Slice of life.

di MellyV
(/viewuser.php?uid=25169)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 - Quel sabato mattina. ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 - Reazioni imprevedibili. ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 - Una giornata negativa. ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 - Strana forma di Gelosia. ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 - Scatti di ira in tarda mattinata. ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 - Luce tra le tenebre. ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 - Inutili chiacchiere. ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 - Gli occhi suoi. ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 - Quel sabato mattina. ***


DRAGON BALL © 1984 Akira Toriyama/Shueisha. All Rights Reserved.

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit

Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.

Farai felice milioni di scrittori.

(© elyxyz)





.Vegeta
&Bulma.

Slice of Life

 Momenti di vita quotidiana }
                                          








Cap. 1
Quel sabato mattina



Vista annebbiata e profumo pungente.
Il viso immerso nella chioma scura del Saiyan, gli occhi socchiusi e la bocca ansimante.
Le mani appoggiate alla schiena di lui si muovevano lentamente su e giù, come per accarezzarlo docilmente.
Il suo corpo seguiva un ritmo lento ed tremolante. Stanco.
Il sudore del suo corpo attaccato a quello della scienziata.
Tutti i sensi erano impegnati a godere di ogni piccola sensazione che si manifestava, assaporandone l'essenza.
- Vegeta. -
La voce era un sibilo appenna accennato, come per non disturbare la quiete e la pace creata nella stanza.
- Vegeta. - accennò, con la stessa tonalità di voce.
Le mani si spostarono nei capelli scuri; li accarezzava passandoci le dita sottili nel mezzo.
- Vegeta, dobbiamo alzarci. - provò ancora inutilmente.
Ma lui non rispose.
Una mano tornò ad accarezzargli la schiena; un dito seguì la colonna vertebrale, incontrando qualche cicatrice sporgente ed a fior di pelle, ruvide e colme di ricordi.
Erano tante. Erano troppe.
Ognuna è testimone di chissà quale battaglia passata, chissà quale vano tentativo di ribellione; gesti dettati dalla paura e da una buona dose di coreggio di qualche individuo alieno di un pianeta lontano e remoto, di cui Bulma non conosceva nemmeno l'esistenza.
Il suo dito affusolato e leggero come una piuma percorreva strati di pelle rigonfi, tastandone l'entità della sfigurazione per quel corpo perfetto, e Vegeta la lasciava fare senza dire nulla.
In quell'attimo di quietudine, Bulma chiuse gli occhi per un istante soltando, rallegrandosi interiormente del silenzio dell'uomo, sentendosi onorata, non di meno, per le confidenze che le lasciava prendere, sicura che nessun'altro soggetto terrestre e alieno avesse mai anche solo avuto il suo permesso di reggergli lo sguardo per un istante.
- Vegeta.-, lo chiamò ancora, ma senza risultato.
Con il piede gli scrollò leggermente la coscia nuda, sperando di attirare la sua attenzione, ma invano.
Sbuffò quindi sonoramente, sentendosi totalmente inutile, mentre lasciava barcollare la testa all'indietro in un chiaro e visibile abbandono di ogni altro tentativo di svegliarlo.
- Vegeta, dannazione, è tardi. -
Nonostante il tono duro ed irritato, Bulma manteneva calma la posizione acquisita, con il capo appoggiato sulla spalliera del letto e i capelli azzurri scomposti sulle spalle nude.
A questa ultima ed esasperata affermazione, Vegeta sembrò dare finalmente un segno di vita.
Rallegrandosi del fatto che la sua imminente rabbia aveva catturato l'attenzione del Saiyan, gli prese il viso tra le mani tenendolo saldo tra i palmi asciutti e morbidi.
Lui teneva gli occhi chiusi e la sua espressione accigliata lasciava trapelare il fastidio relativo a quel gesto azzardato.
- Dobbiamo alzarci. - gli ricordò ancora Bulma, e la sua voce gli arrivò alle orecchie come un tintinnio lontano, un soffio lieve appena udibile.
Il Saiyan emise uno strano rumore di disappunto con la gola, rafforzando la presa delle sue braccia intorno al gracile corpo della scienziata sulla quale era appoggiato.
Un raggio di sole attraversò le tendine del balcone illuminando tiepidamente l'intera camera, come se fosse arrivato in aiuto di Bulma che, in bilico sul filo della pazienza, prese in considerazione l'idea di usare quella patetica forza che aveva in corpo, nonostante partisse già sconfitta ripensando a quanto poi sarebbe risultata ridicola agli occhi dell'uomo, che le sue minuscole e fragili mani non le avrebbe nemmeno avvertite sfiorargli la pelle.
Vegeta alzò giusto di pochi centimetri le palpebre pesanti; guardò Bulma per qualche secondo con lo sguardo ancora stanco ed annebbiato dal sonno persistente, sbadigliò rumorosamente senza alcuna grazia e poi lasciò cadere rapidamente la testa sul petto morbido di lei, posandosi giusto nell'estremità alta del solco tra i due seni lasciati liberi.
- Io non mi alzo. -
Bulma sbuffò visibilmente infastidita, constatando che non si sarebbe rilevata cosa facile fargli cambiare idea.
Nonostante si fosse sempre vantata di quell'aspetto testardo del suo carattere, col tempo era riuscita ad ammettere che Vegeta superava questo suo pregio di qualche gradino.
Se lei era irremovibile sulle sue decisioni, il Saiyan era anche peggio.
Sebbene non le andasse a genio questa cosa, non poteva fare nulla.
Lei non poteva superare Vegeta, in nessun modo.
Il principe aveva deciso, ed il suo tono non ammetteva repliche. Con gli anni era riuscita ad impararlo.
Sentì Vegeta emettere qualche suono incomprensibile, mentre le sue mani stringevano il suo capo sul proprio petto.
A quel contatto il Saiyan rafforzò un pò di più la sua presa intorno al corpo di Bulma, rendendola salda ed immune a qualsiasi tentativo di svincolo.
Era sabato mattina, e la gente si accingeva a lasciare le proprie abitazioni per poter trascorrere qualche ora di svago con la propria famiglia.
C'era chi andava a trovare amici, chi voleva starsene al parco immerso nel verde e nelle urla allegre dei bambini festosi, chi magari era costretto a lavorare succube di un impiego insoddisfacente e stressante.
E c'era chi non aveva nulla da fare, aveva il privilegio di avvalersi del dolce far niente per tutto il giorno, ma si ostinava a volersi alzare perchè così aveva deciso.
Avrebbe dovuso sentirsi onorata in quanto essere stata preferita ad una giornata di intenso allenamento, ma evidentemente Bulma non ci era arrivata.
Nel momento in cui Vegeta non la sentì più parlare, alzando giusto un pò lo sguardo nella sua direzione l'aveva vista attirata da qualcosa fuori la finetra, ed egli si sentì soddisfatto nel constatare che la sua richiesta era stata accolta senza inutili ribattiti.
- Brava, obbedisci. -
Le aveva detto infine, sentendosi in risposta un sonoro ed irrispettoso "Vaffanculo".

























________________________________________________
Salve!
Incoraggiata dai commenti della mia One-Shot precedente che mi invitavano a scrivere ancora su questo Fandom, eccomi ritornata con un idea abbozzata che spero possa prendere una piega giusta.
Inizialmente questa Fic che avete letto doveva essere una One-Shot, un pò più articolata e lunga.
Ma presa da un entusiasmo improvviso ho avuto il desiderio di fare una raccolta di One-Shot, Drabble,  FlashFic o altro, concentrata su momenti di vita della coppia Vegeta/Bulma.
Ho qualcosa in cantiere, ma non prometto nulla; aspettando l'ispirazione, considero questa "storia" ancora in corso. Ma se avrò creato qualcos'altro, non mancherò nell'inserire un nuovo capitolo.
Per il resto... spero che abbiate avuto una piacevole lettura :)
A presto, MellyVegeta.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Cap. 2 - Reazioni imprevedibili. ***


DRAGON BALL © 1984 Akira Toriyama/Shueisha. All Rights Reserved.

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit

Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.

Farai felice milioni di scrittori.

(© elyxyz)





.Vegeta
&Bulma.

Slice of Life

 Momenti di vita quotidiana }
                                          








Cap. 2
Reazioni imprevedibili.



