THE DESTINY : two faces of the same coin

di N a n n a
(/viewuser.php?uid=151263)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Antefatto ***
Capitolo 2: *** capitolo I ***



Capitolo 1
*** Antefatto ***


THE DESTINY :  two faces of the same coin

Image and video hosting by TinyPic  
Il fuoco ardeva ancore vivo nel camino e, insieme ad altre fiaccole sui muri, illuminava la stanza. L’unico rumore era proprio quello della legna che bruciava. Rumore che somigliava così tanto alla sabbia di una clessidra che scende, indicatore del tempo che sta per scadere.
I quattro giovani impugnavano la spada, pronti combattere insieme ancora una volta. Dietro di loro i cavalieri di Camelot, avvolti nei loro mantelli rossi, erano pronti a battersi per riconquistare la loro amata città, al servizio dei quattro ragazzi.
Il re, il mago, la serva e la strega.
Nei loro occhi lampeggiava la fiamma della determinazione, del coraggio, della magia, dell’amore, dell'amicizia, della fratellanza…
Il re, il mago, la serva e la strega.
Ormai da troppo tempo erano legati da un filo indissolubile. Forse da sempre.
Perché il destino è scritto con inchiostro indelebile, in pagine che non si possono strappare.
Il re, il mago, la serva e la strega.
Uniti sotto il simbolo dei Pendragon. Il drago bruciava nel camino, alimentava un fuoco senza fine. Il fuoco del nuovo inizio.
L’inizio del regno di Albion.
 
 
 
 
ANTEFATTO
La giovane strega si trovava nella stanza principale del castello del re Keenan, al cospetto del sovrano stesso.
Era un palazzo davvero strano, così diverso da quello armonioso di Camelot. La stanza era buia e cupa e al centro ardeva un fuoco che si rifletteva negli occhi del vecchio re.
“Allora, Morgana Pendragon. Sembra che abbiamo un obbiettivo comune”
“Dipende da qual è il vostro” rispose la strega sprezzante.
“Distruggere Arthur Pendragon” rispose il re serrando gli occhi.
La strega sorrise “ Se è così forse ci potremmo accordare”
“Vi ascolto mia signora”
“Tu distruggerai Arthur e io diverrò la sovrana di Camelot, come deve essere”
“ Forse non ci siamo capiti” la interruppe Keenan “ io voglio distruggere TUTTA Camelot! Voglio raderla al suolo, spazzarla via. Cancellarla da tutte le mappe e far si che il suo nome sia solo un lontano ricordo.”
Lo sguardo della strega divenne di disapprovazione :”Io voglio Camelot, non le ceneri di Camelot”
Il re si alzò “Se è così la nostra collaborazione non ha senso”
Morgana gli virò le spalle, irata, e si avviò verso la porta.
Si voltò un ultima volta e guardò Keenan con compassione “Credete davvero di poter distruggere Camelot? Quella città vivrà per sempre…è scritto nelle stelle. E un giorno sarà mia!”
“Continua a sperare giovane strega!”
Fu così che si congedarono.
 
 
 
“Sire la città è sotto assedio! Dobbiamo fuggire prima che sia troppo tardi!”
“Merlino tu vai, salvati fin che puoi! Io non posso abbandonare la città!”
“ E io non posso abbandonare voi!”
“Merlino! So che ci tieni a questa armatura ma te lo sto ordinando! Prendi Ginevra e uscite dal passaggio segreto...”
Le sue parole furono interrotte da un uomo che cercò di colpirlo con la spada. Il giovane parò i colpi e lo trafisse da parte a parte con la sua spada.
Si girò verso il suo servo e, vedendo che non aveva intenzione di ascoltare le sue parole gli disse “Merlino, ti sto pregando!”
Ma in quel momento uno dei nemici colpì Arthur sulla testa, facendogli perdere i sensi. Gli occhi di Merlino divennero color oro, e l'uomo fu lanciato nella battaglia.
Il giovane mago trascinò il suo padrone nel passaggio segreto dove Ginevra li attendeva preoccupata. “ E' la cosa giusta. Riprenderemo Camelot ve lo prometto” sussurò Merlino all'orecchio del re privo di sensi.
E fu che i tre lasciarono la città in mano agli uomini del re Keenan.

