Under Dublin's sky

di Tods
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap.1 ***
Capitolo 3: *** Cap. 2 ***
Capitolo 4: *** Cap. 3 ***
Capitolo 5: *** Cap. 4 ***
Capitolo 6: *** Cap.5 ***
Capitolo 7: *** Cap.6 ***
Capitolo 8: *** Cap.7 ***
Capitolo 9: *** Cap.8 ***
Capitolo 10: *** Cap.9 ***
Capitolo 11: *** Cap.10 ***
Capitolo 12: *** Cap.11 ***
Capitolo 13: *** Cap.12 ***
Capitolo 14: *** Cap.13 ***
Capitolo 15: *** Cap.14 ***
Capitolo 16: *** Cap.15 ***
Capitolo 17: *** Cap.16 ***
Capitolo 18: *** Cap.17 ***
Capitolo 19: *** Cap.18 ***
Capitolo 20: *** Cap.19 ***
Capitolo 21: *** Cap.20 ***
Capitolo 22: *** Cap.21 ***
Capitolo 23: *** Cap.22 ***
Capitolo 24: *** Cap.23 ***
Capitolo 25: *** Cap.24 ***
Capitolo 26: *** Cap.25 ***
Capitolo 27: *** Cap.26 ***
Capitolo 28: *** Cap.27 ***
Capitolo 29: *** Cap.28 ***
Capitolo 30: *** Cap.29 ***
Capitolo 31: *** Cap.30 ***
Capitolo 32: *** Cap.31 ***
Capitolo 33: *** Cap.32 ***
Capitolo 34: *** Cap.33 ***
Capitolo 35: *** Cap.34 ***
Capitolo 36: *** Cap.35 ***
Capitolo 37: *** Cap.36 ***
Capitolo 38: *** Cap.37 ***
Capitolo 39: *** Cap.38 ***
Capitolo 40: *** Cap.39 ***
Capitolo 41: *** Cap.40 ***
Capitolo 42: *** Cap.41 ***
Capitolo 43: *** Cap.42 ***
Capitolo 44: *** Cap.43 ***
Capitolo 45: *** Cap. 44 ***
Capitolo 46: *** Cap.45 ***
Capitolo 47: *** Cap.46 ***
Capitolo 48: *** Cap.47 ***
Capitolo 49: *** Cap.48 ***
Capitolo 50: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
Non vedevamo l’ora.
Erano mesi che non aspettavamo altro e finalmente saremmo partite.
Avevo pensato così tanto tempo a quanto mi sarei divertita, a quanto sarebbe stato bello ed indimenticabile, che tutto mi sembrava irreale.
Il cuore mi batteva all’impazzata, e nemmeno “I Want”, che mi perforava piacevolmente le orecchie, riusciva a togliermi di dosso quel fastidiosissimo senso d’inquietudine.
Har sedeva accanto a me, composta e rilassata. Dio, come faceva ad essere così calma? Avevo voglia di urlare.
A stento mi rendevo conto di ciò che stavo per fare. A stento mi rendevo conto che la distanza tra me e l’aeroporto si accorciava sempre di più. A stento riuscivo a credere che stavo per partire per Dublino.
-Elena? Elena, siamo arrivati!-Har mi scosse, sorridendo.
Scesi dall’auto in trance. Quasi dimenticavo di respirare.
L’aria caotica dell’aereoporto mi dava sui nervi. Odiavo quei maledettissimi pannelli luminosi, ed ancora di più odiavo aspettare tutto quel tempo prima di partire. Magari giusto per prolungare l’agonia della partenza, quando tutto ciò che avrei desiderato era sedermi sulla poltroncina accanto al finestrino e guardare il cielo italiano sfilare sotto i miei occhi.
La prof aveva detto che la famiglia che ci avrebbe ospitato era davvero “a modo”. Mi chiesi cosa intendesse dire con “a modo”. Che fossero Odiosi-Conservatori-Peggiori-Dei-Nostri-Veri-Genitori?
-Si sono trasferiti a Dublino da poco.-aveva detto.-Vivevano in una piccola città, prima.
Har mi aveva guardata con gli occhi sbarrati. Perfetto! Ci mancavano solo i campagnoli Molto A Modo.
BIIIIIIIIIIIIIIP!
Il suono pulsante mi riportò alla realtà. Oh, cavolo! Avevamo superato il check-in ed Har non mi aveva nemmeno avvisata! Ma cosa me l’ero portata a fare?
Mi fece la linguaccia mentre mi toglievo imbarazzata tutti i miei braccialetti tintinnanti e li posavo nel cestino.
-Terrorista!-mi gridò, ed io risposi:
-Ti conviene guardarti le spalle, allora!
Har la conoscevo da un po’. Ore, giorni,settimane, mesi..un po’.
Har era la cosa più simile ad un’amica che avessi. Era una specie di Altra Me, solo più seria e mentalmente stabile, ecco tutto. Era l’unica con la quale avrei condiviso una cosa del genere, ed ero certa che quella settimana a Dublino sarebbe stata magica per entrambe.
Dovevo tutto ad Har. Si prendeva cura di me, quella ragazza. Era quasi come una mamma, solo più simpatica e divertente, ecco tutto. Era l’unica che riuscisse a capirmi e sopportarmi, cosa che richiedeva molto più impegno di ciò che si possa immaginare.
Har era tutto per me.
Mentre a malapena ricordavo di respirare, Har mi aveva preso per mano, e mi aveva trascinata sull’aereo. Cavolo, dovevo stare più attenta! Se mi fossi distratta ancora avrei rischiato di perdermi qualcosa di importante. Dovevo smetterla, e subito!
-Ele, ma ci sei o ci fai, oggi? Sembri fatta!
Tirai fuori l’mp3 dalla borsa:
-Ma lo sai,no, che di droga non ne ho mai abbastanza!
Mandai “More Than This” in play.
Io ed Har ci accomodammo sulle poltroncine. La voce di Styles mi tranquillizzava. Il cuore non batteva più così forte. Saremmo partite a momenti.
Guardai Har ed indovinai ciò che pensava. Bastava uno sguardo a me ed Har, per capire ogni cosa.
Famiglia Horan, eh?
Ce ne saranno a migliaia in Irlanda. Forse anche di più.
Quando la prof ce l’aveva detto, avevamo passato interi pomeriggi fantasticando sull’angelo dagli occhi azzurri che portava quello stesso cognome.
Per un attimo, un attimo soltanto, ci avevo creduto sul serio, ma Har mi aveva tagliato le ali quasi subito. Lo faceva spesso,lei. Riportarti alla realtà, intendo. Lo faceva perché sapeva che mi sarei illusa, e che ne sarei rimasta irrimediabilmente delusa. Già il fatto che lo facesse per me, mi rendeva impossibile trovarlo fastidioso.
Spegnere gli apparecchi elettronici, eh?
Spensi l’mp3.
Guardai Har.
-Sta succedendo davvero-sembrava una domanda. Lei sorrise, e mi guardò con i suoi occhi scintillanti. Gli occhi sono lo specchio dell’anima, davvero. Dagli occhi di Har potevi capire ogni cosa. Certo, lei sembrava tranquilla, rilassata, ma quello scintillio aveva qualcosa di folle, inquietante, sul serio. Se fosse stata me avrebbe urlato.
Io urlai, un po’.
Urlai perché ero felice. Perché ero emozionata. Perché avevo paura. Urlai perché in quel preciso istante cominciava la mia nuova vita.
“Hold on to the feeling and don’t let it go…”
Già, dovevo conservarla quella sensazione.
Quella sensazione di aver dormito tutto il tempo, e di cominciare a vivere in quell’esatto momento.


                 *
Spazio autrice (ahaha)
Ora, dopo questo prologo scandalosamente breve
vediamo di rispondere alle domande più comprensibili:
-Sì, sono matta.
-Sì, mi piace scrivere capitoli corti
-No, non aggiornerò spesso
-Sì, sono matta.

'Kay, ora veniamo a noi. 
E' la mia prima FF sui 1D, quindi siate clementi.
La storia avrà sviluppi interessanti.
Capiteranno cose che non immaginereste
nemmeno nei vostri sogni più fervidi.

Buona lettura, ed a presto.
Ele :)

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Capitolo 2
*** Cap.1 ***


Cap.1
Un paio di occhi azzurri mi scrutavano con dolcezza, ed un braccio mi cingeva le spalle. Riuscivo a stento a tenere gli occhi aperti. Il suo sorriso mi abbagliava…
-ELENA? Ele, CI SEI? Come hai fatto ad addormentarti?-Har mi scuoteva con violenza.
-…mmh?-sbadigliai. Cavolo! Era solo un sogno. Ed io mi ero addormentata di nuovo. Passare l’intera notte in bianco mi aveva mandato in coma le sinapsi.
Har sorrise:-Certo che sei incorreggibile! Sei proprio fuori, oggi! Arriveremo lì tra meno di un’ora e tu mi lasci tutta sola?-fece una faccia da cucciola.
Sbadigliai di nuovo.
-Bella risposta!-disse lei, alzando al massimo il volume del mio mp3. Sobbalzai, o meglio, scattai su dalla poltroncina come se mi avesse morsa un Cobra Reale.
Lei rise, ed anche se mi era preso uno spavento incredibile, risi anch’io.
-Ti diverte così tanto?-dissi, spingendo indietro lo schienale della poltroncina, nell’esatto istante nel quale lei ci si stava poggiando.
Ridemmo ancora.
Quello era il bello con Har. Ogni stupidaggine ci faceva ridere incontrollabilmente per ore.
Un po’ di gente si girò. Forse un po’ più di un po’. Arrossii. La professoressa ci fulminò con lo sguardo. Sembrava le uscisse fumo dalle orecchie. Ma non m’importava. Non importava nemmeno ad Har. Canticchiammo e ballammo sulle note della nostra canzone preferita, finché un’hostess dall’aria odiosa non venne ad ammonirci minacciando di multarci. Brutta sgualdrina inetta.
-Ragazze, vi prego smettetela!
L’avevo ignorata.
-Ragazze, vi prego di smetterla, disturbate gli altri passeggeri!
Har l’aveva guardata. Era una persona educata, lei. Ma era anche la mia migliore amica perciò, per darmi corda, l’aveva ignorata.
-Smettetela, o io..
-…che fa, ci fa scendere?-avevo detto. Non era maleducazione, la mia. Volevo solo stuzzicarla un po’. Doveva lavorare da poco, si vedeva che non ci sapeva fare.
Mi aveva fatto un po’ pena, così avevo deciso di smettere di torturarla.
Io ed Har ci eravamo sedute comode, sulle poltroncine, ed avevamo cominciato ad aggiornarci riguardo quella che potevamo definire l’unica ragione del nostro sorriso.
Già, con Dublino e tutto il resto erano tre giorni che non ne parlavamo.
Non eravamo ossessionate, affatto. Un’ossessione è qualcosa che ti tormenta. Un’ossessione non è una cosa piacevole. Noi eravamo…dedicate, sì. Affezionate. Eravamo semplicemente grate a quei cinque deficienti per farci essere così allegre.
Quando vivi nel posto dal quale venivamo io ed Har,i One Direction sono l’unica cosa che può rendere le giornate meno monotone.
Li conoscevamo da un po’. Ore, giorni, settimane, mesi…un po’.
Per noi erano come droga, ne eravamo letteralmente dipendenti.
E come potevamo non esserlo?
Erano perfetti, in pratica. In ogni singolo difetto.
-Immagini l’incontrassimo a Dublino?-disse Har, con aria sognante. Per una volta toccava a me mandare in pezzi le sue fantasie.
-Sarebbe più probabile che si trasferissero nell’appartamento di fronte a casa tua!
Mio Personale Sarcasmo Incomprensibile.
Har sospirò:-Mmm…so che hai ragione, Ele, ma non riesco a credere che non li vedremo mai!
-Be’, per lo meno vedremo Nando’s.-dissi, battendomi la mano sulla pancia.
Sarei stata capace di divorare l’intero menù e restare affamata comunque. Ero una specie di discarica, sul serio.
Har rise. Tutto ciò che facevo la faceva ridere.
Tirai fuori un foglio dalla tasca.
-Be’, dato che arriveremo lì tra meno di mezz’ora, che ne dici se spuntiamo un po’ delle “Cose Da Fare” della lista?
A sorpresa, Har tirò fuori la video camera già accesa dalla sua sacca.
Me la puntò in faccia:-Lei è Elena. Elena Todda. T-O-D-D-A!
La presi e feci altrettanto:-…e lei è Enrica. Enrica Har. H-A-R!
Mi fece la linguaccia:-Siamo Elena ed Har e siamo su un aereo, direzione Dublino!
Riprese la videocamera:-Da questa vacanza ci aspettiamo tanto divertimento, bei paesaggi, buon cibo…Famiglia Horan, stiamo arrivando!
Le soffiai la video camera da sotto il naso. Era una cosa che detestava, ma io ero io. L’unica a poterlo fare e sopravvivere per raccontarlo, intendo.
-ALLORA! Procediamo con i Quasi Quindici Quesiti di Elena! Nome,età,da dove vieni, che hai mangiato stamattina, a che ora ti sei svegliata, qual è stata la prima cosa a cui hai pensato,qual è la cosa che non hai portato con te anche se avresti voluto, cosa hai dimenticato,cosa invece non avresti mai potuto lasciare, canzone dei 1D che descrive come ti senti in questo momento, cosa credi comprerai, cosa credi che assaggerai, cosa credi che proverai a fare, cosa pensi in questo preciso momento?
Era una specie di scioglilingua. Avevo calcolato che ero più veloce di Lou in Megamind. Har mi guardò concentrata. Aveva voglia di ridere,glielo leggevo negli occhi,ma sapeva che se l’avesse fatto l’avrei ammazzata.
-Enrica,15,Monopoli,latte e biscotti, 6:58, “Parto!”, computer, elastici…cavolo!, soldi,”Up all night”, cose, tutto ciò che riesco a trovare da Nando’s, proverò a prendere l’ascensore senza urlare. E penso che tu sia assolutamente ed irrimediabilmente matta.
 
Respiravo a pieni polmoni l’aria fresca e pulita di Dublino, mentre aspettavo con Har il pullman che ci avrebbe portate al “punto d’incontro”. Har saltellava di qua e di là come una matta.
-Tirami un pizzicotto, Elena, ti prego!
Meno male che era lei quella tranquilla e razionale…
Io, invece, stavo con il naso per aria, osservando il cielo limpido e sereno. Certo, niente a che fare con l’azzurrissimo cielo italiano, ma sempre decisamente meglio di quello di Londra. Lì avrei potuto solo immaginarlo, un cielo così!
D’un tratto, vidi l’autobus.
-Har, corri!-e ci salii, senza il minimo indugio. Sì, ero cambiata. Har si era accomodata accanto a me, e lo scintillio folle nei suoi occhi si era quadruplicato. Ci abbracciammo forte. Non avrei voluto fare quell’esperienza con nessun altro.
-Fermata numero 7. Enrica,cavolo,sta’ attenta! Fermata numero 7.-okay, era più forte di me. Andare nel panico più totale, dico. Mi sorrise, e prese il controllo della situazione. Oh Gesù, meno male.
Si accettavano scommesse su quanto sarebbe durato.
Fermata 5.
Guardai fuori dal finestrino. La città scorreva immensa sotto i miei occhi.
Fermata numero 6.
Mi guardai attorno con un brivido. Era strapieno di Soggetti Non Troppo Raccomandabili. La prof aveva preso un’altra linea. Aveva detto che aveva…ehm..”da fare”. Fidanzati/amanti/amici del cuore? Mi riusciva difficile immaginare che ne avesse. Era l’essere più inquietante che avessi mai visto. Innanzitutto non ero ancora completamente certa che fosse una donna. In secondo luogo…
Fermata numero 8.
Mi crollò il mondo addosso. Ma com’era possibile? Perché non ce ne eravamo accorte prima? C’era stato qualche errore di sicuro..Mi voltai verso Har per chiederglielo, ma vidi solo la mia valigia.
Vuoto allo stomaco,semi paralisi facciale, cuore apparentemente in sciopero.
Scesi dall’autobus veloce come un razzo.
Cazzo,cazzo,cazzo!
E poi ero io, quella distratta.
Har su quell’autobus si era dimenticata un particolare abbastanza importante. Ehm..Me.
Ma com’era potuto accadere?
Mi guardai intorno spaesata. Mi veniva da piangere. Dov’ero? Con chi ero? Cosa ne sarebbe stato di me? PERCHE’ DIAMINE QUELL’IDIOTA NON MI AVEVA AVVERTITA?
La vecchia Elena avrebbe pianto, ma ero cambiata, giusto? Presi in mano la situazione.
-Allora, se questa è la fermata 8, in direzione nord-est, la fermata 7 sarà nella direzione opposta.- avevo cominciato a parlare da sola. Merda, era peggio di quanto pensassi.
E poi, qual era la direzione opposta? Io conoscevo una sola direzione!
Alle mie spalle vidi una cartina, abbandonata su una panchina. Mi si accesero gli occhi.
Doveva essere il mio giorno fortunato. (Sì, come no!)
Afferrai quel pezzo di carta stropicciata e mi diressi verso la fermata numero 7 con determinazione.
L’unico pensiero che avevo in mente era:Quando si sarebbe accorta, Har, di avermi dimenticato sul pullman?
Camminavo con il naso nella cartina, ancora a metà tra il tranquillo e lo spaesato.
Dopo pochi minuti alzai lo sguardo.
Fermata numero 7.
Dio sia lodato. Avevo voglia di baciare il pavimento.
Il cuore mi si alleggerì. Corsi, vedendo una piccola folla vicino al cartello con il numero della fermata. Mi feci strada tra le persone. Al centro vi era Har, che piangeva senza il minimo ritegno cercando di spiegare ad una signora dall’aria dolce che mi aveva persa.
Mi intenerii, ma giusto un po’. A dire il vero mi veniva da ridere. Ma sarebbe stato sconveniente. Davvero sconveniente.
Chiesi”permesso” non so quante volte, ed infine la raggiunsi. L’abbracciai e lei mi guardò incredula.
-Oh Elena, mi dispiace così tanto!-singhiozzava-ti avrò chiamato duemila volte…
Avevo il telefono scarico. Io avevo sempre il telefono scarico.
-Non so come sia potuto accadere…
Mi stringeva così forte, e piangeva così tanto, che alla fine mi ritrovai a piangere anche io.
Per un secondo avevo avuto una paura folle, e quelle erano lacrime di sollievo.
Con gli occhi rossi di pianto mi portò verso la signora con la cui parlava prima, e quello che doveva essere suo marito.
-Signori Horan, lei è Elena.
Sorrisi. Avevo il Sorriso Finto più impeccabile e stucchevole dell’universo.
-Molto piacere.-tesi la mano, ma la signora mi abbracciò. Ne rimasi colpita. Di solito sono gli italiani, quelli “fisici”.
-Bene, ora andiamo a casa!-oh, che accento forte! Era così diverso dal solito accento inglese che mi propinavano dall’asilo. Tuttavia mi suonava piacevolmente familiare. Ormai mi ci ero abituata. Niall aveva l’accento irlandese più tenero del pianeta.
 
Quando arrivammo a casa non rimasi sorpresa dal vederla così spoglia. Si erano trasferiti da poco, infondo. Mi colpirono molto delle foto sul mobiletto del salotto.
Erano piuttosto vecchie, più che altro. Sbiadite da morire. Raffiguravano bambini. Uno di questi, aveva il secondo paio d’occhi più belli che avessi mai visto.
-Guarda, Har-le dissi, mostrandoglieli-Non sono meravigliosi? Sono come quelli di Niall..
La prof aveva detto che la famiglia Horan aveva due figli, ma erano grandi, e non vivevano più con loro. Posai la foto. Per quello che ne sapevo poteva essersi sposato, Mr. Occhi Splendenti.
La signora Horan ci mostrò la nostra camera. Era grande e luminosa, con due letti con coperte a fiorellini, ben fatti e profumati.
Mi piaceva quel posto. Avevo idea che mi sarei sentita straordinariamente a casa.
-Cosa c’è sul programma, Har?-le chiesi.
Ma lei non mi ascoltava. Stava imbambolata, sulla soglia della stanza accanto. La porta era socchiusa. Sbirciai anch’io, ed a dir la verità rimasi piuttosto interdetta. Era viola, con poster di Justin Bieber.

*
Spazio autrice(ahaha)
Ora, rispondo alle domande più comprensibili
-Sì, sono matta.
-Sì, sono davvero così ingenua(io direi distratta,
ma vabbe')
-Sì, la mia Bf sarebbe capace di lasciarmi
sola sull'autobus
-Sì, oggi non avevo niente da fare.

'Kay, ora veniamo a noi.
Perdonatemi se sono così stupida,
ma sono fatta così :3
Spero che la storia vi piaccia.

Vi lascio.
I miei Payne di Stelle mi aspettano.
Bacii
Ele :D


 

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Capitolo 3
*** Cap. 2 ***


Capitolo 2
Mmm…Okay, lo so, non si fa. Non si curiosa nelle camere degli altri quando non ci sono. E’ segno di grande maleducazione.
La stanza presa in considerazione tuttavia era piuttosto singolare. Le paresti erano viola, e su una di queste troneggiava il poster del cantante di “Baby”.
Doveva essere la stanza di una di quelle…aspetta, come si chiamavano? Ah, sì. Beliebers.
Che fosse la nipote degli Horan? Era troppo ordinata per essere la camera di un ragazzo. In realtà sembrava che non ci fosse mai entrato nessuno.
Qui e lì c’erano spartiti, fogli pasticciati con calligrafia tondeggiante e foto sbiadite. Il tutto sembrava messo lì per una ragione precisa, come per ricreare una vera stanza.
Uscimmo. La casa era piuttosto grande, ed incredibilmente vuota. Io ed Har dormivano nella stessa camera, ma in tutta la casa ce ne erano circa altre tre, completamente vuote.
Famiglia singolare, davvero.
Controllai l’orologio. Erano le quattro del pomeriggio. Sul programma non c’era nulla, quindi decidemmo di fare un giro per la città.
La signora Horan ci diede un foglietto con su scritto il numero di telefono e la via. Si offrii di darci qualcosa da mangiare, ma declinammo l’offerta con cortesia. Le dicemmo che avremmo comprato qualcosa in giro. Ci ficcò 10€ in mano senza tanti complimenti. Aveva un sorriso materno.
Famiglia singolare. Molto.
 
Mentre camminavamo per i parchi verdissimi e punteggiati di fiori, Har filmava tutto con la video camera, come se temesse di perdersi qualcosa.
Io non potei resistere dallo sfilarmi le scarpe e camminare scalza. Era la sensazione più bella dell’Universo. Spinsi Har per terra, e rotolammo giù da una collinetta, ridendo fino a farci venire il mal di pancia.
Sentivo il cuore battermi a mille. Ero emozionata. Lo stavo facendo davvero? Mi sembrava troppo bello. Per un attimo mi persi nei miei pensieri, con lo sguardo che vagava nel vuoto.
Har mi tirò per la manica.
-Elena si sta facendo tardi, dobbiamo andare.
Quando rincasammo era quasi ora di cena, ma l’abitazione era deserta. Sul tavolo della cucina c’era un biglietto della signora Horan, che diceva che sarebbe tornata di lì a poco.
Il mio stomaco brontolava. Stupida fame!
Andai a disfare le valige,tanto per distrarmi un po’.
Dimmi cosa porti in vacanza, e ti dirò chi sei.
Nella mia valigia c’era un po’ di tutto, sul serio. Ma ci avevo messo meno di dieci minuti a svuotarla.
Har invece, probabilmente aveva lasciato a casa meno di quanto avesse portato. La sua valigia era un incrocio pericoloso tra un trolley gigante e la borsa di Mary Poppins.
Il telefono di casa squillò.
Dovevo rispondere? Be’, magari era la signora Horan…
-Pronto?-non era lei.
-Mamma? Mamma sarò lì domani pomeriggio, okay?
OMMIODDIO, OMMIODDIO! E chi era ‘sto qua? Oh, sì, il figlio di quella, giusto giusto.
-Non sono tua madre.-avevo un tono secco e sospettoso. Manco fosse un maniaco. O un operatore di Infostrada.
Breve silenzio.
-Ho sbagliato numero?-voce familiare.
-No…non credo.-se non lo sapeva lui!-Cercava la signora Horan?
Barlume di speranza:-Oh, sì! Mia madre.
Già. Sveglio il ragazzo.
-Sono qui per lo scambio culturale. Sua madre è uscita. Le dirò che ha chiamato.-mi affrettai a dire.
-Mille grazie. A domani.
Tu tu tu.
Domani? Oh, sì. Aveva detto qualcosa in proposito al fatto che sarebbe venuto lì, domani. Qui? Oh, sì. Era il figlio, no?
-CHI ERA??-urlò Har, dall’altra camera. Armeggiava ancora con il beauty ed i bagnoschiuma vari.
-IL FIGLIO DELLA SIGNORA HORAN!-urlai di rimando, cercando la tovaglia. Volevo fare un gesto carino nei confronti della signora Horan, ma la tovaglia non voleva saperne di uscire fuori. Non ce ne era una nemmeno in tutta la casa. O, se c’era, era nascosta proprio bene.
Mi arrangiai approssimativamente con delle tovagliette di paglietta.
Famiglia singolare. Troppo.
Dopo poco che avevo finito di imbandire la tavola, i signori Horan rincasarono. Lei guardò la tavola quasi commossa. Le sorrisi.
Har uscì dal bagno, e sorrise anche lei.
La signora Horan cominciò a servirci da mangiare felice come una Pasqua.
Era tutto un “ Grazie per il disturbo” , “Proprio non dovevi” , “Visto, tesoro, che ragazze per bene?”
-Signora?-le dissi all’improvviso.-Ha chiamato suo figlio.
Le cadde il cucchiaio di mano. Cucchiaio.
-Ha detto che sarà qui domani.
Le si illuminarono gli occhi, sembrava stesse per piangere.
Disse qualcosa che non capii. Annuii sorridendo. In certi casi, credo, è l’unica cosa da fare…
 
“Salvatemi! Vi prego!”
Oppure uccidetemi, se preferite. Tutto sarebbe meglio di…questo.
Pensai che avrei preferito vedere il signor Horan ballare in uno strip club, cosa che avrebbe messo a dura prova chiunque, piuttosto che passare un altro singolo minuto lì dentro.
Oh mamma. Sapevo che in sostanza era per quello che avevo pagato, ma mi riusciva così noioso che temevo mi sarei addormentata di lì a poco.
La tizia spiegava cose noiosamente grammaticali con una vocetta fastidiosa.
PRONTO?Siamo qui per parlare! Come si forma un fottutissimo passato lo sanno pure i muri!
Har prendeva appunti diligente, anche se aveva anche lei un’aria scocciata. Tutti lì avevano un’aria scocciata. Perfino la tizia stessa.
Sbadigliai.
Le lancette erano ferme, paralizzate. Avevano qualche tipo di sclerosi, ma io avrei preferito avessero il Parkinson.
Tremolio rapido e costante…!
Mancavano venti minuti.
Venti minuti e sarei uscita da lì. Venti minuti, e sarei stata libera.
Furono i venti minuti più lunghi della mia esistenza. Stavo lì, triste ed annoiata, quando tutto ciò che volevo era mangiare una stecca di cioccolato ed abbracciare il mio Orsetto Boo Gigante.
Quando finalmente la tizia ci salutò, avrei voluto piangere dalla gioia. Mi limitai a lanciare le mani al cielo gridando:-GRAZIE!
Il mio stomaco brontolò.
Erano le undici, ma la mia pancia era ancora sintonizzata sull’Italia. Ringraziai il cielo che quella gente così stravagante mangiasse presto, altrimenti avrei dato di matto sul serio.
-Andiamo a casa o gironzoliamo un po’?Il programma dice di vederci alle tre…-Har si girava il depliant esplicativo tra le mani.
-Casa, casa,CASA! Ho bisogno di una doccia!
Assurdo, no? Nonostante non facesse poi così caldo quell’aula angusta mi aveva cotto come un pollo al forno. Stupido College.
Mio Personale Vocabolario Delle Similitudini Improbabili.
Har annuì e salimmo in fretta sul primo autobus a nostra disposizione.
 
La signora Horan non c’era. Donna di Mondo, per dinci. Non c’era mai!
Mi feci una doccia rapidissima, e mi rivestii in fretta. Chissà cosa avremmo fatto nel pomeriggio…
Mentre mi spazzolavo i capelli e canticchiavo, anzi, cantavo a squarciagola “Everything about you” , sentii un paio di chiavi girare nella toppa.
-MAMMAAA! Sono a casa!
Cribbio, chi era?
Oh già, il figlio. Quello con gli occhi azzurri? Volevo vederlo. Doveva essere carino.
Scesi al piano di sotto velocemente, girai l’angolo e…
Mi cadde la spazzola dalle mani.
La mia bocca era spalancata, ed i miei occhi spiritati.
D…d…d…d…d…OMMIODDIO ERA NIALL HORAN!
Per un attimo temetti di svenire davvero.
-Elena?-Har aveva la voce allarmata.-Tutto okay?
Rumori vivaci. Schiamazzi.
Niall mi guardava interdetto, come se non capisse qualcosa di davvero ovvio. Sembrava un dannatissimo fermo immagine, accidenti.
Har scese le scale di corsa.
-Elena ma cosa cav…-le si mozzò la voce in gola. La sua imprecazione si perse in un sussurro indistinto. Aveva gli occhi sbarrati. Non respirava nemmeno.
Ancora schiamazzi.
Una chioma riccia assalì Niall alle spalle, seguita da altre due testoline castane. Gli rimbalzarono tutti addosso. Sorridevano, ma sembravano leggermente confusi.
L’ultimo volto che fece capolino urlò:-VAS HAPPENIN!?!
Adesso svengo/muoio/ho un infarto/un ictus/un attacco epilettico.
-Voi, aspetta, dov’è mia madre?-Niall era il più sospettoso.
Cercai di ritrovare la lingua. Da qualche parte doveva pur esserci, in quel secco deserto della mia bocca.
Battei le palpebre:-Oh,è uscita.-Loquace, eh?
Har aveva ancora gli occhi sbarrati.
-Voi, aspetta…oh, giusto. Lo scambio, vero?-sorrise. Apriti cielo! Niall Horan stava sorridendo a ME! (Oppure al ficus Benjamin DIETRO di me, ma vabbe’!)
Il riccio sorrise:-Siete Directioner, vero?-si avvicinò.
Mi abbracciò. Trattenni il fiato. Se era un sogno, avrei dormito per sempre.
-Se fossi stato una fan l’avrei voluto più di ogni altra cosa.-mi disse all’orecchio.
Con non so quale coraggio gli risposi:-Piacere mio, Mr.Umiltà.
Aggrottò le sopracciglia:-E’ perché non conosci ancora Zayn!-sembrava risentito.
Si avvicinò ad Har e le chiuse la bocca con entrambe le mani:-Ci entrano le mosche, sai?

 *
Spazio autrice (ahahah)
Rieccomi con un capitolo
un po' più lunghetto.
Oggi non rispondo a nessuna domanda,
perchè finalmente entriamo nel vivo della
storia.
p.s. L'ultima frase mi fa impazzire xD
Buona Lettura
Ele :P

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Capitolo 4
*** Cap. 3 ***


Cap.4
Ossantissiminumi.
E’ tutto un sogno, vero?
Sedevo sul divano del salotto di casa di Niall Horan, con il suddetto ed i suoi quattro migliori amici.
Stentavo io stessa a crederci.
-Quindi, siete italiane?-disse Zayn. Sorrisetti.
Io ed Har annuimmo. La conversazione non decollava. Avevo passato mesi a pensare a cosa cavolo gli avrei detto se mi fossi trovata in una situazione del genere, ma il mio cervello non collaborava.
Stavo per dire qualcosa, qualcosa che probabilmente sarebbe stato davvero stupido, quando il mio stomaco emise il rumore più agghiacciante che avessi mai sentito.
“Zitto!”gli intimai, arrossendo fino alla punta dei capelli. Ci mancava solo quello…
-S..scusate-mormorai.-Ho solo ehm..molta..
Niall scattò su:-Qualcuno stava per dire la parola “Fame”?
Scoppiai a ridere. Cavolo, era tutto esattamente come l’avevo immaginato. Forse perfino meglio.
-Nando’s?-chiese Niall, con gli occhi che brillavano. Annuimmo, ma a sorpresa Harry disse:
-Oggi cucino io!
Ci fu un breve silenzio. Lo guardammo tutti disgustati. Stavo per dire qualcosa come: “Preferisco vivere” quando Har scattò su.
-Lo aiutiamo noi!
Har era una stra appassionata della “Prova del Cuoco”& Affini. Passava interi pomeriggi sperimentando dio solo sa cosa. Era una maga dei dolci e dei fornelli. Più o meno.
Appena Harry si era offerto di cucinare avevo visto riaccendersi nei suoi occhi quella scintilla folle.
Ci dirigemmo in cucina.
-Sicuro di sapere com’è fatta una padella?
Aggrottò le sopracciglia:-Ehi, ma tu non eri una fan?
Feci la linguaccia mentre Har, rimboccatasi le maniche, cominciava a “Creare”.
Styles indossò un Meraviglioso Grembiule a Fiori, e mi chiese se per caso avessi una retina per capelli. Ma scusa, era scemo o cosa?
Non appena si avvicinò ai fornelli Har lo fulminò con lo sguardo:-Fuori dalla mia cucina!
Si allontanò affranto e si sedette su una sediolina di legno. Mi accomodai accanto a lui.
I suoi ricci erano più che perfetti, davvero. Sembravano avere vita propria.
Ipnotizzata ci infilai l’indice in mezzo, e lui mi lanciò uno sguardo terrificante. Arrossii:-Mi ricordano il filo attorcigliato del telefono.
Okay Elena. Okay. Con questa te lo sei giocato per sempre. Adesso penserà che sei una matta, e come dargli torto?
Ma era ininfluente quanto la cosa che avessi detto fosse stupida. Lui la prese come un complimento.
-Eh, ehm…lo so..-Mezzo sorriso. Sguardo sexy. Cercai di controllare la mia salivazione. Ci mancava solo che mi beccasse a sbavare..
-Elena?-Har mi chiamava.
-Arrivo Har!-la raggiunsi. Notai che Harry mi guardava un po’ confuso. –Lei è la mia Harry.-spiegai con un sorriso, ed afferrai i piatti dalla credenza.
-SI MANGIA!
Ci accomodammo a tavola. Ero seduta tra i due “Har” ed avevo di fronte Niall e Lou.
Erano a dir poco selvaggi. Niall aveva svuotato tre piatti ed aspettava trepidante che Har gli riempisse il quarto. Louis mi guardava assorto, e non capii il perché finché non mi accorsi di indossare una maglia a strisce. Harry intanto, approfittava di ogni mia distrazione per rubarmi il cibo dal piatto. Dio, che nervi! Odiavo che toccassero il mio cibo!
-Smettila Styles!-urlai, facendo altrettanto.
Incredibile, eh? Io ed Har eravamo lì a ridere e scherzare con i nostri idoli. Non c’è che dire.
Una botta di culo capita a tutti, nella vita.
 
Ogni ragazza della Terra avrebbe dato un braccio per essere al nostro posto. Chiunque avrebbe dato tutto per scoprire che cavolo facessero in realtà quei cinque psicolabili. Per far vedere al mondo che era tutta una farsa.
In realtà constatai con stupore che era tutto vero. Erano davvero così idioti come sembravano. Se non peggio.
Appena finito di mangiare avevano abbandonato le loro valige sotto i letti e si erano messi a “loro agio”. Cosa che per quattro di loro significava camminare per casa scalzi con tute di dubbia pulizia, mentre per Harry significava semplicemente stare mezzo nudo.
Io ed Har in un primo momento eravamo rimaste in disparte. All’improvviso ci sentivamo a disagio in casa Horan. Stranamente fuori posto.
Stavamo perfino per uscire, alle tre, per andare a quell’incontro di sfigati al College, quando Liam ci aveva fermate:
-Ragazze, adesso faremo una delle nostre solite maratone. E’ da un po’ che non avevamo così tanto tempo libero, vi va di unirvi a noi?
La faccia di Har urlava:NO, ACCIDENTI, NO.
Har detesta il cinema, sul serio. Si addormenta dopo pochi minuti.
Ma la mia voce diceva:-Oh, ma certo.
Il primo film era ToyStory. Dio, saranno stati anni che non lo vedevo. Credo che Har sarebbe stata capace di addormentarsi perfino sul divano, se non avesse passato un’ora e mezza con la testolina di Niall sulla spalla. Era un continuo di: “EHI, ELENA GUARDA!” mimato con le labbra. Tutti guardavano il televisore assorti, come se si trattasse di chissà quale film. Tutti tranne Harry, che sembrava dissoltosi nel nulla.
Salii in camera a prendere il cellulare, e lo trovai stravaccato sul mio letto con il mio cappello a tesa larga calcato sui ricci perfetti.
-Ehi Riccioli D’oro, sarebbe il mio letto, quello.
Sorrise:-Oh, già.-ma rimase fermo dov’era.
-Hai visto il mio cellulare…?
Lo indicò con un cenno del mento.
-Grazie.-lo afferrai e mi voltai.
-Certo che siete strane, voi due.-tornai sui miei passi. Dove voleva arrivare?
-In che senso,scusa?-chiesi, con le sopracciglia aggrottate. Lui fece spallucce. Accidenti. Mi dava sui nervi quell’aria di sufficienza.
-So dell’esistenza di fan che al vostro posto ci farebbero il terzo grado, mi taglierebbero i capelli mentre dormo e farebbero di tutto per farsi bac…
Lo interruppi, seccata:-Siamo fan, non psicopatiche.
Annuì, contraendo le labbra. Sembrava assorto. Mi chiesi a cosa stesse pensando.
-Quanti anni hai detto di avere, uhm..?
-Elena.
Acciderboli, non si ricordava nemmeno il mio nome!
-Quanti anni hai detto di avere, Elena?
-Non l’ho detto, infatti.-risposi, piccata.- E comunque non te lo do il mio numero!
Girai sui tacchi e lo sentii ridere. Avevo frainteso tutto, giusto? Certo, come sempre. E poi, a cosa m’interessava? Che senso aveva farsi tutte quelle domande inutili?
Mentre mi perdevo nelle mie Riflessioni-Idiote-di-Terzo-Tipo, andai a sbattere contro qualcosa, o meglio..
Il muro. Già. Lo presi in pieno, sul serio. Se fosse stato un cartone animato l’avrei sfondato lasciando la forma del mio corpo spiaccicato. La mia testa tuttavia, ci cozzò contro abbastanza forte da allarmare tutti. In un secondo sentii un paio di braccia che mi afferravano ed un numero impreciso di voci che gridavano:-Tutto okay?

*
Spazio autrice (ahahah)
Allooora.
Avrete capito che sono una matta
di proporzioni cosmiche.
E...sì, Har cucina davvero bene
sì, i capelli di Harry mi ricordano
davvero il filo del telefono
E Sì, vado molto fiera della
frase:
"andai a sbattere contro qualcosa, o meglio
Il muro."
Spero il capitolo vi piaccia
Nonostante sia breve T_T
Buona lettura
Ele :3

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Capitolo 5
*** Cap. 4 ***


Cap. 4
Maledettissima goffaggine. Maledettissimo Styles. Maledettissima me.
Ero in bagno con Har e Tommo cercando di mascherare la protuberanza/bernoccolo/Montagna Gigante Violacea che mi stava lentamente spuntando sulla tempia sinistra.
Certo che ero senza speranza. Sbattere contro un muro, questa poi!
Har alternava fasi di ghiaccio a vani tentativi di coprire il tutto con uno dei suoi mille phard/blush/terra/polveri sottili/Dio solo sa cosa.
Louis invece era lì per…be’, effettivamente non avevo la minima idea di cosa ci facesse lì, ma mi faceva piacere che ci fosse.
Nonostante mi sembrasse di conoscerlo meglio di me stessa, mi stupii di quanto fosse divertente. Riusciva a farti sorridere perfino quando sembravi la figlia brutta si Shrek , quel ragazzo. E con mia grande sorpresa sembrava ridere di gusto alle mie battute.
Dopo l’ultima lui ed Har si erano rotolati per terra dalle risate e lui aveva detto:-Ma dove sei stata tutto questo tempo?
-Proprio qui!-gli avevo detto tirandogli il naso.
Avevamo riso. Nonostante tra noi ci fosse una grande differenza di età, non la sentivo affatto. Era così infantile e dispettoso che era difficile accorgersene.
-Ehi, ma dov’è il mio cellulare?
Non appena mi girai, Lou saltò nella vasca da bagno e si mise a curiosare sul mio telefono.
-Ah, ah. Ah..non ho idea di cosa ci sia scritto, mm…ma aspetta QUESTO SONO IO! E questo? Il mio Harold..è lui, vero?-mi mostrò un disegnino che aveva fatto una mia amica.
Annuii.
-E questo? OH, ragazza, sei un dannatissimo genio! Ci divertiremo da matti, io e te..-mi scompigliò i capelli con un gesto.
Qualcuno bussò alla porta.
-Si può?-Harry. Ero certa fosse lui. Era difficile confondere quella voce con quella di qualcun altro.-Volevo solo vedere se…andava tutto bene.
-Benissimo.-Glaciale. Mi feci paura da sola. Mi avvicinai a lui, lo scostai leggermente, ma con decisione, ed uscii dal bagno.
DIO ELENA, MA CHE CAZZO COMBINI?
Perché lo stavo trattando così? Harry era quello che più mi aveva “colpito” sin dall’inizio. Perché ora che era a due passi da me lo trattavo così, come se non m’importasse nulla di lui?
-Allora okay.-lo sentii mormorare-Okay.
 
Andai in cucina. Che ore erano?
Non importava. Ogni ora è buona per fare merenda.
Aprii il frigorifero. Fredda desolazione.
Oh, giusto. Niall era in casa. Promemoria:ricordarsi che da NESSUNA parte si mangia come in Italia.
Lo chiusi sconsolata. C’era molto silenzio. La maratona doveva essersi conclusa. Fuori dalla cucina c’erano sei volti preoccupati. Oh, certo. Temevano fossi impazzita. Temevano avessi sbattuto troppo forte la testa. Cosa sarebbe successo quando avrebbero capito che era tutto ordinario, che quella era la vera/reale/autentica me?
Perfino Har mi guardava un po’ inquieta.
-Perché mi guardate così?-domanda stupida. Tutti cercarono di distogliere lo sguardo, e di tornare alle loro “occupazioni” (per quanto giocare al gioco dei Pokemon si possa definire una ehm.. ”occupazione”)
Solo Har rimase.
-Cosa succede?
Santa Har! Santa subito! Come aveva fatto a capire quello che nemmeno io mi spiegavo?
Abbassai la voce, e le feci segno di avvicinarsi.
-Non ne ho idea Har, ma mi sento maledettamente strana! Dammi torto scusa, fino a ieri ci sembrava tutto impossibile ed oggi ridiamo con Lou, mangiamo con Niall, scherziamo con Zayn e Liam..non so, Har. Mi sembra tutto troppo assurdo, no? Irreale. Ho paura di aprire gli occhi e di accorgermi di aver immaginato tutto..
Ecco, il panico. Il mio caro vecchio amico. Possibile mi perseguitasse anche quando andava tutto incredibilmente bene?
Har mi abbracciò. Santissimi abbracci di Har. Sono meglio di qualunque antidepressivo. Sono capaci di ricambiarti l’anima.
-Lo so Elena, lo so. E’ strano anche per me. Ma è stupido non goderselo solo per questo, non credi? Divertiamoci. Abbiamo avuto questa fortuna, perché sprecarla?
Sorrisi. Aveva ragione, e lo sapevo. Ragion per cui dopo poco mi ritrovai a giocare ai videogame con Zayn, da vero maschiaccio. L’avevo battuto in qualsiasi cosa. Poi, dopo aver mandato Har e Lou in missione al supermercato dietro l’angolo, avevo fatto merenda con Niall. Be’, in realtà più che una merenda sembrava un pranzo di Natale, ma in quanto a quantità non sono mai stata brava a controllarmi. L’irlandese, poi…
Liam mi costrinse a guardare ToyStory 2 con lui, mentre finivo di mangiare i miei cereali, e Louis mi coinvolse in un gioco assurdo che consisteva nell’intagliare..carote.
Ovviamente, nella sua Missione al Supermercato,non so come era riuscito a raggirare Har e comprare mezzo chilo di carote.
Quei ragazzi erano i maghi del cazzeggio. Nemmeno nei miei sogni più fervidi avrei potuto immaginare di fare cose del genere.
Il pomeriggio passò così, tra risate generali.
Quando la signora Horan rincasò Niall le corse in contro e per poco non la mandò a tappeto. Due secondi dopo i ragazzi si fiondarono su di lei e l’abbracciarono, dicendo cose che capivo a stento.
Lei ci sorrise, e ci annunciò che sarebbe uscita con delle sue amiche.
Niall fece una faccetta risentita:-Scusa eh, ma sono qui per stare un po’ con la mia famiglia o per mangiare da Nando’s?
Dopo che la signora Horan fu uscita, io ed Har ci sedemmo sull’erba fresca del giardino. Il cielo era mite, si vedevano le stelle.
Assaporai al massimo quell’istante. Era perfetto. Tutto perfetto..
Dopo poco a noi si unì Harry.
-Allooora ragazze, che si dice qui?
Har fece spallucce:-Mah, sempre la stessa lagna. La luna splende, le stelle idem, un tizio riccio non ci lascia in pace..
Risi. Era una battuta degna di me.
Harry sorrise:-E chi sarebbe? No, sai, mi piacerebbe conoscerlo..giusto per scambiarci consigli sugli shampoo, intendo.
Ridemmo tutti e tre.
-No, sul serio…sembrate due ragazze a posto. Delle fan per bene. Siete divertenti, dav..
Sospirai:-Dove vuoi andare a parare?
-Stasera si va a ballare, ragazze!-sorriso a 32 denti.
Har scattò su:-Io passo!
Per 3 secondi netti valutai la possibilità di andare in una vera discoteca con i One Direction.
Ma non potevo lasciare la mia migliore amica a casa, proprio no!
-Passo anche io!
Harry mi prese per le spalle, e rabbrividii leggermente, a quel contatto.
-No, no, no! Non puoi lasciarmi andare da solo!
-Da solo? E Lou, Liam, Niall, Zayn?
Cominciò a scuotermi come una centrifuga. Mi mandava in confusione, così!
-No! Liam, Boo e Niall rimangono a casa!-stava facendo gli occhi da cucciolo. NO! I miei pensieri si azzerarono.
-E Zayn?-flebile protesta.
-Non sai com’è uscire con Zayn! Da soli, poi! Potremmo non tornare MAI a casa. Elena, ti prego, venite con noi..-guardò Har.
Lei aveva lo sguardo determinato:-No, sul serio, no..
Harry guardò me, con quei bellissimi occhi verdi.
-Va..va..bene. Okay.
Si alzò di scatto, di nuovo di ottimo umore:-Bene, perfetto. Pronta tra un’ora!
E tornò dentro.
Har mi guardò disgustata.
-Ma..ma chi? Ma..che? Ma..ma come? Ma..perchè?
Feci spallucce:-Sarà divertente, perché non ci vieni? Dai, dai, dai!
Ma era iper sostenuta, lei. Una roccia. Mi mise su il muso.
L’abbracciai:-Su, dai. Ti divertirai con Lou. E Niall. E Liam. E ti prometto solennemente che farò la brava! Non berrò assolutissimamente niente.
Aveva lo sguardo perso nel vuoto:-Stupida, non è mica per te che mi preoccupo..

*
Spazio autrice (ahahah)
ALLORA questa parte l'amo troppo.
L'ho postata subitissimo perchè nasce da una storia che ho scritto 
cartaceamente, certo avrei potutometterla nel capitolo precedente, ma 
non centrava nulla, quindi..
DICEVO, è un po' che l'ho scritta, e (come è capitato a me)
le vere Directioner rimarranno un po'
sconvolte da ciò che faccio succedere, 
perchè ricorderà spaventosamente eventi piuttosto recenti.
SAPPIATE CHE NON MI SONO ISPIRATA A QUELLO,
MA CHE PIUTTOSTO CIO' CHE AVEVO SCRITTO
SI E' EHM.."AVVERATO" (?)
Perdonate lo sclero.
E scusatemi.
Buona lettura.
Ele. 

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Capitolo 6
*** Cap.5 ***


Cap.5
Mammina. Har doveva essere la mia fata madrina, perché la ragazza nello specchio non ero io. Per niente.  Quei boccoli, da dove spuntavano? Le mie ciglia erano davvero così lunghe? Le mie labbra così piene? Mi aveva trasformata. In una velocità assurda.
In un’ora era stata capace di rendermi la versione figa di me. Stavo bene perfino con i miei soliti vestiti.
L’abbracciai. Nessun altra al mondo mi avrebbe mai perdonata per averla lasciata sola, in una sera così. Ma lei sapeva.
-Sei sicura di non voler venire?Ami ballare!-le chiesi per la milionesima volta.
-Sei sicura di non voler restare?Odi ballare!-mi rispose, come sempre.
Le feci la linguaccia:-Non odio ballare! E’ solo che non sono brava come te!...ma andiamo, non puoi godertelo soltanto?
Sospirò:-Mi godrò una serata in casa con quei tre idioti…tu piuttosto, sta attenta! Sappiamo bene come sono fatti quei due…
Effettivamente la cosa mi provocava non poca inquietudine, ma preferivo non pensarci.
-ELENA?-urlò Zayn dabbasso.- SEI PRONTA, ACCIDENTI?
Salutai Har e scesi le scale trafelata. Beccai Harry che si aggiustava i ricci e Zayn che si ammirava allo specchio. Patetici.
-Allora?-tossicchiai-Si va?
Si girarono, come due ladri colti con le mani nel sacco. Louis, con tanto di pigiama a righe, ci guardava con il muso:-Tsè! Ci lasciate così? Soli? Disperati? MI lasciate così? Insieme a questo bimbo che odia i cucchiai e con l’Uomo dallo Stomaco di Ferro?
-Suvvia, non fare il melodrammatico-disse Harry, infilandosi la giacca.
-..c’è sempre Har..-gli ricordai, e gli feci la linguaccia.
Uscimmo dalla porta di casa.
Il mio stomaco era aggrovigliato, attorcigliato, ingarbugliato, in pratica sotto sopra. Senza accorgermene avevo cominciato a canticchiare. Lo facevo sempre, quand’ero nervosa.
Sentivo Harry che ridacchiava.
-Chi ti ha fatto i ricci, splendore?-ci infilò un dito in mezzo.
Arrossii:-Har.
-Sono belli, ha fatto un gran lavoro..aspetta, com’è che hai detto? Oh, sì. Mi ricordano il filo…il filo attorcigliato del..
-..del telefono..-mi morsi il labbro.
Forse non era stata una grande idea. Anzi, era stata una Pessima idea. Ma come mi era venuto in mente? Erano maggiorenni, cavolo! Ed io ero piccola, sola. In un paese che non conoscevo.
Panico panico panico. Mi sentii come quando Har mi aveva dimenticata sull’autobus. Solo che questa volta mi ci ero cacciata io, in quella situazione.
Stupida, stupida, stupida! Ero stata una vera idiota. Irresponsabile.
-Perché sei nervosa?-mi chiese, tutt’un tratto.-Nervosa. Come si dice “nervosa” in italiano?
Battei le palpebre:-Nervosa.
Si erano accorti che ero agitata? Be’, presumo che se ne sarebbe accorto perfino il cespuglio che avevamo lì di fianco.
Mi sorrise:-Perché sei Nervoussa?
Scoppiai a ridere. Ecco, era proprio ciò che ci voleva per cercare di staccarmi di dosso quell’ansia.
-Sei patetico.-disse Zayn.-E’ logico che si dice Nirvousa!
Risi ancora più forte. Erano ridicoli.
Sta calma, idiota. Come avevo potuto dimenticare che quello era il mio sogno da tempo? Come avevo potuto pentirmi di essere uscita a divertirmi con i One Direction?
Mandai un messaggio ad Har. Chissà cosa combinavano…
Harold a sorpresa mi scattò una foto.
-Cosa combini Styles?!-strillai, strabuzzando gli occhi.
Lui mi fece l’occhiolino.
-Twittah, baby!-annuì seguendo il ritmo di una canzone nella sua testa. Per un secondo immaginai  la mia foto sul profilo Twitter di Harry. Cazzo.
Probabilmente se Har non mi avesse trasformato in quel modo l’avrei pregato in ginocchio di cancellarla, ma per la prima volta nella mia vita mi sentivo carina, o quanto meno decente. Non potevo mica essere così male, giusto?
 
La discoteca era enorme, tuttavia era così piena che le persone riuscivano a stento a ballare senza mollare gomitate a qualcuno. Harry si sentì immediatamente “a casa” e perfino Zayn, che non amava ballare pareva sentirsi a suo agio in tutto quel casino. D’altronde che fosse un tamarro, era risaputo.
In un primo, spaventoso, momento mi sentii minuscola, e schiacciata. Ma Harry sorrideva in maniera irresistibile e dopo poco mi ero ritrovata a ballare con lui. Ogni tanto si allontanava. Allungava il collo e si guardava intorno, come se cercasse qualcuno. Mi scoprii, mio malgrado, gelosa. Gelosa io, accidenti!
Ci divertimmo molto. MI divertii molto. Già. Chi l’avrebbe mai detto! Era assurdo. Io, ME, io. In discoteca. A divertirmi. Fantascienza. Pure favole, più improbabili di quelle di Fedro ed Esopo messe assieme.
Tuttavia, dopo un po’, la situazione degenerò.
Dopo quello che credo fosse il quarto, o il quinto, o forse addirittura il sesto cocktail, Harry cominciò a svalvolare. A stento si reggeva in piedi. Diceva cose senza senso. Parlava di una tipa. Una che lo aveva “ipnotizzato”. Aveva usato quella parola. “Ipnotizzato” .Aveva detto che era bellissima, che non potevo capire. Poi aveva urtato due o tre gorilloni, alti il doppio di lui, li aveva presi a parolacce ed eravamo stati “allontanati” dal locale. Di quell’emerito imbecille di Malik non c’era traccia. Merda.
La discoteca era a dieci minuti da casa di Niall, ma Hazza era in pessimo stato. Sperai con tutto il cuore che riuscisse ad arrivare a casa sano e salvo, ma dopo pochi metri vomitò anche l’anima in un cespuglio e si addormentò. Lì, sul marciapiedi. Oh,sì. Dormiva. E russava anche.
Ed eccomi lì, seduta sul marciapiedi con la testa di Harry posata sulle ginocchia. Dormiva beato, anche se aveva un colorito cinereo. Come si risolveva quella situazione? Nonostante fosse magro non l’avrei sollevato di un centimetro. Taxi? Non ve ne era l’ombra. Autobus? La fermata più vicina era due isolati prima di casa di Niall. Ma dove cavolo era Zayn?
Har aveva ragione. Brutta storia! Erano davvero senza freni. Ed io, come una stupida, li avevo lasciati fare. Perché non si erano portati Paul appresso? Perché? Non c’ero abituata, io, a togliere le persone dai casini.
Harold aveva l’alito più pesante che avessi mai sentito. Peggio di mio nonno dopo un pranzo a base di cipolla. Puzzava come una birreria, con un penetrante sentore di vomito, che mi faceva stare male solo a sentirlo.
Forse ero troppo piccola. Forse non ero in grado di capire. Io mi ero divertita da matti, e non avevo bevuto niente. Ma forse non facevo testo, io, che mi comportavo come un’ubriaca fradicia anche bevendo acqua naturale.
Risi, pensando a tutte quelle interviste nelle quali parlavano delle serate folli di Harry. Bene, come aveva previsto Har, mi ero ritrovata nel mezzo di una di quelle. Non volevo tornare a casa e sentirmi dire “Te l’avevo detto”.Accidenti.
Gli tirai piano un riccio:-Se non sei capace di reggere l’alcool ti conviene smetterla!
Grugnì.
Solo un palo di luce tremula e la luna rischiaravano il cielo nero come la pece. Le stelle erano sparite. Dalla discoteca proveniva ancora un frastuono assordante.
Sentii un rumorino, uno di quei fischi che segnalano l’arrivo di un messaggio. Veniva dalla tasca di Harry. Senza pensarci due volte afferrai il telefono.
Il messaggio era da parte di una certa Anne. La madre? Quale idiota salvava la propria madre con il nome di battesimo? No, non era la madre. Cercai di fare mente locale.
Forse era lei che aveva “ipnotizzato” Harry.
Il messaggio diceva qualcosa come: “ Non sono venuta, alla fine. Non so se ci sei andato. Scusa, avrei dovuto avvisarti, ma sto avendo dei seri ripensamenti..”
Già. Decisamente lei. Ma che genere di ripensamenti? Ehi, ehi. So che cose del genere non si dovrebbero fare mai e poi mai in nessuna circostanza, ma il tizio era K.O., semi disteso per strada, ubriaco fradicio. Evidentemente avere dei segreti non era stata una buona strategia.
Andai al primo messaggio tra lui ed Anne.
Da quello che avevo capito l’aveva conosciuta non molto tempo prima, in un club di Londra. Erano usciti assieme un paio di volte. Lei però non sembrava starci al 100%, e continuava a cambiare idea. Lo trattava come una sorta di pupazzo, sul serio. Una volta gli aveva scritto “Ti amo”, e poco dopo gli aveva detto che c’era un altro. Poi s’era scusata e poi, Dio. Ancora non la conoscevo e già la odiavo. La cosa peggiore era che ad Harry sembrava non importare la sua indecisione cronica.
Alcolizzato e pure stupido.
Aveva anche delle foto, di quell’Anne. Non era nemmeno tutta ‘sta bellezza! Quanti anni aveva? Cinquanta? Dio, sempre il solito.
Andai su Twitter. L’ultimo Tweet di Harry aveva sotto la mia foto. C’era scritto:” Up all night” con una fan italiana!
Cristo, già tutte quelle visualizzazioni? Tutti quei commenti? Merda. Nessuno sapeva chi ero e già stavo sul cazzo a mezzo mondo. Perfetto.
Sbadigliai, e spensi il telefono. Avevo sonno..tanto sonno..
 
-…mmm..sì?
Qualcuno mi scuoteva. Ci misi un po’ a focalizzare il volto allarmato di Malik.
-Cosa diavolo succede?
Mi ero addormentata. Tipico di me. Tipicissimo.
Sbadigliai:-Harry ha vomitato, poi si è addormentato…e..ho cercato di portarlo a casa ma niente, e poi boh…avrò chiuso un attimo gli occhi…
Zayn mi guardò, poi guardò il tizio riccio semidisteso per terra.
-Aiutami ad alzarlo.
Lo tirammo su senza il minimo sforzo, in due. Poi Zayn lo prese in braccio come si fa con le spose. La scena era molto più che ridicola.
Harry abbracciò il collo di Zayn, durante il tragitto, e non persi l’occasione di farlo notare a Super Malik.
-I can’t be no Super Man, but for you i’ll be Super Malik!-canticchiavo saltellando. Il sonno era passato, un po’. Guardai l’orologio. Le cinque. Cribbio santissimo.
Così tardi? Ad Har doveva esser venuto un infarto. Presi il telefono. Sedici chiamate perse. Due da mamma. Quattordici da Har.
Forse anche due infarti. O tre.
Tirai le somme dei miei primi due giorni a Dublino.
Avevo conosciuto di One Direction, avevo passato la notte con i One Direction, avevo dormito per strada assieme ad un semi svenuto componente dei One Direction. Mica male però.
Quando arrivammo in vista della casa di Niall, tirai un sospiro di sollievo. Finalmente un po’ di tranquillità. Finalmente avrei potuto riposare in pace, in un vero letto…
Ma non appena entrammo capii che c’era ben poco da stare tranquilli, e che non avrei più potuto riposare serena, almeno per ora…

*
Spazio autrice (ahahaha)
Okay, so che sembro più matta di quanto io sia (?)
Ma questo capitolo è stato troppo divertente da scrivere.
E, sì, sarei davvero capace
di rubare il telefono ad Harry per
leggere i messaggi
( e non capirci una mazza, ma vabbe')
E, sì, sarei davvero capace
di addormentarmi per strada.
E' SUCCESSO.
Leggete leggete.
MOI.
:)

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Capitolo 7
*** Cap.6 ***


Cap.6
C’era ancora qualche coccio, per terra. Il pavimento era macchiato. C’era abbastanza silenzio, ma il tutto era inquietante. Inquietante da morire.
Zayn si era fermato sull’uscio, dietro di me. Non mosse un passo.
Non mosse un passo perché 3 secondi dopo avermi lanciato un’occhiata interrogativa aveva messo a fuoco Liam, che sanguinava.
Sì. Sanguinava. Aveva il labbro spaccato, e un occhio nero.
Cos’era successo?
Dio, non a quest’ora, no! Non dopo aver dormito su un marciapiedi, non dopo..
Quando vidi Niall che piangeva non riuscii nemmeno più a pensare. Niall non è uno che piange. E quando piange ti fa il cuore a pezzetti. Ti frantuma l’anima.
Har lo abbracciava, cercando di consolarlo, ma anche lei sembrava sconvolta.
-Ma che cazz..?                   
Quando mi irrito divento volgare, davvero. Avrei detto di peggio, se solo avessi saputo cos’era successo.
-Succede.-disse Niall, con gli occhi pieni di lacrime.-che Liam ha tradito Danielle.-pausa ad effetto terrficante.-con Eleanor.
EH? Porco cane, irlandese affamato, cos’è che hai detto? Avevo capito male. Oh, a proposito. Dove piffero si era cacciato Lou?
-Succede che Lou se n’è andato.-rispose Har, come per rispondere alla mia domanda. Mi guardò. Piangeva anche lei. Io non avevo nemmeno la forza, di piangere. Ero allibita. E speravo, ogni secondo di più, di aver frainteso la situazione. Niall mi lanciò uno sguardo da cucciolo ferito.
-Succede che Lou se n’è andato-ripeté- e non tornerà più.
Il mio volto perse ogni tonicità. Il mio cuore perse un colpo.
Sentii un tonfo alle mie spalle. Fortissimo.
Mi voltai.
Zayn aveva lasciato cadere Harry per terra. Dico io, si può essere più stupidi/idioti/dementi /indelicati/ trimoni?
Ma nessuno si curò di Harold. Tutta la faccenda di Lou era molto più importante ed urgente. Se Lou lasciava i 1D, era una catastrofe, se Harry si svegliava un po’ ammaccato, non importava a nessuno.
-Aspetta, questo vuol dire..
Liam, che era rimasto in silenzio fino ad allora disse:-Ci sciogliamo, Elena! Louis se n’è andato, ed io me ne andrò. Saluta i 1D, Elena.
Il tono duro di Liam mi aveva spaventata. Liam è un tipo dolce. Non certo uno dal quale ti aspetti una cosa del genere. Non certo uno dal quale ti aspetti una frase del genere. Stentavo a riconoscerlo.
Niall prese a singhiozzare ancora più forte.
-Non hai il diritto!Non hai il diritto di fare così!-urlò Har, tra le lacrime.
Liam si alzò di scatto, ancora barcollante.
-Fermo là!-urlai. Chiamai a raccolta tutte le mie doti di Super-Isterica-Maniaca-Del-Controllo.
Lui si sedette, obbediente come un cucciolo.
-Spiegami cos’è successo.-Perentoria. Glaciale. Mammina, ero brava!
-Non mi va di parl…-lo raggelai con un’occhiataccia, e lui fece una smorfia:-Da due mesi mi sento e vedo con Eleanor.
-EH?-okay, ammetto che Niall l’aveva già detto, ma così suonava proprio male. E poi, come aveva fatto? Come aveva fatto a nasconderlo a Louis? Come aveva potuto?
-Lei ha detto che con Louis era sempre la solita roba. Ha detto che voleva qualcosa di nuovo.-all’improvviso Liam sembrava stanco.-Con Danielle è lo stesso. Volevo qualcosa di nuovo anche io.
OKAY, e fin qui, nemmeno una grinza. Una cosa però non mi era chiara. Perché proprio con la ragazza del suo migliore amico?
-Non era niente di serio.
Oh, e in quale misura questo lo discolpava?
-Oggi Lou ha letto i nostri SMS e ci ha scoperti. Scenata di gelosia assurda. Porta sbattuta. Fine.
C’era stata una rissa, e da quello che potevo vedere non aveva precisamente “vinto”. Ma Lou dov’era? Cosa significava “Fine”?
La mia solita fortuna, non c’è che dire. Il giorno che conosco i miei idoli, si sciolgono. Un classico.
Dovette accorgersi che la cosa mi disgustava, perché aggiunse:-Elena, ti prego. Non guardarmi così. So già che ho combinato una cazzata e che non se lo meritava.
Non lo ascoltai. Non m’importava se era pentito o meno.
-Dov’è Lou?
-In albergo-disse Har, tirando su con il naso.
Chiusi piano gli occhi. Ero troppo stanca. Davvero, ero esausta. Non poteva capitare in un momento peggiore. Mi venivano i brividi al pensiero che mentre io ed Harry ballavamo e ridevamo Liam e Lou si prendevano a piatti in faccia.
-Niall?-dissi, avvicinandomi al biondino. Gli posai una mano sulla spalla e mi guardò.
Quegli occhi blu, blu come l’oceano, avevano il potere di affogarmi. Ed ora, che erano pieni di lacrime, era impossibile non perdermici.
-Niall, mi presteresti il telefono?-annuì piano. Me lo porse con mano tremante. Cercai Louis in rubrica. Louis Louis, dove sei?
Mentre aspettavo che rispondesse, il mio sguardo si posò su Harry, che dormiva beato sul parquet. Ignaro di ciò che stava accadendo. Se solo sapessi, Harold. Se solo ci fossi tu..
Tommo non rispose. In silenzio tombale provai ancora, ed ancora, ed ancora. Alla fine, una voce tirata mi rispose.
-Nialler, smettila di chiamarmi.
-Non sono Nialler. Sono Elena.
 