La calma e il silenzio che regnavano nell'abitazione erano decisamente strani e poco convincenti.
Bulma ci fece caso solo quando, spegnendo il televisore in salotto con una voglia matta di mettere qualcosa sotto i denti, era stata improvvisamente inghiottita da una quietudine del tutto estranea ai suoi sensi.
Di solito - per non dire sempre -, casa Brief era animata da urla, casino ed imprecazioni derivanti dalle litigate tra lei e Vegeta, dalla voce petulante e fastidiosa della Sig. Brief, dai macchinari che suo Padre provava e sperimentava in laboratorio, e molto spesso anche dai pianti del piccolo Trunks.
Quel pomeriggio invece la calma regnava suprema: i coniugi Brief erano usciti a fare quattro passi, e Trunks giocava in giardino con una serie di macchinine in miniatura, sotto la supervisione disinteressata di Vegeta.
Bulma l'aveva abilmente obbligato a darle una mano con il piccolo, promettendogli in cambio un miglioramento della camera gravitazionale ed altri marchingegni in grado di soddisfare il suo bisogno di massacrarsi fino alla morte con un allenamento fuori dal normale.
L'avrebbe fatto, lei manteneva le promesse, ma non quel giorno; ora voleva semplicemente starsene un pò in tranquillità, da sola, e dedicarsi un'oretta di riposo.
Avanzando attraverso l'ampio salotto e varcando la soglia della cucina, la sua attenzione venne catturata da una fugace risata di Trunks, proveniente dal giardino sul retro.
Sorrise affettuosamente quando il tono infantile e cristallino del figlio arrivò flebile alle sue orecchie, riflettendo su cosa avesse potuto divertirlo tanto.
Pensò per un attimo a Vegeta; sicura che non avesse fatto assolutamente nulla per attirare l'attenzione del figlio, l'unica cosa che le venne in mente fu un'ipotetica faccia impacciata del Saiyan che cercava di accontentare il figlioletto e sentendosi costretto a giocare con quelle macchinine in miniatura pur di non sentirlo frignare per il resto della giornata.
E quel pensiero che scaturì l'immediato ampio sorrido sulle sue labbra era stato probabilmente il motivo delle risa di Trunks.
Aprì un anta ed estrasse una ciotola di plastica trasparente, che poggiò sul ripiano in marmo bianco davanti a lei.
Dal cesto posto al centro del grande tavolo di legno prese qualche fresco frutto di stagione, gustando già con la mente la meravigliosa macedonia che da lì a poco le avrebbe appagato il languorino. Buona e dietetica, pensò.
Mentre si accingeva a sbucciare una mela, sentì Trunks ridere nuovamente, ma questa volta con più trasporto.
Sorrise serenamente, mentre passava a tagliuzzare in quadratini gli spicchi di mela.
Vegeta doveva proprio divertirlo. Nonostante pensarlo fu davvero difficile, le risa di Trunks non potevano che confermarlo.
Fantasticò per un tempo indeterminato, durante la quale la mente aveva rivolto i pensieri esclusivamente al Saiyan, quando d'improvviso si sentì tirare la gonna a motivi floreali rigorosamente indossata per quella calda giornata d'estate, ispirata dall'aria intrisa di un dolce profumo che voleva dire "vacanza", assai simile a quello che emanava la frutta fresca che tagliuzzava attentamente sul bancone in cucina.
I suoi occhi si posarono sulla  piccola figura che stringeva tra la manina paffuta il lembo dell'indumento fresco di bucato, stroppicciandolo rovinosamente nella zona interessata.
- Dimmi, tesoro. - aveva esordito, incontrando gli occhi cerulei del figlioletto ancora troppo piccolo per parlare decentemente ma abbastanza capace di farsi capire dalla madre, che lo fissava interrogatorio senza però abbandonare quell'aria spenzierata che aveva sin dalla mattina, alimentando l'incomprensione e la successiva indifferenza del Saiyan, disposto a dare attenzioni al figlio pur di evitare di assistere a tali subdoli terrestri comportamenti.
Il piccolo agitò la manina libera, indicando con un dito il giardino dietro l'abitazione, appena visibile dall'uscio aperto su un lato del soggiorno, da cui entrava la calda luce del sole estivo.
Bulma asciugò le mani bagnate ed odorate di frutta fresca in un panno che trovò lì vicino, ponendo poi il coltello utilizzato all'interno del lavabo.
Raccolse la frutta in un contenitore di plastica trasparente, mettendolo al sicuro nel frigorifero e ricordandosi di zuccherarla una volta tornata.
Interpretando lo sguardo di Trunks come una supplica silenziosa di attenzione, lo prese per la manina lasciandosi guidare e sorreggendolo ancora nell'incertezza dei suoi passi instabili.
Il piccolo muoveva frenetico dei passetti rapidi e pesanti, che rimbombavano tonfi sul pavimento, e il rumore di quei colpi veniva ammorbidito dai calzini in lino chiaro che avvolgevano i piedini del bambino.
Bulma stava curva con la schiena e ripiegata sulle gambe, una postura inevitabile se voleva insegnare al piccolo come camminare. Ma mentre si sentiva trascinare energicamente da quel corpicino ancora paffuto e morbido, già contenitore di chissà quanta forza aliena ereditata dal padre, le sfuggì una tenera risata soffocata.
Emettendo qualche strana parola incomprensibile in un tono di voce che doveva imitare quella di una bambina, ma che al contrario risultò decisamente squillante e ridicola, Bulma e suo figlio varcarono la soglia della porta del giardino sul retro.
Le iridi celesti furono violentemente colpite dalla luce del sole estivo, che quella giornata splendeva alto e rovente.
Mentre la reazione a quell'impatto si dissolveva e la vista ritornava nitida, i suoi occhi vennero catturati dalla schiena incurvata di Vegeta, che se ne stava seduto sull'erba con le gambe incrociate, intento a maneggiare qualcosa.
Bulma avanzò silenziosamente, ma prima che potesse avvicinarsi a lui, il Saiyan avvertì la sua presenza.
- Cosa vuoi? - sbottò infastidito, voltando il capo quel pò che basta per intravedere lo sguardo curioso di Bulma.
Lei inarcò un sopracciglio confusa; cercò di sporgersi al di là della possente schiena dell'uomo, ma Vegeta ritirò le braccia nascondendo abilmente l'oggetto che maneggiava con tanta frustazione e gelosia.
Bulma, che perdeva le staffe anche con molto meno, appoggiò la mano libera sul fianco, prossima all'esasperazione.
- Si può sapere che diavolo stai facendo? -
Il piccolo Trunks rivolgeva i suoi occhioni curiosi da un genitori all'altro, stringendo forte la mano della madre.
- Niente che ti interessi. Sono affari miei! - le rispose il Saiyan con ira, senza voltarsi e continuando a maneggiare l'oggetto.
Bulma si domandò mentalmente cosa lo stesse preoccupando con tanto impegno e frustazione, tanto da indurlo ad un simile comportamento. Non diverso da quello di tutti i giorni, si capisce, ma comunque molto sospettoso, se si andava analizzando il contesto.
Le balenò poi un pensiero nella mente, fugace e molto probabilmente azzeccato.
Guardò Vegeta, e lo fulminò dapprima con lo sguardo; poi, con molta calma, sorrise furbamente conscia che con le sue prossime parole avrebbe colto nel segno l'uomo che le mostrava le spalle.
- Cosa c'è, il Principe dei Saiyan non riesce a giocare con delle macchinine in miniatura? -
Come una lama affilata, Vegeta si sentì squarciare l'orgoglio in due parti e i suoi maneggiamenti terminarono all'istante.
Si alzò rapidamente dall'erba fresca e si voltò, mostrando tra le mani una macchinina rossa divisa in due parti uguali.
Silenziosamente avanzò diretto alla porta del soggiorno, ma arrivato a fiancheggiare Bulma e Trunks, diede il giocattolo rotto alla scienziata dicendole di ripararlo.
Guardò poi il figlio con sguardo torvo ed indignato, al chè il piccolo si strinse alle gambe della madre con forza e timore.
- Scordati di giocare ancora con me, piccolo spione! - sbottò infine, dirigendosi a grandi passi verso la casa e borbottando qualche frase senza senso.
Bulma sospirò; seguì con gli occhi la schiena di Vegeta allontanarsi, e un lieve sorriso le sfuggì dal controllo, illuminandole il viso e cancellando ogni residuo di rancore.
Piegò le gambe per arrivare all'altezza di Trunks, e gli accarezzò teneramente la testa senza abbandonare quel sorriso dolce.
- Hai fame? - gli disse poi, ottenendo in risposta il consenso del piccolo.
Notando lo sguardo spento e pieno di collera del figlio, Bulma lo strinse forte a sè.
- Tuo padre non diceva sul serio; voleva solo aggiustartela. - gli disse poi, cercando di confortarlo e dandogli un piccolo bacio sulla fronte.
- Andiamo a mangiare qualcosa, su. - propose, alzandosi e dirigendosi in cucina.
- Alla macchinina pensiamo dopo; lo so anche io che è la tua preferita. -




















___________________________________________________________________
Si vabbè, boh.
Non state a pensare sul senso di questo capitolo, perchè non ne ha.
L'ho messo perchè pensavo troppo di voler continuare questa cosa della raccolta, quindi... eccolo qui.
Siccome ho notato che l'opera è nei preferiti di un considerevole numero di persone, vi invito a dire cosa ne pensate, perchè è grazie alle opinioni che posso migliorare.
E poi mi danno la giusta spinta per continuare a sfornare idee per nuovi capitoli.
Ricordo che rispondo a tutte tramite messaggio privato :)
Beh, a questo punto non posso che augurarmi di dire... alla prossima! ;)
MellyVegeta

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Cap. 3 - Una giornata negativa. ***


DRAGON BALL © 1984 Akira Toriyama/Shueisha. All Rights Reserved.

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit

Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.

Farai felice milioni di scrittori.

(© elyxyz)





.Vegeta
&Bulma.

Slice of Life

 Momenti di vita quotidiana }
                                          








Cap.3
Una giornata negativa.


