Buffy e Dean. La mia nuova vita.

di Giulia23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perfetto, ed ora come glielo dico? ***
Capitolo 2: *** Cambiamenti. ***
Capitolo 3: *** Paura. ***
Capitolo 4: *** Troppo perfetto, data la mia rinomata fortuna. ***
Capitolo 5: *** Non sarebbe come arrendersi? ***
Capitolo 6: *** Famiglia. ***
Capitolo 7: *** Quello si che era amore. ***
Capitolo 8: *** Ditemi che non è vero. ***



Capitolo 1
*** Perfetto, ed ora come glielo dico? ***


Dean non era mai stato la rappresentazione della responsabilità … lo sapevo bene, lo avevo sempre saputo ma non avevo mai pensato di ritrovarmi a doverne fare i conti sulla mia stessa pelle.
Era da poco che mi ero unita alla caccia con i fratelli Winchester e mi ero già affezionata davvero molto a quei due brontoloni. Per non parlare di Cass o Bobby, li adoravo!  Ed una notte dopo l’ennesimo litigio, io e Dean ci ritrovammo a fare l’amore travolti da un desiderio prorompente ed irrazionale che continuò a colpirci quasi tutte le notti seguenti. Era bello svegliarmi ogni mattina con la sensazione fresca, che le lenzuola leggere lasciavano sulla mia pelle nuda, mentre le dita di Dean scorrevano lungo la mia schiena disegnando spirali immaginarie, mi faceva sorridere di un sorriso nuovo.
Sam aveva cominciato a prenotare due camere comunicanti e non più una tripla, stufo di dover rincasare tardi o di svegliarsi con il rischio di trovarmi svestita nel letto di Dean. Questo non voleva dire che Sam non digerisse l’idea di me e suo fratello insieme, anzi sembrava adorarla. Ero sicura che avesse soltanto deciso di lasciarci un po’ di privacy. Il mio fratellino adorato. Ed ora il mio ciclo ritardava da tredici giorni ed il test di gravidanza che avevo fatto mi aveva dato una notizia scioccante … ero incinta. Di Dean.
L’idea peggiore che mi fosse venuta in mente era quella di prendere un aereo e volare via di lì, crescere il bambino e poi non so … dirlo a Dean forse quando il ragazzo avesse compiuto quarant’anni, ma sapevo che avrei dovuto affrontare l’intera questione da persona adulta, il problema era solo che Dean non era pronto per fare il padre e che mai in nessun modo avrei voluto costringerlo ad abbandonare la sua vita, la vita che amava. Non glielo avrei permesso. Quindi per il momento optai per il non dirgli assolutamente nulla almeno fin che la mia pancia non fosse divenuta grande come una mongolfiera … in quel caso credo che avrei dovuto  inventarmi una bugia davvero creativa.
E una sola domanda mi assillava fino a farmi scoppiare la testa. Cosa gli avrei detto?
Speravo solo che le cose si potessero sistemare da sole, anche perché avevo paura di come Dean avrebbe potuto reagire a quella notizia. Era sempre molto protettivo con me, odiava vedermi rischiare in prima linea e di conseguenza facevamo delle litigate infinite che si concludevano sempre con un insulto ed una riappacificazione molto più che piacevole. Ma Dean non era il tipo di ragazzo che amava esprimere i suoi sentimenti, non mi aveva mai stupita con teatrali gesti romantici, ma da come si gettava nella mischia per prendere un pugno al mio posto, da come mi guardava sempre le spalle o dal modo in cui lo vedevo guardarmi la mattina mentre mi stringeva dolcemente tra le sue braccia, avevo capito con felicità che non ero solo sesso per lui … che facevo parte della sua vita come lui della mia. Almeno ci speravo con tutte le mie forze.
Un fascio di luce mi illuminò il viso, risvegliandomi dai miei sogni. Mi sentivo estremamente rilassata e stiracchiai le gambe per controllare che tutti i muscoli fossero al loro posto. Come ogni mattina il primo suono che udii fu il battito regolare del cuore di Dean, assieme al suo respiro. Un brivido caldo attraversò la mia schiena e compresi con piacere che era dovuto alle soffici carezze che faceva scivolare leggere sulla mia pelle, lasciando al loro passaggio una scia di fuoco. Le sue mani grandi e ruvide mi avevano sempre fatta impazzire ed ogni mattina accendevano dolcemente il mio desiderio e la mia serenità.
Strinsi la presa attorno al petto di Dean e gettai fuori un profondo e rasserenante respiro, era un’altra magnifica mattina in paradiso. Dean si accorse che ero sveglia e mi baciò sulla fronte. Cominciò ad accarezzarmi i capelli con il braccio su cui era poggiato il mio collo, mentre con l’altra mano percorreva lascivo la lunghezza del mio braccio che lo stritolava in una presa ferrea.
Sollevai il viso e poggiai il mento sul suo petto per guardarlo negli occhi. All’istante ci illuminammo del medesimo sorriso ed i nostri sguardi si intrecciarono dolcemente. Non avevo mai immaginato di potermi sentire così protetta e al sicuro.
< Sei sveglia …> constatò con un altro sorriso, felice di poter rivedere il colore dei miei occhi.
< Anche tu …> ricambiai la dolcezza del suo sguardo e nello stesso momento ci sporgemmo per un candido bacio sulle nostre labbra che bruciavano per via della prolungata assenza del loro tocco.
Le sue labbra morbide e carnose riuscivano a farmi perdere ogni controllo ed il modo in cui Dean le muoveva sulle mie, inebriandomi col suo respiro fresco, stuzzicandomi col tocco caldo della sua lingua e stordendomi  con la lentezza e la forza di ogni suo tocco , non faceva altro che rafforzare nella mia mente una sola domanda: per quale dannato motivo non lo avevamo fatto prima? O meglio due: per quale maledettissima ragione non riuscivo più ad immaginare la mia vita senza di lui?
La risposta doveva essere abbastanza facile, avevo nel mio corpo un piccolo Dean che cresceva indisturbato e felice. Ma la strana sensazione di non poter fare a meno della sua presenza affianco a me ogni mattina si era fatta largo nel mio cuore da tempo, nonostante tutte le mie obiezioni.
< Vuoi che ti vada a preparare qualche frittella? > mi domandò gentilmente, risvegliandomi dai miei pensieri.
Lo guardai fisso negli occhi e sul suo viso comparve il sorriso malizioso che tanto adoravo.
< Ho fame di qualcos’altro adesso a dire la verità.> dissi sorridendo mentre arrossivo dalla vergogna.
Dean non disse nulla, accarezzò dolcemente il mio viso e mi tirò a sé per baciarmi appassionatamente.
Si portò sopra di me, facendomi rotolare di schiena sul letto ed intrecciò le mani ai miei capelli mentre la sua lingua entrava lentamente nella mia bocca.
Sentii la sua mano scivolare lungo il mio fianco fino a sollevare la mia coscia e fermarsi al mio ginocchio. Diavolo se sapeva come farmi impazzire.
< Ti amo …> sussurrò fuori dopo una bacio. Rimasi assolutamente pietrificata. Non mi aspettavo da Dean alcuna romanticheria o alcuna manifestazione emotiva, non in quel momento almeno.
Come se mi avesse rivelato qualcosa di evidentemente scontato, seppure carico di valore, continuò a baciarmi.
In quell’istante capii che tutti i timori che erano nati nella mia mente erano stati un castello di sabbia, Dean mi amava ed io ero stata talmente spaventata da quell’amore e dalla possibilità di amarlo a mia volta che avevo messo la razionalità davanti a tutto e non avevo avvertito quanto realmente io contassi per lui.
Riscaldata da quella nuova consapevolezza affondai una mano tra i suoi capelli mentre con l’altra gli cinsi le larghe spalle e lo tirai a me con tutta la mia forza. Dean rise di quell’improvvisa passione e portò il mio corpo più vicino al suo sollevando la mia schiena con il suo braccio.
Poi scese a baciare il mio collo e lo spacco tra il mio seno. Il modo in cui indugiava sulla mia pelle, il solletico che la sua barba lasciava sul mio corpo mi facevano rabbrividire di piacere fino a tremare.
< Sei parte di me Dean …> sussurrai dolcemente.
Dean sollevò il viso e corse ai miei occhi. Vidi i suoi scintillare di felicità e si illuminò in un sorriso così dolce da sciogliermi il cuore. Gli accarezzai amorevolmente il viso e lo vidi sobbalzare come un cucciolo spaventato.
< Che c’è?> gli domandai.
< Nulla … Solo, io sono importante per te. Non speravo di poter essere così fortunato.> disse sorridendo.
Rimasi imbambolata a riflettere sulle sue parole. Troppo felice per poter davvero dire qualcosa di sensato gli sorrisi e lo baciai di nuovo, desiderosa di fargli sentire quanto il mio amore per lui fosse reale.
Stavamo facendo l’amore e non c’era niente di più bello o totalizzante in tutto il pianeta.
Non mi ero mai sentita così con nessun’altro. Con lui facevo l’amore per la prima volta, un amore puro, pulito. Non c’era perversione o desiderio cieco. Dean guardava me, amava me. Mai avevo alzato gli occhi e non avevo visto i suoi fissare il mio viso arrossato, mai le sue labbra non avevano sfiorato dolcemente il mio collo o travolto la mia bocca. C’era devozione e pace, nessuna fretta e nessun inganno. Io volevo lui come lui voleva me, non per un semplice e fugace piacere, ma perché ne avevamo bisogno, avevamo bisogno l’uno dell’altra, perché io avevo bisogno di sentirlo vicino a me, dentro di me come lo era nel mio cuore.
Dean baciò la mia bocca ed il mio naso, poi scoppiò a ridere e mi trascinò sopra di lui, sorrisi anch’io senza conoscere il motivo della sua felicità, ancora troppo offuscata dall’eccitazione e dalla totalizzante sensazione di appagamento e serenità.
< Perché ridi?> gli domandai sorridendo.
Dean portò una ciocca dei miei capelli dietro l’orecchio e mi rivolse il più dolce degli sguardi.
< Perché sono felice.>
Una semplice e banale risposta che spezzò il mio cuore. Sentii le lacrime prorompere violente dai miei occhi e cercai in tutti i modi di combattere quella sensazione di calore e gioia che mi faceva sentire così vulnerabile e così beatamente felice, allo stesso tempo.
Dean baciò dolcemente la mia fronte e mi strinse forte contro il suo petto. Non c’era bisogno di parole, non più. Tutto quello che contava era il modo in cui i nostri occhi esprimevano la nostra reciproca devozione e l’armonia dei i nostri cuori.
< Dean devo dirti una cosa …> La sensazione estrema e deliziosa di sentire il mio corpo penetrare nel suo, il calore del suo abbraccio e la consapevolezza del suo amore mi diedero la forza per parlargli del nostro … bel pasticcio.
Dean baciò la mia testa e cominciò a far scivolare le sue dita lungo il mio braccio.
Avevo la sua attenzione.
< Sai … emh … l’ultima volta che … no, cioè insomma la …> il mio respiro cominciò a farsi irregolare e sentii il panico farsi strada dentro il mio corpo fino a formare un enorme groppo nella gola. In quei giorni non avevo mai pensato a come glielo avrei detto, insomma era un momento speciale, esordire semplicemente con un “ Ciao Dean, sarai papà” non mi sembrava il massimo della sensibilità in quel momento.
< Ehi, ehi …> Dean sollevò il mio viso con delicatezza. < Stai tremando, cosa c’è che non va?> mi domandò preoccupato.
Non mi ero nemmeno accorta dei brividi che attraversavano il mio corpo, era assurdo. Un demone di cinquecento chili, armato di sciabola e coltelli non riusciva a suscitare nessun effetto su di me, ma mettere in fila dieci parole – seppure di vitale importanza – mi spaventava a morte.
< Non preoccuparti … non c’è nulla che non va, anzi …> dissi abbassando lo sguardo e cominciando a giocherellare con le mie dita.
Notai Dean chinare la testa, sembrava essere in apprensione, in effetti doveva pensare fossi sul punto di confessare un omicidio per quanto ero agitata, ma attese in silenzio, concedendomi il mio tempo.
Mi conosceva bene e questo mi rasserenava enormemente.
< Dean io … so che forse non è il momento adatto insomma , per noi quando mai potrebbe esserlo stato? E che non ce lo aspettavamo, ma credo che … sai, forse è un bene, certo dipende dalle prospettive, ma …> Sentii Dean ridere ed alzai lo sguardo, troppo in ansia per continuare. Non avrebbe dovuto ridere se avesse capito il senso delle mie parole.
Quando incrociò il mio sguardo terrorizzato il suo sorriso scomparve e la sua mano corse al mio viso. Accarezzò la mia guancia e lisciò la ruga di preoccupazione della fronte.
< Scusa, è solo che … non so se te ne sei accorta ma hai detto mille cose senza aver detto realmente nulla …>  mi guardò di nuovo e la sua espressione divertita sparì all’istante, rimpiazzata da un’intensità accecante. La sua voce tranquilla ed autoritaria avvolse il mio cuore in una cortina di calore e protezione fino a sentirlo dolorante. Gli sorrisi e lo baciai con passione, facendo scorrere la mia mano sul suo viso e tra i suoi capelli dove sapevo lo faceva impazzire. Se l’era meritato.
Strinse il mio volto tra le mani e mi baciò con devozione prima di sorridere e guardarmi negli occhi con amore e passione.
< Stai diventando un po’ troppo romantico Dean Winchester, dovrei cominciare a preoccuparmi?> gli domandai con un sorriso sbarazzino, cercando di alleggerire l’atmosfera.
Dean si aprì in un sorriso coinvolgente e premette il suo dito contro il mio naso. Rise del suo gesto e mi baciò di nuovo. < Deve essere colpa tua, non mi sono mai sentito così felice.> disse scanzonato e raggiante.
Mi faceva impazzire vederlo così contento. Quello doveva essere il momento perfetto.
Il mio respiro tornò irregolare e dopo una profonda boccata abbassai lo sguardo, pronta per dargli la scioccante rivelazione.
< A parte gli scherzi … quello che volevo dirti è che … Dean, io sono …> e in quel momento, battendo ogni record per il tempismo perfetto, Sam bussò freneticamente alla porta della nostra stanza.
< Dean, Dean apri!> urlò Sam.
Dean saltò immediatamente in piedi ed indossò i suoi boxer, prima di aprire velocemente la porta al fratello.
Mi misi a sedere sul letto, coprendomi con il lenzuolo e Sam fece irruzione nella camera a passo svelto, fermandosi proprio nel centro della stanza.
< Che c’è? Che succede Sam?> domandò Dean preoccupato, prima di chiudere la porta.
Sam si guardò intorno e sollevò gli occhi al cielo.
< Oh Dio Dean no. Non venire ad aprirmi in boxer mentre Buffy è nuda sotto le coperte, potrei rimanerne scioccato lo sai …> si lamentò Sam, abbassando lo sguardo per non vedermi mezza nuda.
Io sorrisi, mentre Dean aggrottò la fronte e sollevò le braccia a mezz’aria.
< Sei tu che hai bussato! Ed anche con un bel po’ di fretta stronzo, che diavolo vuoi a quest’ora?> chiese Dean mezzo irritato.
Sam si coprì gli occhi con la mano e mi porse un pezzetto di stoffa color giallo ocra, aveva l’aspetto antico.
< Cass ha trovato questo nel magazzino dove Raphael portava avanti i suoi raduni segreti, voleva sapere se tu potessi riconoscere le scritte sul tessuto.>
Afferrai la stoffa e cominciai ad esaminare minuziosamente i piccoli simboli incisi sopra a sangue. Non riuscivo a capire come mai Castiel credesse che io potessi conoscere qualcosa di cui lui non sapeva nulla, ma ben presto ne ebbi la risposta.
< Perché tutta questa fretta? Non potevi aspettare che fossero le nove del mattino almeno?> chiese Dean al fratello, risentito per la sua battuta d’ingresso.
< Perché Cass mi ha detto che era urgente,teme un attacco a sorpresa, idiota.> rispose Sam, passando a Dean la camicia che era appesa alla sedia. Dean gliela strappò di mano e la indossò bofonchiando qualcosa di incomprensibile contro il fratello.
< Allora?> mi domandò Dean mettendosi seduto sul letto, di fronte a me.
< Sono simboli wicca, ricordo che Willow li aveva usati per un incantesimo evocativo. > risposi, porgendo di nuovo il pezzo di tessuto a Sam.
< Perfetto.> commentò Sammy. < Grazie Buff, vado ad avvisare Cass.> ma prima di poter aprire la porta ed andarsene, Castiel comparve di fronte a Sam, bloccandogli la strada.
< Ne sei sicura?> mi domandò l’angelo che si trovava a pochi centimetri dalla faccia di un Sam evidentemente imbarazzato.
Spalancai la bocca ed afferrai la mia vestaglia.
< è mai possibile che decidiate tutti di venire nella nostra camera quando sono nuda?>
Dean rise e si coprì la bocca con la mano, per non risultare troppo sfacciato. Sam e Castiel arrossirono.
< Scusa.> dissero in coro, col tono di due cuccioli bastonati.
Sorrisi, come potevo restare arrabbiata con loro?
< Ne parliamo a colazione.> disse Dean, invitandoli ad uscire con i suoi modi poco gentili. Salutandomi , Sam e Cass lasciarono la stanza, quasi spinti fuori attraverso la porta dal loro amico.
< Non sono cattivi è che sono degli idioti.> li giustificò Dean ridendo.
Indossai la mia vestaglia e lo raggiunsi, stringendomi alla sua vita e lasciandomi cullare dal suo abbraccio.
< Senti chi parla.> scherzai.
< Ehi, potrei offendermi.> Dean mi sollevò in aria, afferrandomi per la vita e caricandomi sulla spalla mi portò in bagno.
< Scricciolo in vena di scherzi in arrivo.> giocò Dean depositandomi dentro la doccia, ed aprendo l’acqua fredda si allontanò da me.
Tra le risate generali, trovai il modo di fargliela pagare e lo trascinai insieme a me sotto la cascata di acqua gelida.
La superficie scivolosa della vasca mi fece perdere l’equilibrio e mi aggrappai alla camicia bagnata di Dean, facendolo scivolare a sua volta e cadendo di sedere nella vasca. Inciampai sopra di lui e finii tra le sue braccia mentre l’acqua continuava a scendere. Scoppiammo a ridere e in quell’istante due forti battute risuonarono nel muro del nostro bagno, che era in comunicazione con la camera di Sam.
< Per favore!> urlò quasi scioccato Sammy dall’altra parte, facendoci ridere e proseguire la nostra doccia in silenzio. 

