Un'alleanza più che singolare

di apochan kenshiro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Così non si può più ***
Capitolo 2: *** Un risveglio traumatico ***
Capitolo 3: *** Siamo in trappola ... ***
Capitolo 4: *** Cercando di capire ***



Capitolo 1
*** Così non si può più ***


Così non si può più...

Era una tiepida mattinata di primavera ed il sole filtrava attraverso gli ampi vetri del locale. A quell'ora solitamente c'era un discreto via vai, ma era ancora marzo, e molti giapponesi si stavano gustando le loro vacanze fuori città. Il risultato era un Cat's Eye alquanto deserto, con poche anime al bancone ed suoi solerti proprietari dietro di esso.

Un uomo alquanto robusto ed eccezionalmente alto, vestito con un abbinamento singolare, composto da tuta mimetica e grembiule, puliva solertemente una serie di caraffe, maneggiandole con un'attenzione che non gli si sarebbe attribuita; accanto a lui una donna, dai lunghi capelli castano scuri ed un fisico prosperoso ed atletico, serviva i suoi tre unici clienti della mattinata, mentre percorreva a grandi passi lo spazio retrostante il bancone. Dall'altra parte, quella che doveva essere la cameriera, una ragazza snella e dai lunghi capelli neri, stava rassettando i tavolini del locale, probabilmente più per abitudine che per necessità.

Al bancone i clienti, due donne brune ed un uomo biondo dai tratti palesemente stranieri, sorseggiavano con noncuranza i loro caffè, momento ogni tanto interrotto da qualche loro strana scaramuccia, in cui l'atletico biondo attentava alle grazie della convitante alla sua sinistra, mentre quella alla sua destra gli rifilava pizzicotti e qualche tirata d'orecchi.

In generale era una giornata come tante al locale di Miki ed Umibozu, forse un po' deserto, ma tutto sommato normale, non fosse stato per la mancanza di qualcuno e delle espressioni pensose che i compresenti avevano assunto.

-Allora, scimmione, perché ci hai fatto venire tutti qui? Cosa c'è di così importante?-

Mick, sfoggiando un sorrisetto da impunito, si era appena sporto sul bancone.

Il grugnito e la secca risposta di Falcon non si fecero attendere.

-Uhm, modera i termini biondino e vedi di calmare i bollenti spiriti … Sono io che vi ho contattato, ma è Miki che vi vuole dire qualcosa.-

-Ma allora non c'era bisogno di tutta questa messinscena: bastava che tu mi avessi chiamato, darling, sarei venuta volentieri a salvarti da questo roz...-

Nel mentre diceva ciò, Mick fece per prendere la mano della bella ex – mercenaria, ma si ritrovò a dover fare i conti con la fredda e liscia superficie del bancone.

-Ma che modi... -

Rimbeccò biascicando, mentre il gigante in mimetica fumava di rabbia.

-Tieni giù le mani playboy americano da strapazzo. Miki, deciditi a spiegare tutto, o disintegrerò questo damerino!-

La donna, chiamata in causa, scosse lievemente la testa, ridacchiando, mentre il biondo si beccava l'ennesimo doloroso pizzicotto dalla sua Kazue.

-Ma perché, Honey?-

Fece quello con espressione corrucciata.

-Perché sì! Sei peggio di un bambino in una pasticceria, non stai fermo un secondo!!-

-Ti prego, perdonami, non lo farò più, giuro!-

Kazue gli voltò le spalle, leggermente sdegnosa, mentre Mick a mani giunte la supplicava.

Saeko, alla loro sinistra, con fare disinvolto, accavallò la gamba e si unì alla risata sommessa della padrona di casa.

-Che tipi... mi ricordano qualcuno... -

Nel frattempo Kasumi aveva appena finito di passare uno strofinaccio sui tavolini, ormai tirati a lucidi, ed aveva raggiunto il gruppo, sedendosi accanto alla provocante ispettrice di polizia.

-Allora, Miki, di cos'è che ci volevi parlare?-

Istantaneamente l'attenzione si calamitò tutta sulla chiamata in questione e tutte le scaramucce in atto furono lasciate perdere.

-Kasumi ha ragione. La chiamata tempestiva di Falcon mi ha sottratto ad incarichi delicati in Centrale. Cosa c'è di così urgente?-

Saeko dette una ravvivata ai suoi capelli. L'ennesimo pizzicotto raggiunse il dorso della mano di Mick e l'ennesimo pensiero perverso fu stroncato sul nascere. Un ghigno divertito comparve sotto i baffi del padrone di casa... se non poteva fare male lui...

In pochi secondi tutti si riconcentrarono sulla situazione: cosa c'era di tanto urgente da scomodarli in blocco?

-Giusto Miki, perché ci hai fatto chiamare tutti qui? Io ho molti pazienti a cui prestare attenzione.-

Kazue si era inserita nel discorso. Non aveva proprio carpito l'urgenza di tale chiamata.

Mick le cinse la vita. L'infermiera per poco non sobbalzò. Ma gli sembrava il momento?

-Non proprio tutti, Honey, non è vero dolce Miki?-

La barista sospirò... era ora: stava cominciando a dubitare della fama di cui godeva l'ex – sweeper.

-Esatto. Ed è proprio di questo che volevo parlarvi. Non si può più andare avanti così!-

-In che senso Miki?-

Lo sguardo di Kasumi era stupito, quasi incredulo. Cosa c'era di così terribile?

-In che senso? Quei due devono farla finita di giocare a rimpiattino.-

Gli occhi dei presenti si animarono di uno strano baluginio. Ora cominciavano tutti a capire meglio.

-Io e Falcon stiamo rischiando il fallimento per i loro continui battibecchi: i martelli di Kaori non sono clementi con la tappezzeria se Ryo scappa in tutti gli angoli del locale... per farvi capire, vi dico che solo ieri abbiamo finito di ripagare il nuovo vetro, un vetro antiproiettile!-

Kasumi e Kazue impallidirono: erano dovuti addirittura arrivare a comprare un vetro antiproiettile perché il locale sopravvivesse alla furia dei due sweeper? Mick e Saeko non si scomposero, ma delle invisibili goccioline di sudore cominciarono ad imperlare la loro fronte.

L'americano lanciò un'occhiata a Falcon e vide che la risata aveva lasciato il suo volto olivastro. Al suo posto poteva vedere un'espressione seria, accigliata, resa ancora più d'effetto dagli onnipresenti occhiali da sole. Se pure il bestione si incupiva, allora la faccenda si stava facendo seria …

-Beh, come darti torto Miki … -

Anche Saeko aveva assunto un'aria alquanto pensierosa.

