Comprensioni

di Draco_Slytherin
(/viewuser.php?uid=169661)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Un inizio- ***
Capitolo 2: *** Cambiamento ***
Capitolo 3: *** -Sorpresa- ***
Capitolo 4: *** -Mistero- ***
Capitolo 5: *** -Un incontro inaspettato- ***
Capitolo 6: *** -Verità negate- ***
Capitolo 7: *** -Insieme- ***
Capitolo 8: *** -Insicurezza- ***
Capitolo 9: *** -Passi avanti- ***
Capitolo 10: *** -Dure verità- ***
Capitolo 11: *** -Il momento- ***
Capitolo 12: *** -Ho bisogno di lei- ***



Capitolo 1
*** -Un inizio- ***


La guerra era finita ormai da due anni. Voldemort sconfitto. I mangiamorte nelle prigioni di Azkaban. Nel periodo della guerra, ogni speranza era stata cancellata. Ma quando il Ragazzo Sopravvissuto aveva sconfitto definitivamente il Signore Oscuro, tutto era rinato. Tutti volevano riniziare a vivere, per loro e per i compagni caduti. Tanti dei nostri erano morti. Tante persone care, come Fred, Lupin, Tonks, lasciando famiglie distrutte, come quella dei Weasly, che alla morte del figlio, del fratello si era chiusa in se stessa. Ed ora, finalmente, tornavano a vivere. George aveva capito che doveva continuare il lavoro ai Tiri Vispri per suo fratello, Molly doveva continuare per tutti, per i suoi figli, per Harry, per me. 

Quel giorno mi svegliai di buon umore. Scesi le numerevoli scale che mi separavano dalla cucina. Non vedevo l'ora di godermi una bella tazza di caffè fumante. 
-Buongiorno a tutti- avrei impiegato troppo tempo ad elencare i nomi delle persone che si trovavano in quella casa. La Tana. Ormai eravamo tutti una famiglia. 
-Buongiorno tesoro, spero tu abbia dormito bene...ma signorina, già vestita?- sorrisi. 
-Si Molly, è tardi, devo andare al lavoro- 
A volte capitava che restassi a dormire alla Tana perchè una certa persona mi implorava. 
-Ah, buongiorno amore mio- 
-Ciao Herm- dissero in coro i tre. 
Ronald era sul divano, come di consueto, accompagnato da una "leggerissima" colazione...un vassoio pieno di cornetti al cioccolato. Signore che delizia. No, non potevo, ero in ritardo. Mentre Harry e Ginny erano accomodati su una bella poltrona, ormai felicemente sposati. Li salutai velocemente. 
-Molly, ti ringrazio tantissimo, io...-
-Tesoro, non lo dire neanche per scherzo. Siamo noi che ringraziamo te per questo splendido dono-. Mi ritrovai sull'uscio di casa con un'affettuosa mamma Molly, munita di mestolo. 
-E poi insomma, questa storia va avanti da due anni. Sono molto orgogliosa di te- 
Dopo averla ringraziata ancora, mi smaterializzai direttamente al bar. Il proprietario era un mago, perciò non c'era pericolo, anche se eravamo nella Londra babbana. 
-Buongriono Karl- dissi, animata da un sorriso. 
-Ehi, Hermione- ad attendermi dietro la cassa, trovai un uomo anzianotto, a volte burbero e rude, ma con i gesti di un padre affettuoso. 
-Il tuo tesoro come sta?- 
-Bene. Era solo un pò di febbre. Niente di che- risposi, appendendo la giacca. 
-Sono contento. Ora piccola, mi dispiace, ma devi andare- disse, accennando ad un tavolo al quale c'era seduto un uomo biondo.
-Agli ordini capo- 
Mi diressi spensierata verso quel tavolo, ma man mano che mi avvicinavo, sentivo che qualcosa non andava. Il cuore aveva iniziato a pesare*. Quando arrivai, finalmente, davanti al cliente, mi si gelarono le vene. Non poteva essere. Non era possibile, che ci faceva lui qui?. Però, quegli occhi, tradivano ogni spiegazione.
Ghiaccio.
In quell'istante, sentii qualcosa rompersi, possibile che fosse il mio cuore? 
-Ma...Malfoy-   

















* Ringrazio tantissimo Giulia 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Cambiamento ***


Tutt'un tratto la gola si era seccata.
Il cuore era impazzito.
La mente, altrove.
E quando, per un ulteriore conferma i suoi occhi inondarono i miei, seppur con diffidenza, mi sembrò che il mondo mi voltasse le spalle per l'ennesima volta. 
-Granger- lui più stupito di me. 
Rimanemmo a contemplarci per qualche minuto, ognuno immerso nei propri pensieri, poi, decisi di prendere la situzione in mano. 
-Che ci fa una persona come te, in un posto del genere?-
Non ci volle molto perchè il suo ghigno Made in Malfoy facesse capolino sul suo viso.
-Ficcanaso come sempre è Granger?-
Il tempo, a quanto pareva, non lo aveva minimamente toccato. 
-Ok, parlo, basta che la pianti di gurdarmi con quella faccia assatanata-
Mi guardò più intensamente per avere una conferma ed io gli regalai un dolce sorriso. 
-Be', lavoro in una grande azienda con Blaise. Siamo soci.-
Non poteva essere altrimenti. Un Malfoy a fare il gelataio non ce lo vedevo proprio. 
-E tu invece? Dimmi mia cara Grifona, hai coronato il tuo sogno?-
No, certo che no. Ero in uno stupidissimo bar a parlare con...
-Tu ormai con Lenticchia sarai già sposata con tanti marmocchi rossi, giusto?-
Secondo punto per me Malfoy. Non nè azzecchi una. 
-Mia cara Serpe, ora sei tu che ti stai prendendo troppa libertà...comunque, riguardo al lavoro, come vedi...- dissi indicandomi -Non ho avuto l'opportunità di diventare Auror- aggiunsi con semplicità. 
-Stai scherzando?- gli occhi fuori dalle orbite -Granger, tu passavi le tue giornate dentro a quel cumulo di polvere e scartoffie, come mai non...- 
-Hermione, mi servi nell'altra sala- mi girai 
- Arrivo Karl. Be', in fondo non è stato male parlare con te Malfoy...si potrebbe rifare. Allora ti faccio portare una tazza di caffè con panna e cannella- detto ciò, mi voltai per andare nella sala richiesta. 

-Si graz...-
un momento quando mi aveva chiesto cosa volevo?. Non aveva usato neanche la Legimansia.
Cos'è questa, stregoneria?. 
Stavo impazzendo, oppure lo ero già diventato due anni prima, quando successe quel che successe. 

Ero certa che il mio caro Furetto fosse rimasto a bocca aperta. Ad Hogwarts ero solita osservarlo. Il motivo? Il motivo mi sembrava talmente al di là della mia immaginazione. 
La verità era che, lo amavo.
Già, anche Hermione Granger, so tutto io di Hogwarts, Regina Grifondoro, aveva ceduto al bello ed impossibile Draco Malfoy. Per questo mi sembrava assurdo.
Ero certa che sotto tutta quella maschera di ghiaccio, di indifferenza, ci fosse molto di più, un essere umano.
Nonostante tutto quello che aveva passato, era riuscito comunque a costruirsi una vita, a superare le barriere che da piccolo gli erano state imposte.
In realtà, era cambiato. 
Per quanto ancora avrei dovuto tenerla nascosta?. 
Per quanto ancora avrei dovuto mentirgli?. 
La paura non mi aveva mai permesso di dirgli la verità. Molte volte ci avevo provato, sempre con il risulatato di formulare altre domande, alle quali comunque non trovavo risposta. 
E se si fosse tirato indietro?. 
Se non l'accettasse?. 
Quei pensieri mi accompagnarono tutto il giorno, fino a che l'orologio della caffetteria non segnò le sette. Finalmente quelle ore strazianti erano finite. 
Tornata alla Tana, salutai tutta la famiglia e mi infilai nella vasca per un rilassante bagno.
Ma neanche in quel momento i pensieri mi abbandonarono. 












Anche se è solo l'inizio, ringrazio chiunque legga!!! 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** -Sorpresa- ***


Il mattino seguente mi svegliai di soprassalto, ero di nuovo in ritardo. Ma nello stesso istante, in cui stavo per mettermi la maglietta mi ricordai che era il mio giorno libero, così decisi di andare nella mia vera casa a sistemare la confusione che vi regnava.

Dannati collaboratori. Possibile che dovevo fare tutto io?. Eppure non avevo chiesto tanto...volevo solo un caffè con panna e cannella. Immediatamente quel pensiero mi riportò indietro, al giorno prima. Quell'incontro con la Granger mi aveva sconvolto. Insomma, perchè era lì e non al Ministero, in un ufficio con tanto di nome e targhetta?. Inaspettatamente, sempre lo stesso pensiero, che ormai da qualche ora mi attanagliava, mi venne in mente. Si era sposata con Weasley?...ma si sicuro. Quell'idiota l'avrà incantata sotto Imperio pur di farla firmare in Chiesa. Sicuramente però lei gli teneva testa.
Come ne teneva a me. 
Un sorrisetto amaro mi comparve sul viso. Era troppo tempo che non mi divertivo. 
-Ehi, Biondo...- sobbalzai. Santissimo Salazar. -Quel vetro si consumerà se continui a guardarlo come fosse una preda- 
Blaise. Ma quando era entrato?. 
-Blaise, potevi farmi venire un infarto- 
-Ma per nostra disgrazia non è accaduto- disse imitando una scenetta drammatica. 
-Al diavolo- risposi, massaggiandomi le tempie. Quei dannati pensieri. 
-Tranquillo amico. Ci andremo insieme- ma non la piantava mai di sfottermi sotto le righe?. Era unico. 
Poi, all'improvviso un'idea. Un vero ghigno, di quelli che solo i Malfoy sapevano fare, si disegnò sul mio viso pallido. 
Il mio interlocutore sgranò gli occhi. 
-Ah no. No, no e ancora no. Draco, quando fai quella faccia sono guai. Scordatelo.-dichiarò il moro. 
Io ribbattei- Ma non sai nea...-
-E non voglio saperlo- continuò lui. 
A quel punto, non mi rimaneva che una possibilità. O con le buone o con le cattive. 
Misi su la mia faccia da cucciolo...o Serpe abbandonata. 
-No Draco, ti prego, non mi guardare così. Tanto non l'avrai vinta- 

Nel giro di qualche secondo 

-Vuoi sapere dove abita la Granger?- il suo sguardo allibito diceva tutto. 
-Si- dissi 
-E anche il suo numero di telefono?- aggiunse lui. 
-Esattamente- 
-E vuoi sapere se si è sposata con Weasley?- ri-aggiunse lui con una faccia, se possibile, ancora più sconcertata. 
-Proprio così- risposi, sottolineando le miei parole con assenso di testa. 
-mmmm...Ok- rispose lui tranquillamente. 
A quelle due lettere, scattai. 
-Davvero?- 
-Ehi, tutto ad un tratto torni a sorridere- 
-Blaise, non dire cazzate e vai a cercare quei contatti- 
Forse, non aveva tutti i torti, da quando l'avevo incontrata non facevo che pensare a lei. 
-Dì la verità, allora è vero. Da quella notte ti ha stregato- 
-Vai- iniziavo a spazientirmi. 
-Oh, insomma Draco, hai aspettato due anni?- 
-Zabini fuori!-  

Meglio sgusciare via. Quando chiamava per cognome, le cose non andavano bene, affatto bene. 