Quel giorno gli capitavano solo guai su guai.
Vegeta si ritrovò ad imprecare con tutto il fiato che aveva in gola, quando gli successe l'ennesima disgrazia del giorno.
Perchè non era bastato un risveglio traumatico a causa dell'apparizione improvvisa in stanza di una sveglia rumorosa ; non era bastato che quell'oca della Sig. Brief, senza preavviso nè rispetto, fosse entrata nel bagno personale del Saiyan trovandolo nudo e scaturendo l'imbarazzo e l'immediata seconda incazzatura del giorno, mandandola a quel paese tra le risatine e le battute maliziose che la donna continuava coraggiosamente a fare.
Non erano bastate le urla assordanti ed isteriche di Bulma, che era uscita impaurita dalla propria camera implorandolo di sbarazzarsi di un ragno trovato nell'armadio, appendendosi al suo braccio e consumandoglielo nell'intento di attirare la sua attenzione, ma provocandogli invece la pulsazione frenetica di una vena ben visibile sulla fronte.
E non era bastato nemmeno l'improvvisa visita sgradita di Kakaroth, la persona che più odiava all'universo, che, non solo l'aveva profondamente irritato con la sua sola presenza, ma che li aveva addirittura invitati su consiglio di Chichi a pranzare da loro la Domenica prossima, ed egli non aveva fatto in tempo a fermare la maledetta lingua di Bulma, la quale aveva accettato senza nemmeno pensarci.
Ed ora la camera gravitazionale, che rappresentava la sua salvezza, il suo spazio personale nella quale poteva ripararsi da quella frivola vita terrestre, non dava nessun cenno di vita.
Vegeta vi era entrato con l'intenzione di sfogare tutta la rabbia repressa in un allenamente estenuante e soddisfacente, in grado di occupare i suoi pensieri e calmargli la nervatura, ma oggi nemmeno questo gli fu concesso.
Sferrando un pugno dettato dall'esasperazione misto alla rabbia sempre più crescente, Vegeta lasciò un buco ampio e ben visibile nel bel mezzo della tastiera elettronica che serviva ad azionare la camera ed una serie di marchingegni; irritato uscì, camminando a grandi passi in cerca della scienziata ed urlando a gran polmoni il suo "nome".
- Donna! - sbraitò innumerevoli volte, senza mai ricevere risposta.
Prossimo a buttare giù l'intera casa in preda alla nervatura crescente, pensò di poterla certamente trovare nel suo laboratorio, al piano di sotto.
Con una vena pulsante sull'ampia fronte, arrivò finalmente nella grande stanza, varcando la soglia e fermandosi poi qualche metro dopo di essa.
Come si aspettava, lei era lì; quando la vide arrestò immediatamente i suoi passi, inarcando un sopracciglio ed assumendo un espressione perplessa.
Bulma maneggiava alcuni attrezzi e, sulle note di qualche assordante canzone il cui suono rimbombava dalle cuffie bianche collegate al suo Mp3, si muoveva vivacemente in una coreografia tutta sua che risultava decisamente ridicola.
Ballava allegra e spensierata, più attenta alla musica che al progetto che le aveva fatto passare notti insonni impegnandola nella sua lavorazione costante.
Vegeta restò in disparte; in una frazione di secondo la mente fu invasa da ogni tipo di insulto ed indignazione, che da lì a poco avrebbero preso ad uscire dalla bocca sotto forma di parole amare ed offendenti.
Fu sul punto di muovere un primo passo verso di lei con l'intento di attirare la sua attenzione, strattonandola rudemente o meglio ancora rompendole quell'arnese che la rendeva tanto euforica e porre fine a quello spettacolo patetico.
Gli occhi però, dettati da quel tipo di istinto maschile che si faceva sentire ogni volta che incontrava la donna e sfuggendo al suo ferreo controllo di provare anche la più minima e piacevole sensazione nei confronti di un essere appartenente ad un livello vortiginosamente inferiore, cominciarono ad osservarle il corpo snello e formoso che si muoveva ritmicamente a pochi passi da lui.
E siccome egli le era di spalle, gli fu inevitabile - e a questo punto se lo concesse volentieri - un'occhiata al sedere sodo e tonico messo in risalto dagli attilati pantaloni neri che indossava.
Quando poi lei cominciò ad abbozzare qualche parola della canzone con un tono troppo squillante e decisamente stonato, trasformando il cacciavite in un microfono improvvisato, Vegeta le si avvicinò a grandi passi, tirandogli poi irritato una cuffia dall'orecchio.
- Ma che fai? - sbottò Bulma visibilmente infastidita, voltandosi di scatto ed incontrando gli occhi scuri del Saiyan; sbuffò automaticamente, conscia del fatto che avesse sicuramente rotto qualcosa e dunque pretendeva il suo aiuto, o altrimenti non se lo sarebbe ritrovato davanti. Non ora e non in quel contesto.
- Che hai rotto stavolta? - domandò quindi frettolosa, togliendo l'altra cuffia dalle orecchie e posando l'Mp3 sul tavolo.
- Proprio nulla. La camera gravitazionale non va ed io ho bisogno di allenarmi. Aggiustala. - le ordinò il Saiyan con fare freddo e prepotente, ottenendo in risposta un occhiata torva che preannunciava il sicuro affronto che sarebbe scaturito da lì a poco.
- Ora non posso, sto lavorando ad un progetto molto più importante della tua camera gravitazionale. E non darmi degli ordini! - sbraitò infatti la scienziata, corrugando la fronte e mostrando i denti.
Assunse quella sua tipica posa arrogante, appoggiando una mano sul fianco e fissandolo con sfida dritto negli occhi, come a volergli mostrare che lei non aveva timore di nessuno, nè tanto meno di un Saiyan dalla pazienza inesistente e con perenni istinti omicida.
Vegeta resse lo sguardo con fierezza e superiorità, prossimo a mandarla all'altro mondo ma altrettanto deciso a contenere la sua rabbia che andava crescendo ogni secondo sempre di più.
Ai tempi d'oro avrebbe ammazzato chiunque gli avesse anche solo rivolto la parola non essendo interpellato; adesso si ritrovava a tener testa ad una terrestre che non rispettava la sua persona e si permetteva il lusso di ribadirlo.
Per quanto la cosa non gli piacesse affatto, d'altra parte era rimasto sin da subito stupito ed attratto da quello sfacciato coraggio di rispondergli a tono e riprenderlo come se fosse una persona qualunque.
- Ti ho detto di aggiustarla. - sibilò digrignando i denti, irritato e al tempo stesso curioso di vedere fino a che punto la terrestre avesse retto quella sfida improvvisata.
Bulma si sentì spaesata per un attimo; la superiorità del Saiyan cominciò a farsi avvertire con forza nell'aria e sul suo corpo.
Drizzò quindi la schiena, petto in fuori e sguardo fiero; Bulma Brief non si piegava certo con così poco.
- Hai problemi di udito forse? O vuoi che te lo ripeta? -
Sorrideva sfacciatamente e con una fierezza palpabile, cosa alla quale Vegeta rispose inizialmente sorpreso; successivamente ghignò nella sua maniera, soddisfatto e provocatorio.
Mosso dall'istinto si ritrovò ad esserle più vicino; gli occhi scivolarono ad osservare il corpo che la donna, consapevolmente, aveva messo a disposizione della sua ammirazione, decisa ad accogliere la sfida e svelando la sua carta vincente.
Vegeta osservò compiaciuto quel seno perfetto che conosceva fin troppo bene, messo in risalto dall'ampia scollatura della canotta rosa pallido che Bulma era solita indossare nei giorni particolarmente caldi.
Gli occhi proseguirono poi sul ventre piatto e i fianchi formosi, le gambe lunghe e toniche, e poi tornarono ad ammirare il seno.
Lei non indietreggiò a quegli sguardi maliziosi; essere per un momento nei pensieri del Saiyan le dava una soddisfazione non comprensibile a terzi.
Perchè col tempo aveva cominciato lentamente a capire quell'uomo ed a conoscere ogni sua sfaccettatura, compreso i punti deboli, meravigliandosi di quanta facilità ci avesse messo nel riuscire a catturare la sua attenzione, in ogni senso, consapevole della persona che era e del suo carattere freddo e distaccato, indifferente a qualsiasi cosa tranne che a sè stesso.
Se ne rallegrò mentalmente.
- Allora? - gli disse, frantumando il silenzio creatosi e distraendo Vegeta dalle sue occupazioni, mentre in bocca cominciava a gustare il sapore della vittoria.
Mentre attendeva una risposta, che non arrivò, si ritrovò in un battito di ciglia seduta goffamente sul tavolo da lavoro, tra bulloni ed attrezzi sparsi un pò ovunque, in balia delle mani rudi ed impazienti di Vegeta che cominciarono a percorrere chilometri sui suoi fianchi e sulla schiena.
Tentò di riprendersi dallo stupore iniziale, con la mente ancora confusa e il viso immerso nella chioma scura dell'uomo, boccheggiando e farfugliando qualche mezza parola.
Le mani di Vegeta si fermarono sui fianchi larghi, stringendoli in una morsa possente e sicura e Bulma, approffittando di questa piccola pausa, portò le proprie mani su quelle dell'uomo con l'intendo di placare la foga e riprendere in mano la situazione.
- E' mai possibile che non riesci a contenerti? - gli disse secca, cercando di incontrare i suoi occhi che erano invece occupati a guardare altro.
Sapeva che quella era stata una risposta alla sua provocazione, come sapeva fin troppo bene che Vegeta non era amante delle chiacchiere e preferiva esprimersi con i fatti, e probabilmente in altro momento avrebbe risposto in maniera diversa, mostrandosi più interessata.
Ma il contesto e sopratutto il luogo in cui si trovavano non era adatto a fare da sfondo a quello che sarebbe potuto essere un loro intimo momento.
Chiunque avrebbe potuto varcare la soglia della stanza e vederli; il solo pensiero le mise addosso un ansia terrificante.
Vegeta intanto, concentrato su ben altro, aveva avvicinato la bocca all'incavo tra la spalla e il collo, bramoso di pelle fresca e morbida da assaporare; Bulma fremette nel momento in cui sentì i denti del Saiyan sfiorarle la pelle, ed automaticamente portò una mano a cingergli il collo possente, in un gesto che voleva attirare la sua attenzione misto alla naturale reazione del corpo il quale godeva di quelle sensazioni.
- Vegeta, aspetta... - ansimò, ripetutamente scossa dai brividi di piacere che le percorrevano in corpo.
Vegeta sfiorò con la lingua pochi centimetri di pelle, salendo su per il collo fino ad arrivarle all'orecchio.
- Cosa vuoi, hai da ridire anche su questo? -
Quando con la coda dell'occhio Bulma intravide la mano del Saiyan stringere la stoffa della canotta rosa, decise di ascoltare il cervello e si scostò bruscamente da lui prima che potesse stracciarle l'indumento, come spesso capitava.
Vegeta rimase dritto davanti a lei, con le braccia ancora alzate ma ferme e con un velo di stupore negli occhi che lasciava trapelare la sua delusione.
- Che diavolo ti è preso? - sbottò poi irritato, profondamente indignato ed offeso; era la prima volta che succedeva una cosa del genere, e non era affatto piacevole.
Bulma sistemò con un codino i capelli sconvolti, alzandoli in un una coda sbarazzina. Guardò poi l'uomo con determinazione e serietà, scendendo dal tavolo ed appoggiandosi ad esso incrociando le braccia al petto.
- Qui no. - disse secca, decisa ed irrimovibile sulla sua decisione.
Il Saiyan sentì una vena pulsargli frenetica sulla fronte e l'irritazione mista allo stupore che crescevano sempre di più.
- Ma tu sei matta! - le disse infine, abbozzando una risata dettata dal nervosismo.
Si voltò e prese a camminare a grandi passi, curvando la schiena e stringendo i pugni, deciso a lasciare quel maledetto laboratorio prima che la rabbia potesse avere la meglio; e borbottanto a denti stretti, maledisse quel giorno infame con parole amare e colme di astio, domandandosi cosa avesse fatto di male per meritarsi così tante scocciature.
Bulma riuscì a sentire il tonfo dei suoi passi pesanti e l' amara imprecazione che eccheggiò per tutto l'edificio.
- Che giornata di merda! -





















_______________________________________________________
Ecco il terzo capitolo.
Piaciuto?
Ho inserito qualcosa di più spinto - finalmente, oserei dire - ma spero che la decisione di Bulma di interrompere il momento e la passione di Vegeta non abbia alimentato in voi rancori nei miei riguardi! :P
Come sempre ringrazio chi commenta la Raccolta e chi l'ha messa nelle storie Seguite.
Recensite, se vi va.
Alla prossima!
MellyVegeta.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Cap. 4 - Strana forma di Gelosia. ***


DRAGON BALL © 1984 Akira Toriyama/Shueisha. All Rights Reserved.

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit

Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.

Farai felice milioni di scrittori.

(© elyxyz)





.Vegeta
&Bulma.

Slice of Life

 Momenti di vita quotidiana }
                                          








Cap.4

Strana forma di gelosia.