-Elena?-aveva una voce tetra.
-Lou, dove minchia sei, perdiamine?-congratulazioni a me. Avevo vinto di certo il premio per Miglior Imprecazione Inventata.
-Sono, sono in giro.
-In giro dove, Louis?
Ero dannatamente preoccupata. Tommo doveva essere livido di rabbia. Temevo potesse fare qualche cazzata colossale.
-Vicino alla Fermata quattro, ma non venire. Ti prego. Ho bisogno, ho bisogno di stare solo-aveva un tono strano.
Possibile che…? No, Elena, che dici! Lou non è il tipo.
-Boo, tu non sei solo.
Chiusi la chiamata e guardai Mirror Malik, che stava lì, impalato, davanti alla porta.
-Malik, mi accompagni? Non sta bene che una ragazza vada in giro tutta sola..
Sembrò svegliarsi da non so quale coma catartico ed annuì piano. Era tutta colpa di Liam. Allora perché avevo quello strano gorgoglio alla bocca dello stomaco? Perché ero corrosa dal senso di colpa? Perché m’illudevo che se non fossi uscita le cose sarebbero andate in maniera diversa?
 
Tremavo dal freddo. Fermata quattro. Fermata quattro, fermata quattro? Dove minchia sei?
Erano le sei e dieci, e la città era ancora semi –stordita . Il freddo era pungente. Il sole pallido e semi nascosto da nubi bianco panna.
Dov’era Lou? Zayn camminava ansioso al mio fianco
Fece per accendersi una sigaretta. Lo fulminai con lo sguardo.
-Non in mia presenza, Zayn!
Mise a posto il pacchetto. All’improvviso vidi Louis, appoggiato al palo della luce, sul marciapiedi di fronte.
Il cuore mi si alleggerì. Corsi verso di lui e gli saltai tra le braccia. Lo strinsi forte.
-Non ti azzardare, Lou! Non ci provare! Non te lo permetterò mai!
Ero commossa dalle mie parole di conforto. Sembravo una professoressa. Mi chiesi perché non mi mandasse a quel paese.
-Elena..
Continuai a stringerlo.
-So tutto, Boo. So di Eleanor e Liam. Andrà tutto bene.
Poi, lo sentii. Un unico, profondo, straziante singhiozzo.
Louis piangeva.
Il mondo era andato a puttane.
Louis Tomlinson non può piangere. E’ impossibile.
E’ come Niall inappetente, Harry timido, Zayn senza autostima. E’ come Har che perde il controllo, o io che ne faccio una giusta. Lou che piange è impossibile.
-Louis, stai piangendo?
Scosse la testa. Tra i singhiozzi diceva, più a sé che a me , credo,:-Sto bene. Adesso mi passa. Adesso la smetto.
Zayn si unì all’abbraccio. Vedere Tommo piangere era doloroso.
Il mondo era andato a puttane sul serio.
-Sì, Tommo, si sistemerà tutto vedrai.-era tenero il modo che aveva Zayn di provare a consolare Lou. Davvero tenero.
-Sì, Boo. E’ una puttana.-dissi solo, sciogliendo l’abbraccio.-Su, smettila.
Tirò su col naso, e mi fece un piccolo sorriso.
-Sorridi Boo, il tuo sorriso è meraviglioso.
Buffo, no? Il giorno prima avrei detto che Vederlo sarebbe stato impossibile. Ora lo stavo consolando.
-Sei un angelo Elena, un angelo.
Sorrisi:-Ora andiamo a risolvere la situazione, okay?
Mise il muso:-Non voglio vedere quella faccia di culo di Liam!
Mi misi le mani sui fianchi. Malik disse:-Zitto! Dovete chiarire.
-Ma cosa c’è da chiarire? Lui ha sempl..-lo fulminai con il mio sguardo da Maniaca-Del-Controllo. Wow. Funzionava sempre.  

*
Spazio autrice (ahahah)
ALLORA, ammetto che mi sento una forever alone del cavolo
MA continuo a postare
poichè La mia Hazza sennò mi...ehm..
ammHazza? 
OKAY, battuta squallida.
COMUNQUE ho voluto che Liam ne combinasse qualcuna 
perchè DANNAZIONE, è troppo 
cuccioloso :3
E poi, Lou che piange.. T_T
VABBE', la smetto di commentare da sola
la mia FF.
Grazie a tutti quelli che leggono/hanno letto/leggeranno
Vi sbacio
Me :3

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Capitolo 8
*** Cap.7 ***


Cap.7
Harry era ancora sul pavimento. Okay che la faccenda Tommo-Payne era più urgente, ma lasciare quel povero ragazzo per terra sfiorava i limiti del sadismo. Tommo lo prese in braccio con dolcezza, e lo posò delicatamente sul Mio letto. Sul mio. TSE’. Ed io dove avrei dormito, nel sottoscala? (Sempre che ci fosse, un sottoscala…)
Poi, feci precisamente come si fa con i bambini dell’asilo.
La situazione non era propriamente adatta, ma considerati i soggetti con i quali avevo a che fare..
-Liam, chiedi scusa!-sguardo omicida.
-Scusa Louis.-Sì, sembrava di essere tornati all’asilo sul serio. Liam aveva le mani dietro la schiena e si guardava la punta dei piedi.
-Sai che non ti perdonerò, vero?-Louis sembrava…non so. Strano. Diverso. Duro.-Elena, non è così semplice.
Sguardo omicida:-Lo è. Eleanor è una puttana. Fine della storia.
Ma non voleva cedere, quel matto d’un Tomlinson.
Sospirai. Ecco, ora mi toccava fare perfino da mediatrice.
-Allora, so che Liam ha tradito la tua fiducia..-sguardo omicida verso il detto Payne-A proposito, perché?
Lui arrossì. Che idiota. Non gli avevo nemmeno chiesto perché l’avesse fatto.
-Solo..-si morse il labbro.-Eleanor mi è sempre piaciuta, ed è stata così insistente..-guardò Louis.-Mi dispiace Tommo, davvero. E’ stato uno sbaglio enorme.
Louis tacque. Rincarai la dose:-Sentito? E’ pentito. Ora, vuoi buttare all’aria la tua vita per una puttana qualsiasi?
Okay. Non ero stata troppo fine. E nemmeno troppo realista. Sapevo che Louis ci stava male sul serio, e sapevo anche che difficilmente tra i due le cose sarebbero tornate come prima, ma ero una Directioner porco cane. Dovevo tentare l’impossibile.
Tacque ancora. Poi scosse la testa.
-Come si dice?-gli lanciai un’occhiata eloquente. Cavoli, ero brava.
-Scuse accettate, Liam
 
Ero coperta di sangue.
Mi lanciavano bicchieri in testa. Liam era sfigurato dalla rabbia. Louis rideva. Sembrava posseduto. Niall mi teneva ferma, mentre gli altri mi lanciavano piatti addosso. Perché Har, perché?
-Elena! Cazzo Elena, svegliati!
Lo sapevo. Non era stata una grande idea andare a quel corso. Già era soporifero di suo, figurati dopo una nottataccia come quella…
Da quanto dormivo? Sbadigliai.
Bene, per lo meno avevo dormito per tutta la durata della lezione. Non male Elena, non male.
Quando rincasammo per il pranzo, Harry dormiva ancora nel mio letto. Quanto lo invidiavo, Dio Santissimo. Ero rimasta “up all night” io.
Liam e Lou si evitavano ancora. Erano freddi e scostanti. Quanto sarebbe durato?
Mentre ci apprestavamo a mangiare, sentii dei rumori provenire dal piano di sopra. Harry!
Nessuno si mosse, ma Louis mi intimò di andare a controllare.
Il mio letto era vuoto. La porta del bagno socchiusa.
-Harry?-vomitava ancora. Che schifo. Solo l’odore mi faceva venire il voltastomaco. Tuttavia, lo vidi un po’ barcollante, e con una mano premuta sulla faccia e gli occhi semi chiusi andai a reggergli la fronte.
Dio, che schifo. Che schifo. Certo, effettivamente era umano. Stava male anche lui. Ma faceva proprio schifo. Caro Harry, mi devi un favore immenso.
-Tutto okay?-dissi, aprendo le labbra il meno possibile. Annuì piano, e gli porsi rapida un fazzoletto. Tirò lo sciacquone.
-Ieri devo aver proprio esagerato…-aveva la voce impastata. Si avvicinò al lavandino e prese a spazzolarsi i denti con uno spazzolino rosa acceso. Non sapevo se sperare o meno che fosse il suo.
-Grazie, comunque.-disse. Diceva a me? PROPRIO a me?
-Figurati.-risposi. Era ancora vestito come la sera prima, ma scalzo e spettinato.
-Non devo essere stato un bello spettacolo..-disse, sciacquandosi la bocca per l’ennesima volta.
NO! Vedi tu, ADORO vedere gente che vomita! Lo farei tutti i giorni. La mia vita è dedicata al soccorso degli ubriachi…
Tuttavia dissi:-Effettivamente mi hai fatta preoccupare. Ti sei addormentato per strada!
Strabuzzò gli occhi:-Dev’essere per questo che sono così ammaccato..
Mi lasciai sfuggire:-No, quello è perché Zayn ti ha fatto cadere!
-Zayn?!-disse confuso, appoggiandosi al bordo del lavabo. Mise a posto lo spazzolino:-Ma che diamine è successo ieri sera?
Come avrebbe reagito? Non sapevo cosa aspettarmi da Harry.
-Ti conviene metterti comodo….
Così gli spiegai tutta la faccenda, omettendo ovviamente la parte nel quale come una stalker avevo letto tutti i suoi SMS. Era incredulo. Non riusciva a credere che Louis avesse quasi lasciato i One Direction. Disse che voleva parlargli subito.
In quel momento qualcuno tossicchiò e la testa di Tommo fece capolino dalla porta.
-Ho..ehm..interrotto..qualcosa?
Non ebbi nemmeno il tempo di giustificarmi che Harold saltò verso Louis gridando:-Boo!
Erano matti quei due. Peggio di marito e moglie.
Harry quasi piangeva:-Boo..se tu avessi lasciato la band..come avrei fatto? Non provare a lasciarmi MAI MAI MAI MAI MAI MAI più!
Lou mi guardò con un’espressione da: “Dovevi-Proprio-Dirglielo-?”
Feci spallucce. Non c’avevo pensato… Non ci pensavo mai, a dire il vero.
-E comunque, signorino.-dissi, rivolta ad Harry-vedi di mettere la testa a posto. Domani sera c’è il concerto!
Portò una mano al cuore:-Sarò un bravo bambino, lo giuro!
Ridemmo tutti e tre.
-Ci conviene andare a mangiare.-disse Lou.
Harry disse:-Io passo.-ma scese comunque con noi.
 
Sperai che la presenza di Harry migliorasse l’umore generale. MACCHE’. Nemmeno 10 minuti dopo, Harry aveva messo su un muso che strisciava per terra.
-Vas Happenin’ Hazza?-chiese Zayn, tirandogli un riccio.
Harry lo fulminò con uno sguardo degno di me, davvero. Anzi, degno di Salvo Sottile, che è pure peggio. Ma che c’aveva?
-Ehi, si può sapere che ti prende?-Da Super-Salvatrice-di-Styles mi ero trasformata in Super-Squadra-di-Inquisizione.
Harold mi propinò lo stesso sguardo Salvosottiliano. Si fottesse.
Poi arrivò Har, tutta sole-cuore-amore. E’ una zolletta di zucchero quella ragazza. E passare tutto quel tempo con Niall l’aveva resa ancora più tenera. Posò delicatamente una mano sulla spalla di Harry:-Tutto okay?
Aveva toccato il tasto giusto, forse. Machissenechissenechissene! Ingrato di uno Styles. Che, ero diventata gelosa pure di Har?
Per la prima volta in tre giorni mi chiesi che arai tirasse a casa, cosa stesse facendo mia madre, mio fratello…
Nostalgia? No, no, no! Elena, come può mancarti quel macello? Oh, perché lì a Dublino non c’era alcun macello, vero?
Louis vide che mi ero innervosita:-Oh Elena, almeno tu! Non puoi essere triste!
-Non sono triste!-stavo per propinargli uno dei miei famosi sguardi agghiaccianti quando prese il suo bicchiere, pieno d’acqua fino all’orlo e me lo vuotò in faccia.
Sputacchiai.
-Boo, adesso ti ammazzo!-e ridendo come una matta presi a rincorrerlo per la casa. Ero zuppa!
Il gioco fu piuttosto divertente, almeno finchè, come al mio solito, inciampai. DIO, ma come si fa? Come si fa ad inciampare in un tappeto?
Lou mi sollevò da terra con un braccio. Fece una faccia strana.
-Sanguini?-mi chiese.
-Sanguino?-ripetei, portando una mano al volto. Sulla tempia sentii che la pelle era umida:
-SANGUINO!
Porcoziocuginofratelloantenatovicino!
Dissi non so quante parolacce in non so quante lingue. Louis rideva come un matto.
-‘Cazzo ridi?-SCONTROSA! Ecco, ci mancava anche questa. Salii in camera, ed ancora una volta sentii quel rumorino. Un SMS! Fui immediatamente attirata dal telefono di Harry. Ma sta volta l’aveva sentito anche lui. Fece giusto in tempo a guardarmi afferrare il cellulare e leggere il messaggio che aveva appena ricevuto da Anne. 

*
Spazio autrice (ahahah)
Ringrazio quelle due Povere Anime che hanno recensito il capitolo
precendente.
Mi commuovo, mi commuovo.
:')
INSOMMA, la smetto. Non ho mai niente di interessante 
da dire in queste note! UFFA!
BENE, facciamo che ringrazio (come al solito)
tutti quelli che leggono la mia
Povera Storiella,
e che vi dico come al solito che
Sì, faccio incubi molto spesso e che
Sì, sanguino molto facilmente.
GRAZIE a tutti.
:3 Sbaci e aSbracci (?)
Ele

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Capitolo 9
*** Cap.8 ***


Cap.8
“Non è vero che non ti amo, Harry! Sei il ragazzo migliore che io abbia conosciuto. Non è per l’età, davvero! Sei molto maturo sotto quel punto di vista…” Bla bla bla.
Che stronza, oddio.
-Elena, molla quel telefono!-ma non l’ascoltavo. Rileggevo incredula le parole di Anne.
-Non puoi farti mettere i piedi in testa da questa stronza!
Non riuscivo a credere di averlo detto.
-Come scusa?-Harold aveva le sopracciglia aggrottate. Sembrava incredulo.
-Non puoi permettere a quella stronza di trattarti così.-ripetei.
Spalancò la bocca, scuotendo la testa.
-Da quando è un tuo problema?-aveva un tono acido. Intriso di veleno. Si avvicinò a me, così vicino che avrei potuto toccarlo con la punta del naso. I suoi occhi erano gelidi. Prese il telefono dalle mie mani.
-Non è affar tuo.-ripeté, utilizzando lo stesso tono brusco.
La situazione cominciava a farsi brutta. Brutta davvero. Ma che combini, Elena? Cominciava a farmi paura, quel ragazzo.
-No..io..io, oh Harry, sei un ragazzo fantastico, ho letto i messaggi che ti ha..
-TU.. COSA?-non era arrabbiato. Era furioso. Con me?-Perché hai letto i miei messaggi? Hai idea di cosa sia la privacy?
Stava cominciando al alzare la voce. Pericolosamente. Dio, se l’avesse alzata un altro po’ mi sarei arrabbiata sul serio.
-TU HAI IDEA DI COSA SIA LA PRIVACY? Sono affari miei! Tu non hai il diritto di giudicarmi. Capito? Non hai nessun diritto di farlo! Okay? Saranno pure affari miei, no? Perché dovrei ascoltare una come te, che non ha nemmeno idea di cosa dice? Ammettilo, non hai idea di cosa tu stia dicendo. Si vede lontano un miglio che non hai mai avuto un ragazzo. Né l’avrai mai!
TU! Tu, porco maiale disgustoso, cosa hai OSATO dire? Sono una persona allegra, divertente, matta, ma per diamine. Ho un cuore anche io. Senza nemmeno accorgermene gli occhi mi si riempirono di lacrime. Nessuno merita di sentirsi dire certe cose.
Faceva male sentire il tuo idolo dirti ciò che già sai di brutto su di te, con quello sguardo di sufficienza. Cosa, hai pietà di me? Tu, tu mi fai pena.
Sentii le lacrime scivolarmi sul volto. Feci un passo indietro. Poi un altro. Ed un altro, ed una altro ancora. Non si rendeva conto di ciò che mi aveva detto. Non se ne sarebbe mai reso conto.
Mi chiusi in bagno. Odiavo crollare così. Mi faceva sentire una piagnucolona. Cercavo di smettere di piangere, ma cavolo, non ci riuscivo! Assurdo, con poche parole era stato capace di farmi a pezzi.
Nessuno venne a cercarmi. Grazie al cielo.
“Who do you think you are, Harry? Who do you think I am? You only love to see me breakin’!”
Singhiozzai più forte. La vocina della mia coscienza mi diceva di smetterla, di andar giù a fare baldoria. Ma Harry Styles mi aveva appena ricordato quanto fossi sfigata. Non avrei riso nemmeno se Louis avesse cominciato a correre per casa in mutande cantando “Barbie Girl”.
Qualcuno bussò alla porta.
-Permesso?
Avrei dovuto ricompormi? No, ormai non m’importava. Volevo solo tornare a casa. Sì, volevo tornare a casa, a fare a mille pezzi i poster di Hazza. Il tutto si era rivelato un fiasco immenso. Lou e Liam si rivolgevano a malapena la parola, Harry era stato proprio stronzo con me, e per finire DOVE MINCHIA ERA HAR? Probabilmente con Niall, come al solito.
Ebbi una fitta d’invidia. Perché a lei andava tutto così meravigliosamente bene?
-Tutto okay?-era Zayn. Forse era quello con il quale avevo meno cose in comune. Eccetto la pigrizia, ovviamente.
Mi squadrò meglio:-Stai piangendo?
Non suonava molto come una domanda. Mi si avvicinò. Ci furono tipo 3-4 secondi di vuoto, nei quali mi chiesi cosa piffero stesse accadendo, poi Zayn mi abbracciò.
TU, ragazzo tamarro, cos’hai appena fatto? Non volevo ammetterlo, ma avevo bisogno di un abraccio. Quando ci staccammo mi venne da sorridere. Era bellissimo. Grazie tamarro, grazie. Anche Zayn sorrise. Aveva un bel sorriso.
-Bene, ora Har ha deciso di giocare a Just Dance 3. Sai com’è, lo adora. Umiliarci, intendo. Vuoi venire?
Mi fece l’occhiolino. Il mio umore diceva NO, ma la mia testolina vuota annuiva. Possibile che non andassi d’accordo nemmeno con me stessa?
 
C’erano tutti giù, perfino Liam, ma di Harry non c’era traccia. Meglio. Non volevo vedere la sua brutta, ehm, ..brutta..faccia.
Ballare mi aiutò a distendere i nervi. E mi tirò anche su l’umore. Soprattutto dopo che Louis mi aveva presa in braccio e contemporaneamente aveva cercato di ballare “Party Rock”
Erano della frane sul serio.
-Meno male che sapete cantare, ragazzi!-dissi, ridendo.
Furono d’accordo con me, e dopo essersi scambiati uno sguardo, cominciarono a cantare tutti e quattro. Ecco, ecco che cominciavo a ricordare perché fossi una loro fan. Quelle voci..ero talmente abituata a cantarci su che cominciai a cantare anche io Avrei voluto sprofondare. Non credevo di essere stonata però, perciò non mi preoccupai più di tanto di cosa potessero pensare. Dopo un po’ anche Har prese a cantare con me.
Fu magico sul serio.
Quando finimmo, Liam ci sorrise:-Oddio, ma sapete tutte le parole! E’ assurdo!
Sorrisi:-Oh, non è poi così difficile.
-Siete anche brave!-disse il biondino, guardando Har.
-Attenti, potremmo rubarvi il lavoro!
Ridemmo. Fino a quel momento non avevo più pensato a quello che mi aveva detto il riccio. Poi la mia migliore amica mi prese per mano e mi portò in disparte. Con lei non mi sentivo mai a disagio. Avrei voluto dirle tutto ciò che era successo, avrei voluto che quel fiume di parole che non avevo avuto il coraggio di dire ad Harry si riversasse su di lei..Ma mi precedette. Aveva di nuovo quello scintillio folle negli occhi. Mi inquietava. Quel giorno più del solito.
-Che c’è?-chiesi-Cosa volevi dirmi?
-Elena, Elena non ridere, ma credo di piacere a Niall.
 
EH? Effettivamente avevo notato che l’irlandese spesso e volentieri cercava Har, ed in pratica era dal giorno prima che passavano ogni secondo assieme. Non mi era difficile immaginare che fosse vero. Affatto. Ma dentro di me, una piccola vocina malvagia mi sussurrava:”Visto? Visto che Harry aveva ragione?” Sapevo che non dovevo ascoltarla, ma il magone che mi era venuto mi rendeva impossibile essere felice per Har. Riuscivo solo a pensare che la ragazza più fortunata della Terra sarebbe stata la fidanzata di Niall Horan. Erano parole di Zayn, quelle. Chiunque sarebbe stata gelosa di lei, ma io non ero gelosa di Har. Ero solo mortificata per ciò che mi aveva detto Harry, tutto qui. Ero solo mortificata perché Har aveva qualche possibilità con il ragazzo più dolce/tenero/carino dell’Universo ed io, io non avevo …nessuna possibilità…con…Nessuno.
Fanculo Harry! Appena mi passa giuro che ti picchio.
Har vide la mia espressione afflitta:-Ma non ne sono sicura, eh! Magari è tutto nella mia testa..
Feci un piccolo sorriso:-No Har, l’ho notato anche io! Immagina..TU e Niall! Un sogno! Sono così..
Ce la mettevo tutta, davvero, per sembrare felice, ma mi era caduta la maschera. Come avrei recitato ora che tutti potevano vedermi? Ora che tutti potevano leggermi il terrore negli occhi?
Fanculo Harry!
Har mi guardò apprensiva:-Elena, tutto okay?
Annuire fu meccanico, ma le lacrime, quelle no. Quelle vennero giù da sole, nonostante avessi tentato in ogni modo di trattenerle. Maledizione. Fanculo Harry!
Mi abbracciò. Gli abbracci di Har sono una cosa speciale. Ti avvolgono e ti stringono. Sono capaci di migliorare qualsiasi cosa. Sono meglio di un antidepressivo. Dopo un abbraccio di Har ti senti rinata.
-E’.. Harry..-singhiozzai, con il viso premuto sulla sua spalla-Mi ha detto delle cose..
Mi tremava la voce. Cazzo Elena, smettila di piangere! Hai ancora un po’ di dignità, da qualche parte! Sapevo com’ero fatta. Ci sarei stata male fino a che non avessi risolto il problema. Cosa che poteva richiedere molto tempo.
Har sciolse l’abbraccio, e mi asciugò le lacrime con un dito.
-Su, smettila. Dimmi tutto.-ci sedemmo attorno al tavolino.
L’atmosfera era tranquilla, ma sentivo addosso gli sguardi di tutti, pronti a captare qualsiasi parola a loro comprensibile.
Raccontai tutto ad Har, in ogni minimo particolare. Lei era allibita. Certo, mi avrebbe schiaffeggiata per aver letto i messaggi di Harry (“Come m’era venuto in mente?!”) e per averglielo anche confessato, ma lo avrebbe volentieri preso a calci per tutto il resto.
-Non può averlo detto.-mormorò. Ripetere le sue parole non aveva fatto altro che renderle ancora più reali e dolorose.
-Dovevi vedere i suoi occhi. Sembrava che gli facessi pena.
Har non è una che perde il controllo. Lei è razionale. Ma le leggevo negli occhi un istinto omicida senza pari. Se ne dovette accorgere anche qualcun altro, perché d’un tratto Liam disse:-Ehm, Har? Tutto bene?
Lei lo fulminò con lo sguardo. Lo scintillio folle era stato sostituito da una luce fredda e determinata. Con un coltello in mano l’avrei scambiata per Jack lo squartatore. Metteva inquietudine sul serio.
Harry, che fino a quel momento si era ritirato nelle sue stanze (che per la cronaca consistevano nel MIO letto e nel MIO armadio) scese in salotto. Sembrava di buon umore. Fece finta di non vedermi.
Il mio cuore, già messo a dura prova dalle sue parole, si frantumò in mille pezzi.
Spero ci sia qualcuno bravo con i puzzle, qui. Non riuscirò mai a rimetterlo insieme da sola.
-Mm? Perché tutte quelle facce da funerale?
Louis mi indicò con un gesto del mento. Il riccio si accigliò, e borbottò qualcosa.
Mi voltai di scatto. Più lo guardavo più la rabbia ribolliva. E non ero tanto sicura che Har mi avrebbe impedito di fargli del male, anzi..
Guardi l’orologio. Erano più o meno le quattro. Stavo così male per tutta quella faccenda che temevo non sarei più riuscita a godermi nulla di quella vacanza. Inoltre ero sicura che se avessi passato un altro pomeriggio a litigare con qualcuno / vedere qualcuno litigare, sarei impazzita.
Così, all’improvviso, mi avvicinai al portone d’ingresso e presi la giacca.
-Elena..dove vai?-Har mi guardò sbigottita.
-In giro.-sbattei la porta alle mie spalle, e cominciai a correre, il più veloce possibile. 

*
Spazio autrice (ahahahah)
Okay, qui la storia si fa deprimente (?)
Allooora, sì. Non chiedetemi
perchè. A questa domanda
non posso rispondere.
E' deprimente ed andando
avanti sarà sempre peggio
(MA ANCHE NO! :3)
Allora, non voglio scoraggiarvi (?)
Buona Lettura
C: Moi

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Capitolo 10
*** Cap.9 ***


Cap.9
Ma da cosa fuggivo? Da chi? Più di tutto avrei voluto fuggire da me stessa, ma non avevo scampo. Ogni passo che mi allontanava da casa Horan mi faceva sentire più libera, come se fosse quella la chiave dei miei problemi.
Corsi fino a non avere più fiato. Quando mi sentii in punto di morte, mi fermai, Non respiravo quasi. La testa mi girava. Dov’ero? Avevo raggiunto il centro, quasi. Ero al centro esatto di un ponte. Un magnifico ponte. Avevo la vista annebbiata, e la testami pulsava. Serrai le palpebre. Dovevo assolutamente far pace con l’attività fisica.
Quando mi sentii decentemente, ebbi la possibilità di guardarmi attorno. Avevo corso parecchio. Mi frugai nelle tasche. Oh no.
No no no no no no no. Non avevo il telefono. L’avevo lasciato a casa. Merda!
Guardai l’orizzonte. Be’, per lo meno non mi avrebbe cercato nessuno.
Per un po’ rimasi impalata a guardare il cielo grigino che si faceva sempre più scuro, poi cominciai a passeggiare per le strade caratteristiche di Dublino.Non avevo nemmeno la fotocamera, con me! Avrei dovuto fare attenzione, per imprimere quelle immagini nel mio cervello, così da non dimenticarle mai.
All’improvviso mi sentii forte come non mai. Avevo preso una decisione. Ero scappata. Chi l’ha detto che scappare è sempre la scelta sbagliata? Io non avevo avuto scelta. Ero scappata per salvarmi, e mi sentivo forte perché non sentivo il bisogno di tornare. Mi sentivo forte, e libera.
Perfino la fame, da sempre mia fedele compagna, sembrava avermi dato tregua. La temperatura si faceva sempre più bassa, il cielo più scuro e il vento più pungente,ma io continuavo a camminare per le strade, guardandomi attorno felice. Era bella Dublino, proprio bella. Probabilmente se non fossi scappata non l’avrei mai vista così bene, così da vicino.
Guardai l’orologio. Dio, s’era tardi. Erano quasi le otto. Ero via da ore. Non mi sentivo tanto stanca.
Mi sedetti su una panchina e portai le ginocchia al petto. Qualcuno mi si avvicinò e mi chiese se stavo bene. Avevo un aspetto così terribile?
Certo che erano proprio dei dementi. Come avevano fatto a lasciarmi fuggire così? Li immaginai mentre mi cercavano sotto i sassi o nelle cassette della posta. Mi venne da ridere. E risi, risi davvero, finchè, a meno di 20 metri da me, non vidi un ragazzo alto, con delle converse bianche ed i capelli ricci. Harry.
 
Certo mi era sembrato strano che dopo tutto ciò che m’aveva detto fosse venuto a cercarmi, ma ci avevo creduto davvero, all’inizio. Pensa che stupida.
Mi guardò. Mi persi un istante in quegli occhi gelidi, poi lui guardò l’orario. Non si avvicinò nemmeno di un passo. Non mi rivolse la parola. Camminava avanti ed indietro con le mani sulla nuca. Oh, certo. Non era lì per me, ovviamente. Aspettava qualcuno.
Era così teso che non faticai molto ad immaginare chi aspettasse. Dov’era quella stronza di Anne? Speravo lo mollasse. Se lo meritava.
 
Il tempo passava. Io restavo a tremare dal freddo sulla stessa panchina, ed Harry continuava, pochi metri più in là, a guardare l’orologio. Di Anne non c’era traccia. Guardai l’orologio anche io. Erano le nove e dieci, più o meno. D’un tratto la fame era diventata prepotente, e gli occhi avevano perso a chiudersi da soli. Avrei volentieri visto “Dublin by night”, ma ero ancorata a quella panchina. A guardare Harry.
Era autolesionismo. Masochismo puro. Mi stavo per caso trasformando in un emo del cavolo, forse?
Harry prese il cellulare, e compose un numero. Si torturò i ricci, e si morse un labbro. Sembrava deluso ed amareggiato. Ci rimaneva davvero male quando Anne gli dava buca. Possibile che fosse in..inn..no, Elena, ma cosa dici? Come si potrebbe amare una donna di quel tipo?
Mi lanciò uno sguardo carico di un misto di odio e rassegnazione. Sapeva. Sapeva che avevo ragione, e la cosa lo faceva imbestialire. Sapeva anche che non era colpa mia, anzi, ma evidentemente far finta che lo fosse lo faceva star meglio.
“Si vede lontano un miglio che non hai mai avuto un ragazzo. Né l’avrai mai.” Quelle parole mi rimbombavano ancora in testa. Mi avevano ferita profondamente. Come lui, anche io sapevo che aveva ragione, ma far finta che non l’avesse mi faceva star meglio.
Era impossibile sfuggire a quelle parole.
“Né l’avrai mai”
Era definitivo. Irreversibile.
“Mai”
Ecco che avevo ricominciato a piangere. Che idiota! Sperai che mi guardasse, che vedesse come mi aveva ferita. Ma Harry aveva ripreso a fissare con ansia il suo telefono, e a tirarsi i ricci. Quella era la cosa che faceva più male, in assoluto. Vedere che non si curava né si rendeva conto del peso delle sue parole.
“Mai.”
Calciò un sassolino, con rabbia.
Era abbastanza lontano, ma giurai d’aver visto i suoi occhi inumidirsi. Prese fiato, poi si diresse spedito verso il bar dell’angolo. Ti pareva.
Lo seguii senza nemmeno pensarci.
Elena, ma che fai? Lo pedini? Perché? Gli auguri tutti i mali del mondo, perché lo segui, come se temessi che si cacciasse in qualche guaio?
Perché è tipico di Harry. Tipicissimo.
 
Primo bicchiere:
Niente di niente.
Secondo bicchiere:
Lieve aumento della sudorazione.
Terzo bicchiere:
Principio di immotivate ed incontrollabili risatine isteriche.
Quarto bicchiere:
Lungo sproloquio sulla ragazza bellissima che gli aveva dato buca.
Quinto bicchiere:
Parole strascicate riguardanti le motivazioni per le quali ciò era avvenuto.
Sesto bicchiere:
Incomprensibile serie di parole messe per lo più a casaccio.
Mentre il barista riempiva il settimo bicchiere, decisi di intervenire. Perché non l’avevo interrotto prima? Suppongo che volessi che soffrisse, un po’.
-Bene, direi che può bastare, Harry.-presi dalla tasca della sua giacca il portafogli. Pagai a lo sorressi, mentre uscivamo dal locale.
L’inglese è una lingua difficile da comprendere, ma l’ubriachese è peggio. Sentivo solo una serie di “Maledettamente ragione” e “Stronza”. Difficile immaginare se parlasse di me o di Anne.
Lo portai su una panchina, a pochi metri da lì, un po’ più appartata. Gesù, fa che nessuno lo veda in questo stato. Lo misi dritto. Miseriaccia, era ubriaco perso.
Era cosciente però. Grazie al cielo. Cosciente.
-Harry, Harry mi senti?
Annuì, con gli occhi semichiusi. Non dormire Harry, ti prego. Non addormentarti. Non sta volta.
Ma perché facevo tutto quello? Ero rincretinita, tutt’un tratto? Quell’idiota m’aveva trattato di merda ed io ero lì, a cercare di impedirgli di cacciarsi in guai grossi come Camion con Rimorchio.
Non sapevo se lui reggesse l’alcool o se l’alcool reggesse lui.
Se si fosse addormentato, sarei stata nella merda. Poco ma sicuro. Non ci sarebbe stato alcun super Malik, quella sera. Guardai l’orologio. Non erano nemmeno le undici. Forse saremmo riusciti a beccare un autobus. Dio, ti prego.
La fermata numero otto, era ad un centinaio di metri da lì.
-Harry, Harry, mi senti?-ripetei. Annuì piano.
-Dobbiamo arrivare fin lì.-Dobbiamo. Indicai la fermata.-pensi di potercela fare?
Deglutì e si alzò malfermo sulle gambe. Cercai di sorreggerlo in maniera approssimativa. La situazione era davvero comica. Lui era un gigante. Io ero Altezza Nano Da Giardino. Lui si aggrappava a me ad ogni passo, rischiando di farmi cadere.
-Tu…Tss. Tuhhs… Tssh..Tu….sh..shhei…tu sheei il mio.. angelo..
Era ubriaco. Ubriaco perso. Ma di che parlava? Poche ore prima mi aveva dato della “Stronza Sfigata”. Era in evidente stato confusionale.
L’autobus delle 23.20 ci portò alla fermata vicino casa Horan. Bussai piano alla porta. Lou corse ad aprire. Aveva il volto tirato, ma non appena mi vide lanciò un urlo di sollievo.
-Grazie Elena, sei un angelo.-poi portò Harry al piano di sopra.

*
Spazio autrice (hahahah)
Mumble mumble mumble
Ancora una volta gli salvo il beneamato culo (?)
Ahahah sono proprio crudele con quel tipo :'3
CHIEDO PERDONO per la lunghezza
OSCENA del capitolo [è breve, lo so]
E chiedo scusa GIA' per il prossimo
che sarà anche più breve.
MA SAPPIATE CHE E' CRUCIALE.
:3
Buona Lettura
(Recensire allunga la vita! *_*)
ELENA

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Capitolo 11
*** Cap.10 ***


Cap.10
Quella notte dovetti dividere il letto con Har, perché il mio, come al solito, era occupato da un Harry piuttosto malmesso.
-Ma cos’è successo?-mi chiese Har, quando tutto fu buio e silenzioso-Dove vi eravate cacciati?
-Io io ero in giro per Dublino. Lui l’ho trovato in un bar.-cercai di immaginare cosa mi avrebbe detto la riccia. Ancora una volta, nonostante lui non lo meritasse, gli avevo salvato il culo. Nemmeno io riuscivo a capacitarmi.
-Hai fatto la cosa giusta.-mi disse lei, invece. Mi guardava dentro, quella ragazza. Mi leggeva nel pensiero. Sapeva dare una risposta a tutte le mie domande. Era la mia migliore amica.
-Già.-dissi, e poi tra me e me, sussurrai:-Credo..
 
Quando io ed Har uscimmo per andare al nostro fantastico corso di lingua inglese, Harry dormiva ancora.
Quel giorno il corso non fu così palloso. Forse perché per la prima volta la tizia mi aveva spiegato cose che ignoravo. Forse perché avevo altro a cui pensare. Forse perché il trillo insistente del telefono di Har mi distraeva. Forse un po’ tutte queste cose assieme.
Quando tornammo a casa, l’inglese dai ricci sexy era sveglio, ed era in salotto con gli altri a provare “Moments”. Adoravo quella canzone. Aveva il potere di farmi piangere.
-If we could only turn back time..-cantò, ed i suoi occhi mi perforarono. Per la prima volta, dopo il nostro litigio, nel suo sguardo non c’era né rabbia né disprezzo. Anzi. Vi lessi perfino dell’imbarazzo. Per un po’ rimanemmo così, a guardarci. Lui cantava. Io lottavo per non piangere.
-Don’t wanna be reminded, don’t wanna be seen.-Niall sorrise ad Har, io le feci l’occhiolino.
Lei abbassò lo sguardo, con un colorito che spaziava dal “pomodoro” al “fragola”. Har era una persona timida. O per lo meno lo era con i ragazzi. A maggior ragione se li conosceva da poco. E se il ragazzo in questione era Niall Horan, ovviamente.
Mentre mi perdevo nelle mie congetture, sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla. Harry.
Nonostante il mio Salvataggio della sera prima, ero ancora arrabbiata per ciò che mi aveva detto. Cercai di mantenere il mio sguardo il più freddo e distaccato possibile. Non m’importava ciò che avrebbe detto.
-Elena? Senti…io..non ricordo nulla di ciò che è successo ieri.
Bene. Perfetto. E cosa vuoi, idiota, un applauso? Quel modo di mettere le mani avanti, di difendersi ancor prima di essere attaccato..gli avrei dato un pugno.
Sii gelida, Elena, gelida. Sostenni il suo sguardo.
-..ma..-sembrava cercare le parole chissà dove. Era visibilmente imbarazzato-..Lou mi ha spiegato ciò che è successo..insomma, sì..
Gelida. Una lastra di ghiaccio. Non avevo sbattuto nemmeno le ciglia.
-…e devo ringraziarti, davvero. Per tutto. Nessuno l’avrebbe fatto…aiutarmi, intendo. Dopo averti trattato così male.
Cos’erano Styles? SCUSE? No, non bastava. Rimasi gelida.
-Dovere.-STUPIDITA’, altro che dovere! La mia era pura e semplice stupidità. Harry doveva ringraziare il cielo per avermi resa una rimbambita cronica.
Lui però sembrava a disagio davvero. Faceva strano vederlo così. Impacciato, guardarsi la punta delle scarpe e mordersi il labbro.
-E’ tutto?
Dio, mi stavo comportando da stronza. Non che non se lo meritasse, certo. Ma non volevo abbassarmi ai suoi livelli.
-Ecco..però..il fatto è che..ora come ora..sinceramente, mi sento uno schifo. Ti ho detto delle cose orribili, che non penso, sul serio. E tu mi hai aiutato comunque…
Silenzio imbarazzante. Per lui, credo. Per me non lo era.
-Spero tu possa perdonarmi. Ci terrei molto, anche se credo di non meritarlo.
MA NO! COSA DICI DICI MAI? Anzi sai, scusa tu!
Cercavo con tutte le forze di non piangere. Di non dargli un cazzotto. Di non urlargli contro che no, non se lo meritava! Una lacrima mi rigò il volto. Una sola. Tirai su con il naso. Glaciale, Elena. Glaciale. Mi tremava il labbro.
“Né l’avrai mai” Mai aveva detto. Ed ora, cosa pensava? Di potersi rimangiar tutto, così? Come se niente fosse? Ma per chi mi aveva presa? Per un’attrice scadente di soap latino americane?
Ero stupida, okay, ma non così tanto.
Lo fissai. Non aveva il coraggio di sostenere il mio sguardo.
Finalmente. Finalmente leggevo nei suoi occhi la vergogna, il pentimento. Non gli risposi. Mi voltai appena. Mi mise una mano sulla  spalla, girandomi con dolcezza.
-Dico davvero Elena. Sono stato un vero stupido.-mi lanciò uno sguardo tenero, da cucciolo. Cercai di sovrapporre quell’immagine a quella che ormai mi tormentava ogni istante. Quella di lui che mi urlava contro, accigliato e furente.
Sembrava un angioletto, adesso. Aveva detto che ero il suo angelo. Era ubriaco perso. Effettivamente la sera prima avevo stupito me stessa. Solitamente sono una che serba rancore.
Gli feci un mezzo sorriso, ma i miei occhi rimasero freddi. Avevo raccolto la maschera. Non aderiva alla perfezione, ma almeno impediva agli altri di vedermi di nuovo debole.
I ragazzi attaccarono “I wish”ed Harry si avvicinò a loro, ancora un po’ scosso.
-I hear the beat of my heart get louder whenever I’m near you..-non guardava più me. Aveva lo sguardo perso nel vuoto. Pensava ancora ad Anne? Ma che diavolo aveva quella donna di così speciale?
Mi chiesi perché stessi diventando così ossessiva nei confronti di quella là. Certo, ogni Directioner del mondo è innamorata di Harry Styles ed odia ogni sua potenziale ragazza, ma quante potevano dire di aver passato 3 giorni in sua compagnia tirandolo costantemente fuori dai guai? Quante potevano dire di essere state umiliate da lui, senza smettere di amarlo?
La signora Horan ci chiamò per il pranzo. I ragazzi, poi, provarono gli altri pezzi.
Verso le quattro chiesi loro se qualcuno volesse venire con me a prendere un gelato. Ma erano dei pigroni nati, non c’è che dire. E quando Niall scosse la testa, perfino Har decise di rimanere a casa. Ma ciò non significava certo che non volessero un gelato. Affatto. Significava solo che io l’avrei preso per tutti. Bell’affare.
Mi maledissi, mentre camminavo verso il carretto dei gelati, due o tre isolati più giù, ripassando i vari gusti. Ananas, cioccolato,…limone..
All’andata fu tutto liscio. Comprai i gelati e cominciai a mangiare il mio, perché avevo una fame terribile. Mentre attraversavo sulle strisce, dopo aver guardato a destra e sinistra si e no duecento mila volte, successe una cosa che all’inizio non capii. Spuntò dal nulla. All’improvviso.
Non ebbi nemmeno il tempo di urlare. Riuscii solo a guardare la donna alla guida dell’auto che mi aveva presa in piano lasciar cadere il cellulare dalle sue mani, e sbattere gli occhi, terrorizzata. Prima che diventasse tutto nero, ebbi appena il tempo di riconoscerla. Era Anne, porca puttana. Anne.

*
Spazio autrice (ahahah)
Lettore avvisato mezzo salvato.
Il capitolo è breve, ma sappiate che è tutto calcolato
GIA' GIA'.
Non lascio nulla al caso, io.
E poi, sappiate che AMO finire i capitoli con 
"Frasi effetto"
E' il mio marchio di fabbrica (?)
La smetto di dire cavolate, okay?
Sono stata un fulmine u-u
Tanta stima a me
e a tutti quelli che leggono (?)
Vi lovvo
Todda :3

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Capitolo 12
*** Cap.11 ***


Cap.11
*MICROSCOPICA NOTICINA PRIMA DI LEGGERE*
La mia migliore amica dice che questa parte l'ha letta ascoltando "Jar of Hearts", quindi, mi fido di lei, e vi consiglio di leggere sentendo quella canzone, che a mio parere è MERAVIGLIOSA. Oh, comunque, per quanto riguarda il "senso", non ha MINIMAMENTE a che fare con ciò che ho scritto. Detto ciò, buona lettura.


C’era silenzio. Troppo silenzio. Il classico silenzio da film horror, intendo. Quello che c’è quando l’assassino sta per colpire la vittima alle spalle. C’era così tanto silenzio che riuscivo a sentire distintamente il battito del mio cuore, lento e regolare. Sembrava che al suo posto ci fosse un orologio. Il tutto era lugubre da impazzire.
Era buio. Non vedevo un accidenti. Era tutto del nero più nero che avessi mai visto. Faceva male agli occhi. Ero diventata cieca? Molto probabile, a meno che non mi avessero sigillato gli occhi con il nastro isolante, cosa che in realtà non era poi così assurda, vista la situazione…Ma che minchia dicevo? Ovunque fossi, il mio cervello non era con me.
A tratti mi sembrava di annegare. Annegare in un mare di colla. Non riuscivo minimamente a respirare. A tratti, invece, il silenzio veniva rotto da parole confuse. Voci che non conoscevo, più che altro. Ma ero impazzita? No, ero morta. Poco ma sicuro. Morta morta. Schiattata. Defunta. Stecchita. Spirata. Crepata. Conclusa. Perita. Estinta. Ero morta.
Come potevo d’altronde, essere viva?
Ero così convinta di essere morta che mi spaventai anche io quando sentii, per la prima volta, la voce di mia madre. Ma che, era schiattata pure lei? No, impossibile, diceva:-Svegliati tesoro, su!
Proprio come faceva quand’ero a casa. Avevo voglia di dirle qualcosa come:”Mamma ho tirato le cuoia. Non m’importa se faccio tardi a scuola o meno!” ma dovevo aver perso anche la lingua. Ironia della sorte. All’altro mondo c’ero andata pure cieca e muta!
Una volta sentii anche la voce di Har, che piangeva disperata dicendomi che non avrebbe dovuto lasciarmi andare da sola.
Sembravano voci della mia coscienza. Certo che però…morire così..
Tra me e me pregavo:”Ti prego, dimmi che non sono morta investita da una stronza a Dublino, ti prego!”
Ci credetti davvero alla faccenda della coscienza. Almeno finché non sentii la voce di Harry. La mia coscienza non aveva un inglese così fluente. Harry chiedeva scusa, e diceva un mucchio di altre cose che capivo a malapena. Piangeva anche, un po’.
Per un attimo fui felice di non poterlo veder piangere. Come avrei potuto far l’offesa? Sentivo il bisogno di abbracciarlo, di dirgli che era tutto okay, che ero morta e che non doveva preoccuparsi più. Ma stavo lì, inerme a rimuginare su tutto ciò che era successo. Poi, mi venne un lampo di genio. Cazzo, forse non ero morta. Era tutto troppo reale. Forse ero viva. Dio, ero viva. Mi sarei svegliata prima o poi!
Cominciai a crederci. A crederci con tutte le mie forze. Mi maledissi per non aver abbracciato la cultura dei Chakra come mia zia. Pareva quella roba yoga-meditativa aiutasse in situazioni del genere. Mi sentivo una demente. Pensavo “Ci credo, ci credo”. Manco fossi Peter Pan. La Disney m’aveva mandato in pappa il cervello, ecco cosa.
Ma, nonostante tutto, la cosa andò avanti per così tanto tempo che alla fine arrivai a pensare di essere morta davvero, o quanto meno di essere impazzita.
 
I film e i libri dicono solo cazzate. Melense cazzate secondo le quali con il bacio/le lacrime/ non so cosa della persona amata, qualcuno si potesse svegliare dal coma. Fantascienza. Fantascienza più improbabile dei libri di Asimov.
Io, per esempio, mi svegliai in piena notte. Ricordo stavo sognando di squarciare quell’opprimente oscurità con il ferretto del mio reggiseno. A quanto pareva le puttanate erano l’unica cosa che aveva davvero il potere di salvarmi il culo. Buono a sapersi.
Ero sola. Capii ch’ero sveglia perché all’improvviso mi faceva male tutto, e perché sentivo di aver riacquisito il controllo del mio corpo. Ehm, più o meno.
Spalancai gli occhi. La stanza era spoglia, i muri di un bianco asettico. Ospedale. Che parola rivoltante. Non potevo fare a meno di pensare che, incredibile (!), non ero morta.
Che roba inquietante. Il mio battito accelerò. Quanto avevo ancora, prima che uno sciame di infermieri mi si catapultasse addosso tastandomi perfino l’unghia del mignolo del piede?
Presi un grande respiro. La testa mi pulsava. Avevo le gambe entrambe ingessate, così come il braccio destro. Con la mano sinistra mi tastai la tempia. Ero fasciata pure lì.
Ero messa maluccio, a dire il vero. Non era così inverosimile, allora, la mia morte.
Mi guardai attorno. Non c’era anima viva, ancora.
Avrei voluto far prendere un bello spavento a qualcuno, ma dovetti rinunciare ai miei propositi, perché nemmeno due minuti dopo un’infermiera sorridente varcò la porta della mia stanza. Aveva i capelli biondi ed un sorriso zuccheroso. Dio, ancora non aveva aperto bocca, e già mi stava sul cazzo.
 
Quando si seppe che mi ero svegliata, la stanza non mi apparve più così immensa e vuota. Anzi, a dire il vero cominciavo a starci troppo stretta.
Mia madre pianse. Har pianse. Piansero pure i ragazzi. Io sorridevo. Perché piangevano così tanto? Non ero mica morta!
Il giorno seguente fu pieno di visite. Ero rimasta in coma due settimane, quasi. A causa mia il concerto era saltato, (saltato!), e la partenza rinviata. Era venuta perfino mia madre. Circa due giorni dopo l’incidente. Dormiva anche lei a casa della signora Horan, ma non si sarebbe trattenuta a lungo. Cose di lavoro, immagino. Certo che c’era una gran folla, laggiù. Come poteva permetterlo, quella povera signora?
Per fortuna, eccetto una piccola commozione cerebrale non avevo avuto danni interni e/o permanenti. Mi era andata bene. Mi era andata meglio di Anne.
Nessuno voleva parlarne. Erano tutti schivi e vaghi, riguardo l’argomento.
Tuttavia, quel pomeriggio, quando restai sola con Harry, mi disse tutto. Anne era morta. In ospedale. Anne aveva spaccato il parabrezza con la testa. Non aveva la cintura di sicurezza. Parlava al cellulare. Con lui.
Si sarebbero dovuti incontrare due isolati più su, vicino casa di Niall. 
Harry era sconvolto. Aveva gli occhi cerchiati, i ricci aggrovigliati e i vestiti sgualciti. Chissà da quanto tempo non si cambiava. Ma che, aveva litigato pure con la doccia?
-Sai..se…se fossi morta anche tu..-non volevo pensare a quell’eventualità. Era troppo reale. Io ero viva. Viva. Anne era morta.
-..Non me lo sarei mai perdonato.-aveva gli occhi umidi, mi faceva una gran pena. Vederlo così era strano per me. Non..non riuscivo a guardarlo, quasi.
Per quello che mi permetteva la fasciatura, scossi la testa:-Non è colpa tua.
Già. Non era colpa sua. Ma di chi era? Mia?
Scosse la testa.
-Tu..tu hai sempre avuto ragione.-oh, sia ringraziato il cielo.-Io non ti ho mai ascoltato..E poi lei parlava con me, Elena! Con me! Se non l’avessi..-si fermò, il labbro inferiore gli tremava.
Ci fu silenzio, per un po’. Non volevo sentire quello che stava per dire, no! Tutto, ma quello..
-Se non l’avessi chiamata, Elena, se non l’avessi chiamata..non sarebbe morta.-una lacrima gli rigò il volto.-Tu staresti bene. Avremmo fatto il concerto. Ce la saremmo spassata a Porthouse, e sarebbe andato tutto bene. Tutto bene…
Avevo voglia di abbracciarlo, ma sembravo l’omino della Michelin dopo un bagno nel calcestruzzo.
-Vieni qui, Harry..-cercai di aprire le braccia il più possibile, e lui non se lo fece ripetere due volte. Vederlo in quello stato era peggio che vederlo ubriaco. Faceva così male che non riuscivo ad essere gelida, anche se sinceramente era ciò che avrebbe meritato. Faceva così male che decisi che non m’importava se mi aveva trattata così male. L’avrei aiutato. Perché io, burbera e scontrosa, ormai facevo solo quello. Aiutavo le persone.
Cos’era, stavo diventando, ehm, ..buona?
-E’ morta Elena, morta!-mormorava.
Io dicevo solo:-Shh, è tutto okay.
Mi sentivo una demente. La protagonista di un film di infimo livello. Forse lo ero. Alla fine, quando si staccò da me, gli asciugai le lacrime con la mano sinistra.
Fu allora che mi guardai il polso. Avevo un braccialetto.
Be’, in realtà ne avevo più di uno, ma quello lì non era mio. Paradossalmente, nonostante non l’avessi mai visto, mi era molto familiare. Sorrisi. Harry, tirò su con il naso, e ricambiò il sorriso.
-Tienilo.-era il suo. Il mio cuore moltiplicò i battiti (zitto, accidenti, potrebbe sentirti!).-E’ un regalo. Perché tu sei il mio angelo.

*
Spazio autrice (ahahah)
Mumble mumble mumbe...cosa dirvi, adesso?
Ho esaurito tutte le cose interessanti (?)
Volevo solo ringraziare tutti quei lettori silenziosi, che 
nonostante non recensiscano, 
hanno letto tutta la mia storia.
NE SONO ONORATA!
Per quanto riguarda il capitolo, mi sono ispirata
a "L'uomo che sussurrava ai cavalli"
per le sensazioni provate durante il coma.
Harry che piange mi spezza il cuore! D:
Recensioni STRA-MEGA GRADITE.
Il prossimo capitolo lo pubblicherò solo dopo aver ricevuto
almeno due recensioni.
Due mi bastano.
Giusto per sapere se a qualcuno interessa (?)
Baci, ed a presto, spero.
Elena

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Capitolo 13
*** Cap.12 ***


Cap.12
Rimasi in ospedale per un’altra settimana appena. Non so come avevano convinto i medici a farmi passare in casa le settimane di convalescenza. Mi feci i miei calcoli. Con casa intendevano casa della signora Horan. A Dublino. A Dublino dove c’erano i centri di fisioterapia. Dove c’era l’ospedale. Altre sei, forse sette, settimane a Dublino significavano saltare scuola per un sacco di tempo. Non sapevo quanto la potessi considerare una buona notizia. Non sarebbe stato un granché tornare in Italia ed essere bocciata.
La novità più bella, dopo l’incidente, era il legame che si era creato tra me ed Harry, che ancora cercava di farsi perdonare.
Era un ragazzo incredibilmente dolce, in fondo. Molto, molto, mooolto in fondo, certo.  Finché ero rimasta in ospedale era venuto a trovarmi ogni giorno. Aveva l’abbraccio facile, quel ragazzo. Ed a me non dispiaceva affatto.
Non avevo dimenticato le sue parole, ma avevo capito che erano state dettate dalla rabbia. Rabbia che causavo spesso, con i miei comportamenti imprevedibili ed inspiegabili. Rabbia che non aveva alcuna ragione. Ora men che mai.
Nonostante fossi ancora l’incrocio tra una statua e l’omino della Michelin, Harry non perdeva l’occasione di stringermi e darmi dei teneri bacini sulla guancia. Dio, ero l’imbarazzo fatta persona. Non avevo mai avuto un ragazzo, io. Dio, ma che dicevo? Quella era una cosa normale per lui! Mi considerava un amica. A-M-I-C-A! E poi, perché mai avrei dovuto piacergli? Non avevo nemmeno una ruga..un capello bianco…
Accidenti, ero davvero perfida.
Quel pomeriggio Hazza si accorse della mia espressione corrucciata.
-Elena, Elena tutto okay?-abbandonò il cappotto sulla sedia, si fiondò su di me e mi si sedette accanto.
Annuii piano e lui aggrottò le sopracciglia. Idiota, che combini? Non la dai a bere nemmeno a lui!
-Ma ti prego! Non puoi dirmelo? Dai, io sono Harry! Sono…sono…così adorabile!-sorrise, e sbatté le ciglia.
Scoppiai a ridere:-Sul serio, è tutto okay. E per la cronaca:IO SONO PIU’ ADORABILE!
Non mi smentivo mai, nossignore. Avevo una certa reputazione da mantenere.
Rise anche lui:-E’ per questo che sto qui con te, no?-mi diede un bacio vicino all’orecchio. Rabbrividii.
In quel momento, Har entrò nella stanza.
Tempismo perfetto.
-Elena? El..oh,..ehm..-tossicchiò. Harry rimase con le labbra incollate lì, ed Har dovette fraintendere forse perfino più di quanto facessi io stessa.
-Magari torno più tardi…
-Dì pure!-volevo che Harry mi vedesse tranquilla. Che stupida. Come se con la faccia a mezzo centimetro dal mio petto non potesse sentire il mio cuore che batteva come un tamburo. Oh, e per la cronaca, il mio “tono tranquillo” somigliava allo squittio di un topolino terrorizzato.
-Elena, tua madre torna a casa, domani.
OH SI’. Finalmente, accidenti. Non aspettavo altro. Era una buona notizia, dunque.
-Oh, perché?
Har sembrava strana. Aveva un tono…triste. Come se stesse trattenendo a stento le lacrime. Oh, cavolo no. Non ne potevo più di brutte notizie. Stavo per tapparmi le orecchie e canticchiare: “lalalalalalalaaaaa”
Lei fece una smorfia, e per un attimo sembrò valutare l’ipotesi di girarsi di schiena gridando:”niente, niente! Fa’ come se non ti avessi detto niente!” Ci rinunciò.
-Elena…Elena…dice che vuole ritirarti da scuola!-smisi di respirare. EH?-Dice che ha fatto domanda per la borsa di studio all’estero, dice che…-ecco. Aveva cominciato a piangere. Meno male che lei era quella tranquilla e razionale.
Borsa di studio? All’estero?
Sgranai gli occhi. Wow. Vivere a Dublino. Andare a scuola a Dublino. Era un sogno, sissignore. Era un maledetto sogno, scappare da quel buco di paese che è l’Italia. Qualcosa non quadrava.
-Verrai anche tu, vero?-avevo un tono allarmato. Avevo la sensazione di aver fatto centro.
Vidi la mia migliore amica scuotere piano il capo, e mi sentii morire. Oh, cavolo, no.
Era un dramma. Har era l’unica amica degna di essere chiamata tale che avessi. Non potevo lasciarla sola lì, in quello sputo di città italiana. O meglio, non potevo restare sola lì, in quell’enorme città irlandese.
Perfino Harold, che non aveva capito mezza parola, si accorse che l’atmosfera si era fatta pesante, perché si staccò piano da me sussurrando:-Ti lascio con lei, se serve sono qui.
Lo ringraziai con un cenno, e ripresi a respirare.
-Cos’è questa storia, Har?-Hazza uscì dalla stanza.
-Tua madre dice che non vuole che tu perda un mese di scuola! Dice che hai buone probabilità di ottenere la borsa, e di passare, oh, Elena…-si fiondò tra le mie braccia, singhiozzando.
-Dai, Har. Smettila, su. Non è un dramma.-le dissi, facendole “pat pat” sulla schiena.-E poi, sai che senza di te non andrei da nessuna parte.
Era una cosa stupida da dire, okay, ma non sono una di quelle persone molto fantasiose quando si tratta di consolare qualcuno. Sono una di quelle persone che più che altro sorride e  ti dice che andrà tutto bene. Anche se non lo pensa.
-Chiama mia madre.-ero risoluta, accidenti. Più risoluta del Presidente degli Stati Uniti d’America durante una di quelle pompose conferenze stampa.-Fa’ presto.
 
-Oh mamma. Oh mamma. Oh mamma.-piangeva di nuovo. Stavo per prenderla a cucchiaiate sulla testa. Avevo idea che parecchie persone mi avrebbero appoggiata.
Se c’era una cosa che dava sui nervi di Har, erano le sue lacrime facili. Era capace di piangere per qualsiasi cosa! Piangeva così tanto che a volte non ricordava neppure più perché aveva cominciato. –Oh mamma, oh mamma, grazie. Mamma non sai quanto questo significhi per me, mamma, ti giuro, io…-erano ore che andava avanti così. Ci mancava solo che la baciasse via telefono.
Chiuse la chiamata e si asciugò gli occhi con il dorso della mano destra. Respirava a singhiozzi.
Per un lungo istante ci guardammo.
Affanculo il liceo classico. Affanculo il greco e quella stronza della prof.
Ne eravamo fuori, dunque. L’ avevamo convinta. C’erano voluti due giorni interi, ma era fatta. Har era su quella dannatissima lista. Har era su quella dannatissima lista, appena sotto di me. Har era su quella dannatissima lista di alunni selezionati per studiare all’estero.
Trasferimento definitivo. Per l’intero anno. Il mio cuore non aveva mai battuto così forte.
Erano secoli che cercavo di costringere mia madre a farmi studiare all’estero. Aveva sempre detto che ero troppo piccola. Non mi sarei mai aspettata un’idea del genere da lei.
Grazie mamma, ti amo.
E un grande grazie andava anche a quella santissima donna della madre di Har, sissignore. Sarebbe stato un incubo senza quella piccola peste della mia migliore amica.
 
Straordinariamente, anche le belle notizie sembrano arrivare tutte assieme. Mia madre partì, per occuparsi delle scartoffie, e con immensa felicità potemmo dire la novità ai ragazzi.
Malik aveva cominciato a ballare e Liam ci aveva regalato uno dei suoi immensi sorrisi. Lou aveva preso a saltellare per la casa canticchiando, Niall aveva stretto Har in un abbraccio tenerissimo, al quale lei si era abbandonata con felicità. Harry mi aveva schioccato un enorme bacio sulla guancia ed aveva arricciato il naso:-Avrò più tempo per torturati, dolcezza!
Avevo riso.
Quella notte io ed Har dormimmo nello stesso letto, nonostante io fossi tremendamente ingombrante. Avevamo tante cose da dirci, e quella distanza ci aiutava. Ci aveva sempre aiutate.
Inoltre, come se non bastasse, Harry si era appisolato sul mio letto, abbracciando il mio cuscino morbido di Winnie The Pooh. Era dolcissimo. E bellissimo. Già…bellissimo.
Arrossii.
-Allora…tu e Niall?-ero arrivata subito al dunque.
-Ele, Ele..non ci crederai mai!-scintillio folle. La sentivo fremere.
-Parla!-perentoria.
-Domani sera mi ha invitato ad uscire.-pausa ad effetto durante la quale la mia bocca si era spalancata in maniera agghiacciante- io e lui. Da soli.
Mi sentivo un fottutissimo pesce rosso. La mia bocca non faceva altro che aprirsi e chiudersi senza far uscire alcun suono. Parla Elena, accidenti, di qualcosa!
-E’…cavolo! Har..è…-dai, tira fuori un aggettivo, Elena. Un bell’aggettivo.- assurdo!E’ stupendo è…un sogno…davvero…-Calma, non esagerare, ci stai prendendo la mano, Elena!
Ridemmo assieme.
-E tu?-mi chiese poi.-Con Harry?
Il mio sguardo si posò sul riccio, che dormiva beato.
Dio, anche lei si era accorta delle attenzioni che mi rivolgeva? Elena, sii realista. C’era qualcuno che non se ne era accorto?
Elena, è tutto nella tua testa, è tutto…
Il mio cervello era spaccato a metà. Non riuscivo a fidarmi nemmeno di me stessa. Bell’affare.
-Io ed Harry un corno.-la mia solita finezza.-Non posso piacergli. Non è possibile.

