Forse...il destino...

di iosnio90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Astaroth ***
Capitolo 3: *** Scontro tra estranei ***
Capitolo 4: *** Nicole e Lilian ***
Capitolo 5: *** Aspetta, Abbi fede e Perdona ***
Capitolo 6: *** Il gatto e il topo ***
Capitolo 7: *** La peggiore conseguenza ***
Capitolo 8: *** Verità ***
Capitolo 9: *** Ritorno al futuro ***
Capitolo 10: *** Errori ***
Capitolo 11: *** Quando il dubbio ti assale ***
Capitolo 12: *** Pianificare ***
Capitolo 13: *** Raggirare il nemico ***
Capitolo 14: *** Scoperte ***
Capitolo 15: *** Stati d'animo correlati ***
Capitolo 16: *** Allarme rosso ***
Capitolo 17: *** Sconfitta parziale ***
Capitolo 18: *** Scambio ***
Capitolo 19: *** L'altra Bonnie ***
Capitolo 20: *** Colpevoli di dubbio ***
Capitolo 21: *** Salvare il salvabile ***
Capitolo 22: *** Il risveglio ***
Capitolo 23: *** Influenze sul futuro ***
Capitolo 24: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 25: *** Il circo del demone ***
Capitolo 26: *** Massacro ***
Capitolo 27: *** Sacrificio ***
Capitolo 28: *** Unico nel Tempo ***
Capitolo 29: *** La caduta di Astaroth ***
Capitolo 30: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo


Aprile 2034



Il fuoco ringhiava e distruggeva ogni cosa, sbuffando volute di fumo nero ed acre che saliva al cielo rendendolo di un tempestoso grigio screziato di piccole scintille rosse che ricadevano al suolo in una leggera e sinuosa danza a spirale.
Erano piccoli incendi circoscritti, ma tanto furiosi e tenaci da aver abbattuto case ed alberi secolari, giorno dopo giorno, anno dopo anno senza mai estinguersi.
L’aria era calda e talmente impregnata della cenere degli edifici distrutti da essere quasi irrespirabile ed ogni cosa, di quel poco che era rimasto della cittadina Fell’s Church, aveva assunto un unico colore: il rosso.
Il rosso delle fiamme, il rosso dei mattoni ormai esposti, il rosso del sangue che imbrattava le strade.
Le grida dei poveri disgraziati che quel giorno avevano incontrato la morte tremenda per combustione riecheggiavano ovunque levandosi alte verso il cielo in una preghiera di aiuto che sapevano non sarebbe mai arrivato perché ormai troppo tardi per sperare nella salvezza.
Il vampiro guardava quell’orrendo spettacolo dalla solita finestra sospirando di rassegnazione e abitudine.
Gli ritornò alla mente come un tempo aveva desiderato anche lui un mondo fatto solo di morte e sangue e si biasimò aspramente per questo.
Nonostante sapesse che all’epoca di quei pensieri terribili era sotto l’influenza di qualcosa tanto forte da poterlo spingere a pensare cose che non gli appartenevano, non riusciva a non rimproverarsi. Esattamente come si rimproverava ogni giorno per la quantità di sciocchezze che aveva detto, fatto o pensato nel corso della sua lunga esistenza.
Adesso che le cose erano cambiate si vedeva con occhi di versi e più critici e non riusciva a capire come i suoi alleati avessero deciso all’unanimità di renderlo il capo di quella loro assurda resistenza.
Non riuscivano a vedere che non era all’altezza della situazione?
In gioventù, aveva viaggiato per il mondo intero ostentando il Potere che la sua condizione di vampiro di concedeva, proclamandosi il re tra le creature della sua stessa specie e prendendo in giro chiunque non raggiungesse il suo livello.
Con il passare degli anni, più nemici riusciva a sconfiggere, più cresceva la sua boria e la sua smania di apparire come l’essere perfetto.
E adesso?
Adesso si guardava allo specchio e capiva che era stato soltanto uno stolto a credere di essere talmente potente che mai niente avrebbe potuto abbatterlo.
Eppure, nonostante tutto, avevano scelto lui e gli avevano affidato le loro vite.
Era ormai da due anni che combatteva strenuamente contro il loro nemico, colui che aveva messo a ferro e fuoco Fell’s Church, ma non aveva ottenuto nessun risultato concreto se non quello di perdere più vite di quelle che era riuscito a strappare all’esercito avversario.
Alzò gli occhi e guardò dritto davanti a se puntando il suo sguardo all’enorme e spaventoso castello nero dalla guglie appuntite ed argentate che, appena un paio di anni prima, era comparso dal nulla nel bel mezzo del bosco che una volta era stata la sua casa.
Ricordava ancora quel giorno, la furia dell’affronto subito e la vergogna per la rapida sconfitta che stava quasi per portarlo alla morte.
Da allora aveva cominciato a combattere per difendere se stesso e coloro che contavano qualcosa per lui.
Ma il mostro aveva presto rivelato il suo vero piano ed aveva rinchiuso l’intera cittadina all’interno di una barriera magica invalicabile per loro all’interno e che rendeva Fell’Church invisibile ed introvabile per chi stava all’esterno.
Cominciarono i rapimenti, gli incendi e le morti atroci e, ben presto, tutti gli umani sopravvissuti riconobbero in lui non il mostro che avrebbero visto in altre situazioni, ma l’unico in grado di tenerli al sicuro.
Adesso tutti conoscevano la sua vera natura, ma a nessuno importava: sapevano che il vero mostro non era tra loro, ma se ne stava rintanato all’interno del castello nero del bosco.
Il pensionato ormai era l’ultimo posto sicuro che era rimasto alla resistenza.
Era affollato, il cibo scarseggiava e i lamenti dei feriti riecheggiavano tra le pareti giorno e notte, ma almeno lì i mostri non potevano entrare per via dell’incantesimo di protezione che tutti ringraziavano come se fosse una persona viva.
La porta alle sue spalle cigolò leggermente e nella stanza entrò una donna bellissima e preoccupata che gli si affiancò.
Era lei l’artefice dell’incantesimo che li teneva al sicuro: la strega.
“Com’è la situazione?” - chiese il vampiro.
“Sempre la stessa!” - rispose la strega.
“Mi sento in colpa! Non avrei dovuto mandare lei! Che razza di persona sono?” - fece il vampiro.
La strega gli poggiò una mano leggera e delicata su una spalla: “Non biasimarti! Capisco alla perfezione ciò che senti, ma sai bene quanto me che era l’unica cosa giusta da fare!”.
“Se Astaroth scoprisse che lei l’ha seguito non ci penserebbe due volte ad attaccarla!” - disse il vampiro.
“Lei saprà difendersi! E’ l’unica davvero in grado di difendersi da sola da Astaroth!” - rispose la strega.
“Lo so, ma vorrei essere lì ad appoggiarla!” - ribattè il vampiro.
“Ma tu ci sarai!” - controbattè la strega.
“Si, ma….non sarò davvero io e non l’aiuterò perché sarò troppo stupido per capire di avere davanti agli occhi l’unica cosa buona che io abbia mai fatto!” - fece il vampiro.
“Io non ci giurerei!” - disse la strega - “Lei sa che Astaroth ha avuto l’ardire di compiere il Viaggio essenzialmente per impedire la sua venuta al mondo e sappiamo entrambi che, se c’è una cosa che lei ama più di noi due…beh….è se stessa! Quindi farà di tutto per impedire al nostro nemico di condannarla all’inesistenza e, se sarà necessario, costringerà chiunque ad aiutarla!”.
Il vampiro si lasciò andare ad un lieve sorriso tirato.
La strega aveva ragione: Lei era così testarda che avrebbe smosso mari e monti pur di salvarsi la vita e tornare a casa! Questa era una cosa che aveva ereditato da lui.
“Piuttosto…hai scritto la lettera?” - gli chiese la strega.
Il vampiro ebbe un tuffo al cuore morto che aveva nel petto.
“Non ancora!” - rispose.
“Come mai?” - fece la strega.
“Se dovessi scrivere quella lettera e dovessi inviarla…allora le cose che succederebbero come conseguenza potrebbero cambiare ogni cosa, potrebbero cambiare l’intero corso degli eventi, potrebbero cambiare noi due….ed io non voglio!” - rispose il vampiro.
La strega si voltò verso di lui e gli accarezzò il viso.
“Neanch’io voglio che le cose cambino, ma…adesso non si tratta più soltanto di noi due! Se Astaroth dovesse vincere qui a Fell’s Church, poi passerebbe ad una nuova città e poi ad un’altra e ad un’altra ancora! E’ dell’intero mondo che stiamo parlando e se è per salvare l’intero mondo allora…beh…dobbiamo essere disposti a sacrificare anche noi stessi e ciò che siamo l’uno per l’altra!” - rispose la strega.
Era sempre stata la più ragionevole tra loro due.
“L’intero mondo….sacrificare noi due per l’intero mondo…” - sospirò il vampiro - “A volte mi sorprendo di quanto possa essere smisurato il mio egoismo!”.
La strega sorrise e tornò ad accarezzarlo.
“Vorrei tanto che avessimo la possibilità di essere egoisti, ma non ce l’abbiamo!” - disse tristemente.
Il vampiro l’attirò a se e la strinse forte lasciandole un leggero bacio sulla testa.
La strega strinse gli occhi e si aggrappò a lui nello stesso istante in cui un nuovo grido di atroce dolore squarciava il cielo nero di Fell’s Church.






NOTE:
Ciaoooooooooooo!!! Ben ritrovate a tutte!!!
Mi sento emozionatissima per essere ritornata di nuovo qui tra voi con questa storia nuova di zecca, ma a cui tengo particolarmente perchè la stavo progettando da taaaaaaaanto tempo!
Che dire.....siamo agli inizi, quindi non posso fare altro che sperare che il prologo vi sia piaciuto e che vi abbia intrigato abbastanza da farvi prendere in considerazione l'idea di continuare a seguire la storia.
Come sempre è una storia tutta Donnie e Stelena, ovviamente!
Ma ci tenevo a fare una precisazione per chi non avesse letto gli spoiler sul mio blog durante la mia assenza da EFP.
Allora....sapete bene, o almeno lo sa chi ha già letto qualcosa di mio, che io ho sempre scritto storie Donnie prendendo in considerazione tutti i punti di vista dei vari personaggi!
Ma converrete con me che la vera protagonista restava sempre Bonnie in quanto era dal suo POV che raccontavo la maggior parte della storia ed era lei al centro di tutto!
Beh....per questa storia ho deciso di fare qualcosa di diverso.....e, pur continuando a scrivere da tanti Pov, il vero protagonista sarà...DAMON!
E' dal suo POV che scriverò maggiormente e sarà lui al centro della storia!!!
Spero che questo mio esperimento vi piaccia e, soprattutto, che mi riesca bene! XDXDXDXDXD
Detto questo, vi dico sin da adesso che la storia sarà una long e che posterò i capitoli una volta alla settimna: il solito giovedì sera!!!!!
Inoltre vi ricordo gli spoiler per i capitoli successivi che posterò sul mio blog ogni lunedì sera!!!
Infine, per quanto riguarda la mia risposta alle recensioni che vorrete lasciarmi, risponderò nel solito modo...quello fornito dal sito!!!
Adesso vi lascio......A lunedì sul blog per lo spoiler e per il capitlo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!!

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Capitolo 2
*** Astaroth ***


Astaroth


Giugno 2011


Astaroth non era mai nato.
Era sempre esistito. O almeno era quello che lui credeva di se stesso.
Non aveva ricordi di una possibile infanzia, non ricordava di aver mai dovuto affrontare quella tortura che era il crescere.
Per quanto ne sapeva e per come gli piaceva vedere le cose, lui era sempre e solo stato il Figlio del Fuoco, il demone spietato ed adulto che era in quel preciso istante e che era da millenni.
La sola idea di aver avuto un’infanzia, in un tempo dimenticato da tutto e da tutti,  persino da lui stesso, lo rendeva furioso.
Avere un’infanzia da ricordare significava essere stati bambini ed Astaroth non aveva mai sentito dentro di se la scintilla d’innocenza che mantengono dentro tutti coloro che un tempo erano stati bambini.
Quindi aveva sempre vissuto in vigore del fatto di essere superiore anche agli altri suoi simili solo perché non pensava di essere mai stato un bambino.
Ne aveva visti così tanti di demoni o, più comunemente, di mostri qualsiasi abbandonare i loro propositi di dolore e morte soltanto perchè si erano sentiti improvvisamente pressati dall’innocenza che la loro passata infanzia gli aveva lasciato dentro…
Perché persino i mostri nascevano, persino i mostri erano stati bambini innocenti una volta.
La differenza tra loro e gli umani era che i bambini-mostri non avevano scelta, erano geneticamente programmati per rinnegare la loro innocenza e votarsi al male.
Ma il fatto di averla avuta un’innocenza significava che questa poteva ritornare in qualsiasi momento ed Astaroth non poteva sopportare che una cosa così abominevole capitasse proprio a lui.
Per essere un demone del suo calibro e con degli obiettivi come i suoi bisognava avere dei requisiti precisi, primo tra tutti l’assoluta mancanza di bontà e purezza.
E lui aveva da sempre avuto uno scopo così grande, una missione così imponente da portare a termine che non poteva neppure permettersi di farsi sorgere il minimo dubbio sul fatto che avesse avuto o meno un’infanzia.
Lui doveva non averla avuta. Punto.
Aveva vissuto per millenni interi cercando il momento opportuno per attuare il suo piano di distruzione. Aveva viaggiato in lungo e in largo cercando il posto adatto. Era stato d’ispirazione per alcuni dei più grandi atti contro l’umanità commessi, ma mai nulla si era dimostrato abbastanza.
Aveva tenuto d’occhio orde di uomini crudeli e spietati allo scopo di soggiogarli e dare inizio al suo piano di conquista e distruzione, ma mai nessuno era stato all’altezza.
Spesso si era chiesto perché non intervenisse di persona, perché non scegliesse semplicemente un posto a caso per cominciare la sua opera di morte, ma solo quando era stato troppo tardi si era accorto di aver sprecato tempo prezioso e, soprattutto, di aver sottovalutato quel mondo che tanto disprezzava e i suoi abitanti.
Era nata lei.
All’improvviso, come comparsa dal nulla, se l’era ritrovata davanti in tutta la sua enigmatica potenza.
Se si fosse fermato a guardarla meglio, Astaroth ne sarebbe rimasto affascinato, ma da quando era venuto a conoscenza che un essere simile era venuto al mondo, che davvero si era andati contro ogni regola del mondo soprannaturale e della natura stessa per permetterle di nascere…beh…lui aveva avuto troppo da fare per potersi concedere una pausa.
Astaroth aveva cominciato a lottare.
Aveva mandato al diavolo ogni sua precedente idea di aspettare il momento adatto, il momento in cui il mondo sarebbe stato abbastanza corrotto da essere degno della sua presenza, per lottare.
Lottare per salvarsi la vita.
Non si era mai ritrovato in una posizione del genere, la posizione in cui sai che stai affrontando un nemico che per te potrebbe rivelarsi mortale e, in un certo senso, la cosa era curiosa.
Lui che non era mai nato, lui che era sempre esistito, poteva vedersi scivolare via la vita che aveva sempre avuto per mano di una ragazza dall’apparenza del tutto innocua.
E allora si era mostrato al mondo nel luogo in cui lei viveva, aveva usato ogni stratagemma possibile pur di allontanarla da coloro che la proteggevano, aveva riversato la sua rabbia sul vampiro e la strega che avevano osato donarle la vita allo scopo di farla infuriare tanto da fare un passo falso, ma nulla di tutto questo era servito.
Erano morti in tanti per mano sua e dei demoni a lui devoti, più di quanti la resistenza fosse riuscita ad uccidere, ma lei non si era mai arresa ed allora…eccolo..il colpo di genio.
Astaroth aveva così tanto Potere da poter viaggiare nei secoli avanti e indietro senza il minimo sforzo, ma aveva sempre trovato tremendamente affascinante e divertente stare pazientemente ad aspettare lo svolgersi degli eventi senza il bisogno di premere il tasto < Accelera > o < Rewind >, ma adesso le cose erano diverse.
Essenzialmente il motivo per cui aveva deciso di ritornare indietro nel tempo era quello di uccidere i genitori di lei prima che potesse saltare in testa a quei due la malsana idea di metterla al mondo.
Quindi un’eccezione alla sua regola poteva farla, no?
Il 2011...
L’aveva sempre considerato uno dei tanti anni poco degni di nota, ma soltanto quando aveva scoperto la storia della sua nemica aveva capito quanto fosse stato stupido.
Non aveva mai fatto così tanti errori di valutazione tutti insieme, ma era intenzionato a porvi rimedio immediatamente.
Astaroth si guardò intorno e fissò il profilo del pensionato che si stagliava un centinaio di metri alla sua destra.
Era immerso tra gli alberi al limitare del bosco, ma già da lì riusciva a vedere quanto fosse squallida, insulsa e troppo felice e serena la vita di Fell’s Church prima che lui la onorasse con la sua comparsa in scena.
Una smorfia di puro disgusto gli deformò il viso quando sentì la luce del sole sfiorargli una mano e si ritrasse come scottato mentre un ghigno malefico gli affiorò sulle labbra non appena udì le voci provenire dal pensionato.
Una sola cosa era certa: tra lui e lei gli bastava ucciderne uno solo per portare a termine il suo lavoro in quel tempo.
Alzò una mano sola e scoccò le dita.

Da troppo tempo la sua vita aveva imboccato un binario contorno e infinito che lui non aveva mai voluto, che non aveva programmato e su cui non aveva alcun controllo.
E Damon odiava non avere il controllo.
Quando mise piede in quella squallida cittadina di provincia per la prima volta lo fece con un piano ben delineato per la mente: semina il panico, rendi la vita di Stefan un inferno in terra, prendi Elena e va via cominciando a vivere la vita da Re della Notte che ti meriti con al fianco la giusta Principessa delle Tenebre.
E, invece….tutto era andato a rotoli.
Avevano cominciato a spuntare fuori nemici da ogni dove che erano stati in grado di incutere più timore di quanto lui avesse mai fatto, Stefan se n’era uscito fuori con la bizzarra idea di aver ritrovato un fratello ed Elena faceva la preziosa con lui crogiolandosi tra le braccia del suo insulso fratellino.
Era bloccato da anni ormai aspettando il momento in cui la sua esistenza avesse rinunciato a fare scherzi per poter ritrovare la giusta via, ma a quanto pareva la sua stessa esistenza aveva voglia di fare la difficile addirittura più di quanto non ne avesse voglia Elena.
Ma Damon era testardo e non si arrendeva anche se….
Ci provava, ci provava con tutto se stesso a farsi andar bene quella situazione, ma era a dir poco impossibile.
Si teneva alla larga dal pensionato tutto il tempo che poteva, ma per forza di cose finiva con il passare lì dentro più tempo di quanto desiderasse.
Insomma….se Elena non aveva sempre sotto gli occhi la sua assoluta perfezione come faceva a rendersi conto di stare con l’idiota sbagliato?
Damon sbuffò annoiato, stiracchiandosi sul davanzale in pietra su cui se ne stava seduto da più o meno mezz’ora, cioè un’eternità visto che era stato costretto a passarla con tutta l’allegra Scooby Gang.
Volse distrattamente lo sguardo alla finestra alle sue spalle e ammirò il suo riflesso nel vetro trasparente e pulito mentre il cielo si riempiva di nuvole grigie che, era sicuro, non avrebbero portato pioggia.
Si sentiva così dannatamente annoiato che non lo divertiva neppure l’idea di starsene a guardare tutte quelle formiche insulse che erano gli umani mentre maledicevano le previsioni del tempo al telegiornale che avevano previsto una giornata soleggiata e cercavano riparo ovunque.
La risata serena del suo Angelo gli fece riportare l’attenzione a ciò che stava avvenendo nella stanza.
A quanto pareva Mutt aveva appena raccontato una storiella divertentissima che lui si era perso - fortunatamente - nella vana speranza di attirare l’attenzione della streghetta che se ne stava, invece, in un angolo appartato ad ascoltare pazientemente tutte le lagne di Miss Inquietudine per il via del fatto che il suo mezzo-fidanzato mezzo-cacciatore non si faceva sentire da due settimane e che, quindi, non aveva sentito neppure una mezza parola di ciò che aveva detto il biondone.
A Damon quasi scappò da ridere.
Quel Mutt era un tale imbecille da non rendersi neppure conto che la streghetta non lo vedeva in nessun altro modo se non come un amico.
Ci provava con lei in maniera spudorata, ma a Bonnie non faceva alcun effetto o almeno non faceva alcun effetto immediato: la streghetta doveva ragionarci su per capire che forse era il caso di arrossire e sorridere quando Mutt le portava dei fiori per nessun motivo preciso.
E questo era assolutamente patetico.
Insomma….quale uomo degno di essere definito tale non si accorge che la donna per la quale prova interesse non lo ricambia perché è interessata ad un altro?
E se quell’altro, poi, si chiamava Damon Salvatore allora la cosa avrebbe dovuto essere così semplice che persino Mutt sarebbe riuscito a capirla, no?
E, invece, quella sottospecie di homo molto poco sapiens non si decideva a vedere le cose per come stavano mentre la streghetta si struggeva per cercare di nascondere a tutti la cotta stratosferica che aveva per Damon.
Damon non aveva problemi ad ammetterlo: a volte la stuzzicava solo ed esclusivamente per vedere la sua reazione.
Però, doveva riconoscere che la streghetta era brava a non far capire a nessuno, neppure alle sue migliori amiche, ciò che provava per lui.
E questo, d’altra parte, era un gran bene.
Era risaputo che Damon era innamorato di Elena e che avrebbe voluto sempre e solo lei, quindi tenendosi tutto per se, la streghetta non faceva altro che evitargli ulteriori problemi.
In fondo lei non gli aveva mai fatto nulla di male e non gli stava neppure particolarmente antipatica, anzi….tra tutti quegli idioti che circondavano la sua Elena, forse era l’unica che era riuscita a guadagnarsi un minimo di rispetto da parte sua, quindi non voleva ferirla respingendola platealmente.
E poi sapeva di fragola e nessun può volere male a qualcuno che sa di fragola!
Un’improvvisa ondata di Potere gli liberò la mente e lo mise in allerta.
Era stata una sensazione talmente forte e vicina che addirittura Stefan se ne era accorto subito e adesso lo fissava stralunato mentre nella stanza era caduto un improvviso silenzio.
“Cos’è stato?” - fece Stefan.
Damon gli rivolse uno sguardo acido: “Che vuoi che ne sappia? Se lo sapessi non sarei più qui, ma sarei già andato ad ammazzare il bastardo che ci sta apertamente sfidando!” - chiarì.
“A dire il vero la mia non è una sfida! Più che altro volevo rendervi consapevoli della mia presenza!” - intervenne una voce profonda e sconosciuta che apparteneva ad un essere potente, ma invisibile.
Damon si alzò in piedi e venne imitato da tutti gli altri che si portarono al centro della stanza, in gruppo, mentre lui continuava a guardarsi intorno.
“Vieni fuori!” - ringhiò.
Una risatina irritante rispose al suo ordine e un’improvvisa nuvola di fumo nero apparve dal nulla davanti ai suoi occhi.
“Eccomi!”.
Damon spalancò gli occhi per mezzo secondo alla vista del nuovo arrivato mentre Bonnie, alle sue spalle, si lasciò sfuggire un grido di terrore e sorpresa.
Quel..mostro…che si trovava davanti era la cosa più assurdamente rivoltante che avesse visto in vita sua.
Alto e imponente, aveva la pelle rossa e ricoperta di scaglie marroni con gli occhi gialli e affilati e la testa ricoperta da uno strano tatuaggio nero e lucente.
Indossava un classico completo nero gessato con una camicia di seta grezza e di un marrone leggermente più chiaro rispetto alle scaglie che lo ricoprivano.
L’unica nota stonata in quel suo elegante ed impeccabile abbigliamento era la cravatta: rosa acceso con una fila di koala attaccati a delle lunghe palme verdi che facevano < Ciao > con la mano.
A Damon quasi non scappò da ridere, ma si ricompose subito.
“Chi diavolo sei?” - chiese.
“Preferirei che non vi rivolgeste a me chiamandomi diavolo! Preferisco demone oppure Figlio del Fuoco! Altrimenti potete chiamarmi con il mio nome: Astaroth!” - rispose il nuovo venuto.
“Ok…Astaroth!” - fece Damon calcando l’accento sul nome del demone e accennando un ghigno ironico a cui Astaroth rispose annuendo - “Cosa vuoi?”
“Ecco la domanda giusta da fare!” - approvò il demone - “Io non voglio farvi del male o almeno non a tutti! Mi basta uccidere uno solo di voi….uno solo tra te, vampiro sfacciato, e la strega! A voi la scelta, per me non fa alcuna differenza chi dei due muore! E’ giunto il momento di estirpare il problema alla radice!”.
Damon restò spiazzato da quelle parole.
Che qualcuno ce l’avesse con lui, anche qualcuno che non conosceva, poteva capirlo. Insomma…nei secoli ne aveva combinate così tante, aveva calpestato i piedi a così tanti individui diversi che la trovava una cosa tragicamente ragionevole che uno sconosciuto venisse a riscuotere per un torto che nemmeno ricordava di avergli arrecato.
Ma Bonnie?
Perché voleva uccidere anche lei?
Astaroth era stato chiarissimo: o lui o Bonnie!
Ma com’era possibile se la streghetta non era in grado di fare del male neppure al una mosca per sbaglio.
Era una cosa assolutamente ridicola e, come lui, la pensavano così anche gli altri che gli stavano alle spalle.
“Perché Bonnie? Cosa ti ha fatto? Cosa vuoi da lei?” - pretese di sapere Meredith mentre stringeva tra le braccia una Bonnie in lacrime.
“Cosa mi ha fatto?” - ripetè il demone - “Ancora nulla! E’ per questo che deve morire! Per fare in modo che non possa mai farmi nulla!”.
“Aspetta un attimo! Tu, un demone con tutto quel Potere, sei venuto fin qui da chissà dove soltanto per paura che un giorno la streghetta possa farti qualcosa con i suoi poteri? Ma andiamo…..se non è neppure in grado di far levitare un oggettino minuscolo!?! Come strega è l’inutilità fatta persona!” - fece Damon, guadagnandosi uno pugno sul braccio da suo fratello che neppure in una situazione del genere poteva smettere per cinque secondi di fare il paladino moralista e attento ai sentimenti degli altri.
Ma, insomma, non si rendeva conto che parlando in quel modo, facendo notare al pazzo che si trovavano di fronte che Bonnie non la si poteva neppure definire strega, Damon le stava salvando la vita?…Forse?
Astaroth scoppiò in una sonora risata.
“Sentirti parlare così di lei…..quanti cambiamenti devono ancora avvenire!” - sospirò guardando il soffitto.
“Che vuoi dire?”.
“Non importa! Torniamo a noi!” - sminuì la questione Astaroth - “Io non sono venuto qui perché temo che lei un giorno possa farmi qualcosa con i suoi poteri perché so con certezza che, anche se li sviluppasse a pieno regime e imparasse a controllarli, non riuscirebbe mai a farmi davvero del male! Il motivo per cui voglio uno di voi due morto è un altro!” - spiegò.
“E quale sarebbe?” - chiese Damon.
Ma Astaroth non si degnò neppure di rispondere e agitò la mano in aria come per metterlo a tacere: “Adesso basta con le spiegazioni e con i convenevoli! Odio i convenevoli! Passiamo a noi: avete deciso chi dei due deve morire?” - chiese guardando uno per uno tutti i presenti.
Non ricevendo nessuna risposta, annuì e continuò: “Bene! Allora vi ucciderò entrambi!” - decise.
Stefan, a quel punto, fece un passo avanti ed affiancò Damon.
“Torna indietro, idiota!” - gli sibilò Damon, ma Stefan non lo ascoltò nemmeno e fece di testa sua.
- Questa è già la seconda volta che nemmeno mi rispondono, devono darsi una regolata! Accidenti! - pensò Damon, frustrato.
“Dovrai passare sul cadavere di tutti noi!” - fece Stefan ad Astaroth.
Il demone annuì: “Allora vi ucciderò tutti!” - disse per poi sfregare le mani e far comparire una lunga lingua di fuoco che gli gettò contro, costringendo l’intero gruppo a sparpagliarsi per l’intera stanza.
Damon si ritrovò sbalzato contro l’armadio di Stefan e, suo malgrado, gli ci vollero un paio di secondi a rimettersi in piedi a causa del contraccolpo subito da quell’ondata di Potere immenso che aveva accompagnato il fuoco.
Tutti gli altri erano messi peggio di lui ed Elena si teneva il ginocchio destro che aveva battuto contro lo spigolo del comodino e sul quale si era procurata una ferita che sanguinava leggermente, ma quel tanto che bastava per rendere l’aria della stanza chiusa densa dell’aroma del suo sangue.
Damon, un po’ per via della rabbia e un po’ per via delle sete, cominciò a vederci rosso e si lanciò contro il demone senza riflettere.
Lo attaccò ad un fianco, ma Astaroth lo bloccò in una presa ferrea all’altezza torace e lo sollevò da terra, stritolandolo con un braccio solo mentre con un unghia dell’altra mano gli graffiava la pelle del viso.
“Sei ancora così giovane e impulsivo….” - gli sussurrò all’orecchio - “Mi fai quasi tenerezza, sai?” - un attimo dopo lo lasciò cadere ai suoi piedi e gli poggiò un piede sul viso schiacciandogli la guancia contro il pavimento.
Stefan, ripresosi, fece per reagire, ma Astaroth lo bloccò sul posto con un cenno solo della mano. Pochi secondi dopo anche Meredith, Matt ed Elena erano diventati immobili ad opera di Astaroth. Immobili ad eccezione delle palpebre che continuavano a sbattere frenetiche come ad indicare che erano ancora perfettamente coscienti di ciò che stava succedendo durante quel pomeriggio infernale.
Gli unici liberi di muoversi erano Damon e Bonnie.
Damon ancora a terra sotto il peso di Astaroth e Bonnie rannicchiata in un angolo, spaventata a morte.
Astaroth rise.
“Siete tutti così patetici! Non che non lo sarete anche in futuro, ma adesso siete di una pateticità unica!” - commentò - “Sai cosa penso che farò adesso, Damon? Penso che…mi accanirò sulla strega!” -  e a quel punto un singulto di paura e dolore uscì dalle labbra di Bonnie.
Damon cercava di reagire, ma non ci riusciva: Astaroth gravava su di lui come un macigno e ormai Damon aveva capito che il demone non aveva bisogno neppure di avvicinarsi a Bonnie per ucciderla, poteva farlo anche a quella distanza,  semplicemente agitando le mani.
Intorno a loro, gli altri, immobili, continuavano a muovere gli occhi da un lato all’altro della stanza, come spiritati.
Astaroth alzò una mano in direzione di Bonnie e, persino dalla sua posizione, Damon poteva vedere le fiamme che gli crepitavano attorno alla mano, già pronte per colpire  la ragazza.
Guardava dal basso quella scena con così tanta ira in corpo che non riusciva davvero a capacitarsi del fatto che, nonostante ci provasse con tutto se stesso e spingesse sul pavimento per rialzarsi, non accadeva nulla.
Bonnie, intanto, aveva smesso di piangere e stava affrontando il demone a viso aperto, ancora accovacciata nel suo rifugio accanto al letto.
“Oh…non sai quanto te ne pentirai Damon per non averle dato la giusta importanza adesso che potevi!” - sospirò Astaroth - “E tu, Bonnie, saresti diventata così potente….Ma le cose devono andare così!”.
“Prenditela con me, vigliacco!” - cercò di dire Damon, ma le sue parole morirono trasportate dal vento che inondò improvvisamente la stanza.
Un rumore assordante sovrastò per pochi attimi ogni cosa e, solo quando Astaroth fece un passo indietro e lo lasciò libero di rialzarsi, Damon capì ciò che era successo.
I vetri della finestra erano andati in frantumi e sul davanzale, adesso, erano comparse due figure femminili sconosciute e inondate di luce.









NOTE:
Ciao a tutti e buon givedì sera!!!!XDXDXDXD
Innanzitutto vorrei ringraziarvi per il supporto e le belle parole che avete speso per il prologo di questa storia! Sono felice che vi sia piaciuto e che vi abbia intrigato a tal punto che, in una sola settimana, ha ricevuto un nuomero di visite enorme!!!! Grazie di cuore!!!
Adesso...passiamo al capitolo!
E' diviso in due Pov! Uno del nemico che ci racconta un pò le cose dal suo punto di vista e ci dice un pò cosa vuole e cosa pensa! E uno del nostro Damon, l'eroe della storia!
Avrete capito, spero, che Astaroth è di una cattiveria unica e che l'unica cosa a cui pensa è a creare morte e distruzione! Spero di essere riuscita a rendelo credibile...non so..ditemi voi!
Poi c'è il primo scontro!
Come vedete, Astaroth è troppo potente per loro e crea un bel pò di casino arrivando ad un soffio dall'uccidere Bonnie.
Per fortuna, però, arrivano queste due figure femminili! Ovviamente sono le due ragazze di cui parlo nella trama, ma di loro saprete di più nel prossimo capitolo.
Beh...anche se la situazione non è tragica come nel prologo, credo che sia comunque abbastanza difficile e vi assicuro che si andrà solo peggiorando!! XDXDXDXD
Inoltre avete notato le frecciatine che lancia Astaroth sul futuro di Damon e Bonnie? Chissà se ci ripenseranno a quelle cose e ci ritorneranno su!?! XDXDXDXDXD
Adesso vi lascio!! Vi ringrazio ancora infinitamente!!!
Non dimenticate lo spoiler di lunedì sul mio blog e per il capitolo....
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!


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Capitolo 3
*** Scontro tra estranei ***


Scontro tra estranei

Nicole guardava la breccia che le aveva permesso il Viaggio insieme a Lilian mentre si richiudeva lentamente.
Aveva una forma sferica e frastagliata, la forma di uno squarcio nel tempo aperto violentemente e senza la minima cura.
Al di là dello squarcio riusciva ancora a vedere l’Old Wood della sua epoca, fatto solo di fiamme e morte mentre tutto intorno a lei il canto degli uccelli affollava l’aria e gli scoiattoli facevano capolino dagli alberi per sincerarsi di cosa stesse avvenendo.
Gli occhi di Nicole erano fissi sulla scena di terrore che si stava lasciando alle spalle e quando la breccia si richiuse e scomparve con un ultimo lampo di luce i suoi occhi assunsero un’improvvisa nota amara e malinconica.
Lo ricordava bene quel posto, l’Old Wood della sua infanzia.
Lo conosceva così bene che la consapevolezza di come erano cambiate le cose con gli anni e di come quel posto fosse andato perso per sempre le spezzava il cuore.
Il cielo era nuvoloso, ma sereno e l’aria spirava fresca tra le fronde degli alberi secolari e carichi di potere ed energia.
Quello ero il posto dove aveva imparato cosa fosse il vero Potere.
Era il posto dove sua madre le aveva insegnato ad essere una brava strega e suo padre le aveva insegnato ad essere una brava vampira.
Era il posto dove li aveva visti litigare tra loro quando le loro idee non collimavano ed era lo stesso posto dove li aveva visti più volte abbracciarsi e chiedersi scusa a vicenda.
Quello era lo stesso posto dove aveva ascoltato le migliori battute di suo padre sulla dieta di suo zio a base di conigli.
Ed era il posto dove una mattina d’estate dei suoi dodici anni aveva confidato a suo padre che si sentiva irrequieta ed insicura per via del suo Potere e gli aveva chiesto di darle un obiettivo.
Era lo stesso posto in cui suo padre le aveva preso la mano e le aveva detto che il suo unico obiettivo doveva essere la felicità perché lei stessa era la felicità. Lei, Nicole, rappresentava la felicità per i suoi genitori e ciò che doveva fare, adesso, era sforzarsi con tutta se stessa per trasformare quella felicità di cui lei era il simbolo in una felicità che le entrasse dentro e le riscaldasse a pieno l’anima.
Quello era il posto in cui Nicole aveva chiesto a suo padre come poteva fare per raggiungere la felicità.
Ed era lo stesso posto in cui suo padre le aveva risposto che l’unico modo che lui conosceva per essere felici era amare. Lui aveva amato sua madre ed insieme avevano raggiunto la felicità quando era nata lei.
L’Old Wood era il posto in cui Nicole aveva sorriso e aveva ripromesso a se stessa che avrebbe raggiunto la sua vera felicità.
Da allora quel consiglio paterno le si era impresso bene dentro e non l’aveva mai abbandonata.
Negli anni, Nicole, si era sempre impegnata al massimo per raggiungere quel suo tanto agognato obiettivo e per questo motivo odiava tanto Astaroth. Non perché avesse ambizioni esagerate o perché le avesse portato via il suo bosco e la sua città o perché stesse cercando di impedirle di nascere, no! Lei lo odiava perché le stava ostacolando la sua personale ascesa alla felicità e questo non poteva perdonarglielo né lasciarglielo passare!
Scosse la testa e riprese contatto con la realtà, mettendo da parte i ricordi.
Accanto a lei, Lilian si stava guardando intorno con un aria disgustata.
Nicole sorrise appena.
Eh si! Quello era anche il posto che Lilian odiava più di qualsiasi altra cosa perché sosteneva che ci fosse sempre troppo fango e troppa terra con cui sporcarsi lì intorno.
“Troviamo Astaroth!” - fece Lilian con una smorfia.
“Qualcosa non va, cuginetta? Non ricordo che tu abbia mai avuto tutta questa fretta di incontrare quel tizio! Cos’è? Il posto non è di tuo gradimento?” - la prese apertamente in giro Nicole, con un ghigno soddisfatto e beffardo sul volto: un piccolo regalino genetico da parte di suo padre!
Lilian le rispose alzando gli occhi al cielo e incrociando le braccia al petto.
“Guarda che lo dico per te! Non sono mica io quella che vuole togliere di mezzo ancora prima che venga al mondo!” - ribattè, poco sicura.
Nicole sorrise di rimando: “Certo! Come no….”.
Si trovavano nella zona più centrale e carica di energia dell’Old Wood, nonché quella più vicina al cimitero.
Lo raggiunsero entro poco e presero a camminare tra le lapidi in direzione del centro di Fell’s Church.
“Dobbiamo prenderlo per un segno del destino il fatto che abbiamo fatto un viaggio all’indietro nel tempo e siamo sbucate proprio a due passi dal cimitero?” - chiese retoricamente Lilian.
“Beh…che questa possa trasformarsi in una missione suicida non c’è dubbio! Stiamo per ritrovarci faccia a faccia con il nostro nemico mortale e con i nostri genitori prima che diventassero i nostri genitori e, per quanto per tuoi le cose non siano cambiate poi molto da quando si sono conosciuti a quando sei nata tu…..per me è diverso! Ti ricordo che in questo periodo della sua storia mio padre si trova nel pieno di quello che solitamente chiamo il suo “periodo da idiota”! E questo significa che potrebbe anche decidere di non aiutarci minimamente e di lasciarci alle amorevoli cure di Astaroth!” - rispose Nicole.
“Odio il “periodo da idiota” di tuo padre! Ogni volta che ci raccontavano quella parte della loro storia facevo sempre finta di ascoltare!” - fece Lilian.
“Lo dici a me? Io cambiavo direttamente stanza!” - ribattè Nicole.
“Comunque….Ti conosco! E qualcosa mi dice che, “periodo da idiota” o no, se avrai bisogno di aiuto nessuno ti impedirà di mettere in testa a tutti che devono aiutarti per forza!” - esclamò Lilian sorridendo.
“Mi conosci bene, eh?” - ammiccò Nicole.
“Il vantaggio di essere cresciute insieme!” - rispose Lilian.
Nicole si lasciò andare ad una risata.
Lei e Lilian erano completamente diverse e avevano avuto i loro alti e bassi. Per come la vedeva Nicole, sua cugina era troppo simile a sua madre perché riuscissero davvero ad andare sempre d’accordo, ma nonostante questo, le legava un profondo affetto e il fatto che fossero sempre mandate in missione insieme aveva accresciuto pian piano la loro stima e fiducia reciproca. Nicole sapeva che, tra loro due, la più forte era lei, ma sapeva anche che, se ne avesse avuto bisogno, Lilian sarebbe sempre stata lì per darle una mano impegnandosi a fondo.
Ma la spensieratezza di quei pensieri venne presto spazzata via da un’ondata di un Potere che non apparteneva a quell’epoca, un Potere che aveva imparato a riconoscere bene nonostante si celasse sempre sotto forme diverse.
Nicole si bloccò sul posto.
“Cosa c’è?” - le chiese, allarmata, Lilian.
“Astaroth! Quel gran bastardo non ha perso tempo! Dobbiamo muoverci!” - rispose Nicole.
Le due ragazze abbandonarono, quindi, la loro andatura lenta e umana e le loro sembianze di ragazze qualsiasi per trasformarsi in due fiere letali, veloci e assetate del sangue del Figlio del fuoco, sfrecciando tra gli alberi che costeggiavano il cimitero e arrivando rapidamente davanti alla facciata di quel pensionato così familiare, ma allo stesso tempo così giovane e sconosciuto.
“E’ lì dentro?” - fece Lilian.
Nicole annuì e con un unico balzo arrivò all’altezza di quella stanza che era sempre stata di suo zio e ne ruppe la finestra con una piccola sfera di energia creata dalla sua mano destra, mentre Lilian la seguiva a ruota e atterravano insieme tra i vetri rotti sul davanzale interno.
L’espressione di Astaroth fu impagabile e Nicole ghignò.
“Astaroth..” - fece a mò di saluto.
Con la coda dell’occhio si diede un’occhiata in giro e realizzò di essere giunta appena in tempo.
Con uno schiocco delle dita liberò coloro che erano stati immobilizzati da Astaroth e lanciò appena un’ occhiata a quei suoi genitori che ancora non sapevano neppure di amarsi.
Era strano rivederli tutti lì, più giovani, più umani e più inconsapevoli di ciò che avrebbero dovuto affrontare nel loro futuro, ma ci sarebbe stato tempo per preoccuparsi di quello: adesso doveva pensare ad Astaroth.
“Non è possibile..” - sussurrò il demone, continuando a fissarla.
Nicole sorrise: “Tu dici? Invece io la trovo una cosa possibilissima!” - disse, scendendo dal davanzale e avvicinandosi a sua madre, ancora rannicchiata in un angolo.
Le tese le mani e l’aiutò a rialzarsi: “Stai bene?” - le chiese.
Quella versione un po’ troppo umana e un po’ troppo spaventata di sua madre le fece cenno di si e allora Nicole si voltò verso colui che sarebbe diventato suo padre.
“E tu?” - gli chiese e anche lui annuì.
“Perfetto, allora!” - e, detto questo, Nicole spinse la sua futura madre tra le braccia del suo futuro padre e si rivolse a Lilian.
“Tienili tutti fuori da questa storia!” - ordinò.
“Contaci!”.
Una volta sistemati loro, Nicole potè tornare a concentrasi su Astaroth.
Sospirò: “Astaroth, Astaroth, Astaroth….andiamo! Davvero credevi che ti avrei lasciato venire qui a fare i tuoi porci comodi del tutto indisturbato?” - gli chiese, per poi portarsi una mano sul cuore, melodrammaticamente - “Ma così mi ferisci! Mi fai capire che, nonostante ci conosciamo da due anni, tu non hai ancora capito nulla di me!”.
“Che tu sia qui oppure no, non fa nessuna differenza!” - fece il demone.
Nicole ritornò seria tutto d’un colpo: “Ah no? Io la penso diversamente!” - disse, avvicinandosi sempre di più al suo nemico fino ad arrivargli ad un palmo dal naso - “Io non ti permetterò mai di uccidere nessuno di loro due! Se davvero ci tieni tanto a farlo prima dovrai uccidere me, ma sappiamo bene entrambi che è da anni che ci provi eppure non ci sei mai riuscito! E’ per questo che sei venuto fin qui, no? Perché sei troppo debole e codardo per affrontarmi ad armi pari e allora ricorri a questi subdoli giochetti, ma a me non sta bene, Astaroth! Per niente bene!”.
Astaroth ringhiò ferocemente alle sue accuse e alle sue provocazioni e Nicole avvertì distintamente il Potere del demone che cresceva a dismisura alimentato dalla rabbia e dalla furia cieca.
Si allontanò da lui di qualche passo, continuando a mantenere il contratto visivo e il controllo sulla sua aura che adesso gli pulsava intono, putrida e fetida.
“Allora…vogliamo cominciare? Io sono pronta!” - lo sfidò.

L’arrivo di quelle due ragazze era stato provvidenziale e solo grazie a loro Bonnie era ancora sana e salva, per il momento.
Spaventata ed in preda ai tremori, se ne stava attaccata al braccio di Matt su un lato della stanza di Stefan insieme a tutti gli altri mentre una delle due nuove arrivate lottava con quel demone che sembrava avercela soltanto con lei e con Damon.
Che cosa avesse in comune con Damon tanto da portare Astaroth a tentare di ucciderla proprio non lo sapeva e non riusciva a spiegarselo, ma con la paura che le attanagliava le viscere non riusciva ad avere la mente lucida abbastanza per poterci pensare più intensamente e per dare alla questione il giusto peso.
Bonnie si asciugò gli occhi ancora lucidi di pianto e, solo allora, riuscii a vedere per davvero le due ragazze.
Quando aveva posato gli occhi su Astaroth per la prima volta aveva urlato dal terrore, un  terrore a cui via via si era abituata con il passare dei minuti. Era come se l’aspetto orribile e demoniaco di Astaroth ti entrasse dentro a poco a poco e ti portasse quasi a considerare la vista di quel corpo squamoso un’abitudine.
Le due ragazze, invece, non riusciva a smettere di fissarle.
Erano entrambe bellissime, ma in modo molto differente.
Quella che non stava combattento e che si era parata davanti al loro intero gruppo con la chiara intenzione di tagliarli fuori dal combattimento e forse di proteggerli, era il genere di ragazza che Bonnie definiva “oggettivamente bella”, nel senso che chiunque avesse posato lo sguardo su di lei per anche solo due secondi ne sarebbe rimasto abbagliato. E da come la ragazza se ne stava eretta e fiera nella sua posa elegante che la rendeva simile ad un sensuale felino, Bonnie era più che sicura che fosse pienamente consapevole dell’effetto che faceva e che ne andasse orgogliosa.
Aveva i capelli lisci e di un dolce castano illuminato da riflessi dorati che le arrivano dritti fino alle spalle e le tagliavano la fronte in una frangetta precisa tanto da diventare quasi minuziosa in ogni dettaglio. Gli occhi erano di uno strano verde-azzurro e aveva la pelle rosata e visibilmente setosa. Indossava soltanto un leggero abito di cotone azzurro con delle stampe a fiori che ne slanciava la figura magra e già abbastanza alta, accentuandone la naturale eleganza.
La strega si ritrovò a pensare che non aveva mai conosciuto un’altra ragazza talmente bella da essere addirittura al pari di Elena.
Ed evidentemente anche la sua amica doveva essersene accorta a giudicare dagli sguardi che lanciava alla loro improvvisa protettrice.
Ma, nonostante la bellezza quasi eterea e fin troppo perfetta di quella ragazza, se c’era qualcuno a cui Bonnie non riusciva togliere gli occhi di dosso era colei che le aveva salvato la vita e che adesso stava combattendo, strenuamente e senza un motivo apparente, per difenderla.
Lei aveva una bellezza che Bonnie faticava a decifrare. Non era una bellezza comune, tutt’altro! A Bonnie dava l’impressione di essere la fusione esatta tra perfezione e normalità.
La sua postura non era elegante come quella della ragazza dal vestito a fiori e non era alta quanto lei, ma nelle sue movenze aveva un che di selvaggio che la rendeva irresistibile agli occhi di chiunque.
Aveva dei lunghi capelli neri e lucenti che le ricadevano in morbide onde sulla schiena e che sembravano assecondare ogni suo movimento lasciandole la piena libertà d’azione. Gli occhi erano di un caldo marrone simile al cioccolato al latte ed esprimevano dolcezza, ma anche una buona dose di sarcasmo e divertimento. Aveva la pelle pallida e praticamente perfetta e, al contrario della sua compagna, sembrava avere uno stile d’abbigliamento più aggressivo e meno ricercato. In quel momento indossava un paio di shorts in jeans nero e una maglietta rossa che le ricadeva lunga e svasata sui fianchi, con una stampa in nero dal disegno tribale e un lungo scollo a barca che le lasciava nuda una spalla. Come unico accessorio aveva una polsiera in pelle nera tenuta legata al polso da dei laccetti in cuoio che raffigurava uno strano simbolo leggermente più lucido e luminoso.
Stava combattendo con una grazia, una furbizia e una forza tale che Bonnie si sentì quasi orgogliosa di essere stata salvata da lei, il che era incredibile ed improbabile visto che nemmeno la conosceva.
Ma dentro di se avvertiva uno strano bisogno di ascoltarla parlare di nuovo con quella nota di tenerezza che le aveva rivolto poco prima e, più di ogni altra cosa, voleva scoprire il suo nome.
Con un potente calcio all’altezza dello sterno la ragazza rimandò indietro il demone di qualche passo lasciandolo ansimante e sudato a riprendere fiato mentre lei sembrava ancora in perfetta forma e straordinariamente a suo agio.
“Oh…non dirmi che già sei stanco, Astaroth!” - lo prese in giro senza ritegno, mentre se ne stava tranquilla a rimirarsi le lunghe unghie smaltate di nero.
“Tu non hai neppure idea di cosa ho in serbo per te!” - ringhiò il demone.
“Beh….non molto direi! Considerando il fatto che non ti aspettavi minimamente la mia comparsa, no?” - ragionò la ragazza, con un’ironia che a Bonnie risultò terribilmente familiare anche se non riusciva a spiegarsi il perché.
Ma, dopotutto, ogni cosa di quella ragazza le risultava familiare senza alcuna ragione, quindi…
“Aaaahhh…” - l’urlo frustrato del demone la strappò dai suoi pensieri e la costrinse a concentrarsi di nuovo sulla lotta.
Astaroth scattò ed afferrò la ragazza alla gola mandandola a sbattere con la schiena contro la parete alle sue spalle.
“Io avrò sempre dei piani per te!” - le sibilò, minaccioso.
La ragazza sorrise e gli fece l’occhiolino: “Ci conto!” - disse, e un secondo dopo era già sgusciata via dalla presa del suo avversario parandoglisi alle spalle e, afferrandolo per il colletto posteriore della giacca, lo tirò violentemente indietro per poi formare una sfera di luce azzurra con la mano libera ed infrangergliela nella stomaco cosicché il demone venne sbalzato contro la porta chiusa della stanza.
Astaroth rimase a terra con le mani appoggiate al pavimento e la testa bassa, ma la ragazza non smetteva di tenerlo sotto controllo con lo sguardo.
“Cosa sta succedendo?” - sussurrò Bonnie, in preda all’ansia per quel silenzio improvviso che si era venuto a creare.
“Ssssthhh! Aspettate…” - bisbigliò la ragazza con il vestito a fiori.
Tutti rimasero immobili per diversi minuti seguendo le indicazioni che avevano ricevuto, e troppo tardi Bonnie si accorse del movimento alla sua sinistra.
Damon, con un unico e fluido movimento si fece avanti e riuscì a sorpassare la loro protettrice arrivando a pochi passi dal demone.
Tutti gli sguardi scattarono su di lui.
“Mi pare evidente che è morto, quindi portatevelo via e…” - ma le sue parole vennero stroncate dalla smorfia di dolore che gli deformò il volto non appena si ritrovò la caviglia destra nella morsa di una lunga lingua di fuoco che partiva dalle mani di Astaroth che, piano, rialzò lo sguardo e sorrise.
“Dicevi, mio caro?” - fece il demone.
Damon strinse la mascella, ma si vedeva benissimo che stava soffrendo.
Nemmeno il tempo di realizzare ciò che stava accadendo al vampiro che anche Elena si lanciò in avanti già pronta ad intervenire con un paio delle sue portentose ali per liberare Damon dalla stretta del fuoco di Astaroth.
Ma ciò che non vide fu che, in quel preciso istante, anche la ragazza dai lunghi capelli neri era pronta per tornare all’attacco.
L’aria si era improvvisamente elettrizzata ed intorno alle braccia della ragazza erano comparsi due piccoli e concentrati campi elettrici con i quali lei avrebbe avuto già l’occasione si mandare al tappeto Astaroth se non fosse stato per l’improvvisa quanto sconsiderata comparsa di Elena che la costrinse a deviare il colpo che si infranse sul muro alla sua destra, sfondandolo.
Elena gridò per la sorpresa quando vide i due raggi elettrici che quasi le sfioravano le braccia e si ritrasse.
La ragazza dal vestito a fiori si fece prontamente avanti e la obbligò a tornare in riga lanciandole uno sguardo di pura disapprovazione, mentre Astaroth strinse maggiormente la presa su Damon che, a quel punto, urlò per davvero più per l’irritazione dovuta al fatto che sentisse dolore che per il dolore in se.
Allora la ragazza combattente spiccò un unico salto ed atterrò sul petto del demone lasciandolo senza fiato e costringendolo a stendersi al tappeto e a lasciar andare Damon.
La ragazza lasciò andare il demone solo per afferrare il vampiro per un gomito, duramente: “Tornatene al tuo posto e non ti azzardare a rimetterti in mezzo di nuovo!” - gli sibilò.
Bonnie restò sorpresa dal tono che usò perché mai nessuno aveva mai avuto il coraggio di rivolgersi così a Damon, ma quella ragazza sembrava totalmente sicura di se ed in un certo senso aveva anche ragione: se Damon ed Elena non si fossero messi in mezzo lei non avrebbe corso il rischio di perdere quella lotta.
Detto ciò che aveva da dire e dopo aver lanciato uno sguardo d’avvertimento anche ad Elena, la ragazza spinse letteralmente via Damon ributtandolo all’interno del loro gruppo come si fa con un cane che non sa fare altro che combinare casini.
Bonnie allentò la presa sul braccio di Matt e sentì addirittura l’amico sogghignare per la scena a cui avevano assistito e per il modo in cui Damon era stato trattato.
A dire il vero anche Bonnie lo aveva trovato un tantino divertente, ma più di ogni altra cosa era incuriosita da quella ragazza del tutto fuori dal comune e con quei poteri così incredibili.
“Lui è sempre stato un gran testardo e lei una gran impicciona,eh? Anche se parecchio insignificante, a mio parere!” - commentò Astaroth.
“Calmo con le parole!” - intervenne la ragazza dal vestito a fiori.
“No comment…” - fece l’altra.
La ragazza dal vestito a fiori sbuffò.
“Comunque….io direi di riprendere da dove avevamo lasciato, no?” - propose la ragazza combattente al demone, con un sorriso innocente stampato sul volto.
“Come vuoi, mia cara!” - rispose Astaroth.
In pochi secondi la lotta riprese ancora più veloce e frenetica di prima lasciando tutti senza fiato e con gli occhi che bruciavano nel tentativo di riuscire a seguire ogni attacco e contrattacco.
Astaroth si lanciò in avanti e cercò di sferrare un pugno, ma la ragazza gli bloccò il polso con una mano e con un alto salto, senza mollare la presa, gli volò sulla testa e gli ricadde alle spalle torcendogli il braccio e dandogli una gomitata al centro della schiena.
Il demone si sbilanciò in avanti e riuscì a liberarsi, solo per formare una sfera di fuoco ardente e lanciarla contro la ragazza che la evitò per poco, ma non prestò attenzione all’ennesimo calcio di Astaroth che le arrivò all’altezza delle ginocchia e lei cadde.
Astaroth tentò di approfittarne per schiacciarle il piede sul viso così come aveva fatto con Damon poco prima, ma la ragazza fu abbastanza agile da rotolare di lato e rialzarsi svelta nel momento in cui il piede del demone affondò verso il pavimento.
“Devi sforzarti di più, Astaroth!” - lo canzonò la ragazza passandosi da una mano all’altra un fulmine di breve lunghezza, ma dall’apparenza incredibilmente distruttiva.
Astaroth si voltò verso di lei con un sorriso tirato sulle labbra e aprì le braccia, come per invitarla a colpire.
La ragazza ghignò, afferrò il fulmine come fosse una lancia e si apprestò al tiro, ma proprio nel momento in cui lasciava la presa sul fulmine, il demone rise e scomparve in una voluta di fumo nero.
La ragazza perse leggermente l’equilibrio e si sbilanciò in avanti per la sorpresa mentre il fulmine si infrangeva sulla porta d’ingresso alla stanza e svaniva.
Calò l’ennesimo silenzio e stavolta nessuno si mosse in attesa di una reazione da parte della ragazza dai capelli neri, reazione che non tardò ad arrivare. La ragazza lanciò un urlo frustrato e cominciò a battere i piedi per terra lasciando di stucco Bonnie e tutti i presenti.
“Ma che sta facendo?” - chiese Matt.
“Il solito…” - rispose la ragazza dal vestito a fiori, sminuendo la questione con un gesto frettoloso della mano.
La ragazza combattente si voltò improvvisamente verso di loro ed incrociò le braccia al petto mettendo su un’adorabile broncio da bambina piccola a cui hanno portato via le caramelle.
“Hai finito?” - le chiese la ragazza dal vestito a fiori, guardandola di sottecchi.
“E’ scomparso ed io volevo ucciderlo, uffa!”- si lamentò l’altra, facendo nascere un sorriso spontaneo e sincero sulle labbra di Bonnie.









NOTE:
Ciao a tutteeeeeeeeee!!!
Non vedevo l'ora di aggiornare questa settimana!XDXDXD
Innanzitutto vorrei ringraziare di cuore tutti coloro che recensiscono e/o leggono la storia! Mi date sempre una gioia immensa!!!
Allora...
Finalmente entrano in gioco le due ragazze misteriose di cui parlo nella trama!
Oddio...dopo questo capitolo, non penso che siano più così tanto misteriose....XDXDXDXDXD
E le frecciatine continuano, ma, come potete vedere, sono tutti troppo impegnati a guardare questo strano scontro per collegare il tutto!XDXDXD
Uh...vorrei tanto sapere che impressione vi hanno fatto le due nuove arrivate e, per questo motivo, mai come stavolta aspetto con ansia le vostre recensioni (se vorrete lasciarmele, ovviamente XD)!!!
Beh...direi che il capitolo parla da solo, ma se avete domande io sono sempre qui pronta a rispondervi!!!
Ci"vediamo" lunedì sul blog per lo spoiler e per il capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 4
*** Nicole e Lilian ***


Nicole e Lilian

L’avevano trattato come se fosse un poppante.
Lui, un vampiro con più di cinquecento anni alle spalle, cinquecento anni di morte! Un vampiro che non era un vampiro qualsiasi, ma era IL vampiro!
Loro avevano osato bloccarlo, rimproverarlo e risbatterlo in panchina senza il minimo segno di rispetto o di giustificato timore reverenziale che tutti avrebbero dovuto provare nei suoi confronti.
L’irritazione e la rabbia crescevano a dismisura e ormai il ricordo di Astaroth e di ciò che stava per avvenire a lui e a Bonnie era quasi stato cancellato del tutto nella mente di Damon dall’onta del torto subito.
Intorno a lui tutti erano immobili e fissavano quelle due ragazzine impertinenti sbucate da chissà dove che avevano umiliato lui e stavano per fare del male ad Elena.
E nessuno faceva del male al suo Angelo! Nessuno!
“Nicole! Ma quando la smetterai una buona volta di lamentarti quando una battaglia finisce? Sembra quasi che tu voglia farti ammazzare!” - disse la ragazza che aveva avuto l’ardire di afferrare Elena per un braccio e strattonarla all’indietro.
“Tu sta zitta! Punto primo: non mi avrebbe mai uccisa perché io sono troppo forte e perfetta in ogni cosa che faccio! Punto secondo: tu non capisci la raffinata arte del combattimento, Lilian! Quindi….non fiatare!” - rispose quella che aveva osato intimargli di non metterle i bastoni tra le ruote come se lui fosse un peso morto da doversi sorbire forzatamente.
“Ehi…” - cercò di intervenire Damon, sguardo basso e pugni chiusi.
Ma nessuno parve ascoltarlo.
“Io non ci vedo proprio nulla di raffinato nel combattere!”.
“Come ti ho già detto: non capisci assolutamente niente!”.
“Ehi…” - tentò di nuovo Damon, mentre l’irritazione saliva quasi ai massimi storici per lui.
“Io non capisco nulla? Ha parlato quella che se va in giro con gli anfibi anche d’estate!”.
“E ti pareva che non dovevi farne una questione di moda?”.
“Certo che ne faccio una questione di moda! A dispetto di quello che tu credi, cara Nicole, la moda è fondamentale!”.
“Ok! Tu sei pazza, Lilian! Io l’ho sempre detto che il contributo genetico di tua madre non ti ha fatto per niente bene!”.
“Si può sapere quando la smetterai di offendere mia madre in questo modo ogni volta che ne hai l’occasione?”.
“Mai! Abituatici!”.
“Beh…allora se la metti così neppure il tuo amato paparino ti ha trasmesso esattamente ogni virtù possibile!”.
“Infatti! A quelle ci ha pensato mia madre! Visto? A differenza tua io ho due genitori di cui non devo vergognarmi affatto! Dei tuoi, purtroppo per te, si salva soltanto tuo padre!”.
“Aaaargh! Quando fai così mi fai infuriare, Nicole!”.
“Bene Lilian! Almeno così la smetti di essere sempre così rigida e snob!”.
“Io non sono snob!”.
“Certo che lo sei!”.
“No, non lo sono!”.
“Si, lo sei!”.
“Ti ho detto che non lo sono! Smettila!”.
“E io, invece, ti dico che lo sei quindi smettila tu!”.
“Nicole…mi sto arrabbiando!”.
“Uuuuhhh che paura!”.
“Nicole!”.
“Si, lo so…ho un bel nome, ma grazie per avermelo ricordato!”.
“Aaaaargh! Zitte tutte e due! Ora!” - Damon esplose all’improvviso mentre nella stanza calava il silenzio ed un improvviso temporale si addensava fuori dalla finestra accompagnato da fulmini e saette che squarciavano il cielo non più sereno di Fell’s Church.
Tutti gli altri, che si erano lentamente ed inconsapevolmente avvicinati alle due ragazze, si voltarono di scatto verso di lui, con gli occhi spalancati per il tono e la forza che aveva messo in quelle parole.
Stefan si avvicinò per primo, parandosi le mani avanti come ad indicargli di stare calmo.
“Damon…” - cominciò, ma venne subito interrotto.
“Non ci provare nemmeno, fratellino! In questo preciso istante la mia irritazione è alle stelle e non ti converrebbe tentare di farmi ragionare, nonostante tu non mi abbia relativamente fatto nulla!” - lo avvertì Damon.
Prima che Stefan potesse ribattere in qualche modo, la ragazza che non aveva combattuto fece un passo avanti.
“Sta calmo con le minacce!” - osò intimargli.
Damon fissò per qualche istante quegli strani occhi verde-azzurro e si chiese se non fosse impazzita.
Nonostante il Potere che aveva sprigionato poco prima, le si era fatta avanti per….proteggere Stefan? Ma che gliene importava a lei di Stefan? E, soprattutto, come si permetteva di mettere bocca sul suo personalissimo modo di trattare suo fratello?
Strinse i pugni e fece un passo avanti già pronto ad attaccare, ma la ragazza che aveva combattuto afferrò prontamente un braccio della sua compagna e la tirò indietro, scuotendo la testa.
“Siamo nel “periodo da idiota”…non dimenticarlo!” - le ricordò puntandole un indice contro come se quella frase senza senso spiegasse tutto.
“Ok! Ma non mi piace per niente questo suo modo di comportarsi!” - rispose l’altra.
Ancora una volta Damon si fece avanti e le affrontò entrambe.
“Voi due e quell’altro mostro siete piombate qui dentro dal nulla senza una spiegazione, senza dirci chi siete e che cosa volete! E adesso…..io voglio che voi rispondiate ad ogni nostra domanda visto che abbiamo appena rischiato la vita a causa vostra!” - premise - “Cominciamo con la più semplice: Chi siete?”.
La ragazza che aveva combattuto prese la parola.
“Segreto!” - disse.
“Segreto? Ma cosa avete, cinque anni?” - Damon era sconcertato.
“Segreto!” - ripetè la ragazza ridendo e cominciando a girare per la stanza toccando ogni cosa come se non si trovasse in casa d’altri.
Non che l’incolumità delle cose appartenenti a Stefan lo preoccupasse particolarmente, ma lo urtava il fatto che quella lì se ne andasse tranquillamente in giro in un modo così arrogante, in un modo così…..Accidenti! Solo lui aveva il diritto di comportarsi così, ecco!
“Fermati e smettila di toccare cose in giro!” - le ordinò duramente Damon.
La ragazza si bloccò con la mano sulla copertina di un libro posato sul comodino di fianco al letto e lo guardò sorridendo.
“Perché? Ti dà fastidio?” - lo sfidò.
“Parecchio, si!” - rispose Damon.
“Ma davvero? Eppure non dovrebbe visto che sto toccando solo cose di Stefan e a te non frega nulla di tuo fratello, no?”.
A quelle parole Damon si accigliò.
Aveva appena chiamato per nome suo fratello o se lo era sognato?
Si voltò di scatto verso l’interessato così come fecero tutti, probabilmente sospettando ciò che lui stesso sospettava cioè che Stefan le conoscesse.
“Non prendetevela con lui! Non ci conosce più di quanto ci conosciate voi!” - intervenne la ragazza che aveva combattuto.
“Esatto! Piuttosto..siamo noi a conoscere voi!” - aggiunse l’altra con totale disinteresse e nonchalance, agitando distrattamente una mano per aria.
Tutti quei misteri dovevano finire! Damon avvertiva la strana sensazione di essere preso in giro e la cosa non gli piaceva affatto.
“E allora diteci come fate a conoscerci!” - fece, frustrato.
“Nessuno vi ha mai detto che siete…ehmm...famosi? Di certo non siamo le uniche sconosciute a conoscervi!” - rispose la ragazza dai capelli neri.
“Perfetto! Adesso diteci chi siete voi!” - pretese Damon.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e si passò una mano sulla fronte perfettamente asciutta nonostante il combattimento estenuante appena conclusosi.
Damon riusciva a sentire il battito del tutto regolare del suo cuore e non c’era traccia né di affanno né di stanchezza sul suo viso.
“Ma mollare il colpo una volta, no eh?” - si lamentò la ragazza - “Ok! Va bene! Mi hai convinto! Io sono Nicole e lei è mia cugina Lilian!” - disse facendo una piccola riverenza ironica ed indicando l’altra ragazza che salutò con un unico gesto ampio e semicircolare della mano.
“Nicole e Lilian? Solo Nicole e Lilian? Nessun cognome, niente di niente?” - intervenne Stefan.
“Certo che ce l’abbiamo un cognome, ma noi preferiamo farci chiamare solo con i nostri nomi! Un po’ come le grandi star, avete presente? Madonna, Cher? Per un breve periodo aveva pensato di adottare uno pseudonimo alla Lady Gaga, ma mi sono stancata presto!” - rispose Nicole.
“Bene allora, perché anch’io mi stanco facilmente e se avete finito di sparare cavolate passerei alla seconda domanda: che cosa siete? Perché di sicuro non siete umane o almeno non del tutto!” - riprese la parola Damon.
“Esatto, genio! Ma mi hai visto combattere poco fa? Ti pare che una semplice umana possa farlo? Ovvio che no! Siamo ibridi tutte e due! Ibridi diversi, ma ibridi!” - rispose Nicole, orgogliosa della sua performance di poco prima.
“Ibridi di che genere?” - chiese Stefan.
“Io direi di smetterla con queste domande! Avete cose più importanti e pericolose di noi a cui pensare, tipo Astaroth! Non volete sapere cosa vuole da voi?” - intervenne Lilian.
“Più importanti e pericolose? E chi ci dice che voi non siete un pericolo per noi?” - chiese Damon.
“E a te sembra che se avessimo voluto farvi fuori saremmo venute qui a fermare ciò che sarebbe inevitabilmente successo per mano di Astaroth? Ma sei scemo o fai lo scemo?” - rispose Nicole.
Damon ringhiò e si fece avanti.
“Non osare mai più offendermi! Lo dico per la tua incolumità, ragazzina!” - sibilò.
“Io, invece, ti offendo quanto mi pare perché in questo periodo sei un’idiota totale sotto ogni punto di vista! Ma ci ragioni con la testa, si o no? E’ evidente a chiunque che noi siamo dalla vostra parte e che siamo qui per difendervi!” - rispose Nicole senza più la minima traccia di divertimento nella voce.
Damon aveva ormai raggiunto il livello massimo di sopportazione.
Si sentiva ribollire dentro, ma allo stesso tempo, chissà per quale maledettissimo motivo, non era in grado di alzare nemmeno un dito contro quella ragazza.
- Essere del gentiluomini come me a volte non aiuta! - pensò.
La troppa galanteria che gli impediva di far del male fisico ad una donna era l’unica soluzione che riusciva a trovare a quello strano stato d’animo.
“Difenderci? Difenderci?” - urlò Damon puntando un dito in direzione di Elena - “Tu stavi quasi per far del male ad Elena! Altro che difenderla, tu eri sul punto di uccidere il mio Angelo!” - la accusò.
“Non era mia intenzione e se lei non si fosse messa in mezzo non sarebbe successo!” - rispose Nicole.
“Nessuno fa de male al mio Angelo, alla mia Principessa delle Tenebre, ci siamo intesi?” - fece Damon.
Nicole si tirò indietro e guardò Lilian che sbuffò sonoramente scuotendo la testa.
Un attimo dopo, Damon sentì lo schianto potente di una mano sul suo viso.
Nicole gli aveva appena dato uno schiaffo talmente forte da costringerlo a voltare la testa di lato.

C’era un motivo ben preciso se Nicole aveva l’abitudine di chiamare quei 5/6 anni della vita di suo padre il “periodo da idiota”.
Ricordava chiaramente il giorno in cui aveva coniato istintivamente quell’espressione che poi era durata nel tempo e che si era diffusa tra tutti i membri della famiglia prima e della resistenza poi.
Era una sera d’inverno di un po’ di anni prima. Lei aveva 7 anni mentre Lilian 6  e si erano messe in testa di sfruttare quei tre mesi di freddo e neve per rimettere insieme i pezzi delle lunghissime vite dei loro due padri per poi decidere chi tra le due aveva il papà più coraggioso. Damon e Stefan, i loro Damon e Stefan, furono quindi costretti a raccontare, notte dopo notte, almeno un decennio della loro vita nel dettaglio.
Erano ormai a metà febbraio e, sebbene le giornate erano diventate già più calde, loro continuavano a rintanarsi sulle poltrone accanto al camino della pensione ogni sera per poter ascoltare rapite i racconti dei loro genitori.
In breve tempo quella loro folle trovata era diventata un’abitudine serale anche per le loro madri e i loro amici e quella sera erano quindi tutti riuniti.
Si era finalmente arrivati al periodo che andava da quando avevano conosciuto Elena fino ai due matrimoni e alle loro nascite e Nicole era talmente elettrizzata che non riusciva a stare ferma.
Sentiva di avere la vittoria in tasca perché, a conti fatti, era suo padre che si era rivelato il più avventuroso e già pregustava il momento in cui avrebbe sbattuto in faccia a Lilian la genetica superiorità e perfezione della sua famiglia.
Il racconto dello zio Stefan fu un racconto carico di sentimento e gioia immensa per aver da subito riconosciuto la donna della sua vita.
Quando si passò a suo padre le cose e l’atmosfera cambiarono radicalmente per Nicole.
Gli adulti risero di gusto nel momento in cui suo padre ripescò nella memoria gli anni in cui credeva di essere innamorato di zia Elena e aveva fatto di tutto per portarla via a zio Stefan senza degnare neppure di una misera attenzione sua madre, ma per le due bambine quel racconto risultò alquanto stomachevole.
Lilian si alzò dalla poltrona e corse fuori con gli occhi lucidi urlando alla madre: “Come hai potuto? Papà è il migliore!”.
Nicole spese giusto due secondi per analizzare il fatto che, nonostante volesse bene a suo zio, lui non era di certo il migliore per poi tornare a focalizzare la sua attenzione su suo padre mentre tutti gli altri, dopo la fuga di Lilian, adesso guardavano lei che era troppo furiosa per la sua giovane età.
Nicole non aveva mai avuto un rapporto bellissimo con sua zia e non perché Elena non ci avesse provato o perché i suoi genitori non le avessero sempre detto di comportarsi bene, ma semplicemente perché aveva sempre avuto un’opinione pessima di sua zia fin dalla tenera età.
Per i suoi gusti Elena era troppo vanitosa, troppo insopportabile, troppo antipatica, troppo egocentrica e non riusciva davvero a capire dove fosse la grande compassione che tutti gli altri le affibbiavano perché lei non la vedeva da nessuna parte.
Era per questo motivo che a due anni decise che avrebbe preso sotto la sua ala la sua cuginetta, per non farla crescere all’ombra malsana della madre e sotto la sua cattiva influenza. Purtroppo non aveva potuto fare miracoli e quindi Lilian qualcosa dalla madre l’aveva preso, ma almeno non era un totale disastro come Elena…ed era più simpatica.
Ma ritornando a quel giorno….
Nicole aveva molte cose da dire a suo padre in quel momento, ma non pensava che nessuna fosse abbastanza cattiva da fargli capire cosa pensasse per davvero.
L’unica cosa che fece fu scendere dalla poltrona e pararsi davanti al Damon di allora puntandogli un dito contro per poi dirgli una sola parola: “Idiota!”.
Da quel giorno ogni volta che saltava fuori l’argomento Nicole lo liquidava con uno sbuffo e usciva dalla stanza per non essere costretta ad ascoltare quelle scempiaggini.
Prima del Viaggio ci aveva pensato molto a come avrebbe reagito vedendosi catapultata proprio in quel periodo che tanto odiava e quindi si era munita di delega in caso di atti inconsulti come lo schiaffo che aveva appena rifilato a quel suo futuro padre ancora troppo idiota, appunto.
Sapeva che da lì a poco, se niente andava storto, le cose sarebbero finalmente filate per il verso giusto tra i suoi, ma era anche consapevole del fatto che, prima dell’arcobaleno, l’ultimo fulmine è il più potente. Quindi quello in cui stava vivendo non era solo il “periodo da idiota” in generale, ma era il culmine del “periodo da idiota”, cioè giusto un po’ prima che suo padre si rendesse conto di quanto effettivamente fosse stato idiota a non aver subito seguito sua madre in capo al mondo invece di sprecare il suo tempo con quella scopa bionda di sua zia.
Sospirò e si spolverò via dai vestiti un po’ di polvere inesistente mentre tutti i presenti la guardavano con gli occhi impauriti per ciò che aveva osato fare e Lilian se la sghignazzava di gusto alle sue spalle.
Nicole si guardò intorno.
“Che c’è? Che avete tutti da guardare?” - chiese.
Prevedibilmente, Damon uscì dallo stato di stupefatta immobilità in cui era piombato e le si avvicinò con la sua aura gonfia d’ira a stento trattenuta.
Nicole sorrise.
“Cosa abbiamo da guardare? Tu mi hai appena preso a sberle, ragazzina! L’ultimo che ha osato farlo è morto in meno di tre secondi!” - urlò Damon.
Nicole sollevò un sopracciglio: conosceva suo padre talmente bene da sapere a memoria tutto il suo repertorio di minacce con annesse storie fasulle come una banconota da tre dollari. Sicuramente neppure se lo ricorda quand’era stata l’ultima volta che qualcuno gli aveva dato uno schiaffo.
Nicole alzò una mano e gli fece cenno di aspettare mentre con l’altra scavava nella tasca posteriore dei suoi short e ne estraeva un pezzo di carta spessa e siglata con la S del cognome della sua famiglia.
“E quello cos’è, adesso?” - chiese Damon.
Nicole gli porse il biglietto ripiegato con un sorriso innocente.
“Una delega!” - rispose.
Alle sue spalle Lilian si lasciò definitivamente andare ad una risata divertita e fragorosa tanto da portarle addirittura le lacrime agli occhi.
“Una delega? Una delega per cosa e da chi?” - chiese Damon spazientito.
Nicole ghignò: “Una delega da parte tua per prenderti a schiaffi!” - rispose.
Damon si tirò indietro con il busto, scettico e ammutolito.
“Che c’è? Non vuoi leggerlo?” - fece Nicole indicando con un cenno il biglietto ancora tra le sue mani - “Allora lo leggo io!”.
Salì in piedi su una sedia e si schiarì rumorosamente la voce, aprendo il biglietto.
“Allora….così dice: Io sottoscritto Damon Salvatore nel giorno 16 Aprile dell’anno 2034 rilascio questa delega a Nicole di modo che possa farmi fisicamente del male nel momento in cui, durante il suo viaggio all’indietro nel tempo, verrà a contatto con il Damon Salvatore dell’anno 2011 ancora troppo stupido per capire di trovarsi nel pieno del “periodo da idiota”! Firmato: DS!” - lesse, per poi prendersi due minuti per guardarsi intorno e mostrare a tutti che c’erano davvero scritte quelle cose e che la firma era autentica.
“E’ davvero la tua firma, Damon?” - chiese Meredith.
Damon annuì continuando a fissare Nicole che, nel frattempo, si era rimessa il biglietto in tasca in vista di altre opportunità in cui avrebbe potuto farne sfoggio ed era saltata giù dalla sedia per poi sedercisi comodamente.
“Non può essere….” - mormorò Damon.
“Rassegnati! E’ la verità! Tu stesso hai riconosciuto la tua firma, no?” - rispose Nicole guardandosi distrattamente le unghie curate e laccate di un nero lucido.
“No, aspettate! C’è una cosa che…insomma…nel biglietto diceva 2034 e parlava di un viaggio all’indietro nel tempo…cioè, fateci capire, voi due….” - intervenne Stefan.
“Veniamo dal futuro, si!” - concluse Lilian - “Ventitre anni nel futuro per essere precisi! Ecco spiegato perché vi conosciamo!”.
“Quindi voi siete…cosa? Alleate? Conoscenti? Amiche?” - chiese Elena.
“Vicine di casa? Quella te la sei scordata!” - la interruppe Nicole alzando ironicamente gli occhi al cielo.
Lilian le diede una pacca sulla spalla e riprese la parola: “Niente di tutto questo, ma….siamo davvero qui per difendervi da Astaroth! Non vi faremmo mai del male!” - disse.
“Oh ma smettetela e diteci chiaramente chi siete!” - pretese Damon.
Nicole, a quel punto, si alzò dalla sedia e si avviò alla finestra trascinandosi dietro Lilian per un polso.
“Ora è giunto il momento di andare!” - tagliò corto - “Ma ci rivedrete prima di quanto possiate immaginare, non temete!”.
E, detto questo, bastò un salto per atterrare sul giardino posteriore del pensionato e poi sparire nel fitto degli alberi che delimitavano il bosco, lasciandosi dietro una sola risposta e molte domande.

Una lunga saetta di luce rossa squarciò in due il tronco spesso e secolare di una quercia al centro esatto dell’Old Wood e si dissolse nel nulla mentre un ringhio amareggiato e carico dell’ennesima delusione si propagava per il bosco costringendo gli uccelli e i piccoli animali che lo popolavano di notte ad una rapida fuga.
Era sempre la stessa storia.
Se si distraeva per un attimo, lei arrivava a rovinargli tutto.
Se calcolava tutto nei minimi dettagli…..lei arrivava a rovinargli tutto.
Nicole Salvatore era la sua rovina.
In un modo o nell’altro quella ragazza aveva sempre un asso nella manica.
Astaroth si biasimava aspramente ogni giorno di più per commettere sempre lo stesso errore di sottovalutarla tanto e tanto spesso.
Avrebbe dovuto immaginarlo che, come lui monitorava ogni sua mossa, anche lei faceva lo stesso.
Avrebbe dovuto immaginarlo che non tutto sarebbe stato così semplice.
Stava cominciando a pensare che quel Viaggio non era stata una così grande idea, ma lo consolava il fatto che Nicole era sola.
Si, con lei era sempre presente quell’impiastro un pò troppo saccente di Lilian, ma non aveva l’appoggio della resistenza perché la resistenza non esisteva ancora.
E non aveva l’appoggio di Matt Honeycutt perché lui al momento era solo un ragazzino, nient’altro che la pallida illusione di colui che sarebbe stato un giorno e neppure lontanamente vicino alla posizione di prestigio che era destinato a raggiungere nel gruppo.
E non aveva l’appoggio della sua famiglia, ma soprattutto non aveva l’appoggio di suo padre e di sua madre. Al momento l’una era troppo debole, inesperta ed insicura mentre l’altro era troppo stupido, egocentrico e viziato.
Nicole era sola e quello era un vantaggio: finalmente avrebbero potuto confrontarsi ad armi pari!
“Mi sembri parecchio assorto, Astaroth, per caso ti disturbo?” - una voce alle sue spalle bloccò i suoi pensieri e gli fece nascere un sorriso sul viso demoniaco.
Astaroth si voltò.
Gli occhi di Nicole erano sorridenti e carichi di ironia. Uno sguardo che Astaroth non avrebbe mai dimenticato e che avrebbe sempre popolato i suoi incubi.
“Per nientre, mia cara! Lo sai che ho sempre tempo per te, anzi…era proprio a te che stavo pensando!” - le rispose.
“Oh, ma così mi lusinghi!” - fece Nicole fingendo imbarazzo.
“Pensavo a quanto tu sia sola adesso…” - le rivelò.
Nicole, la cui figura era a qualche metro da lui ed illuminata solo dalla luce della luna, scrollò le spalle e si fece improvvisamente seria assumendo l’espressione torva che era solita usare solo quando si trattava dell’incolumità della cosa a cui lei teneva di più in assoluto: la sua famiglia.
“Non ti permetterò di far loro del male, a nessuno di loro! Hai sbagliato i tuoi calcoli se pensavi che io te lo avrei permesso senza oppormi! Nessuno tocca nessun membro della mia famiglia a meno che non voglia morire per mano mia! Ci siamo intesi? I tuoi subdoli giochetti valli a fare con qualcun altro, ma non farli con me! Per quanto mi riguarda puoi anche tornare indietro a quando mio padre era umano e tentare di farlo fuori lì, ma sappi che ci sarò sempre io a fargli da scudo, a fare da scudo a tutti loro, uno per uno! Mi sarei aspettata di meglio da te! Dici tanto di essere forte ed indistruttibile, ma quando si tratta di fare fuori me, una semplice ragazzina, devi ricorrere a questi trucchetti da codardo! Tornare indietro nel tempo per uccidere i miei genitori prima che io venga al mondo e prima che loro siano abbastanza forti ed uniti da tenerti testa…….davvero una mossa di rara bassezza, Astaroth! Complimenti!” - disse Nicole con una calma da fare invidia a molti.
“Siamo in guerra, Nicole…..ogni mezzo è lecito per distruggere il nemico!” - rispose Astaroth.
“Io ti fermerò!” - fece Nicole.
“Noi due siamo alla pari in quanto a Potere….potrebbe vincere chiunque nello scontro finale! Sei così sicura di riuscire a fermarmi?” - chiese Astaroth.
“In tal caso…morirò provandoci!”.







NOTE:
Ciao e buon giovedì a tutte!!!!XDXDXDXD
Innanzitutto ringrazio, come sempre, tutti coloro che hanno letto e/o recensito lo scorso capitolo.
I numeri delle visualizzazioni crescono a vista d'occhio ogni giorno di più ed io mi sento felice ed onorata che la mia storia sia così seguita, nonostante mi rendo conto benissimo che vi avrò un pò rotto le scatole con tutte le mie fanfiction Donnie!ihihhi
Ma passando al capitolo....
E' decisamente un capitolo di passaggio e bello leggero.
Come vi avevo già detto, c'è stato il primo confronto tra le due ragazze e il gruppo, in particolare tra Nicole e "suo padre" Damon!
Ve lo confesso: io adoro Nicole! E' più forte di me! E credo si veda da tutte le belle cose che le ho fatto dire sulla mia "carissima" Elena!ihihih
Damon ci fa un pò la figura dell'imbecille, me ne rendo conto, ma penso che sia giusto così per il momento.
C'è da dire che il comportamento di Nicole potrebbe anche risultare irrispettoso, ma è anche vero che Nicole è abituata ad un altro Damon, un Damon diverso di cui parleremo più avanti nella storia. Il Damon del 2011, quello che si ritrova davanti, lei lo vede come un bambino capriccioso che non sa cosa siano le responsabilità. Sa che un giorno lui diventerà l'uomo che lei conosce come suo padre, ma ancora non lo è e la cosa la turba e, in un certo senso, la ferisce perchè sa con sicurezza che Damon ha un grande potenziale che non si è ancora deciso a tirare fuori!!!
Detto questo.....cosa farà prossimamente Astaroth? Nicole e Lilian hanno solo detto che vengono dal futuro, ma diranno mai tutta la verità? E, inoltre, avete notato che Astaroth parla di un cambiamento nel futuro non solo per Damon e Bonnie, ma anche per qualcun altro in particolare? XDXDXDXD
Vi aspetto lunedì sul blog per lo spoiler e per il capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!



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Capitolo 5
*** Aspetta, Abbi fede e Perdona ***


Aspetta, Abbi fede e Perdona

Quella mattina il sole era ricoperto da un fitto strato di nuvoloni neri e carichi di pioggia che non promettevano nulla di buono e tenevano tutti gli abitanti di Fell’s Church chiusi nelle loro calde ed asciutte case.
Elena odiava quelle giornate così cupe che non le permettevano di godere almeno della luce splendente del sole al mattino.
La sua vita era già ridotta ad una simil-prigionia all’interno del pensionato per via del fatto che tutti la credessero morta e sepolta da anni ormai, per questo motivo passava molte ore alla finestra, soprattutto di mattina, a guardare la vita degli altri dall’esterno.
Adorava ascoltare le grida dei bambini che ad ogni costo prima di andare all’asilo volevano correre nel bosco e quelle delle loro madri che facevano di tutto per trattenerli e per inculcare loro il buon detto secondo cui veniva prima il dovere e poi il piacere.
Rideva di gusto quando l’auto della bibliotecaria puntualmente si ingolfava sul leggero dosso che attraversava la strada davanti al pensionato.
E si perdeva nei ricordi di un’altra vita quando vedeva i ragazzi di una fattoria poco fuori città che camminavano tranquilli ridendo tra loro mentre si dirigevano al liceo senza nessun altro pensiero per la testa se non un test di chimica andato male o la difficile scelta tra squadra di basket e squadra di football.
Non che Elena detestasse la sua vita avventurosa e carica di drammi degni di una piccola principessa quale lei era sempre stata, ma a volte le piaceva lasciarsi andare e provare ad immaginare come sarebbe stata la sua vita senza demoni che spuntavano dovunque e strane ragazze venute dal futuro che sembravano conoscerli addirittura meglio di quanto loro si conoscessero.
Ecco! Quelle due ragazze, Nicole e Lilian….
Elena aveva passato la notte in bianco cercando di capire perché, dal primo momento che le aveva viste, le fossero subito sembrate così familiari nonostante non si fossero ancore mai incontrate.
Ci aveva ragionato a lungo girandosi e rigirandosi tra le lenzuola, ma non era riuscita a venire a capo di niente.
Nicole non le aveva prestato molta attenzione affaccendata com’era a prendere Damon a schiaffi per un motivo non ancora ben chiaro, ma Lilian…..
Elena aveva provato una fitta di gelosia quando aveva sentito Lilian pronunciare il nome di Stefan con così tanta sicurezza e così tanto amore.
Perché nessuno poteva toglierle dalla testa che Lilian aveva guardato per tutto il tempo Stefan con un’assoluta devozione nello sguardo!
Ma poi si era sentita una stupida, aveva avvertito chiaramente una vocina dentro di lei che le diceva che la sua gelosia era del tutto sbagliata e che doveva essere contenta per il modo in cui Lilian si rivolgeva a Stefan.
Ma perché?
Possibile che fosse per il fatto che qualcosa nel suo subconscio le stesse suggerendo che era perché lei non era destinata a Stefan, ma a Damon?
Poteva essere, ma nella sua confusione Elena non riusciva più a capirci niente.
Lei sapeva di amare Stefan e di provare qualcosa per Damon, a quel punto era inutile negarlo almeno a se stessa, ma sapeva anche che l’amore che Lilian sembrava dimostrare a Stefan non era l’amore con cui lei, Elena, guardava al vampiro. Era un tipo di amore diverso, caldo e familiare, ma che non riusciva ad identificare.
Nonostante questo, però, Lilian le piaceva molto e non riusciva a smettere di pensare che "Lilian" fosse davvero un bel nome, il nome adatto ad una piccola principessina in erba, un nome che l’aveva sempre affascinata perché sapeva tanto di favola ed esprimeva tanta delicatezza ed eleganza, che oltretutto erano due qualità che a Lilian non mancavano di certo.
Elena si trovò ad essere improvvisamente orgogliosa della ragazza senza capirne neppure il motivo. Sapeva solo che il comportamento di Lilian era proprio quello adatto ad una giovane donna della sua età.
Dei leggeri colpi alla porta della stanza la strapparono ai suoi pensieri.
Elena andò ad aprire prendendosela con comodo e già immaginando che fosse Stefan di ritorno, ma fu una vera sorpresa ritrovarsi davanti proprio la ragazza che aveva affollato i suoi pensieri nelle ultime ore.
“Lilian..” - disse.
Lilian alzò una mano in segno di saluto e sorrise.
“Buongiorno…ehmm..Elena! Posso entrare?” - le chiese.
Elena annuì e si fece da parte per lasciarla passare mentre si richiudeva la porta alle sue spalle.
Lilian diede un’occhiata superficiale all’intera stanza per poi concentrare la sua attenzione sulla finestra i cui vetri erano ancora da riparare e che lasciava entrare il freddo di quella mattinata uggiosa.
“Mi dispiace per la finestra! E’ che non avevamo molto tempo e Nicole diventa molto suscettibile in certe occasioni, soprattutto se si tratta di Astaroth e dei suoi miserabili piani!” - fece Lilian voltandosi verso di lei.
Quel giorno la ragazza indossava un altro vestito che Elena trovava davvero stupendo. Era di un caldo arancione con ricami in marrone scuro. Aveva le maniche lunghe e svasate sui polsi, con un profondo, ma non volgare scollo a V sul davanti e le arrivava all’altezza delle ginocchia stretto in vita da una cintura in pelle marrone. Il tutto era abbinato a delle ballerine basse e sul panna e non aveva accessori tranne un semplice punto luce al collo. I capelli, invece, erano stati legati in una coda alta e solo la frangia dritta e squadrata le delimitava gli occhi.
“Non proccuparti per la finestra! La ripareremo presto…..Piuttosto…come mai sei qui? Se volevi parlare con Stefan o con Damon dovrai ritornare in un altro momento perché non ci sono!” - la informò Elena.
Lilian scosse la testa.
“Figuriamoci se voglio parlare con Damon! Le chiacchierate con lui le lascio volentieri a Nicole!” - rispose, alzando gli occhi al cielo - “E avevo già immaginato che Stefan non ci fosse! Sicuramente sarà rinchiuso in qualche archivio per cercare di capirne di più su che razza di demone è Astaroth ed informarsi meglio sui viaggi nel tempo…” - aggiunse con un sorriso - “Io sono venuta per te!” - finì, con un’alzata di spalle.
Elena le si avvicinò, accigliata.
“Per me?” - le chiese.
“Certo! Nicole è uscita presto per andare chissà dove e io non volevo stare sola e dato che immaginavo che anche tu eri da sola….sono venuta a tenerti compagnia! Magari potremmo stare da sole insieme, se a te va bene!” - quella di Lilian era una proposta talmente semplice e normale dopo tutto ciò che era avvenuto il giorno prima che Elena si ritrovò spiazzata. Ma poi scosse la testa e sorrise.
“Ehmm…certo! Perché no! Anch’io mi annoio parecchio se non ho nessuno intorno!” - ripose, facendole segno di sedersi su una delle poltrone al centro della stanza.
“Visto? Abbiamo già una cosa in comune!” - fece Lilian, sedendosi e risistemandosi con le mani le pieghe sul vestito.
“Già!” - rispose Elena - “Allora…ti porto qualcosa? Ti va del tè alle rose? Lo stavo bevendo giusto un attimo fa e dovrebbe essere ancora caldo!” - le chiese, in imbarazzo, indicandole un vassoio su un tavolino basso poco distante dove troneggiava una lucida teiera in argento con due tazze in porcellana fine: una per lei e l’altra che avrebbe dovuto essere di Stefan, se fosse tornato presto.
Lilian sorrise: “Tè alle rose? E’ il mio preferito! Da piccola mia madre me lo preparava in continuazione perché era l’unica cosa in grado di fare in cucina! Nicole dice che sono stupida perché il tè alle rose fa schifo e perché mi sono fatta < infettare > da mia madre anche riguardo al cattivo gusto per il cibo!”.
Elena sorrise e si sporse per recuperare la tazza vuota e la teiera.
“Mi è parso di capire che Nicole non vada molto d’accordo con tua madre…” - commentò Elena mentre versava il tè ancora caldo nella tazza e la porgeva a Lilian.
“Beh….il fatto che Nicole non sopporti mia madre credo che sia una punto fisso dell’universo! E’ una cosa che non cambierà mai, nonostante tutti ci provino a far cambiare atteggiamento a mia cugina!” - rispose Lilian bevendo elegantemente un sorso del suo tè.
Ne prese un’altra tazza anche Elena e se la portò lentamente alle labbra.
“Tu e Nicole siete cugine?” - le chiese.
“Si! Non ricordo se ve l’abbiamo detto, ma si..siamo cugine! Lei ha un anno in più rispetto a me, ma siamo cresciute insieme! Siamo molto diverse e questo ci porta spesso a scontrarci, ma infondo siamo unite davvero! Così come sono unite le nostre famiglie se si esclude il piccolo problema che Niki ha con mia madre!” - rispose Lilian.
Ad Elena tutto ciò non piaceva per niente.
Ancora una volta non sapeva spiegarselo, ma il fatto che Nicole provasse dei cattivi sentimenti per la madre di Lilian la faceva arrabbiare e addirittura un po’ la feriva.
“Però adesso sono curiosa! Davvero…che problema ha tua cugina con tua madre, che poi è sua zia, no?” - chiese sinceramente interessata, poggiando la sua tazza di nuovo sul comodino.
Lilian la fissò per alcuni istanti, pensierosa, come se stesse decidendo con quali parole risponderle.
“Diciamo che i nostri genitori hanno avuto una gioventù…tormentata! Un po’ come quella mia e di Nicole o come la vostra ad esempio! E si sa che in gioventù si fanno molti sbagli, soprattutto sbagli sentimentali! Vedi…il loro era uno dei tanti gruppi chiusi in cui tutto succedeva sempre tra gli stessi ragazzi e le stesse ragazze, un normale gruppo di amici americani, insomma…e..beh…prima di trovare il vero amore con mio padre, mia madre ha avuto il suo periodo di confusione, come capita a molte adolescenti, e durante quel periodo di confusione mia madre ha addirittura pensato di potersi innamorare del padre di Nicole! Quindi….” - spiegò Lilian.
Ecco! Adesso sembrava tutto più chiaro e, sicuramente, era solo una strana coincidenza il fatto che lei si trovasse nel mezzo di un triangolo amoroso proprio come era successo alla madre di Lilian. Insomma….come aveva detto la ragazza poco prima, quelle erano cose normali che capitavano spesso tra ragazzi.
“E Nicole se la prende con tua madre per questo?” - chiese Elena.
“Nicole ha un caratterino strano e per niente semplice!” - rispose Lilian.
Elena sorrise.
“Ma è assurdo! Insomma….tua madre che colpa aveva se si sentiva confusa?” - fece Elena.
“Non lo so! Io non credo che fosse lei la colpevole se sia mio padre che il padre di Nicole si erano innamorati di lei, ma forse tu puoi dare una risposta più giusta alla tua stessa domanda!” - fece Lilian.
“Che vuoi dire?” - chiese Elena.
Lilian sorrise.
“Ti ricordo che io vengo da futuro, dal vostro futuro! La conosco la vostra storia e so cosa ti sta passando per la mente in questo preciso istante con tutta la questione della confusione tra Stefan e Damon, quindi…capirai perché tu puoi essere più adatta a dare una risposta alla domanda circa mia madre e se era lei la colpevole del triangolo in cui si era trovata coinvolta! Cioè….mettiti nei panni di mia madre e rispondi: è colpa tua se sia Stefan che Damon ti amano?”
Il ragionamento di Lilian non faceva una piega ed Elena sinceramente non riusciva a darsi una risposta.
Si era quasi dimenticata del fatto che Lilian e Nicole conoscevano tutti loro nel futuro, ma l’aveva sorpresa il fatto che a quanto pareva conoscessero anche il loro passato: dovevano essere due ragazze di cui si fidavano molto se avevano raccontato loro delle loro vite e dei loro sentimenti.
“Vedo che la mia domanda ti ha spiazzato!” - disse Lilian non avendo ricevuto una risposta.
Elena scosse la testa: “No, stavo solo ragionando sul fatto che voi due dovete conoscerci davvero bene se noi nel futuro vi abbiamo raccontato tutte queste cose! Però….hai ragione! Non penso di saper rispondere alla domanda!” - ammise.
Lilian annuì una sola volta, lentamente, con fare pensieroso, prima di chinarsi verso di lei.
“In confidenza e proprio perché vi conosco bene nel futuro…ecco…posso farti una domanda piuttosto personale a cui puoi anche non rispondere?” - le chiese Lilian.
“Ehmm….certo! Dimmi!” - la invitò Elena.
“Ok! Allora….Tu hai la fortuna di stare con un ragazzo fantastico e adorabile come Stefan che ti ama alla follia, quindi….mi spieghi cosa diamine ci trovi in Damon?  Questa è una cosa che non ho mai capito! La mia più grande speranza nella vita è riuscire a trovare qualcuno che valga anche solo la metà di Stefan e che mi ami con anche solo un pizzico della sconfinata quantità di amore che Stefan ti riserva perché a quel punto saprei di poter essere felice! E tu, che hai questa fortuna sfacciata, rischi di mandare tutto a monte per un pagliaccio pieno di se come Damon? Che potrà anche essere bello quanto vuole, ma….insomma…l’hai guardato bene Stefan con quei suoi occhi verdi? Lui è decisamente il migliore tra i due fratelli Salvatore!” - fece Lilian.
Elena rimase a bocca aperta.
Nessuno mai, nemmeno Matt, Meredith e Bonnie, si era lanciato in una così strenua difesa di Stefan mettendone in risalto con poche parole tutti quei pregi che lo rendevano così speciale.
“Ti piace molto Stefan, vero?” - le chiese, e anche questa volta avrebbe voluto far suonare la sua voce dura e gelosa, ma invece era solo profondamente sorpresa e divertita. Come se davvero sapesse che la gelosia doveva conservarla per qualcun’altra che non fosse Lilian nonostante tutte le parole cariche di sentimento che la ragazza spendeva per lodare Stefan sotto ogni punto di vista.
“Diciamo che io sono sempre stata molto di parte, si!” - rispose Lilian sorridendo mentre tornava a sedersi in modo composto e posato.
Elena sorrise.
“Per tornare alla tua domanda….ecco…io non lo so cosa vedo in Damon che mi confonde tanto! Non si tratta solo del suo aspetto, riguarda altro! E’ che lui….l’hai visto, no? Non è una persona semplice, ma ha spesso tirato fuori un lato gentile ed umano che tiene nascosto a tutti gli altri tranne che a me! Capisci?” - cercò di dire Elena.
“Oh…se è solo per questo, ti assicuro che Damon il suo lato da bravo ragazzo non l’ha mostrato solo a te!” - la interruppe Lilian agitando una mano in aria e accavallando le gambe.
Elena si accigliò.
“Che vuoi dire?” - chiese.
“Nulla! Lascia stare!” -  fu l’unica risposta che ricevette.

Il corvo planava tra gli alberi e le case con una rapidità tale che sarebbe stato impossibile rilevare la sua presenza se non fosse stato per la scia di vento freddo che le sue ali dispiegate si lasciavano dietro ad ogni curva.
Stava riflettendo, scaricando la tensione mentre sorvolava l’intera Fell’s Church in attesa di giungere alla sua destinazione.
Damon si conosceva abbastanza bene da riconoscere almeno a se stesso che era una testa calda.
Niente calma e tormentati ragionamenti per lui: quella era roba da Stefan!
Lui ormai aveva un suo modus operandi di affrontare le nuove situazioni, soprattutto quelle impreviste. In un primo momento si lasciava travolgere dalla rabbia per quella che si rivelava sempre essere una minacciosa verità, e solo dopo una notte insonne a base di sangue cominciava davvero a riflettere e a rimettere insieme i vari pezzi.
Astaroth, Nicole e Lilian erano la novità e adesso bisognava decidere se fossero tutti un pericolo o se le due ragazze erano davvero arrivate da chissà dove per salvarli.
Non che Damon avesse bisogno di essere salvato, ovviamente.
Ma doveva capire in quanti sarebbero dovuti morire tra quei tre per tenere al sicuro il suo Angelo.
Anche se….
Già! Era proprio quell’”anche se” il punto!
Incredibilmente nessuno sembrava essere intenzionato ad attentare alla vita di Elena, anzi….il demone l’aveva bellamente sbeffeggiata senza curarsene troppo.
Quella che pareva intenzionato a voler uccidere era la streghetta.
Ma perché?
Damon proprio non riusciva a capirci nulla e quel senso di impotenza non lo sopportava proprio.
Possibile che Bonnie non fosse la persona che tutti credevano?
Damon era sempre stato portato per natura a diffidare di chiunque, ma Bonnie era così ingenua che riusciva difficile persino a lui credere che nascondesse una torbida doppia vita dietro quel visino a cuore che si ritrovava.
Eppure il demone era stato chiaro: o lui o Bonnie!
Ma cosa legava lui e Bonnie?
E poi c’erano tutte quelle strane chiacchiere tra Nicole e Astaroth durante il loro combattimento.
Il demone si era comportato come se quella ragazza fosse il suo più grande incubo e Nicole aveva lasciato ben intendere che il vero obiettivo di Astaroth era lei, ma allora cosa c’entravano lui e Bonnie?
Cosa mai poteva essere che li legava a Nicole tanto che il demone era arrivato per ucciderli per fare qualcosa a lei, anche se non si era capito bene cosa?
Domande, domande, domande. E l’unica risposta che aveva era che le due ragazze e presumibilmente anche il demone venivano direttamente dal loro futuro.
Ma quale futuro? Di quanti anni in avanti si stava parlando? E cosa rappresentava Nicole per lui e per Bonnie nel futuro?
Anzi, cosa rappresentava Nicole adesso? Era questa la domanda più giusta da farsi!
Quella ragazza era stata in grado di fargli saltare i nervi come pochi, ma allo stesso tempo Damon non poteva negare di esserne rimasto colpito. Ma colpito in modo strano.
Nicole era indubbiamente bellissima e molto potente, proprio il genere di ragazza che Damon considerava degna di stare al suo fianco, ma…ecco, solo quel pensiero gli faceva provare disgusto per se stesso.
Damon ammirava la bellezza di Nicole come si ammira la bellezza di un oggetto sacro e ne percepiva la potenza non con invidia, ma con orgoglio.
Il che era tutto molto strano.
E poi quel biglietto…
Era stato indubbiamente scritto di suo pugno e sotto c’era la sua firma. Questo significava che il suo se stesso del futuro si fidava di Nicole, ma perché?
Il corvo rallentò la sua corsa e scese in picchiata nascondendosi su uno dei rami più interni di un abete.
Schermò la sua aura e rimase in attesa.
La prima domanda a cui voleva dare una risposta era quella che riguardava il conivolgimento della streghetta in tutta quella faccenda di demoni e ibridi strani.
Se avesse scoperto perché Astaroth la voleva e cosa la legava o l’avrebbe legata a Nicole, allora forse sarebbe anche riuscito a capire cosa c’entrasse lui in tutta quella storia.

Come ogni lunedì mattina Bonnie stava uscendo di casa per andare al lavoro. Non che ne avesse paricolarmente bisogno, ma era bello avere la sensazione che almeno qualcosa di normale nella sua vita fosse rimasto.
Tutti pensavano che lavorasse per racimolare qualcosa per il suo futuro al college, ma Bonnie ormai si era rassegnata da un pezzo al fatto che probabilmente non ci avrebbe mai neppure messo piede in una qualsiasi università a causa di tutti quei mostri che affollavano la sua vita e quella dei suoi amici.
Ma questo, ovviamente, non lo sapeva nessuno e a lei faceva comodo una scusa rapida da dire quando le domandavano perché avesse deciso di lavorare.
Non che facesse chissà che lavoro….
Il suo compito consisteva semplicemente nel stare ferma alla cassa dell’unico internet point di tutta Fell’s Church.
Il locale non era un granchè, giusto un’enorme stanza con qualche tavolino, il bancone e due computer malandati messi in un angolo, ma i proprietari si ostinavano a chiamarlo Caffè letterario a causa dei ventitre libri disponibili per i clienti e che se ne stavano solo a prendere polvere su due mensole nell’angolo più lontano e buio del locale.
Ma a Bonnie l’atmosfera che c’era lì dentro piaceva.
Era tutto molto intimo e familiare e i signori Stenson, i proprietari, avevano sempre un sorriso buono e luminoso per tutti nonostante i clienti fossero sempre gli stessi: una coppia di uomini anziani che venivano a bere cappuccino e a giocare a briscola e un gruppo di ragazzini del vicinato che occupavano i computer fino a sera facendo promettere al signor Stenson che non avrebbe avvisato i loro genitori.
Per quel giorno era previsto l’inventario che Bonnie faceva sempre a fine mese e per questo motivo era uscita di casa con la sua borsa a tracolla, un plico di fogli in mano su cui teneva registrata la contabilità del locale e i vari numeri dei fornitori e aveva deciso di portarsi dietro anche un sacchetto con dei vecchi libri che in casa sua non leggeva più nessuno in modo da poterli esporre al Caffè.
La giornata, a giudicare dai nuvoloni, non prometteva nulla di buono, ma mai come quella volta Bonnie pensò che quello fosse il tempo adatto all’occasione.
Il giorno prima l’arrivo di Astaroth e delle due ragazze dal futuro aveva portato un sacco di novità, novità che a lei non piacevano per niente visto che riguardavano la sua probabile morte per mano del demone.
Ma perché? Perché ogni volta che sembrava che la sua vita avesse imboccato un sentiero meno tortuoso, puntualmente saltava fuori qualche brutto ostacolo dall’apparenza insormontabile?
E poi perché ce l’aveva proprio con lei?
Quella notte era rimasta sveglia tutto il tempo con la paura che se si fosse addormentata avrebbe sognato Astaroth che la uccideva lentamente, bruciandola viva tra le fiamme dell’Inferno.
Fu perché era troppo presa da quei terribili pensieri che non si rese conto di essere arrivata alla fine del marciapiede e così inciampò sullo scalino.
Riuscì a recuperare in fretta l’equilibrio, ma perse la presa sul sacchetto con i libri.
Bonnie stava già per chiudere gli occhi in previsione del tonfo che avrebbero fatto quei volumi cadendo sull’asfalto, ma una mano spuntò dal nulla e li afferrò al volo.
“Serve aiuto?” - le chiese Nicole, sorridendole divertita.
Bonnie divenne rossa per l’imbarazzo e stava quasi per chiederle come aveva fatto ad arrivare così in fretta quando si ricordò che la ragazza era un ibrido e che aveva poteri straordinari e fuori dalla norma.
“Ehmm….grazie! Ero…sovrappensiero, ecco!” - si giustificò cercando di riprendersi il sacchetto, ma Nicole lo tirò verso di se e l’affiancò.
“Non esiste che ti lascio portare tutto da sola, quindi adesso ti accompagno e tu mi dici cosa ti preoccupa tanto da non farti vedere dove cammini, anche se una mezza idea ce l’ho già!” - fece Nicole.
Bonnie le sorrise e ripresero a camminare tranquille verso il centro di Fell’s Church.
“Se la tua ipotesi riguarda un demone psicopatico venuto da chissà dove che vuole uccidermi per chissà quale ragione che non si è degnato nemmeno di dirmi…..allora hai ragione! E’ esattamente per questo che sono preoccupata!” - rispose Bonnie.
“E fai bene perché Astaroth è davvero intenzionato a fare quello che dice, ma sappi che io ti proteggerò ad ogni costo!” - fece Nicole.
Bonnie si fermò a guardarla, curiosa.
Nicole, che aveva continuato ad avanzare, non vedendola più si voltò indietro e la fissò corrugando la fronte.
“Che c’è?” - le chiese.
“Che c’è? C’è che nemmeno ti conosco eppure sembri disposta a rischiare la vita per me, ecco che c’è!” - rispose Bonnie.
Nicole tornò indietro e la prese sotto braccio mentre riprendevano a camminare.
“E lo trovi così strano?” - le chiese.
“Certo che si! Io non ti conosco!” - rispose Bonnie.
“Ma io conosco te, molto bene!” - ribattè Nicole.
Bonnie alzò gli occhi al cielo.
“Ah, giusto! Vieni dal nostro futuro! E’ solo che….è strano sapere che sarò così importante per te da farti mettere in pericolo te stessa per salvarmi, capisci?”.
“Si, me ne rendo conto! Ma tu sei importante, Bonnie! Ed io…soprattutto io…non possa lasciarti morire! Non posso lasciare che né tu né Damon moriate!” - rispose Nicole.
“Ecco un’altra cosa che non capisco: cosa c’entra Damon con me? Perché proprio noi due? Cosa abbiamo in comune?” - chiese Bonnie.
Nicole si fermò e la fece voltare verso di lei, prendendola per le spalle e guardandola negli occhi.
“Questa è una cosa che riguarda il futuro, Bonnie! Nel futuro da dove vengo io, dove vi conosco..beh…molte cose sono diverse e ti stupiresti nel sapere quanto tutte queste domande non avranno ragione di essere poste nel futuro! Ma…adesso….non so….che ne dici di parlare di qualcosa di bello, eh?” - fece Nicole passando improvvisamente dalla serietà a quella proposta divertente.
“Ad esempio?” - chiese titubante Bonnie che riusciva a stento a stare dietro ai cambi di umore di Nicole.
E questa era una sensazione che le era piuttosto familiare, a pensarci bene….
Nicole la guardò con un sorrisino furbo e le mise un braccio intorno alle spalle invitandola a riprendere il cammino.
“Beh…non so…potremmo parlare, ad esempio, della cotta colossale che ti sei presa per quel gran tenebroso, testardo ed idiota di Damon, eh? Che ne dici?” - le chiese.
Bonnie arrossì di colpo e le si fermarono le parole in gola.
“C-cosa? N-no….io non…cioè…non…” - cominciò a balbettare guardandosi i piedi.
“Oh, andiamo! Con me puoi parlarne, sai? Mica sono Matt che è cotto di te o Meredith a cui servirebbero anni anche solo per prendere in considerazione la cosa o Elena che è una grande ed egoista imbecille? Io sono Nicole! E ti assicuro che di questa faccenda già ne so parecchio di mio!”.
Bonnie trovò stranamente confortanti le parole e il sorriso della ragazza e, di nuovo, quella strana sensazione di calore, quella strana sensazione di totale fiducia in lei che aveva provato durante lo scontro tra Nicole e Astaroth, ritornò.
Inoltre…insomma..chi poteva sentirle nel bel mezzo delle strade deserte di Fell’s Church?
“Aaah..ok! Mi hai convinto! Anche se non so di cosa dobbiamo parlare visto che la mia è solo una stupida cotta non corrisposta dal momento che Damon è innamorato della mia migliore amica e non ha neppure la decenza di dissimularlo quando io sono presente visto che sono sicura che già sappia da un pezzo quello che provo per lui!” - disse, tristemente.
“Aspetta! L’ho già detto che Damon è un’idiota?” - la interruppe Nicole.
Bonnie sorrise: “Beh…però devo riconoscere che almeno ha avuto abbastanza rispetto per me da non venirmi a ridere in faccia cogliendo la palla al balzo per umiliarmi!” - disse.
Nicole sospirò pesantemente.
“Ti racconterò una storia!” - disse.
Bonnie le lanciò un’occhiata curiosa.
“Allora…ti racconterò una cosa che ho imparato dai miei genitori, da mia madre più precisamente!” - cominciò Nicole - “Da bambina ero una vera peste, peggio di adesso, ed ero molto curiosa. E dato che non ho mai provato chissà quale affetto o rispetto per mia zia, la madre di Lilian, non mi feci molti scrupoli nel mettermi a frugare nella sua camera da letto per poi leggere tutti i vecchi diari che le piaceva tenere. Sapevo, infatti, che mia zia era una delle milioni di ragazze nel mondo ad avere la fissa del diario e allora decisi che era giunto il momento di fargliela passare, leggendoli tutti e prendendola in giro!” - disse Nicole ghignando al ricordo - “Beh…caso volle che il primo diario che presi riguardava un anno della sua adolescenza, quando i genitori miei e di Lilian stavano sempre insieme ai loro amici nella loro combriccola chiusa a chiunque altro! Dopo la prima pagina scoppiai in lacrime….”.
“Cosa? Ma perché? Cosa c’era scritto di così tremendo?” - la interruppe Bonnie.
“Vedi, Bonnie, io sono sempre stata molto legata a mia madre, le voglio molto bene, anzi…la amo con tutta me stessa e non ho mai sopportato che qualcuno potesse ferirla anche solo per uno stupido sbaglio! Beh….su quella pagina di diario mia zia raccontava di una volta in cui lei e quello che poi sarebbe diventato mio padre si erano baciati, nascondendosi da tutti e fregandosene dei sentimenti altrui. Mi avevano già detto che cose del genere erano successe perché il loro era un gruppo chiuso e quindi stavano sempre con le stesse persone, perché erano giovani e perché quando si è giovani è facile confondersi, quindi non fu quella descrizione a ferirmi. Fu il fatto che mia zia aveva poi scritto che aveva sentito il bisogno di raccontarlo a qualcuno e, anche se sapeva che mia madre aveva già una cotta per quel ragazzo che sarebbe diventato in seguito mio padre, decise di mettere da parte i sentimenti dell’amica perché non poteva aspettare e allora le raccontò tutto descrivendo quanto fosse stato fantastico quel bacio!” - disse Nicole.
“Oddio, ma è…è tremendo…” - commentò Bonnie, presa dal racconto.
“Già, lo è!” - concordò Nicole - “Beh…dopo aver pianto, rimisi tutto a posto e tornai di corsa da mia madre! Lei si accorse subito degli occhi rossi e mi chiese cosa fosse successo e allora io le raccontai quello che avevo fatto e cosa avevo scoperto. Mia madre per prima cosa mi rimproverò per il mio gesto e poi mi spiegò che nella vita, soprattutto in amore, le cose non sono mai semplici. Che ciò che oggi ti sembra lontano mille miglia, in realtà è già scritto nelle stelle ed è quindi destinato ad accadere prima o poi. Mi insegnò a non perdere la speranza, ad aspettare e a perdonare!”.
Bonnie rimase per un secondo ferma a riflettere, mentre quelle parole le entravano dentro facilmente, come se si fosse trattato di un pensiero appartenente a lei e non alla madre di Nicole.
“E poi? Tu che hai fatto?” - chiese.
“Che ho fatto? Ho imparato!” - rispose Nicole, con un’alzata di spalle - “Beh..ho imparato quella cosa dell’aspettare e dell’avere fede, in quanto al perdono….non so….ti basti sapere che tuttora non sopporto mia zia e che non parlai a mio padre per un mese intero e godendone anche, consapevole del fatto che quel mio comportamento lo facesse stare male!” - aggiunse.
Bonnie si lasciò andare ad una risata e scosse la testa.
Aveva già capito che Nicole aveva un caratterino niente male, ma a lei stava davvero molto simpatica e sentiva quasi uno strano legame tra loro due.
“Quindi…quello che sto cercando di dirti, Bonnie, è…mai dire mai nella vita!” - disse Nicole.
Bonnie annuì: “Beh..allora suppongo che debba dirti grazie per il consiglio!” - disse.
Nicole le sorrise e liquidò la cosa con un gesto noncurante della mano e una smorfia.
“Oh, beh….io sarei arrivata! Lavorò lì..” - disse Bonnie indicando il Caffè dall’altra parte della strada.
“Ok! Allora buon lavoro..questa è tua!” - fece Nicole riconsegnandole il sacchetto con i libri - “Ah e…..non preoccuparti di Astaroth, ok? Io ti guardo le spalle e….” - aggiunse per poi bloccarsi di colpo e lanciare uno sguardo divertito ad un albero alle loro spalle.
“E…?” - la incitò Bonnie.
Nicole si schiarì la voce con un colpo di tosse: “E…anche se io non sono nei paraggi, tu sei al sicuro visto che hai la tua guardia del corpo personale sotto forma di uccellaccio nero del malaugurio!” - aggiunse Nicole aumentando di parecchie ottave il volume della voce.
In quello stesso istante le fronde dell’albero a cui Nicole aveva guardato poco prima si mossero facendo sobbalzare Bonnie per la sorpresa e un corvo nero e dalle penne coi riflessi arcobaleno si levò in volo planando sulle loro teste prima di allontanarsi in alto nel cielo.
Bonnie lo avrebbe riconosciuto ovunque e sotto qualsiasi forma.
“Quello era…?” - chiese.
“Si! Ti stava seguendo già da prima che noi due ci incontrassimo! Presumo che ti stesse tenendo d’occhio sin da casa tua!” - rispose Nicole.
“Aspetta! Ci ha seguite per tutto il tempo?” - si allarmò Bonnie - “Ma allora lui ha sentito anche quando io ho detto che….”.
Nicole scrollò le spalle:“Beh…è ora che qualcuno gli dia una bella spinta nella direzione giusta, non credi? E per intenderci, la direzione giusta prevede una bella strega rossa alla fine del percorso, non una stupida oca bionda!”.

Astaroth era felice.
Ritornare nell’infernale antro parallelo che gli aveva sempre fatto da casa, lo rendeva sempre immensamente felice e soddisfatto.
Era stato in quel luogo che aveva trascorso la sua intera esistenza, in quel luogo a metà tra le fiamme e il gelo dell’Inferno.
Ed era stato lì che per la prima volta aveva capito che gli umani erano solo delle piccole nullità il cui unico scopo era farsi distruggere da lui in modo tale da potergli cedere il loro mondo.
La terra, secondo il personale parere di Astaroth, era un po’ troppo luminosa e un po’ troppo colorata, ma ormai aveva capito da molto che quella condizione era solo colpa degli uomini, stupide formiche incapaci di apprezzare la vera bellezza del fuoco distruttore e del ghiaccio opprimente.
E la conferma di tutto ciò l’aveva avuta nel momento in cui aveva cominciato ad attirare nel suo antro alcuni esemplari di quella razza umana che tanto veniva decantata, ma che si era rivelata profondamente indegna del mondo pieno di possibilità che abitava e della vita stessa.
Fu a quel punto che capì che doveva intervenire, doveva fare qualcosa per purificare la terra da quelle infime creature che l’abitavano per poi darle l’oscurità e lo splendore luminoso delle fiamme che meritava.
C’era un unico ostacolo: Nicole!
Ma il Figlio del Fuoco si stava impegnando per risolvere anche quel problema.
Seduto sul suo trono in pietra incandescente, Astaroth schioccò le dita ed una voluta di fumo grigio si formò al centro della stanza scarsamente illuminata e ne venne fuori un demone, un piccolo esemplare di poco conto ma che poteva servirlo a dovere.
Il demone si inchinò.
“Astaroth…” - disse, con voce solenne e servizievole.
Astaroth sorrise.
Uno dei privilegi di aver visto l’inizio dei tempi e di essere un maestro insuperabile nell’arte del viaggio temporale, era che eri unico.
Se una strega o un comune mortale compiva un viaggio nel tempo doveva sempre tenere ben presente l’anno in cui decideva di materializzarsi perché correva il rischio di incontrare il se stesso di quel tempo e quella era un’eventualità che non avrebbe mai dovuto verificarsi.
Ma Astaroth non aveva di questi grattacapi.
Lui era unico e si muoveva avanti e indietro nel tempo a suo piacimento perché era quella la sua vita. Per lui il tempo era un’unica linea retta su cui si muoveva senza nessun pericolo saltando da un anno all’altro senza incorrere in nessun rischio.
Non aveva passato e non aveva futuro, ma solo un unico, sconfinato presente.
“Lorneth! Ho un lavoro per te e mi aspetto che tu non mi deluda!” - disse, ghignando.
Lorneth si rimise in piedi e lo guardò accigliato, come a chiedergli di continuare.
“Tutto quello che desidera, mio signore!” - rispose.
“Bene!” - approvò Astaroth - “Fell’s Church è una cittadina piuttosto famosa nel mondo soprannaturale per via di tutte le linee energetiche che l’attraversano, quindi dovresti conoscerla, no?” - chiese.
Lorneth annuì: “Naturalmente!” - disse.
“Perfetto! Voglio che tu vada lì! In tutta quella ridicola cittadina esiste una sola piccola strega….Bonnie!” - spiegò Astaroth - “Voglio che tu la trovi, voglio che lei si fidi di te e poi….la voglio morta! Tutto questo nel minor tempo possibile! Lei sarà la madre di Nicole Salvatore, l’ibrida che avrà il potere di uccidermi, quindi tu ucciderai Bonnie prima che possa mettere al mondo sua figlia mentre io mi occuperò di tenerti lontano la mia intraprendente nemica venuta direttamente dal futuro per rovinarmi i piani!”.
“Come volete! Ma non sarebbe più divertente eliminare il vampiro, Damon?” - chiese Lorneth.
Astaroth restò a guardarlo in silenzio per qualche istante.
Non lo stupiva il fatto che persino Lorneth conoscesse quella storia perché in breve tempo si era diffusa ovunque e molti demoni erano stati costretti ad aiutarlo nella sua personale crociata contro la famiglia Salvatore. Quello che realmente lo stupiva era che quel ridicolo demone avesse avuto l’ardire di porgergli una domanda invece di annuire semplicemente ad un suo ordine diretto.
Ma non era ancora il caso di ucciderlo, no.
“Si, sarebbe più divertente per te uccidere Damon, ma uccidere Bonnie sarà più doloroso per tutti quegli stupidi esseri che le stanno intorno e per Nicole!” - rispose.
Lorneth si inchinò nuovamente: “Allora sarà fatto!” - rispose, prima di scomparire così come era arrivato.
Astaroth si lisciò una piega sulla giacca e rise crudelmente, come solo un demone assetato di morte poteva fare.






NOTE:
Ciao a tutti!!!!
Come sempre, comincio con il ringraziare chi ha letto e/o recensito lo scorso capitolo!
Sono conetanta che la storia vi stia piacendo e spero che continui ad essere così visto che, come ho già detto sul blog, i capitoli tranquilli ormai sono già finiti con questo!!XDXDXDXD
Allora....questa volta ho scritto davvero tanto e spero di non avervi annoiato con questo mega capitolo che mi è venuto fuori da chissà dove. E' che quando ho cominciato a scrivere delle due chiacchierate madre/figlia praticamente non la smettevo più!XDXDXDXD
Ma parliamo del capitolo....
Riusciamo a capire un pò meglio chi è Lilian, dato che fino ad adesso era stata un pò messa in ombra dalla prorompente presenza di Nicole! Ed entrambe le ragazze raccontano degli aneddoti sul loro passato alle loro future madri senza che queste se ne rendano conto!! E penso si sarà capito che adoro inventarmi gli aneddoti...ihihihiih
Poi, vabbè....Nicole doveva darla una svegliata a Damon, no? Anche indirettamente, ma doveva!!
E in quanto a Damon....come avete visto anche lui sta cominciando a riflettere un pò, finalmente!
Mi rendo conto che gli altri personaggi sono rimasti un dò in disparte fino ad adesso, ma non vi preoccupate perchè avranno spazio più in là! Adesso, però, mi è sembrato giusto, essendo all'inizio, presentare al meglio la situazione e presentare le due ragazze, soprattutto...e Astaroth!Ovvio!
Astaroth.....chi sarà Lorneth? Che cavolo farà a Bonnie?
Beh....questo ve lo dico nel prossimo capitolo!XDXDXDXDXD
Vi ringrazio ancora tutte immensamente e ricordate sempre che per qualsiasi dubbio o critica potete comunque contattarmi, non c'è nessun problema!XDXDXDXD
Vi aspetto lunedì sul blog per lo spoiler e per il capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 6
*** Il gatto e il topo ***


Il gatto e il topo

Quel giorno il Caffè sembrava improvvisamente aver ripreso vita dopo anni di coma profondo e il tutto era dovuto all’improvvisa chiusura della tavola calda della città, il posto in cui tutta Fell’s Church si rifugiava all’ora di pranzo per lasciare le vie completamente deserte e ancora meno popolate del solito.
Da quello che Bonnie era riuscita a capire, i proprietari della tavola calda erano stati costretti a serrare le porte del locale a causa della notizia che il college dove studiava la loro impeccabile figlia stava seriamente prendendo in considerazione l’idea di espellerla.
Bonnie non si faceva nessuno scupolo ad ammettere che, non appena appresa quell’informazione, si era messa spudoratamente a sogghignare.
Per l’amor del cielo, lei trovava che i signori Lewis, i proprietari della tavola calda, fossero davvero due brave persone, ma erano anche piuttosto tonti se davvero continuavano a credere alla storia che la loro perfetta figlia Linda era una studentessa modello con un comportamento impeccabile perché Linda poteva essere di tutto tranne che una studentessa modello con un comportamento impeccabile, appunto.
Bonnie rideva ancora al ricordo di Linda che cercava di fare la bulletta con Meredith per farsi passare le risposte ad uno dei loro tanti test di storia e che veniva praticamente costretta alla fuga da una semplice, ma parecchio ostile, occhiata della sua imperturbabile amica.
Per non parlare dei pettegolezzi su Linda, la squadra di basket e l’allenatore…
Ecco, Bonnie provava un’infinita pena per i poveri signori Lewis, ma era felicissima per i suoi datori di lavoro, i signori Stenson, che stavano facendo avanti e indietro per il locale da tutto il giorno ma che mantenevano ancora un formidabile sorriso sul volto.
Era così contenta per loro che quasi non le importava della stanchezza che si era andata accumulandosi per tutta la mattinata.
“Oggi è una giornata veramente sensazionale! Speriamo che duri…” - commentò entusiasta la signora Stenson appoggiandosi accanto a lei dietro alla cassa.
Bonnie sorrise: “La maggior parte di quelle persone non aveva mai messo piede qui dentro e non aveva mai assaggiato le sue torte e i piatti del signor Stenson! Sono sempre e solo andati dritti alla tavola calda per pranzo, ma non mi sembra che nessuno di loro se ne sia andato insoddisfatto! Vedrà che torneranno anche quando i Lewis riapriranno! Magari non ci sarà tutta questa ressa, ma i nuovi clienti sono assicurati!” - rispose entusiasta.
La signora Stenson le mise una mano grinzosa su una spalla: “Sei sempre così ottimista, mia cara Bonnie! E’ bello averti con noi!” - disse per poi tornare a servire alcuni clienti.
L’ora di pranzo era passata per cui il caos era finito, ma questo non toglieva che quasi tutti i tavolini fossero ancora occupati anche se Bonnie poteva decisamente rallentare il ritmo e godersi una piccola pausa, finalmente.
Si mise a sistemare il registratore di cassa, contando i soldi e mettendone via la parte maggiore in modo da poterla poi riporre nella cassaforte del Caffè e, nel frettempo, ripensò alla chiacchierata con Nicole di quella stessa mattina.
Il fatto che Damon avesse praticamente sentito tutto la impensieriva non poco perché, se fino a quel momento se n’era stato zitto risparmiandole commenti umilianti, magari adesso che sapeva con certezza che lei quei pensieri non se li teneva solo per se ma ne parlava anche con altri forse non sarebbe stato più così propenso a tenere la bocca chiusa.
Già si immaginava la scena con lui che rideva a crepapelle, Matt che si arrabbiava, Meredith che la guardava in preda al panico, Elena che scuoteva la testa mostrandole tutta la sua compassione e lei che piangeva e scappava via, ancora ferita a causa di quel dannato vampiro.
Non lo avrebbe sopportato, ne era certa.
Anche se forse poteva prendersi una piccola rivincita chiedendo a Nicole di pestarlo per lei.
Insomma…la ragazza le aveva dato decisamente l’impressione di conoscerla bene e di esserle affezionata ed era possibile che se le chiedeva un favore allora lei avrebbe detto di si, no? E poi Bonnie se la ricordava ancora troppo bene l’espressione soddisfatta di Nicole dopo aver preso a schiaffi Damon…
Scosse la testa e cercò di tornare a concentrarsi sulla cassa aperta di fronte a lei.
La doveva smettere di farsi tutte quelle paranoie e la doveva smettere di pensare a qualcuno che tanto non sapeva neppure che lei esisteva! Cioè…magari Damon lo sapeva che c’era anche lei, ma di sicuro non l’avrebbe mai vista come nient’altro se non un’inutile ragazzina che non sa usare i suoi poteri di strega e che è un peso enorme per tutti, esattamente come l’aveva definita lui stesso durante lo scontro con Astaroth.
Bonnie sospirò pesantemente, pensando stupidamente al fatto che aveva chiesto un consiglio a Nicole per poi non seguirlo.
Ma doveva rassegnarsi e lo sapeva.
Stare lì ad aspettarlo non l’avrebbe portata a nulla e avrebbe solo sprecato gli anni migliori della sua vita se si considerava il fatto che Damon era un vampiro, quindi non invecchiava e per lui il tempo era un qualcosa di decisamente relativo, mentre per lei le cose erano messe in maniera diversa! E di certo non aveva alcuna intenzione di diventare un’anziana zitella sola in una casa piena di gatti che ancora aspettava quel vampiro che non l’aveva mai voluta!
Una nuova consapevolezza le illuminò gli occhi e una strana sensazione di fermezza e lucidità le schiarirono la mente mentre cominciava ad ascoltare quella vocina interiore che le diceva che era lei la cosa più importante e che doveva pensare anche al suo bene e non solo a quello degli altri.
“Hai preso una decisione!”.
Quell’affermazione la riportò nel mondo reale e fu così schietta e detta con un tale tempismo che Bonnie, una volta alzati gli occhi sullo sconosciuto che le siedeva di fronte dall’altro lato del bancone, aveva avuto l’incredibile tentazione di raccontargli a quali conclusioni illuminanti era appena giunta. Ma riuscì a frenare in tempo la lingua e si limitò a sorridere.
“Come hai detto, scusa?” - domandò innocentemente.
“Ho dei che hai appena preso una decisione! Te lo leggo negli occhi! Prima eri tutta triste e abbattuta e all’improvviso ti sei illuminata dalla cima della testa alle dita dei piedi! Deve essere un’importante decisione quella che hai preso…” - spiegò lo sconosciuto con tutta calma.
Bonnie ne restò colpita: era davvero così evidente?
“Beh….si, ho preso una decisione! Complimenti per l’analisi!” - rispose.
“E allora adesso non mi resta che sperare che non sia una di quelle decisioni tipo < Ok accetterò la proposta di matrimonio di tal dei tali >, perché altrimenti andrebbe completamente in fumo l’infallibile piano che ho diabolicamente architettato per farti innamorare di me!” - fece lo sconosciuto.
A Bonnie si mozzo il fiato e le si imporporarono le guance.
Quel ragazzo le aveva praticamente detto che…che cosa? Che la trovava carina? Le stava facendo la corte?
A quel pensiero Bonnie si entì avvampare ancora di più, ma questa volta non solo di imbarazzo, ma anche di insicurezza.
Lei non era mai stata abituata a queste cose.
Non era in grado di…flirtare con un ragazzo!
In quel campo era Elena la maestra indiscussa e neppure Meredith se la cavava male, ma Bonnie…lei era sempre stata un disastro in quelle cose.
“Ho detto qualcosa di sbagliato? Forse sono stato un po’ troppo diretto, eh?”- si preoccupò lo sconosciuto  - “E’ che raramente mi è subito piaciuta una ragazza come mi sei piaciuta tu non appena ho messo piede in questo posto! Io non sono un tipo molto espansivo in quel senso, anzi..sono piuttosto timido, ma…diciamo che stavo seguendo un consiglio che una volta mi diede un mio amico se mai mi fossi trovato in una situazione del genere, cioè < mostrati spavaldo e le ragazze ti cadranno ai piedi >! Ma…evidentemente era una cavolata!”.
Il ragazzo s’innervosì e cominciò a spettinarsi i capelli con una mano in preda all’agitazione mentre arrossiva anche lui.
Quel cambio di atteggiamento, quella rivelazione sul ragazzo, fecero sorridere Bonnie.
Era simpatico e le sembrava davvero gentile: giusto il tipo che faceva al caso suo, no?
Non che dovesse uscirci o chissà cosa, ma stare semplicemente a chiacchierare con un ragazzo senza che ci fosse nulla di strano o soprannaturale di mezzo era una sensazione che le mancava davvero e che non provava da tantissimo tempo ormai.
Bonnie scosse la testa: “Ma no, figurati! Non preoccuparti, ok? E’ che anch’io sono piuttosto timida e allora…mi sono un po’ imbarazzata, tutto qui!” - tentò di rassicurarlo.
La signora Stenson da lontano le fece l’occhiolino e Bonnie le sorrise di rimando riprendendo a chiacchierare con quello sconosciuto tanto attento e galante. Parlarono di tutto e risero come Bonnie non faceva più da tanto tempo.
Si appoggiò con i gomiti al bancone e mentre il ragazzo parlava rimase ad osservare attentamente le sue espressioni e il suo aspetto.
Era un ragazzo normalissimo, ma molto carino.
Alto e con il fisico di un giocatore di pallanuoto, aveva i capelli di un forte castano scuro, corti, ma leggermente ondulati che gli incorniciavano perfettamente il viso dai tratti non troppo decisi e gli ricadevano sulla fronte a sottolineargli gli occhi di un caldo castano chiaro, quasi liquido. Era leggermente abbronzato e vestiva in modo molto casual con jeans, scarpe da tennisi, una maglietta leggera a maniche lunghe con scollo a V e un classico berrettino azzurro da sfegatato tifoso di baseball.
Un ragazzo totalmente normale!
E dopo un po’ diventò così spigliato e divertente che mise Bonnie terribilmente a suo agio. Il che era strano visto che ogni volta che si ritrovava da sola con un bel ragazzo andava in paranoia e le si disconnetteva il cervello.
Invece non ci furono strani silenzi imbarazzati o punti vuoti nella conversazione e così le due ore che mancavano alla fine del suo turno passarono così rapidamente che solo un cenno del signor Stenson le fece ricordare che era ora di andare.
“Io adesso devo andare a casa, il mio turno è finito!” - disse, sinceramente dispiaciuta di dover interrompere così quella chiacchierata così piacevole.
“Beh…se vuoi posso accompagnarti a casa! Cioè…posso fare la strada con te….se ti va, ovviamente!” - propose lui.
“Oh, ma certo! Perché no? Così continui a raccontarmi di quel tuo strano compagno di stanza al college! E’ una storia così divertente sin dall’inizio che voglio proprio sapere cosa è successo alla fine…” - accettò Bonnie con un sorriso mentre raccimolava borsa e documenti vari e salutava tutti con un ampio gesto della mano, avviandosi all’uscita.
Il ragazzo le tenne aperta la porta per farla passare e solo allora Bonnie si rese conto che gli aveva fatto un sacco di domande dimenticandosi di quella fondamentale.
“Una sola cosa: parliamo da due ore e non ti ho ancora chiesto il tuo nome…” - disse.
“Beh…te lo dico se prometti di non metterti a ridere!” - fece il ragazzo.
“Mettermi a ridere? Perché dovrei mettermi a ridere?” - fece Bonnie confusa.
“Vedi…i miei genitori sono sempre stati parecchio eccentrici e anche al momento di darmi un nome non si sono risparmiati!” - spiegò lui.
“Ok! Adesso sono ufficialmente curiosa! Come ti chiami?” - chiese Bonnie sorridendo.
“Lorneth! Ma puoi chiamarmi Neth!” - rispose lui con un’alzata di spalle.
“Perfetto Neth, io sono Bonnie! Molto piacere!” - fece lei porgendogli la mano che lui strinse immediatamente.
“Oh..ti assicuro che il piacere è solo mio, Bonnie!”.