-Come vuoi tu- disse lanciandomi un'occhiataccia da mettermi quasi i brividi - Ma prima o poi dovrai dirmelo. A dopo biondastro-
Quando Blaise iniziava, non mollava la presa finchè non morivi. 

Dopo circa un' ora, la quale avevo riempito facendo degli aereoplanini di carta, Blaise si fiondò nel mio ufficio. 
-Non ti ci abituare. Non farò mai più una cosa del genere. Non sai cosa ho dovuto passare per trovare queste informazioni- 
Le sue parole furono sperperate al vento.
Tra tutti i fogli, che mi aveva portato, l'unica cosa che guardai, fu dove abitava. 
-Ehi, dove vai? Draco...Draco- urlò il mio migliore amico. 
Troppo tardi, ero uscito. 


-Finalmente- mi buttai sul divano, sprofondandoci dentro. Ora potevo riposare un pò. 
C'era una strana quiete, non si sentiva nulla. L'unico rumore che rompeva quel silenzio era il gracchiare delle cornacchie. Inoltre, eravamo ad Aprile inoltrato, ed il sole attraversava i vetri delle finestre, riscaldandomi la pelle. 
Chiusi gli occhi e mi distesi, addormentandomi poco dopo. 
Mi risvegliò il suono di un campanello, il mio. 
Andai ad aprire e ciò che vidi, mi spiazzò, lasciandomi senza parole. 

















Ancora grazie mille a chiunque legga. 
Un ringraziamento speciale a
  
lol_lina, che è stata la prima a recensire e che ha messo la storia tra le seguite. 
Un altro ringraziamento a  
Peacegirl
, anche lei tra le seguite.
E per ultima, ma non meno importante, un grazie a  
lady_rose
, tra le preferite. 



Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** -Mistero- ***


-Granger- disse lui a mo' di saluto. 
Era un dio. Perfetto in quel suo completo grigio, che si abbinava ai suoi occhi. I capelli erano scompigliati, il che gli dava, se possibile, ancora più fascino. 
-Dovevamo finire la nostra chiaccherata, ricordi?- un sorriso vero e sincero.
-Vieni, entra- così lui fece e si accomodò sul divano. 
-Vuoi qualcosa da bere?- 
-Hai della birra?...Ah, giusto, dimenticavo di parlare con Suora Granger- 
Senza dire o fare niente, andai in cucina "Suora che ti sei portato a letto. Voglio vedere se riderà ancora quando lo saprà". Presi due birre e tornata in salotto gliene porsi una. 
-Malfoy, cosa vuoi?- mi accomodai su un bracciolo del divano. 
-Parlare. Mi hai incuriosito l'altro giorno sai?.- bevve - Pensavo fossi diventata Auror e...- si bloccò.
Il suo sguardo passò dal perplesso al disgustato. -Dimmi, Weasley e i marmocchi sono in casa?- 
"Ah, svelato l'arcano mistero" risi, lasciandolo di stucco. 
-Sai Malfoy, si direbbe che tu abbia paura di Ron e qualche bambino- 
Lui, infastidito rispose -No Granger, ho sfidato mali ben peggiori, solo, non vorrei ritrovarmi mariti gelosi alle calcagna. Allora?- 
-Allora niente. Ron non c'è e mai ci sarà.- ribbattei spazientita - Dopo la guerra ci siamo resi conto di non amarci. Era piuttosto, un amore fraterno.- risposi con più calma. 
Mi fermai un attimo e subito dopo ripresi
-Io ero innamorata di un altro-
Il mio interlocutore alzò un sopracciglio -E chi era?- 
"Chi è ,piuttosto."
Passarono pochissimi secondi, nei quali mi ero crogiolata, chiedendomi se fosse la cosa giusta da fare.
Per fortuna, un suono proveniente dalla camera da letto, mi destò dal rispondergli. 
-Scusami- e mi precipitai su per le scale. 


Dannazione, c'ero quasi. Ora come facevo a sapere chi era "quello"?. 
Mi alzai. Non potevo certo rimanere lì, infondo ero sempre una Serpe. Quindi, come aveva fatto appena lei, salii le scale, lentamente. 
A metà rampa mi fermai. 
Un suono, forse un'intermittenza.
No, una melodia. 
Era una Ninnananna. 
Seguii quel canto melodioso, quel soave richiamo. 
Continuai ad avanzare, finchè non giunsi davanti alla stanza dalla quale proveniva. 
Rimasi immobile, davanti ad uno spettacolo che mai pensavo di vedere. 
La Granger stava coccolando qualcosa...o qualcuno. 
Quando poco poco si spostò dal letto, ciò che vidi, mi incatenò sul posto. 
Una massa di riccioli biondi e due occhi grigi, mi scrutavano. 
Era un incanto. 
Seguendo la linea del suo sguardo, anche la Granger si girò.
-Mamy-  














Mi dispiace tenervi sulle spine!!! mi farò perdonare, come ho già detto, i capitoli sono pronti, li devo solo scrivere. 
Vi ringrazio tantissimo. 
Anke a coloro ke seguono in silenzio. 


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** -Un incontro inaspettato- ***


Non mi voltai, ero incollata al suo sguardo. 
Cosa avrebbe detto di lei?.
Poi sentendomi scuotere, mi girai. 
Il mio tesoro. 

-Amore mio, lui è Draco- disse. 
La bambina mi guardò, poi rivolse il suo sguardo alla madre, come ad avere una conferma. 
La Granger fece un cenno con il capo. 

Aveva capito. Gliene avevo parlato nonostante l'età. 
"Ne sei sicura?" 
"Come potrei non esserlo?" 

-Io Arya e tu pap...- provò a dire la piccola, ma una mano della Grifona andò a tapparle la bocca.
Ma...che stava succedendo?
Quella parola, poteva essere pappa, ma non aveva alcun senso.
Eppure...quegli occhi, così uguali ai miei, ma così diversi, perchè nei suoi vedevo tutto l'amore possibile.
Un pensiero si insinuò nella mia mente, ma lo scacciai all'istante.
Mi avvicinai a lei.
Era una calamita, in realtà non volevo muovere un solo passo...e neanche parlare.
-Ciao Principessa, io sono un vecchio amico della mamma. Quanti anni hai?-
Arya mi guardò e dopo aver fatto un calcolo sulle proprie dita, si tolse il ciuccio e mi rispose 
-Io c'ho puasi tle anni- calcando ancora di più la sua ffermazione con un cenno di testa. 
Sorrisi. 
-E Ronald...- molto probabilmente quel nome mi uscì con una nota di disgusto - è il tuo papà?- 
La Granger parve tutto un tratto irrigidirsi. 
La piccola fece segno di no con la testa, quasi confusa. 
-Puello è Zio Nonald- confermò. 
-Mamy dise che papà mio è issiiiiimo plincipe. Con i caplelli blondi blondi e gli occhi uguali ai mie...- 
-Arya, basta- 
La figura della Granger troneggiò nella stanza. 
Principe. Capelli biondi. Occhi uguali ai suoi. 

"Lo pensi davvero?" 
"Non ne sono sicuro" 
"E se lo fosse?" 
"Sarebbe la cosa più bella del mondo" 

La bambina mise il broncio.
Poi parve pensare e rivolta alla madre disse 
-Mamy, io tanta tanta fame- toccandosi il pancino. 
-La Granger si addolcì - Va bene- poi, il suo sguardo passò a me. 
Io le risposi con un cenno del capo. 
Subito dopo, lasciò la stanza. 
Appena uscì, Arya mi rivolse quasi un ghigno. 
Sarebbe stata un'ottima Serpe. 
-Perchè hai detto una bugia? Sai che non si dicono?- 
Il suo sguardo fiero, mi fece capire di non averla toccata minimamente. 
-Mamy dise che anche il mio papà diseva taaante busie.- iniziò, con le braccine incrociate
- E che ela cattivo sai? Però lei mi dise semple che lui lo faseva per salvare la sua mamma e il suo papà. E poi anche se lui la tlattava male, lei gli voleva taaaantiiiissimo bene. Si si- 
Ma che...era un distributore automatico di'informazioni? 
L'intelligenzal'aveva presa tutta dalla madre, sicuro. 
-E principessa, tu sai chi è il tuo papà?- 
Lei parve pensarci su. Infondo non potevo darle torto, ero un estraneo. 
-Si se...- 
-Ary, ti ho fatto il panino con la nutella, va bene?- disse la Grifona entrando 
 
Salazar, ti prego. 

La piccola battè le manine compiaciuta -Siiii siiiii- e si avventò sul cibo. 
A fine pasto, la sua faccia sembrava un barattolo di nutella. 
Mangiava come un' ossessa. Quel Weasly non doveva farle bene. 
Non mi stupii, quando anche la riccia aveva pensato alla stessa cosa. 
-Tutta colpa di Ronald, quando lo prendo mi sente- accennò, pulendole la bocca. 
-No Mamy, Zio Nonald no colpevole. Arya sporcata. E poi se tu fai tanto male a Zio Nonald, Zio Hally e Zia Inny tritti- ed una lacrimuccia solcò il suo viso. 
Quando la vidi così, una morsa mi strinse il cuore. Come un dovere. 
Protezione. 
Rassicurazione. 
Un filo di emozioni. 

