Il Cocchiere Fantasma

di Chandy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***



La serata non si prospettava un granchè, nonostante la festa sembrasse prendere una piega abbastanza positiva.
Il fatto era che Sarah si stava annoiando e avrebbe voluto andarsene volentieri.
La proprietaria della casa le si avvicinò: era la classica signora ricca, ben vestita e con un'acconciatura di alta classe.

 "Allora signorina Larson, si sta divertendo?"
 "Oh, salve signora Edwards...sì sì, è una bella festa."  Sarah temeva che dal suo tono trapelasse il disagio che, lentamente, la stava inabissando.
 "Bene, allora non ha nulla in contrario se le presento mio marito."

A Sarah sembrò che la folla all'interno della sala si aprisse come le acque di Mosè: ed ecco...lui era là, sulla quarantina, alto circa un metro e settanta, moro e con occhi color del cielo; pareva quasi un uomo dai caratteri stereotipati, ma dallo sguardo così profondo che Sarah trasalì.

 "Buonasera signorina Larson, che piacere averla qui con noi; le piace la festa?"
 "Sì certo..come dicevo a sua moglie, mi piace molto l'ambiente e questa festa è molto...intrigante"  quella pausa diede la possibilità a Sarah di lasciarsi scappare una frecciatina seducente verso il suo interlocutore.
 "Quindi...ha intenzione di fermarsi ancora per un pò"  rispose lui restituendole lo sguardo ammiccante
 "Penso di sì...non voglio fare tardi però, domani mi aspetta una dura giornata di lavoro"
 "Di cosa si occupa signorina Larson?"
 "Lavoro all'università di Harvard come aiutante del professore di storia."
 "Mmm..lavoro interessante" nella sua voce Sarah intuì un leggero sarcasmo, tanto che il fascino che le aveva suscitato svanì.
 "Sì abbastanza interessante e a volte direi coinvolgente."
 "Sono felice per lei signorina, allora...beh, buon proseguimento e buon lavoro nel caso dovesse andarsene prima che la festa finisca."
 "Grazie mille signore, altrettanto".

Sarah si riamalgamò alla gente che nel frattempo non si era fermata, ma continuava a colloquiare animatamente, come in ogni festa che spesso le persone di quella "classe sociale" organizzavano.
Intanto, fuori dalla villa, a qualche metro di distanza, una carrozza sfrecciava a gran velocità, senza badare a cosa ci fosse dinanzi al suo cammino.
La nebbia era sempre più fitta e una persona in quel momento si trovava proprio nella traiettoria sbagliata. Non fece in tempo a scansarsi che venne travolta prima dai cavalli, poi dalla carrozza stessa e non ci fu nulla da fare.
L'indomani nel paese lo scompiglio regnava sovrano, non si sapeva cosa fosse successo, c'era solo un cadavere in mezzo alla strada. La polizia aveva già iniziato il sopralluogo e gli agenti si spostavano intorno all'isolato alla ricerca di indizi che potessero spiegare l'accaduto. Qualcosa indicò però al medico legale che l'uomo era stato travolto da cavalli, dato che aveva i segni dei ferri addosso e qualche segno di ruota sulla camicia.

 "Allora dottore a che ora è avvenuto il decesso?"
 "All'incirca verso mezzanotte"
 "E la morte è stata istantanea?"
 "Eh direi proprio di sì"
 "Okay vedremo cosa fare appena avrò tutti i referti dell'autopsia"

Nel frattempo Sarah si era svegliata e, seppure la sua testa non fosse proprio in forma, cercò i vestiti e uscì di casa diretta all'università.
La giornata era migliorata e lei si sentiva più in forma, pronta per affrontare un'altra delle ricerche del professore.

 "Salve prof."
 "Oh Sarah, ciao. Hai saputo?"  l'espressione del professore, un uomo sulla sessantina, era alquanto cambiata e il tono della voce era più concitato.
 "No cosa è successo?"  Sarah era talmente preoccupata, che non si rese conto di aver posato la borsa sulla scrivania del professore, stropicciandogli tutti i fogli.
 "Un uomo è stato investito...non si sa bene cosa sia accaduto veramente; sembra che sia stato calpestato da alcuni cavalli."
 "Cavalli?" Sarah non riusciva a capire.
 "Già...come se fossero legati a qualcosa come una carrozza o qualcosa di simile, un calesse...non si sa"

Il professore insegnava storia, ma si occupava di casi misteriosi e carichi di adrenalina, dove a volte la paura la faceva da padrona. Aveva avuto a che fare con mummie in Egitto, durante un viaggio che non era di lavoro, ma anche con omicidi, fossili e, soprattutto, con i fantasmi.