*
Spazio autrice (ahahaha)
Vi prego, perdonatemi.
Perdonate questo scempio.
Non sono per niente fiera di questo capitolo,
e pensare che vi ho fatto
aspettare così tanto!
Però ve lo prometto, il prossimo capitolo
sarà sensazionale.
Giuro, credo sia uno dei migliori che io
abbia mai scritto.
Riportare i miei manoscritti al pc
è stressante.
MILLE GRAZIE A TUTTI!
Un bacio,
Elss

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Capitolo 14
*** Cap.13 ***


Cap.13
Il mio incidente non aveva solo fatto avvicinare Niall ed Har, ma era anche servito a recuperare il rapporto tra Liam e Louis, che si erano abbracciati in lacrime dicendo che non avrebbero litigato MAI MAI più.
Molto maturo, non c’è che dire.
Quella sera andò così. Niall ed Har uscirono presto. Lui sembrava piuttosto imbarazzato. Lei era un vero schianto. Ci aveva messo tre ore per prepararsi, ed era stata di nuovo sull’orlo di una terribile crisi di pianto, che avevo arginato con abile maestria ed un gran numero di battute. Alcune di esse erano davvero squallide. Mi ero superata.
Poi, i ragazzi proposero di uscire. Erano tutti in cerca di una ragazza. Non potevo dire che la cosa mi lasciasse indifferente, ecco. Non osavo immaginare ciò che avrebbero combinato. Perfino Liam sembrava su di giri. La fine del Mondo era vicina.
Mi dispiaceva restare a casa da sola, ma non avrei mai chiesto a nessuno di rinunciare ad uscire per darmi una mano. Un po’ era altruismo. Un po’ orgoglio.
Dopo che si furono preparati (Lou aveva anche messo la sua Maglia da Rimorchiatore) , Harry disse:-Andate, io resto con lei.
Il cuore prese a battermi forte.
Avevo paura di stare sola con lui, nonostante ormai si comportasse bene con me. Avevo paura, ed allo stesso tempo ero terribilmente emozionata.
Quando fummo soli, Harry mi prese in braccio e mi portò in cucina.
Regolarmente, avrei dovuto muovermi con una stupida sedia a rotelle, perché con entrambe le gambe ingessate non riuscivo nemmeno a reggermi in piedi. Ma a quel cretino di Harry l’idea non piaceva, così aveva preso a spostarmi lui. Non potevo dirmi dispiaciuta. Affatto.
-Ora, ti prego, non dirlo alla mamma di Niall- mi disse, in tono confidenziale -ma proverò a cucinare una pizza.
Oh Dio no. Ero troppo giovane per morire!
-NO! Tu non lo farai..-avevo preso a ridere come una matta. Avrebbe mandato a fuoco l’intera casa. Qual era il numero dei pompieri? Avevamo un estintore, da qualche parte? Un secchio d’acqua?
Alla fine non successe nulla, per fortuna, ma Harry cucinò la cosa più disgustosa che avessi mai mangiato. Credo facesse concorrenza agli spaghetti con i broccoli.
-Dai! Non è così male!-aveva la faccia verdastra pure lui.
Ridemmo,e buttammo tutto nella spazzatura.
Perdonaci, spazzatura. Magari poi ti passiamo anche un bel digestivo.
-Pizza d’asporto?-mi chiese, ed annuii. Avrebbe fatto schifo anche quella, ma almeno non sarebbe stata mezza congelata. Non sapeva nemmeno scongelare una pizza, quell’idiota.
Harry mi prese in braccio e mi posò sul divano.
-Grazie per essere rimasto.- non mi accorsi nemmeno di aver detto una cosa vomitevole.
Spalancò i suoi occhioni verdi:-Non ti avrei mai lasciata sola.
Altrettanto vomitevole, anzi, peggio. Mi sentii arrossire. Elena, smettila!
Mi tirò un pizzico sul naso, con dolcezza.
-Scusa ancora.-mi disse, mordendosi il labbro.
Gli sorrisi:-Harry, smettila. Sto bene.
Si avvicinò. Poi ancora, ed ancora. I nostri visi erano a pochi centimetri di distanza. Merda! Così mi provochi, Hazza!  Dio, se ci sapeva fare.
-Sei giù.- non era una domanda. Mi fissò intensamente. Avevo la bocca secca.
-E’ solo che..-verità o bugia?-..sono frustrata per ciò che è successo. Non posso uscire, non posso fare niente…
Bugia. Orrida bugia. Pietosa bugia. Meno credibile di quelle di Zayn. Ma la verità era troppo imbarazzante, tipo. Cosa avrei potuto dirgli? “Harry in realtà sono triste perché..”
Interruppe il filo dei miei pensieri: -Ehi, mi devo sentire offeso? Sono rimasto per te!
Gli scompigliai i ricci. Sorrise. Dannazione, che sorriso meraviglioso.
-Allora…così tu sei una Directioner…
Assurdamente non avevamo mai toccato l’argomento. Non ce n’era bisogno. In realtà non parlavamo quasi mai di loro come band.
Annuii piano:-Una delle più convinte!
Sembrava un bambino in un parco giochi:-Davvero?
Sorrisi. Era da un po’ che lo ero. E mi avevano preso così tanto, che faticavo a ricordare come fosse la mia vita di prima.
-E chi è il tuo preferito?
Domanda a trabocchetto. Pensai a lungo alla risposta. Li adoravo tutti, ma…il mio preferito?
-Be’, mi piacete tutti, davvero. Niall è dolcissimo. Zayn ha una voce meravigliosa, Liam è un cucciolotto e Louis...be’ è come me!Pensa che le mie amiche mi chiamano Lou! Perché?-lo guardai di sottecchi.-E’ perché sono matta, non te ne eri accorto?
Poi, successe una cosa che non dimenticherò mai.
-E cosa devo fare per diventare il tuo preferito?
Conoscevo bene quello sguardo. Era lo stesso di Har quando aveva un’idea che non vedeva l’ora di mettere in pratica. Aveva un non so che di folle.
Mi guardò ancora un secondo e mi baciò.
Rimasi di stucco, sul serio. Ero..paralizzata, letteralmente. COSA? CHI? COME? PERCHE’?
Non poteva essere vero. No, era un sogno. Un sogno. Un sogno.
Non so per quanto restammo appiccicati, né per quanto continuai a chiedermi se fossi sveglia o no.
“Né l’avrai mai, mai, mai” le parole si dissolvevano.
Perché l’aveva fatto? Elena, smettila! Era solo una provocazione. Non gli piaci. L’ha fatto solo perché…perché…perché?
Fu magico. Magico.
Si staccò da me con leggerezza e mi sorrise.
-Adesso sono il tuo preferito?-mi fece l’occhiolino. Styles, ti avviso, non provocarmi.
Arricciai la bocca:-Non saprei…
Fece per baciarmi di nuovo, ma mi scostai infastidita. Il sorriso sul suo volto si spense.
-Scusa.-feci per afferrare la sedia a rotelle, ma mi bloccò con un gesto.
-Cosa c’è che non va?-mi chiese.
Era stupido,no? Che entrassi nel panico a quel modo, intendo. Ma stava succedendo proprio quello. Perfino in quel momento ero assalita dai miei soliti dubbi esistenziali. Miseriaccia.
-E’ solo che..non so..non ti capisco!-non sapevo nemmeno io cosa dirgli. “Harry sono matta, Harry lasciami perdere, Harry ho qualche neurone in corto..”- Prima fai così, mi dici cose orribili, e poi…poi..mi spiazzi! Non so cosa pensare.
Assunse un’espressione dura:-Credevo di essermi scusato abbastanza.
Annuii, sbrigativa:-Ed è così, ma…vorrei solo capire..
Scosse quella massa di ricci, alzandosi:-Non c’è niente da capire, babe!-poi salì al piano di sopra canticchiando il ritornello di What Makes You Beautiful. Ah ah ah. Molto spiritoso.
Avrei tanto voluto vedere la mia faccia. Respiravo a stento, ed il cuore galoppava. Avevo il cervello fuori uso. L’immagine della tranquillità.
Sentii il mio telefono vibrare. Har:”Non ci crederai mai”. Quattro parole. Inoltrai il messaggio e glielo inviai, perfettamente identico. Chissà cos’era successo..
Harry scese le scale con una macchina fotografica gigantesca appesa al collo.
-Sono un fotografo provetto!
Sguardo a dir poco terrorizzato:-Sembro un Pokemon!
Rise:-Adoro i Pokemon!
Cominciò a scattare. Mi sentivo incredibilmente a disagio, ma lui sorrideva.
Con l’unica mano libera mi lanciai addosso a lui e presi possesso della fotocamera.
-Mi faccio foto solo se le fai con me!-Modalità Ricatto attivata con successo. Non se lo fece ripetere due volte.
Ne scattò anche una con il cellulare, e la mise su Twitter. Quanto tempo avevo prima che mi arrivassero messaggi minatori e minacce di morte?
Scrisse una cosa che non capii. Una sigla, o Dio solo sa cosa.
-Che significa?-indagai.
-La ragazza migliore che io abbia mai conosciuto-mi fece l’occhiolino.-Sei il mio angelo.
Mandai gli occhi al cielo.
-A furia di sentirmelo dire, comincio a crederci anche io!-pensai ad alta voce.
-E se cominciassi a dirti che mi piaci, crederesti anche a quello?

 *
Spazio autrice (ahahah)
Spero di non avervi deluso questa volta.
Questo capitolo mi piace davveeero tanto.
E' stato bello per me da scrivere e spero sia stato 
altrettanto bello per voi da leggere!
Dell'ultima frase vado
moooolto fiera.
Spero DAVVERO di non avervi terrorizzato con
il capitolo precedente.
Vi voglio bene.
Grazie a tutti coloro che leggono. Per me
è molto importante.

Els

p.s. il primo capitolo è arrivato a 400 visite.
Non so cosa dire. Forse solo Grazie.
Allora, Grazie.

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Capitolo 15
*** Cap.14 ***


Cap.14
Non so precisamente quando mi addormentai. Forse su dopo aver mangiato quella terribile pizza a domicilio, o forse mentre guardavamo quella commedia romantica (ad Harry piacevano quei film dolci fino a vomitare) mangiando il mio ultimo pacco di Haribo di emergenza.
Mezza intontita la sentii sollevarmi e portarmi al piano di sopra. Mi distese sul mio letto, e mi coprì con un lenzuolo, poi si sedette accanto a me. Mi fece una piccola carezza con il dorso della mano. Mugolai.
Har diceva che nel sonno lo facevo spesso. Diceva che sembravo un gatto che faceva le fusa. Ad Harry erano sempre piaciuti i gatti, no?
Taci Elena, taci.
Prima che mi addormentassi Harold aveva cambiato la mia immagine di Twitter. Aveva messo la stessa che aveva lui. Molto discreto, non c’è che dire. Pensava non se ne sarebbe accorto nessuno, immagino. Nell’arco di mezz’ora avevo raggiunto i diecimila “followers”. Incredibile. Ne dicevano di tutti i colori. C’era chi mi chiedeva se quella nella foto fossi davvero io, chi mi chiedeva come mi chiamassi davvero, chi mi mandava a fanculo in varie lingue..Alla fine, gli insulti verso di me si fecero così pesanti che fu costretto a dire di lasciarmi in pace. Povero illuso.
Era un ragazzo strano. Da dove veniva fuori tutto quell’interessa per me? Mi aveva espressamente detto che gli piacevo. Wow. Fantascienza. Nemmeno le mie versioni di greco erano così fantasiose!
E mi aveva baciata. Incredibile. Mi avevano presa per il culo a vita, perché non avevo mai avuto un ragazzo, ed ora ,(cavolo!), potevo dire di aver dato il mio primo bacio ad Harry Styles in carne-ossa-e ricci!
Battei piano le palpebre. Che ore erano? La luce filtrava pallida dalle imposte abbassate. Fissai l’orologio. Le otto. In pratica, l’alba. Da quanto non mi svegliavo alle otto?
Rimasi non so quanto ad osservare il soffitto. Non potevo nemmeno alzarmi, cavolo! Altri tre giorni. Tre dannatissimi giorni ed avrei tolto tutti e tre i gessi. Alleluia. Addio omino della Michelin, bentornata Elena! Certo, poi ci sarebbe stata quella pallosissima fisioterapia per più di un mese, ma non m’importava.
Sentii rumori concitati a pochi metri da me. Har!
Due centimetri più in là, Hazza dormiva con la testa poggiata sulla spalliera del letto. Cribbio! Mi prese un infarto quando lo vidi.
Ma non l’aveva un letto, lui? Mi accorsi di avere la testa premuta contro il suo petto. Arrossii. Accidenti!
-Har?-sussurrai. Ero quasi sicura che fosse sveglia.
-Sì?-chiese a voce bassissima.
-Sei sveglia?-domanda stupida.
-Sì.-disse lei- Spiegami perché Harry dorme nel tuo letto.-era arrivata subito al sodo, la ragazza.
-Lui dorme sempre nel mio letto.-le risposi. Non ebbi difficoltà ad immaginare la sua faccia scocciata.
-E’ una lunga storia.-dissi, poi-e non posso nemmeno alzarmi per raccontartela. Mi cerchi le stampelle?
La sentii mugugnare. Era una vera brontolona la mattina presto.
Quando uscì dalla stanza, alla ricerca delle Stampelle Scomparse, Harry mi diede un piccolo bacio sulle labbra. Rimasi pietrificata.
Rise piano:-Sembra che tu abbia visto un fantasma-aveva la voce impastata dal sonno-Buongiorno, dormigliona.
Fino a prova contraria era lui che si era appena svegliato. Battei le palpebre:-Buongiorno.
Era strano. Troppo strano. Non mi ci sarei mai e poi mai abituata. Mi strinse in un abbraccio.
In quel momento entrò Har:-Ehi! Le ho trovate! Indovina dov’eran..oh..-già. Doveva essere strano.
Harry guardò le stampelle come se fossero serpenti, e le allontanò da me come se avessero potuto mordermi o stritolarmi.
-Non mi piace quella roba!-mi sollevò di peso-Così è meglio, non ti pare?
-Se lo dici tu..-non protestai nemmeno. Lasciai che mi portasse in cucina e mi adagiasse su una sedia.
-Posso fare qualcosa per te?-mi chiese.
Scossi la testa e feci cenno ad Har di non restare lì impalata. Avevo bisogno di parlarle. Avevo bisogno di sapere cos’era successo quella sera. Quando mi raggiunse intimai ad Harry di vaporizzarsi. Dovette prendermi alla lettera, perché quando fu andato via si cosparse di deodorante agli estratti di pino silvestre. Aveva l’odore di un profumo per auto.
-Cos’è successo?-dicemmo in coro-Prima io! No, prima tu!
Scoppiammo a ridere. Notai che le sue guance erano più colorite del solito.
-Prima tu.-mi disse lei, sorridendo. Ammiccò, indicando Hazza seduto nel salotto.
Le racconti della serata. Stentava a crederci. Stentavo a crederci anche io, in realtà. Era tutto troppo…bello, in realtà. Tutto fin troppo bello. Dov’era la magagna?
-No, non può essere! Ha detto così?
Annuii. Se chiudevo gli occhi riuscivo ancora a sentirgli dire, distintamente:”Adesso sono il tuo preferito?” “E se dicessi che mi piaci, crederesti anche a quello?”
-E tu?-dissi, cercando di dissimulare il forte rossore che mi aveva colorato le guance-Che hai combinato?
Har non era brava come me a dissimulare. Arrossì violentemente, ed io cominciai a fremere. Cosa hai fatto con il biondo, Har? Cosa?
Mi guardò con quella sua espressione furbetta, accompagnata dallo scintillio folle. Voleva tenermi sulle spine. E ci stava riuscendo, porco cucchiaio.
-Be’..-cominciò -innanzitutto mi ha portata da Nando’s..
Nando’s? Ma mi pigli per il beneamato…
Ascoltai inebetita il suo racconto. Sembrava una fottutissima favola. Non riuscivo, per quanto mi sforzassi, a crederle. Ma, d’altronde anche io le avevo appioppato una storia degna di Spielberg,no? Immaginai d’esser stata al suo posto, in quel prato, a guardare le stelle. Sarebbe stato magnifico. Ma Harry, Harry aveva ben poco del galantuomo. Da lui non sapevo cosa aspettarmi.
Certo, ormai l’interesse tra Har e Niall era alle stelle, ma tra me ed Harry cosa c’era? Non mi sarei stupita se Harry avesse preso ad ignorarmi e a trattarmi come se niente fosse.
Contro tutte le mie aspettative, poco dopo rientrò in cucina, e mi schioccò un bacio sulle labbra, senza un motivo preciso.
-Latte?-mi chiese, ed annuii inebetita. Har mi guardò con gli occhi sbarrati. La cosa doveva sembrare piuttosto inquietante..
Mentre Harry tirava fuori dal frigorifero una sorta di cartone per l’acqua distillata, l’irlandese scese le scale tutto sorridente.
Anche lui si avvicinò ad Har e le diede un piccolo bacio. Harry si accorse che li stavo osservando un po’ mesta, e per non smentirsi mai, mi prese in braccio.
-Allora, signorina, posso offrirle del latte?
Mi porse una tazza di latte ghiacciato. Viva la galanteria.
Mi fece ridere quel suo tentativo di stupirmi. Gli tirai piano un riccio:-Con molto piacere.
Feci per afferrare la tazza dalle sue mani, ma lui cominciò a bere. Maledettissimo ladro di cibo!
Cercai, divincolandomi come una matta, di afferrare la tazza. Il risultato fu che gli versai in faccia tutto il contenuto, e la mandai in frantumi.
Niall urlò:-Quella era la MIA tazza!-era viola. Ops. Harry fece una faccetta da cucciolo. Gli riuscì così bene che Niall scoppiò a ridere. la sua risata contagiò me ed Har, e nel giro di dieci secondi ridevamo tutti come matti.
Harry mi posò sul ripiano della cucina, e raccolse i cocci della tazza. Poi, gli occhi della mia migliore amica si illuminarono di colpo.
-Andiamo a fare la spesa!-disse. La guardai senza capire. Che aveva fumato? Certo che da quando eravamo a Dublino ne aveva sparate di cavolate…
Mi guardò sorridendo.
-Voglio fare i biscotti!-gli occhi di Niall si illuminarono.
Lei era una maga dei biscotti. Le riuscivano così bene che era impossibile non amarli.
-Certo, Har, come vuoi.-quel ragazzo era dolce da star male. Lei gli sorrise. Be’, a dir la verità fece un sorriso che non avevo mai visto. Sereno ed imbarazzato al tempo stesso.
-Ed io?-dissi, ingenua:-Io che faccio?
-Dovrai sopportarmi-disse Hazza, con un sorriso inquietante-s’intende..

*
Spazio autrice (ahahah)
[devo smetterla di ridere]
ALLORA, devo dire che recentemente
ho cominciato a ricevere qualche recensione.
Un grazie Stra-mega gigantesco a tutti 
quelli che leggono la mia storia.
Non riuscite nemmeno ad immaginare quanto
sia importante per me.
Rileggendo le miei fantastiche noticine
mi rendo conto che le ultime sono tutte di ringraziamento (?)
Allora, dato che anche questa fin qui lo è (?)
aggiungiamoci una cavolata.
Mugolo davvero nel sonno.
Una volta Har si è spaventata pensando che
il gatto dei vicini si fosse appostato
sul suo letto (?)
ERO IO xD
Un bacio a tutti, 
vostra per sempre
(?)
Elens

 

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Capitolo 16
*** Cap.15 ***


Cap.15
Harry non era poi così male, se avevi la possibilità di conoscerlo. Conoscerlo sul serio, dico.
Certo, non era una di quelle persone che si fanno problemi a baciarti ed afferrarti quando meno te l’aspetti, ma non era nemmeno così stronzo come immaginavo che fosse. Rettifico. Come Tutti immaginavano che fosse.
Mentre Har e Niall andavano a fare compere io ed Harry ci eravamo stravaccati sul divano a guardare la televisione. Davano un programma noiosissimo. Temetti di addormentarmi.
C’era un po’ di tensione tra noi. L’avevo creata io, credo. Il problema era uno solo. Sostanzialmente, il mio cervello non riusciva a farsene una ragione. Non riuscivo a capire perché diamine il riccio avesse fatto ciò che aveva fatto. Aveva detto che gli piacevo.
Domandone da un milione di euro:Perché?
Certo, non sono proprio la persona più sveglia di questo mondo, ma me ne accorgo anche io quando qualcuno prova interesse per me.
Certo, non sono proprio la persona più cessa del mondo, ma quello è Harry Styles, porco cucchiaio.
Lui non avrebbe affrontato l’argomento. Ci avrebbe girato intorno.
-Perché diamine mi hai baciata?-Viva la finezza. Viva il tatto. Complimenti, Elena. Hai la delicatezza di un elefante.
Mi guardò senza capire:-Chè? E’ un reato?
Mandai gli occhi al cielo. Harry, ma ci sei o ci fai, porca miseria?! Frenai l’istinto di tirargli un bel pugno sul naso. La violenza non è la risposta, Elena. Mmm.
Sbuffai:-No. Perché hai baciato ME?
Mi lanciò uno di quei sorrisi mozzafiato. Respira. Mmm. Respira.
-Perché mi piaci.-scintillio folle. Per la miseria, faceva più paura di Har!
“Perché mi piaci”. Wow. Mi aveva lasciata secca.”Mi piaci.”
Mi chiesi come “Non hai mai avuto un ragazzo, né l’avrai mai” e “mi piaci” potessero essere state pronunciate dalla stessa persona.
Le cose erano due: O ero diventata una gnocca pazzesca durante il coma, O quello Styles era più rincoglionito di un novantenne. Inutile domandarsi per quale delle due versioni protendessi.
-No..intendo… perché ti piaccio?
Perché avrei dovuto piacergli? Ero solo Elena. Non ero mai piaciuta a nessuno. Nemmeno al mio migliore amico. E lui era addirittura più sfigato di me.
Hazza mi guardò, poi si avvicinò rapidamente e mi sfiorò la guancia con la mano.
-Sei speciale.
Cavoli. C’era da dire che s’era proprio sprecato. Ma avrei dovuto aspettarmelo. Harry era proprio il tipo da Frasi da Rimorchiatore Ambulante.
Gli feci la linguaccia. No, non mi bastava.
-Oh, e sei adorabile.-mi passò l’indice sulla punta del naso. Rabbrividii.
-Anche se non ho rughe, capelli bianchi, pancera contenitiva, o cose così?
Aggrottò le sopracciglia facendo l’offeso:-E sei perfida, anche!
Mi morsi il labbro, per impedirmi di ridere. Elena, sii seria. Elena, sii seria, Elena, sii..Alla fine scoppiai. Anche Harry rise.
-Okay, ora, sul serio. Io non capisco com..-e mi baciò. Certo che era un bel modo per zittire la gente. Se serviva a farmi baciare da Styles mi sarei fatta zittire a vita.
Si staccò da me, piano. Questa volta sembrava lui ad essere serio:-Mi piaci Elena, tanto. Ti piaccio?
La cosa più assurda era che sembrava dubbioso sul serio. Come se potesse non piacermi. Come se potessi rispondergli tipo:”No, scusa, sei carino ma non sei il mio tipo..” “Mi fa piacere, ma..no!”
Sembrava sulle spine. Io dovevo avere un’espressione da Interrogazione di Greco. Terrorizzata ed improvvisamente spaesata.
Harry dovette interpretare male il mio silenzio, perché sbiancò di colpo.
-Oh, capisco. Tutto chiaro.-deglutì e si allontanò rapidamente da me.
Si alzò. Lo bloccai con la mano sinistra:-No, Harry!
Sembrava imbarazzato da morire. Dio, ma avevo capito bene? Credeva che non mi piacesse! Cavolo Styles, SAI che piaci a tutte. Come puoi anche solo pensare di non piacermi?
-Mi dispiace, devo aver capito male. Succede, sai q..-lo bloccai di nuovo.
-No, Harry, mi piaci-assunsi una colorazione purpurea- Tantissimo.
Avrei voluto potesse leggermi dentro. Anzi, meglio di no. Avrei voluto potesse capirmi al volo, come Har. Ma lui non era Har. Dovevo sforzarmi per fargli capire perfino una cosa così ovvia. Assurdo, no, che Harry Styles potesse pensare di non piacermi!
Mi sorrise.
-E sentiamo, perché ti piaccio?
Cavolo se ci marciava! Lui sapeva! Voleva solo sentirselo dire. Oh, e meno male che era Zayn quello con un ego grosso come il posteriore di Lou!
-Be’, sei speciale-dissi-E adorabile..-Per fortuna capì che non gli avrei dato quella soddisfazione, e cominciò a farmi il solletico. Ovunque. Cominciai a ridere e dimenarmi come una matta.
Mi spiazzava. Non faceva mai nulla di ciò che mi aspettavo che avrebbe fatto. Mai.
Le mie urla svegliarono i ragazzi che la sera prima avevano folleggiato in chissà quale nightclub. Lou e Liam scesero per primi, tutti assonnati e con delle espressioni corrucciate. Liam in particolare sembrava aver scritto sulla fronte a caratteri cubitali:”SAPEVO CHE NON ERA UNA BUONA IDEA”. Poi scese Zayn accompagnato da un, oh porco diamine, da una ragazza seminuda che indossava solo la maglia del pigiama di Malik. Le copriva a stento le mutande. Aveva i capelli ricci e lunghi, gli occhi scuri ed un enorme neo sotto l’occhio. Aveva un’aria piuttosto odiosa.
Harry smise di farmi il solletico. Per un po’ ci fu un silenzio imbarazzato. Ma come avevo potuto non accorgermi di que…di quel…di quel..di quella MERETRICE!
Oh Malik, ringrazia il cielo che stessi dormendo!
Mi chiesi come facesse la mamma di Niall a permettere un traffico del genere in casa sua. Guardai la meretrice con odio.
Harry mi prese in braccio (e te pareva!) e mi portò al piano di sopra.
-C’è troppa folla laggiù-mi disse.
-Credevo ti piacesse stare in mezzo alla gente.
Ma che, non gradiva la presenza della meretrice?
Storse il naso.:-Quando ho te a che mi servono gli altri?
Stupido Styles! No, aspetta…Aveva detto una cosa carina!
-L’hai presa da twitter? O dal libro delle frasi fatte?- ero la solita disfattista.
Mi posò piano sul ripiano del lavabo del bagno. Poi, cominciò a spogliarsi.
-Ho bisogno di una doccia!-poi, guardò la mia faccia-No, non dirmi che sei una di quelle che si scandalizzano!
Madicoioquelragazzoeramattoocosa? No, Harry, fa un po’ tu! Spogliati pure. Quel ragazzo mi spaventava sul serio.
Scossi piano la testa e lui si sfilò la maglietta. Ebbi un fremito. Poi, risi. Risi così tanto che quasi scivolai nel lavandino. Non avrei dovuto ridere! Non c’era niente da ridere! Ma quei…oddio..quei quattro pallini! Io ed Har ci avevamo passato pomeriggi a riderci su.
Il riccio fece una faccetta irresistibile:-Nessuna ragazza ha mai riso, vedendomi senza maglietta. Qualcuna è svenuta, ma nessuna ha mai riso!-non riuscivo a capire se fosse contento o meno della cosa. No, non era contento. Era stupito.
Feci spallucce, continuando a ridere:-Questo è perché non sono come le altre!
Mi vibrò il sedere. Un SMS. Una mia amica Directioner con la quale non parlavo da settimane. Mi chiedeva se fossi davvero io la tizia della foto con Harry. Dio, adesso ci si metteva pure lei!
Le risposi di sì, e quando alzai lo sguardo, vidi che Harold era già sotto la doccia, e che i suoi vestiti giacevano ammucchiati sul pavimento.
Doveva aver capito che non era aria. Che non ero la solita ragazza facile con la quale era abituato ad aver a che fare. Che non ero come la meretrice con cui si era divertito Zayn. Meglio così.
Harold cominciò a cantare. Miseriaccia era intonato perfino sotto la doccia! Mi incantai ad ascoltare la sua voce per un bel po’. Poi lui mi chiese in generale cose su di me.
Un’altra cosa inaspettata. Era tenero che si interessasse a certe cose.
Mordicchiai il filo del mio, ehm, suo (come dovevo chiamarlo?) bracciale.
In quel momento sentii la porta di casa che sbatteva.
-Todda, i biscotti!!
Poi, un trillo. Il telefono di Harry giaceva sul pavimento. Elena, no. Elena no, no, no. Elena no, porco cane, no. Elena NO, NO, NO. Lo schermo era ancora illuminato. Combattei contro me stessa. Harry si insaponava fischiettando. Magari solo una sbirciatina…
“Devo parlarti”Ludovica.
 Ludovica. Ludovica. Ludovica è un nome italiano. E chi è ‘sta meretrice?

*
Spazio autrice (ahahah)
ALOOOR, premetto con il dire che
le ultime recensioni che ho letto erano meravigliose!
GRAZIE a tutti quelli che leggono la mia storia :3
Questo capitolo mi piace, è stato 
interessante da scrivere.
Volevo che Harry si mostrasse
allo stesso tempo
dolce e stupido (come in effetti è u.u)
Ludovica è..
Non ve lo dico, okay.
Baci e alla prossima (si spera!)
OH, quasi dimenticavo. 
Aggiorno dopo tre recensioni.

Effena (?)

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Capitolo 17
*** Cap.16 ***


Cap.16
Elena, respira. Respira, è tutto okay. Elena TU NON HAI VISTO NIENTE. Elena NON PRENDERE QUEL MALEDETTO CELLULARE!
Harry uscì dalla doccia con solo l’asciugamano addosso, gocciolante. Scosse piano i ricci con un gesto automatico, come se lo facesse ogni volta alla stessa maniera. Mi sorrise.
-Mi porti giù?-cercai di dissimulare il nervosismo.-Voglio ehm…mangiare.., oddio, volevo dire, preparare i biscotti!
Annuì piano e, come se fosse la cosa più normale del mondo, mi afferrò, bagnandomi completamente.
-Ma sei matto o cosa?-dissi, ridendo.
-Cosa!-con l’asciugamano rosa confetto legato attorno alla vita, mi portò nella cucina dove c’era Har che tirava fuori ingredienti dalla busta, Niall che le sedeva di fronte con gli occhi spiritati (pregustando già i biscotti) e Zayn che salutava con un bacio la meretrice ringraziandola per qualcosa.
Non appena vide Harry quella rimase a bocca aperta. Mi strinsi forte al riccio e le feci un sorrisetto acido. “Tieniti Malik, brutta stronza. E’ tutto mio”
Poggiai la testa sulla spalla di Harry, che mi adagiò su una sedia accanto ad Har.
-Bene, cominciamo!
 
I biscotti di Har sono una cosa indescrivibile. Enormi, tondi e sottili. Pieni di cioccolato, con un piccolo sentore di noci. Dovrebbe provare a venderli. Farebbe una fortuna.
Ne avevamo preparati tantissimi, ma nel giro di venti minuti erano finiti. Volatilizzati nel nulla. Erano sparite perfino le briciole. Sospettavo che solo Niall ne avesse mangiati una quindicina, o giù di lì.
Harry, dopo averle chiesto la ricetta piuttosto accigliato, era andato ad asciugarsi i capelli, operazione che richiedeva molto più tempo di quanto si possa anche solo immaginare.
Nel frattempo avevo detto ad Har del messaggio. Si era un po’ arrabbiata, (“Allora sei recidiva, cavolo!”) ma mi aveva detto di non farci caso. Nei suoi occhi però leggevo un’equivalenza che mi metteva in testa non pochi dubbi. Cavoli. Nemmeno ci stavo assieme e già mi faceva stare male!
Cercai di non pensarci. Ludovica. Ludovica. Ludovica.
Ci stavo riuscendo proprio bene, non c’è che dire.
Tommo si avvicinò a me. Era da un po’ che non parlavamo.
-Ehi ragazzina, possiamo parlare o sei troppo occupata a migliorare la tua telecinesi?-non mi dispiaceva mi chiamasse così. Lou aveva un tono di voce così allegro che non avrei mai potuto esserne risentita.
-No, grande capo. Sono tutta tua.
Mi fece l’occhiolino. Poi diventò serio. No, non è fantascienza. Lui era DAVVERO serio.
-Lui è mio.-mi venne da ridere. No, aspetta, cos’era? Una scenata di gelosia? Cercai di trattenermi.
-Lo so.-dissi, cercando di restare seria. Aggrottai le sopracciglia per sembrare più convincente.
Louis scoppiò a ridere:-Avevo perso le speranze!
Feci una delle mie smorfie:-Perché?
Tomlinson aveva uno dei sorrisi più luminosi che avessi mai visto. Ti abbagliava.
-Oh, be’, temevo che alla fine si sarebbe fidanzato con una di quelle vecchiacce noiose del circolo di Bridge, una di quelle che raggiungerebbe la menopausa prima del nostro prossimo CD, intendo. Una tipo Caroline.-fece una smorfia.-Dio, quella donna la detesto! E’ odiosa! Ha detto che non sono divertente!-lo disse con tono indignato.
Assunsi un’espressione sconvolta:-E non le piacciono le carote!
Scoppiammo a ridere.
-Somiglia vagamente alla matrigna di Biancaneve..
Cercai di assumere un tono di voce serio mentre dicevo:-Suvvia Louis, non è così giovane..!
Eravamo perfidi, in realtà. Molte mie amiche mi dicevano che ero come lui, ed effettivamente io stessa pensavo fosse così. Ora ne ero a dir poco certa. Ci anticipavamo battute a vicenda e ridevamo soltanto guardandoci negli occhi. Era più perspicace di Har, quel ragazzo!
-Sul serio ragazzina, stacci attenta!-disse all’improvviso, smettendo di ridere.-so che sembra che non gliene importi nulla, ma non è così. E’ un ragazzo molto dolce.
Mi venne da ridere. Notai che anche Tommo si mordeva le labbra per non lasciarsi sfuggire nemmeno un piccolo risolino.
Alzai velocemente le sopracciglia, e scoppiammo a ridere entrambi.
Non gli chiesi chi fosse Ludovica. Avrei dovuto? No, non volevo davvero saperlo.
Harry scese velocemente le scale e mi rubò un piccolo bacio. Aveva i ricci perfetti come non mai.
-Splendida preparati. Stasera io e te usciamo.
Eh? Hazza, mi spiazzi. Prontooo? Ti sei accorto che somiglio ad ehm..insomma..
-Harry, sembro l’omino della Michelin!
Scosse la testa.
-L’omino della Michelin non è così carino.
Arrossii. Non ero abituata a quel genere di apprezzamento. In realtà non ero abituata a nessun genere di apprezzamento.
-Sul serio, Harry, non voglio che la gente mi veda in questo stato pietoso! E poi, dovrei prendere la sedia a rotelle oppure le stampelle. Non puoi portarmi in braccio!
Di nuovo quello scintillio:-E’ una sfida?
Feci per parlare ma mi zittì di nuovo. Trovava ogni scusa possibile per baciarmi. Oh, e per la cronaca non mi dispiaceva. Per niente.
-Pronta per le sette!
 
Trovare il completo adatto fu un dramma. In casa vivevo in pantaloncini corti e pigiama. Ma così i gessi sarebbero stati in bella mostra. I miei vestiti non erano pronti per essere indossati da un giocatore di rugby con tanto di protezioni. Nel 90% delle cose non entravo nemmeno.
Io ed Har ci mettemmo due ore a scegliere cosa avrei dovuto indossare.
Lei come al solito però aveva fatto un lavoro magnifico, ed alla fine il risultato non era così malvagio. Mi rassettai i ricci con un gesto.
-Elena?
-Arrivo!-mossi qualche passo e persi l’equilibrio. Che stupida, mamma! Ero senza la minima speranza. Har mi aiutò ad alzarmi. Rideva, lei. Presi il deodorante e glielo spruzzai negli occhi. Cominciò ad urlare senza smettere di ridere. Caddi di nuovo. Cadde anche lei.
Harry, quando ci vide, si mise a ridere ed inciampò nel tappeto. Cadde anche lui.
Fui colta da un irrefrenabile attacco di risa. Quando mi prendeva ero peggio di Niall, e quella stupida della mia migliore amica lo sapeva, accidenti! Sapeva che avrei potuto ridere per ora. Ore.
Harry si alzò, tese la mano ad Har e l’aiutò ad alzarsi. Poi mi prese di peso, mentre continuavo a ridere, senza riuscire a smettere.
Speravo non cominciassi a piangere, perché altrimenti mi sarei sbavata anche quel leggero strato di mascara che mi aveva applicato Har.
L’aria era pungente. C’era un taxi? Un autobus? Un’auto? Un qualcosa? Non c’era un emerito cavolo. Harry camminava spedito verso chissà dove.
-Dove mi porti, riccio?
Sorrise:-Vedrai.
-Devo preoccuparmi?
Rise piano:-Un po’.
Ancora una volta, non sapevo cosa aspettarmi. Il cuore mi martellava nel petto. Odiavo non avere il controllo, mi faceva impazzire. Mi sentivo impotente. Inutile. “Camminammo” in silenzio per un po’. Poi ad un certo punto lui disse:-Ecco, siamo arrivati.

 *
Spazio autrice (ahahaha)
[devo trovare qualcosa di meglio da dire dopo "Spazio autrice"]
Quiiiindi, dicevamo?
Oh, già. Non so perchè ma ultimamente scrivo
capitol piuttosto brevi ç_ç
COMUNQUE, non sono convintissima di questa parte
ma ADORO la mia chiacchierata con Tommo.
Credo di somigliargli molto
e spero che dalle mie descrizioni trapeli proprio ciò (?)
Bene, ho esaurito le cose interessanti da dire.
Ciao (?)
Oh, e per la cronaca, i biscotti della mia Har sono
davvero la cosa più buona che io
abbia mai mangiato :')

Eflena (?)
[causeitrhymes troverà questa firma alquanto particolare
ahahahahahah]

 

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Capitolo 18
*** Cap.17 ***


Cap.17
Be’, effettivamente era un bel posto. In mezzo al niente più assoluto.
Un prato con una tovaglietta a quadri. Pic-nic notturno?
Per terra c’era un cesto. Decisamente pic-nic.
Mi venne da ridere. Pensai quasi che fosse ridicolo, per un istante. Ma l’idea era carina, davvero. Apprezzavo lo sforzo. Non capivo perché l’avesse fatto ma ne ero felice. Strano, no?
-Dato che non vuoi che “gli altri ti vedano così” vuol dire che anche stasera ti avrò tutta per me.-sempre il solito. Non si smentiva mai.
Sorrisi, raggiante. Mi posò sulla tovaglia. Incrociai le gambe, per quanto mi era possibile. Si sedette di fronte a me.
-Sei bellissima stasera.
Mmm. Respira. Mmm.
-Solo stasera?
Non l’ho detto davvero. Non l’ho detto. Oh, santa Meretrice, dimmi che non l’ho detto davvero!
Il riccio mi fece l’occhiolino. Mmm. Respira. Mmm.
-Sabato mattina mi tolgo i gessi.-lo informai. Non centrava nulla, ma era l’unica cosa che mi veniva in mente. Per il resto, vuoto cosmico.-Poi comincio la fisioterapia.
-Sabato sera c’è il concerto.-disse, prendendo il cestino.
Oh, già. Santa meretrice. Il concerto. A causa mia era saltato, e non l’avevano ancora recuperato.
-Non sono mai stata ad un vostro concerto.-ancora una volta, non centrava nulla. Ma che piffero avevo in testa? Trucioli di legno? Bolle di sapone?
Mi guardò stupito:-Davvero?
Annuii:-Non avete mai fatto tappe in Italia.-afferrai un tramezzino dal cestino.
-Dovremmo-disse lui, con un pizzico d’orgoglio-L’ho sempre saputo che le migliori sono le italiane…
Stava andando tutto bene. Harry era dolce e tenero,  e Niall non aveva divorato i nostri tramezzini. Io stavo bene. All’improvviso Harry prese un giornale in mano e sbiancò di colpo.
E tanti cari saluti alla bella serata.
-Harry, Harry cosa c’è?-sembrava scosso.
Lasciò cadere il giornale. La pagina era aperta su un piccolo articolo di cronaca, che apparentemente si mostrava come un noiosissimo caso di evasione. “ Uccide la moglie, finisce in prigione, evade”
No, cavolo, NO! Quella era la mia serata. Non poteva finire male ancora prima di cominciare. Era inammissibile. Guardai Harry e mi sporsi avanti per prendergli le mani.
-Lo conosci?-annuì, assente. Cominciai a spaventarmi. Non l’avevo mai visto così. Sembrava…spaventato, quasi. Indicò una piccola cicatrice sullo zigomo destro, ed un'altra sotto il mento. Erano così piccole che non ci avevo mai fatto caso. Quell’uomo lo aveva picchiato?
-Harry, parla, ti prego! Non farmi preoccupare!
Fece un mezzo sorriso, e scosse la testa, come per scacciare via brutti ricordi. Non disse niente.
Lo strinsi forte. Avrei voluto che andasse tutto bene, ma avevo una certa sfiga, io.
-E’ successo a Londra, un po’ di mesi fa.-mi disse.-Ho baciato sua moglie perché..
Dio, che schifo. Tommo aveva proprio ragione. Perché Harry era attratto da quelle vecchie rinsecchite? SPOSATA, per giunta! Dovette intuire il mio disgusto.
-No, Elena, so che è brutto da dire, ma è successo…! Lui ci ha beccati e mi ha pestato a sangue. Lei è scappata. Ma lui l’ha trovata.-la serata non stava andando come avrei voluto.-Ed ora…ora credo stia cercando me.
Sbuffai. Non ne potevo più di cavolate cinematografiche. Eddai Harry, non fare il melodrammatico.
Ci sarei passata anche su, se solo non avesse detto:-La cosa peggiore è che tutte quelle con cui esco fanno una brutta fine, prima o poi..
ASPETTA, CHE MINCHIA HAI DETTO? MI STAI TIRANDO I PIEDI? VUOI CHE SCHIATTI SUL SERIO, STYLES?
-Questo in che modo mi dovrebbe fare piacere, scusa?-era da tanto che non sfoderavo il mio tono acido. Ma se l’era cercata, accidenti.
Si accorse immediatamente della gaffe e cercò in ogni modo di farsi perdonare. Ma il mio umore era rovinato. Era pessimo davvero.
Mi ero chiusa in me stessa, facendo calare un terribile ed imbarazzatissimo silenzio. Pensavo a “Ludovica”. Pensavo a Caroline. Pensavo a quella donna che era morta. Pensavo a me. Pensavo ad Har. I miei occhi si riempirono di lacrime. No! Non volevo che Harry mi vedesse piangere. Avrebbe frainteso tutto. Pensai al giorno prima, a quello prima ancora. Pensai a quando ero in coma. Pensai alle parole di Harry.
Le lacrime scesero. In tutti quei mesi che io ed Har avevamo passato a fantasticare sui One Direction, nemmeno nei miei sogni più fervidi mi ero ritrovata in una situazione del genere. Essere la ragazza di Harry era un vero schifo.
Sentivo le sue labbra che mi baciavano, le sue braccia che mi stringevano, ma dentro avevo un grande vuoto. Perché? No, non lo sapevo.
Non sapevo nemmeno chi l’avesse lasciato. Sapevo solo che Harry non era in grado di colmarlo. Nessuno ne era in grado. Ma perché stavo crollando così? Che cavolo mi pigliava? Una volta credevo di essere forte. Una di quelle che non cade davanti a niente. E’ l’amore Elena, l’amore! L’hai voluto ed ora te lo tieni. Lui, e tutto il dolore che porta.
Amami Harry, amami.
Sentii la prima goccia bagnarmi il volto, e mescolarsi alle lacrime. Poi ne cadde un’altra. Ed un’altra. E un’altra. Un acquazzone.
Harry mi stringeva ancora tra le sue braccia.
Ero zuppa, il trucco strasciolto, i capelli bagnati. Harry non era da meno. Sembrava un piccolo Tarzan.
Mi baciò lì, sotto la pioggia, nel buio silenzioso del parco. Mi baciò fino a togliermi il fiato.
Si staccò solo un secondo, mi guardò con aria elettrizzata e mormorò:-Era da tanto che aspettavo questo momento..
Il cuore prese a battermi forte. Anche io lo stavo aspettando da un po’. Qualcuno a cui piacessi nonostante fossi me, intendo.
Ormai ero completamente bagnata. Tremavo dal freddo e mi stringevo convulsamente ad Harry.
-Direi che ci conviene andare.-disse, mi afferrò di slancio e cominciò a correre verso una pineta. Un fulmine illuminò il parco a giorno. Aveva ripreso a baciarmi.
-Idiota non sotto gli alberi!-ebbi il tempo di sussurrare, tra un bacio e l’altro. Corresse il tiro e si diresse verso un gazebo con delle panche. Dio, tremavo sul serio. Battevo i denti.
Perché ero arrabbiata? Triste? Depressa?
I baci di Harry cancellavano tutto. Amami, Harry. Amami, porco cucchiaio.
-Grazie.-gli dissi, senza nemmeno pensarci.
-Per cosa?-aggrottò le sopracciglia in quella maniera così simpatica.
Per cosa? Per cosa?
-Per…per..- per amarmi. Amarmi. No, era troppo…troppo presto…al diavolo!.-per…amarmi.
Mi amava? Gli piacevo. Gli interessavo. Mi amava?
Allora mi vedo costretto a ringraziare anche te.-disse. Adoravo quel suo modo di fare così sicuro mi dava sicurezza. In quel momento, per la prima volta nella mia intera esistenza non desiderai essere nessun altro. Per la prima volta sperai davvero. Sperai che Harry mi amasse. Sperai che non mi lasciasse. Sperai che dicesse al mondo che IO, IO, la più sfigata delle sfigate, ero la sua ragazza.
-Per cosa?
-Per essere così amabile.
Sì,sì,sì. Ci avrei creduto, okay. Non era stato diretto, ma avevo bisogno di credere in qualcosa. Avevo bisogno di dare fiducia. Anche a costo di illudermi?
Ero felice lì, sotto quel gazebo, tra le braccia di Harry. Ero felice lì, mentre giocava con i miei capelli zuppi raccontandomi cose che aveva fatto, posti che aveva visto..
Ero felice.
-Sono felice.-gli dissi. Stavo cominciando a fare una telecronaca di tutti i miei pensieri? Cercai di smetterla prima di mandarlo in analisi. Harry sorrise. Forse Boo aveva ragione. Harry non era come sembrava. Forse anche lui portava una maschera, proprio come me. Chi era allora, il vero Harry?
-Chi sei tu?-ma che, ero diventata scema tutt’un tratto? Mi mettevo a dire ad alta voce le mie domande esistenziali? Harry, spero tu conosca un buon analista. Ti servirà.
Smise di toccarmi i capelli. Mi guardò intensamente. Mi persi nei suoi occhi verdi.
-Non lo so.-disse, semplicemente, e non vidi nessuna scintilla beffarda nel suo sguardo- mi aiuti a scoprirlo?

*
Spazio autrice (ahahaha)
Alloooora, premetto di non amare moltissimo
questo capitolo. Ad eccezione della fine.
E di tutte le boiate che ci infilo nel mezzo, ma vabbè, 
dovete capirmi.
Spero di non avervi deluso (accidentaccio è l'ultima cosa
che voglio!)
e mi scuso per avervi fatto attendere così tanto.
Prometto di aggiornare presto
(sesesesesesese)

EleMa 


p.s. (Dio, erano 17 capitoli che volevo scrivere un post
scriptum!)
Ringrazio moltissimo Har, Manu,Ylenia, Federica e Martina, 
le uniche a cui la mia storia sembra piacere
davvero. 
Mi sa che ci credete più voi di me.
GRAZIE.

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Capitolo 19
*** Cap.18 ***


Cap.18
Non c’era stato verso di fargli cambiare idea. Aveva la testa più dura del marmo quello Styles. Aveva voluto mettermi a letto ed aspettare con me finché non mi fossi addormentata. Era una cosa che faceva sempre mio padre quando ero piccola. Dovevo preoccuparmi?
Per un po’ mi rigirai, incapace di prendere sonno. Il fatto che Harry fosse a pochi centimetri da me lo rendeva più che impossibile. Respira Elena, mmm, respira! Sentii qualcuno bussare alla porta.
-Harry?-era Liam. Avrei riconosciuto quella voce tra mille.
Sentii che si richiudeva la porta alle spalle.
-Possiamo parlare?-sentii che Harry si sporgeva verso di me per assicurarsi che stessi dormendo.
-Certo.-povero illuso. Hollywood, sto arrivando.
-Harry…Harry che combini?
Chiaro, diretto, conciso. Non so perché, ma avevo voglia di tirargli un pugno.
Immaginai Harry che gli rivolgeva quel suo sguardo interrogativo.
-Liam..non…credo di capire…
Sussurravano. Ogni angoletto del mio cervello era impegnato nel cercare di capire cosa diamine stessero dicendo. Le parole si mozzavano, spegnendosi in mormorii.
-Harry, cosa stai combinando con…con lei?!-mi sentii chiamata in causa, all’improvviso. Allora ero io il motivo di quella chiacchierata notturna che assumeva un tono di rimprovero in maniera sempre più evidente!
E no, eh! Ci mancava solo che i ragazzi gli proibissero di vedermi..
-Harry è una ragazzina! Ti rendi conto che con lei non puoi fare come ti pare?
Il tono di Liam mi faceva sentire in colpa. In colpa per essere una stupida ragazzina. In colpa per non essere pronta. Quei ragazzi m’avevano ridotto il cervello in pappa sul serio!
-Ma cosa credi Liam, che mi interessi solo quello? Ha fatto più lei per me che chiunque altro!-sembrava irritatato- Non faccio niente di male, mi sembra.
Liam sbuffò:-No, certo, no, ma Harry sappiamo tutti come sei fatto! E credimi, non ho niente contro di lei. Nessuno ha niente contro di lei. E’ una ragazza adorabile, e non vogliamo che sia solo uno dei tuoi capricci-disse, risoluto,-come Ludovica.
Okay Payne, un’altra parola e mi alzo dal letto e ti prendo a sberle. Ludovica. Di nuovo sta tipa. Ecco, Liam mi aveva svelato ciò che temevo. Ludovica era/era stata fidanzata con Harry. Bene.
Capricci? Sì, Harry mi sembrava proprio il tipo. Se fossi stata solo un capriccio gli avrei fatto passare la voglia di giocare a fare il bimbo viziato, accidenti. Tipo con un calcio in mezzo ai denti. Cos’è che dovevo fare? Credere? Ci stavo riuscendo proprio bene, non c’è che dire.
Harold sbottò:-Liam basta con ‘sta storia di Ludovica! Era tutto sbagliato sin dall’inizio. Io avevo bisogno di qualcuno, lei altrettanto..è stato solo per quello, Liam. Entrambi sappiamo che lei non era interessata a me.-aveva un tono tagliente, come se serbasse ancora rancore.- E te l’ho già detto. Non star qui a farmi la paternale. Per me l’età non conta. Lei è una brava ragazza, è simpatica e divertente. Liam stai pur certo che non è un semplice capriccio…
Bene, bene. Volevo ben dire. Il cuore mi batteva così forte che temevo si sarebbero accorti che ero sveglia.
-Vuoi dirmi che potrebbe diventare una cosa seria?
Ehi Payne, sono io quella dubbiosa! Queste domande sono io che dovrei farle!
-E’ già una cosa seria.-sentii che mi sfiorava piano la spalla. Rabbrividii da capo a piedi.
Mi addormentai sentendo Liam che mugugnava qualcosa ed usciva dalla stanza. 
Sognai di essere a casa. Di svegliarmi nel mio letto, in quella camera don le mie fotografie e l’armadio beige. Sognai di passeggiare per il centro, di mangiare un gelato, di guardare le foto dei 1D sul mio telefono.
Fu l’incubo più spaventoso che avessi mai fatto.
 
Tremavo come una foglia. Avevo la fronte imperlata di sudore. Stupida, idiota che non sei altro! Ero proprio un caso senza speranza. Avrei voluto prendermi a schiaffi. Valutai accuratamente l’ipotesi.
Sentii la terra mancarmi sotto i piedi.
M’arrabbiai come una belva:-HAROLD EDWARD STYLES, POSSO BENISSIMO CAMMINARE DA SOLA ADESSO, METTIMI GIU’ PER LA MISERIA!
Harry rise. Se la godeva da matti, quello lì, altroché.
In effetti però era servito. Per un attimo mi ero dimenticata di quell’inutile agitazione che mi si era appiccicata addosso. Mi mise giù e mi rubò un bacio.
Har, che stava dando l’in bocca al lupo a Niall, mi raggiunse. Aveva gli occhi spiritati. Bene, per lo meno non ero la sola ad essere esagitata per il concerto.
Be’, non solo eravamo ad un loro concerto, ma eravamo perfino nel backstage. Era una cosa capace di mandarti i neuroni in palla, lo giuro.
Har mi prese la mano e la strinse con forza. Avevo il cuore a mille.
Prima di salire sul palco Harry mi fece l’occhiolino e mi disse:-E’ per te!
Dolce. Dolce fino alla nausea. Proprio come piaceva a me.
Quando attaccarono il primo pezzo io ed Har cominciammo ad urlare come matte. Temevo che ci avrebbero cacciate. Sul serio, eravamo sulla soglia dell’inquinamento acustico ma, accidenti, erano mesi che non aspettavamo altro.
Quando cantarono One Thing Niall indicò Har, che temetti davvero svenisse sul posto. Si limitò ad urlare più forte, guardarmi con un’espressione di pura follia negli occhi, piangere, urlare più forte.
In What Makes You Beautiful Harry fu sul punto di sbagliare di nuovo l’assolo, perché non faceva altro che guardarmi e sorridere come un emerito idiota.
Gli strizzai l’occhio e sperai con tutta me stessa che prendesse fiato. FALLO, PORCO CUCCHIAIO!
Lo fece. Sia ringraziato il cielo. Abbiamo evitato un magone di livelli esorbitanti.
Fu il concerto più bello che avessi mai visto. Le emozioni che provai sono indescrivibili. Alla fine i ragazzi ringraziarono le fan, ed ognuno di loro ringraziò una persona in particolare. Con stupore più unico che raro sentii Niall fare il nome di Har, ed Harry il mio, provocando mormorii tra le migliaia di ragazze che si guardavano atterrite. “Ragazze?” “Fidanzate?” “Nessuno aveva parlato di nuove relazioni!”
Mi chiesi perché non avessero fatto ancora nessuna delle loro cavolate. Erano stati piuttosto “normali”. Fino a quel momento.
Harry si voltò. Fu un lampo. Capii le sue intenzioni. No, Harry. No, assolutamente no. No, ti prego, ti straprego, ti scongiuro, non farlo. No, no, no,..fece l’occhiolino a Niall. No. NO. Ho detto no, per la miseria!
Niente da fare, oh, era proprio un demente!
Mi afferrò in maniera sgraziata, lasciandomi penzolare a testa in giù, e tornò sul palco. Mi sentivo la versione umana di un sacco di patate. Bene, perfetto. Quanto ci vorrà a farmi odiare?
Niall trascinò Har per un braccio. Fu facile. Lei non aveva capito una mazza. Come poteva? Le idee di Harold erano troppo perverse per essere comprese da quella ragazza dolcissima. Oh, ed inoltre, sospettavo che fosse ancora paralizzata dall’ultimo assolo di Niall.
Ed ora, ero sul palco. In jeans, converse e maglia a strisce. Manco a farlo apposta. Sentivo gli sguardi di tutti addosso. Harry mi mise giù. Io e la mia migliore amica ci guardammo terrorizzate. Porca meretrice, quanta gente!
-Buona notte Dublinooooooo!
Per fortuna la figura di Merda dell’Anno (dell’Anno? Del secolo!) non era durata più di dieci minuti. Diedi uno scappellotto ad Hazza.
-Dì un po’, ma che t’è preso?-avevo la voce stridula.
Si strinse nelle spalle.
 
Qualcosa mi diceva che quella sera avremmo folleggiato. Ehm, anzi, no. Qualcosa mi diceva che avrebbero folleggiato, e che noi avremmo dovuto raccogliere i cocci.
Era il compleanno di Liam. I ragazzi gli avevano comprato un pupazzo di Buzz Lightear a dimensione umana. Metteva paura. Mi aveva fatto prendere un infarto.
C’era fermento in casa, tutti lanciavano vestiti all’aria urlando che non avevano niente da mettere. Lou e Zayn andarono a fare shopping con Liam, mentre Niall ed Harry andarono a fare rifornimento al supermercato. Mai lasciare Niall Horan da solo in un supermercato. Specialmente se ha un portafogli pieno.
Io ed Har rimanemmo a casa, ancora indecise su cosa metterci.
Io avevo le cuffie al massimo nelle orecchie. Har dov’era? Qui, lì, boh. Da qualche parte.
Entrai in bagno: l’acqua scrosciava copiosa e c’erano vestiti ammucchiati sul bordo del lavandino. Har. Sempre la solita. Li afferrai senza tanti complimenti ed uscii dal bagno urlando:-HAR, DEVI SMETTERLA DI LASCIARE IN GIRO I TUOI VESTITI! IN QUESTA CASA CI SONO CINQUE RAGAZZI, RENDO L’IDEA?
Alle mie urla, completamente vestita, accorse l’unica persona che non avrei mai pensato di vedere lì. Per un momento rimasi interdetta sul serio. Ma se Har era lì, chi cazzo era sotto la doccia? 

*
Spazio autrice (ahahah)
Allora, questo capitolo è molto frammentato,
ma volevo scrivere qualcosa di un po' diverso u.u
La prima parte mi piace davvero molto. 
Quella che c'è nel mezzo è fantastica.
Ma l'ultima...state attente, ragazze, è
la chiave di tutto u.u
So che è breve, ma preparatevi, i prossimi saranno anche
più brevi.
Grazie di nuovo a TUTTE.
Un bacio dalla mia piccola
Har.

Enns

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Capitolo 20
*** Cap.19 ***


Cap.19
La porta del bagno si aprì scricchiolando. Ne uscì una ragazza alta, con un mucchio di capelli scuri zuppi, avvolta in un asciugamano. Non appena la vidi, ebbi subito un fortissimo senso di dejà-vu.
Per un po’ ci guardammo e basta. Il suo sguardo…il suo sguardo mi inquietava. Sembrava squadrarmi come se l’intrusa fossi io.
-E chi saresti tu?-aveva usato un tono troppo serio per una domanda così stupida. Meritava una risposta altrettanto stupida. Avrei potuto chiederle lo stesso. Ma sapevo chi era, lo sentivo. Era italiana. Conoscevo quell’inglese stentato. Era uguale al mio.
-Quelli sono i miei vestiti-rincarò. Le sorrisi, per niente amichevole.
-Lo so, Har non indosserebbe mai vestiti così brutti.
Wow. Acido puro. Ero stata cattiva. Ma se lei era chi credevo che fosse, meritava di peggio. Ludovica. Che nome del cazzo.
-Chi sei?-chiese di nuovo. Cavolo, avevo proprio voglia di strapparle tutti quei ricci. Uno ad uno. I miei occhi scintillarono. Avrei fatto una prova, giusto per divertirmi un po’ e vedere che faccia avrebbe fatto.
-Sono Elena- allargai il mio sorriso-la ragazza di Harry Styles.-caricai ogni parola di tutto l’odio che avevo in corpo. Come aveva detto Liam? “Non vogliamo che sia solo uno dei tuoi capricci, come Ludovica”
-Piacere, Ludovica.- “Piacere”. L’aveva detto come se fosse tutto, fuorché un piacere. Be’, per lo meno per me era lo stesso. Ludovica. Allora era lei.
Ecco, finalmente ciò che mi aveva spaventato aveva un volto. Finalmente potevo odiarla. Potevo odiarla perché era alta, e perché per quanto mi sforzassi di non pensarci, non era nemmeno brutta, accidenti. Nemmeno quello.
Poi mi chiese di Anne. Oh, certo. Non sapeva, lei. Aprii la bocca, ma non ne uscì alcun suono.
Presi fiato, e le parole uscirono come un fiume in piena. Anne. Anne che faceva soffrire Harry. Anne che mi investiva…Anne morta..
Ludovica sembrava frastornata. Ma cosa credeva? Di arrivare lì, a casa della signora Horan e trovare tutto come l’aveva lasciato?
Le cose cambiano, Ludovica cara, e se non ti adatti, è la fine.
Stavo giusto per chiederle cosa cazzo ci facesse lì quando un’altra ragazza che non avevo mai visto salì le scale trafelata.
-Ludo ho combinato un macello!-e giù con una lunga spiegazione su non so quale errore di prenotazione. Sveglia, la ragazza.
Oh, ma fin lì tutto okay. Si chiamava Alessia, ed era la cugina di Ludovica. Buono a sapersi. Vuoi una caramella? Un lecca-lecca?  
Il peggio venne dopo, però. Venne quando Har sparò la cazzata del secolo. Ma che dico, del millennio. Roba che l’avrei fulminata con gli occhi, se solo avessi potuto:-Perché non vi sistemate qui?
Che bella idea, dolcezza. E perché non la metti nel letto di Hazza, già che ci sei?
 
Quando tornarono i ragazzi, successe il putiferio.
Harry mi si era avvicinato come al solito, aspettando un mio abbraccio che non arrivò. Ero arrabbiata. Arrabbiata senza nemmeno sapere il perché. La sola presenza di Ludovica bastava ad infastidirmi mortalmente. Lei, con quell’aria spaurita che mi stava proprio sul cazzo, e la cugina, una specie di versione malriuscita di Har.
Liam, Louis e Zayn rientrarono vestiti di tutto punto, Niall con buste stracolme di tutte le schifezze sul mercato. Tutti rimasero di stucco quando videro la riccia. Harry sbiancò di colpo.
Curioso, curioso davvero. Sembrava avesse paura. Come se gli si fosse parato davanti qualcosa che aveva cercato di sotterrare da tempo.
Lasciò cadere il braccio che mi cingeva la vita.
Sì, la odiavo. Ogni secondo di più. Con quella sua aria da donna di mondo, da donna vissuta. Donna vissuta un accidenti.
-Lu…Ludovica.-mormorò Harry.-cosa ci fai qui?
In effetti non l’aveva detto. Era l’unica cos che non aveva detto. Si era sistemata nella camera degli ospiti con sua cugina, con la quale divideva il letto che era stato di mia madre. Ci aveva messo poco a prepararsi. L’avevo osservata a lungo mentre apriva la valigia e tirava fuori le sue cose. Era parecchia roba, in realtà. Quanto sarebbe rimasta?
Harry si sforzò di riportare il braccio esattamente dov’era, e di assumere un tono duro:
-Ludovica, che cazzo ci fai qui?
La guardò con un misto di preoccupazione e disapprovazione. Io non la guardai nemmeno. Meretrice. Avrei voluto pestarla a sangue.
Okay, okay. Frena le manie omicida, Elena. In teoria non mi aveva fatto niente. In teoria.
Quello che disse però, mi folgorò. Giuro, per un attimo mi si fermò il cuore. Smisi di respirare.
Gli rivolse un sorriso amaro:-Sono venuta a ricordarti, che non ne combini una giusta, Styles, e che purtroppo presto al mondo ci sarà qualcuno a continuare la tua discendenza.
Per un attimo non capii. Poi lei si portò una mano all’addome, con un gesto quasi automatico, che le avevo visto compiere numerose altre volte. Fu come una lampadina da 100 Watt che si accendeva nella mia testa.
Harry mi afferrò la mano con forza e cominciò a tremare. Cazzo. Cazzo. Porca meretrice. Maledizione. Dannatissima testa di cazzo. Un figlio. Impossibile. Un figlio! Harry. Harry padre. Harry padre a diciott’anni. Scusatemi, vado a vomitare.
Mi staccai da lui con forza.
Erano tutti ammutoliti. Tommo, che aveva una trombetta tra i denti, la lasciò cadere per terra. Malik strabuzzò gli occhi. Niall fece cadere rovinosamente le buste. So sentì qualche “crack”. Ops. Harry ancora boccheggiava. Ma la reazione che più mi stupì fu quella di Liam. Liam aveva gli occhi pieni di lacrime. Era il suo compleanno accidenti. Har mi guardò sconcertata.
Mormorai “puttana” a denti stretti, e corsi fuori.
Le lacrime scesero copiose ed inarrestabili. Quella Ludovica era stata capace di rovinare tutto, tutto! Aveva mandato la mia vita all’aria. I miei sogni…le mie speranze.. ogni cosa. In un secondo. Un solo maledettissimo secondo le era bastato!
Fuori faceva freddo. C’era buio e silenzio. Si sentivano solo i miei singhiozzi. Avevo il cuore spezzato. No, macché. Frantumato. Sbriciolato. Ridotto ad una polverina sottile.
Mi stavo abbonando alle lacrime. Ne avevo versate più in un mese a Dublino che in tutta la mia esistenza. Che bell’affare! Certo che poteva pure fare attenzione, quell’emerito idiota.
Nessuno mi aveva seguita. Ero sola con i miei fantasmi.
Nella mia testa pulsavano le immagini di Ludovica tra le braccia di Harry. Era insopportabile. Immaginai Harry con il bambino, sorridente. Insostenibile. Vidi il bambino che lo chiamava “papà”. Inaccettabile.
Datti un contegno, Elena! Datti un contegno! Forse hai ancora un po’ di dignità, da qualche parte.
Mi asciugai le lacrime con il dorso della mano. Non era un dramma. In fondo da quel ragazzo avrei dovuto aspettarmi di tutto. Respirai a fondo e mi alzai. La finestra della mia camera era ancora aperta, così come l’avevo lasciata.
-Harry, cazzo, devi prenderti le tue responsabilità! In questo pasticcio ci sei dentro anche tu! Fino al collo!
Ops. Si sentiva tutto.
-Ludovica, Ludovica non posso! Non voglio! Ho diciott’anni cazzo! Ti pare che io sia pronto a fare il padre?-sembrava incazzato nero.
-Oh, perché quanti cazzo di anni tu credi che io abbia, rincoglionito? Diciannove porca puttana! Diciannove! Credi che io sia pronta? Credi che io l’avessi programmato?
Poi mormorò qualcosa che non capii. Parlottarono per un po’.
Harry disse “aborto”. Lei scoppiò in lacrime.
Il cuore mi batteva a mille. Non aveva importanza. Non sarebbe cambiato nulla, ormai. Anche se se ne fosse lavato le mani non sarei tornata da lui. Era finita in qualsiasi caso. Che stupida che ero stata! Che stupida che ero stata a pensare che potesse funzionare. Che lui fosse diverso.
Sentii un rumore di porte che sbattevano. Qualcuno piangeva. Vetri infranti. Adieu, carissima finestra, ti ho molto amata.
Qualcosa mi diceva che Harry avrebbe preso la sbronza del secolo. Sì, era esattamente il tipo che affogava i dispiaceri nell’alcool. Lo sapevo fin troppo bene.
Rientrai in casa, guidata da una forza sconosciuta. Mi diressi spedita verso la mia stanza. Che mi prendeva? Ero matta? Ero una demente spaventosa. Cosa credevo di fare?
Bussai piano. Ludovica era in ginocchio sul pavimento. Piangeva ancora, abbracciandosi la pancia.  In fondo mi faceva pena. Leggevo nei suoi occhi una muta richiesta d’aiuto. Da sola non poteva farcela. Ed io non potevo odiarla. Non mi aveva fatto niente, lei. Le posai una mano sulla spalla e l’abbracciai.
-Shh, Ludovica. Shh. E’ tutto okay. 

*
Spazio autrice (ahahah)
Premetto innanzitutto che scrivere questo capitolo è stato
davvero..non so come definirlo.
Lo adoro, anche se per me
è mooolto molto triste.
Chi si aspettava così tante notizie in un solo
capitolo?
MA, soprattutto, chi si aspettava che 
Harry aspettasse un figlio?
L'ultima frase l'adoro davvero. Non so perchè.
Un bacio immenso a tutte, soprattutto alle nuove recensitrici 
Grazie davvero, per me conta molto
il vostro parere.