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Capitolo 2
*** Cambiamenti. ***


Appena finimmo di vestirci, io e Dean raggiungemmo Sam e Castiel al fast food del motel, per fare colazione tutti insieme e parlare del nuovo caso.
Dean spalancò la porta davanti a me e raggiunsi i nostri amici ad un tavolo lì vicino mentre lui si dirigeva verso il bancone per ordinare.
< Buongiorno ragazzi.> dissi sorridendo.
< La prossima volta potreste abbassare la voce?> mi domandò Sam sporgendosi verso di me dall’altra parte del tavolo. Sorrisi ed arrossendo abbassai lo sguardo.
< Non capisco, perché il fatto che Dean e Buffy facciano sesso ti da fastidio?> domandò Castiel con la sua aria inespressiva.
Nascosi una risata e Sam guardò di traverso l’angelo mentre Dean si sedette al mio fianco lungo il divano che ci faceva da sedia. Avvolse il suo braccio attorno alle mie spalle in modo automatico.
< Di cosa si parla?> chiese del tutto ignaro dell’argomento della conversazione.
< Di te e Buffy, quando fate sesso.> rispose tranquillamente Castiel.
Io e Sam scoppiammo a ridere nel vedere la faccia raccapricciata e sorpresa di Dean.
< Cass …> borbottò Dean, quasi imbarazzato.
< Ecco le vostre frittelle e due caffè scuri.> La cameriera portò l’ordinazione che Dean aveva fatto prima di raggiungerci al tavolo, interrompendo l’assurdità del momento.
< Grazie.> disse Castiel, l’unico in grado di non scoppiarle a ridere in faccia.
Non appena la cameriera se ne fu andata, Dean si avvicinò al fratello.
< Potresti evitare di mettere certe cose nella testa di Castiel?> gli domandò scocciato.
< Ehi, non è colpa mia. Magari se voi due faceste qualcos’altro quando siete soli, non dovrei lamentarmi tanto.> rispose Sam abbassando il tono della voce. Non sapevo se sentirmi imbarazzata o ridere della situazione.
< Allora compra dei tappi per le orecchie e chiudi la bocca Sam!> ordinò energicamente Dean al fratello. Prima che Sam potesse controbattere Castiel poggiò il pezzo di stoffa che poco prima avevo esaminato sul tavolo.
< Potremmo tornare al caso?> chiese quasi seccato.
< Bene.> risposero in coro i fratelli Winchester, tornando ai loro posti. Nascosi una risata.
< Credi sia un incantesimo evocativo?> mi chiese Castiel.
< Credo di si. Willow riuscì a far apparire dal nulla due enormi cosi viscidi e abbastanza arrabbiati, ed era solo alle prime armi senza alcuna intenzione di fare del male a nessuno. Credo volesse evocare uno spirito guida.> risposi, stringendomi a Dean ed addentando la mia frittella. Avevo una fame.
< Credi che Raphael stia creando un esercito di cosi viscidi e al quanto incazzati per metterti nei casini lassù?> domandò serio Dean.
< No … non potrebbero entrare in paradiso, ma potrebbero creare parecchi problemi quaggiù. Sempre che siano semplicemente dei demoni.> rispose Castiel che seppure inespressivo come al solito, cominciava ad apparire preoccupato.
Sam prese un sorso del suo caffè e rimase a fissarmi, cominciai a sentire delle piccole gocce di sudore colare dalla mia fronte … Sam mi conosceva bene, non aveva di certo capito … giusto? Nel frattempo Dean posò una mano sulla mia gamba e cominciò a mangiare.
Dopo aver dato l’ennesimo boccone alle mie frittelle, cominciai a sentire la testa girare ed una spiacevole sensazione di nausea scombussolò all’improvviso il mio stomaco.
< Ti senti bene?> mi domandò Sam, posando la sua tazza sul tavolo.
Allora Dean si voltò per guardare il mio viso - che nel frattempo doveva essere diventato viola- interrompendo così il suo discorso con Cass, del quale non avevo sentito più una parola. Ero troppo impegnata a non svenire sul bancone.
< Principessa?> mi chiese preoccupato, ma allontanandolo da me riuscii ad alzarmi e a correre in bagno dove appena in tempo riuscii a piegarmi sulla tazza e vomitare le frittelle appena ingurgitate.
< Merda …> sussurrai, pulendomi la bocca. Avevo sempre odiato vomitare ed ora, nelle peggiori delle ipotesi, sembrava proprio sarei stata costretta a farlo per i seguenti otto mesi .
Sentii qualcuno sollevare i miei capelli. < Come ti senti?> mi domandò Dean preoccupato.
< Sto bene, non è niente.> lo rassicurai, ma la mia nausea non sembrava essere d’accordo. Dopo una nuova gittata, Dean mi afferrò per la pancia e mi aiutò a sollevarmi.
< Uoh, continua così ed otturerai tutti i bagni del Kansas .> disse cercando di sollevarmi di morale con una battuta. In effetti ci riuscì.
Mi avvicinai barcollando al lavandino e mi sciacquai la bocca, per poi decidere di rinfrescare anche la mia fronte sudata.
< Non dovresti vedermi ridotta in questo stato.> borbottai.
Dean sorrise e si avvicinò per aiutarmi a tornare di là. < Ti ho vista ridotta in condizioni peggiori. Ricordi quel demone a Phoenix? Eri ricoperta di muco verde dalla testa ai piedi, lì si che facevi schifo.> scherzò Dean facendomi scoppiare a ridere.
Appena tornati nella sala della tavola calda, Sam e Castiel ci raggiunsero. < Che cos’ha?> chiese Sam preoccupato.
< Credo una specie di virus intestinale, non preoccupatevi. La porto in camera e vado a comprarle qualche medicinale.> rispose Dean, prendendomi in braccio e portandomi fuori, fino alla nostra stanza.
< Sto bene, davvero.> mi lamentai, mentre mi depositava sul letto e mi copriva con le lenzuola.
< Si certo, ed io mi chiamo “Crepa Bello”.> rispose Dean, riprendendo la battuta di una puntata di Friends che avevamo visto insieme alcuni giorni prima.
< Ti starebbe bene come nome.> scherzai facendolo ridere.
Mi baciò la fronte ed afferrò il mio viso. < Prometti che non ti alzerai dal letto finché non sarò tornato.> il suo sguardo intenso riuscì a penetrare le mie difese.
< Ok … ma non aspettarti che sarò felice quando tornerai.> dissi incrociando le braccia, come una bambina.
Dean rise ed aprendo la porta si trovò di fronte Castiel.
< Resta con lei mentre vado a comprarle qualcosa per farla stare meglio, ok?>
< Ok, nel frattempo Sam potrebbe fare delle ricerche su quei simboli.> disse Castiel entrando nella stanza.
< Ai suoi ordini signor capitano.> lo prese in giro Dean, prima di farmi l’occhiolino e richiudere la porta.
< Hai vomitato.> disse Castiel avvicinandosi a me.
< Già.> risposi titubante.
< E sei strana da qualche settimana.> continuò la sua riflessione, sedendosi sul letto.
< E … ?>chiesi io, sospettosa.
< Fai sesso con Dean molto di frequente ultimamente.>
< Cass!> gli urlai contro, irritata.
< Sei incinta?> mi domandò all’improvviso. Rimasi paralizzata, non era giusto. Dean doveva essere il primo a  saperlo!
< Chi? … io? … ma che dici? Io …> volevo bene a Cass come ad un fratello … non potevo mentirgli, anche volendo non ci sarei riuscita.
< Si dannazione, ma Dean ancora non lo sa quindi tieni la bocca chiusa!> lo minacciai puntandogli un dito contro. Il mio angelo si illuminò in un raggiante sorriso e mi abbracciò stretta. Fui piacevolmente sorpresa da tutto quel calore. < Sono felice per te piccola.> sussurrò nel mio orecchio e mi resi conto per la prima volta, che quello che mi stava accadendo era davvero una cosa felice.
Lo strinsi forte a me, facendolo ridere. < Mi spezzerai le costole così.> osservò divertito. Sciolsi immediatamente la presa e Castiel mi accarezzò il viso. Poi posò una mano sulla mia pancia e mi guardò amorevolmente.
< Vuoi sapere di quanti mesi è?> mi domandò sorridendo.
< Mesi?> chiesi sorpresa.
< Nove settimane e tre giorno per l’esattezza.> mi rispose l’angelo.
< Wow … pensavo fosse molto meno.> ma solo allora una sensazione senza pari mi travolse, riordinando ogni classifica stipata nella mia mente ed ogni ragionamento fatto nella mia vita. Così tanto amore investì il mio cuore da sentirlo crescere all’istante per contenere tutto quell’affetto in più per la piccola creatura che cresceva dentro di me e che amavo più della mia stessa vita.
Stupide lacrime di gioia si addensarono nei miei occhi e sorridendo come una bambina poggiai con cautela le mie mani sulla pancia, l’unico scudo tra me e la mia nuova vita.
Castiel mi baciò dolcemente sulla fronte e si alzò. < Dovrò andare a dire a Dean di non comprare quelle medicine.>
< No!> lo bloccai, afferrandolo per l’impermeabile, spaventata. < Capirebbe ed io voglio dirglielo … non so, in modo … diverso.>
Castiel mi sorrise paterno e mi accarezzò il viso.
< Ok, ma dovrai dirglielo prima o poi, lo sai?> come aveva fatto a capire che ero terrificata all’idea di rivelare la notizia a Dean?
< lo so, solo … ho paura o meglio, sono pietrificata … insomma credo che scapperà gridando come una femminuccia non appena lo saprà e non so se riuscirei a reggerlo. Dean non può diventare padre, non è pronto e non credo lo sarà mai.> dissi tristemente, sconfitta dal peso delle mie stesse parole.
Castiel mi porse la mano, l’afferrai titubante e mi aiutò a rimettermi in piedi.
< Dean è l’uomo migliore che io conosca e tu la donna più forte e buona che sia mai esistita, ed io sono in giro da tanto … sarete perfetti, qualsiasi decisione prenderete. Certo, Dean è un idiota ma non si farebbe mai scappare una come te, sarebbe stupido perfino per uno come lui.> scherzò il mio angelo.
Risi, rasserenata dalle sue parole e lo abbraccia. < Grazie Cass. Mi piace il tuo lato umano.>
Castiel strinse l’abbraccio e lo sentii ridere. < Non sapevo nemmeno di averne uno.>
La nausea sembrava essere scomparsa e decisi di raggiungere Sam, per dargli una mano con le ricerche. Ma Il senso di colpa mi bloccò per un istante, avevo promesso a Dean che sarei rimasta lì. Decisi che lo avrei ignorato. Sarei dovuta rimanere a letto solo se mi fossi sentita male ed adesso stavo meglio … Sorrisi di me stessa, ero un’incorreggibile imbrogliona.
< Dov’è Sammy?> domandai all’angelo, sciogliendo l’abbraccio.
< Credo nella biblioteca della città.> mi rispose.
< Ok, lo raggiungo.> dissi afferrando il cappotto.
Castiel mi fermò, prendendomi per la mano.
< Sta attenta.> sussurrò apprensivo.
Gli sorrisi e lo baciai sulla guancia. < Attenta è il mio secondo nome.> scherzai, uscendo dalla stanza.

