Bile nera

di Mephistopheles
(/viewuser.php?uid=179217)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***
Capitolo 10: *** X ***



Capitolo 1
*** I ***







Bile nera
I.




Giù in città c'è un club molto esclusivo. C'è in quasi tutte le città, quelle grandi, ma bisogna sapere dove cercare.
Se riesci a trovarlo, non t'illudere di essere già ad un buon punto. Nonostante sia difficile.
A vederne la sede, di solito, è una bettola. Passa del tutto inosservata; una porticina di legno scuro, rettangolare, squadrata, pulita, in vicoli che puliti non sono. Un occhio attento nota subito il contrasto, ma non pensare che sia facile, neanche per un attimo. Bisogna farci un po' d'allenamento.
La cosa veramente strana è che si tratta di un club di appassionati di filosofia. Se la filosofia non ti interessa, puoi anche smettere di leggere queste istruzioni. Non è roba per te. Devi avere una visione d'insieme, capisci. Poesia, arte.
E così all'esterno, dicevo, c'è questa porticina. Fuori, sul muro, c'è sempre una locandina, un'immagine con quattro scritte, che dice quale sarà l'argomento della serata. In realtà è spazzatura, la cambiano ogni settimana secondo criteri del tutto casuali.
Entri, e ti trovi in questa mostra d'arte. Uno stanzone ben illuminato, i quadri alle pareti, persone immobili in giacca e cravatta con le mani dietro la schiena. Qualcuno cammina da un'opera all'altra. Se vedi un giovane con la faccia confusa, puoi stare certo che sta per uscire. Di sicuro sei confuso anche tu, a questo punto. Nessuno sta parlando, niente dibattito, niente di quello che ci si aspetterebbe di trovare ad una serata di un club di filosofia. A partire dai quadri.
La maggior parte dei nuovi a questo punto esce, non essendo interessata, o pensando di aver sbagliato qualcosa. O che chiunque abbia messo la locandina abbia sbagliato qualcosa, o il loro informatore. L'informatore è quello che ti parla del posto. Chi lo trova da solo di solito esce subito. Nessuno sa come abbiano fatto i primi, nessuno sa quando o da chi sia partito tutto.
Non importa, dicevo, se però vuoi andare fino in fondo tu devi rimanere lì. Fare finta che sia tutto normale.
Quello che devi fare se vuoi andare avanti è guardarti intorno, e iniziare a cercare un'opera. Non c'è un criterio, purtroppo. Dev'essere l'opera della serata. A volte è quella nell'angolino buio a cui non bada nessuno, altre è quella al centro con tutta la gente immobile intorno, in piedi.
Dipende da quanto sono buoni i guardiani quella sera.



 

~

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II ***







 

Bile nera
II.




Quando sei davanti all'opera, devi chiedere: « Qualcuno sa parlarmi di questo artista? ». Lo devi fare ad alta voce, ti devono sentire.
A questo punto possono succedere tante cose. Se l'opera è quella giusta e non succede niente, vuol dire che nessun guardiano ti ha sentito. O che non ce ne sono proprio. Una sera ho fatto il giro di tutte le opere della stanza ripetendo la domanda, inutilmente. O erano tutti nuovi, oppure i guardiani quella sera non avevano voglia di storie.
Se invece la cosa va per il verso giusto, dopo averlo detto, devi aspettare qualche secondo. Poi, uno dei guardiani ti risponde così: « Nessuno ne sa niente; solo che si è ucciso quand'era ancora molto giovane ». E tu devi replicare: « Mi piacerebbe sapere perché »..
Non cercare di capire chi dei presenti potrebbe essere un guardiano. Si mimetizzano alla perfezione e sono maestri della recitazione. Allo stesso modo, non cercare di intuire quale sia l'opera della serata a seconda dei presunti guardiani che la starebbero guardando. Un guardiano può benissimo osservare un quadro inutile per tutta la sera, e raggiungerti dopo averti sentito fare la domanda dall'altra parte della stanza davanti a quello giusto. E non cercare neanche di ricordare i loro volti: in tutte le esperienze che ho avuto, il mio è stato un guardiano diverso ogni volta..
Se va tutto bene, il guardiano ti fa cenno di seguirlo. Lo segui oltre questa porta chiusa a chiave, in un angolo, che di solito nessuno aveva notato prima. Qui, la prima cosa che fa è bendarti. Non chiedermi il perché, ma fa in modo che tu non possa vedere nulla. Poi ti dice: « Seguimi », e tu devi regolarti con i suoni, perché hai un po' paura di toccarlo.
Nella mia città questo percorso è in discesa, la prima volta sono inciampato. È molto lungo e pieno di svolte, difficile da imprimere nella memoria. Quando arrivi, gli altri ti tolgono la benda. Il guardiano non c'è più. Tutte le persone in quella stanza, quel seminterrato, hanno passato la tua stessa prova.
Adesso sei nel secondo livello. Ogni tanto vedi un guardiano che ne porta giù uno nuovo, e devi togliergli la benda come gli altri hanno fatto con te.