-Quando ci sono quei di mezzo, il delirio è assicurato … Per non parlare delle volte che assegno dei casi a Ryo: la gelosia morbosa di Kaori la porta seguirlo ovunque. Lei si caccia nei guai, Ryo combina qualche casino ed io rischio continuamente la pelle per loro con quella testa calda di mio padre... l'ultima volta c'è mancato un pelo che il mio stesso sangue mi mandasse dietro le sbarre!-

Nel locale si udì deglutire sonoramente.

Kazue, ancora avvolta dalle braccia del compagno assunse un'aria pensierosa, poi si voltò quasi di scatto, con sfoggiando un'espressione estremamente contrita.

-Anche da Doc abbiamo le nostre gatte da pelare! Ogni volta che quei due si presentano insieme, la casa del Professore rischia di sbriciolarsi sotto la furia di Kaori. Domenica scorsa ci ha quasi rimesso la pelle un paziente!!-

-Honey, vogliamo parlare della confusione che fanno a casa?-

L'attenzione si calamitò su Mick.

-Si sentono distintamente dall'altro lato della strada, se non in tutto l'isolato … non c'è volta in cui non salti in aria il loro appartamento… non si può aver un attimo di intimità con loro nei paraggi ...-

-Però è anche vero che se Kaori usa tutte le sue terribili armi … -

Cominciò quasi abbattuta Kasumi.

-… anche Ryo ci si mette con le sue manie mokkori, vero?-

Saeko concluse quasi con non - chalance il ragionamento dell'ex ladra, ben conscia delle velleità continue e ultimamente dubbie dello “stallone di Shinjuku”. Quelle manie da mandrillo erano proprio la scintilla che scatenava l'ira della socia e che contribuiva alla distruzione di ciò che stava intorno.

-Effettivamente, non se ne può più, soprattutto ora che è palese quali siano i suoi sentimenti. Quindi è ora che lasci campo libero all'unico vero playboyahio! Kazue!-

-Smettila di farneticare o ti inietto un sonnifero la prossima volta!-

Una gocciolina scese veloce sulla testa di ciascuno. Ci mancava che avessero altri due da sistemare!

-Quindi, dopo questo, penso che sia facile capire il mio intento,no?-

Esordì di nuovo Miki, con un sorriso sornione sul volto.

Tutti si guardarono incredibilmente all'unisono … beh, ne andava della loro incolumità e vita futura …

-Li facciamo dichiarare!-

Il grido uscì all'unisono, compatto, senza alcuna esitazione. Un passante casuale sobbalzò, prendendo a correre agitato. Ma perché quel giorno gli era venuta voglia di passare proprio da Shinjuku?! Pensò che era meglio che riprendesse a fare il suo tragitto solito, più lungo, ma sicuro … quello era un posto di matti!

-E di grazia come avresti intenzione di fare, Miki?-

Lo sguardo di Saeko apparve leggermente irritante alla donna, ma il fastidio durò poco. Lei aveva la carta vincente, lo sapeva …

-Li costringeremo. Ho architettato un piano assolutamente infallibile, vero tesoro?-

All'udire tale epiteto, Falcon assunse un colorito magenta, buttando fumo dalle orecchie. Una risatina non tardò a sfuggire all'americano.

-S-sì … prendi la cartina ...-

Miki cominciò a rovistare sotto il bancone, per poi estrarre quella che era una piantina planimetrica. Mick lanciò uno sguardo eloquente all'oggetto in questione.

-Ma … -

-Sì, Mick. Questa è la piantina di casa Saeba. Allora ci siete?-

Le teste dei presenti fecero un leggero movimento in avanti, dando un cenno affermativo. Si strinsero tutti quanti attorno a Miki, pronti a recepire quello che la donna aveva loro da dire.

-Procederemo in questo modo … -

 

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-Etchi!-

Ryo sollevò lo sguardo annoiato dal giornaletto osé che stava sfogliando. Dalla sua posizione sul divano, tutt'altro che composta, non riusciva a vedere completamente la sua socia.

-Mh? Kaori, starai mica prendendo il raffreddore?-

Quella, chiamata in causa, fece capolino da dietro un mobile, mostrando che si stava dando alle faccende di casa.

-No... forse sarà un po' di allergia stagionale, boh ...-

“Ho avuto come la sensazione che qualcuno stesse parlando di me ...”

-Mah, sarà ...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E salve a tutti quanti ^^ !

Ebbene sì, sono approdata anche qui, nella sezione di City Hunter. Lo adoro da quando sono piccola e dopo aver letto moltissime storie ed aver recentemente preso a esplorare il manga, ho avuto questa idea birichina.

Spero abbiate gradito questo capitolo, un po' rivelatore, un po' no. Mi piacerebbe che poteste lasciare un commento, anche piccolo, un'impressione, positiva o negativa, in modo da capire che direzione ho preso.

Vi saluto e vi ringrazio per il tempo speso a leggere quello che è uscito dalla mia testa bacata. Ci vediamo al prossimo capitolo.

Kisu!

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Capitolo 2
*** Un risveglio traumatico ***


Un risveglio traumatico

Il sommesso cinguettio dei passerotti risvegliò i suoi sensi diventando sempre più nitido e meno ovattato. Era ora di svegliarsi.

Fece per aprire gli occhi ma non ci riuscì. Provò allora a muovere le gambe, le braccia, ma niente ancora. Era completamente intorpidita. Da quando alzarsi per lei era diventato così difficoltoso? Eppure era sempre stata mattiniera …

Si sforzò di riacquistare sensibilità nei proprio arti, muovendo ripetutamente gambe e braccia con piccoli ma decisi movimenti.

Deglutì. Era come bloccata da capo a piedi, da una corda invisibile. Fece allora per deglutire, un po' in ansia, ma trovò la sua bocca impastata. Ebbe un sussulto. Aveva, aveva forse …. bevuto?! Lei che era sempre stata ligia alla sua salute? Eppure più si sforzava e più non ricordava niente della sera precedente … La sera precedente! Ma cosa aveva fatto?!

“Mh...”

Un mugolio le sfuggì nel tentativo di ricordare. Sentiva come una fascia stretta ed implacabile che le stringeva la calotta cranica, senza che niente di materiale lo facesse.

Tentò allora di nuovo di aprire i propri occhi. Bene … ora i suoi riflessi cominciavano a darle retta …

Mosse con lentezza le proprie mani, posandole poi con delicatezza sulle proprie palpebre. Stropicciò gli occhi con energia, sentendo le piccole membrane come riattivarsi. Lentamente li aprì, scoprendo che la luce del mattino era accecante.

Portò istintivamente una mano a pararle lo sguardo, scoprendo che ancora qualcosa le dava fastidio. Sbatte diverse volte le palpebre, in modo da abituarsi alla forte luce che entrava nella camera.

Una volta che la sua vista si abituò alla situazione, notò subito che non era proprio il sole che irrompeva dalla sua finestra, ma un fascio luminoso che filtrava tra le tende tirate. Girò lievemente il capo. Tende? Da quando lei dormiva con le tende tirate? Erano proprio i raggi solari che la svegliavano ogni giorno!