Arrivata in biblioteca non ci misi molto a trovare Sam. L’unico gigante che sembrava entrare a mala pena nelle piccole sedie di legno della stanza. Mi sedetti disinvolta al suo fianco e presi da sotto il suo naso il libro che stava leggendo.
< Cosa hai trovato?> gli domandai scanzonata.
Sam alzò lo sguardo e mi sorrise. < Tu non dovresti essere a letto, a riposare?> mi chiese quasi divertito.
< No se non sto male ed il malanno di stamattina era solo passeggero, quindi …> puntai il dito contro il libro che gli avevo rubato, per avere maggiori informazioni.
Sam scrollò la testa. < Dean mi ucciderà … comunque, quei simboli sembrano essere molto antichi. Servono ad evocare dei demoni antidiluviani. Molto potenti e dei quali abbiamo pochissime informazioni. Non capisco però perché un angelo voglia invocare delle forze malefiche per combattere la sua battaglia in paradiso.>
La domanda di Sam aveva molto senso, ma riuscivo a sentire dentro di me la certezza quasi palpabile che presto lo avremmo scoperto.
< Potremmo chiamare Bobby, sicuramente ne saprà qualcosa più di noi.> cercai di alzarmi dalla sedia, ma un brutto giramento di testa mi obbligò a tornare seduta. Immediatamente le mani di Sam arrivarono a cullarmi contro il suo petto e la sensazione di smarrimento e panico si placò quasi immediatamente tra le braccia del mio migliore amico.
< Ehi piccola tutto bene?> mi domandò super preoccupato Sam mentre scostava una ciocca di capelli dal mio viso. Gli sorrisi dolcemente, speranzosa di dissuaderlo dai brutti pensieri che stavano correndo ad affollare la sua mente. Ma mi conosceva troppo bene, nel modo profondo ed indissolubile in cui io conoscevo ogni sua espressione e conseguentemente lo stato d’animo a cui era correlata.
Cercai di alzarmi, ma la mano ferma di Sam mi afferrò per farmi restare seduta al suo fianco. < Dove hai intenzione di andare Buff? Sei sfinita e non stai bene da giorni. Cosa c’è che non va? Perché Dean non ne sa niente?> mi domandò allora quasi seccato dal mio silenzio.
Avrei così tanto voluto dirgli tutto, per confidare le mie paure al mio migliore amico e lasciarmi consolare dalle sue dolci parole, ma era anche il fratello di Dean e non era giusto informare prima lui.
Lo guardai implorandolo e sperando che capisse quanto l’intera situazione mi facesse male, quanto desiderassi raccontargli tutto ma non avevo altra scelta, e proprio come avevo sperato il suo sguardo si addolcì immediatamente ed un sorriso forzato comparve sul suo volto, prima scuro dalla rabbia.
Gli diedi un tenero bacio sulla guancia e gli sorrisi. < Prometto che starò bene e giuro che non mi sta accadendo niente di male … sareste i primi a saperlo altrimenti. Quindi vai a chiamare Bobby e prendimi un triplo cheeseburger con patatine fritte!> dissi scanzonata. Sam scoppiò a ridere e prese il suo telefono.
< Hai ancora fame dopo aver tirato fuori tutto il cibo del Missouri?> scompigliò i miei capelli ed uscì dalla biblioteca per chiamare Bobby.  < Siamo in Kansas!> Gli feci la linguaccia e cominciai a sfogliare il libro che gli avevo rubato.
C’erano così tante opzioni su chi Raffaele avesse potuto evocare con quel rituale e nessun indizio che ci aiutasse a restringere il campo.  Cominciai a sfogliare pigramente le pagine fino a quando una strana illustrazione non catturò la mia attenzione.
Una donna vestita di stracci … bella, quasi candida era stesa per terra, in agonia mentre dava alla luce un piccolo pargoletto tutto pelle e ossa. Intorno a lei c’erano demoni e mostri, il mondo era una valle infernale e  tutto era oscurità … tutto tranne lei ed il suo bambino. Rabbrividii, c’era qualcosa di analogo alla mia situazione ed i miei occhi corsero alla descrizione sottostante. I caratteri erano molto piccoli, ma leggibili.

In un mondo corrotto dal male, la Sola darà alla luce un bambino dal cuore puro. Lui porterà speranza quando la terra diventerà dominio dell’oscurità con la morte della Prescelta. 

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Capitolo 3
*** Paura. ***


Salve ragazzi, volevo ringraziare tanto  jo ste e  SamDeanbro che stanno seguendo il mio crossover! Sapere che a qualcuno piace la storia che sto raccontando mi fa venire voglia di scrivere di più, quindi … GRAZIE RAGAZZI! E vi informo che a breve pubblicherò un altro crossover sempre su Buffy e Dean ambientato nella quinta serie di Supernatural e nella sesta di Buffy. Niente bambini in vista, ma Apocalisse e passione travolgente. Ma non preoccupatevi anche questa storia troverà un luuungo seguito =). Buona lettura.



"In un mondo corrotto dal male, la Sola darà alla luce un bambino dal cuore puro. Lui porterà speranza quando la terra diventerà dominio dell’oscurità con la morte della Prescelta."

Rimasi immobile, lessi e rilessi quelle poche righe almeno un centinaio di volte fino ad imprimerle nella mia mente per sempre. Non era la mia morte a sconvolgermi, quanto il fatto che mio figlio avrebbe dovuto portare sulle sue spalle il peso che io, per tutta la vita avevo dovuto reggere, tra lacrime e dolore. E non avrei mai voluto questo per lui.
E poi c’era Dean … come avrei potuto lasciarlo da solo? Il respiro mi si strozzò in gola ed una morsa di ferro cominciò a stritolare il mio cuore, soffocandolo. Non potevo perdere Dean, come avrei fatto senza poterlo vedere, poterlo stringere a me? Il paradiso non mi interessava se non c’era lui al mio fianco.
Chiusi di scatto quel maledetto libro e corsi fuori. Avevo bisogno di un po’ d’aria fresca, per riattivare il mio cervello e cominciare a pensare lucidamente. Per fortuna Sam doveva essere andato a comprarmi del cibo ed avevo tutto il tempo che mi serviva per riuscire a sentire di nuovo i muscoli della mia faccia. Presi un respiro profondo, ma sembrò non aiutarmi molto, così decisi di fare una passeggiata.
Potevo non essere io … il portatore di speranza poteva non essere il mio bambino. Automaticamente le mie mani corsero a proteggere la pancia. Risi della mia superbia.
Perché dovevo essere proprio io? Quante profezie potevano pendere sulla testa di una sola persona? Doveva pur esserci un certo numero oltre il quale si diceva “ No, ok. Ora basta.” E di profezie che parlavano di me, ce ne erano state anche troppe in circolazione.
Ma per quanto il mio cervello cercasse di convincere il mio cuore, una malsana sensazione di dolore mi stava investendo completamente, fino ad intorpidire i miei arti. Continuai a camminare come un automa, senza una meta precisa e senza pensare più concretamente a nulla. Dovevo avvisare Castiel, chiedergli informazioni, oh e si … magari avvisare anche Dean.
Già avvertivo la sua assenza in modo così forte da sentirmi stordita. Tutto quello di cui avevo bisogno era sentire le calde mani di Dean sulla mia pelle.
Afferrai il cellulare che Dean mi aveva regalato per le emergenze, si lamentava del fatto che non riuscisse mai a contattarmi , soprattutto quando sapeva che ero in pericolo. Composi in fretta il suo numero, sperando in una altrettanto rapida risposta. Al terzo squillo la voce affannata di Dean rispose alla cornetta.
< Ehi, principessa, problemi?> il suo tono preoccupato non mi sconvolse molto … il fatto che dasse per scontato che fossi inevitabilmente nei guai si.
< No! Perché pensi che … ah non mi va di litigare. Dove sei?> gli chiesi scocciata.
< Litigare? Perché?> domandò sconcertato dall’altro capo della linea. Quasi sorrisi del suo tono di voce.
< Perché dovrei essere nei guai ogni volta che ti chiamo?>
Alla mia domanda seguì un minuto di silenzio.
< Sta attento a quello che stai per dire.> lo avvertii io, intimidatoria.
< Di solito non mi chiami mai …> rispose titubante. Gli scoppiai a ridere in faccia, senza più alcuna traccia di malumore. Sentirlo mi faceva davvero bene.
< Questo vuol dire che ho passato l’esame?> mi domandò ancora più titubante e preoccupato di prima.
< Si, l’hai superato. Dove sei? Ho voglia di vederti …> Rimasi sorpresa delle mie stesse parole, il giorno prima non avrei mai avuto il coraggio di essere così sincera con lui. Significava espormi troppo, quando pensavo che Dean non volesse veramente legarsi a me, come a nessuna ragazza.
< Ho preso le tue medicine, ora sto tornando al motel … Anche tu mi manchi vomitina.> scherzò dolcemente.
< Ci vediamo lì tra poco …> riattaccai ed accelerai il passo per raggiungere il più in fretta possibile il Blue Rose motel, sorprendentemente più sollevata.
Per il breve tempo che impiegai nel raggiungere il parcheggio, concentrai la mia attenzione sulle mie scarpe. Ma accorgendomi ben presto che la mia mente non voleva saperne di rimuginare sui miei nuovi stivali, cominciai a contare i miei passi. Al quattrocento trentaduesimo alzai la testa, riconoscendo l’insegna blu lampeggiante del motel, notai che la luce della camera era spenta e l’Impala non era nel parcheggio.
Un po’ delusa recuperai le mie chiavi dal fondo della tasca ed entrai nella stanza. La luce del giorno era ancora intensa ed illuminava tenuemente l’interno. Mi buttai sul letto e cominciai a fissare il soffitto, attenta a non cadere di nuovo in una spirale di cattivi pensieri.
Ma l’ansia che sentivo nascere dentro di me, mi obbligò a rimettermi in piedi e gironzolare nella stanza. Ripresi il mio telefono.
< Dove sei finito?>
< Buffy? Sto cercando delle informazioni sui demoni invocati da Raphael … Bobby sta per raggiungerci ma mi ha detto di prendergli dei libri.> Rispose Sam.
< Fra quanto arriva Bobby?> gli chiesi, elettrizzata all’idea di rivedere il mio vecchio e burbero amico.
< Più o meno quattro ore. Tu ti senti bene?> mi domandò teneramente preoccupato.
< Non preoccuparti per me e torna presto.>
< Ok scricciolo.> Mi disse più sereno, prima di riagganciare.
Scostai la lunga tenda color pastello dall’immensa finestra a vetrate per guardare il panorama selvaggio che si stagliava davanti ai miei occhi. Phoenix era un’immensa distesa verde così bella da mozzare il fiato.
All’improvviso le mani grandi e calde di Dean si avvolsero attorno alla mia vita ed il suo respiro caldo sfiorò il mio collo come seta sulla pelle. Sentii la presa attorno alla mia pancia farsi più ferrea ed il mio corpo aderì al suo.
Dean cominciò a baciare il mio collo e la mia mano corse alla sua testa, lo accarezzai estasiata dalle mille emozioni che il suo tocco caldo mi procuravano.
< Come va lo stomaco?> sussurrò contro la mia pelle, troppo seducente per essere vero.
< Molto meglio adesso che ci sei tu …> Afferrai la sua mano, che lentamente stava scivolando lungo la mia gamba e mi voltai verso di lui. Immediatamente le sue braccia mi strinsero contro il suo corpo e le sue labbra si posarono sulle mie con dolcezza e tentennamento.
Il suo respiro fresco entrò nella mia bocca, inebriandomi del suo profumo e la sua lingua sfiorò la mia, facendomi perdere ogni controllo. Le mie mani corsero alla sua nuca mentre Dean mi sollevava da terra.
Istintivamente le mie gambe si intrecciarono attorno alla sua vita mentre Dean mi depositava sul letto. Così attento a posare la mia testa sul cuscino mi fece sorridere. Si allontanò dal mio viso e rimase a fissarmi negli occhi con quel suo sguardo dolce e sbarazzino.
< Sam ha ragione …> sussurrò posando le labbra sulle mie e allontanandole di nuovo.
< Su cosa?> chiesi, in realtà poco interessata alla conversazione, quanto a sentire di nuovo il contatto di fuoco della sua bocca.
< Non facciamo altro che fare l’amore … e non farei altro per tutto il giorno con te …> seducente sollevò la mia maglietta e cominciò a baciare la mia pancia fino ad arrivare al mio collo.
Dean si sfilò anche la sua maglia e la gettò sul pavimento, tornando sopra di me con un sorriso.
Feci scorrere le mie mani sul suo petto tonico, facendolo rabbrividire. Le sue labbra corsero avide alle mie e sentii il suo corpo nudo aderire al mio. Ogni suo bacio mi faceva impazzire.
Le sue mani corsero a slacciare i miei jeans, seguite dalle mie che cominciarono a far scorrere la chiusura dei suoi pantaloni. Ogni gesto era lento, pacato, mentre in ogni nostro bacio c’era la passione e l’ardore della prima volta. Fare l’amore con lui era un esperienza stravolgente e ogni volta che terminava non riuscivo a desiderare altro.
Ormai era certo, solo il fatto di avere una missione così importante come salvare vite umane poteva riuscire a tenerci lontani dal letto.
Guardai la sveglia luminosa sul comodino. Erano da poco passate le due, mi distesi sul suo petto, mentre con dolcezza Dean mi stringeva a sé. Chinò la testa verso la sua spalla dove la mia testa era dolcemente appoggiata ed una mano corse al mio viso, portando i miei capelli scompigliati dietro l’orecchio. Mi sorrise dolcemente e baciò a lungo la mia fronte. Chiusi gli occhi ed assaporai l’incanto del momento.
< Non riuscirei più a vivere senza di te …> sussurrò dolcemente.
< Balle.> scherzai.
Dean solleticò la mia pancia, facendoci scoppiare a ridere quando le nostre teste si scontrarono dolorosamente.
< Au, che testa dura.> bofonchiai massaggiandomi la fronte.
Dean rise e baciò leggero il mio naso, portandosi di nuovo sopra di me.
< Mai quanto la tua. Sei così cocciuta che a volte vorrei strangolarti.>
Mi avvicinai alla sua bocca, sollevandomi sul gomito e sussurrai sulle sue labbra.
< Strangolarmi? E come faresti senza di me?>
Dean tentò di baciarmi, ma mi ritrassi volutamente al suo tocco facendolo impazzire.
Avvinghiai le mani alla sua nuca e lo feci rotolare di schiena sul letto, portandomi sopra di lui. Dean mi guardò con malizia e mi sorrise, facendo scorrere le mani sulle mie cosce.
< Mi inventerei qualcosa …> scherzò.
< E come faresti senza di noi?> la domanda era uscita con spontaneità e timore dalle mie labbra, mentre le mie mani correvano alla pancia ed i miei occhi si intrecciavano a quelli di Dean.  