Vegeta era un tipo che se ne stava in disparte.
Chiuso nel suo guscio di superiorità ed orgoglio, osservava con indifferenza e freddo distacco gli eventi e quella infima vita terrestre che gli scorrevano davanti agli occhi, giudicando la gente e le loro azioni assolutamente patetici.
Egli ricordava a se stesso che era un fiero Saiyan, e non solo; lui era il sovrano di un popolo orgoglioso ed estranea a simili comportamenti, troppo ridicoli e stupidi da poter considerare degni di nota, non in grado di poter essere all'altezza del proprio rango.
Ed infatti egli cercava sempre di passare il meno tempo possibile in quella casa, con quella famiglia troppo strana e fin troppo assillante per i suoi gusti.
Non si interresava di nulla; le uniche sue necessità erano quelle di poter continuare a fare un allenamento come si deve nella camera gravitazionale, e di trovare un pasto caldo in grado di ripristinargli le energie esaurite.
Il resto erano tutte schiocchezze.
Avrebbe voluto vivere con questo pensiero ancora per un pò, ma l'influenza dei terrestri l'aveva contagiato col tempo, ed egli non aveva nemmeno avvertito che la sua persona, o quanto meno il suo carattere, stava lentamente cambiando.
Certo, rimaneva sempre quella persona distaccata e fredda, rude negli atteggiamenti ed ancora fedele a quello ostinato orgoglio che lo caratterizzava, ma adesso le sue preoccupazioni non si limitavano solo ad avere un buon allenamento, a diventare più forte di Goku o a pretendere il dovuto rispetto che la sua persona meritava ma che quegli insulsi terrestri non gli mostravano, alimentando in lui la crescente voglia di farli fuori, un giorno, una volta per tutte.
La sua irascibilità s'era un pò placata, solo questo.
Ma erano trascorsi ormai parecchi anni da quando aveva messo piede per la prima volta su quel pianeta, ora era inutile ostinarsi a disprezzare qualcunque cosa non lo riguardasse in prima persona.
E col passare del tempo aveva capito che la sua attenzione, nel corso degli anni trascorsi sulla Terra, non era stata del tutto immune a ciò che gli era passato davanti agli occhi; la sua attenzione era stata sopratutto catturata da quella scienziata con la quale aveva deciso, tacitamente nel suo interno, di condividere l'esistenza.
Vegeta si ritrovò a pensarlo quando, comodamente seduto sul divano in salotto, l'aveva vista rientrare dopo un pomeriggio intero trascorso a fare compere sfrenate, come solo lei sapeva fare.
Aveva subito notato la nuova acconciatura dei suoi capelli, sempre in continua trasformazione, mai la stessa per più di un paio di mesi; fino al pomeriggio di quello stesso giorno li portava lisci e più lunghi dell'abitudinario taglio corto, che le era cresciuto nel corso del tempo, mentre ora li aveva mossi e voluminosi, con alcune ciocche lasciate libere che le incorniciavano il viso perfettamente ovale.
Al Saiyan quei capelli così lunghi non gli erano mai piaciuti; li aveva sempre considerati maledettamente ingombranti e noiosi. 
Ma Bulma questo non lo sapeva.
Dopo aver contato con lo sguardo le numerevoli buste di ogni grandezza contenenti indumenti o accessori delle migliori marche d'abbigliamento in circolazione, seguì silenziosamente ogni movimento della donna; notò come chiuse la porta con un piede calzante un tacco vertiginosamente alto, i movimenti goffi limitati dall'intralcio di quelle buste che la imprigionavano, e il successivo sbuffo che tesimoniò la fatica delle sue azioni.
Con difficoltà arrivò al divano, posando su di esso le buste pesanti e guardandolo poi di sottecchi.
- Grazie per l'aiuto, comunque. - ironizzò sfinita e infastidita, dirigendosi successivamente in cucina per prendere un bicchiere d'acqua e placare la tortura che la gola secca le procurava.
Vegeta spostò lo sguardo sulle buste sparpagliate di fianco a lui, inarcando un sopracciglio nel momento in cui si rese effettivamente conto di quanta roba avesse acquistato.
Con disinvoltura frugò in una di esse, estraendo con le dita un reggiseno in pizzo bianco e il successivo cartellino con sopra scritto l'elevato prezzo che Bulma aveva pagato senza curarsene.
- A che ti serve tanta roba? Sono cose inutili. - concluse poi, gettando l'intimo nella sua busta rosa.
Sentì Bulma deglutire frettolosamente, e il successivo rumore tonfo del bicchiere posto all'interno del lavabo.
- Che ti importa? Lasciami comprare quel che voglio. - rispose infine, ritornando in salotto e non degnandolo di uno sguardo.
Appoggiata al braccio del divano, sfilò le costose scarpe dai piedi e calzò le comode pantofole lasciate, prima di uscire, vicino al camino.
Si interessò dunque ai suoi acquisti; Vegeta rimase ad osservarla mentre sistemava il casino che aveva creato, ammirando le cose che aveva acquistato e frugando nelle buste tutta eccitata, cosa alla quale egli rispose facendo roteare gli occhi visibilmente infastidito da quel comportamento ridicolarmente infantile.
Bulma avvertì le reazioni negative del Saiyan, ma non diede loro troppo peso; con entusiasmo tirò fuori da una nera ed elegante busta un meraviglisoo vestito rosso, dal corpetto a cuore ricamato in finiture di color oro, il tutto impreziosito dal tessuto in seta foderata, ammirandolo e rigirandoselo tra le mani con un sorriso soddisfatto sulle labbra rosse.
Vegeta la guardò sovrapporre l'abito al proprio corpo, facendolo ben aderire alle forme prosperose che possedeva, lisciando la gonna con la mano ed assumendo successivamente una posa fotografica.
Il Saiyan aggrottò la fronte nel momento in cui constatò con gli occhi di quanto l'abito fosse spaventosamente corto; lo immaginò indosso alla donna lasciarle le lunghe gambe scoperte, e il solo pensiero lo infastidì profondamente.
- Dove vuoi andare con quel coso? - le domandò schietto e frettoloso, con in mente ancora l'immagine della scienziata avvinghiata in quel minuscolo abito, visione che alimentò in lui un forte disagio.
Bulma alzò gli occhi nel momento in cui sentì la voce dell'uomo, catturando nel suo timbro un accenno di impazienza e disappunto.
- L'ho preso perchè mi piaceva, non devo indossarlo per un evento in particolare. - rispose calma, allontanando il costoso abito dal proprio corpo e riposandolo accuratamente nella rispettiva busta nera.
Vegeta sbuffò sonoramente e volse la testa di lato, corrugando la fronte e fissando un qualsiasi punto immaginario in grado di poterlo distrarre dalla visione mentale della donna con indosso quel vestito troppo succinto.
L'azione non passò inosservata a Bulma, che prese confusa ad osservare l'uomo; appoggiò una mano sul fianco, ed inarcò un sopracciglio con fare interrogatorio, fissandolo con insistenza e cercando di captare i suoi pensieri.
Successivamente osservò la grande busta nera davanti a sè, ed un pensiero azzardato le attraversò fugacemente la testa; sorrise maliziosamente, sistemandosi poi dietro l'orecchio un ciuffo ribelle scivolato sul viso, senza distrarre gli occhi cerulei dall'immagine dell'uomo comodamente seduto sul divano davanti a lei.
- Perchè lo vuoi sapere? - domandò, senza abbandonare quella posa arrogante e sicura di sè che Vegeta odiava tanto, perchè nascondeva chissà quali contorti pensieri e supposizioni, e lasciava trapelare quella fastidiosa aria di sfida che lo irritava profondamente.
Il Saiyan le riservò un occhiata torva ed infastidita; meditò per un istante su cosa risponderle, prendendosi la dovuta calma che necessitava per evitare di dirle qualcosa che potesse andare oltre i limiti di una conversazione normale.
Poi il precedente pensiero della donna con indosso quel vestito miseramente corto si rifece vivo nella sua mente, ed egli automaticamente gettò un occhiata alla busta nera che aveva di fianco, meditando sul fatto che magari avesse potuto incenerirlo seduta stante ed evitare tante inutili complicazioni, ma il successivo pensiero inerente al fatto che Bulma gli avrebbe evitato di dormire nello stesso letto per chissà quanto tempo riuscì a calmarlo ed a scartare questa opzione.
Ricambiò dunque alla donna lo stesso sguardo intriso di sfida, aggrottando la fronte e irrigidendo la mascella.
- Scordati di indossarlo. -
Nonostante avesse previsto il motivo di quel comportamento inusuale, Bulma sgranò gli occhì per un attimo visibilmente sorpresa e colpita dalla schiettezza con la quale il Saiyan le aveva rivolto quelle parole.
Lo vide corrugare le sopracciglia ed increspare le labbra, assumendo un'espressione decisa e, lei lo sapeva bene, non avrebbe potuto contrastarlo in nessuna maniera.
La superiorità dell'uomo e la sua autorità si fece palpabile nell'aria, e Bulma dovette sottostare alla sua decisione, perchè sapeva che non avrebbe potuto fargli cambiare idea.
Ma siccome amava questo lato nascosto dell'uomo, che nonostante usasse atteggiamenti e modi non adeguati riusciva comunque a mostrarle interesse nei suoi confronti a modo suo, Bulma sentì la naturale necessità di stuzzicarlo al fine di trarne una piccola rivincita personale.
Incrociò dunque le braccia al petto, ghignando maliziosamente.
- Sarai mica geloso? - sbottò poi furbamente, osservando la reazione stupita dell'uomo, che non appena aveva udito quelle parole azzardate s'era alzato frettolosamente dal divano con l'intento di abbandonare quanto prima il soggiorno, in modo da potersi dileguare da quella situazione fin troppo ridicola per i suoi gusti.
Ed egli non voleva assolutamente apparire ridicolo.
- Allora sei geloso! -
I suoi passi impazienti vennero interrotti dalla voce stridula di Bulma, che aveva cominciato a sghignazzare soddisfatta della sua ripicca.
Vegeta si voltò stringendo i pungni, mentre una vena cominciò a pulsargli freneticamente sulla fronte ampia.
- Ci tieni alla tua pelle? - sbottò quindi infastidito, contenendosi nel tono, che però apparve fin troppo nervoso, e nell'atteggiamento, reprimendo con forza tutta la sua crescente ira.
Ma quando suo malgrado vide che le sue parole minacciose non avevano minimamente sfiorato il buon senso di Bulma, che continuava splendidamente a sghignazzare coon gli occhi lucidi e le gote rosse, constatò che quella donna un giorno l'avrebbe fatto diventare pazzo, se già non lo era.
- E comunque rifatti i capelli corti, che stavi meglio! - sbottò infine, abbandonando il soggiorno a gran passi e rosso di rabbia contenuta, mentre sul viso rilassato di Bulma andava allargandosi un sorriso sereno.
















________________________________________________________
Quarto capitolo inserito.
Ho qualche dubbio riguardo questa one-shot, perchè avendo trattato di una forma strana di gelosia risulta difficile cercare di rendere immutato il carattere freddo di Vegeta .
Quindi spero vivamente di non essere caduta nell'OOC, perchè io odio l'OOC.
Ma a parte questo, è piaciuto il capitolo? 
Spero di sfornarne uno nuovo in tempi  brevi; la scuola mi sta letteralmente ammazzando.
Detto questo, alla prossima!
MellyVegeta.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Cap. 5 - Scatti di ira in tarda mattinata. ***


Cap.5
Scatti di ira in tarda mattinata.