In vita sua non si era mai sentito così irritato e confuso allo stesso tempo.
Insomma…passi l’irritazione, ma la confusione? Cos’era tutto quello scombussolamento che aveva in mente?
L’unica cosa che ormai era certo di poter affermare con sicurezza era che quella situazione era cominciata non appena Nicole era apparsa in scena.
Damon la detestava per questo, ma poi c’era sempre quell’odiosa voce in fondo a quella che si supponeva fosse la sua coscienza, se ancora ne aveva una, che gli diceva che detestare Nicole era sbagliato, sbagliato come nient’altro prima lo era stato.
Ok! Damon poteva pure crederci, ma perché avrebbe dovuto?
E poi tutte quelle chiacchiere…
Quella ragazza non la smetteva di parlare un attimo! E di insinuare….lei adorava insinuare!
Cioè...cos’erano tutte quelle favolette che aveva raccontato a Bonnie? E poi come aveva potuto dire in modo così certo e sicuro che bisognava solo avere pazienza perché tanto alla fine lui avrebbe capito che Elena non era quella giusta, ma lo era la streghetta?
Vaneggiava!
Non che Damon avesse qualcosa contro Bonnie e doveva ammettere che saperla così innamorata di lui lo lusingava parecchio più che con la maggior parte delle ragazze che lo vedevano e pensavano a quanto fosse dannatamente bello, ma lui non avrebbe mai potuto amare Bonnie.
Elena era e sarebbe sempre stata l’unica ad occupare i suoi pensieri e il fatto che stesse seguendo Bonnie era solo per verificare a cosa fosse interessato così tanto il demone tanto da volerla morta, quindi Nicole poteva anche evitare di dire simili stupidaggini insinuando che lui seguisse Bonnie perché voleva difenderla.
Non che Bonnie non meritasse di essere difesa, ma quello non era compito suo! Punto!
Poteva anche essere vero che Bonne gli faceva provare una sorta di tenerezza nei suoi confronti, ma questo non voleva dire assolutamente nulla.
Ancora sotto forma di corvo scese in picchiata attraverso le fronde degli alberi secolari dell’Old Wood e sbarrò la strada a Nicole che si immobilizzò sul posto, sbuffando.
“Che vuoi adesso? Se sei venuto a dirmi che ami Elena e che la amerai per sempre e che per Bonnie provi solo tenerezza allora puoi anche risparmiarti le parole!” - fece Nicole.
Damon riprese forma umana e la guardò incuriosito e furioso al tempo stesso.
“Mi hai letto nella mente?” - le chiese.
“No! Ma ti conosco abbastanza per sapere cosa ti passa per quel ridicolo cervellino da microcefalo che ti ritrovi!” - rispose Nicole come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Tu non mi conosci affatto! E non venirtene fuori con la storia che vieni dal futuro, perché nessuno mi ha mai conosciuto per davvero in passato figurati se permetterò che una cosa simile succeda andando avanti con gli anni!” - esclamò Damon.
“Beh…hai mai sentito dire che la vecchiaia ti manda in pappa il cervello?” - ironizzò Nicole.
Damon ghignò: “Io sono un vampiro! Non cambio!” - disse.
“Nell’aspetto fisico, forse! Ma dopo cinquecento e passa anni i tuoi occhi hanno visto troppe cose perché la tua memoria le ricordi tutte! E’ normale che si faccia confusione, no?” - fece Nicole.
“La mia memoria è infallibile!” - commentò Damon.
“Certo! E tu sei perfetto, giusto? E allora se sei così perfetto com’è che fai la foca ammaestrata che batte le mani con la faccia da ebete ogni volta che Elena schiocca le dita? Avrei capito se si fosse trattato di Bonnie, ma Elena Miss Oca Forever…” - replicò Nicole.
“Non parlare così di lei, tu non sai nulla!” - ringhiò Damon.
“Oh…ti assicuro che so molto di più di quanto vorrei!” - rise Nicole.
Damon inspirò ed espirò a fondo per cercare di riacquistare la sua tipica calma apparente che Nicole aveva la straordinaria abilità di distruggere in meno di due secondi da quando apriva bocca.
“Allora…sentiamo un po’: se sei così innamorato di Elena e ne avete passate così tante, com’è che ti preoccupi tanto per Bonnie e addirittura la spii? Qualcuno potrebbe scambiarti per un maniaco se venisse a saperlo!” - continuò Nicole.
“Oppure per un povero idiota che non sa ancora neppure prendere una decisione importante per se stesso nonostante affermi di essere così magnifico sotto ogni punto di vista!” - aggiunse una voce alle spalle di Damon.
Nicole spalancò gli occhi e gli si avvicinò per poi prendergli un braccio e strattonarlo all’indietro per fargli scudo con il suo corpo.
Damon quella voce l’aveva riconosciuta subito perché era la voce dell’essere che, per la prima volta dopo tanto tempo, era davvero riuscito a fargli provare la terribile sensazione di essere insignificante e debole.
E, infatti, Astaroth era lì di fronte a loro due adesso con la sua postura altezzosa e il suo completo elegante.
Ma Damon non poteva non sghignazzare alla vista dell’ennesima cravatta ridicola che gli vedeva addosso.
“Ehi! Dì un po’, ma te le fai fabbricare apposta?” - lo schernì indicando la cravatta gialla del demone con raffigurati due ippopotami in tutù che eseguivano una perfetta presa ad angelo davanti al loro piccolo pubblico composto solo ed esclusivamente da gamberetti sorridenti.
“A dire il vero sono il frutto di un’accurata ricerca fatta su scala mondiale!” - rispose Astaroth.
Nicole, invece, gli diede una gomitata nel fianco intimandogli di restarsene zitto.
Damon le rivolse uno sguardo truce di cui lei non si curò per niente.
“Cosa vuoi Astaroth?” - chiese Nicole.
“Io? Quello che voglio sempre: ucciderti!” - rispose il demone.
“Questo lo so! La cosa che non ho capito è perché sei venuto a cercare direttamente me! Perché non ti sei assicurato che io fossi lontana per poi attaccare Damon o Bonnie?” - chiese sospettosa Nicole.
Ma Astaroth non rispose.
Si limitò a ghignare e a lanciare una sfera di fuoco verso Damon che Nicole riuscì facilmente a sviare creandogli uno scudo protettivo intorno proprio nel momento in cui la sfera stava per colpirlo.
Nicole lo afferrò per un braccio e lo tirò a se.
“Ascoltami bene! Qui non è sicuro! Quindi per una volta fa come ti dico e vattene lontano mentre io lo tengo occupato! A quanto pare ieri voleva Bonnie e oggi invece vuole te, probabilmente era te che seguiva, non me. Quindi tu vattene via da qui e…per favore Damon…va Bonnie e resta con lei, proteggetevi a vicenda fino a che non sarò io a dirvi che il pericolo, almeno per il momento, è passato! Ok?” - fece Nicole con urgenza.
Damon restò a fissarla per qualche attimo, sempre più confuso.
In qualsiasi altra situazione Damon avrebbe mandato a quel paese chiunque gli si fosse rivolto così, chiunque lo avesse praticamente cacciato via da uno scontro, ma c’era sempre quelle voce, quella sensazione strana che gli diceva che doveva fidarsi di Nicole e correre da Bonnie.
E gli occhi della ragazza erano così sinceri e di quel castano fuso così familiari che…
“Ma…ma perché? Io non ci sto capendo niente! Perché proprio io e Bonnie? Dimmelo, Nicole!” - pretese mentre Nicole si voltava per difenderlo dall’ennesimo attacco di fuoco di Astaroth.
“Ti sembra questo il momento di parlarne? Non ora, Damon! Non ancora!” - rispose Nicole.
Damon sospirò e la guardò ancora per un attimo prima di annuire e ritrasformarsi in corvo.

“No! Aspetta! Se sai qualcosa allora devi dirmelo, Lilian! Perché hai detto quella cosa su Damon…che significa?” - chiese per l’ennesima volta Elena.
Lilian si era pentita amaramente di aver fatto quell’insinuazione sul fatto che suo zio Damon già all’epoca, seppure non ne era ancora davvero innamorato, provava praticamente già qualcosa per sua zia Bonnie al punto tale da comportarsi anche con lei in modo delicato e gentile.
Aveva dimenticato quanto sua madre potesse essere insistente!
Il fatto era che Lilian poteva anche essere tranquilla e posata, ma quando si trattava di suo padre diventava una bestia con chiunque, anche con sua madre.
Era sempre stata legatissima al padre e ricordava ancora tutta la delusione e l’odio profondo che aveva provato per suo zio e per sua madre quando era venuta fuori quella specie di loro vecchia storia clandestina.
E adesso…insomma, non era riuscita a trattenersi.
“Elena non è niente, davvero! Lascia perdere quello che ho detto e torniamo a bere il nostro thè, eh?” - propose.
“Ma io…” - cominciò Elena, ma le sue parole vennero interrotte quando la porta della stanza si aprì e Stefan entrò.
“Oh…Lilian, giusto?” - le chiese, evidentemente meravigliato dal fatto di averla trovata lì.
Lilian si alzò e gli andò incontro, sorridendo.
“Si, Lilian! Ero solo venuta a tenere compagnia ad Elena e a parlare un po’ visto che Nicole mi ha lasciata sola per andarsene chissà dove!” - spiegò.
“Si, stavamo bevendo del thè!” - confermò Elena andandosi ad aggrappare ad un braccio di Stefan per poi baciargli una guancia.
Ecco! Quella era l’immagine che lei adorava dei suoi genitori.
Erano così perfetti insieme che proprio non riusciva neppure a concepirlo lontanamente che qualcuno potesse destabilizzare l’equilibrio della coppia, soprattutto non suo zio Damon ed in particolar modo non suo zio Damon di quegli anni.
Anche se non lo dava molto a vedere, anche a lei stava sulle scatole tutta quella situazione esattamente come a Nicole.
E a proposito di Nicole…aveva uno strano presentimento!
Non era un ibrido molto potente, ma aveva imparato a capire che il suo istinto sbagliava raramente.
“Allora mi dispiace di avervi disturbate!” - fece Stefan sorridendo ad entrambe.
Nonostante i sorrisi e la cortesia, Lilian riusciva a percepire chiaramente la loro confusione e di certo non poteva biasimarli. Lei e Nicole stavano creando proprio una bella situazione ingarbugliata restando lì, ma quando Astaroth aveva compiuto il Viaggio si erano vagliate attentamente tutte le opzioni e alla fine l’unica vagamente decente era stata quella di seguirlo nonostante si correva il rischio di riscrivere tutta la storia delle loro famiglie.
Era per questo motivo che si era deciso di rivelare solo in caso di estrema emergenza la loro vera identità: per cercare di contenere quanti più danni era possibile.
- Lilian? Lilian, mi senti? Qui ho un SOS in corso, ok? Mi dispiace interrompere te e quella gran spina nel fianco che è tua madre, ma sto combattendo con Astaroth qui nell’Old Wood e un aiuto mi farebbe comodo visto che oggi ha deciso di non darmi tregua neppure un attimo! Ho spedito mio padre da mia madre, quindi dovrebbero essere tranquilli almeno loro, ma io ho bisogno che tu venga ad aiutarmi, capito? Adesso però! -
La voce di Nicole le rimbombò improvvisamente nella mente mettendola in agitazione.
Se Nicole le stava chiedendo aiuto significava che Astaroth aveva davvero deciso di fare sul serio questa volta e tutto poteva succedere tranne che Nicole morisse.
Il suo intuito aveva avuto ragione.
Scosse la testa e si riscosse dai suoi pensieri.
“Devo andare!” - disse, saltando sul davanzale della finestra ancora da riparare.
“Che succede?” - le chiese Stefan preoccupato.
“Nicole sta combattendo contro Astaroth e ha bisogno di me! Mi ha mandato un messaggio telepatico e ha detto di aver già mandato Damon a proteggere Bonnie, quindi fatemi il favore di restare qui voi due, ok? Non avvicinatevi al bosco fino a nuovo ordine!” - rispose Lilian.
“Oh…mmm…si, certo! Ma stà attenta!” - rispose Stefan stringendo a lui Elena, anche lei impaurita.
Lilian annuì e sorrise.
Suo padre….
Non sapeva neppure chi fosse, eppure si preoccupava per lei così come si preoccupava per chiunque altro.
Ecco il motivo per cui lo amava tanto!
“Lo prometto!” - disse, per poi lasciarsi cadere e correre in fretta allo scontro.

Nicole gli doveva una spiegazione.
Una grossa, dettagliata e lunghissima spiegazione.
Ma forse Damon avrebbe fatto bene a pretenderla anche da se stesso una spiegazione.
Insomma…da quando stava a sentire quello che gli dicevano e per di più ubbidiva agli ordini di qualcun altro che non fosse lui stesso?
Eppure lo aveva fatto e stava continuando a farlo.
Aveva lasciato lo scontro, uno scontro che si preannunciava affascinante e carico di Potere e violenza, per correre da Bonnie e proteggerla.
Che poi….cioè, Nicole poteva pure dirgli dove trovarla Bonnie, no?
Era già volato a casa sua, ma di lei non c’era traccia.
Era passato davanti a quello stupidissimo ritrovo per vecchi dove lavorava e non era neppure lì.
Uscendo dal bosco aveva sorvolato il pensionato ed aveva avvertito chiaramente solo la presenza di Stefan, di Elena e quella di Lilian che stava andando via in tutta fretta evidentemente per raggiungere Nicole e Astaroth, ma di Bonnie neanche l’ombra.
Cercò di sforzarsi per percepire la sua aura, ma niente! Era come se qualcosa la stesse nascondendo del tutto il che era molto strano e preoccupante, giusto?
Anche se…Astaroth era impegnato a prendere a calci Nicole, quindi cosa o chi poteva avere quel potere sull’aura di Bonnie?
Aveva già fatto due volte il tour completo della città, quando pensò bene di rifare il giro cominciando dalla casa della streghetta: forse era già tornata.
Ed in effetti lei era tornata lì dopo essere stata chissà dove!
La risata cristallina di Bonnie lo raggiunse prima ancora che atterrasse sul prato verde del giardino alle spalle della casa e la vedesse. Era felice e sorrideva spensierata alle battute piuttosto scadenti di un ragazzone alto e moro che non aveva mai visto prima e che le stava facendo spudoratamente il filo.
Se fosse stato in forma umana si sarebbe accigliato.
Chi diavolo era quel tizio, adesso? E cosa voleva dalla streghetta?
Era lui che stava nascondendo l’aura di lei?
Ma domanda ancora più importante: cos’era quella sensazione di fastidio che Damon stava provando e che partiva dalla base dello stomaco per poi salirgli lentamente in gola a creare un ringhio trattenuto?
Non gli era mai successo prima, nemmeno quando Mutt faceva gli occhi dolci alla streghetta.
Possibile che fosse perché, quando si trattava di Mutt, Bonnie non era mai così coinvolta e….beh…così poco fanciulla ingenua e più donna?
All’ennesima risata di Bonnie, il babbeo sconosciuto le mise una mano su un fianco e le si avvicinò.
Damon decise all’istante che non avrebbe sopportato oltre e dispiegò le ali pronto a spiccare il volo, ma un urlo terrorizzato di Bonnie lo trattenne e lo mise in allarme.
Il babbeo aveva preso a ridere in maniera inconsulta e aveva stretto Bonnie a se con violenza, mentre la sua pelle si trasformava e cominciava ad assumere una vaga tonalità di rosso simile a quella della pelle di Astaroth.
Il corvo nero lasciò presto il posto al vampiro.
Damon scattò in avanti ed afferrò Bonnie per la vita cercando di portarla via da lì, ma il demone fu più veloce e gli sbarrò la strada.
Damon fu costretto a fermarsi e lasciò andare Bonnie che gli si rannicchiò alle spalle con le lacrime agli occhi.
“Io non..non capisco..io…” - balbettò Bonnie.
Damon portò una mano all’indietro per accarezzarle un braccio in uno strano gesto di conforto.
“Non ti preoccupare, streghetta!” - disse continuando a mantenere gli occhi gelidi fissi sul demone che battè le mani una volta e li guardò scimmiottando uno sguardo sognate.
“Oh, ma che carini! Incredibile! Dovevo occuparmi solo di lei, ma visto che siete qui mi occuperò di entrambi e il mio signore sarà ancora più contento di me!” - disse.
“Il tuo signore? Intendi dire quel gran cretino di Astaroth? Che c’è, adesso manda gli scemi a fare il lavoro sporco? E poi si può sapere chi diamine sei tu?” - ringhiò Damon.
A quanto pareva Nicole ci aveva visto lungo, ma forse nemmeno lei sapeva che Astaroth aveva inviato quell’altro demone da Bonnie. E se quel nuovo demone era forte solo la metà di Astaroth….Damon doveva ammettere almeno a se stesso che non ce l’avrebbe mai fatta da solo.
Nicole doveva essere avvertita!
Sembrava che la sua condizione di ibrido tra vampiro e chissà cos’altro la rendesse nettamente più forte di qualsiasi vampiro e addirittura alla pari di un demone del calibro di Astaroth, quindi doveva avvertire lei.
“Non osare rivolgerti a me in questo modo, né tantomeno al mio signore Astaroth definendolo con quelle parole rozze ed abominevoli!” - si indignò il demone - “E…beh…per quanto riguarda il mio nome...è Lorneth e ovviamente sono un demone sottosposto al più grande Figlio del Fuoco mai esistito e ne vado fiero!” - continuò facendo una giravolta su se stesso - “Comunque…è stato un vero piacere chiacchierare con te, Bonnie! Ora che ti ho conosciuta meglio capisco la scelta di Damon! Mi dispiace che dovrò uccidervi entrambi!” - finì.
La scelta di Damon? Di che scelta stava parlando? E quando l’avrebbero smessa tutti di parlare per enigmi?
“Ok! Vuoi ucciderci? Allora vedi di fare più fatti e lascia perdere le parole che non sono proprio il tuo forte, lasciatelo dire!” - s’infervorò Damon.
Voltò appena la testa in modo da rivolgersi a Bonnie e le disse di tenersi lontana da lui il più possibile mentre cercava di combattere Lorneth e chiamava i rinforzi.
Bonnie annuì appena e si staccò a fatica dalla sua schiena.
“Oh….ma perché vi separate? Volete farmi perdere tempo, eh? No no no…così non si fa!” - cantilenò il demone prima di assumere un espressione seria e lanciarsi su Damon mentre lasciava uscire dal palmo della sua mano una lunga lingua di fango viscoso che strinse Bonnie in vita, immobilizzandola, per poi cominciare a salire lentamente verso la gola della streghetta e farle mancare il fiato.
Damon cercò di liberarsi dall’oppressione delle ginocchia di Lorneth schiacciate sul suo sterno, ma era inutile, esattamente come era successo con Astaroth il giorno prima.
Portò le mani ad afferrare le gambe del demone, ma si sentì improvvisamente pungere da qualcosa e percepì distintamente il Potere che cominciava ad abbandonarlo.
Dalle ginocchia di Lorneth erano spuntate fuori due bocche mostruose che, aperte, facevano sfoggio di due lunghe file di denti lunghi e affilati che gli stavano risucchiando via tutta la sua forza vitale.
La vista di Damon si annebbiò e riusciva a percepire solo in lontananza i gemiti di dolore e paura di Bonnie che veniva soffocata lentamente poco più in là.
Non poteva morire e non poteva lasciare che Bonnie morisse.
Chissà per quale ragione, Nicole aveva messo ben in chiaro che loro due dovevano vivere ad ogni costo.
Non aveva abbastanza Potere per inviare un messaggio telepatico che arrivasse fino all’Old Wood, ma decise di utilizzare le ultime forze che gli erano rimaste per lanciare un’unica ondata di Potere che mettesse in allarme chiunque fosse in grado di percepirla lì a Fell’s Church.
Subito dopo tutto divenne nero e gli occhi gli si chiusero mentre un rantolo strozzato di Bonnie faceva da sottofondo a quella che sembrava essere la morte di entrambi.

Con uno scatto deciso verso destra Nicole schivò l’ennesimo, incessante attacco di Astaroth. Si gettò a terra e rotolò veloce sull’erba prima di lanciare un potente fulmine attraverso il palmo della sua mano.
Riuscì a colpire il demone ad una spalla, ma lui non se ne curò molto né si lamentò, come faceva di solito, per i danni che lei gli aveva causato al vestito.
Era questo che Nicole non riusciva a spiegarsi!
Che Astaroth saltasse fuori dal nulla perché gli era venuta voglia di combattere non era una novità e non si era sorpresa più di tanto, ma non poteva non notare che quel combattimento era diverso, che il demone stesso era diverso.
Di solito Astaroth manteneva la sua estenuante pacatezza anche nello scontro e si divertiva a rivolgerle commenti sulle sue mosse, ma in quel momento non stava facendo nulla di tutto questo.
Sembrava, piuttosto, che facesse di tutto per stancarla, per tenerla occupata, ma perché? A quale scopo se lui aveva letteralmente tutto il tempo del mondo per tentare di ucciderla?
Non aveva senso!
Mentre evitava le sfere di fuoco lanciatele da Astaroth a ripetizione e senza neppure molta accuratezza nella scelta della forza da imprimere al lancio o della traiettoria, Nicole si stava sforzando per immaginare quale fosse il motivo di quel cambio drastico di comportamento da parte del suo avversario.
Da che avevano cominciato a combattere sembrava solo che stesse correndo avanti e indietro nella piccola radura in cui si trovavano. Astaroth non sembrava nemmeno che avesse intenzione di colpirla per davvero, continuava solo a lanciare sfere di fuoco dopo sfere di fuoco, da destra a sinistra, da sinistra a destra senza darle tregua neppure per respirare.
Aveva il respiro affannato, ma la mente era così concentrata nel tentare di capire Astaroth che inciampò come una principiante e riuscì a sottrarsi all’ennesima lingua di fuoco che cercava di attanagliarle la caviglia solo grazie al fortuito arrivo di Lilian che la afferrò per le braccia e la tirò all’indietro.
Nicole fece forza sostenendosi alla cugina per riuscire ad alzarsi e le due restarono legate attraverso la reciproca stretta sulle braccia mentre Nicole creava una bolla di energia protettiva che faceva da scudo ad entrambe mentre Astaroth continuavava imperterrito a bombardarle di attacchi.
“Niki! Ehi…che sta succedendo?” - le chiese Lilian, incredula anche lei di fronte a quel nuovo lato inaspettato di Astaroth.
Nicole scosse la testa.
“Non ne ho la più pallida idea! Mi sta facendo impazzire! Continua ad attaccarmi senza una logica e senza dire una parola, e mi fa solo andare avanti e indietro come se fossi una povera scema!” - rispose Nicole lanciando un’occhiata al demone.
“Aspetta! Significa che…non fa nessuna battutina, niente commenti o risposte sagaci, niente colpi ad effetto solo per toglierti di mezzo?” - le chiese Lilian.
“Esatto! Niente di niente! Sembra che voglia farmi solo perdere tempo, ma non capisco perché!” - rispose Nicole.
“Beh…forse vuole provare a stancarti a tal punto che alla fine gli verrà più facile ucciderti!” - ipotizzò Lilian.
Nicole ci ragionò su un attimo e scosse la testa.
“No, non è da Astaroth! Non l’ha mai fatto! E poi devi ammettere che non è un piano originale ed è anche piuttosto da codardo!” - rispose Nicole.
“Si, perché andare indietro nel tempo e uccidere i tuoi genitori prima che fossero abbastanza forti da contrastarlo per impedire che tu possa venire al mondo non è da codardo!” - fece Lilian.
“Si è da codardo, ma almeno è originale! Questo devi concederglielo!” - scherzò Nicole.
Lilian sorrise e alzò le mani in segno di resa.
Nicole tornò a guardarsi intorno mentre sentiva la barriera che le faceva da scudo che perdeva lentamente di spessore.
Doveva tornare alla lotta al più presto.
“Lily io devo…” - cominciò a dire, ma un’ improvvisa ed inaspettata ondata di Potere la mise in allarme.
Era suo padre ed era in pericolo.
Nonostante il Damon di quel tempo era un vampiro diverso e molto meno potente di quello che sarebbe diventato e di colui che Nicole conosceva come suo padre, l’impronta che il suo Potere le lasciava addosso quando la travolgeva era sempre la stessa ed era inconfondibile.
Ma….se Astaroth era lì con lei, allora com’era possibile che suo padre fosse in pericolo?
In quell’istante la ragione del cambiamento del demone le si palesò davanti in tutta la sua stupidità e le fece montare dentro una rabbia assurda.
Con il solo aiuto dell’ira infranse la bolla che la proteggeva e respinse Astaroth e tutti i suoi attacchi mandandolo al tappeto.
“Chi hai mandato?” - gli chiese.
Astaroth spalancò lo sguardo.
“L’hai capito!” - disse - “Non avresti dovuto!”.
“E’ stato mio padre a dirmelo!” - rispose Nicole.
“Impossibile! Lui nemmeno ti considera!” - ringhiò Astaroth.
“Allora credo che tu abbia sottovalutato l’impatto che io e Lilian abbiamo avuto sui membri delle nostre future famiglie! Forse Damon non è ancora mio padre, ma lo diventerà e una parte di lui mi ha riconosciuta come sangue del suo sangue persino adesso!” - fece Nicole.
Si scagliò contro Astaroth e gli infranse un’unica, grande sfera di luce in pieno petto lasciandolo senza fiato.
“Smettila di inventare piani assurdi e arrenditi, Astaroth! Lo dico per il tuo bene perché più passa il tempo e più mi fai infuriare!” - sibilò Nicole per poi andare via seguita a ruota da Lilian.
“Tu corri al pensionato e resta lì! Io salvo i miei e arrivo!” - disse.
Lilian annuì e scomparve.
Li trovò in fretta e la visione di suo padre al limite delle forze e di sua madre che annaspava in cerca d’aria la sconvolse talmente tanto che non si premurò neppure di sapere chi fosse il bastardo che stava facendo loro questo.
Afferrò il demone mandato da Astaroth e gli diede un calcio al centro esatto della schiena per poi tirargli su la testa di scatto e staccargliela da collo.
Il demone morì e si sciolse come neve al sole.
Nicole corse da sua madre e la sostenne mentre lei cercava di riprendere aria. La portò accanto a suo padre e si accertò che anche lui stesse recuperando le forze.
“Su, coraggio Bonnie! E’ tutto passato! Respira!” - fece Nicole prima di sentirsi afferrare violentemente per un braccio e vedersi strappare Bonnie dalle mani da un Damon decisamente fuori di se dalla rabbia.
“Adesso tu ci racconti per filo e per segno quello che sta succedendo, intesi?”.







NOTE:
Ciao a tutti!!!XDXDXD
Ok! Ormai sta diventando un'abitudine scrivere capitoli chilometrici, lo so, quindi.....abbiate pietà di me e per favore avvisatemi se cominciano a diventare stancanti!XDXDXDXD
Allora....*si nasconde per paura che la prendiate a sassate*
Lo so, lo so...vi ho fatto credere chissà che con tutta la storia di Lorneth e invece......è già morto!XDXD
Però...ecco...tenete presente che adesso siamo solo nella parte introduttiva della storia! Cioè...quella veramente centrale e interessante (almeno si spera sia interessante) deve ancora arrivare!
Fondamentalmente questo capitolo è servito a preparare i prossimi due!
Dopo quello che è successo Astaroth prenderà una decisione e deciderà di tornare sui suoi passi facendo però qualcosa di terribile, ma anche Damon pretenderà per davvero la verità ad ogni costo! Finalmente!
E queste due cose avverranno nei prossimi due capitoli!!XDXDXD
In particolare vi spoilero che la verità verrà fuori nel settimo ed in una maniera un pò....violenta!
Sinceramente non so cosa pensare di questo capitolo, ditemi voi! A differenza degli altri mi sembra un pò fiacco soprattutto sulla descrizione degli scontri, anche se mi sono ripromessa di fare di meglio in quelli a venire visto che ce ne saranno ancora parecchi!!!
Grazie a chiunque abbia letto e/o recensito lo scorso capitolo!!!
Ci "vediamo" luendì sul blog per lo spoiler e per il capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 7
*** La peggiore conseguenza ***


La peggiore conseguenza

L’ennesima lingua di fuoco colpì l’ennesimo demone riducendolo ad un cumulo di cenere.
Per la terza volta, una fila di venti demoni sostanva davanti al trono di Astaroth in attesa della morte solo per appagare la sua frustazione.
Aveva fallito di nuovo!
Se c’era una cosa su cui Nicole aveva ragione era il fatto che lui li aveva realmente sottovalutati.
Lo aveva già fatto nel futuro, non appena aveva messo piede a Fell’s Church per la prima volta, mentre edificava il suo castello nero al centro esatto dell’Old Wood!
Aveva creduto che nonostante si facessero così tanta forza a vicenda, infondo i Salvatore non erano che una famiglia e le famiglie, per sua esperienza personale, non servivano a nulla se non a metterti nei casini. Vi erano astio e rancori nelle famiglie, odio e gelosie, invidie e aggressività.
Tutto l’amore che le famiglie dimostravano era solo una facciata esterna, una crosta superficiale che nascondeva l’infezione al di sotto.
Le aveva provate tutte per grattare via quella crosta, ma più grattava più si accorgeva che al di sotto non vi era niente se non una nuova pelle sana e senza macchie.
Allora aveva pensato di tornare nel passato, a quando la famiglia Salvatore, la famiglia di Nicole, ancora non esisteva, ma aveva commesso l’errore di sottovalutarli anche lì. Perché nonostante tutto, nonostante la diffidenza e la mancanza di un vero legame tra loro, Damon e Bonnie l’avevano riconosciuta senza neppure accorgersene, avevano rivisto loro stessi in Nicole senza neppure che lei dicesse o facesse qualcosa che potesse condurli a quella soluzione.
E il suo ennesimo piano era andato in fumo.
Astaroth era stanco, stanco di pensare, stanco di attaccare per non essere attaccato, stanco di avvertire quella sensazione di inquietudine ogni volta che si scontrava con Nicole, una sensazione molto labile, ma che non faceva altro che ricordargli che lei poteva ucciderlo, che lui poteva cessare di esistere se solo avesse fatto un passo falso.
Un nuovo demone gli si presentò davanti, tremante, e Astaroth non lo degnò neppure di uno sguardo mentre gli lanciava contro senza troppa violenza, ma con assoluta nonchalance, una nuova sfera di fuoco ardente appena creata.
Il demone morì urlando.
Ma la mente di Astaroth era altrove, persa nei suoi pensieri.
Davvero aveva pensato che provava…..paura?
Lui non poteva provare paura! Erano gli altri ad aver paura di lui!
Era sempre stata questa la base della sua vita e di sicuro non avrebbe permesso che una ragazzina impertinente cambiasse le cose.
Si, aveva fallito nuovamente!
Forse tutto quel viaggio nel passato era stato un unico, grande fallimento.
Doveva ammetterlo a se stesso e andare avanti.
Anche se….
Forse ciò che più lo aveva turbato, cioè il fatto che Nicole lo avesse seguito, poteva soltanto tornargli utile e rigirarsi a suo favore.
Astaroth era un demone talmente potente che il Tempo rappresentava per lui solo una lunga linea retta. Niente dimensioni parallele, niente passato, niente futuro, niente di niente.
Quindi, se non aveva un passato e non aveva un futuro, allora poteva fare avanti e indietro negli anni senza correre il rischio di riscrivere il suo destino, perché lui un destino non ce l’aveva.
Ma Nicole si! Ed era strettamente legato a quello del vampiro e della strega.
Perché Damon aveva un destino e Bonnie aveva un destino. Ed era stata la fusione dei loro due destini a portare alla nascita di Nicole.
Ma se quei due destini non si fossero mai incrociati? Allora Nicole non sarebbe esistita!
Per quello che Astaroth aveva avuto modo di vedere e sentire, il vampiro e la strega di quel tempo, del 2011, non erano legati da niente di tutto ciò che li avrebbe legati in futuro. E addirittura Damon sembrava totalmente refrattario all’idea di condividere anche un solo giorno con Bonnie a livello romantico.
Gli riaffiorò alla mente il ricordo di un piccolo demone-spia che gli riferiva di una strana conversazione avvenuta tra Damon e Bonnie nel 2034, una conversazione a proposito di una lettera e del suo contenuto.
E se il Damon del 2011 avesse visto con i propri occhi la vita che si era programmato andare in fumo a causa dei sentimenti che avrebbe cominciato a provare per Bonnie?
E se quel giovane Damon si fosse ritrovato davanti agli occhi la sua versione più adulta e più….ragionevolmente emotiva e giusta?
Ne sarebbe stato ripugnato!
Il grande, perfetto ed egocentrico re delle tenebre che si ritrova davanti un futuro in cui non è altro che un amorevole marito e padre di famiglia….
Sarebbe stato devastante! Forse così devastante da portarlo a cambiare rotta, a reprimere i suoi sentimenti sul nascere, a riscrivere intenzionalmente il suo destino!
Astaroth sorrise.
Doveva essere astuto e calmo da quel momento in poi. Doveva essere schivo e razionale se voleva che quella sua nuova e complicata idea funzionasse.
Astaroth prese una decisione e, sotto gli occhi sollevati dei restanti demoni in fila per ricevere l’eterno riposo, schioccò le dita.

“Non possiamo dirvi altro, davvero! Se avessimo potuto lo avremmo fatto!” - quell’obiezione pacata di Lilian servì solo a far crescere il malumore generale.
Dopo ciò che era successo poche ore prima a Bonnie e a Damon, o meglio...dopo ciò che stava per succedere, si erano ritrovati tutti al pensionato e le voci non facevano che accavallarsi l’una all’altra chiedendo delle risposte a cui le due ragazze non potevano o non volevano rispondere, questo non era ancora chiaro a nessuno.
Dal canto suo Stefan, per quanto fosse sconcertato e terribilmente preoccupato per via di tutta quella situazione che si era improvvisamente andata a creare dal nulla nel bel mezzo di una giornata qualsiasi e finalmente pacifica, pensava che le due ragazze semplicemente…non potessero…rispondere alle loro domande anche se lo avrebbero voluto.
Insomma….doveva essere terribile sentirsi incalzati così e non potersi difendere in alcun modo, ma lo sguardo di Lilian e il tono che lei aveva usato poco prima lo avevano spinto a credere che ci fosse qualcosa di più grande alle loro spalle che voleva che le cose stessero così, che loro non dicessero nulla.
Ma perché? Perché era stato loro proibito di parlare? Stefan pensava che almeno quello potessero rivelarlo!
Si fece avanti facendosi spazio tra il piccolo capannello di persone che si era creato attorno alle due nuove arrivate e si avvicinò istintivamente a Lilian.
Tra le due, lei sembrava la più ragionevole e tranquilla, nonché la più affine a lui.
Non aveva idea di come spiegarselo, ma quelle ragazze non avevano portato solo scompiglio con la loro venuta dal futuro, ma si erano trascinate dietro anche un’ ingombrante valigia carica di misteri. Primo tra tutti: perché, nonostante nessuno le avesse ancora mai incontrate, tutti le trovassero così familiari?
Su quel punto erano state chiare: loro facevano parte del loro futuro e nel presente non le avevano mai neppure viste per sbaglio!
Ma la cosa che gli lasciava più da pensare era, non tanto che le trovasse familiari, ma lo strano legame che sentiva di avere con Lilian. Un legame fatto di fiducia cieca sebbene non avesse idea di chi fosse, di affetto incondizionato e…si….un legame fatto d’amore.
Ma non era lo stesso tipo d’amore che provava verso Elena o verso i suoi amici o suo fratello, no! Era un amore diverso che non era in grado di identificare ancora.
Elena gli aveva confidato quella mattina stessa che le succedeva la stessa identica cosa e che provava lo stesso identico sentimento per Lilian.
Bonnie, invece, sembrava vicinissima a Nicole e questo Stefan riusciva a leggerglielo negli occhi e lo stesso valeva per Damon che, nonostante non lo avrebbe mai ammesso, sembrava non stancarsi mai di litigare con Nicole e Stefan sapeva per esperienza personale che la rabbia e i litigi erano un modo strano di Damon per dimostrare affetto.
Più la rabbia cresceva più l’affetto e la stima di Damon aumentavano.
Più i litigi erano assidui più lui teneva a te.
Forse era per quel motivo che aveva deciso di non rispondere più alle continue provocazioni di Damon o forse quella era soltanto una stupida scusa che aveva inventato a suo uso e consumo per spiegarsi il difficile rapporto che aveva sempre avuto con suo fratello maggiore.
Questo Stefan non lo sapeva, ma gli piaceva crogiolarsi in quella piccola ignoranza.
Mise delicatamente una mano su una spalla di Lilian e riuscì subito ad attirare completamente la sua attenzione.
“Lilian, dimmi la verità! Voi non potete raccontarci tutto perché c’è qualcosa o qualcuno che ve lo impedisce, vero?” - le chiese gentilmente.
Lilian restò a fissarlo per qualche attimo, ma non fu lei a dargli una risposta.
“Certo che c’è qualcosa che ce lo impedisce! Il destino!” - sbottò Nicole - “Noi veniamo dal futuro, il vostro futuro! Sappiamo ciò che vi succederà e come saranno le vostre vite! Già non avremmo dovuto farlo questo Viaggio perché più stiamo qui più corriamo il rischio di farvi capire troppo e di riscrivere le vostre storie, almeno lasciateci tenere in pace la bocca chiusa per cercare di limitare i danni, no?”.
“Non siamo così scemi da venirvi a chiedere come siamo messi nel futuro, l’unica cosa che vogliamo sapere è perché quel maledetto bastardo di un demone vuole uccidere me e la streghetta!” - ribattè Damon, furioso.
“E questo non credi che abbia direttamente a che fare con come siete messi nel futuro, genio?” - controbattè Nicole, sfidandolo.
“Certo! Peccato che mi è sembrato di capire che, chissà per quale arcano motivo, quel tizio vuole uccidere te, ma se la prende con noi! Che c’entriamo noi con te?” - fece Damon.
Tra Nicole e Damon cadde un silenzio denso di parole trattenute ed ira repressa, fino a che Nicole non distolse lo sguardo colpevole di non poter dare una risposta.
E lì il caos riprese forse più frenetico di prima.
Il circolo intorno alle due ragazze strinse ancora di più la sua morsa lasciando Nicole e Lilian a guardarsi tra loro, dispiaciute ed impotenti per la prima volta da quando le avevano conosciute.
“Potete avere tutte le ragioni che volete, ma io voglio la verità! Ora!” - pretese Damon.
“Ma forse Stefan ha ragione, forse dovremmo lasciarle stare! Se rischiamo così tanto…insomma…non dovremmo giocare con il destino!” - cercò di intervenire Elena.
“Questo non c’entra niente con il destino di nessuno, Angelo! Lascia fare a me!” - le rispose Damon.
“Ma le hai sentite, no? Perché dovrebbero mentire?” -  fece Stefan.
“Non saprei! Forse perché sono due piccole opportuniste che vogliono solo salvarsi la pelle a nostro discapito? Chi ti dice che non mentano? Chi ti dice che tutta la questione dei destini non sia solo una loro invenzione? Chi ti dice che non siano solo i loro destini a rischiare di essere riscritti e noi, invece, non c’entriamo niente?” - disse Damon.
“Però se loro dicessero la verità, allora il rischio sarebbe realmente alto! Insomma…non me ne intendo molto di viaggi nel tempo e delle complicazioni che potrebbere causare, ma non serve uno scienziato per capire che, se loro dicono la verità e qualcosa va storto, allora potremmo giocarci ciò che sarà del nostro futuro! E se fosse bello e felice?” - ragionò Meredith.
“E se fosse un disastro e loro, in realtà, non sono dalla nostra parte?” - aggiunse Damon.
“Ma noi siamo dalla vostra parte, davvero! Cos’altro dobbiamo fare perché ci crediate?” -  intervenne Lilian.
“Dirci la verità! Ecco cosa dovete fare!” - pretese nuovamente Damon.
“Ok! Basta!Voi forse non vi rendete conto che Bonnie stava per morire per via di quel demone!” - urlò Matt.
A quell’ennesima accusa Nicole alzò gli occhi di scatto e a grandi passi si avvicinò pericolosamente a Matt, afferrandolo per il colletto della camicia azzurra e alzandolo di almeno dieci centimetri da terra.
Sembrava che a stento si stesse trattenendo dall’ucciderlo.
“Credi che non lo sappia? Eh? Lo so benissimo che Bonnie stava per morire così come so benissimo che Damon stava per morire, ma li ho salvati, ok? Credi che non mi senta in colpa? Credi che al mattino appena sveglia io non debba restare per mezz’ora buona davanti allo specchio cercando di non ammazzarmi da sola e di convincermi che il suicidio non sarebbe la cosa giusta da fare? Credi che non pensi ogni singola ora che la loro vita sarebbe molto più felice e tranquilla se io non ci fossi?” - esplose.
Lilian le si avvicinò cautamente e le posò una mano sul polso che teneva Matt.
“Niki? Niki, lascialo andare! E’ Matt! Lascialo andare!” - le disse.
Nicole tacque e rimase a fissare Matt con i suoi occhi traboccanti d’ira per ancora qualche eterno secondo prima di lasciarlo andare di botto e avvicinarsi alla finestra prendendo una bella boccata d’aria fresca.
Lilian le si avvicinò poggiandole una mano su una spalla e sussurrandole parole di conforto all’orecchio mentre Matt si rialzava, ancora scosso, dal pavimento, massaggiandosi la gola.
Nella stanza era calato un improvviso e strano silenzio.
Il dolore e il reale senso di colpa che avevano trasmesso le parole di Nicole avevano colpito tutti, chi più chi meno, lasciandoli pensierosi e stupiti.
Dopo quelle parole, potevano davvero considerarle delle nemiche? Potevano davvero credere che stessero lì solo per un loro tornaconto personale?
Se prima Stefan non ne era convinto, adesso non riusciva neppure a pensarci.

Bonnie stava tremando.
Tremava per la paura che ancora la scuoteva dopo essere arrivata quasi a morire strangolata.
Tremava di vergogna perché era stata lei a fidarsi di Lorneth, lei gli aveva permesso di avvicinarsi tanto, lei non era riuscita a fiutare il pericolo troppo presa dalle sue stupide questioni sentimentali.
Tremava per il senso di colpa che le parole di Nicole le avevano acceso dentro perché il legame che sentiva di avere con la ragazza, di qualunque tipo fosse, era così distintamente forte e sincero da parte di entrambe che forse Nicole si sarebbe davvero spinta al suicidio se avesse avuto la certezza che lei così sarebbe stata al sicuro per sempre.
Tremava per la confusione che tutti quegli avvenimenti avevano portato nella sua vita senza lasciarle via di scampo.
Tremava per la paura che i toni crescessero così tanto in quella stanza troppo stretta che si sarebbe davvero arrivati alla violenza.
Tremava di rabbia. Una rabbia cieca e quasi incontrollabile scatenata dall’ingratitudine che i suoi amici stavano dimostrando nei confronti di Nicole e Lilian.
Fino a quel momento era rimasta in disparte, in un angolo della stanza, senza dire una parola. Ma colse subito quel silenzio che era calato dopo le parole di Nicole per farsi avanti.
Raggiunse la ragazze alla finestra e, dopo aver accarezzato leggermente una spalla di Nicole, avanzò di qualche passo fino a trovarsi tra le due ragazze e i suoi amici, al centro della stanza.
“Dovete smetterla! Tutti! Ora!” - disse con un tono talmente fermo che stentava lei stessa a riconoscere.
Ma Bonnie sentiva che era la cosa giusta, sentiva che era suo dovere proteggere Nicole da qualsiasi attacco da parte di chiunque e, per la prima volta da quando l’aveva conosciuta, sentiva di non essere più in imbarazzo, sentiva di non essere più in difetto verso Nicole per via di tutte le volte che la ragazza le aveva salvato la vita.
Così, invece, era tutto più naturale e giusto!
Era naturale che Bonnie proteggesse Nicole e non il contrario.
Era giusto che Bonnie si facesse avanti facendo da scudo a Nicole e non il contrario.
Non sapeva perché, come non sapeva il perché di molte cose, ma Bonnie non stette lì a chiederselo: per la prima volta nella sua vita agì seguendo solo quell’istinto che non credeva di avere, ma che la spingeva ad aiutare Nicole.
Gli altri la guardarono come se fosse impazzita ed un rumore alle sue spalle le fece capire che anche le due ragazze si erano voltate verso di lei.
“Bonnie….che stai dicendo? Noi vogliamo soltanto cercare di capire, noi…” - tentò Meredith, ma Bonnie fu irremovibile.
Girò di scatto la testa verso l’amica e la guardò come non l’aveva mai guardata prima, cioè come se Meredith stesse soltanto dicendo un mare di cretinate una dopo l’altra.
“A me sembra che loro siano state abbastanza chiare, no? Non possono dire nulla! Quindi smettetela di metterle in difficoltà facendo domande a cui non possono rispondere!” - disse.
“A cui non VOGLIONO rispondere, vorrai dire….” - sibilò Damon.
“A cui non POSSONO rispondere!” - ribadì Bonnie, freddamente - “E poi se anche fosse? Se anche loro potessero, ma non volessero dirci nulla? Sono fatti loro! Tu sei il primo a non rispondere mai a nessuna domanda che ti riguardi direttamente! Per quello che ne sappiamo potresti anche avercelo portato tu qui Astaroth!” - aggiunse.
“E secondo te sarei così stupido da mettere deliberatamente in pericolo la mia vita e quella di tutto il resto di voi, compresa Elena?” - ringhiò Damon.
“Sei stato così stupido da mettere la nostra vita e quella di Elena in pericolo così tante volte, in passato, che non mi stupirei se l’avessi fatto di nuovo, se la colpa fosse di nuovo tua!” - ribattè Bonnie, stranamente senza alcuna paura nonostante lo sguardo omicida di Damon.
Ciò che la spingeva a proteggere Nicole la stava spingendo letteralmente oltre ogni suo limite. Neppure Damon le faceva più paura.
“Bonnie? Tu e Damon stavate per morire!” - intervenne Elena.
“Si, stavamo per morire per mano di Astaroth e Lorneth! Ma chi ci ha salvato, eh? Chi è corso subito da noi appena ha sentito il richiamo di Damon?” - chiese retoricamente - “Nicole! Ecco chi!” - esclamò - “Da quando sono arrivate non hanno fatto altro che mettere la loro vita in pericolo per proteggerci da quei demoni che non sapremmo neppure come affrontare!  E voi come le ripagate? Accusandole di essere la causa di tutto ciò che ci sta capitando!” - Bonnie si fermò per un attimo e scosse la testa - “Ma non è colpa loro, è colpa di Astaroth! E’ a lui che dovreste chiedere spiegazioni, è a lui che dovreste porre le vostre domande ed è a lui che dovreste rivolgere le vostre accuse!”.
“Bel discorso, ma forse ti è sfuggita la parte in cui Astaroth ha detto che la sua vera preda è Nicole e lei ha confermato! Quindi….se il demone vuole lei, perché attacca noi? Questo la tua cara Nicole deve saperlo, no?” - la schernì Damon ghignando e facendo per sorpassarla, puntando dritto verso le due ragazze.
Ma Bonnie non voleva dargliela vinta, non poteva!
Semplicemente, trovava insopportabile ogni parola di disprezzo che Damon rivolgeva a Nicole.
Non le importava come il vampiro si comportava con lei o come si comportava con gli altri, ma con Nicole…..no! Con Nicole doveva avere tatto e rispetto: Bonnie lo pretendeva!
Fece un gesto che non si era mai permessa di fare, un gesto che nessuno sano di mente avrebbe mai fatto in quella circostanza e soprattutto con Damon: la mano di Bonnie scattò improvvisamente e afferrò il polso di Damon, trattenendolo.
Il vampiro si bloccò all’istante mentre si voltava a guardare quella piccola mano pallida che aveva osato bloccargli la strada.
Tutti gli altri, di fronte a Bonnie, spalancarono gli occhi. Elena si portò addirittura una mano a coprirsi la bocca e Stefan fece per farsi avanti, ma Bonnie gli lanciò un’occhiata carica di così tanta determinazione che Stefan lasciò andare di colpo i suoi propositi di intercedere per mitigare le ire del fratello.
Bonnie, decisa ed impassibile, lasciò andare il polso di Damon e si voltò a fronteggiarlo nello stesso istante in cui due occhi neri e accesi di furia incontrarono i suoi.
“Come hai osato….” - sibilò Damon tra i denti.
“Ho detto….che Nicole non c’entra niente! E tu non azzardarti mai più a trattarla con così poco riguardo   e con così tanta accondiscendenza, come se stessi avendo a che fare con un’imbecille! Mi hai capita?” - scandì bene Bonnie.
Lo sguardo di Damon si contrasse solo per un attimo a mostrare confusione e sorpresa per poi ritornare lo sguardo furioso di pochi attimi prima, lo sguardo di qualcuno pronto ad attaccare per uccidere.
Intorno a loro solo silenzio e il respiro spezzato di Elena che si nascondeva il viso tra le mani, con le lacrime agli occhi.
“B-Bonnie…” - tentò Nicole, ma Bonnie fece scattare una mano nella sua direzione dicendole, a gesti, di restare dov’era e non intervenire.
“Tu, stupida ragazzina fuori di testa, come ti permetti di parlare a me…così! Potrei ucciderti in questo preciso istante e a dire il vero ho una gran voglia di farlo, ma non capisco una cosa: Come ti è saltato in mente anche solo di aprire bocca e parlare? Non sarebbe successo niente e noi ora non saremmo qui se tu non ti fossi fatta incantare da quel ridicolo damerino di un demone! E adesso ti permetti anche di intervenire e sputare sentenze? Tu non sei nessuno per farlo! Non sei  niente, niente per nessuno e mai lo sarai! Non sei Elena! Lei sì che può dire ciò che vuole perché è intelligente abbastanza da sapere ciò che dice! Ma tu? Tu non sei e non sarai mai come Elena! E non fingere neppure di essere lei e di conoscermi perché non sai niente di me! Solo il mio Angelo mi conosce perché io…amo…Elena!” - esplose Damon in preda all’ira.
Bonnie si fece avanti.
Qualsiasi cosa fosse che la stava spingendo a comportarsi così, Bonnie la ringraziava di cuore perché bloccava qualsiasi dolore che quella confessione di Damon sui suoi sentimenti per Elena le avrebbe altrimenti causato.
Era come se quel legame inspiegabile che aveva con Nicole andasse oltre ogni cosa, addirittura oltre ciò che sentiva per Damon.
“Io non vorrei mai essere come Elena!” - disse - “Proprio per non dovermi sorbire giorno dopo giorno il peso dei tuoi stupidi sentimenti!”.
Damon si tirò indietro, come scottato da ciò che gli aveva appena detto, ma né lui né Bonnie fecero in tempo ad aggiungere niente perché un urlo disumano attirò l’attenzione di tutti.
Nicole si era accasciata improvvisamente a terra in preda ad un dolore atroce, ma non causato da nessuna ferita apparente.
“Che le succede?” - chiese Stefan affiancando Lilian e aiutandola a far stendere Nicole sull’enorme letto che lui condivideva con Elena.
“Non lo so, non lo so, io…..Nicole? Nicole cos’hai?” - urlò disperata Lilian scoppiando in lacrime.
La situazione sembrava precipitata così all’improvviso che Bonnie non riusciva più a capirci nulla.
Se ne restava ferma, di fianco a Damon, a guardare Nicole e sentendo solo un grosso groppo salirle alla gola.
“Cos’ha Nicole? Vi prego, ditemelo!” - riuscì a dire con un soffio di fiato.
Nessuno le rispose, ma nell’attimo successivo gli occhi di Nicole, sofferenti, si fusero con i suoi e la ragazza scosse leggermente la testa prima di sussurrare qualcosa all’orecchio di Lilian e perdere i sensi.
“Oddio…” - ansimò Lilian afferrando la mano della cugina che, mentre Nicole sveniva, era rotolata fuori dal materasso.
Bonnie spalancò gli occhi e si pietrificò: di quella mano non era rimasto più nulla se non un labile e appena visibile contorno esteriore, tutto il resto era scomparso come se la mano della ragazza fosse improvvisamente diventata trasparente e la trasparenza si stesse lentamente diffondendo a tutto il corpo di Nicole.
Lilian si rimise dritta e, con il fiato corto, si voltò a fronteggiare Damon, puntandogli un dito contro.
“E’ solo colpa tua!” - lo accusò.


Aprile 2034


Lo scontro proseguiva senza alcuna eslusione di colpi da quasi quattro ore ormai e Damon stava lentamente cominciando a perdere ogni speranza.
Aveva rischiato troppo quella volta.
Da quando Astaroth aveva compiuto il Viaggio gli attacchi da parte dei suoi demoni sottoposti erano calati del 88, 3 % secondo i calcoli effettuati da Matt e se c’era una cosa di cui Damon era estremamente sicuro era che Matt non sbagliava mai. Quindi non appena aveva ricevuto la richiesta d’aiuto da parte di quei due ragazzini ancora in vita imprigionati sotto le rovine di quello che una volta era statao il liceo di Fell’s Church, il Robert E. Lee, Damon aveva fatto presto ad organizzare una squadra di recupero….aveva fatto troppo presto.
Troppo preso a commiserarsi per ciò che sua figlia stava probabilmente passando senza che lui potesse darle alcun aiuto nonostante lo volesse con tutte le sue forze e troppo preso a fingere che la lettera che portava sempre nella tasca posteriore dei pantaloni non esistesse nonostante la sentisse pesare come un macigno, Damon non aveva riflettuto per bene e aveva solo pensato a lasciare al pensionato quante più persone possibili in modo da non lasciare soli i feriti e i bambini senza pensare troppo ai rischi che poteva correre la squadra di soccorso se si fosse imbattuta in una schiera di demoni usciti a caccia.
Nessuno, quindi, poteva biasimarlo se si sentiva così dannatamente in colpa per aver esposto Stefan, Alaric e Bonnie ad un rischio simile senza pensarci due volte.
Ma ormai era tardi per stare a rimuginare e Damon doveva tenere i due ragazzi che avevano recuperato al sicuro fino a che non fosse stato certo di poter dare il via libera ad Alaric per portarli via di lì, verso le mura protette del pensionato.
Erano già state troppe le vittime dei loro scontri ed in troppi ne erano usciti nelle condizioni misere in cui si trovava Meredith da più di due mesi e non poteva permettere che succedesse ancora e ancora senza fare nulla per tentare di cambiare la sorte.
L’assenza di Nicole gli gravava sul cuore, ma anche sul campo di battaglia dove era sempre lei con il suo Potere immane a decidere l’evolversi dello scontro a loro favore.
Ma Nicole aveva un compito importante da portare a termine, quindi lui doveva fare di tutto per riuscire a tenere la resistenza al sicuro anche senza sua figlia, la loro arma più forte.
Schiena contro schiena, Damon e Stefan stavano affrontando a mani nude e con i canini estesi una schiera di venti demoni circa che si era raggruppata intorno a loro a formare una specie di cerchio/trappola.
Poco più in là, sul marciapiede, Bonnie respingeva quanti più attacchi possibili utilizzando la magia e, nel frattempo, cercava di aiutare loro con degli incantesimi protettivi e di aiutare Alaric liberandogli la strada.
Proprio Alaric, infatti, se ne stava alle spalle del loro gruppo, con un’ascia in mano a proteggere i due ragazzini tremanti alle sue spalle mentre pian piano cercava di guadagnare terreno arretrando di un passo alla volta in attesa del segnale per la fuga.
Damon stimava molto Alaric.
Trovava che quell’uomo avesse una forza incredibile perché nonostante ciò che era capitato alla sua famiglia, nonostante le condizioni apparentemente irreversibili di Meredith, lui non si era dato per vinto e aveva continuato a lottare per la cosa giusta.
Ogni volta che Damon incrociava lo sguardo di Alaric si ritrovava a pensare che, se si fosse trovato al suo posto, quasi sicuramente non avrebbe mai avuto la forza per andare avanti.
Sferrò velocemente un calcio in pieno petto ad uno dei demoni che si trovava di fronte e lo costrinse ad abbassarsi in modo da staccargli violentemente la testa, mentre sentiva Stefan alle sue spalle che ne prendeva a pugni un altro.
Afferrò un altro dei nemici per il bavero della cravatta e lo sollevò in aria, scaraventandolo a metà strada tra se e Alaric, per poi lanciare un’occhiata d’intesa a Bonnie che colpì quello stesso demone con una sfera di luce di una potenza tale che, non appena si infranse sul nemico, creò un riverbero accecante che costrinse i demoni ad indietreggiare coprendosi gli occhi.
Era il momento!
“Alaric! Via!” - gridò Damon approfittando della momentanea cecità dei suoi nemici per ucciderli e spingere suo fratello a fare lo stesso.
“Dobbiamo andarcene anche noi, Stefan!” - disse.
“Hai ragione! Sono in troppi e ne arrivano sempre di più!” - concordò suo fratello.
Cominciarono ad indietreggiare ancora l’uno di fianco all’altro, ma quando Damon si voltò verso Bonnie per dirle di creare un’altra esplosione di luce simile alla precendente e scappare via, si pietrificò sul posto e afferrò convulsamente un braccio di Stefan.
Astaroth!
Contro ogni previsione e senza nessun motivo, Astaroth era tornato nel futuro e adesso teneva Bonnie bloccata contro il suo petto, serrandole la gola.
Damon vedeva gli occhi della sua streghetta pieni di lacrime e il petto le scalpitava in preda ai singhiozzi.
I demoni si fermarono e scomparvero.
“Dov’è Nicole?” - chiese Damon al Astaroth pur continuando a tenere fissi gli occhi in quelli di Bonnie.
La streghetta stava piangendo, ma Damon sapeva che non era per la paura di morire per mano del Figlio del Fuoco.
Bonnie aveva semplicemente pensato la stessa cosa che aveva pensato lui rivedendo il demone: se Astaroth era tornato senza Nicole allora questo voleva dire che la loro bambina era, con ogni probabilità, morta.
Astaroth sorrise.
“Mi ha dato innumerevoli grattacapi, ma non l’ho uccisa! E’ ancora nel passato e probabilmente non sa neppure che io sono tornato! Caro paparino….le stai dando parecchi problemi lì!” - lo canzonò Astaroth serrando la presa su Bonnie.
Damon tirò un mezzo sospiro di sollievo e tornò a guardare il demone con lo sguardo carico di rabbia.
“Lascia andare mia moglie!” - sibilò scandendo parola per parola.
“Se vuoi che la lasci andare…devi venirtela a prendere, Damon! Sempre se la troverai ancora tutta intera quando riuscirai ad arrivare da me!” - rispose Astaroth prima di scomparire in una folata di fumo nero…portandosi dietro Bonnie.
Ma a Damon non erano sfuggite le ultime due parole che la streghetta gli aveva mimato con le labbra prima che il demone la portasse via.
Aveva detto: “La lettera!”.
Damon abbassò lo sguardo e si portò una mano sulla tasca posteriore dei pantaloni a sfiorare il sottile strato di carta ripiegata contenuta al suo interno mentre Stefan si faceva avanti e lo afferrava per le spalle.
“Ce la riprenderemo Damon! Le nostre figlie capiranno e torneranno presto e noi ci riprenderemo Bonnie…ad ogni costo!” - gli disse suo fratello.
Damon estrasse dai pantaloni la lettera che racchiudeva in se il potere di cambiare tutto il suo destino e di riscrivere la sua storia e la sventolò sotto il naso di Stefan.
“Ad ogni costo…..mai parole furono più adatte!” - disse.








NOTE:
Ciao a tutte e buon giovedì sera!!!
Stasera, non so come è andata, ma sono riuscita a postare leggermente in anticipo rispetto al solito!XDXDXDX
Allora...per prima cosa voglio ringraziare, come sempre, tutti coloro che hanno letto e/o recensito lo scorso capitolo! Grazie di cuore....vi adoro tutti davvero tanto!
Ma passando a questo di capitolo....
Che dire....non succede poi molto, è solo un capitoletto di passaggio per dare il tempo ad Astaroth di "prendere una decisione" e per preparare il terreno alla tanto agognata VERITA'!
E poi...non so se l'avete notato, ma c'è stato il primo POV Stefan! Quanto mi era mancato scrivere dal suo punto di vista!!!
Ma andando per gradi.....Tutti chiedono spiegazioni a Niki e Lily, ma loro non possono dire molto per ragioni che approfondiremo nei prossimi capitoli, allora Bonnie si fa avanti per difenderle forte di questo istinto sconosciuto, che altro non è se non il suo istinto materno, che la porta addirittura a respingere tutti e a litigare con Damon.
Damon...beh...dice ciò che non avrebbe mai dovuto dire e che mi è costato tantissimo scivere, ma...perchè lo fa? Insomma....non è che c'entrasse molto con ciò che Bonnie stava dicendo, no? Beh...nel prossimo capitolo sarà lui stesso a dirlo!ihihihihih
Ora la domanda è: cosa sta succedendo a Nicole? E perchè Lilian incolpa subito Damon?
Passando ad Astaroth, invece.....lui ha preso una decisione ed è tornato nel futuro!
Per fare cosa? E perchè ha subito rapito Bonnie?
Inoltre.....ve la ricordate la lettera di cui torna a parlare il Damon del futuro? Cosa ci sarà scritto?
Beh....nel prossimo capitolo scopriremo anche questo!XDXDXDXD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, nonostante non sia ricco di chissà che avvenimenti!
Vi aspetto lunedì per lo spoiler sul mio blog e per il capitolo....
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 8
*** Verità ***


Verità

Damon non voleva.
Aveva passato gli ultimi anni della sua vita a lottare contro suo fratello per la conquista del cuore di Elena, ma mai una volta aveva apertamente pronunciato quelle poche sillabe che gli avrebbero sicuramente assicurato la vittoria.
Perché lui era Damon e non esternava mai apertamente i suoi sentimenti, quindi sapeva bene che confessare ad Elena quelle tre piccole paroline - Io ti amo - avrebbe fatto si che quella piccola frase acquisisse ancora più valore perché detta inaspettatamente da lui e allora il suo Angelo gli sarebbe definitivamente caduta tra le braccia.
Lo aveva immaginato così tante volte….
Aveva immaginato modi, luighi e situazioni sempre diversi per confessare ad Elena il suo amore, ma ogni volta gli veniva sempre un’idea migliore della precedente e allora aspettava.
Si, tutti al pensionato sapevano cosa provasse lui per il suo Angelo, ma mai nessuno glielo aveva sentito apertamente dire senza troppi giri di parole, neppure la diretta interessata.
Aveva passato ore intere a gironzolare per Fell’s Church riflettendo su quale fosse il momento più adatto e mai, mai e mai gli era passato per la mente che lo avrebbe detto così, di getto e solo ed esclusivamente per ferire la streghetta.
Non aveva pensato ad Elena mentre pronunciava quelle parole, ma solo al dolore che avrebbe inflitto a Bonnie. Un dolore più che meritato visto il modo in cui lei aveva osato rivolgersi a lui.
Damon era così sconceratato e confuso che aveva parlato senza riflettere, buttando fuori frasi senza nessun senso logico e che non c’entravano niente in quel preciso momento solo allo scopo di causare sofferenza a Bonnie facendo leva su quei sentimemnti che lui sapeva bene che la streghetta provava nei suoi confronti.
Ma Bonnie lo aveva di nuovo lasciato senza parole e adesso sentiva di non avere più il controllo di niente.
E Damon odiava non avere il controllo così come odiava quando le cose intorno a lui combiavano di colpo.
Viveva di staticità e di abitudine.
Viveva in un mondo in cui lui era il fratello affascinante e dal carattere difficile, Stefan era il fratello affidabile e comprensivo, Meredith era quella inquietante che stranamente non aveva mai avuto paura di lui, Mutt era quello stupido che non aveva paura di lui almeno fino a che lui non l’appendeva alla parete per il collo, Elena era la ragazza perfetta e Bonnie era la straga incapace e piagnucolosa che se ne restava sempre zitta in un angolo, quasi come se non avesse delle opinioni proprie.
Quell’improvviso cambimento della streghetta lo meravigliava e lo faceva infuriare allo stesso tempo.
Dov’era finita Bonnie?
Dov’era finita la ragazzina sempre in cerca di protezione?
E chi era la donna che gli si era parata davanti, fiera e risoluta, rispondendo a tono ad ogni sua provocazione, anche alla più infima?
E perché quel cambiamento aveva cambiato qualcosa anche in lui stesso?
Già quando aveva visto Bonnie con il ragazzo che poi si era rivelato essere il demone al soldo di Astaroth che aveva tentato di ucciderli aveva sentivo un pezzo infinitesimale di un qualcosa dentro di lui che veniva smosso da quella visione, ma con ciò che era successo subito dopo non ci aveva dato molto peso.
Adesso, però, era come se quel piccolo pezzo sconosciuto che era stato smosso si fosse completamente ribaltato causandogli un cambiamente indefinito che lui detestava e che non aveva voluto che accadesse.
“E’ solo colpa tua!”.
Quell’accusa arrivò così improvvisamente che lo mise in allerta e lo fece ritornare dal mondo di strane riflessioni in cui era caduto a causa di Bonnie.
Lilian gli teneva un dito puntato contro, aveva le lacrime agli occhi, e gli stava dando la colpa per qualcosa, ma cosa?
Damon non riusciva a capire e rimase zitto, privo di espressione, a guardare la ragazza.
Lilian si spostò leggermente per mostrargli il corpo semi-trasparente di Nicole.
Quando era successo?
E cosa era successo esattamente?
Perché Nicole era in quello stato e perché Lilian gli dava la colpa?
Troppe domande e nessuna risposta che fosse accettabile.
In più di cinquecento anni di vita non aveva mai assistito ad uno spettacolo del genere, ma guardare Nicole che scompariva gli stava causando qualcosa alla bocca dello stomaco e non era un qualcosa di buono.
Damon si sentiva…triste senza saperne neppure il motivo.
“Perché dici che è colpa mia? Che significa?” - chiese a Lilian in tono monocorde, senza nessuna inflessione nella voce e continuando a guardare Nicole.
Di fianco a lui, Bonnie era immobile e visibilmente scossa.
Tutti gli altri….Damon non aveva idea di cosa facessero o di come stessero. Era come se in quel momento esistessero solo lui e Bonnie, impotenti davanti a Nicole che scompariva.
Lilian irruppe violentemente in quel loro piccolo mondo appartato e lo afferrò per la mascella, costringendolo a voltarsi verso di lei.
La stanza intorno a lui tornò a riassumere i contorni e i colori di sempre e Damon riuscì persino a percepire la presenza di Stefan che si faceva avanti poggiando una mano sulla schiena di Lilian nel tentativo di placare la visibile rabbia della ragazza.
Lilian si scostò la mano di suo fratello con un gesto secco e tornò a guardare lui.
“Volevi la verità?” - gli sibilò - “Perfetto! Allora avrai la tua verità! Nicole non vorrebbe che ve la dicessi, ma se serve a salvarle la vita allora lo farò di mia iniziativa! Dopo però non ti lamentare se quello che sentirai non ti piacerà!”.
“La verità….” - soffiò Damon.
“Lilian…non devi farlo per forza, se non potete…” - intervenne Elena.
“E’ l’unico modo affinchè forse Nicole si salvi!” - ribattè, furiosa, la ragazza.
“La verità…”- ripetè Damon.
“Si! Esatto! La verità!” - fece Lilian - “ La volevi sapere, no? Bene! Allora direi di cominciare dal primo piccolo dettaglio che non vi abbiamo detto su di noi, ma che vi spiegherà molte cose!”.
“Che…che dettaglio?” - fece Bonnie.
“Io e Nicole siamo cugine perché i nostri padri sono fratelli! Siamo due ibridi, ma di tipo diverso! Io sono un ibrido tra un vampiro e un’umana, mentre Nicole è un ibrido tra un vampiro e una strega!” - cominciò Lilian.
“Vampiro e strega? Allora è per questo che Astaroth la vede come un pericolo! Ma…perché per ferire lei vuole uccidere Damon e Bonnie? Loro cosa…Oh!” - Stefan si interrupe nel bel mezzo di ciò che stava dicendo con un espressione di pura sorpresa sul volto.
Lilian andò avanti facendo finta di non averlo neppure sentito, continuando a tenere gli occhi fissi du Damon.
“I nostri nomi sono Lilian e Nicole! Lilian e Nicole….Salvatore!” - Lilian sputò fuori quel cognome con durezza, sbattendoglielo dritto in faccia e Damon trasalì.
I loro padri erano fratelli, erano vampiri…Salvatore…
“Questo…non può essere!” - sussurrò più a se stesso che agli altri.
“E invece è proprio così….zio Damon!” - fece Lilian marcando la voce sulla parola < zio > - “Io sono Lilian Salvatore, unica figlia di Stefan ed Elena Salvatore! Nicole….lei è Nicole Salvatore, unica figlia di Damon e Bonnie Salvatore!” - continuò la ragazza, in tono solenne - “E…per inciso…Nicole è nata un anno prima di me!”.
Fu quell’ultima rivelazione che fece scattare Bonnie e Damon.
Bonnie fece dei passi indietro, scuotendo la testa.
“No! Non può essere…io e lui…no! Nicole mi ha parlato di sua madre, mi ha parlato dei suoi genitori….non possiamo essere noi! Loro due si….” - ma Bonnie non riuscì a terminare ciò che stava per dire perché le si spezzò il fiato in gola.
“Si amano, sì! Sia io che Nicole siamo il frutto di due matrimoni d’amore!” - confermò Lilian per poi avvicinarsi alla cugina e afferrarle l’unico braccio che ancora non era scomparso del tutto - “La vedete questa polsiera?” - chiese  - “Nicole non se ne separa mai! E’ un regalo di suo padre…tuo…” - fece, interrompendosi a guardare Damon - “Nel futuro anche voi due ne avete una simile! Su quella di Damon, quella di mio zio, c’è raffigurata una S stilizzata del colore del sangue per dire che lui è un Salvatore ed è un vampiro! Su quella di Bonnie, mia zia, invece…c’è una spirale bianca che rappresenta la magia pura! Su questa di Nicole c’è una S stilizzata in rosso avvolta da una spirale bianca! Gliela avete regalata voi per i suoi cinque anni, quando Nicole ha fatto il suo primo incantesimo! E’ il simbolo di ciò che siete individualmente, della vostre natura, ed è il simbolo che vi rappresenta come famiglia!” - spiegò Lilian - “Forse pensare che io sia figlia di Stefan ed Elena non vi costa molta fatica, ma so che al momento è quasi impensabile per tutti che Damon e Bonnie possano davvero aver messo su famiglia insieme, ma…è così! Nicole è vostra figlia e adesso sta scomparendo per causa tua!” - rimarcò la ragazza riportando gli occhi su Damon.
“Aspetta! Io non ci credo! Bonnie non può aver avuto una figlia con quello là, ok?” - Matt si fece avanti, alzando la voce, cosa che irritò Damon.
“Matt…mi dispice!” - fece Lilian scuotendo la testa - “Io ti conosco nel futuro e prima di seguire Nicole nel passato tu mi hai preso da parte e mi hai detto che, se mai qualcosa fosse andato storto e io fossi stata costretta a rivelare tutto, allora dovevo aspettarmi già che tu avresti reagito in questo modo! Come se tu già sapessi che sarei stata io a parlare…” - sorrise Lilian - “Quindi…mi dispiace, ma questa è la verità!”.
Damon si curò poco di ciò che stavano dicendo e tornò a fissare Nicole e la sua polsiera che adesso brillava davvero come un faro nel buio della notte.
Non poteva essere vero….non poteva crederci.
Lui…lui amava Elena e…Bonnie non era niente!
Non poteva essere vero e poco importava se si stesse rendendo lentamente conto di quanto Nicole somigliasse effettivamente a lui e a Bonnie allo stesso tempo perché…non poteva essere vero!
Lui non voleva che fosse vero!
Si tirò a forza fuori da sul stato catatonico e si voltò, risoluto, verso Lilian.
“Non ti credo! Io non posso aver avuto una figlia perché io non voglio essere padre! Soprattutto…non vorrò mai essere padre del figlio della streghetta perché l’unica che è davvero degna di stare al mio fianco è Elena!” - ringhiò.
Ma Lilian, che sembrava aver perso tutta la compostezza che aveva dimostrato nei giorni precedenti, si fece avanti, forte della sua aura carica di furia e Potere.
“Ah davvero?” - lo prese in giro - “Ma sei scemo o cosa? Guardami bene! Ti sembra che io stia scomparendo?” - disse Lilian facendo un giro completo su se stessa, a braccia spalancate - “No! E sai perché? Perché tu sei solo un illuso! Elena non ti ama, non veramente! Forse può averti dato qualche bacetto di tanto in tanto, ma ti assicuro che la sua vita a lungo termine lei la immagina solo ed esclusivamente al fianco di Stefan, mio padre! E sai cosa ne è la prova? Il fatto che io non stia scomparendo! Se le tue stupidisse parole di poco fa avessero avuto qualche effetto concreto su di lei, se davvero le avessero fatto pensare anche solo per un secondo con serietà al fatto di costruire una vita con te….io adesso sarei nelle stesse condizioni di Nicole! E invece….” - Lilian gli afferrò una mano e se la portò sul braccio - “Lo senti? Lo senti il mio braccio, forte, solido…..Io non sto scomparendo e per quanto tu possa sforzarti, io non scomparirò mai!”.
Damon strappò via la sua mano dalla presa di Lilian e si voltò  a dare solo un’occhiata ad Elena che invece aveva la mano serrata in quella di Stefan e guardava Lilan quasi con devozione.
“Dicci cosa sta succedendo esattamente a Nicole! Cosa ha fatto di preciso Damon per ridurla così?” - volle sapere Meredith.
“Non lo sapevo neanch’io fino a che Nicole non me lo ha sussurrato prima di svenire!” - rispose Lilian - “Damon non ha mai detto prima, apertamente, di amare mia madre, così…senza troppi giri di parole come invece ha fatto adesso!”.
“Ok! E perché il fatto che l’abbia fatto adesso, in questo momento, ha causato tutto questo? E’ perché Nicole l’ha sentito?” - chiese Meredith andando ad abbracciare, protettiva, Bonnie.
“No! Non è perché Nicole l’ha sentito, ma solo perché lui non avrebbe dovuto dirlo!” - rispose Lilian - “Bene o male io e Nicole conosciamo tutte le vostre storie perché voi ce le avete raccontate senza mai nasconderci nulla o vergognarvi di niente: volevate che vi conoscessimo bene! Il padre di Nicole, Damon, ci ha sempre raccontato che, nonostante la sua antica fissazione per Elena, lui non le ha mai, mai confessato di amarla. Glielo ha fatto capire, ma non glielo ha mai detto a chiare lettere! Mai! Ma è anche vero che i nostri genitori, ai loro tempi, non avevano mai ricevuto la visita né di Astaroth né delle loro figlie venute dal futuro! Tutto ciò che sta succedendo adesso loro non possono prevederlo perché non è mai successo prima! Ma questa è una faccenda che ha a che fare con Astaroth e che Nicole o Matt, il nostro Matt, saprebbero spiegarvi meglio di me! Vi basti sapere, per il momento, che la nostra venuta qui ha cambiato inevitabilmente alcune cose nelle vostre storie! Ci avete conosciuto prima del tempo, avete fatto congetture su di noi e per quanto siamo state attente a non rovinare troppe cose….beh…Damon è Damon e doveva metterci il suo, no? Non poteva semplicemente restarsene in disparte come avete fatto voi e lasciarci gestire la cosa con Astaroth per poi andarcene via, no! Lui doveva capire, doveva chiedere, oggi doveva insistere così tanto da scatenare l’ira di Bonnie, un’ira che non sarebbe mai esistita e che non avrebbe dovuto esistere e così hanno litigato quando non avrebbero dovuto litigare e …Damon ha detto ciò che altrimenti non avrebbe mai detto! E’ complicato, lo so, ma le cose stanno più o meno così!” - spiegò Lilian.
“E cosa si deve fare per…curare Nicole? Prima hai detto che dire la verità forse l’avrebbe salvata, ma io non vedo cambiamenti!” - chiese Stefan.
Lilian scosse la testa e si sedette accanto al corpo, ormai appena visibile, di sua cugina.
“Non lo so cosa si deve fare! Credo che sia un qualcosa che debbano fare Damon e Bonnie, qualcosa che…cancelli ciò che lui ha detto e rimarchi il fatto che un giorno si innamoreranno e avranno Nicole, ma…non lo so..non abbiamo mai pensato che potesse succedere una cosa del genere!” - rispose Lilian.
“Io non voglio cancellare un bel niente! Perché dovrei farlo? Ho già detto che non credo ad una singola parola di ciò che hai detto! Non mi importa nulla di Nicole!” - intervenne Damon.
Lilian si voltò a guardarlo, amareggiata.
“Se mio zio, il Damon che conosco io, ti sentisse….ti ucciderebbe seduta stante senza farsi il minimo scrupolo!” - disse.
Damon serrò la mascella e non rispose.
Cosa avrebbe potuto dirle? Non aveva la più pallida idea di tutto ciò che stava succedendo. L’unica cosa che sapeva era che non poteva…non poteva credere alle parole di Lilian, non poteva credere che lui e…Bonnie…non…
“Non mi importa ciò che pensi, Damon!” - le parole risolute di Bonnie lo costrinsero a voltarsi.
La streghetta si ritrasse dall’abbraccio di Meredith e gli si avvicinò arrivandogli ad un palmo di mano.
“Che tu voglia crederle o no, non mi importa! Nepure io so se devo crederle! Ma non voglio che Nicole muoia, non posso permetterlo, mi hai capita?” - gli sibilò con decisione.
“Ok, streghetta, e allora cosa vorresti fare per salvarla, eh? Non ti dirò mai che ti amo perché io..non…ti amo!” - ribattè Damon.
“Non sarà necessario dire niente!” - contrabattè Bonnie appoggiandogli le mani sulle spalle e alzandosi sulle punte dei piedi per poi appoggiare le sue labbra sulle sue.
Damon si irrigidì.
Bonnie lo stava baciando! Perché lo stava baciando? Come aveva os…?
Ma ogni pensiero scomparve dalla sua mente quando Bonnie gli avvolse le braccia al collo e gli accarezzò la nuca, spingendolo vero di lei.
Istintivamente, Damon chiuse gli occhi e afferrò la vita di Bonnie stringendola a sé per approfondire il bacio.
Dimenticò le grida di protesta di Mutt così come dimenticò qualsiasi motivo valido per cui non avrebbe dovuto baciare Bonnie così come stava facendo.
Poco distante, la figura di Nicole riprese istantaneamente colore, forma e solidità.

Nicole spalancò gli occhi di scatto e respirò a fondo, come se fosse rimasta sott’acqua per delle ore e i suoi polmoni non avessero ricevuto ossigeno.
Non sapeva quanto tempo fosse trascoso da che aveva visto la sua mano cominciare a svanire e quello strano senso di leggerezza misto a sonnolenza l’aveva trasportata via facendole perdere i sensi con gli occhi lucidi di sua madre come ultimo ricordo da tenere con se.
Era stato così strano…
Le era sembrato che la sua mente venisse improvvissamente forata dalle parole di quel suo padre ancora troppo ingenuo e irresponsabile e avesse cominciato a perdere pezzi della sua vita, ricordi, pensieri..tutto.
Più il tempo passava meno cose la rendevano ciò che era sempre stata: Nicole!
In un unico attimo di lucidità e con l’ultimo residuo di ironia si era ritrovata persino a pensare ai salti di gioia che avrebbe fatto Astaroth alla notizia che lei era stata concellata dalla storia.
E poi…tutto era tornato come prima.
La leggerezza era svanita, la sonnolenza era scomparsa nel nulla e i ricordi le erano ripiombati addosso di colpo quasi schiacciandola all’interno del suo stesso corpo che, sebbene fosse rimasto quello minuto di sempre, adesso le sembrava di un peso ingestibile e intollerabile.
Dovettero trascorrere diversi minuti prima che Nicole riuscisse a muoversi di nuovo e riacquisisse il pieno controllo della sua persona.
Il soffitto della camera dei suoi zii non le era mai parso così alto e interessante come in quel momento.
“Bisognerebbe ristrutturare il pensionato! Sul soffitto ci sono delle crepe preoccupanti!” - commentò, accigliata, senza saperne neppure il motivo.
Lilian le si lanciò addosso, coprendole la visuale del soffitto e riportandola alla realtà.
Si tirò malamente a sedere e guardò tutti i presenti prima di ritornare con lo sguardo su sua cugina.
“Che…che è successo? Cioè…mi ricordo che stavo scomparendo, ma…che è successo? Come ho fatto a tornare? Come…” - chiese Nicole, ancora stravolta e con un mal di testa assurdo e mai provato prima.
Doveva ricordarsi di non scomparire più nel nulla , perché il ritorno la rendeva scema e dolorante.
Lilian le si sedette di fianco e le prese le mani.
- Preoccupante - pensò Nicole - Lilian mi prende le mani solo quando ha combinato qualcosa che non avrebbe dovuto… -
“Allora..le cose sono andate così: tu stavi scomparendo, allora io me la sono presa di brutto con tuo padre, ho spiegato tutto a loro e tua madre ha baciato tuo padre e poi tu…puff..sei ritornata!” - disse Lilian tutto d’un fiato.
- Appunto! - pensò Nicole.
“Madre? Padre? Da quand’è che non li chiamiamo più per nome?” - chiese.
“Beh…da quando tu stavi scomparendo nel nulla e io…non ci ho visto più e ho detto tutto! E’ stato un po’ azzardato, lo so, ma ha funzionato, no? Sei tornata!” - rispose Lilian con un sorriso innocente sul volto.
“Hai detto tutto! Tutto? Tutto tutto?” - fece Nicole.
“Tutto tutto!” - confermò Lilian.
“Quindi adesso loro sanno chi siamo? E’ questo che stai cercando di dirmi?” - chiese Nicole.
Lilian esitò un attimo, mordendosi un labbro.
A Nicole bastò lanciare uno sguardo di traverso ai presenti nella stanza per capire che la risposta era un colossale Sì!
“Niki…tu stavi scomparendo! Io…io non mi ricordavo più della prima volta che mi hai trascinata nell’Old Wood per farmi capire che non avevo niente da temere in quel posto! E..non mi ricordavo più di quando abbiamo imparato ad andare in bici insieme e neppure di quella volta che mi sono sbucciata un ginocchio e tu sei andata contro le regole che ti avevano imposto i tuoi da bambina e me lo hai curato con la magia! Io…stavo cominciando a non ricordarmi più di te! Più tu comparivi, più anche il tuo ricordo svaniva dalla mia mente e…non potevo permetterlo!” - fece Lilian con gli occhi improvvisamente lucidi.
Lei e sua cugina passavano spesso molto tempo insieme, ma Nicole non era mai stato il tipo da grandi dimostrazioni di affetto o da grandi discorsi sentimenatali: quello era un altro lato del suo carattere eredidato direttamente da suo padre.
Questo però non toglieva che loro due non fossero realmente molto legate.
Erano cresciute insieme, avendo sempre e solo l’altra come unica compagnia e, nonostante fossero diverse sotto molti aspetti e non la pensassero quasi mai allo stesso modo, Nicole la capiva, capiva perché aveva fatto ciò che aveva fatto.
Scosse la testa e sorrise.
“Non preoccuparti, Lily! Va bene, davvero! Io avrei fatto lo stesso!” - disse guadagnadosi un nuovo abbraccio da parte della cugina.
Nicole ricambiò, rendendosi conto di aver recuperato quasi per intero le forze e, allora, decise di rimettersi in piedi e affrontare gli altri.
“Quindi adesso sapete la verità…” - fece.
“Io non ci credo!” - fece Damon.
“Tu non VUOI crederci! E’ diverso…ma prevedibile da parte tua! Ami la staticità, sei un abitudinario…hai vissuto gli ultimi anni nella convinzione di amare Elena e, benchè io non riuscirò mai a capirlo visto che la mamma è infinite volte meglio di lei, è ovvio che questo improvviso cambiamento, questa nuova rivelazione, ti dia fastidio e risulti quasi inconcepibile per te! Lo so! Ti conosco!” - rispose Nicole infilandosi le mani nelle tasche degli shorts di jeans scuro che indossava.
“Allora…tutto quello che ha detto Lilian sul perché sei finita in quelle condizioni…è vero? E’ sucesso perché Damon…?” - fece Stefan.
“E’ successo perchè una parte della sua storia è cambiata, una parte sostanziale!” - rispose Nicole - “Lo so che può sembrare una frasetta qualunque, ma…non lo è! La convinazione con cui lui lo ha detto ha reso quella frase pari ad una promessa, ad un punto fermo della sua storia, di ciò che per lui rappresenta il suo futuro! E io…io mi trovavo qui con lui quando lo ha detto, io che faccio parte di un futuro diverso da ciò che lui ha confessato di volere così certamente! E’ stato come se lui avesse ripudiato me e tutto il mondo da cui vengo, come se avesse annullato ogni possibilità che il futuro in cui io sono nata possa diventare realtà, di consegnuenza io sono diventata un’anomalia e ho cominciato a svanire perché mi trovavo qui quando non avrei dvuto esserci! I viaggi nel tempo sono…difficili, ecco!” - tentò di spiagare.
“E quindi il bacio che si sono scambiati Damon e Bonnie ha fatto da…contrappeso?” - chiese Meredith.
Nicole sorrise.
“Beh…ha fatto si che Damon rimettesse tutto in discussione! Se si fosse trattato di un bacetto qualunque, se lui non avesse provato niente, allora non sarebbe cambiato nulla! Ma dato che io sono di nuovo qui…” - Nicole lasciò la frase in sospeso ghignando con tutta l’intenzione di lasciare sottintese parecchie cose che portavano tutte ad una stessa conclusione, cioè che Damon aveva provato qualcosa di forte quando aveva baciato Bonnie, qualcosa di talmente forte che aveva annullato la sua dichiarazione ad Elena rimettendo tutto in gioco nuovamente.
“Ok! Basta! Il fatto che tu sia tornata solida non significa n..!” - Nicole bloccò le proteste di Damon sul nascere e si voltò verso Lilian, con sguardo serio.
“L’hai sentito?” - le chiese.
Lilian si accigliò
“No! Cosa? Astaroth?” - chiese a sua volta, allarmata.
“Non si tratta di Astaroth! Piuttosto sembra…” - Nicole si guardò intorno, riflettendo, quando il silenzio della stanza venne spezzato da un libro della piccola libreria di Stefan che cadde inspiegabilmente a terra da solo facendo un gran tonfo sordo.
Nicole ne ebbe la certezza immediata.
“Mio padre!” - disse- “E’ mio padre e…mia madre! Li sento!”.
“Tuo padre e tua madre?” - chiese, titubante, Bonnie.
Nicole si voltò a guardarla e sorrise: “Non voi! Quelli…del futuro, ecco!” - rispose.
“Sono venuti qui?” - chiese Lilian.
“No! Non sono qui, però….sento le loro aure fuse insieme, come quando combattono e lanciano degli attacchi unendo i loro Poteri! E’ lo stesso!” - spiegò Nicole.
“Ok! E..come hai fatto a sentile qui? Sicura che siano loro?” - chiese Lilian.
“Sicurissima!” - fece Nicole, chiudendo gli occhi e avanzando verso la fonte da cui proveniva il Potere dei suoi genitori, lasciandosi guidare dall’istinto.
Come previsto, quel libro non era caduto casualmente!
Nicole lo raccolse da terra e lo sfogliò per bene, ma non vi trovò niente.
“Allora?” - la incalzò Lilian.
Nicole le fece un gesto per dirle di aspettare e continuò a guardare nei pressi della libreria, solo quando rimise al suo posto il libro caduto la vide: una busta con il sigillo della resistenza!
“Trovato! E’ questa!” - fece Nicole afferrando la lettera e mostrandola agli altri.
“Cos’è?” - chiese Lilian.
“Una lettera di mio padre dal futuro! Deve averla mandata qui utilizzando un incantesimo di mia madre o qualche suo congegno magico, per questo riesco a percepire le loro aure…è la lettera!” - rispose Nicole.
Era un messaggio breve e scritto di fretta, ma maledettamente importante, pericoloso e azzardato, cioè come tutte le cose che faceva o pensava suo padre.
Ma Nicole sapeva che suo padre non era uno stupido, quello del suo tempo almeno, e che se voleva che facesse una cosa del genere allora doveva esserci una buona ragione, altrimenti non avrebbe mai messo in pericolo tutto per nulla.
“Cosa c’è scritto?” - chiese Lilian.
“La nostra prossima mossa!” - rispose Nicole - “E’ solo un biglietto che deve aver scritto già da un po’ considerando che l’ultima riga l’ha aggiunta di recente! E sai cosa dice? Astaroth è tornato nel futuro!”.
“Cosa? Quando?” - fece Lilian.
Nicole scosse la testa.
“E non c’e scritto altro? Solo questo?” - chiese Lilian.
“Ovvio che no!” - fece Nicole - “Pensaci Lilian! Prova a pensare come mio padre! Tu hai un nemico che non riesci a sconfiggere perché pur mettendo insieme tutto il Potere della squadra di vampiri e streghe che hai a disposizione riesci solo ad eguagliare quello del nemico, senza riuscire a superarlo di quel tanto che basta per toglierlo di mezzo! Pur sapendo questo, però, sai anche che non puoi fidarti di nessuno al di fuori della cerchia che hai intorno e che, anche se volessi fidarti di qualcun altro, non puoi perché il tuo nemico ha completamente tagliato la tua città fuori dal mondo non permettendo a nessuno di entrare e a nessuno di uscire, nessuno che si trovi nel tuo stesso mondo, nel tuo stesso tempo! E sai anche che hai una figlia e una nipote in un altro tempo in mezzo ad altri vampiri ed altre streghe che, guarda caso, non sono altro che la versione più giovane di te e del tuo gruppo! Che fai?”.
Lilian ascoltò tutto con attenzione e con uno sguardo via via sempre più sorpreso.
“Certo! Unisci le forze! Tipico ragionamento insensato e pazzo di tuo padre!” - sorrise Lilian.
“Infatti!” - rispose Nicole per poi voltarsi verso tutti gli altri che erano rimasti in silenzio per capire cos’altro stesse succedendo - “Allora! Siete pronti per un bel viaggetto nel 2034?” - chiese.
“Cioè…vuoi portarci con te? E tutta la faccenda del < tutto può cambiare > dove la metti?” - chiese, cinico, Damon.
“Ehi! Guarda che è stata una tua idea! Io eseguo solo gli ordini, paparino!” - rispose Nicole alzando le mani in segno di resa.
Damon storse il naso a quel nomignolo.
“No, davvero…insomma…non si corre il rischio di cambiare tutto?” - chiese Meredith.
“Si! Ma se mio padre è disposto a riscrivere la storia di tutti pur di fermare Astaroth…allora ci sarà un valido motivo! Ne sono certa!” - rispose Nicole.
Meredith annuì e Nicole si sentì profondamente in colpa, così come si sentiva in colpa ogni volta che la vedeva così piena di vita e pensava alla sua situazione nel futuro.
Forse non era un male se qualcosa cambiava.
“Andiamo?” - chiese Lilian, che di sicuro aveva indovinato il corso dei suoi pensieri.
“Andiamo!”- fece Nicole.







NOTE:
Ciao a tutti! Buon giovedì sera!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto visto che lo aspettavate da tanto e spero che mi abbiate perdonato per aver scelto di non lasciarvi nessuno spoiler tranne il titolo!XDXDXDXD
Allora....la verità è venuta fuori e so che in molti credevano che l'avrebbe detta Nicole, ma...tadan...è stata Lilian!
Allora...vi è piaciuta? Oppure il modo in cui ho descritto la cosa vi ha deluso?
Sapete che potete sempre dirmi tutto, quindi..non vi preoccupate e ditemelo pure se vi aspettavate qualcosa di meglio!
E infine...altra sorpresa per quanto riguarda la lettera!
Damon dal futuro ha chiesto a Nicole di portarli tutti nel 2034!
Ebbene si! La storia vera e propria si svolgerà interamente nel futuro! Questa prima parte era solo l'introduzione, diciamo!
Allora? Vi ha sorpreso la cosa oppure ve lo aspettavate?
Io ho fatto in modo da cercare di non favelo capire, ma voi eravate già arrivati a quella conclusione?XDXDXD
Per quanto mi riguarda non vedo l'ora di mettere a confronto i due Damon!ihihihi
E, soprattutto, si spiegarvi come si deve le situazioni di Matt e Meredith!!
Grazie a tutti coloro che hanno letto e/o recensito lo scorso capitolo!
Grazie a chi mi ha fatto gli auguri per il compleanno!*_*
E ancora grazie infinite a Nightdream che ha segnalato sia "Il linguaggio della resa" che "Se io, se lei! Se io, se lui!" per l'inserimento tra le storie scelte del sito!
Che altro dire...aspetto le vostre opinioni su questo capitolo!!XDXDXD
Buon Halloween in anticipo a tutti!
Ci vediamo lunedì sul blog per un mega spoiler(Promesso!XD) e per il capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 9
*** Ritorno al futuro ***


Ritorno al futuro

Si dice che quando sei in punto di morte ti vedi scorrere tutta la vita davanti.
Matt non ci aveva mai creduto molto e adesso era più che certo che aveva fatto bene a non crederci perché non era necessaria la morte per vederti passare la vita davanti. Per quello bastavano anche due ragazzine sbucate fuori dal nulla che ti trascinavano quasi di peso in una situazione più problematica che altro.
Avrebbe dovuto esserci abituato e forse doveva anche aspettarselo che un giorno avrebbe pure viaggiato nel tempo vivendo a stretto contatto da anni con vampiri, streghe e via dicendo, ma non poteva fare a meno di restarsene ostinatamente chiuso nel suo silenzio subendo ciò che Nicole e Lilian volevano infliggergli.
Nicole sosteneva di essere figlia di Bonnie e Damon.
Matt non voleva crederci.
Già in passato era stato costretto a rinunciare a quella che credeva essere la ragazza giusta, cioè Elena, per mano di uno dei fratelli Salvatore, adesso non riusciva proprio ad accettare il fatto che dovesse obbligatoriamente rinunciare anche a Bonnie, l’unica che era riuscita ad entrargli dentro dopo Elena, per mano dell’altro fratello che tutto era tranne che affidabile e degno di Bonnie.
Ma cosa poteva fare quando la verità dei fatti gli veniva praticamente sbattuta in faccia?
Adesso non si stava più parlando di due ragazzine che sostenevano teorie campate in aria senza offrire nessuna prova certa, adesso si trattava di un viaggio nel futuro, un futuro in cui ogni suo peggiore incubo sulla probabile evoluzione del rapporto tra Damon e Bonnie avrebbe trovato un sicuro riscontro.
Già vedere Nicole che ritornava alla vita come conseguenza del bacio che Bonnie aveva spontaneamente dato a Damon era stato un duro colpo, come potevano anche solo pensare che lui sarebbe riuscito a sopportare allegramente di vivere per chissà quanto in un mondo in cui i due erano addirittura sposati e lui era…..Lui cos’era?
Lilian sosteneva di conoscerlo, quindi presumibilmente anche nel futuro frequentava abitualmente il pensionato.
Ma che tipo di persona poteva essere diventata se era rimasto a Fell’s Church senza mai andare oltre?
Possibile che fosse ancora il solito vecchio Matt, l’amico delle donne?
Possibile che si fosse arreso ad una vita da miserabile sotto le continue prese in giro di Damon?
Sentì un’improvvisa agitazione crescergli nel petto, come se avesse paura di ciò che lo aspettava.
Il viaggio fu…istantaneo.
Nicole aveva aperto al centro esatto della camera di Stefan un vero squarcio nel tessuto temporale, come se qualcuno avesse tagliato un pezzo di tela e poi si fosse messo ad allargare lo strappo con le mani fino a che non era diventato abbastanza grande e largo da farci passare una persona. Poi, ad uno ad uno, avevano attraversato lo squarcio e si erano ritrovati davanti all’ingresso del pensionato, ma nel 2034.
Si era trattato di un passo solo, ma durante quel passo Matt era stato colpito alla testa da una raffica di immagini senza alcun senso che gli avevano riproposto immagini di lui che invecchiava ad ogni nuovo flash.
“Se vi sentite storditi è normale! La prima volta che si viaggia nel tempo fa sempre questo effetto!” - li aveva rassicurati dolcemente Lilian voltandosi verso di loro, a differenza di Nicole che si era bloccata a guardare la facciata del pensionato così com’era in quel tempo.
Quando il cerchio alla testa si attenuò di un poco Matt riuscì a guardarsi intorno e a dare la giusta attenzione a tutto.
Era uno spettacolo devastante.
Lui che era nato e cresciuto a Fell’s Chrch, lui che l’aveva sempre vista ridente e luminosa, adesso si ritrovava davanti uno scenario che gli strinse il cuore in una morsa fredda.
Le strade erano rovinate, le case distrutte e deserte. L’odore di corpi in putrefazione e di terra bruciata lo colpiva alle narici in un tanfo che sapeva di disperazione e resa.
Il cielo sopra le loro teste era di un perenne e strano arancione lucido.
L’unica cosa che, almeno dall’esterno, non sembrava cambiata per niente era il pensionato, era come se non fosse stato affatto colpito dalla sciagura che aveva segnato la fine di tutto il resto.
“Cosa è successo?” - sussurrò Bonnie con le lacrime agli occhi, spezzando il silenzio che era calato anche su di loro.
“Astaroth!” - fu l’unica risposta di Nicole.
“E’ arrivato qui due anni fa, senza nessun preavviso! Era un giorno come un altro e all’improvviso la terra ha tremato e quell’enorme castello nero che vedete nel bel mezzo dell’Old Wood è apparso dal nulla, come se fosse salito direttamente dalle viscere dell’inferno! Una volta qui la sua seconda mossa fu di rinchiudere Fell’s Church e tutti i suoi abitanti in questa specie di bolla arancione che rende la cittadina invisibile dall’esterno in modo che nessuno possa entrare, ma allo stesso tempo nessuno possa uscire!” - aggiunse Lilian - “Il nostro mondo è completamente diverso dal vostro! E’ un mondo di distruzione totale, un mondo in cui combattiamo tutti i giorni per riuscire a tenere in vita chi non è stato colpito da Astaroth o da uno dei suoi demoni! Ci sono lotte sanguinose ogni giorno e il pensionato è rimasto l’unico posto sicuro in cui nessun demone può entrare grazie ad un incantesimo della zia Bonnie! Lì dentro è…pieno zeppo di persone! Sono i sopravvissuti, coloro che chiamiamo la Resistenza!”.
“E…ci siamo anche noi? Cioè…la nostra versione futura?” - chiese Stefan.
“Si! Le nostre famiglie rappresentano l’unica speranza per quella povera gente! Tutti sanno la verità su di noi e su Astaroth! Tutti sanno che voi siete vampiri, che loro sono demoni, che ci sono gli ibridi e le streghe…tutti sanno tutto!” - rispose Lilian.
“E perché mai siete andati a raccontare a degli stupidi umani tutta la verità? Non potevate raccontargli una balla per tenerveli buoni?” - s’intromise Damon.
Nicole si voltò di scatto.
“Non potevamo mentire per il semplice fatto che, non so se te ne sei accorto, ma la situazione è diecimila volte peggiore rispetto anche a tutto il casino che avevano creato Shinici e Misao! Loro avevano fatto uscire di testa un po’ di persone, quindi per voi è stato facile dire che erano impazzite o che erano malate di chissà cosa mentre vi occupavate della questione! Per non parlare del fatto che i kitsune non amavano molto farsi vedere in giro, o sbaglio? Astaroth è diverso! Astaroth vive per distruggere e vuole che tutti lo sappiano, che tutti lo conoscano e che tutti lo temano! Non potevamo fare altrimenti!” - disse, decisa - “E adesso andiamo dentro! Ci sono spie demoniache dappertutto!”.
Nessun altro fiatò e si incamminarono in silenzio verso l’entrata del pensionato.
All’interno tutto taceva, fatta eccezione per i lamenti sommessi dei feriti e i lievi fruscii delle garze che venivano srotolate.
Sembrava un vecchio e malmesso ospedale da campo, ma molto operativo.
C’erano persone che si davano da fare ovunque, persino i bambini cercavano di rendersi utili sostenendosi a vicenda e occupandosi l’uno dell’altro.
Nessuno li guardò.
Probabilmente la notizia del loro arrivo dal passato era stata già resa nota e tutti avevano quell’espressione stanca e tipica di chi ha già visto così tante cose assurde nella sua vita che una in più non era così eccezionale.
Matt conosceva bene quell’espressione perché era la stessa che vedeva riflessa nello specchio del suo bagno ogni mattina da qualche anno.
Nicole e Lilian erano in testa al gruppo e facevano loro strada dispensando piccoli sorrisi e cenni di saluto a destra e a manca.
Le due ragazze si guardavano tra di loro solo di tanto in tanto, sussurrandosi qualcosa all’orecchio che lui non poteva sentire.
Li condussero su per le scale fino al primo piano del pensionato.
La stanza di Stefan era all’ultimo per questo motivo Matt non si era mai fermato prima, né aveva mai visto un’altra delle camere all’interno. Ma Nicole e Lilian si fermarono davanti alla prima porta socchiusa che incontrarono e Nicole bussò due colpi prima di entrare e fare cenno loro di seguirla.
Matt fu l’ultimo a farsi avanti e rimase colpito dall’arredamento ordinato e meticoloso della stanza.
Sembrava uno studio con un’immensa e pesante scrivania ricoperta di carte e libri di ogni genere posta al centro esatto della stanza, con alle spalle la finestra che dava sull’ingresso principale.
Le pareti erano completamente ricoperte da enormi librerie cariche di volumi di ogni colore e dimensione, con post-it appiccicati ovunque e penne sparse dappertutto.
Due poltrone in vecchia pelle marrone scuro erano poste di fronte alla scrivania e a ridosso della parete più lontana vi era un piccolo letto singolo con un armadio a due ante di fianco.
La porticina di quello che doveva essere il bagno posto sul lato ovest della stanza si aprì e rivelò la figura di un uomo alto e aitante, con un elegante completo in tweed grigio abbinato a una semplice camicia bianca senza cravatta.
L’uomo avanzò verso di loro, sorridendo e asciugandosi le mani bagnate con un piccolo asciugamano di cotone beige.
Aveva gli occhi azzurri e saggi e i capelli quasi completamente bianchi, ma da alcuni fili ancora luminosi si poteva capire che in gioventù doveva essere stato biondo.
Abbracciò sia Lilian che Nicole senza dire una parola, stringendole forte a se e sussurrando a entrambe quanto gli fossero mancate e quanto fosse stato terribilmente in pensiero per loro.
Matt era immobile, completamente pietrificato e, solo con la coda dell’occhio e con molto impegno, riusciva a percepire le occhiate che gli stavano mandando gli altri intorno a lui.
L’uomo si fece avanti e andò a stringergli la mano, lasciando cadere l’asciugamano a ridosso di una delle due poltrone.
“Ciao Matt! E’ bello rivederti! Nonostante non sia mai stato un tipo molto vanitoso, ammetto che ho sentito la tua mancanza allo specchio!” - gli disse.
Matt si limitò a ricambiare la stretta senza dire nulla, completamente incapace anche solo di pensare a qualcosa di appropriato da dire.
Fortunatamente aveva Meredith per amica.
“Aspetta! Quindi tu sei…” - disse la ragazza, indicando l’uomo.
Lilian si fece avanti e gli appoggiò una mano su una spalla.
“Lui è Matt Honeycutt tra un po’ di anni!” - confermò.
Anche Nicole si fece avanti, sorridendo, e affiancò l’altro Matt dall’altro lato rispetto a Lilian.
“Nonché una guida e un maestro per entrambe! Possiamo dire che io e Lilian non abbiamo mai messo piede in una scuola, ma siamo praticamente pronte a sostenere gli esami per ottenere una qualsiasi laurea grazie ai suoi insegnamenti! Inoltre è l’uomo più saggio e preparato sulle stranezze del mondo soprannaturale che possiate mai sperare di incontrare! E’ la mente dietro ad ogni nostro meticoloso piano d’azione ed è il fidato braccio destro di mio padre che è a capo della Resistenza e di tutta la baracca!” - aggiunse Nicole lasciando un affettuoso bacio sulla guancia liscia e curata di quel Matt fin troppo realizzato e felice.
“Cioè…tuo padre, quindi Damon, giusto?” - fece, confuso, Stefan guardando prima Nicole poi suo fratello e poi i due Matt uno di fronte all’altro - “Stai dicendo che Matt diventerà il braccio destro di Damon?”.
Il vampiro in questione emise in verso di pura disapprovazione.
“L’avevo detto io che questo futuro è impossibile! Io e Mutt? Davvero? Ma siamo impazziti?” - borbottò Damon.
“Mutt! E’da anni che nessuno mi chiama più così….quasi non lo ricordavo..” - fece l’altro Matt, tornando alla sua scrivania e appoggiandocisi davanti a braccia conserte.
Nicole lo seguii.
“Li abbiamo portati con noi perché ho ricevuto una lettera da mio padre…” - disse.
“Si, lo so!” - rispose l’altro Matt.
“Cosa è successo? Perché mio padre ha preso una decisione simile? Insomma…tenerli qui, mostrare loro il futuro è…pericoloso! Potrebbero riscriverlo!” - insistette Nicole.
“Si, so anche questo! Ma era l’unica cosa che si poteva fare nella situazione in cui ci ritroviamo adesso!”.
“Cioè….stai parlando di Astaroth che è ritornato? Beh…capisco che è grave, ma non mi sembra una situazione così nuova! Conviviamo con quel demone da anni, ormai!” - rispose Nicole scuotendo lievemente il capo.
L’altro Matt sembrò confuso, anzi….l’altro Matt era decisamente confuso e Matt poteva dirlo con certezza perché se c’era un’espressione del suo stesso viso che aveva imparato a conoscere da quando Stefan e Damon erano arrivati a Fell’s Church oltre a quella stanca e consapevole era quella confusa.
Matt aveva passato la maggior parte del suo tempo confuso da quando aveva conosciuto i due fratelli, i segreti che si portavano dietro e i mostri che avevano attirato dritto verso di loro.
E l’altro Matt adesso era davvero confuso, ma Nicole sembrò non capirlo.
Matt si sentì in dovere di intervenire.
“Ehmm…credo che sia meglio che gli dici per bene cosa c’era scritto in quel biglietto, perché ho l’impressione che tu non sappia qualche pezzo della storia che ha portato tuo padre…ehmm...Damon…alla decisione di portare qui anche noi!” - disse a Nicole.
L’altro Matt gli sorrise e annuì.
“Si, è così! Insomma…io non sto parlando di Astaroth, ma di altro!”  - disse.
Nicole si accigliò.
“Altro? Nel biglietto di mio padre c’era scritto solo di portare loro nel futuro e che Astaroth era tornato qui!” - disse.
“Nient’altro?”.
“Nient’altro!”.
L’altro Matt si passò una mano tra i capelli, spettinandoli, e strinse gli occhi per poi tornare a guardare Nicole con uno sguardo carico di dolore e dispiacere.
“Credo che dovresti parlare con tuo padre, subito!” - suggerì a Nicole.
Nicole boccheggiò e si fece istintivamente un po’ indietro con il busto.
“Matt! Cosa è successo mentre eravamo via? Cosa è successo di così grave da far disperare tanto mio padre al punto di inviarci quella lettera? Cioè…lui non l’avrebbe mai fatto a meno che non fosse successo qualcosa a…” - Nicole si bloccò sul finire della frase e spalancò gli occhi che le si riempirono di lacrime.
Lilian le si avvicinò subito e le poggiò le mani sulle spalle, mentre guardava l’altro Matt con la stessa espressione sofferente della cugina.
Matt ripensò a quei pochi giorni in cui aveva avuto a che fare con Nicole e si sforzò di ricordare anche solo un momento in cui le avesse visto un’espressione così triste e prossima alle lacrime, ma non  ci riuscì.
“Cosa è successo, Nicole?” - le sussurrò Bonnie dolcemente.
Nicole si voltò a guardarla e scoppiò in lacrime.
Lilian abbracciò la cugina e l’altro Matt si fece avanti per afferrare Nicole per le spalle e costringerlo a guardarla.
“No! No, non piangere! Non è successo nulla di irreparabile, davvero! Solo…..devi andare a parlare con tuo padre! Vai!” - le disse, deciso e consolatorio allo stesso tempo.
Per un attimo Matt provò invidia per quella sua versione più adulta perché lui, sì, era sempre stato comprensivo ed essere comprensivo gli veniva pure facile, ma non aveva mai avuto quella ferma decisione nello sguardo e nelle voce, non era mai stato davvero così sicuro e…uomo.
Un attimo dopo, Nicole scappò dalla stanza e corse al piano di sopra.

La fretta non era mai stata una sua abitudine.
Sin dall’alba dei tempi, Astaroth aveva sempre dimostrato una pazienza ed una meticolosa cura dei dettegli pari a pochi e, forte di queste sue caratteristiche, aveva sempre raggunto ogni scopo che si era prefissato.
Il biasimo, quindi, era d’obbligo.
Da quando era venuto a conoscenza della nascita di Nicole aveva cominciato ad adottare la fretta come sua nuova filosofia di vita e questo lo aveva portato puntualmente al fallimento.
E non poteva fallire, non quella volta, perché ne valeva della sua vita.
Ma forse era per questo che si era lasciato trasportare così dalle cose.
Quando si concedeva il tempo di pensarci, Astaroth si trovava spesso a riflettere sulla possibilità che, proprio perché era sempre vissuto nella convinzione che la morte non l’avrebbe mai preso, non appena era arrivata la minaccia rappresentata da Nicole, aveva perso la lucidità a causa di quella situazione del tutto nuova e mai affrontata prima.
Ma dopo due anni di lotte infruttuose, Astaroth aveva finalmente compreso la necessità di tornare a quella pazienza e a quella meticolosità che in passato gli avevano assicurato sempre la vittoria.
Immerso nei suoi pensieri, arrivò nelle segrete poco illuminate del suo castello nero senza neppure accorgersene.
Il piccolo demone all’ingresso si inchinò e gli spalancò il grosso cancello arrugginito in ferro battuto senza fiatare e senza mai osare guardarlo in viso.
Astaroth imboccò il lungo corridoio in pietra a destra dell’entrata e schioccò le dita per accrescere le fiamme delle fiaccole che lo illuminavano di una debole luce arancione proiettando ombre improbabili e orrende su ogni cella ricolma delle grida strazianti dei suoi prigionieri di sempre.
Aveva preso l’abitudine di andare ogni giorno a far visita alla sua ospite d’onore,  almeno per aggiornarla sulle novità.
La trovava una cosa educata e cortese da fare e per Astaroth l’educazione e la cortesia venivano prima di tutto.
Non per niente era solito dire sempre che, prima di uccidere qualcuno, bisognava avvisare questo qualcuno di ciò che si stava per fare e, a volte, anche chiedergli il permesso se si trattava di una personalità di spicco.
Personalmente, Astaroth avvisava sempre, ma non aveva mai chiesto il permesso a nessuno: quello era un onore che aveva deciso di riservare a Nicole nel momento in cui sarebbe suonata la sua ora.
Arrivò alla cella di Bonnie e sorrise.
“Buongiorno, signora Salvatore!” - la salutò con un mezzo inchino.
Bonnie si alzò compostamente dal giaciglio di paglia lercia su cui era seduta e lo raggiunse, trascinandosi dietro le pesanti catene che le legavano i polsi e una caviglia con una tale dignità che per Astaroth fu impossibile non apprezzarla.
Gli rivolse un cenno del capo.
Astaroth si sistemò il polsino destro della camicia e le parlò distrattamente.
“Mi sono giunte delle gradite novità!” - annunciò - “A quanto pare tua figlia e tua nipote sono tornate nel futuro e si sono portate dietro anche la controparte passata di tutta la vostra piccola cricca di difensori della città!”.
Bonnie annuì con convinzione, mantenendo la sua aria tranquilla e risoluta.
“E la cosa ti preoccupa?” - gli chiese.
“Un po’…lo ammetto!” - mentì Astaroth.
Bonnie annuì nuovamente, sempre a modo e con estrema calma.
“Cosa hai fatto alla mia magia?” - gli chiese.
“Niente! Sono le catene con cui sei legata: la inibiscono impedendoti di usarla! Non voglio mica che tu fugga!” - rispose Astaroth.
“A cosa ti servo io?” - fece Bonnie.
Astaroth agitò una mano in aria: “Mi sto annoianado!” - disse ed ebbe la soddisfazione di vedere Bonnie arretrare di un passo e deglutire.
Astaroth battè le mani e una nuvola di fumo grigio lo raggiunse per poi ritirarsi velocemente, lasciando al suo fianco un giovane demone al suo soldo.
“Sai cosa fare! Ho bisogno di intrattenimento in queste mie lunghe giornate solitarie!” - fece Astaroth indicando al demone la cella di Bonnie che si aprì con uno scatto sordo.
Il demone annuì ed entrò.
Tutti gli orologi dell’enorme castello suonarono le due del pomeriggio e, come ogni giorno a quell’ora, ogni anfratto di quel luogo di terrore risuonò delle urla della strega torturata.

Nicole era scappata così velocemente che quasi non l’aveva vista andare via.
Bonnie non sapeva più cosa pensare, come comportarsi…
Tutta quell’assurda verità le si era rovesciata addosso in un’unica valanga fredda e, benchè sentisse nel profondo della sua stessa anima che tutto ciò che aveva visto e sentito nelle ultime ore era vero, tutto era semplicemente troppo persino per lei.
Si era ritrovata all’improvviso in un futuro che non avrebbe mai creduto possibile, un futuro che, per quanto disastroso, non riusciava a classificare davvero come sbagliato o…brutto perché, se ciò che Lilian e Nicole avevano detto era al 100% la verità, lì lei e Damon erano insime, innamorati e uniti come aveva osato sperare solo nei suoi sogni più intimi e nascosti.
Ma allo stesso tempo sembrava tutto una grande assurdità!
Aveva imparato che con la magia si poteva ottenere di tutto, ma non aveva mai creduto possibile che un giorno avrebbe incontrato sua figlia ventenne, non aveva mai creduto possibile che avrebbe visto il suo futuro o che si sarebbe ritrovata in una stanza del pensionato a parlare con la versione attempata di Matt.
Meredith la prese sottobraccio e la portò con se, fuori dalla stanza, dritta al piano superiore dove era sparita Nicole poco prima.
E Nicole era andata da suo padre! Questo significava che avrebbero visto presto la versione futura di Damon!
Bonnie non sapeva se la cosa la spaventava oppure la incuriosiva, ma mentre saliva l’ultima rampa di scale lanciò una timida occhiata alle sue spalle verso il Damon che aveva sempre conosciuto chiedendosi cosa ne pensasse e se fosse nervoso per ciò che stava per accadere.
Decifrare le espressioni di Damon era quasi sempre impossibile a meno che lui non lo volesse, ed in quel momento Bonnie ebbe l’impressione che Damon volesse di tutto tranne che far capire cosa gli passasse per la testa ora che Nicole e Lilian avevano evidentemente messo a tacere ogni sua possibile obiezione su quel futuro a cui si ostinava a non credere, ma che già li aveva fagocitati tutti.
In cima alla rampa di scale, trovarono Nicole ferma a pugni chiusi e testa bassa davanti alla porta di fronte a quella che tutti conoscevano come la stanza di Stefan.
Lilian andò dalla cugina e le mise una mano su una spalla.
“Sono con te…” - le sussurrò.
Nicole alzò la testa di scatto e spalancò la porta.
All’intero il sole del primo pomeriggio scaldava ogni cosa, illuminando i colori freddi dei raffinati mobili che arredavano la stanza e ancor di più quelli sgarcianti che appartenevano ad ogni oggettino, tessuto o complemento d’arredo che li circondava.
Era una stanza grande e ariosa, con un enorme letto matrimoniale a ridosso della parete di sinistra e due enormi vetrate che davano sul giardino posteriore del pensionato e da cui si aveva una vista perfetta del castello nero e terrificante di Astaroth.
Era chiaramente una stanza che emanava calore, una stanza fatta su misura per essere abitata da due persone, ma la figura presente in quel momento era una sola e se ne stava davanti alla finestra con lo sguardo perso all’orizzonte.
Bonnie avrebbe riconosciuto ovunque quella postura e quel profilo.
Lui era un vampiro, non poteva invecchiare, quindi Bonnie era preparata al fatto che l’aspetto di Damon sarebbe sempre stato lo stesso, ma quando l’altro Damon si voltò e guardò Nicole tirando un meraviglioso sospiro di sollievo, non potè non spalancare gli occhi e rimanere colpita da ciò che aveva letto sul quel viso che credeva di aver imparato a conoscere.
Accanto a lei, tutti i suoi amici avevano la sua stessa espressione stupefatta.
L’altro Damon era…..devastato!
Non appena aveva rivisto Nicole i suoi occhi neri si erano illuminati per un singolo istante, ma la disperazione e il senso di colpa erano tornati presto e Bonnie poteva chiaramente scorgere sul suo viso i solchi ormai secchi lasciati dalle lacrime che doveva aver versato per molto tempo.
Bonnie non aveva mai visto Damon piangere, né l’aveva mai visto così disperato.
Si voltò a guardare il vampiro che aveva sempre conosciuto e che non l’aveva mai degnata di uno sguardo tornando a chiedersi cosa si nascondesse dietro alla maschera di fredda compostezza che si era calato ad arte sul viso contratto.
Cosa pensava vedendo quella versione all’apparenza così diversa di se stesso?
Si sentiva ripugnato?
Era felice del cambiamento?
Oppure la sua maschera di indifferenza non era una maschera, ma indifferenza vera?
“Papà….cosa è successo?” - gemette Nicole con gli occhi lucidi e la voce spezzata.
Il viso dell’altro Damon venne rigato da una nuova lacrima e chiuse gli occhi scuotendo leggermente la testa.
Padre e figlia si guardavano negli occhi, entrambi disperati e consapevoli della mancanza di una figura principale tra di loro.
Bonnie cominciò a sentire un peso che le opprimeva il petto.
Voleva sapere….Doveva sapere!
Cosa le era successo? Era possibile fare ancora qualcosa o erano arrivati tardi?
“Papà?” - lo richiamò Nicole al limite dell’isteria.
L’altro Damon tirò un sospiro pesante, boccheggiando un paio di volte prima di parlare.
“Astaroth! E’ tornato all’improvviso, nel bel mezzo dell’ennesima lotta tra noi e loro e….e l’ha portata via! Io….io…mi sento così in colpa, io non sono riuscito a fare niente, mi sono…pietrificato…io…” - tentò di spiegarsi, ma la disperazione che traspariva dalla sua voce era troppa per riuscire a formulare una frase di senso compiuto.
Ma ciò che riuscì a dire bastò perché Nicole gli corse incontro e lo abbracciò stretto.
Sembravano essersi estraniante dal mondo, sembrava che fossero così scossi da non ricordare più chi avevano intorno.
Davvero Damon provava un sentimento talmente forte per lei nel futuro?
Bonnie non riusciva a crederlo neanche lontanamente visto come erano messe le cose per lei e per il Damon del suo tempo.
Nicole allentò appena la stretta su suo padre e lo guardò asciugandosi le lacrime e con una nuova determinazione negli occhi.
“Ce la riprenderemo! Faremo di tutto e ce le riprenderemo!” - disse - “Astaroth può fare a me qualsiasi cosa, ma non può toccare uno di voi due e credere di passarla liscia!” - le parole di Nicole erano a dir poco rabbiose e cariche d’odio.
L’altro Damon annuì e parve rincuorarsi con le parole della figlia, di cui accarezzò il profilo del viso con entrambe le mani.
“Mi sei mancata molto, Nicole!” - le disse.
“Anche tu, papà! Anche voi!” - rispose Nicole tornando a stringerlo ancora una volta.
Bonnie si sentiva emozionata e sconcertata allo stesso tempo.
Persino il modo in cui Nicole si rivolgeva a suo padre la meravigliava perché era un modo così carico di amore e devozione….
Nicole aveva un atteggiamento completamente diverso con i due Damon.
Con quello del 2011 era cinica, ironica e spesso spietata anche.
Con quello del 2034 era tenera, affettuosa e docile.
Bonnie si chiese se dovesse quantificare la differenza tra il Damon del passato e quello del futuro in base al modo in cui Nicole si relazionava con loro perché la ragazza sembrava avere le idee piuttosto chiare circa le differenze che intercorrevano tra i due.
Dopo un’ultima carezza l’altro Damon si staccò da Nicole e si fece avanti verso di loro.
Bonnie non ci aveva ancora fatto caso, ma non era solo l’atteggiamento ad essere diverso, ma anche lo stile: anche questo Damon continuava la sua imperterrita battaglia per riportare in auge il total-black, ma indossava capi meno aggressivi e più sofisticati…era più elegante, ecco!
“Benvenuti!” - disse a tutti loro - “Mi rendo conto che vi avrò scandalizzato con la non proprio felice rimpatriata con mia figlia, ma credo abbiate capito che il motivo è che B…” - l’altro Damon si bloccò nel pronunciare il nome di Bonnie perché proprio in quel momento i loro occhi si incontrarono per la prima volta.
Lui restò immobile per un po’ per poi fare qualche passo nella sua direzione.
Bonnie abbassò lo sguardo imbarazzata perché la dedizione cieca e l’amore che leggeva in quegli occhi neri - un amore che aveva sempre voluto leggere in quegli occhi neri - erano troppo da sopportare così tutto d’un colpo.
Evidentemente l’altro Damon doveva conoscerla bene perché si riscosse dai suoi pensieri e le sorrise come per incoraggiarla.
“Scusa! Non volevo….destabilizzarti! So che tu non sei lei, ma…è comunque un duro colpo! Ma…..ti salveremo, Bonnie! Ti salveremo!” - le disse.
Nicole affiancò suo padre e gli poggiò una mano su una spalla, guardando anche lei Bonnie.
“Si! Puoi starne certa! Ti salveremo!” - aggiunse.
Bonnie annuì sapendo che loro non stavano parlando propriamente a lei, ma alla sua versione futura. Nonostante questo, però, non poteva distogliere lo sguardo sapendo quanto avessero bisogno di dire quelle cose a voce alta.
“Questa volta Astaroth l’ha combinata grossa! Troppo grossa!” - commentò una voce alle loro spalle.
Voltandosi ebbero l’ennesimo colpo della giornata.
La versione futura di Stefan se ne stava tranquillamente appoggiato con una spalla allo stipite della porta aperta, appena sorridente e con le braccia incrociate al petto.
Emanava tranquillità e disinvoltura da tutti i pori e questo sembrava renderlo addirittura più bello e raggiante.
Lilian gli sorrise e corse ad abbracciarlo.
“Papà!” - fece, tuffandoglisi tra le braccia.
L’altro Stefan l’accolse senza esitazioni, stringendola a se e cullandola.
Bonnie si voltò appena per guardare lo Stefan del suo tempo e sorrise perché anche Stefan stava sorridendo.
Ovviamente il modo in cui Stefan e Damon avevano reagito di fronte alle loro versioni future era totalmente diverso, ma questo non avrebbe dovuto sorprenderla per niente. Era scontato!
L’altro Stefan si avvicinò alla sua controparte passata e gli strinse la mano.
“Fa un certo effetto, lo ammetto!” - disse.
“Pensa piuttosto all’effetto che farà su di loro! Non tanto per te, quanto per me….” - gli fece notare l’altro Damon - “Guardami!” - continuò, avvicinandosi al Damon del passato - “Sembro uno stoccafisso imbambolato!”.
A Bonnie scappò un leggero risolino perché sentire Damon che prendeva in giro…Damon…era esilarante considerando il fatto che Damon prendeva in giro tutti tranne che se stesso.
“Concordo in pieno, papà! E a proposito…sappi che un bel ceffone gliel’ho dato!” - intervenne Nicole.
L’altro Damon approvò con un cenno del capo: “Spero sia stato bello forte…” - disse.
“Ovvio che si!” - rispose Nicole, orgogliosa.
“Adesso che ne dite se io e Lilian continuiamo il giro del tour del pensionato con tutto il gruppo e voi due raggiungete Matt per definire i dettagli del piano per riprenderci la nostra Bonnie, eh?” - fece l’altro Stefan.
“Dico che è un’idea sensata, zio!” - convenne Nicole per poi voltarsi verso di loro e prendere a braccetto il padre - “Ci vediamo in giro, eh?” - li salutò.
Pochi istanti dopo erano già oltre la soglia della stanza.
“Sono sempre impegnati quei due…” -  commentò l’altro Stefan.
“Allora…da dove vogliamo cominciare?” - fece Lilian.

Era stata una giornata irreale e la sera era calata come una dolce possibilità di riposo dalle troppe emozioni e dalle troppe novità apprese.
Se scoprire la verità sul conto di Nicole e Lilian era stato scioccante, essere catapultati nel futuro e trovarsi faccia a faccia con la versione futura e notevolmente cambiata di tutte quelle persone che ti stanno quotidianamente intorno e che credi di aver ormai imparato a conoscere…era un qualcosa che andava oltre persino per gli standard di ragionevolezza e perenne tranquillità di Meredith.
La differenza tra le due versioni di Damon era la più eclatante e visibile a tutti, ma anche la situazione di Matt e quella di Stefan si erano rivelate delle vere sorprese.
Entrambi sembravano aver sviluppato negli anni una sicurezza autentica in se stessi che rare volte avevano dimostrato a pieno.
Meredith, però, era preoccupata soprattutto per Bonnie perché, che si trattasse della ragazza che conosceva lei o del suo alterego futuro, era comunque la sua migliore amica, la sua tenera sorellina che si sentiva in dovere di proteggere e sapere che una delle due era nelle mani del nemico l’aveva messa in agitazione.
Era per quel motivo che, nonostante la stanchezza accumulata durante le giornata e nonostante fosse ormai notte fonda e fossero tutti andati a letto, Meredith era ancora in piedi con la testa persa nei suoi pensieri.
Solo dopo il terzo sbadiglio di fila decise che per quel giorno non poteva più fare nulla ed era meglio riposarsi un po’.
Si stava dirigendo alla stanza che le era stata assegnata da Lilian e suo padre, quando andò a sbattere contro qualcuno evidentemente distratto come lei da altre cose.
Alzò gli occhi e non fece neppure in tempo a capire chi aveva di fronte che si sentì afferrare le braccia in una morsa di ferro.
Avrebbe voluto urlare, ma proprio mentre era sul punto di farlo si rese conto che la persona che aveva davanti era immobile a fissarla con gli occhi sgranati e cerchiati da occhiaie scure, come se non dormisse da giorni e giorni.
Meredith lo riconobbe in un attimo, nonostante il viso invecchiato, la leggera barba incolta e i capelli ingrigiti.
“Meredith….” - sussurrò la versione futura di Alaric.
Alaric…
Il suo Alaric non sapeva neppure dove si trovasse in quel momento perché non aveva avuto né la voglia né il tempo di avvisarlo di ciò che stava succedendo a Fell’Church.
Era così arrabbiata con lui in quel periodo…
Era arrabbiata perché non lo vedeva da più di sei mesi.
Era arrabbiata perché lui rimaneva ostinatamente chiuso in se stesso senza raccontarle nulla neppure durante le loro telefonate che, negli ultimi tempi, erano diventate sempre meno frequenti.
Meredith lo amava, sapeva di amarlo, ma sapeva anche che era stanca di quel rapporto a distanza che non aveva mai avuto l’opportunità di crescere.
Ma se Alaric era ancora lì, nel futuro, allora forse una speranza per loro due c’era, no?
Per quale altro motivo avrebbe dovuto essere al pensionato se non per lei?
Meredith sorrise.
“Alaric…” - disse.
“Fa così male…Sapevo che saresti arrivata tu dal passato, ma…fa così male..troppo male vederti!” - fece l’altro Alaric.
Meredith si accigliò.
Perché faceva male rivederla?
Cosa, esattamente, gli faceva male?
“Perché? Perché dici questo? Cosa…” - ma non ebbe neppure il tempo di finire la frase che Alaric la trascinò per un braccio fino ad una porta socchiusa alla fine di quello stesso corridoio del primo piano del pensionato.
Le annuì come per invitarla ad entrare.
Meredith si sentì improvvisamente nervosa e, titubante, fece un passo avanti per poi spingere leggermente la porta con una mano per rivelarne l’interno.
Era una camera singola, piccola e illuminata solo da candele, come il resto del pensionato.
Non c’era nessun elemento d’arredo, tranne un letto al centro esatto della stanzetta ed un piccolo mobile ricoperto di medicinali e fiale di ogni tipo e grandezza.
Era la camera di un malato, era evidente.
Meredith fece un passo avanti e, per la prima volta quel giorno, vide finalmente dov’era la versione futura e vampira di Elena: in quella stanza a fare da infermiera al malato insieme ad un ragazzo sui vent’anni con i capelli neri e gli occhi grigi come i suoi.
L’altra Elena si voltò a guardarla e sorrise.
Anche il ragazzo si voltò, ma non appena la vide fuggì al suo sguardo e si girò di scatto dall’altra parte, come se avesse visto qualcosa di troppo difficile da guardare.
Solo allora Meredith guardò chi c’era in quel letto.
C’era lei!
Era più adulta, con qualche ruga sul viso, ma con i capelli ancora neri, lunghi e lucenti.
Era lei! E non sarebbe stata una visione orribile se non fosse stato per lo squarcio profondo che le partiva dalla scapola e le attraversava tutta la parte sinistra del busto permettendole di vedere il suo stesso cuore immerso in una pozza di sangue che restava immobile senza mai fuoriuscire, come se fosse stata in qualche modo congelato così, e che non aveva il colore rosso vivo che si sarebbe aspettata, ma un colore a metà tra il marrone e il nero, come se stesse marcendo.
Ma il sangue non poteva marcire, giusto?
Meredith rimase impassibile.
“Cosa mi è successo?” - chiese, spezzando l’opprimente silenzio che regnava in quella camera che la stava vedendo morire lentamente.





NOTE:
Ciao a tutti e buon giovedì sera!!
Personalmente, ho un raffreddore assurdo che mi fa stare da schifo, ma vabbè...soprassediamo....
Sono contenta di come è stato accolto lo scorso capitolo e che vi sia piaciuta la svolta del viaggio nel futuro perchè praticamente adesso tutta la vera storia si svolgerà lì!
Questo capitolo riguarda, quindi, il loro arrivo e le prime impressioni, con un piccolo accenno a ciò che sta succedendo a Bonnie e ciò che è successo a Meredith.
E per quanto riguarda proprio Meredith, non vi preoccupate che nel prossimo capitolo vi spiegherò per bene cosa le è successo per farla finire in quello stato e spero mi perdonerete se per salvarla ci vorrà un pò, ma la sua storia e quella della Bonnie futura tenuta nelle segrete da Astaroth, saranno le storie che terranno banco per parecchio prima dello scontro decisivo alla fine!
Invece...cosa ne pensate di Matt?
Ovviamente anche sul suo conto ci sono da dire altre cose, ma che ve ne è parso del cambiamento?
E i Damon e Stefan del futuro come vi sono sembrati?
Lo dico per chi se lo fosse chiesto leggendo le poche battute dello Stefan futuro: Si, per il suo cambiamento mi sono ispirata allo Stefan di "Se io, se lei! Se io, se lui!" Perchè lì io l'ho amato, molte di voi lo hanno amato, quindi....
Damon....beh...lui sarà una continua fonte di sorprese, sia che si tratti del Damon del passato che del Damon del futuro!XDXDXDXDXD
Inoltre, già in questo capitolo ho introdotto i Pov di Meredith e di Matt e, da ora in avanti, ci saranno sempre molti Pov diversi e da tutti i punti di vista!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Oltretutto mi sono resa conto che è un altro capitolone bello lungo!XDXDXD
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler e per il capitolo....
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 10
*** Errori ***


Errori

Una costante della sua esistenza erano le urla.
Ne aveva sempre sentite ogni giorno e spesso si perdeva nella loro bellezza agghiacciante.
Astaroth conosceva ogni singolo anfratto di quel misero mondo guidato dagli umani e non era mai riuscito a comprendere come mai nessun popolo e nessuna nazione capisse che la musica più bella che un uomo potesse produrre, che le canzoni più emozionanti che potessero essere cantatate erano le urla strazianti cariche di quel dolore e di quella sofferenza che sono un’esperienza viva e diretta può conferire.
Le urla di Bonnie erano alte, acute e così rare da essere paragonabili a delle gemme preziose e d’inestimabile bellezza.
Ne aveva fatto un rituale da compiere ogni giorno alla stessa ora e da protrarre per tutto il tempo che lui avesse voluto.
Purtroppo per Bonnie le sue grida e i suoi lamenti piacevano così tanto ad Astaroth che le torture aumentavano per intensità e tempo di durata ad ogni nuovo giorno.
Lei sembrava essercisi rassegnata e, in generale, dava alla cosa la stessa attenzione che rivolgeva a lui cioè un’attenzione che quasi rasentava il nulla.
E forse era per questo che Astaroth ci prendeva sempre più gusto. Perché Bonnie, in un certo senso, gli somigliava.
Certo, lei era di una bontà d’animo infinita e che spesso lo disgustava, ma aveva la sua stessa propensione a dimostrarsi forte e superiore nei confronti di chi non considerava degno della sua presenza.
Ovviamente, il fatto che Bonnie gli desse così poca importanza rappresentava un incentivo in più a farle soffrire le più barbariche delle pene, ma questo non era poi così rilevante per Astaroth quando si trattava di farsi valere con delle persone che non poteva fare a meno di apprezzare, in qualche modo strano e contorto.
La notte era lentamente calata, poteva percepirlo perché sentiva il suo Potere crescere esponenzialmente mano a mano che la luce del sole veniva a mancare.
Forse doveva approfittarne per fare qualcosa.
Se la Resistanza avesse notato che lui era stranamente diventato troppo assente e silenzioso, allora avrebbero sospettato che ci fosse qualcosa sotto e magari ragionando e riflettendo avrebbero capito che forse era meglio rispedire la sue pedine venute dritte dal passato lì da dove erano venute: era probabile quando si trattava di Matt Honeycutt e dei suoi ragionamenti! Quell’umano aveva abbastanza ingegno ed era abbastanza esperto del mondo soprannaturale che spesso riusciva ad anticipare persino le sue mosse!
Se Astaroth voleva che il suo piano andasse a buon fine aveva bisogno di tempo, di tempo affinchè quella versione più stupida di Damon e magari anche qualcun altro cominciassero ad avere dubbi su quel loro futuro troppo diverso dalle loro aspettative e decidessero di mettersi in testa di riscriverlo completamente.
Ma, nel frattempo, dovevano continuare a credere che fosse tutto come sempre, che la venuta del gruppo dal passato lui non l’avesse prevista e che si sentisse braccato e quindi pronto a degli stupidi contrattacchi apparentemente senza ragione d’essere.
Astaroth non poteva lasciare che scoprissero che in realtà aveva rapito Bonnie solo per spingerli a fare ciò che lui voleva, non potevano sapere che lui era a conoscenza della lettera che Damon aveva inviato dal futuro a Nicole e non potevano sapere che aveva orchestrato tutto sin dall’inizio.
Con un cenno della mano richiamò il demone che era all’ingresso delle segrete.
“Preparatevi! Ho voglia di combattere! Le lotte con la Resistenza mi sono mancate durante il mio viaggio e soprattutto mi è mancato il loro modo così stupido di credere che possano battermi!” - disse.
Il demone annuì con un inchino e scomparve.
Astaroth tornò a rilassarsi sulla poltrona dalla quale era solito assistere alle torture inflitte a Bonnie ed un nuovo grido della strega gli fece nascere un sereno sorriso sul volto.

“Cosa mi è successo?”.
L’aria già pesante della stanza si era appesantita ulteriormente dopo la domanda di Meredith.
All’improvviso si era sentita quasi invidiosa del resto dei suoi amici perché, anche se il futuro era disastroso, tutti sembravano aver ottenuto ciò che desideravano tranne lei.
Elena era diventata una vampira e viveva felicemente con Stefan.
Matt era maturato ed aveva ottenuto ciò per cui si era sempre battuto, cioè il riconoscimento del suo valore da parte dell’intero gruppo.
Bonnie, nonostante in quel momento fosse tennuta prigioniera da Astaroth, era diventata una strega potente e aveva Damon accanto a lei che l’amava come Meredith non avrebbe mai creduto possibile. Perché sì, nonostante avesse deciso di non toccare mai l’argomento con la sua migliore amica per evitarle di soffrire ulteriormente, Meredith non era stupida e aveva capito da tempo che Bonnie era irrimediabilmente innamorata di Damon.
E invece lei?
Cosa aveva avuto lei dal futuro?
Forse una vita felice con Alaric, ma poi era finita in quel letto in fin di vita e questo non era giusto! Non era assolutamente giusto!
“Voglio sapere cosa mi è successo!” - pretese.
L’Elena del futuro si alzò e la guardò con i suoi occhi azzurri resi ancora più luminosi ed espressivi dalla trasformazionme in vampira e si discostò appena dal letto per avanzare lentamente e con eleganza, verso di lei.
Le prese le mani, ma Merdith si sentiva troppo scombussolata per dare peso alla cosa o per ringraziarla con un sorriso del suo tentativo di conforto.
“Cosa mi è successo? Non mi interessa la mia intera storia, ciò che voglio sapere è cosa mi è capitato per farmi finire il quelle condizioni!” - specificò di nuovo.
L’altra Elena annuì.
“Tu, come tuo marito Alaric e…tuo figlio Owen..” - cominciò Elena indicandole il ragazzo accanto alla versione futura di se stessa - “…siete dei cacciatori, quindi non è insolito che partecipiate con noi alle lotte contro i demoni perché avete le capacità e le conoscenze giuste per ucciderli! Ma circa due mesi fa…tu….tu andasti con Nicole a recuperare un gruppo di cinque bambini che erano fortunatamente rimasti illesi dopo il crollo di un edificio e li stavate portando qui al pensionato quando Astaroth e i suoi vi attaccarono! Cominciaste a combattere, coprendovi le spalle a vicenda, ma all’improvviso Astaroth approfittò di un momento di distrazione di Nicole, che stava proteggendo due dei bambini dall’attacco di un altro demone, per colpirla alle spalle! Tu te ne accorgesti e ti frapponesti ricevendo il colpo al posto di Nicole! Le salvasti la vita, ma in cambio…ti è successo quello che vedi…” - raccontò fermandosi un attimo a lanciare uno sguardo al letto - “Quando ti riportarono qui…stavi per morire! Astaroth ti aveva squarciato il petto e ti aveva colpito direttamente al cuore! Praticamente il tuo cuore non riusciva più a pompare sangue, ma solo veleno demoniaco: è per questo che adesso ha quell’aspetto e quel colore! E Nicole..lei era….” - Elena si bloccò e scosse la testa.
“Distrutta!” - intervenne la voce di Lilian dalla porta - “Distrutta dal dolore per ciò che ti stava succedendo, ma soprattutto distrutta dal senso di colpa! Tutt’ora si sente in colpa per te, anche se la colpa è di Astaroth! Si sente in colpa perché pensa che se non si fosse trattato di lei, l’unica in grado di uccidere quel demone, tu avresti cercato di avvertitla, ma non ti saresti frapposta tra loro!”.
Meredith scosse la testa.
“No! Io l’avrei fatto comunque perché lei è la figlia di Bonnie! E sicuramente è questo il motivo principale che mi ha spinto a farlo!” - disse, sicura.
“Lo so!“ - Lilian annuì entrando nella stanza e arrivando di fianco al ragazzo che doveva essere Owen, figlio suo e di Alaric, per poi prendergli la mano tra le sue.
Owen distolse lo sguardo dall’altra Meredith solo per fissare i suoi occhi grigi in quelli verdi di Lilian e abbracciarla forte, sospirando sollevato per il suo ritorno.
Meredith si lasciò scappare un lieve sorriso per quella scena così tenera prima di ritornare a fissare l’altra Elena, sentendo sempre il peso dello sguardo angosciato dell’altro Alaric su di se.
“E poi cosa è successo?” - chiese, perché era palese che non era morta.
“Intervenne Bonnie!” - rispose l’altra Elena - “Nessuno di noi poteva darti il suo sangue per guarirti prima che il tuo corpo non fosse stato purificato dal veleno demoniaco, ma non avevamo idea di come purificarlo, quindi lei ti ridusse, tramite un antico incantesimo, a quello che viene definito ‘il sonno magico’!”
“Il sonno magico?” - chiese Meredith.
“Sì!” - intervenne Alaric, avvicinandosi all’altra Meredith e passandole uno straccio imbevuto d’acqua fresca sulla fronte - “Il sonno magico è..una specie di coma! Mette il tuo corpo in stasi ed ogni funzione biologica rallenta moltissimo! E se sei ferito gravemente anche il processo che ti porta alla morte viene rallentato per dare il tempo a chi ti sta intorno di trovare una soluzione, una cura!”.
“E voi l’avete trovata? Una cura, intendo! Esiste una cura?” - chiese Meredith.
“Si, esiste!” - confermò Elena - “Ci siamo dati da fare tutti e alla fine abbiamo capito cosa dobbiamo fare! Ma fino a poco tempo fa sembrava impossibile…”.
“Perché impossibile?”.
“Perché una strega abbastanza potente deve pronunciare un incantesimo di guarigione dalle ferite inflitte dai demoni mentre fa ingoiare al ferito una goccia del suo stesso sangue che, però, deve essere puro dal veleno demoniaco! E l’attacco di Astaroth fu così feroce e profondo che, ancora prima che Nicole ti riportasse al pensionato, di sangue puro nel tuo corpo non ce n’era più!”.
Meredith ascoltò tutto con attenzione, come suo solito, e ci ragionò su qualche attimo.
Certo, se serviva una goccia del suo sangue puro, ma il suo sangue era tutto contaminato poteva capire perché non si fossero ancora mossi: semplicemente non avevano potuto e magari stavano cercando un’un alternativa, una scappatoia.
Ma adesso c’era lei, giusto?
“Ora il sangue potete prenderlo da me, giusto? Insomma….sono comunque Meredith Sulez! Più giovane, ma sono comunque la stessa persona che giace in quel letto, sono comunque..io, no?” - disse.
“Giusto! Per questo dicevo che ci sembrava impossibile…fino a poco tempo fa! Perché adesso, con te qui, possiamo prelevarlo da te il sangue che occorre a lei!” - confermò Elena.
Meredith sorrise apertamente per la prima volta da quando aveva messo piede in quella stanza e si arricciò una manica della felpa leggera che indossava.
“E allora che state aspettando? Prendete ciò che vi serve, no?” - chiese, esponendo il braccio, ma tutti i presenti scossero la testa.
Meredith si accigliò.
“Cosa…?” - chiese, dubbiosa.
“Non abbiamo la strega ora che Astaroth ha fatto prigioniera Bonnie!” - disse l’altro Alaric.
“Beh…ma c’è Nicole! Anche lei è una strega, no?” - obiettò Meredith.
“Nicole è un ibrido! A noi serve una strega pura!” - rispose Alaric.
“Allora lo chiederemo a Bonnie, la mia Bonnie, quella del mio tempo!” - disse, risoluta, Meredith.
“Si, lei potrebbe, ma non è ancora abbastanza potente! Nel tempo dal quale provenite Bonnie non ha ancora accettato davvero la sua natura ed è ancora spaventata dalla magia!” - fece Elena.
“Io posso convincerla ad aiutarci! Se sapesse cosa mi è successo…” - s’intestardì Meredith.
“Ci aiuterebbe sicuramente, lo so!” - finì per lei Elena - “Ma ci manca comunque l’incantesimo da farle pronunciare!”.
“Come sarebbe che vi manca l’incantesimo?” - fece Meredith.
“I demoni sono crudeli e subdoli, Meredith! Non appena vennero a conoscenza che le streghe avevano trovato il modo per salvare le loro vittime, non vollero accettarlo e fecero in modo da uccidere quelle streghe e distruggere gran parte di quegli incantesimi o comunque da rubarli! Ciò che sappiamo per certo è che Astaroth è egocentrico e perverso! Adora colpire i suoi nemici e adora stare a guardare consapevole del fatto che l’unico mezzo per salvarli è nelle sue mani!” - rispose l’altra Elena.
“Aspetta! Questo significa che…Astaroth ha l’incantesimo?” - chiese Meredith.
“Da qualche parte nel suo immenso castello! Probabilmente nelle stanze che contengono la sua collezione privata di cimeli dell’umanità, come adora chiamarli lui! Sono nient’altro che un’accozzaglia di residui delle città e dei popoli che lui ha distrutto durante il corso del tempo e di cui si vanta molto, anche!” - rispose Lilian.
Meredith annuì.
“Dobbiamo trovare il modo di prendere quell’incantesimo! Adesso che ci sono io e che è possibile…salvarmi….non mi tirerò indietro!” - fece.
“Nessuno di noi lo farà!” - le rispose Owen voltandosi a guardarla per la prima volta da quando aveva messo piede in quella stanza.
Dal modo in cui si prendeva amorevolmente cura dell’altra Meredith si capiva benissimo che era molto legato alla madre e quindi era comprensibile che, dopo aver passato mesi interi a vegliare sulla figura di lei morente, doveva essere stato un duro colpo per Owen vederla comparire all’improvviso dal passato, viva, giovane e sana.
Meredith non poteva biasimarlo.
Annuì nuovamente e continuò a guardare negli occhi il ragazzo che un giorno sarebbe stato suo figlio ripromettendosi che gli avrebbe restituito sua madre.
L’avrebbe fatto per salvare il suo futuro, per Alaric, ma soprattutto per Owen.
Adesso riusciva a capire il senso di protezione che Bonnie dimostrava verso Nicole, perché era lo stesso che lei sentiva per Owen.
Astaroth doveva morire e qualcosa delle loro storie doveva cambiare se volevano tutti sperare di avere un futuro felice e diverso da quello in cui si trovavano.
Adesso Meredith l’aveva capito!
Non dovevano stare attenti a non cambiare nulla per non correre il rischio di riscrivere tutto il loro futuro. Semplicemente, dovevano stare attenti a cambiare solo ciò che era necessario!

