La scomparsa di Danimarca

di adrienne riordan
(/viewuser.php?uid=17847)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Scomparsa ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Distanza ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Intraprendere l'azione ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Messaggi ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Groenlandia ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Contemplazione ***
Capitolo 7: *** Ago nel pagliaio ***
Capitolo 8: *** Niels ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Freden i Kiel ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Scomparsa ***


Salve a tutti/e

Salve a tutti/e! ^O^

Inauguro il 2011 con una pazzia bella e buona: la traduzione di una fanfiction inglese, proprio io che l’inglese… beh… lo amo moltissimo ma…. ecco… è lui che odia me… è un amore non corrisposto! * SIGH! * Però continuo a stargli dietro seguendo l’esempio di Bielorussia col suo amore Ivan (English… KEKKONKEKKONKEKKON! *_* ) e per esercitarmi cosa c’è di meglio che diffondere anche nel fandom italiano questa bellissima fanfiction che mi ha proprio commosso in alcune parti? ;_;

Naturalmente ho ottenuto il permesso dall’autrice della storia, ASEIES (qui di seguito il link del livejournal con la storia http://aseies.livejournal.com/9282.html). La ringrazio moltissimo per la sua disponibilità!

Confesso subito che non so con che ritmo potrò aggiornare (sono 13 capitoli) ma cercherò di non far passare i trimestri tra un capitolo e l’altro! Ad ogni modo, se ve la cavate con l’inglese e non avete voglia di aspettare i miei aggiornamenti, sappiate che la storia inglese è stata da poco conclusa, quindi la troverete completa nel succitato link!

Un altro sentito ringraziamento va alla mia pazientissima beta reader MystOfTheStars, che ha fatto miracoli nel convertire la mia traduzione dall’inglese all’italiacane in un italiano corretto e coerente! XD

Ah, beh, ecco, un avviso: è una fic spudoratamente DenNor. E Norvegia forse è un po’ OOC, benché si sappia poco di lui… Beh, una delle poche certezze (?) che si hanno è che si tratta di un personaggio dall’atteggiamento piuttosto freddino e con un rapporto in denial con Danimarca… ecco, dimenticatevi ‘sti dettagli, và! ^^’

 

 

Capitolo 1: Scomparsa

 

Qualcosa non andava.

Norvegia lo aveva capito non appena aveva premuto il tasto “snooze” della sua sveglia; la sensazione di un sapore come di marcio in bocca non prometteva niente di buono per quella sua giornata. Lentamente, raccolse abbastanza energia per mettersi seduto nel letto e fissò il vuoto per qualche minuto prima di notare una piccola creatura che gli tirava una manica.

“’Giorno Hallbjørg”  borbottò dirigendo un piccolo sorriso al suo piccolo amico faerie.

Norvegia stiracchiò le braccia sopra la sua testa, e finalmente si sentì abbastanza motivato ad alzarsi, sebbene avesse ancora come l’impressione che qualcosa non andasse bene. Rimuginò vagamente su questo mentre si dirigeva verso la cucina, ma qualunque fosse stato il significato di quei pensieri che gli giravano nella testa, decise che avrebbero potuto aspettare fino a dopo il caffé. 

Tuttavia, dopo essersi completamente svegliato, Norvegia aveva scacciato dalla mente quella strana sensazione per far posto ad una questione più urgente: il meeting mondiale a cui avrebbe dovuto partecipare quel giorno. Fortunatamente aveva fatto i bagagli la sera precedente, ma era pur sempre una seccatura dover raggiungere l'aeroporto. Ma prima sarebbe stata probabilmente una buona idea vestirsi. Sì.

Norvegia svuotò la tazza di caffé e tornò nella sua stanza al piano di sopra. Indossò il solito vestito da marinaio, applicò la forcina tirandosi su i capelli sul lato sinistro e si mise il cappello in testa. Ecco, ora era pronto.

Prima di uscire Norvegia prese un’altra tazza di caffé da bere lungo la strada. Fu in quel momento che notò che c’erano due messaggi non ancora ascoltati nella segreteria telefonica. Fissò la luce rossa accesa per pochi secondi. 'Se qualcuno ha lasciato un messaggio quando non ero qui', si giustificò, 'e io non l’ascolto, è come se non fossi mai tornato. Così può aspettare ' E così, preso il suo caffé, Norvegia uscì fuori dalla porta, diretto verso l'aeroporto.

 

Mentre scendeva dall'aereo, Norvegia si infilò tra l’enorme folla che riempiva l’aeroporto di Vienna. Le persone si spostavano indaffarate da un luogo all'altro e Norvegia si sentiva perfettamente in pace in questo mare in movimento.  Una chiazza d’argento in un mare di biondi e castani catturò la sua attenzione, e mentre si avvicinava vide la nuca di suo fratello minore, coperta di capelli argentati. A giudicare dal suo cappotto marrone, probabilmente Islanda aveva indosso il suo solito abito con camicia e papillon. Norvegia si chiese se avesse perso di nuovo un bottone della camicia.

“Islanda!” chiamò Norvegia.

Islanda si girò in direzione della voce che lo aveva chiamato, e sorrise lievemente al fratello “E’ bello vederti, Noregur.  Ottimo tempismo”.

“Sì” Norvegia ricambiò il sorriso. Il colletto di Islanda era aperto. I bottoni non erano stati abbottonati correttamente: erano tutti spostati rispetto alle asole corrispondenti. “Come stai?”

“Sono stato meglio di recente” Islanda si batté leggermente sul petto. “Non sono ancora guarito del tutto. Ci vorrà ancora un po’ prima che se ne vada completamente, ma il peggio è passato davvero”.

Lungo la strada, scoprirono che entrambi avevano deciso di tornare nei loro rispettivi Paesi la mattina successiva, anziché durante la notte. Anche se Islanda si stava rimettendo dal suo raffreddore, Norvegia si sentì obbligato a lasciare che il fratello minore dividesse una camera d'albergo con lui. Prenotarono la loro stanza, e si diressero dritti alla riunione dopo aver depositato i loro bagagli.

Islanda e Norvegia furono i primi tra i cinque Paesi Nordici ad arrivare al meeting, così presero posto nell’area destinata a loro e attesero gli altri. Molti degli altri Paesi erano già arrivati, e uno ad uno (o, più spesso, coppia per coppia), i posti vennero occupati dai Paesi a loro designati. Non fu una sorpresa vedere che Svezia e Finlandia erano arrivati insieme. Svezia si sedette per primo, a fianco di Islanda. Volse il suo sguardo intimidatorio su ciascuno di loro e li guardò negli occhi. Fece un brusco cenno e un grugnito, soddisfatto del suo saluto. Mentre Finlandia si sedeva, rivolse un sorriso a ognuno dei suoi fratelli, il che rese il suo volto ancora più rotondo del solito.

"Siamo fortunati ad avere bel tempo", disse per fare conversazione. "Ho sentito dire che a Vienna recentemente ha piovuto molto."
Col passare del tempo, Norvegia pigramente si chiedeva se Danimarca si fosse dimenticato della riunione, oppure se fosse stato abbastanza stupido da ubriacarsi la notte scorsa e avesse deciso di saltare l'incontro a causa della sbornia. Sospirando, Norvegia stava per prendere il telefono cellulare dalla tasca quando -
"Niente paura, il Fantastico Me è arrivato!".
Prussia aveva deciso di rovinare il meeting mondiale. Di nuovo.
Il resto della stanza fissò l’albino, e tutti lo guardarono farsi strada verso il seggio rimanente (che per caso era accanto Norvegia). «Allora», disse Prussia, mettendo gli stivali infangati sul tavolo e appoggiandosi allo schienale della sedia. "Abbiamo intenzione di cominciare, damerino*?"
Austria sbuffò e si accinse a iniziare la riunione, "Credo che siamo tutti presenti ora".
Norvegia sbatté le palpebre. Non era da Austria sbagliare a contare. Oltretutto era abbastanza sorprendente che Austria non avesse cacciato via Prussia un secondo dopo che questi era entrato dalla porta.
"E Danmark?" Norvegia fece a voce alta.

Le altre Nazioni fissarono quel Paese di solito così tranquillo con un’espressione confusa sul volto. Austria si schiarì la gola e parlò direttamente a Norvegia, "Gli ospiti non sono ammessi alle riunioni mondiali, Norwegen. Pensavo che dopo tutti questi anni lo sapessi."

Norvegia corrugò la fronte. Ospite? Che cosa stava dicendo? "Io non ho ospiti, sto parlando di Danmark, la Nazione". Sguardi vuoti, e anche un paio di occhiate preoccupate, accolsero le sue parole ancora una volta. Norvegia ebbe la sgradevole sensazione che quegli sguardi fossero sinceri.
"Non ne ho mai sentito parlare" disse America a voce alta. "Il nome suona molto come quello di un pasticcino però! Come si chiamava.. un danese! [dolci danesi, N.d.Me]"

"Denmark" ripeté Norvegia utilizzando il nome inglese, mentre un panico confuso stava cominciando nascergli dentro. "Il piccolo Stato sopra Germania. Come può essere che non lo conoscete? Ha partecipato a molti meeting mondiali".
"Io non ricordo di aver mai incontrato tale Paese di nome Danmark o Denmark" Rispose Austria. "Tuttavia, lo Stato che è geograficamente sopra Deutchland è l'uomo accanto a voi. Preußen".

"Oh Yeah man!", Norvegia spalancò gli occhi e si voltò rapidamente verso il prussiano che gli sedeva accanto. "Non provare a mettermi da parte! Posso anche essere molto più piccolo di quanto non fossi prima, ma io non sono ... Come hai detto? Dane-mark? Ha! Perfino il nome non sta in piedi ~" .
Il groppo in gola di Norvegia continuava a crescere. Stavano dicendo tutti delle cose senza senso. Ovviamente esisteva Danimarca! La storia poteva provarlo!

Norvegia si alzò in piedi, sbattendo la mano sul tavolo. "Inghilterra! Pensa a quando eravamo vichinghi, che avevamo invaso casa tua tutto il tempo. Non lo ricordi? E Amleto? 'C’è del marcio in Danimarca' ? " Inghilterra gli diede solo uno sguardo smarrito come risposta. Norvegia rivolse la sua attenzione altrove. "Germania, tu avevi invaso le terre di Danimarca durante la Seconda Guerra Mondiale, e lui si era arreso il primo giorno! Giappone! Hai appena battuto Danimarca ai Mondiali di calcio l'anno scorso!" Giappone sobbalzò a sentire il suo nome, ma la sua fronte si corrugò per la confusione.

Cina si alzò in piedi, "Smettila di assillarci con le tue fantasie, aru. Niente di quello che hai detto è vero, aru".
"E’ successo davvero!" Norvegia scattò. "Tu hai preso in prestito la statua della Sirenetta da Danimarca l'anno scorso. Vi state comportando tutti in modo strano – dite loro chi è Danimarca, ragazzi!” Norvegia si rivolse alle altre Nazioni nordiche per avere il loro sostegno, ma si rese conto con orrore che anche loro lo guardavano con espressioni confuse e preoccupate.

Finlandia stava balbettando il nome di Norvegia, senza essere sicuro di cosa avrebbe fatto Norvegia dopo essere stato chiamato. Svezia lo stava fissando con uno sguardo preoccupato, Islanda si alzò e mise una mano sulla spalla di Norvegia.
"Noregur, tutto quello che hai detto ... è accaduto a Prússland".
"Seriamente Norwegen", ha detto Prussia dal suo posto. "Non posso credere che pensi che tutte quelle figate** che ho compiuto siano state fatte da qualcun altro! Sei malato o qualcosa del genere?"
Norvegia spostò lo sguardo da Prussia verso Islanda poi verso Finlandia e Svezia. "Ma ... L'Unione di Kalmar ... l'unione Danimarca-Norvegia ... Non ricordate ...?"
"Prússland era nell'Unione di Kalmar", disse Islanda una voce calma, ma una nota vacillante nella voce suggeriva il contrario. "E poi ci fu l’Unione Prussia-Norvegia. Norvegia, ti senti bene?" Islanda toccò la fronte di Norvegia per sentire se aveva la febbre.
Austria si schiarì la voce: "Credo che Norwegen sia troppo confuso per essere in grado di gestire le questioni della riunione di oggi. Islanda, la pregherei di accompagnarlo in un posto dove possa raccogliere i suoi pensieri e rinsavire."

Islanda annuì e condusse Norvegia fuori dalla porta. A Norvegia girava la testa, non riusciva a capire cosa stava succedendo.  Per questo motivo che non aveva protestato né insistito. Una volta  fuori dell'edificio, Norvegia si fermò e si prese la testa tra le mani.
"Islanda ... Pensi che io sia pazzo?"
La nazione più giovane guardò il fratello maggiore con i suoi occhi viola. "Non lo so. Penso che tu sia solo confuso."

Norvegia guardò a terra. "Io. .. penso che siano tutti impazziti. Danimarca è ... Danimarca è ..." gli venivano in mente così tante parole che Norvegia non riusciva nemmeno a capire da dove cominciare. Norvegia si strofinò la fronte, gli stava venendo mal di testa "Questo non è un sogno ... giusto?"
"Uhm, vediamo," Islanda afferrò le guance di Norvegia e le tirò in modo che il fratello avesse un’espressione buffa.
Norvegia gli allontanò le mani, "Smettila!"

"Direi che non è un sogno", disse Islanda, ritirando le sue mani. "Che ne dici di tornare in albergo? Potremo cercare questo 'Danimarca' e vedere chi è pazzo e chi no."
A Norvegia non piacque particolarmente il modo in cui era stata formulata la frase, comunque annuì lentamente. Aveva bisogno di trovare delle prove, e Internet sembrava un buon punto di partenza. Quando tornarono alle loro camere d'albergo, Islanda tirò fuori il suo computer portatile, e aprì Wikipedia.
”Dacci dentro” disse, passando il pc a Norvegia.

Norvegia cercò tutti i diversi eventi che di cui aveva fatto cenno in precedenza, ma secondo Internet erano accaduti tutti in Prussia. Ogni volta che cercava qualcosa di nuovo, il suo cuore sprofondava e la sua speranza si spegneva. Quando cercò 'Danimarca', comparve solo una piccola pagina su una qualche teoria del complotto, e la maggior parte delle informazioni era sbagliata. Con la bocca secca, Norvegia cercò alcuni siti da Google ma, di nuovo, tutti gli eventi erano stati accreditati a Prussia. Quando restituì il portatile a Islanda, Norvegia si sentiva come senza vita.

"Potresti ...lasciarmi da solo per un po'?" disse Norvegia fissando il pavimento.
Norvegia sentiva lo sguardo di Islanda su di lui per pochi secondi prima che rispondesse "Va bene. Resto qui fuori, nel caso avessi bisogno di me."

Norvegia diede un piccolo cenno di risposta, senza smettere di guardare il pavimento. Sentì aprirsi la porta, per poi chiudersi con uno scatto.
Cosa stava succedendo? Danimarca era davvero esistito! Doveva esistere! Norvegia aveva migliaia di anni di ricordi che lo provavano! Così doveva essere anche per tutti gli altri – ma perché non riuscivano ricordare!?

Perché Prussia ...! Se c’era stato Prussia tutto questo tempo, allora perché non riusciva a ricordarsi di lui?

Chi era il Danimarca dei suoi ricordi? Il pigro bastardo che arrivava sempre tardi quando era ubriaco? Dov’era finito l’uomo che si gettava sempre in risse senza speranza e poi correva da Norvegia in cerca di sostegno? Dove era la Nazione le cui braccia lo avevano sempre sostenuto quando era ferito o giù di morale? Dov’era ...

Perché il pavimento era sfocato? Non stava succedendo… Non stava piangendo….

Norvegia si lasciò sfuggire un singhiozzo sommesso e le lacrime rotolavano lungo le guance. Perché la scomparsa del Danese era così sconvolgente? Non aveva forse maledetto la sua stessa esistenza ogni volta che Danimarca era a portata d'orecchio? Perché ora .. Ora che tutto ... Norvegia ricadde sul letto, e fissava il soffitto senza realmente vederlo. Lo sapeva. Lo sapeva e Norvegia era troppo ostinato per dirglielo. Il suo stupido orgoglio gli aveva sbarrato la strada ... E ora temeva che non avrebbe mai potuto dire a Danimarca ... non avrebbe mai più potuto dirgli che lo amava.

 

Fine

 

NOTE:

Danmark à Danimarca in danese

Denmark à Danimarca in inglese

Norwegen à Norvegia in tedesco
Noreguir à Norvegia in… islandese? Boh

Preußen à Prussia

Deutchland à dai, ci arrivate da soli, ne?


