Ciak, si gira!

di _Kiria_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciak, si gira

Disclaimer: questa storia è frutto della mia fantasia. Io non conosco Orlando Bloom e la storia è stata scritta con l’unico scopo di divertire. Non vuole assolutamente mancare di rispetto ad Orlando Bloom, attore che stimo e ammiro.

Dedicata: a chi ha letto e commentato le mie storie e a chi lo farà! ^_^ 

 

 

Ciak, si gira!

 

Capitolo 1

 

Da un’ora tagliavo a grandi passi il corridoio di quel dannato studio cinematografico. Ci voleva tanto a dirmi se avevo ottenuto la parte? C’è da dire che c’erano in lizza attrici molto più in gamba e famose di me, io ero alle prime armi. In Italia avevo avuto qualche parte di scarsa importanza in sceneggiati e telefilm ma niente di importante.

Questa era la mia grande occasione: il mio agente mi aveva parlato di questo progetto a Los Angeles. Dovevano girare il rifacimento della favola di Cenerentola e io avevo fatto il provino per la parte della protagonista.

Non era andato poi tanto bene. Il mio inglese, per fortuna, era perfetto grazie a mia madre che è inglese. Ero nervosa, balbettavo e a malapena ricordavo il mio nome.

L’attesa era snervante, rischiavo una crisi isterica. Mi tormentavo le dita con la bocca e ogni tanto una ciocca di capelli.

Finalmente mi chiamarono “Signorina Noemi Milano, entri prego” il produttore, Tom McFly, mi avrebbe dato da lì a poco il responso. Con un piccolo sorriso mi fece cenno di entrare nel suo ufficio.

Ero nervosa e avevo una gran paura. Forse l’uomo si era accorto e mi fece un gran sorriso “Non si preoccupi! Si sieda, prego” mi disse indicandomi la sedia davanti alla sua scrivania.

Invece si sedermi rimasi sospesa di pochi centimetri dal tessuto di pelle. Volevo sapere se ero stata presa e filare via.

McFly prese in mano la mia scheda e la esaminò attentamente “Ho osservato più volte il video del suo provino, signorina. Non è molto esperta e si vede, ma il suo stile è molto personale. Lei recita come se fosse una passeggiata tra amici, ho reso l’idea?” mi chiese togliendosi gli occhiali.

Io feci cenno di no con la testa.

“Mi spiego meglio. Intendo dire che è molto naturale, sembra quasi che non veda le telecamere. So cosa sta pensando, ci sono molte attrici come lei e forse più brave. Il suo stile è fresco, giovanile, mi piace. In poche parole, questo è il copione, inizi a studiarlo e si presenti tra un mese agli studi di Los Angeles dove ha fatto il provino. Congratulazioni!” mi disse porgendomi un quaderno alto e facendomi un gran sorriso.

Rimasi stupita, quasi non ci credevo. Osservavo con aria assente il copione con il cuore che mi martellava nel petto.

“Signorina, ha capito? Mi sembra poco contenta” mi disse McFly alzandosi.

Io mi lasciai sfuggire un gridolino di gioia e scattai in piedi saltellando.

McFly si spaventò ma subito dopo scoppiò a ridere “Ritiro quello che ho detto. Stasera allo Hotel Palace c’è la festa per la presentazione del film e dei suoi attori. Alle 20 la farò venire a prendere dove alloggia. Ok?” mi chiese portandomi alla porta.

Io feci cenno di si con la testa e strinsi la mano all’uomo “Grazie di cuore!” e uscii di corsa saltellando per il corridoio.

Tornai in albergo in taxi e mi precipitai in camera mia per telefonare ai miei genitori.

“Pronto? Ma chi è?” la voce di mio padre era impastata dal sonno. Capii ora che in Italia era notte.

“Papi, sono Noemi! Ho ottenuto la parte!” gli dissi felice.

“Tesoro mio, ma sai che ore sono? Comunque sono orgoglioso di te, ti avevo detto che ce l’avresti fatta, no?” mi disse sbadigliando.

“Perdonami! Mamma dorme?” gli chiesi.

“Si, domani mattina le dico tutto. Perdonami ma ti lascio, domani mi attende una giornata faticosa. Ancora congratulazioni, piccola mia!” mi disse mandandomi una bacio.

“Grazie. Buona notte. Dai un bacio a mamma da parte mia!” e riattaccai la cornetta.

Ero al settimo cielo dalla felicità, ma ancora non sapevo una cosa: con chi avrei lavorato?

Mi ero completamente dimenticata di chiederlo a McFly. Mi ricordai che alla sera avrei partecipato alla presentazione e lì avrei conosciuto i miei colleghi.

Dovevo essere presentabile così aprii l’armadio e tirai fuori il vestito di Armani che mamma e papà mi avevano regalato. Era lungo, nero con qualche stras qua e là. Le spalline erano sottili e la scollatura lasciava intravedere qualcosa, ma non troppo. Era più sul vedo non vedo.

Feci una rapidissima doccia, mi sistemai i capelli in un morbido chignon, lasciando che due lunghi boccoli mi incorniciassero il viso.

Il telefono della mia camera squillò “Pronto?” chiesi sedendomi sul letto.

“Signorina Milano, un auto la sta aspettando qui fuori” Robert il portiere mi aveva avvisato che erano arrivati a prendere.

“Scendo subito, grazie!” riattaccai, mi guardai un attimo alla specchio e uscii di corsa. Non volevo far tardi. Strinsi forte la borsa che tenevo nella mano, era nervosa.

Salutai con un sorriso Robert e uscii dall’albergo.

Non pensavo che venissero a prendermi in Limousine e la cosa mi imbarazzò. Un autista in divisa blu e il capello in mano, si inchinò leggermente aprendomi la portiera. Salii stando attenta al vestito e attesi di arrivare allo Hotel Palace.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

“Santo cielo! Questo hotel è enorme!” mi dissi scendendo dalla Limousine.

Non sapevo nemmeno a che piano si teneva la festa. Vidi parecchia gente, soprattutto ragazze, schiacciate sulle transenne che dividevano loro dallo hotel. Li guardai e mi venne in mente che anch’io ero così alla loro età. Non che fossi così vecchia, quasi diciannove anni, ma il comportamento era lo stesso.

Entrai e notai un via vai di giornalisti e fotografi. Mi avvicinai al portinaio “Mi scusi, dove si tiene la presentazione del nuovo film di Tom McFly?” chiesi in tono gentile appoggiando la mia borsetta sul bancone.

L’uomo mi guardò serio alzando un sopracciglio “E lei chi è? Non sono ammesse ammiratrici scatenate, anche se camuffate da innocue ragazze” mi disse sfogliando un registro.

Lo guardai stringendo gli occhi “Sono Noemi Milano, una delle protagoniste del film. Può dirmi dove si tiene questa festa, per favore? Sono già in ritardo!” il tono in cui parlavo mi stupii molto. Era serio e autoritario.

L’uomo spalancò gli occhi e prese a sfogliare le pagine del registro nervosamente “Mi perdoni, signorina Milano. Si, il suo nome e nella lista. La festa è al 150° piano, mi perdoni ancora! Sam, accompagna la signorina Milano al 150° piano, muoversi!” disse battendo due volte le mani e sorridendomi per scusarsi ancora.

Un ragazzino, pressoché della mia età, si avvicinò velocemente a me inchinandosi “La prego di seguirmi nell’ascensore” indicandomi le porte trasparenti davanti a me.

Non ero abituata a quel genere di trattamento, ma se avessi avuto fortuna con quel film e fossi diventata famosa, mi sarei dovuta abituare e la cosa non mi dispiaceva più di tanto.

Entrai nell’ascensore e ad ogni piano una voce metallica indicava il numero del piano.

Era molto veloce e arrivai a destinazione in pochissimo tempo. Con un altro inchino Sam si congedò lasciandomi in un enorme sala piena di gente.

Non conoscevo nessuno ma dovevano essere tutti attori.

“Signorina Milano! E’ arrivata. Complimenti è molto graziosa. La prego mi segua dietro le quinte così le danno una ritoccata. Tra poco si inizia.” McFly mi aveva raggiunta. Era molto agitato ma sempre gentile.

Mi portò nei camerini e mi accorsi di averne uno tutto mio. Sulla porta c’era una targhetta ovale d’oro con scritto “Noemi Milano”.

Mi aprì la porta “Prego. Elen le darà un ultima sistemata, non che ce ne sia bisogno. Lei è perfetta” e si congedò con un sorriso.

“Ciao, io sono Elen, la tua truccatrice e parrucchiera personale” mi disse sorridendo e stringendomi la mano.

Era una ragazza giovane e doveva avere qualche anno più di me. Era mora con due bellissimi occhi blu.

“Piacere. Non credevo di avere una truccatrice mia” le dissi sedendomi su una sedia davanti ad un grande specchio.

“Tutti gli attori ne hanno una propria” mi disse ritoccandomi la cipria e il lucidalabbra.

“Vedo che te la cavi con il trucco” mi disse sistemandomi il chignon.

“Diciamo che ho imparato. In Italia mi hanno insegnato a truccarmi per i casi estremi” le dissi sistemando il vestito e stendendo le gambe.

Lei si fermò e mi fissò negli occhi “Che tipo di casi estremi?” e abbassò la spazzola e la lacca che aveva in mano.

“Nel caso non ci fossero truccatori. Io non recitavo nel cinema ma in filmetti di poco conto, dove gli attori dovevano arrangiarsi col trucco e gli abiti” le spiegai sorridendo.

Elen era un po’ stupita “Capisco. Agli inizi è così, ma ora penserò sempre io a te, mentre Angel penserà ai tuoi abiti” mi disse mentre una donna alta, magra, con lunghi capelli castani e un paio di occhi a mandorla neri, entrava con una serie di abiti a seguito.