-No Principessa, non fare così, la mamma scherzava. Guarda cosa ho qui?- 
Nella mia mano destra, comparve un piccolo drago di peluche verde-argento. 
La Granger prese a ridere -Originale- 
Gli occhi della piccola si allargarono e sul suo viso, comparve un grandissimo sorriso. 
-Come lo chiami?- dissi 
-Draco- sorrisi -Come il mio papà- 
La riccia sussultò. 

"La verità"
"La verità fa male" 
"Ma è la verità" 

Il cuore iniziò a tamburellare. 
Il mio sorriso si spense. 
-Co...cosa?- sussurrai, quasi impercettibilmente. 
-Ary, tesoro, Draco deve andare via. Saluta- 
-Ciao pap...- si accinse a dire. Poi si corresse -Draco- 

Come un fulmine, la riccia iniziò a scendere le scale. 
La seguii. 
-Hermione, che significa?- 
Lei da fredda innocente rispose -Di cosa parli?- 
Quando le scale finirono, mi sembrò passata un'eternità.
Con uno scatto le presi il polso.
Ero furioso.
-Chi è suo padre?- dissi lentamente.

Le lacrime pizzicavano, ma non mi sarei arresa. Non così.
-Draco, non hai nessun diritto di chiedermelo. Va' via- ringhiai.
Strinse ancora di più la presa sul polso.
-Dici? Granger, ricorda chi sono. Dimmi, Arya è mia figlia?- parole calme, ma dette con talmente tanta rabbia, da far cedere qualunque barriera.
Ed ora?

"Un passo vicino alla verità"
"Un passo vicino al tuo cuore"
"Lui non ha un cuore"
"Ne sei sicura?"

Alzai lo sguardo, incontrando i suoi occhi, ridotti a fessure.
Lamine d'argento.
Un celo in tempesta.
Quegli occhi che amavo.
Annuii. 
Come se scottato, lasciò la presa sul mio polso. 
Troppo in fretta. 
Mi sentii persa. 
-Come hai potuto? Come hai potuto tenermela nascosta? Ti disgustavo a tal punto?-  ringhiò lui. 
Ma che cosa si stava inventando?.
Dopo tutto quello che...
-Ma ti senti quando parli? Pensi che per ripicca ti avrei tenuta nascosta una cosa così bella? Draco, io non sono come te- 
-Zitta!. Tutte belle parole, ma resta il fatto che non me lo hai detto. Cos'è avevi paura di un Mangiamorte?- 
Arrabbiata e ferita, iniziai ad urlare le miei ragioni. 
-No, avevo paura del tuo cuore. Ma cosa volevi che facessi? Che ti venissi a dire "Draco sono incinta, ti va di giocare alla famiglia felice?", mentre tu ti scopavi l'intera Hogwarts femminile?- 
Silenzio. 
Questo ci fu per qualche secondo. 
Interminabile. 
-Ma ti sei rotolata nel mio letto anche tu- 
I suoi occhi nei miei. 

"La verità fa male" 
"Lo so" 

Io sapevo perchè lo avevo fatto. E lui? 
-Avevo i miei motivi- ribbattei, con un tono più civile.
Alle miei parole, iniziò a ridere. 
Una risata di scherno. 
-Certo. I tuoi buoni propositi. Farti mettere incinta, farti sposare da me ed avere il mio patrimonio- 

Era un colpo basso, lo sapevo. 

"Lei non è una delle tue ochette" 
"Lo so" 
"E allora perchè lo fai?"
"Voglio la verità" 

Io sapevo perchè lo avevo fatto. E lei? 














 


Vi ringrazio tantissimo per la pazienza...e per la clemenza. 
Mi dispiace lasciarvi sulle spine, chiedo venia. 
Ringrazio moltissimo tutti voi che leggete e recensite.
Fatelo, mi raccomando. 
Ancora mille grazie. 
Un kiss 
Draco_Slytherine 


Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** -Verità negate- ***


-Cosa?- boccheggiai. 
Non poteva pensarlo davvero.
Non dopo tutto ciò che avevamo passato.
-Hai capito benissimo. All'epoca il mio cognome era uno dei più potenti e tu...- si bloccò.
 
Abbassò il dito che poco prima mi stava puntando. 


Erano passati tre anni. 
Tre anni, nei quali io, non avevo saputo nulla.
Quindi...
"Sto sbagliando tutto vero?"
"L'hai capito ora?" 
"Si"
"Idiota" 

-Ma allora, perchè lo hai fatto?- disse, tornando al suo tono glaciale. 
Lui non provava quello che provavo io.
Io ero...
-Io sono una Mezzosangue- dissi, con voce strozzata. 
-E allora?- 

Ma che cosa stava blaterando? Sapevo già il suo stato di sangue, ma ormai non facevo più distinzioni. Non dopo tutto quello che era accaduto durante la guerra. 
I morti.
Le famiglie distrutte. 
Le anime in pena...
La mia.  
Mi ero reso conto che erano tutte baggianate. Questa volta non volevo sbagliare, forse, c'era ancora un modo per rimediare. 
Ma ora, perché tirava fuori quel discorso?. 

-I Mezzosangue, non vengono amati dai Purosangue- 
Avevo avuto il coraggio di dirglielo. 
Finalmente, dopo anni di condotta reclusione, ce l'avevo fatta. 
-Non capisco. Pensi che io non la possa amare? Pensi che le farei del male, che...- le sue urla, furono interrotte dalle mie. 
-Malfoy, ma non hai capito?. Io ti amavo. Ecco perché sono venuta a letto con te. Ecco perché non te l'ho mai detto. Uno come te, avrebbe mai potuto amare una come me?- ansimante, rimasi davanti a lui, a scrutare qualsiasi emozione, ma non ne vidi. 

Certo che potevo. Perché io l'avevo amata...e l'amavo ancora. 
Avrei voluto dirgliele queste cose, rivelarle finalmente, cosa celava il mio cuore. Ma non era il momento, o forse, non ne avevo la forza. 
"Idiota"
"Deficente"
"Sei pazzo"
"Di lei"
Quando la vidi passarmi vicino, mi aspettavo una parola, un gesto, qualunque cosa, invece, l'unica cosa che fece, fu aprire la porta. 

Passarono minuti, forse, nei quali ero rimasta con la mano sul pomello della porta. 
Quando poi, si accinse ad uscire. Sostenni il suo sguardo per tutto il tempo.
Orgoglio. 
-Hermione, non portarmela via- accennò, sulla soglia della porta -è la cosa più bella che mi sia capitata da anni.- 
I capelli biondi, scompigliati, risaltavano al sole. 
Gli occhi, erano quelli di un disperato, in una muta richiesta di fiducia. 
Aveva veramente paura di perderla. 
-Dopo te- sussurrò, quasi impercettibilmente, ma bastò. 
Lo vidi incedere a passo elegante verso l'uscita. 
Rimasi stupita, ancora appoggiata alla porta. 
Quando sparì dalla mia visuale, diventando solo un puntino all'orizzionte, mi lasciai scivolare per terra. 
In realtà, non gli avevo detto tutta la verità. 
Uno come lui, poteva amare una come me?
Rientrai. 
Dovevamo andare alla Tana. 

Nel mio ufficio, un Draco Malfoy disperato, si stava scavando la fossa da solo. 
Continuavo a fare avanti e indietro, ripensando alle parole della Grifona. 
Avevo due possibilità: rimanere lì, e prepararmi la tomba, oppure, sistemare la situazione. 
-Ehi, Biondo, che mi racconti?- 
Ma non feci in tempo a pensare, che Blaise entrò, facendo quasi una scenetta teatrale. 
Lo guardai preoccupato, consapevole che una volta raccontatogli l'ultimo avvenimento, mi avrebbe tormentato fino allo stremo. 
-Allora?- intimò il moro. 
Sospirai.-Ho conosciuto una ragazza- un sorriso sornione e malizioso si aprì sul suo volto.
-Aaaaah, lo sapevo che la Granger era solo un ripiego.- 
Scossi la testa. -L'ho conosciuta a casa sua- 
-Convive con una donna?. Sapevo che era strana, ma non pensavo avesse questi gusti. Contenta lei- disse, girovagando nella stanza in preda ad una sedia girevole.
-No Blaise. Fermati. Ha quasi tre anni. Ha i capelli uguali ai miei, solo ricci, gli occhi sono identici ai miei...e il carattere è quello di una piccola Serpe- sorrisi -Ma è anche testarda ed orgogliosa come la madre-
Blaise aveva spalancato la bocca.
Finalmente aveva capito.
-La Granger ha una figlia del Weasly che ti assomiglia? Salazar quest...-
-Per Salzar, Blaise, è mia figlia-


Harry, Ron, Ginny e tutti i componenti della famiglia mi guardavano persi.
Per tutto il tempo del racconto non avevano fiatato.
Cosa pensavano?.
Terrorizzata, iniziai a torturarmi il labbro. 
Avevo fatto male?. 
E se poi Draco in preda alla pazzia l'avrebbe allontanata da me?.
Ginny, vedendo il mio disagio, si aprì in un grande sorriso. 
-Herm, è stupendo!- 
-Come?- sussurrai stupita. 
-Finalmente Arya potrà avere suo padre accanto, tu, avrai Draco accanto. Non lo hai mai dimenticato, ha sempre fatto parte del tuo cuore, della tua vita. Vuoi mandarlo via ora?, adesso che ha scoperto di vivere per qualcun altro?- 
Alcune lacrime stavano scivolando lente e silenziose sul mio viso. 
-Cara...- iniziò Molly - Hai sofferto tanto in questi anni. Hai sempre fatto tutto da te. Ti sei presa cura di tua figlia in modo esemplare, nonostante il nostro aiuto, hai smesso di studiare per lei, ai rinunciato al tuo sogno. Ai tuoi sogni. Hai rinunciato ai tuoi genitori per salvargli la vita. E' ora di ricominciare. Tu ci hai dato la forza per andare avanti, ora è il tuo turno. Prenditi la felicità che ti è stata negata.- 
Durante il discorso, le lacrime non avevano mai smesso di scivolare copiose. 
Il mio silenzio, era una muta richiesta di aiuto. 
Harry si avvicinò a me. Mi prese per le spalle e mi guardò, dritto negli occhi. 
-Hermione- ed annuì. 
Come risposta lo abbracciai. 
Come avrei fatto senza di lui?. 
-Dagli una possibilità.- disse Ron a quel punto. 
Seduto sul bracciolo del divano, le mani incrociate tra di loro e i capelli rossi scomposti, che ricadevano sugli occhi azzurri. 
Si, anche lui era cambiato. 
-Mamy- disse una vocina alle mie spalle. 
Ci voltammo. 
-Puando andiamo da papà?- disse lei, stringendo a sè il peluche verde-argento. 
Io sorrisi. 
-Presto- dissi. 
Era ora di ricominciare. 
