Vi sbacio

Nel(:

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Capitolo 21
*** Cap.20 ***


Cap.20
Incredibile quanta rabbia avesse dentro quella ragazza. Faceva venir voglia di urlare. Faceva venir voglia di correre da Harry e strappargli ogni singolo capello. Ma era una battaglia persa. In partenza.
Ludovica mi spiegò tutto con estrema lucidità, e mi fece vedere la situazione con i suoi occhi. La reazione di Harry mi aveva già lasciata interdetta, ma dopo aver parlato con lei non riuscivo davvero a trovare parole abbastanza forti per descriverlo. Certo dopo essermi ricreduta su Harry vederlo in versione stronzo senza cuore non era precisamente d’aiuto, ma dannazione era così. Come al solito Harry si era rivelato egoista ed irresponsabile.
Dopo che Ludovica fu andata via lo sentii litigare perfino con Liam. Urlavano così forte che forse perfino la commessa del supermercato all’angolo riusciva a sentirli.
Blateravano cose riguardo al bambino. Cose riguardo a ciò a cui alludeva Harry quella sera,  quella sera dove mi era sembrato tutto magico e perfetto.
Macché! Macché! Tutto in pezzi. Era andato tutti in pezzi. Come la tazza viola di Niall, anzi, peggio. Quella con un po’ di colla a presa rapida andava a posto. La mia vita invece aveva bisogno di un serio miracolo per aggiustarsi.
Mi rifugiai nell’abbraccio di Har, l’unica cosa che riuscisse a farmi sorridere. Almeno un po’.
-Ele, vedrai che le cose andranno a posto..-mi sussurrò.
A posto. Come no. Inutile prendersi in giro! Niente sarebbe tornato al suo posto. Era più che certo.
-Har, la cosa peggiore non è che Harry abbia un figlio- era da un po’ che ci pensavo. Inutile girarci intorno così tanto. Meglio mettere in chiaro le cose sin dall’inizio.-La cosa peggiore è il modo in cui lo rifiuta. La cosa peggiore è vedere quanto si comporti da stronzo con Ludovica..
-Ehi ehi ehi…ma questa Ludovica non ti stava sul cazzo?
Aspetta. Aspetta un istante. Domanda più che legittima. Effettivamente, non mi stava sul cazzo? Mi chiesi perché. Era una tipa a posto. E non meritava tutto ciò che le stava succedendo. All’improvviso mi vergognai di averla odiata. Era una cosa così infantile!
-Ludovica è a posto-assicurai, e lei annuì. Aveva assunto la sua Aria da Psicologa di Seconda Mano. Faceva impressione, quasi.
-Cosa hai intenzione di fare con Harry?
Ovvio. Domanda che avrei dovuto aspettarmi, ma alla quale reagii piuttosto male.
-Cosa dovrei fare? Saltargli al collo e dire:”Non preoccuparti! Magari non è tuo”?
Nonostante non ci fosse niente da ridere la mia battuta allentò la tensione e mi strappò un mezzo sorriso.
Vidi Harry scendere le scale di corsa e smettere la porta dietro di sé con rabbia. Se avesse annegato di nuovo i suoi dispiacere nell’alcool (com’ero sicura che avrebbe fatto), temevo sarebbe affogato con loro.
Non tentai nemmeno di fermarlo. Per una volta non ne sentii il bisogno. Io volevo, in un certo senso, che gli capitasse qualcosa. Effettivamente non è proprio una cosa carina da pensare ma ero incazzata nera, miseriaccia. Perché negli ultimi tempi ero sempre incazzata nera? E poi, diamine, mi ero stancata di fargli da balia.
Har mi guardò allarmata, ma feci spallucce.
-Se volesse, potrebbe buttarsi nel Mar d’Irlanda, e non andrei a ripescarlo, questa volta..
Okay, suonava maledettamente male ma , ehi! Non scopri mica tutti i giorni che il tuo ragazzo sta per avere un figlio…Accidenti!
Har mi abbracciò di nuovo.
-Basta deprimerti, su!-aveva un tono risoluto.-sono settimane che non faccio altro che vederti depressa. Prima perché Harry non ti calcolava, poi per Anne, poi per Ludovica, poi per Harry che ti considerava troppo, ora per..
La bloccai con un gesto:-Ho capito il concetto.
Sciolse l’abbraccio:-Ora, se non fosse così tardi ti direi di muovere il tuo culo e ti porterei in giro ma,-guardò l’orologio.-a quanto pare dovremo arrangiarci.
E poi, rieccolo. Rieccolo, santissimi numi. Quello scintillio. Wow. Non avrei mai immaginato di dirlo, ma mi era mancato. Mi ricordava i cari bei vecchi tempi..
-Io direi:cioccolata, latte, biscotti, computer..-scintillio.
Sorrisi:-Un ritorno alle origini.
Annuì con aria ammiccanti. Per un secondo ripensai “alle origini”. Alla mia vita di prima. Ripensai ai pomeriggi passati a cercare nuove foto dei ragazzi, di ore passate a tweettare loro le cose più assurde possibili. Ripensai a com’ero sicura che non li avrei mai visti. Quant’è vero. Quant’è vero che più ti sforzi di far accadere una cosa, meno essa avviene. E poi, quando meno te lo aspetti, proprio quando hai smesso di sperarci, ecco che accade. Accade e ti cambia la vita. In meglio o in peggio?
Rimasi immobile mentre Har si procurava le cose per la nostra serata anti-depressiva.
Ad un certo punto vidi Niall scendere le scale e dirigersi dritto verso di lei. Parlottarono. Poi lui le sorrise e l’abbracciò. Le diede un piccolo bacio. Accidenti.
Ci posizionammo sul tappeto del salotto, ancora in pigiama, con il portatile di Niall ed una busta di biscotti al cioccolato da un chilo.
Har, come se fossimo semplicemente a casa sua, sorseggiò il bicchiere di latte e scrisse “One Direction” su google. Come da copione aprì youtube e mise “More than this” come sottofondo.
Ero sbalordita:-Ma cosa combini?
Mi guardò con un sorriso. Come se non avessi capito qualcosa di incredibilmente ovvio:-Il tuo cervello ha bisogno di resettarsi. Hai bisogno di ridere. E sai bene che niente ci fa ridere quanto questo..-e cominciò ad aprire una serie di foto divertenti su un sito internet.
Come al solito tentai di fare la sostenuta, ma dopo una foto dei ragazzi vestiti da Ninja Turtles non potei trattenermi. Era umanamente impossibile, lo giuro.
Così, ridemmo. Semplicemente. Ridemmo mangiando schifezze e guardando video che, anche se non l’avremmo mai ammesso, conoscevamo in pratica a memoria. Ridemmo tanto, come non facevamo da tempo. Quasi mi sembrava si essere tornata a casa. Solo che questa volta non avevo paura, per niente. Forse era perché dopo tutto ciò che era successo, a Dublino c’era ben poco per me. Forse era perché avevo bisogno di quella normalità. Di quella sicurezza.
Grazie Har, grazie per aver capito prima ancora di me.
Ad un certo punto Niall venne a farci una visitina, e ci divertimmo a mostrargli alcune sue foto e tradurgli i commenti che erano stati lasciati al di sotto. Ridemmo così forte che poi Lou venne a dirci di smetterla, ma alla fine coinvolgemmo anche lui.
Ero felice. Stavo bene. Era tutto come l’avevo immaginato. Era tutto come l’avevo desiderato. Solo..senza Harry. Ma avrei dovuto abituarmici.
D’ora innanzi sarebbe stato sempre un “senza Harry”. Dovevo dimenticarlo. Metterci una pietra sopra. Cancellarlo. Eliminarlo. Per sempre.
La risata mi si mozzò in gola e si tramutò in un lungo singhiozzò silenzioso. Nessuno se ne accorse. Nessuno si girò a dirmi che era tutto okay. Nessuno. Nessuno, grazie al cielo.
Non avrebbero capito. Non avrebbero capito che mi erano semplicemente tornate in mente le parole di mia madre. Sette fottutissime parole. Una sacrosanta ed invariabile verità. Il luogo comune per antonomasia. L’utopia per eccellenza.
Una sola, ultima, lacrima mi rigò il volto, giusto per concludere in bellezza.
“Il primo bacio non si scorda mai”.
Mai. 

*
Spazio autrice (ahahah)
[certo che dovrei proprio smetterla di ridere, la gente
altrimenti non mi prenderà mai sul serio (?)]
Okay, diciamo che dopo un capitolo così
triste i miei scleri fanno una
figura ancora peggiore.
Scusate se il capitolo è breve, 
ma volevo assolutamente che finisse COSI'.
Spero vi sia piaciuto! 
Un grazie mille ai nuovi recensori, soprattutto
a Veronica che è sempre molto dolce (?)
Il Prologo ha superato le 500 visite WOOH!
E circa 7 persone hanno seguito la mia storia (?)
Direi che non posso lamentarmi!
[La nota si sta facendo più lunga del capitolo ma prima di salutarvi
devo darvi una cosuccia]
La mia carissima Martina ha fatto un trailer della storia
ed è una cosa davvero incredibile, assalitelo, okay?
Lo trovate qui  
un bacio a tutti

Alias

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Capitolo 22
*** Cap.21 ***


Cap.21 
Io ed Harry non ci rivolgevamo la parola. Avevo smesso perfino di guardarlo.
Avevo smesso di fare qualsiasi cosa, in realtà. Avevo smesso di sorridere, di scherzare,avevo smesso di fare le mie battute squallide. Avevo perfino smesso di mangiare.
No, non credevo sarebbe servito a molto.
No, non lo facevo per alcun motivo preciso.
Avevo smesso e basta. Non avevo più voglia di niente.
Di conseguenza, ero sempre stanca, dormivo male ed ero sempre irritabile. Molto più del solito, voglio dire. Vedevo Har che cercava in ogni modo di aiutarmi, ma questa volta tutte le sue attenzioni ed i suoi sforzi erano inutili. Questa volta non poteva capire.
A dire il vero non capivo nemmeno io. La vita aveva preso a scivolarmi addosso inarrestabile, ed io non potevo far altro che star lì, ferma, ad aspettare che qualcuno mi salvasse. Affogavo nel niente.
Per un attimo, credetti di sapere come si sentisse Ludovica. Sola, abbandonata, impotente. Ma lei, a differenza mia, aveva trovato qualcuno che la tirasse fuori da quel mucchio di niente. Liam.
Alla fine avevo capito cosa intendesse dire Harry con:”Sappiamo entrambi che Ludovica non era interessata a me”. L’interesse di lei per Liam era palese. E lui, invece di allontanarla, l’attirava a sé, nonostante aspettasse un figlio…da Harry. Liam era impeccabile. Si comportava come se il bambino fosse suo, come se fosse stato tutto programmato da mesi e mesi. Come se sapesse già a cosa andava incontro. Sembrava nato per fare quello. Non come…Harry.
Harry. Già. Fingevo di aver smesso di curarmi di ciò che diceva o faceva. Ma, nel buio della mia stanza, mentre ascoltavo il respiro regolare di Har, ripensavo a tutto ciò che mi aveva detto.
Io l’avevo allontanato, io! Io avevo smesso di parlargli. Allora perché continuavo a sperare che tornasse per me? Che tornasse a prendermi?
Per quale motivo il mio cervello desiderava alla stessa maniera due cose così diverse?
Avvolta da quei pensieri opprimenti mi sfilai dalle coperte e mi diressi in salotto in punta di piedi.
Mi sedetti sul bordo del divano, nell’oscurità più assoluta, nel silenzio più totale, rotto solo dal ticchettio di una sveglia e dal respiro regolare di tutti gli altri.  Il mio lo sentivo appena. Era flebile e inconsistente.
Non so quanto ci misi ad accorgermi che a pochi centimetri da me c’era qualcuno. Molto più di quanto avrei dovuto, immagino.
-Che ci fai qui?-strano, era proprio quello che avrei voluto dire io, ma non avevo ancora aperto bocca. Era stato Harry a parlare.
-Non riuscivo a dormire.-mormorai. Non dissi altro. Quattro piccole parole, dette in un sussurro. Per un momento il silenzio tornò ad avvolgerci, pesante come non mai. Da quanto non parlavamo? Dall’arrivo di Ludovica. Quella notte Harry non aveva nemmeno dormito a casa. E non ero propriamente sicura di voler sapere dove e con chi fosse stato. Nei giorni seguenti aveva cercato di parlarmi, ma io ero sempre stata scostante e sfuggente. L’avevo allontanato da me. Io. Io l’avevo allontanato.
Perché non volevo più aver nulla a che fare con lui, che doveva avere un figlio, un figlio! Perché ero disgustata dal suo comportamento.
Ma in fondo non avevo mai smesso di amarlo.
Per questo rabbrividii quando disse:-Nemmeno io. Non riesco ad abituarmi.
Abituarti a cosa Harry? A cosa? Alla mia mancanza? Nel buio afferrò la mia mano. Non osavo guardarlo. Tacqui.
No, non tacqui perché ero arrabbiata. Tacqui perché qualsiasi cosa avessi detto avrei di sicuro rovinato tutto. E non volevo, no. Avevo già rovinato troppe cose.
-Elena, mi dispiace.
Non riuscivo a capire per cosa fosse dispiaciuto. Il bambino? La faccenda di Ludovica? La sua serata della quale nessuno sapeva niente?
-Mi dispiace di averti deluso.
Mi lasciò secca. Cosa? Meditai a lungo ed in silenzio sulle poche parole che aveva detto. Gli dispiaceva davvero? Non sapevo cosa pensare. Mi sentivo solo stanca, ed incredibilmente triste.
-Mi dispiace di non essere chi credevi che io fossi.
Gli tremava la voce. Per la prima volta, pensai che era solo quanto me in tutto quel casino. Anche lui si era scavato una fossa intorno, per impedire agli altri di vedere il suo dolore. Avrei dovuto stargli vicino, invece di dargli addosso. Sembrava spaventato.
-Elena, ti prego, dì qualcosa..-aveva un tono implorante.
Ma non volevo rovinare il momento. L’avrei fatto. Non dissi niente, e mi alzai.
La sua mano mi trattenne con delicatezza. Mi voltai. Nel buio pesto del salotto distinguevo a stento il profilo della sua ombra, ma mi accoccolai comunque tra le sue braccia. E piansi, anche. In silenzio, senza singhiozzi. Solo lacrime. Senza sapere il perché. Piansi e basta.
E poi, improvvisamente, mi addormentai, con la testa poggiata sulla sua spalla, con il volto nell’incavo del suo collo.
-Ho sbagliato ogni cosa…-sentii che sussurrava. Poi, piombai in un sonno profondo e senza sogni.
 
Mi svegliai nella medesima posizione nella quale mi ero assopita. Doveva essere piuttosto presto perché la luce che filtrava dalle imposte era ancora abbastanza pallida. Mossi piano i miei arti intorpiditi, attenta a non svegliare Harry. Scivolai fuori dal suo abbraccio come una ladra, e mi sedetti intorno al tavolo della cucina. A quell’ora, credo, era il posto più luminoso di tutta la casa.
Non sapevo davvero come comportarmi. Quella notte Harry mi aveva mostrato ciò che provava, si era scusato con me. Quella notte l’avevo visto fragile come non mai. Ma il mattino, assieme alla luce, aveva riportato a galla tutte le mie inquietudini.
Improvvisamente, me lo ritrovai davanti. Spuntava così, dal nulla. In carne, ossa e ricci. Mi fece venire un colpo, sul serio. Soprattutto perché non mi diede nemmeno il tempo di respirare, prima di baciarmi.
-Harry, Harry…no..-mi scostai piano, ma con decisione. Lessi nei suoi occhi un’enorme delusione.
-Cosa c’è che non va?-sussurrò. Nessuno dei due aveva voglia di svegliare tutta la casa.
Cosa c’era che non andava? Non lo sapevo nemmeno io. Ero solo una stupida. Sospirai:-Harry è che io..non lo so, dopo tutto ciò che è successo con Ludovica…
Mi interruppe con un gesto ampio del braccio:-Ti prego, smettila con questa storia. Non mettere in mezzo Ludovica. Sai che non la amo. E sai che lei non mi ama.-sembrava infastidito da qualcosa che non riuscivo a capire. Aveva un tono strano. Incrinato.
Gli propinai un sorriso amaro:-Harry. C’è anche il bambino, Harry. Come la metti con il bambino? Cosa farai?-avevo un tono duro. A tratti cattivo, quasi.
E allora, scoppiò. A dir la verità , mi fece un po’ impressione. Mi lasciò ammutolita. Per un istante credetti di essermelo immaginato. Non me lo sarei mai aspettato da lui. Lui così spavaldo, sfacciato, diretto. Non mi sarei mai aspettata che scoppiasse a piangere così, di fronte a me. Mi si strinse il cuore.
-Harry..shh..Non piangere.-dissi, con dolcezza, avvicinandomi un po’ di più. Lui non disse niente, rimase lì immobile, con le lacrime che gli rigavano imperterrite il volto, cancellando quel mezzo sorriso che amavo tanto.
-Tu non hai la minima idea di come io mi senta.-disse, all’improvviso. Dapprima la sua voce era appena un sussurro. Poi l’alzò:-Tu non hai la minima idea di quanta paura io abbia, cazzo.
Il suo tono era duro. Quasi mi fece paura. Per un momento temetti che mi desse un pugno in faccia, o Dio solo sa cosa.
Ma si limitò ad asciugarsi gli occhi con il dorso della mano, mentre nuove lacrime scivolavano prendendo il posto di quelle vecchie:-La cosa peggiore è che tutti pensano che non me ne freghi un cazzo. Ma è così dannatamente evidente che nessuno ha capito come sono fatto. Pensate…pensi… che io avessi previsto quel maledetto bambino? Pensi che io sia semplicemente scappato, così, da Ludovica? Pensi che io me ne sia semplicemente lavato le mani, così, perché non mi andava?-aveva la voce pericolosamente alta. Avrebbe svegliato tutta la casa. Calciò la sedia e mi alzai di scatto.
-Elena, io ho paura. Paura.-scandì bene la parola.-Quel bambino…che genitori possono essere, due adolescenti? Che vita avrà quel bambino, con una famiglia che non c’è, e non c’è mai stata? Io mi sento uno schifo perché, cazzo, con Ludovica è cominciata male ed è finita anche peggio. Ed ora c’è di mezzo pure un bambino…avrà bisogno di un padre, no? Nessuno, me compreso, crede che io possa farcela. E la cosa peggiore è che sono solo. Solo. Tutti pensano che io sia un mostro, ma qualcuno s’è mai preoccupato di chiedermi come stavo?
Aveva ripreso a piangere, ed urlava ormai, quasi.
Era un crescendo. Un’esplosione di dolore.
Feci per dire qualcosa, ma non riuscivo a parlare. Ebbi un capogiro. Harry smise di urlare e mi guardò allarmato. Sentii le forze abbandonarmi. La terra mi mancò sotto i piedi.
Poi, tutto nero.

*
Spazio autrice(ahahah)
[non riesco a smettere, dobbiate perdonarmi]
Premetto che ADORO questo capitolo, okay?
Magari vi sarete stancate di tutta questa depressione (?)
Ma, diciamocelo, voi cos'avreste fatto?
Elena reagisce come al suo solito mentre
Harry finalmente mostra un po' di emozioni 'serie',
(era pure ora, santocielo!)ù
Bene, questo capitolo era leggermeeente più lungo dei 
precendenti, ma ve lo dovrete far bastare per mooolto
tempo perchè da domani sarò in vacanza e non
avrò molto tempo per scrivere.
Un grazie immenso a tutti i miei lettori silenziosi
ed ai miei recensori.
Vi amo tantissimo.
ELENA 


 

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Capitolo 23
*** Cap.22 ***


Cap.22
Durò appena pochi secondi, credo. Pochi secondi di puro niente. Panico.
Quando riaprii gli occhi mi ritrovai davanti il volto terrorizzato di Harry, che aveva ancora gli occhi lucidi:-Elena, Elena tutto okay?
Annuii piano. Non riuscivo ancora a capire cosa fosse successo, in realtà.
-Cos…cos’è stato?-battei piano le palpebre. Si era radunata una piccola folla, attorno al tavolo della cucina. Bene, perfetto. Incrociai lo sguardo adir poco atterrito di Har. Piangeva. Sì, in quelle situazioni era l’unica cosa che riusciva a fare.
-Potrei farti la stessa domanda-esclamò.-sei crollata a terra all’improvviso…Non provarci MAI MAI MAI più.
Cercai di mettermi a sedere, con la testa che ancora girava vorticosamente.
-Mi hai fatto venire un infarto.-disse.
-Ne sono sicuro, ha avuto un calo di zuccheri!-ipotizzò Niall, stropicciandosi gli occhi. Aveva ancora la piega del cuscino stampata sulla faccia. Ovviamente, a cosa poteva pensare lui, altrimenti?
-E’ vero!-disse Har, rincarando la dose.-Sono giorni che non mangia assolutamente niente!
Ehm, quando la tua amica comincia a fare la spia capisci di essere in una brutta situazione.
Harry mi aiutò ad alzarmi:-Perché hai fatto una cosa così orribile?
Non risposi. Chiusi gli occhi, cercando di stare tranquilla.
Il biondo si fiondò verso il frigorifero e prese il cartone del latte, poi aprì la dispensa e tirò fuori tutto ciò che c’era dentro. Mi preparò un vassoio con su biscotti, cereali con il miele, pane con burro e marmellata, ed un sacco di altre schifezze che mi avrebbero fatto venir l’acquolina in bocca, una settimana prima. Avevo lo stomaco a dir poco aggrovigliato.
-Mangia!-intimò, con aria severa. Poi prese una manciata di biscotti e se li infilò tutti in bocca, come per dare il buon esempio.
Inghiottii a forza un paio di biscotti, sotto lo sguardo attento di tutti.
-Possiamo continuare il nostro discorso?-il cuore mi batteva a mille. Harry annuì, improvvisamente serio, e prese il vassoio. Mi seguì nella mia stanza. Odiavo tenere questioni in sospeso.
Mi sedetti a gambe incrociate sul letto, e lui fece lo stesso, poggiando il vassoio al centro.
-Allora, mi dici perché l’hai fatto?
Non s’arrendeva, eh? In realtà non lo sapevo nemmeno io, con precisione. Ci pensai su un po’.
-Il fatto che non parlassimo...mi faceva stare male. Il fatto che…tra noi fosse finita, mi faceva stare male. Mi fa stare male.
Mi porse una fetta imburrata.
-Tra noi non è finita.-disse soltanto, facendomi un piccolo sorriso.
Non era così semplice, giusto? Non poteva esserlo. Io avevo ragione, …ma anche lui aveva ragione. All’improvviso, capii. Che stupida ch’ero stata. Aspettarmi scuse quando in realtà…
-Harry, Harry mi dispiace.-rimase un po’ interdetto. Be’, effettivamente anche io mi trovavo un po’ matta. Ma giusto un po’.
-Non..non credo di capire.
-Sono stata egoista, Harry. Egoista e stupida. Ho pensato solo a me, solo al fatto che tu fossi stato un irresponsabile, solo al fatto che la mia vita fosse rovinata. Invece avrei dovuto starti vicino. Avrei dovuto capirti. Scusami.
Minchia, poetica però. ‘Che, stavo per diventare una di quelle ragazze che sembravano aver fatto il bagno nel “fiume degli arcobaleni”a cavallo di unicorni sbrilluccicanti, per caso?
No, no. Impossibile.
Si sporse al di sopra del vassoio ancora stracolmo e mi baciò, come non faceva da giorni. Mi tolse il fiato. Si staccò lentissimamente.
-Giuro che ti perdono, ma solo se tu ricominci a mangiare.-sembrava serio. Molto più di quanto avrebbe dovuto. Aveva un modo tenero di preoccuparsi. Mi faceva sorridere.
Gli fece l’occhiolino e cominciai a sorseggiare il latte. Effettivamente erano giorni che non mangiavo decentemente. La fame pian piano tornava, assieme al buonumore.
-Allora, mi perdoni per essere stato un emerito idiota?
Silenzio. Pausa effetto. Suvvia.
Era divertente tenerlo sulle spine.
-Mmm…forse!
Fece finta di arrabbiarsi, e spalancò la bocca sdegnato:-Ehi, sei sadica!- gli infilai un cucchiaio pieno di cereali in bocca.
Ridemmo. Erano giorni che non ridevo. Quasi mi faceva male la gola.
Mi baciò di nuovo, e sorrisi sulle sue labbra. Mi era mancato. Accidenti, se mi era mancato.
Fu tutto perfetto, per qualche minuto. Né Ludovica, né il bambino, né nessun altro poteva rovinare quel momento.
E poi la mia boccaccia, quasi senza pensarci, produsse la domanda più terrificante che potesse venirmi in mente. Evidentemente assieme al buonumore, la fame e la stupidità, era tornata anche la mia recidiva tendenza a rovinare tutto.
Dannazione. Ma cosa c’era di sbagliato in me?
Har aveva fottutamente ragione. Non riuscivo a godermi niente. Dovevo sempre incasinare le cose.
-Quando partite?
Il riccio smise di ridere. Sembrava avesse ricevuto un pugno in pieno petto. O un po’ più in basso. Mi guardò serio. Serio. Faceva impressione, un po’.
-Venerdì.
-Cazzo Harry è tra tre giorni.- Tre giorni. Merda. Solo tre giorni.
Ma cosa pensavo? Che sarebbero rimasti a vita a casa della mamma di Niall? Stare a Dublino senza di loro mi sembrò insopportabile, quasi.
Spostò il vassoio, che ormai non era più così pieno, ed aprì le braccia. Mi strinse forte.
-Dai, saranno tre giorni magnifici.
Poi, giusto per non smentirmi mai, aggiunsi la mia solita battuta acida, increspando le labbra :-E poi chi s’è visto s’è visto, eh?
Aggrottò le sopracciglia.
Girai il coltello nella piaga, ancora una volta:-Be’, se non è finita ora finirà tra tre giorni, giusto?
Stette in silenzio per un po’. Bene. Molto carino da parte sua pensarci su.
All’improvviso mi venne la nausea.
-Io non voglio che finisca.
Mi lasciò secca, davvero. Sciolsi l’abbraccio e lo guardai. Era tornato dolce da star male, proprio come piaceva a me.
Gli sorrisi:-Facciamo due passi?
Sembrò non aver aspettato altro. Saltò giù dal letto facendo traballare pericolosamente il vassoio e mi afferrò tra le sue braccia. Come ai vecchi tempi.
Che fossi più sexy in versione omino della Michelin?
Harry si fiondò giù dalle scale urlando:-STAMATTINA SI ESCE, SI VA IN GIRO! SI VA A CACCIA DI FARFALLE E PICCIONI…
 
Mezz’ora dopo, io Harry, Niall, Har e Lou stavamo passeggiando per le strade di Dublino.
Settembre aveva portato i primi freddi, nonostante fosse ancora estate, e la nebbia cominciava già ad avvolgere i parchi ed i palazzi della capitale.
Har aveva ripreso a fotografare tutto ciò che le si parava davanti. Era peggio dei turisti giapponesi, quella ragazza. Lou saltellava qua e la, tirandomi con sé. Ridevamo fino alle lacrime. Per cosa poi, era un mistero, davvero.
Niall portava Har per mano, e le indicava cose alle quali lei fingeva di prestare attenzione. In realtà sapevo-le migliori amiche lo sanno e basta-che lei guardava solo i suoi occhi.
E come si poteva darle torto? Perfino una stufa di ghisa si sarebbe sciolta alla vista di quegli occhi così azzurri.
Harry camminava solo, con le mani nelle tasche della giacca. Dio, com’era bello.
-Boo?-disse ad un certo punto, sovrappensiero. Louis si fermò, ed io feci altrettanto. Si aggiustò i capelli con un gesto esagerato.-Posso riavere la mia dama?
Scoppiai a ridere. Dama. Certo, certo.
Sorrisi, e gli afferrai la mano:-‘Ché, non sarai mica geloso!
Si morse il labbro inferiore e sbatté le ciglia:-Mi hai lasciato solo..
Patetico, sul serio. Ringrazia che sai cantare, Styles. Ad Hollywood ti caccerebbero a pedate.
Gli stampai un piccolo bacio. Avrebbe funzionato?
Non m’importava del bambino. Non m’importava della partenza. Non m’importava di niente, in realtà. Lui era mio, porca miseria. Non potevo lamentarmi.
Mi fece l’occhiolino.
Cavolo, no che non potevo lamentarmi.

*
Spazio autrice (ahahah)
Ero da mia zia e non sapevo cosa fare COSI' ho deciso
di aggiornare. Ve gusta?
AHAHAHA
Bene, premetto che questo capitolo non mi convince 
completamente, ma spero vi sia piaciuto comunque.
Come potete ben vedere è 
abbastanza lungo (per i miei
standard) e per una volta
non finisce male.
Grazie a tutti per aver recensito. 
Il prologo ha superato le 600 visite.
Siete la mia forza.

Len.

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Capitolo 24
*** Cap.23 ***


Cap.23
Verso ora di pranzo andammo tutti assieme da Nando’s, giusto per un pasto leggero, per così dire. Leggero come un pilastro di calcestruzzo. O giù di lì.
Mi sentivo ancora un po’ strana, ma cercavo di non darlo a vedere. Ogni tanto li vedevo lanciarmi occhiate preoccupate. Cribbio, quando sarebbe finita? Odiavo che mi fissassero così, mentre mangiavo. Così come se stessi per sputare nel piatto, intendo. Mi metteva ansia.
Louis era l’unico che sembrava non aver minimamente mutato il suo comportamento nei miei confronti. Infatti, non appena mi girai, mi infilò un cubetto di ghiaccio nella maglietta. Maledizione. Cominciai a saltellare sul posto, meditando la vendetta adatta.
Okay, non era una grande idea. A dirla tutta in realtà era una pessima idea, la peggiore che mi fosse venuta, negli ultimi tempi, almeno. Ma c’era da mettere in conto che era venuta in mente proprio a me, dunque non ci si poteva aspettare più di tanto.
Avevo preso a rincorrere Lou per Nando’s, passando tra i tavoli e travolgendo i camerieri, con un bicchiere colmo di…
Dio, in realtà non potevo esserne certa. L’avevo preso dal tavolo vicino al nostro. Soffiato da sotto il naso di un ragazzo di età indefinita, che mi aveva guardata abbastanza male.
Merda, pensai, se mi cacciano pure di qua è il colmo.
Per lo meno non lo fecero. Okay, dovemmo sorbirci le occhiatacce dei camerieri e dovemmo pagare la bibita che avevo versato in testa a Tommo, ma niente di che. Se ci avessero banditi da Nando’s, Niall non ce l’avrebbe mai perdonato. Mai.
Quando uscimmo i ragazzi mi diedero sonore pacche sulle spalle. Effettivamente stavo cominciando a somigliare pericolosamente a loro.
Io ed Har ci scambiammo uno sguardo. In realtà ero sempre stata così. C’ero nata. Ma dare la “colpa” a loro era molto più divertente.
Camminavo tenendo la mano di Harry, che si guardava la punta delle Converse, con un atteggiamento che non riuscivo a capire. Ma che stava succedendo? Perché Harry sembrava sempre imbarazzato con me? La cosa mi urtava non poco i nervi. Mi faceva sentire frustrata. Frustrata.
-Che hai?-non riuscii a trattenermi dal dirgli.
Temetti di aver fatto una cavolata, come al solito. Era tipicissimo di me dire la cosa sbagliata, con il tono sbagliato, nel momento più sbagliato possibile.
Ma Harry mi sorrise:-Ero sovrappensiero.-mi strinse la mano, come per assicurarsi che non la lasciassi. Poi allargò il suo sorriso. Bello? Bello era limitativo. Profondamente limitativo. Per un po’ mi limitai a guardarlo, mantenendo il silenzio.
-Che, ti sei imbambolata?-mi passò l’indice sul naso. Battei le palpebre.
-…uhm?-mugugnai-Bambola?
Rise. Aveva una risata cristallina.
-Stasera ti voglio bellissima.-mi disse.-usciamo con Niall ed Har.
-Gli altri giorni ti basto brutta?-gli dissi, ma sorridevo. La sola idea della serata mi rendeva felice. Tre giorni soltanto però, accidenti. Tre giorni.
Al termine di essi, cosa sarebbe successo? Quel “noi”, cosa sarebbe diventato? Quanto sarebbe durato? Perché, sul serio, era una cosa che mi lasciava perplessa. Perplessa, per non dire altro.
-Sei incredibile.-e non capii se il suo fosse un complimento o una critica. Guardai la riccia e le feci l’occhiolino.
Avevo idea che ci avremmo messo molto a decidere cosa metterci…
Louis urlò:-Oh, Harry, come puoi farmi questo?-portò la mano destra avanti, con fare teatrale.
Mi strizzò l’occhio.
Matto d’un Tomlinson.

Mi ero cambiata una ventina di volte, tipo. Forse anche di più. Era difficile ricordare il numero preciso di vestiti che avevo provato ed appallottolato, urlando. Ci avevo camminato sopra, ed ero corsa a farmi una doccia, per distendermi i nervi. Certo, come no.
Poi, con l’aiuto di Har, avevo cercato di domare i miei capelli. Missione a dir poco impossibile.
Non riuscivo a capire perché, ma mi sentivo stranamente nervosa. Acciderboli. Non ne potevo più di farfalle nello stomaco. Le avrei ammazzate tutte, a costo di ingoiare litri di insetticida.
Guardai la mia migliore amica. Be’, quantomeno non ero l’unica ad avere un diavolo per capello. Aveva urlato così forte, ad un certo punto, che Niall era venuto a controllare che fosse tutto okay. Che matta che era. L’aveva cacciato a pedate, dicendogli che “no”, non era pronta, e che “sì”, se voleva che si desse una mossa doveva togliersi dagli zebedei. Per dinci. Avevo una pessima influenza su quella ragazza. Pessima. Stava diventando come me. Come loro. Merda. Har come i One direction. Eravamo tutti fritti.
Niall l’aveva presa sul ridere, e mentre scendeva le scale aveva gridato qualcosa che aveva fatto arrossire Har e scoppiare a ridere i ragazzi al piano inferiore.
Mi guardai allo specchio, e mi lasciai sfuggire un sorriso. Stavo bene. Stavo bene. Stavo bene, accidenti. I capelli quasi lisci, gli occhi con un velo di trucco, le guance un po’ scavate, a ricordarmi quello nel quale mi stavo cacciando. Quello in cui mi stavo per cacciare, per una cosa stupida come quella. Sempre che un bambino si potesse considerare una cosa stupida, certo.
Ludovica mi sorrise da dietro lo specchio. Tutto l’odio verso di lei era sfumato. Sparito nel nulla, andatosene così com’era venuto, lasciando invece un forte sostegno femminile.
-Ragazze, su!-urlò Harry, dal piano di sotto.-Elena? Elena si va?
-Andiamo!-mi avvolsi in una nuvola di profumo e trascinai Har giù dalle scale.
 
Ammetto che ero un po’ spaventata da quell’uscita. Io non ero mai uscita con un’altra coppia. Non ero mai uscita contemporaneamente con Harry e con Har. Non ero mai uscita con..
Sì, il concetto era chiaro, no? Avevo paura dell’imbarazzo che si sarebbe creato.
Certo, Harry non si sarebbe fatto assolutamente problemi. Ma io? Niall? Har? A dire il vero Harry e Niall sembravano molto più complici del solito. Ogni tanto si lanciavano occhiatine che non riuscivo a capire. Harry, Harry, Harry…qualcosa da nascondere?
Be’, c’era anche da dire che io ed Har avevamo preso a parlare in italiano, quindi la conversazione stentava molto a decollare.
Poi Harold, come ammetto mi aspettavo che avrebbe fatto, mi prese e mi baciò, così all’improvviso e senza nessun motivo apparente. Come sempre. E ciò, non fece altro che aumentare l’imbarazzo dell’irlandese, che prese Har per mano e l’attirò a sé.
Per fortuna dopo pochissimo arrivammo al ristorante. Era un posto romantico, con tanto di tavoli a lume di candela. Era imbarazzantemente romantico. Mmm, che qualcuno mi allunghi una busta, sto per vomitare.
Styles si avvicinò ad un cameriere che gli indicò un tavolo molto appartato, sulla sinistra. Con un sorriso (che nel mio caso era una smorfia nauseata) ci dirigemmo al nostro tavolo.
Con galanteria esageratamente forzata entrambi ci fecero accomodare tirando avanti la sedia. Assurdo. Si vedeva lontano un miglio che non erano abituati a fare cose di quel genere. Magari se fossi riuscita a fare un filmato avrei potuto ricattarli a vita…Soppesai l’idea. Forse anche loro si erano resi conto di avere solo tre miseri giorni.
Guardai Har, che si mordeva le labbra per non ridere. Era rosso fuoco.
Ordinammo una pizza. Pizza, già. Una presunta pizza. Una specie di pizza. Una cosa orribile che somigliava lontanamente, ad una pizza.
-Noo! Non fare quella faccia, Elena.-disse Harry, ridendo.
Increspai le labbra:-Quale faccia?
-Quella che fai quando mangi qualcosa di ‘italiano’..
Ridacchiai, poi Har, prendendo in mano un pezzo di pizza, borbottò:-Certo, se si può chiamare ‘italiano’…
Niall rise, con quella risata così calda, così familiare…così contagiosa.
Ci ritrovammo tutti a ridere. L’atmosfera si era alleggerita e la serata aveva preso una piega pressoché perfetta, nonostante tutti i miei dubbi.
Dio, com’ero stata felice di sbagliarmi…
Per non smentirmi mai, mi versai un bicchiere di acqua addosso. Cristo. Meno male che era acqua. Certo che ero proprio maldestra.
Quando uscimmo dal ristorante, pensai che la serata era stata un successo. Pensai che Harry si era comportato splendidamente. Pensavo a questo, mentre camminavamo in un meraviglioso parco. Pensavo a questo quando notai un particolare che non avevo notato prima di allora.
Ma cosa ci faceva l’irlandese con la chitarra? 

*
Spazio autrice (ahahah)
Alloooour. 
Per la vostra gioia (soprattutto quella di Veronica)
anche questo capitolo è piuttosto divertente
e per niente deprimente.
Da questo capitolo vengono fuori un mucchio 
di mie brutte abitudini ma, dobbiate perdonarmi,
purtroppo sono...ehm...'è'...questa!
Bene, rieccomi a concludere un capitolo con una frase 
ad effetto.
AHAHAH
Preparatevi, nel prossimo capitolo ne vedrete delle belle!
Vi amo tantissimo, tutte quante. 
Grazie per il sostegno C:
Alla prossima

Elle-na

 

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Capitolo 25
*** Cap.24 ***


Cap.24
Solitamente i posti bui e solitari mi mettevano tristezza, ma per una dannata volta dovetti ringraziare il cielo che non ci fosse anima viva nel parco. Maledizione, credo dovesse essere una cosa romantica, ma quei…insomma, quei due! Dovevo sbagliarmi. In un certo senso volevo sbagliarmi.
Io ed Har ci guardammo. Poi, per un secondo ci fu silenzio.
Agghiacciante.
Sentii il bisogno di romperlo:-Gran bella serata…-non faceva nemmeno poi così freddo. Gli occhi di Harry scintillavano più delle stelle, ed erano puntati dritti nei miei.
-Isn’t she lovely?
Cavolo, no. Peggio di quanto pensassi. Molto peggio. Il biondo attaccò con la chitarra. Merda.
-Isn’t she wonderful?
Sì, quello era un gesto romantico. Romantico. Romantico e One Direction nella stessa frase.  Woh, certo che era davvero assurdo. Sì, di certo quello era un gesto romantico, fatto con le migliori intenzioni del mondo...Forse fu per quello che  quando io ed Har scoppiammo a ridere restarono così…interdetti? Amareggiati? No, direi piuttosto sconvolti.
Sì, ridevamo. Ridevamo davvero. Ridevamo così tanto che in breve ci trovammo in ginocchio nell’erba, a reggerci la pancia e ad asciugarci le lacrime che ci scivolavano sul volto. Ridemmo così tanto che dopo un po’ smettemmo perfino di far rumore. Ridemmo così tanto che per un istante temetti non avremmo smesso più.
Mi sentii in imbarazzo, quasi, quando mi diedi un contegno. Io ed Har ci tirammo su. Aveva il mascara sbavato.
Harry e Niall si guardavano come due cuccioli spauriti, che non avevano la minima idea di ciò che stava accadendo. In effetti ridere così di loro era stato quasi crudele. Pure loro però, una serenata di quel tipo…erano troppo ridicoli, purtroppo per loro! Era impossibile prenderli sul serio.
-Cosa c’è da ridere?-chiese Harry. Mi scappò un risolino. Possibile che non si rendesse conto di quanto fosse…comico? Oh, già. Orgoglio maschile, suppongo. Oppure, semplicemente, erano convinti che una serenata ci avrebbe fatte commuovere, e che ci avrebbe fatto cadere ai loro piedi. “La convinzione fotte la gente”
Facebook è un saggio maestro di vita, alle volte.
Har si avvicinò al biondo e lo abbracciò, chiedendogli scusa. Lui aveva un faccino tenerissimo. Quasi mi dispiaceva aver riso di lui…
Harry mi diede un piccolo strattone, e guardò male l’irlandese.
-Uhm...ridi di me e nemmeno mi guardi!-stava marcando il territorio, eccome. Si era accorto che guardavo Niall. Harry Fido Styles. Non suonava malaccio.
Gli sorrisi:-Sì, so che sono adorabile. Amabile. Meravigliosa*
-Lo sei.-disse con semplicità, e pensai che alla fine la serenata aveva sortito l’effetto desiderato. Meno di tre secondi dopo eravamo, io ed Harry e Niall ed Har, nel buio del parco a baciarci.
Vecchi volponi, loro sapevano! O meglio, su Niall avevo dei dubbi, era troppo gentile per avere secondi fini così subdoli, ma su Harry…, be’ ne ero così certa che  mi sarei giocata anche le mutande.
Alla fine, perfino io ed il mio Umore Guasta Feste, eravamo diventati stucchevolmente romantici. Così tanto che all’improvviso, dissi una delle mie solite frasi:-Non mi dimenticherai così, vero?
Ma dico, avevo il cervello scollegato o cosa? Ero fusa sul serio. Cosa avrebbe dovuto rispondermi? “No, ti aspetterò per mesi, ANNI” ? “No, sei l’amore della mia vita!” ?
Forse volevo solo che mi dicesse che mi avrebbe dimenticata. Rimossa. Che non mi avrebbe mai più pensata. Giusto per mettermi l’anima in pace.
Ma Harry non diceva mai ciò che avrei gradito che dicesse.
Disse solo:-Non lo farei nemmeno se potessi.
Campane. Cori Angelici.
Mio Solito Pessimismo Rovina Momenti Perfetti:-Ciò significa che non puoi?
Perché puntualizzavo sempre? Mi sarei schiaffeggiata.
-Mmm…be’, diciamo così.-mi aveva strizzato l’occhio. Mi si era alleggerito il cuore.
Dov’ero rimasta? Oh, sì. Campane. Cori Angelici.
Non avrei più permesso al mio pessimismo cronico di farmi aprire bocca. Non gli avrei più permesso di intralciare quel momento perfetto di quella serata perfetta.
Niente poteva rovinarla, eccetto quello.
Così, stranamente, per una volta andò tutto bene. Tutto liscio. Per davvero. Fu una serata meravigliosa. Perché tutto era …perfetto. Perfetto. Perfetto. Perfetto.
 
Quella sera ero così felice che non protestai, e lasciai che Harry si accomodasse accanto a me, e che mi stringesse tra le sue braccia. Certo, si stava stretti, ma averlo così vicino mi faceva stare bene. Mi faceva sentire completa. Tre giorni, eh? Tre giorni ed avrei dovuto salutarlo. Tre giorni ed avrei dovuto rinunciare ad una parte di me. Tre giorni e poi non avrei fatto altro che aspettare, ed aspettare, ed aspettare.
-E’ stato meraviglioso.-che benedizione era stata la  loro completa inettitudine nei confronti dell’italiano. Potevo parlare a voce alta, e mi avrebbe capita solo Har. (E se avessi parlato un po’ più forte anche Ludo e sua cugine, ma vabbe’) Era come un linguaggio segreto.
-E’ stato più che meraviglioso.
-Cosa c’è di più di meraviglioso?-dissi, ridendo.
-Non ne ho idea.-rise anche lei.
Sospirai:-Non riesco a credere che tra tre giorni…-Har mi zittì con uno schiocco.
-Non ci pensare. Non ci pensiamo.
Non ci pensare. Non ci pensiamo. Non ci pensare. Non ci pensiamo. Non ci pensare. Non ci pensiamo. Non ci pensare, non…
…Ci pensiamo.
-Buo…buonanotte-mormorai, in un soffio.
Per un attimo ci fu silenzio.
-Notte.-disse Har.
Mi chiesi cosa pensasse del fatto che il riccio in pratica passasse tutte le notti nella nostra camera. Nel mio ehm...letto. Har sapeva che non ero quel genere di ragazza, e lo sapevo anche io. Dormivamo e basta. Lui mi stringeva e basta. Ma la cosa sembrava piuttosto equivoca comunque.
-BUONANOTTE!-strillò Harold, sorridendo. Mi perforò un timpano.
Mi addormentai con un sorriso ebete stampato sul volto.
 
Quando aprii gli occhi, qualcosa non tornava. Il letto c’era, io c’ero. Har c’era...ma che minchia di fine aveva fatto Harry?
-Har?-aveva il sonno pensate, alle volte.-Har?
Batté piano le palpebre.
-uhm..?-mugolò. Avevo paura mi avrebbe ammazzata. Odiava essere svegliata.
Risi, sperando che servisse a migliorarle l’umore:-Fatto bei sogni?
Lei arrossì, e non disse niente. Sprofondò con il volto nel cuscino.
-Che ore sono?-brontolò. Ehm, non ero proprio riuscita nel mio intento. Quasi.
Guardai l’orologio. Per i nostri standard irlandesi era piuttosto tardi. Per quelli italiani non così tanto. Le dieci e qualcosa. Be’, per lo meno non poteva lamentarsi.
Non avevo la minima voglia di alzarmi. Avrei voluto semplicemente restare là, nel mio caldo comodissimo letto, a fare assolutamente niente se non dormire, dormire e dormire.
Har si girò su un fianco. La imitai.
Poi, ci scambiammo lo sguardo. Non uno sguardo qualsiasi: Lo sguardo. Quello che ci eravamo rivolte quando avevamo visto i One Direction nel salotto di casa Horan. Quello che ci eravamo lanciate vedendo Ludovica. Quello era il nostro sguardo. Nostro soltanto.
-Elena ma ci pensi?-disse, dopo un silenzio interminabile.
-A cosa?-mormorai. Di sicuro eravamo le uniche ancora a letto. Mmm. Forse anche Zayn.
-A ciò che è successo ieri! Ai giorni precedenti. A Niall, ad Harry…a…oh, merda. TI ricordi com’era Monopoli?
Monopoli. Avevo rimosso, accidenti. Come fanno i bambini piccoli che subiscono dei traumi. Avevo semplicemente rimosso, cancellato. Cercato di spingere tutto il più in basso possibile.
Incredibile quanto ci si possa sentire invisibili in una città minuscola e sperduta come quela. Com’era non sentirsi guardate? Com’era non baciare nessuno, non avere qualcuno che ti porta in braccio ovunque? Com’era sentirsi come la più infima delle zitelle cozze?
-Oh.-dissi soltanto.-Cazzo.-aggiunsi poi.-Ti ricordi com’eravamo..
-…sfigate?
Ridemmo, e restammo così a lungo. Parlando e ridendo come matte. Era parecchio che non parlavamo così, tra noi. Era parecchio che non stavamo ferme a pensare a ciò che c’era prima. Da quand’eravamo a Dublino avevamo vissuto sempre e solo in funzione del presente.
Fu quando meno ce l’aspettavamo che spuntarono, entrambi, Niall ed Harry.
Spuntarono dalla porta con dei sorrisi giganteschi e dei vassoi pieni di cibo tra le mani.
Colazione a letto, cosa vuoi di più dalla vita?
[Un Luca, no. ]

*
Spazio autrice(ahahah)

Questa volta ho parecchie cose da dire.
Okay, non è vero.
Innanzitutto la battuta finale.
AHAHAHA 
Lo ammetto è molto più che squallida. 
Ma considerate che Luca era il fidanzato italiano di "Ludovica"
Okay, basta sparare cazzate.
Ammetto che la serenata era scontata da fare, 
ma la reazione di Elena ed Har secondo me non 
se l'aspettava NESSUNO!
AHAHAHA (sono malvagia)
Bene, un altro capitolo felice.
Spero siate soddisfatte, tsè!
Infiiiine, un grazie stra-stra-stra mega gigantesco 
a tutte le mie recensitrici.
Soprattutto alle nuove.
GRAZIE.

ElenS

 

*Amabile. Meravigliosa.= la canzone dice "Isn't she lovely, isn't she wonderful" Ed io gli rispondo che so già di esserlo. (LOL)

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Capitolo 26
*** Cap.25 ***


Cap.25
-Sei stomachevole.-dissi ad Harry addentando una fetta di pane imburrato. Mi ero abituata in fretta a mangiare quella roba giallastra.
-Ti voglio bene anche io!-mi disse, con un sorriso. Sarcastico dei miei stivali.
Io e lui ci eravamo sistemati sul mio letto, mentre Niall ed Har su quello di lei. Il biondo sembrava aver perso ogni traccia di romanticismo. Suppongo fosse per via del cibo.
-Oggi che ti va di fare?-mi chiese, prendendo la fetta di pane dalle mie mani e mordendola.
-Uhm…non so, tu a cosa avevi pensato?-ripresi il mio pane. Ci avrei scommesso anche l’anima che si fosse fatto tutto il suo solito film mentale. Non che fosse il solo, comunque.
Mandò giù, arrossendo leggermente:-Eh? Ah, sì…uhm, cinema?
Malcelata malizia. Mi andò il boccone di traverso. No, non per ciò che aveva detto, quanto per la faccia con la quale l’aveva detto. Mi aveva anche strizzato l’occhio. Spaccone del cavolo.
-Har?-lei mi guardò, rossa in volto. Posò la tazza di Niall sul vassoio.
-Sì?
-Cinema?-le chiesi. La vecchia Har, la MIA Har, avrebbe detto un “no” secco, avrebbe fatto una faccia a dir poco disgustata ed avrebbe rivoluzionato i programmi. La vecchia Har odiava il cinema. Si addormentava sempre. La nuova Har guardò Niall, e poi, tranquillamente, rispose:-Perché no?
Mah. Certo che era cambiato tutto.
-Vada per il cinema.-sorrisi ad Harry. Certo, certo che gli importava del cinema. Come no. Ed io mi chiamo Franco, ho settant’anni e peso ottocentoventisei chili. Mi rubò l’ultimo pezzo di pane.
Io ed Har li cacciammo a calci, per prepararci. Harry mi disse qualcosa che non capii. Per come avevano riso lui e l’irlandese forse era meglio che non avessi capito.
-Che film vedremo?-mi chiese Har, mentre infilava i jeans. Ingenua ragazza. Quello per lo meno non era cambiato.
-Eh? Che film? Proprio non so.-fare la finta tonta a cosa sarebbe servito? Mah. “Prontoo? Ti pare che lo vedremo davvero, quell’accidenti di film?” sarebbe suonato meglio? Mi infilai i pantaloni rossi, piegando il risvolto. La riccia sorrise. Cosa avrebbe detto Harry? Mi piaceva farmi carina per lui. E mi piaceva ancora di più farmi carina in modo da sembrare Lou.
Ludovica si affacciò alla porta:-Ragazze?
-Sì?-Har prese a spazzolarsi i ricci, con una smorfia.
-Uhm, dove andate di bello?
-Cinema.-Ludo aveva un tono strano. Sembrava non vedesse l’ora di dire qualcosa. Come se non riuscisse a tenere un segreto. La maternità le stava dando alla testa. Ed era solo l’inizio.
-Ti andrebbe di venire?-ma Har, MI PRENDI PER IL BENEAMATO CULO O COSA? Ludo sorrise. Avevo idea che i piani di Harry sarebbero andati in fumo. Avevo idea che mi sarebbe venuto da vomitare a baciarlo in presenza della madre di suo figlio.
La pancia non le si vedeva molto, ancora. Aveva un bel fisico. Era alta, e i ricci le ricadevano scomposti sulle spalle ancora magre. Era una bella ragazza, avvolta in quell’abito bianco morbido. All’improvviso mi sentii ridicola con la mia maglietta a righe e le mie scarpe blu.
Oh, ma non ebbi tempo di vergognarmi, nossignore. Ludo mi spiazzò. Ludo non disse “Okay” oppure “Meglio di no”. Ludo sussurrò una parola. Una parola soltanto. La disse come se fosse un segreto, che ci stava confessando.
-Parto.-cinque lettere.
La guardammo senza capire.
-Partiamo.-otto lettere.
Mi accigliai ancora di più. Partivano? Chi? Per andare dove? Quando? Perché? Per quanto tempo?
Ludovica sparì all’improvviso, prima che riuscissimo a cavarle fuori una qualsiasi informazione.
Io ed Har ci guardammo, stringendoci nelle spalle. Strana ragazza. Era curiosa però. Partiva. Anzi, Partivano. Lei? Lei ed Alessia? Lei e il bambino? …Lei e Liam?
 
La giornata era splendidamente bella, e la città splendidamente silenziosa. L’ideale per un’uscita con delle “celebrità”. L’ideale, insomma, per non essere inseguiti da ragazzine urlanti.
Comprammo i biglietti per un film a caso, i primo che ci si parò davanti con la sua locandina. Giuro, avrebbe potuto essere una squallida commedia romantica o un horror agghiacciante, non li avrei distinti. Non gli chiesi nemmeno il titolo. Avevo smesso di comportarmi ingenuamente sperando di cambiare i piani di Harry. Avevo deciso di assecondarlo, una volta tanto.
Mi venne in mente l’ultima litigata di Hazza e Ludo. Era iniziata, come la maggior parte delle volte, in maniera assolutamente innocente.
-Come stai?-le aveva chiesto lui.
-Bene.-era stata la risposta. Gelida. Per dinci, perfino più gelida dei miei “vaffanculo”.
-E il bambino?
Ludovica era scoppiata:-Smettila, eh! Basta!
Miseriaccia, quel tufo di Harry non parve capire:-Smettila cosa?
-Smettila di comportarti così! Di farmi ‘ste domande del cazzo! ‘Ste cose le chiedi alla commessa del tuo negozio preferito, non alla madre di tuo figlio!
Quelle parole mi erano rimaste impresse. Aveva ragione. Aveva ragione, per la miseria. Per quanto si sforzasse (perché sapevo che per lui era dannatamente difficile) non sembrava stesse parlando di suo figlio.
Avevano preso a litigare, a dirsene di tutti i colori. A rinfacciarsi ora questo ora quello.
-Mi dispiace.-aveva detto lui, afferrandomi la mano. E, per assurdo, gli credevo.
Quando entrammo in sala le luci si erano appena spente, e lo schermo era ancora buio. Ci accomodammo nei posti in fondo. Feci giusto in tempo a vedere la riccia strizzarmi l’occhio.
Acciderboli, vuoi vedere che ora sono io la “ragazza ingenua”?
Del film capii poco e niente. Harry continuava a “coprirmi la visuale”. Anche Har e il biondo sembravano piuttosto..ehm…impegnati.
No, davvero, la cosa mi faceva piacere, a parte gli scherzi, ma non riuscivo a lasciarmi andare. Riuscivo solo a pensare:” E se fosse successo a me?” Mi avrebbe lasciata andare alla deriva come Ludovica? Nonostante dicesse che con me era diverso? E se se ne fosse lavato le mani, chi mi avrebbe aiutata? Non c’erano più i Payne Padre Surrogato. Ludo s’era preso l’ultimo.
Basta con ‘ste seghe mentali Elena, smettila!
Nel buio della sala incrociai gli occhi chiari di Harry, che per un istante si era staccato da me.
-Tutto bene?-mormorò.
Annuii e, come adorava, gli diedi un bacio sulla guancia aspettando che mi bacasse. Non se lo fece ripetere due volte. Te pareva. Nessun momento era inadatto per un bacio. Scommettevo che m’avrebbe baciata anche il giorno della morte di Anne, se solo fossi stata cosciente.
Suvvia Elena, non essere così crudele.
Quando le luci si riaccesero per l’intervallo, i ragazzi si offrirono di andare a prendere i popcorn, o qualsiasi altra cosa. Ne approfittai per guardarmi attorno:il cinema, che durante la proiezione sembrava essersi riempito, appariva di nuovo deserto. Supposi fossero andati tutti al chiosco. Mmm…all’improvviso, mi venne in mente una cosa.
-Har? Har, per caso hai visto il film?
Arrossì vistosamente:-Un po’…
Vaga, certo. Nemmeno lei doveva essersi interessata più di tanto al film. Alzai gli occhi al cielo.
-Har, muoviti, per caso sai se si tratta di uno di quei film mielosi…
Annuì. Merda. Se i miei calcoli erano esatti eravamo fottute. Largamente.
Per questo, principalmente, non mi stupii quando sentii un numero imprecisato di voci urlare:”O MIO DIO! I ONE DIRECTION!” Perfetto. Perfetto, davvero. Ci mancavano solo le psico-fan irlandesi. Perfetto. Perfetto per rovinare gli ultimi giorni dei ragazzi a Dublino.
 
Io e la ricci ci guardammo e corremmo verso il chiosco. Ci facemmo strada a spallate, a spintoni, e una volta o due dovetti perfino fare lo sgambetto. Lo scenario era più cruento di “Rambo” e “La notte dei morti viventi” messi assieme. Le fan sembravano più possedute di Linda Blair e Samara di “The Ring”. Sommate.
Oh, santissimi numi, io ed Har avremmo avuto la stessa reazione se li avessimo incontrati al cinema? Ci pensai su. Mmm…suppongo di no. Suppongo avremmo fatto di peggio. Tipo piangere. Har avrebbe pianto. Lo faceva spesso.
Ero certa, non chiedetemi come, che la metà delle ragazze che vedeva film stomachevoli era Directioner. Oh, non che le cose avessero legami, ma avevo l’impressione che le ragazze che ascoltavano la musica di quei cinque, amassero vedere film vomitevoli. Film ‘alla Harry’, insomma.
-Harry!-urlai, per farmi notare. Ce ne erano a mille che urlavano quello stesso nome, ma pregai che mi sentisse.
-Elena!-Grazie al cielo.
Un numero imprecisato di psico-fansi girò verso di me, urlando roba come:”Tu sei quella di twitter! Mio dio, esci con lui? Oh, ti amo sei fantastica…” E roba del genere. Roba da lecca-didietro. Puah. Tipo le fan di Eleanor e Danielle. Dio, erano secoli che non pensavo a quelle due. Una, si era rivelata una puttana di proporzioni abnormi, l’altra sospettavo lo fosse sempre stata. Ora che erano entrambe KO, le loro ‘fan’, dov’erano? Sarebbero venute tutte da me? E da Har?
Cercammo di avvicinarci l’uno all’altra, ed ammetto d’essere stata piuttosto agitata finchè non ebbi afferrato la sua mano. Lo tirai a me con decisione, strappandolo alle grinfie di quegli avvoltoi malvestiti. Ma si vestivano al buio, o quella era la moda irlandese? Mi strinse forte la mano.
Mi voltai e vidi che anche Har era riuscita a raggiungere Niall. Nonostante fossimo accerchiati urlò:-Corri!
E, per la seconda volta nelle mia vita, ebbi uno scatto di atleticità preoccupante, che mi portò fuori, per miracolo, dal cinema. Senza uccidermi, intendo.
Poi be’, ebbi la sensazione di volare. Harry procedeva a grandi falcate, ed essendo alto tipo il doppio di me, in pratica mi trascinava.
Non so quanto corremmo. Non lo so davvero. Pian piano le urla delle psico-fan si fecero sempre meno stridule ed assordanti. Mi girai e vidi Har e Niall appena dietro di noi. Grazie al cielo. Grazie al cielo era tutto a posto. Almeno sta volta.

*
Spazio autrice (ahaha)
Allora, sarò brevissima lo prometto
perchè il capitolo è già
piuttosto lungo per i miei standard.
Ho adorato scrivere la prima parte del capitolo,
non chiedetemi perchè.
Ecco, spero siate contenti. Finisce di nuovo bene.
Non abituatevi troppo, però.
Grazie a tutti per seguire la mia storia,
e per sopportare i miei scleri.
AHAHA
Un bacio
LN

p.s. Okaaay sono curiosa. Qual è la vostra coppia preferita?
Tarry, NHar o LuLi?
Aww.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 27
*** Cap.26 ***


Cap. 26
Quando finalmente ci fermammo eravamo nella parte periferica della città, nei pressi di un piccolo parco. Mi ero appena soffermata ad osservare gli alti alberi che lo circondavano quando sentii la terra mancarmi sotto i piedi. Cosa cazz…? Ero caduta? Ludovica mi aveva mischiato la sua sbadataggine? O forse era stato Liam?  Mah, erano identici quei due.
Mentre Har rideva come una matta Harry e Niall mi avevano presa, l’uno per i piedi l’altro pwe lw braccia e mi avevano portato di corsa nella zona più alta del parco. Oh porca paletta. Formava una piccola collinetta. Oh porchissima paletta.
Fecero per lanciarmi giù e cominciai ad urlare come una pazza. Sembravamo bambini. Alla fine ebbero la meglio e mi ritrovai a rotolare nell’erba verdissima del parco. Stupidi, stupidi…ridevano così tanto che dopo poco persero l’equilibrio e caddero dalla collinetta l’uno sull’altro. Mi scostai appena in tempo per evitare di rimanere schiacciata. Ero troppo utile per diventare una Sottiletta.
Rimasi ferma, distesa nel prato, in preda ad un incontrollabile attacco di risa. Har nel frattempo stava in disparte, a ridere di noi.
Fu un attimo. Io e i due dementi ci guardammo, poi scattammo su e ci lanciammo contro di lei che, più per spavento che per altro, cominciò a correre per il parco.
Certo, roba del genere non la facevo nemmeno all’asilo! Alla fine Niall la fece cadere in ginocchio sull’erba e l’abbracciò da dietro mormorando:-Presa.
Harry allora, notando che ero distratta, si inginocchiò davanti a me e mi fece salire cavalcioni sulle sue spalle.
-Idiota, sei matto? Potrei farti male!
Si alzò in piedi e traballai un po’.
-Ma cosa dici! Sei leggerissima.
-Idiota, sei matto? Potrei farMi male!-dissi allora, reggendomi forte alle sue spalle.
Rise. Quella risata aveva un non so che di magico.
-Oh e, tanto per la cronaca,-disse dopo un attimo.-vestita così per me sei perfetta.
Risi. Mm…potevo ritenermi sorpresa? O dovevo ritenermi offesa?
-Oh, ma io mi chiamo Elena Todlinson, non lo sapevi?-dissi, ridendo.
Fece per prendermi il volto tra le mani, facendomi incurvare in maniera assurda, ma infine desistette perché cominciai a traballare così forte che temevo sarei caduta sbriciolandomi tutte le ossa. Esagerata? Può essere.
Mi tornò in mente quella volta, tempo prima, in cui mi aveva portata a fare un picnic notturno vicino casa di Niall. Era stata un serata meravigliosa. Ci eravamo baciati a lungo sotto la pioggia, e per la prima volta nella mia vita mi ero sentita guardata. Guardata in quel modo che avevo sempre voluto. Né come una puttana né come una semplice amica. Guardata in quel modo speciale.
Prima di Ludovica. Mmh. Già. No, le cose non erano cambiate a causa sua, ma il suo arrivo aveva segnato la vita di tutti, in qualche modo. Da quando Harry aveva scoperto che sarebbe diventato padre le cose tra noi erano molto diverse. Lui era sempre dolce e pieno di attenzioni, ma qualcosa era cambiato. Lo sentivo.
-Ehi, ragazza, sei “nervoussa”?-alzò gli occhi e mi guardò accigliato.
-No. Sono ehm..”pensierosa”.-feci un piccolo sorriso.
-Cavolo. Cavolo questa è difficile. Pen…pen..penser…pemser…pemserous..a?-lo osservai contorcere le labbra cercando di pronunciare correttamente quella parola. Era ridicolo.
Scoppiai a ridere, cercando di reggermi:-Dio, smettila! Pietà!
-Dai! Sono così male?-fece una faccetta da cucciolo. Poggiai il mento sulla sua chioma riccia. I suoi saltelli rischiavano di falciarmi la lingua. Ops.
-No.-dissi.-sei anche peggio!
Fu più o meno allora che cominciò a farmi il solletico. Dio, si può essere più idioti? Mi voleva morta davvero, forse? Traballò un po’, e meno di dieci secondi dopo eravamo a terra. Merda che botta. Miseriaccia. Per lo meno era caduto anche lui, rallentando ed attutendo il mio schianto.
Restammo fermi così, senza smettere di ridere:-Sei proprio un bambino.
Mi fece la linguaccia:-Harry Baby?
Gli scompigliai i ricci con una mano.
-Bravo bambino.-ridemmo di nuovo. Ridevamo spesso. Oddio, in realtà non facevano altro. Mi guardò a lungo.
-Tre giorni, eh?
Dio, che angoscia. Guardai l’orologio:-Due.-Disfattista del cavolo. Ma che avevo il testa? Trucioli? Aria compressa? Mangime per tartarughe?
Sospirò, girandosi sulla schiena:-Due…
Sembrava sul punto di dire qualcosa, quando Niall si inginocchiò vicino a noi sorridendo:-Piccioncini, non andiamo a mangiare, chi ha voglia di…
Okay, forse avevo esagerato un po’ saltando in piedi ed urlando:-Ioooo!-agitando il pungo in aria. Ma ero affamata. (Come sempre) E non ne potevo più di brutte notizie. Avevamo appena fatto pace. L’avevo appena perdonato. Ma perché cercava sempre di rovinare tutto? Sincerità okay, però…
 
Dopo una breve sosta da Nando’s eravamo tornati a casa, ed io ed Hazza avevamo monopolizzato il divano. Non era più tornato sull’argomento, per fortuna.
Lasciami almeno l’illusione che possa funzionare. Ti prego.
Si era messo a canticchiare una canzone che non conoscevo. Aveva delle belle parole, e la sua voce mi carezzava l’orecchio in maniera piacevole. Mi trovavo a mio agio nel suo abbraccio, e quella vicinanza non mi agitava più, nonostante mi facesse ancora battere il cuore a mille.
-Harry Baby?
-Mm..sì?-mi stampò un bacio sul collo.
-Mi puoi dire cortesemente cosa cavolo ci trovassi in Caroline Flack?
Non gli avevo mai chiesto cose del genere. A dire il vero non avevo mai fatto ad Harry nessuna delle mie Domande Da Directioner. All’improvviso tutte quelle cose che mi incuriosivano non avevano più avuto alcuna importanza. Quella però era rimasta.
Mi guardò a lungo:-Mmh, in realtà…sono secoli che non penso a lei…comunque..per rispondere alla tua domanda…io credo che lei sia molto bella.-piccola pausa ad effetto per farmi assumere un atteggiamento a dir poco disgustato.-Ma non quanto te.
Che lecca sedere di prima categoria. Non aveva pari in quel campo. La mia espressione disgustata si trasformò in una smorfia scettica.
-Se dici che sono stomachevole mi offendo!-fece la sua faccetta da cucciolo più efficace. Come potevo resistere a quel concentrato di pigmenti verdi e ciglia lunghe e fitte?
In quel momento, proprio mentre stavo per baciarlo, qualcuno mi sollevò. Quel qualcuno era un ventenne. Un ventenne di none Louis Tomlinson.
-Boo!-harry sorride, ma Lou fece il finto offeso.
-E’ inutile Harold. Con te ho chiuso. E’ finita. EFFE-I-ENNE-I-TI-A. Io e te non siamo più niente, ora. Tu porco disgustoso…MI ERO FIDATO DI TE!-finta lacrimuccia. Cavolo, era un genio quell’inglese da strapazzo.
Ridemmo tutti.
-No, sul serio. Elena? Angioletto, oggi pomeriggio ho voglia di fare un giro, e siccome siete tutti accoppiati sto sempre solo. PERCIO’ adesso ti rapirò, e tu verrai con me, intesi? Puoi anche urlare, renderebbe il gioco più divertente.
Lasciai che il mio Marinaio di Fiducia mi portasse via mentre urlavo:-Aiuuuto, si salvi chi può! Qualcuno mi aiuuuti!
Sentii mezza casa tremare dalle risate. Ero felice di uscire con Tommo. Era un bel po’ che non passavamo del tempo insieme.
E poi, andare in giro con uno che è vestito come te è sempre uno spasso.
Sì, mi diverto con poco. Ehm, mi chiamo Elena Todlinson, mi pare di aver detto.
 