* in originale era Prissy-Pants à Pantaloni-affettati. suppongo sia un modo per criticare le vesti eleganti di Austria, quindi ho sostituito la parola con un termine che potesse essere adeguato e subito intuibile. Se sapete darmi una definizione migliore, accetto volentieri e correggerò al prossimo aggiornamento.

 

** le awesome things di Prussia! Un ringraziamento ulteriore a MystOfTheStars che mi ha suggerito il termine FIGATA, visto che “essendo Prussia, lo tradurrei anche come figate”! XD

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2: Distanza ***


Eccoci al secondo capitolo, e avviso subito che non è stato betato, quindi dovrete fare affidamento esclusivamente alla mia conoscenza dell’inglese (ma siccome fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio, vi rimando al link in inglese dell’autrice della stori

Eccoci al secondo capitolo, e avviso subito che non è stato betato, quindi dovrete fare affidamento esclusivamente alla mia conoscenza dell’inglese (ma siccome fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio, vi rimando al link in inglese dell’autrice della storia, aseies: http://aseies.livejournal.com/3534.html#cutid1). Ad ogni modo, credo di essermela cavata meglio rispetto al primo capitolo! ^^’

Ecco, direi che questo è un capitolo più tranquillo rispetto al precedente, giusto per far metabolizzare a Norvegia la sgradita sorpresa. In realtà, io chiamerei questo capitolo “quiete prima della tempesta” J!

Ringrazio chi ha lasciato una recensione (perché le recensioni sono AMORE) e anche a chi ha scelto di aprire questa pagina!

Buona lettura!

 

 

Capitolo 2: Distanza

Islanda gettò uno sguardo a Norvegia addormentato. Era stato al freddo per diverse ore. Sapeva che al norvegese piaceva dormire così, ma questo era eccessivo. Il meeting era terminato il giorno prima, e Islanda stava spulciando tra le note che Finlandia era stato così gentile da prendere per loro. Improvvisamente, un fruscio e un gemito annunciarono il risveglio di Norvegia.
"Che ora è?" chiese intontito Norvegia stropicciandosi gli occhi.

Islanda distolse lo sguardo da suo fratello solo per il tempo necessario a guardare l’orologio.

"Le nove del mattino".
Norvegia aprì di colpo gli occhi e fissò Islanda. A quanto pare era sorpreso come Islanda di aver dormito così a lungo.
"Come ti senti?" chiese Islanda, mettendo le note da parte.
"Di merda". Diavolo, sembrava che Norvegia non si fosse nemmeno ricordato di andare a dormire. Islanda andò a sedersi accanto a Norvegia e gli mise una confortante mano sulla spalla, "Stai ancora pensando a quel tizio, Danimarca?"

"Non è solo un ragazzo -" sbottò Norvegia, tirando la manica a Islanda. "Lui è - " Ma Norvegia si fermò, probabilmente rendendosi conto dall’espressione preoccupata di Islanda che era inutile parlarne ancora, e sospirò. "Basta, non pensarci più".
Islanda continuò a fissare Norvegia, ma alla fine rimase seduto dove si trovava, in silenzio, maledicendo la sua incapacità di poter fare di più. Il silenzio era imbarazzante, ma Norvegia non sembrava sentire il bisogno di romperlo. Non che fosse solito farlo, ma era un silenzio piuttosto fastidioso mentre Islanda si arrovellava per comprendere la ragione della perdita di ricordi coerenti di suo fratello. Islanda aprì e chiuse la bocca, incapace in effetti di dire qualcosa. Infine, Norvegia emise un sospiro pesante e disse con un tono spento e lo sguardo rivolto verso terra "Andiamo a casa".

Islanda annuì, sebbene Norvegia non stesse nemmeno guardando il fratello, e si alzò in piedi per raccogliere le loro cose insieme. Norvegia rimase seduto dov’era e continuò a fissare lo stesso punto sul pavimento. Islanda non poteva immaginare cosa passasse nella mente del fratello in quel momento. Tenne d'occhio Norvegia mentre metteva i vestiti del giorno prima nella sua borsa. Non sembrava che Norvegia avesse intenzione di cambiare stato d’animo. Per quanto ne sapeva, niente di simile era mai successo a nessuna delle altre nazioni, e una domanda ardeva nella mente dell’islandese fin dal giorno precedente.
"Tu starai ..." ma la parola 'meglio' gli morì in gola, e rapidamente aggiunse "Vuoi un caffé?"
"Non importa", rispose Norvegia, alzandosi e raccogliendo distrattamente i propri effetti personali.
Questa era l'ultima goccia. Era sicuramente successo qualcosa. Norvegia aveva sempre preso il caffé ogni mattina da quando era entrato nell’epoca moderna. Era una necessità per lui. Dire che non gli importava di bere il caffé era come se un pesce avesse detto che non gli importava di essere fuori dall'acqua.
"Io .. vado a prenderne un po’"disse in fretta. "Aspetta qui, okay?"
Islanda si appoggiò alla porta, tenendo d'occhio Norvegia fino all'ultimo secondo possibile. Poi girò la maniglia e chiuse la porta il più silenziosamente possibile. Corse lungo il corridoio e tirò fuori il suo cellulare. Senza perdere tempo, chiamò a casa di Svezia e Finlandia. Con chi altri poteva parlare a riguardo?
"Pronto?" Era Finlandia.
"Pronto, sono Islanda", rispose Islanda, premendo con un dito sopra il suo orecchio libero, e guardando verso la stanza di Norvegia.
"Oh! Islanti, come sta Norja?" la preoccupazione era chiaramente udibile nella sua voce.
"Peggio," rispose Islanda. "E’ depresso ora ... E' davvero convinto dell’esistenza di questo ragazzo di nome Danimarca! Che cosa faccio ...? Non vuole nemmeno il caffé!"
"Questo non sembra una buona cosa ..." borbottò Finlandia. "Per ora, resta assieme a lui. Accertati che non faccia niente di drastico ... Sve e io verremo domani ad aiutarvi. Mi chiedo cosa possa essere successo ..."
"Non lo so ..." Islanda rispose cupo. "Ma il tuo piano mi sembra buono. Starò a casa sua e lo terrò  d’occhio. Ho un po' paura a lasciarlo da solo proprio ora ..." Islanda guardò di nuovo la porta.
"Norvegia è con te ora?"
"No,  sono in corridoio ..."
"Faresti meglio a tornare da lui allora. Una nazione depressa non è mai una buona cosa. Presto comincerà ad influenzare il popolo stesso".
"Sì," Islanda annuì. "Tornerò da lui appena posso".
"Buona fortuna".
"Grazie" Islanda riattaccò il telefono, e stava per tornare nella stanza quando si ricordò di aver detto a Norvegia che sarebbe andato a prendergli del caffé. Imprecando sottovoce, corse al piano di sotto a comprarne velocemente un po'. Non voleva sconvolgere Norvegia più di quanto già non fosse.
Quando Islanda tornò, tutti i bagagli erano stati ordinatamente imballati, e Norvegia era in piedi davanti alla finestra che guardava la gente fuori. Si era cambiato i vestiti, ora indossava una camicia casual a righe con colletto e dei pantaloni. L'Islanda si avvicinò con cautela, e gli porse il caffé "Ecco ..."
Norvegia guardò inespressivo la tazza, e dopo pochi istanti, la prese dalle mani di Islanda.

"Grazie".

Islanda fu leggermente sollevato. Almeno Norvegia non era ancora completamente impazzito...

==
Norvegia stette al loro gioco. Ogni giorno un nordico veniva a casa sua, trovava una scusa per passare la notte, poi si dava il cambio con un altro al mattino. Norvegia poteva sembrare pazzo ma non era stupido. Non si fidavano a lasciarlo da solo. Era comprensibile, ma in realtà saltava sui nervi a Norvegia. Aveva cercato attivamente nella sua biblioteca personale, alla ricerca di qualcosa che poteva essere accaduto a Danimarca. Cinque giorni dopo ancora non aveva trovato nulla, anche se aveva cercato in ogni libro che aveva. Compreso Amleto, che in realtà era ora sottotitolato "Principe di Prussia". Suonava come il titolo di un film che potrebbe produrre America. Norvegia aveva anche notato che Danimarca era misteriosamente scomparso da tutti i suoi album di foto ed era stato sostituito con Prussia. Era una sostituzione orribile.
E ancora, c’erano quei momenti in cui Finlandia o Islanda notavano una foto che Norvegia stava guardando e raccontavano un aneddoto su di essa, lasciando fuori dalla storia qualsiasi riferimento a Danimarca. Norvegia avrebbe voluto solo che lo lasciassero in pace. Non riusciva a pensare con loro intorno tutto il tempo.
"Norvegia, stai -"
"Sto bene".
"Sei -"
"Sì, ne sono sicuro, Finlandia."
In cerchio. Questa era l'unica direzione in cui si stava procedendo in casa di Norvegia in quel momento, e Norvegia sapeva che doveva interromperla ... Da qualche parte nella sua mente, egli giunse a una decisione.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3: Intraprendere l'azione ***


Non c’è due senza tre, ed ecco il nuovo capitolo

Non c’è due senza tre, ed ecco il nuovo capitolo! J

Capitolo molto carino… e speriamo anche tradotto bene! ^^’

In realtà non vedo l’ora di pubblicare il quarto capitolo, ben più lungo di questi primi tre, quando la prima VERA bomba emotiva verrà sganciata. Sto provando notevole gusto a tradurlo, almeno quando non sono impegnata ad asciugarmi la lacrimuccia mentre maledico la stupidità di Danimarca…

Ma è ancora presto per voi di tirare fuori i fazzolettini di carta (intanto però andate a preparare la scorta, poi non voglio sentirvi dire che non vi avevo avvertito!) quindi godetevi questo delizioso capitolo (grazie aseies - l’autrice della storia in inglese, non dimenticatevi di lei!-  grazie di cuore!) in cui Norvegia, come dice il titolo, finalmente passa all’azione.

Buona lettura! ^O^

 

 

Intraprendere l’azione

Pioveva a Londra, come era normale in un tetro martedì sera. Inghilterra era stato fuori per una serie di commissioni, ed era felice di tornare a casa all’asciutto. Aprì la porta, entrò in casa e chiuse l'ombrello.
"Sono tornato", disse all'aria, e aspettò che le sue amiche fate venissero a salutarlo, come facevano sempre. Quando dopo una trentina di secondi non accadde ancora nulla, Inghilterra ebbe la netta impressione che qualcosa non andasse.
"C’è qualcuno?" gridò, camminando con cautela nella sua casa. Poteva quasi sentire l'eco della sua voce, tanto era tranquillo. Ma allo stesso tempo, l'aria sembrava tremare. Quando girò l'angolo del corridoio, una massa verde saltò fuori dal nulla e sbatté contro il torace di Inghilterra. Inghilterra strizzò gli occhi verdi. "Flying Mint Bunny? Cosa c'è che non va?"
Il coniglietto verde volante scosse la testa e guardò fuori verso il seminterrato di Inghilterra.
"Un intruso ..?" Inghilterra suppose. Avrebbe certamente spiegato perché tutti si erano nascosti.
Inghilterra tirò fuori la bacchetta da nulla, per armarsi contro chiunque avesse potuto minacciarlo.  Avanzando lentamente verso la porta della cantina, scoprì che questa era aperta, insieme con una scia di acqua per terra che partiva dalla porta posteriore d’ingresso. Inghilterra socchiuse gli occhi e scese giù per le scale di pietra verso la luce fioca che poteva vedere in basso.
Nel seminterrato, solo una candela era accesa. C’era il profilo di una persona, e Inghilterra non riusciva a capire chi fosse.
"Mostrati!" gridò Inghilterra, e con un gesto della sua bacchetta tutte le candele nella stanza si accesero, comprese quelle poste a terra per il suo cerchio magico sul pavimento.
"Ah, in Inghilterra ... avevo bussato prima, ma non avevi risposto ..."
Inghilterra fissò l'uomo davanti a lui. Era Norvegia. Inzuppato d’acqua, gli abiti scomposti dal vento, ma nondimeno era Norvegia.
"Diavolo, Norvegia ... Cosa pensi di fare? Hai osato entrare senza permesso?" Che fosse impazzito?
"Sì ..." rispose Norvegia distrattamente. "Ho pensato che sarei riuscito a finire prima del tuo ritorno".
"Finire cosa?" chiese Inghilterra con circospezione. Sentì sfogliare una pagina, mentre Norvegia rispondeva, "Di controllare se uno di questi incantesimi potesse essermi utile per fare qualcosa per Danimarca".
Inorridito, Inghilterra si era appena reso conto che Norvegia si era impossessato del suo libro di incantesimi, senza il quale era quasi impotente. E date le loro posizioni, il norvegese avrebbe potuto facilmente fare un sacco di danni senza necessariamente volerlo.
"Norvegia", disse Inghilterra lentamente. "Restituiscimelo. Non ho la più pallida idea di chi o cosa sia Danimarca, ma so che se fosse una nazione io non sarei in grado di fare una magia così potente come cancellare la sua esistenza!"
"Potresti essere un bugiardo", sibilò Norvegia, uno sguardo pericoloso che si risvegliava nei suoi occhi mentre guardava verso Inghilterra. "Oppure non lo sai ... Se Danimarca non è qui, che altro potrebbe essere cambiato? Tutto." Norvegia si allontanò da Inghilterra, stringendo il libro.
Diavolo, era impazzito.
"Norvegia", disse in fretta Inghilterra. "Non sto mentendo! Non ho quel tipo di potere!"
"Zitto!" disse
Norvegia bruscamente. "Tu non sai cosa sta succedendo! Potrebbe esserci un modo per salvare Danimarca qui!" e sbatté la mano sulle pagine del libro.
"Norvegia, sei malato! Che cosa farai quando non troverai quello che stai cercando?! Perché posso ben garantirti che non lo troverai!"
"Allora andrò a trovare Cina!" la voce di Norvegia si ridusse a un sussurro. "Ci deve essere un modo ... io non sono pazzo! Danimarca esiste! E devo salvarlo ..."
Inghilterra corse in avanti e afferrò la parte anteriore della maglia di Norvegia, "Non mi importa delle tue allucinazioni, ma stai lontano da Cina!" Inghilterra tirò indietro il braccio  colpì Norvegia  in faccia.
"Lasciami andare!" Al comando di Norvegia, una grande forza colpì Inghilterra e lo spinse indietro, afferrandogli la pancia.
"Dannazione, Norvegia ... io non voglio fare questo!" Inghilterra alzò la bacchetta. "Totallus Petrificus!"
Immediatamente le braccia e le gambe di Norvegia persero forza e il norvegese cadde come un peso morto. Inghilterra mantenne bloccato Norvegia con la sua bacchetta mentre avanzava e prendeva il libro che era caduto a terra. Norvegia cercò di ucciderlo con lo sguardo, ma ogni maledizione che avrebbe voluto lanciare cadde nel vuoto.
"Resta fermo" disse Inghilterra ghignando, sorridendo per il suo ingegno, e si diresse al piano di sopra.

==

Norvegia attese e attese, ma non gli fu permesso di muoversi fino a quando Svezia e Finlandia non vennero a prenderlo. Norvegia si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo quando fu in grado di muoversi di nuovo. Ma Inghilterra agitò nuovamente la bacchetta, e saltarono fuori corde che legarono le braccia del norvegese dietro la schiena. Quando mosse le sue braccia, i suoi polsi sfregarono contro la corda ruvida. Norvegia si accigliò, e poi fece una smorfia. La sua guancia era gonfia per il pugno che Inghilterra gli aveva dato prima.
"Ho alcune domande da farti", spiegò Inghilterra. "Seguimi".
Finlandia e Svezia si scambiarono uno sguardo e si avviarono dietro a Norvegia verso i gradini del seminterrato di Inghilterra. I tre furono condotti nel soggiorno di Inghilterra, e quest’ultimo fece cenno verso la poltrona dove voleva che Norvegia prendesse posto. Norvegia lo guardò con circospezione, ma si sedette. Era a disagio, anche se era seduto in poltrona, perché Norvegia aveva ancora le mani legate dietro la schiena. Inghilterra provò a interrogarlo, ma Norvegia si rifiutò di parlare. Si limitava a fissare la nazione con occhi fermi. La pazienza di Inghilterra si esaurì in fretta. Alla fine Inghilterra si stufò di tutta la situazione fu costretto a far ingerire a Norvegia poche gocce di un siero della verità. "Ora," disse Inghilterra sedendosi di fronte a Norvegia. "Come hai fatto arrivare a casa mia a Londra da Oslo?"
"Volando" rispose Norvegia a malincuore.
"Come hai fatto a partire senza che Finlandia se ne accorgesse?"
"
Le fate lo hanno distratto ..." grugnì Norvegia con la guancia gonfia. "Sono saltato fuori dalla finestra e il mio troll mi ha portato qui ..."
"E perché sei venuto qui?"
"Perché... Tu potresti essere in grado di salvare Danimarca ..." gli occhi di Norvegia cominciarono a farsi lucidi.
"E chi è esattamente Danimarca?"
"è quello che ti ho detto per tutto questo tempo ... una Nazione ... un amico ..." Norvegia sbatté le palpebre rapidamente, ma non riuscì a impedire alle lacrime di rotolare giù per le guance. "Io. .. io l’ho amato Inghilterra ..."
Inghilterra fissò Norvegia scosso.
"Se Cina fosse scomparso, tu cercheresti di salvarlo ..."
"Cina e questa faccenda sono due situazioni completamente diverse!" balbettò Inghilterra, fissando la propria cravatta. Era ben noto che l’inglese aveva una cotta per il cinese da molto tempo. Se Cina lo sapesse o meno, però, era un mistero.
"Dovresti dirglielo… prima che sia troppo tardi."
Inghilterra si schiarì la voce. "Penso che sia abbastanza", a un gesto della bacchetta, Norvegia iniziò ad assopirsi. "Finlandia, Svezia, penso sarebbe meglio se Norvegia venisse messo agli arresti domiciliari fino a quando la sua condizione sarà migliorata. Cercherò di trovare la causa della sua follia."
"Danimarca, bastardo ..." borbottò Norvegia mentre scivolava nel sonno.