Angolo autrice: buonasera a tutti^^ eccomi con il mio secondo esperimento in questo fandom.Questa volta mi sono data ad una longfic...spero che questa piccola introduzione vi abbia incuriosito...e che abbiate voglia di sapere che cosa succederà...ne vedreme delle belle...ovviamente se avrete voglia di segurmi:)
un bacio e ricordate : una recensione o un piccolo consiglio è sempre più che gradito:)
Desclaimer: i personaggi e i luoghi non mi appartengono e questa storia è stata scritta solo per piacere personale non a sopo di lucro...eccetera eccetera

 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo I ***


Capitolo I

Image and video hosting by TinyPic

 

Il fuoco ardeva limitato da alcune pietre. Ogni tanto un fiamma si alzava libera e crepitava un po' più forte, come a voler rendere consapevole il mondo della sua presenza, e del pericolo che, volendo, avrebbe potuto costituire.

Merlino era seduto, la schiena appoggiata ad un albero e le gambe incrociate. Erano ore che se ne stava lì fermo a vegliare il suo padrone ancora privo di sensi. Anche Ginevra era immobile, le braccia che abbracciavano le gambe strette al petto. Da quando il mago era riuscito ad accendere il fuoco la ragazza non aveva distolto lo sguardo dalle fiamme.

“Hai paura?” chiese il giovane.

“Sì, Merlino. Ho paura. Ho paura per mio fratello, per gli altri cavalieri”

“Sono sicuro che se la sono cavata” rispose cercando di consolarla “ e che ci raggiungeranno presto”

“anche se fosse...per quanto potranno cavarsela? Per quanto potremo cavarcela noi?” Ginevra finalmente alzò gli occhi pieni di lacrime e guardò Merlino.

Il ragazzo si alzò, andò a sedersi al suo fianco e la cinse con un braccio. “Andrà tutto bene, ne sono sicuro” le disse.

“Come fai ad esserlo?”

“Andiamo Gwen! Fidati! Ci sono io a proteggerti!” rispose cercando di nascondere la preoccupazione che lo attanagliava. Così dicendo riuscì a strappare un mezzo sorriso alla ragazza.

In quel momento Arthur si svegliò. Facendo leva sulle bracca il biondo riuscì a sollevare il busto e strizzò gli occhi gemendo per il dolore. “La mia testa...cosa diavolo...?” riuscì ad aprire gli occhi e si voltò verso Merlino e Gwen ancora mezzi abbracciati. Sembrò sul puntò di dire qualcosa, ma di colpo ricordò quello che era successo. Si alzò di scatto e urlò :”MERLINO! Perchè l'hai fatto! Dobbiamo tornare a Camelot...dobbiamo...” ma si interruppe quando in lontananza vide la città avvolta dalle fiamme e il castello dal fumo.

“La città è persa.” Non era una domanda, era una semplice affermazione. “e io non sono lì...”

“Sareste morto” sussurrò Merlino.

“Meglio morire combattendo che fuggire come un vigliacco” rispose con rabbia.

“Oh davvero utile un re morto.”

“Per colpa tua non sono più re di nulla! NULLA!”

“Forse non tutto è perduto” disse Merlino.

“Certo Merlino! Sono sicuro che riuscirai a distruggere un intero esercito che probabilmente utilizza anche la magia e riconquistare la città! Prego, fatti avanti, ma non chiedere il mio aiuto!” Gli urlò contro il biondo.

Poi cominciò a camminare nervosamente, a calcare le foglie e a tirare pugni agli alberi.

