Flames to dust

di Sinful_Color
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** O-Fu-Jing ***
Capitolo 2: *** In un giorno di pioggia ***
Capitolo 3: *** Faraway ***
Capitolo 4: *** Letter to Anija. ***
Capitolo 5: *** Heart of Darkness. ***
Capitolo 6: *** Carthago Delenda Est. ***
Capitolo 7: *** Weakness ***
Capitolo 8: *** Sonata al chiaro di luna ***
Capitolo 9: *** Un imperativo categorico in gonnella. ***



Capitolo 1
*** O-Fu-Jing ***


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Capitolo 2
*** In un giorno di pioggia ***


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Capitolo 3
*** Faraway ***


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Capitolo 4
*** Letter to Anija. ***


Letter to Anija.

 

Now look at me I’m sparkling

A firework, a dancing flame

You won’t ever put me out again

I’m glowin’ oh whoa

So you can keep the diamond ring

It don’t mean nothing anyway

In fact you can keep everything yeah, yeah

Except for me

-Katy Perry, Part of me.

 

Bambina,

Quando sei nata, c'era freddo attorno a te. Quinta di una stirpe di donne, sorella di un unico, cagionevole fratello. Deludente, dissero.

Ma tu hai guardato il mondo con occhi nuovi e profondi, come nessuno l'aveva mai guardato.

Ti presi in braccio e ti cullai, ricordo, più di qualche minuto.

Oh, piccola Anija. La mia grande e adorata madre Russia era tanto fiera di te, ma i suoi figli ti hanno odiata. Ti hanno odiata tanto, e non ho mai capito perché.

Il popolo muore di fame, dicevano.

I bambini muoiono nelle fogne, gridavano.

Lo Zar è cieco, non vuole vedere, è avido, è un fottuto bastardo, sussurravano.

La Zarina è una lurida puttana, sibilavano.

Ma tu, bambina mia, tu che colpe avevi? Anija, devochka, cosa dicevano su di te? Cosa gridavano, cosa sussurravano, cosa sibilavano?

Bambina, perché ti odiavano? Perché l'unica passione della loro vita, pensavo, era l'odio.

Sbagliavo. Ma per certo so che l'unica passione della mia vita è stata la paura.

 

Io mi innamorai di te quando avevi otto anni. Eri la più bella, avevi qualcosa in più; allegra, impertinente, sagace.

Bella da aver paura, Anija, tanta da non avvicinarmi più a te.

Non eri una caritatevole infermiera come le tue sorelle maggiori, ed eri più luminosa di Marija, avevi il temperamento di Nicola, quello che avrebbe dovuto avere il tuo cagionevole fratello Aleksej. Saresti stata una brava zarina.

Se solo il popolo non ti avesse odiata.

Se solo il popolo non stesse morendo di fame.

Se solo la guerra non si fosse aggiunta alla miseria.

Se alla miseria non si fosse aggiunta la morte.

Se tutto questo non fosse successo, tu, innocente, tu, dove saresti? Dove sei?

Se io non ti avessi temuta, avrei potuto salvarti? Sei forse salva?

Ancora ti vedo correre nei giardini del palazzo, agitare il tuo cappello bianco, il tuo vestito bianco, sorridere anche troppo apertamente - non si addice a una reale.

 

Ti ho guardata in faccia, quella notte. Olga e Tatiana abbracciate strette in un angolo umido e buio, che pregavano sottovoce chissà che dio. Tua madre era con tuo fratello, non vidi il tuo amato padre. E tu, tu… ti guardai negli occhi.

Stai brillando.” ti dissi, prendendo poco coraggio. Troppo poco.

Tu guardasti nei miei, piena di vita.

È perché non voglio morire."

Non ti risposi. Non ti vidi mai più. Chissà se davvero sei morta. Chissà.

Anastasija, tu sei parte di me.

 

Ivan.