 

FINE

 

L’autrice ci tiene a far sapere che Arthur ha studiato a Hogwarts ai tempi dei suoi fondatori… ma questo noi lo immaginavamo già, vero? J

Al prossimo capitolo gente… e mi raccomando i fazzoletti!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4: Messaggi ***


LA SCOMPARSA DI DANIMARCA

* faccia da lutto *

Salve a tutti! Avete preparato I fazzoletti, come vi avevo chiesto di fare, sì? Qui di seguito leggerete il capitolo che mi ha fatto consumare un pacchetto intero…

E spero di non aver disintegrato la bellezza del capitolo con la mia umile traduzione. Qui il link per rendere adeguata giustizia al capitolo e alla mente del capitolo, aseies à http://aseies.livejournal.com/4006.html#cutid1

 

Ho spedito all’autrice il link con le recensioni. Dopotutto, non potevo tenerli tutti per me, dato che il merito maggiore è suo.

Questa è stata la sua risposta:

“Oh mai gosh /searches for link /translates comments into English

You should tell those guys that although I can only google translate their comments I read every one and I love them. *__*”

Naturalmente anch’io ringrazio chi sta seguendo questa storia e chi perde qualche minuto a commentare! Tra l’altro, sono commenti talmente belli! Mi date davvero la forza per continuare questa sfacchinata di traduzione, un bell’impegno, visto che i miei lavori “nella vita reale” stanno aumentando invece di diminuire! ^^’

Grazie per il sostegno che la vostra presenza e le vostre parole contribuiscono a darmi, siete il mio carburante! ^O^

E adesso, beccatevi questo capitolo depressivo! Il prossimo capitolo sarà bello lunghetto, amerete Groenlandia e avrete delle ulteriori risposte su cosa è successo a quel deficiente di Danimarca e come si potrebbe riuscire a tirarlo fuori dal GROSSO problema in cui è andato a cacciarsi, ma almeno c’è un po’ di speranza e non cercherete lamette con cui tagliarvi le vene XD!

Buona lettura!

 

 

Capitolo 4: Messaggi

Quando Norvegia si svegliò si trovava nella sua stanza. La luce rossa che filtrava dalla finestra della sua stanza indicava che doveva essere l’alba o il tramonto. Norvegia girò la testa in direzione opposta, e fece una smorfia per il dolore alla guancia. Almeno il gonfiore sembrava essere diminuito ...
Seduto su una sedia accanto al letto torreggiava Svezia. Guardava Norvegia da vicino, e Norvegia aveva la netta sensazione che Svezia l’avesse fatto per un bel po’ di tempo.
"Nn". Era una sorta di saluto di Svezia.
"Ehi", disse Norvegia distrattamente. Cercò di alzarsi, ma tutto quello che ottenne fu un gran mal di testa. Norvegia si sdraiò di nuovo nel letto, sconfitto. "Potrei avere dell’acqua?"
"No".
Norvegia guardò incredulo lo svedese. "Come mai?"
”Ordini d’ Fin. Dev’ t’nerti d'chio".
Norvegia alzò gli occhi al soffitto e scoppiò in una risata amara. "Giusto ... non importa ..." Si girò su un fianco. Sentì un fruscio di stoffa, e dato che Norvegia non si stava muovendo, intuì che si trattava di Svezia. Sembrava come se stesse premendo rapidamente i tasti di un telefono ... Aspetta, stava scrivendo un sms? Norvegia si rigirò verso Svezia, incredulo, ma il telefono, qualora ci fosse stato, non era nemmeno visibile. In ogni caso, in meno di un minuto Finlandia apparve con una brocca d'acqua. La mise sul tavolo accanto al letto, e riempì un bicchiere per Norvegia.
"Come ti senti?" chiese Finlandia mentre aiutava Norvegia a sedersi.
"Come se Inghilterra mi avesse dato un pugno in faccia e mi avesse tenuto sotto un incantesimo paralizzante per diverse ore". Norvegia prese il bicchiere da Finlandia e sorseggiò l'acqua.
"Islanda è al piano di sotto ..." disse Finlandia tranquillamente. "E’ preoccupato ... vieni giù quando ti sentirai meglio, ok?"
Vagamente, Norvegia si chiese perché  non potesse semplicemente essere Islanda a salire per vederlo, ma comunque rispose con un "Okay".
Più tardi, quando Norvegia finalmente riuscì a scendere al piano di sotto, scoprì che in realtà Islanda aveva le mani occupate. Sealand aveva insistito affinché qualcuno giocasse ai videogiochi con lui, e chi meglio del suo “proletario” * poteva accollarsi quell’incombenza?

Quando però Islanda vide Norvegia fermò il gioco e si avvicinò per tenerlo sotto controllo.
"Come ti senti?"
"Meglio rispetto a poche ore fa," rispose Norvegia con un piccolo sorriso.
Gli occhi di Islanda cercarono di esaminare la sua espressione per scorgervi un accenno dei veri sentimenti del norvegese, ma, come al solito, non ne trovò. Sospirando, abbracciò suo fratello. "Vorrei che tu potessi semplicemente dirci cosa c'è che non va."
Norvegia restituì l'abbraccio "Te l’ho già detto."
Islanda si allontanò e guardò dritto negli occhi di Norvegia per qualche istante. Dopo un po', fece un piccolo sorriso e chiese: "Vuoi un caffé?"
"Pensavo che non me l’avresti chiesto" rispose Norvegia, rivolgendo la propria attenzione verso la cucina.
Nonostante i rimbrotti di Sealand, Islanda andò con Norvegia in cucina e lo guardò preparare il suo caffé. Anche Finlandia e Svezia erano lì, ma Norvegia stava iniziando ad abituarsi ad essere osservato come un animale allo zoo.
Mentre aspettava che il caffé fosse pronto, gli occhi di Norvegia vagavano senza meta per la stanza, come faceva di solito. Il suo sguardo cadde sulla segreteria telefonica, e la piccola luce rossa che segnalava un messaggio non ascoltato era ancora accesa. "E’ il momento buono per ascoltarlo” pensò Norvegia mentre si avvicinava all’apparecchio, e premette un pulsante.
"Ehi, Norge, sono io ..."

Norvegia dovette stringere la mano alla bocca per non emettere un sonoro respiro affannoso. Era la voce di Danimarca!
"Mi dispiace di averti chiamato così tardi ... Probabilmente starai già dormendo, eh ... Immagino che non sentirai questo fino a domattina allora. Ah, bene. Forse è meglio così ...."
Norvegia poteva sentire gli stivali pesanti di Danimarca toccare contro il suo pavimento in legno. "Senti, lo so che ti ho causato un sacco di problemi nel corso degli anni ... sono stato un vero bastardo**,  lo so. Mi dispiace per tutte quelle volte che ti ho fatto del male o ti ho spaventato. La situazione durante l'Unione e tutto il resto. Mi dispiace per questo. Ma tu lo sai già, suppongo ... almeno credo che tu lo sappia. Ah, beh, se non lo sapevi, te lo dico adesso…"
La voce della Danimarca suonava estremamente sobria e precipitosa. Cosa era successo? Questo non era da lui ... Se solo Norvegia avesse ascoltato prima il messaggio, avrebbe potuto fare qualcosa!
"Quello che sto cercando di dire è che so di averti causato un sacco di problemi, e mi dispiace per questo. Ma volevo farti sapere che non devi più preoccuparti di niente di tutto questo. Sono - ".
Ma il messaggio era terminato. Cosa voleva dire che Norvegia non doveva più preoccuparsi “di niente di tutto questo” ? Aspetta .. Era stato Danimarca a pianificare la sua scomparsa? Norvegia spinse rapidamente il bottone 'Salva', e partì il messaggio successivo.
"Gah, mi dispiace. Questa stupida segreteria mi ha interrotto".
Norvegia quasi sorrise. Sembrava proprio il solito Danimarca.
"Sì, così ... ho deciso di andare via. E-e non come le altre volte quando ti prendevo in giro. Dico sul serio questa volta ... non c'è bisogno di venire a cercarmi, va bene? I-io non ti disturberò mai più. "
Che cosa voleva dire? Oh dio, Danimarca ....
"Se vuoi ... t-tu puoi dimenticarti di me ..." La sua voce sembrava addolorata. Sullo sfondo si sentivano una serie di tonfi pesanti. "Ah .. è qui", disse Danimarca a se stesso. "Senti, Norge ... so di avertelo detto un milione di volte, e probabilmente mi hai odiato di più ogni volta che l’ho fatto ... Ti amo, Norge. Ecco perché sto facendo questo". Deglutì. "Sarebbe .. Sarebbe bello se tu non ti dimenticassi di me". Il suo tono suggeriva che stava indossando un sorriso triste. "Addio, Nor".
Era la fine del messaggio.
Norvegia fissò la segreteria telefonica e ignorò il messaggio automatico. Il messaggio venne ripetuto una seconda volta, quando Norvegia allungò una mano tremante e premette il pulsante 'salva'. Ci fu un segnale acustico in lontananza, ma non significava niente per lui. Lentamente, le sue gambe non riuscivano più a sostenerlo, e Norvegia cadde in ginocchio. Non cercò di fermare le lacrime, questa volta; piangeva e singhiozzava lì dove era seduto. Poteva sentire delle mani confortanti provare ad appoggiarsi sulle sue spalle, ma le allontanò bruscamente.
Se l’era davvero meritato. Era stata una persona orribile prima, e questa era la sua punizione. Lui non meritava di essere confortato in quel momento. Inoltre, che cosa avevano capito comunque? Norvegia stesso riusciva a malapena a capire! Cosa aveva fatto Danimarca? Si era forse suicidato? Era per questo motivo che tutti lo avevano dimenticato? Era dunque questo che accadeva quando una nazione commetteva un suicidio? Tutti dimenticavano la sua esistenza ...  e un’altra nazione la sostituiva? La storia veniva riscritta, era proprio così!?
Molte domande e molti scenari giravano nella testa di Norvegia, che iniziò a sentirsi male. Scacciando la serie di mani che tentavano di sostenerlo, Norvegia si alzò in piedi e barcollò verso il lavello della cucina. La bile che si era formata nella sua gola nei giorni scorsi venne rilasciata, e presto andò a raggiungere le fogne. Appoggiato su entrambe le braccia, Norvegia guardava distrattamente l'acqua del rubinetto scorrere giù nello scarico. Udì le voci come echi da un luogo lontano, ma non aveva molta importanza. Norvegia si sentì privo di forze, e l'immagine del rubinetto iniziò confondersi.


Norvegia cadde, come al rallentatore, e un paio di forti braccia lo presero al volo. Norvegia alzò vagamente la testa per vedere chi fosse. La prima cosa che notò fu il mento forte, poi le guance che si tesero in su in un ampio e familiare sorriso. Tutto in un colpo vennero a fuoco infine il naso dritto, gli occhi azzurri e i capelli biondi e selvaggi. Ma lui non aveva bisogno di vedere nulla di tutto questo per riconoscerlo. Quel sorriso indescrivibile era tutto ciò di cui Norvegia aveva bisogno per capire che la persona che l’aveva afferrato era Danimarca – il suo Danimarca.
"Ti sono mancato?" chiese scherzosamente, sollevando Norvegia da terra. Cominciò a camminare verso qualche parte, tenendo Norvegia vicino sé.
Norvegia arrossì. "Dannazione Danmark, se questo è stato uno dei tuoi scherzi che avete voluto tutti a giocare insieme -"
"Non lo era" disse con tono serio Danimarca, guardando Norvegia con occhi tristi.
L’espressione di Norvegia si incupì; tutta la sua rabbia evaporò all’istante. "Allora ... che cosa ..."

Venne posato gentilmente su qualcosa di morbido, una nuvola, forse. Danimarca era accanto a lui, e si chinò ad accarezzare guancia dì Norvegia prima di dargli un dolce bacio.
"Mi dispiace ..." disse debolmente, esattamente nello stesso modo con cui lo aveva pronunciato al telefono. "Avevo pensato che avrei potuto fare in modo tu mi amassi ..." Danimarca scosse la testa, la voce cominciò a venirgli meno e le lacrime gli velarono gli occhi. "Ma dopo tutto questo tempo, non ho ancora imparato."
"No," disse Norvegia in fretta, afferrando il danese per mano. "Ero così testardo, non ti avevo mai dato una possibilità anche se sapevo che i miei sentimenti ..."
"Non è colpa tua, Nor" disse Danimarca, tenendosi lontano da Norvegia, pur mantenendo il contatto tra le loro mani. "Capisco che nessuno avrebbe potuto amarmi dopo tutto quello che ti ho fatto passare .... Usando i ragazzi contro di te, e costringendoti a maltrattarli durante l'Unione ... è stato meschino da parte mia"
"Ma sei pentito adesso, giusto?" ragionò convinto Norvegia. "Questo è quello che conta .. imparare dai propri errori!"

Danimarca scosse la testa e disse: "Non riesco a perdonarmi per quello che ho fatto a te, a Islanda e a Groenlandia. E comunque ... è già troppo tardi."
"Che vuoi dire?" chiese Norvegia con un tuffo al cuore.
"Sono già andato via, Nor ..."
"Ma .. Perché?" Norvegia fu finalmente in grado di mettersi a sedere. "Tu sei qui, no? Basta stare ... di nuovo .. per favore ..." Norvegia strinse la mano di Danimarca con le lacrime che minacciavano ancora una volta di rotolare giù per le guance.
Danimarca ricambiò il gesto e asciugò le lacrime dagli occhi di Norvegia. "Nor, è troppo tardi per fermarmi. E’ già tutto fatto. Ma puoi riportarmi indietro."
Norvegia lo fissò e gli chiese debolmente "Come ..?"
"Sei intelligente" rispose Danimarca, tirando fuori il suo sorriso che era ormai il suo marchio di fabbrica. "Riuscirai a capire qualcosa".
Norvegia si chiese senza capire come avrebbe potuto fare ciò. Non capiva come quello stupido gioco era iniziato.

Danimarca alzò gli occhi al cielo. Era pieno di stelle.
"Ti ricordi quella volta che ti ho dato la tua forcina?" chiese Danimarca, senza distogliere lo sguardo.
Norvegia sbatté le palpebre. "Sì ... Mi stavi prendendo in giro per i miei capelli lunghi, e me l’avevi comprato per scherzo ... poi l’ho indossata solo per dimostrarti che gli uomini potevano indossare le forcine".
Danimarca ridacchiò. "Mi dispiace, Nor, ma hai davvero fallito su questo fronte."
"Sta zitto", brontolò Norvegia, e sbatté la mano di Danimarca contro il suo fianco. Danimarca rise.
"Questo è il Norvegia che conosco!" disse felice, stringendo la mano di Norvegia, e guardandolo negli occhi. "Mi rendi felice quando lo indossi."

In circostanze normali, Norvegia si sarebbe semplicemente allontanato da Danimarca per negargli la soddisfazione di mostrargli una sua reazione adeguata, ma adesso, dopo quegli ultimi giorni in cui Norvegia aveva continuato a cercare Danimarca, fissava i suoi lineamenti, nel tentativo di memorizzarli. "Lo so", disse semplicemente.
Danimarca annuì e si voltò verso il cielo. Un aurora verde soffiava nella notte. Come se avesse ricevuto un segnale, Danimarca si rivolse a Norvegia e disse: "Devo andare".
Nonostante le numerose proteste, Norvegia non fu in grado di fermare Danimarca. Il suo corpo si rifiutò di muoversi mentre Danimarca iniziava a svanire in una nebbia verde pallido. Lentamente, cominciò a sollevarsi e a raggiungere l’aurora e a soffiare via, chissà dove.
Norvegia poteva solo guardare con meraviglia.