“Ciao, io sono Angel, la tua stilista. Se l’occhio non mi inganna porti un Armani. Ottima scelta!” mi disse avvicinandosi per osservarmi.

“Si, è un Armani” le dissi sorridendo e stringendogli la mano.

Toc Toc…qualcuno bussò alla porta.

“Avanti” dissi voltandomi verso la porta. Rimasi pietrificata davanti alla persona che stava entrando. Un ragazzo troppo bello, molto alto, con un fisico ben curato, capelli non troppo lunghi scuri legati in una coda disordinata e un paio di occhi scuri molto profondi. Era vestito in modo al quanto strano: portava un paio di jeans azzurri stappati sul ginocchio sinistro, una maglietta nera leggera, sopra una maglietta a maniche corte bianca con un dragone disegnato davanti e un paio di anfibi neri. Orlando Bloom. Lo riconobbi subito, era il mio attore preferito. Ora era a pochi metri da me e non sapevo che dire.

“Scusa se ti disturbo ma volevo vedere che faccia avevi. Sono Orlando Bloom, ma penso che tu mi abbia riconosciuto visto la reazione” mi disse sorridendo in modo antipatico.

Io cercai di darmi un tono e tossii “Si, so chi sei. Piacere di aver fatto la tua conoscenza, Orlando!” gli risposi sfoderando un sorriso altrettanto antipatico.

“So alcune cose di te. Hollywood è diverso dal cinema italiano, soprattutto quello che hai fatto tu. Qui non ci sono parti piccole e facile, ma difficile e di grande impegno. Se fossi in te ci ripenserei prima di intraprendere questa strada, Noemi” mi disse in tono tagliente. Dio mio se era antipatico e pieno di sé. Ok, sei famoso e amato ma non puoi trattarmi in quella maniera senza avermi prima vista al lavoro.

“So quello che faccio! Grazie del tuo illuminante consiglio. Se non ti dispiace dovrei finire di sistemarmi. Quella è la porta, ciao!” gli dissi girandosi verso lo specchio e fissando con la coda dell’occhio Orlando che usciva.

Lo credevo diverso invece era un pallone gonfiato, sputa sentenze. Avevo lavorato molto per arrivare fino qui e non sarebbe di sicuro stato Mister Orlando Bloom a impedirmi di realizzare il mio sogno.

Elen e Angel sembrarono aver capito i miei pensieri e mi sorrisero.

“Non dar retta a quello che ti ha detto! Se ti hanno scelta è perché credono in te e nelle tue potenzialità” mi disse la mia stilista con un sorriso.

“Le star di Hollywood sono tutte così, Noemi. Cercano sempre di tarpare le ali alle nuove scoperte. McFly non è uno scemo, ti ha scelta perché hai del talento. Fidati!” mi incoraggiò Elen con un occhiolino. Mi venne quasi da ridere. Avrei dimostrato a Orlando quello che sapevo fare.

“Pronta. Puoi andare bellezza” mi disse Elen girando la mia sedia. Respirai profondamente.

“Sapete dove devo andare?” chiesi avvicinandomi alla porta.

“In fondo al corridoio, la porta a destra” mi disse Angel.

“Grazie, grazie di tutto” dissi sorridendo e aprendo la porta.

“Ma figurati. In bocca al lupo” mi disse Elen mostrandomi un pollice in su incoraggiante.

“Crepi” e uscii di corsa. Arrivai in fondo al corridoio e svoltai a destra. Mi trovai in un corridoio enorme e sentii degli applausi e dei nomi da dietro una pensante tenda blu.

“Noemi eccoti! Preparati, devi salire sul palco” McFly mi affiancò.

Spalancai gli occhi “Cosa? Sul palco?” chiesi terrorizzata.

“Certo. Ti chiameranno e tu non dovrai far altro che salire sul palco, sorridere e salutare” mi disse trascinandomi sulla scaletta davanti alla tenda.

Sorridere e salutare..sorridere e salutare. Mi ripetevo a mente queste due cose per darmi coraggio.

“Ora vi presento la protagonista femminile del film che interpreterà Danielle. E’ una nuova attrice proveniente dall’Italia. Noemi Milano!” il sipario si aprì lasciandomi alla folla che applaudiva e mi guardava incuriosita. Salii i pochi gradini che mi separavano dal palco cercando di star calma.

Sorridere e salutare..sorridere e salutare, ce la stavo facendo e alla fine ci presi anche gusto. Camminavo sul palco a passi lenti, salutavo e sorridevo. Girandomi vidi McFly che mi faceva segno di raggiungerlo. Feci un ultimo saluto e mi congedai.

“Cavoli! E’ stupendo! Che sensazione! Senti l’adrenalina a mille…wow!” dissi e l’uomo rise.

Ero curiosa di sapere chi sarebbe stato il protagonista maschile e mi fermai in un punto dove si vedeva bene il palco.

“Molte donne sono curiose di sapere chi sarà il protagonista maschile di questo film!” iniziò il presentatore e un coro di “Siii!” femminili salii dalla platea.

“E’ un giovane attore molto in vista al momento. Per la gioia di voi donne, uomini state attenti, vi presento l’attore che interpreterà il principe Hanry.Orlando Bloom!” gli applausi furono numerosi e ci furono anche parecchie urla da parte di ragazze.

Orlando salii sul palco con fare sexy, indicando ogni ragazza che gli mandava pupazzi, lettere e baci. Mandava baci alle donne aggiungendo “Ti amo!” a ognuna di loro.

La cosa mi diede parecchio fastidio. Come poteva dire “Ti amo” così, senza un perché ma solo perché erano sue fan? Era una cosa stupida a parer mio.

Ricordai poco dopo che io era la protagonista e che per la maggior parte del film avrei lavorato a stretto contatto con lui. Mi misi una mano sulla fronte.

 

**

Per le parti del film che gireranno Orlando e Noemi o usato “Leggenda di un amore-Cinderella”.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

Nota: dopo circa un mese di assenza sono tornata! Perdonatemi tutti quanti ma la colpa è solo del mio pc. E’ un po’ vecchiotto e prima di Natale ha avuto la brillante idea di prendersi una lunga vacanza. Comunque ecco la continuazione della mia storia. Spero che vi piaccia e che sia valsa la pena di attenderla per così tanto tempo! ^_^

 

Sedevo sola su un divanetto davanti al bancone bar. Da qualche minuti rigiravo il mio calice di champagne nella mano, riflettendo su quello che mi stava succedendo. Parecchie cose mi passavano per la testa, soprattutto negative: Orlando alla fine aveva ragione, Hollywood non era come Roma. Molta gente faceva carte false per potersi aggiudicare una parte a Hollywood. E se non fossi stata all’altezza? Mi avrebbero sbattuta fuori e Orlando mi avrebbe derisa. Ma perché contava tanto per me il giudizio di Orlando? Mi aveva criticata definendomi un attricetta da quattro soldi.

“E’ libero questo posto?” una voce calda e gentile mi distolse da quei pensieri negativi.

Mi avvicinai il calice alle labbra senza guardare chi avesse parlato “Certo” risposi vaga.

Sentii il suo profumo e la sua presenza a pochi metri da me. Poco dopo una risata.

Mi voltai curiosa e lo riconobbi subito. Quegli occhi, quel sorriso, quel modo di vestire potevano appartenere solo ad una persona: Johnny Depp.

Bevvi una lunga sorsata di champagne che, però, mi andò di traverso.

“Ehi, piano con queste cose, tesoro” mi disse lui togliendomi di mano il calice e poggiandolo sul tavolino davanti a me.

Tossii a lungo e gli occhi mi lacrimavano parecchio. Lo vidi alzarsi e pensai che lo avevo disgustato. L’ennesima prova che non appartenevo a quel posto.

Poco dopo cessai di tossire e respirai a fondo. Vedere Johnny tornare da me mi sorprese moltissimo.

“Tieni, bevi” si sedette e mi porse un bicchiere d’acqua.

Mi asciugai gli occhi con le mani, facendo attenzione a non struccarmi. Mi sentivo tanto un mostro in quel momento, dovevo aver un aspetto orribile.

Presi il bicchiere e bevvi con cautela.

Lui mi sorrise “Devi essere nuova, non ti ho mai vista da queste parti” mi disse sorridendo.

“In effetti non sono di queste parti. Sono italo-inglese. Ho ottenuto la parte della protagonista nel nuovo film di McFly. Comunque sono Noemi Milano, molto lieta” gli raccontai e gli porsi la mano. Lui spalancò gli occhi. Rimasi perplessa e mi preparai al peggio.

“Allora sei tu quell’angelo che ho visto sul palco” mi disse e mi strinse la mano.

Arrossii violentemente “Angelo? Io mi sentivo uno stoccafisso ad essere sincera, comunque grazie per il complimento” risposi sorridendo.

“Non devi ringraziarmi, è la verità, bambolina. Io sono Johnny Depp” mi disse facendomi l’occhiolino.

“Lo so!” gli risposi ridendo.

Avevo come l’impressione che ci stesse provando e la cosa non mi dispiaceva affatto. Era tremendamente sexy con quei pantaloni di pelle, la camicia bianca con i primi tre bottoni aperti, la giacca nera e i capelli neri mossi arruffati. Il suo modo di vestire era originale quanto quello di Orlando. Ancora una volta mi era tornato in mente lui.

Notai che si stava frugando nelle tasche interne della giacca. Tirò fuori un pacchetto di sigarette e mi fissò “Ti dispiace se ne accendo una?” mi chiese.

Io non sopportavo il fumo ma era così dolce e galante che mi sarebbe dispiaciuto dirgli di si “No, non preoccuparti. Fai pure” gli dissi avvicinandogli il posacenere.

Lui mi sorrise e accese la sua sigaretta. Tirò alcune boccate tenendo il fumo lontano da me.