 

~

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** III ***


 

 

 

 

 

Bile nera
III.

 

 

 

La cosa fondamentale è capitare nel gruppo giusto. Se gli altri sono troppo preparati, in genere si fa fatica. Dopo un po' la gente smette di arrivare, e nessuno apre più la porticina chiusa a chiave.
Arrivato fin qui, il gruppo inizia a fare chiacchiere, domande. Tutti vogliono raccontare di chi gli ha parlato di quel posto, come, quando. Se ti chiedono qualcosa, anche se sai tutto, devi fingere di essere nuovo. Una volta c'era un sapientone che era arrivato “quasi alla fine”, diceva lui, e spiegava agli altri come superare le prove. Quando la prova è iniziata, è stato il primo ad essere sbattuto fuori senza tanti complimenti.
Dopo un po' nessuno apre più la porta. L'attesa può essere snervante, eccessivamente lunga. Perdi la cognizione del tempo. Il cellulare laggiù non prende, e ti sorprendi a consultare l'orologio in maniera compulsiva. Qualcuno si stanca e cerca di tornare indietro, ma la strada da cui tutti arrivano è una specie di labirinto, della cui complessità ti rendi a malapena conto mentre lo attraversi. Penso sia il motivo per cui ti bendano. Tutti quelli che volevano tornare indietro, li ho rivisti pochi minuti dopo di nuovo nel gruppo, oppure non li ho più visti. Né quella sera, né mai più.
Nel seminterrato ci sono anche due porte laterali, ma sono sempre chiuse.
L'attesa a volte dura molto tempo. Qualcuno si siede, qualcuno chiacchiera. Di solito si prosegue quando si è una ventina. Una volta sono arrivato per primo e ho aspettato parecchie ore da solo prima di essere raggiunto da altri, ed è stata un'esperienza terrificante.
A parte la prima volta, che sei rilassato, le altre volte sai di essere in competizione con tutte quelle persone. Di quel gruppo lì, solo una persona arriverà al livello finale. La prima volta non te ne rendi conto, ma dopo, guardandoti intorno, se sei bravo riesci a capire chi sta recitando e chi no, chi c'è già passato.
Lo vedi perché è teso, i muscoli pronti a scattare sotto la maglietta e i jeans. A volte puoi scambiarti sorrisini o cenni d'intesa con chi “sa”, come te, ma non devi far trapelare niente.

 

 

~

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** IV ***


 

 

 

 

 

Bile nera
IV.

 

 

 

Quando si raggiunge un numero sufficiente di partecipanti, arriva qualche guardiano dalle porte laterali. « Signori, vi prego di mantenere la calma; c'è posto per tutti » dicono. Che è una bugia, ma devi fingere di non saperlo. O magari il posto c'è davvero, solo che se non superi le prove loro non ti vogliono.
I guardiani arrivano con un gran pacco di fogli. Fogli di carta, quadrati. Li appoggiano per terra senza tanta grazia, e tutti devono prenderne uno. La carta è sottile e bianca, sembra possa rompersi con uno starnuto. Quando tutti hanno il loro foglio, un guardiano dice: « Adesso dovete scrivere perché le persone muoiono ».
Solo che non ti danno una penna. Per molti questo è il primo ostacolo. Il mio primo giorno avevo per caso una biro nel taschino, e ci avevo davvero pensato bene a cosa scrivere. In verità non ha importanza. Puoi scrivere qualunque stronzata. Questa fase si chiama “scrematura”, e precede la “selezione”. La “scrematura”, o meglio la storia del foglietto e del perché la gente muore, è una farsa. Una scusa che usano i guardiani per scartare quelli che non vanno bene. Li accompagnano all'uscita uno alla volta, facendo loro ripercorrere il labirinto, bendati.
Quasi sempre rivedi le stesse scene. I nuovi scrivono il loro pensiero per davvero, a condizione che riescano a trovare una penna. Gli spiritosi scrivono letteralmente: « Perché le persone muoiono ». Una sera ho visto un uomo scrivere col sangue. I più navigati lasciano il foglio in bianco. Se cerchi di guardare il lavoro degli altri, se dai suggerimenti o se fai conversazione dopo aver preso il foglio, vieni scartato sicuramente.
Durante la “scrematura” io sono stato scartato una volta sola, che ero visibilmente ubriaco. Lo hanno fatto per il mio bene, mi ha detto il mio informatore. Perché con la roba che ti danno dopo non va bene fare a mischia con l'alcool, ha detto.
Se superi la “scrematura” sei ammesso alla “selezione”, e la “selezione” è una cosa maledettamente seria.