Grazie mille,a tutti voi, che recensite ed aumentate.
Spero sia di vostro gradimento, e ricordate che se avete qualche dubbio, non vi resta che chiedere...in ogni caso, spero non ne abbiate. 
Ancora mille grazie. 
Draco_Slytherine





Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** -Insieme- ***


Perdonatemi!! Chiedo ancora una volta venia, ma come potrete vedere, non è stato facile far riemergere la notte"dei tempi" per i nostri cari ragazzi. Volevo scriverlo bene, e spero di essere riuscita nell'impresa.
Vi ringrazio moltissimo per tutto il calore che mi dimostrate. Spero sia di vostro gradimento.Mi raccomando, recensite, vi prego.
un kiss. Draco_Slytherine



Non era un giorno come gli altri, me lo sentivo. Quel giorno, qualcosa sarebbe cambiato. 
Cadeva una fitta pioggiarellina. 
Tornai in camera mia. Hogwarts non mi era sembrata mai così triste, desolata. 
Mi buttai sul letto, annoiata. Avevo già fatto tutti i compiti, studiato, ripassato, ed in realtà, non avevo voglia di fare niente, ed inaspettatamente, neanche di leggere. 
Avevo bisogno solo di una cosa.
Sentirlo, vederlo, le sue mani su di me. Il suo alito caldo sul mio collo. Mi vergognavo di me stessa a bramare quelle sensazioni, ma non riuscivo a reprimerle.
Un gufo picchiò sul vetro della finestra gocciolante.
Apparentemente portava una lettera, la quale, deludentemente conteneva solo tre parole, chiare, coincise, " Camera mia, ora". 
Non ci frequentavamo sul serio, anzi, in verità, non ci frequentavamo affatto. Due, tre baci al massimo, che per lui non significavano niente, ma per me, avevano tutt'altra essenza.
Non si era mai spinto oltre. 
Arrivai davanti la sua stanza con il cuore in tumulto e con un bel respiro entrai nella tana della Serpe. 
-Mezzosangue- una figura si stagliava davanti alla vetrata della camera. Dietro di lui, lampi,  tuoni, una pioggia continua ed un cielo scurissimo. 
-Perché sono qui?- domanda troppo ingenua. Si avvicinò a me ed iniziò il suo operato. 
-Per questo- disse, tra un bacio sul collo e l'altro. -Vieni- un semplice sussurrò, che mi mise i brividi. 
Mi stese sul suo letto e poi, ricominciò. Baci, carezze, la sua mano dentro la mia camicetta, le mie mani nei suoi capelli, i miei baci sul suo collo. 
La mia testa diceva di andare via a gambe levate, il mio cuore, diceva di restare a farmi...amare. Solo in quell'istante, solo per quella notte. 
Poi, alzò leggermente la testa, puntando i suoi occhi nei miei. 
-Ti va?-
Capii immediatamente quel che voleva. Ma io lo volevo? Volevo che fosse il primo? Volevo farlo con il ragazzo che amavo?. 
Si, lo volevo. 

"Vuoi donarti a lui per essere la sua puttana?" 
"No" 
"Vuoi donarti a lui solo perché lo vuole?" 
"No" 
"Vuoi donarti a lui, perché lo ami?" 
"Si" 

-Si- e dentro i suoi occhi, vidi fremere qualcosa.
Desiderio. 
Cominciò a baciarmi, come all'inizio.
Lento, amorevole, non pretenzioso. 
Con estrema lentezza, iniziò a sbottonare la camicetta ed arrivato al petto, iniziò a baciarlo. 
Avevo paura. Una paura tremenda. 
Tante volte mi ero ritrovata a chiedermi come fosse, per poi darmi subito della svergognata, ma sbagliavo. Mi dicevo, che se era stupendo per quelle ragazze che lo facevano senza amore, allora, come poteva esserlo per una innamorata?.
E per via di quei pensieri, tornata alla realtà, mi ritrovai in intimo. 
Ma non ero ancora pronta. 
Così, iniziai a sbottonargli la camicia, lasciandogli scie di baci sul collo. 
Ero consapevole che, alla fine di quella notte, mi sarei resa ridicola, che lui mi avrebbe cacciata dal suo letto, trattata come una delle tante. Ma non m'importava.
Non quella volta. 
Sbottonata la camicia, passai le mie dita sui suoi pettorali, percorrendo una lunga cicatrice che prendeva quasi tutta la parte del torace. Quando capii da cosa era stata causata, sussultai.
Con uno scatto, Draco mi prese la mano, ed io spaventata, la ritirai, pensando che non avesse gradito il gesto. Invece, dopo averla ripresa, se la portò al cuore, chiudendo gli occhi. 
Lo baciai, e dopo qualche secondo, anche lui era in intimo, rimasto solo con i boxer. 
Arrivò il punto cruciale. 
Mi tolse il reggiseno. Una mano sui fianchi e l'altra su un seno. 
Fu un suicidio, per entrambi.
Lo sentivo fremere, ma non lo dava a vedere. E quando arrivò alla mia femminilità, sospirai e lo sentii rilassarsi. 
Si tirò su di me, senza pesarmi e allora, gli tolsi i boxer e anche io, poi, mi ritrovai di fronte alla mia nudità. 
Iniziò ad entrare calmo, lento. Infine, mi guardò negli occhi, intrecciò le sue mani nelle mie "Io sono con te, non ti lascio" ed entrò. 
Spalancai gli occhi e strinsi di più la sua mano a cusa del dolore e lui rispose. Cominciò una danza tra me e lui, la quale durò a lungo.
Draco prendeva l'iniziativa ed io lo seguivo, senza staccare gli occhi uno dall'altro, senza lasciare le nostre mani. Rimanemmo così, finchè non raggiungemmo l'epice, insieme. 
Si abbandonò sul mio petto, esausto e sudato. Gli occhi limpidi. 
Poi, si stese vicino a me tirandomi a sè e mi abbracciò, tenendomi stretta.
Mi sentii protetta. 
Poggiai le mani sul suo petto e lui, incrociò le sue gambe con le mie. 
La mia prima volta, con lui. 
Sapevo che era la cosa giusta, ma avevo paura, perché molte volte le cose giuste si rivelano sbagliate. 
Ma questa no. 
Questa la sentivo mia fino in fondo. 
Qualcosa si aggiustò , qualche ferita, qualche insulto negli anni. 
Ormai mi aveva legata a lui senza rendersene conto, magari con qualche intenzione, ma comunque ingenuamente. 
Quindi era quello l'amore?. 


Il Manor era avvolto da un inquietante silenzio, nonostante le foglie fossero scosse da un placido venticello. La malinconia mi abbracciò e con lei, i pensieri tornarono a farmi visita. 
Volevo rivederla. Avevo bisogno di rivederla. 
Avevo capito che volevo far parte della loro vita, e l'unico modo per farlo, sicuramente, non sarebbe stato accettato da quella Grifona testarda ed orgogliosa. 
-Sei matto?- Blaise agile e scattante era saltato giù dalla scrivania del mio studio, sulla quale era comodamente seduto, con una faccia sconvolta. 
-No- più gelido del ghiaccio stesso. -Voglio lei, voglio mia figlia e se per averle devo farlo, lo farò- risposi più serio che mai. 
Avevo annegato quel pensiero con un bicchiere di Whisky Incendiario. 
Guardai assorto quel liquido cristallino. 
-Draco, non stai affrettando le cose? L'hai incontrata so...- 
-Taci Blaise- urlai spazientito. 

Perché faceva così? Perché non capiva?. Lui non era questo, e si faceva solo del male a rinnegarsi.
Non poteva prendersela come fosse carne da macello, la Granger non lo avrebbe permesso. 
Stava riemergendo quel Draco su cui tanto i suoi genitori avevano lavorato, ed io, non potevo permetterlo. 

-Draco- 
-E'- mi lamentai. 
-Draco, dove sei?- 
Lo guardai come si guarda un pazzo. -Blaise, ma che razza di domande fai? Sono davanti a te!- risposi esasperato. 
-No. Io vedo solo Malfoy- prese la giacca e si accinse ad uscire. Girò appena la testa per riservarmi un ultimo sguardo -Torna in te, Draco- e lasciò definitivamente la stanza. 

"Draco, l'hai ferito" 
"No" 
"Come lo sai?" 
"Perché sono Malfoy" 

Una fitta pioggiarellina cadeva incessante. Non era molta, ma fastidiosa. 
Sembravano stilettate, mille pugnali che fendevano l'aria e il mio corpo. 
Come le parole di Blaise. Aveva ragione, ma ormai, avevo preso la mia decisione. 
Bussai e dalla porta fece capolino una testa riccia, mora. 
Appena mi vide, accennò ad un sorriso, che io non ricambiai, troppo concentrato a pensare un discorso sensato da farle. 
-Draco, non entri?- 
La sua voce mi destò dal mio dramma interiore e le risposi con un flebile: 
-Si, certo- 
Avevo perso tutta la mia sicurezza in un attimo.

"Dovrò rinunciare a loro?" 
"No. Non lo vuoi" 

-Cos'hai?- accennò, ma fu interrotta.
-Papà- gridò una testolina bionda. 
D'un tratto, la sicurezza che era svanita, ricomparve davanti a quegli occhi grigi. 
La presi in braccio, e la strinsi a me come fosse la cosa più importante al mondo. 
-Ehi Principessa, come stai?- 
-Benissimo- rispose lei. Solo quando fu a terra, notai che stringeva a sè il peluche che le avevo regalato. 
-Non lo molla mai. Se lo porta sempre dietro- disse Hermione, quando Arya se ne fu andata.
Incrociò le braccia. -Draco, mi dici cosa...- 
Presi un bel respiro. 