Bulma vantava una certa fama nella Città dell'Ovest.
Essere la figlia dello scienziato più famoso al mondo e contribuire allo sviluppo della prestigiosa Capsule Corporation erano fortune alle quali era dovere attribuire la maggioranza del merito della sua notorietà, ma non solo; Bulma era famosa per la sua immensa genialità, le ricchezze che possedeva e per la sua rara bellezza che attirava ed ammaliava chiunque, chi la conoscesse e non.
Se ne rese conto quando, qualche anno addietro, cominciava ripetutamente ad essere fermata per strada da gente totalmente sconosciuta, che si informava sulla sua saluta e le augurava una buona giornata.
I più audaci le chiedevano un autografo, qualcuno una foto insieme, e Bulma nonostante in quel passato periodo non capisse, aveva sempre accettato con un sorriso gentile.
Quando poi chiedeva a quelle persone i perchè, loro rispondevano semplicemente " perchè sei Bulma Brief! ", rendendola non poco fiera, anzi riempiendola di uno smisurato orgoglio di cui cominciò a vestirsi quotidianamente ogni volta metteva piede fuori dalla propria abitazione.
Spesso capitava di udire battute poco eleganti da ragazzi giovani ed altrettanto stupidi, che si divertivano a fantasticare sulla scienziata ogni volta che la si incontrava per strada.
Perchè, appunto, la sua bellezza attirava ed ammaliava chiunque.
Ma Bulma col tempo c'aveva fatto l'abitudine; ora quelle squallide battute e le fastidiose risa maliziose di quei ragazzi sottosviluppati non le udiva nemmeno più.
Avrebbe potuto prendersi una rivincita in qualsiasi momento ed in qualunque modo, magari spifferando tutto a Vegeta in modo che potesse dare loro una bella lezione; ma quando poi ripensava più accuratamente all'uomo ricordava che egli non era una persona qualunque, e non si sarebbe certo accontentato di dare ad ognuno di quei ragazzi un pugno in faccia e finirla lì.
Scartando quindi ogni possibile opzione e tentativo di poter essere aiutata dal Saiyan, Bulma dovette suo malgrado maledire quel corpo perfetto che il Dio le aveva donato - quale sofferta constatazione! - ed accettare quell'unica soluzione che le suggeriva di essere indifferente a chiunque la irritasse profondamente con simili sciocchezze.
Ma nella notorietà di Bulma gli aspetti negativi occupavano una minima parte; ella infatti vantava delle vaste e grandi amicizie, cresciute e maturate durante il tempo, e tutt'ora durature.
Bulma amava invitare le proprie amiche a bere una tazza di thè in casa propria, magari spettegolando su alcuni individui meschini, o a scambiarsi abiti ed indumenti come allegre liceali in pieno periodo adolescenziale.
E sempre capitava che la giornasse proseguisse con l'entusiasmo delle donne riunite in un cerchio che improgionava il piccolo e baffuto Trunks, soggetto delle loro urla isteriche e sdolcinate, che veniva passato e ripassato di braccia in braccia, spupacchiato ed adorato a più non posso tra i loro complimenti incessanti.
Ma Vegeta quelle donne non l'avevano mai visto; il Saiyan ogni volta che percepiva un raduno di piccole ed insignificanti auree in prossimità dell'abitazione, si dileguava abilmente in qualche angolo sperduto dell'immensa casa Brief, meditando a braccia conserte ed attendendo con impazienza che il branco di oche sparisse dal proprio soggiorno.
Bulma non aveva mai chiesto all'uomo di mostrare un minimo di gentilezza, sapeva che perdeva in partenza e che il suo carattere ostile e negativo non avrebbe retto i discorsi futili e stupidi delle donne - terrestri, da aggiungere -, e mai aveva cercato di presentarlo alle proprie amiche, semplicemente perchè non sapeva di quale ruolo avesse potuto vestire il Saiyan.
E per evitare situazioni spiacevoli, s'era rassegnata a sorridere forzatamente ed a cambiare discorso ogni volta che qualcuna delle donne le chiedeva dove fosse il compagno.
Per questo il posto dove più preferiva incontrare qualche viso conosciuto era al di fuori della propria dimora, per strada, al parco o, e capitava molto spesso, nel salon del suo parrucchiere di fiducia.
Quel giorno Bulma vi entrò in tarda mattinata, con l'intenzione di dare una piccola spuntatina al caschetto liscio.
Quando aprì la porta in vetro satinato, provocando il tintinnio sfizioso della piccola campanella posta all'entrata, fu improvvisamente avvolta dal calore artificiale che regnava nella stanza, causato dal perenne uso dei phon e dei macchinari professionali.
Le sue narici furono invase dal pungente odore dei mille prodotti usati per abbellire le chiome delle signore esigenti, tanto forte da sembrarle addirittura nauseante.
Chiuse la porta alle sue spalle, salutando successivamente i presenti e mostrando loro un sorriso allegro e radioso.
Tra le donne abbandonate al piacere di farsi belle, potè riconoscere qualche vecchio viso familiare; molte di loro erano amiche, altre semplici conoscenti, ma Bulma non riservò sorrisi diversi in base al rapporto che aveva con ognuna, bensì si mostrò cordiale e gentile con tutte.
Notanto che tutte le postazioni erano occupate, prese posto su di una poltrona vuota, liberandosi del leggero giubbino di pelle color violetto indossato appositamente per quella calda giornata primaverile, e sfilò i grandi occhiali scuri dal viso ovale, mostrando ai presenti la bellezza dei propri occhi celesti.
Dopo aver accuratamente appoggiato le ingombranti buste sul pavimento, prese una rivista di capelli trovata lì vicino ed accavallando elegantemente le gambe cominciò a sfogliarlo senza voglia, in attesa del proprio turno.
- Come stai, cara? - si sentì dire, alzando poi gli occhi in direzione della donna che le aveva posto la domanda.
Era una sua conoscente, sulla cinquantina forse, ma di gradevole aspetto, tutta pimpante e dagli occhi grandi e vispi.
- Molto bene, grazie.  Lei? - rispose rispettosa, incurvando le labbra in un sorriso gentile.
- Bene, grazie. Hai approfittato anche tu della bella giornata per dedicarti un pò a te stessa, vero? - sorrise l'altra, ricambiandole il sorriso in eguale intensità.
Bulma si limitò ad incurvare dolcemente le labbra serrate, sorridendo con gli occhi ed annuendo con la testa, tornando poi successivamente ad occuparsi della sua rivista.
Sebbene adorasse trascorrere delle piacevoli ore in compagnia di persone che non rientrassero nel proprio nucleo familiare - o nel perimetro della propria abitazione, per meglio dire - Bulma cercava sempre di essere molto riservata e prudente sulle dinamiche della propria vita, in quanto conosceva la smisurata e bramosa voglia di sapere di quelle donne alla perenne ricerca del gossip o di qualcosa su cui discutere.
E ben sapeva che il loro obiettivo era mirato alla conquista dell'eccitante nome del proprio "compagno"  e dunque del misterioso padre del bambino paffuto e grazioso che adoravano oltre modo.
Bulma sebbene spiccasse in astuzia ed intelligenza, preziose qualità note a tutti, poteva ben comprendere e riconoscere che la sete del futile sapere di un gruppo di donne viziate e ben vestite non si sarebbe placata con semplici e miseri sorrisetti imbarazzati o cambiando inutilmente discorso.
E per evitare situazioni spiacevoli e imbarazzanti, o meglio ancora liti fuoribonde e chiassose, aveva promesso tacitamente a sè stessa, ed in segreto anche a Vegeta, che mai avrebbe consegnato il suo nome a chiunque chiedesse l'identità del padre di suo figlio.
Avrebbe tentato di deviare il discorso o ad evitarlo completamente, e qualora non ci fosse riuscita, avrebbe semplicemente risposto con un banale " E' una storia lunga, e non ho voglia di parlarne ", recitanto la parte della donna abbandonata a sè stessa, con un figlio da portare avanti ed indossando la maschera della pietà.
Il tutto per amore di Vegeta.
I suoi correnti pensieri furono bruscamente interrotti dalla squillante voce della donna seduta di fronte a lei, che la osservava allegra mentre una ragazza alta e snella le sistemava la folta chioma rossa.
- E il tuo piccolino? Con chi l'hai lasciato? -
Bulma deglutì dapprima rumorosamente, poi borbottò qualche parola in risposta alla banalità che accompagnava quella stupida domanda.
- Con i miei genitori, naturalmente. - rispose, enfatizzando l'ultima parola con fare sarcastico.
Non appenà notò il cambio repentino dello sguardo della donna, che da allegro si tramutò in sconcertato ed appena deluso, posò nuovamente gli occhi sulla foto di un bel taglio corto presente sulla rivista, ma tempestivamente fù distratta dai pensieri chiassosi di un'altra donna, dai ricci capelli neri.
- Quel bambino è proprio un amore! In vita mia non ho mai visto creatura più dolce e bella. Un vero capolavoro! -
Bulma rise di sincero piacere, ringraziandole del bel complimento ricevuto e condividendo il suo pensiero.
- D'altronde, con una madre graziosa quanto te, cosa potevamo aspettarci? -
Il rinnovato ringraziamento di Bulma fu sopraffatto dal brusio delle voci squillanti delle donne, che cominciarono ad elogiare il piccolo Trunks con mille complimenti, trovando nel piccolo quei dettagli che lo rendevano simile alla madre.
- Certo che però, per essere un così bel bambino, il merito deve essere anche del padre! - osservò una donna, sua coetanea, che sedeva qualche metro distante da lei.
- Infatti è così. - si lasciò sfuggire la scienziata, maledicendo poi quelle parole azzardate e la condivisione del pensiero della donna che aveva fatto quell'osservazione, facendole materializzare nella mente i tratti duri e maledettamente perfetti del Saiyan.
- Che peccato però non averlo mai visto. Nè una foto, nè niente. - continuò l'altra, assumendo un tono di finto dispiacere ed imbronciando il viso, tentando inutilmente di poter placare la propria curiosità ed indurre Bulma a lasciarsi andare a qualche soddisfacente rivelazione.
Ma lei non ne fù minimamente toccata. Anzi, sorrise nervosamente rigirandosi tra le mani la rivista ormai stropicciata e rovinata in un chiaro segno di nervosismo ed ansia.
Quando poi alle sue orecchie arrivò una sconcertante rivelazioni, avvertì un fastidioso tremolio lungo tutta la schiena, e il successivo disagio cominciò ad impadronirsi delle sue emozioni.
- Io l'ho visto il compagno di Bulma! E' un uomo davvero niente male, dalla pelle ambrata e con un fisico statuario. -
Quella descizione così dettagliata eccitò le donne oltre misura, che cominciarono a dimenarsi allegre rendendo difficile il lavoro alle ragazze che lavoravano nel salon.
Bulma rabbrividì quando queste cominciarono a porre domande su domande inerenti all'aspetto del misterioso uomo che non aveva ancora un nome, ma che cominciava a materializzarsi nelle menti delle presenti grazie alle descrizioni sorpendentementi azzeccate dell'unica ragazza che era riuscita a vederlo.
- Passavo davanti alla Capsule Corporation qualche giorno fa, ed ho avuto la fortuna di scorgere attraverso il vetro di una finestra al primo piano quest'uomo. -
Estrasse dalla borsa nera il telefonino, pigiando qualche tasto tra i commenti delle donne; quando Bulma vide che sullo schermo cristallino dell'apparecchio si materializzò una foto di Vegeta, sobbalzò dalla sedia trattenendo il respiro.
Allo stupore si aggiunse il fastidio inerente a quel comportamento irrispettoso ed imperdonabile, e poi il tutto fu sostituito dall'imminente rabbia che andava crescendo.
Le donne, non appena avevano visto la foto, cominciarono a fare commenti con toni squillanti e fin troppo disgustosi;
- Bulma! Perchè ci hai tenuto nascosto un così bel pezzo di giovane? -
- Devo dire che te li sai scegliere i partner. Complimenti! -
- Guardate che occhi, e che fisico! Sarà mica un modello? -
- Ha l'aria del bel tenebroso. Adoro gli uomini così! -
Stupide, insulse donne superficiali e prive di cervello.
Dopo aver udito una nuova ondata di complimenti azzardati ed aver trattenuto il sentimento di ira che era ben riconoscibile nella vena pulsante sulla tempia e nei pugni saldamenti stretti, Bulma riconobbe il suo fastidio alimentato dalle osservazioni fin troppo spinte e al limite della sopportazione delle donne accaldate, ed in uno scatto di sincera gelosia si alzò dalla sedia e si diresse severa verso il gruppetto di amiche che non cessavano di cinquettare e complimentare il suo uomo.
Quando strappò letteralmente il cellulare dalle mani della sua padrona, scaraventandolo successivamente per terra e pestandolo con frustazione, dopo averne accertato la rottura, prese i suoi effetti e, sotto gli sguardi sbigottiti delle presenti, abbandonò il negozio salutando l'amico proprietario del salon.
Quella sera a casa non raccontò nulla; sebbene la sua espressione corrucciata e segnata ancora dall'accaduto richiamasse mille domande da parte dei genitori, ed in particolar modo della madre, Bulma non aveva proferito parola.
S'era limitata a rilassare i muscoli tesi del viso solo quando i suoi occhi avevano incontrato la figura di Vegeta, e i complimenti sdolcinati e sgraditi delle donne le avevano d'un tratto attraversato la mente facendole riprovare quel senso di repressa gelosia che avrebbe voluto abilmente nascondere ancora per un pò.
Quando poi le vispe pupille avevano percorso i lineamenti rudi e virili dell'uomo, incontrando nella sua cupa e corrucciata espressione quel senso di confusione e smarrimento dovuti anche al nero pece dei suoi occhi profondi, Bulma tacitamente condivise le osservazioni che le donne avevano tenuto in mattinata.
Vegeta notò il suo perenne sguardo in direzione di sè stesso e scosse appena le spalle, distraendo poi la donna dai propri pensieri.
- Che hai da guardare tanto? - le domandò visibilmente infastidito, inarcando un sopracciglio ed attendendo una risposta soddisfacente.
Bulma si limitò a sorridergli serena, e benchè sapesse che la repentina risposta avrebbe solo aumentato la sua impazienza, preferì l'orgoglio alla sincerità.
- Niente, pensavo. - disse soltanto, dileguandosi frettolosamente sotto lo sguardo confuso del Saiyan.













______________________________________________________________________
Eccoci qui col 5° capitolo.
Vediamo anche Bulma alle prese con la propria gelosia ( più isterica, tipicamente sua ), volutamente inserito per mostrare le differenti gestioni che il Saiyan e la scienziata adoperano per mostrare -e/o nascondere - i propri sentimenti.
... Va beh.
Si spera in un prossimo capitolo un pò, come dire... osè? >w<
Vedremo un pò!
...Sto anche seriamente pensando di cambiare il titolo della raccolta, scritto un pò alla scazzo e che trovo esageratamente banale.
Work in progress anche per questo :S

Ringrazio coloro che recensiscono assiduamente rendendomi davvero felice :)
Al prossimo aggiornamento!
MellyVegeta



Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Cap. 6 - Luce tra le tenebre. ***


 

DRAGON BALL © 1984 Akira Toriyama/Shueisha. All Rights Reserved.


Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit

Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.

Farai felice milioni di scrittori.

(© elyxyz)



_________________________________________________________


Cap. 6 - Luce tra le tenebre.