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Capitolo 4
*** Troppo perfetto, data la mia rinomata fortuna. ***


Notai la sua espressione da dubbiosa divenire sconcertata. Allungò una mano tremante verso il mio stomaco e la posò lì. Mi guardò interrogativo e mordendo le mie labbra annuii lievemente. Mi sentivo morire.
Senza alcun preavviso Dean corse al mio volto ed intrecciando la mano ai miei capelli mi baciò con forza e decisione. L’altra mano scivolò lungo la mia schiena con energia e le sue labbra si mossero avide sulle mie.
< Sei incinta …?> mi domandò titubante, con il fiatone mentre non riusciva a smetterla di baciarmi.
< Si … si.> sussurrai mentre trattenevo lacrime di gioia nei miei occhi arrossati e senza altre parole, privi di qualsiasi logica facemmo l’amore. Quasi automaticamente Dean scivolò dentro di me, dove lo volevo …. dove lo sentivo imprigionato a vita, nel mio cuore. Perché sentire l’altro contro il nostro corpo era per noi indispensabile come respirare.
Non mi ero mai sentita così amata, così completa e perfettamente realizzata. Era una sensazione travolgente ed indescrivibile. Stringevo Dean tra le mie braccia ma sembrava non bastare mai, desideravo così ardentemente sentirlo contro la mia pelle che in ogni mio respiro affannato, il suo tocco lasciava un marchio di fuoco. Una forza senza pari mi spingeva a stringere la presa contro le sue braccia muscolose, a divorare le sue labbra come se da quello dipendesse la mia vita.
Quando consumammo il nostro amore, una leggera risata scivolò fuori insieme ai nostri respiri affannati e Dean strinse le sue braccia attorno a me, portandomi contro il suo corpo. Lo baciai sul collo e lo sentii ridere di nuovo. Afferrò con dolcezza il mio viso tra le sue grandi mani e lo portò alla sua altezza.
< Sarò padre …> mi disse amorevole, ma notai una scintilla di preoccupazione nei suoi occhi e più nessun pensiero coerente trovò il modo di formarsi nella mia mente.
< Si … non ti fa paura?> sussurrai titubante, abbassando lo sguardo. Dean fece scorrere il suo indice sotto il mio mento e portò di nuovo i miei occhi ai suoi.
< Nostro figlio … Non credo che tu riesca a capire come mi sento in questo momento. Avrò un marmocchio, e l’avrò con te!> Il suo viso si illuminò di una gioia straordinaria e la sua voce divenne più acuta.
Sorrisi, riuscendo fisicamente a sentire un enorme peso svanire dalle mie spalle.
< Temevo non ne saresti stato felice. Insomma … siamo sinceri non è il momento migliore per … io e te non siamo di certo il simbolo della normalità, inoltre … tu ami così tanto la tua vita e la tua missione ed io non voglio privarti di …> Dean fermò il mio sproloquio afferrandomi per la nuca e stampandomi un bacio infuocato sulle labbra. Si scostò poco dalla mia bocca e poggiò la fronte sulla mia, sorridendo.
< Amo te più di qualsiasi altra cosa dannazione … e so che non sarà facile e che non l’avevamo programmato, ma …> sorrise con le lacrime agli occhi e mi baciò di nuovo. < è il nostro bambino. Mio e tuo e non conosco persone più innamorate e perfette di noi due per donare a questo piccoletto tutto l’amore che lo ha portato in questo mondo. Certo, non avrei mai pensato di poter ottenere tutto questo, non con la vita che io e Sam facciamo, ma in uno strano modo tutte le cose sembrano essersi messe a posto. Ed io sto per avere tutto quello che non ho mai nemmeno osato sognare grazie a te. Questo è molto più che sconvolgente.>
A quelle parole il nodo in gola che mi aveva impedito di respirare serenamente da tredici giorni a questa parte svanì. Lo baciai perdendo ogni razionalità o freno inibitore e la felicità che sentivo risalire fin dal mio stomaco esplose in un vortice di passione e risate. Dean mi fece rotolare sul letto e cominciò a baciare il mio collo e la mia clavicola facendomi impazzire dolcemente.
< è perché mi vuoi davvero bene …> conclusi estasiata.
Dean sollevò il viso e mi guardò disorientato.
< è mai stato in discussione?> mi domandò con aria affranta. Gli accarezzai il viso, presa alla sprovvista dalla sua reazione.
< No … no, insomma … io … non credevo tu … pensavo fossi solo un’altra … per te …> mi sentivo una stupida a dire quelle cose.
Un altro intenso bacio coprì le mie labbra e le braccia forti di Dean mi strinsero in un tenero abbraccio.
< Non sono mai stato tanto bravo con le smancerie, anche se bisogna ammettere che sono un mago del sesso …> ridemmo insieme e gli tirai uno schiaffo sul petto per farlo stare zitto.
< Stupido …> scherzai.
< Ma tu per me sei sempre stata speciale, unica … quasi intoccabile e lo sei stata dal primo momento in cui ti ho posato gli occhi addosso ed ho sorriso del tuo splendido sorriso, per non parlare di quando mi hai risposto per le rime … lì ho capito che eri la donna della mia vita.> il suo tono ironico non nascondeva la sua dolcezza e la profondità delle sue parole.
Un calore confortante pervase il mio corpo lentamente, fino a far sciogliere lo scudo di ferro che il mio cuore si era costruito con tanta perizia nel corso della mia vita.
< Mi sembra tutto così assurdamente perfetto che non riesco a credere che sia reale …> sussurrai, mentre mi adagiavo sulla mia nuvola di felicità. Quando ero con Dean tutto il mondo non aveva più senso o ne aveva fin troppo.
Dean mi sorrise, per la prima volta rimasi stupita ad osservare la facilità con la quale i suoi lineamenti allegri si adattavano alle forme simmetriche ed affascinanti del suo viso, sembrava essere stato creato per accogliere tutta quella felicità.
 Ricordai con tristezza che nel suo volto avevo sempre letto dolore, sofferenza o pena. A volte lo avevo sorpreso a sorridere in modo amorevole quando guardava Sam, ma ogni volta che si era accorto del mio sguardo la sua espressione era tornata seria. Troppe responsabilità e troppa strada percorsa gli avevano indurito il cuore, ma il Dean che mi stava abbracciando stretto, che mi stava guardando con una scintilla di calore e che continuava a confermarmi quanto contassi nel suo mondo, era un Dean diverso, tutto, eternamente e sorprendentemente mio.
Mentre lo guardavo estasiata da tutte quelle nuove ed emozionanti sensazioni sbadigliai, non era stata una giornata molto stressante o lunga ma il mio corpo, adesso che ospitava una nuova vita, aveva bisogno di maggiore riposo.
Dean sorrise e scompigliò i miei capelli mentre faceva scivolare una mano calda sulla mia coscia e la portava sulla pancia, stringendomi a lui con maggiore forza.
< Hai bisogno di dormire … resterò qui tutto il tempo, riposa.> mi baciò dolcemente sugli occhi, costringendomi a chiuderli. Ero così immensamente felice che non credevo sarei riuscita ad addormentarmi così facilmente, ma mi stavo sbagliando.
< Buonanotte …> bofonchiai già mezza addormentata e l’ultima cosa che sentii prima di lasciarmi andare all’oblio riposante che sentivo avanzare, fu la splendida risata di Dean.