 "Lei pensa che ciò abbia a che fare con qualche entità obsoleta?"
 "Possibile...chi poteva essere così matto da girare all'impazzata per le vie del paese con una carrozza?"
 "Beh, siamo quasi ad halloween, magari voleva creare l'atmosfera"
 "Sarah..." - la rimproverò il professore - "Scusi era una battuta per sdrammatizzare" rispose lei.
 "Comunque, per ora non abbiamo elementi che ci permettano di capire cosa esattamente può esserci dietro tutto ciò, quindi non ci resta che continuare a svolgere i nostri ordinari compiti universitari".

I due presero fogli e libri per poi avviarsi verso l'uscita della stanza, alla volta di un'altra monotona giornata di lavoro in cattedra.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***



Le indagini proseguivano senza sosta, sebbene gli agenti non riuscivano a collegare l'accaduto e l'identikit di un presunto colpevole. L'ispettore passava giorno e notte al lavoro, ma una sera decise di tornare prima a casa e concedersi una pausa.
Aprì la porta dell'abitazione, si tolse la giacca, estrasse la pistola dalla fondina, si tolse il resto dei vestiti e decise di farsi una doccia.
All'improvviso, mentre tutto intorno non c'erano rumori, ci fu uno scricchiolio sinistro e la porta d'ingresso lentamente si aprì. Una figura, di incerta forma, si apprestava a girare per casa alla ricerca di qualcosa o, forse, qualcuno.
L'acqua scrosciava intensamente e i primi vapori avevano lasciato l'alone sullo specchio sopra il lavandino.
Una mano disegnò una curva di imprecisata forma, poi pian piano si avvicinò al box doccia in cui David, l'ispettore, si stava concedendo un pò di meritato relax.

"Ah-ah!" un urlo eccheggiò nella stanza rimbombando sonoramente
"Oh mio Dio" David sobbalzò e quasi scivolò per lo spavento
"Sarah ma sei matta? Cosa diavolo stai combinando?"
"Andiamo, non mi dire che non stai agli scherzi?" chiese lei sarcastica
"Lo sai che, quando il mio rigore di ispettore non tocca la mia vita privata, gli scherzi riesco anche a gradirli, ma non dopo un periodo così stressante e in un momento che la mia guardia si era abbassata..." rispose David accigliato.
"Uff, con te non si può neanche scherzare in realtà! Vabbè vado in cucina, stasera si mangia cinese!"

Sarah si diresse sconsolata verso la cucina: il pigiama che aveva indossato poco prima aveva orsetti e cuoricini, sua madre sembrava l'avesse fatto apposta a regalarglielo all'ultimo Natale, solo che gli altri pigiami erano tutti stesi.
Sul tavolo apparecchiato il giornale spiccava, nonostante la cucina nuova fosse già un disastro, e ciò che colpì Sarah fu la foto del corpo di quell'uomo coperto dal lenzuolo bianco.
Un particolare però non sfuggì alla sua attenzione: una sorta di piccolo alone, proprio dietro ad uno degli alberi del viale che adornano il marciapiede davanti alle case.
- Sicuramente si tratterà di un errore di stampa, dopotutto non sembra così grande, magari il fotografo l'avrà fatta controluce - si domandò.
Poi prese un involtino primavera e decise di uscire un momento sul balcone, per verificare che i vestiti stesi nel pomeriggio fossero almeno umidi, dato che avrebbe dovuto indossarne alcuni la sera successiva.
Il freddo si faceva pungente, anche se in quel periodo neve non ce n'era. Sarah appurò che i suoi indumenti fossero umidi al punto giusto e rientrò.
In un attimo la luce ebbe un calo di tensione e David andò a sbattere contro lo stipite della porta: "Ahi, ma porca miseria, possibile che il proprietario non si sia ancora reso conto delle condizioni di questa casa?"

"Amore, ti sei fatto male?" chiese Sarah preoccupata, mentre a tastoni cercava una pila che avesse batterie funzionanti.
"Beh tesoro, insomma, mi sono quasi spaccato il dito del piede però è tutto ok".
"Senti, che ne dici" - proseguì lei con la torcia accesa - " se ce ne andiamo a letto e ci mangiamo qualcosa lì, per poi riposarci come è giusto che sia?"
"Mmm, proposta direi allettante, sempre sperando di non trovarci pezzi di pesce morto sotto le coperte...non mi piacerebbe andare a lavorare domani mattina ed essere scambiato per un merluzzo o simili"

Sarah rise e poi, prendendo un pò di sushi, trascinò il suo ispettore per la cordicella dell'accappatoio, parcheggiandolo direttamente sul letto.