“E’” e tirò un calcio ad un grosso albero, “tutto” questa volta un pugno con la mano destra, “perduto” e uno con la sinistra. Merlino e Ginevra si guardarono preoccupati, lei si alzò e andò in contro al ragazzo.

“Arthur calmati!” gli cinse i fianchi, lo fece girare verso di lei e lo abbracciò. “Andrà tutto bene”.

Il giovane la strinse e affondo il suo viso tra i capelli. una morsa terribile gli attanagliava lo stomaco, il senso di colpa per essere vivo mentre molti dei suoi probabilmente non ce l’avevano fatta, la consapevolezza di non essere riuscito a difendere il suo regno, di non essere stato all’altezza di suo padre. Ma l’abbraccio di Gwen, il suo profumo di lavanda mischiato a quello della terra e, nonostante ciò che aveva detto, le parole del suo fedele servo e amico gli avevano fatto tornare un barlume di speranza. La fiducia in qualcosa. Anche se nemmeno lui sapeva che cosa.

Una goccia cadde sul viso del giovane re e si mischiò con una sua lacrima. Si sciolse dall’abbraccio e guardò il cielo. La pioggia cominciava a scendere, come lacrime di un destino che piangeva insieme a lui.

Incontrò gli occhi di Merlino e, con gli occhi che si riaccendevano di fiducia, cercò di comunicare delle scuse che il suo orgoglio gli avrebbe impedito di pronunciare. Fortunatamente il suo servo lo conosceva anche troppo bene e quello sguardo bastò. “Dobbiamo trovare un riparo prima che la pioggia si faccia più intensa” disse con voce ferma e decisa. Da vero re.

 

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

 

La pioggia cadeva copiosa sulla foresta addormentata. Grandi pozzanghere si erano formate nelle depressioni del terreno e le verdi piante del sottobosco sembravano accogliere con gioia l’acqua piovana. All’interno della grande grotta il fuoco ardeva lentamente, le sue fiamme mosse dal leggero venticello che penetrava dall’esterno.

La strega se ne stava seduta con le ginocchia strette al petto. La sua mente che vagava e analizzava tutte le sue possibili mosse future.

Morgana aveva visto da lontano gli uomini di Keenan marciare, guidati dal re stesso e da un uomo che aveva riconosciuto come Blemair, un potente stregone. Gli aveva visti combattere e prendere la città. Aveva visto il fuoco abbracciare in una morsa mortale Camelot. La stessa morsa che gli aveva stritolato il cuore. Si era davvero rimproverata di quella sensazione. Lei era la cattiva, lei era colei che voleva distruggere l'altro braccio della dinastia dei Pendragon.

Alla fine si era auto convinta che le dispiaceva veder cadere la sua amata città, quella di cui voleva essere regina, quella in cui era cresciuta e dove aveva vissuto i momenti più belli della sua vita. Con loro. Scacciò immediatamente quel pensiero. Non le importava nulla di loro. Intanto nella sua mente immaginava un corridoio del castello, Arthur che combatteva, la fronte imperlata dal sudore e dalla fuliggine, Merlino sempre al suo fianco che in qualche sconosciuto modo reggeva una spada. Si era sempre chiesta come facesse quel ragazzo a sopravvivere ogni volta, a volte si era perfino chiesta se avesse la magia. O forse l'aveva desiderato. Chissà se stavolta ce la farà. E poi Gwen. Pensava a lei come una serva, ma solo perché si costringeva a farlo, si costringeva a ricordare di lei il tradimento, non la sua determinazione o il suo coraggio. Non la bontà, non il suo sorriso o i suoi abbracci.

Ma probabilmente ora era tutto perduto. A Keenan non interessava nulla di Camelot. Nel giro di poche settimane l'avrebbe rasa al suolo. Giusto il tempo di sfruttarla al massimo e ricavarne più ricchezze possibili. Forse solo pochi giorni. E allora non ci sarebbe stato più nulla.