All’alba il pensionato era già di nuovo in fermento.
Per tutta la notte c’era sempre stato qualcuno di guardia e per quanto Damon ne potesse sapere nessuno, tranne i suoi allegri compagni di viaggio, aveva chiuso occhi quella notte.
Nicole e quella versione effeminata di se stesso erano rimasti chiusi tutta la notte in una piccola stanzetta poco sotto la soffitta e Damon non aveva fatto altro che fare avanti e indietro davanti a quella porta aspettando pazientemente che qualcuno ne uscisse e gli riservasse la considerazione che si meritava, ovviamente insieme ad un montone di spiegazioni su come aveva fatto a ridursi in quello stato e su come evitare che succedesse.
Ma la pazienza non era mai rientrata tra le già poche virtù di Damon e, per i suoi standard, otto ore di attesa erano state più che abbastanza.
Si fermò di botto e spalancò la porta che aveva davanti.
All’interno, se non fosse stato un vampiro, si sarebbe congelato all’istante visto il freddo che faceva. Nonostante i raggi del sole entrassero dalla finestra posta a sud della stanza, il calore sembrava essere quasi allergico a quel posto.
Le pareti erano scrostate e macchiate dall’umidità, ma in compenso lì sembrava esserci un vero arsenale di libri, carte topografiche e strani oggetti vari.
Nicole e quell’altro vampiro che, per come era ridotto, quasi non meritava neppure più di essere chiamato Damon Salvatore, erano chini su un tavolo al centro della stanza e guardavano una grossa cartina geografica che, per quello che Damon poteva capire, raffigurava l’Old Wood dall’alto.
“Finalmente ti sei deciso ad entrare! I miei nervi non ce la facevano più a sentirti camminare su e gù senza prendere una decisione!” - disse l’altro Damon alzando lo sguardo.
“Vorrai dire che il tuo portafogli non ce la faceva più a sentirlo lì fuori ad aspettare!” - fece Nicole mentre si tirava su con il busto e guardava l’orologio a pendolo appeso ad una parete - “Ha aspettato quasi otto ore prima di farsi vedere….Ho vinto io, papà!” - aggiunse, soddisfatta, tendendo una mano.
L’altro Damon sbuffò e tirò fuori dalla tasca laterale dei jeans scuri un paio di banconote da cento dollari per poi depositarle sul palmo aperto della figlia che le intascò sorridente.
“Incredibile che mia figlia mi conosca meglio di quanto mi conosca io!” - borbottò.
“Non è questo, papà! E’ solo che io sono una maga delle scommesse, ecco tutto!” - ghignò Nicole.
Damon si riprese dallo stato di stupore in cui era caduto restando spettatore immobile di quella scena e scosse la testa avvicinandosi a loro.
Si, quella che stavano esaminando era una cartina geografica dell’Old Wood con tanto di castello nero al centro!
“Che diavolo state blaterando? Avete fatto una scommessa?” - chiese.
“Esatto! Io ho scommesso che avresti aspettato un bel po’ prima di avere il coraggio di entrare, mentre mio padre diceva che saresti entrato subito conoscendo il tuo temperamento!” - confermò Nicole, voltandosi a guardarlo - “Ma il fatto è questo…” - aggiunse tornando con gli occhi sull’altro Damon - “Tu hai molta più tempra e coraggio della tua versione passata, papà! Lui è solo un povero idiota al momento!”.
Damon le scoccò un’occhiataccia e si voltò verso la sua controparte futura aspettandosi una bella ramanzina a Nicole, ma niente: l’altro Damon annuiva e sogghignava.
Damon non ci vide più.
Quel  futuro faceva schifo e lui non aveva nessuna intenzione di accettarlo.
Aveva ben chiaro in mente quale sarebbe stato il suo futuro, cioè un futuro di pura gloria con Elena al suo fianco, e non si sarebbe accontanto di nulla di meno!
Né si sarebbe ridotto in quel modo: sposato con Bonnie, con Nicole per figlia e a capo di uno stupidissimo gruppo di umani che l’unica cosa che erano degni di fare era consegnarglisi per cena o come spuntino pomeridiano.
Si voltò furioso verso l’altro se stesso che era tornato ad esaminare i documenti e i libri che aveva sotto il naso, tutto preso dalla sua intenzione di salvare la moglie.
Moglie! Damon non avrebbe mai avuto una moglie e, se anche avesse accettato di sposarsi, di certo non avrebbe accettato una proposta della streghetta.
“Egocentrico sempre e comunque, eh?” - commentò l’altro Damon picchiettandosi la mente per ricordargli che poteva leggergli il pensiero - “Ma ti senti?  Ti faccio presente che è l’uomo a chiedere alla donna amata di sposarlo, non il contrario! E poi tu ce la vedi Bonnie a fare una cosa del genere?”.
“Io Bonnie non la vedo in nessun modo!” - si ostinò Damon.
“Oh, ti assicuro che presto la vedrai i mooolti modi…” - sorrise maliziosamente l’altro Damon.
“Oddio, per favore! Ma la smettete di fare allusioni poco caste su mia madre in mia presenza?” - si lamentò Nicole.
“Certo, certo…scusa…” - cantilenò l’altro Damon sorridendo.
Damon ringhiò e afferrò l’altro se stesso per le spalle, costringendolo a fissarlo negli occhi.
“Dimmi come hai fatto! Come hai fatto a diventare…così?” - pretese - “Tu avevi dei progetti, dei grandi progetti che non comprendevano figli, famiglie felici o streghette inutili! Come hai fatto a mandare tutto all’aria? Cosa ti è successo?”.
L’altro Damon lo guardò in silenzio per qualche attimo, prima di afferrargli le mani con le sue e allontanargliele dalle sue spalle.
“Cosa mi è successo? E’ successo che ho aperto gli occhi e ho visto ciò che da troppo tempo avevo sotto il naso e mi ostinavo a non vedere per colpa di una stupidissima fissazione!” - gli rispose, gelido e tagliente.
“Elena non è una fissazione!” - scandì bene Damon.
“Oh certo, perché tu la ami, no? La ami così tanto che non appena mia figlia stava per scomparire del tutto e Bonnie ti ha baciato tu non l’hai respinta!” - lo prese in giro l’altro Damon.
“Quel bacio non ha significato niente! Non ho sentito niente!” - replicò Damon.
“Certo! Continua a raccontartela da solo se ti fa piacere, ma se permetti io ho cose ben più importanti a cui pensare!” - fece l’altro Damon indicando le sue scartoffie.
“Non mi puoi liquidare così! Io mi merito una spiegazione decente!” - s’intestardì Damon.
“Non posso dartela!” - fu la risposta dell’altro Damon - “E sai perché? Perché tu sei ancora troppo cieco per riuscire a capire cosa lega me e Bonnie! Insomma…ancora ti ostini a ripetere che quel bacio tra te e lei non ti ha fatto provare niente quando io so bene che non è così perché, anche in tempi non sospettabili, ogni singola volta che ho baciato quelle labbra rosse io ho provato qualcosa! Ma tu non sei ancora pronto ad ammetterlo, quindi non sei ancora pronto a sentire le mie motivazioni e la mia storia, semplicemente perché non riusciresti a capire!”.
Damon scosse la testa.
“Come osi dire che..” - iniziò, ma l’altro Damon, con un gesto secco della mano, gli fece cenno di tacere.
“Non ci provare nemmeno, Damon! Da me non saprai nulla fino a che non ti sarai deciso a prendere in considerazione il fatto che il futuro che stai progettando è una grandissima cavolata! Quindi…ti consiglio di fartene una ragione, amico!” - gli disse, battendogli una mano su una spalla un paio di volte.
Damon era sconcertato.
Certo che lui non poteva capire! Non c’era nulla da capire tranne il fatto che, evidentemente, aveva preso una bella botta in testa e si era evoluto in un povero imbecille e codardo.
Lui non avrebbe ammesso un bel niente, perché non c’era nulla da ammettere! Punto!
Era quello lì a doversene fare una ragione, non lui!
La porta alle loro spalle si spalancò all’improvviso, nello stesso momento in cui una strana sirena acuta e fastidiosa cominciava a gridare dal basso del pensionato.
L’altro Damon e Nicole scattarono subito mentre la versione…ehmm…matura di Mutt entrava di corsa.
“I demoni! Il pensionato è sotto attacco!” - disse, in preda all’affanno.
“Sotto attacco? Ma è impossibile! C‘è l‘incantesimo di mia madre che ci protegge!” - fece Nicole
“Si, ma si è indebolito e loro stanno facendo forza per riuscire a crearsi un varco! L’unica spiegazione è che Bonnie in questo momento sia così debole da non riuscire a reggerlo!” - rispose l’altro Mutt.
Damon si stupì del pensiero che gli attraversò la mente in quel momento: l’altro Mutt sembrava un tantino più intelligente! Che cosa strana!
L’altro Damon ringhiò e sferrò un pugno sul tavolo che traballò, ma non si ruppe.
“La stanno torturando!” - dedusse.
“Papà….andremo a riprendercela presto! Ma adesso…” - fece per intervenire Nicole, ma l’altro Damon si rimise dritto e si avviò a grandi passi verso l’uscita, cominciando a dare ordini.
“Sbrangate porte e finestre…non devono entrare! Dite ad Elena di restare con Meredith e a Lilian e ad Owen di tenere tutti gli umani e i feriti calmi e al loro posto! Il resto dovrà uscire fuori a combattere…….DAMON! MUOVITI!”.
A quel richiamo Damon, che era rimasto immobile nella stessa posizione in cui si trovava prima che Mutt arrivasse a dare la notizia sull’attacco, si riscosse.

Ritornare a casa, un posto che ti ha visto crescere giorno dopo giorno, non dovrebbe far venire i brividi a nessuno, ma per Nicole quella volta non era stato così.
Nonostante si fosse dimostrata felice e spavalda come al solito nel dare la notizia, in realtà non appena aveva letto il biglietto del padre aveva capito che c’era qualcosa sotto e rimettere piede al pensionato glielo aveva soltanto confermato.
Nicole conosceva la sua famiglia, conosceva ogni loro modo di pensare ed agire e, per quanto suo padre potesse essere temerario e più spavaldo di lei, Nicole sapeva che non avrebbe mai corso il rischio che la sua intera storia, che la storia della loro famiglia che lui amava sopra ogni altra cosa, venisse cancellata.
Quindi doveva essere successo qualcosa di veramente grave!
Aveva continuato a combattere tra la voglia di assecondare quel presentimento e la voglia di scacciarlo via per tutto il loro viaggio, ma l’incontro prima con Matt e poi con suo padre l’avevano costretta a guardare in faccia la realtà.
Sua madre, la sua adorata e preziosa mamma, era stata rapita da Astaroth.
Tra tutte le cose che poteva fare, tra tutte le torture che poteva inventarsi, tra tutti i posti che poteva distruggere, Astaroth era andato a colpire giusto nel suo punto debole: la famiglia!
E Nicole si rendeva perfettamente conto che, forse, un’idea simile gliel’aveva suggerita lei stessa durante una delle loro assurde chiacchierate durante uno dei loro assurdi scontri.
Si era scoperta troppo, si era fatta conoscere troppo e adesso Astaroth aveva sua madre in pugno e lei era talmente confusa dalla cosa e furiosa con se stessa e con quel demone che non sapeva come affrontare la situazione né cosa pensare di preciso.
Di solito lei e suo padre insieme erano in grado di mettere su un piano d’attacco perfetto sotto ogni punto di vista in sole poche ore. Quella volta ci avevano messo tutta la notte e non erano ancora giunti a niente!
Il pensionato sotto attacco era l’ultima cosa che serviva a tutti loro.
Avevano già così tanti pensieri e preoccupazioni che non avevano pensato neppure un minuto al fatto che Astaroth potesse approfittare di avere lì sua madre per indebolirla e indebolire di conseguenza lo scudo magico di protezione che difendeva il pensionato, l’ultimo baluardo della Resistenza.
Ancora una volta non avevano pensato lucidamente e si erano lasciati fregare.
Al fianco di suo padre e Matt e con…Damon…alle loro spalle, Nicole si diresse verso l’uscita del pensionato pronta ad una nuova battaglia.
Guardare suo padre e poi guardare Damon, così simili e così diversi, le faceva uno strano effetto.
Suo padre era un uomo deciso, carismatico e affidabile, un padre eccezionale, un marito meraviglioso, un fratello presente, un amico leale e un vampiro indistruttibile.
Damon…non era suo padre! Punto!
E Nicole poteva vedere quella differenza chiaramente, l’avrebbe vista anche se avessero assunto lo stesso atteggiamento e si fossero vestiti alla stessa maniera.
Suo padre era suo padre.
Damon era Damon.
E, nonostante si rendesse conto che erano la stessa identica persona, Nicole non poteva evitare di sentirsi estremamente legata ad uno e provare un qualcosa di molto simile al disgusto per l’altro.
Il modo in cui Damon parlava di Bonnie…
Il modo in cui Damon si ostinava a non credere all’amore profondo che legava i suoi genitori…
Il modo in cui Damon non faceva che sbandierare ai quattro venti quanto amasse quell’oca rinsecchita di Elena…
Erano tutte cose che la mandavano in bestia e accrescevano il suo disprezzo.
Arrivati nell’atrio vennero subito accerchiati dal solito capannello di uomini e donne terrorizzati che chiedevano solo di avere un giorno in più da passare con i loro cari. Oltre a loro vi era il gruppo che sarebbe sceso in campo per la lotta.
Senza volere il suo sguardo si posò sulla figura di Meredith che si stava legando in vita una delle grosse cinture cariche di armi della sua versione futura.
Flash istantanei offuscarono la mente di Nicole che si sentì opprimere il petto dal senso di colpa.
No! Già sua zia Meredith si trovava in un letto perché aveva voluto difendere lei, non avrebbe permesso che anche la giovane Meredith facesse la stessa fine!
Si voltò verso suo padre e ne richiamò l’attenzione poggiandogli una mano su un braccio e indicandogli Meredith con un cenno della testa.
“Per favore, papà….” - lo supplicò.
Suo padre annuì.
“Meredith? Scusa è che devo abituarmi al fatto che non siete diventati ancora ciò che siete in questo tempo, quindi…ti dispiacerebbe restare al pensionato? Verranno Lilian ed Owen con noi! Solo per precauzione!” - disse suo padre, ad alta voce.
Meredith sembrò stranita, ma annuì e sua cugina e Owen si fecero largo tra la folla e si aggregarono a loro lanciandole uno sguardo di comprensione e uno di gratitudine.
“Bonnie? Matt? Potete restare qui anche voi, se volete!” - aggiunse suo padre.
“No, io voglio esserci! Voglio capire perché mi hanno presa! Resterò nelle retrovie e vedrò di tenermi lontana il più possibile dagli scontri, ma voglio uscire là fuori anch’io!” - fece Bonnie.
“Io starò con lei!” - aggiunse Matt.
Suo padre aspettò qualche secondo prima di annuire.
“Perfetto, allora! Andiamo!” - disse.
All’esterno sembrava la scena di uno di quei film horror pieni di zombie che arrivano da ogni parte a valanghe e si riversano tutti contro uno stesso edificio.
Più o meno lo stesso scenario di sempre, praticamente.
Nicole si prese due secondi per guardarsi intorno prima di rendersi conto che Astaroth non c’era e che aveva mandato i suoi demoni probabilmente solo per rompere le scatole a tutti loro.
“Dì la verità: ti è mancato tutto questo spettacolo esaltante, eh?” - ironizzò suo padre.
“Sai che hai ragione! Mi sa che mi sono abituata alla Fell’s Church versione Armageddon!” - rispose a tono Nicole.
Suo padre le battè una mano su una spalla e poi le afferrò il polso destro e fece incontrare le loro due polsiere.
“Vedi di restare viva, ok?” - le disse, come ogni volta.
“Vedi di restare vivo tu, vecchietto!” - rispose Nicole, come ogni volta.
A quel punto avrebbe dovuto esserci anche una terza polsiera che si univa alle loro accompagnata da una voce che diceva: “Vedete di restare vivi entrambi, piuttosto!” - ma Astaroth aveva portato via quella voce e, fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto, Nicole se la sarebbe ripresa, si sarebbe ripresa sua madre.
Programmare un vero e minuzioso piano d’azione era quasi sempre impossibile contro quei demoni perché non avevano disciplina, non avevano ordine. Attaccavano solo perché così gli era stato ordinato, senza curarsi di cercare una traiettoria precisa, un bersaglio vero da colpire.
Era il caos, sempre e solo il caos.
Quindi la cosa più sensata da fare, in quelle situazioni, era dividere il campo di battaglia in sezioni e lasciare che ognuno di loro si occupasse dei demoni che arrivavano nella sezione che si era scelto.
Nicole era al centro di quella insensata baraonda e davanti a lei poteva vedere Damon combattere e uccidere demoni con uno stile simile a quello di suo padre, ma non ancora così preciso, esperto ed accurato.
Suo padre era alle sue spalle e Nicole sentiva le urla dei poveri demoni che arrivavano fino a lui solo per poi fare una misera morte dolorosa anche se veloce.
Suo zio Stefan era con suo zio Alaric alla sua sinistra e Lilian ed Owen tenevano a bada i demoni che arrivavano da destra, coprendosi le spalle a vicenda.
Elena aveva sfoderato un paio delle famose ali che Nicole non aveva mai avuto modo di vedere e cercava di aiutare Stefan, poco più in là rispetto a lei.
Matt e Bonnie, invece, avevano fatto come promesso e se ne restavano in disparte, nelle retrovie, coperti da tutti loro.
Nicole creò l’ennesima lama di luce pura e mozzò di netto la testa dei due demoni contemporaneamente mentre si allungava all’indietro per colpire con un calcio in pieno petto un altro demone che tentava di attaccarla vigliaccamente alle spalle.
Si abbassò appena in tempo per schivare la lama di un altro dei suoi nemici e con un esplosione di puro fuoco ardente ne stese quattro che avevano tentato di fare capannello intorno a lei per non lasciarle vie di fuga.
Continuava a lottare mantenendo sempre la mente aperta nel caso ci fosse stato qualche nuovo pericolo da captare e cercava sempre di buttare un occhio sugli altri per vedere se erano in difficoltà oppure no.
Con una sfera di energia elettrica disintegrò un demone che si era materializzato all’improvviso alle spalle di Lilian e di cui la cugina non si era accorta, ma proprio in quel momento un urlo vicino la fece scattare.
Nelle retrovie, dove avrebbe dovuto essere al sicuro, Bonnie era a terra e si teneva un braccio da cui colava copiosamente sangue.
Nicole non riusciva a capire come fosse potuto succedere e riuscì perfino a meravigliarsi quando notò Elena lì vicino, a terra ma in perfetta forma, e Damon tra le due.
Suo padre le lanciò un’occhiata e scattò immediatamente ordinando agli altri di seguirlo.
I demoni che avevano sterminato quel giorno erano in molti e le loro ceneri giacevano sul terreno arido di fronte al pensionato. Ne restavano relativamente pochi e sembrava che nessun altro stesse arrivando, così Nicole prese un bel respiro e rivolse le mani al suolo.
La terra davanti a lei si crepò e, accompagnata da un forte vento, si formò una voragine ai suoi piedi nella quale i demoni rimanenti furono scagliati.
Nelle grandi lotte non ricorreva mai a quel tipo di magie perché non era in grado di tenere quell’incantesimo attivo abbastanza a lungo da sbattere dentro quella voragine un esercito di demoni.
Se lo concedeva rare volte e solo quando i nemici non erano in molti.
Quando tuttò cessò e la terra tornò al suo posto, Nicole corse verso Bonnie giusto in tempo per vedere suo padre che si scagliava contro Damon e lo appendava al muro tenendolo stretto per la gola.
“Come hai osato, eh? Che ti passa per la testa?” - ringhiò suo padre - “Ecco cosa ti dicevo poco fa: tu non puoi capire perché sei cieco, cieco e stupido anche! Non sai cosa significa fare gioco di squadra e questo è sempre stato il tuo più terribile difetto, Damon, e se te lo dico io puoi crederci! Tutto stava andando per il verso giusto finchè tutti restavano nei propri settori, ma tu ovviamente dovevi rovinare ogni cosa, eh? E se non ci fosse stata Nicole con la sua magia? Saremmo morti probabilmente tutti per via di un tuo stupidissimo tentativo di rivalsa nei miei confronti!”.
“Io non sto cercando rivalsa nei confronti di nessuno…” - ringhiò Damon, ancora intrappolato nella presa di suo padre.
“Ah no? E allora perchè diamine sei corso come un povero cretino ad aiutare Elena quando se la stava cavando benissimo da sola e con lei aveva Stefan, eh? Spiegamelo perché io non lo capisco!” - urlò suo padre.
“Elena stava per essere attaccata da un demone! Io l’ho visto e sono corso a salvarla perché così deve essere!” - rispose Damon.
“Certo! E non ti è importato un bel niente del fatto che per portare via Elena hai lasciato scoperta Bonnie che è stata inevitabilmente colpita a causa tua, no?” - ribattè suo padre.
Quindi era questo che era successo?
Per portare la sua preziosa Elena lontana dal pericolo, Damon aveva lasciato Bonnie da sola contro il nemico?
Nicole sentì un’improvvisa rabbia crescerle dentro. Strinse i pugni e, in risposta al suo stato d’animo, il cielo sopra le loro teste tuonò.
Lilian arrivò a metterle una mano su una spalla, ma Nicole se la scollò di dosso: in quel momento non aveva bisogno di conforto, ma solo di sfogarsi.
Elena, dal canto suo, restava immobile con gli occhi bassi e non si era neppure avvicinata a quella che diceva essere la sua migliore amica e che giaceva ancora a terra sorretta appena da Matt.
Poi si chiedevano perché, indifferentemente da se si trattasse delle sua versione presente o passata, Nicole odiava sua zia Elena con tutte le sue forze e non riservava lo stesso trattamento anche a suo padre.
Era semplice: suo padre era combiato negli anni mentre Elena era rimasta la stessa egocentrica imbecille di sempre.
Suo padre lasciò bruscamente andare Damon, ma continuò a guardarlo in preda all’ira.
“Ascoltami bene: fai un’altra stupidaggine del genere, metti di nuovo a rischio la vita di Bonnie e assaggerai dalle mie mani cosa vuol dire essere un vero vampiro potente, mi hai capito? E poco mi importa se mi farò del male da solo, perché nessuno fa male a Bonnie...tantomeno io! Intesi?” - ringhiò ancora.
Bonnie, nel frattempo, si reggerva il braccio lamentandosi sommessamente.
Tutta la manica del suo leggero golfino era stata stracciata e Nicole poteva vedere un lungo taglio profondo che dalla spalla le arrivava fino alla mano lacerandole selvaggiamente la carne in due parti.
Il sangue era copioso e il dolore doveva essere inimmaginabile.
Suo zio Stefan accorse da lei e la prese delicatamente dalle braccia di Matt, cercando di alzarla senza farle ulteriormente male, ma doveva essere molto difficile visto il modo in cui anadava a rilento nei movimenti.
Suo padre era ancora talmente furioso che non riusciva a muoversi o forse era così poco lucido da non poterlo fare.
Fu Stefan a farsi avanti e ad affiancare Bonnie dall’altro lato collaborando con la sua controparte futura.
Insime, i due Stefan, riuscirono a non muovere troppo Bonnie e a portarla dentro dove si sarebbero presi cura di lei.
Nicole scosse la testa a quella scena e guardò suo padre e Damon che ancora si ringhiavano contro.
Perché?
Perché tra loro due non poteva essere come tra suo zio Stefan e Stefan?
Perché suo padre doveva per forza essere stato un tale imbecille?
Questa volta, quando Lilian le mise una mano su una spalla e la trascinò dentro, Nicole sorrise mestamente e non la cacciò via.

Dalla torre più alta del suo palazzo, Astaroth aveva assistito ad ogni cosa e adesso stava ridendo a crepapelle.
Si chiedeva come aveva fatto a non pensare a quel suo piano così geniale già parecchio tempo prima.
Vedere quella versione passata di Damon che lasciava la giovane Bonnie al suo destino senza curarsi minimamente di lei era stato impagabile e adesso lo sapeva, adesso aveva l’assoluta certezza che pazientando ancora e continuando su quella via, avrebbe raggiunto la sua vittoria.
Loro si sarebbero rovinati con le loro stesse mani e Astaroth si sarebbe liberato per sempre di Nicole.






NOTE:
Ciao a tutti!!! Come va?
Io ho un leggero stiramento alla schiena che mi da un sacco di fastidio, ma vabbè....lasciamo perdere...
Grazie a tutti coloro che hanno letto e/o recensito lo scorso capitolo! Vi adoro tutti!*_*
Allora...passando a questo capitolo, invece...
Si è finalmente scoperto cosa è successo alla Meredith del futuro e cosa bisogna fare per aiutarla! Inoltre vi ho introdotto Owen.....non è carino con Lilian?*_*
C'è stato il tanto richiesto Pov Damon e vi ho lasciato non una, ma ben due chiacchierate tra i due Damon! Oddio...chiamarle chicchierate è un pò eccessivo, visto che il Damon del futuro si è limitato a dargli del rincretinito tutto il tempo, ma..vabbè...se lo dice lui allora avrà ragione, no?XDXDXD
In molti mi hanno chiesto nelle recensioni che cos'è la Bonnie del futuro! Un'umana? Una vampira?
Quindi ho deciso di mettervi qui anche la stessa risposta che ho dato a tutti nei commenti: si scoprirà presto che cos'è l'altra Bonnie, ma non posso dirvelo ora!
Ovviamente, però, presto anche Bonnie e gli altri dal passato, non potendo vedere l'altra Bonnie per ovvi motivo, si faranno delle domande e allora si avrà la risposta! Ma vi prometto che sarà un momento veramente carino e che arriverà giusto tra pochissimo!*_*
Ah...e poi spero che nol Pov Nicole si siano capiti bene i vari personaggi di cui parlava, cioè...quando parlava di quelli del passato li chiamava solo per nome, invece quando parlava di quelli del futuro li chiamava mamma, papà, zio, zia e via dicendo...
Se non si fosse capito vi prego di avvisarmi così cercherò di essere più chiara nei prossimi capitoli.
Adesso vi lascio....per qualsiasi domanda o chiarimento sapete che sono sempre qua pronta a rispondervi!
A lunedì sul mio blog per lo spioler e per il capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 11
*** Quando il dubbio ti assale ***


Quando il dubbio ti assale

La speranza è l’ultima a morire.
Era sorprendente quanto quella piccola frase era passata dall’essere una delle tante frasi fatte che si dicevano nei momenti di crisi quando non si sapeva più che dire, all’essere lo slogan della sua vita.
Elena, insieme e tutti gli altri, ne aveva passate così tante negli ultimi anni che, spesso, sperare si era rivelata l’unica cosa vagamente intelligente da fare.
Avere dubbi o esitazioni non le era permesso, ma una buona dose di speranza non faceva male se accoppiata ad un buon piano d’azione.
Era uno solo il dubbio talmente forte ed insistente da riuscire a scavalcare gli alti muri di speranza che aveva costruito intorno alla sua anima, alla sua mente e al suo cuore.
Sempre il solito dubbio che non la lasciava andare neppure durante il sonno: Stefan o Damon?
A volte Elena cercava di valutare la situazione obiettivamente, come se non vi fosse conivolta, dal di fuori…ed ogni volta fuggiva alla sensazione di disgusto per se stessa che arrivava quasi a provare.
Lo sapeva, sapeva che i suoi sentimenti per entrambi erano sinceri, ma quanto poteva essere sbagliato quel suo modo di amare che la spingeva in entrambe le direzioni?
Elena guardava Meredith e pensava che, seppur con i loro alti e bassi, seppure ci fosse di mezzo la lontananza, la sua amica non amava altri che Alaric. Meredith non si lasciava distrarre da altri ragazzi, non si lasciava nemmeno sfiorare dal pensiero di farsi distrarre.
Elena ricordava i suoi genitori e pensava che avevano trascorso anni insime, prima dell’incidente, senza mai nessun intoppo, senza mai volgere le loro attenzioni a nessun altro.
Quindi, cosa aveva lei che non andava?
Era cresciuta con il perfetto esempio del vero amore in casa, per cui come era possibile che, proprio quando pensava di aver trovato anche lei il suo vero amore in Stefan, si lasciava distrarre da Damon?
Amava Stefan con tutta se stessa fin dal primo istante ed era certa che avrebbe continuato ad amarlo con la stessa intensità fino alla fine dei suoi giorni.
Ma come poteva essere definito quel sentimento così forte e travolgente che provava per Damon se non anch’esso con la parola < amore >?
Ma forse era vero che quella sbagliata era lei.
Ormai, per quanto riguardava quella situazione, persino lei, Elena, la ragazza che aveva sempre la risposta ad ogni problema, un piano geniale per risolvere ogni situazione, non sapeva più come affrontare la cosa.
Quindi aveva provato a lasciarsi trascinare dalle situazioni, sperando che assecondando i suoi istanti sarebbe giunta alla dissoluzione di quel dubbio, ma l’unica cosa che aveva ottenuto era stato illudere Damon facendogli credere di essere vicino alla sua totale conquista; offendere Stefan che, in uno dei suoi rari momenti di rabbia, le aveva fatto presente quanto lo stesse ferendo non solo perché continuava a tradirlo con suo fratello, ma soprattutto perché lo aveva creduto così stupido da non accorgersene; e deludere se stessa che mai aveva pensato di poter essere una persona del genere, traditrice e bugiarda.
Arrivata a quel punto Elena non sapeva più se sarebbe mai uscita da quel circolo vizioso, ma poi era arrivata Lilian ed era arrivato quel viaggio nel futuro.
Per quanto a tutti sembrasse pazzesco ed irreale, per quanto nessuno sembrasse così felice di ciò che aveva trovato, per quanto lei stessa non riusciva a credere che Damon un giorno avrebbe amato così tanto Bonnie e non aveva ancora capito cosa ne pensasse della cosa….Elena, appena era approdata in quel nuovo tempo, aveva avvertito un’infinita sensazione di puro sollievo.
Perché combattere ancora così tanto contro quel suo dubbio se aveva la risposta lì davanti ai suoi occhi?
Era Stefan quello giusto e adesso lo sapeva.
Non doveva più rifletterci o passare notti insonni tormentata dall’impossibilità di riuscire a scegliere perché ora sapeva su chi doveva ricadere la sua scelta.
Era stata l’altra Elena a prendere quella decisione, ma tecnicamente era come se l’avesse fatto lei, giusto?
Dopo la lotta avvenuta quella mattina, Elena aveva deciso di lasciare per un po’ l’aria tesa che gravava sul pensionato per tornare nella stanza che le era stata assegnata.
Prima era passata da Bonnie per assicurarsi che stesse bene e, mentre risaliva le scale verso la sua camera, aveva scorto da lontano le figure dell’altra Elena e dell’altro Stefan che parlavano tra di loro teneramente abbracciati.
Elena fino a quel momento aveva accuratamente evitato di trascorrere troppo tempo con l’altra se stessa perché, dopo aver più volte assistito alle prese in giro del Damon del futuro verso quello del suo tempo, non sapeva se era preparata al confronto diretto con l’altra Elena.
Ma guardarla da lontano non era un crimine, no?
In mezzo a quell’Apocalisse, l’altra Elena e l’altro Stefan sembravano essere stranamente capaci di ritagliarsi un loro angolo di paradiso ovunque si trovassero e guardarli le faceva spesso stringere il cuore per la tenerezza.
L’altro Stefan avvolse l’altra Elena in un abbraccio ancora più forte dei precedenti e l’altra Elena sorrise.
Contemporaneamente, due braccia forti le avvolsero la vita sottile.
“Ehi? Dov’eri finita? Ti stavo cercando!” - le disse Stefan - “Stai bene?”.
Anche Elena si lasciò andare ad un sorriso e, voltandosi per guardare Stefan in pieno viso, affondò i suoi occhi azzurri in quelli verdi di lui e gli afferrò il viso con le mani lasciandogli un bacio carico di dolcezza sulle labbra.
“Benissimo!” - rispose.
Stefan le sorrise.
“In molti non la pensano così! Damon, ad esempio, sta impazzendo!” - le fece notare.
Elena scosse la testa: “Beh…io no! Io sono contenta di essere qui!” - ribattè - “Certo, ovviamente non sono affatto felice per ciò che è successo all’altra Bonnie e dobbiamo assolutamente aiutarli a liberarla e a togliere di mezzo Astaroth, ma…Stefan…ora che so come andranno le cose, ora che so che stare con te è davvero il mio destino, come posso non esserne felice?”.
La reazione di Stefan non fu quella che si aspettava.
Lo vide accigliarsi e staccarsi da lei.
Lo vide guardare alle sue spalle verso l’altro Stefan e l’altra Elena.
Poi lo vide scuotere la testa e andare via senza dire una parola.
Elena era confusa, non riusciva a spiegarsi perché Stefan avesse reagito così.
Cosa aveva detto di male?
Non si supponeva che avrebbe dovuto essere felice anche lui del fatto che lei non avrebbe più dovuto sprecare tempo prezioso a scegliere e poteva, quindi, dedicarsi solo a lui visto che proprio lui era il suo futuro?
Una nuova risata dell’altra Elena la fece voltare di nuovo nella direzione verso cui guardava poco prima e allora, con la prova lampante che per essere felice aveva bisogno di stare con Stefan, Elena sorrise serena e mise da parte ogni dubbio e preoccupazione.

“Adesso sembra una ferita orribile, lo so, ma l’ho trattata con del sangue di vampiro, quindi guarirà in un paio d’ore!” - disse Lilian mentre sistemava la fasciatura intorno al braccio ferito di Bonnie.
“Sangue di vampiro?” - chiese Bonnie.
“Si! Siamo in guerra e abbiamo i sopravvissuti a cui badare! Il sangue dei vampiri può guarire qualsiasi tipo di ferita, quindi ogni vampiro presente in casa si sottopone a delle…mmm…donazioni mensili, se così vogliamo chiamarle! Per i casi d’emergenza, sai…” - spiegò Lilian - “L’unica che riesce a competere con Astaroth è Nicole e lui ha a disposizione un esercito molto numeroso, cosa che noi non abbiamo, quindi cerchiamo di tenerci sempre tutti in ottima forma e di limitare le vittime in ogni modo possibile!”.
“Quindi mi hai guarito con sangue di vampiro…” - ripetè Bonnie.
“Si! Matt è stato categorico su questo: voi dovete tornare nel passato così come siete arrivati, senza nemmeno un graffio perché, già tenervi qui è rischioso, ma se dovesse anche succedervi qualcosa, qualsiasi cosa qui nel futuro, Dio solo sa cosa potrebbe comportare questo! Quindi, si: ti ho guarito con sangue di vampiro!” - rispose Lilian.
“E…di chi era il sangue?” - chiese, timidamente, Bonnie.
Lilian scosse la testa: “Non lo so con certezza! L’ho preso da uno delle sacche delle donazioni più…consistenti e numerose, ecco. Quindi, probabilmente, sarà di mio padre oppure di zio Damon: di solito loro sono quelli che ne donano di più!” - rispose - “Comunque…ho finito! Tra due ore ci incontriamo di nuovo qui così posso toglierti la fasciatura e tu riavrai il tuo bel braccio nuovo di zecca! Ma, mi raccomando, per i prossimi giorni evita di morire, ok?” - scherzò.
“Certo! Altrimenti potrei trasformarmi in un vampiro e Matt è stato categorico, giusto?” - fece Bonnie, sorridendo.
“Giusto!” - ribattè Lilian - “Allora…ti fa male? Stai bene?” - le chiese.
“Sto bene, si! E no, non mi fa male…non tanto almeno!” - rispose Bonnie - “Ci rivediamo tra due ore?”.
“Ci rivediamo tra due ore!” - confermò Lilian.
Bonnie le rivolse un ultimo sorriso prima di alzarsi e lasciare la stanzetta al piano terra del pensionato dove tenevano le scorte di medicinali e bende di ogni genere.
Lilian sospirò.
Aveva seriamente creduto che il viaggio nel passato avrebbe rappresentato la situazione più assurda della sua intera vita, ma aver portato nel futuro tutto il gruppo del passato...beh…aveva superato di gran lunga le sue aspettative in quanto ad assurdità e difficoltà.
Fino a quel momento c’era stata un’unica cosa su cui non si era trovata d’accordo con suo padre: lui credeva che le persone potessero cambiare sia in meglio che in peggio mentre lei credeva semplicemente che le persone non potessero cambiare affatto.
Nonostante tutte le storie che i suoi zii e i suoi genitori le avevano raccontato sul loro passato, Lilian aveva continuato a credere che era impossibile cambiare, che se si è tondi non si poteva morire quadrati e che anche se si fosse presentato un cambiamento, in realtà non si sarebbe trattato di un cambiamento vero, ma solo della naturale e vera espressione della personalità di una persona che fino a quel momento aveva vissuto nella menzogna.
Era stata costretta a ricredersi.
Le era bastato vedere a confronto una volta sola le due versioni dei suoi zii e genitori per capire che si era sempre sbagliata di grosso.
Ogni volta che li vedeva tutti insieme, riuniti in una stessa stanza, si rendeva sempre più conto di quanto le controparti future fossero dei completi estranei per le controparti passate.
Ma come si poteva essere degli entranei per se stessi?
Quando si era ritrovata per caso a pensare quella stessa frase a voce alta, suo padre le era accanto e le aveva risposto con una semplice parola: Cambiamento.
E aveva ragione!
Solo un cambiamento radicale dettato da un altro altrettanto radicale evento poteva trasformare così le controparti future tanto da renderle irriconoscibili a quelle passate.
Ma, nonostante Lilian fosse riuscita ad arrivare a quel concetto, non poteva non continuare a sentirsi a disagio ogni volta che erano tutti insieme.
Forse il cambiamento di Matt o quello di suo zio Damon erano quelli più lampanti, ma i suoi genitori avevano subito la stessa evoluzione che, anche se meno visibile, c’era e lei riusciva a coglierla.
La lotta di quella mattina e il conseguente ferimento di Bonnie, poi, avevano fatto scaldare gli animi di tutti e Lilian aveva fatto in modo di tenersene fuori il più a lungo possibile.
Avrebbe voluto dare una mano per risolvere quella situazione così tesa, ma era giunta alla conclusione che forse era meglio lasciare che le cose si sistemassero da sole.
Cosa poteva fare lei per risolvere le cose quando persino Matt non sapeva gestire ciò che stava succedendo e non aveva, evidentemente, messo in conto la possibilità che le versioni passate e le  versioni future non andassero d’accordo proprio per via di quel cambiamento che aveva reso loro diversi, ma che non era ancora avvenuto nelle controparti passate?
Aveva, quindi, passato il resto della giornata a riflettere nella sua stanza, ad aiutare in giro dove poteva, ad intrattenere i bambini, a fasciare il braccio di Bonnie e a stare vicino ad Owen con tutta se stessa.
Owen…
Aveva impedito a se stessa di sentirne la mancanza mentre era in viaggio con Nicole perché era sempre tremendamente difficile doverlo lasciare anche se, ufficialmente, tra loro non c’era niente di concreto, fatta eccezione per tante parole.
Due anni prima, Astaroth era arrivato giusto nel momento della sua vita in cui aveva deciso di dare una chance al suo cuore che, sin da bambina, aveva battuto sempre e solo per Owen.
Nicole l’aveva presa in giro così tante volte per la sua eccessiava timidezza con lui e l’aveva provocata così tanto con la storia che se non si decideva a parlare una volta per tutte l’avrebbe perso per sempre, che alla fine ci era riuscita a spingerla fino alla soglia di casa Saltzman.
Avevano appena fatto in tempo a salutarsi e a confessarsi di provare qualcosa l’uno per l’altra che il castello nero di Astaroth era apparso nel bel mezzo del bosco, la terra aveva tremato e i demoni si erano riversati nelle strade di Fell’s Church.
Lei ed Owen avevano provato a riprendere quel discorso lasciato in sospeso diverse volte, ma dopo quello che era successo a Meredith avevano tacitamente concordato di non parlarne fino a che le cose non si fossero risistemate, dando la precedenza al benessere di Fell’s Church e delle loro famiglie piuttosto che ai loro sentimenti.
Nicole non la capiva.
Nonostante sua cugina avesse sempre la sua solita maschera da ragazza ribelle e cinica, in realtà aveva un concetto dell’amore molto elevato e puro e non faceva che ripeterle che era una stupida a voler rimandare al futuro ciò che poteva esserci tra lei ed Owen perché non erano sicuri che ci sarebbe realmente stato un futuro, quindi doveva approfittare del presente per dimostrare a tutti i suoi cari l’amore che nutriva per loro.
Ogni volta che Lilian la prendeva in giro definendola una romanticona dal cuore di zucchero filato, Nicole scrollava le spalle, sorrideva e le diceva che non poteva essere altrimenti visto che era cresciuta con l’esempio dell’amore perfetto e sdolcinato dentro casa.
E adesso con sua zia Bonnie nelle mani di Astaroth, suo zio Damon disperato e Damon e Bonnie che si evitavano bellamente, Lilian poteva solo immaginare quanto Nicole stesse soffrendo per quell’improvviso cambio di scenario.
Per Nicole, che stava sempre a lamentarsi per il fatto che i suoi genitori erano davvero troppo “affettuosi” tra loro, doveva essere stato davvero un duro colpo vedere Damon che lasciava Bonnie alla mercè dei demoni per fiondarsi a salvare Elena che, di certo, non aveva alcun bisogno di essere salvata.
Lilian scosse la testa e si diresse al secondo piano del pensionato.
Camminò spedita e si fermò solo quando si ritrovò davanti alla porta socchiusa della camera di Nicole.
Bussò, ma non ricevette risposta, quindi si affacciò oltre la porta per accertarsi che sua cugina fosse realmente lì prima di entrare.
“Nicole? Niki? Ci sei?” - chiese.
Passarono alcuni secondi prima che una voce le rispondesse dalla stanzetta minuscola e comunicante che Nicole aveva fatto costruire apposta per poterla usare come sua personale camera oscura: “Sono qui!” - disse.
Lilian annuì al nulla ed entrò richiudendosi la porta alle spalle.
Le piaceva definire la camera di Nicole una camera dei ricordi.
Era arredata da un enorme letto con due comodini, un armadio a muro, una lunga scrivania, una piccola libreria e la vecchia toletta che era stata regalata a sua madre da sua nonna poco prima che morisse e le svelasse la sua discendenza druidica. Tutto, persino i mobili, erano o in rosso o in nero e le pareti stesse erano dipinte di un rosso accesso e brillante ed erano completamente ricoperte di foto, disegni, scritte…..tutto con un significato preciso, tutto riportava indietro ad un momento preciso della vita di Nicole.
E su ogni diegno e ogni foto c’erano scritti ora e giorno.
A Lilian piaceva credere che quello fosse il personale modo di Nicole di tenere un diario dettagliato della sua vita.
Sua cugina, d’altronde, non era mai stata una ragazza dedita alle tante parole, lei preferiva le immagini, di qualsiasi tipo esse fossero.
Avanzò nella stanza fino a raggiungere la porta scorrevole che portava nella camera oscura di Nicole.
La trovò lì, con la luce accesa, intenta a guardare una nuova serie di fotografie fresche di stampa.
A Lilian si strinse il cuore quando notò che quelle foto ritraevano tutte sua zia Bonnie, da sola o con suo zio Damon.
“Nicole…stai bene?” - le chiese.
Nicole le rispose annuendo distrattamente.
Poggiò di lato la foto che stava guardando: sua zia Bonnie che correva nel giardino dietro il pensionato mentre suo zio Damon cercava di bagnarla con il tubo dell’acqua che usavano per innaffiare l’erba e i fiori che ancora crescevano lì dietro.
“Come sta Bonnie?” - le chiese, invece, girandosi a guardarla.
Lilian annuì.
“Sta bene! L’ho curata io stessa usando un po’ del sangue che abbiamo di scorta!” - rispose.
“Bene! Matt avrebbe dato di matto se avessimo permesso che tornasse indietro nel tempo in quelle condizioni!” - fece Nicole, tentando di fare l’indifferente.
Ma Lilian non si lasciò ingannare e si fece avanti poggiandole entrambe le mani sulle spalle e guardandola dritta negli occhi.
“Adesso smettila di fingere che io non ti conosca abbastanza per capire che la tua indifferenza è solo pura finzione e dimmi sinceramente come stai, Nicole!” - pretese.
Sua cugina la guardò negli occhi restando in silenzio per qualche attimo prima di sospirare e appoggiarsi al bancone che aveva alle spalle.
Si era arresa.
Qualsiasi tormento la facesse essere così triste, era così stanca di combatterlo che si era arresa subito.
“Come vuoi che stia? L’hai visto anche tu cosa è successo stamattina durante lo scontro, no?” - le disse - “Non pensavo sinceramente che sarebbe stato così difficile, Lilian! Sapevo che i miei avevano un passato difficile, che mio padre era cambiato moltissimo, ma non credevo che si trattasse di un cambiamento così radicale! Mio padre dice che non devo preoccuparmi, che devo stare tranquilla perché tanto il cambiamento ci sarà comunque anche se li abbiamo portati qui, ma…io non ci riesco a stare tranquilla!” - le confessò - “Ogni volta che Damon rigetta Bonnie io mi sento sempre più strana, come se questo suo comportamento stesse avendo degli effetti anche su di me!”.
Lilian si accigliò.
“Strana? In che senso? Come quando stavi svanendo? E’ la stessa sensazione di allora?” - chiese.
Nicole scosse la testa.
“No! Quella volta è stato un qualcosa di repentino, ma che altrettanto repentinamento ha trovato una sua soluzione!” - rispose.
“E questa volta com’è?”.
“Questa volta è…non so spiegarlo…è come se si trattasse di un qualcosa di più subdolo, capisci? Ogni volta che si scontrano o che si respingono io mi sento un po’ più debole! Sembra qualcosa di più lento, ma ha un sapore più definitivo, credimi!” - tentò di spiegarle Nicole.
Lilian annuì.
“Ti credo!” - sussurrò.
“Però, può darsi anche che sia io che mi stia facendo un sacco di paranoie mentali e che non sia vero niente, quindi…” - riprese Nicole, ma Lilian la bloccò.
“Non sono paranoie, Nicole!” - le disse - “Adesso che mi ci fai pensare, è da dopo la lotta che mi sento strana anch’io, che mi sento esattamente come hai dei appena detto tu!” - le confessò.
Riflettendoci, la strana sensazione di debolezza la stava provando anche lei e per descriverla avrebbe usato esattamente le stesse parole di Nicole.
All’inizio aveva pensato che si trattava della stanchezza dovuta alla lotta e nulla più, ma se non fosse stato quello?
“Ma…aspetta, Lilian! Io questa sensazione la provo in relazione al fatto che Damon allontana Bonnie e la tratta da schifo, tu che motivo avresti? I tuoi genitori, che si tratti di quelli passati o di quelli futuri, stanno sempre insieme, no?” - le fece notare Nicole.
Ma Lilian, dopo averla identificata, adesso riusciva a percepirla sempre più distintamente quella sensazione. E se era correlata ad un cambiamento nel rapporto tra i suoi genitori passati, allora doveva scoprire cosa stava succedendo.
“Comunque….stavo pensando ad una cosa!” - fece Nicole - “E se questo viaggio che hanno fatto quelli del passato non porterà al cambiamento di cui mio padre parla? E se rovinerà le cose anche per i tuoi genitori? Se si stesse lentamente creando una vera e autentica frattura tra le versioni passate dei nostri genitori allora questo spiegherebbe perché più i loro rapporti diventano tesi, più noi ci sentiamo strane!”.
Lilian annuì: “Se è così dobbiamo parlarne con qualcuno di ciò che ci succede!” - disse.
“Matt?” - propose Nicole.
“Matt!” - concordò Lilian.

Il colpo era stato così repentino ed inaspettato che la maggior parte del dolore che aveva provato fin da subito era dovuto alla sorpresa più che alla ferita stessa, per quanto profonda essa fosse.
Bonnie aveva seriamente rischiato di perdere i sensi alla vista di tutto quel sangue che le fuoriusciva dal braccio, ma Lilian aveva avuto ragione: una volta pulita la ferita la situazione non era poi così grave, per fortuna.
Aveva passato diverse ore in infermeria, ma non era mai restata da sola nemmeno un minuto.
Stefan e l'altro Stefan l’avevano accompagnata lì e l’avevano stesa delicatamente su una barella, poi erano arrivate Elena e Meredith, Matt e l’altro Matt, persino l’altro Alaric aveva fatto un salto a salutarla e l’altro Damon aveva fatto avanti e indietro davanti alla sua porta per tutto il tempo che era servito a Lilian per curarla.
Bonnie, dal canto suo, aveva trascorso gran parte di quel tempo a guardare l’altro Damon che la teneva d’occhio pur senza rivolgerle la parola.
Era turbato e si vedeva, ma Bonnie non riusciva davvero ancora a capire tutta quella preoccupazione per lei.
Quella mattina avevano avuto tutti, lei compresa, la lampante dimostrazione di come Damon, quello del suo tempo, si comportava con lei e quanto la tenesse in considerzione, cioè un bel niente visto il pericolo in cui l’aveva lasciata senza battere ciglio.
Bonnie avrebbe voluto arrabbiarsi così come aveva fatto l’altro Damon, ma non ci riusciva  e questo le provocava fitte ondate di nausea dovute alla delusione che provava per se stessa.
Insomma…Quale ragazza con un minimo di amor proprio e rispetto per se stessa continuava ad amare un ragazzo che non faceva che trattarla nel peggiore dei modi, riservandole, se era fortunata, giusto qualche sorrisino sarcastico di tanto in tanto?
Quanto doveva essere stupida per andare avanti su quelle strada che non le riservava altro che sofferenza?
Doveva dare un taglio netto! Se lo ripeteva in continmuazione.
Ma come poteva prendere davvero in considerazione quell’eventualità adesso che aveva conosciuto Nicole?
Cancellare Damon dalla sua vita per sempre significava dare un colpo di spunga a quel futuro in cui adesso si trovavano tutti ed annullare la vita di Nicole.
E che razza di persona poteva pensare di fare una cosa simile alla propria figlia, anche se non l’aveva ancora avuta?
Bonnie ricordava benissimo quella sensazione di terrificante immobilità e impotenza che aveva avvertito mentre Nicole stava svanendo e sapeva con certezza che non sarebbe riuscita a sopportarla di nuovo.
Ma allora cosa doveva fare?
Continuare a soffrire e a calpestare quel poco di dignità che ancora la rimaneva?
Dubbi, dubbi e ancora dubbi…
Bonnie non ne poteva più, era stanca, infinitamente stanca di tutti quei pensieri che le si accavallavano nella mente e che aumentavano ogni volta che incrociava lo sguardo carico di distacco di Damon e poi quello carico d’amore dell’altro Damon.
Stava seriamente cominciando a credere che la testa le sarebbe scoppiata molto presto e più passavano le ore più avvertiva il bisogno urgente di incontrare l’altra se stessa e chiederle come aveva fatto a stare dietro ai cambiamenti di Damon senza impazzire.
Mancava ancora un’ora abbondante all’incontro con Lilian che le avrebbe tolto la fasciatura e Bonnie decise di andare in giardino per prendere un po’ d’aria, sperando che le avrebbe schiarito le idee.
Il giardino sul retro del pensionato era protetto, come il resto dell’edificio, dall’incantesimo lanciato dall’altra Bonnie che, anche se a quanto pareva si era indebolita, continuava a tenerli tutti al sicuro persino dalla prigione in cui era trattenuta da Astaroth.
Ecco un altro motivo per cui Bonnie desiderava incontrarla: voleva chiederle come accidenti aveva fatto a diventare così forte, caratterialmente e magicamente parlando.
Bonnie scosse la testa: si stava di nuovo stressando i neuroni con domande a cui non sapeva rispondere quando voleva soltanto mettere un po’ il cervello a riposo.
L’unica panchina ancora agibile era occupata…da Stefan.
Bonnie si accigliò nel vederlo e quasi si chiese quale dei due Stefan fosse, ma poi osservò le spalle ricurve del vampiro e la sua espressione triste rivolta al suolo e capì che si trattava dello Stefan del suo tempo.
Non che Stefan fosse sempre triste o roba simile, ma l’altro Stefan le era sembrato, sin dalla prima volta in cui l’aveva visto, non esattamente il tipo di persona che si lasciava abbattere se non per qualcosa di realmente grave e nemmeno il tipo di persona che si lasciava assalire dai dubbi.
E Bonnie conosceva abbastanza il suo amico Stefan per capire quando un dubbio gli ronzava per la testa e quello Stefan che aveva davanti stava decisamente facendo sfoggio della sua migliore espressione da vampiro dubbioso.
Bonnie si svvicinò e gli si sedette accanto.
Stefan alzò gli occhi e le sorrise debolmente.
“Come stai?” - gli chiese Bonnie.
“Dovrei chiedertelo io…” - fece Stefan indicando il braccio fasciato con un cenno della testa.
“Beh…io sto bene! Lilian mi ha guarito e tra un po’ mi toglierà la fasciatura e il mio braccio sarà come nuovo!” - rispose Bonnie scrollando le spalle - “A quanto pare, dato la guerra in atto e tutti gli umani da proteggere, l’altro te e l’altro Damon donano un sacco di sangue che poi viene tenuto in un frigorifero in infermeria!” - spiegò.
“Ah! Capito!” - fece Stefan - “Sono contento che tu stia bene!”.
“Lo so! Grazie!” - rispose Bonnie - “Allora, me lo dici come stai?” - tornò a chiedergli.
Stefan sospirò pesantemente, come per farsi coraggio, e poi si lasciò andare contro lo schienale della panchina restando in silenzio.
“Ascolta Stefan, lo so che forse io non sono esattamente la persona adatta con cui sfogarsi perché quasi mai riesco a dare un consiglio decente, ma se vuoi sono qui!
- disse Bonnie, con la voce tremante per l’imbarazzo.
Stefan scosse la testa.
“Non è per quello, Bonnie! Tu sei una persona fantastica e una preziosa amica per me e ti assicuro che non esiterei un attimo a confidarmi se non fosse che ho paura di dire ad alta voce quello che sto pensando!” - rispose Stefan.
“Paura?”  - chiese, confusa, Bonnie.
“Si, paura! Ho paura che se dico a voce alta ciò a cui penso poi questo diventerà ancora più reale di quanto già non sia…”.
La voce di Stefan esprimeva un tale reale tormento che gli occhi di Bonnie le si inumidirono.
Aveva pensato che il vampiro stesse così a causa del viaggio e di tutte le conseguenze a cui poteva portare, ma adesso si stava chiedendo se non c’entrasse altro, magari qualcosa di più personale.
“E’ successo qualcosa tra te ed Elena?” - azzardò.
Stefan alzò il viso verso il cielo e sorrise.
“O tu mi conosci troppo bene, Bonnie, oppure io sono davvero così noioso e prevedibile come dice Damon!” - scherzò.
Bonnie scosse la testa: “Ho solo tirato ad indivinare…” - disse.
Stefan si voltò verso di lei e le prese la mano sana tra le sue.
“Non dovresti sottovalutarti tanto, sai?” - le disse dolcemente.
Le guance di Bonnie divennero rosse per l’imbarazzo: “Grazie..” - sussurrò timidamente, sfilando la mano dalla presa di Stefan per portarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“E’ per Elena, si!” - le confermò il vampiro mentre il suo sguardo tornava ad incupirsi.
“Avete litigato?” - chiese Bonnie.
Stefan scosse la testa: “No, per niente, anzi…Da quando siamo arrivati nel futuro Elena è felicissima e non fa che ripetermi quanto mi ama…” - rispose Stefan.
Bonnie aggrottò la fronte.
“E allora non capisco quale sia il problema, scusa…” - gli disse - “Non è una cosa bella?”.
Io non le credo!” - buttò fuori Stefan - “Cioè..le credo quando mi dice che mi ama, ma non credo a tutta questa sua sicrurezza nel voler stare con me….non mi fido..”.
Bonnie era sempre più sinceramente confusa.
Stefan non si fidava di Elena? E da quando?
“Non riesco ancora a capire..” - disse.
Stefan calò lo sguardo e le riafferrò la mano che le aveva tenuto poco prima, cominciando a giocare distrattamente con le sue dita.
“Elena ha scelto tra me e Damon ed ha scelto me!” - confessò - “Lo so che dovrei esserne contento e lo sarei anche se non fosse per il fatto che lei ha preso questa decisione non perché ci ha pensato per davvero, ma solo in virtù di ciò che ha visto in questo futuro! Ha passato anni ad aspettare prima di fare la sua scelta definitiva e alla fine ha deciso di restare con me solo perché la sua versione futura è sposata con la mia versione futura! Se avesse trovato l’altra Elena tra le braccia dell’altro Damon non avrebbe esitato un attimo a lasciarmi…” - disse - “Forse è sciocco, lo so! Forse dovrei accettare le cose così come sono, ma quando mi ha parlato era così sollevata di non dover più scegliere che…mi sono sentito ingannato, capisci?” - continuò spedito - “Non sono stupido, lo so quello che succedeva tra lei e Damon, ma in cuor mio ho sempre sperato che l’amore che provava per me fosse più forte di qualsiasi sentimento provasse per lui, ma tutto quel sollievo mi ha fatto dubitare! Insomma…Se era così sollevata era perché, per lei, io e Damon eravamo sullo stesso livello, perché ha sempre provato per entrambi le stesse cose, lo stesso tipo d’amore e allora…come posso essere felice del fatto che ha scelto me solo perché ci ha visti insieme nel futuro e non perché ha capito di tenere più a me che a lui? Messe così le cose, come posso essere certo che io rappresento il suo unico amore così come lei è l’unica per me? E’ stata l’altra Elena a fare la sua scelta, non lei! Ma l’altra Elena, a suo tempo, non ha compiuto nessun viaggio nel futuro, quindi ha scelto l’altro Stefan per dei motivi che la mia Elena non ha capito, per delle ragioni a cui lei non è giunta! Lo so che sei la sua migliore amica e che, probabilmente, ti sembro solo un pazzo e un ingrato, ma come faccio ad essere felice, Bonnie?” - finì.
Riflettendo sulle parole di Stefan, Bonnie si stupì nel ritrovarsi d’accordo con lui.
Conosceva Elena talmente bene da sapere con assoluta certezza che la sua bionda amica non si arrendeva mai davanti a nessuna sfida. Elena non sceglieva mai la scorciatoia più semplice per risolvere un problema a meno che non le restasse più nessuna opzione. E il fatto che Elena aveva deciso di scegliere in base a ciò che aveva fatto la sua versione futura invece di arrivare da sola alle sue conclusioni, le lasciava capire che Stefan aveva ragione quando diceva che Elena amava lui e Damon così tanto e allo stesso modo che non aveva visto altra opportunità se non quella di prendere la via più facile.
Poteva quindi biasimarlo per i suoi dubbi?
“Non so che dire, Stefan! Hai ragione…perché conosco Elena e so che hai ragione, ma..che hai intenzione di fare adesso?” - gli chiese.
Stefan si strinse nelle spalle e le lasciò andare la mano tornando a guardare dinanzi a se.
“Non ne ho idea, ma mi chiedo se sia giusto, per me e per lei, continuare a stare insieme a queste condizioni…” - le rispose.
Bonnie annuì: conosceva la sensazione e conosceva anche il problema che si presentava a quel punto del ragionamento.
“Ma c’è Lilian..” - disse.
“Esatto! C’è Lilian!” - confermò Stefan - “E allora mi chiedo se non sto sbagliando ad avere tutti questi dubbi e mi chiedo anche che razza di persona sono anche solo per pensare di averli questi dubbi!”.
Bonnie sosprirò e si rilassò contro la panchina.
“Io penso lo stesso riguardo a Nicole!” - disse - “Perché tutta questa storia di Damon e dell’altro Damon mi confonde e non poco! Guardo l’uno e lui mi dà le spalle, guardo l’altro e lui spalanca le braccia pronto a stringermi! Allora penso che sarebbe meglio darci un taglio, ma poi mi viene in mente Nicole e il resto lo sai anche tu!”.
“Sei davvero innamorata di Damon, vero?” - le chiese Stefan.
“Ormai negare non serve più a niente!” - rispose Bonnie, apprezzando molto il fatto che l’amico non continuasse con nessun’altra domanda del genere né cominciasse nessuna ramanzina su quanto Damon fosse sbagliato per lei.
Stefan, invece, si lasciò andare ad un lungo sospiro di comprensione e Bonnie lo seguì a ruota.
“Siamo messi male…” - commentò, poggiandogli la testa sulla spalla.
Stefan la lasciò fare e la strinse a se passandole un braccio dietro la nuca.
“Lo penso anch’io!” - le rispose.

In più di cinque secoli aveva sempre vantato una calma ed un’impassibilità quasi uniche nel suo genere.
Poche erano le cose che riuscivano a farlo innervosire e ancora di meno erano le persone.
Anzi…forse non era mai esistito qualcuno in grado di fargli letteralmente saltare i nervi.
Ma era anche vero che Damon non aveva mai creduto possibile di potersi trovare, un giorno, faccia a faccia con se stesso.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma adesso cominciava a capire perché tutti continuassero a dirgli di trovarlo irritante oltre ogni limite.
Era difficile avere a che fare con Damon Salvatore, soprattutto quando aveva idee, modi ed atteggiamenti del tutto discostanti dai tuoi.
Gli erano bastate due “divertenti” conversazioni con quell’altro Damon per desiderare con tutto se stesso di rintanarsi in un posto tranquillo onde evitare che gli crollasse del tutto il sistema nervoso.
E Damon era conosciuto anche per assecondare sempre e comunque ogni suo desiderio.
Dopo la lotta se n’era tornato nella stanza che gli era stata messa a disposizione e che avrebbe dovuto dividere con quell’idiota patentato di Mutt, ma…andiamo….era ovvio e scontato che Mutt era stato cacciato via a calci.
Aveva come la sensazione che l’altro Damon stesse facendo di tutto per accelerare la nascita di un qualsiasi rapporto di fiducia tra lui e Mutt, cosa impensabile e che mai si sarebbe verificata anche se in quel futuro del cavolo tutto faceva supporre che prima o poi lui e Mutt sarebbero diventati…amici? Aaargh….Damon non voleva neppure prenderlo in considerazione.
A dirla tutta, erano così tante le cose che non voleva prendere in considerazione che quasi gli stava venendo un’emicrania a furia di pensarci.
Cosa impossibile, giusto? Perché lui era una vampiro e i vampiri non hanno l’emicrania!
Ma, giusto per tornare al discorso precedente, avere a che fare con Damon Salvatore non era facile, affatto.
Lui e la sua stupida amicizia con l’altro Mutt.
Lui e il suo stupido rapporto idilliaco con Nicole.
Lui e le sue stupide pacche sulle spalle a Stefan.
Lui e le sue stupide preoccupazioni per gli umani.
Lui e il suo stupido amore per Bonnie.
Quando l’altro Damon l’aveva afferrato dopo ciò che era successo a Bonnie, gli aveva rinfacciato così tante cose che Damon si chiedeva ancora da dove gli fossero uscite.
Non avrebbe mai ammesso che, forse, l’altro Damon aveva ragione.
Non avrebbe mai confessato che sentire Bonnie urlare di dolore non gli era piaciuto affatto.
Non avrebbe mai ammesso che si ricordava anche lui delle volte in cui l’aveva baciata.
E non l’avrebbe mai ammesso perché non voleva che tutti cominciassero a farsi idee sbagliate.
Insomma…il fatto che Bonnie non gli stesse poi così indifferente come voleva far credere non significava che era innamorato di lei, no? Lui amava Elena! Solo lei!
Ma, chissà perché, quelle parole persero di potenza persino nella sua mente quando si avvicinò alla finestra e guardò in basso, verso il giardino posteriore del pensionato.
Su una panchina c’erano Bonnie e Stefan e…si stavano abbracciando?
Che diavolo stavano facendo?
Perché lui la stringeva e perché lei lo lasciava fare?
E da quando erano così intimi, quei due?
Damon irrigidì impercettibilmente la mascella e si avvicinò ancora di più al vetro della finestra chiusa poggiandoci su una mano stretta a pugno e senza staccare mai, dalla coppia di amici appena venuta allo scoperto, i suoi occhi confusi.
Confusi perché non aveva idea del rapporto che c’era tra i due.
E confusi perché non aveva idea di come si sentisse al riguardo.
Un lieve risolino provenne dalle sue spalle.
Damon non si voltò neanche: aveva utilizzato tante volte quella risatina di scherno che ormai ne conosceva tono, cadenza e colore di voce.
L’altro Damon si fece avanti e lo raggiunse passandogli un braccio intorno alle spalle, in un evidente presa in giro a cui Damon si ribellò, scrollandosi l’altro se stesso di dosso.
L’altro Damon alzò le mani in segno di resa.
“Che c’è? Siamo permalosetti?” - lo schernì.
“Non permetto neppure a te di prendermi in giro…” - fece Damon.
“E chi ti stava prendendo in giro?” - chiese, innocentemente, l’altro Damon.
“Devo forse ricordarti che siamo la stessa persona e che ti conosco meglio di chiunque altro?” - fece Damon, retorico.
“Ah! Quindi adesso siamo la stessa persona?” - disse l’altro Damon, ghignando.
Damon sbuffò: “Smettila!” - disse, senza staccare gli occhi dalla scena che Bonnie e Stefan gli stavano offrendo molto poco carinamente.
“Si chiama gelosia, Damon, quella che senti! Capita di provarla quando vedi la ragazza che ami tra le braccia di un altro!” - gli disse l’altro Damon battendogli una mano su una spalla.
Damon lo guardò di traverso.
“Beh…allora, trattandosi di Bonnie, non può essere gelosia, visto che io sono innamorato solo di Elena!” - ribattè ostinatamente.
“Devo ammetterlo: è divertente il modo i cui ti ostini a restare fermo nella tua posizione!” - rise, l’altro Damon.
“Io non sono geloso di Bonnie, levatelo dalla testa!” - ripetè Damon.
“Ok, ok….come vuoi…” - cantilenò l’altro Damon.
Damon stava per ribattere, stava per dirgli di andarsene prima che gli spaccasse il muso, stava per dirgli di smetterla di provocarlo in quel modo, ma la porta si spalancò prima che lui potesse aprire bocca e l’altro Mutt si affacciò richiamando l’attenzione dell’altro Damon.
“E’ tutto pronto, di sopra…” - disse l’altro Mutt.
“Ma tu non sei in grado di bussare?” - fece, indispettito, Damon.
L’altro Mutt lo guardò e sorrise alzando gli occhi al cielo, prima di voltarsi verso l’altro Damon.
“Mi ero quasi dimenticato di quanto fossi indisponente a quel tempo…” - disse e poi scomparve oltre la soglia.
L’altro Damon sorrise e si avviò verso la porta.
“Se vuoi scusarmi, Damon…ho una moglie da salvare!” - gli disse.
“Non è che la tua cara mogliettina dovrebbe preoccuparsi? Insomma…passi un sacco di tempo con Mutt….” - ghignò Damon.
L’altro Damon si accigliò.
“Ti rendi conto che stai mettendo in dubbio la tua stessa identità sessuale, vero?” - gli chiese come se stesse parlando ad un cretino - “Comunque…a me sembra che quello che dovrebbe preoccuparsi sei tu!” - gli fece notare, lanciando un occhiata alla finestra e a ciò che c’era oltre.
“Che vuoi dire?” - gli chiese Damon.
“Nulla! Solo che ho l’impressione che tu stia diventando pazzo, caro mio!” - rispose l’altro Damon - “Per questo ti dico di starmi a sentire! Insomma…guarda me: io ho finalmente ammesso i miei sentimenti per la mia adorabile streghetta e sto una favola! Tu, invece, ti ostini a volerli negare e stai uno schifo! E’ un dato di fatto!”.
Ancora una volta, Damon avrebbe voluto replicare in qualche modo, ma ancora una volta il rumore della porta non gliene diede il tempo.
L’altro Damon aveva fatto un’altra delle sue filosofiche uscite ed era andato via.
Damon rimase lì a guardare un punto indefinito nella sua stanza ancora per un po’, prima di tornare a voltarsi verso la finestra da dove l’aveva richiamato la risata cristallina di Bonnie.
Evidentemente Stefan si stava addirittura sforzando di non essere noioso con lei!
Damon aggrottò la fronte e restò a fissarli.
E se l’altro Damon avesse davvero avuto ragione sulla storia della gelosia?
Nel giro di un giorno e mezzo la sua controparte futura era stata capace di annebbiargli la mente e caricargliela di così tanti dubbi che adesso non riusciva più a ragionare lucidamente senza interrogarsi su cosa provasse per Bonnie.
L’unica cosa che sapeva era che quel legame tra la streghetta e il suo fratellino non gli piaceva proprio.






NOTE:
Ciao a tutte!!!XDXDXD
Come va il vostro giovedì sera? Io sono appena tornata a casa e posso dire con assoluta certezza che qui fa un freddo cane!XD
Ok! Questo capitolo è ufficialmente il più lungo che abbia mai scritto, e meno male che doveva essere di passaggio..ihih
Se ho esagerato un pò ed è diventato stancante ditemelo pure! Trattandosi di un capitolo di passaggio, appunto, so che spesso quando sono troppo lunghi diventano noiosi quindi se così dovesse essere ditemelo senza problemi!
So che siete sempre tutte gentilissime e mi dite che i miei capitoli non stancano, ma io non posso fare a meno di preoccuparmi sempre quando scrivo così tanto! Sorry!*_*
Adesso passiamo al capitolo....
Come avevo già accennato nel blog, questo era un capitolo importante soprattutto per l'evoluzione emotiva dei personaggi che...beh...sono pieni di dubbi! XD
E dato che io sono rincretinita e devo sempre complicarmi di più la vita, ci ho inserito pure un bel pezzo tra Lilian e Nicole che parlano di un cambiamento strano e definitivo che cominciano ad avvertire entrambe.
Questo cambiamento ho cercato di illustrarlo già nel capitolo, nel senso che ho cercato di far capire che è dovuto: per Nicole, alla situazione tra Damon e Bonnie e al fatto che adesso anche la nostra streghetta sta pensando di darci un taglio! E per Lilian, al fatto che pure Stefan dopo la bella sparata di Elena si è fatto venire dei dubbi sul loro rapporto!
E, ovviamente, niente legami Donnie e Stelena, niente Lilian e Nicole....ergo: vince Astaroth!XD
Comunque...per qualsiasi cosa che magari non vi è chiara io sono sempre qui, ormai lo sapete!*_*
Il resto è stato lasciato un pò in disparte, ma...come ho già detto in un paio di risposte ai vostri commenti....avendo così tanti personaggi da gestire e così tante storie che si intrecciano le une con le altre, non posso parlare di tutto e di tutti in ogni capitolo. Ma con un pò di pazienza verrà, pian piano, raccontato e spiegato tutto.
Grazie infinite a chi ha letto e/o recensito lo scorso capitolo!
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler e per il capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 12
*** Pianificare ***


Pianificare

Era in ritardo! E lei non era mai in ritardo!
Dopo gli eventi della mattina e quella strana e confusionaria  conversazione con sua cugina, Nicole si era addormentata per poi risvegliarsi solo a sera inoltrata, in ritardo di un’ora per la riunione con suo padre, suo zio e Matt.
Non mangiò nulla e già sapeva che anche se ci avesse provato non ci sarebbe riuscita tanta era la preoccupazione per sua madre, l’ansia per se stessa e la pressione che sentiva gravarle addosso ogni volta che incontrava uno qualsiasi dei volti che popolavano il pensionato e che speravano in lei per sconfiggere Astaroth.
Si buttò giusto un po’ d’acqua sul viso per schiarirsi la mente e poi lasciò la sua stanza e corse su per le scale verso il soppalco sotto la soffitta che utilizzavano come loro piccolo studio privato di riflessione sulle varie lotte.
Spalancò la porta di colpo, senza bussare e biascicò una scusa a suo padre.
Lui le annuì e accennò appena un sorriso, ma a parlare fu suo zio.
“E’ normale che tu sia stanca, non proccuparti!” - le disse.
L’unico che non aprì bocca fu Matt che si limitò a scrutarla da lontano, come se fosse stato in grado di guardare oltre la stanchezza dovuta al viaggio e ai recenti avvenimenti, fino ad arrivare a quella debolezza più profonda e sconosciuta di cui stava parlando con Lilian poche ore prima e che era la vera causa del suo stato di spossamento.
Nicole non si stupì.
Dopotutto….esisteva qualcosa che Matt non fosse in grado di capire?
Esisteva espressione che non fosse in grado di decifrare?
Ne dubitava fortemente.
Con un sospirò Nicole si riassettò velocemente il lunghi capelli neri e si avvicinò al tavolo attorno al quale gli altri stavano discutendo tra loro indicando punti su varie mappe del bosco abbastanza dettagliate da poter risultare utili.
“Dobbiamo attaccare il castello!” - fece suo padre, riprendendo un discorso lasciato in sospeso dalla sua entrata, evidentemente.
Nicole si accigliò, ma non si mosse.
Suo zio Stefan, invece, si sporse in avanti e appoggiò saldamente una mano su una spalla di suo padre.
“Damon…non possiamo! Ascolta, so che sei arrabbiato e che l’unica cosa che vorresti fare è sfondare con la forza quel maledetto portone, afferrare Bonnie e tornartene qui, ma non farti accecare così tanto dalla rabbia da non capire che questo non ci porterà a nulla!” - gli disse.
Suo padre si voltò appena a fronteggiare suo zio.
“E cosa consigli di fare allora, eh?” - chiese in un tono pregno di macabra ironia - “Chiedere udienza a sua maestà Astaroth e supplicarlo di ridarci mia moglie? Oppure vuoi che mi metta a contrattare con quell’abominio il cui unico scopo nella vita è distruggere la mia famiglia?”.
“Nessua delle due!” - rispose, deciso, suo zio Stefan - “Voglio che tu sia furbo, che tu sia astuto, che torni ad essere quel dannatissimo manipolatore che eri un tempo, così calcolatore e freddo da non provare assolutamente nulla, da prevedere ogni eventualità e da riuscire sempre in ogni cosa che si meteva in testa, cocciuto com’era!”.
“Sono d’accordo con Stefan, Damon!” - si aggiunse Matt - “Tutti noi vogliamo salvare Bonnie, ma dopo due anni di lotte infruttuose dobbiamo riconoscere che rispondere a quei demoni usando la loro stessa carta, cioè la violenza gratuita, non ha fatto che causarci solo danni e disgrazie! Dobbiamo usare la testa e tentare di anticipare le loro mosse, di coglierli di sorpresa! E tu….sei in grado di farlo, sei capace di tanta freddezza!”.
Suo padre guardò prima l’uno e poi l’altro come se fossero impazziti e scosse vigorosamente la testa.
“Fatemi capire: voi due volete che torni a comportarmi come quel deficiente che è al piano di sotto quando ho impiegato tempo e sudore per riuscire ad acquisire un po’ di sanità mentale dopo cinque secoli passati a vivere da pazzo e illuso?” - chiese, incredulo.
Nicole non sapeva cosa dire, fare o pensare.
Tecnicamente, Matt e suo zio avevano ragione, ma vedendo la differenza tra suo padre e Damon neppure lei voleva che suo padre tornasse ad essere lo stesso menefreghista bastardo di un tempo.
Erano tutti così presi a guardarsi l’un l’altro che furono colti di sorpresa quando la porta si aprì e rivelò la figura di Damon appoggiato allo stipite che faceva finta di tossire per attirare la loro attenzione.
“Il deficiente è proprio qui, comunque…Giusto per farvelo sapere, eh?” - disse.
Nessuno rise di quel pessimo tentativo di fare del sarcasmo, anzi..suo padre si voltò più arrabbiato che mai.
“Questa è una riunione privata, Damon! Vattene!” - gli disse poco gentilmente.
Damon alzò le mani in segno di resa.
“Da quando ti ho incontrato non hai fatto altro che dirmi che dovevo accettare il fatto che il mio futuro era la streghetta e adesso che sono venuto a dirti che voglio aiutarti seriamente a ritrovare tua moglie mi cacci via? Non è molto coerente, non trovi?” - rispose Damon.
Suo zio e Matt sgranarono gli occhi, meravigliati.
Suo padre assottigliò lo sguardo, ma sensibile com’era al momento sull’ argomento < liberare mia moglie > sussultò leggermente e non potè nasconderlo.
Dal canto suo, Nicole rimase impassibile.
Era sorpresa, questi sì, ma non l’avrebbe mai mostrato ad anima viva, tantomeno a Damon.
“Ci aiuterai?” - chiese suo padre a Damon.
Damon annuì e si fece avanti richiudendosi la porta alle spalle: “Farò quello che mi direte di fare, qualsiasi cosa!” - disse.
Nicole sentì un clik sonoro nella sua testa e poi un’ondata di calore che l’avvolse completamente, scaldandola dall’interno e donandole nuova forza.
Per un solo momento, dopo quella frase di Damon, Nicole aveva percepito la debolezza sparire e aveva avvertito un tale benessere…come se nulla potesse sconfiggerla o intaccare la sua vita e la sua famiglia.
Cosa diamine era successo a Damon per spingerlo a deviare leggermente il corso dei suoi pensieri tanto da decidere di mettere da parte le sue ossessioni e aiutarli a liberare sua madre a qualsiasi costo?
- Bella domanda, Nicole! Bella domanda! - pensò.
Damon raggiunse il loro tavolo e le si mise di fianco, tra lei e suo padre.
“Allora….avete detto che vi serviva un bastardo freddo e manipolatore, no? Perfetto! Eccomi qui! Qualche idea su cosa voglia veramente Astaroth dalla vostra Bonnie?” - chiese.
Suo zio scosse la testa.
“No! Ed è questo che ci preoccupa maggiormente: il fatto che, apparentemente, sembra non avere un piano preciso quando Astaroth ha sempre un piano! Sempre!” - rispose.
Damon annuì.
“Quindi è probabile che ce l’abbia anche adesso…” - dedusse.
“Già, ma noi non sappiamo di cosa si tratta e oltretutto lui non ci fornisce nessun indizio di ciò che ha in mente!” - rispose suo padre.
Damon si accigliò.
“Beh…mi sembrate stupiti del fatto che non vi dica cosa gli passa per la testa quando, invece, io mi stupirei del contrario! Insomma…perché dovrebbe venire a dirvi cosa sta macchinando o, comunque, perché dovrebbe correre il rischio che voi lo capiate e che possiate fermarlo? E’ da idioti!” - disse.
Nicole sospirò: chiunque non conosceva Astaroth si faceva le stesse domande.
“E’ da idioti se non si tratta di Astaroth!” - rispose - “Nel caso di Astaroth è da megalomani montati!”.
“Nicole ha ragione!” - la supportò Matt - “Astaroth vive sin dall’alba dei tempi ed ogni volta che si è messo in testa una cosa è riuscito nel suo intento! Ha rovesciato nazioni, distrutto uomini e donne, popoli interi e ha sempre fatto tutto alla luce del sole perché per quanto il suo nemico potesse essere potente, non lo sarebbe mai stato quanto lui! E’ anche per questo che ci tiene tanto ad uccidere Nicole, perché lei è l’unica che potrebbe strappargli via la vita e togliergli dalle mani il suo giocattolino preferito, cioè la vita di ogni singolo essere, umano o soprannaturale che sia. Vuole creare il suo regno di demoni e lei gli è d’intralcio!”.
Damon ascoltò e annuì lentamente, restando attento.
“Quindi quel cretino con quelle cravatte improbabili è davvero così potente, eh?” - fece.
“Siamo a Fell’s Church e ci chiamiamo Salvatore! Che ti aspettavi?” - gli chiese suo zio Stefan.
Damon si voltò verso di lui e gli ragalò uno sguardo che a Nicole dava tanto l’impressione che volesse dire qualcosa tipo: “Beh…in effetti…”.
Quasi le scappò un sorrisino, ma lo trattenne.
“Morale della favola: Astaroth sembra non avere un piano, ma siamo tutti del parere che ce l’abbia perché ce l’ha sempre e che questa volta sia davvero preoccupante perché non ne ha fatto parola neppure nei suoi più recenti eccessi di megalomania acuta, giusto?” - fece suo padre.
Annuirono tutti.
“Quindi senza sapere praticamente nulla dobbiamo pensare a qualcosa che ci permetta di riprenderci Bonnie evitando di peggiorare la nostra situzione in questo suo piano ipotetico di cui non ha fatto parola a nessuno, ho ragione?” - si accodò Damon.
“Direi che questa è una base perfetta da cui partire, si!” - approvò Matt.
“Ah! Ok!” - fece Damon - “Allora dovremmo riuscire a tirare fuori qualche idea, perché no?”
Tutto quel semi-entusiasmo di Damon la lasciava perplessa, ma in quel momento Nicole sapeva che la priorità spettava a sua madre, quindi i cambiamenti della versione passata e stupida di suo padre potevano aspettare.
Nel frattempo, Matt riprese a fissarla con uno sguardo che era un misto tra il preoccupato e il curioso.
- Dopo - gli sussurrò telepaticamente Nicole.
Quello era un argomento che andava affrontato anche alla presenza di Lilian.

Essere una persona pacata e riflessiva l’aveva sempre aiutata nei momenti di crisi quando c’era da restare lucidi e non farsi sopraffare dalle preoccupazioni.
Ma essere costretti a guardare se stessi morire senza fare nulla non le permetteva di essere esattamente calma come avrebbe voluto o sarebbe stata in una situazione differente.
Meredith sapeva che c’erano mille cose a cui pensare: c’era il pensionato, c’era la guerra, c’era l’altra Bonnie….
Ma non riusciva a smettere di pensare a se stessa!
Tentava di autoconvincersi che non si trattava di una questione di egoismo dicendosi che si preoccupava per Owen e per l’altro Alaric, ma la verità era che si trattava per davvero di una questione di puro egoismo perché restare a guardare l’altra Meredith morire senza cercare di cambiare il corso della cose significava continuare a vivere con la consapevolezza che sarebbe morta nel 2034 in quel preciso giorno di fine aprile e Meredith non riusciva a sopportarlo, o meglio…sapeva che non sarebbe riuscita a sopportare una vita in cui conosceva la data, l’ora e la modalità esatta della sua stessa morte.
E questo era un comportamento egoista perché fondamentalmente stava aiutando l’altra Meredith solo per non essere costretta a dover vivere con quel peso.
Meredith amava sapere, amava conoscere, ma per quell’unica volta, su quell’unico argomento, preferiva restare aggrappata alla sua beata ignoranza.
Nessuno avrebbe dovuto sapere il momento in cui sarebbe passato a miglior vita e lei non aveva nessuna intenzione di trasformarsi nell’eccezione che confermava la regola!
Certo! Anche il viso costantemente distrutto dell’altro Alaric e gli occhi carichi di dolore con cui la guardava Owen avevano il loro bel peso!
Non capiva il perché, ma Meredith aveva l’impressione che in quella famiglia contassero davvero tanto su di lei e aveva paura che se avesse lasciato che l’altra se stessa morisse, poi l’altro Alaric e Owen sarebbero rimasti da soli con la loro sofferenza e senza un appiglio a cui aggrapparsi. Il che era ridicolo perché per lei Alaric era sempre stato un appiglio più che sufficiente su cui fare affidamento, quindi pensare che anche lei significava o avrebbe significato lo stesso per lui la straniva non poco.
Possibile che fosse stata così accecata dal fatto di essergli sempre lontana, da non capire quanto fosse profondo il loro legame?
Forse Bonnie aveva ragione quando le diceva che era fortunata perché, nonostante la distanza, lei e il suo Alaric erano riusciti a costruire un rapporto solido e a portarlo avanti.
Ogni volta che ci pensava Meredith si sentiva decisamente infantile.
Era sempre stata lei quella matura del gruppo, ma forse era il caso di ammettere che era impreparata nei confronti dell’amore vero, quello con la A maiuscola.
Si ripromise di parlare con Alaric non appena fosse ritornata nel suo tempo per potergli chiedere scusa di tutte le volte che non l’aveva neppure ascoltato e si era ostinata a credere che tra loro due non ci fosse niente solo perché non stavano appiccicati ventiquattro’ore su ventiquattro.
Fuori il cielo era diventato di un assurdo nero impenetrabile, senza stelle, solo con un'enorme luna inquietante che di certo non ti faceva pensare a quanto fosse bello il panorama notturno. 
Meredith scese lentamente le scale diretta verso il piano inferiore dove le avevano detto che si trovava Bonnie.
Voleva sapere come stava il suo braccio e poi voleva chiederle di aiutarla ad aiutare l’altra Meredith.
Non era una strega né se ne intendeva troppo di magia, ma Meredith sapeva che il sonno magico non bloccava l’avanzare del veleno nel cuore dell’altra se stessa, semplicemente lo rallentava e questo voleva dire che sarebbe morta comunque, più lentamente, ma sarebbe morta.
E aveva passato abbastanza tempo nella camera con l’altra Meredith per vedere il suo cuore diventare completamente nero e capire che non le restava più molto tempo.
Servivano tre cose per salvarla: il suo sangue, l’incantesimo e una strega.
Il sangue lo avevano di sicuro: l’avrebbe donato lei stessa.
L’incantesimo doveva essere recuperato dal castello di Astaroth e quella era, forse, la parte più difficile.
Era sul terzo punto, quello che riguardava la strega, che Meredith voleva l’aiuto di Bonnie.
Nicole non poteva aiutarla perché non era una strega pura, ma un ibrido e l’altra Bonnie era tenuta prigioniera dal loro nemico, quindi Bonnie, la sua Bonnie, era l’unica speranza che avevano nel caso in cui fossero riusciti a recuperare per puro caso l’incantesimo, ma non a liberare l’altra Bonnie.
Non potevano sapere che piani avesse Astaroth per la sua prigioniera, quindi non potevano sapere come avrebbe reagito se fosse stato attaccato su due fronti.
Cosa avrebbe difeso il demone?
L’incantesimo o l’altra Bonnie?
Meredith non sapeva cosa pensare, ma aveva bisogno di credere che recuperare l’incantesimo sarebbe stato relativamente semplice.
Trovò Bonnie accanto all’imboccatura delle scale al piano terra e la raggiunse sforzandosi di sorridere.
L’amica non aveva la fasciatura e sembrava stesse bene.
“Stai bene, per fortuna!” - constatò Meredith.
Bonnie annuì e le sorrise, grattandosi leggermente il braccio sinistro.
Meredith glielo accarezzò di sfuggita e si sedettero insieme su due vecchie poltrone consunte a ridosso del muro scrostato lì di fronte.
“Tu come stai?” - le chiese Bonnie - “Ho saputo dell’altra Meredith!” - specificò.
Meredith alzò il viso a guardare l’amica, curiosa.
“E’ da ieri che sei completamente scomparsa e l’unica volta che ti ho vista eri strana, così ho chiesto a Lilian e lei mi ha raccontato tutto!” - spiegò Bonnie con un tono quasi colpevole.
Meredith sorrise intenerita: era tipico di Bonnie sentirsi in colpa perché si preoccupava troppo per i suoi amici tanto da credere erroneamente che chiedere notizie in merito significava ficcare il naso dove non era desiderata.
Meredith le accarezzò il dorso di una mano.
“Ti mentirei se ti dicessi che sto bene!” - rispose - “Dovresti vederla, Bonnie, è…è uno spettacolo terrificante! Quello che le hanno fatto è atroce e, sto cercando di dare una mano, ma sentire costantemente gli occhi dell’altro Alaric e di Owen su di me è quasi angosciante, direi!”.
“Owen è tuo figlio, vero? Tuo e di Alaric!” - chiese Bonnie - “L’ho visto durante la lotta di stamattina, combatteva con Lilian e la proteggeva!”.
Meredith annuì: “Si, è mio figlio! Cioè…sarà mio figlio!” - rispose.
“Dev’essere molto difficile per lui vedere te e vedere lei…” - commentò Bonnie.
“Lo penso anch’io e, a dire la verità, mi sento un po’ in colpa per questo! Quando mi guarda so che la mia vista gli causa dolore, ma non riesco a stare lontana da quella stanza, mi capisci?” - fece Meredith.
Bonnie sospirò e si lasciò andare all’indietro poggiando la testa contro il velluto strappato della poltrona su cui era seduta.
“L’altra me stessa è prigioniera di Astaroth! Non sai cosa darei per poterle parlare….” - disse.
Meredith annuì: “Già!” - disse.
Tra loro due calò un breve silenzio ristoratore che servì ad entrambe per rimettere apposto le loro idee per poter andare avanti.
Meredith deglutì e si voltò verso Bonnie.
“Lilian ti ha detto in che modo si può salvare l’altra Meredith?” - le chiese con gli occhi carichi di speranza: non sapeva se sarebbe riuscita a ripetere tutto senza l’aiuto di qualcun altro.
Bonnie si voltò verso di lei e annuì: “Si! Non voleva dirmelo perché non voleva che mi preoccupassi ulteriormente, ma alla fine ha ceduto!” - rispose - “L’incantesimo ce l’ha Astaroth…” - aggiunse.
“Si! Ma…ti prego, Bonnie…aiutami!” - la pregò Meredith con gli occhi lucidi di un pianto represso da troppo tempo.
Bonnie corrugò la fronte e si sporse verso di lei afferrandole le mani in segno di conforto e amicizia.
“Ma certo che ti aiuterò, Meredith! Dimmi ciò di cui hai bisogno e io lo farò…” - le disse.
Meredith scosse la testa: “Voglio andare a prendere l’incantesimo, voglio trovare il modo per arrivarci e rubarlo ad Astaroth e poi vorrei che tu lo pronunciassi!” - disse.
Bonnie la fissò per qualche istante, in silenzio.
Non le disse che entrare nel castello di Astaroth era pericoloso, non le disse che era un piano suicida perché sapeva anche lei che, prima o poi, qualcuno ci sarebbe entrato comunque in quel castello per recuperare l’altra Bonnie.
Si limitò a fissarla e poi disse: “Io voglio aiutarti, Meredith! Ma…non sarebbe meglio chiedere a Nicole o all’altra Bonnie quando sarà libera? Lo sai che io non valgo nulla come strega, non ancora almeno…”
“Nicole non può aiutarmi perché è una strega solo per metà e non sappiamo quanto tempo ci vorrà per liberare l’altra Bonnie né in che condizioni sarà quando la libereranno…” - disse - “…e il tempo di Meredith sta finendo, Bonnie! Quindi…ti prego! Lo so che la magia ti spaventa e che non ti senti pronta ad accettarla, ma…ti chiedo solo di promettermi che quando sarà il momento, se l’altra Bonnie non sarà in grado o non ci sarà ancora, tu farai comunque quell’incantesimo…per me!”.
Bonnie abbassò gli occhi.
Meredith poteva distinguere ogni minimo cambio di luce nei suoi enormi occhi marroni per via delle emozioni di paura e senso di giustizia che, con ogni probabilità, stavano attanagliando l’animo della sua amica in quel momento.
Quando Bonnie alzò gli occhi era ancora titubante, ma sospirò come qualcuno che ha appena preso una decisione importante.
“Un giorno diventerò una strega abbastanza potente da riuscire a tenere tutto il pensionato al sicuro nonostante un demone psicopatico che mi tiene prigioniera in un assurdo castello nero per torturarmi e indebolirmi, quindi….devo accettare la mia magia presto o tardi! E come potrei non tentare neppure di aiutarti solo per una stupida paura?” - disse - “Si! Te lo prometto, Meredith!”.
L’abbraccio che seguì quelle parole fu un abbraccio sincero e sentito, ma soprattutto fu un abbraccio maturo tra due ragazze appena diventate donne.

Perdersi nei suoi stessi pensieri era sempre stata una sua caratteristica, molto probabilmente ereditata da suo padre.
Spesso si era sentita dire che estraniarsi totalmente dal mondo per rimuginare su ciò che ci passa per la testa a volte non era la cosa migliore da fare, ma Lilian aveva sempre trovato un che di confortante nel ragionamento solitario che l’accompagnava quando aveva dei dubbi o delle preoccupazioni.
Trovava che rifletterci su, valutare tutti i vari pro e contro, tutte le varie ed infinite possibilità fosse molto più d’aiuto che aprire bocca senza neppure sapere cosa si stesse dicendo.
In quel momento i suoi pensieri erano tutti catalizzati dalla confessione che si erano fatte lei e Nicole quando era andata a trovarla nella sua stanza.
Sua cugina aveva ragione: che fosse Nicole a sentirsi strana era forse anche scontato, ma che fosse lei era preoccupante.
Troppe cose stavano cambiando da quando passato e futuro si erano incrociati e Lilian si stava chiedendo se non fosse il caso di intervenire e separare le due linee temporali adesso che erano ancora in tempo. Ma poi si rendeva conto che ormai erano fuori tempo massimo: le versioni passate avevano già visto troppo del futuro per sperare che decidessero di non cambiare nulla una volta tornate nel loro tempo.
Dovevano restare insieme e combattere Astaroth fino alla sua morte, tenendo le dita incrociate e sperando che la situazione sua e di Nicole non peggiorasse troppo velocemente.
A dire il vero..non era neanche la sua sorte che le interessava al momento, quanto proprio quella di sua cugina, l’unica in grado di uccidere il loro nemico.
Una volta morto Astaroth di cambiamenti potevano essercene quanti ne volevano, ma fino a quel momento doveva essere tenuto tutto sotto controllo.
Ovviamente avrebbe preferito che tutto restasse invariato, ma di certo non poteva costringere i suoi passati genitori a fare ciò che lei voleva.
Nelle ore precendeti li aveva osservati da lontano e aveva capito: qualsiasi cosa era successo tra loro adesso si stavano lentamente allontando.
Stefan se ne andava in giro evitando accuratamente di incrociare Elena e lei sembrava non preoccuparsene più di tanto.
Mettere a confronto Elena e sua madre era quasi doloroso.
Se avesse saputo a cosa stava pensando, Nicole le avrebbe riso in faccia dicendole che non c’era nessunissima differenza tra le due, ma Lilian la differenza la vedeva eccome.
Elena era viziata, menefreghista ed egocentrica.
Sua madre aveva davvero a cuore l’incolumità di chi le stava attorno.
Paradossalmente sembrava che con la trasformazione in vampira fosse migliorata invece che peggiorare.
Senza nemmeno accorgersene i suoi piedi l’avevano condotta davanti alla porta chiusa dietro la quale Owen stava vegliando sua madre e Lilian non potè fare a meno di provare una calda emozione all’altezza del petto sapendo che lui era dall’altra parte di quel semplice pannello di legno che li separava.
La sua mano si mosse da sola ed afferrò la maniglia, abbassandola.
“Owen?” - chiamò Lilian - “Posso entrare?” - chiese imbarazzata.
Il ragazzo era da solo nella stanza e stava passando uno straccio umido sulla fronte della povera Meredith.
Si voltò a guardarla al richiamo della sua voce e stirò la bocca in uno stanco sorriso.
“Tu puoi entrare sempre, Lilian!” - le rispose con un tono così dolce e morbido da assomigliare ad una colata di miele.
Lilian sospirò impercettibilmente e sorrise, entrando e richiudendosi la porta alle spalle.
Restò in silenzio.
Come sempre, non sapeva cosa dire.
Era inutile, banale e superficiale chiedergli come stesse Meredith, quindi evitò.
Ma non riusciva a stargli lontano sapendo che passava quasi tutti i momenti delle sue giornate a vegliare e a pregare per la sua povera madre che non meritava assolutamente ciò che le era successo.
Nicole non metteva quasi mai piede in quella stanza perché si vergognava troppo a dover guardare Alaric ed Owen e si sentiva responsabile per ciò che era successo a Meredith, nonostante nessuno le desse la colpa, quindi Lilian si sentiva anche in dovere di portarle costantemente notizie sulle condizioni della loro adorata zia, anche se non era esattamente una loro vera parente.
Owen lasciò che lo straccio che teneva in mano si riempisse di nuovo d’acqua per poi appoggiarlo sulla fronte di sua madre e lasciarlo lì.
“Come stai?” - le chiese, spostandosi ad un tavolino lì vicino e rimettendo in ordine file di medicinali che tenevano lì nella speranza che potessero alleviare il dolore che probabilmente Meredith stava soffrendo.
Lilian scosse la testa.
Era lei che doveva chiedergli come stava, non lui!
“Bene! Non preoccuparti per me..” - rispose.
Owen si voltò a guardarla, serio in volto.
“Come puoi chiedermi di non preoccuparmi per te? Io mi preoccupo sempre per te! Come potrei fare altrimenti se proprio la mia preoccupazione per te è l’unica cosa che riesce a mantenermi saldo nella mia pelle senza farmi impazzire per il dolore che tutto ciò che sta succedendo a mia madre mi sta causando? Pensare costantemente a te riesce a mantenermi…sereno!” - le rispose.
Lilian boccheggiò.
Era dannatamente difficile non andargli incontro e dirgli che lo amava, ma avevano stabilito che avrebbero avuto tempo dopo, quando tutto si sarebbe sistemato.
Ma se Nicole aveva ragione?
Se non ci sarebbe mai stato un dopo?
Lilian abbassò gli occhi e nascose il viso tra i capelli.
“Non dirmi queste cose, Owen…” - la sua era una supplica.
Se davvero dovevano aspettare, se davvero era giusto così, allora non poteva farle battere il cuore così furiosamente, non poteva farla sentire così amata soltanto guardandola, non poteva farla sentire così speciale con le sue sole parole, semplicemente…non poteva.
Owen le si avvicinò e le sollevò il mento per poi prenderle le mani nelle sue.
“Perché non dovrei se è quello che penso?” - le rispose.
Lilian lo guardò per un solo istante negli occhi: “Lo sai il perché!” - sussurrò per poi sfilare le mani dalle sue e cercare di divincolarsi per poter mettere una certa distanta tra i loro corpi, distanza che chissà come diminuiva sempre di più.
Ma Owen non glielo permise e le afferrò saldamente la vita attirandola a se.
Lilian si bloccò a quel contatto così inaspettato, rude e…intimo, in un certo senso.
Lo guardò con il cuore in gola e poggiò le mani sulle sue braccia sentendo i muscoli di Owen che si tendevano per il contatto con la sua pelle.
“Ho creduto di impazzire quando eri nel passato! Mi chiedevo: e se qualcosa andasse storto? E se Astaroth avesse la meglio? E se Nicole non la proteggesse abbastanza? E se si ritrovasse nel bel mezzo di uno scontro senza neppure accorgersene?” - le disse - “Io non posso permetterlo, Lilian! Mia madre è in quel letto da mesi, ormai, e ….non so se riusciremo a salvarla. Mio padre si dispera e deperisce ogni giorno di più ed io…io non posso rischiare di perdere anche te! Non te! Io…ho bisogno…di saperti sempre al sicuro…con me!”.
Gli occhi di Lilian si riempirono di lacrime a stento trattenute e sospirò un paio di volte prima di riuscire a mandare giù il magone che le si era formato in gola per poter finalmente trovare la forza per parlare.
“Ed io voglio essere sempre al sicuro…con te!” - rispose.
Restarono a guardarsi per un tempo infinito.
Lilian sapeva che non sarebbe successo niente, che non sarebbero andati più in là delle parole perché nessuno dei due voleva infrangere la tacita promessa che aveva fatto all’altro e che dava ad entrambi una speranza per il futuro.
Ma, nonostante sapessero entrambi queste cose, ogni volta che erano insieme da soli finivano sempre con il ritrovarsi in una situazione simile, era inevitabile: tanto vicini eppure tanto lontani.
Era straziante.
La porta alle loro spalle si aprì di scatto ed entrambi sobbalzarono per la sorpresa.
Owen tirò velocemente via le mani dai fianchi di Lilian, disegnandole sul corpo una scia di dolorosa separazione.
Era Meredith, la giovane Meredith e adesso li stava guardando con lo sguardo fiero e la postura eretta.
Lilian afferrò la mano di Owen.
Ne avevano parlato, sapeva che per il ragazzo era sempre un colpo durissimo vedere la versione più giovane di sua madre e Lilian si era accorta del fatto che, probabilmente, anche Meredith lo aveva capito e facesse di tutto per non stargli troppo intorno, infatti le volte in cui lo aveva guardato dritto negli occhi e gli aveva parlato si potevano contare sulle dita di una mano sola, ma in quel momento lo stava guardando senza alcuna remora, decisa e sicura di se.
Lilian si accigliò.
“Meredith! Che succede?” - le chiese.
“Voglio andare a cercare l’incantesimo nel castello di Astaroth! So che è un piano pericoloso e suicida, ma non ho nessuna intenzione di passare qui un giorno di più a guardare me stessa morire in un letto senza fare nulla! Intesi? Voglio quell’incantesimo e se per quando lo avrò ottenuto, perché potete stare certi che lo otterrò, gli altri non saranno ancora riusciti a liberare l’altra Bonnie….beh…ho convinto la mia…Bonnie…ad aiutarmi!” - esclamò - “Allora…siete con me oppure no? E’ giunta l’ora di darsi una mossa!”.
Lilian restò profondamente colpita da quelle parole e potè vedere la meraviglia farsi strada anche sul volto di Owen prima che lui si aprisse in un sorriso e andasse ad abbracciare Meredith, che ricambiò dopo appena un attimo di esitazione.
“Mamma…” - sussurrò Owen.
“La salveremo!” - rispose Meredith.
Lilian sorrise a sua volta e lanciò appena un’occhiata alla Meredith ferita prima di tornare a guardare quella giovane e sana.
“Vi aiuterò anch’io! E sono certa che ci aiuteranno anche gli altri!” - disse - “Tutti hanno a cuore il destino di Meredith e adesso che il nostro numero è aumentato, non vedo perché non potremmo attaccare Astaroth su più fronti! Tra poche ore zio Damon dovrebbe richiamarci tutti in salone per discutere del piano che hanno messo su lui e gli altri questo pomeriggio, si potrebbe approfittare di quel momento per dire chiaro e tondo ciò che anche noi abbiamo intenzione di fare!?!”.
Meredith annuì.
“Perfetto…” - disse.
Owen si limitò a guardarla fisso e a mimarle un “Grazie” con le labbra.

La riunione era stata indetta qualche ora prima e durante quel lasso di tempo il salotto del pensionato si era riempito man mano sempre di più persone fino a che tutte le altre stanze si erano svuotate, fatta eccezione per i feriti ovviamente.
Il caldo era asfissiante e Bonnie si ritrovava costretta tra Meredith e una ragazzina con gli occhi troppo spalancati e troppo rassegnati a quella brutale realtà: le fece pena.
Stefan, Elena e Matt erano insieme dall’altro lato della stanza e Lilian ed Owen erano ai due lati opposti del piccolo palchetto improvvisato con qualche panca raccolta in giro su cui c’erano Nicole, gli altri Matt, Damon e Stefan e persino il Damon del suo tempo se ne stava lassù con le braccia incrociate al fianco della sua controparte futura.
Era strano vederli così vicini senza che ci fosse ostilità o cinismo tra loro due.
Qualsiasi cosa avessero da dire era importante visti gli sguardi trepidanti e carichi di aspettative che gli abitanti umani di Fell’s Church stavano rivolgendo all’altro Damon, come se fosse il loro unico salvatore.
Era incredibile e assurdo il modo in cui sembravano affidarsi a lui senza alcun timore, seguendolo come se fosse stato da sempre il loro giusto e degno capo.
L’altro Damon si schiarì la voce e il silenzio calò nella stanza.
Gli unici rumori erano lo sgocciolio del rubinetto della cucina che perdeva e la tosse dei feriti ai piani superiori.
“E’ un momento difficile…lo è per tutti da due anni a questa parte! E so che adesso che mia moglie è stata fatta prigioniera da Astaroth non solo il mio umore, ma anche quello di tutti voi che la vedevano come una guida e una spalla fedele a cui apoggiarsi è precipitato sempre più nel terribile abisso della sofferenza! Beh….abbiamo aspettato troppo! Ho…aspettato troppo! Combattere Astaroth e il suo esercito buttandoci a capofitto contro di loro è poco intelligente e molto pericoloso: dobbiamo combattere con l’astuzia avanzando di traguardo in traguardo fino ad arrivare alla vittoria finale che ci renderà liberi! Perché io ci credo, credo che riusciremo a vincere e a riavere le nostre vite!” - disse l’altro Damon - “Il pensionato è il nostro ultimo baluardo di pace e vi prometto che resterà così, ma dobbiamo muoverci! Quindi vi prego di non farvi prendere dal panico quando né io, né la mia famiglia ci saremo! Sappiate che, anche se è lontana, Bonnie sta continuando a proteggervi, ma dobbiamo liberarla!”.
A quelle parole un boato di approvazione e numerosi gesti d’assenso si sollevarono dalla piccola folla e molti volti si voltarono verso di lei sorridendole e approvando ciò che l’altro Damon aveva detto.
Le guance di Bonnie si colorarono per l’imbarazzo e le fu chiara una cosa: se tutte quelle persone vedevano l’altro Damon come una guida, allora lo stesso valeva anche per l’altra Bonnie.
Meredith doveva aver pensato la stessa cosa perché le strinse la mano e poi le rivolse un sorriso carico d’orgoglio.
L’altro Damon annuì.
“Partiremo domattina all’alba! Matt resterà qui e farà le mie veci mentre non ci sono! Sappiate che potete rivolgervi a lui per qualsiasi cosa!” - comunicò.
Solo allora Meredith si fece avanti e alzò la mano.
“Meredith! Dimmi….” - fece l’altro Damon.
“Capisco che salvare l’altra Bonnie sia importantissimo per il benessere di tutti ed io stessa non desidero altro che vederla libera, ma la mia versione futura sta morendo e l’unico modo per guarirla è nelle mani di Astaroth…” - disse Meredith.
Owen si fece avanti e si rivolse al palco.
“Noi abbiamo intenzione di partire e recuperare l’incantesimo!” - disse il ragazzo.
“Si! Ed io andrò con loro!” - fece Lilian - “Non dico che mi auguro che Astaroth si concentri solo su di voi, ma recuperare quell’incantesimo è un’altra priorità e se davvero lui dovesse dividersi su due fronti diversi, allora forse avremmo più possibilità tutti, no?”.
L’altro Damon si accigliò.
“E’ pericoloso! Se noi ci concentriamo sul recupero di Bonnie, voi sarete scoperti…” - disse, rivolgendosi a Meredith.
Solo a quel punto Alaric si fece avanti ed oltrepassò la soglia della stanza: “Sappiamo cavarcela contro qualche demone…” - disse.
Bonnie guardava Meredith, l’altro Alaric, Owen e Lilian e si sentiva fiera di loro.
Parlavano già come una squadra e sapeva che se c’era qualcuno che aveva davvero una motivazione così valida per recuperare quell’incantesimo erano loro.
Alzò gli occhi e poggiò una mano sulla spalla di Meredith.
“Lasciali andare, Damon! Possono farcela, lo sai…” - disse rivolgendosi direttamente all’altro Damon.
Lui spostò i suoi occhi su di lei e dopo appena un momento di esitazione sorrise ed annuì.
“Beh…allora direi che domani sarà una giornata impegnativa per il nostro vicino di casa, no?” - fece.
Bonnie gli sorrise mentre Meredith le lanciava uno sguardo carico di gratitudine per il suo appoggio.
La riunione venne sciolta mezz’ora dopo e alla fine si era deciso che lei ed Elena sarebbero rimaste al pensionato con Matt, l’altro Matt che aveva il compito di gestire tutto e tutti mentre l’altro Damon era in missione e con loro sarebbe rimasta anche l’altra Elena che avrebbe continuato ad accudire l’altra Meredith che non poteva essere mai lasciata sola.
Per il resto…
Lilian, Owen, Meredith e l’altro Alaric sarabbero partiti alla ricerca dell’incantesimo necessario alla salvezza dell’altra Meredith.
Nicole avrebbe cercato di tenere a bada Astaroth.
E le due coppie di fratelli Salvatore si sarebbero occupati del recupero dell’altra Bonnie.
Tutto sembrava essere stato deciso ed ognuno aveva accettato il suo compito con la giusta mentalità e la giusta concentrazione.
Dal canto suo, Bonnie era felice di rimanere al pensionato, ma era anche immensamente preoccupata per tutti coloro che il giorno dopo avrebbero lasciato quel tetto sicuro.
Raccolse i capelli in una treccia morbida e si sedette sul davanzale della finestra della camera che condivideva con Meredith che, in quel momento, era fuori a parlare con Lilian degli ultimi dettagli o roba del genere.
Era al buio e indossava soltanto una camicia da notte di pregiata seta blu che Nicole le aveva portato direttamente dall’armadio di sua madre.
La stanza era illuminata soltanto dalla luce dell’enorme luna piena che aveva ammantato il bosco di silenzio e minacciosità.
Qualcuno bussò alla sua porta.
“Avanti!”  - disse.
L’uscio si aprì appena e il volto di Damon fece capolino chiedendole silenziosamente di entrare.
Bonnie corrugò la fronte, sorpresa.
“Damon?” - chiese.
“Non esattamente! O almeno…non esattamente per te!” - rispose lui.
Bonnie sospirò e sorrise anche se la meraviglia era comunque visibile sul suo volto.
“Capito! L’altro Damon…” - disse.
Il vampiro annuì: “Posso entrare?” - le chiese.
“Certo! Entra pure!” - rispose Bonnie, scostandosi di lato per fargli spazio.
L’altro Damon la raggiunse e le si sedette di fianco volgendo anche lui lo sguardo alla luna che gli illuminò i lineamenti perfetti.
“Quella gliel’ho regalata io…non ricordo in che occasione, però! Forse non c’era nemmeno un’occasione….forse gliel’ho regalata e basta!” - disse improvvisamente lui indicando con un cenno della testa la camicia da notte che lei stava indossando in quel momento.
“Oh…non lo sapevo…” - rispose Bonnie, sentendosi in colpa perché forse, indossandola, lo stava facendo soffrire.
L’altro Damon, però, sorrise.
“Non preoccuparti, streghetta! Dopotutto è…tua, in un certo senso, no?” - scherzò.
Bonnie si accigliò.
“E’ vero…in un certo senso…” - concordò lasciandosi andare ad una lieve risata.
Quando il silenzio calò nuovamente aspettò dieci secondi prima di parlare.
“Come mai sei venuto qui?” - gli chiese.
L’altro Damon scrollò le spalle: “Mi conforta vederti! Lo so che è strano perché dovrebbe farmi stare male, ma non è così! Vederti mi fa ricordare di tutto ciò che abbiamo passato per arrivare alla felicità che abbiamo adesso e allora penso che neppure uno stupido demone potrà mettersi tra noi due!” - rispose.
Bonnie restò in silenzio e scosse la testa, incredula.
L’altro Damon la guardò e alzò le mani in segno di resa.
“Lo so, lo so…non sei abituata a sentirmi parlare così di te e ti sembra un’assurdità! Ma ti posso assicurare, Bonnie, che anche quando ero il Damon del tuo tempo infondo io l’ho sempre saputo di amare te e presto o tardi anche lui, Damon, se ne renderà conto!” - le disse - “Devi solo aspettare ancora un po’! Bisogna avere una pazienza infinita con me….”.
Bonnie sorrise: “Oggi l’ho visto come mi guardavano tutti mentre parlavi dell’altra Bonnie e allora ho pensato…ho pensato che forse sono io quella sbagliata, no? Cioè…che forse sono io quella che deve maturare, quella che non è ancora pronta! Insomma…Elena è così..” - disse, ma la voce dell’altro Damon la interruppe.
“Credimi Bonnie, se c’è qualcuno che deve maturare tra te ed Elena quella è Elena! Tu sei perfetta così come sei! Sei sempre stata perfetta così come sei…” - le disse.
Bonnie restò a guardarlo per qualche attimo, sognando il momento in cui quelle parole le sarebbero state rivolte dal suo Damon e non dalla versione futura del vampiro….sempre che quel momento sarebbe mai arrivato, ovviamente.
Con quel viaggio e con quello che stavano vedendo, chi poteva dire se avrebbero mai intrapreso la stessa strada!?!
“State attenti domani…tutti voi..” - gli disse.
L’altro Damon annuì e le battè leggermente una mano su un ginocchio nudo.
“Ti salverò, te lo prometto! Ti salverò sempre!” - rispose lui.






NOTE:
Ciao a tutte!!!!
Come è stata la vostra settimana? La mia è andata bene, davvero!XD
Allora...per prima cosa voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto e/o recensito lo scorso capitolo o che sono anche solo passati a dare un'occhiata!XD
Ma torniamo a noi...
Altro capitolo non esattamente avvincente questo! Me ne rendo conto....
Ma vi avevo già detto che, prima di scagliarsi contro Astaroth, avevano bisogno di un minimo di organizzazione, no? Adesso, diciamo, che ce l'hanno!!!XDXDXD
E poi...c'è stata la prima scena tra Owen e Lilian! *_* Vi è piaciuta? Che ne avete pensato?
Damon ci ha riservato una bella sorpresina, non trovate?
Ebbene si! Suonino le campane e rullino i tamburi.....Damon-scemo sta cominciando a capire!XD Forse è stata la gelosia per Stefan e Bonnie, forse è stato il discorso dell'altro Damon o forse ha preso una botta in testa..beh...a noi non interessa, giusto?
Però...ne prevedo delle belle con i 4 fratelli Salvatore tutti insieme!XDXDXDX
Meredith più agguerrita che mai.....fa molto cacciatrice, eh? ihihi
E infine, c'è stata la scena Donnie! XD Ok...non proprio Donnie così come ve la immaginavate e non con esattamente le persone giuste, ma arriveranno anche quelle, non preoccupatevi! Piano piano arriverà tutto!XDXDX
E ovviamente, dal prossimo capitolo torneranno i demoni, Astaroth, le sue cravatte e l'altra Bonnie! Ma vi dico già da adesso che servirà un pò per liberarla, quindi non pensiate che avverrà tutto nel prossimo capitolo, perchè non sarà così!!
Ok...adesso mi sa che la smetto che, non solo ho scritto un altro capitolo enorme, ma ci ho messo pure la nota kilometrica!XDXDXD
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler e per il capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 13
*** Raggirare il nemico ***


Raggirare il nemico

Le albe al pensionato in quel tempo lontano e così catastrofico erano di una monotonia assurda.
Non esistevano soli da veder sorgere, raggi di luce accecanti che squarciavano piano il cielo nero annullando il buio della notte, non esistevano sfumature rosee e aranciate che ti tenevano con il fiato sospeso e gli occhi sgranati davanti alla finestra della tua camera facendoti assomigliare più ad un pesce lesso che ad una persona.
In quel futuro devastato ti rendevi conto che era l’alba solo perché all’improvviso diventava tutto rosso e tu ti svegliavi tutto indolenzito dopo una notte piena d’incubi maledicendo la sveglia che suonava sempre quando eri finalmente sul punto di cedere ad un sonno talmente profondo da ricordare molto uno stato di coma durante il quale, forse non sognavi nulla di bello, ma almeno potevi riposarti.
Quell’alba non fu diversa dalle precedenti.
Matt si alzò controvoglia e degnò appena di uno sguardo il cielo di Fell’s Church coperto da quella sorta di patina lucente e demoniaca che li teneva tutti prigionieri al suo interno.
A volte provava ad immaginare come sarebbe stato vedere quella Fell’s Church dall‘esterno e l‘unica cosa che gli veniva in mente era una specie di enorme cupola arancione talmente spessa che ti impediva di guardarci all’interno.
Ma quella era solo la sua fantasia macabra che galoppava nei momenti di noia e allora cercava di non dare molto peso neppure ai suoi stessi pensieri, per non rischiare di dare di matto.
Si diede una rinfrescata veloce e si mise addosso appena un paio di jeans ripescati dal fondo dell’armadio di chissà chi visto che, per ovvi motivi, non poteva usare i vestiti dell’altro se stesso e afferrò una semplice maglietta bianca a mezze maniche mentre si infilava le sue vecchie scarpe da ginnastica.
Si richiuse la porta alle spalle, passò una mano tra i capelli per cercare di rinvigorirli dopo la strana ammaccatura che il cuscino aveva dato loro e scese al piano di sotto andando direttamente verso l’ingresso.
Erano già tutti lì, chi pronto a partire per una missione potenzialmente suicida, chi pronto a dare supporto, abbracci e parole di raccomandazione.
In cuor suo Matt era felice di essere stato lasciato a casa.
Forse era un comportamento sbagliato e vigliacco da parte sua, ma aveva visto in azione quei demoni e non ci teneva a finire tra le loro grinfie.
Paradossalmente si sarebbe buttato contro Damon senza pensarci due volte e l’avrebe fatto per Bonnie, ma buttarsi contro un branco di demoni e contro Astaroth lo spaventava come nessun vampiro aveva mai fatto prima.
Un movimento alla sua destra catturò la sua attenzione.
Mentre gli altri erano tutti presi a scambiarsi frasi d’incoraggiamento e a mettere a punto gli ultimi dettagli, Nicole e Lilian avevano raggiunto la sua controparte futura e se l’erano trascinato nella stanza attigua, senza che nessuno li notasse.
E Matt era terribilmente curioso di scoprire quante più cose possibili sull’altro Matt quindi diede un’occhiata in giro e non appena si fu accorto di non essere l’oggetto dell’attenzione di nessuno, si portò a ridosso del muro che separava l’ingresso dal salotto e tese l’orecchio accanto alla porta socchiusa per cercare di capire cosa avessero le due ragazze.
Non erano andate di là con l’altro Matt per salutarlo: avrebbero potuto farlo tranquillamente alla presenza di tutti!
E le occhiate preoccupate che si erano lanciati tutti e tre tra loro gli facevano sentire puzza di bruciato.
Cosa c’era che non stavano raccontando?
Era forse qualcosa che aveva a che fare con un loro piano segreto?
Era qualcosa che aveva a che fare con il loro viaggio?
E, più importante di ogni altra cosa, perché diavolo continuavano a rivolgersi tutti all’altro Matt? Possibile che fosse cambiata così radiclamente la sua posizione all’interno del gruppo? E se si..come?
Matt non l’avrebbe mai ammesso a voce alta, ma non essere mai preso in considerazione per nessuna decisione lo infastidiva non poco.
Avevano passato anni di lotte e brutte perdite seguendo i piani contorti di Elena, quindi perché mai nessuno gli dava retta o gli chiedeva un consiglio? Come aveva fatto l’altro Matt per farsi rispettare così tanto che adesso tutti, persino Damon, lo vedevano come un fidato consigliere?
“Cosa ne pensi Matt?” - chiese sussurrando Lilian.
A quanto pare, perso nelle sue elucubrazioni mentali, Matt si era perso gran parte del discorso tra i tre.
Ci fu un leggero rumore di passi e Matt immaginò l’altro se stesso che faceva avanti e indietro cercando di ragionare sul problema che gli era stato esposto.
“E’..normale! In un certo senso era prevedibile! Io stesso lo avevo previsto, anche se non avevo mai messo in conto che una cosa simile potesse toccare anche te, Lilian!” - rispose l’altro Matt.
“Lo so e…sinceramente? E’ proprio questo che mi preoccupa maggiormente!” - fece Lilian - “Non fraintendetemi…non sto dicendo che i miei sono perfetti e che i guai li avrebbero combinati solo Damon e Bonnie, ma….come hai detto tu era prevedibile che una cosa simile capitasse a Nicole per questo tutti non fanno altro che tentare di far aprire Damon sui suoi sentimenti per Bonnie! Ma nessuno ha pensato che potesse succedere a me e….e se fosse più grave proprio per questo? Li ho visti Stefan ed Elena ed è da ieri che lui la evita come la peste!”.
Matt si accigliò.
Stefan stava evitando Elena? E questo cosa significava per Lilian? Cosa c’entrava con lei?
Per un solo istante, Matt si voltò verso la calca ancora intenta nei saluti e notò chiaramente quanto fosse fredda e tesa la distanza tra Stefan ed Elena.
Cosa stava succedendo?
“Ok…ok….ripetetemi un attimo cosa percepite esattamente!” - fece l’altro se stesso.
Matt annuì impercettibilmente, totalmente d’accordo con la sua controparte.
- Ecco, brave! Ripetete! - si ritrovò a pensare totalmente confuso.
“Allora….la situazione è questa: è da un po’ di giorni, da quando sono arrivati dal passato, che io e Lilian abbiamo cominciato ad avvertire questa sorta di malessere che va e viene! Mi spiego  meglio: è come una sensazione di debolezza! A volte aumenta, a volte diminuisce!” - spiegò Nicole - “E ci siamo rese conto che l’andamento di questa sensazione oscilla in base agli stati d’animo dei nostri genitori del passato! Ieri, per esempio…..sono stata male tutta la mattina con la faccenda di Damon che ha salvato Elena senza fregarsene di Bonnie….ma poi è successo qualcosa, non so cosa, e quando lui è arrivato dicendo che ci avrebbe aiutato a liberare la mamma a qualsiasi costo io mi sono sentita subito meglio, come se qualcuno mi avesse fatto un’iniezione di pura energia vitale!”.
“Ok! E tu Lilian? - chiese l’altro Matt con tono interessanto e preoccupato allo stesso tempo.
“Io stavo bene..sono sempre stata bene! Sia che eravamo nel passato, sia che siamo tornati qui…stavo bene! Poi ieri pomeriggio ho avvertito come una fitta e ho cominciato a provare la stessa sensazione descritta da Nicole! Parlandone con lei ho pensato anch’io che riguardasse Stefan ed Elena, così ho preso ad osservarli e mi sono accorta che qualcosa era combiato, che si erano allontanati di colpo! E adesso..più passano le ore più sto peggio! Stanotte sono stata così male da non riuscire a dormire e stamattina, mentre venivo giù, sono uscita dalla mia stanza ed ho incrociato Stefan che usciva da quella di fronte alla mia. Mi è sembrato strano visto che la camera che abbiamo assegnato a lui e ad Elena era al piano inferiore e allora gliel’ho chiesto e lui si è rabbuiato e mi ha risposto che si era trasferito da un’altra parte per restare da solo!” - raccontò Lilian.
Un colpo sordo bloccò il discorso dei tre e spaventò Matt che si voltò con la paura di essere stato scoperto.
Tirò un sospiro di sollievo quando si rese conto che era solo l’altro Damon che stava togliendo le sbarre al portone del pensionato in modo da poter uscire.
“E’ mio padre…dobbiamo andare!” - fece Nicole, frettolosamente.
“Cosa ne pensi Matt?” - chiese nuovamente Lilian con voce accorata.
“Penso che dovete stare attente! Se questa sensazione di debolezza di cui parlate oscilla così improvvisamente da un estremo all’altro allora dovete stare in campana perché durante la missione nessuno può assicurarvi che non vi sentiate improvvisamente senza forze!” - rispose l’altro Matt - “Una cosa è certa: se i rapporti tra i vostri genitori del passato cambiano troppo drasticamente allora è normale che vi sentiate strane, perché se loro non si fossero mai amati voi non sareste mai esistite. Adesso le versioni passate stanno venendo un futuro che non avrebbero dovuto vedere, stanno scoprendo troppe cose ed è inevitabile che qualcosa cambi, dobbiamo solo fare in modo che non sia niente di troppo importante come le vostre esistenze! Andate in missione adesso e fate ciò che serve! Al vostro ritorno ne riparleremo ed io nel frattempo cercherò di farmi un’idea più precisa della situazione. Se sarà necessario lo diremo anche a tutti gli altri!”.
Un profondo sospiro accompagnò le ultime raccomandazioni dell’altro Matt e poi si sentirono solo passi che uscivano di fretta dalla stanza.
Matt si scostò dalla parete e si mischiò di nuovo alla folla mentre le due ragazze e l’altro Matt si scambiavano un abbraccio alla presenza di tutti.
Cosa significavano le parole di Lilian e Nicole?
Davvero la loro stessa esistenza era in pericolo?
Dio solo sapeva se Matt non desiderasse che Bonnie non avesse mai amato Damon e che quel futuro fosse stato diverso, ma…poteva davvero volere questo a discapito di Nicole?
Infondo Nicole gli piaceva! Era una tipa tosta e all’apparenza poteva sembrare la copia sputata di suo padre, ma aveva molto di Bonnie, aveva così tanto di lei che per Matt era difficile, se non impossibile, anche solo pensare di non vederla…esistere.
Un leggero cigolio seguito da un quasi inudibile click e il gruppo che si preparava alle missioni aveva già abbandonato il pensionato.

Il bosco era cambiato, terribilmente.
Viaggiando a ritroso verso gli anni dell’infanzia ricordava perfettamente che anche a quel tempo l’Old Wood era un posto silenzioso, ma si trattava del silenzio degli animali in letargo, del silenzio degli imponenti sempreverdi secolari che osservavano ogni loro mossa senza mai giudicare, si trattava del silenzio rispettoso del cimitero lì vicino.
Il silenzio portato dalla venuta di Astaroth era un silenzio diverso, lo stesso che ammantava ogni più recondito angolo di quella piccola cittadina che era Fell’s Church.
Questo nuovo silenzio era un silenzio carico di orrore, il silenzio di chi tace per paura, il silenzio della morte.
Nicole era furiosa.
Ogni volta che per un motivo o per un altro era costretta ad attraversare i sentieri di quel bosco che l’aveva vista crescere donandole alcuni tra i momenti più felici che avesse mai vissuto, una rabbia sorda le cresceva piano nel petto e si diffondeva attraverso il sistema nervoso mettendo tutto il suo corpo in allerta costante.
Non ci riusciva. Semplicemente non riusciva a guardare le querce abbattute, i cespugli inceneriti senza darsi la colpa per ciò che era successo.
A volte pensava che se non fosse davvero stata così forte, se non fosse stata l’ibrido talmente potente che era, se non fosse stata cresciuta per affrontare qualsiasi cosa sarebbe già morta da tempo schiacciata dall’enorme peso del senso di colpa che provava giorno dopo giorno.
Dopotutto…era per colpa sua che Astaroth era arrivato a Fell’s Church, no?
Se lei non fosse esistita, il demone avrebbe lasciato tutti in pace e a quell’ora su zia Meredith non sarebbe stata in fin di vita in un letto, la popolazione della cittadina non sarebbe stata drasticamente decimata, sua madre non sarebbe stata rapita, l’Old Wood non sarebbe diventato l’ammasso di cenere che era e Lilian non avrebbe mai corso il rischio di scomparire dalla storia perché non ci sarebbero stati né viaggi nel passato né viaggi nel futuro.
Nelle ultime ore aveva persino pensato che forse sarebbe stato un bene per tutti se la storia dei suoi genitori fosse cambiata per davvero perché almeno nessuna delle persone che amava avrebbe dovuto vivere con il fardello che comportava solo il conoscerla.
Camminavano ancora in gruppo, al riparo tra gli alberi, nascondendosi alla vista dei demoni che avrebbero potuto perlustrare il bosco a quell’ora della mattina.
In realtà, non conoscevano molto le abitudini di ronda dei demoni al soldo di Astaroth, quindi era probabile che non ci fosse davvero nessuno in giro, ma era comunque meglio evitare ogni rischio possibile.
Già quello che stavano per fare era abbastanza pericoloso senza che si mettessero a crearsi altri guai con le loro stesse mani.
Nicole era in testa al gruppo e venne raggiunta da suo padre solo nel momento in cui si ritrovarono la strada sbarrata dall’ultima fila di salici che costeggiava la radura al centro della quale sorgeva il castello nero di Astaroth.
“E’ l’ora di dividersi…” - fece suo padre quasi bisbigliando.
Nicole si limitò soltanto ad annuire, sospirando.
Suo padre l’abbracciò.
“Stai attenta!” - le sussurrò.
“Anche voi..” - rispose Nicole sciogliendo l’abbraccio e lanciando appena un’occhiata anche a Damon.
Non aveva ancora capito cosa lo avesse spinto a cambiare idea, ma qualsiasi cosa fosse stata sperava che continuasse a sortire quell’effetto su di lui almeno fino alla fine di quella giornata.
Distrarre Astaroth non era un’impresa da poco e aveva bisogno di tutte le energie possibili per riuscirci.
“Buona fortuna a tutti…” - augurò suo zio Stefan mentre i vari gruppi si dividevano.
Nicole rimase lì, immobile, mentre il gruppo di suo padre andava verso le segrete e quello di Meredith verso il retro del castello.
Prima di lasciarla sola Lilian le si accostò e le sfiorò una mano.
Rimase ferma a guardarli andare via fino all’ultimo secondo, fino a che non li vide scomparire, poi si voltò, si portò la lunga treccia con cui aveva legato i capelli su una spalla sola ed uscì allo scoperto.
Non era mai entrata per davvero nel castello del suo nemico, ma lo aveva studiato parecchio dal di fuori e Matt era riuscito a racimolare un bel po’ di testimonianze che coprivano secoli e secoli e che parlavano dell’imponente castello nero comparso all’improvviso giusto prima che si scatenasse una qualche catastrofe.
C’erano anche delle mappe e dei diari tra i documenti in possesso di Matt che li avevano portati alla conclusione che, nonostante passassero i secoli, con ogni probabilità il castello era sempre lo stesso, così come Astaroth era sempre lo stesso.
Era plausibile! Insomma…se Astaroth non aveva né presente né passato, ma era unico e poteva spostarsi avanti e indietro nel tempo senza correre il rischio di incappare in altre versioni di se stesso, allora era ovvio che anche tutto ciò che gli apparteneva, tutto ciò che veniva creato da lui e che lo accompagnava fosse unico.
Quindi se il castello era sempre presente, allora anche il castello era unico e si spostava con lui.
Ragion per cui, pur non essendoci mai entrati, erano riusciti a buttare giù una mappa piuttosto dettagliata delle varie stanze e della loro disposizione e composizione soltanto usando i documenti ritrovati da Matt.
Nicole avanzò di qualche passo e scorse i primi due demoni di quella lunga giornata che facevano da piantoni davanti all’enorme portone in legno d’ebano che era l’ingresso principale al castello.
Le guardie la videro, ma lei continuò spavalda e noncurante ad avanzare fermandosi solo a qualche passo da loro.
“Ehi ragazzi! Bella giornata, eh? Mi annoiavo al pensionato, quindi ho pensato di passare di qui a fare un salutino ad Astaroth! E’ in casa?” - chiese.
L’istante successivo i due demoni le furono addosso.

Elena era felice, raggiante quasi.
O almeno lo era stata fino a quando non si era resa conto, la sera prima, che per Stefan non era lo stesso.
Eppure non riusciva ancora a capirne il motivo.
Insomma…a rigor di logica lui avrebbe dovuto essere ancora più felice di lei per il fatto che finalmente lo aveva scelto, no?
E allora perché era diventato così scostante?
All’inizio non se n’era curata troppo dicendosi che forse Stefan aveva solo bisogno di metabolizzare la notizia: non era un mistero per nessuno che il vampiro fosse un’anima molto riflessiva.
Poi le ore erano trascorse e lui aveva continuato ad evitarla. Anzi…ad Elena era addirittura parso che si rabbuiasse sempre di più e allora aveva cominciato a preoccuparsi.
Possibile che nel momento in cui lei lo aveva scelto, lui avesse capito di non volerla?
Ma scartare quell’ipotesi era semplice quasi come respirare: bastava guardare l’altro Stefan come teneva tra le braccia l’altra Elena!
Elena non lo avrebbe mai detto, ma quel viaggio nel futuro si era rivelato un’ottima cosa.
Certo, avevano i demoni a cui pensare, l’altra Bonnie e l’altra Meredith da salvare, ma almeno nessuno di loro aveva più ragione di avere la mente occupata da stupidi drammi sentimentali: le loro versioni future erano la loro risposta!
Ma l’unica a capirlo e a sentirsi sollevata sembrava essere lei e adesso che Stefan era partito facendole appena un cenno di saluto dopo aver addirittura abbandonato la loro stanza la notte prima, Elena non riusciva a decidere se era lei la stupida a cui sfuggiva qualcosa che per gli altri era ovvio oppure erano loro che si arrovellavano le menti quando non avrebbero dovuto ponendosi dei problemi e dei dubbi che era inutile avere.
Restare al pensionato forse era una buona occasione per riuscire a riflettere e a decifrare lo strano comportamento di Stefan, nonostante avrebbe di gran lunga preferito andare in missione insieme agli altri.
A dire il vero si sentiva quasi offesa: mai nessuno l’aveva lasciata da parte!
Un rumore di passi proveniente dal corridoio fuori alla porta della sua stanza la fece scattare dalla poltrona su cui era seduta ed Elena si precipitò fuori dalla stanza per ritrovarsi faccia a faccia proprio con la persona che sperava d’incontrare: Bonnie!
Sentiva il bisogno di parlare con un’amica…
“Bonnie!” - esclamò - “Ti va di parlare un po’?” - le chiese.
L’amica alzò il viso verso il suo e le sorrise timidamente.
“D-di…di cosa?” - le chiese a sua volta.
“A dire il vero avrei bisogno proprio di sfogarmi un po’ e due chiacchiere tra amiche mi sarebbero d’aiuto! Si tratta di Stefan…” - rispose Elena.
Sarà stata solo una sua impressione, ma al nome < Stefan > Bonnie sembrò agitarsi e andare ancora di più nel pallone.
“A-a…a dire il vero..ehmm…ho..d-delle cose da fare, si!” - balbettò frettolosamente - “Scusa Elena! A dopo!” - le sorrise e scappò via.
Elena rimase leggermente interdetta e la guardò scendere le scale di corsa con la fronte aggrottata.
“A dopo…” - disse al nulla.
Possibile che Bonnie non avesse voluto parlarle di proposito?
Ad Elena sembrava che fosse esattamente così…ma perché?
Bonnie sapeva qualcosa che lei non sapeva? Aveva parlato con Stefan?
Qualcuno alle sue spalle si schiarì la voce con due finti colpi di tosse.
Elena si voltò solo per ritrovarsi inaspettatamente faccia a faccia con se stessa.
Rimase senza parole e sgranò gli occhi.
Fino a quel momento aveva accuratamente evitato di ritrovarsi da sola con l’altra Elena forse perché aveva paura di ciò che poteva dirle, forse perché…..ad essere onesti non lo sapeva neppure lei perché era così terrorizzata solo all’idea, ma lo era.
L’altra Elena le sorrise.
“Noi due non abbiamo mai parlato finora….” - commentò - “Seguimi! Parlare con me non ti farà male, vedrai!”.
Elena deglutì: “No?” - chiese.
“No! Anzi…forse può solo farti bene, credimi!” - rispose l’altra Elena facendole un cenno con la testa come a indicarle la strada.
Elena ci riflettè su un attimo.
Aveva ancora paura, quello era certo….Ma chi poteva conoscerla meglio di se stessa?

