Alexander Gray

di ALEXIANDRAisMe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 (1 parte) ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 (2 parte) ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Primo capitolo
 

Era quasi mezzanotte quando dopo aver guardato per un po’ la luna piena sentì un forte rumore di sotto.
Probabilmente mio padre si stava trasformando. Tutto normale.
Di seguito un urlo.
Probabilmente aveva fatto del male a mia madre, che in quel momento doveva essere troppo vicina. Tutto normale.
E allora perché ogni volta facevo di corsa al primo piano per impedire la cosa? Perché lui, mio padre, il lupo mannaro Fenrir Greyback, non sapeva trattenersi. O meglio, non voleva. Cosa che avevo capito già da molto tempo al contrario di mia madre.
Anche dopo averle lasciato orrende cicatrici per tutto il corpo, anche dopo notti intere a piangere, anche dopo averlo lei stessa maledetto per avermi trasformato in lupo mannaro, alla fine per lei passava tutto. Lo giustificava con la solita frase di circostanza che usano anche le mogli babbane nei confronti del marito che le picchia -Non sa controllarsi! Tutto qui.- e poi -Di solito sa essere un buon padre e un buon marito!- -solo bugie-.
Lei dimenticava. Io non ci riuscivo.
“Ma ora basta pensarci.”  mi dissi. Presto la mezzanotte sarebbe scoccata e io dovevo tornare in camera mia prima che anche io iniziassi a trasformarmi.
Arrivai al piano inferiore ed entrai nel grande salotto. Non ero preparato a quella scena.
Mio padre stava per scappare lanciandosi dalla finestra, lasciando il corpo di mia madre in una pozza scarlatta di sangue.
Le corsi incontro, era immobile. Troppo tardi. La presi in braccio e la portai nella sua camera. Ordinai alla governante di ripulirla e di avvisarmi quando mio padre sarebbe tornato.
Mi richiusi in camera mia, chiudendo a doppia mandata la porta.
Intanto il pendolo del salotto suonava la mezzanotte.
Andai alla finestra e puntai i miei occhi verdi verso la luna.
La trasformazione iniziò anche per me, e per una volta non volevo alcuna intenzione di cercare un appiglio al mio autocontrollo.
Sentivo la luna dalla mia parte che, forse era solo una mia immaginazione, ma quella notte era rossa, come i miei occhi da lupo.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Secondo capitolo
Il mattino seguente mi svegliai stordito e con un forte mal di testa. Guardandomi intorno vidi solo la foresta.
In un momento di amnesia cercai di ricordare come ci fossi arrivato e per cosa avevo perso così il controllo, poi ricordai tutto come in un flashback che vorticava nella mia mente.
Mi alzai e corsi verso casa. Per prima cosa entrai nella camera di mia madre, dove la sera prima l’avevo fatta portare, solo per aver una conferma che fosse tutto vero.
Vedendo che quella era la realtà come un automa dissi alla governante di organizzare lei il funerale. Papà non era ancora tornato e francamente avrebbe fatto meglio a non tornare. Così mi diressi fuori di casa e raggiunsi Villa Girasole e quando suonai il campanello Taya Chang aprì la porta mentre avvertiva la cameriera di non preoccuparsi.
Appena si voltò verso di me spalancò gli occhi.
- Alexander tesoro! Ma cos’hai fatto?- prendendomi il viso tra le mani e accarezzando i graffi sul mio volto.
La Sig.ra Taya Chang era una donna molto bella e buona e sua figlia aveva preso tutto da lei.
-Signora Chang potrei parlare con Mei?- chiesi senza rispondere alla sua domanda.
-Oh.. ma certo! Ma sei sicuro di stare bene?- mi chiese con uno sguardo preoccupato.
- S-si.. si signora. Ma ora vorrei parlare con Mei. -
-Certo, certo.- dicendomi così mi accompagnò verso la camera della figlia e dicendomi che andava a prendere qualcosa dalla cucine per la colazione se ne andò senza lasciarmi il tempo di controbattere.
Bussai e Mei aprì la porta ancora assonnata mentre si strofinava gli occhi.
- Alex! Sai che di mattina dormo fino a tardi!...- disse poi guardandomi disse -Ma che cavolo hai combinato! Sei uno straccio!-
-Probabilmente si..- e così mi fece entrare.
Nel passare davanti allo specchio, osservai il mio aspetto. I capelli biondi così simili a quelli di mia madre erano sporchi di terra come i vestiti stracciati e il viso e le mani piene di graffi. Mentre camminavo mi faceva un po’ male anche il ginocchio dovevo essermelo sbucciato. Effettivamente ero uno straccio.
-Ti va di farmi da accompagnatrice questo pomeriggio?- le chiesi spostando lo sguardo dallo specchio e guardandola con un misto tra tristezza e serietà.
Lei mi chiese -Per cosa?-
-Per il funerale di mia madre... non credo di farcela da solo.- risposi mentre lei mi guardava basita.
Raccontai tutto a Mei e finita la storia mi guardò per un attimo con gli occhi colmi di lacrime per poi abbracciarmi e sussurrare
-Mi dispiace tanto Alex -
-Me la caverò dai, basta piangere.. - dissi semplicemente. -Un ultima cosa..- dissi abbracciandola.
-Qualunque cosa. - rispose subito.
-Stammi vicina.- le chiesi.
-Come sempre.- mi disse.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 (1 parte) ***