-Dobbiamo sposarci- 
Mi sembrò che la stanza si gelasse in quell'istante. 
Sgranai gli occhi, incapace di proferire parola. 
No, non così, doveva accadere per amore. 
Ero sempre stata abituata a fare ciò che volevo, solo se volevo e quando volevo, tutto ciò con la massima libertà. 
-No- dissi con il mento alzato, ma con una nota che stonava nella voce. 
-Ascolta- iniziò pazientemente Draco- è l'unico modo. Ora che so di avere una figlia, il Ministero ha imposto il matrimonio. Sai meglio di me che una bambina nata fuori da esso non è riconosciuta. Ed io per lei voglio il meglio- confessò. 

"Ti abbandonerà" 
"No, non lo farà. Non con lei" 
"Non lo conosci"
"Ma conosco il suo cuore" 

Senza accorgermene, mi ritrovai con gli occhi lucidi. 
-Sei qui solo per questo?- 
-Sono venuto per restare- 
Non riuscivo a creare un pensiero di senso compiuto, perciò, optai per la via del mio cuore. 
-Glielo diciamo insieme?- 
Draco sorrise - Insieme- 
Decisi, prendemmo la via per le scale, mano nella mano. 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** -Insicurezza- ***


Quante scuse vi devo?? Troppe.
Lo so che è passato molto tempo, ma purtroppo avendo gli esami quest'anno, il tempo mi viene portato via. Spero comunque che nonostante tutto continuiate a leggere e a recensire.
Grazie mille per la pazienza.
Draco_Slytherine


 

-Ginny, finiscila- esasperata aprii le braccia. 
Da quando avevo dato la notizia dell'imminente matrimonio, nella famiglia si respirava aria di festa. 
A Molly sembrava essere stato tolto un macigno dal cuore. L'unica cosa che voleva, era vedermi felice. 
Harry e Ron erano rimasti colpiti da tanto coraggio, ed io tanto intelligente quanto ingenua, non riuscivo a spiegarmi il perché, infondo il primo ad essersi sposato era stato proprio lo stesso Harry.
-E' vero, ma io non ho una figlia- e questo riuscì a zittirmi. 
Da bravo gentiluomo e fratello, Harry mi chiese se poteva accompagnarmi all'altare. Quella richiesta mi rese felice.
George, dal canto suo, bardò l'intero esterno ed interno negozio con palloncini, festoni e striscioni, dicendo che era tutto in onore di sua "sorella", la quale si sposava.
Che dire, Arya l'aveva presa più che bene. Quando Draco ed io eravamo entrati mano nella mano e glielo avevamo detto, era saltata dal letto, finendo tra le braccia del padre, urlando dalla gioia.
E Ginny mi si era attaccata al collo piangendo, affermando che meritavo tanta felicità.
In realtà, non capivo. Era stato imposto. Probabilmente nessuno dei due voleva farlo. Ma non approfondii più di tanto. 
Nonostante tutto, ognuno di loro, sembrava sapere che c'era qualcosa che andava oltre il Ministero, oltre Arya. Avevano capito che il mio amore per lui non era svanito, e ciò rendeva il nostro legame ancora più solido. 
Ed anche se io mi sentivo una stupida a non condividere tutto ciò, ero certa che si, me lo meritavo. 
Ovviamente, la mia migliore amica non era in grado di tenersi le mani in tasca, perciò si era subito messa all'opera, trascinandomi tra un negozio e l'altro in cerca di un vestito. 
-Scordatelo, devi provarli tutti. E quando dico tutti, intendo tutti-. 
Stavo già per ribattere, ma lo sguardo che mi lanciò la rossa, mi fece captare, che se volevo restare incolume, dovevo starla a sentire. Perciò senza dire niente, sgattaiolai nell'ennesimo camerino rassegnata. 
Solo qualche giorno dopo ebbi un pò di pace.
Draco ed io avevamo parlato giorni prima, discutendo dell'abitazione nella quale saremo dovuti stare. 
Lui avendo paranoie da mago e non essendo abituato alla vita "semplice" impose il Manor.
Dovetti accettare senza discutere troppo, sperando solo che Arya si ambientasse subito, perché anche se La Tana era immensa, rimaneva più accogliente, più casa. Così, avevo preparato alcune borse con i nostri vestiti, e alcune scatole con i giochi della bambina. Osservai quello che per anni era stato il nostro rifugio, lontano dal mondo che era la magia. I mobili intatti, le foto...la foto dei miei genitori. Un velo di tristezza calò sul mio volto. Faceva ancora male.
Male, come l'idea che mi era venuta in mente. 
Qualche ora dopo alla Tana riunii tutti quanti per comunicare loro ciò che mi apprestavo a fare.
-Vi ho chiesto qualche minuto perché devo dirvi una cosa- cominciai decisa. I loro occhi su di me.
-Parto. Ho bisogno di qualche giorno per capirmi. Non so se è la scelta giusta, in più questa imposizione del Ministero mi confonde. Vorrei sapere che lo faccio perché lo voglio, e non perché me lo hanno ordinato. Per affrontare tutto questo devo avere le idee chiare-. 
Ginny fu la prima a parlare. 
-E Draco come l'ha presa?- 
Mugugnai, ma mi ripresi subito. Dovevo sembrare decisa. Niente debolezze. 
-Draco non sa niente. Gli ho scritto una lettera che gli darete voi nel caso dovesse venirmi a cercare-
-Hermione, sembra una fuga- il tono atono di Ron mi fece capire che non approvava.
-Ma non lo è- ribattei
-Oh, perfavore.- si alzò dal divano sul quale poco prima era seduto -Si vede lontano un miglio che hai paura-
-E anche se fosse? Ho sempre affrontato tutto con coraggio, come nelle aspettative degli altri. Permettimi una volta di avere tentennamenti, visto che qui non si parla solo della mia vita- urlai furente, indicando Arya che dormiva tra le braccia di Molly.
-Calmatevi ragazzi. Hermione sa quello che fa. Se vuoi del tempo, prenditelo. Al tuo ritorno, saremo tutti qui ad aspettarti. Con o senza il matrimonio- chiarì Harry.
I presenti calmarono quel po' di tensione che era scesa nella stanza. 
-Tesoro, credo che la piccola sia meglio tenerla qui- disse Molly. 
Fino a quel momento non avevo mai preso in considerazione l'idea di lasciare Arya. 
-Starà bene, vedrai.- 
Anche se con malinconia, mi convinsi delle parole di Molly che sapevano di rassicurazione e d'incoraggiamento.
Qui si trattava di giorni, non di ore. Era diverso. 
-Inoltre- aggiunse Harry -potrebbe essere un modo per vedere fino a dove si spingerebbe Draco. Capire se lui prova qualcosa per te-   
-Gia'- risposi amareggiata. 


 

 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** -Passi avanti- ***


Non avevo mai saputo i veri sentimenti di Draco. Anche quei piccoli gesti d'amore che poco alla volta mi dimostrava, sembravano meccanizzati. Come le parole di una canzone: se sbagli, ti ridono in faccia. E quello lui faceva, cercava di non sbagliare. Con tutte.
Mi sollevava solo il pensiero che ad Hogwarts, io ero l'unica che "frequentava". 
Alcune delle ragazze con le quali prima si divertiva, si lamentavano perché Draco a quanto pareva, si era trovato un nuovo giocattolino.
Nessuno seppe mai chi era.
Ma al tempo stesso, si presentava un altro dilemma, una sensazione repentina che ogni volta, s'insinuava nella mia mente. La paura. 
Semmai fossi riuscita a celare i miei sentimenti, l'dea di un rifiuto mi spaventava e di conseguenza, mi tratteneva. 
La mia vita era stata sempre un ciclo di ma e di se, tutto creato dalla paura di ciò che sarebbe potuto accadere.
Se non lo avessi fatto?.
Se glielo avessi detto?.
Come sarebbe stata la mia vita senza di lei?.
Come sarebbe stata con lui?.
E non riuscivo a darmi pace, perché l'unica cosa di cui ero a conoscenza era che non sarebbe stata così: meravigliosa. 
Inoltre, delle volte mi trovavo ad insultarmi da sola. Avevo contribuito a sconfiggere uno dei maghi più potenti ed Oscuri del mio secolo, e non riuscivo a comprendere cosa quell'organo compromesso tra la cassa toracica cercava di dirmi. Dove voleva condurmi. Quindi, visto che i ma ed i se, portavano solo altra sofferenza e problemi, decisi di lasciarli stare per il futuro. 
Avevo preso una decisione, per Arya, per me, per la mia famiglia.  

Trascorsi ancora qualche ora con Arya e con i pochi presenti in casa, dopodichè, fui pronta per partire.
Mi smaterializzai, arrivando all'interno di una piccola villetta. Non era grande come la Tana, ma neanche troppo piccola, due, tre stanze in più rispetto alla casa in cui abitavo. 
Era la casa nella quale i miei genitori ed io passavamo l'estate. Ricordavo che c'erano divani bianchissimi e soffici come le nuvole, alcune piante verdi sparse e su un tavolino, al centro della sala da pranzo, un piccolo vaso con dei fiori. Le tende, anch'esse candide, nascondevano una grande vetrata, che dava sull'Oceano. Sotto la grande finestra, una mensola. Quello era il mio posto preferito. Mi ci nascondevo per pensare, per ripararmi da tutto ciò che non ero io, e che mi pesava sulle spalle, per poi riprendere dopo qualche ora il pieno controllo della mia vita.
Ma quello che trovai appena ci misi piede, non aveva niente di ciò che i miei ricordi mi mostravano. I divani erano grigi, quasi neri per la polvere, le piante, avevano patito la sete e la morte, il tavolo, sebbene integro, era irriconoscibile per la patina di polvere che vi si era posata in tre anni. Le tende, non risplendevano più di quel candore e la mensola era stratificata. I vetri appannati e in qulche punto spaccati. 
Mi vennero le lacrime agli occhi. Quanto tempo era passato? Sembrava un secolo. Eppure erano solo tre anni. La mia vista non poteva sopportare oltre, perciò, decisa, mi rimboccai le maniche ed iniziai a pulire. 
Secchi, stracci, scope. Niente magia. Non lì. Lì, ero solo me stessa, la me stessa babbana. 

