The Spaghetti Incident

di Snafu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lies ***
Capitolo 2: *** The Spaghetti Incident. ***
Capitolo 3: *** Use your Illusion ***



Capitolo 1
*** Lies ***



The Spaghetti Incident (?)
-Axl & Grace spiegati a Melody-

Introduzione


Perché questo racconto? Lo so, ‘My Heart is broken but I’ve got some glue’ è una storia finita. Male. Non richiedeva un sequel e questa breve vicenda non pretende di esserlo. È che, rileggendola, mi sono resa conto che avevamo dato voce al dolore di Nikki, ma che ci eravamo dimenticate di Axl e Roxy. Roxy non è un mio personaggio, o perlomeno, lo è soltanto in parte. Dall’ultimo capitolo, o meglio, dai suoi silenzi nell’ultimo capitolo, penso che si capisca che la sua sofferenza è quadrupla: si tratta di una figura che non riesce a non analizzare un evento nella complessità delle cose che involve, lei pensa a qualsiasi cosa, che la tocchi da vicino oppure no. Quindi soffre per Nikki, che ha perso sua sorella, per Melody, che non conoscerà sua madre, per Axl e il suo dramma personale e anche un po’ per se stessa, perché anche lei ha perso un’amica, anche lei ha perso Grace.
Quindi in questi tre capitoli che vi propongo analizzerò soprattutto il suo punto di vista e il suo rapporto con Melody: non c’è niente di bello da leggere, non è una prosecuzione della trama, non cambia molto il finale, si tratta per la maggior parte di riflessioni condite con qualche dialogo.
Dedicata ovviamente a colei che mi ha accompagnata nella stesura della prima storia.
C.