 

 

 

~

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** V ***



 


 


 

Bile nera
V.




 

Capitava che io e il mio informatore facessimo spesso serate insieme. Anche se poi nella “selezione” passava sempre lui, e quindi quando lo vedevo nel seminterrato non ero per niente contento. Ma quand'ero lì ormai non potevo più tornare indietro, e mi toccava aspettare la “scrematura”. A volte andavo fino alla “selezione”, giusto per bermi un po' di quella roba prima di tornare a casa.
Poi, da un certo giorno, accade che non lo vedo più a nessuna serata. Aveva smesso di venire. Un pomeriggio lo incontro per strada, nel mondo diurno, e lui fa finta di non conoscermi. Allora insisto e lui mi prende la mano e mi spinge la punta di una biro nella carne del palmo fino a farlo sanguinare, scrivendomi un indirizzo, un giorno e un orario. « Lì è sicuro » dice, e sparisce. Non so se fosse tipo casa sua. Comunque ci vado. Una topaia indescrivibile. Mi tiene un'ora parlandomi del club di filosofia, dei guardiani, delle stanze. Delle sue teorie, della rivoluzione che secondo lui stanno cercando di scatenare. Io ascolto, ma mi interessa solo che mi dica qualche trucchetto che non conosco, dato che alla “selezione”, gli dico, non passo mai.
« Ma cosa c'è nell'ultima stanza? » gli chiedo; lui sorride e mi dice che ci sarei arrivato da solo. Che non posso immaginare. E mi manda via.
Un mese dopo mi scrive una lettera. Anonima e irrintracciabile, ma io so che è lui. Dice che è diventato guardiano, e che è il motivo per cui non lo vedo più al club. Dice anche che i guardiani cambiano città dopo ogni serata, per quello non sono mai gli stessi. I viaggi, vitto e alloggio, pagano tutto loro. « Loro chi? », mi sarebbe piaciuto chiedergli.
La lettera dice anche che alla “selezione” mi classificavo sempre secondo, anche se non lo sapevo, e che adesso che lui non c'era più ce l'avrei fatta sicuramente ad arrivare alla fine. Così, la sera stessa del giorno in cui ricevo la lettera, vado al club per riprovarci.

 

 

~

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** VI ***







Bile nera
VI.



 

Dicevo, quando hai fatto col tuo foglio aspetti qualche minuto, poi lo porti ai guardiani, che lo prendono e lo guardano. A volte si forma una vera e propria coda, ognuno col suo foglio in mano, come alle poste. I fogli dei soggetti che non vanno bene vengono bruciati. Un guardiano ne accende un angolo con un fiammifero, poi lo lascia cadere agonizzante per terra, a consumarsi. A reagire con l'ossigeno finché non ne rimane solo cenere.
Intanto il soggetto viene accompagnato all'uscita da due guardiani, bendato e guidato a ritroso su per il piccolo labirinto. Tutti gli altri devono aspettare durante questo processo, perché i guardiani analizzano un foglio ed una persona per volta.
Quando arriva il tuo turno sei sempre un po' teso. Se vai bene, il tuo foglio viene timbrato con un numero, piegato e infilato in una busta da uno dei guardiani. Se lo tengono loro. Tu vieni accompagnato verso una delle due porte laterali. Verso quale è indifferente: dopo qualche “scrematura” che riesci a passare, scopri che portano entrambe allo stesso corridoio.
Il corridoio è lungo e non si vede quasi niente. D'inverno ti si gela la punta delle dita, d'estate l'aria è pesante e fai fatica a respirare. I guardiani ti indirizzano verso una delle porte, che sono tante e tutte uguali. Entri in una stanza e loro chiudono la porta dietro di te. La stanza è piccola e  buia. C'è solo un tavolo, una sedia, un bicchiere e molte bottiglie piene di roba scura. E un guardiano, in piedi. A parte lui, sei da solo. Tutte le altre persone che hanno passato la “scrematura”, tutti quelli con cui dovrai batterti sono in stanze identiche a quella, ma anche loro sono soli.
Ti siedi e il guardiano ti riempie il bicchiere con una bevanda nera, da una delle bottiglie. È nera come la morte. E il guardiano ti dice: « Bevi a volontà ». E tu bevi, perché arrivato fin lì ti interessa solo vedere come va a finire.