“Lavorerai insieme ad Orlando Bloom, allora” mi disse prendendo il posacenere e poggiandolo sulle sue ginocchia.

“Già” risposi con un sorriso amaro.

“Ho detto qualcosa di sbagliato?” mi chiese fissandomi preoccupato.

“No, nulla di sbagliato, solo che non sono così felice di lavorare con Orlando. Tutto qui” gli risposi senza guardarlo.

“Ha fatto lo stronzo?” mi chiese in tono grave.

Misi una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio “Diciamo che l’educazione non è il suo forte” risposi seria.

“Che ha fatto? Dimmelo! Sono ancora in tempo per spaccargli la faccia!” mi disse e lo vidi spegnere metà sigaretta nervosamente.

“Non è stato gentile, mi ha offesa definendomi non idonea a Hollywood. Non dicevi sul serio quando parlavi di spaccargli la faccia, vero Johnny?” gli chiesi preoccupata.

Lui mi prese la mano che tenevo sulla mia gamba e me la baciò. Il gesto mi fece arrossire.

“Non dico mai cose tanto per dirle, Noemi. Orlando deve capire che il mondo non gira solo intorno a lui e che c’è spazio anche per gente nuova come te! Odio quando fa il bullo con chi non conosce!” mi disse scocciato.

“Ma non importa, davvero! Dimostrerò ad Orlando che deve abbassare quella cresta da superiore!” gli dissi stringendogli la mano.

Con l’altra mano mi accarezzò il viso “Sei tanto dolce, Noemi, e anche molto forte. Sono sicuro che sfonderai! Magari un giorno lavoreremo anche insieme, chi lo sa. La cosa non potrà che farmi piacere!” mi disse con un enorme sorriso. Sorrisi anch’io.

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

Mi districavo con facilità dalla massa di gente che ballava nell’enorme salone. Cercavo Orlando e lo avrei di sicuro trovato insieme a qualche ragazza o a bere come una spugna.

Infatti avevo ragione. Lo vidi vicino ad una finestra aperta insieme a quattro ragazze dall’aria stupida.

Mi avvicinai velocemente a lui “Orlando, perdonami se ti disturbo, ma avrei bisogno di parlarti” gli dissi mentre le ragazze mi regalavano uno dei loro sorrisi da gallina.

“Johnny, vecchio mio, ci sei anche tu!” mi disse con voce strascicata e capii subito che doveva essere ubriaco fradicio. Non sarebbe stato facile fargli un discorso serio in quelle condizioni ma non mi arrendevo al primo ostacolo. Non era nel mio carattere.

Una delle quattro mi si avvicinò buttando indietro con una mano la folta chioma rossa “Ehi, vuoi unirti anche tu alla festa in camera da letto?” mi chiese mielosa. La fissai senza dire niente.

“Avanti Johnny, tira fuori il pirata che c’è in te e facciamo divertire queste bellezze!” mi disse trascinando a sé le quattro ragazze che iniziarono a ridere stupidamente.

Mi avvicinai e tirai per la maglietta Orlando “Adesso vieni con me! Non ho tempo per le tue orge sessuali, Orlando! Ho cose più importanti da risolvere!” lui si liberò dalla mia presa e si girò verso le sue amichette “Bellezze torno fra poco. Cominciate a riscaldarvi….vi farò divertire potete starne certe!” e baciò ognuna sulle labbra.

Mi raggiunse e insieme raggiungemmo l’unico divanetto libero in fondo alla sala.

Si sedette svogliato guardandomi seccato “Cosa c’era di così tanto importante da disturbarmi?” mi chiese.

“C’è che sei un stronzo di prima categoria, Orlando! Mi spieghi che hai in quella testa?” gli chiesi sperando che capisse da solo a cosa mi riferivo.

Lui mi guardò ancora più seccato “Che avrei fatto di così grave da meritami tutti quei complimenti?” mi chiese sedendosi meglio e passandosi le braccia dietro la nuca.

“Mi spieghi perché hai trattato male Noemi Milano?” gli chiesi serio fissandolo negli occhi.

Lui scoppiò a ridere e la cosa mi irritò parecchio “Noemi Milano? Intendi quella ragazzina nuova che crede di sfondare a Hollywood? Fammi il piacere di chiamarmi per cose più importanti di queste stronzate!” rispose e fece per alzarsi ma lo buttai di nuovo sul divano.

“Tu non ti muovi di qui finché non mi spieghi perché hai fatto il bastardo con lei! Ci dovrai lavorare per parecchio tempo insieme, mettitelo in testa e dovrai farla sentire a suo agio o non darà il meglio di sé, mi comprendi?” gli chiesi cercando di essere il più chiaro possibile. Spesso Orlando fingeva di non capire, soprattutto le cose che non andavano bene a lui.

“Cosa c’è, Johnny? Ti sei fatto stregare da suo occhi blu e il suo corpo da sballo?” mi chiese con un ghigno antipatico.

“Non ti permettere di parlare così di Noemi, Orlando! Tu non la conosci nemmeno e ti sei preso la briga di offenderla! Chi ti pensi di essere, eh? Ti ricordo che sei appena all’inizio del tuo successo a Hollywood e non puoi proprio permetterti di fare il superiore che la sa lunga, mi hai capito?” gli dissi avvicinandomi e usando un tono più duro.

“Ehi, tu non sei nessuno per dirmi quello che devo o non devo fare! Fai una bella cosa, portatela a letto la tua Noemi, ho cose migliori da fare…magari le potrai dare degli ottimi consigli vista la tua lunga esperienza!” mi disse tagliente.

Lo presi con entrambe le mani per la maglietta e lo tirai verso di me “Ancora una volgarità su Noemi e giuro che ti spacco il tuo faccino da angelo, hai capito?” alzai la voce e lo scossi un po’.

Lui si liberò dalla mia presa e si alzò in piedi urlando “Non mettermi le mani addosso! Se vuoi fare a botte basta dirlo!”.

“Che succede ragazzi?” Elijah Wood  si era avvicinato parecchio preoccupato.

“Chiedilo a lui!” sbottò Orlando sistemandosi la maglia.

“Niente Elijah! Ora me ne vado. Ciao a tutti!” mi voltai di scatto e raggiunsi Noemi. Era rimasta al divanetto dove l’avevo lasciata e stava canticchiando qualcosa sottovoce.

“Pensavo ti fossi scordato di me” mi disse sorridendo.

La guardai di sfuggita “No” poi tornai a guardare il punto dove si trovava Orlando. Le quattro ragazze che erano con lui l’avevano raggiunto e lo stavano coccolando. La scena mi disgustò parecchio.

Noemi sembrò accorgersi. Si alzò “Ehi, ma che hai? E’ successo qualcosa?” mi chiese preoccupata.

La fissai e abbozzai un piccolo sorriso “E’ una storia lunga. Senti ti accompagno io a casa, ti va?” le chiesi prendendo la sua borsetta dal divano.

“Se non è di troppo disturbo per te” mi disse imbarazzata.

“Nessun disturbo. Andiamo!” le dissi.

“Aspetta. McFly mi deve dire il giorno di inizio delle riprese” mi disse indicandomi l’uomo al bancone bar.

“Ok, ti aspetto qui!” Noemi si allontanò velocemente e la vidi discutere allegramente con il produttore. Tornò poco dopo con un gran sorriso “Possiamo andare!” e si mise il soprabito.

La presi istintivamente per mano e la condussi fuori dall’albergo.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

NB: chiedo umilmente perdono per tutto il tempo in cui avete aspettato l’aggiornamento di questa storia!Lavoro e studio e ho pochissimo tempo!^_^Cmq buona lettura! ^^ Orly in questo capitolo non compare, ma nel prossimo farà parecchio dannare la povera Noemi.

 

Sentii la sua mano nella mia e la cosa mi fece perdere di un battito. Mi girai verso di lui e mi sorrise dolcemente “Bambina, dove alloggi?” mi chiese aprendomi la porta pesante dello Hotel.

“Al Liberty Hotel. Lo conosci?” gli chiesi seguendolo. Stavamo entrando nel parcheggio riservato ai vip. C’erano tantissime macchine di lusso.

“Si. E’ quello in centro. C’ho alloggiato una decina di volte” mi disse allungando la mano sinistra dove teneva le chiavi e schiacciando il bottone di un piccolo telecomando.

Un fischio e delle luci mi fecero notare una BMW decappottabile nera. Non ero mai salita su un bolide simile.

Johnny mi lasciò la mano e, da cavaliere, mi aprì la portiera facendomi segno di salire “Benvenuta sulla Perla Nera, dolcezza” mi disse recitando alla perfezione la parte di Jack Sparrow.

Risi “Hai dato un nome alla tua macchina? Scommetto che dai un nome a tutte le tue cose” gli dissi allacciandomi la cintura di sicurezza “Solo a quelle preziose e a cui tengo particolarmente” mi disse mettendo in moto e facendo marcia indietro.

Ci fu un attimo di silenzio, attimo in cui pensai di chiedergli cosa era successo tra lui e Orlando.

“Johnny….volevo chiederti….ehm….cos’è successo con Orlando?” non sapevo il perché ma la domanda mi imbarazzava. Mi sentivo una gran ficcanaso.

Lo sentii tossire nervosamente e lo fissai.  Aveva la fronte aggrottata ed era diventato serissimo.

“Noemi, odio quando fanno i fighetti con gente che non conoscono. Odio quando giudicano senza conoscere. Odio gli sbruffoni….odio il modo in cui Orlando ha parlato di te. Tu sei giovane, potrei essere tuo padre e, in un certo senso, mi sento quasi in dovere di proteggerti dai pericoli di questo mondo” mi disse in tono paterno.

