Diario di una Psicopatica

di TheOnlyWay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** That's Crazy! ***
Capitolo 2: *** Uncle, sister, cousin: who’s the craziest one? ***
Capitolo 3: *** Let's go for a Coffee, Marianne. ***
Capitolo 4: *** It's only the beginning, Zayn. ***
Capitolo 5: *** I want to be your friend. ***
Capitolo 6: *** A beautiful, sunny morning. ***
Capitolo 7: *** Mr. Stitico & Miss Impicciona. ***
Capitolo 8: *** From Paris, with obsession. ***
Capitolo 9: *** When the going gets tough, the tough gets going. ***
Capitolo 10: *** No problem, guys. Harry has a plan. ***
Capitolo 11: *** I need something to drink. ***
Capitolo 12: *** To Zayn. ***
Capitolo 13: *** End of game. ***
Capitolo 14: *** Welcome to the Hell. ***
Capitolo 15: *** 31st May 2012. ***
Capitolo 16: *** 1st June 2012. ***
Capitolo 17: *** Happiness. ***
Capitolo 18: *** Under control. ***
Capitolo 19: *** Friendship. ***
Capitolo 20: *** Love is a simple thing. ***
Capitolo 21: *** Six months later... ***



Capitolo 1
*** That's Crazy! ***


“Diario di una psicopatica”

 

Liam gettò un’occhiata vagamente preoccupata a Zayn: era da un’ora che stava seduto sul divano, a leggere qualcosa da quel quadernetto rosa shocking, con la copertina decorata da cuori azzurri e brillantinati. 
A preoccuparlo, non era tanto il colore – anche se non era proprio il massimo, in realtà – ma il fatto che, di tanto in tanto, Zayn ridacchiasse come un perfetto idiota, scuotesse la testa e voltasse pagina, per ricominciare la lettura sempre più concentrato. 
«È ancora lì?» Harry si avvicinò a Liam, sistemando i polsini della camicia bianca. Zayn, intanto, aveva ripreso a ridere. 
«Non ha alzato lo sguardo nemmeno una volta.» borbottò Liam. Sul serio, la cosa iniziava a diventare preoccupante. 
Poi, finalmente, Zayn si riscosse e rivolse agli amici uno sguardo un po’ stralunato, come se fosse sorpreso di trovarli lì, a fissarlo. Non avevano mai visto nessuno leggere? 
«Che c’è?» chiese, distogliendo per un attimo l’attenzione dal quaderno. 
«Si può sapere cosa stai leggendo, di tanto interessante?» Liam gli si sedette accanto, Harry, invece, aggirò il divano e si sporse in avanti per poter leggere qualcosa. Zayn lasciò che leggesse qualche riga, alzando un po’ il quaderno per permettergli di vedere meglio. Pochi secondi dopo, Harry scoppiò a ridere. 
«Vai alla prima pagina.» intimò. 
«Ma siete pazzi?» 
«No, no. Lou, Niall, venite anche voi! Dovete assolutamente sentire!» urlò Harry, facendo accorrere i due quinti restanti dei One Direction, che si sedettero sul divano, in attesa di venire messi a parte della situazione. 
Harry prese il quaderno, si schiarì la voce e iniziò a leggere: 
  

“25 Maggio 2012.
  
Ti ricordi, Lottie? Ne avevamo già parlato. E visto che tu non vuoi rispondere a voce alle mie domande, dovrai farlo per iscritto. E si, devi farlo, oppure dirò la verità a tua madre, su quella volta che hai triplicato la dose di acqua ossigenata della sua tinta. Non le è piaciuto molto, avere i capelli azzurri per due settimane. 
Perciò, iniziamo. 
Domanda numero 1: secondo te, chi è il più carino dei One Direction? 
Domanda numero 2: secondo te, ho qualche possibilità di piacere a Liam? 
Domanda numero 3: quando mi regali il loro Cd? 
Domanda numero 4: secondo te, chi di loro si innamorerà di me?” 
  
Harry si interruppe per un attimo, incredulo del fatto che al mondo esistesse qualcuno tanto stupido da chiedere cose del genere e, soprattutto, da costringere qualcun altro a rispondere per iscritto. Zayn ridacchiò. 
«Vai avanti. Leggi cos’ha risposto Lottie.» 
«Lottie, eh? Qualcosa mi dice che questa ragazza ti sta simpatica.» ridacchiò Louis, incrociando le gambe sul divano e invitando Harry a proseguire. Zayn fece spallucce. 
  
  
“28 Maggio 2012 
Primo: a mia madre l’azzurro dona un sacco. Che poi, non ci vuole mica Einstein per capire che il giochino dell’acqua ossigenata è stata opera mia. C’eravamo io e lei, in casa. Le opzioni, quindi, sono due: o lei è così deficiente da colorarsi la testa di azzurro, oppure io ho casualmente commesso un errore. Perciò evita proprio di ricattarmi, Tiffany, o la prossima volta ti faccio lo scalpo. 
E sai che non scherzo. 
Secondo: ti rendi conto che questa cosa è da psicopatici ? Quindi, se tu dici a mia madre della tinta, io dico alla tua di farti internare in manicomio, perché tu seriamente non sei a posto col cervello. 
Ora, non so se sto peggio io, che perdo tempo a risponderti, o se sei peggio tu, con queste idee del cazzo. 
No, no, sei DECISAMENTE peggio tu. 
Terza cosa, ma non meno importante, se vedo un’altra scritta rosa, fuxia, o in qualche tonalità del genere, do fuoco a questa sottospecie di coso che tu hai avuto il coraggio di comprare. 
Dio, come si fa a spendere soldi per una cagata del genere?” 
  
Harry si fermò una seconda volta, scatenando le proteste degli amici. 
«Perché ti sei fermato? È la cosa più bella che abbia mai sentito!» rise Louis, che nel frattempo aveva cominciato a sgranocchiare dei pop-corn da un sacchetto. Liam e Niall annuirono, completamente d’accordo, Zayn si limitò a sorridere: lui aveva già letto quella parte. 
«D’accordo, vado avanti. Tiffany ha cambiato colore, comunque. Ora usa il viola.» informò, sedendosi sul tappeto con le gambe incrociate e voltando pagina. Suo malgrado, doveva ammettere che quella Lottie sembrava davvero simpatica. 
  
  
“Mi offende parecchio che tu risponda dopo tre giorni, e solo per darmi della psicopatica da internare. 
E non credere che non mi sia accorta che hai deviato le mie domande. Per favore, Lottie, rispondi: è di vitale importanza. E comunque non è vero che il quaderno è brutto. È bellino e tutte le mie amiche me l’hanno invidiato. 
Ora rispondi.” 
  

È bellino e tutte le mie amiche me l’hanno invidiato? Ma fai sul serio, Tiffany? Perché, credimi, non sei normale. L’ultima volta che ho detto una cosa del genere avevo forse cinque anni. Non ti sembra di essere un po’ cresciuta per queste cose? La prossima cosa sarà? “Mamma, mamma, Lottie mi ha rubato la merendina?” 
Prima di rispondere alle tue domande, voglio fartene qualcuna io. 
Domanda numero 1: cosa ti fa pensare che io abbia tutto questo tempo da perdere? 
Domanda numero 2: per quale assurdo e inspiegabile motivo hai bisogno che io ti risponda? Non mi sopporti. (E io non sopporto te.) 
Domanda numero 3: nessuno ti ha mai detto (non so, alle scuole elementari, magari) che il viola rientra nella gamma del rosa? Rosa, viola, siamo lì. Quindi la prossima volta scrivi in rosso, o in verde, grazie. 
Ora risponderò alle tue domande, sebbene non abbia la minima idea di chi cazzo siano i One Direction. Perciò sarò piuttosto breve. 
Risposta numero 1: sicuramente, il più carino è lui. 
Risposta numero 2: certo che hai qualche possibilità di piacere a Liam. Come potresti non piacergli, dopotutto? Sei così fottutamente intelligente che è impossibile non amarti. 
Risposta numero 3: SE VUOI IL LORO CD, VAI A LAVORARE E COMPRATELO. IO DI CERTO NON LAVORO IN LIBRERIA PER BUTTARE I MIEI SOLDI COSI’. E SE PURE NE AVESSI DA BUTTARE, DI CERTO NON LI USEREI PER COMPRARE QUALCOSA A TE. ME NE ANDREI DI CASA E ADDIO. 
Risposta numero 4: si innamoreranno tutti quanti, di te. Sei irresistibile, non potrebbero non farlo.  
  
Ora finiscila di rompere con questo cavolo di diario per malati mentali. 
ADDIO.  
  
  
Harry finì di leggere con le lacrime agli occhi per il gran ridere. Non poteva credere che al mondo esistesse una ragazza così. Insomma, si capiva che Lottie non apprezzava un granché questa Tiffany, ed era perfettamente comprensibile. A chi mai sarebbe potuto venire in mente di costringere un’altra persona a rispondere a domande del genere? Tiffany era una loro fan, questo si era capito, e doveva essere una di quella fan totalmente ossessionate. 
«Come hai fatto a trovarlo?» domandò a Zayn, che continuava a ridacchiare senza sosta. 
«Era qui, sul tavolo.» 
«Questo significa che Lottie lavora qui.» concluse Niall. Si trovavano in una libreria in centro a Londra, per un meeting con le loro fan. Già da lì, sentivano le urla, i cori, alcuni pezzi delle loro canzoni cantate a squarciagola. 
Rimasero in silenzio per qualche altro minuto, poi Zayn si riappropriò del diario e ricominciò a leggere dall’inizio. Non si sarebbe mai stancato di leggere quelle poche pagine. 
«È quello che ho pensato anche io.» confermò, distrattamente. 
Poi la porta venne aperta quasi bruscamente e una ragazza piuttosto alta, minuta e con una cascata di capelli color miele entrò nella stanza, reggendo tra le mani un vassoio con cinque bicchieri di Starbucks e borbottando qualcosa di molto simile a “dovranno pagarmi gli straordinari, non sono mica una cameriera.” 
Lo appoggiò sul tavolo, poi si voltò verso i ragazzi e si immobilizzò all’istante, quando si accorse di ciò che Zayn reggeva tra le mani. 
«Oh, merda.» farfugliò, schiaffandosi una mano sulla fronte con aria sconsolata. 
«Lottie, giusto?» chiese Zayn, trattenendosi a stento dallo scoppiare a ridere. 
«Vi prego, ditemi che non l’ho dimenticato sul tavolo e che voi non l’avete letto.» supplicò, facendo un passo avanti e tendendo la mano in avanti, facendo segno a Zayn di restituirle il quaderno. 
Zayn si alzò in piedi e anziché il quaderno le porse la mano. 
«Sono Zayn.» si presentò. Lottie sorrise. 
«Lottie.» 
«Loro sono Liam, Harry, Niall e Louis.» i ragazzi salutarono con un cenno della mano, godendosi a pieno dell’espressione quasi traumatizzata di Lottie, che rivolse a tutti quanti un sorriso un po’ imbarazzato. 
«Mi dispiace che abbiate letto quel delirio. Ma mia cugina Tiffany è un po’ deficiente. Quindi o rispondevo, o non l’avrebbe finita più di stressarmi.» 
«Scherzi?» rise Louis, «è stata la cosa più divertente che abbia mai sentito in vita mia.» 
«Se volete potete tenerlo. Dirò a Tiffany di averlo perso. Che idea fantastica, come ho potuto non pensarci prima?» 
Zayn sorrise. 
«Non hai scritto nient’altro?» domandò, curioso. 
«Sto lavorando al mio romanzo.» lo informò lei, con un sorriso divertito. 
«Mi piacerebbe leggerlo.» le sorrise di nuovo e le guance di Lottie si colorarono lievemente di rosso. Era davvero adorabile, pensò.  
Rimasero in silenzio per qualche istante, prima che Harry si intromettesse. 
  
«Perché non le chiedi di uscire e basta, Zayn? Lo sappiamo tutti che non hai mai letto un libro in vita tua.» 








Hi! 
Volevo dire due cosucce su questa sottospecie di cosa che ho pubblicato. 
Alloooooora, scusate se l'immagine fa un pò schifo ma ancora devo imparare bene come usare il programma, perciò perdonate la schifezzina, dai u.u
Ecco, non so se mettere la storia come One-Shot, oppure se continuarla, perchè per me potrebbe anche finire così, ma non si sa mai che mi venga la voglia di continuare a scriverla. Boh. 
Voi che dite? Vi è piaciuta? Fatemi sapere, dai, anche per dirmi che è una completa cavolata, ecco. 
Ho finito! 
Con affetto,
Fede. 

Se vi và, passate dall'altra mia storia, si intitola "Like an Hurricane" e il link è questo qui! Mi farebbe piacere sapere che ne pensate!

P.s. Se qualcuno volesse, su Fb mi trova Qui! :D


  
  

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Capitolo 2
*** Uncle, sister, cousin: who’s the craziest one? ***


 

Diario di una psicopatica

 

Capitolo 2

“Uncle, sister, cousin: who’s the craziest one?”

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Zayn voleva bene ad Harry, davvero: sapeva essere un ottimo amico, era divertente, intelligente – non sempre, okay, ma quando voleva sapeva esserlo – e, a volte, dava ottimi consigli. Quando aveva di quelle uscite, però, avrebbe voluto ammazzarlo.
Perciò gli scoccò un’occhiata in tralice, come ad ammonirlo di starsene zitto, ma Harry sembrava completamente intenzionato a metterlo in imbarazzo, quel giorno. Stava per parlare una seconda volta, quando Lottie lo interruppe.
«Meno male che ci sei tu, con l’aria da grande intellettuale.» disse, con quella voce dolce e morbida.
Louis scoppiò a ridere, subito seguito dal resto dei ragazzi. Zayn scambiò un’occhiata complice con Lottie, che gli fece un occhiolino, mentre Harry si limitò a boccheggiare per qualche istante, completamente senza parole. Non gli capitava tanto spesso, che una ragazza lo zittisse in quel modo.
«Charlotte Marie Gaillard! Cosa fai ancora qui? Non ti pago per importunare i nostri ospiti!»
Zayn notò subito il modo in cui le spalle di Lottie si contrassero, di fronte all’evidente rimprovero di quello che sembrava, a tutti gli effetti, il principale della libreria. Era strano, seppur la conoscesse da poco più di dieci minuti, vederla così tesa. Insomma, era la stessa persona che aveva dato della psicopatica da internare alla cugina? Poi, Lottie prese un respiro profondo, si voltò verso il nuovo arrivato e gli sorrise, gelida.
«Si dà il caso che mi paghi il minimo necessario, e che il mio compito non sia portare i caffè come una cameriera. E non importuno proprio nessuno!» sibilò. La mascella dell’uomo si irrigidì.
«Tra due minuti siete attesi. Charlotte, saluta.» intimò.
Lottie sospirò. «È stato un piacere.» sorrise debolmente ai ragazzi, poi seguì l’uomo fuori dalla stanza.
I ragazzi rimasero un po’ in silenzio, senza sapere bene che cosa dire. L’uscita di Lottie gli aveva lasciati un po’ perplessi.
«Sarà meglio andare.» affermò Liam, dando una pacca sulla spalla a Zayn, che annuì e seguì il resto del gruppo verso il palco che era stato allestito apposta per loro.
Per tutta la durata dell’incontro, si guardò intorno, nella speranza di incrociare Lottie e il suo sguardo color cioccolato, da qualche parte. Ma niente, sembrava sparita. Eppure aveva detto di lavorare lì.
«Potresti sorridere almeno un po’?» gli sussurrò Harry, sporgendosi all’indietro. Zayn si scusò, poi si costrinse ad apparire davvero felice di trovarsi lì e salutò una fan – una ragazzina che aveva all’incirca tredici anni – con un sorriso mozzafiato che la fece arrossire fino alla radice dei capelli.
Un’ora dopo, sentiva male alla mascella e non ne poteva più di trattenere quel sorriso finto. Era stancante, dopo un po’, fingersi interessati a tutte le stronzate che gli chiedevano. Era di vitale importanza, sapere cosa mangiava a colazione?
Tuttavia, si sforzò di rispondere.
Al termine dell’incontro, i ragazzi salutarono le fan con calore e imboccarono di nuovo il corridoio che gli avrebbe portati allo studio.
Si lasciarono andare ad un sospiro stanco, ma soddisfatto. Forse non si sarebbero mai abituati a tutta quella fama. Zayn, poi, che di carattere era piuttosto riservato, trovava particolarmente difficile raccontare i fatti suoi come se niente fosse.
«Ho una fame che mangerei anche il tavolo.» si lagnò Niall, suscitando le risatine rassegnate dei ragazzi, ormai abituati al pozzo senza fondo che il loro amico aveva al posto dello stomaco.
«Credo di avere qualcosa di meglio.» la voce allegra di Lottie li raggiunse improvvisamente. Zayn, che era sul punto di addormentarsi, si riprese di soprassalto.
Lottie lasciò una busta gigante del McDonald’s sul tavolo dove poco prima aveva dimenticato il diario e i ragazzi ci si avventarono sopra come avvoltoi. Soprattutto Niall.
«Buon appetito.» sorrise.
«Aspetta! Rimani qui con noi, dai.» la invitò Liam, facendole posto sul divano.
«Solo cinque minuti, poi devo proprio andare a casa.» acconsentì Lottie, afferrando un toast – la cosa più “dietetica” che trovò in mezzo a quel porcaio di roba fritta – e iniziando a mangiucchiarlo con aria distratta.
Zayn continuò ad osservarla di nascosto. Non sapeva proprio cos’avesse di tanto speciale, quella ragazza, fatto sta che gli sarebbe piaciuto conoscerla un po’ meglio. E poi, era strano come fosse apparentemente rilassata in loro presenza. Di solito le ragazze non stavano tanto tranquille, con loro. C’era quella che scopriva una generosa porzione di gamba, quella che faceva scivolare la spallina della canottiera. Ma lei niente. Si limitava a mangiare il suo toast con aria assorta, una minuscola ruga di preoccupazione a solcarle la fronte, nonostante l’aria apparentemente serena.
«Il principale è tuo padre?» chiese, curioso di saperne qualcosa di più su di lei. Qualunque cosa, sarebbe stata ben accetta.
«Chi, quel coglione? No, è mio zio. Da parte di madre, ovviamente.» si affrettò ad aggiungere Lottie. Non ci teneva un granché ad essere accomunata alla famiglia Stevenson. Perciò, quando sua madre le diceva di continuo “sei proprio figlia di tuo padre” con il preciso intento di offenderla, lei si sentiva tre metri sopra il cielo.
Sono anche figlia di puttana” avrebbe voluto rispondere, anche se si era sempre trattenuta. Dopotutto, era sempre sua madre. Ed anche se era un po’ zoccola, lei non aveva certo il diritto di giudicarla, no?
«E Tiffany…» continuò Louis, anche lui curioso.
«Tiffany è figlia di quello
«Non sembra che ti piaccia un granché.» commentò Zayn. Lottie gli rivolse un’occhiata divertita, anche se quella piccola ruga in mezzo alla fronte non accennava a voler sparire.
«Che, scherzi? Li adoro. Sono così simpatici… intelligenti… adorabili.» mormorò, evidentemente sarcastica. I ragazzi ridacchiarono, divertiti, poi Harry fece per dire qualcosa, ma la sua frase venne bloccata sul nascere dalla porta che veniva bruscamente aperta.
Una ragazza con i capelli biondo platino, occhi azzurri e un fisico da modella si guardò intorno con aria di sufficienza, fino ad incrociare lo sguardo di Lottie, che cercava il più possibile di nascondersi dietro la schiena di Liam.
Era bella, ma la sua era una bellezza gelida, perfetta per una copertina, ma fin troppo costruita per essere reale.
«Butta quel coso che stai mangiando, Charlotte.» ordinò, puntandole contro un dito. Lottie inarcò un sopracciglio, poi sbuffò e alzò gli occhi al cielo. Zayn notò che la ruga sulla sua fronte si era accentuata ancora un po’.
«Dico sul serio, Lottie. Stai ingrassando troppo e non puoi certo permetterti di ingozzarti come un animale.» sibilò. Anche la voce era gelida. Quasi disinteressata.
«Senti un po’, Celine. Perché non te ne vai a fare in culo?» propose Lottie, amabile, prima di addentare il suo toast con una foga esagerata. La ragazza bionda fremette di rabbia e le rivolse un’occhiata disgustata.
«Sei proprio come papà.» berciò, con il chiaro intento di offenderla.
«E tu sei proprio come mamma. Il che, credimi, è molto peggio.» replicò Lottie, con tutta la tranquillità del mondo. Ormai si era abituata ad essere la pecora nera della famiglia. Non era nemmeno tanto male, in fin dei conti. E poi, sapeva perfettamente cosa stava succedendo.
«Mi chiedo come faccia mamma a sopportarti.» aggiunse Celine, portandosi una ciocca di capelli biondi dietro alle orecchie. Poi guardò verso la porta con la coda dell’occhio. Lottie colse al volo il suo sguardo, perciò si affrettò a rispondere.
«Hai ragione, Celine. Non lo so neanche io. Posso cambiare, e cercherò di farlo al più presto, te lo prometto.»
«Molto meglio.» mormorò Celine. Diede le spalle a tutti quanti, poi si affacciò velocemente sul corridoio, per controllare che non ci fosse nessuno, e tornò dentro.
«Scusa, piccola. Ma quello stronzo di zio Max mi sta pedinando.» disse, avvicinandosi a Lottie per lasciarle un bacio sulla fronte. Zayn, che nel frattempo aveva osservato la scena a bocca aperta, notò che l’espressione della ragazza era molto più distesa e rilassata.
Poi Celine si voltò verso i ragazzi e sorrise. Improvvisamente, sembrava molto meno gelida di quanto era apparsa pochi minuti prima.
«Sono Celine, la sorella di Lottie. Piacere di conoscervi.» strinse la mano a tutti i ragazzi e, quando fu il turno di Liam si immobilizzò. Liam la osservò perplesso, senza capire cosa diavolo le fosse preso.
«Io ti odio.» proferì, poi, facendo scoppiare a ridere Lottie, che si abbandonò sullo schienale del divano, con una mano sullo stomaco.
Quando poi si rese conto che nessuno riusciva a comprendere cosa stesse succedendo, si asciugò una lacrima con il dorso della mano e si affrettò a spiegare.
«Celine si sorbisce tutte la boiate di Tiffany.»
«E Tiffany ti ama alla follia. E quando dico follia, intendo dire»
«Delirio, ho capito.» la interruppe Liam, con un sorrisetto di scuse.
«Non puoi capire quante volte mi ha parlato di quella cazzo di voglia che hai sul collo. Dio, non puoi coprirla con un po’ di fondotinta? Le camicie anti-stupro non arrivano fino a li!» lo supplicò Celine.
«Ca-camicia anti-stupro?» balbettò Liam, in difficoltà.
«Guarda lì! Ma ce la fai almeno a respirare?» continuò Celine, tranquilla, additando il colletto della camicia a scacchi blu di Liam, effettivamente abbottonata fino al collo. Liam arrossì, poi slacciò frettolosamente il primo bottone, facendo ridacchiare le due ragazze.
«Meglio?» propose.
Celine annuì. «Decisamente.»
Poi Maximilian Stevenson fece il suo ingresso e l’aria si fece improvvisamente più pesante.
«Muoviti, Charlotte. Non ho tempo da perdere con una nullità come te.» sbottò Celine, trasformandosi nuovamente nella ragazza gelida e altezzosa di poco prima.
Lottie sbuffò, poi, senza dire nemmeno una parola, si alzò, afferrò il cappotto ed uscì.  
 
Quella sera, più tardi, Zayn si ritrovò a leggere quelle poche pagine in cui Lottie aveva riposto tutto il suo sarcasmo – non sempre tanto velato – e tutto il disprezzo – quello celato quasi alla perfezione – nei confronti della cugina Tiffany.
Si sorprese parecchio, quindi, quando svoltando l’ultima pagina, ne ritrovò una che ancora non aveva letto.
 
 
“Ho scoperto che la parte della psicopatica da internare mi riesce piuttosto bene, perciò ho deciso di portarla avanti fino in fondo. Anche se, in effetti, non so nemmeno affermare con certezza se si tratti di una parte. Potrei essere psicopatica sul serio, chi lo sa. Dopotutto, il mondo è pieno di pazzi.
Quindi, Zayn, ti lascio il mio numero di telefono, non si sa mai che ti venga la voglia di fare due chiacchiere. Prometto che non ti costringerò a leggere nessun libro.
Sai, non è una cosa che faccio spesso; intendo lasciare il mio numero di telefono, ma tu sei così silenzioso e così riservato ed io non capisco come sia possibile essere tanto pacati. Ti incazzi, ogni tanto?
Insomma, non sono proprio abituata a frequentare persone normali, senza nessuno squilibrio emotivo o chissà che. Ora, non sentirti obbligato a richiamare e non farti idee strane: non si tratta di un appuntamento. Semplicemente, voi ragazzi non mi siete sembrati affatto male.
E poi, non so, mi sento davvero realizzata, al pensiero che Tiffany si stia facendo un sacco di seghe mentali perché non vi ha conosciuto, mentre io invece si!
Capisci?
Scusa ancora se ti sembro una pazza. Ti assicuro che a volte sono anche una persona seria. Non sempre, certo.”





Ecco qua il secondo capitolo!
Spero che vi sia piaciuto e se vi và, fatemi sapere che ne pensate! Lo so che ancora non si capisce un granché e che sia Celine che Lottie sembrano due esaurite, ma è una cosa assolutamente voluta. Pian piano le cose si spiegano!

Ringrazio di cuore le tre fantastiche ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo! GRAZIE <3
Ora un pò di pubblicità:
per chi volesse, su Facebook mi trova qui!
questa, invece, è l'altra mia storia, se vi và passate: Like an Hurricane.

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Capitolo 3
*** Let's go for a Coffee, Marianne. ***


Diario di una psicopatica
 
Capitolo 3
“Let’s go for a Coffee, Marianne.”
 
 
«Hai intenzione di chiamarla o no?» domandò Harry, che osservava Zayn attentamente con le braccia incrociate, appoggiato allo stipite della porta.
Zayn alzò le spalle, continuando a giocherellare con il telefono.
«Non lo so.»
«È carina.» commentò Harry, con disinvoltura. Ancora una volta, Zayn annuì. Era giusto chiamarla? Magari Lottie l’aveva scritto tanto per, visto che sembrava proprio la tipa che fa le cose al momento, giusto per movimentarsi la giornata.
«Si.»
«Be’, se non ti interessa, la chiamo io.» sostenne Harry, guardandolo di sottecchi. Zayn si irrigidì parecchio.
«Ora la chiamo. Sparisci.» sventolò la mano, cacciando Harry dalla stanza. Harry ridacchiò e sorrise tra sé e sé. Aveva deciso che Lottie era perfetta per Zayn: erano gli opposti per eccellenza e per questo, insieme, avrebbero funzionato alla grande.
Zayn cercò il numero di Lottie nella rubrica, prese un respiro profondo, poi premette il tasto di chiamata.
Lottie rispose dopo cinque squilli, con quella sua voce dolce e morbida che a Zayn venne immediatamente da sorridere.
«Non voglio tappeti, enciclopedie, aspirapolvere. E la mia linea telefonica funziona alla perfezione. Quindi evitate di richiamare, grazie.» sproloquiò Lottie, prima di dargli tempo di rispondere. Zayn ridacchiò.
«E dire che volevo invitarti a fare colazione.»
 Il silenzio dall’altro capo del telefono, gli fece capire che Lottie aveva finalmente capito che non cercava di venderle qualcosa.
«Come và, Zayn?» chiese, lasciandosi andare ad una risata spensierata.
«Bene, tu? Spero di non averti svegliata.» mormorò Zayn, gettando un’occhiata all’orologio sul comodino, che segnava appena le otto e trenta.
«No, figurati. Qui la sveglia è alle sette.» borbottò Lottie, rigirandosi ancora nelle coperte. A dire la verità, l’aveva svegliata, ma le dispiaceva farlo sentire in colpa. E poi non credeva nemmeno che l’avrebbe chiamata sul serio.
«Ti và, allora?»
«Cosa?»
«La colazione.»
«Oh, certo. Va benissimo!» a Zayn sembrò che stesse per aggiungere qualcosa, poi sentì un rumore e una voce un po’ stridula si aggiunse a quella di Lottie.
«Con chi parli?» Lottie sbuffò spazientita.
«Con Zayn Malik.» 
«Davvero?»
«Certo che no, Tiffany. È Marianne.» Zayn scoppiò a ridere, senza riuscire a trattenersi di fronte alla bugia spudorata di Lottie, che teneva un tono mortalmente serio.
«E perché Marianne ride come un ragazzo?» insinuò Tiffany.
«Ha il raffreddore. Ed ora, se non ti dispiace, eclissati.» Zayn sentì qualche borbottio, poi il rumore della porta che si chiudeva e Lottie che sospirava di sollievo.
«Scusa, Marianne. Dicevamo?»
«È ancora lì?»
«Certo, come al solito. Ti ricordi l’ultima volta? È esattamente nello stesso posto.» spiegò Lottie, tranquilla.
Zayn rise di nuovo. 
«Allora, a che ora passo a prenderti?» chiese Zayn.
«Quando vuoi, dammi il tempo di prepararmi.»
«Le undici?» propose, ben sapendo quanto tempo occorresse alle ragazze per prepararsi.
«Che, sei scema? Mi bastano dieci minuti, Marianne!» rise Lottie, prima di dettargli l’indirizzo di casa e sussurrare un «ci vediamo tra poco.»
 
Zayn scosse la testa divertito.
«Lo so che siete dietro alla porta.» si diresse verso l’armadio, mentre Louis, Liam, Harry e Niall entravano nella stanza, con l’espressione di chi è stato colto sul fatto ma non ne è affatto pentito.
«Metti i pantaloni gialli. E la camicia azzurra.» consigliò Louis, accomodandosi sul letto e incrociando le braccia dietro la testa.
«Certo. E magari il maglione verde, le scarpe rosse e il cappellino rosa. Che cazzo ti sembro, il pesciolino arcobaleno?» rise, afferrando un semplicissimo paio di jeans e una maglietta grigia.
«Fa freddo, fuori.» avvertì Liam.
«Grazie, mamma.» sbottò Zayn, afferrando anche una felpa bordeaux. Si cambiò velocemente, ignorando le battutine idiote di quei quattro deficienti che aveva il coraggio di chiamare migliori amici.
«Cosa ti farei…» mormorò Harry, fissando gli addominali di Zayn con una faccia da maniaco. Zayn non sapeva se arrossire o se picchiarlo, così decise di mollarli lì come dei fessi. Cerco le chiavi della macchina e uscì di casa.
Dieci minuti dopo, parcheggiava in una stradina laterale, vicino a casa di Lottie, che aveva voluto evitare che Tiffany incrociasse Zayn per sbaglio, onde evitare sequestro di persona e tutto ciò che ne sarebbe conseguito.
E lei era lì, con i capelli lunghi raccolti in una coda di cavallo perfettamente tirata, un vestito bianco e un cardigan color crema. Ai piedi, portava delle ballerine panna, con un piccolo fiocco sulla punta. Non sembrava tanto a suo agio, notò Zayn.
«Ciao, Lottie.»
«Ehilà, Zayn! Veloce, filiamo via da qui!» intimò, salendo in macchina al volo.
Sotto lo sguardo stupefatto di Zayn, Lottie estrasse dalla borsa gigante che portava con sé un paio di anfibi, dei pantacollant neri e una cintura.
«Non guardare, please.» disse, prima di sfilarsi le ballerine con un colpo secco e iniziare a infilare i leggins.
«Ma che…?» mormorò Zayn, stupefatto.
«Guarda la strada, Malik! Ti spiego dopo.» poi, imperterrita, Lottie calzò gli anfibi e bloccò il vestito, che le ricadeva un po’ largo sulla vita, con la cintura. Infine sciolse la coda, agitò un po’ la testa per smuovere i capelli e si lasciò ricadere sul sedile, pienamente soddisfatta.
«Molto meglio.» affermò, con un sorriso divertito.
«Allora, Marianne, dove mi porti di bello?» chiese poi.
Zayn sorrise e la guardò di sottecchi.
«Posso girarmi?» domandò, trattenendosi a stento dal ridere. Era incredibile, Lottie. Anzi, era totalmente fuori di testa, completamente imprevedibile. Ed era una cosa che gli piaceva parecchio, doveva ammetterlo.
«Certo, scusa.»
«Qui va bene?» propose allora Zayn, immettendosi in una strada principale. Parcheggiò pochi secondi dopo, esattamente davanti a Starbucks. Lo sguardo di Lottie si illuminò.
«Direi che è perfetto.» approvò, lieta che Zayn non avesse pensato a qualcosa di romantico. Non era proprio in vena. E poi glielo aveva anche scritto, che non si trattava di un appuntamento.
 