==

Il risveglio dal sogno fu quasi doloroso fisicamente. Non voleva svegliarsi un mondo dove Danimarca non esisteva, soprattutto non dopo il sogno che aveva appena fatto. Ma suppose che fosse ormai giunto il tempo di svegliarsi, e il fatto che la sua testa pulsasse per il mal di testa non significava nulla, era arrivato il momento per lui di affrontare la realtà. Quando riaprì gli occhi, ancora una volta, Norvegia era di nuovo nella sua stanza. Islanda era il solo occupante della stanza, seduto accanto al letto mentre teneva la mano di Norvegia. Quando i loro occhi si incontrarono, Islanda sembrò molto sollevato, e aprì la bocca per dire qualcosa, ma Norvegia glielo impedì.

"Se stai per chiedermi come mi sento, giuro che ti colpirò."
Islanda scoppiò in una risata nervosa e sperò che questo significasse che Norvegia si sentiva meglio.
Norvegia guardò fuori dalla finestra. Era scuro.
"Cosa è successo?" ha chiesto.
"Sei svenuto dopo aver vomitato ... Svezia ti ha preso prima che cadessi a terra, e ti ha portato qui."
Norvegia annuì distrattamente, ma continuò a guardare verso il cielo nero come se si aspettasse di vedere qualcos’altro là, oltre alle stelle.
Islanda se ne accorse e chiese: "Qualcosa non va?"
"Manca qualcosa ..." rispose Norvegia vagamente, guardando fuori dalla finestra.
"... Danimarca?" Islanda aveva tentato un azzardo eccessivo. Norvegia quasi sorrise.
"Non lui ... nel cielo."
Islanda si spostò dalla sedia al letto per guardare meglio fuori dalla finestra. "Non so ... le stelle e la luna sono lì, che altro vuoi?"
Norvegia scosse la testa, ricordando l'aurora dal suo sogno. "Voglio vedere l'aurora boreale".
Islanda si rivolse a lui, sorpreso: "Davvero?" .

Sembrava così ... normale, dopo tutto quello che Norvegia aveva fatto di recente.
Norvegia annuì. "Voglio andare da Groenlandia e vedere l'aurora boreale con lui".
Islanda continuò a fissare il fratello.
"Non voglio fare niente a lui," dichiarò Norvegia quasi troppo in fretta. "Ho solo ... voglia di incontrarlo. Tutto qui".
Islanda lanciò un’occhiata tra Norvegia e la finestra, e rifletté sulle condizioni di suo fratello. Norvegia in realtà non sembrava essere in grado di affrontare un viaggio. D'altra parte, Groenlandia aveva un aria diversa rispetto a lui e alle altre nazioni. Forse parlare con lui poteva giovare a Norvegia.
"Va bene," acconsentì Islanda. "Ma aspetta qualche giorno. Se dovessi ammalarti la tua gente potrebbe risentirne”.
Norvegia fissò l'Islanda. Dopo pochi istanti, annuì e disse: "Va bene. Ma solo se mi chiami fratello maggiore".
L'Islanda fu colto alla sprovvista. I suoi occhi si spalancarono, e sembrava che il suo cuore sprofondasse. "A-ancora non hai rinunciato a questa cosa?"
"No," rispose Norvegia con un sorriso sornione. "Sentiamo. In norvegese."
Islanda aprì e chiuse la bocca più volte prima di voltarsi e mormorare verso la porta, "Storebror". E senza una parola, fuggì via.
Norvegia si lasciò sfuggire una risatina. Islanda era ancora un ragazzino.

FINE

 

 

Note:

* “underclassman”: google traslate mi ha dato qualcosa tipo sottoproletariato. Suppongo sia riferito a quella scan nel web comic che appena riuscirò a trovare posterò.

** “brat”: andrebbe tradotto come monello o ragazzaccio… ma non mi sembravano termini molto forti per giustificare il comportamento che Danimarca aveva tenuto durante l’Unione di Kalmar…

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5: Groenlandia ***


*Si trascina

*Si trascina .. * Ce l’ho fatta… con un po’ di ritardo rispetto alla tabella di marcia ma ce l’ho fatta!

Ringrazio di cuore tutti coloro che stanno seguendo e dimostrando affetto per questo lavoro (mio di traduzione e di Aseies per l’opera originale) lasciando un marchio d’ammmmore noto col nome di recensione.

Allora, i vostri dotti lacrimali hanno ripreso a funzionare correttamente dopo la lettura del quarto capitolo? Per farmi perdonare, ecco un capitolo pieno di SPERANZA! Danimarca, il tuo principe verrà a salvarti, non temere deficiente! ;_;

Buona lettura a tutti! ^O^

Adrienne

 

CAPITOLO 5: GROENLANDIA

La settimana successiva Norvegia non aveva più manifestato altri sintomi di malattia, e gli altri Nordici decisero che probabilmente ciò che era successo era dovuto a una conseguenza della situazione emotiva instabile di Norvegia. Così, come promesso, Islanda organizzò i preparativi per sé e Norvegia per andare a trovare Groenlandia. Islanda non fu in grado di mettersi in contatto direttamente con la Nazione, infatti Groenlandia aveva l’abitudine di ignorare le telefonate o le e-mail.

Ogni volta che Islanda chiedeva a suo fratello perché volesse far visita a Groenlandia, Norvegia insisteva col rispondere che era solo “perché aveva voglia di vederlo”. Islanda era abbastanza sicuro che la cosa avesse a che fare con Danimarca, ma poiché Norvegia apparentemente “non ricordava” di aver mai nominato Danimarca, non riusciva ad immaginare in che modo far visita a Groenlandia potesse essere d’aiuto a Norvegia per ritrovarlo, oppure perché Norvegia non avesse pensato di chiedere a lui fin dall’inizio. Per adesso, poteva solo sperare che il buonsenso tornasse ad ispirare il fratello prima che fosse troppo tardi.

Il loro aeroplano atterrò nella capitale groenlandese, Nuuk, nel pomeriggio. Norvegia lasciò che Islanda lo conducesse alla casa dell’Inuit, perché Islanda aveva fatto visita a Groenlandia molto più spesso di quanto avesse fatto Norvegia, e Norvegia non era completamente certo di sapere dove si trovasse esattamente la casa.

Groenlandia viveva in una casa modesta, leggermente più piccola rispetto alle altre nella stessa strada. Sembrava vecchia, fatta di legno, e la pittura verde era sbiadita in alcuni punti. Nonostante ciò, la casa sembrava ben tenuta. Le piante in crescita erano state potate, e c’era un comodo recinto costruito vicino alla casa dove stava giocando un gruppo di cani. Islanda bussò alla bianca porta tre volte. Nessuno rispose. Islanda aspettò qualche secondo prima di provare di nuovo. Ancora nessuna risposta. Proprio quando stava per rinunciare, un cane abbaiò dietro di loro.

“Oh” fece una voce giovanile “State cercando Ataninnuaq?”.

Girandosi indietro, le due Nazioni videro un ragazzo Inuit che sorrideva loro con un grande cane husky al suo fianco. Comprendendo che “Ataninnuaq” fosse il nome che Groenlandia usava con la popolazione locale, Norvegia rispose di sì.

“Atan è andato a nord un paio di giorni fa” lo informò il ragazzo “Lui fa così. Un giorno è qui, il giorno dopo parte per diversi mesi ogni volta”.

“Oh” l’espressione di Norvegia calò leggermente. Non avrebbe dovuto accettare quel periodo di riposo imposto. “Mi sarebbe piaciuto andare con lui”.

Il ragazzo guardò con curiosità i due. “Siete suoi amici?”.

“Io lo sono” rispose Islanda. “E questo è mio fratello. Volevamo vedere l’aurora boreale con lui come facevamo di solito”.

Improvvisamente, il cane abbaiò allegramente e corse verso le due Nazioni, annusando le loro gambe e leccando la punta delle loro dita.

“Torna indietro, Suka” rimproverò il ragazzo con un sorriso. Il cane abbaiò di nuovo verso di loro, ma corse indietro verso il padrone, e accarezzò la sua testa su di lui. Dopo pochi secondi, tornò indietro verso le due Nazioni.

“E se vi portassi da lui? Voi due non siete di queste parti, giusto? Sarebbe una vergogna aver mancato Atan dopo che avete fatto tutta questa strada per incontrarlo”.

“Puoi davvero farlo?” chiese Norvegia speranzoso.

Il ragazzo annuì. “La mia famiglia porta i turisti in gita con le slitte trainate dai cani tutte le volte. Anche se probabilmente Atan è più lontano rispetto a dove andiamo di solito”.

“Non ci dispiace pagare un extra” disse rapidamente Norvegia con la speranza che cresceva di nuovo dentro di lui.

“Oh, non avevo intenzione di far pagare a tutti” il ragazzo li guardò con un’espressione sorpresa, poi sogghignò. “Ma va bene! Mio fratello non si arrabbierà con me in questo modo. A proposito, il mio nome è Amak. E gli amici di Atan sono amici miei. Seguitemi ~”.

Stentando a credere alla loro fortuna, i due fratelli seguirono il ragazzo. Di solito era impossibile trovare Groenlandia se decideva di partire per il deserto.

“Come conosci… Atan?”chiese Islanda al ragazzo, combattendo appena contro il nome umano di Groenlandia.

“Parlo con lui quando posso” Amak si voltò a guardarli, camminando all’indietro. “Ha quest’aria così diversa, sapete? Come se fosse sempre stato qui”. Fece una pausa, perso nei suoi pensieri per un momento, poi chiese improvvisamente “Sapete cosa significa il suo nome?” le due Nazioni si guardarono a vicenda e scuoterono la testa; Amak rise “Significa <>. Adatto a lui, vero?”. Si girò di nuovo e camminò avanti. “Anche se di solito sono l’unico con cui parla. É così tranquillo. Ma è davvero simpatico! Mi ha aiutato a trovare l’amore della mia vita ~”.

Quindi Amak si lanciò in una serie di storie sulla sua fidanzata fino a quando i tre raggiunsero casa sua. Quando arrivarono, il fratello di Amak fu impressionato dal prezzo elevato che Norvegia si era offerto di pagare per i loro servizi. Diede ai tre un pasto e andò a preparare i cani.

----

Norvegia e Islanda si incontrarono col fratello di Amak ai confini della città. Quest’ultimo aveva già attaccato i cani alla slitta, assieme allo zaino di emergenza. I ragazzi inuit fecero il controllo di routine della slitta, e quando fu ritenuta sicura, le Nazioni furono invitate a sedersi davanti alla slitta mentre Amak prendeva posto dietro.

Amak pronunciò qualcosa in lingua groenlandese, e i cani partirono.

Era sorprendente quanto lontano avessero viaggiato in un periodo di tempo così breve. Norvegia ebbe l’impressione che stessero facendo un percorso più rapido e meno panoramico rispetto a quello riservato ai turisti. Tuttavia a Norvegia non importava molto, fintanto che avesse la possibilità di incontrare Groenlandia.

Dopo circa un’ora di viaggio, la neve bianca all’orizzonte assunse un bagliore verdastro. Sogghignando, Amak accellerò. Oltre la collina, splendenti aurore verdi riempivano l’aria attorno a loro. Tale visione riempì Norvegia di un tepore che poteva venire a lui solo in notti come questa, dove le aurore brillavano luminose. Anche Islanda, che non trovava estranee quelle luci, fissava avanti il cielo. Amak, comunque, rimaneva concentrato sul suo compito, e continuò ad attraversare quel panorama nevoso.

Infine, Amak richiamò i cani, e quelli rallentarono per un minuto o due finché finalmente non si fermarono. Si trovarono in un’area aperta, selvaggia, con l’aurora intorno a loro. Norvegia quasi buttò giù Islanda per scendere dalla slitta. Anche se la slitta non era molto confortevole, Norvegia sentiva che ne era valsa la pena, soprattutto quando guardò solo venti metri avanti a lui.

Groenlandia si voltò ad affrontarli; aveva la sua slitta, e i suoi cani stavano squadrando quelli di Amak. Sebbene Norvegia fosse già in piedi, gli fu difficile camminare. Le sue ginocchia erano traballanti e tese per l’immobilità forzata per lungo tempo. Amak, che era abituato a quel modo di viaggiare, corse verso Groenlandia e quasi lo abbracciò.  Groenlandia sembrava sorpreso di vedere il ragazzo ma fu ancora più sorpreso di vedere le due Nazioni dietro di lui.

“I tuoi amici ti stavano cercando!” spiegò Amak. “Così li ho portati qui. Va bene?”

Groenlandia guardò l’inuit e annuì, “Nn”.

Disse ad Amak di restare indietro e si avvicinò a Norvegia e Islanda. Mentre diede a Islanda un rapido abbraccio senza parole, Groenlandia li fissò e chiese “Perché?”. I fratelli supposero che intendesse “Perché siete venuti qui?”.

Islanda si schiarì la gola, “Noregur voleva parlare con te”.

Lo sguardo fisso di Groenlandia si diresse verso Norvegia, che improvvisamente si sentì la gola secca.

“I… Io volevo solo parlare con te…” Norvegia tormentò la cucitura del suo guanto. “Lo so che non ti sono mai piaciuto molto dopo l’Unione Danimarca-Norvegia… anche se suppongo che non ricorderai tutto. N-non sono sicuro di quanto possa valere dopo tutto questo tempo, ma mi dispiace. Ho solo provato a proteggere te e Ice. E Danmark… lui… Anche lui ha detto che era dispiaciuto. Molto, molto, molto, molto, molto dispiaciuto.”.

Islanda guardò Norvegia, le sopracciglia inarcate per la preoccupazione e la confusione. Ma Groenlandia non sembrava farci caso.

“Nn” convenne Groenlandia, “Ice mi aveva detto che Dan ti aveva ordinato di farlo. Non è stata colpa tua”.

“Sì, ma Danmark…” ma Norvegia si interruppe, guardò in su e fissò l’inuit. “Tu.. ti ricordi di Danimarca?”.

“Nn” confermò Groenlandia. “L’ho incontrato qualche settimana fa”.

Islanda rimase a bocca aperta.

Norvegia cadde in ginocchio. Avrebbe voluto urlare da quanto era felice. Avrebbe voluto abbracciare l’uomo, ma si trattenne dal farlo. Ci concesse però un ampio sorriso di sollievo.

Prima che Norvegia potesse dire qualcosa, comunque, Islanda parlò “Così stai dicendo che questo Danimarca è reale?”.

Groenlandia fissò Islanda per qualche momento e chiese “Non ricordi?”.

“No” rispose Norvegia “Nessuno si ricorda di lui”.

“Ah, meglio così” prese una pausa. “Forse”. Posò una mano sulla spalla di Islanda, mentre Islanda lo guardava con una espressione confusa.

“Non mi sembri sorpreso” notò Norvegia.

Groenlandia si strinse nelle spalle.

Norvegia aspettò una risposta ma quando questa non venne chiese “Sai cos’è successo a Danimarca?”.

Groenlandia guardò Norvegia dritto negli occhi prima di rispondere “Voleva essere un umano”.

Norvegia fissò Groenlandia, cercando di analizzare quello che gli aveva appena detto. Dopo qualche secondo, chiese “Cosa intendi dire?”.

“Non gli piaceva essere una Nazione. Voleva riposarsi e morire come un essere umano. Era stanco”. Groenlandia si avvicinò a Norvegia “Pensava che tu lo odiassi”.

“Io.. No.. Io..” ma le parole non riuscivano ad uscire.

“Ha detto che lo amava” rispose Islanda al posto suo, guardando entrambi, incerto su come iniziare a riprendersi dal suo shock.

“Ah” disse Groenlandia, guardando Islanda, poi tornò a guardare Norvegia. “Dovresti dirlo a Danimarca. Lo renderà felice”.

“Io.. non posso più farlo” disse Norvegia fissando il terreno.

“Perché?”.

“Perché” disse Norvegia scuotendo la testa “Lui non è qui…”.

“Non come Paese” lo corresse Groenlandia “É ancora vivo, ma come umano”.

Gli occhi di Norvegia si alzarono a guardarlo “É davvero vivo?”.

Groenlandia annuì.

“Quindi” iniziò Norvegia “É una persona che vive nel territorio che prima corrispondeva a Danimarca *?”.