Non aveva mai dormito.
Per essere precisi non aveva mai sentito il bisogno di dormire né di cadere in un qualsiasi stato di incoscienza per riprendere le forze perché fondamentalmente non aveva mai perso le forze.
Per quanto lo riguardava, dormire era soltanto un’altra delle terribili perdite di tempo con cui umani e affini sprecavano la loro già miserabile vita.
Insomma….che senso aveva passare ore e ore a dormire ogni giorno quando la tua vita era paragonabile ad un fiammifero, cioè effimera e di breve durata?
Astaroth non era mai riuscito a capirlo.
Mettersi volontariamente in un letto a dormire per ore sarebbe stato giustificabile solo se a farlo fosse stato lui, un essere immortale e indistruttibile, ma gli umani….
Ogni giorno per loro poteva essere l’ultimo visti i modi infiniti che esistevano e si potevano inventare per togliere loro la vita eppure non si scoraggiavano mai e ogni notte tornavano nei loro letti.
Avevano addirittura delle stanze dedicate proprio al dormire!
Nel suo immenso castello Astaroth aveva numerosissime stanze, infinite quasi.
Non aveva scelto una stanza che fosse solo sua perché tutte le stanze lo erano, ma in una aveva fatto mettere un letto. Non che ci dormisse, ma gli piaceva stendercisi sopra e riflettere tentando di capire da quella posizione cosa passasse ogni sera per la mente degli uomini e cosa li spingesse a cercare quel pezzo inutile d’arredamento al calare di ogni notte.
Non lo aveva mai capito, ma continuava a provarci! Non demordeva!
Un forte trambusto proveniente dall’ingresso attirò la sua attenzione, ma solo quando tutto ridivenne calmo Astaroth decise di abbandonare le sue riflessioni e andare a vedere cosa stava succedendo.
Raggiunse il piano inferiore con tutta calma, senza scomporsi, riallacciandosi i bottoni aperti della giacca elegante che andò a coprire la camicia di seta che portava lasciando in evidenza solo la sua ennesima cravatta.
Ne aveva una collezione di cravatte e gli piacevano tutte. Per come la vedeva lui, le cravatte stravaganti erano tra le pochissime cose vagamente degne di nota che gli esseri umani erano stati in grado di creare.
Quel giorno ne aveva indossato una di un bellissimo verde fosforescente che si illuminava al buio e metteva in risalto la piccola astronave circolare da cui un polpo alieno con due enormi occhi giocava a morra cinese con un bambino grasso con il viso sporco di cioccolato e un carrellino al seguito.
Se l’era fatta realizzare su misura prendendo spunto da un cartellone pubblicitario che aveva visto tempo addietro.
La porta all’ingresso era spalancata e tenuta bloccata dal corpo di un suo demone sottoposto a cui avevano mozzato la testa.
Astaroth gli si avvicinò e lo studiò un attimo prima di dargli un calcio e lasciarlo cadere all’esterno in modo da poter lasciare libero l’uscio e richiuderlo.
Tutto il corridoio che conduceva ad una delle prime stanze del castello, la stanza in cui gli piaceva mettere in mostra gran parte della sua collezione di armi, era affollato dai corpi trucidati di piccoli demoni di poco conto.
Astaroth quasi sorrise: chiunque l’avesse fatto almeno gli aveva risparmiato la fatica di doverli uccidere lui in seguito, anche se gli aveva portato via il suo passatempo preferito nei momenti di noia.
Restò fermo sotto l’arco della sala delle armi quando riconobbe Nicole nel suo intruso.
“Finalmente….cominciavo a chiedermi dove fossi…” - fece Nicole evidentemente scocciata.
Se ne stava stravaccata su una poltrona in pelle su un lato della stanza.
“Quella poltrona non era qui…” - disse Astaroth.
“Infatti! L’ho trovata in corridoio e l’ho usata per schiacciare uno dei tuoi demoni! Alla fine me la sono ritrovata tra le mani e non sapendo cosa farci me la sono portata dietro e mi ci sono seduta!” - spiegò Nicole con una scrollata di spalle.
“Cosa ti porta nella mia dimora?” - chiese Astaroth.
“Ma che domande sono? Così mi offendi, Astaroth! Credevo che fossi un padrone di casa più gentile! E comunque, come ho già detto all’ingresso prima di entrare, ero al pensionato, mi annoiavo e allora sono venuta a farti un salutino!” - fece Nicole scoccandogli un sorriso smagliante e che nascondeva molte cose.
Astaroth sorrise a sua volta ed entrò nella stanza, avvicinandosi alla ragazza.
“Non ti restituirò tua madre, Nicole!” - le disse.
Nicole si alzò dalla poltrona e lo fronteggiò.
“Lo so! Ma questo non significa che non posso cercare un modo per riprendermela, no? Lo sai che non sarei mai rimasta indifferente al fatto che l’hai rapita! Nessuno tocca la mia famiglia, Astaroth, quante volte devo ancora ripetertelo?” - gli disse.
“Quindi? Cosa hai intenzione di fare? Combattere?” - le chiese lui a sua volta.
“Sinceramente? Non capisco perché l’hai rapita, ma è mia madre e non posso permettermi di correre troppi rischi anche perché...metti che combattiamo e questa volta tu dovessi vincere….dopo chi verrebbe a salvarla? E chi salverebbe il resto di Fell’s Church? Nessun altro è abbastanza potente da affrontarti con una speranza di uscirne illeso o di vincere, quindi….facciamo un accordo! Ti propongo una sfida, Astaroth! Ci stai?” - rispose Nicole.
Astaroth ne fu sorpreso.
Nicole sembrava stranamente troppo calma. Di solito se qualcuno osava torcere un capello a qualcuno della sua famiglia lei non era così lucida da pensare troppo come invece stava facendo in quel preciso istante.
Nonostante questo, però, e nonostante le perplessità sullo strano cambiamento inaspettato di Nicole…Astaroth era curioso.
“Che tipo di sfida?”.

Ok! Da questa parte…” - fece l’altro Alaric indicando davanti a se e spostando con un solo braccio un ramo pendente da un albero che stava per colpire Meredith in pieno viso, impegnata com’era nelle sue solitarie riflessioni.
Lei gli rivolse un sorriso di ringraziamento e proseguirono dritto.
Era assolutamente convinta della sua decisione e della scelta di fare qualsiasi cosa per salvare l’altra se stessa, ma per tutta la notte appena trascorsa non aveva fatto altro che torturarsi chiedendosi se quella sua scelta fosse sembrata insensibile agli occhi degli altri che erano andati a recuperare l’altra Bonnie.
Tra una riflessione e l’altra si diceva che chiunque avrebbe reagito così al suo posto, ma….chissà…si sentiva turbata, ecco.
Forse era per il fatto che non aveva consultato nessuno prima di prendere la sua decisione. Forse era perché non  si era mai direttamente trovata al centro di una situazione simile dove doveva battersi per difendere la sua stessa vita. Forse perché, per la prima volta nella sua vita, stava seriamente dubitando di se stessa.
Poteva essere una qualsiasi di queste ragioni, così come poteva essere una ragione del tutto differente…non lo sapeva per certo e questo la spaventava a morte.
Perché lei era quella che aveva sempre tutte le certezze, non colei che aveva bisogno che fossero gli altri a fornirgliele.
L’altro Alaric camminava alla testa del loro gruppo e Meredith lo affiancava standogli dietro solo di un passo.
Lilian ed Owen erano fianco a fianco alle loro spalle ed erano restati in silenzio per la maggior parte del tempo, eccetto che per le poche volte in cui si erano avvicinati per bisbigliarsi qualcosa all’orecchio che a Meredith non era dato sapere.
Avanzarono al limitare della radura in cui sorgeva il castello fino a raggiungerne il retro dove, in una piccola zona appartata e contornata da grossi cespugli, se ne stava nascosto quello che aveva tutta l’aria di essere solo un semplice e decadente capanno per gli attrezzi.
Meredith si accigliò.
“Quella sarebbe la famosa sala dei trofei di Astaroth?” - chiese.
Si era sinceramente aspettata qualcosa di molto meglio di una catapecchia di legno marcio e chiusa solo da una porta sgangherata.
“Non lasciarti ingannare dalle apparenze! Le cose più incredibili si nascondono sempre sotto gli occhi di tutti..” - le disse l’altro Alaric.
Meredith non capì, ma cercò di sforzarsi.
Magari si trattava di una qualche strana magia demoniaca o forse era lei che non sapeva guardare per davvero.
Nel dubbio…strinse gli occhi e si concentrò, ma ebbe l’unico risultato di provocarsi una fitta di dolore alla testa.
Scosse la testa e inspirò ed espirò forte.
“Non c’è alcun bisogno che ti sforzi tanto, Meredith!” - arrivò in suo soccorso Lilian - “A dire il vero anche noi vediamo ciò che stai vedendo tu, cioè solo un misero capanno. Ma, stando a quello che Matt ha scoperto da quegli antichi documenti che ha ritrovato, è l’interno che ci riserverà parecchie sorprese!”.
Giusto! Che stupida a non pensarci!
E pensare che lei stessa aveva ascoltato l’altro Matt parlare di questi diari antichi che aveva ritrovato chissà dove, chissà quando e chissà come.
Da quello che Meredith aveva potuto capire in quei giorni, l’altro Matt era una persona profondamente diversa dal Matt del suo tempo.
No! Forse dire che era diverso non era esatto!
Matt, dopotutto, era sempre stato un ragazzo intelligente, curioso ed affidabile, ma con gli anni quelle sue tre caratteristiche sembravano essersi sviluppate al punto tale da renderlo un uomo saggio e dalla profonda e utile conoscenza. Soprattutto, però, era diventato un uomo rispettato da tutti.
Meredith sorrise debolmente, ma era davvero orgogliosa e felice per l’amico.
“Perfetto! Quindi che facciamo adesso? Entriamo?” - chiese.
“Con ogni probabilità il libro che cerchiamo è lì dentro, quindi….si, dobbiamo entrare!” - rispose l’altro Alaric.
“Ma siamo sicuri che lì fuori non ci sia nessuno? Insomma…nessun demone?” - fece Owen.
L’altro Alaric a quella domanda non rispose, si limitò ad imbracciare la pesante balestra che teneva legata sulle spalle e a caricarla.
Owen seguì il padre ed estrasse da un fodero di cuoio pesante che aveva legato alla cintura due spesse spade dalla lama ricurva che a Meredith davano molto l’impressione di due scimitarre lucenti ed affilate che, cosa quasi assolutamente certa, servivano al ragazzo per mozzare di netto la testa dei demoni che si sarebbe trovato di fronte.
Lilian rimase composta: aveva dalla sua le sue capacità da ibrido e tanto le bastava.
Meredith, invece, afferrò un grosso coltello che le porse l’altro Alaric e lo impugnò saldamente.
Nonostante il piccolo giardino che circondava il capanno sembrasse completamente deserto, tutti loro sapevano che non lo era.
Insomma…quale persona sana di mente lasciava incustodito il capanno che conteneva tutti quelli che potevano essere tranquillamente definiti i suoi tesori?
Nessuno, ovviamente!
Se poi quella persona era un narcisista megalomane come Astaroth, allora era sicuro che, non appena avessero messo piede fuori dal riparo che i cespugli offrivano loro, si sarebbero ritrovati con un numero non precisato di guardie demoniache addosso.
Meredith sospirò pesantemente cercando di raccogliere tutto il suo coraggio e la presa sul pugnale divenne talmente forte e salda che le si sbiancarono le nocche.
“Allora…andiamo!” - disse.
Si era sentita in dovere di dare lei l’ordine di avanzare verso il loro obiettivo e il pericolo che li attendeva.
Dopotutto era stata lei a convincerli e a coinvolgerli in quella faccenda, no?
Il minimo che poteva fare era mettersi a capo del gruppo e addossarsi così tutte le responsabilità nel caso qualcosa fosse andato storto.
Gli altri tre annuirono e Meredith per prima uscì allo scoperto.
Inizialmente non avvenne nulla, ma nel momento esatto in cui anche gli atri si palesarono un gruppo di una decina di demoni uscì fuori dal retro del capanno e si lanciò loro addosso.
L’altro Alaric ed Owen si buttarono all’attacco senza alcuna esitazione e Lilian li seguì subito dopo.
Soltanto Meredith restò indietro, per un attimo completamente spiazzata dalla battaglia che doveva obbligatoriamente affrontare in quel preciso istante.
Senza neppure accorgersene fece un passo indietro e poi ancora un altro fino a che non si scontrò con un qualcosa di rigido.
Si voltò e si ritrovò faccia a faccia con un demone che lei si era materializzato alle spalle.





NOTE:
Ciao a tutte, care lettici!!!
Come sta andando la vostra settimana?
La mia è un pò stancante per via del lavoro e degli orari assurdi che sono costretta a fare, ma almeno sta arrivando Natale e questo basta a farmi sentire euforica!*_*
Allora....il capitolo...
Fondamentalmente il titolo riporta in breve qual è davvero il piano di tutti: raggirare Astaroth per poter fare indisturbati ciò che c'è da fare!
Ma Astaroth sarà davvero così scemo da non accorgersi di niente?
Beh...vi anticipo che questa parte, queste missioni, dureranno per l'arco di 5 o 6 capitoli, quindi cosa farà il nostro amico demone lo scopriremo solo vivendo!XDXDX
Da come avrete senz'altro capito leggendo, questo capitolo è un pò un capitolo di preparazione che ci fa capire in cosa si stanno andando a cacciare tutti e di cosa si occuperanno al pensionato!
Vi dico già da adesso che il pensionato e chi ci è rimasto non verranno in alcun modo toccati da quello che succede tra gli altri e i demoni, ma anche loro avranno le loro cose a cui pensare.
Andando avanti vedremo il primo faccia a faccia tra le due Elena e scopriremo se quella del futuro è cambiata oppure no! Poi ci sarà un faccia a faccia tra i due Matt durante il quale il Matt del futuro racconterà un pò della sua storia! E Bonnie si ritroverà nel mezzo, ovviamente!XD
Per quanto riguarda gli altri.....mano a mano verranno snocciolate le varie fasi delle loro missioni! Promesso!XD
Grazie come sempre a chi ha letto e/o recensito lo scorso capitolo!*_*
Che dire....adesso vi lascio.....che ancora una volta mi sa che ho fatto una nota enorme!XDXDXXD
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler e per il capitolo...
A giovedì...BACIONI..IOSNIO90!!!

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Capitolo 14
*** Scoperte ***


Scoperte

“Avanti, Elena! Non farti pregare! Primo: la parte della timida non ti si addice per niente! Secondo: conosci questa stanza meglio delle tue tasche, quindi è inutile che io stia qui a dirti che puoi entrare, che puoi accomodarti e che devi fare come se fossi a casa tua, visto e considerando che tecnicamente tu sei davvero a casa tua! Coraggio...entra e chiudi la porta!”.
L’altra Elena aveva ragione…aveva ragione su tutto.
Lei non era mai stata timida neppure da bambina ed era inutile fingere di esserlo adesso o farsi venire strane insicurezze. E poi la stanza dove l’aveva condotta era la stessa in cui lei abitava già nel suo tempo, quella stessa stanza che condivideva con Stefan, la stanza che tutti i suoi amici e lei stessa definivano < la stanza di Stefan >.
Ragionandoci su un attimo, era strano che nessuno dicesse < la stanza di Stefan ed Elena > visto che ci abitava anche lei sin da quando aveva dovuto lasciare la sua vita e la sua famiglia e solo adesso si rendeva conto che definirla solo di Stefan la faceva quasi sentire come un’intrusa nella vita del vampiro, cosa che veniva ancor di più avvalorata dallo strano comportamento che lui teneva dal giorno prima.
Si fece avanti e richiuse la porta dietro di se come le era stato detto.
L’altra Elena, nel frattempo, si era portata allo specchio e si stava sciogliendo delicatamente i lunghi capelli biondi che aveva tenuto acconciati in una morbida crocchia fino a quel momento.
Elena ne approfittò per andare a sedersi sul davanzale della finestra: non riusciva a guardare l’altra se stessa troppo a lungo senza sentirsi a disagio.
“Ah, certo! Come ho fatto a dimenticarmene? Tu adesso sei in quel periodo…ovviamente!” - fece all’improvviso l’altra Elena voltandosi verso di lei.
Elena aggrottò la fronte.
“Quel periodo?” - ripetè - “Quale periodo?” - chiese.
“Quello in cui sei l’esatta personificazione della principessina viziata che passa ore ed ore alla finestra persa nell’ardua decisione su quale dei due pretendenti scegliere!” - rispose l’altra Elena come se fosse una cosa ovvia.
Elena si indispettì: sembrava che l’altra la stesse prendendo in giro.
“Davvero? E se io sono in quel periodo, tu in che periodo sei allora?” - le chiese infastidita.
L’altra Elena le rivolse una sorriso di circostanza, uno di quelli che si rivolge a chi è troppo giovane e inesperto per capire certe cose e si accomodò su un’ampia poltrona sistemandosi per bene la gonna lunga e leggera che indossava.
“Io sono nel mio periodo da donna realizzata e felice nonché amorevole e soddisfatta madre di una ragazza speciale e moglie di un vampiro unico nel suo genere!” - le rispose accentuando di parecchio la voce sulla parola < donna >.
Ad Elena la cosa non sfuggì.
Ridusse gli occhi a due fessure e la guardò accavallando le gambe.
“Stai dicendo che io sono una ragazzina?” - fece con sfida.
“Sii onesta con te stessa, Elena! Tu SEI una ragazzina! E il fatto che non ti rendi conto di ciò che ti circonda ne è la prova.” - rispose l’altra Elena - “Ma non preoccuparti troppo, infondo lo hanno sempre saputo tutti che il tuo più grande difetto è l’egocentrismo! Sei talmente e costantemente concentrata su te stessa che non ti rendi conti di ciò che ti succede intorno. Dici sempre di agire per il bene di tutti, ma in realtà ti dai sempre così tanto da fare perché in vita tua tutto ciò che avete dovuto affrontare aveva sempre a che fare con te, in qualche modo! In quei casi eri sempre la prima a buttarti nella mischia e, invece, guardati adesso….non hai fatto una piega quando ti hanno ordinato di restartene a casa e questo perché non si tratta di te questa volta, ma di Meredith e Bonnie! Se fossi stata io ad essere rapita o se ci fossi stata io in quel letto con il petto squarciato tu ti saresti messa contro Damon e contro tutti pur di partire!”.
Elena restò spiazzata da quelle parole.
Sin da quando era arrivata nel futuro aveva sempre avvertito una strana sensazione alla bocca dello stomaco che le suggeriva di tenersi alla larga dall’altra se stessa perché ciò che aveva da dirle forse non le sarebbe piaciuto, ma non si era mai aspettata che la sua controparte la rimproverasse e quasi la insultasse.
Insomma…l’altra Elena stava parlando di lei, ma era come se stesse parlando di se stessa, giusto?
Elena si sentì in obbligo di farglielo notare, un po’ per autodifesa, un po’ perché voleva sempre avere l’ultima parola, essere un passo davanti agli altri anche se si trattava di se stessa.
“Stai praticamente dicendo che sono un’egoista, anzi…che SIAMO delle egoiste!” - disse.
L’altra Elena sorrise e si riavviò i capelli all’indietro, lasciandosi comodamente andare contro la poltrona.
“Infatti! Io stessa ci ho rimesso tempo, energie e lacrime prima di capire questa piccola lezione su me stessa, prima di fare realmente i conti con chi ero e scenderci a patti per cercare di migliorare…ma alla fine ce l’ho fatta e adesso credo di potermi orgogliosamente definire una persona migliore! Ma tu sei ancora la ragazzina che io stessa ero un tempo e allora ho pensato che, magari, potevo darti una mano a capire e risparmiarti almeno in parte il duro percorso che ho fatto io!” - le rispose.
Ma Elena non era soddisfatta.
Diceva che era una persona migliore, ma lei conosceva almeno qualcuno che non la pensava allo stesso modo.
“Nicole ti detesta nonostante tu sia sua zia…” - le fece notare.
L’altra Elena la guardò per qualche attimo prima di parlare.
“Lo so! Ma è una situazione complicata quella….” - disse - “Vedi….io credo che il più grande cambiamento sia avvenuto nel momento in cui ho capito di amare solo Stefan e che era con lui che volevo passare il resto dell’eternità! Una volta presa questa decisione così importante e definitiva tutti gli altri piccoli cambiamenti che sono arrivati, soprattutto cambiamenti caratteriali, sono arrivati come in automatico. Insomma….sono diventata più altruista seguendo l’esempio di Stefan. Sono diventata più gentile seguendo l’esempio di Stefan. Sono diventata più aperta e comprensiva seguendo l’esempio di Stefan. Tutti i miei miglioramenti hanno fatto da specchio a quelle che sono sempre state le sua qualità! Come se io, inconsciamente, avessi deciso di migliorarmi per essere davvero degna di lui, capisci? E’ stato Stefan a rendermi migliore! E’ merito suo!”.
“Ok! Ma ancora non capisco perché Nicole ti detesta!” - fece Elena.
“Nicole…sa com’ero e sa che tutti i miei miglioramenti sono dovuti alla scelta che ho fatto di vivere con Stefan! Credo che ciò che si chiede è: e se un giorno la cara zietta dovesse stancarsi? Se un giorno decidesse che essere migliore non le interessa più e volesse ritornare quella che era prima? Allora in quel caso farebbe di tutto per mettersi tra i miei genitori?” -  rispose l’altra Elena - “Sono dubbi leciti visto il mio passato e Nicole ama così tanto i suoi genitori che li mette al primo posto su tutto e tutti!”.
“E la cosa non ti da  fastidio?” - chiese Elena.
“Te l’ho detto: Nicole conosce il passato, conosce te….i suoi sono dubbi leciti!” - rispose l’altra Elena scrollando le spalle.
Elena ci riflettè su qualche attimo voltando di lato il viso per poter affondare gli occhi nel panorama inquietante che c’era oltre la finestra.
In quel momento le passò per la mente un pensiero assurdo e totalmente fuori luogo: quella stessa finestra che stava guardando, nel suo tempo era in mille pezzi.
Sorrise quasi con nostalgia fino a che le parole che l’altra Elena le aveva detto poco prima circa il suo cambiamento e il coinvolgimento di Stefan non le ritornarono alla mente.
“Non capisco! Tu hai detto che non appena hai fatto la tua scelta tutto è andato al suo posto e hai imparato ad essere migliore stando al fianco di Stefan, giusto?” - chiese.
“Giusto!” - approvò l’altra Elena assottigliando lo sguardo per capire dove volesse andare a parare.
“Allora perché non appena io ho scelto Stefan si è allontanato da me e non mi rivolge neanche più la parola?” - buttò fuori.
L’altra Elena la guardò in silenzio per qualche attimo come se stesse soppesando le parole da dire.
“Ricordo quando ho fatto la scelta che mi ha cambiato la vita…ricordo il giorno esatto! Era il 15 settembre del 2012!” - disse.
“E questo che significa? Che ho sbagliato a dire a Stefan di aver scelto lui perché non sono giusti i tempi?” - chiese Elena, sarcasticamente.
L’altra se stessa scosse la testa.
“No, ovviamente! I tempi non c’entrano, c’entra il percorso! Prima di arrivare a quella decisione sono successe altre cose tra me e Stefan, tra me e Damon, tra Stefan e Damon…..cose che a te non sono ancora capitate! Tutte quelle cose, sommate al passato, mi hanno portato a scegliere! Tu hai fatto la tua scelta senza aver compiuto un percorso di riflessione, l’hai fatta semplicemente copiando la mia ed è per questo che Stefan ce l’ha con te!” - rispose l’altra Elena.
Elena era sempre più confusa.
Fare una scelta, copiare la sua…non era la stessa cosa?
“Ma io sono te e tu sei me….anche se ho copiato la tua scelta cosa c’è di sbagliato? Alla fine sarei finita con Stefan, no?” - fece.
“Si! Ma saresti finita con lui con la certezza e la consapevolezza che ami solo ed esclusivamente lui e che per Damon non provi nulla!” - ribattè l’altra Elena - “Ascoltami! Voglio farti delle domande…” - disse.
Elena annuì.
“Se pensi a Damon adesso cosa provi per lui? Ti senti confusa? Attratta? Se pensi a lui con Bonnie cosa senti? Gelosia? Fastidio?” - le chiese.
Elena cominciò ad innervosirsi e prese a torturarsi una ciocca di capelli.
“Non capisco questo cosa c’entri, adesso..” - disse.
“C’entra!” - ribattè decisa l’altra Elena - “C’entra perché è esattamente come ti senti rispetto a Damon! C’entra perché è quello che ancora provi per lui! Ma ti dirò una cosa, Elena: quando io ho fatto la mia scelta, per Damon non provavo assolutamente nulla se non un affetto che potrebbe definirsi benissimamente fraterno! Non lo consideravo neanche più un amico, ma un vero fratello e solo il pensiero che ero stata attratta da lui in senso fisico mi faceva venire letteralmente il voltastomaco! Tu adesso puoi dire lo stesso? Se Damon ti si avvicina troppo tu ti tiri indietro? Se Damon ti fa un complimento ti lusinga o ti lascia indifferente?” - le chiese,  implacabile e incalzante.
Elena restò colpita da quelle parole e abbassò il viso senza dire una parola, completamente colpevole.
L’altra Elena si sporse verso di lei e cercò il suo sguardo.
“Ecco! E’ questo il problema di Stefan! Ed è questa la differenza tra noi due, Elena!” - disse.
Elena annuì. Ormai non poteva fare altro che arrendersi.
L’altra se stessa aveva ragione e lei era stata una stupida a non pensarci.
Avrebbe dovuto parlarne con Stefan, avrebbe voluto parlargli in quel preciso istante, ma sapeva che era impossibile perché lui era andato chissà dove a rischiare la vita contro un esercito di demoni e oltretutto in collera con lei.
Si sentiva in colpa.
Si sentiva in colpa verso Stefan per quello che gli faceva patire sempre con le sue stupide parole.
Si sentiva in colpa verso se stessa per essere stata tanto sciocca e codarda.
Si sentiva in colpa perché, nonostante ciò che aveva sostenuto negli ultimi giorni, l’altra Elena aveva ragione e lei non poteva fare a meno di essere anche in pensiero per Damon.
E si sentiva in colpa anche verso l’altra Elena perché veniva odiata da Nicole per un qualcosa in cui lei non c’entrava più perché, se proprio doveva essere sincera, era lei che Nicole avrebbe dovuto odiare, non sua zia che certi sbagli se li era lasciati alle spalle per sempre.
C’era un modo per rimediare? Non lo sapeva.
Forse doveva aspettare per riuscire a maturare e capire.
O forse era semplicemente tutto perduto ora che Stefan non voleva neppure condividere lo stesso spazio con lei.
L’altra Elena le poggiò una mano su un ginocchio.
“Ehi…stai bene?” - le chiese gentilmente.
Elena lasciò cadere la domanda nel vuoto.

Lo guardavano tutti in modo strano.
Forse sembrava che non se ne accorgesse, anzi…era proprio quella l’impressione che voleva dare, ma in realtà se ne accorgeva eccome e la cosa stava cominciando lentamente a dargli su i nervi.
Insomma….Ok che da quando erano arrivati nel 2034 non aveva fatto altro che dare addosso a tutti e negare tutto ciò che gli veniva regolarmente sbattuto sotto il naso, ma questo non significava che non avesse il diritto di cambiare leggermente opinione.
Si chiamava o non si chiamava Damon Salvatore? Aveva o non aveva sempre dato prova di un’intelligenza tale che gli permetteva di ragionare su vari livelli per giungere a più conclusioni possibili tutte insieme, conclusioni a cui nessun altro riusciva ad arrivare così rapidamente, oltretutto?
Ecco! Quindi di che si stupivano tutti?
Era una sua prerogativa dire una cosa un giorno e poi pensarla in modo del tutto diverso alla fine della giornata successiva!
Sì, da quando era arrivato non aveva fatto altro che rigettare l’idea di un bel matrimonio felice tra l’altro se stesso e la presunta altra Bonnie che nessuno aveva ancora avuto il piacere neppure di vederla da lontano con un cannocchiale, ma Damon aveva pensato e pensato ed era giunto alla conclusione che liberare l’altra streghetta dalla prigionia di Astaroth sarebbe tornato utile visto che tutti ne parlavano come una specie di super-strega.
E poi era curioso!
Insomma….lui guardava Bonnie e vedeva una ragazzina dalla lacrima facile, debole e incapace persino di attraversare la strada senza che ci fosse qualcuno al suo fianco, quindi voleva capire come aveva fatto l’altro Damon ad innamorarsi di lei! Cioè…quando l’altro Damon parlava di sua “moglie” sembrava che parlasse di una specie di dea scesa in terra con tanto di manto luminoso ad avvolgerla, quindi che si facesse delle domande era ovvio, no?
Voleva capire…semplicemente questo…
Certo, poi c’era stata anche quella specie di piccola sensazione lontana che aveva sentito mentre guardava Bonnie e Stefan che si abbracciavano, ma quella era tutta un’altra cosa e non c’entrava niente…forse.
Damon scosse la testa.
Quel futuro gli stava facendo male! Persino il suo cervello sopraffino stava andando in tilt a causa delle troppe novità apprese in così poco tempo e questo non era un bene…assolutamente no!
Cioè…il fatto che si mettesse pure a pensare che gli aveva dato fastidio vedere la streghetta con suo fratello significava solo una cosa: aveva parlato un po’ troppo con l’altro Damon che era riuscito a mettergli in testa cose che non pensava relamente perché lui aveva per la mente solo il suo angelo. Punto!
In quel momento stava agendo solo per curiosità nei confronti dell’altra Bonnie, non per altro. E poco importava se ogni volta che gli cadeva l’occhio su Stefan gli tornava alla mente ciò che aveva visto la sera prima e allora gli veniva voglia di dargli un sonoro pugno in faccia. E importava altrettanto poco che si fosse imposto di trattenere il respiro perché se camminando fianco a fianco con il suo caro fratellino avesse avvertito odore di fragola provenire da lui, segno che aveva stretto tanto Bonnie che il suo odore gli era rimasto addosso nonostante fossero passate ore, allora lo avrebbe probabilmente appeso per il collo all’albero più vicino per poi lasciarlo lì a marcire.
Ma tutto questo non c’entrava niente con Bonnie! Assolutamente niente!
“Fermi..” - ordinò a bassa voce l’altro se stesso avvicinandosi ad una botola nel terreno - “Ci siamo!” - aggiunse.
Dopo aver lasciato Nicole avevano camminato lungo il perimetro del castello tenendosi ben nascosti e a distanza di sicurezza fino a che non erano arrivati sul lato est che era quello più riparato dagli alberi, quindi più buio e più vicino alla vegetazione.
L’altro Damon forzò il lucchetto pesante in ferro arrugginito che chiudeva la botola e la spalancò, rivelando una lunga scala buia che sembrava condurre direttamente al centro esatto dell’inferno.
“E’ l’entrata per le segrete?” - chiese Stefan.
L’altro Stefan fece per rispondere, ma dalla radura che dava sull’entrata principale del castello cominciarono ad arrivare grida strazianti accompagnate dai rumori tipici di una lotta.
Taquero tutti e quattro e tutti e quattro voltarono la testa verso destra, tendendo le orecchie per bene e cercando di captare ogni cosa fosse loro possibile.
“E’ Nicole…” - sussurrò piano l’altro Damon.
Damon lo sapeva!
E non soltanto perché conosceva il piano e sapeva bene cosa dovesse fare Nicole, lo sapeva perché lo avvertiva dentro! Avvertiva una sorta di….cosa? Preoccupazione?….Non ne era certo, ma ciò che gli era chiaro era lo strano senso di improvvisa inquietudine che aveva provato nel momento in cui la lotta di Nicole era cominciata.
Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma si…forse era davvero preoccupato per quella ragazza.
Il caos cessò in fretta e portò via con se anche la tensione che Damon sentiva esserglisi accumulata sulle spalle durante quel breve lasso di tempo.
Solo allora tornarono a guardarsi l’un l’altro e l’altro Damon, in particolare, fece sfoggio un sorrisino orgoglioso che Damon stesso conosceva bene, ma gli faceva uno strano effetto vederlo per inneggiare alla vittoria di qualcun altro: di solito lui, quello stesso sorrisino, lo riservava a se stesso e alle sue imprese andate a buon fine.
“Allora…” - riprese l’altro Stefan - “Dai resoconti che Matt ha trovato di quei pochi che hanno avuto la fortuna di uscirne vivi per raccontarlo o scriverlo, le segrete di Astaroth sono divise su vari livelli andando verso il basso, quindi a scendere! Su ogni livello vengono tenuti i prigionieri per ordine di importanza, naturalmente a detta di Astaroth! Sul primo livello, che è quello dove scenderemo adesso, ci sono i prigionieri di poco conto, sul secondo quelli che potrebbero tornare utili in qualche modo, sul terzo ci sono quelli importanti, sul quarto quelli d’eccellenza!”.
“E naturalmente l’altra Bonnie è sul quarto livello, giusto?” - fece Stefan.
“Si, abbiamo ogni ragione di credere che lui la tega lì! In ogni caso, per trovarla dobbiamo comunque perlustrare tutte le celle fino ad arrivare alla sua, quindi su che livello sia non ci interessa poi molto!” - rispose l’altro Stefan.
“Dobbiamo essere veloci!” - intervenne l’altro Damon - “Non è detto che Nicole riesca a reggerci il gioco a lungo! Astaroth non è stupido e potrebbe capire tutto se lei la tira troppo per le lunghe!”.
“Allora ci conviene darci una mossa, no?” - fece Damon avanzando verso l’entrata.
Non appena tutti si immersero nell’oscurità, l’altro Stefan richiuse alle loro spalle la botola.

Lilian afferrò l’ultimo demone per il collo e lo buttò a terra.
Nello stesso momento Owen sopraggiunse ed una delle sue spade fendette veloce l’aria fino a staccare di netto la testa del nemico.
Lei alzò gli occhi ad incontrare quelli di lui e si sorrisero mentre il cadavere decapitato del demone si trasformava in una melma densa e scura e poi scompariva come riassorbito dalla terra.
“Direi che qui abbiamo finito, per ora…” - commentò Alaric poco distante ripulendosi le mani sui jeans per cercare di cancellare le macchie della lotta.
Lilian annuì in risposta volgendo lo sguardo intorno a se, sulla radura che fino a poco prima era piena di circa una ventina di demoni sbucati da chissà dove.
“Meredith stai bene?” - chiese Owen calamitando l’attenzione di tutti sulla figura della ragazza.
Meredith annuì.
“Si, grazie per averlo chiesto!” - rispose - “E grazie anche per avermi salvato da quel demone che mi era arrivato alle spalle….”.
Owen scrollò le spalle: “Figurati! Piuttosto…scusaci per averti lasciata indietro senza protezione!” - disse.
Lilian si accodò, completamente d’accordo.
“Si, Meredith, scusaci…non ricapiterà!” - disse.
“Giusto! E’ che è un po’ difficile pensare che, nonostante tu sia sempre stata forte, c’è stato un periodo della tua vita in cui non eri addestrata come lo sei per noi in questo tempo! E’ difficile pensarla così per me che che ti ho conosciuta proprio in quel periodo, figurati per loro che conoscono solo la versione di te guerriera…” - spiegò Alaric.
Meredith scosse la testa: “Non dovete preoccuparvi, davvero! Lo capisco! Adesso , però, direi che visto che abbiamo via libera dovremmo entrare, no? Prima che arrivino altri demoni…” - propose.
Furono tutti d’accordo con lei, ovviamente, e si avviarono in gruppo verso l’entrata di quel capanno che dietro le sue porte nascondeva chissà cosa.
Gli appunti con cui Matt aveva istruito tutti la sera prima non dicevano nulla sulla sala dei trofei di Astaroth. C’erano solo dei piccoli accenni alla baracca che la ospitava e che si trovava sempre nascosta dietro il castello, ma nulla più di questo. Matt era giunto alla conclusione che, molto probabilmente, nessuno vi aveva mai messo piede tranne Astaroth stesso e Lilian non era ancora riuscita a decidere se questo fosse un bene oppure un male.
Si fermarono tutti contemporaneamente davanti a quella porta e si voltarono a guardarsi l’un l’altro con la stessa espressione di incertezza mista a curiosità sul volto.
Praticamente, loro erano l’unico gruppo partito quella mattina che non aveva la più pallida idea di in che cosa si stesse andando a cacciare visto che non erano riusciti a trovare informazioni su quel posto da nessuna parte, quindi sì…Lilian era nervosa così come lo erano gli altri e il loro nervosismo era più che giustificato visto che quando si aveva a che fare con i demoni non si sapeva mai cosa bisognava aspettarsi.
Merdith emise un lungo sospiro ed appoggiò una mano sulla maniglia arrugginita del capanno.
Non appena fece per aprire la porta, tumulti e grida si levarono nel cielo alle loro spalle.
Si voltarono tutti, sugli attenti, già pronti ad affrontare una nuova ondata di demoni diretti da loro, ma alle loro spalle non c’era nessuno: le grida provenivano da lontano.
“E’ Nicole! Dobbiamo fare in fretta!” - capì all’istante Lilian che si sentì stringere la mano da Owen.
“Se la caverà, vedrai! Lei se la cava sempre!” - le sussurrò il ragazzo all’orecchio.
Lilian gli sorrise e annuì, riconoscente per quel gesto di conforto. Ma lei e Nicole erano cresciute insieme e, nonostante fossero profondamente diverse, Lilian non poteva fare a meno di preoccuparsi per lei sapendola da sola contro Astaroth e i suoi demoni.
“Ok! Andiamo mentre lei li tienie tutti occupati!” - disse, voltandosi verso Meredith e Alaric.
Meredith annuì, forse leggendole nello sguardo l’ansia per le sorti di sua cugina e riuscendo a capirla perfettamente, poi spalancò di scatto la porta e li lasciò passare tutti prima di richiudersela alle spalle.
Una volta dentro, Lilian spalancò gli occhi e rimase a bocca aperta: quel posto era l’inferno!
Prima di partire, aveva provato a fare delle ipotesi su ciò che avrebbero trovato all’interno, ma nulla era paragonabile allo scenario che aveva davanti.
Dall’estrerno il capanno sembrava piccolo, basso e sgangherato, ma all’interno era infinito, alto, con tunnel e rampe di scale. Tutto era fatto di pietra e scorrevano fiumi di lava da piccoli anfratti nelle pareti fino ad arrivare a formare delle pozze arancioni ai loro piedi.
Sembrava di trovarsi all’interno della bocca di un vulcano pronto ad eruttare e non era una bella sensazione.
Tutt’intorno, su varie rocce, erano disposti ad arte tonnellate di oggetti provenienti da tempi e luoghi diversi: quelli dovevano essere i cimeli di Asatroth.
C’erano grosse spade, armature, mobili antichi e addirittura vestiti, forse strappati alle sue vittime prima che morissero. Il pensiero di Astaroth che toglieva gli abiti alle persone morte per mano sua la investì in pieno e la disgustò davvero solo quando notò, tra le altre cose, un paio di piccole scarpette insanguinate che dovevano essere appartenute per forza ad un bambino molto piccolo.
Lilian sentì arrivarle agli occhi lacrime di puro odio per quel mostro.
“Andiamo! Dobbiamo trovare il libro con l’incantesimo!” - fece Alaric sorpassandola e riportandola indietro dai suoi pensieri.
Lilian annuì e, mentre Merdedith affiancava Alaric, lei ed Owen presero a camminare alle loro spalle.
“Ehi! Stai bene?” - le chiese lui.
“Non proprio!” - rispose Lilian indicando tutto ciò che avevano intorno.
Owen annuì: “Ti capisco…”   - rispose solamente.

Erano passate due ore da quando gli altri si erano diretti al castello di Astaroth e da quel momento al pensionato aveva regnato il puro silenzio.
Da quando erano arrivati, Matt aveva spesso sperato di riuscire di nuovo a starsene seduto in completo silenzio perso nei suoi pensieri, ma adesso che quel momento era arrivato non vedeva l’ora che qualcosa lo cacciasse via perché proprio quel silenzio che aveva tanto desiderato adesso era troppo pesante da sopportare.
Meglio i lamenti, meglio le grida, meglio le chiacchiere senza senso, ma non il silenzio.
Uscì dalla sua camera, dove era tornato a rinchiudersi dopo la partenza degli altri, e scese al piano di sotto andando direttamente in cucina.
Da che erano arrivati aveva sempre voluto andarci per rispondere ad una domanda che gli stava tartassando la mente.
C’erano tutti in quel futuro: lui, Damon, Stefan, Elena, Meredith, Alaric e persino Bonnie rinchiusa da qualche parte da Astaroth, ma…dov’era la signora Flowers? Perché non l’aveva mai vista in giro mentre si prendeva cura dei feriti?
Matt aveva una strana sensazione al riguardo e il fatto che nessuno ne avesse mai parlato non faceva che accrescerla, ma…lui voleva sapere!
Si era affezionato davvero a quell’anziana donna stramba e voleva capire che fine avesse fatto.
Una volta in cucina, si guardò intorno.
Sembrava che non fosse cambiato nulla. C’erano i soliti mobili, addirittura le solite staviglie, c’erano i soliti barattoli pieni di strane erbe miracolose, c’era tutto…tranne la signora Flowers.
La porta alle sue spalle si aprì e l’altro Matt entrò sorridendogli mesto.
Matt non lo salutò neppure, si voltò semplicemente verso di lui con l’aria confusa.
“Dov’è la signora Flowers?” - gli chiese.
L’altro Matt abbassò per un attimo gli occhi e prese un bel respiro prima di tornare a guardarlo.
“E’ morta!” - gli rispose.
A quelle parole, Matt sentì l’improvviso bisogno di sedersi e si accasciò appena in tempo su una sedia, con lo sguardo vacuo e la mente vuota.
L’altro Matt gli si sedette di fronte, dall’altra parte di quello stesso tavolo.
“E’ stato…Astaroth?” - chiese esitante Matt.
L’altro Matt scosse la testa e Matt chiuse gli occhi e sospirò sollevato.
“E allora come è successo?” - gli chiese.
“Nulla! Lo ha deciso lei…circa un anno prima che arrivassero i demoni, quindi tre anni fa! Una sera venne da noi e ci disse che aveva avuto una vita lunga e felice e che, dato che eravamo finalmente tutti felici anche noi, lei poteva andarsene in pace e tranquillità!” - rispose l’altro Matt.
“E nessuno ha tentato di fermarla?” - chiese Matt.
“Certo che si! Le abbiamo portato via tutte le sue erbe per paura che potesse crearsi qualche pozione strana, le abbiamo portato via tutti gli oggetti pericolosi, l’abbiamo sorvegliata per giorni e giorni, ma non è servito! Quando decise che era giunto il momento se ne andò semplicemente a letto a dormire e il mattino dopo non si svegliò più!” - rispose l’altro Matt.
Matt restò in silenzio e annuì piano.
Non gli piaceva, non gli piaceva per niente quella storia né la possibilità che un giorno la signora Flowers decidesse di morire e di lasciarli tutti, ma almeno si consolava sapendo che lei non aveva sofferto e che nessun demone le aveva strappato via la vita con la forza.
In quanti potevano dire di potersi consolare con un pensiero del genere per la morte di un loro caro?
“Però, qui dentro….in cucina, intendo…” - fece, guardandosi intorno.
“E’ rimasto tutto uguale, sì! Me ne occupo personalmente!” - rispose l’altro Matt.
“Ok! Bene!” - fece Matt.
Calò il silenzio, di nuovo. E di nuovo Matt lo sentì pesare sulla sua testa e pesava troppo perché lui riuscisse a sopportarlo.
E già che c’era poteva chiedere all’altro Matt qualcosa rispetto a ciò che aveva sentito quella mattina.
“Stamattina ti ho sentito parlare con Nicole e Lilian…” - la buttò lì.
L’altro Matt sorrise: “Stavi origliando…” - disse.
Matt scrollò le spalle come a dargli ragione.
“E cosa hai sentito?” - chiese l’altro Matt.
“Tutto! Anche se ci ho capito molto poco!” - rispose sincero Matt - “Cosa sta succedendo alle due ragazze?” - chiese.
L’altro Matt si lasciò andare contro lo schienale della sedia e guardò il soffitto, come per trovare le parole giuste per spiegarglielo o forse stava semplicemente valutando se raccontargli tutto o meno….in ogni caso, dopo un po’ riportò gli occhi su di lui e cominciò a parlare.
“E’ un po’ complicato!” - disse - “Anzi, no…..non è complicato: è strano! Decisamente strano come argomento e difficile anche!”.
Matt si accigliò.
“Stai dicendo che sono troppo stupido per capirlo?” - chiese.
L’altro Matt scosse lentamente la testa: “Sto dicendo che potrebbe non piacerti ciò che sto per dirti!” - rispose.
Matt si tirò leggermente indietro, sorpreso da quelle parole.
Cosa c’entrava lui con ciò che stava succedendo a Nicole e a Lilian?
Perché era ancora delle due ragazze che si stava parlando, vero?
“Non capisco…” - fece Matt.
“Dimenticati di Bonnie, Matt!” - fece l’altro Matt, serio.
Matt strabuzzò gli occhi: “Come, scusa?”.
“Mi hai sentito! Tu sei innamorato di lei, me lo ricordo! Ma devi lasciarla andare per il tuo bene, per il suo e per quello di Nicole! Sii suo amico, ma non pretendere nient’altro! Lasciala a Damon!” - fece l’altro Matt.
“No, no, no…Aspetta! Che stai dicendo? Dovrei lasciarla a Damon? Ma scherzi? Forse il Damon del vostro tempo è cambiato, ma quello del mio è ancora un cretino che non la merita! E poi….che c’entra il bene di Nicole e quello che le sta succedendo con quello che io provo per Bonnie? Tra me e Bonnie non è mai successo niente, quindi Nicole è al sicuro da me, no?” - sbottò Matt.
“Matt, calmati! Lascia che ti spieghi! Ciò che succede a Nicole c’entra con te, così come c’entrerebbe con chiunque che cercasse di mettersi tra Damon e Bonnie, quelli del tuo tempo! Se foste rimasti nel passato non sarebbe successo nulla a Nicole e a Lilian perché le storie dei loro genitori sarebbero andate così come erano state scritte in precedenza! Ma adesso siete qui e state scoprendo delle cose che non avreste dovuto scoprire e allora le vostre storie stanno inevitabilmente cambiando e Nicole e Lilian già hanno le versioni giovani dei loro genitori che hanno deciso di mettersi a fare i capricci e andare contro l’inevitabile, non c’è bisogno che nessun altro si metta in mezzo! E io ti conosco Matt, so cosa provi adesso per Bonnie e so che, se prima era difficile sapere che provava probabilmente qualcosa per Damon, adesso è praticamente insopportabile sapere che addirittura metteranno su famiglia insieme, ma devi farti da parte e non ostacolarla più nei suoi sentimenti! Hai ragione, il Damon del tuo tempo non è lo stesso di quello del mio, ma ti ricordo che una volta il Damon del mio tempo era quello del tuo tempo! Poi lui è cambiato, ma ci sono voluti anni, impegno da parte sua e l’amore di Bonnie per arrivare al cambiamento! Così come sono serviti anni, l’impegno di Bonnie e l’amore di Damon per arrivare al cambiamento della Bonnie del mio tempo, perché ti assicuro che anche lei è diversa!” - fece l’altro Matt - “Visto? Loro hanno bisogno l’uno dell’altra per crescere e migliorarsi e Nicole ha bisogno di loro per…esistere! E tu non puoi ostacolare Bonnie…non puoi!” - concluse.
Matt rimase in silenzio, soppesando le parole della sua controparte.
L’altro Matt aveva ragione su Nicole, Matt sapeva che aveva ragione perché lo aveva pensato anche lui che mettersi tra Damon e Bonnie significava fare male a Nicole e allora non era giusto, ma….rinnegare i suoi sentimenti ancora una volta era difficile.
L’aveva dovuto fare con Elena quando lei si era innamorata di Stefan e adesso doveva farlo con Bonnie perché lei era innamorata di Damon.
Lui era sempre quello che restava solo e cominciava a chiedersi sinceramente se un giorno avrebbe mai trovato la felicità.
Guardò l’altro Matt e sospirò affranto: forse sarebbe stato solo per sempre!
“A cosa pensi?” - gli chiese l’altro Matt.
“Penso che hai ragione e penso che non sarò mai felice, vero?” - fece Matt.
L’altro Matt lo guardò confuso per attimo, poi si infilò una mano sotto il colletto del maglioncino  rosso scuro che indossava sotto la giacca in tweed marrore e gli mostrò i ciondoli appesi alla catenina in oro bianco che portava al collo: erano due anelli.
Matt si accigliò.
“Cosa sono?” - gli chiese.
“La mia fede nuziale e quella di mia moglie!” - rispose l’altro Matt.
Matt restò senza parole a quella frase, completamente immobile e sbalordito.
“Sei…sei sposato?” - chiese.
“Ero sposato, si!” - rispose l’altro Matt, improvvisamente triste.
A Matt dispiaceva vederlo in quello stato, così affranto, ma voleva sapere…doveva sapere.
“Era? Cosa le è successo?” - gli chiese.
“Un demone l’ha uccisa circa un anno fa..” - rispose l'altro Matt risistemandosi la catenina sotto il maglioncino.
“Posso chiederti…chi era? Com’era? Come vi siete conosciuti?” - chiese Matt.
L’altro Matt lo guardò a lungo negli occhi prima di scrollare le spalle.
“Ma sì….tanto ormai sapete così tante cose del vostro futuro…” - si arrese  - “Tu dovrai aspettare ancora qualche anno prima di conoscerla, ma…non appena la vedrai la riconoscerai subito perché capirai all’istante che è finalmente arrivata quella giusta! Si chiamava Olivia ed era bellissima! La incontrai all’univerisità….una notte dopo una delle prime visite di Elena come vampira. Olivia mi stava seguendo perché…beh…perché aveva saputo dei due vampiri che c’erano in giro, che poi erano Stefan ed Elena, e allora voleva proteggermi e salvarmi la vita! Era una cacciatrice, lo era sempre stata e quando si rese conto che i due vampiri da cui voleva tenermi al sicuro invece erano due miei amici non li attaccò, ma poi venne a cercarmi per chiedermi spiegazioni! Fu così che ci conoscemmo! Lei all’inizio era scettica verso le mie < strane amicizie > ma poi venne a Fell’s  Church e conobbe gli altri e capì che non c’era nulla da temere da loro! Ci innamorammo, ci sposammo, purtroppo non potemmo avere figli, ma trattavamo Owen, Lilian e Nicole come se davvero fossero sangue del nostro sangue a tanto ci bastava! Quando Astaroth arrivò lei prese a combattere insieme agli altri, come aveva sempre fatto nei momenti di crisi e, lo sai…durante ogni lotta c’è sempre qualcuno che viene ferito e qualcuno che muore!”- raccontò l’altro Matt.
“Quando è successo?” - chiese Matt.
“Sei mesi fa, più o meno…” - rispose l’altro Matt.
“Eravate felici?” - chiese Matt.
L’altro Matt annuì: “Si…tanto!” - gli rispose.
“Mi dispiace molto…” - fece Matt.
L’altro Matt scosse la testa: “Non pensarci! Pensa solo a questo: tu la devi ancora incontrare, Matt! E quando succederà vivrai gli anni più belli della tua vita…” - gli disse.
“Si, ma poi le morirà…” - lo interruppe Matt.
“E’ qui che sbagli! Pensaci! Cosa sappiamo con certezza di Astaroth? Che lui è unico a differenza nostra! Insomma…tu ed io non siamo unici nel Tempo. Esiste un Matt del 2011 e uno del 2034, così come esiste un Matt del 2012, uno del 2013, uno del 2014! Il Tempo è…complesso, Matt! Non bisogna viaggiare avanti o indietro di anni per incontrare un’altra versione di te stesso, basta anche viaggiare indietro o avanti di un secondo o di un millesimo di secondo per incontrare un altro te!” - fece l’altro Matt.
Matt assottigliò lo sguardo, completamente concentrato sulle parole della sua controparte.
“Ma se Astaroth è unico….” - fece.
“Esatto!” - approvò l’altro Matt - “Se Astaroth è unico significa che nel Tempo non ne esistono altri, che lui viaggia avanti e indietro senza mai correre il rischio di incontrare un altro Astaroth perché come lui stesso dice sempre: lui non ha né passato né futuro, ma vive in un unico infinito presente! E questo sai cosa significa? Significa che se lo uccidiamo adesso, nel 2034, la tua storia cambierà perché quando tu crescerai e arriverai nel tuo 2034 non ci sarà nessun Astaroth da sconfiggere…”
“Certo! Quindi Meredith non verrà mai ferita, Bonnie non verrà mai rapita, Nicole non sarà costretta a rischiare continuamente la vita e Olivia non morirà!” - concluse Matt - “Oddio….”.
L’altro Matt sorrise: “Hai capito!” - disse.
“Dobbiamo uccidere Astaroth!” - fece Matt.
“Assolutamente!” - concordò l’altro.





NOTE:
Ciao a tutte! Tantissimi auguri per una buona festa dell'Immacolata!*_*
Avete fatto l'albero? Io si...tutto viola e oro!*_*
Grazie mille a chi ha letto e/recensito lo scorso capitolo!*_**_*
Passando a questo....
Beh....è stato un capitolo abbastanza ricco, no?XD
So che in molti aspettavano con ansia le due chiacchierate tra le due Elena e i due Matt e allora eccole qui in un unico capitolo! Vi sono piaciute? Che ne pensate? Visto che l'altro Matt era sposato? E visto che non mi sono dimenticata della signora Flowers futura? 
Per Meredith non c'era da preoccuparsi, visto? Ci sono Owen, Lilian e l'altro Alaric che le coprono le spalle!XD
E c'è stato il primo accenno ai 4 Salvatore con un POV Damon!XDXDXDX E' confuso, è confuso.....
Dal prossimo capitolo ci concentreremo di più sulle varie missioni e sapremo cosa succede mano mano che vanno avanti!
Certo, ci saranno anche i vari momenti al pensionato e, finalmente, ritornerà la nostra Bonnie che avrà a che fare sia con Matt che con l'altra Elena che nel prossimo capitolo le vorrà parlare!XD
Inoltre posso dirvi con certezza che tutta questa fase con le missioni al castello di Astaroth durerà per altri 4 capitoli escluso questo, quindi fino al capitolo 17! Da lì, poi, si aprirà una nuova fase, ovviamente!XD
Ah...e vi avverto già da adesso che l'altra Bonnie la vedremo solamente a fase conclusa, quindi a partire dalla fine del 17° capitolo!
Adesso vi lascio!
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler e per il capitolo....
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 15
*** Stati d'animo correlati ***


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Sin dal suo primo vagito i suoi genitori avevano cominciato a darle quegli insegnamenti che le sarebbero serviti ad affrontare tutte le prove della vita.
Era ancora una neonata quando le insegnarono a sapersi dividere tra la fame di cibo e la sete di sangue in modo da controllarle entrambe e non eccedere in nessuna delle due.
A cinque anni sua madre cominciò ad insegnarle i primi rudimenti della magia e a sette anni era già in grado di difendersi da sola.
A otto anni sua madre passò dagli incantesimi difensivi a quelli offensivi e a dieci anni, quando era già abbastanza in grado di lanciare alcuni tra gli incantesimi più difficili che esistessero, suo padre cominciò l’allenamento fisico insegnandole ad usare correttamente tutte le facoltà che le venivano naturalmente concesse dalla sua metà vampiresca.
Continuarono così per un paio di anni circa e all’età di dodici anni suo padre aggiunse alla pratica del combattimento anche la teoria in modo da renderla una guerriera non solo forte, ma anche intelligente.
Durante la sua prima lezione di strategia suo padre le insegnò tre cose fondamentali:
- Non sottovalutare mai il tuo nemico.
- Non sopravvalutare mai il tuo nemico.
- Conosci il tuo nemico.
All’inizio Nicole ci aveva riso su perché sembravano le solite frasi fatte che si dicevano in quei brutti film in cui tutti si facevano la guerra, ma da quando Astaroth era arrivato a mettere a rischio la sua vita e quella di tutta la cittadina di Fell’s Church, Nicole aveva finalmente capito che suo padre aveva ragione: quelle tre semplici regole erano davvero l’unica cosa che le avevano permesso di rimanere viva tanto a lungo e di darle speranza giorno dopo giorno.
Non se ne era mai resa conto prima perché non c’era mai stato nessuno che l’avesse realmente messa in pericolo, ma applicate ad Astaroth quelle regole avevano un loro senso logico in battaglia.
Quindi aveva imparato a non sottovalutare mai il Figlio del Fuoco e questo le aveva permesso di non sorprendersi mai troppo delle sue mosse improvvise e dei suoi cambi di piano.
Contemporaneamente, però, aveva imparato anche a non sopravvalutarlo e questo le aveva permesso di sentirsi forte anche nei momenti più cupi, le aveva permesso di andare avanti credendo sempre nelle sue capacità.
Infine….aveva imparato a conoscerlo e si era rivelata davvero la cosa più intelligente che potesse fare soprattutto perché tornava utile in situazioni come quella in cui si trovava in quel momento, cioè una situazione in cui doveva distrarlo per favorire la riuscita dei piani degli altri e tenerli al sicuro.
Distrarre Astaroth non era una cosa semplice e ci si poteva riuscire solo se si conosceva il suo più grande punto debole: la sua curiosità.
Quel demone aveva una curiosità pari a pochi che lo portava anche a fare cose apparentemente senza alcun senso.
Collezionava oggetti e qualsivoglia cosa che attirava il suo interesse solo perché curioso di capire cosa ci trovassero di tanto utile gli esseri umani. Rinchiudeva intere città fuori dal mondo e le radeva al suolo facendo orde di prigionieri solo perché curioso di capire come funzionavano i rapporti tra gli uomini e poco importava se li trattava come delle cavie da laboratorio perché infondo era questo che rappresentavano per lui.
Se ci si fermava a rifletterci su un attimo, Astaroth era un personaggio abbastanza complesso e interessante: uccideva gli umani tanto per ucciderli, ma si sforzava comunque di capirne la mentalità.
Nicole non aveva mai capito bene il perché lo facesse, ma spesso aveva pensato che lui lo vedesse come un passatempo giusto perché, avendo visto già ogni cosa, adesso l’unico modo per dare una spinta alla sua monotona esistenza doveva essere quello di porsi domande su domande persino su coloro che sterminava per capriccio.
Fare leva sulla sua curiosità, quindi, era l’unico modo che aveva per attirare la sua attenzione e focalizzarla su di se.
Come già detto in precedenza, lei non lo sottovalutava e quindi sapeva che Astaroth non era così stupido da non aver trovato strano il suo comportamento di quel giorno, ma sapeva anche che lui era curioso di capire il perché di quel cambiamento e che quindi l’avrebbe assecondata anche accettando una sfida il cui unico scopo era quello di fargli perdere tempo.
Nicole sorrise soddisfatta e cominciò a vagare per la stanza sfiorando ogni oggetto possibile.
“Che sfida, vuoi sapere? Beh….avevo pensato a qualcosa di diverso per una volta!” - esordì.
“Diverso?” - chiese Astaroth.
“Sì! Magari senza magia! Una sfida prettamente fisica tra me e te…..un duello!” - rispose - “Ecco, sì! Potremmo cimentarci nella scherma, ad esempio!” - propose,  afferrando un fioretto dalla fattura antica e pregiata appeso ad una parete e puntandolo contro il demone.
Astaroth sorrise: “Prima toglimi una curiosità, Nicole….” - disse.
Nicole gli fece un cenno invitandolo a proseguire.
“Perché questa sfida? Insomma…Io ho rapito tua madre! A rigor di logica tu saresti dovuta venire qui per mettere a ferro e fuoco la mia casa pronta ad uccidermi per il torto arrecato alla tua adorata famiglia, non per invitarmi a duellare!” - disse.
Nicole si ricompose e ritirò il fioretto per poi sfiorarne delicatamente la lama con la mano libera.
“Hai ragione! E mi rendo conto che questo mio comportamento possa sembrarti strano, ma….ho capito che comportarmi in quel modo sarebbe stato pazzo e sconsiderato! Tu hai ucciso quasi tutti gli abitanti di Fell’s Church e gli unici sopravvissuti vivono al pensionato costantemente terrorizzati e la loro incolumità è una mia responsabilità! Inoltre, non so a quali torture tu stia sottoponendo mia madre, ma la barriera difensiva con cui teneva protetto il pensionato si sta lentamente indebolendo e quelle persone hanno sempre più paura! Non si tratta solo della mia famiglia, ma di tutti loro ed io devo proteggerli, ma per farlo devo riprendermi mia madre e devo restare viva, quindi non mi sono concessi colpi di testa di nessun tipo!” - rispose.
“Ma io ti ho già detto che non ti restituirò la strega…” - fece Astaroth.
“Sì, ed è per questo che insieme alla sfida voglio proporti un accordo perché so che sei un uomo di parola e lo manterrai qualora tu lo accettassi!” - rispose Nicole.
Astaroth assottigliò lo sguardo: “Che accordo?” - chiese.
“E’ semplice!” - rispose Nicole scrollando le spalle - “Se io vinco il duello allora lascerai libera mia madre e lei potrà tornare con me al pensionato! Se vinci tu….beh…in quel caso potrai uccidermi ed io non opporrò resistenza e sai di poterti fidare perché anch’io mantengo sempre la parola data!”.
Astaroth, a quelle parole, rimase in silenzio a guardarla.
Nicole sostenne il suo sguardo per tutto il tempo, fiera e composta, sentendo un’intensa forza scorrerle su e giù per le vene.
In quel momento le ritornarono alla mente le parole di Matt, che quella mattina aveva detto a lei e a Lilian di tenere duro e sperare che nessun improvviso attacco di debolezza le colpisse, e quasi le venne da sospirare di sollievo perché la forza che sentiva dentro sembrava solida e della debolezza non sembrava essercene neppure più una misera traccia.
Pregò che restasse tutto così almeno fino alla fine del duello con Astaroth altrimenti sarebbe stata la sua fine e quella di tutti gli altri.
Astaroth si sfilò la giacca e sfoderò il suo inquietante sorriso compiaciuto.
“Beh….questa mattinata in effetti si presentava un po’ fiacca e prima che arrivino le due di questo pomeriggio ce ne vuole ancora di tempo, per cui…” - commentò.
“Le due del pomeriggio?” - chiese Nicole incuriosita da quell’affermazione.
“Sì! Hai presente quando hai parlato delle presunte torture a cui sottopongo tua madre? Beh….non sono affatto < presunte >! Anzi…avvengono con regolarità ogni giorno alle due del pomeriggio!” - le rispose in tutta tranquillità.
Nicole si irrigidì e dovette sforzarsi per riuscire a mantenere la sua facciata tranquilla e non cedere alla provocazione di Astaroth perché sapeva che, altrimenti, avrebbe mandato tutto all’aria.
Servì tutta la sua volontà e il suo buonsenso per riuscirci.
Alla fine sospirò e tese di nuovo la sua lama verso il demone.
“Allora? Abbiamo un accordo?” - gli chiese.
Astaroth afferrò un altro fioretto da una teca bassa alle sue spalle e ne incrociò la lama con quella del suo.
“Affare fatto!” - rispose.

Probabilmente lì dentro faceva freddo a giudicare dagli sbuffi di vapore che venivano fuori ogni volta che uno dei prigionieri apriva bocca per chiedere il loro aiuto.
Stefan non aveva la certezza che facesse freddo - insomma…lui era un vampiro e queste cose non le pativa - ma non sapeva neppure bene perché, però il fatto che sembrasse che faceva freddo rendeva tutta la situazione ancora più angosciante di quanto già non fosse.
Dopo essersi richiusi la botola alle spalle, avevano sceso una buia rampa di scale fino ad arrivare al primo livello delle segrete di Astaroth.
Adesso un lungo e largo corridoio completamente in pietra e ricoperto da strati e strati di polvere che ti ostruiva la gola solo a guardarla, figuriamoci a respirarla, si snodava davanti al loro ristretto gruppo. La parete alla loro sinistra era solo roccia e spuntoni di ferro arrugginito. La parete destra ospitava le celle: piccoli buchi di pietra con appena un giaciglio di paglia e senza neppure una misera finestra.
Solo il pensiero che l’altra Bonnie si trovasse in una di quelle celle gli fece nascere nel petto un profondo sentimento di odio per il Figlio del Fuoco perché non si poteva, semplicemente non si poteva confinare una creatura come Bonnie in un  posto del genere! Poteva anche essere cresciuta e poteva anche essere maturata come donna e come strega, ma Stefan non aveva alcun dubbio sul fatto che avesse continuato a sprigionare quell’aura di purezza e gentilezza che aveva da sempre contraddistinto la sua amica.
“Non ascoltateli e cercate di guardarli il meno possibile!” - sussurrò l’altro se stesso riferendosi ai prigionieri di quel livello - “Forse se li trattate con indifferenza non cominceranno subito a gridare di volere la libertà per mano nostra e allora non ci ritroveremo un esercito di demoni addosso e potremo limitarci a spazzare via le guardie mano a mano che le incontriamo!” - spiegò.
Stefan annuì soltanto abbassando la testa e tornando a perdersi nei suoi pensieri.
Dover passare davanti a quelle celle piene di prigionieri con i volti sfigurati dal dolore era straziante e il fatto di non poterli aiutare lo era ancora di più, ma cercava di consolarsi dicendosi che una volta tolto di mezzo Astaroth allora anche tutte quelle anime in pena avrebbero ritrovato la loro libertà e la loro vita.
Stefan aveva l’impressione che molti di quei prigionieri fossero ancora vivi semplicemente perché stavano facendo di tutto per resistere e non dare la soddisfazione al loro carceriere di vederli morire in quel posto terribile.
Beh…tutti loro avrebbero anche potuto trovare finalmente pace una volta che Astaroth fosse stato ucciso, per questo motivo non potevano fallire.
L’altro Damon si bloccò senza preavviso e fece loro cenno di addossarsi alla parete per rendersi, il più possibile, invisibili. Era vero che erano al buio, ma a quanto pareva i demoni avevano la stessa vista sviluppata dei vampiri e potevano vederli benissimo.
“Ce ne sono due…” - sussurrò l’altro Damon indicando una piccola colonna accanto ad una rietranza nella parete di roccia poco più avanti.
“Allora basteremo noi!” - fece l’altro Stefan al fratello.
“Che? Ehi!” - tentò di protestare Damon, ma l’altro Damon lo interruppe voltandosi verso di lui.
“Lo so che cosa stai pensando! Stai pensando che noi due ti stiamo mettendo da parte trattandoti come un cretino e tenendoti lontano dalla lotta, ma non è così! Semplicemente….le guardie sono solo due quindi non c’è bisogno che ci esponiamo in quattro! Io e mio fratello le toglieremo facilmente di mezzo e potremo proseguire e più scenderemo in basso più ci saranno guardie in numero maggiore e più forti, quindi dobbiamo essere intelligenti e non sprecare energie inutilmente se vogliamo avere una speranza di arrivare dalla mia Bonnie! Capito?” - gli disse.
Damon sbuffò sonoramente un paio di volte, ma poi annuì alla sua controparte e alzò le mani in segno di resa: “Capito!” - rispose.
L’altro Damon e l’altro Stefan si lanciarono uno sguardo d’intesa prima di cominciare ad avanzare verso le due guardie.
Stafan rimase a guardarli in silenzio sporgendosi appena in avanti per seguire al meglio ciò che avevano intenzione di fare.
L’altro Damon e l’altro Stefan arrivarono lentamente e di soppiatto alle spalle della prima guardia e attirarono la sua attenzione solo nel momento in cui l’altro Damon balzò fuori per scontrarsi con l’altra guardia lasciando all’altro Stefan il demone a cui si erano avvicinati per primo.
Vedere le versioni future sue e di suo fratello combattere fianco a fianco, spalleggiandosi a vicenda per raggiungere un obiettivo comune fu….quasi un’esperienza extracorporea.
L’altro Damon e l’altro Stefan avevano una sincronia nei movimenti che lui e Damon non avevano mai avuto.
Le loro controparti non si sottovalutavano tra loro né si sbeffeggiavano e, durante tutto lo scontro, non persero mai di vista l’altro in modo da potersi aiutare a vicenda qualora ce ne fosse stato il bisogno.
Si coprivano le spalle, ecco cosa facevano!
Solo per un momento Stefan si voltò a guardare Damon che, poco distante da lui, se ne stava con le spalle appoggiate alla parete e batteva un piede per terra, come se si stesse annoiando terribilmente e fosse totalmente indifferente a ciò ce stava accadendo lì vicino. Il che poteva essere visto che Damon sembrava essere sempre completamente indifferente al 90% di ciò che gli succedeva intorno.
Certo! A meno che non si trattasse di Elena!
In quel caso si poteva stare certi che l’attenzione di Damon avrebbe raggiunto livelli altissimi.
A quel pensiero, Stefan si voltò sdegnato dall’altra parte continuando a seguire lo scontro degli altri due almeno con gli occhi, visto che la mente era altrove.
Pensare ad Elena non gli faceva bene!
E pensare al nome di Damon associato a quello di Elena lo faceva stare addirittura peggio.
Fino al giorno prima aveva sempre saputo dell’indecisione di Elena tra lui e suo fratello e, non essendo stupido, aveva sempre saputo che tra i due era impossibile che non fosse mai successo nulla, ma aveva continuato a credere che ciò che potevano pensare di provare l’uno per l’altra non era paragonabile a nulla che avesse a che fare con l’amore vero che univa lui ed Elena.
Tutto questo…fino a che Elena non gli aveva detto di aver scelto lui in base a ciò che sembrava aver fatto l’altra Elena!
Da quel preciso istante Stefan aveva avvertito una rabbia ed una delusione come non ne aveva mai sentite.
Con quelle poche parole e con ciò che significavano, Elena gli aveva sbattuto in faccia anni ed anni di consapevole e voluta infedeltà e il fatto che lei non se ne fosse neppure resa conto lo faceva infuriare ancora di più.
Un ultimo tonfo sordo e poi l’altro Damon e l’altro Stefan li raggiunsero nuovamente.
“Ecco! Adesso possiamo andare avanti!” - fece l’altro Stefan.
Stefan li guardò entrambi, annuì e nel frattempo scacciò violentemente via il pensiero di Elena, annullandola completamente dalla sua mente senza tenere conto delle conseguenze a cui tutto ciò poteva portare.

Il caldo era soffocante e più avanzavano più Meredith aveva la netta sensazione che l’afa sarebbe aumentata fino a togliere loro il fiato.
Cercava di fare respiri rilassati e profondi, ma era difficile quando sentiva che la gola le si seccava e i polmoni le andavano in fiamme solo se osava aprire bocca.
Con il caldo che premeva insistente sulle loro teste era arduo persino andare avanti e resistere all’implulso di accasciarsi al suolo e rimanere lì.
Meredith riusciva a scorgere la sua stessa agonia anche sui visi e nei comportamenti degli altri, ma era quasi certa che fosse lei quella messa peggio.
Lilian aveva dalla sua il suo fattore ibrido che la rendeva più resistente di una normale ragazza umana e Owen e l’altro Alaric, benchè fossero per davvero solo degli umani, però erano cacciatori, erano addestrai e allenati a resistere in tutte le situazioni in cui si sarebbero potuti trovare.
Lei, invece, non era ancora nulla di tutto ciò.
Lo sarebbe diventata, perché l’altra Meredith prima di finire in quel letto con il petto squarciato era una cacciatrice capace e temuta, ma quella non era ancora la sua realtà e, per quanto potesse essere già abbastanza forte e poco impressionabile di suo, il fatto che si fosse completamente paralizzata di fronte a quel demone poco prima che gli altri corressero a salvarla, beh…quella era la prova lampante che non era ancora pronta per nulla di tutto ciò che le stava succedendo intorno.
Ma poteva fermarsi? Poteva tirarsi indietro?
Assolutamente no!
Era della sua stessa vita, del suo stesso futuro che si stava parlando e Meredith, pronta o meno, era disposta a fare qualsiasi cosa per salvarsi, anche camminare di sua spontanea volontà nella perfetta trasposizione dell’inferno.
Il terreno su cui avanzavano era dissestato e spesso, mettendo i piedi in determinati punti, si poteva addirittura riuscire a sentire la sensazione delle suole che si fondevano come se fossero state appoggiate su un cumulo di carboni ardenti.
Cercavano di tenersi ad una certa distanza dai muri, visto che all’improvviso sbucavano fuori da questi colate di lava incandescente, ma, allo stesso tempo, cercavano di rimanere il più all’ombra possibile.
La cosa che più inquietava Meredith era che nessuno di loro era sudato nonostante il caldo.
Era come se il sudore evaporasse nel momento esatto in cui sgorgava, lasciandoli asciutti e….secchi, come se il loro corpo venisse prosciugato dall’acqua.
Per la prima volta nella sua vita, Meredith ringraziò se stessa per essere sempre così previdente perché proprio la sua previdenza le aveva fatto decidere di portare con sé anche delle scorte d’acqua divise in quattro borracce che già si era premurata di dividere tra gli altri.
Con tutti quegli accorgimenti continuavano ad avanzare nella sala cercando intorno a loro con lo sguardo qualsiasi cosa poteva vagamente ricordare il libro che erano venuti a prendere, ma quel posto era così stracolmo di cianfrusaglie di ogni genere che Meredith stava seriamente cominciando a chiedersi se un giorno sarebbe bastato per controllarlo tutto.
Almeno, però, potevano stare tranquilli sulla strada da perlustrare. Fatta eccezione per i ponti e le scale da salire e scendere, non c’erano bivii o passaggi alternativi, ma solo una lunga via dritta.
Con l’aiuto dell’altro Alaric, che le camminava al fianco, Meredith riuscì a saltare agevolmente una piccola voragine nel terreno e, non appena anche Owen e Lilian fecero lo stesso, svoltarono l’angolo seguendo sempre lo stesso percorso e…si ritrovarono la strada sbarrata.
Era come se le due pareti si fossero ristrette all’improvviso e si fossero chiuse ai due lati di un ampio e profondissimo pozzo nero, più simile ad una voragine che ad un vero pozzo visto che, di solito, i pozzi non avevano un diametro di circa dieci metri.
Meredith si accigliò leggermente e, in un primo momento, si chiese se dovevano continuare oppure la sala dei trofei di Astaroth fosse finita senza che loro si accorgessero di dove fosse il libro, ma, sporgendosi con il busto oltre il pozzo, l’altro Alaric confermò loro che dopo quello stretto passaggio c’era ancora altra strada da fare ed un bel pezzo di sala da controllare.
“Quindi che si fa?” - chiese Merdith.
“Scavalchiamo il pozzo! E’ la nostra unica opzione visto che dobbiamo proseguire oltre e questa è l’unica via!” - spiegò l’altro Alaric.
Meredith annuì mentre Owen cominciava a tirare fuori dalla grossa sacca che si era portato dietro per tutto il tempo una lunga fune con un pesante gancio ad un’estremità.
“Usiamo quella per scavalcare?” - chiese un po’ scioccamente, forse, Meredith.
“Esatto!” - rispose semplicemente l’altro Alaric.
Owen sciolse la fune per poi passarla a suo padre che la caricò sulla balestra che aveva usato poco prima contro i demoni all’esterno . L’altro Alaric, poi, con un solo tiro preciso, riuscì a conficcare il gancio all’estremità della fune al soffitto della sala che si apriva oltre il pozzo.
Padre e figlio rimisero da parte la balestra e Owen diede uno strattone alla fune: “E’ sicura!” - disse.
“Perfetto! Allora… non abbiamo una vera e propria imbracatura sicura, quindi dovremo improvvisare e contare solo sulla forza delle nostre braccia! Andrò prima io, in modo da poter aiutare voi quando arriverete dall’altro lato, poi toccherà a Meredith e a Lilian, infine ad Owen! Ok?” - fece l’altro Alaric.
Meredith si limitò ad annuire soltanto e, quando l’altro Alaric si assicurò la fune intorno ad un braccio e si lanciò nel vuoto dandosi una bella spinta per poter arrivare a toccare con i piedi l’estremità opposta del pozzo-voragine, Meredith fece in modo di rimanere ben concentrata su di lui per riuscire a memorizzarne i movimenti per poi poterli ripetere.
L’altro Alaric arrivò sano e salvo dall’altra parte e rilanciò la fune verso di loro in modo che Owen potesse riprenderla ed offrirla a lei.
Meredith si voltò verso Lilian.
“Vuoi andare prima tu?” - le chiese.
Lilian abbozzò un sorriso, ma scosse la testa: “ No! Non preoccuparti, Meredith, vai prima tu….” - le disse con una voce stranamente flebile.
Meredith si accigliò e si voltò a guardare Owen che, come lei, sembrava confuso dall’improvviso cambiamento di Lilian che, mentre un attimo prima sembrava nel pieno delle sue forze e saltava da una roccia all’altra senza alcuno sforzo, adesso sembrava che tutta la debolezza accumulata le si fosse riversata addosso in un colpo solo.
Owen lanciò uno sguardo d’apprensione a Lilian.
“Lilian? Tutto bene? Sembri improvvisamente stanca! Stai male?” - le chiese.
“Se vuoi possiamo fermarci un po’!” - propose Meredith.
“Ehi! Che succede?” - la voce dell’altro Alaric arrivò forte e perplessa alle loro orecchie.
Owen si voltò verso il padre.
“Credo che Lilian abbia bisogno di un attimo di riposo!” - urlò, ma la ragazza scosse vigorosamente la testa e si fece avanti prendendo la fune e mettendola nella mani di Meredith.
“No! Io sto bene, davvero! Mi passerà tra un attimo!” - cercò di rassicurarli - “E non possiamo fermarci, quindi salta Meredith…io ti seguirò subito dopo!” - aggiunse.
Meredith era ancora un po’ perplessa, ma annuì alla ragazza e strinse saldamente la fune.
Owen le arrivò di fianco e gliela assicurò al braccio.
“Adesso fatti indietro, prendi una bella rincorsa, salta su questo lato del pozzo e poi lasciati andare cercando di sporgerti con il busto in avanti in modo da dare la direzione alla fune, ok? Papà ti prenderà dall’altro lato!” - le disse, indicandole l’altro Alaric.
Meredith annuì e prese un bel respiro per farsi coraggio da sola.
Era una fortuna che non soffrisse di vertigini e che in educazione fisica fosse sempre andata alla grande, altrimenti sarebbero stati grossi guai in quel momento.
Forse non era ancora la cacciatrice addestrata che sarebbe diventata in seguito, ma di certo non poteva dire di essere messa completamente male in quanto a capacità fisiche.
Si concentrò e fece qualche passo indietro, sforzandosi per visualizzare solo il pozzo e l’arrivo dall’altro lato.
Quando si sentì sufficientemente sicura cominciò a correre, poi saltò sul primo lato del pozzo e si diede una bella spinta, stringendosi alla fune e cercando di richiudersi le gambe verso il petto, mentre un vento caldo le portava indietro il capelli e le sferzava il viso con stilettate di calore che erano quasi dolorose.
Bastarono pochi secondi e poi avvertì due mani grandi e salde che le afferravano i polpacci e la tiravano in avanti.
Meredith non si era neppure resa conto di aver chiuso gli occhi fino a che non dovette riaprirli per poter guardare in viso l’altro Alaric che adesso la teneva in equilibrio sull’altro lato del pozzo e le sorrideva orgogliosamente.
“Ce l’ho fatta!” - fece Meredith.
“Non avevo dubbi!” - rispose l’altro Alaric, aiutandola a scendere e rispedendo indietro la fune che venne nuovamente riacciuffata da Owen.
“Gran bel salto, Meredith!” - si complimentò il ragazzo dall’altro lato.
Meredith scrollò le spalle: “Penso proprio di avercelo nel sangue!” - rispose.
“Credo anch’io, sai?” - fece Owen sorridendole per poi voltarsi verso Lilian.
“Non credo che stia bene, sai? Lilian, intendo…” - sussurrò Meredith all’altro Alaric.
“In effetti, anche da qui, sembra stanca…” - rispose l’altro Alaric.
“E’ normale?” - chiese Meredith preoccupata - “Insomma…Nicole non sembra mai stanca e neppure Lilian lo è mai sembrata..” - si spiegò.
“Beh…anche loro si stancano dopo un po’, è normale!” - rispose l’altro Alaric.
“Si, ma….come hai appena detto, si stancano dopo un po’! Dopo che hanno combattuto parecchio è normale che anche loro abbiano bisogno di una nottata di sonno, ma….fino a poco fa Lilian stava alla grande, in perfetta forma, e poi all’improvviso…bum..si è accasciata! Questo…è normale?” - fece Meredith.
L’altro Alaric scosse la testa e si accigliò: “No! Questo è strano! Lilian e Nicole possono resistere giorni combattendo e senza mai stancarsi, quindi hai ragione….è strano!” - le rispose.
Meredith annuì senza sapere cosa pensare, mentre dall’altro lato Lilian afferrava la fune ed Owen gliel’assicurava al braccio destro.
Adesso che avevano stabilito che, a quanto pareva, Lilian aveva qualcosa che non andava non sapeva  cosa fare in merito.
Oltretutto non sapeva neppure cosa avesse esattamente la ragazza né se lei sapesse di avere qualcosa che non andava e glielo stesse nascondendo di proposito.
All’improvviso Meredith si sentì in apprensione non appena la vide prepararsi a spiccare il salto.
“Facciamoci più vicini..” - suggerì all’altro Alaric che annuì, probabilmente intuendo il corso dei suoi pensieri.
Anche lui sembrava pensieroso e non staccava un attimo gli occhi dalla figura di Lilian.
Owen, dall’altra parte, non sembrava da meno e aveva lo sguardo così corrucciato che una lunga ruga gli aveva increspato la fronte.
Lilian corse e saltò e Meredith si sentì quasi una vera stupida quando la vide librarsi in aria e poggiare la punta del piede destro sul loro lato del pozzo senza nessun problema.
Era a metà di un sospiro di sollievo quando, improvvisamente, prima che l’altro Alaric riuscisse ad afferrare Lilian, lei emise uno strano gemito di dolore e lasciò la presa sulla fune….cadendo all’indietro nel vuoto.
Meredith spalancò gli occhi e si aggrappò con entrambe le mani al pozzo, così come fece l’altro Alaric di fianco a lei ed Owen dall’altra parte.
Cercarono di chiamarla, di puntare quante più torce possibili verso la fine della voragine, ma niente….di Lilian non era rimasta traccia.

Bonnie sporse leggermente la testa oltre la porta della sua camera e tirò un sospiro di sollievo nel vedere che il corridoio era vuoto.
La verità? Si stava nascondendo! Più precisamente, di stava nascondendo da Elena!
Quando poche ore prima la sua amica le aveva chiesto di parlare di Stefan, Bonnie era andata nel panico.
Insomma….era facile immaginare cosa le avrebbe confidato Elena, ma era difficile capire cosa era giusto risponderle! E poi quella era una questione tra la sua amica e Stefan e avrebbero dovuto sbrigarsela tra loro, giusto?
Oddio! Forse un consiglio da parte sua ad Elena sarebbe servito, ma Bonnie sapeva con certezza che, se le avesse parlato, avrebbe finito con il tirare fuori tutti i brutti pensieri che aveva fatto su Elena dopo che Stefan le aveva spiegato la loro situazione e allora le avrebbe inveito contro come non aveva mai fatto in vita sua e non ci teneva a fare, per questo motivo preferiva evitare di entrare nel merito della questione e concentrarsi sui suoi problemi che già erano abbastanza seri e pesanti da sopportare.
Non per fare la melodrammatica o per mettersi al centro di tutto ma….era nel futuro, un futuro in cui la sua versione cresciuta sembrava essere diventata la donna che lei aveva sempre voluto essere ma che non aveva mai sperato di diventare. Oltretutto questa super versione di se stessa era tenuta prigioniera dal loro nemico, quindi doveva fare i conti con gli sguardi malinconici di Nicole, la sua futura figlia, e quelli tristi e speranzosi di tutti gli altri. Per non parlare di Damon! Quello del suo tempo non se la filava di striscio e Bonnie ormai ci aveva pure fatto l’abitudine, ma adesso c’era l’altro Damon che la guardava come se fosse stata una gemma preziosa e le sussurrava frasi gentili! E Damon non era mai stato gentile con lei! Mai!
Quindi…si! Aveva già troppe cose a cui pensare senza che ci si mettesse anche Elena!
Diede un’ultima occhiata ai due lati del corridoio e, una volta dichiarato il via libera, uscì dalla stanza e si avviò al piano di sotto: era da ore che voleva una tazza fumante di camomilla, giusto per rilassare i nervi!
Tre passi! Fece solo tre passi e poi si sentì chiamare dall’ultima persona che voleva vedere: Elena!
“Bonnie!” - l’altra urlò il suo nome con sorpresa, come se non si aspettasse davvero più di vederla.
Bonnie accelerò il passo e fece finta di non averla sentita, sperando che lei se la bevesse.
Si sentiva così in colpa ad ignorare la sua amica così….
Abbassò la testa e nascose vergognosamente il viso tra i capelli sforzandosi di non pensare all’espressione amareggiata e delusa che Elena poteva avere in quel momento e tirò dritto.
Uno sbuffo di vento alla sua destra e si ritrovò la strada sbarrata…da Elena!
Bonnie la guardò alcuni attimi senza capire.
Si voltò indietro ed Elena non c’era! Cioè…c’era, ma adesso era davanti a lei e il tutto nel giro di pochi secondi, cosa che non poteva assolutamente essere possibile a meno che quella non fosse esattamente Elena!
“L’altra Elena?” - tentò, imbarazzata.
La vampira le sorrise e scoprì i canini quel tanto che bastava per darle la prova certa della sua identità.
Suo malgrado, Bonnie sosprirò di sollievo.
“Ti ho spaventata?” - le chiese l’altra Elena - “Se l’ho fatto, scusa…non era mia intenzione! E’ che ti ho vista e ho pensato di fare quattro chiacchiere con te! La verità è che mi manca parecchio la mia migliore amica viste anche le condizioni in cui versa Meredith, quella del mio tempo ovviamente!”.
Bonnie sorrise e annuì.
Poteva capirla! Adesso che l’altra Bonnie era stata rapita e che l’altra Meredith era…beh…non stava bene, l’altra Elena doveva sentirsi molto sola perché, anche se aveva con se l’altro Stefan e Lilian, l’amicizia che legava loro tre era un qualcosa di cui nessuna riusciva mai a fare a meno.
L’altra Elena le si affiancò ed imboccarono insieme la rampa di scale dirette al piano di sotto.
“Non vuoi vedere Elena?” - le chiese.
Bonnie scrollò le spalle.
“Adesso penserai che sono un mostro, vero?” - fece Bonnie.
L’altra Elena la condusse in silenzio verso un piccolo angolino appartato dell’ingresso, accanto ad una grande finestra.
“No! A dire il vero, penso che sia Elena ad essere davvero stupida! Ma non preoccuparti: sta capendo!” - le rispose, lasciandola senza parole.
Bonnie si voltò a guardarla e rimase per un attimo in silenzio, persa nell’analizzare il profilo dell’altra Elena.
Adesso che era diventata una vampira era anche, se possibile, diventata più bella.
Non che non lo sapesse, eh?
Non era la prima volta che Bonnie la vedeva come vampira se si considerava la breve esperienza di trasformazione che Elena aveva vissuto molti anni prima, quindi guardare l’altra Elena non era né una novità né una sorpresa.
La nuova bellezza che l’altra Elena sembrava avere acquisito era più una bellezza interiore che fisica.
Sembrava più….consapevole, ecco!
Consapevole di cosa, Bonnie non lo aveva ancora deciso, ma < consapevole > era decisamente la parola giusta per descrivere l’altra Elena.
“Aspetta! Sta…capendo? Capendo cosa? Cosa deve capire Elena?” - chiese.
L’altra Elena si voltò verso di lei e le poggiò delicatamente una mano su una spalla.
“La differenza tra me e te, Bonnie, è che tu sei sempre stata molto più matura di me, sotto certi punti di vista! Io l’ho capito tardi, ma ho parlato con Elena e spero che lei ci metta meno tempo di me a farlo!” - rispose l’altra Elena.
Bonnie strabuzzò gli occhi.
“Io sono sempre stata più matura? Ma cosa dici? Io non sono matura per niente! Tu sei sempre stata quella sicura di se!” - ribattè.
“Sono sempre stata troppo….sicura di me, vorrai dire!” - la corresse l’altra Elena - “Essere sicuri di se stessi non vuol dire necessariamente essere maturi! Tu hai sempre avuto le idee chiare quando si parlava di sentimenti, di cosa  giusto e di cosa è sbagliato fare nei confronti delle persone che si ama, io no! Guarda Elena e guarda cosa ha combinato negli anni con Stefan e Damon! Quello non è essere maturi! Quello è essere capricciosi ed egoisti! Ed Elena è egoista soprattutto nei tuoi confronti, Bonnie! Io…sono stata egoista soprattutto nei tuoi confronti!” - rivelò.
Bonnie si accigliò: quella conversazione stava diventando davvero molto strana.
“Egoista nei miei confronti? Cosa c’entro io?” - chiese.
“C’entri Bonnie! Perché Elena sa esattamente come io, al mio tempo, sapevo, che tu sei sempre stata sinceramente innamorata di Damon e che il suo comportamento ti fa soffrire, ma non se ne cura! Pensa egoisticamente che Damon ami e possa amare solo lei, dicendosi che quelle volte in cui lui ti protegge o ti difende lo fa solo per compiacere lei e non per vero interesse nei tuoi riguardi! E se te lo dico io puoi fidarti!” - spiegò l’altra Elena.
Bonnie scosse la testa.
“Ma è vero che Damon mi protegge solo per far piacere ad Elena! Perché sa che io sono una sua amica e lei starebbe male se mi succedesse qualcosa!” - ribattè Bonnie.
“No! Damon è complicato, a ti posso assicurare con assoluta certezza che lui si prodiga tanto per tenerti al sicuro non perché altrimenti Elena starebbe male, ma perché se ti succedesse qualcosa lui stesso starebbe male, anche se ora come ora non lo capisce ancora!” - rispose l’altra Elena sorridendole - “Fidati di me, Bonnie! Io l’ho già visto accadere con..l’altro Damon e l’altra Bonnie, come li chiamate voi! C’ero quando l’altro Damon si è reso conto di cosa significassero quei suoi comportamenti ed ero presente quando ha capito di amare solo l’altra Bonnie e di non poter vivere senza di lei!” - aggiunse.
Bonnie rimase a guardarla in silenzio per qualche attimo.
“Perché mi stai dicendo queste cose?” - chiese, alla fine.
“Solo per farti capire che…non devi preoccuparti di Elena e…per chiederti scusa, credo! Mi sono resa conto di non aver mai chiesto scusa alla Bonnie del mio tempo per tutto il dolore che le ho causato con il mio cieco egoismo e la mia smania di sentirmi importante e contesa tra i due fratelli Salvatore! Ma ti assicuro che mi dispiace sinceramente e ti assicuro che anche Elena si sentirà molto in colpa quando capirà!” - rispose l’altra Elena.
Bonnie scosse la testa: “Ma non è a me che devi chiedere scusa, ma all’altra Bonnie! Insomma…tutto quello che mi hai detto su Damon e sui sentimenti che capirà di provare nei miei confronti..beh..per me è ancora fantascienza, ma per l’altra Bonnie non è così! E’ a lei che devi dire queste cose, se davvero ci tieni!” - disse.
L’altra Elena sorrise debolmente, con gli occhi bassi.
“Hai ragione! Ma trovo anche che sia giusto che tu sappia che Elena, la tua Elena, se ne renderà conto presto del dolore che ti ha causato e allora crescerà e maturerà, riuscendo forse a diventare quell’amica che davvero meriti di avere!” - le rispose.
Istintivamente, Bonnie sorrise e si sporse in avanti per abbracciare l’altra Elena.
Non l’aveva mai ammesso nemmeno a se stessa, ma in quel momento si era resa conto che aveva davvero bisogno di sentire quelle parole da parte di Elena, aveva davvero bisogno di sentire che la sua amica dava alla loro amicizia la stessa importanza che le dava lei, sfatando quei dubbi che di tanto in tanto le si affacciavano alla mente su quanto in realtà Elena la conoscesse e ci tenesse a lei.
L’altra Elena sciolse l’abbraccio e la guardò radiosa e sorridente.
“Adesso torno di sopra da Meredith!” - le disse.
Bonnie annuì e la guardò andare via, prima di tornare a perdersi nei suoi pensieri.
Se persino l’altra Elena le aveva suggerito di tenere duro e non rinunciare ai suoi sentimenti per Damon allora poteva fidarsi, no?
In quel momento sentì la forza e l’importanza delle parole che si erano appena scambiate scorrerle dentro con nuova linfa e ridarle vigore.

In una stanza lontana da lì, una stanza in cui regnava decisamente un’atmosfera più tesa, una stanza perduta all’interno di un terribile castello nero nascosto dal bosco, due figure si tenevano d’occhio a vicenda tenendo alte le lame delle rispettive spade, spade sottili e affilate, spade da schermidori.
All’improvviso, però, quella situazione di studio e stasi cambiò drasticamente e Nicole affondò il primo colpo, andando a segno e riuscendo a cogliere di sorpresa Astaroth facendolo indietreggiare, spinta da una nuova ondata di forza che prima non aveva, un’ondata di forza simile a nuova linfa che le scorreva dentro ridandole vigore.






NOTE:
Ciao a tutte e buon giovedì sera!!!
Come vanno le cose? Qui è tutto ok! Ieri ho finito di comprare tutti i regali che mi mancavano e sento proprio di essermi tolta un gran peso: stavo impazzendo a furia di pensare a cosa comprare per Natale a questa persona o a quell'altra!XDXDXD
Allora...il capitolo...
Innanzitutto vi chiedo scusa per il titolo che è improponibile, lo so, ma non avevo proprio idea di come chiamarlo per riuscire a rendere l'idea di fondo del capitolo!
Fondamentalmente il fatto è questo: ci sono 4 POV, due di Stefan e Bonnie che, se ricordate bene, sono quelli che avevano i famosi "dubbi" che stavano mettendo in crisi le loro future figlie e negli altri due Pov ci sono proprio Nicole e Lilian.
Stefan è ancora dubbioso e in crisi e allora Lilian si sente male!
Bonnie viene rassicurata dall'altra Elena e allora Nicole sta alla grande!
(Ma vi ricordo che in questa situazione tutto può combiareXD)
Il tutto si interseca con le varie missioni in quanto la sfida tra Astaroth e Nicole procede così come la missione nelle segrete, ma per quanto riguarda quella nella sala dei trofei sembra ad un punto critico visto che non si sa che fine ha fatto la povera Lilian!
Non prendetevela con Stefan, però....Poveretto, lui non sa cosa succede a Lilian e i suoi dubbi su quella cretina di Elena direi che sono più che giustificati, che ne dite?
Nel prossimo capitolo sapremo cosa è successo davvero a Lilian e scopriremo che, forse, questa caduta non è stata esattamente un guaio!XDXDXD
Inoltre ci sarà una bella chiacchierata tra Damon e Stefan su una certa streghetta!XDXDXD
Adesso vi lascio....
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler e per il capitolo....
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 16
*** Allarme rosso ***


Allarme rosso

Nel sogno, Lilian era solo una bambina.
Aveva più o meno cinque anni e camminava per la via principale di Fell’s Chruch completamente deserta, ma illuminata da quelle luci natalizie dorate che rendevano l’atmosfera magica.
Era accompagnata dai suoi genitori che le tenevano una mano ciascuno, l’uno a destra e l’altra a sinistra.
Entrambi erano vampiri, entrambi erano felici, entrambi erano innamorati.
Erano una famiglia serena, il ritratto perfetto della gioia e Lilian si stava divertendo tantissimo sentendosi protetta dalla sua bellissima mamma e dal suo straordinario papà.
Voleva comprare dei leccalecca giganti, due di quelli fatti a girandola dei colori dell’arcobaleno, e voleva portarne uno anche a Nicole.
Strattonò le mani dei suoi genitori ed indicò un negozio di caramelle dall’altra parte della strada.
I due le sorrisero e la lasciarono andare.
Lilian corse, corse, corse a perdifiato, ma all’improvviso non era più una bambina, era cresciuta, stava male, il negozio era stato rimpiazzato da un cumulo di cenere e le luci natalizie erano sparite per lasciare il posto a schegge incandescenti che piovevano dal cielo.
Si voltò e i suoi genitori erano ancora lì, ma si stavano dando le spalle ed entrambi avevano perso il sorriso.
Cominciarono a camminare allontanandosi l’uno dall’altra e allontanandosi da lei.
Il corpo di Lilian venne scosso da un crampo e lei si piegò in due sotto il peso del dolore.
Doveva fermarli, doveva dire loro che le stavano facendo del male comportandosi così, ma quando aprì bocca per parlare né uscì solo un fiotto rosso di sangue che le macchio il vestito candido che indossava….

Lilian aprì gli occhi si scatto.
Intorno a lei tutto era buio e il corpo le doleva, schiacciato com’era contro la pietra dura del pavimento.
Le ritornò alla mente tutto: l’improvvisa debolezza, lei che cercava di resistere, la preoccupazione di Owen, il salto e poi la caduta.
Doveva essersi ferita gravemente ad una gamba perché la sentiva fredda e pesante, ma in quel momento non riusciva a pensare ad altro che a quel sogno.
Era svenuta per poco tempo, ne era sicura, eppure quell’incubo era riuscito a giungere a lei e a turbarla nell’intimo.
Ogni sua supposizione sulla correlazione di quei malesseri all’allontanamento tra Stefan ed Elena avevano trovato una conferma nel suo stesso subconscio e lei non poteva più ignorare la cosa.
Stava mettendo a rischio la sua vita e la missione di Meredith e non si sarebbe data più pace se qualcosa fosse andato storto solo perché non aveva detto a tutti cosa stava succedendo a lei e a Nicole a causa delle controparti passate dei loro genitori.
Nicole….
Lilian ebbe l’improvviso timore che fosse successa la stessa cosa anche a lei ed una lacrima sfuggì al suo controllo, rigandole il viso sporco di polvere e terra.
La cosa più grave che era potuta succedere a lei era stata cadere in una voragine, ma Nicole rischiava di farsi uccidere da Astaroth se la debolezza l’avesse attanagliata.
Era ferma sul pavimento, immobile e sentiva i numerosi acciacchi e la più profonda ferita alla gamba che si rimarginavano e si rimettevano a posto da soli senza nessun tipo di intervento esterno: uno dei vantaggi di essere un ibrido.
Avvertiva ancora la stanchezza, ma la fitta lancinante che l’aveva colta di sorpresa poco prima di cadere era scomparsa.
Una luce bianca ed improvvisa le illuminò il volto e Lilian tirò su una mano per proteggersi istintivamente gli occhi.
“E’ qui! Ci sono! Sembra che stia bene!” - urlò una voce….sembrava un ragazzo.
“Ne sei sicuro?” - gli rispose un uomo dall’alto.
“Si! Fatemi scendere di più!” - urlò ancora il ragazzo sempre più vicino a lei.
Poco dopo Lilian sentì uno scatto ed uno strano fruscio, poi due mani grandi e forti le afferrarono delicatamente la vita e la voltarono in modo che lei potesse appoggiare il viso al petto del suo salvatore.
Lilian sorrise ed inspirò l’inconfondibile profumo di muschio tipico di Owen.
Lui le scostò delicatamente i capelli dal viso e rimase a guardarla completamente assorto e completamente terrorizzato.
“Cos’hai?” - gli chiese Lilian, preoccupata.
Owen sgranò gli occhi.
“Cos’ho io, mi chiedi? Cos’hai tu, piuttosto?” - la corresse - “Sei caduta da almeno trenta metri d’altezza dopo esserti sentita inspiegabilmente male. Te ne rendi conto, Lilian? Come stai?” - le disse mentre un brivido gli attraversava il corpo nel descrivere cosa le era successo.
Lilian capì che Owen sembrava così terrorizzato perché aveva avuto paura per lei, paura che le fosse successo qualcosa di irreparabile e sentì gli occhi che le si riempivano nuovamente di lacrime.
Allungò una mano e gli accarezzò il volto.
“Mi dispiace che tu ti sia preoccupato tanto, Owen!” - rispose - “Io sto bene, sul serio! Mi sono ferita, ma sono già guarita, non temere…”
“Non dire stupidaggini! Io avrò sempre timore che ti succeda qualcosa! Sempre! Ogni singola volta che metti piede fuori dalla stessa stanza in cui sono anch’io!” - la interruppe lui, scuotendo appena la testa.
Lilian sorrise, emozionata e commossa, e annuì.
“Owen! Owen, mi senti? Come sta Lilian?” - l’altra voce che aveva sentito poco prima tornò a risuonare su di loro scendendo dall’alto e Lilian riuscì a riconoscerla come la voce di Alaric.
Owen alzò la testa e prese un bel respiro preparandosi ad urlare a sua volta per rispondere al padre che, evidentemente, era rimasto su con Meredith.
“Sta bene! E’ tutto ok! Adesso la riporto su!” - gridò Owen.
Il ragazzo fece subito per staccarsi da lei e alzarsi, ma Lilian lo trattenne.
Se non poteva ancora dire nulla agli altri, almeno voleva spiegare cosa le era successo davvero ad Owen: tenere dei segreti con lui era già di per se difficilissimo, ma adesso che lui le aveva confessato così accoratamente che il suo desiderio era di vederla sempre al sicuro, per lei era diventato quasi impossibile non dirgli nulla della sua attuale situazione.
“Aspetta!” - disse - “Aspetta! Voglio dirti cosa mi è successo prima, perché mi sono sentita male all’improvviso!”.
Owen si voltò verso di lei con sguardo confuso.
“Tu…sai esattamente cosa ti è successo? E….perché non ce lo hai detto subito, avremmo potuto farti affaticare di meno se si trattava di qualcosa di grave!” - le rispose.
Lilian scosse la testa.
“Non si tratta di qualcosa che riguarda soltanto me e non si tratta di qualcosa che posso gestire!” - fece lei.
“Non capisco…” - disse Owen, scuotendo la testa.
“Si tratta di me e di Nicole e dei nostri genitori, quelli del passato! Ci siamo rese conto che più loro - Stefan ed Elena per me, Damon e Bonnie per Nicole - si allontanano e si respingono più io e lei ci sentiamo deboli e stiamo male!” - confessò.
Owen si accigliò: “Cioè…aspetta! Questo significa..cosa esattamente? Che stanno cambiando il corso delle loro vite?” - le chiese.
“Il corso delle loro vite è già cambiato, Owen! I nostri genitori non hanno mai viaggiato nel tempo e nel loro 2011 non sono mai stati raggiunti né da Astaroth né dalle loro figlie future che se li sono portati dietro, capisci?” - ribattè Lilian - “Io e Nicole ne abbiamo parlato con Matt e lui ci ha dato ragione! Le versioni passate dei nostri genitori ora che sono qui nel futuro stanno vedendo con i loro occhi come sarà la loro vita se le cose continuano ad andare così come vanno adesso! Questo significa che, dato che conoscono già cosa li aspetta tra qualche anno se continuano per la strada che hanno scelto, potrebbero anche decidere che a loro la cosa non piace e quindi prendere decisioni diverse che porteranno inevitabilmente a delle vite diverse per loro e a nessuna vita per noi, se decidessero di separarsi!”.
“Ok! Quindi tu stai male perché Stefan ed Elena, quelli del passato, stanno pensando all’eventualità di non stare più insieme?” - fece Owen.
“Esatto! Anche se…non credo ci sia bisogno che lo pensino entrambi! Insomma…ne basta uno solo! E lo stesso vale per Nicole!” - rispose Lilian.
“Ma…se le cose fossero così…” - cominciò Owen.
“Le cose SONO così!” - lo interruppe Lilian.
“Ok! Ma….qui c’è anche la versione passata di mia madre, ricordi? E lei avrebbe tutte le ragioni per decidere di cambiare rotta, no? Insomma….potrebbe anche pensare che se si allontanasse da mio padre e dalla vita che in generale conduce adesso nel suo tempo potrebbe evitare che le accada ciò che ha visto, cioè che un demone le squarci il petto e la riduca in fin di vita! Eppure….io sto bene, non ho mai avvertito nessun tipo di strana debolezza o quello che è!” - spiegò Owen.
Lilian ci pensò su un attimo e bastò veramente poco perché la rabbia le montasse dentro.
Si alzò di scatto e cominciò a camminare avanti e indietro con i pugni serrati lungo i fianchi.
Owen aveva ragione!
La sua futura madre, Meredith, lei aveva un’ottima ragione per farsi sfiorare dai dubbi. Lei poteva essere pienamente giustificata se fosse successa a causa sua una cosa simile ad Owen.
Ma Stefan ed Elena, Damon e Bonnie…..loro no!
Di cosa potevano lamentarsi loro?
Di essere andati nel futuro e di aver visto quanto, nonostante tutto, sarebbero stati felici e innamorati?
Di aver conosciuto due figlie che li adorano?
Di essere venuti a conoscenza del fatto che avranno due belle famiglie e tanti amici intorno, pronti a sostenerli?
Avrebbero dovuto esserne felici!
Avrebbero dovuto guardarsi tra di loro, tirare un sospiro di sollievo e dirsi: “Menomale! Nonostante tutti i casini in cui ci infiliamo, la vita ci ha riservato qualcosa di  bello!”.
E invece no! Invece rigettavano l’idea, si rifiutavano di accettare il loro destino e se ne importavano davvero poco se le loro stupide decisioni potevano avere gravi conseguenze su di lei o su Nicole.
Meredith….lei poteva avere dei dubbi, a lei sarebbero stati concessi! Non agli altri!
E adesso Lilian si sentiva furiosa con loro e furiosa con se stessa per non essersi arrabbiata subito, per aver tenuto segreta la cosa, per non aver alzato immediatamente la voce con quei quattro che sembravano troppo presi dai loro mondi interiori e dal loro orgoglio per capire che dovevano andare oltre, che il destino gli stava tendendo una mano e gli stava indicando la giusta via, gli stava dicendo a chiare lettere che tutto ciò che stavano facendo avrebbe portato ad un bel risultato prima o poi.
Owen si alzò e la raggiunse.
Il buio di quel luogo era rischiarato fiocamente solo dalla torcia che aveva portato Owen con se mentre scendeva e che adesso riposava ai loro piedi, ma nonostante questo lui riuscì a trovarla e a stringerle le spalle.
“E’ tutto ok?” - le chiese.
Lilian scosse la testa.
“Nulla è ok!” - rispose - “Nulla è ok perché io e Nicole rischiamo di stare male ogni secondo che passa per via di quei quattro ingrati ed io ho una gran voglia di ritrovarmici faccia a faccia per raccontare loro tutto e per dirgli quanto io e Nicole siamo state male e abbiamo rischiato, soprattutto lei contro Astaroth!”.
Owen non le rispose, semplicemente l’abbracciò forte avvolgendola con le sue braccia e facendole sentire tutto il suo sostegno e il suo appoggio.
“Grazie!” - si sentì in dovere di dire Lilian mentre si discostavano l’uno dal’altro.
“Io sarò sempre qui per te, lo sai!” - rispose Owen.
Lilian arrossì e abbassò leggermente il viso, imbarazzata.
“Adesso torniamo su, ti va?” - le propose Owen.
“Si! Andiamo!” - rispose Lilian.
Mentre Owen si allontanava per avvertire gli altri di sopra, Lilian si abbassò per recuperare la torcia e la sua attenzione venne attirata da un altro leggero bagliore davanti alla parete alle sue spalle.
Vi si avvicinò senza pensarci e notò sul pavimento una pietra leggermente più lucente delle altre, una pietra che sembrava ricoperta da una patina argentata.
La osservò un attimo prima di sfiorarla con la punta del piede destro.
La parete davanti a lei tremò nello stesso istante, facendosi di scatto più avanti e poi scomparendo nel nulla.
Un breve corridoio illuminato da due file di torce si aprì davanti ai suoi occhi increduli.
Oltre il corridoio c’era una nuova stanza, una stanza piccola, sotterranea e segreta.
“Owen?” - chiamò, ma lui le era già di fianco e stava osservando ad occhi sgranati la stessa scena.
Non le rispose, ma le prese la mano e gliela strinse.
“Credo sia meglio se tu dici a tuo padre e a Meredith di scendere giù, invece di salire noi!” - disse Lilian.
“Lo credo anch’io…” - rispose Owen.

Probabilmente se la situazione fosse stata diversa e non si fossero trovati a camminare per i corridoi bui delle segrete del castello di un pazzo psicopatico, Damon si sarebbe messo a ridere.
L’altro Damon e l’altro Stefan camminavano davanti a lui e al suo fratellino elaborando mosse, dandosi consigli e scambiandosi pacche d’approvazione e supporto sulle spalle.
Lui e il suo fratellino non avevano mai avuto un…rapporto del genere e, se anche lo avevano avuto, ormai lui non ne aveva più memoria né ci teneva ad averla.
Stava meglio da solo, indubbiamente.
Il ruolo del fratello maggiore preoccupato e apprensivo non gli calzava per niente e non gli era mai andato a genio.
Perché mai avrebbe dovuto pensare alla felicità di Stefan, quando proprio questa poteva rovinargli la sua di felicità?
Insomma…rendere Stefan felice avrebbe significato buttare all’aria il duro lavoro degli ultimi anni e lasciargli Elena, ma questa era un’eventualità che non gli piaceva affatto e poi…perché mai avrebbe dovuto farlo?
Certo, guardando l’altro Damon e l’altro Stefan gli veniva da pensare che un motivo valido per lasciare a suo fratello l’Angelo lo avrebbe trovato, ma questa era un’altra cosa a cui non gli piaceva pensare perché altrimenti correva il rischio di incappare in troppi dubbi e troppe domande.
Prima tra tutte: Quanto si poteva cambiare nel giro di qualche anno?
Aveva passato mezzo millennio ad essere sempre uguale, a dormire sugli allori della sua abitudinarietà, a non cercare mai il cambiamento perché cambiare nel suo caso voleva dire migliorare e per migliorare bisognava lavorare sodo e sudare parecchio e correre il rischio di diventare come il suo santo fratellino.
Quindi…cosa aveva spinto l’altro Damon a prendere la decisione di cambiare tutt’a un tratto e così drasticamente?
Insomma….sposarsi, mettere su famiglia, combattere per gli ideali di un branco di umani che aveva sempre e solo considerato come spuntini ambulanti…..questo era un  cambiamento radicale e, forse, addirittura eccessivo per un tipo come lui.
Possibile che non si conoscesse abbastanza?
Possibile che fosse stato davvero l’amore che l’altro Damon tanto decantava per la streghetta e fargli mettere in dubbio persino la percezione che aveva di se stesso?
Ma, se così fosse stato, avrebbe dovuto odiarla per questo, non amarla, giusto?
Lui l’avrebbe odiata, ne era certo!
E l’altro Damon era pur sempre lui, no?
Quindi era logico pensare che l’avesse odiata anche lui a suo tempo?
“Ehi, tu!” - chiamò - “Damon!”.
L’altro Damon si bloccò nel bel mezzo di un discorso con l’altro Stefan e si voltò per dargli attenzione.
“Cosa?” - gli chiese.
“Tu adesso parli tanto di quanto ami l’altra Bonnie, ma all’inizio l’hai odiata, vero? Se davvero sei cambiato così tanto devi averla odiata….per forza! Perché è così che ragiono io e così ragioni anche tu!” - non sapeva neppure lui perché stava dando voce a quei pensieri.
Forse voleva solo sfidare l’altro Damon per ribadire a se stesso che tutto ciò che stava vedendo sul suo futuro era assurdo, perché sapeva che, se così non era, allora il cambiamento era probabilmente dietro l’angolo anche per lui e ne aveva timore.
Aveva trascorso così tanti anni deridendo chiunque si dimostrava fiducioso del fatto che anche lui poteva migliorare che man mano si era autoconvinto che il cambiamento era semplicemente qualcosa per il quale non era portato.
L’altro Damon ridusse gli occhi a due fessure e lo fissò per qualche istante prima di sorridergli.
“Sì! Anch’io ragionavo come te! Ma….ragionavo…al passato, Damon! Adesso non la vedo più così, né la vedevo così quando ho dichiarato i miei sentimenti alla mia streghetta e sai perché? Perché sin dalla prima volta che ho preso coscienza di amarla e di quanto lei mi avesse cambiato nel profondo…beh…le sono stato riconoscente! E poi che razza di carogna odierebbe mai una creatura come Bonnie, me lo spieghi? Neppure tu sei così bastardo!” - gli rispose.
Damon ricambiò lo sguardo fisso dell’altro se stesso e fece solo un cenno del capo mentre riprendevano la marcia verso la porta che li avrebbe condotti al secondo livello delle segrete.
Riconoscente…
L’altro Damon era stato davvero riconoscente all’altra Bonnie per averlo messo faccia a faccia con qualcosa con cui aveva sempre avuto paura di confrontarsi, cioè se stesso e quanta strada avrebbe dovuto fare per diventare un uomo accettabile?
Damon non riusciva a crederci, ma su una cosa doveva dar ragione all’altro Damon: nemmeno lui con il suo cuore morto poteva odiare la streghetta, semplicemente perché lei non permetteva a nessuno di odiarla.
Era sempre stata quel genere di persona che aveva un’aura talmente candida e limpida da poter essere percepita in tutta la sua purezza anche dal più scemo degli scemi.
Un esempio? Stefan!
Il suo caro fratellino se ne era accorto eccome della straordinarietà della streghetta altrimenti come si spiegava il modo in cui le era stato appiccicato per tutto il pomeriggio del giorno prima?
Non che a Damon importasse, ovviamente! Era solo una constatazione oggettiva dei fatti, la sua!
Nonostante questo, però, lanciò uno sguardo alla sua destra verso suo fratello e notò che anche lui lo stava tenendo d’occhio così si affrettò a ghignare e a  dissimulare.
“Sei davvero un cretino!” - sibilò Stefan.
Damon sgranò leggermente gli occhi.
“Come scusa?” - non riusciva a credere alle sue orecchie.
“Mi hai sentito benissimo!” - ribattè Stefan - “Come diavolo ti è venuta in mente quella roba assurda sull’odiare Bonnie?” - s’indignò - “Sai una cosa? A differenza di quello che dice l’altro Damon non penso proprio che tu non sia così bastardo da non pensare davvero di odiarla o di farla soffrire!”.
Damon si bloccò sul posto e si voltò verso Stefan, fronteggiandolo.
“Punto primo: non mi interessa assolutamente nulla di ciò che pensi!” - rispose - “Punto secondo: Poco importa di quello che provo io per la streghetta! Tanto…che sia odio o indifferenza ci saresti comunque tu disposto a consolarla, no?”.
“Si! Ci sarei io! Perché è quello che fanno gli amici, ma cosa vuoi saperne tu….” - fece Stefan.
Damon si lasciò andare ad un risata secca e amara.
“A me non sembravate solo amici mentre ve ne stavate tutti abbracciati ieri in giardino…” - esplose.
Stefan sgranò un attimo gli occhi.
“Ci stavi spiando?” - fece.
Damon serrò la mascella ed un forte spostamento d’aria gli fece capire che le loro controparti future si erano accorti che erano rimasti indietro e li avevano raggiunti.
“Davvero li stavi spiando?” - fece, curioso, l’altro Stefan, ghignando apertamente.
Incredibile! Invece di mettere fine alla cosa prima che lui potesse lasciarsi sfuggire qualche altro pensiero che mai avrebbe dovuto concretizzarsi in parole, loro se ne stavano lì a godersi lo spettacolo.
“Non dirmi che sei geloso, Damon…” - rincarò la dose Stefan.
“Oooh…Ma certo che è geloso! Geloso marcio!” - s’intromise l’altro Damon.
“Io non sono geloso!” - scattò Damon.
“Certo che lo sei!” - fece l’altro Stefan - “Me le ricordo ancora le scenate che mi faceva lui quando mi vedeva con Bonnie…” - continuò indicando l’altro Damon.
“La gelosia è una brutta bestia!” - fece l’altro Damon con il tono da stupido saccente che parla solo per frasi fatte e a cui non crede nessuno.
Damon stava cominciando ad irritarsi.
Si avvicinò a suo fratello lasciando perdere gli altri due e gli puntò un dito contro.
“Io non sono geloso della streghetta, intesi? Fino a prova contraria, ti ricordo che sono innamorato della tua ragazza, fratellino!” - sibilò.
Stefan restò a guardarlo con un sopracciglio alzato e poi fece un  solo passo arrivandogli ad un palmo dal naso.
“Ah davvero? Peccato che mi hai visto baciare Elena un migliaio di volte e non te ne è mai importato niente, adesso, invece, per uno stupido abbraccio con Bonnie hai la faccia e il tono di uno che mi staccherebbe volentieri via a morsi la testa dal collo!” - gli rispose.
Damon si irrigidì e tornò a contrarre la mascella.
Cadde il silenzio.
Stefan gli lanciò appena un sorrisino di vittoria e poi  si allontanò  da lui riprendendo camminare.
“Quella laggiù è a porta che stavamo cercando per scendere giù, no? Allora che stiamo aspettando?” - disse, mettendo un punto all’argomento e andando avanti.
L’altro Damon e l’altro Stefan lo seguirono senza fiatare, ma entrambi con delle facce soddisfatte che Damon avrebbe tanto voluto prendere a schiaffi.
Lui, invece, restò fermo ancora qualche attimo, guardando i tre e ribollendo dalla rabbia.
Rabbia per come gli aveva parlato Stefan.
Rabbia per come anche gli altri due gli si erano schierati contro.
Rabbia per come, per un solo attimo, in seguito alle ultime parole di suo fratello, lui si era davvero sentito tentato dalla voglia di urlargli in faccia che aveva ragione.

Quando Lilian era caduta, Meredith aveva avvertito un senso di brutto aggrovigliamento alla bocca dello stomaco.
Quando Owen si era assicurato la fune alla vita e aveva raggiunto la ragazza sul fondo della voragine, l’angoscia che provava Meredith si era moltiplicata all’infinto lasciandola spossata e sull’orlo di un cedimento del sistemo nervoso.
Forse era dovuto al fatto che, in cuor suo, già si sentiva legata a doppio filo ad Owen, già sentiva che quel ragazzo era il suo bambino, suo figlio.
O forse dipendeva dal fatto che stavano succedendo troppe cose non previste e tutte insieme.
Qualunque fosse la causa, però, Meredith non poteva fare altro che sperare che tornassero su il prima possibile e tutti interi.
Si accasciò a terra appoggiando le spalle contro il basso muretto di pietra ruvida che costreggiava la voragine e sospirò pesantemente, chiudendo gli occhi e massaggiandosi lo stomaco, come a voler prevenire un forte attacco di nausea.
L’altro Alaric fissò il buio della voragine ancora qualche attimo prima di voltarsi verso di lei e sorridere.
“Lo fai sempre!” - dise, attirando la sua attenzione - “Quel gesto, quello di passarti una mano sullo stomaco ogni volta che Owen si caccia in qualche guaio….lo fai sempre, cioè…lo fa sempre l’altra Meredith, ma….in fondo che lo faccia anche tu non mi sorprende: sei rimasta sempre la stessa negli anni!” - si spiegò.
Meredith arcuò un sopracciglio, confusa.
“Ed è un bene?” - gli chiese, scettica.
L’altro Alaric le si sedette di fianco e la guardò con quel suo sguardo carico di comprensione e verità che riusciva sempre a spiazzarla.
“Certo che è un bene! Perché ho l’impressione che tu ne stia dubitando?” - le disse.
“Beh…forse perché, non so se te lo ricordi, ma nel momento della mia vita in cui sono adesso io e te non abbiamo proprio un rapporto idilliaco! Non ci sentiamo quasi mai e, le poche volte che riusciamo a telefonarci e a parlare, io spreco tempo ad urlare, ad incolparti e a ricriminare per tutto il tempo che tu passi lontano da me!” - rispose Meredith.
L’altro Alaric sorrise con una punta di tristezza nello sguardo ed annuì.
“Me lo ricordo! Certo che me lo ricordo!” - le disse  - “E ricordo anche che tu avevi perfettamente ragione! Ero così ossesionato dal mio lavoro e dalle mie ricerche che ogni volta che potevo scappavo via per mesi senza dare mai una vera chance alla nostra relazione! Tu avevi ragione a darmene la colpa!”.
Meredith scosse la testa: “Oh, andiamo, smettila! No che non ho ragione, mi comporto come una ragazzina petulante e isterica e non dovrei perché tu aiuti le persone e i tuoi studi sono importanti! E….lo vedo come guardi l’altra Meredith e sento come ne parli: tu ne sei innamorato per davvero e non penso proprio che tutto queso amore sia nato dallle sue crisi isteriche, no? Lei è sicuramente diversa da me…più comprensiva!”.
L’altro Alaric scoppiò a ridere e questo fece strabuzzare gli occhi di Meredith che lo guardò come se fosse impazzito.
“Invece fidati quando ti dico che siete uguali perché è così! Lei non è cambiata di una virgola rispetto a te e neppure avrebbe dovuto farlo perché tu sei già perfetta così come sei! E per quanto riguardo l’amore che nutro per mia moglie...beh….sappi che non è mai importata la distanza tra noi per me!” - le disse.
“E questo che significa?” - chiese Mertedith.
“Significa che anche nel 2011 mentre ero via ed io e la mia Meredith non facevamo altro che litigare al telefono…beh…anche allora io l’amavo già come la amo adesso!” - le confessò.
Meredith si ammutolì e abbassò leggermente il viso per nascondere l’improvviso rossore alle guance.
Lei non era il tipo che arrossiva.
Lei era quella imperturbabile, come la definiva Bonnie, oppure era quella inquietante, come la definiva Damon, ma non era il tipo che arrossiva.
Le succedeva solo rare volte e sempre per via di qualcosa detto da Alaric, versione giovane o futura che fosse.
“Papà? Papà? Meredith!” - la voce di Owen arrivò dal fondo della voragine a spezzare quel momento di imbarazzo e Meredith gliene fu segretamente grata.
Si alzarono all’istante.
“Owen!” - urlò l’altro Alaric - “Siete pronti a risalire?” - gli chiese.
“No! Dovete scendere voi giù!” - fu la risposta che ricevettero.
La sorpresa non fu indifferente e traspariva perfettamente sia dal volto di Meredith che da quello dell’altro Alaric.
“Cosa?Perché?” - fece l’altro Alaric al figlio.
“Fidati!” - urlò in risposta Owen.
L’altro Alaric semplicemente annuì al vuoto e tirò fuori da una sacca che aveva con se una nuova fune spessa con tanto di gancio enorme annesso e, presa la balestra, l’assicurò saldamente al soffitto così come aveva fatto con l'altra fune che avevano usato prima per saltare.
Meredith lo guardò.
“Scendiamo davvero?” - gli chiese.
L’altro Alaric scrollò le spalle.
“Se mio figlio mi dice che devo fidarmi, allora io mi fido!” - le rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Ah! Ok!” - fece Meredith.
Dovettero scendere lentamente ed uno alla volta, per essere certi che il gancio tenesse.
Per Meredith fu doloroso e a tratti terrificante, ma il fatto di dover scendere giù in linea retta e di sapere che ad aspettarla c’erano sia Owen che Lilian la fece stare più tranquilla.
Per l’altro Alaric, invece, la discesa fu una passeggiata e durò decisamente meno della sua.
Il sollievo nel vedere che i due ragazzi erano sani e salvi la fece sospirare e le si inumidirono gli occhi dalla gioia.
Arrivarono con altre torce, ma la luce proveniente dalla nuova stanza trovata da Lilian era così forte che dovettero spegnerle.
“E quella cos’è?” - fece Meredith.
“Una biblioteca, ad occhio e croce!” - rispose Owen, sorridendo.
“Una biblioteca che non avremmo mai trovato se io non fossi caduta!” - fece notare Lilian, soddisfatta.
“Della serie: Non tutti i mali vengono per nuocere, eh?” - scherzò l’altro Alaric.
“Voi dite che il libro che cerchiamo è lì dentro?” - chiese Meredith.
“Ne siamo certi!” - rispose Owen - “Mentre io vi avvertivo e voi due venivate giù, Lilian è andata a fare un giro di perlustrazione lì dentro e…e l’ha trovato!” - spiegò.
Meredith si voltò verso la ragazza, meravigliata e quasi commossa.
“E’ sull’enorme tavolo dall’altra parte della stanza!” - fece Lilian.
Meredith sorrise e si mosse in contemporanea all’altro Alaric, verso il tavolo indicatole da Lilian.
Non si interessò molto a ciò che aveva intorno che, per quanto riuscì a cogliere solo con la coda dell’occhio, erano solo cumuli su cumuli di libri antichi e stracolmi di polvere.
In generale, erano tutti così felici per il fatto di aver finalmente trovato il libro con il quale avrebbero potuto guarire l’altra Meredith che nessuno di loro si guardò intorno o si fece domande di alcun tipo.
Nei giorni a seguire ripensando a quel momento, Meredith si sarebbe maledetta per l’idea di andare in gruppo proprio con Lilian, Owen e l’altro Alaric perché, se all’inizio il coinvolgimento personale di tutti le era sembrato un punto a favore, poi si era resa conto che era stato proprio quello a portare alla brutte conseguenze che si erano verificate dopo.
Lei era troppo presa dall’idea di salvare se stessa.
L’altro Alaric era troppo preso dall’idea di salvare sua moglie.
Owen era troppo preso dall’idea di salvare sua madre.
E Lilian era troppo presa dall’idea di salvare sua zia e di vedere felice Owen.
Erano tutti così presi che nessuno si chiese il perché del fatto che, tra tanti libri, solo quello che stavano cercando loro non era nascosto chissà dove, ma messo lì in bella vista e aperto, oltretutto, sulla pagina dell’incantesimo che sarebbe servito loro, come se qualcuno stesse urlando che quello era proprio il libro giusto, che dovevano prenderlo ad ogni costo.
Nessuno si chiese perché, in mezzo a tutto quel caos, era come se gli altri libri disegnassero un percorso aperto prprio fino al tavolo su cui c’era il LORO libro.
Nessuno si chiese niente di niente e, non appena Meredith afferrò il volume e lo sollevò, un suono stridulo si diffuse per l’intera sala e le luci rosse lampeggianti fecero capire a tutti che erano caduti in una trappola piazzata lì da Astaroth, una trappola in cui si erano gettati a capofitto portandosi dietro anche tutti gli altri sparsi per il castello e che contavano sulla segretezza per poter agire.

“Touchè!” - esclamò soddisfatto Astaroth dopo un affondo andato a buon fine.
Nicole gli fece un cenno e ghignò prima di riportarsi al centro della sala e prepararsi ad una nuova sfida a colpi di fioretto.
Astaroth la seguì, mentendo anche lui il sorriso e scrollando un paio di volte il polso con il quale reggeva la lama.
Era un pezzo che non praticava la scherma, ma quella sfida con Nicole gliela stava facendo apprezzare nuovamente.
Si appuntò mentalmente di allenarsi più spesso e di cercarsi, possibilmente, degli avversari che fossero stati degni della giovane Salvatore.
Doveva ammetterlo: Nicole si era sempre dimostrata all’altezza in ogni sfida o combattimento!
I suoi genitori l’avevano educata bene all’arte della guerra e questo, ad Astaroth, non poteva che far piacere: se così non fosse stato, si sarebbe annoiato da morire a cercare di ucciderla!
“Devo riconoscertelo Nicole: hai avuto una buona idea!” - disse.
“Oh, ma io ho sempre buone idee, Astaroth!” - rispose la ragazza, altezzosa come sempre.
Astaroth sorrise e si lanciò in una nuova ed elegante schermaglia…almeno fino a che le luci del castello non cominciarono a lampeggiare rosse e nere, segno che c’era stata un’un effrazione nella sua sala dei trofei.
Astaroth si bloccò e con lui anche Nicole.
Si voltò verso la ragazza: “Tu!” - disse.
“Non dirmi che non lo avevi immaginato!” - fece Nicole.
Certo! Certo che lo avevo immaginato che lei si fosse inventata tutta la faccenda della scherma per un qualche secondo fine, ma non avrebbe mai pensato che fossero talmente idioti da pensare di entrare nel suo castello e passarla liscia.
Ruppe il patto con Nicole e lasciò cadere al suolo la lama, richiamando mentalmente un paio di demoni che si presentarono subito al suo cospetto.
Nicole restò ferma, Astaroth non dovette neppure immobilizzarla.
“Andate alla sala dei Trofei e fate prigionieri chiunque ci sia all’interno! E..mandate qualcuno anche nelle segrete, sono sicuro che ci sia qualche stupido vampiro anche lì sotto, vero Nicole?” - ordinò Astaroth.
Nicole ghignò e scrollò le spalle.
“Uuuh…come sei intelligente, Astaroth! Ci hai beccato!” - lo prese in giro.
Astaroth le diede poco peso e fece segno ai demoni di eseguire i compiti che gli erano stati appena imposti prima di tornare a voltarsi verso di lei.
“Insultare in questo modo la mia intelligenza facendomi solo perdere tempo…non è onorevole, Nicole!” - la rimproverò.
“Regola numero uno, Astaroth: in guerra tutto è concesso! E poi l’hai detto tu che il mio obiettivo principale è difendere la mia famiglia, no? Che ti aspettavi, quindi? Era ovvio che sarei anche venuta qui a prenderti in giro e a farti perdere tempo pur di coprirli e salvarli! Anche a costo di risultare poco onorevole ai tuoi occhi!” - rispose Nicole.
“Quindi? Adesso cosa si fa? Suppongo che non mi lascerai andare a stroncare la vita di quei miserabili che ti sei portata in casa mia così come se niente fosse, giusto?” - fece Astaroth.
Nicole si mosse ad una velocità inaudita e se la ritrovò subito ad un palmo dal naso.
“Supponi bene!” - gli disse  - “Adesso basta giochetti, Astaroth! Adesso si combatte per davvero!”.







NOTE:
Ciao a tutte e buon giovedì sera!!!
Come va? Ormai il Natale è alle porte ed io sono sempre più euforica!XDXDXDXD
Allora...per prima cosa ringrazio chi ha letto e/o recensito lo scorso capitolo!*_* Vi adoro!*_*
Veniamo a questo di capitolo, però.....
Qualcuno, dopo che vi avevo detto che non necessariamente la caduta di Lilian sarebbe stata una cosa brutta, lo aveva intuito che avrebbero trovato un nuovo passaggio fino al libro, quindi....beh...voi che l'avevate pensato, avevate anche ragione, ma poi le cose si sono complicate perchè...ormai mi conoscete....se non mi complico la vita non sono io!XD
Nel capitolo succedono un pò di cose, anche se fondamentalmente tutto ruota intorno allla missione "troviamo il libro per l'altra Meredith"!
Nel frattempo, però, Lilian si sfoga con Owen (che carini che sono*_*) e si...ehmm...inalbera con i nostri 4 eroi!
Secondo voi ha ragione? Quello di Lilian è un nuovo modo di vedere la cosa? In fondo ciò che ha pensato riguardo a Meredith non è così sbagliato, no? Che ne pensate? A voi l'ardua sentenza!XD
Comuinque sia...appena ritornano al pensionato aspettatevi un bel faccia a faccia e una Lilian piuttosto combattiva e, passatemi il termine, incazzata!XD
C'è però anche il POV Damon!
Ahahahaha Lo ammetto: mi sono divertita un casino a scriverlo, con lui che non ce la fa più e gli altri tre che lo prendono bellamente in giro!ahaha
Però...non vi sembra che stia facendo passi avanti?XD
E, infine, dopo una piccola chiacchierata tra l'altro Alaric e Meredith si arriva al famoso allarme e ad Astaroth che capisce ogni cosa!
Adesso, come ha sottinteso Nicole, che si aprino le danze!
Cosa succederà?
Astaroth cosa avrà intenzione di fare con tutti loro? Riuscirà a catturarli?
E Nicole? Riuscirà a fermarlo o le succederà qualcosa di brutto?
Beh...lo scopriremo solo nel prossimo capitolo, che sarà veramente ricco di roba, ma.....a questo punto vorrei dirvi che ci rivediamo giovedì prossimo, però...

*si prepara con l'ombrello ad una cascata di pomodori in testa*

E' Natale e poi c'è Capodanno e già questa settimana è stata un vero casino per scrivere questo capitolo e non penso di riuscire a farcela con il prossimo con tutte le cose che ci sono da fare in questi giorni, quindi...perdonatemi....ma ho deciso di prendermi il tempo che ci vuole per scrivere un bel capitolo come si deve e di postarlo direttamente il giovedì dopo le feste quindi il 5 Gennaio 2012!!! Dal 5 in poi tutto torna normale, non preoccupatevi, è solo per il Natale!
Quindi....anche lo spoiler salta all'altro Lunedì e....che dire.....Auguro a tutti un felicissimo e splendido Natale ed un altrettanto felice e divertente Capodanno...il mio si prospetta magnifico*_*
Vi aspetto quindi....lunedì 2 Gennaio sul mio blog per lo spoiler e per il capitolo...
A giovedì 5 Gennaio...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 17
*** Sconfitta parziale ***


Sconfitta parziale

La prerogativa numero uno di Damon era rendergli la vita un inferno e trarne soddisfazione, ma Stefan conosceva suo fratello meglio di chiunque altro e, sapendo come era nel suo carattere vedere le cose, non se la prendeva più di tanto o almeno non se la prendeva più come poteva fare secoli prima.
Lui era diverso, profondamente diverso.
Non era vendicativo, non era rancoroso, non aveva la lingua affilata come una spada e non gli piaceva particolarmente avere l’ultima parola ad ogni costo.
In molti lo definivano un debole per questo, ma Stefan pensava a  se stesso più come a  una persona pacata e accondiscendente che ad un essere senza il fegato necessario ad affrontare gli scontri o addirittura a crearseli su misura proprio per ribadire quanto fosse superiore, perché lui non si era mai sentito superiore a nessuno.
Ciò che gli piaceva davvero era perdonare.
Amava la sensazione di felicità e leggerezza che gli si propogava nel corpo e nella mente ogni volta che si buttava alle spalle un problema con la semplice forza del perdono.
Quindi la sorpresa fu grande per lui quando si rese conto di quanto si sentisse soddisfatto subito dopo avere bellamente sbeffeggiato e, in un certo senso, umiliato suo fratello davanti alle loro controparti future e solo per il gusto di farlo e di mettergli i piedi in testa almeno una volta nella vita.
Forse erano stati i dubbi e i sentimenti contrastanti che gli si scatenavano nel cuore ogni volta che Damon gli diceva quanto amasse Elena.
Forse era stata la voglia di proteggere un’amica importante come Bonnie che, specialmente nell’ultimo periodo, aveva sviluppato in fretta una maturità nuova che l’aveva resa una persona ancora più straodinaria di quanto già non fosse, in grado di sostenerlo come nessuno riusciva a fare.
O forse era stato il fatto che dopo cinquecento anni passati a vivere in un certo modo, con certe idee precise sul mondo e su se stesso, scoprire di essere in grado di mostrarsi agli altri in una veste nuova era stata una cosa davvero sorprendente.
Qualunque fosse la ragione, Stefan non poteva negare di sentirsi orgoglioso del modo in cui aveva parlato a Damon poco prima né poteva dissimulare il sorriso scanzonato e di sfida che gli si era autonomamente stampato sul volto.
Aveva passato la vita a sottostare ai capricci di suo fratello e adesso capiva che prendersi una soddisfazione ogni tanto non poteva fargli male.
Non significava essere meschini, solo…..prendersi una piccola rivincita dopo secoli di brutti colpi subiti a causa della stessa persona.
Avanzava con passo deciso, alla testa del gruppo, ascoltando solo distrattamente i borbottii di Damon alle sue spalle che continuava a dire di non tenerci a Bonnie in nessun modo possibile.
Beh…Stefan ne dubitava fortemente!
Ad essere onesti sarebbe stato molto felice se Damon e Bonnie fossero diventati una coppia al più presto e non perché così avrebbe avuto la certezza che suo fratello non avrebbe più messo in pericolo la sua relazione con Elena, ma solo perché Bonnie se lo meritava.
Bonnie era una di quelle rare persone che amavano con così tanto candore che meritava di essere ricambiata in pieno da chiunque fosse stato l’oggetto del suo amore e se lei amava Damon….
Pensandoci, in fondo, anche lo stesso Damon si sarebbe meritato l’amore così come Bonnie poteva offrirglielo.
Proprio perché Stefan conosceva bene suo fratello, sapeva che Damon aveva una sorta di ossessione per l’amore e che quando amava lo faceva in modo totalmente assoluto e disinteressato, con tenacia e coraggio. Ed era per questo che, se non veniva ricambiato a dovere, il cuore di Damon andava in pezzi distruggendo ogni suo sogno ed ogni sua illusione e facendolo diventare sempre più distaccato e freddo rispetto a ciò che erano i sentimenti.
Stefan, lo ammetteva, nonostante si sapesse totalmente innamorato di Elena, si conosceva abbastanza da poter dire di essere più cauto nei sentimenti rispetto a suo fratello.
Lui ci andava con più calma, prendendosi il suo tempo per riuscire a capire se ciò che provava era solo un fuoco di paglia oppure andava oltre e continuando a monitorare ogni situazione ed ogni cambiamento con fare quasi metodico.
Damon era più istintivo e a causa di questo aveva ricevuto solo una sequela di brutti colpi che lo avevano spinto a rifugiarsi tra le braccia della prudenza accontentandosi di immaginare di provare un amore che amore poi non era.
Stefan lo aveva sempre saputo che Damon non provava davvero per Elena ciò che lui sosteneva, per questo non gliene aveva mai dato veramente la colpa sapendo che, infatti, il suo reale problema in quel senso era ciò che provava Elena e non ciò che provava suo fratello perché di quello non doveva preoccuparsi.
Se c’era una cosa che Stefan aveva imparato durante il suo pellegrinaggio nei secoli era che andare contro ciò che si è, andare contro il proprio modo di affrontare la vita, non portava mai a nulla di buono né alla felicità vera.
Si poteva raggiungere, se si era fortunati, una felicità finta, effimera, ma non quella vera.
E per quanto Damon si sforzasse di negarlo, Stefan aveva l’assoluta certezza che lui, soprattutto dopo tutto ciò che aveva subito emozionalmente parlando, non si sarebbe mai accontentato di nulla di meno della vera felicità e del vero amore, se mai avesse deciso di aprire relamente il suo cuore a qualcuno.
Bonnie era la persona giusta!
Bonnie era la ragazza che poteva amare suo fratello con assoluta totalità nonché l’unica che poteva riuscire nell’impresa di fargli abbassare ogni barriera che aveva eretto nel tempo per proteggersi dalle delusioni che potevano ancora venirgli arrecate.
Damon sarebbe stato al sicuro tra le braccia di Bonnie!
Perché la verità era che, tra i due, la persona che aveva bisogno di essere protetta e rassicurata quando si trattava di amore era Damon e non Bonnie.
Bonnie era forte, era Damon ad essere fragile!
Attraversarono il secondo livello delle segrete senza incontrare troppi ostacoli o problemi fatta eccezione per un gruppo di quattro demoni che vennero presto eliminati dall’altro Damon e da Damon stesso che, da quello che aveva detto, aveva il disperato bisogno di sfogare un po’ di aggressività repressa se non voleva correre il rischio di staccare teste a caso.
Ormai Stefan aveva perso il conto di tutte le volte in cui Damon gli aveva rivolto sempre quella solita minaccia, stava quasi cominciando ad essere noiosa come cosa.
Un suono stridulo e improvviso li ridestò da quella realtà in cui si erano completamenti immersi, una realtà fatta di ombre, pietra e celle.
Stefan si voltò confuso vero l’altro Stefan che gli restituì uno sguardo a dir poco sconcertato.
“Che succede?” - chiese.
“E’ l’allarme! I demoni stanno arrivando! Deve essere successo qualcosa a Nicole oppure agli altri e Astaroth ha scoperto tutto!” - rispose l’altro Stefan.
“E adesso che facciamo?” - chiese Stefan.
“Cerchiamo mia moglie il più in fretta possibile!” - rispose, deciso, l’altro Damon cominciando a setacciare ogni singola cella alla ricerca dell’altra Bonnie.
Stefan lanciò un’occhiata a suo fratello che se ne stava fermo a fissare l’altro se stesso che adesso era stato affiancato dall’altro Stefan.
Gli si avvicinò.
“Damon?” - chiamò.
“L’ha chiamata..< mia moglie >…” - fece Damon riferendosi alle parole di poco prima dell’altro Damon.
“Non è la prima volta che lo fa!” - gli fece notare Stefan.
Damon annuì distrattamente: “Hai ragione….” - disse poco convinto, per poi cominciare anche lui quella frenetica ricerca.
Setacciarono il secondo livello stando bene attenti a non farsi sfuggire nulla.
Non si preoccuparono molto dello scalpore che la loro presenza poteva provocare tra i prigionieri visto che ormai, con l’allarme in funzione, sicuramente qualcuno sarebbe arrivato a controllare anche da loro.
Dovevano solo trovare l’altra Bonnie e andarsene.
Raggiunsero una nuova porta con un nuovo accesso su una ripida rampa di scale e presero a correre sui gradini per raggiungere in fretta il terzo livello.
Non erano passate nemmeno due ore da quando erano entrati in quel castello, ma adesso che aveva il fiato dei demoni sul collo, a Stefan sembravano passati secoli.
Si fermò di botto per non rischiare di andare a sbattere contro la schiena dell’altro Damon che, in testa al gruppo, si era fermato improvvisamente.
“Ma che…” - fece per dire Damon, ma si interruppe nello stesso momento in cui, probabilmente, aveva scorto ciò che anche Stefan aveva preso a fissare.
Davanti a loro quattro, a sbarrargli la strada, c’era una lunga doppia fila composta da una trentina di demoni tutti con lunghi denti affilati e lucenti che sporgevano dalle labbra contratte in dei ringhi indistinti e delle spalle enormi quanto degli armadi.
Stefan trattenne il respiro e contrasse lo sguardo mentre gli occhi gli si incupivano e le mani gli si serravano a pugno.
“Combattiamo!” - disse, istintivamente.
“Certo che combattiamo!” - gli diede ragione l’altro Stefan.
Un attimo dopo le urle imploranti dei prigionieri del primo, del secondo, e del terzo livello delle segrete del castello nero di Astaroth vennero sopraffatte da quelle rabbiose dei quattro vampiri in lotta contro i demoni che stavano impedendo loro di raggiungere l’altra Bonnie.