____________________________ Angolino di Sinful_Color_____________________________

Aelite a rapporto! Dopo una vergognosa entrata inscena causa ritardo pazzesco, sono l'altra metà della mela in questa sfida che vede protagonisti...particolari. 
La mia storia si articola in tre parti. Consiglio di leggere la storia di Anastasija Romanova da qualunque sito disponibile. Io la trovo splendidamente avvincente. 
Il linguaggio è volutamente colorito. Ho immaginato un Ivan incapace di odiare una bambina, una ragazzina morta precocemente. Ante diem, ecco. 
Non penso ci sia bisogno di molte spiegazioni se non: 
Tatiana e olga sono le sorelle maggiori maggiori, Marija era la sorella poco più grande di Anija, Aleksej era il futuro Zar. Cagionevole di salute, molto fragile. Ho apportato qualche modifica all'ultima notte, ovviamente. Ma Tatiana e Olga sono rimaste davvero insieme fino alla fine. Ah si, Devochka vuol dire ragazzina, bambina. 
E' tutto, spero sia stata di vostro gradimento! 

Aelite. 

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Capitolo 5
*** Heart of Darkness. ***


Personaggi: OC!America Latina, OC!Africa, OC!Atlantico, OC!Europa. 
Pairing: nessuno. 
Avvertimenti: nessuno. Credo. °° 
Tipologia: vagamente storico, malinconico. 
Prompt: "Vedevo ogni singola costola, le giunture delle loro membra erano come nodi di una corda tesa."  (Frase tratta da Heart of Darkness, di Joseph Conrad.) 
Dovevo incentrare la storia sulla tratta degli schiavi nel triangolo Europa-Africa-America Latina e dare molto spazio ai vertici vittime di questo triangolo, quindi America Latina e Africa. Ho cercato di incentrare la storia su Africa dal punto di vista di Latina, in quanto è lei che la vede arrivare e che assiste alla sua tristissima decadenza. Ho rispettato l'alone di cattiveria che pervade l'opera di Conrad, rivisitando un aspetto del colonialismo spietato che non risparmia nessuno, nemmeno i bambini. In tutto questo male, però, ho voluto dare uno spiraglio di speranza nel legame tra due donne che si conoscono e dividono le loro sofferenze. 
Buona lettura. 




Heart of Darkness. 

Vedevo ogni singola costola, le giunture delle loro membra erano come nodi di una corda tesa.
-Heart of Darkness.- 

 

 

Maybe I've been here before

I know this room, I've walked this floor

I used to live alone before I knew you.

 

Quando vidi per la prima volta quella donna la trovai bella, fiera e dannatamente selvaggia. Il seno prosperoso e nudo, la pelle di cacao e caffè mescolati insieme, l'aria da regina del mondo, incontrastata e mai avvinta, mai dominata. Vedevo la natura in lei, nei suoi capelli crespi e neri come la pece, fitti fitti come cespugli. I suoi figli, tutti simili, tutti bellissimi, tutti selvaggi e affascinanti, colorati, forti, fieri, di tutti loro lei era orgogliosa.

Anche i miei figli mi somigliano, sono sorridenti, sono amanti del ritmo, della musica, del bel canto e dell'amore. Amiamo tutti l'amore, qui.

Forse in un lontano passato, quando ancora non esistevamo, forse in un altra vita eravamo vicine, forse addirittura sorelle. Oggi siamo sorelle, oggi più che mai.

 

I've seen your flag on the marble arch

Love is not a victory march

It's a cold and it's a broken Hallelujah.

 

Entrambe siamo state soggiocate dallo stesso amante, ed entrambe ha tradito quell'infimo e spregevole Dio che viene dal mare – Europa.

Anche quella splendida donna ferina viene dal mare, è giunta da me attraverso l'oceano, Atlantico l'ha condotta qui in catene. E' stato un travaglio veloce e doloroso, il più doloroso tra tutti.