Groenlandia annuì di nuovo. “Ma come umano. Lui non ricorda nulla”.

A questo punto, Norvegia considerava un caso di amnesia l’ultima delle sue preoccupazioni. Danimarca era vivo! La speranza gli riempì il petto così pienamente che sentiva di poter scoppiare. “Conosci il modo per farlo tornare indietro?”.

Groenlandia scosse la testa.

Il cuore di Norvegia precipitò tanto repentinamente quanto si era risollevato poco prima. “Noi… non possiamo fare niente?”.

“Puoi fargli ricordare” disse Groenlandia “Allora Danimarca deciderà”.

“Deciderà che cosa?” chiese Norvegia.

“Se vorrà essere Danmark oppure un umano”.

Norvegia deglutì. E se non fosse riuscito a convincere Danimarca a tornare ad essere di nuovo una Nazione? Se a Danimarca non fosse piaciuto quello che avrebbe ricordato? Ci sono stati bei tempi, ma anche molti brutti periodi. E Norvegia non avrebbe potuto essere d’aiuto – essendo stato un tale stronzo nei confronti di Danimarca.

“Come sai tutto questo?” chiese Islanda incredulo.

Groenlandia guardò il suo amico “L’ho fatto io”.

Le due Nazioni nordiche lo fissarono.

“Tu…” disse in tono calmo, più scioccato che arrabbiato “Tu hai fatto tutto questo?”.

Groenlandia annuì. “Danimarca mi aveva chiesto di farlo dopo essersi scusato”.

“Tu puoi fare questo?” chiese Islanda, sconcertato dal fatto che il suo amico e vicino di casa avesse così tanto potere.

Groenlandia si strinse nelle spalle. “Posso trasformare in umano. La gente dimentica – come in un incidente. Niente di che”.

Il silenzio cadde sui tre, ciascuno perso nei propri pensieri. Nessuno parlò per più di un minuto, e il loro spettatore finalmente sbottò.

“Per quanto ancora dovrò restare qui?” chiamò Amak dal suo posto assieme ai cani. “Non avete ancora finito?”.

“Abbiamo finito” annuì Groenlandia “É stato bello. Tornate indietro adesso”.

Amak sogghignò. “Anche tu?”.

Groenlandia annuì.

“Ok!” Amak preparò prontamente i cani per il viaggio di ritorno verso la civiltà.

Groenlandia si girò verso le altre due Nazioni. “É un bravo ragazzo” disse trascinando i piedi.

“Sembra di sì” convenne Islanda “Come lo hai conosciuto?”.

“Semplicemente ha iniziato a parlare con me” Groenlandia si strinse le spalle.

Amak portò i cani verso il gruppo con un ampio sorriso. “Chi vuole correre?”.

 

FINE

 

* angolino scemo della traduttrice*

Go, Norvegia, GO! XD

 

 

*Letteralmente la frase era “Quindi è una persona che vive nella posizione che prima era stata la Danimarca?”. Pur essendo corretta questa forma, non so, mi suonava male.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6: Contemplazione ***


Salve salvino

Salve salvino! PERDONATE IL GRANDE RITARDO! Venerdì scorso ho avuto un grosso esame all’università quindi ho dovuto interrompere per un po’ la mia produzione… e forse dovrete attendere un po’ anche per il prossimo, giacchè 1l 5 giugno avrò un’altra bella botta universitaria.

Approfitto per aggiungere una nota al precedente capitolo. Stranamente non si è salvata la frase con il significato del nome umano di Groenlandia. lo metto qui di seguito:

Atanninuaq = “Colui che ha vissuto, vede tutto e conosce tutto”.

Buona lettura!

Adrienne

 

 

Capitolo 6: Contemplazione

Quando Norvegia e Islanda tornarono a Oslo, Norvegia si sentì soddisfatto malgrado il jet-lag. Non appena si accasciò sul letto cadde in un buon sonno senza sogni. Tuttavia non fu un sonno duraturo  perché poche ore dopo venne svegliato da Islanda che gli stava rivolgendo un sorriso di scusa.

“Torno a casa mia per un po’ ” annunciò Islanda.
Norvegia gemette e si appoggiò sui gomiti "Vai ad assicurarti che Mr Puffin non ti abbia mangiato tutta la scorta di liquirizia?"
Islanda rise "Forse sì."
"Devi stare attento alle pulcinelle di mare," dichiarò Norvegia, tornando di nuovo sotto le coperte. "Sono fottutamente* furbe. Ma questo è il tuo vaso di Pandora". Sbadigliò. "Buon divertimento sull’aereo".
"Grazie". Islanda prese la mano di Norvegia e la strinse per un momento. "Tornerò presto".
"Prenditi il tempo che ti serve".
Islanda lasciò la stanza ma Norvegia sentì un colpo di tosse mentre scivolava nel sonno.

Quando la mattina seguente Norvegia scese le scale ed entrò in cucina, fu sorpreso di vedere Svezia da solo. Di solito, quando era il turno di Svezia di tenere sotto controllo Norvegia, restava anche Finlandia. Loro erano fatti così. Non erano sposati, come direbbe Svezia, ma stavano insieme, e  Finlandia non si era mai veramente fidato a lasciare Svezia da solo con Norvegia, dopo che Svezia aveva imposto a quest’ultimo un’unione personale e aveva lasciato Finlandia prigioniero nelle mani di Russia.
"Dov'è Finlandia?" chiese Norvegia pigramente, e notò che era già stato preparato un bricco di caffè. Se ne versò una tazza.
"Ha p’rtato a casa Sealan '," Svezia sorseggiò il suo caffé e lanciò uno sguardo da oltre il giornale.
Norvegia rosicchiò un vago "Ah ..." e si appoggiò al bancone. Cadde il silenzio tra i due Paesi, e nessuno dei due lo ruppe per lungo tempo. Non erano mai state persone particolarmente loquaci, ed erano entrambi di difficile lettura a modo loro. L’espressione dello svedese era sempre montato in una espressione che somigliava alla rabbia, ma non era quasi mai arrabbiato. A meno che Danimarca non fosse nei paraggi. Qualche volta Finlandia saltava ancora come una molla quando per caso coglieva Svezia che lo fissava, ma nel complesso Finlandia era ora in grado di capire che cosa significassero i vari gradi di espressioni dell’altro. A volte, ricordò Norvegia, Svezia aveva un’espressione più dolce nei suoi occhi, di solito quando guardava Finlandia o Sealand. Vagamente, Norvegia chiese come ci si sentiva a ricevere uno sguardo come quello. Era qualcosa come vedere Danimarca dare un commento serio e sincero, forse?
"Vuoi ‘ndare d’ q’che p’rte?" Svezia guardò Norvegia con la coda dell'occhio, oltre l'orlo dei suoi occhiali.
Norvegia fissò Svezia incredulo, "Ho di nuovo il permesso di uscire?"
Svezia annuì e incontrò gli occhi di Norvegia: "Sì, se v’ngo c’n te".
Norvegia sbatté le palpebre, e rapidamente spostò i suoi occhi verso il suo caffé. Le rotelle iniziarono girare nella sua mente. Forse questo significava che aveva il permesso di cercare Danimarca? Si formò un groppo in gola, e guardò di nuovo Svezia. Svezia, a sua volta, non sembrava non aver tolto gli occhi di dosso da Norvegia. Dannazione al suo sguardo penetrante. Norvegia non poteva pensare, e rapidamente si premurò di versare un'altra tazza di caffé. Ma  sentiva che gli occhi Svezia erano ancora sulla sua schiena, e Norvegia poteva sentire i suoi capelli rizzarsi sulla nuca. Con la fronte corrugata, Norvegia riempì la tazza e la posò sul bancone. Appoggiando le mani sulla tazza, prese un respiro profondo e si impose di rilassarsi.
"Oslo", disse a un tratto Norvegia, afferrando il suo caffé e girandolo per le mani. "Voglio andare in giro per Oslo per un po'."
Svezia alzò le sopracciglia, ma non c'era nessun altro segno visibile di sorpresa sul suo volto di pietra. Norvegia sorseggiava il suo caffé con una espressione blanda, sperando che la paura che si annidava nella bocca dello stomaco non fosse visibile.

==

Non molto tempo dopo, Norvegia e Svezia erano in città. Non avevano programmato di andare da nessuna parte in particolare, ma per come si aggiravano per le strade senza meta Norvegia finalmente comprese che si stavano dirigendo verso la costa. Questo non significava nulla, però. Norvegia continuava a mettere un piede davanti all'altro, perso nei suoi pensieri e ignorando gli occhi di Svezia puntati sulla sua schiena.
'Sono un vigliacco' pensò Norvegia amaramente. 'Sono arrivato così vicino a scoprire cosa ne è stato di Danimarca e ora ho troppa paura di proseguire...' Si avvolse la giacca più strettamente, più per l’esigenza di avere qualcosa da afferrare che per cercare calore, e continuò a camminare ovunque i suoi piedi avessero voglia di andare. Svezia non disse niente. Ecco perché a Norvegia piaceva Svezia - ti lasciava il tuo spazio. Quando voleva.
Quando finalmente Norvegia si fermò si trovava all'ingresso di un cimitero. Fissò le tombe e si chiese quando era stato l'ultima volta che aveva partecipato a un funerale. Probabilmente non più dopo la morte di Olav V, il suo precedente capo. Come gli altri cimiteri in Norvegia, questo era posto su una collina. Era stato messo qui in particolare perché dopo che il cristianesimo era diventato popolare, la gente aveva creduto che sarebbe stato meglio essere sepolti su una collina - e quindi più vicino al cielo. Norvegia si toccò distrattamente la barretta a croce tra i capelli. Per altre persone, era un luogo di eterno riposo in riva al mare. I famosi fiordi norvegesi avevano un grande impatto sulla psiche delle persone, e alcuni erano più felici sapendo che sarebbero rimasti accanto all'acqua anche quando non ci sarebbero più stati. Il profumo del mare riempiva l'aria, anche se era fuori vista, una roccia di grandi dimensioni scendeva direttamente nel Skagerrak, lo stretto che separava la Norvegia dalla penisola dello Jutland.
Per nessun motivo in particolare, Norvegia decise di entrare nel cimitero.
L'aria in un cimitero è sempre stata diversa da quella di qualsiasi altro luogo. Aveva un qualcosa di definitivo, un silenzio ininterrotto - anche se vi era del rumore. La sua gente era qui - persone coraggiose che avevano deciso di vivere e morire a Oslo. Norvegia percorse le file di tombe, e lesse il nome su ogni lapide. Ognuna di queste persone erano state una parte di lui. Non importava se erano vivi o morti - erano stati una parte della Norvegia, in un modo o nell'altro. Fisicamente o spiritualmente.
Improvvisamente si udì una voce, e Norvegia rivolse la sua attenzione alla piccola folla di persone vestite di nero da cui la voce proveniva.
"Ancora non posso credere che se ne sia andato," singhiozzò una donna di mezza età. Un uomo che sembrava essere il marito le mise un braccio intorno. “Io proprio non lo capisco. Eirik, Sigstien era più aperto con te di quanto lo fosse con noi ... ci sono stati dei segni?"
"Beh ..." Il ragazzo, adolescente, camminando a fianco della coppia distolse lo sguardo da loro. "Era depresso molto più spesso del solito. ... A volte aveva minacciato di farlo, sapete... Ma questo è normale ..." Gli occhi del ragazzo fissavano il terreno davanti a lui, dove si trovava Norvegia. I loro occhi si incontrarono per un attimo prima che 'Eirik' rapidamente si voltasse. "Ho provato tirargli su il morale. Ho fatto tutto quello che ho potuto. Ma ..."
'Ma non è stato sufficiente a impedirgli di suicidarsi?' si chiese Norvegia, guardando il gruppo passargli accanto e lasciare il cimitero. Per alcuni istanti, Norvegia semplicemente guardò oltre loro. Quando finalmente decise di spostarsi, sentiva le sue membra come fossero state piombo. Ma lui arrancò più in a fondo nel cimitero. Ora voleva fare visita al ragazzo che aveva gettato via la sua vita, nella speranza di poter ricominciare in un mondo nuovo.
Non fu difficile da trovare. La sua tomba era l'unica fresca. "Sigstien Schaffer, 1994-2011", recitava l'epitaffio. Norvegia stette davanti alla sua tomba e la fissò. Era giovane. Danimarca, d'altra parte, era il regno più antico d'Europa. Questo ragazzo probabilmente non aveva mai visto una battaglia o la guerra, mentre Danimarca ne aveva iniziate, combattute, vinte e perse migliaia. Da quanto aveva sentito, questo ragazzo soffriva di depressione cronica, quando non aveva davvero nulla per cui depresso. Danimarca, d'altra parte, portava sempre un sorriso allegro. Non era mai stato depresso.
... Giusto?
Danimarca ne aveva di che essere depresso. Tutti i Paesi nordici erano stati come una grande famiglia. E tutti avevano alienato Danimarca dopo la rottura, allontanandosi da lui. Quel sorriso? Doveva essere stato un buon viso a cattivo gioco. Far pensare a tutti che stava bene da solo.
Dannazione alla propria ignoranza!
Se solo Norvegia avesse notato tutto questo prima ...! Ma lui non aveva voluto. Aveva mantenuto la distanza che lui stesso aveva creato dopo che era stato strappato con la forza dal possesso di Danimarca.
No, l’aveva creata ancora prima - poco dopo che l'Unione Kalmar era stata sciolta. Danimarca non fu contento del modo in cui Svezia e Finlandia lo avevano lasciato, e questo era successo molto prima che Danimarca avesse imparato a controllare adeguatamente la sua rabbia. Si era scagliato contro Norvegia, Islanda e Groenlandia, facendo loro del male mentalmente, fisicamente e sessualmente - in qualsiasi modo possibile. Aveva bisogno di sapere che aveva ancora tutto sotto controllo. Durante questo periodo di sofferenza, Norvegia si era completamente chiuso in se stesso. Era spaventato, ma non per se stesso. Islanda e Groenlandia erano solo i bambini a quel tempo. Norvegia sapeva di quale genere di atti Danimarca fosse in grado di fare con la sua mente malata. Ecco perché, molto presto, Norvegia aveva stretto un patto con Danimarca. Avrebbe fatto qualunque cosa gli avesse detto di fare, a patto che Danimarca non facesse del male a Islanda, a Groenlandia, o alla gente di Norvegia. Danimarca aveva acconsentito, ma nella sua brama di potere aveva trovato una scappatoia.
Danimarca non poteva toccarli.
Norvegia poteva.
Norvegia rabbrividì, e si tirò il mantello più stretto attorno a lui di nuovo. Islanda sembrava aver capito la situazione meglio di Groenlandia. Ma Groenlandia era più giovane di lui, inoltre ... Norvegia aveva sempre pensato che Groenlandia non avesse mai perdonato davvero lui o Danimarca. Almeno fino  all'altro giorno.
Norvegia chiuse gli occhi e fece un respiro profondo e come una brezza soffiò una boccata di aria fresca del mare. Era proprio quello di cui Norvegia aveva bisogno per azzerare i pensieri nella testa. Vi erano stati dei momenti non molto buoni, ma le cose erano cambiate. Ora, Norvegia era uno dei paesi più indipendenti del mondo. Diavolo, lui e la sua gente avevano addirittura rifiutato l'adesione nell'Unione Europea, tanto erano decisi a mantenere l’indipendenza. E anche Danimarca era cambiato. Norvegia lo guardava da lontano mentre gli dava freddamente le spalle. Il sorriso di Danimarca era diventato più gentile nel corso degli anni, e perdita dopo perdita, l'essere diventato un piccolo Paese aveva umiliato Danimarca. Aveva lavorato per aiutare il suo popolo, ed era diventato il leader mondiale nella protezione dell'ambiente.
Danimarca era cresciuto. Ed era cresciuto da solo, completamente solo, dopo che Islanda lo aveva lasciato durante la Seconda Guerra Mondiale. Norvegia lo aveva visto crescere, aveva visto i segni sottili dell’età avanzare lentamente nelle sue abitudini. A volte durante le riunioni  scuoteva il polso mentre scriveva i suoi appunti, oppure si stiracchiava le spalle quando era fermo da troppo tempo. Il suo temperamento violento era del tutto scomparso, salvo quando Svezia lo provocava in un modo o nell'altro.
Sì, Danimarca era cambiato, ma Norvegia aveva continuato a trattarlo nello stesso modo. Non aveva paura che Danimarca potesse tornare alla sua natura violenta – si era semplicemente formata un'abitudine. Un gioco che aveva giocato con l'uomo più vecchio**. Danimarca si faceva avanti, Norvegia lo puniva per questo. Era divertente. Ma era un gioco senza regole non dette. Norvegia non aveva mai rivelato quanto aspettasse l’ennesimo tentativo di Danimarca di venire a disturbarlo o di tentare di metterlo in imbarazzo durante uno dei meetings mondiali.
"C’m era q’sto D’mark?"
Norvegia era stato totalmente perso nei suoi pensieri che saltò e si voltò di scatto. Svezia era in piedi dietro di lui, con la stessa posizione ed espressione che aveva mantenuto per tutto il giorno. Già, era vero. Si trovava in un cimitero con Svezia ... Aspetta ... Svezia? Aveva appena chiesto com’era Danimarca? Suonava quasi ridicolo ...
”Beh” disse Norvegia, guardando verso il sole al tramonto. "In una parola, potrei definirlo un idiota. Era un pervertito, stupido e ubriacone. Entrava in casa mia senza alcun motivo e poi cercava una scusa per passare la notte da me. Pretendeva di essere il “Fratello Maggiore” di noi Nazioni nordiche, e tu lo odiavi. Tu e lui a volte facevate a botte se vi guardavate l'un l'altro nel modo sbagliato ". Norvegia fece una pausa mentre un groppo gli stava crescendo in gola. "Onestamente, avevo detto spesso a Danmark che sarebbe stato meglio se se ne fosse andato via o se fosse sparito..." Il sole scomparve dietro le montagne, e Norvegia trattenne la giacca stretta intorno al suo corpo. "Ma nonostante tutto ... era incredibilmente caldo. Non importava quanto cercassi di spingerlo via, lui tornava sempre. Quando mi sentivo depresso o malato, Danimarca veniva sempre a cercare di aiutarmi. E sorrideva sempre. Era stupido e sincero, e ... Vederlo mi rendeva felice. " Norvegia chiuse gli occhi e si lasciò sfuggire un sospiro pesante.
"E lo am’vi?".
Norvegia si voltò a guardare Svezia che continuava a fissarlo.
"Sì” ammise Norvegia." Io lo amo ".
"All’ra p’rchè n’n vai a c’rcarlo?" lo sguardo di Svezia si fece più duro del solito.
"Io..." gli occhi di Norvegia fissarono per terra. "Non lo so ..." Si spense, ma riprese in fretta, "Beh, credo di avere paura. Se Danimarca voleva diventare umano, avrà avuto una buona ragione per farlo. Non dovrei intromettermi, giusto?"
"N’n t’ stai ‘ntromettendo n’l suo d’siderio. Gli stai dando la p’ssibilità di sc’gliere. E ... se lui è umano, p’trebbe morire. All’ra sarà troppo tardi".
Un brivido corse lungo la schiena di Norvegia, e inconsciamente guardò la tomba di Sigstien. Se Danimarca fosse morto mentre era ancora un essere umano, non sarebbe stato più in grado di tornare indietro. Non avrebbe potuto nemmeno morire nella propria terra. Sarebbe stato solo una parte di Prussia.