"Assaggia" Sarah con non chalance aveva appena messo in bocca il sushi a David, e lui per tutta risposta la prese, iniziando a farle il solletico; poi prese un involtino e glielo schiaffò tra i denti senza pietà.
"Ehi, così non è valido!" - gli disse Sarah prendendolo e mettendosi su di lui - "Ecco così è sicuro che starai fermo!"
"Uh uh donna vuoi giocare duro eh?"
"No, ho cambiato idea...avevi detto pappa e nanna, perciò ora che abbiamo terminato la nostra pseudo cena, possiamo farci una bella dormita"
Sarah sentenziò queste parole prima che David potesse reagire.
"Ma dai su ancora un pò non abbiamo fatto nulla; io non son poi così stanco".
"No tesoro, per favore, riposati, hai bisogno di ricaricarti anche per dirmi come procede la storia dell'omicidio"
"Sarah...non mi dire che vuoi di nuovo coinvolgere il professore?"
"Ohh direi che si è già coinvolto"
"Cosa? No assolutamente..qui si parla di omicidio, l'assassino è ancora a piede libero!"
"David ascolta" Sarah si fece più seria "secondo il professore dietro potrebbe nascondersi qualcosa di strano, non in senso comune, ma nel senso che intende lui. Secondo il professor Green potrebbe trattarsi di un fantasma"
"Un fantasma? Andiamo Sarah macchè fantasma, qui si tratta di un uomo, che a bordo di un calesse o una carrozza, ha travolto un altro uomo! Cosa c'entra il fantasma? Sicuramente se ha fatto ciò che ha fatto la nebbia non l'ha aiutato, e neanche la sua mancata sobrietà"
"Okay, ammettiamo che sia stato un uomo...come mai allora la carrozza o ancora peggio il calesse, che è di dimensioni ridotte rispetto alla carrozza, non si è ribaltata o non è finita contro un albero, una casa, ma ha lasciato dei segni solo sul corpo di quel povero malcapitato?"
"Cosa vorresti dire con ciò?" domandò David agrottando le sopracciglia in segno di incomprensione.
"Tu sai come sono gli uomini ubriachi alla guida...una carrozza o quello che è, non è facile da guidare, soprattutto in condizioni precarie di lucidità mentale! La carrozza pare che abbia proseguito come se nulla fosse, in mezzo alla nebbia..bisognerebbe ritrovarla!"
"Va bene ammettiamo che tu abbia ragione...appena saprò qualcosa di più ti avvertirò; sappi che saranno cose private e potrai condividerle solo con il professore per aiutare le indagini".
"Certo amore mio non ti preoccupare, terrò la bocca chiusa tranne che con il professore".
"La bocca tienila chiusa però qualcos'altro aprilo..."
"Amore! Ma insomma, sii serio...abbiamo entrambi la concentrazione su questo mistero perchè entrambi vorremmo che non si ripeta, quindi accantoniamo per una sera gli affari nostri e dormiamoci su: domani a mente lucida sarà più semplice collegare le cose!"

Nello sguardo di Sarah c'era ricerca di complicità verso la sua richiesta, nonchè una profonda serietà, che trasformava la ragazza spensierata di prima, in una donna piena di passione per il proprio lavoro.
David si girò spense la luce e i due si misero a dormire abbracciati l'uno all'altra.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Il mattino seguente Sarah si svegliò quando David era già andato via; aprì le tende e le persiane della finestra assaporando i raggi di sole che lentamente facevano capolino nella sua stanza.
Andò in bagno, si sistemò e poi andò in cucina per fare colazione, e con sua sorpresa trovò un cornetto sfornato da poco con un biglietto accanto Alla mia pesciolina...buona colazione amore mio ci sentiamo appena ho novità.
Sì, decisamente quell’accoglienza le diede un po’ di ottimismo in più, e la bella giornata l’aiutò ad avere quello spirito positivo per affrontare gli eventi che si sarebbero succeduti.
Con nuova carica uscì di casa e si recò nello studio del professore per le normali lezioni di storia.
Quel giorno avrebbero affrontato il Novecento e, probabilmente, non solo.
Nella pausa pranzo, finalmente, ebbero occasione di parlare e il professor Green decise di proseguire il discorso nel proprio ufficio.