I suoi figli, ridotti alla fame, i miei, ridotti alla sete, tutti nelle piantagioni o nelle miniere con la schiena spaccata dal sole o dalla frusta.

 

Hallelujah, Hallelujah

Hallelujah, Hallelujah

 

Maybe there's a God above

And all I ever learned from love

Was how to shoot at someone who outdrew you.

 

Ora guardo i suoi occhi ferini, i suoi occhi infuocati, ancora brillanti nel viso scavato dalla fame, nella pelle grigia e nelle mani consumate dalla roccia, dalla terra, dal sale delle lacrime che asciuga ogni giorno senza singhiozzare mai.

La legge di un Dio che viene dal mare, una legge che prevede colpevoli innocenti, innocenti che diventano colpevoli.

Le sue e le mie bambine si comportano da donne, sui bordi delle strade quando la luna è alta nel cielo e le stelle invitano al sonno. I suoi e i miei bambini lavorano i tessuti, a volte li portano via, Atlantico li porta ad Europa. So che a casa sua i nostri bambini sono vestiti di livree colorate e si comportano da scimmiette per compiacere qualche donnicciola.

 

It's not a cry you can hear at night

It's not somebody who's seen the light

Its a cold and its a broken Hallelujah.

 

Nessuno voleva questo Dio che viene dal mare, penso, mentre resto stesa al fianco di Africa. Il nome della principessa ferina è un sussurro tra le labbra. Il sole è scomparso, le filerie ancora lavorano, i macchinari sono in piena attività. I raccoglitori nelle piantagioni, forse, dormono.

America”, mi chiama, senza più dirmi nulla.

Latina”, sussurro io. “Solo Latina.”

E le stringo la mano.

Hallelujah, Hallelujah.

(Rufus Wainwright, Hallelujah.) 
___________________________Angolo di Sinful_Color.___________________________

Dunque dunque dunque. 
Ho scelto questo brano fondamentalmente per le strofe finali e...perché mi piace da sempre e da impazzire. Mi vengono sempre i brividi quando ascolto questa versione, da che la conosco. E la conosco da taaaanto tempo. 
Penso che rileggendo le ultime tre strofe tenendo presente i temi affrontati, ci sia una carta corrispondenza: la conoscenza, la familiarità, l'aspetto più conquistatore dell'avvenimento, l'improvvisa consapevolezza che non c'è spazio per amare in un contesto simile, il buio che divora la speranza, ma che nonostante tutto non divora il rapporto di solidarietà tra due esseri umani. 
Non so se sono riuscita a trasmettere tutto questo a partire da questo racconto, non credo. Fatemi sapere. Consiglio comunque la lettura con il medesimo sottofondo musicale, anche se è nettamente più corto il tempo della lettura... è un suggerimento. ^^ 
Penso di non aver niente di più da dire...solo, grazie del tempo speso per la lettura, spero sia stata piacevole. 

Sinful_Color| Aelite. 



La storia partecipa al Last night a DJ saved my fanfiction!, iniziativa ideata dal « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »

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Capitolo 6
*** Carthago Delenda Est. ***


Titolo: Carthago delenda est. 
Personaggi: OC!Cartagine, Roma. 
Pairing: Roma/Cartagine
Rating: arancione-rosso.
Avvertimenti: è un po' angst. Non troppo, ma non è nemmeno leggera. (Het) Non ci sono scene di sesso, solo scene un po' cruente. 
Prompt: -Amare significa distruggere, essere amati significa essere distrutti. (Shadowhunters – Città di ossa) Ho amato follemente questa citazione. Da morire, davvero; si è rivelata congeniale alla storia. L'obbligo era questo e di inserire il titolo di cui sopra. xD Cartagine ha un attributo appartenente alla regina Didone, i capelli biondi. In questa fic sarà una donna, nella prossima in cantiere sarà un uomo. Non so, qui ce la vedevo come regina. Buona lettura! 