La notte era una compagna fedele e gradita.
Ascoltava in silenzio i pensieri che incoscientemente la gente esprimeva ad alta voce, traendone ogni rilevante dettaglio e tenendo per sè la fortuna di aver assistito ad un monologo segreto.
Avvolgeva di oscurità e buio l'individuo donandogli quel senso di pace e sicurezza, dalla quale nasceva l'inaspettato coraggio di esprimere i propri turbamenti che a lungo erano stati repressi e mai allontanati dalla propria mente.
Durante la notte riafforavano i ricordi, quelli devastanti e mai graditi, perchè quel senso di pace e sicurezza aveva l'abilità di insinuarsi sin dentro le membra e scavare nel profondo del proprio inconscio maledetto, dando l'illusione di poter donare quella pace desiderata e sofferta ma rilevandosi invece un trucco meschino col solo intento di trarre a sè quelle memorie dolorose e per lungo tempo nascoste.
Nonostante Vegeta raccogliesse in sè un infinità di quei ricordi marci e rancorosi, non si sottrava all'oscurità attraente delle tenebre, anzi; egli la cercava con lucida ossessione, perchè la notte era sempre stata fedele compagna di quella fiera razza il cui sangue gli scorreva nelle vene, ed a questa sua voglia aveva dato una contorta motivazione.
Le sue memorie raccontavano di guerre mai perse, di popoli sottomessi, di gloria costante, di rispetto ineguagliabile; i suoi ricordi odoravano di carne bruciata, rievocavano urla strazianti e risa malvagie, gustavano il sapore del sangue.
Vegeta era un Saiyan, ed i Saiyan vivevano di questo.
Avvolti nell'oscurità e marchiati come assassini, traevano gusto e soddisfazione dagli occhi angosciosi e pietosi delle proprie vittime, imprimendo nei loro ultimi sguardi vivi l'immagine dei propri volti disprezzanti e divertiti.
Ma quei ricordi non narravano solo di vittoriose battaglie e fiere conquiste; nei meandri oscuri del proprio essere, Vegeta custodiva il taciturno rancore e sdegno per quel periodo di obbligata subordinanza all'essere più potente - dell'epoca, si intende - dell'universo.
Le gloriose guerre che conduceva e che fieramente portava sanguinosamente a termine nascondevano dietro il vanto e la soddisfazione tutto il cruccio di non poterne prendere il merito, di non poterne parlare con orgoglio.
Di non poter essere libero, lui, il fiero Principe dei Saiyan, usato come un banale oggetto da quel presunto padre che richiamarlo alla memoria gli provocava un fastidio profondo.
Ora non gli importava più aggiungere il prestigioso titolo davanti al proprio nome, perchè nonostante la verità fosse difficile e dolorosa da ammettere, col tempo era riuscito a rassegnarsi; non poteva esistere nessun sovrano, se non c'era nessun popolo da governare.
Ma sebbene l'enorme sforzo che aveva fatto nel riconoscere questo torto, nonostante le tremende rievocazioni di quel passato tortuoso e sprezzante, Vegeta necessitava di quei crudi ricordi e di rammentare tacitamente i gloriosi giorni in cui l'unico suo senso di vita era combattere e portare alto il nome del più forte e orgoglioso popolo di guerrieri dell'Universo, come ripicca nei confronti di quel lucertolone che lo teneva in pugno, dichiarandosi suo padrone, ma che egli non aveva mai considerato come tale.
Vegeta era un Saiyan.
E sentiva il perenne bisogno di ricordarlo, timoroso che l'esistenza frivola e piacevole che da anni ormai stava trascorrendo sul quel pianeta avesse in una qualche maniera mutato il suo essere, rinnegato le proprie origini, accettato di amalgamarsi tra i terresti che continuava a ritenere infimamente inferiori, ma che gli avevano donato una vita tutto sommato abbastanza gradevole.
Vegeta rivolse un ultimo sguardo alla luna piena padrona dell'oscurità , con la quale aveva affiancato migliaia di battaglie; sospirò silenziosamente mentre ricacciava le memorie segrete all'interno del suo impenetrabile ripostiglio mentale.
Si alzò dal divano comodo e con passi tonfi abbandonò il soggiorno, con l'intenzione di raggiungere il letto e placare il sonno insistenze che nel frattempo s'era impadronito di lui.
Raggiunto il piano superiore, attraversò le camere dei propri figli dando una rapida occhiata ai loro corpi beatamente dormienti visibili attraverso le sottili fessure che le porte socchiuse avevano sapientemente lasciato, dando all'uomo l'opportunità di controllare la situazione.
Si diresse poi nella propria camera, qualche metro più distante, ed abbassando lentamente la maniglia dorata varcò la soglia.
Quando richiuse la porta dietro di sè, venne nuovamente inghiottito da quell'oscurità opprimente; nonostante il buio cupo, Vegeta si mosse sicuro nella stanza evitando abilmente ogni possibile intralcio; come un ombra silenziosa ed agile, poggiò le ginocchia sul morbido letto, liberando la propria area dalle ingombrati lenzuola e buttando un occhio in direzione della zona occupata da Bulma.
Un timido soffio di vento fresco sibilò nell'aria scostando le leggere tendi del balcone poco distante, e il bagliore lunare penetrò nella camera illuminandola morbidamente in ogni angolo; in quell'istante di soffice luce Vegeta potè notare la figura dormiente della donna, distesa goffamente sul materasso comodo e con il volto leggermente ruotato nella parte opposta al Saiyan.
Sebbene la notte non fosse particolarmente calda, indosso aveva una semplice canotta bianca e dei pantaloncini leggeri che alimentarono nell'uomo un attimo di confusione.
Il torace si muoveva a scatti regolari seguendo il ritmo del suo respiro; nell'aria i suoi brevi sospiri erano appena udibili.
Nella penombra della stanza ed allungandosi sulle braccia, Vegeta potè osservare sul suo bianco viso l'espressione serena e beata di chi dorme senza pensieri, ostacolata dalle ciocche azzurre che erano disposte scompostamente dandole un aria sbarazzina.
La luna illuminò il collo lungo e sottile della donna, mostrandolo nella sua candida tonalità ed attirando l'attenzione del Saiyan.
Quasi come se le braccia godessero di volontò propria, Vegeta si ritrovò a cingere tra le grandi mani il bianco collo di Bulma, tastandone la pelle morbida e liscia con le dita grosse.
Nell'insensatezza del gesto, egli si ritrovò consciamente a constatare su quanto sarebbe potuto essere facile distruggere una vita.
Una pressione maggiore sulle mani dure, un accenno di forza nelle dita rudi, e avrebbe potuto spezzarle le ossa, o farla soccombere senza troppe attese.
In quel momento avvertì dentro di sè uno sconfinato senso di superiorità; ghignò orgogliosamente accenando una punta di perfidia, quando ricordò di poter essere l'artefice della vita o della morte di un qualsiasi individuo.
E di nuovo le vecchie memorie che riemergono prepotenti, e i volti strazianti delle vittime innocenti, le lacrime amare e le urla angoscianti, le carni lacerate e l'odore del sangue.
Ancora, ricordi che bruciano come ferite fresche, la voglia di reprimerle e cancellarle perchè sono passati anni e la sua vita è cambiata, è nuova, è nettamente migliore.
Ma come un marchio indelebile inciso nella memoria, nonostante la sua vera indole brami ripercorrere le vecchie glorie e godere di quelle soddisfazioni, Vegeta lottava contra la sua stessa natura, perchè aveva capito che ora quei tempi non avevano più importanza.
Era un uomo diverso, ed ora godeva di responsabilità che mai un giorno avrebbe anche solo pensato di possedere; proteggere delle persone e lottare per la loro incolumità, non più per sè stesso e per il vanto della vittoria.
Bulma sospirò rumorosamente, muovendo di appena qualche millimetro il proprio corpo caldo; in quell'istante le mani di Vegeta abbandonarono il collo morbido della donna, senza prima averlo sfiorato nella sua lunghezza con le dita in quella che sarebbe dovuta essere una timida carezza.
Le iridi celesti della donna emersero attraverso le lunghe ciglia nere, e dopo aver familiarizzato con l'oscurità insistente della notta, i suoi occhi notarono la sagoma imponente dell'uomo chinato sul suo corpo; sul suo viso aveva un'espressione indecifrabile, e nel buio fastidioso Bulma potè vedere il suo sguardo cupo e freddo.
- Vegeta. - sibilò piano, con la bocca impastata di sonno e la voce rauca.
L'uomo appoggiò il peso del suo corpo su quello di lei, strofinando i palmi sulla sua pelle liscia e morbida di entrambe le braccia, fino ad arrivare a cingerle le spalle fragili.
Da quel preciso momento i pensieri di Vegeta svanirono all'istante; come pochi granelli di sabbia in balia del vento forte, le amare memorie vennero spazzate via dalla mente, ora vuota e serena, pronta ad accogliere dentro di sè un nuovo dolce ricordo legato al momento che stava per vivere.
Non c'erano più le vittime inerti e il loro sangue, nè i compagni sadici e le battaglie estenuanti; gli occhi erano ora pieni dell'immagine di Bulma stesa sotto il proprio corpo, con le palpebre instabili e la bocca dischiusa.
Uno spiraglio di luce tra il buio asfissiante delle tenebre.
Con una lentezza inusuale, Vegeta andava avvicinando il proprio volto verso quello della donna; Bulma nonostante il sonno persistente e la confusione crescente, lasciò che l'uomo le baciasse la fronte come rare volte aveva fatto, chiudendo gli occhi quando le calde labbra sfiorarono le palpebre morbide.
- Vegeta. - sussurrò ancora quasi involontariamente, appoggiando le piccole mani sulla schiena possente del Saiyan; ma Vegeta non rispose.
Si limitò a guardarla negli occhi per un attimo fulmineo, prima di affondare le dita tra i capelli lisci e chiudere le labbra su quel collo invitante.











_______________________________________________
Umh.
Beh, non c'è molto da dire su questo capitolo.
Volevo scrivere qualcosa che legasse i ricordi passati di Vegeta e la sua nuova vita ed in particolare al ruolo fondamentale che ha assunto Bulma, la donna che riesce ogni volta a distrarlo dal rimembrare quelli che sono i momenti incancellabili della vita del Saiyan.
Spero di avervi regalato una lettura piacevole :)
Al prossimo capitolo!
MellyVegeta


Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Cap. 7 - Inutili chiacchiere. ***


DRAGON BALL © 1984 Akira Toriyama/Shueisha. All Rights Reserved.

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit

Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.

Farai felice milioni di scrittori.

(© elyxyz)



_________________________________________________________



Cap. 7 - Inutili chiacchiere.