-Tommo?-chiesi, mentre mangiavo un gelato al cioccolato gigantesco, davanti alla vetrina di un enorme negozio griffato che Lou aveva appena svaligiato.
-Si?
-Tommo, secondo te…-pensai a lungo se fare o meno la mia domanda a Louis. Non era qual genere di persona. Non era la mia amichetta del cuore.
Be’, però era l’amichetta del cuore di Hazza, e doveva pur contare qualcosa, giusto? Presi fiato. Testa o croce? Si o no? Risposta o domanda? Dubbio o certezza?
Al tre mi mando a fanculo da sola.
-Tommo secondo te Harry fa sul serio con me?-non avevo nemmeno respirato. Aveva sentito? Sì. Okay. Magari non mi avrebbe risposto. Già, molto probabile. Magari avrebbe evitato la domanda. Be’, pazienza.
-Elena.-oddio, sembrava serio, ma non in maniera angosciante, come se stesse per darmi una brutta notizia. Solo serio, per farmi capire che ci stava pensando davvero.-Non so se faccia sul serio o meno, ma ti assicuro che non ha mai resistito tanto senza Mario Kart…

*
Spazio autrice (ahahah)
[Giuro mi sono stufata di scrivere sempre ahahah ma non
mi viene niente di più interessante]
Innanzitutto chiedo scusa
per avervi fatto aspettare tanto
ma non ho molto tempo per scrivere quindi
spero di non avere combinato un pastrocchio con questo capitolo.
Tutto sommato mi piace, soprattutto la fine.
AHAHAHA
Okay, lo ammetto sono perversa.
(?)
Spero che questo capitolo sia stato
di vostro gradimento C:
A presto (si spera)

EEA C:

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Capitolo 28
*** Cap.27 ***


Cap.27
Il gelato mi andò di traverso. Non male, considerato che non sapevo nemmeno che potesse farlo.
-Sai, lui è uno senza alcun freno…-Louis sembrava tranquillo, disinvolto. Come se parlasse del tempo o della scadenza dello yogurt magro che Niall snobbava ogni mattina.
Sputacchiai gelato:-Tommo, non ho sette anni, e non mi chiamo Liam. Le tue allusioni mi fanno accapponare la pelle.
Louis rise, prendendomi sotto braccio:-Ah, ragazzina, quante cose che devi imparare ancora!
-Be’ se la metti così tu è da tanto che non scendi in pista.-dissi, con tono di sfida.
L’avevo detto davvero? Si portò una mano alla bocca, fingendo indignazione.
-Ragazzina, tu così mi ferisci!
Gli feci l’occhiolino e pescai una sciarpa (solo Boo poteva comprarsi una sciarpa in estate) da una delle buste che aveva in mano. Gliel’avvolsi attorno al collo, ammiccando :-Ma non preoccuparti…stasera si va all’autonoleggio…
Ero matta. Matta sul serio. In realtà gli somigliavo troppo. A volte così tanto che stupivo me stessa.
Passeggiammo per le strade di Dublino finchè non fu buio, come buoni amici, come se ci conoscessimo da sempre. In fondo, pensai, era così.
Incontrammo un paio di fan, che furono sul punto di avere un infarto, tipo. E che chiesero che cavolo ci facessi con Lou. Accidenti, per due secondi mi ero illusa che non fossero psico-fan. Oh, ma era stato un mio errore. A quanto pare erano tutte psico-fan. Miseriaccia.
Una chiese se poteva toccare il sedere di Tommo. Ma erano cose da chiedere?
Merda, ragazza, abbi un po’ di dignità! Lui disse di sì.
Un altro mio errore. Il ragazzo in questione era Louis Tomlinson, accidenti. Avrebbe detto di sì a qualunque cosa. Qualunque.
 
Tornati a casa chiedemmo ai ragazzi se volessero uscire con noi, per andare a ballare un po’. Era dalla mitica Prima Sera più di un mese prima che non ci andavamo. La sera in cui Zayn ci aveva lasciati (Me ed Harry, intendo) a dormire sul marciapiede. La sera in cui la foto del mio viso pallido era apparsa sul profilo Twitter di Harry. La sera in cui avevo scoperto l’esistenza di Anne. Quella sera in cui ancora mi sembrava tutto impossibile..
La parte pessimista di me, ovvero la stragrande maggioranza, mi diceva che adesso invece, era tutto fin troppo reale.
Elena? Elena ma la smetti?
Se continuavo a pensare a quelle cose sarei finita a dire qualcosa di orribile ad Harry e lui mi avrebbe sicuramente mandata a fanculo una volta per tutte. E cazzo, in realtà non so se potevo dire di non meritarlo.
Erano tutti di buon umore. Eccetto me.
Indossa la maschera Elena, su.
Sorrisi:-Allora, chi viene?
Hazza urlò:-Io ci vengo, babe! Ci puoi scommettere! Non penserai mica di andarci senza di me!
Risi. Vidi Har parlare con Niall. Ammetto che mi infastidiva quella sorta di dipendenza da Niall. Probabilmente se lui non avesse detto di si lei sarebbe rimasta a casa anche quella volta. Probabilmente se lui avesse detto che preferiva fare un coca-party nel bagno del piano di sopra Har l’avrebbe assecondato anche in quel caso.
-Dai, amore, ti prego! Vieni.-feci la faccetta più tenera che mi riuscì. Battei anche le ciglia.
Okay, sì, io che parlavo di dignità mi abbassavo a fare certe cose…non era il massimo della coerenza. Ma nessuno aveva mai detto che il mio secondo nome fosse Coerenza, in fondo.
Niall sembrò chiedersi se fosse normale che due amiche si chiamassero ‘amore’.
Alla fine, eccetto Liam e Ludo e IlTerzIncomodo ch’erano partiti per andare chissà dove, e il Campione di Pigrizia nonché Primo Vincitore del Campionato di Canasta della Casa di Riposo di Bradford (stroncato da un’influenza o Dio solo sa cosa) e la sua Personale Croce Rossina, decidemmo di uscire tutti.
Louis aveva insistito perchè mettessi la sua maglia nuova con i jeans. Non ero la persona più entusiasta della Terra, anche perché per quanto potesse essere minuto la sua maglia addosso a me sembrava l’incrocio tra un sacco e un accappatoio. Alla fine però dovetti accontentarlo. Non si può dire di no a Louis William Tomlinson. E vivere per raccontarlo, dico.
Harry era meraviglioso. I suoi ricci sembravano avere vita propria e i suoi occhi brillavano come non mai. Era parecchio che non mi soffermavo sulla sua bellezza. Era incredibile a dirsi, ma era passata in secondo piano, ultimamente.
Presi a giocherellare con il mio, ehm suo, ehm, (come dovevo definirlo?), bracciale. La partenza si avvicinava, per quanto lui non facesse altro che dirmi di non pensarci.
Scusa Orazio, non sono per il ‘Carpe Diem’, proprio non ce la faccio. Scusa Zayn, ‘Yolo’ quanto vuoi, ma io le mie seghe mentali me le faccio comunque.
Forse dovevo dargli retta. Stavo diventando troppo sentimentale.
Harry faceva quell’effetto? Avevo sentito di una sua ex che si definiva “felicemente lesbica” dopo la rottura. Non osavo nemmeno immaginare che razza di ragazzo potesse spingere una ragazza a diventare lesbica.
Le parole di Tommo ancora mi tornavano in mente. Freni, manovre, Mario kart. “Ragazzina, quante cose che devi imparare, ancora!”
Harold afferrò la mia mano:-Così però mi provochi.-mi sussurrò all’orecchio. Poi mi baciò.
-Così come?-eccola, eccola l’Elena che conosco! Vai con l’ingenuità!
Rise:-Domani, domani ti spiego.
Feci una smorfia. Non sono quel genere di persona che ama aspettare.
Disse quella che stava per aspettare settimane prima di rivedere il suo ragazzo.
-Oh, una condizione.-dissi allora.
Sbuffò. Ecco, si aspettava che gliel’avrei detto? Se mi conosceva almeno un po’…se conosceva Lou almeno un po’…avrebbe dovuto aspettarselo, eccome…
-Spara.
Feci il gesto di sparargli con la mano sinistra, mentre continuavo a stringere il suo palmo con la destra. Quello non l’avrei lasciato. Nemmeno per tutta la cioccolata Sprungli del Mondo.
-Stasera torni a casa sobrio.
Fece una faccia sconvolta. Sconvolta sul serio. Manco gli avessi detto di rasarsi a zero. Manco gli avessi detto di annullare il tour. Manco gli avessi detto di respirare con le orecchie.
-Tranquillo, sopravviverai.
Non ne sembrava così sicuro. Aveva la bocca così spalancata che strisciava per terra, e gli occhi così strabuzzati che temevo gli sarebbero caduti fuori dalle orbite.
-Ma Elena! Ma…!-gli chiusi la bocca con entrambe le mani.
-Ehm,com’era?Oh, sì. “Ci entrano le mosche…”-gli stampai un piccolo bacio sulle labbra. Poi, uscimmo di casa.
 
La discoteca era rimasta pressoché identica. Stesso spazio angusto e psichedelico. Stessa massa di persone che si muoveva cercando di non uccidere nessuno. Stessa musica perfora-timpani di gusto improbabile.
Har all’inizio sembrava un po’ disgustata, ma alla fine si lasciò andare, e cominciò a scatenarsi. Le invidiavo quei movimenti così fluidi, dannazione. Ecco a cosa servivano le ore di danza. Ecco a cosa non servivano le ore alla tv.
Harry non mi lasciò sola un secondo. Non staccò gli occhi da me un solo secondo. Alla fine aveva preso la mia “condizione” come una sfida, una faccenda personale. Roba di Orgoglio Maschile.
Mah. Più ci avevo a che fare, meno lo capivo.
Mi ero appena fermata a prendere fiato con Har, quando notai una biondina con le tette più grandi della testa e la gonna più corta della frangia avvicinarsi sculettando ad Harry. Ma mi pigliava per il culo? Quanti anni aveva, settanta? Mia nonna li portava meglio. Che intenzioni aveva, soprattutto? I miei occhi dardeggiavano.
Gli si avvicinò pericolosamente, e gli sussurrò qualcosa all’orecchio. Lui sorrise, ma scosse la testa. Mi indicò con un cenno. Lei insistette.
-Elena, tranquill..
Mi alzai di scatto e li raggiunsi, con la testa che pulsava. Dio, non credevo di essere quel tipo di ragazza. Possessiva fino all’omicidio, dico.
Era alta più o meno quanto me, se toglievamo i venti centimetri di tacchi. La tirai per i capelli, cominciò a strillare come un’oca spennata.
-Ragazzina, smettila! Lasciami!-che voce del cazzo. Mi dava sui nervi.
Non accennava a staccarsi dal riccio. Provvidi in fretta.
-Ehi puttanella gira a largo, sta con me.-Acida. Bell’inglese. Buona pronuncia. Sorriso cattivo. Uno a zero palla al centro, puttanella.
Harry mi guardava con un misto di orgoglio e curiosità. Anche un certo stupore, in realtà. Non sapevi ch’ero una ragazza con le palle, Styles? Non l’avevi capito?
-Mm..m..ma…-farneticava.-Ahia!
-Oh, scusa, fa male?-tirai un altro po’ e mi ritrovai in mano un mucchio di enstension. Harry cercava di non ridere, ma non gli stava riuscendo proprio bene.
-Be’, non hai sentito, scusa?-disse poi Hazza, alla fine. Lanciai i capelli posticci in testa alla tizia, che aveva un’espressione atterrita. 
-Sto con lei, io.-Sto con lei, io. Stava con me, lui. Con me. Due a zero, puttanella. Gioco.

*
Spazio autrice (ahahah)
Premetto con il dire che questo capitolo mi piace molto.
Spero che molte di voi abbraccino la mia filosofia 
anti-Yolo, AHAHAH
Bene, a parte questo, vi invito a rivedere
il video nel quale Lou ed Harry fanno allusioni
e Liam non capisce un tubo. Quello per me è il massimo
AHAHAHA 
Vi ringrazio moltissim, davvero.
Il prologo ha superato le settecento visite!
E le ultime quattro recensioni erano davvero bellissime.
Grazie mille, grazie a tutte.
Yo-yo
Alla prossima.

Els

 

 

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Capitolo 29
*** Cap.28 ***


Cap.28
-Vedi?Sono stato un bravo bambino. Bravissimo. Nemmeno un goccio.-mi baciò a lungo.-E tu sei stata una forza. Hai difeso il territorio.
Sì, e già che c’ero ho sotterrato anche l’osso. Ma ti ascolti, Fido? Non sono mica Boris, io. Né quel cane che hai perso quella volta ch’eri ubriaco.
Risi, arricciando il naso:-Ah, era solo una puttanella.
-Ehm, troppo gentile!
Oh, e meno male che ero io quella perfida. Mica scherzava lui, altroché.
Tornati a casa il riccio si infilò sotto le mie coperte, da copione, ma io per tutta risposta mi distesi su quello della mia Har. Volevo parlare un po’ con lei. Volevo fare un bilancio della vacanza. Volevo chiederle se aveva idee per i programmi del giorno dopo.
Mentre la riccia era in bagno il riccio si mise su un fianco in modo da guardarmi dritto negli occhi:-Mi lasci solo stasera?
Sempre il solito melodrammatico. Mi lascerai sola, questi mesi?
-Non sei solo. Sono sempre qui.-Puah. A tratti mi facevo schifo da sola. Allungai la mano e lui l’afferrò. La strinse. Ci guardammo un po’ senza dire niente. Non era uno di quei silenzi imbarazzati, quelli in cui nessuno sa che dire. Era un silenzio pieno di parole. Con quel suo silenzio lui mi parlava, mi diceva che nemmeno io ero sola, che sarebbe rimasto. Con il mio silenzio io gli facevo capire che ci credevo. Contrariamente a quanto si pensi, il nemico non è il silenzio. Le parole sono nemiche. Le parole rovinano tutto.
Okay, probabilmente erano tutte puttanate ideate dal mio cervello per autoconvincermi che non mi avrebbe tradito con la prima nonnetta bionda slavata, ma il suo sorriso era dolcissimo. Alla fine l’aveva detto, aveva detto:-Nemmeno tu sei sola.
In quel momento entrò Har:-Sarò sempre qui.-disse lei, e io l’abbracciai.
Nel letto si stava piuttosto strette, ma quella vicinanza ci aiutava. Mi ricordava il passato. Mi ricordava le nostre serate folli. Mi ricordava casa.
La mamma mi avrebbe fatto una visita, forse. In realtà speravo non lo facesse.
A dire il vero mi mancava, ma non averla attorno aveva i suoi vantaggi. Perché per lei ero ancora una bambina. Le sarebbe venuto un infarto se mi avesse vista con Harry. Oh, in realtà un infarto sarebbe stato il minimo.
-Har? Domani cosa facciamo?
-Niall..
Cristo, no. Rischiavo di picchiarla se m’avesse detto di nuovo che Niall voleva fare qualcosa, vedere qualcosa,…
-No, ferma un po’!-la bloccai con un gesto.-Cosa va di fare a te?
Si strinse nelle spalle. Mm, che il biondo le avesse fatto perdere qualsiasi potere decisionale? No, era un ragazzo impeccabile, lui. Era impossibile che le imponesse qualcosa.
Più che altro credevo fosse lei a voler assecondare tutte le richiese dell’irlandese, anche solo per compiacerlo. Un po’ come me con Hazza. Quasi.
-Voglio solo che questi due giorni siano indimenticabili.
-Mh? Oh, sì…indimenticabili…-ci addormentammo abbracciate. Le volevo un bene dell’anima. Comunque fosse andata, qualunque cosa avessero fatto, lei sarebbe rimasta per me, ed io per lei. Era questo a darmi speranza.
 
Stava andando tutto troppo bene, giusto? Sacrosanta verità.
E quando tutto va troppo bene, le cose trovano sempre il modo di rovinarsi, giusto? Sacrosanta verità.
Oh, ma per una volta, una soltanto, cazzo, la colpa non era mia. Né di Harry. Né di Liam. E nemmeno di Ludo.
La colpa era della persona più silenziosa del pianeta. Una di quelle da cui non ti aspetteresti mai una cosa del genere. Sì, proprio lei. Alessia, la cugina di Ludo. Quella specie di uragano di energia positiva che aveva un sorriso a 58439584 denti sempre stampato in faccia.
La “brava bambina”, l’alunna modello, l’amica perfetta. La stessa che aveva seguito quella matta di Ludo in capo al mondo. La stessa che, come aveva detto Harry?, aveva difeso il territorio, picchiando a sangue la Meretrice.
Ecco, quella là.
Certo non né una da cui ti aspetti un tradimento del genere. Sotto i suoi stessi occhi, poi! Spudorata peggio di quella befana della Flack.
Era notte fonda, per la miseria, quando mi svegliai, a causa delle urla di Zayn. Harry non fece una piega. Har invece scattò su come una molla.
-Oh, che puttana!-era stato un fulmine a ciel sereno. Aveva infranto la quiete notturna, all’improvviso, ed in maniera brutale.
Ehi, piano con le parole, tamarro.
Mi affrettai a correre verso la camera che i ragazzi dividevano. Il letto di Lou era immacolato, come se non fosse mai stato aperto. Quello di Zayn sfatto, con le coperte arrotolate e il cuscino che penzolava in equilibrio precario. Niall dormiva come un bambino, abbracciato al suo cuscino. Har si fermò un attimo a guardarlo. Sembrava un bambino. Gli sfiorò piano il volto con la mano.
Le urla provenivano dalla camera degli ospiti. Chi c’era? Alessia.
Due ragazzi mancavano all’appello. Lou e Zayn.
-Brutta puttana!
Oh, diciamo che non era propriamente difficile immaginare cosa fosse successo. Io ed Har ci guardammo un secondo, poi entrammo nella camera.
Louis aveva una faccia a dir poco terrorizzata. Da ‘cornuto’ a…aspetta, qual è il contrario di cornuto? Cornificatore? Vada per cornificatore.
Alessia si copriva con il lenzuolo ed aveva un’espressione..aspetta, in realtà non aveva alcuna espressione. Era perfettamente tranquilla.
Ehm. Tranquilla. Come faceva ad esserlo?
Il mio sguardo si posò su Zayn. Merda. Non l’avevo mai visto così. Stava, cazzo, era un incubo o cosa? Malik piangeva. Piangeva sul serio.
Lui non è uno che piange. Non davanti agli altri.
-Ehm, cos’è successo?-Okay, domanda più che stupida. Louis afferrò il suo pigiama e lo infilò, con lo sguardo basso. Tommo Tommo Tommo…cos’hai combinato? Sempre in mezzo ai casini, merda!
Alessia non riusciva a guardare nessuno. Stava là, a braccia conserte, muta come un pesce.
Boo sgusciò fuori dal letto, con le guance arrossate. La scena aveva un che di irreale. Strideva. Come se ci fosse qualcosa di sbagliato nel modo in cui la situazione si stava sviluppando. Lui non era quel tipo di ragazzo. Secondo me non lo era. Forse poteva sembrarlo, ma non lo era.
-Zayn, ecco io…
Come poteva averlo fatto? Sapeva come ci si sentiva. L’aveva provato non molto tempo prima sulla sua stessa pelle. Ricordavo ancora quella notte in cui io e lo stesso Zayn eravamo andati a ripescarlo dopo che aveva scoperto che Eleanor l’aveva tradito con Liam. E non li aveva nemmeno visti! Zayn invece…
-Vaffanculo, Tommo. Sapevi quanto tenessi a lei.
-Oh, certo. Ma quella puttana l’hai portata a casa comunque,vero?-era la prima cosa che diceva Alessia. Aveva un tono calmo, quasi parlasse di un’altra persona.
Tra le lacrime, Malik le lanciò uno sguardo ferito:-Beth non centra niente.
Lei si arrotolò le lenzuola addosso, legandole con un nodo:-Oh, invece sì che centra. Centra eccome. Cosa, tu puoi tradirmi ed io no?
Lui si asciugò gli occhi con il dorso della mano sinistra.
-Se non mi ami puoi fare ciò che vuoi, cazzo. Basta che tu non mi prenda per il culo, Alessia. Io mi fidavo di te. Io ci stavo credendo. Quando sono venuto qui credevo di non piacerti nemmeno! E tu mi consideravi tuo. Adesso, adesso che, cazzo, ero pronto a fare sul serio…-si girò verso di me , e mi guardò. Vidi i suoi occhi ancora pieni di lacrime e lo strinsi forte.
Lui per me c’era stato quando Harry mi aveva trattata come uno straccio. Io per lui ci sarei stata.
-Shh…non preoccuparti..-continuai a stringerlo. Har mi guardava angosciata. Lou sembrava sul punto di urlare. Alessia si alzò, con le lenzuola avviluppate addosso, e si diresse verso il bagno.
Ma la cosa che disse, poi, non la scorderò mai. Aveva combinato un casino. Aveva fatto la stronza. Aveva rovinato tutto. Aveva sbagliato. Ma..
-Hai sempre voglia di fare sul serio quando ti accorgi che mi stai perdendo…

*
Spazio autrice(ahahah)
TADAAA!
Okay, vi ho fatto aspettare parecchio, ma alla fine sono 
fiera del risultato.
Adoro questo capitolo! 
Finalmente un po' di movimento. La storia stava diventando
troppo monotona!
AHAHA Scommetto che NESSUNO
si aspettava che la nostra Alessia-sole-cuore-amore
avrebbe fatto una cosa del genere a Zayn u.u
[La cosa è abbastanza ambigua perchè nella storia
non ho mai detto che stavano insieme. In realtà era tipo
'tutto nella testa di Zayn']
LOL
COMUNQUE, il prologo ha superato le 800 visualizzazioni
sjkahashdsfds 
*Reeespira*
Un grazie immenso alla mia prima lettrice.
Alla ragazza drogata della mia storia.
Har. 
E' per te piccola, che continuo.
Un bacio enorme anche alla mia fan C; 
A presto, spero.

RECENSITE, non mordo
(non molto)

Ennela

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Capitolo 30
*** Cap.29 ***


Cap.29
Zayn mi faceva pena, un po’. Stava lì, tutto mogio, e piangeva. Aveva perfino rifiutato di lavarsi, e stava seduto in camera a fumare. La stanza dei ragazzi puzzava più di una conceria ed il fumo era così denso che l’aria era irrespirabile. Quando Niall si era svegliato, ed aveva visto in quali condizioni era ridotto il suo amico, si era subito allarmato. Aveva spalancato la finestra della stanza, buttato l’intero pacchetto di sigarette per strada, preso Zayn per le ascelle e portatolo di peso in bagno.
Doveva essere strano, per lui. Di solito era il contrario. Era Zayn a prendersi cura di Niall, era lui quello forte, quello sicuro di sé. Io ed Har ci eravamo tenute in disparte. Alessia si aggirava per casa silenziosa come un fantasma. Perfino più della mamma di Niall.
Una volta l’avevo vista piangere. Alessia, dico. Era nel retro del giardino, sola. Parlava al telefono.
Louis invece aveva piantato le tende nella mia stanza, e parlava da ore con Harry. Lui ogni tanto alzava la voce, e si sentiva qualcuno lamentarsi.
Non sapevo davvero cosa pensare. Cosa sarebbe successo? Non si poteva ipotizzare un altro Quasi-scioglimento. Ma, come risolvere la situazione, altrimenti?
E pensare che, accidenti, volevo solo che quei giorni fossero meravigliosi, perché durante il resto della vacanza erano successi più macelli che in dieci stagioni di Beautiful.
Ero sopravvissuta, però. Sarei sopravvissuta ancora una volta.
Presi fiato e spalancai la porta della camera. Lou era seduto di fianco ad Hazza con la testa poggiata sulla sua spalla.
-Oh, ciao Elena.-sii tranquilla, Elena. Pacata. No stress.
-Ciao un corno! Ma che ti salta in mente?!-impeccabile, guarda. Lo specchio della tranquillità.
Tommo assunse un’espressione colpevole. Sembrava un bambino che è stato scoperto a rubar soldi dal portafoglio del papà.
-Oh, Elena, ho fatto una cazzata, vero?Sinceramente.-aveva un tono strano. Sembrva…capriccioso.
E LO CHIEDI ANCHE, DEFICIENTE? LO CHIEDI ANCHE?
Tranquilla, Elena. Pacata. No stress.
-MI SEMBRA OVVIO TOMMO, TI RENDI CONTO?! SEI ANDATO A..A..LETTO CON LA RAGAZZA DI ZAYN!
Impeccabile, guarda. Lo specchio della tranquillità.
Lou mi guardò. Avevo ragione. E lui lo sapeva. Era rassegnato.
Ma in fondo, glielo leggevo negli occhi. Non era così dispiaciuto. Qualcosa mi diceva che se avesse potuto tornare indietro nel tempo avrebbe rifatto la stessa identica cosa.
Anche Harry mi guardò. Anzi, diciamo che mi fulminò con lo sguardo mimando con le labbra “potevi essere un po’ meno sincera?”.
Mandai gli occhi al cielo.
-Be’, smettila, ormai il danno è fatto.-dissi, spicciola. Volevo uscire. Quelle mura mi soffocavano. Oh, e poi anche il fumo che Zayn aveva immesso nella casa non scherzava,eh!
Bussarono alla porta. La signora Horan resuscitata dal Regno di Dove Cappero Non So. Erano giorni che non la vedevo. Era peggio di uno spettro, per dinci. Silenziosa e riservata. Evidentemente non aveva una vita, e si rintanava nella sua camera a cucire tutoni in lana vergine. Oh, oppure era una matta festaiola che se la spassava tutte le sere al Club M. Una delle due.
-Ragazzi?
Vidi gli sguardi orripilati di Larry Stylinson. Manco avessero visto un cadavere che camminava.
-Ragazzi ho trovato Zayn in mutande nel giardino che bruciava fogli di carta e spartiti con un accendino. Volete spiegarmi cosa sta succedendo?-era stata perentoria, come una vera mamma.
Entrambi arrossirono, imbarazzati. “Signora Horan, Alessia ha tradito Zayn con Louis”. “Signora Horan, Louis ha tradito Zayn con Alessia”. “Signora Horan, ha presente la camera degli ospiti?...Fortuna che non ci va mai…”
 
-Harry, non preoccuparti, io sto bene.-sentii che Louis diceva ad Harry più tardi, quella mattina verso ora di pranzo.-Esci, sta con lei. Dopo domani partiamo. Partiamo e chissà quando la vedrai. Non preoccuparti per me, io sto bene.
Vidi Harry annuire, pensieroso. Poi si voltò verso di me e mi sorrise.
-Dove vuoi andare, bellissima?
Mi strinsi nelle spalle, inquieta.
-Posso convincere la signora Horan a prestarmi la sua macchina, e ti porto dove vuoi. Sai, sono leggermente al verde.-mi disse, in tono confidenziale. Al verde. Mr. “Sono un Cantante Ultra Famoso”, al verde. Questa mi torna nuova.
Non osavo immaginare cosa avrebbe combinato quel neopatentato. La patente sì, l’aveva da un po’, ma non usava l’auto praticamente mai. Non volevo l’arrestassero, o peggio non volevo che ammazzasse qualcuno, ma non avevo la minima intenzione di restare in casa a guardare Zayn togliersi la lanugine dall’ombelico, oppure a scrivere bigliettini di scuse sulle carote, oppure ad evitare lo sguardo di Alessia, vuoto come la dispensa di casa Horan.
Harry prese la giacca e mi fece segno di tacere. Si sistemò con un colpo i ricci e si avvicinò al mobiletto vicino all’ingresso. All’inizio non capii, davvero.
Spalancò la porta, afferrò le chiavi dell’auto e presami per mano, si fiondò fuori dalla casa. Rub..rub..LADRO!
-Harry…Harry io..-con un gesto pratico aprì il garage e mi fece cenno di tacere. Ero terrorizzata.
Saltò nella macchina scolorita della signora Horan, che aveva di certo bisogno di una messa a nuovo. Era salito sul lato del passeggero, il sinistro, e per un attimo si vide perso, cercando il volante.
Batté una mano sulla fronte:-Dio, che idiota!
Oh, se ne era accorto anche lui. Il mondo era vicino alla fine.
Rise, e scese di corsa, mantenendo galantemente la portella aperta.
-Sicuro di sapere come si guida?-il mio tono non era propriamente sarcastico, a dirla tutta.
-Perfettamente.
Salì dalla parte giusta, questa volta. Miseria, era così difficile ricordare che anche lì guidavano sulla sinistra? Non sarebbe dovuto venirgli “naturale”? Lasciò tutto lì, aperto, e partì a razzo, carbonizzando il freno.
Perfettamente, aveva detto. Ma io, Miss Pessimismo, riuscivo solo a pensare che se non ero morta allora, investita da Anne, era logico che morissi adesso, nell’auto rubata che Harry sapeva guidare “perfettamente”.
-Idiota, rallenta!-stavamo superando, oltre che il limite legale, anche quello che permetteva la cilindrata dell’auto.-Idiota non è la tua Audi, adesso s’impalla!
Rallentò, ma giusto un pochino. Procedevamo a balzoni e ci ritrovavamo, nove volte su dieci, contromano. Maledizione, maledizione, maledizione.
-Sai, la mia macchina ha la guida a sinistra* ma in pratica ho guidato solo in America, e quindi diciamo che…
-Oh, Harry…
Rise piano:-Non preoccuparti, Elena. Non succederà niente.
L’aveva detto con un tono risoluto, e mi venne da crederci.
Mi venne anche un mezzo infarto, quando non diede la precedenza ad un furgoncino bianco (un furgoncino bianco!) che stava per venirci addosso.
Alla fine, ci ritrovammo nella periferia di Dublino, in un quartiere affollatissimo.
-Benvenuta a Temple Bar, babe!
Era un quartiere piuttosto strano. Ovunque mi girassi vedevo bar, pub e strani artisti di strada. Sembrava uno di quei posti malfamati in cui tre volte su quattro ti piantano un coltello in gola senza nemmeno dirti perché.
Il tipico posto dove avrebbe potuto portarmi Harry, insomma.
-Non fare quella faccia. E’ un posto carino. Non lasciarti influenzare dall’aspetto.-infilò l’auto nel primo posto libero. Vicino ad un cassonetto. L’auto della signora Horan, scatasciata più che mai, ci stava bene, alla fin fine.
Chiuse la portella con un colpo secco. Lo imitai. L’auto scricchiolò.
Mi prese sotto braccio e ci facemmo strada nella baraonda di Temple Bar.
-Porterhouse? Hard rock? Mulligans?-mi guardò con quei suoi occhi scintillanti.
-Portami dove vuoi.-dissi, poi aggiunsi:-ormai mi hai rapita!
Rise, allungando il passo:-Io la immaginavo più come una fuga romantica…
Fuga romantica. Come quella di Ludo e Liam? Loro erano andati sulla costa, mica all’Hard Rock. Fuga romantica. Più che una visita a Porterhouse avrei preferito che mi portasse in tour con lui, se proprio voleva una fuga romantica. Non osavo immaginare come sarebbe stata la scuola, a Dublino. Non osavo immaginare come sarebbe stata la scuola, a Dublino.

*
Spazio autrice (ahahah)
Beeeene, non potete dire che vi ho fatto aspettare tanto!
Sono stata un razzo!
Amo questo capitolo, davvero tanto!
Harry alla guida lo immagino parecchio pericoloso!
E per Zayn non preoccupatevi, davvero.
Alessia non dovete odiarla! C: (poi l'amerete, sicuro)
Bene, ora che ho finito con le cose interessanti
passiamo a quelle 'importanti'.
GRAZIE MILLE, l'ultimo capitolo
ha avuto 5 recensioni!
GRAZIE MILLE alla mia fan (mi ha citata
nella sua FF *-*)
GRAZIE MILLE alla mia Har(che si è iscritta a EFP SOLO per
rileggere e recensire la mia storia)
Ti amo tanto, piccola Har.
INOOLTRE volevo citare la cosìdetta causeitrhymes perchè
mi ha abbandonata ç_ç 
A presto, vi adoro

Tods

 

*guida a sinistra=volante sulla destra

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Capitolo 31
*** Cap.30 ***


Cap.30
Perché avevo avuto così tanti dubbi? Harry era dolce. Punto. Sembrava che io gli piacessi davvero. Punto. E, ultima cosa, (non per questo meno importante) era un figo da paura, e metà della popolazione mondiale femminile avrebbe dato un braccio (magari tutti e due) per essere al mio posto.
Ci eravamo divertiti parecchio a Temple Bar. Una volta tanto sembravamo una vera coppia. Nessuno teneva il broncio a nessuno, nessuno portava in braccio nessuno, nessuno faceva il solletico a nessuno…Camminavamo abbracciati e ridevamo commentando l’abbigliamento di una vecchina seduta sul marciapiede di fronte all’Auld Dubliner. Harry mi aveva anche fatto fare, da un artista di strada che somigliava pericolosamente a Kurt Cobain, una caricatura orribile. Mi veniva da ridere solo a pensarci. Era…mah, era inguardabile. La sua, invece, assurdamente, era bella. Più che altro era una massa di ricci che somigliavano a rami contorti e due occhi giganteschi.
-Quando comincia il tour?-avevo lasciato cadere così la domanda, dopo che mi aveva parlato di una delle sue prime ragazze, Abi. Harry non si faceva problemi a parlarne. Per niente. Non gli passava nemmeno per l’anticamera del cervello che parlare alla sua attuale ragazza delle sue ex non fosse una grande idea. Affatto.
Avrei preferito parlare di qualsiasi altra cosa, sul serio. Qualsiasi.
-Sabato.
-Quando finirà?-il mio tono era piattissimo ma il mio cuore aveva preso a battere all’impazzata. Quando l’avrei visto di nuovo?
-Novembre. La fine di novembre, credo.-Cuore in frantumi.
-Oh.-non sarei riuscita a dire nient’altro. Mi si sarebbe rotta la voce.
-Ed a dicembre…a dicembre c’è quel concerto a New York…
Perché non avevo lasciato che parlasse di Abi? Riprendiamo a parlare di Abi? Ti prego.
-Ma tu mi capisci, vero?
No no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no
Come posso resistere così tanto tempo senza vederti? Come posso essere felice che tu te ne vada chissà dove per chissà quanto tempo, circondato da ragazze bellissime che muoiono per te?
-Certo, Harry. E’ la tua vita. E’ il tuo sogno. Non poterci essere è orribile, ma non posso dirti nulla.-bugiarda bugiarda bugiarda. Avevo smesso di dirgli ciò che pensavo davvero? Suppongo che avrebbe preferito che io gli mentissi. Sarebbe stato più facile. Sì, suppongo che avrebbe preferito che gli risparmiassi ciò che pensavo davvero. Cosa avrei potuto dirgli? “Non andare, resta con me!” oppure “Mi sento persa senza di te, butta all’aria la tua vita!” ?
Non prendiamoci in giro. Lui aveva bisogno che gli dicessi quelle cose. Ed io avevo bisogno che lui non si preoccupasse per me. L’iperprotettività di quel ragazzo era opprimente.
Quando cominciò a scender la sera ci dirigemmo verso il nostro posto auto/cassonetto. Harry questa volta salì dal lato giusto.
La macchina partì scoppiettando.
A lungo ci fu silenzio. Un silenzio carico di tensione. Cos’eravamo diventati? Cosa stavo diventando? Decisi che non era il momento di pensarci. Mi sarei torturata dopo la sua partenza.
-Non riesco a credere che Liam l’abbia fatto davvero.-no. Stavolta non ero stata io a sparare quella cazzata colossale. Era stato Harry.
-Abbia fatto cosa?-chiesi.
-Prendersi Ludovica, nonostante lei...Elena, tu l’hai visto Liam? E’ un ragazzo tranquillo. A lui piacciono le cose semplici e normali. Non è il tipo che si mette in mezzo a certi casini, capisci?
-E con questo cosa vorresti dirmi?-che a Ludovica sotto sotto ci teneva? Che lui al suo posto non avrebbe fatto lo stesso? Perché da un po’ di tempo a quella parte parlava in maniera così criptica?
Si nascose dietro un:-Niente, niente.-e poi borbottò qualcosa come: “Quella ragazza sarebbe capace di far diventare drogato un frate” o roba del genere.
Tentativo di intrattenere una conversazione? Fallito.
Riproviamoci.
-Ti ricordi quando mi hai baciata la prima volta?-l’avevo buttata lì.
Sorrise, e mi guardò di sottecchi.
-Certo, l’ho fatto perché volevo essere a tutti i costi il tuo preferito.
-Posso dirti un segreto?-per un secondo staccò gli occhi dalla strada e rischiammo di finire sotto un camion. Prendemmo solo il marciapiedi, per fortuna. Ehm, chiamala “fortuna”…
-Certo, tu puoi dirmi tutto, lo sai.-Ehm, errore. Non posso dirti tutto. Non posso dirti che ho paura che tu possa tradirmi. Non posso dirti che non vorrei che tu partissi. Non posso dirti che ti…
-Sei sempre stato il mio preferito.-mi baciò, continuando a guidare.
Non so come facemmo a non schiantarci contro un palo della luce. Non so come facemmo a non tamponare nessun auto. Non so come facemmo, davvero.
So solo che, a duecento, cento cinquanta metri da casa di Niall, quando già vedevamo il garage ancora aperto, l’auto si fermò di colpo. Io ed Harry restammo impalati, con gli occhi sbarrati.
-Ma…cosa..?
-La benzina?-Harry guardò la spia rossa vicino al cruscotto.
-Merda! Ma non dovrebbe accendersi..non so, tipo…PRIMA che la benzina finisca?-uscì dall’auto sbattendo la portella, che fece un rumore spaventoso. Scesi anche io.
-Prova a dare gas. Io la spingo.
Mi venne da ridere. La serata non stava andando esattamente come avrebbe voluto, ma a me non dispiaceva.
Mi sedetti al suo posto. Mio padre mi aveva insegnato qualcosa, una volta. Freno, frizione, l’acceleratore dov’è? Eccolo, eccolo. Dai gas, Elena, dai gas e gira la chiave. Facile. L’auto fece un rombo spaventoso, e poi si spense, senza un’altra parola.
-Merda. Merda. Merda merda merda.-mormorò Harry. Diede un calcio all’auto.
Scesi di nuovo e lo raggiunsi. Aveva lasciato un’ammaccatura. Dannazione.
-Spingo io, spingi tu, la portiamo fin laggiù.-suggerii. Era ridicolo io, che spingevo un’ammaccata auto rubata, al buio. Il lampione più vicino era a trenta metri di distanza. La solita sfiga, no?
Ma, per assurdo, non la vedevo così. Quella sera lo sentivo così vicino, come non succedeva da tempo, e non m’importava quale fosse la ragione, o quali fossero le conseguenze.
-E’ strano, sai, vedere una ragazza spingere un’auto. Hai qualche altra qualità nascosta?
-Ehm, fammi pensare un momento…parlo francese, so fare gli occhi storti, posso volare…
Rise. L’auto camminava lentamente, e la casa sembrava lontana anni luce.
-Ho sempre sognato di avere una ragazza che sapesse volare…
Ci fermammo all’improvviso,e mi strinsi forte a lui. Non dovevo piangere, no, no! Nella mia testa c’era una confusione assurda. Ricordavo come se fosse il giorno precedente cosa avevo provato quando avevo visto quella testolina riccia spuntare sulla soglia di casa di Niall, cosa avevo provato quando quella sera ero uscita con lui e Zayn, quando avevamo litigato, quando l’avevo visto piangere, quando…
-Non lasciarmi.-un ultimo disperato tentativo. Niente segreti, Harry? Niente segreti. Lui non rispose, ma mi strinse, ancora un po’. Rimanemmo sotto la luce fioca del lampione, poi riprendemmo a spingere l’auto.
Quando finalmente il rottame ambulante della mamma di Niall riprese il suo posto nel garage, sospirammo di sollievo. Uno dei cerchioni cadde a terra con un forte fragore. La ruota anteriore destra era forata. La portella sinistra non si apriva bene.
Harry la guardò in pratica terrorizzato:-Non è così male come sembra, vero?
-E’ anche peggio.-dissi, massaggiandomi il mento con fare professionale.
Tentativo di eliminare il mio pessimismo cronico? Fallito.
Riproviamoci.
-Magari però non se ne accorgerà…
Rise, e chiuse la saracinesca del garage, poi mi prese ancora tra le sue braccia. Giocherellai con i suoi ricci. Non l’avrebbe mai ammesso, ma lo adorava.
-It’s everything about you, you, you…everything that you do, do, do.
Mi baciòdi nuovo.
-Sei stupenda quando canti.-feci una smorfia. Certo.
-Sarebbe stupido dirti lo stesso?-poggiai la testa sulla sua spalla, facendo dondolare i piedi.
-Uhm..-fece finta di pensarci-..probabilmente no.-Guardalo! Guardalo come gongola! Piccole superstar crescono.
-Sei stupendo quando canti.-sussurrai, in un soffio.
I nostri sguardi si intrecciarono, per un istante lungo un’eternità.
Dimmi Ti amo, dimmi Ti amo, dimmi Ti amo.
Ma non lo disse.

*
Spazio autrice(ahahah)
ALLOOORA, scusate davvero se vi ho fatto attendere 
così tanto, ma sto letteralmente
impazzendo a causa di un matrimonio ç_ç
E' colpa del matrimionio se è venuto male! u.u
Vi ringrazio tutte davvero
tanto per il sostegno, 
soprattutto le mie lettrici più appassionate.
(Veronica, mi hai abbandonata? T_T)
Vi AMO!
Adesso mi levo dalle scatole
A presto!
Els

p.s. se vi va seguitermi su Twitter, ricambio! C:
https://twitter.com/#!/Elena_Todda

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Capitolo 32
*** Cap.31 ***


Cap.31
-Così tu e Niall avete fatto da balia a Zayn?-chiesi ad Har mentre m’infilavo il pigiama.
-Ci abbiamo provato, ma niente. E’ depresso.
Malik depresso. Da Ragazzaccio a Campione di Canasta a Disoccupato Suicida?
Certo che ne erano cambiate di cose. Ci mancava solo che cominciasse a sferruzzare golfini di lana per i Power Ranger.
-E Alessia?
Har fece spallucce, sospirando:-Alessia niente. Adesso è di là, a guardare non so quale soap, ma ha passato tutto il tempo con Louis. Sai, non so se il tradimento sia stato così…casuale. Intendo… secondo me non l’ha tradito solo per divertirsi un po’. Credo…credo semplicemente che ad Alessia piaccia Lou.
Era così assurdo? No, affatto. Ed allora perché avevo gli occhi sbarrati ed aprivo e chiudevo la bocca come un dannatissimo pesce rosso?
-Quindi tu e Niall..-Har mi fece lo sgambetto e mi ritrovai distesa sul pavimento. Bel modo per cambiare discorso, complimenti! Mi misi seduta e tesi l’orecchio. Avevano suonato alla porta.
Scesi in fretta le scale, seguita dalla riccia, e vidi che Ludo e Liam erano tornati. Lei sembrava spaurita, lui imbarazzato. Dietro di loro apparve una ragazza con i capelli scuri ed un sorriso spaventosamente grande. Aspetta un po’, ma da dov’era uscita? Che caspita ci faceva lì? Anche gli altri vennero a vedere. Alessia evitò lo sguardo di Ludovica. Notai che stringeva la mano di Louis. Forse era per quello che quella notte era sembrata così tranquilla. Forse Zayn l’aveva già persa. Forse Zayn non l’aveva mai ‘avuta’.
Malik fu l’unico a non accorrere. Non subito, almeno. Non prima che la ragazza avesse detto:-Piacere, sono Yola.
Ragazza con borsone al seguito. La casa della signora Maura era diventata un albergo o cosa? Ci mancava che cominciassimo a pagarle vitto e alloggio giornalieri…
Niall ci guardò un po’ perplesso. Prima me, poi Har, poi Ludo, poi Liam. Infine, ehm, “Yola”.
-Ehm…posso esserti d’aiuto, Yola?-sembrava che parlasse con uno di quei venditori porta a porta. Sembrava non vedesse l’ora di dirle “Non siamo interessati, grazie comunque”.
Lei sorrise:-Ludo aveva detto che potevo star qui, un po’.
Il biondo fulminò Ludovica.
-Oh, sarebbe carino-il suo tono diceva “nient’affatto”-Peccato che noi partiamo proprio tra due giorni…
-Questo Ludovica non me l’aveva detto.-disse, ma con tranquillità, come se la cosa non pregiudicasse affatto la sua permanenza.-Non vi da noia se resto, giusto?
Era strana quella Yola. Così sicura di sé…così…così spavalda, sorridente…e..
-Per niente.-fece Niall, con un tono che lasciava intendere tutt’altro. Sembrava schiumare per la rabbia.-Piuttosto..non so davvero dove potresti dormire. Al momento tutte le camere sono occupate...
Harry mollò il cellulare mezzo secondo:-Può dormire nel mio letto. Sai, io non lo uso.
Mi fece l’occhiolino. Che stupido.
-Perciò okay.-disse la ragazza, e fu in quel momento che Zayn la vide. Si era alzato trascinando un plaid scolorito con su disegnati i Power Rangers. Alla vista di Yola fece cadere la coperta e rimase lì, mezzo nudo, sotto gli occhi straniti della ragazza.
-Piacere, Yola.-disse lei, in un soffio, squadrando ogni centimetro del suo corpo. E con ogni centimetro intendo esattamente ogni centimetro.
-Come Yolo?-disse lui, sorridendo. Il depresso suicida aveva sorriso. Ovunque fossi, Yola, ti ringraziamo per essere venuta.
Malik rise ancora:-Piacere, sono Zayn.
Si scambiarono uno sguardo che lasciava ben poco all’immaginazione.
Niall sbuffò e s’intromise.
-Io sono Niall.-poi ci indicò a turno:-Loro sono Elena, Har,Louis, Harry ed Alessia.
Yola ci sorrise cordiale e fece ‘ciao-ciao’ con la mano, tutto senza staccare gli occhi da Zayn per un solo millesimo di secondo. La cosa aveva un non so che di inquietante.
Oh, e per la cronaca lui sembrava aver completamente rimosso i pianti disperati di quella mattina. Aveva un sorriso da ebete.
-Vieni, Yola, ti mostro la casa.-disse, prima che Niall potesse fare qualche altro commento acido. Si vedeva che Yola non gli piaceva, nemmeno un po’.
 
Quella sera, quando tornai nella mia camera, trovai il riccio già sotto le coperte, con la testa poggiata sulla testata del letto, con uno dei miei libri tra le mani, al contrario. Mio dio, che intellettuale.
Tentativo di eliminare il mio sarcasmo? Fallito.
Riproviamoci.
-Bellissimo, c’è posto per me?-dissi, sfilandogli il libro dalle mani. Har era ancora in cucina a parlare con Niall. Era più chiacchierone di Lou, quello lì. La mia amica era solita adare a letto tardissimo, pur di star sveglia ad ascoltarlo parlare. E cantare. Cosa avessero da dirsi dopo aver passato tutta la giornata assieme, restava un mistero.
Mi infilai sotto le coperte e cominciò a farmi il solletico. Maledetto..!
Due camere più in là c’erano Lou che ronfava, Liam che respirava a mala pena con gli occhi sbarrati e Zayn e Yola che…be’, che dire. Diciamo che il letto di harry non le era servito un granché.
-Quella Yola…-feci per dire. Harry mi diede un piccolo bacio.
-Diciamo che per Zayn è meglio di un antidepressivo…
Risi, sulle sue labbra:-Credo che a Niall verrà una crisi isterica…
-Se non è venuta a sua madre…
Rise, sulle mie:-Povera Maura…
-E tua madre, come sta?
Harry mi guardò. Non ero solita chiedergli della sua famiglia. A dire il vero non parlavamo nemmeno della mia.
-La mamma sta bene, certo, le manco…E…posso dirti un segreto?
-Certo, lo sai. Puoi dirmi tutto.-imitai il tono confidenziale che aveva utilizzato con me in auto.
Fece una smorfia:-Ah ah ah. Molto divertente.
-Su, dai, dimmelo.-sbattei le ciglia, con le mani ancora infilate tra i suoi capelli.
-Manca tantissimo anche a me. Fa male starle così lontano…così tanto e per così tanto tempo..
Gli stampai un piccolo bacio sulle labbra.
-Ohh, come sei…uhm…tenero?-lo abbracciai.
-Non dirlo troppo in giro, però. Ho una certa reputazione, io.
Lo guardai con un’espressione seria, per niente sarcastica, al contrario del mio tono:-Oh, certo. Non vogliamo mica che la gente pensi che tu sia umano..
 
Quella mattina eravamo tutti in subbuglio. La partenza era imminente e la sola idea che tutto ciò che era successo potesse essere cancellato, in qualche maniera, mi opprimeva. Stavo male. Male davvero. Mi veniva da vomitare.
Come se, vomitando, avessi potuto liberarmi di quella scomoda realtà.
Ma che ti piglia, Elena? Smettila, va’. Hai ancora un giorno.
Come avevano detto in quel film? “Fa che lui ti ricordi per sempre”, mi pare. Ricordava Abi, che in sostanza non era stata che una cotta da ragazzino, come poteva dimenticare me? Non volevo illudermi, però. Io avevo bisogno di riempirmi la testa di puttanate. Lui aveva bisogno che io ci credessi. Tutto qui.
Avevano deciso che avremmo passato la mattinata in casa, tutti assieme, almeno una volta, per lo meno. Io, Har, Ludo,Alessia,Yola,Harry,Niall,Liam,Lou e Zayn. La signora Horan sarebbe uscita con un certo Chris Vattelapesca. A Niall quel tipo non piaceva un granché. Ultimamente Niall sembrava detestare un gran mucchio di persone, a dirla tutta.
La casa non era mai stata così affollata. Ovunque ti girassi vedevi qualcuno fare qualcosa. Sul pavimento del salotto, Lou ed Alessia ascoltavano musica e discutevano su non so quale problema esistenziale del rock inglese. Ludo e Liam si scambiavano melense effusioni sul divano, Har e Niall erano in cucina(ovviamente) a parlare e…be’…poi c’erano Zayn e Yola che…in realtà non c’erano. Erano chiusi nella camera dei ragazzi da ore. Ed, onestamente, nessuno pensava stessero giocando a scacchi…
Per quanto ci sforzassimo di stare assieme, ormai avevamo tutti formato coppie (assortite in maniera raccapricciante, a dirla tutta) difficilmente divisibili.
Pensavo a questo, mentre, seduta sul bordo del lavandino, ascoltavo Harry che cantava sotto la doccia.
-And tears stream…down your face!
-Muoviti cantante dei miei stivali!-mi affrettai a dirgli ridendo non appena fece una sottospecie di pausa .-Dovrei lavarmi anche io, se non ti dispiace!
Ma quello prese a cantare ancora più forte, fingendo di non aver sentito. Scesi giù dal lavandino, ed aprii al massimo la manopola dell’acqua calda. Vuoi la guerra? E guerra sia.
Harold cominciò ad urlare meno di mezzo secondo dopo.
-Smettila, pietà! E’ fredda! E’ fredda da morire! 

*
Spazio autrice(ahahah)
Alloora, non ho molto da dire per questo capitolo!
Onestamente non mi convince moltissimo, ma
la figura di Yola ed il colpo di fulmine tra lei e Zayn 
è una delle cose più esilaranti che
io abbia mai scritto!
(Poveri Power Rangers)
La canzone che cantaHarry non è More Than This
anche se molti si sono confusi, ma Fix You!
Detto ciò, ho voluto spezzare la tensione con un
finale divertente!
Ora voglio sapere la vostra, che ne dite di Lou ed Alessia 
assieme?
Suggerimenti? Domande? Dubbi?Perplessità?
RECENSITE C:
Oh, quasi dimenticavo di dirvi che ho un'altra FF in cantiere...
La pubblico?
Els

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Capitolo 33
*** Cap.32 ***


Cap.32
La giornata era trascorsa lenta e monotona, senza il minimo avvenimento. Tutti erano giù di morale perché l’indomani sarebbero partiti, e nessuno aveva la minima voglia di andarsene. O, nel mio caso, di restare.
Quella notte mi ero addormentata tardissimo, tra le braccia di Harry. Avevo pianto un bel po’, e gli avevo legato al polso uno dei miei tanti bracciali. C’era scritto il mio nome, sopra. Ce l’avevo da tanto tempo. Nell’esatto momento in cui me l’ero sfilato avevo ripensato a quando me l’ero legato al polso per la prima volta, in quel afoso pomeriggio di agosto. Harry aveva sorriso, e io gli avevo detto che era per ricambiare il regalo che mi aveva fatto. Gli avevo detto che quello era il mio regalo di ‘buon viaggio’, non di ‘addio’. Allora lui si era sfilato la sua maglietta, una di quelle che gli avevo visto addosso mille e mille volte, e me l’aveva infilata.
-E’ la mia preferita.-aveva sussurrato. Ma per quanto volesse nasconderlo, con quelle parole non aveva fatto altro che rafforzare i miei sospetti. Era un regalo di ‘addio’. Il suo, almeno. Più che un “E’ la mia preferita quindi devo tornare a riprendermela” sembrava tanto un “E’ la mia preferita, così anche se non dovessi tornare saprai di essere stata importante.”
Mi ero aggrappata alle sue parole di conforto, alle sue braccia che mi stringevano con dolcezza.
-Non aver paura, andrà tutto bene.-aveva detto. Dentro di me, sapevo che non sarebbe andata bene. Lo sentivo. Ma cosa avrei potuto fare, allora? Credere. Credere. Illudermi. Sperare. Altre cazzate simili. Nonostante il dolore che si era annidato nel mio cuore, man mano che la partenza si avvicinava. Nonostante la paura che mi aveva assalita quella mattina, quando mi svegliai sola, nel mio letto.
Mi alzai, ancora un po’ stordita, e mi diressi verso la cucina. Stavano tutti facendo colazione in religioso silenzio. Har piangeva. Piangeva con la faccia seminascosta nella tazza viola di Niall. Aveva gli occhi rossi e gonfi: doveva star piangendo da un po’. L’irlandese le teneva la mano.
Anche lui aveva gli occhi lucidi.
Ludo era tranquilla, ovviamente. Lei sarebbe andata con loro. Per un attimo pensai che se fossi partita con loro anche io le cose tra me ed Harry sarebbero andate bene come prima. Pensai che probabilmente quello era l’unico motivo per il quale stava andando (o era già andato?) tutto a puttane.
Yola sedeva sulle ginocchia di Zayn, mentre Harry stava seduto in un angolo con una ciotola di cereali poggiata sulle gambe.
Non disse niente, ancora. Sentii il cuore scricchiolare. Non disse niente.
 
Persisté nel suo silenzio durante tutto il viaggio verso l’aeroporto. Mentre Niall ed Har parlavano di come, dove e quando vedersi, di come tenersi in contatto e di cosa avrebbero fatto,  Harry mi teneva la mano in decoroso silenzio.
Sentii il cuore scricchiolarmi un po’ più forte.
Tenevo ancora addosso la sua maglietta che mi stava ridicolmente grande, e mi bruciavano gli occhi. Elena, non piangere. Dai. Non ora. Altrimenti sarà stato tutto inutile.
Le lacrime premevano per uscire, ma le ricacciai indietro, quelle maledette!
Tieni la testa alta, Elena. Fino alla fine.
La nonna diceva così. E la nonna ha sempre avuto ragione. Sempre.
Inspirai forte, e sentii il profumo di Harry pervadermi le narici. Nel mio cuore si aprì una minuscola crepa. Come se fosse fatto di vetro. Come se dopo aver battuto così forte, l’inattività di quel periodo l’avesse in qualche modo danneggiato.
Tra poco sarebbe ricominciata la scuola. Scuola in Italia, scuola a Dublino…sarebbe stata la stessa merda, poco ma sicuro. Inutile prendersi in giro. Certo, ottenere quella borsa di studio all’estero era stata una gran cosa, ma ormai avevo un’incredibile voglia di ritornare a casa. Ebbene sì. Volevo tornare nella mia stanzetta, a leggere e sfondarmi i timpani con la musica del mio mp3. Volevo tornare nella mia città, a sognare il giorno in cui l’avrei lasciata.
A volte i sogni si avverano, certo. Ma non nei mezzi e nei termini in cui avresti voluto.
Sarebbe troppo bello, altrimenti. Troppo facile. Sarebbe semplicemente troppo.
E nella vita, non c’è troppo di niente, eccetto che di dolore.
 
Dopo il check-in cominciai a stare male sul serio. Avevo sfruttato davvero ogni istante? Ogni occasione? Era il momento peggiore per avere rimpianti. Per quanto non volessi ammetterlo (nemmeno con me stessa) era troppo tardi. La crepa si allargò.
Har piangeva come una fontana. Le lacrime le rigavano il volto irrefrenabili. Niall l’abbracciò e la baciò. Le disse che l’amava. Lei pianse ancora più forte. Pianse di gioia e di dolore insieme. Così tanto che non riusciva più a capire se essere felice o triste.
Harry mi strinse soltanto, e mi scompigliò i capelli.
La crepa si allargò a dismisura. Un colpo, giusto un colpo, sarebbe bastato, per mandare tutto in frantumi. Una volta per tutte.
Ripensai ad una cosa che avevamo studiato tempo prima. Un episodio dell’Iliade. Per una volta il professore non mi aveva fatto addormentare, con tutti quei discorsi tediosi sulla figura dell’eroe. Per una volta mi aveva interessato.
In quel passo del poema, Andromaca supplicava Ettore di non andare a combattere, di restare. Povera illusa. Illusa almeno quanto me.
Ed allora, ispirata da quella perfetta idiota, dissi una cosa.
Ma no, non era la mia solita cazzata. Assurdamente, era la cosa giusta da dire. Al momento giusto.
Solo, suscitò la reazione peggiore che ci potesse essere.
-Ti amo.-dissi.
Harry si staccò da me con decisione, e mi guardò con occhi vacui. Il mio cuore accelerò i battiti. Ti prego. Dì qualcosa. Qualsiasi cosa. Anche ‘vaffanculo’. Solo…dì qualcosa.
Ma non disse niente, ed il mio cuore andò in mille pezzi, in un’esplosione di frammenti pulsanti. Avevo detto ‘Ti amo’. Non ‘Sposiamoci!’. Non ‘Facciamo dieci figli’. Solo… ‘Ti amo’.
Credevo mi amasse, lui! Credevo tenesse a me.
Continuò a guardarmi, senza alcuna espressione. Un passo, due passi, corsi via. Mi guardò allontanarmi e girare l’angolo.
Merda. Non avevo nemmeno salutato gli altri. Merda.
Come aveva potuto? Come? Ero allibita. Non me lo aspettavo. Mi aspettavo un “Ti amo anche io!”, tutt’al più uno dei suoi soliti baci mozzafiato. Tutto, eccetto quel gelido distacco.
Ero solo il suo giochetto estivo, quindi. Una di quelle storie che si spengono ancor prima di poter sbocciare. Tutto fumo e niente arrosto.
Lui! Lui che mi diceva che ero il suo angelo, la ragazza migliore che avesse mai conosciuto…al mio ‘Ti amo’ aveva reagito come se non gliene fregasse un cazzo. Come se volesse evitare in ogni modo di prendersi impegni, o responsabilità. D’altronde così aveva fatto con Ludovica, no? Dio, che stupida! Come avevo potuto anche solo sperare che cambiasse?
Correvo, con gli occhi semichiusi, appannati dalle lacrime. Correvo e basta. Piangevo e basta. Fanculo Harry. Crepa. Perché lo hai fatto?
Mi mancò la terra sotto i piedi.
Mi ritrovai davanti ad uno sconosciuto, e per un momento mi allarmai.
-Tutto okay?
Il tipo mi aiutò ad alzarmi.
-Ti sei fatta male? Mi dispiace!
Sembrava preoccupato. Cercai di parlare, ma in quel momento mi sembrava più complicato di una missione su Marte. Strinsi gli occhi, e mi costrinsi ad alzare lo sguardo.
-Scherzi? E’ colpa mia.-riuscii a dire, e mi affrettai ad asciugarmi le lacrime con il dorso della mano.-Sono un disastro!
Lo squadrai bene. Doveva essere poco più grande di me. Aveva i capelli biondi, e gli occhi scuri. Era alto, ma non quanto Harry. Non era minimamente paragonabile a lui. Mi morsi un labbro. Meglio. Era carino però. Proprio carino.
-Non sei di qui, vero?-avevo detto tre parole, per la miseria. Era così evidente?
Sbuffai:-No, sono italiana,.mi squadrò un attimo e sorrise.
Non rispose, perciò chiesi:-E tu?
Allargò il suo sorriso.
Domanda inutile, accidenti. Più inutile di “Hai un nome?”. Inutile a dir poco. Era ovvio.
Buon inglese+ accento molto marcato=Irlandese.

*
Spazio autrice (ahahah)
INNANZITUTTO SCUSATE SE E' COSI' BREVE
ma ho dovuto fare numerosissimi tagli qua e là
perchè non mi convincevano affatto.
VI RINGRAZIO per il supporto e per le recensioni.
Il prologo è arrivato a più di 900 visualizzazioni.
ASSURDO! 
Ricordo ancora quanto ero emozionata quando è
arrivato a 100! 
Ma ho fatto tutto al contrario, oggi, accidenti. Forse è perchè
mi fa male la pancia.
TADAAA! Questo è oso dire IL capitolo per eccellenza.
Il più importante in ASSOLUTO.
Chi se lo aspettava? SU LE MANI, DAI!
Voglio sapere cosa ne pensate, sul serio.
DI TUTTO. u.u
Grazie di CUORE

Lenny

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Capitolo 34
*** Cap.33 ***


Cap.33
Sedevo su uno gabellino girevole mezzo scassato ed avevo davanti l’irlandese con uno dei sorrisi più belli che avessi mai visto.
Elena, non si accettano frullati dagli sconosciuti! Elena, cazzo, a te fanno pure schifo i frullati!
Ma Hernie era uno a posto. Certo, uno che si chiama Hernest non ispira molta fiducia, ma chi ero io per giudicare? Nessuno, ecco chi.
E lui sembrava un tipo a posto davvero, a parte gli scherzi. Era stato tremendamente gentile con me, e non la smetteva di chiedermi se stessi bene davvero, o se per caso mi fossi fatta male, nonostante fossi stata io a sbattergli addosso, in sostanza.
Era stata sua, ovviamente, l’idea di andare al bar. Ed io l’avevo seguito con circospezione, cercando di ricordare, nell’eventualità che mi servissero, le mosse che avevo appreso in un terrificante corso di autodifesa.
Se il maniaco ti adesca, la prima cosa da fare è…
Ma Hernie non era un maniaco. Lui era l’esatto opposto. Era un ragazzo un po’ timido, e molto tranquillo. Forse la persona più cordiale con la quale avessi mai avuto a che fare.
Nel giro di dieci minuti era stato capace di mettermi a mio agio, e di farmi quasi dimenticare ciò che era successo pochi istanti prima. Hernest era una di quelle persone capaci di rimettere a posto le cose anche quando va tutto in malora. Hernest era proprio ciò di cui avevo bisogno. In fondo l’avevo saputo sin dall’inizio, sin da quando mi aveva detto:
-Sì, sono di Dublino. Sono appena tornato da una vacanza studio in Francia.
Certo che lo sapevo, altrimenti non gli avrei risposto:-Io sono qui perché ho vinto una borsa di studio per studiare all’estero.
Ci mancava che mi mettessi a dire gruppo sanguigno, codice fiscale ed albero genealogico.
Quando mi aveva detto il suo nome avevo sussultato. Hernest.
Hernie. Hernie. Her…Harry.
Una persecuzione, Dio santissimo. Perché non poteva semplicemente sparire, senza lasciar traccia? Perché non poteva esplodere ingoiando mezzo chilo di tritolo? Semplice, ma efficace. Puoi scommetterci, guarda.
Era stata l’ultima volta in cui avevo pensato a lui, in quella mattina.
Nonostante la sua timidezza Hernie era un gran conversatore. E niente, giuro, niente avrebbe potuto smuovermi da quello gabellino scassato. Niente, eccetto…
-Oh, Elena! Sei qui!-tempismo perfetto. Caro destino, vaffanculo. Non azzardarti a parlarmi mai più.
Har era corsa verso di me con aria allarmata. Ehm, effettivamente dovevo essere sparita senza lasciar traccia. Sapevo di essere invisibile, ma non credevo così tanto.
Hernie non sembrò sentirsi in imbarazzo. Guardò la mia amica e le fece un cenno, poi si girò nuovamente verso di me, e sorrise. Riprese il discorso esattamente da dove l’aveva interrotto. La cosa sembrò infastidire molto la mia amica.
Har strabuzzò gli occhi, incredula. Erano così fuori che temevo le sarebbero caduti.
-Oh, ciao.-le dissi-Lui è Hernie.-indicai il biondo.
Anche lei sembrava aver contratto il Morbo Del Pesce Rosso. Apriva e chiudeva la bocca senza saper che dire. Oh, sì. Era furiosa.
Probabilmente mi aveva immaginata infilzarmi le vene con le forchettone di plastica a piangere tutte le mie lacrime in una pozza di sangue nel bagno delle donne.
Ehm, errore. Ero caduta in piedi, sta volta.
-Lei è Har.-dissi poi, rivolgendomi a lui. Le sorrise educatamente, e le chiese se volesse rimanere a parlare con noi, senza troppa convinzione.
E poi, il super-istinto materno di Har ebbe il sopravvento.
-NO!-strillò un po’ troppo forte, poi abbassò il tono:-Dobbiamo andare.
Mi afferrò per il polso.
Ma…ma…ma…CHE DIAVOLO TI PRENDE?
Sembravo una di quelle bambine capricciose, che quando vanno al parco implorano la loro mamma di restare un altro po’. Altri cinque minuti. Cinque soltanto.
Mi alzai dallo sgabello girevole. Il mio frullato, o meglio, quello che ne restava, si riversò sul tavolino. Merda. Hernest non vi badò più di tanto.
-Aspetta...-disse. Poi prese uno dei tovagliolini di carta ed una penna a sfera dal suo bagaglio a mano e ci pasticciò sopra un po’.
Har mi tirava per un braccio, con impazienza, ma non me ne sarei andata di lì senza quel foglio per niente al mondo.
Alla fine me lo porse, e sorrise:-Aspetto una tua chiamata. Se serve aiuto sono disponibile, io…
Feci appena in tempo a stringere il fazzoletto tra le mani, che Har partì a razzo.
-…A PRESTO ELENA!-sentii urlare. Feci un saluto con la mano destra che sventolava.
-A presto, Hernie.-mormorai, ma la mia voce fu coperta da quella di Har che, una volta nel bagno delle donne, mi riversò addosso un fiume di parole.
Istintivamente, infilai il fazzoletto nella tasca dei pantaloni.
Lo specchio del bagno mi rimandò un’immagine distorta. Doveva essere difettoso. Per forza. Ma che avevo addosso un sacco sdrucito? Ah, no. Era la maglia di…
-Idiota, ma ti sembrava il caso? Mi hai quasi fatto prendere un infarto! Credevo ti fossi buttata sotto  il carrello di un aereo, credevo ti fossi…-gesticolava come un’ossessa. Peggio dei mimi, giuro.
-…uccisa con delle forchettine di plastica?
Ehm, errore. Il sarcasmo era l’ultima cosa che avrebbe tranquillizzato Har. Anzi, l’avrebbe fatta infuriare ancora di più.
-TU! Tu mi vuoi morta, ecco cosa! Ma ti sembravano cose da fare? E poi, chi era quel tipo? Harry è partito da sì e no due ore e tu…tu
Respira, respira.
Raccolsi tutte le forze per non sparare una delle mie solite frasi rovina-rapporti e per non mandarla direttamente a fanculo. Strinsi i denti. Dovevo dirle la verità? Voleva sapere davvero ciò a cui stavo pensando? Ma, soprattutto, volevo davvero dirlo ad alta voce?
-Harry non mi ama. Gli ho detto ‘ti amo’ e se n’è andato senza una parola. Harry non mi ama. Harry non è mio, ed io non sono di Harry.-il mio tono era piatto. La voce non mi si era nemmeno rotta.
Verità. Nuda e cruda. In poche frasi ero riuscita a riassumere il succo dei miei torbidi pensieri.
Faceva male accorgersi che tutti i miei dubbi iniziali, che lui aveva cercato di dissipare con determinazione esasperante, si erano rivelati veri. Avevo avuto ragione, sin dall’inizio. Ma avevo continuato ad illudermi, ed illudermi, ed illudermi. Questo è masochismo puro.
Lei tacque. Poi, un:-Elena, mi dispiace, io…
A me dispiaceva? Ovvio, certo che sì. Io lo amavo. AMAVO. Tempo passato.
Per il mio cuore, Harry era ancora l’unico, ma il mio cervello sapeva che avrei dovuto andare avanti, perché per lui io ero solo una delle tante.
-No, Har, è tutto okay. Dovevo aspettarmelo da lui.
Silenzio. Potevo essere ferita dalle mie stesse parole?
Lei sembrò avere fretta di cambiare argomento. Che si fosse accorta che la conversazione aveva preso una piega troppo dolorosa, almeno per me? Basta, basta con le domande, Elena. Fino ad ora non hanno fatto altro che rovinarti la vita e torturarti il cervello. Basta supposizioni.
-E quell’Hernie da dove spunta?-all’improvviso sembrava curiosa.
La rabbia, la preoccupazione, e tutto il resto, erano sbollite in quattro secondi netti.
-Un tipo.-L’uomo del mistero.
Lei mi guardò di sottecchi, poi mi abbracciò.
Oh, per fortuna. Almeno lei riusciva ancora a capire ciò che volessi prima ancora che aprissi bocca.
Non pensai a nulla, per un istante. Lei c’era. Lei ci sarebbe stata.
-Allora, chi è quell’Hernie?
Le sorrisi. Pensai un po’ prima di risponderle.
-Non lo so, davvero. Il destino non gioca solo brutti tiri, credo…
Caro destino, mi dispiace, forse sono stata troppo dura con te. Mi perdoni?