Carthago Delenda Est. 


 

 
When everything you know
You don't recognize at all
Well then you got nowhere left to go
Then you're gonna know
Where not to look for freedom.
 
-Where not to look for freedom, The belle brigade-

 
Narrami Musa i crudeli destini, gli uomini che per lidi 
e per mare videro le alte mura e le splendenti ricchezze

della bella Cartagine coperte di sale e la superba Roma 

trionfante sulla maledizione della Regina morente.

Rispondimi, o Musa, di tanta ira sono capaci i mortali? 

 

"Cartagine, ma come sei bella." rise, lui, il volto sfigurato dalla brama di potere, gli occhi accesi di un sacro fuoco e la bocca carnosa incurvata da un ghigno acuto e sottile. 

Appoggiato a una colonna, giovane e bello come Febo Apollo, Roma la guardava mentre lei leccava le ferite sui suoi polsi, e ignorava con tutta se stessa le grida e i lamenti femminili che laceravano il cielo della sua terra. 

"Rinuncia a umiliarmi, Roma, non è necessario." azzardò la bella Cartagine dai biondi capelli, osando fissare i suoi occhi in quelli del conquistatore spietato. Lei aveva provocato la sua forza, una forza che non immaginava racchiusa in quel giovane corpo mosso ormai dall'odio e dalla brama di distruggerla. 

Quale bestia aveva svegliato, lei, superba tra le città, regina di un vasto impero che Africa aveva nutrito? Lei, stella del mattino invincibile e irraggiungibile, quale belva aveva scosso dal suo torpore? 

 

Era la notte, e il placido sonno tardava a giungere; 

il fuoco innalzava le sue lingue verso il cielo, il mare

lambiva i lidi violentati dalle navi straniere con i suoi flutti neri. 

Furente nel cuore, la Regina osservava il Re straniero. Superba 

ancora lo fronteggiava, ma l'ora era giunta e un canto di guerra

risuonava come un tuono nel cielo: Carthago delenda est. 

 

"Lo senti, Cartagine?" chiese lui, afferrandole i biondi capelli e costringendola a guardarlo in viso. Si soffermò sulle sue labbra piene, sui suoi occhi azzurri come il mare pacifico e caldo del Mediterraneo. 

Le afferrò una mano, e la premette nel mezzo del proprio petto, stringendole i capelli. 

"Senti, Cartagine, quanto mi stai ferendo? Quanto mi hai ferito?" ringhiò, strattonandola violentemente. Le ferite di Cartagine grondavano di sangue scuro, la veste un tempo bianca era lacera e sporca di terra. 

"Bastardo." sibilò lei, altera e superba. Lui sentì Ira urlare nel suo cuore, lacerarlo da parte a parte e, accecato dal dolore, la trascinò verso la terrazza che dava sulla città costringendola a guardare gli scempi che i suoi soldati perpetravano sulla gente di lei. 

"Volevi questo, allora!" gridò, mentre la teneva ferma per le braccia, premendo le ferite che sporcavano la pelle candida della bella Fenicia. 

"Se solo non ti avessi mai amato, Roma." disse lei, sotto voce. "Se solo non ti avessi mai amato." ripeté, mordendosi le labbra. 

 

I dardi infuocati ghermivano le strade, assieme ai relitti 

della navi veloci, i corpi e il sangue di tanti soldati si 

mescolavano all'acqua non più pura del mare notturno. 

Cathago delenda est, Carthago delenda est, gridava Roma, 

mentre le donne dai biondi capelli gridavano e i loro figli morivano

calpestati dai soldati e schiacciati dal peso dei corpi dei padri. 

 

"Cartagine…" sospirò lui, appoggiando il viso tra i capelli di lei. Profumavano ancora d'incenso e fiori di pesco. "…se solo tu non fossi mai stata amata, Cartagine." disse, e teneramente le baciò le labbra. 