- Dovete uscire immediatamente da lì dentro! - la voce di Nicole esplose all’improvviso, decisa e perentoria, nella mente di Lilian, offuscando ogni altro pensiero e quasi sottomettendo la sua volontà all’ordine diretto della cugina.
- Non so cosa diavolo sia successo, ma l’allarme è scattato ovunque e Astaroth ha capito tutto! Sto combattendo contro di lui, ma a quanto pare le ha prese proprio male le effrazioni in casa sua vista la furia con cui mi si scaglia contro, quindi non so per quanto ancora riuscirò a resistere! Cercherò di tenerlo occupato il più a lungo possibile, sperando che non mi succeda niente di imprevisto, ma…Lilian….dovete uscire subito da lì! Con o senza il libro….uscite fuori! - il tono di Nicole, anche in quel breve messaggio telepatico, era preoccupato e carico di fatica e angoscia.
Lilian la conosceva abbastanza per sapere cosa le stesse passando per la testa in quel momento: Nicole non stava pensando a se stessa, stava pensando a loro!
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per tenere Astaroth occupato e dare a tutti una possibilità di fuga, si sarebbe anche sacrificata pur di saperli al sicuro.
Nicole poteva anche dare l’impressione della ragazza dura come il ferro ed indifferente a tutto, ma il suo animo gentile ed altruista arrivava sempre a smascherarla in qualche modo.
Lilian era sempre stata dell’opinione che Nicole fosse addirittura troppo altruista, con la sua costante tendenza a lanciarsi sempre avanti per difendere gli altri, senza tenere conto delle conseguenze che il suo gesto poteva avere su di lei.
Essere generosi verso gli altri andava benissimo, ma di tanto in tanto mostrare un pizzico di egoismo non era un peccato così orribile, soprattutto quando serviva a preservare la tua vita.
Sacrificarsi per gli altri era un gesto nobile, ma se la persona che si sacrificava era Nicole, l’unica in grado di riportare la pace a Fell’s Church, allora quanto poteva essere un bene che si immolasse per difenderli dopo che erano stati proprio loro a mettere tutti nei casini con la loro sbadataggine?
Lilian battè le palpebre un paio di volte come a riprendere coscienza di ciò che aveva intorno e afferrò il libro pesante ed impolverato con entrambe la mani, stringendoselo al petto e voltandosi a guardare gli altri.
Si portò due dita alla tempia destra: “Ho sentito Nicole!” - disse - “L’allarme è risuonato in tutto il castello e Astaroth adesso sa che siamo qui! Probabilmente ci ha sguinzagliato dietro i suoi demoni e Nicole vuole che usciamo da qui e alla svelta! Si sta occupando di trattenerlo, ma non sa quanto ancora potrà resistere quindi dobbiamo muoverci subito! Non ho nessunissima intenzione di veder cadere mia cugina per un nostro errore!” - spiegò.
Meredith si portò una mano al petto e abbassò lo sguardo, come se Lilian l’avesse appena colpita in pieno volto solo con le sue parole.
“Mi dispiace tanto, io….avrei dovuto pensarci, avrei dovuto prevederlo, io…” - mormorò mortificata.
Lilian scosse la testa.
“Non sto dando la colpa a te, Meredith! La colpa è di tutti noi, anche mia! Ci siamo fatti prendere così tanto dall’entusiasmo per il fatto di aver trovato l’incantesimo per guarire la Meredith di questo tempo che non abbiamo pensato al fatto che potessero esserci delle trappole nascoste da qualche parte!” - disse.
“Si, Lilian ha ragione! Non devi addossarti tutta la colpa perché i colpevoli siamo tutti noi! Anzi….a dire il vero tu sei quella che ha meno colpa visto che noi siamo addestrati a questa vita e tu non ancora!” - aggiunse Alaric poggiando delicatamente una mano su una spalla di Meredith per darle conforto e appoggio.
“Adesso, però, credo sia meglio sbrigarci, no? Comincio a sentire dei rumori…” - fece Owen all’improvviso, facendo segno a tutti di fare silenzio e ascoltare.
Lilian si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e tese al massimo l’udito, sfruttando a pieno uno dei vantaggi conferitole dalla sua condizione di ibrido umano/vampiro.
Bastò un piccolo sforzo di concentrazione e poi il rumore dei passi frettolosi dei demoni che accorrevano dall’interno del castello alla capanna sul retro e si riversavano all’interno della Sala dei Trofei, mettendosi sulle loro tracce, divenne definito e distinto, come se già si trovassero nella loro stessa stanza.
“Dobbiamo fuggire via!” - disse solamente.
Uscirono in fretta da quella sorta di biblioteca demoniaca che era stata la rovina di ogni loro piano e si tuffarono nell’oscurità a malapena rischiarata dalle tre torce presenti per poi cominciare a risalire in fretta e senza margine di errore né spazio per la stanchezza la spessa fune che li avrebbe riportati al piano di sopra, sperando di essere abbastanza veloci da non ritrovarsi faccia a faccia con i demoni.
Lilian salì per prima, seguita di Owen e poi da Alaric che si era caricato in spalla Meredith e l’aveva riportata su con lui senza risparmiarsi o tirarsi indietro quando si era trattato di impegnarsi in quello sforzo fisico che, a quel punto, sarebbe stato difficile per chiunque.
Lasciarono perdere la fune: ormai i demoni sapevano che loro erano lì dentro, quindi perdere tempo a non lasciare tracce del loro passaggio era inutile.
Si addossarono alla parete, nascosti nell’ombra, e presero a correre.
Lilian era in testa al gruppo e teneva costantemente le orecchie all’erta in modo da riuscire a percepire in anticipo l’arrivo di un demone dalla direzione opposta.
Più volte si erano ritrovati ad un passo dai loro inseguitori, presi a setacciare ogni anfratto di quella grotta infernale, ma fortunatamente Lilian fu abbastanza veloce e pronta di riflessi da riuscire ad identificare il pericolo sempre in tempo per poterlo evitare.
Quando vide l’uscita da lontano un sorriso involontario le si aprì sul viso.
Presto sarebbero stati al sicuro e, non importava cosa sarebbe successo, se Nicole non li avesse raggiunti in fretta allora avrebbe lasciato il libro ad Owen e l’avrebbe rispedito al pensionato con Alaric e Meredith per poter andare ad aiutare sua cugina.
Erano sempre state compagne in battaglia e non l’avrebbe lasciata sola proprio adesso, non con il pericolo che anche Nicole venisse colta all’improvviso da un attacco di debolezza simile a quello che aveva sorpreso lei poco prima facendole perdere tutte le forze in un secondo solo.
“Ci siamo!” - annunciò agli altri, aumentando il ritmo della corsa e continuando a tenere stretta la presa sul libro.
La prima cosa che vide non appena misero piede fuori dalla Sala degli Trofei fu un unico e abbagliante fascio di luce bianca che sommerse tutto per qualche attimo prima che i suoi occhi tornassero a riabituarsi alla luce del sole.
Poi ci fu spazio solo per i sorrisi di sbieco, privi di emozione, della schiera di demoni che era evidentemente rimasta nascosta, immobile, ad aspettarli fin dall’inizio e che adesso li stava circondando.

Al pensionato le ore stavano trascorrendo così tranquille da creare a Bonnie una sensazione di preoccupante ansia alla bocca dello stomaco.
La chiacchierata con l’altra Elena l’aveva messa di buonumore, ma solo per poco.
Poi aveva ripensato a Nicole che stava combattendo da sola contro Astaroth, a Meredith che correva chissà quali pericoli, a Stefan e a Damon che si erano lanciati incautamente alla ricerca dell’altra se stessa e allora tutto il suo buonumore era svanito nel nulla, lasciandola ancora più in ansia di prima.
Aveva vagato per il pensionato a lungo, cercando qualcosa, qualsiasi cosa, per tenre occupata la mente e distrarsi, ma da quando era arrivata nel futuro mai come quel giorno sembrava che tutto fosse assurdamente tranquillo e che tutti fossero calmi.
Forse era la speranza a tenere tutte quelle persone, seppur ferite, sveglie e rilassate.
Forse avevano visto tutto quel folto gruppo andare all’attacco dei demoni e si erano sentiti protetti e rincuorati….
Bonnie non sapeva cosa pensare esattamente, anzi…stava seriamente considerando l’ipotesi di smetterla proprio di pensare perché sapeva che più pensava più la sua mente veniva invasa da tutte le immagini delle possibili e terrificanti situazioni in cui poteva incappare chi era al castello di Astaroth e allora finiva che perdeva anche quella parvenza di autocontrollo che le era rimasta e si trasformava in una stupida ragazzina in preda al panico.
Raggiunse lentamente la sua camera e si rintanò all’interno, sedendosi sul bordo del letto, spossata da tutte quelle emozioni contrastanti che stava ormai cercando di tenere a bada da giorni, da quando tutta quella follia era cominciata.
Ripensò alle parole dell’altra Elena sul suo futuro con Damon, ma se in un primo momento se ne era sentita esaltata, adesso capiva che non ne aveva motivo.
Chissà quante cose stavano cambiando solo perhè loro avevano fatto quel Viaggio, quindi chi poteva assicurarle che alla fine non sarebbe cambiato anche il suo destino con il vampiro?
Bonnie non ne aveva mai capito molto di matematica e fisica, ma….non era possibile che, magari, il tempo in cui si trovavano non era il loro futuro, ma il futuro della Bonnie e del Damon di una realtà parallela alla loro, una realtà in cui esistavano davvero come coppia fin dall’inizio, una realtà dove Damon non era innamorato di Elena e non lo era mai stato?
Insomma….forse Nicole e Lilian viaggiando nel tempo avevano sbagliato qualcosa ed erano finiti nel passato di una realtà diversa dalla loro, no?
Di roba simile ne succedeva in continuazione nei film di fantascienza che tanto piacevano a Matt e che Bonnie a malapena riusciva a seguire tanto erano astruse tutte quelle teorie di cui andavano blaterando gli attori.
Magari era successa la stessa cosa anche a loro, magari nel loro vero futuro lei e Damon non sarebbero mai stati insieme e alla fine Elena se lo sarebbe anche preso lasciando Stefan per sempre.
Al solo pensiero Bonnie sentì una dolorosissima fitta al cuore, sia per lei che per il suo amico.
Era vero: aveva pensato di rinunciare ai suoi sentimenti non ricambiati per Damon e andare avanti, ma…il fatto che non ci riuscisse doveva pur significare qualcosa, no? E comunque questo non toglieva che non le facesse male pensarlo con Elena!
Se a questo si aggiungeva anche la sofferenza che sicuramente avrebbe provato per empatia con Stefan se davvero un’eventualità simile si sarebbe verificata…beh…Bonnie dubitava che ne sarebbe rimasto qualcosa di sano ed intatto del suo povero cuore che non voleva saperne di battere per qualcuno di più adeguato a lei.
La sua porta si aprì proprio in quell’istante ed una testa bionda ne fece lentamente capolino: Matt.
Bonnie si aprì in un sorriso.
Da quanto tempo non parlavano un po’? Da troppo, a suo dire!
Erano confinati entrambi in quelle quattro mura da giorni senza nulla da fare, ma non erano riusciti a trovare nemmeno un piccolo momento per fare quattro chiacchiere tra loro, come capitava spesso quando erano a casa.
Era felice di vederlo, così come era felice di vederlo ogni volta che lo incontrava. Matt, per lei, rappresentava uno spiraglio di normalità in una vita da incubo e, sebbene si sentisse un po’ egoista perché sapeva dei sentimenti che il ragazzo aveva sviluppato per lei nel corso degli anni, Bonnie non riusciva a rinunciare a lui.
“Matt! Entra, avanti! Sono felice di vederti, mi sembrano passati secoli dall’ultima volta…” - disse.
Matt fece come gli era stato detto e, entrando, si richiuse la porta alle spalle per poi raggiungerla e sederlesi accanto, ricambiando il suo sorriso con uno che sarebbe sembrato altrettanto gioioso per qualcuno che lo vedeva dall’esterno e che non lo conosceva.
Ma era questo il punto: Bonnie lo conosceva bene e riusciva a distinguere nettamente l’alone di tristezza che gli attraversava gli occhi e quel sorriso bugiardo.
Si accigliò e gli poggiò, delicatamente, una mano su una spalla.
“Che cos’hai Matt? E’ successo qualcosa di cui vuoi parlarmi?” - gli chiese, apprensiva.
Matt sospirò pesantemente rivolgendo, per un attimo, lo sguardo illuminato da un sorriso amaro al soffitto prima di tornare a guardarla in viso.
“Cosa te lo fa pensare?” - le chiese a sua volta.
“Sono tua amica, Matt! Ed è questo che fanno gli amici: si capiscono a vicenda e si appoggiano senza bisogno neppure di troppe parole! Ed io lo vedo che c’è qualcosa che vuoi dirmi…” - rispose tranquillamente Bonnie scrollando le spalle esili.
Matt annuì pensieroso per qualche attimo, con gli occhi fissi sulla parete di fronte a loro due e l’espressione assorta di chi sta rivivendo con la mente un momento passato.
“Ho parlato con l’altro me stesso, l’altro Matt!” - disse infine - “Mi ha raccontato un po’ di cose sulla sua vita, quindi sul mio futuro!” - spiegò.
Bonnie spalancò per un secondo solo gli occhi.
Da quando erano arrivati, tranne le cose ovvie per tutti e piccoli aneddoti, nessuna delle loro controparti si era davvero aperta nel raccontare avvenimenti precisi e Bonnie rimase stupita dal fatto che il primo a farlo fosse stato proprio l’altro Matt, un uomo così saggio.
Ma, forse, ormai che venisse raccontato loro qualcosa in più o qualcosa in meno non era più un problema, che poteva saperne lei?
“Davvero? E vuoi raccontarlo anche a me? Certo, solo se puoi farlo, ovvio…” - fece Bonnie.
“Non so esattamente se posso o non posso raccontarti tutto, ma ho voglia di farlo, quindi..perché no?” - rispose Matt - “In poche parole mi ha detto che è rimasto vedovo da poco!”.
“Oh! Quindi…era sposato!” - fece Bonnie.
“Si! Si chiamava Olivia ed era una cacciatrice come Alaric! Mi ha raccontato come si conosciuti, com’era lei, come è stata la loro vita e poi com’è morta per via di questa lotta contro Astaroth!” - continuò Matt.
Bonnie lo osservò attentamente mentre parlava.
Si sarebbe aspettata che ad un racconto simile Matt si lasciasse trasportare dalla tristezza, invece…sembrava solo molto determinato!
“Non mi sembri triste…” - disse, esternando il suo dubbio.
Matta scosse la testa: “Infatti non lo sono! C’è una ragione se l’altro Matt mi ha raccontato queste cose!” - rispose Matt.
“E sarebbe?” - fece Bonnie.
“Lui mi ha spiegato che quando lui e le altre nostre controparti avevano la nostra età non hanno mai fatto nessun viaggio nel futuro! Tutta questa situazione che stiamo vivendo adesso è dovuta solo alla presenza di Astaroth che è un tipo di demone che va avanti e indietro nel tempo a piacimento perché sa che di lui ne esiste solo uno! Cioè….se adesso noi torniamo indietro nel tempo a questa mattina incontreremo ancora un’altra Bonnie e un altro Matt e se torniamo indietro nel tempo a due minuti fa ci sarebbero ancora un’altra Bonnie e un altro Matt, ma per Astaroth è diverso! Lui è unico nel Tempo! Non ne esistono versioni passate o versioni future e questo significa che se lo si uccide una volta è morto per sempre ed in ogni tempo! Se Nicole riesce ad ucciderlo adesso nel 2034, quando noi torneremo nel nostro tempo e cresceremo e avremo le nostre famiglie e arriveremo nel nostro 2034 non dovremo preoccuparci dell’arrivo di Astaroth perché lui non arriverà mai perché era unico e sarà già morto! Capisci? Capisci cosa significa per me?” - incalzò Matt - “Olivia! La ragazza che conoscerò e che diventerà mia moglie poi resterà con me se qui Astaroth muore perché lei non lo incontrerà mai e non ne resterà uccisa!”.
Bonnie dovette ammettere almeno a se stessa che se Matt non avesse aggiunto quella spiegazione finale davvero non sarebbe riuscita a capire da sola dove voleva andare a parare, ma adesso…adesso capiva e capiva perché il suo amico avesse così tanta determinazione nello sguardo, perché lui credeva alle parole dell’altro Matt e voleva combattere per il suo futuro e per una ragazza che, anche se non aveva ancora conosciuto, stando a quanto aveva sentito sarebbe stata l’amore della sua vita, la ragazza che finalmente l’avrebbe ricambiato.
Bonnie si voltò completamente verso di lui e gli strinse le mani.
“Oddio, Matt, ma….è fantastico! Giusto? Cioè…questa è una buona notizia, no? Certo, uccidere Astaroth non sarà facile, ma…forse questo era ciò a cui dovevamo giungere per poter davvero trovare la forza ed il coraggio adatti per andare avanti nella guerra! E non vale solo per la tua situazione perché….da quando tutto è cominciato, quante persone sono morte? Quante di quelle persone al piano di sotto hanno perso i loro cari e le loro famiglie? Se Astaroth muore tutto verrà riscritto nel nostro tempo e…e potremmo salvarle! Anche l’altra Meredith…lei è in fin di vita per via di Astaroth, ma se lui qui muore allora non succederà mai nulla alla nostra Meredith!” - ragionò velocemente.
Matt annuì con vigore.
“Si! Si, hai capito! E…e tua figlia, Nicole, non dovrà mai affrontare una guerra sapendo di avere la responsabilità della vita di tutti sulle sue spalle!” - aggiunse Matt.
Bonnie sentendo il suo amico riferirsi a Nicole come a “sua figlia” s’incupì un attimo e le ritornarono in mente i pensieri fatti poco prima.
Sì, potevano salvare molte vite, ma ciò non toglieva il fatto che alcune cose non sarebbero cambiate e che loro le avevano viste quindi potevano anche prendere decisioni diverse e non accettarle.
Insomma….adesso che aveva visto come sarebbe satta la sua vita e la sua famiglia, Damon poteva allontanarla per sempre chiudendo definitivamente ogni tipo di rapporto con lei solo per riuscire anche a cambiare in piccolo dettaglio che era il loro futuro insieme e quindi Nicole.
Matt le alzò il mento con una mano e cercò il suo sguardo non appena la vide improvvisamente molto meno euforica di prima.
“Ti ho raccontato tutto questo anche perché volevo dirti altro…” - le disse.
“Cosa? Cos’altro volevi dirmi?”  - chiese Bonnie.
“Che io ho capito finalmente e che ti lascierò stare da ora in poi! Adesso ho avuto la prova certa che anch’io potrò essere davvero felice un giorno e questo mi ha fatto aprire gli occhi anche su quello che sento per te, Bonnie! Non è una menzogna quando dico di essermi innamorato di te, ma io voglio che tu abbia il meglio e se quel meglio è Damon allora non importa ciò che penso di lui o quanto lo detesti, perché se lui è l’unico che piò renderti davvero felice, allora non importa nient’altro!” - disse Matt, sorridendole teneramente.
“Damon è innamorato di Elena…” - fece Bonnie.
“Innamorarsi di Elena o…credere di amare Elena è facile, Bonnie!” - fece Matt - “Elena è quel tipo di ragazza che ti abbaglia all’istante e a cui basta battere un paio di volte le ciglia per poterti mettere al tappeto, fidati ci sono passato anch’io! Elena prima ti fa cadere ai suoi piedi e poi solo dopo decide se mettersi in gioco e concederti di iniziare a vedere cos’ha nell’animo sotto tutta quella bellezza esteriore! Tu, invece, sei il tipo di ragazza che si fa notare poco, ma che si apre subito e completamente! Il tipo di ragazza che ti fa innamorare lentamente, ma profondamente, mostrandoti per intero prima la bellezza della sua anima che quella del suo aspetto fisico!” - aggiunse - “Non perdere la speranza, Bonnie, perché….lo sappiamo tutti com’è fatto Damon e a mio parere per riuscire davvero a far breccia in quel suo cuore di pietra bisogna avere pazienza ed essere il tipo di persona che sei tu! E poi…e poi c’è Nicole che è eccezionale e che…nessuno vuole permettere che stia male, no? Pensa a Nicole, Bonnie, pensa a Nicole!” - finì, lasciandole un bacio delicato sulla guancia e uscendo dalla stanza.
Bonnie restò immobile per un attimo ripenando alle parole di Matt.
Non si sarebbe mai aspettata che lui le dicesse delle cose simili, che la incoraggiasse nel suo sentimento per Damon e che difendesse tanto Nicole.
Aveva sempre saputo che Matt aveva un cuore d’oro, ma…la sorpresa fu grande lo stesso anche se aveva avuto come l’impressione che calcasse tanto la mano sul nome di Nicole perché sapeva qualcosa che non le aveva detto.
Ma cosa poteva essere?
Forse la leggera sfumatura di preoccupazione per Nicole nella voce di Matt se l’era solo immaginata: era probabile con tutto ciò che stava accadendo.
Bonnie si alzò dal suo letto e raggiunse la finestra, notando, con la coda dell’occhio, l’altro Matt che passeggiava tranquillamente in giardino.
Lui la vide a sua volta e le rivolse un sorriso ed un cenno di saluto.
Bonnie rispose al sorriso e, nel frattempo, si portò una mano sulla guancia, lì dove Matt l’aveva baciata pochi istanti prima.
Fu in quel momento e per un sola frazione di secondo che un pensiero le sfiorò la mente per la prima volta: tutto sarebbe stato più facile e la sua vita sarebbe stata più serena se avesse amato Matt.

Nicole si aggrappò alle spalle di Astaroth e gli sferrò una ginocchiata veloce, ma potente, che costrinse il demone a piegarsi in due con il fiato corto e gli occhi fuori dalle orbite.
“Te l’avevo detto che adesso si faceva sul serio!” - lo rimbeccò, beffardamente.
Astaroth non ci mise molto a riprendersi e non appena si rimise dritto scagliò contro Nicole una lunga lingua di foco che le si avvolse intorno a spirale stringendosi sempre di più con l’intento di arrivare a toccarla e a bruciarle la pelle.
Ma Nicole si sentiva forte, si sentiva potente e le bastò un semplice gesto deciso della mano per spalancare le finestre e far entrare un picolo tornado d’aria che soffocò all’istante le fiamme e mise sottosopra l’intera stanza in cui combattevano.
Astaroth si guardò intorno, indignato, mentre con una mano si rimetteva a posto la cravatta improbabile che a causa del vento gli si era avvolta al collo.
“Mi hai praticamente distrutto casa, te ne rendi conto? E’ un comportamento molto maleducato da parte tua, Nicole!” - la rimproverò.
“Certo, perché invece tentare di uccidere tutta la mia famiglia e i miei amici è un comportamento esemplare e lodevole da parte tua, giusto?” - ribattè Nicole.
“La tua famiglia sta infrangendo le sane regole della proprietà privata, introducendosi in casa mia!” - controbattè Astaroth.
“Proprietà privata? Strano! A me non sembra di aver visto nessun cartello di questo genere qui intorno!” - fece Nicole ghignando e guadagnandosi un ringhio da parte di Astaroth.
“Stai giocando con il fuoco, ragazzina!” - fece il demone.
Nicole alzò gli occhi al cielo e si esibì nel suo sbadiglio più finto in assoluto: “Wow, se questo doveva essere un gioco di parole divertente tra…“giocare con il fuoco” perché tu sei un “Figlio del Fuoco”…beh…lasciami dire che non hai raggiunto per niente lo scopo, caro mio!” - commentò.
A quelle parole, Astaroth le si scagliò nuovamente contro, riprendendo lo scontro fisico lì dove lo avevano interrotto.
Mentre sferrava pugni e schivava calci, Nicole si prese addirittura il tempo per pensare a sua madre e a tutte quelle volte in cui le aveva detto che spesso era un po’ troppo simile a suo padre, cioè sbruffona e troppo sopra le righe anche nei momenti peggiori.
Nicole aveva sempre liquidato in fretta la cosa senza curarsene troppo, ma adesso vedendo Astaroth così furioso pensò che forse sua madre aveva sempre avuto ragione.
Ma, dopotutto, c’era anche un altro fattore da tenere a mente: lei era Nicole Salvatore, figlia di Damon Salvatore, quindi come si aspettavano che fosse esattamente?
Inoltre a lei stava bene aver ereditato quello strano tratto caratteristico del padre perché…doveva ammetterlo: lei amava indiscutibilmente suo zio Stefan, ma di certo non si poteva dire che lui fosse il fratello divertente tra i due!
E Nicole adorava essere quella divertente mentre Lilian, che era tutta suo padre, si atteneva al ruolo di cugina dolce e riflessiva!
Bloccò con una mano uno dei polsi di Astaroth e lo rigirò al contrario costringendo il demone a voltarsi di spalle se non voleva accasciarsi al suolo.
Nicole aumentò la presa mentre con l’altra mano gli afferrava una spalla e lo obbligava ad inginocchiarsi per poi prendergli l’altro braccio e tirarlo all’indietro insieme al braccio che già teneva da prima, piantandogli un piede al centro della schiena a spingendo mentre Astaroth buttava la testa all’indietro e si lasciava sfuggire un grido di dolore a causa dei muscoli che venivano tesi all’inverosimile e si stracciavano sotto il giogo della presa in cui lo teneva costretto Nicole.
“Aaaahhh, smettila di urlare e lamentarti!” - disse Nicole - “E’ poco virile!” - gli fece notare, con un tono di voce ironico e straordinariamente innocente allo stesso tempo.
Astaroth si tappò la bocca all’istante e riprese a ringhiare, in preda alla frustrazione.
Nicole diede uno strattone più improvviso e più forte.
“Ecco una cosa che non ho mai capito!” - fece - “Perché diamine voi uomini sentite costantemente il bisogno di ringhiare? Insomma…ho capito che state combattendo, ma non siete delle bestie, no?” - spiegò ripensando sul serio a tutte le volte in cui aveva fatto quella stessa domanda a suo padre - “Guarda me! Sto combattendo eppure lo faccio con grande tranquillità e compostezza, senza emettere strani suoni tanto per esprimere chissà cosa…” - aggiunse - “Cioè, per come la vedo io, se avete tanta voglia di ribadire la…” - ma non riuscì neppure a finire di parlare che, inspiegabilmente, tutto si fece nero intorno a lei e ogni briciola di forza e potere che avvertiva scorrerle nelle vene fino all’attimo prima improvvisamente scomparve, lasciandola scossa e debole mentre di accasciava al suolo e lasciava la presa sul suo nemico.
Debole….all’improvviso si era sentita debole.
Con uno spiraglio di lucidità Nicole spalancò gli occhi.
- No! Non ora! Ti prego, non ora! - si ritrovò mentalmente a supplicare senza sapere neppure a chi rivolgerle davvero quella preghiera.
Sapeva cosa le era successo e forse sapeva il perché, ma….non doveva succedere, non in quel momento, non con Astaroth pronto ad uccidere lei e tutti gli altri.
Il Figlio del Fuoco le lanciò appena un’occhiata e si alzò lentamente, parandosi davanti a lei che, adesso, era riversa a terra, senza neppure la forza per muoversi.
Con la punta di una delle sue lucide e nere scarpe firmate, Astaroth le sollevò il mento per poterla guardare bene in viso.
“Non ho idea di cosa ti è preso improvvisamente, ma mi redo conto che non mi interessa nemmeno più di tanto! Adesso ho altre cose a cui pensare e, in effetti, combattere con te mi stava solo facendo perdere tempo prezioso!” - commentò il demone.
Nicole avrebbe voluto alzarsi e riempirlo di pugni, avrebbe voluto risponderli per le rime come faceva sempre, ma non riusciva neppure a pensare cosa dire tanta era la stanchezza che ancora le rimbombava nel corpo e nella mente.
Si sentì sollevare.
Era Astaroth che se l’era caricata in spalla senza neppure il minimo tatto e che adesso la stava portando fuori dalla casa, nel giardino.
Alla luce del sole dovette restringere gli occhi: persino le palpebre erano deboli.
Si sentiva così spossata che stava seriamente considerando l’idea di lasciarsi andare e perdere i sensi, ma una voce la trattenne.
“No! Nicole!” - era Lilian, poco lontando da lei.
Astaroth la lasciò cadere sull’erba verde senza troppo riguardo e Nicole fece fatica anche soltanto a rimettersi seduta.
Si guardò intorno: erano stati tutti fermati e presi.
Lei era accanto ad Astaroth sulla soglia del castello. Alla sua destra c’erano Alaric, Meredith, Owen e Lilian, malconci e tenuti fermi da una fitta schiera di guardie, ma almeno Nicole riuscì a notare che Lilian stringeva un grosso libro tra le braccia. Alla sua sinistra c’erano Damon e Stefan con suo padre e suo zio anche loro tenuti immobili da un’altra schiera di demoni questa volta più numerosa rispetto a quella che teneva il gruppo di Lilian.
Sua madre non era con loro e, anche se Nicole aveva cercato di non sperarci troppo di ritrovarla subito, questo l’abbattè ancora di più.
Sollevò lo sguardo su suo padre, ma la sua espressione era dura e difficile da leggere persino per lei.
Solo allora Nicole si rese conto che suo padre e Damon erano vicini e che, quel giorno per come erano conciati entrambi, davvero sarebbe stato impossibile distinguere l’uno dall’altro se non fosse stato per la polsiera identica alla sua e a quella di sua madre che suo padre teneva stretta in una mano, slacciata dal polso.
Entrambi, infatti, erano ovviamente uguali nell’aspetto, ma di solito si differenziavano nel modo di vestire, sempre nero, ma suo padre aveva abbandonato da un po’ le giacche di pelle per altre più…mature, se così le si voleva definire.
Quella mattina indossava una delle sue giacche mature, quindi, così come Damon indossava la sua giacca di pelle, ma adesso in seguito allo scontro in cui dovevano averle perse o distrutte, erano entrambi rimasti solo con i jeans neri, gli anfibi neri e le magliette nere e praticamente erano identici: Nicole sapeva dove guardare solo grazie alla polsiera visto che anche l’espressione dei loro volti, adesso che ci faceva caso, era la stessa.
Astaroth si schiarì la voce e li guardò ad uno d uno, soffermardosi prima su di lei e poi su suo padre.
“Potrei uccidere Nicole adesso che…beh…sembra non stare molto bene e poi potrei uccidervi tutti per essere venuti qui senza il mio permesso, ma…sapete una cosa? Non lo farò! Infliggervi la morte adesso, dopo ciò che avete osato fare nei miei riguardi e nei riguardi della mia casa, sarebbe un dono e io voglio prima vedervi cedere, voglio vedervi distrutti prima di uccidervi!” - disse il demone.
“E…e cosa hai intenzione di..di fare?” - si sforzò di dire Nicole con voce flebile e soffiata.
Astaroth non le diede molto peso e si concetrò totalmente su suo padre.
“Mi rivolgo a Damon Salvatore, il vampiro a capo della Resistenza di questo 2034!” - specificò - “Voglio farti una proposta!” - disse, afferrando Nicole per un braccio e tirandola su malamente - “La vita di tua figlia e quel maledetto libro con l’incantesimo che volete per la vostra insulsa cacciatrice in cambio della tua libertà!”.
Nicole strabuzzò gli occhi: non capiva.
Astaroth voleva lasciarla libera e dare loro il libro solo per poi prendere prigioniero anche suo padre oltre a sua madre? Perché?
Cosa era cambiato nei piani del demone?
Cosa aveva intenzione di fare adesso?
E che conseguenze avrebbe portato quel loro piano andato in fumo miseramente?
Nicole guardò suo padre che fece un passo avanti.
Scosse la testa: non voleva che accettasse, non voleva che venisse preso anche lui, non voleva perdere l’unico vero alleato che aveva nella guida della resistenza perché non sapeva se ce l’avrebbe fatta a tenerli tutti al sicuro senza il suo consiglio e il suo appoggio.
Suo padre le restituì appena lo sguardo prima di guardare Astaroth con i suoi occhi neri ed impenetrabili carichi di sfida, rabbia e qualcos’altro che Nicole non riusciva ad identificare.
“Accetto!” - disse.





NOTE:
Ciao tutti e ben ritrovati!!!*_*
Come sono andate le Feste? Sono curiosa!°°
Le mie sono state eccezionali e ne sono davvero felicissima!*_*
Per questo motivo....ho deciso di ritornare in questo nuovo anno con una piccola sorpresina tutta per voi, mie carissime adorate lettrici, quindi vi consiglio di leggere tutta la nota! Sisisi!**
Per prima cosa ringrazio chi ha letto e/ o recensito lo scorso capitolo e ha aspettato questo!XD
Parlando del capitolo.....
Questo era il capitolo 16 e c'è un pò la conclusione di tutte le varie missioni!
Astaroth ha scoperto tutto e li ha incastrati, Nicole è stata male per via di quell'ultimo pensiero di Bonnie, Matt ha lasciato andare Bonnie e Astaroth ha sorpreso tutti portandosi via solo l'altro Damon e lasciando perdere il resto del gruppo, compresa Nicole e il libro.
Cosa avrà in mente? Lo scoprirete nel prossimo capitolo!
Fatto sta che questo demone sembra molto geloso della privacy di casa sua! ahaha
E finalmente siamo giunti al tanto atteso ultimo capitolo prima della comparsa dell'altra Bonnie.
Nel capitolo di giovedì, infatti, farà la sua prima apparizione alla fine, sarà una cosa molto piccola e non so neppure se la farò parlare o no, ma vi prometto che dal capitolo 18 in poi sarà una delle grandi protagoniste!
E mi sembra anche d'obbligo visto quanto vi ho fatto penare per vederla!XDXDXD
Adesso...passiamo alla novità di cui vi parlavo all'inizio! *_*
Allora...qualche giorno fa mi è arrivato un messaggio privato di una di voi che mi chiedeva come mai non avessi mai inserito foto nelle mie ff in modo da potervi far vedere concretamente i volti di tutti i miei personaggi, per come li vedo io ovviamente dato che capirete che, scrivendo nella categoria "TVD libro", i vari personaggi per me sono completamente diversi dagli attori che li interpretano nella serie televisiva visto che non è un mistero per nessuno che gli autori del telefilm hanno scelto tutti attori che non c'entrano niente con le descrizioni dei libri!XDXDXD
Dovendo scrivere dei pg del libro e non potendomi rifare agli attori del telefilm, quindi, mi sono avviamente rifatta ad altri attori, modelli e roba varia...
Ora...vi chiedo:
Io le mie foto ce le ho, volete che le posti così come mi ha chiesto quella ragazza? Oppure preferite restare nel dubbio? XDXDXD
Ovviamente posterei non solo i personaggi principali, ma anche i "cattivi" e i personaggi nuovi di questa fanfiction e di quelle precedenti, nessuno escluso (quindi se Amy dovesse chiederselo: Si, vedresti anche Samuel faccia a faccia!XD)!
Non so...ditemi voi nelle recensioni: Cosa volete che faccia?*_*
A lunedì per lo spoiler sul mio blog e per il capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 18
*** Scambio ***


Scambio

L’ira apparteneva alle tenebre.
Era uno di quei sentimenti oscuri che ti spingeva a compiere azioni atroci.
L’ira era uno dei sette peccati capitali, quindi non era assurdo che ogni volta che si parlasse di demoni si tendesse ad immaginarli cattivi e facili prede dell’ira.
Ma Astaroth era diverso.
Nonostante il suo titolo di Figlio del Fuoco e nonostante la sua condizione di demone pressochè impossibile da distruggere, l’ira era un sentimento che non gli era mai appartenuto.
Lui era metodico, era sadico ed era razionale: non poteva permettersi di perdere di lucidità per via di una stupida arrabbiatura.
Ma quel giorno, dopo ciò che quelle insulse creature avevano osato fargli, profanando la tranquillità della sua dimora che altro non era se non una parte stessa di lui, Astaroth si sentiva furioso.
Semplicemente non poteva lasciar correre e andare avanti.
Li voleva morti! Tutti! Senza eccezioni!
Se il suo piano fino a quel momento era stato sbarazzarsi di Nicole, adesso questo non gli bastava più.
Sentiva un fiume di lava incandescente scorrergli per le vene ed infiammarle grazie al veleno dell’ira che gli stava corrodendo l’anima e il corpo e che non era stato mai più apprezzato e voluto di quel preciso istante.
Doveva cercare di non perdere la testa, lo sapeva!
Non doveva esagerare, non troppo in fretta almeno.
Voleva la distruzione totale di quel loro misero gruppo di incompetenti, ma per riuscirci doveva pensare alla cosa come se avesse il dolce profumo della vendetta.
E se la vendetta era un piatto che andava servito freddo, allora per una volta nella vita Astaroth si sarebbe attenuto alle regole.
Certo, Nicole restava il suo obiettivo principale, era ovvio!
Prima di qualsiasi altra cosa, c’era lui e la sua vita, ma, pensandoci bene, una cosa non escludeva l’altra, anzi…
Forse era l’ira che lo stava spingendo a conclusioni alle quali i suoi nemici non si sarebbero mai neppure avvicinati, ma uccidere Nicole non voleva dire essenzialmente estirpare il problema, no?
Dopotutto la ragazza aveva alle spalle un’intera famiglia di immortali e, cosa poteva assicurargli che non facessero di tutto, magari anche a distanza di secoli, pur di far ritornare Nicole dal regno dei morti?
Insomma….sua madre era una strega tra le più potenti mai esistite, quindi era logico pensare che, una volta morta sua figlia, avrebbe tentato qualsiasi cosa per riaverla, no? Anche andare contro le leggi stesse della Natura e a quelle che da sempre governavano l’universo!
E poi c’era da tener conto che la strega aveva al suo fianco un marito che non si poteva certo vantare di essere il più assennato vampiro mai esistito, quindi era altrettanto logico pensare che lui l’avrebbe appoggiata in tutto pur di riavere indietro di Nicole, giusto?
E Astaroth non poteva di certo permettere una cosa simile!
Un ghigno beffardo gli si disegnò sul volto mentre guardava Nicole che, sorretta da suo zio, lasciava la radura del suo castello lanciando appena un ultimo sguardo al padre tenuto prigioniero dai suoi demoni.
Oh si! Uccidere lei per poi ucciderli tutti in cambio della sua infernale salvezza eterna: era decisamente un ottimo compromesso ed un’ottima ragione per continuare ciò che aveva appena iniziato.
Astaroth si voltò verso la sua destra, a fronteggiare lo sguardo del vampiro, padre di Nicole, e gli sorrise amabilmente risistemandosi la cravatta.
“Sono davvero felice che tu abbia accettato la mia offerta, vampiro!” - esordì - “Adesso credo che mi scuserai se ti affido alle cure dei miei uomini, ma ho delle cose da fare e il tempo stringe! In cambio, però, ti farò un regalo: mi sembra giusto, dopo la gentilezza che hai avuto nell’accettare la mia proposta, che tu possa finalmente ricongiungerti con tua moglie, no?” - disse, per poi rivolgere appena un cenno della mano ai demoni che tenevano bloccato il vampiro.
“Portatelo nella cella della strega!” - ordinò.
Il vampiro non rispose, si limitò a reggere fieramente il suo sguardo e a seguire i demoni che lo trascinavano.
Astaroth non aveva mai capito se quella del vampiro fosse audacia o stupidità.
Forse un mix delle due cose, anche se lui era portato a credere di più alla seconda ipotesi.
Non appena i suoi demoni e il prigioniero scomparvero alla sua vista, Astaroth volse per un attimo lo sguardo al cielo tinto d’arancione per poi sospirare e ritornare in casa, camminando lentamente con le mani nelle tasche dei pantaloni di pregiata fattura.
Tenere in pugno entrambi il vampiro e la strega poteva ritornargli assolutamente utile.
Nicole si sarebbe sentita persa e spaesata, la resistenza avrebbe perso il potere e la guida e l’altro vampiro e l’altra strega provenienti dal passato non avrebbero avuto più nessuna testimonianza del loro supposto futuro amore né avrebbero più avuto nessuno che li spingesse concretamente l’uno verso l’altra, decretando così il loro allontanamento definitivo.
Se a tutto questo poi si aggiungeva la morte che era deciso ad infliggere a tutti…beh….era tutto deciso.

La via principale che attraversava quasi in una linea retta l’intera cittadina di Fell’s Church era deserta e, per la prima volta dopo due anni, nell’aria non si sentivano riecheggiare urla disperate e gemiti di dolore sempre mescolate, in una mascabra canzone, ai crepitii di un fuoco poco distante.
La mente di Nicole venne sfiorata dal pensiero che l’ultima volta che effettivamente aveva attraversato quella via era stato appena pochi giorni prima, nel passato, mentre accompagnava Bonnie al suo posto di lavoro poco prima che Astaroth mandasse uno dei suoi demoni ad attaccarla, attentando ancora alla sua vita.
Sembravano passati secoli…..
In poco tempo erano successe tante, troppe cose, perché persino lei potesse sopportarle tutte senza avere neppure il minimo cedimento e, adesso che aveva perso anche l’appoggio e la guida di suo padre oltre a quella di sua madre, Nicole si sentiva quasi del tutto svuotata di ogni convinzione ed ogni pensiero logico e razionale.
Perché continuare quella guerra?
Perché non arrendersi direttamente ad Astaroth e riuscire almeno a salvare le persone che le erano care?
Sembrava un pensiero banale, ma Nicole si sorprese addirittura a pensare che valeva la pena sacrificarsi persino per sua zia Elena pur di salvarle la vita.
Non le voleva bene, ma questo non significava che la volesse morta.
In fondo era una cara amica di sua madre, la moglie di suo zio e con Lilian non aveva fatto poi un così brutto lavoro, quindi - fatta eccezione per gli errori del passato - Nicole sarebbe stata disposta a consegnarsi ad Astaroth anche per permettere a sua zia di sopravvivere con gli altri.
Lei faceva comunque parte della famiglia e l’unica certezza che Nicole aveva sempre avuto nella vita e alla quale si era sempre aggrappata era proprio la famiglia.
Forse sarà stato perché suo padre per troppi anni, anzi...per troppi secoli, aveva rinnegato la sua famiglia e allontanato il suo stesso fratello, ma Nicole non ricordava un solo giorno in cui suo padre non l’avesse guardata dritta negli occhi e le avesse detto che, malgrado tutto, la famiglia era l’unica cosa davvero importante nella vita di chiunque, soprattutto quando si era immortali.
Certo, c’erano le incomprensioni, i litigi, potevi provare più affetto e stima per una persona che per un’altra, ma la famiglia restava la famiglia e, in qualunque momento della vita, ovunque ci si trovasse, bisognava onorarla e renderle il dovuto rispetto e sacrificio.
Quelle parole erano state il dogma sulla quale si era fondata la sua intera esistenza e Astaroth lo sapeva, per questo le aveva portato via entrambi i genitori, nonostante non riuscisse ancora a capire perché, proprio nel momento in cui era stata così male da diventare vulnerabile e di conseguenza una facile preda a portata di mano, lui si fosse tirato indietro, risparmiandole la vita invece di togliergliela.
Se Nicole si fosse trovata al suo posto non aveva dubbi sul fatto che non avrebbe dimostrato così tanta clemenza, al contrario avrebbe infierito fino a che non fosse stata certa che la vita avesse definitivamente abbandonato il Figlio del Fuoco.
Questo, ovviamente, se non aveva un piano migliore!
Ed era proprio a causa di ciò che Nicole non riusciva a stare tranquilla né a mettersi l’anima in pace, perché conosceva Astaroth abbastanza bene da poter dire con certezza che aveva in mente qualcosa, qualcosa di mille volte più crudele e spietato di quanto aveva fatto finora e lei non aveva la più pallida idea di cosa né sapeva se fosse stata in grado di riuscire a fronteggiarlo e a proteggere, nello stesso momento, l’intero pensionato e il resto della sua famiglia, ora che le colonne fisse della sua vita erano cadute nelle mani del nemico.
E se non ci fosse riuscita per davvero?
E se fosse sopraggiunto un nuovo attacco di debolezza destabilizzante?
Ecco un’ altra questione che Nicole voleva discutere almeno con Lilian per cercare il modo di poterla risolvere: la debolezza!
Qualsiasi cosa le fosse successa, ormai sapeva che era collegata in qualche modo a Damon, a Bonnie o a entrambi, ma se volevano avere almeno una chance di farcela tutta quella questione doveva cessare e alla svelta!
Nicole non sapeva se sarebbe riuscita a restare lucida e a mettere su un contrattacco efficace se avesse continuato a pensare al pericolo che la debolezza potesse tornare da un momento all’altro, lasciandola priva di ogni difesa.
Lei, lei che non era abituata ad essere quella indifesa, adesso si rendeva conto di essere una privilegiata perché le era bastata una volta sola, un attimo solo di vera vulnerabilità per capire cosa fosse davvero la paura e non voleva provarla ancora.
Meglio essere la Nicole cinica e dura di sempre, ma almeno priva di paura, piuttosto che essere ancora la Nicole debole e spaventata.
Quando arrivarono in vista del pensionato il sole stava ormai cominciando a calare e tutto sembrava in ordine, ma quella volta Nicole non riuscì a tirare il solito sospriro di sollievo come faceva ogni volta che riusciva a tornare incolume tra le mura della sua casa perché sapeva che adesso era a lei che tutti si sarebbero rivolti, era a lei che avrebbero chiesto consigli, a lei che avrebbero esposto i loro problemi e le loro paure, a lei che avrebbero rivolto i loro sguardi carichi di speranza e Nicole non sentiva di essere davvero capace di riuscire a tenere testa a tutti.
Poco importava che ci fosse Matt o che ci fosse suo zio Stefan, tutti al pensionato sapevano che le redini della resistenza erano solo in mano a lei e ai suoi genitori e adesso che loro erano stati fatti prigionieri entrambi, Nicole non aveva il minimo dubbio circa il fatto che le aspettative dei sopravvissuti si sarebbe riversate tutte su di lei in un’unica e terribile valanga di angosce e tormenti ai quali non sapeva con certezza come ovviare.
Era strana quella sensazione di…nudità, quasi, che provava.
Ora che non c’erano più i suoi genitori a farle scudo e a proteggerla, fiancheggiandola a destra e a sinistra, Nicole avvertiva in una maniera quasi terrificante il gelo ed il vuoto lasciati dalla loro assenza, come se il suo corpo, al caldo e al sicuro sotto la stessa coperta per anni, all’improvviso fosse stato scoperto senza lasciarle possibilità di scelta.
Se ci fosse stato lì suo padre - quello vero e non solo…Damon - sicuramente l’avrebbe guardata, si sarebbe sfregato le mani e poi le avrebbe sorriso di quel suo sorrisino storto e sarcastico, sfidandola ad accettare quella nuova sfida e ad imparare quella nuova lezione che le stava venendo insegnata con la forza.
Si fermò davanti al portone d’entrata del pensionato e rimase a guardarne la facciata.
Gli altri l’avevano lasciata saggiamente da sola alla testa del gruppo per tutto il tragitto, in modo che potesse mettere insieme le idee, ma adesso che erano tornati a casa qualcuno le si affiancò e le mise una mano su una spalla, stringendola in una presa forte e sicura, forse a malapena scossa dai suoi stessi ragionamenti: suo zio Stefan, ne era certa!
“Andrà bene, Nicole! Tu…andrai bene! Sei figlia di tuo padre, dopotutto, e tanto dovrebbe bastare a farti capire che la voglia di primeggiare e, devo ammetterlo, il talento nel farlo ce l’hai nel sangue!” - le disse, anche lui con lo sguardo fisso sulle finestre del primo piano del pensionato, da dove quella che sembrava appena una ragazza dai lunghi capelli biondi si affacciò all’istante e sorrise nel vederli.
Suo zio Stefan lanciò appena un sorriso stanco a suo moglie prima di guardarla scomparire, forse perché corsa dentro ad avvertire gli altri del loro ritorno.
“Adesso verranno tutti qui ed io dovrò raccontare cosa è successo…” - osservò Nicole.
“E cosa è succeso esattamente, Niki? Cosa ti ha ridotto in quello stato? Astaroth?” - le chiese suo zio, preoccupato e allo stesso tempo curioso di sapere come mai, lei che aveva sempre tenuto testa al demone, all’improvviso ne fosse stata così sopraffatta.
Nicole si voltò appena alla sua sinistra, solo per vedere Lilian che avanzava ed intrecciava la mano alla sua, stringendogliela con gli occhi commossi e la presa salda di chi già aveva capito tutto.
“Mi sono sentita improvvisamente debole….” - rispose atona Nicole.
Suo zio Stefan si voltò verso di lei con la fronte corrucciata: “Debole?” - chiese - “In che senso?”.
Ma le sue parole vennero interrotte dall’arrivo di sua zia Elena che, insieme a Matt, Elena, Bonnie e la versione più giovane di Matt, erano usciti fuori solo per poter andare ad accoglierli.
“Lo sapevo!” - le sussurrò Lilian con una strana nota di rabbia nella voce che stupì Nicole per la sua intensità.
“Lilian…” - fece, confusa e sorpresa.
Ma sua cugina scosse la testa come a voler chiudere il discorso mentre si asciugava velocemente una lacrima che Nicole avrebbe giurato essere non di dolore, ma di frustrazione, e si lasciava abbracciare dalla madre.
Nicole le guardò solo un attimo, ma non riuscì a sopportare troppo a lungo la vista di madre e figlia che si abbracciavano contente di rivedersi e allora si voltò dall’altra parte e fece per mettersi in disparte, ma una leggera pressione sulla sua spalla destra la costrinse a voltarsi.
Quel tocco così delicato lo conosceva bene, ma non potè fare a meno di lasciar crollare per un attimo la sua costante maschera di fierezza e forza mentre si voltava a guardare Bonnie che, pur non essendo ancora sua madre, aveva capito quanto lei ne sentisse il bisogno visto che era evidente che la sua vera madre non erano riusciti a salvarla.
Si abbracciarono.
Nicole si lasciò andare e Bonnie la cullò dolcemente, accarezzandole la schiena e i capelli e sussurrandole parole di conforto e appoggio incondizionato.
“Damon?” - chiese all’improvviso Matt - “Cioè….Damon c’è, ma ce n’è uno solo, quando dovrebbero essere in due! Dov’è l’altro e, per l’amor di Dio, chi dei due è lui?” - aggiunse.
Damon fece per farsi avanti e parlare, ma Nicole lo precedette senza dargli la possibilità di aprire bocca.
“E’ una lunga storia, ma il succo è che Astaroth ci ha scoperti, ha avuto l’occasione di uccidermi e invece mi ha lasciata andare a patto che mio padre si consegnasse come prigioniero e lui ha accettato! Quindi questo Damon è solo…..Damon!” - rispose.
Damon fece nuovamente per intervenire, ma Matt riprese a parlare nello stesso istante in cui anche Owen aprì bocca.
“Cosa ha fatto, Damon?” - Matt.
“Ma abbiamo il libro!” - Owen.
“Cos….il libro? Davvero? Per Meredith?” - Matt.
“Si! Almeno abbiamo quello! Se non è una vittoria completa, almeno è una vittoria parziale!” - Owen.
Ma Nicole non era d’accordo.
“Sconfitta!” - disse.
Si voltarono tutti verso di lei.
“Owen ha sbagliato la scelta delle parole, secondo me! Io non la definirei una vittoria parziale, ma bensì una sconfitta parziale!” - si spiegò.
“Non capisco! Non ha senso! I nostri obiettivi erano tua madre e il libro e almeno una cosa siamo riusciti a recuperarla, no?”  - fece Owen, confuso.
“Si! E’ vero!” - concedette Nicole - “Adesso abbiamo il libro e se avessimo una strega in grado di pronunciare quell’incantesimo allora sarebbe davvero una vittoria, ma la strega non ce l’abbiamo quindi il fatto di avere il libro è solo relativamente positivo!”  - aggiunse.
“Bonnie ci aiuterà, vero?” - intervenne Meredith rivolta all’amica.
“Certo! Se posso..” - rispose quest’ultima.
Nicole scosse la testa.
“Si! E noi tutti aiuteremo Bonnie ad aiutare zia Meredith, ma se c’è una cosa che mia madre mi ha sempre ripetuto quando mi raccontava del momento in cui era davvero diventata una strega era che fino a che non è stata davvero in grado di accettarsi per quello che era allora poteva fare quanti tentativi voleva che tutto risultava comunque inutile! Bonnie può provarci, ma deve esserne convinta! E non sto parlando di essere convinta di aiutare zia Meredith, ma di essere convinta che è davvero la magia ciò che vuole per il resto della sua vita! Fino a che non raggiungerà quella convinzione, non riuscirà a fare quell’incantesimo e io non posso farlo perché sono un ibrido e mia madre non può farlo perché è prigioniera di Astaroth e nessuno può affrettare i tempi di Bonnie se questi non sono ancora maturi, quindi….non è detto che riusciremo ad usare quel libro adesso anche se lo desideriamo con tutte le nostre forse!” - disse.
Si rendeva conto che quello forse era un ragionamento un po’ troppo pessimista da parte sua, ma era anche il più ragionevole e sensato da fare in quel momento e il fatto che non ci furono rimostranze alle sue parole né obiezioni le diede la certezza che tutti avessero capito ciò che intendeva davvero.
Anche lei rivoleva indietro sua zia Meredith, ma spingere Bonnie su per una strada per la quale non era ancora pronta non avrebbe portato nulla di buono a nessuno di loro.
Era per questo motivo che quelle due missioni - trovare il libro e salvare sua madre - avrebbero dovuto viaggiare di pari passo, perché senza l’una l’altro era quasi certamente inservibile.
Ed era per questo motivo che Nicole parlava di sconfitta parziale e non di vittoria, perché se da un lato il fatto di aver recuperato il libro era un bene per il futuro, al momento però non era la cosa più importante visto che senza sua madre era praticamente inutile.
Nicole si massaggiò il collo e si avviò verso l’entrata.
“Dove vai?” - le chiese suo zio Stefan.
“Ho bisogno di un bagno e di un paio d’ore di riposo! Stasera, poi, parleremo con calma con tutti i sopravvissuti e li metteremo al corrente del fatto che anche mio padre è stato preso dai demoni!” - rispose Nicole riprendendo a camminare mentre, alle sue spalle, era appena riuscita a notare, con la coda dell’occhio, Damon che tentava nuovamente di parlare e Stefan e suo zio che gli dicevano di lasciarla in pace.

Erano passate due ore dal loro ritorno al pensionato, due ore durante le quali Stefan non aveva fatto altro che vagare per l’edificio, perso nei suoi pensieri, rumiginando su ciò che era successo, su ciò che doveva ancora accadere, su ciò di cui avrebbero parlato di lì a poco nella riunione indetta da Nicole e su ciò che dovevano aspettarsi da Astaroth.
Tra tutti, quell’ultimo punto era il più indefinito ed indecifrabile perché ormai aveva capito che da Astaroth potevano aspettarsi di tutto, dai cambi di piano improvvisi, alla crudeltà assoluta, passando per l’apparente e finta clemenza che nascondeva chissà quale secondo fine.
Aveva lasciato andare tutti loro e non se ne capiva il motivo.
Aveva lasciato vivere Nicole e non se ne capiva il motivo.
Aveva insistito per prendere come prigioniero l’altro Damon e non se ne capiva il motivo.
Perché limitarsi a catturare il padre, quando il suo obiettivo era la figlia e la teneva praticamente in pugno, facile preda?
Per come sembrava che si fossero messe le cose per Nicole in quel frangente, Stefan avrebbe giurato che persino lui, che non poteva di certo vantarsi di essere il vampiro più potente in circolazione, avrebbe potuto ucciderla se lei fosse stato il suo bersaglio e lui si fosse trovato nei panni del demone.
Riuscire a decifrare cosa passasse nella mente di Astaroth era quasi impossibile e, persino Stefan, che per natura era portato ad analizzare tutto e tutti in ogni situazione, alla fine dovette desistere da quell’intento perché non riusciva ad arrivare a nessuna conclusione.
Cosa gli stava sfuggendo?
Perché qualcosa che non riusciva ad afferrare c’era di sicuro, il tutto stava nel capire cosa!
Si avvicinò con un sospiro alla porta socchiusa della camera dove era tenuta l’altra Meredith, da dove riuscì a scorgere la figura dell’altro Alaric seduto a quel capezzale imbastito da troppo tempo, che teneva la mano a sua moglie bisbigliandole parole logiche e sensate circa quanto era avvenuto quel giorno al Castello.
Stefan non si era mai soffermato più di tanto a guardare l’altra Meredith, né aveva mai messo piede nella sua stanza.
Questo perché non riusciva a guardarla o anche solo a pensarla in quelle condizioni senza provare un moto di rabbia e strana incertezza.
Meredith era sempre stata forte, risoluta, a tratti la si poteva definire persino fredda, ma era una combattente, una combattente che lottava per ciò in cui credeva e per le persone a cui teneva, quindi guardarla ridotta in quello stato gli faceva uno strano effetto, lo spiazzava del tutto.
Avrebbe voluto aiutarla il più in fretta possibile, ma riusciva a capire Nicole e tutto il discorso che aveva fatto sul libro e su quanto non potesse ancora venire usato.
La ragazza aveva ragione e Stefan non poteva che dargliene atto.
Nel corso della sua lunghissima vita aveva letto abbastanza e conosciuto abbastanza persone da poter affermare con certezza che mettersi a giocare con i poteri ancora latenti di una strega in erba, magari anche spingerli a venire fuori, era sempre un qualcosa di infinitamente controproducente, per la strega stessa e per chi le stava intorno.
Per questo motivo non aveva mai insistito troppo sul fatto che Bonnie non utilizzasse abbastanza i suoi poteri, perché sapeva, almeno in teoria, cosa sarebbe successo se la scelta di Bonnie di accettare la magia fosse stata una scelta obbligata e non spontanea e voluta.
Oltretutto Bonnie era una sua amica, una sua carissima amica e Stefan si sentiva troppo legato a lei per metterla in pericolo in qualsiasi modo possibile.
A meno che non si trovasse un’altra soluzione, avrebbero dovuto aspettare per poter salvare l’altra Meredith e allora avrebbero aspettato!
Stefan si passò una mano sul viso stanco e si incamminò nuovamente, ritrovandosi a ringraziare mentalmente Madre Natura per averlo dotato di una massiccia dose di pazienza.
Attraversò un altro lungo e deserto corridoio prima di notare, per caso, la figura muta ed immobile di suo fratello che lo fissava da lontano privo della sua solita espressione sarcastica.
Stefan ricambiò lo sguardo appena un attimo prima di avvicinarglisi e affiancarlo davanti alla finestra dalla quale si poteva godere del paesaggio distrutto del cuore di Fell’s Church.
L‘ultima volta che aveva visto Damon era stato al loro ritorno al pensionato, mentre lui e l’altro Stefan cercavano ogni modo possibile per farlo tacere ed evitare che dicesse qualche cavolata delle sue proprio in quel momento così delicato per Nicole.
Non facevano ancora parte del loro mondo, ma Stefan non poteva fare a meno di sentire un profondo legame di puro affetto sia con Lilian che con Nicole e, in quei giorni, spesso si era scoperto a pensare con rabbia al fatto che Damon non sembrasse provare lo stesso.
Come poteva anche solo pensare di mettersi in mezzo con qualche sua solita battutina proprio dopo che Nicole era stata lasciata completamente a se stessa da Astaroth?
“Prima non mi avete lasciato parlare!” - disse, appunto, Damon.
Stefan scosse la testa: “Cosa ti aspettavi che facessimo?” - rispose - “Forse a te non importa niente di tutto ciò che sta succedendo, ma fortunatamente noialtri siamo abbastanza umani da aver capito che Nicole non aveva bisogno di sentire qualsiasi cosa poco carina tu avessi da dire in quel momento!”
“Sembri parecchio sicuro del fatto che ci tenessi tanto a parlare solo per dire qualcosa di poco carino…” - commentò Damon.
“Certo che sono sicuro! Perché tu sei Damon e per quanto io passa sforzarmi di capirti e di cercare in te un fratello che sembro non avere più da tanto tempo, alla fine tu non fai altro che madare all’aria ogni tentativo, interessandoti a nient’altro se non a te stesso!” - sbottò Stefan - “Nicole è fragile in questo momento perché si sente sola senza i suoi genitori! Ma che te lo dico a fare? Tu non vuoi neppure ammettere la realtà dei fatti, cioè che Nicole è, o meglio sarà figlia tua!”.
Damon sogghignò e poi rise, scatenando l’ira e la confusione di Stefan che si voltò a guardarlo sconcertato.
“Mi fa davvero piacere quanto ti preoccupi per lei, sai? Davvero, Stefan! Ma ti assicuro che io so che Nicole è figlia mia!” - fece Damon.
“A che gioco stai giocando Damon? Perché un giorno dici una cosa e il giorno dopo ne dici un’altra? Io davvero non riesco a starti dietro quando fai così!” - disse Stefan.
“Nessun gioco, Stefan!” - rispose Damon - “O meglio…sarebbe un gioco e anche piuttosto confuso e meschino se io fossi davvero Damon, ma dato che sono….com’è che mi chiamate voi? L’altro Damon? Beh….allora non si tratta di nessun gioco strano, ma è solo un dato di fatto che Nicole sia mia figlia!”.
Stefan restò senza parole.
Lo stava prendendo in giro?
“Cioè…tu sei…l’altro Damon? E perché non l’hai detto prima?” - chiese, alzando involontariamente il tono della voce.
“Non lo so, forse perché mi avete praticamente impedito tutti di pronunciare anche una sola sillaba?”  - rispose ironicamente l’altro Damon - “Io ci ho provato a dire la mia, ma non avete voluto starmi a sentire, così ho pensato di dire tutto a Nicole, ma la sua porta è sprangata. Allora sono andato da mio fratello, ma è con sua moglie. Lilian è con Owen e alla fine ho pensato che era meglio se dicevo tutto alla riunione, ma visto che tu sei qui…” - aggiunse.
“E l’altro Matt?” - fece Stefan.
“Oh, lui sta parlando e rassicurando i feriti e spiegando loro della riunione insieme a Matt, Bonnie, Elena e Meredith!” - rispose l’altro Damon.
Stefan annuì.
“Ok! Quindi tu sei l’altro Damon! Quindi questo significa che mio fratello…” - cominciò lasciando la frase in sospeso.
“Damon si è consegnato ad Astaroth al posto mio, si!” - confermò l’altro Damon.
“Ma perché lo ha fatto e…quando lo ha fatto?” - chiese Stefan.
L’altro Damon sospirò.
“Durante lo scontro con tutti quei demoni il mio unico pensiero era ritrovare mia moglie e poco mi importava dei nostri nemici e di cosa pensassero, avevo completamente perso la lucidità! Ma Damon no! Lui stava tenendo sotto controllo tutti anche mentalmente e quando ci hanno portato da Astaroth, mentre venivamo spinti dai demoni Damon mi si è affiancato e mi ha strappato via la polsiera dal braccio! Gli ho lanciato un’occhiata confusa, ma lui mi ha spiegato con un breve messaggio telepatico che aveva afferrato qualcosa dalla mente di Astaroth, che a quanto pareva aveva abbassato la guardia per via dell’ira generata dalla nostra intrusione nel suo castello, e mi ha detto di lasciarlo fare e fidarmi! Io…beh…io mi sono fidato! Dopotutto lui è me e, che lo vogliamo ammettere o no, anche Damon è stato toccato da tutta questa faccenda e vuole vederci chiaro, quindi ho fatto come mi ha detto e, anche se incredulo, l’ho lasciato andare! Ora…il perché del suo gesto non so dirlo neppure io, ma posso ipotizzare che sia per la curiosità di conoscere mia moglie o anche perché sapeva che Nicole aveva bisogno ancora del mio appoggio, chi può dirlo! Certo è che adesso abbiamo un vantaggio su Astaroth che crede di aver catturato me e invece si sbaglia, ma dobbiamo capire bene come sfruttare la cosa, questo è sicuro!” - spiegò l’altro Damon.
Stefan era…genuinamente e positivamente sorpreso.
Non solo perché era vera la questione del vantaggio che adesso avevano sul demone, ma anche perché suo fratello, infondo, non si era dimostrato così insensibile come lui aveva pensato.
Forse da qualche parte all’interno dell’involucro di pietra che Damon si era eretto intorno, esisteva ancora suo fratello e questo non poteva fare altro che renderlo felice ed impaziente di poterlo rincontrare, finalmente.
“Scusami per prima! Ti ho attaccato senza motivo!” - fece Stefan.
L’altro Damon liquidò la cosa con un gesto noncurante della mano: “Non preoccuparti! Dopotutto me lo ricordo com’ero al vostro tempo e ricordo anche cosa pensavi di me, quindi…..non è vero che non avevi motivi validi, anzi! Ma…se posso permettermi…non perdere le speranze con Damon, davvero!”
Stefan annuì e sorrise.
“E allora mi scuso solo per non averti lasciato parlare per tutto il giorno!” - fece.
“Ecco! Quella è stata una vera seccatura, ad esempio!” - rispose l’altro Damon - “Ma possiamo rimediare andando a dire a tutti chi sono, soprattutto a mia figlia che era così giù di morale!”.
“Ma…non capisco…non potevi dirle tutto mentre venivamo qui?” - fece Stefan.
“I demoni di Astaroth sono ovunque, Stefan, anche se non li vediamo! Dovevo aspettare di essere tornato all’interno della protezione offerta dal pensionato per parlare e sperare che non venisse fuori tutto subito! Se questo scambio può andare davvero a nostro vantaggio, non voglio correre rischi!” . rispose l’altro Damon ritrovando la serietà.
Stefan annuì: “Certo! Capisco!” - disse - 
Ma…lanciare un messaggio telepatico?” - fece.
L’altro Damon si voltò verso di lui e alzò gli occhi al cielo mentre gli appoggiava una mano su una spalla e lo conduceva giù per le scale, verso il salone dove si stava per tenere la riunione.
“Certo che sei petulante, eh?” - lo schernì - “E comunque…non potevo! Il motivo per cui non ho percepito nulla da Astaroth non è solo perché pensavo ad altro, ma anche perché credo di essermi indebolito troppo nella lotta! Preso dalla foga non ho saputo dosare bene le mie energie quindi…niente messaggi telepatici! Che posso farci? Quando si tratta di mia moglie, mi si fonde il cervello!” - fece l’altro Damon.
Stefan sorrise a quell’ultima affermazione così carica di sentimento.
“Ma adesso stai bene, giusto?” - volle sapere.
“Adesso si!” - rispose l’altro Damon - “Quindi se provate ad interrompermi nuovamente vi sbrano tutti fino a che non mi lasciate parlare, intesi?” - scherzò.

Era stato avventato? Certamente!
Si era lanciato in un possibile piano suicida, visto e considerando che, se Astaroth avesse scoperto l’inganno, probabilmente l’avrebbe ucciso seduta stante togliendosi ogni dubbi circa una futura nascita di Nicole nel suo tempo? Cosa ancora più certa!
Sotto molti punti di vista, quindi, si poteva affermare con una certa sicurezza che si era comportato da pazzo irresponsabile? Senza ombra di dubbio!
Ma se non le faceva lui cavolate simili che, però, avevano il potenziale per salvare tutta la situazione, chi altri avrebbe potuto?
Stare seduto ad aspettare non era nelle sue corde, lui aveva bisogno dell’azione, di sapere che si stava mettendo in gioco al 110% quando decideva davvero di mettersi in gioco!
E, in quella particolare situazione, aveva deciso di mettersi in gioco!
Si era buttato letteralmente nelle fauci del leone per due motivi, essenzialmente, uno più superficiale e l’altro, strano a dirsi, più profondo.
Il motivo superficiale era che la curiosità di vedere dal vivo l’altra Bonnie, quella stessa donna per la quale tutti si stavano dando un gran da fare, primo tra tutti l’altro Damon, era ormai arrivata alle stelle e adesso che aveva l’occasione di togliersi questo sfizio prima di chiunque altro, come poteva non coglierla!?!
Il motivo più…profondo, invece, riguardava Nicole!
Non l’avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura, soprattutto se la ragazza era presente, ma Damon aveva davvero iniziato a capire cosa intendevano tutti gli altri quando parlavano dei legami strani che sentivano con Lilian, Nicole ed Owen.
All’inizio non aveva voluto farci caso e si era inventato da solo le teorie più disparate per spiegare a se stesso perché pensava e provava determinate cose in relazione a Nicole, a ciò che le succedeva e a ciò che faceva e diceva, ma alla fine aveva dovuto arrendersi alla realtà dei fatti così come avevano fatto tutti gli altri.
C’era qualcosa in Nicole che lo spingeva a fargli sentire il bisogno di proteggerla e sostenerla, come se solo guardandola  sentisse chiaramente il richiamo del suo stesso sangue che scorreva nelle vene di quella ragazza talmente testarda e avventata da poter essere solo figlia sua.
Si preoccupava per lei, il che era anormale se si considerava il fatto che lui era Damon e che si preoccupava a malapena di se stesso, figuriamoci degli altri.
Per questo motivo, quando aveva sentito piccoli stralci del piano che si stava delineando nella mente di Astaroth e aveva visto Nicole ridotta in quel misero modo, aveva agito d’istinto, prendendo il posto dell’altro Damon e quasi costringendo quest’ultimo allo scambio.
Se fosse tornato lui al pensionato, non importava a quali conclusioni fosse giunto riguardo a ciò che sentiva rispetto a Nicole, non sarebbe riuscito a darle l’appoggio necessario che solo un padre poteva dare e di cui la ragazza aveva bisogno.
Questo perché lui non era suo padre o almeno non lo era ancora: questo era un altro punto abbastanza confuso tra i mille punti confusi nella mente di Damon.
L’altro Damon era il padre di Nicole, quindi solo lui poteva sapere come aiutarla a salvare tutti una volta e, letteralmente, per sempre.
Una spinta all’altezza di un fianco lo riportò brutalmente alla realtà che aveva intorno.
Quattro demoni lo tenevano chiuso nella loro ristretta cerchia, mente lo scortavano nelle segrete.
Se si fosse trattato di una situazione divertente e se non avesse dovuto fingere di essere la versione più pacata di se stesso, Damon si sarebbe messo a fare battute sul fatto che in quel momento si sentiva tanto una di quelle star Holliwoodiane inseguite dai paparazzi e protette dalle fedeli guardie del corpo, ma aveva un copione da seguire, quindi se ne rimase in silenzio, cercando di restare impassibile e di dissimulare la curiosità che cresceva a mano a mano che avanzavano verso la cella dell’altra Bonnie.
Attraversarono il primo, il secondo e il terzo livello delle segrete senza fermarsi mai, fino a raggiungere una piccola porta su un lato della parete di roccia dalla quale ebbero accesso alle scale che li portarono all’altezza di un quarto livello completamente identico agli altri, fatta eccezione per il fatto che il numero delle celle presenti era notevolmente ridotto, mentre era aumentato lo spazio tra una cella e l’altra.
Attraversarono quel corridoio illuminato solo da una lunga fila di fiaccole passando davanti a tre celle completamente vuote.
Damon iniziò a chiedersi se non l’avrebbero portato ancora più giù nelle viscere della terra prima di raggiungere l’altra Bonnie, quando le guardie si fermarono all’improvviso e due di loro gli afferrarono le spalle per trattenerlo mentre le altre due recuperavano un grosso mazzo di chiavi da un gancetto su una parete e aprivano la cella che si trovavano davanti.
Erano arrivati, quindi.
Se non si fosse trattato di lui probabilmente sarebbe stato ansioso, ma l’ansia era una sensazione debole fatta per i deboli e lui era tutto tranne che debole.
I demoni spalancarono l’entrata della cella e poi ce lo spinsero dentro malamente, senza dire una parola, prima di richiudere tutto con quattro sonore mandate di chiave a scomparire lungo il corridoio buio.
La cella era spoglia e rettangolare.
Le pareti erano sempre di roccia, ricoperte di polvere e chiodi appuntiti, alcuni dei quali macchiati di sangue.
Il pavimento era un’unica grande lastra si cemento grezzo sul quale era disseminato uno strato poco utile di paglia.
In un angolo c’era un solo giaciglio, probabilmente messo lì affinchè il prigioniero potesse utilizzarlo come letto.
Il tutto era illuminato solo dalle fiaccole del corridoio oltre le sbarre spesse di ferro arrugginito, ma a Damon bastò per scorgere la figura silenziosa che se ne stava seduta compostamente ai piedi del giaciglio, dandogli le spalle.
Non l’avrebbe mai detto, ma si ritrovò a pensare che quella postura eretta, ma dolce allo stesso tempo l’avrebbe riconosciuta tra mille.
L’altra Bonnie si alzò e si voltò lentamente verso di lui, ripulendosi dalla polvere la gonna lunga del vestito che probabilmente indossava sin da quando era stata rapita, giorni e giorni prima.
Rimase ferma, impassibile, a fissarlo o, più probabilmente, a lasciarsi fissare da lui.
La gola di Damon, nel vederla, si eccò immediatamente e fu costretto a deglutire e a socchiudere leggermente la bocca per sospirare e per riuscire a realizzare cosa stava guardando.
L’altra Bonnie era…..identica in tutto e per tutto a Bonnie, alla ragazza che in quel momento era al sicuro al pensionato, ma c’era qualcosa che non quadrava in lei, qualcosa che Damon non riusciva a decifrare e a comprendere.
Essendo sposata con l’altro Damon, Damon aveva sempre pensato che anche l’altra Bonnie fosse una vampira così come lo era l’altra Elena e invece…..non era così, poteva sentirlo chiaramente.
Sentiva l’odore del sangue che le scorreva sotto la pelle, il battito ritmico del suo cuore e il suo respiro regolare. Se si concentrava poteva addirittura giurare di sentire il sospiro dei suoi polmoni che incanalavano l’aria e poi la rigettavano fuori.
Sentiva chiaramente la sua umanità, la sua mortalità, ma allora come era possibile che nell’aspetto fisico non fosse cambiata di una virgola?
Se era umana allora avrebbe dovuto invecchiare così come era successo all’altro Mutt e all’altra Meredith, inceve lei aveva ancora l’aspetto di una ventenne.
Damon non riusciva a capire: cos’era esattamente l’altra Bonnie?
Come era possibile che sembrasse viva e immortale allo stesso tempo?
Che fosse un’illusione?
“La mia giovinezza non è un’illusione!” - disse l’altra Bonnie all’improvviso, cogliendolo del tutto alla sprovvista.
Fece un giro su se stessa, come ad indicargli di guardarla meglio, come se avesse potuto capire da solo l’assenza di un qualsiasi incantesimo su di lei.
Ma Damon non riusciva più neppure a pensarci ad un possibile incantesimo.
Stava guardando lei, con la sua pelle candida, i suoi capelli rossi, i suoi occhi nocciola, la sua vita sottile e il suo viso sincero e bellissimo.
In quel momento si rese conto che vedere tutte quelle qualità in Bonnie non era una novità per lui.
Lui l’aveva sempre vista la bellezza della streghetta, solo che non se ne era mai lasciato trasportare, non aveva mai permesso a se stesso di restare troppo tempo completamente da solo con lei perché lui ricordava, ricordava che le poche volte in cui lui e Bonnie erano davvero stati soli qualcosa gli si era mosso dentro, qualcosa che lo aveva sempre spinto teneramente verso di lei e questo lo spaventava ancor più delle minacce di Astaroth o di chiunque altro.
Con Elena, invece, non si era mai sentito troppo esposto e questo lo aveva sempre rincuorato.
“Chi sei tu?” - chiese Damon, quasi sovrappensiero.
L’altra Bonnie sorrise.
“Mi sa che hai sbagliato a formulare la domanda, visto che chi sono io mi sembra abbastanza ovvio! Sono Bonnie…o meglio….l’altra Bonnie!” - si correse subito - “E’ così che ci chiamate, no? L’altro Damon, l’altra Bonnie, l’altro Stefan…..”.
Damon si accigliò.
Come feceva a sapere tutte quelle cose?
Come faceva a sapere come li chiamavano se nessuno l’aveva mai vista perché era stata fatta prigioniera prima del loro arrivo nel futuro?
“Quindi…io sono l’altra Bonnie e tu non sei mio marito! Sbaglio, Damon?” - continuò lei.
Damon scosse lentamente la testa, sinceramente confuso da tutto ciò che l’altra Bonnie sembrava sapere senza che nessuno le avesse mai detto nulla.
“No! Io sono solo…Damon!” - le rispose.
L’altra Bonnie annuì.
“Bene! Hai delle domande da farmi?” - gli chiese a bruciapelo.
“Molte!” - rispose Damon.
“Ok! Allora comincia pure!”.






NOTE:
Ciao a tutti!
Allora....per prima cosa ringrazio chi ha letto e/o recensito lo scorso capitolo!*_*
Poi...andiamo avanti che stasera ci sono un sacco di cose da aggiungere a questa nota!XD
Il capitolo.....il 17° capitolo per l'esattezza, è finalmente arrivato e con lui è arrivata l'altra Bonnie!
Che ve ne pare?
Beh.....prima che mi tiriate i pomodori...ve l'avevo già detto che nel capitolo 17 la sua apparizione sarebbe stata molto breve, ma dal prossimo ci sarà sempre, quindi tranquilli!
Oltretutto proprio nel prossimo capitolo racconterà lei stessa che cos'è, rispondendo non solo alle domande di Damon, ma anche alle vostre!XDXDXDX
A proposito di Damon...ebbene sì, si sono scambiati di posto, anzi...è stato Damon a prendere di sua spontanea volontà il posto dell'altro Damon e ne ha spiegate le ragioni!
Si, si, si...avete letto bene: Damon, a quanto pare, è sulla strada della ragione, finalmente!*_*
E Astaroth, invece, è più pazzo che mai!
Ve lo dico: ha perso ogni controllo, anche se non sembra, e questo non sarà affatto un bene per i nostri intrepidi eroi!XDXDXD
Si apre, quindi, una nuova fase della storia, l'ultima fase che ci porterà allo scontro finale, ma che sarà lunga e ricca di avvenimenti: l'altra Bonnie, la questione dell'incantesiomo sull'altra Merdith, Lilian che ne dice quattro a tutti XD......
Adesso passiamo ad altro!
Dato che l'idea delle foto è piaciuta a tutte voi che mi avete scritto, ho deciso di cominciare a postarle!
Partirò dal gruppo fisso di ogni storia aggiungendoci poi tutti i vari personaggi nuovi di tutte le storie che ho scritto finora, ma partendo dai nuovi di questa storia visto che la sto ancora pubblicando!XDXDXD
Li pubblicherò, non tutti insieme, ma a gruppi!
Cominciando con "Forse...il destino..." e dovendo aggiungere anche Owen, Lilian, Nicole e Astaroth, mi è parsa carina l'idea di presentare prima le tre "famiglie", se così vogliamo chiamarle!
Chi saperava di vedere prima Damon, Bonnie e Nicole..beh....mi dispiace..sono sadica e dovrete aspettare!XDXDXD
I primi che vi mostrerò sono i miei personalissimi componenti della famiglia Saltzman!
Quindi....

Alaric - Greg Vaughan


 Meredith - Miranda Kerr
 

 Owen - Jesse Metcalfe
 

Loro sono Alaric, Meredith e Owen per come li ho sempre, sempre, sempre immaginati io!
Che ne pensate? Chi ci vedete voi al loro posto? Li immaginavate così?
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler, ma per il capitolo e nuove foto....
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 19
*** L'altra Bonnie ***


L’altra Bonnie

Da dove doveva cominciare?
Fondamentalmente le domande principali da fare erano due: che cos’era e come faceva a sapere ciò che succedeva al pensionato anche se lei non era lì.
Ma con quale doveva partire?
Qual’era la più importante? Sempre se ce n'era una più importante dell’altra, ovvio.
Gli sembrava strano anche solo pensarlo, ma l’altra Bonnie pareva avere l’assurdo privilegio di metterlo un tantino in difficoltà con tutta la sicurezza che ostentava.
Quando Bonnie fingeva di essere decisa e sicura di se non faceva altro che procurargli immense risate, ma questa Bonnie, l’altra Bonnie, non fingeva di essere decisa, lei lo era e basta!
E, sebbene fosse stupido pensarlo visto che c’erano altri bei misteri da scoprire su di lei, Damon non poteva evitare di credere che proprio quella nuova sicurezza - quell’autocontrollo che lei pareva esercitare alla perfezione sulle sue emozioni - era la cosa veramente più assurda dell’altra Bonnie, quella sua matura e forte personalità che, evidentemente, in qualche modo era riuscita ad acquisire con gli anni.
Era strano dover pensare alla streghetta come ad una donna fatta e finita, ma quella che gli si stava presentando davanti e lo incitava a parlare era una donna: non la si poteva chiamare in nessun altro modo.
L’altra Bonnie si mosse elegantemente per tornare a sedersi sul suo giaciglio, portandosi dietro un rumore a cui prima Damon non aveva fatto molta attenzione, un rumore metallico che - adesso che si era concentrato meglio era riuscito a capire - proveniva dalla pesante catena di ferro arrugginito.
Certo, era prevedibile che Astaroth la tenesse bloccata in qualche modo, persino incatenata, quello che stupì Damon per davvero fu il moto di rabbia che gli provocò la vista di quel pezzo di ferro serrato intorno alla caviglia sottile di lei.
Per un solo istante Damon immaginò Bonnie al posto dell’altra Bonnie e sentì uno strano tremitio partigli dalla base della schiena ed attraversarla tutta.
Si rifiutò di confermare persino nella sua mente che quel flash improvviso l’aveva fatto rabbrividire anche se la realtà era quella e dopotutto, si disse, non era poi una cosa così assurda.
Insomma….l’altra Bonnie sembrava che potesse addirittura gestire tutta quella situazione, ma Bonnie - e questo nessuno poteva negarlo - non ne sarebbe stata in grado perché ancora troppo fragile e sì, bisognosa di protezione.
L’altra Bonnie si voltò a guardarlo dritto in viso mentre un gocciolio in lontananza sembrava scandire il tempo come un orologio preciso ed impeccabile.
Solo quando tra una goccia e l’altra passò più del tempo che le altre gocce avevano impiegato per cadere Damon si decise a fare un passo avanti e parlare.
“Sei una vampira?” - le chiese.
Sapeva che, molto probabilmente, la risposta sarebbe stata un secco no, ma voleva esserne sicuro.
“Non proprio…” - rispose l’altra Bonnie.
“Sei umana?” - chiese, allora.
“Non proprio..” - ripose ancora lei.
“Tutta quello che vedo..” - fece Damon indicandola con una mano - “…è un’illusione creata da un qualche tuo incantesimo?”.
L’altra Bonnie sorrise, accondiscendente.
“Te l’ho già detto, mi sembra: la mia giovinezza non è un’illusione!” - rispose lei.
“E allora cosa sei esattamente? L’altra Elena è una vampira al 100%, ma tu anche se sei identica alla Bonnie del mio tempo hai ancora un cuore che batte e respiri il che fa presumere che non sei tecnicamente morta come lo siamo noi vampiri! Però se c’è una cosa che so è che non puoi avere l’immortalità senza pagarla con la tua stessa vita! Se fosse possibile essere immortali e vivi allo stesso tempo allora esisterebbero molti meno vampiri sulla faccia della terra e più umani immortali!” - disse Damon.
L’altra Bonnie annuì, lentamente, restando per un breve istante in silezio, persa in chissà quali pensieri, prima di fare ritorno dal mondo in cui si era estraniata e riprendere contatto con la realtà, con lui.
“Ti racconterò la storia della mia trasformazione, ti va?” - fece lei, battendo una mano leggera sul posto vacante sul giaciglio di fianco a lei, invitandolo a sedersi.
Damon scosse la testa e preferì appoggiarsi alla perete di fronte all’altra Bonnie e lasciarsi scivolare a terra.
Rimase a fissarla in silenzio in attesa di quel racconto.
L’altra Bonnie annuì e si massaggio delicatamente il collo prima di parlare.
“Nicole era nata da poco ed era bellissima! Io e…l’altro Damon eravamo felici, anche se io sentivo che c’era qualcosa che mancava ancora, ma non riuscivo a capire cosa. Cominciai ad esercitarmi sempre più con la magia, credendo erroneamente che il problema stesse nel fatto che non avevo ancora sviluppato a pieno tutte le mie capacità di strega, ma non era così e lo capii solo un anno dopo, quando nacque Lilian ed Elena prese la decisione di farsi trasformare in vampira da Stefan. Capii che loro sarebbero stati felici perché avevano davvero la possibilità concreta di restare insieme per sempre, mentre noi non ce l’avevamo. Damon…il mio Damon…era immortale e anche Nicole lo era, ma io no, io sarei invecchiata e sarei morta e li avrei lasciati da soli. Un giorno io sarei diventata solo un lontano ricordo perso nel tempo e mia figlia, forse, a distanza di secoli non avrebbe neanche più ricordato che una volta aveva avuto una madre.” - cominciò a raccontare.
Damon scosse la testa e la interruppe senza neppure pensarci.
“Nicole non ti avrebbe mai dimenticata!” - le disse.
L’altra Bonnie sorrise: “Si! Forse hai ragione! Ma…io avevo paura e credo che qualsiasi madre al mio posto avrebbe avuto lo stesso timore! Così chiesi a Damon di trasformarmi e lui, dopo aver capito che era davvero ciò che volevo io, decise di farlo! Mi trasformò, fece tutto come doveva essere fatto, prese il mio sangue, me ne diede così tanto del suo in modo da andare sul sicuro e poi io mi pugnalai al cuore!”.
“Lo hai fatto tu? Ti sei uccisa da sola?” - fece Damon, accigliandosi.
L’altra Bonnie annuì: “Si! Non volevo che Damon si sentisse in colpa per avermi ucciso se qualcosa fosse andato storto!” - spiegò lei.
Damon si ritrovò immediatamente a pensare all’altro Damon che gli parlava di < sua moglie >, all’altro Damon che lottava per riaverla indietro, all’altro Damon devastato dal dolore per averla persa per via di Astaroth e all’improvviso quella spiegazione dell’altra Bonnie non resse per niente.
“Si sarebbe sentito in colpa comunque! Anche se ti fossi uccisa da sola, ma fosse andato comunque qualcosa per il verso sbagliato, lui si sarebbe sentito in colpa lo stesso per il solo fatto di aver acconsentito a trasformarti!” - le disse.
“Già!”  - fu l’unica risposta che ricevette prima che lei riprendesse il racconto direttamente da dove lo aveva lasciato.
“Quando mi risvegliai mi sentivo male. Ero morta ed ero tornata, ma il mio cuore continuava a battere, io avevo ancora bisogno d’ossigeno e la mia temperatura saliva e scendeva raggiungendo dei picchi impensabili! Ogni volta che provavo a nutrirmi di sangue, poi mi ritrovavo a rigettarlo fuori tutto e, nel frattempo, la paura cresceva perché non eravamo in grado di capire cosa stesse succedendo. Non avevo sviluppato i nuovi sensi da vampiro, non aveva una forza straordinaria né una straordinaria velocità e dei canini appuntiti nemmeno l’ombra. Continuavo a sentirmi male, giorno dopo giorno, sempre di più. Sentivo l’intero copro bruciare dall’interno e il sangue che mi scorreva nelle vene era come se fosse acido puro che mi corrodeva. Poi arrivarono gli attacchi di cuore! Arresti cardiaci in piena regola. Morii e tornai altre tre volte nel giro di due giorni e ogni volta era sempre peggio. I miei poteri andavano e venivano, a volte scomparivano del tutto e altre volte mio ritrovavo a fare incantesimi senza neppure pensarci. Desiderai di morire una volta per tutte perché era troppo insopportabile quella situazione. Chiesi a Damon di uccidermi, ma non volle. Io, però, non riuscivo più a sopportare tutto quel dolore così vi implorai giorno e notte fino a che non acconsentiste a togliermi la vita una volta e per sempre. Era doloroso, sì, ma per me era ancora più doloroso vivere in quelle condizioni. L’arrivo di Matt però fu la mia salvezza! Era stato via per giorni e quando tornò ci spiegò che si era semplicemente dato da fare per portare a termine delle ricerche sul mio caso. Lui fu il primo a capire che se non era mai esisistita una strega trasformata in vampira il motivo era, non che nessuno ci avesse mai provato, ma che nessuna strega era mai riuscita sopportare troppo a lungo il dolore immane della trasformazione! Quando una strega viene trasformata in vampira la sua natura magica si ribella a quella nuova che le viene imposta. Succede anche per gli umani, solo che loro sono troppo deboli per riuscire a resistere a lungo. Le streghe invece hanno la magia che scorre nelle loro vene e la magia è….un qualcosa di potente, legato alla Natura e la Natura è vita, mentre i vampiri….loro sono la morte!” - continuò.
“Quindi…stai dicendo che quando una strega viene trasformata allora la sua natura è come se ingaggiasse una battaglia contro la nuova natura di vampiro che cerca di prendere il sopravvento ed è per questo che stavi così male? Perché la strega che è in te, la cui natura è legata alla vita, non accettava la trasformazione in vampira in quando il vampiro è un essere…morto, contronatura?” - fece Damon.
L’altra Bonnie annuì: “Si! Più o meno è così!” - rispose.
“E poi cosa è successo dopo?” - chiese Damon.
“Abbiamo capito che dovevo resistere, che dovevo sopportare il dolore e scoprire dove saremmo andati a finire! Passarono settimane prima che cominciassi lentamente a stare meglio! Alla fine - parlando in termini di battaglia, come l’hai definita poco fa - si può dire che la strega e il vampiro, che dentro di me facevano a gara per prendere il sopravvento, si sono stancati e hanno capito che ormai il danno era fatto e che dovevano imparare a coesistere, a trovare un compromesso che andasse bene ad entrambi, quindi…eccomi qui: sono ancora viva, ho un cuore che batte e mi serve l’ossigeno, e questo accontenta la mia natura di strega permettendomi di esercitare ancora la magia. Però sono anche immortale e, di tanto in tanto, ho bisogno anch’io di bere sangue e questo accontanta il mio lato da vampira! E’ tutta una questione di equilibrio tra le due parti, Damon!” - rispose l’altra Bonnie.
“Quindi è vero! Alla fine della storia si può dire che tu sia diventata una specie di…umana immortale!” - fece Damon.
“Si può dire così, suppongo!” - acconsentì l’altra Bonnie - “Ma è anche vero che ho dovuto letteralmente passare attraverso l’inferno svariate volte e poi tornare prima di ottenere questo risultato! E se Matt non avesse capito tutto io mi sarei lasciata uccidere così come avevano fatto tutte le altre streghe prima di me che avevano tentato di farsi trasformare!”.
Damon annuì, sovrappensiero.
“Quindi è stato Mutt a trovare la soluzione…” - disse.
“Beh…doveva pur esserci un motivo per il fatto che…l’altro Damon e l’altro Matt sono così amici, no?” - fece lei.
Damon annuì nuovamente.
Certo! Ecco cos’era successo!
L’altro Damon non era stato così stupido da svegliarsi una mattina e decidere di fare l’amico dell’altro Mutt, lui l’aveva fatto per….lei, per l’altra Bonnie, perché tecnicamente l’altro Mutt le aveva salvato la vita.
“Ok! Prossima domanda!” - fece Damon - “Come fai a conoscere tutte queste cose su ciò che è avvenuto al pensionato da quando ti hanno rapita e da quando noi siamo arrivati? Insomma….l’altro Damon, l’altro Matt….come fai a sapere che li chiamiamo così?”.
L’altra Bonnie rise sommessamente, portandosi una mano alla tempia e picchiettandola leggermente.
“Sono una strega, Damon! Ho le visioni! E….so che per te può essere strano da pensare visto che mi ricordo anch’io com’ero al tuo tempo, ma ora come ora sono una strega abbastanza potente da riuscire a tenere una sorta di contatto costante con il pensionato! La barriera che lo protegge c’è ancora, no?” - gli fece notare - “Non sono lì con voi, anzi…con loro, ma di tanto in tanto mi arrivano alla mente dei pensieri o delle frasi o delle immagini di ciò che sta succedendo lì! E’ anche per questo che Astaroth continua a tornare quaggiù: per avere delle informazioni da me!”.
Damon si accigliò, ma non ebbe il tempo di dirle nulla o di chiederle cosa facesse esattamente Astaroth per < chiederle > informazioni, che sentì il rumore secco di una porta che veniva aperta il lontananza e dei passi pesanti che si avvicinavano.
Poco dopo proprio di Figlio del Fuoco si affacciò sorridente alla loro cella.
L’altra Bonnie si alzò e andò a stringersi a lui.
Damon ricambiò la stretta, ricordandosi improvvisamente del fatto che doveva fingere di essere l’altro Damon per il bene di tutti.
“Buonasera signori Salvatore! Contenti di essere nuovamente l’una tra le braccia dell’altro?” - fece il demone.
“Converrai con noi che la situazione non è comunque delle migliori, Astaroth!” - fece Damon cercando di controllare il tono della voce: l’altro Damon era diverso da lui, era più controllato, più sicuro e per questo forse addirittura più minaccioso.
Astaroth annuì: “Suvvia, come siamo polemici!?! Piuttosto, devo proprio dirtelo, vampiro: non mi è piaciuto per niente ciò che avete fatto oggi entrando in casa mia senza permesso! E dato che mi sento particolarmente stressato, ho deciso di concedermi un po’ di svago!” - disse.
Damon sentì all’instante che l’altra Bonnie gli si irrigidiva tra le braccia.
“Cosa intendi?” - chiese.
“Oh…adesso lo vedrai!” - fece Astaroth, con degli occhi spiritati e crudeli che non gli aveva mai visto.
Aprì la cella e quattro demoni entrano dietro suo ordine.
Damon cercò di ribellarsi, ma tre di quei demoni gli furono addosso e lo bloccarono piantandogli paletti di legno in entrambi le mani e nello stomaco per tenerlo fisso ad una parete, mentre l’altro demone afferrava l’altra Bonnie e la gettava malamente a terra.
Astaroth entrò e andò a stendersi comodamente sul giaciglio poco distante mentre continuava a tenere gli occhi sull’altra Bonnie e sul demone alle sue spalle.
“Goditi lo spettacolo, vampiro! Io lo farò sicuramente!” - gli disse.
Sono quando il demone che era con l’altra Bonnie calò sulla schiena di lei una pesatnte catena Damon realizzò a che spettacolo ignobile Astaroth voleva costringerlo: una tortura.

Il pensionato era ancora in subbuglio nonostante ormai fosse notte fonda.
Tutti si erano preparati per ore a dover affrotare le facce tristi e disperate dei sopravvissuti di Fell’s Chruch dopo che Nicole avesse detto come erano andate davvero le cose, e invece la rivelazione di Damon…cioè…dell’altro Damon aveva lasciato tutti senza fiato, ma felici.
Nicole sembrava aver riacquistato fiducia in se stessa e con l’altro Matt già avevano cominciato a parlare di piani, attacchi e contrattacchi per riuscire finalmente a far capitolare Astaroth.
Dal canto suo Bonnie non era così spensierata come sembravano essere tutti gli altri.
Si era ritirata in un angolino appartato del grande salone e si era accoccolata su una poltrona, sprofondandoci dentro con i lunghi capelli del rosso delle fragole a coprirle il viso, estraniandola dal mondo esterno.
Con una mano aveva preso a giocare distrattamente con le unghie dell’altra, domandandosi se non fosse giunto il momento di dedicarsi alla manicure mentre i suoi pensieri volavano a poco più di un’ora prima quando l’altro Damon, dopo aver rivelato lo scambio avvenuto a discapito di Astaroth tra lui e Damon, aveva anche parlato a tutti loro dell’altra Bonnie, raccontadole chi fosse, cosa fosse e quanto fosse cambiata.
Da quando era arrivata Bonnie non aveva voluto altro che conoscerla di persona o, almeno, che qualcuno le parlasse a chiare lettere di lei, ma adesso….adesso era tutto diverso.
Adesso che sapeva tutto quello che c’era da sapere sull’altra Bonnie aveva seriamente cominciato a credere che tutte quelle informazioni fossero un po’ troppe da digerire.
Fino a quel momento non si era resa conto per davvero di quanto fosse stato difficile per tutti gli altri incontrare i loro doppi del futuro con tutti i cambiamenti sia fisici che caratteriali che questi presentavano con tanta soddisfazione.
L’altra Bonnie aveva una maturità a cui lei neppure riusciva ad aspirare per davvero, nonostante i suoi amici non facevano che ripeterle che anche lei stava crescendo e maturando.
L’altra Bonnie era una donna forte che aveva patito le pene dell’inferno pur di restare per sempre con la sua famiglia, la stessa famiglia che si era scelta e per la quale stava combattendo rischiando la vita ogni giorno e mostrando una dedizione, un coraggio e una tenacia che Bonnie sapeva che, al momento, non le appartenevano.
L’altra Bonnie era una strega potente he avrebbe saputo sicuramente come aiutare l’altra Meredith a differenza sua.
Più ripensava a ciò che l’altro Damon aveva detto su sua moglie, più si sentiva inadeguata e sicuramente non preparata a tutte le sfide che la vita sembrava aver deciso di riservarle in futuro.
L’altra Bonnie sembrava un sogno inarrivabile, una creatura fantastica che Bonnie non era capace neppure di immaginare.
Dei passi fluidi e cadenzati la informarono della presena di qualcuno proprio nel momento in cui l’altro Damon prendeva posto sulla poltrona di fronte alla sua e le sia avvicinava per scostarle i capelli dal viso.
Aveva un sorriso dolce quando la guardava, un sorriso che stonava con tutti i ricordi che Bonnie aveva di Damon e che, forse stupidamente, conservava nel cuore.
“Non penso sia il momento per una chiacchierata…” - sussurrò appena Bonnie.
Non voleva risultare sgarbata e non voleva neppure dare l’impressione di quella che lo stava cacciando via, ma con tutti i pensieri che aveva davvero non sapeva se sarebbe riuscita a sopportare un confronto proprio con lui senza scoppiare in lacrime.
Si sentiva inutile, colpevole e terrorizzata e la cosa la stava lentamente spingendo sull’orlo di una crisi isterica.
Il senso di inutilità scaturiva dal non poter aiutare l’altra Meredith.
Il senso di colpa…da Nicole.
Bonnie non sapeva perché, ma, da dopo la riunione in cui Nicole aveva spiegato a tutti cosa era successo durante il suo scontro con Astaroth, ogni volta che incrociava gli occhi della ragazza si sentiva tremendamente colpevole, come se fosse stata lei a decidere le brutte sorti di quello scontro.
Il che era impossibile, giusto? Lei nemmeno c’era!
Ma allora perché aveva questa strana sensazione?
Infine, il terrore! Beh….quello era dovuto a Damon e Bonnie ormai non poteva negarlo!
Il fatto che si fosse lanciato senza un motivo apparente in un’azione simile, consegnandosi ad Astaroth al posto dell’altro Damon, invece di tornarsene al pensionato e dal suo angelo - benchè solo il pensiero la facesse stare male - la lasciava sbigottita ed in preda al panico.
Nonostante nessuno ne parlasse, ormai era logico pensare che tutti sapessero che lei era innamorata di Damon quindi era inutile sprecare energie a nascondere la sua angoscia.
“Io invece credo che sia proprio il momento adatto, Bonnie! Non credere che non sappia che i miei racconti di poco fa sono stati un duro colpo per te, perché io lo so! E so anche che sei in ansia per Damon e tenerti tutto dentro non ti farà affatto bene!” - le disse l’altro Damon.
Bonnie rimase per un attimo in silenzio a guardarlo, avvolgendosi le braccia intorno alle gambe fasciate dai jeans stretti.
Non sapeva ancora se voleva un confronto con lui, ma forse in quel caso non si trattava di ciò che voleva, ma piuttosto di ciò di cui aveva bisogno, visto che la sua bocca si aprì da sola e le parole uscirono tutte senza il suo permesso.
“Non capisco perché l’ha fatto! Insomma….perché fare quello scambio se, da come ha messo bene in chiaro, non gliene importa nulla né di te, né di Nicole, nè di questo posto e…beh….né di me o dell’altra me? Non ha senso!” - disse.
L’altro Damon sospirò e si rilassò contro lo schienale in pelle scura della poltrona, perdendosi un attimo con lo sguardo oltre la porta che dava sulla cucina gremita di persone, prima di tornare a guardare lei.
“Poche ore fa stavo parlando di questo con Stefan! Secondo me il gesto di Damon è stato dettato da due fattori: era curioso di vedere mia moglie e magari capire i motivi del mio amore per lei e forse l’ha fatto anche perché, a discapito di ciò che dice, lui ci tiene a Nicole! Cioè….sta accettando le cose così come gli vengono presentate! Ma questa è una mia ipotesi…” - le rispose.
Bonnie si accigliò.
“Ipotesi? Solo un’ipotesi? Ma tu e lui siete la stessa persona, no? Quindi dovresti sapere cosa gli passa per la testa! Tu sei lui e lui è te, quindi ragionate allo stesso modo!” - ribattè Bonnie.
L’altro Damon annuì e sorrise.
“Io e Damon non siamo la stessa persona, Bonnie! Non più!” - le rispose - “Io ho…altre prerogative rispetto alle sue! Vedo il mondo da una diversa prospettiva! Quando ero lui pensavo solo al potere e al sangue, mentre adesso metto al primo posto la mia famiglia e mi comporto di conseguenza! Per questo faccio solo delle ipotesi e non mi permetto di dare nulla per certo perché io e Damon mettiamo al primo posto cose nettamente diverse e, agendo entrambi in base a quelle, compiamo inevitabilmente scelte distinte per motivi che sono l’uno all’opposto dell’altro.” - le spiegò - “Ora…se Damon è rimasto il vampiro che era prima di arrivare qui, se quest’esperienza non ha avuto su di lui nessun effetto, allora lui agisce anche in base alla brama di sangue e all’accumulo di potere e quindi si potrebbe pensare che ha fatto lo scambio solo perché crede di poterne trarre qualche vantaggio in questo senso preciso! Ma se Damon non è più lo stesso, se incontrare me, Nicole e sapere del mio amore per mia moglie lo ha cambiato e gli ha fatto rivedere alcuni aspetti della sua vita e dei suoi sentimenti che trascurava…allora forse ho ragione a dire che ha fatto lo scambio pensando a Nicole e alla possibilità di incontrare per primo la mia Bonnie e parlare con lei! E’ questo il motivo per cui parlo di ipotesi! Perché tutto sta nel vedere a che punto è arrivato Damon!”
Bonnie ascoltò ogni parola, cercando di rifletterci su, ma non riuscendoci per davvero.
Una cosa era certa: se l’altro Damon aveva ragione e Damon davvero aveva cominciato a modificare in parte il suo modo di vedere le cose, allora forse anche Matt aveva ragione e lei non doveva disperare circa i sentimenti che provava per il vampiro.
Cercò di non lasciarsi trasportare troppo dall’euforia solo al pensiero per cercare di proteggersi se le cose non fossero state così, ma non poteva fare a meno di provare una sorta di…leggerezza e pacata gioia.
“Ho paura e sono preoccupata!” - confessò e non ci fu bisogno di specificare per chi provava quella paura e quella preoccupazione.
“Lo so!” - rispose semplicemente l’altro Damon - “E’ lo stesso che provo io!”.
Bonnie sospirò e solo in quel momento la sua mente venne attraversata da un pensiero improvviso: si rese conto di aver creato una sorta di netta e precisa distinzione tra il pensiero che aveva di Damon e quello che aveva dell’altro Damon.
Damon per lei era il vampiro di cui era innamorata da sempre e a causa del quale arrossiva solo a vederlo da lontano.
L’altro Damon era….quasi un amico, come Stefan o come Matt, a cui poteva raccontare di tutto.
Il che era strano visto che erano praticamente la stessa persona.
Ma forse l’altro Damon aveva ragione anche su questo: loro non erano più la stessa persona!
“Ma, oltre a Damon, questa volta c’è dell’altro, vero?” - indovinò l’altro Damon distraendola dai suoi pensieri.
Bonnie annuì.
“L’altra Meredith! Non posso aiutarla e questo mi fa sentire inutile! Se ci fosse stata qui l’altra Bonnie avrebbe saputo cosa fare, ma io….nemmeno io e lei siamo la stessa persona! Lei è infinitamente migliore di me sotto ogni aspetto!” - fece Bonnie.
L’altro Damon la guardò per un attimo e si sporse in avanti, poggiandole una mano salda su un ginocchio.
“Tu e lei….non hai idea di quanto siate simili Bonnie! Adesso ti sembra più forte di te solo perché ha accettato la sua magia e perché ha vissuto un’esperienza traumatica, come è stata la sua trasformazione, che tu non hai ancora vissuto! Ma questo non vuol dire niente! Lei ha il tuo stesso cuore buono e puro e la tua stessa anima gentile! E…che tu ci creda o no….nonostante tutto a volte continua a sottovalutarsi così come fai tu! Ma tu sei forte, Bonnie! Anche se non te ne rendi conto!” - le disse.
Bonnie non sapeva cosa dire.
Non sapeva cosa pensare, non sapeva se credergli oppure no, non sapeva se dargli ragione ancora una volta oppure no.
Avrebbe voluto poter fare qualcosa di concreto per poter scacciare via l’inutilità che sentiva schiacciarle il petto e allo stesso tempo aiutare l’altra Meredith.
Scambiare il suo posto con quello dell’altra Bonnie, così come Damon aveva fatto con l’altro Damon, sarebbe stata un’ottima soluzione, ma non era fattibile.
Annuì e non disse né fece altro.

La frusta di spine nelle mani del demone si abbattè per l’ennesima volta sulla schiena dell’altra Bonnie, stracciandole via nuovi lembi di pelle viva e pezzi del tessuto del vestito insanguinato che ancora indossava.
Lei era in ginocchio, a testa basta, con le mani ancorate al pavimento di polverosa e grigia roccia, ma sopportava tutto senza un lamento, senza un grido.
Più si ostinava a non urlare più Astaroth la incitava a farlo, ma, per una qualche ragione che Damon non poteva sapere, lei continuava a non dare sfogo al dolore che stava provando in nessun modo possibile.
Forse non voleva dare soddisfazione ad Astaroth, forse lo faceva per indispettirlo o forse non aveva semplicemente più la voce per mettersi ad urlare.
Eppure soffriva, Damon sapeva che l’altra Bonnie stava patendo le pene dell’inferno in quel momento: lo sentiva! Non sapeva come, ma lo sentiva!
Aveva cercato di divincolarsi, ma più si dibatteva più i demoni che lo tenevano fermo rigiravano più a fondo nella carne i paletti di legno che gli tenevano bloccate le mani contro la parete per poi divertirsi ad estrarre e ributtare dentro l’altro paletto che gli avevano conficcato nello stomaco.
Non riusciva a distogliere lo sguardo dallo scempio che stavano facendo dell’altra Bonnie.
Voleva aiutarla, ma non poteva e questo lo faceva sentire….debole.
Aveva provato a far sparire quella terribile sensazione chiudendo gli occhi, ma non era stato affatto una buona idea. Ogni volta che serrava le palpebre immaginava nitidamente che al posto dell’altra Bonnie ci fosse la streghetta del suo tempo e si sentiva peggio: Bonnie non sarebbe riuscita a sopportare tutto quel dolore così stoicamente, senza versare neppure una lacrima e, sebbene non avesse ancora ben chiaro perché gli importasse tanto, sapeva solo che il fatto che l’altra Bonnie non piangesse era l’unica cosa che gli impediva di andare fuori di testa.
Le lacrime di Bonnie gli facevano sempre uno strano effetto, benchè non lo desse mai a vedere e, proprio la mancanza di quelle lacrime sul viso della ragazza che veniva torturata gli permetteva di capire distintamente che quella lì non era Bonnie, non la sua Bonnie.
E per quanto potessero ripetergli che l’altra Bonnie e Bonnie erano la stessa persona, Damon vedeva la differenza, la riconosceva e ringraziava chiunque avesse fatto sì non ci fosse l’altro Damon al suo posto perché non sarebbe riuscito a sopportare una vista simile senza dare di matto, così come lui sapeva che non sarebbe riuscito a restare lucido se al posto dell’altra Bonnie ci fosse stata Bonnie.
L’ennesima frustata si infranse sulle spalle maciullate dell’altra Bonnie e questa fu più forte delle precedenti.
L’aria della cella si era riempita del profumo esotico e fruttato del sangue che fuoriusciva dalle ferite aperte, stordendo ancora di più i sensi già provati di Damon.
Fu quasi con un moto di gratitidine che guardò Astaroth quando battè le mani e mise fine alla tortura.
“Oggi sei davvero poco divertente, mia cara! Hai preso questa mania del non voler urlare e la cosa sta cominciando davvero ad annoiarmi!” - disse quasi come se fosse un rimprovero, avvicinandosi all’altra Bonnie e accucciandosi davanti a lei per poi poggiarle una mano sotto il mento per obbligarla a guardarlo negli occhi.
L’altra Bonnie non rispose, ma le sue labbra erano tinte di sangue e aveva il labbro inferiore spaccato.
Damon la immaginò mentre, coperta dalla cortina scura dei suoi capelli rossi, si mordeva quel povero labbro sempre più forte ad ogni colpo ricevuto fino a farlo sanguinare.
Dovette riempirsi i polmoni di ossigeno per riuscire a cacciare via quelle immagini.
Astaroth, non avendo ricevuto risposta, la lasciò perdere e tornò a guardare lui.
“Piaciuto lo spettacolino, signor Salvatore?” - gli chiese.
“Sei solo un povero, piccolo bastardo!” - ringhiò con odio Damon.
Astaroth lo guardò appena qualche attimo prima di ordinare ai suoi demoni di liberarlo dai paletti.
Glieli strapparono via tutti e tre in un colpo solo, gettandolo a terra senza che potesse opporsi o impedirlo.
“Oh suvvia! Non tenetemi il muso: è solo un po’ di divertimento! E poi dovreste già ritenervi fortunati che non ho ucciso nessuno oggi e che vi ho addirittura lasciato portare via quel libro antico per la vostra preziosa cacciatrice moribonda!” - fece Astaroth mentre usciva dalla cella trascinandosi dietro il suo corteo di morte mentre borbottava un: “Ingrati!” - parecchio convinto del fatto suo.
Rimasero soli e cadde il silenzio.
Damon aspettò che le ferite infertegli si rimarginassero completamente e, anche se non aveva ancora recuperato tutte le energie, fece forza sulle braccia per alzarsi e andare dall'altra Bonnie che sicuramente stava messa peggio di lui.
Le si accovacciò di fianco e, delicatamente, le prese un braccio aiutandola a rialzarsi e a sedersi sul giaciglio presente nella cella.
Non parlò, non sapeva cosa dirle.
Rimase soltanto in silenzio a fissare le ferite sulla schiena dell’altra Bonnie che lentamente si rimarginavano da sole.
Immortale: se non lo fosse stata sarebbe morta!
“Perché non ti sei difesa? Perché non gli hai lanciato contro qualche Ocus Pocus ad effetto?” - le chiese.
Lei sorrise appena, scostandosi i capelli dal viso e rivelandogli un volto senza più nessun segno di tumefazione.
“Perché non posso! Astaroth conosce il mio potere e sapeva che non poteva togliermelo, ma anche che non poteva tenermi prigioniera a lungo se almeno non lo indebiliva! Ed è questo che ha fatto: ha indebolito i miei poteri, per questo riesco a malapena ad avere qualche stralcio di visione e a tenere in piedi la barriera che difende il pensionato!” - gli rispose.
“Come ha fatto ad indebolirti?” - chiese ancora.
L’altra Bonnie sollevò la gamba destra davanti a se e gli indicò la catena che le serrava la caviglia: “E’ la catena! Astaroth ha usato un qualche incantesimo demoniaco per crearla e per fare in modo che inibisse il mio potere!” - gli spiegò.
Astaroth…..
Aveva sempre avuto ragione, quindi, a pensare che il diavolo era sempre cinque mosse avanti: il Figlio del Fuoco ne era la prova vivente!
“Dobbiamo distruggerla!” - fece Damon.
L’altra Bonnie scosse il capo: “E’ inutile! Solo Astaroth e la sua arte diablica possono aprila, così come solo Astaroth può buttare giù il cancello di questa cella! E’ fatta su misura, Damon, per te e per me! Se non sarà lui a decidere di farci uscire di qui, allora nessuno può tirarci fuori!” - gli disse.
Damon si alzò, in preda alla frustazione, diede un calcio ad un sasso che era lì per terra e ringhiò, un ringhio disumano che squarciò la terrificante quiete che era scesa nelle segrete.
“Dev’esserci qualcosa che possiamo fare! Deve esserci!” - continuava a ripetere.
Ma l’altra Bonnie scosse la testa: “Calmati, Damon! Calmati e pensiamo a cose più importanti adesso!” - gli disse.
Damon si bloccò con gli occhi neri accesi dalle fiamme della furia.
“Cose più importanti? E cosa ci sarebbe di più importante che salvarci la pelle, sentiamo!” - disse.
L’altra Bonnie si alzò un po’ a fatica e gli si parò davanti, risoluta e decisa.
“Il libro! E’ vero ciò che ha detto Astaroth? E’ vero che gli altri al pensionato hanno finalmente il libro per poter salvare Meredith? Cioè…l’altra Meredith?” - gli chiese.
“Si, è vero! La proposta di Astaroth era la vita di tutti più il libro in cambio del padre di Nicole, quindi si…hanno il libro al pensionato! E allora?” - fece lui.
“E allora c’è che ho bisogno del tuo aiuto!” - disse l’altra Bonnie - “Damon…se davvero vogliamo avere una chance di sconfiggere Astaroth, allora non possiamo agire d’istinto e non possiamo fare le cose per conto nostro! Dobbiamo essere uniti! Un passo alla volta, Damon, e riusciremo in tutto…con calma! Per prima cosa, dobbiamo riuscire a salvare la mia versione di Meredith, in modo da ricompattare il gruppo al pensionato e da dare nuova fiducia e nuova forza a mia figlia e a tutti gli altri! Che tu ci creda o no, Meredith è una parte importante della vita di tutti e finchè resterà l’angoscia del non saperla sana e salva allora non ci sarà mai lucidità!”.
Damon alzò gli occhi al cielo: “Ci credo, ci credo!” - disse - “Ma che possiamo fare noi da qui dentro?” - chiese.
“Devi metterti in contatto telepatico con Bonnie in modo che io possa poi sfruttare il legame che si creerà tra le vostre menti per infonderle quanto più potere riesco a darle e guidarla nell’incantesimo per salvare Meredith!” - rispose l’altra Bonnie.
Damon battè un paio di volte le palpebre, confuso.
“Frena, frena, frena! Cosa?” - fece.
L’altra Bonnie sospirò e gli prese le mani: “Damon, lo so che tu non vuoi nemmeno pensarci, me lo ricordo, ma….tu e Bonnie avete un legame forte che vi tiene uniti anche quando non siete in presenza dell’altro! Non importa di che natura sia, importa solo che c’è, esiste! E’ quella sensazione che ti spinge a salvarla in continuazione e a proteggerla da chiunque, in primis da te stesso!” - gli disse - “Lei, Bonnie, non si sente ancora pronta per accettare la strega che è e, sebbene voglia aiutare la mia Meredith, sa che non riuscirebbe a farlo! Manca della preparazione necessaria sì, ma manca anche di autostima! Tu….tu devi darle fiducia, devi credere in lei in modo che lei possa credere in se stessa! Non importa in quanti gli dicano di fidarsi di lei, l’unico che davvero può infonderle l’autostima necessaria sei tu e è questo che ti chiedo di fare! Mettiti in contatto con lei! Parlale! Io interverrò al momento opportuno per poterla aiutare con l’incantesimo!” - continuò - “Allora….mi aiuterai? O meglio…aiuterai Bonnie in modo che poi io possa aiutare lei?” - gli chiese, infine.
Damon restò in silenzio.
Rifletteva, rifletteva sulle parole dell’altra Bonnie che, per una qualche strana ragione, gli si erano conficcate dritte nel cervello.
Cosa avrebbe dovuto fare?
L’ultima conversazione che aveva avuto con la streghetta era sfociata in una lite che aveva portato quasi alla cancellazione di Nicole dalla storia e adesso l’altra Bonnie gli diceva di accettare il legame che lo univa a Bonnie.
Legame? Lui non voleva sentire nessun legame con nessuno!
Sarebbe stato un qualcosa di troppo….intimo e difficile da riuscire a sopportare.
Ma aveva altra scelta?
Ora che si era davvero messo in gioco per tutti, per Nicole e - perché no? - anche per Bonnie….aveva altra scelta?
“Ok! Lo farò!” - rispose seriamente, quasi con la stessa solennità con cui si faceva una promessa.






NOTE:
Ciao a tutti!*_*
Come faccio sempre ringrazio chi ha letto e/o recensito lo scorso capitolo** Vi lovvo un sacco*_*
Allora....che ve ne è parso del capitolo?
Come avevo già accennato a qualcuno, ho voluto dedicarlo tutto a Damon, Bonnie, l'altro Damon e l'altra Bonnie...mi era sembrata una scelta giusta in modo da poter dare il giusto spazio e la giusta importanza all'ingresso in scena dell'altra Bonnie.
E, come vi avevo promesso, l'altra Bonnie ha raccontato a Damon la sua storia.
Cosa ne pensate? Vi è piaciuta? Non vi è piaciuta? Esprimetevi liberamente, tanto lo sapete che io sono sempre qui e vi ascolto tutti*_*
E Astaroth ovviamente non poteva smentirsi...O_O
Oltretutto vi ho dato anche un piccolo assaggino di come faranno per salvare l'altra Meredith!*_*
Se Bonnie da sola non ci riesce, allora due Bonnie potrebbero farcela, no?XDXDXDXD
Staremo a vedere.....
Nel prossimo capitolo, quindi, si parlerà di questo, ci sarà la tanto desiderata scena Donnie che, fino ad adesso, wow non ce ne è mai stata davvero una...anche se...vabbè, sarà una cosa a distanza per ovvie ragioni!XDXDXDX
Poi...ah si! Poi ci sarà un primo confronto tra Stefan ed Elena e ci sarà pure la sfuriata di Lilian proprio con Stefan ed Elena! Sarà esilarante!ahahaha
E, nel frattempo, i piani genocidi di Astaroth andranno avanti!XD
Adesso passiamo alle nuove foto di questa sera!*_*
Sono contenta che vi siano piaciute quelle della famiglia Saltzman della scorsa settimana e spero che vi piaceranno anche quelle di questa sera visto che, dato a chi era dedicato il capitolo, non ho potuto fare altro che decidere di postare proprio loro: Damon, Bonnie e Nicole*_*
Lo so che non ve lo aspettavate, ma...SORPRESA!
Prima di lasciarvi alle foto, però, volevo dirvi che davvero.....ho un'idea tutta mia di Damon e Bonnie in particolare e trovare qualcuno in carne ed ossa che riuscisse a rappresentarli al meglio è stata una cosa abbastanza difficile, ma ho scelto questi due modelli che, se non altro, me li ricordano.
Spero vi piacciano le foto...fatemi sapere!



Damon - Wade Poezyn



Bonnie - Susan Coffey


Nicole - Maite Perroni


Eccoli qui! Cosa ne pensate? Vi giuro che sono in ansia a postarvi le loro foto!*_*
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler mentre per il capitolo e nuove foto....
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!!



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Capitolo 20
*** Colpevoli di dubbio ***


Colpevoli di dubbio

Le notti a Fell’s Church erano strane.
Dalla cittadina sicura e relativamente tranquilla che aveva fatto da sfondo alla sua infanzia, con l’arrivo dei demoni si era trasformata in un luogo oscuro che di notte prendeva la forma di un ammasso di ombre denso e terrificante.
Il pensionato era rimasto l’unico faro di luce bianca tra quell’orrore che, nonostante si sforzasse di non darlo troppo a vedere, Lilian trovava spaventoso.
Mai una sola volta, da due anni a quella parte, si era affacciata ad una finestra una volta calata la notte o aveva messo piede fuori casa perché sapeva che se l’avesse fatto non sarebbe stata più in grado di controllare la paura che, in fondo, tutta quella situazione le metteva dentro.
Lilian sapeva bene di non potersi permettere di cedere perché quella era una guerra, perché bisognava combattere per poter riconquistare la loro vita e la loro città, perché dovevano proteggere il loro futuro e per mille altri perché che avevano tutti lo stesso retrogusto di giustizia e vendetta, mischiate in un mix perfetto che rendeva incapaci di riuscire a capire quelle delle due predominasse, ma a volte le capitava di ripensare alla sua vita passata, alle piccole cose che faceva abitualmente prima che quell’incubo cominciasse, al the quotidiano con sua madre, alla caccia con Nicole, alle corse che erano soliti fare all’alba lei ed Owen, alle ore passate con suo padre alla riscoperta dei suoi antichi diari e in quei momenti aveva paura, paura che tutto ciò non ritornasse più e che quei ricordi sarebbero via via, con il passare degli anni, scomparsi dalla sua memoria, cancellati via da altre morti, altri rapimenti ed altre azioni atroci ad opera di Astaroth.
Era frustrante, terribilmente, e quando si lasciava trascinare dalla maliconia, ma soprattutto dalla nostalgia, non riusciva a non lasciarsi sfuggire almeno una lacrima che, solitaria e silenziosa, le rigava il viso.
Rivoleva la sua vita ed era disposta a lottare fino alla fine al fianco di sua cugina per riaverla. Ma quanto poteva avere valore ciò che desiderava lei se alla paura che provava di tanto in tanto si aggiungeva anche l’allontanamento volontario tra Stefan ed Elena che stavano mettendo in dubbio la loro famiglia e la sua futura nascita senza nemmeno accorgersene?
Ci aveva rimuginato su parecchio mentre guardava il viso di Nicole riprendere colore durante la riunione alla notizia che suo padre era a casa e che Damon si era sacrificato per loro di sua spontanea volontà, mostrando un netto combiamento di idee e prospettive rispetto a quando era arrivato dal passato. E aveva continuato a rimuginarci mentre passava il resto della serata con Owen e Alaric nella stanza di Meredith a guardarla morente, consapevoli che tutti i loro sforzi per riavere il libro erano stati, forse, del tutto vani.
Il dolore nei loro occhi era così straziante che Lilian aveva fatto una tremenda fatica a restare con loro nonostante volesse dimostrare il suo affetto e il suo appoggio, ma - nonostante il dolore - se c’era una cosa che le era risultata palese e concreta quanto quasi un secchio d’acqua gelata in pieno viso era la forza che cercavano di farsi l’un l’altro, padre e figlio, tenendosi semplicemente una mano su una spalla a vicenda.
Persino Meredith era in quella stanza, a sorreggerli e a confortarli stando addirittura lì a guardare se stessa morire lentamente.
Erano uniti, tutti loro quattro erano uniti.
Era materialmente inesistente, ma tra loro Lilian era quasi sicura di essere riuscita a scorgere un filo conduttore che legava tutti i loro cuori e le loro anime con il bagliore verde della speranza.
Erano una famiglia e tutti potevano dire con certezza che, poco importava cosa Meredith avesse visto in quel futuro, loro sarebbero sempre stati una famiglia.
Lo stesso non si poteva dire di lei e della sua di famiglia.
Lilian aveva sempre avuto un rapporto stupendo con sua madre e quasi simbiotico con suo padre e continuava ad averlo anche in quel momento, ma ripensando a quella famosa debolezza che la devastava e la destabilizzava senza preavviso di quando in quando, non era sicura di poter scommettere sul fatto che, se fossero stati i suoi genitori quelli confinati in un letto con il petto squarciato, allora Stefan ed Elena sarebbero stati lì, insieme, come una famiglia a sostenerla.
Sapeva che loro due erano i suoi genitori, che erano le stesse persone, ma paradossalmente non riusciva a fidarsi di loro.
Era un ragionamento contorto e forse sbagliato, ma da quando quella debolezza era arrivata e da quando aveva capito che poteva seriamente mettere in pericolo la sua vita così come quella di Nicole, non riusciva a guardare a Stefan e ad Elena come ai suoi genitori.
Sua madre e suo padre erano uniti, forti, privi di qualsiasi incertezza sul loro amore…..tutto ciò che Stefan ed Elena non erano. E questo Lilian non poteva non notarlo e non tenerlo in conto quando pensava a loro o quando gli si rivolgeva.
All’inizio aveva pensato che il problema sarebbero stati solo Bonnie e Damon; era stata una stupida e adesso se ne rendeva conto più che mai.
Quella notte era priva di stelle, come tutte le altre notti, ma stranamente silenziosa.
Lilian odiava il silenzio perché era sempre stata dell’idea che quando il mondo taceva quello era solo il preludio per una vera catastrofe di immense proporzioni.
Stava attraversando un corridoio, con gli occhi bassi e fissi sul pavimento che le scorreva pigro sotto i piedi, quasi come se fosse lui a muoversi e non lei ad andare avanti, quando udì un rumore che stonava troppo con il silenzio che sembrava ammantare tutto per non destare la sua curiosità.
Fece qualche passo avanti e si rese conto che il rumore che sentiva era soltanto quello dei passi di due persone che avevano appena sceso la rampa di scale alla fine del corridoio che stava percorrendo e che adesso si erano fermate a parlare sul pianerottolo tra quel piano e quello di sotto.
Si avvicinò istintivamente e restò in ascolto.
Sapeva che origliare era sbagliato - suo padre glielo aveva insegnato quando era appena una bambina e si era fatta convincere da Nicole ad ascoltare sempre e comunque le conversazioni di tutti con il loro superudito appena scoperto - ma una volta che le risultò chiaro che i due in questione erano Stefan ed Elan, non potè trattenersi e restò immobile, a qualche passo dall’imbocco delle scale, nascosta ai loro occhi e  probabilmente, ad ogni altro loro senso visto quanto si stavano impegnando in quella che aveva tutta l’aria di una discussione appena iniziata.
“Stefan…ascoltami, ti prego! Ti chiedo solo questo, ok? Lasciami spiegare!” - stava dicendo Elena con un tono supplichevole e, con ogni probabilità, anche con un bel paio di occhi lucidi.
Lilian ebbe l’impulso di sporgersi per controllare solo se la conosceva così bene da averci preso in pieno con quel dettaglio, ma si trattene perché non voleva che la scoprissero prima ancora di capire di cosa, esattamente, stavano discutendo.
Era consapevole del fatto che forse non erano fatti suoi, ma era anche consapevole del fatto che se, invece, stavano finalmente parlando del perché di quell’improvviso distacco tra loro questo la riguardava eccome, visto e considerando che quella era esattamente la causa della sua debolezza.
“Io dovrei ascoltarti? Elena, ti assicuro che ti ho già ascoltato fin troppo, ok?” - rispose Stefan.
“Ok, ok…forse hai ragione, ma…ho parlato con l’altra me, l’altra Elena, e allora ho capito e voglio chiederti scusa, davvero! Sono stata egoista e so di averti fatto soffrire, ma…” - riprese Elena.
“Ma, cosa?” - la interrupe Stefan - “Ma adesso hai capito che la scelta che hai fatto, la decisione che hai preso, cioè quella di preferire me a Damon, è quella giusta? E l’hai capito perché hai parlato con l’altra Elena?” - continuò, prima di emettere un suono stanco a metà tra una risata e un sospiro - “Ma non ti rendi conto che è esattamente questo il problema? Non è la scelta in se, Elena! Io ti amo e proprio per questo ho sempre voluto soltanto che tu fossi felice, quindi se alla fine avessi scelto Damon, se avessi scelto lui e fossi stata felice, allora io me ne sarei fatto una ragione e ti avrei lasciata andare! Non si tratta della scelta perché altrimenti sarei davvero un grandissimo idiota a lamentarmi perché hai scelto me se era solo quello che volevo! Si tratta di come ci sei arrivata a quella scelta, si tratta dell’altra Elena e del fatto che tu hai preso una decisione in base a ciò che ha fatto lei, ma senza pensarci per davvero usando solo la tua testa e il tuo cuore!”.
Lilian si accigliò.
Quindi era questo? Questo era il problema?
Che Elena si era finalmente decisa tra Stefan e Damon, ma lo aveva fatto solo per imitazione di sua madre?
Solo questa era la ragione per la quale stavano mettendo a rischio la loro futura famiglia, la loro felicità, la sua esistenza?
Lilian la sentì di nuovo, la rabbia, la stessa che aveva provato sul fondo della voragine quando Owen le aveva fatto notare che, effettivamente, anche Meredith poteva decidere di rivoluzionare la sua vita in base a ciò che aveva visto del suo futuro e quindi decidere di non mettere mai su famiglia con l’Alaric del suo tempo annullando l’esistenza di Owen, la stessa rabbia che le aveva fatto seriamente pensare a quanto fossero irriconoscenti Stefan, Elena, Damon e Bonnie visto che si facevano venire i loro strani dubbi nonostante il destino sembrasse aver riservato loro solo una famiglia e la felicità, mentre Meredith era l’unica che non poteva dire lo stesso dato che il futuro aveva  in serbo per lei solo una possibile morte per cause atroci.
Lilian strinse i pugni e serrò le labbra, stentando appena a mantenere il controllo mentre le voci di Elena e Stefan continuavano ad arrivarle alle orecchie.
“E ho capito, Stefan, ti giuro che ho capito! Non avrei dovuto, lo so! L’altra Elena mi ha fatto riflettere, non mi ha detto cosa fare, mi ha solo fatto riflettere e capire in cosa avevo sbagliato e…quando l’ho capito, mi sono sentita pessima perché ho realizzato di averti veramente ferito questa volta, dandoti l’impressione di averti scelto non perché lo volevo, ma solo perché lo aveva fatto lei, ma…ti assicuro che non è così! Io ti amo, Stefan! Credimi!” - riprese Elena.
“Crederti? Vorrei tanto, ma come posso, me lo spieghi? Io…mi sono davvero sentito tradito, Elena, perché ho sempre pensato che ciò che ci legava andava oltre quasiasi cosa tu provassi per Damon, ma evidentemente mi sbagliavo perché altrimenti non saresti mai stata così sollevata per il fatto che non eri più obbligata a scegliere visto che avevi la scelta pronta lì davanti ai tuoi occhi!” - la accusò Stefan.
Stava diventando davvero tutto estremamente ridicolo e insopportabile e Lilian sentiva che ormai non avrebbe più retto per molto.
Fondamentalmente, nonostante non potesse esprimerlo così coloritamente come faceva Nicole, nemmeno Lilian aveva mai approvato il comportamento passato di sua madre con suo padre e suo zio, ma lei era pur sempre sua madre e le voleva bene, quindi aveva accettato di lasciar correre tutto e non pensare mai nulla di male su di lei.
Ma vedere Elena e sentire lei e Stefan che discutevano proprio di quell’argomento era tutta un’altra storia.
Lilian era legatissima a suo padre, lui la capiva e lei capiva lui, quindi non faticava a credere alle parole e al tono amareggiato di Stefan, ma si rendeva anche conto che proprio Stefan non stava nemmeno dando ad Elena una possibilità.
Lei era in torto, questo era indubbio, e Stefan stava realmente male per la sensazione di tradimento che avvertiva da parte della ragazza che amava, ma almeno poteva darle una chance, poteva aiutarla a capire.
Suo padre aveva sempre dato un’opportunità a sua madre quando lei sbagliava, era stato grazie a lui che sua madre si era trasformata da Elena alla donna straordinaria che era adesso, ma suo padre non si era dato mai per vinto, aveva sempre lottato e aveva sempre saputo cosa fare.
Stefan, in quel momento, non stava lottando.
Si stava aggrappando all’offesa subita e stava lasciando che l’orgoglio trascinasse tutto negli abissi dell’oblio e Lilian non poteva permetterglielo.
Forse era confuso, forse non sapeva cosa fare, ma lei non riusciva nemmeno ad immagginarselo suo padre senza il controllo pieno della situazione o senza nemmeno una vaga idea di ciò che era giusto o sbagliato dire o fare.
Perché suo padre era così, suo padre lottava, soprattutto per la sua famiglia. Anche quando era lui ad essere stato ferito, lottava e non si dava per vinto.
Suo padre non gettava la spugna, non l’aveva mai gettata, in particolar modo con sua madre e Lilian non avrebbe lasciato che Stefan lo facesse con Elena senza muovere un dito.
Era ora che aprissero gli occhi entrambi, che capissero cosa si stavano lasciando sfuggire dalle mani per via del loro orgoglio e della loro cocciutaggine.
Era ora che ascoltassero anche la sua voce perché, in tutto quel gran casino che si era venuto a creare, forse avevano addirittura perso di vista il fatto che lei, Lilian, era figlia loro o almeno lo sarebbe stata.
“Stefan…” - chiamò Elena.
“No, Elena, per favore! Sono stanco, stanco di tutto! Mio fratello è nelle mani di Astaroth ed io sono preoccupato e….davvero…non ce la faccio adesso!” - fece Stefan.
“Ma..” - fece per dire Elena.
“Niente ma! Basta!” - rispose Stefan.
Solo a quel punto Lilian si fece vedere, comparendo dall’alto rispetto a loro, sul primo gradino della rampa di scale.
“BASTA!” - urlò quella parola dando sfogo alla rabbia e alla tensione che le si era accumulata sulle spalle, facendola riecheggiare chiaramente tra le pareti silenziose del pensionato - “Basta adesso lo dico io!” - aggiunse, più pacatamente, una volta che fu sicura di aver catturato la loro più completa attenzione.

Un’altra ora era passata senza neppure che se ne rendesse conto mentre aveva continuato a restarsene accucciata sulla sua poltrona a scambiarsi solo poche frasi, di tanto in tanto, con l’altro Damon che non l’aveva lasciata sola, tentando in tutti i modi di distrarla.
Bonnie gliene era grata.
Probabilmente lui aveva pensieri ben peggiori dei suoi vista la situazione in cui si trovava sua moglie, l’altra Bonnie, ma era rimasto ad aiutarla a rendere le cose più semplici, almeno per quella sera.
Era un gesto carino da parte sua.
Bonnie, a quel pensiero, sorrise amaramente perché, da quando lo conosceva, solo poche volte aveva potuto davvero dire di essere la destinataria di un gesto carino da parte di Damon: di solito lui tendeva a dare il meglio di se solo con Elena, per Elena e in funzione dei passi avanti che poteva fare con Elena.
L’altro Damon si sporse in avanti e le accarezzò il ginocchio destro mentre si alzava.
“Sarà meglio che adesso vada a dare una mano a Nicole, quasiasi cosa stia facendo!” - le disse sorridendo - “E tu dovresti andartene a dormire!”.
Bonnie sorrise e annuì.
“Resto qui ancora un po’ e vado!” - rispose.
L’altro Damon non ribattè. Si limitò ad annuire lentamente e ad andarsene.
Bonnie avrebbe voluto dirgli di stare tranquillo, che le era passato tutto e che le sue parole l’avevano davvero aiutata, ma sarebbe stata una bugia.
Nonostante avesse davvero apprezzato ciò che le aveva detto e il fatto che avesse voluto consolarla, lei sentiva ancora tutta la paura per Damon gravarle sul cuore e tutta l’inutilità del non poter aiutare l’altra Meredith che le stringeva lo stomaco.
- Bonnie -
Non fece caso al fatto che quel richiamo era avvenuto solo nella sua mente e si voltò verso l’altro Damon che aveva appena raggiunto la porta.
“Si? Dovevi dirmi altro?” - gli disse.
L’altro Damon si voltò verso di lei e si accigliò.
“Come, scusa?” - fece, apparentemente confuso.
“Mi hai appena chiamato! Volevi dirmi altro?”  - tornò a chiedere Bonnie, stancamente.
L’altro Damon corrugò la fronte: “Io non ti ho chiamato! Me ne stavo andando via!” - rispose.
Questa volta fu il turno di Bonnie di sentirsi confusa: Cos’era? Uno scherzo?
“Cos..? Si che mi hai chiamato! Io ho sentito la tua vo..” - fece per dire, ma si interruppe immediatamente non appena la voce di poco prima tornò.
 - Bonnie! Sono io…Damon! -
Solo in quel momento, guardando l’espressione sempre più confusa dell’altro Damon, si rese conto che quella voce era solo telepatica e che non era lui a chiamarla.
Che motivo avrebbe avuto di parlare con lei telepaticamente quando poteva farlo guardandola in faccia?
Si tirò su di scatto e si mise dritta, con le mani puntellate sui braccoili della poltrona e gli occhi leggermente sgranati.
- Damon? - pensò in risposta.
L’altro Damon si fece avanti e tornò a sederlesi di fronte, vedendo la sua agitazione.
“Bonnie che succede?” - le chiese.
Lei gli rivolse un vago gesto della mano, come a dirgli di darle un attimo di tempo per capire.
- Damon? - tentò di nuovo.
- Si, esatto streghetta! Damon! Damon Damon, non l’altro Damon! Damon in diretta dalle poco confortevoli segrete di Astaroth! Sono io! - si sentì rispondere.
Bonnie a quella risposta quasi si fece scappare una risata e la cosa all’altro Damon non sfuggì.
“Bonnie? Mi spieghi cosa sta succedendo?” - le chiese ancora.
“E’…Damon! Si è messo in contatto telepatico con me!” - gli rispose.
L’altro Damon parve ancora confuso solo per un attimo, poi sorrise.
“E…ha visto mia moglie? Come sta?” - le chiese.
“Non lo so! Provo a chiederglielo!” - fece Bonnie, ma il pensiero di chiedere a Damon dell’altra Bonnie non le sfiorò neppure la mente che Damon le stava già rispondendo.
- Dì a quella versione lagnosa di me, versione della quale mi vergogno alquanto, che ho visto l’altra Bonnie, anzi…sono con lei adesso e che lei sta….beh…potrebbe stare meglio, potremmo stare tutti meglio! Ma questo dipende da quando ci sbarazzeremo di quel grandissimo bastardo di un demone senza gusto nel vestire! Personalmente io opterei per strozzarlo con una delle sue cravatte, ma l’altra Bonnie dice che dobbiamo fare tutto con più calma e che, al momento, la prima cosa nella nostra lista delle priorità è salvare l’altra Meredith da morte certa! - disse Damon.
Bonnie fece per riportare ciò che aveva detto Damon all’altro Damon, ma lui la interruppe e si picchiettò la tempia: le stava leggendo la mente, quindi aveva ascoltatto tutto.
In quel momento, con l’altro Damon connesso sui suoi pensieri e Damon che faceva lo stesso, Bonnie si sentì terribilmente esposta, terribilmente vulnerabile e ancora più terribilmente inutile.
Cosa avrebbero fatto adesso? Si sarebbero messi a discutere su come salvare l’altra Meredith visto che lei non poteva fare nulla, ma usando proprio lei come ponte tra loro due?
Bonnie la trovava una cosa vagamente meschina, visto quanto entrambi la conoscevano, ma se serviva a salvare l’altra Meredith, allora non avrebbe obiettato.
- Ehi! Aspetta un attimo, streghetta! E’ senso di inutilità quello che leggo nella tua mente? - fece Damon - Beh..vedi di fartelo passare, perché ho bi…..abbiamo bisogno di te! Devi salvare l’altra Meredith! -
Bonnie si accigliò e guardò l’altro Damon che, al contrario, non si scompose affatto a quell’ultima frase.
- Damon…non è possibile! Vorrei farlo, ma Nicole è stata abbastanza chiara, così come lo sono stati tutti: non ne ho le capacità, non ancora almeno! L’altra Bonnie saprebbe farlo, ma non io! L’altro Damon ci ha raccontato la storia di sua moglie e…lei è forte, lei è determinata, è una strega potente mentre io non sono nulla di tutto questo! - pensò in risposta.
- Ok! Basta con l’autocommiserazione! Io l’ho incontrata l’altra Bonnie, ce l’ho qui adesso, davanti a me, e posso dirti che non siete due persone diverse, siete la stessa persona solo che lei ha il vantaggio di aver affrontato già delle situazioni in cui tu non ti sei ancora trovata e che l’hanno resa più forte! E menomale che non hai ancora affrontato nulla di tutto quello che ha passato l’altra Bonnie perché al momento io non penso che sarei davvero in grado di aiutarti come ha fatto l’altro Damon con lei! Forse non hai ancora sviluppato i tuoi poteri di strega, ma tutta la forza e tutta la determinazione che ha lei ce le hai anche tu, solo che manchi di fiducia e le tiri fuori raramente! Per questo sono in contatto con te, adesso, per darti….fiducia! Al potere ci penserà l’altra Bonnie! - le disse Damon.
Bonnie restò in silenzio e resettò la sua mente per qualche attimo.
Davvero stava succedendo? Davvero Damon le stava parlando per…incoraggiarla?
- Damon…io… - fece per dire.
- Streghetta! Ho visto cose terribili stasera, sul serio! E ho capito che non voglio che capitino anche a te, sul serio! Quindi…ascoltami, ok? Aiutiamo le nostre versioni future, aiutiamo Nicole a battere Astaroth e poi torniamocene dritti a casa, nel nostro tempo, dove tutti saremo al sicuro e dove io non sarò mai più costretto a vedere ciò che ho visto stasera perché è….è stato..insopportabile! - la interruppe lui.
La connessione telepatica era strana per davvero.
Non metteva in contatto solamente le menti, ma era come se mettesse in contatto a pieno l’essenza di due persone, la loro anima.
Bonnie sapeva che in quel momento Damon non le stava soltanto inviando pensieri e leggendo le sue risposte, ma stava anche scavando involontariamente nel suo cuore, scoprendo i suoi sentimenti…così come lei stava facendo con lui.
Sentiva l’angoscia che Damon aveva messo in quelle sue ultime parole come se fosse stata sua.
Sentiva la speranza vera che ciò a cui aveva assistito non gli ferisse più gli occhi come se fosse stata sua.
Sentiva la determinazione che lui stava mettendo nel cercare di darle coraggio come se fosse stata sua.
- Cosa hai visto Damon? - si ritrovò a chiedere.
Damon non rispose e Bonnie avvertì distintamente i suoi sentativi di trattenere a se qualsiasi cosa che potesse rispondere a quella sua domanda, ma, nonostante lui si stesse sforzando molto, qualcosa sfuggì al suo controllo e Bonnie vide appena un’immagine nella sua mente, un’immagine lontana e veloce, ma che le palesò la più terrificante delle situazioni.
C’era lei, o meglio…c’era l’altra Bonnie in ginocchio, con le spalle scoperte, la testa bassa e un demone che, a suon di frustate con una spessa catena di acciaio, le aveva lacerato la schiena rendendola solo un accumulo indefinito di carne, ossa e sangue.
Era questo a cui Damon si riferviva, era questo ciò che non voleva più vedere, era questo ciò che lo angosciava ed era per questo che voleva che le cose si sistemassero al più presto e loro tornassero nel loro tempo: perché non voleva più vederla soffrire, voleva saperla al sicuro.
- E’ così - quello di Damon fu un sussurro appena accennato nella sua mente e Bonnie sapeva che non doveva chiedergli di ripetere perché lui non l’avrebbe mai fatto, ma quella semplice conferma, unita a ciò che sentiva davvero provenire dall’animo di Damon, bastò a farle capire che lui era sincero, che per una volta almeno stava davvero lasciando che qualcuno frugasse tra i suoi sentimenti: si satava rendeno vulnerabile…per lei.
E, senza volerlo, ogni barriera che aveva costruito dentro di se in modo che Damon non venisse mai a conoscenza della reale portata dei suoi sentimenti per lui crollò miseramente, lasciandola totalmente esposta senza che lei potesse fare nulla.
Non sapeva perché era successo.
Forse perché Damon, dall’altro lato, stava spingendo per conoscere i suoi sentimenti come lei aveva visto i suoi.
Forse perché era una cosa che accadeva sempre.
Forse perché era lei a volere che lui sapesse quanto, in realtà, gli si sentisse legata, quanto ne fosse innamorata, per poter, anche solo in parte, porre rimedio alle torture a cui aveva assistito e che lui aveva istintivamente classificato come delle mostruosità troppo dolorose per poterle vedere ancora.
- Streghetta… - la chiamò Damon.
- Cosa significa che per salvare l’altra Meredith il potere ce lo metterà l’altra Bonnie? - gli chiese.
Era il momento adatto per cambiare argomento, lei lo sapeva: Damon non l’avrebbe lasciata vagare ancora a lungo dentro se stesso.
- Significa che devi fidarti di me! Che devi credere in te stessa e che l’altra Bonnie può guidarti nell’incantesimo e può infonderti tutto il potere di cui hai bisogno attraverso la connessione psichica che io continuerò ad avere con te! Significa che tu, con l’aiuto dell’altra Bonnie, puoi salvare l’altra Meredith in barba a ciò che Astaroth crede e a ciò che tutti credono! Puoi farcela….lo sento - le rispose.
Bonnie sospirò energicamente.
Per un solo istante, quando l’altro Damon le sfiorò la mano e le sorrise, la mente di Bonnie le fece credere - forse perché ne aveva bisogno - che quello che aveva davanti era Damon e si rilassò.
Non sapeva a cosa stava andando incontro, non sapeva cosa significava esattamente che l’altra Bonnie l’avrebbe guidata e che avrebbe fatto insieme a lei l’incantesimo, ma decise di fidarsi perché….perché lei si fidava sempre di Damon, nonostante le circostanze che potevano crearsi, lei si fidava sempre.
- Ok! Va bene! Voglio farlo! - rispose.
In quel momento, insieme  alla nuova determinazione che le era nata nel petto, si sentì invadere da uno strano calore, un calore simile a quello che le si diffondeva nel corpo quando provava qualche semplice incantesimo e le riusciva, solo che questa volta era ingigantito al massimo e la stava, in un modo meraviglioso, bruciando tutta.
“La tua aura sta crescendo!” - le sorrise l’altro Damon.
Bonnie lo sapeva.
Sentiva il potere dell’altra Bonnie che correva veloce attraverso gli invisibili e solidi fili che tenevano collegati lei e Damon per poi riversarlesi dentro e inondarla.
- Raggiungete l’altra Meredith - le suggerì Damon.
L’altro Damon si alzò e le offrì la mano, mano che Bonnie accettò senza esitare.