«Ti sarò sembrata una psicopatica, vero?»
Zayn scosse la testa, poi bevve un lungo sorso del caffè che aveva ordinato e ridacchiò.
«Non mi era mai capitato che una ragazza si spogliasse in macchina.» ridacchiò, beandosi delle guance un po’ rosse di Lottie.
«Non mi sono spogliata! Mi sono cambiata, che è diverso!» precisò, arricciando il naso in una smorfia adorabilmente infastidita.
«E va bene, se la mettiamo così hai ragione.» le concesse.
Rimasero in silenzio per qualche secondo, entrambi assorti nei propri pensieri. Fino a che Lottie, che evidentemente mal sopportava il silenzio, iniziò a canticchiare la canzone di una pubblicità che a Zayn era capitato di sentire solo qualche volta e che, forse, pubblicizzava una marca di carta igienica.
Si ritrovò a fissarla, suo malgrado incantato. Non l’aveva notato, prima, ma quando sorrideva Lottie aveva le fossette.
«Mi stai fissando.» borbottò lei, interrompendo la canzone nel bel mezzo del ritornello.
«Già.»
«Perché mi stai fissando?» incalzò allora Lottie, curiosa.
Zayn sorrise.
«Così.»
«Wow, Zayn, non pensavo che si potesse essere tanto loquaci. Ti prego, stai un po’ zitto, o rischi di stordirmi con tutte queste chiacchiere.»
«In compenso tu parli abbastanza per tutti e due, no?» rise Zayn, divertito.
«Certo. Per questo ti ho lasciato il numero: hai bisogno di qualcuno che ti faccia incazzare, ogni tanto. Non puoi sempre essere così silenzioso.» protestò Lottie.
«Fa parte del mio fascino.»
«Che scommetto è una delle tue migliori qualità. Insieme alla modestia, ovviamente.» celiò la ragazza, inarcando un sopracciglio con aria eloquente. Zayn rise di nuovo.
«Allora, raccontami un po’… com’è la vita da superstar?» continuò Lottie, osservandolo con curiosità. Zayn prese un respiro profondo, anche se non pensava affatto che Lottie fosse interessata a quell’aspetto delle cose per un proprio tornaconto personale. Non sembrava il tipo.
«È complicato.» mormorò, quindi. Poi, di fronte all’occhiata seccata di Lottie, si affrettò ad allungare un po’ il discorso.
«Quando pensavo di fare carriera come cantante, immaginavo che non avrei fatto altro se non cantare. Invece ora mi ritrovo a rispondere a interviste che riguardano la mia vita, più che le nostre canzoni. E non mi piace parlare dei fatti miei, soprattutto perché poi li raccontano in una maniera diversa. E poi non siamo più liberi di camminare per strada, perché ci riconoscono e ci fermano e vogliono sapere tutto, anche quante volte andiamo in bagno.» spiegò, tranquillo, gesticolando un po’ con le mani. Lottie annuì, comprensiva.
«Sai, un po’ ti capisco. Non perché mi riconoscono per strada, eh! Non mi caga nessuno. Però capisco cosa significhi sentirsi costantemente sotto esame, ogni mossa controllata, studiata, giudicata. A casa mia è così. Hai visto Celine, no?»
Zayn annuì, completamente preso dal discorso di Lottie.
«Per aiutarmi, finge di essere dalla parte di mamma. In realtà è l’unico sostegno che ho, nella mia famiglia. Se lei non fingesse così bene, probabilmente saremmo entrambe con l’acqua alla gola. L’unico motivo per cui io continuo a fare quello che voglio, non sempre, certo, è che c’è lei. Odio fingere di essere qualcun altro. Hai visto come sono uscita di casa, no? Quella non sono io. A me piace dire parolacce, mi piace ridere, camminare sotto la pioggia, insultare chi mi sta antipatico. Voglio essere libera, anche se la maggior parte delle volte sembro una pazza sclerotica con qualche disturbo comportamentale.» 
«Che poi – proseguì Lottie – non capisco perché la gente non sia in grado di farsi i cazzi suoi, quando dovrebbe limitarsi a bere il suo fottuto cappuccino o quel cazzo che è!» berciò, a voce fin troppo alta. Due ragazze sedute nel tavolo accanto a loro sussultarono, colte nel fatto e si affrettarono a distogliere lo sguardo, con le guance arrossate e un’espressione imbarazzata.
Zayn ridacchiò. «Se fossero delle fan?»
«Non è mica un mio problema. Dovrebbero iniziare a farsi una vita, anziché monitorare quella degli altri.» borbottò, sempre più infastidita. Santo cielo, stavano solo prendendo un caffè, mica scopando come ricci in pieno suolo pubblico!
«E se fosse mia sorella?» continuò Zayn.
Lottie sbiancò lievemente, ma replicò quasi subito. «Se ti conoscessi potrei dirti che non hai una sorella, ma non ti conosco, quindi in effetti potresti anche averne, che ne so.»
«Eh?» domandò Zayn, confuso.
«Lascia stare. Facciamo così: ehi, bionda, sei sua sorella per caso?» chiese alla ragazza, che si voltò e sbarrò gli occhi azzurri, stupita di essere tirata in causa.
«No, in realtà volevo solo un autografo…» farfugliò, lanciando a Zayn un’occhiata supplichevole.
Lui sorrise.
«Se vi firma questo benedetto autografo, poi la piantate di rompere i coglioni con queste merda di risatine?» le due annuirono.
«Perfetto. Allora, signor Presidente, potrebbe muoversi? Tra dieci minuti ha l’incontro con la Regina.» borbottò Lottie, frugando nella borsa alla ricerca di una penna, che porse a Zayn con un sorriso divertito.
Zayn rise divertito, prima di alzarsi, sedersi al tavolo delle due ragazze e firmare loro gli autografi. Concesse anche una foto ad entrambe, pregando Lottie di scattarla. Pochi minuti dopo, erano fuori da Starbucks.
«Sei consapevole di parlare come uno scaricatore di porto?» chiese, mentre camminavano di nuovo verso la macchina.
«Vi prego di perdonarmi, Sire. Non volevo arrecarvi nessuna offesa.»
«E poi sei anche stronza! Avevano tutte e due quindici anni!» rise Zayn, dandole una leggera spinta sulla spalla.
«E poi da a me dello scaricatore di porto. Ma tu pensa…»
 
 
***
 

Okay, ecco il capitolo 3! Che ve ne pare? Non so, a me non convince un granché, non sono molto soddisfatta, ma va beh!
Spero che a voi sia piaciuto… Indi per cui, fatemi sapere, please!
Anyway, ho pubblicato una One-Shot su Harry, vi lascio il link (basta cliccare sul titolo) se vi và, passate e fatemi sapere che ve ne pare – se avete voglia, ovviamente u.u-
Si intitola Fix you.
L’altra long, invece, è Like an Hurricane (vi lascio il link anche di quella!)
 
Baci,
Fede.

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Capitolo 4
*** It's only the beginning, Zayn. ***


Diario di una psicopatica
 
Capitolo 4
“It’s only the beginning, Zayn.”
 
 
Zayn si sentiva un po’ titubante all’idea di rientrare in casa: sapeva alla perfezione che i ragazzi sarebbero stati lì in agguato, per ricevere ogni minima informazione riguardo all’uscita con Lottie.
A proposito di Lottie, l’aveva accompagnata a lavoro circa quindici minuti prima e, in macchina, lei aveva ripetuto la scena del cambio. Si era sfilata i leggins, sotto lo sguardo allibito di Zayn, aveva cambiato di nuovo gli anfibi con le ballerine, aveva tolto la cintura e legato i capelli nella sobria coda di cavallo.
In verità, Zayn la preferiva nella versione precedente, ma si era tenuto ben alla larga da qualsiasi commento in merito.
Quando aveva parcheggiato davanti alla libreria per lasciarla scendere, Lottie l’aveva salutato con un bacio sulla guancia e con un sorriso mozzafiato.
Lui si era limitato a mormorare un “buona giornata”, sentendosi un perfetto idiota. E dire che con le ragazze ci sapeva fare abbastanza, di solito. Eppure Lottie era così spiazzante che non sapeva mai come comportarsi.
Prese un altro respiro profondo, poi infilò le chiavi nella serratura e, per sua enorme sorpresa, trovò la casa fin troppo silenziosa. Ciò poteva significare solo una cosa: Louis e Niall non c’erano e Harry dormiva, o probabilmente era andato a casa della sua nuova conquista. Nessuno sapeva chi fosse, ma erano perfettamente a conoscenza che sarebbe durata molto poco. Giusto il tempo che lei iniziasse ad avanzare pretese, come voler essere annunciata alla stampa e un sacco di altre cazzate che Harry non aveva la minima intenzione di fare.
«Ragazzi?» chiese, lasciando la felpa sulla spalliera del divano e incamminandosi verso la cucina.
«Ciao, Zayn.»
«Ciao, El. I ragazzi?» salutò la fidanzata di Louis con un bacio sulla guancia, poi le si sedette davanti.
«Louis e Niall sono andati a fare la spesa, Liam dorme, Harry è da Sylvia.»
«Sylvia? Ma non si chiamava Margareth?»
«Sei rimasto indietro. Dopo Margareth c’è stata Jessica, poi una certa Sarah e ora c’è Sylvia.» ridacchiò Eleanor.
«Certo, ovvio.» ribatté Zayn, passandosi una mano sulla fronte, con aria sconsolata. Chissà se Harry sarebbe mai cambiato, o se avrebbe continuato a passare da un letto ad un altro senza il minimo scrupolo.
«Com’è andata con Lottie?» domandò Eleanor, dopo qualche minuto di silenzio. Zayn, che stava bevendo un bicchiere d’acqua, rischiò di strozzarsi per la sorpresa. Era possibile che Louis non riuscisse mai a farsi i cavoli suoi? Era peggio di una ragazza, per quanto era pettegolo.
«Il tuo ragazzo è un’idiota.» borbottò, mollando il bicchiere nel lavandino.
Eleanor rise. «Lo so, ma non provare a cambiare argomento. Voglio sapere tutto.»
Zayn inarcò un sopracciglio, ma iniziò comunque a parlare, conscio che Eleanor non avrebbe mollato la presa tanto presto, se davvero era intenzionata ad ottenere tutti i dettagli sulla sua breve uscita con Lottie.
Dieci minuti dopo, annuiva soddisfatta: aveva guadagnato abbastanza informazioni da capire che Lottie faceva esattamente al caso di Zayn.
«Dovresti invitarla qui.» suggerì.
Zayn scosse la testa: ancora non poteva correre il rischio di far entrare Lottie nella sua vita, senza essere certo che non avesse alcun secondo fine. Certo, per il momento proprio non sembrava avere cattive intenzioni, né sembrava volesse prenderlo in giro. Tuttavia, non sarebbe stata la prima volta che una ragazza fingesse di non essere interessata all’aspetto pubblico della sua vita.
Quindi, per il momento, avrebbe evitato di lasciarsi coinvolgere più di tanto.
Anche se Lottie avrebbe potuto piacergli sul serio.
«È ancora presto.» sostenne, col tono di chi non ammette repliche. Eleanor sospirò, anche se aveva già immaginato che Zayn se ne sarebbe uscito con una sparata del genere.
Fortuna che Harry e Louis si erano già salvati il numero di Lottie sul telefono.
«Come vuoi, Zayn.»
Zayn non vide il sorriso sornione di Eleanor, né tantomeno Liam che sbirciava da dietro la porta. Era troppo concentrato sul desiderio improvviso di avere Lottie accanto a sé, anche in quel momento. Era davvero possibile che una ragazza potesse sconvolgerlo a quel modo? Ed era strano, perché a lui piacevano le ragazze semplici, quelle un po’ indifese, quelle da prendere per mano e portare in salvo. Lottie era completamente l’opposto rispetto a tutto ciò che lui aveva sempre cercato: era pazza (completamente), spigliata, incasinata oltre ogni dire e aveva bisogno di essere presa per mano non tanto per essere salvata, quanto per essere trattenuta dal fare qualche cavolata.
Perciò non era giusto che entrasse nella sua vita. Cosa sarebbe successo con i giornali, con le sue fan, con l’idea che tutti avevano di lui e, soprattutto, con i ragazzi? Anche loro ne avrebbero risentito, forse.
«Zayn, ti sta suonando il telefono.» lo informò gentilmente Eleanor, trattenendo a stento un sorrisino soddisfatto. Anche Zayn non poté fare a meno di sorridere, quando lesse il nome di Lottie sul display.
«Ti sono sembrata un’arrampicatrice sociale?» domandò Lottie, senza nemmeno dargli il tempo di salutarla. Zayn inarcò un sopracciglio, perplesso e vagamente confuso. Eleanor, che stava bevendo l’ennesima tazza di tè di quella mattina, si fece più attenta. Intanto, Lottie aveva iniziato a sproloquiare a macchinetta, tanto che Zayn non riuscì a capire una sola parola di quello che disse.
«Ehi, Lottie, frena un attimo. Non ci ho capito niente.» la interruppe. Trascorse qualche altro secondo, dopodiché Lottie riprese a parlare con più calma. Zayn mise il telefono in vivavoce, perché probabilmente per quello che era appena successo non era la persona più indicata a dare qualche consiglio.
Eleanor si sedette accanto a lui e appoggiò i gomiti sul tavolo, concentrata. Lottie continuava a parlare.
«Ho  letto su internet che sono  una stronza, una troia e un’arrampicatrice sociale. Ora: potrei dare ragione sulla stronza, però non mi sembra il caso di darmi della zoccola, ecco. Qualcun altro potrebbe rimanerci male, sentendosi insultato in questo modo. Io me ne fotto proprio, ma preferirei evitare certe cose. La domanda è: che faccio?» concluse Lottie. A Eleanor risultò subito evidente che la ragazza fosse piuttosto infastidita, ma rimase parecchio stupita dal tono aggressivo della sua voce. Qualcun’altra – lei per prima – ci sarebbe rimasta davvero male, se avesse letto voci infondate sul proprio conto.
Zayn si grattò una guancia e guardò Eleanor come in cerca d’aiuto. Lei gli suggerì di andarla a prenderla a lavoro, di invitarla a cena a casa loro e di parlare apertamente della situazione.
«A che ora finisci di lavorare?»
«Perché?»
«Ti passo a prendere e ne parliamo.» propose quindi. Si aspettava quasi che Lottie si rifiutasse, perché sentirsi appellare in certi modi non le piaceva affatto e di conseguenza sarebbe stato meglio se non si fossero visti più.
«Stacco alle sette. Davvero vieni a prendermi?»
Zayn sorrise.
«No, lo dico così, tanto per parlare.»
«’Fanculo, Zayn.» Lottie chiuse la telefonata, ma Zayn era certo che stesse ridendo.
«Te l’ho detto, io, che ancora era presto.» borbottò, passandosi stancamente una mano sugli occhi. Era tutto come aveva immaginato e non c’era neanche bisogno di parlare con Lottie, per capire come sarebbe andata a finire: non si sarebbero più visti. E non perché lui era tanto melodrammatico, ma perché chiunque, anche una pazza come Lottie, non sarebbe riuscita a portare avanti un’amicizia – perché era quello di cui si parlava – con gli occhi di tutti quanti puntati addosso. E poi, non era mica la prima volta che era costretto a chiudere un’amicizia per colpa di quella vita che a volte nemmeno gli piaceva. Tutto sarebbe stato diverso, se lui fosse stato un ragazzo normale.
«Niente paranoie. Andrà tutto bene.» lo consolò Eleanor, con una leggera pacca sulla spalla. Le dispiaceva per Zayn: lei, quando aveva conosciuto Louis, non era del tutto estranea alle telecamere e la cosa non l’aveva sconvolta più di tanto, né infastidita. E comunque Louis era più il tipo che se ne fregava di avere gli occhi puntati addosso. Zayn, invece, era parecchio riservato e di certo non avrebbe apprezzato di trovare la sua storia sulle pagine di ogni giornale, su internet, dovunque. E anche per Lottie non sarebbe stato facile. Che poi, non capiva nemmeno come fossero arrivati a parlare di Lottie e Zayn insieme, quando loro due si conoscevano da così poco tempo. In ogni caso, era evidente che la cosa non poteva finire lì.
«Zayn, hanno già messo su internet le foto di stamattina.» esordì Louis, entrando in cucina subito seguito da Niall.
«Lo so.» mormorò Zayn, tetro. Era tutto un fottutissimo casino, ed era solo colpa sua se Lottie ci era finita in mezzo. Anzi, a ben pensarci era di Lottie, la colpa. Era stata lei a lasciargli il numero!
«Ora che si fa?» Niall si accomodò al tavolo, ringraziò Eleanor per avergli servito un muffin al cioccolato e si mise a mangiare.
«Alle sette Zayn va a prendere Lottie a lavoro. Poi la porta qui e ne parliamo.» riassunse Eleanor, brevemente. Zayn annuì, mangiucchiando distrattamente un biscotto.
Che situazione del cavolo. Eppure, non sapeva perché, ma sentiva che ne sarebbe valsa la pena.
 
Quel pomeriggio, verso le sei e trenta, comunicò ai ragazzi che sarebbe andato a prendere Lottie ed uscì di casa, accompagnato dalla risatina di Eleanor e dai fischi degli amici.
Lottie era fuori dalla libreria, insieme alla sorella, ed entrambe sembravano coinvolte in una discussione appassionata e anche un po’ furiosa.
Quando lui arrivò, sembrarono non accorgersi nemmeno della sua presenza, fintantoché Zayn non si schiarì la voce con un colpo di tosse.
Si voltarono verso di lui con un’espressione talmente incollerita che Zayn credette che l’avrebbero sbranato. Invece, non appena si accorsero che era lui, si rilassarono e sorrisero. Soprattutto Lottie.
«Sei in ritardo di ben trenta secondi. Sono cose che un’arrampicatrice sociale non tollera.» ridacchiò.
Tuttavia, nonostante si fingesse tanto rilassata, a Zayn non sfuggì affatto che Lottie cercava di mantenere le distanze.
«Mi dispiace, maestà. Prometto che mi farò perdonare.» fece un breve inchino.
«Vogliamo andare? Ovviamente l’invito è valido anche per te, Celine.»
«Grazie, ma devo proprio andare a casa. Mi raccomando, Lottie. Ricordati quello che ti ho detto.» raccomandò alla sorella, che storse il naso ma annuì.
Una volta rimasti soli, Zayn si accorse che Lottie aveva gli occhi lucidi e sembrava parecchio vicina all’orlo del pianto. Purtroppo non sapeva come comportarsi, perciò si limitò ad accarezzarle la schiena con delicatezza. Lottie sospirò profondamente, poi si voltò verso di lui e sorrise.
«Grazie.»


***


Ce l'ho fatta! Dopo aver passato più di un mese e mezzo senza computer e senza internet, finalmente riesco ad aggiornare la storia. Piano piano mi occuperò anche delle altre...
Comunque, ecco il capitolo 4. Che ve ne pare? La storia sta prendendo una piega un pò più seria di quello che mi aspettavo, ma non è niente di tragico, no?

Volevo ringraziare extraordinharry, alessgirl89, martafromearth e xsweetlovatic per aver recensito lo scorso capitolo. Vi chiedo scusa se non ho risposto alle recensioni, ma proprio vado di fretta xD
In ogni caso vi adoro u.u


Baci,
Fede.
 

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Capitolo 5
*** I want to be your friend. ***


Diario di una psicopatica
 
Capitolo 5
“I want to be your friend.”
 
 



Se per un solo attimo Zayn aveva creduto che Lottie non sarebbe riuscita a tollerare la situazione, be’, si era sbagliato di grosso.
Non solo in macchina non aveva affatto accennato al problema, ma si comportava esattamente nello stesso identico modo di quando l’aveva conosciuta: niente finzioni, niente risatine idiote per far capire a chi li riconosceva che stavano insieme, niente di niente. Eppure, poco prima, sembrava sull’orlo del pianto.
«Credo che prima o poi scapperò di casa.» lo informò con noncuranza, mentre percorrevano il vialetto che conduceva alla casa che Zayn condivideva con i ragazzi.
Lui strabuzzò gli occhi, colto di sorpresa. «Come?»
«Si. Avevo pensato alla Papua Nuova Guinea, oppure al Guatemala. Dici che mia madre mi troverebbe anche lì?»
Zayn ridacchiò.
«Probabilmente si.»
«Uffa.»
Lottie varcò la soglia con un’espressione sinceramente abbattuta, tanto che i ragazzi – che aspettavano il suo arrivo in salotto – cominciarono a preoccuparsi.
«È morto qualcuno?» domandò Lottie, confusa.
«Hai visto su internet?» replicò Louis.
Lottie annuì. Certo che aveva visto, e l’unica cosa di cui si era spaventata erano le occhiaie evidenti anche dalla distanza da cui era stata scattata la fotografia.
«Si. Ho delle occhiaie esagerate, vero?» scherzò, cercando di sdrammatizzare. Poi capì che i ragazzi prendevano quella storia troppo sul serio e sospirò.
«Se il problema è che mi hanno dato della zoccola, non preoccupatevi. Non me ne frega niente.» iniziò a spiegare «Se invece il problema è che potrei rovinare l’immagine di Zayn, be’, quella è tutta un’altra storia. E siccome non ho alcuna intenzione di incasinare la vita di nessuno, posso sparire. Giuro, senza rancore.» terminò, sorridendo in direzione di Zayn, che si era seduto sul divano e non sembrava per niente entusiasta.
Gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla. Zayn sorrise brevemente, prima di scuotere la testa e sospirare.
«Non c’è nessun problema.» esordì Eleanor, entrando in salotto. Reggeva tra le mani un portatile bianco e sembrava completamente concentrata sulla lettura di alcuni commenti pubblicati sotto una foto di Zayn e Lottie.
«Piacere di conoscerti, Lottie. Io sono Eleanor.» le due si strinsero la mano, dopodiché Lottie si accomodò sul divano accanto ad Eleanor. Cominciarono a leggere i commenti, e i pareri risultarono incredibilmente differenti l’uno dall’altra. C’era qualcuno che la insultava, per lo più ragazzine di tredici anni, e qualcuno, invece, che prendeva le sue difese.
Fino a che Lottie non si scontrò con il commento di sua cugina Tiffany: “Visto che siete tanto curiose di saperlo, quella nella foto si chiama Charlotte Marie Gaillard. Ed è una troia, perché si è portata via il mio Zayn senza dirmi niente. Ti odio, Lottie.”
Eleanor lesse il commento di Tiffany ad alta voce, scatenando le proteste e gli insulti da parte dei ragazzi.
Poi il telefono di Lottie iniziò a squillare.
«Ciao, Tiffany.»
«Sei una stronza, Charlotte. Io ti odio! Hai capito? Ti odio
«Mi spezzi il cuore, così.» replicò Lottie. In realtà, non gliene fregava assolutamente niente se Tiffany la odiava. E poi non c’era niente di male nell’uscire con un ragazzo. Se Zayn non fosse stato famoso, probabilmente nemmeno l’avrebbero considerata.
«Come hai potuto farmi questo?»
Lottie alzò gli occhi al cielo, poi nascose il telefono sotto il cuscino, si alzò e si stiracchiò per bene. Non aveva nessuna voglia di stare ad ascoltare la cugina più del necessario.
«Stavamo dicendo?» intanto, Tiffany stava continuando a urlare e nonostante il cuscino attutisse di parecchio la sua voce, ciò che diceva risultava fin troppo chiaro.
Louis ridacchiò, divertito. Zayn, invece, si sentiva percorrere dalla voglia di afferrare il telefono e dire a Tiffany di chiudersi quella maledetta boccaccia, perché non aveva alcun diritto di parlare di Lottie.
«Eleanor stava dicendo che non c’è alcun problema. Non ho capito perché, però.» Lottie si rivolse direttamente a Eleanor, che le sorrise con aria complice e iniziò a digitare qualcosa sulla tastiera del computer.
Non mi piace intromettermi nelle discussioni altrui, ma credo sia il caso che la smettiate IMMEDIATAMENTE di insultare una ragazza che non ha nessuna colpa, se non quella di essere un’ottima amica dei ragazzi. Se qualcuno vi insultasse solo perché avete i capelli rossi, o perché siete un po’ in carne o per qualunque motivo stupido, non ci rimarreste male? Perciò piantatela di insultare Lottie e siate felici per i ragazzi, che hanno trovato una persona di cui potersi fidare. Se poi siete invidiose, be’, quelli sono problemi vostri.
Eleanor.
«Ecco fatto. Ora nessuno dirà più niente, vedrai.» sostenne, passando un braccio intorno alle spalle di Lottie, che le sorrise grata e un po’ commossa.
Non le capitava spesso di incontrare qualcuno che prendesse le sue parti. E sapere che Eleanor, che la conosceva a malapena, era pronta a litigare con delle sconosciute per difenderla, la faceva commuovere non poco. Perciò la abbracciò.
«Grazie.»
Harry batté le mani, poi si alzò in piedi. «Ora che abbiamo risolto, vi saluto.» afferrò la giacca dalla spalliera del divano e la indossò in tutta fretta. Salutò Eleanor e Lottie con un bacio sulla guancia e uscì.
«Non cambierà mai.» mormorò Niall, scuotendo la testa con rassegnazione. Ormai si erano abituati tutti quanti alle stranezze di Harry. Ogni tanto usciva di punto in bianco, senza avvisare nessuno e ritornava qualche ora dopo con un’espressione altamente soddisfatta. Non chiedevano nemmeno più dove fosse stato, stanchi di sentirsi ripetere “da un’amica.”
«Questa è Sylvia?» domandò Zayn, un po’ curioso.
Niall fece cenno di no con la testa, poi passò a spiegare: «Sylvia era quella di stamattina. Ora c’è Susan.»
Lottie ridacchiò, guadagnandosi le occhiate sconcertate di tutti i presenti.
«Che c’è? Stavo pensando all’unica Susan che conosco io. Siamo uscite insieme una volta sola e ancora non sono riuscita a dimenticarlo…» scacciò il ricordo di quella tragica uscita, rifiutandosi di rispondere alle domande che le vennero poste al riguardo.
«Be’, sarà ora che vada.» riafferrò il telefono da sotto il cuscino – Tiffany, intanto, aveva chiuso la telefonata – e lo infilò nella borsa. Riaggiustò le pieghe del vestito e tirò un po’ la coda.
«Non resti a cena? Ordiniamo una pizza.» propose Liam, rivolgendole un sorriso tranquillo. Lottie si grattò la guancia, indecisa. «Te lo dico subito.» digitò frettolosamente un messaggio che inviò alla sorella, poi attese la risposta, guardandosi intorno con curiosità. Il salone era parecchio disordinato, ma tutto sommato molto accogliente e lei scoprì di adorarlo. Insomma, era la casa di chi viveva come voleva, no?
Senza che se ne rendesse conto, il suo sguardo si soffermò su Zayn, che in quel momento stava fissando la chitarra abbandonata per terra con aria pensierosa. Ed era bello, pensò, in un attimo di debolezza. Così bello che anche lei, se fosse stata una sua fan, si sarebbe incazzata parecchio, vedendolo insieme ad una ragazza tanto comune.
La vibrazione del telefono la riscosse da quei pensieri scomodi e stupidi.
Solo per questa volta, Lottie. Mamma inizia a fare domande. E lo sai che quando si impunta è peggio di un Rottweiler che si aggrappa ai c… hai capito, no? Divertiti con Zayn, piccola.” Lottie inviò un ringraziamento spassionato, poi si rivolse ai ragazzi.
«Vada per la pizza.» confermò, seguendo Eleanor in cucina, con la scusa di aiutarla ad apparecchiare la tavola. In realtà, voleva stare da sola con lei, per chiederle quale fosse il motivo che l’aveva spinta ad aiutarla, nonostante non fosse assolutamente in obbligo.
«Mi sembri una tipa a posto, Lottie. E mi dispiacerebbe che Zayn perdesse l’occasione di conoscere una ragazza normale.» spiegò Eleanor, mentre le allungava un pacco di tovaglioli da disporre sulla tavola.
«E poi i tuoi capelli mi piacciono davvero tanto.» aggiunse. Lottie ridacchiò.
«Già, peccato che secondo mia madre non debba assolutamente tenerli sciolti.» alzò gli occhi al cielo, facendo capire a Eleanor quanto trovasse esagerata una cosa del genere.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, fino a che Lottie chiese la prima cosa che le passava per la testa.
«Perciò se anche ti fossi sembrata una stronza mi avresti difesa?»
Eleanor rise: c’aveva visto giusto, quindi. Lottie non solo era simpatica, ma era anche furba, e intelligente.
«Si.»
«Perfetto. Perché in effetti sono un po’ stronza, però dipende dalle giornate.» spiegò Lottie, rigirandosi una forchetta tra le mani.
«E oggi che giornata è?» si intromise Zayn, appoggiandosi alla porta con una spalla. Lottie non poté fare a meno di trovarlo ancora più bello.
«Oggi? Bella domanda, Malik. Non lo so.»
«Sei uscita con me, perciò direi una gran bella giornata.» ridacchiò Zayn, facendole un occhiolino.
«Oh, cielo. Credo che piangerò per l’emozione.» disse, sarcastica. Zayn rise, poi si avvicinò.
«Potrei offendermi.» un altro passo avanti.
«Basta che non piangi anche tu. Sii uomo, Zayn.»
Eleanor cominciò a ridere: non si vedeva tanto spesso Zayn che scherzava così. Aveva l’aria sempre metà imbronciata ed anche quando rideva sembrava sempre non lo facesse sul serio. Perciò, vederlo così rilassato e così a suo agio era una bella novità, per i ragazzi.
Lottie diede qualche pacca di consolazione sulla spalla di Zayn, che rise divertito e le pizzicò una guancia. Erano carini, insieme.
«Sono arrivate le pizze!» annunciò Liam, entrando in cucina con un cartone gigante di pizza margherita. Lo depose sul tavolo, dopodiché si fiondarono tutti quanti sulla pizza, in particolare Niall e Louis che, a loro dire, stavano morendo di fame.
Lottie li guardò, a metà tra il divertito e il costernato, poi scosse le spalle e afferrò una fetta di pizza prima che fosse troppo tardi.
 
Dopo cena, Lottie e Zayn si ritrovarono da soli, in silenzio. Zayn si sentiva un po’ assonnato per tutta quella pizza, a dire la verità, mentre Lottie rimuginava su quello che avrebbe detto di lì a poco.
Sentiva la necessità di parlare da sola con lui di quanto successo quel pomeriggio, per mettere in chiaro che non aveva nessuna intenzione di approfittarsi della sua popolarità o di quant’altro.
«Ti posso parlare?» esordì, tormentandosi una ciocca di capelli color miele intorno al dito. Zayn sorrise.
«Mi chiedevo quando l’avresti detto.» mormorò. Si accomodarono sul divano, uno accanto all’altra e rimasero in silenzio ancora un po’, fino a che Lottie sospirò.
«Non sono una puttana.»
«Non c’è bisogno di dirlo, Lottie. Lo so.»
«E non sono un’arrampicatrice sociale.»
«So anche questo.»
«Sono stronza, okay, ma solo perché devo difendermi. Hai visto com’è Tiffany, no? Ecco mia madre è molto peggio. Come dovrei fare, Zayn?» chiese, con gli occhi un po’ lucidi. Zayn le sorrise debolmente, prima di avvolgerle le spalle con un braccio e lasciarle un bacio sulla testa.
«Non sei stronza, Lottie. Forse un po’, ma è meglio così.»
«Sono stanca di lottare contro tutto e tutti.»
C’erano un sacco di cose che Zayn avrebbe voluto dirle: che per qualche inspiegabile motivo lui ci sarebbe sempre stato, che non l’avrebbe lasciata sola per nessuna ragione al mondo, che non era giusto che soffrisse per colpa di persone che non erano in grado di apprezzarla per quello che era. Avrebbe voluto dirle che lo sapeva, che sotto sotto era una ragazza dolce e sensibile.
Invece si limitò a stare in silenzio, cercando comunque di farle capire che poteva contare su di lui per qualunque cosa.
«Te lo giuro, Zayn. Voglio solo esserti amica, non ho nessun secondo fine.»
«Ti credo, Lottie. Ti credo.»
Quel “voglio solo esserti amica”, però, strideva in maniera quasi dolorosa, nella sua testa. Tuttavia, Zayn sorrise: era meglio avere Lottie come amica, piuttosto che non averla affatto.






Hola, girls ^^
Ecco qua il nuovo capitolo! A me personalmente non piace un granché, e probabilmente anche voi vi aspettavate qualcosa di più, però non so... è uscito così! Quindi non mi uccidete!
In ogni caso, mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate, perciò lasciate un commentino, susu :)

Well, passo a ringraziare le ragazze che hanno commentato lo scorso capitolo: alessgirl89, xsweetlovatic e LaPazza7, grazie mille:)
Grazie anche a chi ha inserito la storia tra le preferite/seguite/ ricordate e anche a chi legge soltanto!
Un bacio gigantesco <3



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Allooooora, vi lascio il link dell'altra mia long: Like an Hurricane - nel caso voleste andare a leggerla! Mi farebbe piacere sapere che ne pensate.
E vi lascio il link delle due One-Shot che ho scritto: Fix you (Harry/nuovo personaggio) e Hey, pretty girl! (Zayn/nuovo personaggio). Se vi và, leggetele :)


Vi adoro,
Fede.

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Capitolo 6
*** A beautiful, sunny morning. ***



 
Capitolo 6
“A beautiful, sunny morning.”
 