Non avevo mai dormito così bene. Il dolce tepore che avvolgeva il mio corpo mi invitava a tornare nel mondo dei sogni, ma non ne avevo bisogno. Il mio sogno era lì ad aspettarmi, appena mi sarei svegliata.
< Perché sorridi?> la dolce voce di Dean riempì le mie orecchie come una melodia e mi fece rabbrividire al ricordo delle notti trascorse insieme, arrossii automaticamente. La sua curiosità era addolcita dal tono calmo e sereno della sua voce. Sembrava ansioso di sentirmi parlare.
< Perché non volevo svegliarmi dal mio sogno, ma mi sono accorta che il mio sogno sei tu …> dissi ancora ad occhi chiusi, accoccolandomi contro il petto di Dean.
Sentii la mano di Dean intrecciarsi ai miei capelli e dolcemente si portò sopra di me, senza lasciare spazio tra i nostri corpi. Le sue labbra cominciarono a disegnare cerchi di fuoco sul mio collo e le sue mani mi afferravano con forza, premendomi contro il suo corpo. E fu come impazzire, perdere ogni controllo, ma avremmo pur dovuto uscire da quel letto … anche se dovevo ammettere che non ne avevo alcuna voglia.
< Dean, dovremmo chiamare Castiel … sapere dov’è Sam … Bobby …> le mie lamentele divennero un sussurro impercettibile, mentre Dean baciava con passione le mie spalle, il mio collo, le mie clavicole. Faceva scorrere leggere le sue mani su tutto il mio corpo, facendomi rabbrividire piacevolmente. Dio se lo odiavo. In modo delizioso.
< Hai dormito dodici ore di fila … mi sei mancata.> borbottò Dean, tra un bacio ed un altro.
Rimasi sorpresa dall’affermazione del mio uomo. Forse era per quello che mi sentivo così riposata.
< Dodici ore? Bobby deve essere arrivato allora, che giorno è? Perché nessuno ci ha ancora cercati?> chiesi più curiosa che preoccupata. Mi ritrovai a stringere la vita di Dean con le mie gambe in modo automatico e rapido, quando lo vidi sollevarsi da me. Mi sorrise compiaciuto dal mio gesto e mi baciò con dolcezza sulle labbra, facendo scivolare la sua lingua nella mia bocca e muovendola in modo pazzescamente stupendo.
Quando si allontanò da me, per rispondere alla mia domanda, sospirai sconfitta.
< Sono nella camera accanto. Stanno procedendo con le ricerche … ah Castiel mi ha chiesto perché eravamo nudi sotto le coperte …> alla sua ultima frase, scoppiò a ridere. Lo seguii all’istante immaginando la faccia di Cass quando ci aveva visti.
< Quindi fammi riflettere … sono entrati tutti nella nostra stanza mentre ero nuda ed addormentata?> chiesi scanzonata, guardandolo negli occhi e meravigliandomi dell’immediata accelerazione del mio battito cardiaco alla vista del suo splendido viso. Era indescrivibilmente bello, oltre i limiti dell’immaginabile. Perfetto, un maledetto angelo nel corpo di un caldo e sexy cacciatore di demoni.
< Volevo vantarmi un po’.> scherzò Dean ridendo allegramente. Lo imitai all’istante abbagliata da tanta bellezza.
Tirai la testa indietro e mi lasciai andare ad una lunga risata mentre le mie gambe stringevano ancora di più la vita di Dean.
< Ti amo così tanto.> gli dissi sorridendo, con leggerezza. Dean sorrise così intensamente da lasciarmi senza fiato, i suoi occhi di un verde scuro così profondo si accesero di una gioia indescrivibile.
< Non, io … Sei così bella … non riesco a trovare le parole per spiegarti quanto tengo a te … Ma penso che questo dovrebbe essere il nostro ultimo caso.> disse pacato, senza smorzare il suo delizioso sorriso. 

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Capitolo 5
*** Non sarebbe come arrendersi? ***


< Non, io … Sei così bella … non riesco a trovare le parole per spiegarti quanto tengo a te … Ma penso che questo dovrebbe essere il nostro ultimo caso.> disse pacato, senza smorzare il suo delizioso sorriso.
Rimasi scioccata dalle sue parole. Il mio corpo si irrigidì all’istante e la presa delle mie gambe si sciolse automaticamente. Dean si accorse del mio cambio d’umore repentino. Vidi il suo sorriso svanire piano, piano mentre osservava con scrupolo il mio volto. Non sapevo cosa vi stesse leggendo, ma sapevo di non riuscire più a sentire i muscoli della mia faccia. Ero impietrita.
Gli occhi di Dean scorrevano lungo tutta la lunghezza del mio volto, notai una strana ruga sulla sua fronte. Era preoccupato?
< Cosa dici?> quasi non mi accorsi di aver parlato, se non per la seguente risposta di Dean.
< Non vuoi? Pensavo fosse quello che desideravi … insomma non puoi di certo continuare, e non voglio essere un padre assente o …  Non voglio essere come mio padre.> Mi disse preoccupato, mentre si sdraiava al mio fianco, dandomi la possibilità di muovermi. Sapeva che quando dovevo ragionare o ero preoccupata avevo bisogno di spazio. Rimase comunque sollevato su un fianco, facendo leva sul gomito, e non staccava gli occhi dal mio viso. Mi sollevai e mi rannicchiai su me stessa, portando le gambe contro il mio petto. Non era una posizione di difesa, avevo bisogno di ragionare.
Fissai a lungo le coperte stropicciate ai piedi del letto. Dean rimase in silenzio, dandomi il mio tempo. Lo sentii spostare dolcemente una ciocca dei capelli dietro il mio orecchio riportandomi alla realtà.
< Questa è la nostra vita … non voglio cambiarla. Non possiamo lasciare Sam proseguire la caccia da solo, si farà ammazzare!> urlai, sorprendendo persino me stessa.
Dean spalancò gli occhi stupito, ma non sembrava arrabbiato.
< Non puoi cacciare mentre porti in grembo nostro figlio. È troppo rischioso, lo sai anche tu. E come faremo quando sarà appena nato? Lo porteremo con noi nei cimiteri o a caccia di wendigo? O ancora peggio, se saremo ancora attivi potrebbero rapirlo, usarlo contro di noi …> lui stesso rimase allarmato dalle sue considerazioni. Sapevamo che sarebbe stato difficile, ma presi dall’euforia del momento non avevamo mai concretamente pensato a quanto.
Rimanemmo a fissarci, terrorizzati. Una domanda spaventosa balenò nella mia mente: era giusto mettere al mondo un bambino che avrebbe dovuto vivere questa vita, la vita che io e Dean avevamo da offrirgli?
< Non dobbiamo far sapere a nessuno di lui!> la mia voce perentoria uscì fuori in un sussurro. Sentii il mio corpo cominciare ad essere scosso da profondi brividi ed immediatamente le braccia di Dean mi strinsero contro il suo petto dove la mia schiena si poggiò. La sua grande mano coprì dolcemente la mia pancia e la cinsi con la mia. Noi tre ce l’avremmo fatta.
< Sam?> mi chiese dubbioso il mio cacciatore.
< Si,certo … lui si, Cass lo sa già e sicuramente anche Bobby ma … non capisci?! Non importa se continueremo con la caccia o no, continueranno comunque a cercarci, non ne saremo mai completamente fuori! Io sono la cacciatrice, tu Dean Winchester! Lo useranno per ricattarci o peggio lo uccideranno solo per vendetta! Sarà … sarà …!> Dean afferrò la mia testa e la voltò di scatto, per costringermi a guardarlo. I suoi occhi mi guardavano con fierezza ed intensità, credevo stesse tentando di ipnotizzarmi e mio malgrado ci stava riuscendo. Il mio respiro tornò normale, ma sentivo il cuore ancora in gola ed il buco nero che si era aperto all’altezza del mio stomaco continuava a farmi sentire sull’orlo di un precipizio.
< Calmati, sta calma! Ce la caveremo, io e te … troveremo una soluzione.> mi disse in tono perentorio e severo. Non potevo credergli. Come avremmo fatto? Qual’era la soluzione, ammesso che ce ne fosse stata una. Non avrei mai ucciso il mio bambino … era a questo che nell’austerità del suo sguardo stava pensando?
 Mi allontani da lui istintivamente, nauseata dall’ipotesi di una tale soluzione e questa volta avvertii distintamente i brividi profondi che cominciarono a scuotere il mio corpo.
Rannicchiata su me stessa, nell’angolo più piccolo del letto, mi accorsi presto dell’espressione triste e disorientata di Dean, ma non riuscii ad avvertire il senso di colpa che sicuramente mi avrebbe investito per aver dubitato di lui. La nausea era troppo forte. Corsi in bagno, velocissima ed il mio stomaco cominciò a contrarsi nel tentativo di liberarsi di un fardello inutile che in realtà non era nel mio corpo. Ero semplicemente terrorizzata ed odiai me stessa per non aver mangiato qualcosa nelle ultime quattordici ore, almeno in quel momento il mio stomaco avrebbe smesso di contorcersi tra gli spasmi dopo aver espulso il cibo che cercava.
Era una sensazione paralizzante. Mi sentivo così vulnerabile da desiderare la fine. Perché tutto quel dolore? Perché a me?
Sentii le mani di Dean scorrere sulla mia pancia e sollevarmi da terra. Mi prese tra le braccia, mentre mi rannicchiavo tra le lacrime contro il suo petto. La testa mi faceva così male. Lo sentii sussurrare qualcosa alle mie orecchie, ma ero troppo sconvolta per capire il senso delle sue parole.
< Sssh … tranquilla, tranquilla piccola. Non fare così ti prego … non so cosa posso fare per aiutarti. Andrà tutto bene, lo prometto. Ci sono qui io, non vi accadrà nulla di male.>
E come sapevo sarebbe successo, il senso di colpa mi fece sentire un viscido verme. Aveva detto “ Non vi accadrà nulla di male” e per quanto vane potessero sembrarmi le sue promesse, lui voleva proteggere anche il nostro bambino.
Mi concentrai sul battito lento ed irregolare del suo cuore e ripresi il controllo di me stessa. La sua voce atona e straziata mi colpì in piena faccia, più dolorosa di un pugno ben assestato. Stava soffrendo …
Non volevo! Come se l’agonia che mi stavo procurando da sola non bastasse!
Dean mi depositò sul letto, lentamente quasi non volesse spaventarmi. Per quanto desiderassi parlargli, dirgli che non doveva temere, non riuscivo a muovere un muscolo. Raggomitolata su me stessa, volevo solo difendermi dal mondo esterno pericoloso e malvagio. La mano calda di Dean mi accarezzò la testa e mi coprì con un lenzuolo.
Nessuna risposta. Non potevo, i miei singhiozzi si fecero così forti da coprire la voce di Dean. In un certo senso ne fui felice. Sentirlo così sconvolto e preoccupato non faceva altro che peggiorare il mio stato d’animo. Drasticamente.
Non sapevo cosa volessi. Forse, semplicemente scappare. Fuggire lontano, dalla mia vita e da tutto.
Non so quanto tempo trascorse, a me sembrò un infinità, ma rimasi immobile accompagnata soltanto dal suono dei miei singhiozzi. Incominciava a mancarmi il suono del battito regolare del cuore di Dean, ma cercai di scacciare quel pensiero, dovevo concentrarmi per ritrovare lucidità. In quelle che mi sembrarono sette ore, solo una volta avvertii una mano accarezzare la mia spalla, ma automaticamente mi feci più piccola e mi allontanai dal nemico esterno, con un sussulto di paura e cominciai a rabbrividire in modo più violento. Dovevo sembrare un cucciolo spaventato.  Io … Buffy Summers.
 Quasi scoppiai a ridere per la macabra ironia della situazione. Avevo affrontato l’Apocalisse e ne ero uscita illesa, avevo salvato il mondo così tante volte da averne perso il conto ed io ora stavo tremando come una bambina impaurita di fronte allo stesso mondo che mi ero tanto accanita a salvare.
Riuscii piano, piano a tranquillizzarmi. I miei singhiozzi si fecero più silenziosi e sporadici, fino a cessare del tutto. Ma la mia mente era un groviglio di vuoto assoluto. Nulla e terrore, una miscela devastante. Mi sentivo intrappolata dentro me stessa, senza alcuna via di fuga.
Nel silenzio della stanza avvertii un sussulto, quasi un gemito soffocato. Per quanto desiderassi essermi sbagliata, avrei riconosciuto la sua voce sempre. Era Dean. Dov’era finito? Perché le sue braccia non mi stavano stringendo contro il suo petto? Forse era meglio così, non volevo averlo intorno, non volevo nessuno. Dovevo stare sola e sperai per un istante che Dean non avesse assistito al mio patetico crollo.
 Speranza vana, sentii un altro gemito.
Aprii lentamente gli occhi, spaventata da quello che avrei potuto vedere. Fu difficile ritrovare il controllo del mio corpo, intorpidito dalla posizione che avevo mantenuto per non so quanto tempo, ma ci riuscii. Sbattei le palpebre nel tentativo di schiarire la mia vista offuscata dalle lacrime e in un angolo della stanza, rannicchiato su se stesso con la testa china tra le mani, c’era Dean.
Non lo avevo mai visto in quello stato. Era distrutto, dondolava meccanicamente avanti ed indietro e sulle sue guancie mi parve di vedere … acqua? Una fitta lancinante colpì il mio cuore, come una pugnalata di fuoco. Erano lacrime … stava piangendo. Il mio Dean.
Ero stata io a ridurlo così? Cos’era successo? Il mio primo istinto fu quello di correre da lui, cullarlo tra le braccia per sussurrargli che sarebbe andato tutto bene, ma il mio corpo obbiettò con determinazione. Non appena allungai le gambe, un formicolio così forte da stordirmi mi paralizzò. Mille piccoli coltelli acuminati mi stavano infilzando senza interruzione. Era doloroso, ma vedere Dean in quello stato era più che doloroso … era indescrivibilmente insopportabile.
Dean non si accorse del mio movimento. Sembrava sotto shock. La testa china e quasi stritolata tra le sue mani forti non accennava a volersi sollevare. Solo allora mi accorsi del fatto che era vestito ed io no. Non mi importava di quello – non c’era più alcun imbarazzo nel farmi vedere nuda da Dean – ma era come perdersi un piccolo pezzetto della situazione. Se si era vestito, era stato per uscire dalla stanza … dov’era andato? Era per qualcosa che era successo in mia “assenza” che era ridotto così? Sam stava bene?!
Il panico fu più forte dell’intorpidimento e scesa dal letto, ignorai le lame roventi sulle quali camminavano i mie piedi. Dean non si era accorto di me. Avvicinandomi notai che le sue labbra si stavano muovendo, un sussurro impercettibile se non a quella distanza.
< È colpa mia, è colpa mia, è colpa mia, è colpa mia …> non ripeteva altro. La paura e la preoccupazione si fecero più violenti dentro di me, stringendo il mio stomaco in una morsa.
Poggiai la schiena contro il muro e scivolai al suo fianco, ritrovandomi rannicchiata come lui. Ancora niente.
Posai lentamente la mia mano sul suo braccio e la feci scorrere fino a sciogliere la presa contro la sua testa. Lentamente si voltò verso di me, quasi impaurito, forse … sorpreso.
Quando mi guardò, gli sorrisi dolcemente cercando di ricacciare indietro il nodo che si era formato nella mia gola alla vista del suo volto sconvolto dal dolore.
< Buffy …?> disse felice, seppure fosse ancora sconvolto da qualcosa che io ignoravo completamente.
< Si, sono qui … sta calmo. Che succede?> gli domandai dolcemente, in un sussurro. Lo sguardo di Dean prese fuoco e si legò al mio. Con forza mi afferrò e mi strinse contro di lui. Portai le braccia attorno al suo collo, in modo automatico avvertendo una sensazione di immediato sollievo. La presa di Dean era troppo stretta, mi stava facendo male ma non mi sarei lamentata … mai.
Cominciò a dondolare di nuovo, portandomi con sé.
< Buffy … Buffy … Buffy …> continuò a ripetere il mio nome in un misto di sollievo e sorpresa. Gli accarezzai la nuca, ancora immobilizzata nella sua morsa.
< Sssh … va tutto bene. Io sono qui … > sussurrai al suo orecchio mentre le lacrime sfuggivano al mio controllo. La malsana sensazione che fosse colpa mia mi stava lacerando.
< Stai bene? Non sapevo cosa fare … Bobby e Sam erano spaventati, non volevano traumatizzarti. Non ce la facevano a vederti così senza poter fare niente. Sono andati a … a cercare una soluzione.> disse, veloce e sconvolto mentre stringeva ancora di più la stretta, togliendomi il respiro.
Si, era colpa mia.
< Mi dispiace da morire, è tutta colpa mia … non avrei dovuto dire quelle cose. Avrei dovuto sapere come riportarti da me ... Temevo di averti persa, sei stata così per tutto il giorno … stavo credendo di impazzire, non potevo toccarti, ti ritraevi dal mio tocco come fossi stato io a ferirti ed è così … se mi odi …> fermai il suo sfogo senza senso. Quasi irritata.
< Colpa tua?> chiesi indignata, mentre facevo forza sulle braccia per allontanarmi da lui e guardarlo in faccia. Finalmente l’aria tornò a riempire i miei polmoni.
< Sono stata io a ridurti così … ed è colpa tua?!> Cavolo, mi sentivo arrabbiata. Dean mi guardò spaventato, temeva una mia ricaduta.
< No … io …> cercò di sbiascicare, ma lo interruppi. Più calma.
< Non so cosa mi sia preso … mi dispiace. Ma non è colpa tua, tu sei l’unica cosa che mi permette di tirare avanti.> Ricordai all’improvviso che durante il mio stato di shock paralizzante, un’immagine sfocata continuava a pararsi davanti ai miei occhi facendomi rabbrividire. La donna che dava alla luce quel piccolo cucciolo indifeso, in un mondo di demoni. Ecco cosa mi aveva paralizzata fino a perdere il controllo. Ma non potevo dirlo a Dean, non in quel momento. Gli avevo già inflitto troppo dolore ingiustificato.
Dean mi afferrò di nuovo, con più forza e con uno strattone mi portò contro il suo petto. Poggiai la testa per poter sentire il battito del cuore che mi manteneva in vita ed ignorai la fitta di dolore che attraversò le mie gambe indolenzite. Dean mi strinse con più forza ed io ricambiai il gesto come potevo, limitata nei movimenti posai la mia mano sul suo petto. Mi baciò dolcemente la testa. Era tornato in sé. Riuscivo ad avvertirlo dalla naturalezza dei suoi gesti e dal tum tum regolare del suo cuore.
< Non vi lascerò mai, combatterò per voi … sempre. Sei tutta la mia vita Buffy.  Non riuscirei a sopravvivere, non senza di te.> gemette, senza trovare le parole.
Ed eccola. Una fitta di dolore mai provata. Così forte da bloccarmi il respiro e costringermi a premere la mano contro il cuore per stemperare la sensazione di panico e vuoto che strangolava in una morsa invisibile e dirompente il mio cuore mentre si sbriciolava come fatto di argilla.
Io sarei morta … la profezia parlava chiaro. Seppure il Portatore di luce non fosse stato il mio bambino e la Sola che avrebbe perso la vita dandolo alla luce non fossi stata io … il piccolo avrebbe portato speranza  sulla Terra quando la Prescelta sarebbe morta. E la Prescelta … ero io.
Non glielo avrei detto … Non in quel momento almeno. Mi strinsi forte a lui e sospirai mentre Dean posava un dolce bacio sulla mia fronte.
< Dovremo aiutare con la caccia a Raphael … > cambiai discorso, stanca.
< Tu devi dormire e riposarti … siamo ancora in fase di stallo, sta tranquilla.> sussurrò Dean, accarezzandomi il braccio. Voleva che dormissi.
< Dean … Da quanto sono in  questo letto? Ho bisogno di alzarmi … sgranchirmi le gambe e non so, mangiare qualcosa. Prometto che non mi stancherò.> alzai il viso tentando di sorridergli in modo sbarazzino, ma mi sentivo così stanca … così addolorata per le sue parole e per quella maledetta profezia.
Dean rispose al mio sorriso guardandomi con sospetto. < Potrei portarti io qualcosa da ….> osservò la mia espressione scocciata e sorrise di nuovo. < Va bene … che ne dici di un mega cheeseburger con patatine fritte?>
Sentii il peso della conversazione alleggerirsi e mi sollevai alla svelta, elettrizzata. I miei cambi d’umore stavano scombussolando persino me.
< Dico diavolo si!> cantilenai ,mentre mi mettevo i jeans. La risata di Dean riempì la stanza e poco dopo mi abbracciò, sollevandomi da terra e facendomi roteare. Sorrisi come una bambina e mentre mi faceva scendere, scorrendo contro il suo corpo muscoloso lo baciai appassionata.
< Cheeseburger …> sussurrò nella mia bocca mentre le mie mani si legavano lussuriose alla base della sua nuca.
Sospirai e sciolsi la presa quando il mio stomaco borbottando concordò con Dean.
< Chi arriva per ultimo … paga la cena!> Corsi verso la porta sorridendo, ma Dean mi afferrò per la vita e sollevandomi mi spostò. Aprì la porta pronto a correre, ma sgusciai tra le sue gambe facendolo ridere e corremmo verso il fast food, tra sgambetti, imbrogli e risate. Ecco quello di cui avevo bisogno … il Dean divertente e sarcastico, il mio. 