Lei le morse forte, le morse fino a far uscire il sangue dalla carne di Roma. Superba, la regina tentò un'ultima volta la fuga. 

Ma Roma afferrò la sua veste, la strappò e legò l'altera regina ad una delle colonne che sostenevano il porticato della terrazza. La regina appoggiò il volto sul marmo freddo e incavato della colonna, versando un'unica lacrima. Sentì una lama affondare di pochissimo nella sua schiena, la sentì scendere fino alla base della spina dorsale, come un brivido. Non sentì altro, Roma non parlava, i suoi passi erano lontani da lei, immobile, costretta a guardare lo scempio dei soldati romani. 

Lo scempio che lei aveva cercato per brama di potere, per il gusto di dominare sull'uomo che già una volta l'aveva tradita. Aveva cercato la libertà dove non doveva, e ora tutto ciò che conosceva era improvvisamente svanito. 

Quando Roma tornò, reggeva un secchio tra le mani, e la guardava senza vederla, irriconoscibile. Le sue labbra sanguinavano ancora, lui stesso se le leccò per pulirle. 

Si avvicinò, alzò il secchio al cielo e con un solo gesto ne versò il contenuto su di lei, sulla sua pelle nuda, sulle sue ferite aperte. Il sale la stava bruciando, come bruciava la città sotto di lei. 

Cartagine sentiva le mura della città cadere, la sua anima spezzarsi, a nulla era valsa la sua resistenza. 

"Carthago delenda est." sibilò Roma. 

 

Aurora dalle dita di rosa inondava il mondo di luce, 

e al suo fianco Proserpina e Iris si contendevano gli animi nobili. 

Roma osservava l'alba dall'alta scogliera, Cartagine gridava 

con le sue ultime forze. Roma sorrideva, il cuore in frantumi. 

Cartagine era stata distrutta. 

 

 

-Amare significa distruggere, essere amati significa essere distrutti.

(Shadowhunters – Città di ossa) 



________________________________Angolino di Sinful_Color_________________________________

Bonjour! 
Mi sono cimentata in una pseudo-angst piuttosto...epica, si può dire? Ho preso spunto dal linguaggio omerico e virgiliano per comporre senza pretese e senza un metro vero e proprio i "versi" che intervallano la vicenda. Spero sia apprezzato! 
Il testo è pieno di riferimenti all'epica virgiliana e alla vicenda legata alle tre guerre puniche. Inizialmente, Cartagine si riteneva molto più forte di Roma e di tutte le potenze affacciate sul bacino del mediterraneo; vuoi per il tiro mancino della Sicilia, vuoi per i mercenari, vuoi perché effettivamente non era la più forte, escluso il capitolo Annibale, qualcosa è andato storto. Cartagine si è ritrovata con le spalle al muro, ma per le dinamiche storiche andrà bene un qualsiasi libro o sito, non mi arrogo del diritto di spiegarle.
In altre parole, Cartagine si è allargata troppo e ha cercato la sua libertà, il potere, la gloria, dove proprio non doveva. E qui il legame con la strofa della canzone: Cartagine era convinta di sapere, di potere, ma ciò che vede non è niente di quello che voleva. 
In questa fanfic, Roma è tacciato di essere un conquistatore spietato; ricordo che è dal punto di vista prevalentemente di Cartagine, è una definizione che storicamente va presa con le pinze. Dopo l'ennesima resistenza di Cartagine, i Romani la rasero al suolo; il bacio che Cartagine interrompe bruscamente non è altro che la trasposizione dell'accaduto. Certo è che Cartagine, storicamente, fece pervenire offerte di pace a Roma, ma come viene detto più volte nel testo...Carthago delenda est, doveva essere distrutta. 
L'episodio del secchio di sale ha una duplice valenza; il sale sulle ferite aperte è non poco doloroso, ovviamente. Ma storicamente (E vai con gli storicamente! quante volte l'ho ripetuto?) i romani sparsero sale su Cartagine perchè diventasse incoltivabile. 
Oh insomma, la prossima volta che piazzo Roma in una fanfic sarà un buongustaio beone e sorridente! ç.ç Ah! Ho specificato più volte che è giovane: mi piaceva l'idea che Nonno Roma e Roma fossero due personalità distinte. Come se fosse cresciuto, e in qualche modo queste erano le sue passioni di gioventù...insomma, ho capito che devo piantarla di sclerare. Bah. 
Penso sia tutto, nel caso ci fossero incomprensioni provvederò a chiarirle nelle note del prossimo capitolo! Un bacio. 
Ah! La citazione è legata a quello che dice Roma. Lui ama, distrugge. Cartagine è amata, è distrutta. Ma anche Roma è amato, e anche Cartagine ama. Entrambi, in misura diversa, sono distrutti...