 




Quella mattina, Londra era riscaldata da un tiepido sole. Il cielo era azzurro, coperto solo da qualche nuvola passeggera e l’aria era piacevole.
Zayn si svegliò decisamente di buonumore. Si stiracchiò, alzando le braccia verso il soffitto e si lasciò andare ad un sospiro soddisfatto.
Come succedeva da qualche giorno a quella parte, il suo pensiero volò a Lottie. Non sapeva cosa gli avesse fatto, quella sottospecie di pazza in gonnella, fatto sta che era riuscita a sconvolgere la sua vita con poche pagine di diario e un paio di uscite insieme. Ora che erano diventati amici – storse un po’ il naso di fronte a quella parola scomoda – le cose iniziavano a volgere per il senso giusto.
La settimana scorsa, le voci secondo le quali lui e Lottie stavano vivendo un’idilliaca storia d’amore erano aumentate e ormai, sul web, circolavano sempre le solite tre foto, modificate in modo che loro due sembrassero più vicini. Lottie aveva riso fino alle lacrime, quando una ragazzina che doveva avere all’incirca dodici anni aveva scritto che di certo a letto sarebbe stata meglio lei.
Certo, con il pannolino, il ciuccio e un peluche. Possibilmente di Winnie the Pooh.” aveva risposto Lottie, prima che Zayn riuscisse ad impedirglielo. “E magari con la luce accesa. Sai, potrebbe arrivare l’uomo nero.» aveva aggiunto poi, prima di sghignazzare divertita. Zayn aveva alzato gli occhi al cielo: era contento che Lottie non avesse preso male quella situazione. Aveva creduto che non sarebbe riuscita a tollerarla. Insomma, trovarsi costantemente sotto gli occhi di tutti non era piacevole; lui lo sapeva bene ed era l’ultima cosa che avrebbe augurato ad una persona come Lottie.
La vibrazione del telefono lo distolse dai suoi pensieri, così Zayn si affrettò a rispondere.
La voce allegra di Lottie risuonò nel suo orecchio, facendolo sorridere.
«Buongiorno, raggio di sole!» trillò, prima di scoppiare a ridere.
«Buongiorno.» mormorò Zayn, con la voce resa ancora un po’ roca dal sonno.
«Ti ho svegliato?» chiese Lottie, tranquilla. Prima che Zayn potesse rispondere, però, aveva già ripreso a parlare. «Non importa, perché sai che facciamo oggi? Andiamo al parco! Vero che vieni con me al parco? Dai, Zayn, ti prego! Ti prego, ti prego, ti prego…»
«Sei pazza.» ridacchiò Zayn. Nel frattempo si alzò, scostò le tende blu notte e aprì un po’ la finestra. Era davvero una bella giornata.
«Si, lo so. Allora? Ci vieni?» proseguì Lottie, imperterrita.
«Certo. Passo a prenderti tra un’ora, d’accordo?»
«Grazie, raggio di sole.» rise un’altra volta, poi chiuse la telefonata.
Zayn sorrise tra sé e sé, mentre frugava dentro l’armadio alla ricerca di una maglietta e di un paio di pantaloni. Dopo che li ebbe trovati, raggiunse i ragazzi in cucina. Harry era intento a cucinare un omelette, il che costituiva un evento assolutamente memorabile, visto che a casa non c’era mai, la mattina.
«E Susan?» domandò Louis, con un sorrisino divertito dipinto in faccia. Harry borbottò qualcosa di incomprensibile, prima di versare la prima omelette nel piatto dell’amico.
«Come?» insistette Liam. Si versò un bicchiere di succo d’arancia e lo sorseggiò con calma, in attesa della risposta di Harry.
«Ha detto che sono un’idiota. “Un borioso pallone gonfiato”.» borbottò, imitando due virgolette con le dita. I ragazzi scoppiarono a ridere.
«Be’, ha ragione.» asserì Louis, beccandosi un’occhiata in tralice e un pugno nemmeno tanto delicato sulla spalla. Zayn ridacchiò e scosse la testa. Non era la prima volta che qualcuno di sesso femminile dava dell’idiota ad Harry.
«Voi non capite. Mi ha dato dell’idiota!» ripeté, sperando che finalmente anche loro ci arrivassero. Ma niente, Niall continuò a mangiare, Louis e Zayn a ridacchiare e Liam a bere il suo succo d’arancia.
«Dove vai così presto?» chiese Niall, rivolgendo a Zayn un’occhiata eloquente.
«Da Lottie.» tagliò corto Zayn, prima di salutare con un cenno della mano e filarsela dalla cucina. Lo sapeva che era un comportamento da codardo, ma non l’avrebbero lasciato in pace nemmeno se li avesse supplicati, perciò battere in ritirata era la scelta migliore.
«Ah, il nostro piccolo Zayn si è innamorato…» urlò Harry, scatenando le risate dei ragazzi e i borbottii di Zayn, che afferrò le chiavi della macchina e si precipitò fuori di casa. Visto? Lo sapeva che l’avrebbero preso in giro.
«Almeno io non vado in bianco!» urlò, certo che Harry l’avrebbe sentito.
Lottie lo aspettava, come al solito, nella stradina laterale. Indossava un vestitino azzurro cielo e portava i capelli raccolti in una lunga treccia laterale, che le scendeva dolcemente fino al fianco. Pestava nervosamente il piede per terra, evidentemente presa dalla smania di allontanarsi il più velocemente possibile da casa sua.
«Grazie al cielo, non ce la facevo più.» sospirò, entrando in macchina. Zayn si inserì nel traffico, in silenzio.
«Sai, pare che io sia incinta.» commentò Lottie, colpendosi la pancia con la mano. Zayn strabuzzò gli occhi e fu sul punto di fermare la macchina, costringere Lottie a dargli il nome del bastardo che aveva anche solo osato sfiorarla e ammazzarlo. Invece tenne gli occhi fissi sulla strada e annuì.
«Non dici niente? Dopotutto, è anche tuo figlio! O ti sei già dimenticato della nostra notte di passione sulla spiaggia?» gli chiese Lottie, osservandolo con attenzione. Non capiva se Zayn fosse scioccato, traumatizzato o se avesse subito una lobotomia durante la notte. Poi si rese conto di quello che aveva appena detto ed arrossì lievemente.
«Non ti aspetterai mica i mantenimenti, vero?» se ne uscì Zayn, dopo qualche secondo di silenzio. Lottie scoppiò a ridere, lieta che la conversazione non avesse preso una piega che non era affatto pronta ad affrontare.
Che cos’erano lei e Zayn? Amici? Amici che si frequentavano? Cosa? Non lo capiva, eppure spesso sentiva il bisogno di averlo accanto a sé, anche solo per un abbraccio, o per una carezza, o una risata. Zayn era così incredibilmente dolce, con lei, che non ci poteva neanche credere.
Non aveva mai incontrato un ragazzo come lui. Era anche troppo perfetto per essere vero.  
«Sei tu, tra di noi, la superstar. Non vorrai negare alla mia bambina un vestito di Burberry?»
«Burberry?»
«Puoi scegliere anche qualcos altro. Non so, Valentino, Dolce&Gabbana, Dior, Prada, Gucci. Non ho molte pretese.»
«No, infatti. Non sei affatto materialista.» commentò Zayn, suo malgrado divertito. Incredibile come da un argomento spinoso come una gravidanza, Lottie fosse riuscita a spostare la conversazione su qualcosa di molto più leggero e di meno imbarazzante. Perché insinuare che lui l’avesse messa incinta, significava credere che tra loro due ci fosse stato un approccio decisamente più intimo. Non che non gli sarebbe piaciuto, ma ancora non era arrivato al livello di Harry.
«Senti chi parla, quei pantaloni costeranno più della macchina.»
«Se preferisci, la prossima volta vengo in mutande.»
Lottie arrossì fino alla radice dei capelli, ma cercò di mascherare l’imbarazzo con una risata che aveva più dell’isterico che del divertito. Zayn face finta di niente, ma dentro di sé, si sentiva piuttosto soddisfatto: forse Lottie non era tanto convinta, quando sosteneva di volerlo solo come amico. Intanto, aveva parcheggiato in prossimità del parco.
«Stai cercando di mettermi in imbarazzo?» borbottò Lottie, scendendo dalla macchina, con un broncio a dir poco adorabile stampato in viso.
«Ci sto riuscendo?»
«Figurati, vederti nudo non mi farebbe nessun effetto.» fece spallucce, fingendosi noncurante. Zayn scoppiò a ridere, poi le circondò le spalle con un braccio e iniziò a camminare lungo il sentiero.
«Potremmo fare una prova.» propose.
Lottie gli rifilò una gomitata nelle costole.
«Certo che sei proprio stronzo.»
«Sai, a furia di uscire con certa gente lo si diventa.»
«Meno male che ora ci sono io.»
Lottie rise. Le piacevano, quegli stupidi battibecchi con Zayn. Anche se, in effetti, non poteva dire che fossero propri di due persone che volevano solo essere amiche. Diavolo, però! Se Zayn davvero avesse voluto essere qualcosa di più, avrebbe potuto farglielo capire. Di certo non spettava a lei, il primo passo. Che fine aveva fatto la vecchia, sana cavalleria?
Ci voleva il corteggiamento, i fiori, l’arrampicata sul balcone e la serenata, pensò sarcastica. Che marea di cazzate, le sarebbe stato bene anche se Zayn l’avesse sbattuta al muro e l’avesse baciata.
Chissà come sarebbe stato…
Scosse la testa, dandosi della stupida almeno un centinaio di volte.
«Stupida. Cretina. Deficiente. Piantala immediatamente, Lottie.» si impose. Zayn inarcò un sopracciglio, vagamente perplesso.
«Mi devo preoccupare?» chiese.
«No, tranquillo. Domani inizio la psicoterapia.»
«Hai scelto uno bravo, almeno?»
«Lo stesso di Tiffany. Anche se, visti i risultati, non credo sia il migliore.» commentò, tragica. Zayn si affrettò a darle ragione. Conosceva Tiffany grazie ai racconti di Lottie e fino a quel momento era stato abbastanza fortunato a non incontrarla di persona. A quanto pareva, Tiffany era una fan scatenata degli One Direction. Non solo: era del tutto ossessionata da Liam e, da quando aveva scoperto che lui e Lottie erano amici, cercava di continuo un pretesto per seguirla e per conoscerli.
«Stamattina l’ho rinchiusa nello stanzino.» confessò Lottie, giocherellando con la treccia. Zayn rise, anche se, in effetti, avrebbe dovuto preoccuparsi. Non era normale che Lottie facesse certe cose, vero? Eppure non riusciva a darle torto.
«Almeno l’hai detto a qualcuno?»
«Potrei essermene dimenticata…» mormorò lei, sbattendo le lunghe ciglia con aria innocente.
Camminarono per qualche minuto, ognuno perso nei propri pensieri, poi Lottie afferrò Zayn per mano a lo trascinò fino ad un chiosco poco distante.
«Prendiamo lo zucchero filato? Ti prego, ti prego!» lo supplicò.
Zayn alzò gli occhi al cielo, poi ordinò uno zucchero filato al ragazzo che stava dietro al chiosco e si avvicinò alla cassa per pagare. Lottie lo rincorse e gli afferrò il braccio un istante prima che Zayn infilasse la mano in tasca per cercare il portafoglio.
«Questa volta offro io. Ma non farci l’abitudine.» le disse.
Lottie gli sorrise, poi si alzò sulle punte dei piedi e gli lasciò un bacio sulla guancia.
Poco dopo, si sedettero su una panchina. Lottie si stava gustando a pieno il suo zucchero filato, quando il ragazzo che stava dietro al chiosco si avvicinò.
Zayn gli rivolse un’occhiata in tralice, cercando di fargli capire che non era assolutamente il caso che si avvicinasse. Quello, invece, continuò imperterrito a camminare, fino a raggiungere Lottie.
«Ciao, ti ricordi di me? Sono»
«Il ragazzo dello zucchero filato, certo.» concluse Lottie, rivolgendogli uno dei suoi sorrisi più amichevoli. Zayn strinse il pugno e, tanto per far capire come stavano le cose, circondò le spalle di Lottie con un braccio e guardò il ragazzo in segno di sfida. Lottie lo guardò, confusa: Zayn non poteva essere geloso, vero?
Non aveva senso. Eppure, a giudicare dalla rigidità del braccio e dalla freddezza nello sguardo, non trovava nessun altra spiegazione logica.
«Mi chiamo Jared.» continuò il ragazzo, tendendo una mano in direzione di Lottie, che sorrise e ricambiò la stretta.
«Io sono Lottie.» si presentò.
«Si. E io sono Zayn Malik. Sai, quello degli One Direction.» si intromise Zayn con un’espressione indecifrabile. Lottie ridacchiò: era molto geloso, se arrivava al punto di presentarsi come cantante.
«Mi stavo chiedendo se ti andava di uscire con me.» propose Jared, passandosi la mano tra la massa di capelli corvini.
Lottie rifletté un attimo: avrebbe voluto dire di sì, solo per vedere la reazione di Zayn. Le faceva inspiegabilmente piacere, saperlo geloso di lei. Voleva dire che ci teneva, giusto? E lei non era abituata ad avere intorno gente che le voleva bene. A parte Celine.
«Ti ringrazio, ma non credo sia il caso.» rifiutò gentilmente.
«State insieme?» domandò allora Jared, un po’ infastidito dal rifiuto.
«No.»
«E allora dov’è il problema?»
«Non c’è nessun problema. Non voglio uscire con te e basta.»
Lottie iniziava ad innervosirsi: di questo Zayn era certo. E non era di certo un bene, visto che tendeva a diventare piuttosto sarcastica e un po’ aggressiva.
«Potremmo andare a bere qualcosa.»
«Ha detto di no. Lascia perdere.» si intromise quindi. Lottie lo guardò grata e, finalmente, Jared sembrò cogliere il messaggio.
Si allontanò, borbottando qualcosa di incomprensibile e Lottie e Zayn caddero nell’imbarazzo più totale. Poi, come se niente fosse, Lottie cominciò a ridere.
«Sono Zayn Malik. Sai, quello degli One Direction. Potevi fargli anche un autografo, già che c’eri.»



***



Hello, girls!
Come state? Io sto sclerando, per colpa di questo cavolo di caldo, anche se non ve ne frega.
Comunque, ecco qua il nuovo capitolo. Che ve ne pare di Malik in versione "Sono un One Direction?". A me piace. Ahahahah, no, sul serio. Vi  è piaciuto il capitolo? Le cose iniziano a muoversi, finalmente. Ora, ho in mente qualcosa di assolutamente fantastico per questi due. E sappiate che, nella mia testa, la storia è finita.
Il problema, ora, è metterla per iscritto. Ahi, la vedo dura. In ogni caso, non credo che verrà di settordici mila capitoli.
Giusto una ventina, o forse meno. Boh, non lo so.

Well, passo a ringraziare le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo. Addirittura in sette! Cavolo, ma io vi adoro. E grazie anche alle 17 persone che l'hanno inserita tra le preferite, le 2 ricordate e le 30 seguite.
Grazie mille. E mi raccomando, se voleste farmi sapere che ne pensate, non siate timide! Io mica mi offendo ;)
E grazie anche a te, lettrice silenziosa!


Ora, mi faccio un pò di pubblicità. Ho scritto una nuova OneShot. Non centra niente con questa storia, anzi. E tratta una tematica un pò più forte. Se vi andasse di leggerla, mi farebbe molto piacere. E, sempre se vi và, ditemi che ne pensate, please.
Per leggerla, basta cliccare sul titolo: Cicatrici.


Con affetto,
Fede.
 
 
 

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Capitolo 7
*** Mr. Stitico & Miss Impicciona. ***



 
Capitolo 7
“Mr. Stitico & Miss Impicciona.”




 

 
 
«Ho un problema.»
Zayn sapeva che parlarne con i ragazzi non era la scelta migliore ma, per quanto si fosse sforzato di giungere ad una conclusione per conto suo, sentiva il bisogno di avere un parere esterno. Okay, era riservato e okay, non amava sbandierare i cavoli suoi, ma i ragazzi erano degli ottimi ascoltatori e qualcuno di loro – in particolare Liam – dava ottimi consigli.
Perciò aveva scelto il momento propizio per parlare a tutti loro, evitando che qualche orecchio indiscreto potesse cogliere frammenti della conversazione.
Si accese una sigaretta e diede qualche profonda boccata, poi guardò gli amici. Si erano riuniti sul balcone che si affacciava sul lato est della casa: Harry e Louis si erano immediatamente appropriati del piccolo dondolo, Liam e Niall si erano seduti a terra, uno accanto all’altro e Zayn non era riuscito a fare altro se non camminare avanti e indietro nervosamente sotto i loro sguardi curiosi.
«Che tipo di problema?» domandò Liam. A giudicare dalla sua faccia, però, doveva già aver capito di cosa si trattava. Non che fosse chissà quanto difficile, in effetti, visto che Zayn ultimamente parlava spesso di Lottie.
Da un giorno all’altro, il nome della ragazza aveva cominciato a comparire sempre più frequentemente nei loro discorsi, soprattutto quando si trattava della stampa, o delle fan un po’ troppo esagerate. Il collegamento era semplicissimo: Fan = Tiffany. Tiffany = Lottie. Lottie = Zayn che aveva un problema.
Era tutto così semplice che allo stesso tempo rischiava di diventare troppo complicato, per Zayn. Con il suo essere sempre protettivo, rischiava di lasciarsi sfuggire l’unica ragazza che forse avrebbe potuto piacergli sul serio. E, nel loro mondo, non era tanto semplice mantenere una relazione stabile. Liam lo sapeva, Louis lo sapeva. Harry era un caso a parte, certo, ma chi lo diceva che questa Susan che gli aveva dato dell’idiota non fosse quella giusta? E Niall, che era sempre così dolce e così disponibile, chissà perché non trovava mai nessuna in grado di condividere quella sua natura altruista e sensibile.
«Cos’ha fatto Lottie, questa volta?» chiese Harry, alzando gli occhi al cielo con l’aria esperta di chi sa già quale sarà la risposta. Zayn inarcò un sopracciglio ed espirò, gettando fuori il fumo della sigaretta.
«Lottie niente, ho fatto tutto io. Credo di averle fatto una scenata di gelosia.»
I ragazzi ridacchiarono, Zayn rimase serio. Aveva davvero bisogno che qualcuno gli dicesse la verità: lui non era geloso di Lottie, perché la conosceva da troppo poco tempo e, in più, non era nemmeno il suo tipo. Giusto?
Raccontò in fretta, ma dettagliatamente, quanto successo un paio di giorni prima e il risultato, alla fine, fu unanime: era geloso. Punto.
«Non c’è niente di male, comunque. È una cosa bella.» l’aveva consolato Niall, con la sua solita dolcezza.
Certo, sarebbe stato bello con qualsiasi altra ragazza, ma non con Lottie. L’aveva detto, no? Voleva solo essergli amica. E chi era lui, per non rispettare questa sua volontà? Eppure gli piaceva così tanto stare con lei…
«Dovresti dirglielo.» consigliò Liam, sorridendogli comprensivo. Zayn scosse il capo.
«Assolutamente no. Lottie mi ucciderebbe.»
«Secondo me ci starebbe, invece.» sostenne Harry, un po’ malizioso. Louis gli rifilò un’occhiataccia.
«Non si tratta di “starci”» lo rimbeccò Zayn, seccato. «Si tratta di rovinare quel poco che abbiamo.» spiegò, mentre prendeva un’altra sigaretta dal pacchetto. «Magari ero solo infastidito, perché quello si è messo in mezzo mentre stavamo parlando. Non è detto che fosse gelosia.» tentò. Doveva per forza esserci un’altra spiegazione a quello che gli stava succedendo. Non poteva e non doveva essere geloso di Lottie, perché lei si sarebbe allontanata.
«Tra un mese comincia il tour.» proseguì Liam «Potresti chiederle di venire con noi e vedere come và. Ci saranno anche Eleanor e Danielle, non dovrebbe annoiarsi.»
Zayn promise che ci avrebbe pensato su. Gli sarebbe piaciuto davvero, avere Lottie con sé durante il tour, ma probabilmente sua madre non l’avrebbe nemmeno fatta uscire di casa se avesse saputo una cosa del genere.
La cosa più logica, quindi, era tenere la bocca chiusa e rinunciare a quell’idea che sembrava tanto meravigliosa. Non voleva incasinare ancora di più la vita di Lottie. Non se lo meritava.
«Ci penserò.» rispose, quindi.
Trascorse il resto della mattinata in un perenne stato di confusione mentale tanto che i ragazzi dovettero costringerlo a lasciare la sala prove e a farsi un giro per rilassarsi un po’. Lo sapevano che quando Zayn aveva un problema non riusciva a concentrarsi per bene. E non c’era niente di strano, visto che anche lui era un essere umano. E comunque c’era ancora un mese intero, prima del tour.
Perciò, Zayn salì in macchina e decise di andarsene a casa. Forse un po’ di sonno gli avrebbe fatto bene. Tuttavia avrebbe dovuto capire che quegli impiccioni dei ragazzi non si sarebbero mai fatti i cavoli loro, così quando si ritrovò Lottie beatamente spaparanzata sul divano non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo e pensare, con non poca rassegnazione, che non avrebbe mai avuto una vita facile, con quei quattro.
Poi, però, comparvero anche Eleanor e Danielle: non era solo un’intromissione, era un complotto.
«Buongiorno, Zayn.» lo salutò Danielle, sventolando la mano con entusiasmo. Zayn le rivolse un’occhiata in tralice, che lei prontamente ignorò, e si sedette sul tappeto, poco distante da Lottie.
«Tutto bene, raggio di sole?» domandò lei, con un sorriso sereno.
«Una meraviglia.» borbottò, in risposta. Lottie ridacchiò, per niente offesa, scese dal divano e si sedette avanti a Zayn con le gambe incrociate.
«Coraggio, dì alla zia Charlotte cosa ti turba.»
Zayn ridacchiò.
«Niente, è solo una giornataccia.»
Lottie inarcò un sopracciglio, poi tirò un pugno sulla coscia di Zayn. Non tanto forte, ovviamente, ma abbastanza da farlo gemere per la sorpresa.
«Ma sei impazzita?» protestò Zayn, massaggiandosi la parte lesa.
Perché diavolo quella pazza lo aveva preso a pugni?
«Perché sei sempre così stitico
«Stitico?» aveva ripetuto Zayn, cercando di non scoppiare a ridere in faccia a Lottie. Era certo che, in quel caso, niente l’avrebbe risparmiato da un’altra scarica di pugni. E, cavolo, nonostante fosse minuta, Lottie sapeva picchiare eccome!
«Si! Ce la fai a formulare una frase con più di cinque parole?» sibilò Lottie, stizzita. Andando di quel passo, Zayn l’avrebbe fatta impazzire! Come si fa ad essere amici di qualcuno che non parla? Non poteva mica farsi le domande e rispondersi da sola!
«Volevi dire sintetico.» la corresse Zayn, con un sorrisino supponente che gli fece meritare un altro pugno, un po’ più forte, sul braccio.
«Volevo dire esattamente quello che ho detto. Ora dimmi che problema hai, o giuro sulle extension rosa di Tiffany che ti ammazzo.»
«Tiffany ha le extension rosa?»
«ZAYN!» urlò Lottie, esasperata. Poi scoppiò a ridere. «Ho capito, non me lo vuoi dire. Non fa niente.»
«Ti arrendi così?» era assolutamente incredulo. Insomma, da quando Lottie lasciava perdere così facilmente?
«Certo che no. Chiederò ai ragazzi.»
«Sei un’impicciona.»
«E tu stitico, che è peggio.»
«Impicciona.»
«Stitico.»
«Avete finito, voi due?» Danielle e Eleanor si affacciarono dalla cucina. Entrambe sorridevano divertite. Lottie sbuffò, diede uno spintone poco delicato a Zayn, che si ritrovò mezzo sdraiato per terra e si alzò, poi gli tese la mano per aiutarlo a tirarsi su.
Raggiunsero le due ragazze in cucina, dove Eleanor stava trafficando ai fornelli per preparare qualcosa che in teoria avrebbe dovuto essere un’omelette, ma che in pratica era più simile a uova strapazzate.
«Fortuna che avete abbastanza soldi da poter mangiare al ristorante. Largo, modella, ci penso io.» sostenne Lottie, arrotolando le maniche della felpa azzurra fin sopra i gomiti.
A guardarla bene, Zayn si accorse che quel giorno aveva qualcosa di diverso: era molto più rilassata del solito. E vestita come una normale vent’enne, anziché come una bambolina. Doveva ammetterlo, la preferiva in questa versione, piuttosto che nell’altra. Eleanor ridacchiò e si fece da parte, andando a sedersi accanto a Danielle.
«Lottie?» la chiamò Zayn.
«Si, Mr. Stitico? Dimmi tutto.» nel frattempo, iniziò a sbattere una quantità esagerata di uova dentro una ciotola. Zayn sorrise.
«Perché sei vestita così?»
«Se preferisci, la prossima volta vengo nuda.» celiò Lottie, agitando le lunghe ciglia, civettuola. Zayn rise, prima di alzare gli occhi al cielo e tossicchiare in maniera eloquente. Lottie arrossì all’istante. Danielle ed Eleanor si scambiarono un’occhiata complice e ridacchiarono. Quei due, insieme, erano fantastici.
«Non mi sembra affatto una cattiva idea, Miss Impicciona.»
«Ti conviene tapparti la bocca, se non vuoi del lassativo nell’omelette.» minacciò Lottie, aggiungendo un pizzico di sale e del parmigiano.
«Viene a dormire da noi, stasera.» informò Danielle.
«Che cosa?»
«Si. Mamma è a Parigi con Celine. Ed io sono libera. Capisci, li-be-ra!» scandì Lottie, con entusiasmo. Non le sembrava vero che potesse farsi gli affari suoi in santa pace e trascorrere una serata con delle amiche. Insomma, ancora non era certa di poter definire Eleanor e Danielle amiche, ma di certo erano sulla buona strada per diventarlo. E poi, l’avevano invitata a trascorrere la serata con loro, quindi non potevano avere cattive intenzioni.
«Per quanto tempo stanno lì?»
«Tutta la settimana! Non è fantastico! Oh, cielo, è così bello non avere mamma e Tiffany in mezzo alle palle! Non mi sentivo così felice da tempo!» saltellò, allegra. Tagliò un tocco di burro e lo mise a sciogliersi nella padella, poi si voltò verso Eleanor e Danielle.
«A proposito, siete sicure che non sia un problema?»
«Cosa, di preciso?»
«Che io stia da voi. Non ci conosciamo molto e…»
«Fregatene, Lottie. Se ti abbiamo invitato è perché ci fa piacere.» la zittì Danielle, con un cenno della mano. Ed era vero. Tanto per iniziare, Lottie era molto meglio di quella specie di ornitorinco con cui Zayn aveva avuto una storia qualche tempo prima. E poi era davvero simpatica, a dispetto dell’aria da signorina per bene. Santo cielo, quando apriva bocca era tutto tranne che signorina!
«D’accordo, allora.»
Zayn sorrise. Era felice per Lottie: si meritava di starsene tranquilla per un po’, senza quella grandissima rottura di scatole che era sua madre. E apprezzava anche che Danielle ed Eleanor cercassero di inserirla nel gruppo, anche se sospettava che il loro scopo fosse un altro: cercare di accoppiarli. Tuttavia, lui non aveva alcuna intenzione di forzare le cose. 
«E tu perché non sei andata?»
«Ho fatto finta di avere la febbre alta. E Celine mi ha retto il gioco. A proposito, dovrei chiamarla.» si grattò il mento con aria pensierosa.
Aveva appena finito la frase, quando il telefono cominciò a squillare. Lottie chiese a Zayn di leggere chi era e, nel caso in cui fosse Celine, di rispondere e dirle che era impegnata a cucinare.
In effetti, sul display c’era scritto “Celine <3” perciò lui non si fece alcuno scrupolo nel rispondere.
«Ciao, Celine.»
«Celine? Io sono Tiffany!» Zayn impallidì e lanciò uno sguardo terrorizzato a Lottie. Sillabò un “È Tiffany” e si avvicinò a Lottie. Le appoggiò il telefono all’orecchio, sostenendolo mentre lei era impegnata a girare l’omelette.
«Che vuoi, Tiffany?» domandò Lottie, acida e parecchio indispettita.
«Chi ha risposto, prima? Era Zayn?»
«No. Era Marianne.»
«Non mi prendere in giro, Charlotte. So che era lui. Ripassamelo immediatamente!» ordinò Tiffany, con voce stridula. Lottie alzò gli occhi al cielo, mugugnò qualche insulto e prese un respiro profondo.
«Ciao.»
Fece cenno a Zayn di attaccare e riprese come niente a girare l’omelette, che intanto aveva raggiunto una deliziosa tonalità dorata.
«Perfetta. Buon appetito a tutti!»
Per quanto si sforzasse di fingere che tutto andasse bene, Lottie non era una grande attrice. Zayn aveva imparato a conoscerla e sapeva bene quanto fosse nervosa in quel momento. L’idea che Tiffany le avesse rovinato la serata anche da Parigi, doveva infastidirla parecchio. E, a giudicare da come si mordicchiava il labbro inferiore, era anche preoccupata.
La osservò mentre parlava con Danielle ed Eleanor della cugina, spiegando loro dei “problemi mentali gravi che l’affliggevano”.
Non sapeva perché, ma credeva che quello fosse solo l’inizio.  
 


 
***
 


Buonasera, girls!
Ecco qua il nuovo capitolo.
Posso ufficialmente dichiarare che questo è l’ultimo capitolo di passaggio. Dal prossimo – che è già pronto e che è forse il mio preferito, fino ad ora – avrà inizio la vera storia. Intendo dire sul serio. Perciò, preparatevi!
Okay, no, scherzo. Comunque, dal prossimo davvero la situazione si evolverà. Nel frattempo, spero che questo vi sia piaciuto!
E ringrazio tutte le ragazze (o ragazzi, nel caso in cui ce ne fossero) che hanno commentato lo scorso capitolo. E grazie anche a voi che avete inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate o che leggete in silenzio! Grazie mille.
 
P.s. C’è qualcuno disposto a crearmi un banner decente? Non ne sono in grado, ci ho provato. Per piacere! Grazie mille… Ne vorrei uno bello bellissimo, ecco ^^
 
P.s. Per chi volesse, su twitter sono @FTheOnlyWay

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Capitolo 8
*** From Paris, with obsession. ***





Capitolo 8
“From Paris, with obsession.”

Zayn si rigirò il foglio rosa tra le mani, per l’ennesima volta. Tanto per iniziare, quella tonalità era talmente nauseante da fargli venire voglia di accendere il camino – sebbene fosse quasi giugno – e dargli fuoco. In più, non riusciva a credere a quello che c’era scritto. Davvero.
Quando Lottie aveva detto che Tiffany era pazza le aveva creduto senza il minimo dubbio. Ma in quel caso si stava esagerando. Parecchio.
Anzi, forse avrebbe persino chiesto una diffida.
Voleva bene alle sue fan, le adorava, ma quella era totalmente esaurita. Da manicomio. Ed urgeva una soluzione che le impedisse di presentarsi nuda davanti casa. Perché era certo che l’avrebbe fatto, prima o poi.
Afferrò il telefono e fece l’unica cosa che gli venne in mente: chiamare Lottie. Sapeva che probabilmente lei, Eleanor e Danielle ancora dormivano, ma doveva assolutamente parlarle di quello che gli era stato spedito.
Esattamente tre lettere: una per Lottie, una per lui e una per i One Direction in generale. Aveva aperto solo quella che riguardava lui, ovviamente, e aveva concluso che sarebbe stato molto meglio non farlo.
Tuttavia, Lottie doveva assolutamente leggere la lettera indirizzata a lei. Per quell’altra, invece, avrebbe aspettato che i ragazzi si svegliassero.
«Avanti, rispondi!» borbottò.
«Mi odi, vero? Sono appena le nove.» mugugnò Lottie, con la voce ancora un po’ impastata dal sonno. Zayn alzò gli occhi al cielo.
«Tiffany ha spedito tre lettere.» rivelò, quindi, certo che sarebbe stato sufficiente a catturare l’attenzione di Lottie.
«Arrivo subito.»


“Mio adorato Zayn,
probabilmente ti starai chiedendo chi sono. Oppure no, sono certa che avrai già sentito parlare di me.
In questo momento sono a Parigi, e l’unica cosa che vorrei davvero sarebbe trovarmi accanto a te, stretta tra le tue braccia, avvolta in quella presa forte e sicura.
Potresti amarmi, vero? Io lo so. Me lo dicono tutti i miei amici e tutte le mie amiche, che tu ed io saremmo perfetti insieme.
Lo so, lo so. La perfezione non esiste. Ma non è vero, Zayn, io e te potremmo essere quella famosa’eccezione che conferma la regola.
E poi, saprei amarti per davvero. A me non importa se sei pakistano, se hai un miliardo di tatuaggi e se fumi. Io ti amo così come sei. Ti amo davvero, Zayn.
Credimi.
So che probabilmente te lo sentirai dire tutti i giorni, ma io sono l’unica che fa sul serio. Farei qualunque cosa, pur di essere notata da te.
A questo proposito, c’è un’altra cosa di cui ti voglio parlare: Charlotte.
È meglio che la lasci stare, Zayn. Lo dico per il tuo bene. Lei non è adatta a te. Anzi, in tutta sincerità non capisco come fai a sopportarla, visto che è la ragazza più odiosa che conosco.
E poi è così stronza. Ci credi? Mi dice sempre che sono pazza. Io non so proprio come possa pensare una cosa del genere.
E poi, se io fossi davvero pazza, a quest’ora avrei già combinato qualche disastro.
Si può impazzire d’amore?
Perché allora sì, sono pazza. Di te, Zayn.
E ti prometto, anzi, ti giuro solennemente, che non permetterò a nessuno, soprattutto a Charlotte, di tenerci separati ancora.
Aspettami, amore mio.

Con amore,
Tiffany”

Lottie ci aveva provato, a rimanere seria. Davvero. Si era morsa l’interno della guancia con forza, aveva respirato profondamente. Aveva fatto qualsiasi cosa, pur di non scoppiare a ridere.
Be’, non ci era riuscita. Ed ora Zayn la guardava rotolarsi sul divano, in preda agli spasmi, con le lacrime agli occhi e con la lettera di Tiffany stretta in mano.
E dire che lui si preoccupava che potesse prenderla male. I ragazzi, che erano stati svegliati dalla risata squillante di Lottie, la guardavano perplessi, senza capire bene cosa stesse succedendo.
Allora Lottie si ricompose, farfugliò qualcosa di incomprensibile e allungò la lettera a Liam, pregandolo di leggerla ad alta voce.
«… non importa se sei pakistano, se hai un miliardo di tatuaggi e se fumi» la lettura venne interrotta dalle urla di Lottie, che proprio non riusciva a contenersi. Si stava letteralmente spanciando e rideva così tanto da restare senza fiato.
«Me la sto facendo addosso!» ancora ridendo, Lottie corse verso il bagno.
Dopo una breve risata, Liam approfittò del momentaneo silenzio per terminare la lettura. Alla fine, la reazione fu una sola: scoppiarono tutti quanti a ridere. Niall aveva le lacrime agli occhi, Harry e Louis sghignazzavano alla grande, sostenendosi l’uno all’altro e Liam cercava di contenersi un minimo, ma aveva gli occhi lucidi e le guance gonfie.
Lottie tornò dal bagno qualche istante dopo, e ancora ridacchiava.
«Dio, non posso credere di condividere il dna con questa deficiente.» tornò a sedersi accanto a Zayn e allungò la mano per farsi passare la seconda lettera, quella indirizzata all’intero gruppo. Zayn gliela cedette con un sospiro sconsolato, poi attese che Lottie iniziasse a leggere.
Lei si schiarì la voce, prese un respiro profondo e aprì la busta. Ne estrasse un foglio, anche questo rosa e lo spiegò con aria solenne.