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

 

Guardate! Una grotta!” disse il biondo cercando di sovrastare il rumore della pioggia che cadeva copiosa.

Ginevra tirò un sospiro di sollievo mentre si riparava sotto la prima sporgenza rocciosa al fianco del giovane. Merlino arrivò per ultimo, i vestiti grondanti d'acqua e il respiro corto.

“Merlino” cominciò Arthur “quando tutto questo sarà finito vederai come ti faccio correre. Chissà che tu faccia un po' di fiato!”

“Più di quanto non facciate già?” rispose ansimante.

“Oh sì Merlino! Non immagini nemmeno! Dai entriamo, magari riusciamo ad accendere un fuoco e ad asciugarci un po” e si avviò verso l'interno, seguito a ruota da Ginevra.

Merlino invece restò fermo. Uno strano formicolio lo aveva invaso e gli aveva tolto il respiro, più di quanto il fiatone non avesse già fatto. In quella grotta c'era della magia, ne era certo. Ma non era magia normale. Era qualcosa di superiore, di potente.

“Forse...forse sarebbe meglio se non entrassimo”

“Andiamo Merlino! Non fare il codardo!” rispose il biondo voltandosi e sorridendogli.

Il servo raggiunse i due correndo, rassicurato dal fatto che il suo re aveva ritrovato il buon umore (per quanto fosse possibile in quella situazione) e soprattutto la fiducia in se stesso e nella possibilità che le cose tornassero normali. Probabilmente me lo sono solo immaginato, è il freddo che mi fa tremare.

Poi si bloccarono. Del fumo arrivava dall'interno.

Fecero un paio di passi, svoltarono una piccola curva e la videro.

“Morgana” sussurrò Ginevra.

“Che cosa ci fate voi qui?” chiese la strega lentamente, senza alzare lo sguardo.

Arthur si spostò automaticamente in avanti, in atteggiamento difensivo “Potremmo fare a te la stessa domanda”

“No ho intenzione di farvi del male”

“Allora quali sono le tue intenzioni Morgana?” si intromise Merlino.

La giovane si alzò e si girò verso i tre “Non riuscirete mai a riconquistare Camelot, anche se aveste il più potente esercito mai esistito”

“Come puoi saperlo?” rispose Merlino.

La strega rise “Hanno la magia”.

“E come mai non sei a goderti la gloria?” chiese Ginevra.

“Non la mia magia. Quella di Blemair”.

“Allora cosa aspetti ad offrirgli il tuo aiuto?” disse Arthur sprezzante.

La strega abbassò lo sguardo “Keenan me l'ha chiesto. Ma ho rifiutato” vedendo le facce sbigottite dei tre proseguì: “Non è una Camelot distrutta e rasa al suolo che voglio. Ma è così che diventerà nelle mani di Keenan”.

Gli altri non riuscirono a rispondere poiché un bagliore invase la grotta. Arthur si coprì gli occhi con braccio, così come Merlino e Ginevra. Morgana invece fu scaraventata all'indietro vicino agli altri.

Quando la luce diminuì comparirono tre donne.

I quattro indietreggiarono.

La prima era piccola, bionda e dai lineamenti delicati, come una bambina. Danzava sul posto, con grazia sovrumana, intonando un' armoniosa melodia. La terza era nascosta nell'ombra, ma dal poco che si scorgeva era alta, con i capelli scuri e raccolti in un austera acconciatura. Quella in mezzo era avvolta in un lungo mantello e sarebbe potuta sembrare una ragazza normale, di una bellezza quasi nauseabonda. Fu lei a parlare, rispondendo alle domande prima che si formassero sulle bocche dei giovani. “Siamo le Guardiane del Destino(1). Queste sono le mie sorelle: Lasair(2) e Donia(3), mentre io sono Aislinn(4)” e indicò prima una e poi l'altra nascosta nel buio. “E' stato il fato a portarvi qui, nella grotta di Albiorica(5), perché le nostre parole vi possano guidare. Il vostro destino è scritto da anni or sono ed è il momento che esso venga portato a compimento. Nascerà un regno destinato a divenire la più grande potenza mai esistita. Un luogo di pace e di serenità. La cui capitale sarà Camelot. Questo è il vostro destino: uniti per unificare il regno di Albion. Ovunque andiate le vostre strade, in un modo o nell'altro, si incroceranno di nuovo. Perché così è scritto e così sarà. Prendete questo medaglione: esso vi guiderà nel lungo viaggio che vi aspetta. Ogni cosa diverrà chiara a suo tempo”.