Terzo capitolo, prima parte
Il funerale si tenne il pomeriggio di quello stesso giorno.
La sig.ra Chang alla mia sinistra con il volto rigato dalle lacrime per la perdita della donna sua amica. Mei alla mia destra, stava sempre al mio fianco. Adam arrivò con una passaporta poco prima dell’inizio della cerimonia insieme a mia cugina Savannah e a Denise. -Apposto amico?- mi chiese lui.
-Certo.- risposi accettando le condoglianze.
Poi arrivarono anche Rosalie, Elizabeth e feci lo stesso.
Quando l’uomo di cui non avevo ascoltato il nome mentre mi si presentava dandomi le condoglianze iniziava il discorso per la cerimonia i miei pensieri vagarono altrove...
 
-Alex! Alex! Fai il bravo e sorridi!- diceva una donna bionda ad un bambino con i capelli del medesimo colore.
Il piccolo puntò i suoi occhi verdi di fronte all’obbiettivo magico, curvando le labbra in un accennato sorriso abbraccio la madre e entrambi vennero accecati dal flash.
La donna in seguito vedendo com’era uscita la fotografia non poté fare a meno che abbracciare di nuovo il piccolo.
[...]-Alexander non fare tardi!- diceva la donna un paio d’anni dopo al bambino che correva fuori dalla grande residenza in cui abitava per andare in giardino a giocare.
-Si Mamma!- il bambino andò a sbattere contro il padre che entrava proprio in quel momento -Scusa papà.- disse guardando con indifferenza il padre che guardandolo gli scompigliò i capelli dicendo con un tono freddo -Và fuori a giocare marmocchio.-
Uscito, mentre giocava ai confini della proprietà una bambina dai lunghi capelli scuri e un paio di curiosi occhi a mandorla si sporse dal cancello e lo chiamò -Ehi tu...-
Il bambino guardò la coetanea confuso -Ti riferisci a me?-
-E a chi se no!? Comunque chi sei?- chiese la bambina.
-Alexander Gray. E tu?- chiese lui.
-Mei Chang piacere.- disse.
-Si,si piacere.- dicendo questo il bambino fece per andarsene ma la bambina lo fermò irritata.
-Ehi! Alex! Non puoi andartene mentre ti parlano!-
-Infatti noi abbiamo finito di parlare - rispose.
-Sei davvero cattivo uffa- disse lei scavalcando il cancello e raggiungendo il bambino che la guardò stupito.
-Nessuno ti ha invitata ad entrare.- le disse guardandola con arroganza.
-Allora invitami - gli rispose lei a tono.
Il bambino la guardò e dopo un po’ la facciata arrogante e presuntuosa scivolò via lasciando spazio ad una risata divertita.
-Sei buffa...-
-In Positivo spero- disse lei.
-Ahaha si molto positivo.- le rispose.
-Bene.. allora, sono invitata?-
-Bè, si Mei.-
 