*
Spazio autrice (ahahah)
Allora, questo è un capitolo un po' controverso a dir la verità...
Finalmente si scopre qualcosa in più sul ragazzo irlandese
(che no, non è affatto un parente di Niall, Fede! xP)
ed anche qualcosa sul carattere di Elena.
Sempre ironica, sempre sarcastica, anche
dopo una delusione del genere.
L'ultima frase è sempre il mio
marchio di fabbrica, ed è riuscita molto bene
questa volta ;)
Grazie davvero a tutti i lettori e soprattutto ai recensori.
Consigli?
Vi ascolto.

Na_

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Capitolo 35
*** Cap.34 ***


Cap.34
Mi sentivo una stronza. Una di quelle stronze senza il minimo pudore. Il senso di colpa mi divorava perfino le mutande, e la disapprovazione di Har non faceva che girare il coltello nella piaga. Come se non sapessi già da me che mi stavo comportando malissimo!
Ma, come avevo saputo sin dal primo istante, Hernie era un tipo a posto e, cosa più importante, non aveva niente a che fare con Harry Styles. Da quello che avevo capito era un artista, o roba così. Mi aveva fatto vedere alcuni disegni spettacolari. Era un anno avanti a noi, ma frequentava un altro istituto, dall’altro lato di Dublino. Sarebbe stato troppo bello, no, che venisse nella mia stessa scuola? Troppo comodo. Conosceva la città come il palmo della sua mano, e non faceva altro che scendere da un bus e prenderne un altro.
L’avevo chiamato quella sera stessa. Con Har che mi guardava come se stessi parlando con un pusher, e con Yola che sgomitava per ascoltare la conversazione.
-Allora, è bello?-mi aveva chiesto, alzando le sopracciglia.
-E’ carino.-avevo risposto.
Har aveva sbuffato borbottando qualcosa come:”Non è mica Harry Styles!”. Proprio non la capivo. Lui in pratica mi aveva detto che non mi amava. Niente amore, niente relazione. Niente relazione, posso uscire con chi mi pare e piace. E poi tra me ed Hernest non c’era niente! L’avevo appena conosciuto!
Quella sera mi aveva portato in un posto carino dove cucinavano la pizza in maniera discreta. Era un posto carino. Non come Nandos. O Porterhouse.
Elena, Elena, non sputare nel piatto in cui hai mangiato!
Perché avevo quella stretta allo stomaco, come se stessi facendo qualcosa di orribile? Perché mi sentivo una stronza di livelli a mala pena immaginabili?
La serata era andata benissimo. Hernie non era affatto come Harry, in tutti i sensi. A lui non serviva per forza un contatto fisico. Era capace di farti capire che gli piacevi con un solo sguardo. Non gli serviva baciarti ogni mezzo secondo, o tenerti stretta tra le braccia per evitare di sfuggirgli dalle mani.
Per un momento, pensai fosse perfetto. Carino, simpatico, tranquillo, intelligente. Solo un problema. Non era Harry.
Il primo giorno di scuola era passato a prendermi non so a che ora, per accompagnarmi, nonostante il suo istituto fosse piuttosto lontano. Quel pomeriggio mi avrebbe portata al parco. Per studiare. Sì, certo. Studiare. Sarebbe stato impossibile con Harry.
Yola era uscita con Har (lei lo faceva solo per farmi innervosire, che novità!) per fare shopping. Sospettavo che lei fosse arrabbiata con me, anche se mi riusciva difficile immaginarne il motivo. Sapevo solo che non potevo sopportarlo. Odiavo il fatto che non mi appoggiasse.
Suonarono alla porta. La mamma di Niall andò ad aprire.
-Cara? È per te.-mi disse. Poi si immerse in una fitta conversazione con il biondo che le sorrideva e le rispondeva molto educatamente.
Accorsi, ed Hernie si girò a guardarmi. Sì, era davvero carino.
-Sei pronta?-afferrai la borsa, senza smettere di guardarlo.
-Adesso sì.-varcai la porta sotto lo sguardo materno della signora Horan.
Camminammo un po’ in silenzio tombale. Con Harry, se c’era silenzio, nel 90% dei casi qualcosa non andava. Con Hernest, se c’era silenzio, era tutto normale.
-Com’è andata oggi?-non sembrava una di quelle domande di cortesia. Lui sembrava davvero interessato alla mia noiosissima giornata di scuola. Sembrava così sincero che decisi che potevo esserlo anche io.
-Oh, tutto bene.-Non era andata affatto male, infatti. Ma c’era dell’altro.-Eccetto per Har; non mi parla ancora.
Hernest si avvicinò:-Proprio non le piaccio, eh?
Mi morsi un labbro. “No, ti detesta”, “No, ti odia”, “No. Detesta me, perché sono…”
-Non…non è per quello.- fui incapace di continuare il concetto. Non volevo dire ad Hernest di Harry. Mi sembrava una cosa orribile da fare. Ma, soprattutto, non volevo fare la ragazzina piagnucolona della serie “sono-appena-uscita-da-una-storia-seria-e-non-mi-sono-ancora-ripresa”.
-Vorrei solo sapere cosa le ho fatto.-sospirò. Okay, non volevo fare la figura della stupida, ma non meritava di sentirsi in colpa per una cosa che non aveva fatto.
-No, davvero, tu sei perfetto.-sussultò impercettibilmente.-E’ solo che…lascia perdere, ce l’ha con me, e non per colpa tua. La colpa è mia.-ma non ci credevo davvero. Nonostante tutto non ci vedevo ancora nulla di sbagliato.
Arrivati al parco, ci stendemmo a pancia in giù sull’erba soffice, l’uno di fronte all’altra. Cominciai a scrivere il mio tema. Era una di quelle stupidate sull’estate. Cosa avrei scritto? Un immenso fiume di cavolate. Se avessi scritto la verità non ci avrebbe creduto nessuno, comunque.
-Credi parlerai di me, nel tuo tema?-chiese Hernie, senza alzare gli occhi dal suo blocco a spirale. Ci stava pasticciando su con un’espressione molto concentrata.
-Credo di sì.-risposi. Mm, non era male come idea.
-Dirai che sono un idiota che parla strano e che ti rompe le scatole?
Risi piano:-Credo di sì.
Rise anche lui:-Carino da parte tua.
Mordicchiai l’estremità alta della penna, ed il vento mi scompigliò ulteriormente i capelli:-Credo tu sia la cosa più interessante del mio tema.-Lo rilessi. Effettivamente era vero. Più che la cosa più interessante però, era la cosa più reale che avessi scritto. Il resto era tutto un insieme di puttanate una dietro l’altra. Se Har l’avesse letto sarebbe scoppiata a ridere. Avevo fantasia, per lo meno.
Anche Hernie mordicchiò la sua penna. Poi girò il blocco verso di me.
-Questa era l’unica cosa che sono riuscito a fare pensando al triangolo di Tartaglia…
Effettivamente in alto c’era un’espressione mezz’abbozzata, ma nella parte inferiore, lungo tutta la pagina, c’era il profilo del mio volto, ed il mio gomito sinistro, poggiato sull’erba, e la mano destra, che scriveva rapida sul foglio. Era fermo, lì, immobile. Ma io vedevo il movimento. Vedevo una ciocca cadermi dall’orecchio e sbatacchiarmi contro la guancia. Vedevo la mia mano muoversi veloce sul foglio. Vedevo i miei occhi seguire il contorno delle parole, vedevo…
-E’ meraviglioso.-Non c’erano altre parole per descriverlo.
La cosa migliore, fu che lui non disse la solita frase da Rimorchiatore Ambulante. Tipo:Non quanto te”, oppure “Tu sei più meravigliosa”, o “Non rende giustizia alla tua bellezza”…
Hernest disse:-Okay. Probabilmente mi toccherà un orribile voto in matematica, ma alla mia professoressa di arte piacerà. E’ venuto molto bene, in effetti.
Non mi diede fastidio che non mi avesse chiamata in causa. Non mi aspettavo niente del genere, non da lui. Perciò rimasi piacevolmente stupita quando disse:-E’ bello disegnarti.
Arrossii violentemente. Lui rimase tranquillo. Le distanze si accorciarono sempre di più. Da quant’era partito Harry? Una settimana? No...un po’ di più…
Elena, non è un buon momento per aggrapparti agli specchi! Scivoli, scivoli sempre più in basso! No! Non puoi aggrapparti agli specchi mentre ad occhi socchiusi ti avvicini ad Hernest, sempre più…sempre più…
Quando le nostre labbra si toccarono mi sentii la più infima delle criminali. No, forse mi sentii così quando approfondii il bacio. Mi veniva quasi da piangere. Ancora di più perché il cuore mi batteva forte: quel bacio l’avevo voluto, e mi era anche piaciuto. Era stato dolce e delicato. Non mi aveva colta di sorpresa, anzi. Ci eravamo avvicinati l’uno all’altra. Ero stata sua complice. Miseriaccia. Ma che cappero combinavo? Il mio talento nel rovinare la vita a me e a chi mi stava accanto lo stavo coltivando proprio bene, poco ma sicuro!
Hernest mi strinse tra le sue braccia, e posò il mento sulla mia testa. Poi mi guardò negli occhi, che trovò pieni di lacrime.
-Oh, mi dispiace, mi dispiace! Io…-scossi la testa, e lo baciai di nuovo.
Ormai il danno era fatto. Piangere era stupido.
Perché mi preoccupavo? L’avevo baciato. Dopo ciò che mi aveva detto, chissà quante tipe si era portato a letto Harry…
In cuor mio, per quanto mi ferisse, speravo che le cose fossero andate così. Perché per lo meno non avrei dovuto sentirmi in colpa, così. Con quella convinzione, tornai a casa, stringendo la mano di Hernie. Non era lui quello sbagliato. Era Harry, quello sbagliato. Sì. Lui era grande, famoso, spigliato, eccessivo…era semplicemente troppo per me. Hernest era un ragazzo normale. Già, già. Normale. Da quando mi piacevano le cose normali? Da mai.
Quando tornai a casa Har e Yola ancora non c’erano. Hernie mi salutò con un caloroso abbraccio. Poi mimò con le labbra:”Ci vediamo dopo” e se ne andò.
Rimasta sola, cercai in ogni modo di non torturarmi mentalmente. Al momento, il mio peggior nemico ero io. Avrei potuto essere molto cattiva con me stessa. Avrei potuto schiaffeggiarmi. Avrei potuto…
Elena, dannazione, smettila. Non ci pensare. Ad Harry non importa un fico ammaccato di ciò che fai! Se sentisse che ti penti di aver baciato un ragazzo così per bene si farebbe una risata gigantesca. Probabilmente in questo momento è alle prove di un concerto a ridere e scherzare con quelle stangone delle ballerine…
Suonarono alla porta. Avevo appena preso dal frigorifero uno yogurt formato famiglia. Afferrai un cucchiaino, e corsi in salotto.
-Vado io, signora Horan!-strillai. Aveva fatto in fretta, Hernest. Cosa aveva portato? Un film? Un blocco da disegno? Un…
Mi cadde lo yogurt dalle mani, e si riversò sul parquet. Il cucchiaino rimbalzò tintinnando. Ebbi un tuffo al cuore. Non era possibile. Non era possibile. Non era possibile.

*
Spazio autrice (ahahah)
TADAAA!
Sono estremamente contenta di questo capitolo *pat pat*
Il finale poi mi fa impazzire!!
Allora, Hernest vi piace o no? Quante palette alzate per lui (?)
Aahaha dai, è così coccoloso *w*
Elena è sempre la solita, 
le pippe mentali non smetterà mai di farsele u.u
Grazie di tutto, davvero, 
VI AMO tutte
se vi va passate dalla mia nuova FF
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1161823&i=1 
a cui tengo davvero taaaanto(non quanto a questa, ma 
comunque taaanto)
Recensite, olé!
Voglio sapere cosa credete sia successo.
A pressssto (si spera)
Ne-ne-na C:

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Capitolo 36
*** Cap.35 ***


Cap.35
*MICROSCOPICA NOTICINA PRIMA DI LEGGERE*
Quando ho scritto questo capitolo, le mie due lettrici preferite l'hanno letto ascoltando 'I Should've Kissed You' (su mio consiglio, ovviamente :P) Perciò, nonostante io non sia riuscita a far combaciare bene il tutto...secondo me quella canzone crea una bella atmosfera! Appena finite riavvolgetela e risentitela dall'inizio, se non avete finito di leggere...


Hernest mi puntava contro una calibro 22, con un espressione tutt’altro che amichevole.
-Dammi i soldi.-intimò.-Tutti quanti.
Deglutii, e cercai di chiudere la porta con forza, ma teneva il piede ben piantato sulla soglia. Non avevo scampo.
-No ce li ho.-non sapevo che altro dire. La mia voce suonava lamentosa. Soldi? Quali soldi? Sentii solo il rumore, dello sparo, poi più niente.
 
Dio, quanto avrei voluto che andasse davvero così.
 
Sentii le ginocchia farsi molli. Ebbi un capogiro. Mi aggrappai allo stipite della porta per non cadere. Non poteva essere vero. Dovevo avere delle allucinazioni.
Fui quasi tentata di punzecchiarlo con un rametto, come fanno i bambini per capire se qualche animaletto è vivo o morto. Assurdo. Era completamente ed assolutamente assurdo.
Il vero Harry era lontano. Lontanissimo. Il vero Harry era a Londra. Il vero Harry non poteva essere lì, sulla soglia della casa di Niall. Ma, soprattutto, il vero Harry non poteva aver detto:-Mi dispiace.
Lo guardai a dir poco allibita. Il cuore mi si fermò in gola, pulsante. E’ tutto un sogno, Elena, un incubo. Un incubo bruttissimo. Adesso ti tiri un pizzicotto e ti svegli.
Ma perché ogni volta che cercavo di voltar pagina lui ricompariva, riportandomi al primo capitolo?
-Elena, mi dispiace.-mormorò, guardandomi con quegli occhi spettacolari. Per un lungo istante dimenticai qualsiasi cosa, e mi persi in quello sguardo supplicante.-Elena ho rovinato tutto. Non riesco a credere di averti lasciata andare via, quando avrei dovuto baciarti! Avrei dovuto dirti che ti amo.-il mio cuore perse un colpo.-perché è vero.-un altro.-Avevo paura, ed ho fatto un casino! Non riesco a pensare a nient’altro, Elena, da quando sono partito! Durante i concerti era a te che pensavo! Non facevo altro che dirmi che avevo perso la ragazza giusta. Sono venuto qui perché in questi giorni non ho fatto altro che ripetermi che sono un cazzone, che sbaglio sempre tutto! Cosa c’è di sbagliato in me?
Cosa c’è di sbagliato in me?
Rimasi in silenzio e lui proseguì:-C’è qualcun altro, Elena? T…tu ami qualcun altro? Mi dispiace così tanto! Dimmi, solo, sono ancora in tempo, vero? Per dirti che ti amo anche io. Per dirmi che se l’unica. Per dirti che se mi dessi un'altra possibilità non ti lascerei mai più andar via?-mi prese le mani. Io respiravo a stento:-Ti amo, ti amo, ti amo. E sei mia.-fece per baciarmi.
-No Harry.-sussurrai.-No.
Avevo la gola secca. Stranamente mi sentivo in diritto di fare la stronza. Ero più che lucida. Stranamente ‘sta volta dissi una cosa che avrebbe dovuto aspettarsi. Avrebbe dovuto. Ma non se l’aspettava. Sempre quella faccenda dell’Orgoglio Maschile. Oh, e per la convinzione che per il semplice fatto di essere Harry Styles gli si potesse perdonare qualsiasi cosa. Perfino il fatto di aver usato parole di una canzone, una canzone che adoravo, accidenti, mi dava sui nervi.
-No.-ripetei, con fermezza. E vidi i suoi occhi inumidirsi. Era venuto da Londra. Vidi le sue sopracciglia aggrottarsi. Era venuto per me. Le sue labbra tremare.
Anche io tremavo, ma di rabbia.
-Cosa credevi? Che sarei corsa tra le tue braccia? Che sarei passata sopra a tutto?
Non disse niente, ma ero sicura che credesse proprio quello. Glielo si leggeva in faccia. E la cosa mi faceva illividire di rabbia. Per un istante, grazie al pomposo ego di Styles, che mi aveva ricordato perché mi fossi buttata tra le braccia di Hernest, il senso di colpa era andato a farsi un giro ai grandi magazzini.
Harry non sapeva quanto avessi pianto. Quanto di notte avessi trattenuto a stento i singhiozzi. Quanto mi fossi sforzata per non pensare a tutto ciò che mi aveva detto, perfino quando ero con Hernie. Quanto mi avesse ferita. Quanto mi fossi sentita inutile e presa in giro vedendo i suoi occhi vacui scrutarmi con indifferenza. Oh, no. Lui non lo sapeva.
C’era un altro? Hernie poteva essere definito ‘un altro’? Be’…sì. Lo avevo baciato. Okay. C’era un altro. “Non riesco a pensare ad altro!”
Non importava se lui fosse pentito o meno. Ero passata sopra troppe cose. Era troppo tardi. Una parte di me avrebbe voluto stringerlo, e dirgli di restare. Una parte piuttosto consistente, in realtà. Ma non le diedi retta. Ascoltai l’Elena cinica e calcolatrice. L’Elena che diceva: Game Over, Harry.
-Harry, va’ a casa.-gli sbattei la porta in faccia. Non ero mai stata così fiera di una mia azione. Soffrisse. Crepasse. Stavolta non me ne sarebbe fregato un cazzo.
 
Caddi in ginocchio sul pavimento, singhiozzando come una bambina. Eccolo, or bene. Maledetto senso di colpa di ritorno da una giornata di shopping infruttuoso. Tempismo perfetto. Per lo meno non ero crollata davanti a lui.
 
“Durante i concerti era a te che pensavo!”
-Chi era, cara?
“Avrei dovuto dirti che ti amo. Perché è vero!”
-Tutto a posto?
“Se mi dessi un’altra possibilità non ti lascerei mai più andar via”
-Allora?
La signora Horan accorse.
“Avrei dovuto baciarti”.
Guardò prima me, in lacrime. Poi lo yogurt, che si allargava a macchia d’olio sul pavimento.
Non mi guardi, signora Horan. È tutto okay. Tutto perfettamente okay. Mi è entrato uno sciame di moscerini nell’occhio. Erano quelli di Media Shopping che mi hanno detto che il mio cofanetto con la settecentesima stagione di Beautiful è stato ritirato dal commercio. Mi hanno detto che Titti è maschio, ma non si preoccupi. Sto bene.
“Ti amo, ti amo , ti amo. E sei mia”
Cristo Elena! Prima lo tratti di merda e poi piangi così! Cosa c’è che non va in te? Perché fai la stronza con Harry ed anche con Hernie? Ammettilo. Lo stai solo usando. Lo stai usando per dimenticare Harry, e lui non se lo merita. Non ti meriti affatto un ragazzo come Hernest.
Harry è sì, un bastardo, ovviamente. Ma tu non sei da meno, Elena. Siete fatti l’uno per l’altra.
La signora Horan mi si avvicinò cauta, e mi posò una mano sulla spalla.
-Cara, c’è qualcosa che non va?
Mi asciugai gli occhi con le mani e le sorrisi.
Mia madre non avrebbe capito, suppongo. Per mia madre io ero solo una stupida bambina.
“E’ tutto a posto” avrei voluto dirle. Ma le parole non venivano. Avevo la bocca sigillata. Mi abbracciò stretta.
-Chi c’è là fuori, cara?-sapeva fare le domande giuste, accidenti.
Niente. Muta. Una tomba. Ma cosa le importava? Cosa ne sapeva lei della faccenda tra me ed…:-Harry…
Stupida! Stupida! Stupida, idiota, emerita imbecille! Ma che cosa hai nel cervello?? Non riuscivo a pensare ad altro.
Ad altro che non fosse Harry che aveva preso il primo aereo per venire qui a Dublino a scusarsi. Ad altro che non fossero le sue parole. ‘Sta volta ero io quella nella merda. Già. Avrei dovuto baciarlo. Perché continuavo a mentirmi, sperando che fosse un incubo? Lui era lì. Era la mia possibilità di rimettere a posto le cose. Ma ero troppo spaventata. Troppo arrabbiata. Ed avevo perso anche quella possibilità. Ma cosa c’era di sbagliato in me? Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. Inutile latino sputasentenze.
Mi alzai lentamente, con gli occhi ancora chiusi. Suonarono alla porta: Harry! Harry mi dispiace. Harry io ti amo. Harry ti perdono. Harry…
-..io ti…-inghiottii la cocente delusione. Non era Harry. Era Hernest, con in mano un enorme gelato ed una catasta di bei film d’autore che volevo vedere da secoli. Lo conoscevo da pochissimo, ma sembrava sapere esattamente cosa desiderassi. Ehm, quasi, esattamente.
-Oh…
Il biondo mi guardò, accigliato. Alle sue spalle non vidi nessuno. Ma dov’era Styles?
-E’ un brutto momento?-Un brutto momento? Hernie è un pessimo momento. –E’ successo qualcosa?-poggiò sul mobiletto dell’ingresso la pila di DVD ed il gelato.
-No…è tutto okay.-eccole, le parole. Erano tornate, finalmente. Almeno quella consolazione. La porta rimase aperta.
Hernest mi prese il volto tra le mani e mi diede un piccolo, leggerissimo bacio. Bacio di Giuda, altrochè. Ora mi sembrava sbagliato perfino stare con Hernie. Ma se chiunque stava con me era sbagliato, probabilmente ad essere ad essere sbagliata ero io, no?
La signora Horan ci lasciò soli. Io rimasi appiccicata ad Hernie, che mi teneva per i fianchi, incapace di muovermi. Continuando a piangere.
“C’è qualcun altro?” Sì. “Tu…ami qualcun altro?” No.
Aprii appena gli occhi.
Giurai d’aver visto una sagoma scura correre via in lacrime.

*
Spazio autrice(ahahah)
Con un mal di testa fuori dal comune, aggiorno, tadà!
Bene, cosa ne dite? 
Sono sempre la solita, lo so! 
uffa, non sono proprio soddisfatta, potevo scriverlo molto 
meglio, ma pazienza!
Spero vi piaccia comunque. 
Volevo ringraziarvi tutti, sono davvero...ALLIBITA!
Cioè il Prologo ha superato le 1000 visite! 1000! 
18 persone seguono la storia, 8 la preferiscono, 2 la ricordano,
sono tra gli autori preferiti di 3 persone!
Grazie, grazie, grazie!
E chiunque abbia commentato il video trailer su youtube si faccia avanti
perchè voglio ringraziarlo tantissimo per il sostegno <3
A presto, ragazzi, a presto.
Muà.

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Capitolo 37
*** Cap.36 ***


Cap.36
Smettila Elena! Non si piange sul latte versato! E poi l’hai versato di tua spontanea volontà! Pensa che stupida. Oltre il danno anche la beffa.
Continuai a piangere in silenzio, inzuppando la spalla di Hernest. Non è per il film, non devi preoccuparti. È perché sono un’emerita idiota. Non ti merito. Non merito niente, e nessuno. 
L’ho sempre fatto. Sin da bambina. Buttare tutto all’aria pensando di fare la cosa giusta per poi pentirmi meno di tre secondi dopo. Il mio orgoglio era più gigantesco dell’ego di Zayn. Raggiungeva proporzioni cosmiche. Probabilmente non gli avrei detto niente. Mai. Mi sarei tenuta dentro tutto quanto, fino a ridurmi a un fantasma. Ormai gli avevo dato la mia versione, no? Non potevo averla già cambiata. “Harry, va’ a casa” dovevo essere suonata molto cattiva. Acida. Corrosiva. Niente di nuovo, dunque. 
-Ehi, è successo qualcosa, Elena?-mi sussurrò Hernie all’orecchio. Be’, era troppo ottimistico pensare che non si sarebbe accorto di nulla. C’erano tante risposte possibili, in ogni caso. Avevo una vasta scelta. “Ho mandato via il ragazzo che amo”, “Ho rovinato tutto…” 
-Non preoccuparti. È tutto okay.- la risposta più stupida, più falsa e più inutile. Ci avrebbe creduto? Era Hernest. Era un ragazzo ingenuo. Ci avrebbe creduto. 
Più di tutto, temevo il ritorno di Har. Temevo ciò che mi avrebbe detto, perché sapevo di aver sbagliato. Harry era venuto dall’Inghilterra per scusarsi. Elena, cosa vuoi di più? Mi aveva anche detto che mi amava, che ero sua. Elena, sul serio, cosa vuoi di più?
Stupida, stupida, stupida.
-Hernie, ti fermi a cena da noi?-la mamma di Niall era una maestra nel Far-Finta-Di-Non-Sapere-Niente. Lui guardò l’orario, poi disse che doveva tornare a casa. Sia ringraziato il cielo. Allora lì su c’è ancora qualcuno che mi ascolta. Non volevo far altro che chiudermi in bagno e piangere tutte le mie lacrime in santa pace. 
Hernie mi baciò sulle labbra con dolcezza. Aveva il sapore del gelato al cioccolato che avevamo mangiato. Era così bello che mi fece sentire ancora peggio. 
-Buonanotte, Elena.-mi sorrise.
-Notte, Hernie.
Come gliel’avrei detto? Perché era chiaro, non ce l’avrei fatta ad andare avanti così molto a lungo. Lui era così dolce, così carino, così…”Hernie, non possiamo stare insieme”, “Hernie, non ti amo”. “Hernie, sono incondizionatamente innamorata di quel cazzone di Harry Styles”. 
Lo guardai allontanarsi senza avere il coraggio di dirgli niente. La mia vita era finita nel cesso. Completamente. Avevo perso il ragazzo che amavo, avevo trovato un ripiego ed ora volevo mollarlo, perché il senso di colpa non mi dava tregua. La mia migliore amica credeva che fossi un’idiota ed ero a migliaia di chilometri da casa. Una pacchia.
Salii le scale mogia mogia, e mi buttai a peso morto sul letto. Il senso di colpa mi aveva assalito tutto in una volta. Mi si era appiccicato addosso, e non me ne sarei liberata tanto facilmente.
In un angolino della stanza, sentii qualcuno singhiozzare. Mi tirai su di scatto, col cuore in gola.
Mezza confusa con la tappezzeria della camera, accartocciata su sé stessa, c’era Ludovica, con i capelli che le coprivano il volto, e gli occhi velati. Come c’era arrivata, nella mia stanza?
-Ludo?-dissi in un soffio, sfiorandole il braccio. Qualcosa non quadrava. 
Lei si alzò senza una parola, e corse nella sua camera. Ma…aspetta, non era in tour con i ragazzi? Perché era tornata così, senza alcun preavviso? Sembrava…scossa. Non avevo né voglia né forza di chiedermi altro. Mi addormentai lentamente, e caddi in un sonno terrificante e pieno di incubi spaventosi nei quali Harry ed Hernest mi inseguivano per Dublino che delle enormi accette in mano. Non potevo dire di non meritarlo, ecco.
Per lo meno avevo evitato le altre ragazze. Avevo evitato i loro giudizi e i loro sguardi. Certo, Ludovica un po’ mi aveva spaventata, ma se ne sarebbero occupate Har, Alessia e Yola. Non erano problemi miei. Stavo affogando per conto mio, non mi serviva un’altra zavorra.
Sassi.
Rumore di sassi.
Sassi che sbattevano contro la piccola finestra della stanza. Solitamente la lasciavo aperta, ma quella sera me ne ero dimenticata. Sassi. Sassi che continuavano a sbattere.
CRASH! Finestra in frantumi. Di nuovo. Perfetto. 
Mi alzai e mi stropicciai gli occhi. Il sasso che aveva mandato in frantumi la finestra era atterrato a cinque o sei centimetri dal mio letto. Un po’ più forte e mi avrebbe fatto saltare tutti i denti che avevo in bocca. 
Mi affacciai alla finestra con un fremito. La temperatura era scesa spaventosamente. Avevo idea che l’autunno a Dublino sarebbe stato uno dei più rigidi della mia vita. Mi stropicciai di nuovo gli occhi.
-Elena, pss, Elena!-sbadigliai. Ma chi è che mi fa “pss”? Mica sono un ga…un ga.. Guardai giù con gli occhi sbarrati. Harry portava lo stesso giubbotto di quel pomeriggio, ed aveva i ricci scomposti, elettrificati.
-Elena, so che non vuoi vedermi, ma…-non volevo ascoltarlo. I miei occhi vagavano qua e là spiritati, alla ricerca di un appiglio, uno qualsiasi. Individuai un fragile alberello ed una grondaia un po’ ammaccata. Decisi che non valeva la pena rischiare la mia vita, e mi fiondai giù dalle scale. Spalancai il portone d’ingresso e corsi in giardino. Sembravo Joker. Vestiti sgualciti,trucco appiccicoso spalmato sulla faccia,occhi rossi e velati di sangue.
Guardai Harry mezzo secondo, senza dire niente. Affanculo l’orgoglio, l’ego, tutto ciò che penso.
Mi gettai tra le sue braccia riprendendo a singhiozzare.
Lui non se l’aspettava. Per niente. Doveva aver preparato chissà che discorso superconvincente, ma mi era bastato vederlo per capire che non m’importava. Di niente. 
-Oh Harry, Harry mi dispiace così tanto…
Una seconda chance non viene concessa a tutti, ma una terza(!), una terza chance è in pratica impossibile. Una terza chance è una botta di culo spaventosa.
-Elena, Elena, io…-non c’erano parole.-Quando mi hai detto…pensavo di aver combinato un…-lo baciai. Per una dannatissima volta ero stata io a zittirlo. Era una bella sensazione. Mi sentivo… maledettamente bene, per la miseria. 
-Non dovevo dirti quelle cose!-gli sussurrai sulle labbra.-Anche io avrei dovuto solo baciarti!
Rise sulle mie labbra, causandomi un brivido.
-Sei una copiona, ragazzina.-mormorò.
-No, sono una cogliona, che è diverso!-non l’ho detto davvero. No no.-Non potevo crederci. Quando ti ho visto stavo per…non so, svenire, tipo.-ridacchiai, con il volto premuto sul suo petto.
-Io tremavo!Temevo che mi lasciassi lì... come un perfetto idiota…-si morse il labbro-ho aspettato così tanto perché avevo paura che mi avresti respinto. Poi però ho deciso che dovevo tentare…
Mi strinsi forte a lui. Mi sentivo completa. Sentivo che da lì in poi sarebbe andato tutto bene. La mia vita stava per prendere una piega migliore. Non riuscivo nemmeno a parlare. O almeno a dire qualcosa che non fosse “Oh, Harry”…
Per un po’ ci stringemmo e basta. E non piansi. Per niente. Ero troppo felice per piangere. Avevo pianto troppo per piangere ancora.
Ci sedemmo sull’erba del giardino, sotto quel fragile alberello dal quale per un istante avevo pensato di calarmi. Nel buio e nel silenzio della notte quasi credevo di star sognando. Mi tirai un pizzicotto, giusto per essere sicura di non aver immaginato tutto. Harry era ancora lì, e mi stringeva forte la mano.
-Dio, Harry, ti amo.
-Ti amo anche io.-rispose, senza alcuna esitazione. Adoravo la sua fossetta. Era una delle cose più tenere che avessi mai visto. Mi sorrise.
-Grazie per essere venuto.-gli dissi, in un soffio.
Mi lanciò uno sguardo molto profondo. Perforante, quasi:-Non poteva finire così.-ma era serio. Terribilmente serio. Ed anche un po’ infastidito. Oh, giusto. Vuoi vedere che…
-Chi è quel ragazzo, Elena?-Nonononononono. Lì per lì pensai di mentirgli.
-Un amico.-me ne pentii all’istante. Harry si accigliò, e strinse i denti. Quant’era durato?
-Oh, e da quando baci i tuoi amici?-aveva la labbra increspate in una smorfia. Mi scrutava ancora, con serietà allarmante. Ecco. Sapevo che prima o poi avrei dovuto far fronte a quella realtà. Ma dieci minuti dopo aver fatto pace! Era un record, sissignori.
-Harry...quando sei andato via, è stato l’unico a starmi vicino. Non credevo di piacergli-piccola bugia bianca.-E poi tu in pratica mi avevi detto che non mi amavi…
-Una settimana!-disse lui, offeso.-Dieci fottutissimi giorni! Eri proprio distrutta dalle mie parole, eh? Non ci saresti proprio passata su!
La conversazione aveva preso una piega che non mi piaceva per nulla. Ora rischiavo di perdere sia l’uno che l’altro. Cercai di pensare bene alle mie risposte, dosando la verità e trattenendo la rabbia. Non potevo rischiare di perderlo. Non di nuovo. Non adesso. 
-Harry, io ho pianto tutti i giorni.-la voce mi si era rotta, nonostante avessi cercato di tenerla ferma il più possibile.-Da quando ti conosco ho pianto più che in tutta la mia vita.-ero maledettamente seria.-Cosa volevi che facessi? Che mi tagliassi? Che mi ammazzassi? Che diventassi una specie di zombie che cammina?-ricacciai indietro le lacrime.-Ho cercato di andare avanti, perché quando sei partito, dopo quello che hai fatto, per me era finita. 
Forse ero stata più dura di quanto volessi. Non sembrava un discorso di scuse. Sembrava un accusa, più che altro. Non piangere Elena, non piangere:-…ma è te che amo.
Silenzio. Mi circondò le spalle con un braccio, e avvicinò il mio volto al suo.
-Ti credo, lo sai.-teneva il mio mento tra le dita.-è solo che per me è dura immaginarti con quello lì, dopo che io ho passato una settimana d’inferno!-la parte perfida di me, gongolò sentendo quell’affermazione.-Ho sbagliato di nuovo “What makes you beautiful”. Ho quasi steccato in “Gotta be you” ed ho fatto “I wish” per miracolo…-distolse lo sguardo.-Mi hanno distrutto, su internet.
Ma allora fai schifo sul serio! Smettila Elena, non essere cattiva con i cantanti senza il minimo talento! Aahahahah…
Prima che potessi dire qualsiasi cosa, riprese a parlare:-Poi sabato, dopo quello che ha fatto Niall ho deciso di venire. Te lo dovevo…
Mi si accese un campanello d’allarme. Me lo dovevi? Sì, okay, auguri e figli maschi. “Dopo quello che ha fatto Niall”? Perché, cosa ha fatto di preciso, Niall?
Il cuore prese a battermi forte. No no no. Ci mancava solo questa, guarda.
-Cos’ha fatto Niall?-si accorse troppo tardi di aver detto una cosa di troppo. Lo fulminai con lo sguardo.
-Non dirlo ad Har!-mormorò.
-Ma…-obiettai.
-Giura!-sembrava una di quelle cose da bambini. Non si giura, Harry. Giurai, ma solo perché ero troppo curiosa. E preoccupata, a dire il vero. Molto. Cosa poteva aver fatto il biondo? Aveva mangiato lo specchio di Zayn, il cellulare di Lou, il braccio di Liam? Aveva trasformato un concerto in una festa della birra stile irlandese?
-Giovedì era il suo compleanno.-tono confidenziale da pusher verso il suo tossico dipendente di fiducia.-ma avevamo un concerto, così lo abbiamo festeggiato sabato sera.-agghiacciante pausa. Sputa il rospo, dannazione! Mi guardò, abbassando la voce, come se la vicina rompiscatole potesse sentirci:-Era piuttosto ubriaco e…-Va al sodo, porco cazzo!-E’ finito nel retro del locale con la barista….

*
Spazio autrice (ahahah)
PERDONATEMI.
Anche se è abbastanza lungo (per i miei standard) ci ho messo 
secoli a scriverlo ed in più non mi piace affatto! 
Bene, qui la storia prende un'altra svolta....
Cosa ne pensate?
(Har adesso mi ammazza)
Frase preferita? 
Il prologo ha superato le 1000 visite, non so
se ve l'avevo già detto!!
Grazie, grazie sempre e comunque, grazie per 
leggere anche i capitoli peggiori! 
Vi adoro.
Okay, dato che il capitolo
ha fatto abbastanza pietà vi risparmio 
le mie cazzate, e concludo qui il mio angolino.
PaceEAmore

Una-bambina-sfortunata
(Quando ero piccola dicevo così LOL)

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Capitolo 38
*** Cap.37 ***


Cap.38
Cazzo no. Cazzo ho capito male. Cazzo devo aver capito male. Parliamo della stessa persona, Harry? Niall Horan. Lo stesso Niall Horan che ha avuto si e no due fidanzate, lo stesso Niall Horan che tiene Har per mano da più di un mese, lo stesso Niall Horan che le ha detto che l’amava, lo stesso che chiama tutti i giorni sei volte al giorno da quando è partito? Harry mi stai prendendo per il beneamato culo o cosa?
-Harry ma..
-Non dirglielo, Elena, ti prego.-mormorò.-Niall mi uccide se scopre che te l’ho detto. Deve dirglielo lui, Elena. E’ la cosa migliore.
No, no e poi no. Lo dovevo dire ad Har, a tutti i costi. Lei l’avrebbe fatto. Ma avevo giurato, porcocucchiaio! La mamma me l’ha sempre detto che non si giura! E poi, onestamente, non volevo altri problemi con Harry. Ne avevo avuti fin troppi, ed avevo bisogno di calma, di tranquillità. Certezze, per una volta.
-Harry, è orribile.
Annuì, grave, lasciandomi intendere che non era tutto lì:-C’era anche Liam…
Ecco, adesso si spiega tutto. Il rientro inaspettato di Ludovica, il suo sguardo vuoto, le sue lacrime… Merda.
Oh Cristo Santo. Liam? Liam Payne. Lo stesso Liam Payne che odia le feste. Lo stesso Liam Payne che beve si e no la coca cola. Lo stesso Liam Payne che è nato per fare il padre, e che sgrida i ragazzi quando esagerano? In quale universo parallelo ero finita?
-E Ludo li ha visti…-notai una nota gongolante nella sua voce. Evidentemente era felice del fatto che finalmente Ludovica non potesse più puntargli il dito contro. Entusiasta, del fatto che il perfetto, responsabile ed educato Liam avesse fatto la figura dello stronzo. Nei suoi occhi c’era una gioia quasi cattiva.
-Cazzo che macello…-mi portai una mano alla tempia. Non mi sembrava possibile. Niall e Liam erano quelli tranquilli, quelli di cui non dovresti mai preoccuparti. Non dovresti, in teoria.
-Fammi indovinare: era ciò che ti aspettavi che avrei fatto io, no?-continuò a stringermi da dietro. Gli posai la testa sulla spalla. Sì sì sì. Esattamente quello che mi aspettavo.
-Proprio non ti riesce di vedermi come un bravo ragazzo, eh?-mi baciò delicatamente.
-Ho paura che tu diventi recidivo.-ammisi.-Di errori ne hai fatti. Quanto ci vuole a ricaderci?
Mi guardò offeso, e solo allora mi accorsi di quanto potevo essere suonata sgarbata. Miss Tatto alla riscossa!
Mi venne quasi da ridere, e ridendo, sbadigliai. Tutta quella tristezza e quella felicità mi avevano spompata.
-Fiducia a pacchi! Fiducia a vagonate! Fiducia a cisterne…
Mi sistemai meglio accanto a lui:-Facciamo così.-dissi, stropicciandomi gli occhi.-dato che mi sei rimasto fedele, ti darò fiducia.-sguardo omicida.-ma se mi dovessi tradire, sappi che ti stacco le tue cose preziose (da piccola le chiamavo così) e te le faccio ingoiare, compris?
Rise, e sfoderò la sua agghiacciante pronuncia francese :-J’ai compris.
Chiusi gli occhi.
 
Mi faceva male tutto. Mi facevano male muscoli che non credevo di avere. Ossa che non avevano nemmeno un dannatissimo nome. Sbattei le palpebre e mi trovai davanti il cielo grigio di Dublino, punteggiato di nuvole. Ebbi un fremito. Faceva davvero freddo.
Ero distesa tra le braccia di Harry, raggomitolata contro il suo corpo come una bambina. Imbarazzante. Mi rizzai in fretta. Così in fretta che lo svegliai.
La sua prima reazione fu una faccia da “CHI?, COME?, DOVE?, PERCHE’?”con tanto di occhi strabuzzati. La seconda fu un sorriso assonnato immediatamente seguito da un enorme sbadiglio che, oltre a farmi vedere tutti i suoi denti, mi aveva mostrato gran parte delle sue viscere. Non aveva delle budella particolarmente sexy, in realtà. Risi delle mie freddure orribilmente squallide.
-Sono più incriccata di un novantenne!-mi massaggiai la schiena dolorante.
-Io credo non mi riprenderò mai…-disse lui, stropicciandosi gli occhi. Rimasi incantata a guardarlo. Sembrava un cucciolo.
-Oh! Come sei tenero…
-Mmm…te l’ho mai detto che amo i tuoi mugolii? Sono la cosa più rilassante che io abbia mai sentito.-mmi schioccò un bacio sul collo.-Sembra che tu stia facendo le fusa…
-Lontano da me, lurido maniaco!-strillai, alzandomi e ridendo come una matta. Si alzò anche lui, scuotendosi un po’ di erbetta secca dai ricci con un gesto. Mi prese le mani.
Credo ci stesse per essere un quasi-momento tenero, quando all’improvviso sentii un urlo. Assassini? Ladri? Qualcuno stava male? Io ed Hazza ci guardammo. Avevo una mezza idea.
Se avevo ragione, eravamo fregati. Se avevo ragione, averle taciuto il tradimento di Niall non era servito ad un cavolo. E, modestamente, io ho sempre ragione.
Bussai ed un Alessia saltellante venne ad aprirci. Mi vide e sorrise. Oi vide Harry ed ebbe un mezzo infarto. Indovinai al volo la sua domanda. Louis?
-C’è solo Harry.-tagliai corto.-Har?
Mi si avvicinò con fare cauto e sospettoso:-Ha visto una foto. Credo che anche Niall volesse...”qualcosa di nuovo”*
Ecco. Cristo quanto avrei voluto essermi sbagliata! Lasciai Harry ed Ale nell’ingresso e corsi nella nostra camera, dove Yola cercava di tranquillizzare Har che piangeva e sembrava sul punto di strapparsi ogni singolo capello che aveva sulla testa. Mi vide a stento. Accorse anche Ludo, che aveva un’aria un po’ più vitale. Sembrava che il solo fatto di non essere stata l’unica ad essere stata tradita le infondesse coraggio.
-Har, cosa…-guardai lo schermo del pc schifata. Una cosa era sentirlo. Un’altra vederlo. Rimasi scossa perfino io che lo sapevo già.
Nella foto si vedeva chiaramente (cosa sorprendente) Niall che baciava una tizia con un seno grande quanto la reggia di Versailles e le metteva una mano sotto la gonna. Era più che agghiacciante, considerando che lei aveva addosso solo un top e lui aveva la polo completamente sbottonata. Era molto più che agghiacciante, veniva da piangere perfino a me.
Come hai potuto, Niall? Come? La strinsi forte. Più forte che potei. Non sapevo che altri fare. Lui nemmeno c’era! Har gli avrebbe urlato contro parolacce in tutte le lingue al telefono, e l’avrebbe fatto senza smettere di piangere, ovviamente.
“Har, è disgustoso!” no, no…meglio “E’ di sicuro un fotomontaggio” o “Vedrai che non hanno fatto nulla” no, no, no! “Vedrai che era ubriaco..lui ti ama!”
In qualsiasi modo la mettessi, faceva schifo. In qualsiasi modo la mettessi, lui l’aveva tradita. Tremava di rabbia. Non l’avevo mai vista così furiosa. Piangeva di dolore, di rabbia, di Dio solo sa cosa. Prese a lanciare tutto ciò che c’era sul suo comodino contro il muro. Un bracciale. Un bicchiere vuoto. Un paio di occhiali. Un CD con su scritto “Cause we are the same”. Poi, la lampada. Che andò in frantumi. In meno di tre secondi. Urlò di nuovo.
-Har, io…-strabuzzò gli occhi, indicando una sagoma alle mie spalle. Harry.
-Sono solo.-sussurrò lui. Ludo lo guardò con occhi vuoti.
Riprese a singhiozzare ed urlare cose come:-Io la uccido! Se mi capita tra le mani la uccido! Lo uccido! Li uccido!
Andò avanti così per un po’. Poi Harry chiese alla signora Horan di prepararle una camomilla. Ale e Ludovica le restarono vicine, ed io cercai di tenerla il più lontano possibile dal cellulare. Ero ancora troppo scossa per fare altro.
Pochi minuti dopo l’urlo di Har, Hernie si era presentato davanti casa come tutte le mattine. Okay, avrei dovuto mandare all’aria tutti i suoi sogni, progetti, eccetera eccetera, prima o poi, ma non credevo di doverlo fare così presto.
Sincerità, Elena. Sii sincera ed andrà tutto splendidamente.
Puttanate. Quando gli avevo detto di essere fidanzata con Harry Styles mi aveva riso in faccia e mi aveva detto che dovevo inventare scuse migliori. Quando lo vide cingermi la vita gli venne un mezzo infarto. Era color verde vomito.
-Hernie, io…-vomitò anche l’anima nei cespugli dei vicini e corse via.
-Certo che era proprio uno tosto…-mi sussurrò Harry all’orecchio. Non ridere, Elena. Non farlo. Non c’è niente da ridere! Risi. Bene o male era andata discretamente. Almeno non aveva pianto implorandomi di restare con lui.
Mi distrassi un secondo, ed Har prese il cellulare. Compose il numero con rapidità.
-VAFFANCULO!-urlò. Nemmeno un “Ciao, sono Har”. Solo “vaffanculo”.
Voci concitate dall’altra parte.
-VAFFANCULO BRUTTO LURIDO STRONZO!
Voci concitate.
-CREPA! COME HAI POTUTO? SEI UN…UN…SEI UN TROIO!
Wow. La mia migliore amica era proprio una persona raffinata. Di classe.
Andò avanti così per un mucchio di tempo. Tra lacrime, insulti e parolacce. Non riuscivo a capire cosa dicesse Niall, e con tutte le urla di Har secondo me nemmeno lei ci capiva granchè. Ludovica restava in silenzio. Non diceva niente. Sapevo che il tradimenti di Liam per lei aveva un significato molto più profondo. Lei lo amava. Lei non gli aveva affidato solo sé stessa, ma anche suo figlio. Liam, sei proprio un cazzone, lasciatelo dire. Abbracciai anche Ludo, e lei si raggomitolò tra le mie braccia. Har chiuse la chiamata. Si unì all’abbraccio. E non potei far altro che pensare, guardando Harry, seduto sul letto accanto, che per quanto mi avesse fatto penare, non mi aveva mai tradita. Mai

*
Spazio autrice (ahahah)
SCUSATE!
E' quasi un mese ormai che non aggiornavo, e vi
avevo lasciate con il fiato sospeso (spero)
...
Be' questo capitolo mi piace, e lo considero davvero molto importante
per lo sviluppo della storia, ma sta a voi
recensire, giusto?
Giusto, perciò vi ringrazio per la pazienza
e vado a sotterrarmi

Mestessamedesima

 

*"qualcosa di nuovo" : quando Alessia tradisce Zayn con Louis, all'inizio della storia, lei dice a tutti che l'ha fatto per questa ragione.

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Capitolo 39
*** Cap.38 ***


Cap.38
-Così canteranno senza di te?-gli chiesi, dirigendomi verso il salotto.
Harry annuì, seguendomi a ruota:-L’hanno fatto ieri. Lo faranno stasera e credo un altro paio di volte.-mi teneva il fiato sul collo. Come se temesse che potessi sfuggirgli.
-Mio Dio, è un disastro!-mormorai, ricordando cos’era successo l’ultima volta che Zayn aveva perso una serie di concerti in America a causa di un lutto in famiglia.
Harry fece una faccia triste ed osservò con odio il suo cellulare, onnipresente:-Con tutti quei casini che ho combinato negli ultimi concerti credo sia meglio così.-poi sembrò semplicemente citare qualcosa che aveva letto:-“Così i One Direction saranno liberi dalla palla al piede che gli impedisce di prendere il volo”.
Gli presi la mano:-Non dirlo nemmeno per scherzo, okay? Sei fantastico. Milioni di persone ti adorano, perché pensi sempre a quelle tre o quattro a cui non piaci? Non si può piacere a tutti, Harry.
Lui fece spallucce, e si morse il labbro. Lui è proprio quel tipo di ragazzo, purtroppo. Quello che cerca di piacere a tutti i costi. Alla lunga stanca.
Gli diedi un piccolo bacio, senza riuscire a chiedergli quando sarebbe ripartito. Era appena tornato, accidenti!
-Cosa hai inventato per riuscire a venire qui? Come li hai convinti?-era una domanda innocente. Mi accomodai sul divano incrociando le gambe.
-All’inizio Paul non voleva lasciarmi partire, in effetti.-disse, sedendosi accanto a me.-Poi però dopo i primi fiaschi terribili che ho fatto mi ha detto:”Adesso tu vai da lei, ti fai passare questa cosa, e torni qui a guadagnarti da vivere!”-aveva imitato il vocione di Paul. Rise.
In quel momento Alessia scese le scale saltellando, e brandendo tra le mani una chitarra piuttosto vecchia e malmessa.
-Ehi, ehi, guarda cosa ho trovato!-strillò, cominciando ad accordarla.-Deve essere una vecchia chitarra di Niall…è…una forza!
Andò avanti tutto il giorno suonando vita morte e miracoli dei Beatles, mentre Yola parlava al telefono con Zayn e Ludovica vagava per la casa come assente. Sembrava un fantasma.
Alle volte spaventava anche, con quello sguardo vacuo e indecifrabile. Dopo aver meditato di tornare in Italia e di aver ignorato i seicento ventitre messaggi in segreteria telefonica da parte di Liam, Ludovica sembrava aver cambiato idea. All’improvviso lo rivoleva indietro, perché si era accorta di aver bisogno di lui più di chiunque altro. Ma, di pari passo con il suo desiderio di perdonarlo, Liam, scoraggiato, aveva smesso di assillarla. E lei si sentiva persa.
Har, be’, lei invece era dell’idea di fare come se Niall non fosse mai esistito. Di dimenticarlo completamente. Difficile farlo vivendo a casa sua, no? Oh, l’alternativa (per la quale credo che propendesse particolarmente) era farlo a pezzetti e scioglierlo nell’acido. Non sembrava disposta a perdonarlo.
Anche Niall aveva lasciato qualcosa come cinquecento o seicento messaggi in segreteria, tutti molto lunghi e densi di “mi dispiace”, “scusa”, “sono così desolato”. Dopo un po’ Har aveva staccato il telefono.
L’irlandese mi aveva chiamato un paio di volte, chiedendomi come stesse Har. Lei aveva intercettato tutte le telefonate, ed alla fine non era riuscito a cavarmi niente. Così, ci aveva parlato Harry.
Da quello che avevo capito, Niall era “terribilmente dispiaciuto”. Stava male perché sapeva che lei si fidava di lui, e perchè teneva “immensamente” a lei. E, oh, ovviamente, la colpa era tutta dell’alcol. Già, già. Le bottiglie di birra ballano la cucaracha con le cameriere e i cocktail portano a letto le bariste. Ma fammi il piacere.
Har non parlava nemmeno con me. Suppongo fosse imbestialita dal fatto che nonostante avessi “tradito” Harry con Hernest, lui fosse tornato, fosse rimasto. Dal fatto che mi ero comportata da stronza, e lui non se ne era andato. Mi aveva perdonato. Harry lo faceva sempre.
Quella sera, quando si distese accanto a me, mi sentii completa. Dormire abbracciando il mio cuscino non era lo stesso. Mi ero sentita sola, senza di lui. Era come se fosse diventato una parte di me. No, aspetta, rettifico. Era come se fosse diventato una parte del letto stesso. Le mie braccia combaciavano perfettamente con l’incavo del suo collo e la mia testa con il suo petto. Quando mi infilai sotto le coperte e lui mi seguì fu come se un pezzo di un grande puzzle fosse tornato al suo posto, dopo essere stato perso.
Anche Har e Ludo ora avevano perso un pezzo di puzzle. Il pezzo con il quale coincidevano. E le sentii piangere, quella notte, perché si sentivano tradite, illuse, prese in giro. E per un secondo mi sentii morire, perché in mezzo a tutto quello strazio, io avevo solo voglia di sorridere. Perché Harry era a casa.
 
I giorni seguenti dovemmo riprendere ad andare a scuola. Io ed Har, dico. Lei mi rivolgeva a malapena la parola.
Harry mi veniva a prendere tutti i giorni, incappucciato come un becchino, e mi portava da Nando’s perché sapeva che il cibo della mensa faceva schifo e che perciò lo buttavo tutto nel cestino. Nel pomeriggio andavamo al parco, ed io cercavo di fare i compiti, mentre lui mi canticchiava nell’orecchio e mi baciava. Era difficile concentrarsi. No, aspetta. Rettifico. Era difficile fare i compiti. Concentrarsi era impossibile.
Con l’avvicinarsi del fine settimana, non vedevo l’ora di passare un’intera giornata con Harry, ma crescevano i miei timori.
Mi stavo, semplicemente, riabituando alla sua presenza costante nella mia vita. Troppo in fretta. Temevo che preso il mio cervello stupido e tarlato avrebbe prodotto la domanda che tanto mi spaventava. Quando? Quando te ne andrai, Harry?
Ma, non so se per telepatia o qualche accidenti del genere, il riccio mi precedette. Senza “ma”, “se” o mezze misure. Diretto, conciso, conscio di ogni minima parola. Sincero.
-Elena.-mi disse quel venerdì.-Mercoledì, giovedì al più tardi, partirò. Abbiamo due concerti molto importanti, e se resto fino a giovedì ne avrò persi più di cinque. Elena sai che resterei ancora, ma capisci che non posso, vero?
Annuii. Tanti cari saluti alla felicità. Ma dai, Elena, da dove lo tiri fuori tutto questo pessimismo? Hai guardato di nuovo le repliche notturne di Disperate Housewives? Oppure quelle di Elisa di Rivombrosa? Smettila, su su.
Ma sapevo che con il ritorno di Harry, il mio rapporto con le altre era cambiato. E con la sua partenza, sarei rimasta da sola a cercare di aggiustare i vari screzi. A cercare di saldare le crepe che si diramavano sempre di più in quell’equilibrio precario. Har non mi parlava. Ludo era depressa. Yola era incavolata perché aveva voglia di “vedere” Zayn. Alessia aveva una chitarra. Cosa che la rendeva più pericolosa di tutte altre messe assieme.
Non riuscivo a pensare che Harry andasse via così presto. Era appena arrivato, no? Elena? Mm. Respira. Lui ti ama. Ti ama. Il tempo c’è. Andrà tuuuutto bene.
Fu come se mi leggesse nel pensiero. Mi abbracciò e mi disse:-Ti amo.-ci pensò e aggiunse:-il tempo c’è. Andrà tutto bene.-mi aggrappai alle sue parole. Il tempo c’è.
 
Presi Har per un braccio e la portai in disparte.
Eravamo a scuola, nell’intervallo, e lei seguitava ad ignorarmi.
-Ora mi dici cosa ho fatto.-diretta, concisa, conscia di ciò che avevo detto. Le mie parole la colpirono con la violenza di un pugno nello stomaco. Per un attimo batté le palpebre, disorientata.
-Ora mi dici cosa ho fatto per meritare il tuo silenzio.-avrei potuto fare gli occhi dolci e piangere un po’, ma non era nel mio stile. Avevo voglia di sistemare le cose nella maniera giusta, non in quella facile.
-“Ho fatto”, “ho fatto”, “ho fatto”. Non sei sempre al centro di tutto, Elena.-me lo diceva spesso, per prendermi in giro. Ed io facevo altrettanto, ma non sembrava stesse scherzando, questa volta.
-Ho capito, sei arrabbiata per quello che è successo, ma io cosa dovrei dire? Non me ne è andata una giusta, sin dall’inizio…
Mi bloccò:-Ecco, lo vedi? Ma ti senti? Sei sempre al centro di tutto. E’ sempre un “io, io, io”. Ti sono stata sempre vicina. E tu dove sei adesso che per una dannatissima volta ho bisogno di te? Sei con Harry Styles, il più infame degli stronzo, che mette incinta una, ed ha pure il coraggio di baciare un’altra sotto i suoi occhi! Il più idiota degli idioti che ti ha perdonata nonostante tutto! Pensa un po’ che cretino! Oh, no, ma sei più cretina tu, che credi a lui! Non ti ha mai tradita, eh? Sai bene quanto me che non è possibile!
Mi veniva da piangere: trattenevo a stento le lacrime.
Non poteva pensarlo davvero.
-Ehi, ehi. Reginetta di Umiltà, non venirmi a rompere solo perché per una volta t’è andata male, eh! Non hai il diritto di dirmi queste cose solo perché non è andato tutto alla perfezione! Non sono la tua punching-ball, okay? Quando ti sarà passata la stronzaggine acuta avvisami. Sarò lì in quell’angolo ad aspettare la mia migliore amica.-mi girai di spalle, e corsi via.
Sperai davvero che fosse davvero una fase. Un periodo nel quale era nervosa e non sopportava nessuno. Sperai davvero che non pensasse davvero tutte quelle cose orribili.
“Sei più cretina tu che credi a lui!”. “E’ sempre un io, io, io”
Per quanto mi dicessi che non lo pensava davvero, non potei impedirmi di piangere, rinchiusa nel bagno delle ragazze. Fa male quando qualcuno dice certe cose, ma quando te le dice la tua migliore amica è terribile. Seduta sul copriwater non potevo fare a meno di pensare di non essere mai stata così sola in tutta la mia vita. Senza la mia famiglia, senza i miei amici,….sola. irrimediabilmente sola.
Elena, ti serve un’analista. Poco ma sicuro. Nel tuo cervello c’è più confusione che al mercato della frutta. Sei un caso senza speranza.
Afferrai il cellulare. Avevo bisogno di parlare con qualcuno. Harry? No, non puoi parlargli dei tuoi dubbi su di lui! Har? Oh, già, ti ha appena dato dell’idiota! Ludo? È già depressa di suo, poraccia. Ale? Starà cantando “Let it be”. Yola? Chissà dove cavolo è. Niall? Tsè, lui sta dalla parte di Har. Liam? Macchè! Lou? La prende sul ridere! Zayn? Ma stai scherzando, o cosa?
Non riuscivo a pensare ad altro che ad una parola. Sola. Sola. Sola. Sola. Sola. Sola. 

*
Spazio autrice (ahahah)
Non mi piace, non mi piace, non mi piace!
O forse sì?
Non sono soddisfatta, però.
Mi piace l'ultima parte, come al solito :)
Spero solo di non annoiarvi troppo con i miei drammi
(Har detesta questo capitolo immaginate perchè :P)
Ho aggiornato prestissimo, nevvero? 
AHahah, la parola ai ciudiciii
che dite, è un flop o un successo?
a presto spero

Elle(na).

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Capitolo 40
*** Cap.39 ***


Cap.39
Quando mi ritrovai davanti i volti tirati di Liam e Niall, quella domenica sera, mi venne quasi un infarto. Anche se, a dir la verità, sembravo l’unica nella casa a non sapere del loro arrivo. Har non mi parlava ancora, e temevo che avrebbe spaccato il naso a Niall.
Ludo e Liam salirono subito al piano di sopra. Lei lo guardava con un misto di tristezza e delusione: sembrava aver cambiato ancora una volta idea. Lui sembrava disposto a tutto per mettere le cose a posto. Niall ed Har si chiusero la porta alle spalle.
So che non si fa, so che non si fa, accidenti se lo so! Ma lei era la migliore amica. Dovevo origliare. Assolutamente. Per il suo bene. In silenzio mi accovacciai ai piedi della porta, con l’orecchio incollato alla serratura. Altre cose in frantumi. Cristo santo, mi ricordavo quel rumore terribile della prima notte a Dublino, quando Louis, incazzato nemmeno la metà di Har, aveva quasi ammazzato Liam. Lei gli urlava contro ogni ingiuria possibile, e piangeva anche. Lui stava in silenzio. Aspettava che lei smettesse. Buona fortuna, Niall. Potrebbe andare avanti per ore.
-Har, Har. Har ti prego smettila.-disse lui. Lo sentivo appena. Il suo era a malapena un sussurro.-Har lo so già da me che ho fatto una cazzata. Ero ubriaco..
Qualcos’altro andò in frantumi:-Smettila tu, sai! Smettila! Smettila di dire cavolate! Mi hai..-la voce le si spezzò.-Mi hai tradita, Niall…e non mi hai nemmeno…l’ho scoperto due giorni dopo, da internet, porca miseria! Ti rendi conto di quanto sia patetico? Cosa credevi, di potermelo tenere nascosto? Già non funziona con le persone normali, figurati con i cantanti famosi!
Lo immaginai prenderle le mani. Il cuore mi batteva a mille. Volevo più di ogni altra cosa che lei lo perdonasse. Volevo tornassero insieme. Per quanto dicessi che lo volevo per lei, in realtà non era così. Il mio interesse era puramente egoistico. Volevo che tornassero insieme così lei sarebbe stata felice. E saremmo tornate amiche.
-Har, ti prego..io..non l’avevo mai fatto nella mia vita, mai! Non sono quel tipo di ragazzo. Non lo desideravo nemmeno. E’ successo, è successo e basta. Sono stato così stupido…io amo te!- aveva la voce incrinata. Sembrava stesse per piangere. Ero sicura che lei piangesse. Aveva la testa dura quella ragazza. Perdonalo, ti prego. Ti prego.
-Come posso fidarmi di te, ora?-deglutii ed allontanai piano l’orecchio dalla porta. Mi alzai con largo anticipo e mi andai a sedere sul primo gradino della scala. Due secondi dopo la porta si aprì, e ne uscì Har, rossa in volto e con gli occhi gonfi di pianto. Il cuore mi si spezzò. Volevo fare qualcosa per lei ma non potevo: avevo le mani legate. La osservai sparire ed infilarsi nel bagno.
Attraverso la porta semi aperta vidi Niall, seduto sul letto, con la testa tra le mani. Harry gli si avvicinò, sussurrandogli qualcosa. poi venne da me:-Ehi, piccola, ti vedo scossa, tutto okay?
Dovetti sforzarmi parecchio per non rispondergli male. Elena, non ti ha fatto nulla, Elena. Mmm.
Ludo e Liam erano ancora chiusi in camera. Perché tirava così per le lunghe?
Harry mi sollevò senza sforzo e mi portò in cucina. Appoggiai il capo sulla sua spalla.
“Non ti ha tradita? Sai bene quanto me che non è possibile!” Le parole di Har erano come un tarlo. Mi stavano bucando il cervello.
Mi strinsi ad Harry. Non mi ha tradita. Non l’ha fatto. Volevo credere in lui. Era più facile che dare ragione ad Har. Perché dare ragione a lei significava ammettere di essere stata ingannata come lei e Ludovica. Perché dare ragione a lei, significava mettere in evidenza i difetti di Harry, già ben visibili, comunque.
Mi mise davanti un bicchiere di latte e biscotti. Si sedette di fronte a me. Fece un piccolo sorriso.
-Sei preoccupata per Har?
Annuii, prendendo un biscotto:-Per Har, per Niall, per Ludo, per Liam…-piccola pausa.-per noi…
Si bloccò sorpreso:-Per noi?
Cazzo Elena, ma cosa combini? Vuoi davvero mandare tutto all’aria? Vuoi davvero che le cose si mettano male? Ma cosa c’è che non va in te? Non riesci ad essere felice, felice e basta? No, nossignore. Troppo bello, no?
-Sì.-digli di lasciar perdere! Digli “no, niente”, digli…-Sì, perché…
In realtà non avevo nemmeno il coraggio di confessargli ciò che temevo.
-Elena, dimmi la verità.-mi guardò a lungo. Non riuscivo a mentire a quegli occhi verdi. Non potevo.
-Harry…Harry mi hai tradita?-mi pentii all’istante di averlo detto. Arrossii di botto. Perché? Perché? Perché? Perché? Fanculo a tutti. Fanculo ai dubbi. Mi avrebbe detto “No, ma che dici!”, ed io mi sarei sentita solo una stupida.
Ma non disse “No, ma che dici!” e nemmeno “Sì, l’ho fatto”.
In realtà non rispose. Si alzò, rovesciando la sedia. Ricordai all’istante quando l’aveva fatto quel giorno, quando mi aveva urlato contro di avere paura. Tremai.
-Pesi davvero che io possa fare una cosa così orribile? Oh, già. Dici: “Se l’hanno fatto Niall e Liam, il caro buon vecchio Harry si sarà sbattuto l’intero locale!” bela fiducia che mi dai! Elena, ormai è un po’ che stiamo insieme, possibile che tu la pensi ancora come il primo giorno?-ecco. Non potevo vivere io senza sparare cavolate a destra e a manca! Non potevo vivere io senza spaccarmi la vita a pezzetti! Non potevo vivere io senza rovinare tutte le cose belle che avevo!
Colpa del mio cervello tarlato. Della mia lingua lunga. Colpa mia, in sostanza.
Harry mi guardava ancora, senza aggiungere altro.
-Harry, io..-sincera. Ormai hai fatto trenta, fai anche trentuno.-Io non lo so. Io ti credo. Mi fido di te. Ma con tutto quello che sta succedendo, ho bisogno di certezze, non di supposizioni.
-Ah, quindi io per te sarei una supposizione?
Scossi la testa, prossima alle lacrime.
-No!
-La mia fedeltà allora, quella è una supposizione?!
-No!- okay, stavo ufficialmente piangendo.‘No!’ avevo detto, ma nella mia testa ‘Sì!’ avevo pensato. Harry fece per aggiungere qualcosa, ma sentimmo un urlo fortissimo provenire dal piano di sopra. Ludovica.
-Io rivoglio il mio LIAAAAAAAAAAAAAAM!- Signore. Stava delirando. Quella giornata era tutta un delirio. La mia vita, era tutta un delirio.
Ludovica si disperava mentre Liam cercava di capire dove stesse sbagliando, Har continuava a piangere mentre Niall la guardava da lontano senza avere il coraggio di avvicinarsi, e poi c’era Harry che con lo sguardo sembrava volermi dire ‘noi due non abbiamo finito il nostro discorsetto’. Yola dal canto suo cercava di consolare Ludovica come poteva, mentre Alessia occhieggiava la ‘sua’ chitarra, indecisa se fosse il caso o meno di mettersi a suonare Penny Lane in mezzo a quel macello. No, Alessia, non è il caso. Per niente.
 