Più acquistava lucidità, più una serie di particolari non le tornavano. Ad esempio, da quando il colore delle sue pareti tendeva al grigio? Che fosse un effetto dovuto alle tende tirate? Di nuovo le tende … chi poteva averle tirate?

Si girò supina sul materasso, mentre il lenzuolo la scopriva fin sotto all'addome. Lenzuolo? Ma se lei a marzo dormiva ancora con due o tre coperte? Una strana sensazione cominciò a serpeggiarle lungo la schiena.

Ancora una volta il suo sguardo percorse le pareti della stanza, grande, quadrata, con pochi mobili essenziali. Le superfici erano scarne, nemmeno uno specchio od una piccola cornice ad adornarle, solo quella tinta neutra a coprirle.

Ridusse le sue palpebre a delle fessure, per mettere a fuoco un particolare: la porta. Un sussulto scosse la sua persona. No … quella non era decisamente la sua porta … quelle non erano le sue pareti, quelle non erano le sue tende, quello non era il suo lenzuolo, quello non era il suo letto: quella non era la SUA stanza.

Buttò un'occhiata sul pavimento. Assi di legno nude. No. In camera sua c'era un tappeto … in tutta la casa c'erano tappeti, tranne, tranne …

Il cuore prese a batterle forte nel petto, all'impazzata, minacciando di esplodere da un momento all'altro. No. No. NO. Non poteva essere vero. Quello era un sogno, sì, stava sicuramente sognando!

Si dette allora un pizzicotto, ma niente: tutto rimaneva lì davanti a lei, sempre più nitido, man mano che il sonno e la stanchezza la abbandonavano. No, non era un sogno, era un incubo! Come, come poteva essere?

NO, doveva essere un caso, qualche strano scherzo del destino. Forse, forse … ma certo! Una stanza degli ospiti! Ce ne erano tante! E non erano molto dissimili da quella …

Allora rifletté: non poteva essere QUELLA stanza: le pareti erano riempite di ben discutibili “opere” …

Tirò un sospiro di sollievo, stiracchiando il resto del corpo, ancora lievemente intorpidito. Stava per girarsi ed alzarsi da quel letto, pronta a lasciarsi alle spalle quella strana “avventura”, quando avvertì un movimento accanto a sé.

Mentre cercava di reprimere i brividi che le scuotevano il corpo, sentì tutte le sue solide congetture sbriciolarsi, mente “qualcosa” le piombava addosso.

Un urlo mostruoso proruppe libero dalla sua gola.

 

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Era seduto. No. Stava disteso . Le braccia incrociate sorreggevano la sua testa. Il suolo era caldo, accogliente … sabbia, calda, dorata …

Una lieve brezza marina, con tutto il profumo di salsedine scompigliava i suoi capelli. Era piacevole stare lì in pace, in tranquillità, come mai nella sua vita.

Il sole si stagliava all'orizzonte, un disco rosso fuoco che si immergeva nel mare calmo e brillante. Un tramonto mozzafiato che metteva in pace i suoi sensi.

Stava così, come sospeso nel vuoto, in quell'angolo di paradiso, quando una risata argentina riverberò nell'aria. Chi era che veniva?

Ancora una volta, come un'eco, come se fosse nella sua testa … era la voce di una donna, una voce melodiosa, familiare …

Si alzò dal suo giaciglio naturale, guardandosi intorno, mentre il sole continuava a scendere giù, sempre più giù, creando spettacolari giochi di luce con le nuvole rade e con l'acqua. La sua esplorazione visiva continuò, finché sulla sinistra, in fondo alla spiaggia sulla battigia, vide una sagoma.

Non era molto nitida e non era possibile scorgere i lineamenti del suo volto, ma le sue forme parlavano chiaro. Non era estremamente prosperosa, ma le sue curve erano ben dosate; aveva poi delle lunghe gambe affusolate che lo stavano mandando in subbuglio.

La figura si fece più nitida. Vide finalmente il contorno dei suoi capelli, corti e sbarazzini, ribelli, mentre un sorriso bianco, illuminava il suo volto. Sorrise a sua volta, come contagiato e di nuovo quella risata riempì le sue orecchie, il suo cuore. Scorse ancora degli occhi, luminosi, color nocciola, che brillavano sotto lunghe ciglia e le palpebre leggermente socchiuse.

Ancora una risata, delle mani affusolate che lo richiamavano. Non riusciva proprio a capire chi fosse, sentiva solo una bellissima sensazione di sicurezza, di familiarità, mentre le stava andando incontro, senza nemmeno rendersene conto.

“Ciao ...”

La sua voce uscì sommessa, quasi roca, dalla sua bocca, mentre quella creatura gli regalava ancora un luminoso e caldo sorriso.

Non riuscì a capire come, ma qualche attimo dopo, gli stava correndo incontro. Vide i raggi del sole allora illuminarla di una calda luce dorata. Portava un leggero vestitino da spiaggia, spumoso, come le onde che placide si stavano infrangendo sulla spiaggia. Scorse su fino al volto. Vide la sua bocca, perfetta, rosea; erano due labbra non molto carnose, ma comunque sembravano morbide, invitanti.

Deglutì, pensando alle sue labbra sulle sue. Sentiva già un calore diffuso che invadeva il suo corpo.

Senza nemmeno rendersene conto anche lui ormai stava correndo incontro a quell'angelo, un angelo di porcellana. Voleva stringerla fra le sue braccia ed assaporare le sue dolci labbra … dolci, perché non potevano essere altrimenti …

Con il tramonto sullo sfondo correvano l'uno incontro all'altra, finché non si trovarono di fronte.

Ancora quella risata celestiale, ancora quel sorriso. Sentiva il cuore sciogliersi ed il desiderio farsi strada dentro di lui.

“Sono qui ...”

Si fecero più vicini, pochi centimetri l'uno dal volto dell'altra. Gli prese allora il volto fra le mani. Dio, che mani … mani di seta, mani di un angelo. Fisse allora il suo sguardo in quello di lei. Di nuovo quei bellissimi occhi, che gli donavano calma e sicurezza.

Cinse la sua vita con le sue braccia possenti e la avvicinò al suo petto. Voleva assaggiare le sue labbra, le sue dolci labbra …

Si avvicinò, chiudendo gli occhi. Poteva sentire il suo respiro mescolarsi con il proprio, le fronti ormai si sfioravano. Un piccolo sorriso percorse il suo volto, mentre un'ultima volta riapriva gli occhi sui suoi.

Stava ormai per sfiorare le sue labbra …

 

“AAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!”

Un urlo belluino trapassò da parte a parte i suoi timpani risvegliandolo dal suo sogno.