Stavo finendo di pulire la grande vetrata, ormai mi ci specchiavo dentro, quando una luce accecante mi invase gli occhi.
Il tramonto. 
La casa risplendeva di nuova vita.
Avevo impiegato delle ore a terminare il mio "lavoro" ed il tramonto ne era la prova. 
La prova anche di quanto ero lontana dalla mia bambina. Arya ed io ammiravamo sempre il tramonto insieme. Era come un rito. Ci accampavamo furoi alla Tana, in giardino, in qualunque posto ci trovavamo, eravamo sempre insieme, lì, a guardare la sera scendere. E le stelle brillare. 
Draco. 
E' così che Arya venne a sapere di suo padre. Le parlai della stella più luminosa che faceva parte della Costellazione del Drago e quindi, della nostra storia. 
Sembrava un momento perfetto. 
Mi ritrovai seduta sulle scale alla base della villetta, ad ammirare il paesaggio che veniva investito in pieno da quella lucentezza, che pian piano andava a calare. 
Che stupida!. 
Avevo lasciato la mia bambina per un capriccio. Avrei dovuto portarla con me, farle sentire che c'ero, farle sentire il mio calore. 
Pregai solo che stesse bene. 


Ero sull'uscio di casa Granger, aspettando che qualcuno mi aprisse. La tensione mi stava divorando, ma ancora di più la voglia di vederle, così con la scusa di discutere su alcuni dettagli del matrimonio, mi ero precipitato. 
Suonavo imperterrito da almeno dieci minuti, quando mi venne in mente che magari, non erano in casa. 
Maledicendomi mentalmente, guardai attraverso le finestre. Dentro regnava il più completo silenzio. Non c'era dubbio, lì non c'era nessuno. Se ci fosse stata la presenza di Arya, di sicuro, il vociare si sarebbe sentito anche dalla via. 
Maledicendomi di nuovo per non averci pensato prima, pensai che, molto probabilmente dovevano essere alla Tana, ma volli rimandare quell'incontro a, se possibile,mai.
Provai a chiamare Hermione con il cellulare (per chi non sapesse aggeggio babbano), ma sembrava staccato.
Non mi rimaneva altra scelta, di lì a cinque secondi, avrei dovuto affrontare Weasley e Potter, seguiti dall'allegra combriccola.
Al diavolo l'orgoglio, per Hermione potevo farlo.
Mi smaterializzai davanti a quella che doveva essere la Tana, presi un bel respiro e ancora trattenendo, bussai.    
-D...Draco?- chiese la Piatt... no, Ginny , quando mi vide.
A quanto pare anche lei voleva rimandare quell'incontro il più tardi possibile. Mi domandai perché.
-Mi dispiace disturbarvi- dissi cortesemente. Infondo, anche se eravamo stati sempre nemici, le cose erano cambiate -ma avrei bisogno di Hermione-.
La ragazza sembrava tirata come una corda di violino, ma non le chiesi niente. Non volevo essere scortese, o detto sinceramente, non m'interessava.
-Si certo. Entra-
Mi limitai ad un cenno del capo, ed entrai.
-Harry- gridò la Weasly  
Sfregia...Salazar, Harry, arrivò poco dopo accompagnato da Arya.
Appena mi vide, si tirò in uno stupendo sorriso. -Papà- trillò.
-Ehi, Principessa. Come va? Tutto bene?- le chiesi abbracciandola e tenendola stretta.
-Si si- ma nei suoi occhi passò un ombra. Mi stava mentendo.
-No, non credo che vada tutto bene. Dimmi, cos'hai?- tentai di rimproverarla, ma i miei sforzi erano nulli contro quel bel faccino.
-Arya, perché non vai dallo zio George? Ti stava cercando-
Harry fissò la bambina così profondamente, che mise quasi in soggezione me.
Lei annuì, e in un lampo sparì.
Che stava succedendo?.
-Potter, potrei sapere cosa succede?- chiesi tra il preoccupato e l'arrabbiato per il tanto mistero.
Quello, per tutta risposta, mi allungò un foglio.
-E' sua- affermò il ragazzo.
Una lettera.
-Ma cosa...-
-Malfoy, leggi e comprendi-
Aprii quella che doveva essere la lettera, la sua lettera. Lì dentro, c'erano le sue parole.  









Ecco fatto, come promesso ho messo il seguito.
Ora tocca a voi. Recensite almeno un pò. Fatemi sapere se la storia procede bene e se vi piace.
Mi piacerebbe conoscere anche l'opinione delle nuove arrivate.
Vi prego, fatelo per me.
Un kiss.
Draco_Slytherine                                                                                                                                    




Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** -Dure verità- ***


Caro Draco, 
ti starai chiedendo perché in questo momento hai in mano una mia lettera, e bene, ti rispondo subito. 
Non ho voluto coinvolgerti personalmente in questa cosa perché sapevo che non avresti appezzato.
Soprattutto in questo momento.
Comunque, l'unica cosa di cui devi essere a conoscenza è della mia partenza. 
Sono andata alla ricerca dei miei genitori, di conseguenza, starò via per un po'.
Non so quando tornerò nè so cosa succederà.
So solo che Arya ha bisogno di te. 
Lei ha compreso, e tu?. 
Stai con lei.
                                             Tua,

                                          Hermione


 

Se ne era andata.
Dove?. Non ne ero a conoscenza.
Da sola?. Poteva essere anche con quel Weasley, che in quel momento in casa non c'era.
Per quanto tempo?. Non lo specificava.  
Lo stupore iniziale, lasciò spazio solo ad una rabbia accecante.
Lo sapeva anche Arya. Mia figlia era venuto a saperlo prima di me. Di nuovo. 
Ennesima volta pedina del suo gioco. 
-Non è andata lì per trovare i suoi genitori, vero?- Non attesi la risposta, sapevo che non mi sarebbe piaciuta. -Dov'è andata?-  chiesi gelido. Ormai sapevo mascherare a perfezione le mie emozioni. 
-Nella vecchia casa dei suoi, in Australia.- 
Ringraziai Potter. Mentre mi voltavo e disintegravo manualmente la lettera, non vidi mai il sorrisetto trionfante del ragazzo dietro di me. 


Era passato qualche giorno, e in quei giorni avevo pensato. Tanto. 
Quei giorni avevano riacceso dei ricordi sommersi, quei ricordi che volevo dimenticare. Troppa sofferenza, troppe lacrime. 
A volte la rabbia prendeva il sopravvento, a volte l'amore mi riavvolgeva di quelle sensazioni da troppo tempo sopite, sempre e solo causate dalla stessa persona.
Senza che riuscissi a fare niente, le lacrime iniziarono a scendere, lente e argentee, le quali trovavano fine solo quando si riunivano finendo sul cuscino.
Il sole era sorto da ore, ma non avevo voglia di alzarmi, la giornata era così calma e tranquilla, ed il suono del mare che s'infrangeva sugli scogli mi cullava. Ma purtroppo, qualche minuto dopo, dovetti ricredermi, perché non riuscivo più a trattenermi. Così mi alzai, andai a farmi una doccia e finalmente, mi sentii in pace.
Mi rimisi in sesto e scesi giù per la colazione. Intanto i miei pensieri avevano preso il sopravvento e vagavano. Pensavo a Draco, alla sua faccia quando aveva visto la lettera. Mi immaginavo già una sua sfuriata, o di vederlo dietro la grande vetrata...
Ridacchai e solo dopo qualche istante mi resi conto che non era solo un'immaginazione.
Draco era lì.
Mi alzai e respirai in cerca d'aria.
I suoi occhi erano inquietanti, come non li avevo mai visti. Erano accesi da un rosso fuoco che non si vedeva, ma che bruciava a contatto con la pelle.
-Dra...- bisbigliai 
-Hermione- sibilò
-Che ci fai qui?- chiesi stupita aprendo la porta. 
-Oh, niente. Sono solo venuto ad ammirare l'Oceano Pacifico, era uno dei miei sogni più remoti- rispose sarcastico
Tanto valeva stare al suo gioco. 
-Be', ora lo hai visto. Puoi andare- 
Pensavo fosse finita lì, invece lo scatto che ebbe mi mise in allerta. 
-No, Hermione, non te la caverai così. Perché sei qui e non con Arya? Soprattutto, perché sei andata via?- la sua voce era incrinata da freddezza e delusione. 
Mi si strinse il cuore. 
-Hai let...-
-E non dirmi alla ricerca dei tuoi. Non sono fesso- rispose trattenendo la calma che, prima o poi, sarebbe esplosa. 
-Bene, allora sai benissimo la risposta- mi voltai e feci per andarmene, quando ciò che mi disse mi lasciò spiazzata. 
-Mi sono sentito preso in giro- le mani strette a pugni. 
Alzai gli occhi -Mi dispiace- sussurrai al nulla.
Lui si avvicinò a me, ed io non lo fermai. 
Il mio sguardo si posava altrove. Investiva l'infrangersi delle onde, il sussurro del vento.

"Codarda"
"E' normale" 
"Hai paura di lui"
"Ho paura di me stessa" 

-Sai- iniziai -mia madre diceva sempre "Qualunque cosa succeda, non smettere mai di lottare per la tua libertà"- 
-Credi di essere in gabbia?- chiese premuroso
-No, ma molto presto lo sarò- 
Il mio interlocutore si irrigidì -Assapora bene la tua libertà allora- 
Ecco l'inverno che fa ritorno. 
Si incamminò e solo allora mi resi conto di cosa la mia bocca si era permessa di dire. 