“So bene che sai come vanno le cose qui, ma non voglio che giudizi fatti senza basi fondate ti possano scoraggiarti! Accetta le critiche, ma solo quelle fatte con professionalità e non con cattiveria. In questo mondo le cattiverie sono gratuite, Noemi. La gente non pensa a come tu potresti prenderla, se ne fregano dei tuoi sentimenti. Voglio solo che tu lo sappia, ti metto in guardia!” riprese subito dopo.

“Io sapevo già queste cose, Johnny. So bene che non tutti mi apprezzeranno e che molti faranno di tutto per farmi ritirare dalle scene, ma gli darò molto filo da torcere!” gli dissi decisa.

“Non voglio che tu ti preoccupi per me, Johnny. Hai la tua carriera, i tuoi figli e tua moglie a cui badare e non c’è bisogno che ti sobbarchi un peso in più. Inoltre mi conosci solo da stasera e non capisco tutto questo tuo volermi proteggere” gli dissi girandomi verso di lui.

Ci fermammo al semaforo e lui si voltò verso di me “Te l’ho già detto il perché. Mi sta molto a cuore tutto quello che fai, anche se ti conosco da poche ore. Ho visto in te mia figlia tra qualche anno per questo lo faccio” mi disse e mi sorrise facendomi una carezza.

Ripartimmo e per il resto del viaggio mi parlò dei suoi progetti, di sua moglie Vanessa e dei suoi figli.

“Ti ha dato davvero del filo da torcere tua moglie. Non ce la faccio più dal ridere!” stavo cercando di riprendere un tono, ma il racconto di Johnny era troppo divertente.

“Tu ridi ma non è stato per niente facile conquistarla. L’ho persino seguita in Francia a casa dei suoi genitori. Alla fine non ha potuto resistere al mio famoso fascino” disse atteggiandosi vanitosamente.

Scoppiai di nuovo a ridere sotto gli occhi poco contenti di Johnny che accostò bruscamente “Offendi il mio essere maschio virile, signorinella!” mi disse cercando di essere serio ma anche lui cercava in tutti i modi di trattenersi dal ridere.

“Virile o meno ti ha fatto penare, e devo dire che ha fatto bene! Si fa così con voi uomini! Ma darvi niente per certo. E’ divertente perché ci correte di più dietro” gli dissi guardando dove c’eravamo fermati. Eravamo arrivati davanti allo Hotel dove alloggiavo.

“Comunque sei arrivata sana e salva a destinazione, bambina” mi disse scendendo dalla macchina.

Io feci per aprire la mia portiera ma lui mi precedette “Ah!Ah!Ah! Queste cose le fanno gli uomini! Almeno lasciateci ancora fare queste galanterie” mi disse porgendomi la mano per farmi scendere.

“La ringrazio infinitamente! A parte gli scherzi, grazie di tutto. Davvero!” gli dissi sinceramente sistemandomi meglio la giacchetta leggera. Tirava un debole vento freddo che mi faceva tremare leggermente.

“Ma figurati, è stato un vero piacere. Vedo che stai tremando di freddo, ti conviene correre sotto la doccia e poi a letto o prenderai un brutto raffreddore” mi disse accompagnandomi davanti all’entrata illuminata dello Hotel.

“Hai ragione. Grazie ancore e buonanotte!” gli dissi sorridendo entrando. Lui mi fece un cenno con la mano e si voltò verso la sua auto per poi sfrecciare velocemente nella notte.

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

“STOP!! Pausa di mezz’ora ragazzi!” McFly ci aveva finalmente dato una piccola pausa dopo ore di riprese.

Orlando non mi dava pace. Ogni scusa era buona per interrompere la scena e criticarmi: una volta perché non c’era abbastanza fard sugli zigomi e non me li metteva bene in risalto (come se lui se ne intendesse di trucco), un’altra perché non avevo pronunciato il suo nome con la giusta tonalità, un’altra perché non avevo fatto muovere i capelli nella giusta direzione….era un vero e proprio incubo!

Entrai nel mio camerino e mi lasciai cadere sulla piccola poltrona davanti alla finestra. C’era un sole tiepido per essere solo agli inizi di Marzo. Nonostante tutti i dispetti perché, a parer mio quelli di Orlando lo erano, quella fresca giornata mi dava serenità e voglia di mettermi in gioco e dimostrare a Mister Precisione quanto valevo.

“Ehi, a che pensi, Emi?” Elen mi chiamava così. Eravamo diventate molto amiche e spesso le confidavo i miei dubbi e anche le mie paure verso Orlando, perché dovevo ammetterlo, quel ragazzo a volte mi terrorizzava. Ma tutto questo mi faceva anche provare una stranissima sensazione, il suo sguardo mi faceva rabbrividire e il mio stomaco si contorceva. Non capivo ancora cosa voleva significare tutto questo. Forse era solo perché lavoravo con qualcuno di più esperto e famoso di me e la cosa mi metteva un po’ in soggezione. Mi sentivo improvvisamente le guance calde e qualcosa di fresco che mi sventolava davanti agli occhi.

Come da un sogno mi risvegliai e vidi la mano di Elen che faceva su e giù davanti ai miei occhi

“Ciao Elen! Scusa ma non ti avevo vista” le dissi abbozzando un sorriso.

Lei alzò un sopraciglio poco convinta “Noemi ti senti bene? Sei così strana”

“Si! Sto benissimo. Sono solo un po’ stanca” le dissi stiracchiandomi leggermente.

Lei si tirò su le maniche della camicetta azzurra “Vuoi un bel massaggio? Così ti rilassi un po’” mi disse sorridendomi.

“Sei una angelo!” le dissi sistemandomi i lunghi capelli sulla spalla sinistra. Elen era la maga dei massaggi. Erano dolci e rilassanti.

“Ora dimmi che ti preoccupa” mi disse massaggiandomi delicatamente il collo. Lo sentivo già più rilassato.

“Non c’è niente, veramente” mentii.

Lei rise leggermente “Andiamo, Emi! Ti conosco e so che quando sei immersa nei tuoi pensieri covi qualcosa. Avanti, io ti ascolto” mi disse.

Presi un profondo respiro e inizia a parlare “Vedi, ho la netta sensazione che Orlando mi voglia mandare fuori strada. Capisci quello che intendi, vero?” le chiesi.

“Vuole farti ritirare, certo” mi rispose amaramente.

“Esatto! Io voglio dimostrargli che amo questo lavoro e che mi sto impegnando a fondo perché questo film esca bene ma allo stesso tempo ho paura” ripresi abbassando la voce.

Lei si fermò un attimo “Paura di cosa?” mi chiese.

“Di Orlando, ma non per il fatto che potrebbe farmi del male o aggredirmi. Mi mette in soggezione e mi fa provare strane sensazioni. Quando mi guarda lo stomaco mi si contorce e provo un brivido alla schiena. Non so cosa voglia dire però, forse è solo perché lui è già un attore con esperienza e io no.” Le dissi.

Sentii Elen ridere di gusto. Mi voltai verso di lei stupita “E adesso che hai da ridere? Sapevo che non avrei dovuto dirti niente” le dissi seccata.

“Scusami, ma è stato più forte di me! Sei talmente ingenua, Emi. E’ talmente evidente quello che ti sta succedendo che ancora non te ne sei accorta!” mi disse ridendo ancora.

“Allora illuminami con una delle tue perle di saggezza!” le dissi alzandomi e mettendomi le mani ai fianchi.

“E no mia cara! Questo lo devi capire da sola. Se te lo dicessi negheresti, quindi è meglio che lo capisca da sola” mi rispose con quel tono da saputella che non sopportavo.

“Ok! Non lo voglio più sapere! Tanto non mi interessa!” le risposi camminando verso la porta.

“Se se! Stasera verrai da me implorandomi di dirtelo. Ti conosco ormai!” mi disse ridendo ancora.

Io la guardai, le feci una linguaccia ed uscii. Durante il tragitto verso il set incontrai Orlando. Lui mi congelò con uno dei suoi sguardi e provai ancora la stessa sensazione: un brivido alla schiena e lo stomaco che si contorceva. Ma che diavolo mi stava succedendo?

“Bene ragazzi. Riprendiamo dalla scena dove Danielle va al villaggio per liberare uno degli schiavi che la sua matrigna ha venduto. Orlando mettiti vicino a quella siepe, tu entrerai in difesa di Danielle. Pronti? Scena 25 prima Ciak, azione!” McFly diede inizio alle riprese.

Entrai con grazia e mi avvicinai alla carrozza dove tenevano prigioniero l’uomo. Recitai con attenzione, curando la pronuncia e le movenze che dovevano essere leggere ed armoniose.

Poco dopo vidi Orlando arrivare e provai la solita sensazione. Il colpo di grazia avvenne quando ci trovammo molto vicini: il mio cuore perse di un battito e poi accelerò all’improvviso. Batteva così forte che pensai di sentirmi male.

“STOP! Buona ragazzi! Andate al trucco di corsa e cambiate gli abiti. Gireremo la scena dove Danielle e Hanry escono insieme per una passeggiata” le parole di McFly furono una liberazione per me. Non so perché ma corsi via e quando entrai nel mio camerino sbattei senza volere la porta facendo spaventare Elen ed Angel.

“Santo Cielo, Emi! Volevi vedermi morta?” mi disse Angel respirando profondamente.

“Scusate!” dissi sedendomi ancora travolta da poco prima.

“Si può sapere che hai?” mi chiese Angel alzando un sopraciglio.

Non la guardai nemmeno. Mi sedetti davanti al grande specchio in attesa delle cure di Elen “Nulla! Sono solo un po’ stanca e nervosa” le dissi. La prossima scena non comprendeva solo una semplice passeggiata. Ci sarebbe stato anche un bacio.

 

*

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 

“E anche il diadema è sistemato a dovere, Emi! Come sei bella!” mi disse Angel guardandomi da capo a piede.