“Carissimi One Direction,
vi scrivo questa lettera per confessarvi i miei sentimenti più segreti e reconditi.”

Lottie si bloccò.
«Sa addirittura cosa vuol dire recondito?» si chiese, a voce alta. Zayn tossicchiò.
«Vai avanti, Lottie.»
«Immediatamente, mio adorato

“Il primo, quello a cui tengo di più, è questo: sono una vostra fan accanita. Vi ammiro infinitamente. Siete la ragione del mio sorriso, il senso della mia vita e tutto il mio mondo. Perché avete quella one thing that lights up my world like nobody else, lo giuro.”

Ancora una volta, Lottie si interruppe alla fine della frase, solo per poter guardare in faccia i cosiddetti One Direction e rendersi conto che sembravano aver subito una lobotomia di gruppo. Comprensibile.
«Sono sinceramente colpita. Prima “recondito”, ora questo» ridacchiò.
«Lottie, muoviti.» la incitò Harry, passandosi una mano tra i capelli con aria esasperata.
«Lo sai che the way that you flip your hair gets me overwhelmed
«Lottie!»
«Okay, okay.»

“Il secondo segreto, che non è di certo meno importante, è che siete tutti quanti incredibilmente belli. Davvero, non credo di aver mai visto tanta perfezione in cinque semplici esseri umani. Volevo dirvi che vi capisco, perché anche per me è difficile spiegare a chiunque me lo chieda – e, credetemi sulla parola, lo fanno in tanti – come faccio ad essere così fantastica e perfetta. È complicato, vero?”

«Oh, be’. Me lo sono sempre chiesto anche io. Come si fa ad essere così perfettamente idioti? Dev’essere una faticaccia. Insomma, dev’essere difficile trovare il coraggio per dire certe minchiate.»
«Lottie, la vuoi piantare di bloccarti ogni tre parole?»
«Scusa, Niall. Ma solo perché tu sei incredibilmente bello non hai mica il diritto di sgridarmi. Io sono solo un povero essere umano.»
«Lottie…»
«Dov’ero rimasta? Ah, ecco…»

“Ora, vorrei dire una cosa ad ognuno di voi. Perciò, siccome non ho un preferito, parlerò seguendo l’ordine alfabetico.
Harry: so che tutti si lamentano perché sei un playboy, uno sciupa femmine e un rubacuori. Volevo dirti che ti capisco, perché anche a me succede lo stesso. Ogni volta che cammino per strada, o che passo in macchina, i ragazzi mi guardano. E lo so che non dovrei vantarmi, ma probabilmente la mia è una bellezza abbagliante. Così come la tua. Perciò continua così, e non pensare a quello che dicono gli altri: sei perfetto. Siamo perfetti.
Liam: tu sei come il papà del gruppo. Voglio darti un consiglio, però: per confermare la tua autorità, dovresti superare la tua paura dei cucchiai. Io la trovo una cosa dolcissima, anche perché io ho paura dei libri con più di trecento pagine. Non so perché, ma non la posso proprio controllare. È più forte di me. Se hai bisogno, io ci sarò.
Louis: oh, mio Louis. Sai, per te ho deciso che chiamerò mio figlio Kevin. È grazie a te se non ho più paura dei piccioni, se ballo Ai Se Eu Te Pegu meglio di tutte le mie compagne. È merito tuo se apprezzo di nuovo le bretelle, le magliette a righe e le carote. Quindi grazie, Louis. Grazie di cuore.
Niall: sei così dolce che ti mangerei, lo sai? Davvero. Ho anche imparato ad amare Nando’s. Prima non ci andavo mai, perché l’idea di inghiottire tutte quelle calorie mi terrorizzava. Ma ora ci sei tu. E sei in perfetta forma, perciò non devo aver paura di mangiare qualcosa di fritto. E poi hai quegli occhi così assurdamente belli.
E ora ci sei tu, Zayn: l’ultimo ma non ultimo. Il famoso “At last, but not least”. Cosa potrei dirti? Sai già tutto. Che ci sposeremo, che vivremo felici e che avremo tanti, tanti bambini. Vedrai, sarà fantastico. E ricordatelo sempre: io ti amo.
Concludo con un ultimo avvertimento: allontanatevi da Charlotte, perché è pazza.
A presto, miei dolci principi.
Con infinito amore,
Tiffany.”

Un silenzio tombale calò per l’intera stanza. Silenzio che venne rotto, ancora una volta, da Lottie.
«Posso dire una cosa?»
«No.»
«Vi prego.»
«No.»
«Vi scongiuro.»
«Zitta, Charlotte.»
«Me ne vado in camera, torno tra dieci minuti.» affermò, mortalmente seria. «Ciao, miei dolci principi.» concluse, prima di correre in camera di Zayn e chiudersi dentro.
Pochi istanti dopo, una sottospecie di ululato risuonò per la casa. Andò avanti per mezz’ora, fino a che Zayn non trovò il coraggio di bussare in camera.
Lottie stava sul letto, con le lacrime agli occhi e continuava a leggere quelle righe in cui Tiffany aveva risposto tutto il suo “infinito amore”. Non riusciva a riprendersi dal ridere, per quanto si stesse sforzando.
«Non. Dire. Una. Parola.» l’ammonì Zayn, celando un sorriso dietro l’espressione seria. Lottie annuì e si costrinse a darsi un po’ di autocontrollo.
«Ce n’è ancora una. È per te.»
«Leggila tu, per piacere. Non so se ce la faccio.» supplicò Lottie, appoggiando la testa sulla spalla di Zayn. Tutto quel ridere l’aveva stremata.

“Charlotte.
Sarò breve, perché non mi interessa perdere tempo con una nullità come te.
Voglio darti una possibilità, perché sono generosa e perché condividiamo lo stesso sangue: devi presentarmi ai One Direction, non appena torno. E devi allontanarti immediatamente da Zayn. Lui è mio. Hai capito? Mio.
In caso contrario, mi vedrò costretta a dire tutto a tua madre. E lo sai cosa succederebbe, vero? Non hai bisogno che te lo ricordi. Perciò, a te la scelta.
Tiffany.”

«Di cosa sta parlando?» domandò Zayn, notando che Lottie era diventata incredibilmente seria. All’improvviso, le era passata tutta la voglia di ridere.
«Lottie…» la richiamò, vedendo che non rispondeva.
Lottie alzò lo sguardo, poi sorrise.
«Non preoccuparti, Zayn. È tutto sotto controllo. Va tutto bene.» mormorò, poi afferrò la lettera e la accartocciò tra le mani.
Tiffany voleva la guerra? L’avrebbe avuta.




***




Okay, ora inizia il bello.
Volete la verità? Amo questo capitolo, mi sono divertita da morire, scrivendolo. Ho passato metà del tempo a ridere come una deficiente, quindi spero che un pò sia piaciuto anche a voi!
Poi, volevo ringraziare Ale per il banner, grazie mille tesoro, ti adoro <3
E grazie anche alle ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, davvero, vi adoro *-*

Ecco, ora invece volevo fare un pò la rompicoglioni, tanto per cambiare.
Premetto che non scrivo per ricevere recensioni, non è quello il mio scopo, però ho notato che la storia è seguita da 55 persone, ricordata da 3 e preferita da 24. OVVIAMENTE vi ringrazio da morire, perchè non me l'aspettavo, però mi chiedo perchè non mi facciate sapere niente. Davvero, non prendete questa cosa che sto dicendo per un attacco o una critica è solo una curiosità, ecco.
Pubblicherei anche con zero recensioni e non mi sentirete mai dire "se non ho 34567 recensioni non aggiorno".
Spero di non aver offeso nessuno e basta.
Tutto qui e scusatemi per questo sfogo.

Well, per chi volesse, su Twitter sono @FTheOnlyWay, se vi và followatemi.

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Capitolo 9
*** When the going gets tough, the tough gets going. ***


 
Capitolo 9
When the going gets tough, the tough gets going.
 
 
«E guerra sia.» Lottie strinse il foglio appallottolato tra le mani e lo stropicciò ancor più di quanto già non fosse.
Zayn la guardò, preoccupato. C’era qualcosa di strano nel modo in cui Lottie reagiva ogni volta che si tirava in ballo sua madre. Qualcosa che la faceva andare letteralmente fuori di testa.
«Lottie…»
«No, Zayn. Ora basta.» lo interruppe, con un gesto secco della mano. Non ne poteva più di quegli stupidi ricatti! Perché Tiffany doveva renderle la vita un inferno? D’accordo, la detestava, ma che motivo c’era di rovinarle ogni cosa bella che incontrava? Ogni cosa che la rendeva felice.
Erano mesi, anzi anni, che non incontrava un ragazzo come Zayn, che tenesse sul serio a lei, tanto da accettarla con tutti quegli sbalzi d’umore, con quei cambi di vestiti strani e con quell’aria da stronza oltraggiata che si portava appresso.
«Possiamo trovare una soluzione.» propose Zayn. Aveva già in mente qualcosa, a dire la verità. E gli sembrava un’ottima idea. Sarebbe bastato convincere i ragazzi e tutto sarebbe filato alla perfezione. Ma Lottie non sembrava essere d’accordo. Anzi, la lettera di Tiffany era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
«L’unica soluzione che mi viene in mente è comprare una spranga. Che ne pensi?» propose, tenendo lo sguardo basso. Zayn ridacchiò, suo malgrado divertito, salvo poi rendersi conto che Lottie era incredibilmente seria.
«Non dirai per davvero?»
«Certo che no, non arriverei mai a tanto. Anche se un solo colpo non mi dispiacerebbe affatto.» mormorò.
«Zayn, mi abbracci?» domandò, poi, inaspettatamente. Zayn sorrise, poi le circondò le spalle con un braccio e la tirò a sé. Lottie si accoccolò sul suo petto, scossa da un fremito che sperò fosse passato inosservato. Le veniva da piangere e, questa volta, non per il ridere.
Zayn le accarezzò i capelli con dolcezza, prima di appoggiare il mento sopra la sua testa.
«Vedrai, risolveremo tutto.»
«Ne dubito.»
«Te lo prometto, Lottie.»
E Lottie gli credette perché, da quando l’aveva conosciuto, non c’era stata una sola volta in cui Zayn le avesse mentito. Almeno credeva. E si fidava di lui, al punto da incasinare la sua stessa esistenza, al punto da andare contro sua madre, contro sua cugina e contro tutti quelli che volevano tenerla sotto controllo. Zayn era la sua unica via di fuga da quella vita altrimenti infelice. E non avrebbe permesso a nessuno di portarglielo via. Da troppo tempo, non si sentiva così sé stessa.
«Sai…» mormorò Zayn, poco dopo. «Se tu volessi piangere, non ci sarebbe niente di male. Non devi sempre trattenerti, Lottie.»
Aveva come l’impressione che l’amica stesse soffrendo più di quanto desse a vedere, per quella situazione. E non era necessario che lo facesse anche con lui. Voleva che si sentisse libera di essere sincera, di piangere, di insultarlo – cosa che faceva fin troppo spesso – di dirgli qualunque cosa.
«Non so cosa sia successo tra te e tua madre, o cosa tu abbia passato per essere diventata così. Ma vorrei che capissi che non sei da sola e che io ci sarò sempre, per te. Qualunque cosa accada. Capisci?»
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Lottie scoppiò in singhiozzi, stringendosi a Zayn come se lui fosse l’unico appiglio in grado di impedirle di cadere. Ci si aggrappò con tutte le sue forze, nascondendo il volto sul suo petto e stringendogli la maglietta. Zayn non disse niente, si limitò a stringerla ancora di più. Le accarezzava i capelli con dolcezza, consapevole che, una volta passato quel momento di debolezza, Lottie sarebbe partita in quarta.
Perché, se c’era una cosa che aveva capito di lei, era che affrontava tutto ciò che le si parava davanti, senza alcuna riserva. Lottie era forte.
E lui ci sarebbe stato sul serio, come amico, fintantoché lei l’avesse voluto. Nella speranza che, prima o poi, si rendesse conto che non le bastava averlo a fianco solo in quel senso.
Come previsto, Lottie smise di piangere qualche minuto dopo. Di malavoglia, si separò da Zayn e gli sorrise imbarazzata.
«Che ne è stato della tua stitichezza?» gli chiese, in un evidente tentativo di rendere l’atmosfera meno tesa. Zayn ridacchiò.
«Sai, pare che tu sia un ottimo lassativo.» replicò, divertito. Le scompigliò i capelli, poi si alzò e si avvicinò alla scrivania. Quando ebbe trovato una penna e un foglio di carta bianco, fece cenno a Lottie di avvicinarsi.
Aveva un piano e, modesti a parte, credeva proprio che avrebbe funzionato. Per prima cosa, Lottie doveva scrivere a Tiffany, dicendole che avrebbe accettato le sue condizioni. E doveva essere convincente. Niente sarcasmo, niente ironia. Anche se dubitava in ogni caso che Tiffany l’avrebbe colta.
Poi avrebbe parlato con i ragazzi della seconda parte del piano, che per il momento prevedeva una festa ben organizzata, una Tiffany soddisfatta di poter trascorrere la serata con i propri idoli e una Lottie tranquilla e libera di divertirsi, senza correre il rischio di essere pedinata dalla sua famiglia.
 
D’accordo, Tiffany.
Hai vinto tu. Non appena torni, farò in modo di presentarti ai ragazzi. A patto che tu tenga la bocca chiusa con mamma.
 
Piuttosto telegrafica e concisa, ma molto d’effetto. Tiffany ci avrebbe creduto di sicuro, senza il minimo dubbio.
«Io cancellerei l’ultima parte.» ridacchiò Zayn, prima di alzare gli occhi al cielo. Ma perché Lottie doveva sempre essere così teatrale?
Lottie sbuffò.
«Per forza? Io la trovo molto poetica.»
«Lottie, cosa c’è di poetico in quello che hai scritto?»
«Be’, dipende dai punti di vista, Malik. A me sembra toccante.»
«Cancella.»
 
“P.s.: Questa è la prima e ultima volta che faccio quello che dici. E se ti permetti di nuovo di avanzare certe pretese – vedi tenermi lontana da Zayn – ti assicuro che niente mi impedirà di prenderti a calci in quel culo flaccido che ti ritrovi. Mi sono spiegata? Non tirare troppo la corda, Tiffany, perché chi ci rimetterà nel caso in cui si spezzi, sarai solo tu.”
 
Lottie sbuffò, poi fece come Zayn le aveva detto e barrò le ultime righe con furia, fino a quando non fu più leggibile nemmeno una parola.
«Ecco, sei contento adesso?» brontolò, seccata.
«Si, soprattutto per quel “tenermi lontana da Zayn”» le sussurrò, all’orecchio. Osservò con segreto compiacimento le guance di Lottie tingersi di rosso e non poté fare a meno di trovarla adorabile. Quando poi si accorse di aver voglia di baciarla, si affrettò ad allontanarsi. Non poteva rischiare, non in quel momento. Forse più in là…
 
“Cara Tiffany, come stai?
Comincio dicendoti che abbiamo ricevuto le tue lettere e chi ci hanno fatto incredibilmente piacere. Sapere di avere l’appoggio di una ragazza speciale e fantastica come te ci ha riempito d’orgoglio.
Per questo motivo, abbiamo deciso che non appena tornerai da Parigi – Charlotte mi ha detto che sarai a Londra tra circa tre settimane – organizzeremo una festa in tuo onore.
Potremmo andare tutti insieme a ballare, cosa ne pensi? Non vediamo davvero l’ora di conoscerti meglio.
Soprattutto io. Sai, mi ha piacevolmente sorpreso sapere di piacerti così tanto.
Volevo rassicurarti sul fatto che tra me e Charlotte c’è un semplice rapporto di amicizia, nulla più. Sto ancora aspettando la ragazza giusta…
Ti farò avere prestissimo tutti i dettagli a proposito della festa.
Non vedo l’ora di vederti di persona! Charlotte mi ha detto che sei veramente bellissima.  
Con infinito affetto,
Zayn”
 
«Secondo te ci crede?» Louis allungò il viso oltre la spalla di Zayn e rilesse attentamente – forse per la trentesima volta – la breve lettera che l’amico aveva scritto di proprio pugno giusto qualche minuto dopo che Lottie se n’era andata.
Zayn fece spallucce: non gli importava un granché che Tiffany ci credesse. L’unica cosa che contava era che la smettesse di dare contro a Lottie. Poi, che pensasse pure quello che voleva.
E, tra le altre cose, non dubitava minimamente che la ragazza si sarebbe bevuta ogni singola parola.
Lottie non aveva idea di quello che lui e i ragazzi avevano in mente di fare. Ostinata e cocciuta com’era avrebbe senz’altro cercato di risolvere tutto per conto proprio.
«Perciò, tutto quello che dobbiamo fare, è permettere a Tiffany di trascorrere una serata con noi?» riassunse Niall, qualche minuto dopo.
«Non sono che sia una buona idea…» mormorò Harry, passandosi una mano tra i capelli scompigliati. Guadagnò quattro occhiate del tutto stupefatte.
Che fine aveva fatto l’unità di gruppo? L’amicizia e blablabla?
Zayn strinse i pugni, sentendo la malsana voglia di tirarli in faccia ad Harry. Oppure, in alternativa, avrebbe potuto dirgli quanto fosse egoistico da parte sua comportarsi così, visto e considerato che Lottie, ormai, era anche sua amica.
Quando Harry si accorse delle facce degli amici, però, si rese conto di essersi espresso male, così si affretto a spiegare. Mano a mano che parlava, Zayn si tranquillizzava.
«Pensateci un attimo: se Tiffany scoprisse che è tutta una messa in scena, Lottie finirebbe nei guai. E siccome è piuttosto evidente che l’unico motivo per cui la invitiamo è che Zayn vuole Lottie tutta per sé… be’, non so come la pensiate voi, ma secondo me anche un bambino si accorgerebbe che si tratta di una gran cazzata.» concluse Harry, tremendamente serio. Per quanto saltasse continuamente da un letto ad un altro, per quanto fosse distratto, si era accorto di quanto Zayn tenesse a Lottie ed era disposto a fare qualsiasi cosa, pur di aiutarlo a stare con l’unica ragazza che, da un po’ di tempo a quella parte, lo faceva sorridere come non mai.
«Perciò, io ho ideato un altro piano…» concluse, con un sorriso poco rassicurante che fece rabbrividire i One Direction. E Zayn, che conosceva Harry come le sue tasche, sentiva che la fine era vicina. Perché se Harry si metteva in testa di fare qualcosa, be’, non c’era Tiffany che tenesse: l’avrebbe fatta.
 
 
***
 
 
Ciao ^^
Oh, finalmente riesco ad aggiornare. Sono rimasta bloccata su questo capitolo per un sacco di tempo. Infatti, come avrete notato, è solo di passaggio. A me non piace tanto, né mi convince. Non so perché.
In ogni caso, spero che vi sia piaciuto.
Come al solito, vi invito a commentare, se ne avete voglia. Mi farebbe piacere ricevere le vostre opinioni al riguardo.
Chiedo scusa per non aver risposto alle recensioni dello scorso capitolo, sappiate comunque che ho letto e apprezzato infinitamente quello che mi avete scritto.
Perciò, GRAZIE.
 
Per chi volesse, su Twitter sono @FTheOnlyWay

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Capitolo 10
*** No problem, guys. Harry has a plan. ***


Capitolo 10
No problem, guys. Harry has a plan.
 





Conoscendo Harry Styles quasi come le sue tasche, Zayn trovava piuttosto difficile accettare l’idea che da quell’ammasso di ricci fosse scaturito un piano degno di essere chiamato tale.
Insomma, chi mai avrebbe puntato su Harry, potendo contare sul cervello di Liam? Anche Zayn stesso si reputava un po’ più astuto di Harry.
Però… Si, c’era un però: Harry aveva articolato un discorso piuttosto lungo e così non da lui che forse sarebbe stato il caso di ascoltarlo almeno un po’, tanto per capire se l’assurdità rasentasse livelli troppo alti o se, al contrario, ci fosse qualche possibilità di riuscita.
Perciò Zayn scambiò un’occhiata a metà tra il preoccupato, lo sgomento e il terrorizzato con il resto dei componenti della band e si mise comodo: non sapeva perché, ma aveva idea che Harry avrebbe incasinato ancora di più la situazione.
Ma, dopotutto, cos’aveva da perdere? Niente. E se anche l’alternativa fosse stata un’intera serata con Tiffany, pur di poter avere Lottie l’avrebbe accettata senza fiatare. Anzi, avrebbe anche finto che fosse la giornata migliore della sua vita.
Harry, intanto, si sistemò i capelli con incredibile attenzione, prese un respiro profondo e, gesticolando concitatamente, cominciò a spiegare il suo “geniale e assolutamente diabolico piano”.
«Ci ho pensato a lungo, questa notte.»
Immediatamente, Louis lo interruppe.
«Questa notte? Vuol dire che non sei stato da nessuna parte?»
Harry lo ignorò platealmente, anche se a tutti apparvero piuttosto evidenti le sue spalle contratte e l’espressione risentita. Per non parlare, poi, di quel lieve rossore sulle guance.
Zayn sorrise sotto i baffi e si scambiò un’occhiata complice con Niall, che – tanto per cambiare – stava letteralmente divorando un pacchetto di qualcosa di non bene identificato.
«Posso parlare, o andrete avanti ancora per molto?» domandò, infastidito. Louis alzò entrambe le mani in segno di resa e fece un breve inchino per incitare Harry a proseguire.
«Grazie. Allora, come dicevo: dobbiamo trovare un modo per far credere a Tiffany che tutto ciò che vogliamo sia conoscerla per davvero… e se Lottie sarà presente, dubito che le cose andranno per il verso giusto.»
Zayn si innervosì parecchio. Harry stava davvero dicendo che Lottie non avrebbe dovuto esserci? Niente da fare. Se Lottie non c’era, che senso aveva stare lì? Tanto valeva che si inventasse una scusa e non si presentasse nemmeno lui. Se i ragazzi l’avessero coperto, poi, avrebbe potuto trascorrere la serata con qualcuno di cui gli importava davvero e non con una sottospecie di pazza psicopatica che, in verità, gli ispirava solo un profondo terrore.
«Non fare quella faccia, Zayn. Non ho ancora finito di parlare. Rilassati.» borbottò Harry, un po’ divertito e un po’ spazientito.
«E allora muoviti.»
«Da quand’è che sei così suscettibile?»
Zayn incrociò le braccia al petto, poi inarcò un sopracciglio.
«E tu da quant’è che vai in bianco? Da un po’, direi… visto che hai tutto questo tempo per pensare a Lottie. Che, per inciso, sta con me.» quando poi si rese conto di quello che aveva appena detto, incrociò le dita nella speranza che fosse passato inosservato ma, ovviamente, la fortuna non girava dalla sua parte. E quando mai l’aveva fatto?
Per lo meno, si consolò, aveva avuto la decenza di non arrossire come una fanciullina innamorata.
Liam tossicchiò con aria eloquente.
«Allora, Harry. Dicevi?»
Harry voleva prenderlo per il culo, Zayn glielo leggeva in faccia, ma per qualche oscuro motivo l’amico decise di risparmiarlo e proseguì nella spiegazione dettagliata di ciò che sarebbe successo.
«Dunque: mancano pochi giorni al rientro di Tiffany, dopodiché noi partiremo per il tour. A proposito, hai chiesto a Lottie che intenzioni ha?»
Zayn fece cenno di no col capo. Avrebbe voluto chiederglielo, davvero, ma in ogni caso pensava che fosse un’idea che Lottie avrebbe bocciato in partenza. Come avrebbe giustificato a sua madre che sarebbe partita per l’America insieme a cinque cantanti di fama mondiale? Era impensabile. Che poi, in tutta sincerità, Zayn ancora non aveva neanche capito quale strana tara mentale avesse la madre di Lottie. E, visto e considerato che Lottie stessa si rifiutava di parlarne, dubitava che l’avrebbe scoperto molto presto.
«Non importa, glielo dirai sabato sera.» Harry fece spallucce, fregò una caramella dal pacchetto abbandonato sul tavole e, masticando, continuò a parlare.
«La prima cosa da fare, è contattare Celine.» comunicò. Un’altra caramella, un altro passo lungo la stanza.
«Ragazzi, davvero non ci siete ancora arrivati? Se ci sarà Celine, che si presuppone sia contro Lottie, Tiffany si sentirà tranquilla.» spiegò, entusiasta e fiero della sua intelligenza.
Un’altra caramella, ancora silenzio.
«Se non ci fossi io…» sospirò Harry, con aria melodrammatica. «Se Celine farà finta di tenere Lottie sotto torchio, Tiffany avrà la sua serata e, in più, la certezza che Lottie non si divertirà per niente.»
«Non tieni conto di Eleanor e Danielle.» si intromise Louis, dopo qualche secondo di silenzio. Certo, il piano di Harry per il momento non era affatto male, doveva ammetterlo, ma se credeva che Eleanor e Danielle, che sembravano adorare Lottie, avrebbero lasciato che Tiffany mettesse i piedi in testa a quest’ultima, si sbagliavano di grosso.
Zayn, intanto, continuava a pensare a Lottie. Doveva trovare un modo per farle capire che essere suo amico, ormai, non gli bastava più. Non gli era mai bastato, a pensarci bene.
Ma cosa poteva fare? Non poteva mica sbatterla contro il muro e baciarla. Oppure baciarla mentre lo prendeva a parolacce come suo solito, oppure baciarla mentre bisticciavano. Possibile che l’unica cosa a cui riuscisse a pensare, fosse baciarla? Scosse la testa, scacciando dalla mente l’immagine di lui e Lottie insieme e tornò a concentrarsi sulla conversazione in corso.
A quanto pareva, Harry era arrivato al punto cruciale del suo piano.
«Andremo in una discoteca, ovviamente
«Che palle.» borbottò Louis.
«Zitto, Lou. È tutto calcolato, non capisci? Ad un certo punto della serata, Celine dirà che per Lottie è giunta l’ora di andare a casa e, poco dopo, anche Zayn se ne andrà con qualche scusa. Lo so, noi ci sorbiremo Tiffany, ma almeno Zayn potrà fare quello che deve…»
«E cioè?»
«Invitare Lottie a venire in tour con noi e baciarla, prima che lo faccia io.»
«Non tirare troppo la corda, Harry.» lo ammonì Zayn, nervoso.
Si, gli dava fastidio che Harry tirasse queste continue frecciatine, e allora? Era evidente che Lottie era off-limits, e anche se aveva capito che Harry lo faceva apposta per farlo svegliare, lo infastidiva parecchio. Quindi le scelte erano due: o la smetteva, o la smetteva. Possibilmente, prima che Zayn si spazientisse sul serio.
 
Un’ora e mezza dopo, la situazione non era cambiata poi molto: erano sempre in salotto a discutere, i pacchetti di caramelle vuoti si erano magicamente moltiplicati e il nervosismo di Zayn era alle stelle.
Perciò il campanello che suonava costituì una fantastica distrazione. Il primo ad alzarsi fu Niall, che si precipitò verso la porta in tutta fretta. Zayn sospirò: possibile che Niall dovesse sempre correre? Era perennemente in movimento. O mangiava o correva. O cantava, o suonava. Insomma, non stava fermo un attimo, nemmeno quando dormiva. Decisamente irritante, soprattutto quando si era un tantino irascibili, come Zayn in quel preciso momento.
«Guardate un po’ chi è venuto a trovarci?»
Niall rientrò in salotto, seguito dalla figura affascinante e slanciata di Celine. Quel giorno sembrava particolarmente irritata, notò Zayn. E il motivo non poteva che essere uno solo: Lottie. Perciò la invitò ad accomodarsi con un gesto della mano. Celine rifiutò educatamente e si parò davanti a Zayn con le braccia puntate sui fianchi.
«Si può sapere cosa vi salta in mente, a voi cinque?» sibilò, nervosa. Zayn inarcò un sopracciglio, tranquillo. A lui non saltava in mente proprio un cavolo di niente, se Celine aveva qualche domanda, doveva chiedere ad Harry.
«Dolcezza, rilassati.» la mano di Harry si posò sulla spalla di Celine con gentilezza. E Celine, che non per niente era sorella di Lottie, la guardò come se volesse staccarla a morsi. Harry, colto il messaggio, si affrettò a toglierla e si passò una mano tra i capelli.
«Dolcezza un cazzo, Styles. Ora mi spiegate cosa succede. Vi concedo cinque minuti.» ringhiò, accomodandosi accanto a Louis. Incrociò le braccia sotto il seno e con un cenno del capo invitò Harry a parlare.
Lui si schiarì la voce e riassunse brevemente il loro piano. Mentre parlava, l’espressione di Celine mutò radicalmente. Dapprima era semplicemente scocciata, poi sorpresa, poi entusiasta e, infine, la preoccupazione superò tutto quanto.
Celine cominciò a passarsi una mano tra i capelli, in silenzio. Infine, sospirò e guardò Zayn.
«Perché fai questo?»
Lui ricambiò lo sguardo con fermezza, ma non rispose. Perché lo faceva? Perché teneva a Lottie, perché lei non si meritava una cugina come Tiffany, perché avrebbe voluto saperla felice, perché voleva renderla felice. C’erano un sacco di motivi, in realtà, ma Zayn non fece nient’altro che stare zitto.
E Celine capì, perché a dispetto della sua aria indifferente, anche lei si era resa conto che Zayn era sinceramente affezionato alla sorellina.
Sospirò una seconda volta e, lentamente, annuì.
«D’accordo. Ditemi cosa devo fare.»
Tuttavia, nonostante Celine si mostrasse entusiasta, a Zayn non sfuggì che stava nascondendo qualcosa. Non era uno stupido e sapeva che era venuta lì per un motivo particolare e non per una semplice visita di cortesia. Perciò, non appena ne avesse avuto l’occasione, le avrebbe parlato. Quale altro motivo aveva per presentarsi a casa loro, se non Lottie?
Ma cosa poteva essere?
Lottie stava male? Le era successo qualcosa?
Poi si accorse che il telefono di Celine, che lei aveva ingenuamente appoggiato sul tavolino al centro del salotto, si era illuminato per l’arrivo di un messaggio. Fortuna che Celine aveva un iPhone, almeno sarebbe riuscito a leggere cosa c’era scritto senza dover toccare niente.
Si allungò un po’ in avanti e finse di prendere una caramella dal pacchetto lì accanto: ebbe appena il tempo di leggere, prima che Celine si accorgesse dell’arrivo del messaggio e sottraesse il telefono dalla sua vista.
 
So cosa fare, Celine. Ho tutto sotto controllo. Mittente: Lottie.
 
 
***
 
 
Ciao :D
Avete visto? Ce l’ho fatta… Dopo giorni bloccata su questo capitolo, finalmente sono riuscita a finirlo. E’ un po’ di passaggio, in effetti, e non mi convince tanto. Anzi, lo trovo anche un po’ noioso, ma è necessario per capire cosa succederà dopo. Almeno credo, AHAHAHAH.
No, seriously, che ne pensate?
Se fa schifo ditelo, non ci sono problemi. Anche perché potrebbe darsi che abbiate ragione.
Ora, volevo ringraziare extraordinharry per il banner e, soprattutto, per aver pubblicizzato la storia. Grazie mille, compaesana <3
E poi, volevo ringraziare tutte voi per aver recensito lo scorso capitolo, per averlo letto e per avermi aspettato nonostante aggiorni una volta ogni morte di papa. Prometto che da ora gli aggiornamenti saranno più veloci. Ah, mi scuso per non essere riuscita a mandarvi il messaggio con l’avviso dell’aggiornamento, ma proprio vado di fretta :D
Well, credo sia tutto.
Ah, un’altra cosa: vi adoro.
 
Con affetto, Fede.
 
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Capitolo 11
*** I need something to drink. ***









Capitolo 11

I need something to drink.
 