"Non farlo"
"Fermalo"
"Lascialo andare"
"No"

-Draco, ti prego, non fare il bambino- lo supplicai, ma le mie parole fecero tutt'altro effetto su di lui. 
Si fermò - Io? Sei tu quella che se ne è andata. Io le mie responsabilità me le sono prese- sputò ferocemente 
Quelle parole mi colpirono come uno schiaffo. Malgrado tutto, aveva ragione e m'infervorii ancora di più, perché si era permesso di farmi notare la verità. 
-Perché ti comporti così?- gli urlai 
-Perché non voglio perderti- urlò di rimando lui 
Ci guardammo, non so per quanto tempo. Qualcosa mi fece destare da quell'interminabile momento e solo molto tempo dopo ritrovai le parole scomparse. 
-Ho aspettato tre anni da quel dannatissimo pomeriggio. Da quel giorno ho sofferto, ho pianto ed ho sperato- aspettai un attimo che assaporasse tutte le mie parole, poi continuai -per te. Ma ho atteso. Tu dov'eri?-
-Io sbagliai quella volta. Sbagliai poi tutto il resto. Intorno a me vedevo solo le tenebre, e la luce mi si presentava solo quando tu eri con me, poi tutto tornava gelido. Ma non sono stato l'unico a sbagliare. Tu non mi hai detto di Arya, e l'ho scoperto nel modo peggiore-
-Quel pomeriggio era la volta-
Finalmente respirai. Respirai per non cedere e cadere a terra. Se lo avessi fatto, non sarei più riuscita ad alzarmi.
In Draco sembrò scattare qualcosa -Lo hai fatto pur sapendo di essere incinta- non era una domanda.
Alludeva alla guerra. Si, avevo combattuto nonostante portassi Arya nel mio grembo.
-Anche tu lo hai fatto durante la guerra-
-Ora non centra niente. E' diverso-
-Hai ragione, mentre io combattevo per la vita, tu, la stavi distruggendo-
Attesi. Attesi una sua risposta, ma non arrivò. Elaborava, ma non apriva bocca, ed io ero stufa di aspettare.
-Ora andiamo-
Preparai tutto ciò che c'era di mio in casa, e per la seconda volta, le dissi addio.







Devo dire la verità, non sono molto soddisfatta di questo capitolo, ma spero vivamente che vi piaccia.
Che dite, me lo fate sapere?.
Ditemi cosa pensate della storia, quindi recensite e recensite.
Abbattete la pigrizia, vi prego.
Grazie mille a tutti voi che continuate a seguire. 
Un kiss
Draco_Slytherine  

 



 

 

 

 

 


Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** -Il momento- ***


Si dice che le occasioni vanno prese al volo. In questo caso, la vita mi stava riservando una seconda occasione.
Alcuni penserebbero che sia solo un caso; altri che in realtà, era tutto programmato, si doveva solo attendere il momento giusto per agire.
Io invece, ero convinta che, non c’era solo lo zampino del destino, a volte, per far accadere qualcosa, bisogna ardentemente volerlo, o molto semplicemente, combattere per far sì che avvenga.
Ed io, questa volta, lo volevo con tutta me stessa, nonostante la mia immagine riflettesse altre emozioni.
Ero nel panico, terrorizzata, ma il riflesso dell’enorme specchio antico, rimandava un Hermione calma e tranquilla, nonostante l’agitazione che mi attanagliava.
Stava per succedere. Questa volta non era solo l’imitazione di un sogno.
Il mio volto si posò fuori. Oltre la finestra, l’immensità del cielo. Persino lui, riusciva a nascondere la tempesta. Limpido, fermo.
Fermo…come il tempo in quel momento.
Pensieri sconnessi e senza senso, iniziavano a nascere e a frullare nella mia mente.
Ovviamente, non era stata una mia decisione, ed ero ancora troppo arrabbiata con Draco per esternare i miei veri sentimenti, persino ad Harry.
Forse con lui un po’ meno. Sorrisi tra me e me di quell’affermazione.
Ma la realtà era una sola: ero divisa in due parti.
Grifona e …donna. Già, semplicemente, me.
La parte combattiva di me diceva di ribellarsi e sottrarsi a quest’ingiusto dovere.
Mentre, quella vocina dentro di me, chiedeva un’opportunità, per amare e lasciarsi amare.

“Sono una donna”
“Può anche darsi, ma non l’hai mai veramente dimostrato”
“Oh sì invece”
“Provalo”
“Non sarò mai schiava di me stessa”

Mai e poi mai, avrei ceduto. Era il momento di decidere, ed io, la mia decisione, l’avevo fatta.
Il filo dei miei pensieri fu rotto da qualcuno che bussò alla porta.
-Hermione-
La porta si aprì e due occhi verdi mi scrutarono. Sul volto di costui un grande sorriso.
-Sei bellissima- gli sorrisi di rimando e lui proseguì –è il momento-.
Cosa? Di già?
Sapevo che ormai mancava poco, ma, quella convinzione mi spiazzò.
Non ero pronta, né in me per capire l’importanza della cosa, ed in un lampo, tutte le miei convinzioni vacillarono, quindi, la mia mente si spense, incapace di ragionare oltre.
Ma fui spiazzata ancora di più, quando il mio cuore gioì.
Respirai e mi avviai verso l’uscita.
Percorsi la lunga scalinata del Manor quasi correndo, tanto che il mio accompagnatore mi fermò, prima che mettessi un piede in fallo.
-Calmati, o non arriverai intera “all’appuntamento”-
Ridacchiando, mollò la salda presa che aveva poco prima sul mio polso e mi prese le spalle, guardandomi negli occhi.
-Herm, se non ti senti pronta…- era in difficoltà. Sorrisi al suo imbarazzo -cercheremo un’altra soluzione. Anche s…- non finì mai di parlare, perché mi gettai, letteralmente, tra le sue braccia.
-Oh, Harry- mormorai –Io…io non lo so. Fino a cinque minuti fa ero fermamente decisa, ma ora...forse non ce la faccio.- mi strinsi più a lui, che ricambiò possessivamente.
Restammo lì, abbracciati per non so quanto e quei minuti, furono riempiti da due uniche e semplici parole: -Lo ami?-
Ero impreparata. Non me lo aveva mai chiesto esplicitamente, anche se era a conoscenza della risposta.
Lo aveva sempre saputo, credo da tutti quei racconti che gli avevo esposto ad Hogwarts, su me e Draco.
Ricordai la sfuriata fatta da Draco una settimana prima, nella casa dei miei in Australia. Alle sue parole : “Perché non voglio perderti”.
Ed era lì, in quel preciso istante, che mi si era fermato il cuore e mozzato il fiato. L’aveva detto davvero, senza ghigni, senza malizia.
Ricordai i suoi occhi: limpidi, non freddi, non quelle due lame d’acciaio che conoscevo.  
Perciò, alla domanda di Harry risposi -Sì- ,perché lo sapevo, perché quella era l’unica cosa certa in quel momento.
-Allora ce la farai. Ricorda, sei Hermione Granger, nessuno può spezzarti.-
Bene, restava solo da convincere me stessa. 
Ma ad un tratto, quella conversazione mi portò a porgli una domanda -Harry, come hai fatto?- il ragazzo alzò un sopracciglio, confuso. -Voglio dire, come hai fatto ad accettare tutto questo? E soprattutto, perché?- 
Ecco uno dei tarli che mi aveva sempre consumata. 
Harry non aveva mai fiatato, nè quando ad Hogwarts gli parlavo delle sere che passavo con Draco, nè quando gli avevo riferito di essere in cinta. 
Non avevo mai trovato il momento giusto per chiedeglielo in due anni, e mi ritenevo stupida a pensare che quello fosse il momento. 
-Capisco- disse amaramente, probabilmente pensava di tenerlo nascosto ancora pe un po'.
-Quel giorno in cui venisti da me e mi raccontasti di aspettare Arya dal mio peggior nemico, mi sentii sprofondare. Non per Malfoy in sè per sè, chiariamoci, non è che io impazzivo all'idea di te e lui, neanche ora, ma ciò che mi faceva male era perchè pensavo di aver fallito. Mi ero ripromesso di tenerti al sicuro, durante il periodo della guerra, di non farti soffrire, ma già nel momento in cui Bellatrix ti torturò capii che mi era impossibile farlo, e saperti nelle mani di Malfoy, era esasperante. Il problema accadde nel momento in cui mi rivelasti di essere in cinta. I tuoi occhi- si fermò, forse per prendere fiato, forse per l'emozione. Poi continuò -I tuoi occhi- ribadì -ecco cosa mi ha fatto accettare questa situazione, ecco cosa mi ha convinto. Mentre parlavi, splendevano. Trasudavano amore, amore per quella creatura che portavi dentro di te. Splendevano persino mentre nominavi Malfoy. Avrei dovuto capirlo prima, perché brillavano anche durante i racconti delle notti che passavate insieme. In quel momento, ho capito che eri felice, che era quello che volevi, nonostante il buio che ci circondava. Perciò, se tu eri felice, lo ero anche io. Mi bastava questo.- 
Come ero riuscita a trattenere le lacrime, non ne ero ancora a conoscenza, ma pizzicavano, ed infatti,un secondo dopo non ce la feci più, e scoppiai. 
Gli buttai le braccia al collo e piansi. Aveva fatto tutto questo per me, solo per me. In quell'istante, non m'importava del trucco, non m'importava del ritardo che stavo causando, in quel momento c'erano solo le sue parole e le sue braccia.
Poi, man mano, le lacrime smisero di scendere.
Harry estrasse un fazzoletto dalla tasca dei pantaloni e mi asciugò il viso, pulendolo anche dalle tracce di trucco colato, appena accennato, visto che avevo optato per qualcosa di molto semplice. 
Ci guardammo negli occhi, senza dire una parola, solo sorridendoci, consapevoli che per noi, quel gesto, contava più di mille parole. 
Infine, mi porse il braccio, che accettai immediatamente e varcai la soglia che avrebbe definitivamente cambiato la nostra vita.   



Salve a tutte...non so cosa dire, visto che mi prenderei a fustigate da sola per l'indecente attesa. 
Mi scuso fortemente.
Purtroppo questo periodo è stato caratterizzato da ansia e tante altre cose.
Ho avuto gli esami e non me la sentivo di pubblicarvi un orrendo capitolo -sperando che questa sia stato di vostro gradimento.
Perdonatemi ed inoltre, so che qui non c'è la parte di Draco, ma credo vi sareste annoiate se fosse stato troppo lungo ...perché a me succede così.
Perciò nel prossimo ci sarà una parte di Draco e successivamente, non so.
Fatemi sapere se faccio bene e soprattutto se la storia continua a filare. 
Recensite quindi, soprattutto voi che non lo avete mai fatto, mi piacerebbe sapere anche da voi cosa ne pensate. 
Un ringraziamento speciale a tutte voi che continuate a leggere e a seguirmi, siete grandi!! 
Grazie mille per la pazienza, e alla prossima. 
Un kiss 
Draco_Slytherine 

 


 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** -Ho bisogno di lei- ***


Salve a tutte!!
Non so cosa dirvi, perché ho davvero finito il modo per scusarmi.
 