La giovane di nome Lasair scomparve, seguita da Donia. Aislinn si guardò intorno poi disse con tono dolce e informale: “Non disperate mai perché, le Guardiane del Destino sono dalla vostra parte, ma solo se lo vorrete, solo se starete uniti. E contro il destino non c'è fuoco che tenga”. Fece un cenno col capo e poi scomparve come le altre.

 

“Ma cosa accidenti...”disse Arthur.

“Sembra che ora abbiamo uno scopo comune. O forse lo abbiamo sempre avuto.” disse Merlino guardando uno a uno i suoi compagni. Chi meglio di lui poteva credere nelle parole di Aislinn?

“Morgana...” disse Arthur.

“Quindi non ho altra scelta?!” lo interruppe la strega.

“C'è sempre una scelta, in ogni cosa che facciamo. Perchè per quanto il nostro destino sia scritto siamo noi che agiamo” disse Ginevra.

Le due si guardarono negli occhi e vecchi ricordi riaffiorarono(6).

“Stiamo tornano indietro?” disse Morgana “ai tempi in cui combattevamo insieme per un obbiettivo comune? Non so se ne sono ancora capace”

“La scelta è tua” disse Merlino.

“Il mio destino è scritto...”

“Ed è legato al nostro. Il punto è: possiamo ancora fidarci di te?” disse Arthur.

“Un tempo eravamo amici”disse Merlino “possiamo esserlo ancora?”

“No” poi la strega riprese guardando negli occhi il giovane servitore: “ma potete fidarvi di me. Sarò al vostro fianco finché le cose non torneranno normali”

“Finché non torneremo ad avere qualcosa da contenderci” disse Arthur. Si chinò a raccogliere il medaglione che la donna aveva lasciato, poi si voltò verso i compagni e proseguì “mettiamo da parte l'odio e le rivalità e combattiamo per ciò a cui tutti teniamo: Camelot!”

“Così sia” rispose Morgana “ma dobbiamo sbrigarci: Keenan sfrutterà fino all'osso la città, gli uomini, le donne e poi la raderà al suolo”

“Aspettiamo che il sole sorga, poi decideremo il da farsi.” rispose Arthur.
___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________


Note:
1. le guardiane del destino sono una mia personale rielaborazione delle tre Parche(o moire) della mitologia greca.
2. Lasair: rappresenterebbe la Moira della Nascita. il suo nome significa "radiosa"
3. Donia: la Moira della morte. il suo nome significa "scura", "amara"
4. Aislinn, guardiana della vita, il suo nome significa "sogno" o "visione" in gaelico come i nomi precedenti.
5. Albiorica : significa "mondo dell'alto", "cielo" in celtico.
6. e' un piccolo riferimento alla mia precedente one-shot: Redemption http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1009688&i=1

Angolo Autrice:
eccovi alla fine del primo capitolo della mia pazzia. spero che vi sia piaciuta:)
ringrazio in modo particolare 92Morgana per aver inserito la storia tra le preferite, fan_harry_potter_twilight, GiulyIchigo, zia76  per averla inserita tra le seguite e ancora più in particolare(xD)  zizi e Quainquie per aver recensito.
non preoccupatevi se ritenete che il passaggio di Morgana sia stato troppo frettoloso, sarà abbondantemente approfondito in seguito^^
baci baci
Nanna

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1016898