 
La grande sera, alla fine, era giunta.
E Zayn , intento ad allacciare i bottoni della camicia nera davanti allo specchio, non nutriva alcuna buona aspettativa in proposito, se non quella di vedere Lottie.
Erano un paio di giorni che non la vedeva e, nemmeno a dirlo, gli era mancata da morire. Era incredibile come fosse diventata fondamentale per lui, nel giro di così poco tempo.
«Sei agitato?» Liam fece capolino nella sua stanza, vestito di tutto punto e si sedette sul letto.
«Nh.» mugugnò Zayn, senza sapere bene cosa rispondere. Alla fine, non aveva detto a nessuno del messaggio che era riuscito a sbirciare, consapevole che i ragazzi l’avrebbero rimproverato per aver ficcanasato in faccende che non lo riguardavano affatto. Il problema, però, era che Lottie ormai era anche affar suo, perciò che loro fossero d’accordo o no, lui era certo di aver fatto bene.
E, comunque, ancora voleva sapere cosa Lottie aveva sotto controllo. Era impensabile che fosse in grado di gestire una situazione così complicata.
Non perché fosse stupida, anzi. Il problema era che Lottie aveva la leggera tendenza a parlare prima di pensare. O, peggio ancora, prima agiva, poi parlava e, infine – ma solo se c’era tempo a sufficienza – pensava.
«Vedrai che andrà tutto bene.» provò a rassicurarlo Liam, senza ottenere un granché. In effetti, c’era davvero poco da rassicurare.
Nemmeno lui si sentiva tanto tranquillo all’idea di conoscere l’accanita Tiffany. Certo, dubitava che Danielle le avrebbe permesso di avvicinarsi o di valicare certi confini, ma in ogni caso era meglio che si preparassero, tutti quanti, ad ogni eventualità.
«Si, certo.» replicò Zayn, sarcastico. Dopo aver infilato per bene la camicia nei pantaloni, si ritenne pronto. Seguì Liam fino al salotto, dove i ragazzi si erano riuniti per discutere gli ultimi dettagli.
Danielle ed Eleanor erano arrivate da poco e sedevano entrambe sul divano, con espressioni scocciate.
La prima, avvolta in un tubino color vinaccia, aveva la braccia incrociate. Rivolse al fidanzato un’occhiata in tralice.
«Non capisco perché volete costringere Lottie a questa messa in scena. D’accordo, Tiffany è una vostra fan e come vi pare, ma tutto questo mi sembra esagerato.» commentò, nervosa.
Eleanor, vestita di nero e bianco, annuì concorde.
«Lottie impazzirà, per fingere di stare al gioco. Non è giusto.» infierì. Nessuna delle due trovava giusto che Lottie dovesse sopportare tanto solo per poter tenere a freno una sottospecie di esaurita.
Non sarebbe stato tutto più semplice, se l’avessero chiusa in manicomio?
«Sentite, ve l’ho già spiegato.» le interruppe Harry, spazientito. Era tutto il giorno che quelle due scocciavano per quella storia e, ormai, gli stavano saltando i nervi. Possibile che non capissero?
«Se Tiffany vede che Lottie non si trova a suo agio, la smetterà di starle addosso. Ci vuole tanto?» ripeté, per quella che era, probabilmente, la settantesima volta.
«Si, ma…»
«Danielle, Harry ha ragione.» intervenne anche Liam, posando una mano sulla spalla della ragazza.
«E poi si tratta solo di una sera, cosa volete che succeda?» domandò Niall. A suo modesto parere, non c’era affatto bisogno di trasformarla in una questione di stato. Era tutto molto più semplice di come la vedevano: accontentata Tiffany, la storia sarebbe finita e Zayn avrebbe potuto dichiararsi senza incappare in qualche intoppo. Punto.
Zayn, suo malgrado, non poté fare a meno di sorridere, perché ancora una volta erano lì, tutti insieme, per lui. Poteva chiedere amici migliori? Stesso valeva per Lottie, che oltre ai ragazzi, sembrava aver trovato in Eleanor e Danielle due valide alleate.
«Bene, ora che siamo tutti pronti, direi che è meglio andare.» Louis batté le mani con energia, entusiasta come suo solito. In poco tempo, furono fuori di casa, diretti alla discoteca nella quale Harry aveva prenotato.
 
Nonostante tutti loro, almeno una volta, si fossero immaginati questa fantomatica Tiffany, quando se la trovarono davanti non poterono fare a meno di catalogarla nel classico stereotipo della ragazzina viziata e in cerca di attenzioni.
Il suo modo di parlare, di muoversi, perfino di volgere lo sguardo, denotava un egocentrismo fuori da ogni limite.
Lei, Celine e Lottie li aspettavano, come d’accordo, all’entrata sul retro del locale. Harry,che aveva programmato tutto fin nei minimi dettagli, si era assicurato che nessuno potesse incrociarli e, tramite Celine, aveva fatto in modo che Tiffany non si lasciasse sfuggire niente riguardo a quell’uscita.
Si era giustificato dicendo che sarebbe stato scorretto nei confronti delle altre fan, ma la verità era che Celine stessa l’aveva supplicato di tenere quella storia lontana dai media. Non aveva voluto dire perché ed Harry non aveva insistito, anche se il sospetto che centrasse la madre di Lottie non l’aveva abbandonato nemmeno per un istante.
Ma, tornando a Tiffany, tutti loro rimasero a dir poco strabiliati dalla somiglianza con le sorelle Gaillard. Tanto per iniziare, erano tutte e tre bionde, anche se di tonalità diverse. Lottie aveva i capelli di un caldo color miele, mentre Tiffany e Celine li avevano di un eccentrico biondo platino.
Zayn non poté fare a meno di ridacchiare quando individuò le extension rosa di Tiffany, così tanto odiate e prese in giro da Lottie.
Non che fossero così tanto brutte, ma accostate al mini abito rosa shocking e alle scarpe dello stesso colore, erano davvero terribili. Per non parlare, poi, di come accidenti si era truccata Tiffany: sembrava che il rosa fosse l’unico colore esistente per lei.
Lì accanto, Celine faceva la sua splendida figura avvolta in un abito monospalla di un sofisticato color corallo. Aveva raccolto i capelli in un elaborato chignon e l’unico trucco che si era concessa era un rossetto rosso acceso che risaltava incredibilmente sulla sua carnagione chiara.
Ma l’attenzione di Zayn era tutta per Lottie, che teneva le braccia incrociate e lo sguardo basso, evidentemente stizzita.
Era palese che avrebbe preferito trovarsi da tutt’altra parte, considerato che non si azzardava a guardare Tiffany nemmeno per sbaglio. L’astio che provava in quel momento raggiunse Zayn come un’ondata.
Si ritrovò a sorridere, perché, per quanto si impegnasse, Lottie non sarebbe mai stata un’ottima attrice.
Quando i loro sguardi si incontrarono, le fece un occhiolino complice, che ebbe lo straordinario potere di farla sorridere. Dio, quanto gli piaceva vederla sorridere.
Il primo a farsi avanti fu Harry, che si avvicinò immediatamente a Tiffany.
«Finalmente, non vedevamo l’ora di conoscerti.» mormorò, sforzandosi di essere convincente. E, se Lottie era una pessima attrice, per Harry valeva l’esatto contrario, perché Tiffany ci cascò in pieno. Le sue guance si colorarono di rosso e sul suo volto si aprì un sorriso estasiato.
Una volta certo di essersi guadagnato la sua totale attenzione, Harry prese Tiffany sottobraccio e la condusse verso l’interno del locale, assicurandosi che tutti gli altri li stessero seguendo.
Zayn ringraziò mentalmente Harry, ripromettendosi che non avrebbe mai più dubitato della sua intelligenza, poi afferrò Lottie per mano e la trattenne il tanto necessario affinché si trovassero entrambi a chiudere la fila.
«Sei bellissima.» si complimentò. Lottie sbuffò e arrossì lievemente.
«Non dire stronzate, sembro una deficiente.» ringhiò, stringendo con rabbia il tessuto azzurro cielo del vestito che indossava. Era lungo e scendeva dolcemente fino a terra, coprendo completamente i piedi.
«E allora sei una gran bella deficiente.» ribatté Zayn, divertito. Lottie ridacchiò, ancora un po’ rossa in viso, poi lo trattenne per un braccio e sghignazzò.
«Guarda un po’ qui.» disse, sollevando il lembo inferiore del vestito. Zayn, che aveva dato per scontato che indossasse delle scarpe col tacco o, per lo meno, delle ballerine, strabuzzò gli occhi quando riconobbe i soliti anfibi.
«Sei allucinante.» rise, circondandole le spalle con un braccio.
«Spero proprio che se ne accorga.» cinguettò Lottie con aria innocente. Zayn rise ancora, salvo poi adombrarsi quando gli tornò alla mente il messaggio.
«Senti, Lottie, cosa significa che»
«Zayn, amore!» la voce acuta di Tiffany interruppe la domanda di Zayn. Lottie borbottò un “non la reggo, vado dalle ragazze” e si allontanò, lasciando Zayn in balia della sua fan più accanita.
Quando individuò Eleanor e Danielle sedute sul divanetto insieme a sua sorella, si affrettò a raggiungerle. Si sedette, imbronciata più che mai e con l’umore a terra.
«Minchia, quanto non la sopporto.» esordì, facendo ridacchiare sua sorella.
«Si tratta solo di un paio d’ore, Lottie. Poi, se tutto andrà secondo i piani, tu e Zayn avrete un po’ di tempo per stare da soli.»
«Piantala di prendere per il culo, Cel. Io e Zayn siamo solo ottimi amici.»
«Si, come no. È così evidente.» proclamarono Danielle ed Eleanor, in perfetto sincrono. Lottie masticò qualche parolaccia tra i denti, poi sbuffò.
«Che rottura di palle, che siete.»
«Che dolce, sei diventata tutta rossa.» rise Celine.
«Al diavolo, vado a prendere qualcosa da bere, che è meglio.»
Intanto, Zayn era alle prese con Tiffany e, ad ogni secondo che passava, sentiva la voglia di suicidarsi accrescere dentro di lui come un fiume in piena.
Tiffany aveva occupato i primi venti minuti a tessere le lodi della sua parrucchiera, che quella sera aveva davvero superato sé stessa, ed ora si era lanciata in un entusiasmante monologo sulla sua migliore amica.
«Colette è un po’ stupida, ma per lo meno è fedele. A scuola mi porta sempre la borsa e non sbaglia quasi mai i compiti. E poi si prende sempre la colpa anche quando non ce l’ha. Non ti sembra fantastico, Zayn caro?»
«Mi sembra incredibile.» replicò Zayn, sull’orlo di un collasso. Intanto, con lo sguardo cercava Lottie, tanto per assicurarsi che non stesse combinando niente di strano.
Quando la vide seduta davanti al bancone – era incredibile come spiccava, vestita d’azzurro – assottigliò un po’ lo sguardo. Perfetto, ci mancava solo che cominciasse a bere come un’alcolizzata e poi quella sarebbe stata, senza ombra di dubbio la serata più bella della sua vita.
«E poi Charlotte mi ha detto che sono una stupida oca senza cervello.» Tiffany, intanto, era andata avanti con il suo blaterare insensato senza che Zayn capisse come accidenti aveva fatto a passare da Colette a Lottie con così tanta facilità.
«Che errore imperdonabile.» mormorò, passandosi una mano sulla fronte. Gli stava per scoppiare la testa, quello era certo. Così come era certo del fatto che se qualcuno dei ragazzi non gli avesse dato il cambio, sarebbe impazzito a breve.
Per sua fortuna, circa mezz’ora dopo – mezz’ora in cui i cocktail bevuti da Lottie erano saliti a quota cinque – Harry e Louis corsero in suo aiuto, come dei bravi aiutanti.
«Ehi, dolcezza, posso avere questo ballo?» così dicendo, Harry trascinò Tiffany in pista, dando a Zayn un po’ di sollievo.
Che non durò a lungo.
Louis infatti sembrava piuttosto preoccupato e continuava a guardarsi intorno con aria nervosa.
«Che succede, adesso?» domandò Zayn, pronto a sopportare ogni eventualità.
«Be’, le cose non stanno andando come previsto, purtroppo.» commentò, con aria grave.
«Perché?»
«Lottie potrebbe aver bevuto un po’ troppo. Pare che l’alcool non abbia un bell’effetto su di lei, così ora – oltre a ballare con chiunque le capiti a tiro – ha deciso di andare a strappare le extension a Tiffany. Danielle, Celine ed El la stanno tenendo occupata.» spiegò velocemente. Zayn sbuffò, poi alzò gli occhi al cielo.
«Idea geniale, quella di Harry. Andiamo in discoteca, tanto io sono un genio.» borbottò, prima di chiedere a Louis le chiavi della macchina.
«Ed ora che fai?»
«Cosa vuoi che faccia? Vado a prendere Lottie e la porto a casa. Fatemi il piacere di tenere quella psicopatica occupata, grazie.» rispose, avviandosi verso il centro della pista dove Lottie era impegnata a ballare come una pazza.
«Zayn!» cinguettò, quando lo vide. «Balliamo insieme, dai! Ti ho già detto che stasera sei bellissimo? Ma proprio tanto! Tanto, tanto, taaaaanto…» blaterò, prendendolo per mano e attirandolo a sé.
Zayn rimase serio, si scostò dall’abbraccio di Lottie e, tenendola per mano, la trascinò verso l’uscita.
«Dove mi stai portando?» farfugliò lei, confusa.
«A casa.»
«Tua?»
«Si.»
«E perché?»
«Perché sei ubriaca, Lottie.»
Alla parola ubriaca, Lottie scoppiò a ridere come se avesse appena sentito la cosa più divertente del mondo.
«Sai, non te l’ho mai detto, ma io ti voglio davvero tanto bene!» trillò, sempre più allegra.
«Solo che tu non ne vuoi a me.» proseguì poi, improvvisamente triste.
«Non dire assurdità, certo che ti voglio bene.»
«Davvero?»
«Si.»
«Mi vorresti bene anche se vivessi in Francia?» domandò poi.
«Cosa centra questo?»
«Lo sapevo io, che preferivi Tiffany.»
«Piantala, non è vero.»
«Davvero parlo come uno scaricatore di porto?»
«Ogni tanto.»
«Cazzo, mi sa che hai ragione.»
«Ti và se facciamo un gioco?» propose Zayn, infine. Era sull’orlo di un esaurimento nervoso e Lottie continuava a passare da un argomento all’altro con una velocità che gli dava il mal di testa.
«Si, giochiamo!» esultò Lottie, al settimo cielo.
«Conta fino a che non arriviamo a casa, voglio vedere quanto ci mettiamo.»
Lottie annuì, concentrata. Poi cominciò a contare ma, arrivata a ventisette si addormentò. Zayn sospirò, tornando a concentrarsi sulla guida.
Perfetto, che serata del cazzo.
 
 
***
 
 
No, non è un allucinazione, ve lo giuro. Sono proprio io, e questo è il capitolo nuovo.
Che ne pensate?
A me non dispiace, se devo dire la verità. Anzi, pensavo che sarebbe uscito peggio, visto che ero completamente bloccata nella stesura della storia. Avevo tutto in mente, ma non ce la facevo a scrivere, poi oggi, mentre cambiavo lo smalto è tornata l’ispirazione.
Okay, probabilmente sarete un po’ deluse, perché vi aspettavate la realizzazione diabolica dell’idea di Harry.
Ovviamente le cose non vanno mai secondo i piani, e questa volta non fa eccezione. Ecco, finalmente avete conosciuto Tiffany un po’ più da vicino, che ve ne pare? Io la prenderei a sprangate.
Niente, spero che recensirete in tante, perché ci tengo davvero a sapere la vostra opinione, perciò non siate timide.
Vi ricordo che il banner abgsfaskfl è opera di extraordinharry e vi ringrazio per aver recensito lo scorso capitolo e per essere così numerose nel seguire-ricordare-preferire la storia.
Ora che mi sono “sbloccata” credo che gli aggiornamenti procederanno un po’ più in fretta.
L’ultima cosa, poi vi lascio in pace: se volete seguirmi su Twitter, sono @FTheOnlyWay
 
Vi adoro,
Fede.

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Capitolo 12
*** To Zayn. ***









Capitolo 11

“To Zayn.”
 
 
Riuscire ad infilare la chiave nella serratura, fu una vera impresa per Zayn. Se con una mano cercava di centrare quella maledetta toppa, l’altra era troppo impegnata a sorreggere Lottie, che in quel momento aveva iniziato a canticchiare in quello che sembrava un francese piuttosto fluente.
«Cosa stai facendo?» gli chiese, sbattendo le lunghe ciglia con aria innocente.
Zayn alzò gli occhi al cielo, trattenendo una risata.
«Secondo te?» si maledisse un istante dopo, perché dare corda ad una Lottie completamente ubriaca non era, in tutta probabilità, un’idea così geniale.
«Sei un ladro! Vuoi derubare queste povere persone. Come cazzo facciamo se ci beccano?»
Zayn sbuffò poi fece per entrare, ma Lottie lo trattenne per la manica della camicia.
«Vado prima io. So come tenere a bada i cani da guardia.» lo informò, muovendo qualche passo incerto.
«Lottie…» mormorò Zayn, indeciso se chiederle come aveva intenzione di domare i cani, oppure se scoppiare a ridere.
«Non sento niente.» stabilì lei, con aria professionale. Un respiro profondo, poi Zayn scoppiò a ridere e le fece strada.
«Non senti niente perché non ci sono cani da guardia, Lottie.»
«E come fai a saperlo?»
«Perché vivo qui.»
«Davvero? E perché non l’hai detto subito?» lo rimproverò Lottie, mettendo un broncio adorabile. Poi, proprio un attimo prima che Zayn le rispondesse, si portò la mano davanti alla bocca.
«Devo vomitare.» farfugliò, prima di precipitarsi verso il bagno.
Zayn la seguì qualche istante dopo, passandosi con aria sconsolata una mano sulla fronte. Cosa credeva, che bevendo si sarebbe dimenticata che quella piaga di Tiffany era a piede libero?
La trovò piegata in due davanti al gabinetto, scossa da conati piuttosto violenti.
Storse un po’ il naso, quando l’odore dell’alcol gli raggiunse le narici, poi arrotolò le maniche della camicia fino ai gomiti e si avvicinò a Lottie, che mosse la mano per allontanarlo.
«Vattene.» borbottò, prima che l’ennesimo conato le impedisse di dire un’altra parola. Zayn inarcò un sopracciglio.
Certo, vattene. Era lì, bianca cadaverica – anche se in effetti ora tendeva più ad un verdino – che vomitava nel suo bagno e lui doveva andarsene? Certo, magari un’altra volta.
«Brava, vomita e stai zitta.» ridacchiò, raccogliendole i capelli con delicatezza, in modo che non le finissero davanti alla faccia. Portò l’altra mano sulla fronte di Lottie e, in silenzio, attese che Lottie finisse di rigettare tutto ciò che aveva bevuto. Quando ebbe finito, le lasciò andare i capelli e si girò per afferrare un asciugamano.
«Tieni. Vado a prenderti un bicchiere d’acqua…»
«E un’aspirina.»
«E un aspirina, d’accordo. Altro?»
«Si, la vanga per scavarmi la fossa.»
Zayn sbuffò, poi si avviò in cucina. Be’, la serata non era andata proprio come aveva previsto. Anzi, era una vera schifezza, ma per lo meno lui aveva guadagnato un po’ di tempo per stare con Lottie senza rompiscatole di alcun genere intorno.
Quando tornò in bagno, Lottie era seduta sul water e si reggeva la testa tra le mani.
«Grazie.» borbottò, afferrando il bicchiere d’acqua e l’aspirina. Mandò giù tutto d’un sorso, poi sospirò.
«Che figura di merda.» commentò, senza nemmeno guardare Zayn in faccia. Lui, d’altra parte, si limitò a sorridere, poi le accarezzò la testa con dolcezza.
«Be’, in effetti avresti potuto evitare di mettere gli anfibi con questo vestito. Non centrano niente.» replicò.
Lottie rise debolmente. «Grazie.» ripeté di nuovo, prima di alzarsi e abbracciare Zayn con una delicatezza che lo lasciò letteralmente senza fiato. da quando in qua, Lottie era così pacata? Tuttavia, non gli importò affatto del motivo che l’aveva spinta a tale gesto. Si limitò a stringerla a sua volta e a lasciarle un bacio sulla fronte.
Rimasero in silenzio per un tempo che ad entrambi sembrò troppo breve, dopodiché Zayn si separò.
«Ti senti meglio?» domandò, preoccupato. Lottie sembrava aver smaltito un po’ la sbornia, ma non aveva un’espressione così contenta. C’era davvero qualcosa che non andava, oppure lui era tremendamente paranoico e vedeva cospirazioni ovunque?
«Mi sta scoppiando la testa, ma almeno ho finito di ridere come una deficiente.» ripose Lottie, regalandogli un sorriso fugace e un po’ stentato.
«Ce ne andiamo sul divano? Possiamo vedere un film.» propose infine. Il silenzio che si era venuto a creare dopo l’ultima risposta di Lottie era troppo pesante affinché entrambi potessero ignorarlo.
Anche se, in effetti, i pensieri che li tormentavano erano di natura ben differente. Zayn, da parte sua, stava meditando sul modo migliore per chiedere a Lottie se volesse seguirlo in tour e, soprattutto, se il sentimento che provava per lui – perché era sicuro che ci fosse – era di semplice amicizia o sarebbe potuto diventare qualcosa di più.
I pensieri di Lottie, invece, volavano in tutt’altra direzione e, l’unica cosa che al momento le risultava chiara, era che dire a Zayn tutta la verità era l’ultima cosa da fare. Doveva stare zitta e lasciare che le cose si svolgessero come già aveva programmato. Non c’era motivo per coinvolgere Zayn in quello che le stava capitando, soprattutto perché sarebbero stati male entrambi. Perciò, il silenzio era l’unica via.
Si sarebbe concessa quell’ultima serata con lui, dopodiché… be’, ci avrebbe pensato l’indomani.
Si sedettero sul divano, entrambi un po’ nervosi e un po’ sospettosi. Possibile che si fossero già resi conto che qualcosa stava per cambiare?
Lottie si mosse, a disagio, ma quando sentì il braccio di Zayn circondarle le spalle, tutta la sua ansia svanì. Lasciò che lui l’abbracciasse e si accoccolò contro il suo fianco.
«Ti devo parlare…» si fece coraggio Zayn, dopo qualche minuto di completo silenzio. Ormai, anche l’idea di vedere il film era stata accantonata. Che bisogno c’era, dopotutto, di colmare quel silenzio con parole vuote?
Lottie sospirò, si strinse ancora di più al suo fianco e annuì.
«Dimmi pure.»
«Tra due giorni io e i ragazzi partiamo per il tour. Ecco, mi chiedevo se ti andasse di venire con noi. Ci saranno anche Eleanor e Danielle e non ti annoieresti per niente e poi…»
Zayn non fece in tempo a finire la frase che Lottie scoppiò a piangere. Stupito da quel repentino cambiò d’umore, si interruppe. Si scostò leggermente per poterla guardare in faccia. Le accarezzò la guancia e le portò una ciocca di capelli biondi dietro le orecchie.
«Ehi, ehi, piccola, che c’è?» domandò, preoccupato. Lottie, sentendosi chiamare piccola, pianse ancora più forte.
Si accoccolò contro il petto di Zayn che, senza capire cosa stesse succedendo, prese ad accarezzarle la schiena e i capelli, lentamente. Cosa le prendeva, adesso? Perché aveva iniziato a piangere il quel modo?
Di suo, Zayn non sopportava vedere una ragazza piangere. Era dell’idea che nessuna ragazza dovesse farlo. Ma vedere Lottie, che era sempre così apparentemente invulnerabile, era un vero colpo al cuore. L’unica cosa a cui riusciva a pensare, era che avrebbe fatto di tutto, per renderla felice. Non gli importava a che cosa doveva andare incontro.
Così, la consapevolezza di essersi innamorato, lo colpì improvvisamente, facendolo sorride. Sciocco, chissà da quanto lo era, e non se ne era nemmeno accorto. Avrebbe dovuto ascoltare i ragazzi e arrendersi subito di fronte all’evidenza dei fatti: lui e Lottie non erano fatti per restare amici. O, almeno, lui non ce la faceva più.
Intanto, Lottie continuava a singhiozzare, disperata.
«Cosa sta succedendo, Lottie? Dimmelo.»
Lottie scosse la testa, mentre l’ennesimo singhiozzo le squassava il petto. Zayn sospirò di nuovo, sempre più agitato.
«Lottie, mi stai facendo preoccupare.» mormorò, sollevandole il viso il tanto necessario per poterla guardare negli occhi. Anche se erano lucidi, rossi e tutto intorno cerchiati dal nero del trucco, non poté fare a meno di trovarli bellissimi. Gli sarebbe piaciuto potervi leggere qual’era il problema, ma prima che potesse chiedere qualunque altra spiegazione, Lottie si era sporta in avanti e l’aveva baciato.
Completamente spiazzato, Zayn rimase immobile poi, quando si rese conto di cosa stava succedendo, ricambiò il bacio con ardore. Non riusciva a sentire niente, se non il battito del suo cuore che sembrava impazzito e le mani di Lottie che, delicate, passavano tra i suoi capelli.
E così era quello che si provava, quando si era innamorati. Si sentiva come un ragazzino alle prime armi. Il cuore voleva scoppiare, e tutto ciò di cui gli importava era della fantastica creatura che stringeva tra le braccia.
Non c’era nient’altro, in quel momento. Solo lui e Lottie. Niente Tiffany, niente Celine, niente tour, niente One Direction.
Erano solo due ragazzi innamorati.
Poco dopo, si ritrovarono sdraiati sul divano, stretti l’uno all’altra come se non ci fosse un domani.
O almeno, questo era quello che avvertiva Zayn, mentre osservava Lottie dormire tra le sue braccia.
Non aveva detto una parola, dopo averlo baciato. Si era limitata a versare qualche altra lacrima, poi si era sdraiata e aveva chiuso gli occhi, con la testa posata sul suo petto.
Lui si era limitato a lasciare un bacio sui capelli, rispettando la sua volontà di non dire una parola. Perché forse non c’era bisogno di parlare, no. Quel bacio aveva parlato per entrambi.
L’unico, vero problema era che i significati che entrambi attribuivano fossero completamente discordanti l’uno dall’altro.
Perché se per Zayn quel bacio rappresentava l’inizio, per Lottie era un addio.
Alla fine, però, Zayn cadde preda del sonno, dimenticandosi della spiacevole sensazione che gli artigliava lo stomaco.
Ma avrebbe dovuto dargli retta perché, se lo avesse fatto, la mattina seguente sarebbe riuscito a parlare con Lottie, ma di lei non c’era traccia.
Tutto ciò che trovò, invece, fu un foglio bianco piegato in quattro. Sull’angolo in alto a destra, Lottie aveva scritto “Per Zayn.”.
 
 
 
***
 
 
 
Ci siamo. Questo è IL capitolo, da cui avrà inizio la svolta. So che probabilmente non ci avrete capito un granché, ed è perfettamente comprensibile, ma le spiegazioni le avrete nel prossimo capitolo, promesso. Capirete tutto quanto.
Ammetto che il bacio non era previsto, però mentre scrivevo non ho potuto fare a meno di inserirlo, non lo so, secondo me era il momento adatto.
Comunque, che ve ne pare? A me personalmente il capitolo non dispiace. Anzi, mi sento piuttosto soddisfatta.
Ora però devo fare la parte dell’antipatica, perciò cercate di sopportarmi per queste prossime righe.
Ammetto che gli aggiornamenti spesso e volentieri sono un po’ scostanti, e lì la colpa è tutta mia, è vero, e può darsi che molte di voi abbiano perso interesse per la storia. E, credetemi, mi dispiacerebbe davvero tante. Capisco anche che molte di voi vanno a scuola e che tutte quante avete una vita – ovviamente – però mi chiedevo il motivo per cui le recensioni sono calate così tanto.
Non fraintendete, non scrivo per le recensioni, ma principalmente per me, però mi fa davvero piacere avere il vostro parere e sapere cosa ne pensate, e ci rimango un po’ male quando vedo che siete in così tante a mettere la storia tra le seguite, preferite, ricordate e in così poche, invece, a farmi sapere che ve ne pare.
Vorrei capire se la colpa è mia, della storia o semplicemente non ne avete voglia.
In ogni caso non importa, apprezzo davvero anche il fatto che leggiate e basta, ma avevo questo dubbio, ecco.
Scusatemi se ho fatto la parte della rompicoglioni, veramente. E spero che nessuno si sia offeso, perché non era mia intenzione.
Comunque, ringrazio le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, quelle che mi hanno fatto i complimenti su Twitter, chi ha inserito la storia tra le blablabla e messo me tra le autrici preferite.
GRAZIE.
Con affetto,
Fede.
 
P.s. Se volete, su Twitter mi trovate come @FTheOnlyWay
 
 
 

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Capitolo 13
*** End of game. ***








Capitolo 13

“End of game.”
 
 
 
La consapevolezza che Lottie se ne fosse andata, lasciandolo lì come un emerito deficiente, era quanto di più doloroso Zayn avesse mai provato in vita sua.
E no, non era solo dolore, quello. Era delusione cocente, rabbia e frustrazione per non essere riuscito ad impedirle di andarsene senza spiegazioni.
O, per lo meno, senza giustificazioni faccia a faccia. E invece si ritrovava lì, da solo, sul divano in cui avevano dormito insieme e, tra le mani, quello stupido foglio su cui Lottie aveva vergato di proprio pugno una lunga lettera.
Che ancora non aveva trovato il coraggio di leggere perché, in cuor suo, sapeva già che non gli sarebbe stato di alcun conforto.
«Che faccia, Zayn. È tutto okay?» la voce di Niall lo distrasse per un attimo dai suoi pensieri.
Zayn scosse la testa, poi con un ulteriore cenno del capo indicò il foglio.
«Che cos’è?» Niall si avvicinò, incuriosito. Quando adocchiò la scritta in alto, si adombrò. Così era vero, c’era qualcosa che Lottie aveva tenuto nascosto. Non ne avevano mai parlato apertamente, perché temevano tutti che Zayn ci potesse rimanere male, ma a giudicare dalla sua faccia era evidente che sospettasse qualcosa già da parecchio tempo.
Nel frattempo, Zayn aveva trovato il coraggio di aprire la lettera. La calligrafia disordinata e tondeggiante di Lottie gli era subito saltata all’occhio, insieme al verde sgargiante della penna che aveva utilizzato.
 
“Caro Zayn,
caro? Oh, minchia, ti rendi conto di quanto sono messa male? Non ho mai scritto lettere a nessuno, io, nemmeno per scherzo. Be’, a parte quella sottospecie di delirio a cui Tiffany mi ha costretto. Ma questa storia già la conosci, perciò passiamo alla parte seria.
Si, c’è una parte seria e immagino che tu l’abbia già capito alla perfezione. Checché se ne dica, so che sei il pakistano più intelligente del mondo. (Scusa, credo che quella rintronata mi abbia ucciso i pochi neuroni a disposizione.)
In questo momento, sono in camera e sto aspettando che Celine venga a portarmi il vestito che ha deciso che indosserò per domani sera.
Non trovi assurdo che debba vestirmi come dicono loro? Io lo odio, maledizione. E non ce la faccio più a sopportare queste imposizioni.
Non mi riferisco solo ai vestiti, naturalmente. La questione è molto più complicata di quanto potrebbe, in tutta eventualità, apparirti.
Però, in questi mesi di conoscenza, ho imparato che non devo assolutamente dare un limite alla tua sensibilità. Voglio dire, sei il ragazzo più incredibile che io abbia mai incontrato in questi merdosissimi anni di merdosissima vita.
Non ci hai capito niente, vero?
D’accordo, Zayn, partirò dall’inizio e spero davvero che capirai.
Mia madre è una gran stronza. Questo l’avrai intuito dalle mie descrizioni appassionate, credo. Il punto è che lei non è stronza e basta. È una stronza possessiva, arrivista e maniaca del controllo.
Da quando sono piccola, non ha fatto altro che dirmi come devo comportarmi, cosa devo indossare, addirittura certe volte controlla quello che mangio. Tutto perché, nella sua patetica mentalità contorta, la mia vita ruota intorno ad un unico obiettivo: trovare un uomo benestante, con cui mettere su famiglia e con cui, ovviamente, ridare lustro al suo nome.
Non ti fa schifo solo a leggerlo? Io sono disgustata, se devo dire la verità. Mi sembra tanto di vivere nel 1800, senza avere la minima possibilità di fuggire.
E non sono mai fuggita, in effetti, fino a quando sei arrivato tu.
Tu sei stato come il sole all’improvviso. Con la tua dolcezza, il tuo affetto incondizionato – nessuno era mai stato tanto bendisposto nei miei confronti, non senza un doppio fine, almeno – con la tua risata e con il tuo modo di fare. Tu mi hai fatto stare bene. Sai, era da tempo che non mi sentivo così felice. Finalmente, dopo anni in cui tutti i miei sforzi di compiacere mamma sono andati a vuoto, ho scoperto che ribellarmi era l’unica cosa che mi facesse sentire viva. E non un mezzo per ottenere una posizione avvantaggiata, o un intralcio alla rispettabilità della famiglia.
Per questo non ti ho mai parlato di lei. Ci avresti creduto?
Cazzo, sembra impossibile pure a me, che tutta questa merda sia vera.
Eppure lo è.
Così come è vero che la felicità non è una cosa a cui si può aspirare per molto tempo. È fragile, e delicata, e prima ancora che possa renderti conto di averla raggiunta, è già volata via. Nel mio caso, poi, è stata completamente distrutta da un biglietto aereo per Parigi.
Biglietto che sono stata costretta ad accettare.
Non fare quella faccia. So anche io che esiste il libero arbitrio e che in teoria mia madre non avrebbe alcun diritto di imbarcarmi come un pesante pacco postale e spedirmi dai nonni materni, con la speranza che l’alta società francese riporti in vita la mia “eleganza e raffinatezza.”
Cosa credi, che io sia contenta? Non lo sono affatto e mi spezza il cuore il solo pensiero che domani sarà l’ultima volta che ti vedrò.
Lo so che Parigi e Londra non sono così lontani, ma non voglio costringerti ad essere infelice come lo sono io o, ancora peggio, ad aspettarmi. Che senso avrebbe? E  comunque, sono dell’idea che un distacco netto sia la scelta migliore. Un paio di mesi, e sarà come se non fossi mai esistita, no?
Probabilmente starai pensando che sono una codarda. Come darti torto? Lo sono. Ho preferito rinunciare alla felicità, per una vita in discesa.
Sono stanca, di combattere contro tutto e tutti. Davvero. Stanca di rientrare a casa ogni giorno e subirmi ore di critiche e di lamentele per il mio essere così sfacciata, volgare e all’orlo della decenza. Stanca di sopportare le occhiate di disprezzo di una donna che dice di agire per il mio bene e invece pensa solo al suo tornaconto. Sono stanca, okay? Stanca di sentirmi dire da Tiffany che non sono degna nemmeno di pulirle le scarpe e stanca di pensare ogni giorno a un modo nuovo per risponderle a tono, quando l’unica cosa che vorrei è tirarle uno schiaffo, o strangolarla, o qualcosa del genere. Stanca, punto.
E sto male, e probabilmente ho davvero bisogno di qualche anno in terapia, ma non posso farci niente. Non è colpa mia. E non ho più la forza di ribellarmi. Hai idea di quanto sia avvilente, lottare con tutte le proprie forze e non ottenere mai quello che si vuole? Lotti, lotti, lotti e alla fine ti ritrovi con un pugno di mosche.
È tutto inutile. È sempre stato così.
E mi dispiace che quella che doveva essere una lettera di addio piuttosto divertente si sia trasformata in un piagnisteo che non meriti di sentire.
Ma ormai è andata e per riscrivere tutto da capo mi ci vorrebbe troppo tempo. Ed io non ne ho più, perché sento Tiffany e Celine all’inizio del corridoio.
Perciò, concludo dicendoti che per me è stato un grande onore far parte della tua vita – hai visto? E poi mi dici che parlo come uno scaricatore di porto.
E niente, Zayn, ti auguro tutte le cose migliori che ti possano succedere e, soprattutto, spero per te che imparerai a scegliere diversamente le persone alle quali accompagnarti.
Guarda me, ti sei beccato una pazza sclerotica con problemi esistenziali!
Ti voglio bene, Zayn Malik.
 