A prima vista quella bambina sembrava una dal carattere troppo ingenuo per essere mia amica... oggi invece credo sia l’unica che possa capirmi. Non per un fatto di esperienza, lei non ha passato quello che ho passato io. Più che altro, E’ perché è Lei...

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Capitolo 4
*** capitolo 3 (2 parte) ***


Terzo capitolo, seconda parte
[...]Alle 11 precise il treno per Hogwarts.
I due bambini erano cresciuti e le madri di entrambi stavano parlando di come fossero cresciuti così in fretta. Le due donne erano migliori amiche sin dall’infanzia e la stessa cosa era per la generazione successiva.
Sul treno parlarono molto.
[...] Arrivati a Hogwarts lui disse -E’ ora dello smistamento!-
-Mmm.. chissà dove andrai a finire tu.- gli disse Mei.
-Mia mamma è grifondoro ma mio papà è un serpeverde.-
-Non ci ti vedo tra i serpeverde... anche se un po’ il carattere lo hai ahah-
-Ahah divertente... comunque quel ragazzo è davvero strano u.u- disse l’ultima frase sussurrando e guardando un coetaneo che si guardava intorno senza sapere che cosa fare.
-Mmm.. non lo conosco..- disse lei.
Feci spallucce. La McGranitt, la preside ci scorto nella sala grande e in poco ebbe inizio lo smistamento. Tra i primi vi era lei.
Mei Chan... Grifondoro
Dopo un po’ fu anche il turno di lui.
Alexander Gray... ci volle un po’ prima che il cappello si decidesse e solo Alex lo sentì borbottare frasi come “arrogante e coraggioso, ma non sei molto gentile... ma sai esserlo quando vuoi... grifondoro o serpeverde” alla fine forse per esasperazione grido a gran voce -Serpeverde-
Raggiunse Mei che col broncio disse -Uffa però-
-Capita.. Ci vediamo- ma prima di raggiungere il suo tavolo lei lo fermò per chiedergli. -Ancora amici?-
Alexander le sorrise per poi rassicurarla -Certo-
Dopo essere stato accolto dalla tavola dei serpeverde si accorse che era il turno del ragazzino di poco prima. Si chiamava Adam Phillips. Se possibile il cappello sembrava ancora più indeciso di come lo era stato con lui, Alexander ghignò pensando a questo.
Alla fine finì nei Grifondoro.
[...]-Piacere io sono Alexander ti vedo spesso quando vado da Mei.. tu sei quello dello smistamento che ha fatto entrare il cappello in crisi ahah-
-Si xD Piacere Adam- disse il ragazzo stringendo la mano del ragazzo biondo.
[...]Erano le vacanze di natale e forti grida si sentivano dalla grande casa.
La donna in lacrime con l’aiuto della governante aiutava il figlio a stendersi sul sofà e con un asciugavano puliva la spalla morsa dall’uomo che il ragazzo chiamava padre.
 
A quel ricordo tornai alla realtà, stringendo i pugni con rabbia. 