Spalancò frastornato gli occhi e quello che vide lo sconcertò: cosa diamine ci faceva Kaori nel suo letto?! Ma soprattutto, cosa cavolo ci faceva lui su di lei?!

Shoccato, vide che la donna stava tremando, rossa in volto, tendente al magenta, ed i suoi occhi spalancati dicevano solo una cosa: rabbia. Ancora peggio: erano pericolosamente vicini, mentre il suo amico “salutava” di primo mattino.

Si discostò da lei in fretta e furia, sedendosi sul letto e prendendo ad agitare le braccia davanti a se, come scudo.

“Kaori, ecco, io … no, non è come pensi … io ...”

Sentiva i sudori freddi prenderlo da capo a piedi, mentre un'aura spaventosa si stava espandendo dalla sua socia; ora era nera.

“Kaori, non, non so … ti prego ...”

La sua voce era ridotta ad un sussurro, qualche ottava sopra il suo solito tono.

“Ryo...”

La voce di Kaori era un sussurro roco, quasi un ringhio, mentre fra le sue mani si materializzava un martello metallico gigantesco.

“Kaori ...”

Non fece in tempo ad esalare il suo nome, che il mastodontico oggetto, con su scritto “DEPRAVATO N° 1”, lo aveva ormai reso un tutt'uno con le assi del pavimento. Ma non era ancora finita.

Ancora per metà seppellito fra legno e acciaio, si sentì prendere per la maglietta. Maglietta? Ma lui andava a letto rigorosamente nudo!

“Tu … lurido verme profittatore … cosa diavolo mi hai fatto?!?”

Kaori era letteralmente furiosa. I suoi capelli castano rossicci fluttuavano nella sua aura nera ed i suoi occhi mandavano scintille. Sembrava un drago risvegliato dal suo sonno.

Sotto continua minaccia, Ryo buttò la prima cosa che gli venne, la verità:

“E che ne so?”

Kaori non ci vide.

“COME NON LO SAI?! Ti sembra normale che io mi svegli nel tuo letto con te addosso?! Che cavolo è successo ieri sera, mi hai fatto ubriacare, mi hai drogato?!”

L'uomo strabuzzò gli occhi. Ma cosa … ?

“Che?! Ma come diamine ti vengono certe idee?! Ma per chi mi hai preso? Io non ricorro a certi mezzucci!! Le donne cadono spontaneamente ai miei piedi!”

Ora si sentiva offeso. Mai, mai avrebbe fatto una cosa ad una donna.

“E per la cronaca, non ricorro di certo a determinati affari per le tavole da stiro!”

Un altro centinaio di tonnellate volarono sulla sua testa, incastrandolo più a fondo nel pavimento. Ancora un colpo ed avrebbe fatto una salutino al piano di sotto.

“Ma la vuoi piantare di colpirmi!!”

Kaori digrignava i denti minacciosa.

“Solo se ti decidi a darmi una risposta decente, deficiente da strapazzo!”

“E va bene! E finiscila di offendermi!”

Soppesò la situazione. Ed ora che cavolo le raccontava? Più provava a darsi una risposta logica, più non la trovava. Aveva bevuto fino a quel punto la sera precedente? No, non sentiva l'odore dell'alcool, nemmeno dalla sua socia. Di una cosa era certo: alla sua socia non aveva torto un capello, nonostante l'equivoco risveglio.

Squadrò dunque la donna da capo a piedi, con sguardo pensoso, mentre lei, ancora astiosa, brandiva un martello da cento tonnellate.

“Allora? Ora che hai da guardare?”

Un sorrisetto furbo comparve sul volto di Ryo.

“Beh, direi che ho appena trovato la prova lampante che non ti ho sfiorato. Guardati un po' ...”

Kaori, leggermente istupidita, prese a guardarsi. Che cosa c'era di così chiaro e lampante? Aveva addosso i suoi vestiti … i suoi vestiti!

Il martello le sfuggì dalle mani, rimbalzando sul letto, alle sue spalle. Perché aveva ancora i vestiti del giorno prima?!

“Ma, ma … com'è possibile? Questi sono i pantaloni e la camicetta che indossavo ieri ...”

Ryo annuì, ormai seduto comodo a gambe incrociate sul parquet. Aveva un'espressione saccente e tronfia in volto.

“Secondo te, se ti avessi … “sedotta”, come insinui tu, avresti ancora addosso le tue cose?”

Kaori virò improvvisamente al rosso scarlatto, prendendo a torturarsi le mani.

“Ehm, beh, ecco, no di certo … Però questo non spiega perché mi trovassi nel tuo letto!”

Replicò, ripreso un po' di coraggio ed energia.

Ryo sfoggiò un sorriso ebete e malizioso.

“Beh, forse hai tentato tu di sedurre lo “stallone di Shinjuku”, ehehe ...”

Questa volta un konpeito a forma di mazza chiodata lo scaraventò, spalmandolo sulla parete di fronte.

“Sei sempre il solito idiota! Io vado giù a preparare la colazione!”

E detto ciò sparì, marciando come un soldato alla volta del piano inferiore.

Ryo si rialzò, osservando la devastazione della sua camera. Raccolse martelli e konpeito, con l'intenzione di disfarsene; fece poi per aprire la finestra, ma ebbe una sorpresa.

“Ma che ...”

Più tentava di sforzare i cardini e la serratura più quella faceva resistenza. Le cose strane quella mattina stavano decisamente andando moltiplicandosi. Fece allora per andare al suo armadio, per scegliere qualcosa di pulito, ma con orrore constatò che “qualcosa” mancava sopra le sue lisce ante.

“AAAAAAAAAAAARRRRRRRRRRGGGGGGGGGGHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!”

Come una furia schizzò fuori dalla stanza, precipitandosi letteralmente al piano inferiore. Ora Kaori lo avrebbe sentito, eccome se lo avrebbe sentito!

“Kaoriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!”

Le strillò con voce isterica, mentre lei stava insolitamente inerte difronte alla porta d'ingresso.

“Ehi, mi ascolti?”

Non un segno. Quel giorno la donna stava avendo dei singolari sbalzi d'umore, molto più del solito.

“Dimmi subito che fine hai fatto fare ai miei poster mokkori, SUBITO!!!”

Niente. Una statua di sale.

Ryo si calmò un attimo. Forse con le buone glielo avrebbe detto.

Si avvicinò, sporgendosi verso di lei, ancora di spalle, dirimpetto alla porta.

“Kaori …?”

Continuava a non rispondergli.

Stava per spazientirsi nuovamente, quando, nuovamente avvicinatosi, notò che continuava meccanicamente a girare il pomello della porta, come un automa. Uno strano presentimento cominciò a farsi strada in lui.

Le toccò lievemente la spalla e lei si voltò. Lacrimoni giganteschi scendevano continuamente lungo le sue guance, mentre una smorfia indecifrabile solcava il suo volto.

