
sapere se sia possibile avere una copia del registro delle presenze che
è stato
collocato nella camera ardente nell’occasione del funerale
del signor Draco
Malfoy celebrato qualche mese fa. Lo scopo della mia richiesta
è di mettermi in
contatto con tutti coloro che sono intervenuti alla cerimonia ed
organizzare
una commemorazione del defunto.
Le
sarò grato per ogni aiuto che mi
potrà dare.
Con
osservanza, Harry Potter
Con
un sospiro sigillò la lettera e la affidò alla
sua civetta Edwige. Non era per niente orgoglioso di aver mentito,
tantomeno ad
un ministro di Dio, ma sentiva che era necessario. In fondo aveva
promesso di
compiere solo un ultimo passo per quell’indagine e aveva
deciso che lo avrebbe
usato per sapere chi era intervenuto al funerale, se ci fosse andato
qualcuno
di inaspettato o magari fuori luogo. Dopodichè avrebbe
abbandonato
completamente il pensiero di Malfoy e si sarebbe dedicato a prepararsi
per la
battaglia finale. Bryan non gli aveva mentito: sentiva anche lui che si
stava
avvicinando.
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Capitolo 17 *** Iris ***
Capitolo 17
§
Cap. XVII – Iris §
Harry
mantenne
la promessa fatta a Bryan e non portò avanti la sua indagine
lasciandola così
ad un punto morto, concentrandosi piuttosto sugli allenamenti.
Continuava certo
a riflettere di tanto in tanto sui pezzi di quel puzzle che sembravano
non
combaciare mai. Aveva tanti elementi a sua disposizione ma non
riusciva a
dargli un senso, almeno non a tutti contemporaneamente. Sentiva che la soluzione era vicina ed evidente ma non
riusciva mai ad afferrarla, non riusciva mai a vedere la figura nella
sua
totalità, ma solo delle singole parti tra loro slegate ed
apparentemente senza
senso. Avrebbe poi voluto approfondire la vicenda del corpo di Draco e
delle
ossa rinvenute da Hermione nell’ufficio del professor
Thunder ma non voleva
mettere più in pericolo nessuno. Certo, continuava a tenere
costantemente sotto
controllo il professore tutte le notti e se avesse notato qualche suo
movimento
insolito allora sarebbe intervenuto, ma fino ad allora avrebbe
continuato
la sua vita nel modo più tranquillo possibile, in attesa del
momento in cui gli
eventi sarebbero precipitati e tutti sapevano che ormai quel momento si
stava
avvicinando.
Durante
tutto il
tempo che era trascorso dall’inizio della scuola lo strano
sestetto di
grifondoro, serpeverde e corvonero aveva costruito una solida amicizia
e forse
anche qualcosa di più visto lo stretto legame che Hermione e
Bryan avevano
creato. Certo non mancavano le litigate e le discussioni, entrambi
avevano
caratteri forti, erano orgogliosi e testardi, ma riuscivano sempre in
qualche
modo a superare gli ostacoli.
Spesso
si ritrovavano
tutti insieme sotto al ‘loro’ salice nel giardino,
una sorta di sala comune privata, dove amavano passare il tempo. Hermione si era
lasciata
sfuggire il particolare che Bryan suonava la chitarra elettrica e
quest’ultimo
aveva passato un paio di orette buone a cercare di incenerirla con lo
sguardo
prima di lasciarsi convincere dagli altri a suonare qualcosa per loro.
Così di
tanto in tanto, quando si sentiva dell’umore giusto portava
in giardino la
chitarra e tutti insieme intonavano qualche canzone.
And I'd give up forever to touch you
'Cause I know that you feel me somehow
You're the closest to heaven that I'll ever be
And I don't want
to go home right now
Quel
pomeriggio
erano sotto al loro salice a cantare allegramente. Il sole iniziava la
sua
discesa verso l’orizzonte nonostante fosse abbastanza
presto. Ma era inverno
inoltrato, come dimostrava la neve che si era accumulata copiosa al di
fuori
del loro posto speciale dove un particolare incantesimo
manteneva sempre una temperatura
piacevole che rendeva possibile anche la fioritura di boccioli dai
colori più
disparati. Al solito gruppo mancavano Michael, impegnato a studiare in
biblioteca, e Blaise, convocato d’urgenza dalla preside per
discutere su nuove
misure per la sua sicurezza all’interno della scuola.
And all I can taste is this moment
And all I can breathe is your life
'Cause sooner or later it's over
I just don't want to miss you tonight
Bryan
cantava con la
sua voce un po’ roca una canzone d’amore babbana,
guardando insistentemente
negli occhi la sua Hermione seduta proprio davanti a lui, che
continuava ad
inanellare note accompagnato dalla sua fedele chitarra, mentre gli
altri si
univano alla sua voce solo per intonare il ritornello.
And I don't want the world to see me
'Cause I don't think that they'd understand
When everything's made to be broken
I just want you to know who I am
Harry
e Pansy erano
seduti uno a fianco all’altra e seguivano rapiti il gioco di
sguardi tra i due
ragazzi che avevano di fronte, finchè Pansy non
appoggiò la testa sulla spalla
di Harry che colto di sorpresa si irrigidì. Ma la cosa
durò un solo istante, il
tempo che le sue guance potessero arrossire quanto quelle della
ragazza, ed il
suo braccio circondasse le spalle di lei in un caldo abbraccio.
And you can't fight the tears that ain't coming
Or the moment of truth in your lies
When everything feels like the movies
Yeah you bleed
just to know you're alive
Rimasero
così per tutto
il resto della canzone, alla fine della quale Harry diede a Pansy un
tenerissimo
bacio sulla fronte.
And I don't want the world to see me
'Cause I don't think that they'd understand
When everything's made to be broken
I just want you to
know who I am
All’improvviso
un pensiero passò come una meteora nella mente di Bryan e
per un momento
desiderò aprirsi con Hermione e mostrarle chi era veramente,
chi era diventato
con le sue sole forze, come era riuscito a cambiare rispetto a
ciò che era. In
quel momento desiderò mostrarsi ad Hermione con il suo vero
aspetto, senza nessun
trucco, senza nessuna maschera. Solo lui. E veloce come era arrivato il
pensiero lasciò la sua mente, schiacciato dalla
consapevolezza che forse
neanche lei avrebbe capito.
I just want you to know who I am
I just want you to know who I am
I just want you to know who I am
§§§§
---- §§§§
Gli
allenamenti continuavano a ritmi serrati e a volte Bryan ed Hermione si
incontravano da soli per poter migliorare le loro tecniche di
combattimento già
molto avanzate. Lei era praticamente imbattibile con gli incantesimi di
qualunque tipo, ma lui era incredibile quando combatteva con la spada.
Sotto
insistenza di Hermione le aveva anche insegnato qualche fondamento del
duello a
due spade ma con una certo riluttanza perché si rendeva
conto che non era una
tecnica vincente, sicuramente non in una battaglia.
Hermione
raggiunse Bryan nella sala duelli per continuare gli allenamenti e lo
trovò
fermo sulla pedana, rivolto verso la porta, intento a fissare qualcosa
che
teneva tra le mani. Non appena la ragazza varcò la soglia
Bryan le chiese di
raggiungerla sulla pedana.
“Questo
è per
te” le disse infilandole un anello all’anulare. Si
trattava di un cerchio d’oro
su cui era incastonato un rubino romboidale piuttosto allungato.
“Bryan
– disse
la ragazza emozionata con un filo di voce mentre ammirava il gioiello
di
fattura estremamente semplice – non so che dire,
davvero”.
“Non
devi dirmi
niente – le rispose allegro – non è
quello che pensi, o almeno non solo quello
diciamo” terminò con un sorriso furbetto.
Hermione
finalmente rialzò lo sguardo dall’anello.
“In che senso non è quello che
penso?” chiese quasi offesa.
“Nel
senso che
non ti sto chiedendo di sposarmi e tutte le altre smancerie correlate
– le
spiegò quasi disgustato da tutta quella dolcezza che gli era
stata
ingiustamente attribuita – Tuttavia si tratta di un dono
fatto con il cuore e
che ti sarà prezioso nel caso tu voglia
accettarlo”.
“Certo
che lo
accetto, ma vorrei capirne il significato, perché non sei
stato per niente
chiaro a riguardo” rispose guardandolo intensamente.
“Chiudi
gli
occhi Hermione, e svuota completamente la testa da ogni pensiero
– cominciò a
dirle con voce bassa e lenta – Concentrati sul tuo corpo,
percependolo
nella sua interezza. Prendi coscienza della sua consistenza e del suo
volume.
Ora immagina un guscio luminoso che lo avvolge interamente, da sotto la
pianta
dei piedi fin sopra la sommità della testa”.
Tacque qualche minuto, il tempo
che la ragazza potesse seguire le sue istruzioni e poi le disse:
“Ora apri gli
occhi”.
Hermione
fece
come le era stato detto ma il suo sguardo si focalizzò su
uno schermo
trasparente dal colore rosso cupo, come uno strato di acqua mista a
sangue, che
la circondava completamente obbligandola a guardare tutto
ciò che la
circondava attraverso quel macabro velo.
“Che
cos’è?”
chiese quasi spaventata, percependo la forte magia che la avvolgeva. Si
trattava di qualcosa di estremamente potente che non conosceva.
“E’
il tuo
scudo. Quello che porti al dito non è un anello normale.
E’stato forgiato dagli
elfi guerrieri della Scandinavia e serve per incanalare la tua energia
e creare
quello scudo. Se te lo stai chiedendo, non si tratta di magia oscura, ma
solo si
qualcosa di molto potente. Prova a colpire il fantoccio per rendertene
conto”.
Hermione
fece
come le era stato detto e riuscì a colpire il fantoccio sia
con la spada che
con degli incantesimi, ma la cosa che la stupì fu che i
colpi che erano diretti
a lei venivano deviati o fermati dal guscio.
“Incanalando
il
tuo pensiero come ti ho fatto vedere prima, l’anello
è in grado di evocare
questo scudo, ma fa’ attenzione perché non
è indistruttibile. La magia oscura è
in grado di indebolirlo e dopo aver subito parecchi attacchi alla fine
scomparirà.
La sua particolarità però non sta tanto nel
parare i colpi diretti a te, quanto
nell’indebolire l’avversario in proporzione alla
forza dell’attacco scagliato.
Se qualcuno fosse così sprovveduto da lanciarti contro un
Avada Kedavra, lo
scudo sarebbe in grado di difenderti, ma il tuo avversario si
ritroverebbe
senza forze nel giro di qualche secondo, e completamente in tuo potere.
Purtroppo come ti ho già detto questi anelli sono
estremamente rari e non sono
riuscito a procurarmene un altro da dare ad Harry. Mi raccomando,
abbine
estrema cura”.
Hermione
annuì
brevemente, poi Bryan fece un profondo respiro continuando a fissarla e
venne
circondato da un guscio trasparente blu elettrico. Solo in quel momento
la
ragazza comprese il reale significato del cerchietto d’oro
bianco con un
lapislazzuli anch’esso romboidale incastonato sopra, che gli
aveva sempre visto
al dito.
“Da
oggi ci
alleneremo anche così. Questi anelli sono piuttosto rari, ma
lì fuori potrebbe
capitarti di batterti con qualcuno che ne è in possesso e
devi imparare a
destreggiarti anche in questo caso”.
Iniziarono
ad
allenarsi tra il clangore delle lame che cozzavano contro il guscio e
lo
sfrigolio degli incantesimi che tentavano di penetrarlo.
§§§§
---- §§§§
Nonostante
la guerra alle porte rimanevano comunque degli studenti di Hogwarts e
così per
una volta i sei ragazzi avevano abbandonato il loro rifugio in giardino
e si
erano rintanati in biblioteca per volontà, o forse sarebbe
più esatto dire per
ordine, di Hermione. Erano seduti attorno ad un tavolo discosto
rispetto a
tutti gli altri, riparato dagli sguardi indiscreti grazie ad uno
scaffale che
faceva da separé tra il loro banco ed il resto della
biblioteca. Accanto a loro
avevano un’ampia finestra e fu proprio un ticchettio al vetro
che li distrasse
dallo studio. Si trattava della civetta di Harry che stava
insistentemente
becchettando per farsi notare. Hermione aprì la finestra ed
Edwige si posò
davanti ad Harry porgendogli la zampetta a cui era fissata una
pergamena che il
ragazzo srotolò iniziando a leggerne febbrilmente il
contenuto. Si trattava
della risposta del reverendo Cloud alla lettera che gli aveva spedito
tempo
addietro.
Sig. Harry
Potter,
mi duole
informarla che non mi è possibile soddisfare la sua
richiesta relativa ad una
copia del registro delle presenze nella camera ardente del signor Draco
Malfoy.
Purtroppo poco tempo dopo il funerale del ragazzo è
divampato un incendio che
per fortuna non ha avuto gravi conseguenze per la nostra cattedrale, ma
parecchi documenti sono andati distrutti, compresi quelli che lei mi ha
chiesto. Un vero peccato che non possa fornirle i nominativi da lei richiesti,
ma spero che riuscirà comunque a contattare le persone
più vicine al giovane
che ci ha prematuramente lasciati.
Ricordo due
ragazzi che hanno stazionato a lungo accanto al corpo del signor
Malfoy, un
ragazzo alto, moro, di carnagione scura, ed una ragazza dai capelli a
caschetto
neri, la pelle molto chiara e occhi neri. Quando si sono allontanati
loro, poco
prima che fosse celebrato il funerale, è arrivato un altro
ragazzo, anche lui
coi capelli neri molto lunghi, gli occhi chiari e vestito in maniera
bizzarra
che è rimasto solo accanto al corpo. Mi ha colpito per il
suo modo di pregare:
sembrava che recitasse una litania. Non mi sono avvicinato per non
violare il
suo lutto, ma sembrava più concentrato che addolorato, come
se fosse attento a
non dire nulla di sbagliato, ma si tratta solo di una mia impressione.
Anche altre
persone sono venute a rendere omaggio al signor Malfoy, ma queste tre
sono
quelle che mi sono rimaste impresse nella memoria. Spero che li abbia
riconosciuti attraverso la mia descrizione in modo da poterli
contattare e
procedere con la commemorazione che ha proposto.
Rev. John
Cloud
Harry
alzò lo
sguardo dalla pergamena guardando i suoi amici piuttosto perplesso.
Posò prima
lo sguardo su Blaise e poi su Pansy, infine su Bryan.
“Chi
ti scrive?”
gli chiese Hermione.
“Il
reverendo
Cloud, dalla cattedrale di Salisbury. E indovina un po’, il
registro delle
presenze del funerale di Malfoy è andato distrutto in un
incidente avvenuto
poco tempo dopo la funzione” rispose Harry con tono scettico
e con un
sopracciglio alzato. “Blaise, Pansy, voi ci siete andati,
vero?”.
La
ragazza si
limitò ad annuire, mentre Blaise con lo sguardo duro
rispose: “Certo che ci
siamo andati e siamo rimasti con lui quasi tutto il tempo quando
è stata
allestita la camera ardente. Ci siamo allontanati solo poco prima del
funerale
per prendere un po’ d’aria e poi prendere posto in
chiesa”.
“E
avete
riconosciuto qualcun altro?”
“Certo,
eravamo
i più vicini a Draco, così come le nostre
famiglie lo sono ai Malfoy, quindi
conoscevamo tutti quelli che sono intervenuti!”.
“Siete
sicuri?
Non avete notato qualche faccia nuova? Qualcuno che non avrebbe dovuto
trovarsi
lì?”.
“Adesso
basta
Potter! - sbottò Bryan attirando l’attenzione di
tutti gli altri – Avevi
promesso che non avresti più giocato a fare
l’investigatore e invece ti ritrovo
ancora una volta alle prese con questa faccenda!”.
“Ma
infatti come
ti avevo promesso non ho fatto più nulla a riguardo, tranne
inviare questa
lettera di cui ti avevo anche informato – rispose tranquillo
Harry – Tu
piuttosto sei sicuro di avermi detto tutto? Sei proprio sicuro di non
aver mai
conosciuto Draco Malfoy?” gli chiese assottigliando lo
sguardo, come a voler
cogliere ogni minimo cambiamento sul volto del ragazzo. Che a parte una
restrizione delle pupille della durata di un istante rimase impassibile.
“Si
Potter, ne
sono davvero sicuro. C’è qualcosa che ti induce a
pensare il contrario?”
rispose con voce incolore e strascicata, con uno sguardo di sfida che
irritò
non poco Harry che si limitò a porgergli la pergamena
affinchè potesse leggerla.
“Non
vedo come
la cosa possa riguardarmi” disse con voce melliflua prima di
arrotolare
nuovamente la pergamena e poggiarla sul tavolo. “E ora
scusate ma sono stanco e
me ne torno in dormitorio”. Ciò detto si
alzò, raccolse le sue cose ed uscì
dalla biblioteca, lasciando tutti gli altri esterrefatti per quel
comportamento
così insolito ed ingiustificato. Tutti tranne Harry che
dentro bruciava dalla
rabbia per la sensazione di essere stato preso in giro su una questione
che
ormai riteneva molto importate. Ma soprattutto perché non
riusciva a capire la
bugia di Bryan. Era palese che fosse proprio lui il terzo ragazzo di
cui gli
aveva parlato il reverendo Cloud, oltre a Blaise e Pansy.