S’ f’lice," disse Svezia dopo un silenzio imbarazzante. “Tu sei ‘ndato lont’no. M’lto più di qu’nto abbia fatto io. V’levo uccid’rmi d’po che Russia av’va catturato F’nlandia. V’levo s’lvare F’nlandia e f’r del male a Russia. Ma il mio capo n’n me l’ha p’rmesso. E mi ha c’stretto a pr’nd’rti in ostaggio. Ho odiato quella sit’zione. Tu puoi anc’ra s’lvare D’nmark. N’n aver paura. Aiutalo inv’ce.”
Gli occhi di Norvegia fissarono quelli di Svezia. Gli stava davvero dicendo di andare da Danimarca?
D’mark s’ f’lice di s’pere che lo ami c’sì tanto. L’scia pure che gli altri ti credano p’zzo e va a c’rcarlo”.
"Grazie" Norvegia non era sicuro di come reagire alle parole di Svezia, ma la speranza stava crescendo dentro di lui. "Vuol dire che mi credi?"
Svezia occhi si addolcirono,  quasi sembrava che stesse sorridendo. "N’n p’nso ch’ tu sia p’zzo."
il petto di Norvegia si gonfiò di felicità, e un sorriso fece posto sulle labbra. “Grazie”, disse con sincerità.
Svezia annuì. “Fin p’nsa ch’ tu n’n d’bba lasci’re c’sa tua. Gli ho ch’esto d’ ess’re io a t’n’rti d’cchio oggi per p’rmett’rti di and’re a c’rcare D’nmark”.
Norvegia fu preso alla sprovvista. Svezia aveva fatto tutto questo per lui?

D’vrsti usare l’Öresundsbron. Ci s’ranno meno p’ssib’lità di ess’re sc’perto. Rest’rò qui e t’ d’ t’tto il t’mpo ch’ posso. Ma n’n potrò aiutarti qu’ndo Fin lo sc’prirà”.
"Mi hai salvato***, Sverige." Norvegia guardò direttamente negli occhi di Svezia e vi trovò dentro un senso di calore.
Quindi era di questo che Finlandia si era innamorato.


----

NOTE:

* buggers =  ha a che fare con i rapporti sessuali anali…. È la versione volgare di sodomita. Alla fine ho pensato che in italiano la frase di Norvegia fosse un qualcosa tipo “Le pulcinelle di mare te lo mettono in quel posto da quanto sono furbe” quindi ho usato il nostro italianissimo fottere

Certo però che non pensavo che Norvegia fosse così scurrile… mah…

 

** io tengo l’originale, ma tutto questo far passare Danimarca come un anzianotto mi lascia quantomeno perplessa XD

 

***in realtà la traduzione corretta sarebbe stata “Sei un salvagente, Sverige!” ma… devo proprio spiegarvi perché ho optato che un’altra traduzione? XD


Öresundsbron = L'Øresund Bridge, il ponte che collega Svezia e Danimarca.

PICCOLO ANGOLINO PUBBLICITARIO

ho aperto un profilo facebook: http://www.facebook.com/profile.php?id=100002002426057

E qui il mio livejournal: http://pinkabbestia.livejournal.com/

Chi vuole passare a trovarmi è il benvenuto! ^_^



 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Ago nel pagliaio ***


Chapter 7: Needle in a Haystack

Capitolo 7: Ago nel Pagliaio

Quando Norvegia entrò nel "Königreich Preußen" era da solo. La mattina dopo la loro conversazione, Svezia aveva accompagnato Norvegia al ponte che collegava il suo Paese a quello di Danimarca, poi si erano lasciati.
Adesso Norvegia doveva trovare Danimarca. Per fortuna, la Danimarca non era un paese molto grande, non c'erano molti posti dove andare a cercare. Norvegia sentì che il posto migliore per iniziare la ricerca era Copenaghen.
Dopo alcune ore, Norvegia si rese conto che le dimensioni del Paese erano una questione relativa. Danimarca, geograficamente parlando, non era una Nazione tanto grande, tuttavia cercare una persona a Copenaghen era come cercare un ago in un pagliaio*. Venne anche preso alla sprovvista dalla mancanza di caratteristiche danesi. I negozi avevano tutte insegne tedesche, la gente parlava tedesco e i nomi che sentiva per strada erano tedeschi. Anche se Norvegia cercava di non fare caso a quella lingua sconcertante, notò un accento familiare persistente nell'aria. Era la lingua tedesca, ma manteneva un sordo suono come se le persone stessero parlando con una patata in bocca. Era l'unico conforto che Norvegia trovava nell’aria, mentre proseguiva la sua ricerca.
Nonostante la lingua, Norvegia notò che i posti della vecchia e della nuova "Copenhagen" erano molto simili, così avrebbe potuto controllare i vecchi ritrovi di Danimarca, ma l'unica cosa che riusciva a trovare erano solo ricordi. Non riusciva a contare il numero di volte che Danimarca lo aveva trascinato in giro per quelle strade. In una di esse Islanda aveva accidentalmente iniziato a camminare sulla pista ciclabile. Danimarca lo aveva afferrato per il collo, e lo aveva tirato fuori in tempo prima che un gruppo di ciclisti rischiasse di investirlo. Danimarca aveva prontamente spiegato come erano regolate le piste ciclabili e perché a Islanda non era stato permesso di camminarci sopra.

Norvegia sentiva uno strappo al cuore ogni volta che vedeva le tante bandiere prussiane in bianco e nero. Erano strane ed estranee in quel luogo. Gli mancava l’allegra bandiera rossa di Danimarca. Anche se America una volta aveva scambiato Danimarca per un comunista. America era un idiota. Nonostante l'evidente riferimento cristiano, la Danneborg emanava calore. Segretamente, era per questo che Norvegia aveva scelto la base rossa per la propria bandiera.
Al calar della notte, Norvegia non aveva fatto alcun progresso da quando era arrivato nel Paese. E questo non per la mancanza di tentativi - Norvegia aveva cercato a destra e a manca, senza trovare alcun segno di un danese da qualche parte. Quando il sole iniziò a scomparire da dietro gli edifici, Norvegia si rese conto che aveva dimenticato di controllare in un hotel. Ma sentiva che questo era un dettaglio minore. Dopotutto, la vita notturna si addiceva a Danimarca. Norvegia avrebbe battuto ogni bar e pub di Copenhagen, se avesse potuto.

In serata la folla si era diradata in strada, ma c'era un sacco di gente ancora in giro, soprattutto  adolescenti e giovani in cerca di divertimento, ma Norvegia aveva incontrato ogni tipo di persone sulla sua strada. Però nessuno di loro era chi stava cercando. Era davvero così difficile individuare un danese tra migliaia di Prussiani?
Non fece in tempo a terminare di formulare questo pensiero, che un braccio si avvolse intorno alle spalle di Norvegia. Il suo cuore mancò un battito, ma il suo soffio non durò a lungo. Il proprietario del braccio era solo Prussia con i capelli arruffati e la faccia rossa.
"Yo, Norwegen!"  chiamò Norvegia in un orecchio, con le gambe leggermente traballanti. "Sono felice di vederti! Vuoi bere qualcosa? Non ti preoccupare, ti ho perdonato per tutta quella roba su Danimarca"
"In realtà, io -"
"Sciocchezze!" tagliò corto Prussia "Tu hai bisogno di divertirti di più nella vita, Norwegen!" Prussia strinse la presa su Norvegia, che venne così trascinato verso il bar più vicino.
Norvegia non aveva particolare interesse per l'idea di Prussia. Sapeva che era un forte bevitore, e non sarebbe stato d’accordo a lasciar andare Norvegia finché non fosse stato completamente svenuto. Purtroppo, Norvegia non sembra avere molta scelta.

==

"Bevi!" Prussia sbattè un boccale di birra davanti a un tutt’altro che entusiasta Norvegia. Senza aspettare che Norvegia bevesse, Prussia aveva già prosciugato il suo boccale.
Sospirando, Norvegia prese il boccale e bevve la birra. Era tedesca. Norvegia arricciò le labbra per il disgusto, e si voltò dalla sua parte per affrontare il resto del bar. Non aveva intenzione di trovare Danimarca in questo modo – avrebbe dovuto trovare un modo per sfuggire al prussiano. Prussia sarebbe stato abbastanza veloce a ordinare abbastanza alcolici uno dopo l'altro? Forse una rissa da bar avrebbe potuto…
La Stein venne di nuovo spinta sotto il naso di Norvegia. "Andiamo, è buona birra prussiana! Lasciati andare per una volta ~"
Norvegia fissò l'uomo con uno sguardo disgustato sul viso. Al diavolo! Norvegia si alzò e spinse via la birra in un solo movimento. Stava per dirigersi verso la porta quando una mano gli afferrò il braccio e lo tirò indietro verso il bar. "Ah, Norwegen, non fare così, beviamo insieme, come eravamo abituati a -!"
Norvegia tolse di scatto la mano di Prussia, la sua pazienza era quasi esaurita. "Non sono mai venuto a bere con te", sibilò.
"Che cosa stai dicendo, Norwegen?" Prussia si alzò e si spostò pericolosamente vicino al norvegese. "E tutti quelle volte che abbiamo fatto irruzione a casa di Inghilterra, eh? Quelli erano bei tempi ..."
Le dita di Prussia ubriaco scivolarono lungo la faccia di Norvegia in quella che doveva essere una carezza, ma pungevano la pelle di Norvegia come chiodi barcollando lungo il mento. Lui fece una smorfia di dolore e allontanò la mano di Prussia "Non mi toccare!".
"Nor …" Ma Prussia non fece in tempo a dire il suo nome che venne spinto via da Norvegia.
"Ehi, ti ha detto di non toccarlo, oppure no?"
Norvegia poteva vedere solo un pugno disteso accanto a lui nella sua visione periferica, ma quella voce era inconfondibile. I suoi occhi schizzarono fino al volto di un uomo accanto a lui, e un sorriso sicuro lo salutò - insieme a un mucchio di caos controllato che erano i suoi capelli.
La bocca Norvegia si spalancò per la sorpresa.
Danimarca!

=

Norvegia non riusciva a credere di vedere Danimarca dopo tutto questo tempo. Era lui, vero? Non era svenuto per colpa dell’alcol che non ricordava di aver bevuto, giusto? Avrebbe dovuto toccarlo per assicurarsi che fosse vero? Sentire i muscoli che stendevano il braccio, o la punta di alcune dita callose?
"Cosa c’è che non va con te?" In un mondo lontano dietro Norvegia, Prussia inciampava ai piedi del bar, fissando la coppia di uomini.
"Niente",  replicò Danimarca, mettendo una mano sulla spalla di Norvegia. "Sto soltanto salvando una damigella in difficoltà".

In una situazione normale Norvegia lo avrebbe colpito per il commento, ma era troppo felice, era semplicemente lì, era vero, e lui lo stava toccando. E adesso lo stava guardando di nuovo! Oh dio, Norvegia era così eccitato che quasi perse la parola.
"Sembra che io ti stia abbagliando", lo prese in giro il danese.
"Sì" disse Norvegia senza pensare. Danimarca sorrise.
"Nor -" iniziò Prussia, ma si ritrovò con una mano del norvegese spinta in faccia.
"Andiamo da qualche parte", disse rapidamente Norvegia al danese.
"Se insisti ~" Danimarca fece scivolare la sua mano intorno alla vita di Norvegia per guidarlo verso l'uscita, e Norvegia non si oppose.
L'aria fresca della notte era benvenuta dopo quella calda e piena di alcol del bar. Danimarca sembrava avere un'idea di dove voleva andare, perché camminava con passo sicuro portando con sè Norvegia non appena erano usciti dal locale. La sua mano era per Norvegia così calda e familiare  che era quasi schiacciante.
"Stai bene?" Danimarca gli chiese dopo pochi istanti.
"Oh," Norvegia prese un momento per registrare ciò che aveva detto: "Sì, sto bene".
"Com’è che ti ha chiamato quel tipo? Norwegen? Come il Paese?"
"Norge",  corresse Norvegia in danese. "E, sì, esattamente come il Paese".
"Questo è un nome strano," ma a Danimarca non sembrava dispiacere. Sorrideva ampiamente come sempre. "Sono Niels. Piacere di conoscerti".
Niels? Norvegia sbatté le palpebre e guardò di nuovo l'uomo. No, era sicuramente Danimarca. Ogni cosa di lui era esattamente la stessa ... il taglio dei suoi occhi ad arco verso il basso, le linee del sorriso sulle sue guance e lo spessore delle sopracciglia. Solo il nome era diverso. Solo il suo nome era cambiato.
"Già .." Norvegia disse distrattamente mentre guardava Danimarca negli occhi. Quanto strano sarebbe stato avvolgere Danimarca in un abbraccio e raccontargli le azioni che aveva compiuto nei secoli? ... Abbastanza strano, probabilmente. Aveva incontrato 'Niels' solo un minuto fa, dopo tutto ... Non poteva rischiare di spaventare Danimarca. Non ancora. Era eccitato, ma doveva mantenere la sua solita faccia da poker. Questo doveva fare: approcciarsi con calma e poi spiegare la situazione...
"E’ tutto a posto lì dentro?" chiese Danimarca mentre agitava la mano davanti al viso di Norvegia, che saltò.
"Sì, sto bene", disse in fretta. "Sono solo..."
"Ero così abbagliante?"
"Smettila di fare citazioni di pessimo gusto" scattò Norvegia scattò prima di interrompersi, e immediatamente si pentì per le sue parole. E se Danimarca si fosse offeso e -
Ma Danimarca si mise a ridere: "Sembrava ti andasse bene prima!"
"Perché era vero," ammise Norvegia con disinvoltura. "Ora è solo antipatico."
Era davvero così semplice ricadere nella rilassata abitudine con il danese così in fretta?
Non appena aveva formulato questo pensiero, Danimarca lo tirò fuori da quell’abitudine. Prese il braccio di Norvegia e lo fece girare verso di lui. "Quello che voglio sapere, è cosa ci faceva un ragazzo come te in un posto come quello, come fai a conoscere quel coglione, e, soprattutto, se passerai la notte con me."
"Sì", rispose Norvegia quasi senza esitazione, ignorando le prime due domande.
La risposta sembrava tuttavia soddisfare Danimarca. Qualche istante dopo, il loro labbra si unirono strette e in Norvegia si ridestò un forte bisogno che aveva cercato di reprimere il più a lungo possibile. Premette rapidamente il suo corpo contro Danimarca e si spinse dentro la sua bocca. Un piccolo gemito sfuggì dalla gola di Danimarca, che Norvegia prese come un incoraggiamento a continuare a muovere la sua lingua nella bocca dell’altro. Una mano premuta sulla parte posteriore del collo incitava Norvegia a continuare, mentre un l’altra scorreva lungo la schiena e si posò appena sotto il punto vita di Norvegia, facendolo rabbrividire.
Danimarca interruppe il bacio solo per sussurrare all'orecchio di Norvegia, "Casa mia non è lontana da qui ~"
Corsero via.