La voce le uscì flebile come un sussurro.

“Sia … sia … siamo chiusi dentro ...”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E … eccomi qua! Ryo e Kaori hanno avuto un bel po' di sorprese, con un risveglio decisamente rocambolesco. Come procederà ora la loro mattinata dopo tutte queste scoperte? A voi prossimamente scoprirlo.

Che dire? Riprendere con una storia comica dopo tanto tempo fa davvero piacere quindi mi ci metterò sotto il più possibile ^^

Intanto ringrazio caldamente tutti coloro che hanno seguito fino a questo capitolo, specialmente Anna Veronica, che ha recensito, ed angle, cece, giova71, ninjarock e shaula, che hanno inserito la storia fra le loro preferite, grazie davvero!

Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Siamo in trappola ... ***


Siamo in trappola …

“Sia … sia … siamo chiusi dentro ...”

Si irrigidì.

“Kaori, stai scherzando vero? Se è così, è uno scherzo di pessimo gusto …”

Nel mentre diceva queste parole, numerose goccioline cominciarono a costellare la sua fronte, tradendo un minimo di nervosismo.

Lei si riscosse, indispettita.

“Non è uno scherzo! Guarda!”

Strinse con maggiore forza la maniglia, cominciando a girarla con più foga e convinzione.

Dopo pochi secondi mollò, frustrata ma al tempo stesso convinta delle sue parole.

“Visto?!”

Sul volto di Ryo comparve un'espressione di sufficienza che per poco non stuzzicò Kaori.

“Tzè … probabilmente sono le tue braccia che sono troppo deboli, non sei nemmeno in grado di aprire una porta ...”

Commentò caustico mentre la frase faceva il suo effetto.

“GRRRR ...”

La rabbia riaffiorava libera in Kaori, che fremente cercava un'arma sotto cui seppellire il socio.

Tastò a lungo nelle sue tasche, ma niente … la ricerca si fece più frenetica, ma niente, nemmeno un martellino. Si guardò intorno, ma non aveva nemmeno un soprammobile da sfruttare.

Ryo la guardava leggermente in ansia. Com'è che la sua punizione tardava ad arrivare?

Stava seriamente per mettersi a ridere, quando Kaori sbuffò sonoramente, limitandosi a dargli un doloroso pizzicotto sulla guancia.

“Ahio!”

“Visto che fai tanto il saputello, perché non provi tu ad aprire la porta, eh?!”

“Con piacere ...”

Con noncuranza Ryo scansò la donna, facendola arretrare leggermente. Afferrò quindi la maniglia e cominciò ad esercitare pressione. Sentì dopo un po' uno scatto ed esultò internamente, esibendo però un sorriso ebete. Kaori era allibita … eppure …

Quando però fece per tirare verso di sé, constatò che la porta non si era mossa di un millimetro. Rimase interdetto, registrando solo il cigolare dei cardini. Aggrottò le nere e folte sopracciglia, trovando il tutto di pessimo gusto. Da quando in qua la loro misera porta di casa faceva i capricci?!

Riprese a scuotere con violenza la maniglia, sentendo addirittura il legno cigolare, ma quella non si smuoveva di un millimetro. Ora il suo sguardo era terribilmente serio.

“Qui ci vogliono le maniere forti ...”

Si allontanò di appena un metro, poi presa la rincorsa, cominciò a prendere a spallate il legno massello, ripetutamente. Piccole schegge si levarono nell'aria, e Kaori coprì il suo volto con le braccia, mentre Ryo continuava il suo inutile assalto.

Dopo alcuni minuti spesi invano, si interruppe ansando lievemente. Ma che diamine stava succedendo?! Quella situazione era veramente ridicola!!

Sentì le mani prudergli ed il suo volto contrarsi; la sua socia sussultò, vedendo che gli era comparsa in volto un'espressione allucinata.

Avvicinò una mano ai pantaloni – stranezza più, stranezza meno … - e fece per estrarre la pistola.

“Kaori, allontanati per piacere ...”

La voce era lievemente alterata, tanto che lei fu attraversata da un brivido.

Affondò la mano nella tasca, scoprendo con sua gran sorpresa che non c'era niente … stava per farsi prendere seriamente dal panico, quando rifletté.

Strinse allora una mano a pugno e la batté con leggerezza sul palmo aperto dell'altra. La sua espressione era nuovamente mutata, quasi candida come quella di un bambino.

Kaori rimase allibita, non sapendo più che pensare. Le sue domande si moltiplicarono, quando il suo socio cominciò a ridere nervosamente.

“Eheheheh … Ho lasciato la pistola in camera!”

Trillò come se nulla fosse, mentre lei scivolava a terra accompagnata da uno stormo di corvetti gracchianti.

La replica tagliente di lei non si fece attendere.

“Muoviti!!”

“Sìsì!!”

Ryo schizzò nuovamente in camera sua come un fulmine, prendendo subito a perlustrare la zona vicino al letto. Lo sguardo cadde appena sulle pareti vuote e represse un moto di rabbia. Una ramanzina a Kaori non gliela avrebbe tolta nessuno, ma ora le priorità erano altre …

Perlustrò palmo a palmo il comodino, ma niente. Cercò allora sotto il cuscino, ma vuoto anche lì. Come una furia aprì di nuovo il suo armadio, cercando quel poco di riserva che teneva in casa. Buttò tutti i suoi abiti sul pavimento, cercando anche nell'angolo più insignificante, ma pure quella ricerca dette esito negativo …

Ora stava seriamente cominciando a preoccuparsi … che diavolo stava succedendo? Prima Kaori nel suo letto, loro due entrambi vestiti come il giorno prima, poi i martelli finiti dopo nemmeno venti minuti, e armi e poster mokkori spariti …

C'era qualcosa dietro, anche se gli sfuggiva effettivamente cosa … dei nemici? Beh, solitamente cercavano di fargli saltare la casa e di portare via Kaori, non di chiuderlo dentro a chiave!!

Scosse la testa, cercando di risalire la corrente. Ora intanto doveva provare ad aprire quella porta …

Fece mente locale: cosa poteva usare se la forza bruta era inutile? Vagò con lo sguardo nella stanza, vedendo che le terribili armi di tortura della sua socia erano ancora lì … ma certo!

Afferrò ridacchiando il temibile konpeito, dirigendosi al piano di sotto, ormai sghignazzante. Se quei cosi riuscivano a conficcarlo ovunque sarebbero andati bene anche per la porta di ingresso.

Una volta giù vide Kaori che spazientita muoveva nervosamente il piede destro sul pavimento.

“Ma dove eri finito?”

La sua espressione divenne indecifrabile quando vide il suo konpeito nelle mani dell'uomo.

“Ehm, Ryo, cosa vorresti fare?”

Un ghigno assurdo si espanse su tutto il viso dello sweeper.