Con affetto,
Lottie.”
 
Impietrito. Completamente. Perché tutta la verità gli si era riversata addosso, di colpo. E lui non aveva mai capito niente, di Lottie. Niente. aveva sempre pensato che il suo essere mezza esaurita fosse un modo per divertirsi, per mantenersi in attivo. Il massimo che si era immaginato, poi, era che sua madre fosse una tipa un po’ bacchettona, ma così, maledizione, si sfiorava la pazzia.
Perché alla fine era di quello, che si trattava: pazzia. Era pazza Tiffany, era pazza Lottie ed era pazza sua madre.
E lui ci si era ritrovato tra capo e collo, coinvolto in un amicizia che l’aveva reso felice sin dal primo istante.
Tuttavia, non aveva mai pensato che le cose sarebbero potute finire così. Mai. Proprio ora che si erano definitivamente tolti Tiffany dalla scatole, Lottie decideva di arrendersi. Perché non aveva resistito ancora un po’? Loro l’avrebbero aiutata. Perché non gli aveva detto la verità? Lui avrebbe trovato un modo per tirarla fuori da quella situazione. Ce l’avrebbe fatta, ne aveva i mezzi e le possibilità. Perché era stato così cieco da non rendersi conto che la ragazza di cui era innamorato stava soffrendo?
Si passò una mano sulla fronte, sconsolato.
Poi ripensò a tutte le volte in cui Lottie aveva deviato l’argomento “madre”, o in cui sembrava sull’orlo del pianto ma non aveva ceduto. Ripensò a quanto aveva pianto, stretta tra le sue braccia, e tutto gli apparve chiaro, di nuovo.
Era un idiota. Ecco la verità, uno stupido idiota egoista. Pur di non perderla, aveva ignorato che qualcosa non andava come avrebbe dovuto ed ora si ritrovava da solo.
E Lottie, la sua Lottie, aveva deciso di andarsene in Francia dai nonni, solo per evitargli altre grane. L’aveva capito, che lo faceva solo per lui. Non era poi così stupido.
Aveva pensato prima a lui, alla sua carriera e a quanto l’avrebbe incasinato, prima di prendere la decisione sbagliata.
Sbagliata, si.
Perché se davvero pensava che il distacco netto sarebbe stato migliore, aveva toppato in pieno. Perché lui di certo non le avrebbe permesso di partire.
«Esco.» sostenne, scattando in piedi. Niall sorrise, frugò nelle tasche dei pantaloni e gli lanciò le chiavi della macchina.
«Facci sapere se ti serve qualcosa…» un altro sorriso e se ne tornò in cucina, probabilmente per mangiare qualcosa.
Zayn indossò velocemente la giacca e si precipitò fuori di casa. Erano appena le otto, ce l’avrebbe fatta. Doveva farcela.
Arrivò a casa di Lottie venti lunghissimi minuti dopo. Poi, incurante del fatto che qualcuno poteva ancora dormire, si attaccò al campanello.
Suonò una, due, tre volte, ma nessuno gli aprì. Alla quarta, il viso fastidiosamente familiare di Tiffany fece capolino. Stava sorridendo, maliziosa.
«Ciao, Zayn. Cosa ti porta qui?» domandò, invitandolo ad entrare con un cenno della mano.
«Tiffany, poche storie. Dov’è Lottie?» chiese, rigido. Non aveva più voglia di fingersi interessato a lei. Tutto ciò che contava, era che fosse in tempo.
«È troppo tardi, amore mio. A quest’ora sarà quasi arrivata a Parigi. La partita è chiusa, tesoro.»
 
 
 
***
 
 
 
Ciao, fanciulle!
Ecco il nuovo capitolo, contente? Tra l’altro, non sono neanche troppo in ritardo con l’aggiornamento, perciò amatemi u.u
Un po’ di nodi cominciano a venire al pettine, visto? Che ve ne pare della lettera che Lottie ha scritto a Zayn?
Non lo so, sono molto insicura sulla prossima parte della storia. Nel senso, a me piace, perché è esattamente come l’avevo pensata all’inizio.
Cioè, che dovesse succedere ciò che succederà è esattamente nei programmi (?)
- scusate, l’ultima frase non ha senso.
Però non so, voi fatemi sapere, per piacere. Nello scorso capitolo avete recensito in tante e mi ha fatto DAVVERO piacere, grazie mille!
Okay, è tutto.
Ah, sono pronti anche i due prossimi capitoli, perciò non ci sarà da aspettare molto tra un aggiornamento e l’altro!
Vi adoro,
Fede.
 
Ps. Per chi volesse seguirmi, su Twitter sono @FTheOnlyWay

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Capitolo 14
*** Welcome to the Hell. ***







Capitolo 14

“Welcome to the Hell.”
 
 





 
Non ce l’aveva fatta. Non era arrivato in tempo. Aveva fallito su tutta la linea, non era nemmeno riuscito a dirle che era innamorato di lei. Non aveva avuto neanche quella misera opportunità che era certo di meritarsi.
E Tiffany, intanto, continuava a sorridere.
«Mi dispiace, Zayn.»
Si, certo. Era il ritratto dell’afflizione, pensò Zayn, colto dall’improvvisa voglia di strapparle le extension. Sorrise mestamente, stupito dal suo stesso pensiero. Cielo, Lottie l’aveva proprio fatto uscire di testa.
«Si vede, infatti.» celiò, sarcastico. Tiffany ridacchiò ancora, poi gli accarezzò un braccio e fece un passo in avanti.
«Ora che ce la siamo tolta dalle scatole, potremmo pensare a noi due, che ne dici?» un altro passo avanti e la carezza si spostò sul petto.
Zayn inarcò un sopracciglio.
«Tra me e te non ci sarà mai niente, Tiffany. Mai, capito? E levami le mani di dosso.» sbottò, infastidito. Un ultimo sguardo colmo di risentimento, poi Zayn fece per levare i tacchi, ma una terza voce si intromise nella discussione, impedendogli di allontanarsi.
«E così sei tu.»
Già, e così era lei, alla fine, la tanto decantata signora Gaillard. Una donna di quasi cinquant’anni, vestita elegantemente di nero, con un filo di perle al collo ed altre due ai lobi delle orecchie. I suoi capelli erano di un biondo scuro, curati, e stretti in un elaborato chignon. Il volto era spigoloso, fine e non troppo attraente. Anzi, aveva un’aria così arcigna che Zayn sentì un brivido percorrergli la spina dorsale. Era davvero questa, la donna che aveva messo al mondo Lottie?
«Dovrei sapere di cosa sta parlando?» si ritrovò a rispondere, sul piede di guerra.
Non aveva mai provato odio per nessuno ma, se proprio avesse dovuto associare un sentimento a quella donna, odio era l’unico che gli venisse in mente.
La donna inarcò con malcelato stupore un sopracciglio chiaro e con un cenno elegante della mano, lo invitò ad entrare.
Titubante, Zayn rientrò dentro casa e la seguì lungo un corridoio che gli parve quasi infinito. Tiffany, accanto a lui, lo prese per mano. Si scostò bruscamente, seccato anche dal solo contatto con la responsabile della partenza di Lottie.
«Cambierai idea, vedrai.» sussurrò Tiffany.
«No. Tu, vedrai.» ribatté, accelerando il passo.
Pochi istanti dopo, si trovarono in un salotto arredato sui toni del lilla e del bianco. La signora Gaillard si sedette sul divano, poi accavallò le gambe con eleganza e posò le mani in grembo.
«Siediti pure, caro.»
Caro? Zayn avrebbe voluto dirle che il suo “caro” poteva beatamente infilarselo su per il naso, ma si trattenne e si accomodò sulla poltrona lì accanto. Tiffany si sedette accanto alla zia, con un sorrisino soddisfatto.
«Tiffany, tesoro, andresti a prendere qualcosa da bere per il nostro ospite? È il giorno libero della governante. Allora, caro, cosa gradisci?»
La stava tirando per le lunghe, comprese Zayn. Era vero, allora, che teneva alla facciata più che a qualsiasi altra cosa. Come aveva potuto, Lottie, vivere tra quella gente? Lei che era così libera, così divertente e così spensierata.
«Niente, grazie.»
Siccome, però, aveva tutta l’intenzione di vedere a fondo in quella faccenda, decise di stare al gioco. Una volta avute tutte le informazioni, avrebbe deciso come agire.
Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale Tiffany si sistemò meglio sul divano.
«Tesoro, io vorrei un succo all’arancia.»
«Ma zia, io voglio sentire cosa dici a Zayn!» protesto Tiffany, con enfasi. Ancora una volta, la signora Gaillard inarcò un sopracciglio e rivolse alla nipote un’occhiata in tralice.
«Ti sarei davvero grata se mi portassi un succo all’arancia. Ed ho bisogno di parlare da sola con lui.» spiegò. Tiffany sbuffò, ma alla fine si alzò e fece come le era stato chiesto.
Rimasto solo con la signora Gaillard, Zayn si sentì più nervoso di prima. La presenza di Tiffany, per quanto fastidiosa, era un po’ più rassicurante della faccia acida di quella donna.
«E così sei tu.» ripeté, per la seconda volta. Confuso, Zayn storse il naso.
«Non ho idea di cosa stia dicendo, mi creda.»
Cosa significava che era lui?
«Tu sei il ragazzo che ha fatto impazzire mia figlia.» spiegò la signora Gaillard.
«Io non ho fatto impazzire proprio nessuno, e si dà il caso che il mio nome sia Zayn.» specificò, infastidito. Finalmente, cominciava a capire dove sarebbe andata a parare.
«D’accordo, Zayn. Allora, se posso chiedere, chi ti ha autorizzato a presentarti qui, a quest’ora della mattina?» domandò.
Autorizzato? Santo cielo, ma quella donna chi credeva di essere?
«Mi sono autorizzato da solo.» sibilò, nervoso.
«C’è un motivo, oppure hai la sgradevole abitudine di piombare in casa altrui?» incalzò la donna. Irritante, ecco cos’era. E Zayn la odiò.
«Perché l’ha fatto?»
«Cosa, di grazia?»
Faceva anche finta di niente, quella malefica. Non solo gli aveva portato via l’unica persona che lo rendeva felice, ma fingeva addirittura di non rendersene conto.
«Lo sa perfettamente, non faccia finta di niente.» la ammonì, sporgendosi in avanti con il busto. Dio, quanto avrebbe voluto urlare.
«Charlotte aveva bisogno di rivedere le sue priorità. Io ho solo fatto in modo che fosse possibile.»
«Ma cosa…?» farfugliò Zayn, incredulo.
«Te lo dico io, cosa, ragazzino.» ora, la signora Gaillard sembrava aver perso la sua facciata rispettabile. Era guerra aperta, quindi. Perfetto, perché Zayn non aspettava altro. Se Lottie non era ancora riuscita a dire a sua madre di essere un pessimo genitore, be’, l’avrebbe fatto lui al posto suo.
«Potrai anche essere carino, perché no. Potresti anche essere il più intelligente del mondo. Non mi interessa: sei solo un ragazzino montato, che canticchia stupide canzoncine per adolescenti con squilibri ormonali. Stai avendo successo ed un cospicuo guadagno, te lo concedo. Ma Charlotte ha bisogno di qualcuno che la tenga sotto controllo e che limiti la sua estrosità. Fa parte di una famiglia rispettabile e non tollero che il nostro buon nome venga infangato solo perché si è innamorata di un montato arrivista.»
Non poteva credere alle sue orecchie, davvero. Non ce la faceva. Non era possibile che esistesse qualcuno così egoista, così superficiale e così… per l’amor di Dio, quella era stupidità allo stato puro.
«Non ho mai sentito niente di più allucinante.»
«Come, prego?»
«Ha capito perfettamente. Non ho mai sentito in tutta la mia vita, così tante stronzate messe tutte insieme. Dico sul serio.» ripeté, chiaro. Essere così schietto non rientrava nei programmi, a dire la verità, nemmeno essere maleducato, ma proprio non era riuscito a trattenersi.
«E d’accordo, può anche darsi che io sia un ragazzino viziato, o come le pare, ma non riesco a credere che lei voglia mettere sua figlia al guinzaglio! Si rende conto di quello che dice? Lottie è infelice, e l’unica cosa di cui lei si preoccupa, signora Gaillard, è che il vostro fottuto nome di famiglia venga rispettato! Sa che le dico? Non interessa a nessuno il vostro cognome! A me non interessa, amerei Lottie in ogni caso, perciò non si permetta di darmi dell’arrivista, chiaro? Non lo tollero.»
Incredibile, come ammettere a gran voce di amarla gli avesse tolto un peso non indifferente dal cuore. Ora che l’aveva praticamente urlato, era tutto reale. Tutto, compreso il fatto che Lottie fosse in Francia e che l’avesse mollato lì.
Ma se credeva che si sarebbe arreso si era sbagliato di grosso. Cosa pensava? Che non avrebbe avuto il coraggio di mollare il tour per seguirla?
Improvvisamente, si adombrò. Non poteva lasciare i ragazzi. Non sarebbe stato giusto nei loro confronti, anche se era più che certo che loro stessi l’avrebbero spinto a partire per Parigi. Anche se avrebbero dovuto arrangiarsi.
Perso nei suoi pensieri, non si era nemmeno accorto che la signora Gaillard stava ancora boccheggiando oltraggiata, alla ricerca di qualche altra parola tagliente da rifilargli.
«La ami? Tu ameresti Charlotte, quindi? E io? Sai perché l’ho spedita a Parigi, Zayn?»
Zayn avrebbe voluto interromperla, e urlare che Lottie non era uno stupido pacco postale, ma una persona con dei pensieri, dei sentimenti e un cervello perfettamente funzionante, ma la donna lo interruppe prima che potesse pronunciare una sola parola.
«Tu l’avresti portata sulla cattiva strada. Tu, e il tuo stupido gruppo di bambocci. Scommetto che le avresti chiesto di seguirvi in tour. E poi? l’avresti lasciata in un angolo, troppo preso dalla fama e dal successo. E Charlotte avrebbe perso l’opportunità di una vita migliore. Con accanto un marito che la rispetti e che la controlli. Non una sottospecie di ragazzino che non sa nemmeno cosa vuole dalla vita.»
Pazza. Quella donna era pazza e completamente delirante.
Zayn stava per farglielo notare, quando la porta del salotto si aprì nuovamente e, questa volta, anziché Tiffany, entrò Celine.
Sorrise a Zayn in segno di scuse, poi rivolse alla madre uno sguardo gelido.
«Ti prego, dimmi che tutto quello che ho sentito è frutto della mia immaginazione. Ti prego.» supplicò, avvicinandosi con il suo consueto passo aggraziato.
Stizzita, la signora Gaillard sbuffò.
«Non ti ci mettere anche tu, Celine. Sai che ho agito per il bene di Charlotte.»
«Lottie, mamma. Si chiama Lottie. E tu come al solito pensi solo a te stessa e al tuo tornaconto. Sai, credevo che se magari ti avessimo accontentata ci avresti reso la vita un po’ più semplice. Ma non è stato così, vero? Perché tu vuoi avere tutto sotto controllo. Devi essere sicura che tutti agiscano come vuoi, rispettando chissà quale assurdo progetto. Costringere Lottie a partire è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ed io non ce la faccio più a fingere che vada tutto bene. Non sopporto più ne te, ne quella zecca di tua nipote, perciò fatemi il favore di tagliarmi fuori dalle vostre beghe, da ora in poi. Zayn, ti accompagno alla porta.»
Poi, mulinando i lunghi capelli biondi, Celine uscì dalla stanza. Be’, se non altro, pensò Zayn mentre si alzava e usciva senza degnare la signora Gaillard di uno sguardo, non si poteva dire che Celine non avesse stile.
Quando rimasero soli, Celine sospirò.
«Mi dispiace, Zayn. Non avevo idea che Lottie sarebbe partita. Mi aveva detto di avere tutto sotto controllo, ma credevo che avrebbe accettato di partire con te. Dico sul serio, se l’avessi saputo, avrei fatto qualcosa…» sostenne, con gli occhi lucidi.
Zayn le sorrise, poi le posò una mano sulla spalla.
«Celine, se c’è una cosa che ho capito di Lottie, è che, alla fine, fa sempre quello che vuole. Può anche darsi che abbia ceduto, ma sono certo che ha qualcosa in mente. Lei non è una che si arrende.»
«Ma tu…»
«Mi sono arrabbiato così tanto, questa mattina. Per un attimo ho anche pensato di mollare tutto e andarla a prendere a Parigi.»
«E il tour?»
«Già, quello è l’unico problema. Io non mollerò i ragazzi, mi dispiace. Amo Lottie, lo sai, ma penso che per questa volta debba farcela da sola. E se io non sono abbastanza per farla sentire libera, be’, non so che farci. Me ne farò una ragione, credo.»
«Sei un ragazzo fantastico, Zayn. E credimi, Lottie si accorgerà presto del casino che sta combinando. È un po’ tarda, certe volte, ma che vuoi farci? Con una madre così è uscita anche fin troppo bene.» commentò, con un’alzata di spalle.
«Tieni.» Celine estrasse dalla tasca della felpa un quadernetto celeste, e glielo porse con un sorriso.
«Vai, e in bocca al lupo per il tour. Salutami i ragazzi.» un altro sorriso, un bacio sulla guancia e Zayn si trovò fuori da casa Gaillard.
Confuso, si rigirò il quadernetto tra le mani. Lo aprì alla prima pagina, cercando di capire di cosa si trattasse e scoppiò a ridere, quando riconobbe la scrittura di Lottie, che aveva tracciato a caratteri cubitali quella che doveva essere una specie di copertina.


“Signori e signore, per vostra immensa gioia, ecco a voi il “Diario di una Psicopatica”
 
P.s. Tiffany, se per caso ti azzardi anche solo a sfiorarlo, rinnovo la mia minaccia di farti uno scalpo. Se poi non sono stata abbastanza chiara, ecco qui il concetto semplificato: FATTI I CAZZI TUOI.
 
Benvenuti all’inferno,
Lottie.”





***





Buonasera, signorine :)
Avete visto come sono stata puntuale, questa volta? Amatemi. uu
Parlando del capitolo, be', so che probabilmente molte di voi si aspettavano che Zayn riuscisse a intercettare Lottie e poi da lì un vissero felici e contenti. Spiacente di avervi deluso, quindi. Ma no, per ora non c'è nessun lieto fine.
Almeno, in questi capitoli.
Perchè adesso inizia l'ultima parte della storia, che è quella a cui tengo di più, perchè l'ho pensata sin dall'inizio. Perchè, da adesso, ha inizio il Diario di una Psicopatica.
E' Lottie che parla, attraverso il diario. Parla di Zayn, di ciò che la circonda. Perciò, se eravate curiose, eccovi accontentate!
E niente, spero che il capitolo non vi abbia deluso e vi invito a farmi sapere cosa ne pensate perchè per me è sempre importantissimo ricevere le vostre opinioni!
Quindi ringrazio le ragazze che hanno commentato lo scorso capitolo, tutte le fanciulle che inseriscono la storia tra le blablabla e chi legge soltanto, e anche chi mi ha contattato su Twitter! Vi adoro <3
Niente, come al solito, vi lascio il mio contatto di Twitter e di Facebook. E il link dell'altra long, nel caso in cui voleste passare a leggere!
Un bacione,
Fede.

Facebook, Twitter
"Wedding? No, thank you!

(Basta cliccare e andate dritti alla pagina :))


Ah, un'altra cosa: ci tenevo a fare un pò di pubblicità a ben due storie, che io personalmente amo. Perciò, se non ci siete ancora passate, fatelo perchè meritano. (Fidatevi di me uu)

"I need you now" di Alessgirl89
"10 giorni per innamorarmi di te" di jas_

(entrambe bravissime, perciò andate a leggere!) 


 
 

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Capitolo 15
*** 31st May 2012. ***






Capitolo 15

“31st May 2012.”
 
 
 
“30 Maggio 2012
 
Ehm, okay… sinceramente, non ho mai scritto un diario e non ne ho mai avuto intenzione. Fino ad ora. Cioè, a vent’anni ho deciso di scrivere un diario. Come una maledetta bambina di otto anni. Ci rendiamo conto?
Se qualcuno dovesse mai leggere questo delirio, credo che mi impiccherei senza il minimo ripensamento. Ma, siccome l’ho nascosto in mezzo ai libri, dubito che qualcuno lo troverà mai.
Figurati se Tiffany o la Grande Madre si degnano di leggere libri come delle comuni mortali. Cioè, mamma può anche darsi di si, visto che deve far finta di essere colta (Si, come no. Non sa nemmeno chi è Shakespeare, secondo me. Anche se è altrettanto brava con le tragedie.), ma Tiffany non credo proprio. Brucerebbe all’inferno, piuttosto che leggere qualcosa che non sia una rivista di pettegolezzi.
Certe volte mi domando cos’ho fatto di male per meritarmi una famiglia come la mia. Voglio dire, dovevo essere proprio crudele, nella mia vita passata.
Ma non importa. Com’era? Ognuno ha quel che si merita? Oppure c’era l’altro, che mi piaceva… come cavolo era, aspetta… Dio ci da solo quello che siamo in grado di sopportare, o qualcosa del genere, comunque. Penso che Dio mi ritenga una tipa con le spalle piuttosto larghe, per essere convinto che io sia davvero in grado di sopportare Tiffany e mia madre. Secondo me è impossibile, ma tant’è che quelle due esistono e mi tocca, appunto, sopportarle.”
 
Il volo di linea diretto al Los Angeles International Airport, più comunemente noto come LAX, era decollato già da un’ora. Alcuni passeggeri stavano già cercando di addormentarsi, altri avevano calato la mascherina sugli occhi, altri ancora stavano ascoltando la musica.
Harry e Louis si erano persi nell’ennesimo bisticcio riguardante chissà quale ultimo album appena uscito. Zayn si era estraniato dopo nemmeno mezz’ora, stanco di sentire chiacchiere di cui al momento non gli interessava. Non aveva detto niente ai ragazzi, dell’incontro con la signora Gaillard. Ancora non se la sentiva di raccontare tutti i dettagli. La versione che aveva fornito, quella ufficiale, era che quando era arrivato, Lottie era già partita e Celine gli aveva consegnato il diario della ragazza.
Tuttavia, era evidente che nessuno di loro ci fosse cascato, ma vedendo la sua faccia dovevano aver desistito da qualsiasi intento di indagare oltre.
Zayn sapeva che erano preoccupati per lui e si rendeva anche conto che negli ultimi tre giorni non era stato l’anima della festa, ma che poteva farci? Anche se si sforzava di fingere che tutto andasse bene, non sarebbe mai riuscito ad ingannare completamente chi lo conosceva come le proprie tasche.
Eleanor e Danielle, sedute l’una accanto all’altra qualche fila più avanti, confabulavano silenziosamente. Zayn vide Danielle scuotere la testa con aria sconsolata, mentre Eleanor si passava una mano tra i capelli corvini.
«Va tutto bene?»
Zayn si girò verso Liam e gli sorrise debolmente.
«Si, non ti preoccupare.»
«Siamo tutti preoccupati per te, Zayn.» ribatté Niall, con la sua solita schiettezza. Zayn sorrise nuovamente, poi scompigliò i capelli all’amico.
«Lo so. Grazie.»
 
“Vuoi un esempio calzante di quanto Tiffany sia deficiente? A quanto pare, ultimamente si è fissata con una boy band che sta spopolando. Io non l’avevo mai sentita nominare fino ad oggi. E non lo dico perché non mi piacciono o per chissà quale astruso motivo, no: semplicemente lavoro e non presto attenzione a tutte queste cose.
Anche se in effetti mi rendo conto di essere un’emerita deficiente.
Voglio dire, ho sistemato interi scatoloni di cd con le facce di quei cinque e non mi sono mai accorta che sono gli stessi di cui parla quell’invasata.
Ma ci rendiamo conto della gravità della cosa? Quella pretende che le compro un cd.
Io, che compro un cd a lei? Ma in quale vita? Cioè, se proprio lo vuole, anziché spendere miliardi per quei peli di gatto che si fa trapiantare in testa tutti i mesi, si mette i soldi da parte e se lo compra. O in alternativa và a piangere da mia mamma, che l’accontenta in tutto e per tutto. Oppure, come terza alternativa – questa è la mia preferita- se ne va a fare in culo e la smette di tediarmi l’esistenza. Ho ragione o no?
Comunque, alla fine, oggi ho scoperto che questi famigerati One Direction avrebbero avuto una “Signing Session” (così l’ha chiamata zio Max) proprio qui in libreria.
Siccome zio Max, che è simpatico almeno quanto sua figlia se non di più – giuro, sono profondamente indecisa tra chi dei due sia peggio – non è in grado neanche a pagare di passare per una persona decente ha incaricato me, naturalmente, di servire i caffè ai nostri ospiti. Premurandosi di ricordarmi che dovrei baciare la terra dove cammina, visto che mi fornisce un impiego e mi retribuisce anche.
Tanto per iniziare, la paga è una miseria, perciò ha proprio poco da parlare, ma in ogni caso sono andata a prendere quei benedetti caffè. Perché, tu non lo sai, ma quando Max inizia a lamentarsi non la finisce più. E se dovessi dirgli di andare a cagare un’altra volta mi spezzerebbe le rotule.
Nella fretta, ho dimenticato quella schifezza tutta brillantinata sul tavolo della sala riunioni.
E indovina un po’ chi c’era lì dentro? I One Direction. E indovina un po’ chi ha letto quella marea di stronzate? Esatto, i One Direction.
Ora, non sapevo se seppellirmi, impiccarmi al lampadario o buttarmi giù dal primo piano. Poi, però, uno dei ragazzi mi ha teso la mano, con un sorriso divertito.
E, cavolo, quello si che è un sorriso. Non so cosa mi ha trattenuto dall’arrossire come una ragazzina, ma probabilmente dev’esserci qualche divinità dalla mia parte.
Zayn Malik, così si chiama. Ed è indiscutibilmente bello. Davvero, se lo dico io devi crederci. Sono una complicata, con i gusti.
Mi sono sembrati tutti molto simpatici, devo dire la verità. Ma Zayn, be’, Zayn ha qualcosa che non so spiegare. Perciò non ci provo neanche, perché farei un casino.
Una cosa però l’ho fatta.
Ho regalato il diario a Zayn, così almeno potrò dire a Tiffany di averlo perso e lei la smetterà di rompere con le sue stronzate.
Ah, ho fatto anche un’altra cosa. Mentre i One Direction firmavano autografi ad una folla di ragazzine in delirio, ho aggiunto una piccola postilla al diario.
Il mio numero. Ho scritto a Zayn che se per caso avesse bisogno di qualcuno con cui sclerare, io sono disponibile.
Nessun appuntamento, ovviamente. Okay, è carino – no, è bello – ma di sicuro non sono il suo tipo e comunque non ho intenzione di innamorarmi di qualcuno di inarrivabile. Però, non so, secondo me potremmo diventare ottimi amici. Ho questa sensazione.
Probabilmente mi sbaglio e non mi chiamerà neanche, ma per una volta non mi dispiacerebbe frequentare qualcuno non imposto dalla Grande Madre. Già.
E poi, io ho conosciuto i One Direction e Tiffany no.
Ho riso per un’ora, quando mi sono resa conto della cosa. Le sta bene, così impara.”
 
Ancora una volta, Zayn non aveva potuto fare a meno di ridere, leggendo i deliri di Lottie.
Era la prima cosa che gli era piaciuta di lei, quell’umorismo spesso nemmeno tanto velato o leggero. Come se per ogni cosa che succedeva, fosse in grado di trovare un lato divertente, mettendo da parte il nervosismo che quello stesso evento le scatenava.
Aveva scoperto qualcosa di nuovo, però: Lottie pensava che lui fosse bello. L’unica cosa che l’aveva infastidito un po’, a dire la verità, era che pensava che non gli sarebbe piaciuta. Evidentemente, sin dall’inizio non avevano fatto altro se non mettersi i bastoni tra le ruote a vicenda. Lui perché pensava che lei volesse solo un amico e lei perché riteneva di non essere abbastanza. Due idioti, ecco la verità.
Con un sospiro, svoltò pagina. Era successo qualcos’altro, quel 30 Maggio. Qualcosa che non aveva a che fare con lui, ma che ancora una volta gli apriva gli occhi su tutto ciò che Lottie gli aveva tenuto nascosto.
 
“Oggi, a cena, mamma mi ha detto che ogni giorno che passa mi vede più grassa.
Non ci sono rimasta male, perché me lo ripete in continuazione, però comincio a pensare che stia facendo di tutto per farmi sentire una merda.
Tanto per iniziare, non sono grassa, sono normale. E, comunque, dovrebbe davvero imparare a tapparsi quella cazzo di fogna.
Cielo, sono così arrabbiata con lei! Non va mai bene niente di quello che faccio. O sono troppo scortese, o sono troppo silenziosa, o sono vestita troppo colorata. Qualsiasi cosa non va bene.
Non la sopporto più. Quando capirà che deve lasciarmi in pace?
Poi, come se non bastasse, ha detto che devo prendere esempio da Tiffany.
Da TIFFANY! Dico io, non poteva dire una cazzata più grande. Nemmeno un tricheco morto prenderebbe esempio da Tiffany.
Ma quale esempio, poi? Dovrei imparare ad essere stupida come lei? O a parlare con quella schifosa vocetta stridula? Oppure dovrei allargare le gambe a comando?
Non lo so. Forse potrei cercare di accalappiarmi un ricco vedovo di novant’anni, con la speranza che schiatti in fretta e che mamma, finalmente riesca a mettere le grinfie su un po’ di soldi.
Stupide, tutte e due. Non vedono oltre il loro naso e non vanno mai oltre le apparenze. Il detto che “l’abito non fa il monaco” per loro non esiste. L’abito fa il monaco eccome. E i loro abiti, o sono di Gucci, oppure niente.
Le detesto. Davvero.
A volte penso che andarmene di casa sarebbe la scelta migliore. Ma dove potrei andare? Voglio dire, mamma conosce un sacco di gente mentre io, invece, non conosco nessuno disposto ad aiutarmi.
Non posso nemmeno chiedere a Celine di ospitarmi, perché quello sarebbe il primo posto dove verrebbero a cercarmi. E se mi trovassero sul serio si scatenerebbe l’inferno.
Miseria ladra, non me ne scampo.
Forse potrei partire per qualche paese sperduto. Il Messico mi ispira – non che sia sperduto, ma poco importa. Secondo me mi troverebbero anche lì.
A proposito di Celine, se non ci fosse lei, non so proprio come potrei sopravvivere a questa merda. Lei è letteralmente il mio unico appiglio.
È tutto ciò che mi tiene a galla.”








Bon. Oggi sono di poche parole perchè sono depressa. Il mio iPod si è rotto e mi ha piantata dopo sei luuuunghissimi anni. Non vi dico la mia depressione. Tra l'altro, sono costretta ad usare l'mp3 di mio fratello e non capisco un cavolo, perchè mi sta antipatico. Nemmeno la playlist, capite? LA PLAYLIST!
Minchia, sono incazzata. E non ho nemmeno i soldi per comprare un nuovo ipod. (Ma dai?)
Niente, spero che il capitolo vi sia piaciuto e grazie mille per le recensioni al capitolo precedente!
Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate, rendetemi felice çç
Vi adoro,
Fede.


Per chi volesse, su Twitter mi trovate come @FTheOnlyWay

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Capitolo 16
*** 1st June 2012. ***






Capitolo 15

“1st June 2012.”
 