Bryan
conosceva
Malfoy tanto da andare a pregare sul suo feretro, ma aveva voluto
tenere
nascosta la notizia, proprio come si era nascosto lui in occasione del
funerale. Un’altra tessera del puzzle era stato calata, ma
ancora una volta il
suo profilo non combaciava con quello delle tessere già
presenti.
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Capitolo 18 *** Dead Can Dance ***
Capitolo 18
§ Cap. XVIII – Dead Can Dance §
Con
l’avvicinarsi della battaglia finale, Harry aveva messo da parte qualunque
attività investigativa e si era totalmente dedicato ad esercitarsi con la spada
e con gli incantesimi. Sapeva che lo scontro era vicino e sentiva che anche
Voldemort ne era consapevole, attraverso il collegamento tra le loro menti.
L’unica abitudine che aveva conservato era quella di passare il maggior tempo
possibile a scrutare la Mappa del Malandrino, attento a scoprire se vi fosse
qualche tentativo di intrusione da parte dei Mangiamorte o di Piton. Ma non
aveva mai scoperto niente, fino a quel momento.
Aveva
infatti
notato che quella sera il professor Thunder non si era presentato in
Sala
Grande per la cena e non si era poi fatto vedere per tutta la serata.
Harry poté
constatare dalla mappa che l’Auror stava nervosamente
passeggiando nel suo
studio, come se dovesse prendere una decisione difficile. Seguì
le sue
improntine affiancarsi alla finestra ed inconsciamente portò
anche lui lo
sguardo sul panorama circostante. Il cielo era limpido e rischiarato da
una
luna piena luminosissima. In lontananza si sentiva un debole ululato.
Decise
quindi di mandare il suo Patronus ad Hermione per avvertirla di
ciò che stava
osservando. Il cervo lasciò sinuosamente la stanza per riferire
il messaggio
che gli era stato affidato. Qualche minuto dopo la sagoma opalescente
di una
lontra gli chiese di incontrarsi nella Sala Comune. Harry si
vestì in silenzio
più in fretta che potè e poi lasciò il suo
dormitorio, andando incontro all'amica, alla quale porse subito la
mappa.
“E’ tutta la
sera che passeggia nel suo studio. Secondo me ha qualcosa in mente”.
“Harry
sinceramente non sono sicura di voler avere a che fare con questa faccenda.
Preferirei parlarne con qualche professore…”
“E con quali prove
scusa? Lui è un professore, per di più è un Auror. Hai frugato nel suo ufficio
senza permesso. Come pensi che qualcuno ti prenda sul serio e ti dia retta?”.
Ad Hermione non
rimase che emettere un gemito di frustrazione, trovandosi costretta a dare ragione
ad Harry. Ancora una volta avrebbero dovuto agire per conto loro e al diavolo
le promesse fatte a Bryan di tenersi fuori dai pasticci.
“Eccolo, sta
uscendo!” esclamò all’improvviso Harry puntando l’indice su un nome che si
stava muovendo al’interno del castello. Subito i due ragazzi si rifugiarono
sotto il Mantello dell’Invisibilità ed uscirono dal loro dormitorio per seguire
Mathias Thunder sperando di scoprire e sventare i suoi piani.
Lo seguirono
fino all’ingresso della Foresta Proibita e poi per un bel pezzo al suo interno,
finchè non raggiunse una radura. Harry ed Hermione si nascosero dietro ad
alcuni cespugli e poterono finalmente osservarlo con calma. Sottobraccio
portava il cofanetto di legno che Hermione aveva visto nel suo ufficio, mentre
con un incantesimo di levitazione aveva trasportato fin lì il baule contenente
il corpo dai capelli biondi e gli occhi grigi.
Thunder lanciò
un incantesimo verso il centro della radura e dalla terra emerse un altare di
pietra bianca, dalla forma semplice, parallelepipeda, sui cui lati erano incise
delle rune.
“Hermione riesci
a leggere cosa c’è scritto?” le sussurrò Harry.
“Purtroppo da
qui non vedo molto bene, e anche se ci riuscissi dubito che sarei in grado di
comprenderne il significato senza avere sottomano un manuale”.
Nel frattempo
Thunder aveva tratto dalla tasca un’ampolla piena di un liquido trasparente che
prese a spargere lungo un ideale cerchio al cui centro si trovava proprio
l’altare, mentre pronunciava delle formule in latino. Nel momento in cui si avvicinò
ai ragazzi Hermione riuscì a comprendere che si trattava di un rituale legato
alla morte, ma questo non era assolutamente di nessun aiuto, sapevano già cosa
aveva in mente di fare Thunder: riportare in vita il corpo di Draco Malfoy e
piegarlo al suo volere. “Se non sbaglio si tratta di lacrime di fenice”
bisbigliò Hermione indicando l’ampolla da cui il professore continuava a versare il liquido
trasparente che a contatto con il terreno produceva una nebbiolina rada che si
dissolveva nel giro di qualche secondo. Thunder raccolse poi da terra un
bastone e con esso tracciò a terra due triangoli, formando così una stella a
sei punte inscritta nel cerchio, ai cui vertici piazzò delle torce che accese
con un colpo di bacchetta. A quel punto aprì il baule ed Hermione fu invasa da
un conato di nausea che non riuscì a trattenere e si allontanò velocemente per
dare sollievo al suo stomaco, attirando così l’attenzione del professore. Harry
istantaneamente lanciò il Wingardium Leviosa contro un ramo che si trovava
esattamente dall’altra parte della radura, imitando così il rumore del
passaggio di una persona e spingendo l’uomo ad allontanarsi da loro per
controllare cosa stesse succedendo. Poi raggiunse l’amica che si era
allontanata un poco, trovandola pallida e provata.
“Scusa Harry, è
stato più forte di me”.
“Non ti
preoccupare, posso capire. Te la senti di rimanere?”. Hermione non rispose,
anzi diventò ancora più pallida se possibile ma annuì debolmente, muovendo
qualche passo nuovamente verso la radura. Thunder era tornato al centro ed
aveva deposto il corpo sopra l’altare. Harry notò che non aveva lo sguardo di
un pazzo invasato che sta per sconvolgere le leggi della natura per un proprio
capriccio personale, quanto uno sguardo triste al quale si affacciava una forte
speranza. Decise quindi di continuare ad osservare.
L’uomo intanto
aveva estratto dallo scrigno la fiala con il sangue di unicorno e con
attenzione l’aveva versato su un rametto che Hermione gli disse essere mirto,
ed usandolo come aspersorio aveva ricoperto il corpo sull’altare di goccioline
argentate, come una cascata di perle. Depose il rametto a terra e prese dal
piccolo scrigno lo stiletto d’oro bianco e la fiala con il liquido rosso che
versò nella bocca del teschio come se questo fosse in grado di berlo. Prese
quindi a recitare una litania molto antica in una lingua sconosciuta. Si alzò
la manica sinistra e si procurò un taglio abbastanza profondo da farne
scaturire del sangue che avrebbe fatto gocciolare tra i denti del corpo se
dall’altra parte dell’altare non fosse apparsa una figura opalescente.
Si trattava di
una ragazza molto giovane di una bellezza straordinaria, dai lunghi capelli
talmente chiari da sembrare bianchi ed un paio di occhi grigi che piangevano.
“Mathias ti
prego, non farlo” disse la ragazza scongiurandolo.
“Grace… -
sussurrò interdetto – Come è possibile?” domandò prima di allungare una mano
verso la figura ma toccando solo aria.
“Mathias ti
prego, non farmi questo” lo pregò ancora.
“Grace io ti
voglio di nuovo al mio fianco!”
“Non è possibile
e lo sai. In questo modo mi condanneresti ad una vita dannata per l’eternità.
Non mi sarebbe possibile invecchiare né morire. Non apparterrei più né a questa
terra né all’altro mondo. Condurrei una non esistenza sempre sospesa”.
“Ma ci sarei io
al tuo fianco!” ribattè disperato l’uomo.
“Ma tu
invecchierai e alla fine morirai e di me che cosa ne sarà?”
“Ripeterò il
rituale anche per me!” rispose Thunder con foga.
“Possibile che
non capisci che è sbagliato? L’anima di un essere che viene riportato in vita
in questo modo si lacera, perde i suoi sentimenti e tutto ciò che di umano
aveva conservato. Ti ritroveresti con un fantoccio senza cuore. E a quel punto
cosa avresti ottenuto?”
“Ti avrei di
nuovo al mio fianco!”
“No, avresti
solo un corpo vuoto, di me non rimarrebbe che una timida, pallida ombra” spiegò
la ragazza con uno sguardo dolce, allungando una mano per una gelida,
evanescente carezza sulla guancia dell’uomo.
“Me lo farò
bastare” fu la risposta sussurrata.
“Ma non basterà
a me. Non è questa la strada giusta. Non è destino che stiamo insieme in questa
vita. Aspetterò che tu mi raggiunga, al termine di un’esistenza lunga e serena.
Solo allora accetterò di ricongiungermi a te”.
“Molto bene, se
queste sono le tue condizioni, allora le rispetterò subito!” e si puntò lo
stiletto contro il cuore.
“No! – urlò la
donna – Non così! Voglio che tu viva, che abbia un’esistenza completa. Non
accetterò mai il tuo sacrificio. Mi raggiungerai solo quando il destino vorrà,
non prima”.
L’uomo rimase
basito da quelle parole e nel momento esatto in cui ne colse la reale portata,
ogni traccia di speranza lasciò i suoi occhi per fare posto ad un immenso
dolore. Lasciò cadere il pugnare che si conficcò a terra. Come un burattino a
cui vengono recisi i fili con un colpo secco, all’improvviso cadde sulla
ginocchia e forti singulti scossero la sua figura. Aveva capito che non ci
sarebbe stata la possibilità di una vita insieme alla sua Grace. Fino a quel
momento era stato sostenuto dalla speranza, dall’attesa del momento di
ricongiungersi, ma adesso stava perdendo tutto. Si sentiva come un assetato a
cui versano dell’acqua tra le mani e questa inizia a disperdersi, passandogli
tra le dita. Così le sue speranze sfumavano con le parole di Grace, così le sue
certezze crollavano una dopo l’altra.
Quando capì e
riuscì ad accettare tutto quello che era appena accaduto, ci mise poco a
prendere la sua decisione e a realizzarla. Moltiplicò i rametti di mirto e ne
ricoprì l’intero corpo poi con l’incantesimo Incendio diede fuoco al tutto e
rimase a contemplare le fiamme che divoravano completamente ogni cosa fosse
posata sopra l’altare. La figura opalescente si portò accanto a Thunder
attraversando il rogo e lo strinse in un gelido e fumoso abbraccio,
carezzandogli le labbra con un ultimo dolcissimo bacio. Quando sulla liscia
superficie di pietra non rimase altro che cenere e brace, la ragazza vi soffiò
sopra disperdendo ogni residuo nell’aria, lasciando che venisse trasportato via
dal vento.
“Grazie Mathias.
Ti aspetterò” disse prima di iniziare a svanire.
“Addio Grace”
sussurrò Thunder all’aria fredda della notte.
Raccolse poi lo
stiletto da terra e lo ripose nello scrigno dove vide che la ciocca di capelli
biondi che vi era conservata, adesso era intrecciata con un ramo di mirto.
Richiuse lo scrigno e dopo averlo rimpicciolito lo ripose in una tasca del
mantello, poi spense le torce e le fece evanescere una ad una, cosa che fece
anche con il baule che aveva contenuto il corpo fino a poco prima. Non ne
avrebbe più avuto bisogno. Infine fece sprofondare di nuovo nella terra
l’altare e poi si diresse verso il castello, con un dolore più vivo ad
accompagnarlo ma forse il cuore più leggero.
§§§§ ---- §§§§
Dopo
quello che era successo alla radura il professor Thunder era avvolto da una
grande tristezza, ma era sicuramente più sereno. Spesso si rinchiudeva nel suo
ufficio, ma secondo Harry era solo per riflettere. Aveva continuato a seguirne
i movimenti sulla Mappa del Malandrino ma non aveva più scoperto niente di
strano sul suo conto e così aveva lasciato perdere la questione ritenendo che
fosse ormai risolta. Ciò che invece iniziava seriamente a preoccuparlo era il
passato di Bryan. Il ragazzo continuava ad insegnare a tutti loro tutte le
tecniche di combattimento che conosceva, era un insegnante severo ma
preparatissimo, intransigente ma efficace e ognuno era migliorato tantissimo.
Accadeva raramente che gli insegnasse anche a difendersi da alcuni incantesimi
oscuri di alto livello, ma si vedeva che lo faceva malvolentieri e solo perché
riteneva che altrimenti la loro vita sarebbe stata in pericolo.
Eppure Harry non
era tranquillo, sentiva che per lui era importante conoscere il passato di
Bryan. Voleva sapere perché avesse delle conoscenze così approfondite e precise
sulle arti oscure. Perché fosse così bravo con le armi, un’arte antica che
ormai quasi nessuno era più in grado di padroneggiare. Ma soprattutto se si
poteva davvero fidare di lui. Doveva saperlo, per la loro sicurezza e per il
bene di Hermione. Silente avrebbe sicuramente saputo che cosa fare, ma l’unico
suo ritratto presente nella scuola era ben custodito nell’ufficio della preside
e non gli veniva in mente un modo per poterci parlare.
Pensando al
ritratto di Silente, Harry si ricordò finalmente di un altro dipinto che
giaceva dimenticato ormai da mesi sul fondo del suo baule. Si mise così a
rovistare tra le sue cose, ed estrasse una tela avvolta in un drappo di velluto
bordeaux cucito con fili dorati. Con cautela tolse la custodia ed osservò la
tela. Il suo solito occupante fece immediatamente la sua comparsa,
stropicciandosi gli occhi e sbattendo le palpebre per riabituarsi alla luce dopo tanto
tempo. Due profondi occhi neri scrutavano Harry a metà tra il contento e
l’indispettito.
“Brutto marmocchio
indisponente, finalmente ti sei ricordato di me! Da quant’è che sono chiuso in
quel baule con la tua roba puzzolente? Lo sai che in quanto a disordine e
sporcizia fai concorrenza a tuo padre?” disse il soggetto, prima di lasciarsi
andare ad una risata simile ad un latrato.
“Anche per me è
bello rivederti Sirius!” rispose Harry sorridendogli allegramente.
“Allora che mi
racconti? Immagino che se mi hai tirato fuori vuoi parlarmi di qualche cosa”
gli disse Sirius carezzandosi il pizzetto con una mano mentre l’altra era
poggiata su un fianco.
“Non c’è niente
di particolare di cui ti voglio parlare. Avevo solo voglia di un po’ di
compagnia, di parlare con qualcuno di diverso dai miei amici” ribatté Harry con
un’alzata di spalle.
“Ah beh se è
così allora raccontami qualcosa di quello che succede qui!” lo invitò Sirius,
ed Harry si lanciò in un dettagliato resoconto di quello che era successo
dall’inizio dell’anno, delle sue indagini, del gruppo insolito che si era
formato, di Bryan, e soprattutto di Bryan ed Hermione.
Sirius dal suo
quadro ascoltava attentamente il racconto di Harry, avido di informazioni e di
quella vita che ormai non gi apparteneva più e della quale era solo un pallido
riflesso. Harry aveva fatto dipingere quel quadro poco prima dell’inizio della
scuola e l’idea gli era venuta nella vecchia residenza di Sirius, Grimmauld
Place n.12, dove il quadro della vecchia Walburga aveva ricominciato ad inveire
contro tutto e tutti. E così aveva pensato che sarebbe stato bello riavere un
pezzo di Sirius tutto per sé e che nessuno glielo avrebbe potuto togliere. Aveva
quindi chiesto ad Andromeda se conoscesse un pittore di ritratti magici e lei
gli aveva mandato il più bravo. Harry aveva fatto in modo che Sirius venisse
dipinto con l’aspetto che aveva prima della guerra magica, quando i malandrini
erano ancora uniti e felici, quando la morte ancora non li aveva toccati e
Voldemort era solo il nome del cattivo di turno e non del responsabile della
tragedia delle loro vite. Aveva scelto per lui degli abiti elegantissimi ma
colorati, allegri: una giacca di raso rosso con i baveri ricamati in oro,
una camicia di seta color panna con collo alla giapponese, un panciotto color
giallo-arancio ed un cravattino slacciato intorno al collo, a ricordare che
Sirius era si il rampollo di una delle più nobili casate, ma era anche un
anticonformista convinto. Il ritratto aveva parecchio apprezzato il
particolare. E così da quel momento Harry poteva scambiare due chiacchiere con
il suo padrino ogni volta che ne aveva bisogno, quando voleva un consiglio o
anche se aveva solo voglia di parlare.
“Ehi frena,
frena! Mi stai dicendo che Hermione ha un ragazzo?!? E che quel ragazzo non è
Ron Weasley?” gli chiese Sirius con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
“E’ proprio così
– sorrise Harry – Ron si è comportato da perfetto imbecille da quando siamo
tornati qui ad Hogwarts ed Hermione pian piano si è avvicinata a questo Bryan e
se ne è innamorata. Anche per questo non mi piacciono tutti i segreti che
nasconde nel suo passato”.