Nicole tirò l’ennesimo sospiro di sollievo mentre aiutava Matt a rimettere a posto vecchie pergamene nelle quali lui, tempo addietro, aveva trovato una spiegazione per il problema di sua madre con la trasformazione e nelle quali avevano sperato erroneamente di trovare anche un rimedio fattibile per riuscire a salvare Meredith.
Da quando era venuto fuori che non era stato suo padre a finire nelle celle di Astaroth, ma che Damon aveva preso il suo posto, lei non aveva fatto altro che tirare sospiri di sollievo.
Forse non ne aveva il diritto visto che, in fondo, doveva riconoscere che l’idea di Damon circa lo scambio l’aveva colpita in senso positivo facendole rimettere in discussione anche ciò che credeva di sapere su Damon.
Si era ritrovata a riflettere sul fatto che, dopotutto, suo padre e Damon erano la stessa persona in momenti differenti della stessa vita e, forse, era stata un po’ troppo dura nel giudicare Damon senza dargli neppure il beneficio del dubbio.
Insomma….se amava così incondizionatamente suo padre, non poteva che non provare un qualcosa di molto simile alla stima e all’affetto anche per Damon: sarebbe stato illogico!
Si era lasciata accecare dalla rabbia per il passato di suo padre, questa era la verità! E, dato che su suo padre non poteva sfogarla, aveva trovato in Damon il giusto capro espiatorio, adducendo come scusa il fatto che lui era ancora nel “periodo da idiota”, come lo chiamava lei.
Oddio…avrebbe sempre continuato a pensare che durante il suo “periodo da idiota” Damon….suo padre…era davvero idiota, ma non poteva restare a guardare Damon che si gettava tra le fauci dei demoni per ridarle suo padre e non rendegli atto del fatto che stava cambiando davvero, stava uscendo fuori dal “periodo da idiota”….a piccoli passi, ma ci stava riuscendo e il bello era che forse non se ne rendeva nemmeno conto.
Si lasciò sfuggire un sorriso e Matt la guardò sorridendole di rimando.
“Stai pensando all’assurdità successa con Damon e tuo padre?” - le chiese.
Nicole annuì: “Non me l’aspettavo…” - confessò.
“Strano! Io, invece, mi aspettavo proprio una cosa del genere, molto…..stupida!” - fece Matt.
“Dove < stupida > sta per < tipica di mio padre >?” - chiese, scherzosamente.
“Esatto!” - rispose Matt, annuendo energicamente.
Per la prima volta da quella che sembrava un’eternità Nicole si lasciò andare ad una risata sincera e non trattenuta, svuotando la testa per un attimo da tutti i pensieri.
Peccato che quell’attimo durò poco e venne interrotto da un urlo che risuonò per tutto il pensionato.
Non era un urlo di dolore o di paura, ma di rabbia e proveniva da…
“Lilian?” - fece Matt, incredulo.
Nicole si stupì del fatto di non esserne affatto sorpresa.
Annuì: “E mi sembrava pure il momento!” - commentò, avviandosi alla porta e poi giù per le scale fino al pianerottolo dove Lilian era in piedi davanti a Stefan ed Elena.
Intorno a loro si era radunata una piccola folla.
I suoi zii stavano cercando di calmare la loro figlia, ma senza risultati e alla fine Nicole fece appena un passo avanti per far loro segno di lasciare che Lilian si sfogasse.
Matt arrivò poco dopo di lei e raggiunse la sua versione più giovane che se ne stava appoggiato ad un angolo con Alaric ed Owen, con quest’ultimo che non faceva nulla per dissimulare la preoccupazione che sentiva per Lilian.
Le fece un cenno della mano per attirare la sua attenzione e Nicole si voltò appena a guardarlo, portandosi il dito indice della mano destra a toccare il naso per consigliargli di tacere e non intervenire in alcun modo.
Forse per tutti era strano vedere Lilian così fuori di se tanto da mettersi ad urlare, visto che di solito quella delle scenate era lei, ma Nicole sapeva quanto tutta quella situazione che si era venuta a creare tra Stefan ed Elena e tra Damon e Bonnie e che stava inevitabilmente avendo effetti devastanti su loro due stava preoccupando sua cugina molto più di quanto preoccupasse lei.
Perché Nicole non si aspettava niente di meglio!
Conosceva la situazione passata tra suo padre e sua madre e, in un certo senso, si era già preparata a tutto ciò che stava succedendo, ma Lilian no.
Lilian aveva come genitori Stefan ed Elena, la coppia perfetta che si era sempre amata, di conseguenza non aveva mai messo in conto il fatto che potessero nutrire dei dubbi su ciò che provavano l’uno per l’altra o che potessero nutrire reciprocamenti dei rancori.
A dire il vero, neppure Nicole avava mai pensato ad un’eventualità simile, ma i fondo a lei non cambiava poi molto se Stefan ed Elena non andavano d’accordo, mentre per Lilian cambiava tutto.
E non si trattava solo della debolezza o del sentirsi confusi, ma si trattava anche di tutto in modo che aveva costruito negli anni di guardare all’amore e alla felicità, basandosi sulla perfezione apparente del rapporto tra i suoi.
Se quella perfezione veniva a cadere, se Stefan ed Elena mostravano chiaramente tutte le crepe del loro rapporto, cosa di cui i suoi zii non avevano mai fatto parola alimentando le illusioni della figlia, allora non c’era da stupirsi se poi Lilian scoppiava così come stava facendo.
“Come fate a non rendervene conto? Come fate a non rendervi conto del fatto che vi state comportando soltanto da egoisti…entrambi, senza distinzioni!” - cominciò Lilian, con i suoi occhi verdi che saettavano da Stefan ad Elena.
“Io…non capisco!”- fece Elena.
“Non capisci? Allora vedrò di spiegartelo più chiaramente! Anzi…spiegherò a tutti quello che sta succedendo!” - fece Lilian guardandosi intorno e stringendo i pugni - “Avete presente quando Nicole, prima alla riunione, ha parlato del fatto che all’improvviso si è sentita debole e non è più riuscita a fronteggiare Astaroth? Beh….a me è successo lo stesso quando ero in missione: all’improvviso mi sono sentita debole e sono caduta in una voragine! Se non fossi stata quello che sono sarei morta! Ed è tutta colpa vostra!” - aggiunse, puntando il dito contro Stefan ed Elena - “Da quando voi siete arrivati qui non avete fatto altro che lamentarvi del vostro rapporto, litigare, farvi venire strani complessi e strani dubbi sul fatto che dovreste stare insieme oppure no, ma…sapete una cosa? Voi non avete il diritto di farvi venire dubbi! Più voi dubitate più io sto male e più Damon e Bonnie dubitano più Nicole sta male perché mi sa che, tanto impegnati nelle vostre stupide beghe senza ragione, vi siete dimenticati di una cosa abbastanza importante: io e Nicole siamo figlie vostre! Anzi….peggio…io e Nicole SAREMO figlie vostre! Se fossimo sulla stessa linea temporale, se voi foste davvero già i nostri genitori allora potreste fare quel che cavolo vi pare della vostra vita e del vostro rapporto e su di noi non ci sarebbero ripercussioni! Ma voi venite dal passato, voi dovete ancora averci e questo significa che, se dubitate, se vi fate venire strane idee, se decidete di non volere più questo futuro, allora io e Nicole saremmo spacciate, non esisteremmo e….scusate tanto, ma io non sono disposta a lasciarvi fare i vostri porci comodi senza intervenire! E’ colpa vostra se io sono stata male così come è colpa di Damon e Bonnie se Nicole è stata male! Entrambe potevamo morire e solo per fortuna non è successo! Ma sapete qual è la cosa più assurda?” - continuò Lilian fermandosi solo per emettere un piccolo suono a metà tra un sospiro e una risata di scherno - “Che Damon adesso ha preso il posto di mio zio e sembra voler fare un passo avanti verso Bonnie e verso Nicole mentre voi due invece….oh voi due siete soltanto due ingrati! Meredith sta guardando lei stessa che muore in un letto al piano di sopra eppure non si è mai fatta venire nessun dubbio, non ha mai pensato < Ehi, forse se lascio perdere Alaric e rinuncio alla famiglia che potrei avere con lui, anche se non uccidiamo Astaroth, quando lui arriverà nel nostro tempo io me ne sarò già andata via e mi sarò rifatta una vita senza rischiare di finire con il petto aperto in due >! Ma anche se l’avesse pensato..beh…lei avrebbe avuto tutte le attenuanti del caso, sarebbe stata giustificata! E, a pensarci adesso, anche Damon e Bonnie sono almeno giustificati dal fatto che non hanno mai visto i miei zii felici visto in che casini si trova la loro famiglia, presa di mira da Astaroth e con la zia prigioniera! Ma voi due…voi due cosa avete di cui lamentarvi, eh? Siete venuti qui e avete trovato...cosa di così insopportabile? Una famiglia unita e felice? Una figlia che vi adora? Un rapporto che rasenta la perfezione? Voi non avete nessun motivo e nessun diritto di lamentarvi di nulla! Forse crederete che i vostri problemi adesso sono insormontabili, ma non è così! Basta parlare, basta capirsi, basta sforzarsi e non arrendersi! Ma, soprattutto, basta smettere di comporntarsi da bambini e accettare di affrontare insieme anche le piccole difficoltà della vostra relazione! In poche parole….vedete di risolverla, non ve lo ripeterò ancora!” - detto questo, Lilian si voltò e fece per avviarsi lungo il corridoio alla sua sinistra, lasciando Stefan ed Elena a testa bassa ad affrontare lo sguardo interdetto di tutti gli altri.
Nessuno osava fiatare e, solo di tanto in tanto, qualcuno azzardava ad un’occhiata nella sua direzione, come se lei potesse aggiungere qualcosa o smentire ciò che aveva appena detto Lilian, ma il fatto era proprio questo: Nicole non aveva nessuna intenzione di smentire proprio un bel niente!
Sua cugina aveva fatto bene ad arrabbiarsi e aveva fatto bene a dire la sua! Punto!
Owen fece per seguire Lilian, ma Nicole riuscì ad intercettarlo appena in tempo e a sbarrargli la strana.
“Vado io!” - disse.
In quel momento Lilian non aveva bisogno di nessuno che le parlasse o che cercasse di capire le sue motivazioni: aveva solo bisogno di qualcuno che fosse disposto a lasciarla in pace e a capirla senza fare domande.
Raggiunse sua cugina poco più in là e le mise una mano su una spalla, fermandola.
“Lilian..” - disse.
Lilian si voltò, con gli occhi lucidi per il nervosismo.
“Lo so, lo so…non avrei dovuto dire tutto così, ma…Nicole…tutta questa situazione è assurda e se dobbiamo affrontare i demoni una volta per tutte allora…non può continuare così!” - le disse.
Nicole scosse la testa e, istintivamente, l’abbracciò forte, come quando erano bambine.
“Hai ragione! E se sentivi di doverlo dire, allora sono con te!” - le sussurrò sinceramente.
Lilian non rispose, ma aumentò per un attimo la stretta prima di lasciarla andare e regalarle uno dei suoi sorrisi tranquilli.
Stavano per separarsi e tornare ognuna alle sue faccende quando l’arrivo di suo padre le sorprese con la più inaspettata delle notizie: Bonnie era corsa nella camera di Meredith perché, adesso che era in contatto telepatico con Damon e sua madre, potevano fare l’incantesimo.

“Alzate quella torre di mezzo metro! Per adesso è troppo in basso e non voglio che i miei ospiti ci sbattano la testa!” - ordinò Astaroth a due demoni con la voce carica di sincera indignazione mentre lasciava la sala dove erano in corso i preparativi e tornava a passi lenti e cadenzati verso il suo studio.
Entrò nella nuova stanza chiudendosi la porta alle spalle e, per prima cosa, si lasciò cadere sulla sua elegante poltrona, dura e ruvida: esattamente come lui preferiva ogni suo pezzo d’arredamento.
Riprese i suoi libri e le sue pergamene e si rituffò negli stessi studi che stava portando avanti già da prima che decidesse di fare un breve stop per concedersi un po’ di svago torturando la strega.
Quella dopotutto era stata una giornata lunga e carica di avvenimenti e, adesso che era arrivata la tranquillità della notte, Astaroth poteva finalmente dedicarsi a se stesso e ai suoi obiettivi.
Non aveva intenzione di attaccare il pensionato e sapeva che Nicole non sarebbe stata così stupida da attaccare il suo castello.
Erano, quindi, in una situazione di stallo, ma Astaroth stava cominciando a perdere la sua proverbiale pazienza e non era più disposto ad aspettare che gli eventi accadessero di nuovo senza averne il pieno controllo.
Era a Fell’s Church da troppo tempo e quella cittadina era diventata ormai troppo noiosa ed era anche troppo distrutta per riuscire a ricavarne altro divertimento.
Oltretutto i demoni delle sue schiere stavano cominciando a diventare irrequieti e scontenti  a causa della scarsità di umani da uccidere, quindi bisognava portare il suo continuo scontro con Nicole al livello successivo, l’ultimo livello prima della fine di uno dei due.
Aveva bisogno di informazioni.
Contare solo sulle sue supposizioni non aveva portato ad altro che a sottovalutare i suoi nemici e ad un’effrazione in casa sua, quindi adesso per agire voleva delle certezze.
Sin da quando l’aveva catturata aveva provato ogni mezzo per estorcere alla strega tutte le informazioni possibili, ma avere nelle sue segrete il vampiro adesso poteva effettivamente portare a qualche risultato concreto più in fretta.
Era risaputo che, a parte l’ostinazione, i vampiri non avevano altri mezzi per resistere a certi “interrogatori”, mentre le streghe, per quanto deboli, avevano sempre la loro magia a difenderle.
Strana cosa la magia!
In molti la ritenevano solo una marcia in più per le streghe, ma Astaroth poteva dire per esperienza che non erano le streghe a gestire la magia, ma il contrario!
La magia era quasi un essere vivo e senziente ed era difficile da abbattere, soprattutto quando si attivava in difesa della strega che la ospitava.
Aver catturato il vampiro, quindi, era stato un vero colpo di fortuna!
Durante gli infiniti anni della sua esistenza, Astaroth era diventato un maestro nell’arte della persuasione.
Era un’arte difficile che richiedeva studio e dedizione oltre che una naturale predisposizione alla manipolazione.
Per sua somma fotuna, Astaroth aveva ogni requisito necessario e aveva anche una memoria di ferro, memoria che gli aveva permesso di apprendere e registrare correttamente ogni progresso fatto nel corso degli anni nel campo delle tecniche di interrogatorio.
Ce n’erano infinite, ma a lui piaceva raggrupparle in tre grandi categorie: fisiche, emotive e psichiche.
Le tecniche fisiche avevano alla loro base sempre le torture e le minacce di morte al soggetto dal quale si volevano delle informazioni, ma non erano molto efficaci tranne che con i soggetti relativamente deboli e non immortali.
Astaroth le aveva comunque provate con la strega e non avevano funzionato, quindi non sperava che funzionassero con il vampiro.
Le tecniche emotive erano un tantino più efficaci in quanto si trattava di torure e minacce non al soggetto stesso, ma alle persone a lui più care.
Quando si aveva a che fare con qualcuno di molto sensibile erano ottime, ma dato che il vampiro già sapeva che il suo fine ultimo sarebbe sempre stato quello di uccidere Nicole, allora si rendeva conto che cercare di fare leva sui sentimenti sarebbe stata solo una perdita di tempo.
Infine c’erano le sue preferite: le tecniche psichiche.
Era efficaci, dolorose sia fisicamente che emotivamente, divertenti per lui e molto, molto subdole.
In una sola parola: perfette!
Schioccò le dita e subito gli si materializzò davanti un demone dall’aspetto molto giovane che gli rivolse un piccolo inchino rispettoso.
“Portatemi il vampiro!” - ordinò Astaroth mentre il demone tornava a sparire e un sorriso gli si dipingeva sul volto.






NOTE:
Ciao a tutti!*_*
Come vanno le cose? A me è venuto un pò di mal di gola, ma per il resto è tutto ok! Sono contenta: chissà...forse sarà per i deliziosi dolcetti al miele e ai pistacchi che mi ha portato ieri mio padre...mmm...probabile! XDXDXDXDX
Allora...in questo capitolo succedono un pò di cose e spero che vi sia piaciuto!°°
C'è prima una specie di lite tra Stefan ed Elena e poi c'è Lilian che arriva e che gliene di ce quattro!XD Cosa ne avete pensato? Ha ragione? Ha torto?
Poi c'è Astaroth che...ehmmm...vuole "interrogare" Damon adesso! E dobbiamo ricordare che per il momento il nostro cattivo crede che Damon sia l'altro Damon! Si accorgerà dello scambio durante l'interrogatorio? E se si...cosa farà?
In fine c'è stata la scena Donnie a distanza che vi avevo promesso!*_*
Come vi è sembrata?
Vi dico già da adesso che la connessione continuerà anche nel prossimo capitolo e che, finalmente, la vedremo anche dal punto divista di Damon: giusto per sapere cosa ne pensa!XDXDXDXD
E...altra domanda...riusciranno a salvare l'altra Meredith? Io lo so, ma non ve lo dico!ahahahah
Come sempre ringrazio tutti coloro che hanno letto e/o recensito lo scorso capitolo e...stavo guardando adesso di nuovo l'immane lunghezza di questo capitolo, quindi volevo chiedervi....Nel caso in cui la lunghezza del capitolo o in generale della storia vi cominciasse a stancare fatemelo sapere, ok? Non vorrei mai stare qui a rompervi le scatole più del dovuto!XDXDXDXD
Per quanto riguarda le foto....
Questa settimana, dato che vi avevo detto che per prime avrei postate le 3 "famiglie" di questa storia, ovviamente vi metto qui sotto le foto dell'altra famiglia Salvatore che, tra l'altro, è stata un pò la protagonista di questo capitolo: Stefan, Elena e Lilian!*_*
Vi dirò......Elena l'ho sempre vista così come la posto qui sotto e Lilian non vi lascio il nome della ragazza perchè francamente non so chi sia!XDXDXDX Ho trovato per caso questa foto e ho pensato che fosse la perfetta Lilian, ma non c'era un nome e mi sa che non è neppure un'attrice o una modella, ma semplicemente una ragazza qualsiasi di chissà dove, ma che incarna perfettamente questo mio personaggio.
Stefan invece.....beh...la questione della sua foto è un pò uguale a quella delle foto di Damon e Bonnie cioè...per me non esiste nessuno che incarni davvero Stefan così come me lo immagino, ma questo attore con gli occhi verdissimi che si ritrova ne dà vagamente l'idea!°°
Adesso passiamo davvero alle foto...


Stefan - Adam Gregory


Elena - Sara Paxton


Lilian - ...


Ed ecco qui anche loro!
Cosa ne pensate? Voi come li immaginate?
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler mentre per il capitolo e nuove foto...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 21
*** Salvare il salvabile ***


Salvare il salvabile

La connessione telepatica era diversa dalla semplice lettura del pensiero, era più intensa e più profonda.
Damon la odiava.
L’aveva sempre odiata perché lo rendeva troppo vulnerabile, lo esponeva a pieno senza che lui avesse scelta.
Poteva rifiutarsi di fare quattro chiacchiere, ma una volta connesso telepaticamente ad un’altra persona allora non c’era nulla che lui poteva fare per impedire che appunto l’altra persona leggesse le sue emozioni, vedesse i suoi sentimenti, capisse le sue motivazioni.
Per lui, che non si era mai sentito in dovere di dire a nessuno perché si comportava in un certo modo, sentirsi capito era strano, quasi ai limiti dell’assurdo per l’ondata di calore che la comprensione degli altri nei suoi confronti gli generava.
Il che non aveva senso visto che si era sempre detto che non gli interessava ciò che gli altri pensavano, giusto?
Ma, ultimamente, stavano cambiando troppe così, erano in corso così tanti cambiamenti sia dentro che fuori la sua persona che non poteva almeno non concedere il beneficio del dubbio a se stesso e a quelle che aveva sempre creduto le sue convinzioni che adesso stavano mutando in qualcosa di completamente diverso lasciandolo, sì, un tantino spaesato.
Infondo era vero che Nicole aveva ragione quando gli diceva che era un abitudinario, ancorato alla stessa mentalità da secoli e aveva ragione quando lo guardava e pensava che fosse un codardo per il suo essere tanto refrattario al cambiamento.
Oddio…forse codardo era una parola un po’ forte, ma il fatto che si era sempre fatto piacere uno ed un solo metodo di ragionamento, uno ed un solo modo di sentire e provare emozioni, sempre le stesse e sempre per le stesse persone, senza mai darsi una misera chance per scoprire qualcosa di diverso…beh…quello doveva ammettere che corrispondeva alla verità.
L’altra Bonnie lo conosceva, l’altra Bonnie sapeva perfettamente che chiedergli di connettersi con Bonnie gli avrebbe di sicuro provocato qualcosa, smosso qualcosa nel profondo, lo sapeva e forse era proprio quello che desiderava e le era bastato afferrargli le mani e guardarlo con quegli occhi marroni ed enormi per farlo cedere.
Gli occhi di Bonnie avevano sempre avuto un effetto quasi devastante su di lui, lo avevano sempre spinto a fare qualcosa che non avrebbe mai fatto altrimenti.
La connessione telepatica faceva parte di quel qualcosa a cui lui non si sarebbe mai sottoposto se quegli occhi non glielo avessero chiesto.
Perché?
Perché tutti quei vampiri che credevano che una connessione di quel genere fosse solo mentale erano degli stupidissimi idioti che non avevano capito nulla della vita!
La connessione telepatica andava oltre il “telepatico”, andava oltre la mente.
La connessione telepatica metteva in comunicazione l’essenza stessa delle due persone coinvolte.
Non era solo uno scambio reciproco di pensieri e informazioni, ma era una scambio anche di sensazioni, di emozioni: Damon poteva giurare di aver avvertito sulla sua stessa pelle il brivido di terrore che aveva attraversato la pelle di Bonnie non appena era riuscita a captare quell’immagine maledetta dell’altra Bonnie che veniva fustigata tanto ignobilmente.
Come lo faceva sentire tutto questo?
Damon non lo sapeva o almeno non lo sapeva esprimere a parole.
Sentiva solo un forte…sovraccarico.
C’erano i pensieri frenetici di Bonnie che si accavallavano con i suoi, c’erano le risposte di Bonnie alle sue sensazioni, c’erano le emozioni di Bonnie, c’era la comprensione di Bonnie, c’era la voce di Bonnie e c’era….c’era quel sentimento specifico a cui Damon raramente si concedeva di pensare quando guardava la streghetta, un sentimento che aveva sempre saputo che esisteva, ma che reputava troppo alto per lui, troppo semplice e puro: l’amore di Bonnie, quell’amore che lei gli aveva pienamente concesso di assaporare solo per pochi istanti e solo pochi minuti prima, forse come compenso al fatto che lui stesso, per un attimo, si era lasciato completamente andare, avvolgere dalla calda e rassicurante comprensione di lei.
Comunque sia, da qualsiasi lato la guardasse, la connessione telepatica aveva fatto si che ci fosse solo Bonnie, solo e sempre Bonnie con, fuori, intorno e dentro di lui.
Damon si sentiva in sovraccarico, in sovraccarico di Bonnie.
Mai avrebbe pensato che un esserino tanto minuto potesse rivelarsi una forza tanto annichilente, tanto totalizzante una volta che ti stringeva a se, anche soltanto metaforicamente parlando.
E il fatto, infondo, era proprio questo: Damon nella sua lunga esistenza aveva tenuto tra le braccia centinaia e centinaia di ragazze, ma mai nessuna aveva davvero stretto lui non aspettandosi niente in cambio.
Elena quando lo abbracciava poi gli strusciava sempre la guancia delicata contro la giacca, come ad esortarlo a stringerla a sua volta, ad esserle riconoscente per quel gesto tanto da ricambiarla.
Bonnie, invece, lo stava tenendo stretto, lo stava cullando, avvolgendolo con la sua tranquillità, la sua purezza e la sua tenerezza e da parte sua non arrivavano segnali di nessun tipo, niente che volesse obbligarlo ad allungare le sue mani verso di lei - o meglio i suoi pensieri - e stringerla forte.
Non c’erano aspettative in Bonnie e non perché credesse di non meritarsi di più da lui - perché Bonnie aveva sempre saputo che, nonostante i suoi sentimenti, era vero quando le dicevano che poteva aspirare ad avere di meglio - ma semplicemente perché non voleva forzare la mano, non voleva obbligarlo a fare qualcosa che non gli andava.
La streghetta voleva solo che lui rimanesse fedele ai suoi pensieri e ai suoi sentimenti senza sentirsi in debito con lei o addirittura in obbligo di fare qualcosa e per questo, mai come in quel preciso istante, Damon avvertì che i suoi pensieri volevano tendersi verso di lei, i suoi sentimenti volevano avvolgerla e ricambiare, ma ricambiare non perché era giusto per lei, ma semplicemente perché era giusto per lui: perché era ciò che più desiderava.
- Bonnie… - pensò e, chiudendo gli occhi, poteva immaginarla mentre saliva le scale di fretta e goffamente per arrivare alla camera dell’altra Meredith per poi restare totalmente pietrificata davanti alla vista orribile che le si presentava davanti.
Damon avvertì distintamente il dolore di Bonnie e capì che, prima di allora, lei non aveva mai messo piede in quella stanza.
Agì d’istinto: strinse più forte le mani dell’altra Bonnie e cercò di aprirsi il più possibile, di smorzare la freddezza del suo cuore morto per poter generare il calore necessario a rassicurarla.
- Oh Damon….- fece Bonnie.
- Avanti, streghetta! Contiamo su di te! Puoi farlo! - ribadì nuovamente Damon mentre avvertiva il canale di puro potere, che l’altra Bonnie aveva aperto in modo che scorresse, attraverso lui, dritto verso Bonnie, che si surriscaldava con l’aumentare della freneticità della magia che passava da un capo all’altro irradiando speranza, la speranza di riuscire almeno quella singola volta a dare scacco ad Astaroth.
Damon non si era mai soffermato realmente a soppesare per bene il potere delle streghe o la loro aura.
Aveva sempre creduto che il potere era potere. Punto. Che ne esisteva un tipo solo che poi veniva usato in modi diversi.
Solo in quel momento si rese conto che aveva sempre sbagliato a pensarla così, che quella sua ennesima certezza si stava rivelando solo una bella favola che si era raccontato, una delle tante.
Perché la realtà era ben diversa: esistevano vari tipi di potere che definivano davvero ciò che eri.
Il potere che scorreva nei vampiri come lui era oscuro, pesante e viscoso: ogni volta che Damon provava ad immaginarlo, lo vedeva come una sorta di melma nera che colava giù lentamente attraverso le loro vene secche di sangue.
Il potere delle streghe, invece, e adesso lo vedeva, era pura luce e puro calore: sembrava un’esplosione perpetua e meravigliosa, sembrava una stella.
Con un potere del genere l’unica cosa che davvero si poteva fare era fare del bene, aiutare gli altri come lui, con il suo potere nero, non avrebbe mai potuto fare.
Bonnie era fortunata….lo era sempre stata.
- Tu sei nata per questo, Bonnie! Sei nata per aiutare gli altri, per salvarli! Sei nata per essere una stella, per essere amata e per amare! - le sussurrò nella mente talmente piano che, se lei non fosse stata in ascolto, probabilmente neppure con la connessione telepatica sarebbe riuscita a sentirlo, ma lei lo aveva ascoltato, perché lei lo ascoltava sempre.
- Grazie…. - gli disse.

Stefan ascoltò dalla voce dell’altro Damon ciò che Bonnie stava facendo con l’aiuto di suo fratello e l’altra Bonnie con un misto di speranza e confusione: due sensazioni che non c’entravano praticamente nulla l’una con l’altra e che, per questo, gli stavano causando un gran mal di testa, nonostante i vampiri non potessero averlo il mal di testa.
La speranza era per l’altra Meredith e per la voglia di vederla presto in piedi, guarita e più combattiva che mai.
La confusione era dovuta a se stesso, alla lite con Elena e alle parole di Lilian.
Mentre seguiva gli altri su per le scale per arrivare nella camera dell’altra Meredith, Stefan riusciva a pensare solo a quanto si fosse sentito insignificante di fronte alla furia di Lilian.
Fino a quel momento, infatti, aveva dato credito ai suoi dubbi senza battere ciglio, si era lasciato trasportare, forse, dal rancore che provava per Elena e di cui non si era mai voluto rendere conto pienamente e aveva lasciato la ragione da parte, impuntandosi e rischiando di mandare all’aria tutto.
Lilian aveva ragione a dire che si stava arrendendo, comportandosi da egoista, ma il fatto era che Stefan si era tenuto dentro tutta quella rabbia, che il comportamento di Elena con lui e Damon gli scatenava dentro, per troppo tempo e adesso che sembrava aver trovato una valvola di sfogo lui voleva solo lasciarla scorrere fuori, allontanarla da lui per sempre e riprendere in mano le redini della sua vita.
Certo, però, non pensare a Lilian e a ciò che avrebbe comportato su di lei il suo atteggiamento non era un fatto giustificabile in alcun modo e se ne rammaricava.
L’ultima cosa che voleva era farle del male perché Stefan sentiva e aveva sempre sentito che Lilian gli apparteneva, che era sangue del suo sangue, che davvero era sua figlia e il fatto di averla delusa, forse più lui che Elena, gli faceva male.
Aveva la sensazione che tutto gli stesse sfuggendo di mano ed era strano perché, per secoli interi, lui era stato il fratello buono, il fratello posato e tranquillo, quello che sapeva sempre cosa era giusto fare e che aveva sempre il pieno controllo della situazione.
In quel momento, invece, si sentiva l’esatto opposto di ciò che era sempre stato e non riusciva a decidere se fosse un bene o fosse un male.
Forse a volte era giusto lasciarsi andare agli istinti e non essere sempre così dannatamente razionali.
O forse non avrebbe neanche dovuto farlo un ragionamento del genere perché per l’istintività lui non vi era portato affatto e gli ultimi sviluppi e risultati delle sue azioni sembravano dare credito a questa seconda ipotesi
Aveva fatto del male a Lilian e non riusciva a perdonarselo.
Ma non riusciva neppure ad riavvicinarsi ad Elena e a fare come se nulla fosse successo o come se non si fosse rotto nutta tra di loro perché non era così.
Avrebbe voluto affiancare Lilian, chiederle scusa e domandarle cosa doveva fare, cosa era giusto che facesse, ma non lo fece parchè già sapeva cosa gli avrebbe risposto la ragazza.
Lei voleva che lui ed Elena trovassero un compromesso, che crescessero e maturassero, lasciandosi i brutti ricordi alle spalle e concentrandosi solo sul loro futuro e Stefan voleva, voleva davvero fare tutto ciò che Lilian desiderava per lui e per Elena, ma non riusciva ancora a pensare ad Elena senza sentirsi bloccato.
Appena poco tempo prima pensava alla sua fidanzata e sentiva solo un’immensa voglia di stringerla a se. Adesso, invece, non riusciva neppure lui a capire cosa provava quando pensava a lei. Sentiva solo un grande muro, un muro fatto di tutti i dubbi e i rancori che aveva accumulato nel tempo e dietri i quali adesso aveva preso a nascondersi, per farsi scudo dalla paura che Elena potesse, in qualche modo, infliggergli ulteriore dolore.
Non aveva mai avuta così chiara come in quei giorni la portata dell’umiliazione a cui Elena lo aveva sottoposto con l’atteggiamento ambiguo che, per anni ormai, aveva continuato a tenere con lui e con il suo stesso fratello senza mai battere ciglio e, di fronte a tutta la forza e all’imponenza con lui la sentiva premere su di se, il suo cervello non pensava ad altro che a proteggersi, ma con le parole di Lilian ancora vivide adesso capiva che stare sulla difensiva era l’atto più codardo che si potesse compiere in una situazione del genere.
Se lui ed Elena davvero volevano fare dei passi avanti, davvero volevano essere una coppia unita, allora non bastava che Elena scegliesse lui e si concentrasse solo su di lui, ma bisognava anche lavorare insieme su quel muro che Stefan aveva eretto per riuscire a difendersi.
Era questo che Lilian intendeva quando diceva che dovevano crescere?
Stefan non era più sicuro di nulla ormai, ma quella gli sembrava la cosa più simile a “fare un passo avanti” che lui ed Elena potessero permettersi in quel momento.
Dovevano lavorare sulla loro relazione, lavorare parecchio, lavorare fino a che lui non si fosse di nuovo sentito completamente al sicuro con lei.
Stefan non poteva non pensare che tutto ciò che li aspettava era dovuto ad Elena, che la colpa era di Elena, ma se amava lei e amava Lilian allora doveva rimboccarsi le maniche e mettersi all’opera su se stesso.
E lui amava Lilian così come, suo malgrado, amava davvero Elena.
Pensare di dimenticarsi di lei era stato infantile e stupido e non aveva portato ad altro che alla sofferenza di Lilian perché, infondo, Stefan sapeva che dimenticare Elena era una cosa pressochè impossibile da fare per lui.
Quindi, adesso che aveva capito questo, l’unica altra via che gli restava era mettersi tenacemente a lavorare sodo per risolvere ogni problema.
Cancellare per sempre Elena avrebbe reso le cose più semplici, ma dato che non era fattibile allora doveva sforzarsi per rendere semplice tutto ciò che di complicato esisteva tra di loro, sperando che quella fosse la strada giusta anche e soprattutto per il bene di Lilian.
Con questi pensieri raggiunse la camera dell’altra Meredith, camera che non era mai stata tanto affollata come in quel momento.
Erano tutti lì, in silenzio, a fissare la donna morente nel letto e la ragazza spaventata che le stava di fronte.
Stefan, istintivamente, si portò di fianco a Bonnie e osservò attentamente i suoi occhi: erano rossi e lucidi per le lacrime che si sforzava di trattenere, ma in profondità Stefan riuscire a distinguere una scintilla nuova di pura determinazione e fiducia in se stessa.
Solo in quel momento si accorse anche del cambiamento in atto nell’aura di Bonnie e rimase colpito dalla forza e dalla potenza che adesso sprigionava.
Stefan poteva quasi toccarla quell’aura tanto la vedeva distinta, luminosa e palpabile davanti a se.
“Cosa sta succedendo esattamente?” - chiese.
“Mia moglie le sta trasferendo potere tramite la connessione telepatica che Damon ha aperto con lei!” - gli spiegò sommessamente l’altro Damon, quasi avesse paura di interrompere il profondo silenzio carico di aspettativa che si era creato in quella stanza.
Stefan guardò appena l’altro Damon con gli occhi di chi non riusciva a credere alle sue orecchie, ma quando l’altro Damon annuì sorridendo, Stefan riportò i suoi occhi su Bonnie e le mise una mano su una spalla stringendo appena, cercando di trasmetterle sostegno totale.
Ciò che lo aveva colpito delle parole dell’altro Damon e che gli aveva lasciato un po’ di preoccupazione per Bonnie non era il fatto che l’altra Bonnie le stesse infondendo il suo potere, ma che Damon fosse in connessione telepatica con lei.
Stefan conosceva bene la connessione telepatica e sapeva cosa ne pensava a riguardo suo fratello e non si era mai neppure sentito in dovere di dargli torto perché lo capiva: persino lui, che si sforzava sempre di essere il più cristallino possibile nell’espressione dei suoi sentimenti, era un po’ refrattario nei confronti della connessione telepatica.
Aveva accettato di metterla in atto solamante rare volte nella sua lunga vita, le più delle quali con Elena, ed era stata sempre un’esperienza bella, sì, ma quasi devastante.
Lasciare che un’altra persona ti veda completamente, senza maschere o atteggiamenti artefatti, lasciare che ogni emozione che tu abbia mai provato confluisca nell’altro senza che tu ne abbia il minimo controllo….beh…quella era un’esperienza non da tutti.
Se poi si aggiungeva il fatto che tu stesso venivi travolto da delle emozioni e da dei pensieri non tuoi, che potevano piacerti o meno, ma che dovevi accettare così com‘erano, allora la cosa diventava quasi impossibile per chi non vi era preparato.
Stefan non dubitava su come Bonnie stesse reagendo alla cosa, ma non riusciva davvero ad immaginare come stesse reagendo Damon.
Lo aveva fatto solo perché era l’unica cosa da fare e non aveva avuto altra scelta?
Lo aveva fatto perché voleva farlo?
E come stava gestendo l’ondata di sentimenti di Bonnie che lo stava raggiungendo?
E i suoi sentimenti? Steva lasciando davvero che Bonnie li conoscesse?
A quel punto, dopo tutto ciò che suo fratello aveva fatto nelle ultime ore, non riusciva nemmeno più lui a dare una risposta a quelle domande.
Certo, se le cose si fossero evolute per il meglio tra Bonnie e Damon ne sarebbe stato felice, a patto che Damon prendesse la cosa davvero sul serio.
Ma se non fosse stato così?
Se, una volta chiusa la connessione, Damon si fosse di nuovo rinchiuso nella sua fortezza della solitudine lasciando Bonnie in preda al dolore?
Qualcosa gli diceva che quella, che una volta sarebbe stata l’evoluzione più probabile della connessione telepatica tra Damon e Bonnie, adesso aveva perso di veridicità e di possibilità che potesse avverarsi sul serio, ma il dubbio restava sempre, conoscendo Damon.
A quel punto Stefan poteva solo stare accanto a Bonnie, qualsiasi cosa fosse successa dopo, e magari programmare di prendere a calci suo fratello se si fosse comportato da cretino.
La realtà era che quel viaggio nel futuro stava cambiando ognuno di loro. Se in bene o in male era ancora presto per deciderlo, ma il cambiamento stava avvenendo in tutti e ormai non lo si poteva più negare.

Pensare a Meredith come a quella debole ed in difficoltà era un’opzione che non aveva mai preso in considerazione sul serio. Per questo, sin da quando era venuta a conoscenza delle condizioni in cui stazionava l’altra Meredith, Bonnie aveva deciso di dare una mano in ogni modo possibile, ma non si era mai avvicinata a quella stanza.
Se il solo pensiero della sua temeraria amica che stava male le faceva uno strano effetto, vederla in fin di vita con i suoi occhi l’aveva totalmente immobilizzata.
L’altro Damon era sparito per correre ad avvisare gli altri di ciò che stava per succedere e Damon, tramite la loro connessione, non faceva che incoraggiarla, ma Bonnie aveva avuto bisogno di tutto il tempo che era stata in grado di ritagliarsi per se per abituarsi alla vista dell’altra Meredith.
Voleva aiutarla, questo era indubbio.
E se voleva già farlo prima, adesso che ce l’aveva davanti agli occhi con quel suo orribile squarcio nero nel petto non poteva che volerlo ancora più intensamente.
Ma più cresceva la voglia di salvare l’altra Meredith, più cresceva la paura di non riuscire a farcela.
In che modo l’avrebbe guidata l’altra Bonnie?
Avrebbe suggerito a Damon come fare in modo che poi lui lo riferisse a lei?
Non riusciva ad immaginare un’altra soluzione visto come stavano le cose, ma quasi sicuramente si stava sbagliando.
Insomma…Bonnie non si sentiva molto lucida in quel momento e, tranne la vivida e quasi tangibile sensazione di luce e forza che le dava il potere dell’altra Bonnie che continuava a fluire in lei, non riusciva a vedere con chiarezza nient’altro tanto che l’arrivo degli altri in quella stessa stanza le passò quasi inosservato: non fosse stato per la mano di Stefan che le si era appoggiata su una spalla, probabilmente Bonnie avrebbe continuato a pensare di essere ancora sola lì dentro.
“Cosa…cosa farai esattamente, Bonnie?” - le chiese Meredith facendo un solo passo verso di lei.
Bonnie non si voltò a guardarla né le rispose.
Dopotutto, cosa poteva risponderle se nemmeno lei aveva la più vaga idea di ciò che sarebbe successo di lì a qualche istante?
- Bonnie… - la voce di Damon tornò ancora - L’altra Bonnie dice di spostarti alla destra dell’altra Meredith, portare le mani al di sopra della ferita, ma senza toccarla e chiudere gli occhi! - la istruì e Bonnie non poteva essergli più grata perché davvero adesso, con tutti gli occhi puntati su di se, stava cominciando a sentire la pressione del momento.
Poggiò una sua mano su quella che Stefan le teneva su una spalla e gli sorrise, indicandogli che doveva toglierla affinché lei potesse muoversi.
Stefan ricambiò il sorriso e fece un passo indietro in modo da darle spazio.
Bonnie allora fece ciò che Damon le aveva suggerito: andò alla destra dell’altra Meredith, stese le mani davanti a se in modo da tenerle perpendicolari alla ferita e, solo dopo un bel sospiro, chiuse gli occhi.
Ad occhi chiusi si aspettava di vedere ciò che vedeva sempre cioè tutto nero o magari qualche macchia di colore qua a là, come era naturale e normale che fosse, ma in quella situazione, nella loro situazione, non c’era nulla di normale e quindi le parve anche un po’ stupido il fatto che si fosse sorpresa tanto di non aver visto né il nero né le macchie di colore che credeva di vedere.
Quando Bonnie chiuse gli occhi ci fu un’esplosione di luce bianca dietro le sue palpebre, le orecchie le diventarono completamente insensibili ad ogni suono o rumore che proveniva dall’esterno di se stessa e poi vide di nuovo la stanza dell’altra Meredith, ma questa volta era diversa.
Sapeva che i suoi occhi erano ancora chiusi e che tutto ciò stava avvenendo solo nella sua mente, come se questa si fosse distaccata dal suo corpo, ma Bonnie non potè  fare a meno di guardarsi intorno.
Su ogni cosa era scesa una spessa patina di grigio che faceva risaltare ancora di più le uniche cose che conservavano i loro colori, cioè lei e l’altra Meredith.
- Che sta succedendo, Damon? - pensò.
In un primo momento non ricevette risposta, poi ci fu un’altra piccola esplosione di luce e altre due figure colorate irruppero in quello che Bonnie non sapeva se definire un sogno da sveglia o una visione.
Una delle due figure l’affiancò, l’altra si posizionò alla sinistra dell’altra Meredith e le afferrò le mani.
- Credo che dovresti chiederlo a lei, streghetta, perché neanch’io ne ho idea… - le rispose Damon di fianco a lei indicandole con un cenno del capo colei che le teneva le mani.
Bonnie guardò prima le sue mani intrecciate ad altre totalmente uguali e poi sollevò gli occhi fino a farli scontrare con quelli identici dell’altra Bonnie.
Lei le sorrise e Bonnie non seppe più che fare.
Si perse per qualche secondo solo a guardarla e, benchè l’altro Damon aveva già raccontato a tutti la storia della trasformazione di sua moglie e di ciò che era diventata, Bonnie non potè che rimanere colpita nel vederla praticamente uguale a lei almeno fisicamente perché in realtà l’altra Bonnie aveva una consapevolezza nello sguardo che Bonnie non aveva mai scorto in se stessa ogni volta che si era guardata in uno specchio.
Rimase immobile, quasi in contemplazione per quelli che le sembrarono interi minuti a chiedersi se era quella la sensazione che avevano provato tutti gli altri quando si erano ritrovati davanti alle loro controparti future, cioè una sensazione di timore reverenziale misto a curiosità, prima di tornare in se quando l’altra Bonnie abbassò gli occhi su l’altra Meredith.
- Sei pronta, Bonnie? - le chiese.
- Per fare cosa?  - rispose Bonnie
- Non potevo semplicemente darti il mio potere e lasciare tutto nelle tue mani, perché quel potere tu ancora non lo conosci quindi non sai ancora come usarlo a pieno! Dovevo essere con te in qualche modo! Non potevo aprire direttamente io una connessione telepatica con te perché altrimenti non avrei avuto la concentrazione necessaria per il trasferimento di potere, quindi ho dovuto chiedere a Damon di farlo in modo che mentre lui ti aiutava ad avere fiducia in te stessa io potevo darti tutto il potere di cui hai bisogno per salvare la mia Meredith. Una volta concluso il trasferimento ho creato questa sorta di illusione che ci permetterà di lavorare insieme per guarire Meredith! Damon è ancora qui perché ha deciso di continuare a tenere ancora aperta la connessione con te e di aiutarti per quanto gli è possibile, giusto Damon? - spiegò l’altra Bonnie prima di rivolgersi al vampiro.
Damon le lanciò appena un’occhiata in risposta e Bonnie potè sentire la lotta che gli stava imperversando dentro: da un lato c’era la voglia di negare tutto e dall’altro c’era la verità che spingeva per uscire.
Vinse la verità.
- Giusto! - rispose Damon.
- Quindi adesso che facciamo? - chiese Bonnie all’altra Bonnie.
- Adesso ascolta… - fece l’altra Bonnie indicando alla sua sinistra.
Bonnie aggrottò la fronte perché alla sua sinistra non c’era nessuno, ma all’improvviso cominciò a sentire una voce, la voce dell’altro Damon che le parlava dal mondo vero e si ricordò che quella in cui stava vivendo era solo un’illusione e che il suo corpo era ancora al pensionato, accanto al letto dell’altra Meredith, immobile e ad occhi chiusi.
- Cos’è? - chiese Bonnie non riuscendo a capire cosa le stesse dicendo l’altro Damon.
- E’ l’incantesimo! Quando ha capito cosa stava succedendo, cosa io avevo intenzione di farti fare, ha capito anche cosa doveva fare lui! Mi conosce abbastanza da riuscire a comprendere ogni mia idea e ogni mia mossa, quindi…quello che senti è l’incantesimo! Te lo sta suggerendo! Ascolta, Bonnie…. - le rispose l’altra Bonnie.
Bonnie annuì e cercò di concentrarsi.
Mano a mano le parole che le giungevano dall’altro Damon cominciarono a schiarirlesi nella mente e, benchè fossero in una lingua terrificante e a lei sconosciuta, Bonnie ebbe come la sensazione di riconoscerle, di capirle e di riuscire tranquillamente a memorizzarle.
- E adesso? - chiese.
- Adesso devi seguire me, io ti farò da giuda! Devi capire che tutto quello che vedi adesso è solo un’illusione, non è reale, ma mi serve affinchè tu possa vedermi concretamente e io possa aiutarti con maggiore facilità perché avrai l’impressione che l’incantesimo lo stiamo facendo in due, quando in realtà sarai tu solo a farlo! - rispose l’altra Bonnie.
- Soltanto io? - chiese Bonnie confusa.
- Si! Per compiere l’incantesimo e salvare Meredith non basta immaginare lei e la sua ferita per riuscire nell’impresa altrimenti l’avrei già guarita da un pezzo! Questa che vedi non è la vera Meredith, ma solo un’altra illusione! La vera Meredith è con te in quella stanza del pensionato ed io lì non ci sono e senza di me non c’era nemmeno il mio potere! Quindi ho dovuto trasferire in te il potere necessario! Adesso io ti dirò cosa fare, ti dirò quali sensazioni provare e, mentre a te sembrerà che io sia con te a fare l’incantesimo, nella vita vera, in quella stanza del pensionato dove sono tutti gli altri, ci sarai solo tu ad occhi chiusi che usi la mia magia! - spiegò l’altra Bonnie.
Beh…aveva senso!
Se l’altra Bonnie avresse potuto agire a distanza l’avrebbe fatto, ma dato che ciò non era possibile adesso doveva aiutare lei.
Bonnie si ritrovò piena di gratitudine per l’altra e stessa e per l’illusione che avevo creato: così almeno poteva credere stupidamente che lei fosse lì unicamente come supporto e che fosse l’altra Bonnie a fare tutto il lavoro, nonostante sapesse che non era così.
Il fatto era che non si sentiva ancora pronta per la magia e, nonostante le piacesse la sensazione di tutto quel potere che le scorreva dentro, non riusciva ancora ad immaginare lei stessa che imparava ad usarlo e a conviverci.
Bonnie annuì, ad indicare che aveva capito tutto e che le stava bene…più o meno.
In realtà sentiva una forte ansia per ciò che stava per fare, ma era decisa ad andare fino in fondo: arrivata a quel punto non poteva tirarsi indietro.
Inaspettatamente Damon fece un passo indietro, le arrivò alle spalle e le mise le mani all’altezza delle clavicole, restando in silenzio, ma trasmettendole tutto l’appoggio e il coraggio che le mancava.
Bonnie inspirò profondamente ed espirò.
L’altra Bonnie sciolse la stretta tra le loro mani solo per poter girare le sue e tendergliele con entrambi i palmi rivolti verso l’alto.
- Appoggia le tue mani sulle mie - le suggerì.
Bonnie lo fece e restò a guardarla.
- Meredith è bloccata in quello che si chiama Sonno Magico! Sono stata io a farlo in modo da rallentare l’avanzamento della morte, quindi per prima cosa devi svegliarla!  - fece l’altra Bonnie.
- Come? - chiese Bonnie.
- Concentrati e lascia che la magia ti invada completamente tutto il corpo, lasciala scorrere veloce, a pieno regime e non averne paura: accoglila! Lo so che può spaventare vista la portata della sua forza e irruenza, ma devi lasciarla fare! - le rispose l’altra Bonnie.
Bonnie la sentiva.
Sentiva la magia che le scalpitava furiosa nel petto, che si risvegliava in ogni cellula del suo corpo e che spingeva e correva: le sembrava quasi di avere una serie infinita di cavalli imbizzarriti che le scuotevano le vene.
Ne ebbe paura, come sempre, ma questa volta cercò di lasciar perdere il suo timore e di diffondere dentro di se la sicurezza che le dava la presa di Damon sulle sue spalle.
Andò meglio.
- Bene! Adesso cerca di assumere il controllo della situazione e cerca di spingere tutto il potere verso le tue mani e poi all’esterno, come se volessi farlo cadere sui miei palmi! In questo modo raggiungerà direttamente Meredith! - spiegò l’altra Bonnie.
Bonnie inspirò ed espirò ancora una volta e, non appena Damon aumentò leggermente la stretta delle sue mani, interpretò quel gesto come una sorta di segnale di partenza.
Immaginò se stessa che si gettava nella mischia di quei cavalli impazziti che erano la sua magia e che si metteva all’inseguimento del primo cavallo della fila. Quando lo raggiunse si visualizzò mentre gli saltava in groppa e ne afferrava le redini, dando strattoni e calci fino a che il cavallo non le si arrese e non cominciò a seguirla, trascinandosi tutti gli altri dietro.
Fu allora che Bonnie avvertì un forte calore che le si concentrò nelle mani e poi cominciò a fuoriuscire, a cadere verso le mani dell’altra Bonnie e poi verso l’altra Meredith, così come aveva detto l’altra se stessa.
La magia continuò a riversarsi fuori da lei fino a che Bonnie non udì un forte “crak” seguito da un altrettanto forte boato assordante.
Guardò l’altra Meredith e ciò che vide la confuse non poco: era come se il potere, cadendo, fosse andato ad intaccare una specie di invisibile bara di vetro dentro la quale si trovava l’altra Meredith.
Schegge e cocci vari le volarono tutto intorno e Bonnie dovette faticare per resistere all’impulso di nascondersi da quella pioggia di vetro.
- Che cos’era? - chiese.
- Te l’ho già detto! Meredith era sotto Sonno Magico e adesso tu hai letteralmente rotto quel mio precedente incantesimo! - rispose l’altra Bonnie - Adesso continua a concentrarti e a fare uscire magia dalle tue mani, questa si riverserà direttamente nella ferita aperta di Meredith e allora dovrai recitare l’incantesimo! Sei pronta? - le chiese.
Bonnie guardò l’altra Meredith e la marea di schegge tutto intorno, pensando che se aveva fatto quello allora poteva fare anche l’incantesimo necessario a salvare la versione futura di quell’amica che per lei era come una sorella.
Annuì e si concentrò ancora.
- Puoi farcela! - le sussurrò Damon all’orecchio.
L’attimo dopo il potere ricominciò a cadere dalle sue mani verso le mani dell’altra Bonnie e poi su Meredith e cominciò a sprigionare luce mentre Bonnie pronunciava incessantemente e con chiarezza le parole dell’incantesimo che tanto avevano rischiato per riuscire a recuperare.
La luce aumentò e crebbe d’intensità fino a che Bonnie non vide più nulla e l’illusione intorno a lei esplose.
Quando riaprì gli occhi il potere che avvertiva fino a qualche istante prima aveva totalmente abbandonato il suo copro per tornare, presumibilmente, a quello dell’altra Bonnie e lei si ritrovava di nuovo al pensionato con tutti gli altri che la guardavano sbalorditi.

Damon spalancò di nuovo gli occhi di soprassalto e, la prima cosa che vide, fu il sorriso dell’altra Bonnie e la cella di Astaroth tornatagli di nuovo a fare da sfondo.
Quell’esplosione di luce era stata destabilizzante e adesso era talmente confuso che non riusciva a capire neppure se avessero raggiunto il loro scopo oppure no.
Ricordava tutto dell’illusione: la sorpresa iniziale, il sincero desiderio di essere d’appoggio a Bonnie, il fascino che la streghetta aveva esercitato su di lui mentre pronunciava quell’incantesimo….
Faticava a ricordare qualcosa nella sua lunga vita che avesse valso la pena di essere vista e vissuta più di quella illusione.
Era stato un semplice spettatore esterno, ma la connessione telepatica con Bonnie aveva fatto si che lui vivesse letteralmente sulla sua pelle ogni cosa che aveva vissuto lei, ogni sensazione, ogni paura e ogni pensiero.
Adesso sapeva un’unica cosa: era giunto il momento di mettere fine alla connessione, ma non lo voleva affatto.
“Ce l’ha fatta?” - chiese Damon.
- Ce l’ho fatta? - la voce di Bonnie arrivò a fare da eco alla sua in quel preciso istante.
L’altra Bonnie sorrise ancora e annuì soddisfatta.
Suo malgrado, Damon sorrise a sua volta. Per un solo e brevissimo istante, ma sorrise.
- Ce l’hai fatta, streghetta! - confermò.
- Ma l’altra Meredith sembra del tutto uguale a prima… - obiettò Bonnie.
Damon si accigliò.
“La situazione dell’altra Meredith non è cambiata di una virgola!” - annunciò all’altra Bonnie.
“Datele tempo!” - gli rispose lei.
- L’altra Bonnie dice di darle tempo... - pensò a favore di Bonnie.
- Oh…ok…lo dico agli altri… - rispose timidamente Bonnie.
Damon sentiva chiaramente che Bonnie voleva dirgli qualche altra cosa, che - almeno così gli sembrava di capire da ciò che la streghetta sembrava stesse provando - voleva ringraziarlo ancora per il suo appoggio.
Oltre a questo, però, c’era qualco’altro, c’era una sorta di paura che lo riguardava.
- Damon… - bastò sentirla pronunciare ancora il suo nome per riuscire a capire di cosa avesse paura: aveva paura che lui si allontanasse nuovamente, che chiudesse la connessione e che facesse finta che non fosse mai avvenuta, che non tornasse più da lei.
I suoi sensi si misero in allerta nel momento in cui sentì dei passi lontani che si avvicinavano sempre di più.
Guardò l’altra Bonnie e lei gli restituì lo sguardo, impaurita.
Era di nuovo Astaroth?
Stava tornando con i suoi demoni per torturarla ancora?
- Che sta succedendo, Damon? - chiese Bonnie che doveva aver percepito il suo cambiamento improvviso di stato d’animo.
Damon non poteva lasciare che Bonnie fosse presente in qualche modo.
Qualsiasi cosa stesse per succedere, non poteva lasciare che Bonnie assistesse: doveva chiudere la connessine.
- Non preoccuparti streghetta…tornerò, te lo prometto! - le disse e, prima ancora che la potesse sentire riflettere sulle sue parole, chiuse ogni contatto telepatico che c’era tra loro, ritrovandosi a sentire all’improvviso un’immensa e strana solitudine.
Due demoni arrivarono alla loro cella ed entrarono, andandogli incontro.
“Il nostro padrone Astaroth vuole parlare con il vampiro!” - annunciarono.
“E cosa vuole da me?” - fece Damon.
“Non ci è dato saperlo!” - risposero in coro i due - “Seguici!” - ordinarono poi.
Damon lanciò un’occhiata all’altra Bonnie e seguì i sue demoni fuori dalla cella.
Non sapeva cosa stava per succedergli, ma una cosa era certa: doveva reggere il ruolo dell’altro Damon davanti ad Astaroth e doveva trovare il modo di tornare al pensionato….aveva fatto una promessa!








NOTE:
Ciao a tutti e buon giovedì sera!*_*
Come sempre, ringrazio tutti coloro che hanno letto e/o recensito lo scorso capitolo e poi passo a chiedervi: Come state?
Qui nevica e intorno a me sembra che tutti abbiano l'influenza!O_O
Tornando al capitolo...
Avete finalmente letto i pensieri di Damon riguardo alla connessione telepatica e, oltretutto, ha pure spiegato cos'è una connessione telepatica per come la intendo io, quindi....cosa ve n'è parso?
Stiamo facendo passi avanti!U.U
Anche Stefan sembra aver riflettutto un pò e aver deciso di trovare un modo per sistemare le cose con Elena: secondo voi ha ragione? Ha fatto un ragionamento sensato?
Io in quel POV ho cercato un pò di spiegare cosa, secondo me, c'è di sbagliato nel rapporto tra Stefan ed Elena!°°
Poi...le due Bonnie hanno fatto l'incantesimo per salvare l'altra Meredith! *_*
Ma...sarà andato bene? L'altra Bonnie dice di si, ma per saperlo bisognerà aspettare il prossimo capitolo!XDXDXD
Infine sono arrivati i demoni di Astaroth a prelevare Damon e lui ha chiuso la connessione!
Cosa succederà tra Damon e Astaroth nel prossimo capitolo?
Damon riuscira a mantenere in piedi la commedia oppure Astaroth capirà tutto?
Nel prossimo capitolo, quindi, i fatti importanti saranno due: l'incontro tra il nostro vampiro e il nostro demone e l'altra Meredith e come sono per lei adesso le cose!*_*
Adesso passiamo alle foto.....
Dato che sono terminate la famiglie dovevo trovare un'altra categoria da mostrarvi stasera quindi ho deciso di mostrarvi i volti di tuuuuutti i cattivi delle mie storie!XDXDXD
Se ricordate, infatti, vi avevo detto che vi avrei fatto vedere le foto di tutti i personaggi di questa storia e di quelle vecchie e già concluse.
Ora...per chi ha letto solo "Forse...il destino..." tutte le foto, tranne quella di Astaroth, non avranno alcun senso, mentre per chi ha letto tutte le mie storie a partire dalla prima della serie "Il linguaggio delle resa" allora si ricorderà sicuramente di tutti loro.
E..a proposito della foto di Astaroth.....
Astaroth me lo sono inventato di sana pianta, quindi trovare una sua foto vera è impossibile! Cioè...non mi sono rifatta a nessun mostro che ho visto da qualche parte per crearlo, quindi all'inzio avevo addirittura pensato di non mettervi la foto, ma poi ho chiesto ad una mia amica come lo immaginava quando leggeva di lui e mi ha passato la foto che posto sotto, tratta da Buffy.
Questo qui in un certo senso è simile ad Astaroth, solo che Astaroth è più brutto!XDXDXD
Quindi immaginate questo qui sotto con una cravatta delle sue, più alto, più brutto, con un tatuaggio nero che gli ricopre la testa e una maera di squame marroni che gli ricoprono la pelle rossa!XDXDXDXD Lo so...è osceno!ahahaha
Ecco qui i cattivi, allora, dal primo all'ultimo...


Da "Il linguaggio della resa"...
Chen - Andy Lau



Da "Il linguaggio della resa: Il Labirinto, Il Sigillo e Il grigio della vita"...
Samia - Kathie Bates



Samuel - Judd Hirsh


Da "Forse...il destino..."...
Astaroth - ...



Eccoli qui! I cattivoni!XDXDXD
Adesso che lo guardo meglio pure questo Astaroth che mi ha consigliato la mia amica è brutto forte!ahahaha
E Samuel? Lo confesso: quell'attore mi piace un sacco e secondo me è un vecchietto adorabile, ma penso che Samuel per farsi seguire così da un intero Regno dovesse averlo l'aspetto da "vecchietto adorabile" no? XDXDXDXD
Cosa ne pensate?
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler e, invece, per il capitolo e nuove foto...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 22
*** Il risveglio ***


Il risveglio

L’attesa era la parte peggiore.
L’attesa era sempre la parte peggiore.
Sia che si trattasse di un evento lieto, sia che si trattasse di brutte notizie, stare seduta con le mani in mano ad aspettare era la cosa che l’aveva sempre infastidita di più.
Meredith aveva sempre avuto un animo pacato, per questo in molti erano spesso portati a pensare che neppure qualcosa di normalmente così frustrante come una lunga attesa potesse farle saltare i nervi.
La verità, però, era un’altra.
La sua facciata algida le permetteva di nasconderlo bene, ma Meredith si sentiva ribollire dentro quando non poteva concretamente fare nulla per rendersi utile.
Aveva assistito a tutto l’incantesimo fatto da Bonnie senza fare domande e senza opporre resistenza nonostante le cose all’improvviso aveva cominciato a diventare parecchio spaventose.
Bonnie con gli occhi chiusi che si muoveva a scatti e parlava da sola non era stato uno spettacolo né bello né tranquillizzante, ma quando le avevano detto che adesso non restava che aspettare che l’incantesimo facesse effetto e che l’altra Meredith si risvegliasse aveva tirato un sospiro di sollievo e aveva pensato che forse tutto ciò che di terribile era successo ne era valso la pena.
Lei, Owen e l’altro Alaric avevano dovuto aspettare sei ore prima che le ferite dell’altra Meredith cominciassero a rimarginarsi spontaneamente.
Quello era un buon segno perché il veleno demoniaco non era più in circolo e l’altra Meredith sembrava essere tornata come nuova, almeno fisicamente.
Ma da quel momento era cominciata la vera agonia.
Di ferite adesso non ce n’erano, ma l’altra Meredith non accennava a svegliarsi e nel frattempo era calata la notte.
Il pensionato si era fatto silenzioso e, nonostante fossero ancora tutti in piedi, nessuno aveva più messo piede in quella stanza da quando Bonnie aveva terminato l’incantesimo.
Forse perché credevano che si trattasse di una questione di famiglia.
Forse perché credevano che fosse un qualcosa di privato che lei doveva affrontare da sola.
Meredith non ne era certa, ma si sentiva divisa in due.
Da una parte voleva essere sola nel momento in cui l’altra Meredith si fosse svegliata in modo da poter essere la prima a parlarle e da poter avere almeno un momento da sola con lei.
Dall’altra parte voleva che ci fossero gli altri proprio per evitarle un confronto diretto.
Non che avesse timore di qualcosa, ma adesso che si fermava a pensarci lei non aveva mai riflettuto seriamente sulle differenze che potevano esserci tra lei e la sua controparte futura.
L’altro Alaric diceva di stare tranquilla perché era rimasta sempre la stessa, ma Meredith dubitava fortemente che fosse così.
L’altra se stessa era una cacciatrice, una madre forte e una moglie fedele.
Lei fino a pochi giorni prima del loro viaggio nel futuro non aveva fatto altro che pensare al modo più opportuno per troncare qualsiasi rapporto con il suo Alaric visto che non facevano altro che litigare a causa della distanza.
Avrebbe avuto bisogno di un consiglio, ma a chi poteva chiederlo?
A volte il suo ruolo nel gruppo le impediva di essere semplicemente una ragazza qualsiasi un po’ confusa perché lei era quella risoluta, era quella saggia che dispensava consigli, ma quando era lei ad aver bisogno di qualcuno con cui parlare allora le cose diventavano difficili.
Poteva andare da Elena, ma lei aveva già la crisi con Stefan e la sfuriata di Lilian da affrontare e lo stesso valeva per Stefan che già doveva occuparsi di Elena e Lilian per poter badare a lei.
Poteva parlare con Bonnie, ma da quello che aveva capito dalle spiegazioni appena sussurrate che l’altro Damon le aveva fornito, per l’incantesimo Bonnie era entrata in contatto con la parte più profonda dell’animo di Damon e aveva incontrato l’altra se stessa nella sua mente mentre si occupava di tenere a bada una magia che non le apparteneva e per la quale non era ancora pronta quindi adesso Meredith presupponeva che la sua amica avesse bisogno di riposo, sia mentale che fisico.
C’era Matt, ma anche lui doveva trovarsi in un brutto momento visto che aveva dovuto rinunciare ai suoi sentimenti per Bonnie e adesso stava cercando di trovare chissà dove la forza per combattere per una felicità insieme ad una persona che non conosceva e per la quale non provava ancora niente, fidandosi solo delle parole dell’altro Matt.
A parlare del suo Alaric con l’altro Alaric ci aveva già provato, ma non era arrivata davvero ad una soluzione, anzi se possibile la confusione era aumentata.
Quindi non restava altro da fare che stare seduta lì, in quella stanza, accanto a quel letto ad aspettare, sperando e allo stesso tempo non sperando che arrivasse qualcuno.
Ormai l’alba doveva essere alle porte e Owen e l’altro Alaric si erano allontanati un attimo entrambi.
Owen era andato a cercare Lilian e l’altro Alaric era crollato su una sedia poco più in là, andandosene dritto nel mondo dei sogni dopo chissà quante notte di veglia costante a sua moglie.
Meredith continuava a restare lucida, invece, guardando ora la porta ora il corpo addormentato dell’altra Meredith che, poche ore prima, l’altra Elena si era premurata di rivestire con una camicia da notte pulita.
Aveva lottato così tanto per riportarla alla vita che adesso non sapeva cosa pensare.
Alcune volte le era capitato di immaginare il momento in cui l’altra Meredith si sarebbe svegliata, ma nella sua visione delle cose lei avrebbe dovuto sapere quando la sua controparte avrebbe riaperto gli occhi, avrebbe dovuto, in qualche strano modo, sentirlo sulla sua stessa pelle, ma nulla di questo era accaduto.
Lo squarcio si era rimarginato, le varie tumefazioni erano scomparse e l’altra Meredith era tornata ad essere più bella di prima senza che nulla cambiasse in lei.
Adesso poteva vedere l’altra se stessa per come davvero sarebbe diventata, con il volto privo di rughe, i capelli ancora scuri e lucenti e il fisico ancora tonico di chi combatteva giorno dopo giorno per la vita sua e dei suoi cari.
Era l’espressione del viso anche nel sonno ad indicare che anche per lei il tempo era passato, che persino lei era maturata, era cresciuta.
L’espressione del viso e le mani, mani che non erano più perfettamente curate come le sue, ma che erano diventate le mani callose e dure di una donna che aveva imparato a mettere da parte anche quei pochi capricci che aveva per riuscire a tenere al sicuro la sua famiglia, suo figlio in primis.
Meredith si sentiva orgogliosa, orgogliosa e mediocre.
Tutti quelli che la conoscevano non facevano che lodarla per il suo sangue freddo e per la sua mente pronta, ma come facevano a non vedere che anche lei aveva ancora molta strada da fare prima di diventare davvero una persona degna di lode?
L’altra Meredith, invece, ci era riuscita e ne portava i segni, come era giusto che fosse.
Persa nei suoi pensieri, si ritrovò distrattamente ad accarezzare la pelle tirata delle mani che l’altra Meredith teneva giunte in grembo quando all’improvviso si accorse di un movimento appena percettibile delle dita.
Meredith spalancò gli occhi e si alzò lentamente, facendosi più vicina e concentrando la sua attenzione sugli occhi dell’altra se stessa, sperando che si aprissero finalmente.
All’esterno il sole stava tornando a tingere tutto di un perenne arancione e la cupola demoniaca in cui la città era rinchiusa aveva già cominciato a riflettere la sua terrificante luce su tutto il pensionato quando un secondo movimento delle dita dell’altra Meredith arrivò a fare da eco al primo.
Meredith si guardò intorno, guardò verso Alaric.
Si sentiva agitata e fremeva d’impazienza e alla stesso tempo si chiedeva cosa sarebbe successo da lì a poco, come avrebbe dovuto comportarsi se fosse rimasta ancora da sola.
Ma di tempo ormai non c’era più perché nessuno arrivava, perchè lei non aveva il coraggio di svegliare l’altro Alaric dopo settimane in cui non dormiva mai più di due ore a notte e perché adesso l’altra Meredith aveva sollevato appena una mano e aveva stretto la sua.
Meredith prese un bel respiro e decise che ce l’avrebbe fatta.
Si chinò in avanti, sporgendosi vero il viso dell’altra Meredith mentre i capelli le ricadevano tutti da un lato, sfiorando appena il cuscino su cui la sua controparte riposava.
“Meredith?” - provò a chiamare - “Mere? Mi senti?”.
Non ebbe risposta e allora chiamò e chiamò ancora, aumentando appena il volume della voce.
Al terzo tentativo ebbe in risposta un piccolo gemito rauco.
Sorrise e si chinò appena un po’ di più.
“Mered..?” - fece per riprovare, ma l’altra Meredith la prese in contropiede spalancando all’improvviso entrambi gli occhi, di scatto, e tirandosi su a sedere con una velocità ed una coordinazione strana per chi avrebbe dovuto avere tutti i muscoli atrofizzati dopo mesi di completa inattività.
Meredith venne presa alla sprovvista dalla cosa e si ritirò velocemente indietro, finendo seduta sulla sedia sulla quale era rimasta per ore aspettando quel momento.
L’altra Meredith battè un paio di volte le palpebre e poi prese a guardarsi intorno.
Si tastò il petto più o meno all’altezza dove fino a poche ore prima c’era lo squarcio e poi puntò il suo sguardo sull’altro Alaric.
Si concesse un minuto solo per sorridere alla vista di suo marito addormentato prima di voltarsi verso di lei e spalancare gli occhi dalla sorpresa.
“Tu!” - disse - “Che ci fai qui, tu?” - le chiese.
Meredith restò interdetta per qualche attimo prima di ricordare che erano arrivati dal futuro per ordine dell’altro Damon quando l’altra Meredith era già stata da tempo ferita da Astaroth.
“Io…ehmm..vengo dal passato! Dal 2011!” - rispose Meredith.
“Questo lo so anch’io, genio, lo vedo! Quello che voglio sapere è perché sei qui! Sei da sola? Ci sono gli altri? Come hai fatto ad arrivare? Questo voglio sapere! Tu non dovresti essere qui!” - rispose piccata e risoluta l’altra Meredith.
Meredith la guardò per qualche attimo senza parlare, stringendosi nelle spalle e abbassando lo sguardo, mortificata come una bambina sorpresa dalla mamma a fare qualche marachella.
Poi ricordò che quella che aveva davanti non era sua madre, ma era lei stessa e quasi le venne da ridere per l’assurdità della situazione.
Una cosa era certa: l’altra Meredith non era il tipo che le mandava a dire né era il tipo che si faceva impressionare facilmente.
Il quel momento un ridicolo pensiero le attraversò la mente e cioè che, se c’era una cosa che non doveva essere cambiata affatto nel futuro, era quella sottospecie di rapporto che c’era tra lei e Damon.
“Allora? Voglio delle risposte!” - la incalzò l’altra Meredith, al che Meredith non potè fare altro che mettersi dritta e cominciare a raccontare tutto dall’inizio.
Le raccontò del loro primo incontro con Astaroth, dell’arrivo di Nicole e Lilian e delle lotte che ci c’erano state nel passato prima che scoprissero chi fossero in realtà le due ragazze.
A quel punto le raccontò di Nicole che aveva rischiato di scomparire e che poi era tornata giusto in tempo per ricevere un messaggio dall’altro Damon che le diceva di portare tutti loro nel futuro.
Le raccontò del loro arrivo, dell’incontro con i vari loro stessi futuri, di come aveva scoperto la storia di ciò che le aveva fatto Astaroth, delle missioni e di tutto ciò che era successo fino a che Bonnie non aveva fatto l’incantesimo per salvarla.
L’altra Meredith l’ascoltò in silenzio, seduta al centro del letto con le mani che si stringevano a pugno ogni volta che veniva nominato il Figlio del Fuoco.
“Quindi adesso la Bonnie del mio tempo e il Damon del tuo tempo sono entrambi prigionieri di Astaroth?” - le chiese alla fine.
Meredith annuì.
“Si! Da quello che ho capito l’altro Damon pensa che forse è possibile sfruttare la situazione a nostro vantaggio in qualche modo!” - rispose.
L’altra Meredith si portò una mano al mento e soppesò brevemente le sue parole.
“Senza dubbio direi che ha ragione! Bisogna soltanto trovare il modo adatto per farlo!” - disse - “E…tu sai dirmi quanto tempo è passato da quando io sono stata ferita ad oggi?” - le chiese.
Questa volta Meredith fu costretta a scuotere la testa.
“Non saprei dirlo con certezza! Qualche mese probabilmente! Nessuno è mai stato chiaro in merito, ma se tu eri già in quelle brutte condizione prima ancora che Nicole e Lilian venissero nel passato…” - rispose.
L’altra Meredith strinse ancora una volta i pugni, indurendo la mascella.
“Astaroth!” - sibilò - “ Mi ha portato via mesi preziosi con la mia famiglia!” - continuò a denti stretti prima di voltarsi verso di lei.
“Owen! Come sta Owen?” - le chiese.
“Owen….credo che adesso che ti rivedrà di nuovo sveglia starà bene! Ha sofferto molto e la mia presenza qui non deve aver aiutato le cose, ma è un ragazzo forte!” - fece Meredith, sorridendo.
“Si, è un ragazzo forte!” - convenne l’altra Meredith prima di inspirare ed espirare profondamente, chiudendo gli occhi appena un attimo prima di riaprirli a puntarli di nuovo su di lei, fermi e risoluti - “Chiama gli altri! Dì loro che sono tornata, che rivoglio indietro la mia migliore amica e che voglio vendetta per ciò che mi è successo, anzi..per ciò che è successo e sta succedendo a noi tutti!”.

Erano all’alba di un nuovo giorno, ma questa volta c’era qualcosa di diverso nell’aria: Nicole poteva percepirlo.
Dopo l’incantesimo fatto da Bonnie con l’aiuto di sua madre, al pensionato si respirava un’aria differente, leggermente più sollevata, con una calda nota di speranza.
Lei stessa si sentiva meglio.
Il senso di colpa per il fatto che quella che a tutti gli effetti poteva definire sua zia Meredith si fosse sacrificata per salvare lei da un colpo di Astaroth che poteva esserle mortale l’aveva perseguitata per così tanto tempo che adesso la prospettiva che almeno questa crisi fosse superata, che Meredith potesse svegliarsi da un momento all’altro, la rendeva quasi felice e non le aveva permesso di chiudere occhio per tutta la notte.
Voleva esserci quando Meredith avrebbe riaperto gli occhi, voleva essere una delle prime a vederla e voleva confidarle quanto fosse stata in pena per lei e quanto le fosse grata per ciò che aveva fatto, salvandole la vita a costo di perdere la sua.
Non avendo ricevuto notizie per tutta la notte, appena il cielo assunse il suo solito e tragico color arancione spento decise di andare a controllare di persona cosa stava succedendo.
L’ultima volta che aveva fatto visita alla stanza di Meredith era stato verso le tre del mattino, proprio quando la ferita al petto aveva cominciato a rimarginarsi ed in quel momento - Nicole doveva ammetterlo - aveva dovuto abbandonare la stanza per potersi asciugare in tutta calma la lacrima di gioia che le aveva percorso la guancia destra lasciandole una scia salata sul viso.
In quell’istante aveva pensato che, per una volta, era bello piangere di felicità anzi che di dolore.
Legò i suoi capelli in una lunga treccia nera ed infilò una lunga canotta grigia sugli shorts di jeans prima di indossare i suoi soliti anfibi e afferrare la polsiera dal comodino per poter uscire dalla sua camera e dirigersi al piano di sotto, da sua zia Meredith.
Camminava a lunghe falcate, quasi correva, per l’impazienza.
Riavere Meredith indietro sarebbe stato meraviglioso e forse avrebbero avuto delle chance in più di sconfiggere Astaroth e il suo esercito di demoni in un ultimo scontro fatale.
Meredith era addestrata, aveva una mente pronta e un cuore buono: con lei al fianco di suo padre avrebbe potuto concentrarsi solo su Astaroth e lasciare tranquillamente a loro i demoni.
Potevano farcela, Nicole lo sapeva, questa volta potevano farcela sul serio.
Stava per scendere le scale quando si bloccò, guardando lungo il corridoio che ancora le si stendeva davanti.
Bonnie era appena uscita dalla sua camera e si era appoggiata alla parete di fianco alla porta ormai chiusa, lasciandosi scivolare a terra, tremendamente abbattuta.
Nicole ci pensò su appena un attimo e poi andò da lei.
Era da tanto che non aveva più avuto l’occasione di parlare da sola con Bonnie, ma a vederla in quello stato, così turbata, non poteva che andarle incontro.
Le si sedette di fianco, tirandosi le ginocchia al petto e tenendole strette con le braccia.
Sin dall’inizio di tutta quella storia, guardare Bonnie era sempre stato diverso dal guardare Damon.
Quando guardava Damon, Nicole vedeva solo la pallida copia in evoluzione di quello che forse un giorno sarebbe davvero stato suo padre.
Quando guardava Bonnie, Nicole vedeva sua madre. Punto. Con la sua determinazione, il suo animo gentile e i suoi occhi capaci di esprimere un’ immane dolcezza. Forse c’era qualche strato in più di timidezza, ma Bonnie era sua madre e Nicole l’aveva sempre riconosciuta come tale.
“Bonnie…..cosa succede?” - le sussurrò con il tono più pacato che potesse avere.
Bonnie alzò lo sguardo dalle sue mani intrecciate sulle ginocchia unite e si voltò appena verso di lei, sorridendole di un sorriso che non riuscì a contagiare gli occhi: se Nicole voleva una prova del fatto che qualcosa non andasse l’aveva appena ottenuta.
“Va tutto bene, davvero…” - le rispose Bonnie, ma Nicole scosse la testa.
“Non ci provare nemmeno a negare, che tanto non ti credo! Che succede? Ti vedo preoccupata! E’ per Meredith, la nostra Meredith?” - fece Nicole.
Questa volta fu Bonnie a scuotere la testa, causando un uragano di riccioli rossi che si abbatterono delicatamente su una spalla nuda di Nicole.
“L’altra Bonnie….tua madre…ha detto che l’altra Meredith sarebbe stata bene, che bisognava solo aspettare, quindi io confido in lei…” - rispose Bonnie.
“E allora di cosa si tratta?” - chiese Nicole.
“Damon!” - ammise Bonnie.
Nicole restò un attimo in silenzio, sospirò e appoggiò la testa alla parete alle sue spalle, guardando verso il soffitto.
Aveva evitato di pensare a Damon per tutta la notte fino a quel momento.
L’ultima volta che l’aveva fatto aveva pensato che forse si era sbagliata su Damon, che forse stava cambiando davvero. Lentamente, ma lo stava facendo.
Lo scambio era stato una prova concreta dell’inizio di questo cambiamento, ma adesso non sapeva più davvero quali erano i suoi sentimenti rispetto a Damon.
Lui aveva aperto di sua spontanea volontà un collegamento telepatico con Bonnie e Nicole sapeva cosa significava: Damon aveva permesso a Bonnie di vedere nella sua anima, di scrutargli liberamente nel profondo senza opporsi.
Ma cosa stava a testimoniare questo?
Che Damon si stava innamorando di Bonnie?
Che stesse andando oltre tutta la sua fase da idiota cronico?
E per lei cosa significava?
Che finalmente era giunto il momento di cominciare a considerarlo davvero come suo padre?
Che poteva essere libera di tenere a lui, di amarlo come amava suo padre?
Mai Nicole aveva pensato di poter essere davvero una testimone di questo cambiamento tanto radicale, ma se era davvero così, se era davvero ciò che stava accadendo, allora le sarebbe piaciuto vederlo, forse avrebbe capito più cose sulla sua famiglia, la sua famiglia in generale, compresa sua zia Elena.
“Sei preoccupata per Damon?” - chiese a Bonnie.
“Ha chiuso il contatto quando sono arrivati dei demoni per portarlo da Astaroth! Da quel momento non l’ho più sentito e adesso mi stavo chiedendo se….” - rispose Bonnie.
Nicole inclinò appena la testa e la poggiò su una spalla di Bonnie.
“Damon sta bene! Damon sta sempre bene! E torna sempre, qualsiasi cosa accada lui torna sempre! E‘ la prima cosa che mio padre ha voluto che imparassi: che lui torna sempre!” - disse Nicole.
“L’ha detto anche Damon, l’ha promesso!” - fece Bonnie.
A quelle parole Nicole si lasciò scappare un sorriso.
“Allora dobbiamo fidarci! Siamo la sua famiglia……tornerà!” - disse.
Non la vide, ma percepì distintamente che anche Bonnie stava sorridendo quando le passò un braccio dietro le spalle, abbracciandola mentre guardavano insieme le finestre che venivano inondate della luce aranciata del mattino.

Le tecniche psichiche di “interrogatorio” demoniaco si suddividevano generalmente in tre fasi distinte e consecutive: la preparazione, il contatto e il rilascio.
La preparazione non consisteva in altro che in un mucchio di chiacchiere che servivano a predisporre il soggetto agli argomenti ai quali si voleva che pensasse.
La memoria era un fatto strano.
Tutti gli avvenimenti di una vita intera, tutte le emozioni provate e tutte le persone conosciute venivano catalogate e ammassate in quel piccolo reparto del cervello e proprio in quel punto c’era così tanto caos che bisognava che il soggetto venisse preparato, venisse spinto, senza che se ne accorgesse, a pensare solo a determinate cose, a ripescare lui stesso dalla sua memoria ciò che interessava maggiormente al demone che lo stava interrogando.
Quando si trattava di un semplice umano la fase della preparazione poteva anche essere saltata del tutto. In genere gli umani tendevano ad avere una vita breve, quindi una memoria più “ordinata”.
Ma adesso Astaroth aveva di fronte un vampiro, un vampiro molto vecchio tra l’altro, con una memoria attiva da troppi secoli perché non fosse tremendamente ricolma e difficile da setacciare.
La seconda fase era la più elaborata e consisteva nel contatto vero e proprio tra la mente di chi interrogava e la memoria di chi veniva interrogato.
Il soggetto avrebbe solo sentito un dolore immane alla testa, facilmente riconducibile a qualche strano incantesimo di tortura mentale e non si sarebbe reso conto di ciò che stava realmente avvenendo, cioè l’intrusione del demone nei suoi ricordi.
Astaroth l’aveva fatto molte volte ed ogni mente gli aveva presentato dinanzi uno spettacolo diverso.
Alcuni pensavano alla proprio memoria come ad una sorta di computer gigante in cui venivano immagazzinati dati.
Altri vedevano la loro memoria come una camera piena zeppa di tv al plasma sulle quali venivano incessantemente proiettati i momenti della loro vita.
Altri ancora gli mettevano davanti un muro del quale ogni mattone era un ricordo.
Astaroth era curioso di vedere cosa avrebbe trovato nella mente di Damon, su quale scenario si sarebbe mosso.
La terza fase era la più divertente perché poteva essere la più sadica.
Il rilascio era semplicemente il demone che si staccava dalla mente del soggetto riportando tutto alla normalità, ma la cosa poteva avvenire secondo due modalità.
Poteva essere un rilascio delicato, quasi indolore oppure poteva essere brusco e rappresentare l’esperienza più terribile mai vissuta dall’interrogato, come un rastrello dalle punte arrugginite che raschia in profondità il cervello.
Non era difficile immaginare quale fosse la modalità preferita da Astaroth.
Si alzò dalla poltrona su cui se ne stava comodamente seduto lanciando un cenno verso il camino in cui il fuoco prese istantaneamente vita e si apprestò a dare il benvenuto al vampiro che entrò nel suo studio scortato da due dei suoi demoni.
Astaroth sorrise, risistemandosi la giacca.
Per l’occasione aveva lasciato da parte il solito marrone dei suoi abiti e aveva optato per il nero che sapeva essere il colore preferito da Damon.
Persino la sua cravatta era nera, fatta eccezione per il brillante disegno satinato di un gigante rosa e panciuto vestito da pirata che suonava il flauto per un gruppo di piccolissimi esserini rossi con la testa a forma di fungo e delle bocche larghissime dalle quali spuntavano lunghe file di denti affilati. Ogni dente era un diamante: la cravatta che sfoggiava quella sera brillava di luce propria ed era una delle sue preferite, Astaroth ne andava orgoglioso.
“Benvenuto! Spero che i miei ragazzi ti abbiano trattato con il dovuto rispetto!” - disse, facendosi avanti e porgendo la sua mano al vampiro.
Damon lo fissò per alcuni istanti e lanciò un’occhiata ai due demoni che, dopo un impercettibile cenno di Astaroth, stavano abbandonando la stanza.
“Sono stati dei maggiordomi perfetti, dei veri cavalieri! Mi hanno addirittura fatto fare un giro della tenuta!” - rispose Damon, cinico come sempre.
Astaroth sorrise e lo invitò a sedersi sulla poltrona di fronte a quella su cui lui stava riprendendo posto.
“Ah si?” - chiese.
“Già! E a proposito….Cosa sarebbe tutto quel gran movimento di sotto?” - chiese il vampiro, mettendosi a sedere e lanciandogli uno sguardo a dir poco circospetto.
“Oh! L’hai notato?” - fece Astaroth, fingendo platealmente di essere stato preso alla sprovvista dalla domanda - “Beh…non è nulla di che! Ho solo pensato che in questa cittadina manca un po’ di divertimento e non volevo che Nicole morisse nella noia perpetua di questo posto quindi le sto organizzando una sorpresa, per lei e per tutti ovviamente!”.
“Ovviamente!” - gli fece eco Damon - “Sono convinto che Nicole ne sarà felicissima! Almeno potrà mozzarti la testa in un bel Luna Park! Originale come cosa!”.
“Non è un Luna Park, Damon!” - lo corresse Astaroth - “Ma sai una cosa? Ti ringrazio per il suggerimento! Ho pensato spesso a come uccidere tua figlia, ma non ho mai preso in considerazione la decapitazione!”.
Damon gli sorrise, un sorriso di scherno e sfida che nascondeva una profonda rabbia: “Contento di esserti stato d’aiuto!” - gli sibilò in risposta.
Nicole….uno degli argomenti a cui Astaroth voleva che il vampiro pensasse.
Se voleva sapere cosa aveva in mente la ragazza al pensionato, allora aveva bisogno che Damon pensasse a lei il più possibile, che la tenesse così bene a mente che nel momento in cui sarebbe entrato nella sua testa la prima cosa che avrebbe visto sarebbero stati solo ricordi legati a Nicole.
Astaroth schioccò le dita e fece comparire tra le loro due poltrone un tavolino basso di legno d’ebano su cui era poggiato uno scintillante vassoio di cristallo con due bicchieri.
Il demone ne afferrò uno contenente un miscuglio di fuoco e veleno di scorpione che prese a sorseggiare tranquillamente mentre spingeva con una mano l’altro bicchiere verso il vampiro.
“E’ sangue, solo sangue! Non c’è nulla da temere!” - gli disse sorridendo.
“Sangue…” - ripetè Damon - “Già e di chi, se non sono indiscreto?” - gli chiese.
“Stai suggerendo che sia di tua moglie? Che sia il sangue di cui l’ho privata durante settimane di torture?” - fece Astaroth, fingendosi offeso.
“E’ esattamente ciò che sto suggerendo!” - rispose Damon.
“Beh, ti sbagli! E’ comunissimo sangue, di nessuno che tu conosca personalmente!” - lo informò Astaroth.
Damon gli sorrise ancora: “Credo che passerò comunque!” - disse.
Astaroth scrollò le spalle, indifferente: “Come vuoi! Io cercavo solo di essere gentile!”.
“Credo che sia un po’ tardi per cominciare a fare il bravo padrone di casa, non trovi?” - gli fece notare Damon sporgendosi verso di lui e poggiando i gomiti sulle ginocchia.
“A cosa ti riferisci esattamente?” - volle sapere Astaroth, contento che proprio il vampiro stesse andando dritto sull’altro argomento a cui voleva che pensasse.
“Non saprei! Forse al fatto che mi hai fatto assistere alle torture che infliggi a Bonnie senza che potessi fare nulla per aiutarla? Non è stato molto…gentile!” - rispose Damon.
Astaroth sorrise quasi con nostalgia, come se gli si fosse affacciato alla mente un bel ricordo.
“In quel momento ero molto arrabbiato per la vostra effrazione in casa mia e poi…ad essere onesti mi stavo annoiando!” - si difese.
Damon restò in silenzio, ma il suo sguardo divenne ancora più scuro di quanto già non fosse in precedenza e Astaroth lo sentì ringhiare distintamente mentre stringeva i pugni e lo fissava al limite della sopportazione con la mascella serrata e un vena che gli pulsava al lato della testa.
Astaroth finì tranquillamente il suo drink e si alzò risistemandosi i polsini della camicia e stirandosi la cravatta con le mani.
“Cosa vuoi da me? Perché mi hai fatto venire qui?” - si sentì chiedere dal vampiro.
Sospirò pensieroso e si mosse, facendo un paio di passi in avanti per poter arrivare tranquillamente alle spalle della poltrona di Damon.
“Cosa voglio?” - ripetè sorridendo - “Nulla che a parole tu possa darmi!” - gli sibilò all’orecchio sinistro prima di bloccargli la testa con entrambe le mani e dare inizio alla seconda fase dell’interrogatorio.
Damon tentò di ribellarsi, tentavano sempre tutti di ribellarsi, ma alla fine anche il vampiro, come tutti gli altri, dovette cedere sotto il pressante dolore che gli catturò la testa.
Astaroth lo sentì stringere i denti ancora e ancora, ma alla fine anche Damon non riuscì a resistere oltre e cominciò ad urlare: urla strazianti e cariche di rabbia e dolore che riuscivano a risuonare in ogni ala del castello nero.
Nel frattempo Astaroth aveva chiuso gli occhi e, indifferente alle suppliche e alle grida del vampiro, era riuscito a penetrare nella testa di quest’ultimo.
Quando si guardò di nuovo intorno la sua coscienza aveva abbandonato il suo corpo ed era letteralmente entrata nella mente di Damon.
Si trovava in una stanza infinita e dalle pareti completamente nere e lucide in cui riusciva persino a specchiarsi.
L’unica illuminazione erano delle fiammelle che galleggiavano nell’aria sopra la sua testa, totalmente libere di spostarsi a loro piacimento.
Si trovava al centro della stanza e tutto intorno a lui si estendevano a perdita d’occhio delle file concentriche e ben distanziate di scrigni d’oro intagliato e ricoperti da pietre preziose: dovevano essere i “contenitori” dei vari ricordi che Damon aveva accumulato nei secoli.
Secondo i suoi calcoli quelli più vicini dovevano essere quelli che riguardavano Nicole, Bonnie e il pensionato, i ricordi che a lui interessavano e verso i quali aveva spinto Damon durante la breve chiacchierata di pochi istanti prima.
Persino all’interno della mente del vampiro riusciva a sentire le grida che lo raggiungevano e che gli ricordavano che doveva fare attenzione se non voleva che Damon si accorgesse di ciò che gli stava capitando.
Regola numero uno: poteva scrutare tra i ricordi, ma non poteva spostarli da dov’erano altrimenti correva il rischio che la sua intrusione venisse scoperta.
Fece per avvicinarsi allo scrigno che aveva di fronte a se e, senza usare nessun tipo di magia - perché poteva danneggiare qualcosa -  si abbassò e lo aprì con il solo ausilio delle mani.
Istantaneamente dallo scrigno di levò un luce bianca che si infranse sulle pareti lucide della stanza proiettando il ricordo contenuto al suo interno.
Come previsto si trattava di Nicole.
Doveva risalire a qualche giorno prima perché erano al pensionato, insieme al Damon del passato e a Matt Honeycutt e, presumibilmente, facevano piani.
La cosa strana era che sembrava che Nicole gli stesse dando contro, schierandosi con la sua versione passata.
Astaroth passò al secondo scrigno e c’era ancora Nicole.
Erano ancora al pensionato, ma Fell’s Church era fiorente e tranquilla come lo era prima della sua venuta. Nicole sembrava che stesse svanendo e….Astaroth serrò la mascella e cominciò a sentire l’ira che gli ribolliva nel petto.
Non poteva essere!
Non potevano averlo fatto davvero!
Non potevano averlo preso in giro così!
Passò agli scrigni seguenti e ciò che vi trovò fu Nicole che urlava contro Damon e diceva che non era ancora degno di essere considerato suo padre, il Damon che avrebbe dovuto essere quello del passato che si comportava e parlava come se fosse quello del futuro, ancora Nicole abbracciava quello che doveva essere il Damon del passato e non degnava lui nemmeno di uno sguardo.
E alla fine….vide l’incontro nelle sue segrete tra il vampiro e la strega e sentì ciò che il vampiro aveva provato: curiosità, fascino, scoperta.
Quello non era solo il ricordo della prima volta che il vampiro vedeva la strega da quando lui l’aveva rapita, ma era il ricordo del primo incontro in assoluto tra quella versione futura della strega e il vampiro perché quello che aveva davanti, quello di cui stava scrutando i ricordi non era il padre di Nicole, era colui che sarebbe diventato il padre di Nicole, il vampiro del 2011.
L’avevano preso in giro!
Avevano preso in giro lui, Astaroth!
Avevano fatto uno scambio tra i due Damon, facendogli credere di avere il coltello dalla parte del manico quando in realtà non era così!
Astaroth chiuse gli occhi e sorrise.
Adesso che aveva scoperto il loro inganno quasi si sentiva ferito da ciò che gli avevano fatto.
Decise di andarsene di lì, di porre fine a quella farsa dell’interrogatorio, tanto non avrebbe trovato nulla di interessante in quella mente: dubitava che Nicole avesse fatto piani con quello che reputava la versione stupida e poco degna di fiducia di suo padre.
Si rimise al centro di quella stanza scura e chiuse nuovamente gli occhi, immaginando un grosso artiglio che afferrava la mente del vampiro e la stritolava, graffiandola e riducendola in pezzi.
Riaprì nuovamente gli occhi ed era di nuovo nel suo studio, con il vampiro divenuto improvvisamente muto dal dolore.
Staccò le sue mani dalle tempie di Damon e tornò a sederglisi di fronte, cercando di trattenere la rabbia e mostrarsi pacato e tranquillo.
Non avrebbe detto niente! Non avrebbe detto che aveva scoperto l’inganno!
Voleva che continuassero a credere di avere un qualche vantaggio su di lui per poi poterli cogliere alla sprovvista quando meno se lo sarebbero aspettato, quando sarebbero stati più vulnerabili.
Aveva in mente un paio di cosette da mettere in atto che probabilmente gli avrebbero rallegrato diversi anni a venire.
“Quindi era questo che volevi? Torturarmi? Stritolarmi il cervello a morte?” - gemette Damon.
“A morte? Mi sembra che tu sia ancora vivo, no?” - fece Astaroth.
“Allora perché mi hai fatto venire qui? Rispondimi!” - ringhiò Damon.
“Noia, Damon! E’ sempre questione di noia!” - rispose Astaroth, richiamando con un battito di mani i due demoni che avrebbero scortato nuovamente il vampiro nella cella della strega.

“Ti ho cercato dappertutto!” - la voce preoccupata di Owen irruppe violentemente nei suoi pensieri riportandola alla realtà.
Dopo la sfuriata a Stefan e ad Elena di cui era stata protagonista e dopo aver assistito all’incantesimo di Bonnie sulla loro Meredith, Lilian aveva risalito tutte le scale che attraversavano i vari piani del pensionato fino ad arrivare ad una porticina chiusa a chiave che lei aveva aperto senza sforzo andandosi a rintanare in un angolo appartato del tetto.
Voleva stare un po’ da sola e riflettere senza nessuno che le ronzasse intorno.
Ciò che sentiva in quel momento era ansia per la madre di Owen e delusione verso Stefan ed Elena.
Più li guardava e più vedeva il mondo perfetto a cui aveva sempre pensato di appartenere che si sgretolava e le cascava sulla testa, rivelandole le crepe che erano sempre state lì senza che lei ne sapesse nulla.
A dire il vero si sentiva anche un po’ delusa dai suoi genitori perché non le avevano mai parlato di ciò che il loro rapporto aveva attraversato in passato.
Forse era sbagliato che i genitori si confidassero con i proprio figli, ma Lilian pensava che fosse altrettanto sbagliato che i genitori ponessero i figli sotto una perfetta campana di vetro, creando per loro un mondo perfetto e facendo si che conoscessero solo quello.
Non che Lilian non avesse presente tutte le minacce che potevano venire dal mondo esterno, ma non aveva idea delle minacce che potevano venire dalle profondità della sua anima e delle anime delle persone che amava.
Conosceva il dolore fisico inferto da un nemico, ma non conosceva il dolore emotivo che ti può venire inferto dalle persone a cui tieni, quel dolore che ti segna dentro e che ti cambia, quel dolore che può essere più intenso di qualsiasi ferita possa subire il tuo corpo.
Lilian non era preparata a tutto questo e adesso che guardava Owen si chiedeva se non avesse idealizzato anche il loro rapporto sulla base di quello che aveva sempre creduto essere il rapporto simbiotico e privo di qualsiasi imperfezione dei suoi genitori.
Non sapendo cosa fare o cosa rispondergli, si limitò a sorridergli debolmente, alzandosi in piedi e cercando di ripulire dalla polvere il vestito leggero che indossava, strofinandolo con le mani.
Owen le si avvicinò e senza alcuna esitazione le sorrise e l’abbracciò passandole le mani lungo tutta la vita, spingendola verso di se e tenendola saldamente.
“Pensavo di averti persa!” - scherzò.
Lilian abbassò lo sguardo, completamente rossa in volto, poggiandogli delicatamente le mani sulle braccia lasciate scoperte dalla camicia alla quale erano state ripiegate frettolosamente le maniche fino all’altezza dei gomiti.
“Ero qui!” - ripose.
Owen annuì: “Come stai?” - le chiese premurosamente.
Lilian sorrise e alzò gli occhi ad incontrare quelli grigi di lui: “Sto bene! Benissimo, anzi!” - rispose.
Ma Owen non le credette e scosse la testa.
“Qualsiasi cosa tu stia pensando…non è così grave come sembra, Lilian!” - le disse - “Hai fatto bene a dire ciò che pensavi e vedrai che le cose tra Stefan ed Elena miglioreranno adesso! Non credo che rimarranno indifferenti a tutto ciò che hai detto, non Stefan almeno! Lui capirà e saprà cosa fare per rimettere le cose al loro posto senza pregiudicare in alcun modo te!”.
“Ed Elena?” - chiese Lilian.
Owen rimase a fissarla in silenzio per alcuni istanti prima di risponderle.
“Seguirà Stefan! Lo ha già fatto una volta!” - le disse, riferendosi ai suoi genitori che qualche anno prima erano allo stesso punto in cui erano adesso Stefan ed Elena.
Lilian annuì, riabbassando la testa, ma fu costretta a rialzarla di scatto quando Owen serrò di più la presa sulla sua vita e prese in mano un argomento che cercavano sempre di evitare entrambi, un argomento che avevano deciso di riprendere solo quando tutta quella storia di Astaroth sarebbe finita.
“E…per quello che riguarda noi, quello che c’è tra noi due….io ti conosco, Lilian, e so cosa stai pensando! Ma ti assicuro che…quello che abbiamo è reale, non è una fantasia né un sogno idealizzato né la copia perfetta di qualsiasi altra cosa! E’ reale! Lo sento! Lo so! Il nostro…è un amore reale!” - le disse.
Lilian sentì gli occhi pungerle per le lacrime che all’improvviso erano accorse, in risposta all’ultima affermazione di Owen.
“Amore?” - gli chiese.
Owen sorrise appena e abbassò il suo viso fino a far toccare la fronte di Lilian con la sua.
“Tu in quale altro modo lo chiameresti?”.
A Lilian mancò il respiro.
Lei sapeva, sapeva con tutta se stessa di amare Owen, di amarlo da sempre e, forse era un po’ presuntuoso dirlo, ma si era sempre sentita amata da lui.
Quella, però, era la prima volta che usavano entrambi la parole “amore” per descrivere ciò che sentivano l’una per l’altro.
Una lacrima le rigò il viso e subito sentì una mano di Owen che corse ad asciugargliela prima di avvicinare le labbra alla sua guancia, lasciandole un bacio tenero che le scaldò l’anima.
Sentì il cuore cominciarle a correrle nel petto e il respiro che le diventava affannoso mano a mano le labbra di Owen si spostavano dalla guancia a quella piccola parte sensibile appena dietro il lobo dell’orecchio fino a scenderle lungo il collo.
Dovette aggrapparsi alle spalle di lui per non cadere e allora Owen la strinse maggiormente mentre le baciava la spalla quasi del tutto nuda, fatta eccezione per la sottile bretellina del vestito che indossava.
Mai, mai, mai aveva provato delle sensazioni simili e mai lei ed Owen erano stati tanto vicini, ma forse le cose stavano cambiando, forse non era la sola ad aver cominciato a pensare che quel patto che avevano fatto era stato un terribile sbaglio, forse non era la sola ad aver cominciato a credere che stargli accanto senza poterlo sfiorare come avrebbe voluto non le bastava più.
Quel momento, però, venne interrotto quando captò con il suo udito da mezza vampira la notizia che la madre di Owen era finalmente sveglia.
Si staccò da lui quasi bruscamente e non potè fare altro che sorridere dell’espressione del ragazzo.
“Che succede? Ho fatto qualcosa che…” - subito si preoccupò lui.
Lilian scosse vigorosamente la testa.
“No, Owen, no! E’ tua madre….si è svegliata!” - gli comunicò restando a guardare mentre sul viso di Owen prima calava la confusione, poi la consapevolezza e infine la gioia.
“Mia madre…” - disse.
Lilian annuì: “Andiamo!” - lo esortò, prendendolo per mano e trascinandoselo dietro mentre tornavano alla porta che dava sull’interno del pensionato e scendevano le scale fino ad arrivare alla stanza dove la madre di Owen, la loro Meredith, sorrideva a tutti, completamente guarita, standosene seduta al centro del letto con il marito che non faceva altro che riempirle la mano di baci devoti.
Owen scoppiò a ridere e si tuffò su sua madre, stringendola e gridando quanto gli fosse mancata.
Erano presenti tutti in quella stanza e tutti stavano condividendo la gioia di quella famiglia che finalmente si ritrovava.
Istintivamente Lilian si avvicinò a Stefan e ad Elena.
“Vi chiedo solo una cosa…” - sussurrò loro - “Quella felicità!” - disse indicando il padre, la madre e il figlio finalmente riuniti - “Per noi tre desidero solo quella felicità! Ve ne prego!”.








NOTE:
Ciao  a tutti! Come state?*_*
Innanzitutto voglio cominciare ringraziando tutti quelli che hanno letto e/o recensito lo scorso capitolo e chiedendovi ancora immensamente scusa per non aver postato la scorsa settimana a causa della brutta influenza che mi ero presa!°°
Passando a questo capitolo....
Di solito non succede praticamente mai che io me lo dica da sola, perchè praticamente mai lo penso, ma questa settimana mi sembra di aver fatto un buon lavoro! Su questo capito ci ho lavorato veramente fino all'ultimo e ne sono stranamente felice: di solito non sono mai contenta fino in fondo di ciò che scrivo*_*
Spero, quindi, che piaccia anche a voi!XD
E' un capitolo abbastanza intenso, secondo me, dove succedono un pò di cose!
Prima tra tutti: l'altra Meredith si risveglia e subito c'è il primo confronto tra lei e la nostra Meredith! Cosa ve n'è parso? L'altra Meredith è una tosta, ancora più tosta di Meredith se è possibile!XDXDXDXD
Poi ci sono Nicole e Bonnie! E' un piccolo intermezzo, ma ho voluto inserirlo perchè secondo me molto importante in quanto Nicole finalmente comincia a vedere davvero Damon con nuovi occhi e sotto una nuova luce, comincia a vederlo come suo padre, ecco!
E poi ci sono Astaroth, Damon e l'interrogatorio!XDXDXDX
Ve l'avevo detto che Damon avrebbe passato un brutto quarto d'ora e adesso Astaroth sa dello scambio, ma non ha detto nulla e questo lo mette nella posizione di avere un vantaggio sul vantaggio che avevano gli altri al pensionato! In poche parole: i nostri eroi sono nella...ehmm...cacca!XDXDXD
E per finire...Lilian ed Owen...*_* Oddio io li adoro e lo so che adesso vorrete uccidermi perchè non c'è stato il bacio, ma quello arriverà in un momento che....cioè...per come lo vedo nella mia testa sarà fantastico!*_* Quindi...pazientate, amiche!*_*
Allora...che ve nè parso del capitolo?*_*
Adesso passiamo alle foto!
Questa settimana ho deciso di postare quelle di Matt, di Katie e di Lucas!*_*
Matt, lo ammetto, io l'ho sempre immaginato un pò come il solito ragazzo biondo e occhi azzurri, ma un pò anonimo a mio dire!XDXDXD
Katie è, se ricordate, la strega del Regno Magico che è stata una delle protagoniste delle ultime due storie della serie "Il Linguaggio della resa" dove era diventata un'ottima amica di Bonnie e Stefan e...udite, udite....la ragazza di Matt!*_*
Infine Lucas....il vampiro che all'inizio de "Il linguaggio della resa" doveva sposare Bonnie! Lui l'ho sempre adorato tanto è che ne Il grigio della vita l'ho fatto ritornare per dare un giusto finale anche a lui!*_*
Allora...queste sono le foto...



Matt - Alexander Ludwig
Matt Alexander Ludwig

 
Da Il linguaggio della resa: Il Sigillo e Il grigio della vita
Katie - Monika Jagaciak

Katie Monika Jagaciak


Da Il linguaggio della resa e Il linguaggio della resa: Il grigio della vita
Lucas - Sean Faris

Lucas Sean Faris

Eccoli qui tutti e tre!
Vi confesso che per Lucas ho sempre immaginato lui e Katie...beh...quella modella è bellissima e la rispecchia egregiamente! Per quanto riguarda Matt..non so...appena ho visto quella foto ho pensato che quell'attore fosse abbastanza biondo, occhi azzurri e anonimo per essere il perfetto "Mutt"!XDXDXDXD
Cosa ne pensate?
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler mentre per altre foto e il nuovo capitolo...
A giovedì....BACIONI...IOSNIO90!!!








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Capitolo 23
*** Influenze sul futuro ***


Influenze sul futuro
Non riuscire a fare un qualcosa che si vuole fare disperatamente è già abbastanza irritante di suo, se a questo si aggiungevano delle torture mentali appena subite e un dolore che non accennava a diminuire allora l’irritazione poteva arrivare tranquillamente a raggiungere i livelli della rabbia cieca e dell’istinto omicida.
I demoni lo tenevano per le braccia e non facevano altro che spingerlo attraverso corridoi lunghissimi e obbligarlo a scendere scalinate strette ed infinite per poterlo riportare nella cella dalla quale lo avevano prelevato ormai qualche ora prima e Damon, con la vista annebbiata e la testa che gli pulsava, non faceva che chiedersi come avesse fatto in precedenza a non accorgersi di quanto fosse lunga la strada che divideva le segrete dalle stanze di Astaroth.
Astaroth….
Avrebbe voluto ucciderlo con le sue stesse mani, peccato che non ne aveva la forza.
Qualsiasi cosa gli avesse fatto lo aveva reso una sottospecie di rincretinito accecato dal dolore che addirittura si era umiliato urlando e che a quanto pareva aveva urgente bisogno di un deambulatore se voleva avere qualche chance di andarsene in giro da solo a breve.
Damon lo odiava, odiava Astaroth e odiava se stesso per non essere riuscito a fare nulla per contrapporsi, per non essere riuscito a rimanere lucido.
Si era arreso e non riusciva a perdonarselo.
Forse il fatto di avere qualcuno che ti stritolava letteralmente il cervello poteva essere, agli occhi degli altri, una scusa accettabile per essersi dimostrato così debole da non riuscire a combattere, ma per lui no.
Lui si sentiva deluso da se stesso, indegno di essere considerato un vampiro.
E se non era degno di essere un vampiro allora di cosa mai poteva essere degno?
Aveva trascorso la sua vita nella convinzione che la sua natura fosse tutto ciò che gli serviva e tutto ciò che meglio lo rappresentava, che passare il tempo a far finta di essere ancora umano non sarebbe mai servito a nulla.
Essere un vampiro era tutto ciò che realmente aveva, l’unica cosa che sapesse fare al meglio.
Ma se si lasciava sottomettere così dal primo demone che passava, se non era più in grado di essere un vampiro temibile allora quale altra ragione aveva per continuare a lottare e ad andare avanti?
Recuperare la propria dignità, la propria nobiltà d’animo?
Ci aveva provato, o almeno aveva pensato di provarci…per Elena, ma si era presto reso conto che essere nobile e dignitoso non gli si addiceva, quello era il ruolo perfetto per Stefan, non per lui.
Damon era il fratello cattivo, il mostro, l’assassino spietato e senza scrupoli.
Ma se arrivava un altro mostro ancora più crudele di lui, allora cosa succedeva?
Damon aveva visto abbastanza film di serie B da sapere con certezza che quando arriva un cattivo più cattivo del precedente allora quest’ultimo nel migliore dei casi viene ucciso altrimenti passa sullo sfondo e diventa un specie di mammoletta effeminata, diventa inutile….così come si sentiva lui in quel momento dopo il suo primo, vero colloquio privato con Astaroth.
Lasciarsi andare al dolore che ancora provava e lasciare che vincesse trasformandolo in un inetto, un’ameba a malapena cosciente oppure uccidendolo sarebbe stato facile, la cosa più facile da fare.
Ma - accidenti a lui! - aveva fatto una promessa e se c’era una cosa che non appena era divenuto vampiro aveva deciso di continuare a tenere vivo nel suo essere era il senso del dovere: quando dava la sua parola, allora la manteneva! Sempre! Poco importavano le conseguenze.
E lui aveva dato la sua parola a Bonnie dicendole che sarebbe tornato, le aveva fatto una promessa e non poteva non mantenerla.
Il ricordo dell’angoscia nella voce della streghetta poco prima che lui chiudesse la connessione telepatica con lei era ancora vivido nella sua mente e, sebbene non riuscisse ancora ad ammettere il perché, Damon sentiva che l’unica cosa che davvero voleva fare in quel momento era riaprire quella dannata connessione e farle sapere che stava bene, che Astaroth non aveva voluto vederlo per ucciderlo.
Lei si sarebbe accorta che era stato torturato, ma meglio saperlo torturato che pensarlo morto, no?
Damon riusciva quasi ad immaginarla Bonnie, oltre la nebbia che gli offuscava la mente, mentre se ne andava in giro per il pensionato guardando fuori dalle finestre e aspettando malinconicamente di ricevere sue notizie.
Magari avrebbe anche passato tutto il suo tempo attaccata al braccio dell’altro Damon, perché sentire che l’altro Damon era vivo ed era con lei avrebbe significato che anche lui era ancora vivo nelle segrete del castello nero aspettando il momento buono per mantenere la sua promessa e ritornare.
Ma ritornare dove?
Al pensionato?
Da lei?
Damon non credeva neppure di saperlo. Per lui la promessa si fermava al tornare, cosa ci sarebbe stato al suo arrivo ad aspettarlo allora lo avrebbe visto e deciso in seguito.
I demoni spalancarono, con un gran fracasso di metallo contro metallo, la cella dove ancora era incatenata l’altra Bonnie e lo spinsero malamente all’interno per poi richiudere tutto e andarsene via velocemente.
Damon si lasciò scivolare a terra, tenendo la schiena contro le sbarre e si afferrò la testa tra le mani, quasi sorridendo all’idea del suo cervello spappolato che continuava a grondare sangue nonostante cercasse di rimarginarsi e rimettersi a posto da solo.
Tutto quel dolore sembrava quasi una punizione divina per tutto il male che lui aveva causato nel corso dei secoli. Peccato solo che il suo punitore fosse un demone dell’Inferno e non un angelo arrabbiato disceso appositamente dal Paradiso per fargliela pagare e per fare finalmente giustizia.
Forse si trattava del karma: era risaputo che fosse un gran bastardo.
Damon aprì appena gli occhi e sospirò di sollievo quando l’altra Bonnie gli si inginocchiò di fronte e gli poggiò le sue mani fresche sul viso.
Strano! Avrebbe dovuto essere lui quello morto e freddo e invece in quel momento si rese conto di quanto si sentisse vulnerabile e bollente, come se stesse andando a fuoco.
Quella sensazione di terrificante calore doveva essere un marchio del passaggio di Astaroth, il Figlio del Fuoco: forse allora c’era davvero un motivo per il fatto che lo chiamassero così oltre all’evidente predisposizione del demone a sparare palle di fuoco dalle mani.
“Damon? Cosa ti è successo, Damon? Cosa voleva Astaroth?” - gli chiese gentilmente l’altra Bonnie. Aveva avuto l’accortezza di parlare bisbigliando e Damon gliene fu silenziosamente grato.
“A saperlo, Bonnie! Da quello che mi ha detto si annoiava e voleva divertirsi quindi si è dato alla tortura su di me, ma non so di preciso cosa ha fatto! Mi ha afferrato la testa tra le mani e poi ho sentito solo…dolore, anche adesso lo sento e non riesco a contattare Bonnie al pensionato per dirle di non stare a preoccuparsi per me!” - le rispose.
“Sei stato torturato eppure l’unica cosa a cui pensi è a tranquillizzare Bonnie?” - gli chiese l’altra Bonnie con uno sguardo da furba che evidentemente avrebbe sviluppato negli anni perché al momento la streghetta del suo tempo ne era sprovvista.
“Non è quello che ho detto!” - rispose Damon.
“Invece è esattamente quello che hai detto!” - lo rimbeccò l’altra Bonnie.
“Ho detto quello che ho detto! Smettila di tentare di trovarci dei significati profondi e nascosti! Al momento non penso di avere la prontezza di spirito di risponderti a dovere, troppo mal di testa!” - fece Damon, cercando di dare abbastanza fermezza al suo tono per farle intendere che quell’argomento si esauriva in quel momento, ma a quanto pareva l’altra Bonnie non l’aveva capito oppure faceva finta di non averlo capito perché continuava a guardarlo con quei suoi occhi che troppe volte lo avevano portato sull’orlo della pazzia, spingendolo a provare cose che aveva deciso di non provare più e a parlare di cose di cui mai avrebbe voluto parlare.
“Smettila di fissarmi in quel modo…” - le disse, scocciato.
“In che modo?” - fece lei - “Non ho messo su nessuna espressione particolare in questo momento!” - si difese.
Damon non ce la fece più, troppo stanco per via della sofferenza alla testa che provava.
“Non è l’espressione! Sono gli occhi! Sono sempre stati gli occhi! Hai degli occhi strani! Mi spingono a….sentire cose…” - fece Damon, parlando quasi con disgusto verso se stesso e verso quelle cose che gli occhi della streghetta gli avevano sempre fatto provare.
“Dovresti dirlo a Bonnie!” - fece l’altra Bonnie dopo una breve risata.
“Che ha gli occhi strani?” - fece Damon.
“Esatto!” - rispose l’altra Bonnie, scrollando le spalle.
“E tu dovresti farti gli affari tuoi!” - disse Damon.
L’altra Bonnie gli sorrise accondiscendente, accarezzandogli i capelli e fissandolo come se fosse sul serio un povero demente.
“Ma questi sono affari miei, Damon! Io sono Bonnie! Ho qualche anno in più, ma sono sempre la stessa streghetta che adesso è al pensionato!” - gli fece notare candidamente.
Damon assottigliò lo sguardo mentre si rendeva conto che il numero dei secondi tra una fitta di dolore alla testa e un’altra aveva lentamente cominciato ad aumentare.
“Allora, strega, che ne dici di fare una qualche strana magia e vedere cosa mi ha fatto Astaroth! Può dire quello che gli pare, ma non me la bevo che mi abbia fatto andare fino al suo studio privato per torturami! Avrebbe potuto farlo qui, come ha fatto con te! Perchè portarmi di sopra? Per mostrarmi il suo Luna Park?” - fece Damon.
“Luna Park?” - s’incuriosì l’altra Bonnie.
Damon scrollò le spalle e si staccò le mani dalle tempie, appoggiando la testa contro le sbarre alle sue spalle.
“Già! A quanto pare fervono grandi preparativi al pieno di sopra! Ha detto che è per Nicole e per noi tutti!” - rispose Damon.
L’altra Bonnie ci riflettè su un attimo, volgendo lo sguardo alla sua destra e arricciando il naso mentre si mordeva il labbro inferiore.
Era bella, non c’era nient’altro da dire.
Era bella così come lo era la streghetta, ma allo stesso tempo era profondamente diversa da lei, Damon non poteva non notarlo.
Bonnie era una bambolina che andava protetta, talmente fragile che dava l’idea che si sarebbe potuta rompere anche con un banale soffio di vento.
L’altra Bonnie, invece, era più matura, più consapevole, troppo diversa da Bonnie perché lui potesse in qualche modo capirla o trovare delle somiglianze tra le due.
“Sta per succedere qualcosa!” - sentenziò l’altra Bonnie.
“Lo penso anch’io!” - sospirò Damon - “Allora…adesso cerchi di capire oppure no cosa mi ha fatto Astaroth e perché non riesco più a connettermi con Bonnie?” - la incalzò, poi, tornando sul discorso precedente.
L’altra Bonnie scrollò la testa, come a liberarsi da un pensiero fisso, e tornò a guardarlo.
“Non riesci a connetterti con Bonnie perché sei ancora troppo provato dopo la tortura e per quanto riguarda cosa ti ha fatto Astaroth….beh…niente! Nella tua mente è tutto a posto!” - gli rispose.
Damon corrugò la fronte.
“E questo lo hai capito da…” - fece.
“Questo l’ho capito dalla connessione telepatica tra noi due!” - rispose l’altra Bonnie.
Damon si tirò leggermente indietro.
“Io non sono connesso con te! Io sono connesso con Bonnie!” - fece.
“Io e Bonnie siamo la stessa persona e il mio passato sta cambiando!” - rispose l’altra Bonnie.
“Spiegati!” - la incitò Damon.
“Aprire una connessione telepatica con qualcuno vuol dire letteralmente creare un ponte che colleghi le due persone coinvolte! La connessione funziona più o meno così: una delle due persone crea il ponte e poi incontra l’altra persona al centro di esso ed è lì che condividono pensieri, emozioni, parole…stando insieme al centro di quel ponte! La connessione si chiude quando una delle due persone lascia il ponte, ma quel ponte non sparisce perché una volta creato non può più essere distrutto e questo significa che, nel bene o nel male, quelle due persone saranno sempre collegate e che in qualsiasi momento uno dei due potrà attraversare quel ponte e esortare l’altro a raggiungerlo! Più le due persone sono vicine, sia emozionalmente che fisicamente, più è possibile che ciò avvenga, che i due entrino in contatto quasi automaticamente!” - spiegò l’altra Bonnie.
“Questo lo so anch’io, quello che non capisco ancora è cosa c’entri tu e cosa c’entra il tuo passato che cambia!” - fece Damon.
“Damon…voi avete viaggiato nel futuro, nel vostro futuro! Non importa le ipotesi che fate o ciò che pensate, non vi trovare in una realtà parallela o in chissà quale altra linea temporale! Voi non vi siete mossi dalla vostra linea temporale, avete soltanto fatto un passo avanti di vent’anni su quella stessa linea, la vostra
 linea! Ciò significa che noi siamo davvero voi stessi tra qualche anno! Adesso devi capire che tutto ciò che vi sta capitando a noi non è mai capitato! I giorni che voi state passando qui avreste dovuto trascorrerli tranquillamente nel vostro tempo a fare le vostre cose così come abbiamo fatto noi! Ma così non è stato, voi siete venuti qui e quei giorni tranquilli che noi abbiamo vissuto voi non li state vivendo e, per quanto voi possiate pensare che siamo noi quelli che influenzano le vostre scelte e le vostre persone, in realtà è il contrario: siete voi che influenzate le nostre vite! Bonnie, la tua Bonnie, per me rappresenta il mio passato e se fino a prima che voi arrivaste io ricordavo chiaramente quei giorni tranquilli che voi avreste dovuto vivere a Fell’s Church senza viaggi temporali, senza demoni e senza figlie dal futuro, adesso i miei ricordi, come quelli di ognuna delle vostre versione future, si stanno facendo annebbiati, si confondo con ciò che voi avete vissuto perché se lo avete vissuto voi allora è logico pensare che un tempo l’abbiamo vissuto anche noi! Voi state riscrivendo le nostre storie, le nostre vite e di conseguenza i nostri ricordi stanno cambiando, stanno diventando lentamente uguali ai vostri! Quando tutta questa storia sarà finita e voi tornerete nel vostro tempo, tutto sarà diverso. Voi crescerete ricordando il vostro viaggio nel futuro e noi ci ritroveremo con delle storie diverse, ci ritroveremo a ricordare che anche noi abbiamo viaggio nel futuro a nostro tempo perché siamo stati coinvolti in una strana guerra con un demone!” - fece l’altra Bonnie - “Cosa c’entro io con la connessione telepatica tra te e Bonnie? E’ semplice! Io e Damon, il mio Damon, non abbiamo mai aperto nessuna connessione telepatica perché non ne abbiamo mai avuto bisogno! Ma adesso tu e Bonnie lo avete fatto, tu e Bonnie le nostre versione passate, quindi ciò significa che anche questo aspetto della nostra vita è cambiato, che di conseguenza anche noi siamo collegati! E se io sono Bonnie e sono collegata a Damon, poco importa a che punto della nostra vita siamo, io e te siamo collegati perché potremmo anche venire da due anni diversi ma siamo sempre Bonnie e Damon! E la stessa cosa ovviamente vale adesso anche per mio marito e  Bonnie al pensionato!” - terminò.
“E’ tutto talmente assurdo da sembrare quasi logico!” - commentò Damon.
“Si tratta di viaggi nel tempo, Damon, che ti aspettavi?”.

Quando la vita ti mette di fronte a delle situazioni impossibili che fai?
Quante volte Matt aveva sentito questa domanda ripetuta come intro di qualche stupido telefilm di fantascienza o come sottofondo ad una pubblicità di detersivi o ancora in uno di quei talk show pomeridiani che tanto piacevano alla signora Flowers?
E ovviamente mai che ci fosse stata una volta in cui qualcuno fosse riuscito a dare davvero una risposta sensata o a suggerire almeno sommariamente il comportamento più adatto da tenere quando si trattava delle suddette “situazioni impossibili”.
Nemmeno lui, che ormai poteva affermare con convinzione che di situazioni impossibili ne aveva vissute abbastanza da averne le tasche piene per il resto dei suoi giorni, sapeva davvero rispondere a quella domanda.
Forse perché non esisteva una risposta adatta.
Forse perché ognuno reagiva in modo diverso.
O forse perché le vere situazioni impossibili capitavano così raramente ed erano così improvvise che nessuno aveva mai la prontezza di spirito per analizzare cosa gli stesse succedendo.
L’istinto….probabilmente era a quello che ci si doveva affidare, ma Matt non ne era propriamente convinto.
In quel momento il suo istinto non faceva altro che urlargli di scappare via da quel posto, da quel tempo e da Astaroth, ma si rendeva conto che non poteva farlo, non senza qualcuno che lo riportasse nel suo tempo.
E quanto sarebbe stato codardo a chiedere a Nicole di rispedirlo nel 2011?
Oltretutto non poteva farlo perché, oltre a deludere gli altri, avrebbe deluso se stesso. E con “se stesso” non intendeva la sua versione futura, ma proprio se stesso, Matt, la sua persona.
Se c’era una cosa di cui poteva essere grato a quella strana esperienza che stava vivendo era che gli aveva dato un motivo per lottare, gli aveva donato la prospettiva di una vita felice, di una casa, di una moglie, di una famiglia e Matt non aveva alcuna intenzione di lasciarsela sfuggire.
Era difficile, non poteva negarlo a nessuno, figuriamoci a se stesso.
Era difficile perché lui dopo tutte le belle batoste che aveva avuto con le poche ragazze alle quali aveva davvero donato il suo cuore o aveva pensato di farlo adesso tendeva a non fidarsi molto quando si trattava di sentimenti quindi lottare per una persona, Olivia, che non aveva mai conosciuto, lottare per la felicità insieme a lei nonostante non sapesse chi fosse gli risultava abbastanza complicato.
L’altro Matt gli era stato di grande aiuto perché lo teneva costantemente distratto, spingendolo ad interessarsi ad altre faccende.
Paradossalmente sembrava che, mentre tutti gli altri cercavano sempre il modo di scappare dalle loro versioni future, lui era l’unico che passava tutto il suo tempo proprio con l’altro se stesso che adesso si era messo in testa di cominciare ad istruirlo e a dargli le dritte giuste che gli avrebbero permesso, in futuro, di diventare come lui o - per meglio dire - di diventare lui.
Non gli ci era voluto di certo l’altro Matt per capire che non poteva avere avuto un evoluzione ed una maturazione simile nel giro di una notte sola, ma il fatto che proprio l’altro Matt, che all’inizio sembrava quello più restio ad aprirsi con loro, si fosse fatto venire l’idea di essere lui stesso il suo primo “mentore” - se così lo si poteva chiamare - lo aveva lasciato a dir poco stupito.
L’altro Matt gli faceva leggere libri e documenti antichi, lo spingeva a ragionare e a riflettere, gli parlava per ore dei vari metodi di ricerca e lo esortava a fargli domande di qualsiasi tipo per poterlo aiutare a fugare ogni dubbio o incertezza che poteva avere e che rendeva la sua mente poco lucida.
Gli piaceva l’altro Matt e non si vergognava a dirlo.
Era con lui e con l’altra Meredith in quel momento nel solaio che di solito usavano come stanza per le riunioni private e stava ascoltando i due che parlavano di tutto ciò che era successo da quando l’altra Meredith era stata ferita e rilegata in un letto.
Era strano vederli insieme, invecchiati, a scambiarsi confidenze ed opinioni, ma gli faceva piacere sapere che il suo rapporto con Meredith fatto di stima reciproca e appoggio incondizionato non sarebbe cambiato nel corso del tempo.
L’altra Meredith si stava preparando a tornare da suo marito quando Nicole e l’altro Damon entrarono e li pregarono di rimanere.
Matt rimase al suo posto, ad ascoltare e ad osservarli: l’ultima cosa che voleva era infastidirli in un momento tanto delicato come quello in cui si trovavano.
“Astaroth ha in mente qualcosa, qualcosa di infinitamente…demoniaco!” - esordì Nicole facendo su e giù per la stanza a grandi falcate.
“Questo è certo! Da quando ci ha sorpresi tutti nel suo castello sono passati due giorni e non si è ancora visto! Oltretutto anche i demoni sembrano totalmente scomparsi dalla città: sono tutti al Castello!” - si accordò l’altro Damon.
“Allora la domanda adesso è: perché? Perché Astaroth tiene tutto il suo esercito chiuso in casa? Cosa sta architettando?” - fece l’altra Meredith, seduta su una sedia sgangherata poco lontano da lui.
“Non mi piace per niente! Non ci ha mai messo così tanto per riorganizzarsi! Mai!” - fece notare Nicole, fermandosi ad osservarli tutti, uno per uno - “E’ un problema! Sta diventando un problema sempre più imponente mano a mano che i secondi passano! Per non parlare di Damon e la mamma: non abbiamo più loro notizie da quando Damon ha chiuso il collegamento con Bonnie!” - aggiunse.
“Neanch’io riesco a sentire nulla, in effetti!” - fece l’altro Damon, lasciando Matt perplesso per un attimo, ma tornò di nuovo a focalizzarsi sul gruppo che aveva di fronte: ci avrebbe pensato in seguito a chiedere delucidazioni all’altro Matt.
Insomma…se era Damon quello connesso con Bonnie allora cosa c’entrava l’altro Damon?
“E abbiamo anche un altro problema bello grosso!” - aggiunse l’altro Damon, catturando l’attenzione di tutti.
“Quale?” - chiese Nicole.
Ma l’altro Damon lasciò perdere sua figlia e si rivolse all’altro Matt.
“Quello che ha detto Lilian sul fatto che lei e Nicole si sentono male per via delle nostre versioni passate…” - disse - “…è vero? E’ così?”  - chiese.
L’altro Matt fu costretto ad annuire.
“E dobbiamo preoccuparcene? Cioè…non che io non sia preoccupato per la faccenda, ma…quello che voglio sapere è se dobbiamo preoccuparcene più del dovuto e considerarlo un problema di prioritaria importanza perché, se così fosse, dovrete rassegnarvi al fatto che non manderò mai mia figlia contro Astaroth correndo il rischio che possa sentirsi male ed indebolirsi all’improvviso e senza che nessuno possa fare nulla per aiutarla!” - fece l’altro Damon.
Matt osservò la sua controparte futura sospirare e scuotere la testa con un accenno di sorriso sul volto stanco.
“Per Nicole non credo ci siano problemi ora come ora! Adesso che Damon e Bonnie hanno questa connessione sono portato a credere che si stiano in qualche modo avvicinando, così come siamo portati a crederlo tutti!” - rispose.
“E Lilian?” - chiese Nicole.
“Per Lilian….beh…non credo che Stefan ed Elena siano rimasti del tutto indifferenti alla sue parole e alle sue accuse! E se conosco Stefan almeno un po’ credo che farà di tutto per riuscire a trovare al più presto una soluzione al problema che vada a beneficio di ogni persona coinvolta e non faccia del male a nessuno!” - rispose l’altro Matt.
L’altro Damon annuì e ghignò.
“Non l’avrei mai detto, ma la prevedibilità di mio fratello di tanto in tanto è piacevole, molto rassicurante! E il fatto che negli anni non è mai cambiato di una virgola rende molto più semplice capirlo e decifrarne i pensieri!” - disse.
Nicole incorciò le braccia al petto e sorrise.
“A differenza tua, o meglio di Damon che con la sua tanto adorata imprevedibilità non sai mai cosa gli passa per la testa!” - commentò.
“Così è più divertente!” - si difese l’altro Damon.
“Divertente? Sarà divertente per te, ma per chi ti deve stare intorno e sopportarti ventiquattro ore al giorno è terribilmente irritante!” - rispose a tono l’altra Meredith - “Magari adesso ti si riesce a sopportare di più, ma me lo ricordo il tempo da cui vengono le nostre versioni passate ed in quel periodo posso dire onestamente che davi proprio il peggio di te!” - aggiunse.
“Mi era mancata la tua infinita gentilezza, Meredith!” - fece, sarcastico, l’altro Damon.
Matt si ritrovò a guardare il vampiro e la cacciatrice con sguardo ammirato e sognante perché, nonostante fossero anni nel futuro, quei due erano ancora Damon, Meredith e le loro frecciatine al vetriolo.
Era sempre bello scoprire che alcune piccole cose non erano cambiate affatto.
Già era stato scioccante venire a conoscenza del cambiamento nel suo rapporto con Damon, almeno sapere che tra il vampiro e Meredith non sarebbe mai cambiato niente lo rincuorava non poco.
“E già che siamo in vena di elencare tutti i problemi che ci affliggono…” - riprese l’altra Meredith - “…qualcuno mi spiega di nuovo il motivo per cui tu, Damon, hai deciso che fosse una decisione saggia far venire loro dal passato? Potrebbero cambiare ogni cosa! Già alcune cose sono cambiate!” - fece, tenendo con forza il suo braccio sinistro e indicando Matt che si guardò intorno spaesato.
L’altro Damon abbassò per un attimo la testa e sospirò, passandosi una mano sul volto improvvisamente tormentato.
“Lo so, Meredith, lo so! Non è stata una grande idea, me ne rendo conto, ma ormai è tardi per tornare indietro: l’unica cosa che possiamo fare è cercare di contenere i danni che loro potrebbero arrecare alle nostre vite!” - le rispose.
“Si, Damon, ma…perché? Perché hai deciso una cosa simile? Non eri più così imprudente da parecchio tempo, ormai!” - incalzò l’altra Meredith.
“Perché? Perché io e Stefan eravamo circondati dai demoni, perché Astaroth aveva appena rapito Bonnie, perché Nicole e Lilian erano nel passato e non sapevo come stessero, perché tu eri mezza morta in un letto e perché tuttora passo le giornate a cercare le parole adatte per dire a tutti i superstiti di Fell’s Church che quando ho promesso loro che avrei liberato la loro città e gliel’avrei restituita non mentivo! Ecco perché! Forse ho sbagliato o forse no, non lo so ancora, ma in quel momento avevo tutti questi motivi che mi ronzavano per la testa e mi sembravano tutti più che validi!” - rispose l’altro Damon con una serietà che Matt faceva ancora fatica a vedergli sul volto nonostante avesse capito ormai che Damon e l’altro Damon erano molto diversi l’uno dall’altro.
L’altra Meredith rimase in silenzio a fissare l’altro Damon per qualche secondo, poi annuì severa e tornò a voltarsi anche verso di loro.
“Dobbiamo pensare a cosa fare con Astaroth!” - disse.
“Questa volta dobbiamo farla finita!” - aggiunse l’altro Damon.
Lo sguardo di Matt, a quelle parole, scivolò su Nicole, l’unica che poteva realmente mettere fine a tutto, l’unica che aveva le capacità per sconfiggere Astaroth.
La ragazza annuì a suo padre e si voltò di spalle, perdendosi con lo sguardo su un mappamondo poggiato su un mobiletto basso di fronte a lei.
Guardandola in quel momento, con le spalle ricurve e gli occhi malinconici, per la prima volta Matt la vide come una ragazza qualsiasi, una ragazza fragile così come lo era Bonnie e ne ebbe una profonda compassione.