Capitolo I
Lies


Nikki guardò soddisfatto l’opera di distruzione a cui aveva sottoposto la cucina senza dover alzare un dito. Aveva solo dato ai suoi figli il permesso di preparare una torta per Roxy, visto che era la festa della mamma. La donna rientrò da lavoro, più stanca che mai, e i bambini uscirono tutti e tre di corsa dall’arco del corridoio con in mano la teglia, con quella gioia innata che caratterizza tutti i piccoli. Logan e Arya le andarono in contro gridando:
«Auguri mamma!»
Il papà li ammirò compiaciuto, a braccia conserte, appoggiato alla rampa delle scale con un sorrisetto stampato sulle labbra.
«Oh, ma... bambini, è meravigliosa!» esclamò la donna, piacevolmente sorpresa, abbracciandoli entrambi. Un pensiero che ti cambia la giornata. Era bellissimo vedere le creature che hai creato renderti in cambio tutto l’amore che gli hai dato. «Vi ha aiutato papà?» domandò, curiosa, e soprattutto preoccupata per la cucina, lanciando un’occhiata all’uomo.
Nikki sogghignò di nuovo, immaginandosi la faccia della donna delle pulizie una volta entrata nella stanza. Forse avrebbe fatto istallare delle telecamere proprio per questo proposito e poi si sarebbe guardato il video documentario in compagnia del suo caro amico di bisbocce, Tommy, facendosi quattro sane risate.
«No, abbiamo fatto tutto da soli. Logan ha rotto le uova e io e Melody abbiamo impastato tutto con le mani!» spiegò la piccola Arya, mostrando soddisfatta le manine piccole e paffute ancora impiastricciate. Roxy sorrise, abbracciandoli forte, si guardò intorno, ma Melody non c’era più. Avrebbe volentieri abbracciato anche lei, ma era sparita. Come era plausibile. Nikki scosse la testa.
Mangiarono tutti una fetta della torta poi, mentre il bassista si occupava di aiutare i bambini a lavarsi perlomeno le mani, Roxy andò a bussare alla porta della cameretta della piccola con una fettina anche per lei.
«Si può?» domandò, affacciandosi lentamente.
La bambina asciugò rapidamente le lacrime e nascose sotto il cuscino la foto della madre che di solito teneva sul comodino. Non voleva essere vista mentre piangeva, voleva soffrire da sola e non aveva bisogno della compassione di nessuno. Aveva solo otto anni.
Il gene raro di solito è quello dominante.
Era la fotocopia esatta di suo padre. I capelli rossi e lunghi, la pelle candida, lo sguardo di cristallo... proprio come lui era una ragazzina problematica, sebbene Nikki e Roxy non le avessero fatto mancare niente. Di Grace aveva il taglio degli occhi, la silenziosa e dolorosa riflessione, la rassegnazione, e il sesso, ovviamente.
Roxy aveva da sempre cercato di essere amica di quella che era una figlia a tutti gli effetti per lei. Aveva vissuto la gestazione in contemporanea a sua madre, l’aveva allattata, l’aveva cresciuta come se fosse stata sua.
Melody la guardò sorridente. È buffa la capacità dei bambini di fingere in modo convincente, di far credere che tutto sia a posto. Gli adulti perdono questa abilità dopo un po’. La donna se ne compiacque. Poi tentò, avvicinandosi:
«Grazie per la torta, piccolina...»
«Auguri Roxy» le disse la bambina, improvvisando un sorrisone.
«Vuoi assaggiarla? È molto buona! Siete stati molto bravi!» si complimentò, sedendosi accanto a lei e porgendole il piatto.
«Magari la mangio dopo cena... se è buona per davvero...»
«Vuoi parlarne con me?» domandò, lanciando un’occhiata di sottecchi al portafoto che sbucava dal cuscino.
«Ma qualcuno avrà fatto la torta alla mia mamma, in paradiso, secondo te?»
Un fremito prese Roxy. Quella domanda innocente la mandò in confusione. L’idea che Grace si trovasse in paradiso le pareva un po’ un’esagerazione, visto la vita stramba che la donna si era cercata, ma in effetti era quello che avevano sempre detto a Melody. Immaginarla altrove, non sotto terra, in polvere e ossa, però, era più consolante, in effetti. Non era sparita per sempre: Grace semplicemente non si trovava lì.
«Sono sicura di sì, altrimenti se la sarà preparata da sola. Proprio come te, tua madre era molto brava a preparare i dolci...» scherzò.
«Non dire le bugie. Tu mi vuoi bene solo perché mamma è morta e babbo non lo so.» precisò la rossina «Vuoi più bene ad Arya. Lei è più brava di me in tutto. E tu non devi sforzarti che io ti piaccia.»
«Che stai dicendo?» chiese Roxy preoccupata. Non era un’esperta di psicologia infantile. «Io non mi sforzo, e non ti dico le bugie, tu mi piaci, tu mi ricordi moltissimo tua madre, avere te qui è come avere lei, per me, è il segno che lei non è mai morta del tutto, è il segno che lei c’è stata e che non me la sono solo immaginata. Io ti voglio un mondo di bene piccola, anche se magari non riesco a trasmettertelo vorrei che tu lo sapessi, che tu sapessi che puoi e potrai sempre contare su di me come se io fossi lei, hai capito?»
La donna ripensò al momento in cui aveva conosciuto Grace al corso di teorie sociologiche, al primo anno del college, alla loro amicizia, alla gioventù, al matrimonio, a tutto. Era un buco che non si poteva richiudere, ma la vita va avanti. Era terribilmente crudele pensarci, ma quando ci pensava, preferiva aver perso Grace che pensare di aver perso Nikki, o uno dei suoi bambini, o Melody...
«Vi voglio bene... a te e zio. Però non siete i miei genitori. Voglio conoscere la mia mamma e il mio babbo.»
«Lo so» asserì Roxy, comprensiva, passandole una mano tra i capelli «Sai tu, assomigli molto a entrambi... voglio farti vedere una cosa...» propose «Però deve essere il nostro segreto, d’accordo? Tu aspettami qui, torno subito.»