~

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** VII ***







Bile nera
VII.



 

Appena finisci il bicchiere, il guardiano te ne riempie un altro. La roba è salata, e non è buona per niente. È un qualche tipo di droga. L'effetto lo senti dopo pochi minuti.
Ricordo che la mia prima volta avevo come guardiano una donna bellissima. Se non dici niente, appena hai finito il bicchiere il guardiano te ne versa un altro. Io le ho subito fatto cenno di fermarsi. « Basta così? », mi ha chiesto, e io le ho detto: « Sì, per favore, sì », perché stavo per vomitare. Se fossi stato attento avrei colto la sua espressione leggermente sorpresa. Mi ha fatto aspettare più di un'ora e alla fine mi ha detto che non ero passato, di riprovare un'altra volta, e mi ha accompagnato fuori.
L'importante se vuoi passare è bere il più possibile. Man mano che ti riempiono il bicchiere, i guardiani contano. Contano quanti bicchieri riesci a mandar giù. E devi essere il migliore se vuoi passare.
Intanto, dopo il secondo bicchiere, la droga inizia a fare effetto. Tutto diventa più nitido. I tuoi muscoli si rilassano, sei in pace col mondo. E tuttavia il tuo cervello viaggia a tutta velocità, come non ha mai fatto prima. Salti da un ragionamento all'altro con rapidità ed eleganza, e ogni azione diventa semplice. È come la cocaina, ma la sensazione di superpotenza non è illusoria e non c'è tutta la parte dello stress e della frenesia. Ti spacca il cervello in due, aprendolo alla comprensione. Ti senti una divinità del Sapere.
Se vuoi passare devi bere più di tutti gli altri. Ne passa solo uno. In caso di pareggio, viene data la precedenza a chi è già stato almeno una volta nell'ultima stanza. Non so come fanno a saperlo, perché i guardiani cambiano ogni sera. È un club veramente molto esclusivo. Se il pareggio avviene tra due nuovi, vengono entrambi respinti. Io queste cose le so per via del mio informatore. Le serate dove c'era lui dopo la “scrematura”, io non riuscivo mai a passare. Bevevo sempre intorno ai sei bicchieri e non passavo mai.
La cosa brutta è che nessuno ti dice quanto bevono gli altri, quindi non sai bene quando puoi fermarti. Devi berne il più possibile e sperare che gli altri facciano un risultato peggiore. Se rovesci o sputi o non ingoi un po' del contenuto del bicchiere, il bicchiere è nullo e il guardiano non lo conta.
La sera della lettera, che il mio informatore non c'è, trattengo la nausea e ne bevo sette per essere sicuro. Dopo la “scrematura” non siamo rimasti in tanti. Lo so perché sono stato tra gli ultimi a portare il foglio, e prima di me ne sono passati pochi.
Così quando tutti, presumo, abbiamo smesso di bere, il mio guardiano sorride e mi dice: « Complimenti, sei stato selezionato. Puoi seguirmi nell'ultima stanza ».




~

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** VIII ***







Bile nera
VIII.



 