-

Note:

E' uno stereotipo comune norvegese dire che parlare in danese come è come parlare con una patata in bocca.
In Danimarca ci sono numerosissime piste ciclabili e molti danesi usano spesso la bicicletta per i loro spostamenti. Pare non si possa attraversare la corsia di bicicletta, senza rischiare di essere investiti dai danesi. Aseies ha preso spunto da una strip di Humon (l’ideatore di Scandinavia and the world)Humon che spiega proprio questa usanza delle piste ciclabili.

* in originale significa letteralmente: “una pozzanghera in un oceano”.

 

 

I fatti divertenti della vita. Navigando sulla Nonciclopedia ho trovato questo à http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Notte_in_cui_rubarono_la_Norvegia

Yuuko (xxx Holic) direbbe che è Hitzusen ^_^

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Niels ***


CAPITOLO 8 LA SCOMPARSA DI DANIMARCA

Buona sera a tutte!

Ebbene no, non sono morta! ^^’

La vita universitaria a volte fa schifo, il mese scorso ho fatto l’Esame di abilitazione professionale di Psicologo (PASSATO! ^_^)  e il mese prossimo ho una tesi di master da presentare…

Sì, sono vecchia, embè!? Sono ancora sotto i 30 anni! :P   *e chissenefrega? N.d.Tutti *

Comunque, oggi avevo voglia di darvi in pasto il nuovo capitolo di La scomparsa di Danimarca che stava facendo le ragnatele nel mio desktop, così posso sparire per un altro paio di mesi senza problemi (ma anche no! ^^’).

Va bene, non mi dilungo in altre boiate sulla mia vita di studentessa tardona e vi auguro una piacevole lettura!

 

Adrienne

 

 

Capitolo 8: Niels

La mattina seguente Norvegia rotolò intontito in un letto vuoto. Spingendosi in posizione seduta, in un primo momento gli fu difficile capire dove fosse. Non riconosceva nessuna delle cianfrusaglie intorno a lui e non riusciva a ricordare come fosse arrivato lì. Ma all'improvviso tutto gli tornò in mente in un lampo.
"Danimarca!" disse ad alta voce con occhi spalancati. Scivolò rapidamente fuori dal letto e raccattò i suoi abiti sparsi su tutto il pavimento. Senza toccare i capelli, spalancò la porta della camera. Trovò quello che sembrava essere il soggiorno di un appartamento. Ma era vuoto. Danimarca non c’era.
Nondimeno Norvegia trovò la stanza quasi affascinante. Un loveseat con poltrone poste ai lati  di un televisore, tutto in materiale diverso ma dello stesso colore di base, almeno nel tentativo di bilanciare. Sul mobile, attorno al televisore, Danimarca aveva messo ogni sorta di strani oggetti o ricordi - uno di questi sembrava la statuina Lego di un’ascia, inoltre c’era un assortimento di action figures e modellini di vichinghi. Norvegia non poté far altro che sorridere. Danimarca non era cambiato.
Un gorgoglio nel suo stomaco gli fece capire che era ora di colazione, così Norvegia si diresse verso la cucina.
Una volta entrato, gli occhi di Norvegia caddero immediatamente sulla macchina del caffé. Sopra vi era attaccata una nota adesiva.
"Norge, Sono al lavoro. C’è del cibo nel frigorifero; il caffé è nella dispensa accanto.
Niels"
Uomo intelligente. Sapeva esattamente dove mettere una nota che potesse essere trovata da un norvegese. Voltandosi, Norvegia andò dritto verso l'armadietto adiacente. Trovò una imitazione tedesca del caffé preferito di Danimarca, che però non era abbastanza forte come Norvegia avrebbe voluto. Ma Norvegia non se ne sarebbe lamentato. Non avrebbe osato.
Si versò il caffé e controllò dentro il frigorifero. Sorpreso, trovò una prima colazione completa con pane e uova, il tutto rivestito con un involucro di plastica pronto per lui. Danimarca era più attento di quanto sembrava, anche adesso.
Mentre mangiava, Norvegia si rese conto che sarebbe stato meglio aspettare semplicemente che Danimarca tornasse a casa, e poi gli avrebbe spiegato la situazione. Sì, ma … come? Danimarca era stato l'unico a non aver pensato che fosse pazzo. Sarebbe stato capace di affrontare l’argomento?

... Sì, giusto.
'Allora, che cosa fai nella vita?'
'Oh, sono la personificazione di un Paese, e a proposito, lo sei anche tu!'
Ancora prima di terminare la colazione, Norvegia decise che avrebbe improvvisato.
Controllando l'orologio, Norvegia scoprì di avere probabilmente molte ore davanti prima del ritorno di Danimarca. Cercando qualcosa da fare, Norvegia decise di esaminare i libri su uno scaffale molto piccolo che non aveva notato prima. La maggior parte erano fiabe danesi che Norvegia riconobbe. Sorrise. Danimarca aveva buon gusto. Tuttavia, sotto i libri tascabili, era stato spinto a lato un libro in pelle di grandi dimensioni. Non c’era alcun titolo sul dorso. La curiosità ebbe la meglio su Norvegia, che fece scivolare il libro dallo scaffale con attenzione, cercando di mantenere in posizione i tascabili sullo scaffale.
Era un album con le foto di infanzia del nuovo Danimarca. Col cuore che quasi perdette un colpo, Norvegia prese il libro e si accasciò sulla poltrona. Puntellando il libro sulle ginocchia, Norvegia girò la prima pagina dell'album. Le prime immagini erano di Danimarca neonato, e in molte di esse era in compagnia di una bella donna. Norvegia suppose che fosse la “madre” di Danimarca. Quando  Danimarca ebbe raggiunto l'età di bambino, c'erano foto di famiglia che comprendevano anche il “padre” di Danimarca. L’uomo somigliava in modo impressionante a Danimarca, e se anche la sua personalità fosse stata simile, ciò avrebbe spiegato l'abbondanza di fotografie.
Norvegia continuò a guardare le foto e si fece rapidamente un'idea di che tipo di vita 'Niels' aveva vissuto. Era cresciuto in una famiglia normale. La sua figura paterna sembrava un po’ più eccentrica di lui e sua madre sembrava equilibrata. C'erano foto di loro tre, anche con Danimarca adulto, e Norvegia comprese che quelle erano le foto più recenti.

Poteva davvero chiedere a Danimarca di abbandonare quel tipo di vita per diventare di nuovo una Nazione?
Quando ebbe finito di guardare l'album, Norvegia tornò alla parte con Danimarca bambino. Questo era un lato di lui che Norvegia non aveva mai visto prima, e sembrava adorabile. In una foto Danimarca stava muovendo i primi passi – o almeno questo suppose Norvegia. Un un’altra foto stava festeggiando il suo quinto compleanno … aveva ricevuto in regalo una bicicletta. E poi ce n’era un’altra in cui aveva fatto un capitombolo incredibile cadendo da questa. C’erano immagini di quando era un preadolescente, per lo più Danimarca con ragazze sempre diverse. Una ragazza che assomigliava straordinariamente a Norvegia con i capelli lunghi appariva più spesso. Ad un esame più attento di Danimarca adolescente, Norvegia notò che assomigliava un sacco a come Norvegia lo ricordava. Naturalmente, si riferiva a quando erano stati entrambi vichinghi ...

==

Norvegia si trovava sul ponte della nave danese. Dovevano salpare per la notte, ed erano sulla via del ritorno a casa dopo il saccheggio a casa di Inghilterra. Gli uomini stavano mangiando al ponte inferiore, e il rumore delle loro chiacchiere giungevano facilmente dal punto in cui stava salendo Norvegia.
"Che stai facendo qui?" gli chiese Danimarca avvicinandosi a Norvegia. La sua fidata ascia gigante era appoggiata sulla sua spalla, e teneva in mano un corno pieno di idromele.
"'Stavo solo pensando", rispose sgarbatamente Norvegia.
"E a cosa stai pensando? Abbiamo fatto un altro buon bottino e Odino ci ama. Cosa ti impensierisce?"  Danimarca gli offrì il suo idromele.
Norvegia bevve ma disse "Ultimamente gli uomini si zittiscono in nostra presenza. Sta per accadere qualcosa".
"Posso catturarli!" disse Danimarca coraggiosamente, brandendo la scure sopra la sua testa con un braccio.
Norvegia non era sicuro come Danimarca. Gli uomini non erano mai stati veramente d'accordo di avere Danimarca come loro capo. Sembrava più piccolo e più giovane di tutti gli altri, e gli uomini non stavano di buon grado agli ordini di Danimarca. Avevano già provato in passato a minare la loro autorità, ma  Danimarca era sempre stato più forte di qualsiasi sfidante che aveva incontrato. Ma c'era sempre una possibilità ...
Continuarono a parlare, discutendo sulle modalità delle scorribande passate e su come in futuro avrebbero potuto ottenere di più da Inghilterra e dai suoi fratelli, o sul fatto che forse avrebbero potuto trascinare anche Svezia prima o poi. Danimarca continuava a parlare, ma Norvegia sentì un brivido lungo la schiena. Che cosa è stato? L'idromele era stantio come mai lo era stato. Le onde si schiantavano contro la barca, come hanno sempre fatto ... Ma mancava qualcosa. Anche Danimarca lo aveva notato, e anche lui cadde in silenzio come l'aria intorno a loro. La mano di Norvegia lentamente raggiunse l’elsa della spada, la presa di Danimarca ben serrata sulla sua ascia.
In un solo movimento, la tensione si ruppe. Ci fu una levata di scudi da parte degli uomini e delle due Nazioni, e combatterono – ciurma contro capitano. L’uomo più grosso tra gli ammutinati si fece avanti per primo, e una scure pesante oscillò tra Danimarca e Norvegia. Le Nazioni vennero divise in direzioni opposte, e un gruppo di uomini attaccò ciascuna Nazione singolarmente. Questa non fu una buona condizione - lavoravano meglio in squadra, e Norvegia capì subito che i vichinghi stavano attaccando più Danimarca che lui. Gli uomini che stavano combattendo contro Norvegia erano massicci e impedivano a Norvegia di andare in aiuto di Danimarca. Norvegia non riusciva a vedere bene, ma da quel che riusciva a capire, Danimarca non era messo meglio di Norvegia. Danimarca ruggì sopra le grida e cercò di abbattere gli uomini facendo oscillare la sua ascia gigante come un’altalena ma fu inutile. C’erano troppi uomini da respingere per Danimarca.
Dal nulla, un uomo roteò una spada sopra la testa di Norvegia. Solo pochi secondi per difendersi, e  Norvegia bloccò il colpo con la spada, ma nella stessa mossa, perdette la sua arma. L'uomo sembrava pensare che Norvegia fosse ormai inerme, ma Norvegia non era così facile da sconfiggere. Quando il vichingo tirò indietro la sua spada, Norvegia si chinò e afferrò la gamba dell'uomo. Come Danimarca, anche Norvegia era più forte di quanto sembrasse. Con un grugnito di fatica, Norvegia sollevò l'uomo sopra la sua testa e lo gettò su un gruppo di uomini. Infine si aprì un varco tra Norvegia e Danimarca, ma Norvegia fu sconvolto da ciò che vide.
Danimarca era coperto di sangue e sembrava zoppicare. Uno dei membri dell'equipaggio sollevò Danimarca per spi9ngerlo fuori dalla nave.
"Danmark!" chiamò Norvegia correndo più veloce possibile verso Danimarca. Scaraventò le persone a destra e sinistra, ripetendo più volte il nome di Danimarca, e infine -
Danimarca fu gettato dall’altro lato della barca.
La collera si gonfiò dentro Norvegia e la sua mente si svuotò. Riusciva solo a pensare di provocare loro quanto più dolore possibile. Tirò il braccio e lo spinse in avanti per restituire il favore al bastardo…

 

"Ahia!"
Norvegia si svegliò quando il suo corpo si era spostato in avanti. Danimarca era in piedi dietro la poltrona, stringendo la mano sul suo volto. Norvegia capì quello che aveva fatto quando vide il suo braccio teso.
"Mi dispiace tanto!" disse in fretta Norvegia, girandosi ad affrontare Danimarca.
"No, sto bene", rispose Danimarca, portando la sua mano lontano dal segno rosso sulla guancia e  sorrise. "Di sicuro picchi forte per essere un ragazzo così piccoletto".
"Io non sono piccolo" lo corresse Norvegia con tono impassibile. "Tu sei alto".
Danimarca rise: «È per via dei capelli."
Norvegia fece un piccolo "Mah" e si alzò. Alzò le braccia e si afferrò le mani per poi stiracchiarsi fino a che non sentì uno scricchiolio soddisfacente nella sua spina dorsale. La rigidità alle articolazioni era ancora lì, ma poteva ignorarli. Ciò che Norvegia non poteva ignorare era lo sguardo che sentiva alle sue spalle. Norvegia si rilassò e tornò ad affrontare di nuovo Danimarca. I loro occhi erano incatenati; quelli di Danimarca stavano cercando, quelli di Norvegia semplicemente osservavano.
"Sono sorpreso di vedere che sei rimasto" disse infine Danimarca.
"Non hai mai detto che non potevo farlo" Norvegia ricadde sul divano.
"'È vero," Danimarca sorrise. "Allora, cos’è Danmark?"