“Anche la Regina Elisabetta ti scambierebbe per un dama di corte, Emi. Si ricrederebbe sentendoti parlare però!” mi disse scherzosa.

Indossavo un abito medioevale azzurro molto vaporoso e sulla fronte portavo un diadema con un’acquamarina a goccia.

“Come sei simpatica, Elen! Ma prima o poi mi prenderò la mia vedetta…si, si!” finsi di minacciarla per poi ridere.

“Direi che sei pronta per andare sul set” mi disse Angel sistemando gli altri abiti.

“Vai e colpisci!” mi incitò Elen facendomi l’occhiolino. Non capì cosa voleva dire ma sentì il mio stomaco ribaltarsi e il cuore accelerare.

Ma piano piano cominciavo ad essere consapevole di quello che mi stava succedendo, anche se facevo di tutto per reprimerlo.

“Allora vado” dissi senza muovermi. Sembrava che i miei piedi si fossero cementati a terra.

“Vai o ti dobbiamo trascinare?” mi chiese Angel seria mentre Elen rideva sotto i baffi.

“No, ora vado!” feci un passo avanti ma mi fermai di colpo. Sapevo quello che mi aspettavo oltre quella porta. L’avrei rivisto e non sarei riuscita ne a parlare ne a muovermi. La cosa più difficile era che dovevo baciarlo. Non era il primo ragazzo che baciavo ma pensare ad un bacio con lui mi imbarazzava.

Chiusi gli occhi e respirai profondamente. Uscii dal camerino e corsi, per quanto il vestito me lo permette, sul set.

Entrai nel castello da dove sarebbe iniziata la scena e aspettai. Le riprese erano iniziate ma il tempo non scorreva mai. Orlando era arrivato, il mio cuore batteva all’impazzata e quasi non sentivo quello che diceva.

Ora passeggiavamo nel bosco seguiti da cineprese e microfoni.

Mi resi conto troppo tardi che era l’ora del bacio. Eravamo seduti a terra e lui si stava avvicinando, si avvicinava sempre di più e il mio cuore impazziva.

“FERMATE TUTTO PER FAVORE!” mi svegliai come da un torpore e vidi Orlando in piedi che si rivolgeva al registra.

“Che succede, Orlando?” gli chiese McFly raggiungendolo di corsa.

“Ha interrotto il contatto con gli occhi che è fondamentale in questa scena” disse sprezzante indicandomi come se fossi una bestia qualunque.

“A me sembrava perfetto” disse McFly tranquillo.

“A lei che sta lì seduto, ma io che gli sono a pochi centimetri di distanza ho notato la cosa. Mi deve guardare negli occhi e poi chiuderli lentamente per permettermi di baciarla!” gli disse adocchiandomi di tanto in tanto.

“Le avevo detto di prendere un’attrice professionista me lei ha voluto una alle prime armi!” sibilò senza alcun riguardo nei miei confronti.

Io era rimasta a terra zitta in preda al panico e all’imbarazzo. Sentivo qualcosa formarsi in gola e gli occhi che pizzicavano. La situazione mi stava sfuggendo di mano in maniera irrecuperabile.

“Noemi, devi guardare negli occhi Orlando. Perché non ci riesci?” non mi ero nemmeno accorta che si era seduto accanto a me. Vidi Orlando alle prese con il trucco così dissi tutto al registra “Questa scena mi imbarazza. Non ne ho mai fatta una prima d’ora” gli dissi sentendo le mie guance diventare di fuoco.

L’uomo rise “Ti imbarazza la scena o il fatto di baciare Orlando?” mi chiese a bassa voce.

Io risi leggermente “La seconda”.

Anche McFly rise “Allora ti do un consiglio: quando lui si avvicina guardalo per qualche secondo negli occhi, poi chiudili piano piano e lasciati guidare da lui. Ti assicuro che andrà bene. Ok?” mi disse gentilissimo come sempre. Deglutii e annuii quasi meccanicamente.

“Possiamo riprendere!” urlò l’uomo riprendendo posto accanto ad un albero da dove poteva seguire bene la scena.

Seguii il suo consiglio. Guardai Orlando per qualche secondo negli occhi per poi chiuderli piano piano. Fu quasi una tortura aspettare il contatto con le sue labbra. Avevo quasi voglia di avvicinarmi io a lui ma la scena non lo prevedeva. Quel caldo bacio fu la cosa più bella della mia vita. Era dolce e sexy allo stesso tempo. Ma mi accorsi che non era un bacio da cinema, ma un vero bacio e io stavo rispondendo senza paura a tutto ciò.

“STOP!!OTTIMA! PER OGGI ABBIAMO FINITO!” McFly diede fine a quella magia e quando riaprii gli occhi da quel sogno mi accorsi che Orlando non c’era più. Avevo sperato per qualche secondo di trovarlo ancora davanti a me, questa volta sorridente e invece se n’era andato.

Ora capivo quello che mi stava succede: mi ero in qualche modo presa un bella cotta per lui. Una cotta che si sarebbe ben presto trasformata in amore. Ne ero consapevole e sapevo che era pericoloso innamorarsi di uno come lui. Ci avrei sofferto moltissimo.

Sentii le lacrime premere per uscire e non riuscii a trattenerle a lungo. Scoppiai in un silenzioso pianto e non mi accorsi che qualcuno si stava avvicinando a me.

“Eccoti qua, bambina! Ti stavo cercando nel tuo camerino ma..Noemi che hai?” Jhonny si chinò verso di me alzandomi il viso con una mano “Chi ti ha fatto piangere?” mi chiese serio. Fui scossa da un singhiozzo. Jhonny mi attirò nel suo caldo e protettivo abbraccio e io mi lascia andare in quel pianto liberatorio.

 

 

*

 

ECCOMI DI NUOVO!!!QUESTA VOLTA NON VI HO FATTI ASPETTARE TANTISSIMO!GRAZIE MILLE X LE ULTIME RECENSIONI. Già SAPETE CHE VI ADORO ^^.

ALLA PROSSIMA…UN MEGA KISS!!!

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

NB:mi spiace ke in questa storia Orlando faccia la parte del bastardo…sappiamo tutti ke nella realtà lui nn è così ma in questa storia volevo ke fosse diverso dal solito smielato bravo ragazzo. In questo capitolo in particolare nn ha un comportamento da vero gentilman…Orlando se mai leggerai questa storia ti prego di perdonarmi!Ho un grande rispetto x te e il tuo lavoro e so benissimo ke nn sei cm io ti ho descritto…^^”

 

Non riuscivo a smettere di piangere nonostante le premure di Jhonny. Lui d’altra parte non sapeva più che fare “Noemi, ti prego, mi preoccupi! Dimmi chi ti ha fatto questo” il suo tono era davvero ansioso. Io non riuscivo a parlare ma solo a singhiozzare e piangere ancora.

“Va bene. Andiamo nella tua camera” mi prese in braccio e si incamminò verso la villa che McFly aveva affittato per tutto il tempo delle riprese. La villa era in stile inglese e molto grande. Al suo interno c’erano più di 1000 stanze. Ogni stanza era una sorta di mini appartamento completo di cucina, bagno e terrazzo.

Entrammo nella villa, semi-deserta se non per qualche cameriera, e ci dirigemmo ai piani superiori.

Johnny si fermò davanti al lungo corridoio e mi guardò sospirando “Noemi, riesci almeno a dirmi il numero del tuo appartamento?” me lo chiese in tono molto calmo.

“E’..è..il..numero..ven…venti” riuscii a dire tra un singhiozzo e l’altro. Lui mi sorrise e si incamminò velocemente verso la metà del corridoio.

“Dove tieni la chiave?” mi chiese fermandosi davanti alla porta.

“Non…non…la chiudo mai” gli dissi.

Lui non fu molto d’accordo “Invece dovresti!” mi sgridò ed entrammo dentro.

Il salotto era molto illuminato e soprattutto ordinato. Dovevano aver fatto pulizia da poco.

Jhonny mi fece accomodare sul divano “Stai qui. Vado a prepararti qualcosa” mi disse dolcemente.

“Jhonny, mi vado a cambiare, ti spiace?” gli chiesi con voce roca. La ritenevo davvero terribile, non sembravo nemmeno una ragazza.

“Certo che puoi!” mi disse uscendo un attimo dalla cucina.

Entrai nella mia camera da letto e chiusi la porta. Nel togliermi l’ingombrante vestito mi tornò in mente il bacio con Orlando. Le lacrime spingevano per uscire ma le ricaccia chiudendo forte gli occhi. Buttai il vestito senza troppe cerimonie sul letto e indossai un lungo e largo maglione grigio e mi sciolsi i lunghi capelli biondi.

Senza neanche mettermi un paio di pantofole, tornai in salotto.

“Sei presentabile, bambina?” mi chiese dalla cucina.

“Dipende dai punti di vista” gli risposi e per la prima volta, dopo trenta minuti schifosi, riuscii a ridere.

Jhonny ritornò con in mano un vassoio con sopra due tazze fumanti di tè.

Lo appoggio sul tavolino di legno davanti al divano e mi porse cautamente la mia tazza “Bevi, ti farà bene” mi disse premuroso. Lo ringraziai con un piccolissimo sorriso e sorseggiai piano la bevanda bollente.

Ci fu qualche minuto di silenzio. Poco dopo fu Jhonny con un colpo di tosse ad interromperlo.

“Ti va di dirmi perché eri in quello stato pietoso poco fa?” mi chiese poggiando la sua tazza sul vassoio.

Abbassai gli occhi. Non mi andava di raccontargli quello che era successo anche perché mi sembrava una cosa stupida.

“C'entra forse Orlando?” chiese sapendo di avere c’entrato il problema.

Voltai di scatto il volto verso la finestra e chiusi gli occhi.