Se arrivi a sentire questa frase, ti alzi in piedi che ti tremano le gambe. Non riesci a camminare dritto. Segui il guardiano oltre l'ennesima porta immersa nella penombra, sulla parete in fondo, che non avevi notato. Attraversi un corridoio che dà su tutte le altre piccole stanze come la tua, da cui potrebbe uscire solo uno che è stato “selezionato”. Ma quella notte il selezionato sei tu. Arrivi in un'altra stanzetta, e qui l'atmosfera è tutta diversa. Le pareti sono bianche, come quelle di un ospedale. Ci sono mobili e scrivanie e specchi appesi su. E un letto. Ci sono diversi guardiani che si cambiano i vestiti, chiacchierano fra loro, preparano valigie e zaini. Non più freddi e impersonali. Capisci di essere veramente arrivato ad un altro livello, di aver fatto un passo importante.
Un guardiano ti prende da parte e ti fa sedere sul letto. Le lenzuola sono grigie, il materasso è duro, proprio come dal dottore. Il guardiano ti porge una piccola pillola bianca e un bicchiere d'acqua, e tu la prendi senza neanche fare domande, mentre lui ti dice ancora: « Complimenti ».
La pillola ti fa addormentare immediatamente. Il letto è per evitare di farti cadere a terra come un sasso. Perdi conoscenza, e al tuo risveglio, l'orologio ti dice che sono passate almeno due ore. Ti svegli in un posto che non hai mai visto prima e che non dimenticherai mai. Intanto, il tuo cervello è una fabbrica che lavora a pieno regime. Una macchina infallibile che gira e produce senza sosta. Niente di razionale rappresenta un problema. L'effetto della droga, durante il sonno, sembra essersi acuito piuttosto che smussato.
Sei in un salone immenso. L'illuminazione è scarsa e non ci sono finestre. È gigantesco. Pilastri tanto grandi da poter sorreggere l'universo dividono le navate. Il soffitto a volta fa pensare ad una cattedrale. Non riesci a vedere la parete in fondo, vuoi per l'immensità delle dimensioni, vuoi per il buio. La seconda cosa che noti, mentre ancora ti manca il respiro, sono le presenze umane. Guardiani dappertutto, a centinaia. Osservano e controllano. Osservano e controllano te, l'unico ospite. Ma non sono da soli. Sparsi disordinatamente per la sala, ci sono altre persone. Figure magre, dal volto scavato, la lunga barba bianca, gli occhi vivi. Malvestiti, qualcuno senza più capelli. Vecchi, per lo più.
E la terza cosa che noti è il motivo per cui esiste tutto questo. È il motivo per cui ti trovi lì.



 

~

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** IX ***







Bile nera
IX.



 

Libri. Il salone è pieno di libri. Non libri normali. Tomi, enormi. Scritti in tutte le lingue, in tutti i modi possibili. Millenni di conoscenza raccolti, ragionati e riassunti. Conclusioni, verità, idee. Tomi alti quanto la tua persona, tomi difficili da maneggiare. Scritte minuscole, parole a malapena leggibili. Sapere puro. Pagine pesanti da sollevare, pagine troppo larghe per essere sfogliate, pagine fragili e vecchissime. Pezzi d'antiquariato che si sgretolano. Parole su parole. Significati.
I vecchi sono i bibliotecari di questo eden del sapere. Ma sono anche molto di più. Sono sapienti. Conoscono a memoria il contenuto di tutti i libri, o solo di alcuni. Sono a tua completa disposizione. Risponderanno a qualunque tua domanda, risolveranno qualunque tuo dubbio su qualunque cosa. Verità, pura, di quella che in una realtà razionale e relativistica non dovrebbe neanche esistere. Non così, almeno, non in questa forma.
I titoli dei libri sono inquietanti. “Dio”, “Il Bene”, “L'Uomo”, “La vita”, “L'Essere”. Un gigantesco tomo dal titolo “L'Universo” è troppo alto perché tu riesca a girare la prima pagina senza una scala. Ma tu non puoi accorgertene. Non ti accorgi di quanto sia spaventoso, o sbagliato o assurdo. Affamato, corri a sfogliare qualunque cosa ti capiti tra le mani. I tuoi occhi passano sulle lettere e il tuo cervello, squarciato in due dalla droga, memorizza, assimila, capisce, crea collegamenti. Un'avidità senza freni. Una rete di verità fondata sulla conoscenza, che unisce tutto quanto. E tu vuoi possederla, vuoi di più, vuoi tutto. Tutto ti viene posto davanti all'improvviso, e tu puoi appropriartene in quel momento preciso.
Non esiste limite di tempo. Nessuno ti ferma. Puoi rimanere lì dentro per giorni. Più di una persona è deceduta tra quei pilastri, dimenticandosi di mangiare e bere. Nessuno ti nutre. Nessuno ti parla se non lo richiedi, nessuno ti interrompe, mai. Quando vuoi andartene, quando ti rendi conto di quanto sia pericoloso, puoi parlare ad un qualunque guardiano. Questi ti darà un'altra piccola pillola bianca e ti risveglierai da dove sei venuto. Più o meno. Una volta mi sono ritrovato al club con le orecchie tappate, e a me si tappano solo quando viaggio in aereo. Un'altra volta ero a casa mia, e avevo addosso dei vestiti non miei. Nessuno sa dove sia il posto, o come ci si arrivi.
Ma dopo che l'hai provato una volta, sei finito. Il resto della tua vita si riduce a volere ancora quella droga nera, a volere ancora quel sapere, a cercare di più. Quando te ne vai dalla sala hai la sensazione di non essere ancora arrivato al punto, di aver bisogno di tornarci, di leggere ancora.
Diventa un'ossessione. Lo è diventata per me. Stasera dovrei essere di nuovo lì. Vorrei essere lì, adesso. Invece c'è un motivo per cui sto scrivendo queste istruzioni, per cui sto dicendo queste cose. Stasera dovrei essere nuovamente al club, a tentare di superare la “selezione”. Ma prima ancora di aprire la porta di casa, sento che c'è qualcosa che non va.