Una richiesta di felicità.
Qual era il modo migliore per far fronte ad una richiesta di felicità?
Esisteva un modo per far fronte ad una richiesta di felicità?
Stefan aveva passato anni inseguendo la felicità e aveva passato anni credendo di averla trovata, illudendosi di essere arrivato alla fine della sua ricerca, ma a conti fatti aveva dovuto incassare il colpo e rassegnarsi a capire che non era ancora finita, che aveva ancora un altro bel pezzo di strada da fare e che forse sarebbe stato anche il più difficile.
Voleva farlo?
A volte pensava di si, altre volte si lasciava trascinare dallo sconforto e dal dubbio che non ne valesse la pena e pensava di no.
Doveva farlo?
Assolutamente si! Doveva farlo! Doveva farlo per se stesso, per Elena e per Lilian.
Smettere di pensare alla ragazza e alla sua richiesta malinconica gli era diventato quasi impossibile nelle ultime ore appena trascorse.
Dopo il risveglio dell’altra Meredith, quest’ultima non si era persa in chiacchiere e si era data subito da fare facendosi aggiornare da tutti su ogni evento capitato, iniziando a macchinare piani su piani con l’aiuto dell’altro Matt e a revisionare le scorte di armi insieme a suo marito e a suo figlio.
Stefan più di una volta si era ritrovato a fissare la donna e a pensare che non aveva mai visto nessuno tanto attivo come lei. E poi guardava Meredith e un sorriso gli affiorava sulle labbra: sebbene la sua amica paresse incredibilmente spaesata a causa dell’uragano che era l’altra Meredith, Stefan non faticava a credere che lei già avesse messo in moto il cervello per capire qual era il modo perfetto per migliorarsi e diventare come la sua controparte. E ci sarebbe riuscita, Meredith ce l’avrebbe fatta perché era palese che l’altra Meredith non fosse altro che la naturale evoluzione della loro Meredith.
Chi meglio di lei poteva diventare una provetta cacciatrice del soprannaturale?
Tra tutti gli umani esistenti, chi meglio di Meredith poteva essere la persona adatta, poteva avere il coraggio e l’astuzia sufficiente per affrontare a testa alta demoni, vampiri e quant’altro di terribile fosse nascosto dal buio della notte?
Stefan, tranquillamente assorto nei suoi pensieri, raggiunse la panchina sul retro del pensionato dove appena pochi giorni prima aveva espresso per la prima volta i suoi dubbi su Elena a Bonnie e vi si lasciò cadere, tenendosi le mani nella tasche dei jeans anche dopo che si fu seduto.
Non arrivava nemmeno un leggero soffio di vento a smuovere l’aria e a rinfrescargli la mente, ma Stefan era ostinato e sopportava con audacia la pressione che l’afa esercitava sui suoi pensieri, schiacciandoli e contorcendoli fino a farli diventare un’unica massa informe e grondante di liquido grigio.
Aveva bisogno di riflettere, di trovare una soluzione valida alla stranissima situazione in cui lui ed Elena si trovavano in quel momento.
Se non ci fosse riuscito prima che al piano di sopra del pensionato avessero capito qual era la mossa più giusta da fare adesso contro Astaroth, Stefan sapeva che avrebbe fatto ciò che gli avrebbero chiesto, ma senza avere le idee abbastanza lucide per riuscire al meglio e questo non poteva permetterselo nessuno. Astaroth e i demoni in generale erano degli avversari troppo forti e spietati per poterli combattere senza l’adeguata prontezza mentale.
Dei passi leggeri e cadenzati, dei passi che avrebbe riconosciuto tra mille, gli si avvicinarono lentamente fino a che due mani che si contorcevano l’un l’altra non entrarono nel suo campo visivo.
Stefan alzò gli occhi ad incontrare quelli azzurri di Elena e rimase a fissarla.
Non c’erano né gioia né accusa nei suoi occhi verdi, solo tanta tristezza.
“Posso sedermi con te?” - sussurrò Elena.
“Certo!” - le rispose cortesemente Stefan, lasciandosi scivolare verso un lato della panchina mentre Elena occupava l’altro.
Calò il silenzio, un silenzio imbarazzato e terribile come non ce n’erano mai stati tra loro.
Stefan aveva passato ore ed ore a pensare al loro rapporto e al modo più efficace per uscire da quella crisi in cui erano sprofondati che adesso gli sembrava paradossale il fatto che non riuscisse a trovare le parole adatte per aprire un qualsiasi discorso proprio con la ragazza che - lui lo sapeva - amava più di ogni altra cosa al mondo.
“E’ così difficile….” - esordì Elena - “E’ difficile anche solo trovare le parole giuste per cominciare, ma credo che noi due dovremmo parlare un po’!”.
Stefan non si voltò a guardarla, ma annuì.
“Un po’ di tempo fa ho parlato con l’altra Elena, da sola, mentre voi eravate in missione al castello di Astaroth! Mi ha detto che devo lasciarmi guidare da te, che devo seguirti e che grazie a te sarei diventata una persona migliore!” - gli rivelò -“Non avevo capito e mi ero anche parecchio indispettita all’inizio! Non capivo perché mai continuasse a ripetermi che dovevo miglirare come persona. Perché avrei dovuto farlo? Cosa dovevo migliorare io? Ma adesso ho capito! Ho visto e ascoltato te e ho visto e ascoltato Lilian e…non posso fare a meno di sentirmi piena di…amarezza e rabbia verso me stessa e il mio egoismo. Mi sento un verme, Stefan, e non so come far passare questa sensazione! Tu lo sai?” - gli chiese.
Stefan scosse la testa.
“Io non credo che tu sia un verme, Elena! Io credo che tu sia solo….abituata ad essere il centro dell’attenzione e questo è colpa nostra perché siamo noi che lo rendiamo possibile, siamo noi a metterti su un piedistallo! E il fatto di trovarti sempre al centro di tutto fa si che tu non ti accorga sempre del male che alcune tue azioni possono fare agli altri!” - le disse, voltandosi verso di lei - “Tu non sei una persona cattiva, Elena! Anzi…sai essere molto generosa e sai combattere per difendere le persone che ti stanno a cuore, ma sei anche ingenua! E’ questo il punto: tu non sei forte, sei ingenua! Ed è questa ingenuità che ti spinge a fronteggiare a testa alta i tuoi nemici come se fossi la più coraggiosa delle amazzoni ed è questa ingenuità che non ti fa distinguere  tra i sentimenti d’amore e d’affetto che provi per chi ti sta intorno!” - aggiunse.
“E questo è un male…” - fece Elena.
“Non sto dicendo questo, ma sicuramente è una parte di te che può essere migliorata!” - rispose Stefan.
“Stefan ha ragione, Elena! Ascoltalo!” - una voce femminile inaspettata proveniente dalla loro destra li colse entrambi di sorpresa.
L’altro Stefan e l’altra Elena erano lì insieme e li stavano raggiungendo, sorridendo incoraggianti e tenendosi per mano.
“Te l’ho già detto una volta, Elena! Si tratta di un percorso, un percorso di miglioramento che tu devi compiere e durante il quale solo Stefan potrà darti l’appoggio necessario!” - ribadì l’altra Elena.
“Si! Adesso l’ho capito!” - rispose Elena, annuendo - “Le parole di Lilian….tutto il male che ho fatto anche a lei…”.
“Non addossarti tutta la colpa, Elena, anch’io ho contribuito a fare del male a Lilian…” - intervenne Stefan, profondamente mortificato e colpevole.
“Non lo sembra, forse, ma Lilian è una ragazza forte! Se così non fosse, state certi che noi non riusciremmo a darle tutto lo spazio che le serve nonostante sappiamo benissimo di averla profondamente delusa!” - disse l’altro Stefan.
“Delusa voi?” - chiese Elena.
L’altra Elena sorrise e le poggiò una mano su una spalla.
“Certo! Noi siamo voi, Elena!” - le ricordò - “Anche noi abbiamo avuto i nostri brutti momenti così come li state avendo voi adesso, ma non ne abbiamo mai fatto parola con Lilian nonostante più volte ce l’abbia chiesto! Si sente ferita perché crede di non conoscerci davvero e che le abbiamo mentito ogni volta che le abbiamo raccontato che l’amore è un qualcosa di perfetto e non mostrandole mai l’altra faccia della medaglia, non parlandole mai del fatto che è proprio per amore che si soffrono i dolori peggiori e adesso si sente impreparata e indifesa perché non crede di sapere come fare ad affrontare un dolore emotivo, se mai dovesse presentargliesene uno, non crede di avere abbastanza forza per superarlo perché guarda voi e vi vede….rotti, divisi, straziati e questo le fa male!” - disse.
“Io…non voglio che Lilian soffra! Non sarà ancora mia figlia, ma…io voglio fare di tutto per proteggerla perché lo sento, sento che è parte di me, che è la mia famiglia!” - fece Stefan.
“Già! E tutta quella storia che ci ha raccontato sulla debolezza che di tanto in tanto l’assale a causa nostra lasciandola in pericolo…..io non voglio che le accada ancora! Non posso permetterlo!” - aggiunse Elena.
Stefan non potè fare altro che annuire convinto e d’accordo mentre l’altro Stefan e l’altra Elena sorridevano forse anche un po’ sollevati.
“E’ questo che volevamo sentire! Io e mio marito eravamo preoccupati  proprio di questo!” - disse l’altra Elena.
“Forse non ve ne rendete ancora conto in pieno, ma se noi vi spingiamo a fare e pensare certe cose, se noi vi diciamo certe cose, lo facciamo perché vogliamo fare in modo che non possa capitare nulla di sgradevole al mondo così come noi lo conosciamo, alle nostre vite e ai nostri figli! Voi avete il potere di cambiare tutto semplicemente prendendo una diversa decisione rispetto a quelle che a nostro tempo abbiamo preso noi e questo, inevitabilmente, ogni volta che accade o sta per accadere influisce su Nicole, su Lilian e…sì…anche su di noi!” - spiegò l’altro Stefan.
Stefan si ritrovò a pensare ancora alle parole dello sfogo di Lilian, a come aveva descritto il futuro suo e di Elena, un futuro molto più felice di quello che sembrava essere toccato in sorte a tutti gli altri.
“Capisco cosa intendete…più o meno…”- disse, prima di voltarsi verso Elena e prenderle una mano tra le sue - “Io non voglio che cambi nulla! Voglio che il mio futuro sia questo perché….mi va più che bene così!” - aggiunse.
Elena gli restituì lo sguardo e strinse la presa sulla sua mano prima di rispondere.
“Per me è lo stesso! Adesso l’ho capito: con o senza demoni, voglio che questo sia anche il mio futuro!” - gli disse.

Ogni volta che Bonnie prendeva il coraggio a due mani e scendeva al piano di sotto in pieno giorno, cioè quando tutti i superstiti erano svegli e coscienti e potevano vederla, si sentiva sempre un po’ in imbarazzo e spaesata a cuasa delle continue occhiate che riceveva da loro.
Tutti sapevano che lei non era l’altra Bonnie, ma continuavano a guardarla come se lo fosse.
Dopotutto, immaginava che doveva essere assai complicato per delle persone totalmente e magnificamente normali avere a che fare di punto in bianco con mostri soprannaturali di ogni genere e viaggiatori del tempo quindi, anche se la cosa la metteva in forte disagio, ad ogni sorriso ricevuto sorrideva anche lei e ad ogni richiesta di conforto lei dispensava baci e abbracci a tutti.
Non era ancora l’altra Bonnie quindi non era ancora una strega potente e una donna forte quanto lei, ma nessuno tra i superstiti le chiedeva di fare incantesimi o roba del genere quindi lei cercava di accontentarli e rasserenarli per quanto le era possibile.
Dopo l’incantesimo fatto all’altra Meredith persino quest’ultima quando la vedeva in giro le poggiava una mano su una spalla e le sorrideva e, se era possibile, era proprio in quei momenti che Bonnie si sentiva maggiormente a disagio.
Mai avrebbe pensato che Meredith, una delle poche persone con le quali si era sempre sentita se stessa, un giorno l’avrebbe messa in soggezione, ma ciò con l’altra Meredith era avvenuto eccome.
Bonnie la guardava e la vedeva darsi da fare ovunque, dare disposizioni e ordini a destra e a sinistra, allenarsi in giardino con lame lunghe e affilate senza fare il minimo sforzo. La sua amica Meredith era forte, ma neppure lei era ancora all’altezza della sua controparte futura e questo sembrava divertire un po’ tutti, soprattutto quando le si vedeva l’una di fianco all’altra con l’altra Meredith che dava ordini pure a Meredith senza farsi il minimo scrupolo e con la scusa che doveva riforzarsi sia fisicamente che mentalmente se voleva sperare di vivere a lungo con la vita e gli amici vampiri sempre in mezzo ai casini che si era scelta.
Bonnie finì di ricucire un piccolo strappo nella maglietta di un bambino e poi lo rispedì a giocare regalandogli un sorriso.
Al pensionato i bambini erano pochi e per di più avevano tutti subito gravi perdite ed erano stati terrorizzati dai demoni, ma Bonnie spesso si fermava a sentire le loro grida spensierate mentre si divertivano a rincorrersi - lo faceva soprattutto nei momenti in cui si sentiva maggiormente depressa e affranta - e subito le ritornava il sorriso misto ad una buona dose di rinnovata speranza.
Lo stesso effetto glielo faceva passare il suo tempo con Nicole, ma adesso la ragazza era impegnata a decidere la prossima e forse definitiva mossa contro Astaroth quindi non poteva pretendere di averla lì con lei ogni volta che si sentiva giù di morale, cosa che succedeva praticamente sempre da quando aveva perso il contatto con Damon e non sapeva in che condizioni fosse.
Di tanto in tanto l’altro Damon andava da lei, le poggiava una mano su una spalla e poi le si parava di fronte facendo una teatrale e lenta giravolta su se stesso, mostrandole che era vivo e vegeto e dicendole che se lo era lui allora lo era anche Damon.
La prima volta che era successo Bonnie era scoppiata a ridere e subito dopo era scoppiata a piangere, non riuscendo a trattenersi.
Le ci era voluto un po’ per calmarsi e per calmare l’angoscia e la preoccupazione che sentiva quando pensava a Damon o quando Damon veniva nominato, ma Stefan le era stato vicino in quel momento, limitandosi a tenerle una mano senza farle domande, condividendo con lei ogni ansia come solo lui poteva fare, un po’ per natura, un po’ perché era anche lui in pena per suo fratello.
Bonnie lanciò un ultimo sguardo ai bambini che saltavano da una poltrona all’altra del salotto e poi si alzò dalla sedia sulla quale era seduta, preparandosi a tornarsene di sopra.
Fu mentre passava nel piccolo atrio subito prima di cominciare a salire le scale che successe una cosa veramente strana, una cosa che in altre situazioni sarebbe stata normale, ma che lì nel futuro era fortemente sospetta e non succedeva praticamente mai: qualcuno bussò alla porta del pensionato.
Due leggeri colpi educati che fecero gelare il sangue nelle vene a Bonnie.
Pensò subito di correre al piano di sopra ad avvertire qualcuno, ma poi le tornò in mente che nessun demone poteva entrare al pensionato grazie all’incantesimo di protezione che ancora teneva in piedi l’altra Bonnie dalla sua cella quindi…o era un umano e aveva bisogno di aiuto e nessuno di loro doveva temere nulla oppure era un demone che non avrebbe potuto comunque torcere un capello a nessuno ammesso che nessuno attraversasse l’uscio del pensionato. In ognuno dei due casi Bonnie non doveva aver paura e poteva stare tranquilla.
Prese un bel respiro e andò alla porta, girando due volte la chiave nella toppa per aprirla e poi afferrando la maniglia per spalancarla.
“Buongiono!” - fu la prima parola che sentì accompagnata da un sorriso talmente innocente da essere inquietante.
Bonnie si immobilizzò sul posto, con gli occhi sgranati e i muscoli in tensione.
Tutto si sarebbe aspettata, anche un esercito di demoni che avevano deciso di essere cortesi e bussare, tranne Astaroth stesso che adesso se ne stata tranquillo e indifferente ad aspettare…cosa?….che lei ricambiasse il suo saluto?
Bonnie deglutì ed in preda al panico fece l’unica cosa sensata che le venne in mente: urlò il nome di Nicole.
 






NOTE:
Ciao a tutti e buon giovedì sera!
Come vanno le cose? Qui tutto benissimo! domenica sono stata alla Fumettopoli qui a Milano e...wow...una cosa fantastica!*_* Non ci ero mai andata prima, ma ci tornerò di sicuro!
Allora...ringrazio come sempre tutti quelli che hanno letto e/o recensito lo scorso capitolo! Vi lovvo tutti tantissimo*_*
Il capitolo di stasera è un pò un capitolo di passaggio! Non succede nulla di che tranne la comparsa finale di Astaroth (Cosa sarà andato a fare al pensionato? XD), ma ho voluto fare un pò il punto della situazione a livello emotivo dei nostri protagonisti perchè dopotutto, a parte l'azione, anche quella è una parte importantissima di una storia a mio modesto parere.
E ho voluto un pò spiegare le conseguenze delle decisioni dei nostri eroi sulle loro controparti future! Essendo le stesse persone che stanno vivendo cose distinte mi sembrava abbastanza logico che indecisioni, dubbi e scelte diverse del gruppo del passato non influissero solo sui figli, ma anche sulla vita del gruppo del futuro! Non so se sono stata chiara, per qualsiasi cosa sapete dove trovarmi!XD
A partire da questo capitolo comincia la fase finale di questa storia! Non so ancora quanto durerà, ma non pochissimo visto che ci sono ancora un pò di cose da dire e, dato che in questo fanfiction ho messo davvero un sacco di carne al fuoco con il passare dei capitoli, adesso devo portare ad una giusta conclusione parecchie situazioni ancora in sospeso, prima di arrivare all'epilogo dopo lo scontro finale tra Nicole ed Astaroth che...cioè...io ancora non so neppure come farlo andare a finire!ahahaah Sto messa male!ahahahaha
Adesso direi di passare alle foto!
Ormai di protagonisti principali non ce ne sono più quindi restano solo personaggi secondari che io stessa ho creato.
Questa settimana vi mostro le foto di quei personaggi della serie "Il linguaggio della resa" che non erano nè cattivissimi nè buonissimi, ma che si lasciavano un pò trasportare dagli eventi e che...wow...adesso che me ne rendo conto hanno fatto tutti una brutta fine!ahaha Ma quanto sono crudele, me lo dico da sola!XD
Le foto sono quelle di Ted, Maddy e Sean, tre stregoni del Regno Magico che erano anche un pò i pupazzetti comandati a bacchetta di Samuel e che sono stati uccisi da Damon e Lucas! Poverini loro!
Queste sono le foto....



Da "Il linguaggio della resa: Il Labirinto"
Ted - Harry Sutcliff

Ted Harry Sutcliff


Da "Il linguaggio della resa: Il Sigillo e Il grigio della vita"
Maddy - Amanda Seyfried

Maddy Amanda Seyfried


Sean - William Moseley
Sean William Moseley

Eccoli qui tutti e tre! Vi ricordate di loro? Cosa ve ne sembrano?
Io per come li immagino li trovo perfetti e voi? Come li avevate immaginate, se l'aveate fatto ovviamente?
Vi aspetto lunedì sul blog per lo spoiler mentre per il capitolo e nuove foto....
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!









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Capitolo 24
*** L'inizio della fine ***


L’inizio della fine

Nicole alzò gli occhi di scatto.
Era così persa nei suoi pensieri, guardando quel mappamondo impolverato davanti a lei e pensando a tutti quei posti in cui non era mai stata e che non avrebbe di sicuro mai visto se non fosse riuscita a sconfiggere Astaroth, che il suo cuore quasi perse un battito non appena arrivò l’urlo di Bonnie che invocava il suo nome dal piano di sotto.
C’era paura nella voce della sua futura madre, una paura irrazionale che Nicole proprio non riusciva a spiegarsi.
Perché Bonnie era così terrorizzata?
Per via dei demoni?
Li stavano attaccando di nuovo?
Ma lei non aveva percepito nessun pericolo nell’aria, quindi cosa stava succedendo esattamente?
Non ebbe il tempo di pensare a delle possibili risposte che il suo corpo si mosse di sua spontanea volontà e si lanciò oltre la porta del solaio e poi giù per le scale ad una velocità inaudita.
Alle sue spalle sentiva suo padre e tutti gli altri che accorrevano confusi e anche loro preoccupati per Bonnie.
Bonnie aveva forse ricevuto cattive notizie da Damon o su Damon?
Nicole non voleva neppure pensarci all’eventualità che fosse successo qualcosa alle versione più giovane e stupida di suo padre, non adesso che aveva appena cominciato a rivalutarlo.
Arrivò nel piccolo atrio davanti all’ingresso e Bonnie era lì, pietrificata davanti alla porta semiaperta.
Nicole si guardò alle spalle in cerca degli occhi di suo padre. Lui le annuì e Nicole si fece avanti.
“Bonnie! Sono qui, sono Nicole, che sta succ…” - ma le parole le morirono in gola quando oltre la soglia, a circa un metro di distanza da loro, riconobbe la figura solitaria e sorridente di Astaroth.
Aggrottò la fronte e indurì la mascella, afferrando un braccio di Bonnie e costringendola malamente a farsi indietro.
“Resta dentro!” - le disse, continuando a tenere gli occhi fissi sul demone.
Bonnie si ritirò immediatamente alle spalle di Stefan che era accorso con gli altri e che adesso le si era parato davanti, serio e protettivo.
Solo dopo essersi assicurata che tutti fossero a debita d’istanza dall’uscio del pensionato, Nicole afferrò la porta d’ingresso e la spalancò completamente con uno strattone, provocando gemiti di terrore in chi ancora non era riuscito a scorgere Astaroth.
Incrociò le braccia al petto e guardò il Figlio del Fuoco con sfida.
“Allora? Se sei qui per prendere il tè coi pasticcini sappi che dovrai tornartene da dove sei venuto, Astaroth! A quanto pare uno dei tuoi demoni ha ucciso il nostro pasticcere di fiducia e noi abbiamo finito le scorte di biscotti e bignè, quindi…” - gli disse, mantenendo stampato in viso il solito ghigno ironico che sembrava esserle stato trasmesso direttamente da suo padre per via genetica.
Fin da quando aveva cominciato a combattere e ad avere a che fare con mostri di ogni genere e nemici da sconfiggere, tutti non avevano fatto altro che ripeterle quanto somigliasse a suo padre durante ogni lotta.
Personalmente Nicole non ci faceva molto caso, lei agiva semplicemente d’istinto e il fatto di riuscire a sotterrare il nervosismo che provava in quei momenti sotto valanghe di ironiche prese in giro le era sempre andato bene, la considerava una sorta di piccola benedizione.
Per quel motivo somigliava a suo padre?
Nicole lo accettava a ringraziava la sua buona stella che aveva voluto che le cose fossero così perché, benchè amasse profondamente sua madre e benchè sapesse che anche da lei aveva ereditato un bel po’ di atteggiamenti e caratteristiche specifiche, sapeva che se fosse stata un po’ troppo simile a sua madre tanto da permettere alle loro timide somiglianze di venire a galla nei momenti più duri e difficili - come ad esempio quella guerra contro i demoni che stava portando avanti da due anni ormai - allora non sarebbe riuscita a resistere tanto senza cadere in pezzi, non sarebbe riuscita a sopportare fino in fondo e con malcelata sfacciataggine tutte le responsabilità di quelle lotte e tutte le sciagure successe alla sua famiglia e alla sua città.
Essere spiccatamente cinici in quei casi aiutava anche se poteva spesso farti passare per quella insensibile che pensa solo al modo migliore per versare altro sangue.
Nicole sapeva bene che alcuni dei superstiti, pur essendole grati per ciò che faceva, pensavano esattamente questo di lei, ma anche questo le andava bene perché sapeva perfettamente che il ruolo della samaritana sensibile con una parola gentile per tutti non le calzava come invece poteva calzare a Lilian, l’infermiera dolce che tutti amavano.
Sembrava una tradizione della sua famiglia: così come suo padre, in confronto a suo zio Stefan che era quello buono ed altruista, era destinato ad essere il fratello duro, freddo e a tratti cattivo, allora lei, messa a confronto con Lilian che era quella buona ed altruista, era destinata ad essere la cugina dura, fredda e a tratti cattiva.
Ogni volta che si trovava a pensare a quei genere di parallelismi tra lei, Lilian e i loro genitori non poteva fare a meno di trovarli inquietanti, ma anche stranamente confortanti. Il fatto di avere un ruolo ben preciso la rasserenava così come la rasserenava il fatto di non doversi preoccupare troppo per i piccoli problemi quotidiani perché per quelli c’era sua cugina, quindi lei poteva concentrarsi sui grandi mostri da distruggere.
“Per tutti i demoni dell’inferno, davvero un mio sottoposto ha ucciso un pasticcere?” - le rispose Astaroth nel suo stesso tono, tenendole il gioco.
Nicole scrollò le spalle.
“Eh già! Se fossi in te lo troverei e lo ucciderei subito perché….beh…sai qual è la regola numero uno, no? Mai uccidere i pasticceri!” - fece Nicole.
Astaroth si lasciò sfuggire una lieve risata mentre si infilava una mano in tasca e ne estraeva una piccola busta rossa.
“Ah Nicole! Tu sei sempre così divertente…” - sospirò il demone.
“Grazie mille! Ti assicuro che per me sarà un vero dispiacere non poterti più allietare con le mie barzellette e i miei giochi di parole dopo che ti avrò ucciso!” - disse Nicole, portandosi una mano al petto e scuotendo piano la testa in un finto gesto di desolazione.
“E sei anche parecchio ottimista, vedo!” - aggiunse Astaroth, tendendo un braccio verso di lei e esortandola con lo sguardo ad afferrare la busta che le porgeva.
Nicole lo fissò con un sopracciglio alzato, diffidente.
“Cosa vuoi Astaroth?” - gli chiese.
“Sono venuto a fare una visita di cortesia ai miei vicini di casa e a consegnarti questa!” - si difese lui, indicando la busta - “Avanti…prendila!” - la incitò.
Sembrava una semplice busta da lettere, ma Dio solo sapeva cosa poteva esserci davvero lì dentro.
Andando contro ogni buonsenso, Nicole la prese e se la rigirò tra le mani.
“Se la apro mi scoppierà in faccia?” - gli chiese.
Astaroth sgranò gli occhi e parve seriamente offeso dalla sua insinuazione.
“Certo che no!” - si indignò - “Non voglio mica rovinare i tuoi bei lineamenti! Vedi….ehmm…qualcuno mi ha suggerito come metodo per ucciderti la decapitazione ed io sto seriamente prendendo in considerazione la cosa perché così almeno dopo potrò tenermi la tua testa e metterla tra la altre teste mozzate della mia collezione! E un viso sfregiato di certo non lo voglio, mi rovinerebbe tutto il duro lavoro di secoli interi!” - le spiegò candidamente, come se le stesse spiegando un nuovo procedimento per cuocere al meglio l’anatra all’arancia.
“Ok! Quindi vado sul sicuro se la apro?” - fece Nicole.
“Ovvio che si!” - rispose Astaroth, ritrovando il suo inquietante sorriso - “E’ un invito! Per tutti voi! Dato che ho notato che vi piace tanto passare il vostro tempo andandovene a zonzo nel mio castello ho pensato di invitarvi io questa volta prima che vi infiltraste di nuovo e ho colto l’occasione per organizzarvi anche una piccola sorpresa che sono convinto vi piacerà!”.
Nicole piegò gli angoli della bocca all’insù, regalandogli un sorriso tanto finto quanto forzato.
“Non ci sono dubbi su questo!” - disse.
“Esatto! Ma dovete esserci tutti, mi raccomando, versione passate, versioni future e figli! E’ per oggi stesso quindi vi prego di non tardare perché abbiamo una tabella di marcia molto precisa da seguire!” - continuò il demone, quasi euforico all’idea.
“Quindi noi cosa dovremmo fare esattamente? Venire nel tuo castello di nostra iniziativa e cadere come dei poveri idioti in quella che è palesemente una trappola? Davvero ci credi così stupidi?” - fece Nicole, scura in volto.
“Ad essere onesti sull’intelligenza di molti di voi ho dei dubbi, ma so che tu non sei stupida e, dato che sapevo che mi avresti posto questa domanda, ho tenuto per ultimo un piccolo asso nella manica, un incentivo che ti aiuterà a decidere se accettare o meno il mio invito!” - rispose Astaroth.
“Ah si? E di cosa si tratta?” - fece Nicole, contraendo la mascella quando, da un piccolo lampo di oscura soddisfazione negli occhi del demone, capì a cosa si stesse riferendo prima ancora che le rispondesse.
“Di tua madre e tuo padre, ovviamente! Saranno presenti anche loro e così potrai avere la tua piccola riunione di famiglia! Se non accetti adesso non so se mi verrà mai più voglia di farli uscire dalla loro cella e mostrarteli!” - fece Astaroth - "Allora? Cosa mi dici? Accetti il mio invito a nome di tutto il vostro gruppo oppure no?”.
Nicole sospirò pesantemente.
Astaroth conosceva il suo punto debole, sapeva che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di riavere indietro sua madre e quello che credeva essere suo padre anche se in realtà era Damon, sapeva che non avrebbe mai avuto la forza di rifiutare.
Si stava ficcando in una trappola portandosi dietro tutti gli altri e ne era consapevole.
Stava andando a rischiare la sua vita e quella degli altri in una missione suicida e ne era consapevole.
Ma si trattava di Damon e di sua madre, cos’altro poteva fare se non rischiare il tutto per tutto?
“Accetto!”.

La strega nei suoi sotterranei ormai era allo stremo delle forze.
Astaroth lo aveva già intuito da un pezzo, ma andare al pensionato gli aveva conferito l’ultima prova che gli serviva per essere certo di quella sua tesi.
Appena dopo il suo arrivo in quella cittadina, due anni prima, il gruppo di stupidi difensori di Fell’s Church ci aveva messo davvero poco a capire che lui rappresentava la più grande minaccia che avessero mai affrontato o che avrebbero mai affrontato in futuro - ammesso che l’avrebbero avuto ancora un futuro dolo il loro incontro con lui - e la strega si era premurata istantaneamente, per idea sua o di chissà chi altro, di ergere una barriera magica difensiva intorno al pensionato.
Quando la strega era libera e nel pieno delle sue forze quella barriera era quasi del tutto invalicabile persino per lui, che non poteva essere ucciso da niente e nessuno fatta eccezione per Nicole, e comprendeva non solo il pensionato, ma anche tutto il quartiere limitrofo.
Da quando l’aveva catturata la barriera aveva cominciato a ritirarsi e a restringere sempre di più il suo campo d’azione, dando ai suoi demoni spazio a sufficienza per divertirsi a dovere.
Poi lui l’aveva incatenata, i poteri della strega erano stati così indeboliti e la barriera ne aveva risentito ancora di più.
Al momento la strega riusciva a tenerla in piedi quasi per miracolo.
Restava una barriera mortale per qualsiasi demone che la attraversasse e su di lui continuava ad avere l’effetto di fargli molto male -  cosa che odiava perché odiava il dolore, almeno quello che veniva inferto a lui personalmente - ma adesso aveva delle dimensioni così ridotte che praticamente si limitava a difendere solo il pensionato in quanto edificio. Per quanto riguardava tutto ciò che c’era oltre l’uscio…beh….quello era un territorio che si prestava perfettamente a qualsiasi intervento demoniaco.
Astaroth assimilò per bene quella nuova informazione e rientrò dalla porta d’ingresso principale del suo castello con un sorriso sulle labbra e tanta voglia di mettersi al lavoro.
Tramite l’invito che le aveva consegnato, aveva dato a Nicole direttive ben precise sull’ora e le modalità da rispettare per il loro incontro previsto da lì a qualche ora e Astaroth fremeva già d’impazienza.
Vagava per i corridoi guardandosi intorno con aria compiaciuta e concedendosi di tanto in tanto anche qualche pacca su una spalla a qualcuno dei suoi sottoposti, in segno d’approvazione per il loro operato.
L’idea per quella giornata all’insegna del divertimento gli era venuta qualche giorno prima mentre passeggiava assorto tra le strade deserte di Fell’s Church cercando di sbollire la rabbia per l’oltraggio subito dai suoi avversari, rabbia che neppure vedere la strega torturata aveva fatto sfumare del tutto.
Camminando, quindi, la sua attenzione era stata catturata da una voce improvvisa proveniente da uno dei negozi ormai ridotti a delle misere capanne di cemento che si trovavano ai due lati della strada.
Si avvicinò, per curiosità, e tra i vetri rotti di una vetrina e vari aggeggi tecnologici ormai inutilizzabili, ritrovò con sua somma sorpresa una di quelle scatole che gli umani usavano per vedere immagini colorate a ripetizione e friggersi il cervello. Mentre la tirava su e se la posizionava su una mano, tenendola in equilibrio per riuscire a capire cosa stesse trasmettendo, si ricordò che quella scatola veniva comunemente chiamata < televisione >.
Ancora con orrore ripensava al momento in cui aveva dovuto usare un lembo di una delle sue preziose cravatte per rimuovere la polvere che gli impediva di vedere cosa esattamente ci fosse dall’altra parte dello schermo, ma alla fine ci era passato su perché ne era valsa la pena.
Aveva assistito piacevolmente colpito ad uno spettacolo che gli umani sembravano trovare divertente nella loro pateticità, ma nel quale lui riusciva a vedere delle sconfinate potenzialità diaboliche che potevano ritornargli molto utili.
Quella sera ritornò al castello e fece partire i preparativi.
Nessun demone obiettò, sapevano che era meglio non farlo, e Astaroth aveva passato i giorni successivi a vederli lavorare senza sosta, giorno e notte, perfettamente contento del risultato che stava ottenendo.
E adesso la scenografia era pronta, gli ospiti d’onore sarebbero stati portati su presto e persino i partecipanti al suo gioco stavano per arrivare.
Era tutto perfetto, così perfetto che Astaroth riusciva anche a dimenticare per qualche attimo l’offesa subita per lo scambio tra i due vampiri e a vederne solo i lati positivi.
Controllò l’ora sul suo orologio da taschino e congedò i suoi demoni, dando loro il tempo necessario a prepararsi per la serata.
Ne trattenne solo quattro, ai quali sorrise.
“Adesso mi ritirerò nelle mie stanze, gli ospiti stanno arrivando e devo rendermi presentabile! Voi andate pure nelle segrete!” - disse loro, sorridendo cortese.
Lo sentiva nell’aria, percepiva distintamente l’odore del sangue che quella sera sarebbe stato versato a fiumi sui pregiati tappeti del suo castello e se ne compiaceva.
L’ultima battaglia contro Nicole….
Quante volte l’aveva immaginata, sognata quasi, con un misto di fremente aspettativa e malinconica nostalgia.
Nostalgia, sì! Perché già sapeva che, dopo averla uccisa, in fondo gli sarebbe quasi mancata Nicole.
Astaroth aveva vissuto millenni interi, viveva da sempre, e nonostante si fosse battuto contro più avversari di quanti ne riuscisse a ricordare, mai nessuna battaglia era riuscita a tenerlo così occupato, così coinvolto, così sinceramente interessato a vincerla come quella che stava ancora combattendo contro quella giovane ibrida che non avrebbe mai dovuto esistere.
E questo perché, per la prima volta, Astaroth era riuscito a trovare in quella ragazza una degna avversaria, l’unica che potesse fargli provare il brivido di vedersi scivolare via la vita che aveva sempre dato per scontata.
Lasciarla vivere era impensabile, non l’avrebbe mai fatto, l’istinto di autoconservazione era troppo forte per poterlo tenere a bada, quindi doveva rassegnarsi all’idea che presto sarebbe tornato alla sua solita esistenza poco interessante e decisamente per nulla inebriante.
Ma Nicole l’avrebbe ricordata, quello sì, glielo doveva per essere stata per lui un così temibile nemico.
Astaroth guardò i demoni annuire alle sue parole e uscire dalla stanza, in silenzio, ubbidienti come sempre.
Guardò l’enorme salone, il centro focale del suo evento, adornato secondo le sue indicazioni e sorrise ancora una volta, di soddisfazione e compiacimento.

Frustrato, Damon sferrò un calcio alle sbarre che chiudevano la cella e imprecò, imprecò talmente forte e con così tanta convinzione che notò le guance dell’altra Bonnie diventare rosse per le parole appena uscite dalla sua bocca.
Potevano anche essere passati vent’anni e lei poteva anche essere diventata una donna fatta e finita, ma certe cose non sarebbero cambiate mai, tipo il fatto che Bonnie - in qualsiasi tappa della sua vita si trovasse - restava sempre e comunque una di quelle brave persone che si imbarazzano di fronte ad una parola un po’ più…gergalmente forte, ecco.
Damon non sapeva perché si fosse accorto di una cosa simile o perché, a quanto pareva, tendeva ad accorgersi di parecchie cose quando si trattava della streghetta, ma, se fino a poco tempo prima ci sarebbe passato su, adesso era deciso a scoprire il perché di quel suo morboso interesse, quasi a livello inconscio, per Bonnie.
Per questo voleva sentire la sua voce, voleva ricreare la connessione, ma, nonostante nelle ore appena trascorse il dolore alla testa causato dalla tortura di Astaroth si fosse notevolmente attutito fino a diventare quasi sopportabile, per quanti sforzi lui facesse riusciva a malapena a tenere salda la presa sui suoi pensieri, figurarsi arrivare a toccare quelli di Bonnie.
Connettersi all’altra Bonnie non era la stessa cosa, lei aveva pensieri e sentimenti diversi dalla streghetta e lui voleva la streghetta, voleva la sua Bonnie, non quella invecchiata di vent’anni con marito e figlia.
Forse era capriccioso da parte sua e avrebbe dovuto sforzarsi di stare calmo e aspettare, ma Damon credeva fermamente che dopo quello che la sua mente aveva appena subito almeno qualche capriccio poteva concederselo.
Tentò ancora una volta, ma ancora una volta fallì, non riuscendo a raggiungere Bonnie.
Si lasciò cadere sul pavimento, esasperato.
L’altra Bonnie lo raggiunse e sbuffò.
“Dovresti smetterla! Stai cominciando ad essere insopportabile! Devi avere pazienza, Damon! La tua mente non si è ancora ripresa del tutto, quindi è normale che tu non riesca a contattare Bonnie e ti assicuro che se non la smetti di sforzarti così ci vorrà ancora più tempo prima che tu ci riesca!” - gli disse.
Damon si voltò verso di lei, scuro in volto.
“Ma si può sapere come fai? Come diavolo fai a startene qui dentro così tranquilla, me lo spieghi? E’ così facile per te?” - sbottò.
L’altra Bonnie gli sorrise accondiscendente e scosse la testa.
“No che non è facile! Non è facile per niente, ma so che sbraitando e urlando non raggiungerò nessuno scopo tranne quello di sfinirmi, quindi perché farlo? Metti che le acque si smuovono e noi abbiamo una possibilità di fuga, tu come farai a scappare se non sarai nel pieno delle forze?” - fece lei.
Damon si lasciò andare ad una risata amara, cinica.
“Aspetta che arrivi a buttare giù un po’ di sangue come si deve e vedrai se non ritornerò subito nel pieno delle forze..” - borbottò.
“E allora perché non bevi quello che ti fa portare Astaroth?” - gli chiese l’altra Bonnie con curiosità.
In effetti, sin da quando Damon si era consegnato nelle sue mani, Astaroth ogni giorno gli aveva fatto arrivare in quella cella almeno un bicchiere sempre fresco di sangue umano affinchè lui potesse nutrirsi, ma Damon aveva sempre rifiutato e il più delle volte aveva afferrato quel bicchiere e lo aveva tirato dietro al tirapiedi che il Figlio del Fuoco aveva mandato per consegnarglielo.
Perché lo faceva? Perché non si fidava! Affatto!
“Non so da dove arriva quel sangue…” - le rispose.
L’altra Bonnie annuì.
“Allora dovresti prendere un po’ del mio!” - gli propose.
Damon spalancò impercettibilmente gli occhi a quell’affermazione e la guardò come se fosse letteralmente impazzita.
“Io non ho mai bevuto il sangue di Bonnie..” - disse.
“Beh…prima o poi comincerai, così come ha fatto mio marito..” - rispose lei, scrollando indifferentemente le spalle.
Damon scosse la testa.
“E allora vorrà dire che se mai un giorno dovessi cominciare a bere sangue dalla streghetta, di certo non vorrò cominciare da…te !” - fece lui, chiudendo quell’argomento che per un attimo lo aveva lasciato spiazzato.
Non ci aveva mai neppure pensato a prendere sangue o a scambiare sangue con Bonnie, né riusciva a pensarci adesso.
L’idea di scambiare sangue con Elena non gli risultava per niente strana e più volte ormai era capitato, ma Bonnie….
Pensare di conficcare i canini nella candida pelle traslucida del collo della streghetta gli sembrava una cosa così…crudele, troppo crudele persino per lui.
“Comuque…se vogliamo tornare al discorso precedente, non preoccuparti per Bonnie, lei starà sicuramente bene! Non sentire per qualche ora la tua voce nella sua testa non le farà così male come credi!” - disse l’altra Bonnie, riportando l’attenzione di entrambi sull’argomento “connessione telepatica”.
“Qualche ora fa mi hai detto che adesso che noi siamo qui anche i vostri ricordi stanno cambiando, che state cominciando a ricordare ciò che facciamo e decidiamo noi così come se anche voi un tempo aveste fatto e deciso le stesse cose, giusto?” - fece Damon.
L’altra Bonnie annuì, confusa, probabilmente chiedendosi dove volesse andare a parare.
“Perfetto! Quindi ciò che adesso Bonnie sta vivendo, ciò che sta sentendo, si sta lentamente trasformando tutto in un ricordo per te, è esatto?” - continuò lui.
“S-si….più o meno è così, sì!” - gli confermò, sempre più confusa, l’altra Bonnie.
“Allora rispondi a questa domanda: per una volta nella vita non voglio essere presuntuoso, ma davvero credi che per Bonnie adesso non sentire la mia voce che le ripete che sto bene dopo che ha saputo, proprio tramite la connessione telepatica tra noi, che avrei dovuto incontrare Astaroth da solo, la faccia stare serena e tranquilla?” - chiese, infine, Damon.
A quel punto l’altra Bonnie fu costretta ad abbassare il capo, consapevole che ciò che lui stava dicendo era la verità.
“Ecco! Appunto!” - fece Damon, tornando a fissare lo sguardo sulla parete di fronte.
I loro pensieri, però, e quel silenzio assorto che era nuovamente calato nella cella vennero presto interrotti dallo stridore metallico della cella stessa che veniva aperta.
Damon si alzò di scatto e lo stesso fece anche l’altra Bonnie.
Entrarono quattro demoni di cui due si diressero verso di lui e altri due andarono dall’altra Bonnie, mentre uno le schiudeva la catena che le legava la caviglia destra e le indeboliva i poteri, l’altro le legava insieme i polsi con una catena che riportava dei singoli molto simili a quelli che c’erano su quella da cui l’avevano appena liberata.
“Che accidenti state facendo?” - sibilò Damon.
“La strega non può usare i suoi poteri!” - gli rispose, atono, uno dei demoni.
Quando ebbero finito con l’altra Bonnie, li afferrarono entrambi e li buttarono malamente fuori dalla cella.
“Che sta succedendo?” - pretese di sapere l‘altra Bonnie.
“Astaroth vuole vedervi..” - gli rispose un demone.
“Che c‘è, vuole torturarci un altro po’?” - fece, sarcastico, Damon.
“Sta per cominciare l’evento e voi siete gli ospiti d’onore! Dobbiamo sbrigarci!” - risposero in coro i quattro demoni per poi cominciare a trascinarli via…in due direzioni opposte.
L’altra Bonnie cominciò a chiamarlo, terrorizzata e disperata.
Damon cercò di liberarsi dalla presa dei due demoni, ma senza successo.
Astaroth non era stupido e gliene aveva mandati due abbastanza potenti da riuscire a sovrastarlo e lui - odiava ammetterlo - era ancora provato per la tortura subita la sera prima perché potesse fare effettivamente di più.
Quando la voce dell’altra Bonnie sparì e si perse chissà dove alle sue spalle, Damon cedette alla stanchezza e si lasciò trascinare via.

Bonnie lanciò un ultimo sguardo al pensionato prima di voltargli le spalle e seguire tutti gli altri verso il castello nero di Astaroth.
C’era tristezza nei suoi occhi e nel suo cuore perché sapeva che se quello che si prefissava proprio come l’ultimo scontro contro il loro nemico fosse andato nel peggior modo possibile allora sarebbero morti tutti e lei non avrebbe mai più rivisto, in un tempo o in un altro, quell’edificio che era diventato negli anni una casa per lei, una casa in cui sentirsi sempre protetta e al sicuro dalle atrocità del mondo esterno.
Se si fossero trovati in un’altra situazione le sarebbe venuto da ridere in quel momento: da quando era arrivata nel futuro non le era passato neppure per l’anticamera del cervello il pensiero di andare a vedere in che condizioni si trovasse la sua vera casa, quella in cui viveva con i suoi genitori e sua sorella, il posto che l’aveva vista nascere e crescere.
Aveva pensato esclusivamente al pensionato e solo in quel momento si rese conto che era perché, se la sua casa l’aveva vista nascere, quelle quattro mura scrostate nel bosco forse l’avevano vista maturare il che, per una persona come lei che tendeva sempre a non prendere mai posizione e ad accontentarsi di essere la bambina coccolata da tutti, era un grande passo in avanti nonché un evento importante.
Raggiunse Matt che si era fermato un attimo ad aspettarla.
Insieme chiudevano la fila e presero a camminare in silenzio, fianco a fianco, ognuno perso nei suoi pensieri.
Sentiva la voce di Nicole e quella dell’altro Damon che si scambiavano le ultime raccomandazioni alla testa del loro gruppo mentre, alle loro spalle, l’altra Meredith non faceva che continuare a dare ordini a tutti su come comportarsi in caso di questo o quell’altro attacco.
Bonnie la guardò e abbozzò un sorriso.
Prima di uscire dal pensionato, quando ormai era chiaro a tutti che la scelta di Nicole di accettare l’invito di Astaroth era l’unica soluzione possibile alla situazione in cui si trovavano loro e in cui si trovavano l’altra Bonnie e Damon, l’altra Meredith l’aveva afferrata per le spalle e l’aveva guardata saldamente negli occhi, allacciandole una spessa cintura di cuoio in vita e appendendoci, racchiuso in una fodera di pelle marrone, un lungo e affilato coltello che si aspettava che lei usasse.
Dato che non usava ancora la magia - così le aveva detto  - allora avrebbe dovuto sporcarsi le mai con il sangue dei demoni se voleva avere qualche chance di rendersi utile e uscirne viva.
Bonnie non se l’era presa e nonostante sentisse il peso di quel coltello come fosse quello di un macigno insopportabile, sapeva che l’altra Meredith aveva ragione: nonostante l’incantesimo fatto usando il potere della sua controparte futura, lei non sapeva ancora usare il suo di potere quindi avrebbe dovuto arrangiarsi in un altro modo.
Ammetteva che sentire il potere dell’altra Bonnie scorrerle dentro non era stato così male o così spaventoso come temeva che fosse e adesso, forse, si sentiva leggermente più pronta ad accettare la sua eredità magica, ma non era ancora giunto il momento.
C’era una voce dentro di lei che le suggeriva che sforzarsi non sarebbe servito a nulla e che avrebbe dovuto attendere di arrivare al suo punto di rottura prima di comprendere a pieno la vera portata dei suoi poteri e farli suoi senza esitazione alcuna, quindi avrebbe atteso.
L’idea che di lì a poco avrebbe dovuto probabilmente combattere contro un esercito di demoni non la entusiasmava di certo, ma se non era ancora pronta per la magia e quello era l’unico modo per riportare indietro Damon sano e salvo allora lo avrebbe fatto, si sarebbe messa in gioco insieme a tutti gli altri.
Pensare a Damon la rattristò ancora di più e questo non dovette sfuggire allo sguardo attento di Matt che le poggiò una mano su una spalla e le sorrise, mentre gli altri avanzavano senza dare segno di accorgersi di loro nonostante Bonnie sapesse che tutti i vampiri e gli ibridi presenti riuscivano perfettamente a sentire ogni cosa si dicessero.
“Vedrai che starà bene!” - la rassicurò Matt.
“Tu credi?” - fece Bonnie, sollevando i suoi occhi lucidi e preoccupati verso l’amico.
“Certo! L’altro Damon sta bene, no?” - le fece notare Matt lanciando uno sguardo proprio verso il vampiro che aveva appena nominato che, dalla testa del gruppo, si voltò appena per urlarle: “Io sto alla grande! Non potrei stare meglio!” - facendo sorridere Bonnie d’imbarazzo, imbarazzo che crebbe ancora di più quando anche il resto dei suoi amici si voltò a sorriderle insieme alle loro controparti future e ai loro figli futuri.
Mai come in quel caso Bonnie li guardò e capì quanto effettivamente fossero strani tutti insieme.
L’ultima a lasciare il suo sguardo per poter tornare a concentrasi sul cammino da seguire fu Nicole.
Bonnie la asservò a lungo dopo che si fu voltata dall’altra parte mentre un pensiero le balenava nella mente insieme ad una nuova domanda.
“Matt, tu sapevi di tutta quella storia della debolezza di Nicole e Lilian, giusto? Cioè…lo sapevi da prima che lo confessasse Lilian, ho ragione?” - gli chiese.
Bonnie era venuta a conoscenza di quella situazione grazie a Stefan che le aveva raccontato cosa, nel mentre della sua sfuriata, Lilian aveva urlato anche riguardo a Nicole e si era sentita profondamente male perché la colpa non era da attribuire solo a Damon e al suo comportamento refrattario verso di lei e verso il futuro che avevano scoperto che avrebbero avuto, ma anche a lei che, nonostante ci si trovasse davvero in quel futuro, aveva seriamente preso in considerazione l’idea di cambiarlo del tutto e di dimenticarsi di Damon.
In quel frangente non aveva pensato a Nicole e alle conseguenze che ci sarebbero state per lei e questo non riusciva a perdonarselo.
E poi gli era tornata in mente la chiacchierata che aveva avuto con Matt mentre ancora erano in corso le missioni al castello di Astaroth e aveva ricordato il tono apprensivo e insistente con cui il suo amico le ribadiva che doveva pensare a Nicole, soprattutto a Nicole.
All’epoca aveva creduto che quell’insistenza era dovuta solo alla profonda gentilezza d’animo di Matt, ma alla luce di quelle novità non aveva potuto fare altro che chiedersi se Matt già allora non sapesse di ciò che i sui dubbi e quelli di Damon facevano a Nicole.
Matt si voltò a guardarla rosso in volto e si scompigliò i capelli con aria colpevole.
“Mi dispiace di non avertelo detto subito, ma…l’altro Matt mi aveva suggerito di lasciare che fossero Nicole e Liliana parlare ed io gli  ho dato ascolto! Oltrettutto non l’ho scoperto perché me l’hanno detto, ma solo perché ho origliato una conversazione avvenuta proprio tra l’altro Matt e Nicole e Lilian!” - le rispose.
Bonnie scosse la testa: non ce l’aveva con lui dopotutto.
Come avrebbe potuto?
“Non scusarti, Matt! Non ce n’è bisogno! La mia era solo curiosità…” -  gli disse, tornando a fissare Nicole.
“Ma non devi preoccuparti per Nicole, davvero Bonnie!” - aggiunse subito lui.
“Dici di no?” - fece lei, dubbiosa.
“No! Prima che tu…beh…ecco…aprissi la porta ad Astaroth, io ero con l’altro me stesso nel solaio insieme a Nicole, l’altro Damon e l’altra Meredith e, tra le altre cose, si parlava del fatto che ora che c’è questa connessione telepatica tra te e Damon in un certo senso vi siete avvicinati molto e questo dovrebbe bastare a far si che Nicole non abbia più nessun attacco di..debolezza o qualsiasi cosa sia!” - le spiegò.
Bonnie lo guardò per qualche attimo, indecisa se crederci o meno, poi spostò nuovamente lo sguardo sulla testa del gruppo e trovò l’altro Damon che la guardava nuovamente, sorridendole e annuendole come ad indicarle di fidarsi di Matt.
Bonnie gli sorrise e sorrise anche al ragazzo che aveva di fianco.
“Grazie Matt!” - gli disse.
Lui non le rispose, ma ricambiò il sorriso e scrollò le spalle imbarazzato come a dirle che i ringraziamenti erano superficiali.
Camminarono in silenzio soltanto per altri pochi minuti prima che Nicole li guidasse attraverso il bosco fino alla radura circondata da alberi al centro della quale sorgeva l’imponente castello di Astaroth.
Bonnie rimase a bocca aperta: se non avesse saputo che quella era la casa del loro aguzzino ne sarebbe rimasta affascinata tanta era la bellezza e il timore che quell’edificio incuteva.
Era un po’ come trovarsi davanti ad uno dei grandi monumenti storici del mondo, quando lo guardi e ti chiedi chissà quante persone erano passate di lì, chissà com’era a pochi anni dalla costruzione e chissà quante cose erano successe alla sua ombra.
Il castello di Astaroth era una parte del demone - questo le avevano spiegato - ed aveva vissuto con lui, accompagnandolo in qualsiasi posto ed in qualsiasi epoca il Figlio del Fuoco si fosse spostato: Bonnie non osava neppure provare ad immaginare quante cose quel posto aveva visto accadere.
“Forza! Andiamo!” - li esortò Nicole, avviandosi per prima verso il grande e deserto portone principale.
Bonnie afferrò la mano che si accorse le stava tendendo Matt e seguì Nicole, confondendosi tra gli altri.
Non appena furono tutti sull’uscio d’ingresso, le porte si spalancarono da sole, invitandoli ad entrare in un posto sconosciuto, immerso nel buio e completamente fuori dall’ordinario.
Non appena anche l’ultimo di loro ebbe varcato la soglia, le porte si richiusero così come si erano aperte e mille candele, alcune infilate su lussuosi candelabri ed altre a fare da lampadine ai grossi lampadari appesi al soffitto, si accesero in un colpo solo provocandole una potente scossa di torrore che le percorse tutta la spina dorsale.
Bonnie spalancò gli occhi e si sforzò per non mettersi ad urlare.
“E’…orribile!” - sussurrò.
“Non era così! All’interno questo posto non era così! Era diverso, era normale!” - fece Nicole, sorpresa e sconvolta tanto quanto tutti gli altri.
“Esatto! Ho fatto un po’ di modifiche che spero siano di vostro gradimento!” - la voce di Astaroth li raggiunse dalla fine del lungo corridoio in cui si trovavano e il demone apparve poco dopo, sorridendo a tutti ed avanzando verso di loro con aria tranquilla.
“Sono proprio contento che siate arrivati così puntuali perché io odio i ritardatari!” - si entusiasmò.
“Cos’è questo posto?” - fece Nicole.
“Ve l’avevo detto che avevo in serbo una sorpresa, no? Ma venite pure, fatevi avanti ed esplorate! Ho preso l’idea per l’organizzazione della serata da voi umani, sapete? Da quella cosa che voi chiamate…ehmm…Ah si! Circo!” - esclamò battendo le mani  - “Vedrete: ci divertiremo nel mio circo demoniaco! Ve l’assicuro!” - aggiunse poi.
A quel punto Bonnie tremò.








NOTE:
Ciao a tutti e buon giovedì sera!
Stasera sono in ritardo, lo so, ma ho davvero avuto una giornata pienissima e mi sono liberata solo una mezz'ora fa: il tempo di mettere insieme il capitolo e eccomi qui a postare!
Ringrazio innanzitutto tutti coloro che hanno letto e/o recensito lo scorso capitolo e comincio questa nota mettendo un pò le mani avanti e dicendovi che....questo capitolo non mi piace per niente! Sul serio! Uff! Quindi se vorrete tirarmi i pomodori in testa mi sta bene visto che me li tiro anche da sola!XD
Comunque....
E' un altro capitolo di passaggio che è servito un pò a spiegare cosa ci facesse Astaroth al pensionato, a dire brevemente cosa ha preparato il demone con tanta cura, a far arrivare al castello tutti i nostri prodi combattenti e a trascinare chissà dove Damon e l'altra Bonnie: in poche parole era un capitolo che serviva a mettere insieme tutti i pezzi dello show che Astaroth si appresta a mettere in scena!
Ormai ci siamo ragazze! L'ultima parte della storia è ufficialmente cominciata, mancano ancora pochi capitoli prima della fine (entro la prossima settimana vi faccio sapere esattamente quanti ne mancano°°) e dal prossimo capitolo comincerà l'ultima battaglia!
Oddio..solo il fatto di dirvi che siamo vicini alla fine mi mette ansia...*_*
Adesso passerei alle foto, non credo che sul capitolo ci sia molto altro da dire...XD
Con le foto, invece, siamo giunti stasera alla fine.
Qui sotto vi posto le immagini dei "vecchietti" delle mie storie, cioè la Signora Flowers, la Signora Stones e il Consigliere Hugh, e poi credo proprio di avervi mostrato i volti di tutti i personaggi di rilievo di tutte le mie storie°°
Se qualcuno l'ho saltato o avete qualche richiesta, però, non fatevi problemi a dire tutto, eh?
Prima di lasciarvi alle foto vi dico solo che il nome della donna che fa la Signora Flowers non l'ho messo perchè non so chi sia: la foto l'ho trovata per caso su un sito di giardinaggio e lei mi è sembrata perfettaXD
Ora passiamo davvero alle foto....



Theophilia Flowers - ...

Sig Flowers


Da "Se io, se lei! Se io, se lui!"
Armerilia Stones - Barbara Cook

Sig Stones Barbara Cook


Da "Il linguaggio della resa: Il Sigillo"
Consigliere Hugh - John Hurt

Consigliere Hugh John Hurt

Eccoli qui i nostri tre vecchietti!XDXDXDXD
Allora...che ne pensate? Li avevate immaginati così? Se no, come?
Io li trovo tutti e tre adorabili!XDXDXD*_*
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler mentre per il capitolo....
A giovedì....BACIONI...IOSNIO90!!!











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Capitolo 25
*** Il circo del demone ***


Il circo del demone

Nicole aveva sempre odiato il circo.
A suo dire era soltanto era uno spettacolo stupido, gli artisti circensi erano per lo più dei fenomeni da baraccone e i pagliacci erano inquietanti.
Da bambina aveva dovuto spesso lottare strenuamente contro sua madre che voleva portarcela, ma per fortuna suo padre era sempre stato dalla sua parte:  in casi come quello il senso di superiorità che lui continuava ancora a nutrire nei confronti degli umani le era stato utile.
Lilian, invece, adorava il circo, essenzialmente perché ogni volta che ci andava i vari direttori vedevano lei e i suoi genitori e restavano così colpiti da tanta bellezza che le facevano sempre fare lunghi giri in groppa agli elefanti.
Fino all’età di nove anni Lilian aveva nutrito una strana e a tratti inquietante passione malsana per gli elefanti, diceva che erano animali nobili ed eleganti.
Adesso, però, guardando lo scempio che Astaroth chiamava < circo demoniaco > , Nicole non potè che pensare che il demone, non solo le stava dando un’ulteriore motivo per odiare il circo, ma stava anche riuscendo nell’impresa in cui lei non era riuscita: far capire a sua cugina che entusiasmarsi tanto per due cretini con le parrucche e le facce dipinte di bianco che fanno giochi stupidi non è esattamente il massimo che una ragazza come lei poteva permettersi di sperimentare nell’ambito delle esperienze di vita.
“Allora? Cosa ne pensate?” - chiese a tutti loro Astaroth, battendo le mani come un bambino davanti ad un barattolo pieno di cioccolata.
“Questo posto è brutto almeno quanto te!” - rispose Nicole, davvero onestamente.
Astaroth scrollò le spalle, continuando a camminare tra i vari corridoi, guidandoli probabilmente verso il salone che Nicole riusciva a scorgere in lontananza.
“Voi non sapete apprezzare la vera bellezza!” - si offese il demone.
“Parla quello con l’ennesima cravatta assurda! Ma davvero credi che quella roba oscena di quel fucsia imbarazzante con la tua faccia stampata sopra sia elegante? Già essere costretti a guardare te non è il massimo, ma addirittura dover vedere il tuo adorabile faccino replicato su quel pezzo di stoffa improponibile che porti appeso al collo è davvero nauseante, una sensazione di voltastomaco dalla potenza distruttiva!” - questa volta a rispondere fu suo padre e Nicole non potè fare altro che voltarsi a guardarlo.
Giusto! In quel momento suo padre non era suo padre, ma era Damon perché Astaroth era convinto che quello che aveva nelle sue segrete era suo padre!
Quello scambio le faceva venire il mal di testa, ma Nicole doveva ammettere che a suo padre veniva bene la parte di Damon: non aveva perso lo smalto dopotutto.
Astaroth non fece una piega e Nicole prese quell’atteggiamento come una prova del fatto che il demone non aveva scoperto il loro scambio: Damon doveva aver saputo recitare bene tanto quanto suo padre.
Astaroth non era stupido e, come chiunque altro, doveva aver capito da un pezzo che suo padre e Damon erano…diversi, avevano reazioni diverse.
Se in un momento come quello suo padre avrebbe taciuto e sarebbe rimasto al suo posto a farsi un quadro generale della situazione, Damon avrebbe parlato a sproposito tirando fuori un battutina delle sue.
Nicole era felice di constatare che, a quanto pareva, né suo padre né Damon si erano dimenticati dello scambio e avevano continuato a recitare le loro parti in presenza di Astaroth.
L’unica cosa da fare adesso era riuscire a capire cosa aveva in mente il Figlio del Fuoco e come potevano sfruttare lo scambio a loro vantaggio.
Qualsiasi cosa si fossero fatti venire in mente prima, l’invito inaspettato di Astaroth, quella presa di posizione, quella prima mossa improvvisa, aveva mandato tutto all’aria, quindi occorreva loro un piano B.
Nicole non dubitava che, una volta capiti i piani di Astaroth, tutti insieme sarebbero riusciti a mettere su un piano sensato ed efficace.
Forse potevano riuscire a sfruttare la connessione telepatica tra Bonnie e Damon e quindi tra i suoi genitori adesso che erano tutti e quattro vicini, chissà….era da tenere in considerazione.
Nessuno più aprì bocca fino a che quell’oscuro e apparentemente infinito corridoio non finì, poi ci furono solo facce contrite e sussurri di sconcerto.
Astaroth avanzò tranquillo fino al centro di quell’enorme sala in cui li aveva condotti mentre Nicole restò lì, sull’uscio, a fare da scudo a tutti gli altri che sbirciavano all’interno da dietro la protezione offerta dalle sue esili spalle.
Il demone non scherzava affatto quando aveva detto di aver messo su un circo.
Il soffitto di quella stanza era stranamente alto e le mura stesse erano state manipolate in modo che convergessero nel centro e si unissero, creando una specie di tendone di cemento armato.
Se non si fosse trattato di una trovata di Astaroth, Nicole avrebbe persino apprezzato la scelta dei colori: rosso e nero!
Tutto lì dentro era rosso e nero, a cominciare dalle pareti dipinte a scacchiera fino ad arrivare al pavimento completamente nero con enormi disegni tribali in rosso.
La cosa più divertente? Che forse Astaroth l’aveva addirittura fatto apposta, per lei, per farla morire in un posto < confortevole >.
Grossi pilastri si ergevano ai due lati della stanza e tra loro, su in alto, Nicole riusciva a distinguere perfettamente una serie di piccole piattaforme in legno d’ebano collegate le une alle altre da spesse funi infuocate.
Ai quattro angoli della stanza c’erano delle pedane alte abbastanza perché per salirci ci fosse bisogno di darsi una bella spinta.
Sospese a mezz’aria c’erano una piattaforma totalmente scollegata dal resto e una sorta di grosso cilindro trasparente alto almeno due metri e doppio altrettanto, giusto giusto per chiuderci dentro una persona o addirittura due, se erano abbastanza smilze.
Ogni finestra era scomparsa e grossi fuochi sorgevano ovunque sul pavimento, sulle pareti, sul soffitto e persino per aria di tanto in tanto comparivano lunghe fiamme apparentemente create da nulla e nessuno.
C’erano due enormi drappi di stoffa pregiata alla destra e alla sinistra della piattaforma galleggiante al centro della stanza e forse quei lunghi drappi messi lì erano l’unica cosa che poteva considerarsi davvero fuoriposto, come se con la loro sola presenza rovinassero una qualche sorta di equilibrio che regnava nell’organizzazione minuziosa del circo, rendendolo se possibile ancora più orrendo.
Cosa si celasse sotto quelle tende Nicole non riusciva ad immaginarlo, ma aveva una brutta impressione, bruttissima anzi.
L’aria della stanza era soffocante, viziata e si appiccicava letteralmente alla pelle creando uno strato di sudore che quasi bruciava.
E poi c’erano i demoni….
I demoni di Astaroth erano sempre stati un po’ come lui: abbastanza eleganti, ecco.
In ogni scontro si erano sempre presentati in giacca e cravatta, ma da come erano conciati adesso tutti quelli ammassati ovunque in quella sala, Nicole dedusse che probabilmente Astaroth aveva dato loro nuove regole d’abbigliamento per la serata.
Indossavano tutti la stessa maschera terrificante con il viso bianco latte e la bocca spalancata e mostruosa. I capelli di tutti erano lunghi e spettinati e indossavano delle camice di forza aperte, ma le cui maniche ricadevano lunghe a coprire quasi del tutto le loro mani artigliate.
“Una scenografia coi fiocchi, devo ammetterlo, Astaroth!” - fece Nicole.
Astaroth addirittura le regalò un sorriso e un piccolo inchino pregno di finta umiltà.
“Grazie mille, Nicole! Adesso perché non entrate tutti dentro? Stare sull’uscio non è carino! Non potete godere a pieno della bellezza di questa stanza!” - rispose il demone.
Nicole incrociò le braccia al petto e ghignò.
“L’accordo era: noi venivamo tutti qui e tu mi fai vedere i miei!” - gli fece presente - “Noi qui ci siamo venuti, ma non è detto che entreremo lì dentro per prendere parte alla tua nuova trovata per ucciderci! Non hai mai specificato cosa avremmo dovuto fare una volta arrivati, ci hai detto solo di venire e noi abbiamo adempito alla nostra parte dell’accordo, adesso….dove sono i miei genitori?”.
Il sorriso di Astaroth si allargò in maniera inquietante mentre la fissava.
“Li vedrai presto, li vedrai presto..” - le disse, scuotendo la mano in aria in un gesto noncurante - “Ma prima….giocherete con me, che vi piaccia oppure no! Non ho fatta tanta fatica per nulla!” - aggiunse.
Nicole non ebbe il tempo di ribattere.
Le porte della stanza si chiusero ermeticamente alle loro spalle e scomparvero del tutto subito dopo che una potente raffica di vento ustionante aveva spinto il loro intero gruppo ad avanzare fino al centro di quella stanza terrificante, a pochi passi dal loro nemico.
Nicole si voltò a guardarlo, furiosa, ma Astaroth non le diede peso.
“Dicevo…” - fece il demone - “Per puro caso ho scoperto questo vostro spettacolino umano e devo dire che ne sono rimasto affascinato, tanto che ho voluto crearne una mia versione personale! L’unico problema è che i miei demoni non se la cavano molto come artisti circensi, quindi ho bisogno che lo diventiate voi…” - spiegò, con un tono da falso innocente mentre le urla d’incitamento dei demoni presenti crescevano di volume ed intensità.
“Quindi….adesso giocherete con me, anzi…per me!” - aggiunse il Figlio del Fuoco - “Ma state attenti ai miei demoni! Purtroppo ho scoperto che sono gelosi del fatto che ho deciso di mettere il mio personale intrattenimento nelle vostre mani e non penso che vi renderanno la vita facile! Anzi…penso che mirino proprio a privarvene, della vita intendo!” - continuò.
Nicole strinse i pugni e quasi ringhiò, continuando a fissarlo senza dire una parola.
Voleva lei, no?
Allora perché tirare in gioco anche tutti gli altri?
Passi per Damon e Bonnie, lo avrebbe capito: Astaroth poteva tornare sempre al suo piano originario e tentare di uccidere loro per togliere di mezzo lei.
Ma gli altri? Cosa aveva in mente esattamente?
Uccidere tutti quei demoni sarebbe stata una passeggiata restando lì insieme, tutti uniti e lo avevano dimostrato spesso; possibile che Astaroth fosse così recidivo?
“Ah, giusto! Ultima cosa! Non ho creato un posto così grande per vedervi restare tutti sulla stessa mattonella!” - fece improvvisamente il demone, come a rispondere ai suoi pensieri.
Nicole si accigliò e, ancora una volta, Astaroth fu più veloce: sembrava che avesse calcolato tutto nei minimi dettagli questa volta.
Il pavimento tremò.
Le pareti tremarono.
Il soffitto tremò.
Il vento ustionante di poco prima tornò e Nicole riuscì solo a capire che era stata sollevata in aria contro la sua volontà e che le urla degli altri si stavano allontanando un po’ troppo da lei.

Dividi e conquista!
Era così che recitava quell’alquanto intelligente detto umano, giusto?
Astaroth doveva averlo letto in qualche libro o magari l’aveva sentito urlare in qualche lingua antica, non lo ricordava esattamente, ma sapeva che il concetto l’aveva affascinato subito.
Nonostante questo, però, non l’aveva mai messo in atto perché non ce n’era mai stato bisogno, mai che avesse affrontato qualcuno per il quale valesse la pena spremersi le meningi e sforzarsi più di tanto.
Di solito riusciva a sterminare eserciti interi con il solo ausilio di una mela e uno schiocco di dita: lo schiocco di dita serviva per far letteralmente esplodere i suoi nemici e la mela…beh…quella la mangiava mentre schioccava le dita.
Non che avesse bisogno di mangiare lui, ma adorava vedere la rabbia negli occhi delle sue vittime quando si rendevano conto che oltre al danno lui includeva nel pacchetto anche la beffa.
Quella volta però era tutto diverso, c’era Nicole e per lei valeva la pena mettere su tutto quel teatrino complicato e ripescare un vecchio detto del passato per trasformarlo in realtà.
E poi si era ripromesso di distruggerli tutti, no? Uno per uno, giusto?
E allora perché non legare le due cose e far diventare l’uno il motivo della vittoria sull’altro?
Dividi e conquista…..
Quanta saggezza in quelle due piccole parole!
Il piano di Astaroth? Era semplice! Immensamente semplice e geniale!
Lottare contro Nicole quando lei era nel pieno delle sue forze non avrebbe portato a nulla e il tutto si sarebbe risolto come se si trattasse di uno dei loro soliti scontri inutili.
Ma Astaroth aveva deciso che quella sarebbe stata la battaglia finale, giusto? E allora doveva muoversi il tal senso e riuscire ad indebolire Nicole per poi sopraffarla con la forza.
Indebolire Nicole, però, non era inteso come indebolirla fisicamente, stancarla. No! Quel sistema avrebbe portato solo ad un nulla di fatto!
Indebolire Nicole era inteso in senso psicologico, emotivo e certamente più distruttivo.
Quella ragazza agiva solo in virtù della sua famiglia e dei suoi amici? Da loro traeva letteralmente la sua forza? Perfetto! Astaroth glieli avrebbe strappati via uno ad uno senza che lei potesse intervenire in alcun modo e a poco a poco avrebbe perso fiducia in se stessa, si sarebbe sentita in colpa e sofferente fino al punto da diventare una preda facile, forse addirittura la più facile che lui avesse mai incontrato.
Sarebbe stato divertente.
Il vento si placò nel momento in cui lui battè le mani e si guardò intorno compiaciuto nel constatare che tutti erano esattamente dove voleva che fossero e, soprattutto, tutti erano divisi.
Lui era sulla piattaforma che sorvolava l’intera stanza, insieme a Nicole.
La piattaforma era rettangolare, solida e, soprattutto, era chiusa entro una barriera di forza oscura che impediva a chiunque vi fosse dentro di uscire.
Sotto di loro…
Matt Honeycutt, quello adulto, era tenuto prigioniero all’interno della gabbia-cilindro che Astaroth aveva creato appositamente per l’uomo, onde evitare che si facesse venire una delle brillanti idee delle sue mandandogli tutti i piani a monte uno per uno. Già lo vedeva battere con le mani contro il cilindro e tentare di farsi sentire all’esterno, di gridare agli altri cose che solo lui era riuscito a capire della trappola entro cui Astaroth teneva tutti in pugno.
Infondo Honeycutt ce l’aveva un merito: aveva fatto si che Astaroth riconsiderasse l’intelligenza della razza umana e la vedesse sotto una nuova luce, quasi con rispetto ed educazione, ecco.
I giovani Lilian ed Owen erano stati spediti sulle piccole piattaforme in legno che grosse funi tenevano collegate alle due colonne presenti nella stanza. Avrebbero dovuto vedersela con i suoi demoni e con il fuoco che avanzava sulle funi, ma almeno - a detta di Astaroth - si sarebbero divertiti.
La rediviva cacciatrice era con suo marito, la sua versione passata e quella di Honeycutt al centro della stanza, attorniati da altri demoni armati con spade e mazze ferrate.
Gli zii di Nicole e le loro versioni più giovani, invece, erano sulle quattro piattaforme agli angoli della stanza, ognuno impegnato a combattere per conto suo, a difendere il perimetro per far si che nessun altro demone potesse raggiungere l’altro gruppo al centro della pedana.
I genitori di Nicole invece….oh, per loro e le loro versioni passate aveva realizzato un qualcosa di speciale e per il momento la versione giovane della strega e il padre di Nicole - perché c’era da ricordarsi che l’avevano preso in giro con quello scambio - erano in piedi, su una lunga lastra di vetro trasparente di fronte alla loro piattaforma, lastra che collegava i due lati della stanza e quindi i due grossi drappi di tessuto posti così accuratamente l’uno di fronte all’altro.
Cosa c’era sotto quei drappi era piuttosto semplice da capire, no?
“Che…cosa hai fatto? Fammi uscire da qui!” - strepitò Nicole a pochi passi da lui, guardandosi intorno con gli occhi fuori dalle orbite e battendo i pugni contro la barriera che li teneva bloccati lì, insieme.
Perché c’era da dire che neppure Astaroth, una volta all’interno della barriera, poteva uscirne.
“E’ inutile, Nicole! Ho creato questa barriera sapendo ciò che facevo: si infrangerà solo quando uno di noi due morirà!” - le disse.
Nicole si bloccò di colpo, con i pugni serrati lungo i fianchi e si voltò appena verso di lui.
“E allora che stiamo aspettando, no? Combattiamo e facciamola finita!” - fece, ma Astaroth alzò una mano e la parò tra loro due, come a trattenerla.
“Non vuoi vedere prima i tuoi genitori?” - la tentò.
Come prevedibile, Nicole non rispose e allora Astaroth sorrise e, ad un suo cenno, due dei suoi demoni distrussero con delle spade quei due drappi di stoffa pregiata rivelando a tutti cosa celavano: il vampiro e la strega.
Nicole si portò una mano alla bocca, spalancata per lo stupore e il dolore.
Astaroth sogghignò ancora a quella reazione.
Il vampiro e la strega, infatti, erano stati issati su per le braccia tramite due lunghe catene che legavano loro i polsi e stringevano loro le braccia sopra la testa.
Le due catene erano collegate l’una all’altra e il meccanismo che le teneva insieme si presentava come una sorta di bilancia il cui sbilanciamento dipendeva da una grossa leva di diamante posta al centro della piattaforma di vetro su cui erano l’altro vampiro e l’altra strega.
Per i più intelligenti non sarebbe stato difficile capire cosa significava tutto ciò e cosa comportava, ma - nel dubbio - Astaroth decise comunque di dare delle spiegazioni.
“Parlo a voi due, sulla lastra trasparente! Dovete decidere, decidere chi tra i miei due prigionieri far vivere e allora tirare quella leva in un senso o nell’altro! Il prigioniero che verrà salvato potrete prendervelo, ma l’altro morirà all’istante!” - spiegò, vedendo le loro facce sbiancare ed incupirsi.
“Perché fai questo?” - fece Nicole - “Perché non combattere solo contro di me e smetterla una volta per tutte? Perché coinvolgere anche loro?” - gli chiese.
“Perché così imparerete che con me non si scherza! Che non potete prendermi in giro e sperare di passarla liscia! C’è sempre un prezzo da pagare, Nicole! Sempre!” - rispose Astaroth, freddo e distaccato.
Nicole ammutolì e restò a fissarlo per qualche attimo, alternando lo sguardo tra lui e la scena che vedeva coinvolti i suoi genitori, presenti e passati.
“Tu lo sai!” - dedusse.
Astaroth scrollò le spalle e tornò a rivolgersi a coloro all’esterno.
“Ovviamente mi aspetto uno scontro tra voi due sulla lastra! Insomma…la giovane Bonnie non vuole che il suo vampiro muoia, no? Così come il caro Damon, padre di questa giovane qui con me, non vuole che sua moglie muoia anche a costo di uccidere la sua versione più giovane e morire lui stesso, giusto?” - fece - “Ebbene si, signori miei, so che i due vampiri hanno operato uno scambio e la cosa non mi è piaciuta per niente! Ecco il perché di tutto questo! Mi avete ferito, sapete? Quindi io ferisco voi! Non potete salvarli entrambi, perciò….decidete, con quale mezzo farete una scelta è a vostra assoluta discrezione, io non ci metto bocca!”.
“Non puoi costringerli a scontrarsi così! Non puoi!” - fece Nicole, continuando a battere i pugni sulla barriera e a tenere lo sguardo fisso su suo padre, sua madre e gli altri due a cui sembrava molto affezionata comunque.
“Si che posso!” - rispose Astaroth con nonchalance - “L’ho appena fatto!” - le fece notare.
“Loro non te la daranno vinta, troveranno un altro sistema, qualcosa per fregarti!” - ribattè Nicole, indurendo la mascella.
“Ma davvero? Allora non mi resterà altro da fare che rimanere a guardare, non ti pare?” - disse Astaroth, incrociando le braccia al petto con tutta la tranquillità di cui era capace.
Sembrava così convinta delle sue parole, cosi fiduciosa….
Come faceva a non capire che ciò che lui aveva fino a quel momento rivelato era solo la punta dell’iceberg? Che ciò che aveva in serbo per tutti loro era qualcosa di infinitamente più crudele e calcolato? E, soprattutto, che aveva tenuto conto di ogni cosa questa volta, anche la più apparentemente insignificante?

Molte volte aveva immaginato i possibili scenari entro i quali Astaroth l’avrebbe costretta per poterle togliere la vita, ma mai aveva pensato che lui potesse semplicemente metterla in un angolo, spettatrice impotente della caduta di tutte le persone a lei care, coloro che aveva giurato a se stessa di proteggere sempre.
Non voleva guardare, non voleva assistere allo scontro tra gli altri e i demoni e non voleva neppure pensare a cosa avrebbero fatto suo padre e Bonnie, a come avrebbero affrontato la situazione in cui si trovavano.
Non sapeva come, ma Astaroth aveva scoperto dello scambio e adesso Nicole sentiva di aver perso la sua ultima chance di difendere almeno la sua stessa famiglia, le persone che l’avevano o l’avrebbero messa al mondo, riservandole tutto l’amore che avrebbe potuto desiderare.
A volte guardando Astaroth si sentiva in colpa: se non fosse stato per lei il demone non avrebbe mai fatto la sua comparsa e nessuno di loro sarebbe finito in quel modo.
Sferrò l’ennesimo pugno alla barriera demoniaca e ringhiò di frustrazione nel momento in cui il colpo andò a vuoto, di nuovo.
C’era qualcosa di strano in quella barriera.
Per quanto Nicole si sforzasse non riusciva ad abbatterla e, nonostante ci provasse con tutta se stessa, si sentiva come bloccata dall’interno e per questo inutile, confusa e terribilmente stanca.
“La barriera, Astaroth! Cosa mi sta facendo?” - sibilò.
“Oh ti riferisci al fatto che non riesci ad usare la tua magia, il tuo Potere?” - fece il demone - “E’ fatta così! Te l’ho detto: l’ho creata ad arte per noi due, mia cara! Neanch’io posso usare il mio Potere, sai? Sono completamente bloccato, esattamente come te!”.
“Perché?” - chiese Nicole - “Perché autoprivarti del tuo Potere? Posso capire che tu ne abbia privato me per indebolirmi, ma…te stesso….Perché? Non capisco…”.
Astaroth si voltò completamente verso di lei e le mise le mani sulle spalle, guardandola fisso.
Nicole si accigliò e, per la prima volta, a causa di quel contatto si sentì davvero intimorita dal Figlio del Fuoco, come se lui, imprimendole le sue mani sulle spalle, le stesse finalmente facendo presente tutta la sua superiorità e la sua maggior esperienza in lotte del genere.
Si impose di non dare a vedere tutto quel suo disagio e allora raddrizzò la schiena, senza distogliere lo sguardo dagli occhi di Astaroth, curiosa di ciò che le avrebbe risposto.
“Voi avete una così bassa opinione di me…” - sospirò Astaroth - “La realtà è che io sono molto leale, sai? Capisco l’importanza del nostro scontro e so che alla fine voglio sconfiggerti sapendo di aver contato solo sulle mie forze fisiche e sapendo che se sarò riuscito ad indebolirti così da ritrovarmi in una situazione di vantaggio sarà stato solo grazie all’uso dell’arte della manipolazione e non per merito di incantesimi vari che risulterebbero, francamente, poco originali!” - le spiegò, parlandole lentamente, scandendo ogni parola con estrema innocenza.
Nicole si sentì presa in giro.
“Ed io dovrei crederci?” - sibilò, assottigliando lo sguardo e scostandosi malamente le mani di Astaroth dalle spalle.
Il demone non si lasciò scalfire e rise, proruppe in una risata cinica, crudele che, per i gusti di Nicole, le risuonava un po’ troppo nelle orecchie.
“Quindi possiamo usare solo la forza bruta qui dentro, eh?” - fece, retorica.
E prima che Astaroth riuscisse a risponderle, Nicole caricò il destro e glielo infranse sul mento, provocandogli dolore ed un salto all’indietro che lo portò a sbattere contro il lato più a sinistra della barriera.
Come prevedibile, Astaroth si riprese subito e tornò a guardarla, mentre si rialzava e si risistemava il colletto della giacca scura.
“Vedo che hai capito il concetto…” - le disse.
Nicole annuì e scrollò le spalle, seria in volto.
“Non ho ancora capito cosa vuoi ottenere da tutto questo, però!” - ribattè - “Perché coinvolgere tutti gli altri e perché rinchiuderti qui dentro con me e privarci dei Poteri? Non potevi semplicemente lottare contro di me come abbiamo sempre fatto? Che piano hai in mente?”.
“Oh, finalmente fai una domanda intelligente!” - la interruppe Astaroth, esasperato quasi - “Che piano ho in mente? Perché ti ho chiuso qui dentro e perché ho coinvolto tutti loro? Non capisci che è tutto collegato?” - le chiese - “Hai presente quando poco fa ti ho parlato di manipolazione? Mi riferivo alla manipolazione emotiva, Nicole! Un po’ complicata, ma efficace!”.
Nicole sentì un brivido correrle lungo la schiena.
“Manipolazione emotiva?” - fece.
Astaroth sorrise e allungò un braccio, indicandole l’esterno, gli altri.
Lilian ed Owen erano impegnati fianco a fianco in una lotta estenuante, cercando di scrollarsi di dosso i demoni, di restare in equilibrio sulle sottili travi su cui si muovevano e di evitare le lingue di fuoco che facevano per raggiungerli.
Sulla pedana sottostante alla piattaforma volante, sua zia Meredith e suo zio Alaric cercavano di tenere al sicuro Meredith e Matt, combattendo al meglio contro i demoni che li caricavano con spade enormi e altre armi di antica fattura.
I suoi zii e le loro controparti passate, dal canto loro, lottavano contro quei demoni che si calavano dall’alto e cercavano di avanzare verso il centro della pedana, correndo da un angolo all’altro dell’enorme sala.
Demon, demoni e ancora demoni!
E tutti loro lì sotto sembravano talmente pochi…
I suoi genitori, tutti e quattro, invece, erano immobili, indifesi, incerti sul da farsi.
“Guarda queste persone, Nicole! Loro sono tutta la tua vita, tutto ciò che ti sta a cuore! Sono la tua forza, sì, ma possono essere anche la tua debolezza! Io te li strapperò via, Nicole, uno ad uno io li ucciderò tutti fino a lasciarti sola e scoperta…vulnerabile! Il dolore che ti infliggerò sarà talmente grande che mi implorerai tu stessa di ucciderti pur di liberartene, pur di permetterti di rincontrarli dall’Altra Parte, nel Regno dei Morti!” - le disse Astaroth.
Nicole serrò la mascella e strinse i pugni.
Avrebbe voluto dire il contrario, smentire, ma come poteva?
Astaroth aveva ragione!
La sua famiglia e i suoi amici erano tutto ciò che aveva, rappresentavano il suo equilibrio, il suo “motivo per lottare”.
Se li perdeva…per cosa avrebbe lottato poi?
Sarebbe valsa la pena di lottare?
Con gli occhi lucidi Nicole li guardò nuovamente tutti, ad uno ad uno.
Combattevano con coraggio, con passione, del tutto inconsapevoli dei piani che Astaroth aveva per loro.
In quel momento fece l’unica cosa sensata che poteva fare: si voltò leggermente verso la sua sinistra e fissò i suoi occhi in quelli chiari dell’unica persona che forse aveva già capito tutto, che forse sarebbe riuscita a trovare una soluzione e che, per questo, era stata isolata ed intrappolata esattamente come lei.
Suo zio Matt le restituì lo sguardo dalla sua cella-cilindro e le annuì, come a dirle che sapeva, che aveva capito.
Nicole cercò di trasmettergli la sua confusione, il suo bisogno di trovare una via d’uscita.
Suo zio Matt cercava, invece, di restituirle fiducia - Nicole lo sentiva - e cercava di rassicurarla e di farle capire a gesti…qualcosa…
Nicole si accigliò e si avvicinò di più alla barriera per cercare di decifrare al meglio il messaggio nascosto nei movimenti delle mani di suo zio Matt.
Non capiva…
Sembrava che le indicasse Astaroth, poi lei e poi….Bonnie!
Non sua madre, ma Bonnie!
Suo zio Matt non faceva che indicarle Bonnie…in continuazione.
Ma perché?
Cosa voleva dirle esattamente?
Nicole pregò che intorno a lei tutto si fermasse, che le dessero altri due minuti per capire, per ragionare su quei gesti, ma nulla si fermò, anzi…continuò ad andare avanti nel peggiore dei modi.
“Matt Honeycutt! Il primo di una lunga lista, nonché il più scomodo!” - fece Astaroth.
Nicole si voltò a guardare il demone con la fronte corrugata.
Il primo di una lunga lista?
Stava per parlare, ma un urlo improvviso sovrastò tutto il resto e la pietrificò.
Cominciò a tremare e fu Astaroth che le afferrò le braccia e la voltò di nuovo affinchè potesse vedere cosa stava succedendo.
Sotto di loro, sulla pedana, un demone, minuto rispetto agli altri e dall’apparenza più innocua, era riuscito ad aggirare lo scudo formato da sua zia Meredith e suo zio Alaric ed era arrivato a Matt, colpendolo alla testa con una pesante mazza ferrata.
Nicole spalancò gli occhi, sentì il respiro che le si mozzava in gola e le lacrime che le rigavano le guance: era da tanto che non piangeva e quella novità, insieme ad un' improvvisa consapevolezza, la sconvolse totalmente.
Mentre Matt si accasciava al suolo privo di vita e con il cranio ridotto in pezzi, Nicole si voltò verso la cella-cilindro: suo zio Matt era scomparso, sparito nel nulla.
Certo! Uccidere la versione passata di Matt significava cancellare dal Tempo la versione futura, quella del 2034.
Non riuscì a guardare per troppo tempo Meredith che si accasciava accanto al corpo morto dell’amico.
Non riuscì a guardare per troppo tempo Elena che tentava di ragguingere Matt e Stefan che glielo impediva, trattenendola per il suo bene.
Non riuscì a guardare per troppo tempo Bonnie che gridava il nome di Matt.
Non riuscì a guadare per troppo tempo Damon che serrava gli occhi.
Passò fugacemente lo sguardo su sua madre e su suo padre per poi abbassarlo sulle sue mani inermi e pulite, ma che sentiva sporche del sangue di una delle persone a lei più care.
In quel momento qualcosa in Nicole si spezzò.
“Matt Honeycutt! Solo il primo di una lunga lista!” - tornò a sussurrarle Astaroth.






NOTE:
*Entra in punta di piedi sperando di non venire linciata*
Ciaooo!
Innanzitutto permettetemi di cercare di rabbonirvi augurandovi Buona Festa della Donna a tutte voi lettrici e ringraziando chiunque abbia letto e/o recensito lo scorso capitolo!
Tengo a ricordarvi inoltre che io vi adoro e mi sa che ve lo ricorderò spesso anche nelle prossime settimante perchè...beh...la morte di Matt e quindi la scomparsa dell'altro Matt era solo l'inizio!
Ebbene si! Ve l'avevo anticipato che Astaroth si sarebbe finalmente mostrato per il demome spietato e crudele che è e adesso, ve l'assicuro, non ce ne sarà davvero per nessuno!
I prossimi capitoli, vi avverto, saranno una vera tragedia, soprattutto il prossimo, quindi chi non apprezzasse un qualcosa di troppo forte che comprende la morte dei personaggi di una storia...beh...capirò se la prossima settimana non vorrete leggere il capitolo!
Ma ci tengo anche a dirvi che ogni cosa ha uno scopo e tutto succede per una ragione!
Per come ho descritto in questa lunga storia sia il personaggio di Astaroth che quello di Nicole, nonchè la loro incessante lotta, mi è sembrato giusto non risolvere la cosa subitissimo e semplicemente, ma lasciare che le cose capitino, anche cose brutte, prima di risolvere ogni cosa e trovare un rimedio e un lieto fine. Perchè vi assicuro che il lieto fine ci sarà anche se questo e i prossimi capitoli non faranno ben sperare!
Parlando dei capitoli, la scorsa settimana vi avevo promesso che entro oggi vi avrei fatto sapere quanti ne mancano alla fine! Perfetto! Ho fatto i conti e i vari schemini e alla fine della storia posso dire con certezza assoluta che mancano solo 4 capitoli + l'epilogo! E la fine così ficina di "Forse..il destino..." è anche il motivo per cui adesso tutte le situazioni saranno più forti e più veloci e succederanno tante cose terribili una dietro l'altra.
Chi ha letto "Il linguaggio della resa" - tutta la serie  - sa che anche alla fine di quella storia successe una cosa terribile e un personaggio principale morì, ma poi il lieto fine arrivò, giusto? Quindi...beh...non disperate! In fondo so essere romantica anch'io!XD
Adesso vi lascio, và XDXDXD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non mi insulterete troppo!ç_ç
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler mentre per il capitolo....
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 26
*** Massacro ***


Massacro

Per Astaroth, che aveva una visione del mondo tutta sua e a suo dire perfetta e sublime, il concetto di divertimento era alquanto relativo e assumeva nuovi tratti e nuove sfaccettature a seconda delle persone.
Mentre per alcuni divertirsi era sinonimo di chiacchiere senza senso o stupide gite familiari, per Astaroth il divertimento aveva direttamente a che fare con la morte altrui, il dolore altrui, il sangue altrui e qualche testa mozzata o qualche cuore strappato non potevano fare altro che aggiungere ancora più risate a quelle che già ci sarebbero state.
Era per questo motivo, fondamentalmente, che tutti lo chiamavano “mostro”, ma dato che Astaroth - come già detto - riteneva di avere una visione del mondo perfetta e sublime, allora non riusciva a capire come nessuno, nemmeno Nicole, vedesse chiaramente che il termine “mostruoso” aveva la stessa valenza e lo stesso significato del termine “bellissimo”.
A lui la cosa sembrava piuttosto ovvia ed era per questa ottusità innata degli umani o, più in generale, di tutti gli esseri che non erano lui che aveva preso a pensare di essere l’unica creatura senziente, razionale e giudiziosa in un mondo abitato solo da puri idioti.
Partendo da questo presupposto quindi, la sua idea di epurare il mondo da tutti quegli idioti non era così cattiva, giusto?
E cominciare da un gruppo come quello era la mossa giusta, soprattutto se se ne poteva ricavare un vantaggio che in quel caso per Astaroth era enorme: uccidere Nicole era la suprema ricompensa per tutti i suoi sforzi e per tutte le sconfitte che era stato costretto a subire.
Non potè fare a meno di lasciarsi andare ad una liberatoria risata di scherno quando Nicole si voltò verso di lui, con gli occhi ricolmi di lacrime e lo sguardo cattivo a causa della morte e la scomparsa dei due Honeycutt.
Ma se credeva che quella era la fine, allora si sbagliava di grosso perché era solo l’inizio, Matt non era stato altro che….il primo di una lunga lista, appunto! Una lista che comprendeva tutti i presenti in quella sala.
Nicole gli si scagliò addosso, riempendogli il viso di pugni e lo stomaco di potenti ginocchiate.
Astaroth la lasciò fare e non si oppose nemmeno quando lei gli afferrò la testa e gliela sbattè più e più volte contro la barriera demoniaca da lui stesso creata.
La rabbia se l’aspettava, era naturale.
Quando un nemico uccide sotto i tuoi occhi qualcuno a cui tieni profondamente è normale accendersi d’ira, ma quell’ira non è vera ira, piuttosto è…frustrazione, senso d’impotenza, dolore e tutto questo inevitabilmente pian piano viene fuori e porta al crollo e alle lacrime.
Non appena i colpi di Nicole divennero meno decisi, Astaroth capì che il crollo era vicino e non appena le lacrime inondarono le guance della ragazza non si mostrò sorpreso semplicemente perché non lo era affatto.
Se tutta la situazione non fosse stata così esilarante, probabilmente si sarebbe già stancato a causa della prevedibilità delle reazioni della sua avversaria.
Lui odiava così tanto la prevedibilità…..
Preferiva di gran lunga essere sorpreso o sorprendere, ma dato che Nicole in fondo era così pateticamente…umana….Astaroth sapeva che ormai non c’erano più chance che lei tirasse fuori dal cilindro qualcosa - qualsiasi cosa - che lui non avesse già visto o provocato lui stesso.
Da lì in avanti avrebbe dovuto sorbirsi la lenta caduta di Nicole nel nero baratro della noia, ma se serviva a farla fuori allora supponeva di riuscirlo a sopportare.
Quando alla fine Nicole si decise a mollargli il bavero della giacca, Astaroth si rimise in piedi e rimase pazientemente ad aspettare che lei sollevasse gli occhi dal pavimento e tornasse a rivolgerglisi.
La maggior parte delle volte lei aveva sempre dimostrato di non essere poi così totalmente stupida quindi Astaroth sapeva che, passato lo shock iniziale, alla fine sarebbe riuscita ad arrivare ad una conclusione importante, la conclusione sulla quale si fondava tutta la tattica di manipolazione emotiva che lui stesso stava mettendo in atto per distruggerla.
Bastò qualche minuto di silenzio e poi la domanda arrivò.
“Io lo ricordo! Mi ricordo di Matt! Come è possibile che….mi ricordi di Matt?” - fece Nicole - “Tu hai ucciso la sua versione passata per poter far scomparire lui e proprio per questo io non dovrei poterlo ricordare perché quello che è morto è il Matt del 2011, un Matt vissuto prima della mia nascita e se mano a mano che agiamo la storia si riscrive allora….come faccio a ricordarmi perfettamente di qualcuno che, tecnicamente, è morto prima che venissi al mondo?”.
Astaroth sorrise e si perse con lo sguardo a guardare gli scontri che avvenivano al di fuori di quella barriera entro la quale erano rinchiusi.
“Esatto, Nicole! Il tuo ragionamento è sensato e sarebbe giusto se io non fossi intervenuto anche su questo piccolo particolare della faccenda!” - le rispose.
“Spiegati, Astaroth!” - fece lei, sommessamente.
“Quando ho messo insieme le idee del mio geniale piano ho tenuto conto anche di questo! Insomma…che senso aveva uccidere le persone a te più care partendo dalle loro versioni passate per poterti distruggere psicologicamente se…proprio perché partendo dalle loro versioni passate, delle versioni che vivono in un tempo in cui tu non esisti e che quindi non fanno parte della tua storia, alla fine tutti loro sarebbero scomparsi, la tua storia sarebbe cambiata, per te sarebbe stato come se non li avessi mai conosciuti e amati e quindi la loro morte non ti avrebbe scalfito minimamente!?!” - ragionò Astaroth - “Non avrebbe avuto nessun senso, non trovi?” - le chiese retoricamente - “Quindi, dato che sai che questo Castello è come se fosse un’ estensione di me stesso e che la mia maga qui dentro è praticamente illimitata, ho fatto un piccolo incantesimo: finchè resterete qui dentro sarete estranei a qualsiasi riassestamento del Tempo! Siete tagliati letteralmente fuori dal mondo, Nicole!”.
“E se usciamo da qui? Il ricordo di Matt scomparirà?” - chiese Nicole.
“Voi non uscirete mai fuori da qui!” - obiettò Astaroth - “Ma…ok…mettiamo pure che riusciate ad uscire! In quel caso….vediamo….Tu, Lilian ed Owen non avrete mai conosciuto Matt che per i vostri genitori sarà un amico morto da anni e per le loro versioni passate sarà un amico appena morto e da piangere! Vi reinserireste nel flusso naturale del Tempo quindi le vostre storie inevitabilmente cambierebbero!” - spiegò - “Ma te l’ho detto: voi non uscirete mai da qui! Se uscirete significherà che mi avrete ucciso e questo non succederà mai, quindi….perché stare qui a pensarci, no?”.
“Quindi io ricordo perché tu vuoi che io ricordi? E’ questo che stai dicendo?” - chiese Nicole, pericolosamente vicina ad un nuovo attacco di lacrime e sofferenza.
“Già!” - rispose Astaroth, scrollando le spalle.

Nonostante fosse circondata dai demoni, ferita e con la vita sua e di Owen letteralmente appesa al filo sul quale dovevano spostarsi saltando da una trave all’altra, Lilian non riusciva a frenare le lacrime e a pensare ad altro che non fosse Matt.
Lui era morto.
Non aveva mai pensato alla possibilità che proprio Matt potesse morire.
Lui era sempre stato la roccia, l’appiglio, la persona a cui rivolgersi ogni volta che si aveva un dubbio o un problema, di qualsiasi genere essi fossero Matt aveva sempre una soluzione e sapeva sempre trovare le parole adatte a confortarti e a darti forza.
Erano passati solo pochi minuti da che il mondo si era fermato per lasciar scomparire Matt per poi riprendere a girare, ma da allora ogni passo ed ogni colpo inferto erano risultati più pesanti e sofferti perché la mente e il cuore non erano ancora pronti a lasciare andare il ricordo di quell’uomo tanto buono che l’aveva amata come una figlia e allora continuava a riproporle immagini su immagini di momenti trascorsi insieme a lui durante gli anni della sua crescita, torturandola e continuando a torturarla ancora e ancora ad ogni battito di ciglia a cui corrispondeva sempre una nuova immagine, un nuovo ricordo, una nuova fotografia di vita scattata anni addietro oppure solo pochi giorni prima.
I demoni le vorticavano intorno, cercando di spingerla giù dalle travi e Lilian non riusciva a fare altro che difendersi e ringraziare che almeno lì con lei, nella sua stessa situazione, ci fosse Owen.
Aveva paura, tremendamente paura.
Cosa aveva in mente davvero Astaroth nessuno poteva saperlo, nessuno tranne Nicole forse.
Lilian aveva visto gli occhi di sua cugina spalancarsi e spegnersi mentre Matt moriva e aveva visto il ghigno malvagio sul volto di Astaroth.
Nicole sapeva, Nicole sapeva e quella consapevolezza la stava uccidendo: Lilian ne era certa.
Ma cosa poteva fare lei per aiutare sua cugina?
Come poteva ribaltare una situazione che li vedeva tutti in pericolo senza sapere cosa cercava esattamente il Figlio del Fuoco da quella situazione?
Qualcosa che distruggesse Nicole ancor più della morte stessa?
A Lilian veniva in mente un solo scenario, una sola risposta, un solo possibile piano quantomeno logico dietro le azioni di Astaroth e…non voleva pensarci perché pensarci significava chiedersi chi sarebbe stato il prossimo a morire, chi Astaroth avrebbe ucciso per ferire Nicole.
Schiena contro schiena con Owen, non riusciva nemmeno a voltarsi per lanciargli una rapida occhiata.
E se avesse avuto ragione?
E se si fosse trattato di lui?
Come poteva sopportare il dolore di quella perdita?
Semplice! Non sarebbe riuscita a sopportarlo e si sarebbe lasciata abbattere, uccidere magari, ormai priva di una ragione di vita, prima dell’unico ragazzo per il quale avesse provato amore, un amore che, per colpa loro o delle circostanze, non avevano neppure avuto una chance per vivere.
Lilian si scrollò duramente l’ennesimo demone di dosso, afferrandogli il collo e spezzandoglielo con un colpo deciso. Afferrò il pugnale con il quale quel demone aveva cercato di ferirla e si fermò un attimo, guardò in basso verso la pedana sottostante ed individuò Meredith: scagliò il pugnale con una tale forza e una tale decisione che si conficcò perfettamente nel cranio di un demone che si stava facendo largo verso la ragazza ancora accanto al corpo immobile e freddo del suo amico a cui era stata tolta ignobilmente la vita.
Gli occhi di Meredith e di sua zia Meredith saettarono rapidi verso di lei, confusi e severi.
Owen sferrò un pugno deciso ad un demone che stava per avventarlesi addosso e poi la voltò verso di lui, costringendolo a guardarlo negli occhi.
“Lilian! Che fai?” - le chiese, preoccupato - “Di sotto…i miei genitori sapranno cavarsela, ma tu non puoi renderti così vunerabile…potrebbero ucciderti!”
“No, Owen! Potrebbero uccidere te, non lo capisci?”  - ribattè Lilian, stringendo gli occhi e spostandosi appena di lato all’arrivo dell’ennesima lingua di fuoco pronta ad avvolgerli - “Hai visto cosa hanno fatto a Matt? Come…Astaroth è riuscito ad ucciderlo? Ha ucciso la sua versione passata, causando quindi la scomparsa della versione futura!”.
“Si, Lilian, l’ho  visto! Ma…” - tentò di obiettare Owen, parlando mentre si voltava rapido per conficcare uno dei suoi coltelli nella gola di un demone.
“Niente ma, Owen! Dobbiamo difendere Meredith, non capisci? Se arrivano a colpirla, tu morirai!” - lo interruppe bruscamente Lilian.
“No, piuttosto dobbiamo difendere Stefan ed Elena allora altrimenti a morire sarai tu!” - ribattè Owen.
“Non importa…”.
“Si che importa! Importa a me!” - fece Owen.
“Bene! Così come a me importa di tenere te in vita!” - fece a sua volta Lilian.
“Quindi?”  - chiese Owen, continuando a fissarla deciso con quei suoi occhi grigi tanto espressivi.
“Quindi siamo in una situazione di stallo, Owen! Io non cambierò idea e non lo farai neppure tu!” - rispose Lilian.
“Su questo puoi starne certa!”.
Lilian si voltò a fronteggiare l’ennesimo demone, frustrata.
Quel ragazzo sapeva essere così testardo!
Ma non poteva biasimarlo, non lei, non dopo che aveva appena ammesso che non le importava vivere o morire se questo significava riuscire a salvare almeno lui.
Continuò nel suo proposito, strenuamente, lottando con la forza della disperazione che la stava portando a combattere tenendo un occhio sui suoi nemici e uno su Meredith per assicurarsi che stesse bene e per continuare ad uccidere a distanza i demoni che incalzavano la ragazza.
Da quello che poteva vedere, Owen stava facendo lo stesso con Stefan ed Elena.
Entrambi si stavano battendo per preservare la vita dell’altro, ma quanto di tutto ciò sarebbe servito?
Se uno dei due avesse ceduto, se uno dei due avesse sbagliato, Astaroth avrebbe vinto e se Owen la pensava esattamente come lei, se lui sentiva esattamente ciò che lei sentiva allora sapeva che poi sarebbe stata solo questione di attimi prima che anche l’altro morisse.
L’unica soluzione era tentare di resistere entrambi.
E allora prese un bel respiro, si asciugò gli occhi dalle lacrime provocate sia dal dolore che dal fuoco così ravvicinato, si accovacciò in posizione di difesa e si rigettò a capofitto nella mischia, combattendo come mai aveva combattuto in vita sua, cercando di richiamare alla mente ogni consiglio ricevuto negli anni da suo padre, ogni tecnica insegnatale da suo zio Damon, ogni raccomandazione di sua madre ed ogni presa in giro di Nicole perché persino quelle servivano a farle forza.
Richiamò alla mente anche ogni scontro che la cugina aveva combattuto mentre lei faceva da spettatrice e cominciò ad imitarne i movimenti, diventando all’istante inarrivabile e letale.
Tra loro due Nicole era sempre stata quella più portata alla battaglia, quella a cui piacevano gli allenamenti, quella a cui veniva naturale attaccare e difendersi, ideando sul posto delle strategie di lotta.
Lilian sapeva di non essere forte e potente quanto Nicole, sia per natura sia per mancanza di addestramento, ma doveva farsi coraggio e pensare - almeno per quella volta  - come una predatrice a caccia.
Le era sempre piaciuto far finta di dimenticare che per metà era una vampira, crogiolandosi nella beatitudine datagli dal suo lato unicamente umano, ma quei giorni ormai erano finiti.
Prese a saltare da una trave all’altra, uccidendo demoni a mani nude oppure con armi che recuperava da alcune delle sue vittime.
Le lingue di fuoco erano un problema: arrivavano improvvisamente e del tutto inaspettate, per lo più cercando di colpirla alle spalle. Per riuscire a non farsi colpire Lilian era spesso costretta a piegare il suo corpo in posizioni innaturali e per niente comode, ma era l’unico modo che aveva per batterle. Non era dotata di magia né, purtroppo, di un secchio d’acqua quindi doveva arrangiarsi come poteva, rifugiandosi, in quelle occasioni, nell’arte della difesa e della fuga più che in quella dell’attacco.
Andò avanti così, sudando e stancandosi e approfittando dei pochi attimi di respiro tra un demone e l’altro per rivolgere la sua attenzione a Meredith e, in genere, conficcare nella testa dei  demoni che attaccavano la versione più giovane della madre di Owen qualsiasi arma riuscisse ad entrare in possesso.
Fu durante uno di quegli attacchi che qualcosa andò storto, che i demoni, dietro le indicazioni che Astaroth gridava dalla sua gabbia in una lingua orrenda e oscura, cominciarono a farsi furbi.
Questa furbizia costò a Lilian un prezzo troppo alto.
Riuscì, con l’astuzia, a rigirare l’ennesima lingua di fuoco che le andava addosso contro la fila di demoni che aveva alle spalle, liberando il cammino a lei e ad Owen per qualche attimo almeno. Si concentrò, allora, su Meredith e, afferrata una sfera di ferro ricoperta da punte acuminate da uno dei cadeveri di demoni che aveva lì di fianco, la scagliò con forza contro un demone alto e robusto che era riuscito ad aggirare su zio Alaric e a scagliarsi contro Meredith.
La ragazza si stava apprestando a difendersi in qualche modo, ma Lilian aveva già lanciato la sua arma e le urlò di rimanere al suo posto, ma fu un errore.
Il demone in questione, a differenza degli altri che l’avevano preceduto, si fermò e si voltò, estendendo gli artigli della sua mano e afferrando al volo la sfera acuminata con la quale Lilian voleva colpirlo per poi accanirsi su Meredith.
Lilian voleva intervenire, ma Owen arrivò a bloccarle le braccia, trattenendola mentre la madre e il padre di Owen fermavano la loro lotta e si bloccavano al centro della pedana, tenendosi per mano e guardandosi negli occhi.
La risata di Astaroth riuscì ad arrivare persino alle loro orecchie così come le urla di dolore di Nicole.
Lilian si lasciò andare alla rabbia e alla disperazione mentre Owen la tirava su e cercava di costringerla a voltarsi verso di lui, ma lei non poteva, lei doveva guardare perché era giusto che guardasse ciò che lei aveva provocato.
Il demone sulla pedana atterrò Meredith che rimase immobile e non gridò neppure mentre le punte della sfera ferrata le si conficcavano a ripetizione e con forza nella tempia destra, uccidendola.
“No, no, no! Basta! No!” - Lilian urlava e piangeva, in preda ai sensi di colpa.
La madre di Owen alzò la testa a rivolgerle un sorriso e poi scomparve rapidamente mentre il padre di Owen, Alaric, si lasciava pugnalare al cuore da un demone senza opporre la minima resistenza, compiendo forse il gesto d’amore e lealtà più puro e tragico che Lilian avesse mai visto.
Le grida disperate dei suoi genitori e dei suoi zii rimasti le riempirono le orecchie mentre Owen le afferrava il viso con la sua presa che diventava sempre più inconsistente.
“Non sentirti in colpa! Non sentirti in colpa e combatti! Uccidete Astaroth! Combatti per riportarci indietro, Lilian!” - prese a dirle.
Ma Lilian continuò a scuotere la testa.
Non aveva più la forza per combattere. Sentiva che metà del suo cuore stava svanendo e riusciva a malpena a reggersi in piedi.
Dietro la pressione di una mano di Owen sotto il suo mento, Lilian alzò gli occhi ad incontrare quelli di lui, stranamente sereni.
“Non è giusto! Non è giusto! Noi….dovevamo…” - gli sussurrò tra le lacrime.
“Non importa! Non importa ciò che è successo o ciò che ci siamo promessi perché…per come la vedo io la promessa l’abbiamo infranta da un bel pezzo! Non importa come, sta di fatto che noi due ci siamo amati, Lilian, e continuerò ad amarti anche nell’inesistenza! Ti amerò sempre! Io, Owen, ti amo Lilian!” - la interruppe lui.
Lilian rimase immobile, con le mani sulle braccia sempre più evanescenti di Owen.
Da quanto tempo stava aspettando quelle parole?
Eppure adesso che erano arrivate non si sentiva sorpresa perché… - oh che stupida era stata - lui aveva ragione: loro si erano amati, profondamente e nel modo più innocente che potesse esistere.
Il loro era stato un amore fatto di sguardi, sorrisi e tocchi leggeri e appena accennati. Un amore fatto di pazienza, speranza e appoggio reciproco. Un amore semplice, ma indiscutibilmente reale.
E quando Owen avvicinò il volto al suo e le loro labbra si sfiorarono dapprima timidamente e poi si unirono, con bisogno e disperazione, Lilian cedette, si abbandonò completamente al pianto e a quel bacio.
“Ti amo anch’io Owen! Ti amerò per sempre!” - sussurrò mentre riapriva gli occhi e la consapevolezza della scomparsa di lui l’atterriva e la costringeva in ginocchio su quella trave sporca di sangue nero e viscoso.
Quando i demoni tornarono Lilian non si mosse: pochi istanti dopo bastò una spinta e precipitò nel bel mezzo della lotta furiosa che i suoi genitori continuavano a combattere sulla pedana sottostante.

Nel corso dei secoli suo fratello non aveva fatto altro che prenderlo in giro e ridicolizzare la costante preoccupazione che lo attanagliava quando si parlava delle persone a lui care.
Spesso Stefan aveva cercato di difendersi, di ribattere mettendo in luce invece il fatto che Damon troppo di rado si preoccupava per qualcuno oltre se stesso, ma in fondo doveva ammettere che suo fratello aveva ragione.
Era nella sua natura preoccuparsi, lo faceva…in continuazione.
Ma come poteva non arrendersi alla preoccupazione se la vita di Elena, di Damon e dei suoi più cari amici era costantemente in pericolo, per un motivo o per un altro?
Non si parlava di piccoli incidenti domestici, problemi di cuore o brutte compagnie!
Nel loro caso i problemi erano rappresentati da vampiri Antichi e demoni di ogni genere quindi Stefan si sentiva in un certo qual modo giustificato per la sua apprensione.
Le morti di Matt e Meredith, poi, erano stati dei colpi durissimi da attutire in così poco tempo e adesso oltre alla preoccupazione c’era anche il terrore, il terrore di perderli tutti per davvero.
Aveva paura per Damon e per Bonnie, aveva paura per Nicole, ma soprattutto aveva paura per Lilian e per Elena.
Con lei le cose avevano appena cominciato ad aggiustarsi, avevano appena trovato un compromesso che….bam…si erano trovati catapultati in quel regno di sangue e morte.
Che Astaroth volesse ucciderli tutti ormai era scontato e si era capito e che lui ed Elena fossero i prossimi bersagli…beh…anche quello era diventato quasi ovvio.
Uccidere loro significava uccidere le loro controparti future ed eliminare Lilian dalla storia, significava farne fuori cinque in un colpo solo.
Restare lucido e combattere era l’unica cosa che poteva sforzarsi di fare.
Teneva d’occhio Elena continuamente e ringraziava il cielo che, nel poco tempo che aveva avuto a disposizione, l’altra Meredith li aveva istruiti tutti a dovere su dove colpire per poter eliminare efficacemente i demoni.
Matt e Meredith….
Stefan cercava di non pensarci, di tenersi occupato con la lotta, ma lo sentiva ugualmente quel macigno che gli si era formato all’altezza dello stomaco e che quasi non gli permetteva di continuare a muoversi, di riflettere.
Sentiva assurdamente la loro mancanza e una voce dentro di lui non voleva altro che sapere se c’era un modo, se esisteva davvero un metodo efficace per riportarli in vita.
Con Elena era successo, giusto?
Lei era tornata indietro dalla morte, quindi forse anche Matt e Meredith potevano.
Forse se tornavano nel loro tempo….
Ma no, Stefan scacciò via quel pensiero perché sapeva che permettere ad una speranza simile di nascere significava solo illudersi e farsi del male da solo.
Pensava di averci fatto l’abitudine.
Quando si è immortali si passa l’eternità a guardare gli altri appassire e morire, quindi credeva che dopo cinquecento e passa anni ci si  fosse abituato e invece….si era sbagliato di grosso.
Nonostante tutta la preoccupazione provata per i suoi amici in quegli anni, in fondo non aveva mai davvero creduto che un giorno sarebbero morti così, all’improvviso.
Aveva sempre pensato che prima di lasciare il mondo dei vivi avrebbero avuto una vita lunga e felice, ma Astaroth nella sua infinita crudeltà aveva strappato via loro anche quello: la prospettiva della felicità.
Li aveva fatti uccidere prima che fosse davvero la loro ora, intervenendo sulla storia e sul tempo senza farsi il minimo scrupolo, solo per i suoi scopi.
Aveva stroncato la vita di due persone innocenti solo perché aveva paura di affrontare Nicole mentre lei era nel pieno delle sue forze: questo pensiero non glielo avrebbe tolto nessuno dalla testa.
Un disumano grido di Elena, ancora sconvolta dalle lacrime e dalla disperazione, lo ridestò dai suoi pensieri e gli fece abbandonare la posizione per far saettare gli occhi lì dove anche lei stava guardando: Lilian! Lilian si era lasciata buttare giù dalle travi dai demoni dopo la scomparsa di Owen.
Stefan accorse senza pensarci, lanciando un’occhiata alla sua controparte futura accerchiata da un branco di demoni impazziti che non riusciva a scrollarsi di dosso.
Afferrò al volo Lilian e la portò via, su una delle pedane ormai vuote agli angoli della stanza, adagiandocela sopra.
Le mise le mani sulle spalle e cercò di guardare ad di là del buio che aveva invaso gli occhi della ragazza.
“Lilian! Lilian devi risollevarti! Devi combattere! Ti stai arrendendo e non è questo che avrebbe voluto Owen!” - le disse accoratamente, scuotendola con decisione.
“Perché devo combattere? Non c’è più ragione…” - sussurrò appena lei, rimanendo immobile.
Stefan non seppe cosa rispondere.
Cosa poteva dirle?
Lui la capiva! Quando Elena era morta anche lui si era lasciato andare, preda dell’annichilimento più totale del corpo e dello spirito.
Quando la persona che ami muore, ti possono dire di tutto ed aiutarti in ogni modo possibile, ma nel profondo senti che non ti rimane più nulla per cui lottare e per scacciare via quella sensazione….neppure l’eternità è utile.
La lasciò non appena sentì le grida dei demoni che caricavano su di loro.
Scese dalla pedana e riprese la sua lotta, strenuamente, senza esclusione di colpi, destreggiandosi tra i demoni che attaccavano lui, quelli che prendevano di mira Lilian e quelli che attaccavano Elena.
L’altro Stefan e l’altra Elena erano poco distanti da loro e si avvicinavano sempre di più senza neppure accorgersene.
I demoni li stavano respingendo indietro, costringendoli tutti contro la parete più a nord della stanza.
Cos’era? Una trappola?
“Stefan! Stefan!” - cominciò ad urlare per attirare l’attenzione dell’altro se stesso.
L’altro Stefan si voltò appena mentre affondava con una spada appena raccolta dal pavimento nello stomaco di un demone, disintegrandolo.
“Lo so, Stefan! Me ne sono accorto!” - gli rispose.
“Non possiamo indietreggiare ancora! Ci ritroveremo con le spalle al muro e non avremo più libertà di movimento per attaccarli!” - ragionò Stefan.
L’altro Stefan lo guardò, ma non gli rispose: gli diede un ordine.
“Proteggi te stesso ed Elena!” - gli intimò.
Aveva ragione! Per proteggere tutti loro allora lui ed Elena dovevano rimanere vivi, ma….Stefan non riusciva ad allontanarsi troppo da Lilian era più forte di lui, una sensazione che spingeva dal mezzo del petto e si propagava prepotentemente.
Fu quella sensazione a tradirlo, quel bisogno di tenere Lilian al sicuro.
Non appena un demone alato scese dall’alto e caricò su Lilian, Stefan non stette ad ascoltare le urla dell’altro se stesso che gli diceva che ci avrebbe pensato lui e accorse per proteggere lei, quella che sarebbe stata sua figlia.
Si ritrovo Elena davanti senza neppure rendersene conto e dallo sguardo azzurro di lei capì che aveva sentito e pensato la stessa cosa e per quel motivo si era mossa.
Lilian alzò lo sguardo su di loro nel momento in cui anche l’altro Stefan e l’altra Elena arrivavano a fare quadrato intorno alla ragazza.
L’unica cosa che avvertì Stefan in quel momento furono due forti mani che lo afferrarono e lo spinsero contro Elena e poi…solo dolore.
L’unica cosa che vide, invece, furono gli occhi spalancati di Elena, le mani di Lilian che scomparivano, l’altro Stefan e l’altra Elena che svanivano istantaneamente nel nulla e poi…solo sangue.
Il demone alato che aveva attaccato aveva solo finto di caricare su Lilian.
In realtà era stato mandato da Astaroth ad uccidere in un colpo solo sia lui che Elena.
Per quel motivo li aveva spinti petto contro petto, cuore contro cuore e poi aveva affondato la sua lancia di legno grezzo nella schiena di Stefan, trapassandogli il cuore e spuntando dall’altra parte solo per poi conficcarsi nel cuore di Elena.
L’unica cosa che Stefan sentì in quel momento fu la voce di Nicole che, dalla sua gabbia, invocava il nome di Lilian.

Astaroth li aveva uccisi tutti e Nicole lo sentiva ancora ridere al suo fianco e assicurarle che presto anche i suoi genitori si sarebbero aggiunti al massacro.
Astaroth aveva ucciso Lilian.
Lei e sua cugina erano…diverse, eppure erano simili.
Rappresentavano l’una l’esatta metà dell’altra e avevano sempre vissuto credendo che ciò non sarebbe cambiato, invece Astaroth aveva permesso che cambiasse e aveva ucciso Lilian….lasciandola spezzata, divisa a metà, dilaniata, sola.
Nicole si sentiva cedere.
Non riusciva più a piangere perché il dolore era troppo e troppo forte perché le lacrime avessero la forza di solcarle il viso.
Si sentiva bloccata, bloccata nella sua inutilità e nella sua disperazione.
Tutti avevano sempre pensato a lei come alla persona che li avrebbe salvati e invece non ci era riuscita e li aveva delusi: era questo ciò che faceva più male.
Si era allenata negli anni, si era data tanto da fare, ma per cosa?
La sua forza era sempre stata la sua famiglia e adesso Astaroth glieli stava strappando via tutti, uno ad uno.
Non restavano altri che i suoi genitori, presenti e passati, ma Nicole non ce la faceva proprio a guardarli, a vedere cosa Astaroth avrebbe fatto per ucciderli.
Il messaggio di Matt…forse avrebbe dovuto pensarci, ma a che scopo: ormai Astaroth, qualsiasi cosa lei riuscisse ancora a fare, aveva già vinto.








NOTE:
Ciao a tutte e buon giovedì sera ragazze!*_*
Come procede la settimana?
Io personalmente non vedo l'ora che arrivi il weekend!XD
Allora... Innanzitutto ringrazio come sempre chi ha letto e/o recensito lo scorso capitolo!
Ma venendo a questo di capitolo..ehmmm....vi faccio una domanda, una domanda fondamentale: volete uccidermi?O_O
Lo so che sono cattiva perchè li ho praticamente fatti morire tutti in modo atroce (almeno chi me lo chiedeva da tempo ha visto finalmente morire Elena in una mia storia, però XD), ma...mi seviva che le cose andassero così ai fini della trama! Capitemi!XD
E ricordate che vi ho promesso che tutto si sistemerà in un modo o in un altro! XD
Inoltre...dai...almeno Lilian ed Owen si sono baciati prima di morire, visto? *_* Lo so..è una magra consolazione, ma almeno è una consolazione e poi non è stato così tragicamente romantico? XD Mi sa che sono da ricovero! Help meeeeeeee!XDXDXD
Vorrei chiarire una cosa però per chi si stesse chiedendo perchè Nicole, che ho sempre mostrato come forte e indistruttibile, si stia abbattendo così: beh...tenete presente che tutto ciò che è successo, tutte le morti importanti a cui ha dovuto assistere senza poter fare nulla, sono avvenute tutte una dietro l'altra in meno di mezz'ora, se vogliamo stabilire un lasso di tempo. Quindi capirete che non è facile nemmeno per lei reagire in qualche modo che non sia lasciarsi andare al dolore che le viene inflitto in modo così continuato e potente! Spero di essermi spiegata!*_*
Comunque nei prossimi capitoli lo si capirà meglio! Ormai ne mancano solo 3 + l'epilogo e Nicole ed Astaroth ne saranno i protagonisti indiscussi visto che la lotta finale per decidere il vero destino di tutti è solo loro.
Fino ad adesso più che di guerra si è trattato di tattica, una tattica quella di Astaroth a cui Nicole non ha saputo contrattaccare, ma l'altro Matt le ha lasciato un messaggio prima di morire, ricordate? Ecco! Da lì Nicole dovrà partire per tornare a farsi forza e lottare!
Ok! Adesso vi lascio che mi sa che ho detto fin troppo!
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler mentre per il capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 27
*** Sacrificio ***


Sacrificio

Quando un pezzo del tuo cuore viene calpestato e distrutto lo si avverte all’istante e con una potenza devastante, in grado si afferrarti l’anima e annegarla nel mare nero della disperazione.
Quando più pezzi del tuo cuore vengono calpestati e distrutti all’unisono allora la sensazione che si avverte è un milione di volte peggiore. Una sensazione annichilente di freddo e vuoto che non può essere ricondotta a nient’altro che alla morte stessa.
Il vuoto, l’assenza era la morte e Bonnie l’avvertiva, avvertiva l’assenza di tutti quegli amici che aveva perso nel giro di pochi istanti e si sentiva morire dentro ogni volta che ci pensava.
L’unica luce, l’unica fonte di calore che ancora riusciva a scaldarle il cuore era rappresentata dalla vista di Damon e Nicole ancora in vita, ma adesso c’era una domanda a torturarla: per quanto tempo ancora?
La consapevolezza di ciò che da lì a poco Astaroth avrebbe costretto a fare  a coloro che erano ancora vivi era distruttiva nella sua concretezza e crudeltà. Ciò che il demone voleva già lo sapevano tutti: voleva obbligarli a scegliere sapendo perfettamente che in ogni caso sarebbero stati loro a perdere.
Bonnie non poteva e non voleva lasciar morire Damon, ma da dove poteva prenderla la forza per condannare l’altra versione di se stessa alla morte?
La scelta più logica e razionale sarebbe stata quella di salvare lei e Damon perché dovevano tenere in vita Nicole e la vita della ragazza sarebbe stata stroncata all’istante se uno qualsiasi tra lei e il vampiro fosse morto, mentre non sarebbe successo nulla di irreparabile a Nicole se a morire fossero stati i suoi genitori, l’altro Damon e l’altra Bonnie.
Certo, non sarebbe successo nulla a Nicole fatta eccezione per l’aggiunta di altro dolore a quello che già la stava lentamente uccidendo, schiacciandola sotto il peso del senso di colpa.
Bonnie non poteva capire a pieno ciò che Nicole stava provando o perché si sentisse colpevole, ma riusciva a capire bene il dolore per la perdita delle persone care e il senso d’impotenza.
Quante volte lei stessa si era sentita impotente?
Lei era sempre stata quella da proteggere, quella troppo fragile, troppo debole, troppo piccola, troppo impressionabile, troppo stupida, troppo poco strega e così via per un’infinità di epiteti poco carini, ma che rendevano alla perfezione il modo in cui si era sempre sentita, il modo in cui era sempre stata vista e la sua posizione all’interno del gruppo.
Persino in quel momento si sentiva impotente anche se, fondamentalmente, un gruppo lei non ce l’aveva più. Adesso c’erano solo lei, Damon e le loro controparti future, tutti sospesi in aria a decidere chi tra loro doveva morire.
La confusione era tale nella mente di Bonnie che la razionalità andava a farsi benedire ogni volta che tentava di ragionare per trovare una soluzione al problema e guardare gli altri intorno a lei non le era di grande aiuto.
Tutti, come lei, erano scossi per via delle morti terribili a cui avevano assistito e il fatto che più il tempo passava più i motivi per combattere diminuivano faceva si che la lucidità diventava quasi impossibile da mantenere.
Bonnie riusciva a stento a controllarsi e a non crollare, lo faceva per Nicole, ma vedere gli altri che facevano lo stesso restando immobili a fissare chi un punto della sala chi un altro le faceva desiderare che quel silenzio che era calato cessasse e venisse soppiantato da urla di rabbia e dolore, da una reazione, una qualsiasi che non fosse l’immobilità.
Il sorriso soddisfatto e pieno di se di Astaroth saettò per un attimo su di lei e Bonnie si costrinse a voltare lo sguardo altrove.
Guardò Damon, ma desiderò subito non averlo fatto quando un’ennesima fitta di dolore le colpì il petto nel capire che lo sguardo fermo e immutato del vampiro si era fissato sul punto dove pochi minuti prima stava combattendo Stefan.
Era così concentrata sul suo dolore che non aveva pensato a come potesse sentirsi Damon che aveva appena visto morire quel fratello che, nonostante le liti e le minacce, era stato il suo compagno più fidato durante i suoi cinque secoli di vita.
Bonnie sentì il bisogno di entrare nella sua mente, capirlo e aiutarlo a sopportare il peso che probabilmente sentiva, condividerlo avrebbe fatto forse meno male.
Si concentrò su di lui e provò a svuotare la sua mente, ad aprirla e ad allungarla verso quella di Damon, ma venne sbattuta ripetutamente indietro fino a che non cominciò ad avvertire fitte di fuoco all’altezza delle tempie.
La risata crudele di Astaroth scosse gli animi per l’ennesima volta.
“Lo stavo spiegando giusto poco fa alla giovane Nicole!” - disse - “Questo posto, il Castello, è parte di me e qui dentro sono più forte, quasi del tutto onnipotente! Prima di chiudervi in questa stanza ho creato un incantesimo che la circondasse e la estraniasse dal resto dello scorrere del Tempo, in questo modo io riesco a controllare la vostra mente tanto da far si che ogni ricordo che avete accumulato negli anni o in questi giorni non svanisca nonostante siano morti personaggi che, scomparendo, hanno inevitabilmente influito sullo scorrere del Tempo, riscrivendolo e modificandolo e cambiando anche voi e i vostri ricordi!” - spiegò Astaroth - “Ma questo non è tutto! Mi sono anche preoccupato di bloccare qualsiasi tipo di potere voi aveste, sia in quanto vampiri che in quanto streghe! Nella fattispecie, ho bloccato ogni potere mentale dei due Damon e ho bloccato i poteri magici della madre di Nicole grazie alle catene che le legano i polsi!”.
“C-Catene?”  - chiese Bonnie.
“Tu non le hai!” - fece Astaroth - “Con te non ce n’è bisogno, no? Tu sei una strega soltanto di nome, dopotutto! Devi riconoscerlo!”.
Bonnie non rispose, ma abbassò gli occhi.
Le parole di Astaroth non solo avevano messo in chiaro che la connessione telepatica era impossibile in quelle condizioni, ma le aveva anche ricordato quanto fosse inutile e quanto fosse stata stupida a credere di aver trovato un’idea buona da mettere in pratica.
“Quindi, signori miei, smettetela di crogiolarvi nella speranza che sia possibile trovare una soluzione che vada bene per tutti e oltretutto vi salvi tutti e scegliete una buona volta, così come vi è stato detto di fare!” - riprese Astaroth.
La voce dell’altro Damon arrivò inaspettata e sicura ad interrompere il demone.
“Non ci sarà bisogno di fare nessuna scelta! Saremo io e mia moglie a morire, sacrificandoci per la vita di nostra figlia e per la sopravvivenza di Fell’s Church!”.

La voragine che sentiva all’altezza del petto diventava sempre più grande e profonda  mano a mano che i minuti passavano.
Non sapeva nulla tranne il fatto che lasciarsi trascinare così dagli eventi non era da lei e non sarebbe stato d’aiuto a nessuno, ma come poteva reagire? Come poteva sopportare tutto il dolore che sentiva?
Era atterrita dal pensiero di cos’altro sarebbe accaduto davanti ai suoi occhi senza che potesse intervenire in alcun modo e si sentiva piena di rabbia verso Astaroth, una rabbia malsana e mai provata che, invece di darle la forza di attaccare il demone, la immobilizzava preda dei suoi pensieri e delle sue angosce.
Il silenzio innaturale che era calato subito dopo la morte e la sparizione dei suoi zii continuava ad essere presente e a permeare tutto, portato avanti dalla schiera di demoni rimasti che avevano formato un’unica fila compatta sulla piattaforma sottostante, aspettando le loro prossime vittime con i volti deformi puntati verso l’alto, verso di loro.
Le parole di suo padre non alleviarono la situazione.
“Ma davvero! Quindi voi due volete sacrificarvi per permettere a Nicole di vivere ed uccidermi? E cosa, esattamente, vi fa credere che lei riuscirebbe a fare ciò nelle condizioni in cui è adesso? Se non dovesse riuscirci il vostro sacrificio sarà stato vano!” - fece Astaroth rivolto a suo padre, parlandogli con un tono volutamente carico di pura curiosità.
Nicole poteva dire di conoscere il demone, quindi sapeva che probabilmente lui in quel momento si stava chiedendo perché mai i suoi genitori avevano così tanta voglia di morire per salvare la loro figlia.
Astaroth non capiva, si sforzava in continuazione, ma non capiva cosa ci fosse alla base di quelle azioni così…umane.
E, in tutta onestà, neppure Nicole riusciva a capire perché i suoi genitori stessero dicendo quelle cose, perché stessero facendo ciò che facevano.
“Noi abbiamo piena fiducia in nostra figlia, Astaroth! Lei capirà, capirà e riuscirà a batterti!” - rispose suo padre.
“Si, ma se questo non avvenisse?” - ribattè Astaroth.
“Continueremo ad avere fiducia in lei e ad amarla!” - s’intromise sua madre.
“Ma sareste morti! Per tutti i demoni dell’Inferno, come fareste ad amarla ancora se sarete morti? E’ impossibile!” - s’infervorò Astaroth, lanciando una risata sprezzante ai presenti.
Suo padre scosse la testa.
“L’amore di un genitore per i propri figli non muore mai, Astaroth! Noi ci saremo sempre per Nicole, in un modo o nell’altro! Puoi credermi! Te lo dice uno che un tempo era forse cinico e mal disposto verso questi discorsi tanto quanto te, ma che ha dovuto ricredersi!” - disse.
Nicole non riusciva più a sopportare nient’altro.
Parlavano di amore sconfinato, di esserci sempre per lei in un modo o nell’altro….
Ma cosa se ne faceva lei di tutte quelle belle parole se non poteva più averli al suo fianco?
Sua madre…
Da quanto tempo non riceveva un abbraccio da sua madre?
Astaroth l’aveva rapita prima che lei e Lilian tornassero dal loro viaggio nel passato e…perché? Perché la prima volta che riusciva a rivederla doveva anche essere la volta in cui sua madre moriva per darle l’opportunità di fare qualcosa che non sapeva come fare né se avesse davvero le capacità per fare così come avevano tutti creduto fino a quel momento?
A guardarsi in quel momento l’unica cosa che riusciva a pensare era a cosa erano serviti tutti gli allenamenti a cui si era sottoposta e, più in generale, tutte le esperienze che aveva messo insieme in quegli anni quando Astaroth era stato in grado di intrappolarla senza che lei se ne rendesse conto e di distruggerla pezzo per pezzo uccidendo tutti coloro che amava senza che lei potesse fare nulla per evitarlo.
Senza pensarci si scagliò contro la barriera che la teneva prigioniera e ci battè contro i pugni con tutta la forza che le era rimasta in corpo.
“Basta! Smettetela!” - urlò - “Voi…voi non potete farmi questo! Siete i miei genitori, non potete uccidervi!”.
La sua voce aveva assunto una nota d’isterismo che non le era mai appartenuta, ma che in quel momento le veniva fuori del tutto naturale.
“Nicole! Nicole, ascolta! Noi dobbiamo farlo, non capisci?” - le disse suo padre - “Noi quattro….Da questa lastra di vetro su cui ci troviamo non tutti e quattro riusciremo a scendere! Qualcuno di noi deve morire, ed è più logico e sensato che a morire siamo io e tua madre e non Damon e Bonnie! Loro devono vivere, devono vivere per poter permettere a te di vivere, riesci a capirlo questo?”
Certo che lo capiva!
Lo capiva, ma non lo accettava!
Tutta quella storia era diventata troppo ingarbugliata e troppo piena di complicazioni perché persino lei riuscisse a starvi dietro.
Dapprima le complicazioni erano state soltanto ricordi trasformati e riscritti, ma poi erano diventate persone che morivano…a causa sua.
Come poteva accettarlo?
Come poteva superare il senso di colpa e riuscire a capire, a comprendere così come le diceva di fare suo padre?
“Non posso! Non posso capire e non posso permettervelo! Non ve lo permetterò!” - s’intestardì - “Io non voglio che nessuno di voi quattro muoia!”
“Allora per la tua stupidissima testardaggine condannerai tutti alla fine, inclusa te stessa. A quel punto si che potrai sentirti in colpa, in colpa di essere stata la causa della morte di tutti!” - la voce di Damon, che fino a quel momento non aveva ancora aperto bocca per parlare, arrivò dura e fredda a soppiantare quella sua e di suo padre.
Nicole si voltò verso di lui, lentamente.
“Io sono già la causa della morte di tutti!” - sussurrò.
“Invece no e non lo capisci neppure! Chi è adesso l’idiota, Nicole? Come fai a non vedere che lasciarli morire e salvare me e Bonnie è l’unico modo per salvarci tutti?” - le ringhiò contro Damon, riuscendo a colpire con le sue parole il tasto più scoperto e sensibile di Nicole.
La spinse a fermarsi, a lasciare i suoi dubbi e i suoi capricci da parte e a pensare, a chiedersi perché si fossero infervorati tanto tutti su quella faccenda del sacrificio.
Che ci fosse altro dietro che lei davvero non riusciva a vedere per il troppo dolore che provava?
Che fosse davvero così poco lucida?

Da quando era stato trascinato via dalla cella e separato dall’altra Bonnie, Damon era rimasto in silenzio, trattenendo dentro di se i suoi pensieri e le sue emozioni.
Niente di più facile per un tipo come lui! Ordinaria amministrazione persino stando legato come un salame ad aspettare che succedesse qualcosa.
E qualcosa era successo!
Troppe cose erano successe e tutte insieme!
Il bello era che, in un altro tempo e con un’altra mentalità, lui forse avrebbe addirittura ammirato la sottile furbizia di Astaroth e la sua crudeltà. Forse avrebbe addirittura pensato di prendere esempio dal demone, lui che nei suoi cinquecento e rotti anni di vita di efferatezze ne aveva viste parecchie e ne aveva messe in atto molte di più.
Purtroppo, però, Damon non sentiva più di essere quell’essere senza alcuno scrupolo da parecchio tempo, addirittura da prima di quel Viaggio nel tempo, quindi adesso gli era molto più chiara la totale mancanza di umana logica e di sentimento nelle azioni di Astaroth e se ne sentiva disgustato.
Quale essere al mondo avrebbe riso dopo aver lasciato una ragazza senza parti importanti della sua famiglia?
Quale essere al mondo avrebbe riso dopo aver strappato ad una ragazza i più grandi amici di tutta una vita?
Quale essere al mondo avrebbe riso dopo aver tolto la vita al fratello minore davanti al fratello maggiore?
Era questo ciò che gli faceva più male, ciò che lo aveva maggiormente colpito nel profondo.
Nemmeno vedere Elena morire aveva avuto un effetto così devastante come il veder morire Stefan.
Per quanto tempo aveva creduto di voler vedere morto suo fratello?
Quante volte aveva minacciato di ucciderlo lui stesso con le sue mani?
Eppure adesso che era successo, adesso che quel suo fratellino moralista e impiccione sempre pronto a giudicare ciò che faceva era morto davvero, Damon non riusciva a non sentire nient’altro che…dolore, un dolore sordo e martellante che gli scuoteva l’intero corpo dall’interno e che forse toccava anche la sua anima, sempre ammesso che ne avesse ancora una.
In quel momento si rese conto che, nonostante tutto e nonostante tutti, lui era rimasto sempre che quel ragazzino intrepido e un po’ idiota che non desiderava nient’altro dalla vita se non vedere il suo piccolo fratellino felice e in salute.
Gli umani erano soliti dire che solo quando si perde una persona allora si capisce davvero quanto valore aveva per noi.
Beh…Damon voleva soltanto che Stefan tornasse in qualche modo, si sentiva disposto a fare qualsiasi cosa perché questo accadesse, quindi…doveva dedurne che suo fratello aveva per lui un valore inestimabile?
Forse si, anche se dirlo ad alta voce non sarebbe affatto stata un’opzione semplice e praticabile che lui avrebbe messo in atto.
Rimase immobile a fissare il punto in cui Stefan aveva combattuto prima di tramutarsi in cenere per parecchio tempo, ascoltando solo distrattamente ciò che si dicevano gli altri rimasti in vita.
Oltre a Nicole e ad Astaroth, erano rimasti solo lui, Bonnie e le loro controparti future.
Poteva capire perché Nicole fosse così restia all’idea di veder morire i suoi genitori.
L’altro Damon e l’altra Bonnie erano la sua famiglia così come Stefan era stato la sua quindi Damon comprendeva davvero il dolore della ragazza, ma, nonostante le sue proteste, decise comunque di parlare e di appoggiare l’altro se stesso quando si rese conto di cosa, le parole dell’altro Damon e dell’altra Bonnie, sottintendevano.
Non potevano parlare apertamente perché erano in presenza di Astaroth, ma Nicole doveva capire, doveva capire che forse se tutto andava secondo i piani, se lei riusciva a comprendere e a reagire, se Astaroth veniva ucciso allora…tutte le morti avvenute, la morte di Stefan, niente di tutto ciò sarebbe stato vano e tutto avrebbe avuto un suo perché, una sua ragione di essere.
S’infervorò e scosse le catene che lo tenevano legato, dando al suo corpo una strano movimento oscillante.
“Accedenti Nicole! Sei o non sei mia figlia? Apri le orecchie e usa un po’ di cervello! Nessuno di noi ci tiene tanto a morire, ma qualcuno deve farlo per forza ed è logico che siano loro e non noi! Devi pensare Nicole! Tu ce l’hai la soluzione, diamine! Ce l’hai di fronte a te la soluzione!” - tuonò.
Nicole gli rispose sgranando appena gli occhi e borbottando confusamente.
“La…soluzione?”
“Esatto! La soluzione! Stai soffrendo, lo so! E’ appena morto mio fratello quindi credimi che lo so bene! Ma non puoi lasciarti abbattere da tutto questo e comportarti da ragazzina idiota! Provi dolore? Perfetto! Trasformalo in rabbia, pensa alla soluzione e poi riversa tutto su quel dannato demone!” - continuò Damon.
“Dannato? Oh! Ti ringrazio per il complimento, vampiro!” - s’intromise Astaroth.
“Smettila pure di fare l’imbecille, demone! Hai i minuti contati!” - ringhiò Damon.
“Sul serio?” - lo prese in giro Astaroth.
“Sul serio!” - confermò Damon per poi voltarsi di nuovo verso Nicole - “Nicole? Hai capito allora? Hai capito cosa vogliamo dirti? Perché devi combattere? Perché non ha importanza chi vive o chi muore a patto che tu vinca?” - le chiese, e, giusto per rendere l’idea, lanciò un’occhiata lì dove pochi minuti prima l’altro Matt era ancora vivo.
Dalla sua posizione Damon era riuscito a tenere sotto controllo tutto ciò che era avvenuto e, facendo due più due insieme a tutto ciò che l’altra Bonnie gli aveva spiegato o che aveva sentito dire in giro, alla fine aveva dovuto ammettere che se Mutt sarebbe diventato almeno la metà della sua versione futura allora forse era possibile sul serio che lui prendesse in considerazione l’idea di trattarlo come un essere umano rispettabile e non come un povero imbecille, ovvero un povero Mutt.
“Allora, Nicole, hai capito? Perché io sto cominciando davvero ad annoiarmi! Se vuoi te lo spiego io cosa vogliono dirti anche se è sempre stato piuttosto ovvio e tu l’hai sempre saputo! Però c’è anche da dire che ti ho ridotta davvero male e, nonostante tutto, non penso che riusciresti a fare qualcosa comunque! Ormai sei a pezzi, emotivamente parlando, non hai più forza!” - intervenne Astaroth.
“Ti sbagli! Quella ragazza ha il mio sangue che le scorre nelle vene e, per quanto la cosa non possa propriamente definirsi un bene per la maggior parte delle occasioni, quando si tratta di prendere a calci qualcuno allora è una vera manna dal cielo, te l’assicuro!” - ribattè Damon - “Giusto, Nicole?”.
Non ottenne risposta, ma un flebile cenno del capo da parte della ragazza gli bastò e allora si voltò verso Bonnie, ad incontrare gli occhi della streghetta dopo quella che era sembrata un’infinità di tempo.
Forse l’altra Bonnie aveva ragione!
Forse dire a Bonnie che aveva gli occhi strani non era il modo migliore per rompere il ghiaccio una volta che fossero riusciti a parlare circa tutta la questione della connessione telepatica.
“Tira la leva, Bonnie! Tirala verso di te in modo da salvarci entrambi!” - la spronò.
Bonnie lasciò i suoi occhi solo per voltarsi verso l’altro Damon.
“Ma…” - tentò di dire.
“Coraggio, Bonnie! Fallo!” - la esortò l’altro Damon.
“E’ giusto così!” - aggiunse l’altra Bonnie.
“Si, ma così voi morirete! Scomparirete entrambi….” - fece lei, fermandosi poi con lo sguardo sull’altro Damon - “Tu scomparirai!”.
L’altro Damon sorrise: “Io non scomparirò!” - rispose a Bonnie, aiutandola poi a voltarsi nella direzione in cui lui, invece, era ancora legato.
“Ormai è troppo tardi perché io scompaia davvero!” - aggiunse l’altro Damon lanciandogli un’un occhiata quasi divertita.
Damon dovette dargli ragione, riconoscere la veridicità nelle parole della sua versione futura.
Da quando era arrivato non aveva fatto altro che protestare e lottare, dicendo che non sarebbe mai diventato come l’altro Damon, ma alla fine, volente o nolente, un cambiamento era avvenuto, un cambiamento che l’avevo portato a riconoscere Nicole come sua figlia solo pochi istanti prima e che adesso lo stava portando a guardare Bonnie negli occhi, la sua streghetta, e a dirle ciò che non avrebbe mai pensato di dire.
“Lui ha ragione! Non scomparirà! Io sono qui!”.