“Noemi, ti prego!” insistette lui questa volta con fare serio.

Mi voltai lentamente verso di lui cercando di non scoppiare di nuovo in lacrime.

“Orlando non mi ha fatto niente, almeno è quello che credo! Voglio dire, non mi ha fatto niente di quello che non mi ha già fatto. Mi ha umiliata come ha sempre fatto” sperai che a Jhonny bastasse come spiegazione.

Lui cercò il contatto con i miei occhi. Solo guardandoli capiva se avevo detto tutta la verità o se c’era dell’altro.

“Non vuoi dirmi il resto. Non importa, vorrà dire che quando te la sentirai me lo dirai tu da sola, ok?” mi disse mettendo le due tazze sul vassoio e alzandosi dal divano. Io annuii con la testa.

“C’è stato un bacio” gli dissi tutto d’un fiato.

“Cosa?” lui si voltò velocemente verso di me. Appoggiò di nuovo il vassoio sul tavolino e si sedette accanto a me.

“Un bacio hai detto?” mi chiese come per avere una conferma ulteriore. Io annuii soltanto abbassando lo sguardo.

“Aspetta un momento, Noemi! C’è dell’altro ancora, non è così? Perché nessuno si riduce come te solo per un bacio” mi disse per spronarmi a dire la verità.

“Ma è una cosa stupida, forse frutto della mia immaginazione da bambina! Dio mio, Jhonny! Eravamo sul set ed era la scena dove i due protagonisti si scambiano un bacio, niente di più niente di meno!” gli dissi alzando la voce seccata da tutte quelle domande.

“Adesso calmati! Se era solo un bacio da film perché ti ho trovata in lacrime in preda ad una crisi? Spiegamelo per favore perché non ci sto capendo molto!” mi disse alzando anche lui la voce.

“Non mi ha baciata come si fa nei film! Non è stato un semplice sfiorarsi di labbra! E’ stato un bacio vero! Un bacio a cui ho risposto lasciando trasportare troppo e che mi ha sconvolta!” gli risposi tra i denti alzandomi in piedi di scatto e stringendo forte i pugni.

“Io lo sapevo…lo sapevo fin da quando ho scoperto che avrei lavorato con lui che ci sarei cascata!” il mio tono ora era più calmo. Ora era Jhonny a preoccuparmi. Mi voltai e lo vidi tranquillamente seduto sul divano con aria pensosa. Aveva lo sguardo fisso su di me.

“Stai pensando che sono una povera stupida ragazzina, vero?” gli chiesi tranquilla.

“No! Sto solo pesando che Orlando è una gran figlio di sua madre! So anche però che tu sei abbastanza in gamba per cavartela da sola ma sappi che se hai bisogno di un consiglio io ci sono!” mi disse alzandosi.

“Mi stai abbandonando?” gli chiesi rabbiosa correndo davanti a lui.

“No! Non lo farei mai! Io non posso mettermi in mezzo ma è ovvio che provi qualcosa per Orlando altrimenti non ti avrei trovata in quello stato. Ma Orlando sta giocando sporco, lui sa che sei molto attratta da lui quindi stai attenta, ok?” mi disse premuroso come sempre. Io annuii con un piccolo sorriso. Lui mi abbracciò forte e mi diede un piccolo bacio sulla fronte.

“Ci vediamo presto, vai a riposarti!” mi disse uscendo.

Aveva ragione. Provavo qualcosa di molto forte per Orlando, nonostante tutto il male che mi stava facendo. Aveva anche ragione sul fatto che non poteva fare molto per me e che dovevo cavarmela da sola. Dovevo mettermi in testa che mi aveva solo presa in giro per divertirsi.

Ero molto stanza e dopo aver fatto una rapida doccia e indossata la mia camicia da notte mi coricai sotto le coperte addormentandomi di botto.

**

Sentivo dei lievi passi nella mia camera. Avevo gli occhi chiusi e un gran sonno e pensai che fosse tutta colpa della gran stanchezza. All’improvviso sentii freddo e qualcosa sopra di me. Aprii a fatica gli occhi e quello che vidi mi fece passare completamente il sonno.

“OR..” non riuscii ad urlare perché Orlando mi coprii la bocca con una mano.

“Buona, bellezza! Non ti agitare tanto, sono qui per farti divertire, tranquilla” disse con un ghigno maligno sulla bocca scoprendomi di più.

Avevo le mani libere. Gli battei qualche pugno sul petto ma non fece alcun effetto “Ma come siamo agitate! Cosa devo fare? Legarti? Sei forse amante del sadomaso?” era sempre più disgustoso. Prese ad accarezzarmi le gambe e a baciarmi il collo. Sentii il mio cuore battere forte ma non per l’emozione ma per la gran paura che stavo provando. Avevo capito cosa voleva Orlando.

“Sai, il bacio di oggi mi ha soddisfatto molto. Ci sai fare ma ho capito subito che in altre cose non sei molto esperta, anzi, credo che tu sia ancora vergine!” mi disse all’orecchio per poi fissarmi. Spalancai gli occhi e lui rise “Ci avrei giurato! Puoi stare tranquilla, non ti farò provare dolore ma solo un gran piacere, solo se tu stai buona e collabori con me” mi disse alzandomi la camicia da notte e facendo scorrere la mano sul mio ventre per poi arrivare ai seni.

Avevo paura e non potevo difendermi. Avevo entrambi i polsi bloccati e ora le sue labbra erano incollate alle mie. Urlare non sarebbe servito a niente. La villa era completamente deserta. Era il compleanno di McFly e tutti gli attori e collaboratori erano alla sua festa che teneva nel più lussuoso ristorante di Los Angeles.

“Ti prego Orlando! Non farmi questo, ti prego” cercai di dirgli mentre le lacrime scendevano copiose sul mio viso.

“Ehi, quanta fretta di avermi! Pregare non servirà a niente, dovrai soffrire un pochino prima” finse di non capire e continuò la sua tortura alzandosi sempre di più la camicia.

“NON VOGLIO! LASCIAMI ANDARE!” ora mi dimenavo. Facendo così Orlando non avrebbe potuto farmi quasi niente.

“STA FERMA STUPIDA!” mi diede uno schiaffo e si slacciò di gran fretta i pantaloni.

“NO! TI PREGO!” urlavo e piangevo mentre Orlando non smetteva di toccarmi. Io desideravo Orlando, ma non in quel modo. Non così. Quello era solo un suo sfogo e non amore.

Smettila! Se non ci stai te ne farò pentire, hai capito?” mi disse stringendo una mano intorno alla mia gola.

Stavo per concedermi a lui ma in qualche modo mi liberai. Riuscii a mettergli una gamba in mezzo alle sue e a tirargli un calcio.

Lo vidi cadere a terra tra le urla mentre io scendevo per scappare.

“BRUTTA PUTTANA! VIENI QUA!” ancora dolorante mi tirò a terra per i capelli e mi salii sopra.

“NOO! LASCIAMI!!” cercavo di dimenarmi ma fu tutto inutile. Qualcosa però lo fermò.

Dei passi provenienti dal corridoio e numerose voci fecero alzare di scatto Orlando.

Lo vidi aprire la porta e correre fuori. Istintivamente la chiusi a chiavi e mi lasciai scivolare a terra scoppiando a piangere.

L’incubo per il momento era finito ma non l’avrei dimenticato tanto facilmente.

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

Arrivai a Los Angeles alle prime luci dell’alba. In aereo avevo viaggiato per parecchie ore, considerando da dove ero partito: l’Australia.

Anche se ero stanco morto ero molto felice di essere di nuovo in America.

Dopo quasi un anno avrei rivisto Noemi, la mia migliore amica. Io e quel diavoletto c’eravamo conosciuti in Sardegna quattro anni prima, regione dove lei è nata dalla bellezza inspiegabile.

Il nostro incontro fu al quanto movimentato: ero in spiaggia, sdraiato su una comoda sdraio a prendere il sole di luglio. Lei stava passeggiando distrattamente , sorseggiando la sua granita alla menta e ascoltando musica dal suo lettore cd attaccato al pareo bianco legato alla vita.

Io ho il terribile vizio di allungare le gambe, lei non vide i miei piedi e ci inciampò cadendo, versandomi la gelida granita addosso, anche in posti dove non doveva entrare.

Scattai in piedi togliendomi i pezzettini di ghiaccio con le mani. Lei non sapeva come scusarsi, si tolse il pareo e mi asciugò il petto e il viso nervosamente. Aveva un espressione così dolce che non potei fare a meno di sorridere. La rassicurai, dicendole che non era affatto colpa sua e che ero io quello che doveva scusarsi con le per averla fatta cadere.

Dal quel giorno cominciammo a frequentarci. Inizialmente ci vedevamo solo in spiaggia, poi cominciarono le prime uscite serali, lo scambio del numero di telefono e le lettere.

Fu lei ad incoraggiarmi a partecipare ai provini de “Il Signore degli Anelli”. Le avevo raccontato più volte della mia grande passione per il cinema e la recitazione e altrettante lei mi aveva spronato per farmi partecipare alle selezioni.

Quando ottenni la parte di Merry fu la prima a saperlo. La invitai a cena e la obbligai a venirmi a trovare ogni tanto in Nuova Zelanda, cosa che però non avvenne per i numerosi impegni che anche lei aveva.

Ogni sera ci sentivamo al telefono e le raccontavo dettagliatamente tutto quello che succedeva dentro e fuori dal set, dalle sfuriate di PJ per le mie trovate stravaganti e per i dispetti che facevo un po’ a tutti e delle gare a chi bevevo più rum in mezz’ora.

Lei non era molto d’accordo sul fatto che mi ubriacassi, ma allora stesso tempo ci rideva sopra pensando a tutte le stupidate che potevo sparare in quello stato pietoso.