 

~

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** X ***







Bile nera
X.



 

Neanche il tempo di girare la maniglia e mi trovo una pistola puntata in faccia. Lui è un volto che conosco. L'ho già visto. È un guardiano. O almeno lo è stato una sera in cui c'ero anch'io, al club. Ed è fuori di sé. Gli occhi spalancati, il viso paonazzo, la mano tremante.
« Tutto, capisci? Tutto quanto. Non è possibile. Io ho visto tutto, ho letto tutto. Non ce la posso fare ». Dice cose di questo tipo, parla molto velocemente. Faccio fatica a seguirlo.
« Ne bevo due litri al giorno, di quella roba. Ti fotte il cervello, capisci? Non c'è niente che non puoi conoscere. Non possono fare così, la gente deve sapere ».
« Senti, non voglio guai. Voglio solo tornare nel salone dei libri un'altra volta », provo a rispondere. Lui si incazza e tende il braccio con la pistola dritto verso la mia fronte. Io sono tranquillo. Voglio solo uscirne vivo, liberarmi in fretta di lui. Per tornare al club il prima possibile. La canna della pistola è gelida sulla mia pelle.
« No, ti ho visto alla scrematura. E poi alla selezione. So tutto di te, tutti sappiamo tutto di te. Abbiamo i dati di chiunque superi la selezione. Tu devi dirlo a tutti, devi denunciare questa cosa. Sono pazzi, sono tutti pazzi » dice.
Mi trattengo dal fargli notare che l'unico pazzo sembra essere lui. Mi spinge dentro casa mia premendo la canna sulla fronte. Entra e si chiude la porta dietro la schiena con un calcio.
Si guarda intorno nervosamente, poi va avanti col suo sermone senza senso.
« Quella roba ti fotte il cervello. Te ne fanno prendere sempre di più e tu vuoi sapere sempre di più, finché non diventi dipendente. Dipendente da loro, dalla loro roba. E quella roba ti fotte il cervello. Credi di sapere tutto, ma sei solo diventato loro schiavo. Tu devi scrivere, devi scrivere adesso ».
Mi dice un sacco di altre cose. Che vogliono creare un esercito. Che la filosofia è politica. Che vogliono rovesciare il sistema. Che per diventare guardiano devi bere sempre di più, studiare sempre di più.
« Ci sfruttano, capisci? Tra quei libri, in quella sala, ce n'è uno che si intitola, indovina come: “Perché le persone muoiono”. E dentro ci sono i vostri fogli, i nostri fogli, quelli timbrati. Sono pagine, capisci? Tu non l'hai ancora visto quel libro. Stanno raccogliendo ogni forma di pensiero. Raccolgono, catalogano, sintetizzano. Lo fanno da millenni. Possono controllare tutto. Sono pericolosi ».
Mi dà ventiquattro ore per denunciare il tutto. Per scrivere tutto quello che so, dall'inizio della storia ad ora. Dice che non sa quanto ci metteranno a beccarlo, che lo stanno già cercando, ma starà comunque fuori di casa mia a vedere se esco. E se esco mi fa saltare in aria la testa, dice.
E adesso io sto scrivendo tutto quanto, quando potrei invece essere al club. A quest'ora saranno già alla “scrematura”. Mi dice che devo scrivere questa cosa e diffonderla come posso. Lo faccio perché la mia testa mi serve ancora, mi serve per capire, mi serve per tornare nel salone dei libri.
Non vedo l'ora di finire di scrivere questa merda e tornare a bere la roba nera, e fare vedere a tutti che ne posso bere più di loro, e immergermi nel Sapere per giorni interi senza pensare ad altro.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=989347