Sinful_Color|Aelite. 

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Capitolo 7
*** Weakness ***


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Capitolo 8
*** Sonata al chiaro di luna ***


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Capitolo 9
*** Un imperativo categorico in gonnella. ***


Personaggi: Fem!Prussia,  Immanuel Kant.
Pairing: (O pseudotale) Kant/La sua filosofia (Scherzo. xD) 
Avvertimenti: Nessuno. 
Rating: Azzurro chiaro quasi bianco. 
Note: Il titolo era l'obbligo. L'imperativo categorico in gonnella altri non è che Simone Weil, filosofa e grandissima donna che aveva capito tutto della vita. Più o meno! E doveva essere una Drabble. Conta cento parole esatte, non ricordo se titolo compreso o escluso. La citazione alla fine è esclusissima! Buona lettura. 


Un imperativo categorico in gonnella.


Se ne va per le stradine di Konisberg, osservando il grazioso fiumiciattolo che taglia in due la cittadina. Agita graziosamente i suoi capelli e sistema il suo cappellino nero, canticchiando.
Entra in una di quelle casette un po' fuori dal centro, e vi si addentra come a casa propria. 
“Come procede, mio carissimo?” chiede, tentando di apparire seducente al filosofo di Konisberg. 
“Affino il giudizio.” risponde lui.
“Kantiana come risposta. Grande forza di volontà.” Immanuel sorride; alza lo sguardo su di lei.
Imperativo, prego. Imperativo categorico.” dice, guardando la sua Prussia.

I climbed across the mountain tops
Swam all across the ocean blue
I crossed all the lines and I broke all the rules
But baby I broke them all for you.

-Brendi Carlile, The story.- 


_______________Angolino di Sinful_Color______________________


...Avete notato che è particolarmente liofilizzata, la fic? Ebbene si, drabble est. E io odio le drabble, sono una persona maledettamente incisiva e graffiante e cento parole non mi bastano in ogni caso, per esserlo. Ma stavolta mi è venuto particolarmente bene, quindi pace! 
La coppia non è altro che una delle più affascinanti, per me. Ma dai, il masturbatore di Konisberg (Ehi, non lo dico io, leggetevi "Kant spiegato a mio figlio" e poi parliamone.) sedotto dagli sguardi di un'altera e ammiccante Prussia? xD
Io amo follemente Kant, trovo la sua filosofia una figata immensa. Ho scelto la strofa di quella splendida canzone che vi invito caldamente ad ascoltare perchè è di una potenza sconvolgente. Ah, e ascoltatevi anche "Breathe" di Anna Nalik. <3 
Dicevo, l'ho scelta perchè mi ha fatto venire in mente la concezione Kantiana della metafisica e del noumeno intesi come mare "procelloso", e mi ha evocato il fatto che Kant ha totalmente "infranto tutte le regole" per vagliare al tribunale della ragione tutte le forme di conoscenza. 
Penso non ci sia altro. 

Grazie per aver letto! 
Un bacio, 

Sinful_Color|Aelite. 

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