Arrivava un momento particolare quando, dopo cena, in casa calava il silenzio assoluto.
La deliziosa quiete si contrapponeva alla confusione fastidiosa che padroneggiava l'aria durante la riunione intorno al tavolo bianco in cucina, quando tutto era lecito e concesso tranne consumare in silenzio il proprio pasto caldo.
Vegeta era solito non gradire quel particolare momento della giornata, in quanto i propri timpani non s'erano ancora abituati al vociferare squillante del figlio perennemente carico di energie inesauribili; il piccolo non appena prendeva posto dava libero sfogo alla lingua arguta e non smetteva di parlare finchè la madre non lo accompagnava nel proprio letto augurandogli una dolce notte.
L'uomo viveva il fatidico momento della cena come una tortura alla quale sottostare controvoglia; sedeva svogliatamente, poggiava il mento duro sul palmo saldo della mano e masticava la cena senza gusto, mugugnando ad intervalli regolari monosillabe incomprensibili in risposta alle mille domande che Trunks gli rivolgeva, sperando invano di zittirlo ma scaturendo invece una raffica di domande veloci e curiose su tecniche da mostrare ed imparare, ritrovandosi irritato a tappare le proprie orecchie sotto gli sguardi divertiti di Bulma.
Decisamente, il momento in cui Trunks filava a letto era il migliore della giornata.
Nella penombra dell'ampio salotto, una sagoma scura sedeva sul comodo divano in pelle chiara dominando il grande vano; il buio veniva infastidito dalla luce pulsante della televisione, che ad intervalli irregolari abbagliava tutto con acceccante luminosità.
Vegeta sedeva scompostamente sul sofà, con un piede appoggiato sul ginocchio della gamba sinistra e un braccio steso lungo lo schienale morbido; tra la mano grossa stringeva il telecomando nero, pigiando i piccoli tastini con frenesia.
Alla ricerca di un canale in grado di poter alleviare la propria noia, l'uomo non vi trovò che insulsi programmi stupidamente terrestri, che non lo attiravano per niente ma anzi alimentavano in lui un crescente disgusto verso le ridicole figure sullo schermo che rappresentavano la frivola essenza degli abitanti di quel pianeta; un tele-quiz, un reality show, un qualcosa che mostrava spudoratamente tette e culi di femmine impure.
Vegeta arricciò il naso nauseato; scorrendo nuovamente tra i numerosi canali che la televisione ultra moderna offriva, soffermò il proprio sguardo su quello che doveva essere un film d'azione, che non lo interessava particolarmente ma che riputò un filino più gradevole del resto della spazzatura che la televisione gli offriva.
Gettò con disivoltura il telecomando da un lato, e sbadigliando rumorosamente prestò la sua lieve attenzione al film in corso.
Mentre due uomini robusti si menavano l'un l'altro con scenografiche acrobazie, e Vegeta ghignò sarcasticamente a quella falsa scena, il morbido rumore dei passi di Bulma arrivò flebile alle proprie orecchie.
La sentì sospirare liberatoria e dirigersi in cucina; la musica forte che faceva da sottofondo al combattimento dei due attori venne per un attimo infastidita dallo scroscio dell'acqua del rubinetto.
Il tintinnio del pentolino in acciaio lasciava presagire l'imminente attuazione di una delle abitudini di Bulma, ovvero gustarsi una calda tisana salutare prima di andare a letto in modo da alleviare la fatica del lavoro pesante di scienziata e di mamma, quest'ultima sopratutto.
Dopo una manciata di minuti, durante il quale Vegeta aveva continuato ad osservare astrattamente il film in trasmissione, la donna varcò la soglia del soggiorno con una verdignola tazza fumante tra le piccole mani bianche, corrugando infastidita la fronte liscia quando il rumoroso schiamazzo della televisione sfiorò i propri timpani delicati.
- Abbassa il volume, è tardi. - sibilò piano, avvicinando poi le labbra morbide al bordo della tazza e soffiandoci dentro con l'intento di raffreddare il liquido caldo.
Vegeta non prestò attenzione alla richiesta della donna, ignorandola completamente; sentendosi offesa, Bulma gonfiò contrariata una guancia ed aggrottò le sopracciglia, raggiungendo successivamente il grande divano ed afferrando il telecomando con frustazione sotto il piglio severo del Saiyan.
Sospirando profondamente dopo aver raggiunto un livello di volume accettabile, la donna posò lo sguardo sulle immagini che scorrevano sullo schermo luminoso, mutando l'espressione in uno sconcerto visibile quando constatò che si trattava di un film violento, un genere che non le piaceva minimamente.
- Ma cosa stai guardando? - sbottò come se fosse la cosa più strana del mondo; Vegeta corrugò le sopracciglia folte, e solo in quel momento potè osservare che ella s'era sbarazzata degli abiti formali da lavoro per indossare quel ridicolo e rosa pigiamone che oscurava completamente le sue forme invitanti.
Reggendo con una mano la tazza calda e tenendo il telecomando ben saldo nell'altra, la terrestra pigiò svelta i piccoli tasti dell'attrezzo, aguzzando lo sguardo tra i numerosi canali che andavano scorrendo sullo schermo ampio.
Su un canale nazionale davano in prima visione un film dal genere romantico e smielato, uno di quelli che ti iniettavano il diabete a grandi dosi direttamente nel corpo attraverso il patetico ed elevato tasso di dolcezza e amore che accompagnava la trama della pellicola insulsa.
Bulma sorrise soddisfatta, prima di poggiare delicatamente il telecomando sul tavolino di vetro posto davanti al grande divano color panna.
Vegeta alzò perplesso un angolo della bocca mostrando un lucido canino appuntito, mentre un sopracciglio s'era incurvato in testimonianza del perpetuo sconcerto che andava tramutandosi in vivida irritazione quando la sua mente appurò lo sgarro che la sua persona aveva subito.
- Torna immediatamente al canale di prima. - ringhiò rabbioso tra i denti aguzzi, sperando di intimorire la donna che osava continuamente sfidarlo senza alcun cenno di buonsenso.
Ma in risposta ebbe solo un'espressione del tutto strafottente e contraria, che lo lasciò tanto basito quanto offeso, mentre una vena cominciò a pulsargli nervosa sulla tempia.
Non ebbe il tempo di ribattere, perchè le parole gli morirono in gola nel momento in cui la terrestre gli si avvicinò posandogli una mano sul ginocchio duro; ella con un movimento leggero spostò la gamba da un lato, rallegrandosi interiormente quando rilevò che Vegeta aveva accompagnato quel gesto lento con la propria volontà, o altrimenti sarebbe risultato vano smuovere anche di qualche millimetro l'arto possente dell'uomo.
Quest'ultimo la vide prendere posto tra le sue gambe, poggiando la schiena sul proprio petto massiccio; il vapore caldo della tazza fumante arrivò a sfiorargli il viso corrucciato, solleticandogli la punta del naso ed appanandogli la vista per un attimo fulmineo.
Nella stizza derivata dall'audacia di quel gesto azzardato, Vegeta si ritrovò a reprimere l'irritazione crescente, sospirando rumorosamente tra i suoi capelli turchini e massaggiandosi le tempie pulsanti di riprovazione.
Nei minuti successivi regnò il silenzio voluto da entrambi, ostruito solo dal fioco mormorìo degli attori del film trasmesso in tv, quella pellicola considerata gradevole da Bulma ma completamente disprezzata da Vegeta, che osservava lo schermo luminoso con finta attenzione ed assente interesse.
Sentì la donna deglutire un sorso di tisana ormai tiepida, sospirando successivamente con fare liberatorio; con la coda dell'occhio oltrepassò la piccola spalla ferma qualche centimetro sotto il proprio mento, osservando senza particolare motivo le mani bianche stringere convulsamente la tazza in ceramica verde.
Tornò poi ad assumere un espressione adirata, espirando dal naso tra i capelli turchini che gli solleticavano il mento duro, quando la voce tenue della donna arrivò come un sibilo alle proprie orecchie, accarezandogli i timpani delicati.
- Trunks oggi ha dato il meglio di sè; dopo avergli rimboccato le lenzuola ha continuato a parlare per altri dieci minuti. - affermò, ridendo soffocatamente quando ripensò all'accaduto.
- Chissà da chi ha preso. - ribadì sarcasticamente l'uomo, allargando un ghigno soddisfatto sulle labbra nel momento in cui potè intravedere l'espressione offesa sul volto di Bulma.
- Poi smettila di trattarlo come un moccioso, l'età della buona notte e sciocchezze varie l'ha superata da un pezzo. - sbottò infine adirato, pensando a quanto la donna fosse ossessivamente affettuosa e protettiva nei confronti del figlio, attenzioni alquanto inutili dal momento che era consapevole della forza aliena che egli aveva ereditato dal padre, sapeva che s'era battuto con mostri dai poteri incalcolabili e di aver raggiunto lo stadio di Super Saiyan ad una così giovane età.
- E con questo? - domandò di rimando in tono sarcastico la terrestre profondamente offesa nel suo orgoglio di madre,
- Scusa tanto se mi prendo cura di
nostro figlio, sire. - concluse, enfatizzando particolarmente il prestigioso titolo con fare ironico, poggiando successivamente le labbra alla tazza che stringeva ancora tra le mani.

- E comunque, visto che siamo entrati nell'argomento, - continuò ancora, provocando uno sbuffo esasperato nell'uomo tra le cui braccia era comodamente seduta,
- Ora che la Terra è finalmente salva, credo sia arrivato il momento di smetterla con gli allenamenti estenuanti, ed invogliare Trunks a favorire l'intelligenza che si ritrova,
quella che ha ereditato da me. - asserì infine soddisfatta, prendendosi una piccola rivincita per le offese che prima il Saiyan le aveva recato con le sue parole amare.

Vegeta chiuse gli occhi espirando dal naso, esasperato ed irritato dallo squillante borbottio della donna, che seppur aveva adoperato un tono basso e leggero, era comunque riuscita a fargli vibrare nervosamente le tempie.
- Hai finito? - le disse semplicemente, provocando l'inarcazione di un fine sopracciglio sul volto della donna, che aveva ruotato il capo quel pò che bastava per guardarlo confusa negli occhi.
In quell'istante Bulma sentì il ventre stretto in una morsa ferrea e ferma; una mano decisa le aveva circondato la sottile vita con una presa salda quanto delicata.
Il respiro fermo e regolare dell'uomo arrivò alle sue orecchie provocandole un brivido nel basso ventre; non ebbe il tempo di proferire parola, perchè in un attimo fulmineo si ritrovò sospesa a mezz'aria trattenuta saldamenta sulla spalla robusta di Vegeta, mentre quella stessa mano che le aveva avvolto i fianchi era ora passata a sorreggere il leggero peso del suo corpo tramite la trattenuta resistente sulla schiena scoperta.
La tazza verde era caduta tra i palmi asciutti nel momento in cui era stata improvvisamente sollevata senza alcun preavviso, ed ora i cocci in ceramica erano drasticamente sparsi in più punti del pavimento bianco.
Le mani presero a stringere convulsamente la canottiera nera che il Saiyan indossava, stropicciandola rovinosamente nelle zone afferrate, mentre egli cominciò a muovere i primi passi sotto il continuo e petulante schiamazzare della donna trasportata come un sacco di patate.
- Ma insomma! Che diavolo ti è preso? - sbottò infastidita e profondamente irritata per quel gesto maleducato, e soprattutto per la tragica fine che la sua tazza preferita aveva fatto.
Vegeta non le spiegò nulla, e non la informò del motivo del suo comportamento tanto discutibile quanto consono ai propri modi di fare; la portò nella camera da letto che condividevano, e senza alcuna grazia la gettò sul materasso morbido, osservandola successivamente nelle iridi azzurre prima di avvicinarsi con impazienza al suo viso illuminato dal bagliore lunare.
Prima che ella potesse proferire parola, il Saiyan l'aveva anticipata avvicinando le labbra al suo orecchio, ricordandole maliziosamente che se aveva tanta voglia di dare aria alla bocca avrebbe potuto farlo tra gli spasmi e la foga che incorniciavano lo spiccare del proprio nome, gemiti derivanti dal frenetico ruzzolare sulle lenzuola ingombranti.
Mica su di un divano scomodo in compagnia di un sottofondo smieloso di un film pateticamente banale.






















________________________________________________________________________________
Il senso di questo capitolo? Semplice. Non ne ha!
Diciamo solo che la cosa stava andando un pò troppo per le lunghe; mi sono resa conto che effettivamente quando Bulma comincia a parlare è difficile farla smettere.
...Ironico come spesso ci immedesimiamo nei personaggi al punto di perdere la concezione della realtà. O.o.
(Comunque sia, compatisco Vegeta).
Quindi, visto che non volevo scrivere un mattone di roba che contenesse solo dialoghi di cui oggettivamente non ci frega niente  ( perchè noi vogliamo arrivare direttamente al sodo ), l'unica alternativa era tappare la bocca di Bulma nel modo più semplice e veloce e rude che Vegeta conoscesse e che a noi piace tanto.
Quindi non so, fate voi. Piaciuto?
Comunque, nell'attesa di aggiornare la raccolta ho pubblicato due fiction;
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1010482&i=1
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1015999&i=1,
rispettivamente una song-fic e una flashfic ( Bulma/Vegeta, ovviamente.)

Date loro un' occhiata se volete.

Tornando al capitolo... recensite.
Auguri :) Ci vediamo al prossimo capitolo!
MellyVegeta.l

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Cap. 8 - Gli occhi suoi. ***


DRAGON BALL © 1984 Akira Toriyama/Shueisha. All Rights Reserved.

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit

Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.

Farai felice milioni di scrittori.

(© elyxyz)





.Vegeta
&Bulma.

Slice of Life

 Momenti di vita quotidiana }
                                          




[EDIT] Causa blocco dello scrittore/tempo insufficiente/impegni vari devo a malincuore spuntare la casella COMPLETA e lasciare la raccolta così com'è. Avrei voluto aggiornare ancora sopratutto per i miei fidati lettori che hanno con costanza recensito ogni capitolo, e ai quali vanno i miei più grandi ringraziamenti, ma purtroppo non posso promettere nulla e preferisco terminare qui. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno seguito con costanza questa raccolta, chi ha recensito e chi l'ha messa tra i preferiti. Se la mia visione su questa coppia stupenda sia stata di vostro gradimento, vi invito allora a leggere la mia raccolta di Drabbles/Flash su Vegeta e Bulma, che terminerà a quota 30 capitoli [ »Heart to Heart; ]
Ancora grazie,
Melly




Cap. 8 - Gli occhi suoi.