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Capitolo 2
*** The Spaghetti Incident. ***



The Spaghetti Incident (?)
-Axl & Grace spiegati a Melody-


Capitolo II
The Spaghetti Incident


Roxy sparì nel corridoio e lasciò una curiosa Melody ad aspettarla. Quando ritornò, la bambina era ancora nella stessa posizione, pareva che non avesse neanche respirato per non tradire la fiducia della sua madre di latte.
La donna aveva un grande album con sé:
«L’avevo preparato per la tua maggiore età, ma visto che sembri inconsolabile...» esordì, aprendo la prima pagina.
C’era una foto di Roxy e Grace insieme al concerto del 20 novembre, e nello sfondo, oltre a Nikki e Tommy che facevano i deficenti alle spalle delle due ragazze con le bacchette e una bottiglia di Jack, si vedevano anche Axl e Izzy che parlavano. La foto era un po’ mossa, era stata scattata da Slash... forse stava traballando.
«Questa è in assoluto la prima foto che raffigura insieme tuo padre e tua madre. Vedi queste siamo io e lei da giovani, dietro ci sono lo zio Nikki e lo zio Tommy che fanno gli scemi, sai, gli uomini...» sghignazzarono insieme «e dietro tuo padre e uno dei suoi chitarristi, Izzy Stradlin. Era il 20 novembre del 1987 durante un concerto del gruppo di zio e del gruppo di papà. Lei era venuta più che altro per dare sostegno a me, non era un periodo proprio felicissimo, e quella sera incontrò quella persona speciale che altrimenti non avrebbe mai incontrato. Dopotutto io conobbi Nikki grazie a lei, e lei conobbe Axl grazie a me.»
Quella era la prima foto che Melody vedeva di Axl. Dilatò le grandi pupille chiare di bambina per sforzarsi di vedere meglio suo padre, la macchia con i capelli rossi nello sfondo, che non si notava molto. Dopotutto era risaputo che lo spirito d’osservazione di Roxy era da record: solo lei avrebbe potuto vederlo.
«Ci volle un po’ prima che iniziassero a uscire insieme.» raccontò la donna «Tua madre era la psichiatra di tuo padre, beh lui non... non era pazzo.» presa da un moto di perplessità si corresse «Voglio dire, non poi così pazzo...» ci ripensò ancora «Quanto basta per essere una rock star, voglio dire...» Roxy decise che era meglio limitare i danni e di non peggiorare più di quanto già grave non fosse la situazione di Axl, perlomeno nella testa di Melody. Gli attributi che di solito gli venivano riferiti erano insulti, in quella casa. Con le giuste motivazioni per esserlo.
«Il loro primo appuntamento fu un completo disastro: a cena volarono spaghetti con le cozze dappertutto, soprattutto nello scollo di tua madre e per questo tuo padre diede inizio a una rissa nel locale, successivamente lo zio si sentì poco bene e ci trovammo tutti all’ospedale. Grace arrivò che odorava di pescheria da chilometri...» la prese in giro.
Le due si guardarono e ridacchiarono. Non era stata decisamente una bella giornata, quella. Ma come tutti i brutti ricordi, quando il peggio è passato, si riguardano con un sorriso sulle labbra.
«Queste sono delle foto che ho ritagliato da alcune riviste. Axl era molto geloso e protettivo, Grace aveva lasciato il suo lavoro per seguirlo dappertutto e lui l’aveva ricambiata amandola all’ossessione» -tanto che quando capitava, la vergava, giusto così per...- pensò «non ci sono molte occasioni in cui siamo stati tutti insieme, anche perché tra tuo padre e lo zio non correva proprio proprio buon sangue...»
«E perché?»
«Due caratteri diversi...» Roxy tentò di spiegare una cosa piuttosto difficile da raccontare a una ragazzina di otto anni. «Qui siamo tutti insieme per il battesimo di Logan... guarda come eravamo belli e giovani ahah» rise con un velo di tristezza.
«Roxy tu sei ancora molto bella, e anche lo zio lo è!» ci tenne a precisare Melody, con la sua gentilezza innata di bambina.
«I tuoi genitori sono stati insieme fino alla fine. Erano una coppia normale» -al limite della normalità...- pensò «con alti e bassi come tutte le coppie. Erano innamorati e inarrestabili, soprattutto opposti. Sarebbero stati due buoni genitori, insieme...» -forse... forse no...-
«Questa foto è stata scattata quando sei nata. Tua madre ha un’espressione orribile qui, lo so, ma Nikki già all’epoca stava covando la sua mania per la fotografia e volle subito immortalarla, così dopo un po’ di esortazioni da parte mia anche Axl prese parte alla foto. E queste altre foto invece sono per il tuo primo Natale... vedi, io ero ancora incinta di Arya qui! Axl non si separava mai da te, ti amavano tutti e due alla follia, non posso dirti una bugia. Tu sei la cosa più bella che loro due abbiano fatto insieme.»
Senza ombra di dubbio.
Detto questo Roxy lasciò la sua nipotina alle fotografie e andò in cucina a preparare la cena.