“Eheh … a mali estremi, estremi rimedi! Butto giù la porta con questo!”

Kaori parve perplessa, quasi preoccupata.

“Ehm, Ryo, non credo ...”

Non fece in tempo a finire che era già andato all'attacco.

Kaori si coprì istintivamente le orecchie, mentre il konpeito si ripiegava su sé stesso, creando un fragore assordante.

Ryo allibito osservò l'esito della carica. Si accigliò contrariato, ma non aveva per niente intenzione di arrendersi.

“Non la avrai vinta porta!!”

Urlò fuori di sé, mentre Kaori veniva assalita da uno stormo di libellule. Ma perché non la ascoltava?

“Ehm, Ryo ...”

Troppo tardi. Era nuovamente scomparso al piano superiore, macchinando sicuramente qualcosa.

Tornò giù in un baleno, portando con sé le altre due terribili armi, che lo avevano precedentemente reso un tutt'uno con la tappezzeria.

“Ryo ...”

Niente. Urlando come un ossesso brandiva il martello d'acciaio, diretto al suo obiettivo.

Fallì di nuovo, miseramente, trovandosi un groviglio di lamiera fra le mani.

“Grrrr ...”

Kaori provò a richiamarlo di nuovo, ma non fece ancora in tempo. Il suo socio già brandiva l'altro martello e con esso aveva già colpito, ritrovandosi in mano solo un manico spezzato.

“AHHHHHHHHHH! Ma possibile che questi affari non funzionino? Quando me li tiri addosso, mi disintegri, mentre questa porta di legno non fa una piega!!! Ed io sono più duro di quella porta!!!”

Ryo piagnucolava come un bambino a cui era stato sottratto il suo giocattolo preferito.

La donna, chiamata malamente in causa, sentì le mani pruderle.

“Ryo stammi a sentire!!”

Sibilò lei con rabbia.

Quello nominato si fece piccolo piccolo, mentre una goccia scivolava sulla sua tempia.

“Ehm, sì Kaori?”

“Sono due ore che cerco di dirti una cosa importante!!”

“Sarebbe?”

Il momento era saliente, si poteva tagliare la tensione con un coltello.

Kaori si ricompose in fretta e furia, poi, improvvisamente imbarazzata, cominciò a giocherellare con i suoi indici.

Ryo inarcò il sopracciglio osservando quello strano comportamento … sentiva che non gli sarebbe piaciuto sentire quello che la donna aveva da dirgli.

“Ebbene, Kaori?”

Ora aveva assunto l'ennesimo sguardo di sufficienza nei confronti di lei.

“Ehm, quei martelli ed il konpeito ...”

“Sì?”

“Sono …”

“Sono?”

“Sono usa e getta ...”

Ryo si ribaltò spiazzato sul pavimento, mentre corvi gracchiavano allegri in tutta la stanza.

“E non potevi dirmelo prima?!”

Urlò schizzando in piedi.

“Era quello che stavo tentando di fare, idiota, ma tu non mi hai neanche degnato della tua attenzione!!”

Replicò lei a denti stretti, le labbra che le tremolavano per il nervosismo.

“Beh, potevi alzare la voce!”

Disse ancora saccente lui.

In quel momento sbottò. Quella situazione allucinante li stava facendo ammattire.

“Grr, basta non ti sopporto più!! Devi sempre avere la ragione, dannato!”

“Io ho sempre ragione!”

“RYO!!!”

Fece per tirargli uno schiaffo, la lui la scansò abilmente. Continuarono con questo attacca – e – schiva per interminabili minuti.

“Senti Kaori, per quanto dobbiamo andare avanti?”

Ryo si espresse con non – chalance, mentre la sua socia lo attaccava con furia.

“Fino a quando non ti avrò conciato per le feste!!”

“E se ti dicessi che ho un'idea?”

Lei si fermò di colpo e la rabbia scemò.

“Davvero?”

La risposta fu un sorriso sornione.

“Dove tieni i tuoi martelli?”

Kaori sbatté le palpebre, incredula.

“Beh, nel mio armadio, ma ...”

Un lampo di genio la colpì. Ma certo! Nel suo armadio teneva quelli più resistenti e tremendi! Sicuramente sarebbero riusciti a buttar giù quella dannata porta.

Kaori rispose di rimando con un sorriso quasi malefico.

“Buona idea socio.”

Presero dunque tutti e due a correre nella stessa direzione, verso la camera di Kaori.

Ryo arrivò per primo, esibendosi in uno studiato inchino da chauffeur.

“A lei l'onore ...”

Kaori ridendosela entrò in camera sua, precipitandosi verso l'armadio. Ryo rimase fuori, appoggiato allo stipite, attendendo un segnale.

La donna cominciò a rovistare ovunque nell'armadio, scostando capi, borse e scarpe, ma più procedeva con la ricerca, più si rendeva conto che non saltava fuori nulla.

Deglutì, colta da un pessimo presentimento, mentre era arrivata addirittura ad aprire lo scomparto segreto: vuoto … il gelo e l'orrore presero campo.

“UARGGHHHHHH!”

Ryo, richiamato dall'urlo, si precipitò all'interno, preoccupato.

“Che succede?!”

Kaori, piagnucolante indicava l'armadio da lei messo sottosopra, con la mano che le tremava appena.

“I miei … i miei martelli sono spariti!!!!”

Ryo cominciò a metabolizzare … no, la sparizione dei suoi preziosi poster non poteva essere opera di Kaori …

Non fece in tempo a continuare il suo ragionamento che sentì un sinistro cigolio provenire dal piano di sotto. Pochi secondi ed un tonfo sordo lo seguì.

Kaori e Ryo si guardarono in volto e seri uscirono dalla stanza. Percorsero attentamente il corridoio, poi studiarono millimetro per millimetro il soggiorno e l'ingresso … Nessuno …

L'uomo stava per rilassare i muscoli quando un gridolino di Kaori lo fece sobbalzare sul posto.

“Ryo!! La porta!!”

Seguì lo sguardo della socia. La porta era in terra scardinata e scheggiata. Un sorriso si stampò in faccia ai due sweeper.

“Ce l'abbiamo fatta!!”

Fecero allegramente, saltellando insieme. Poi si precipitarono all'ingresso.

Quando arrivarono di fronte alla carcassa della porta, però, volgendo lo sguardo verso l'architrave, scoprirono che non c'era il vuoto e la vista del corridoio. Un enorme portone blindato in acciaio si stagliava davanti a loro: senza alcun appiglio e ben saldato alle pareti di cemento, sembrava inespugnabile.

Allibiti, scivolarono entrambi a terra, mentre i capelli arruffati, sembravano prendere vita propria.

Kaori pensò decisamente che quello fosse un incubo, il peggior incubo che avesse mai fatto ad occhi aperti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed ecco il terzo capitolo!