C'era una quieta e silenziosa tristezza negli occhi di Bulma, un leggero velo di mestizia a colmarle lo sguardo distratto.
Il vento soffiava lieve e delicato intrecciando tra loro i capelli turchini, avvolgendo nel suo turbine inconsistente i mille colori e profumi della vegetazione che circondava il suo sottostante giardino rigoglioso, portandone l'essenza a solleticarle acutamente le narici.
L'aria era fresca ed umida, tanto piacevole da donare un'apparente senso di serenità e benessere; il corpo era un continuo fremito, ma non era il freddo il motivo principale di quei brividi incessanti.
L'angoscia padroneggiava l'atmosfera creatasi, la delusione trapelava dagli occhi spenti ed assenti con tanto impeto da sembrare palpabile tra dita umane.
Un nuovo tiro pregno di nicotina le diede il sollievo momentaneo di cui necessitava; aspirò lentamente godendo dei benefici che la cara amica le offriva silenziosamente.
Sospirò, ed insieme al fumo biancastro della preziosa sigaretta ella estrasse dall'anima ferita una parte del dolore che portava dentro, illudendosi di quell' attimo per poter sperare di dare tregua ai propri pensieri amari ed incessati, senza però riuscire nello sperato intento.
Poggiata alla ringhiera dell'ampio balcone, illuminata dal fioco e tenue bagliore lunare, il proprio essere utilizzò di volontà propria quel calmo momento per raccogliersi in un momento di riflessione quasi forzato, nonostante per lei fosse terribilmente doloroso ripercorrere con la mente quei momenti tanto brevi quanto intrisi di afflizione imparagonabile.
Aspirò, e i momenti angosciosi vissuti durante il Torneo tenutosi solo poche settimane prima si facero prepotentemente spazio nella sua testa dolente; e quegli occhi lucenti di malvagità risorta riapparsero nitidi come amari ricordi, squarciandole l'equilibrio in due ed avvolgendola in un rovinoso tumulto interiore.
Quegli occhi, quegli occhi; intensamente offuscati dal buio, dalle tenebre, dalla consapevolezza di essere tornato vivi come un tempo lontano, come gli occhi di un guerriero la cui bramosia di gloria passata era stata nascosta nei meandri del proprio essere, ma mai veramente assopita. Così lucidi di perfidia, empietà e spietatezza.
Così tremendamente estranei.
Un brivido le percosse la schiena curva, e il fumo della sigaretta le annebbiò la vista già appannata di angoscia.
Quell'uomo non era Vegeta. Per momenti infiniti, qualcosa s'era insinuato dentro di lui rendendolo una persona completamente diversa, un'essere malvagio la cui crudeltà trapelava da quello sguardo accigliato, da quel viso contratto in un espressione di pura cattiveria. Di macabro godimento, di squilibrato divertimento.
Il suo animo era stato fasciato da uno spesso strato di malignità, precipitato nel buio oblio che, quella, era stata la cosa più dolorosa.
L'avevo guardato negli occhi, in quegli occhi, in un attimo fulmineo ma abbastanza intenso e profondo da non scorgervi nulla di familiare al loro interno; l'aveva visto caricare un Ki-blast con un'espressione di inferma goduria, senza nemmeno preoccuparsi di seguire con lo sguardo la direzione della sfera luminosa.
L'aveva scagliata sugli spalti, cogliendo in pieno un gruppo di spettatori impauriti e deboli, rimasti impietriti e terrorizzati mentre i loro occhi venivano acceccati dalla luce mortale che li aveva raggiunti in un battito di ciglia, senza dare loro nemmeno il tempo di esalare l'ultimo respiro.
E lui aveva riso, aveva riso divertito e spietato, in un tono sconosciuto esattamente come quegli occhi tetri e tenebrosi, la cui spessa linea nera che li contornava donava loro una profondità maggiore, attirando e catturando nel loro buio turbine chiunque incrociava quello sguardo cattivo.
Lei lo ricordava bene, quell'attimo in cui il proprio cuore aveva smesso di battere; le gambe erano diventate così pesanti da non riuscire a reggersi in piedi, mentre la mente veniva offuscata da una moltitudine di dubbi e domande senza risposte.
Chi è quell'uomo? aveva pensato, mentre gli occhi colmi di lacrime avevano cercato quelli intrisi di perfidia dell'uomo che aveva soppresso delle vittime innocenti senza alcuna esitazione, senza alcun riguardo.
Avrebbe potuto uccidere anche lei, in quell'istante. Acceccato dal potere, offuscato dal piacere della forza, avrebbe potuto freddare anche la sua vita, e magari avrebbe riso con quel sadismo che s'era impossessato della sua anima.
Aveva pronunciato il suo nome come un sibilo impercettibile, nella speranza di tramutare l'immagine scura di quel mostro in quella dell'uomo che amava, del Vegeta che le aveva rapito il cuore, il corpo, la mente, l'essenza.
Aveva pronunciato il suo nome come una supplica azzardata ed inutile, illudendosi di poter essere il motivo della fine di quell'agonia strazziante.
Ma Vegeta voleva Kakaroth, non lei. Vegeta voleva vendetta, non commiserazione.
E mentre era volato alto via dal luogo testimone del suo odio e rancore, una lacrima amara aveva solcato il suo viso pallido di terrore.
Quel terrore che provava ancora ora, misto al dolore che si portava dentro e che difficilmente sarebbe stato eliminato dai ricordi.
Perchè non era stata la tramutazione in sè ad averle tranciato in due l'anima ferita, ma la constatazione che Vegeta aveva volutamente accettato di assumere quella forma e quella potenza.
Aveva volontariamente acconsentito all'oblio di impossessarsi di lui, di cancellargli tutto ciò che aveva condiviso con Bulma, i momenti, le passioni, le serenità.
Vegeta aveva sempre tacitamente bramato di tornare ad essere un fiero e glorioso Saiyan, degno del nobile titolo che proninciava ostinamente dopo il proprio nome.
Aveva trovato qualcuno in grado di donargli il potere e la forza che necessitava per battersi con Goku e placare la propria sete di vendetta.
Duro, spietato, crudele. Niente fragilità, nessuna debolezza. Proprio come voleva lui.
La consapevolezza di questa adesione tanto facile e desiderata fù per Bulma un vero colpo al cuore; tutte le sue certezze crollarono in un attimo, tutto quello in cui aveva creduto era rovinosamente precipitato nel nulla, nel vortice della futilità.
Gli anni passati a tentare di renderlo meno irascibile, le lunghe conversazioni sincere e liberatorie, le notti intrise di passione e desiderio; tutto le sembrò inutile, le sembrò niente.
Vegeta non aveva esitato a lasciarsi tutto alle spalle e rinnegare quello che avevano condiviso insieme; non aveva cercato i suoi occhi supplicanti, nemmeno per un istante.
Vegeta aveva risposto all'istinto alieno del suo essere senza indugio, ma con ferma decisione; e nulla non lasciava pensare che l'avrebbe fatto ancora, se il destino avesse voluto.
Ma ora non aveva più importanza ripercorrere con la mente quei momenti angosciosi; ora era tutto finito. Vegeta non aveva accennato nulla sulla vicenda, e Bulma non aveva chiesto niente, come da un pò di anni aveva imparato a fare.
Sospirò, esalando l'ultima nuvola di fumo nocivo. Rientrò in casa, percorrendo il corridorio in tutta la sua lunghezza, fino a giungere alla camera di Trunks.
Aprì la porta quel pò che bastò per darle l'opportunità di scorgere sul letto la figura dormiente del figlio; sorrise con fare affettuoso e materno, mentre chiuse la porta lentamente.
Trunks aveva combattuto contro Majin-bu, e ne aveva parlato per giorni interi con entusiasmo e gioia infantile, rendendola fiera ed orgogliosa del suo ometto dal sangue alieno.
Vegeta invece non aveva proferito nulla a riguardo; taciturno e atono come sempre, aveva ripreso le sue abitudinali mansioni quotidiane, aggiungendo nel suo programma di allenamento anche il potenziamento delle tecniche combattive di Trunks.
Forse, qualcosa era cambiato; Bulma avvertì nell'uomo un'impercettibile senso più umano nei confronti del figlio che, al contrario, aveva aumentato il suo amore per il padre.
Ma non osò fare domande; non dovette aspettare tanto, perchè queste vennero esaudite dal figlio che, colto da un improvviso ammasso di coraggio, le aveva descritto l'ultimo valoroso gesto che il padre aveva fatto prima di dedicare la propria vita al figlio e alla compagna, rievocando le sue esatte parole con gli occhi lucidi.
La donna gli aveva accarezzato la testa, sorridendogli docilmente prima di rimboccargli le lenzuola; aveva pianto solo nel momento in cui s'era sentita sola e lontana da tutti, dando sfogo ad un raduno di più emozioni e sentimenti irriconoscibili e per troppo tempo repressi.
Allora, forse, qualcosa era riuscita a fare.
Abbandonò le memorie ritornando in sè stessa, ma un pò di quelle lacrime se le portò negli occhi.
Varcò la soglia della camera patronale, scorgendo nella penombra la figura imponente di Vegeta, seduto sfogliatamente su un lato del grande letto matrimoniale.
- Dove sei stata. - le disse, senza inclinare la voce in un tono interrogativo.
- Fumavo. - rispose lei con naturalezza, chiudendo con un movimento lento e silenzioso la porta alle proprie spalle.
Vegeta esitò per un istante: - Si sente. - replicò calmo, - Hai il tanfo di tuo padre. -.
Bulma arrivò a sfiorargli la spalla con una mano tremolante, tentennando nel tocco. Le amare memorie pulsavano incessanti nella propria mente, mentre quegli occhi malvagi andavano materializzandosi nella sua testa; un groviglio di più emozioni le impediva di trattenere il respiro calmo, e Vegeta lo notò.
- Che hai? - le chiese senza reale interesse, passandosi una mano tra i capelli ruvidi. Percepì il leggero peso del suo corpo affondare morbidamente sul materasso, e la sentì sospirare con agitazione.
Lei esitò, mordendosi con veemenza un labbro tremolante; cercò di assumere un atteggiamento calmo, ma quello sguardo intriso di perfidia era ancora davanti a lei, poteva vederlo bene, e la fissava con tenebrosa penetrazione.
Chiuse gli occhi, sospirando profondamente. Volse poi l'attenzione all'uomo che aveva al suo fianco, che non le aveva rivolto nemmeno uno sguardo, ma che fissava assente un punto impreciso sul pavimento.
- Guardami. - gli chiese, e il suo tono apparve come una supplica. Vegeta non rispose con immediatezza a quell'imperativo azzardato; espirò sonoramente, lasciando trapelare il suo fastidio ingiustificato.
Poi l'aveva guardata, e Bulma non non era riuscita a trattenere un sussulto di piacere e contentezza; in un istante quegli occhi chiari e contornati dalla linea nera vennero sostituiti dallo sguardo familiare dell'uomo che la fissava disinteressato e ignaro di averle donato la sicurezza di cui necessitava, di averle allegerito l'anima e il cuore.
Di averle spazzato via dalla mente, in un istante soltanto, un ammasso di dubbi e preoccupazioni.
Di averle dato la certezza che desiderava.
Gli occhi cerulei si colmarono di lacrime trattenute, mentre sull'uomo andava allargandosi un espressione di acuta confusione.
- Sei strana, davvero. - le disse solamente, prima di poggiare il capo sul cuscino morbido in un atteggiamento di finta incomprensione.

















________________________________________________________
Eccoci con l'ottavo capitolo.
Da un bel pò volevo trattare delle emozioni di Bulma in merito alla trasformazione di Vegeta; anche se sono state scritte tante fiction a riguardo, spero che la mia interpretazione sia stata gradita.
Ho voluto concentrare l'attenzione di Bulma sopratutto sugli occhi di Vegeta, perchè comunicano tutta la rabbia e la perfidia che ha acquistato dalla subordinazione di Babidi, ed anche perchè, in linea di massima, è il cambiamento estetico che più salta direttamente all'occhio.  ( Per la cronoca, io adoro Majin Vegeta. )
Nella scena finale, Bulma necessita della conferma che l'uomo è tornato ad essere sè stesso, e che nei suoi occhi non c'è alcun residuo della malvagità che s'era impossessata di lui.
Vegeta nel rigo finale sapeva sin da subito qual'erano le preoccupazioni di Bulma. Ma è un abile mascheratore di sentimenti ;)
Spero abbiate gradito l'aggiornamento!
Recensite.
Alla prossima,
MellyVegeta.



Melly

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=960421