Norvegia rimase come congelato, aveva appena il coraggio di crederci. "Come fai a saperlo?"
"Hai parlato nel sonno," rispose Danimarca. "Danmark Danmark ... e poi mi hai dato un pugno. Ha fatto anche male, tra l'altro. Probabilmente dopo dovrai farti perdonare" comparve un sorriso malizioso sulle labbra. "Cosa stavi sognando?"
"Io ... uh ..." Doveva dirgli la verità? "Danmark è ... è quello che il Paese è stato prima che fosse Prussia."
Danimarca gli restituì uno sguardo vuoto. "Non ne ho mai sentito parlare prima. E’ tipo una storia segreta o qualcosa del genere?"
Uno sguardo triste aleggiava negli occhi di Norvegia. Non si era aspettato nulla ma fu scoraggiante scoprire che Danimarca non era era nemmeno riuscito a riconoscere il suo nome. Fece un profondo sospiro e  volse lo sguardo verso il pavimento. "Già. Avresti dovuto saperlo. Non dovrebbe essere nemmeno un segreto."
Danimarca doveva aver notato il cambiamento di umore di Norvegia, perché girò attorno alla poltrona e infilò il suo braccio intorno alla vita della Norvegia. "Vuoi parlarne?"
Norvegia alzò gli occhi per incontrare quelli di Danimarca. "Probabilmente dovrei ..." Norvegia si spense, chiedendosi da dove cominciare. "Beh, in primo luogo, se ti dicessi che tutti i Paesi del mondo hanno almeno una personificazione che rappresenta l'intero Paese, che cosa penseresti?"
"Mi chiederei cosa diavolo hai appena detto."
"Come ..." Norvegia si arrovellò in cerca di un esempio. "Prendi il Paese di Norvegia. Se lo si confronta con la Svezia o la Finlandia, si nota che i diversi luoghi sono diversi gli uni dagli altri, giusto? Si potrebbe dire che hanno la loro personalità."
"Sì, va bene ..." Danimarca si strofinò la nuca.
"Ora, prendi questa personalità e mettila nel corpo di una persona."
"Va bene?"
"Quella persona sarebbe una personificazione di quel Paese."
"Uh-huh".
Norvegia fece una pausa. "Ti ho perso?"
"No, ma penso che tu abbia bevuto un po’ troppa birra. A proposito," Danimarca si alzò e si diresse verso il frigorifero per prendere qualche alcolico.
Norvegia gemette. Era certo che non gli avrebbe creduto. Era andata proprio come Norvegia aveva previsto che sarebbe successo...
"Lascia perdere" disse Norvegia al ritorno di Danimarca. "Che tipo di lavoro fai? Mi è difficile immaginarti al lavoro".
"Ehi, lo prendo come un insulto!" si sedette accanto a Norvegia e posizionò una lattina aperta di birra sulla testa di Norvegia. Aperta la sua, ne bevve un sorso. "Sono un contabile".
Norvegia lo fissò, dimenticando persino di prendere la lattina dalla testa. "Sul serio?"
Danimarca rise: "Sì, sul serio." Prese la birra sulla testa di Norvegia e la lasciò cadere nelle sue mani.
"E’ difficile da immaginare ..." Norvegia entrò in un serio stato di contemplazione, alla ricerca di eventuali indizi nel passato di Danimarca che avessero potuto rendere possibile ciò.
"Mi conosci da soltanto un giorno e mi dici delle cose del genere? Forse dovrei buttarti fuori a calci".
"No!" rispose Norvegia in preda al panico, con una nota di disperazione nella sua voce.
Ma Danimarca rise soltanto. "Scherzavo. Vuoi stare con me così tanto?"
Le guance di Norvegia bruciarono per l'umiliazione. Era stato imprudente. Ma di nuovo aveva deciso di non mentire, così mormorò un "sì" con difficoltà.
Danimarca sorrise, una scintilla apparve nei suoi occhi.
"Sei sorprendentemente carino", baciò Norvegia sulla guancia, su cui aumentò il rossore.
"Dunque vedo che hai trovato l’album di foto di mio padre," Danimarca posò la sua birra sul tavolino di fronte a loro.
"Ah," Norvegia vide che il libro era stato spostato vicino a dove Danimarca poteva prenderlo. "Già. Questo è un problema?"
"No davvero. Vorrei solo che papà non mi facesse aggiungere sempre delle nuove foto. Sai, lui controlla il libro ogni volta che viene per assicurarsi che non ne tiri via qualcuna".
"Questo è un po’ estremo" esclamò Norvegia segretamente divertito all'idea.
"Allora," Danimarca si girò completamente verso Norvegia. "Dal momento che questa cosa è fondamentalmente la storia della mia vita, perchè non mi dici qualcosa della tua?
"Hmm ..." Norvegia ci pensò su per un attimo e poi disse: "Beh, quando ero giovane ero un contadino con mio zio. Più tardi, quando ero adolescente, presi una barca e salpai per l'Inghilterra, dove ho saccheggiato migliaia di città. Oggi però devo solo fare lavoro di ufficio per il mio capo."
Danimarca scoppiò a ridere. "Che bello! Non pensavo fossi il tipo che sa anche scherzare!"
"Chi sta scherzando?" esclamò Norvegia con tono eccessivamente impassibile.
Danimarca rise di nuovo e mise un braccio attorno alle spalle di Norvegia. "Sei così bello."
Norvegia guardò il volto sorridente di Danimarca e sentì l'atmosfera contagiosa irradiarsi dal danese. Non poté farne a meno - sorrise. Rise, anche. Dio, si sentiva bene dopo tutto quel tempo.
"Ehi, ti ho tirato fuori un sorriso!" il sorriso di Danimarca si allargò, e un allegra scintilla entrò nei suoi occhi.
"Sì," rispose Norvegia, piegandosi più vicino a lui e intrecciando le loro mani. "Tu mi fai sorridere."
Norvegia toccò le labbra di Danimarca. Sentiva ricambiare il suo bacio e una mano accarezzargli la guancia. Si trovava in uno stato di beatitudine. Norvegia si sarebbe semplicemente accontentato di non lasciare mai quell’ appartamento nuovo. Forse avrebbe potuto semplicemente mentire a se stesso e a Niels per sempre. Tutto era a posto adesso ...


Fine ottavo capitolo

 

Danimarca neonato! Lo voglio!!!!!  ♥_♥

 

E ora, piccoli omaggi!

Anzitutto il nome di Niels. Non avevo la più pallida idea di perché l’autrice della fanfiction non avesse chiamato Danimarca Mathias, che nel fandom estero è ormai il nome semi-ufficiale, malgrado Himaruya stesso lo avesse escluso dalla rosa dei nomi papabili per il nostro Eroe (altro che America!). Ma ancora non conoscevo Humon…. la creatrice di Scandinavia and the World! Una vera perla che chiaramente ha ispirato l’aneddoto su Dan che insegna ad Ice a sopravvivere sulle piste ciclabili danesi

http://satwcomic.com/this-is-bikeland (con vago NedDen incluso! XD)

http://satwcomic.com/n00bs-off-the-road

Come..? Ah sì, Niels. Ebbene, Humon disegna non solo la webcomic Scandinavia and the world, ma anche la webcomic Niels. E’ la storia di un danese immigrato in America che fa il gangster. Ah, è anche bisessuale. Perfetto per Danimarca insomma! XD

http://nielsg.com/ qui potete fare la vostra conoscenza con il Niels originale….

Beh, questo è tutto, alla prossima gente!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9: Freden i Kiel ***


La scomparsa di Danimarca capitolo 9

Capitolo 9: Freden i Kiel

Niels alzò lo sguardo per studiare meglio l’aspetto del norvegese. Nonostante il suo aspetto giovane, gli occhi di Norge avevano una profondità che andava ben oltre la ventina d’anni che dimostrava ma erano quasi completamente nascosti dai lunghi capelli biondi disordinati. Le sue mani erano sorprendentemente ruvide e callose - proprio come erano state quelle di Niels alla sua età. Niels stava notando il modo in cui la punta del naso di Norge si piegava verso le sue labbra quando vide che Norge lo stava fissando. Danimarca, con il rossore che stava minacciando le guance, disse seccamente: "Hai i sex hair".
"Sì, è probabile", rispose, senza sorpresa. Sembrava che non avesse nemmeno tentato di lavarsi i capelli questa mattina.
"Beh", disse Niels mentre allontanava una ciocca di capelli dal viso di Norge. "Sembrano hot."
"Grazie," rispose Norge distrattamente mentre socchiudeva gli occhi su Niels.
Un silenzio tranquillo cadde su di loro. Non si mossero né sentirono il bisogno di farlo. Niels si sentiva a suo agio con Norge, molto più di quanto non avesse mai provato con qualcuno altro appena conosciuto. Era quasi come se ...
"Ti ho già incontrato prima?" domandò Niels tranquillamente.
Norge aprì la bocca, ma venne interrotto da una serie di colpi bussati alla porta. Niels istintivamente girò la testa a causa del rumore, ma una stretta sulla sua mano gli impedì di alzarsi. Norge aveva gli occhi fissi sulla porta, col viso che impallidiva a ogni secondo che passava. Una seconda serie di colpi batterono sulla porta, e malgrado le emozioni che si agitavano nel suo stomaco, Niels andò ad aprire la porta. Raggiunse il pomello con la mano destra, ma si bloccò prima di afferrarlo davvero. Poteva ancora percepire il tocco persistente della mano di Norge sulla sua.
Niels aprì la porta con la mano sinistra. Fuori dalla porta c'erano due uomini.
Uno era addirittura più alto di lui e aveva un'espressione molto intimidatoria sotto un paio di occhiali. Pensava forse di nascondere la faccia così o qualcosa del genere?
L'altro era più piccolo e aveva un viso più rotondo. Niels aspettò un momento per consentire loro di dire qualcosa, ma l'uomo più piccolo iniziò solo a sbirciare in giro dietro le spalle di Niels. Proprio quando Niels stava per chiedere loro chi fossero, l'uomo più piccolo gridò: "Ah! Áskell!" e spinse Niels di lato per passare.
Niels  inarcò il sopracciglio e si voltò a parlare con il ragazzo bassetto, "Hei -!"
Ma si sentì una grande mano sulla sua spalla. L'uomo con gli occhiali lo fissò e gli disse burbero, "Sc’salo".
"Oh, Áskell, eravamo così preoccupati per te!" esclamò l'uomo dalla faccia rotonda, afferrando una mano di Norge. "Non puoi scappare di casa così quando sei così malato!"
Norge guardò i due uomini con espressione inorridita. Si umettò le labbra e deglutì prima di dire con tono tranquillo: "Come avete fatto a trovarmi così in fretta?"
"Gilbert mi ha chiamato e ha detto che ti eri cacciato in qualche guaio!" l'uomo strinse la presa sulla mano Norge.
"Allora è lui il colpevole ..." mormorò Norge, guardando verso il muro.
Niels tirò via la mano dell'uomo alto dalla sua spalla.
"Cosa sta succedendo qui? Chi siete?" chiese. Era casa sua, accidenti, e che stava per mostrare loro chi fosse il capo.
L'uomo a fianco di Norge si voltò verso Niels e lo fissò come se lo vedesse per la prima volta.
"Oh, mi dispiace, è stato davvero maleducato da parte mia, eh?" lasciò la mano di Norge e si avvicinò a scuotere quella di Niels. "Mi chiamo Tino, e lui è Berwald". indicò l'uomo che sembrava piuttosto costipato. "Siamo parenti di Áskell, così…"

"Lascia perdere, Finlandia," disse Norge alzatosi in piedi. "Lui sa già che Norge è mio nome."
Tino allentò la ferma presa alla mano di Niels, e il colore cominciò a scivolare via dalle sue guance rosee.
"Se vuoi dare la colpa a qualcuno, dalla a Preussen," Norge spinse indietro la metà della sua frangetta, che però gli ricadde sulla faccia. "È lui che ha gridato al mondo il mio nome di Nazione."
"Cos’altro sa?" chiese Tino con un tono che era poco più di un sussurro. Pensava davvero che Niels non avesse intenzione di ascoltarlo quando era ancora a un braccio di distanza da lui?
"Niente" rispose Norge.
"Che cosa sta succedendo?" gli occhi di Niels scrutarono i volti dei tre uomini nella stanza, ma tutto quello che riusciva a cogliere era che si trattava di una brutta situazione. Il viso di Norge esprimeva  passività aggressiva, la bocca di Tino era premuta a labbra strette e l'espressione di Berwald sembrava triste.
"Sono qui per trascinarmi a casa," rispose Norge incrociando le braccia e guardando il pavimento. "Sono fuggito per cercare qualcuno in questo Paese".
Aspetta, cosa? Perché non Norge non glielo aveva detto prima? Niels lo avrebbe aiutato…
"Una persona che non esiste!" Tino implorò
Norge. "So che sei confuso, Norja, ma non puoi continuare a fare cose come questa! Stai mettendo te stesso e tutti noi in pericolo!"
Niels guardò Norge in tempo per veder muovere la bocca mentre rispondeva “Lui esiste."
Tino si rivolse a Niels ancora una volta, "Mi dispiace per i problemi che ti ha causato. Si è comportato in maniera così strana ultimamente ..."
"Non mi ha dato alcun problema" Niels incrociò le braccia, e gettò uno sguardo sospettoso a Tino e Berwald. I suoi occhi indugiarono su Berwald, però. Non capiva la ragione, ma non gli piaceva quel tipo.
"Ah, è così," rispose Tino con una risata nervosa. "Beh, questo è un bene ... ma ora portiamo a casa Norja".
"Io non vengo" disse Norge con fermezza.
"Cosa?" Tino si voltò di nuovo verso Norge con gli occhi spalancati per lo stupore.
"Io non vengo" Norge guardò Tino con gli occhi socchiusi, "Sono arrivato troppo vicino per rinunciare adesso".
"Ma non si tratta solo di te!" Tino piangeva disperatamente. "Islanti è crollato mentre stava tornando a casa!"
La postura di Norge si irrigidì. Per un breve secondo il silenzio era tale che si sarebbe potuto sentir cadere uno spillo. Gli occhi di Norge si fissarono su un nodo del pavimento in legno. "Cosa è successo?"
Le spalle di Tino si allentarono rilasciando così la tensione "È crollato per strada mentre stava andando dal suo capo."
Niels guardò i tre ancora una volta solo per scoprire che Berwald lo stava fissando. Gli occhi socchiusi di Niels fissavano Berwald. Una sensazione un odio reciproco, come Niels non aveva mai provato prima stava lentamente ribollendo sotto la superficie. Il bagliore durò per diversi secondi, interrotto solo quando Niels sentì Norge tornare a sedersi sul divano. Teneva una mano sulla fronte e una battaglia sembrava infuriare nella sua mente.
"Chi è Islanti?" chiese Niels a Tino.
"Islanda" corresse Norvegia, ruotando leggermente la testa per guardare Danimarca con la coda dell'occhio. "è mio fratello".
Aveva un fratello di nome Islanda? E ha chiamato l’altro tizio Finlandia ... Niels si chiese per un momento che razza di genitori devono aver avuto, ma scacciò in fretta quel pensiero dalla sua mente quando si rese conto della gravità della situazione.
Il fratello di Norge era crollato.
La mente di Niels tornò di nuovo ad un tempo, molto tempo fa, durante sua infanzia. Era piccolo ma si ricordava molto bene. Aveva salutato un gruppo di persone che stavano salpando con una nave di grandi dimensioni. Erano i suoi cugini – stavano partendo per la Groenlandia. Erano eccitati, e se ne andarono con entusiasmo.
Ma le loro famiglie persero i contatti per oltre cinque anni.
Niels aveva viaggiato con i suoi genitori quando aveva dieci anni a far loro visita. Era così felice di essere su una barca e di vedere finalmente i suoi cugini che non avevano mai risposto a nessuna delle sue lettere. Aveva avuto intenzione di assicurarsi che avrebbero risposto a tutte le sue curiosità.
Ma quando raggiunsero la Groenlandia scoprirono che i loro parenti erano morti.
"Dovresti andare" disse Niels, mettendosi le mani in tasca "se questi ragazzi sono davvero la tua famiglia e tuo fratello è veramente crollato".
Norge sgranò gli occhi e fissò direttamente quelli di Niels. Niels incontrò il suo sguardo e cercò di trasmettergli l'importanza di essere vicino alla famiglia, perché si può perdere la propria famiglia ben più velocemente di quanto la gente possa pensare…

Norge si morse il labbro e guardò di nuovo il pavimento. Passarono alcuni secondi prima che il mormorio "Va bene " giungesse dalla sua direzione.
Tino si lasciò subito sfuggire un sospiro di sollievo e praticamente saltò verso Norge per tirarlo in piedi. Norge lo assecondò ma un’espressione vuota comparve sul suo volto, come se si stesse allontanando dalla situazione.
"Islanti sarà così felice!" dichiarò Tino tirando Norge verso l'uscita. "Si era molto preoccupato quando ha scoperto che eri scappato ..."
Gli occhi di Norge si incontrarono quelli di Niels quando gli passò accanto, e a Niels parve di vedere uno sguardo di triste nostalgia negli occhi del norvegese. Norge aprì appena la bocca, come se volesse dire qualcosa, ma venne trascinato fuori dalla porta prima di poter parlare.
Berwald stava per seguire la coppia, ma Niels lo afferrò per un braccio.
"Assicurati che non si faccia del male" chiese Niels, fissandolo negli occhi.
Berwald ebbe difficoltà a restituire lo sguardo e si lasciò sfuggire un grugnito e un cenno del capo. Si liberò dalla stretta di Niels e chiuse la porta.
La mano di Niels si chiuse ermeticamente in un pugno e lo sbatté contro il muro.

-

 

Note di Aseies:

 

A proposito del titolo Freden i Kiel, ossia il trattato di Kiel, è il trattato che sanciva la cessione della Norvegia al re di Svezia al termine delle guerre napoleoniche.
Áskell Ødregard è il nome umano scelto dall’Autrice Aseies per Norvegia.
I cugini di Niels sono un riferimento ai nordici che lasciarono la Danimarca per fondare la Groenlandia, ma morirono tutti dopo aver perso i contatti con l'Europa durante l’era della Piccola Glaciazione. Quando venne ripristinato il contatto si scoprì che i villaggi dei vichinghi insediati si erano estinti.

 

Note mie:

all’inizio ho lasciato sex hair e hot in inglese perché credo rendano di più di qualunque traduzione. Quel collapsed riferito a Islanda invece mi ha fatto dannare. Il dizionario mi dava solo la voce crollare, cadere. Ad ogni modo l’ho collegato a una malattia tipo influenza o simili perché, se ricordate i primi capitoli, in alcuni punti si accennava a uno stato di salute piuttosto precario, tipo la tosse persistente…

E chissà se ci sono altri significati di costipated riferito a Svezia…

 

Comunque… ho ottenuto il titolo di master. Ora sono felicemente disoccupata…

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=633427