Tornavo da scuola tenendo Harry per mano, quando successe. Per fortuna, la sera prima ero così stanca che non aveva avuto il coraggio di urlarmi contro, e mi aveva messo a letto come al solito. Quando si era disteso accanto a me, gli avevo sfiorato la guancia con il dorso della mano e lui mi aveva sorriso. Almeno per una volta, avevo scongiurato una crisi.
Tornando da scuola a piedi, notai subito che qualcosa non andava. Lo sentivo nell’aria. Ero diventata piuttosto brava a riconoscere quell’odore. Era odore di guai.
Cosa c’era sulla porta? Cos’era quel foglietto svolazzante, appiccicato con il nastro adesivo?
Lo riconobbi solo quando fu ad un palmo dal mio naso. Ero io! O meglio, era il mio ritratto. Quello che Hernest mi aveva fatto parecchi giorni prima, il giorno in cui mi aveva baciata. Il giorno in cui era tornato Harry. Per la serie “a volte ritornano” porca miseria. S’era pure firmato, il deficiente. Ed aveva scritto sotto “Ti amo”. Forse a lui sembrava una dichiarazione d’amore, ma a me sembrava piuttosto una dichiarazione di suicidio. Harry strappò il foglio dalla porta, con stizza.
-Hernest? Chi è? Quell’idiota che quando mi ha visto ha dato di stomaco? Non se n’era andato?-sembrava irritato.
Annuii piano. Qualcosa mi diceva che il buon vecchio Hernie rischiava di passare i peggiori cinque minuti della sua vita.
-Non si rassegna!-Harry accartocciò il foglio e lo buttò per terra. Spalancò la porta e borbottò qualcosa come:-Se continua così giuro che gli faccio saltare tutti i denti. Tutti. Tu sei mia.
Tu sei mia” respira. Mm. Respira.
Era passato dal terrore di dirmi “ti amo” al prendersi l’impegno di ammazzare tutti i miei pretendenti. Uh, carino.
Lo seguii all’interno della casa di Niall. Tremava di rabbia. Non era mai successo. Non l’avevo mai visto così infuriato. Non sapevo fosse un ragazzo possessivo. Non così tanto, almeno.
Non sapevo cosa dirgli, in realtà.
-Harry, Harry sta tranquillo, io…-mi bloccò con un gesto. Accidenti se era arrabbiato. Avrei dovuto essere felice, no? Lusingata. Invece no. Mi faceva paura.
Quando sentii il campanello, corsi ad aprire. Non sapevo perché, ma ero sicura che fosse Hernest. Ti prego Hernie vattene. Va’ via. Va’ via oppure si mette male.
Aprii la porta lentamente.
-Elena…-Cazzo Hernie, va’ via!
Era ancora carino come lo ricordavo, con i capelli chiari che sembravano raccogliere la luce del sole, e quel sorriso, oh, quel sorriso capace di sciogliere un iceberg.
-Elena, io ho provato a smettere di pensarti ma…mi dispiace..ma non riesco, davvero…
Non riuscivo a dire niente, ero come paralizzata.
-Elena, mi manchi.- prese la mia mano, e la intrecciò alla sua. Il cuore mi batteva a mille. Ero bianca come uno straccio. Cercai di liberarmene, con scarso successo.
Harry comparve a sorpresa alle nostre spalle, gettandomi nel panico. Mi voltai verso di lui. Era livido di rabbia.
-Sei alla ricerca di problemi?-lo allontanò con uno strattone da me. Posai la mano destra sul suo petto:-Harry, smettila. Ti prego.-mormorai.
Mi ignorò letteralmente:-Sei alla ricerca di problemi?-urlò in faccia ad Hernie.
Terrore. Ovunque. Nei miei occhi, i quelli di Hernest. Terrore.
Nella mia testa, pregavo. Ti prego, ti prego non fargli del male, è solo un ragazzino. Harry, ti prego.
Ma non ascoltò le mie preghiere silenziose, ovviamente.
Durò solo un secondo. Lo vidi, sotto i miei occhi dare un pugno nel centro della faccia di Hernie. Vidi solo un fiotto di sangue. Poi un pugno, un altro, un altro, un altro ancora. Una tempesta di pugni. Lo aveva bloccato per terra, con le ginocchia sulle spalle, e non accennava a fermarsi. Avevo paura che l’avesse ucciso. In un primo momento Hernest aveva reagito, e gli aveva dato a sua volta un pugno sul labbro, ma dopo un po’ aveva smesso di muoversi. Ma Harry no. No, no.
Dovetti gettarmi su di lui ed urlare:-Dio, Harry basta!

*
Spazio autrice (ahahaha)
[a furia di ridere mi è venuta la raucedine]
Mm, e così...TADA!
era un po' che non aggiornavo, ma non penso
di avervi fatto attendere poi così tanto..
un po' di attesa diciamolo...CI STA!
AHHAAH
Bene, lo so che non ne potete più
di capitoli depressi, ma dovete pazientare.
Siete pro o contro quello che ha fatto Harry?
Dicetemi, dicetemi (?)
ho le orecchie spalancate!

Erika
(questo fa ridere solo me ed Har, in sostanza il mio
dentista mi chiama così, ahaha, okay, basta)

ps sono molto delusa, l'altra fan fiction, "A boy like that"
sta andando malissimo. L'ultimo capitolo
ha tipo 20 visite e due recensioni.
Forse non la continuerò.

 

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Capitolo 41
*** Cap.40 ***


Cap.40
Mi guardò. Aveva un’espressione spaventosa ed i suoi occhi erano straordinariamente vuoti. Hernest non si muoveva. Io tremavo.
Harry si alzò, si guardò le mani sporche di sangue, e cominciò a tremare anche lui. Le gambe non gli ressero: fu in ginocchio. La casa era deserta, a quell’ora non c’era nessuno. Nemmeno Niall e sua madre, ch’erano andati a fare la spesa ai grandi magazzini. Eravamo soli. Io, Harry ed Hernest. Avevo paura.
Hernest era m..mor…? No, non poteva essere morto.
Harry non poteva averlo ucciso. Nessuno aveva il coraggio di dire nulla, eravamo pietrificati. Ciò che aveva fatto era al di là di qualsiasi cosa. Aveva picchiato un ragazzo fino a mandarlo a tappeto. Aveva picchiato un ragazzo che ora giaceva immobile sul vialetto di casa Horan, in una pozza di sangue. Harry si asciugò le mani macchiate sulla maglietta, poi se la sfilò e la lasciò per terra vicino all’ingresso. Tremava come una foglia.
Una piccola parte del mio cervello non sopportava di vederlo così. Una piccola parte del mio cervello voleva abbracciarlo e dirgli che era tutto okay. Ma non era affatto tutto okay.
Non so con quale coraggio chiamai l’ambulanza, due minuti dopo. Harry nemmeno riuscivo a guardarlo. Mi rendevo conto che ciò che aveva fatto era grave, ma non potei fare a meno di sentirmi in colpa, mentre lo vedevo allontanarsi, verso il commissariato. Mi sentivo così confusa…
Elena, basta raccontare favole! Sei confusa solo perché temi di perderlo, come sempre.
Mandai il mio cervello a farsi sfottere, assieme alla mia coscienza.
Ogni volta che chiudevo gli occhi, rivedevo Harry picchiare Hernest. Vedevo il sangue, e gli occhi terrorizzati del biondo. Vedevo Harry tremare, guardando il ragazzo a terra.
La mia vita stava cominciando a diventare troppo complicata. Troppo pesante.
 
Quando erano tornati gli altri, ed avevano trovato la casa vuota, con una pozza di sangue sul vialetto, mi erano arrivate milizia di chiamate. Ludo, Liam, Niall, Har, Yola, Alessia, e perfino la mamma di Niall. Tutti sembravano terrorizzati. Niall aveva ipotizzato una sparatoria, Liam uno scontro con degli alieni. Certe persone, non sarebbero cambiate mai.
“E’ tutto okay” avevo detto. “Hanno portato Harry in centrale perché ha quasi ammazzato Hernest, sai, cose così” Poi ero scoppiata in lacrime. Lì, in quell’orrido corridoio del pronto soccorso, tra un bambino con un taglio sulla fronte e una signora che vomitava in una insalatiera. Non proprio il massimo, a dir la verità.
Sentii il cellulare squillarmi per l’ennesima volta. Mi asciugai le lacrime con il palmo della mano sinistra, e respirai profondamente.
-Elena, Dio, Elena.-era Harry.-Elena, come sta?
-Sta, Harry.-ero tornata gelida.
-Elena, non volevo fargli del male, te lo giuro. Elena, Elena non ce l’hai con me, vero?- No, ce l’ho con Fra Giacomo.
Piangeva? Sembrava piangesse, capivo a stento le parole.
Avrei voluto dirgli di non piangere, di non preoccuparsi:-Un altro pugno e lo ammazzavi.
-Non avevo mai fatto a pugni con nessuno.-strinsi il telefono tra le mani e lo premetti con forza contro l’orecchio. Non si direbbe.
-Dicono che mi terranno qui, stanotte.-mormorò. Potevo immaginare la sua faccina spaventata, e la cosa mi rendeva terribilmente difficile essere cattiva, ma dovevo esserlo.
-Bene.-fu l’unica cosa che riuscii a dire.
-Mi mancherai.-la telefonata si spense in un soffio, ed io ripresi esattamente da dove avevo interrotto. Dov’eravamo, a proposito? Oh, sì. Io che piangevo e mi disperavo.
Una voce mi riportò alla realtà.
-Hernest Walsh?
Mi precipitai da lei, accarrando una vecchietta che mi guardò truce.
-Come sta?-cercai di asciugarmi gli occhi, ma il trucco mi aveva impiastricciato tutta la faccia. Adesso sì che dovevo fare paura.
-Sta bene, poteva andare molto peggio.-sorrise.-Ha il naso rotto, e gli abbiamo messo un paio due punti sulla tempia sinistra e sul labbro. Adesso riposa, ma sta bene. Se vuole può vederlo.
Annuii, ancora con il fiato sospeso. L’ultima immagine che avevo di Hernie era un ragazzo molto pallido coperto di sangue. Cacciai via quell’orribile immagine dalla mia testa.
Mentre l’infermiera mi spiegava che l’avrebbero tenuto in osservazione per tutta la notte, si lasciò sfuggire un commento che mi fece venire un crampo allo stomaco:-Ah, questi ragazzacci famosi! Sregolati e violenti! Tutti a morire, vorrei vederli andare!
Soffocai il desiderio di vomitare in uno di quei vasi con i Ficus Benjamin mezzi appassiti. Presi un grande respiro e varcai la soglia.
 
Finii per addormentarmi stringendo la sua mano, e mi svegliai solo una mezz’ora dopo, quando Ludo ed Alessia vennero a trovarmi. Liam e Niall erano andati al commissariato per sistemare la faccenda di Harry. Har non aveva voglia di vedermi, e Yola era tenuta a farle compagnia.
Quando l’avevo visto per poco non ero scoppiata di nuovo a piangere. (Per fortuna non ho degli idranti al posto degli occhi, e certe volte davvero non si hanno più lacrime per piangere)
Lui, con quel sorriso così luminoso, con quelle fossette così adorabili, lì, steso su quel letto d’ospedale mi uccideva. Ma, cosa peggiore, il fatto che fosse lì a causa di Harry, mi uccideva. Il fatto che Harry l’avesse fatto per me.
Non ci giriamo troppo intorno, okay? Harry l’ha pestato perché era geloso. Harry l’ha pestato perché temeva che lui potesse allontanarci. Harry l’ha pestato perché sa che è la cosa che mi terrorizza di più al mondo.
Non sentirmi in colpa? Tentativo fallito.
Riproviamoci.
Ludo mi strinse forte:-Elena, shh, Elena non è colpa tua…
Ah no, Ludovica? E di chi sarebbe allora? Sempre di Fra Giacomo?
Io, io mi caccio in casini di ogni proporzione, ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette. Ho una specie di talento, capisci? Sono come una grande calamita per disastri. Attiro macelli di dimensioni cosmiche. Rovino la vita a me e a chi mi sta intorno. Rovino tutto ciò che tocco.
-Non se lo meritava.- Grazie a Fra Giacomo che non se lo meritava. Chi se lo meriterebbe?
 Anche Alessia mi abbraccio, e rimanemmo così allacciate per un po’. Erano davvero meravigliose, quelle due. E pensare che all’inizio le odiavo! Volevo che sparissero nel nulla. Ed ora? Erano lì ad aiutarmi, a consolarmi. Bello schiaffo morale, lo meritavo.
Har aveva ragione, ancora ed ancora. Così come quella spudorata coscienza che mi ritrovavo. Manco fosse il grillo di Pinocchio, oh! Avevo usato Hernie, e mi si era ritorto tutto contro. Avevo usato ed illuso quel ragazzo che, oltre il danno la beffa, la sfiga non finisce mai, li aveva pure prese da Harry.
Cercando di salvare il culo a me avevo messo in orribili situazioni tutti coloro che amavo. Non sentirmi in colpa? Tentativo fallito. Miseramente.
Quando Ludovica ed Alessia uscirono dalla stanza per andare a prendere un caffè sentii una mano afferrarmi il polso. Mi venne un mezzo infarto.
Avevo paura che Hernest si fosse trasformato tipo in uno di quegli zombie divora cervelli. L’atmosfera da film horror ci stava tutta.
Mi voltai verso il letto, pronta a vedere un mostro pieno di vermi al posto del ragazzo irlandese, e vidi invece, che quest’ultimo aveva aperto gli occhi, e mi scrutava con dolcezza.
-Elena…
-Hernest…-sembrava la scena conclusiva di una soap di infimo livello. Mi morsi la lingua per non ripetere qualcosa come ‘Oh, Hernie!’ oppure ‘Shh, non parlare.’ Sarebbe stato a dir poco ridicolo.
-Elena..grazie per essere rimasta.
Dovere! Dovere, Hernest. Te lo dovevo. Questo ed altro.
-Hernest, io…mi…-mi tirò in avanti. Eravamo a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altra. Ed avevo una sensazione agghiacciante alla bocca dello stomaco. Sempre più vicini, sempre più vicini…
Elena! STOP! Idiota, stoppa gli ormoni! Questo è un tradimento deliberato! Deliberato!
E poi, scusa, ma l’hai visto? È conciato peggio di Tutankamon, ha il naso bendato, le labbra ricucite con i punti…sempre più vicini…sempre più vicini….
A tre centimetri dalle sue labbra mi fermai, e scattai indietro.
-Hernest, no. Hernest, io-Elena, cavolo. È il momento di dire la verità. Tutta la verità, nient’altro che la verità.-Hernest, è Harry che amo.
Non lasciò andare la mia mano. La strinse più forte.
Mi guardò, con un misto di rassegnazione e delusione:-Lo so, Elena.-,mormorò.-Lo avevo capito.
Il cuore mi si frantumò in mille pezzetti microscopici. Infondo, molto infondo…
-Lo avevo capito. Ma, Elena, ho bisogno di saperlo.
Ecco. ‘na. Giusto la domanda esistenziale, ci mancava. Non ti ho già fatto male abbastanza? Masochista del cavolo. Emo. Autolesionista. Pazzo squilibrato.
-Elena, io a te piaccio, vero?-sussurrò.-Più che come amico, intendo.
Ci pensai a lungo. Verità o bugia? Bugia o verità? Avrebbe fatto male in entrambi i casi. A cosa serviva mentire, a questo punto?
Annuii. Dapprima leggermente, e poi con sempre più convinzione. Lasciò andare la mia mano.
-Ma ami Harry comunque, vero?
-Con tutta me stessa.-non avevo mai detto niente di così vero, con così tanta franchezza. 

*
Spazio autrice (ahahah)
Sono tornata, ancora più forte di prima.
Sono davvero fiera di questo capitolo, anche se
ammetto che il finale è un 
sonorissimo clichè, ma vabbe'
in qualche modo la situazione doveva risolversi, no?
Non voglio svelarvi niente, ma nei prossimi capitoli
cambieremo totalmente registro.
Ricordate Elena la cogliona?
(E grazie a Fra Giacomo, mica c'hanno l'Alzheimer!)
Ecco, tra poco ritornerà.
Commenti, commenti, commenti!
Vi amo, vi amo tantissimo.
E Fra Giacomo è molto lieto di fare la comparsa
in questa storia.

Ellena-con-due-elle

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Capitolo 42
*** Cap.41 ***


Cap.41
Harry stava seduto in un angolo ad ascoltare Ludo che faceva una paternale grande quanto il pantheon egiziano a Niall e Liam. All’inizio nessuno si accorse della mia presenza. Ero entrata silenziosamente, cercando, ehm, fingendo di eludere la sorveglianza. Il commissario mi guardò:-E lei chi è?
Tutti si girarono a guardarmi:-Sarei qui per, per Styles, sa, sono la sua ehm, una sua amica
Tutta quella timidezza non era da me, ma quell’omone spaventoso era così gigantesco che avrebbe potuto contenere Paul più volte. Inoltre era dotato di un fantastico cranio lucido come una palla da bowling, e due baffi spioventi folti come setole di uno spazzolino. Faceva davvero paura.
Fece una smorfia:-‘Sarei qui per Styles’!.mi fece il verso.-Nemmeno fosse Mick Jagger! Ascoltami signorina. Quella è una cella.  Non è un salottino di un club del libro. Intesi? Non siamo qui per chiacchierare o cose così…
Harry infilò le braccia tra le sbarre:-Elena!
L’omone alzò gli occhi al cielo e si andò a sedere sulla sediolina di plastica vicino all’entrata. Mi fece quasi pena. Io mi avvicinai ad Harry.
-Mi dispiace, io, io non…non volevo…-mi afferrò la mano. Aveva i ricci scompigliati, ed era ancora senza maglietta, dannazione. Non aveva freddo? Visualizzai la t-shirt sul vialetto, appallottolata come se fosse uno straccio.
Gli sorrisi:-Harry, io ti amo.-poi aggiunsi-Quello che hai fatto è ingiustificabile. Perché lo hai picchiato? Non ti ha fatto niente. E non ha fatto niente nemmeno a me!-non potei non sorridergli.-E poi, stupido, avresti dovuto sapere che avrei scelto te sempre e comunque!
Non mi curai di Ludo che strigliava ancora il biondo e quel povero malcapitato di turno che era Liam. Chissà da quanto li rintronava con ‘scelte da prendere’ ‘guardare oltre ciò che si vede’ ‘decidere se essere il volo del gabbiano oppure il gabbiano in volo’ e cretinate del genere.
Harry mi strinse forte la mano:-L’ho capito! L’ho capito solo ora. So che tu ti fidi. E so che dovrei fidarmi. Ma proprio non ci riesco, capisci?-confessò, a denti stretti.-Sono il tipo di ragazzo che quando sta con qualcuno diventa molto…geloso.-fece una pausa.-so che è sbagliato, accidenti se lo so. So anche che potevo fargli male sul serio…ma quando ho visto che ti prendeva le mani…quando ti ha detto ‘ti amo’…giuro, avrei buttato all’aria il mondo.
Mi vergognai del sottile senso di lusinga che si era impossessato di me. Ma cosa fai, Elena? Adesso ti ci metti pure tu? Adesso ti fa pure piacere?!
Avevo un’immensa voglia di baciarlo. Una voglia mille e mille volte più pressante del solito. Mi ci volle molto sforzo per rinunciare, ma dovevo solo fargli capire che non ce l’avevo con lui, che era tutto okay, per lo meno. Dovevo tornare a casa immediatamente. Avevo altre cose da sistemare.
-Ci vediamo domani, Harry.-gli dissi.
E lui, strizzandomi l’occhio disse la stessa cosa che mi aveva detto al telefono:-Mi mancherai.
 
Ciò che era successo ad Hernest mi aveva dato modo di pensare a come sistemare le cose con Har. Sapevo che le avevo già parlato,  e sarei sembrata soltanto una disperata senza alcun ritegno a scusarmi di nuovo, ma non m’importava. Ci eravamo evitate per giorni. Giorni. Ora ero stanca. Rivolevo la mia migliore amica indietro, e la rivolevo in fretta.
Mi ero già preparata un discorso in pratica perfetto, degno di oratori greci, di Martin Luther King e anche di Obama. Un discorso a prova di bomba, a tratti commovente, che avrebbe convinto perfino i pesci a vivere fuori dall’acqua. Era così perfetto che sottosotto mi dispiacque quando, dopo aver aperto la porta, Har mi era saltata addosso singhiozzando e piagnucolando non so cosa.
Mi sorpresi quando scoppiai a piangere anche io, abbracciandola.
-Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace…
Quante persone che si scusavano! ‘Mi dispiace’. Mi stava venendo a nausea quella frase. Ma ero felice, felice, felice. La mia migliore amica era di nuovo…la mia migliore amica.
Che orribile gioco di parole. Squallido. Ahahah. Bentornata, vecchia Elena! Posso dirti un segreto? Mi sei molto mancata.
-Mi sei mancata!-disse Har.
-Anche tu!-risposi, e rientrammo in casa ancora strette l’uno all’altra. Inciampai, e rotolammo sul parquet ridendo come due idiote.
-Non volevo tenerti il muso, sono stata una stupida!-disse lei, senza smettere di ridere. Non riuscivo a prenderla sul serio mentre rideva come una matta rotolandosi sulla schiena. Ridemmo fino alle lacrime, come non succedeva da tempo-
Mi sei mancata anche tu, amica mia.
Dieci minuti dopo eravamo stese sul tappeto davanti alla televisione con una busta di biscotti al cioccolato. Passavano un talk show esilarante, il cui presentatore aveva un’età indefinibile, compresa tra l’adolescenza e l’ergastolo. L’ospite speciale era un tizio losco che non avevo mai visto. Non si capiva una mazza di ciò che diceva, ma ridevano tutti, e veniva da ridere anche a noi.
Il cellulare di Har squillò.
-Niall?
-Ancora, ed ancora, ed ancora.-disse, lasciando il telefono sul sofà alle sue spalle.
-Quando ti deciderai a perdonarlo?-la rimbeccai, masticando un biscotto.
Arrossì di botto:-Mai! Forse anche più tardi!
Forse non avrei dovuto insistere, ma quella era la tipica cosa che succedeva (era successa mille volte) tra me ed Harry. Lui che cercava di farsi perdonare in ogni modo ed io che lo ignoravo sistematicamente, dico. Volevo a tutti i costi aggiustare le cose.
-Har, lui ti ama, ti ama! Perdonalo, tutti possono sbagliare.
Mi lanciò una delle sue occhiatacce famosissime. Mi si gelò il sangue nelle vene:-Perdonarlo? Perdonarlo un corno! Merita di marcire all’inferno, quell’idiota!
Battuta, battuta, battuta. Necessito di una squallidissima battuta, perché altrimenti so che lei piangerà, e che la serata sarà rovinata.
-Sì, ha sempre avuto un debole per le tavole calde!
Ridemmo:-Questa era davvero squallida, Elena.-ridemmo.
Mi sei mancata, amica mia.
 
-Grazie di tutto Harry.-gli stampai un bacio-sono stata benissimo questi giorni. Non so cos’avrei fatto se tu non fossi tornato…-indossavo di nuovo la sua maglietta, e gli stringevo la mano.
-Io lo so, invece…-mormormò, e mi scostò i capelli dal volto.
Mi baciò di nuovo.
-Ti amo.-disse in un soffio.-E questa volta non ti permetto di dimenticarlo, okay?
Annuii piano, e gli tirai un riccio.
-No, non lo dimenticherò, stanne certo. Non è precisamente una cosa facile da dimenticare.
Rise piano:-Okay. Sono felice di aver rischiato, di essere venuto…ma adesso sarà ancora più difficile tornare là e non vederti…
-Dai! Non fare il sentimentale melodrammatico, ci vedremo presto. Ti aspetterò.-mi strinse forte. Sì avrei aspettato. Sinceramente sono una di quelle che evita ogni attesa come la peste. Una di quelle che non è capace di aspettare nemmeno il suo turno al banco frutta. Ma Harry lo avrei aspettato. Era Harry, cavolo! Era tornato per me, ed aveva pestato uno per me. Aspettarlo era il minimo, per dinci.
-Oh, mi ci voleva giusto una ragazza come te! Giusto per farmi piangere!-feci una smorfia. Dietro alle sue spalle c’erano Niall e Liam, soli poveri in canna, che si guardavano la punta delle scarpe ricordando a sé stessi che per una serata di divertimento avevano perso le ragazze che amavano.
-Scusate, credo che andrò a vomitare.-disse Niall, dirigendosi verso il bar. Ipocrita, la volta precedente lui ed Har avevano tubato come piccioncini tutto il tempo, nonostante io ed Harry ci fossimo in pratica lasciati. Tsè. Har aveva ragione. Ancora, ed ancora, ed ancora.
-Oh, dai su!-battei le ciglia.-Smettila, così mi fai arrossire!
Mi aggiustò la maglietta con un gesto:-Dopo il tour te lo giuro, staremo sempre insieme, va bene?
Sì, sì, sì. Il cuore mi batteva forte.
Annuii e sorrisi:-Adesso va’. Ti amo.-mi baciò ancora.
-Ti amo anche io- e lo guardai allontanarsi, questa volta in maniera diversa. Questa colta lo guardai allontanarsi sapendo che quella non era la fine, ma solo un nuovo inizio. Sapendo che sarebbe tornato, alla fine. Sarebbe tornato perché mi amava.

*
Spazio autrice (ahahah)
Detesto questo capitolo. Mi è venuto davvero male,
e non posso farci nulla. 
non mi piace l'inizio, nè la fine, nè niente.
Il problema è che era necessario, sapete? Necessario.
E' un capitolo di passaggio, che
doveva essere scritto prima o poi...
Spero di non avervi delusi come ho fatto
con me stessa.
Non manca tanto alla fine della storia!
Baci, recensite!

Elecicci

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Capitolo 43
*** Cap.42 ***


Cap.42
Di Ludo non c’era traccia. Solo un biglietto, uno stupido pezzo di tovagliolo sgualcito. Non s’era sprecata molto in realtà. Aveva messo quattro parole in croce, in frasi sconnesse e senza senso apparente. Più che un bigliettino di saluti sembrava il tema contorno di un bambino delle elementari, che cercava di dire le cose più semplici nella maniera più difficile. Si capiva solo “Liam sta male” e poi “raggiungerlo” e poi ancora “chiamerò presto”. Tutto ciò che precedeva, seguiva o intramezzava queste parole restava un oscuro mistero, scritto a metà in caratteri normali, e metà in scarabocchi.
Alessia era entrata nel panico già al “chiamerò presto”. E’ una persona piuttosto apprensiva,lei, specie se si tratta di Ludo, sono come sorelle. L’aveva chiamata seimila volte, ma aveva sempre il telefono staccato. Proprio quando aveva deciso di chiamare ‘Chi l’ha visto’ o peggio ancora, la madre, Ludo rispose.
-Sì?
-LUDO CRISTO SANTO CHE FINE HAI FATTO? DOVE TI SEI CACCIATA? LUDO MA TI SEMBRANO SCHERZI DA FARE? TI CONSIGLIO DI MUOVERE QUEL CULO FLACCIDO E…-si fermò.-AH.-annuì svariate volte-Capisco.-abbassò il tono.-No, no…va bene. Ho…ho capito.-piccola pausa.-Certo, certo. Cià.-chiuse la chiamata e buttò il telefono sul tavolo.
Pendevamo tutte dalle sue labbra. Era l’unica a poterci svelare l’arcano, nonostante, sinceramente, io avessi una mezza idea su dove e con chi fosse la bruna.
-Liam sta male.-ed okay, Einstein, questo lo sapevamo anche noi.-ed è in ospedale.-ovviamente.-E Ludo è con lui…-interessante.
Quindi lo aveva perdonato, alla fine. Lui stava male, e lei era andata in un’altra nazione da lui, non certo per tenergli il muso, no? Bene,bene. Eccellente. Mancavano solo Niall ed Har.
Immaginai il biondo incazzato da morire per essere l’unico a non essersela cavata.
Secondo me, il fatto che Liam avesse tradito tanto quanto lui, gli aveva dato un certo sollievo. Liam era un Santo sceso in terra, no? Se aveva tradito lui, poteva capitare a chiunque…
Ora che Ludo aveva perdonato il suo amico, mentre Har gli teneva ancora il muso, Niall doveva essere piuttosto…amareggiato, per dirla con termini gentili.
Notai che Har sembrava leggermente infastidita, come se Ludo avesse infranto un’importantissima regola non scritta, un patto. Come se…
Elena, vuoi finirla con ‘ste supposizioni del cavolo? Non sei mica una veggente, per la miseria! Spari solo cavolate da mattina a sera, ecco cosa. Smettila, perciò.
-Bene. È sana e salva, caso chiuso.-disse, uscendo dalla stanza. Veggenza o non veggenza, lei era irritata, e la questione non era per niente discutibile. Lo era e basta, in maniera molto molto evidente.
Come poteva essere così testarda? Come poteva starci così male e non fare niente per sistemare le cose? Come poteva criticarmi così tanto quel comportamento, e poi adottarlo? Come?
Ed io, come potevo essere così stupida da continuare a chiederglielo?
-Har, perché non parti anche tu? Perché non raggiungi Ludo?
Mi fulminò con lo sguardo:-A far che Elena? A far che? Se avessi avuto intenzione di perdonarlo, l’avrei fatto quando era qui, non ti pare? Elena, fattelo entrare in quel malefico cervellino che ti ritrovi, io non lo perdonerò. Tra me e Niall James Horan ormai è finita, cazzo. È finita. Voleva divertirsi? Bene, ora può farlo. È libero, libero come l’aria.
Gli occhi le si erano riempiti di lacrime. Non piangere Har, ti prego. Non piangere.
Tirò su col naso, ricacciando indietro le lacrime. Grazie, grazie al cielo.
-Vedrai che mi ha già dimenticata.
 
Ma non l’aveva fatto.
Due sere dopo, mentre guardavamo le loro esibizioni live su youtube, ci imbattemmo in una delle solite interviste trite e ritrite fatta da una stazione radiofonica che aveva una speaker obesa e piuttosto petulante.
-Quindi…siete fidanzati?-solida stupidissima domanda di routine.
Lou saltò su urlando:-Io sono single!-poi rise, risero tutti, e disse:-Scherzo, scherzo. Mi vedo con una ragazza adorabile. È una musicista..-alzò le sopracciglia, ed Alessia avvampò fino alla punta dei capelli. Corse via e si mise a suonare a volume altissimo ‘Strawbarry fields’ per non sentire altro. Sinceramente anche io avevo un po’ paura di quello che avrebbe detto Harry.
La tizia obesa fece:-Harry, di te e la ragazza del concerto di Dublino che mi dici? Abbiamo saputo da fonti certe che sei finito in galera per una rissa…-risolino stupido.
Il riccio arrossì, poi sorrise per coprire l’imbarazzo:-Non era proprio una rissa.-fece oscillare i ricci.-Lui stava infastidendo la mia ragazza.-Ehi, ma non è vero, bugiardo! Aspetta...la sua ragazza!-ed ho esagerato. Scusa tanto ehm, Hernie…comunque, sì, stiamo bene.-una volta tanto.-ciao Elena.
Miss Sono Grassa Ma Indosso Vestiti Inguinali guardò Zayn, che a sua volta guardò i ragazzi. Yola si avvicinò al computer, finalmente curiosa.
In effetti lo eravamo tutte. Nessuno aveva capito cosa ci fosse tra loro. Erano stati assieme sì e no un paio di giorni, durante i quali avevano più che altro..be’…
-Mi vedo con una bellissima ragazza.-disse, scandendo bene le parole.-non so se è una storia seria, ma con lei mi trovo bene.
Yola sorrise soddisfatta e si allontanò saltellando e cantando a squarciagola i versi di chissà quale cantante rap italiano. In confronto Fresh Prince of Belair aveva il ritmo di una ninna nanna. E non sto esagerando.
Poi, silenzio tombale. Toccava a Niall.
Lui sembrava agitatissimo, nemmeno stesse per fare un’interrogazione di greco. Era spaurito e completamente disorientato. Non sapeva se ridere o piangere o strapparsi i capelli, nell’eventualità. Prima che la tizia incalzasse sfoderò il suo simpaticissimo accento ed accennò ad un sorriso:-Avevo una ragazza bellissima. Perfetta.-Har sbuffò.-Ma ho fatto una gigantesca cazzata ed ovviamente l’ho persa. A quanto pare lei non intende perdonarmi, ma io la amo tantissimo, e non ho intenzione di rinunciare a lei.-lanciai un’occhiata ad Har, ma lei non c’era più, sparita chissà dove, magari nascosta in soffitta tra i gattini di peluches e i gattini di polvere.
Di Liam dissero che era felicemente fidanzato con una modella. Modella, tsè! Modella. Ludovica aveva fatto sì e no mezzo photoshoot, mesi e mesi prima, quand’era arrivata a Londra. E quando era stata con Harry. Certo però dire che Liam era ‘fidanzato con una ragazza incinta (di Harry)’ non sarebbe stato proprio il massimo…vabbe’, vada per la modella, va’.
Spensi il pc, e salii le scale quatta quatta. In silenzio tombale cercai Har, ovunque. Era svanita nel nulla. Prima di agitarmi e chiamare la Forestale, mi gettai a peso morto sul letto. Sentii un ‘ahi!’ e ruzzolai giù. Non avevo previsto che cadere da mezzo metro di altezza facesse così male. Accidentaccio. Rimasi ferma sul tappeto non so per quanto, dolorante, poi rotolai sotto il letto.
Non era esattamente una soffitta, in realtà. Ma c’erano il gattini di Peluches. Ed anche i gattini di polvere (signora Horan, deve darsi più da fare con le pulizie!). E, soprattutto, c’era anche Har.
-Mi manca.-mormorò. Non disse altro.
 
“Abbiamo finito, finito,finito.”
Rileggevo il messaggio da ore, strillando come un’ossessa ogni volta.
“Preparati, perché vengo a prenderti.”
 
‘Vengo a prenderti’. Aveva scritto proprio così. Era lì, nero su bianco, sullo schermo luminoso del mio cellulare. Prendermi? Prendermi per portarmi dove? Portami a Londra, Harry. Fammi passare un Natale stupendo. Solo io e te.
E poi, un altro messaggio. Wow, tempismo perfetto, mamma.
 
“Ti aspettiamo qui a casa per Natale, sono mesi che non ci vediamo, tesoro. Non vediamo l’ora di riabbracciarti. Ti vogliamo bene”
 
Ecco. Chiamasi sfiga, porco cane. Sfiga coi fiocchi e i controfiocchi. Secondo me è illegale che così tanta sfiga si concentri in maniera così opprimente su una sola persona. Che in teoria sarei sempre io, diciamocelo.
Un meraviglioso Natale a Londra, era stato spazzato via da un deprimentissimo Natale a Monopoli. Monopoli, capite? Tipo un buco di città, una specie di pallino microscopico buttato nel niente più assoluto.
Passeggiatine tra le strade innevate, sostituite da tombolate a casa di mia zia. Romantiche serate sul divano con un plaid ed una cioccolata calda, sostituite da pranzi colossali a sette portate. “Solo io ed Harry”, sostituito da un’orda di parenti, amici e semicugini.
Le sbrilluccicanti vetrine di Harrods, sostituite dalle vetrine buie ed inquietanti della bottega dei Fratelli Meo*. Una pacchia, guarda un po’!
No, no, no. Non avrei passato un Natale da sola in quel posto agghiacciante. Fuori discussione.
Chiamai Harry.
-Riccio, sono io.
-Ehi, hai letto il messaggio?-sembrava allegro. Riuscivo a sentire l’impazienza nella sua voce.-Partiamo domani, e poi ti porto a L..-lo interruppi.
-C’è stato un cambio di programma.
-Ma, ma…come, io…-percepii molto facilmente la delusione, e mi colpì come uno schiaffo.
-Devo andare a Monopoli.-silenzio.-E tu verrai con me. 

*
Spazio autrice (ahaha)
Eccomi, come promesso. E' parecchio che non
aggiorno, ma stasera dovevo farlo assoluamente.
Questo capitolo segna definitivamente il passaggio
tra la storia depressa e quella...
be', sta a voi scoprirlo.
L'idea di farli venire nel mio paesello insederato è
stata di Har, quindi prendetevela con lei.
La parte iniziale e quella finale
le adoro.
L'intervista fa sempre arrossire Har :3
Sono aperta a tutti i vostri dubbi!
Dis-moi.

Ele


*bottega dei Fratelli Meo: vende generi alimentarli di vario tipo, è inquietante e basti sapere questo.

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Capitolo 44
*** Cap.43 ***


Cap.43
-Certo…c..certo che ci vengo.-non disse altro, balbettando appena. Mi salutò fugacemente e riattaccò.
Non sembrava troppo convinto.
Con un muso che strisciava per terra mi diressi verso il salotto, dove Ludovica e Alessia sorseggiavano una tazza di cioccolata calda guardando uno di quei film natalizi triti e ritriti. Una lagna senza fine sul vero significato del Natale, immagino.
-Cosa è successo?-chiese Ludovica.-Hai una faccia..!
Non appena Liam si era rimesso, Ludo era tornata a stare da noi a Dublino, ed ora che la gravidanza era agli sgoccioli proprio non sapevo se fosse un bene o no. Diciamo più la seconda.
Feci una smorfia:-Si da il caso che io ne abbia sempre avuta una.
Mandò gli occhi al cielo. Sfiga mia, battute squallide mie, carina.
-No, sul serio, cos’è successo?-incalzò Alessia, che aveva stampata sulla fronte a caratteri cubitali la voglia di lanciarsi in un ‘Sing Along’ the Beatles, pensando che mi avrebbe migliorato la giornata. Ehm. Risposta errata.
Spiegai brevemente alle ragazze, alle quali si erano aggiunte in un batter d’occhio Har e Yola, il motivo per cui ero così giù di morale.
-Merda, merda ma è vero.-disse Har, portando una mano alla bocca.-Merda è vero! Monopoli, oddio…i miei mi chiameranno da un momento all’altro…-strabuzzò gli occhi e cominciò a mugugnare frasi sconnesse farcite di parolacce piuttosto colorite.
-Ho detto ad Harry di venire con me.-confessai, arrossendo, e tutte mi guardarono leggermente scioccate. Dio, cosa c’era di così strano? Certo, i miei non ne avevano ancora la più pallida idea, ma non mi sembrava un problema così importante.-Non so cosa mi è preso, è solo che…l’adrenalina del momento…-mi persi in congetture.
Yola si passò una mano sulla faccia, e Ludo scosse la testa.
-Lasciatemi spiegare, io…-feci per dire, ma Alessia m’interruppe. Aveva un’espressione da psicopatica:-Ho avuto un’idea!
Facemmo tutte una faccia schifata:-Ale, le tue idee non sono molto…-ci interruppe con un gesto ampio del braccio. No Alessia. Non mi metterò a cantare ‘All you need is love’. No, non me ne sbatte un cavolo che per i Beatles con un po’ di amore si aggiusta tutto. Non mi chiamo né Paul, né Gorge, né John, né Ringo (per fortuna) e tutto ciò di cui ho bisogno è che Monopoli non sia la città più pallosa dell’universo conosciuto. Ti prego, dimmi che in questi mesi si è trasformata in una megalopoli ipertecnologica. Ti prego, sarebbe molto importante per me.
-Perché non veniamo tutte a Monopoli? Io, Ludo e Yola, dico. Sarebbe carino.-soppesai l’idea. Mm. Mica male, sai? Alessia, cosa mi combini, tiri fuori idee intelligenti? Avere le mie amiche a Monopoli avrebbe certo migliorato la situazione, sempre che fosse venuto anche Harry, intendo.
Yola annuì, contenta, ed Har disse:-Potete dormire a casa mia, se vi va, ed anche Elena dovrebbe avere un paio di letti liberi, giusto?
Sorrisi. Sembravano tutte felici ed io e la riccia eravamo molto sollevate. Stava andando tutto bene, prima che Ludovica dicesse:-Avevo promesso a Liam che saremmo stati insieme.
Ecco, ecco lo sapevo. Ludovica non sarebbe mai venuta senza di lui, Alessia si sarebbe accodata e ci saremmo ritrovate al punto di partenza. Stavo per lanciarmi in una sequela di imprecazioni e capricci da bambina lamentosa, quando gli occhi di Har si illuminarono, grazie a quel crepitio folle che gli dava vita:-Perché non fai venire anche Liam?
E mentre Ludo chiamava il ragazzo molto serio, già sapevo come sarebbe andata a finire.
 
-Coooome, scusi? Al completo? Ma è bassa stagione, bassissima. Al completo? Né è proprio sicuro?-boccheggiai.
Era il sesto o forse settimo albergo in cui entravamo, e tutti ci avevano detto la stessa identica cosa: ‘solo su prenotazione’.
La reception era imbottita di persone piuttosto a disagio, con una valigia ai piedi. Nessuno aveva programmato che a Monopoli ci fossero così tante ragazzine urlanti. Mio Dio, io ed Har ci eravamo sentite delle appestate, perché in quel buco di città nessuno sembrava conoscerli. Invece, quando le auto si erano fermate davanti all’ingresso del primo Hotel, un gruppo di ragazzine lacrimanti ci aveva inseguito per qualche isolato, costringendoci ad entrare. Mio padre e quello di Har, sostituivano momentaneamente le guardie del corpo, all’ingresso.
Sin da quando Ludovica aveva chiesto a Liam di venire a Monopoli, sapevo che lui si sarebbe tirato dietro tutti gli altri,così il numero nel giro di poche ore era praticamente raddoppiato. Avevo chiamato mia madre per avvisarla, e lei per poco non era impazzita a cercare gli hotel più decenti a portata di mano: niente da fare. Stavamo per darci per vinti, poi Har aveva pensato di farli alloggiare in un albergo vicino casa sua, sfigato ed economico, (ed anche abbastanza squallido a dirla tutta), ma anche quello risultava pieno.
Il ventuno dicembre eravamo partite tutte assieme, ed eravamo giunte a Londra. Avevamo preso con i ragazzi la coincidenza per l’Italia, ed eravamo stati letteralmente assaliti da un mucchio di psico-fan che urlavano come ossesse. Una aveva una maglia con una foto di me ed Harry che ci baciavamo (inquietante sul serio) e tutti guardavano la ragazza incinta che stringeva la mano di Payne, cosa che la metteva leggermente in agitazione. Yola mandava bacetti a tutti, con un sorriso gigante. Una fan aveva cercato di palpare il sedere a Lou, ma Alessia le aveva suonato il bagaglio a mano in testa; poi si era messa a canticchiare non so cosa. Un’altra aveva fatto inciampare Harry, che si era fatto sanguinare il naso. Un’idiota, ecco cos’era. Gli avevo premuto un fazzoletto sulla faccia ed eravamo riusciti a prendere l’aereo appena in tempo.
Quando eravamo arrivati a Bari, cribbio santissimo, l’aeroporto era pieno come un uovo. La voce si era sparsa più che velocemente ed un mucchio di fan urlanti li avevano accolti con un coretto in inglese più penoso dell’italiano di Harry (questo è un insulto pesante).
Oh, e per la cronaca, quest’ultimo, con ancora il fazzoletto premuto sul naso, aveva gridato:-Ciao Bellissime!
Io ero scoppiata a ridere, e gli avevo sussurrato all’orecchio di smetterla di storpiare ogni parola. Lui aveva fatto l’offeso, mentre Har cercava ancora di evitare Niall, che le ronzava attorno costantemente. Aveva ammesso che le mancava, e di certo una casa piena di persone chiassose e fastidiose non era il massimo per riappacificarsi, ma il Natale è sempre il Natale, giusto? Giustissimo. È il clichè per eccellenza.
Io, Harry, Ludo, Liam ed Alessia ci eravamo infilati di corsa nell’auto di mio padre, e c’era stato a lungo un silenzio imbarazzato.
Poi, li avevo presentati a mio padre.
Lui li aveva sempre odiati, i One Direction, intendo. Aveva sempre sperato che diventassi quel tipo di ragazza da AC/DC, Red Hot Chili Peppers, Led Zeppelin’, o che so io, e per un po’, prima di ascoltare le canzoni dei ragazzi, lo ero anche stata.
Così, li aveva odiati. Da morire. Oltre il danno anche la beffa. Ti ricordi papà? Quello che dicevi non sapesse cantare affatto, quello coi capelli da donna, sì, proprio quello lì, sai che potrebbe diventare tuo genero un giorno? Non sarebbe stato un granchè come esordio.
Sperai solo non si mettesse a cantare. Cristo, ti prego, no. Per favore.
Niente, oh, niente di niente. Aveva intonato a squarciagola le note di ‘Maybe Tomorrow’ storpiando tutte le parole che non ricordava. Guardai Harry e mi sentii sprofondare. Smettila di guardarmi, stupido!
La situazione era andata avanti così per quasi un’ora, quando finalmente eravamo arrivati all’hotel. Har, suo padre, Yola, Zayn, Niall e Lou ci aspettavano già lì.
Certo che però dovrei smetterla di fare sti flashback chilometrici. Perdo il filo, poi.
-Glielo ripeterò un’ultima volta, signorina. Al completo.-l’uomo non sembrava intenzionato a darmi altre indicazioni. Battei le palpebre smarrita.
Mi girai verso gli altri e ripetei:-Al completo.
Porca miseria. Era la settima volta che me lo sentivo dire. Mica potevamo mandarli in una bettola nel cuore della campagna! I One Direction a Monopoli erano assurdi, in un agriturismo a tratti ridicoli.
E così, ricaricati tutti i bagagli sulle auto, eravamo andati a casa nostra. Un posto dove metterli l’avremmo trovato, anche a costo di infilarli nella vasca da bagno.
Alessia avrebbe dormito nell’altro letto di Har, Yola avrebbe occupato il divano e Niall aveva fatto ferro e fuoco per riuscire a strappare il permesso di dormire sull’altro sofà. Secondo me gli sarebbe bastato anche il tappeto.
A casa mia la situazione era critica. La mamma aveva aperto il divano letto e sistemato l’altro divano, ma anche così non bastava. Ludo avrebbe dormito in camera con me, Zayn sul divano piccolo e Lou ed Harry insieme in salotto.
Louis aveva fatto di tutto per ottenere ciò. Aveva perfino pregato mia madre. Per fortuna, suppongo, lei non aveva capito proprio tutto, altrimenti si sarebbe alquanto spaventata.
Ma la sistemazione peggiore fu quella di Liam. Sul serio, non avevamo idea di dove metterlo. Ci eravamo lambiccati a lungo, e mio padre come al solito aveva provato a fare il brillante, proponendo un’impalcatura fatiscente nel suo studio. Alla fine avevamo optato per la spiaggina da mare. O quella, o la vasca da bagno. O il balcone. O casa di mia nonna.
Liam non aveva nemmeno provato a lamentarsi. Bravo cucciolo, aspetta, ti prendo un biscottino.
Ludo invece non era proprio convinta. Be’ dolcezza, tu l’hai voluto portare. Casa mia, regole mie. Non avevo mai abbracciato una filosofia di vita in maniera così radicale. Mi veniva voglia di farmi pat-pat sulla schiena. Bel lavoro, Elena!
Inoltre, il disordine di Tommo era noto a mezzo mondo. Pregai tutti i santi del calendario che non lasciasse i suoi boxer sul tavolino di cristallo vicino al letto. Buddha, Allah, Dea dalle sette braccia, aiutatemi pure voi. Ho bisogno di tutto l’aiuto possibile.
Harry mi lanciava occhiatine ammiccanti. Io, dal canto mio, lo fulminavo con lo sguardo. “C’è mia madre cazzoculo ma sei scemo o cosa?”
-Elena, io vado a scuola, mi raccomando!-disse lei in quel momento, poi si rivolse alla massa di inglesi nel salotto.-Bye!
-A dopo signora!-disse Harry sbracciandosi per salutare.-Grazie!-si chiuse la porta alle spalle, mi prese il volto tra le mani e mi baciò.

*
Spazio autrice (hahahah)
Oddio, perdonate questo scempio. Non mi ero mai accorta
di quanto facesse schifo, ma dopo averlo rivisto 
circa sei volte, ho capito che non posso far meglio di così.
Non si capisce niente, è disordinato, le frasi brevi e sconnesse, 
ai limiti SERI del surreale (era da un secolo che non 
usavo quest'aggettivo AHAHA) 
ma pur troppo dovete tenervelo così.
Chiedo perdono per avervi fatto aspettare così tanto per una cosa
così obbrobriosa!
E' solo che...immaginarli nel mio paesello era troppo...intrigante!
non siate troppo spietati, lo so che non è all'altezza degli altri.
La storia è agli sgoccioli.

*chiedo perdono*
Elena

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Capitolo 45
*** Cap. 44 ***


Cap.44
Nessuno credeva che la convivenza sarebbe stata così difficile. Oddio, in realtà io lo sospettavo, ma avevo cercato di essere ottimista.
Essere ottimisti non serve ad un cazzo.
Mio padre non c’era praticamente mai, ma quando c’era, oh già, quando c’era non potevi affatto ignorare la sua presenza. Le vetrate della veranda quasi tremavano a suon di Queen, Toto e Doors. A volte, quando notava che i ragazzi conoscevano qualche canzone (cosa che mandava a monte la sua teoria dei ragazzetti che manco sanno se Jimi Hendrix è vivo o morto) cominciava a metter su i Led Zeppelin’, o i Nirvana, o peggio ancora qualche cantautore italiano ai suoi esordi. Come diceva sempre:”Quando uscì, era un grande cantante, poi s’è rovinato..”
Mio padre aveva la cattiva abitudine di raccontarmi milioni e milioni di volte la stessa identica storia, e di propinarmi per altrettante volte le sue massime insensate. Era come un disco rotto: fastidioso e stridente. Ma, soprattutto, terribilmente imbarazzante.
Nemmeno mia madre c’era spesso, ma a differenza della mamma di Niall, quando c’era si faceva sentire eccome.
Rimproverava costantemente Louis per il suo disordine, e Zayn per la sua innata sciatteria. Esagerava, ovviamente, ma c’era da dire anche che il primo aveva mantenuto tutte le abitudini del loft di XFactor, ed il secondo (nonostante fossimo a dicembre inoltrato) aveva preso a fumare sul balcone in boxer e canottiera, scalzo e spettinato.
Non sapeva bene come comportarsi, invece, con Harry. In cuor mio, sospettavo sapesse che stavamo insieme, altrimenti non avrei mai potuto trovare alcuna altra ragione per la sua freddezza nei confronti del riccio, che si comportava in maniera praticamente impeccabile. Non girava nudo per casa, in sua presenza nemmeno mi sfiorava, era gentile e pulito, e, udite udite, sembrava apprezzare le sue doti culinarie.
Perfetto. Da sposare.
Ma era chiaro, chiaro come il sole per dinci, che mia madre stravedeva per Liam. Come poteva non farlo? Liam era una specie di casalingo provetto, e spesso e volentieri l’aiutava nelle faccende, spolverando, sistemando i letti e stirando le cataste di vestiti che Tommo usava e abbandonava con non chalance.
Liam era la luce dei suoi occhi. Diceva che avrebbe voluto un figlio come lui, o quanto meno un genero. Ecco, per quanto riguarda questo punto, credo che questa fosse la ragione principale per cui mia madre odiasse tanto Ludovica. Quello, e perché a meno di vent’anni era già incinta.
Ah, cara mamma, se sapessi tutta la storia ti partirebbe un embolo. O magari due.
Il pezzo forte della casa però, era mio fratello. Un concentrato di iperattività e follia, che storpiava letteralmente ogni parola delle canzoni dei ragazzi: il suo livello di inglese si aggirava attorno allo zero, o giù di lì, e date le sue abitudini stravaganti sospettavo che si sarebbe trovato benissimo con loro. Non mi sbagliavo poi tanto.
Aveva preso ad idolatrarli, quasi più di me, e aveva cominciato a credere giusto tutto ciò che facevano. Oh signore, che qualcuno lo salvi! Che qualcuno lo riporti sulla retta via!
Rompeva le scatole ventiquattro ore su ventiquattro, costringendo i quattro inglesi ad insegnargli alcuni trucchetti. In separata sede, li avevo pregati di non tirare fuori nulla sull’argomento ‘donne’, perché mio fratello era pervertito già di suo, e non gli serviva certo una mano.
Zayn aveva cercato con scarso successo di insegnargli a disegnare, Liam gli aveva suggerito un paio di accordi, e Louis ed Harry gli avevano svelato alcuni segreti di certi videogame su cui non stetti tanto ad indagare. Per un attimo fui felice che sia Niall che Alessia stessero da Har, altrimenti casa mia sarebbe diventata sul serio un manicomio.
Una volta o due avevo beccato Harry consultare il dizionario inglese-italiano ed il manuale ‘i segreti dell’inglese’, e biascicare qualche parola in una lingua che non mi arrischiavo ad identificare.
Per fortuna avevamo due bagni. Certo, mi era preso un mezzo infarto quando avevo beccato Zayn lavarsi i denti nel bidet, ma niente che mi avrebbe danneggiata permanentemente. Forse. Si spera.
 
Il pomeriggio del ventidue dicembre avevamo programmato di uscire un po’ e fare un giro per la città. Memori di quanto accaduto nei giorni precedenti, sapevamo che avrebbero dato troppo nell’occhio, vestiti normalmente.
Gli unici vestiti da uomo presenti in casa mia però, erano quelli di mio padre. A meno che non si restringessero per entrare in una 13-14 bambino, dovevano accontentarsi di quelli. Roba che in una gamba dei suoi pantaloni potevano starci tutti e quattro comodamente.
Mia madre, armata di pazienza, ago e filo, ed aiutata da Liam Mani di Fata, li aveva stretti e tirati il più possibile per adattarli addosso a loro. Quattro membri su cinque dei One Direction in jeans stinti anni ’80, camicia a righine marroni e pullover a disegnini natalizi non erano proprio il massimo. Non osavo nemmeno immaginare cosa avrebbero messo addosso a Niall. Il padre di Har era un Watusso, e lui a malapena un Pigmeo.
Si scattarono una foto di gruppo a dir poco indecente e poi, calcati i berretti di lana in testa, ed arrotolate le sciarpe attorno al collo, uscimmo di casa.
-Merda, fa un caldo della miseria!-borbottò Zayn, allentandosi la sciarpa.
Io misi le mani nelle tasche del cappotto, e rabbrividii. Certo Malik, caldissimo. L’Africa.
Harry infilò la mano nella tasca del mio cappotto, ed allacciò la sua mano alla mia.
-Ma non nevica qui?-che ragazzo ingenuo.
Risi piano:-Qui se siamo fortunati nevica una volta l’anno!
Ludo si accarezzò il pancione:-Il centro è lontano?
Liam l’abbracciava con molta protettività, e camminava due passi dietro di me, affianco a Louis. Zayn se ne stava in disparte, più dietro, attaccato al cellulare.
-Un po’.-ci avremmo messo almeno mezz’ora, ma non volevo dirglielo. Sarebbe stato di sconforto per tutti, e Monopoli era già abbastanza deprimente di suo.
Nemmeno le luci scintillanti, le stelle luminose e le vetrine colorate riuscivano a farmi sorridere. Una volta avevo adorato il Natale. Mi era sembrato uno di quei pochi momenti in cui la mia città era viva, e bella. Ora, invece, la guardavo con occhi diversi, ancora più critici. Era tutto…”meno” …semplicemente. Ogni cosa era meno bella, meno grande, meno luminosa.
Sempre stringendo la mano del riccio, osservai le strade buie, sporche e piene di gente che urlava, urlava, urlava. Doveva aver piovuto un po’, perché le strade erano ancora bagnate e scivolose. Pregai solo per un istante che Ludo non scivolasse rompendosi il coccige. Era una cosa…così da lei.
Se Harry non mi avesse afferrata al volo, temo me lo sarei rotto io.
Quando arrivammo in centro, vidi Alessia e Yola intente ad osservare le vetrine, e Har e Niall che…si tenevano per mano.
Dio, dimmi che non è un’allucinazione! Lei sorrise, e mi lanciò il suo sguardo folle. No, non lo era. Per un attimo staccò il suo sguardo da me e intrecciò quello di Niall; lui le diede un piccolo bacio.
Okay, lo ammetto, la curiosità mi rodeva in maniera insopportabile. Elena, la privacy! P-R-I-V-A-C-Y! Sì che non te n’è mai fregato un cazzo, ma hanno tutto il diritto di tenere per loro una cosa così…una cosa così…
Louis prese Alessia tra le braccia e la fece girare. Lei rise fortissimo, e quasi accarrò una signora con un passeggino.
Occristo santo. Lui si scusò in inglese, e la signora imprecò in dialetto, brandendo una borsetta stile anni ’60. Lui finse di capire, ed annuì concentrato, grattandosi la testa. Alessia sembrava aver afferrato meno di lui e, rossa come un peperone, guardava la signora come se da un momento all’altro potesse saltarle al collo e morderla.
Harry cercava di trattenere le risate, e Liam premeva le sue labbra sulla testa di Ludo per evitare di scoppiare a ridere davanti a tutti. Io avrei voluto nascondere la testa sotto terra. Har mi guardò paralizzata. Sarebbe stata una luuunga serata.
Tutti assieme costeggiammo il perimetro della piazza centrale, sotto file e file di alberi. Sembrava quasi romantico. Quasi. Har e Niall stavano appiccicati e si mormoravano costantemente nelle orecchie. Era una cosa ai limiti del vomitevole.
Santissima miseria Har, se non mi dici immediatamente cos’è che è successo rischio di farmi venire un esaurimento nervoso! Uno di quelli seri.
Harry, all’improvviso, senza alcun motivo apparente, mi morse l’orecchio.
-Ahi!-saltai su.-Ahi, ma sei stupido? Che t’è preso?
Aggrottò le sopracciglia:-Ascoltami quando ti parlo.
Feci una faccia seccata. Ecco, ci mancava solo che diventasse uno di quei tipi insicuri che hanno bisogno di essere sempre ascoltati. Ehm, vedi, caro Signore, non ti sembra già abbastanza complessato, il ragazzo?
-Ho detto:”Ma dov’è Zayn”?
-Guarda, è proprio lì, vicino a...-mi voltai di scatto. Ma come! Fino a due secondi fa era lì con Yola…mi accorsi in un istante che anche lei mancava all’appello. Merda. Merda. Santissima merda. Ci eravamo persi Zayn e Yola a Monopoli. Perfetto. 

*
Spazio autrice (ahahah)
So cosa mi direte, lo so già.
Non succede niente, è monotono, ed è peggio dell'altro
ma non disperate (?) è un capitolo
di passaggio.
Prometto che migliorerà, in seguito.
Questa parte è volutamente descrittiva, avrei potuto tagliarla
completamente, ma volevo darvi un'idea generale
dell'ambiente ahahaha
Liam mani di fata spacca!
Controllate le mie OS ;) 
se non l'avete già fatto!
Baci a tutte e grazie mille, la fine si avvicina.
Todddddd

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Capitolo 46
*** Cap.45 ***


Cap.45 
Non entrare nel panico Elena, mantieni la calma. Inspira, espira. Inspira, espira. Inspira, espira. Inspira…oh cristo, mi mancava l’aria. Avevo la gola secca e asciutta. Ecco: ci siamo persi 1/5 dei One Direction in questo buco d’inferno. Bene, perfetto.
Con tutte le probabilità avremmo anche potuto non trovarlo mai. Almeno non vivo. Intero.
Suvvia, non esageriamo! Andrà tutto a posto, vedrai. Sta’ tranquilla Elena, mantieni il controllo.
Mantenere il controllo? Difficile se non riuscivi a pensare ad altro che Zayn tatuato fino alla punta dei piedi, pieno di piercing e strafattissimo. Difficile se immaginavi qualche maniaco piantargli un coltello nel collo…
Inspira, espira. Inspira, espira.
Mi aggrappai ad Harry, perché temevo che le mie ginocchia non avrebbero retto, e lui mi lanciò un’occhiata allarmata. Era preoccupato per Zayn o per me? Per entrambi, va’.
Gli altri non sembravano molto angosciati: Niall provò a chiamarlo un paio di volte, ma niente. Squillava a vuoto. Santissima merda.
Boccheggiavo, cercando di ricordare dove li avevo visti l’ultima volta. Vicino ad un albero. Ma ehi, aspetta, qui è pieno di alberi! Dove potevano essere andati quei due? Senza conoscere niente, nessuno? Avevo il cervello in tilt.
Harry provò a dirmi distare tranquilla, ma ero sull’orlo di una crisi di nervi. Dov’era? Dov’erano?
Sentii qualcuno picchiettarmi sulla spalla, e mi ritrovai davanti una Ludovica piuttosto imbarazzata:-Ehm, Elena?-mormorò, mordendosi il labbro inferiore.-Alessia si chiedeva se…se insomma…se da qualche parte….se per caso…
Alessia, irritata, intervenne; aveva gli occhi spiritati:-Ho bisogno di un bagno. Un bagno. Adesso. È urgente. Urgentissimo. Non posso aspettare un minuto di più.
Il suo sguardo non ammetteva repliche: Zayn poteva anche essere stato rapito da un serial killer, a lei non sembrava interessare. Cercai di isolare il problema. Lì all’angolo c’era un bar: era affollatissimo, puzzava come una discarica ed era pieno di apparecchiature da DJ. La musica era tanto assordante che si sentiva già da lì. Era una bettola, certo, ma doveva usare il bagno mica ci si doveva sposare. Sarebbe stato perfetto.
La guidai all’entrata, e l’ascoltai ringraziare tutti i santi del calendario.
Chiesi al barista, un uomo dai capelli lunghi e posticci con le dei borsoni da mare viola intenso sotto gli occhi, se potevamo usare il bagno e lui con un cenno ci indicò una porta marroncina mezza scassata. La musica era così forte da far pulsare le orecchie, ma dall’interno del bagno di sentivano distintamente mormorii concitati.
Alessia battè il pugno sulla porta. Più volte. Nessuno disse niente, solo mormorii.
Battè il pugno ancora, ed ancora. Secondo me avrebbe potuto tranquillamente buttar giù la porta.
-Vi prego. Vi prego. Aprite, davvero. Ho urgente bisogno!-stava per mettersi a piangere, ad urlare, a pregare, o che so io, quando la porta si spalancò.
Alessia si fiondò nel bagno con un enorme sospiro di sollievo, mentre io osservavo allibita le due figure che erano uscite dalla toilette puzzolente.
Yola aveva il rossetto sbavato ed i capelli scompigliati, mentre Zayn aveva la camicia abbottonata al contrario ed il berretto al rovescio. Oh cristo santissimo.
Non riuscivo a chiudere la bocca. Loro. Quel bagno. Loro. Quei mormorii. Loro. Quella bettola. Alessia!
Cercai di reprimere…cos’era? Orrore? Disgusto? Un po’ tutto. E raggiungemmo gli altri.
A dir la verità nessuno fu stupito di scoprire che Zayn e Yola si erano dati da fare nel bagno di quello schifo di bar: era perfettamente in stile Zayn, e poi…Lui dormiva a casa mia, lei a casa di Har…dove avrebbero potuto, altrimenti?
Alessia uscì dal bar finalmente sorridente:-Oh, non immaginate quanto mi senta…-guardò i due ragazzi che erano con me.-Oh, siete qui?!
-Già.-mormorò lui, abbassando lo sguardo. Secondo me un po’ si vergognava. Per Alessia, intendo. Lui l’aveva amata davvero. E lei lo aveva tradito con…
Tommo prese Ale per mano, e saltellarono un po’ più avanti. Sentii lei che gli diceva di aver trovato un preservativo sul bordo del lavandino. Per lo meno usavano precauzioni.
Scossi la testa cercando di dimenticare ogni sua parola.
C’era pure da dire che, per quanto avessi cercato di vestirli da supersfigati, quei cinque bell’imbusti avevano attirato parecchia attenzione. Okay, è vero che non si vede tutti i giorni una come me con uno come Harry, ma negli occhi di quelle lì con c’era sgomento o stupore: nei loro sguardi c’era invidia, ed una pericolosa voglia di saltarmi al collo e strangolarmi. Sì, affetto a vagonate.
Harry mi strinse la mano e mi diede un bacio sul collo. Rabbrividii, con un sorriso.
-Shh, non badare a loro…sei mia…-mi sussurrò all’orecchio. Disse quello. E quello soltanto.
 