Avevano messo a letto i bambini, poi Nikki aveva chiamato Tom, suo nonno, per sentire come stesse. Roxy stava leggendo, tranquillamente sdraiata sul divano, ma non appena lo vide arrivare chiuse il libro e lo appoggiò a fianco a sé. Sembrava arrabbiato.
«Va tutto bene, amore?» gli domandò, scrutandolo più a fondo. Dopo quasi quindici anni di matrimonio le bastava uno sguardo per capirlo.
«Tutto bene?!» ripeté lui ironicamente «Lo sai cos’è questa?» strillò, sventolandole davanti al naso un pezzetto di carta lucida strappata. Roxy l’afferrò e la guardò. Sapeva benissimo di che cosa si trattava: era una delle due metà di una delle foto che aveva dato a Melody.
«Bene, un santino di Axl Rose... puoi tenerlo se vuoi...» disse, ironica, riprendendo in mano il suo libro. Quella discussione era già morta in partenza.
«Non... nominarlo!» ordinò lui «E non fare finta di nulla perché so che sei stata tu a dare quella foto a Melody!»
«Certo che gliel’ho data io! Se non gliel’hai data tu! Ti pare che i nostri figli giochino con le foto del cantante dei Guns n’ Roses?» fece la sarcastica.
«Perché?»
«Perché voleva vedere suo padre. Se io fossi morta e Axl avesse ritenuto che tu non eri in grado di gestire i nostri figli e te li avesse portati via...»
«L’avrei ammazzato!»
«Fammi finire... non avresti voluto che almeno avessero potuto vederti in foto?»
«Ascoltami bene eh, perché lo dirò una volta sola: non voglio foto di quel... ti rendi conto che non ho parole neanche per descriverlo? Non voglio tracce della sua esistenza in questa casa!»
«Melody è una traccia della sua esistenza perché è nata da un suo spermatozoo, Nikki!»
«Senti, tu non vuoi portarla al cimitero perché non vuoi che l’immagine che ha di sua madre sia una lastra di marmo per terra? Bene. Tu accetta la mia presa di posizione allora.»
«Io l’accetto. Però vai tu a spiegarlo a lei.»