“Siamo arrivati, signor Monaghan” mi disse il taxista fermandosi davanti alla lussuosa villa.

“Grazie e tenga pure il resto” gli dissi tendendogli 50 $.

Scesi e mi incamminai alla porta della villa. Guardai l’orologio e solo allora capii che erano appena le 7:30 del mattino e per di più era domenica.

Noemi mi aveva parlato di questo film a sprazzi: mi aveva raccontato del provino, della parte per cui doveva essere selezionata e , dopo un mese, che era stata presa. Era entusiasta e non stava più nella pelle. Io ero felice per lei, almeno così ci potevamo vedere un po’ più spesso alle feste mondane, anche se lei non ambiva a quello ma a rendere reale il suo sogno del cassetto: diventare una grande attrice.

In più avrei rivisto quel pazzo scatenato di Orlando. Da quello che mi aveva detto Noemi, era scontroso, un pavone altezzoso, un grande scassa palle.

Io le avevo detto che non era possibile, che quello non poteva essere Orlando e di informarsi bene se fosse realmente lui, ma ottenni una sfuriata allucinante che per poco non mi ruppe un timpano.

E questo era anche il secondo motivo della mia visita a Noemi: vedere che passava per la testa al lunatico elfo.

Entrai, avvicinando a passo deciso alla reception “Buongiorno! Sa dirmi dove alloggia la signorina Noemi Milano?” chiesi in tono formale, che non mi si addiceva per niente.

“La signorina Milano alloggia nella camera numero venti. E’ un po’ presto ma avviserò la signorina del suo arrivo, signor….” Mi rispose esitando sul nome. Alzai un sopraciglio infastidito dal fatto che non mi avesse riconosciuto “Monaghan, sono Dominic Monaghan. So che è un po’ presto, ma conosco la mia amica e so che a quest’ora è già in piedi. Non l’avvisi, voglio farle una sorpresa” calcai il mio nome sorridendo beffardo.

L’uomo mi squadrò un attimo e tossii lievemente “Come desidera, signor Monaghan” e riprese a sfogliare la rivista sportiva che teneva aperta sulla sedia accanto.

Per la fretta non avevo chiesto a che piano si trovasse la stanza ma, per fortuna, attaccati al muro vi erano 2 targhette: una con scritto il numero del piano e la seconda con le stanze che vi si trovavano.

La stanza di Noemi era al secondo piano nel bel mezzo del corridoio.Mi sistemai alla meglio i capelli e il pizzetto e bussai più volte alla porta, ma non ebbi alcuna risposta. Abbassai la maniglia e notai che la porta non era chiusa a chiave. Sapevo bene che Noemi non la chiudeva mai di giorno, ma di notte lo faceva sempre.

Entrai piano. La casa era avvolta nella semi oscurità se non per uno spiraglio di luce che penetrava dalla tenda leggermente aperta.

Mi sentivo un po’ disorientato, non ero abituato a tutto quel silenzio, non quando si è a casa di Noemi. Ricordo benissimo tutte le volte che andavo a farle visita: la sua casa era piena di luce e la musica era assordane, invece adesso sembrava di stare in un obitorio.

Forse stava ancora dormendo, così mi avvicinai all’unica porta chiusa. Bussai una volta e cercai di entrare ma era chiusa.

Bussai ancora una volta “Ehi, pazzoide! Sveglia! Il sole è alto e il gallo ha cantato da un pezzo!” scherzai sapendo benissimo che si sarebbe precipitata ad aprire.

Non ottenni nessuna risposta e la cosa mi preoccupò “Noemi? Noemi ci sei? Apri per favore, sono Dominic!” bussai più volte sta volta e senti un leggero rumore proveniente dalla stanza.

“Va via!” fu come un leggero soffio di vento ma capii quello che aveva detto.

“Noemi ti senti bene? Ti prego aprimi!” ora bussavo più forte alla porta.

Sentii la chiave girare nella toppa e un gran trambusto.

Respirai profondamente ed entrai. La camera era quasi più buia del salone e di Noemi nessuna traccia.

Mi tolsi la giacca di pelle, rimanendo con una maglietta nera a maniche corte.

“Noemi dove sei? Avanti non fare la bambina ed esci fuori” ci risi sopra, sapevo quanto fosse giocherellona.

“Ti ho vista!” le dissi ridendo notando la suo chioma bionda sbucare da una lato del letto.

Feci per raggiungerla ma mi bloccai di colpo: Noemi era seduta per terra, teneva le ginocchia strette al petto e tremava. Aveva i capelli scarmigliati e il viso sulle ginocchia.

“Che hai?” mi avvicinai di colpo e feci per toccarla ma mi scanso bruscamente.

“Noemi che ti prende? Parlami per favore!” mi stavo agitando. Non sapevo che aveva e non mi piaceva vederla così.

All’improvviso mi spinse indietro con forza facendo cadere “Vattene! Non mi devi toccare, hai capito?” aveva la voce rotta e tremava ancora di più. Ora potevo notare gli occhi rossi e gonfi cerchiati da evidenti occhiaie nere.

Doveva esserle successo qualcosa e dovevo scoprire cosa.

Mi alzai da terra avvicinandomi lentamente a lei. Era sconvolta e forse non capiva cosa stava dicendo e facendo “Noemi, sono io, sono Dominic. Non sono qui per farti del male! Se ci sediamo e mi racconti cosa ti è successo forse ti sentirai meglio e io portò aiutarti. Cosa ne dici? Ti và?” stavo usando un tono molto tranquillo e dolce.

Vidi i suoi occhi spalancarsi e si mise una mano sulla bocca “Dominic? Dom….oh mio Dio sei tu!” disse in un soffio. Solo allora sembrò riconoscermi perché si avvicinò e mi abbracciò forte, quasi per sentirsi al sicuro, protetta.

Sentii subito che si stava rilassando e che non tremava quasi più.

La scostai da me delicatamente per poterla vedere negli occhi “Cos’è successo?” le chiesi dolcemente e lei abbassò lo sguardo. I suoi occhi erano diventati d’un tratto lucidi e iniziò a singhiozzare “Non piangere, ti prego! Sai che non lo sopporto” le dissi “Sediamoci e dimmi cosa ti ha sconvolto tanto”. Lei annui e si sedette cautamente sul letto guardandolo quasi spaventata.

Mi raccontò in vari tempi l’accaduto: tra pianti e tremolii capii che la colpa era di Orlando.

Aveva cercato di abusare di lei in maniera animalesca e alla fine del racconto ero furioso, sconvolto, schifato.

“Quel bastardo non la passa liscia!” sibilai più a me stesso che a Noemi.

“NO!Ti prego, Dom! Non fare niente, non fare niente ti prego!” mi implorò lei prendendomi le mani tra le sue. Vidi il terrore nei suoi occhi. Quel viscido verme l’aveva terrorizzata a tal punto da non farla reagire.

“Tu hai paura di lui!” le dissi quasi arrabbiato con lei.

Noemi abbassò lo sguardo “Ho paura di perdere il lavoro, ho paura che rigiri la storia a suo vantaggio. Lui non mi può soffrire dal primo giorno in cui ci siamo incontrati!” mi disse senza guardarmi, ma fissando un punto vicino al comodino.

“Ma non puoi star zitta e lasciargliela passare! Ha tentato….ha….ha tentato di violentarti, Noemi! Ti rendi conto?” non riuscivo quasi a pronunciare quella parola. Una cosa del genere non me la sarei mai aspettata da Orlando, un ragazzo che venerava e rispettava le donne.

“Si, lo so! Ma non voglio fare niente, non voglio vendetta o ritorsioni nei suoi confronti. Ti prego, Dom!” ora mi stava fissando con quegli occhi a cui non sapevo di re di no.

Chiusi un attimo gli occhi e decisi di assecondare momentaneamente i desideri di Noemi. Le diedi un bacio sulla fronte “Va bene, ma mi devi promettere che oggi te ne stai buona buona a letto a riposare. Non sei nelle condizioni di andare in giro, ok? Io sarò il tuo schiavetto per tutto il giorno, ma vedi di non approfittarne troppo, chiaro?” gli dissi seriamente per poi scoppiare a ridere.

Lei mi fissò ridendo e si mise sotto le coperte per poi abbandonarsi tra le braccia di Morfeo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 

Accertatomi che Noemi si fosse addormentata, uscii di corsa dalla stanza della mia amica. Avevo telefonato alla Hall e mi ero fatto dire in che camera alloggiava Orlando. Ora tagliavo a grandi falcate il lungo corridoi del terzo piano, alla ricerca della stanza numero 42.

Quando ci fui davanti presi un gran respiro e, riprendendo tutta la calma possibile, bussai alla porta.

Orlando aprì la porta qualche minuto dopo e, vedendomi, sfoderò un gran sorriso “Ehi, Dom! Da quando sei qui?” mi chiese scherzoso facendo spazio per entrare.

Io salutai con un cenno della mano e, dopo che ebbe chiuso la porta, mi voltai di scatto verso di lui afferrandolo per la maglietta e sbattendolo contro il muro accanto “Sei proprio un gran bastardo, lo sai? Che cazzo c’hai in quella testa bacata? Segatura?” gli chiesi rabbioso scotendolo forte facendolo sbattere più volte contro il muro.

Lui parve capire quello che intendevo “Se parli di quella frigida ragazzina, sappi che non le ho fatto niente, nemmeno sfiorata!” si difese lui.

Io sentii la rabbia aumentare ancora di più “Non fare l’ingenuo perché mi fai incazzare di più! Come hai potuto solo provare a farle una cosa del genere? SPIEGAMELO!” ora stavo alzando la voce vedendo Orlando piegare le labbra in un ghigno.

“Ma cos’è? Siete le guardie del corpo della ragazzina? E’ maggiorenne…” mi disse come per auto-difendersi.