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Capitolo 6
*** Famiglia. ***


Arrivati alla porta, ci bloccammo spalla a spalla, tentando di entrare. Dean cominciò a solleticarmi la pancia, tentando di farmi arretrare mentre io optai per una tattica un po’ più subdola.
Afferrai con forza il suo viso e lo baciai con passione. Dean sembrò dimenticare all’istante la nostra gara e le sue mani corsero ingorde al mio corpo. Afferrò la mia schiena e con uno strattone mi fece aderire perfettamente a lui. Sorrisi … anche lui sembrava desiderarmi quanto io lo desideravo. In un istante schizzai via dalla sua presa, ridendo ed entrai nel locale dove mi accorsi che le persone presenti ci stavano guardando. Mi sedetti ad un tavolo, cercando di ostentare disinvoltura ma scoppiai in una risata sonora quando girandomi vidi ancora Dean sul ciglio della porta, con lo sguardo allucinato e con le mani ancora protese ad afferrare il vuoto che avevo lasciato.
< Sei stata meschina …> si lamentò mentre si metteva seduto sulla sedia di fronte alla mia. Il suo sguardo da cucciolo bastonato mi fece mettere a ridere.
Dean tentò di fulminarmi con lo sguardo e quando fu pronto a parlare la cameriera ci raggiunse al tavolo.
< Cosa volete ragazzi?> chiese gentile. Era una ragazza di circa vent’anni, mora e molto carina. Stava guardando in modo un po’ troppo lascivo Dean.
< Due cheeseburger e due porzioni di patatine fritte. Una birra e … una coca.> disse Dean senza degnarla di uno sguardo. Era concentrato su di me.
< Arrivano subito …> disse un po’ sconcertata. Sorrisi dell’indifferenza che Dean gli aveva riservato e mi allungai sul tavolo per baciarlo, ma Dean voltò la faccia.
< Non mi farò più toccare da te fino a quando non mi chiederai scusa. Non è bello abbindolarmi così, soprattutto perché sono io  quello che abbaglia.> e sfoderò il suo sorriso irresistibile … Quello da cattivo ragazzo.
 Gli scoppiai a ridere in faccia, mentre nel mio stomaco sentivo un formicolio piacevole che riconobbi immediatamente. Diventava vuoto e borbottava irrequieto  e mi sentivo come un’adolescente in preda a delle crisi ormonali quando Dean mi guardava in quel modo.
Dean rimase sorpreso dalla mia reazione, conosceva il potere che quello sguardo aveva su di me e senza che io me ne accorgessi, si sporse sul tavolo e mi afferrò per la nuca portandomi contro le sue labbra ardenti.
 In quell’istante il mondo attorno a me scomparve, ero nel mio piccolo paradiso privato, con Dean. Le sue labbra morbide si mossero delicatamente sulle mie, un bacio che solo lui sapeva rendere irresistibilmente sensuale nella sua dolcezza. Poggiò la fronte sulla mia, mentre i nostri respiri affannati si incontravano.
< Era un bluff … Non riesco a starti lontano per più di un minuto.> sussurrò contro le mie labbra, facendomi arrossire. Lo baciai con passione, mentre le mie mani correvano ingorde al suo viso perfetto. Tutto di lui mi faceva impazzire, uscire completamente fuori di testa … era il mio Dean.
Solo quando un colpo di tosse riecheggiò nell’aria attorno a noi, ci dividemmo. La cameriera con il vassoio in mano era rimasta in piedi al nostro fianco, tentando inutilmente di avvertirci della sua presenza chissà da quanto tempo. Ma ero nel mio piccolo paradiso privato …
Arrossii e tornai al mio posto, mentre Dean sorrise della mia reazione. Ringraziò gentilmente la cameriera e tornò a guardarmi, incantato.
< Non credo che riuscirò a non bere più birra per i prossimi sei mesi e mezzo …> sbiascicai, imbarazzata dal suo sguardo.
Il cheeseburger che stava per azzannare crollò di nuovo nel piatto, spaventandomi. Alzai lo sguardo ed incrociai quello di Dean … era scioccato. Perché?
< Sei di due mesi e mezzo … ?> domandò allucinato. Vero … Non gli avevo detto quanti mesi aveva il nostro piccolo. Cavolo.
< Si …> Sussurrai un po’ spaventata da quale sarebbe potuta essere la sua reazione.
 Lo shock scomparve dal volto di Dean lasciando spazio ad un sorriso che avrebbe potuto illuminare l’intero fastfood per anni.
< Due mesi e mezzo …> ripeté a se stesso, gli sorrisi ed addentai il mio panino, così invitante da tentarmi persino in quel momento. Da quanto non mangiavo?
< Perché non me lo hai detto prima?> chiese all’improvviso mentre la mia bocca era ingombrata da un boccone troppo grande. Cercai di parlare, ma avevo persino le guancie gonfie e così scoppiammo entrambi a ridere. Masticai con calma, sotto lo sguardo indagatore e curioso di Dean e mandai giù.
< L’ho scoperto solo una settimana fa … è stato Castiel a darmi il numero preciso dei giorni.> all’istante mi pentii delle mie parole. Dean mi guardò di sottecchi, cercando di capire quello che avevo detto. Rimasi per un istante pietrificata.
< Lo ha scoperto da solo … ha messo la sua mano sulla mia pancia e … Voilà. Non so come ha fatto, come ha fatto a saperlo, ma io … Avrei voluto che lo sapessi tu per primo, ma …> panico.
Mi sentivo così in colpa.
Dean sembrava ferito, ma accarezzò il mio viso dolcemente e mi sorrise in modo sbarazzino.
< Non preoccuparti, non ce l’ho con te. Lo farò secco prima o poi quell’angelo.> il modo scherzoso in cui lo aveva detto, nascondeva una rabbia palpabile. Rabbrividii.
< Ora mangia … Dovete essere in forze voi due, c’è un caso che ci aspetta.>
Gli sorrisi e non replicai. Sapevo che mi avrebbe fatto partecipare solo in minima parte e che lo stava facendo solo per non farmi cadere di nuovo in un fase di shock catatonico, ma non mi andava di discutere …
Finii in fretta tutto quello che c’era nel piatto, mentre Dean accarezzava la mia gamba o scoppiava a ridere per il modo in cui mi stavo ingozzando. Fremevo dalla voglia di rivedere Sam, Cas e Bobby. La mia famiglia …
Praticamente mi precipitai alla loro stanza e bussai alla porta mentre Dean mi stava abbracciando da dietro, felice.
Sam spalancò la porta con un sorriso estasiato sul viso e prima che potessi fare un passo verso di lui, mi allontanò dalle braccia di Dean e mi sollevò da terra, stritolandomi contro il suo enorme petto. Era così caldo e le sue risate così solari e sincere che mi lasciai andare ad un pianto di gioia. Lo strinsi a me il più che potevo e lo sentii baciare la mia nuca.
< Bentornata Scricciolo. Mi hai messo davvero paura, vedi di non farlo mai più. Siamo intesi?> Ma nel tono della sua voce riuscivo ad udire solo sollievo.
< Promesso …> sussurrai contro la sua spalla mentre mi cullava come fossi una bambina. Ma per lui lo ero … la sua piccola ed incauta sorellina. E mi sentii amata, al caldo. Sam era mio fratello, a tutti gli effetti.
 Finalmente mi lasciò andare, ma non appena riuscii a posare di nuovo i piedi per terra mi scompigliò amorevolmente i capelli. Ci mettemmo a ridere mentre Dean chiudeva la porta dietro di noi. E solo quando Sam fece un passo a destra, riuscii a vedere seduto al tavolo vicino alla finestra, il mio vecchio burbero preferito.
< Bobby!> gridai in preda ad una gioia incontrollabile. Gli corsi quasi incontro e lo abbracciai dopo che era riuscito appena in tempo ad alzarsi. Mi strinse teneramente nel suo abbraccio. Era goffo ed impacciato quando si trattava di gesti affettuosi, ma per la prima volta avvertii le sue mani stringere con sicurezza la mia vita.
Sciolsi l’abbraccio dopo qualche minuto e notai che i suoi occhi erano lucidi ed arrossati, gli sorrisi.
< Piccola … Sono felice di vedere che stai bene. Ci hai fatto uscire tutti di testa, sai?> il sorriso paterno che comparve ad arricciare la sua bocca, mi fece sentire finalmente a casa. Abbassai la visiera del suo cappello, scherzando e gli diedi un bacio sulla guancia.
< Scusa Bobby. Mi sei mancato tanto sai?> e voltandomi vidi Castiel, una strana luce illuminava i suoi occhi e per la prima volta un dolcissimo sorriso comparve sul suo splendido volto.
Spalancò le braccia senza fare un passo, mi stava invitando a raggiungerlo. Camminai lentamente, sorpresa dal calore del suo sguardo ed affondai tra le sue braccia come fosse fatto di burro fuso. Fui in un attimo in paradiso. Non sapevo se fosse per via della sua natura o perché mi ero scoperta ad amarlo come e più di un fratello, ma un cielo azzurro e senza nuvole mi inghiottì nella sua eterna sensazione di pace.
Spalancai gli occhi disorientata dal flash che era comparso nella mia mente e le mani di Cass mi afferrarono per le braccia e mi allontanarono da lui. Mi sorrise di nuovo, come solo un fratello saprebbe fare.
< Bentornata …> sussurrò.
Ed il silenzio che riempì la stanza non era un silenzio pesante o imbarazzato, ma un attimo di pace che tutti noi ci stavamo concedendo. Un momento in famiglia.
Incrociai lo sguardo felice di Dean. La dolcezza che leggevo nei suoi occhi era portata da un emozione del tutto nuova per lui … la pura e totale serenità.
< Allora, quali sono le news?> domandai sorridendo a Dean.
Bobby nascose una risata e tornò a sedersi al tavolo che era ricoperto di vecchi libri.
< Crediamo che Raphael abbia invocato un Crama hal.> mi rispose Castiel, in tono serio.
< Già e quel brutto figlio di puttana non ha intenzione di fermarsi.> bofonchiò Bobby irritato, mentre sfogliava energicamente un libro.
< Cosa significa?> chiesi disorientata.
< Sta creando un esercito di demoni primordiali e incazzati da tenere al guinzaglio.> Sam terminò la frase con un profondo sospiro. Solo allora mi accorsi delle occhiaie violacee che gli ustionavano il viso e automaticamente i miei occhi corsero a Bobby: la camicia stropicciata, il volto pallido. Non avevano dormito affatto quella notte, erano esausti e preoccupati. Mi sentii tremendamente in colpa. Quanto tempo aveva detto Dean ero rimasta addormentata? Dodici ore? Forse erano tredici …
< E non lo fa solo perché da piccolo sua madre non gli ha permesso di tenere un cucciolo.> commentò Dean, passando al mio fianco e prendendo il libro che Bobby teneva sotto mano. Cercò una pagina in particolare ed una volta trovata mi porse il libro così che potessi vederla.
Non appena posai gli occhi su quell’illustrazione dai colori scuri e dal tratto netto e marcato riconobbi immediatamente il tipo di volume che stringevo tra le mani. Era quello che qualche giorno fa Sam stava leggendo, quello sul quale era stata predetta la mia morte.