 
 
 
Zayn voltò pagina, curioso di leggere cosa fosse successo il giorno successivo. Se non ricordava male, lui e Lottie erano andati insieme da Starbucks a fare colazione.
Quella era stata la prima volta in cui gli aveva accennato qualcosa a proposito della sua situazione famigliare. Lui, però, era stato troppo preso dal contemplare le sue fossette, per rendersi conto di quanto, in realtà, quella situazione la facesse stare male.
«Zayn, possiamo parlarti un attimo?»
Zayn sollevò lo sguardo, puntandolo per un secondo su Danielle ed Eleanor, dopodiché annuì e si spostò a destra per permettere ad entrambe di sedersi nel posto libero accanto al suo.
«Sappiamo che c’è qualcosa che non hai detto.» esordì Danielle, schietta. Zayn inarcò un sopracciglio, confuso e preoccupato. Aveva imparato a sue spese che le coalizioni femminili erano quanto di più scomodo esistesse al mondo.
Soprattutto se le ragazze in questione erano Eleanor e Danielle o, peggio ancora, Lottie. L’aereo avrebbe anche potuto prendere fuoco e cominciare a perdere quota, ma quelle due non l’avrebbero lasciato morire in pace fino a che non avesse rivelato loro la verità.
La cosa scomoda, oltretutto era che l’avrebbero riferito all’istante ai ragazzi, che l’avrebbero insultato per non essere corso dietro a Lottie. Il tutto sarebbe finito in una litigata pazzesca che gli avrebbe fatto salire una gran voglia di fumare. Naturalmente non avrebbe potuto farlo, visto che sull’aereo non era consentito. Perciò, di bene in meglio.
«Non avete niente da fare? Un sonnellino di bellezza, mettervi lo smalto, parlare male di qualcuno…?» propose, cercando di distrarle.
Le due si scambiarono un sorrisino divertito, poi scossero la testa in sincrono.
«Hai parlato con la madre di Lottie, Celine ci ha detto tutto.» cinguettò Eleanor, con un sorrisino innocente che poco le si addiceva. Ancora una volta, Zayn inarcò un sopracciglio, poi sbuffò.
Visto? Erano tutte uguali, le donne. Pettegole.
«Cosa? E perché non ce l’hai detto?» la voce squillante di Louis risuonò nel silenzio. Zayn si schiaffò una mano sulla fronte, ormai prossimo al suicidio. Perché un conto era che ad essere pettegole fossero solo quelle due, ma lì, di impiccioni, ce n’erano anche altri quattro.
«Perché non volevo farvi stare in pensiero.» confessò, passandosi una mano tra i capelli.
«Oh, certo, non fa una piega. Infatti non eravamo mica preoccupati.» mugugnò Harry, sarcastico.
«Sentite, Lottie ha un suo cervello ed è perfettamente in grado di ragionare.»
«Già, ma a quanto pare tu no, visto che l’hai lasciata partire. Che idiota.» proseguì Harry. Liam, che come al solito cercava di mediare tra le due parti, agitò le mani.
«Calmi, ragazzi. Zayn avrà avuto le sue ragioni. Non le capisco neanche io, ma sono sicuro che avrà pensato qualcosa.»
«Grazie tante.»
«Be’, cos’hai pensato?» Niall si sporse dal sedile, completamente preso dalla conversazione.
Zayn alzò gli occhi al cielo.
Cos’aveva pensato? Aveva pensato che di sicuro Lottie aveva in mente qualcosa, perché lei non era una che si arrendeva. Aveva pensato che se aveva scelto di partire, evidentemente non teneva a lui così tanto. Aveva pensato che di certo non poteva mollare tutti loro, per rincorrere una ragazza che forse non lo amava. E, infine, aveva pensato di essere un idiota.
«Almeno su una cosa siamo d’accordo.» celiò Harry. «Sei un idiota.»
Zayn fece spallucce. Ormai era tardi per tornare indietro e, comunque, come aveva già detto a Celine, era convinto che quella battaglia Lottie dovesse combatterla da sola. Poi, una volta sconfitta la famiglia stramba che si ritrovava, avrebbe saputo cosa fare e lui sarebbe stato lì, ad aspettarla.
 
“1 Giugno 2012
 
E’ stata una giornata incredibilmente strana, quella di oggi.
Tanto per iniziare, Zayn mi ha chiamata. Dico sul serio: mi ha telefonato questa mattina, all’alba. Okay, le otto e trenta non sono propriamente l’alba, ma io stavo dormendo.
In ogni caso, gli ho assicurato che la sveglia a casa mia è alle sette. Sembrava così dispiaciuto all’idea di avermi svegliato, che non me la sono sentita di dirgli che in realtà ero ancora nel mondo dei sogni.
Be’, siamo andati a fare colazione da Starbucks. Per fortuna non ha pensato a qualcosa di romantico, perché proprio non l’avrei retto. E non perché l’idea di stare da sola con lui mi disgusti (come potrebbe? È così bello che non ho parole per descriverlo.) ma perché Tiffany e quella stronza di mia madre si sono premurate di rovinarmi la giornata prima ancora che iniziasse.
Come? Oh, ci sono un sacco di modi con cui farmi perdere la poca pazienza che possiedo.
Oggi hanno scelto di darci dentro con le critiche. Non è una novità, ma è incredibile come riescano a trovare, ogni volta, nuove cose che non vanno in me.
Stamattina erano i capelli e i vestiti.
Quando hanno visto che stavo uscendo in jeans e maglietta e con i capelli raccolti in una crocchia disfatta, si sono rese conto che avrei infangato il buon nome di famiglia.
Perciò Tiffany ha chiamato mamma, strepitando nemmeno avesse assistito ad un omicidio, pregandola di impedirmi di uscire in quelle condizioni orripilanti.
Mamma ha storto il suo aristocratico naso, mi ha afferrato per un braccio e mi ha trascinato in camera sua. Ha tirato fuori dall’armadio un orribile vestitino bianco, di quelli da brava bambina, e delle ballerine. Mi ha praticamente intimato di cambiarmi, dopodiché è tornata con una spazzola e mi ha legato i capelli in una coda alta e dolorosa. Credo che mi abbia tirato così tanto la pelle che nemmeno riuscivo a cambiare espressione.
Quando si è sentita abbastanza realizzata, mi ha lasciato libera. La detesto, davvero. Dio, quanto non la sopporto. Ma perché non mi lascia in pace? Perché non posso essere me stessa, per una volta?
Poi, mi sono resa conto che dargliela vinta anche questa volta, sarebbe stato un grosso sbaglio. Così con una scusa sono tornata in camera, ho nascosto un paio di pantacollant, una cintura e gli anfibi nella borsa e sono uscita.
Non ti dico la faccia di Zayn, quando ho cominciato a cambiarmi. Non sapevo se ridere, o piangere. Alla fine ho deciso che ridere sarebbe stata la scelta migliore: non volevo che mamma rovinasse l’unica cosa buona di questa giornata.
E poi è successa una cosa strana: ho raccontato a Zayn che mamma mi tiene sotto controllo. Non pensavo che avrei mai potuto dirlo a qualcuno di appena conosciuto, ma Zayn ha qualcosa di speciale. Come se capisse davvero tutto ciò che gli dico e non dubitasse nemmeno un secondo che sia la verità.
È uno che sa ascoltare, secondo me. E preferisce di gran lunga stare a sentire, piuttosto che parlare. Cavolo, è di un silenzioso incredibile. Non è per niente logorroico, ecco. Per farmi dire qualcosa sulla sua vita ho dovuto tirargli fuori le parole con le pinze. Certo, immagino anche che non sia facile, per lui, fidarsi di qualcuno.
Essere una celebrità ha i suoi lati negativi. A quanto ho capito, c’è un sacco di gente che non vede l’ora di sentire i cazzi suoi.
Mi dispiace per lui, davvero. Ma lo capisco. Almeno, mi rendo conto di cosa voglia dire sentirsi costantemente sotto esame o sotto attacco, perché c’è pieno di gente che non vede l’ora che tu commetta un passo falso.
Anche se, in genere, non dovrebbe essere chi ti ha messo al mondo a volerlo, ma non sempre le cose vanno per il verso giusto. Perciò tanto vale farsene una ragione.
Mi rendo conto che la mia vita è per metà uno schifo. Per metà, perché ho Celine che è sempre dalla mia parte e ora, spero, ci sarà anche Zayn.
Ho come l’impressione che la sua amicizia sarà di fondamentale importanza, per me.”
 
Zayn svoltò l’ennesima pagina, completamente rapito dalla lettura. Era quasi sconvolgente, leggere la versione dei fatti dal punto di vista di Lottie. Solo in quel momento cominciava a rendersi conto di quanto fosse stato difficile, per lei, gestire la loro amicizia.
Per lui era stato semplice come respirare, era sempre stato sé stesso – anche se fingere di voler essere solo un amico era stato piuttosto difficile – ed aveva avuto l’appoggio totale dei ragazzi e di Eleanor e Danielle. Non aveva mai capito davvero, quanto Lottie soffrisse.
Ma come avrebbe potuto, d’altronde? Lei era sempre così allegra, così felice e così spontanea che nessuno si era accorto di niente. Era stata un’ottima attrice, quello bisognava concederglielo.
Non appena l’avesse rivista, l’avrebbe uccisa per non avergli detto niente. Avrebbe potuto aiutarla.
 
“Si, sono ancora io. E si, è ancora il 1 Giugno. In realtà, non pensavo che sarebbe successo qualcos’altro, oggi. Ma tendo a dimenticare di essere sfigata, perciò eccomi qui di nuovo con l’interessante resoconto della seconda parte di questa giornata.
Dopo aver salutato Zayn (anche se mi sarebbe piaciuto stare con lui ancora un po’.) sono andata a lavoro. Nonostante zio Max sia una grandissima testa di merda, lavorare in libreria mi piace. Primo perché posso leggere indisturbata tutto quello che mi pare, secondo perché ho la certezza che né Tiffany né mamma ci metteranno mai piede. Entrare in un posto carico di cultura le ucciderebbe. Per questo motivo, nemmeno zio Max si fa vedere spesso. Se ne sta chiuso in ufficio, probabilmente a contare i suoi stupidi soldi o a farsi di cocaina. No, okay, questo non lo so se è vero.
Comunque, quando non c’è troppa gente, ho anche il tempo di girare un po’ su internet. Sai cos’ho fatto? Lo so, è imbarazzante. E non ci credo che lo sto scrivendo, ma serve per spiegarti perché è successo quello che è successo dopo. Oddio, sto delirando.
Ho cercato Zayn Malik. Lo so, è imbarazzante. In ogni caso, tolto il fatto che è fotogenico a livelli esagerati, mi è capitata sott’occhio una sua foto. E indovinate chi c’era accanto a lui? Io.
Per un momento sono rimasta spiazzata, visto che l’idea di finire paparazzata non mi aveva sfiorato nemmeno lontanamente l’anticamera del cervello, poi la curiosità ha preso il sopravvento e sono andata a leggere i commenti.
Alcuni mi hanno fatto decisamente ridere, se devo essere sincera. Ragazzine di undici anni che affermano di avere molto più sex-appeal di me e di essere in grado di soddisfare qualsiasi uomo. Ora, io non ho affatto l’assurda convinzione di avere un qualsivoglia tipo di sex-appeal. Non me ne vado in giro con l’aria da grande seduttrice, né sono in grado di corteggiare un ragazzo. Perciò non riesco a credere che gente che probabilmente non ha ancora perso tutti i denti da latte abbia il coraggio di scrivere certe cose.
Dopo essermi fatta un po’ di risate, comunque, è arrivata la parte più tosta. A quanto risulta dall’opinione comune – di cui me ne sbatto altamente – sarei un’arrampicatrice sociale (termine più gentile che mi è stato rivolto), una cito testuali parole “puttanella da due soldi” e una grandissima stronza.
Potrei anche trovarmi d’accordo sull’essere definita stronza, ma non capisco su che base mi definiscano arrampicatrice sociale.
Perciò, ho richiamato Zayn, tanto per sapere come comportarmi. Perché se dipendesse da me, scriverei un chilometrico commento in risposta, tanto per dimostrare a questo ammasso di oche senza cervello cosa significhi avere a che fare con una grandissima stronza.
E sapete cos’ha detto Zayn?
Io mi sarei aspettata qualsiasi cosa, davvero, compreso un “lascia perdere, è meglio se la finiamo qui” oppure un “hanno ragione, sei davvero stronza” oppure “si, mi sei sembrata una gran puttana” e invece se n’è uscito con un “ti vengo a prendere quando finisci di lavorare e ne parliamo con calma.”
Davvero? Niente insulti, addii o robe del genere? Per qualche secondo sono rimasta incantata al telefono, come un’idiota.
Non mi capita spesso di rimanere senza parole, perché sono una piuttosto logorroica e mi sembra incredibile che Zayn sia riuscito a tapparmi la bocca.
Comunque, la prima cosa che ho fatto è stata chiamare Celine per chiedermi di reggere il gioco e coprirmi per il resto della serata.
Lei mi ha raggiunto in libreria e alla fine ci siamo messe a discutere. Celine non crede che frequentare Zayn sia un’idea geniale, perché lui è famoso, è sotto gli occhi di tutti e, soprattutto è l’ossessione di Tiffany, che se scoprisse che lo conosco farebbe di tutto per rendermi la vita un inferno. (Più di così, tanto…)
Be’, tanto per iniziare, varrebbe la pena di uscire con Zayn solo per far incazzare quella cretina. E poi a me non interessa un bel niente del fatto che Zayn sia famoso, davvero. Se poi il problema è che sono troppo normale per lui, questa è tutta un’altra storia. Ciò che conta è che lui non pensi che io sia interessata al suo conto in banca o a ricevere un po’ di attenzioni.
Comunque, Celine si è incazzata parecchio, perché è convinta che io non faccia niente per semplificarmi la vita.
Ha ragione, è vero, ma non posso e non voglio dare a mamma la possibilità di controllarmi in ogni secondo. Finirei per perdere me stessa.
Ad un certo punto mi è anche venuto da piangere e Celine deve essersene accorta, perché ha smesso di essere aggressiva, ma so già che non cambierà idea. Dovrei tenermi alla larga da Zayn.
Per un misero istante, ho anche pensato che avesse ragione, poi Zayn è arrivato e mi ha sorriso ed io ho capito che non mi interessa di niente. Voglio entrare nella sua vita.
Oddio, l’ho scritto davvero?”
 
 
 
~
 
 
 
 
Cioè, voi dovreste amarmi, dico sul serio. Primo perché sono puntualissima, secondo perché ho scritto un capitolo muy lungo.
AHAHAH no, scherzo. Perdonatemi, ma ultimamente sono un po’ svarionata e non capisco un cavolo di niente.
Ah, e poi devo dirvi una cosa fantastica: il mio iPod è vivo. Grazie a chi mi ha fatto le condoglianze, ma per fortuna è resuscitato. Stavo già morendo. Ed ho praticamente attaccato i manifesti per la felicità e, scusate, la pianto.
Comunque, che ne pensate di questo capitolo? A me piaciucchia, devo dire la verità.
Scrivere le cose dal punto di vista di Lottie è divertente e poi lei è un po’ esaurita, quindi mi viene facile.
A voi è piaciuto? Ditemi tutto u.u
E niente, ringrazio chi legge, recensisce, inserisce la storia tra le blablabla, chi mi menziona su twitter e su fb! GRAZIE.
 
Poi, per chi fosse interessato, su Twitter mi trovate come @FTheOnlyWay
 
Vi adoro,
Fede
 
 
 

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Capitolo 17
*** Happiness. ***






Capitolo 17

“Happiness.”
 



 
“8 Giugno 2012
 
Questo è uno di quei giorni in cui mi sento inspiegabilmente felice, lo sai? Si, sono così felice che potrei andare in giro a distribuire caramelle, così felice che potrei addirittura parlare con Tiffany per più di cinque minuti. Sono così tanto felice che potrei dire a mamma che le sue scarpe fanno schifo.
Sono felice, sì. E c’è un motivo, non sono mica così esaurita.
Il motivo? Ah, giusto.
Ti stupirà saperlo – ancora non ci credo nemmeno io, in effetti – ma è Zayn.
Si, proprio lui: Zayn.
Questo, ovviamente, non serve per farti capire il motivo della mia felicità. Occorre quindi che ti spieghi le cose dall’inizio, o altrimenti non ci capirai niente. Che poi è una gran cazzata, visto che tu sei solo un diario e io una scema che scrive sopra le cose che le succedono.
Comunque, ho pensato che fosse una buona idea: quando sarò triste, potrò tornare a leggere queste stupide pagine e ricordarmi che l’8 Giugno del 2012 io, Lottie Gaillard, sono stata felice per merito di un ragazzo fantastico.
Zayn naturalmente non è conoscenza della mia felicità, o sono sicura che negherebbe fino alla morte. Ma la realtà, futura Lottie che stai leggendo questo delirio, è che Zayn è geloso.
GE-LO-SO! Come una scimmia.
Ti ho già parlato, mi sembra, del fatto che sia un ragazzo riservato, piuttosto attento a tenere i fatti suoi per sé e per niente esibizionista. Nel senso che non ha mai fatto nulla per ricordarmi che lui è Zayn Malik dei One Direction, band famosa in tutto il mondo e acclamata da ragazzine urlanti.
Niente di niente. Anzi, ho sempre l’impressione che voglia dimenticarsi di tutto questo.
Ma non oggi.
Eravamo al parco, dopo che io l’ho praticamente supplicato di accompagnarmi (che c’è? C’era il sole, sarebbe stato un peccato rimanere chiusa in casa), e si è avvicinato il ragazzo del chiosco in cui abbiamo comprato lo zucchero filato. O meglio, in cui Zayn mi ha comprato lo zucchero filato.
Comunque, il ragazzo si è presentato come Jared. Avevo appena detto il mio nome, quando Zayn mi ha circondato le spalle con un braccio, possessivo. Non vorrei sembrare una ragazzina, ma OMMIODDIO. Mi sono completamente dimenticata di Jared, davvero, fino a che Zayn si è presentato e ha detto, testuali parole: “Si, e io sono Zayn Malik. Sai, quello degli One Direction.
Posso gongolare? Lo sto già facendo, perciò lasciami godere il momento.
Zayn è geloso, geloso, geloso. Di me!
Perciò è una bella giornata!
Ricordati, Lottie del futuro: tu, l’8 Giugno sei stata felice. E tieniti stretto il ricordo di quella felicità, perché non tornerà più.”
 
Con un sospiro, Zayn chiuse il diario e lo infilò nella tracolla. Stavano per atterrare, riusciva a sentire il rumore del carrello che cominciava ad abbassarsi. Non era mai stato così poco entusiasta della sua fama: in quel momento gli sembrava solo un ostacolo insormontabile, oltre che una trappola.
Colse l’occhiata comprensiva di Liam e gli sorrise debolmente. Non poteva certo rovinare il viaggio a tutti, con il suo pessimo umore.
In quel momento, era Zayn Malik degli One Direction e stava per atterrare a Los Angeles, dove un’orda di fan avrebbero aspettato il suo arrivo. Avrebbe seguito il solito copione, perché loro meritavano un suo sorriso, un suo abbraccio e una foto insieme.
«Su la maschera.» si disse, a bassa voce.
Proprio come aveva immaginato, ad attenderli agli arrivi, c’era un numero a dir poco incredibile di fan. Si fermò e salutò una ragazza che indossava una maglietta azzurra. Aveva le lacrime agli occhi, mentre lo abbracciava e gli diceva di volergli bene e lui all’improvviso si sentì in un ingrato.
Non voleva essere lì e non si meritava tutto quell’affetto. Mantenne lo stesso sorriso per un tempo che gli parve infinito, poi, finalmente, era tutto concluso e lui era di nuovo libero di essere triste.
In macchina, seduto accanto ad Harry, si addormentò profondamente. Era stanco, di quella vita.
Voleva essere in Francia, da Lottie. Voleva dirle che si era innamorato di lei e che non gli importava di nient’altro. Voleva dirle che lei era la sua felicità.
 
“11 Giugno 2012
 
A quanto pare, la ruota della felicità ha deciso di girare in mio favore ancora per un po’ di giorni. Non è una cosa incredibile? Non ci credo neanche io.
Ultimamente ho un sacco di motivi per cui poter essere felice. Il più grande di tutti, questa volta, non è Zayn. Lui è una costante, ormai.
Sono felice perché Tiffany e la Grande Madre sono partite per Parigi e ci resteranno per un sacco di tempo. Una settimana, o forse più, ti rendi conto?
Sai cosa significa? Che sono libera. Come l’aria. Posso dire parolacce, posso mangiare schifezze e ordinare una pizza senza dovermi sentir dire quante cazzo di calorie assumo.
Sai un’altra cosa? Credo che girerò nuda per casa. Anzi, ora vado e lo faccio. Nella speranza che non mi prenda una polmonite.
 
Si, sono ancora io. Ed è ancora l’11 Giugno. C’è stato un piccolo cambio di programma! Mi ha telefonato Eleanor, la fidanzata di Louis. Sai, da quando mi ha difeso dagli attacchi delle fan, abbiamo parlato un po’. Non è affatto male: è dolce, disponibile e simpatica. Non l’avrei mai detto, perché stando a quanto dice Tiffany sarebbe solo una specie di arrampicatrice sociale. Non che ascolti mia cugina, ma quando parla raggiunge delle tonalità fastidiosamente alte ed è impossibile non sentire. Ma d’altronde, come potevano essere vere le sue parole?
Và in giro a dire che sono stronza! Okay, quella forse è l’unica cosa  che sia mai uscita da quella ciabatta, ma sono dettagli.
Cosa stavo dicendo? Ah, giusto: cambio di programma.
Eleanor mi ha chiesto di rimanere a dormire da lei, questa notte. Ci sarà anche Danielle, la fidanzata di Liam.
Non la conosco molto, a dire la verità, e non so bene cosa pensare. Per quel poco che ho capito, è una tipa schietta e un po’ acida. Il che significa che siamo compatibili. Perciò adesso vado a prepararmi.
 
Mi ha chiamato Celine, poco fa. Dice che mamma ha fatto troppe domande strane e che forse sta cominciando a sospettare qualcosa.
Erano a cena dai nonni – che sono simpatici almeno quanto mamma – e Tiffany, come al solito, ha cominciato a blaterare a proposito dei cavoli suoi. Siccome sembra bizzarramente convinta che i One Direction siano affari che la riguardano, ha tirato in ballo Zayn.
È in assoluto il suo preferito, lo ama e blablabla. Credo che se dovesse incontrarlo gli chiederebbe di ingravidarla. Oddio, che schifo.
Quella cretina ha un istinto materno inesistente e sarebbe capace di mettere allo sventurato nascituro una di quelle stupide magliette con quelle stupide scritte. Sai, tipo: “Zayn Malik is my Dad.” Se dipendesse da me, il bambino esibirebbe un fantastico “My Mum is a bitch.”
Fortuna che per il momento non ci sia il rischio che quei due si incontrino. Il solo immaginarmi Zayn che si rotola tra le lenzuola con quella, mi dà la nausea.
E sento come una specie di fastidio alla bocca dello stomaco e mi sale la voglia di strangolare lei e chiudere Zayn in una stanza per non farlo vedere a nessuno.
Merda.
Sono gelosa di Zayn.
Potrei accampare un sacco di scuse, in realtà. Potrei dire che non è vero, che non posso essere gelosa di lui, perché è solo un amico a cui voglio molto bene.
Potrei direi di aver preso qualche psicofarmaco, oppure che la gelosia è indotta da… che ne so, un’intolleranza alimentare.
Oppure potrei semplicemente essere intollerante a Tiffany, il che mi sembra parecchio plausibile.
Ma chi voglio prendere in giro?
L’unica cosa a cui riesco a pensare è “ma quali maledetti amici?”
 
«Stai gongolando.» Harry tirò una gomitata a Zayn che, ancora una volta, era intento a leggere.
Erano appena entrati in camera, dove sarebbero rimasti fino al giorno dopo, ed ognuno si era dedicato all’attività che preferiva: poltrire.
Louis e Liam erano spaparanzati sul grande letto matrimoniale e dormicchiavano, Niall strimpellava la chitarra, seduto in poltrona, Zayn ed Harry, invece, si contendevano il divano. Le uniche ad aver voglia di fare qualcosa erano Danielle ed Eleanor, che erano uscite per dedicarsi ad un po’ di sano shopping.
Andava tutto bene, fino a che Harry si era accorto che Zayn sorrideva. A quel punto, la sua curiosità era aumentata tanto da rompere il silenzio pacifico. Quando voleva, Harry sapeva essere davvero insistente, e Zayn ne era consapevole. Perciò abbandonò la lettura e rispose alla gomitata di Harry con un pugno scherzoso sul braccio.
«Sei un ficcanaso.» lo accusò, divertito.
Harry fece spallucce.
«Non è colpa mia, se tu e Lottie siete peggio di Beautiful.» commentò, facendo ridacchiare Niall.
«Davvero. Siete proprio cretini. Non fate che pensare l’uno all’altra e guardarvi fa venire in mente una di quelle stupide commedie romantiche in cui i due sventurati non sono liberi di amarsi. Quella se n’è andata a Parigi, perché ha una madre pazza come un cavallo, tu parti per la California. Che poi, non ci sarebbe niente di male, se prima di partire non aveste fatto finta di voler essere solo amici. Vi siete presi per il culo a vicenda, e questo è il risultato: stai gongolando come un coglione perché Lottie ha scritto di essere gelosa, quando era evidente anche al panino che ho mangiato trenta secondi fa.» concluse.
«Ora Zayn lo picchia.» sussurrò Louis all’orecchio di Liam, che annuì e strinse il cuscino con aria preoccupata.
«Di brutto. E se gli fa troppo male, domani Harry farà schifo alle prove per il concerto di apertura.»
«Si. E poi non è che il fondotinta copre completamente i lividi, ti ricordi anche l’altra volta…?»
«Speriamo che continui a parlare. Non mi divertivo così da anni.»
Zayn inarcò un sopracciglio, perplesso. Davvero pensavano che non li sentisse? Erano a nemmeno due metri di distanza e non si preoccupavano neanche di tenere un tono più basso. Si sarebbe messo a ridere, se Harry non avesse continuato a parlare, bloccando sul nascere la sua replica e buttandogli in faccia, finalmente, tutta la verità.
«E sai qual è la cosa che mi fa più incazzare? Che tu sei stato talmente stupido, da pensare che non ti avremmo appoggiato. Noi! Che non vogliamo nient’altro se non vederti felice. E tu butti tutto al vento per un cazzo di tour! Credi che ci faccia piacere vederti sorridere per finta? Se non fosse che ormai è troppo tardi, ti spedirei a Parigi a forza di calci in culo, Malik.»
 
 

***


 
Eccomi qua! Chiedo scusa per non aver rispettato i tempi di aggiornamento, ma è stato un po’ un periodo di merda e non riuscivo a scrivere niente.
Oggi sembra essere tornata l’ispirazione, perciò eccovi qui il capitolo nuovo, appena scritto…
Spero vi piaccia e vi invito come al solito a farmi sapere che ne pensate ^^
E niente, poi devo farvi sapere che stiamo per giungere alla fine. Direi che mancano cinque o sei capitoli, forse meno. Ancora non so.
Ma non preoccupatevi, perché ho in forno altre due nuove long, che pubblicherò non appena avrò terminato questa storia e Wedding.
È tutto
Mi raccomando, recensite!
 
 
Con affetto,
Fede <3
 
 

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Capitolo 18
*** Under control. ***






Capitolo 18

“Under control.”
 
 




“13 Giugno 2012
 
Sono stata così stupida, ad essermi illusa che le cose per una volta potessero andare nel verso giusto. Una vera ingenua, ecco la verità.
Alla fine, sarebbe stato meglio se non avessi mai incontrato Zayn, se non l’avessi conosciuto, se non fosse entrato a far parte della mia vita, se non mi fossi innamorata di lui…
Capisci la tragedia? Io sono innamorata. Io! La figlia di Satana (questa era cattiva, ma rende abbastanza bene il concetto), innamorata di un ragazzo fantastico e dolcissimo, che farebbe qualsiasi cosa per me, compreso sorbirsi un’intera serata con Tiffany.
Non è adorabile?
Chi altri lo farebbe, solo per me? Nemmeno io mi sacrificherei a tal punto, credo.
Per Zayn lo farei di certo. Anche se finirei per uccidere Tiffany, ma non penso che qualcuno potrebbe biasimarmi, perciò…
Comunque, è successa una cosa strana, oggi. Mentre io e Zayn scrivevamo una risposta per Tiffany – cioè, io scrivevo, Zayn mi diceva cosa cancellare per sembrare meno sanguinaria – mi sono accorta che lui si è incantato per un attimo a guardarmi.
È stato solo un attimo, certo, ma ho davvero creduto che mi avrebbe baciato. A dirla tutta, volevo che mi baciasse, lo desideravo con tutta me stessa.
Ma lui niente, si è spostato e mi ha sorriso. Mi sorride sempre, Zayn. Come se fossi speciale. Ma mai una volta che si decida a tirare fuori le palle e sbattermi contro il muro. Okay, sto diventando volgare, lo so, ma non puoi mica pretendere che averlo così vicino non mi faccia nessun effetto.
Sono innamorata e lui non dà segni di cedimento. E io non posso mica rischiare di perderlo.
Se vuole baciarmi, deve fare il primo passo. Io non rischio tutto, mi dispiace.
Non ci riesco, e l’idea di perderlo è così intollerabile che mi blocca il respiro. Chissà se anche lui prova qualcosa di simile. Chissà se mi vedrà mai come una ragazza e non come un’esaurita da internamento.
Comunque ci ho ripensato: se Zayn non si muove a baciarmi, lo farò io. Si, lo so che ho appena scritto che non voglio perderlo, ma non sopporto più di stargli lontana. E in ogni caso non sarò mai una buona amica, se non appena una ragazza gli si avvicina mi viene voglia di torcerle il collo.
Perciò devo solo incrociare le dita, e sperare che tutto vada per il meglio.
Deve andare bene.”
 

L’intera giornata era stata un completo disastro. Zayn aveva dormito poco e male, tormentato dall’idea che Lottie fosse così distante e, soprattutto, dalle parole che Harry gli aveva rivolto poco prima di lasciare la camera per ritirarsi nella sua.
Sentirsi sbattere in faccia che per loro sarebbe stato meglio se avesse seguito Lottie, l’aveva fatto sentire in colpa come non mai.
Perché aveva creduto di agire per il bene comune, lasciandola partire. I motivi che l’avevano spinto, principalmente, erano due: il primo, più importante, era che Lottie aveva assolutamente bisogno di schiarirsi le idee e capire quale fosse la cosa giusta da fare. Zayn aveva pensato che la distanza potesse essere positiva, in quel senso. Certo, gli sarebbe mancata terribilmente, ma forse per poter stare insieme, avevano bisogno di stare prima da soli. Era un controsenso, lo sapeva, ma per come la vedeva lui, affrontare la madre era un problema che Lottie doveva risolvere da sola.
Lui non voleva entrarci più di tanto, perché non era la persona più adatta. E poi era dell’idea che ognuno dovesse affrontare i propri demoni, Lottie compresa. Avrebbe trovato da sola la cosa giusta da fare.
Il secondo motivo, altrettanto importante, ma che passava in secondo piano, era che si sentiva in obbligo nei confronti dei ragazzi. Avevano investito così tanto, sulla loro carriera, che pensare di mollarli prima dell’inizio del tour era un’idea addirittura crudele.
Aveva sottovalutato la loro amicizia, però. E il risultato era che dopo due giorni si era profondamente pentito di ogni scelta che aveva preso.
Soprattutto adesso, dopo aver scoperto che Lottie era innamorata di lui. Se fino al giorno prima ne aveva avuto solo il sospetto, be’, ora era un dato di fatto.
In ogni caso, ormai il dado era tratto, e la situazione era quella che era. Perciò quella mattina si era alzato, si era preparato e si era imposto di lavorare duramente perché, nonostante in molti pensassero il contrario, lui era un professionista e i professionisti lasciano la vita privata fuori dal lavoro.
O almeno ci provano.
Aveva mantenuto la concentrazione per circa un’ora, poi Harry gli aveva tirato un pugno per sbaglio e Louis si era ribaltato nel tentativo di eseguire un passo di danza.
Niall era inciampato in Louis ed era caduto a terra, dopodiché Liam si era lanciato addosso ai due ed era partita una specie di rissa in cui l’unico ad averci ricavato qualche livido era Harry.
Per qualche oscuro motivo, nonostante fosse alto un metro e ottanta e fosse piuttosto ben piazzato, sembrava quasi di porcellana.
Così avevano deciso di prendersi una pausa e Zayn ne aveva approfittato per uscire a fumare una sigaretta in santa pace. Aveva portato con sé anche il diario di Lottie, curioso. Ormai si avvicinava sempre di più la serata in cui lei l’aveva baciato e, per di più, avrebbe scoperto una volta per tutte cosa le aveva suggerito il cervello quando aveva deciso di partire.
Sentiva la sua mancanza così tanto che era stato tentato più volte di afferrare il telefono e chiamarla. L’aveva anche fatto, una volta, con il numero privato: voleva solo sentire la sua voce. Ma il telefono era spento e rispose solo la voce fredda della segreteria.
 