“NON ME NE FOTTE UN CAZZO SE è MAGGIORENNE O MENO! IL PUNTO E CHE HAI TENTATO DI ABUSARE DI LEI, GRAN BASTARDO!” ero talmente furioso che non mi ero nemmeno reso conto di aver alzato un po’ troppo la voce e che forse nei corridoi qualcuno poteva sentire.

“Non credo che a lei sarebbe dispiaciuto poi molto, Dom!” mi disse beffardo con espressione maliziosa. Non ci vidi più. Gli sferrai un pugno in pieno viso facendolo cadere per terra.

“Ancora una parola e ti ammazzo, Orlando! Riprovaci solo ad avvicinarti a lei e sei morto!” gli dissi col fiato corto, voltandomi verso la porta.

Lui si teneva il naso con una mano. Stava sanguinando un po’ “Cos’è? Una minaccia?” mi chiese strafottente. Senza girarmi gli risposi “Non è una minaccia ma un avvertimento!” aprii la porta ed uscii.

Pensai che forse la mia reazione era stata un po’ esagerata, ma Orlando stava scherzando un po’ troppo con il fuoco. Quel suo atteggiamento superficiale, quel suo menefreghismo e arroganza non mi andava giù. Il fatto che prendesse la cosa alla leggera mi dava ai nervi. Non potevo permettergli di parlare così di Noemi e tanto meno di trattarla come un oggetto.

Tornai da Noemi e la trovai in piedi in salotto davanti al televisore, con una coperta rosa a quadretti gialli sulle spalle.

Si voltò verso di me con un sorriso “Ehi, ma dove sei stato?” mi chiese. Io mi avvicinai a lei e istintivamente l’abbracciai.

“E’ successo qualcosa?” mi chiese preoccupata. Senza staccarmi da lei le risposi “Deve per forza essere successo qualcosa per poterti abbracciare? Ho solo voglia di tenerti stretta a me!”

Lei rise leggermente “No! Puoi abbracciarmi tutte le volte che vuoi, allora!” mi disse appoggiando la testa sul mio petto.

“Dom, dove sei stato?” mi chiese dopo un po’ guardandomi negli occhi.

“A fare delle cose” risposi vago.

Lei, sempre più curiosa “Cosa?” mi chiese.

“Delle cose” risposi ancora senza guardarla negli occhi.

“Dom….sei stato da Orlando?” mi chiese obbligandomi a guardarla. Aveva una strana luce negli occhi.

Chiusi un attimo gli occhi e feci ‘si’ con la testa. La sentii trattenere un istante il respiro e si divincolò da me, andandosi a sedere su una poltrona.

“E sentiamo….perché sei andato da lui?” mi chiese leggermente scocciata.

Mi andai a sedere sulla poltrona davanti alla sua “Perché dovevo chiarire delle cose con lui. Tutto qui!” le risposi sperando che il mio tono fosse credibile.

“Chiarire cosa?” mi chiese. Mi sentivo tanto come un criminale alle prese con l’ennesimo interrogatorio.

“Alcune cose importanti!” cercavo di rimanere sempre sul vago.

“E credo di sapere quali sono queste ‘cose importanti ’. Riguardano la sottoscritta e il suo recente avvenimento, vero?” mi chiese a bruciapelo fissandomi dritto negli occhi.

Deglutii a fatica e annuii con la testa. La sentii sbattere una mano sulla gamba e soffiare.

“Ti avevo detto che non dovevi fare niente!” mi disse parecchio seccata.

“Ti avevo detto di lasciar perdere, che non volevo che intervenissi ma invece hai fatto di testa tua come al solito!” riprese subito alzandosi in piedi.

“Io l’ho fatto per te! Per far capire a quella testa di cazzo che sei una persona e non un oggetto!” mi ero alzato e stavo cercando di spiegare a Noemi le mie ragioni, ma dallo sguardo che mi stava lanciando sembrava che la cosa non le interessasse “Io ti avevo detto chiaramente che la cosa doveva morire lì!” mi disse avvicinandosi rabbiosa.

“Noemi, non puoi lasciargliela passare così, cribbio!” sapevo che lei aveva paura, ma non potevo permettere ad Orlando di passarla liscia.

“Ho la situazione sotto controllo, Dominic!” mi rispose dandomele le spalle e incamminandosi verso la cucina.

“Tu non hai niente sotto controllo! Se fosse così avresti già reagito invece ti stai chiudendo a riccio per paura!” la stavo raggiungendo e la vidi versarsi qualcosa in un bicchiere e berlo velocemente.

“Non mi sto chiudendo a riccio!” mi rispose alterata posando il bicchiere senza troppe cerimonie nel lavandino vicino.

“Certo che lo stai facendo, altrimenti l’avresti affrontato!”  insistetti io sperando in una sua reazione.

“Quello che faccio non ti riguarda!” mi rispose rabbiosa lei dando un calcio al mobile al quale era appoggiata.

“Sai che ti dico? Fai un po’ come ti pare! Scusami tanto se ho tentato di proteggerti,giuro di non farlo mai più!” e così dicendo mi diressi alla porta ed uscii, lasciando Noemi sola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 

Forse avevo reagito un po’ troppo bruscamente alle premure di Dominic. Come al solito mi ero fatta sopraffare dal mio orgoglio, dal fatto che volessi risolvere la questione Orlando da sola, senza l’aiuto di nessuno.

Ero fatta così, se avevo delle difficoltà cercavo sempre di cavarmela da sola, ma spesso e volentieri non ne ero in grado e questa ne era una prova schiacciante.

Uscii di corsa dalla mia stanza, incurante del fatto che indossassi solo una leggera camicia da notte azzurra. Percorsi a gran passi il lungo corridoi senza trovare Dominic. E se fosse andato via? Se avesse chiamato un taxi e fosse diretto all’aeroporto?

Aumentai il passo scendendo le scale a due a due finché alla fine della prima rampa incontrai Orlando. Mi bloccai all’istante, il respiro si fece d’un tratta irregolare, il cuore mi martellava nel petto e tremavo come una foglia. Volevo scappare ma i piedi sembravano incollati a terra.

Notai un vistoso livido nero sotto l’occhio destro, mentre si avvicinava a me con un ghigno poco amichevole sulle labbra “E così abbiamo detto tutto al caro Dominic, vero Noemi?” sibilò avvicinandosi minacciosamente a me.

Non riuscivo a parlare, avevo paura, e capii ora che Dominic aveva ragione su tutto.

Orlando sembrava soddisfatto della mia reazione e si avvicinò di più, appoggiando la sua fronte alla mia “Cos’è, abbiamo perso la lingua?” si abbassò sul mio collo baciandolo appena per poi rialzare il suo viso all’altezza del mio “Peccato che tu non fossi tanto partecipe l’altra notte, Noemi! Non sai cosa ti sei persa” mi disse per poi allontanarsi tranquillamente. Mi girai lentamente verso di lui per vedere se si fosse fermato ad osservarmi. Non c’era. Scesi di corsa. Correvo. Correvo senza mai voltarmi indietro finché non urtai contro qualcosa.

“Guarda un po’ dove corri!” mi disse qualcuno, il cui tono di voce era inconfondibile.

Alzai la testa e vidi Dominic davanti a me con le mani suoi fianchi. Scattai in piedi e lo abbracciai forte e con tanta premura da farlo barcollare “Ehi! Vacci piano la prossima volta, Noemi!” mi rimproverò lui scherzosamente.

“Scusa per prima! Hai ragione, Dom, ho bisogno di qualcuno che mi aiuti ad uscire da questa situazione insopportabile! Non ce la faccio proprio a stare vicina ad Orlando per più di due secondi senza che la paura prenda il sopravvento” dissi a Dominic “ma allo stesso tempo non riesco a stare senza di lui” pensai. Se avessi pronunciato quella frase come minimo mi avrebbe dato della pazza masochista e non aveva torto. Ero consapevole che, nonostante tutto quello che Orlando mi faceva, quello che provavo per lui era immutato.

“Ti aiuterò, ma devi promettermi di seguire alla lettera tutto quello che ti dirò di fare, intesi?” mi disse serio e io, mimando un soldato dissi “Ok, capo!” e scoppiai a ridere.

“Impudica! Ti rendi conto di come sei uscita da quella stanza!? Fila di sopra e mettiti qualcosa di decente!” mi disse indicando le scale con un dito.

“Perché? Ho qualcosa che non va?” chiesi facendo un giro su me stessa come se niente fosse.

Lui si mise una mano sugli occhi e disse “Corri a cambiarti o non rispondo di me, Noemi!”.

Io risi e corsi di sopra. Più di una volta mi trovai a guardami intorno, come per timore di incontrare di nuovo Orlando.

All’improvviso mi sentii trascinare da una parte, precisamente dentro uno stanzino vuoto.

Una fioca luce la illuminava e vidi subito chi mi ci aveva portato: Orlando.

“Cosa vuoi?” chiesi subito timorosa.

Lui mi stava fissando con occhi diversi dal solito, occhi pietosi, occhi dispiaciuti.

“Mi dispiace davvero, Noemi! Perdonami, se mai potrai! Perdonami per tutto quello che ti ho fatto!” mi disse prendendomi le mani tra le sue.

Io non sapevo che fare. Avevo paura, paura che stesse giocando per poi aggredirmi di nuovo. Le mie difese stavano cadendo tutte insieme. Non riuscivo a guardare Orlando duramente, non in quello stato.

Sembrava davvero dispiaciuto. Ritirai bruscamente le mani e cercai a tentoni la maniglia “Noemi, no! Non andare via, per favore!” mi supplicò, ma non ce la facevo proprio. Trovai la maniglia, la tirai ed uscii di corsa, fingendo di non sentire i richiami disperati di Orlando.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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