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Capitolo 5
*** capitolo 4 ***


Quarto capitolo
 

Dopo il funerale chiesi a Mei di lasciarmi solo, dopo un po’ di storie accettò e io mi rintanai in casa. La sentivo così vuota... ora che c’eravamo solo io e la governante.
Era sera quando lui tornò.
Ci fissammo per un po’ negli occhi, io con odio, lui con divertimento.
-Figliolo! Dai, perché quella faccia scura!?- mi chiese.
-Non chiamarmi così. – gli dissi ancora con tono calmo, ma sapevo che presto o tardi sarei scoppiato.
-Oh Alex! Ce l’hai con me forse?-
-Secondo te? Hai ucciso la mamma e ora pensi di poter tornare qui come se niente fosse?-
- Bè almeno ho provato...- ad ogni risposta io m’innervosivo e lui si divertiva sempre di più, si vedeva come ci godeva.
-Non uscirai vivo da questa casa, non te lo permetterò!- lo minacciai.
Scoppiò a ridere. –Alex, se me lo dici con quella faccia finirò per crederci!- disse avvicinandosi.
Strinsi i pugni e irrigidì le spalle al contatto con la sua mano ruvida sulla mia spalla. Strinse forte, sentì un osso scricchiolare.
Ma la rabbia che provavo mi aiutava a non sentire il dolore.
Mi trasformai prima che potesse farlo lui.
Mi stupì in quanto poco tempo lo morsi e gli staccai la testa dal collo, con quanta semplicità lo uccisi.
Dopotutto ero davvero un Serpeverde.
E -Dopotutto dovevi morire durante la II grande guerra.-
Nonostante l’omicidio sia un crimine e la vendetta un espediente meschino per adempiervi, mi sentivo orgoglioso di aver messo fine alla vita di quell’animale.
Forse era solo un sentimento momentaneo ma il benessere che ne ricavai fu più che ben accetto.
Dissi alla governante che il suo padrone era morto, che ero rimasto veramente solo io in quella casa.
La donna posò i suoi occhi dolci su di me e con un tono di voce triste disse -Vostra madre non avrebbe mai voluto che il suo adorato bambino uccidesse, tantomeno che la vittima fosse il suo amato.-
Scossi la testa irritato –La mamma non lo amava, era solo soggiogata dall’idea del primo amore.- era vero, mia madre era solo una ragazza quando s’innamorò di quell’uomo forte e gentile e sapevo che aveva iniziato a capire com’era veramente solo quando Voldemort ritornò. All’inizio non sapevo spiegarmi perché non l’avesse lasciato, sin da bambino nel leggere le storie di quella bestia mi faceva accapponare la pelle.
L’uomo nero e il mostro nell’armadio della mia infanzia venivano rappresentati da lui, odiai persino mia madre che mi costringeva a chiamarlo padre.
Poi crescendo, vidi come lei lo guardava, l’immenso amore nei suoi occhi. Un amore nocivo, non ricambiato equamente. Negli occhi di Greyback non c’era niente.

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Capitolo 6
*** capitolo 5 ***