 “Allora professore ha scoperto qualcosa?” domandò Sarah con curiosità.
 “Forse sì - rispose - dunque, ho fatto qualche ricerca, data la nostra famosa quanto vasta biblioteca, e ho trovato questo.”
Il professore aprì un librone grande, con una copertina marrone priva di titolo. Sarah poté vedere un’immagine familiare che le mise i brividi, nonostante il locale fosse riscaldato e privo di finestre aperte.
 “Ma questa è una carrozza!”
 “Esattamente”
 “E’ di colore scuro" - precisò lei - “è abbastanza grande, ha cavalli dal manto moro, ma…cosa c’entra con l’incidente? Perché mi fa vedere proprio questa foto?”
 “Vedi Sarah” - proseguì Green - “ho provato a vedere se sotto il termine carrozza o calesse trovavo qualcosa che potesse interessarmi; ebbene, dopo aver cercato per un giorno intero, credo di essere arrivato alla soluzione, o almeno ad un’ipotesi, riguardo l’assassino.”
 “Prosegua pure” rispose Sarah esortandolo.
 “Ecco leggi qui…” il professore passò il libro a Sarah in modo che lei potesse capire a cosa si stesse riferendo.
 “Nel 1700 circa questa era una carrozza usata prevalentemente dai ceti alti della società, fintanto che un macabro giorno in cui le foglie erano quasi tutte in terra, una di esse travolse un cocchiere, mentre era intento a riparare una ruota. Non si seppe con esattezza l’accaduto, ma da allora per scaramanzia, non venne più utilizzata” - Sarah rivolse lo sguardo perplesso al professore - “Okay è morto un cocchiere ed è stato un incidente pare, ma cosa risolve tutto ciò?” chiese lei indicando la foto.
 “Beh, innanzitutto combaciano i periodi (tra quando è avvenuto il fatto e l'omicidio dell'altra notte) e poi, dato che si tratta di una carrozza, a quanto pare, penso che possa trattarsi proprio di quella; purtroppo l’unico ad averla vista è l’uomo che ci è finito sotto, anche se non credo ci avrebbe saputo dire di che colore fosse, talmente era buia e nebbiosa quella sera”.
 “Quindi siamo punto e a capo?” domandò lei sconsolata.
 “Non proprio, siamo al livello uno per usare un gergo da videogame” .
 “Va bene, ma ora cosa facciamo? Sappiamo che è una carrozza scura, trainata probabilmente da cavalli scuri o Dio solo sa da cosa, ma non sappiamo né chi sia costui (o chi era), né il cosiddetto ‘movente’, perciò non basta”.
 “Esattamente. Bisogna scoprire assolutamente chi sta dietro a tutto ciò e perché lo fa; magari non potremo fare nulla dato che i ghostbusters non esistono, almeno però potremmo metterci in contatto con il supposto fantasma e farlo ‘cantare’ come si deve.”

Improvvisamente a Sarah squillò il cellulare: era David. Lei rispose, rimase scioccata per qualche secondo e poi rimanendo d’accordo di sentirsi più tardi per novità, guardò negli occhi il professor Green.

 “Sarah, allora cos’è successo?”
 “David” - riuscì malapena a deglutire - “mi ha detto che c’è stato un altro omicidio nei pressi della metropolitana; pare sia avvenuto stanotte ma che il cadavere sia rinvenuto solo poche ore fa sotto un cumulo di foglie secche”
 “Oh mio Dio ma è spaventoso! Aspetta, come foglie secche? Siamo in inverno e le foglie secche quasi non ci sono più…ma come?”
 “Professore…credo di capire cosa intendesse prima con la questione della carrozza! Le foglie secche sono tipiche dell’autunno che è quasi al termine e se ne vedono pochissime ultimamente; ma sono anche simbolo di morte apparente...e se fosse un segno lasciato dal fantasma?”

Sarah faceva supposizioni continue e, oltre ai suoi capelli corvini scarmigliati, anche i suoi occhi blu iniziarono a sgranarsi, man mano che la matassa si scioglieva.
 
 “Possibile…tutto è possibile in queste circostanze e lo sai, ma non basta; abbiamo un morto in più senza poter fare nulla, se non continuare a indagare”
 “Tra poco credo che incontrerò David, appena so qualcosa di più la contatterò” ribattè lei.
 “Io farò altrettanto…sii comunque prudente, e qualsiasi cosa succeda, non agire da sola”
 “Stia tranquillo professore, ci tengo ancora alla pelle” - rispose Sarah lasciando andare quella parte di lei che la rendeva ingenua, sarcastica e adolescente, sebbene avesse quasi trent’anni.
 “Ci aggiorniamo più tardi, ora devo andare a una riunione, anche se i pensieri saranno rivolti più a questo mistero che al resto.”

Il professore aprì la porta a Sarah che corse immediatamente fuori dall’edificio per dirigersi nel luogo accordato con David.

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