“Ma ti ha dato
qualche motivo per sospettare di lui? Ha fatto qualcosa che non ti piace? Hai
scoperto particolari del suo passato?” gli chiese Sirius diventato
improvvisamente serio.
“No, è questo il
punto. Del suo passato non sappiamo assolutamente nulla. Ci ha detto solo di
aver studiato a Durmstrang e di aver tagliato i ponti con la sua famiglia. Ma
c’è qualcosa che non torna. E’ preparatissimo sulla magia oscura, è un campione
nell’arte dei duelli, combatte come uno che non ha fatto altro da quando è
nato. Eppure di lui non si sa niente. Hermione ha perfino consultato tutti i
libri della biblioteca riguardo le antiche casate di maghi, ma non ha trovato
nulla su di lui!” terminò Harry con uno sbuffo di frustrazione prima di
lasciarsi andare a sedere sul suo letto e prendersi la testa tra le mani.
“Silente avrebbe saputo sicuramente cosa fare”.
“E perché non ci
vai a parlare?” chiese con naturalezza il suo padrino.
“Perché l’unico
ritratto che conosco è nell’ufficio della preside, che di tutto questo non sa
nulla e così devono rimanere le cose. Non voglio che mi prenda anche lei per un
pazzo visionario”.
“Ho capito, ci
penso io. Aspettami qui” gli disse Sirius facendogli l’occhiolino prima di
scomparire dal quadro.
“E chi si
muove…” mormorò Harry sdraiandosi, lasciando una gamba penzoloni e l’altra
piegata sul letto e guardando il soffitto.
Il silenzio fu
rotto da una voce gentile proveniente da quadro.
“Harry che
piacere rivederti dopo tanto tempo” disse una voce pacata.
Harry scattò
subito in piedi e li occhiali gli finirono di traverso sul naso.
“Professore! Io…
Mi scusi, non mi aspettavo la sua visita” cercò di scusarsi Harry tentando nel
frattempo di rendersi presentabile.
“Non ti
preoccupare, in fondo sono io che sono venuto a trovarti. Sirius mi ha detto
che volevi parlarmi” gli disse Albus Silente che lo guardava dal ritratto con
occhi gentili, con la sua barba argentea e gli occhiali a mezzaluna sul naso.
“Si, in effetti
c’è una questione che mi preoccupa e per la quale vorrei il suo consiglio –
Harry aspettò un cenno del vecchio preside prima di riprendere a parlare – C’è
un nuovo studente qui ad Hogwarts quest’anno, del cui passato non sappiamo
assolutamente nulla, tranne quei pochi particolari che ci ha voluto rivelare”.
“Immagino che ti
riferisca al signor Hope” disse Silente con un’espressione serena.
“Esattamente.
Lui si è avvicinato a noi quasi per caso e pian piano abbiamo stretto un legame
di amicizia, abbiamo imparato a fidarci di lui, Hermione è diventata la sua
ragazza. Ci sta aiutando a migliorare nel combattimento, a fronteggiare i
Mangiamorte quando ce ne sarà bisogno, passa molto tempo con noi”.
“Allora cosa ti
turba Harry? Quello che mi hai descritto è il compagno che tutti vorrebbero al
proprio fianco. Temo di non comprendere il problema”.
“Il problema
professore è il suo passato. Non sappiamo nulla di lui. Tutto il suo sapere
sulla magia oscura è sospetto, la sua bravura nel duello farebbero di lui il
perfetto rampollo di una nobile famiglia di maghi oscuri”.
“Capisco – disse
l’anziano mago lisciandosi la barba – Cosa ti dice il tuo istinto a riguardo?”
“Il mio istinto
mi dice sempre di non fidarmi professore, ma se l’ha fatto Hermione allora
potrei riuscirci anche io. E poi ha avuto parecchie occasioni di colpirci,
penso che se quello fosse stato il suo scopo l’avrebbe fatto già da parecchio.
Ma poi ripenso a tutto il mistero che lo avvolge”.
“Harry, io non
posso e non voglio dirti se fidarti oppure no del signor Hope, per quello la
risposta la dovrai cercare nel tuo cuore. Però ti posso dire che i sentimenti
non mentono. Pensa a Bryan e a come si comporta con voi e soprattutto con
Hermione. Pensa a come reagisce nelle diverse situazioni. Se non ti fermerai
alle apparenze, allora capirai. Ed ora scusami ma la Signora Grassa e la sua
incantevole amica Violetta mi aspettano per prendere un tè” gli disse Silente
cambiando totalmente discorso e facendo tornare sul suo volto un’espressione
allegra e serena, in netto contrasto con la concentrazione e la serietà di poco
prima. E detto questo lasciò il ritratto per recarsi all’appuntamento appena
citato.
Ricomparve
Sirius, perplesso almeno quanto Harry. “Spero che il colloquio con il vecchio
Albus non ti abbia ingarbugliato le idee più di prima.
“Purtroppo è
così invece. Sono più confuso di prima. Grazie lo stesso Sirius”.
Riavvolse con
cura la tela nel velluto e poi lo ricollocò con attenzione nel suo baule,
cercando di scostarlo il più possibile dalla sua biancheria. Si sdraiò sul
letto ed iniziò a riflettere sulle parole di Silente. Come al solito gli aveva
dato un indizio apparentemente inutile, ma Harry sapeva bene che le parole del
preside non erano mai casuali, portavano sempre alla risposta, tutto stava a
saperle interpretare. ‘Le emozioni non mentono’ gli aveva detto. Gli aveva
anche suggerito di pensare alle reazioni di Bryan, ed istintivamente si portò
le mani alla gola ripensando a quando lo avrebbe sicuramente strozzato se non
fosse stato per l’intervento di Hermione. Bryan era piuttosto irascibile. Negli
occhi gli aveva letto degli istinti omicidi nei suoi confronti innumerevoli
volte. Quella volta che lo voleva strozzare era una delle tante. C’era stata
anche quella della lettera a Narcissa. E poi di quando avevano picchiato
Blaise. Bryan tendeva a proteggere le persone che lo circondavano, era quasi
possessivo nei loro confronti. Custodiva i rapporti come dei gioielli preziosi.
Ma era anche chiuso, misterioso, a volte inquietante, aiutato in questo dalla
sua mania per il nero. Quando preparava qualche pozione sembrava percepirne la
poesia, come se fosse un’arte sublime, cercava di rimanere distaccato da tutto,
ma quando qualcosa lo toccava allora si batteva, ma solo per ciò che riteneva
davvero importante.
Ed
improvvisamente le tessere del puzzle si ricomposero nella testa di Harry che
scattò in piedi come una molla. Adesso sapeva chi era Bryan Hope.
“Devo avvertire
subito Hermione” sussurrò tra sé.
“Credo Harry –
gli disse la figura di Silente comparsa nella foto della formazione nella
nazionale di Quidditch, mentre sorseggiava tranquillamente una tazza di tè –
che la signorina Granger sia più che in grado di gestire la situazione”.
“Ma io devo
avvertirla su chi ha accanto!” protestò Harry.
“Non ritieni
opportuno che sia il diretto interessato a rivelarglielo?”
“Lui non lo farà
mai!” ribatté deciso.
“Questo
non puoi
saperlo. E se adesso ti intrometti gli toglierai qualunque
possibilità per il
futuro. Se davvero hai capito tutto, allora sai anche che la signorina
Granger
non corre alcun pericolo. Come hai detto tu prima, se avesse voluto
farvi del
male lo avrebbe già fatto da tempo. E ora che conosci la vera
identità del
signor Hope questo ha ancora maggior rilievo. Prova a dargli una
possibilità, proprio come ho fatto io, anche lui in fondo ha
diritto a ritrovare finalmente un po' di serenità. E ora scusami
ma devo andare
prima che le mie gentili ospiti finiscano i pasticcini da
tè”.
Harry decise di fidarsi
ancora una volta del giudizio del suo professore e si buttò a peso morto sul
letto facendo lavorare febbrilmente il suo cervello, come mai aveva fatto in
vita sua.
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Capitolo 19 *** Starlight ***
Capitolo 19
§ Cap. XIX – Starlight §
La volta celeste
era incantevole, un mantello di raso blu scuro, compatto, senza la minima
sfumatura, punteggiato di luci bianche nelle quali per secoli gli uomini
avevano rivisto la propria mitologia, le proprie speranze e le proprie paure.
La luna totalmente assente lasciava la scena a quei piccoli gioielli celesti.
Harry e Pansy,
spettatori esclusivi di quel magnifico panorama si trovavano sulla cima della
torre nord del castello per un picnic notturno in occasione del compleanno
della ragazza. Harry non si era lasciato sfuggire l’occasione e anche se in
modo impacciato le aveva chiesto se le andasse di passare la serata insieme a
lui. Pansy un po’ emozionata aveva accettato, così le aveva dato appuntamento
fuori della Sala Grande appena finito di cenare, con la raccomandazione di
indossare il mantello. In realtà in Sala Grande ci era andata giusto per farsi
vedere e non insospettire nessuno con la sua assenza, ma non aveva mangiato
quasi nulla, con lo stomaco chiuso per l’emozione, e dopo una permanenza al
tavolo dei serpeverde che aveva giudicato dignitosa si era praticamente smaterializzata
fuori della Sala Grande, visto il tempo infinitesimale che le era occorso per
alzarsi e uscire. Lì aveva trovato Harry già ad aspettarla, le aveva preso il
mantello che teneva ripiegato sul braccio e glielo aveva messo attorno alle
spalle, poi aveva indossato anche il suo. Le aveva porto la mano che Pansy
aveva prontamente afferrato e l’aveva guidata per qualche corridoio, giusto per
farle perdere l’orientamento e poi le aveva fatto salire una serie
interminabile di scalini. Lungo l’ascesa l’emozione della ragazza aveva
gradatamente lasciato spazio prima al disappunto e poi ad un’arrabbiatura vera
a propria, riportando a galla la vecchia Pansy, anche se in parte rabbonita
rispetto ai vecchi canoni.
“Potter, giuro
che se non mi hai preparato una sorpresa degna di una regina ti faccio ingoiare
la bacchetta, in un pezzo solo e per traverso!” era sbottata ad un certo punto,
fermandosi appoggiata alla parete a riprendere fiato, le gote rosse per lo
sforzo ed un fiatone da far invidia ad un mantice.
Harry si era
limitato a sorriderle e a ravviarle i capelli dietro un orecchio. “Ti assicuro
che ne vale la pena” le aveva sussurrato.
“Sarà meglio per
te, altrimenti dovrai procurarti un’altra bacchetta” gli rispose in tono acido
e con uno sguardo per niente rassicurante.
“Dai vieni” la
riprese per mano, ignorando le lievi proteste di lei e riprese la salita. In
cima alle scale trovarono una pesante porta di legno scuro, chiusa. Pansy si
stava già per lanciare in una sequela infinita di insulti a lui, ai suoi parenti,
ascendenti e discendenti (soprattutto ascendenti!), ai Grifondoro e ad ogni
cosa che le venisse in mente, quando lui le fece segno di tacere e con un
Alohomora aprì la porta. Lo spettacolo che le si parò davanti la fece
ammutolire con gli occhi spalancati per lo stupore ed il cuore in gola per
l’emozione. Il cielo sopra di loro li accoglieva nella sua bellezza e li
avvolgeva nella sua serenità. Harry la guidò più vicino ai merli della torre,
in un punto dove aveva preparato una coperta su cui sedersi, ed un cestino con
del cibo. Sulla coperta era posata una lanterna, incantata per irradiare calore
oltre che per fare luce. La aiutò a sedersi e poi prese a trafficare con il
contenuto del cestino.
“Immaginando che
non avresti mangiato molto per la curiosità di vedere cosa avevo combinato,
sono passato dalle cucine e mi sono fatto preparare dagli elfi qualche toast.
Spero che ti piacciano”. Tirò fuori dal cestino una cinquantina di mini toast,
posizionati con cura su un vassoio che le porse, invitandola a servirsi.
“Ma hai svuotato
completamente la dispensa della scuola?”
“No – rispose
imbarazzato Harry grattandosi nervosamente la nuca – solo che non avevo idea
dei tuoi gusti, così gli elfi mi hanno suggerito di prendere un po’ di tutto, e
questo è il risultato”.
Pansy si lasciò
andare ad una risata cristallina. “Harry sei davvero unico! Solo tu potevi fare
una cosa del genere!”. Harry tirò fuori anche del succo di zucca e poi
iniziarono a mangiare, assaggiando un po’ di tutto il ben di Dio che era stato
portato sulla torre. Ad un certo punto ad Harry sembrò di sentire un cigolio,
ma la porta era chiusa, nessuno li aveva raggiunti. Notò invece che la
finestrella accanto si era aperta per colpa del vento e così si rilassò, prima
di far preoccupare la sua compagna. Rimasero lì a parlare per molto tempo,
perdendo completamente la cognizione del tempo, finché Pansy non fu assalita da
un brivido di freddo. Allora Harry le si accostò e le passò sulle spalle una
parte del suo mantello, stringendola quindi in un mezzo abbraccio. Con la mano
libera prese dal cesto due tazze ed un thermos dal quale versò per entrambi della
cioccolata.
Pansy prese la
tazza con entrambe le mani e bevve avidamente per riscaldarsi. Non appena
finito di bere Harry posò entrambe le tazze e abbracciò forte le ragazza che si
accoccolò contro il suo petto.
“Pansy, sei una
ragazza incredibile, io ti immaginavo completamente diversa, ma adesso che ti
conosco…” le parole gli morirono in gola guardando la ragazza negli occhi
grandi e luminosi nonostante la notte che li avvolgeva. Un tenero bacio
scambiato sotto quel cielo stellato li unì quella sera.
“Buon compleanno
Pansy” le sussurrò ad un centimetro dalla bocca completamente perso nei suoi
occhi. Un singhiozzo dall’altra parte della porta interruppe la magia del
momento. Harry scattò in piedi e con pochi passi raggiunse la porta che
spalancò di scatto con la bacchetta spianata, ma ancora una volta non vide
nessuno, né trovò qualche indizio che non fossero soli. Abbassò la bacchetta e
tornò da Pansy, anche lei in piedi, ma l’incantesimo ormai si era spezzato.
“Forse è il caso
che torniamo giù, deve essere molto tardi” suggerì la ragazza.
“Penso che abbia
ragione” sospirò rassegnato Harry anche se gli sarebbe invece piaciuto rimanere
lassù con lei da solo ancora per un po’.
Con un
incantesimo raccolse tutta la loro roba e poi da sotto il suo mantello tirò
fuori il mantello dell’invisibilità che pose anche sopra la testa di Pansy, con
la raccomandazione di stargli vicino. La accompagnò fino all’imbocco dei
sotterranei dove la salutò con un profondo bacio ed aspettò di vederla
scomparire nel buio. A quel punto non gli restò che girare i tacchi e salire
fino alla torre di Grifondoro. La Sala Comune era deserta, ma se lo aspettava,
doveva essere davvero tardi, con Pansy aveva perso totalmente la cognizione del
tempo. Quello che non si aspettava era invece la voce che lo accolse,
proveniente da dietro una poltrona di cui lui scorgeva solo lo schienale ma
nulla di chi vi era seduto.
“Mi spieghi che
cosa ha la Parkinson più di me?” lo apostrofò una voce gelida che trasudava
disprezzo.
“Non capisco…”
cercò di cavarsela in qualche modo, mentre si avvicinava alla poltrona.
“Vi ho visti
sai? Questa sera sulla torre nord. Ho visto come la guardavi, come le parlavi,
come l’hai baciata. Perché lei si?”
Harry si sedette
sulla poltrona di fronte. “Allora sei stata tu a fare il rumore che ho sentito.
Ginny che vuoi che ti dica? Non so neanche io come è successo. Ci siamo
avvicinati per caso, abbiamo cominciato a parlare, ci siamo conosciuti e poi…
non so neanche io come possa essere accaduto”.
“Te lo chiedo
ancora una volta – Ginny parlava con voce incolore, come se stesse ripetendo
una litania – perché lei si e io no?”.
Harry si prese
un minuto per raccogliere i pensieri. In fondo le domande della ragazza che gli
sedeva di fronte erano più che legittime. Loro erano innamorati, stavano
insieme, eppure lui aveva scelto di distruggere tutto per proteggerla. Ora però
accettava la vicinanza di un’altra ragazza, che lo aveva sempre offeso,
insultato, trattato come un essere inferiore, ma che per qualche strana ragione
aveva fatto breccia nel suo cuore.
“I primi tempi
senza di te sono stati durissimi Ginny. Quasi impazzivo all’idea di non averti
sempre al mio fianco, eri l’aria di cui avevo bisogno per vivere, ma andavo
avanti dicendomi che almeno così saresti stata al sicuro. Ma poi tu hai
iniziato ad essere una persona completamente diversa da quella che conoscevo.
Egoista, cattiva, spesso anche maleducata e in te ho cominciato a non vedere
più la ragazza di cui mi ero innamorato. Poi ho conosciuto Pansy e a poco a
poco ci siamo avvicinati. Con lei ho deciso di non ripetere lo stesso sbaglio,
non voglio perdere stupidamente anche lei come ho perso te”.