Ma il soggetto della scena era diverso. Nessuna donna incinta, nessun bambino piangente. Solo corpi mutilati e privi di vita. Umani.
< Raphael vuole portare a terminare la missione di Lucifero. Sterminare il genere umano ed ha assoldato dei killer invincibili per portare una nuova e del tutto personale Apocalisse sulla terra.> le parole di Castiel risuonarono nella mia mente senza lasciare in realtà nessuna traccia. Lo avevo sentito certo, ma non lo stavo ascoltando, non ascoltavo nulla che non fossero i miei pensieri incasinati.
< Questa fonte è attendibile? Voglio, voglio dire … questo libro, il il suo autore, sono attendibili?> domandai senza staccare gli occhi dalle pagine.
< Si … > rispose titubante Bobby. < è uno dei Vangeli apocrifi, e tra di loro il più attendibile … quello di S. Pietro.>
Persi il senso di ogni parola o di ogni mio movimento. Una sensazione di nausea e dolore mi avvolse in una nuvola nera. Si, era una fonte attendibile.
< Buffy?> la mano di Dean sfiorò il mio mento, allontanando il mio sguardo impaurito da quelle immagini. Cercai di sorridergli, ma il suo sguardo preoccupato non sembrava affatto voler scomparire.
< Sto bene, solo …> mentii e mi allontanai da lui, mi conosceva bene. Sapeva quando stavo mentendo.
 < Cosa possiamo fare? Come possiamo fermarlo e cosa ancora più importante:  come si uccidono questi Croco nal?>
< Crama hal.> mi corresse Bobby che tentò di nascondere un sorriso. Sam non ci riuscì altrettanto bene.
< Come si chiama, come faccio a farli fuori?> chiesi posando il libro sul tavolo.
< Uoh uoh. Tu non farai fuori proprio niente tesoro, e soprattutto non da sola.> Dean venne verso di me scrollando la testa e sollevando le braccia come per farmi notare che fosse disarmato.
< Cosa?> avvertii la mia voce salire di due ottavi. Odiavo sentirmi dire cosa dovevo o non dovevo fare. Notai lo sguardo sospettoso di Sam. Non riusciva a comprendere la reazione del fratello. Purtroppo io si.
< è pericoloso.> disse in tono serio e ammonitore, guardandomi come se fossi un’adolescente in preda agli ormoni, non in grado di prendere decisioni ragionevoli. Sentii le mie guancie avvampare di rabbia e tentai di fulminarlo con lo sguardo.
< Non sono una bambina Dean! So quello che faccio e quello che devo fare ora è fermare Raphael con il vostro aiuto.> Nessun segno di tentennamento corruppe la mia voce.
Dean piegò la testa di lato, come faceva quando si sentiva irritato e si avvicinò a me.
< Per favore piccola, cerca solo di stare al sicuro per i prossimi sei mesi e mezzo. Non riesco ancora a capire come sia riuscito a sopravvivere incolume agli ultimi due mesi.>
C’era un’intensità ammaliante nel suo sguardo e nella profonda preoccupazione della sua voce. Rabbrividii di fronte alla sua premura e al suo amore ma non mi spostai di un millimetro e repressi l’incontrollabile tentazione di correre al suo viso con le mie mani e baciare le sue labbra carnose con la mia bocca.
< Dean questa è la mia vita e ho bisogno di gestirla come dico io. Starò attenta, ma lo hai detto proprio tu: siamo riusciti a sopravvivere per due mesi senza che io ne fossi a conoscenza o prestassi alcuna attenzione. Cosa credi potrà accadere adesso che non metterei mai a rischio la mia vita?> Colpito ed affondato. Mi sentivo stranamente fiera di me stessa.
< Ma di che cosa state parlando?> domandò allora preoccupato Sam, frapponendosi tra noi due. Sollevai lo sguardo al suo volto e gli sorrisi.
< Sono incinta … > sbiascicai con le lacrime agli occhi. 

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Capitolo 7
*** Quello si che era amore. ***


< Sono incinta … > sbiascicai con le lacrime agli occhi.
La bocca di Sam si spalancò quel poco per dargli un espressione da fesso e continuai a scrutare il suo viso, in attesa di una sua qualunque reazione.
< Capite perché non voglia che venga con noi? Un conto è quando mette a rischio la sua vita nonostante rischi di provocarmi un infarto, un altro è che uccida nostro figlio solo perché non accetta di restare in panchina per non so quale motivo!> urlò Dean in mezzo alla stanza, vagando con lo sguardo da Sam a Bobby, ma entrambi sembravano troppo scioccati per rispondere in alcun modo.
Mi sentivo irritata, ma la mia rabbia era totalmente soffocata dalla mia paura. Paura alla reazione dei due uomini pietrificati che mi stavano guardando senza respiro. Non so per quale dannato motivo ma mi sentivo paralizzata, come l’avrebbero presa? Cosa avrebbero pensato di me?
< Aspetti un bambino … da Dean?> l’espressione sbalordita di Bobby mi fece scoppiare a ridere. Una risata isterica forse, ma pur sempre una risata.
< Cosa c’è di strano?> domandò Dean quasi ferito.
< Sei un idiota ragazzo … Ma … è la notizia più bella che mi tu mi abbia mai dato!> Disse Bobby tra un sorriso e una grattata alla barba.
Il sorriso che cominciò ad illuminare il suo viso, fece sobbalzare il mio cuore. Ecco cosa mi faceva così paura … Volevo l’approvazione di mio padre.
< Bobby …> piagnucolai con le lacrime agli occhi, come un bambina. Immediatamente ci venimmo incontro e sprofondai nel suo abbraccio paterno. Sentii il mio cuore sciogliersi in quell’affetto mai provato prima d’allora …  Non avevo mai avvertito quel tipo d’amore, non con il mio padre biologico. Quell’uomo assente e severo, né con Giles, volevo bene al mio osservatore ma ero sempre stata … sola a combattere le mie battaglie.
Ma adesso con loro, non era più così. La malsana sensazione di solitudine e smarrimento che mi aveva accompagnata per tutta la vita, impedendomi di legarmi alle persone che amavo come avrei dovuto, ora era scomparsa … non mi sentivo più sola, soltanto amata di un amore coinvolgente e irrazionale e riuscivo finalmente a donare il mio cuore senza alcuna paura.
Bobby baciò la mia nuca e mi strinse con più forza.
< Piccola mia … Dean ha ragione, non puoi rischiare.> sussurrò dolcemente il cacciatore.
Sollevai il viso che avevo poggiato contro la sua spalla e mi stupii nel vedere le sue lacrime e non mi arrabbiai come era successo con Dean, anzi mi sentii in colpa.
< Ti voglio bene Bobby … sei il padre che non ho mai avuto, ma … ci penserò ok?> dissi rassegnata vedendo il suo sguardo preoccupato.
< è un maschio o una femmina?> domandò senza lasciar trapelare alcuna emozione Sam.
Mi voltai verso di lui, asciugandomi le lacrime con la manica della mia maglietta e lo guardai preoccupata. Non riuscivo a capire come l’avesse presa  ed era assolutamente strano ed irritante. Di solito riuscivo a leggere Sam come fosse un libro stampato.
< Ancora non lo sappiamo.> rispose Dean prima di raggiungermi e stringermi per la vita. Anche lui aveva avvertito che c’era qualcosa di strano in Sam.
Quando incrociammo i nostri sguardi però tutta la preoccupazione e la serietà che avevo visto in lui, svanirono come neve al sole e mi sorrise del sorriso che amavo tanto. Quello di mio fratello.
Mi raggiunse a grandi falcate e mi stritolò contro di lui, scoppiammo a ridere come due bambini, ma subito dopo lasciò la presa.
< Oddio, scusa ti ho fatto male?> si riferiva all’abbraccio forse?
Lo guardai di traverso facendolo sorridere un po’ imbarazzato. < Sam …> lo ammonii < Non cominciare anche tu.>
Sam mi sorrise di nuovo e subito dopo il suo sguardo si rivolse a Dean, suo fratello.
Avevo sempre ammirato, con un pizzico di gelosia a dire il vero, il loro rapporto, il modo in cui quando stavano insieme tutti i problemi sembrassero risolvibili e come tutti i momenti fossero preziosi come diamanti ed avvertii anche in quel momento la tensione emotiva che si stava creando tra loro due.
Si sorrisero come quando erano bambini e John dava loro una bella notizia, solo che invece di cominciare a saltellare e darsi delle pacche, i loro corpi in sincronia si unirono in un abbraccio forte e indissolubile.
Feci un passo indietro, lasciandogli la loro privacy … Era un momento carico di tensione e amore. Una svolta nella loro vita, inattesa quanto mai sperata data l’esistenza che conducevano.
< Dean … hai tutto quello che sognavo potessi ottenere un giorno. Te lo meriti.> disse Sam con le lacrime agli occhi, mentre stringeva Dean nel suo abbraccio possente.
Dean aveva un vero e proprio debole per il fratello, lo sapevo. Adorava Sammy e lo amava come un padre ama suo figlio. Lo vidi piangere silenziosamente, felice per quel che ci stava accadendo ma ancora di più per l’amore che Sam gli stava dimostrando, come se quell’istante sottoscrivesse il risultato tangibile che aveva svolto bene il suo lavoro o meglio la grande ed adorata impresa della sua vita.
< Grazie Sammy … Farò del mio meglio, ma avrò bisogno di te per rigare dritto, lo sai.> sussurrò Dean emozionato.         
< Non riesco ad immaginare padre migliore di quello che tu sei stato per me Dean.> rispose sincero Sam mentre scioglievano l’abbraccio.
Vidi il volto di Dean vagare dalla felicità assoluta, alla commozione in meno di un minuto.
Poggiò amorevolmente la mano sulla spalla di Sammy, sorridendogli.
E stranamente era quello stupido gesto ad avere più valore delle parole che si erano scambiati, per quanto intense ed importanti. Quello sguardo e quel contatto casuale … non erano mai stati abituati a dimostrare il loro affetto con frasi sdolcinate, ma con le loro azioni, durante gli scontri a fuoco o durante le battute di caccia, sempre pronti a prendersi una pallottola o un pugno al posto dell’altro  e così come avevano fatto durante il corso della loro vita anche adesso si dimostravano il loro affetto così intenso e profondo da non trovare parole tanto belle che potessero esprimerlo.  
Notai solo in quel momento che Castiel si era avvicinato a me. Era alle mie spalle troppo lontano per toccarlo ma così vicino da avvertire il calore del suo corpo.
Mi voltai a guardarlo, pensierosa. Stava osservando come me quella scena così commovente ma aveva una strana scintilla negli occhi. Nostalgia. E stranamente anche io mi sentivo così … come se mi mancasse qualcosa, come se sentissi la mancanza di un amore come quello. Forse mi mancava Dawn. 