Comunque, in questo capitolo ci troviamo ancora al pre-matrimonio...nel prossimo capitolo finirà questa tortura e arriveremo al momento
clou tra i due!!
Ovviamente, non ho continuato, visto che sarebbe stato troppo lungo. 

Molto probabilmente, sareste entrate in trance... a meno che  non lo avete già fatto, adesso. 
Fatemi sapere cosa ne pensate. 

Intanto, vorrei ringraziare
kiraeteru e titti 13, che continuano a recensire. 
Grazie mille!!


 

 

                                                                                             

       

 



Il giardino, pullulava di invitati. Erano presenti anche alcuni parenti della mia famiglia, ma a nulla erano valsi i miei tentativi di dissuaderli dalle loro remote opinioni. Molti sì erano convinti che il conflitto tra Purosangue e Mezzosangue era una sciocchezza.
Ma c’erano anche quelli che non riuscivano a dimenticare, quelli che non potevano. Vergogna?
La diffidenza sembrava andare di moda, tanto che, qualcuno, anche se nella minor parte dei casi, girava la testa e se ne andava in presenza di quelle persone ritenute non degne. Come mio padre, che non era cambiato di una virgola. 
Ovviamente, i miei genitori non erano presenti… e neanche quelli di Hermione. Dovevo ammettere che era frustrante.
Mia madre, Narcissa, era ad Azkaban, insieme a Lucius, ed io non ero riuscito a farli assistere alla cerimonia. Con la caduta del Signore Oscuro, era svanito anche quel po’ di potere che possedevamo. Per quel che mi riguardava, Lucius poteva anche restare dov’era: in fin dei conti, era quel che voleva. Non potevo più fare niente per la sua vita. Ma a mia madre, che non era prodiga del tutto al Signore Oscuro, erano stati dati tre anni. Di lì a qualche mese, sarebbe stata libera.  
Vagai con gli occhi per il giardino. Le mani, in tasca, sudaticcie. 
I mormorii aumentavano sempre di più. Fantastico. Ma dove si erano cacciati?
Intanto, alcuni ex Serpeverde parlavano tra loro. Non potei fare a meno di notare Pensy Parkinson e… i miei occhi si trasformarono in due fessure. Che diavolo ci faceva qui?
Guardai Blaise. I lineamenti innaturalmente duri.
– Tranquillo Blaise – sussurrai a quello che prima sembrava il mio migliore amico. Quella freddezza non gli apparteneva.
Certo, detto da me, non era naturale, ma sorvolai. 
Avanzai fino ad aggregarmi al gruppetto delle Serpi. Al mio arrivo, calò il silenzio tra loro, tutti in attesa di una mia parola. In quello stesso istante, mi girai verso il mio bersaglio.
– Daphne – calcai di proposito il nome. – Cosa ci fai tu qui?- chiesi gelido.
Esitò solo per un istante. – Quello che fanno tutti: mi godo lo spettacolo – Sul suo volto si formò un vago sorriso di divertimento.
Lei, era una di quelle che non aveva dimenticato.
– Capisco – risposi. – Ma contrariamente alla tua affermazione, vedi, c’è un piccolo particolare che, forse, ti è sfuggito: Tu non dovresti essere quiQuindi – il mio sguardo passò a Pensy e rivolgendomi a lei chiesi: – perché ti sei sentita in obbligo di invitarla? –  
La ragazza rimase sbalordita. Il suo volto cambiò, diventandò più teso. 
Per un momento, pensai tremasse. E faceva bene.
Non si aspettava che capissi così alla svelta i frutti del suo “lavoro”.
Per quanto il mio intelletto mi permetteva di usufruire di esso, soprattutto in quel momento, non mi ci era voluto molto per capire come stavano i fatti: Daphne e Blaise dopo la guerra si erano messi insieme, ma dal momento che lei lo aveva mollato, il moro non le aveva più rivolto la parola e a stento riusciva a sopportare la sua vista. Quindi, l’avevo escluso dal principio.  
Avevo pensato a tutte quelle persone che erano lì, in quel momento. Non capivo perché avrebbero dovuto farlo. Certo, li conoscevo, chi più, chi meno, ma non ero del tutto convinto che fossero così sicuri di loro, tanto da prendere un’ iniziativa del genere. Soprattutto se sì trattava di me.
Perciò, l’ultima rimasta, teoricamente, era Pensy, la quale era la migliore amica di Daphne. E quale motivo l’aveva spinta a farlo se non per portare un po’ di scompiglio alla cerimonia?
Non c’era dubbio, Pensy era la responsabile… ed un pizzico di fortuna non aveva guastato.
Probabilmente, sentendosi in trappola, la ragazza, aveva iniziato a roteare gli occhi, in cerca di una via di salvezza: a quanto pare nessuno voleva farle da ancora.
– Be’, ecco, io pensavo fosse stato un tuo… mancamento – iniziò, con la sua vocina irritante. Patetica. Non poteva inventarsi scusa peggiore. – Sì, credevo che te ne fossi dimenticato. Insomma, Daphne, diglielo –. La sua voce si spense in un mugolio.  
Daphne di conseguenza, si accostò a me e mettendo una mano su un mio braccio, parlò: – Sì, Draco, non è così? –
Lentamente, ma deciso, le staccai la mano che apparentemente, assomigliava ad un artiglio. 
– No Daphne, e lo sai benissimo. Inoltre, Hermione non sarebbe molto contenta di vederti – distaccato e neutro. – Per questo, vi pregherei di abbandonare la festa –  
Passai lo sguardo su tutte e due le ragazze – Ora –  
Pensy provò a replicare, ma fu interrotta. – Fuori – sibilai. Subito dopo, indignate, si smaterializzarono.
Mi incamminai per tornare alla mia postazione, lasciando al piccolo gruppo le domande che avrebbero voluto appianare. Provai a calmare le bollenti acque che si agitavano dentro di me, ma l'umore dei presenti non aiutava di certo.
Molti iniziavano ad agitarsi sempre più rumorosamente, e quel vociare cominciava ad infastidirmi.
Cinque minuti di ritardo e Potter ed Hermione non si vedevano.
Blaise, accanto a me, continuava ad aprire e chiudere, a scatti regolari, i piedi, facendo sbattere le scarpe nere e lucide tra loro: altro rumore non gradito.
La famiglia Weasley parlottava insieme a degli ex Grifondoro, in particolare con quella svampita della Lovegood e Paciock, presumibilmente fidanzati, visto il braccio di lui intorno alla vita della bionda. Mentre la Piatt… la Weasley femmina, teneva per mano Arya, che indossava un completino bianco con scarpe abbinate.
Quella vista, riuscì a calmarmi. 
Era stupenda. 
La bambina posò lo sguardo su di me sorridendomi, ed io non potei ricambiare se non con un bacio, lasciando decidere la destinazione al vento.
Non era da me, ma sinceramente, non mi importava. 
Quella piccola Serpe, strano ma vero, era riuscita a buttare giù tutte le mie barriere. Solo quando ero con lei. Solo noi due.
L’amavo, non c’era certezza più solida.
– Secondo me, ci ha ripensato –
Come?
Il tempo di pormi quella domanda, ed il mondo, iniziò a roteare. I mormorii, i sorrisi, i vestiti vivaci; ogni cosa si fondeva, mischiandosi e sovrapponendosi. Era una sensazione orribile.
Sentirsi così impotente, non riuscire a controllarsi, e intanto, ogni cosa vorticava.
– Draco… –
Tutto un tratto, come riemerso, tornai alla realtà, ripescato dalle parole di Blaise. Ogni cosa in ordine ed al suo posto. 
Il moro mi guardava confuso, ed io iniziavo ad agitarmi, riuscendo comunque a controllare le sensazioni esterne. L’ansia saliva, e i dubbi si facevano strada dentro di me.
Notai solo le labbra di Blaise che si muovevano.
Parole, parole. Forse una, o due…forse un fiume, ma non le sentivo. Come in una bolla.  
…E se davvero ci avesse ripensato?
Forse pensava che avrei potuto farle del male, ferirla, o nuocere, in qualche modo, alla bambina.
No, questo mai.

“Abituatici. Scappano tutti”
“No. Lei è rimasta”
“Prima o poi, la vedrai svanire”
“No, non può. Ho bisogno di Lei

Era una lotta interna, ed io mi sentivo al centro di due pugili.
No, basta. Provai a scacciare quei pensieri, ma in ogni caso, l’ansia stava salendo al limite, e di Hermione ed il suo amichetto, neanche l’ombra.
Stavo per muovere qualche passo, intento a raggiungerla, ovunque fosse, quando la marcia nuziale risuonò nell’aria.
Mosso dalla disperazione, non mi ero neanche reso conto che gli invitati avevano taciuto e si erano messi in posizione.
Ringraziai mentalmente Salazar per il tempismo, e nel giro di qualche secondo, Hermione, scortata da Potter, si manifestava al centro, tra due panche di legno.
Forse sgranai gli occhi o spalancai la bocca, perché Blaise mi osservava, ridendo sotto i baffi.
Ma la mia concentrazione era tutta rivolta a lei, a lei che mi aveva rubato l’anima.
Era semplicemente stupenda.
I capelli erano stati tirati su, lasciando scoperto solo qualche ricciolo sbarazzino. L’abito, le ricadeva perfettamente, stringendole sulla vita. Il corpetto, non era sfarzoso, coperto da semplice ed elegante pizzo, sul quale erano state applicate piccole roselline bianche. La gonna, in raso, portava uno strascico più o meno lungo, che la faceva assomigliare a... in realtà, a chi? A nessuno. Solo a lei.  
– Draco, chiudi la bocca. Inizia a colare la bava – Mentre il moro ridacchiava e tornava a concentrarsi, io mi ricomposi immediatamente, cercando di essere credibile. O almeno, sperai. In fondo, ero ancora arrabbiato con lei.    
Hermione avanzò fino a me, e la sentii mia solo quando Potter la lasciò andare sorridendole, e le nostre mani combaciarono. 



 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1027456