 
“20 Giugno 2012
 
Ecco, oggi è una di quelle giornate che definire “di merda” sarebbe un eufemismo.
Mamma ha scoperto di Zayn.
Sai cosa significa? Che io sono finita. La mia vita è finita. Non lo rivedrò più.
Forse è meglio che ti spieghi dall’inizio, o rischio anche io di confondermi le idee.
Oggi è tornata di Tiffany da Parigi. In effetti, sarebbe dovuta rientrare il 25, ma a quanto pare l’idea di anticipare la sua serata con i One Direction l’ha eccitata a tal punto di anticipare la partenza. Purtroppo per me, non è stata un’idea tanto bella.
Saperla a chissà quanti chilometri di distanza, mi ha illuso per un po’ di potermela cavare senza ulteriori impicci. Ho visto Zayn quasi tutti i giorni e non ho vissuto con l’angoscia dell’ingombrante presenza di Tiffany sulle mie spalle.
E sai qual è stata la prima cosa che ha fatto quella gran puttana? (scusa, ma sono così incazzata che non mi viene in mente un termine più gentile per descriverla).
Ha parlato con la Grande Madre. E le ha detto tutto: che frequento un cantante di una boy band, che mi cambio di nascosto, che la minaccio di continuo e ha fatto in modo – chissà come – che la colpa fosse di Zayn. A quanto pare, è riuscita a convincerla che ha una bruttissima influenza su di me.
Ovviamente, si è premurata di tirare in ballo anche Celine, dicendo che anche lei l’aveva sempre saputo e che aveva fatto finta di niente.
Celine, che era presente al momento della confessione, ha avuto la prontezza di negare e di dire che non aveva assolutamente idea del fatto che sua sorella bazzicasse certi “soggetti poco raccomandabili”. Per fortuna mamma le ha creduto sulla parola e non ha insistito troppo. Io, che al momento non ero presente, perché dormivo ignara nel mio letto, non ho potuto ribattere.
Qualche minuto dopo, mamma ha mandato Tiffany a svegliarmi e a riferirmi che avrei dovuto rendermi presentabile e raggiungerla in salotto.
Normalmente, le avrei risposto di andarsene a fare in culo, ma la sua aria soddisfatta mi ha preoccupata un po’. Quella era la faccia del gatto bastardo che ha trovato la gabbia dell’uccellino aperta. Okay, è un paragone di merda, ma il concetto ti è chiaro, no?
Comunque, come ti dicevo, ho raggiunto mamma in salotto (tra l’altro, sta in salotto solo quando vuole parlare di qualcosa.) e lei era lì, che sorseggiava il suo tè verde e camminava avanti e indietro.
Senza dire una parola, mi sono accomodata sulla poltrona e ho aspettato che cominciasse a parlare.
«So che frequenti un cantante, Charlotte.» ha detto, con quella sua schifosissima voce. Poi mi ha guardato e io mi sono sentita minuscola. Mi fa questo effetto, certe volte. Come se io fossi insignificante di fronte alla sua grandezza. Solo una pulce, un fastidio che purtroppo le tocca sopportare. Perciò ho annuito, sempre in silenzio.
«Non devi vederlo mai più.» ha sentenziato, perentoria. Inutile dire come ci sono rimasta. Sembrava che una mano mi avesse stretto lo stomaco, in una presa crudele che non mi ha lasciato scampo.
Ho boccheggiato qualche secondo, ponderando le parole da usare, ma sono riuscita solo a balbettare un flebile «No, ti prego…».
Io, che prego quella stronza? Proprio così. Perché la speranza che capisse quanto io tenga a Zayn non mi ha abbandonato nemmeno per un istante, almeno fino a che non si è messa a ridere.
«A pregare si và in chiesa, Charlotte. Tu farai quello che dico io e non vedrai mai più quel ragazzo. Mai più, o farò in modo che la sua carriera e la sua reputazione colino a picco come il Titanic. Tu sai che lo farò, vero?»
Certo che lo so. Perché alle bastarde come lei si aprono tutte le strade del mondo. Ed io, che non vorrei mai essere la causa della rovina di Zayn, non ho nemmeno protestato.
«Brava, bambina. Ricordati quello che ti ho detto, e nessuno avrà problemi. Ora vai.» mi ha congedato, con un cenno della mano. Ed io sono andata, mi sono chiusa in camera, e ho pianto.
Poi ho smesso, e ho preso una decisione.
Vedrò Zayn un’ultima volta, poi andrò ai Parigi dai nonni e proverò a dimenticarlo. È la cosa giusta da fare, credo.
Va tutto bene, ho tutto sotto controllo. E allora perché mi sento come se mi stesse crollando il mondo addosso?»
 



***  




Oggi sono di poche parole, perché mi fa male la pancia e sono mezza incazzata.
Perciò niente, non dirò nessuna cazzata come mio solito.
Ah, niente, devo dirvi che ho finito di scrivere la storia, e quindi i prossimi aggiornamenti (solo tre, oltre questo) saranno di nuovo regolari.
Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi invito a farmi sapere, come al solito.
Vi adoro.

 

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Capitolo 19
*** Friendship. ***





Capitolo 19

“Friendship.”
 
 
Sapere la verità non lo fece sentire per niente meglio. Anzi, la certezza di aver sbagliato in tutto e per tutto si fece strada quasi con violenza.
Lottie aveva cercato di proteggerlo quando, da che mondo era mondo, lui avrebbe dovuto proteggere lei. Come aveva potuto permettere che vivesse in quella casa, in cui nessuno sembrava capire la sua bellezza, la sua dolcezza e la sua generosità?
Come aveva potuto lasciarla in balia di quelle persone egoiste, che pensavano solo al proprio tornaconto e non alla felicità di chi li circondava?
E, soprattutto, come aveva potuto lasciare che Lottie sopportasse tutto quello da sola? Quante volte gli era sembrata sul punto di piangere, o di crollare?
E quante volte lei aveva ingoiato il rospo ed era rimasta in silenzio, per non far pesare su di lui la sua tristezza?
Ora, guardando la pagina successiva del diario, desolatamente vuota, si sentiva ancora peggio.
Lui l’aveva abbandonata.
Aveva lasciato da sola la ragazza che amava, troppo preso dai suoi pensieri stupidi per non rendersi conto della serietà dei fatti. Aveva sottovalutato la situazione ed ora non sapeva più cosa fare.
Non era giusto, però.
Zayn gettò la sigaretta a terra e la spense con la punta del piede, con forza, come se accanirsi contro il mozzicone servisse a qualcosa o lo facesse sentire meno in colpa.
Il diario di Lottie, stretto nella sua mano, era un macigno.
Rientrò in camerino, dove trovò Eleanor e Danielle che parlottavano tra di loro con tono concitato. Le ignorò, perché al momento l’ultima cosa di cui gli interessava era sapere di cosa stessero parlando.
Infilò il diario di Lottie nella tracolla, fece un cenno del capo alle due ragazze e tornò sul palco, dove i ragazzi avevano appena cominciato con le prove.
Si sforzò di impegnarsi, di cantare con un minimo di sentimento e di memorizzare le semplici coreografie, ma ogni cosa gli sembrava senza senso e senza importanza. Niente aveva più importanza, dopo quello che aveva letto.
Sentì a malapena Harry gridare che facevano una pausa, dopodiché venne afferrato per un braccio e trascinato quasi di peso fino al camerino.
«Adesso ci dici che cazzo ti prende, okay?» sbottò Harry, dandogli una spinta che di scherzoso aveva ben poco.
«Harry, calmati, okay?» provò a tranquillizzarlo Louis. Harry scosse la testa e spinse di nuovo Zayn, che rimase impassibile.
«Non dirmi di calmarmi! Mi sono rotto i coglioni di stare dietro alle sue seghe mentali. Vuoi Lottie, Zayn? Valla a prendere, si può sapere cosa cazzo stai aspettando?» un altro spintone, altro silenzio da parte di Zayn.
«Ma guardati, nemmeno ti riconosco più. Uno zombie, ecco cosa sei diventato. E tutto per una stronza che prende e parte all’improvviso!»
Il silenzio calò improvviso in tutto il camerino.
Poi Zayn si riscosse, si lanciò contro Harry e lo colpì con un pugno allo zigomo.
«Tu non sai un cazzo, Harry! E non parlare così di Lottie, porca puttana. Non hai la minima idea di cosa abbia passato. E sai cosa ti dico, farò questo cazzo di concerto di apertura, e poi me ne andrò a Parigi. E vaffanculo a Los Angeles!» gridò, con il fiatone. Si immobilizzò, improvvisamente consapevole di aver preso a pugni uno dei suoi migliori amici.
Fece un passo in avanti e chinò il capo.
«Mi dispiace, io…»
«Ci voleva tanto, idiota? E ora come cazzo lo copro questo livido? Minchia, Zayn, non mi ricordavo che avessi la mano così pesante.» borbottò Harry, massaggiandosi la parte lesa con una smorfia dolorante.
«Scusa, Harry… Mi dispiace.»
«Ma vaffanculo.» con un sorriso divertito, Harry andò ad abbracciare Zayn ed in breve si ritrovarono circondati anche da Louis, Liam e Niall.
«Te l’avevo detto o no, io, che l’avrebbe picchiato?» disse Louis.
Liam annuì, poi frugò nella tasca dei jeans e allungò una banconota a Louis, che soddisfatto di aver vinto la scommessa, la porse a Niall.
«Vai a comprarti un panino, Horan. Si sente il tuo stomaco da lontano.»
«Ma non è vero!»
«Harry, vero che ho ragione?»
«Certo, Lou. Hai sempre ragione.» gli diede il contentino Harry, divertito.
Zayn sorrise, un po’ più sereno. Finalmente aveva preso una decisione. Si sentiva il cuore più leggero al solo pensiero che di lì a poco avrebbe rivisto Lottie.
Ancora un giorno, poi non l’avrebbe più lasciata andare.
Nessuno di loro, però, si accorse degli sguardi d’intesa tra Eleanor e Danielle, che ebbero tutto il tempo di scrivere un biglietto che consegnarono a Paul –dandogli istruzioni precise – e di allontanarsi senza essere viste.
 
«Non trovo più la mia fidanzata.»
Louis si grattò il capo, confuso. Era diventata consuetudine, ormai, trascorrere qualche minuto con Eleanor prima del concerto. Lei riusciva sempre a dirgli le parole giuste, a calmarlo se era nervoso e a farlo sentire invincibile.
Avevano fatto in modo che le ragazze avessero il permesso di assistere al concerto da dietro le quinte, proprio accanto ai camerini dove loro si sarebbero cambiati durante il concerto.
Perciò, quando si diressero lì per salutare entrambe, si stupirono parecchio di non trovare nessuna delle due. C’era Paul, però, che consegnò un biglietto a Liam, raccomandandosi di non farlo leggere a nessun altro se non Louis.
«È una cosa della massima importanza.» disse, con aria cospiratoria. Con una scusa, Liam convinse Louis ad accompagnarlo in bagno. Vi si chiusero dentro, dopodiché Liam spiegò il biglietto e lo lesse ad alta voce.
 
“Non siamo sparite, tranquilli.
Ma un’amica oltreoceano aveva bisogno di noi… Cercheremo di tornare prima dell’inizio del concerto.
In caso non ci riuscissimo, be’, buona fortuna ragazzi.
Spaccate tutto!
 
El e Dani.”
 
Louis e Liam si guardarono per qualche istante, in completo silenzio. Poi Liam annuì, ripiegò il foglio in quattro e lo infilò in tasca.
«Chissà da quanto lo sapevano…» si domandò, scuotendo la testa.
Louis fece spallucce, tirò una pacca sulla spalla dell’amico e gli disse che era il caso di muoversi, visto che di sicuro tutti stavano cominciando a chiedersi che fine avessero fatto.
«Meno male che non l’hanno detto prima, o altrimenti non avrei mai vinto la scommessa.» sostenne poi, mentre camminavano velocemente verso i camerini.
«Sei un bastardo, Tommo. Harry ha un livido grande come una casa e tu ci scommetti sopra?»
«Certo, altrimenti come passerei il tempo?»
«Non lo so.» gliene diede atto Liam. In cuor suo, era dell’idea che Harry quel pugno se lo fosse cercato volutamente. Chissà, magari nella sua testa bacata i lividi erano sexy.
Sorrise tra sé e sé, perché finalmente le cose stavano prendendo la piega giusta.
«Si può sapere che fine avete fatto, voi due?» domandò Harry, voltandosi nella loro direzione.
La truccatrice, Lou, gli afferrò il mento e lo costrinse a voltarsi. Poi, con un gesto un po’ seccato, raccolse un po’ di fondotinta col pennello e cominciò a picchiettarlo sullo zigomo di Harry, che cominciava ad assumere una tonalità violacea.
«Stai un po’ fermo, per l’amor del cielo.» supplicò, mentre Harry si girava nuovamente per chiedere a Niall se potesse avere un sorso del suo tè alla pesca.
«Dai, Lou. Così va bene.» si lagnò Harry.
Lei lo fulminò con un’occhiataccia e schiacciò il pennello con più forza del dovuto. Harry emise un verso frustrato poi, finalmente, tornò immobile.
«Che poi, chi hai fatto arrabbiare al punto tale da farti prendere a pugni? Non sarai stato di nuovo con una ragazza già fidanzata! Harry, come devo dirtelo che»
«Sono stato io.» la interruppe Zayn con un sorrisino di scuse. Lou strinse lo sguardo, confusa.
«Tu?»
«Ho insultato la sua fidanzata, ma era per una buona causa.» spiegò Harry brevemente.
«Ah, be’. Allora te lo sei meritato.» concluse Lou. Osservò soddisfatta il suo lavoro: il livido era quasi completamente invisibile, a parte un alone più scuro che era inevitabile. Non avrebbe potuto fare di meglio, comunque, o sarebbe sembrato che Harry avesse il cerone.
«Si comincia tra tre minuti, ragazzi!» urlò uno dei tecnici.
Improvvisamente agitati, i ragazzi raggiunsero il punto da cui avrebbero fatto il loro ingresso sul palco e si sorrisero.
Ognuno di loro pensava a qualcosa di diverso.
Zayn pensò a Lottie e al fatto che l’avrebbe vista molto presto, Niall sperò di dare il massimo, Harry si augurò di non dimenticarsi nemmeno una sillaba e di non inciampare come gli era già successo e Louis e Liam pensavano alle loro ragazze, che ancora non si erano viste.
«E adesso?» domandò Louis, preoccupato.
«Adesso…» Liam gettò un ultimo sguardo al backstage e sorrise.
«Adesso andiamo in scena, e spacchiamo.»
 
 
 
***
 
 
 
‘Sta volta sono puntualissimissima, avete visto? Amatemi.
Comunque, questo è il penultimo capitolo, perciò dovrete sopportare questi pazzi ancora per poco.
Fatemi sclerare un attimino, perché sono già depressa. Poi vi dirò due belle cosucce. Anzi, tre.
Sono stata plagiata, settimana scorsa. E non pensavo fosse una cosa possibile, perché a me non verrebbe mai in mente di fare una cosa simile. So quanta fatica c’è dietro ad una storia, quanto impegno e non riesco a credere che la prima stronza che passa (Se stai leggendo, ce l’ho con te: sei STRONZA, e sono contenta che ti abbiano bannata per sempre. Così impari.)
A proposito grazie mille alla ragazza che mi ha fatto notare il plagio e alle ragazze che l’hanno segnalata. Grazie.
E vaffanculo a te, stronza.
Okay, detto questo, passo alle cosucce.
Sto scrivendo una mini long (molto mini, credo tre o quattro capitoli) che centra con Diario di una Psicopatica, ma non posso dirvi di più perché altrimenti spoilero e mi si rovina la sorpresa. Vi dico solo che il titolo è Irresistible e che la mia Jas ha già provveduto al fantastico banner. Ve lo farei vedere, ma poi capireste tutto e allora niente.
E poi ho ben DUE long. La prima si intitola “Pretending” e anche se non ve ne frega sono al capitolo 10, la seconda “As long as you’re there”. Comincerò a pubblicare non appena finirò con Diario e con Wedding.
E basta. Vi chiedo cortesemente di recensire, perché come al solito amo avere la vostra opinione e ringrazio tutte voi per le recensioni allo scorso capitolo, per i preferiti, i seguiti e i ricordati e blablabla. Sempre le stesse cose.
Grazie, punto.
Vi adoro <3

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Capitolo 20
*** Love is a simple thing. ***






Capitolo 20

“Love is a simple thing.”
 






 
Durante la pausa, i One Direction ebbero a malapena il tempo di cambiarsi d’abito e bere un bicchiere d’acqua.
Bastò una breve occhiata al camerino, per rendersi conto che ancora Eleanor e Danielle non erano tornate.
Louis avrebbe voluto chiamare Eleanor, ma prima ancora che potesse formulare l’idea di prendere il telefono, vennero richiamati sul palco.
«Perché ancora non arrivano?» bofonchiò, infastidito.
Liam gli batté una mano sulla spalla e si posizionò al centro del palco, come stabilito da copione.
Nella mezz’ora che seguì, comunque, nessuno di loro ebbe il tempo di pensare a nient’altro che ai testi delle canzoni o ai passi che avevano provato con tanto impegno.
Fortunatamente, Harry non cadde né si dimenticò le parole, nessuno si fece male e le fan erano in delirio.
I One Direction salutarono Los Angeles e lo Staples Center con entusiasmo, augurarono la buonanotte a tutte le loro fan e, così velocemente come era cominciato, il concerto d’apertura finì.
Stanchi ma soddisfatti, si avviarono verso i camerini. Louis stava appunto chiedendosi quanto tempo ci avrebbero impiegato Eleanor e Danielle ad arrivare, che uno scalpiccio frenetico risuonò lungo il corridoio.
«Porca puttana, se quello stronzo di un tassista mi ha fatto perdere tutto il concerto, gli stacco la testa a morsi. Bastardo di un californiano.»
Zayn avrebbe riconosciuto quella voce fra mille. Era inconfondibile, con quel tono dolce e al tempo stesso deciso. E poi, chi altro parlava come uno scaricatore di porto, incurante di essere in mezzo a un gruppo di manager e di organizzatori d’eventi?
Chiuse per un attimo gli occhi, sperando di non essersi sbagliato e che il suo non fosse solo frutto della stanchezza post-concerto.
«Vuoi abbassare la voce, ragazzina?» quello decisamente era il loro manager.
«Mi scusi, non potrebbe rompere i coglioni a qualcun altro? Io ho da fare.» e quella decisamente era…
«Lottie.» sussurrò Zayn.
Ancora un attimo e la figura slanciata della ragazza comparve da dietro l’angolo.
Zayn, ancora un po’ incredulo sul fatto che Lottie fosse davvero lì, si prese qualche secondo per osservarla. Era dimagrita un po’, notò immediatamente, ma indossava un paio di jeans scoloriti e un felpone verde acqua. Ai piedi, i soliti anfibi.
I capelli biondi erano sciolti e cadevano liberi lungo la schiena, senza una piega precisa e non era truccata. Gli occhi nocciola risaltavano sulla carnagione chiara. Non aveva nemmeno un filo di trucco ed era ancora più bella dell’ultima volta che l’aveva vista.
Si fissarono, immobili.
 
“…poi Zayn è arrivato e mi ha sorriso ed io ho capito che non mi interessa di niente. Voglio entrare nella sua vita.”
 
“L’unica cosa a cui riesco a pensare è “ma quali maledetti amici?””
 
“Mi sorride sempre, Zayn. Come se fossi speciale. Ma mai una volta che si decida a tirare fuori le palle e sbattermi contro il muro.”
 
“Se vuole baciarmi, deve fare il primo passo.”
 
Ci vollero pochi secondi, a Zayn, per percorrere i tre metri che lo separavano da Lottie.
Da lì ad afferrarla per le spalle, spingerla con delicatezza contro il muro e baciarla, il passo fu ancora più breve.
Non aveva mai dimenticato cosa significasse baciarla. Mai, nemmeno per un secondo. Nemmeno quando si era quasi convinto che non l’avrebbe più rivista, che non avrebbe più potuto abbracciarla, né ridere insieme a lei.
Mai.
Ed ora era lì, tra le sue braccia. E le sue labbra erano esattamente come si ricordava. La baciò con passione, con amore, cercando di farle capire quanto gli fosse mancata, quanto fosse dispiaciuto di non averla fermata in tempo e, prima ancora, di aver capito cosa le stava succedendo.
La baciò fino a che non gli mancò il respiro.
Solo allora la lasciò andare.
«Ce l’hai fatta, raggio di sole.» mormorò Lottie, mentre una lacrima di commozione scendeva lungo la sua guancia.
Zayn la catturò con un bacio, poi sorrise.
«Potrei dirti la stessa cosa, sai?» rise. Le lasciò una carezza sulla guancia, poi la abbracciò.
«Mi sei mancata da morire.» le disse, senza la minima traccia di imbarazzo. Lottie, stretta tra le sue braccia, annuì.
«Anche tu, Zayn.»
«E ti amo.»
«Che fine ha fatto la tua stitichezza?» domandò Lottie, con le guance rosse.
«Andata.»
«Finalmente. Ti amo anche io, raggio di sole.»
 
L’applauso risuonò per tutto il corridoio, dopodiché Lottie venne letteralmente travolta dagli abbracci e da una serie di domande che la mandarono in confusione.
«E che cazzo, una cosa alla volta! Devo ancora abituarmi al fuso orario. A proposito, che minchia di ore sono? Ho una fame che mi mangerei pure te, Harry. Che hai fatto allo zigomo, comunque?» domandò Lottie, senza capire più nemmeno quello che stava dicendo.
Harry bofonchiò qualcosa a proposito di Zayn e di un bisticcio tra i due, e Lottie annuì.
«Te lo meriti. Bel gancio destro, Malik.» si complimentò, rifugiandosi tra le braccia di Zayn. Ancora non le sembrava vero di essere lì, con lui.
Ci aveva riflettuto a lungo, quand’era a Parigi.
I primi due giorni, li aveva trascorsi in completo silenzio, rifiutandosi di mangiare e di parlare con i nonni, che nonostante tutto erano piuttosto preoccupati.
A quanto pareva, la signora Gaillard non aveva detto tutta la verità, sull’improvviso trasferimento di Lottie.
Poi, nonna Marie aveva preso la situazione in mano, aveva costretto Lottie a raccontarle la verità ed era rimasta in silenzio per un lunghissimo minuto.
Poi aveva sospirato, le aveva lasciato una carezza sui capelli – Lottie era scoppiata a piangere come una bambina – e aveva abbandonato la stanza.
Era tornata due ore dopo e tra le mani reggeva un biglietto aereo per Los Angeles. Le aveva detto di essere dispiaciuta per il modo in cui sua madre l’aveva trattata, si era scusata per non essersene resa conto prima e le aveva assicurato che per lei ci sarebbe sempre stato posto, lì a Parigi.
Lottie aveva telefonato a Celine, per informarla della partenza, e la sorella si era profusa in grida di giubilo e in “in bocca al lupo” infiniti, le aveva detto che si sarebbero viste presto e che era davvero un bene che si fosse innamorata di un ragazzo fantastico come Zayn. Lottie aveva risposto di toglierselo dalla testa perché lui era solo suo, poi aveva riattaccato.
Aveva chiamato Danielle, spiegandole la situazione e l’amica si era offerta subito di andarla a recuperare in aeroporto. L’idea iniziale era quella di arrivare prima dell’inizio del concerto, ma avevano beccato un tassista infido e avevano finito per fare tardi.
«Ha preso tutti i semafori rossi. Si è fumato un pacchetto di sigarette. Ha letto il giornale, si è imbottigliato in qualunque coda presente. Stronzo infame, ecco cos’è.» finì di riepilogare.
«E mi sono anche persa il concerto, porca vacca.» aggiunse.
Solo allora Zayn, che aveva ascoltato tutto il resoconto con attenzione, si azzardò a parlare.
«Ci saranno gli altri. Non parti più, vero? No, perché potrei incazzarmi sul serio, questa volta. Okay che hai sempre bisogno di un po’ di tempo prima di capire qual è la cosa giusta da fare, ma se scappi di nuovo, Lottie, giuro che ti ammazzo.»
«Cosa significa che ho sempre bisogno di tempo?»
«Che sei una scema, ecco cosa significa.»
«Sono psicopatica, che è una cosa diversa.» lo rimbeccò Lottie, divertita. Gli lasciò un bacio sulla guancia, poi sorrise.
«Non partirò più, promesso. Mi avrai sempre tra i piedi, ti perseguiterò giorno e notte. Sarò il tuo incubo peggiore e…»
«E non chiedo altro.» concluse Zayn.
«Perfetto. E rivoglio anche il mio diario, perché devo scrivere una cosa importantissima.»
«E cioè?»
«E cioè che oggi, 25 Luglio 2012, Zayn Malik finalmente mi ha sbattuta contro il muro e mi ha baciata.»
 
 
 
 
 
Questo è un trauma, per me.
Sappiatelo. Per questo motivo non dirò niente sul capitolo, perché se devo essere sincera mi viene un po’ da piangere all’idea di aver concluso questa storia.
C’è ancora l’epilogo, che pubblicherò settimana prossima, e c’è anche la mini long. Ma questo è l’ultimo capitolo.
Questo è il lieto fine che Zayn e Lottie aspettano dal primo capitolo.
Lascerò i ringraziamenti all’ultimo capitolo, perché oggi non sono in vena.
Vi invito a recensire, come al solito! Davvero, siete così in tante a leggere la storia e mi piacerebbe avere il vostro parere… E’ molto importante per me!
Niente, oggi la chiudo qui.
Spero il capitolo vi sia piaciuto ^^
 
Con affetto,
Fede <3

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Capitolo 21
*** Six months later... ***






Epilogo

“Six Months Later…”
 




 
«Ma quanto pesa? Si può sapere che ci hai messo dentro?»
Zayn arrancò fino all’ultimo gradino, cercando di non inciampare e al tempo stesso di mantenere in equilibrio – seppur precario – quello scatolone gigantesco. Lottie, accanto a lui, ridacchiò.
«I miei ricordi. Sai, no? La sofferenza, le rotture di coglioni, mia madre, Tiffany. Pesano parecchio, non trovi?» replicò, mentre lo precedeva e armeggiava qualche secondo con la serratura.
Zayn sbuffò.
«Da quando sei così filosofica?»
«Mai sentito parlare di sarcasmo, pasticcino?» lo aiutò ad appoggiare lo scatolone nell’angolo, poi lo abbracciò.
«Lottie…» mormorò Zayn, stringendola tra le braccia.
«Si, pasticcino?»
«Non chiamarmi pasticcino. Il mio nome è Zayn, nel caso in cui te lo fossi dimenticato.» rise, prima di lasciarle un bacio leggero sulle labbra. 
«Si, lo so. Sei Zayn Malik, quello dei One Direction.» lo scimmiottò, provando ad imitare il suo tono di voce. Zayn alzò gli occhi al cielo.
«Me lo rinfaccerai ancora per molto?»
«Certo che si, raggio di sole.»
Si guardarono per un attimo, poi Zayn si sporse in avanti e la baciò. Nonostante fossero passati già sei mesi, era incredibile il modo in cui la sua percezione del mondo che lo circondava cambiasse, ogni volta che la baciava.
Era come se non esistessero nient’altro che loro due.
Loro due ed Harry, che aveva un tempismo pessimo ed un tatto ancora peggiore, visto che entrò in casa trascinando due borsoni viola che buttò – si buttò. Perché Harry non era in grado di appoggiare, lui lanciava – accanto allo scatolone.
«Mi avete preso per un facchino, per caso?» si lagnò. Zayn e Lottie si separarono, con un sorriso che la diceva lunga.
«Non è che mi sto divertendo a fare le scale su e giù come un deficiente. E poi, si può sapere quanta cacchio di roba hai, Lottie?»
Ancora una volta, Lottie ripeté la risposta che aveva dato a Zayn quando le aveva fatto la stessa domanda.
«E allora di a quella stronza di tua cugina di mettersi a dieta, e lascia le rotture di coglioni nella tua vecchia casa.» ringhiò, poi afferrò Zayn per la collottola e lo costrinse a seguirlo fino all’ingresso, dove ancora li aspettavano un po’ di bagagli da trasportare.
«Potresti chiedere a Celine di massaggiarti le spalle, stasera.» propose Zayn, divertito, mentre scendevano le scale.
«Si, come no. Quella è più sclerotica della sorella. Accidenti a me, quando le ho chiesto di uscire.»
 
Certa di essere sola, Lottie frugò nella borsa ed estrasse un quaderno dall’aria ormai consunta e una penna blu. Si sedette per terra, aprì il diario sull’ultima pagina e cominciò a scrivere.
 
 
“17 Dicembre 2012
 
Sono passati poco più di sei mesi, dall’ultima volta in cui ho scritto qualcosa qui sopra.
È che sono successe talmente tante cose, che non so da dove cominciare. Cercherò di andare con ordine, ma è molto probabile che mi dimentichi di qualcosa o che incominci a parlare di quanto Zayn sia perfetto, di quanto mi faccia stare bene, di quanto lo ami e… visto? L’avevo detto, io, che sarebbe finita così.
Se te lo stai chiedendo, sì, io e Zayn stiamo insieme. Da sei mesi, per l’esattezza, ma è come se stessimo insieme da sempre. Lui è, beh, è come se fosse un’altra parte di me, quella intelligente, razionale e non psicotica.
Ed è un bene, perché ognuno di noi dovrebbe avere un cervello funzionante. E siccome il mio ogni tanto và per i cazzi suoi, direi che quello di Zayn mi è immensamente d’aiuto.
Ma non è del mio cervello, che voglio parlarti.
Voglio raccontarti cosa è cambiato nella mia vita e farti sapere che sono felice. E, per una volta, so che lo sarò per tanto tempo.
Perché finalmente ho avuto il coraggio di compiere il grande passo: ho chiuso i ponti con gli Stevenson. (Che nel caso in cui non lo sapessi, sono mia madre, mia cugina, mio zio e i miei nonni materni.)
Me ne sono andata di casa. Due volte: la prima, quando sono andata a Parigi dai nonni paterni. Nonna Marie e nonno Charles sono stati molto comprensivi, con me. Mi hanno proposto di vivere lì, promettendomi che non avrebbero fatto niente per intralciare qualsiasi progetto avessi in mente. Anzi, mi hanno assicurato che avrebbero cercato in ogni modo di aiutarmi.
Ma c’era un unico progetto di cui m’importava: Zayn.
Non pensavo ad altro. Pensavo a quanto fosse lontano, a quanto dovesse essersi sentito deluso per il modo in cui ero scappata, pensavo a quanto ci avrebbe impiegato per dimenticarmi. Pensavo che mi mancava da impazzire e che se non riuscivo a dormire la notte era tutta colpa sua, perché quell’unica nottata che avevamo passato insieme aveva lasciato il segno ed il mio letto sembrava troppo freddo, senza di lui.
Pensavo che volevo baciarlo e pensavo di essere stata stupida. Pensavo alla sua voce, che non potevo più sentire se non nelle canzoni. Ho anche scaricato il cd, per poterlo ascoltare. Ma non è servito a niente, perché la sua voce era ritoccata e perdeva quella naturalità e quel tono un po’ strascicato che tanto mi mancava.
Così quando nonna è venuta in camera per chiedermi cosa avessi intenzione di fare, le ho raccontato la verità. Di mamma, delle sue idee assurde, di Tiffany e della sua invidia, di Celine e del suo aiuto. E, prima che potessi anche solo pensare di tapparmi la bocca, le ho parlato di Zayn.
E lei ha capito. Ha detto che l’amore è il più bel progetto che potessi portare avanti e mi ha lasciata da sola.
Il resto è storia: sono partita e ho raggiunto Zayn a Los Angeles. Dovevi vedere la sua faccia. Sembrava quasi che avesse visto la Madonna, o un alieno. Mi aspettavo quasi che collassasse. Ero sul punto di dirgli di togliersi quell’espressione da ebete dalla faccia, perché ero proprio io e non un’allucinazione, quando lui si è avvicinato e mi ha baciata.
Ed allora ho capito che il mio posto era lì, tra le sue braccia, e da nessun’altra parte.
Quello che è successo in seguito, sembra così incredibile che nemmeno io probabilmente l’ho realizzato del tutto.
Ho seguito i ragazzi per tutto il tour, Zayn mi ha annunciata alla stampa, pregando tutti quanti di lasciarmi in pace. Quando l’intervistatrice ha detto che sarebbe stato difficile, visto che il fidanzamento di un membro della boyband del momento era una notizia troppo succulenta per passare inosservata, Zayn ha fatto spallucce ed è scoppiato a ridere. Quando lei gliene ha chiesto il motivo, ha risposto “Peggio per voi, poi non ditemi che non vi avevo avvertito.”
Cos’altro è successo, dopo?
Be’, alla fine del tour, Zayn mi ha detto che non mi avrebbe mai fatto tornare a casa, nemmeno se avessi cominciato a decantare il mio amore per mamma. Così siamo andati a casa Stevenson (ormai non c’è più nessun Gaillard, visto che anche Celine si è trasferita altrove) e abbiamo detto a mamma che poteva andarsene a fare in culo, perché io li dentro non ci avrei più passato nemmeno un secondo. Okay, l’ho detto io, non Zayn. Lui è stato molto più diplomatico e si è espresso in un “A mai più rivederci” molto d’effetto.
Non so se tornerò di nuovo a scrivere questo Diario, perché ora non sono più sola.
Ora ho Zayn, che mi ama (me lo ripete sempre, perché dice che tonta come sono potrei finire per dimenticarlo) e che mi sopporta anche se sono Psicopatica. Credo che lo sarò per sempre.
Perciò, be’, questo è tutto.”
 
Zayn tornò proprio nel momento in cui Lottie terminava di scrivere l’ultima parola.
«Ehi, piccola, che scrivi?» le chiese, sporgendosi in avanti per sbirciare il quaderno. Lottie fece spallucce e lasciò che Zayn la baciasse di nuovo.
«Il diario di una psicopatica.»
 
 
 
***
 
 
 
Siamo arrivati alla fine.
Ed io non so neanche cosa dire. Sapete, avevo pensato di fare un mega discorsone di quelli epici, commoventi e strappalacrime, ma non sono in grado e probabilmente non è neanche una cosa da me.
Però, non lo so, mi sento strana. Perché mi sono affezionata a questa storia, ai suoi personaggi e anche a voi che mi avete seguita.
Perciò grazie.
Grazie a te, che hai seguito questa storia dall’inizio.
Grazie a te, che l’hai inserita tra le seguite, le preferite, le ricordate.
Grazie a te, che hai letto in silenzio.
Grazie a te, che hai commentato.
Grazie a te, che mi hai contattata su Twitter e su Facebook solo per farmi sapere di aver apprezzato il mio lavoro.
Non avete idea di quanto sia stato importante, per me, avere avuto il vostro appoggio.
Così diciamo che la chiudo in questo modo, prima che mi commuovo sul serio.
Spero di tutto cuore che la storia vi sia piaciuta, che quest’epilogo sia degno e che non siate rimaste in alcun modo deluse.
Vi adoro, davvero.
E grazie ancora.
E ora un’ultima cosa, vi invito a recensire quest’ultimo capitolo (anche voi lettrici silenziose) così che io possa ringraziarvi una ad una.
 
 
Okay, fine della parte commovente.
Ora passiamo alle informazioni succulente (?)
Questa è la mini long su Harry e Celine (cliccate sul banner per andare direttamente alla pagina). L’ho pubblicata cinque minuti fa e spero davvero che vi piaccia. Mi piacerebbe ritrovarvi anche lì.





Pooooi, altra cosa, non appena avrò finito di pubblicare Irresistible e Wedding? No, thank you., comincerò a postare un’altra long, che ho praticamente quasi finito.

E poi, ultimissima giuro, poi vi lascio in pace, questi sono i miei contatti di Facebook, Twitter e Ask.
Adios <3
 
 
E grazie ancora.
 
 

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