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Capitolo 8
*** Ditemi che non è vero. ***


< Emh …> tossì quasi Bobby, togliendosi il cappello e grattandosi i capelli, un gesto che faceva sempre quando non voleva far vedere la sua commozione, lo conoscevo bene. < Forse dovremmo tornare al caso, sapete …>
Sam sorrise smaliziato, apprezzando il gesto del vecchio cacciatore mentre Dean si allontanò da noi, comprendosi la bocca con un pugno e grattandosi la gola. I miei uomini così machi da non voler mostrare le loro emozioni.
< Ok, direi che il caso ora assume la priorità assoluta. Quei cosi dal nome strano di certo devono essere fermati prima che combinino guai seri.> esordii andandomi a sedere su uno dei due letti presenti  nella stanza.
Castiel mi fissò con una strana scintilla di orgoglio negli occhi. < Buffy ha ragione. La notizia che ci ha appena dato è … molto bella quanto complicata, ma se fino ad adesso lei è riuscita a sopravvivere senza complicazioni ai vari casi che abbiamo affrontato di certo potrà portarne a termine un altro, poi la decisione spetterà a loro due.>
Dean si fece avanti, si posizionò proprio di fronte all’angelo. < Ma volete capirlo che fino ad ora ci è soltanto andata bene? Se ricevesse un pugno male assestato e dovesse perdere il bambino?> detto questo, si voltò a guardarmi. Mi stava forse supplicando?
 < Dean io … non posso farvi combattere senza di me. Non posso solo stare in panchina, diventerei pazza a causa dell’ansia! Senza il mio aiuto uno di voi quattro potrebbe morire e non sarebbe peggio?> Gli domandai quasi in un lamento mentre mi facevo più vicina a lui.
Dean mi fissò quasi indignato. < Mi stai chiedendo di scegliere tra la vita di mio fratello e dei miei amici e la tua vita e quella del bambino?>
Non potrò mai dimenticare il suo sguardo arcigno ed il tono velenoso della sua voce. Rimasi imbambolata a fissarlo, ferita. Davvero poteva pensare che lo avrei mai messo di fronte ad una scelta del genere?
Fu più forte di me, non riuscii a controllarmi ed ancora prima che potessi realizzare cosa stavo facendo, uno schiaffo lo colpì in pieno volto, facendo voltare la sua testa.
Mi sentivo così offesa ed indignata.
< Va all’inferno Dean.> sbottai e corsi alla porta. La sbattei così forte dietro di me che il rimbombo mi penetrò nelle orecchie.
Non so cosa accade dopo in quella stanza, so solo che ben preso sentii delle urla provenire dall’intero. Speravo solo che Sam o Bobby gli stessero dando una bella lavata d’orecchi.
Non sapevo bene dove andare, ma continuai a camminare a passo svelto. Non potevo tornare in camera nostra, presto Dean mi avrebbe cercata lì e non avevo nessuna voglia di vederlo. Dovevo sbollire la rabbia e credo proprio che fu la rabbia a condurmi nel luogo più familiare per me, quasi come una seconda macabra casa. Il cimitero.
Il sole stava già calando, i vampiri non ci avrebbero messo molto ad uscire dalle bare ed io avrei avuto il mio sfogo personale. Se non potevo picchiare Dean questo non voleva dire che non potessi riversare tutta la mia ira su dei brutti e cattivi vampiri affamati.
Ma ero disarmata, di tornare al motel non se ne parlava così optai per un’arma di fortuna. C’era una staccionata lì vicino. Certo non era un’arma molto comoda o ergonomica, ma era fatta di legno ed aveva una punta, mi poteva bastare.
Mi appostai sopra una specie di piccola cappella, in attesa. Quello era il punto migliore per tenere sotto controllo l’intero cimitero. E ben presto, come avevo sperato, vidi la mano sporca di un vampiro appena rinato scavarsi un’uscita fuori dalla terra. Lo avrei fatto fuori in meno di due minuti, era un nuovo arrivato, ma era meglio di niente.
Con una capriola saltai giù dalla cripta e mi catapultai verso il vampiro. Quando fui lì, il mostro era già completamente uscivo dalla sua tomba e mi guardò affamato, completamente ricoperto di terra.
< Avevo proprio voglia di uno spuntino.> mi disse tra i denti.
< Perfetto! Io avevo voglia di prendere a calci qualcuno, siamo fatti l’uno per l’altra!> esordii prima di fare la mia mossa. Gli sferrai un calcio laterale che lo fece barcollare a terra ed una volta lì fui pronta ad alzarlo a suon di pedate, ma del tutto inaspettatamente il vampiro afferrò il piede sul quale poggiava il mio peso e lo sollevò facendomi cadere a terra.
< Era una vita che ti aspettavo Buffy.> ringhiò prima di salire sopra di me e bloccare le mie mani sopra la mia testa. Quando finalmente riuscii a vederlo in faccia, rimasi pietrificata.
Xander.
Non poteva essere lui, l’ultima volta che lo avevo visto non la ricordavo nemmeno più, era passato così tanto tempo … cinque anni.
I suoi denti penetrarono nel mio collo così velocemente che non riuscii nemmeno ad accorgermene in tempo. Era scioccata. Come avrei mai potuto uccidere Xander? Era il mio migliore amico, o meglio un tempo lo era stato.
Lo sentivo fremere e mordere sopra di me, ma mi sentivo impotente. Non potevo fare del male a Xander.
Proprio quando stavo per perdere i sensi vidi la sagoma di quello che era stato un mio amico volare dall’altra parte del campo. Dal rumore che avevo sentito dovevano averlo colpito con una pallottola di sale.
Sollevai un poco la testa e sibilai il suo nome, non volevo che si fosse fatto male. Ma poco dopo le forti mani di Dean mi afferrarono il viso e mi costrinsero a guardare i suoi occhi verdi e il suo volto perfetto.
< Buffy, mi senti? Resta con me amore! Resta con me ti prego!> urlò quasi, era così spaventato glielo si leggeva in viso.
< Non fategli … del male. Per favore … è Xander. Non …> sbiascicai fuori mentre Dean mi guardava sempre più preoccupato.
< Ok amore, ok …> Mi sollevò da terra e mi prese tra le sue braccia. Con la coda dell’occhio vidi Sam correre verso Xander, armato di un fucile che pregavo non fosse caricato con pallottole di legno.
Strinsi più forte che potevo la mano attorno al braccio di Dean, per catturare la sua attenzione.
< Non fategli del male … Lui è … era mio amico. Per favore non …> cercai di dire lucidamente.
< Ho capito, non dobbiamo ucciderlo. Non preoccuparti Buffy, ora pensa solo a te stessa per favore.> mi disse comprensivo e attento. Gli volli credere e lasciai che le tenebre che sentivo avanzare avessero la meglio su di me.


Ok, persino da incosciente mi sentivo una perfetta cretina. Sbagliavo o avevo appena rischiato di farmi uccidere in nome di una vecchia amicizia? E la cosa più sconsiderata era il fatto che adesso non ero più sola, dovevo saperlo. E avevo finalmente capito che ormai la responsabilità di un’altra vita gravava letteralmente sulle mie spalle, o nella mia pancia. Ma come avrei mai potuto smettere? La caccia era la mia vita. Dean, Sam, Bobby e Castiel erano la mia vita. Come potevo lasciarli soli ad affrontare tutto quello schifo, e se avessi perso uno di loro? Come sarei mai potuta sopravvivere? Non potevo di certo farli ritirare tutti dalla caccia per venire a fare la maglia a casa mia. La loro missione era di vitale importanza e a dirla tutta, lo era per il mondo intero.
Era definitivo, non c’era soluzione!
< Basta Castiel! Devi smetterla! Si è quasi fatta ammazzare ieri notte, vuoi davvero che continui a cacciare? Cosa hai al posto del cuore, uomo di latta?>
La voce che urlava fino quasi a raschiare la sua gola, era quella di Dean. Era così arrabbiato, ma non era certo colpa di Castiel.
< Dean vuoi capirlo che abbiamo bisogno di Buffy? Quello di ieri è stato solo un incidente!>
< Avere le allucinazioni per te significa avere un incidente? Continuava a chiamare quel vampiro che l’ha quasi ammazzata Xander! Ed io conosco Xander e non è di certo di quel maledetto coso che vi ostinate a tenere legato di là! Non sta bene non lo volete capire? C’è qualcosa che non va! Quello di ieri notte è stato praticamente un suicidio!>
Un suicidio? Io non volevo di certo morire! Io volevo ammazzare lui per quello che mi aveva detto!
E come poteva non essere Xander? Lo avevo visto bene, era lui. Dean lo aveva visto mezza volta cinque anni prima come poteva riconoscerlo meglio di me? Per lo meno non lo avevano ammazzato.
Cercai di parlare e di aprire gli occhi. Mi sentivo la bocca impastata e la luce mi dava fastidio, ma mi sentivo già molto meglio.
< Non muoverti principessa, hai la flebo attaccata al braccio, potresti staccartela.> mi sussurrò
 gentile Dean mentre mi accarezzava amorevolmente il viso.
Ed eccolo lì, il panico. Le mie mani corsero alla mia pancia ed in un sibilo chiesi < Il bambino?>
< Castiel ha controllato, sta bene.> mi risposte prontamente Sam che si trovava alla mia destra. Mi prese la mano e mi sorrise.
< Come ti senti?> mi domandò.
< Un po’ scombussolata ma bene.> risposi sinceramente.
< Se non ti farai prima ammazzare da sola giuro che ti ucciderò io non appena ti rimetterai in piedi.> mi disse troppo gentile e pacato Dean per risultare minaccioso.
Lo guardai con dolcezza. In fondo aveva ragione, ma non potevo scordare il motivo della mia arrabbiatura.
< Davvero pensi che io potrei mai chiederti di scegliere tra me e il bambino e la tua famiglia?>
< Tu sei la mia famiglia Buffy.> il tono sincero della sua voce ed i suoi occhi lucidi fecero crollare il mio muro di rabbia e risentimento e gli sorrisi.
< Perdonami è solo che … è una situazione nuova e lo so che sono abituato a te che fai sempre e solo di testa tua, ma qui c’è in ballo qualcosa di diverso, qualcosa nella quale anche la mia parola dovrebbe avere la stessa importanza della tua, lo capisci?> mi accarezzò il viso e posò un bacio delicato sulla mia fronte.
< Si, lo capisco solo ora.>
Sentii la mano di Sam stringere la mia, era felice.
Solo allora vidi Bobby passare una birra gelata a Dean. Mi passò una mano in fronte come a controllare la mia temperatura e mi sorrise provato.
< Scappa un’altra volta di casa e ti metto in punizione a vita.> scherzò facendomi ridere. Solo allora realizzai di essere nella sua vecchia ed accogliente casa, troppo piena di vecchi libri e mille scartoffie.
< Ci sono dei problemi> Castiel era comparso vicino al mio letto, del tutto inaspettatamente.

Ditemi che cosa ne pensate di questo capitolo vi prego, ho bisogno di pareri per scrivere il capitolo seguente. Sono indecisa se far diventare lo Xander vampiro reale o … immaginario, diciamo così. =) 

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