“I want” mi perforava piacevolmente i timpani mentre, con gli occhi chiusi, mimavo le parole della canzone con le labbra. Harry dormiva, con la chioma riccia posata sulla mia spalla.
Alla fine non era stato così male, giusto? Il Natale a Monopoli, intendo. Certo, avrei pagato oro per passarlo a Londra, ma onestamente avere i ragazzi a casa mia era stato a dir poco esilarante.
Per il compleanno di Tommo eravamo andati in un locale sulla spiaggia, e lui aveva bevuto così tanto che si era addormentato sul bagnasciuga con un cocktail ancora tra le mani. Anche i ragazzi avevano bevuto parecchio, e ci eravamo tutti divertiti da morire. Liam, che non si ubriacava dalla sera in cui aveva tradito Ludo, si era immerso nell’acqua gelida fino alle ginocchia. Niall aveva fatto cadere il suo cappello in acqua ed insieme avevano cercato di recuperarlo con scarso, ehm, scarsissimo, successo. Zayn ed Harry avevano filmato con i loro cellulari la scena, e sospettavo che con quei video li avrebbero ricattati a vita. Forse anche di più.
Il giorno di Natale li avevo portati a pranzo da mia nonna: eravamo una trentina di persone. Seduti uno accanto all’altro avevano partecipato a quello che forse era stato il pranzo più gigantesco che avessero mai visto.
Niall si era quasi commosso nel vedere tutto quel ben di Dio. Gli altri invece erano un po’ meno entusiasti, visto che ogni volta che svuotavano il piatto mia nonna correva a riempirglielo.
Harry mi sussurrò all’orecchio:-Tua nonna sta cercando di uccidermi…
-Ucciderci!-disse Lou, sgranando gli occhi.
-Fa così perché vi vuole bene…le piacete!-risposi.
Prima che ripartissero, aveva sferruzzato per loro sciarponi di lana piuttosto carini con tanto di iniziali ricamate su un’estremità. Nonostante non parlasse una parola d’inglese, e nonostante sapesse che loro non capivano una parola d’italiano, li aveva abbracciati e riempiti di baci, augurandogli buona fortuna e tanti figli maschi, o roba così. Harry mi aveva detto che mia nonna era davvero carina. Carina. Tsè. Attento a ciò che dici Styles: so che è il tuo tipo, la tua donna ideale, ma non sono disposta a condividerti con lei, sappilo.
Avevamo pensato di tornare a Dublino prima di capodanno, ma poi Stan, il migliore amico di Louis, ci aveva chiamati per dirci che tutti i parenti di Tommo avevano organizzato una festa a sorpresa per lui a Doncaster. Ovviamente eravamo tutti invitati. Ed, ovviamente, nessuno era riuscito a tenere nascosta la cosa a Lou per più di due giorni.
Così eravamo lì, sul quel volo per l’Inghilterra. Be’, alla fine c’ero andata eh? Alla fine ce l’avevo fatta.
Guardai le nuvole sotto di noi: erano così candide, così soffici, così spumose…
Sentii un paio di labbra sfiorarmi l’orecchio. Nonostante ormai fosse un gesto consueto,mi dava sempre i brividi. Lui mi dava sempre i brividi. Per quanto mi sforzassi,non riuscivo ad abituarmi alle sue attenzioni. Ma, onestamente, chi ci si sarebbe abituato?
-Sei sveglio.-sussurrai. Ci misi un po’ ad accorgermi che stava mormorando al mio orecchio le parole della canzone che stavo ascoltando. Ciò mi causò altri brividi.
Con il passare del tempo avevo imparato a conoscerlo, e ad apprezzare tutti i lati del suo carattere. Era una persona…particolare. Era difficile capire cosa pensasse davvero, perché spesso si nascondeva dietro tutta quella fisicità. Era molto più insicuro e spaventato di me.
Inoltre, la nascita dei suoi due figli si avvicinava sempre di più, e lui non sapeva come comportarsi. Sarebbe dovuto andare con Ludo e Liam, perché in fondo il padre era lui? O sarebbe dovuto restare a casa perché alla fine lui ci aveva ‘rinunciato’?
Era un fascio di nervi. Sapevo che non avrei dovuto immischiarmi ( santissimo piripillo quella era la sua battaglia, erano i suoi casini!) ma non riuscivo a lasciarlo solo in un momento del genere.
Poggiò di nuovo la testa sulla mia spalla:-Stavo pensando…credo che dovremmo andarci entrambi.-sapevo esattamente a cosa si riferisse. Annuii piano.
-Sai che non devi decidere per forza adesso, vero?
Stavolta fu lui ad annuire.
-Lo so. Ma sono i miei figli. Voglio vederli. E voglio che li veda anche tu.-sembrava risoluto.
Mi girai verso di lui, in modo da poterlo guardare dritto negli occhi. Rimanemmo così per un po’: lui che evitava il mio sguardo ed io che aspettavo. I nostri occhi si incrociarono per un secondo, e lui mi strinse tra le sue braccia cercando in ogni modo di non piangere. Ricambiai l’abbraccio.
-Ehi, ehi shh. Oh! È tutto okay, Harry! Cos’è? Siamo passati dallo spogliarsi nudi in aereo a piangere come femminucce?
Ridacchiò e la testa di Louis fece capolino dal sedile davanti al nostro.
-Ehi ehi…che succede qui ragazzi?
Lui e il riccio si guardarono, ed annuì impercettibilmente.
-Niente va’.
Tommo ci fece l’occhiolino, e con un cenno del mento indicò qualcosa alle mie spalle:-Indovinate chi manca all’appello e chi deve assolutamente usare il bagno?
Fui colta da una forte sensazione di dejà-vu. I posti di Zayn e Yola erano vuoti. Bene. E poi c’era Alessia, davanti alla porta del bagno, che picchiava con tutta la forza che aveva in corpo:-Oh, vi prego, ho urgente bisogno di un bagno! Per la miseria rischio di farmela addosso vi rendete conto??
Tutte quelle urla avevano fatto accorrere un paio di hostess che avevano cercato in ogni modo di tranquillizzarla. Niente da fare, oh. Era indemoniata. E noi ridevamo, ridevamo da matti.

 *
Spazio autrice (ahahah)
Ecco a voi un altro dei miei capitoli semi-seri (ma chi voglio prendere in giro?)
Zayn e Yola che si danno da fare, Alessia che ha 
'urgente bisogno'...MIA NONNA!
HAHHAHAHA
Scriverlo è stato divertente, leggerlo?
Vorrei sapere voi lettori appassionati cosa ne pensate, adesso che sta finendo...
#SOCLOSE!
-Tod


Ohhh! SURPRISE SURPRISE!
Vi siete mai chiesi che faccia abbiano le protagoniste?
Io e le mie amiche ci siamo impegnate molto, e questo
è il risultato.
Queste, siamo noi.


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Image and video hosting by TinyPic ....Har

Image and video hosting by TinyPic ...Alessia

Image and video hosting by TinyPic .... e Me.

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Capitolo 47
*** Cap.46 ***


Cap.46
La musica era a dir poco assordante. Non era propriamente il mio genere.
Louis si stava scatenando alla grande, molto più del giorno del suo compleanno. Quasi stentavo a riconoscerlo: ballava in piedi su un tavolo, con un bicchiere bucato che perdeva vodka dritto sulla sua faccia.
Alessia e Ludo avevano preferito tornare in albergo. Erano un po’ fuori luogo in quel genere di festa.
In realtà tutto era cominciato, come qualsiasi cosa che avesse a che fare con quei cinque ragazzi, in maniera perfettamente innocente. Appena arrivati a Doncaster eravamo stati accolti da tutti i parenti di Lou:nonni, zii, cugini e chi più ne ha più ne metta. Ed io che pensavo di avere una famiglia numerosa. Tsè.
Avevamo fatto una piccola festicciola con barbecue nel giardino sul retro, e ci aveva presentate tutte alla sua famiglia. Le sue sorelle erano davvero adorabili, soprattutto le gemelle. Mi amavano, per la miseria. Mi avevano a dir poco presa in ostaggio per tutto i pomeriggio, e mi avevano costretta a giocare con le loro bambole. Inutile precisare che avevo costretto a mia volta Hazza a partecipare. Non se la cavava male a dire la verità. Non doveva essere la prima volta che ci giocava.
Interessante.
Con la coda dell’occhio avevo visto Charlotte correre in bagno, e sbattere la porta con forza. Mi ero alzata porgendo ad Harry la bambola che avevo in mano.
-Ragazze, torno in un lampo. Phoebe, quella non va da sopra i pantaloni.-avevo detto, indicando la gonna che una delle due bambine aveva preso. Poi avevo raggiunto la maggiore delle sorelle Tommo. Avevo bussato piano.
-Fizzy? Fizzy va’ via accidenti. Ti ho detto di non rompere.-aveva detto, con voce rotta.
-Non sono Felicite, sono Elena. Mi apri?-aveva fatto scattare la serratura.
-Tutto okay?
Si era asciugata gli occhi con il dorso della mano: aveva il mascara sbavato.
-Lascia perdere.-aveva detto con cattiveria.-Non capiresti.
Avevo alzato un sopracciglio in segno di sfida.
Lei si era inviperita:-Lo vuoi sapere? Lo vuoi sapere davvero?
Feci un cenno d’assenso e lei tirò su con il naso, con le guancie livide per la rabbia:-Quella tua amichetta, quell’Alessia! Pensi che non mi ricordi di Eleanor? Pensi che io non sappia quanto lo abbia fatto soffrire? Dimmi pure che è stupido, ma io le detesto, le detesto tutte! Lui merita una ragazza perfetta. Tu non lo conosci come lo conosco io…Louis è..
Aveva ripreso a piangere, ma l’avevo interrotta con un gesto. L’avevo abbracciata.
-Lottie, posso capire. È comprensibile, hai tutte le ragioni per essere scettica: Eleanor si è comportata da schifo con Louis, e capisco che tu adesso non ti fidi…, ma posso assicurarti che Alessia ama davvero tuo fratello, e che è una ragazza fenomenale.-lei mi aveva sorriso, ed io avevo cercato di non pensare a quello che aveva fatto la mia cara ‘ragazza fenomenale’ a Zayn. Speravo con tutto il cuore che non lo rifacesse. Lo speravo per Lou. Ma anche per lei, vista la risolutezza di Lottie.
Quand’ero tornata nella camera delle gemelle ero rimasta di sasso: avevano cambiato gioco.
Adesso Harry era seduto su uno sgabellino, mentre Daisy e Phoebe erano in piedi, intente a pasticciare sul suo volto con ombretti scintillanti e trucchi intensi che presupponevo venissero dalla trousse della loro madre.
-Daisy, non esagerare con il rosso porpora, altrimenti…oh,Phoebe, accidenti vacci piano con l’eye liner…-avevo tossicchiato,e si erano girati tutti e tre contemporaneamente.
-Scusate se ho interrotto…
Harry aveva cercato di sembrare tranquillo e disinvolto, ma era arrossito fino alla punta dei capelli. Certo che era davvero ridicolo, con il rossetto e gli occhi truccati così pesantemente sembrava una Drag Queen. Oh, aspetta, ricordatemelo, perché lo amo?
Sul tardi ci avevano raggiunto gli amici di Louis, che lo avevano bendato e portato in quel locale buio e leggermente inquietante. Non ce n’erano solo a Monopoli, dunque.
Sbadigliai, sorseggiando la mia Lemonsoda.
Har e Niall erano in pista, mentre Louis aveva preso a ballare con Stan sul bancone del bar, ormai ubriaco perso. Sospettavo avessero bucato il suo bicchiere di proposito. Non chiedetemi il perché: la mia mente sarà pure malata, ma non arrivo certo ai loro livelli.
Harry saltò al collo di Tommo e cominciarono a ballare un lento sulle note di qualche gran pezzo di musica elettronica. Anche lui doveva essere piuttosto brillo, non c’è che dire.
Lanciai una fugace occhiata a Stan. Mi chiesi come mai tutte quelle moine non lo infastidissero. Insomma, fino a prova contraria era lui il suo migliore amico, no? Bella osservazione, Elena. Stan. Non Harry.
Lo guardai preoccupata, ma lui era tranquillo. Incredibilmente tranquillo. Anche quando Harry prese Louis sulle sue spalle e lo portò in giro per il locale.
All’inizio non capivo come potesse esserlo, perché chiunque si sarebbe sentito ‘tradito’, o ‘messo da parte’. Ma Stan no.
Fu questione di un secondo: Lou si girò verso di lui e dopo avergli fatto un cenno impercettibile con il capo, cominciarono entrambi a sculettare come ragazzine. La cosa era agghiacciante. Mi avrebbe segnata a vita, poco ma sicuro. Quella, e Zayn che si lavava i denti nel bidet.
A me poteva sembrare strano, ma Stan sapeva (lui lo sapeva e basta) che per quanto Louis potesse tenere ad Harry era lui il suo migliore amico. Nonostante non si vedessero mai. Nonostante non si sentissero molto spesso. Nonostante fossero incredibilmente distanti. Era lui il suo migliore amico e nessuno, nemmeno Harry, poteva cambiare tutto ciò. 
Tutti i ricordi, i segnali segreti, le figuracce, le cavolate fatte negli anni passati assieme..
Harry non poteva sostituire Stan. Era impossibile. Poteva anche essere il quasi-fidanzato di Lou, ma non avrebbe mai potuto essere ciò che era Stan, nonostante fosse tutto ciò che desiderava.
E, per assurdo, quando abbassai lo sguardo vidi che sembrava Harry quello ‘tradito’ o ‘messo da parte’.
E sapevo di non poterci fare niente. Lasciai la mia Lemonsoda.
Il riccio stava ancora vicino al bancone, a guardare quei due che ballavano una sottospecie di quadriglia. Mi avvicinai, attenta a non farmi accarrare, e gli presi la mano.
Mi guardò assente. Avevo una voglia matta di gridargli: ‘Ehi idiota svegliati! Apri gli occhi che la vita è bella! Lasciali perdere, non puoi farci niente!’ ma mi limitai a trascinarlo all’aria aperta.
Un soffio di vento gli scompigliò i capelli.
-Perché mi va tutto storto?-Eh? Uhm. Non avevo programmato che avesse un crollo psicologico di quel tipo. Come avrei potuto? Se cominciava pure lui a farsi quelle domande esistenziali, addio mondo! E se avessi il ciclo, Harry? Che faresti tu con il ciclo? Ti butteresti sotto un treno in corsa?
Dichiareresti la Terza Guerra Mondiale? Mah. “Dio vede e provvede” come si sul dire.
-Ogni cosa che faccio è sbagliata! Tutto ciò che credevo di avere non è che…-si portò le mani alla faccia.-Ma cos’ho fatto io per meritarlo?
Ed io Harry? Ed io? Ma ti rendi conto che ne ho passate più di Willy il Coyote? Ti rendi conto che se avessi reagito come te ad ogni difficoltà probabilmente adesso sarei Tre Metri Sotto Terra?
Mmm. Respira. Calma. No stress.
-Harry d…-‘dacci un taglio!’ mi morsi a lingua.-Harry non è colpa tua. Le cose vanno male e basta. Non dipende da te.
Sacrosanta verità. L’ha detto pure quello sciroccato di Manzoni se non sbaglio. Consolante? Secondo Harold, decisamente per niente.
-Oh quindi tu dici ‘fattene una ragione’! ‘Fatti una ragione’ di essere padre, di essere solo un amico di ripiego, di…
Oh, Dio Santissimo. Sindrome premestruale acuta.
-Hai sempre me.-lo zittii con un bacio, cercando di alzarmi sulle punte. Fu un bacio strano, diverso dal solito. Forse perché per la prima volta era lui quello soprappensiero, quello che aveva bisogno di essere aiutato.
Si staccò piano da me:-Grazie ragazzina.-sussurrò, accarezzandomi la testa, e poi.-Adesso vado a spaccare la faccia a Stan.
 
Sedevano l’uno di spalle all’altro, con un grosso blocco di ghiaccio l’uno sull’occhio, l’altro sul labbro. Louis, ancora troppo ubriaco per farsi prendere sul serio, borbottava cose come: “nemmeno fossimo sposati!
Io invece ero sobria. Sobrissima. Ed incazzata. Oh già.
-Ma cosa ti salta in mente, Harold? COOSA?-gesticolavo come una matta.
Abbassò lo sguardo come un bambino che viene rimproverato.
-Io,io, io..insomma..-mormorò.
Har, dopo aver accompagnato il biondo ad un taxi, era tornata all’interno del locale per starmi vicina. Che amore di ragazza.
Bene, dov’eravamo rimasti? Oh, già.
-Stan?-dissi, rivolgendomi al ragazzo con un occhio nero.-Perché lo hai colpito invece di cercare di calmarlo?-Nonostante fosse stato Harry ad aprire la lite, era stato lui a tirare il primo pugno.
Nessuna risposta. I due continuarono ad ignorarsi. Lou vomitò anche l’anima in un vaso ornamentale, poi rotolò per terra e si addormentò. Molto d’aiuto, vedo.
Mi passai una mano sul volto. Ma perché da quando conoscevo quei ragazzi non assistevo ad altro che sbronze e risse? Insomma, non erano santarellini, certo, ma quand’è troppo è troppo, e comincia a diventare eccessivo anche per un film con Will Smith.
-Sono di natura per la non-violenza. Perciò vi consiglio di odiarvi cordialmente.- poi indicai Tommo.-L’unica cosa che avete in comunque è quel ragazzo, là, che non sarebbe per niente orgoglioso del fatto che due delle persone a cui tiene di più al mondo si siano picchiate durante la festa per il suo compleanno.
Onestamente io non mi sarei mai vantata di essere l’orgoglio di un tipo che è così ubriaco da non riuscire a tenere gli occhi aperti, ma erano così prevenuti che poco importava che Lou fosse a mala pena cosciente.
Si guardarono in cagnesco. Dissi:-Per Louis.
-Pace?-disse Harry, mantenendo un’aria scocciata e superiore.
-Pace.-disse Stan, mormorando tra i denti:-Ovvio che sono io il suo migliore amico, scii come una donna.
-Come scusa?-Harry aveva la voce stridula.-Che hai detto?
Scoccai ad entrambi un’occhiata infuocata. Mio fratello è meno infantile, sul serio. Ed ha dieci anni.

 *
Spazio autrice (ahahah)
Ed ecco a voi l'ultimo capitolo.

Fottuti.

Dite la verità, vi è preso un infarto, si?
AHAHAHAHA
Comunque non lo è, state tranquilli.
Adoro scrivere di Lou quando si ubriaca, mi fa venire troppo da ridere!
Daisy e Phoebe che truccano Harry?
Non era previsto, ma ho DOVUTO aggiungerlo AHAHAHHA
Infine abbiamo un piccolo assaggio di Harry mestruato (?)
lol
Veniamo alle cose serie, 
lo so che è da taaanto che va avanti quest'epopea, ma mi piacerebbe
sapere chi ancora la segue. Battete un colpooo!
Stan ed Harry sono ESILARANTI.
E poi dopo l'estate d'inferno che ho passato su quel ramo del lago di como
la citazione di Manzoni ci stava tutta LOOOL
Bene, pace amore e frollini 
-Tod

UUH, SURPRISE SURPRISE!
(Di nuovo)
Okay, probabilmente Har mi ucciderà, ma volevo farvi vedere almeno
l'altra parte del Ph.s. **


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...Ludo (mamma sprint (?)

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..Har (che suona pure, oltre ad essere fsdhfjdh)

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...Alessia (in versione hippie-punk-dea-del-rock)

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...e Me (in versione Oh-Santo-Cielo-che-Bel-Maglione-Verde-che-Ho LOL)

Besos **

 

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Capitolo 48
*** Cap.47 ***


Cap.47
Quella mattina fui svegliata da nuove urla. Chi litigava stavolta?
Mi stropicciai gli occhi con il dorso della mano sinistra, e sbadigliai. Nella mia stanza d’albergo c’erano atri tre letti: uno per Har, uno per Niall ed uno per Harry. Assolutamente inutile, ovviamente.
Il biondo e la riccia erano già svegli, e non sembravano curarsi di tutto quel baccano. Progettavano di fare i biscotti. In una camera d’albergo. Dio santissimo, la fissazione!
Harry dormiva profondamente a pochi centimetri da me, con il petto che si alzava e abbassava a contatto con il mio. Mi scostai cercando di non svegliarlo. Aveva un che di angelico in quel momento, nonostante il labbro gonfio.
Sbadigliai:-Cos’è tutto questo casino?
Niall si strinse nelle spalle. Molto d’aiuto come sempre, vedo.
Mi ero trascinata fuori dalla stanza, continuando a stropicciarmi gli  occhi. Avevamo fatto davvero tardi: quando avevo infilato la chiave nella toppa era quasi l’alba. Ero fiera di me però: avevo evitato che Stan spaccasse in quattro il bel faccino di Harry, ed avevo riportato Lou sano e salvo a cas…
Ecco. Mi fermai di botto davanti alla porta della camera di Alessia. Le urla provenivano da lì. Mi feci un segno della croce mentale: se Alessia era in mezzo a qualche casino, Dio solo sapeva quant’era grande. La porta era socchiusa. Bussai. Niente. Bussai ancora. Niente. Oh, litigata impegnativa, eh!
Entrai. Be’, la buona educazione può benissimo andare a quel paese: io ho bussato, e pure due volte. Chi tace acconsente, giusto? Perciò…
Alessia aveva addosso una leggerissima camicia da notte mentre Lou era a torso nudo. Eccessi di calore il ventinove di dicembre? Per terra giaceva una chitarra elettrica. Entrambi si urlavano contro e sembravano morire dalla voglia di prendersi a sberle.
-Come puoi incazzarti così tanto per un Do minore? Spiegamelo. Ma ti pare? Sei impossibile!-urlò Louis, gesticolando. Non sembravano essersi accorti della mia presenza. Mi chiesi se fosse il caso di annunciarmi con un colpo di tosse, uno starnuto, o magari anche qualcos’ altro…
-Ma ti pare che sia davvero per il Do minore? TU, TU SEI IMPOSSIBILE!-Alessia gli puntò il dito sul petto più volte, incenerendolo con lo sguardo.
-E allora cos’è Alessia? Cosa c’è che non va?
-Secondo te cos’è Lou? Cos’è? Ieri ti sei ritirato alle sei meno dieci in stato praticamente comatoso, puzzavi come una birreria e mi hai in pratica ruttato in faccia! Mi fai schifo Lou, ecco cosa! Non puoi ridurti così ogni singola volta!
Strabuzzò gli occhi in una smorfia scioccata, con tutta la teatralità di cui era capace:-Era il mio compleanno!
Alessia si mise le mani sui fianchi:-E cosa centra? Anche a Monopoli, anche a Dublino, Louis con te è sempre la stessa storia!
Lui le propinò una risata amara:-Questo sono io, Alessia. Devi fartene una ragione. O mi ami o mi odi.
Cominciavo a sentirmi davvero a disagio. Ehm…ehi! Sono qui, lì, lì, laggiù, sulla soglia. Eh già…proprio io…Mi sa che è meglio che levi le tende…
-Que…-Alessia sospirò, mettendosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.-Questo è il problema, Louis.
Lui sembrò non capire. Ma come potev…aspetta. Mi sa che non avevo capito nemmeno io. Alle volte sembrava che Alessia parlasse giapponese. Cercai di concentrarmi sulle parole della cugina di Ludo.
-Alessia, io…
-Questo è il problema, Louis.-ripeté.-Io ti amo, e non so nemmeno perché.
Adesso tossicchio, adesso ri-busso. Non ebbi il tempo di fare niente, perché Alessia uscì dalla camera con gli occhi pieni di lacrime. Sembrò non accorgersi affatto di me.
Louis rimase al centro della stanza, a torso nudo, con gli occhi sgranati: sembrava non capire cosa stesse accadendo. Mossi pochi passi verso l’interno, ma lui non diede segno di avermi notata. Ma cosa, ero diventata trasparente tutt’un tratto?
-“Io ti amo e non so nemmeno perché”.-mormorò piano. Fece un sorriso amaro. Poi lo ripeté ancora ed ancora, scimmiottando la voce di Alessia.
-Come? Harry parla più piano! Ti prego con capisco nulla! Harry, no! Non piangere. Dai, dai, stupido…no! …cooosa? Ludo? Adesso? Perché non mi avete avvisata? Siete due sprovveduti, ecco cosa! Come “perché è una cosa da genitori”? Harry tu avevi promesso! Io devo, io insomma!-avevo la voce stridula.-Tu avevi detto…avevi promesso che ci sarei stata.
Assurdo. Tutto quel tempo, tutti quei litigi, quei casini, quelle rinunce. Tutto in funzione di quel momento. Stavano nascendo. I gemelli di Ludovica ed Harry stavano nascendo. Ludo era stata portata in ospedale da Liam ed Hazza all’improvviso, senza avvisare nessuno. Padre surrogato, padre naturale. Soli. Soli con una diciannovenne che stava per partorire. Wow. Nessuno avrebbe scommesso su di loro. Nemmeno io. Per questo avrei dovuto esserci. Ecco, l’avevo detto. Avrei dovuto esserci. Volevo esserci.
Mi ero affezionata ai bambini, ed anche a Ludo. Li avevo visti crescere dentro di lei, e renderla più felice, più serena. Erano un po’ anche figli miei, quasi.
E poi, diciamoci la verità, cosa avrebbero potuto fare quei dure? Erano lì da sì e no dieci secondi ed Harry era già in lacrime. Sentivo che aveva bisogno di me.
-Tutto a posto? Come sta Ludovica?-pausa.-Che vuol dire che l’hanno portata via?-avevo la gola secca. Attorno a me si era riunito un capannello di persone. Har e Niall mi erano alle costole. Alessia lottava per il possesso del telefono. Zayn mi guardava con occhi spiritati cercando di drizzare le orecchie il più possibile. Yola non sembrava troppo interessata, mentre Louis lo era eccome, ma si teneva a distanza.
Aveva litigato con Alessia un’oretta prima, e c’era tensione nell’aria.
-Harry? Harry parla più piano accidenti! Non si sente un tubo! Ti prego, ti prego, tranquillizzati. Respira. Da bravo, così.-manco stesse per partorire lui.-Cesareo, dici? D’urgenza? Che cosa è successo? Certo che significa che c’è  qualcosa che non va! Quando? Ora? Accidenti!-avevo il cuore in gola. Harry sembrava terrorizzato. Non era d’aiuto. A me, a sé a Ludo…a nessuno.
Per un po’ ci fu silenzio. Avevano tutti il fiato sospeso.
-Okay, okay. Sì, sì. Va bene. Arrivo.-chiusi la telefonata, e spiegai brevemente quello che avevo capito dalle frasi sconnesse del riccio. Ludo era in travaglio, ma stava male. Le avrebbero fatto un cesareo, di lì a pochi minuti. Era decisamente il momento adatto per lasciarsi prendere dal panico.
Da bravi sprovveduti quali erano non avevano nemmeno preparato un borsone per Ludo con pigiami e vestaglie. Nemmeno una tutina per i bambini. Niente di niente. Con cosa li avrebbero coperti? Con la garza sterile? Dovetti arrangiarmi in quattro e quattr’otto con l’aiuto di Har e Alessia, ancora un po’ soprappensiero. Nel frattempo Niall si occupava dei taxi.
Chiusi piano il borsone e sospirai di sollievo. Dai, Elena. Dai. Andrà tutto a posto. Come diceva Mika? ‘Relax, take it easy’.
In quell’esatto istante sentii voci concitate nel corridoio. Mm. La cosa puzzava e non poco. Io e le ragazze ci guardammo. Zayn e Yola. Dovevano essere per forza loro.
Solo, si accettavano scommesse sul perché litigassero. Zayn voleva farlo nella hall? O forse Yola preferiva il reparto ostetricia?
Sbirciammo.
-Yola…ciò che c’è tra noi è bellissimo.-Har finse di vomitare,ed Alessia roteò gli occhi.-…ma..Yola io, insomma, tu mi piaci, mi piaci tantissimo…ma io…
Si passò una mani tra i capelli e lei scosse piano la testa.
-Tu cosa Zayn, tu cosa?
Sembrava stesse prendendo coraggio. Coraggio per cosa?
Il sospetto si impossessò piano di me, insidiandosi lento ed inesorabile nella mia testa. Oh, Zayn. Povero, piccolo, ingenuo Zayn. Perché vuoi farti del male? Perché vuoi soffrire di nuovo così tanto?
Io ed Har ci scambiammo uno sguardo carico di tensione. Anche lei aveva pensato la mia stessa identica frase. Ti prego Malik, lo dico per te. Non voglio che tu…
-Io mi sono innamorato di te, Yola.-le prese le mani-So che non era questo ciò che volevi, ciò che volevo, ciò che volevamo. È semplicemente successo. Mi sono innamorato di te, e vorrei che le cose tra noi,…sì…vorrei che si facessero più serie…ecco. Voglio stare davvero con te. Non solo, ecco, non solo…
Quello era un momento da film. Uno di quei momenti cruciali che sai per certo cambieranno radicalmente la tua vita. Quei momenti in cui un sì e un no fanno una differenza spaventosa. Uno di quei momenti in cui il silenzio sembra finto, totale, assordante. Un momento che pensi non arriverà mai.
Tutte le ragazze del mondo avrebbero pagato oro perché uno come Zayn volesse fare sul serio con loro, ma Yola no. Staccò le mani di lui con forza.
-Sai come la penso.-gelida.
-Ma…
-L’hai sempre saputo.-più che gelida.-Te l’ho detto appena ci siamo conosciuti.
-Sì, Yola, ma..-lui era implorante.
Lei scosse la testa piano, con gli occhi vuoti:-Mi dispiace.-sorrise.-E’ stato bello.
Vidi Zayn boccheggiare. Le prese un polso, trattenendola con forza:-Yola, non credevo sarebbe successa una cosa del genere. Mi sono divertito da matti con te, e…
Lei sorrise:-Ecco. Era solo questo, Zayn, solo questo. Mi sono divertita. Grazie di tutto, e stammi bene.-si girò, e camminò fuori, verso la hall, verso la piazza, verso il centro. Via.
Non si voltò nemmeno per un istante, non sembrò nemmeno titubare. E Zayn rimase lì, impalato, con gli occhi pieni di lacrime.
Ecco, quello era l’attimo peggiore. L’attimo in cui subisci il colpo, in cui vieni scalfito. Quello in cui non capisci ancora ciò che è accaduto, ciò che hai perduto. In cui non senti niente. Esattamente quell’attimo di silenzio, di vuoto, di niente assoluto, un istante prima di cadere a pezzi.
Tirò su col naso, si morse le labbra per non piangere. Le lacrime scorsero copiose. Cercò di sorridere, respirando profondamente.
Zayn era distrutto. Deluso, di nuovo, dalla ragazza che amava. Scivolai piano fuori dal mio angolo buio. Gli cinsi le spalle con un braccio. Ale ed Har rimasero in silenzio.
-Zayn, Zayn è tutto a posto.
Mi guardò, sorridendo, con una tristezza infinita negli occhi.
-Ah, sì? E se è tutto a posto perché fa così male?

*
Spazio autrice (ahahah)
Ho aggiornato apposta il 21-12-12, perchè questo capitolo
è la fine del mondo
AHHAHAHAH
No, okay, questa me la potevo davvero risparmiare.
COMUNQUE! 
E' un capitolo abbastanza movimentato, 
e ci sono non uno ma ben due litigi abbastanza importanti...
Louis e Alessia si lasciano, Zayn e Yola si lasciano
(lei voleva solo uno scopamico e nel mentre Ludovica entra in travaglio.
Ce la faranno i nostri eroi? 
Liam ed Hazza: come dice mia nonna 'da due non ne esce uno'
LOOOL
Nota troppo lunga (buuuh)
mi dileguo
Au revoir
Hèlène


********
Ancora foto, lo so, sono una scassa scatole.


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...io ed Har :')

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...Ale e Ludo 

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...io ed Ale (che siamo proprio fighe AAHAHAH)

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(per questa foto potrei seriamente essere uccisa da ambo le ragazze, perchè a loro non piaceva, 
ma era troppo divertente, e poi non sono sdgbfdsfjdf? DITEGLIELO)

Obrigado ;)

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Capitolo 49
*** Cap.48 ***


Cap.48
Sedeva per terra, con la testa fra le mani, torturandosi i ricci e le labbra. Guardò il telefono, poi alzò lo sguardo. Incrociai i suoi occhi velati di lacrime e gli corsi incontro.
Mi strinse forte, trattenendo i singhiozzi: non c’era niente da dire, in quel momento. Era una cosa troppo grande per degli adolescenti. Inspiegabile ed indescrivibile. Gli asciugai piano le lacrime, con la punta delle dita. Era un pianto di gioia, quello, ma anche di dolore, di frustrazione, di sollievo. Era un pianto liberatorio.
-Harry…-mormorai, ma lui mi zittì, e non aggiunsi altro. Lasciai che si sfogasse, aspettando in silenzio.
Har ed Alessia entrarono nella degenza di Ludovica, dove Liam camminava avanti ed indietro, con le mani dietro la testa. Io mi sedetti accanto ad Harry, sul pavimento, con la testa sulla sua spalla. Mi sfiorò i capelli con una mano:-Grazie…-gliela strinsi.
L’ospedale era un brulichio di gente. Infermieri, dottori, donne dall’aria provata, e familiari di ogni sorta. Tutto attorno a noi si muoveva freneticamente, mentre io ed Harry restavamo immobili. Sospesi.
Un’infermiera si affacciò nel corridoio, e chiese del marito di Ludovica. Harry saltò su, e lui e Liam si guardarono un istante. Le furono addosso in un battito di ciglia.
-Entrambi.-disse Harry, con la voce che tremava leggermente. La donna li guardò confusa.-Entrambi ho detto!-ripeté lui.
La seguirono, e non feci nemmeno in tempo a muovere un passo che sentii Alessia trascinarmi assieme al suo sconvolgente vortice di pazzia verso il bagno dell’ospedale. A quanto pareva la vescica killer aveva colpito ancora.
 
Zayn, Niall e Louis ci raggiunsero poco dopo. Il biondo mi guardò esasperato: aveva un colorito verdognolo. A quanto pare Zayn aveva di nuovo rifiutato di lavarsi, e Louis aveva infranto tutte le regole del codice stradale, ignorando le precedenze, i sensi unici e i semafori rossi. Un incubo.
Quando arrivammo tutti e sei, dunque, i bambini c’erano già.
Li vidi entrambi, mentre ero ancora fuori dalla camera. Ludo dormiva, serena. Liam invece stava fermo accanto alla porta, con un fagottino tra le braccia. Sorrideva come un demente: sembrava fosse tutto ciò che aveva sempre desiderato. Harry se ne stava dall’altro lato della stanza, con un piccolo esserino premuto contro il petto, vicinissimo alla faccia. Lo fissava come in trance, cullandolo con dolcezza. Mi voltai verso la combriccola e feci cenno di aspettare. Bussai piano.
-E’ permesso?-i due padri si voltarono verso di me, sorridendo radiosi.
-Loro sono Harry-disse Liam, voltando verso di me il piccolo fagottino ronfante-Ed Elena.-mormorò Harry indicandomi la piccola creaturina che reggeva tra le braccia.
Harry ed Elena? Harry ed Elena? Mi trattenni dal ridere. Un’idea di Ludovica, di sicuro. Erano la cosa più meravigliosa e sconvolgente che avessi mai visto. Gli occhi di padre e figlia scintillavano all’unisono. Erano appena nati, ma tutto nei due gemelli ricordava Harry. Era spaventoso quanto gli somigliassero.
Il papà biologico prese a fare su e giù per la stanza con la piccola Elena tra le braccia, canticchiando ‘Little Things’. Lei aveva spalancato i suoi occhi cangianti, ancora ciechi, ma sembrava scrutarlo davvero, tutta seria e compunta. Liam rimase fermo accanto a Ludovica, con il piccolo Harry che sonnecchiava beato.
Per quanto assurda fosse la cosa, alla fine a me sembravano entrambi ottimi padri, ognuno a suo modo. Lima sembrava il classico padre che tutti vorrebbero avere, l’eroe dei suoi figli. Harry invece era attento e premuroso, quel genere di padre a cui ti attacchi molto nell’infanzia, detesti nell’adolescenza, e ringrazi il cielo in tutte le lingue del mondo (swahili compreso) di aver avuto per tutto il resto del tempo.
Come potevo dirlo, se ero lì da sì e no cinque minuti? Semplicemente sapevo che era così. Ed era per questo che credevo che Harry avesse fatto la più grande cazzata della sua vita, rinunciando ai bambini. Sapevo bene che prima o poi se ne sarebbe pentito.
Mi bastava guardarlo. Guardare quello sguardo così tenero incontrare gli occhi di Elena. Non guardava nemmeno me in quella maniera.
-Vuoi tenerla?-me la mise in braccio con dolcezza, aggiustando la coperta che l’avvolgeva-E’ perfetta…
Sorrisi. Quel piccolo corpicino caldo era davvero perfetto. Per un attimo mi crogiolai all’interno di quel clima da famiglia perfetta, poi sentii bussare piano alla porta e mi voltai. Har ed Alessia sembravano due psicopatiche fuggite da un manicomio.
-Oddio, come sono piccoli!-strillò la prima.-…posso?
Si era avvicinata a Liam ed aveva proteso le mani verso il piccolo Harry. Lui gliel’aveva ceduto con un’espressione contrariata. Avevo paura che scoppiasse in lacrime gridando “E’ mio! È mio!” come all’asilo. Non lo fece. Meno male.
-Oh..-Ale si avvicinò con occhi scintillanti. Ludo continuava a dormire.
Con la coda dell’occhio vidi Niall e Lou che facevano segnali strani fuori dalla porta. Mi sembrò egoista monopolizzare i gemelli, con tutto l’amore che c’era attorno a loro, così presi Harry per mano e uscii dalla stanza.
-Vuoi qualcosa?-mi chiese.-Muoio di fame.
Niall sembrò tentato dalla richiesta di Harold (nonostante fosse rivolta a me) ma alla fine desistette, sotto lo sguardo inceneritore di Har.
Mi sedetti sulle sedie scricchiolanti della sala d’attesa, mentre il riccio litigava furiosamente con il distributore automatico. Mi veniva da ridere.
Era divertente vedere con quanta facilità passasse dalla figura del padre a quella dell’adolescente imbranato. Era divertente vedere come quei due aspetti così diversi coesistessero nella stessa persona. Certo, divertente.
Poche file di sedie più in là, seduto per terra con la testa tra le ginocchia, c’era Zayn.
Era l’unico a non aver ancora visto i gemelli e tutto sommato mi dispiaceva per lui. Ammetto di essere stata scettica nei suoi confronti, all’inizio, ma si era rivelato un ragazzo molto diverso da come sembrava. Un ragazzo che si era innamorato, ben due volte, sempre della ragazza sbagliata. Mentre lo guardavo, inconsciamente pensai ad Hernest. Dov’era adesso? Costa stava facendo? Con chi era adesso?
Anche lui si era innamorato della ragazza sbagliata. Accidenti, non credevo sarei mai diventata la ‘ragazza sbagliata’! Non mi ci vedevo affatto a fare a fettine il cuore di un caro ragazzo. Eppure era ciò che avevo fatto. Mi si strinse il cuore a guardare Zayn, perché provava proprio quello che avevo fatto patire ad Hernie, e la cosa mi faceva stare da schifo davvero.
La porta della camera di Ludo si aprì, e ne uscirono Niall ed Har, tutti sorridenti. Sembravano davvero sollevati. Lasciarono la porta socchiusa.
-Sono identici ad Hazza.-mormorò la mia migliore amica, sorridendo. Il biondo annuì, trascinandola verso i distributori. Harry era ancora là, aspettando non so quale aiuto divino per far ripartire quell’aggeggio ingrippato. Niall gli si avvicinò e parlottarono tra loro per un po’, poi l’irlandese diede un colpo secco sul lato sinistro della macchinetta che resuscitò improvvisamente, sputando fuori il pasto di Harry. Niall mani-magiche Horan. Non male.
                                                           
-Dai! Daaaai, dai fammela tenere! Daaai non essere egoista!-sembravano due bambini che litigavano per un giocattolo.
-E’ il mio turno, ho detto!-mi sporsi in avanti e vidi Alessia e Louis che bisticciavano. Lei teneva la piccola Elena tra le braccia, e lui protendeva le mani verso la bambina con occhi spiritati.
-Alessia, solo un momento, Alessia, dai lei è…
-Mia nipote!-precisò, con una punta di orgoglio.-esattamente! Perciò…
Entrambi i gemelli, praticamente all’unisono, scoppiarono in lacrime. Era un suono agghiacciante: faceva venire la pelle d’oca.
Liam fece per prendere anche Elena, ma vidi la figura distesa muoversi leggermente. Ludo aprì gli occhi, e protese le mani verso l’alto.
-M...ma…l’infermiera ha detto…-protestò debolmente sua cugina.
-A…Alessia…dammi...la bambina…-lei ripose tra le braccia della madre il fagottino urlante, che dopo poco si acquietò. Due secondi dopo, smise anche Harry. Tirammo subito un sospiro di sollievo.
Alessia fece per dire qualcosa, ma fu interrotta dall’arrivo dell’infermiera che portava via i gemelli per un controllo. Liam baciò Ludo sui capelli, mentre i bambini riprendevano a piangere. Lei gli strinse la mano, e mormorò qualcosa all’orecchio.
Ale era sul punto di ripartire all’attacco quando Lou le lanciò in testa una scatola rosa confetto. Una pioggia di cioccolatini le cadde in testa, impigliandosi tra i suoi ricci. Si guardarono a lungo. Cercarono di fare i sostenuti, ma non ci riuscirono. Risero, entrambi. Di gusto. Con delicatezza insospettabile Tommo prese un cioccolatino, e lo scartò, infilandoselo in bocca. Sorrise. Tre secondi prima si stavano urlando contro e sembravano volersi scannare a vicenda. Adesso si stavano baciando.
-E’ per questo…-sentii che Alessia sussurrava.-…è per questo che ti amo.
Mi ritrovai a sorridere come una stupida. Sarebbe stato un finale non male, per un film. Anzi, sarebbe stato davvero un bel finale. Bacio, luci che sfumano, buio. Fine. Ma non era un film, giusto? Mica poteva finire così! Quello era solo l’inizio.
Cavoli Elena, mi stai diventando troppo filosofa, sai? Tutte le cose che ti sono successe in questi mesi ti hanno stravolta a dir poco! Quest’anno… per la miseria! Nemmeno ci avevo pensato…! Quest’anno è stato strano, no? Ed ora che sta per concludersi, cosa succederà? Non è il momento di farsi domande, Elena. È il momento di…
-Elena?-Har mi riscosse piano, ridendo.-Ci sei?
Feci un sorriso ebete.
-Ti stavo chiedendo “vieni con noi”?-scandì bene, come se fossi ritardata.
Battei piano le palpebre. Sbadigliai:-E dove di preciso?
-A man…-Har sbattè una rivista in testa a Niall, che si corresse:-A fare un giro, a fare un giro.
Ridemmo tutti.
Sbadigliai ancora. Ero stanchissima, accidenti:-Stavolta passo.
Cercarono di convincermi in ogni modo, ma alla fine dovettero rinunciare. In mezzo a tutti quei bambini urlanti li osservai allontanarsi piano, verso l’esterno. Osservai le loro mani intrecciate, e la camicetta svolazzante di Har. Osservai Niall infilarle il cappotto con delicatezza, e stringerle la sciarpa attorno al collo (quello non sembrava molto tenero in realtà). La vidi calcargli il cappello fin sotto gli occhi, facendolo sbattere contro il muro. Che fosse quello, l’amore? Piccoli gesti, accorgimenti? Prima che potessi darmi una risposta, sparirono dalla mia visuale. Inghiottiti dal mondo.
Per tutto quel tempo ero rimasta seduta lì, proprio a pochi passi da due ragazze che chiacchieravano a voce piuttosto alta.
-Sì, andiamo Gwen…ehi! Dio, non posso crederci!-strillò una voltandosi verso Malik.-Zayn, sei tu?
Aveva i capelli scuri, ed un enorme neo sulla faccia. Oh. Oh, santissima merda.
Sgranai gli occhi e spalancai la bocca. Era, era, era…era lei! La meretrice! Per la serie “a volte ritornano”, santissimo cielo. Più credevi di aver infossato qualcosa (o qualcuno, magari) più questo ti si ripresentava davanti nel momento più assurdo ed impensabile.
Zayn, che nel suo silenzio e nella sua depressione da Ragazzina Dal Cuore Infranto non si era minimamente accorto di lei, alzò lo sguardo e le sorrise. Si alzò dal pavimento e le andò incontro:-Beth… da quanto tempo…
Qualcuno mi fece toc-toc sulla spalla, e poi mi coprì gli occhi con le mani.
-Indovina chi…
-Harry, lo so che sei tu, smettila con questi giochetti idioti!-con un solo gesto mi liberai dalle sue mani e mi voltai verso di lui.
-Uffa…-disse, attirandomi a sé.-Potevi reggermi il gioco un altro po’…-e, come amavo, dopo avermi cinto la vita con un braccio mi baciò a lungo. Molto a lungo.
Sorrisi sulle sue labbra, ed infilai le dita tra i suoi ricci. Lui mi guardò con quegli occhi verdi scintillanti.
Musichetta ad effetto in stile film romantico per adolescenti racchie e senza la minima speranza con alcun ragazzo del pianeta Terra. Pausa effetto.
E tutti vissero felici e contenti.
Forse. Diciamo. Non proprio.
Ma va bene così.

*
Spazio autrice (ahahahah)
Oh.My.Godness.
Rischio di piangere, sul serio.
Non so quanto questa storia valesse per voi, ma per me è stata
davvero importante. Essenziale.
E sapere che è finita mi manda il cuore in pezzi (?) 
Vi ricordate l'inizio? Quando Harry faceva il cretino e si ubriacava sempre?
Quando lui ed Elena litigavano per ogni minima cazzata?
Quando ancora non c'erano Ludo e Alessia?
Ricordate le risate la sera in cui fecero la serenata, 
la disperazione quando Louis voleva lasciare la band?
Ricordate Zayn depresso per Alessia, Harry innamorato di Anne?
Quarantanove meravigliosi capitoli.
Lo dico anche io, nonostante sia autocritica. 
Questa storia mi ha fatta crescere molto, almeno per quanto riguarda la scrittura.
E sono fiera di averla portata a termine.

Ed ora...due sorprese.

Sorpresa numero UNO
Vorrei che recensiste in molti almeno questo capitolo, dato che è l'ultimo.
E se il capitolo avrà un numero abbastanza alto di recensioni
pubblicherò anche l'Epilogo che ho già pronto...
Che ne dite?

Sorpresa numero DUE
Di nuovo vi lascio con alcune foto che abbiamo fatto, per 
rivivere insieme 'Under Dublin's sky'
...

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Har, me e Ludo in salotto 

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Har, me e Ludo sulla scalinata

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Har, Alessia e me

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Imbarazzante fotografia in cui facciamo le sexy AHAHAHAHHAHAHA

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Quando io ed Har ci ritroviamo davanti i ragazzi, a casa di Niall.

Vi prego, vi scongiuro. RECENSITE!
Anche con due righe, davvero, per me sarebbe molto importante.

Tod ama tutti voi, incondizionatamente.
GRAZIE 

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Capitolo 50
*** Epilogo. ***


Epilogo
Tre anni dopo.
La casa era addobbata a festa come ogni anno. I palloncini la invadevano, e gli striscioni con su scritto ‘Buon Compleanno!’ la soffocavano. Piccole testoline frettolose correvano di qua e di là travolgendo tutto quello che incontravano, sfuggendo ad ogni tocco e ad ogni richiamo.
Non mi fu difficile individuare le due testoline ricce che cercavo. La piccola Elena era circondata da uno stuolo di ragazzetti alti mezzo metro che la guardavano assorti: sembravano pendere dalle sue labbra. Lei era assorta, pettinava i capelli ad una bambola, raccontando chissà quale aneddoto della sua vita complicata da bambina di tre anni.
-Tanti auguri!-dissi, facendole l’occhiolino. Si girò verso di me con gli occhi che le brillavano.
-Zia!-mi saltò al collo snobbando i bambini che la guardavano ancora speranzosi.
-Peste!-le scompigliai la zazzera, e lei si aggiustò i capelli sospirando-Tutto bene?
La guardai con fare interrogativo. Lei mi prese una mano e cominciò a giocherellare con l’anello che portavo al pollice, improvvisamente timida, troppo occupata.
-Birba, sto parlando con te!-i suoi occhini verdi incrociarono i miei, e lei mi sorrise, solare.
-Sì zia, sì. È il mio compleanno! Faccio gli anni così!-mi mostrò la manina, con tre dita sollevate.-Dov’è zio Harry?-lo cercò alle mie spalle.
-Sta parlando con la mamma, vedrai che adesso arriva.-all’improvviso mi sentii incredibilmente stanca.
Non condividevo il fatto che Ludo non avesse detto la verità ai gemelli. Harry se n’era lavato le mani, certo, ma era pur sempre il loro padre. Non aveva senso declassarlo a ‘zio’, e prima o poi la cosa sarebbe tornata a galla, incasinando tutto. Tutto ha un prezzo.
Elena adorava, anzi no, lei…amava Harry. Non suo fratello, io intendo suo…padre. Harry era la luce dei suoi occhi, da sempre, e quando era nei paraggi Elena quasi sembrava dimenticarsi di Ludo e Liam, e soprattutto sembrava essere più legata a lui che a loro. Lo sapevano, e la cosa li faceva impazzire. Letteralmente.
I gemelli avevano imparato a parlare in inglese, ma sin da subito Ludo aveva cercato di inculcargli qualcosa dell’italiano. Non se la cavavano granchè maluccio, per loro era come un gioco, un linguaggio segreto.
Una mano mi sfiorò piano la spalla. Quando mi voltai vidi il riccio che mi strizzava l’occhio. Faceva male vedere quanto somigliasse ad Elena. Faceva quasi paura.
La bambina scalpitò:-Zio, zio!-allungò le braccia verso di lui.
Harry la prese al volo, facendola girare:-Oggi è il compleanno della mia principessaaa!- le loro risate si fusero, originando un unico, limpidissimo, suono.
Andai alla ricerca dell’altro gemello, quell’Harry in miniatura con gli occhi verde ghiaccio.
Tra i due, Harry era decisamente il più timido ed introverso. Non aveva certo preso la spavalderia del padre, e cresceva tra le braccia protettive di Liam che, per contrastare la schiacciante somiglianza con Styles, aveva cercato di trasmettere al figlio almeno il suo carattere. Cosa che con Elena non era affatto riuscita.
Harry stava seduto in un angolo, con un libro illustrato tra le mani, dimostrando una pacatezza che non si addiceva per niente alla sua età. Sospirò, grave. Doveva essere dura avere tre anni…! Ludovica lo aveva rimproverato? Elena gli aveva rubato un giocattolo?
-Ehi campione!-alzò lo sguardo e mi sorrise.-Me lo dai un bacio?
Arrossì ed io lo invitai ad avvicinarsi, spalancando le braccia. Mi schioccò velocemente un bacio sulla guancia e poi corse via. Una risata conosciuta mi accarezzò l’orecchio, facendomi voltare.
-Elena, Elena, Elena…non ti basta l’Harry originale?
Sorrisi:-Tommo,Tommo,Tommo, non ti smentisci mai, eh?
Gli saltai al collo e ci abbracciammo stretti. Era un po’ che non lo vedevo. Salutai anche Alessia, era raggiante. Tre giorni dopo il suo ventiduesimo compleanno Louis l’aveva portata a Las Vegas, e lì si erano sposati, in quattro e quattr’otto, con “Hey Jude” al posto della marcia nuziale, in jeans e maglietta. Il sogno segreto ed inconfessabile di Alessia:solo Louis era abbastanza folle da assecondarla.
Era stato due mesi prima, o poco più. Erano appena tornati dal viaggio di nozze a Bora Bora. Interessante. Invidia portami via.
-Vi trovo bene!-li informai, strizzando l’occhio.
Louis diede di gomito:-Sì,sì. È stato da urlo, diglielo Alessia! Abbiamo fatto snorkeling, wind-surf ed abbiamo nuotato con i delfini! Bora era stupenda, ma anche Bora non era male. Ad essere onesti ho trovato il servizio un po’ scadente: non c’era un’anima e l’acqua era piena di sassi ma, eh! Che ci vuoi fare…questo turismo emergente!-ridemmo, e feci per dire qualcosa, quando i miei occhi si posarono sulle due figure che erano appena entrate. Tutto quello che c’era nel mio cervello in quel momento si azzerò. Lanciai la mia borsa in aria e,schivando amici di Ludo e Liam e genitori di amichetti dei gemelli, raggiunsi l’atrio strillando:-HAAAAAAAAAR!
Ci stringemmo forte, e posai la testa sulla sua spalla come ai vecchi tempi. Non ci vedevamo da prima di Natale: quell’anno, finalmente, io ed Harry eravamo riusciti a partire insieme alla volta di Parigi, questa volta, mentre lei era andata con Niall a Dublino. Eravamo state separate per forse una settimana, ma ci erano sembrati davvero secoli.
-Piccola cicci!-mi disse con un sorriso.-Divertita nella città dell’amore?
-La Tour Eiffelè grande, Lafayette è scintillante, MontMartre malinconico, il Louvre interessante…l’hotel era carino: la vista non era niente male, ed i materassi erano davvero davvero comodi…
Prima che Har avesse il tempo di scandalizzarsi, una voce dolce e con un forte accento irlandese mi disse:-No, davvero, non disturbarti a salutarmi. E non chiedermi nemmeno con così tanta insistenza come sto e cos’abbiamo fatto con mia madre e quel simpaticone di Chris!
Mi voltai ed abbracciai Niall:era rimasto pressoché lo stesso da quando lo avevamo conosciuto, tre estati prima. I suoi occhi luccicavano ancora come stelle.
-Mi sei mancata, stupida italiana.
-Mi sei mancato anche tu, irlandese di sti cazzi.-rise forte, e poi intercettò il saluto di Harry, che aveva ancora sua figlia in braccio.
-Saluta zio Niall, Elena. Da brava, salutalo, così, con la manina.-sentii che diceva, e mi venne da sorridere. Harry era perfetto come padre, checché ne dicesse.
Da quando c’erano i gemelli si era fatto il culo in quattro per essere presente nella loro vita. Ludo all’inizio lo aveva ostacolato in ogni modo: lui l’aveva mollata con il culo per terra, le aveva detto di non essere pronto! Alla fine aveva ceduto: Harry appostato ore ed ore sotto casa sua con il dito premuto sul citofono non era facile da ignorare.
Harry era dolce, premuroso, faceva il babysitter quando Ludovica e Liam avevano da fare. Era un vero e proprio padre part-time. Certamente un padre, ma pur sempre part-time. Lo osservai guardare Elena con gli occhi che gli brillavano. Le scostò piano i capelli mentre lei mostrava la lingua a Niall. Ricordavo che quando Ludovica ci aveva chiamati per dirci che i gemelli avevano imparato a camminare, quella notte Harry aveva pianto. Mormorava nel sonno “mi sto perdendo tutto”.
Le cose tra Liam ed Harry andavano a singhiozzi, non erano più gli amici di un tempo. Più l’uno cercava di avanzare richieste sui bambini, più l’altro si faceva scontroso nei suoi confronti. Difendeva il suo territorio, lo capivo. Temeva che le cose tra Ludovica ed Harry si sarebbero messe a posto così facendo, temeva tornassero insieme per il bene dei bambini. Lo temeva lui come lo temevo io.
-Ehi Zayn!-Har mi riscosse salutando il ragazzo che era appena entrato. Lui stringeva la mano ad un ragazza che purtroppo conoscevo fin troppo bene: capelli scuri riccissimi, un neo sotto l’occhio. Zayn e la meretrice facevano coppia fissa da tre anni ormai. Si erano conosciuti durante l’estate, lui aveva tradito Alessia con lei, e poi si erano incontrati di nuovo in ospedale il giorno della nascita dei gemelli. Il giorno in cui Yola se n’era andata.
Beth si posò una mano sulla pancia, e mi sorrise appena. Io mi appesi al collo di Malik:-Vuoi essere ancora il mio Super Malik?-mi fece girare, ridendo. Harry, sempre tenendo Elena per mano, ci raggiunse. Mi scompigliò i capelli proprio come faceva con sua figlia:-Ehi bimba, mi lasci parlare due secondi con il mio amico?-Zayn mi lasciò e volteggiai su me stessa due volte. Beth mandò gli occhi al cielo seccata.
Mi allontanai, ma restai a portata d’orecchio.
-Che hai combinato, amico?- Harry sembrava allarmato. Zayn si grattò la testa piano.
-Non era in programma, ma Beth è incinta.-mi andò la saliva di traverso. Cominciai a tossire così forte da piegarmi in due. Har accorse a picchiettarmi dolcemente la schiena.
-Cos’è successo?-mi chiese lei, ed io cominciai a strabuzzare gli occhi e a indicare la pancia di Beth. Har mimò un pancione ed io annuii. Lei si morse le labbra per non ridere.
-Ehi Zayn! Chi va con lo zoppo impara a zoppicare, non credi anche tu?-annunciò, e il riccio al fulminò con lo sguardo. Zayn prese Beth per mano e la guidò all’interno della casa. Io presi un bicchiere di carta, e mi lascia cadere stancamente sul divano, sorseggiando spumante. E così anche Zayn avrebbe avuto una figlia di lì a poco. Anche lui era davvero troppo giovane, ma quelli sono i rischi che si corrono a scopare con chi ti capita a tiro. Quello, e le malattie veneree. Credo che chiunque avrebbe preferito un figlio alla sifilide. Per lo meno io avrei preferito.
-Un saluto non si paga.-una voce alla mia sinistra mi allontanò dai miei pensieri-l’aria di Parigi ti ha per caso dato alla testa?
Avrei riconosciuto quel timbro in mezzo a mille. Erano cambiate molte cose, da quando ero solo una ragazzina che ascoltava musica nella sua stanza, ma la voce di Liam era sempre la stessa.
-Ciao, Lee.-si lasciò cadere sul divano con aria stanca.-Scusa, mi sento ancora un po0 disorientata.
-Elena il volo sarà durato mezz’ora!-ridemmo. Il gemello maschio corse a nascondersi tra le ginocchia del padre, in lacrime.
-Ehi campione, cosa c’è?
-Voglio andare a casa mia papà, nella mia stanza, con i miei giochi.-tirò su con il naso, e Liam lo prese in braccio.-Voglio che vanno tutti via, papà.
-Non preoccuparti, campione, nemmeno a papà piace tutta questa confusione, ma la mamma ha deciso così. Perché non vai a giocare con Kevin? Con le macchinine, guarda. Ti va di giocare con le macchinine?-Harry annuì, scese giù e trotterellò verso un paio di testoline bionde che giocavano in ginocchio sul pavimento.
-Sei un bravo pare, Liam.-gli dissi, poggiando una mano sul suo ginocchio. Lui sospirò: sembrava invecchiato di dieci anni.
-Lo so.-sorrise, guardano Elena che mostrava le sue bambole dai capelli colorati alle sue amichette.-Vedi, anche se non sono figli miei io li amo, li amo da morire-lo capivo.-Conosco tutto di loro: so il colore preferito di Elena, so il cartone che Harry ama guardare la mattina mentre fa colazione, per esempio so che entrambi odiano la minestra ed amano il succo di mela, so che Elena ha paura del buio, e che Harry detesta quando lo si chiama per nome. Loro sono i miei figli, ormai. Lo sono diventati. Io e Ludo siamo la loro famiglia.
Ludovica entrò in salotto il vassoio della torta: era immensa, e bella, con una decorazione di pasta di zucchero verde acceso.
-Tutti noi siamo la loro famiglia.-disse con un sorriso. Aveva i capelli raccolti in uno chignon, con un paio di ciocche che le ricadevano sulle guance. Indossava un cardigan scozzese ed un jeans scuro: era entrata perfettamente nel ruolo della mamma, e non sfigurava affatto in mezzo alle trentenni che piluccavano stuzzichini in salotto.
Elena ed Harry le si attaccarono addosso come due cozze, e lei alzò gli occhi al cielo seccata.
 
Ci avvicinammo tutti, per le solito foto ricordo obbrobriose che non fanno altro che ricordarti quanto il tempo scorra veloce. Sulla consolle dell’ingresso c’erano entrambe le foto dei compleanni precedenti.
I bambini, Ludo e Liam, Niall ed Har, Zayn e Beth, Alessia e Louis, io ed Harry. Ci stringemmo un’altra volta ancora, gli uni agli altri, per l’ennesima foto. Corpi rigidi, sorrisi di plastica.
Anche quell’anno si aggiungeva a tutti quelli precedenti, anche quei ricordi si accumulavano agli altri. Ne avevamo passate tante, tutti insieme, sin dall’inizio. Drammi, crisi, dubbi e quant’altro. Dopo meno di un mese avrei avuto l’età che aveva Harry quando ci eravamo conosciuti. Diciotto anni. Era una libertà che agognavo, che cercavo, una libertà in cui speravo.
Assurdo quanto potesse essere piena la mia vita a soli diciotto anni.
Mi strinsi ad Har, che aveva il braccio di Niall sulla spalla. Guardai l’obiettivo sorridente, consapevole di tutto quanto avevo attorno.
La mia vita era cambiata un sacco in quei tre anni: avevo fatto cosa che non avrei mai immaginato, visto posti davvero stupendi, incontrato persone che nemmeno immaginavano la mia esistenza!
L’obiettivo si restrinse, il flash scattò. Mi rilassai, lasciando cadere le braccia e mi abbandonai ad un sorriso autentico.
Altro anno, altra foto. I bambini, Ludo e Liam, Niall ed Har, Zayn e Beth, Alessia e Louis, io ed Harry.
So che può sembrare la fine, un lieto, lietissimo fine. Ma in realtà, io lo bene, è solo l’inizio

 


***
Mi piace pensare che Niall ed Har vivano in una grande casa bianca, in una piccola città sulla costa. Mi piace pensare che si amino come il primo giorno, e che abbiano due figli, Oliver e Sofia. Mi piace pensare che siano una di quelle famiglie che tutti invidiano, una di quelle famiglie da pubblicità del Mulino Bianco. 

Mi piace pensare che Beth abbia lasciato Zayn, e che lui viva in un appartamento in centro con la loro figlia, Simone. Mi piace pensare che Zayn la adori, e che lei vada fiera del suo papà tatuato.

Mi piace pensare che Liam e Ludo vivano ancora in quella grande casa a Londra, in periferia, e che finalmente abbiano una figlia tutta loro. Mi piace pensare che litighino spesso, ma che lui ceda sempre a tutte le sue richieste, perchè la ama.

Mi piace pensare che Louis ed Alessia (no, non vivono in un sottomarino giallo a largo del Pacifico, lol) vivano in una casa poco lontana da quella di Ludo, con un gran portico ed un bel giardino curato, con i loro figli Tom, John, Georgia e Stella e con il loro cane Paul (Ogni riferimento ai Beatles non è affatto casuale). Mi piace pensare che siano una famiglia sui generis, un po' stravagante, ma molto molto unita. 

Mi piace pensare che Elena ed Harry vivano in una casa in campagna nel Cheshire, con le loro due figlie Julia e Darcey. Mi piace pensare che lui sia ritornato a lavorare da Mandeville, e che si sia tatuato i nomi dei suoi figli dietro il collo. Mi piace pensare che nessuno scoprirà mai che sono suoi figli, e che tutti associno quell' "Elena ed Harry" a lui e sua moglie. Mi piace pensare che a loro vada bene così. Mi piace pensare che finalmente vivano in pace, sereni, finalmente, e che lui si sia inciso sul dorso della mano "Piacere, Mr. Umiltà", per celebrare il loro incontro.

Mi piace pensare che queste non siano le ultime cose belle successe sotto il cielo di Dublino, ma che siano solo l'inizio di qualcosa di grande e meraviglioso, simile ad un miracolo.

Forse non incontreremo mai i One Direction, ma state pur certi che se dovesse accadere, le cose andrebbero esattamente così.


*
Spazio autrice (ahahaha)
Sono in lacrime davanti ad uno stupido pc, ditemi voi se è normale!
Se all'ultimo capitolo ho cominciato a vacillare, adesso sono proprio scoppiata.
Non so per voi quanto questa storia contasse, ma come ho detto,
per me è molto molto importante.
E' una delle prime cose che ho portato a termine, e ne vado molto più
che fiera. Mi ha aiutata a crescere, e a sognare, e mettere un punto
definitivo ed irremovibile è stato davvero difficile.

Tuttavia non posso concludere senza una buona dose di ringraziamenti.
Innanzitutto grazie ad Har, senza la quale questa storia
non sarebbe mai nata, e non sarebbe mai stata così bella. Grazie piccola, 
ricorda sempre: tu illumini il mio mondo come nessun altro!
Grazie mille anche a Manu, Alessia e Yola, che hanno letto la storia 'in fieri'
e che mi hanno supportata moralmente.
Grazie a Giorgia, che l'ha letta solo perchè gliel'ho chiesto (prava pampina)
Grazie a Federica, che ha letto e recensito ogni orribile capitolo di passaggio
sempre e comunque, motivandomi e spingendomi a continuare.
Grazie ad Ylenia,  la prima Toddatic Ufficiale, lol.
E grazie a TUTTI quelli che hanno letto, anche solo il prologo (1500 è un risultato
ASSURDO!) sappiate che vi sono grata per aver speso un po' di tempo 
per dare retta a questa pazza isterica *si indica*
Un'ultima cosa, una soltanto.
Vorrei segnalarvi la canzone di Adele 'Don't you remember?' che, come
si è accorta Har ben prima di me, sembra parlare proprio di Under Dublin's sky.

Siete la mia forza,
                                                                                                                                    Elena 

 

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