Ginny sospirò
pesantemente. “Bene, capisco, non riesco del tutto ad accettare la cosa, ma
capisco”.
“Cosa hai
intenzione di fare?”
“Niente
tranquillo, non farò niente a parte mettermi il cuore in pace. Ma quando sarà
il momento, io non sarò al tuo fianco. Se mi cercherai in battaglia, io non ci
sarò. Non ho più un motivo per combattere” e detto questo si alzò dalla
poltrona e superò quella dove era seduto Harry a cui accarezzò una spalla,
prima di lasciare la sala comune e salire nel suo dormitorio.
§§§§ ---- §§§§
Il
pomeriggio seguente i sei amici erano nella sala duelli e si stavano
allenando, quando improvvisamente la stanza cadde nell’ombra. Le torce alle
pareti si accesero subito, ma una cortina di gelo si impossessò delle mura del
castello, avvolgendo tutti i suoi abitanti. Una luce verdastra si vedeva da
fuori le finestre verso cui tutti gli studenti si accalcarono per capire cosa
stesse succedendo. Il Marchio Nero aleggiava sulle loro teste e dominava il
cielo sopra Hogwarts.
Harry Potter ed
i suoi amici rimasero immobili, sapevano che Voldemort era vicino e che presto
avrebbe attaccato il castello. Non c’era un minuto da perdere.
“Hermione,
Michael, voi siete capiscuola, andate dalla preside per organizzare
l’evacuazione di tutti gli studenti più giovani e di tutti coloro che non
vogliono combattere. Blaise, anche tu sei caposcuola, te la senti di andare giù
nei sotterranei?”.
“Si” rispose
annuendo deciso e si precipitò fuori insieme agli altri due ragazzi.
“Pansy, Bryan,
voi radunate quante più spade e scudi possibile e raggiungetemi nella Sala
Grande. Io vado subito lì ed inizio a convocare i membri dell’ES e ad
organizzare un minimo di difesa. Dite a chiunque voglia combattere di
raggiungermi lì” e senza neanche attendere una risposta prese a correre a rotta
di collo verso la sua meta. Lungo un corridoio incrociò lo sguardo di Ginny, in
fila tra coloro che abbandonavano il castello, seguita da Ron che le teneva le
mani sulle spalle con fare protettivo. Harry si avvicinò a loro con sguardo
sereno.
“Buona fortuna
amici” disse loro.
“Anche a te”
rispose Ron, mentre Ginny rimase in silenzio fissandosi le punte delle scarpe.
Poi Harry voltò
loro le spalle e riprese la sua corsa verso la sala grande.
Lì regnava già
una grande confusione, alimentata anche dai professori che spostavano le
tavolate per sgomberare la sala.
“Sileeeeenzioooooo!”
urlò ad un certo punto la preside McGranitt per riportare un po’ di ordine. Si
trovava nella parte rialzata della sala, quella dove normalmente il corpo
docente mangiava, e dopo aver individuato Harry gli fece cenno di avvicinarsi e
parlare.
“Ringrazio tutti
coloro che intendono restare al castello per combattere al mio fianco, ma
invito chiunque abbia anche solo un minimo dubbio, ad andarsene e mettersi al
sicuro. Ho paura che presto qui si scatenerà l’inferno e non voglio martiri.
Voglio dei compagni che combattono per ciò in cui credono e per una speranza.
Quindi per favore, tutti coloro che non sono pienamente convinti della loro
scelta abbandonino subito la scuola”.
Il silenzio
regnò sovrano per qualche secondo, poi urla di incoraggiamento e di sostegno
provennero dagli studenti che si trovavano davanti a lui.
Nel giro di
pochissimo tempo una grande quantità di ragazzi era stata fatta uscire dal
castello, i cui occupanti adesso si trovavano in sala grande. Eppure Harry
sentiva che mancava qualcuno. Con lo sguardo scorse l’intera sala ed individuò
subito Pansy, accanto a Blaise. La preside discuteva animatamente con Hermione
e Kingsley, mentre Michael scrutava il panorama fuori dalla finestra, cercando anche un
minimo segnale che indicasse l’inizio dell’imminente battaglia.
Ma dov’era
Bryan? Per quanto si sforzasse non riusciva a trovarlo. Incrociò lo sguardo di
Hermione e vi lesse i suoi stessi dubbi, solo che lei non era al corrente di
quello che lui sapeva. Lo colse il dubbio che Silente per una volte si potesse
essere sbagliato e che Bryan potesse essere corso fuori per riunirsi alla
schiera dei Mangiamorte, portando con sé informazioni strategiche preziose.
Prese dalla
tasca posteriore dei jeans la Mappa del Malandrino ed iniziò a scrutarla
attentamente, finchè non individuò delle impronte a cui non era associato
nessun nome.
Bene, era
arrivato il momento della resa dei conti. Senza dare nessuna spiegazione lasciò
la sala grande e prese a correre più veloce che poté verso il punto indicato
dalla mappa. Silente o meno, stavolta non poteva fare finta di niente. Doveva
sapere, ad ogni costo.
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Capitolo 20 *** Black Holes and Revelations ***
Capitolo 20
§ Cap. XX – Black Holes and Revelations §
Salì i gradini a
due a due, fino all’entrata della sala comune di Corvonero, lasciata
appositamente aperta dal professor Vitious per facilitare l’evacuazione degli
studenti.
Si trovò davanti
Bryan, con una leggera sacca da viaggio a tracolla, pronto a lasciare la
scuola.
“Vai da qualche
parte?” gli chiese Harry con tono tagliente.
“Si lontano da
qui. Non è la mia battaglia questa” gli rispose con voce incolore, come se
stesse parlando del tempo.
“Quindi non ti
interessa se Hermione resterà qui a combattere?”
Un lampo
attraversò gli occhi di ghiaccio di Bryan. “No” rispose asciutto.
“Lei combatterà
anche per te. E combatterà per Malfoy” la voce di Harry spaventosamente simile
ad un ringhio.
“Malfoy è morto”
gli fece notare Bryan sempre calmo e con voce melliflua, un sopracciglio
alzato.
“E tu questo lo
sai bene, visto che ci sei dentro fino al collo!” esplose a quel punto il
ragazzo Sopravvissuto.
"Hai ragione Potter! La morte di Draco Malfoy è avvenuta per colpa
mia.... L’ho ucciso io proprio con questa bacchetta" affermò Bryan
sollevando la sua bacchetta davanti al viso e poi senza dare all'altro il tempo
di replicare se la punto contro, riprendendo il suo vero aspetto.
Al contrario di quanto aveva pensato Bryan, Harry non batté ciglio.
"Non mi guardare stupito, avevo già intuito la tua vera identità, ma una
persona di cui mi fido mi ha convinto a tacere, perché credeva che fossi
cambiato, ma vedo che non è così. Ci hai ingannati tutti quanti, ci hai fatto
credere di essere nostro amico, ti sei anche messo con Hermione! Ma perchè? Non
ci hai guadagnato nulla da questa storia..." chiese Harry con la voce che
andava alzandosi ad ogni parola. Aveva bisogno di capire.
"Calmati Potter" gli rispose con voce atona e distaccata, molto
diversa da quella amichevole che gli aveva sempre rivolto. Ed il ritorno al
cognome per Harry fu come una pugnalata alle spalle. Allora tutto il tempo
insieme non aveva veramente significato nulla.
L'altro gli rivolse un'occhiata gelida. "Noto che l'arroganza è
rimasta quella di una volta. Che dovrei fare? Ringraziarti per tutti i soprusi
e le prepotenze che ci hai fatto subire in questi anni? E l'odio che mi hai
sempre gettato contro? E forse non ti ricordi che Silente è morto per colpa
tua! Avrei anche potuto pensare che in questo periodo che hai trascorso tra noi
come Bryan, come l'amico a cui abbiamo voluto bene tu fossi cambiato, ma il
fatto che siamo tornati ai cognomi mi fa pensare che in realtà non è cambiato
proprio nulla. Mi chiedo solo quale sia il tuo piano..."
"Non credo che sapendo chi sono veramente tu voglia ancora essere mio
amico, Potter". Fece una pausa aspettando una reazione dell'altro
che però non arrivò. Lo interpretò come un muto invito a parlare.
"Dici che non ci ho guadagnato nulla. Beh non è vero. Finalmente ho potuto
avere la vita se non felice e spensierata ma almeno serena che non ho mai
avuto. Ho avuto degli amici di cui mi sono fidato, che mi sono stati vicini e
che mi hanno aiutato quando ne ho avuto bisogno. Ho potuto conoscere delle
persone che altrimenti non avrei neanche potuto avvicinare. E poi sono riuscito
a restare lontano dall'Oscuro, dai suoi servitori e da tutti gli orrori che
questo comporta. Ti sembra niente?". Aveva sputato con veemenza quelle
cose che si teneva dentro da tanto tempo ed ora si sentiva meglio, ma anche
spossato. Leggermente arrossato in viso, negli occhi aveva una luce nuova che
non gli aveva mai visto. O meglio era la luce che in quei mesi aveva visto
accendersi a poco a poco negli occhi di Bryan Akira Hope, l'amico che aveva
imparato a conoscere ed a cui si era affezionato. Ma ora brillava selvaggia
negli occhi della persona che gli stava davanti. Una delle persone che più
aveva odiato in passato. Dopo una breve pausa continuò con un tono più basso,
piatto, mellifluo.
"Ma tu non puoi capire cosa voglia dire vivere in mezzo a loro, quello
che ho dovuto sopportare senza poter fare nulla. Loro sono troppo forti per una
persona sola".
Voltò le spalle ad Harry. "Non so neanche perché ti dica queste cose
visto che è tutto finito. Forse perché con voi mi sono sentito finalmente una
persona normale, apprezzato per quello che sono e non per quello che
rappresento. Forse è il mio modo di ringraziarvi. Salutami tutti gli altri e
ringraziali da parte mia. Per tutto". Dopodiché, superando Harry, iniziò a
camminare con passo deciso verso l’entrata del dormitorio, per uscire nei
giardini e raggiungere il cancello da cui si sarebbe smaterializzato per
ricominciare la sua fuga.
"Aspetta..". Una mano sicura sulla sua spalla lo invitava a fermarsi.
"Aspetta... dove stai andando?"
"Sto andando via, Potter. E' stato bello finché è durato, ma ora è il
momento che ricominci la mia fuga. Non posso restare, gli altri non mi accetteranno
mai, men che meno Hermione. E non sopporterei il disgusto che leggerei nei suoi
occhi vedendo il mio vero aspetto. Perché anche se non ci credi, le voglio
veramente bene".
"Ti credo"
"Va bene, ora è meglio che vada... Un momento, che cosa hai
detto?!?" disse girandosi lentamente a guardarlo negli occhi.
"Ho detto - prese un sospiro per il peso di quelle parole - che ti credo.
In questi mesi ho conosciuto una persona nuova. Bryan è un ragazzo con tanti
difetti, ma anche con dei pregi. E sono anche convinto che Bryan sia quello che
è sempre stato nascosto sotto la tua solita maschera. La dimostrazione è
proprio quello che mi hai appena detto. Avresti potuto aggredirmi e invece sei
rimasto qui a parlare e a spiegarmi. Non mi importa del tuo passato o del tuo
aspetto. Per me resti un buon amico. E ora tutti noi abbiamo bisogno di te. Se
veramente ti sei affezionato a noi, allora resta, abbiamo bisogno del tuo
aiuto. Combatti insieme a noi, al nostro fianco" e detto questo gli tese
una mano.
L'altro rimase qualche secondo interdetto, poi sollevò la sua mano
titubante, ma quando incontrò quella di Harry la strinse vigorosamente.
"Va bene Potter, resterò".
"Preferisco Harry, se non ti spiace. I miei amici mi chiamano per
nome" gli rispose dandogli una pacca sulla spalla.
"Va bene Harry. Ma forse è il caso che io torni Bryan. Preferisco
spiegarmi con più calma agli altri, non prima della Battaglia Finale.
Specialmente con Hermione" e con un gesto della bacchetta tornò il ragazzo
moro dai lunghi capelli neri e dagli occhi di ghiaccio.
"Adesso andiamo" gli disse Harry, iniziando a correre verso il
punto dove gli altri li aspettavano.
"Grazie" disse Bryan e l'altro gli rispose con un cenno del capo
dirigendosi verso la Sala Grande.
Appena entrato, Bryan raggiunse Hermione con lo scopo di parlarle e dirle
la verità. Ora che aveva deciso di rimanere a combattere quella poteva essere
l’ultima occasione che aveva di parlarle.
"Herm, ti posso parlare? E' importante".
Tentò di prenderla per mano ma lei si scostò scoccandogli un'occhiataccia.
"Che c'è tesoro? Ho fatto qualcosa?"
Lei gli rispose con uno sguardo gelido. "Non mi
dovevi parlare, tesoro?"
"S...si" fece lui titubante davanti a
quell'atteggiamento insolito, e si diresse verso un'aula vuota, seguito da
Hermione. Entrò, tenendo la porta aperta alla sua ragazza.
"Ecco.. io non so da dove cominciare..."
"Comincia col dirmi quanto ti sei divertito a
prendermi in giro - gli disse lei con la voce che irradiava gelo - So chi
sei veramente".
"Cos... Ma come l'hai scoperto?" rispose lui sorpreso.
"Ho seguito Harry su alla torre di Corvonero prima, per essere sicura che
non facesse sciocchezze, e ti ho visto riprendere il tuo vero aspetto. Cielo,
quanto sono stata stupida a non accorgermi di niente in tutto questo tempo!
Eppure di indizi ce ne erano! La tua profonda conoscenza dei Serpeverde, la tua
grande preparazione in Pozioni, e poi tutti i particolari sui Mangiamorte...
Solo uno di loro avrebbe potuto conoscerli! Stupida! Stupida! Stupida!"
strillava Hermione mentre percorreva a grandi falcate l'aula gesticolando come
una pazza.
"Herm, ascolta..." tentò di avvicinarsi,
ma lei lo scostò bruscamente.
"Stammi lontano! E non mi toccare!"
Sul viso del ragazzo comparve tutta la sua
sofferenza. "Ecco perchè mi sono nascosto ed ho deciso di cambiare aspetto
prima di tornare. Nessuno di voi riesce ad accettarmi per come sono. Neanche
dopo avermi conosciuto realmente. Neanche tu hai capito. Sarebbe stato meglio
se non fossi mai tornato...". Poi si girò bruscamente verso la porta,
dando le spalle ad Hermione.
"Al diavolo Potter e tutte le sue belle parole! Nessuno riuscirà mai ad
accettarmi per quello che sono! Me ne andrò subito da questo posto, lontano dai
vostri pregiudizi e dalle vostre ipocrisie!
Con te mi sono aperto completamente. Tu hai visto la mia anima messa a nudo.
Con nessuno mi sono mai esposto così - le disse ancora di spalle, ma con la
voce ardente di rabbia - se neanche tu riesci ad accettarmi, come potranno
farlo gli altri?".
Detto questo uscì dalla porta, sbattendola
violentemente alle sue spalle, diretto con passo veloce verso i confini di
Hogwarts da cui si sarebbe smaterializzato.
Perso nel fuoco della rabbia che gli ardeva dentro e
nel dolore profondo che gli lacerava l'anima per essere stato rifiutato dalla
sua amata Hermione, non si accorse di alcuni passi veloci che gli si
avvicinavano alle spalle. Si ridestò sentendo una voce alle sue spalle.
"Aspetta..." non una voce, ma la sua
voce. "Aspetta" e lui si fermò lì in mezzo al corridoio, senza
accennare però a girarsi.
Sentì Hermione abbracciarlo da dietro e poggiare la testa contro la sua
schiena, in un gesto carico di affetto.
"Hai ragione, ormai dovrei conoscerti, ma è
stato un brutto colpo scoprire che non eri la persona che credevo... Oltre allo
shock di ritrovarti di nuovo qui dopo tutto questo tempo..."
Lui le accarezzò dolcemente le mani, poggiandovi sopra le sue. Poi sospirò
stancamente.
"Herm, ti giuro che tutto quello che ti ho
sempre detto era la pura verità. Tu hai conosciuto la parte più vera di me. Per
assurdo nel momento in cui mi sono mostrato con un aspetto diverso, è stato
proprio il momento in cui mi sono tolto tutte le mie maschere e mi sono
mostrato per quello che sono veramente, con i miei sentimenti e le mie
debolezze.
Io ti amo Hermione, e se tu non riesci a ricambiare
ora che sai la verità, allora me ne andrò via, non ha senso per me restare se
tu non sarai al mio fianco. Non avrei nulla per cui combattere".
Per tutta risposta Hermione lo abbracciò ancora più stretto.
"Non andartene, ti prego. Ti amo anche io. Resta e combatti con me per il
nostro futuro.
Bryan sciolse l'abbraccio di Hermione e si girò per
guardarla negli occhi. Vi lesse tutto l'amore che vi sempre trovato prima che
lei scoprisse la verità. Lei aveva capito. E lo aveva accettato.
Allora forse c'era ancora una speranza per lui...
Lentamente la riprese tra le braccia e posò
delicatamente le labbra sulle sue in un gesto carico di affetto.