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Capitolo 3
*** Use your Illusion ***



The Spaghetti Incident (?)
-Axl & Grace spiegati a Melody-


Capitolo III
Use Your Illusion


Melody uscì dall’auto.
Non aveva detto a Roxy che andavano lì: era sicura che, nonostante odiasse i cimiteri, ce l’avrebbe accompagnata, se quello era il suo desiderio, ma non voleva costringerla a fare qualcosa che non si sentiva di fare. Quindi se Roxy non l’avesse accompagnata al cimitero, era certa che Nikki l’avrebbe fatto, in segreto, almeno per il momento. E Nikki l’aveva fatto. Era sempre stato un buon padre per lei, e nelle sue vene scorreva, seppur in minima parte, sangue del suo sangue. Un po’ per ripicca, un po’ per odio nei confronti di Axl, il bassista aveva cercato di diventare insuperabile, come padre e come zio-padre. Era sempre stato fermamente convinto di poter essere migliore dell’altro e di doverlo essere per crescere delle creature migliori di quella che era stata lui.
Certo, si era un po’ arrabbiato per il fatto della foto di Axl, ma dopotutto era suo padre. Non poteva vietarglielo per sempre. E l’unico regalo che la ragazzina aveva chiesto per i suoi diciotto anni era stato di poter andare a vedere la tomba di sua madre al cimitero. Come potevano dirle di no?
«Vuoi che ti accompagni?» le domandò Nikki.
Lei scosse la testa. Avrebbe trovato la strada, in qualche modo. Ne era certa. In nome di quel vincolo che la legava prima di tutto a sua madre.
Scese dall’auto e camminò un po’ per il prato verde. Era deserto tutto intorno, era orario di chiusura.
Andò dal fioraio e prese un mazzo di margherite: uno valeva l’altro, non conosceva i gusti di Grace e poi era solo un pensiero. Di certo se li sarebbe goduti di più se fosse stata viva, ma ci sono delle cose a cui non si può porre rimedio, o sbaglio? Ci sono delle cose che si fanno perché si deve. Ci sono delle cose che non ti permettono una seconda scelta.
Passeggiò senza una meta precisa, non c’era nessuno in giro. Faceva freddo, si stava alzando il vento, il sole stava tramontando. Dai pochi alberi sparsi, nudi, rinsecchiti, provenivano i rumori di qualche uccello, probabilmente qualche corvo.
Infine lo vide. Qualcuno c’era. Era solo un uomo, o perlomeno quello che ne rimaneva, ancora lì, fermo davanti a una lastra di marmo senza sentimenti, incisa da un estraneo, calpestando il suolo dove riposava colei che un tempo aveva amato. Non è vero che il tempo chiude tutte le ferite, non è vero. Forse il dolore si attutisce, ma la cicatrice resta. E ogni volta che la vedi, ti ricordi della sofferenza. Non era come era stato per Roxy pensare all’overdose di Nikki, ora che Nikki stava bene. Era ripensare a una persona morta, che dalla tomba non si sarebbe alzata.
L’uomo era vestito di nero, sembrava stanco, vecchio, svuotato. Melody gli si avvicinò inconsciamente. Possibile che una persona del genere potesse essere stata così pericolosa? Possibile che avesse davvero spinto sua madre al suicidio, che l’avesse resa così amabile dalla morte? Non le sembrava. Le pareva piuttosto un uomo che stava soffrendo, incapace di rendere manifesto il suo dolore. Come lei.
Provava rancore nei suoi confronti, sì. L’aveva privata prima di sua madre e poi di suo padre. Aveva costretto Nikki a prendere una decisione irreversibile.
Axl si voltò. I due si guardarono.
Roxy non aveva mentito. Si assomigliavano davvero molto, loro due. Qualcosa si mosse negli occhi di Axl, Melody sorrise. Camminò verso di lui, poi si fermò per appoggiare i fiori sul prato umido.
Tornarono a fissarsi.
Axl parlò. Qualcosa nella sua voce strana, roca, cavernosa, le fece pensare di conoscerlo da sempre. Sembrava che quelle parole avessero aspettato così tanto a uscire dalle sue labbra, che quelle due semplici parole fossero sempre state lì, speranzose di essere pronunciate.
Perché non si può porre rimedio a un cuore spezzato in tre, ma si può sempre cercare di rimettere insieme i pezzi. E un pezzo l’aveva appena ritrovato.
«Buon compleanno, Melody.»

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