È ufficiale: Ryo e Kaori sono davvero in trappola ù.ù come risolveranno la situazione? Riusciranno a convivere in questo clima tesissimo? A voi scoprirlo! ;)

Ringrazio tantissimo chi ha letto in questi giorni e particolarmente per la recensione Anna Veronica (grazie ^^).

Vi saluto, alla prossima, baci!

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Capitolo 4
*** Cercando di capire ***


Cercando di capire

Sospirò appoggiata al bancone della cucina, mentre si rigirava nervosa quella tazza di caffè fra le mani. In tavola una colazione per uno attendeva ormai fredda di essere consumata.

Le lancette dell'orologio alla parete scoccarono mezzogiorno, mentre un altro soffio di rassegnazione sfuggiva alle sue labbra.

Era tutto così, così, ASSURDO, sì, assurdo … ma dovevano pur fare qualcosa, riflettere, parlare. Cominciare masticando qualche boccone non era già qualcosa? Eppure sembrava non bastare … beh, a lei lo stomaco si era chiuso, ma Ryo …

Dopo essersi ripreso dallo shock, si era come oscurato ed era silenziosamente salito in camera sua, non un fiato. La voglia di rimbeccarlo le era morta in gola: il suo sguardo era cenere arsa.

Guardò distrattamente fuori dalla finestra a vetrata, anch'essa sigillata, come le altre, mentre il traffico scorreva nelle strade di Shinjuku. No, dovevano assolutamente parlare, sul serio.

“Ryo!”

Il richiamo fu veloce, impostato, asciutto.

Niente. Non un rumore, non un suono.

“Ryo!”

Sentì la voce salirle di qualche tono, leggermente più vibrante, ma ancora tutto sommato ferma.

Qualcosa si mosse, ma sembrava non essere abbastanza.

“RYO!”

In realtà non si scompose, ma il volume del suo richiamo fece tintinnare i bicchieri nella credenza.

Tonfi sordi cominciarono a risuonare sul pavimento del piano superiore. Ben presto si attutirono, diventando un rumore più secco, che echeggiava sugli scalini della rampa.

Kaori si voltò verso la porta aperta, capendo che il suo socio scendeva a passi misurati in salotto. In poco spuntò sulla soglia, uno sguardo serio e concentrato a segnargli i lineamenti del volto.

“Ehm, sul tavolo c'è … la tua colazione. È fredda.”

Ryo fece spallucce, concentrato su ben altro.

“Fa' niente...”

Kaori deglutì. Non era decisamente un buon segno … neanche una battutina acida sulla sua cucina. Sì, era veramente seria la questione.

Lo sweeper prese posto alla tavola, dando le spalle alla donna, ancora appoggiata ai mobili della cucina.

“Kaori, potresti sederti anche tu? Dobbiamo parlare, seriamente ...”

Ancora un brivido, lungo la schiena, a lasciarle quella sensazione scomoda, quasi viscida.

“Sì ...”

Aggirò la tavola, prendendo una sedia e lasciando che il suo corpo vi si sedesse.

Osservava il suo socio mangiare piano, con tranquillità, ma con un malcelato umore nero. Attese con pazienza che anche l'ultimo boccone sparisse fra le sue labbra. Sentì tutti muscoli del corpo tendersi, come timorosi di cominciare.

Ryo spostò il piatto ormai vuoto ed afferrò una sigaretta dalla tasca. La accese e ne aspirò una generosa boccata prima di cominciare. Lo sguardo vagava sulla stanza.

“La questione è seria, Kaori, oltre ad essere ovviamente assurda. Siamo praticamente bloccati in casa senza risorse e possibilità di comunicazione esterna. Niente armi, niente telefono ...”

“Cosa?”

La voce le uscì tremula, insicura.

“ … ho controllato poco fa. La televisione non va, probabilmente hanno staccato l'antenna. Il telefono, come stavo dicendo, è isolato. Abbiamo poi già avuto il piacere di scoprire che tutte le vie di fuga sono sigillate … per quanto potremmo andare avanti?”

Kaori abbassò lo sguardo, un numero infinito di sensazioni a mescolarsi dentro di lei.

“C'è altro, Ryo ...”

L'attenzione dell'uomo si calamitò sulla sua assistente.

“Uhm?”

“Beh, ieri eravamo praticamente a dispensa vuota. Quando invece ho aperto il frigo e la dispensa … beh, erano pieni di cibo e prodotti.”

Ryo quasi trasalì a quella scoperta.

No, non erano sequestratori, quelli prendevano per fame … ma in che cavolo di mani erano capitati?!

Prese un'altra boccata dall'ormai mozzicone di sigaretta, mentre cercava di recuperare il suo autocontrollo.

“Se non altro possiamo dire che non è l'unica stranezza. Non trovo affatto normale che ci siano stati sequestrati i nostri, ehm, “effetti personali” … dobbiamo assolutamente trovare una soluzione! ...”

Kaori annuì decisa.

... Ed io devo riavere il mio materiale mokkori … quanto cavolo potrò resistere senza rischiare il dissanguamento? Devo riavere le mie riviste, i poster e soprattutto la TV via cavo! I kami solo sanno come potrebbe reagire il mio corpo!

Pensò con intensità, sperando che niente trapelasse.

La sua mano era fortemente stretta a pugno, tanto che le nocche erano ormai bianche. Kaori riuscì a decifrare solo in parte la ragione di tanto nervosismo e veemenza.

“Cosa possiamo fare, Ryo?”

La voce della sua socia lo riportò al problema principale.

Spense accuratamente la sigaretta nel posacenere, portandosi una mano sotto il mento

“Per adesso in realtà non c'è molto, non abbiamo i mezzi. Dobbiamo però scoprire come siamo arrivati da ieri ad oggi ...”

Kaori sussultò.

Cavolo, sì! Fra tutte le assurdità di quel risveglio, il fatto che si fossero ritrovati nello stesso letto era decisamente quella più sconvolgente. Poteva passare che fossero stati “sequestrati” in casa loro, poteva passare che fossero disarmati, che fossero stati mezzi derubati, ma quello NO.

Represse con tutta la sua forza un fremito, di cosa non lo sapeva nemmeno lei. Aveva bisogno di essere lucida in quella situazione che di normale non aveva più niente.

Inspirò profondamente, pronta a fare la domanda più spinosa della giornata.

“Tu … ricordi niente?”

Ryo si voltò completamente verso di lei, lo sguardo fisso nel suo. Niente trapelava dalle sue iridi di ossidiana. Kaori sentiva la tensione salirle: che lui, che lui … ricordasse qualcosa a differenza di lei?

“No.”

Una semplice parola, un secco diniego, e si ritrovò a gambe all'aria fra corvi e libellule che danzavano frenetici. Sentì una risatina nervosa provenire dal suo socio.