Hermione subito ricambiò il bacio, rendendolo più
profondo e cercando di trasmettere così i suoi sentimenti al suo ragazzo.
Lo abbracciò stretto e continuò quella specie di battaglia che caratterizzava
il loro rapporto: nessuno dei due accettava di sottomettersi completamente
all'altro, in un continuo scontro di personalità molto forti e decise.
Continuarono a baciarsi con passione, finché non si
dovettero staccare per riprendere aria.
Bryan posò la fronte su quella di Hermione e le
sussurrò: "Resterò, ora so per cosa combattere".
Tornarono quindi in Sala Grande dove trovarono Harry
che discuteva con i membri dell’Ordine della Fenice e con i capi degli Auror
che stavano arrivando per fare la loro parte in battaglia.
Decisero quindi di spostarsi tutti quanti nell’ampio
salone d’ingresso, pronti ad uscire dal grande portone non appena i Mangiamorte
avessero iniziato l’attacco. La battaglia si sarebbe svolta principalmente nei
giardini, ma l’intento era di spostare quanto più possibile il combattimento
all’interno delle mura, dove l’esercito di Voldemort era decisamente
svantaggiato non conoscendo il posto come i suoi occupanti.
Harry era al centro dell’ambiente, tutti gli occhi
puntati su di lui che avrebbe dato il segnale per uscire a combattere. Accanto
a lui Bryan ed Hermione e dietro Blaise, Michael e Pansy.
Bryan sospirò pesantemente, come se avesse preso la
decisione più difficile della sua vita, ed in effetti era così. “Tra poco la
battaglia finale avrà inizio – fece una pausa per guardare negli occhi Hermione
che gli prese una mano – ed io sono scappato abbastanza”.
Harry si girò a guardarlo, comprendendo le sue
intenzioni e gli mise una mano sulla spalla annuendo.
“Voglio che il nemico mi guardi in faccia e sappia
chi ha veramente davanti” continuò Bryan, guardando stavolta tutti i presenti
attorno a sé. “Ben detto amico” confermò Harry ancora con una mano sulla sua
spalla e lasciandola poi cadere per permettere a Bryan di fare ciò che
desiderava.
Il ragazzo estrasse la sua bacchetta e come aveva
fatto poco prima nella torre di Corvonero se la puntò contro e riprese il suo
vero aspetto, lasciando tutti sconvolti. Se non fosse stato per Hermione che
gli teneva saldamente la mano e per Harry che lo aveva appena chiamato amico,
in quel momento sarebbe stato colpito da decine di schiantesimi.
Con una carnagione così chiara da sembrare scolpita
nel marmo ed i capelli biondissimi quasi bianchi, Draco Malfoy era al centro
del salone di ingresso. Solo gli occhi lo collegavano al ragazzo che era stato
fino a qualche secondo prima.
Dopo qualche momento di silenzio assoluto si alzò un
gran vociare. Michael rimase impietrito sul posto, Pansy scoppiò in un pianto
liberatorio, mentre un imbestialito Blaise Zabini gli si parò davanti e gli
scaricò con tutta la forza che aveva in corpo un violento pugno sullo zigomo,
che lo fece volare a terra.
“Draco, brutto bastardo figlio di puttana – gli urlò
contro gettandoglisi addosso e tentando di strangolarlo – Hai una vaga idea di
quello che ho passato credendoti morto?!?” continuava ad urlare come un
invasato senza mostrare la minima di intenzione di voler almeno allentare la
presa sul suo collo.
Per fortuna intervennero Pansy e lo stesso Harry che
riuscirono a scollarglielo di dosso, prima che Draco venisse ucciso, questa
volta per davvero. Ci vollero parecchi minuti perché Blaise sbollisse i suoi
istinti omicidi, durante i quali Hermione si prese cura di Draco.
“Bene, credo che tu mi debba qualche spiegazione, amico – gli disse Blaise con il tono più
gelido di cui fu capace, ancora furente – E vedi di essere convincente,
altrimenti non ci metto niente ad ammazzarti sul serio, brutto bastardo!”.
“Blaise non ho molto da spiegare. Semplicemente la
notte che è morto Silente mi è sembrata una buona idea fuggire, e quale modo
migliore per far perdere le tracce che simulare la propria morte? Così mi sono
nascosto, ma nessun luogo era davvero sicuro per me. Voldemort ha spie ovunque
e rischiavo di essere ritrovato. Così ho deciso di tornare qui e per non essere
riconosciuto ho cambiato il mio aspetto. Tutto qui” raccontò brevemente Draco.
“Tutto qui?!? – Blaise aveva gli occhi fuori dalle
orbite – Potevi dirmelo! Hai idea di quanto sia stato male credendoti morto? Ho
creduto di aver perso un fratello!”.
“No, non potevo. Ti avrei esposto ad inutili rischi.
Avresti potuto tradirti accidentalmente e allora la loro vendetta avrebbe
colpito anche te. Ti avrebbero creduto mio complice. E non credere che tutto il
tempo passato lontano da te sia stato una passeggiata. Anche io ho perso un
fratello, finchè non sono riuscito a riavvicinarti. Avrei voluto mettere fine
al tuo dolore, credimi, mi ha fatto veramente male vederti soffrire, ma ti
dovevo proteggere!”.
“Io… Io… Oh al diavolo! Bentornato Draco!” strillò Blaise commosso
abbracciando forte il suo amico.
Improvvisamente un boato squarciò il silenzio. Il momento era arrivato.
Harry riprese il suo posto al centro della sala.
Hermione e Draco al suo fianco, dietro a lui Blaise, Michael e Pansy, tutto
intorno gli altri studenti, i professori, i membri dell’Ordine della Fenice,
gli Auror. Erano pronti.
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Capitolo 21 *** Ready, Set, Go ***
Capitolo 21
§ Cap. XXI – Ready, Set, Go §
La battaglia
finale stava per iniziare. Ormai si era alla resa dei conti.
Voldemort e tutti i Mangiamorte al suo seguito avevano già oltrepassato i
cancelli di Hogwarts e marciavano verso il portone d'ingresso, anche se sicuramente avrebbero
preferito combattere nel parco, all'aperto, dove erano a pari con il nemico.
All'interno del
castello la battaglia sarebbe stata più faticosa, e loro sarebbero stati più
esposti agli attacchi degli occupanti, ma non si sarebbero comunque tirati
indietro.
In un modo o
nell'altro il loro Signore li avrebbe portati ad una grandiosa vittoria.
Nella Sala
d'Ingresso tutti erano pronti per la battaglia finale. Tutto l'Ordine della
Fenice al gran completo e tutti gli Auror erano lì a combattere, al seguito di
Harry Potter, la loro unica speranza di vedere finalmente Voldemort sconfitto e
l'ordine naturale delle cose ristabilito, insieme ad una pace duratura e
meritata.
Tre figure stavano davanti a tutti, pronte a correre fuori all'attacco
all'apertura del portone.
Ready,
set, go!
Harry, Draco, Hermione.
Loro erano lì
davanti al portone, alla testa di tutti, pronti per la battaglia finale. I loro
cuori con i battiti impazziti e l'adrenalina a mille.
It’s time to run
Era arrivato il
momento. Quando i pesanti battenti del portone secolare si fossero aperti, loro
sarebbero corsi incontro al loro destino. Che sarebbe stato di vincitori o di
vinti.
Nessun compromesso per loro. O la libertà o la morte. ‘Le vie di mezzo non sono accettabili’.
Questo diceva il
loro cuore.
The sky
is changing, we are one
Il cielo si
preparava al grande scontro. Tutto si stava oscurando. Delle dense nubi rosso
cupo stavano coprendo il sole, come se si preparassero a far piovere sangue.
Ma il sangue che di lì a poco avrebbe inzuppato il parco di Hogwarts non
sarebbe piovuto dal cielo, sarebbe stato quel sangue che ora pompava furioso
nei corpi di coloro che si preparavano alla battaglia. Che in alcuni casi
sarebbe stato versato da familiari, come era per Draco. Ma non c'era posto per
i sentimenti. In gioco c'era l'equilibrio del mondo magico. In quello scontro
sarebbe stato deciso il futuro di tutta la comunità magica e tutto il potere
derivante. Questi i pensieri dei Mangiamorte. Un figlio, un genitore, erano
sacrificabili in confronto alla vittoria dell'Oscuro Signore.
Harry, Draco ed
Hermione sapevano bene per che cosa combattevano. Non per il loro padrone, non
per il potere, non per la gloria. Combattevano per loro stessi e per il loro
futuro.
Uniti avrebbero vinto. Ed uniti lo erano veramente in quel momento. Erano una
sola entità. Sarebbero scesi in battaglia per combattere con e per gli altri,
non per vincere in nome di qualcun altro.
Together we can make it
La loro forza
era l'unione di intenti. La volontà di combattere per il loro futuro e non per
la vittoria di un padrone che alla fine, se soddisfatto, li avrebbe
adeguatamente ricompensati.
Loro tre e tutte
le persone che dietro di loro aspettavano solo il loro segnale per seguirli in
quella che sarebbe potuta essere la loro ultima corsa verso il futuro e la
libertà.
Ma solo uniti
nella volontà di affermare il loro cuore sul vuoto degli avversari avrebbero
potuto vincere.
Si perchè se da
parte loro avevano i sentimenti a renderli grandi, davanti presto si
sarebbero trovati degli esseri vuoti, dalle anime scure e lacerate, dilaniate.
Degli involucri
al servizio di Voldemort, che per lui avrebbero combattuto, per lui avrebbero
perso la vita. Ma erano degli individui.
Harry e tutti quelli che credevano in lui erano un esercito. Erano un unico
cuore. Erano un unico corpo. Erano un'unica emozione ed un unico sentimento.
Erano un unico scopo. Ed erano un unico sogno. Un mondo libero ed in pace.
While the
world is crashin’ down
I Mangiamorte avevano
infine attaccato il castello. Avevano fatto saltare il portone.
Schegge di legno
volavano impazzite dappertutto, ferendo qualcuno, anche se solo
superficialmente.
I tre ragazzi erano
incolumi, perchè Draco aveva eretto intorno a loro una solida barriera con il
Protego. Ormai il momento era arrivato, non si poteva più rimandare.
Don’t you turn around
Harry gridava
forte di non aver paura perché quella era solo una mossa dei Mangiamorte per
indurli a uscire. Ma loro erano tutti pronti per la battaglia.
Erano tutti
pronti per correre incontro al loro destino.
Harry gridò di concentrarsi su un unico obiettivo, su un unico avversario, senza
pensare ad altro. Fissarsi sul "qui e ora" e fare come se non
esistesse altro.
Nel castello
ormai erano tutti in assetto da battaglia, con la bacchetta in una mano e la
spada nell'altra.
Attraverso lo squarcio nel portone Draco vide suo padre dare ordini e tutta la
rabbia che aveva annegato in un angolo del suo cuore per la vita che l'uomo gli
aveva rubato, riemerse prepotente.
La furia montò in lui che sentì di non riuscire più a contenerla. E conosceva
un solo modo per sfogarla. Attorno a sé eresse una potentissima barriera,
proprio con la magia che suo padre gli aveva insegnato.
Subito una sfera
scura opalescente lo avvolse. Solo lui poteva oltrepassarla, nessuno da fuori
la poteva penetrare, a meno di non usare incantesimi potentissimi che lo avrebbero
lasciato stremato. Chi sarebbe stato così stupido? Qualcuno che si sentiva infinitamente
superiore senza esserlo davvero. Su questo contava Draco.
Con un gesto
secco portò le mani sull'impugnatura delle spade che portava fissate incrociate
sulla schiena e le sguainò contemporaneamente. Per lui niente magia, almeno in
quel momento. La sua sete di sangue e di vendetta chiedeva di essere placata,
così come le lame che stringeva saldamente tra le mani chiedevano di dissetarsi del sangue dei nemici.
Un cenno di
intesa di Harry, a cui subito Hermione e Draco annuirono convinti.
La battaglia inizia
We were runnin’ through the town
our senses had been drowned
no place we hadn’t been before
Una folla si riversò
velocemente fuori del castello di Hogwarts, nel parco incontro al proprio
destino.
Harry, seguito
da tutti gli altri, correva verso i Mangiamorte, sotto quel cielo tinto di
sangue, e tutti sentivano l'emozione del momento. Si sentivano come se avessero
sempre dormito solo per vivere quel momento.
Sapevano cosa
stava per succedere, ma questo invece di spaventarli incendiava il sangue nelle
loro vene, li spingeva a correre più velocemente, a mettere più forza nei loro
incantesimi e nei fendenti che avevano già iniziato a tirare contro i loro
nemici.
Il parco, luogo
notoriamente pacifico e silenzioso, si trasformò in un batter d’occhio in un
campo di battaglia nel quale riecheggiavano urla, stridii, clangori,
maledizioni. Non era più un tempio di pace, per alcuni sarebbe diventato tempio
di morte.
We learnt to live and then
our freedom came to an end
we have to break down this wall
Il mondo prima
di Voldemort era libero. Forse non era perfetto, forse non era felice, ma era
libero.
Ora per la seconda
volta Voldemort rivendicava quel mondo per sé. Voleva sottometterlo al suo
volere. E questo non era accettabile.
Piuttosto la morte che mettere la propria vita nelle mani di quell'essere, che
ormai di umano non aveva proprio più nulla.
Harry sentiva di dover spezzare definitivamente l'esistenza di Voldemort. Doveva
abbattere la sua ideologia anche a costo della vita.
Too young to live a lie
look into my eyes
E
per quanto fosse giovane comprendeva bene quello che andava fatto. Non si poteva
più fare finta di niente. Così come non si poteva vivere sotto l'illusione di
Voldemort.
Perchè quella
sotto di lui non sarebbe stata vita. Sarebbe stata solo un'illusione che la
ricordava molto vagamente.
E tutto questo chi lo affiancava lo leggeva chiaramente nelle sue iridi
smeraldine. Gli stessi occhi di Lily, che tanti anni addietro aveva perso la
vita per donare una speranza a suo figlio e, senza saperlo, a tutta la comunità
magica. Gli occhi in cui si rispecchiava lo sguardo di chi era morto perchè si era
messo sulla strada del Signore Oscuro.
Ready, set, go!
it’s time to run
the sky is changing, we are one
together we can make it
while the world is crashin’ down
don’t you turn around
Ormai era ora di correre incontro al proprio destino e combattere, sotto quel
cielo rosso sangue.
Combattere tutti
insieme per un unico scopo, qualunque cosa fosse successa intorno, credendoci
sempre fino in fondo, comunque fosse andata.
We are looking
back again
on loneliness and pain
never been so wide awake
Guardando indietro, il passato non aveva risparmiato a nessuno di loro dolori e
sofferenze, specialmente a Draco ed Harry. Ma nonostante tutto non si erano mai
sentiti così pronti come in quel momento.
Come se non
avessero fatto altro per tutta la vita che aspettare quel preciso momento.
Pronti per
combattere. Pronti per conquistare ciò che gli spettava di diritto. Pronti ad
affermare i propri sogni. Pronti eventualmente a morire per questo.
Breath slowly in and out
somewhere behind the clouds
I can see the mornin' break
Lentamente respirarono, traendo energia dall'aria circostante, che si era
caricata degli intenti di tutti coloro che si trovavano in quel campo di
battaglia per fronteggiarsi e vincere il nemico.
Ma tutti sapevano che comunque fosse andata a finire, dietro quelle nubi scure,
sarebbe spuntato di nuovo il sole. Sicuramente non sarebbero stati tutti lì a
vederlo, ma il sole sarebbe sorto di nuovo, indipendentemente da loro.
Leave it all behind you now
the final wall is breaking down
we are what it’s all about
nothin can stop us now
Era giunto il momento di combattere, la fine della guerra era arrivata. Quello
che bisognava decidere era il vincitore.
Ma ora che Harry e gli altri erano scesi in battaglia più nulla li poteva
fermare, la forza del loro cuore e dei loro sogni era veramente troppo forte.
Come un'onda prorompente
che rischia di spazzare via gli avversari, ancora prima di toccarli.
Voldemort doveva
essere fermato, allora e per sempre. Questo diceva il loro cuore. E loro lo avrebbero
ascoltato fino in fondo.
I promise you right
now
I’ll never let you down
Harry lo avrebbe ascoltato fino in
fondo. Avrebbe combattuto con tutte le sue forze. Lo aveva promesso agli altri
come a sé stesso. Non avrebbe abbandonato i suoi compagni, ma avrebbe lottato con
tutte le sue forze per la vittoria, per il futuro e per tutti loro. Ma ora il
momento era arrivato.
Ready, set, go
Pronti, preparatevi, si va.
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Capitolo 22 *** The Gladiator ***
Capitolo 22
§ Cap. XXII – The Gladiator §
Un fiume di
persone si riversò velocemente fuori dal portone della scuola i cui detriti
giacevano sparpagliati nel raggio di qualche metro. Per prima uscì una
divisione di Auror che si era schierata davanti ad Harry dinanzi all’entrata,
poi finalmente gli occupanti del castello, alla cui testa stavano Harry, Draco
ed Hermione, affiancati da alcuni professori e seguiti da tutti gli altri.