Quinto Capitolo 

Harry Potter, il nuovo ministro decise di autorizzare comunque i funerali del ricercato. Secondo lui aveva il diritto almeno di quello.
Non m’importava di quel che pensava la gente, io alla funzione non misi piede. Sbirciai dalla vetrata della mia camera solo quando la bara nera e semplice venne trascinata con la magia nella grande fossa comune accanto a quella della mamma. Con un minimo di voce in capitolo avrei impedito anche quello. Purtroppo ancora non ne avevo.
Il signor Harry Potter mi spiegò di persona e con parole chiare che anche se non sarei stato di certo sbattuto ad Azkaban per aver ucciso Greyback, inoltre ero pur sempre minorenne, però dei provvedimenti andavano presi.
Probabilmente me la sarei cavata con una sospensione della magia di un mesetto o due. Per l’inizio della scuola li avrei riavuti.
Comunque avrei passato la maggior parte del tempo in camera mia. Non avevo neanche voglia di vedere Mei, al contrario di lei che ogni mattina veniva e chiedeva alla governante di essere ricevuta da me.
Ovviamente la donna sotto mia espressa richiesta la faceva accomodare in salotto o in biblioteca, gli offriva una sostanziosa colazione e se capita il pranzo o la cena (dipendeva da quanto s’intestardiva, una volta era persino arrivata a rimanere la notte e aveva occupato la stanza degli ospiti) e poi veniva gentilmente invitata a tornare a casa.
Ma Mei non si dava per vinta. Come del resto neanche io.
La mia ostilità nel riceverla era dovuta in parte alla rabbia che covavo dentro e in parte al disagio. Non mi sentivo in colpa ad aver ucciso Lui, quanto ad aver ucciso e basta.
Mi capitava di chiudere gli occhi e sognare la stessa scena, avevo le sembianze di un lupo mentre squarciavo la carne e la vittima non era Greyback.
Quando mi risvegliavo o mi ritrovavo senza fiato oppure capitava che avevo il bisogno di rimettere.
Questa notte quando successe mi svegliai che le goccioline di sudore mi attraversavano il viso e scendevano attraverso il collo fino alla clavicola e a percorrere tutto il petto nudo, i capelli umidi erano attaccati alla fronte e il respiro era affannoso come se un groppo alla gola impedisse le vie respiratorie.
Mi alzo con calma e mi trascino fino al bagno collegato alla mia stanza.
Accendo la luce, mi appoggio sul mobiletto del lavello e osservo la mia figura nello specchio. Cerco qualcosa che faccia capire al mondo cosa sono.
Sulla mia faccia si dovrebbe leggere “Attenzione, Assassino!”penso.
Eppure per quanto ci provi non riesco a trovare nessun segno apparte le ferite che ormai erano quasi del tutto guarite.
- Come fa Mei a non Vedere... – penso ad alta voce. Già come fa a non vedere il mostro che sto diventando, a non capire che uccidere il proprio padre con così tanta facilità non è normale, neanche se è Lui.
Sospiro pesantemente. Scendo giù nelle cucine per prendere qualcosa da bere. Appena passo per il salotto vedo una luce provenire proprio da lì.
A quest’ora la governante dovrebbe dormire già da un pezzo.. avrà dimenticato la luce accesa. penso.
Entro con noncuranza diretto al frigo, lo apro. Sono un po’ indeciso ma alla fine tiro fuori una birra. La stappo con la mano e porto la bottiglietta alle labbra, faccio un lungo sorso. È fresca.
- A parte il fatto che sei ancora troppo giovane no, le tre e mezzo di mattina ti sembrano l’ora giusta per iniziare a bere? – mi chiede improvvisa una voce squillante.
Spunto tutto quello che ancora non avevo fatto in tempo a buttar giù della bevanda frizzantina. Mi volto nella direzione da cui proveniva la voce e spalanco gli occhi.
Mei era lì, seduta tranquilla sul tavolino della cucina con in mano una confezione di marshmallow (piena solo a metà) tra le mani.
Sollevo un sopracciglio – Certo perché quello che stai mangiando tu è meglio vero? –
- Questi almeno – solleva il pacchetto – risollevano l’umore, non lo abbassano.- continua indicando la bottiglia. Su questo non ha del tutto torto.
Fingo d’ignorarla e faccio un altro sorso del liquido un po’ aspro all’inizio.
Scuote la testa. Non ha intenzione di stare al gioco, ha sicuramente in mente altro e le mie provocazioni non la distrarranno.
- Finalmente ti vedo. Sono.. quanti – inizia a contare con le dita in modo teatrale – ben diciassette giorni che ti aspetto! Ah, rifornisci la biblioteca, ho quasi finito i libri da leggere nell’attesa. – dice acida.
Non rispondo. Continuo a sorseggiare e a fingere di non ascoltarla.
Ad un tratto scivola giù dal tavolo e mi prende la bottiglia di mano, si avvicina al lavello e ne versa il contenuto all’interno. Torna indietro con la bottiglia vuota e me la rimette in mano sorridente.
- Allora? – chiede.
- Dirò alla governante di aggiornare la biblioteca. –
- Capito. Ricorda solo che domani il Signor Potter e la sua famiglia verrà a cenare da te... ho inviato io l’invito per ringraziarlo della sua disponibilità a garantire su di te. –
Digrigno i denti ma senza rispondere mi volto e ignorando il suo debole tentativo di trattenermi in cucina percorro a ritroso la strada per tornare in camera. Una volta lì rimango steso sul letto a fissare il soffitto.