“RYO!!”

Lei in preda al nervosismo più assoluto si rialzò, sovrastandolo con una terribile aura nera.

“Ehm, socia, potresti calmarti ...”

“Calmarmi un corno! Ti pare forse il momento di scherzare, eh?!”

Un sospiro si esasperazione le sfuggì dalle labbra, sentendo di poter giurare a sé stessa che non avrebbe resistito oltre in quell'assurda situazione.

“Kaori...”

La voce di Ryo sembrò stanca all'udito di lei.

“ … mi rendo conto che è esasperante tutto questo, ma da qualche parte dobbiamo pur cominciare no?”

La sweeper annuì, una sensazione rassegnata a pervaderle il corpo.

“Escludendo il fatto che non sappiamo cosa è successo dal pomeriggio in poi, cosa stavamo facendo nella mattinata?”

“Beh, direi le solite cose. Io mi sono svegliata presto, tu continuavi a dormire … poi … ah! Dovevo incontrare un cliente!!”

“Già ...”

Biascicò lui lievemente scocciato.

“Un uomo … non so ancora come ho fatto ad acconsentire che lo incontrassi … detesto accettare lavoro da qualcuno che non abbia un minimo di curve...”

“Eh – ehm … ti ricordo che hai prosciugato le nostre finanze e che avevamo bisogno urgente di liquidi...”

Replicò secca Kaori. Una risatina nervosa sfuggì al suo interlocutore.

“Ah, sì … beh, e poi?”

“Beh, poi sono andata al Cat's eye. Lo aveva designato come luogo di incontro … a mezzogiorno ...”

“Mh... ma quando sono arrivato anch'io non si era fatto ancora vivo nessuno, o sbaglio?”

“Affatto … non mi era mai capitato un cliente del genere, così in ritardo ...”

Fece Kaori, mordicchiando nervosamente l'unghia del pollice. Quell'XYZ era stato un po' troppo sintetico fin dall'inizio, ma aveva sorvolato … in fondo il luogo era decisamente terreno amico.

Ryo accavallò la gamba sinistra, aggrottando al contempo le sopracciglia.

“Devo ammettere però che il massimo è stato il messaggio recapitatoci da Falcon: un cliente che si tira indietro perché si era sbagliato … roba da matti … ma direi che dobbiamo proprio partire da qui.”

“Dici?”

“Sì … inoltre è la prima che non riesco ad avere delle informazioni preventive su di un cliente. Questo uomo pare proprio una fantasma, invisibile, direi quasi INESISTENTE … Come hai detto che si chiamava Kaori?”

“Oh...”

Un lieve flusso porpora si diffuse sulle guance della donna, rivelandone l'imbarazzo.

“ … non te l'ho detto ...”

“Kaori!”

“Aspetta, dai, vado a prendere il mio blocchetto degli appuntamenti, ammesso che non sia sparito anche quello ...”

“Me lo auguro ...”

Kaori uscì in fretta dalla cucina, per correre nella sua stanza. Una volta lì, dopo aver rovistato energicamente nel cassetto del suo comodino, scoprì con sollievo che la sua piccola agenda era ancora al suo posto. Uno scalpiccio sordo avvertì il suo socio che stava tornando dov'era rimasto.

“Ecco. Allora:“XYZ: ore 12, Cat's eye, signor Sakamiha” … è un nome buffo, vero?”

“Già … mai sentito niente del genere …”

Mentre soppesava le parole della sua socia, Ryo si alzò.

In tutto quello che era accaduto loro fino a quel momento non c'era niente di normale. Eppure in tutta quella confusione c'era qualcosa di familiare, qualcosa di già visto …

Percorse lentamente la tavola, fino alle vetrate sigillate. Un lavoro pulito, netto, da professionisti. Si mosse allora in salotto, lo attraversò, fino a raggiungere l'imbocco della loro palese prigionia: la porta blindata. Quella era massiccia, lucente e ben saldata. Tastò allora stipiti ed architrave, constatando che vi era stato aggiunto un necessario rinforzo … beh, lui, Kaori, amici e nemici aveva fatto di tutta a quella porta ed ai suoi sostegni, un lavoro del genere era stato necessario ad i suoi sequestratori … beh, un lavoro che però richiedeva qualche piccola conoscenza dell'appartamento, come la rientranza nascosta nell'ingresso. A quanto pare chi aveva fatto quel lavoro di precisione sapeva anche quello.

“Sakamiha …”

Sussurrò fra sé e sé mentre continuava ad osservare la mastodontica porta in acciaio inossidabile.

Stava sfiorando la parete adiacente, quando un flash lo colse. La verità era lì a portata di mano. Mancava ancora il perché ed il come, ma un'idea abbastanza nitida del chi balenò nella sua mente.

“Ryo, tutto bene?”

La voce di Kaori giunse ovattata alle sue orecchie, mentre un fastidioso ronzio stava prendendo il sopravvento.

Sollevò la mano destra, picchiettando sulla liscia e fredda superficie metallica, come se stesse bussando ad una normale porta.

Sentì la voce uscirgli come un sibilò immondo su per la gola.

“Umibozu, vecchia carogna, me la pagherai, tu e non so chi altro ...”

 

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Good, e adesso come la mettiamo mia caro bestione?”

Un ringhio non si fece aspettare.

“Taci, biondino. Tanto non cambia niente: non usciranno di lì né presto né facilmente. È una delle mie migliori trappole, ma non mi aspetto che un pivello come te capisca ...”

“Sarà ...”

“Finitela! Mio marito ha ragione …”

Una nuvoletta di vapore si levò nell'aria chiusa della stanza.

“ … sono in trappola e senza le loro armi. E poi, l'importante è che non scoprano il perché, no?”

“Concordo. Io me ne torno in centrale … quando avrete novità su quelle due teste calde, chiamatemi, ok? Direi che stavolta non hanno scampo.”

Ed un brusio sommesso tornò a fare da padrone nella stanza sconosciuta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E rieccomi! Chiedo venia per essere sparita, ma più di un mese fa stavo già scrivendo questo nuovo capitolo, quando la batteria del mio computer si è scaricata e l'alimentatore ha deciso di bruciare (fortunatamente è scattato il salvavita …). Mettiamo poi un po' di impegni e pigrizia e la pubblicazione è arrivata decisamente tarda ^^”

In ogni caso sembra che la questione si stia complicando: come affronteranno i due sweeper questa convivenza forzata? A voi scoprirlo!

Ringrazio ancora i lettori, Anna Veronica per la recensione, ninjarock e Babydoll905, per aver rispettivamente designato la storia fra le preferite e le seguite, ed anche un pochino in ritardo Smartis ed ilpentagono, che sempre hanno inserito l'uno la storia nelle preferite, l'altra fra le sue seguite, grazie davvero.

Alla prossima!

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