Presero a correre velocemente per il parco, calpestando l’erba fresca su cui
la rugiada si era tinta dei riflessi di sangue del cielo. Poi pian piano mentre
procedeva nella sua avanzata, il fiume di persone rigurgitato fuori dal
castello prese a disperdersi ed ognuno si ritrovò impegnato nel combattimento
più feroce che avesse mai affrontato nella sua vita.
Harry correva nel parco cercando il suo naturale nemico. Nessuno dei
Mangiamorte si avvicinava a lui, tutti si limitavano a guardarlo...
Voldemort era
stato molto chiaro a riguardo: "Potter è mio! Chiunque oserà lanciargli un
qualunque incantesimo di ritroverà morto prima ancora di avere finito di
pronunciarlo!" aveva sibilato all'ultima riunione dei
Mangiamorte prima di quella battaglia, durante la quale era stata decisa la strategia.
"Degli altri fate tutto ciò che volete, ma ricordate che Potter è solo
mio! Devo essere io ad ucciderlo" ripeté per essere sicuro che il suo
ordine fosse chiaro a tutti. Così come il fatto che avrebbe sicuramente vinto
lui quel duello.
Harry correva
fra i Mangiamorte che gli aprivano il passaggio verso l'Oscuro Signore senza
osare far nulla. E questo fece piacere ad Harry, che non desiderava altro che
scontrarsi con la sua nemesi senza ulteriori ostacoli.
Ad un certo
punto uno dei Mangiamorte, desideroso di farsi notare dal suo signore ma
evidentemente non molto sveglio, attaccò Harry a sorpresa: gli si parò davanti
puntandogli contro la sua bacchetta. Ma Voldemort non scagliava le sue minacce
a vuoto. Neanche il tempo di finire di pronunciare l'incantesimo, ed il
Mangiamorte fu raggiunto alla schiena da un fascio di luce verde. Si accasciò
all'istante a terra come un burattino a cui sono stati recisi i fili. Subito
nell'aria si levò un ruggito assordante.
"POTTER E' MIO! DOVETE LASCIARLO A ME! AVETE VISTO COSA SUCCEDE A CHI
DISUBBIDISCE AI MIEI ORDINI!".
Harry non si fece per nulla intimidire e ricominciò con passo deciso ad andare incontro al proprio destino.
Draco avanzava sicuro roteando le due spade che aveva in mano. Protetto dal suo
scudo si faceva largo tra le fila dei nemici.
Era ormai uscito alla luce del giorno, particolarmente cupa per via della nube
di sangue che aleggiava in cielo, quando un Mangiamorte lo attaccò lanciandogli
contro un potente Stupeficium. Il colpo fece lievemente indietreggiare Draco,
ma fu quasi del tutto assorbito dalla sfera, la cui superficie si increspò
leggermente.
L'uomo, avvolto
nel suo mantello nero, guardò Draco sorpreso dall'inefficacia del suo attacco.
"Spiacente
amico, ma oggi non è proprio il tuo giorno fortunato!" lo schernì il
ragazzo, con lo sguardo illuminato da una furia selvaggia mentre calava un
fendente sul suo avversario.
Il colpo fu parato, ed un'altra maledizione partì dalla bacchetta del
Mangiamorte infrangendosi di nuovo contro la barriera trasparente, lasciandolo
indebolito.
Draco vibrò un
potente colpo che sbilanciò completamente l'uomo facendolo cadere a terra, ma
senza ferirlo. Dal basso, capendo che a quel punto c'era ancora poco da fare,
il Mangiamorte lanciò con tutta la potenza di cui era capace, l'Avada Kedavra.
Subito la luce verde avvolse la bolla intorno a Draco facendola brillare
sinistramente. La superficie si increspò facendo temere che da un momento
all'altro sarebbe scoppiata, permettendo alla maledizione di raggiungere il suo occupante. Ma dopo qualche
secondo di sfrigolii in cui l'Anatema che Uccide si scontrava con la potente
magia dello Scudo, la luce verde si dissolse mentre la bolla tornò al suo
posto come se nulla fosse successo. Il Mangiamorte si accasciò a terra
completamente sfinito e per Draco fu facile infilzarlo con la spada che teneva
nella destra, che quasi subito estrasse dal corpo e ripulì sugli abiti neri del
suo avversario che ai suoi piedi si stava spegnendo.
Una voce
conosciuta alle sue spalle richiamò la sua attenzione. "Draco..."
Hermione avanzava sul campo di battaglia avvolta dal suo guscio scintillante
che rifletteva tutto intorno una luce color sangue, una promessa di morte
per chi si fosse messo sulla sua strada. Combatteva con perizia sia con la
spada che con la bacchetta, sorprendendo molti avversari che non si aspettavano
che una mezzosangue fosse a conoscenza di tali tecniche. Ma in fondo anche lei
si stupiva della naturalezza con cui si destreggiava nel combattimento. Certo
si era allenata tanto, ma un conto era combattere con il suo Bryan al sicuro
nella sala duelli e un conto era rischiare la vita in uno scontro frontale con
un nemico che aveva tutte le intenzioni di uccidere.
Anche lei aveva
iniziato a correre per il campo di battaglia appena uscita dal portone della
scuola e ben presto si era trovata lontana sia da Harry che da Draco. Subito un
Mangiamorte le si era parato davanti e le aveva lanciato contro un Sectusempra.
‘Diretto al sodo’ non potè fare a
meno di pensare Hermione, che prontamente gli rispose con uno schiantesimo che
venne però schivato. Il suo avversario continuò ad accanirsi con la magia,
indebolendosi sempre di più proprio come le aveva detto Draco. Quando il
Mangiamorte fu così debole che a malapena si teneva in piedi le fu anche troppo
facile lanciare il suo schiantesimo che stavolta colpì il bersaglio privandolo
di conoscenza.
“Ma guarda un
po’, hanno mandato la feccia a proteggere la scuola” cantilenò una voce
stridula alle sue spalle, facendole ghiacciare il sudore addosso.
Neville si trovò
davanti nientemeno che il feroce Fenrir Greyback, nella sua forma mostruosa,
che cercava carne fresca per poter saziare il suo appetito, oltre che per
assecondare i suoi sanguinosi istinti. Subito gli si scagliò addosso tentando
con gli artigli di accecarlo per rendere il povero Neville una preda più
facile, ma riuscì solo a graffiarlo in viso lasciandogli dei tagli dai quali
prese a colare del sangue. Neville si era allenato duramente e per quanto non
fosse ai livelli di Draco, aveva qualche asso nella manica. Fenrir si scagliò di
nuovo contro di lui che con un incantesimo non verbale riuscì a scagliare
lontano l’avversario, ma questo non lo placò, anzi lo rese solo più feroce e
con un balzo provò a schiacciarlo con la sua mole possente.
Per
qualche
secondo l’esito dello scontro sembrò scontato, con Neville
destinato a
soccombere al suo fortissimo avversario che non aveva neanche bisogno
della
magia grazie al suo fisico potenziato, ma poi il ragazzo da una tasca
interna del suo mantello prese un sacchetto da cui estrasse una
manciata di una polvere argentata che
lanciò in pieno viso a Fenrir. Questi atterrò a pochi
centimetri da Neville ma
invece di attaccarlo si portò le mani al viso urlando come se
stesse bruciando
vivo. Il ragazzo non perse tempo e lanciò una nuova generosa
manciata della
polvere addosso al lupo mannaro che prese a contorcersi sempre
più
violentemente e poi iniziò a sciogliersi, finché di lui
non rimase a terra che
una poltiglia indistinta. Neville non era certo un valido combattente,
ma
conosceva l’erbologia come pochi e sapeva come estrarre dalle
piante molte
sostanze utili ma anche molti veleni e sostanze pericolose, alcune
delle quali
mortali come quella che aveva appena provato Greyback.
Luna era alle
prese con Antonin Dolohov che all’inizio l’aveva sottovalutata per via della
sua aria svampita, ma che si era presto trovato in difficoltà a causa
dell’acume della ragazza che riusciva a sfruttare ogni piccola debolezza
dell’avversario a suo vantaggio. Certo Dolohov aveva dalla sua la prestanza
fisica, ma non riusciva comunque a sconfiggere l’intelligentissima ragazza che
sembrava leggere le sue mosse direttamente dalla sua mente. E fu grazie a
questa osservazione che capì. Legilimanzia non verbale. La ragazzina sapeva il
fatto suo non poteva negarlo, ma non poteva permetterle di batterlo. Così
sguainò la sua spada in stile spagnolo e con una serie di abili stoccate riuscì
a ferire Luna al costato. La ragazza cadde, con gli occhi sgranati per la
sorpresa fissi sul suo avversario. Dolohov la raggiunse e guardandola
dall’alto le puntò contro la bacchetta ed iniziò a pronunciare l’anatema che
uccide. Ma solo la prima sillaba lasciò le sue labbra prima che uno stiletto
nascosto nella manica di Luna gli si conficcasse nel petto, facendolo
stramazzare disteso a terra accanto alla ragazza, con gli occhi sbarrati ormai
privi di vita.
Severus Piton si
aggirava per il campo di battaglia avvolto nel suo mantello nero ma senza la
caratteristica maschera argentata da Mangiamorte, come se egli stesso non
sapesse bene da che parte schierarsi. Era partito tra le fila di Voldemort, ma
poi aveva preso a colpire i suoi compagni e a schivare tutti coloro che per
difendere il castello lo assalivano senza fare loro davvero male, più che
altro si limitava a neutralizzarli giusto per il tempo di allontanarsi da loro
indisturbato, come se non volesse assottigliare le fila di coloro che seguivano
Harry Potter in quella battaglia. Si aggirava per il campo di battaglia
chiaramente alla ricerca di qualcosa che con suo grande disappunto non riusciva
a trovare. Poi con la coda dell’occhio percepì un guizzo al limite del suo
campo visivo e si voltò velocemente, appena in tempo per cogliere un frammento
di ciò ce stava cercando: Nagini, il serpente di Voldemort. Il Signore Oscuro
aveva sguinzagliato il suo fedele rettile per il campo di battaglia con
l’ordine di scovare Harry Potter e ferirlo gravemente, in modo da poter poi
infierire sul suo avversario. Solo il serpente aveva il privilegio di poter
cacciare Harry, perché Voldemort aveva inserito in Nagini una parte della sua
anima, pertanto era sicuro che avrebbe obbedito ciecamente ai suoi ordini. Era
sicuro che gli avrebbe portato il suo avversario ormai in fin di vita,
lasciando a lui il piacere di spedirlo all’altro mondo. Subito Piton si diede
all’inseguimento del grosso rettile che, non appena scoprì la minaccia gli si
scagliò contro senza nessuna pietà. Piton non fu abbastanza veloce e Nagini lo
azzannò alla giugulare, affondando i sui denti aguzzi in profondità nel collo
ed iniettando il potente veleno. L’ex professore capendo che non gli rimaneva
molto tempo sollevò la bacchetta dalla quale partì un lampo verde che privò
della vita il grosso rettile che si afflosciò a terra come una marionetta a cui
abbiano reciso i fili. Dalla bocca del serpente uscì un denso fumo nero che si disperse
nell’aria mentre Voldemort levava un urlo furioso al cielo sentendo di aver
perso un pezzo della sua anima oltre che un preziosissimo e fedele alleato.
Harry, che si
trovava proprio lì accanto e aveva assistito alla scena, si chinò subito accanto
a Piton e tentò come potè di tamponare la ferita, ma l’uomo aveva qualcosa da
consegnargli prima che la vita lo lasciasse per sempre. “Pren… di… la” riuscì a
rantolare indicando una stilla di cristallo che gli scendeva lentamente da un
occhio. “Pren… di…la” ripeté vedendo che il ragazzo tentennava e sentendo la
vita scorrergli via velocemente. Harry prese dalla tasca una provetta che gli
aveva consegnato Neville, la svuotò velocemente del caustico contenuto e vi
raccolse con delicatezza la lacrima. La sigillò e la mise al sicuro in una
tasca del suo mantello. Semmai fosse riuscito a sopravvivere avrebbe visto ciò
che di prezioso era contenuto in quella lacrima.
“Guar…da…mi” riuscì a dire ancora Piton fissandolo intensamente
negli occhi verdi i suoi occhi neri che nel giro di qualche secondo divennero
vuoti. Harry gli abbassò le palpebre con una mano e poi si rialzò. Non era
sicuro di avere del tutto compreso ciò che era appena accaduto, ma l’importante
era che Nagini non fosse più una minaccia.
Padre e figlio
erano finalmente di fronte.
“Figlio…” disse
Lucius, contento di averlo ritrovato e sicuro che si sarebbe schierato al suo
fianco, alla ricerca della gloria e della vittoria per il Signore Oscuro.
“Ti sbagli, non
sono tuo figlio! Mio padre è morto tanti anni fa, quando ha deciso che il mio
destino sarebbe stato essere un Mangiamorte!”.
“Che stai
diavolo stai dicendo?”
“Semplicemente
che non sono più un pupazzetto da poter comandare a tuo piacimento. Ho
trovato il mio posto nel mondo e ho deciso da che parte stare” gli rispose
Draco.
“Molto bene –
rispose Lucius senza minimamente scomporsi – vorrà dire che allora morirai” ed
evocò il suo scudo verde scuro a proteggerlo, già con la bacchetta in una mano
ed una spada nell’altra. Draco invece combatteva ancora con due spade.
Il duello era
intenso e cruento, i due avversari avevano una tecnica eccellente e delle armi
incredibili. I loro scudi li proteggevano ed ogni volta che venivano attaccati
indebolivano l’avversario. Presto però Lucius riuscì a far cadere al figlio una
delle spade, costringendolo così a prendere la bacchetta per non rimanere
parzialmente disarmato. Iniziarono a volare incantesimi estremamente potenti
che ebbero come effetto di indebolire non solo lo scudo ma anche entrambi i
combattenti. Ma fu lo scudo di Lucius a cedere per primo, così Draco sicuro che
non ci fosse pericolo, scagliò un incantesimo oscuro per ferire gravemente il
padre, ma questi all’ultimo momento riattivò il suo scudo che stavolta andò
davvero in frantumi ma indebolì Draco che cadde in ginocchio
privo di forze. Lucius con lo sguardo ardente roteò la spada e trapassò il
torace di suo figlio facendolo cadere steso a terra e conficcando poi la punta della
lama nel terreno dietro la schiena di Draco. Il ragazzo spalancò gli occhi,
colpito più dalla sorpresa che dal dolore, che non percepiva neanche. Forse
era così forte e lui ne era così sopraffatto che il suo corpo non era in grado di
elaborarlo e di inviare il giusto segnale al cervello.
Lucius si
appoggiò con forza alla spada conficcandola ancora più in profondità nel
terreno e abbassandosi sopra al ragazzo per schernirlo nei suoi ultimi istanti
di vita.
“Ti fa onore
aver finalmente scelto da che parte stare. Peccato che tu abbia scelto la parte
sbagliata. Ma non ti preoccupare, come vedi non ti darò modo di sbagliare
ancora”. Poi gli puntò contro la bacchetta ed iniziò a pronunciare: “Avada…”
Uno scoppio, un
piccolo lampo, gli occhi di Lucius si spalancarono, da un foro nel suo petto
prese ad uscire copiosamente il suo sangue purissimo. Si portò una mano al
petto e poi la guardò per essere davvero sicuro di essere stato ferito.
“Io non.. ti credevo… capace... Non è possibile… Tu mi hai…” poi il
suo sguardo si fece vitreo ed il suo corpo si accasciò a terra. Lucius Malfoy
era morto per mano di quel figlio che lui aveva sempre ritenuto troppo debole, ucciso
da un’arma babbana. “Addio Lucius, ci vediamo all’inferno”.
Draco perse
conoscenza poco dopo ed il suo braccio, prima sollevato verso il petto del
padre si abbatté a terra con ancora stretta in mano una Glock 17 dalla canna
fumante.
Hermione
si
trovava faccia a faccia con Bellatrix Lestrange che di certo non le
lesinava le
maledizioni più oscure e potenti. Così facendo si stava
certamente indebolendo, ma
aveva seriamente danneggiato lo scudo di Hermione, che
all’ennesima maledizione crepitò e poi scomparve come una
bolla di sapone, lasciandola esposta
agli attacchi della sua avversaria resa cieca dalla furia che le
scorreva
nelle vene per il solo fatto di doversi scontrare con una sudicia
sanguesporco
che infestava in suo mondo. Hermione si difese come meglio poté,
ma la donna era veramente forte e riuscì a farle volare via di
mano la spada. Il
duello riprese ancora più serrato, con Hermione armata della
sola bacchetta,
che si difendeva riuscendo a tirare solo pochi incantesimi di attacco
che
andavano per lo più a vuoto, abilmente parati da Bellatrix. Poi
Hermione vide
qualcosa alle spalle della sua avversaria, qualcosa che si dimenava
violentemente, ed una luce di speranza di accese finalmente nei suoi
occhi.
Iniziò a portare attacchi più serrati contro Bellatrix,
abbassando quindi le
sue difese e ricevendo numerose ferite, la maggior parte delle quali
comunque
lievi. Riuscì a spingere all’indietro la sua avversaria
che le scagliò contro
un Sectusempra che la colpì alla spalla dove si formò un
profondo taglio che
iniziò a sanguinare. “Il tuo lurido sangue si rimescola
finalmente con la melma
dalla quale proviene” prese a cantilenare con voce stridente
Bellatrix che però
non ebbe il tempo di godersi lo spettacolo perché un grosso ramo
nodoso del
Platano Picchiatore sferzando l’aria la centrò sulla testa
e la spazzò via,
facendola malamente atterrare su una formazione di rocce aguzze che
sbucavano
dal terreno poco distanti dal punto in cui giaceva Hermione.