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Capitolo 7
*** capitolo 6 ***


Sesto Capitolo

Ormai immagino di non potermi più tirare indietro.
Verso le dieci scendo giù  fare colazione, trovo la governante già impegnata a sistemare le cose lasciate in giro quella notte.
Solleva la bottiglia di birra e mi guarda male. La ignoro, prendo la tazza ci verso il caffè bollente della teiera, inizio da subito a sorseggiare e la bevanda calda mi brucia la gola.
- La signorina Mei è tornata a casa sua molto presto questa mattina. – dice.
- La signorina Mei ha trasmetto una parte del messaggio che mi voleva dare. – dico brusco.
Ritorno in camera ancora con la tazza quasi piena e continuo a berlo lì, mentre guardo fuori dalla finestra dentro quella di Mei, i piani e la posizione combaciano e attraverso l’albero che c’è in mezzo possiamo persino spostarci.
Sono rimasto stupito dal fatto che non abbia usato quello per venire da me.
Sbuffo e mettendo da parte la tazza prendo un libro e inizio a leggere. Salto il pranzo e nel primo pomeriggio decido di ficcarmi sotto la doccia per iniziare a prepararmi per la cena di quella sera.
Metto una semplice camicia bianca rigorosamente infilata nei jeans neri, le maniche lunghe piegate fino al gomito e il colletto leggermente sbottonato. Converse nere hai piedi. Tiro indietro i capelli per non far vedere quanto la frangia sia cresciuta, fino a coprire quasi gli occhi, e per renderli anche un po’ più ordinati.
Scendo giù quando sento il rumore del camino che si accende. Arrivo giusto in tempo per vedere, uno alla volta, la famiglia Potter fare il suo ingresso dalle fiamme verdognole. Prima il signor Potter, poi la signora Potter e il fila James, Albus e la piccola Lily. Piccola per modo di dire. A quanto ne sapevo quell’anno avrebbe iniziato la scuola, come Grifondoro di sicuro.
Le presentazioni sono inutili, ho solo un anno in più di James e conosco Albus perché siamo della stessa casa e più di un volta abbiamo giocato insieme agli scacchi magici.
Prima che la cena sia pronta la governante fa fare un giro della casa agli ospiti mentre io e il Ministro andiamo in camera mia per parlare.
Il disordine non è una mia quotidiana tendenza ma, non avendo fatto entrare nessuno a sistemare dopo l’ultima trasformazione, ci sono ancora vari cocci e mobili distrutti in giro per la grande stanza.
Il tavolino non è del tutto intatto, ma la poltroncina e il divanetto che stanno in torno sono in buone condizioni, o quasi.
Decidiamo di sederci comunque. Dopo un attimo di silenzio il ministro parla per primo.
- Alex, hai quindici anni. Quello che hai fatto per molti potrebbe essere definito un atto di eroismo, per la legge magica un reato... ho intenzione di non farti passare le pene dell’inferno per espiare questa colpa. Sei minorenne e anche se sei nel pieno delle tue facoltà mentali, posso capire cosa si prova a stare nella tua situazione. – dice, il suo tono e calmo ma il suo sguardo è malinconico. Eppure questo non mi fa sentire meglio.
- Quale sarà la punizione? – chiedo.
- Come ho detto sei minorenne. In casi come questi la via più facile e meno compromettente e la convivenza accanto a qualcuno di fidato fino all’inizio della scuola e in seguito qualche mese di detenzione in cucina o in biblioteca. Ovviamente vista la vasta raccolta di libri che hai sparsi per le librerie della casa, immagino che per te sarebbe meno seccante fare dei turni lì. – accenna un sorriso per alleggerire l’aria pesante che è possibile persino toccare.
- Sarebbe.. meno seccante. – acconsento incerto.