Bonnie sentì il fiato mozzarlesi in gola non appena Damon le rivolse quelle parole.
Per quanto tempo era rimasta ad aspettare che qualcosa cambiasse, che lui si accorgesse di lei…
E poi era arrivato quel Viaggio nel tempo e allora aveva creduto che forse c’era davvero speranza, che la presenza dell’altro Damon così diverso dal Damon che era abituata a conoscere era un chiaro segnale del fatto che non doveva gettare la spugna, che doveva ancora sperare che forse un futuro al fianco del ragazzo che amava era possibile.
Nonostante questo, però, spesso aveva dubitato, non poteva negarlo anche perché le conseguenze dei suoi dubbi erano cadute dritte e platealmente su Nicole.
Possibile che tutte le raccomandazioni dell’altro Damon circa il fatto di stare tranquilla riguardo i suoi sentimenti per Damon avessero trovato riscontro?
Possibile che Damon avesse davvero cambiato idea in qualche modo ed in un momento che lei non aveva visto e non era riuscita a vivere?
La connessione telepatica avrebbe dovuto darle qualche suggerimento di questo, ma forse in quegli attimi lei era semplicemente troppo presa da ciò che stava succedendo per rendersi conto che già solo il fatto che Damon l’avesse aperta una connessione con lei significava che aveva fatto un passo avanti nella sua direzione.
“Fidati di me, streghetta!” - la esortò Damon, insistendo sul suo viso con quei suoi occhi così terribilmente profondi e così terribilmente caparbi.
Fidarsi? Come poteva lei non fidarsi?
In qualsiasi situazione si erano trovati, qualsiasi cosa avessero subito e affrontato, qualsiasi cosa si fossero detti o non detti, lei si era sempre fidata di Damon. A prescindere da tutto gli aveva sempre affidato la sua vita senza alcuna esitazione, fin dal primo momento, nonostante avesse sempre provato una sorta di paura recondita nei suoi confronti.
Annuì. Non poteva fare altro.
Lei stessa poco prima aveva pensato che lasciar vivere lei e Damon era la cosa più sensata da fare se volevano preservare la vita di Nicole, quindi anche se soffriva all’idea di veder morire anche l’altro Damon e l’altra Bonnie sapeva che era davvero giusto così, che era ciò che doveva succedere se volevano avere una speranza di farcela ad uscirne vivi tutti da quell’incubo.
“Io mi fiderò sempre di te!” - sussurrò, prima di voltarsi verso l’altro Damon e l’altra Bonnie e annuire.
Lanciò appena uno sguardo a Nicole e la vide chiudere e riaprire ripetutamente gli occhi, come se stesse combattendo contro l’istinto di non guardare ciò che stava per avvenire.
Bonnie sentì una fitta al petto e, non appena arrivò alla leva posta al centro di quella lastra trasparente su cui si stavano muovendo, le si rivolse con un sorriso appena accennato, un sorriso di comprensione e appoggio.
“Chiudi gli occhi, Nicole!” - la invitò gentilmente a fare e, dopo un ultimo sguardo vacuo, Nicole le sorrise debolmente di rimando, grata, lanciò un’occhiata ai suoi genitori e poi serrò gli occhi.
Solo allora, dopo quell’accortezza, Bonnie prese un bel respiro e posizionò entrambe le mani sull’impugnatura della leva mentre l’altro Damon si spostava verso l’estremità opposta della piattaforma, stando il più possibile vicino a sua moglie.
“Vada bene per il sacrificio, anche se avrei preferito di gran lunga una bella scazzottata tra voi, per il mio divertimento personale ovviamente, ma non capisco ancora perché vogliate morire entrambi! Insomma…quella leva porterà alla morte solo la strega!” - fece, curioso, Astaroth.
“Io seguirò mia moglie perché è giusto così! E’ giusto che tutto ciò che avverrà dopo riguardi solo Damon, Bonnie e Nicole perché, in fondo, ha riguardato sempre e solo loro tre! Neppure io c’entro!” - rispose l’altro Damon che, con un solo salto, riuscì ad agganciare le proprie mani alle catene con le quali era tenuta legata l’altra Bonnie, sfiorando appena le sue labbra con quelle di sua moglie prima che Bonnie, in un colpo solo, tirasse la leva verso di lei e guardasse le catene di cui poco prima aveva parlato Astaroth -  quelle catene che avevano tenuta imbrigliata non solo l’altra Bonnie come persona, ma anche l’altra Bonnie come strega - aprirsi e lasciar precipitare giù quelle due persone che, in un modo o nell’altro, avevano fatto tanto sia per Damon che per lei.
Li guardò cadere di sotto, abbracciati, nella moltitudine di demoni che fu su di loro in un attimo e che loro non fecero nulla per respingere perché…era giusto così.
Bonnie sentì qualcosa, qualcosa di indefinito che le si mosse dentro.
Una luce, ecco cos’era. Una luce calda e abbagliante simile a quella che aveva provato durante l’incantesimo fatto sull’altra Meredith con l’aiuto dell’altra Bonnie. Una luce che sentiva risvegliarlesi nell’anima e avvolgerla completamente, spingendo dall’interno per farsi accettare.
Bonnie aveva paura di quella luce, ne aveva sempre avuta, ma questa volta le arrivò un aiuto.
Astaroth aveva inibito i poteri magici e mentali dell’altra Bonnie tramite le catene con cui l’aveva legata, catene che si erano aperte e le avevano lasciato liberi i polsi nel momento in cui lei, Bonnie, aveva tirato quella leva.
Per il breve lasso di tempo prima che l’altra Bonnie e l’altro Damon si lasciassero uccidere dai demoni del Figlio del Fuoco, l’altra Bonnie aveva riavuto i suoi poteri e li aveva usati per comunicare con lei, per inviarle un ultimo messaggio telepatico che adesso le rimbombava ancora nella mente e la liberava da ogni dubbio, ogni incertezza ed ogni paura, che l’aiutava a capire come poter aiutare concretamente Nicole.
“La barriera blocca solo Astaroth e Nicole!” - diceva il messaggio - “Libera Nicole! Se non riesci ad usare la tua magia, allora usa la loro! Canalizzala!”
E poteva farlo perché Astaroth aveva commesso un errore, aveva creduto che lei non rappresentasse alcun pericolo dato che non aveva ancora accettato la sua magia e allora non aveva preso nessun tipo di provvedimento nei suoi confronti atto ad inibire qualsiasi tipo di potere lei possedesse.
Ma se l’accettava in quel momento la sua magia? Allora….era libera di usarla in qualsiasi modo e per qualsiasi cosa.






NOTE:
Ciao a tutte e buon giovedì sera!!
Per prima cosa, come sempre, ringrazio di vero cuore tutti coloro che hanno letto e/o recensito lo scorso capitolo!*_*
Anche questo non è stato un capitolo felicissimo, me ne rendo conto! Anzi, è stato abbastanza tosto!
Purtroppo tutte queste morti che sono avvenute erano necessarie.
Primo: perchè era giusto che Astaroth vincesse prima che Nicole arrivasse a ribaltare la situazione, altrimenti non sarebbe stato il demone fortissimo che vi ho sempre presentato, ma solo un povero imbecille. 
Secondo: perchè così mi andava di fare!XD
Terzo: perchè era giusto che alla fine tutto riguardasse solo Damon, Bonnie, Nicole ed Astaroth.
Tutti gli altri hanno avuto la loro storia, il loro spazio e il loro percorso, quindi volevo che questo ultimo spazio finale venisse dedicato solo ai 4 veri protagonisti di "Forse...il destino...".
Oltretutto c'è da dire che proprio tutte le varie tragedie che si sono susseguite hanno portato a notevoli cambiamenti.
Damon...beh...lo si vede da se, no? Ormai è lì lì per diventare l'altro Damon!XD
E Bonnie....diciamo che Astaroth ha fatto male a sottovalutarla e nel prossimo capitolo lo si vedrà benissimo.
Nessun altro morirà, quindi state tranquille!XD
Oddio...nessun altro tranne o Astaroth o Nicole alla fine! Chissà, potrei pure decidere di far vincere Astaroth visto che mi dite che vi sta così simpatico!XD
Scherzi a parte, spero che il capitolo vi sia piaciuto! Ormai ne mancano soltanto due + l'epilogo...che ansia...
Adesso vi lascio....vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler mentre per il capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 28
*** Unico nel Tempo ***


Unico nel Tempo

Trasformare il dolore in rabbia: quello era un suggerimento tipico di suo padre.
Ormai, anche a voler tentare, Nicole non riusciva a vedere più la distinzione netta e precisa che prima vedeva tra suo padre e Damon.
Sin da quando Damon aveva scambiato il suo posto con quello di suo padre per farsi imprigionare da Astaroth, Nicole aveva avvertito un cambiamento. Poi c’era stata la questione della connessione telepatica con Bonnie e la sensazione di trasformazione che avvertiva provenire da Damon era aumentata, avvalorata dai gesti che il vampiro compiva, quei gesti che all’inizio della loro conoscenza non si sarebbe mai sognato di fare.
Adesso che l’aveva rivisto, però, a così poca distanza da suo padre, Nicole era riuscita a capire perché tutti si fossero sempre ostinati a ripeterle di non essere troppo dura con Damon e di lasciargli spazio per capire ed evolversi nella persona che lei aveva sempre identificato come il suo eroe personale, il suo papà adorato sempre pronto ad aiutarla anche quando le circostante non gli permettevano di farlo in modo…fisico.
A questo punto poteva davvero arrendersi e non dare a Damon la possibilità di diventare davvero come suo padre?
Se il dolore per tutto ciò che aveva visto accadere in quel breve lasso di tempo era talmente grande da averla portata a pensare che non avesse più motivi per continuare quella lotta, poteva considerare questa nuova ragione -  Damon -  come sufficiente a darle la forza per proseguire, per rivoltarsi contro Astaroth anche a costo di dover restare per sempre sola?
Non aveva voluto assistere al “sacrificio” dei suoi genitori, ma alle sue spalle sentiva ancora la presenza sia di Bonnie che di Damon, l’avvertiva sulla pelle e nelle ossa e decise che sì, sforzarsi e arrabbiarsi per dare a Damon la chance di cambiare sul serio era una ragione valida per lottare ancora, era un’ottima ragione.
Non aveva idea di come tutto sarebbe andato a finire.
Per quanto ne sapeva poteva morire da lì a pochi minuti, così come potevano morire anche Damon e Bonnie e far scomparire lei dando la vittoria ad Astaroth e alla sua crudeltà, ma non voleva pensarci.
Perché pensarci riportava a galla il dolore per la morte dei suoi cari e il dolore non era d’aiuto perché la indeboliva, la ammutoliva e la immobilizzava.
Doveva riuscire a raggruppare tutte le sofferenze patite quel giorno in un singolo angolo del suo essere, circoscriverlo e lasciarlo lì, lontano dalla sua mente e dal suo cuore. Doveva farlo a mente fredda. Doveva affrontare tutto con la lucidità che sembrava aver perso.
Chiuse gli occhi e lasciò fuori da lei qualsiasi cosa, qualsiasi suono lontano, qualsiasi parola pronunciata, qualsiasi movimento percepito e stavolta fu lei ad imporre alla sua memoria di riproporle in sequenza la morte di Matt, poi quella di Lilian, di Owen, sei suoi zii, dei suoi genitori.
Era da masochisti autoinfliggersi così un dolore simile invece di allontanarlo, ma se Nicole voleva arrabbiarsi, se voleva seguire il consiglio di Damon, suo padre, allora quella era l’unica strada percorribile per lei: doveva rivederli tutti lucidamente, con freddezza, doveva concentrarsi sul ricordo di quello che aveva provato vedendo la vita che abbandonava gli occhi di tutti coloro che aveva amato e riuscire a mettere tutto insieme e spingere, spingere fino a che quella sofferenza non fosse esplosa, riaffiorando a galla come lava incandescente pronta a travolgere ogni cosa.
Doveva diventare impassibile: aveva già sprecato troppo tempo ad autocommiserarsi e soffrire.
Doveva far uscire il lato più oscuro di lei e fargli prendere il sopravvento se voleva sperare di vincere nonostante si portasse addosso un sofferenza simile a quella che stava patendo.
Quando avvertì l’ira traboccare dal suo cuore e sconvolgerle l’animo intero, Nicole serrò i pugni e si voltò verso Astaroth.
Per tutto quel tempo aveva evitato di guardarlo dritto negli occhi perché aveva creduto che specchiarsi nelle iridi dell’assassino degli altri, dell’assassino di Lilian, l’avrebbe soltanto indebolita di più, schiacciandola sotto il peso e la consapevolezza della sua inutilità.
Si sbagliava.
Quante volte si era sbagliata quel giorno?
Per quante volte si era comportata da perfetta stupida?
Guardare Astaroth non poteva far altro che incrementarla la rabbia, la rabbia e la voglia di vendetta.
Forse quelli non erano sentimenti nobili e forse, sì, le ragioni che avevano preso ad affollarle la mente per spingerla a combattere erano prettamente egoistiche, ma al momento Nicole non riusciva a pensare al resto di Fell’s Church così come non riusciva a pensare al pensionato, ai superstiti o al mondo oltre la cupola di oscurità entro la quale era nascosta la sua cittadina.
Al momento pensava soltanto alla sua voglia di rivalsa.
E dopotutto, a chi importavano le ragioni che la volevano in una lotta all’ultimo sangue contro il Figlio del Fuoco? A chi importavano le sue ragioni?
L’importante era che lei lo battesse, no?
E allora tutto il resto, i suoi motivi, non avevano importanza alcuna se alla fine l’obiettivo restava la morte di Astaroth.
“Oh…non mi dire! Ti sei arrabbiata?” - fece il demone, rivolgendole il suo sorriso di scherno in accompagnamento al quel suo tono divertito.
Nicole non rispose.
“Beh..hai ragione visto che io ho ucciso consapevolmente tutti quelli che ti davano la forza per combattere!” - continuò Astaroth.
“Ti assicuro che io di forza per combattere ne ho eccome, adesso!” - rispose Nicole in un sibilo sommesso.
“Certo perché sei stata a sentire il vampiro, no? Ti sei arrabbiata, giusto? Ma quanto credi che potrà durare quella rabbia?” - disse Astaroth.
“Abbastanza da ucciderti!” - rispose Nicole.
“E invece no! Quella rabbia sfumerà e lo sai! Perché non è rabbia, è dolore e tu sei così sensibile, Nicole!” - fece il demone.
“Non fingere di conoscermi!” - gli intimò Nicole.
“E infatti non sto fingendo! Perché dovrei fingere quando ti conosco per davvero così come tu conosci me?” - ribattè Astaroth sfoggiando la sua migliore espressione confusa.
Nicole aprì la bocca per controbattere, ma non riuscì a trovare nulla da dire perché in fondo ciò che Astaroth diceva era vero.
La regola del “Conosci il tuo nemico” lei l’aveva messa in pratica per bene e il demone aveva fatto lo stesso con lei. Si erano spinti entrambi così oltre che alla fine avevano imparato a conoscersi forse così troppo bene che persino le informazioni che avevano raccolto poco a poco sull’altro si erano spesso rivelate addirittura inutili.
A che serviva conoscere il punto debole del tuo nemico e sfruttarlo quando lui conosceva il tuo di punto debole e poteva sfruttarlo a sua volta contro di te in un gioco che sapevi quando iniziava ma del quale non riuscivi a vedere la fine?
Come poteva allora lei dubitare delle parole di Astaroth quando, paradossalmente, lui era diventato una di quelle pochissime persone delle cui parole non poteva dubitare perché sapeva con certezza che tutto ciò che il demone diceva su di lei non era altro che la verità?
Quindi Astaroth aveva ragione?
La rabbia sarebbe sfumata e si sarebbe ritrovata di nuovo al punto di partenza perchè era troppo sensibile?
Non aveva mai pensato a se stessa come ad una persona sensibile….
In quell’attimo di confusione e incertezza che l’aveva colta si sentì di nuovo una bambina alle prese con i primi incantesimi e i primi allenamenti che, ad ogni ostacolo inatteso, si bloccava senza sapere cosa fare e si voltava a chiedere l’aiuto di suo padre.
Fece lo stesso. Si voltò verso suo padre in cerca di…qualsiasi cosa l’aiutasse a capire come andare avanti, l’aiutasse a superare l’ostacolo e il dubbio.
Damon, nel momento in cui sua madre era precipitata insieme a suo padre, era stato automaticamente liberato dalle catene che lo tenevano sospeso in aria e adesso era atterrato sulla lastra trasparente a poca distanza da Bonnie.
“Te l’ho già detto, Nicole! La soluzione ce l’hai letteralmente davanti agli occhi! Lui conosce te, ma anche tu conosci lui! Cosa sai di Astaroth?” - la esortò a pensare Damon.
Cosa sapeva di Astaroth?
Astaroth era il Figlio del Fuoco. Era un demone potente, uno dei più potenti, anzi…quasi del tutto onnipotente. Non era mai nato, ma era sempre esistito quindi non aveva età. Faceva tutto senza ripercussioni, viaggiava nel Tempo e lo manovrava senza conseguenze perché lui era…
Una luce le attraversò gli occhi, un lampo di estrema lucidità e di furia cieca verso se stessa e la sua insopportabile stupidità che, quel giorno, oltre ad averle fatto sbagliare nel modo di agire, le aveva anche fatto dimenticare la cosa più importante di tutte, non facendole comprendere subito cosa diamine suo padre e Damon le avessero urlato dietro per mezz’ora.
“Tu sei unico nel Tempo!” - fece, rivolta ad Astaroth.
“Beh…questo mi sembra di averlo già messo in chiaro sin dal nostro primo incontro o sbaglio?” - rispose Astaroth, perfettamente tranquillo.
Nicole si voltò verso Damon e lui le annuì.
Era quella la sua carta da giocare e il fatto che il dolore le avesse impedito di ricordarsene le faceva venire una gran voglia di prendersi a calci da sola.
Quante volte erano stati lì a ripetere all’intero gruppo del passato che Astaroth era unico nel Tempo e che se lo si uccideva lui scompariva per sempre e completamente da tutto il corso della storia?
Se non avesse corso il rischio di rendersi ancora più ridicola di quanto già non si sentisse si sarebbe volentieri battuta il palmo della mano sulla fronte urlando:  “Eureka!”.
Questo è ciò che intendeva Damon quando le diceva che non tutto era perduto e che per salvare il suo genitori, i suoi zii, Lilian e gli altri allora doveva uccidere Astaroth!
Perché se uccideva il demone allora lui sarebbe scomparso per sempre dal Tempo e qualsiasi cosa avesse fatto nel corso della sua intera esistenza  sarebbe scomparsa con lui, annullandosi del tutto come se quella determinata azione non fosse mai stata compiuta perché Astaroth stesso non sarebbe mai esistito.
Ciò significava che uccidendo Astaroth avrebbe automaticamente riportato in vita tutti coloro che erano stati uccisi da lui, comprese le persone a lei care.
“Tu sei unico nel Tempo!” - disse ancora.
“Stai cominciando ad essere ripetitiva, Nicole!” - le fece notare Astaroth.
“No! Voglio soltanto che me lo confermi!” - pretese lei.
“Te l’ho già confermato ampiamente!” - rispose Astaroth, sorridendole, ma mostrandole uno sguardo puramente circospetto.
“Perfetto, allora! Era di questo che volevo essere sicura!” - disse Nicole, stavolta assolutamente decisa e senza più nessun’ombra di dubbio.
Astaroth ghignò e le si parò davanti a pochi metri di distanza.
Nicole non riusciva ad immaginare cosa nascondesse quel ghigno, ma cercò di non pensarci e di concentrarsi soltanto sui suoi obiettivi e sulla lotta che da lì a poco sarebbe finalmente cominciata.

Damon le arrivò di fianco in un attimo mentre Bonnie cercava di lasciarsi alle spalle le ultime lacrime che inevitabilmente le avevano rigato il viso per l’altro Damon e l’altra se stessa.
Canalizzare il potere di Nicole ed Astaroth: cercò di focalizzarsi su quello.
Riportò alla mente ciò che sapeva di canalizzazione del Potere di qualcun altro,  cioè ciò che aveva letto nei libri di magia che sua nonna le aveva lasciato e ciò che sporadicamente aveva sentito per caso dire alla signora Flowers.
Non era molto - anche perché di solito quando si entrava in certi argomenti lei faceva orecchie da mercante e tirava avanti - ma doveva farsi bastare le informazioni che aveva se non voleva mandare tutto all’aria.
L’altra Bonnie aveva usato il suo ultimo sprazzo di magia, il suo ultimo respiro per riuscire a concentrarsi e ad inviarle quel pensiero e lei a quel punto poteva solo fare di tutto per non deluderla, non deludere se stessa.
Si voltò verso la piattaforma su cui Nicole ed Astaroth avevano ingaggiato uno scontro fisico e cruento fatto di calci a tradimento e pugni che mozzavano il respiro e prese un bel respiro, serrando i pugni e cercando di focalizzare su di loro tutta la sua attenzione.
Di fianco a lei qualcosa si mosse: era Damon.
“Bonnie! Devi metterti al riparo! I demoni lì sotto non resteranno immobili ancora per molto! Astaroth potrebbe scagliarceli addosso in qualsiasi momento!” - le disse, apprensivo come mai lo era stato nei suoi confronti.
Bonnie avrebbe sorriso serena se non avesse dovuto fare i conti con  una testa che minacciava di scoppiarle per l’eccessiva concentrazione.
“Non posso muovermi da qui, Damon! Devo…tenerli d’occhio e canalizzare il loro Potere in modo da riuscire a rigirarglielo contro e rompere la barriera che li tiene rinchiusi e che blocca anche la loro magia!” - tentò di spiegargli, senza perdere la concentrazione, parlando lentamente e con fatica.
“Che? E da dove diamine ti è venuta un’idea simile?” - fece Damon, lanciando di tanto in tanto delle occhiate non proprio tranquille ai demoni in attesa.
“L’altra Bonnie!” - rispose Bonnie senza troppi giri di parole.
“Ok, allora! E quanto ti ci vorrà?” - chiese, insistente, Damon.
“Non lo so! Non l’ho mai fatto! Io ho letto un sacco di tutta questa roba, Damon, ho letto…troppo forse, ma non ho mai messo in pratica niente! E adesso l’unica cosa che so è che devo riuscire a fare qualcosa che non ho idea di come si faccia se voglio aiutare Nicole!” - rispose Bonnie, lasciandosi per un momento andare allo sconforto che tutta quella situazione le aveva fatto nascere all’altezza del petto.
Damon rimase in silenzio per diversi istanti, istanti durante i quali Bonnie si chiese quale fosse il modo migliore per riuscire a stabilire un collegamento tra lei, Nicole ed Astaroth.
Forse doveva visualizzare un qualcosa che la collegava ai due?
Forse doveva spingere la sua mente verso di loro?
Si torturò con queste domande fino a che qualcosa di freddo non le sfiorò una mano e si rese conto che si trattava della mano di Damon che si era avvicinata alla sua.
Non la stava toccando. La sfiorava soltanto, ma questo bastò a darle coraggio e maggior sicurezza.
“Se liberi i Poteri di Nicole, libererai anche quelli Astaroth! Non sarà troppo rischioso?” - fece Damon.
Bonnie si sentì presa in contropiede dal tono con cui lui le aveva rivolto quella domanda perché non la stava prendendo in giro o chissà cosa, la stava trattando da sua pari, la stava trattando come aveva sempre trattato Elena, Meredith o Stefan quando bisognava prendere delle decisioni.
“Lo so, Damon! Ma è l’unico modo per dare davvero un’opportunità a Nicole di vincere! Non penso che una creatura come Astaroth possa essere ucciso con un paio di pugni! Al contrario, Astaroth può fare molte cose per uccidere Nicole combattendola soltanto in uno scontro fisico, tipo…trapassarle il cuore, strapparglielo o..cose così..” - gli rispose, ma dovette fermarsi e scuotere la testa per le terribili immagini che le erano affiorate alla mente pronunciando quelle ultime parole.
“Ok, ok…ho capito!” - dall’urgenza di chiudere il discorso che Bonnie avvertì nella voce di Damon provò ad ipotizzare che neppure lui volesse pensare a cose del genere.
Avrebbe voluto sorridere, di nuovo, ma si impose di rimanere concentrata.
Aprì la sua mente e cercò di allungarla verso Nicole e verso Astaroth così come stava facendo quando voleva connettersi telepaticamente con Damon poco prima.
Per poter canalizzare il loro Potere doveva prima creare un collegamento con le loro menti, quindi Bonnie tentò di spingere, di visualizzare una strada senza ostacoli, un ponte, un sentiero tra lei e i due che voleva raggiungere.
Chiuse gli occhi.
La prima che riuscì a toccare fu Nicole.
La sentì con tutto il suo essere. La sentì vibrare dentro di lei ed intorno a lei in un’esplosione di luce pura, bianca e calda. E il Potere di Nicole…quello era potente, magnifico, come un’esplosione di pura e forte gioia tutt’intorno a lei.
Arrivò a raggiungere Astaroth subito dopo, come una normale conseguenza e fu…orribile.
Se il Potere di Nicole era luce e gioia, quello di Astaroth era fango, era gelo, era morte, era paura reale, concreta e palpitante che scivolò sotto la pelle di Bonnie e si fece largo lentamente accostandosi e fondendosi con la luce emanata da Nicole.
Bonnie avvertì entrambi i Poteri confluire in lei con difficoltà e, aprendo gli occhi, vide sia Nicole che Astaroth accasciarsi al suolo in preda a dolori invisibili e atroci.
Era lei, lo sapeva. Era lei che stava infliggendo loro quella sofferenza perché non aveva idea di come fare quella cosa correttamente, ma non poteva fermarsi, non ora che aveva iniziato ed era a metà dell’opera.

Si era scagliata su Astaroth senza incertezze, senza freni ,totalmente in balia del suo istinto insito di  predatrice.
Avevano ingaggiato una lotta estenuante, raggirandosi l’un altro senza parole, ma solo con i fatti e i colpi subiti ed inferti.
Era a corto di fiato e la spalla destra le faceva male dopo che aveva dovuto rimettersela a posto da sola ed in fretta a causa di un brutto pugno ricevuto da Astaroth, talmente potente e ben assestato da spostarle l’osso al di fuori della sua posizione naturale.
Non stava sudando, non sudava mai, però si sentiva terribilmente accaldata e ormai le idee cominciavano a scarseggiare visto che era costretta a muoversi entro la piccola piattaforma di pochi metri sulla quale erano bloccati a causa della barriera blocca-Poteri eretta da Astaroth.
Doveva sforzarsi per riuscire a trovare un modo per ucciderlo, ma come poteva fare se era relegata all’interno di uno stupido combattimento corpo a corpo?
Prima o poi avrebbe cominciato a perdere colpi e Astaroth l’avrebbe sopraffatta.
Il demone ne aveva di carte da giocare per farla fuori anche in una situazione del genere, ma lei…per lei era essenziale poter usare la magia per ucciderlo e lui l’aveva privata della sua unica arma concreta.
Doveva costringerlo ad infrangere quella barriera, ma come?
Con la coda dell’occhio riuscì a vedere che Damon e Bonnie erano ancora lì, su quella lastra trasparente e non accennavano ad andarsene.
Perché?
Perché non si spostavano?
Avrebbero dovuto mettersi subito al riparo.
“Aaaarghhhh” - un dolore improvviso e lancinante la colpì alla testa e si fece strada attraverso la carne viva del suo corpo fino ad arrivare al suo cuore che sentì stringersi in una morsa tremenda, come se ci fosse la mano di qualcuno lì a spremerlo per bene. Si accasciò, perdendo la presa sulla realtà.
Bastò un istante solo e non appena Astaroth fece per colpirla brutalmente anche lui urlò di dolore e si gettò sul pavimento della piattaforma, tenendosi una mano sul petto, lì dove avrebbe dovuto esserci un cuore e lì dove sua madre le aveva spesso detto risiedeva il vero Potere.
Si voltò istintivamente verso Bonnie ed incontrò gli occhi della ragazza, occhi grandi e consapevoli, ricolmi di senso di colpa e richiesta di perdono.
Si accigliò.
Bonnie sapeva cosa le stava succedendo?
In un flash veloce e della durata di un solo secondo le ritornò in mente suo zio Matt che, dalla sua cella-cilindro, cercava di inviarle a gesti un messaggio che lei non era riuscita a decifrare subito e che per un momento aveva messo da parte, dimenticandosene.
Matt aveva indicato lei ed Astaroth e poi aveva indicato Bonnie, insistendo particolarmente su quest’ultima.
Nicole avvertì con una nuova fitta qualcosa dentro se stessa che si sbloccava e cominciava muoversi, risalendo dal suo cuore verso la sua mente per poi riversarsi al di fuori di lei.
Vide o immaginò - questo non lo seppe mai - un lungo filo di luce che collegava lei e Bonnie e allora capì, capì cosa Bonnie stava facendo e capì cosa Matt avesse voluto dirle.
Astaroth, sottovalutandola, non aveva messo nessuna restrizione ai poteri magici di Bonnie e adesso lei si stava sforzando, andando contro se stessa e superando il terrore che aveva della magia, per riuscire a canalizzare il suo Potere e poterla poi liberare dalla barriera demoniaca.
Bonnie stava tentando di darle una chance e Bonnie stessa era la sua una chance e questo Matt lo sapeva. Lui sapeva che Astaroth avrebbe, in ogni caso, tenuto sempre sotto controllo sua madre e i suoi poteri così come non stava facendo con Bonnie e aveva tentato di dirglielo, aveva tentato di dirle che, non importava cosa sarebbe successo, lei avrebbe dovuto affidarsi a Bonnie che l’avrebbe liberata in modo da darle la possibilità di uccidere Astaroth e porre rimedio a tutte le atrocità e a tutte le morti compiute dal demone, di cancellarle una volta e per sempre così come il demone stesso sarebbe stato cancellato.
Era tutto collegato e adesso Nicole lo vedeva chiaramente.
Si mise sulle ginocchia e buttò la testa all’indietro, con un sorriso sul volto.
Dimenticò ogni sofferenza e cercò di tendere la sua anima stessa vero Bonnie in modo da facilitarle il compito e, nel frattempo, cercò di mettere insieme qualche idea su cosa fare subito dopo che la barriera fosse stata distrutta.
 Se Bonnie - così come Nicole pensava - stava canalizzando anche il potere di Astaroth, allora da lì a breve era previsto davvero un bel botto.

Una scossa tremenda le attraversò la pelle e le scese lungo la colonna vertebrale fino a raggiungere gli angoli più nascosti del suo intero corpo.
Bonnie si sentiva pervasa totalmente dal Potere: il suo che si risvegliava, quello di Nicole luminoso e sicuro e quello di Astaroth forte e oscuro.
I canali che aveva aperto con la ragazza e con il demone avevano preso a canalizzare magia con sempre maggior decisione e velocità.
Se da un lato poteva avvertire chiaramente che Nicole si era lasciata totalmente andare, dall’altro sentiva ancora le resistenze di Astaroth, ma queste non erano in grado di fermarla.
Quando il demone si era accorto di ciò che stava avvenendo ormai era troppo tardi e la prima scia di Potere demoniaco si era già riversata direttamente in Bonnie che, nonostante la paura che provava nei confronti di quella magia così minacciosa e sconosciuta, aveva tenuto duro e stava continuando a farlo.
La presenza di Damon accanto a lei era l’unica cosa che riusciva a tenerla ancorata alla realtà.
Con tutto quel Potere che le scorreva dentro sarebbe stato semplice lasciarsi totalmente andare, anima e corpo, ma non aveva idea di quanto la cosa potesse effettivamente poi risolversi a suo favore, quindi si aggrappava metaforicamente a Damon, al ricordo di Damon e ai leggeri tocchi che di tanto in tanto lui le lasciava su una spalla o lungo un braccio in modo da ricordarle qual era il suo posto, qual era il suo mondo e chi era lei.
Con un unico colpo secco distrusse ogni collegamento tra lei, Nicole ed Astaroth, lasciando bruscamente la presa su di loro nel momento in cui sentì di non essere più fisicamente in grado di contenere altro Potere.
Sentì di essere sul punto di esplodere lei stessa, con la pelle in fiamme, tornadi di rossi e gialli che si avvicendavano dietro le sue palpebre chiuse e il sangue che le bolliva letteralmente nelle vene.
Presuppose che era quello il momento di rilasciare tutto, di infrangere tutto quell’accumulo di magia sulla barriera demoniaca creata da Astaroth.
Immaginò di immergere le sue mani in quella massa informe di magia e di appallottolarla, dandole una forma sferica. Visualizzò il suo Potere ancora debole, ma bianco e puro, che pulsava come il cuore di quella sfera e tutto intorno i Poteri di Nicole ed Astaroth si scontravano e si mischiavano, entrando in collisione e abbracciandosi l’un l’atro, rotando vorticosamente intorno al loro nucleo.
Bonnie spalancò gli occhi e li fissò sulla piattaforma e sulla barriera che intendeva distruggere.
Nicole era in ginocchio e la guardava fisso negli occhi, mentre Astaroth si stava rialzando e sembrava che le stesse ringhiando contro.
Bonnie non ci fece caso e cercò la mano di Damon con la sua.
“Porta via Nicole! Non appena rilascerò tutto questo Potere e la barriera si infrangerà, portala via prima che venga travolta da quella che prevedo sarà una forte esplosione!” - gli disse.
Damon non le rispose, ma le strinse maggiormente la mano per un attimo prima di rilasciargliela.
Non c’era bisogno che lui le desse la sua conferma circa il fatto che avrebbe protetto Nicole, non più: adesso Nicole era diventata una priorità per entrambi e allo stesso modo.
Bonnie prese un bel respiro e contò fino a tre, mentalmente, poi visualizzò una luce che si irradiava dalle sua mani e la sfera di magia che compariva a poco a poco di fronte a lei.
Fu doloroso per lei che non l’aveva mai fatto, ma con una costanza e una tenacia che in passato poco le erano appartenute Bonnie riuscì nel suo intento e quando si ritrovò effettivamente quella sfera tra le mani, fece forza e la scagliò violentemente contro la barriera.
Ci fu un esplosione di luce e un boato assordante e tutto successe troppo in fretta perché riuscisse davvero a distinguere i contorni di qualcosa.
La barriera venne avvolta dalla sfera di Potere e poi si crepò nello stesso istante in cui Damon scattò e con un solo salto riuscì ad arrivare da Nicole giusto un attimo dopo l’esplosione che aveva ridotto la barriera in mille pezzi infinitesimali. Il vampiro afferrò la ragazza e poi scomparve mentre Astaroth levava il suo grido irato e fu allora che Bonnie vide i demoni che dal basso cominciarono a volare puntando dritti verso di lei.
Astaroth rimase bloccato, bloccato dalla luce e dall’esplosione e, provenienti da chissà dove, Bonnie riuscì a sentire le voci di Damon e Nicole che le urlavano di stare attenta e invocavano preoccupati il suo nome.
In un altro momento, con tutti quei demoni pronti ad ucciderla, Bonnie avrebbe temuto il peggio, ma in quel preciso istante, dopo aver fatto ciò che aveva fatto, con il suo Potere appena risvagliatosi e con ancora delle piccole tracce nella sua anima del Potere di Astaroth e di quello di Nicole, Bonnie seppe immediatamente cosa fare.
Tese le braccia davanti a sè e le bastò immaginare un’immensa lama di luce che partiva da lei ed investiva tutti i demoni per vedere quella stessa lama comparire e fare ciò per cui era stata invocata.
Tutto cessò all’improvviso.
Ogni rumore si quietò, la luce sparì e tutto venne ricoperto dalla cenere dei corpi disintegrati dei demoni che Bonnie aveva appena ucciso.
Più in basso, su una delle travi su cui quel giorno avevano combattuto ed erano morti Lilian ed Owen, Nicole e Damon erano vivi, sani e la stavano guardando.
Alle sue spalle, Astaroth era accasciato al suolo e stava cercando di tirarsi su ora che l’esplosione da cui lui stesso era stato investito era giunta alla sua naturale fine.
Bonnie cadde in ginocchio, stremata e con il respiro corto per via della fatica fatta e di cui solo adesso sentiva il peso e l’enormità.
Damon e Nicole furono da lei in un attimo e solo allora, mentre Damon le metteva un braccio intorno alla vita e le faceva poggiare la testa sul suo petto, riuscì a sorridere e, per una volta nella vita, si concesse il lusso di essere davvero fiera ed orgogliosa di se stessa.

Mai nella sua vita Nicole si era sentita così riconoscente verso qualcuno come in quel momento sentiva di esserlo nei confronti di Bonnie.
Lei aveva affrontato ogni sua paura per darle una chance e mentre lo faceva era stata assolutamente fantastica.
L’aveva fissata per tutto il tempo e non riusciva a smettere di farlo, soprattutto ora che la vedeva tra le braccia di Damon.
Guardandoli Nicole avvertì il suo cuore colmarsi si ardente sicurezza. Orami non importava cosa le sarebbe successo quel giorno perché sapeva che grazie a loro lei sarebbe tornata a vivere prima o poi: poteva giocarsi tranquillamente il tutto per tutto per riuscire ad uccidere Astaroth.
Lasciò una carezza su una guancia di Bonnie, come ringraziamento e poi poggiò per una attimo una mano su una spalla di Damon, sorridendogli senz’ ombra di cinismo o ironia per una volta.
Damon annuì e la lasciarono andare.
Astaroth si stava rimettendo in piedi senza troppa fatica e adesso era su di lui che doveva concentrarsi.
“Sta attenta!” - le sussurrò Bonnie.
Nicole le lanciò un’ultima occhiata prima di spiccare un unico salto sulla piattaforma su cui era prima, ma attorno alla quale non c’era più nessun tipo di barriera.
Aveva recuperato i suoi Poteri magici, lo sentiva, e sentiva che anche per il Figlio del Fuoco era così.
Atterrò davanti ad Astaroth e avanzò verso di lui con decisione.
“Basta trucchetti, caro mio! Adesso si fa sul serio! All’ultimo sangue questa volta!” - sentenziò.









NOTE:
Ciao a tutte!*_*
Come sempre, comincio augurandovi una buona metà settimana ( questa in particolare per me è fantastica causa la SPA in cui sono stata questo martedì XD) e ringraziando tutti coloro che hanno letto e/o recensito lo scorso capitolo!*_* Vi lovvo un sacco!
Ormai siamo arrivati alla fine fine!
Il capitolo di giovedì prossimo sarà l'ultimo e poi toccherà all'epilogo e potrò scrivere la parola FINE anche a quest'ennesima storia! ç_ç Mamma mia...mi sento triste solo a pensarci, sul serio!
Ma...parlando di questo capitolo...
Come vi avevo anticipato sul blog le protagoniste assolute sono Nicole e Bonnie!
La prima è riuscita a ritrovare tutta la forza che aveva perso e grazie alla seconda adesso si appresta davvero ad affrontare l'ultimo combattimento faccia a faccia e alla pari contro Astaroth, combattimento che ovviamento vedremo nel prossimo capitolo misto a delle sane scene Donnie che servono visto che siamo ormai giunti alla fine!XDXDXD
Che altro dire....il capitolo direi che si commenta da solo e mi sembra di essere stata abbastanza chiara con tutto quello che succede, ma per qualsiasi dubbio o incertezza sapete che sono sempre qui pronta a darvi ogni spiegazione del caso!*_*
Adesso vi lascio...spero che il capitolo vi sia piaciuto...
Vi aspetto lunedì prossimo sul blog per lo spoiler mentre per il capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 29
*** La caduta di Astaroth ***


La caduta di Astaroth

L’enorme sala progettata da Astaroth e che quel giorno aveva ospitato fin troppe atrocità si era improvvisamente riempita soltanto dei ringhi del demone e delle urla di guerra di Nicole che rimbalzavano da una parete all’altra infrangendosi nell’aria, trasportate dall’eco fino alle orecchie quasi sanguinanti di Bonnie.
Tutto in Bonnie stava sanguinando, metaforicamente parlando, ma stava sanguinando. Ogni parte del suo corpo, ogni brandello della sua anima, ogni cellula del suo essere, ogni suo respiro, ogni battito di ciglia, ogni singhiozzo, ogni battito del suo cuore portava con se un nuovo e doloroso fiotto di sangue che andava ad aggiungere sofferenza a quella che i suoi occhi stavano patendo nel vedere Nicole braccata, inseguita, ferita e colpita.
Non riusciva ancora a capacitarsi di come avessero fatto ad arrivare a quel punto. Erano successe così tante cose tutte insieme che la testa ad un certo punto le era andata in confusione e lei si era affidata soltanto ai ricordi e all’istinto. Erano quelli, infatti, che l’avevano aiutata contro la barriera e i demoni, ma adesso che il suo compito si era esaurito e che davvero aveva un minuto per tirare il fiato e pensare…non riusciva a farlo, forse aveva addirittura paura di farlo.
Damon, accanto a lei, l’aveva portata con se lontano dalla lotta, accanto ad uno dei grossi rialzi messi negli angoli della pedana sottostante, uno di quelli su cui avevano combattuto Elena, Stefan e le loro controparti.
Bonnie avvertì un senso di vertigini mentre si guardava intorno e realizzava con lucidità che quello che impregnava il pavimento su cui poggiava i piedi era il sangue dei suoi amici.
Afferrò un braccio di Damon, senza remore e senza imbarazzo, semplicemente per reggersi in piedi e non cadere perché non era sicura di riuscire a farcela da sola. Damon non la respinse, anzi…le passò un braccio intorno alla vita e la strinse cercando di aiutarla e forse addirittura di darle conforto.
Bonnie non lo sapeva questo né poteva constatarlo visto che i suoi occhi, i loro occhi, erano costantemente puntati verso l’alto, a Nicole.
Nicole ed Astaroth erano talmente veloci durante gli attacchi che Bonnie riusciva a vedere l’uno o l’altro soltanto quando uno dei due veniva colpito e lanciato via dall’altro. A volte si trattava di Astaroth, altre volte di Nicole, ma si sentiva così in ansia che arrivava a pensare che anche quando era il demone quello ad avere la peggio, alla fine quella che ne avrebbe pagato le conseguenze più serie era Nicole.
Non voleva che combattesse.
Voleva che Astaroth sparisse all’improvviso, senza che Nicole dovesse sottoporsi all’ulteriore supplizio rappresentato dalla caparbietà a restare e dalle ferite che il demone le infliggeva senza pietà alcuna.
Voleva che esistesse qualcun altro sulla faccia della Terra in grado di sconfiggere Astaroth, qualcuno addirittura più forte di Nicole che comparisse in quel momento e prendesse il posto della ragazza.
Era sperare troppo e Bonnie lo sapeva. Nicole era figlia di un vampiro molto potente e di una strega che, per quanto non fosse bravissima con i suoi poteri, aveva discendenza druida e tanto bastava a porla di diritto tra l’elite magica, di conseguenza Nicole non poteva essere nient’altro che ciò che era, cioè infinitamente potente e infinitamente sola nella sua potenza. Non ci sarebbe mai stato nessuno pienamente in grado di capirla, così come non ci sarebbe mai stato nessuno in grado di aiutarla nelle sue battaglie. Avrebbe sempre dovuto fare tutto da sola e Bonnie si chiese se, qualche volta, l’altra Bonnie si fosse mai sentita in colpa così come si stava sentendo in colpa lei in quel momento per la vita a cui avevano destinato Nicole. Si rispose di si, si disse che anche l’altra Bonnie aveva pensato quelle cose perchè…l’altra Bonnie era lei stessa, ma non aveva potuto fare niente perché aveva guardato tutto a posteriori, quando Nicole era già nata.
La presa di Damon per un attimo si serrò maggiormente sulla sua vita e Bonnie si voltò appena a guardare gli occhi preoccupati e attenti del vampiro che non perdeva una sola mossa di Nicole e che…soffriva con lei, si vedeva.
In quell’attimo si rese conto che neppure lei, con la fortuna che aveva di vedere in anticipo con i suoi occhi la vita che avrebbe avuto sua figlia, avrebbe fatto nulla per rendere diverse le cose.
Persino in quel momento con Nicole alle prese con Astaroth non riusciva a non pensare che quella sarebbe stata sua figlia, la sua meravigliosa figlia, figlia sua e di Damon, la persona che amava. Loro erano una famiglia e poco importava quale sarebbe stato il loro destino, ci sarebbero sempre stati l’uno per l’altra perché è quello che facevano i componenti di una famiglia: si appoggiavano a vicenda.
L’ennesimo boato distrasse Bonnie dai suoi pensieri e lei riuscì a concentrarsi quel tanto che bastava per vedere Astaroth afferrare Nicole per la gola e sollevarla per poi scagliarla violentemente giù dalla loro piattaforma, fino alla pedana su cui erano anche loro. Il corpo di Nicole atterrò malamente a poca distanza da lei e da Damon e Astaroth arrivò giù poco dopo con un sorriso soddisfatto sul volto.
Nicole si rimise presto in piedi, barcollando leggermente e tenendosi una spalla che, nel brutto atterraggio, era stata la prima a toccare terra riuscendo addirittura a spaccare il pavimento della sala tanta era la brutalità con cui Astaroth l’aveva buttata di sotto.
Bonnie trattenne il fiato e la lotta ricominciò in un attimo.
Si portò una mano sul cuore che batteva all’impazzata e sentì gli occhi riempirlesi di lacrime a stento trattenute.
Cominciò a tremare senza neppure rendersene conto.
Damon si voltò verso di lei e portò anche l’altro braccio intorno alle sue spalle, abbracciandola completamente e stringendola forte.
“Calma, streghetta!” - le sussurrò - “Andrà….tutto bene!” - aggiunse, ma Bonnie capì perfettamente che in quella breve frase non c’era la solita sicurezza che caratterizzava qualsiasi cosa Damon dicesse.
Si sentì preda del panico.
“Ho paura, Damon! Ho paura…di perderla…” - confessò.
“No, Bonnie!” - la interruppe Damon, portandole una mano al mento e costringendola a guardarlo - “Dì che hai paura di vederla morire, non dire che hai paura di perderla perché…in ogni caso, in qualsiasi modo andrà questa lotta…noi potremmo perderla comunque Nicole, almeno…perderla per adesso…”
Bonnie spalancò gli occhi e per un attimo non riuscì a rispondere nulla.
Cosa voleva dirle?
Perché…diceva quelle cose?
Possibile che si fosse sbagliata e che Damon fosse ancora convinto che voleva una vita diversa? Con Elena magari?
“C-che…che stai dicendo…?” - balbettò, confusa e terrorizzata.
“Bonnie, non è come pensi, sul serio! Sto solo dicendo che…pensaci….se Nicole sconfigge Astaroth allora tutto ciò che lui ha fatto verrà annullato così come tutte le conseguenze dirette delle sue azioni, giusto?” - fece Damon.
Bonnie prese un respiro e cerò di seguirlo nel suo ragionamento.
“S-si…certo, è giusto! E’ grazie a questo che se Astaroth muore tutti i nostri amici torneranno in vita perché è stato lui ad ucciderli e se lui muore, dato che è unico nel Tempo, allora sarà come se non fosse mai esistito…” - rispose, ricordando tutto ciò che Damon e Nicole si erano detti quel giorno e anche ciò che Matt le aveva confidato nei giorno passati.
“Ecco! E adesso rispondi a questo: se Astaroth non fosse esistito allora Nicole e Lilian che motivo avrebbero avuto per venire nel passato e poi trascinare noi nel futuro?” - le chiese Damon, portando alla luce, per la prima volta, qualcosa a cui Bonnie non aveva mai pensato veramente, qualcosa che nessun altro le aveva mai detto.
“Aspetta! Tu stai dicendo…” - disse.
“Si! Nicole e Lilian sono venute nel passato per seguire Astaroth e riuscire a fermarlo! Era quello il loro scopo! Quindi anche noi le abbiamo conosciute soltanto a causa di Astaroth, come…conseguenza del viaggio temporale fatto da Astaroth! Ma se Astaroth non fosse esistito allora Nicole e Lilian non sarebbero mai venute nel passato perché non ne avrebbero avuto motivo e quindi noi non saremmo mai venuti nel futuro e avremmo continuato la nostra vita normalmente!” - spiegò Damon.
“E se adesso Nicole riesce ad uccidere Astaroth allora sarà davvero come se lui non fosse mai esistito e allora la storia si riscriverà, la nostra storia si riscriverà e anche quella di Nicole e di Lilian che senza un Astaroth a tentare di ucciderci non verranno mai nel passato e noi non le conosceremmo mai! Ma questo significa che…” - ragionò Bonnie.
“Dimenticheremo tutto! Nel momento in cui Astaroth morirà, tutta la nostra recente storia cambierà del tutto e noi dimenticheremo di aver viaggiato nel futuro, dimenticheremo di avere incontrato gli altri noi stessi, dimenticheremo Nicole Lilian ed Owen…dimenticheremo tutto! Sarà come se anche questi ultimi avvenimenti delle nostre vite non fossero mai esistiti!” - concluse Damon.
Bonnie si sentì cedere.

Da due anni ormai viveva stabilmente a Fell’s Church e gli scontri con Nicole erano stati all’ordine del giorno.
Che fossero scontri fisici o verbali non aveva importanza, importava solo che ci fossero, che avvenissero, quasi come un monito silenzioso di ciò che un giorno li avrebbe attesi al varco oscuro che avrebbe fatto la differenza tra la vita e la morte per uno solo tra loro due o magari per entrambi. E adesso che quel giorno era arrivato l’unica cosa certa anche per Astaroth era che ad uscire da quella stanza vivo sarebbe stato uno solo tra lui e Nicole, uno solo con le mani sporche del sangue dell’altro.
Si stava battendo perché quell’ uno solo fosse lui, ovviamente.
Poteva sembrare uno scontro come gli altri, uno dei tanti in cui si erano spesso cimentati, ma per l’apparenza era facile ingannare.
Le volte precedenti in cui si erano scagliati l’uno contro l’altra erano soltanto servite a testare il terreno, a verificare fin dove l’altro fosse capace di spingersi con la sua forza e il suo Potere, un allenamento, una prova generale in vista dell’unico scontro che avesse davvero valore cioè quello che stavano affrontando adesso.
Sia lui che Nicole tenevano alte le barriere che difendevano i loro pensieri dall’intrusione dell’avversario.
Sia lui che Nicole facevano ricorso a pratiche magiche che si erano ben guardati dall’usare fino a quel momento.
Sia lui che Nicole si buttavano nel corpo a corpo senza riguardo e senza rispetto per la persona che avevano di fronte.
Sia lui che Nicole stavano facendo fatica!
Astaroth non si era mai aspettato nulla di diverso, ma - pensandoci - si sentiva quasi triste nel sapere che entro la fine di quella giornata Nicole sarebbe morta.
Se si fossero trovati in un’altra situazione l’avrebbe lasciata addirittura vivere, ma ormai….
Troppe cose erano successe, troppe cose erano state dette e fatte perché persino lui potesse trovare una soluzione diversa per uscire da quella situazione che non fosse la morte della ragazza che aveva di fronte.
Una lunga lingua di fuoco partì dal suolo sui cui teneva poggiati i piedi e lo avvolse completamente prima di intrecciarsi alla sua mano. Con un colpo deciso del polso Astaroth la scagliò contro Nicole come se fosse una frusta, ma la ragazza si tirò prontamente indietro. Quando Astaroth fece per tornare a colpire ancora e ancora, Nicole con un salto fu costretta ad issarsi sulle pareti della stanza, a correre su esse per tre passi, prima di riuscire a farsi forza e a spiccare il volo con un doppio salto mortale che la portò a poco meno di un metro da lui.
Si fronteggiarono.
Occhi negli occhi, il respiro affannato e i vestiti luridi, continuarono a fissarsi cercando entrambi di capire le prossime mosse dell’altro e, allo stesso tempo, di elaborare una propria strategia che non fosse prevedibile.
Questa volta Nicole fu la prima ad attaccare.
Una sequela di calci e pugni che non aveva nessuno schema e nessun senso si abbattè su Astaroth che alla fine fu costretto a farsi scudo tramite una delle sue barriere difensive pur di sottrarsi all’attacco.
Nicole non cedette.
Un vortice d’acqua scaturì dalle sue mani e lo scagliò contro Astaroth che, per un momento, ne restò sopraffatto. Nicole ne approfittò per arrivargli addosso, voltarlo bruscamente di spalle e colpirlo agli stinchi, costringendolo in ginocchio. Gli afferrò le braccia e gliele tirò indietro, puntandogli un piede a metà della schiena e spingendo, spingendo fino a che Astaroth non fu costretto a digrignare i denti per lo sforzo a cui stava sottoponendo i suoi muscoli pur di resistere.
Liberò una mano dalla presa di Nicole e le afferrò un braccio, facendo pressione per ustionarglielo. Nicole emise un gemito di dolore, ma non perse di lucidità e, prima che Astaroth riuscisse a liberarsi del tutto, gli afferrò la testa con una mano sola e gliela spinse di lato, esponendogli il collo e trapassandolo con i canini. Non bevve una sola goccia del suo sangue nero e amaro, ma affondò abbastanza in profondità e con così volutamente poco accortezza da riuscire a provocargli una ferita larga di carne maciullata e sangue.
Astaroth si ritirò di scatto giusto in tempo per riuscire a voltarsi e vederla mentre si puliva con una mano la macchia nera del suo sangue dalle labbra arcuate in un sorriso di sfida.
Nessuno mai aveva osato infliggergli un affronto simile.
I vampiri….
Erano tutti così….rozzi, creature inferiori e privi di qualsiasi diritto ed eleganza.
Il fatto che Nicole fosse per metà una creatura di così bassa lega e che glielo avesse ricordato in un modo così efficace sì, ma anche così irritante lo stava lentamente facendo perdere la testa.
In un moto di rabbia, le si scagliò contro con un ringhio. Nicole non riuscì neppure a capire dove fosse finito che si ritrovò la mano di Astaroth su una spalla - la stessa che precedentemente si era contusa - che stringeva e stringeva causandole un dolore che la fece tremare da capo a piedi prima che il demone la scagliasse lontano, alzandola di peso e buttandola a ridosso della colonna che svettava ancora in tutta la sua imponenza al centro esatto della sala.
Mentre Nicole era ancora troppo presa ad atterrare pesantemente al suolo e a rimettersi in piedi, Astaroth scattò ancora, ma questa volta il suo obiettivo fu un altro. Sia il vampiro che la strega erano troppo impegnati a seguire le sorti della loro futura figlia per riuscire ad accorgersi di lui in tempo utile da evitargli di afferrare una mano della strega e strattonarla fino a lui, tenendola bloccata con entrambe le braccia strette in una morsa micidiale dietro la schiena, premuta sul petto di Astaroth.
“Allora Nicole….com’è che dicevi? All’ultimo sangue? Adesso è la resa dei conti o roba simile?” - fece Astaroth - “Hai ragione! Adesso è la resa dei conti, ma per me, mia cara! Tu non uscirai viva da qui perché in un modo o nell’altro io ti ucciderò!” - e dicendo questo la presa su Bonnie si fece più forte tanto da portare la strega a gridare nonostante fino a quel momento si fosse morsa un labbro talmente forte da ferirselo piuttosto che mostrasi debole e sottomessa.
“Non ucciderai lei per poter uccidere me! Forse l’avresti fatto un po’ di tempo fa, ma non adesso, non dopo tutto quello che è successo, dopo tutto quello che ti ho fatto e soprattutto dopo che sono stata talmente sfrontata e selvaggia da morderti!” - ribattè sicura Nicole, immobile nella sua posizione, ma attenta.
“Selvaggia! Che termine poetico…forse fin troppo! Spero almeno che il mio sangue ti sia andato di traverso!” - fece Astaroth.
“Sono stata attenta!” - rispose Nicole.
“Davvero? Adesso lo vedremo…” - si ritrovò a dire con un sorriso fin troppo marcato sul viso crudele.
Il sangue di un demone non era come il sangue di una qualsiasi altra creatura.
Era male pure, liquido e viscoso. Era potente ed era legato inesorabilmente al demone stesso anche se ormai era fuori dal suo corpo.
Sapeva che Nicole non aveva bevuto niente da lui, ma dubitava che anche soltanto una piccola goccia del fiume nero che lo attraversava non le fosse entrata in circolo.
Ci provò. Tentare non gli costava niente.
Fissò i suoi occhi su Nicole e recitò un’antica cantilena il cui scopo e significato era, più o meno, quello di richiamare a se ogni parte del suo essere. Di solito questo potente incanto veniva usato dai demoni in fin di vita che cercavano di riprendere il controllo sul proprio corpo pur di riuscire a tenere duro fino all’arrivo dei rinforzi o di riuscire a racimolare abbastanza forze per un ultimo attacco, ma quello stesso incanto, come per qualsiasi altro tipo di magia, aveva mille sfaccettature, mille modi di essere usato.
Astaroth conosceva i più subdoli, alcuni li aveva inventati lui stesso.
Richiamare a se ogni parte di se stesso voleva dire anche - nel suo caso -  richiamare a se ogni goccia di sangue persa e se, per sua somma fortuna, anche una sola goccia era riuscita a scendere lungo la gola di Nicole fondendosi a lei allora ciò significava che nel momento in cui quella singola goccia di sangue si fosse spinta di nuovo verso Astaroth riconoscendolo come suo unico padrone allora avrebbe preso il controllo del corpo stesso di Nicole, spingendola a fare qualsiasi cosa Astaroth le ordinasse.
Ripensandoci bene, nonostante si sentisse oltraggiato e violato, Nicole non gli aveva fatto nient’altro che un favore mordendolo.
Astaroth aprì la sua mente e provò a lanciare un piccolo segnale, un impulso telepatico a cui, con gran divertimento, ricevette risposta immediata.
Cominciò a ridere, gettando la testa all’indietro senza riuscire a trattenersi.
Nicole serrò la mascella e si stranì non poco per quella sua reazione.
“Forse non sei stata così attenta come credevi, Nicole!” - le disse Astaroth.
Nicole cercò di parlare, ma dovette accontentarsi di mostrare soltanto la sua migliore espressione confusa con tanto di fronte corrugata perché all’improvviso le sue mani si tesero sotto il controllo di Astaroth e il suo corpo di fece avanti.
“Che mi sta succedendo? Cosa mi hai fatto? E’ sleale, Astaroth!” - tentò la ragazza.
Astaroth riprese a ridere.
“Ma non te l’ho fatto io! Te lo sei fatta da sola quando ti è saltato in mente di mordermi! Mai sentito parlare degli effetti collaterali di un morso dato ad un demone, soprattutto se il demone - francamente parlando - è il migliore? E poi…sai com’è?…A mali estremi, estremi rimedi, no?” - la schernì.
Nella sua mente, Astaroth visualizzò Nicole che continuava a camminare verso di lui.
Allentò la presa su Bonnie e la spinse leggermente in avanti verso le mani aperte di Nicole che, pochi istanti dopo e dietro suo suggerimento, si serrarono sul collo della strega.
Nicole strabuzzò gli occhi e Bonnie cominciò a piangere.
Una scena così tragica….
Alle sue spalle, il vampiro abbandonò la sua aria da falso impassibile e gli arrivò alle spalle. Astaroth si voltò appena e gli afferrò il collo con una mano, sollevandolo dal pavimento e scagliandolo il più possibile lontano da lui: per quel giorno ne aveva avuto abbastanza di vampiri e simili.
Nel frattempo Nicole stringeva e la pelle di Bonnie già candida di suo cominciava ad assumere dei toni che variavano dal rosso al viola per la mancanza di ossigeno.
Astaroth trovava tutto ciò parecchio affascinante, ma come aveva ben detto Nicole poco prima lui voleva ucciderla con le sue stesse mani, neppure vederla praticamente suicidarsi gli dava quel senso di esaltazione che desiderava provare.
Ritirò la sua presa sulla ragazza che, istantaneamente, mollò il collo della strega e si piegò in due in preda a forti spasmi e conati di vomito che imbrattarono il pavimento.
Astaroth arcuò un sopracciglio: a quanto pare Nicole quel giorno aveva deciso di mettere su una vera e propria fiera della maleducazione.
Stava per rimproverarla ma si trattenne quando lei alzò gli occhi, lucidi di pianto per fissarlo.
“Stavo per uccidere la mia stessa madre a causa tua!” - lo accusò.
Astaroth fece un passo avanti, sorridendo e scuotendo la testa in risposta a tanta ingenuità.
Davvero credeva che ciò di cui lo accusava per lui era un problema?
Arrivò dalla strega e le strattonò un braccio, spingendola all’indietro e restando a guardare mentre il vampiro si riprendeva dall’attacco subito e si precipitava a soccorrerla, poi si voltò verso Nicole e le mise appena due dita sotto il mento, costringendola a guardarlo.
“Io ti ho in pugno Nicole! Ho ucciso tutti coloro a cui tenevi, stavo per farti uccidere tua madre condannando te all’inesistenza senza neppure muovere un dito, ritorcendoti contro ciò che tu stessa hai fatto. Tutto questo non ti fa pensare? Non ti fa ragionare sul fatto che è…inutile stare qui a combattere? Che una volta fatti i conti io sono e resto di fatto il più forte tra noi due?” - le sibilò.
Nicole gli schiaffeggiò la mano per scostargliela dal suo viso e si tirò di nuovo in piedi, tenendo i pugni serrati e deglutendo per lo sforzo immane che stava facendo per non esplodere del tutto e dare di matto.
“No, Astaroth! Tutto questo….mi spinge soltanto ad odiarti di più! E se è all’odio che mi devo rifare pur di riuscire a batterti, allora così sia! Non mi arrenderò mai!” - gli risposte e, detto ciò, lo scontro riprese più arduo di prima.

Le parole di Nicole riecheggiavano ancora per la sala quando lei ed Astaroth ripresero ad attaccarsi a vicenda senza esclusione i colpi.
Damon non sapeva se sentirsi fiero di lei oppure no.
Lasciarsi guidare dall’odio….
Lui l’aveva fatto spesso. Per la sua intera vita si era soltanto lasciato trasportare dall’odio prima verso suo padre, poi verso Stefan, poi verso il mondo intero e chiunque altro gli capitasse a tiro. A volte anche il suo riflesso allo specchio era stato fonte d’odio per lui e carburante malsano per andare avanti.
Purtroppo però, solo molto tardi si era reso conto che l’odio non era la migliore delle compagnie nella vita, solo quando ormai era sul punto di non avere più nulla l’aveva capito, solo quando aveva aperto gli occhi e gli era parso chiaro che le sua non era più “vita” nel vero senso del termine, ma assomigliava più ad un galleggiare nel mare del rimpianto lasciandosi trasportare e tentando di copiare ciò che per gli altri era vita vera.
Chi era colui a cui si era rifatto maggiormente per tentare di emularne la vita? Stefan, ovviamente!
L’aveva seguito in lungo e in largo, si era trasferito a Fell’s Church solo perché l’aveva fatto anche il suo fratellino, se ne era andato con Stefan e ci era poi tornato sempre al seguito di Stefan. Si era introdotto a forza nelle vite di Mutt, Meredith e Bonnie perché loro erano amici di Stefan ed era diventato una terrificante ossessione per Elena perché di lei era innamorato Stefan.
Questo, fino al giorno in cui era cambiato tutto e Nicole e Lilian avevano fatto irruzione nella loro vita. Nel lasso di tempo che era seguito Damon aveva imparato a capire che l’unico prototipo di vita non era quello che aveva Stefan e che persino lui, mettendo da parte tutto quell’odio che ormai covava senza una ragione valida, poteva riuscire a crearsene una sua di vita, una vita diversa da quella che aveva sempre vissuto si, ma che forse era in grado di renderlo stabile e felice.
Ma tutto questo, appunto, poteva averlo….mettendo l’odio da parte.
A volte l’odio era utile, soprattutto quando avevi bisogno di mettere insieme le forze e non avevi più nulla a cui aggrapparti, ma a lungo andare diventava soltanto un ingombro, un peso che non ti avrebbe più lasciato andare, un’agonia talmente subdola che non ti accorgevi neppure di stare lì a subirla e lui non voleva che questo succedesse a Nicole perché, per quanto forte lei potesse essere, aveva anche dimostrato di assomigliargli troppo per non spingerlo a credere che si, ci sarebbe cascata nella trappola che il suo stesso odio le avrebbe teso.
Se voleva davvero sconfiggere Astaroth ed essere felice in seguito allora doveva farlo trovando un altro metodo, qualcosa di altrettanto forte, ma diverso, qualcosa che non avrebbe pregiudicato per sempre la sua vita da lì in avanti.
Ma come poteva fare a dirglielo? A parlarle di quella sua preoccupazione?
Sperò che lo capisse, che ci riuscisse da sola in molto meno tempo rispetto a quanto ce ne aveva messo lui.
“D-Damon…” - una mano di Bonnie si serrò sul suo braccio, lo stesso che la teneva.
Lui si voltò a guardarla mentre riapriva gli occhi dopo i pochi attimi in cui aveva perso i sensi per via di ciò che le era successo.
Damon si sentiva in colpa.
Nonostante avesse provato a reagire, Astaroth l’aveva sbattuto via senza il minimo sforzo continuando a tenere Bonnie prigioniera.
In quegli istanti era riuscito a capire ciò che l’altro Damon aveva provato giorno dopo giorno per via del fatto che l’altra Bonnie era stata rapita dal Figlio del Fuoco e non era stato carino per niente.
Strinse Bonnie a se mentre l’aiutava a rimettersi seduta sull’angolo di pavimento in cui erano entrambi. Lei si lasciò abbracciare mentre ancora si sfiorava delicatamente il collo cercando di fare grandi respiri profondi.
“Come sta Nicole?” - gli chiese Bonnie, sommessamente.
“Combatte…” - rispose lui.
Cos’altro avrebbe potuto dirle?
Bonnie annuì ancora stretta nel suo abbraccio, con la testa appoggiata sul suo petto e gli occhi rivolti di nuovo allo scontro.
Piangeva. Damon riusciva a sentirla così come sapeva che quelle lacrime non erano dovute a ciò che era successo a lei in prima persona, ma a ciò che Nicole aveva dovuto subire in quei momenti e a ciò che era ancora costretta ad affrontare.
Inoltre il breve discorso che avevano fatto poco prima aleggiava ancora silenziosamente tra loro due e pesava, eccome se pesava.
Pesava su Bonnie e pesava su Damon, soprattutto su Damon perché per lui non ricordare tutto ciò che era successo in quel viaggio era mille volte più spaventoso che per gli altri.
Tutti loro, inclusa la streghetta, avrebbero soltanto dimenticato un periodo di tempo in cui si, forse c’era stato qualche misero cambiamento nel loro modo di vedere le cose, ma nulla di troppo drastico o che, comunque, non avrebbero potuto recuperare.
Per lui era diverso. In lui il cambiamento era stato davvero drastico. In quei giorni nel futuro aveva imparato non solo a vedere gli altri sotto una nuova luce, ma aveva in particolar modo imparato a vedere se stesso sotto una nuova luce e ci era riuscito perché….aveva visto il risultato di quel cambiamento, nella fattispecie aveva conosciuto e parlato con Nicole, l’altro Damon e l’altra Bonnie, era stato aiutato nel cambiamento, quasi trascinato di peso attraverso il cambiamento e dubitava seriamente che sarebbe arrivato allo stesso risultato senza quel particolare e atipico aiuto.
Ma non era tutto.
Bonnie pensava a Nicole e al fatto di perdere ogni memoria di lei e Damon pensava alla stessa cosa: anche lui aveva paura di perderla.
Bonnie si aggrappò con tutta la sua forza a lui nel momento in cui tutto intorno a loro cominciò a tremare. La sequela infinita di colpi, magici e non, che Astaroth e Nicole si infliggevano a vicenda si era arrestava per un attimo e il demone aveva levato un grido verso l’altro, focalizzando la sua attenzione sulle travi di legno grezzo che svettavano a circa cinque metri d’altezza, le travi infuocate su cui Lilian aveva combattuto e che di lì a poco, all’ennesimo richiamo del demone, si staccarono dai ganci che le tenevano stabili e legate alle pareti e precipitarono giù ad una velocità inaudita, andando a schiantarsi tutte sul piccolo spazio che Nicole stava occupando e da cui stava cercando di scappare senza riuscirci.
La ragazza finì sepolta viva sotto metri di legno.
Damon spalancò gli occhi e cercò di ricordare se qualcuno gli avesse mai detto se tra i modi per uccidere un ibrido come Nicole o come Lilian ci fosse anche quello convenzionale per uccidere dei vampiri qualsiasi cioè un pezzo di legno infilato dritto nel cuore, ma non riuscì a riportare nulla alla mente.
I secondi passavano e Nicole non accennava a liberarsi dal peso di quelle travi e a mostrasi di nuovo.
La polvere che si era sollevata tornò a depositarsi sul pavimento e di Nicole non c’era ancora traccia.
Possibile che fosse finito tutto così? In uno sbuffo di ragnatele sollevate?
Possibile che lui, Bonnie, loro…l’avessero persa così?
“Damon….che succede? Perché non lancia quella roba via da lei e si rimette in piedi?” - la domanda di Bonnie arrivò alle sue orecchie carica di angoscia, ma portò nella sua mente anche la luce di una rivelazione nuova a cui prima non era arrivato.
Abbassò il suo sguardo su Bonnie e le accarezzò il viso, facendo si che lei muovesse il capo quel tanto che bastava da portare i loro occhi a scontrasi e allora capì: non avrebbe perso Nicole e non avrebbe perso Bonnie perché…non voleva.
Ricordò i giorni prima del loro viaggio nel futuro e riportò alla mente tutti gli sforzi che faceva per tenere lontano dalla sua attenzione la consapevolezza che la streghetta fosse da sempre innamorata di lui e allora comprese anche perché Nicole l’avesse sempre definito un’idiota e trattato con così tanto astio. Perché tutto, fin dall’inizio, era sempre e solo dipeso da lui.
Bonnie l’aveva sempre ed inspiegabilmente amato quindi l’unico che davvero poteva mettere a rischio l’esistenza di Nicole era lui, lui con i suoi tentennamenti e si, le sue paure. Ma adesso che aveva realizzato che l’ultima cosa che voleva era separarsi da Bonnie e perdere Nicole allora…allora non ci sarebbe più stato nulla e nessuno in grado di indebolire lui, indebolire la sua streghetta o indebolire la loro unica e straordinaria figlia.
“Damon che…?” - tentò di dire Bonnie, ma lui non le permise di parlare.
Scosse la testa, le sorrise e annullò del tutto la distanza che separava le loro labbra. Bonnie si irrigidì all’inizio, ma Damon sorrise ancora contro le sue labbra e serrò la presa sulla sua vita, portandole dietro la nuca la mano con la quale le stava accarezzando il viso, immergendo le dita tra i suoi boccoli rossi e delicati.
Bonnie si abbandonò a lui con un gemito, aggrappandosi alle sue spalle e donandogli tutto ciò che aveva da dare.
In quel momento, l’ incantesimo che Astaroth aveva fatto per limitare i poteri mentali di Damon si frantumò nel momento esatto in cui la connessione telepatica sempre presente tra lui e Bonnie esplose nelle loro menti, avvicinandoli come non aveva mai fatto prima.
Il vampiro e la strega scomparvero.
Damon conobbe Bonnie e Bonnie conobbe Damon.
A qualche metro di distanza, le travi ammassate sul corpo di Nicole si mossero e poi volarono via con una violenza tale che, sbattendo contro le pareti della sala, si disintegrarono, lasciando la ragazza libera e di nuovo nel pieno delle sue forze.

C’erano poche cose in cui effettivamente Nicole era brava. Nonostante tutto era ancora soltanto una ragazza di appena vent’anni e forse Lilian aveva ragione a rimproverarle in continuazione il fatto di essersi sempre preoccupata troppo di tutto senza mai godersi la sua età e, anzi...lasciandola correre via da lei soltanto per la convinzione che l’eternità sarebbe stata ad aspettarla, rimanendo dalla sua parte sempre e comunque.
In quante cose si era sbagliata se ne rendeva conto soltanto adesso…
Si era persa tutto, concentrandosi solo sull’allenamento, sulle sfide, sulle lotte. I combattimenti, era quella la cosa in cui Nicole era in assoluto la migliore.
Per bravura era riuscita a superare suo zio e addirittura suo padre, per non parlare dell’infinito numero di “nemici” che sin da ragazzina aveva tenuto lontano da Fell’s Church.
Di difendere la città ne aveva fatto la sua missione, la sua unica ragione di vita, ma ora che quella vita era realmente appesa ad un filo mentre combatteva in fondo l’unica grande battaglia per la quale si era preparata per anni e che valesse davvero la pena combattere, si guardava indietro e capiva che gli anni passati per lei si erano lentamente trasformati in un accumulo di rimpianti ed esperienze mai vissute.
La sua facciata da ragazza tosta ed indipendente l’aveva sempre protetta dalla realtà effettiva dei fatti e la sua costante propensione nel voler proteggere Lilian l’aveva fatta vivere nell’illusione che, tra le due, fosse lei l’insegnante e Lilian l’allieva quando invece se avesse fatto più attenzione si sarebbe resa conto che anche lei aveva molto da imparare da quella sua cugina così sensibile e appassionata di cose comuni.
Sperava di rincontrarla e convincerla ad occuparsi di lei e della sua inesperienza alle faccende del mondo al di fuori del soprannaturale, per questo combatteva.
Sperava di rivedere i suoi genitori e ringraziarli per averla amata così come avevano fatto.
Sperava di rincontrare Matt e potergli dire quanto le fosse stato d’aiuto.
Sperava di rivedere i suoi zii, in particolare sua zia Elena e magari darle quell’abbraccio che non le aveva mai dato.
In quell’attimo Nicole si rese conto che poco prima aveva mentito ad Astaroth….per la prima volta da quando lo conosceva.
Gli aveva detto che si sarebbe rifatta all'odio che covava nel cuore per riuscire a batterlo, ma aveva appena realizzato che di odio lei non ne aveva. Ripensava a tutte le persone che aveva perso quel giorno e alla possibilità di riaverle indietro e provava solo amore e forse era da quel sentimento che doveva trarre la forza necessaria per battere il demone.
Bonnie e Damon gliene avevano appena dato una prova, dopotutto…
Sotto quelle travi si era sentita in trappola, sul punto di cedere e di gettare la spugna, debole e irrequieta, ma loro le avevano donato coraggio e forza e l’avevano fatto senza chissà che discorsi o chissà che potenti incantesimi, solo tramite l’amore.
Ironico che stesse pensando seriamente di far fuori Astaroth riversandogli addosso tutto l’amore che provava!
Eppure in quel momento sentiva che era quella la cosa giusta, si sentiva rinata a pronta all’atto finale, qualsiasi cosa esso avrebbe comportato.
Astaroth le si scagliò nuovamente contro reggendo una spada fatta di puro fuoco.
Nicole si preparò a riceverlo e deviò ogni suo affondo tenendo tra le mani un unico fulmine di elettricità azzurra.
Diede tutta se stessa, tenendo gli occhi fissi in quelli del demone e tentando di prevedere ogni sua mossa.
Nel frattempo, lo sentiva….
Sentiva chiaramente l’atmosfera caricarsi di Potere pronto ad esplodere e il terreno sotto i loro piedi cominciare a tremare.
Ogni volta che lei in passato si era ritrovata a chiedere come avrebbe fatto a capire la differenza tra uno scontro qualsiasi tra lei ed Astaroth e LO scontro, Matt le aveva sempre risposto che lo avrebbe capito da sola, che avrebbero percepito entrambi una convinzione tale da parte dell’altro che persino ciò che avevano intorno ne avrebbe risentito perché due potenze come la sua e quella del Figlio del Fuoco che si scontravano in una battaglia all’ultimo sangue avrebbero suscitato sicuramente delle reazioni, reazioni negli essere oscuri e malvagi che sarebbero accorsi ad appoggiare Astaroth e reazioni positive negli esseri fatti di bene e luce che sarebbe stati invece dalla sua parte.
Nicole l’aveva sempre reputata una visione un po’ troppo romanzata e forse mistica di ciò che sarebbe accaduto, ma in quel momento si rese conto che Matt aveva sempre parlato con cognizione di causa ed obiettività, affidandosi alla ragione e ai fatti, senza inventarsi stupide favole per farle credere di stare andando incontro ad un meraviglioso quanto atroce destino.
Non era colpa di Matt se quello era il tipo di destino che effettivamente le era stato riservato.
E fu lì che si rese conto di aver sempre sottovalutato anche le idee di Astaroth.
Lui l’aveva affrontata sin dall’inizio ribadendole che loro due erano le facce opposte di una stessa medaglia, che lei era l’unica in grado di competere con lui così come lui era l’unico in grado di competere con lei, che loro rappresentavano il bene e il male in lotta per l’ennesima volta sotto spoglie diverse.
Non crederci era stato facile, ma adesso quelle idee si stavano facendo largo lentamente nella sua testa mostrandole la cruda realtà per quello che era.
Si voltò un attimo solo verso Damon e Bonnie.
Loro due se ne stavano lì, abbracciati a guardarla con una strana consapevolezza negli occhi che Nicole non riusciva a decifrare del tutto.
Si sentì quasi in dovere di ricambiare i loro sguardi con uno che esprimeva tutta la sua determinazione ad affrontare finalmente quel momento, come a volerli rassicurare della sua scelta e forse era proprio così, era ciò che le figlie facevano con i propri genitori.
Lei ed Astaroth si bloccarono a metà della sala, spada contro spada, occhi negli occhi.
“E’ il momento…” - fece il demone.
Nicole annuì e insieme scattarono all’indietro, mettendo una notevole distanza tra loro, ma restando comunque sulla stessa linea d’aria.
Nicole sospirò e rivolse le mani al suolo, chiudendo gli occhi e seguendo soltanto l’istinto.
Sentiva delle voci nella sua testa e dei sussurri arrivarle alle orecchie. Sentiva le carezze del vento placido sulla pelle e sentiva il colore e l’energia infusale nel corpo dai raggi di sole che erano riusciti a farsi strada fino a lei attraverso l’oscurità di quel Castello. Avvertiva le anime degli animali accorsi nel bosco all’esterno, avvertiva il bisbiglio dell’acqua e, per ultimo, le sembrò di percepire un bacio lieve su una guancia e una carezza tra i capelli.
Immaginò che fosse Lilian, la sua anima, tornata per darle forza.
Immaginò che fossero suo padre e sua madre, venuti a dimostrarle ancora una volta il loro appoggio.
Immaginò che fosse Meredith a trasmetterle l’autocontrollo necessario a non crollare.
Immaginò che fossero suo zio Stefan e sua zia Elena accorsi a mostrarle quanto l’impegno e l’amore possono portare lontano.
Immaginò che fossero Alaric ed Owen a ribadirle quanto la sua cocciutaggine l’avrebbe aiutata ancora una volta.
Immaginò che fosse Matt a darle la saggezza necessaria a far confluire in lei tutta la valanga di sensazioni nuove e positive che il mondo intorno a lei si stava prodigando per trasmetterle.
Immaginò se stessa, a sei anni, mentre correva spensierata tra gli alberi dell’Old Wood e desiderò incontrare ancora quella bambina, correre con lei e dirle di non aver paura di ciò che l’aspettava perché avrebbe avuto sempre intorno a lei persone capaci di guidarla verso la scelta più giusta, persone che l'avrebbero protetta anche mentre era lei che proteggeva loro.
Il vento intorno a lei si levò e Nicole sorrise, aprendo le braccia e la sua mente lasciando che la Natura prendesse tutto da lei ed in cambio le restituisse altrettanto.
Una luce bianca ed accecante scaturì dalla sua stessa aura, da sotto la sua pelle, e l’avvolse completamente, creando una sfera pulsante che divenne parte di lei, seguendola mentre apriva gli occhi e avanzava verso Astaroth.
Quella sfera, quella forza, quel Potere…..quella era la sua arma, quella era tutto l’amore e tutta la bontà che aveva racchiuso da sempre in lei.
Astaroth fece altrettanto, avanzò verso di lei seguito da un’ombra nera e profonda, terrificante solo a guardarla, un’arma che era l’esatto opposto della sua e che rappresentava tutto il vero male di cui il demone era fatto e si era alimentato negli anni.
Nicole si sentiva leggera in quei momenti e quando le due energie - quella sua e quella di Astaroth - entrarono in collisione, ne scaturì una guerra estenuante tra bene e male.
L’ombra e la luce si rincorrevano, si cercavano, si allontanavano, si avvicinavano e si mischiavano, tuffandosi l’una nell’altra e lasciando lei e il Figlio del Fuoco senza fiato.
L’ombra aumentò di potenza all’improvviso, schiacciando la luce sotto il peso della sua crudeltà e Nicole si sentì morire lentamente.
Si portò una mano al petto, lì dove sentiva una fitta straziante, ma non si arrese.
Immaginò ancora i suoi genitori e Lilian, le uniche persone in grado di darle forza e allora si rimise in piedi e provò a spingere, ad avanzare.
Le voci di Damon e Bonnie arrivavano alle sue orecchie attutite dai sibili della battaglia in atto, ma erano pregne di così tanta preoccupazione per lei che Nicole interpretò anche quelle come un nuovo motivo per lottare, un qualcosa che la spingeva a continuare.
Avanzò ancora ed Astaroth con lei.
Si ritrovarono a meno di tre centimetri di distanza e fu lì che lei fece ciò che il demone non si sarebbe mai aspettato: si fece avanti e lo abbracciò mentre i suoi occhi si colmavano di lacrime.
“Non importa chi hai ucciso! Io ti perdono!” - gli sussurrò.
Intorno a lei tutto esplose quando la luce schiacciò l’ombra definitivamente.
Astaroth fece per allontanarsi, per tentare di riprendere il controllo delle cose, ma Nicole non glielo permise e lo strinsi ancora più forte, facendo ciò che si era prefissata: annientarlo con l’amore, mostrargli almeno quella realtà meravigliosa e priva di solitudine prima di vederlo sparire.
La luce aumentò  e Nicole chiuse gli occhi mentre Astaroth cominciava a gridare, di dolore, di sconfitta, prima che in un ultimo gemito sofferente il corpo del Figlio del Fuoco, il demone Unico nel Tempo, il demone che non era mai nato, ma sempre esistito si disintegrasse del tutto, trasformandosi nella stessa cenere in cui Astaroth aveva trasformato nei secoli ogni suo nemico, ogni anima buona che aveva tentato di fermarlo.
L’intero mondo venne sconvolto da un tremito che me minò le stesse fondamenta e tutto prese a girare.
La luce di Nicole non accennava a svanire, anzi…tutto intorno a lei cominciò a svanire in seguito alla morte del demone che aveva tenuto il Tempo stesso in ostaggio per millenni interi, tutto svaniva eccetto lei e la luce che formò un vortice, un ciclone di cambiamento di cui lei era l’epicentro, l’occhio immobile, il punto fisso.
Cosa sarebbe successo….non lo sapeva.
Vedeva la sua intera vita che le sfrecciava davanti, vedeva le cose mutare davanti ai suoi occhi, ma lei….lei non cambiava, lei rimaneva sempre le stessa e lei conservava ancora ogni ricordo di quella che era stata la realtà fino a che lei aveva compiuto il suo destino.
Si voltò a guardare Bonnie e Damon, ma anche loro erano svaniti, presi dalla magia del vortice, e allora Nicole sorrise, un sorriso colmo di serenità: forse tutto ciò che era successo avrebbe avuto delle conseguenze su di lei e lei sola, ma almeno aveva salvato davvero la sua intera famiglia e Fell’s Church.
Forse...il destino... non era il gran bastardo che aveva sempre creduto.








NOTE:
Ciao a tutte e buon giovedì sera!*_*
Vi dirò, stasera sono emozionata e anche parecchio in ansia nel postare questo capitolo.°°
Emozianata perchè....beh...per ovvie ragioni direi!XD Ormai siamo arrivati alla fine di questa storia! Giovedì prossimo posterò l'epilogo e poi metterò per l'ennesima volta la parola FINE ad una fanfiction a cui tengo molto e che ho scritto, diciamocelo, sia per me che per voi che mi sostenete tanto con le vostre stupende parole o anche solo leggendo.
Invece sono in ansia perchè, giuro, ho lavorato a questo capitolo fino a ieri notte e non mi convinceva per niente! Fin dall'inizio ho sempre voluto trovare un modo per portare Astaroth alla sua fine che fosse degno del personaggio che è e che ho creato nel mio immaginario. Inoltre volevo legarlo a Nicole anche nella morte....e oltre ( ma di questo parlerò nell'epilogoXD). Non so se ci sono riuscita, se ce l'ho fatta ad adempiere a questi miei due propositi senza scadere troppo nel banale e soprattutto riuscendo a decrivere bene l'intera scena! Spero di si, ma mi sa che adesso sta a voi giudicare!XD Io tengo le dita incrociate e comunque sapete che io sono sempre qui anche per qualsiasi dubbio o critica vogliate farmi ed espormi!
Le scene Donnie...ci sono state, visto? E ho voluto comunque far si che in qualche modo si ricollegassero direttamente al combattimento che spero di aver reso al meglio così come per i sentimenti dei personaggi, per questo ho pensato di diviere questo capitolo in 4 POV, uno a testa!*_*
Che altro dire....Ah si! Il discorso che fanno all'inizio Damon e Bonnie, il fatto che Nicole si accorga che tutto intorno a lei sta cambiando, ma nulla cambia per lei in prima persona, quello che vi ho detto prima del fatto che volevo che Astaroth fosse legato a Nicole nella morte ed oltre....queste sono tutte cose che spiegherò nell'epilogo di giovedì, quindi non preoccupatevi!
A proposito...l'epilogo sarà un luuuuungo POV Nicole perchè....beh, lo capirete perchè lei può essere sul serio l'unica in grado di mettere la parola fine alla storia.
Detto questo....ringrazio chiunque abbia letto e/o recensito lo scorso capitolo!
In occasione dell'epilogo ho deciso che non lascerò spoiler questo lunedì sul blog, quindi vi aspetto direttamente qui giovedì prossimo.
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 30
*** Epilogo ***


Epilogo

O5 Agosto 2034
“Nicole! Giuro che se non ti dai una mossa salgo su a prenderti e ti butto di sotto a suon di calci!”.
Il sole brillava alto su Fell’s Church in quella mattina di inizio agosto. L’aria era calda, ma un lieve venticello proveniente da est arrivava a rinfrescare la pelle di Nicole, impegnata nella tragica impresa di infilarsi niente meno che un vestito, oltretutto scelto da sua cugina Lilian.
C’erano voluti giorni e gli sforzi congiunti della sua intera famiglia per convincerla e alla fine sua cugina l’aveva spuntata soltanto perché…Lilian credeva per via delle minacce con cui l’aveva tartassata, ma la realtà cruda e semplice, realtà di cui Nicole non avrebbe mai fatto parola, era che sua cugina era riuscita nella sua impresa soltanto perché aveva dalla sua un’arma incredibile: i geni combinati di suo zio Stefan e sua zia Elena! I quali la rendevano non solo la progenie della coppia più smielata mai esistita, ma anche mortalmente pesante.
“Nicole! Non puoi arrivare in ritardo, non oggi! Anzi….lo so cosa pensi quindi prima che tu lo dica ti rispondo già che no, non puoi mancare! Te lo proibisco categoricamente, mi hai sentita? Non osare, Nicole!”.
Appunto! Mortalmente pesante, mai definizione fu più adatta per descrivere Lilian in due parole.
“Scendo, Lilian, scendo…” - rispose con voce terribilmente annoiata - “Dammi solo un altro minuto e vedrai che non se la prenderà nessuno se faccio tardi, dopotutto la giornata che hai organizzato è dedicata a me, no? Sono io la festeggiata, giusto? Fidati! Si aspettano che arrivi in ritardo, quindi rilassati!”.
I vent’anni a detta di Lilian erano una tappa importante della vita, quella tappa che segnava davvero la fine dell’adolescenza e l’inizio dell’età adulta. A vent’anni - sempre secondo Lilian - ci si cominciava a fare un’idea di quelle che sarebbero state le vere responsabilità e si cominciava a capire che il mondo non era tutto rose e fiori mentre si apprendeva la sacrosanta lezione che niente ci era dovuto per diritto di nascita, ma che le cose bisognava guadagnarsele.
Per questo motivo aveva cominciato i preparativi di quella festa già sei mesi prima perché - oltre a tutto il resto - Lilian era anche pienamente convinta che lei, Nicole, non sarebbe mai stata in grado di mettere su una festa come si conveniva.
Nicole non aveva neppure cercato di opporsi e l’aveva lasciata fare perché quando Lilian entrava nel loop mentale della party planner allora nessuno era in grado di riportarla al mondo reale fino a che il suo obiettivo non era stato portato a termine. In particolare, l’obiettivo che si era prefissata per il compleanno di Nicole era quello di organizzare non una festa, ma una specie di sagra di paese che coinvolgesse chiunque nell’arco di dieci miglia da Fell’s Church.
I volantini, persino quelli aveva distribuito per spargere la voce perché ovviamente gli inviti andavano recapitati a mano solo agli amici intimi e ai parenti.
In quel frangente Nicole fu grata almeno del fatto che lei i suoi amici e parenti ce li aveva tutti radunati in un unico, grande e vecchio edificio: il pensionato.
 - Tre Alleluia per il pensionato! -
“Non osare scherzare, Nicole! Piuttosto, vedi di sbrigarti!” - fu la risposta acida di Lilian.
Nicole sospirò mentre si riavviava i capelli all’indietro e fissava con occhio critico e un sopracciglio alzato la sua immagine riflessa allo specchio.
Lilian aveva insistito per il vestito e Nicole non era riuscita a farle cambiare idea, ma almeno doveva dire che sua cugina si era attenuta a qualcosa che in fondo non era troppo esagerato e pretenzioso e che forse poteva addirittura rientrare nel suo stile che non era mai stato troppo ricercato.
L’abito era nero, senza spalline, bustino stretto a sottolinearle alla perfezione il punto vita e gonna a sbuffo lunga fin poco sopra il ginocchio. Il tutto era decorato da ghirigori in argento sul bustino e piccoli brillantini bianchi sulla gonna.
Aveva dovuto abbandonare i suoi classici anfibi ed era stata forzata ad indossare trappole mortali che Lilian adorava chiamare “sandali”. Anch’essi neri con pietruzze argentate, avevano un tacco non troppo alto, ma ugualmente scomodo per una che i tacchi non li metteva neppure se a chiederglielo era lo Spirito Santo disceso dal cielo.
Infine aveva insistito per tenere la sua polsiera - su quella non aveva ceduto - ed in cambio aveva dato la sua parola a Lilian di indossare un set di collana e bracciale con pendente che sua cugina aveva liberamente scelto senza obiezioni da parte sua.
Il solito filo di matita e mascara le incorniciavano lo sguardo e i capelli tenuti sciolti le scendevano in morbide onde nere lungo tutta la schiena andando a contrapporsi ancora più nettamente del solito, insieme al nero del vestito, al pallore naturale della sua pelle.
Decise che si, per un giorno solo poteva anche farlo lo sforzo di andarsene in giro abbigliata in quel modo, la cosa non avrebbe guastato la sua reputazione.
Non prese con se nulla, né borsa né niente e lasciò la sua stanza prendendo a scendere pigramente le scale interne del pensionato fino ad arrivare sulla soglia dove, come da copione, dovette assistere all’inquietante spettacolo di Lilian avvinghiata ad Owen e lui che…boh…come faceva a trasformarsi da ragazzo a polpo in così breve tempo Nicole non lo avrebbe mai capito.
“Finalmente!” - esclamò Lilian, voltandosi nell’abbraccio di Owen per riuscire a guardarla con quei suoi occhi indignati neanche avesse commesso il più atroce dei delitti.
“Oddio mio, rilassati Lilian, quante volte devo ripetertelo!?!” - sospirò Nicole.
Lilian non la ascoltò nemmeno. Le si avvicinò di un passo e la squadrò da capo a piedi con una mano portata elegantemente al mento. Soppesò ciò che vedeva per un paio di secondi e poi prese a girarle attorno, fissandola attentamente da ogni angolazione.
“Che diamine stai facendo?” - sbottò Nicole, sotto lo sguardo divertito di Owen che non la finiva di sghignazzare vedendola così in difficoltà con la sua fidanzata.
Nicole pensò che quel ragazzo non le piaceva, per niente! Era irritante quindi perfetto per Lilian. Si erano trovati quei due.
“Ti valuto!” - rispose Lilian.
“Ma ti rendi conto che è da stamattina che mi tartassi a distanza e non mi hai ancora fatto gli auguri per il compleanno?” - le fece notare.
“Si, si…auguri…” - berciò Lilian.
Nicole spalancò la bocca per lo sconcerto e allargò appena un attimo le braccia per poi farle ricadere pesantemente lungo i fianchi.
“Ci rinuncio!” - disse, avviandosi a grandi passi verso la porta d’ingresso.
Lilian la riacciuffò per un braccio giusto un attimo prima che mettesse piede fuori e la tirò verso di se, abbracciandola stretta.
“Oddio, hai ragione, hai ragione, scusami tanto, Niki!” - prese a dirle - “E Buon compleanno!” - aggiunse poi con un gran sorriso allontanandosi appena da lei affinchè potessero guardarsi negli occhi.
Nicole ricambiò il sorriso mentre scioglieva l’intreccio delle loro braccia.
“Perdonata!” - disse.
“Allora…non vuoi sapere come penso che ti stia questo vestito?” - la provocò Lilian.
Nicole si riavviò ancora una volta i capelli all’indietro e questa volta si incamminò sul serio, lasciandosi Owen e Lilian alle spalle.
“Non mi serve saperlo! Mi sta benissimo ed io sono bellissima! Ma, dopotutto, io sarei perfetta anche con un telo di iuta addosso, quindi…”
“Sei la solita sbruffona!” - la rimbeccò Lilian, affiancandola senza mai mollare la presa sulla mano di Owen.
Nicole scrollò le spalle e il resto del tragitto da lì al centro di Fell’s Church lo trascorse in silenzio, ad ascoltare i discorsi dei due piccioncini e ad annuire di tanto in tanto quando si rivolgevano a lei, ma in realtà totalmente persa nei suoi pensieri.
Non perdeva mai d’occhio la sua destra: in un modo o nell’altro riusciva sempre a puntare lo sguardo in quella direzione.
L’evento - così piaceva chiamarlo a Lilian - fu effettivamente un successo. Era sì pieno di persone che Nicole neppure conosceva, ma almeno sua cugina era riuscita nell’impresa di farli divertire tutti, uno ad uno.
L’intera Fell’s Church era bella e addobbata a festa, con striscioni eleganti, fiaccole e fiori ovunque che andavano a fare da sfondo a tavoli su tavoli di cibo e bevande sufficienti a sfamare l’intera cittadina per un mese intero forse.
La sera calò presto e solo allora Nicole riuscì a ritagliarsi un angolino tutto suo in disparte dove poter riflettere con calma e lucidità, guardando tutto e tutti dall’esterno come in fondo sentiva di star facendo da…da sempre.
Nicole aveva un segreto, un segreto che non aveva detto e non aveva intenzione di rivelare a nessuno: ricordava tutto! Astaroth e il resto, le lotte, gli incendi, le morti…tutto! Ed era la sola!
Quando Astaroth era morto in quella che era stata una vera esplosione di luce poi quella luce stessa aveva come reagito alla morte del demone e aveva preso a girare e a girare, a girale intorno. Tutto il mondo, tutto il Tempo, tutto era stato risucchiato in quel vortice ed era stato riscritto eliminando ogni traccia del passaggio di Astaroth dalla storia. La vita di tutti era cambiata, i ricordi di tutti erano cambiati, tranne i suoi.
Perché? Si era interrogata spesso su questo e alla fine era giunta ad una conclusione tanto semplice da farla quasi ridere, ma che era anche l’unica giusta e plausibile: si era ritrovata nell’occhio del ciclone, letteralmente! E chiunque sapeva che, incredibilmente, in presenza di un ciclone il posto più sicuro è al suo interno, nell’occhio, quel punto dal quale il ciclone prende vita, ma che resta un punto fermo, statico, non soggetto a nessun tipo di distruzione o cambiamento di qualsivoglia genere.
Nella battaglia contro Astaroth lei aveva generato la luce, lei aveva generato il ciclone, lei era rimasta ferma in quel punto fisso quindi lei non era stata travolta dal vortice di cambiamento che aveva travolto il resto del mondo.
Sembrava irreale, quasi ridicolo, ma era così.
E adesso era giunta al punto in cui pensava a se stessa davvero come ad una spettatrice del bello show che erano le vite degli altri perché quelle erano vite perfette, vite nelle quali nessuno di loro aveva conosciuto gli orrori della guerra contro i demoni, vite che non erano state segnate dall’arrivo di Astaroth, vite che, alla morte del demone, erano state ridate a chi era stato ucciso da Astaroth o per ordine di Astaroth.
Lo ricordava ancora quel giorno di due mesi prima, il giorno della lotta quando non appena il ciclone si era calmato portandosi via con se negli abissi dell’oblio anche il Castello nero lei si era ritrovata da sola al centro dell’Old Wood e aveva deciso, in preda all’ansia e alla confusione, di rifugiarsi al pensionato. Non appena era arrivata lì….se li era ritrovati tutti davanti, tutti in perfetta salute e intenti a fare le cose più disparate, dal preparare il the per sua madre allo sfogliare riviste di moda per Lilian e sua zia Elena.
Fu in quel momento, quando le chiesero perché sembrava così sconvolta e perché i suoi vestiti erano sporchi di sangue, terra e sudore che Nicole capì, capì di essere rimasta la sola a ricordare, la sola la cui vita non era stata riscritta di una virgola.
Aveva provato ad indagare parlando con gli altri, giusto per avere la conferma di ciò che pensava e la conferma era arrivata, ad esempio, quando Matt e la rediviva Olivia annunciarono che sarebbero partiti per una crociera oppure quando Lilian le raccontò come una mattina si era svegliata con la certezza di amare Owen e allora era corsa da lui, si erano dichiarati l’un l’altro per poi perdersi in un bacio da film romantico d’altri tempi. Ecco, quella storia Nicole se l’era fatta ripetere perché lei la ricordava in modo nettamente diverso. Nei suoi ricordi, Lilian un giorno si era svegliata con la certezza di amare Owen ed era corsa da lui, si erano dichiarati l’uno all’altra e quando erano stati sul punto di coronare il loro sogno d’amore…BAM….era comparso Astaroth con il suo Castello e il suo seguito di demoni e allora Lilian ed Owen avevano fatto quella ridicola promessa di rimandare il tutto a quando quella brutta situazione sarebbe giunta al termine. Quella era la storia che Nicole ricordava e quella era la storia che Lilian raccontava mentre Astaroth era ancora in vita, ma poi il Figlio del Fuoco era morto, tutto era stato riscritto e adesso la verità di sua cugina era diversa dalla sua. Perché di verità si trattava. Nicole non poteva accusarli di vivere in una menzogna e che la loro vera vita era un’altra, no, perché….né la sua versione né la loro era falsa.
Aveva finito con l’accettarlo.
Per parecchio tempo aveva portato addosso un peso ben più grande di qualche ricordo non riscritto e se quello doveva essere il prezzo da pagare per avere l’assoluta certezza che Astaroth era finito e che la loro lotta era giunta al termine, allora era felice di pagarlo. Ne avrebbe sopportati altri mille di segreti come quello se fosse stato necessario.
Uno spostamento d’aria alla sua destra, il solito spostamento d’aria, le ricordò che un altro segreto lei già ce l’aveva.
Annuì, consapevole e sospirò.
A proposito di quel segreto voleva fare una cosa e, mentre la faceva, voleva anche controllare qualcos’altro.
Si voltò e si avviò verso l’Old Wood, sperando di non essere vista da nessuno, ma a trovarla fu suo padre.
“Nicole! Lilian dice che tra poco devi farti bella per le foto del taglio della torta!” - l’avvertì sogghignando.
“Taglio della torta? C’è un taglio della torta?” - si lamentò Nicole.
Suo padre scrollò le spalle.
“Ok! Dille che arrivo, prima…ho una piccola cosa da sbrigare..” - disse.
“Nulla di grave, spero…” - fece suo padre.
A quelle parole Nicole voltò lo sguardo sulla cittadina completamente sana e nel pieno sviluppo del suo splendore, lanciò un’occhiata a tutta la sua famiglia felice e in vita e poi guardò la gente di Fell’s Church, gli stessi che fino a poco prima aveva chiamato superstiti e che adesso erano semplicemente persone serene cullate dalla beata ignoranza dovuta al fatto di non sapere nulla di nessun personaggio o evento soprannaturale, neppure di loro.
Tornò a guardare suo padre dopo un lungo attimo e si concesse per la prima volta di essere davvero soddisfatta di ciò che era riuscita a fare.
“Oh papà, ormai non esiste più nulla che possa davvero essere definito grave o pericoloso, fidati!” - gli rispose sorridendo.
Suo padre non capì, Nicole glielo leggeva negli occhi, ma la lasciò andare con la promessa di non rivelare a Lilian che aveva temporaneamente abbandonato la festa.
Fece tutto il tragitto che la separava dal cuore vivo e pulsante dell’Old Wood di corsa, senza mai fermarsi e senza smettere di sorridere.
Giunta a destinazione si voltò ancora alla sua destra, fissando per un attimo lo sguardo sulla figura visibile solo ai suoi occhi che non l’abbandonava mai e che anche in quel momento l’aveva seguita.
Pronunciò poche parole e davanti a lei si tese una linea retta di luce e poi si aprì uno squarcio, uno squarcio nel tessuto spazio-temporale simile a quello che aveva usato con Lilian durante il loro precedente viaggio nel passato.
“Cosa vuoi fare, Nicole?” - le chiese curiosa la figura alla sua destra.
“Ti accontento! E’ da settimane che me lo chiedi e finalmente ho deciso di assecondarti, quindi siine felice! Ti mancavano i viaggi nel Tempo? Perfetto! Adesso viaggeremo nel Tempo! Non un viaggio solo, piuttosto salteremo da un anno all’altro proprio come piaceva fare a te!” - rispose Nicole.
“Devo confessarti che a volte la tua gentilezza nei miei confronti mi commuove, cara Nicole!” - le rispose Astaroth, mentre la luce dello squarcio li avvolgeva e li risucchiava al suo interno.


05 Agosto 2011

Il posto faceva veramente pena.
Una bettola sgangherata con le pareti scrostate, grosse moto parcheggiate all’esterno e un ridicolo pezzo di legno tenuto su da un’asta spezzata e rattoppata con un pezzo di stoffa sudicia su cui si leggeva a malapena la scritta “BAR”.
Suo padre certi posti se li cercava col lanternino.
Lo squarcio l’aveva presa dall’Old Wood del suo tempo per rilasciarla nell’Old Wood dell’anno a cui aveva pensato, il 2011, per l’esattezza il 5 agosto perché sì, aveva deciso di spostarsi indietro nel tempo usando come punto di attracco la data del suo compleanno e perché voleva vedere cosa succedeva a Fell’s Church in quegli anni. Nessuno dei suoi parenti e conoscenti nel 2011 aveva incontrato lei o Lilian visto che il tempo era stato riscritto, quindi tutti erano andati avanti con le loro normali vite senza strani viaggi nel Tempo, solo che….quando pensava a quelle cose, a ciò che il cambiamento della storia aveva comportato per le controparti passate dei suoi familiari lei pensava a Damon, a come lo aveva visto all’inizio e a come lo aveva visto alla fine, pensava al percorso interiore che aveva compiuto e al dolore e agli sforzi che gli era costato. In quei momenti si sentiva terribilmente in colpa perché tutto era stato cancellato per colpa sua.
Poi, però, era successo qualcosa, un’illuminazione non molto tempo prima che le aveva fatto sorgere un dubbio: e se il fatto che lei ricordasse tutto avesse avuto un significato più grande di quello che lei attribuiva alla cosa? Se servisse a ricordare al Tempo stesso che quei giorni e quegli avvenimenti che aveva riscritto li aveva soltanto cambiati, ma non cancellati perché continuavano a vivere in lei?
Nicole lanciò un’occhiata alla figura silenziosa di Astaroth alla sua destra.
Persino Astaroth, colui che doveva morire e che di fatto era morto davvero, continuava in un certo senso a “vivere” nella sua memoria e grazie alla sua memoria perché lei lo ricordava, sapeva con certezza che lui era esistito e così facendo era come se avesse creato un ponte tra il mondo vero e l’oblio a cui l’essenza stessa del demone si era aggrappata per trovare un modo per sopravvivere anche nella morte.
Certo, questo significava che lei era l’unica in grado di vedere il demone dato che era l’unica a ricordarsi della sua esistenza e dato che lui stesso non era vivo davvero, ma solo….una visione, una proiezione astrale di ciò che era stato in vita, ma la cosa non faceva poi molta differenza.
Tolto il fatto che Nicole doveva stare attenta a non essere beccata a parlare "da sola” per non essere presa per pazza, tutto il resto era come era sempre stato tra lei e il demone fatta eccezione per il reciproco desiderio di uccidersi, quello ormai era sparito con la vittoria di Nicole.
Tornando a Damon…
Il dubbio era che qualcosa di tutto quel lavoro interiore che lui aveva fatto fosse rimasto proprio perché i ricordi di Nicole erano rimasti, a testimonianza che quel periodo era esistito davvero quindi aveva voluto cominciare da lì, da quell’anno e da suo padre.
Appena messo piede nell’Old Wood del 2011 Nicole aveva subito scandagliato silenziosamente l’area in cerca dell’aura di suo padre e quando l’aveva trovata si era limitata a seguirla fino a quella catapecchia che adesso si ritrovava davanti.
Sperò solo che, una volta entrata, non si ritrovasse davanti lo spettacolo di Damon che si dava da fare con un’orda di ragazze sbavanti perché - sul serio - poteva reggere tutto, ma non quello, non adesso che vedeva davvero Damon e suo padre come la stessa persona.
Prese un bel respiro e spinse la porta cigolante del locale.
Venne investita subito dal tanfo pungente di alcol, fumo e sudore e fece una smorfia.
Era sera e il posto non era affollato, ma c’erano delle persone, soprattutto motociclisti baffuti che si soffermavano a guardarla mano a mano che avanzava.
Certo, con quel vestito che aveva addosso in un posto del genere non passava di certo inosservata!
Individuò Damon al bancone del bar, da solo, un bicchiere ricolmo di whisky in una mano e l’altra a scompigliarsi i capelli, con il viso atteggiato nell’espressione tipica di chi sta combattendo una battaglia interiore e non vuole essere disturbato da nessuno, ma purtroppo per lui Nicole non era "nessuno", lei era Nicole Salvatore, la sua adorata figlioletta venuta dritta dritta dal futuro per fare due chiacchiere usando i benefici dati dall’anonimato per fargli scucire informazioni personali.
Prese posto sullo sgabello di fianco a quello di Damon e si voltò completamente nella sua direzione, giusto per fargli capire che era con lui che ce l’aveva.
Damon la osservò appena qualche attimo.
“Bel vestito, ragazzina! Tornatene alla sua sfilata di moda, stasera non è aria!” - le disse e Nicole sospirò di sollievo perché da come Damon aveva cominciato quella frase Nicole aveva avuto il terrore che al suo futuro padre fosse davvero saltato in mente di mettersi a flirtare con lei. Bleah…
“Niente sfilata di moda per me! Piuttosto la definirei l’opera perversa di una cugina dispotica, comunque…..” - rispose Nicole - “Chissà perché qualcosa mi dice che non è aria da un pezzo per te! Ne sai almeno il perché?”
Damon si voltò a guardarla e scosse la testa come se stesse parlando con una povera imbecille.
Da quello sguardo Nicole si accorse che, nonostante fosse soddisfatta di ciò che aveva fatto lottando e sconfiggendo Astaroth e non le pesasse molto la situazione in cui era costretta a vivere, vedere di nuovo sul volto di Damon quello sguardo a metà tra il diffidente e il cinico che le rivolgeva all’inizio della loro conoscenza faceva male.
Non potendo fare altro, deglutì.
“E lo sapresti tu?” - fece Damon.
“Io posso immaginarlo!” - fece, criptica, Nicole lanciando un’occhiata al piccolo oggetto che solo quando si era avvicinata aveva visto posato davanti a Damon - “E non dirmi che è tuo perché lo vedo benissimo da me che è un anello da donna!” - e per essere proprio precisi diciamo che Nicole lo vedeva da se che quello era il prezioso anello di opale di sua madre, l’anello dal quale non si separava mai.
“Che hai fatto, l’hai rubato?” - ipotizzò.
L’espressione di Damon si indurì.
“Non sono affari tuoi!” - le sibilò.
“Oh, avanti, guarda che a me puoi dirlo, sai? Non mi scandalizzo mica!” - lo pungolò dandogli anche un leggero colpetto su una spalla, ghignando - “ Altrimenti lascia che indovini! Allora, allora, allora….è di una ragazza, ovvio! Magari la tua ragazza oppure una ragazza di cui sei innamorato..” - continuò ed in quel momento: la folgorazione!
Voleva scoprire se qualcosa di tutto ciò che Damon aveva passato durante i giorni che aveva vissuto nel futuro - quei giorni che erano stati cambiati e lui non ricordava più - resisteva ancora intatto nella sua coscienza? Perfetto! Allora doveva partire dai sentimenti che sentiva per Bonnie.
“Scommetto che la ragazza è bionda! Si, ti ci vedo proprio a dannarti l’anima per una di quelle biondine perfette, dalla pelle perfetta, dagli occhi azzurri magari, una di quelle che hanno tutti i ragazzi ai loro piedi! Tu sei uno di quei ragazzi, ho indovinato? Uno di quelli che si sta contendendo il cuore di lei e magari lei ti ha respinto e allora tu le hai sottratto l’anello per vendetta! E’ di questo che si tratta? C’è una bionda che ha scelto un altro?” - fece Nicole.
Ormai non provava più alcun astio verso sua zia Elena, però….beh…c’era da dire che certe vecchie storie tornavano sempre utili.
Damon tenne per tutto il tempo gli occhi puntati sull’anello di Bonnie. L’ascoltava, ma era come se non la stesse ascoltando e Nicole lo sapeva, ma continuava ad andare avanti, aggiungendo allusioni su allusioni ad una perfetta bionda per vedere fino a che punto lui si sarebbe fatto distrarre dal pensiero di Elena. Addirittura provò ad ipotizzare che, magari, se lei aveva ragione, allora la bionda poteva ancora tornare indietro e scegliere lui, ma Damon…niente, non dava segni di vita, rimaneva immobile a fissare la pietra d’opale e la cosa stava cominciando a diventare quasi inquietante.
“Ehi? Ehi? Stai bene, si?” - lo richiamò Nicole.
Damon si voltò a guardarla, ma anche in quel momento la vedeva, ma era come se non la vedesse e Nicole si sentiva totalmente invisibile agli occhi del vampiro.
Lanciò brevemente un’occhiata alla sua destra e pensò che forse era quello ciò che provava Astaroth ora che era diventato un “mai esistito” dimenticato da tutti.
“Devo andarmene!" - fece Damon, alzandosi e avanzando a grandi passi verso l’entrata del bar.
“Dalla bionda a restituirle l’anello?” - chiese Nicole.
Damon tornò a voltarsi e aveva lo sguardo confuso, corrucciato.
“Non è bionda…” - biascicò facendo per andarsene nuovamente.
Nicole scese dal suo sgabello e lo raggiunse fuori.
“Hai così tanta fretta?” - fece.
“Si! Ho fretta! Ho anche aspettato troppo! Potrebbe succedere di tutto se continuo ad aspettare e non deve succedere niente! Devo ridarle l’anello che sì, le ho rubato, e devo dirle che è da due mesi che mi sento strano, che provo…cose!” - fece Damon - “Ma che sto a dirlo a te, devo essere impazzito!” - aggiunse poi come riscuotendosi da un sogno.
“Forse sei solo cambiato!” - fece Nicole.
Damon si bloccò e la fissò qualche istante, serio e pensieroso.
“Uhm…già…” - disse soltanto prima di allontanarsi nella notte diretto verso Fell’s Church e….beh…verso Bonnie, questo Nicole poteva dirlo con certezza.
“E’ divertente e piuttosto strano!” - commentò Astaroth, affiancandola e restando con lei a guardare la figura di Damon che si allontanava.
“Cosa?” - chiese Nicole.
“E’ stato divertente il modo in cui gli hai parlato e non trovi anche tu che si strano, davvero una strana coincidenza, che tuo padre e tua madre abbiano deciso di mettere le carte in tavola e mettersi in gioco per i loro sentimenti reciproci proprio lo stesso giorno in cui tre anni dopo saresti nata tu?” - rispose Astaroth facendole notare qualcosa che non aveva notato prima.
Sorrise.
“Si, strana coincidenza davvero…”.


05 Agosto 2015
Quella volta lo squarcio temporale risputò fuori lei e quella specie di fantasma che si portava dietro proprio alle spalle del pensionato che, per quel giorno, era illuminato a festa.
Il giardino posteriore era agghindato con palloncini e fiori, il sole brillava alto nel cielo sereno di quel pomeriggio lontano ed in lontananza era possibile ascoltare anche il canto di qualche uccellino coraggioso che era uscito allo scoperto nonostante il caldo.
Era il giorno del suo primo compleanno e per celebrare quell’occasione, rispetto alla megafesta che Lilian le aveva organizzato nel suo tempo, sua madre aveva optato per qualcosa di decisamente più intimo.
Sentiva delle risate provenire dal pensionato e Nicole si avviò sorridente verso l’edificio, aggirandolo per poter scorgere il giardino senza essere vista.
Azzerò la sua aura, giusto per prevenzione, e fissò lo sguardo sulla scena che aveva davanti.
Sua zia Elena, seduta su una sedia a dondolo all’ombra del piccolo portico, dettava legge e istruiva suo zio Stefan, suo padre ed Alaric su come disporre i regali su un lungo tavolo, mantenendo il suo comportamento risoluto e deciso nonostante l’enorme pancione che aveva davanti.
A pensare che lì dentro c’era Lilian, Nicole quasi scoppiò a ridere.
Un bambino dai capelli scuri, di circa due anni, arrivò in quel momento insieme a sua madre che altri non era che Meredith e mentre lei andava a depositare anche il suo pacchetto sul tavolo appena allestito per i doni di compleanno, il piccolo Owen le lasciò la mano e corse incontro ad Elena fermandosi a fissare sorridente il pancione di questa e chiedendole il permesso per accarezzarglielo con una mano.
Sua zia Elena annuì scoppiando in una serena risata.
Probabilmente stava pensando che quello era semplicemente il gesto di un bambino curioso e sveglio, ma Nicole sapeva che dietro c’era molto di più già a quel tempo. Quando si parlava di anime gemelle dopotutto, c’era da aspettarsi qualsiasi cosa, persino che sentissero la presenza dell’altro quando ancora l’altro non è nemmeno nato.
Non lo avrebbe mai ammesso e se fosse venuto fuori l’argomento avrebbe negato fino alla morte, ma in fondo anche lei trovava tutto ciò molto….romantico, ecco.
Il cancelletto che divideva la parte posteriore del pensionato da quella anteriore cigolò in quel momento, rivelando l’arrivo di Matt insieme ad Olivia.
I due salutarono tutti gli altri e dopo le solite battutine di rito di suo padre nei confronti dei due, Matt ed Olivia si separarono: lui andò ad aiutare Alaric con la disposizione delle sedie per il pranzo ed Olivia si avviò verso Meredith prendendo a parlare tra loro.
Erano due coppie molto unite e nel suo tempo, il tempo in cui Olivia non era morta per mano di Astaroth, lo erano ancora di più.
Tutti e quattro umani, le due donne cacciatrici e i due uomini studiosi del sovrannaturale, due coppie perfettamente complementari sia in ciò che facevano che nei loro modi: le donne decise e risolute, gli uomini dolci e pacati.
Nicole voleva bene a tutti loro, sia chiaro, ma quando decidevano di mettersi in gruppo a fare paternali erano davvero così irritanti con tutta quella loro ragione e compostezza….
“Coraggio, mia cara! Vieni pure, ti tengo io la porta!” - la voce di un’anziana donna annunciò l’arrivo di sua madre. La signora Flowers aveva aperto dall’interno la porta sul retro che dava sul giardino e stava lasciando passare Bonnie che spingeva una carrozzina completamente rossa che di certo non passava inosservata.
La signora Flowers….
Nicole l’aveva vissuta poco, soltanto da bambina ma ogni volta che pensava a lei le mancava come se l’avesse conosciuta da sempre.
Purtroppo la morte della donna non era stata riscritta dato che era stata naturale e non indotta o provocata dal Figlio del Fuoco, anzi…era addirittura avvenuta prima che Astaroth facesse la sua comparsa.
“Quella donna è una strega!” - esclamò Astaroth, colpito.
“Eh già!” - confermò Nicole.
“Non smetterò mai di scoprire cose nuove su di te, cara Nicole!” - fece lui.
Nicole gli lanciò un’occhiata e non rispose.
Rimase nel’ombra per molto tempo, godendosi la felicità della scena che aveva davanti, godendosi suo padre e sua madre che coccolavano la versione di lei ancora in fasce, godendosi su zio Stefan che accarezzava teneramente il pancione di sua zia Elena e godendosi persino i discorsi filosofici tra Matt ed Alaric mentre Owen correva loro intorno con il modellino di un piccolo aereo di linea tra le mani.
La giornata passò tranquillamente.
- Il miglior compleanno di sempre - pensò Nicole.
Al calare della sera gli uomini si adoperarono per rimettere tutto apposto, Elena andò a letto presto e mentre gli altri erano radunati dentro intenti a parlare tra loro, Nicole scorse sua madre che usciva di nuovo sul retro dondolando la sua carrozzina.
Le si avvicinò, seguendo puramente l’istinto.
Gli occhi di Bonnie scattarono su di lei immediatamente.
Nicole sorrise.
“Buonasera!” - la salutò gentilmente e così come era successo con Damon anche con Bonnie arrivò a colpirla forte la terribile consapevolezza che nessuno in quel tempo la ricordava.
Soltanto il vagito della neonata Nicole riuscì ad impedirle di soffrire nuovamente, ricordandole che loro, tutti loro, sua madre, suo padre, i suoi zii, loro tutti la conoscevano, in un’età diversa ma la conoscevano.
“Ciao..!?!” - rispose sommessamente Bonnie facendo sembrare quel saluto più una domanda che altro.
“Oh, giusto, scusa! Probabilmente ti starai chiedendo chi sono!” - fece Nicole - “Il fatto è che…sono nuova in città, arrivata da appena due giorni, sono uscita di casa per fare una passeggiata, ma mi sono persa nel bosco! Ho vagato parecchio…” - aggiunse, indicando l’Old Wood in lontananza.
Gli occhi di Bonnie passarono dalla diffidenza alla preoccupazione.
“Oddio! E tu stai bene? Quel posto…il bosco….non è molto sicuro, ecco! Io stessa ne sono molto spaventata e adesso che c’è lei poi…non ti dico…” - le disse, lanciando uno sguardo alla bambina ancora sveglia e vivace.
“Oh, io sto benissimo, grazie! Piuttosto….lei è tua figlia?” - chiese.
Bonnie annuì: “Si! La mia bambina!” - sospirò.
Nicole sorrise teneramente.
“Sembri molto giovane per essere già madre e moglie…” - buttò lì Nicole.
“Oh, ma non sono sposata!” - la corresse Bonnie - “Cioè…non sono neppure una ragazza madre però, eh! Semplicemente…suo padre non è molto il tipo da matrimonio ed io ho scoperto che neppure per me in fondo è così importante, sono altre le cose importanti!”.
“Sembri molto felice…” - fece Nicole.
“Perché lo sono!” - rispose Bonnie.
Nicole annuì appena e si fermò con lo sguardo sulla sua versione molto, ma molto passata.
“Beh…ehmm…dov’è che abiti? Magari posso darti delle indicazioni per arrivarci sana e salva!” - le propose Bonnie spezzando il silenzio che era calato - “Anzi, no! Ci sono due miei amici che stanno per tornare a casa ed è tardi, se aspetti un attimo vado dentro a chiedergli di darti un passaggio, che ne dici?”.
Nicole strabuzzò un attimo gli occhi, ma la cosa meno sospetta che le veniva da fare era annuire e accettare, quindi annuì e accettò cordialmente.
Bonnie si allontanò di qualche passo, giusto il tempo di aprire la porta sul retro ed infilarci la testa dentro per poter spiegare la situazione agli altri.
In quel frangente Nicole si accorse che Astaroth si era mosso dalla sua destra per avvicinarsi alla bambina che adesso lo guardava fisso e gli tirava la cravatta: come aveva immaginato lei non era l’unica Nicole in grado di vedere il demone e ricordare tutto. A quanto pareva ogni versione di lei, in ogni tempo vedeva Astaroth e ricordava tutto.
Nicole doveva saperne di più quindi le serviva un altro viaggio perché di certo non poteva pretendere di avere le sue risposte da una bimbetta di un anno appena.
Bonnie non fece in tempo a voltarsi di nuovo, che Nicole era già sparita nell’ennesimo squarcio temporale.


05 Agosto 2024
Nicole riaprì gli occhi un istante dopo e lo scenario intorno a lei era totalmente cambiato. Dal pensionato era tornata nel cuore del bosco e, ad essere onesti, questa volta non aveva viaggiato alla cieca affidandosi solo alla data del suo compleanno per spostarsi nel Tempo, ma stavolta aveva richiamato a se un ricordo preciso, il ricordo del suo decimo compleanno, l’anno in cui aveva preteso di trascorrere tutta la giornata da sola con i suoi genitori a correre per il bosco, l’anno in cui alla fine ci si era persa nel bosco e per la prima volta in vita sua ne aveva avuto paura.
Ricordava solo questo, di essersi persa, ma non ricordava ciò che era successo nel mentre. Aveva sempre attribuito la cosa all’età, insomma capita a tutti di non ricordare gran parte di ciò che era avvenuto nell’infanzia, ma in quel momento si rese conto che quel suo vuoto di memoria era dovuto ad altro, era dovuto a lei stessa e a quel viaggio che stava facendo, era dovuto al fatto che aveva tutta l’intenzione di andare a parlare con la sua versione di appena dieci anni, una cosa che capitava raramente a chi compiva viaggi nel tempo e che lasciava sempre molta confusione in testa e annebbiamento.
Si diresse a nord, verso il bosco all’altezza della parte vecchia del cimitero e si nascose lì, tra le fronde, aspettando l’arrivo della piccola Nicole.
“Ti sembra una buona idea?” - le chiese Astaroth.
“Voglio capire se sono solo io a vederti, oppure se è una cosa a cui ho condannato anche tutte le altre versioni passate e future di me!” - rispose Nicole.
“E se anche fosse così, cosa faresti al riguardo?” - chiese ancora Astaroth.
“Nulla! Voglio solo saperlo! Se devo essere l’unica a ricordare, almeno voglio che tutta questa situazione e le sue probabili implicazioni mi siano chiare!” - fece Nicole.
Qualche metro più in là, dei passi attirarono la sua attenzione e poco dopo, passando attraverso un fitto cespuglio ed insudiciandosi le mani e le ginocchia di terra fresca, la sua versione bambina arrivò affannata, stanca e spaurita, con i capelli già lunghi raccolti in una treccia ordinata che le ricadeva su una spalla.
La bambina avanzò ancora di qualche passo e poi si fermò, guardandosi attorno confusa. Alla fine si arrese alla stanchezza e si lasciò cadere lungo il tronco di un albero, portandosi le ginocchia al petto e sussurrando piano il nome di suo padre sperando che la salvasse.
Nicole sorrise; in quel momento la piccola Nicole sembrava tanto Bonnie….
Prese un bel respiro ed uscì allo scoperto, smuovendo le foglie affinchè l’altra se stessa la sentisse, infine le sorrise e la raggiunse.
La bambina si tirò indietro, diffidente. Il suo sguardo aveva perso tutta la paura di poco prima e si era indurito, diventando terribilmente serio per una ragazzina di dieci anni.
Nicole si inginocchio sull’erba e alzò le mani in segno di resa.
“Sono un’amica!” - fece.
“I miei genitori mi hanno detto di diffidare degli estranei!” - fece la bambina.
“I tuoi genitori ti hanno anche detto che in certi casi devi sempre seguire il tuo istinto, anche se la situazione non sembra a tuo favore…” - ribattè Nicole.
L’altra se stessa corrugò la fronte.
“Come fai a sapere queste cose? Conosci i miei genitori? Sei una strega?” - volle sapere.
Nicole annuì: “Entrambi!” - rispose.
“Oh!” - fece la piccola - “E cosa vuoi?”
A Nicole scappò una breve risata, secca e improvvisa: adesso capiva perché le ripetevano sempre di essere una piccola impertinente sfacciata.
“Volevo chiederti una cosa a dire il vero….” - le rispose.
“Mi vuoi chiedere qualcosa dello strano amico che ti porti dietro?” - fece la bambina indicandole con un cenno Astaroth, sempre e costantemente alla sua destra.
Nicole aveva la sua risposta: anche tutte le altre versione di se stessa disseminate nel tempo potevano vedere Astaroth.
Ma adesso c’era un’altra domanda che le sorgeva spontanea: anche loro erano costrette a conviverci così come faceva lei?
“A dire il vero si, volevo parlarti di lui!” - rispose Nicole - “Lo conosci?”.
La piccola annuì: “Certo! Si chiama Astaroth ed è un demone!”.
“Ok! E anche tu hai per caso un Astaroth che sta sempre con te e che solo tu puoi vedere?” - chiese ancora Nicole, avida di sapere.
Questa volta la bambina scosse la testa.
“No, non ce l’ho un Astaroth!” - rispose.
Nicole la guardò pensierosa.
Quindi questo cosa significava? Che le altre versioni di se stessa potevano vedere Astaroth, ma non avevano una versione di Astaroth sempre con loro? E allora come faceva quella bambina a conoscerlo?
“Va bene, ma allora come fai a conoscerlo? A sapere come si chiama e cos’è?” - chiese Nicole.
“Io lo sogno!” - rispose la bambina.
“Lo sogni? In che senso?”.
“Nel senso che è da…quando sono nata che ogni volta che dormo faccio sempre lo stesso sogno! Un sogno dove è raccontata una storia e in questa storia c’è lui che è mio nemico e che fa un sacco di cose brutte anche a mamma e papà e agli zii, però alla fine io lo sconfiggo sempre!” - raccontò l’altra Nicole - “Quand’ero più piccola mi spaventavano questi sogni però poi ci ho fatto l’abitudine e adesso….non mi fanno più paura!”.
Nicole rimase senza parole e annuì soltanto, lentamente.
Quindi stando a quanto diceva la sua versione bambina, lei era l’unica a sapere che tutto ciò che ricordava era davvero successo perché era l’unica che effettivamente l’aveva vissuto, ma tutte le altre versioni di se conoscevano comunque la storia, ma tramite un sogno e tale la consideravano e forse era meglio così.
Ma si chiedeva ancora perché Astaroth fosse rimasto solo con lei e non fosse andato in giro ad importunare anche le altre versioni di se stessa.
“Io sono unico, ricordi?” - fece Astaroth - “Non sono mai esistite versioni passate o future di me, quindi è ovvio che quando sono morto sia rimasto unico anche nella morte e sono solo con te perché ci sono solo io! Niente passato, niente futuro, solo presente!” - si spiegò - “E adesso tu sei come me!”.
A quelle parole Nicole si voltò di scatto.
“Come, scusa?”.
“Pensaci! Anche tu adesso sei unica nel Tempo in un certo senso! Si, esistono versioni passate e future di te, ma nessuna di loro è come te perché nessuna di loro ha vissuto o vivrà ciò che tu hai vissuto! Conoscono la storia, sanno di esserne state protagoniste, ma per loro è solo un bel sogno, nulla di concreto come invece lo è stato per te!” - rispose Astaroth - “Perché non mi sembri felice? A me piaceva essere unico nel Tempo! E poi è un bell’appellativo, non trovi? Facciamo così: adesso che sono morto puoi usarlo al posto mio! Almeno lo manterrai in auge!”.
Nicole lo lasciò parlare, ma aveva finito di ascoltarlo da parecchio.
Perché non era contenta? Perché si sentiva una martire, ecco perché! E perché non aveva mai avvertito così intensamente quella sensazione prima di quel momento.
Ma cosa le restava da fare se non accettarla e andare avanti?
Adesso che aveva avuto le sue risposte ci avrebbe convissuto, belle o brutte che le parevano.
Quello era l’unico modo per garantire la felicità e la serenità di tutti e poco importava se avrebbe dovuto continuare a sorbirsi le brutte battute di Astaroth per chissà quanto tempo ancora.
“Devo trovare i miei genitori!” - fece la piccola Nicole, alzandosi all’improvviso.
“Certo, scusa, vai! Sono…lo sai dove sono?” - le chiese.
La bambina scosse la testa, imbarazzata.
Nicole scandagliò appena la zona con il suo Potere fino a trovare l’aura di Damon.
Indicò un sentiero di fronte a loro.
“Sei vai sempre dritto per quel sentiero e gridi forte il nome di tuo padre lui ti sentirà e verrà a prenderti!” - le disse.
“Tu non vieni?” - le chiese la piccola.
Nicole scosse la testa: “No! Vai tu, io resto ancora un po’ qui!” - la rassicurò.
“Da sola?”.
“Ho il mio amico immaginario qui con me! Non sono sola!” - rispose Nicole con un sorriso.
“Ok, allora!” - disse la bambina finalmente convinta - “Ciao!” - urlò, prima di mettersi a correre verso il sentiero che le aveva indicato con l’unico scopo di trovare suo padre.
Nicole la guardò a lungo e solo quando la vide scomparire tra gli alberi aprì un nuovo squarcio che, questa volta, la riportò finalmente a casa, nel suo tempo e alla sua festa.
Si incamminò per le strade deserte della Fell’s Church del 2034 più sicura di ciò che le era capitato in sorte, ma anche con una nuova e in fondo piacevole malinconia a gravarle sul cuore.
“Tutta la nostra lotta….tutta la nostra grande battaglia finale….era a questo che doveva portare? A questa sorte di…convivenza forzata?” - chiese sommessamente ad Astaroth senza nessuna forma di ironia nella voce, ma solo con tanta tranquillità e forse pace.
“Questo era l’unica soluzione a cui si poteva aspirare, non lo vedi? Quante volte ti ho ripetuto che io e te siamo due facce della stessa medaglia? Io l’unico in grado di ucciderti e tu l’unica in grado di uccidere me. Destinati ad incontrarci e a combattere. Io il male, tu il bene. Luce ed ombra. Una lotta primordiale che va avanti fin dall’Inizio della Storia. L’unica cosa che cambia sono i contendenti in campo, le forme sotto cui la luce e l’ombra decidono di mostrarsi e combattere.” - rispose Astaroth - “Ma esiste una bilancia, Nicole! Al mondo non può esserci né troppo male né troppo bene. Deve esserci equilibrio tra le due parti! Adesso questa battaglia l’hai vinta tu con la tua luce, l’ha vinta il bene, ma il male non poteva essere debellato del tutto e allora ecco che la tua luce mi ha accolto, ha accolto in se quell’essenza e quello spirito che neppure credevo di avere e mi ha dato un modo per vivere. Finchè tu vivrai, Nicole, allora anch’io vivrò e sarò sempre qui, alla tua destra. Ogni volta che ti volterai in questa direzione o che guarderai a destra con la coda dell’occhio, tu vedrai me! Sempre!”.
“Suona parecchio inquietante…” - fece Nicole.
“Si e forse lo è per davvero!” - le diede ragione Astaroth mentre entrambi si fermavano a guardare in lontananza le luci della festa e ad ascoltare le risate felici dei suoi partecipanti - “Ma questa è anche l’unica soluzione giusta, in fondo!”.
                                                          
                                         
                                                FINE







NOTE:
Ciao a tutte e buon giovedì sera!*_*
Spero abbiate passato una buona Pasqua, la mia diciamo che è stata...proficua: ho sfornato l'epilogo!XD
Oddio...l'epilogo! Vi giuro che mi sento tristissima a postarlo! Ogni volta che finisco una storia mi viene una malinconia assurda e già sento che mi mancherà un sacco! Purtroppo però prima o poi la fine arriva e vabbè...sfogherò le lacrime domani al cinema con Titanic!XD
Spero che l'epilogo via sia piaciuto e che abbia risposto un pò a tutte le domande che mi avete giustamente posto nei meravigliosi commenti al capitolo precedente. Ho cercato di spiegare un pò tutto e di dare una degna fine alla storia, ma nel caso aveste ancora dei dubbi io sono sempre qui e potete chiedere ciò che volete senza nessun problema!XD
Che dire...."Forse..il destino..." penso che mi mancherà parecchio. L'idea per scriverla ce l'avevo già ai tempi de "Il linguaggio della resa" e vi giuro che non era così complicata come invece si è rivelata. Questa è stata di sicuro la storia più contorta e complicata che io abbia mai scritto, ma che spero vi sia piaciuta e vi abbia fatto compagnia così come voi ne avete fatta a me con il vostro costante supporto giovedì dietro giovedì!*_*
I ringraziamenti a questo punto sono doverosi!
Allora....
Ringrazio tutte le meravigliose persone che hanno inserito questa storia tra le preferite, le seguite e le ricordate.
Ringrazio tutti coloro che l'hanno solo letta silenziosamente, il cui numero mi impressiona parecchio! Grazie davvero**
Ringrazio tutti coloro che mi hanno inserito tra gli autori preferiti!*D* Cioè...ma quanto vi amo a voi?*_*
Ringrazio tutti coloro che mi seguono anche sul blog!
Ringrazio, infine, tutti coloro che hanno recensito questa mia storia! In particolare vorrei fare una menzione d'onore a "real" e "Amy in Wonderland" in cui commenti mi sono davvero rimasti nel cuore! Grazie mille ad entrambe!*_* Vi lovvo un sacco*_*
Che dire.....scrivere per voi tutti in questi mesi è stato bellissimo come sempre e spero di ritrovarvi tutti con l'inizio della mia prossima serie!°°
TADAN! Sorpresa! Ebbene si, non vi libererete mai di me!XD
Sto preparando una nuova serie che si intitolera "Le Porte del Tempo"! Sarà composta da tre storia da 10 capitoli l'una che riguarderanno rispettivamente il passato, il presente e il futuro di Stefan e Damon! Infatti sarà il loro rapporto alla base di tutto e ogni storia non sarà altro che una raccolta di dieci one-shot che racconteranno di dieci momenti passati, presenti o futuri che hanno contribuito a complicare o a rimettere a posto, ad inasprire o ad addolcire, a rinforzare o ad indebolire il loro rapporto! A mio dire, infatti, nei libri se ne dice poco o niente e ci si concentra un pò troppo su Elena e su quanto sia bella, quindi....zan zan....ho deciso di scriverla io una storia del genere.
Ovviamente cercherò di raccontare cose che non sono state raccontate!XD
Mi prenderò più di un mese di vacanza questa volta a causa di impegni vari e poi perchè voglio riuscire a scriverle tutte e tre complete prima di cominciare a postare, quindi il primo capitolo della prima storia di questa serie "Le Porte del Tempo: Il Passato" lo pubblicherò con esattezza  GIOVEDI' 7 GIUGNO!
Nel frattempo posterò delle piccole cose al riguardo sul blog!XD E...giusto per essere chiara fin da ora....questa prima storia riguarderà il passato dei due fratelli, quindi la loro vita da umani, dalla nascita all'arrivo di Katherine ergo sarà ambientata nel '500 italiano ergo non ci saranno nè Elena, nè Bonnie nè Matt o Meredith!XD Loro arriveranno nelle due storie successive!
Adesso fuggo via che questa nota è davvero chilometrica!XD
Grazie ancora a tutti!
Spero di rincontrarvi a giugno....BACIONI...IOSNIO90!!!

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