Harry giunse
infine al cospetto di Voldemort, sapendo che al massimo solo uno dei due
sarebbe sopravvissuto. E se la sorte peggiore fosse toccata proprio a lui,
Harry avrebbe fatto qualunque cosa per portare Voldemort con sé dall’altra
parte. Presero a studiarsi girando in tondo, poi all’improvviso le maledizioni
iniziarono a volare tra i due avversari con un ritmo serratissimo e con una
violenza inaudita. Harry cercava di difendersi mentre l’unico intento di
Voldemort era la completa distruzione del suo avversario affinchè non rimanesse
traccia della sua esistenza. Non si limitava a scagliare potenti maledizioni
oscure, ma scatenava contro di lui tutta la furia che gli scorreva nelle vene.
Con incantesimi non verbali appellò tutte le rocce piccole e affilate che si
trovavano del parco scagliandogliele contro con forza. Una di queste rocce
centrò Harry alla testa, coprendogli di sangue parte del viso. Il ragazzo sentì
un forte bruciore alla tempia, il punto in cui era stato colpito, e poi la
vista iniziò ad offuscarglisi mentre tanti bagliori occupavano il suo campo
visivo.
A quel punto
l’anziano mago prese a scagliargli contro dei globi infuocati. Si trattava di
fuoco magico: Voldemort era ricorso all’Ardemonio per eliminare il suo nemico e
continuò a bersagliarlo con questa tempesta di fuoco finché Harry si ritrovò
circondato e senza nessuna via di fuga. Il fuoco lo investì in pieno ed Harry
tenne fede al giuramento che si era fatto appena pochi minuti prima. Stava
bruciando vivo, ma trovò comunque la forza di volontà di lanciarsi addosso a
Voldemort che venne colto di sorpresa da quella mossa e si ritrovò ad ardere
anche lui per il suo stesso incantesimo. Ma a differenza di Tiger lui era un
mago molto potente e sapeva quindi come estinguere quelle fiamme che si
dissolsero poco dopo in una nuvola di fumo. Ma ormai Harry si era gettato su di
lui e non aveva intenzione di lasciarlo finché aveva fiato in corpo. Voldemort
aveva perso la bacchetta, bruciata dall’Ardemonio, ed Harry stringeva più forte
che poteva le mani attorno al suo collo finché Voldemort non perse i sensi.
Allora si affrettò a recuperare la sua spada e a conficcargliela esattamente
nel cuore con le poche forze che gli rimanevano, per poi cadere a terra anche
lui, vittima delle profonde ferite subite.
Un rombo cupo si
levò dal corpo dell’Oscuro Signore che si trasformò in una densa nube di fumo
nero che come dotata di vita propria iniziò a percorrere a forte velocità tutto
il campo di battaglia liberando per l’aria un lamento straziante per le
orecchie, come quello delle banshee.
La battaglia era
finita.
La guerra era
finita.
Le dense nubi si
dissolsero lasciando che i raggi del sole accarezzassero il parco del castello
le cui rovine bruciavano in lontananza. Ma la terra non mutò colore e restò
rossa, impregnata del sangue di tutti coloro che quel giorno avevano
valorosamente combattuto ed erano caduti, da una parte e dall’altra. Draco,
Hermione, Harry, erano tra coloro che non si erano uniti ai festeggiamenti,
riversi a terra, mentre il loro sangue bagnava l’erba come una calda e densa
rugiada che dissetava la terra sempre avida di vita.
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Capitolo 23 *** Healing Rain - Epilogo ***
Capitolo 23
§ Cap. XXIII – Healing rain -
Epilogo §
L’aria fresca
gli sfiorava il viso, una leggera brezza che lo accarezzava dolcemente. Aprì
gli occhi ma riusciva a vedere soltanto una soffice nebbia simile ad ovatta tutta
intorno a lui, come ad offrirgli un morbido riparo da ogni cosa. Tutto ciò che
vedeva era candido, ma non ne era accecato, nulla era eccessivo, nulla lo
disturbava, sembrava anzi che la natura si adattasse come meglio poteva ai suoi
desideri e bisogni. Anche il silenzio non era assordante, interrotto dal dolce
fruscio della brezza nelle orecchie, giusto quel tanto perché la mancanza di
suoni fosse solo rilassante e non opprimente. Era seduto, se ne accorse quando
prese coscienza del suo corpo. Era seduto e con le mani teneva saldamente il
manico della sua scopa. Stava volando quindi, e non era il vento ad
accarezzarlo ma era lui a fendere dolcemente l’aria mantenendo una velocità
moderata. Sentiva l’umidità sul viso e percepiva il fresco odore di quella
nebbia che nonostante gli impedisse una visuale ampia e nitida sembrava stare
lì solo per avvolgerlo in un dolce abbraccio. In lontananza scorse le sagome
scure di tre anelli fissati alla sommità di tre aste: si trovava evidentemente
in un campo da Quidditch. Decise quindi di atterrare e quando smontò dalla
scopa i suoi piedi mossero alcuni passi su di un prato verde chiarissimo per
via della brina che ricopriva i fili d’erba come una fragile guaina. Si guardò
intorno e vide che quello strano stadio era provvisto di gradinate di marmo
bianco, lisce e solenni.
Tutto attorno a
lui era bianco ed apparentemente freddo, ma non era gelo quello che sentiva,
solo un fresco ristoratore, una sensazione di calma e serenità come non provava
da tanto, forse troppo tempo. Mosse qualche passo verso una delle estremità del
campo accompagnato dal fruscio dei suoi passi che sfregavano contro il morbido
tappeto intarsiato di cristalli di ghiaccio, e pian piano dalla nebbia,
leggermente più rada a terra, emerse una sagoma, sicuramente umana, vestita con
un abito candido, da cui riceveva una sensazione rassicurante. Avvicinandosi
riuscì a distinguere i ricami argentati che impreziosivano la veste di quello
che era sicuramente un uomo data la lunga barba fluente, finchè non ritrovò due
occhi azzurri che tante volte lo avevano scrutato con affetto da dietro un paio
di occhiali a mezzaluna.
“Salve Harry”
disse l’uomo.
“Buongiorno
professor Silente” rispose il ragazzo rasserenato da quell’incontro.
Silente mosse giusto
qualche passo per osservare ciò che lo circondava poi chiese: “Dove siamo?”.
“In uno stadio
da Quidditch, credo, ma non ne ho mai visto uno simile. Sembra una scultura per
quanto è bello”.
“Immagino che il
volo per te significhi molto se hai deciso di portarmi qui”.
Harry annuì, poi
mise a fuoco un particolare. “Portarla qui? In che senso?”.
“Beh sei stato
tu a richiamarmi e a scegliere il luogo dell’incontro”.
“Richiamarla? E
da dove?” chiese Harry sempre più disorientato da quella conversazione che per
lui aveva dell’assurdo. “Non so neanche dove siamo”.
“Dove eri prima
di ritrovarti qui?” gli chiese Silente placidamente.
Harry cercò di
mettere a fuco qualche ricordo poi delle immagini gli salirono alla memoria
come flash. Hermione e Draco accanto a lui insieme a decine di altri, un
pesante portone di legno che veniva ridotto in mille pezzi, il cielo rosso
sangue sopra di lui, un parco nel quale di combatteva e si moriva, due occhi
pieni di odio che lo fissavano da un volto mutilato, un bruciore così intenso
da polverizzarlo sul posto, una spada conficcata nel cuore del suo nemico, la
comprensione che tutto era finito.
“Quindi immagino che il
volo rappresenti una parte importante della tua personalità” disse Silente
interrompendo quel silenzio carico di ricordi e riflessioni.
Harry annuì.
“Rappresenta la mia libertà. Lassù non sono il Prescelto, il Ragazzo
Sopravvissuto o chissà cos’altro, sono solo un ragazzo, niente di più e niente
di meno”.
“Credo che tu
abbia ragione. Io non lo ricordo più, è così tanto tempo che non volo più in
sella ad una scopa…”
“Qui ne avrà
occasione se vorrà, professore”.
Silente si
abbandonò ad una sommessa risata divertita. “Questo è il tuo sogno Harry, qui
sei tu il protagonista, non io”.
*“Il mio sogno? Vuol dire che tutto questo sta succedendo solo nella mia testa e che non è
vero?”
“Certo che sta
succedendo dentro la tua testa, Harry. Ma perché diavolo dovrebbe voler dire
che non è vero?”. *
Il ragazzo
rimase sconcertato e riprese a guardarsi intorno, notando che la nebbia
sembrava essersi leggermente diradata. “Cosa succederà adesso?”
“Non lo so con
precisione, questi sono i tuoi pensieri, ma credo che dovresti decidere se
tornare indietro o andare oltre”.
“Cosa mi aspetta
oltre?” chiese inaspettatamente Harry.
Silente alzò un
braccio, indicandogli l’ingresso al campo, dove apparvero due sagome: James e
Lily abbracciati e sorridenti. Harry rimase pietrificato da quella vista.
Tutto ciò che aveva sempre desiderato era ad un passo, aveva sconfitto
Voldemort per sempre ed aveva la possibilità di riunirsi finalmente con la sua
famiglia, nessuno gliel’avrebbe più strappata. Guardò Silente che gli restituì
uno sguardo sereno ed un sorriso, poi mosse un passo ed un altro ed un altro
ancora, finché un singulto alle sue spalle non lo fece bloccare. Si girò
trovandosi davanti l’ombra evanescente di Hermione che piangeva per lui. Poco
dopo apparve anche Pansy e poi Neville, Blaise, perfino Draco, e via
via tutte le persone che gli volevano bene.
Harry si girò di
nuovo verso i suoi genitori e notò che anche accanto a loro stavano comparendo
altre figure. Sirius, poi Lupin, Tonks, tutti quelli che lui considerava parte
della sua famiglia, che lo guardavano sorridenti e che erano decisamente più
consistenti delle ombre tristi che stavano alle sue spalle. Una scelta
difficile. Da una parte l’amore sicuro della sua famiglia, per sempre,
dall’altro un futuro incerto e magari non sempre felice.
“Loro saranno
sempre qui ad aspettarmi, vero?” chiese a Silente che rispose con un sorriso
sereno.
“Ma certo Harry,
loro saranno sempre qui ad aspettarti, per tutto il tempo”.
Harry annuì e
poi si diresse verso l’entrata dello stadio dove lo aspettavano tutte quelle
persone care davanti a cui si fermò.
“Mi riunirò
certamente a voi, ma non adesso”.
Lily allungò un
mano per accarezzargli i capelli dolcemente “Saremo qui per accoglierti”.
Poi il gruppo si
aprì in due ali permettendogli di passare e di uscire da quello strano stadio,
ed in quel momento tutto venne investito da una luce accecante.
Un tremolio delle
palpebre annunciò che era prossimo al risveglio ma nessuno nella stanza vi fece
caso, ognuno era assorto nei propri pensieri e nello stesso tempo concentrato nello
sforzo di tenere sgombra la mente perché immagini cruente non potessero
riaffiorare. E d’altronde lui decise di non svelare subito che si era svegliato
e di riprendere contatto con la realtà solo poco a poco, socchiudendo gli occhi
quel tanto che gli serviva per avere un’idea di dove fosse e soprattutto con
chi, e poi restare lì ad ascoltare.
Nella stanza regnava
incontrastato il bianco: il soffitto, le pareti, perfino le piastrelle
quadrate, tutto era bianco, così come le lenzuola e le strutture metalliche dei
letti, gli infissi delle finestre, le tende ed i mobili. Tutto così pulito,
tutto così asettico, tutto così impersonale, ma anche puro, senza macchie.
Hermione era
seduta su una seggiola dall’aria piuttosto scomoda e con la mano libera teneva
quella del suo ragazzo. L’altra era immobilizzata contro il petto da una
fasciatura che le bloccava completamente il braccio a partire dalla spalla, affinché
la profonda ferita che si era procurata durante la battaglia non si riaprisse e
riprendesse a sanguinare.
Draco era
sdraiato su uno dei due letti con una grande fasciatura che gli copriva
completamente il torace al centro del quale si allargava una macchia rosa
antico. La sua ferita era molto profonda ed era stata inferta con un’arma
impregnata di magia oscura. Ci sarebbe voluto del tempo prima che si
rimarginasse e ancora di più per far si che guarisse completamente. Gli sarebbe
comunque rimasta per sempre la cicatrice, ma era un buon compromesso per essere
ancora vivo.
Sulla parete di
fronte ai letti, un divanetto bianco e scomodo, come è prerogativa di ogni
accessorio d’arredamento di un ospedale, magico o babbano che sia, ospitava
Pansy che stava seduta in una posa rilassata ed osservava il cielo azzurro
fuori dalla finestra senza vederlo realmente, mentre accarezzava distrattamente
la testa di Blaise che si era addormentato sulle sue gambe.
La porta si
aprì, calamitando l’attenzione di coloro che erano svegli sul nuovo arrivato. Michael
entrò portando tra le braccia un grosso mazzo di fiori coloratissimi e dal
profumo intenso, che sistemò in un grosso vaso sul comodino al centro dei
letti.
“Scusate ma
tutto questo bianco è davvero opprimente, non lo sopporto più!" si giustificò
davanti agli sguardi incuriositi degli altri che subito si esibirono in un
cenno di assenso.
Poco dopo fece
il suo ingresso anche Neville, che si muoveva faticosamente con le stampelle a
causa di una pesante ed ingombrante fasciatura che gli ricopriva interamente la
gamba destra, sorretto da Luna che lo accompagnò delicatamente verso un altro
divanetto che era stato fatto comparire da Hermione sotto la due finestre.
“Ciao a tutti –
esordì Luna – spero che i toffolotti non vi abbiano dato troppo fastidio”.
Tutti si
guardarono straniti, poi fecero cenno di no con la testa sorridendo.
“Meno male –
continuò la ragazza – di questa stagione il pelo si allunga e si impregna di una
fastidiosissima polvere starnutifera. Però sono tanto carini con quella
pelliccetta azzurra e verde…”.
“No Luna
tranquilla, non ci sono toffolotti qui” le rispose gentilmente Hermione senza
mai lasciare la mano di Draco.
“Oh ciao Harry,
sei sveglio da molto?” chiese poi Luna guardando verso il letto del ragazzo che
faceva finta di dormire. A quel punto Harry dovette aprire gli occhi e svelare il suo piccolo inganno.
Pansy balzò in
piedi facendo malamente cadere a terra Blaise ma senza accorgersene. “Sei…
sveglio?!? E da quanto?” chiese avvicinandosi a lui con ampie falcate ed uno
sguardo torvo.
“Qualche minuto”
confessò Harry con voce rauca, visto il tempo che era trascorso dall’ultima
volta che aveva parlato. Tutti subito si raccolsero attorno al suo letto, anche
Hermione, e a Draco non rimase che emettere un sonoro sbuffo tanto per
segnalare il suo disappunto per essere stato totalmente dimenticato.
“Ehi, fatemi
vedere il principino!” rise Harry facendo cenno di spostarsi ad un paio dei
suoi amici.
“Non sei
divertente Potter!” rispose acido
Draco calcando sul cognome ed incrociando le braccia al petto, salvo poi
esordire con un guaito di dolore per non essersi ricordato della ferita che
portava al torace.
Harry scoppiò in
una risata roca ma sentita. “Tu invece si, e anche parecchio”.
Anche Draco si
mise a ridere, comprendendo la comicità della situazione, ma se ne uscì con un
altro gemito per il dolore.
“Che ti è
successo, furetto?” chiese Harry incuriosito.
“Lucius ha
deciso di trasformarmi in uno spiedino umano…” rispose Draco laconico. Harry
non capì cosa volesse dire, guardò Hermione ma lei scosse la testa facendogli
capire che non era il momento adatto.
“Quanto tempo ho
dormito?”
“Quasi due
settimane. Quando ti hanno ritrovato avevi una brutta ferita alla testa e delle
ustioni molto profonde su tutto il corpo. – Harry si tastò il viso e poi si
guardò le mani – I medimaghi hanno preferito tenerti in stato di incoscienza finché
la pelle non si fosse rigenerata, in modo che non provassi dolore” gli spiegò
Hermione. In effetti la pelle del suo corpo era rosa ed aveva l’aspetto molto
delicato, come il sottile strato che si forma quando una ferita si rimargina.
Tuttavia non aveva cicatrici, se non quella sulla fronte, i medimaghi avevano
fatto un gran bel lavoro non c’erano dubbi.
Come se si
fossero dati un segnale tutti i presenti iniziarono a fare domande ad Harry ed
a strapazzarlo con abbracci e pacche sulle spalle, finché il colorito del
ragazzo non divenne verdognolo, non più abituato a tutta quella confusione e
soprattutto ancora debilitato.