- Per quanto riguarda l’abitazione? – chiede.
- Volete togliermi la casa? – la mia doveva essere solo una domanda, ma lo sguardo indurito in maniera automatica l’ha fatta sembrare un’accusa.
- Ma no, questa rimarrà casa tua. Ma almeno per questi mesi prima dell’inizio della scuola e più consigliabile se il consiglio ti sappia in.. buone mani. – dice, è imbarazzato e questo mi fa capire ciò che vuole dirmi tra le righe.
- Cioè sotto sorveglianza. – dico e quasi mi aspetto una smentita, come fanno tutti gli adulti che credono di poter nascondere tutto dietro a false rassicurazioni, ma non è così.
- Sotto stretta sorveglianza. – apostrofa serio.
Annuisco e cala di nuovo il silenzio.
Ci risolleviamo solo quando la porta bussa, è la governante avverte che è tutto pronto a tavola.
La cena passa tranquilla, i due capotavola siamo io e il signor Potter. A destra ci sono Lily, la signora Potter e la governante e a sinistra Albus e James.
Parliamo di qualche partita di Quiddich giocata lo scorso anno. Soprattutto della vincita dei Serpeverde contro i Corvonero in cui sia io che Albus abbiamo giocato come titolari.
A cena finita la signora Potter segue a ruota la governate, anche se quest’ultima cerca di dissuaderla dal portare i piatti sporchi lei la ignora e fa lo stesso.
Gli altri hanno intrapreso una conversazione a parte.
Non sono molto portato per i discorsi perciò vado anche io in cucina a dare una mano, vedo la giovane Potter seguirmi.
- Molto bella la collezione di libri che hai in biblioteca e anche quella sparsa per la casa non è male. – mi dice sorridendo.
Rimango un po’ interdetto, in genere solo Mei è entrata in questa casa e ha fatto commenti sulla collana di libri che puoi trovare ovunque in questa casa.
- Grazie. – dico. Probabilmente suono freddo.
- Sono di tua madre? – mi chiede, ma subito dopo si porta la mano alla bocca pentita.
- Non solo.. anche io amo molto leggere. – le rispondo comunque cercando di usare un tono più gentile.
Sembra restia a continuare il discorso, perciò per salvarla d’impiccio decido di fermarmi un attimo alla libreria che c’è in quel corridoio. Scorro un po’ i titoli ma non c’è quello che cerco.
Le prendo la mano – Vieni un attimo con me. –
Lei mi segue accondiscendente, svoltiamo per un paio di corridoi fino ad arrivare a quello che porta alla sala dove mia madre leggeva, suonava il pianoforte o ascoltava me suonare. Mi fermo davanti alla libreria, tiro fuori la chiave dalla tasca (questa è l’unica libreria in tutta la casa con la chiave) e ne estraggo un libro. La copertina elaborata e antica aveva inciso in lettere dorate “Elinor e Marianne”.
- Ma questo è... la prima stesura di quello che adesso è Ragione Sentimento. – tiene con cautela il libro tra le piccole e sottili mani.
- Puoi leggerlo se vuoi. Mia madre ha una copia di questo.. – le dico distogliendo lo sguardo.
Fece per rispondere ma la voce della governante rimbombò per la casa in un invito ad andare al camino.
L’ora si era fatta tarda e la famiglia Potter doveva rincasare.
Il signor Potter mi salutò con una pacca sulla spalla – Mi raccomando ragazzo, prenditi cura di te. –
- Starò da Mei, nella villa accanto. Sua madre era amica della mia sin da Hogwarts. – lo rassicurai.
La signora Potter mi diede un bacio sulla guancia e sparì nel fuoco verde.
Un paio di stretta di mano con Albus e James.
Lily corse verso le fiamme e bloccandosi solo una volta nel cammino, alzò il libro – Grazie per questo. – e sparì anche lei.
Sorrisi. Ora dovevo solo risolvere le cose con Mei.

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