“Ma lo lasciate
respirare? Altrimenti tanto valeva che lo facesse fuori Voldemort!” sbottò
acido Draco, ma l’effetto fu immediato, tutti si staccarono dal letto e
ripresero i loro precedenti posti, tranne Pansy che si avvicinò con una sedia,
lasciando finalmente respirare il povero Harry.
“Grazie Malfoy”
disse aggiustandosi gli occhiali che nel marasma gli erano finiti di traverso.
“Ma come, non
avevi detto di usare i nostri nomi?” lo prese in giro Draco.
“Hai ragione, ma
ammetterai che è strano che proprio noi ci chiamiamo per nome e facciamo gli
amiconi”.
“Magari non ci
ritroveremo la sera al bar a scolarci boccali di burrobirra, ma direi che
possiamo mantenere un rapporto civile come abbiamo fatto negli ultimi mesi”.
“Si mi sembra
un’ottima idea”. Harry rimase in silenzio qualche minuto, poi se ne uscì con
una domanda che gli ronzava in testa da prima della battaglia.
“Si può sapere
perché diavolo hai messo su tutta questa farsa? Insomma posso capire che ti
volessi nascondere, ma poi perché tornare qui? E’ stata la cosa più idiota che
potessi fare. Davvero Draco”.
Il ragazzo si prese qualche secondo per riordinare le idee, poi fece un profondo sospiro ed iniziò a parlare.
“E’ nato tutto
per caso, non avevo programmato niente. Voi non sapete… non avete idea… La vita
a Malfoy Manor insieme a Voldemort era un vero incubo. Eravamo prigionieri e
sorvegliati a casa nostra. Vivevo col costante terrore che uccidesse i miei
genitori, che uccidesse me. Poi ci ho fatto l’abitudine. All’idea di morire intendo.
Ma non a quella che potesse uccidere mio padre o mia madre. E Bellatrix di
certo non aiutava. Anzi a volte era lei stessa a minacciare sua sorella tanto
per farsi bella agli occhi dell’Oscuro. Ad un certo punto ho perfino cominciato a
desiderare di morire, almeno non avrei più vissuto tutto quell’orrore,
quell’angoscia, quel dolore.
Sono andato
avanti così fino alla notte della Torre di Astronomia, fin quando non ho visto
il corpo di Silente cadere nel vuoto. E’ stato allora che ho avuto l’idea”.
Draco si fermò e
guardò fuori dalla finestra perdendosi nei ricordi che riviveva nel suo
racconto. Fu una stretta affettuosa alla mano che lo riportò al presente.
Guardò intensamente Hermione negli occhi, poi prese un profondo respiro e
continuò il suo racconto.
“Ho visto il
corpo di Silente disteso nell’erba e poco lontano quello di un Mangiamorte, e
mi sono chiesto perché a lui era stato concesso di morire e smettere di vivere
quell’incubo mentre io ero condannato a continuare ad andare avanti. La mia mente ha sovrapposto
il mio viso a quello di quell’uomo ed in quel momento ho deciso che Draco
Malfoy sarebbe morto. Sono scappato dalla torre, sono fuggito davanti a tutti,
avevo poco tempo e dovevo fare le cose per bene. Ho raggiunto il corpo e l’ho
trasfigurato, facendogli assumere le mie sembianze. Gli ho messo addosso la mia
divisa mentre io indossavo i suoi abiti per potermi mimetizzare meglio tra i
Mangiamorte che si allontanavano dalla scuola e per confondermi meglio nella
notte. Mi sono assicurato che nessuno mi avesse visto, poi sono fuggito,
cercando di mettere più distanza possibile tra me ed il castello di Hogwarts.
Ho vagabondato per un po’ non sapendo dove andare. Non potevo neanche farmi
riconoscere, altrimenti mi avrebbero portato da Voldemort con l’accusa di tradimento
e avrei condannato i miei genitori . I miei genitori… E pensare che mio padre
ha tentato di uccidermi durante la battaglia” disse con amarezza.
“Draco, te l’ha
spiegato Narcissa quando è venuta a trovarti, che Lucius dopo la tua morte è
impazzito. Si è trasformato in una macchina assassina alla ricerca di vendetta
nei confronti di chi aveva ucciso il suo amato figlio” gli disse Hermione con
dolcezza.
“Ha tentato di
uccidermi!” ribatté seccamente Draco.
“Non era in sé,
e per di più era in preda allo shock di ritrovarsi davanti una persona che
credeva morta. Magari potevi aver preso la polisucco ed essere qualcun altro.
Non lo giudicare troppo severamente”. Draco non rispose e si limitò a fissare
ostinatamente la finestra.
“Che cosa hai
fatto allora, dopo che sei scappato, se non potevi tornare a casa?” chiese
Harry per spezzare la tensione.
“Ho cambiato il
mio aspetto, ho cercato di rendere il mio viso irriconoscibile per chiunque, ed
in quel momento è nato Bryan Akira Hope”
“Hope, come la
speranza, Bryan, nobile nella lingua celtica, Akira, richiama la luce in
giapponese. Non c’è che dire, ottima scelta” disse Luna con naturalezza.
Draco si limitò
ad annuire, poi riprese il suo racconto.
“Non sapevo dove
andare…”
“Avresti potuto
chiedermi aiuto!” fu bruscamente interrotto da Blaise che lo guardava con aria
furiosa.
“No ti avrei
solo messo in pericolo. Se mi avessero trovato ci avrebbero uccisi entrambi,
credimi”.
“Tu non ti sei
fidato, ecco la verità! Non ti sei fidato allora e non ti sei fidato neanche
dopo a scuola!” sbottò Blaise che si alzò ed uscì dalla stanza sbattendo
violentemente la porta.
Draco si
abbandonò sul cuscino e si portò le mani sul viso con un gemito di
frustrazione.
Pansy lo fulminò
con lo sguardo poi uscì dalla stanza alla ricerca del suo amico. Forse era
l’unica che poteva farlo ragionare perché comprendeva esattamente i suoi
pensieri visto che erano gli stessi che frullavano nel cervello di lei.
“Mi sono
nascosto, ho fatto la vita del vagabondo per un po’. Però sono andato al mio
funerale. Ero curioso di vedere chi sarebbe venuto a piangere davvero per me, e
poi dovevo mantenere vivo l’incantesimo di trasfigurazione su quel corpo. Gli
sono rimasto accanto abbastanza a lungo da recitare un incantesimo piuttosto
duraturo fingendo invece di pregare, e a quanto pare almeno in questo ho avuto
successo. Poi sono fuggito all’estero, sono andato in Bulgaria, da Karkaroff,
un vecchio amico di Piton, e l’ho convinto a nascondermi per un po’ in nome
dell’amicizia nei confronti di Severus, ma non ha mai saputo chi fossi
veramente. Lì ho approfondito la conoscenza delle arti oscure, del
combattimento all’ultimo sangue. Lì ho anche trovato le motivazioni per
arrivare ad uccidere, lì ho capito chi ero veramente, proprio quando non
avevo il mio aspetto e fingevo di essere qualcun altro. Via via che continuavo
i miei studi e prendevo sempre più coscienza di me, sentivo che era arrivato il
momento di tornare a casa e di affrontare la realtà. Non avendo però istinti
suicidi ho deciso di tornare nel luogo che per me sarebbe stato più sicuro e
nel quale speravo di trovare le persone a me più care” nel dire questo sollevò
lo sguardo e lo puntò con decisione negli occhi dei suoi due amici che stavano
in piedi appoggiati allo stipite.
“Come vedete non
sono venuto da voi, è vero, ma sono tornato per voi”.
Blaise non disse
nulla, in modo da non doversene pentire più in là, ma rientrò nella stanza e si
sedette di nuovo sul divanetto, questa volta con una posa piuttosto rigida.
Accanto a lui si sistemò Michael che gli diede un paio di pacche sulla spalla
per tirarlo su.
“Quindi la tua
bacchetta non si trovava perché ce l’avevi tu” osservò Harry.
“Quella è stata
una pecca nella messinscena, ma era troppo rischioso abbandonare la mia
bacchetta, mi sarei ritrovato disarmato e circondato da nemici.
Quando poi sono
tornato a scuola, ho scoperto che tu avevi deciso di indagare sulla mia morte
ed io ovviamente non potevo permettertelo perché rischiavi di far saltare la
mia copertura. Avevo preso moltissime precauzioni, avevo cambiato il mio
aspetto, mi ero perfino reso indisegnabile in modo che non fosse possibile
scoprire la mia vera identità neanche con la magia, ma tu rischiavi di mandare
a monte tutto. Quando poi ho scoperto che per giocare al piccolo investigatore
oltre a mettere in pericolo la mia vita lo facevi anche con quella delle
persone a cui volevo bene e delle persone a cui mi stavo legando, beh lì non ci
ho visto più e ho avuto la seria intenzione di farti fuori, davvero. Forse devi
la tua sopravvivenza fino a questo momento solo all’intercessione di Hermione
che ha cercato di farmi vedere i tuoi lati positivi. Ha affrontato un’impresa
titanica, poverina!” disse battendole qualche delicata pacca sulla mano e
ricevendo in cambio una linguaccia che fece scoppiare a ridere tutti.
“Ecco perché
conoscevi il duello con la spada” esordì Neville, della cui esistenza tutti si
erano dimenticati visto che era restato perfettamente in silenzio e immobile fino
a quel momento.
“Si, nella mia
famiglia si impara a duellare fin da bambini in modo da padroneggiare
quest’arte una volta adulti”.
“Ma cosa
vogliono dire le due lettere incise sulla lama?” chiese allora Hermione
incuriosita.
Draco allungò la
mano sul comodino e prese la catenina con il ciondolo, osservandolo per qualche
secondo appeso tra le dita, poi lo strinse nel palmo ed evocò la sua spada.
Dall’elsa si formò una lama di cristallo lucente e dritta, non più la terribile
arma uncinata che era stata fino a poco tempo prima, ma una semplice spada,
adatta ad un ragazzo che aveva finalmente trovato la pace. Proprio sotto l’elsa
erano incise le due lettere gotiche S.P. che Draco accarezzò con le dita.
“La spada la
fece forgiare mio padre e vi fece incidere queste due lettere perché non
dimenticassi che per la nostra famiglia le cose più importanti erano il potere
ed il prestigio. Slyherin Prince, questo dovevo essere, prima ancora di essere
Draco Malfoy”. Draco riportò la spada alla forma originaria di cristallo che
ripose di nuovo sul comodino accanto al suo letto.
“Quando ho
scoperto delle indagini che avevate deciso di fare sulla mia morte mi sono reso
conto che potevate scatenare un casino e parecchia gente avrebbe rischiato
inutilmente la vita. Non potevo credere che San Potter in persona avesse deciso
di chiedere giustizia per il suo nemico di sempre. E così oltre a preoccuparmi,
sono anche dovuto correre ai ripari. Ho fatto sparire il corpo che giaceva
nella mia tomba, perché chiunque fosse andato a controllarlo avrebbe trovato
un’altra persona. Quell’incantesimo per quanto potente non è eterno. Ho dovuto
anche manomettere il rapporto degli Auror e vi assicuro che non è stato
facile. Per fortuna sono un vero mago con i Confundus! – affermò compiaciuto
guadagnandosi però un’occhiataccia dalla sua ragazza – E quando poi mia madre
ti ha detto del Voto Infrangibile, lì ho veramente temuto che avreste scoperto
tutto. Severus non era morto, semplicemente perché aveva fatto tutto quanto era
in suo potere per proteggere la mia vita, soprattutto dal momento che non ero
davvero morto. Sinceramente lo rimpiango, era un grande uomo. E’ vero, ha
ucciso Silente, ma glielo aveva chiesto il preside in persona tempo prima
sapendo che era condannato da una maledizione che lo aveva colpito. E poi lo ha
fatto anche per difendere me, perché non mi succedesse niente. Lo avete sempre
disprezzato e sottovalutato ma era l’uomo migliore che abbia mai conosciuto”.
“Hai ragione, è
stato un grande uomo. Alla fine ha fatto saltare la sua copertura per uccidere
Nagini prima che il serpente mi raggiungesse. Si è sacrificato perché potessimo
vincere questa guerra” intervenne Harry, poi istintivamente si tastò la tasca ma
non indossava più i vestiti che aveva durante la battaglia ed un vago senso di
panico si impossessò di lui.
“Tranquillo ce
l’ho io” disse Pansy tirando fuori dalla tasca la fialetta contenente la
lacrima di Piton, al che Harry tirò un sospiro di sollievo mentre si
riproponeva di vedere quel ricordo al più presto.
“Domenica
mattina ci sarà una cerimonia in suffragio delle persone che hanno perso la
vita in questa terribile guerra. Non so se troverò la forza di andare, anche se
vorrei con tutto il cuore, per dare l’ultimo saluto a tante persone a noi
care”.
“Chi… chi è
morto?” chiese Harry deglutendo e stringendo le lenzuola nei pugni così forte
da farsi sbiancare le nocche.
E mentre i
ragazzi facevano un lungo elenco i volti di Lupin, Tonks, Fred, Colin e tanti
altri passarono davanti agli occhi di Harry, dai quali scesero due grandi
lacrime che lui non si curò di trattenere e che si infransero contro il
lenzuolo. Nessuno lo prese in giro perché gli altri erano nelle stesse
condizioni. Perfino Draco aveva gli occhi lucidi ed accarezzava dolcemente i
capelli di Hermione che piangeva con rumorosi singhiozzi con il busto
totalmente appoggiato alle gambe del suo ragazzo, nascondendo il viso contro le
coperte.
“E’ morto anche
il professor Thunder” disse Draco dopo diverso tempo per spezzare quel silenzio
così pesante. Hermione alzò finalmente la testa dalle gambe del ragazzo.
“Addosso gli
hanno trovato una treccia di capelli chiarissimi intrecciati con altri capelli
biondi ma più scuri. Adesso è insieme alla sua Grace” terminò Hermione facendo
nascere un’espressione serena sul viso di Harry, che chiese poi: “Che ne è
stato del corpo di Voldemort?”.
“Si è
completamente dissolto, non è rimasto nulla. Non sarà possibile resuscitarlo
un’altra volta” rispose Blaise intuendo i pensieri dell’amico.
“E gli altri
Mangiamorte?”
“Quelli che sono
sopravvissuti alla battaglia adesso sono rinchiusi al sicuro ad Azkaban e non
ne usciranno tanto presto” disse duro Draco.
Harry si limitò
ad annuire e a stringere la mano di Pansy, trascinandola fino a farla sedere
sul suo letto accanto a lui per abbracciarla forte.
Anche Hermione
si accoccolò contro il corpo di Draco che per quanto debilitato gli trasmetteva
comunque sicurezza. Luna e Neville si strinsero la mano e si guardarono con occhi
dolci finchè Blaise sbottò piagnucolante: “Non è giusto voi state tutti
insieme! E io sono rimasto da solo, non c’è nessuno che mi voglia abbracciare o
che mi faccia gli occhi dolci!”.
Michael, seduto
accanto a lui, si allungò verso il vaso di fiori e ne estrasse una bellissima
rosa rossa che porse a Blaise sbattendo furiosamente le ciglia. “Se vuoi ci
sono io” gli disse con voce seducente prima di sbottargli a ridere in faccia,
guadagnandosi un poderoso pugno sulla spalla.
“Molto
divertente Corner, davvero molto divertente” rispose Blaise con un ghigno
sadico che non presagiva niente di buono.
Harry guardò
tutti i suoi amici, passando in rassegna quell’improbabile combriccola che si
era formata e che lo aveva accompagnato durante tutti i momenti più importanti
degli ultimi mesi, che aveva sempre creduto in lui e che lo aveva sostenuto.
Era grato ad ognuno di quei ragazzi perché gli aveva dato qualcosa, lo aveva
arricchito dentro. Poi con un gesto sbadato si sfiorò la fronte.
Non sentiva
nessun fastidio, non sentiva niente.
*La cicatrice non
gli faceva male. Andava
tutto bene.*
FINITE
INCANTATEM
Madame's Space:
la fine è arrivata anche per questa storia. La più lunga
che io abbia mai scritto, ma anche la più complicata e la meno
seguita. Tuttavia ho deciso di completarne la pubblicazione per
chiudere definitivamente con un lungo periodo della mia vita. Se avete
osservazioni o critiche costruttive come al solito sono a vostra
disposizione. Tuttavia vorrei chiedervi un consiglio. Nell'intento di
mantenere il mistero non ho indicato tra i personaggi la coppia
principale, tuttavia vorrei sapere se secondo voi è il caso,
visto che tanto la vera identità di Bryan è il segreto di
Pulcinella e l'avete scoperta tutti subito.
Vorrei segnalare inoltre la presenza di due citazioni riprese dai Doni della Morte, comprese tra due asterischi.
Bene, non mi resta che salutarvi tutti.
A te che hai accompagnato i miei personaggi nella loro avventura.
A te che hai partecipato al mistero e alla sua soluzione.
A te che hai passato il tuo tempo leggendo la mia storia.
E a tutti coloro che hanno creduto nella magia.
Disclaimer: i personaggi
citati, ad eccezione di Bryan Hope, Mathias Thunder e Grace Malfoy, non
mi appartengono, ma sono di proprietà di J.K. Rowling,
così come l'intero Potterverse.
La storia non è stata scritta a scopo di lucro ma per puro diletto personale.
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